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Non so come mi sia venuto in mente di scrivere una Nami/Trafalgar…però ho cominciato stamattina e sono già
arrivata al sesto capitolo! xD Ovviamente ho lavorato
un po’ di fantasia, per renderla il più verosimile possibile…
In qualunque caso, se ci siete battete un colpo ;)
E' appena
terminata la guerra a Marineford, alla quale ha
partecipato anche la ciurma di Cappello di Paglia...
"Ma
cosa...?" riaprii a fatica i miei occhi stanchi, mentre nelle mie orecchie
rimbombavano ancora i cannoni e il rumore delle armi da fuoco. Vidi che ero
stesa a terra, la mano insanguinata, le pietre sotto le ginocchia scoperte, la
maglietta strappata. Attorno a me tanto fumo e corpi sparsi ovunque. Mi chiesi dove fossero i miei amici. Feci per alzarmi, ma caddi
rovinosamente a terra nel tentativo. Persi i sensi.
Quando mi
svegliai, mi ritrovai distesa su un letto e coperta di bende "Dove mi
trovo?" sussurrai con gli occhi ancora socchiusi.
"Sì è
svegliata! Shh, si è svegliata!"
"Eh?"
mi voltai verso la voce e cercai di mettere a fuoco il mio interlocutore: era
estremamente pallido e indossava una tuta arancione "E tu chi sei?"
chiesi debolmente.
Sussultò
"Si è svegliata! La signorina si è svegliata!"
Ringhiai
"Smettila di ripetere che mi sono svegliata e dimmi dove diavolo mi
trovo!"
Scattò in
piedi e agitò le braccia "E' a bordo del sottomarino del capitano Law,
signorina! Shh, si è svegliata!"
"Cosa?"
mi strofinai gli occhi "Sottomarino? Capitano?" quando li riaprii, ci
vedevo molto più chiaro: ero in una stanza piuttosto accogliente, di colore
beige e decorata con motivi floreali gialli. C'erano vari attrezzi sparsi
dovunque, ma l'unico che fui in grado di riconoscere fu un paio di forbici.
"Si è
svegliata!" mi voltai verso la voce per la seconda volta e ciò che vidi fu
un orsacchiotto parlante.
"Aaaaahhhhh!!!!" urlai, mentre lui agitava le braccia e
cercava di zittirmi. Poi mi fermai "Un momento..." riflettei "Io
ti ho già visto..."
"Eh?"
stava sudando freddo.
"Sì,
all'Arcipelago Sabaody..." mi ricordai, ma prima
che potessi aggiungere altro, la porta si spalancò ed entrò un uomo come una
furia "Tutto bene, Bepo? Ho sentito delle
urla!"
"Capitano,
la signorina..."
"...si
è svegliata" concluse l'altro guardandomi "Lo vedo. Buongiorno.
Dormito bene?" sfoderò un ampio sorriso che non prometteva niente di
buono.
Lo osservai
attentamente: quel cappello, quella felpa, quella barba...tutto mi
ricordava..."Io ti conosco" dissi.
"Certo
che mi conosci" sorrise ancora "Ci siamo incontrati all'Arcipelago Sabaody, ricordi?"
"Trafa..." cercai di mettere a punto il suo nome.
"Trafalgar
Law" mi anticipò "Tu devi essere Nami,
giusto?"
"Sì"
risposi confusa "Perdonami, ma cosa ci faccio qui?"
"La
battaglia a Marineford è stata violentissima"
replicò. Bepo lo osservava parlare con attenzione,
come se pendesse dalle sue labbra. Il capitano continuò "Eravate tutti
mezzi morti quando siamo arrivati..."
"Tutti?"
lo interruppi bruscamente "Ci sono anche i miei amici qui?"
"No,
con 'tutti' intendevo quelli che sono riuscito a portare in salvo io"
Gli rivolsi
uno sguardo interrogativo "Che intendi dire?"
"Mi
spiego meglio" si appoggiò con le spalle al muro "Eravate un insieme
di corpi stesi al suolo, era difficile persino capire chi fosse morto e chi
fosse vivo; io, il vecchio Eustass e gli altri
abbiamo preso a bordo quanti più feriti possibili" sospirò "Avrei
tanto voluto occuparmi di Cappello di Paglia, ma purtroppo della sua ciurma ho
trovato solo te"
Le
goccioline di sudore di Bepo sembravano scendere
ancora più velocemente.
"Questo
significa che..." esclamai.
Ancora
una volta, completò la mia frase "...che il tuo capitano e i tuoi compagni
probabilmente si trovano su un'altra imbarcazione, sì"
M'insospettii
"E perchè ci avreste portati in salvo?"
"Oh
credimi, non l'avrei fatto se non per causa di forza maggiore"
"Non
avevo dubbi" mormorai tra i denti.
"Ci
sarà un altro scontro" spiegò "Non sappiamo dove, nè
quando, ma avverrà molto presto. E dobbiamo esserne in molti"
"E
chi mi dice che non ci consegnerai al governo mondiale appena ne avrai
l'occasione?" m'infervorai.
Scoppiò
a ridere "Se avessi voluto consegnarti l'avrei già fatto, non credi?"
incrociò le braccia "Il punto è che mi servite vivi. Non posso combattere
con un esercito di zombie come Gecko Moria". Non
capivo una parola di quello che diceva.
"Pertanto"
continuò "M'impegnerò a tenervi in vita con tutte le mie possibilità"
Continuavo
a non capire e lui continuava a non spiegare. Probabilmente si accorse della
mia confusione, infatti disse "Sta' tranquilla, rossa. Non ti farò del
male"
Lo
guardai a fondo negli occhi e mi tranquillizzai. Non stava mentendo.
"Bepo" incalzò "Perchè
non porti qualcosa da mangiare alla signorina? Ha bisogno di proteine
e..."
Cercai
di alzarmi ma un bruciore fitto alle ginocchia me lo impedì "Ahi!"
Trafalgar
Law si girò subito verso di me "Non dovresti cercare di muoverti"
affermò, mentre Bepo usciva dalla stanza e si
dirigeva verso la mensa "Le tue ferite sono ancora aperte e hai bisogno di
assoluto riposo"
"MA
QUALE RIPOSO!" sbottai "STO BENISSIMO! Devo solo scoprire dove si
trovano gli altri" dissi amareggiata "E poi, scusa, perchè ti preoccupi tanto? Sei il capitano o sbaglio?"
Rise
"Non sbagli, ma sono prima di tutto un dottore"
Sgranai
gli occhi. Questa era proprio bella. Tra tutte le domande che avrei potuto
fargli, scelsi probabilmente la più idiota "Lo è anche EustassKidd?"
"No,
lo sono solo io" non smetteva di ridere.
Diedi
un'occhiata al mio corpo "Sei tu che mi hai messo queste bende?" fece
cenno di sì con la testa.
"Ricoprono
tutto il mio petto..." osservai contrariata.
Scoppiò
nuovamente a ridere. Ero così divertente?
"Nami, sono un dottore" affermò con ovvietà
"Sanguinavi, dovevo curarti"
Stavo
per rispondergli in modo estremamente offensivo, quando rientrò Bepo con la colazione "Eccomi, capitano" annunciò
goffamente.
Posò
il vassoio su un tavolino accanto al letto: conteneva latte, cornetti, cereali,
biscotti e persino sakè!
Law
scosse la testa "Il sakè proprio no, Bepo"
lo rimproverò afferrando la bottiglia "Non ancora. Meglio se lo prendo
io" fece per uscire dalla stanza "Andiamo, lasciamola mangiare in
pace. Se hai bisogno di qualcosa, Bepo è nella stanza
accanto" aggiunse rivolgendosi a me "Ti basterà chiamarlo a voce
alta, ti sentirà"
Li
guardai a metà tra il confuso e l'incredulo "Va bene...grazie" un
altro sorriso e chiuse la porta.
Viaggiava la mia mente, in
preda ai ricordi di una guerra asprissima. Davanti ai miei occhi le immagini
della carneficina: Nico Robin intrappolata da Aokiji,
Zoro alle prese con Mihawk, Rubber
che cerca di salvare Ace, io cado a terra e non capisco nulla, Sanji mi prende per mano, ma è ferito anche lui e sanguina.
Poi il vuoto, il
terrore. Urlai. Dalla porta entrò Bepo come un fulmine e mi resi conto che stavo sognando
"Tutto bene, signorina?" chiese preoccupato. Mi passai una mano tra
i capelli sudati e chiusi gli occhi "Hai qualche tranquillante o qualche
altra schifezza del genere da darmi?" "Il capitano me
l'ha espressamente vietato, signorina" rispose sempre più agitato
"Dice che i pazienti si devono calmare da soli, senza l'aiuto dei
farmaci" Sbraitai "Oh,
fanculo il tuo stupido capitano! Dammi almeno un antidolorifico!" "Anche per quello
dovrei chiedere l'autorizzazione" "CHIEDILA!"
mi esasperai. Sembrò impaurito
"Adesso non posso. Il capitano sta operando, signorina" Non riuscivo a calmarmi
"Dov'è il tuo capitano adesso?! Almeno strappagli di mano quella maledetta
bottiglia di sakè e portamela, dannazione!" mi agitavo nel letto e ad ogni
movimento sentivo sempre più dolore. "E' in sala
operatoria, signorina. Non posso disturbarlo" disse con tono spaventato
"Forse le farebbe bene mangiare un po', sono due giorni che dorme..." "COSA?!"
gridai. Bepo si allontanò con gli occhi sgranati.
Solo allora mi resi conto che il tavolino pullulava di vassoi carichi di
cibarie, alcune persino andate a male. "Ho dormito
davvero per così tanto?" chiesi con tono più docile. Annuì "Il capitano
mi ha ordinato di non smettere di portarle vassoi, aveva pensato che prima o
poi si sarebbe svegliata e avrebbe divorato tutto..." esitò, poi aggiunse
"...signorina" Osservai con attenzione
il cibo: pensava davvero di poter prevedere tutte le mie mosse, quel Trafalgar
Law? "Grazie, ma puoi
dire al tuo capitano che non ho bisogno della sua carità" "Ma non è carità,
signorina, si tratta solo di..." "E SMETTILA DI
CHIAMARMI SIGNORINA!" gli lanciai addosso un vassoio e inciampò nel miele. "Mi scusi,
signorina!" cercò di rialzarsi con tutte le sue forze, imbarazzato. Digrignai i denti e
stavo per dirgliene quattro, ma era già sparito all'orizzonte chiudendosi la
porta alle spalle. Trafalgar Law aveva
detto che quella sottospecie di orsetto polare sarebbe stato a mia
disposizione, eh? Ebbene, non faceva altro che irritarmi! Mi rigirai di nuovo,
scomoda, impaziente, sudata. Avevo quasi paura ad addormentarmi: non volevo
fare di nuovo brutti sogni. I miei occhi stavano per chiudersi, ma combattei il
sonno con tutta me stessa e mi trascinai giù dal letto. Non durai molto:
sentivo le ferite bruciare lungo tutto il corpo, come se qualcuno avesse dato
fuoco ad ogni mia singola cellula. Mi girò pericolosamente
la testa e cominciarono a salirmi conati di vomito. Riuscii soltanto a
risedermi, poi il buio. Quando mi svegliai, ero
di nuovo a letto e sentii chiaramente il rumore di una porta che si chiudeva.
Notai del the fumante sul tavolino, affiancato da pasticcini che profumavano di
mandorla. Decisi di assaggiarli: erano davvero ottimi. Mi riscoprii molto
affamata, dal momento che feci strage di tutte le cose buone che affollavano
l'esile tavolino di legno. Feci un lungo sorso di latte e appoggiai la testa
pesante sul cuscino. Solo in quel momento mi
accorsi di un termometro sotto il mio braccio "Merda!" sbuffai
"Ci mancava anche questa!" in effetti segnava trentotto e mezzo. Probabilmente avrei
dovuto prendere una medicina o che so io, ma non c'era nulla del genere nella
stanza. Solo strumenti metallici, forbici, carta bianca e una tabella del corpo
degli uomini pesce. Niente finestre. Niente cartine. Doveva essere proprio
un tipo strano, quel ragazzaccio stratatuato che si
spacciava per dottore...
3SpadeZORO: Grazie per i complimenti e per le preziose
osservazioni, spero che troverai interessante anche il seguito della storia!
Funeral of Hearts: Ti ringrazio molto, spero
che questo secondo capitolo non deluderà le tue aspettative!
Angel_Demon: Sinceramente neanch’io avevo mai sentito Trafalgar/Nami, però mi è venuta così, senza pensarci…ovviamente, se
continuerà a piacerti anche il resto della storia sarò molto felice!
SheylaLaila: Quello del ‘far avvenire le cose troppo in fretta’ purtroppo è
uno dei miei punti deboli! Ma m’impegnerò per migliorare ;) e comunque sono
molto ‘aperta’ in fatto di coppie, quindi magari prima o poi potrei anche
scrivere una Sanji/Nami!
Ero
tranquilla stavolta, non stavo sognando, avvertivo soltanto una piacevole
sensazione all'altezza del petto. Strinsi le lenzuola tra le mani e aprii gli occhi soavemente. Li sgranai un
istante dopo essermi accorta che Trafalgar Law mi stava toccando "CHE FAI,
MALATO?!" urlai. "Shh!" mi zittì prontamente "Che
hai da urlare, sciocca? Ti sto solo sostituendo le bende!" "Sostituendo le bende? TOGLIMI LE MANI DI DOSSO, SUBITO!" "La vuoi smettere di sbraitare? Sono le tre del mattino, sveglierai
tutti!" sussurrò a bassa voce, ma con agitazione. "TU SEI PAZZO! Sai che..." mi tappò la bocca con la mano e alzò
gli occhi al cielo "Non mi lasci altra scelta, rossa. Stavo procedendo
silenziosamente proprio per evitare di svegliarti, sapevo che avresti fatto
l'isterica!" la sua mano odorava di disinfettante. Lo guardai negli occhi per un istante interminabile e ritrovai la calma. Se
ne accorse e mi lasciò la bocca libera "Sei proprio impossibile..."
commentò. "E' questa la cosa più intelligente che hai da dire dopo avermi palpato
le tette?" chiesi stizzita. Scrollò le spalle "Beh, in quanto a intelligenza...aspetta un momento,
COSA?!" rise di gusto "Credi che io ti abbia palpato le tette?"
scosse la testa, si stava proprio scompisciando "Ti stavo solo pulendo le
ferite, figuriamoci: sono un dottore! E comunque..." aggiunse con un
sorriso furbo "Un sano orgasmo non ti farebbe male, credimi!" Digrignai i denti "Sei proprio un insolente!" Ignorò la mia affermazione ed esaminò una boccetta contenente un liquido
dello stesso colore dei miei capelli "Comunque sia, per i miei gusti hai
il sonno troppo leggero" "Oh sì, drogami!" dissi subito, ipnotizzata dalla misteriosa
sostanza "Ti prego, sto impazzendo!" Mi guardò come se pensasse realmente che fossi matta "Stai guardando questa
boccetta come se fosse l'elisir di eterna giovinezza" inarcò le
sopracciglia "E' tutt'altro, sappilo" "Qualunque cosa sia, per favore, potresti darmelo?" feci con
impazienza. "Berresti qualsiasi merdata senza sapere di cosa si tratta?"
domandò con disprezzo. "No" risposi un po' imbarazzata "Però quello sembra
buono..." cercai di giustificarmi. Scoppiò in una fragorosa risata. "Ti faccio ridere, eh?" divenni scontrosa. "Sì, in effetti mi diverti molto" poi il suo sguardo diventò
provocatorio "E se stessi per avvelenarti?" La sua domandà mi gettò nel panico "Hai dato
la tua parola che..." "...non ti avrei fatto del male, lo so" sorrise "Potrei aver
mentito" scrollò le spalle come se niente fosse. "Sì" lo sfidai, inchiodandolo con lo sguardo "Avresti potuto,
ma non l'hai fatto" Aveva perennemente un'espressione sarcastica, ironica, come una continua
presa per il culo. Fu con questa sua solita espressione, che mi chiese
divertito "Ti fidi ciecamente di ciò che dico?" Non risposi. Qualcosa, dentro me, mi diceva che il suo sarcasmo non era
altro che un'arma per nascondere le sue buone intenzioni. Scosse la testa "Pessima scelta" poi si ricompose "E' un
ansiolitico. Vuoi che te lo dia?" i suoi occhi scavarono a fondo nei miei. "Assolutamente sì" risposi senza pensarci due volte. "Molto bene" afferrò il mio braccio. "Cosa?" mi spaventai "Non credevo che...ahi!" M'iniettò il liquido nelle vene con un ago "Non c'è ragione di
agitarsi, Nami" sussurrò "Fa' sogni
tranquilli" le ultime tre parole furono sibilate, soffiate, e mi
addormentai dolcemente cullata da esse.
Mi svegliai in un bagno di sudore e
piuttosto affamata. Ma doveva essere molto presto, poichè
la colazione non figurava ancora sul tavolo. Dopotutto Bepo non si era fatto più vedere dopo l'incidente del
vassoio, immaginavo che mi portasse da mangiare quando dormivo. Mi sgranchii le
braccia: mi sentivo straordinariamente bene! Decisi che era giunto finalmente
il momento di mettere in atto il mio piano di fuga e mi alzai lentamente dal
letto. Niente vertigini.
Fantastico! Provai a camminare e,
barcollando un po', raggiunsi la porta e la aprii. Era un bel po' che non
andavo in bagno, in fondo... Fuori dalla stanza,
c'era un corridoio piuttosto buio: mi decisi a percorrerlo in punta di piedi e
con un po' di fortuna trovai la toilette. Mi lavai la faccia e avrei anche
voluto fare una doccia, indossavo ancora la gonna sudicia e la maglietta
strappata della battaglia, ma forse sarebbe stato meglio non rischiare: il mio
corpo era ancora coperto di bende e non mi sembrava il caso. Sgattaiolai per il
corridoio immerso nell'oscurità, cercando una via che portasse in coperta.
Girai l'imbarcazione in lungo e in largo, non rendendomi pienamente conto di
dove mi trovassi a causa della scarsa illuminazione. Sentivo uomini che
russavano chiusi nelle loro camere, quando improvvisamente da una porta sbucò
un pirata grosso con una coscia di pollo tra le mani. Mi nascosi in un angolo,
facendo ben attenzione a non fare rumore. Cercai di mettere a fuoco il suo
volto ma il buio non aiutava: vidi soltanto che addentava il pollo e si
grattava il pacco. "Bleah" pensai "Che schifo, gli uomini!" e
dopo neanche un secondo, ruttò come un animale. Mi ricordò Brook
e storsi il naso disgustata. Fortunatamente, dopo
questo spiacevole episodio, il tizio abominevole sparì nella sua stanza. Continuai a camminare
scuotendo la testa, pensando in che razza di posto fossi capitata, finquando non mi ritrovai di fronte un oblò: mi avvicinai e
ci guardai attraverso. Mare, mare e ancora
mare. Repressi un grido di rabbia e diedi un pugno al muro. UN SOTTOMARINO! A pensarci bene,
l'orsacchiotto parlante me l'aveva detto, ma ero così stordita che l'avevo
completamente rimosso. Come si poteva scappare
da un sottomarino? Come avrei fatto a capire dove ci trovavamo? A regolare il
Log-Pose, a calcolare l'intensità del vento? Digrignai i denti.
Maledetto Law! Cosa voleva farci con tutti i feriti che diceva di aver
salvato...A BORDO DI UN SOTTOMARINO?! Iniziai a colpire
violentemente il muro, fino a che caddi a terra senza forze, con le ginocchia
che avevano ripreso a sanguinare.
