Amanti.....E adesso?

di Gillian_Lightman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Gestire la situazione ***
Capitolo 3: *** Smontare l' accusa ***
Capitolo 4: *** Preliminare e preliminari ***
Capitolo 5: *** Ricatto ***
Capitolo 6: *** Con l' ausilio della notte. ***
Capitolo 7: *** Accerchiata ***
Capitolo 8: *** Fuga ***
Capitolo 9: *** Missouri...? ***
Capitolo 10: *** Due mesi dopo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti! Questa Fan Fiction costituisce la seconda parte di “Sometimes*”…Quindi si tratta di una serie che, vi anticipo, prevede per certo altre due storie. Un informazione: questa si dividerà in due parti, ossa nella prima verranno presentati gli avvenimenti 4 mesi dopo la vacanza a New York e quindi quattro mesi dopo l’ inizio della loro relazione segreta, mentre la seconda parte 6 mesi dopo la medesima vacanza.
La prima parte sarà molto più lunga perché il problema che gli si presenterà davanti sarà molto più complesso da risolvere!
Detto ciò non mi dilungo oltre, buona lettura.
Ps. @Fleide…E’ per questo che nel finale di “Sometimes*” non ho introdotto Ria e Loker che intuivano qualcosa…Così sarà più divertente adesso!
 
Prologo. Quattro mesi dopo.
 
Gli uffici principali del Lightman Group, quelli appartenenti ai due capi, le due colonne portanti, sono sempre chiusi. Nessuno oramai vi presta più attenzione. Inizialmente in molti si chiedevano il perché di questo piccolo cambiamento, ma dopo quattro mesi tutti ci avevano infine fatto l’ abitudine. Anche una dubbiosa Ria e un curioso Eli che riuscivano a notare altri piccoli cambiamenti da quella data, data cui risaliva un certo viaggio…
Era così ovvio! Tutti, e proprio tutti, in quell’ ufficio sapevano che quei due erano fatti per stare insieme. Quattro giorni da soli e come avrebbero fatto a non rendersene conto? Poi non si potevano certo nascondere sguardi fugaci e sorrisi complici ad un ufficio pieno di esperti della menzogna!
Invece loro ce l’ avevano fatta, e in quattro mesi nessuno sospettava niente. Certo Ria e Loker, più a contatto con i capi rispetto agli altri, avevano un dubbio e vedevano un qualcosa di diverso, ma Sarah riusciva a fare da catalizzatore e mandarli sulla strada sbagliata…Era la promessa fatta ai due amanti!
Amanti. Che suono strano ha questa parola. Emily era contraria, da subito; perché secondo lei il bello di una relazione è poter godere ogni singolo istante col la persona che ami, cosa impossibile quando vuoi nasconderla. Ma la decisione di certo non spettava a lei, e in ogni caso vedere suo padre felice con la donna che trovava perfetta e che a lungo aveva sperato per lui le bastava! Eccome se le bastava!
Sarah invece adorava questa scelta di vita. Lei era dell’ idea che fosse la cosa migliore, certo non quando la relazione sarebbe diventata “matura” abbastanza da essere pronti a rivelarla, ma per il momento la trovava una genialata.
“Insomma da adolescente la cosa più bella è fare le cose di nascosto! Nascondere le sigarette, nascondere il ragazzo troppo grande, nascondere i trucchi nella borsa o falsificare la firma su un votaccio…Assaggi la libertà ma sai che non la puoi avere! E questa sensazione è fantastica, ti fa sentire vivo! Poi diventi adulto e puoi fare quello che vuoi, la libertà la hai ha portata di mano e addio a quelle belle sensazioni. Ma con la vostra relazione potete riviverle! L’ emozione di un bacio fugace in ufficio, di una carezza nascosta…Certo arriverà il momento in cui sarà giusto che la vostra diventi una relazione ufficiale, ma per il momento godetevela ragazzi!”
Quel discorso se lo ricordavano ancora adesso, dopo quattro mesi. E proprio in quel momento si trovavano in ufficio a seguire quel prezioso consiglio....
 
Un altro bacio. Un altro lungo e caldo bacio. Rimangono cosi per molti istanti. Poi si staccano, rimangono a contemplarsi. Sono sul divano nella stanzina secondaria dell’ ufficio di Lightman, così se qualcuno entra hanno il tempo di ricomporsi.
Adesso sono accoccolati; Gillian ha la testa sulla spalla di Cal e la alza per baciarlo, mentre si tengono la mano.
“Sono stati meravigliosi questi quattro mesi…Ma sono passati così in fretta” dice la donna stringendosi a Cal. Poter sentire la sua pelle contro la sua, il battito dell’ uomo mentre appoggia la testa sul suo petto è…Indescrivibile.
Lui la bacia, gli accarezza il viso e poi aggiunge “Hai ragione…Ma abbiamo ancora una vita davanti…Da passare insieme…Io e te…Per sempre”
“Ti amo Cal”
“Ti amo Gillian”
Colta da un irrefrenabile passione lo afferra per le spalle e lo spinge sul divano, accoccolandoglisi sopra e iniziando a baciarlo.
Solitamente si danno contegno. Per non farsi scoprire hanno tutti i loro trucchetti. Intanto si possono ‘accoccolare’ solamente sul divano. Non possono farlo troppo spesso ne in un orario fisso, altrimenti gli altri se ne accorgerebbero. Quando vogliono stare soli il trucco è “Mi serve una pausa” e dopo circa cinque minuti l’ altro lo raggiunge. Possono stare sia a casa di Gill che a casa di Cal, preferibilmente però in quella della donna perché non vogliono condizionare troppo Emily. In questo caso il motto di Cal è “cena da me, notte da te”. Nonostante ciò la giovane Lightman continua a ripetere che possono anche dormire a casa, perché ha diciassette anni e sa cosa fanno gli adulti. Questo discorso mette spesso in imbarazzo Gill, quindi alla fine lasciarono perdere. Doveva dire però che amava il fatto che Cal avesse una figlia; normalmente se ci sono bambini altrui di mezzo le cose si complicano, ma lei era matura e appoggiava a pieno la relazione di suo padre, tanto che spesso cenavano tutti e tre insieme (molto anche con Sarah) e Gill si sentiva in…Famiglia…Come non si sentiva da molto tempo.
In ogni caso c’ erano volte il cui la loro “irrefrenabile passione” aveva la meglio e l’ ufficio con tutto il suo bel mobilio veniva adibito per altri scopi…
Adesso si trovavano in una via di mezzo, sdraiati sul divano scambiandosi teneri baci.
“Ehi tesoro te l’ ho già detto che amo il tuo profumo?” sussurra l’ uomo strofinandole il naso sul collo.
Lei ride, soffre tremendamente il solletico ma a quel tocco un brivido le percorre la schiena, nonostante in quattro fantastici mesi abbia avuto tutto il tempo per farci l’ abitudine.
“Si amore, circa dieci volte al giorno”
“Chiamami per nome”
“Okay, cinico e irritante irlandese dall’ accento sexy” replica ridendo e baciandolo nuovamente.
“Cosi mi offendi”-replica fingendosi arrabbiato-“E poi non è solo il mio accento ad essere sexy, sono io bambola”. Entrambi scoppiano a ridere.
Continuano a baciarsi. All’ improvviso si apre la porta. Si separano immediatamente. Nessuno si annuncia. “C-Chi è?” azzarda Gillian cercando di mantenere un tono neutro.
Sarah zompa nella stanza ridacchiando “Tranquilli sono io”. I due tirano un sospiro di sollievo
G: “Che cretina che sei ci hai fatto prendere un colpo!”
“Vi tengo in allenamento!”
I tre sono disposti a triangolo e stanno scherzando allegramente come fanno sempre. Ma adesso qualcosa cambia, stavolta qualcosa non va.

