La più bella avventura della mia vita

di SanjitaSwan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era un caldo pomeriggio di agosto, il sole splendeva, il mare era calmissimo. Tutto era tranquillo. Cosa insolita, visto che nell’ultimo mese la vita sulla Sunny era stata abbastanza movimentata. Infatti, poche settimane prima, c’era stata una violenta tempesta che aveva provocato il naufragio di una piccola barca, con a bordo una ragazza di 18 anni di nome Mitchie, partita pochi giorni prima alla ricerca di avventure. Purtroppo, avendo scarse conoscenze sulla navigazione, si era imbattuta nella tempesta e aveva rischiato di affogare. Fortunatamente venne salvata dalla ciurma di Rufy e ospitata sulla nave, ma la Marina, in quel tratto di mare, li aveva attaccati più volte, quindi avevano avuto tutti un bel daffare in quel periodo. Quel giorno, però, tutto era calmo, non c’erano nemici nei paraggi, e tutti potevano finalmente rilassarsi tranquillamente… o meglio, quasi.
“Mi hai chiamato, mia adorata Nami?”. Sanji apparve piroettando sul ponte, di fianco a Nami e Nico Robin che prendevano il sole in costume da bagno su due sdraio.
“Sì, potresti dire a Rufy e Usopp di urlare più piano? Non riesco a rilassarmi con tutti quegli schiamazzi” disse la navigatrice scocciata.
“Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa” rispose Sanji con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Poi, cambiando espressione, si rivolse a Usopp e Rufy, che stavano giocando a palla poco più in là: “Ehi, voi due, avete sentito? La mia Nami vuole un po’ di silenzio! Andatevene a giocare da un’altra parte se non volete un paio di calci nel culo a testa!”. Il cecchino e il capitano sembrarono ricevere il messaggio, e si allontanarono con il pallone.
Il biondo tornò a rivolgersi a Nami, con lo stesso sorriso a sessantaquattro denti di poco prima: “Ecco fatto, ragazze, adesso non vi daranno più fastidio. Posso fare altro per voi?”
“No grazie!” rispose Nami seccata voltandosi dall’altra parte.
“Che ne dite di un cocktail alla frutta? Con questo caldo è l’ideale!” continuò Sanji senza perdere il sorriso.
Fu Nico Robin a rispondere: “Un pensiero gentile, lo gradirei molto, grazie!”.
“Sì, grazie, mi farebbe piacere” rispose Nami senza nemmeno voltarsi.
“Arrivano immediatamente” disse Sanji sparendo in cucina per poi tornare qualche minuto dopo con due bicchieri in mano.
“Lasciali pure qui sul tavolino!” disse Nami indicando il piccolo tavolino che separava la sua sdraio da quella di Nico Robin.
“Ecco qua. E ricordate, qualsiasi cosa abbiate bisogno non esitate a chiamarmi!”. Detto ciò il cuoco sparì nuovamente in cucina.
Mitchie, che aveva seguito tutta la scena nascosta in un angolino, scosse la testa. Nami era simpatica, ma odiava quando si comportava in quel modo così arrogante e altezzoso con tutti, soprattutto con Sanji, che stava ai suoi ordini come uno schiavo. La verità era che Mitchie era gelosa dei trattamenti speciali che il cuoco le dedicava, essendo follemente innamorata di lui dal primo giorno che l’aveva visto. Ci aveva messo un po’ ad ammetterlo, ma ora si rendeva conto che non c’era niente che non amasse di lui, dai suoi capelli biondi alla sua pelle diafana. Purtroppo, però, lui pareva non fare caso a lei, occupato com’era a farsi mettere i piedi in testa da Nami come uno zerbino. Si sarebbe dannata per ricevere lei tutte quelle attenzioni, ma sapeva che non avrebbe mai avuto speranze con uno così.