"Sei
proprio una paziente cocciuta!" Trafalgar mi rimproverò con foga "Hai
fatto riaprire tutte le ferite, lo sai?" Ero immobilizzata su un lettino, incapace di muovermi, in una stanza bianca
che non avevo mai visto, e stavo morendo di paura "Trafalgar..."
dissi con le lacrime agli occhi "Avevi promesso che non mi avresti fatto
del male..." "Infatti sei tu quella che sta cercando di farsi del male a tutti i
costi!" era esasperato "Sono costretto ad operarti. Ma se dopo
l'operazione non segurai le mie istruzioni e non mi
darai ascolto, giuro che ti lascio agonizzare senza muovere un dito"
suonava molto minaccioso. Cercai di guardarmi intorno, intuii che forse mi trovavo in sala operatoria,
c'era bianco ovunque, maschere d'ossigeno e attrezzi vari. Deglutii. Poi lo vidi trafficare con un'ampolla contenente liquido arancione "Hey, che cosa mi hai dato ieri? Mi ha fatto
benissimo!" "Davvero?" si voltò, beffardo. "Ne voglio ancora!" "Ti accontento subito" estrasse una fiala e me la iniettò nel
braccio. Mi addormentai all'istante, indugiando con lo sguardo sui tatuaggi che
coprivano il suo braccio. Non conoscevo neanche uno di quegli strani segni. Dormii per un bel po', e quando mi svegliai mi trovavo ancora in sala
operatoria. Law non c'era e io avevo svariati fili che mi entravano nelle
braccia e che si collegavano a buste bianche e boccette riempite di chissà
quale porcheria. Avevo la tentazione di strappare via tutto, ma poi lessi 'antidolorifico' e
non mi mossi. Finalmente una cosa sensata! Il mio relax fu turbato dal rumore di vetro che si frantumava al suolo. I
miei occhi si aprirono pigramente "Che succede?" "Oh mi dispiace, signorina" Bepo era
inginocchiato a raccogliere i pezzi delle fiale che aveva fatto cadere. "ANCORA TU!" gridai "PROPRIO ADESSO CHE MI STAVO
RILASSANDO!" La sua faccia pelosa divenne di tutti i colori "Me ne vado subito,
signorina!" "Aaaaahhh!!!" urlai per il dolore e mi
accorsi che l'idiota aveva rotto la boccetta dell'antidolorifico. Persi proprio
la ragione "BRUTTO STUPIDO INCAPACE ASSASSINO! GUARDA CHE HAI
COMBINATO!" le sentii tutte le mie ferite, come se me le stessero
infliggendo nuovamente, una ad una "SEI IL DIAVOLO CON LA PELLICCIA!"
"Non
volevo, signorina, sono inciampato!"
"CHIUDI
IL BECCO E CHIAMA IL TUO FOTTUTO CAPITANO! RIVOGLIO IL MIO
ANTIDOLORIFICO!"
"Chiamate
il mio spacciatore di fiducia" riecheggiò annoiata la voce di Trafalgar
Law alle mie spalle "E' necessaria una dose massiccia di eroina per
calmare questa qui"
"Capitano!"
Bepo si precipitò verso di lui, come in cerca di
sostegno morale.
"TRAFALGAR!"
urlai in preda alle fitte "TRAFALGAR LAW!"
Finalmente
vidi il suo viso, quello sguardo furbo che tanto mi spaventava e tanto mi
rassicurava "Vedo che tu e Bepo non riuscite
ancora ad andare d'accordo" commentò estraendo dalla propria tasca
un'altra fiala di ansiolitico arancione.
Funeral of Hearts: Eh sì,
diciamo che Nami non è mai stata una diplomatica…ma a
noi piace così com’è, non è vero? ;)
SheylaLaila: Wow, io invece ti confesso che la Zoro/Nami è in assoluto la mia preferita! xD
Comunque i miei capitoli sono raramente più lunghi di così…leggere troppo
Baricco mi ha influenzata negativamente!
Angel_Demon: La battuta dell’esorcista piace molto
anche a me, finora è quella che preferisco nella fic!
xD Dopotutto la schiettezza di Trafalgar Law è ciò
che lo rende un personaggio diverso dagli altri *__* Ma perché sei pessimista?
Non capisco D:
Sanjina99: L’atmosfera della
storia è volutamente confusionaria, perché Nami è
reduce da un’ardua battaglia e non è ancora nel pieno delle sue forze ;)
comunque mille grazie per i complimenti!
Allessor: Ahaha anche una
mia amica mi ha detto che tendo a far sorridere un po’ troppo spesso Law! Ma
che ci posso fare, mi lascio un po’ prendere la mano perché lo adoro quando lo
fa <3 E comunque è un piacere ritrovarti a recensire anche quest’altra FF :D
"Jean Bart ha detto che continuavi a ripetere minacce senza senso
mentre ti portava da me" il suo tono era palesemente divertito
"Rompipalle da sveglia e anche da svenuta" la sua voce arrivava da
lontano, da un altro pianeta "So che puoi sentirmi" disse fermamente
"Apri gli occhi" Il caos balenava nella mia mente e la sua voce era l'unica certezza che
avevo. "Coraggio..." ripetè "Apri gli
occhi" il suo tono era invitante, suadente, afrodisiaco. Decisi di seguire il suo consiglio. Fui quasi accecata dalla luca bianca e
con un po' di sforzo lo riconobbi all'angolo destro: era seduto con i gomiti
appoggiati sulle gambe e le mani gli cadevano penzoloni nel vuoto.
Ancora una volta, ebbi la sensazione di sentirmi rinvigorita e mi misi
seduta sul letto della sala operatoria.
"Brava, vedo che hai iniziativa" si complimentò "Mi
piacciono le donne intraprendenti"
Lo guardai di sottecchi. Non riuscivo mai a capire se le sue affermazioni
fossero vere oppure fossero soltanto architettate prese per il culo. Se non
altro, il mio corpo non era più collegato a nessun tipo di filo o tubo. Mi
sentii sollevata, e gli chiesi una cosa forse un po' cretina "Chi è Jean
Bart?"
Sorrise, come se fosse soddisfatto della domanda appena postagli "E'
un uomo molto potente. E' stato lui a soccorrerti ieri notte, dopo averti vista
priva di sensi e sanguinante..."
"Ieri notte?" ripetei automaticamente. Sbalorditivo, il tempo
passava velocemente senza che me ne rendessi conto.
"Sì" continuò lui "Ha detto che era andato in mensa a
cercare del cibo o qualcosa del genere e poi ti ha vista in corridoio"
"COSA?!" feci allarmata. Mi tornò in mente quell'omone rude e
schifoso che avevo visto ruttare e grattarsi i genitali e non potei reprimere
un moto di disgusto "Spero non mi abbia toccata!"
Rise, forse conosceva le abitudini poco signorili del suo compagno
"Non quanto avrebbe voluto"
Aggrottai le sopracciglia "Come sarebbe a dire?"
Ignorò la mia domanda e si alzò "Contaci, non ti avrei aiutata se non
fossi stato già a lavoro" da un armadietto tirò fuori un bastone blu
"Ma ti è andata sfacciatamente bene"
"Ma quello..." m'illuminai "QUELLO E' IL MIO
CLIMATTACK!"
"Era accanto a te quando ti abbiamo trovata" si avvicinò
"Che diavolo è?"
Glielo strappai di mano "Oh, il mio Climattack!
E' un'arma potentissima!"
"Che paura" mormorò senza scomporsi.
"Se vuoi posso mostrarti come funziona!" proposi eccitata.
"Magari mi sorprenderai un'altra volta, rossa. Adesso ho parecchio da
fare"
"Posso chiederti perchè me l'hai consegnato
solo adesso?"
"Una persona nelle tue condizioni deve evitare di fare stronzate, ti
pare?" non capii appieno ciò che intendesse, ma uscì dalla stanza dicendo
"Più tardi potrai provare ad alzarti, se ne sarai capace. Se non ci
riuscirai, non cercarmi più: ho già fatto tutto il possibile"
Era già andato via quando mi girai per ringraziarlo.
Camminai fino alla stanza beige dove mi trovavo fino a qualche giorno
prima, compiendo ogni passo lentamente e tenendomi al Climattack.
Non dovevo essere un bello spettacolo. Ma almeno ero riuscita ad alzarmi, ed
arrancai fino all'uscita del corridoio, entrando in una sala vasta e circolare.
All'interno di essa, svariati pirati con le tute bianche e i cappelli colorati
mi fissarono: tra di loro c'era anche Jean Bart, che mi osservò come se non
avesse mai posato gli occhi su una donna prima di allora. Inoltre, due pirati
poco timidi si scambiarono occhiate complici.
Imbarazzata, attraversai tutta la stanza sotto i loro occhi incuriositi.
Arrivai agli oblò che si trovavano all'estremità di essa e guardai attraverso
il vetro. Ciò che vidi mi sconcertò: una squadra di tute bianche che lottava
contro una balenottera per cercare di catturarla.
"Eh? Ma cosa..." assistetti allo spettacolo mozzafiato, decine di
migliaia di pesci nuotavano proprio a un palmo dal mio naso. Dal sottomarino
della Sunny, non c'era abbastanza spazio da
permettere di visualizzare il mare in modo così limpido. Mi entusiasmai
inutilmente "Hey!" chiamai a gran voce
senza staccare gli occhi dalla balenottera "A quanti metri siamo?"
"Settemila" rispose Jean Bart, che nel frattempo si era
avvicinato a me.
"Com'è possibile?" chiesi spaventata, delusa dal fatto che mi
avesse risposto proprio lui.
"Spettacoli del genere si vedono tutti i giorni a bordo del
sottomarino dei pirati Heart" spiegò, mentre
guardava anche lui fuori dall'oblò "E' che disponiamo di particolari armi
che possiamo usare sott'acqua. Come le luci elettriche-simula-sola che usiamo per
far avvicinare i pesci"
"Non capisco" mormorai confusa.
"I pesci hanno il pericoloso istinto di voler nuotare in
superficie..."
"Davvero?" ero incredula. Come faceva a sapere tutte quelle cose?
A prima vista, avrei detto che a stento sapesse parlare e comunicare con gli
altri esseri umani.
"Con quelle luci noi li illudiamo che sono vicini...e poi li
catturiamo!" diede un pugno al muro "Guarda, l'hanno presa!"
Mi allontanai, impaurita.
"Meglio avvisare il capitano!" gridò il tipo con il capello a
pinguino "Stasera si mangia carne di balena!"
"Evvai!" si unirono in coro tutti gli
altri.
Mi guardai attorno spaesata, quelli dovevano essere proprio pirati senza
scrupoli.
"Oh, a proposito" il grassone tornò a rivolgersi a me "Vedo
che stai meglio. Ieri notte eri una vera pezza"
Storsi il naso. Ma come diavolo si esprimeva?
"Ma il capitano ha fatto proprio un buon lavoro, eh?"
"Bart, che cosa stai facendo?" s'intromise Bepo,
prima che potessi proferir parola "Non spaventare la signorina!"
L'altro sbuffò "Sei tu piuttosto che non dovresti metterle paura,
vattene!"
"Io non prendo ordini da te, ricordalo!" cominciarono a
scontrarsi.
Feci qualche passo indietro e caddi a terra col Climattack,
mentre Bepo e Jean Bart si colpivano a vicenda e si scambiavano
battute minacciose. L'orso parlante era davvero sorprendente: le sue mosse
richiamavano molto il kung fu e sembrava molto più a suo agio con gli uomini
che con me.
Mi ricordarono terribilmente Sanji e Zoro e alzai
gli occhi al cielo.
"Ma ti sei visto? Le hai prese da una ragazzina e sei inciampato nel
miele!"
"Sempre meglio di te, che cerchi di abbordarla vantandoti
dell'efficienza delle nostre armi!"
Decisi che era meglio cambiare aria: mi alzai da terra con un grande sforzo
e mi avviai verso l'uscita della stanza cercando di non dare nell'occhio.
Purtroppo però, fui catturata dal tipo col cappello a pinguino e dal suo
fedele alleato "Buonasera, signorina! Come procede la sua permanenza
all'interno del sottomarino? Si sta trovando bene?"
Sbuffai. Ero arcistufa di sentirmi chiamare signorina!
Avevano entrambi un'espressione inebetita "Io sono Pinguino e lui è
Orca" si presentarono con fare teatrale "Possiamo fare qualcosa per
lei?"
"Qualsiasi cosa!" aggiunse l'altro con tono sognante.
Feci per aprire bocca, ma Pinguino me lo impedì "Molto bene, allora
significa che le terremo compagnia mentre si fa la doccia!"
Li colpii sulla testa "Brutti ceffi, che cosa credete di fare?!
Lasciatemi in pace!"
"Ahi! La ragazza ha gli artigli!" si lamentarono.
Sgusciai fuori dal caos in men che non si dica. Sospirai, una volta in
corridoio. Quelli erano tutti matti.
Fui incuriosita da una porta colorata di rosso con la scritta 'Vietato
l'accesso'. Diedi un'occhiata in giro e m'infiltrai velocemente, al riparo da
sguardi indiscreti.
Ciò che mi ritrovai di fronte mi lasciò sfuggire un "Oh..."
estasiato: una stanzetta circolare delimitata da scaffali contenenti decine di
libri.
L'atmosfera era accogliente, intima, nell'aria aleggiava un certo profumo e
al centro spiccava un tavolino rotondo con una sedia.
'Anatomia anfibia' era il titolo di un libro posto sul tavolo, accanto ad
esso ce n'era un altro e degli appunti, come se qualcuno ci avesse passato la
notte in bianco. All'interno del libro aperto, notai delle vecchie fotografie
che ritraevano Law da piccolo (lo riconobbi dal cappello) assieme a due persone
adulte che probabilmente dovevano essere i suoi genitori.
Gli occhi grigi della donna erano straordinariamente identici a quelli del
piccolo al suo fianco. L'uomo invece aveva una barba bruna e portava degli
occhiali rotondi. Tutti e tre indossavano abiti apparentemente molto pesanti:
sullo sfondo, infatti, si notava un paesaggio innevato.
Nella seconda foto, c'era soltanto il bambino e l'uomo: il piccolo Law mostrava
contento il dito medio, mentre il suo presunto padre gli tirava l'orecchio
sinistro con espressione rabbiosa.
Poi c'era una lettera: la calligrafia era tremolante, ma ugualmente
sofisticata...
Piccolo mio,
ti scrivo perchè non mi resta altro da fare.
Ormai non parliamo più molto e me ne rammarico.
Sento ogni giorno la mancanza della nostra famiglia e di ciò che eravamo.
Ripenso ai freddi pomeriggi in cui ti portavamo al parco a fare pupazzi di
neve. Ti compravamo sempre la granita all'arancia...ricordo di una volta in cui
me la rovesciasti addosso e io mi lasciai sfuggire un "Che
cazzo!"...lo ripetesti immediatamente e per una settimana non dicesti
altro!
Tua madre era furiosa...ho ancora davanti agli occhi la sua espressione
esasperata "Sono soltanto parolacce, le uniche cose che insegni a nostro
figlio!"
Il giorno in cui si è ammalata, è stato il giorno in cui ho capito che
dovevo impegnarmi al massimo nel mio lavoro, il giorno in cui ho deciso di
insegnarti le scienze mediche.
Ho lavorato come un pazzo, sacrificando tutto il mio tempo, vedendoti
crescere senza di me...ricordo ancora che la tua prima baby sitter
mi disse che eri un bambino terribile, a pensarci bene ne hai fatte fuori di
balie! Spero che con la vecchia Marie adesso ti trovi bene.
Sta di fatto che io mi sono giocato il tutto per tutto per salvare tua
madre. Adesso che non ce l'ha fatta, mi sento finito. Come uomo, come dottore,
come padre.
Per questo ti chiedo di perdonarmi se non sono stato un bravo genitore. Ma
ho deciso di morire suicida.
Hai solo dodici anni ma spero che capirai. So che sei un ometto in gamba e
che te la caverai di gran lunga meglio senza questo fallito.
Giuro che semmai un giorno Oda deciderà di raccontare il passato
di Law, ci resterò malissimo quando vedrò che non corrisponderà a quello che ho
inventato io! xD
Angel_Demon: Solitamente mi piace inserire tutta la ciurma
di Cappello di Paglia, ma stavolta ho deciso di concentrarmi soltanto su Nami e Law…magari li farò entrare in qualche capitolo, più
avanti J
SheylaLaila: Nient’affatto, Nami
non è tossicodipendente! E non si fa iniettare qualsiasi cosa! xD Semplicemente, ha creduto che quella sostanza fosse un
ansiolitico (lo stesso Law gliel’ha confermato) e non vedeva l’ora che glielo
somministrasse perché è agitatissima, tutto qui J
Funeral of Heart: Ahahah ho adorato la tua recensione! Sono assolutamente
d’accordo con te! Infatti uno dei motivi per cui amo scrivere (e leggere) è
proprio la possibilità di immedesimarmi nei personaggi e provare le loro stesse
sensazioni ;)
Allessor: Bepo è un po’
pasticcione, ma vedrai che prima o poi riusciranno ad andare d’accordo :D
Sanjina99: Come ho già scritto a
SheylaLaila, la famigerata sostanza arancione non è
altro che un ansiolitico xD Comunque spero che la mia
storia continuerà a piacerti!
"Mi
piace bruciare un bastoncino d'incenso quando leggo" un forte profumo
danzava proprio sotto il mio naso, più forte di qualsiasi altro aroma che
avessi mai sentito prima di allora "Proprio come a qualcuno piace
ficcanasare nelle cose degli altri"
Sobbalzai,
allarmata "Santo cielo!" feci cadere a terra il libro. Mi ero
addormentata su 'Anatomia anfibia'.
"Non
sapevo che fossi interessata agli anfibi" Trafalgar Law era in piedi
davanti a me, il bastoncino d'incenso fumante tra le mani. Il suo sguardo era
indecifrabile.
"Mi
dispiace" farfugliai immediatamente "Ti chiedo scusa, non
volevo..." mi agitai senza motivo "Io adoro le rane!" la buttai
lì.
L'assenza di
sorriso sul suo volto mi fece capire che forse stavolta ero andata davvero
troppo oltre. Avrei voluto sparire da quella situazione imbarazzante! Temevo
che mi avrebbe fatto qualcosa, mi avrebbe abbandonata in mezzo al mare o che so
io. Magari mi avrebbe data in pasto alle balene. Deglutii. Ecco che tornava
l'agitazione, questa volta mescolata ad una buona dose di senso di colpa.
Improvvisamente,
m'illuminai "L'ansiolitico!" quale miglior sistema per ritrovare la
calma? Forse Law aveva ragione, rischiavo davvero di diventarne dipendente. Ma,
evidentemente, l'esperienza di Marineford aveva reso
i miei nervi ancora più a fior di pelle di quanto non fossero già.
Veloce come
una gazza, infilai la mano nella sua tasca e trovai ciò che cercavo "Hey, che diamine fai?!" ringhiò il capitano,
bloccandomi il braccio che aveva afferrato la fiala "Capisco perchè ti chiamano 'La gatta ladra'" adesso i suoi
occhi emanavano rabbia "Impressionante la velocità con cui fotti la
gente"
"Trafalgar..."
feci terrorizzata "Ti prego..." mi tremavano le mani. Neanch'io
sapevo quello che stavo facendo.
Si
accovacciò di fronte a me, teneva ancora il mio polso in una feroce stretta
"Che vuoi fare?" mi chiese ad un tratto, rendendosi conto del panico
che balenava nei miei occhi "Vuoi ucciderti, bucarti, fustigarti a sangue perchè ti ho sorpresa nella mia biblioteca privata?"
ecco che tornò il sorriso sarcastico che mi mandava in tilt "Avanti, prova
a fare qualcosa" m'incitò "Sto morendo dalla curiosità"
Mi accigliai
"Non...sei arrabbiato?" balbettai.