La porta si apre nuovamente e, sfortunatamente per loro, non si tratta di un collega.
 
Allora? Che ve ne pare? Lo so che è solo un prologo, ma come sapete questo è il mio punto debole quindi mi farebbe immensamente piacere una recensione, anche breve!
Grazie mille e al prossimo capitolo!
Jenny :)

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Capitolo 2
*** Gestire la situazione ***


Salve a tutti ! Scusate se in questo periodo ci metto secoli ad aggiornare ma sono presissima ): In ogni caso ecco il primo vero e proprio capitolo della Fiction, spero vi piaccia :)
Buona lettura!
 
Capitolo 1. Gestire la situazione.
 
“Ciao Cal”.
Zoe Landau avanza lentamente sui suoi tacchi a spillo, godendosi letteralmente l’ espressione dipinta sul viso dell’ ex marito e delle due donne li presenti.
Aggiunge (cercando malamente di controllare il tono sprezzante) “Gillian”.
“Zoe” replica l’ altra, quasi esasperata e senza nascondere il disgusto.
“Sarah”-questa volta è possibile notare anche sorpresa nel suo tono-“E io che pensavo ci fossimo sbarazzati di te!” ridacchia per far credere che sia una battuta, quando in realtà è serissima.
“Oh Zoe, sono stata addestrata dalla CIA…Liberarsi di me è un tantino difficile”
Tutti e tre sono terribilmente confusi e, chiaramente, in ansia per l’ arrivo della ‘simpaticissima’ donna; Cal riesce ad accennare “C-Come mai sei qui?”
Prima che quella possa rispondere una ragazzina sui diciotto anni entra nell’ ufficio saltellando “Allora Sarah stasera…”.
Emily si blocca. Nel suo viso un misto di sorpresa e paura. “Mamma? Che diavolo ci fai qui?”.
“Anche io sono contenta di vederti tesoro” replica la madre andando ad abbracciarla. Emily guarda gli altri tre come per dire ‘non ne sapevo niente’ e dalla sua espressione capiscono che è sincera e confusa almeno quanto loro.
Z: “Scusa Em ti ho interrotta cosa stavi dicendo?”
“Ah io ecco…Volevo solo chiedere a Sarah se stasera uscivamo”
“Certo Em” assentisce l’ altra tentando di sembrare tranquilla.
“Esci con Sarah…Se diventi come lei saprò il perché”.
Sarah per poco non le salta addosso. E’ ODIOSA quando fa cosi. Usa la sua ironia pungente da stronza e l’ accompagna con uno stupido e falso sorriso. Anche se per dirla tutta è sempre odiosa quella donna!
“Ah Zoe, se ha resistito quattordici anni con te non la sconvolgerà passare una serata con me”
Cal, già stufo, si intromette “Allora Zoe perché sei qui?”.
“Mmh no! Non mi conviene affatto parlartene con tutto questo affollamento. Le persone ti mettono di cattivo umore…Possiamo parlare un attimo da soli?”
Gli occhi di Gillian prendono letteralmente fuoco e stritola talmente tanto la mano di Sarah da farla lacrimare.
Cal se ne accorge, ma non potendo fare altrimenti “Certo. Ragazze ci lasciate sole un attimo per favore?”
E: “C-Certo”
S: “D’ accordo”
Poi prende Gill per mano e la trascina verso la porta, prima che Hulk salti fuori dal suo petto e si avventri contro Zoe…Anche se in realtà l’ idea non le dispiacerebbe affatto.
 
Nell’ ufficio di Cal*
“Vedo che Sarah è tornata nella famigliola…Che bello!”
“Si so quanto odi Sarah, quello che non so è perché sei nel mio ufficio e non a Chicago”
“Perché? Una ex moglie non ha il diritto di presentarsi quando vuole nel tuo ufficio?” replica fingendosi offesa ed iniziando a girare per la stanza.
“No. E ora vuoi dirmi perché sei qui?”
“Sei più freddo del solito, è successo qualcosa?” chiede sospettosa.
“No. Adesso parla altrimenti torno a lavoro” sta usando tutta la calma del mondo per non sbatterla fuori a pedate. E’ la prima volta che vede l’ ex moglie da quando ha iniziato il suo rapporto con Gillian e deve dire che ha influenzato totalmente i suoi stati d’ animo in presenza di Zoe. Insomma prima come minimo avrebbe cercato di portarla a letto o, se fosse stata lei ad incominciare le danze, avrebbe subito reagito con piacere. Ora, invece, non vedeva l’ ora che se ne andasse per fare tutte quelle cose con la sua donna, con la sua Gill.
“Si ti amo anche io. Ho bisogno di aiuto” Cal per poco non inciampa, ma cerca di concentrasi sull’ ultima parte della frase.
“Aiuto? Per cosa? Stai male?” nonostante Zoe sia terribilmente irritante è pur sempre la madre di sua figlia ed ex moglie…Se ha qualche problema si preoccupa per lei!
“No non si tratta di quello…Ho bisogno di aiuto per un caso”
“No. No non se ne parla. Mi dispiace ma non va bene quando lavoriamo insieme. Senza contare che il tuo studio è a Chicago quindi non so come diavolo ti sia venuto in mente”
“Cal per favore lascia che ti spieghi…”
“No, no e no ! Adesso per favore vattene dall’ ufficio, abbiamo molto lavoro da fare.” Detto ciò si avvia verso la porta, sta per aprirla. “James Smith, detto il ‘guaio alla seconda’”.
Cal si blocca. “C-Cos hai detto?”
“Mi hai sentita”
“E’ il tuo cliente?”
“Si.”
“Accusa?” domanda preoccupato.
“Quattro omicidi di primo grado aggravati ed un tentato omicidio. L’ accusa ha richiesto la pena capitale”. Dal suo tono capisce che non scherza.
“Porca puttana! Ma non può essere stato lui!! Qualsiasi prova abbiano a sua colpa  lui non può assolutamente avere a che fare con questi omici…”
“Lo so Cal! Per questo lo sto difendendo. Per questo sono venuta da te. Qualcuno lo vuole incastrare, ma le prove sono schiaccianti…Se non mi aiuti tra meno di una settimana sarà un condannato a morte.”
Cal si passa le mani fra i capelli “Quand’ è il processo?”
“Domani. Lui è di qui e due omicidi sono stati commessi al Distretto, quindi ho convinto il giudice ha farlo processare in città. Ho già i documenti e l’ approvazione del tribunale per il supporto del Lightman Group, manca solo la tua firma.”
L’ uomo si volta verso di lei.
 
