Succo d'arancia

di Gelidha Oleron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Non so come mi sia venuto in mente di scrivere una Nami/Trafalgar…però ho cominciato stamattina e sono già arrivata al sesto capitolo! xD Ovviamente ho lavorato un po’ di fantasia, per renderla il più verosimile possibile…

In qualunque caso, se ci siete battete un colpo ;)

 

 

 

E' appena terminata la guerra a Marineford, alla quale ha partecipato anche la ciurma di Cappello di Paglia...

 

 

 

"Ma cosa...?" riaprii a fatica i miei occhi stanchi, mentre nelle mie orecchie rimbombavano ancora i cannoni e il rumore delle armi da fuoco. Vidi che ero stesa a terra, la mano insanguinata, le pietre sotto le ginocchia scoperte, la maglietta strappata. Attorno a me tanto fumo e corpi sparsi ovunque.
Mi chiesi dove fossero i miei amici. Feci per alzarmi, ma caddi rovinosamente a terra nel tentativo. Persi i sensi.

 

 

 

Quando mi svegliai, mi ritrovai distesa su un letto e coperta di bende "Dove mi trovo?" sussurrai con gli occhi ancora socchiusi.

"Sì è svegliata! Shh, si è svegliata!"

"Eh?" mi voltai verso la voce e cercai di mettere a fuoco il mio interlocutore: era estremamente pallido e indossava una tuta arancione "E tu chi sei?" chiesi debolmente.

Sussultò "Si è svegliata! La signorina si è svegliata!"

Ringhiai "Smettila di ripetere che mi sono svegliata e dimmi dove diavolo mi trovo!"

Scattò in piedi e agitò le braccia "E' a bordo del sottomarino del capitano Law, signorina! Shh, si è svegliata!"

"Cosa?" mi strofinai gli occhi "Sottomarino? Capitano?" quando li riaprii, ci vedevo molto più chiaro: ero in una stanza piuttosto accogliente, di colore beige e decorata con motivi floreali gialli. C'erano vari attrezzi sparsi dovunque, ma l'unico che fui in grado di riconoscere fu un paio di forbici.

"Si è svegliata!" mi voltai verso la voce per la seconda volta e ciò che vidi fu un orsacchiotto parlante.

"Aaaaahhhhh!!!!" urlai, mentre lui agitava le braccia e cercava di zittirmi. Poi mi fermai "Un momento..." riflettei "Io ti ho già visto..."

"Eh?" stava sudando freddo.

"Sì, all'Arcipelago Sabaody..." mi ricordai, ma prima che potessi aggiungere altro, la porta si spalancò ed entrò un uomo come una furia "Tutto bene, Bepo? Ho sentito delle urla!"

"Capitano, la signorina..."

"...si è svegliata" concluse l'altro guardandomi "Lo vedo. Buongiorno. Dormito bene?" sfoderò un ampio sorriso che non prometteva niente di buono.

Lo osservai attentamente: quel cappello, quella felpa, quella barba...tutto mi ricordava..."Io ti conosco" dissi.

"Certo che mi conosci" sorrise ancora "Ci siamo incontrati all'Arcipelago Sabaody, ricordi?"

"Trafa..." cercai di mettere a punto il suo nome.

"Trafalgar Law" mi anticipò "Tu devi essere Nami, giusto?"

"Sì" risposi confusa "Perdonami, ma cosa ci faccio qui?"

"La battaglia a Marineford è stata violentissima" replicò. Bepo lo osservava parlare con attenzione, come se pendesse dalle sue labbra. Il capitano continuò "Eravate tutti mezzi morti quando siamo arrivati..."

"Tutti?" lo interruppi bruscamente "Ci sono anche i miei amici qui?"

"No, con 'tutti' intendevo quelli che sono riuscito a portare in salvo io"

Gli rivolsi uno sguardo interrogativo "Che intendi dire?"

"Mi spiego meglio" si appoggiò con le spalle al muro "Eravate un insieme di corpi stesi al suolo, era difficile persino capire chi fosse morto e chi fosse vivo; io, il vecchio Eustass e gli altri abbiamo preso a bordo quanti più feriti possibili" sospirò "Avrei tanto voluto occuparmi di Cappello di Paglia, ma purtroppo della sua ciurma ho trovato solo te"

Le goccioline di sudore di Bepo sembravano scendere ancora più velocemente.

"Questo significa che..." esclamai.

Ancora una volta, completò la mia frase "...che il tuo capitano e i tuoi compagni probabilmente si trovano su un'altra imbarcazione, sì"

M'insospettii "E perchè ci avreste portati in salvo?"

"Oh credimi, non l'avrei fatto se non per causa di forza maggiore"

"Non avevo dubbi" mormorai tra i denti.

"Ci sarà un altro scontro" spiegò "Non sappiamo dove, quando, ma avverrà molto presto. E dobbiamo esserne in molti"

"E chi mi dice che non ci consegnerai al governo mondiale appena ne avrai l'occasione?" m'infervorai.

Scoppiò a ridere "Se avessi voluto consegnarti l'avrei già fatto, non credi?" incrociò le braccia "Il punto è che mi servite vivi. Non posso combattere con un esercito di zombie come Gecko Moria". Non capivo una parola di quello che diceva.

"Pertanto" continuò "M'impegnerò a tenervi in vita con tutte le mie possibilità"

Continuavo a non capire e lui continuava a non spiegare. Probabilmente si accorse della mia confusione, infatti disse "Sta' tranquilla, rossa. Non ti farò del male"

Lo guardai a fondo negli occhi e mi tranquillizzai. Non stava mentendo.

"Bepo" incalzò "Perchè non porti qualcosa da mangiare alla signorina? Ha bisogno di proteine e..."

Cercai di alzarmi ma un bruciore fitto alle ginocchia me lo impedì "Ahi!"

Trafalgar Law si girò subito verso di me "Non dovresti cercare di muoverti" affermò, mentre Bepo usciva dalla stanza e si dirigeva verso la mensa "Le tue ferite sono ancora aperte e hai bisogno di assoluto riposo"

"MA QUALE RIPOSO!" sbottai "STO BENISSIMO! Devo solo scoprire dove si trovano gli altri" dissi amareggiata "E poi, scusa, perchè ti preoccupi tanto? Sei il capitano o sbaglio?"

Rise "Non sbagli, ma sono prima di tutto un dottore"

Sgranai gli occhi. Questa era proprio bella. Tra tutte le domande che avrei potuto fargli, scelsi probabilmente la più idiota "Lo è anche Eustass Kidd?"

"No, lo sono solo io" non smetteva di ridere.

Diedi un'occhiata al mio corpo "Sei tu che mi hai messo queste bende?" fece cenno di sì con la testa.

"Ricoprono tutto il mio petto..." osservai contrariata.

Scoppiò nuovamente a ridere. Ero così divertente?

"Nami, sono un dottore" affermò con ovvietà "Sanguinavi, dovevo curarti"

Stavo per rispondergli in modo estremamente offensivo, quando rientrò Bepo con la colazione "Eccomi, capitano" annunciò goffamente.

Posò il vassoio su un tavolino accanto al letto: conteneva latte, cornetti, cereali, biscotti e persino sakè!

Law scosse la testa "Il sakè proprio no, Bepo" lo rimproverò afferrando la bottiglia "Non ancora. Meglio se lo prendo io" fece per uscire dalla stanza "Andiamo, lasciamola mangiare in pace. Se hai bisogno di qualcosa, Bepo è nella stanza accanto" aggiunse rivolgendosi a me "Ti basterà chiamarlo a voce alta, ti sentirà"

Li guardai a metà tra il confuso e l'incredulo "Va bene...grazie" un altro sorriso e chiuse la porta.

Sospirai. In che cavolo di situazione mi ero andata a cacciare? Decisi di non pensarci e di affogare le mie preoccupazioni nel cibo. ©

 

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


Viaggiava la mia mente, in preda ai ricordi di una guerra asprissima. Davanti ai miei occhi le immagini della carneficina: Nico Robin intrappolata da Aokiji, Zoro alle prese con Mihawk, Rubber che cerca di salvare Ace, io cado a terra e non capisco nulla, Sanji mi prende per mano, ma è ferito anche lui e sanguina.
Poi il vuoto, il terrore. Urlai.
Dalla porta entrò Bepo come un fulmine e mi resi conto che stavo sognando "Tutto bene, signorina?" chiese preoccupato.
Mi passai una mano tra i capelli sudati e chiusi gli occhi "Hai qualche tranquillante o qualche altra schifezza del genere da darmi?"
"Il capitano me l'ha espressamente vietato, signorina" rispose sempre più agitato "Dice che i pazienti si devono calmare da soli, senza l'aiuto dei farmaci"
Sbraitai "Oh, fanculo il tuo stupido capitano! Dammi almeno un antidolorifico!"
"Anche per quello dovrei chiedere l'autorizzazione"
"CHIEDILA!" mi esasperai.
Sembrò impaurito "Adesso non posso. Il capitano sta operando, signorina"
Non riuscivo a calmarmi "Dov'è il tuo capitano adesso?! Almeno strappagli di mano quella maledetta bottiglia di sakè e portamela, dannazione!" mi agitavo nel letto e ad ogni movimento sentivo sempre più dolore.
"E' in sala operatoria, signorina. Non posso disturbarlo" disse con tono spaventato "Forse le farebbe bene mangiare un po', sono due giorni che dorme..."
"COSA?!" gridai.
Bepo si allontanò con gli occhi sgranati. Solo allora mi resi conto che il tavolino pullulava di vassoi carichi di cibarie, alcune persino andate a male.
"Ho dormito davvero per così tanto?" chiesi con tono più docile.
Annuì "Il capitano mi ha ordinato di non smettere di portarle vassoi, aveva pensato che prima o poi si sarebbe svegliata e avrebbe divorato tutto..." esitò, poi aggiunse "...signorina"
Osservai con attenzione il cibo: pensava davvero di poter prevedere tutte le mie mosse, quel Trafalgar Law?
"Grazie, ma puoi dire al tuo capitano che non ho bisogno della sua carità"
"Ma non è carità, signorina, si tratta solo di..."
"E SMETTILA DI CHIAMARMI SIGNORINA!" gli lanciai addosso un vassoio e inciampò nel miele.
"Mi scusi, signorina!" cercò di rialzarsi con tutte le sue forze, imbarazzato.
Digrignai i denti e stavo per dirgliene quattro, ma era già sparito all'orizzonte chiudendosi la porta alle spalle.
Trafalgar Law aveva detto che quella sottospecie di orsetto polare sarebbe stato a mia disposizione, eh? Ebbene, non faceva altro che irritarmi!
Mi rigirai di nuovo, scomoda, impaziente, sudata. Avevo quasi paura ad addormentarmi: non volevo fare di nuovo brutti sogni. I miei occhi stavano per chiudersi, ma combattei il sonno con tutta me stessa e mi trascinai giù dal letto.
Non durai molto: sentivo le ferite bruciare lungo tutto il corpo, come se qualcuno avesse dato fuoco ad ogni mia singola cellula.
Mi girò pericolosamente la testa e cominciarono a salirmi conati di vomito. Riuscii soltanto a risedermi, poi il buio.
Quando mi svegliai, ero di nuovo a letto e sentii chiaramente il rumore di una porta che si chiudeva. Notai del the fumante sul tavolino, affiancato da pasticcini che profumavano di mandorla. Decisi di assaggiarli: erano davvero ottimi.
Mi riscoprii molto affamata, dal momento che feci strage di tutte le cose buone che affollavano l'esile tavolino di legno. Feci un lungo sorso di latte e appoggiai la testa pesante sul cuscino.
Solo in quel momento mi accorsi di un termometro sotto il mio braccio "Merda!" sbuffai "Ci mancava anche questa!" in effetti segnava trentotto e mezzo.
Probabilmente avrei dovuto prendere una medicina o che so io, ma non c'era nulla del genere nella stanza. Solo strumenti metallici, forbici, carta bianca e una tabella del corpo degli uomini pesce. Niente finestre. Niente cartine.
Doveva essere proprio un tipo strano, quel ragazzaccio stratatuato che si spacciava per dottore...

 

 

"Franky, non farlo!" urlai "E tu, Usopp, mettiti in salvo!" ma le cannonate cadevano su di noi come meteoriti. Cercai di deviarne la traettoria con il Climattack, ma non servì a un bel niente.
"Ragazzi!" ero in preda alla disperazione "Rubber, ragazzi!" poi, improvvisamente sentii un brivido attraversarmi tutto il corpo "Amici!"
Aprii di scatto gli occhi e incontrai quelli di Trafalgar Law "...tranquilla" stava dicendo "Va tutto bene..."
La sua voce arrivò come narcotico ai miei timpani e sentivo le sue mani smanettare sulle mie ferite con fare esperto.
Ma l'incubo non era ancora finito: c'era ancora Brook, e Chopper, e Robin! Chiusi gli occhi e li strinsi fino a sentire dolore alle pupille.
"Nami..." una mano si posò sulla mia guancia "Nami!" mi schiaffeggiò, ma urlai ancora, incapace di distinguere tra sogno e realtà.
Fu quando quella mano mi accarezzò il volto che mi calmai all'istante. Smisi di dimenarmi e aprii gli occhi lentamente.
Il viso di Law era a quattro centimetri dal mio "...va tutto bene, calmati..." lo guardai per un momento interminabile. Probabilmente stava cercando di assumere un'espressione rassicurante. Ci riuscì.
Cercai di alzarmi, confusa, ma mi fermò "Alt! Dove credi di andare? Ti avevo detto che non dovevi alzarti!" disse con aria severa.
Mi accorsi che la mia testa era ancora pesante, ma non m'importava. Lo afferrai per la felpa "Senti, dottorino" sembrò sorpreso "Io non posso continuare a stare qui a poltrire, DEVO TROVARE I MIEI AMICI!"
"Li ho trovati, ragazzina impertinente" si liberò dalla mia presa, scaltro "So dove sono" aggiunse con un’espressione poco amichevole.
"Cosa?! Davvero?"
Si sedette ai piedi del letto "Cappello di Paglia, il cuoco e il cecchino sono a bordo della nave di Drake; lo spadaccino, l'archeologa e il dottore sono da Bonney; lo scheletro è da Hawkins e il carpentiere è da Eustass" soffocò un ghigno "Povero lui"
Restai interdetta per qualche istante, poi ripresi "E come l'hai saputo?"
"Ho i miei informatori. Adesso ti sei calmata?"
Feci un respiro profondo. Sì, ero decisamente più calma "Quanto tempo è passato?"
"Circa quattro giorni"
"Che...cosa stavi facendo?"
"Controllavo l'andamento delle tue ferite, ma non importa: il dottorino tornerà quando dormi, così sarà più semplice"
"Ho la febbre" lo informai.
"Lo so" disse.
Ma ci era nato con quell'espressione divertita o cosa?
"Il tuo orsetto lavatore mi dà sui nervi" continuai.
Sorrise "Sì, so anche questo"
"Cosa? Te l'ha detto? Gli avevo soltanto chiesto dei banalissimi tranquillanti, maledizione!"
"Dei tranquillanti?" si alzò e si abbassò il cappello sugli occhi "Nami...per te ci vorrebbe un esorcista!"
Sgranai gli occhi "COME HAI DETTO?!" come si permetteva di parlarmi in quel modo? Afferrai un vassoio e glielo lanciai alle spalle, ma si scaraventò contro la porta chiusa.
Maledetto presuntuoso.
Trascorsi il resto della mattinata cercando di non riaddormentarmi, con un terribile cerchio alla testa.
Ma che razza di dottore era, uno che non mi prescriveva una cavolo di medicina?
Ripensai di nuovo ai miei compagni e mi chiesi se stessero bene. Avevo una voglia matta di alzarmi, di andare a cercarli, ma non avevo nemmeno la forza di muovere un dito.
E se fossi fuggita? Provai per l'ennesima volta ad alzarmi dal letto, ma ecco che tornò il senso di vuoto e le vertigini.
"Oh mio Dio" sospirai "Per quanto ancora durerà?"
©

 

 

 

3SpadeZORO: Grazie per i complimenti e per le preziose osservazioni, spero che troverai interessante anche il seguito della storia!

Funeral of Hearts: Ti ringrazio molto, spero che questo secondo capitolo non deluderà le tue aspettative!

Angel_Demon: Sinceramente neanch’io avevo mai sentito Trafalgar/Nami, però mi è venuta così, senza pensarci…ovviamente, se continuerà a piacerti anche il resto della storia sarò molto felice!

SheylaLaila: Quello del ‘far avvenire le cose troppo in fretta’ purtroppo è uno dei miei punti deboli! Ma m’impegnerò per migliorare ;) e comunque sono molto ‘aperta’ in fatto di coppie, quindi magari prima o poi potrei anche scrivere una Sanji/Nami!

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


Ero tranquilla stavolta, non stavo sognando, avvertivo soltanto una piacevole sensazione all'altezza del petto.
Strinsi le lenzuola tra le mani e aprii gli occhi soavemente. Li sgranai un istante dopo essermi accorta che Trafalgar Law mi stava toccando "CHE FAI, MALATO?!" urlai.
"Shh!" mi zittì prontamente "Che hai da urlare, sciocca? Ti sto solo sostituendo le bende!"
"Sostituendo le bende? TOGLIMI LE MANI DI DOSSO, SUBITO!"
"La vuoi smettere di sbraitare? Sono le tre del mattino, sveglierai tutti!" sussurrò a bassa voce, ma con agitazione.
"TU SEI PAZZO! Sai che..." mi tappò la bocca con la mano e alzò gli occhi al cielo "Non mi lasci altra scelta, rossa. Stavo procedendo silenziosamente proprio per evitare di svegliarti, sapevo che avresti fatto l'isterica!" la sua mano odorava di disinfettante.
Lo guardai negli occhi per un istante interminabile e ritrovai la calma. Se ne accorse e mi lasciò la bocca libera "Sei proprio impossibile..." commentò.
"E' questa la cosa più intelligente che hai da dire dopo avermi palpato le tette?" chiesi stizzita.
Scrollò le spalle "Beh, in quanto a intelligenza...aspetta un momento, COSA?!" rise di gusto "Credi che io ti abbia palpato le tette?" scosse la testa, si stava proprio scompisciando "Ti stavo solo pulendo le ferite, figuriamoci: sono un dottore! E comunque..." aggiunse con un sorriso furbo "Un sano orgasmo non ti farebbe male, credimi!"
Digrignai i denti "Sei proprio un insolente!"
Ignorò la mia affermazione ed esaminò una boccetta contenente un liquido dello stesso colore dei miei capelli "Comunque sia, per i miei gusti hai il sonno troppo leggero"
"Oh sì, drogami!" dissi subito, ipnotizzata dalla misteriosa sostanza "Ti prego, sto impazzendo!"
Mi guardò come se pensasse realmente che fossi matta "Stai guardando questa boccetta come se fosse l'elisir di eterna giovinezza" inarcò le sopracciglia "E' tutt'altro, sappilo"
"Qualunque cosa sia, per favore, potresti darmelo?" feci con impazienza.
"Berresti qualsiasi merdata senza sapere di cosa si tratta?" domandò con disprezzo.
"No" risposi un po' imbarazzata "Però quello sembra buono..." cercai di giustificarmi. Scoppiò in una fragorosa risata.
"Ti faccio ridere, eh?" divenni scontrosa.
"Sì, in effetti mi diverti molto" poi il suo sguardo diventò provocatorio "E se stessi per avvelenarti?"
La sua domandà mi gettò nel panico "Hai dato la tua parola che..."
"...non ti avrei fatto del male, lo so" sorrise "Potrei aver mentito" scrollò le spalle come se niente fosse.
"Sì" lo sfidai, inchiodandolo con lo sguardo "Avresti potuto, ma non l'hai fatto"
Aveva perennemente un'espressione sarcastica, ironica, come una continua presa per il culo. Fu con questa sua solita espressione, che mi chiese divertito "Ti fidi ciecamente di ciò che dico?"
Non risposi. Qualcosa, dentro me, mi diceva che il suo sarcasmo non era altro che un'arma per nascondere le sue buone intenzioni.
Scosse la testa "Pessima scelta" poi si ricompose "E' un ansiolitico. Vuoi che te lo dia?" i suoi occhi scavarono a fondo nei miei.
"Assolutamente sì" risposi senza pensarci due volte.
"Molto bene" afferrò il mio braccio.
"Cosa?" mi spaventai "Non credevo che...ahi!"
M'iniettò il liquido nelle vene con un ago "Non c'è ragione di agitarsi, Nami" sussurrò "Fa' sogni tranquilli" le ultime tre parole furono sibilate, soffiate, e mi addormentai dolcemente cullata da esse.