Alzò un
sopracciglio, senza smettere di disarmarmi col suo sorriso "Sono furibondo"
"Allora
perchè..." il tremore nella mia voce mi
preoccupò e deglutii un'altra volta. Ma cosa mi prendeva? Scossi la testa
"Reagisci, Nami!" mi ripetei più volte.
"Sai perchè questa porta non è chiusa a chiave, ragazzina?"
quel tono era volutamente suadente? Che cosa sperava di ottenere? Era una
trappola?
Feci cenno
di no con la testa.
"Perchè i miei uomini mi temono" rivelò. Per la prima
volta da quando ero a bordo del sottomarino, ebbi realmente paura di Trafalgar
Law "Non oserebbero mai spezzare un divieto da me imposto" stava
cercando di incutermi timore, ma l'effetto che provocò fu del tutto diverso.
Mi persi nei
suoi occhi grigi "Torna in superficie, Nami"
mi dissi "Rischi di annegarci, lì dentro". La sua mano che stringeva
il mio polso mi trasmetteva un'energia fuori dal comune. Forse non ero
semplicemente pronta per fronteggiare una Supernova.
"Mi hai
capito bene, rossa isterica?" la sua voce era balsamo e spezzò in due il
mio autocontrollo. Mi chiesi se lo facesse apposta...ma stava di fatto che la
fiala di ansiolitico che reggevo si frantumò al suolo, scivolata dalla mia
presa divenuta nulla.
Caddi in
ginocchio di fronte a lui e prima che potesse sentire il rumore del vetro, le
mie labbra furono sulle sue.
Chiuse gli
occhi immediatamente, come se non aspettasse altro, e non oppose resistenza.
Anzi, mi baciò lentamente, intensamente, fino a farmi impazzire.
Quando la
sua lingua toccò la mia, un brivido mi corse lungo la schiena. Avrei voluto che
la accarezzasse, che la mordesse, che la castigasse. I miei pensieri si
azzerarono con un velocità inaudita, fremevo soltanto per avere un maggior
contatto fisico con lui.
Gli posai
una mano sul volto e sentii la sua basetta solleticarmi i polpastrelli.
"Precipitosa,
Nami!" mi rimproverai "Potrebbe essere una
trappola!" feci uno sforzo immenso per mettere a tacere quella vocina
severa che si era scatenata dentro me.
Mi morse il
mento e lo sentii chiaramente indugiare sulla mia gola. Mi sentii mancare. La
paura si mescolò all'eccitazione. Ma la sua estenuante (e studiata) lentezza
non faceva altro che mandarmi ancora di più fuori di testa.
Il mio
cervello continuava ad andare a ruota libera, prima pensando che fosse
pericoloso, poi arrendendosi al piacere.
Lo spinsi a
terra, incauta, e lui, per tutta riposta, fece salire la mano libera lungo la
mia gamba scoperta, fino a raggiungere le natiche "E poi dice di non
essere un malato!" pensai tra me e me.
Le sue mani
erano leggere, delicate, a tratti persino impercettibili. Evidentemente era
abituato a maneggiare i suoi pazienti con cura.
Finalmente,
mi liberò l'altra mano e potei sfilargli la felpa gialla e nera, la quale si
portò via anche il capello. Era strano riuscire a vedere tutti i suoi capelli:
erano folti e neri, scompigliati senza speranze.
Il suo petto
era tatuato come le sue braccia. Lo sfiorai con le dita: tatuaggi strani di cui
non capivo il significato, ma che si stagliavano perfetti sulla sua pelle
liscia.
Poco dopo,
fu lui a posarmi una mano sul volto e a baciarmi nuovamente, un bacio che non
lasciava scampo, di quelli che non vuoi interrompere, da assaporare fino a che
non riesci più a respirare. Per di più, la sua mano sulla faccia mi dava un
certo calore, che ben presto si diffuse per tutto il mio corpo.
Mi sentii
invadere dal desiderio. Ebbi paura: in quell'istante, avrei potuto fargli
veramente di tutto.
Gli baciai
l'orecchio destro, sentendo il sapore metallico dei suoi piercing dorati. Fui
fermata da un gemito che non riuscii a soffocare: le sue mani calde erano tra
le mie cosce.
Ma la mia
bocca affamata cercò di nuovo la sua, e sembrava non saziarsi mai, nutrendosi
delle sue labbra, inumidendosi con la sua lingua.
Improvvisamente,
mi ritrovai senza vestiti sotto di lui. Il profumo d'incenso mi stordiva e
caddi quasi in estasi quando Law cominciò a baciarmi sul collo. Avrei voluto
che arrivasse velocemente all'orecchio, che mi mordesse, che mi scarnificasse,
ma l'astuto chirurgo doveva sapere quanto mi avesse resa impaziente, infatti
tardò un'eternità ad arrivare al lobo. Un tremendo su e giù senza tregua. Avrei
seriamente potuto restarci secca. Ma chi è questo Trafalgar Law? Perchè nessuno me ne aveva mai parlato prima? Lo sa che mi
sta annebbiando la ragione, con queste maledette labbra?
Eccolo di
nuovo tra le mie gambe e il profumo d'incenso...
Ancora una
volta, mio malgrado, dovetti dargli ragione: un orgasmo era proprio quello che
mi ci voleva. Uno come si deve, però. Come non ne avevo da molto tempo.
Quando
provai ad urlare, mi tappò la bocca con la mano, mano che gli morsi e che si
fece mordere senza fare troppe cerimonie. Aveva un buon sapore la sua pelle, e
le sue dita che portavano la scritta 'Death' restarono nella mia bocca per un
tempo interminabile.
Mi lasciai
andare del tutto e gli permisi di succhiare tutte le mie paure, che scivolarono
via assieme alle inibizioni, sbiadite, dimenticate, volatilizzate...
Spero perdonerete la brevità di questo capitolo, ma ho
preferito evitare di esagerare…quando mi lascio prendere la mano sono guai!
Il risultato è un rating arancione scuro! xD
Sanjina99: Sempre grazie per i complimenti, sono contenta che la mia FF
continua a piacerti!
SheylaLaila:
Ecco il punto vivo! Sperando che sia stato di tuo gradimento ;)
Angel_Demon:
Già, anch’io spero che la vera storia di Trafalgar Law assomigli almeno un po’
a quella che ho scritto io…altrimenti ci resterei malissimo!!! xD
Funeral of Hearts:
Non ti eccitare troppo con questo capitolo! xDDDD
A_Classic_GiRl:
Grazie mille per i complimenti, spero che questo capitolo non deluda le tue
aspettative J
Quando aprii gli occhi, non riconobbi immediatamente il luogo in cui mi
trovavo. Poi la mia mano si scontrò con un libro caduto a terra e con dei pezzi
di vetro. Percepii il profumo d'incenso...
Mi girai subito: non c'era nessuno al mio fianco.
"Oddio" pensai guardando il soffitto "E' successo
davvero" mi passai una mano tra i capelli e feci un respiro profondo.
Nella mia mente corsero svariati flashback della notte precedente: in tutti
c'era lui, la sua pelle, i suoi occhi.
Mi costrinsi ad alzarmi. Ma poco dopo mi resi conto che i miei vestiti
erano svaniti nel nulla. Su diverse parti del corpo, figuravano ancora bende e
medicazioni.
"Brutto figlio di puttana" mormorai tra i denti. Cos'era, uno
scherzo? Beh, non era affatto divertente!
Mi guardai intorno: a parte vetro a pezzi e liquido arancione, nella
biblioteca sembrava tutto a posto. O forse mi sbagliavo...
Notai che uno scaffale risultava più sporgente rispetto agli altri. Mi
avvicinai, accigliata. Lo spostai, scoprendo una cosa che mi lasciò a bocca
aperta: una porta nascosta con incise due lettere, TL.
"Figlio di puttana alla seconda!"
Pensai che forse poteva trattarsi di un nascondiglio per un tesoro e la
aprii senza esitare. Purtroppo, però, mi ritrovai davanti una semplice camera
da letto.
"Accidenti!" sbuffai. Mi addentrai all'interno di essa, sperando
ad ogni passo di scorgere una qualche moneta d'oro, ma niente.
Le pareti erano colorate di azzurro chiaro e al centro c'era un enorme
letto bianco a baldacchino.
Poi abbassai lo sguardo e trattenni un grido di sorpresa: il pavimento era
costituito unicamente da vetro (sperai che si trattasse di vetro molto spesso)
e permetteva di vedere benissimo i pesci e altre creature che sguazzavano in
mare. Sembrava davvero di essere sott'acqua! Scossi la testa "Infatti
siamo in un sottomarino, Nami!" mi dissi.
Un po' impaurita, mi sedetti a terra e cercai di godermi lo spettacolo:
pesci rossi, pesci palla, sardine, pagliacci...avrei giurato di aver visto
persino un barracuda! Poi strani tipi di mammiferi con le pinne luminose, un
luccio con la proboscide e un nasello che assomigliava ad Usopp!
Insomma, ce n'era davvero per tutti i gusti!
Mi stesi per ammirarli meglio, poi mi ricordai che ero nuda e, per giunta,
proprio in quel momento comparve attraverso il vetro un gigantesco serpente
marino!
Mi alzai in tutta furia e corsi sul letto. C'era da aspettarselo: il
materasso era ad acqua.
Avevo sempre sognato di averne uno e mi sentii felice come Rubber quando mangia, quando provai a saltarci sopra!
Dopo un po' mi stancai e mi aggrovigliai tra le lenzuola tutta soddisfatta.
Feci strisciare la guancia sul cuscino e lo riconobbi: era lui, il suo
odore, la sua essenza!
Restai per un po' di tempo in quell'enorme lettone ad affondare il naso nel
cuscino di Law e a godermi il materasso. Poi mi venne un'idea: rubai quelle
lenzuola fresche e profumate e mi coprii, dopotutto se i miei abiti avevano
fatto una brutta fine, dovevo pur equipaggiarmi in qualche modo.
Camminavo per il corridoio cercando di nascondermi dietro gli angoli delle
porte, fortunatamente non era molto affollato.
In mensa trovai Bepo, che appena mi vide
miseramente coperta da un lenzuolo bianco, lasciò cadere il suo bicchiere di
latte "SIGNORINA!"
"Shh!" feci ampi gesti con le mani
"Shh!"
"Oh" arrossì "Mi perdoni, signorina. Ma..."
"Tranquillo, orso" mi avvicinai "Tu non mi hai mai
incontrata, d'accordo?" afferrai un bicchiere di latte dal buffet che,
secondo i miei calcoli, stava per essere inaugurato di lì a poco, e lo bevvi
tutto d'un fiato.
"D'accordo..." farfugliò. Mi stava facendo una radiografia
virtuale.
"A proposito, sai dove sono i miei vestiti?"
"Non...non ne ho proprio idea, signorina..." la sua radiografia
fu interrotta dal mio bicchiere che si posava vuoto tra le sue mani.
Gli feci l'occhiolino "Sei un bravo orsacchiotto"
I suoi occhi divennero due cuoricini, ma prima che potesse dire qualcosa
'alla Sanji', sgattaiolai fuori dalla stanza.
Ma dove diavolo si era cacciato?
Superata la sala operatoria, incrociai Orca e Pinguino che sbadigliavano
"Eh?" alzarono lo sguardo su di me.
"Merda!" mi lasciai sfuggire.
Orca si strofinò gli occhi "Hey,
amico...cos'è, un sogno?"
L'altro si stiracchiò "Sì, probabilmente stiamo sognando"
"No" scosse la testa Orca, inebetito "In un sogno, una
meraviglia del genere ci rivolgerebbe la parola"
"Già, hai ragione..." rispose Pinguino, come uno zombie "Non
dev'essere reale..."
Colsi la palla in balzo "Buongiorno, ragazzi!" simulai un
sorrisone a trentadue denti "Sapete dirmi per caso dove posso trovare il vostro
capitano?"
Si scambiarono un'occhiata assonnata, poi Pinguino rispose "Certo. E'
in infermeria"
"Perfetto! Grazie mille!"
"Hai visto, Orca?" sentii mormorare in lontananza "Era solo
un sogno!"
"Già...peccato, però! Mi mancherà, quando mi sarò svegliato!"
In quattro e quattr'otto, riuscii a trovare l'infermeria e bussai piano
"Avanti" riconobbi la sua voce.
Aprii leggermente la porta, evidentemente non abbastanza da mascherare le
mie nudità, perchè un "Ooh!"
estasiato si levò da parte dei presenti.
"Posso parlarti un attimo?" chiesi imbarazzata a Trafalgar Law,
che stava togliendo le bende ad un uomo ferito.
"Certo" si limitò a rispondermi, nonostante i "Chi è quella
bella sventola, capitano?" e "Hey, Law! Perchè non ce l'hai mai presentata?".
In un istante, fu fuori dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle.
Senza pensarci due volte, gli gettai le braccia al collo e lo baciai senza
ritegno.
I ricordi della frenetica notte trascorsa insieme tornarono alla mia mente
più vividi che mai "E' così che insegnano a baciare, nel mare
settentrionale?" sussurrai sulle sue labbra, che si schiusero in un lieve
sorriso "Certo che no. E' solo il chirurgo della morte che bacia
così"
Il suo respiro caldo mi andò alla testa e cercai nuovamente la sua bocca,
ma mi stroncò dicendo "Spero tu abbia un ottimo motivo per disturbarmi
mentre sto lavorando"
M'indispettii "Sei poco credibile con le mani sul mio sedere!"
storsi il naso "Comunque ce l'ho, il motivo" continuai con tono acido
"Dove sono i miei vestiti?"
La sua espressione tradì un non so che di divertito "Oh, intendi
quegli straccetti sporchi? Non ti dispiace se li ho buttati via, vero?"
Cercai di mantenere la calma "Spero tu stia scherzando" dissi
nervosa, liberandomi dalla sua presa e facendo tre passi indietro. Lo fissai
con odio.
Si grattò la barba e incrociò le braccia "Beh, temo che dovrai girarmi
nuda per il sottomarino" replicò senza scomporsi "Però devo ammettere
che la trovata delle lenzuola è davvero geniale!" rise.
"CHE HAI DA RIDERE?!" m'impuntai "Adesso tu vai subito a
recuperare la mia gonna e la mia maglietta, dovunque siano! ANCHE IN FONDO AL
MARE!"
La sua risata s'interruppe di colpo "Stai cercando di darmi degli
ordini?" alzò un sopracciglio. Eccoli, gli occhi grigi che mi frustavano.
Mi arresi "E' incredibile quanto riesci ad essere stronzo"
Si abbassò il cappello sugli occhi e soffocò un ghigno "Hey, non ti facevo così volgare"
Strinsi i pugni "Almeno fa' emergere questo sottomarino del cavolo,
così potrò controllare la rotta!"
Mi guardò come se stessi dando di matto "Ci stai provando di nuovo?
Quello era un ordine? Fallo ancora e giuro che ti proibisco di indossare
lenzuola"
Digrignai i denti. Che maleducato!
"E poi abbiamo già un navigatore, grazie per l'interessamento"
fece per aprire la porta.
"Ma Law!" alzai gli occhi al cielo, esasperata "Come
puoi..."
"Il capitano sono io e qui si fa a modo mio" concluse "Ma se
non ti sta bene, puoi sempre andartene a nuotare tra i barracuda"
Allora ci avevo visto giusto! Era davvero un barracuda quello che avevo
avvistato attraverso il vetro!
Mentre ci pensavo, il chirurgo era già sparito in infermeria.
Quella sera, un imbarazzatissimo Bepo mi chiese
di unirmi alla ciurma per la cena. Riflettei un istante, poi mi ricordai che
non indossavo altro che un lenzuolo e declinai l'invito.
Mi promise che mi avrebbe portato un vassoio in camera, come sempre.
"Grazie" gli sorrisi. Dopotutto, se l'era meritato.
Cenai sentendo la mancanza delle pietanze di Sanji.
Certo, anche lì era tutto buono, ma il cuoco della ThousandSunny era in assoluto il migliore in circolazione.
Ripensai ai miei compagni e mi chiesi quando ci saremmo rincontrati...
Vi chiedo scusa per i nomi di
alcuni personaggi forzatamente italianizzati…ma a volte mi prende la fissa di
chiamarli così, vado a periodi xD è piuttosto
stupido, me ne rendo conto, ma questo è un periodo fortemente ITA.
Al prossimo capitolo vi
risponderò individualmente (come dovrei fare, tra l’altro) perché…ne diventate
sempre di più! xD Veramente non mi aspettavo tutto
questo seguito e vi ringrazio di cuore : )
P.S. Un ringraziamento speciale
al mio migliore amico, che quando ha letto i miei appunti (scritti
rigorosamente con carta e penna, metodi primitivi) ha commentato: “Ma pensi
veramente che la gente non capirà che mentre scrivi di Trafalgar Law ti ecciti
terribilmente?”
Angel_Demon: Oh, sono contenta che tu sia contenta! *-*
Ti confesso che quando ho scritto del loro primo bacio mi sono sentita felice
come una bambina che fa accoppiare Barbie e Ken!
Red_Moon23: Ti ringrazio molto
per tutti i complimenti! Spero che questa fic
continuerà a piacerti J
Zomi: Zomi, mi fa
piacere che tu ti sia interessata anche a quest’altra FF! Non ti entusiasmano
le Whatif? Ma anche
l’altra mia storia lo era D: quindi deduco che le mie sono le uniche che ti
piacciono :P
Funeral of Hearts: Oddio,
mi piace un sacco quella canzone! E anche il musical! E poi, che te lo dico a
fare…io adoro Russell Brand! xD Comunque hai ragione,
quel pezzo è proprio azzeccato per il quinto capitolo ;)
SheylaLaila: Sono contenta che ti sia piaciuta la scena
arancione scuro J se Nami tornerà
dai Mugiwara? Lo scopriremo più avanti ;)
Sanjina99: Ci avevi visto quasi
giusto! Infatti, come avrai potuto notare da questo capitolo, Nami era finita nella biblioteca privata che dava nella
stanza del chirurgo J
Allessor: Come promesso, eccoti qui tra i
ringraziamenti u.u Spero che questo capitolo sia
stato di tuo gradimento!
PabloPicasso: Prima di tutto devo dirti che adoro il tuo
nickname e il tuo avatar *___* E poi, ovviamente, ti ringrazio per i
complimenti J
Nel cuore
della notte, fui svegliata da urla stridule "AIUTO! CHE QUALCUNO CI
AIUTI!" aprii gli occhi ancora intontita "VI PREGO!" mi alzai
dal letto così velocemente che mi girò la testa "SALVATECI!" scalza,
coperta unicamente da lenzuola e bende, assonnata e allarmata, corsi in
corridoio afferrando il Climattack.
"Che
succede?" chiesi a due uomini che correvano.
"Pare
che il sottomarino si sia scontrato con un'altra imbarcazione" risposero
affannati, scrutandomi dall'alto in basso.
"COSA?"
sgranai gli occhi.
Decisi di
seguirli e, dopo un po' di tempo, arrivammo in coperta. Non riuscivo a
crederci: bastò aprire una porta per ritrovarci all'aria aperta, aria che
respirai a fondo e che accolsi con gioia nei polmoni. Perchè
nessuno mi aveva detto che saremmo emersi? Cos'ero, l'ultimo gabinetto a bordo
del sottomarino? Avrei potuto prendere una boccata d'aria veloce e poi tornare
a dormire, o semplicemente dare un'occhiata al cielo e poi riposare tranquilla!