Nell’ ufficio di Gill*
La mano di Sarah oramai assomiglia più ad una salsiccia. Gill entra nel suo ufficio e si accascia sul divano, cercando di non uccidere nessuno o demolire l’ ufficio.
Le altre due la seguono e chiudono la porta. Sarah la afferra per le spalle “Stai tranquilla Gill”
“Tranquilla? Tranquilla. Oh certo arriva qua Zoe e io devo stare tranquilla. Quella donna è…” Si ferma, ricordandosi che Emily è nella stanza.
Quest’ ultima se ne accorge, ma finge di non farci caso. Piuttosto ha altre domande.
“Sarah tu conosci mia madre? E perché ti odia cosi tanto? E ho sentito bene…Sei stata addestrata dalla CIA?!”
Questa fa un breve cenno con la testa come per dire ‘perfetto’. Poi apre il mobiletto di Gillian e vi tira fuori una grossa bottiglia, compiaciuta “Gill! Jack Daniel’s? E brava la mia ragazza! Credevo bevessi solo cioccolata!” detto questo se ne versa un bel bicchiere, poi alza la bottiglia, per chiedere all’ amica se ne volesse un po’. L’ interessata si alza, prende un altro bicchiere e se ne versa una buona dose, poi aggiunge “Scusa per il cattivo esempio Em, ma ci vuole”.
Tornano a sedersi. Gli occhi di Emily fissi su Sarah in attesa di risposte.
 “E va bene. Allora si, io e tua madre ci conosciamo. Si, mi odia e…Si, sono stata addestrata dalla CIA.”
“Dettagli Sarah dettagli !!”
“Allora. Come sai conosco Gillian da oltre vent’ anni. Bene circa sette anni fa, quando conosceva da poco più di un anno tuo padre, me lo ha presentato e siamo diventati amici. In questo modo ho conosciuto anche tua madre.”
Silenzio. Emily aspetta qualche secondo “E POI?!? Questo spiega come hai conosciuto mia madre ma non perché ti odi! Senza contare che non hai nemmeno menzionato la CIA!”
Sarah sbuffa. “Allora…Intanto puntualizziamo che tua madre ha sempre odiato Gill perché è più figa di lei e tuo padre lo sa”
“Sarah!” La ammonisce questa dopo essersi strozzata con il Bourbon mentre Emily quasi cade dalla sedia, ridendo.
“E’ vero! Comunque cè l’ ha con me perché…Qui entra in ballo la CIA quindi non ti posso dire molto. Allora come tu sai…” si volta e sussurra a Gillian “Lo sa che avete lavorato per la CIA?” quella fa cenno di no.
“Invece lo so, ho sentito Loker e Ria che ne parlavano poco più di un anno fa, quando è scoppiata quella bomba in centro e voi c eravate dentro fino al collo”
Gillian decide che l’ idea di morire strozzata non la alletta, quindi poggia il bicchiere. “Ottimo”.
“In ogni caso tuo padre lavorava come…Diciamo consulente e Gill come psicologa. Questo circa dieci anni fa quindi io la conoscevo dal doppio del tempo; poi loro hanno smesso e fondato il Lightman Group mentre io ho continuato a lavorare li, anche se prima non lo sapevano”
“In che senso?” chiede Em che si è persa qualche passaggio.
“Vedi…io avevo incarichi diversi dai loro quindi anche se io e Gill eravamo molto molto amiche per un certo periodo non le ho rivelato che lavoravo per la CIA e dato che rimanevo di rado in agenzia non poteva scoprirmi.
Ora, addestramento escluso, ho iniziato a lavorarvi 14 anni fa e a loro lo ho detto 10 anni fa, quando poi se ne sono andati. Questo è tutto ciò che ti posso dire sulla mia carriera alla CIA. In quanto a tua madre…Bhe circa 6 anni fa, pochi mesi prima che mi dimettessi dall’ Intelligence…Ecco avevo un caso in sospeso e…Diciamo credevo fosse un caso concluso svariati anni prima…Che riguardava me e Gill…Quindi mi sembrava giusto avvisarla. Abbiamo deciso di risolverla insieme e, per fartela breve, tuo padre è voluto venire con noi. Era pericoloso, quindi tua madre ce l’ ha a morte con me. Per questo e perché quando ha proibito a Cal di farlo siamo passate a prenderlo di nascosto.”
“Che caso che caso che caso che caso!? Daii dimmelo Sarah!”
“Mi spiace Em ma non posso, sono affari della CIA. Poche persone ne sono a conoscenza”
“Chi?”
“Solamente…”
“Sarah” la avverte Gillian.
“Io, tuo padre e Gill”
“Sarah adesso basta hai detto già troppo” la sua amica la guarda come per ammonirla, facendole capire che non bisogna dire nient’ altro alla piccola Lightman.
“Ma se lo sapevate solo voi tre”-come Gillian temeva ci è arrivata-“Era un’ operazione clandestina!”.
Colpite e affondate.
Prima che Sarah possa rispondere si introduce Foster con voce ferma “Ha risposto alle tue domande Em. Ora capirai che il nostro passato riguardante la CIA è strettamente confidenziale quindi prima di tutto quello che sai non dovrà uscire da questa stanza e secondo non dovrai più farci domande okay?” lei vorrebbe sapere di più ma lo sguardo della donna non ammette repliche.
“D’ accordo” assentisce Emily delusa ma rassegnata. “Ora vado a scuola, poi aggiornatemi su *che diavolo ci fa qui mia madre*”
“Okay Em a dopo” “Ciao Em” la salutano.
Mentre quest’ ultima si allontana Sarah vede Gillian tranquilla e crede ingenuamente che si sia calmata del tutto, ma non appena Emily varca l’ uscita del Lightman Group…
“BRUTTA STUPIDA ZOCCOLA”
“Gill !! Bhe, hai ragione” la ammonisce e poi ammette Sarah.
“CHE DIAVOLO CI FA QUI? E GIU LE SUE SCHIFO DI ZAMPACCIE DA CAL! SE NON SE NE VA ALL’ ISTANTE PRENDO LEI, QUEL SUO DANNATO SORRISETTO E…”
“Adesso calmati Gill! Probabilmente è venuta per discutere di Emily o chiedere aiuto a Cal per qualcosa…”
“E’ venuta a portare guai! Cazzo ogni volta che viene qui quella lurida serpe ci prova con Cal! Che ora è il mio Cal. Mio e non di quell’ oca padovana. Ma tanto per cambiare la nostra relazione è segreta e secondo ciò se quella prova a portarselo a letto io non dovrei ucciderla. Dannazione! Andava tutto così bene!”
“Gill hai ragione ma cerca di stare tranquilla! Insomma se si tratta di Em è una cosa temporanea e non può trattarsi di un caso: lei vive a Chicago! E anche se per disgrazia fosse così Cal rifiuterebbe! Piuttosto…Sei ancora contenta di mantenere segreta la relazione dopo quattro mesi? Intendo escludendo adesso con Zoe”
“Bhe…Effettivamente si, perché comunque ci possiamo vedere molto spesso ma non cè mai monotonia…E trovo divertente, quasi eccitante, nasconderlo a tutti in ufficio…Anche se Ria e Loker si stanno avvicinando e ho paura che se quell’ arpia di Zoe si ferma ancora un po’ noteranno che la mia voglia di ucciderla è notevolmente aumentata”
“Dai Gill stai tranquilla vedrai che se ne andrà prestissimo”
In quel momento Cal varca la soglia dell’ ufficio. “Hei amore” dice Gill sorridendo e cercando di sembrare tranquilla, senza successo; proprio come Cal non riesce a nascondere una faccia funerea.
S: “Che succede Cal?” entrambe guardando preoccupate il viso dell’ uomo, che non cerca nemmeno di nascondere i sensi di colpa. Sta per dire qualcosa, ma un cavallo parlante che è appena sbucato dietro di lui incalza “Allora Cal glielo hai detto?”
C: “Ti avevo detto di aspettare fuori” replica alquanto seccato.
G: “Detto cosa?” cerca nuovamente di restare calma, ma il cuore che le pulsa a mille cercando di uscire dalla gabbia toracica di certo non aiuta
Lei e Sarah, anch’ essa preoccupata, sono in ascolto.
“Ecco…”
Z: “Oh ma quanto ci vuole? Mi fermo in città per un grosso processo e Cal mi aiuterà”
S: “Quando dici Cal intendi il Lightman Group?”
Z: “Si”
G: “Cosa? Cal non ne abbiamo nemmeno parlato e qui siamo soci paritari”
Z: “Peccato che lui abbia già firmato” dice gongolante l’ ex moglie. E’ evidente che sta godendosi in modo spropositato la scena
Gillian non riesce a capire cosa stia succedendo dentro di se. Un misto di rabbia, tristezza e delusione si stanno mescolando rendendola molto pericolosa, ma anche vulnerabile. Respinge le lacrime che stanno salendole agli occhi, raccoglie tutto l’ autocontrollo che può.
“Bene. Se volete scusarmi”