 
***
 
Un paio d’ore dopo, Nami annunciò l’avvistamento di un’isola. Infatti, poco dopo, la nave approdò. Rufy fu il primo a scendere dalla nave. Era molto contento, era un po’ che non si fermavano su un’isola, considerati tutti i problemi che avevano avuto con la Marina.
“Io vado a divertirmi in città! Usopp, vieni anche tu?”
“Sì, arrivo! Voglio proprio divertirmi un po’!” esultò il cecchino scendendo anche lui.
“Yohoho, amici, aspettatemi, vengo anche io!” gridò Brook seguendoli.
“D’accordo, ma non fate troppe idiozie” gridò Nami, ma quelli erano già lontani.
“Io vado a fare un giro” sbadigliò Zoro scendendo.
“Sta’ attento a non perderti!” gli urlò dietro la navigatrice. Nico Robin le mise una mano sulla spalla, sorridendo. Era inutile, quel marimo si sarebbe perso comunque.
“Io vado a fare rifornimento di cola, ne siamo rimasti a secco!”. Anche Franky scese dalla nave, seguito da Chopper.
“Io invece vado a cercare nuovi libri di medicina!” disse la piccola renna allontanandosi.
“Molto bene” concluse Nami rivolgendosi a Sanji e Mitchie, che non si erano mossi. “Tu Sanji non scendi?”
“No, cara, io rimango sulla nave a preparare la cena” rispose il cuoco con un altro dei suoi sorrisi smielati. La verità, però, era che non si sentiva granché bene, gli era venuto un bel mal di testa e non aveva proprio voglia di andare in giro in mezzo al rumore che c’era in città. Del resto i rifornimenti erano abbondanti.
“E tu Mitchie? Vuoi venire a fare shopping con noi?” chiese infine la rossa. Mitchie non aveva molta voglia di scendere dalla nave, e poi non poteva perdersi l’occasione di rimanere sola con Sanji. Quindi rispose: “No grazie, Nami, preferisco stare qui e controllare la nave. Voi andate, e divertitevi!”
“Bene! Allora ci rivediamo stasera!” e con questa frase la navigatrice e l’archeologa si allontanarono. E Mitchie rimase sola con Sanji.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ripensandoci, però, forse non era stata una grande idea. Erano tutti e due in silenzio, e Mitchie non sapeva davvero come rompere il ghiaccio. Stava pensando a qualcosa di intelligente da dire per fare colpo, ma fu proprio Sanji a rompere il silenzio per primo: “Ehi, Mitchie…”.
Mitchie si sentì raggelare, si voltò verso di lui facendo uscire dalla sua bocca un flebile “Sì?”.
Sanji sorrise. “Scusa, non volevo spaventarti.”
Mitchie cercò di metterci una pezza sopra, balbettando: “N-no, tranquillo… io… stavo solo p-pensando…”.
“Non preoccuparti, volevo solo chiederti una cosa…”
“Dimmi” disse lei con un filo di voce.
“Potresti preparare un po’ di tè? Io intanto vado a farmi una doccia”
“T-tè? Sì, certo, lo faccio subito!” rispose lei cercando di sembrare il più disinvolta possibile, anche se con scarsi risultati. “Vai pure, ci penso io”.
“D’accordo, torno tra un attimo. Se hai bisogno di aiuto chiamami pure” concluse lui dirigendosi verso il bagno.
Alquanto perplessa, Mitchie andò in cucina. Cosa avrà voluto dire con quel ‘se hai bisogni di aiuto chiamami pure’? Doveva salire a chiedere aiuto mentre lui… Oddio, al solo pensiero la mente le si annebbiò totalmente. L’immagine del cuoco sotto la doccia la eccitava non poco, e per un attimo ebbe la tentazione di salire a chiedere aiuto apposta… già, ma cosa le avrebbe chiesto? Preparare un tè era una cosa che sapevano fare anche i bambini! Cercò di mandar via quel pensiero perverso e fece ciò che Sanji le aveva chiesto, anche se non riusciva proprio a non pensare che in quel momento il biondo era nudo sotto la doccia.