A pensarci
bene, da quando mi trovavo lì, ero stata tranquilla ben poche volte...
L'aria della
notte era fresca, pulita e lasciai che m'inondasse le vie respiratorie. Il
vento mi scompigliò i capelli.
Un istante
dopo, mi accorsi del caos che mi circondava: tute bianche ovunque, che fronteggiavano
giganteschi squali che cercavano di attaccarci. Li osservai spaventata: erano
davvero enormi! Ma in che razza di mare ci trovavamo?
"Room!"
riconobbi la voce di Trafalgar Law, che stava combattendo magnificamente usando
la katana e i poteri del frutto del mare.
Quella
visione mi assorbì del tutto: non c'era più niente attorno a me, dimentica gli
squali, dimentica le urla, soltanto un meraviglioso vento notturno e Trafalgar
Law che piegava le dita in modo strano e sorrideva compiaciuto.
Scossi la
testa, non potevo permettermi di distrarmi "Thunder ball...TEMPO!"
tutti si voltarono verso di me, restando a bocca aperta dopo aver visto che
avevo fulminato diversi squali. Ma lo spettacolo durò ben poco, poichè un barracuda continuava a dare testate al
sottomarino proprio dal mio lato.
"Nami!" urlò Law, alle prese con uno squalo bianco
"Cosa credi di fare con quel giocattolo? Torna subito sotto coperta!"
"Io non
prendo ordini da te!" gli gridai di rimando "Tu non sei il mio
capitano!"
"Sei a
bordo del mio sottomarino, però!" scivolò "Porta in salvo loro
due!" mi lanciò due corpi come fossero due sacchetti di spazzatura.
"Cosa?"
riuscii ad afferrarli per un pelo. Si trattava di un uomo e una bambina
svenuti.
"Renditi
utile, invece di stare qui ad intralciarci!" continuò il chirurgo, mentre
infliggeva un colpo mortale ad un grosso predatore dai denti affilati.
Esitai per
un istante, guardando il Climattack. Ma poi decisi
che sarebbe stato meglio eseguire gli ordini del capitano.
Iniziai a
correre verso l'interno dell'imbarcazione, facendo ben attenzione a non far
cadere i feriti.
"Signorina
Nami!" incrociai Bepo
all'imboccatura del corridoio.
"Non è
il momento, orsetto" annaspai "Devo..."
Guardò
l'uomo e la bambina svenuti e divenne ansioso tutto d'un tratto "Sono
feriti gravemente! Bisogna subito portarli in sala operatoria!"
"Il
capitano..." cercai di dire, ma fui interrotta da un gruppo di uomini che
mi liberarono dal peso dei corpi e li adagiarono su due barelle.
"Io..."
continuai, mentre qualcosa di caldo mi avvolse le spalle.
"Ha
preso molto freddo, signorina" Bepo era a dorso
nudo, la sua felpa arancione su di me "Se si prende una ricaduta, il
capitano sarà furioso"
"Ma Bepo..." pronunciai il suo nome per la prima volta e
lui mi rivolse un sorriso, per la prima volta senza imbarazzarsi "Non si
preoccupi per me, signorina. Sono nato tra i ghiacci, sono abituato alle basse
temperature"
Gli sorrisi
anch'io "Grazie"
Probabilmente,
stava lottando contro sè stesso per non arrossire
"Sarà meglio andare in sala operatoria" balbettò.
"Certo"
corremmo lungo il corridoio e arrivammo nella stanza bianca.
I due feriti
si trovavano su due barelle poste centralmente, privi di sensi. Li osservai
incuriosita: l'uomo poteva avere una quarantina d'anni, capelli brizzolati e
una ferita sanguinante all'altezza del petto. La ragazzina era magra, minuta,
capelli castani e un vestitino verde sporco di sangue.
Mentre gli
altri si scambiavano opinioni mediche e preparavano gli attrezzi, io mi chiesi
cosa ci facessero quei due in mezzo a quel mare ingrato infestato da squali.
Non trovando risposta al mio interrogativo, mi strinsi forte la felpa di Bepo attorno al petto e sospirai. Certe persone erano
proprio incoscienti...
Mi fece
sobbalzare la porta, che si aprì facendo un gran rumore "Capitano!"
tutti ci voltammo verso Trafalgar Law, il quale non aveva un graffio dopo aver
affrontato quelle temibili bestie. Tutt'altro: la sua espressione era
rilassata, serena, come se tornasse semplicemente da una battuta di caccia.
"Non è
necessaria l'anestesia"
"Agli
ordini" i suoi uomini obbedirono senza discutere.
Io ero a dir
poco scandalizzata "COSA? Stai scherzando?"
"Nient'affatto"
rispose infilandosi i guanti "Hanno già perso conoscenza, anche se dovessi
fargli male non sentirebbero nulla"
Sgranai gli
occhi "Ma cosa sei, un chirurgo o un macellaio?! Sono esseri umani, sai?
NON ANIMALI!"
Scrollò le
spalle "Sei ancora in tempo per uscire. Nessuno ti costringe a stare qui
dentro"
Deglutii
"No" affermai con decisione "Voglio assistere"
"Molto
bene" sorrise sadicamente "Ci sarà da divertirsi"
"L'intervento
è riuscito perfettamente" Bepo si richiuse alle
spalle la porta della sala operatoria. Eravamo gli ultimi ad uscire
"Adesso i pazienti devono solo riposare"
Tossii
"Grazie per la felpa, Bepo" feci per
restituirgliela "Sei stato molto gentile, ma adesso vado a letto"
"Nessun
problema, signorina" agitò le braccia "Insisto perchè
la tenga. A me non serve, sento un caldo!" in effetti delle goccioline di
sudore gli scendevano lungo la pelliccia.
"Ma Bepo..." un colpo di tosse m'impedì di completare la
frase.
"Che
brutta tosse..." commentò sarcastico Trafalgar Law "Sembra proprio
che qualcuno si sia ammalato di nuovo..." mi punzecchiò, mentre si avviava
verso il corridoio.
Presuntuoso.
"Capitano!"
Bepo attirò la sua attenzione "Forse la
signorina Nami dovrebbe essere visitata, potrebbe
aver preso un raffreddore..."
"Ma davvero?"
mi schernì.
"Sto
benissimo!" ringhiai.
Il capitano
si voltò verso di noi e incrociò le braccia dietro la testa "Sentito, Bepo? La dottoressa ha detto che sta benissimo"
sbadigliò "E io ho sonno, perciò..."
Starnutii
"Accidenti!"
"Ma
capitano, mi scusi..." continuò l'orsacchiotto con un po' di timore.
Sembrò spaventato dallo sguardo minaccioso che gli rivolse Law "Volevo
solo..." cercò di giustificarsi, ma il chirurgo si spazientì "Bepo, questa signorina qui non ha seguito le mie istruzioni
mediche" fece con tono esasperato "Le ho detto di stare a letto e si
è alzata, le ho detto di riposarsi ed è venuta a combattere, le ho detto di
calmarsi e si è agitata!" scosse la testa, poco convinto.
Bepo restò interdetto e fece qualche
passo indietro con aria dispiaciuta.
Io mi
alterai "Oh, la ringrazio tanto, dottore, per la sua IMMENSA
DISPONIBILITA'!" tossii ancora "...ma le posso assicurare che non è
affatto necessario!"
"Magnifico!
Possiamo andare a dormire in santa pace, allora...isterica demoniaca"
sibilò tra i denti, mentre proseguiva per la sua stanza.
"Hey, come mi hai chiamata?!"
Bepo mi trattenne per le braccia
"Signorina...si calmi!"
"Adesso
ti faccio vedere io, brutto dottorino saputello del cavolo!" mi dimenai.
"Signorina,
non è il caso di fare tutto questo baccano!"
"Zitto
tu, peluche da quattro soldi!"
"Cristo
santo..." sbuffò Law tornando indietro e avvicinandosi a me "Tu non
molli, eh?"
Mi sforzai
per non guardarlo negli occhi "Sei solo un...aah..."
sospirai con tono dolorante. Un ago era entrato nel mio braccio.
Noto con piacere che la ‘stronzaggine del giorno dopo’ di Trafalgar Law ha riscosso molto successo! Mi
piacete, lettori :D Ovviamente, ce la
metto tutta per renderlo il più IC possibile…anche se non si può certo dire che
sia uno dei personaggi più semplici di OnePiece…per cui, delle volte, mi risulta inevitabilmente un
po’ OOC.
Nella prima parte di questo capitolo, avrete notato il
richiamo a Marineford (di quando Law afferma che non
è necessaria l’anestesia). La cosa mi era rimasta impressa e ho voluto
inserirla qui xD
Comunque sia, un grazie virtuale ai Social Distortion, che mi fanno compagnia con le loro canzoni
mentre scrivo (e che dovrei vedere dal vivo tra qualche settimana! xD)
Beh, credo non ci sia altro da dire…alla prossima! ;)
"Maledetto"
sibilai "L'hai fatto ancora..." sentivo la sua risata, risata che
avrei voluto far sparire dalla faccia della terra "Mi hai sedata..."
una fiala sporca di liquido arancione spiccava sul tavolino.
"Sei stata
tu a costringermi a farlo. A quanto pare, quelle come te non tacciono
facilmente"
"Sei
proprio..." sussurrai flebilmente, ma fui interrotta da un invito che
avevo già sentito "Apri gli occhi"
Dio, come
riusciva ad essere così maledettamente convincente anche dopo che avevamo
discusso?
Disarmata,
senza riserve, feci come aveva detto. Riconobbi la stanza beige e i vassoi
pieni di cibo. Il tutto era illuminato dalle prime luci dell'alba.
Law era in
piedi accanto al letto e mi scrutava dall'alto "Siediti" ordinò.
Anche
stavolta, lo stetti ad ascoltare immediatamente, come ipnotizzata dalla sua
voce.
"Girati
verso di me" comandò ancora.
Si accorse
che i miei occhi erano diventati quelli di una sua vittima, perchè
abbassò lo sguardo e pose lo stetoscopio sul mio petto simulando indifferenza.
Era così
vicino che riuscivo a distinguere le sue ciglia una ad una e, anche se aveva lo
sguardo abbassato e concentrato nel vuoto, potevo guardare i suoi occhi grigi
come il mare in burrasca e perdermici dentro.
Improvvisamente,
le mie labbra, come guidate da una misteriosa forza di volontà, andarono a
baciargli le palpebre, che si chiusero facendolo sospirare lievemente.
Vittoria
femminile: la mia tenacia nel dimostrargli che anch'io potevo farlo morire di
piacere, se ne avevo voglia.
Le sue
labbra si premettero leggermente sulle mie e, ansiosa come sempre, gli presi la
mano e gliela posai sul mio seno sinistro. Lo accarezzò lentamente da sopra il
lenzuolo, ma poco dopo non ci fu più nessun ostacolo a separare le sue dita dal
mio capezzolo.
M'impegnai
per non svenire sul colpo. Ma fu davvero dura quando mi morse l'orecchio. Era
come se le sue labbra avessero un effetto benefico su di me, riuscivano a
cancellare i miei pensieri e a farmi reclinare la testa all'indietro.
Con tutte le
forze del mondo, mi sforzai per aprire impercettibilmente gli occhi e notai che
aveva ancora lo stetoscopio nelle orecchie: gliele liberai sfiorandogli piano i
lobi, affamata, mentre le sue labbra scivolavano sul mio collo e la sua barba
mi solleticava la pelle con un tremendo su e giù.
Santo cielo,
era davvero estenuante...
Ancora una
volta, mi comportai precipitosamente: gli sbottonai i pantaloni e affondai la
mano in paradiso. Una sensazione di benessere generale m'invase, come se il mio
stesso organismo mi fosse riconoscente per quello che stavo facendo.
Ma non ne
avevo abbastanza: volevo partecipare all'immensità del paradiso, volevo baciare
il paradiso, volevo mangiare con gli occhi visioni celestiali che solo mani
come quelle potevano darmi, volevo che il paradiso fosse soltanto MIO.
"Nami..." sussurrò improvvisamente, in cielo anche lui.
Sorrisi,
dopo avergli sentito ansimare il mio nome. Esitò, ma poi sorrise anche lui,
pensando probabilmente di aver appena fatto una cazzata.
Un momento
di debolezza che andò a mio favore: infatti gli cinsi la vita con le gambe e lo
spinsi più vicino a me. Il gesto sembrò coglierlo di sorpresa, ma anche
eccitarlo. I movimenti convulsi dei miei piedi fecero sì che i suoi jeans si
abbassassero ancora di più.
Le sue mani
sfiorarono calde le mie cosce assopite e fui io a gemitare,
ma di un gemito continuo, concitato, che fa perdere la ragione. In quel momento
sentii che era mio, che potevo averlo tutto, che non dovevo fare altro che
prendermelo.
Sollevai la
sua felpa pesante e lasciai che la mia lingua esplorasse il suo petto. Aveva un
buon odore, un odore di cui mi ubriacai.
La sua mano
sinistra andò a finire tra i miei capelli e avvertii anche le sue labbra
posarsi lì, con un'inaspettata dolcezza. Le mie mani andarono di nuovo ad
accarezzare le sue parti intime, adesso palesemente scoperte. La sua lingua
assaggiava le mie labbra...
Ci trovavamo
in questa posizione, quando la bambina operata qualche ora prima entrò nella
stanza con un ingenuo vassoio carico di biscotti tra le mani.
Fu un
istante interminabile e imbarazzante: io sciolgo le mie gambe intrecciate e mi
copro col lenzuolo, Law si stacca dalle mie labbra e si alza i pantaloni in
fretta e furia, la bimba lascia cadere a terra la colazione e ci fissa
inorridita.
Probabilmente,
non mi ero mai trovata in una situazione del genere in tutta la mia vita.
Dall'esterno,
corse Bepo allarmato "Cos'è stato? Oh, la
colazione! Anita, perchè l'hai fatta cadere?"
"Bepo, ti avevo detto di farli restare a riposo..."
dallo sguardo freddo del chirurgo, si percepiva una furia disumana.
"Oh, mi
dispiace, capitano!" si scusò immediatamente l'orso, mentre la ragazzina
continuava a fissarmi inquietata "E' che Anita voleva dare il buongiorno
alla signorina Nami, che ieri l'ha aiutata..."
"Se si
riaprono le sue ferite, gliele ricuci tu" lo minacciò il capitano con
nonchalance.
"Ciao,
piccola!" cercai di mostrarmi amichevole "E così ti chiami Anita,
eh?"
Non rispose.
Law e Bepo avevano cominciato a parlare delle condizioni
di salute dell'uomo e la piccola Anita aveva gli occhi sgranati su di me.
Non sapevo
cosa dire "Beh...io sono Nami, piacere di
conoscerti"
Ancora
silenzio.
"Non fa
niente per la colazione" minimizzai, cercando disperatamente di farla
parlare "A Bepo non dispiace pulire, è un
orsacchiotto molto volenteroso"
Quando i due
Heart andarono a visitare l'uomo, finalmente Anita
aprì bocca "Perchè sei senza vestiti?"
Merda.
"Oh, io
non sono senza vestiti" farfugliai "I miei sono in lavanderia, è per
questo che indosso quest'abitino bianco provvisorio"
Mi scrutò da
capo a piedi "Quello è un lenzuolo"
"Tu
dici?" il mio sorriso era tremendamente finto. Perchè
a me?
"Quanti
anni hai?" cercai di portare la conversazione altrove.
"Nove.
Ma sono molto intelligente per la mia età"
"Davvero?"
feci una risatina nervosa.
"Cosa
ti stava facendo prima, il dottore?" sembrava curiosa.
"Visitando.
Mi stava visitando"
"Il mio
dottore non mi hai mai visitata così"
"Trafalgar
Law è un medico un po' fuori dagli schemi..."
Divenne
pensierosa per un istante, poi si aprì in un largo sorriso "Ho
capito"
Tirai un
sospiro di sollievo "Bene"
Chi l'aveva
mandata, questa qui, a bordo del sottomarino? Cosa voleva da me? Sperai che
almeno avesse dei soldi.
Le avrei
spiegato come nascono i bambini, se mi avesse pagata fior di quattrini!
"Allora,
sei stanca di indossare quel lenzuolo?" Trafalgar Law scoppiò a ridere.
Era il
tramonto ormai e ci trovavamo all'aria aperta sul sottomarino emerso. Io ero
affacciata alla ringhiera a godermi il vento fresco e lui era appoggiato con la
schiena al muro.
Gli rivolsi
uno sguardo carico di rabbia.
"Siamo
in prossimità di un'isola, sai?" incalzò "Magari potresti scendere e
comprarti qualche mutandina nuova"
Alzai gli occhi
al cielo e tornai ad osservare il sole. Ma ci provava così tanto gusto a
prendermi per il culo?
"Posso
sapere perchè non ero stata informata di
quest'emersione?" domandai con un filo di delusione nella voce.
"Dimenticanza"
la buttò lì senza preoccuparsi ulteriormente.
Si avvicinò
a me e si affacciò anche lui alla ringhiera. Poi mi guardò "Devo
confessarti che mi hai sorpreso" disse ad un tratto, spiazzandomi
completamente "Ieri notte, in sala operatoria, non hai gridato nemmeno una
volta. Credevo che saresti scappata a gambe levate da un momento all'altro, con
tutto quel sangue..." continuavo a fissare il tramonto, ma sentire il suo
sguardo addosso mi riempiva di agitazione "...non è stata una passeggiata
d'intervento. Ma tu hai resistito fino all'ultimo"
Esitai, ma
poi confessai "Avevo già assistito ad un'operazione del genere, una volta.
Il nostro medico di bordo, Chopper, operò diversi uomini in una vecchia
fortezza* e...c'ero anch'io"
"Ah...adesso
capisco"
Mi sentii
avvampare, percepivo la tensione crescere dentro di me "Law..." feci
ad un tratto, forse più velocemente di quanto avessi voluto.
"Sì?"
Mi voltai
verso di lui, non accorgendomi che fosse così vicino e, ancora una volta,
rischiai di essere risucchiata nell'abisso dei suoi occhi.
"Quello
che fai..." cercai di mantenere la lucidità, nonostante il sole calante
diffondesse una luce sul suo viso che lo faceva sembrare un dio greco
"...quello che fai è molto bello" riuscii finalmente a dire.
Mi rivolse
uno sguardo interrogativo e infantile, ricordandomi terribilmente del bambino
che avevo visto nelle vecchie fotografie della biblioteca "Salvare
vite..." cercai di spiegarmi meglio "...mettere te stesso in ogni
intervento...curare le persone con maestria e apprensione..."
La mia voce
era un sibilo, eppure sembrò alterarlo parecchio. In una manciata di secondi,
il dolce bambino era sparito ed era tornato l'uomo freddo e scostante.
Si voltò
dall'altra parte "Non so di che parli" e fece per andarsene, ma le
mie parole lo inchiodarono "Perchè l'hai fatto?"
Si fermò.
Era di spalle, incapace di proseguire "Fatto cosa?" stava cercando di
nascondere la tensione, ma la percepivo nel suo finto tono neutrale.
Sapevo che
aveva capivo benissimo a cosa mi riferivo "Avresti potuto lasciarli
morire. Perchè li hai salvati?"
Esitò,
sembrava in difficoltà. Per la prima volta, il temuto chirurgo della morte non
sapeva cosa dire. Lui che era sempre pronto a mettere tutti K.O. col suo
sarcasmo, lui che ne sapeva sempre una più del diavolo.
"L'ho
fatto e basta. Non ti devo alcuna spiegazione" il suo tono era sulla
difensiva, pronto ad attaccare con architettate argomentazioni.