 

 

 

Mi svegliai in un bagno di sudore e piuttosto affamata. Ma doveva essere molto presto, poichè la colazione non figurava ancora sul tavolo.
Dopotutto Bepo non si era fatto più vedere dopo l'incidente del vassoio, immaginavo che mi portasse da mangiare quando dormivo.
Mi sgranchii le braccia: mi sentivo straordinariamente bene! Decisi che era giunto finalmente il momento di mettere in atto il mio piano di fuga e mi alzai lentamente dal letto.
Niente vertigini. Fantastico!
Provai a camminare e, barcollando un po', raggiunsi la porta e la aprii. Era un bel po' che non andavo in bagno, in fondo...
Fuori dalla stanza, c'era un corridoio piuttosto buio: mi decisi a percorrerlo in punta di piedi e con un po' di fortuna trovai la toilette. Mi lavai la faccia e avrei anche voluto fare una doccia, indossavo ancora la gonna sudicia e la maglietta strappata della battaglia, ma forse sarebbe stato meglio non rischiare: il mio corpo era ancora coperto di bende e non mi sembrava il caso.
Sgattaiolai per il corridoio immerso nell'oscurità, cercando una via che portasse in coperta. Girai l'imbarcazione in lungo e in largo, non rendendomi pienamente conto di dove mi trovassi a causa della scarsa illuminazione.
Sentivo uomini che russavano chiusi nelle loro camere, quando improvvisamente da una porta sbucò un pirata grosso con una coscia di pollo tra le mani. Mi nascosi in un angolo, facendo ben attenzione a non fare rumore. Cercai di mettere a fuoco il suo volto ma il buio non aiutava: vidi soltanto che addentava il pollo e si grattava il pacco.
"Bleah" pensai "Che schifo, gli uomini!" e dopo neanche un secondo, ruttò come un animale. Mi ricordò Brook e storsi il naso disgustata.
Fortunatamente, dopo questo spiacevole episodio, il tizio abominevole sparì nella sua stanza.
Continuai a camminare scuotendo la testa, pensando in che razza di posto fossi capitata, finquando non mi ritrovai di fronte un oblò: mi avvicinai e ci guardai attraverso.
Mare, mare e ancora mare. Repressi un grido di rabbia e diedi un pugno al muro. UN SOTTOMARINO!
A pensarci bene, l'orsacchiotto parlante me l'aveva detto, ma ero così stordita che l'avevo completamente rimosso.
Come si poteva scappare da un sottomarino? Come avrei fatto a capire dove ci trovavamo? A regolare il Log-Pose, a calcolare l'intensità del vento?
Digrignai i denti. Maledetto Law! Cosa voleva farci con tutti i feriti che diceva di aver salvato...A BORDO DI UN SOTTOMARINO?!
Iniziai a colpire violentemente il muro, fino a che caddi a terra senza forze, con le ginocchia che avevano ripreso a sanguinare.

 

 

"Sei proprio una paziente cocciuta!" Trafalgar mi rimproverò con foga "Hai fatto riaprire tutte le ferite, lo sai?"
Ero immobilizzata su un lettino, incapace di muovermi, in una stanza bianca che non avevo mai visto, e stavo morendo di paura "Trafalgar..." dissi con le lacrime agli occhi "Avevi promesso che non mi avresti fatto del male..."
"Infatti sei tu quella che sta cercando di farsi del male a tutti i costi!" era esasperato "Sono costretto ad operarti. Ma se dopo l'operazione non segurai le mie istruzioni e non mi darai ascolto, giuro che ti lascio agonizzare senza muovere un dito" suonava molto minaccioso.
Cercai di guardarmi intorno, intuii che forse mi trovavo in sala operatoria, c'era bianco ovunque, maschere d'ossigeno e attrezzi vari. Deglutii.
Poi lo vidi trafficare con un'ampolla contenente liquido arancione "Hey, che cosa mi hai dato ieri? Mi ha fatto benissimo!"
"Davvero?" si voltò, beffardo.
"Ne voglio ancora!"
"Ti accontento subito" estrasse una fiala e me la iniettò nel braccio. Mi addormentai all'istante, indugiando con lo sguardo sui tatuaggi che coprivano il suo braccio. Non conoscevo neanche uno di quegli strani segni.
Dormii per un bel po', e quando mi svegliai mi trovavo ancora in sala operatoria. Law non c'era e io avevo svariati fili che mi entravano nelle braccia e che si collegavano a buste bianche e boccette riempite di chissà quale porcheria.
Avevo la tentazione di strappare via tutto, ma poi lessi 'antidolorifico' e non mi mossi. Finalmente una cosa sensata!
Il mio relax fu turbato dal rumore di vetro che si frantumava al suolo. I miei occhi si aprirono pigramente "Che succede?"
"Oh mi dispiace, signorina" Bepo era inginocchiato a raccogliere i pezzi delle fiale che aveva fatto cadere.
"ANCORA TU!" gridai "PROPRIO ADESSO CHE MI STAVO RILASSANDO!"
La sua faccia pelosa divenne di tutti i colori "Me ne vado subito, signorina!"
"Aaaaahhh!!!" urlai per il dolore e mi accorsi che l'idiota aveva rotto la boccetta dell'antidolorifico. Persi proprio la ragione "BRUTTO STUPIDO INCAPACE ASSASSINO! GUARDA CHE HAI COMBINATO!" le sentii tutte le mie ferite, come se me le stessero infliggendo nuovamente, una ad una "SEI IL DIAVOLO CON LA PELLICCIA!"

"Non volevo, signorina, sono inciampato!"

"CHIUDI IL BECCO E CHIAMA IL TUO FOTTUTO CAPITANO! RIVOGLIO IL MIO ANTIDOLORIFICO!"

"Chiamate il mio spacciatore di fiducia" riecheggiò annoiata la voce di Trafalgar Law alle mie spalle "E' necessaria una dose massiccia di eroina per calmare questa qui"

"Capitano!" Bepo si precipitò verso di lui, come in cerca di sostegno morale.

"TRAFALGAR!" urlai in preda alle fitte "TRAFALGAR LAW!"

Finalmente vidi il suo viso, quello sguardo furbo che tanto mi spaventava e tanto mi rassicurava "Vedo che tu e Bepo non riuscite ancora ad andare d'accordo" commentò estraendo dalla propria tasca un'altra fiala di ansiolitico arancione.

Tirai un sospiro di sollievo, malgrado le ferite che si facevano sentire sempre di più. Cercai di allungare la mano per afferrare quella maledetta fiala, ma Law non me lo permise "Rischi di diventarne dipendente, sai?" fu l'ultima, acida frase che udii prima di perdere i sensi. ©

 

 

 

 

Funeral of Hearts: Eh sì, diciamo che Nami non è mai stata una diplomatica…ma a noi piace così com’è, non è vero? ;)

 

SheylaLaila: Wow, io invece ti confesso che la Zoro/Nami è in assoluto la mia preferita! xD Comunque i miei capitoli sono raramente più lunghi di così…leggere troppo Baricco mi ha influenzata negativamente!

 

Angel_Demon: La battuta dell’esorcista piace molto anche a me, finora è quella che preferisco nella fic! xD Dopotutto la schiettezza di Trafalgar Law è ciò che lo rende un personaggio diverso dagli altri *__* Ma perché sei pessimista? Non capisco D:

 

Sanjina99: L’atmosfera della storia è volutamente confusionaria, perché Nami è reduce da un’ardua battaglia e non è ancora nel pieno delle sue forze ;) comunque mille grazie per i complimenti!

 

Allessor: Ahaha anche una mia amica mi ha detto che tendo a far sorridere un po’ troppo spesso Law! Ma che ci posso fare, mi lascio un po’ prendere la mano perché lo adoro quando lo fa <3 E comunque è un piacere ritrovarti a recensire anche quest’altra FF :D

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


"Jean Bart ha detto che continuavi a ripetere minacce senza senso mentre ti portava da me" il suo tono era palesemente divertito "Rompipalle da sveglia e anche da svenuta" la sua voce arrivava da lontano, da un altro pianeta "So che puoi sentirmi" disse fermamente "Apri gli occhi"
Il caos balenava nella mia mente e la sua voce era l'unica certezza che avevo.
"Coraggio..." ripetè "Apri gli occhi" il suo tono era invitante, suadente, afrodisiaco.
Decisi di seguire il suo consiglio. Fui quasi accecata dalla luca bianca e con un po' di sforzo lo riconobbi all'angolo destro: era seduto con i gomiti appoggiati sulle gambe e le mani gli cadevano penzoloni nel vuoto.

Ancora una volta, ebbi la sensazione di sentirmi rinvigorita e mi misi seduta sul letto della sala operatoria.

"Brava, vedo che hai iniziativa" si complimentò "Mi piacciono le donne intraprendenti"

Lo guardai di sottecchi. Non riuscivo mai a capire se le sue affermazioni fossero vere oppure fossero soltanto architettate prese per il culo. Se non altro, il mio corpo non era più collegato a nessun tipo di filo o tubo. Mi sentii sollevata, e gli chiesi una cosa forse un po' cretina "Chi è Jean Bart?"

Sorrise, come se fosse soddisfatto della domanda appena postagli "E' un uomo molto potente. E' stato lui a soccorrerti ieri notte, dopo averti vista priva di sensi e sanguinante..."

"Ieri notte?" ripetei automaticamente. Sbalorditivo, il tempo passava velocemente senza che me ne rendessi conto.

"Sì" continuò lui "Ha detto che era andato in mensa a cercare del cibo o qualcosa del genere e poi ti ha vista in corridoio"

"COSA?!" feci allarmata. Mi tornò in mente quell'omone rude e schifoso che avevo visto ruttare e grattarsi i genitali e non potei reprimere un moto di disgusto "Spero non mi abbia toccata!"

Rise, forse conosceva le abitudini poco signorili del suo compagno "Non quanto avrebbe voluto"

Aggrottai le sopracciglia "Come sarebbe a dire?"

Ignorò la mia domanda e si alzò "Contaci, non ti avrei aiutata se non fossi stato già a lavoro" da un armadietto tirò fuori un bastone blu "Ma ti è andata sfacciatamente bene"

"Ma quello..." m'illuminai "QUELLO E' IL MIO CLIMATTACK!"

"Era accanto a te quando ti abbiamo trovata" si avvicinò "Che diavolo è?"

Glielo strappai di mano "Oh, il mio Climattack! E' un'arma potentissima!"

"Che paura" mormorò senza scomporsi.

"Se vuoi posso mostrarti come funziona!" proposi eccitata.

"Magari mi sorprenderai un'altra volta, rossa. Adesso ho parecchio da fare"

"Posso chiederti perchè me l'hai consegnato solo adesso?"

"Una persona nelle tue condizioni deve evitare di fare stronzate, ti pare?" non capii appieno ciò che intendesse, ma uscì dalla stanza dicendo "Più tardi potrai provare ad alzarti, se ne sarai capace. Se non ci riuscirai, non cercarmi più: ho già fatto tutto il possibile"

Era già andato via quando mi girai per ringraziarlo.

 

 

 

Camminai fino alla stanza beige dove mi trovavo fino a qualche giorno prima, compiendo ogni passo lentamente e tenendomi al Climattack. Non dovevo essere un bello spettacolo. Ma almeno ero riuscita ad alzarmi, ed arrancai fino all'uscita del corridoio, entrando in una sala vasta e circolare. All'interno di essa, svariati pirati con le tute bianche e i cappelli colorati mi fissarono: tra di loro c'era anche Jean Bart, che mi osservò come se non avesse mai posato gli occhi su una donna prima di allora. Inoltre, due pirati poco timidi si scambiarono occhiate complici.

Imbarazzata, attraversai tutta la stanza sotto i loro occhi incuriositi. Arrivai agli oblò che si trovavano all'estremità di essa e guardai attraverso il vetro. Ciò che vidi mi sconcertò: una squadra di tute bianche che lottava contro una balenottera per cercare di catturarla.

"Eh? Ma cosa..." assistetti allo spettacolo mozzafiato, decine di migliaia di pesci nuotavano proprio a un palmo dal mio naso. Dal sottomarino della Sunny, non c'era abbastanza spazio da permettere di visualizzare il mare in modo così limpido. Mi entusiasmai inutilmente "Hey!" chiamai a gran voce senza staccare gli occhi dalla balenottera "A quanti metri siamo?"

"Settemila" rispose Jean Bart, che nel frattempo si era avvicinato a me.

"Com'è possibile?" chiesi spaventata, delusa dal fatto che mi avesse risposto proprio lui.

"Spettacoli del genere si vedono tutti i giorni a bordo del sottomarino dei pirati Heart" spiegò, mentre guardava anche lui fuori dall'oblò "E' che disponiamo di particolari armi che possiamo usare sott'acqua. Come le luci elettriche-simula-sola che usiamo per far avvicinare i pesci"

"Non capisco" mormorai confusa.

"I pesci hanno il pericoloso istinto di voler nuotare in superficie..."

"Davvero?" ero incredula. Come faceva a sapere tutte quelle cose? A prima vista, avrei detto che a stento sapesse parlare e comunicare con gli altri esseri umani.

"Con quelle luci noi li illudiamo che sono vicini...e poi li catturiamo!" diede un pugno al muro "Guarda, l'hanno presa!"

Mi allontanai, impaurita.

"Meglio avvisare il capitano!" gridò il tipo con il capello a pinguino "Stasera si mangia carne di balena!"

"Evvai!" si unirono in coro tutti gli altri.

Mi guardai attorno spaesata, quelli dovevano essere proprio pirati senza scrupoli.

"Oh, a proposito" il grassone tornò a rivolgersi a me "Vedo che stai meglio. Ieri notte eri una vera pezza"

Storsi il naso. Ma come diavolo si esprimeva?

"Ma il capitano ha fatto proprio un buon lavoro, eh?"

"Bart, che cosa stai facendo?" s'intromise Bepo, prima che potessi proferir parola "Non spaventare la signorina!"

L'altro sbuffò "Sei tu piuttosto che non dovresti metterle paura, vattene!"

"Io non prendo ordini da te, ricordalo!" cominciarono a scontrarsi.

Feci qualche passo indietro e caddi a terra col Climattack, mentre Bepo e Jean Bart si colpivano a vicenda e si scambiavano battute minacciose. L'orso parlante era davvero sorprendente: le sue mosse richiamavano molto il kung fu e sembrava molto più a suo agio con gli uomini che con me.

Mi ricordarono terribilmente Sanji e Zoro e alzai gli occhi al cielo.

"Ma ti sei visto? Le hai prese da una ragazzina e sei inciampato nel miele!"

"Sempre meglio di te, che cerchi di abbordarla vantandoti dell'efficienza delle nostre armi!"

Decisi che era meglio cambiare aria: mi alzai da terra con un grande sforzo e mi avviai verso l'uscita della stanza cercando di non dare nell'occhio.

Purtroppo però, fui catturata dal tipo col cappello a pinguino e dal suo fedele alleato "Buonasera, signorina! Come procede la sua permanenza all'interno del sottomarino? Si sta trovando bene?"

Sbuffai. Ero arcistufa di sentirmi chiamare signorina!

Avevano entrambi un'espressione inebetita "Io sono Pinguino e lui è Orca" si presentarono con fare teatrale "Possiamo fare qualcosa per lei?"

"Qualsiasi cosa!" aggiunse l'altro con tono sognante.

Feci per aprire bocca, ma Pinguino me lo impedì "Molto bene, allora significa che le terremo compagnia mentre si fa la doccia!"

Li colpii sulla testa "Brutti ceffi, che cosa credete di fare?! Lasciatemi in pace!"

"Ahi! La ragazza ha gli artigli!" si lamentarono.

Sgusciai fuori dal caos in men che non si dica. Sospirai, una volta in corridoio. Quelli erano tutti matti.

Fui incuriosita da una porta colorata di rosso con la scritta 'Vietato l'accesso'. Diedi un'occhiata in giro e m'infiltrai velocemente, al riparo da sguardi indiscreti.

Ciò che mi ritrovai di fronte mi lasciò sfuggire un "Oh..." estasiato: una stanzetta circolare delimitata da scaffali contenenti decine di libri.

L'atmosfera era accogliente, intima, nell'aria aleggiava un certo profumo e al centro spiccava un tavolino rotondo con una sedia.

'Anatomia anfibia' era il titolo di un libro posto sul tavolo, accanto ad esso ce n'era un altro e degli appunti, come se qualcuno ci avesse passato la notte in bianco. All'interno del libro aperto, notai delle vecchie fotografie che ritraevano Law da piccolo (lo riconobbi dal cappello) assieme a due persone adulte che probabilmente dovevano essere i suoi genitori.

Gli occhi grigi della donna erano straordinariamente identici a quelli del piccolo al suo fianco. L'uomo invece aveva una barba bruna e portava degli occhiali rotondi. Tutti e tre indossavano abiti apparentemente molto pesanti: sullo sfondo, infatti, si notava un paesaggio innevato.

Nella seconda foto, c'era soltanto il bambino e l'uomo: il piccolo Law mostrava contento il dito medio, mentre il suo presunto padre gli tirava l'orecchio sinistro con espressione rabbiosa.

 

 

Poi c'era una lettera: la calligrafia era tremolante, ma ugualmente sofisticata...

 

 

 

Piccolo mio,

ti scrivo perchè non mi resta altro da fare. Ormai non parliamo più molto e me ne rammarico.

Sento ogni giorno la mancanza della nostra famiglia e di ciò che eravamo.

Ripenso ai freddi pomeriggi in cui ti portavamo al parco a fare pupazzi di neve. Ti compravamo sempre la granita all'arancia...ricordo di una volta in cui me la rovesciasti addosso e io mi lasciai sfuggire un "Che cazzo!"...lo ripetesti immediatamente e per una settimana non dicesti altro!

Tua madre era furiosa...ho ancora davanti agli occhi la sua espressione esasperata "Sono soltanto parolacce, le uniche cose che insegni a nostro figlio!"

Il giorno in cui si è ammalata, è stato il giorno in cui ho capito che dovevo impegnarmi al massimo nel mio lavoro, il giorno in cui ho deciso di insegnarti le scienze mediche.

Ho lavorato come un pazzo, sacrificando tutto il mio tempo, vedendoti crescere senza di me...ricordo ancora che la tua prima baby sitter mi disse che eri un bambino terribile, a pensarci bene ne hai fatte fuori di balie! Spero che con la vecchia Marie adesso ti trovi bene.

Sta di fatto che io mi sono giocato il tutto per tutto per salvare tua madre. Adesso che non ce l'ha fatta, mi sento finito. Come uomo, come dottore, come padre.

Per questo ti chiedo di perdonarmi se non sono stato un bravo genitore. Ma ho deciso di morire suicida.

Hai solo dodici anni ma spero che capirai. So che sei un ometto in gamba e che te la caverai di gran lunga meglio senza questo fallito.

Ti auguro di diventare un uomo migliore di me.