 
***
 
Uscito dalla doccia, Sanji si legò un asciugamano intorno alla vita e pulì lo specchio appannato guardandosi. La doccia avrebbe dovuto fargli passare il mal di testa, invece era solo peggiorato, e guardandosi meglio sembrava anche un po’ pallido. Si rivestì e scese in cucina, ma ogni passo che faceva le gambe sembravano appesantirsi sempre di più, e la testa, oltre che pulsargli terribilmente, cominciava anche a girare. Entrò in cucina, dove Mitchie, che assorta nei suoi pensieri perversi non si era accorta di lui, stava finendo di preparare il tè. Sanji non si sentiva affatto bene, le gambe cominciavano a tremargli e sentiva che non l’avrebbero retto a lungo.
“Mitchie?” la chiamò il cuoco con voce fioca. Quel richiamo riportò bruscamente Mitchie sul pianeta Terra, facendola trasalire e bruciandosi quasi con il tè. “Sì?!” rispose a voce alta, cercando di non mostrarsi troppo impacciata e nervosa. Poi guardò meglio Sanji, e capì subito a giudicare dalla sua faccia che c’era qualcosa che non andava.
“Ma ti senti bene?” chiese preoccupata.
“Tranquilla, ho solo un po’ di mal di testa. Vado a riposarmi un pochino” rispose lui portandosi una mano sulla fronte. Come la toccò si accorse di essere bollente, e non fece nemmeno in tempo a registrare di aver preso la febbre che le gambe cedettero del tutto, e con un tonfo cadde a terra davanti agli occhi di Mitchie, che, terrorizzata, corse a soccorrerlo.
“Sanji! Sanji, rispondi!!!” provò a chiamarlo, senza però ricevere risposta. Gli toccò una guancia per provare a farlo rinvenire, e a quel punto si accorse di quanto scottasse.
“Ma tu hai la febbre alta! Lo dicevo io che c’era qualcosa che non andava”.
Sanji riaprì faticosamente gli occhi e bisbigliò: “Non preoccuparti, sto bene, posso cavarmela da solo…”. Provò a rialzarsi, ma le gambe non lo ressero e cadde di nuovo, stavolta tra le braccia di Mitchie.
“Tu non stai bene, hai bisogno di riposo e di cure”. Lo portò nella sua cabina, gli tolse giacca, camicia e pantaloni sostituendoli con un pigiama pesante e lo infilò sotto le coperte. Poi andò a riempire una bacinella d’acqua fredda e prese un fazzoletto, un termometro e una tazza del tè che aveva preparato poco prima, e tornò nella cabina del cuoco, dove questi ansimava e tremava. Gli mise il termometro in bocca, e quando lo tolse e vide la linea rossa si sentì gelare il sangue nelle vene.
“39,3!” esclamò in preda all’agitazione. “Meno male che stavi bene!”.
Inzuppò il fazzoletto nell’acqua e, dopo averlo strizzato, glielo tamponò delicatamente sulla fronte.
In quel momento Sanji aprì gli occhi e sussurrò: “Mitchie, non serve che tu faccia tutto questo… davvero, posso farcela da solo”
“Tu scherzi! Hai la febbre altissima, nemmeno riesci a reggerti in piedi”.
Sanji parve non ascoltarla, e sollevò la testa dal cuscino: “Guarda, solo perfettamente in grado di…”. Di colpo la testa iniziò a girare vorticosamente, e il povero cuoco si lasciò cadere di nuovo sul cuscino.
Mitchie gli mise prontamente una mano dietro la testa e disse dolcemente: “Tu pensa a riposarti ora. Mi prenderò cura io di te”.
Il biondo trovò in qualche modo la forza di girarsi verso di lei molto lentamente e sorriderle: “D’accordo… grazie mille, Mitchie”.