Feci qualche passo avanti "Si dicono tante cose
di te...si dice che tu sia perfido, ti chiamano 'Il chirurgo della morte' e
temono la tua crudeltà..." esitai "...ma non è vero" riuscii a
sentire chiaramente che aveva appena deglutito, ma continuai impavida
"Tutte queste persone non ti conoscono. Non sanno che è una menzogna. Gli
fa comodo credere semplicemente alla tua reputazione...alla maschera che tu
stesso hai creato"
Strinse i pugni, ma non mi arresi "Non ho mai
conosciuto nessuno come te...di solito le persone cercano di apparire buone per
nascondere le proprie azioni deplorevoli..." il tempo si fermò, facendo
rimbombare la frase successiva nell'aria "...perchè,
invece, tu vuoi a tutti i costi far credere agli altri di essere il
cattivo...QUANDO HAI UN GRAN CUORE?"
Coltelli, le
mie parole. Lame affilate che sembrarono tagliare il vento e far scappare via
il sole. Era rimasta soltanto una leggera brezza adesso, e nuvole rosa che
preannunciavano l'inizio della sera.
Non potevo
guardarlo in faccia, ma sapevo che Trafalgar Law aveva sgranato gli occhi
"Tu non sai niente del mio cuore" sibilò tra i denti. La sua voce era
roca, rabbiosa, risentita, aveva perso buona parte della sua solita spavalderia
"Perciò, fammi un favore e non ti impicciare. La cosa non ti
riguarda"
Eccoci qui:
devo dire che questo capitolo mi piace particolarmente, c’è una scena fortemente
Lime (dove, ancora una volta, spero di non aver esagerato!) e finalmente Law
viene messo alle strette dalla bella navigatrice, che ha inquadrato
perfettamente la sua personalità :) non credete anche voi?
Ah, ho un
nuovo portachiavi con la miniatura di Trafalgar Law e volevo renderlo
(stupidamente) noto! xD
Sida non era
un'isola molto grande. Avevamo attraccato in una piccola baia e alcuni di noi
erano scesi a terra.
"Non ho
niente da mettermi!" mi ero lamentata col capitano "E per di più, NON
HO SOLDI!"
"E io
che dovrei fare?" aveva scrollato le spalle Law, staccando per un istante
le labbra dalla bottiglia di sakè.
Mi era
venuta voglia di strozzarlo "Come sarebbe a dire?! Ti ricordo che è
soltanto colpa tua se..."
"Può
prendere la mia felpa, signorina" si era intromesso Bepo
"Mi scusi, ma io non scendo a terra"
"Visto?"
Trafalgar aveva lanciato la bottiglia vuota nel cestino "Problema
risolto"
"PROBLEMA
RISOLTO UN CORNO!" avevo urlato "Come pensi che mi coprirò le
gambe?!"
"Non
coprirle. Tanto non sarebbero più scoperte di come lo sono di solito"
aveva suggerito semplicemente il chirurgo, intrecciando le mani dietro la testa
e sparendo in coperta.
"Come
ti permetti, maleducato?!" i miei denti tremavano di rabbia.
Adesso mi
trovavo nel bel mezzo dell'isola, con addosso una felpona
arancione e una specie di gonna riciclata derivata dalle lenzuola del mio
letto, con gli sguardi allibiti degli isolani che mi guardavano pensando
probabilmente che fossi appena fuggita da un manicomio, e con Anita alle
calcagna.
Almeno
Penguin mi aveva dato la quarta parte della somma di cui di solito disponevano
i pirati Heart per fare le loro compere.
Sbuffai. Non
avrei resistito ancora a lungo.
"Guarda,
Nami!" mi chiamò Anita "Lì c'è un negozio
di abiti! Ci andiamo?"
Nella calda
e ipertranquilla isola di Sida, quello era
probabilmente l'unico negozio di abbigliamento. Sperai che almeno avessero
prezzi ragionevoli.
Provai due o
tre vestiti carini, ma dovetti accontentarmi dei capi più economici. Indossai
un vestitino viola.
"Questi
li metterai per farti visitare dal capitano Law?" ridacchiò Anita.
Cominciavo seriamente ad odiare i bambini.
"E' il
tuo ragazzo?" continuò con tono impertinente.
"No"
risposi secca, mentre arrancavo con le buste in mano lungo la strada assolata.
Almeno non indossavo più quegli abiti pesanti.
Sembrò
delusa dalla mia risposta "Perchè no? E' molto
bello!" mi fece notare con un sorrisone, come se non lo sapessi.
Sì, in
effetti lo era. Tremendamente. Ed era anche bravo a letto. E in combattimento.
E a fare un milione di altre cose che non avrei potuto spiegare ad una bambina.
Arrossii
lievemente, ma non caddi in trappola "Non siamo fidanzati e basta,
Anita"
"Ma
ieri ti stava baciando!" protestò.
"Mi
stava misurando la pressione sanguigna!" m'inventai lì per lì, rossa dalla
vergogna "Ma perchè queste cose non le vai a
chiedere a lui?" divenni falsamente sorridente "Sono certa che saprà
darti delle perfette spiegazioni mediche!"
"Si
chiama 'fare sesso'"
L'espressione
di Anita si fece sbigottita e io le tappai subito le orecchie "TI HA DATO
DI VOLTA IL CERVELLO?! E' solo una bambina!"
"E
allora?" Trafalgar non sembrava preoccuparsi più di tanto "E'
intelligente per la sua età, no?"
Erano le due
del pomeriggio e cominciava a fare molto caldo. Non tutti gli uomini erano
tornati a bordo e il cuoco sbraitava che il pranzo era pronto e che si stava
facendo tardi.
Il chirurgo
si avvicinò al mio orecchio mentre liberavo Anita dalle mie mani, e sussurrò
"E' questo l'abito più serio che sei riuscita a trovare?"
"Avrei
trovato qualcosa di meglio, se qualcuno mi avesse dato più soldi!" il mio
tono furioso sembrò divertirlo.
Proprio in
quel momento, tornarono a bordo i ritardatari e il cuoco annunciò che il pranzo
era servito.
Era la prima
volta che mi sedevo a tavola con i pirati Heart. Mi
chiesi se fosse la stessa baraonda che si scatenava sulla Sunny
quotidianamente durante i pasti. Ma dovetti ricredermi: certo, si trattava pur
sempre di pirati, ma a tavola erano decisamente più composti di noi.
La cucina
era un ambiente molto grande costituito da un piano cottura sulla sinistra e da
due lunghi tavoli sulla destra. In effetti la ciurma di Law era molto più
numerosa della nostra.
Il capitano
si accomodò a capo tavola, io presi posto accanto a lui (nonostante gli
insistenti inviti di Orca e Penguin) e Anita si appiccicò alla mia sinistra.
Prima che
cominciassimo a mangiare, un uomo entrò nella stanza reggendosi a delle
stampelle.
"Papà!"
Anita gli corse incontro e lo abbracciò.
"Piccola
mia!" le sorrise "Vedo che stai bene, sono contento!"
"Papà,
ero così preoccupata! Non riesci a camminare?"
"Ce la
faccio, tranquilla" alzò lo sguardo "Ed è tutto merito..."
"Le
avevo detto di aspettare ancora un po', signor Fitzgerald" il tono di
Trafalgar era pacato, ma lasciava trapelare tutta la sua autorità.
"Tu..."
l'uomo lo indicò e si avvicinò "Ci hai salvato la vita...grazie"
Mi voltai
verso Law per misurare la sua reazione. Il suo sguardo era glaciale
"Siediti e mangia, vecchio" gli diede improvvisamente del tu.
Non riuscii
a capire se si trattasse di modestia o di riluttanza.
Il signor
Fitzgerald prese posto a tavola con l'aiuto di sua figlia e, dopo aver mangiato
il primo assistendo agli schiamazzi di Orca e Penguin su chi avesse più ramen nel piatto, battè i pugni
sul tavolo. Tutti lo fissammo in silenzio: gli tremevano
le mani.
"Perchè non vuoi che ti ringrazi..." finalmente parlò e
delle lacrime cominciarono a rigargli il volto abbassato.
Trafalgar
Law cercò di reprimere un moto di sorpresa di cui si accorsero solo coloro che
gli erano seduti accanto.
"Io...io
sono stato ingordo..." continuò l'uomo "Volevo a tutti i costi
diventare ricco, e poi..."
"Papà!"
Anita gli posò una mano sulla spalla.
Si asciugò
le lacrime "Volevo trovare il canino dorato dello squalo, così da non
trovarci più in miseria..."
Tutti i
presenti lo ascoltavano col fiato sospeso "Il canino, hai detto?" mi
permisi di chiedergli.
Mi guardò
insistentemente e arrossii un po', forse avevo osato troppo con quella domanda.
"Davvero
non ne sapete niente?" sembrava sbalordito.
"Di che
si tratta?" chiesi ancora, tremendamente incuriosita.
"Beh..."
incalzò "In verità, è una pazza scommessa tra i cittadini del nostro
villaggio"
"Non è
pazza, papà!" lo rimproverò sua figlia.
"La
nostra piccola isola fu saccheggiata dai pirati qualche anno fa" i suoi
occhi si persero in un passato che nessuno poteva immaginare "Portarono
via tutto: soldi, tesori, cibo, armi...abbiamo sofferto la fame per molto
tempo. Poi, un giorno, il vecchio Bam ci raccontò una
leggenda..." nella cucina del sottomarino dei pirati Heart,
tutti avevano smesso di parlare e ascoltavano l'uomo silenziosi e attenti
"...si raccontava dell'esistenza di un dente di squalo che valeva milioni
di berry. Tutti noi sapevamo che tra i mari più
vicini al nostro villaggio, c'era proprio quello infestato da quelle
creature" scosse la testa, amareggiato "Scommettemmo di arrivarci con
le nostre misere imbarcazioni e di ridare vita all'isola proprio grazie al
canino dorato" tornarono a tormentarlo le lacrime, mentre tutti lo ascoltavamo
incuriositi, senza perderci una singola parola del suo racconto.
"Bam ci disse che era solo una leggenda, che eravamo dei
pazzi a crederci. Ma ormai non avevamo più niente da perdere..." anche gli
occhi di Anita si fecero lucidi.
"Ho
messo a repentaglio la mia vita e quella di mia figlia, non so cosa volevo
fare..." si coprì il volto con le mani "Non so nemmeno se gli altri
che erano partiti con noi sono tornati a casa sani e salvi...sta di fatto che
quelle bestie ci hanno attaccati dopo neanche un'ora che eravamo riusciti a
raggiungere questo mare, dopo un'ardua settimana di navigazione. Tutte le
nostre provviste, le armi, le medicine...probabilmente penserete che sono
matto!"
"Papà,
non fare così..." lo consolò la bambina con fare apprensivo.
"Se non
avessimo incontrato voi, a quest'ora..." i singhiozzi gli impedivano di
parlare "TI PREGO!" urlò ad un tratto, battendo nuovamente i pugni
sul tavolo con forza "TI PREGO, capitano, permettimi di ringraziarti come
si deve! Farò qualsiasi cosa! Non possiedo molto, ma ti donerò tutto quello che
vorrai per mostrarti la mia gratitudine! GRAZIE, DOTTORE, GRAZIE!"
A quel
punto, con gesto piuttosto naturale, tutti ci voltammo verso Trafalgar Law: i
suoi occhi erano coperti dal capello e non aveva battuto ciglio durante tutta
la storia.
Con un
movimento lento, si versò da bere e si portò il bicchiere alle labbra mentre
tutti lo fissavamo, in attesa di una risposta. Posò il bicchiere sul tavolo e
disse "Finirà di pranzare, signor Fitzgerald. Dopodichè,
raccoglierà le sue cose e ripartirà con la sua barchetta" alzò lo sguardo
e l'osservò intensamente "Intesi?"
Il signor
Fitzgerald esitò, poi con un po' di confusione rispose "Sarà fatto"
E’
sempre un piacere mettere a lavoro la mia fantasia, per lei è un invito a nozze
creare nuove storie. E così ecco a voi una storia nella storia :) OnePiece ne è pieno e quindi ne
ho inventata una anch’io, perché no?
Spero
mi perdonerete il nome poco originale del padre di Anita xD
"Ciao, Nami!" Anita mi salutò
calorosamente "Grazie per tutto quello che hai fatto per me!" la
guardai confusa, avrei voluto spiegarle che io non avevo fatto proprio niente,
ma lei continuò "Spero di rivederti, un giorno! Magari quando ti sarai
sposata col capitano!" i suoi occhi divennero due stelline.
"Certo" sospirai. Era proprio senza speranze.
La seguii in coperta, fino a dov'era ormeggiata la sua imbarcazione. In
fondo non era tanto male: una piccola caravella lievemente danneggiata dalle
intemperie e dalla collisione col sottomarino emerso (il quale, ovviamente, non
aveva riportato alcun segno).
All'interno di essa, il signor Fitzgerald parlava con Trafalgar Law che lo
guardava dall'alto, affacciato alla ringhiera del sommergibile.
"Non so ancora come ringraziarti, capitano..." stava ripetendo il
padre di Anita, la quale saltò felice a bordo della barca senza accorgersi che
ero rimasta indietro. Mi nascosi dietro l'angolo, non volevo disturbarli.
"Cerchi di non sforzarsi troppo e faccia stare sua figlia a
riposo"
L'uomo gli rivolse un ampio sorriso "Sarà fatto"
Law ricambiò il sorriso, poi s'infilò una mano in tasca "Oh,
dimenticavo...questo dev'essere vostro" gli lanciò un oggetto il cui
luccichio mi abbagliò.
"SANTO CIELO!" quando il signor Fitzgerald lo afferrò, riuscii a
distinguere chiaramente un dente di squalo.
"Oh!" mi portai una mano sulla bocca dalla sorpresa.
"E' IL CANINO DORATO, PAPA'!" Anita urlò di gioia.
Suo padre guardò il dente, poi il viso soddisfatto di Law
"Come...dove...?"
"Era sul ponte della vostra imbarcazione" spiegò semplicemente il
chirurgo "Probabilmente ci è finito mentre vi attaccavano gli squali"
Anita sfiorò estasiata l'oggetto dorato, mentre suo padre ricominciava a
piangere "Allora non era solo una leggenda..."
"Potremo far rifiorire il nostro villaggio, papà!" commentò
eccitata la bambina.
Suo padre esitò, ma poi la fermò "No, piccola" fece con tono
deciso.
"Eh?" Anita sgranò gli occhi.
Il signor Fitzgerald tese le mani verso Trafalgar Law "Questo è il mio
debito di gratitudine nei tuoi confronti. Ti prego, accettalo, dottore! E'
tutto tuo"
La piccola Anita osservò incredula prima suo padre, poi il canino dorato
tra le sue mani.
Seguì un attimo di silenzio, poi Trafalgar parlò "Porta quel dente al
tuo villaggio, vecchio" gli diede del tu per la seconda volta "Io non
so che farmene"
I due restarono sbigottiti, dopodichè si
commossero pesantemente "Grazie, capitano Law! Non ti dimenticheremo
mai!"
Si allontanarono lentamente tra le onde del mare, nell'assolato pomeriggio
della baia di Sida. Law restò a guardare il mare per un tempo interminabile,
non accorgendosi della mia presenza. Lo osservai a lungo, immergendomi nel suo
sguardo almeno quanto lui era immerso in quello del mare.
Mi chiesi a cosa stesse pensando...
Dopo un po' si allontanò dalla ringhiera, fece qualche passo e ordinò
"Immersione" e, anche se tutti i suoi uomini si trovavano sotto
coperta, ero sicura che l'avessero sentito.
"Devo
aspettare che ti addormenti, oppure stavolta posso rischiare di toglierti le
bende da sveglia?" Trafalgar Law m'invitò ad entrare in infermeria senza
darmi la possibilità di rispondere. Accese la luce e chiuse la porta.
Mi guardai
attorno spaesata, la stanza era completamente vuota: figuravano soltanto poche
barelle, delle bende sporche e delle medicine usate.
"Che
fine hanno fatto tutti gli uomini che erano qui?" chiesi con tono confuso.
"Sono
in giro per il sottomarino" rispose senza badarci più di tanto, mentre mi
faceva segno di sedermi su una barella "Sono stati fermi a lungo, gli farà
bene sgranchirsi un po' le gambe"
Mi
posizionai come aveva disposto il chirurgo, e un fremito mi corse lungo tutto
il corpo quando Trafalgar abbassò le bretelle del mio vestito con fare
professionale. Tastò piano le ferite con sguardo critico "Sarà meglio
aspettare ancora un po'" concluse.
"Law..."
gli sfiorai le labbra con un dito. Non riuscii a trattenermi.
"Testarda,
Nami!" mi dissi "Sei una vogliosa! Una
viziata!" ma il pensiero che io fossi sessualmente viziata, invece di
farmi vergognare, mi fece andare ancora di più su di giri.
Il suo
sguardo si alzò immediatamente e i suoi occhi m'incenerirono. Erano grigi come
il mare in procinto di un'incredibile tempesta: i fulmini elettrizzarono la
peluria sulle mie braccia, i tuoni cominciarono a farmi battere
vertiginosamente il cuore. Adesso non aspettavo altro che la pioggia.
Continuai ad
attraversare con l'indice le sue labbra morbide, che si schiusero in un sorriso
provocatorio "I tuoi ormoni sono davvero incorreggibili..."
chiuse gli occhi e mi leccò il dito con fare suadente.
"Come
la tua presunzione" mi sporsi per baciarlo e a momenti cadevo dalla
barella, portandomi dietro attrezzi sporchi e medicine varie.
Il suo bacio
aveva su di me sempre lo stesso effetto fatale. Lo lasciai che era affannato
"Dico sul serio" sussurrò, mentre le mie mani risalivano sui suoi
capelli "Fatti un giro a Kamabakka da Emporio Invankov...magari lui saprà aiutarti"
"Sta'
zitto" lo baciai ancora.
L'ultima
frase venne fuori con un tono particolarmente autoritario, cosa che il chirurgo
non sembrò gradire. Ma i suoi baci si spostarono sulla mia spalla scoperta,
fino a che divennero sempre più radi e furono sostituiti da dita delicate che
esploravano incuriosite la mia pelle.
"Cosa
significa?" chiese ad un tratto.
"Eh?"
caddi dalle nuvole, ancora inebriata dalla sua lingua afrodisiaca.
"Questo"
fece scivolare i polpastrelli sul mio braccio.
Aggrottai le
sopracciglia, ma poi capii "Ah"
Intendeva il
mio tatuaggio. Aveva davvero interrotto la danza delle sue labbra sul mio corpo
per un motivo del genere?
"E' un
vecchio simbolo" farfugliai.
"Fin
qui ci arrivavo da solo" sorrise. Sembrava piuttosto interessato.
"Che
t'importa?" il mio tono era acido.
Mi penetrò con lo sguardo, senza proferir parola. Mi
morsi un labbro. Come diavolo faceva ad avere un tale ascendente su di me?
Funzionava solo con me o con tutti quanti?
Sbuffai, tanto ci avrei perso la ragione
"Rappresenta la mia terra natale, CoconutVillage"
Sembrò soddisfatto della mia risposta "Si trova
nel mare orientale, giusto?"
"Precisamente"
S'immerse
nei suoi pensieri per un attimo, continuando ad osservare il tatuaggio, poi
chiese "Cosa c'è a CoconutVillage?"
La sua
domanda mi lasciò perplessa: era la prima volta che mi chiedeva qualcosa che
non fosse inerente alla mia salute o al mio 'caratteraccio' o facesse allusioni
al mio legame con Satana.
"Mandarini"
risposi un po' sulle mie "Perchè?"
Ignorò
completamente la mia domanda e me ne pose un'altra "E poi?"