 

Addio

 

 

                               T  W  

©

 

 

 

Giuro che semmai un giorno Oda deciderà di raccontare il passato di Law, ci resterò malissimo quando vedrò che non corrisponderà a quello che ho inventato io! xD

 

Angel_Demon: Solitamente mi piace inserire tutta la ciurma di Cappello di Paglia, ma stavolta ho deciso di concentrarmi soltanto su Nami e Law…magari li farò entrare in qualche capitolo, più avanti J

 

SheylaLaila: Nient’affatto, Nami non è tossicodipendente! E non si fa iniettare qualsiasi cosa! xD Semplicemente, ha creduto che quella sostanza fosse un ansiolitico (lo stesso Law gliel’ha confermato) e non vedeva l’ora che glielo somministrasse perché è agitatissima, tutto qui J

 

Funeral of Heart: Ahahah ho adorato la tua recensione! Sono assolutamente d’accordo con te! Infatti uno dei motivi per cui amo scrivere (e leggere) è proprio la possibilità di immedesimarmi nei personaggi e provare le loro stesse sensazioni ;)

 

Allessor: Bepo è un po’ pasticcione, ma vedrai che prima o poi riusciranno ad andare d’accordo :D

 

Sanjina99: Come ho già scritto a SheylaLaila, la famigerata sostanza arancione non è altro che un ansiolitico xD Comunque spero che la mia storia continuerà a piacerti!

 

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


"Mi piace bruciare un bastoncino d'incenso quando leggo" un forte profumo danzava proprio sotto il mio naso, più forte di qualsiasi altro aroma che avessi mai sentito prima di allora "Proprio come a qualcuno piace ficcanasare nelle cose degli altri"

Sobbalzai, allarmata "Santo cielo!" feci cadere a terra il libro. Mi ero addormentata su 'Anatomia anfibia'.

"Non sapevo che fossi interessata agli anfibi" Trafalgar Law era in piedi davanti a me, il bastoncino d'incenso fumante tra le mani. Il suo sguardo era indecifrabile.

"Mi dispiace" farfugliai immediatamente "Ti chiedo scusa, non volevo..." mi agitai senza motivo "Io adoro le rane!" la buttai lì.

L'assenza di sorriso sul suo volto mi fece capire che forse stavolta ero andata davvero troppo oltre. Avrei voluto sparire da quella situazione imbarazzante! Temevo che mi avrebbe fatto qualcosa, mi avrebbe abbandonata in mezzo al mare o che so io. Magari mi avrebbe data in pasto alle balene. Deglutii. Ecco che tornava l'agitazione, questa volta mescolata ad una buona dose di senso di colpa.

Improvvisamente, m'illuminai "L'ansiolitico!" quale miglior sistema per ritrovare la calma? Forse Law aveva ragione, rischiavo davvero di diventarne dipendente. Ma, evidentemente, l'esperienza di Marineford aveva reso i miei nervi ancora più a fior di pelle di quanto non fossero già.

Veloce come una gazza, infilai la mano nella sua tasca e trovai ciò che cercavo "Hey, che diamine fai?!" ringhiò il capitano, bloccandomi il braccio che aveva afferrato la fiala "Capisco perchè ti chiamano 'La gatta ladra'" adesso i suoi occhi emanavano rabbia "Impressionante la velocità con cui fotti la gente"

"Trafalgar..." feci terrorizzata "Ti prego..." mi tremavano le mani. Neanch'io sapevo quello che stavo facendo.

Si accovacciò di fronte a me, teneva ancora il mio polso in una feroce stretta "Che vuoi fare?" mi chiese ad un tratto, rendendosi conto del panico che balenava nei miei occhi "Vuoi ucciderti, bucarti, fustigarti a sangue perchè ti ho sorpresa nella mia biblioteca privata?" ecco che tornò il sorriso sarcastico che mi mandava in tilt "Avanti, prova a fare qualcosa" m'incitò "Sto morendo dalla curiosità"

Mi accigliai "Non...sei arrabbiato?" balbettai.

Alzò un sopracciglio, senza smettere di disarmarmi col suo sorriso "Sono furibondo"

"Allora perchè..." il tremore nella mia voce mi preoccupò e deglutii un'altra volta. Ma cosa mi prendeva? Scossi la testa "Reagisci, Nami!" mi ripetei più volte.

"Sai perchè questa porta non è chiusa a chiave, ragazzina?" quel tono era volutamente suadente? Che cosa sperava di ottenere? Era una trappola?

Feci cenno di no con la testa.

"Perchè i miei uomini mi temono" rivelò. Per la prima volta da quando ero a bordo del sottomarino, ebbi realmente paura di Trafalgar Law "Non oserebbero mai spezzare un divieto da me imposto" stava cercando di incutermi timore, ma l'effetto che provocò fu del tutto diverso.

Mi persi nei suoi occhi grigi "Torna in superficie, Nami" mi dissi "Rischi di annegarci, lì dentro". La sua mano che stringeva il mio polso mi trasmetteva un'energia fuori dal comune. Forse non ero semplicemente pronta per fronteggiare una Supernova.

"Mi hai capito bene, rossa isterica?" la sua voce era balsamo e spezzò in due il mio autocontrollo. Mi chiesi se lo facesse apposta...ma stava di fatto che la fiala di ansiolitico che reggevo si frantumò al suolo, scivolata dalla mia presa divenuta nulla.

Caddi in ginocchio di fronte a lui e prima che potesse sentire il rumore del vetro, le mie labbra furono sulle sue.

Chiuse gli occhi immediatamente, come se non aspettasse altro, e non oppose resistenza. Anzi, mi baciò lentamente, intensamente, fino a farmi impazzire.

Quando la sua lingua toccò la mia, un brivido mi corse lungo la schiena. Avrei voluto che la accarezzasse, che la mordesse, che la castigasse. I miei pensieri si azzerarono con un velocità inaudita, fremevo soltanto per avere un maggior contatto fisico con lui.

Gli posai una mano sul volto e sentii la sua basetta solleticarmi i polpastrelli.

"Precipitosa, Nami!" mi rimproverai "Potrebbe essere una trappola!" feci uno sforzo immenso per mettere a tacere quella vocina severa che si era scatenata dentro me.

Mi morse il mento e lo sentii chiaramente indugiare sulla mia gola. Mi sentii mancare. La paura si mescolò all'eccitazione. Ma la sua estenuante (e studiata) lentezza non faceva altro che mandarmi ancora di più fuori di testa.

Il mio cervello continuava ad andare a ruota libera, prima pensando che fosse pericoloso, poi arrendendosi al piacere.

Lo spinsi a terra, incauta, e lui, per tutta riposta, fece salire la mano libera lungo la mia gamba scoperta, fino a raggiungere le natiche "E poi dice di non essere un malato!" pensai tra me e me.

Le sue mani erano leggere, delicate, a tratti persino impercettibili. Evidentemente era abituato a maneggiare i suoi pazienti con cura.

Finalmente, mi liberò l'altra mano e potei sfilargli la felpa gialla e nera, la quale si portò via anche il capello. Era strano riuscire a vedere tutti i suoi capelli: erano folti e neri, scompigliati senza speranze.

Il suo petto era tatuato come le sue braccia. Lo sfiorai con le dita: tatuaggi strani di cui non capivo il significato, ma che si stagliavano perfetti sulla sua pelle liscia.

Poco dopo, fu lui a posarmi una mano sul volto e a baciarmi nuovamente, un bacio che non lasciava scampo, di quelli che non vuoi interrompere, da assaporare fino a che non riesci più a respirare. Per di più, la sua mano sulla faccia mi dava un certo calore, che ben presto si diffuse per tutto il mio corpo.

Mi sentii invadere dal desiderio. Ebbi paura: in quell'istante, avrei potuto fargli veramente di tutto.

Gli baciai l'orecchio destro, sentendo il sapore metallico dei suoi piercing dorati. Fui fermata da un gemito che non riuscii a soffocare: le sue mani calde erano tra le mie cosce.

Ma la mia bocca affamata cercò di nuovo la sua, e sembrava non saziarsi mai, nutrendosi delle sue labbra, inumidendosi con la sua lingua.

Improvvisamente, mi ritrovai senza vestiti sotto di lui. Il profumo d'incenso mi stordiva e caddi quasi in estasi quando Law cominciò a baciarmi sul collo. Avrei voluto che arrivasse velocemente all'orecchio, che mi mordesse, che mi scarnificasse, ma l'astuto chirurgo doveva sapere quanto mi avesse resa impaziente, infatti tardò un'eternità ad arrivare al lobo. Un tremendo su e giù senza tregua. Avrei seriamente potuto restarci secca. Ma chi è questo Trafalgar Law? Perchè nessuno me ne aveva mai parlato prima? Lo sa che mi sta annebbiando la ragione, con queste maledette labbra?

Eccolo di nuovo tra le mie gambe e il profumo d'incenso...

Ancora una volta, mio malgrado, dovetti dargli ragione: un orgasmo era proprio quello che mi ci voleva. Uno come si deve, però. Come non ne avevo da molto tempo.

Quando provai ad urlare, mi tappò la bocca con la mano, mano che gli morsi e che si fece mordere senza fare troppe cerimonie. Aveva un buon sapore la sua pelle, e le sue dita che portavano la scritta 'Death' restarono nella mia bocca per un tempo interminabile.

Mi lasciai andare del tutto e gli permisi di succhiare tutte le mie paure, che scivolarono via assieme alle inibizioni, sbiadite, dimenticate, volatilizzate...

 

 

Signor Law, ma lei è anche il dottore dell'anima? Perchè il calore del suo corpo sta esorcizzando tutto il dolore che c'era in me. ©

 

 

 

 

 

Spero perdonerete la brevità di questo capitolo, ma ho preferito evitare di esagerare…quando mi lascio prendere la mano sono guai!

Il risultato è un rating arancione scuro! xD

 

Sanjina99: Sempre grazie per i complimenti, sono contenta che la mia FF continua a piacerti!

SheylaLaila: Ecco il punto vivo! Sperando che sia stato di tuo gradimento ;)

Angel_Demon: Già, anch’io spero che la vera storia di Trafalgar Law assomigli almeno un po’ a quella che ho scritto io…altrimenti ci resterei malissimo!!! xD

Funeral of Hearts: Non ti eccitare troppo con questo capitolo! xDDDD

A_Classic_GiRl: Grazie mille per i complimenti, spero che questo capitolo non deluda le tue aspettative J

 

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


Quando aprii gli occhi, non riconobbi immediatamente il luogo in cui mi trovavo. Poi la mia mano si scontrò con un libro caduto a terra e con dei pezzi di vetro. Percepii il profumo d'incenso...

Mi girai subito: non c'era nessuno al mio fianco.

"Oddio" pensai guardando il soffitto "E' successo davvero" mi passai una mano tra i capelli e feci un respiro profondo.

Nella mia mente corsero svariati flashback della notte precedente: in tutti c'era lui, la sua pelle, i suoi occhi.

Mi costrinsi ad alzarmi. Ma poco dopo mi resi conto che i miei vestiti erano svaniti nel nulla. Su diverse parti del corpo, figuravano ancora bende e medicazioni.

"Brutto figlio di puttana" mormorai tra i denti. Cos'era, uno scherzo? Beh, non era affatto divertente!

Mi guardai intorno: a parte vetro a pezzi e liquido arancione, nella biblioteca sembrava tutto a posto. O forse mi sbagliavo...

Notai che uno scaffale risultava più sporgente rispetto agli altri. Mi avvicinai, accigliata. Lo spostai, scoprendo una cosa che mi lasciò a bocca aperta: una porta nascosta con incise due lettere, TL.

"Figlio di puttana alla seconda!"

Pensai che forse poteva trattarsi di un nascondiglio per un tesoro e la aprii senza esitare. Purtroppo, però, mi ritrovai davanti una semplice camera da letto.

"Accidenti!" sbuffai. Mi addentrai all'interno di essa, sperando ad ogni passo di scorgere una qualche moneta d'oro, ma niente.

Le pareti erano colorate di azzurro chiaro e al centro c'era un enorme letto bianco a baldacchino.

Poi abbassai lo sguardo e trattenni un grido di sorpresa: il pavimento era costituito unicamente da vetro (sperai che si trattasse di vetro molto spesso) e permetteva di vedere benissimo i pesci e altre creature che sguazzavano in mare. Sembrava davvero di essere sott'acqua! Scossi la testa "Infatti siamo in un sottomarino, Nami!" mi dissi.

Un po' impaurita, mi sedetti a terra e cercai di godermi lo spettacolo: pesci rossi, pesci palla, sardine, pagliacci...avrei giurato di aver visto persino un barracuda! Poi strani tipi di mammiferi con le pinne luminose, un luccio con la proboscide e un nasello che assomigliava ad Usopp! Insomma, ce n'era davvero per tutti i gusti!

Mi stesi per ammirarli meglio, poi mi ricordai che ero nuda e, per giunta, proprio in quel momento comparve attraverso il vetro un gigantesco serpente marino!

Mi alzai in tutta furia e corsi sul letto. C'era da aspettarselo: il materasso era ad acqua.

Avevo sempre sognato di averne uno e mi sentii felice come Rubber quando mangia, quando provai a saltarci sopra!

Dopo un po' mi stancai e mi aggrovigliai tra le lenzuola tutta soddisfatta.

Feci strisciare la guancia sul cuscino e lo riconobbi: era lui, il suo odore, la sua essenza!

Restai per un po' di tempo in quell'enorme lettone ad affondare il naso nel cuscino di Law e a godermi il materasso. Poi mi venne un'idea: rubai quelle lenzuola fresche e profumate e mi coprii, dopotutto se i miei abiti avevano fatto una brutta fine, dovevo pur equipaggiarmi in qualche modo.

 

 

 

Camminavo per il corridoio cercando di nascondermi dietro gli angoli delle porte, fortunatamente non era molto affollato.

In mensa trovai Bepo, che appena mi vide miseramente coperta da un lenzuolo bianco, lasciò cadere il suo bicchiere di latte "SIGNORINA!"

"Shh!" feci ampi gesti con le mani "Shh!"

"Oh" arrossì "Mi perdoni, signorina. Ma..."

"Tranquillo, orso" mi avvicinai "Tu non mi hai mai incontrata, d'accordo?" afferrai un bicchiere di latte dal buffet che, secondo i miei calcoli, stava per essere inaugurato di lì a poco, e lo bevvi tutto d'un fiato.

"D'accordo..." farfugliò. Mi stava facendo una radiografia virtuale.

"A proposito, sai dove sono i miei vestiti?"

"Non...non ne ho proprio idea, signorina..." la sua radiografia fu interrotta dal mio bicchiere che si posava vuoto tra le sue mani.

Gli feci l'occhiolino "Sei un bravo orsacchiotto"

I suoi occhi divennero due cuoricini, ma prima che potesse dire qualcosa 'alla Sanji', sgattaiolai fuori dalla stanza.

Ma dove diavolo si era cacciato?

Superata la sala operatoria, incrociai Orca e Pinguino che sbadigliavano "Eh?" alzarono lo sguardo su di me.

"Merda!" mi lasciai sfuggire.

Orca si strofinò gli occhi "Hey, amico...cos'è, un sogno?"

L'altro si stiracchiò "Sì, probabilmente stiamo sognando"

"No" scosse la testa Orca, inebetito "In un sogno, una meraviglia del genere ci rivolgerebbe la parola"

"Già, hai ragione..." rispose Pinguino, come uno zombie "Non dev'essere reale..."

Colsi la palla in balzo "Buongiorno, ragazzi!" simulai un sorrisone a trentadue denti "Sapete dirmi per caso dove posso trovare il vostro capitano?"

Si scambiarono un'occhiata assonnata, poi Pinguino rispose "Certo. E' in infermeria"

"Perfetto! Grazie mille!"

"Hai visto, Orca?" sentii mormorare in lontananza "Era solo un sogno!"

"Già...peccato, però! Mi mancherà, quando mi sarò svegliato!"

In quattro e quattr'otto, riuscii a trovare l'infermeria e bussai piano "Avanti" riconobbi la sua voce.

Aprii leggermente la porta, evidentemente non abbastanza da mascherare le mie nudità, perchè un "Ooh!" estasiato si levò da parte dei presenti.

"Posso parlarti un attimo?" chiesi imbarazzata a Trafalgar Law, che stava togliendo le bende ad un uomo ferito.

"Certo" si limitò a rispondermi, nonostante i "Chi è quella bella sventola, capitano?" e "Hey, Law! Perchè non ce l'hai mai presentata?".

In un istante, fu fuori dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle. Senza pensarci due volte, gli gettai le braccia al collo e lo baciai senza ritegno.

I ricordi della frenetica notte trascorsa insieme tornarono alla mia mente più vividi che mai "E' così che insegnano a baciare, nel mare settentrionale?" sussurrai sulle sue labbra, che si schiusero in un lieve sorriso "Certo che no. E' solo il chirurgo della morte che bacia così"

Il suo respiro caldo mi andò alla testa e cercai nuovamente la sua bocca, ma mi stroncò dicendo "Spero tu abbia un ottimo motivo per disturbarmi mentre sto lavorando"

M'indispettii "Sei poco credibile con le mani sul mio sedere!" storsi il naso "Comunque ce l'ho, il motivo" continuai con tono acido "Dove sono i miei vestiti?"

La sua espressione tradì un non so che di divertito "Oh, intendi quegli straccetti sporchi? Non ti dispiace se li ho buttati via, vero?"

Cercai di mantenere la calma "Spero tu stia scherzando" dissi nervosa, liberandomi dalla sua presa e facendo tre passi indietro. Lo fissai con odio.

Si grattò la barba e incrociò le braccia "Beh, temo che dovrai girarmi nuda per il sottomarino" replicò senza scomporsi "Però devo ammettere che la trovata delle lenzuola è davvero geniale!" rise.

"CHE HAI DA RIDERE?!" m'impuntai "Adesso tu vai subito a recuperare la mia gonna e la mia maglietta, dovunque siano! ANCHE IN FONDO AL MARE!"

La sua risata s'interruppe di colpo "Stai cercando di darmi degli ordini?" alzò un sopracciglio. Eccoli, gli occhi grigi che mi frustavano.

Mi arresi "E' incredibile quanto riesci ad essere stronzo"

Si abbassò il cappello sugli occhi e soffocò un ghigno "Hey, non ti facevo così volgare"

Strinsi i pugni "Almeno fa' emergere questo sottomarino del cavolo, così potrò controllare la rotta!"

Mi guardò come se stessi dando di matto "Ci stai provando di nuovo? Quello era un ordine? Fallo ancora e giuro che ti proibisco di indossare lenzuola"

Digrignai i denti. Che maleducato!

"E poi abbiamo già un navigatore, grazie per l'interessamento" fece per aprire la porta.

"Ma Law!" alzai gli occhi al cielo, esasperata "Come puoi..."

"Il capitano sono io e qui si fa a modo mio" concluse "Ma se non ti sta bene, puoi sempre andartene a nuotare tra i barracuda"

Allora ci avevo visto giusto! Era davvero un barracuda quello che avevo avvistato attraverso il vetro!

Mentre ci pensavo, il chirurgo era già sparito in infermeria.

 

 

Quella sera, un imbarazzatissimo Bepo mi chiese di unirmi alla ciurma per la cena. Riflettei un istante, poi mi ricordai che non indossavo altro che un lenzuolo e declinai l'invito.

Mi promise che mi avrebbe portato un vassoio in camera, come sempre.

"Grazie" gli sorrisi. Dopotutto, se l'era meritato.

Cenai sentendo la mancanza delle pietanze di Sanji. Certo, anche lì era tutto buono, ma il cuoco della Thousand Sunny era in assoluto il migliore in circolazione.

Ripensai ai miei compagni e mi chiesi quando ci saremmo rincontrati...

Mi addormentai canticchiando "Il liquore di Binks".©

 

 

 

 

 

 

Vi chiedo scusa per i nomi di alcuni personaggi forzatamente italianizzati…ma a volte mi prende la fissa di chiamarli così, vado a periodi xD è piuttosto stupido, me ne rendo conto, ma questo è un periodo fortemente ITA.

Al prossimo capitolo vi risponderò individualmente (come dovrei fare, tra l’altro) perché…ne diventate sempre di più! xD Veramente non mi aspettavo tutto questo seguito e vi ringrazio di cuore : )

P.S. Un ringraziamento speciale al mio migliore amico, che quando ha letto i miei appunti (scritti rigorosamente con carta e penna, metodi primitivi) ha commentato: “Ma pensi veramente che la gente non capirà che mentre scrivi di Trafalgar Law ti ecciti terribilmente?”

 

 

 

Angel_Demon: Oh, sono contenta che tu sia contenta! *-* Ti confesso che quando ho scritto del loro primo bacio mi sono sentita felice come una bambina che fa accoppiare Barbie e Ken!