Detto questo esce dall’ ufficio.
 
Allora? Cosa ne pensate? So che è solo un capitolo di passaggio ma mi farebbe davvero piacere una piccola recensione C:
Kaori e Fleide, in quanto a Zoe avevate indovinato…Ma non potevo certo darvi conferma togliendovi il gusto del dubbio :P !
Jenny

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Capitolo 3
*** Smontare l' accusa ***


Salve a tutti! Come al solito mi scuso per l’ enorme tempo trascorso dalla pubblicazione dell’ ultimo capitolo! Spero almeno di non deludere le aspettative.
Buona lettura.
Ah, ho dovuto cambiare il rating da “giallo” ad “arancione”…Per via della piega che ha preso l’ indagine…
 
 
Capitolo due. Smontare l’ accusa.
 
“Gill. Gill!” Cal esce frettolosamente dall’ ufficio, maledicendosi da solo e chiamando a gran voce la compagna. Zoe di certo non vorrebbe perdersi la scena, ma Sarah la trattiene prontamente in modo da lasciare un po’ di solitudine a Gill…E soprattutto per dare la possibilità a quella testa calda di Cal per spiegare che diavolo gli era saltato in mente!
Nel frattempo la fragile ma ferma dottoressa Foster aveva raggiunto con grandi passi pieni di rancore il laboratorio e sbattuto con violenza la porta, senza curarsi del rumore ne tantomeno della decina di impiegati (Ria e Loker inclusi) che la stavano fissando dalle loro postazioni.
Pochi attimi dopo Lightman varca la medesima soglia, chiamando nuovamente la collega. Questa, in piedi a braccia incrociate, si volta e gli lancia uno sguardo di fuoco, a metà fra il ferito e lo sprezzante.
“Tutti fuori” avvisa Lightman rivolgendosi agli altri impiegati, senza però smettere di fissare una torva Gillian. “ORA” aggiunge alquanto nervoso vedendo che nessuno si è mosso. A quell’ ulteriore incentivo, però, tutti obbediscono uscendo in silenzio e tenendo osservando altro, come se avessero paura di essere fulminati.
Solo Torres e Loker si attardarono ad uscire, spostando lo sguardo fra i loro capi che torreggiavano nella stanza a pochi metri l’ uno e dall’ altra senza smettere di fissarsi.
Ria azzarda preoccupata “Va va tutto bene?”.
Foster finge di non aver sentito, mentre Lightman si volta irato; sta per replicare qualcosa quando Loker salva la sua collega, ancora li impalata, afferrandola per un braccio e portandola fuori dal laboratorio, chiudendosi la porta alle spalle.
Prima che un preoccupato Lightman possa proferir parola, la sua ‘collega’ lo aggredisce:
“Ti è andato di volta il cervello?”
“Gill lascia che…” azzarda Cal.
“NO!”. Dal suo tono e dall’ espressione dipinta sul suo viso l’ uomo capisce che è veramente furiosa. Non si ricorda di averla vista molte volte così…Forse quando aveva usato i fondi della Lightman Group per comprare la società di Zoe e in qualche occasione simile, ma di certo non era un’ espressione che vedeva spesso sul viso della donna…E comunque mai nei quattro mesi della loro relazione segreta.
“Non hai mai pensato di consultare la tua socia? La tua compagna?” aggiunge abbassando la voce per paura d’ essere sentita da altri “Già sai benissimo che detestavo lavorare con Zoe, ma almeno prima me lo chiedevi! E adesso dimmi che diavolo ci fa qui! Noi abbiamo deciso insieme di mantenere questa relazione segreta ma non mi puoi mettere in questa posizione! Cosa dovrei fare quando quell’ avvoltoio cercherà di portarti a letto eh? Cosa dovrei fare?! Pagarvi una stanza d’ albergo!? Ma certo, non ce ne sarà bisogno perché lei ha venuto la sua casa di Washington quindi dove dormirà mai? A casa tua Cal! A casa tua! Ma ci hai pensato??!”   
Esasperata e del tutto fuori controllo si accascia su una sedia tenendosi la fronte con una mano. Cal esita per qualche istante, poi le si avvicina. Prende la mano di Gill e la trascina verso di se, costringendola ad alzarsi. Sempre tenendogliela, la appoggia sul suo petto. La bacia. La stringe forte. Poi le prende il viso fra le mani e lo indirizza verso il suo. “Scusa”.
Lei è ancora arrabbiata, ma questi gesti…Questa parola…La fanno pentire di essere stata così dura. In fondo di lui si fida. E’ Zoe quella di cui ha paura.
“Hai tutte le ragioni del mondo Gill, tesoro, e non voglio giustificarmi…Ma almeno permettimi di darti delle spiegazioni.” Lei assentisce e torna a sedersi, lo sguardo su di lui, che comincia. “Le ho detto di no. Subito. Non le ho fatto nemmeno finire la frase…Ma poi lei ha detto quel nome: James Smith” la donna lo guarda con aria dubbiosa, quindi lui non indugia oltre “E’ un nostro vecchio amico, frequentavamo insieme l’ università…Uno dei miei più grandi amici, anche se è molto che non lo sento. E’ nei guai. Grossi. E’ accusato di quattro omicidi a sangue freddo con aggravante ed un tentato omicidio. Due commessi a Chicago, due qui a Washington. Si è rivolto a Zoe che gli farà da avvocato. Lei ha convito il giudice a farlo processare qui, il processo inizia domani…Zoe sa che è stato incastrato, come ne sono certo io! Però il tempo ha disposizione è breve e ha bisogno di tutto l’ aiuto possibile…E non parlo di lei ma di James! Non avrei mai accettato se non si fosse trattato di una cosa così importante…Gill gli voglio bene! E se non lo aiutiamo tra poco sarà un condannato a morte! Lo so che Zoe è…Zoe…Ma James ha bisogno di me”.