Il mio
sguardo si fece sospettoso "Perchè vuoi
saperlo?"
"Tu
rispondi" insistette.
"Beh..."
non sapevo da dove cominciare, ma soprattutto non sapevo se potevo fidarmi. Non
so cosa mi prese: ma di fronte a quegli occhi grigi non seppi opporre
resistenza. Qualcosa aveva catturato l'attenzione del mio interlocutore e
adesso era in attesa. Glielo raccontai.
"...c'è
mia sorella Nojiko, il sindaco Genzo...e
tante altre brave persone che hanno sofferto molto"
Le sue dita
andarono a sfiorare di nuovo il mio braccio e io capii che voleva che gli
parlassi del tatuaggio, come un bambino indica la luna per farsi spiegare
cos'è.
"Genzo aveva una girandola sul cappello..." mi persi
nei miei ricordi "Da piccola mi divertivo sempre a giocarci...e passavo le
mie giornate a disegnare cartine e a raccogliere mandarini...è per questo che
ho voluto incidere sulla mia pelle questi due simboli. Voglio portarli sempre
con me" mi fermai di colpo, stringendo i pugni.
Non riuscivo
a credere di aver buttato fuori una parte del mio passato e averla data in
pasto a Trafalgar Law.
Lui se ne
stava zitto a guardarmi, con un'espressione insolitamente seria e attenta.
Voleva che continuassi. E io lo feci.
"Un
giorno, il villaggio fu attaccato dagli uomini pesce capitanati da Arlong. Loro...loro uccisero la mia madre adottiva, Bellemere..." al pensiero, i miei occhi si fecero
lucidi e dovetti reprimere un moto di rabbia. Avevo davanti agli occhi la scena
e, se è vero che quando uno si racconta rivive le stesse emozioni, mi sentii
inutile e sconfitta proprio come quella volta.
Fortunatamente,
avevo di fronte a me un uomo che non batteva ciglio ascoltando le mie parole, nè sembrava curarsi delle mie emozioni.
Decisi di
rischiare il tutto per tutto "Mi misi al servizio di Arlong
per riscattare il mio villaggio, ho fatto la ladra per molti anni. Poi..."
era giunto il momento di vomitare la verità "...Rubber
mi ha salvata" esitai, poi aggiunsi "E così sono diventata la sua
navigatrice"
Seguì un
attimo di silenzio, che Trafalgar non sembrò voler spezzare. Lo feci io.
"Perchè mi hai fatto raccontare queste cose?" chiesi
con un filo d'imbarazzo nella voce.
Ma, per la
seconda volta, ignorò del tutto la mia domanda e disse "Tieni molto al tuo
capitano, vero?"
La sua voce
era vellutata, mentre il mio tono tornò ad essere sprucido
"Sì, e allora? Lui diventerà il re dei pirati!"
Scoppiò a
ridere "Questo è da vedere"
Sorrisi
anch'io, sfidando il suo sarcasmo "A proposito..." incalzai,
improvvisamente illuminata "Io ti ho parlato del mio. Adesso dimmi cosa
significano i tuoi tatuaggi"
La sua
espressione divenne divertita, sembrava dire "Ti piacerebbe, eh?" ma
le parole che uscirono dalla sua bocca furono "Meglio per te non saperlo,
credimi"
Non feci in
tempo a replicare, che si udì un forte rumore e il sottomarino oscillò
pericolosamente. Caddi tra le braccia del chirurgo "Ma che succede?"
Le luci si
spensero di colpo e sentimmo il suono di un allarme "Law, cosa...?"
si liberò dalla mia presa veloce come una furia e, nel buio, riuscì a trovare
la porta senza problemi.
Mi girò la
testa, ma corsi ugualmente fuori dalla stanza sulla sua scia.
"EMERSIONE!"
"Sentito?
Il capitano ha detto che dobbiamo emergere!"
Altro
capitolo che mette in evidenza la generosità di Law, che il chirurgo fa di
tutto per nascondere :)
Inoltre,
la bella navigatrice parla del suo passato ad un uomo incuriosito dal suo
tatuaggio.
L’accenno
ad Emporio Ivankov mi ha fatto ridere un sacco,
dovete sapere che io LO ADORO e quindi è stato un piacere citarlo in una
battuta di Trafalgar Law xD Credo che prima o poi
scriverò una storia su di lui!
Sperando
che questa fic continui a piacervi, vi saluto! ;)
P.S.
Credo che sarà composta di 14/15 capitoli in tutto…con la scrittura sto andando
avanti e ho quasi finito (eh sì, scrivo più ossessivamente di quanto aggiorno xD)
Quando arrivai in coperta, eravamo già emersi da un bel po'. La luna piena
risplendeva alta in cielo e i pirati Heart erano
tutti affacciati alla ringhiera.
Mi chiesi cosa diavolo stesse accadendo. Almeno l'allarme aveva smesso
d'infastidirmi.
Poi la vidi: era una nave enorme, proprio al nostro fianco, che quasi si
scontrava con la parete destra del sottomarino.
"Ma cosa...?" sgranai gli occhi.
"Hey, Drake!" Trafalgar chiamò a gran
voce "Vieni fuori, signor lucertolone!" sorrise, come se non aspettasse
altro per attaccar briga.
Attendemmo qualche istante, mentre dalla nave provenivano schiamazzi vari, dopodichè sul ponte apparve il capitano Drake con i suoi
uomini.
Ci osservò dall'alto della sua postazione "Ne è passato di tempo,
Law" lo salutò impassibile "A pensarci bene, mi era sembrato di
urtare qualcosa di terribilmente fastidioso proprio sotto la chiglia"
"Già, avevamo appena fatto immersione e non eravamo abbastanza
profondi" fece il dottore con tono ironico "Errore nostro"
L'altro lo sfidò "Che c'è, hai imparato le buone maniere, chirurgo
della morte?"
Law sfoderò il suo sorriso migliore, quello che mi riduceva in ginocchio
"Io no, Diez. E tu? ROOM!" cominciò a far
danzare le sue dita, mentre il suo avversario impugnava la sciabola.
"Mi hai quasi sfasciato il sottomarino, Bandiera Rossa!" lo
rimproverò Law "Dovresti imparare a manovrarlo come si deve, quella specie
di gigante del mare!"
"E tu dovresti imparare a tenere a freno la lingua!"
Ma prima che potessero scontrarsi, la loro attenzione fu richiamata da un
ragazzino con un cappello di paglia che si sbracciava dal ponte della
gigantesca nave "NAMI! SIAMO QUI!"
"Eh?" tutti ci voltammo verso di lui.
"Ma quello è Cappello di Paglia!" fece Bepo
un po' intimidito.
Ma poco dopo, qualcun altro si fece spazio dal parapetto "Spostati,
fammi passare...oh, dolce Nami! Ecco dov'eri finita,
per fortuna stai bene!"
"Hey, ma c'è anche Sanji
Gamba Nera!" bisbigliarono Orca e Penguin.
"Nami!" altre due persone si
affacciarono dall'imbarcazione e facevano ampi gesti nella mia direzione.
Mi aprii in un largo sorriso "Ragazzi!" la felicità m'invase
tutta d'un colpo vedendo Rubber, Sanji,
Usopp e Franky che mi
salutavano entusiasti "Allora state tutti bene!"
Senza pensarci due volte, Rubber allungò un
braccio e si portò sul sottomarino emerso "Vedo che stai bene anche tu! Il
nostro amico Law ha fatto proprio un buon lavoro, eh?" sghignazzò.
"Io non sono amico proprio di nessuno" rispose gelido Trafalgar,
mentre la voce di Sanji riecheggiava arrabbiata
"Brutto egoista, anch'io voglio salutare Nami!"
Mi sentii così piena di gioia, che scoppiai a ridere senza motivo
"Sono proprio felice di vedervi, amici miei!"
"Oh, Nami! Possibile che tu sia diventata
ancora più bella?" sfarfalleggiò il cuoco "Hey,
tu! Me l'hai trattata bene, vero?" si rivolse a Trafalgar Law "Guarda
che se scopro che le hai torto un solo capello, io..."
"Calmati, signor gamba nera" la voce del chirurgo era annoiata
"Nessuno ti ha invitato sul mio sottomarino, quindi puoi anche
andartene"
"Quindi puoi anche andartene!" gli fece il verso Sanji "Ma l'avete sentito?!"
"Come stai, Nami?" mi chiese Usopp sorridente "Pensavo che non ti avrei più
rivista!"
Lo colpii sulla testa "E perchè mai,
babbeo?!"
"Fantastico!" gli occhi di Rubber erano
diventati due stelline "La pancia di quest'orso è morbidissima!"
"Chiedo scusa" disse Bepo, mentre si
lasciava affondare le dita nella pancia senza lamentarsi.
"Perchè diavolo ti scusi?!" lo
rimproverarono Orca e Penguin.
"Come te la passi, pupa?" si avvicinò Franky.
"Beh...sto decisamente meglio di qualche settimana fa. A voi com'è
andata?"
Usopp ridacchiò "Il
nostro Franky si era ritrovato sulla nave di EustassKidd! Una settimana di
sfruttamento!"
Franky si alterò "Ho
detto che non me lo devi più nominare!"
Risi anch'io e avrei giurato di aver visto l'ombra di un sorriso anche sul
volto enigmatico del chirurgo della morte.
Usopp continuò a
sghignazzare "Quando l'abbiamo trovato era scappato da solo su un'isola
deserta e piangeva come una femminuccia!"
Il carpentiere digrignò i denti "Poche storie, ragazzo! Tu non saresti
durato neanche un giorno su quella nave! Nemmeno un tipo super come me ce l'ha
fatta!"
"Stai dubitando del grande capitano Usopp?"
"Bando alle ciance" s'intromise Sanji
"Stai proprio bene con questo vesitito, sai, Nami?" i suoi occhi divennero due cuoricini.
Lo ignorai "Avete notizie degli altri?"
"Eh?" i cuoricini si trasformarono in una valle di lacrime.
"Sì" il ragazzo di gomma finalmente si decise a parlare, mentre
il biondo batteva i pugni a terra e piangeva disperato "Abbiamo comunicato
con il lumacofono qualche giorno fa" sfoderò un
ampio sorriso "Stanno tutti bene e ci vedremo all'Arcipelago Sabaody il prima possibile!"
"A Sabaody?" la notizia mi prese alla
sprovvista.
"Esatto, bambola" replicò Franky
"Il tirannosauro deve andare lì per questioni personali, e così ha
accettato di darci un passaggio" si tolse gli occhiali da sole "Vieni
con noi?"
"Cosa?" forse non dovevo aver sentito bene.
"E' vero" concordò Usopp "Da qui
ormai mancano soltanto pochi giorni di navigazione. Vieni con noi!"
"Ma certo!" sorrise Rubber "Tanto
al nostro amico dinosauro non dispiace! Oh, Nami,
devi assolutamente vedere quant'è mitico!"
Sanji tornò alla ribalta
con il suo sguardo roseo "Sì, dolce Nami!
Andiamo insieme a Sabaody!"
Indietreggiai, pensierosa. Il mio stato d'animo non sfuggì ai miei
compagni, che mi chiesero all'unisono "C'è qualcosa che non va?"
"No" mi affrettai a rispondere "Certo che no! E' solo
che..."
Morivo dalla voglia di riunirmi ai miei amici. Durante il tempo passato tra
i pirati Heart, mi erano mancati molto. Anche adesso
non si erano smentiti: avevano rivoluzionato il sottomarino in un istante con
le loro voci e le loro risate.
Eppure...
Il tempo si fermò, tutti sembravano in attesa di un mio cenno, mentre io
percepivo soltanto una forte presenza alle mie spalle.
Trafalgar Law era appoggiato con la schiena al muro, non aveva detto una
parola, ma io sapevo che adesso il suo sguardo era indecifrabile e nascosto dal
cappello.
M'intimidiva. Non potevo guardarlo, ma m'intimidiva ugualmente. Avrei
pregato qualsiasi dio per fargli dire qualcosa in quel momento, ma ormai avevo
imparato a conoscerlo bene e sapevo che non avrebbe aperto bocca, nè avrebbe ostacolato la mia decisione, qualunque fosse
stata.
Mi ci volle uno sforzo immenso per tradurre in parole i miei pensieri
"Io proseguo il viaggio qui. Ci vediamo a Sabaody"
Paralizzati, i volti dei miei amici. Espressioni sbigottite stampate sui
volti.
Anche gli Heart si meravigliarono e, dentro me,
qualcosa mi diceva che lo stesso capitano aveva sgranato gli occhi.
"Nami..." Sanji
era incredulo "Sei sicura?"
Annuii.
"COSA?" Usopp non riusciva a crederci
"Hai messo le mani su un tesoro o qualcosa del genere?"
"Pupa..." anche Franky sembrava
piuttosto sorpreso.
Rubber invece mi fissò
intensamente, ma poi concluse "D'accordo. Ci vediamo all'Arcipelago Sabaody"
Ecco
che entra in scena una parte dei Mugiwara :) Nel
secondo capitolo, Trafalgar Law aveva rivelato a Nami
dove si trovavano i suoi compagni. Ve lo ricordo, nel caso ve ne foste dimenticati: Rufy, Sanji e Usopp (come avrete potuto vedere) sono stati portati in salvo da Drake; Robin, Chopper e Zoro si trovano a bordo della nave di Bonney; Brook è da Hawkins e Franky è da Eustass Kidd. Mi sono divertita
particolarmente ad immaginare Franky sulla nave di EustassKidd, non so perché xD Ma ho pensato che lo trattasse come la Cenerentola della
situazione, facendogli fare lavori umili o cose del genere…
Inaspettato
il gesto di Nami. Ma a mio parere, avrà avuto le sue
buone ragionitrafalgose,
non credete? ;)
In
qualsiasi caso, mi scuso per la brevità del capitolo (SheylaLaila,
non ti arrabbiare çOç) e vi comunico che starò via
per tre giorni, quindi fatevelo bastare fino alla settimana prossima! xD
Ciao
Ciao!
P.S.
Siete andati in panico non appena vi ho detto che mancano circa 5 capitoli xD Oddio, la cosa mi fa estremamente piacere perché vuol
dire che la mia storia vi piace…però per me 14/15 capitoli sono tantissimi D:
Un senso di smarrimento s'impadronì di me. Avevo fatto la cosa giusta?
Probabilmente alcuni miei compagni mi avrebbero chiesto spiegazioni, come Usopp, Sanji e Franky...ma sentivo che la mia permanenza a bordo del
sottomarino non era ancora terminata, avevo un conto in sospeso con il
capitano.
Trafalgar Law sparì poco dopo aver salutato gli altri e mi chiesi dove
fosse finito. Dopo una doccia terapeutica, decisi di andare a cercarlo:
dopotutto, un'idea ce l'avevo.
M'incamminai per il corridoio e, quando fui al riparo da occhi altrui, feci
girare piano il pomello e aprii la porta della biblioteca...
Il chirurgo della morte era seduto a leggere un libro di medicina, il
cappello posato sul tavolino di legno, degli occhiali da vista che gli
incorniciavano gli occhi in modo delizioso.
Alzò lo sguardo su di me "Vedo che non hai ancora imparato a
rispettare i divieti" la sua voce era atona.
"E vedo che tu, ancora una volta, sei troppo annoiato per
arrabbiarti" mi sedetti sul tavolino e accavallai le gambe, che il dottore
guardò pericolosamente.
"Ammirato" mi corresse "Non annoiato"
"Davvero?" chiesi ironica "E perchè
mai?"
"Per la tua sfacciataggine. Evidentemente, non sai chi hai di
fronte"
Dove voleva andare a parare?
"Vedi, ragazzina inesperta che non sei altro...se solo lo volessi,
potrei sconvolgerti con un solo gesto" cercava di moderarsi, ma percepivo
la rabbia crescere nella sua voce.
Perchè? Perchè
ce l'hai con me, Law?
"Potrei ucciderti con un colpo solo, farti perdere la testa..."
"Come se non l'avessi già fatto" mi lasciai sfuggire.
Scosse la testa "Tu non avverti la minaccia" continuò con tono
velenoso "Sei in costante pericolo quando sei da sola con me. Non te ne
rendi conto?"
"Law, io..." cercai di dire, ma fui interrotta senza pietà.
"Cosa diavolo ti fa pensare che la mia prossima meta sia Sabaody?" domandò improvvisamente, gettandomi nel
panico più totale. Ecco dov'era il problema.
"Ma Drake...e i feriti..." cercai disperatamente di riordinare le
idee che affollavano la mia mente "Credevo che tu..."
"Io credo che tu dia troppe cose per scontate" suonava come un
vero e proprio rimprovero. La sua voce era dura e inflessibile.
Mi venne stupidamente voglia di piangere "Perchè
non me l'hai detto?" sbottai.
Alzò un sopracciglio "Me l'hai forse chiesto?"
Ci fu un attimo di silenzio, in cui cercai di reprimere le lacrime
"Che ti prende, Nami?" ecco che tornava a
tormentarmi la vocina severa "Ti sei fidata dell'uomo sbagliato? E' pur
sempre un pirata, che t'aspettavi?"
Scossi la testa e raccolsi coraggio "Perchè
sei arrabbiato con me?"
Non esserlo. Ti prego, non esserlo. Assassinai la vocina odiosa nella mia
testa e cercai di non agitarmi, chiedendomi per quale arcano motivo
m'importasse così tanto che quell'uomo non ce l'avesse con me.
Abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con le sue stesse dita "Nami..." sentirgli pronunciare il mio nome mi fece
incrementare la frequenza dei battiti "Devo chiedertelo" i suoi occhi
nei miei "...perchè non hai voluto seguire i
tuoi compagni?"
BOOM. Perchè non avevo voluto seguire i miei
compagni?
Non gli avrei risposto. Gliel'avrei mostrato.
Gli tolsi piano gli occhiali che gli stavano tanto bene e lasciai che il
grigio dei suoi occhi devastasse i miei. Mi sentii attratta da una forza
magnetica pazzesca.
Com'era possibile che mi trasmettesse una tale energia? Eppure lui se ne
stava buono lì, senza far nulla.
Con tutta l'accortenza del mondo, gli presi la
mano. Liscia.
Fu una questione di secondi: Trafalgar osserva in silenzio le nostre mani
intrecciate, dopodichè si libera dalla mia presa e si
alza in tutta fretta dalla sedia.
"Le tue bende andrebbero tolte": l'unica frase di cui mi degna.
La sua voce è ghiaccio puro, il suo sguardo mette i brividi.
Trafalgar Law mi guidò in sala operatoria senza dire una parola. Il
corridoio mi sembrò più lungo del solito e quando arrivai nella stanza mi
sedetti sul lettino centrale con espressione affranta. C'era tensione, tra noi.
Ma non riuscivo proprio a capire perchè ce l'avesse
tanto con me.
Avevo provato a chiederglielo, ma i suoi modi freddi e poco amichevoli non
avevano fatto altro che farmi sentire colpevole di colpe che, probabilmente,
non avevo nemmeno.
Osservai la stanza bianca mentre lui era intento a preparare il
disinfettante, ma non appena provò ad avvicinarsi, la luce si spense di colpo.
Ci colse di sorpresa, ma nessuno dei due aprì bocca: se la nave di Drake avesse
sul serio danneggiato l'impianto d'illuminazione, se ne sarebbero occupati i
pirati Heart.
Law si limitò a sospirare e ad accendere una piccola candela. Come avesse
fatto a trovarla nel buio, proprio non lo sapevo. Ma ormai non mi sorprendevo
quasi più.
Alla luce fioca e tremolante della fiamma, il chirurgo cominciò a togliermi
una benda. Non era arrivato neanche alla seconda, quando si fermò.
Lo scrutai in volto, curiosa, ma il suo sguardo era perso altrove.