 

Red_Moon23: Ti ringrazio molto per tutti i complimenti! Spero che questa fic continuerà a piacerti J

 

Zomi: Zomi, mi fa piacere che tu ti sia interessata anche a quest’altra FF! Non ti entusiasmano le What if? Ma anche l’altra mia storia lo era D: quindi deduco che le mie sono le uniche che ti piacciono :P

 

Funeral of Hearts: Oddio, mi piace un sacco quella canzone! E anche il musical! E poi, che te lo dico a fare…io adoro Russell Brand! xD Comunque hai ragione, quel pezzo è proprio azzeccato per il quinto capitolo ;)

 

SheylaLaila: Sono contenta che ti sia piaciuta la scena arancione scuro J se Nami tornerà dai Mugiwara? Lo scopriremo più avanti ;)

 

Sanjina99: Ci avevi visto quasi giusto! Infatti, come avrai potuto notare da questo capitolo, Nami era finita nella biblioteca privata che dava nella stanza del chirurgo J

 

Allessor: Come promesso, eccoti qui tra i ringraziamenti u.u Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento!

 

PabloPicasso: Prima di tutto devo dirti che adoro il tuo nickname e il tuo avatar *___* E poi, ovviamente, ti ringrazio per i complimenti J

 

 

 

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Nel cuore della notte, fui svegliata da urla stridule "AIUTO! CHE QUALCUNO CI AIUTI!" aprii gli occhi ancora intontita "VI PREGO!" mi alzai dal letto così velocemente che mi girò la testa "SALVATECI!" scalza, coperta unicamente da lenzuola e bende, assonnata e allarmata, corsi in corridoio afferrando il Climattack.

"Che succede?" chiesi a due uomini che correvano.

"Pare che il sottomarino si sia scontrato con un'altra imbarcazione" risposero affannati, scrutandomi dall'alto in basso.

"COSA?" sgranai gli occhi.

Decisi di seguirli e, dopo un po' di tempo, arrivammo in coperta. Non riuscivo a crederci: bastò aprire una porta per ritrovarci all'aria aperta, aria che respirai a fondo e che accolsi con gioia nei polmoni. Perchè nessuno mi aveva detto che saremmo emersi? Cos'ero, l'ultimo gabinetto a bordo del sottomarino? Avrei potuto prendere una boccata d'aria veloce e poi tornare a dormire, o semplicemente dare un'occhiata al cielo e poi riposare tranquilla!

A pensarci bene, da quando mi trovavo lì, ero stata tranquilla ben poche volte...

L'aria della notte era fresca, pulita e lasciai che m'inondasse le vie respiratorie. Il vento mi scompigliò i capelli.

Un istante dopo, mi accorsi del caos che mi circondava: tute bianche ovunque, che fronteggiavano giganteschi squali che cercavano di attaccarci. Li osservai spaventata: erano davvero enormi! Ma in che razza di mare ci trovavamo?

"Room!" riconobbi la voce di Trafalgar Law, che stava combattendo magnificamente usando la katana e i poteri del frutto del mare.

Quella visione mi assorbì del tutto: non c'era più niente attorno a me, dimentica gli squali, dimentica le urla, soltanto un meraviglioso vento notturno e Trafalgar Law che piegava le dita in modo strano e sorrideva compiaciuto.

Scossi la testa, non potevo permettermi di distrarmi "Thunder ball...TEMPO!" tutti si voltarono verso di me, restando a bocca aperta dopo aver visto che avevo fulminato diversi squali. Ma lo spettacolo durò ben poco, poichè un barracuda continuava a dare testate al sottomarino proprio dal mio lato.

"Nami!" urlò Law, alle prese con uno squalo bianco "Cosa credi di fare con quel giocattolo? Torna subito sotto coperta!"

"Io non prendo ordini da te!" gli gridai di rimando "Tu non sei il mio capitano!"

"Sei a bordo del mio sottomarino, però!" scivolò "Porta in salvo loro due!" mi lanciò due corpi come fossero due sacchetti di spazzatura.

"Cosa?" riuscii ad afferrarli per un pelo. Si trattava di un uomo e una bambina svenuti.

"Renditi utile, invece di stare qui ad intralciarci!" continuò il chirurgo, mentre infliggeva un colpo mortale ad un grosso predatore dai denti affilati.

Esitai per un istante, guardando il Climattack. Ma poi decisi che sarebbe stato meglio eseguire gli ordini del capitano.

Iniziai a correre verso l'interno dell'imbarcazione, facendo ben attenzione a non far cadere i feriti.

"Signorina Nami!" incrociai Bepo all'imboccatura del corridoio.

"Non è il momento, orsetto" annaspai "Devo..."

Guardò l'uomo e la bambina svenuti e divenne ansioso tutto d'un tratto "Sono feriti gravemente! Bisogna subito portarli in sala operatoria!"

"Il capitano..." cercai di dire, ma fui interrotta da un gruppo di uomini che mi liberarono dal peso dei corpi e li adagiarono su due barelle.

"Io..." continuai, mentre qualcosa di caldo mi avvolse le spalle.

"Ha preso molto freddo, signorina" Bepo era a dorso nudo, la sua felpa arancione su di me "Se si prende una ricaduta, il capitano sarà furioso"

"Ma Bepo..." pronunciai il suo nome per la prima volta e lui mi rivolse un sorriso, per la prima volta senza imbarazzarsi "Non si preoccupi per me, signorina. Sono nato tra i ghiacci, sono abituato alle basse temperature"

Gli sorrisi anch'io "Grazie"

Probabilmente, stava lottando contro stesso per non arrossire "Sarà meglio andare in sala operatoria" balbettò.

"Certo" corremmo lungo il corridoio e arrivammo nella stanza bianca.

I due feriti si trovavano su due barelle poste centralmente, privi di sensi. Li osservai incuriosita: l'uomo poteva avere una quarantina d'anni, capelli brizzolati e una ferita sanguinante all'altezza del petto. La ragazzina era magra, minuta, capelli castani e un vestitino verde sporco di sangue.

Mentre gli altri si scambiavano opinioni mediche e preparavano gli attrezzi, io mi chiesi cosa ci facessero quei due in mezzo a quel mare ingrato infestato da squali. Non trovando risposta al mio interrogativo, mi strinsi forte la felpa di Bepo attorno al petto e sospirai. Certe persone erano proprio incoscienti...

Mi fece sobbalzare la porta, che si aprì facendo un gran rumore "Capitano!" tutti ci voltammo verso Trafalgar Law, il quale non aveva un graffio dopo aver affrontato quelle temibili bestie. Tutt'altro: la sua espressione era rilassata, serena, come se tornasse semplicemente da una battuta di caccia.

"Non è necessaria l'anestesia"

"Agli ordini" i suoi uomini obbedirono senza discutere.

Io ero a dir poco scandalizzata "COSA? Stai scherzando?"

"Nient'affatto" rispose infilandosi i guanti "Hanno già perso conoscenza, anche se dovessi fargli male non sentirebbero nulla"

Sgranai gli occhi "Ma cosa sei, un chirurgo o un macellaio?! Sono esseri umani, sai? NON ANIMALI!"

Scrollò le spalle "Sei ancora in tempo per uscire. Nessuno ti costringe a stare qui dentro"

Deglutii "No" affermai con decisione "Voglio assistere"

"Molto bene" sorrise sadicamente "Ci sarà da divertirsi"

 

 

 

"L'intervento è riuscito perfettamente" Bepo si richiuse alle spalle la porta della sala operatoria. Eravamo gli ultimi ad uscire "Adesso i pazienti devono solo riposare"

Tossii "Grazie per la felpa, Bepo" feci per restituirgliela "Sei stato molto gentile, ma adesso vado a letto"

"Nessun problema, signorina" agitò le braccia "Insisto perchè la tenga. A me non serve, sento un caldo!" in effetti delle goccioline di sudore gli scendevano lungo la pelliccia.

"Ma Bepo..." un colpo di tosse m'impedì di completare la frase.

"Che brutta tosse..." commentò sarcastico Trafalgar Law "Sembra proprio che qualcuno si sia ammalato di nuovo..." mi punzecchiò, mentre si avviava verso il corridoio.

Presuntuoso.

"Capitano!" Bepo attirò la sua attenzione "Forse la signorina Nami dovrebbe essere visitata, potrebbe aver preso un raffreddore..."

"Ma davvero?" mi schernì.

"Sto benissimo!" ringhiai.

Il capitano si voltò verso di noi e incrociò le braccia dietro la testa "Sentito, Bepo? La dottoressa ha detto che sta benissimo" sbadigliò "E io ho sonno, perciò..."

Starnutii "Accidenti!"

"Ma capitano, mi scusi..." continuò l'orsacchiotto con un po' di timore. Sembrò spaventato dallo sguardo minaccioso che gli rivolse Law "Volevo solo..." cercò di giustificarsi, ma il chirurgo si spazientì "Bepo, questa signorina qui non ha seguito le mie istruzioni mediche" fece con tono esasperato "Le ho detto di stare a letto e si è alzata, le ho detto di riposarsi ed è venuta a combattere, le ho detto di calmarsi e si è agitata!" scosse la testa, poco convinto.

Bepo restò interdetto e fece qualche passo indietro con aria dispiaciuta.

Io mi alterai "Oh, la ringrazio tanto, dottore, per la sua IMMENSA DISPONIBILITA'!" tossii ancora "...ma le posso assicurare che non è affatto necessario!"

"Magnifico! Possiamo andare a dormire in santa pace, allora...isterica demoniaca" sibilò tra i denti, mentre proseguiva per la sua stanza.

"Hey, come mi hai chiamata?!"

Bepo mi trattenne per le braccia "Signorina...si calmi!"

"Adesso ti faccio vedere io, brutto dottorino saputello del cavolo!" mi dimenai.

"Signorina, non è il caso di fare tutto questo baccano!"

"Zitto tu, peluche da quattro soldi!"

"Cristo santo..." sbuffò Law tornando indietro e avvicinandosi a me "Tu non molli, eh?"

Mi sforzai per non guardarlo negli occhi "Sei solo un...aah..." sospirai con tono dolorante. Un ago era entrato nel mio braccio.

"Eh?" Bepo sembrava sorpreso.

"Non è...giusto..." farfugliai "Questo è...sleale"

"Dormi, arpia dai capelli rossi" incrociai lo sguardo penetrante di Trafalgar per un istante e mi devastò "E magari non svegliarti mai più" ©

 

 

 

 

 

 

Noto con piacere che la ‘stronzaggine del giorno dopo’ di Trafalgar Law ha riscosso molto successo! Mi piacete, lettori :D  Ovviamente, ce la metto tutta per renderlo il più IC possibile…anche se non si può certo dire che sia uno dei personaggi più semplici di One Piece…per cui, delle volte, mi risulta inevitabilmente un po’ OOC.

Nella prima parte di questo capitolo, avrete notato il richiamo a Marineford (di quando Law afferma che non è necessaria l’anestesia). La cosa mi era rimasta impressa e ho voluto inserirla qui xD

Comunque sia, un grazie virtuale ai Social Distortion, che mi fanno compagnia con le loro canzoni mentre scrivo (e che dovrei vedere dal vivo tra qualche settimana! xD)

Beh, credo non ci sia altro da dire…alla prossima! ;)

 

 

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


"Maledetto" sibilai "L'hai fatto ancora..." sentivo la sua risata, risata che avrei voluto far sparire dalla faccia della terra "Mi hai sedata..." una fiala sporca di liquido arancione spiccava sul tavolino.

"Sei stata tu a costringermi a farlo. A quanto pare, quelle come te non tacciono facilmente"

"Sei proprio..." sussurrai flebilmente, ma fui interrotta da un invito che avevo già sentito "Apri gli occhi"

Dio, come riusciva ad essere così maledettamente convincente anche dopo che avevamo discusso?

Disarmata, senza riserve, feci come aveva detto. Riconobbi la stanza beige e i vassoi pieni di cibo. Il tutto era illuminato dalle prime luci dell'alba.

Law era in piedi accanto al letto e mi scrutava dall'alto "Siediti" ordinò.

Anche stavolta, lo stetti ad ascoltare immediatamente, come ipnotizzata dalla sua voce.

"Girati verso di me" comandò ancora.

Si accorse che i miei occhi erano diventati quelli di una sua vittima, perchè abbassò lo sguardo e pose lo stetoscopio sul mio petto simulando indifferenza.

Era così vicino che riuscivo a distinguere le sue ciglia una ad una e, anche se aveva lo sguardo abbassato e concentrato nel vuoto, potevo guardare i suoi occhi grigi come il mare in burrasca e perdermici dentro.

Improvvisamente, le mie labbra, come guidate da una misteriosa forza di volontà, andarono a baciargli le palpebre, che si chiusero facendolo sospirare lievemente.

Vittoria femminile: la mia tenacia nel dimostrargli che anch'io potevo farlo morire di piacere, se ne avevo voglia.

Le sue labbra si premettero leggermente sulle mie e, ansiosa come sempre, gli presi la mano e gliela posai sul mio seno sinistro. Lo accarezzò lentamente da sopra il lenzuolo, ma poco dopo non ci fu più nessun ostacolo a separare le sue dita dal mio capezzolo.

M'impegnai per non svenire sul colpo. Ma fu davvero dura quando mi morse l'orecchio. Era come se le sue labbra avessero un effetto benefico su di me, riuscivano a cancellare i miei pensieri e a farmi reclinare la testa all'indietro.

Con tutte le forze del mondo, mi sforzai per aprire impercettibilmente gli occhi e notai che aveva ancora lo stetoscopio nelle orecchie: gliele liberai sfiorandogli piano i lobi, affamata, mentre le sue labbra scivolavano sul mio collo e la sua barba mi solleticava la pelle con un tremendo su e giù.

Santo cielo, era davvero estenuante...

Ancora una volta, mi comportai precipitosamente: gli sbottonai i pantaloni e affondai la mano in paradiso. Una sensazione di benessere generale m'invase, come se il mio stesso organismo mi fosse riconoscente per quello che stavo facendo.

Ma non ne avevo abbastanza: volevo partecipare all'immensità del paradiso, volevo baciare il paradiso, volevo mangiare con gli occhi visioni celestiali che solo mani come quelle potevano darmi, volevo che il paradiso fosse soltanto MIO.

"Nami..." sussurrò improvvisamente, in cielo anche lui.

Sorrisi, dopo avergli sentito ansimare il mio nome. Esitò, ma poi sorrise anche lui, pensando probabilmente di aver appena fatto una cazzata.

Un momento di debolezza che andò a mio favore: infatti gli cinsi la vita con le gambe e lo spinsi più vicino a me. Il gesto sembrò coglierlo di sorpresa, ma anche eccitarlo. I movimenti convulsi dei miei piedi fecero sì che i suoi jeans si abbassassero ancora di più.

Le sue mani sfiorarono calde le mie cosce assopite e fui io a gemitare, ma di un gemito continuo, concitato, che fa perdere la ragione. In quel momento sentii che era mio, che potevo averlo tutto, che non dovevo fare altro che prendermelo.

Sollevai la sua felpa pesante e lasciai che la mia lingua esplorasse il suo petto. Aveva un buon odore, un odore di cui mi ubriacai.

La sua mano sinistra andò a finire tra i miei capelli e avvertii anche le sue labbra posarsi lì, con un'inaspettata dolcezza. Le mie mani andarono di nuovo ad accarezzare le sue parti intime, adesso palesemente scoperte. La sua lingua assaggiava le mie labbra...

Ci trovavamo in questa posizione, quando la bambina operata qualche ora prima entrò nella stanza con un ingenuo vassoio carico di biscotti tra le mani.

Fu un istante interminabile e imbarazzante: io sciolgo le mie gambe intrecciate e mi copro col lenzuolo, Law si stacca dalle mie labbra e si alza i pantaloni in fretta e furia, la bimba lascia cadere a terra la colazione e ci fissa inorridita.

Probabilmente, non mi ero mai trovata in una situazione del genere in tutta la mia vita.

Dall'esterno, corse Bepo allarmato "Cos'è stato? Oh, la colazione! Anita, perchè l'hai fatta cadere?"

"Bepo, ti avevo detto di farli restare a riposo..." dallo sguardo freddo del chirurgo, si percepiva una furia disumana.

"Oh, mi dispiace, capitano!" si scusò immediatamente l'orso, mentre la ragazzina continuava a fissarmi inquietata "E' che Anita voleva dare il buongiorno alla signorina Nami, che ieri l'ha aiutata..."

"Se si riaprono le sue ferite, gliele ricuci tu" lo minacciò il capitano con nonchalance.

"Ciao, piccola!" cercai di mostrarmi amichevole "E così ti chiami Anita, eh?"

Non rispose. Law e Bepo avevano cominciato a parlare delle condizioni di salute dell'uomo e la piccola Anita aveva gli occhi sgranati su di me.

Non sapevo cosa dire "Beh...io sono Nami, piacere di conoscerti"

Ancora silenzio.

"Non fa niente per la colazione" minimizzai, cercando disperatamente di farla parlare "A Bepo non dispiace pulire, è un orsacchiotto molto volenteroso"

Quando i due Heart andarono a visitare l'uomo, finalmente Anita aprì bocca "Perchè sei senza vestiti?"

Merda.

"Oh, io non sono senza vestiti" farfugliai "I miei sono in lavanderia, è per questo che indosso quest'abitino bianco provvisorio"

Mi scrutò da capo a piedi "Quello è un lenzuolo"

"Tu dici?" il mio sorriso era tremendamente finto. Perchè a me?

"Quanti anni hai?" cercai di portare la conversazione altrove.

"Nove. Ma sono molto intelligente per la mia età"

"Davvero?" feci una risatina nervosa.

"Cosa ti stava facendo prima, il dottore?" sembrava curiosa.

"Visitando. Mi stava visitando"

"Il mio dottore non mi hai mai visitata così"

"Trafalgar Law è un medico un po' fuori dagli schemi..."

Divenne pensierosa per un istante, poi si aprì in un largo sorriso "Ho capito"

Tirai un sospiro di sollievo "Bene"

Chi l'aveva mandata, questa qui, a bordo del sottomarino? Cosa voleva da me? Sperai che almeno avesse dei soldi.

Le avrei spiegato come nascono i bambini, se mi avesse pagata fior di quattrini!

 

 

"Allora, sei stanca di indossare quel lenzuolo?" Trafalgar Law scoppiò a ridere.

Era il tramonto ormai e ci trovavamo all'aria aperta sul sottomarino emerso. Io ero affacciata alla ringhiera a godermi il vento fresco e lui era appoggiato con la schiena al muro.

Gli rivolsi uno sguardo carico di rabbia.

"Siamo in prossimità di un'isola, sai?" incalzò "Magari potresti scendere e comprarti qualche mutandina nuova"

Alzai gli occhi al cielo e tornai ad osservare il sole. Ma ci provava così tanto gusto a prendermi per il culo?

"Posso sapere perchè non ero stata informata di quest'emersione?" domandai con un filo di delusione nella voce.

"Dimenticanza" la buttò lì senza preoccuparsi ulteriormente.

Si avvicinò a me e si affacciò anche lui alla ringhiera. Poi mi guardò "Devo confessarti che mi hai sorpreso" disse ad un tratto, spiazzandomi completamente "Ieri notte, in sala operatoria, non hai gridato nemmeno una volta. Credevo che saresti scappata a gambe levate da un momento all'altro, con tutto quel sangue..." continuavo a fissare il tramonto, ma sentire il suo sguardo addosso mi riempiva di agitazione "...non è stata una passeggiata d'intervento. Ma tu hai resistito fino all'ultimo"

Esitai, ma poi confessai "Avevo già assistito ad un'operazione del genere, una volta. Il nostro medico di bordo, Chopper, operò diversi uomini in una vecchia fortezza* e...c'ero anch'io"

"Ah...adesso capisco"

Mi sentii avvampare, percepivo la tensione crescere dentro di me "Law..." feci ad un tratto, forse più velocemente di quanto avessi voluto.

"Sì?"

Mi voltai verso di lui, non accorgendomi che fosse così vicino e, ancora una volta, rischiai di essere risucchiata nell'abisso dei suoi occhi.