In entrambi i visi si poteva scorgere rimorso. In quello di Cal per aver accettato il caso senza parlarne con la donna, in quello di Gill per l’ esagerata scenata di pochi minuti prima.
Questa gli si avvicina nuovamente, gli accarezza una guancia e lo prende per mano. Poi lo bacia affettuosamente “Scusami ho esagerato. Mi fido di te e so che non mi tradiresti…”
“mai”sottolinea l’ uomo prima che ella possa completare la frase.
“Mai…Solo che Zoe…Bhe il suo intento, sebbene secondario al caso, è sempre lo stesso. Ed è ovvio che dormirà da te quindi…In più chissà quanto durerà il processo…E per tutto questo tempo che ne sarà di noi due? Non possiamo certo vederci a casa tua! E se esci alle undici cosa le dici? ‘vado da Gillian?’ ”.
Lui appoggia il suo naso contro quello di lei, guardandola negli occhi. “Ho già tutti i miei piani”. Poi la bacia. Un bacio lento, dolce…Di amore e di scuse. Passano alcuni istanti ma non accennano a staccarsi.
“CREDO CHE SIANO QUI ZOE” Grida Sarah. Non è riuscita a trattenere oltre l’ impicciona ex moglie, quindi ha pensato che se almeno la avesse preceduta ed avesse avuto la premura di gridare a gran voce il suo nome i piccioncini si sarebbero potuti staccare.
Infatti quando apre la porta trova due grati ma distanti Cal e Gill. Dopo qualche istante a riempire la stanza arriva l’ avvocatessa, che li fissa dubbiosa.
Z: “Allora?”
G: “Allora” Sarah le mima due parole –sii superiore- quindi addolcisce il tono con un sorriso “Aiuteremo James”. Come i suoi amici non faticano a notare ha scelto accuratamente le parole da usare, per evitare di dire che avrebbero aiutato lei direttamente.
“Ottimo” replica l’ altra con un sorriso ancor più falso “A lavoro allora”.
 
La mattinata trascorse tra noiose pratiche del processo, irrilevante materiale sul caso e una forte depressione che aleggia nell’ aria. Alle due di pomeriggio nessuno si è ancora fermato: al caso avrebbero lavorato anche Torres e Loker, cosa che certamente non migliorava l’ umore del grande capo.
Finalmente riuscirono ad aggiornarsi completamente sul caso in corso.
James Thomas Smith, nato nel 1966 a Washington DC è residente a Chicago. Celibe, niente figli. Possiede una grossa azienda automobilistica. Accusato nel processo in corso/capi di imputazione: quattro omicidi a sangue freddo con aggravante per le ferite riportate pre-mortem e un tentato omicidio. Stesso modus operandi e stessa tipologia nella scelta della vittima in ambi e 5 i casi: donne bionde tra i 25 e i 35 anni di età, bianche; le aggancia nei bar a notte inoltrata, in qualche modo le convince a salire in auto e le porta nel suo rifugio sicuro. Da quando varcano la soglia hanno sedici ore, durante le quali prima provoca traumi da corpo contundente sulla coscia destra disegnando uno strano simbolo, poi le picchia ferocemente ma in modo da lasciarle coscienti ed infine gli scioglie le mani con l’ acido fluoridrico. Scadute le sedici ore di agonia le strangola a mani nude e le getta sulla riva di un fiume, il che indica la sua voglia di far scoprire subito i cadaveri, che altrimenti sarebbero gettati direttamente nella foce.
Ora, opera una volta a settimana. Rapisce il lunedì notte e i corpi vengono scoperti entro due giorni. I primi due omicidi sono stati commessi a Chicago e i corpi rinvenuti a distanza di una settimana nell’ omonimo fiume. Non ha cambiato solo perché è molto grande e sapeva che la polizia non sarebbe riuscita a tenerlo tutto sotto controllo. Gli altri due (senza interruzioni temporali) sono invece stati commessi a Washington. Corpi rinvenuti sulle rive del Potomac e su quelle del grande “Columbia”.
Il tentato omicidio è stato commesso esattamente una settimana fa, lunedì notte a Nashville, Tennessee; il giorno seguente la polizia ha arrestato James Smith che si trovava li “in vacanza”. Ecco tutte le prove a suo carico che l’ accusa possiede: è stato visto nello stesso bar del primo rapimento e interrogato come gli altri, niente di che. Tuttavia riguardando attentamente i video del secondo lo si poteva scorgere fermo all’ entrata e andarsene nel momento in cui la vittima usciva da bar. Quando sono andati a casa sua per interrogarlo nuovamente non c’ era: era “in visita” alla sua famiglia proprio a DC per due settimane. Sul terzo omicidio nessunissima prova, sul quarto e ultimo invece…Sono stati rinvenuti i suoi capelli sul corpo e il suo DNA sotto le unghie della vittima. Segue chiaramente un mandato di arresto per lui, ma era già a Nashville dove è stato tentato l’ ultimo omicidio. La donna è stata rapita come al solito, sfregiata e picchiata ma prima che le sciogliessero la mani è riuscita a scappare. Purtroppo è sotto shock e non in grado di testimoniare a favore o contro Smith, che è stato subito arrestato e le trattative per il processo avviate. Quest’ ultimo era in prigione in attesa del processo, per questo non si era unito al Lightman Group.
 