Improvvisamente, con gesto deciso e veloce, mi aprì le gambe.
Mi lasciò di stucco: gesti del genere avrebbero potuto compromettere
seriamente la salute dei miei ormoni.
Cercai di nuovo i suoi occhi, con la speranza di trovarci una qualche
spiegazione, ma in un istante la sua mano destra fu nei miei capelli e mi baciò
come mai mi aveva baciata prima di allora. Il suo bacio era frenetico, intenso,
affamato. Non aspettai oltre e affondai anch'io le mani nei suoi capelli,
mentre le sue si spostavano sul mio fondoschiena.
Ancora una volta, mi sporsi troppo in avanti e caddi tra le sue braccia,
mentre si frantumavano al suolo diverse bottiglie di disinfettante. Il dottore
non sembrò curarsene, anzi, mi liberò dai vestiti in men che non si dica. Il
pavimento della sala operatoria era freddo e adesso anche bagnato.
Le mie labbra non si staccarono un attimo dalle sue, quando cercai di
alzarmi aggrappandomi a degli scaffali. Prontamente, da quegli stessi scaffali
ci caddero addosso garze sterili e medicazioni, ma non battemmo ciglio.
Cominciai a fare pressione sulla sua felpa e lui capì che doveva
togliersela. Si denudò velocemente e in modo così virile che iniziai a mangiare
il suo corpo con gli occhi.
Trafalgar Law era davvero bello nudo. Il suo fisico non era eccessivamente
pompato e i suoi tatuaggi erano proprio nei posti in cui avrebbero dovuto
essere. Inoltre, i suoi gesti e il suo modo di porsi erano il sesso puro. A
volte mi chiedevo se lo facesse apposta, oppure se fosse sexy di suo.
Mi chiedevo anche quante vittime al giorno facesse con quel sorriso
maledetto...
Gli morsi il collo e gli mangiai la spalla, impaziente di ricevere piacere.
Lui fece scivolare le sue mani in qualsiasi posto e mi sentii mancare.
Le sue dita che recavano la parola 'Death' entravano e uscivano dal mio
corpo, mi fecero temere che fosse davvero giunta la mia ora. Se la morte fosse
stata così dolce e profumata di disinfettante, l'avrei accolta in me a braccia
aperte. Anzi, io stessa mi sarei gettata tra le sue braccia, in un sensuale
abbraccio suicida.
Avrei sugellato il mio patto con l'angelo della morte baciandolo in bocca e
lasciando che portasse il mio senno via con sè.
E fu morte tra i miei capelli, fu morte sulle mie labbra, fu morte sui miei
seni e tra le mie gambe.
Una morte che arrivava spietata, assassina, violenta, che mi faceva
ansimare ma di cui non riuscivo a saziarmi.
LE SUE MANI.
Le mani che usava per combattere, per operare, per toccare una donna e
risvegliare i suoi desideri in modo così sensuale. Le stesse mani che
accarezzavano la mia intimità con studiata lentezza e che potevano fare a pezzi
un marine con altrettanta velocità, le dita che operavano con estrema
delicatezza e che ora mi facevano gemitare senza
scampo, le stesse che si piegavano in combattimento e che potevano ridurre l'avversario
in fin di vita.
MORTE.
L'unica parola che ricordavo di quella notte e che continuava ad
attraversarmi pericolosamente le membra. MORTE. Si presentava nei suoi abiti
migliori, travestita da seduttore indomabile e piacere.
La mia mano si resse ad un mobile dal quale caddero fiale contenenti
liquido arancione, che si distrussero e ci bagnarono.
La fiamma tremolante mostrava le nostre ombre sinuose sulla parete. Sperai
che non si spegnesse mai. Da quando c'era Law a tenerla in vita, era più vivace
che mai.
Ed
eccomi tornata da tre giorni piovosi a Bologna per vedere i Green Day (che poi hanno anche annullato il concerto -.-“) Ma
vabbè, almeno ho visto i Social Distortion che mi
hanno suonato la mia bella “Dear Lover” *___*
Confesso che “Succo d’arancia” è un po’ figlia di quella canzone, ne ho fatto
davvero abuso mentre la scrivevo…
Comunque,
bando alle ciance…questo capitolo è un finto breve perché ci sono pochi
dialoghi, ma vedrete che il prossimo sarà più lungo! U.U
Ebbene,
Trafalgar Law usa la rabbia e le minacce per difendersi da Nami…o
meglio, per dinfendersi dai suoi stessi sentimenti
che sta man mano sta sentendo di provare. Ma poi non riesce a controllarsi e fa
di nuovo l’amore con la navigatrice, stavolta mettendoci ancora più passione. Ho
sempre pensato che Law sia uno di quelli che non vogliono ammettere le proprie
emozioni e fanno di tutto per mostrarsi sempre freddi e cinici.
In
qualsiasi caso, qui non mi sono lasciata prendere la mano: MA PROPRIO IL
BRACCIO! xD Ho deciso: prossima FF rating rosso!
Ditemi che siete tutte maggiorenni, vi prego! çOç
I miei occhi
si aprirono pigramente, lasciando che il bianco della sala operatoria invadesse
le mie pupille.
Era la
seconda volta che mi svegliavo distesa sul pavimento, era diventata una brutta abitudine.
In effetti, lo spettacolo era più o meno lo stesso: pezzi di vetro, liquido
arancione misto a disinfettante, medicazioni e roba varia. Stavolta però il mio
corpo era umido, appiccicato da qualche sostanza cadutaci addosso durante la
notte.
Feci per
alzarmi e mi accorsi che le bende sul mio corpo erano sparite. Trafalgar Law
aveva fatto davvero un ottimo lavoro: le ferite, infatti, si erano
perfettamente rimarginate.
Sorrisi tra
me e me, dopotutto non era un dottorino saputello.
Notai con
piacere che questa volta i miei vestiti erano proprio dove li avevo lasciati la
sera precedente. Tirai un sospiro di sollievo: non avrei indossato di nuovo
lenzuola!
Cercai di
liberarmi degli ultimi residui di ansiolitico che erano rimasti sulle mie dita:
leccai piano i polpastrelli, curiosa di scoprire se anche quella minima dose
(ingerita per via orale e non endovenosa) avesse avuto effetti benefici sul mio
sistema nervoso.
Il mio gesto
era distratto, spontaneo, fatto senza pensarci. Ma ciò che scoprii, mi sconcertò
completamente...
ARANCIA.
L'ansiolitico aveva un misterioso sapore di arancia.
Mi leccai di
nuovo le dita, convinta di essermi sbagliata. STRA-ARANCIA.
Agrottai le sopracciglia. Cosa significava?
Probabilmente stavo sognando.
Raccolsi da
terra una fiala ancora intatta e feci la prova del nove: con un po' di
coraggio, la bevvi tutta d'un fiato...
Digrignai i
denti. Mi vestii in tutta furia e corsi nella camera del capitano, senza
perdermi in saluti mattutini ai pirati che incrociai in corridoio (i quali,
però, sembrarono piuttosto intimoriti al mio passaggio).
Attraversai
la biblioteca in un lampo, spostai lo scaffale ed entrai nella stanza dal letto
enorme e dal pavimento trasparente. Ero fuori di me.
Trafalgar
Law dormiva nel suo gigantesco lettone: era completamente nudo e il lenzuolo
gli copriva a malapena le parti intime. Quando feci il mio ingresso, i suoi
occhi si aprirono quel tanto che bastava per mettere a fuoco la mia immagine,
per poi richiudersi di nuovo.
"Che
c'è adesso?" chiese con tono stanco.
"SEI
DAVVERO UN PEZZO DI MERDA!" ringhiai.
Sbadigliò,
grattandosi l'erezione mattutina "Buongiorno anche a te"
"Come
hai potuto?! Mi hai ingannata fin dall'inizio!" continuai, al colmo della
rabbia "Sei un imbroglione! Un bugiardo!"
Si passò una
mano tra i capelli scompigliati, senza riaprire gli occhi "Chi ti ha dato
il permesso di entrare?"
Gli mostrai
la fiala sporca di liquido arancione, anche se non poteva vederla "SUCCO
D'ARANCIA!" urlai "E' così che sedi i tuoi pazienti?! Cosa sei, un esperimentologo del cavolo?"
Finalmente
volse lo sguardo nella mia direzione e mi scrutò da capo a piedi "No, lo
uso solo con te" confessò come se niente fosse.
Sgranai gli
occhi. Allora era tutto vero.
"Vuoi
dire che mi hai riempito le vene di...SUCCO D'ARANCIA?" lasciai cadere la
fiala "Mi hai...mi hai drogata di arancia?"
Non riuscivo
a crederci. Cos'era, una barzelletta? Io una cosa del genere non l'avevo mai
sentita.
Trafalgar si
decise infine a spiegare "Dovevo farti credere che fosse
tranquillante" scrollò le spalle "Altrimenti non ti saresti mai
calmata"
Strinsi i
pugni, incredula, cercando dannatamente di contenermi "E perchè non mi hai somministrato dei tranquillanti VERI,
accidenti?!"
"Bepo ti avrà detto che sono contrario a quella
robaccia" sorrise "E poi tu crollavi in un sonno profondo non appena
vedevi la fiala arancione. E' stato molto divertente" soffocò un ghigno
"E' tutta questione di psicologia, sai..."
"Non me
ne faccio niente della tua stupida psicologia!" non saprei dire se fossi
più scandalizzata o infuriata "Tutte le volte che..."
"Ti ho
sedata sul serio soltanto quando dovevo operarti" ammise.
Non ci vidi
più "IO TI AMMAZZO!" gli saltai addosso e cercai di colpirlo, ma le sue
mani furono più veloci delle mie e mi bloccarono i polsi con una forza che
avrebbe immobilizzato anche un orso inferocito.
"La
smetti di urlare? Mi sono appena svegliato" disse tranquillamente.
"Io
dovrei smetterla di...aah..." si portò una mia
mano umida alla bocca e la leccò.
Sorrise non
appena si accorse della mia reazione "E' più buono di quanto
ricordassi" mormorò in estasi, mentre le mie dita sporche di succo erano
ancora tra le sue labbra.
Dio, se lo
stavo odiando!
"Bene"
incalzò "Adesso che ho la tua attenzione..." ammiccò.
La mia
rabbia aveva ormai raggiunto le stelle "Sei proprio un..."
"Quando
ti ho curata eri agitatissima, Nami. Non riuscivi a
calmarti nemmeno nel sonno" smisi di guardarlo in modo severo e cominciai
ad osservare quegli occhi grigi con sguardo sorpreso. Il chirurgo continuò
"Non facevi altro che ripetere i nomi dei tuoi compagni e hai quasi
picchiato Bepoperchè
volevi un tranquillante" la sua voce era velluto e i suoi occhi erano
fuoco "Ho dovuto inventarmi qualcosa per farti riacquistare la calma.
Preferisci che ti racconti qualche frottola o vuoi la storia vera?"
Le sue
labbra erano il sesso e per un attimo tentennai: ero indecisa se saltargli
addosso e ucciderlo o saltargli addosso e baciarlo. Si accorse del mio
ammorbidimento e mi lasciò andare i polsi.
"Io
adoro le arance..." farfugliai in trance, senza sapere cosa dire.
Sorrise
"Lo so"
"Beh,
preferisco i mandarini!" ringhiai.
"So
anche questo" affermò in tono conquistatore.
Sbuffai
"Ebbene, cosa mi succederà adesso? Mi cresceranno le arance addosso o che
so io?"
Sghignazzò
"Tranquilla, non ci sono effetti collaterali, se non un leggero incremento
dell'urinazione...e nel tuo caso anche dell'isteria" aggiunse velenoso.
"Diventi
ogni giorno più stronzo!" ma i miei insulti non facevano altro che
divertirlo.
Poi,
improvvisamente, si alzò dal letto e cominciò a vestirsi. Con mio grande
rammarico.
"Ti
invidio molto" divenne serio, mentre si abbottonava i jeans.
Sgranai gli
occhi: cosa poteva mai avere da invidiarmi una Supernova potente e temuta come
lui?
"Sono
nato nel mare settentrionale, in un piccolo villaggio perennemente
innevato" s'infilò la felpa "Purtroppo non sempre riuscivamo a
procurarci frutta fresca. E così, dovevo accontentarmi delle granite" indossò
il cappello "Quella all'arancia era in assoluto la mia preferita"
Eccolo, il
bambino terribile che ripeteva le parolacce! Mi era mancato, anche se l'avevo
visto in pochissime occasioni. Se non altro, dimenticai per un istante il succo
nelle mie vene e la mia rabbia sbollì.
"Cosa
c'era nel tuo villaggio?" chiesi incuriosita, ricordandomi che lui mi
aveva posto la stessa domanda a proposito di CoconutVillage.
Sorrise,
pensando probabilmente che fossi una ragazzina impertinente "Tanta
neve" fu la risposta.
"E
poi?" chiesi ancora, notando una scintilla nei suoi occhi che lo rendeva
insolitamente affabile.
"Non
ricordo altro"
"Eh?"
aggrottai le sopracciglia "Ma non è possibile. Ci dev'essere
qualcos'altro!"
Si rabbuiò.
Allora mi alzai dal letto e mi avvicinai a lui "Vivevi lì con i tuoi
genitori?" osai, ma sapevo benissimo che non mi avrebbe raccontato niente
del suo passato.
Il suo
sguardo era basso, ma si rialzò immediatamente quando gli presi la mano e lo
guardai con dolcezza "Non devi inventarti frottole" d'un tratto,
sentivo di non avercela più con lui "Puoi raccontarmi la storia vera"
Sgranò gli
occhi e cercò di reprimere un moto di sorpresa senza, però, riuscirci.
Perchè, Trafalgar, devi distruggere ogni momento
in cui i nostri cuori sono così tremendamente vicini?
Si liberò
bruscamente dalla mia mano e indietreggiò "Non c'è nessuna storia" il
suo tono si era fatto scontroso.
La delusione
m'invase: avvilente vedere che non si fidasse di me nemmeno dopo che gli avevo
parlato di Arlong.
"Law..."
cercai di dire "Ma la tua famiglia..."
Fu la goccia
che fece traboccare il vaso: i suoi occhi s'iniettarono improvvisamente di
odio.
"Non
esiste" gelido, il suo tono. Come la terra da cui proveniva.
Ripensai ai
volti dei suoi genitori che avevo visto nelle fotografie e alla lettera di suo
padre "Ma avranno pur fatto qualcosa di buono..." insistetti ancora.
Mi strinse
il polso e alzò la voce "Mio padre era un mentecatto! UN FOLLE!" mi
spaventai, mentre la stretta diventava sempre più potente "Tu hai letto
quella lettera, lo so" mi guardò negli occhi intensamente e la mia paura
si confuse con la sua rabbia "Non devi farne parola con nessuno, hai
capito? CON NESSUNO"
Non riuscivo
a parlare. Ero sconvolta. Non mi aspettavo una reazione del genere. Non l'avevo
mai visto così, non immaginavo neanche che un tipo freddo come lui potesse
provare tanto odio.
Trafalgar
Law osservò delle gocce di sangue scivolare a terra e, imbarazzato, mi liberò
il polso. Nessuno dei due riuscì a dire nulla per i successivi dieci secondi.
Poi il
chirurgo parlò "Dovresti andare a fare colazione"
Ed
ecco svelato il mistero del titolo della storia! xD
Devo dire la verità: adesso, ripensandoci, mi sembra un po’ una cazzata…cioè,
tutta la storia dell’ansiolitico e del succo d’arancia…spero vivamente che non
vi abbia deluso D:
All’inzio volevo intitolarla “Succo di mandarino” per riagganciarmi
anche al passato di Nami, ma poi non mi piaceva come
suonava e ho optato per “Succo d’arancia”.
Se
ricordate bene, nel sesto capitolo si accenna qualcosa sul passato di Law (che
ora viene ripreso e approfondito) e si parla anche di questa famigerata granita
all’arancia xD Comunque sia, il chirurgo è molto
restio a parlare del suo passato, infatti mormora soltanto frasi brevi qua e
là, nonostante la navigatrice insista e cerchi di far aprire il suo cuore
ermetico.
Sono
felice di comunicarvi che finalmente ieri sera ho finito di scrivere questa
storia (era pure ora, sto da un mese! ò___ò)! Mancano
soltanto due capitoli e spero vi piaceranno! Alla prossima! ;)
Il resto della giornata volò via monotono, stando seduta nella grande sala
circolare ad osservare il mare.
Trafalgar Law non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Bepo mi offrì una tazza di the e l'accettai volentieri.
Adesso guardavo fuori dall'oblò e sospiravo, sorseggiando la mia bibita. Ma
non riuscivo proprio a pentirmi della scelta di restare a bordo.
Poi, d'un tratto, Jean Bart si sedette accanto a me e mi guardò
insistentemente le tette.
"Hey!" schioccai le dita.
Alzò con nonchalance lo sguardo "Come stai?" mi chiese
improvvisamente.
Lo fissai un po' confusa "Bene. Perchè?"
"Mi sembri pensierosa" si affrettò a rispondere.
Lo guardai come se fosse matto. Come mai aveva deciso di accomodarsi
accanto a me? Ma soprattutto...cosa diavolo voleva?
"Sai, lui non è cattivo..." disse con aria triste.
Senza che avesse pronunciato il suo nome, capii subito a chi si stava
riferendo. Non riuscii a trattenere un moto di sorpresa: c'era forse qualcosa
in me che tradiva la mia strana propensione verso il chirurgo della morte?
"Lo so" i miei occhi si abbassarono sulla tazza di the ancora
mezza piena.
Jean Bart esitò, poi continuò a parlare "E' un uomo davvero
eccezionale, oltre che un medico straordinariamente in gamba"
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo "Dimentichi di dire che è anche un
abilissimo capitano e una temuta Supernova!" e un formidabile amante.
Impressionante il numero di cose che riusciva ad essere Trafalgar Law.
"Già" concordò.
"Tuttavia, non capisco" confessai "Perchè
stai elogiando il tuo capitano di fronte a me?" lo guardai di sottecchi.
Non potevo negare che Bart mi avesse abbastanza sorpresa con le sue
argomentazioni.
Ma la sua risposta fu ancora più sconvolgente e mi pietrificò completamente
"...lui non ti lascerà andare tanto facilmente"
La conversazione con Jean Bart mi aveva piuttosto inquietata, ma andai a
letto cercando di non pensarci.
Mi addormentai in quattro e quattr'otto, aprendo dolcemente gli occhi
quando sentii delle mani sfiorarmi impercettibilmente il braccio: Trafalgar Law
era intento a medicarmi il polso che mi aveva fatto sanguinare il giorno prima,
nei suoi occhi non c'era altro che concentrazione, non una nota di emozione
turbava il suo volto.
Non si accorse di avermi svegliata.
Probabilmente, in un giorno qualunque gli avrei urlato "Come ti sei
permesso di entrare senza avvisare?!", ma non quel giorno.
Quella mattina ero semplicemente felice di vederlo, nel modo più naturale
del mondo. Chiusi gli occhi e lasciai che le sue dita accarezzassero premurose
la mia pelle, mentre il sollievo diede respiro al mio cuore.
Dopo la colazione, andai a cercare Law e lo trovai in infermeria.
"Posso entrare?" aprii la porta lentamente.
"Accomodati" fu la fredda risposta del chirurgo, mentre sistemava
delle fiale sugli scaffali.
Chissà se si trattava di succo d'arancia o che altro. Non era il momento di
pensarci, in qualunque caso.
"Ascolta, per quanto riguarda ieri..." mi mancavano le parole.