Dopodiché si addormentò sotto lo sguardo della ragazza, che sorrise. Quella semplice frase le aveva ridato il sorriso.
Mitchie passò tutto il pomeriggio a curare Sanji, mentre questi dormiva ansimando. La febbre era scesa di poco, e questo sollevò Mitchie. Mentre lo curava amorevolmente lo guardava dormire incantata, chiedendosi come riuscisse a essere così bello anche mentre dormiva.
‘Mi hai fatto prendere un colpo! Quando ti ho visto per terra bianco come un cadavere non sai che spavento ho preso! Fortuna che ora stai meglio’.
In quel momento la voce di Nami proveniente dal ponte interruppe quella magica atmosfera.
“Ehi, siamo tornati! Dove siete?”.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Mitchie uscì dalla cabina e raggiunse gli altri, ai quali raccontò cosa era successo. Chopper la ascoltò in silenzio, poi andò nella cabina di Sanji a visitarlo, mentre Mitchie aspettava fuori con il cuore in gola. Quando finalmente il piccolo dottore uscì, disse, ancor prima che lei avesse il tempo di dir qualcosa: “È tutto a posto, solo un colpo di sole. Già domani probabilmente la febbre passerà. Ora però deve rimanere a riposo.
La voce di Sanji, che nel frattempo si era svegliato, arrivò lamentosa dalla cabina: “Ehi, e chi si occuperà di preparare la cena?”
“Ci arrangeremo noi. Tu però rimani a letto!” si raccomandò Chopper. Poi tornò a rivolgersi a Mitchie.
“Gli ho dato una medicina che farà effetto nel giro di un paio d’ore. Devo chiederti se puoi stare a controllare che stanotte vada tutto a posto. È un problema per te?”.
Mitchie sembrò pensarci su. Fino a qualche minuto prima avrebbe detto di sì senza nemmeno pensarci, ma adesso non ne era più molto sicura; ora che Nami era tornata sicuramente lui avrebbe preferito lei. Stava per rispondere quando un rumore di vetri rotti arrivò dall’infermeria. Erano stati Rufy e Usopp, che erano tornati sulla nave ubriachi e ora stavano distruggendo mezza nave, e Chopper, terrorizzato, corse via, lasciando Mitchie sola e indecisa sul daffarsi.
Era sempre più sicura che sarebbe stato meglio che fosse Nami a occuparsi di Sanji, lui ne sarebbe stato contento. Sì, era la cosa migliore. Così, a malincuore, si avviò verso la cucina, dove in quel momento si trovava Nami. Ma Sanji se ne accorse e la richiamò: “Dove stai andando?”. Mitchie si fermò e, senza voltarsi, rispose: “Chopper dice che hai bisogno di qualcuno che ti sorvegli questa notte. Vado a chiamare Nami”. Sanji spalancò gli occhi per qualche secondo, poi abbassò la testa.
“Lo sapevo… non mi sopporti più e vuoi toglierti questo peso”.
Mitchie aggrottò le sopracciglia perplessa e si girò a guardarlo. Improvvisamente aveva assunto un’aria triste. Capì che c’era stato un fraintendimento, e cercò di riparare.
“No, assolutamente no. Ma io… ecco, pensavo… pensavo che magari per te era meglio che venisse Nami, così avreste potuto star soli”. Poi assunse un tono infastidito. “Visto che ti piace tanto stare con lei”.
Sanji alzò lo sguardo, stavolta interrogativo. “Ma di che parli?”.
Un luccichio di rabbia apparve negli occhi della ragazza.
“Non fare l’ingenuo, parlo di tutte le smancerie che le fai; le moine, i sorrisetti scemi, i favori che le fai senza essere mai ripagato… ti comporti proprio come se fossi il suo zerbino!”.
Sanji la guardò in silenzio e con un’espressione indecifrabile per qualche secondo. Poi sorrise e allungò una mano, facendole cenno di avvicinarsi.