“La chiave sono gli omicidi a Washington” ripete l’ ultima volta Cal a tutta la squadra “L’ unica cosa da scoprire a Chicago è se il fatto che fosse nei bar delle vittime è solo una coincidenza o è stato tutto calcolato. Dobbiamo concentrarci sul Distretto per capire come ha fatto il killer ha lasciare le tracce di capelli e DNA di James sul corpo della quarta vittima”.
Una audace Torres osa porgli la domanda che il suo caro collega Loker è troppo prudente per fare “Aspetta. Io credevo che il Lightman Group desse la sua consulenza come al solito, in modo oggettivo…Tu parti già con il presupposto che sia innocente.”
Cal le si avvicina ferocemente “Errore bambolina. Non saremo pagati e non saremo oggettivi; questo è un favore personale, ma voi” aggiunge additando lei e Loker “eseguirete comunque i miei ordini oppure” indica la porta “andate a casa”.
Sebbene Ria sia frustrata e molto tentata di seguire quest’ ultimo consiglio, decide finalmente dopo tre anni passati a lavorare con Cal di lasciare perdere.
“Bene capo, cosa facciamo?”.
“Interrogate i testimoni, cercate altri sospettati e aiutate Zoe a preparare la difesa. Voi due” indica Gillian e Sarah “Con me”.
Le donne  lo seguono dubbiose mentre si avvia a grandi passi verso l’ uscio; tuttavia non si dirige al il suo ufficio, ma fuori dall’ edificio.
“Ehm…Cal…Dove stiamo andando?” domanda Gill, sostenuta dallo sguardo indagatore di Sarah.
“A pranzo, mi serve una pausa”.
Le donne si scambiano un sorriso, che Lightman non nota.
 
Il buon umore procurato dal tranquillo e rilassante pranzo di poco prima non impiega molto a svanire, per lasciare posto allo stress; tanto stress.
Il processo inizia domani, quindi l’ accusa ha tenuto per se i testimoni buona parte del pomeriggio, e i due giovani hanno avuto poco tempo per interrogarli.
Intanto, come se non bastasse, si tratta di ore perse: i testimoni servivano per i primi due omicidi, per gli ultimi bastavano le prove. Sfortunatamente dicevano anche la verità, ossia di aver visto James ronzare in torno alla seconda vittima e avviarsi con lei. Per quanto riguarda la prima, semplicemente lo hanno visto nello stesso bar.
In quanto alle prove, non c’ era molto da dire: per trovare chi lo aveva incastrato dovevano parlare con James, ma per ora non poteva uscire su cauzione e le sue visite erano limitate all’ avvocato difensore.
Erano già le dieci di sera, avevano mangiato cinese in ufficio e discutevano sul da farsi.
“Domani” conclude finalmente Zoe “Si tratta solo della preliminare, quindi abbiamo altre ventiquattro ore, se convinco il giudice per un rinvio forse anche quarantotto. Inoltre devo persuaderla a concedere l’ uscita su cauzione per James, cosi che lo portiamo qui e cerchiamo di migliorare la situazione”.
Gli altri assentirono, dopodiché se ne andarono uno dopo l’ altro.
“Buonanotte a tutti allora” dice Sarah che si è attardata, lanciando uno sguardo di sostegno a Gill prima di avviarsi alla porta.
Poi rimangono solo lei, il suo fidanzato-segreto e la simpatica ex-moglie di quest’ ultimo.
A rompere l’ imbarazzante silenzio è Zoe “Allora Cal, presumo mi concederai il matrimoniale…?” Gill la fissa con occhi dardeggianti come fulmini e l’ uomo, avvertendo il pericolo aggiunge “D’ accordo. Io dormirò sul divano”.
“Andiamo allora. Buonanotte Gillian”
Questa, rassegnata, si fa da parte per dare via libera ai due…Ma Cal non si muove.
“Veramente Zoe…Prima che tu arrivassi avevamo delle pratiche arretrate, e mi dispiacerebbe lasciarle tutte a Foster!...Non aspettarmi alzato” aggiunge beffardo.
“Buonanotte Zoe” aggiunge Gill soddisfatta. Questa accenna quello che dovrebbe sembrare un sorriso sotto le rughe di disprezzo; poi se ne va.
L’ ufficio è deserto.
“Secondo te lo ha capito?” chiede Gill
“Naah secondo me crede solo che ti sbavi dietro”
“Non è così?” replica divertita; poi prende in mano le pratiche “Bhe, effettivamente qualche pratica la abbiamo”.

Cal le afferra e le lancia ovunque, poi avvinghia le proprie braccia sulla schiena della donna e la lancia sul divanetto “Ora cè un'altra pratica a cui pensare, tesoro”.
 
Allora? Che ne pensate? A me non convince molto ):
Mi farebbe davvero piacere una recensione!
Jenny

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Capitolo 4
*** Preliminare e preliminari ***


Heeeei ! Ma quanto tempo è passato? Scusate veramente tantissimo, ma ho iniziato il mio primo anno al Liceo Classico, e non ho avuto assolutamente tempo per dedicarmi al proseguo!
Inoltre sono decisamente fuori allenamento avendo scritto solo qualche OS…Spero di non deludervi troppo !
 
Capitolo 3.
Preliminare e preliminari.
 