"Non importa" tagliò corto "In serata raggiungeremo Sabaody e non dovrai più preoccuparti di nulla"
"COSA?" mi lasciò interdetta e le mie ginocchia diedero segno di
voler cedere "Credevo che l'Arcipelago Sabaody
non rientrasse nei tuoi programmi!"
Scrollò le spalle "Il bello di essere capitano è che posso stravolgere
i miei piani, se lo voglio"
Era una mia impressione o c'era una nota di amarezza nella sua voce?
"Non sei contenta?" scrutò con attenzione il mio volto.
"Certo" risposi un po' troppo in fretta.
"Molto bene"
I suoi occhi grigi, la sua barba, i suoi lineamenti...quanto, tutto questo,
mi sarebbe mancato!
Ma il suo atteggiamento non cambiò: il suo sguardo continuò ad essere
glaciale e non sembrò voler cedere di un millimetro.
Per quanto ancora aveva intenzione di comportarsi così?
Scossi la testa e decisi di lasciar perdere: aggiungeva soltanto confusione
alla confusione e me ne preoccupavo decisamente troppo.
Otto ore passarono in fretta, nonostante i continui blackout. Chiesi più
volte del capitano, ma Bepo e Penguin mi ripeterono
che era molto impegnato in sala operatoria.
Alle sei di sera mi rassegnai e decisi di trascorrere le mie ultime due ore
sul sottomarino a mettere da parte i miei vestiti e a fare un ultimo giro per
il sommergibile giallo.
La stanza beige non era cambiata: c'erano le solite bende sparse ovunque e
l'odore di disinfettante che mi aveva stordita il primo giorno.
Da allora, molte cose erano diverse: innanzitutto, adesso riuscivo a fare
sogni tranquilli (soprattutto grazie ad un ansiolitico che si era rivelato
banalissimo succo d'arancia); avevo dei vestiti nuovi (comprati sotto il sole
dell'isola di Sida in compagnia di Anita); conoscevo la storia del canino
dorato dello squalo (anche se, purtroppo, non avevo potuto impossessarmene);
avevo smesso di insultare Bepo (il quale si era
dimostrato piuttosto cordiale, insieme a tutti gli altri Heart),
e le mie ferite erano del tutto guarite (grazie ad un chirurgo fantastico che
non amava essere ringraziato).
Non era tanto male, in fin dei conti.
Ma adesso era finalmente giunto il momento di tornare dai miei compagni. A
pensarci bene, mi mancavano molto: ero certamente felice di rivederli, ma avrei
lasciato il sottomarino con una leggera amarezza.
Attraversai per l'ultima volta il corridoio ed entrai in biblioteca: un
pezzo di carta era adagiato sul tavolino circolare. Quando mi avvicinai, capii
che si trattava della lettera del padre di Law. Strappata.
Attraccammo a Sabaody che era già buio. Penguin
mi comunicò che i pirati Heart non sarebbero scesi a
terra, e avrebbero ripreso il loro viaggio dopo essersi assicurati che io
avessi ritrovato i miei amici e i feriti i loro capitani.
"L'ha ordinato il capitano Law?" chiesi speranzosa.
Annuì senza dare ulteriori spiegazioni.
"Portami da lui" gli ordinai in un tono che non ammetteva
repliche.
"Ma il capitano ha detto di non disturb..."
"Me ne frego di quello che ha detto il tuo capitano!" lo afferrai
per la felpa bianca "Devo vederlo immediatamente!"
"Sì, signorina" si arrese infine, con un'espressione terrorizzata
stampata sul volto.
Trafalgar Law era di spalle, intento a sfilarsi i guanti in lattice, quando
io e Penguin entrammo in sala operatoria.
"Capitano, mi ha costretto minacciando di uccidermi!" ci tenne a
giustificarsi immediatamente il pirata dal cappello a forma di pinguino.
Law si voltò con cautela, ignorando completamente il suo compagno che
continuava a blaterare e concentrando unicamente lo sguardo enigmatico su di
me.
"...che avrebbe fatto fuori Orca e avrebbe rasato a zero la pelliccia
a Bepo..."
Digrignai i denti "Insomma, te ne vai?!"
"Eh?" s'interruppe di colpo "Subito!" sparì chiudendosi
la porta alle spalle.
Seguì un istante di imbarazzante silenzio. Poi trovai il coraggio di
parlare "Beh, non mi saluti neanche?"
"Non..." gli impedii qualsiasi tentativo di risposta gettandogli
le braccia al collo e baciandolo avidamente.
Le sue labbra erano inaspettatamente più avide delle mie.
"Mi sei mancato, mi mancherai!" sussurrai affannata, mentre la
sua bocca si apriva nuovamente e i suoi occhi si chiudevano piano.
Lo baciai altre otto, nove, dieci volte. Sentivo di non averne mai
abbastanza. Poi, d'improvviso, la luce andò via.
Non potei fare a meno di ridere. Quelle parole avevano in parte sciolto
l'atmosfera pesante che si era venuta a creare tra noi.
Poi avvertii una mano delicata sul volto "Non sei obbligata ad
andare"
Aveva detto proprio così?
Quella frase, bisbigliata così a bassa voce quasi da non essere udibile, mi
riempì il cuore di gioia e sorpresa.
Sentii il suo respiro caldo a un centrimetro
dalla mia bocca e fu di nuovo bacio.
Le mie mani andarono ad esplorare il suo viso nel buio: le basette, le
ciglia, la barba...sperai di conservare per sempre la forma del suo volto sulle
mie dita.
Poi mi accoccolai tra le sue braccia e feci scivolare la guancia sulla sua
felpa morbida. Per la prima volta, le mani del chirurgo non si posarono sul mio
fondoschiena, ma mi strinsero in un dolce abbraccio.
"Ci morirei, tra le tue braccia" mi lasciai sfuggire.
Law rise lievemente e mi baciò i capelli.
E come avrei dovuto temere una persona del genere? Come avrei potuto essere
in pericolo stando in sua compagnia?
In quel momento, realizzai ancor di più ciò che mi era ormai estremamente
chiaro: Trafalgar Law era un uomo buono. Aveva questo modo di nascondersi
dietro a cinismo e sarcasmo, e in pochi eravamo a conoscenza dei meravigliosi
tesori che teneva così ben protetti.
Dopotutto, una finta reputazione è tutto ciò che un uomo possiede...*
"Devi andare" mormorò dopo un po', ansioso di cancellare l'aria
quasi sentimentale che si era creata.
Non glielo permisi: gli presi le mani e gliele strinsi più forte che potei.
Stranamente, me lo lasciò fare senza opporre resistenza.
"Trafalgar...questo non è un addio, vero?" non saprei dire se
fossi più in cerca di rassicurazioni o semplicemente di parole sincere.
Esitò, dopodichè mi diede una risposta il cui
unico intento sembrava quello di volermi consolare "Certo che no. Devo
sconfiggere il tuo capitano nel Nuovo Mondo"
La mia fronte contro la sua, adesso "E sei sicuro di farcela?"
La fitta oscurità non mi permetteva di ammirare il suo volto, ma ebbi l'impressione
che stesse sorridendo "Ovviamente"
Inedito, questo Trafalgar Law. Forse con l'assenza di luce si sentiva più
sicuro a rendere nota quella parte di sè che era
sempre rimasta nascosta.
Premetti lentamente le mie labbra sulle sue, decisa a rimandare ancora il
mio incontro con la ciurma e a godermi ancora un po' di chirurgo della morte.
"I tuoi amici ti staranno aspettando" disse in un sibilo, ma
tutti i suoi tentativi venivano prontamente stroncati dalla mia lingua, finquando nella sua voce non si percepì una certa
impazienza "Va'...ti prego" si lasciò sfuggire.
*Chi ha visto Rapunzel avrà notato
la citazione di Eugène (che, personalmente, ho trovato molto divertente!)
Mi scuso per i troppi “paragrafi” inseriti in questo
capitolo, ma non ho saputo ordinarli meglio.
Premetto: questo è stato il capitolo che mi ha dato maggiori
difficoltà, ancor più sul contenuto che sulla forma. Nella prima stesura, Nami parlava con il fratello di Hawkins
(?!), dove lo sono andata a pescare non lo so (volevo farle avere una
conversazione con un personaggio di secondo piano, ma nessuno mi sembrava
abbastanza profondo…alla fine ho optato per Jean Bart, dopotutto non lo
conosciamo poi così bene, no? Ad Amazon Lily direbbero: “Nuovo capitolo, le
doti nascoste di Jean Bart” xD); nella seconda
stesura Nami chiedeva scusa a Trafalgar Law senza
girarci troppo intorno (cosa che mi è sembrata eccessivamente OOC,dato che anche Nami
ha le sue punte d’orgoglio); nella terza stesura mi ero decisa a dividere il
capitolo in due e formarne così un sedicesimo (che però risultava troppo
corto).
Alla fine, il risultato è questo:tenetevelo così com’è xD
Giusto qualche parolina sull’ultima parte: ho voluto inserire
un po’ di “sano sentimentalismo” da fine fan fiction, che agli sgoccioli non
guasta mai. Ho cercato di mantenere Law freddo e distante il più possibile, ma
alla fine sarebbe stato stupido non farlo cedere nemmeno di un millimetro,
avrebbe perso d’effetto tutto l’intento della storia. Spero di averlo fatto
rientrare almeno nei limiti dell’IC!
"NAMI! FINALMENTE!" mi salutarono all'unisono i miei compagni al Grove 5. A quanto pareva, ero arrivata per ultima.
La temperatura era mite sull'Arcipelago Sabaody e
le luci del Sabaody Park si riflettevano nelle bolle.
"Buonasera, ragazzi" sorrisi "State tutti bene?"
"Ci è andata bene anche stavolta" Chopper ricambiò il sorriso.
"Oh, dolce Nami!" Sanji
si perse in mille moine "Ti trovo in gran forma! Sei più bella che
mai!"
"Ecco che comincia a fare il cascamorto..." sospirò Zoro.
"Hai detto qualcosa, marimo?" si voltò
stizzito il biondo.
"Niente che il tuo misero cervello da cuoco possa comprendere" lo
sfidò l'altro.
"Adesso ti faccio ved..."
"Avanti, ragazzi!" Usopp cercò di
mitigare la situazione "Non ci vediamo da più di tre settimane e già vi
mettete a litigare?"
"Non cambieranno mai" sospirai senza speranze.
Nico Robin sorrise lievemente "Infatti"
"Allora, Nami" incalzò Rubber "Come sta il nostro amico Law?"
Non potei fare a meno di arrossire leggermente "Sta bene" evitai
di dirgli che l'aspettava nel Nuovo Mondo con l'intento di sconfiggerlo.
"Super!" s'intromise Franky e, per mia
fortuna, cambiò discorso "Brook, a te invece
com'è andata da quello svitato di Hawkins?"
Solo allora notai che lo scheletro indossava una tunica nera "Beh,
diciamo che mi ha usato un po' per i suoi riti voodoo, yohoho!"
Io e gli altri sgranammo gli occhi. Cosa diavolo c'era da ridere?
"Ma è stato divertente, mi ha predetto un sacco di cose belle per il
futuro e ha detto che ho un cuore grande!" esitò, poi aggiunse "Anche
se, essendo uno scheletro, io il cuore non ce l'ho! Yohoho!"
Mi battei una mano sulla fronte. Avevo dimenticato quanto fossero penose le
battute di Brook.
"Noi invece siamo stati da Bonney"
intervenne Chopper. Si udì un "Perchè?!"
disperato provenire da Sanji, ma il medico continuò
"All'inizio ci trattava malissimo, diceva che se non fosse stato
assolutamente necessario non ci avrebbe mai salvati" inarcò le
sopracciglia "Poi alternava momenti in cui diceva che i pirati devono
collaborare tra loro e piangeva"
Nico Robin sorrise "Era un po' instabile, la ragazza"
"Almeno nella misura in cui è carina!" commentò un Sanji particolarmente esaltato.
"Tsè!" fece Franky
"Siete capitati da una squilibrata!"
"Zitto tu!" lo canzonò Usopp
"Potrei rovinarti la reputazione in un istante!"
"Poi, all'improvviso" continuò la renna "Ha cominciato a
trattare benissimo Zoro: gli faceva portare i pasti in camera e addirittura gli
faceva mettere un cuscino sotto la testa dovunque si addormentasse!"
Nico Robin soffocò una risata, mentre lo spadaccino diventava di tutti i
colori.
"COSA?!" digrignò i denti Sanji.
"E' solo una bambina capricciosa!" si difese Zoro.
"Come l'hai chiamata?!" ringhiò il biondo "Non posso credere
che una come lei degni di attenzioni UN IDIOTA COME TE!"
"Non ti allargare, cuocastro da quattro
soldi!"
"Ci risiamo" sospirammo in coro.
In quell'istante, riconobbi alcuni reduci della battaglia di Marineford che si trovavano a bordo del sottomarino
riabbracciare i loro compagni e i loro capitani.
Mi chiesi dove fosse in quel momento Law e se fosse già ripartito...
"Tutto bene, navigatrice?" Robin richiamò la mia attenzione.
Caddi dalle nuvole, ma simulai indifferenza "Certo! Andiamo"
"SI PARTE!"annuncioRubber
facendo un salto di dieci metri.
"Sììììì!!!" rispondemmo in coro.
Il Nuovo Mondo ci stava aspettando.
Piacevole, la sera su Sabaody. Tranquilla e senza
caos. Piacevole anche stare sulla Sunny cullata dalle
onde.
Erano le due del mattino ormai. I ragazzi avevano deciso di passare a
salutare Rayleigh e di bere qualcosa, ma si sa come
vanno a finire le cose quando Rubber addenta una
coscia di pollo e Zoro si attacca ad una bottiglia di sakè.
Saremmo partiti l'indomani. Intanto, tutti sembravano dormire beatamente e
godersi l'aria fresca dell'arcipelago.
Io ero stesa a pancia all'aria sul letto, incapace di prendere sonno. Era
strano addormentarsi sulla Sunny, dopo aver trascorso
tre settimane a bordo di un sommergibile.
Rayleigh ci aveva detto che la
marina stava mobilitando tutte le sue forze per darci la caccia: visti i
precedenti a Marineford, era piuttosto intenzionata
ad andare fino in fondo.
In effetti, si prevedeva un'altra guerra, ma nessuno avrebbe saputo dire
quando. Una cosa era certa: la marina e i pirati si stavano muovendo.
Decisi di accantonare quei pensieri, almeno per quella notte, e scesi dalla
Sunny. Ormai avevo rinunciato del tutto al sonno e mi
godetti per un po' il vento tra i capelli.
Dopo un po' presi a camminare, ero scalza e l'erba umida mi solleticava i
piedi, camminai così tanto che persi completamente di vista la nostra nave.
Poi avvistai un sottomarino giallo attraccato e mi strofinai gli occhi: era
proprio lui?
Felice, sorridente, salii a bordo ed entrai nella grande sala circolare,
per poi proseguire per il lungo corridoio, arrivai alla stanza beige e poi
controllai la sala operatoria.
Infine, aprii la porta della biblioteca e Trafalgar Law mi rivolse uno di
quei sorrisi beffardi che soltanto lui sapeva rivolgere.
Gli saltai tra le braccia, baciandolo e spogliandolo e sentendo
l'impazienza crescere dentro me.
"Un'ultima volta" continuavo a ripetere "Fammi tua un'ultima
volta! Trafalgar!" chiamavo il suo nome.
Lui mi sorrise ancora una volta e mi mostrò un pezzo di carta tra le sue
mani.
"Non andare via" gli dissi, stringendomi alla sua felpa
"Resta con me"
I suoi occhi erano grigi come la pioggia a novembre e si confusero con i
miei per l'ultima volta, quegli occhi che non avevo potuto ammirare nel buio della
sala operatoria.
Mi svegliai affannata, con una sottile lacrima che m'inumidiva la guancia
destra "Merda!" sbuffai "Non è possibile!"
Cosa mi era successo? Che cosa mi hai fatto, LAW?!
Uscii sul ponte della Sunny e sospirai. Nico
Robin non sembrò accorgersi di me.
Guardai a fondo la luna alta in cielo e mi persi ad osservare il suo
riflesso nell'acqua.
Come si permetteva, questo Trafalgar Law, di farmi pensare a lui in modo
così nostalgico?
Mi tornò in mente la lettera che gli avevo scritto quando avevo trovato un
pezzo di carta strappato sul tavolo della biblioteca. La lettera di suo padre.
Era stata dura, ma alla fine mi ero decisa a farlo:
...avevo preso carta e penna e mi ero messa a scrivere...
Caro Trafalgar,
ti scrivo sul retro di questa lettera strappata sperando che non ti
dispiaccia. Quando la leggerai, io sarò già dai miei compagni e probabilmente
mi starai già mancando.
Perdona gli eventuali sentimentalismi, ma in questo momento non riesco
proprio a farne a meno.
So che non ti piace essere ringraziato, ma ci tenevo ugualmente a farlo e a
renderti noto che sono stata benissimo a bordo del tuo sottomarino: grazie per
avermi curata, per avermi fatta sorridere con la tua sottilissima ironia, ma
soprattutto per avermi fatta sentire, più di qualunque altro uomo, DONNA.
Sapevo che sarebbe arrivato il momento di andare, ma sento di lasciarti con
rammarico...
Scusami, mi viene da ridere pensando all'espressione rabbiosa che potresti
avere in questo momento.
Non arrabbiarti, Trafalgar. Sai anche tu che è successo qualcosa tra noi,
anche se uccideresti piuttosto che ammetterlo. Qualcosa che va oltre il
semplice incontro di due corpi caldi...
Domani prenderò di nuovo il mare con i miei amici: la nostra rotta sarà il
Nuovo Mondo, dove spero di rincontrarti. Oppure, se non altro, dove spero mi
verrai a cercare se le pareti di ghiaccio del tuo cuore si saranno in parte
sciolte.
Ho sempre pensato che Bonney avesse una cotta per Zoro (assieme a Perona, Tashigi, la tipa del
primo special e la sottoscritta, ovviamente xD).
Devo confessarvi che sono scoppiata a ridere quando ho scritto “…per avermi
fatta sentire, più di qualunque altro uomo, DONNA” perché sembra il genere di
cosa che direbbe una cinquantenne frustrata e repressa, ma alla fine ho deciso
di lasciarlo proprio perché mi divertiva. Oggettivamente, la lettera è abbastanza
OOC (perdonatemi, ma sono fissata ò__ò), ma c’è da
considerare la dinamicità che il personaggio di Nami
(e anche quello di Law) ha mostrato durante il corso della storia.
E così termina “Succo d’arancia”, una fan fiction che mi è piaciuto
tantissimo scrivere e che sono stata felicissima sia stata così tanto
apprezzata! Adesso se vi dico una cosa non la prendete troppo sul serio…ma c’è
la remota possibilità che io scriva un seguito! xD In
effetti, diciamocelo, il finale è un po’ aperto: c’è una guerra all’orizzonte e
Nami e Law si lasciano un po’ bruscamente. Insomma,
mi piacerebbe farli rivedere, ecco! Ma non metteteci troppo il pensiero, con la
scuola di mezzo avrò meno tempo e per di più le idee sono ancora molto
azzardate (quasi quasi aspetto addirittura di arrivare alla saga di Punk Hazard, così magari m’ispira). Ma se vi fa piacere, se
prima o poi decidessi di scriverlo, vi prometto che vi avviserò personalmente con
un messaggio privato (qualora lo vogliate).
Per adesso (tempo permettendo) mi piacerebbe dedicarmi ad altre pairings.
Detto questo, vi ringrazio infinitamente una ad una per aver seguito,
recensito o anche solo letto la mia storia così appassionatamente. Spero di
risentirvi tutte al più presto! ;) Baci***