“Vieni qui, devo parlarti”.
Mitchie si avvicinò a lui incerta e si sedette sul letto. Sanji iniziò a parlare, dapprima lentamente, poi acquistando sempre più velocità.
“Mitchie… ascolta… devi sapere che all’inizio Nami mi piaceva molto. Vedevo solo lei, e facevo di tutto perché ricambiasse quello che provavo io. Ma poi, col passare del tempo, ho capito che non ci sarei mai riuscito. Sono mesi che ci ho rinunciato”.
Mitchie lo guardò confusa. “E allora perché continui a comportarti in quel modo?”
Sanji la guardò negli occhi e disse tutto d’un fiato: “Volevo semplicemente farti ingelosire”.
Il cuore di Mitchie si fermò.
“Co-cosa?” balbettò cercando di riprendere il controllo di sé stessa. “V-volevi farmi ingelosire?”
Sanji annuì. “Sì. Vedi, Mitchie, tu sei una ragazza davvero eccezionale. Era un po’ che volevo dirtelo, ma non ho mai trovato il modo per farlo”.
Mitchie non credeva alle sue orecchie. Andiamo, era impossibile, non poteva essere vero!
Respirò profondamente e chiese: “Quindi… quindi io ti piaccio?”.
Sanji sorrise. “No, tu non mi piaci. Io sono innamorato di te dal giorno che ti ho conosciuto. All’inizio non volevo ammetterlo, poi però mi sono reso conto che… qualsiasi cosa di te mi fa impazzire”.
Mitchie sentì che sarebbe svenuta da un momento all’altro. Sanji la amava! Amava lei!!! Non Nami! Piano piano un sorriso le si dipinse sulle labbra e disse: “Sanji… se ti dicessi che anche io provo per te esattamente gli stessi sentimenti… tu cosa mi diresti?”. A quel punto Sanji si tirò su lentamente, si avvicinò e lei, l’attrasse a sé e la baciò.
Mitchie era ipnotizzata. Non era un sogno, stava succedendo davvero!
Chiuse gli occhi, assaporando le labbra frementi del cuoco, che sembrava non volere lasciarla più andare. Quando poi, lentamente, Sanji si staccò, sorrise e chiese: “Come risposta è sufficiente?”.
Mitchie ammutolì per qualche secondo, portandosi una mano alla bocca, sulla quale sentiva ancora quella del biondo. Poi sorrise e disse, sottovoce: “Sanji… sono partita per cercare delle avventure meravigliose… e tu sei sicuramente la più bella avventura della mia vita” e si lanciò di nuovo sulle sue labbra. La risposta era chiara. Non sarebbe mai stato sufficiente.
 
***
 
“Allora come sta?” chiese Nami la mattina dopo, quando Chopper tornò dalla cabina di Sanji.
“Molto meglio, la medicina ha fatto effetto e la febbre sta scomparendo. Entro stasera dovrebbe passargli del tutto”.
Rufy esultò: “Evviva! Torneremo a mangiare decentemente!”
“Cosa hai detto?” sibilò Nami arrabbiata voltandosi (era stata lei la sera prima a preparare la cena per la ciurma, ovviamente a pagamento).
Stava per riempire di botte il capitano, quando improvvisamente Mitchie apparve sulla porta, con un’aria stravolta e un colorito pallido. “Chopper, non è che avresti un’altra di quelle medicine per la febbre? Non so perché ma credo proprio di averla presa anch’io!”.
 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!!!!!!
Questa è la fine della storia, spero di non aver deluso le vostre aspettative e che Sanji in questo capitolo non sia diventato OOC (se è così chiedo perdono e spero che non mi uccidiate!).
Spero che la mia banalissima e improvvisata storia sia piaciuta e che recensiate (e soprattutto di non trovarmi la folla inferocita davanti casa! XD)
Alla prossima!!!!!!! :D SS
 

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