La Superior Court di Washington D.C. incute terrore e rispetto quanto il suo nome. Al suo interno tutto è calcolato, partendo dalla disposizione delle aule e finendo con il duro e austero rumore dei tacchi, che echeggia nei silenziosi corridoi al passare di giudici e avvocatesse.
Anche la sala in cui sono ora è cosi: fredda; silenziosa.
Ci sono due blocchi da cinque file ciascuno per il pubblico, Cal si trova nella penultima di destra. Ai suoi lati Gillian e Sarah, mentre i loro protetti sono seduti dietro.
In prima fila ci sono due giornalisti e le famiglie delle vittime, che fissano con odio il punto in cui è seduto James.
Questi è molto nervoso, e sta scambiando silenziose informazioni con Zoe Landau, il suo avvocato difensore, mentre il procuratore distrettuale riordina i fogli delle procedure.
 Cal è zitto, ansioso e pensieroso.
L’ austero ed inequivocabile suono del martelletto che il giudice sta battendo sul banco lo riporta alla realtà.
Appoggiato il martelletto, il giudice Ramona Perker, sudamericana, si alza e inizia con tono soave:
“Silenzio in aula! Nel processo 453/B, il distretto di Washington D.C. contro James Smith, capi di imputazione quattro omicidi di primo grado e un tentato omicidio, come si dichiara l’ imputato?”
Zoe si alza “Non colpevole”, poi si risiede.
Il giudice prosegue “Molto bene, la procura è pronta per avviare le indagini con la preliminare?”
Un uomo dalla taglia sostenuta, alto e brizzolato, si alza stringendo nella mano destra alcuni fogli, ma prima che possa proferir parola la sua avversaria lo precede:
Zoe: “Veramente Vostro Onore vorrei chiedere una prologa: che la preliminare si discuta, ma le arringhe vengano rinviate alla prima udienza”
Giudice: “Date le pressioni dei media, come lei ben sa, la prima udienza è fissata a questo pomeriggio avvocato Landau…”
Zoe: “Si Vostro Onore, ma la difesa chiede che venga rinviata di settantadue ore”
Giudice: “Su quali basi?”
Zoe: “E’ un caso complesso, e abbiamo richiesto la consulenza di specialisti, ma avendo negato durante la preparazione un’ eventuale uscita dal carcere del mio cliente, questi stessi scienziati non hanno avuto la possibilità di interagire con il signor Smith; pertanto chiedo un rinvio di settantadue ore e la possibilità per il mio cliente di uscire su cauzione”
Procuratore: “Vostro Onore giudico questa richiesta assolutamente…”
Giudice: “Se non sbaglio è lei che ha insistito tanto per far si che il signor Smith rimanesse in carcere, ora è suo diritto incontrare chi possa aiutarlo. Tuttavia, avvocato Landau, non posso rinviare così tanto il processo: ha quarantotto ore, l’ udienza è fissata per le 16:30 del 12.06.12 in questa stessa sede, e la cauzione a duecentomila dollari. La corte si aggiorna”.
 
 
La pioggia tamburellava contro i vetri; piccole gocce cadevano a intervalli regolari, senza mai cessare. Il cielo era coperto, le strade bagnate, e i nostri audaci impiegati del Lightman Group decisamente stanchi.
Ria, Loker, Sarah, Gillian, Cal e Zoe erano seduti uno di fronte all’ altro, noncuranti della fessura nella finestra dalla quale continuavano a penetrare quelle piccole goccioline, raggelando l’ atmosfera che invece, essendo in Giugno, sarebbe dovuta essere decisamente più frizzante.
Sembrava quasi che anche il tempo si fosse messo d’ accordo con tutto il resto, creando una serie di sfortunati eventi.
Quello più sfortunato non era un “cosa”, ma un “chi”, di nome James Smith, che era in piedi davanti alla comitiva e raccontava la sua storia.
 
C: “Dannazione James, sono ventisette ore che ti interroghiamo, domani pomeriggio cè la prima udienza…Vuoi deciderti a dirci la verità!? Sono qui per te!”
J: “Ma ve la sto dicendo! Mi trovavo in quei bar solo perché ero stufo dei soliti posti e volevo cambiare aria…Poi dopo il secondo omicidio mi sentivo pedinato, così ho pensato di staccare un po’ e venire qui al distretto per fare compagnia a mia madre e mia sorella…Ma l’ incubo è continuato!”
C: “Sai cosa continua adesso? Continuo a vederti deglutire quando parli del perché eri in quei bar, il motivo è un altro. Quale?”
J: “Cal cosa stai insinuando? Perché mi aiuti se mi credi colpevole?”
C: “Non credo tu sia colpevole, ma credo che tu mi stia nascondendo informazioni molto importanti…Perciò ricordati che se non ti lasci aiutare, tra poco l’ unica cosa che vedrai saranno le facce dei famigliari prima dell’ iniezione letale”
Z: “Cal!”
G: “Ha ragione! Lo stiamo aiutando, ma perché la nostra scienza abbia successo deve collaborare!” si intromette Gillian. Brutta scelta, però, dato che l’ ex moglie ne approfitta subito.
“Non mi sembrava di avere chiesto il tuo parere Gillian
G: “invece Zoe lo hai fatto chiedendo il sostegno del Lightman Group, del quale sono co-capo!” risponde l’ altra ferocemente; ma prima che una delle due possa continuare quell’ inutile discorso, un alquanto seccato Cal lo stronca sul nascere.
“Finitela. Questo non ci aiuterà”.
Però a giudicare dalle facce delle due donne, pensa Sarah, nemmeno usare quel tono avrebbe giovato la salute del povero Cal!
C: “Allora James perché eri in quel bar? Incontravi qualcuno? Stavi seguendo o qualcuno ti stava seguendo?”.
Pupille dilatate. Sopracciglia alzate e ravvicinate.
Questi movimenti durano solo una frazione di secondo, ma al nostro pazzo scienziato inglese bastano e avanzano.
“Chi stavi seguendo James? Chi proteggevi?”
Ancora paura.
J: “Nessuno”
Lieve movimento alla spalla destra.
C: “Avanti non mentire! Vieni qui con la pretesa che ti aiutiamo e poi ci menti? James, siamo amici, di me puoi fidarti…Se non hai ucciso quelle donne, se davvero non centri niente…Dimmi chi stai proteggendo”.
J: “Io non…”
Cal si passa una mano fra i capelli. Per lui, per James, ha passato ventisette ore in piedi, ha annullato tutti i suoi appuntamenti per lavorare senza pagamento, e soprattutto a complicato la sua perfetta relazione con Gill accettando di lavorare nuovamente per Zoe…E lui…Gli mentiva? Adesso basta.
“E va bene sai cosa ti dico? Vattene a casa, fatti un goccio e domani vai al processo, vediamo che impressione farai! Quando avrai capito che senza il mio aiuto la giuria ti vede come un killer psicopatico allora se avrai un po’ di cervello tornerai…Ma perché io ti aiuti dovrai dirmi la verità. Ora è tardi, tutti a casa ragazzi”.
I primi ad andarsene furono Ria e Loker, che stanchi morti si avviarono direttamente a casa; poi Sarah, Zoe che decise di accompagnare James a casa e di tornare dopo da Emily.
Alla fine rimasero solo Cal e Gillian, ma per molto poco.
C: “Vai a casa, tesoro”
G: “Tu che fai?”
C: “Prendo un paio di cose e vengo da te, ho bisogno di staccare…Ah, non cucinare”
G: “Uuh, cucinerai tu?”
C: “Tailandese d’ asporto”
“Ma che romantico” replica l’ altra con ironia, mentre si infila il cappotto.
Cal la agguanta da dietro, la trascina verso di se e la bacia ferocemente “Ah si? Vediamo tra una mezz’ora cosa ne dirai del mio romanticismo”.
 