"Quello che fai..." cercai di mantenere la lucidità, nonostante il sole calante diffondesse una luce sul suo viso che lo faceva sembrare un dio greco "...quello che fai è molto bello" riuscii finalmente a dire.

Mi rivolse uno sguardo interrogativo e infantile, ricordandomi terribilmente del bambino che avevo visto nelle vecchie fotografie della biblioteca "Salvare vite..." cercai di spiegarmi meglio "...mettere te stesso in ogni intervento...curare le persone con maestria e apprensione..."

La mia voce era un sibilo, eppure sembrò alterarlo parecchio. In una manciata di secondi, il dolce bambino era sparito ed era tornato l'uomo freddo e scostante.

Si voltò dall'altra parte "Non so di che parli" e fece per andarsene, ma le mie parole lo inchiodarono "Perchè l'hai fatto?"

Si fermò. Era di spalle, incapace di proseguire "Fatto cosa?" stava cercando di nascondere la tensione, ma la percepivo nel suo finto tono neutrale.

Sapevo che aveva capivo benissimo a cosa mi riferivo "Avresti potuto lasciarli morire. Perchè li hai salvati?"

Esitò, sembrava in difficoltà. Per la prima volta, il temuto chirurgo della morte non sapeva cosa dire. Lui che era sempre pronto a mettere tutti K.O. col suo sarcasmo, lui che ne sapeva sempre una più del diavolo.

"L'ho fatto e basta. Non ti devo alcuna spiegazione" il suo tono era sulla difensiva, pronto ad attaccare con architettate argomentazioni.

Feci qualche passo avanti "Si dicono tante cose di te...si dice che tu sia perfido, ti chiamano 'Il chirurgo della morte' e temono la tua crudeltà..." esitai "...ma non è vero" riuscii a sentire chiaramente che aveva appena deglutito, ma continuai impavida "Tutte queste persone non ti conoscono. Non sanno che è una menzogna. Gli fa comodo credere semplicemente alla tua reputazione...alla maschera che tu stesso hai creato"

Strinse i pugni, ma non mi arresi "Non ho mai conosciuto nessuno come te...di solito le persone cercano di apparire buone per nascondere le proprie azioni deplorevoli..." il tempo si fermò, facendo rimbombare la frase successiva nell'aria "...perchè, invece, tu vuoi a tutti i costi far credere agli altri di essere il cattivo...QUANDO HAI UN GRAN CUORE?"

Coltelli, le mie parole. Lame affilate che sembrarono tagliare il vento e far scappare via il sole. Era rimasta soltanto una leggera brezza adesso, e nuvole rosa che preannunciavano l'inizio della sera.

Non potevo guardarlo in faccia, ma sapevo che Trafalgar Law aveva sgranato gli occhi "Tu non sai niente del mio cuore" sibilò tra i denti. La sua voce era roca, rabbiosa, risentita, aveva perso buona parte della sua solita spavalderia "Perciò, fammi un favore e non ti impicciare. La cosa non ti riguarda"

Mi morsi un labbro, delusa. Forse l'avevo ferito.

Tante erano le cose che ancora avrei voluto dirgli, ma non ebbi il coraggio di fermarlo una seconda volta, quando cercò di evitarmi entrando nel sottomarino. ©

 

 

 

 

*Nami si sta riferendo alla fortezza Navarone.

 

Eccoci qui: devo dire che questo capitolo mi piace particolarmente, c’è una scena fortemente Lime (dove, ancora una volta, spero di non aver esagerato!) e finalmente Law viene messo alle strette dalla bella navigatrice, che ha inquadrato perfettamente la sua personalità :) non credete anche voi?

 

Ah, ho un nuovo portachiavi con la miniatura di Trafalgar Law e volevo renderlo (stupidamente) noto! xD

E’ bellissimo *-*

 

E poi stanotte ho sognato di baciare Franky ò__ò

Non è stato tanto male xD

 

Detto questo…alla prossima! ;)

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


Sida non era un'isola molto grande. Avevamo attraccato in una piccola baia e alcuni di noi erano scesi a terra.

"Non ho niente da mettermi!" mi ero lamentata col capitano "E per di più, NON HO SOLDI!"

"E io che dovrei fare?" aveva scrollato le spalle Law, staccando per un istante le labbra dalla bottiglia di sakè.

Mi era venuta voglia di strozzarlo "Come sarebbe a dire?! Ti ricordo che è soltanto colpa tua se..."

"Può prendere la mia felpa, signorina" si era intromesso Bepo "Mi scusi, ma io non scendo a terra"

"Visto?" Trafalgar aveva lanciato la bottiglia vuota nel cestino "Problema risolto"

"PROBLEMA RISOLTO UN CORNO!" avevo urlato "Come pensi che mi coprirò le gambe?!"

"Non coprirle. Tanto non sarebbero più scoperte di come lo sono di solito" aveva suggerito semplicemente il chirurgo, intrecciando le mani dietro la testa e sparendo in coperta.

"Come ti permetti, maleducato?!" i miei denti tremavano di rabbia.

Adesso mi trovavo nel bel mezzo dell'isola, con addosso una felpona arancione e una specie di gonna riciclata derivata dalle lenzuola del mio letto, con gli sguardi allibiti degli isolani che mi guardavano pensando probabilmente che fossi appena fuggita da un manicomio, e con Anita alle calcagna.

Almeno Penguin mi aveva dato la quarta parte della somma di cui di solito disponevano i pirati Heart per fare le loro compere.

Sbuffai. Non avrei resistito ancora a lungo.

"Guarda, Nami!" mi chiamò Anita "Lì c'è un negozio di abiti! Ci andiamo?"

Nella calda e ipertranquilla isola di Sida, quello era probabilmente l'unico negozio di abbigliamento. Sperai che almeno avessero prezzi ragionevoli.

Provai due o tre vestiti carini, ma dovetti accontentarmi dei capi più economici. Indossai un vestitino viola.

"Questi li metterai per farti visitare dal capitano Law?" ridacchiò Anita. Cominciavo seriamente ad odiare i bambini.

"E' il tuo ragazzo?" continuò con tono impertinente.

"No" risposi secca, mentre arrancavo con le buste in mano lungo la strada assolata. Almeno non indossavo più quegli abiti pesanti.

Sembrò delusa dalla mia risposta "Perchè no? E' molto bello!" mi fece notare con un sorrisone, come se non lo sapessi.

Sì, in effetti lo era. Tremendamente. Ed era anche bravo a letto. E in combattimento. E a fare un milione di altre cose che non avrei potuto spiegare ad una bambina.

Arrossii lievemente, ma non caddi in trappola "Non siamo fidanzati e basta, Anita"

"Ma ieri ti stava baciando!" protestò.

"Mi stava misurando la pressione sanguigna!" m'inventai lì per lì, rossa dalla vergogna "Ma perchè queste cose non le vai a chiedere a lui?" divenni falsamente sorridente "Sono certa che saprà darti delle perfette spiegazioni mediche!"

 

 

 

"Si chiama 'fare sesso'"

L'espressione di Anita si fece sbigottita e io le tappai subito le orecchie "TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?! E' solo una bambina!"

"E allora?" Trafalgar non sembrava preoccuparsi più di tanto "E' intelligente per la sua età, no?"

Erano le due del pomeriggio e cominciava a fare molto caldo. Non tutti gli uomini erano tornati a bordo e il cuoco sbraitava che il pranzo era pronto e che si stava facendo tardi.

Il chirurgo si avvicinò al mio orecchio mentre liberavo Anita dalle mie mani, e sussurrò "E' questo l'abito più serio che sei riuscita a trovare?"

"Avrei trovato qualcosa di meglio, se qualcuno mi avesse dato più soldi!" il mio tono furioso sembrò divertirlo.

Proprio in quel momento, tornarono a bordo i ritardatari e il cuoco annunciò che il pranzo era servito.

Era la prima volta che mi sedevo a tavola con i pirati Heart. Mi chiesi se fosse la stessa baraonda che si scatenava sulla Sunny quotidianamente durante i pasti. Ma dovetti ricredermi: certo, si trattava pur sempre di pirati, ma a tavola erano decisamente più composti di noi.

La cucina era un ambiente molto grande costituito da un piano cottura sulla sinistra e da due lunghi tavoli sulla destra. In effetti la ciurma di Law era molto più numerosa della nostra.

Il capitano si accomodò a capo tavola, io presi posto accanto a lui (nonostante gli insistenti inviti di Orca e Penguin) e Anita si appiccicò alla mia sinistra.

Prima che cominciassimo a mangiare, un uomo entrò nella stanza reggendosi a delle stampelle.

"Papà!" Anita gli corse incontro e lo abbracciò.

"Piccola mia!" le sorrise "Vedo che stai bene, sono contento!"

"Papà, ero così preoccupata! Non riesci a camminare?"

"Ce la faccio, tranquilla" alzò lo sguardo "Ed è tutto merito..."

"Le avevo detto di aspettare ancora un po', signor Fitzgerald" il tono di Trafalgar era pacato, ma lasciava trapelare tutta la sua autorità.

"Tu..." l'uomo lo indicò e si avvicinò "Ci hai salvato la vita...grazie"

Mi voltai verso Law per misurare la sua reazione. Il suo sguardo era glaciale "Siediti e mangia, vecchio" gli diede improvvisamente del tu.

Non riuscii a capire se si trattasse di modestia o di riluttanza.

Il signor Fitzgerald prese posto a tavola con l'aiuto di sua figlia e, dopo aver mangiato il primo assistendo agli schiamazzi di Orca e Penguin su chi avesse più ramen nel piatto, battè i pugni sul tavolo. Tutti lo fissammo in silenzio: gli tremevano le mani.

"Perchè non vuoi che ti ringrazi..." finalmente parlò e delle lacrime cominciarono a rigargli il volto abbassato.

Trafalgar Law cercò di reprimere un moto di sorpresa di cui si accorsero solo coloro che gli erano seduti accanto.

"Io...io sono stato ingordo..." continuò l'uomo "Volevo a tutti i costi diventare ricco, e poi..."

"Papà!" Anita gli posò una mano sulla spalla.

Si asciugò le lacrime "Volevo trovare il canino dorato dello squalo, così da non trovarci più in miseria..."

Tutti i presenti lo ascoltavano col fiato sospeso "Il canino, hai detto?" mi permisi di chiedergli.

Mi guardò insistentemente e arrossii un po', forse avevo osato troppo con quella domanda.

"Davvero non ne sapete niente?" sembrava sbalordito.

"Di che si tratta?" chiesi ancora, tremendamente incuriosita.

"Beh..." incalzò "In verità, è una pazza scommessa tra i cittadini del nostro villaggio"

"Non è pazza, papà!" lo rimproverò sua figlia.

"La nostra piccola isola fu saccheggiata dai pirati qualche anno fa" i suoi occhi si persero in un passato che nessuno poteva immaginare "Portarono via tutto: soldi, tesori, cibo, armi...abbiamo sofferto la fame per molto tempo. Poi, un giorno, il vecchio Bam ci raccontò una leggenda..." nella cucina del sottomarino dei pirati Heart, tutti avevano smesso di parlare e ascoltavano l'uomo silenziosi e attenti "...si raccontava dell'esistenza di un dente di squalo che valeva milioni di berry. Tutti noi sapevamo che tra i mari più vicini al nostro villaggio, c'era proprio quello infestato da quelle creature" scosse la testa, amareggiato "Scommettemmo di arrivarci con le nostre misere imbarcazioni e di ridare vita all'isola proprio grazie al canino dorato" tornarono a tormentarlo le lacrime, mentre tutti lo ascoltavamo incuriositi, senza perderci una singola parola del suo racconto.

"Bam ci disse che era solo una leggenda, che eravamo dei pazzi a crederci. Ma ormai non avevamo più niente da perdere..." anche gli occhi di Anita si fecero lucidi.

"Ho messo a repentaglio la mia vita e quella di mia figlia, non so cosa volevo fare..." si coprì il volto con le mani "Non so nemmeno se gli altri che erano partiti con noi sono tornati a casa sani e salvi...sta di fatto che quelle bestie ci hanno attaccati dopo neanche un'ora che eravamo riusciti a raggiungere questo mare, dopo un'ardua settimana di navigazione. Tutte le nostre provviste, le armi, le medicine...probabilmente penserete che sono matto!"

"Papà, non fare così..." lo consolò la bambina con fare apprensivo.

"Se non avessimo incontrato voi, a quest'ora..." i singhiozzi gli impedivano di parlare "TI PREGO!" urlò ad un tratto, battendo nuovamente i pugni sul tavolo con forza "TI PREGO, capitano, permettimi di ringraziarti come si deve! Farò qualsiasi cosa! Non possiedo molto, ma ti donerò tutto quello che vorrai per mostrarti la mia gratitudine! GRAZIE, DOTTORE, GRAZIE!"

A quel punto, con gesto piuttosto naturale, tutti ci voltammo verso Trafalgar Law: i suoi occhi erano coperti dal capello e non aveva battuto ciglio durante tutta la storia.

Con un movimento lento, si versò da bere e si portò il bicchiere alle labbra mentre tutti lo fissavamo, in attesa di una risposta. Posò il bicchiere sul tavolo e disse "Finirà di pranzare, signor Fitzgerald. Dopodichè, raccoglierà le sue cose e ripartirà con la sua barchetta" alzò lo sguardo e l'osservò intensamente "Intesi?"

Il signor Fitzgerald esitò, poi con un po' di confusione rispose "Sarà fatto"

Tutti restammo lievemente sorpresi, ma continuammo a mangiare in silenzio, finchè Orca e Penguin non ripresero di nuovo a bisticciare. ©

 

 

 

 

 

E’ sempre un piacere mettere a lavoro la mia fantasia, per lei è un invito a nozze creare nuove storie. E così ecco a voi una storia nella storia :) One Piece ne è pieno e quindi ne ho inventata una anch’io, perché no?

Spero mi perdonerete il nome poco originale del padre di Anita xD

 

 

Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


"Ciao, Nami!" Anita mi salutò calorosamente "Grazie per tutto quello che hai fatto per me!" la guardai confusa, avrei voluto spiegarle che io non avevo fatto proprio niente, ma lei continuò "Spero di rivederti, un giorno! Magari quando ti sarai sposata col capitano!" i suoi occhi divennero due stelline.

"Certo" sospirai. Era proprio senza speranze.

La seguii in coperta, fino a dov'era ormeggiata la sua imbarcazione. In fondo non era tanto male: una piccola caravella lievemente danneggiata dalle intemperie e dalla collisione col sottomarino emerso (il quale, ovviamente, non aveva riportato alcun segno).

All'interno di essa, il signor Fitzgerald parlava con Trafalgar Law che lo guardava dall'alto, affacciato alla ringhiera del sommergibile.

"Non so ancora come ringraziarti, capitano..." stava ripetendo il padre di Anita, la quale saltò felice a bordo della barca senza accorgersi che ero rimasta indietro. Mi nascosi dietro l'angolo, non volevo disturbarli.

"Cerchi di non sforzarsi troppo e faccia stare sua figlia a riposo"

L'uomo gli rivolse un ampio sorriso "Sarà fatto"

Law ricambiò il sorriso, poi s'infilò una mano in tasca "Oh, dimenticavo...questo dev'essere vostro" gli lanciò un oggetto il cui luccichio mi abbagliò.

"SANTO CIELO!" quando il signor Fitzgerald lo afferrò, riuscii a distinguere chiaramente un dente di squalo.

"Oh!" mi portai una mano sulla bocca dalla sorpresa.

"E' IL CANINO DORATO, PAPA'!" Anita urlò di gioia.

Suo padre guardò il dente, poi il viso soddisfatto di Law "Come...dove...?"

"Era sul ponte della vostra imbarcazione" spiegò semplicemente il chirurgo "Probabilmente ci è finito mentre vi attaccavano gli squali"

Anita sfiorò estasiata l'oggetto dorato, mentre suo padre ricominciava a piangere "Allora non era solo una leggenda..."

"Potremo far rifiorire il nostro villaggio, papà!" commentò eccitata la bambina.

Suo padre esitò, ma poi la fermò "No, piccola" fece con tono deciso.

"Eh?" Anita sgranò gli occhi.

Il signor Fitzgerald tese le mani verso Trafalgar Law "Questo è il mio debito di gratitudine nei tuoi confronti. Ti prego, accettalo, dottore! E' tutto tuo"

La piccola Anita osservò incredula prima suo padre, poi il canino dorato tra le sue mani.

Seguì un attimo di silenzio, poi Trafalgar parlò "Porta quel dente al tuo villaggio, vecchio" gli diede del tu per la seconda volta "Io non so che farmene"

I due restarono sbigottiti, dopodichè si commossero pesantemente "Grazie, capitano Law! Non ti dimenticheremo mai!"

Si allontanarono lentamente tra le onde del mare, nell'assolato pomeriggio della baia di Sida. Law restò a guardare il mare per un tempo interminabile, non accorgendosi della mia presenza. Lo osservai a lungo, immergendomi nel suo sguardo almeno quanto lui era immerso in quello del mare.

Mi chiesi a cosa stesse pensando...

Dopo un po' si allontanò dalla ringhiera, fece qualche passo e ordinò "Immersione" e, anche se tutti i suoi uomini si trovavano sotto coperta, ero sicura che l'avessero sentito.

 

 

 

"Devo aspettare che ti addormenti, oppure stavolta posso rischiare di toglierti le bende da sveglia?" Trafalgar Law m'invitò ad entrare in infermeria senza darmi la possibilità di rispondere. Accese la luce e chiuse la porta.

Mi guardai attorno spaesata, la stanza era completamente vuota: figuravano soltanto poche barelle, delle bende sporche e delle medicine usate.

"Che fine hanno fatto tutti gli uomini che erano qui?" chiesi con tono confuso.

"Sono in giro per il sottomarino" rispose senza badarci più di tanto, mentre mi faceva segno di sedermi su una barella "Sono stati fermi a lungo, gli farà bene sgranchirsi un po' le gambe"

Mi posizionai come aveva disposto il chirurgo, e un fremito mi corse lungo tutto il corpo quando Trafalgar abbassò le bretelle del mio vestito con fare professionale. Tastò piano le ferite con sguardo critico "Sarà meglio aspettare ancora un po'" concluse.

"Law..." gli sfiorai le labbra con un dito. Non riuscii a trattenermi.

"Testarda, Nami!" mi dissi "Sei una vogliosa! Una viziata!" ma il pensiero che io fossi sessualmente viziata, invece di farmi vergognare, mi fece andare ancora di più su di giri.

Il suo sguardo si alzò immediatamente e i suoi occhi m'incenerirono. Erano grigi come il mare in procinto di un'incredibile tempesta: i fulmini elettrizzarono la peluria sulle mie braccia, i tuoni cominciarono a farmi battere vertiginosamente il cuore. Adesso non aspettavo altro che la pioggia.

Continuai ad attraversare con l'indice le sue labbra morbide, che si schiusero in un sorriso provocatorio "I tuoi ormoni sono davvero incorreggibili..." chiuse gli occhi e mi leccò il dito con fare suadente.

"Come la tua presunzione" mi sporsi per baciarlo e a momenti cadevo dalla barella, portandomi dietro attrezzi sporchi e medicine varie.

Il suo bacio aveva su di me sempre lo stesso effetto fatale. Lo lasciai che era affannato "Dico sul serio" sussurrò, mentre le mie mani risalivano sui suoi capelli "Fatti un giro a Kamabakka da Emporio Invankov...magari lui saprà aiutarti"

"Sta' zitto" lo baciai ancora.

L'ultima frase venne fuori con un tono particolarmente autoritario, cosa che il chirurgo non sembrò gradire. Ma i suoi baci si spostarono sulla mia spalla scoperta, fino a che divennero sempre più radi e furono sostituiti da dita delicate che esploravano incuriosite la mia pelle.

"Cosa significa?" chiese ad un tratto.

"Eh?" caddi dalle nuvole, ancora inebriata dalla sua lingua afrodisiaca.

"Questo" fece scivolare i polpastrelli sul mio braccio.

Aggrottai le sopracciglia, ma poi capii "Ah"

Intendeva il mio tatuaggio. Aveva davvero interrotto la danza delle sue labbra sul mio corpo per un motivo del genere?

"E' un vecchio simbolo" farfugliai.

"Fin qui ci arrivavo da solo" sorrise. Sembrava piuttosto interessato.

"Che t'importa?" il mio tono era acido.

Mi penetrò con lo sguardo, senza proferir parola. Mi morsi un labbro. Come diavolo faceva ad avere un tale ascendente su di me? Funzionava solo con me o con tutti quanti?

Sbuffai, tanto ci avrei perso la ragione "Rappresenta la mia terra natale, Coconut Village"

Sembrò soddisfatto della mia risposta "Si trova nel mare orientale, giusto?"

"Precisamente"

S'immerse nei suoi pensieri per un attimo, continuando ad osservare il tatuaggio, poi chiese "Cosa c'è a Coconut Village?"

La sua domanda mi lasciò perplessa: era la prima volta che mi chiedeva qualcosa che non fosse inerente alla mia salute o al mio 'caratteraccio' o facesse allusioni al mio legame con Satana.

"Mandarini" risposi un po' sulle mie "Perchè?"

Ignorò completamente la mia domanda e me ne pose un'altra "E poi?"

Il mio sguardo si fece sospettoso "Perchè vuoi saperlo?"

"Tu rispondi" insistette.

"Beh..." non sapevo da dove cominciare, ma soprattutto non sapevo se potevo fidarmi. Non so cosa mi prese: ma di fronte a quegli occhi grigi non seppi opporre resistenza. Qualcosa aveva catturato l'attenzione del mio interlocutore e adesso era in attesa. Glielo raccontai.

"...c'è mia sorella Nojiko, il sindaco Genzo...e tante altre brave persone che hanno sofferto molto"

Le sue dita andarono a sfiorare di nuovo il mio braccio e io capii che voleva che gli parlassi del tatuaggio, come un bambino indica la luna per farsi spiegare cos'è.

"Genzo aveva una girandola sul cappello..." mi persi nei miei ricordi "Da piccola mi divertivo sempre a giocarci...e passavo le mie giornate a disegnare cartine e a raccogliere mandarini...è per questo che ho voluto incidere sulla mia pelle questi due simboli. Voglio portarli sempre con me" mi fermai di colpo, stringendo i pugni.

Non riuscivo a credere di aver buttato fuori una parte del mio passato e averla data in pasto a Trafalgar Law.

Lui se ne stava zitto a guardarmi, con un'espressione insolitamente seria e attenta. Voleva che continuassi. E io lo feci.

"Un giorno, il villaggio fu attaccato dagli uomini pesce capitanati da Arlong. Loro...loro uccisero la mia madre adottiva, Bellemere..." al pensiero, i miei occhi si fecero lucidi e dovetti reprimere un moto di rabbia. Avevo davanti agli occhi la scena e, se è vero che quando uno si racconta rivive le stesse emozioni, mi sentii inutile e sconfitta proprio come quella volta.

Fortunatamente, avevo di fronte a me un uomo che non batteva ciglio ascoltando le mie parole, sembrava curarsi delle mie emozioni.

Decisi di rischiare il tutto per tutto "Mi misi al servizio di Arlong per riscattare il mio villaggio, ho fatto la ladra per molti anni. Poi..." era giunto il momento di vomitare la verità "...Rubber mi ha salvata" esitai, poi aggiunsi "E così sono diventata la sua navigatrice"

Seguì un attimo di silenzio, che Trafalgar non sembrò voler spezzare. Lo feci io.

"Perchè mi hai fatto raccontare queste cose?" chiesi con un filo d'imbarazzo nella voce.

Ma, per la seconda volta, ignorò del tutto la mia domanda e disse "Tieni molto al tuo capitano, vero?"

La sua voce era vellutata, mentre il mio tono tornò ad essere sprucido "Sì, e allora? Lui diventerà il re dei pirati!"

Scoppiò a ridere "Questo è da vedere"

Sorrisi anch'io, sfidando il suo sarcasmo "A proposito..." incalzai, improvvisamente illuminata "Io ti ho parlato del mio. Adesso dimmi cosa significano i tuoi tatuaggi"

La sua espressione divenne divertita, sembrava dire "Ti piacerebbe, eh?" ma le parole che uscirono dalla sua bocca furono "Meglio per te non saperlo, credimi"

Non feci in tempo a replicare, che si udì un forte rumore e il sottomarino oscillò pericolosamente. Caddi tra le braccia del chirurgo "Ma che succede?"

Le luci si spensero di colpo e sentimmo il suono di un allarme "Law, cosa...?" si liberò dalla mia presa veloce come una furia e, nel buio, riuscì a trovare la porta senza problemi.

Mi girò la testa, ma corsi ugualmente fuori dalla stanza sulla sua scia.

"EMERSIONE!"

"Sentito? Il capitano ha detto che dobbiamo emergere!"

"Ma cos'è successo?"

"MUOVIAMOCI!"

Tra gli uomini che correvano impazziti e l'allarme che gridava a tutto spiano, persi del tutto di vista Law. ©

 

 

 

 

Altro capitolo che mette in evidenza la generosità di Law, che il chirurgo fa di tutto per nascondere :)

Inoltre, la bella navigatrice parla del suo passato ad un uomo incuriosito dal suo tatuaggio.

L’accenno ad Emporio Ivankov mi ha fatto ridere un sacco, dovete sapere che io LO ADORO e quindi è stato un piacere citarlo in una battuta di Trafalgar Law xD Credo che prima o poi scriverò una storia su di lui!

Sperando che questa fic continui a piacervi, vi saluto! ;)

P.S. Credo che sarà composta di 14/15 capitoli in tutto…con la scrittura sto andando avanti e ho quasi finito (eh sì, scrivo più ossessivamente di quanto aggiorno xD)

Baci***

 

 

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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo ***


Quando arrivai in coperta, eravamo già emersi da un bel po'. La luna piena risplendeva alta in cielo e i pirati Heart erano tutti affacciati alla ringhiera.

Mi chiesi cosa diavolo stesse accadendo. Almeno l'allarme aveva smesso d'infastidirmi.

Poi la vidi: era una nave enorme, proprio al nostro fianco, che quasi si scontrava con la parete destra del sottomarino.

"Ma cosa...?" sgranai gli occhi.

"Hey, Drake!" Trafalgar chiamò a gran voce "Vieni fuori, signor lucertolone!" sorrise, come se non aspettasse altro per attaccar briga.

Attendemmo qualche istante, mentre dalla nave provenivano schiamazzi vari, dopodichè sul ponte apparve il capitano Drake con i suoi uomini.

Ci osservò dall'alto della sua postazione "Ne è passato di tempo, Law" lo salutò impassibile "A pensarci bene, mi era sembrato di urtare qualcosa di terribilmente fastidioso proprio sotto la chiglia"

"Già, avevamo appena fatto immersione e non eravamo abbastanza profondi" fece il dottore con tono ironico "Errore nostro"

L'altro lo sfidò "Che c'è, hai imparato le buone maniere, chirurgo della morte?"

Law sfoderò il suo sorriso migliore, quello che mi riduceva in ginocchio "Io no, Diez. E tu? ROOM!" cominciò a far danzare le sue dita, mentre il suo avversario impugnava la sciabola.

"Mi hai quasi sfasciato il sottomarino, Bandiera Rossa!" lo rimproverò Law "Dovresti imparare a manovrarlo come si deve, quella specie di gigante del mare!"

"E tu dovresti imparare a tenere a freno la lingua!"

Ma prima che potessero scontrarsi, la loro attenzione fu richiamata da un ragazzino con un cappello di paglia che si sbracciava dal ponte della gigantesca nave "NAMI! SIAMO QUI!"

"Eh?" tutti ci voltammo verso di lui.

"Ma quello è Cappello di Paglia!" fece Bepo un po' intimidito.

Ma poco dopo, qualcun altro si fece spazio dal parapetto "Spostati, fammi passare...oh, dolce Nami! Ecco dov'eri finita, per fortuna stai bene!"

"Hey, ma c'è anche Sanji Gamba Nera!" bisbigliarono Orca e Penguin.

"Nami!" altre due persone si affacciarono dall'imbarcazione e facevano ampi gesti nella mia direzione.

Mi aprii in un largo sorriso "Ragazzi!" la felicità m'invase tutta d'un colpo vedendo Rubber, Sanji, Usopp e Franky che mi salutavano entusiasti "Allora state tutti bene!"

Senza pensarci due volte, Rubber allungò un braccio e si portò sul sottomarino emerso "Vedo che stai bene anche tu! Il nostro amico Law ha fatto proprio un buon lavoro, eh?" sghignazzò.

"Io non sono amico proprio di nessuno" rispose gelido Trafalgar, mentre la voce di Sanji riecheggiava arrabbiata "Brutto egoista, anch'io voglio salutare Nami!"

Mi sentii così piena di gioia, che scoppiai a ridere senza motivo "Sono proprio felice di vedervi, amici miei!"

 

 

"Oh, Nami! Possibile che tu sia diventata ancora più bella?" sfarfalleggiò il cuoco "Hey, tu! Me l'hai trattata bene, vero?" si rivolse a Trafalgar Law "Guarda che se scopro che le hai torto un solo capello, io..."

"Calmati, signor gamba nera" la voce del chirurgo era annoiata "Nessuno ti ha invitato sul mio sottomarino, quindi puoi anche andartene"

"Quindi puoi anche andartene!" gli fece il verso Sanji "Ma l'avete sentito?!"

"Come stai, Nami?" mi chiese Usopp sorridente "Pensavo che non ti avrei più rivista!"

Lo colpii sulla testa "E perchè mai, babbeo?!"

"Fantastico!" gli occhi di Rubber erano diventati due stelline "La pancia di quest'orso è morbidissima!"

"Chiedo scusa" disse Bepo, mentre si lasciava affondare le dita nella pancia senza lamentarsi.

"Perchè diavolo ti scusi?!" lo rimproverarono Orca e Penguin.

"Come te la passi, pupa?" si avvicinò Franky.

"Beh...sto decisamente meglio di qualche settimana fa. A voi com'è andata?"

Usopp ridacchiò "Il nostro Franky si era ritrovato sulla nave di Eustass Kidd! Una settimana di sfruttamento!"

Franky si alterò "Ho detto che non me lo devi più nominare!"

Risi anch'io e avrei giurato di aver visto l'ombra di un sorriso anche sul volto enigmatico del chirurgo della morte.

Usopp continuò a sghignazzare "Quando l'abbiamo trovato era scappato da solo su un'isola deserta e piangeva come una femminuccia!"

Il carpentiere digrignò i denti "Poche storie, ragazzo! Tu non saresti durato neanche un giorno su quella nave! Nemmeno un tipo super come me ce l'ha fatta!"

"Stai dubitando del grande capitano Usopp?"

"Bando alle ciance" s'intromise Sanji "Stai proprio bene con questo vesitito, sai, Nami?" i suoi occhi divennero due cuoricini.

Lo ignorai "Avete notizie degli altri?"

"Eh?" i cuoricini si trasformarono in una valle di lacrime.

"Sì" il ragazzo di gomma finalmente si decise a parlare, mentre il biondo batteva i pugni a terra e piangeva disperato "Abbiamo comunicato con il lumacofono qualche giorno fa" sfoderò un ampio sorriso "Stanno tutti bene e ci vedremo all'Arcipelago Sabaody il prima possibile!"

"A Sabaody?" la notizia mi prese alla sprovvista.

"Esatto, bambola" replicò Franky "Il tirannosauro deve andare lì per questioni personali, e così ha accettato di darci un passaggio" si tolse gli occhiali da sole "Vieni con noi?"

"Cosa?" forse non dovevo aver sentito bene.

"E' vero" concordò Usopp "Da qui ormai mancano soltanto pochi giorni di navigazione. Vieni con noi!"

"Ma certo!" sorrise Rubber "Tanto al nostro amico dinosauro non dispiace! Oh, Nami, devi assolutamente vedere quant'è mitico!"

Sanji tornò alla ribalta con il suo sguardo roseo "Sì, dolce Nami! Andiamo insieme a Sabaody!"

Indietreggiai, pensierosa. Il mio stato d'animo non sfuggì ai miei compagni, che mi chiesero all'unisono "C'è qualcosa che non va?"

"No" mi affrettai a rispondere "Certo che no! E' solo che..."

Morivo dalla voglia di riunirmi ai miei amici. Durante il tempo passato tra i pirati Heart, mi erano mancati molto. Anche adesso non si erano smentiti: avevano rivoluzionato il sottomarino in un istante con le loro voci e le loro risate.

Eppure...

Il tempo si fermò, tutti sembravano in attesa di un mio cenno, mentre io percepivo soltanto una forte presenza alle mie spalle.

Trafalgar Law era appoggiato con la schiena al muro, non aveva detto una parola, ma io sapevo che adesso il suo sguardo era indecifrabile e nascosto dal cappello.

M'intimidiva. Non potevo guardarlo, ma m'intimidiva ugualmente. Avrei pregato qualsiasi dio per fargli dire qualcosa in quel momento, ma ormai avevo imparato a conoscerlo bene e sapevo che non avrebbe aperto bocca, avrebbe ostacolato la mia decisione, qualunque fosse stata.

Mi ci volle uno sforzo immenso per tradurre in parole i miei pensieri "Io proseguo il viaggio qui. Ci vediamo a Sabaody"

Paralizzati, i volti dei miei amici. Espressioni sbigottite stampate sui volti.

Anche gli Heart si meravigliarono e, dentro me, qualcosa mi diceva che lo stesso capitano aveva sgranato gli occhi.

"Nami..." Sanji era incredulo "Sei sicura?"

Annuii.

"COSA?" Usopp non riusciva a crederci "Hai messo le mani su un tesoro o qualcosa del genere?"

"Pupa..." anche Franky sembrava piuttosto sorpreso.

Rubber invece mi fissò intensamente, ma poi concluse "D'accordo. Ci vediamo all'Arcipelago Sabaody"

Sorrisi. Uno dei lati positivi di avere Rubber come capitano, era che non ti faceva domande. ©

 

 

Ecco che entra in scena una parte dei Mugiwara :) Nel secondo capitolo, Trafalgar Law aveva rivelato a Nami dove si trovavano i suoi compagni. Ve lo ricordo, nel caso ve ne foste dimenticati: Rufy, Sanji e Usopp (come avrete potuto vedere) sono stati portati in salvo da Drake; Robin, Chopper e Zoro si trovano a bordo della nave di Bonney; Brook è da Hawkins e Franky è da Eustass Kidd. Mi sono divertita particolarmente ad immaginare Franky sulla nave di Eustass Kidd, non so perché xD Ma ho pensato che lo trattasse come la Cenerentola della situazione, facendogli fare lavori umili o cose del genere…

Inaspettato il gesto di Nami. Ma a mio parere, avrà avuto le sue buone ragioni  trafalgose, non credete? ;)

In qualsiasi caso, mi scuso per la brevità del capitolo (SheylaLaila, non ti arrabbiare çOç) e vi comunico che starò via per tre giorni, quindi fatevelo bastare fino alla settimana prossima! xD

Ciao Ciao!

P.S. Siete andati in panico non appena vi ho detto che mancano circa 5 capitoli xD Oddio, la cosa mi fa estremamente piacere perché vuol dire che la mia storia vi piace…però per me 14/15 capitoli sono tantissimi D:

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo ***


Un senso di smarrimento s'impadronì di me. Avevo fatto la cosa giusta?

Probabilmente alcuni miei compagni mi avrebbero chiesto spiegazioni, come Usopp, Sanji e Franky...ma sentivo che la mia permanenza a bordo del sottomarino non era ancora terminata, avevo un conto in sospeso con il capitano.

Trafalgar Law sparì poco dopo aver salutato gli altri e mi chiesi dove fosse finito. Dopo una doccia terapeutica, decisi di andare a cercarlo: dopotutto, un'idea ce l'avevo.

M'incamminai per il corridoio e, quando fui al riparo da occhi altrui, feci girare piano il pomello e aprii la porta della biblioteca...

Il chirurgo della morte era seduto a leggere un libro di medicina, il cappello posato sul tavolino di legno, degli occhiali da vista che gli incorniciavano gli occhi in modo delizioso.

Alzò lo sguardo su di me "Vedo che non hai ancora imparato a rispettare i divieti" la sua voce era atona.

"E vedo che tu, ancora una volta, sei troppo annoiato per arrabbiarti" mi sedetti sul tavolino e accavallai le gambe, che il dottore guardò pericolosamente.

"Ammirato" mi corresse "Non annoiato"

"Davvero?" chiesi ironica "E perchè mai?"

"Per la tua sfacciataggine. Evidentemente, non sai chi hai di fronte"

Dove voleva andare a parare?

"Vedi, ragazzina inesperta che non sei altro...se solo lo volessi, potrei sconvolgerti con un solo gesto" cercava di moderarsi, ma percepivo la rabbia crescere nella sua voce.

Perchè? Perchè ce l'hai con me, Law?

"Potrei ucciderti con un colpo solo, farti perdere la testa..."

"Come se non l'avessi già fatto" mi lasciai sfuggire.

Scosse la testa "Tu non avverti la minaccia" continuò con tono velenoso "Sei in costante pericolo quando sei da sola con me. Non te ne rendi conto?"

"Law, io..." cercai di dire, ma fui interrotta senza pietà.

"Cosa diavolo ti fa pensare che la mia prossima meta sia Sabaody?" domandò improvvisamente, gettandomi nel panico più totale. Ecco dov'era il problema.

"Ma Drake...e i feriti..." cercai disperatamente di riordinare le idee che affollavano la mia mente "Credevo che tu..."

"Io credo che tu dia troppe cose per scontate" suonava come un vero e proprio rimprovero. La sua voce era dura e inflessibile.

Mi venne stupidamente voglia di piangere "Perchè non me l'hai detto?" sbottai.

Alzò un sopracciglio "Me l'hai forse chiesto?"

Ci fu un attimo di silenzio, in cui cercai di reprimere le lacrime "Che ti prende, Nami?" ecco che tornava a tormentarmi la vocina severa "Ti sei fidata dell'uomo sbagliato? E' pur sempre un pirata, che t'aspettavi?"

Scossi la testa e raccolsi coraggio "Perchè sei arrabbiato con me?"

Non esserlo. Ti prego, non esserlo. Assassinai la vocina odiosa nella mia testa e cercai di non agitarmi, chiedendomi per quale arcano motivo m'importasse così tanto che quell'uomo non ce l'avesse con me.

Abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con le sue stesse dita "Nami..." sentirgli pronunciare il mio nome mi fece incrementare la frequenza dei battiti "Devo chiedertelo" i suoi occhi nei miei "...perchè non hai voluto seguire i tuoi compagni?"

BOOM. Perchè non avevo voluto seguire i miei compagni?

Non gli avrei risposto. Gliel'avrei mostrato.

Gli tolsi piano gli occhiali che gli stavano tanto bene e lasciai che il grigio dei suoi occhi devastasse i miei. Mi sentii attratta da una forza magnetica pazzesca.

Com'era possibile che mi trasmettesse una tale energia? Eppure lui se ne stava buono lì, senza far nulla.

Con tutta l'accortenza del mondo, gli presi la mano. Liscia.

Fu una questione di secondi: Trafalgar osserva in silenzio le nostre mani intrecciate, dopodichè si libera dalla mia presa e si alza in tutta fretta dalla sedia.

"Le tue bende andrebbero tolte": l'unica frase di cui mi degna.

La sua voce è ghiaccio puro, il suo sguardo mette i brividi.

 

 

 

Trafalgar Law mi guidò in sala operatoria senza dire una parola. Il corridoio mi sembrò più lungo del solito e quando arrivai nella stanza mi sedetti sul lettino centrale con espressione affranta. C'era tensione, tra noi. Ma non riuscivo proprio a capire perchè ce l'avesse tanto con me.

Avevo provato a chiederglielo, ma i suoi modi freddi e poco amichevoli non avevano fatto altro che farmi sentire colpevole di colpe che, probabilmente, non avevo nemmeno.

Osservai la stanza bianca mentre lui era intento a preparare il disinfettante, ma non appena provò ad avvicinarsi, la luce si spense di colpo. Ci colse di sorpresa, ma nessuno dei due aprì bocca: se la nave di Drake avesse sul serio danneggiato l'impianto d'illuminazione, se ne sarebbero occupati i pirati Heart.

Law si limitò a sospirare e ad accendere una piccola candela. Come avesse fatto a trovarla nel buio, proprio non lo sapevo. Ma ormai non mi sorprendevo quasi più.

Alla luce fioca e tremolante della fiamma, il chirurgo cominciò a togliermi una benda. Non era arrivato neanche alla seconda, quando si fermò.

Lo scrutai in volto, curiosa, ma il suo sguardo era perso altrove. Improvvisamente, con gesto deciso e veloce, mi aprì le gambe.

Mi lasciò di stucco: gesti del genere avrebbero potuto compromettere seriamente la salute dei miei ormoni.

Cercai di nuovo i suoi occhi, con la speranza di trovarci una qualche spiegazione, ma in un istante la sua mano destra fu nei miei capelli e mi baciò come mai mi aveva baciata prima di allora. Il suo bacio era frenetico, intenso, affamato. Non aspettai oltre e affondai anch'io le mani nei suoi capelli, mentre le sue si spostavano sul mio fondoschiena.

Ancora una volta, mi sporsi troppo in avanti e caddi tra le sue braccia, mentre si frantumavano al suolo diverse bottiglie di disinfettante. Il dottore non sembrò curarsene, anzi, mi liberò dai vestiti in men che non si dica. Il pavimento della sala operatoria era freddo e adesso anche bagnato.

Le mie labbra non si staccarono un attimo dalle sue, quando cercai di alzarmi aggrappandomi a degli scaffali. Prontamente, da quegli stessi scaffali ci caddero addosso garze sterili e medicazioni, ma non battemmo ciglio.

Cominciai a fare pressione sulla sua felpa e lui capì che doveva togliersela. Si denudò velocemente e in modo così virile che iniziai a mangiare il suo corpo con gli occhi.

Trafalgar Law era davvero bello nudo. Il suo fisico non era eccessivamente pompato e i suoi tatuaggi erano proprio nei posti in cui avrebbero dovuto essere. Inoltre, i suoi gesti e il suo modo di porsi erano il sesso puro. A volte mi chiedevo se lo facesse apposta, oppure se fosse sexy di suo.

Mi chiedevo anche quante vittime al giorno facesse con quel sorriso maledetto...

Gli morsi il collo e gli mangiai la spalla, impaziente di ricevere piacere. Lui fece scivolare le sue mani in qualsiasi posto e mi sentii mancare.

Le sue dita che recavano la parola 'Death' entravano e uscivano dal mio corpo, mi fecero temere che fosse davvero giunta la mia ora. Se la morte fosse stata così dolce e profumata di disinfettante, l'avrei accolta in me a braccia aperte. Anzi, io stessa mi sarei gettata tra le sue braccia, in un sensuale abbraccio suicida.

Avrei sugellato il mio patto con l'angelo della morte baciandolo in bocca e lasciando che portasse il mio senno via con .

E fu morte tra i miei capelli, fu morte sulle mie labbra, fu morte sui miei seni e tra le mie gambe.

Una morte che arrivava spietata, assassina, violenta, che mi faceva ansimare ma di cui non riuscivo a saziarmi.

LE SUE MANI.

Le mani che usava per combattere, per operare, per toccare una donna e risvegliare i suoi desideri in modo così sensuale. Le stesse mani che accarezzavano la mia intimità con studiata lentezza e che potevano fare a pezzi un marine con altrettanta velocità, le dita che operavano con estrema delicatezza e che ora mi facevano gemitare senza scampo, le stesse che si piegavano in combattimento e che potevano ridurre l'avversario in fin di vita.

MORTE.

L'unica parola che ricordavo di quella notte e che continuava ad attraversarmi pericolosamente le membra. MORTE. Si presentava nei suoi abiti migliori, travestita da seduttore indomabile e piacere.

La mia mano si resse ad un mobile dal quale caddero fiale contenenti liquido arancione, che si distrussero e ci bagnarono.

La fiamma tremolante mostrava le nostre ombre sinuose sulla parete. Sperai che non si spegnesse mai. Da quando c'era Law a tenerla in vita, era più vivace che mai.

Ero ormai al terzo orgasmo quando l'aria divenne irrespirabile proprio a causa dell'ossigeno consumato dalla candela. Non m'importava: avrei voluto che quella notte fosse durata per sempre, anche a costo di fare del male ai miei polmoni. ©

 

 

Ed eccomi tornata da tre giorni piovosi a Bologna per vedere i Green Day (che poi hanno anche annullato il concerto -.-“) Ma vabbè, almeno ho visto i Social Distortion che mi hanno suonato la mia bella “Dear Lover” *___* Confesso che “Succo d’arancia” è un po’ figlia di quella canzone, ne ho fatto davvero abuso mentre la scrivevo…

 

Comunque, bando alle ciance…questo capitolo è un finto breve perché ci sono pochi dialoghi, ma vedrete che il prossimo sarà più lungo! U.U

Ebbene, Trafalgar Law usa la rabbia e le minacce per difendersi da Nami…o meglio, per dinfendersi dai suoi stessi sentimenti che sta man mano sta sentendo di provare. Ma poi non riesce a controllarsi e fa di nuovo l’amore con la navigatrice, stavolta mettendoci ancora più passione. Ho sempre pensato che Law sia uno di quelli che non vogliono ammettere le proprie emozioni e fanno di tutto per mostrarsi sempre freddi e cinici.

In qualsiasi caso, qui non mi sono lasciata prendere la mano: MA PROPRIO IL BRACCIO! xD Ho deciso: prossima FF rating rosso! Ditemi che siete tutte maggiorenni, vi prego! çOç

Alla prossima!

 

 

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo ***


I miei occhi si aprirono pigramente, lasciando che il bianco della sala operatoria invadesse le mie pupille.

Era la seconda volta che mi svegliavo distesa sul pavimento, era diventata una brutta abitudine. In effetti, lo spettacolo era più o meno lo stesso: pezzi di vetro, liquido arancione misto a disinfettante, medicazioni e roba varia. Stavolta però il mio corpo era umido, appiccicato da qualche sostanza cadutaci addosso durante la notte.

Feci per alzarmi e mi accorsi che le bende sul mio corpo erano sparite. Trafalgar Law aveva fatto davvero un ottimo lavoro: le ferite, infatti, si erano perfettamente rimarginate.

Sorrisi tra me e me, dopotutto non era un dottorino saputello.

Notai con piacere che questa volta i miei vestiti erano proprio dove li avevo lasciati la sera precedente. Tirai un sospiro di sollievo: non avrei indossato di nuovo lenzuola!

Cercai di liberarmi degli ultimi residui di ansiolitico che erano rimasti sulle mie dita: leccai piano i polpastrelli, curiosa di scoprire se anche quella minima dose (ingerita per via orale e non endovenosa) avesse avuto effetti benefici sul mio sistema nervoso.

Il mio gesto era distratto, spontaneo, fatto senza pensarci. Ma ciò che scoprii, mi sconcertò completamente...

ARANCIA. L'ansiolitico aveva un misterioso sapore di arancia.

Mi leccai di nuovo le dita, convinta di essermi sbagliata. STRA-ARANCIA.

Agrottai le sopracciglia. Cosa significava? Probabilmente stavo sognando.

Raccolsi da terra una fiala ancora intatta e feci la prova del nove: con un po' di coraggio, la bevvi tutta d'un fiato...

Digrignai i denti. Mi vestii in tutta furia e corsi nella camera del capitano, senza perdermi in saluti mattutini ai pirati che incrociai in corridoio (i quali, però, sembrarono piuttosto intimoriti al mio passaggio).

Attraversai la biblioteca in un lampo, spostai lo scaffale ed entrai nella stanza dal letto enorme e dal pavimento trasparente. Ero fuori di me.

Trafalgar Law dormiva nel suo gigantesco lettone: era completamente nudo e il lenzuolo gli copriva a malapena le parti intime. Quando feci il mio ingresso, i suoi occhi si aprirono quel tanto che bastava per mettere a fuoco la mia immagine, per poi richiudersi di nuovo.

"Che c'è adesso?" chiese con tono stanco.

"SEI DAVVERO UN PEZZO DI MERDA!" ringhiai.

Sbadigliò, grattandosi l'erezione mattutina "Buongiorno anche a te"

"Come hai potuto?! Mi hai ingannata fin dall'inizio!" continuai, al colmo della rabbia "Sei un imbroglione! Un bugiardo!"

Si passò una mano tra i capelli scompigliati, senza riaprire gli occhi "Chi ti ha dato il permesso di entrare?"

Gli mostrai la fiala sporca di liquido arancione, anche se non poteva vederla "SUCCO D'ARANCIA!" urlai "E' così che sedi i tuoi pazienti?! Cosa sei, un esperimentologo del cavolo?"

Finalmente volse lo sguardo nella mia direzione e mi scrutò da capo a piedi "No, lo uso solo con te" confessò come se niente fosse.

Sgranai gli occhi. Allora era tutto vero.

"Vuoi dire che mi hai riempito le vene di...SUCCO D'ARANCIA?" lasciai cadere la fiala "Mi hai...mi hai drogata di arancia?"

Non riuscivo a crederci. Cos'era, una barzelletta? Io una cosa del genere non l'avevo mai sentita.

Trafalgar si decise infine a spiegare "Dovevo farti credere che fosse tranquillante" scrollò le spalle "Altrimenti non ti saresti mai calmata"

Strinsi i pugni, incredula, cercando dannatamente di contenermi "E perchè non mi hai somministrato dei tranquillanti VERI, accidenti?!"

"Bepo ti avrà detto che sono contrario a quella robaccia" sorrise "E poi tu crollavi in un sonno profondo non appena vedevi la fiala arancione. E' stato molto divertente" soffocò un ghigno "E' tutta questione di psicologia, sai..."

"Non me ne faccio niente della tua stupida psicologia!" non saprei dire se fossi più scandalizzata o infuriata "Tutte le volte che..."

"Ti ho sedata sul serio soltanto quando dovevo operarti" ammise.

Non ci vidi più "IO TI AMMAZZO!" gli saltai addosso e cercai di colpirlo, ma le sue mani furono più veloci delle mie e mi bloccarono i polsi con una forza che avrebbe immobilizzato anche un orso inferocito.

"La smetti di urlare? Mi sono appena svegliato" disse tranquillamente.

"Io dovrei smetterla di...aah..." si portò una mia mano umida alla bocca e la leccò.

Sorrise non appena si accorse della mia reazione "E' più buono di quanto ricordassi" mormorò in estasi, mentre le mie dita sporche di succo erano ancora tra le sue labbra.

Dio, se lo stavo odiando!

"Bene" incalzò "Adesso che ho la tua attenzione..." ammiccò.

La mia rabbia aveva ormai raggiunto le stelle "Sei proprio un..."

"Quando ti ho curata eri agitatissima, Nami. Non riuscivi a calmarti nemmeno nel sonno" smisi di guardarlo in modo severo e cominciai ad osservare quegli occhi grigi con sguardo sorpreso. Il chirurgo continuò "Non facevi altro che ripetere i nomi dei tuoi compagni e hai quasi picchiato Bepo perchè volevi un tranquillante" la sua voce era velluto e i suoi occhi erano fuoco "Ho dovuto inventarmi qualcosa per farti riacquistare la calma. Preferisci che ti racconti qualche frottola o vuoi la storia vera?"

Le sue labbra erano il sesso e per un attimo tentennai: ero indecisa se saltargli addosso e ucciderlo o saltargli addosso e baciarlo. Si accorse del mio ammorbidimento e mi lasciò andare i polsi.

"Io adoro le arance..." farfugliai in trance, senza sapere cosa dire.

Sorrise "Lo so"

"Beh, preferisco i mandarini!" ringhiai.

"So anche questo" affermò in tono conquistatore.

Sbuffai "Ebbene, cosa mi succederà adesso? Mi cresceranno le arance addosso o che so io?"

Sghignazzò "Tranquilla, non ci sono effetti collaterali, se non un leggero incremento dell'urinazione...e nel tuo caso anche dell'isteria" aggiunse velenoso.

"Diventi ogni giorno più stronzo!" ma i miei insulti non facevano altro che divertirlo.

Poi, improvvisamente, si alzò dal letto e cominciò a vestirsi. Con mio grande rammarico.

"Ti invidio molto" divenne serio, mentre si abbottonava i jeans.

Sgranai gli occhi: cosa poteva mai avere da invidiarmi una Supernova potente e temuta come lui?

"Sono nato nel mare settentrionale, in un piccolo villaggio perennemente innevato" s'infilò la felpa "Purtroppo non sempre riuscivamo a procurarci frutta fresca. E così, dovevo accontentarmi delle granite" indossò il cappello "Quella all'arancia era in assoluto la mia preferita"

Eccolo, il bambino terribile che ripeteva le parolacce! Mi era mancato, anche se l'avevo visto in pochissime occasioni. Se non altro, dimenticai per un istante il succo nelle mie vene e la mia rabbia sbollì.

"Cosa c'era nel tuo villaggio?" chiesi incuriosita, ricordandomi che lui mi aveva posto la stessa domanda a proposito di Coconut Village.

Sorrise, pensando probabilmente che fossi una ragazzina impertinente "Tanta neve" fu la risposta.

"E poi?" chiesi ancora, notando una scintilla nei suoi occhi che lo rendeva insolitamente affabile.

"Non ricordo altro"

"Eh?" aggrottai le sopracciglia "Ma non è possibile. Ci dev'essere qualcos'altro!"

Si rabbuiò. Allora mi alzai dal letto e mi avvicinai a lui "Vivevi lì con i tuoi genitori?" osai, ma sapevo benissimo che non mi avrebbe raccontato niente del suo passato.

Il suo sguardo era basso, ma si rialzò immediatamente quando gli presi la mano e lo guardai con dolcezza "Non devi inventarti frottole" d'un tratto, sentivo di non avercela più con lui "Puoi raccontarmi la storia vera"

Sgranò gli occhi e cercò di reprimere un moto di sorpresa senza, però, riuscirci.

Perchè, Trafalgar, devi distruggere ogni momento in cui i nostri cuori sono così tremendamente vicini?

Si liberò bruscamente dalla mia mano e indietreggiò "Non c'è nessuna storia" il suo tono si era fatto scontroso.

La delusione m'invase: avvilente vedere che non si fidasse di me nemmeno dopo che gli avevo parlato di Arlong.

"Law..." cercai di dire "Ma la tua famiglia..."

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: i suoi occhi s'iniettarono improvvisamente di odio.

"Non esiste" gelido, il suo tono. Come la terra da cui proveniva.

Ripensai ai volti dei suoi genitori che avevo visto nelle fotografie e alla lettera di suo padre "Ma avranno pur fatto qualcosa di buono..." insistetti ancora.

Mi strinse il polso e alzò la voce "Mio padre era un mentecatto! UN FOLLE!" mi spaventai, mentre la stretta diventava sempre più potente "Tu hai letto quella lettera, lo so" mi guardò negli occhi intensamente e la mia paura si confuse con la sua rabbia "Non devi farne parola con nessuno, hai capito? CON NESSUNO"

Non riuscivo a parlare. Ero sconvolta. Non mi aspettavo una reazione del genere. Non l'avevo mai visto così, non immaginavo neanche che un tipo freddo come lui potesse provare tanto odio.

Trafalgar Law osservò delle gocce di sangue scivolare a terra e, imbarazzato, mi liberò il polso. Nessuno dei due riuscì a dire nulla per i successivi dieci secondi.

Poi il chirurgo parlò "Dovresti andare a fare colazione"

Ma i miei piedi non si muovevano. Dovetti compiere uno sforzo immenso per uscire dalla stanza senza voltarmi indietro. ©

 

 

 

 

Ed ecco svelato il mistero del titolo della storia! xD Devo dire la verità: adesso, ripensandoci, mi sembra un po’ una cazzata…cioè, tutta la storia dell’ansiolitico e del succo d’arancia…spero vivamente che non vi abbia deluso D:

All’inzio volevo intitolarla “Succo di mandarino” per riagganciarmi anche al passato di Nami, ma poi non mi piaceva come suonava e ho optato per “Succo d’arancia”.

 

Se ricordate bene, nel sesto capitolo si accenna qualcosa sul passato di Law (che ora viene ripreso e approfondito) e si parla anche di questa famigerata granita all’arancia xD Comunque sia, il chirurgo è molto restio a parlare del suo passato, infatti mormora soltanto frasi brevi qua e là, nonostante la navigatrice insista e cerchi di far aprire il suo cuore ermetico.

 

Sono felice di comunicarvi che finalmente ieri sera ho finito di scrivere questa storia (era pure ora, sto da un mese! ò___ò)! Mancano soltanto due capitoli e spero vi piaceranno! Alla prossima! ;)

 

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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo ***


Il resto della giornata volò via monotono, stando seduta nella grande sala circolare ad osservare il mare.

Trafalgar Law non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Bepo mi offrì una tazza di the e l'accettai volentieri.

Adesso guardavo fuori dall'oblò e sospiravo, sorseggiando la mia bibita. Ma non riuscivo proprio a pentirmi della scelta di restare a bordo.

Poi, d'un tratto, Jean Bart si sedette accanto a me e mi guardò insistentemente le tette.

"Hey!" schioccai le dita.

Alzò con nonchalance lo sguardo "Come stai?" mi chiese improvvisamente.

Lo fissai un po' confusa "Bene. Perchè?"

"Mi sembri pensierosa" si affrettò a rispondere.

Lo guardai come se fosse matto. Come mai aveva deciso di accomodarsi accanto a me? Ma soprattutto...cosa diavolo voleva?

"Sai, lui non è cattivo..." disse con aria triste.

Senza che avesse pronunciato il suo nome, capii subito a chi si stava riferendo. Non riuscii a trattenere un moto di sorpresa: c'era forse qualcosa in me che tradiva la mia strana propensione verso il chirurgo della morte?

"Lo so" i miei occhi si abbassarono sulla tazza di the ancora mezza piena.

Jean Bart esitò, poi continuò a parlare "E' un uomo davvero eccezionale, oltre che un medico straordinariamente in gamba"

Sbuffai e alzai gli occhi al cielo "Dimentichi di dire che è anche un abilissimo capitano e una temuta Supernova!" e un formidabile amante.

Impressionante il numero di cose che riusciva ad essere Trafalgar Law.

"Già" concordò.

"Tuttavia, non capisco" confessai "Perchè stai elogiando il tuo capitano di fronte a me?" lo guardai di sottecchi.

Non potevo negare che Bart mi avesse abbastanza sorpresa con le sue argomentazioni.

Ma la sua risposta fu ancora più sconvolgente e mi pietrificò completamente "...lui non ti lascerà andare tanto facilmente"

 

 

 

La conversazione con Jean Bart mi aveva piuttosto inquietata, ma andai a letto cercando di non pensarci.

Mi addormentai in quattro e quattr'otto, aprendo dolcemente gli occhi quando sentii delle mani sfiorarmi impercettibilmente il braccio: Trafalgar Law era intento a medicarmi il polso che mi aveva fatto sanguinare il giorno prima, nei suoi occhi non c'era altro che concentrazione, non una nota di emozione turbava il suo volto.

Non si accorse di avermi svegliata.

Probabilmente, in un giorno qualunque gli avrei urlato "Come ti sei permesso di entrare senza avvisare?!", ma non quel giorno.

Quella mattina ero semplicemente felice di vederlo, nel modo più naturale del mondo. Chiusi gli occhi e lasciai che le sue dita accarezzassero premurose la mia pelle, mentre il sollievo diede respiro al mio cuore.

 

 

 

Dopo la colazione, andai a cercare Law e lo trovai in infermeria.

"Posso entrare?" aprii la porta lentamente.

"Accomodati" fu la fredda risposta del chirurgo, mentre sistemava delle fiale sugli scaffali.

Chissà se si trattava di succo d'arancia o che altro. Non era il momento di pensarci, in qualunque caso.

"Ascolta, per quanto riguarda ieri..." mi mancavano le parole.

"Non importa" tagliò corto "In serata raggiungeremo Sabaody e non dovrai più preoccuparti di nulla"

"COSA?" mi lasciò interdetta e le mie ginocchia diedero segno di voler cedere "Credevo che l'Arcipelago Sabaody non rientrasse nei tuoi programmi!"

Scrollò le spalle "Il bello di essere capitano è che posso stravolgere i miei piani, se lo voglio"

Era una mia impressione o c'era una nota di amarezza nella sua voce?

"Non sei contenta?" scrutò con attenzione il mio volto.

"Certo" risposi un po' troppo in fretta.

"Molto bene"

I suoi occhi grigi, la sua barba, i suoi lineamenti...quanto, tutto questo, mi sarebbe mancato!

Ma il suo atteggiamento non cambiò: il suo sguardo continuò ad essere glaciale e non sembrò voler cedere di un millimetro.

Per quanto ancora aveva intenzione di comportarsi così?

Scossi la testa e decisi di lasciar perdere: aggiungeva soltanto confusione alla confusione e me ne preoccupavo decisamente troppo.

 

 

 

Otto ore passarono in fretta, nonostante i continui blackout. Chiesi più volte del capitano, ma Bepo e Penguin mi ripeterono che era molto impegnato in sala operatoria.

Alle sei di sera mi rassegnai e decisi di trascorrere le mie ultime due ore sul sottomarino a mettere da parte i miei vestiti e a fare un ultimo giro per il sommergibile giallo.

La stanza beige non era cambiata: c'erano le solite bende sparse ovunque e l'odore di disinfettante che mi aveva stordita il primo giorno.

Da allora, molte cose erano diverse: innanzitutto, adesso riuscivo a fare sogni tranquilli (soprattutto grazie ad un ansiolitico che si era rivelato banalissimo succo d'arancia); avevo dei vestiti nuovi (comprati sotto il sole dell'isola di Sida in compagnia di Anita); conoscevo la storia del canino dorato dello squalo (anche se, purtroppo, non avevo potuto impossessarmene); avevo smesso di insultare Bepo (il quale si era dimostrato piuttosto cordiale, insieme a tutti gli altri Heart), e le mie ferite erano del tutto guarite (grazie ad un chirurgo fantastico che non amava essere ringraziato).

Non era tanto male, in fin dei conti.

Ma adesso era finalmente giunto il momento di tornare dai miei compagni. A pensarci bene, mi mancavano molto: ero certamente felice di rivederli, ma avrei lasciato il sottomarino con una leggera amarezza.

Attraversai per l'ultima volta il corridoio ed entrai in biblioteca: un pezzo di carta era adagiato sul tavolino circolare. Quando mi avvicinai, capii che si trattava della lettera del padre di Law. Strappata.

 

 

 

Attraccammo a Sabaody che era già buio. Penguin mi comunicò che i pirati Heart non sarebbero scesi a terra, e avrebbero ripreso il loro viaggio dopo essersi assicurati che io avessi ritrovato i miei amici e i feriti i loro capitani.

"L'ha ordinato il capitano Law?" chiesi speranzosa.

Annuì senza dare ulteriori spiegazioni.

"Portami da lui" gli ordinai in un tono che non ammetteva repliche.

"Ma il capitano ha detto di non disturb..."

"Me ne frego di quello che ha detto il tuo capitano!" lo afferrai per la felpa bianca "Devo vederlo immediatamente!"

"Sì, signorina" si arrese infine, con un'espressione terrorizzata stampata sul volto.

Trafalgar Law era di spalle, intento a sfilarsi i guanti in lattice, quando io e Penguin entrammo in sala operatoria.

"Capitano, mi ha costretto minacciando di uccidermi!" ci tenne a giustificarsi immediatamente il pirata dal cappello a forma di pinguino.

Law si voltò con cautela, ignorando completamente il suo compagno che continuava a blaterare e concentrando unicamente lo sguardo enigmatico su di me.

"...che avrebbe fatto fuori Orca e avrebbe rasato a zero la pelliccia a Bepo..."

Digrignai i denti "Insomma, te ne vai?!"

"Eh?" s'interruppe di colpo "Subito!" sparì chiudendosi la porta alle spalle.

Seguì un istante di imbarazzante silenzio. Poi trovai il coraggio di parlare "Beh, non mi saluti neanche?"

"Non..." gli impedii qualsiasi tentativo di risposta gettandogli le braccia al collo e baciandolo avidamente.

Le sue labbra erano inaspettatamente più avide delle mie.

"Mi sei mancato, mi mancherai!" sussurrai affannata, mentre la sua bocca si apriva nuovamente e i suoi occhi si chiudevano piano.

Lo baciai altre otto, nove, dieci volte. Sentivo di non averne mai abbastanza. Poi, d'improvviso, la luce andò via.

"Ci risiamo" sospirò "Maledetto rettile ancestrale!"

Non potei fare a meno di ridere. Quelle parole avevano in parte sciolto l'atmosfera pesante che si era venuta a creare tra noi.

Poi avvertii una mano delicata sul volto "Non sei obbligata ad andare"

Aveva detto proprio così?

Quella frase, bisbigliata così a bassa voce quasi da non essere udibile, mi riempì il cuore di gioia e sorpresa.

Sentii il suo respiro caldo a un centrimetro dalla mia bocca e fu di nuovo bacio.

Le mie mani andarono ad esplorare il suo viso nel buio: le basette, le ciglia, la barba...sperai di conservare per sempre la forma del suo volto sulle mie dita.

Poi mi accoccolai tra le sue braccia e feci scivolare la guancia sulla sua felpa morbida. Per la prima volta, le mani del chirurgo non si posarono sul mio fondoschiena, ma mi strinsero in un dolce abbraccio.

"Ci morirei, tra le tue braccia" mi lasciai sfuggire.

Law rise lievemente e mi baciò i capelli.

E come avrei dovuto temere una persona del genere? Come avrei potuto essere in pericolo stando in sua compagnia?

In quel momento, realizzai ancor di più ciò che mi era ormai estremamente chiaro: Trafalgar Law era un uomo buono. Aveva questo modo di nascondersi dietro a cinismo e sarcasmo, e in pochi eravamo a conoscenza dei meravigliosi tesori che teneva così ben protetti.

Dopotutto, una finta reputazione è tutto ciò che un uomo possiede...*

"Devi andare" mormorò dopo un po', ansioso di cancellare l'aria quasi sentimentale che si era creata.

Non glielo permisi: gli presi le mani e gliele strinsi più forte che potei. Stranamente, me lo lasciò fare senza opporre resistenza.

"Trafalgar...questo non è un addio, vero?" non saprei dire se fossi più in cerca di rassicurazioni o semplicemente di parole sincere.

Esitò, dopodichè mi diede una risposta il cui unico intento sembrava quello di volermi consolare "Certo che no. Devo sconfiggere il tuo capitano nel Nuovo Mondo"

La mia fronte contro la sua, adesso "E sei sicuro di farcela?"

La fitta oscurità non mi permetteva di ammirare il suo volto, ma ebbi l'impressione che stesse sorridendo "Ovviamente"

Inedito, questo Trafalgar Law. Forse con l'assenza di luce si sentiva più sicuro a rendere nota quella parte di che era sempre rimasta nascosta.

Premetti lentamente le mie labbra sulle sue, decisa a rimandare ancora il mio incontro con la ciurma e a godermi ancora un po' di chirurgo della morte.

"I tuoi amici ti staranno aspettando" disse in un sibilo, ma tutti i suoi tentativi venivano prontamente stroncati dalla mia lingua, finquando nella sua voce non si percepì una certa impazienza "Va'...ti prego" si lasciò sfuggire.

Capii che era davvero il momento di andare via e, dopo aver lasciato a malincuore quelle mani miracolose, uscii dalla stanza senza poter guardare per l'ultima volta i suoi occhi grigi. ©

 

 

 

*Chi ha visto Rapunzel avrà notato la citazione di Eugène (che, personalmente, ho trovato molto divertente!)

Mi scuso per i troppi “paragrafi” inseriti in questo capitolo, ma non ho saputo ordinarli meglio.

Premetto: questo è stato il capitolo che mi ha dato maggiori difficoltà, ancor più sul contenuto che sulla forma. Nella prima stesura, Nami parlava con il fratello di Hawkins (?!), dove lo sono andata a pescare non lo so (volevo farle avere una conversazione con un personaggio di secondo piano, ma nessuno mi sembrava abbastanza profondo…alla fine ho optato per Jean Bart, dopotutto non lo conosciamo poi così bene, no? Ad Amazon Lily direbbero: “Nuovo capitolo, le doti nascoste di Jean Bart” xD); nella seconda stesura Nami chiedeva scusa a Trafalgar Law senza girarci troppo intorno (cosa che mi è sembrata eccessivamente OOC,  dato che anche Nami ha le sue punte d’orgoglio); nella terza stesura mi ero decisa a dividere il capitolo in due e formarne così un sedicesimo (che però risultava troppo corto).

Alla fine, il risultato è questo:  tenetevelo così com’è xD

Giusto qualche parolina sull’ultima parte: ho voluto inserire un po’ di “sano sentimentalismo” da fine fan fiction, che agli sgoccioli non guasta mai. Ho cercato di mantenere Law freddo e distante il più possibile, ma alla fine sarebbe stato stupido non farlo cedere nemmeno di un millimetro, avrebbe perso d’effetto tutto l’intento della storia. Spero di averlo fatto rientrare almeno nei limiti dell’IC!

Alla prossima! ;)

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Capitolo 15
*** Quindicesimo Capitolo ***


"NAMI! FINALMENTE!" mi salutarono all'unisono i miei compagni al Grove 5. A quanto pareva, ero arrivata per ultima.

La temperatura era mite sull'Arcipelago Sabaody e le luci del Sabaody Park si riflettevano nelle bolle.

"Buonasera, ragazzi" sorrisi "State tutti bene?"

"Ci è andata bene anche stavolta" Chopper ricambiò il sorriso.

"Oh, dolce Nami!" Sanji si perse in mille moine "Ti trovo in gran forma! Sei più bella che mai!"

"Ecco che comincia a fare il cascamorto..." sospirò Zoro.

"Hai detto qualcosa, marimo?" si voltò stizzito il biondo.

"Niente che il tuo misero cervello da cuoco possa comprendere" lo sfidò l'altro.

"Adesso ti faccio ved..."

"Avanti, ragazzi!" Usopp cercò di mitigare la situazione "Non ci vediamo da più di tre settimane e già vi mettete a litigare?"

"Non cambieranno mai" sospirai senza speranze.

Nico Robin sorrise lievemente "Infatti"

"Allora, Nami" incalzò Rubber "Come sta il nostro amico Law?"

Non potei fare a meno di arrossire leggermente "Sta bene" evitai di dirgli che l'aspettava nel Nuovo Mondo con l'intento di sconfiggerlo.

"Super!" s'intromise Franky e, per mia fortuna, cambiò discorso "Brook, a te invece com'è andata da quello svitato di Hawkins?"

Solo allora notai che lo scheletro indossava una tunica nera "Beh, diciamo che mi ha usato un po' per i suoi riti voodoo, yohoho!"

Io e gli altri sgranammo gli occhi. Cosa diavolo c'era da ridere?

"Ma è stato divertente, mi ha predetto un sacco di cose belle per il futuro e ha detto che ho un cuore grande!" esitò, poi aggiunse "Anche se, essendo uno scheletro, io il cuore non ce l'ho! Yohoho!"

Mi battei una mano sulla fronte. Avevo dimenticato quanto fossero penose le battute di Brook.

"Noi invece siamo stati da Bonney" intervenne Chopper. Si udì un "Perchè?!" disperato provenire da Sanji, ma il medico continuò "All'inizio ci trattava malissimo, diceva che se non fosse stato assolutamente necessario non ci avrebbe mai salvati" inarcò le sopracciglia "Poi alternava momenti in cui diceva che i pirati devono collaborare tra loro e piangeva"

Nico Robin sorrise "Era un po' instabile, la ragazza"

"Almeno nella misura in cui è carina!" commentò un Sanji particolarmente esaltato.

"Tsè!" fece Franky "Siete capitati da una squilibrata!"

"Zitto tu!" lo canzonò Usopp "Potrei rovinarti la reputazione in un istante!"

"Poi, all'improvviso" continuò la renna "Ha cominciato a trattare benissimo Zoro: gli faceva portare i pasti in camera e addirittura gli faceva mettere un cuscino sotto la testa dovunque si addormentasse!"

Nico Robin soffocò una risata, mentre lo spadaccino diventava di tutti i colori.

"COSA?!" digrignò i denti Sanji.

"E' solo una bambina capricciosa!" si difese Zoro.

"Come l'hai chiamata?!" ringhiò il biondo "Non posso credere che una come lei degni di attenzioni UN IDIOTA COME TE!"

"Non ti allargare, cuocastro da quattro soldi!"

"Ci risiamo" sospirammo in coro.

In quell'istante, riconobbi alcuni reduci della battaglia di Marineford che si trovavano a bordo del sottomarino riabbracciare i loro compagni e i loro capitani.

Mi chiesi dove fosse in quel momento Law e se fosse già ripartito...

"Tutto bene, navigatrice?" Robin richiamò la mia attenzione.

Caddi dalle nuvole, ma simulai indifferenza "Certo! Andiamo"

"SI PARTE!"annuncio Rubber facendo un salto di dieci metri.

"Sììììì!!!" rispondemmo in coro.

Il Nuovo Mondo ci stava aspettando.

 

 

 

Piacevole, la sera su Sabaody. Tranquilla e senza caos. Piacevole anche stare sulla Sunny cullata dalle onde.

Erano le due del mattino ormai. I ragazzi avevano deciso di passare a salutare Rayleigh e di bere qualcosa, ma si sa come vanno a finire le cose quando Rubber addenta una coscia di pollo e Zoro si attacca ad una bottiglia di sakè.

Saremmo partiti l'indomani. Intanto, tutti sembravano dormire beatamente e godersi l'aria fresca dell'arcipelago.

Io ero stesa a pancia all'aria sul letto, incapace di prendere sonno. Era strano addormentarsi sulla Sunny, dopo aver trascorso tre settimane a bordo di un sommergibile.

Rayleigh ci aveva detto che la marina stava mobilitando tutte le sue forze per darci la caccia: visti i precedenti a Marineford, era piuttosto intenzionata ad andare fino in fondo.

In effetti, si prevedeva un'altra guerra, ma nessuno avrebbe saputo dire quando. Una cosa era certa: la marina e i pirati si stavano muovendo.

Decisi di accantonare quei pensieri, almeno per quella notte, e scesi dalla Sunny. Ormai avevo rinunciato del tutto al sonno e mi godetti per un po' il vento tra i capelli.

Dopo un po' presi a camminare, ero scalza e l'erba umida mi solleticava i piedi, camminai così tanto che persi completamente di vista la nostra nave.

Poi avvistai un sottomarino giallo attraccato e mi strofinai gli occhi: era proprio lui?

Felice, sorridente, salii a bordo ed entrai nella grande sala circolare, per poi proseguire per il lungo corridoio, arrivai alla stanza beige e poi controllai la sala operatoria.

Infine, aprii la porta della biblioteca e Trafalgar Law mi rivolse uno di quei sorrisi beffardi che soltanto lui sapeva rivolgere.

Gli saltai tra le braccia, baciandolo e spogliandolo e sentendo l'impazienza crescere dentro me.

"Un'ultima volta" continuavo a ripetere "Fammi tua un'ultima volta! Trafalgar!" chiamavo il suo nome.

Lui mi sorrise ancora una volta e mi mostrò un pezzo di carta tra le sue mani.

"Non andare via" gli dissi, stringendomi alla sua felpa "Resta con me"

I suoi occhi erano grigi come la pioggia a novembre e si confusero con i miei per l'ultima volta, quegli occhi che non avevo potuto ammirare nel buio della sala operatoria.

Mi svegliai affannata, con una sottile lacrima che m'inumidiva la guancia destra "Merda!" sbuffai "Non è possibile!"

Cosa mi era successo? Che cosa mi hai fatto, LAW?!

Uscii sul ponte della Sunny e sospirai. Nico Robin non sembrò accorgersi di me.

Guardai a fondo la luna alta in cielo e mi persi ad osservare il suo riflesso nell'acqua.

Come si permetteva, questo Trafalgar Law, di farmi pensare a lui in modo così nostalgico?

Mi tornò in mente la lettera che gli avevo scritto quando avevo trovato un pezzo di carta strappato sul tavolo della biblioteca. La lettera di suo padre.

Era stata dura, ma alla fine mi ero decisa a farlo:

 

 

...avevo preso carta e penna e mi ero messa a scrivere...

 

 

Caro Trafalgar,

ti scrivo sul retro di questa lettera strappata sperando che non ti dispiaccia. Quando la leggerai, io sarò già dai miei compagni e probabilmente mi starai già mancando.

Perdona gli eventuali sentimentalismi, ma in questo momento non riesco proprio a farne a meno.

So che non ti piace essere ringraziato, ma ci tenevo ugualmente a farlo e a renderti noto che sono stata benissimo a bordo del tuo sottomarino: grazie per avermi curata, per avermi fatta sorridere con la tua sottilissima ironia, ma soprattutto per avermi fatta sentire, più di qualunque altro uomo, DONNA.

Sapevo che sarebbe arrivato il momento di andare, ma sento di lasciarti con rammarico...

Scusami, mi viene da ridere pensando all'espressione rabbiosa che potresti avere in questo momento.

Non arrabbiarti, Trafalgar. Sai anche tu che è successo qualcosa tra noi, anche se uccideresti piuttosto che ammetterlo. Qualcosa che va oltre il semplice incontro di due corpi caldi...

Domani prenderò di nuovo il mare con i miei amici: la nostra rotta sarà il Nuovo Mondo, dove spero di rincontrarti. Oppure, se non altro, dove spero mi verrai a cercare se le pareti di ghiaccio del tuo cuore si saranno in parte sciolte.

Detto questo, adesso vado a bere un po' di succo d'arancia, sperando che il suo sapore non mi ricordi troppo quello delle tue labbra. ©

Nami

 

 

 

 

 

Ho sempre pensato che Bonney avesse una cotta per Zoro (assieme a Perona, Tashigi, la tipa del primo special e la sottoscritta, ovviamente xD).

Devo confessarvi che sono scoppiata a ridere quando ho scritto “…per avermi fatta sentire, più di qualunque altro uomo, DONNA” perché sembra il genere di cosa che direbbe una cinquantenne frustrata e repressa, ma alla fine ho deciso di lasciarlo proprio perché mi divertiva. Oggettivamente, la lettera è abbastanza OOC (perdonatemi, ma sono fissata ò__ò), ma c’è da considerare la dinamicità che il personaggio di Nami (e anche quello di Law) ha mostrato durante il corso della storia.

E così termina “Succo d’arancia”, una fan fiction che mi è piaciuto tantissimo scrivere e che sono stata felicissima sia stata così tanto apprezzata! Adesso se vi dico una cosa non la prendete troppo sul serio…ma c’è la remota possibilità che io scriva un seguito! xD In effetti, diciamocelo, il finale è un po’ aperto: c’è una guerra all’orizzonte e Nami e Law si lasciano un po’ bruscamente. Insomma, mi piacerebbe farli rivedere, ecco! Ma non metteteci troppo il pensiero, con la scuola di mezzo avrò meno tempo e per di più le idee sono ancora molto azzardate (quasi quasi aspetto addirittura di arrivare alla saga di Punk Hazard, così magari m’ispira). Ma se vi fa piacere, se prima o poi decidessi di scriverlo, vi prometto che vi avviserò personalmente con un messaggio privato (qualora lo vogliate).

Per adesso (tempo permettendo) mi piacerebbe dedicarmi ad altre pairings.

Detto questo, vi ringrazio infinitamente una ad una per aver seguito, recensito o anche solo letto la mia storia così appassionatamente. Spero di risentirvi tutte al più presto! ;) Baci***













 

 

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