 
Ding. Dong.
 
Gillian guarda l’ orologio di casa e, mentre si avvia alla porta, sorride: per la prima volta in quattro mesi è arrivato in perfetto orario.
Quando apre la porta si trova davanti lo sforzo di un uomo che cerca di mettersi a posto per la sua donna. I capelli di Cal sono sistemati come meglio è riuscito, si è cambiato giacca e camicia; stringe due grossi sacchetti in una mano e una bottiglia nell’ altra.
C: “E’ qui la festa?”
Gillian lo guarda tra il divertito e il dubbioso “’E qui la festa?’ Sul serio Cal? Avevi già fatto colpo, tutto tirato in lucido, e ti rovini cosi?”
C: “Sei tu che mi fai diventare matto con la tua bellezza”
G: “Sei sicuro di non averlo già bevuto il vino? Entra” aggiunge con un sensuale e veloce movimento del collo, ma non riuscendo a trattenere un grosso sorriso. Dopo essersi chiusi la porta alle spalle, sistemano il Tailandese sul tavolo ed iniziano a cenare, tra una risata e l’ altra che fanno dimenticare a Cal il suo amico, e tutti i guai che gli sta procurando.
 
Sono finalmente seduti sul divano, Gill con le gambe strette fra le braccia e il viso sul petto di Cal.
“Allora” gli domanda la donna dandogli un leggero bacetto sul collo “Tutto qui il romanticismo?”
Si guardano negli occhi: niente amore, solo sguardo di sfida.
Cal si alza, estrae dalla giacca un CD e lo inserisce nel lettore della donna, che poi va a prendere per mano, conducendola al centro della stanza.
“La nostra canzone ti può bastare, love?
Mentre iniziano a ballare lei gli avvolge le braccia intorno al collo, sorridendo “Certamente”.
 
I just wanna stay with you
In this moment forever
Forever and ever
 
Oramai sono vicinissimi,  stanno iniziando ad abbracciarsi scambiandosi tenere coccole.
Cal accarezza Gill, stringendola a se e disegnando cerchi sulla schiena della donna, fino ad arrivare al collo, dove le sposta delicatamente i capelli per poterla baciare.
Come il ritmo della loro canzone, l’ atmosfera si riscalda, e Gill inizia a togliergli la giacca.
Senza smettere di ballare, continuano a baciarsi e accarezzarsi.
G: “Sai…Mi andrebbe di fare una doccia”
C: “Proprio adesso?”
Ma dallo sguardo eloquente dipintosi sul volto della donna capisce che non ha intenzione di farla da sola.
La bacia nuovamente “Si, io voto per un bagno di gruppo”.
Gill spegne la musica mentre Cal continua a baciarle il collo, ma prima che possano varcare la soglia del salotto un cellulare inizia a squillare.
Cal la guarda, ma quella gli fa presente “Non è il mio”.
Seccato, tira fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e legge il numero sul display: Zoe.
“Potrà aspettare”.
Si baciano nuovamente, ma non possono fare due metri che anche un altro cellulare inizia a suonare.
G: “E’ Sarah. Accidenti ma si sono messe d’ accordo!?”
Con noncuranza getta il cellulare sul divano e prende Cal per mano, ma dopo pochi istanti suona il telefono di casa.
Alquanto seccato Cal arriva per primo al telefono, solleva la cornetta e risponde “SI!?”

Gillian riconosce la voce di Emily…Ma giudicare dall’ espressione di Cal, capisce che qualcosa non va.

 
Note dell’ autrice: okay, che fa schifo lo so già, è breve e grezzo…Ma non avendo scritto per un mese sono già terribilmente fuori allenamento ):
Me la lascereste comunque una piccola recensione? Grazie…
Jenny.

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Capitolo 5
*** Ricatto ***


Capitolo 4. Ricatto.
 
 
Era quasi mezzanotte, eppure la pioggia che da questa mattina intaccava incessantemente le strade non sembrava voler diminuire.
La Prius di Cal attrave
rsò a centocinquanta allora il vialetto di casa, mentre le gomme sull’ asfalto facevano schizzare acqua ovunque per stridire violentemente quando questo inchioda  sul colpo, davanti a casa.
Lui e Gill, mentre si avviavano al “bagno di gruppo”, avevano ricevuto una telefonata da Emily…era stata breve e concisa, ma dieci secondi erano bastati per far gelare il sangue nelle vene a suo padre:
“PAPA’! PAPA’ E’… VIENI SUBITO A CASA! QUALCUNO…QUALCUNO HA ROTTO LA FINESTRA CON UN MATTONE E HA LASCIATO UN BIGLIETTO MINATORIO CHE DICE…DICE…PAPA’ TI PREGO TORNA SUBITO A CASA!”.
Dopo trenta secondi Cal e Gill erano in auto, dopo tre minuti (nei quali si saranno procurati per lo meno tre multe in eccesso di velocità) erano arrivati a casa.
Gill si guarda attorno preoccupata: la vetrata che da sul salotto di Cal è sfracellata e grandi pezzi di vetri ricoprono il giardino, quindi devono stare attenti ad entrare.
Voltandosi nota che alle finestre delle case circostanti cè qualche vicino curioso che li sbircia dalla finestra con fare attento, probabilmente allarmato dal rumore del vetro rotto e dalle urla di Emily e Zoe…Ora che ci pensa il mattone poteva anche averle colpite! O i vetri averle tagliate! O peggio il mandante essere entrato in casa! Staranno bene!?
Mentre l’ ansia la assale nuovamente si accorge che Cal sta già correndo verso casa, quindi lo segue.
 
Lightman spalanca la porta guardandosi intorno con terrore, un terrore che solo i padri possono provare.
 “EMILY! ZOE! SONO IO! DOVE SIETE!?”
Per un attimo teme il peggio, poi vede la figlia e la ex moglie emergere abbracciate e sconvolte dalla cucina.
Corre verso di loro per assicurarsi che stiano bene, poi le lascia con Gill dicendo “Arrivo subito”.
Pochi secondi dopo è di ritorno con il suo Revolver: inizia a perquisire la casa stanza per stanza, brandendolo come una matricola dell’ FBI, mentre le tre donne lo guardano spaventate.
 Terminato il minuzioso giro di controllo ritorna da Gill, Emily e Zoe, rivolgendosi alle ultime due:
“Sicure di stare bene?”
Le altre assentirono in silenzio, mentre lui le fissava attento; era evidente che fossero sconvolte, ma a parte questo Cal non aveva riscontrato alcun danno fisico.
Guardando la vetrata sfracellata lo assalì un pensiero che fin ora, preso com’ era ad assicurarsi che Emily stesse bene, non gli era nemmeno passato per la testa.“Il biglietto. Avete detto che attaccato al mattone c’era un biglietto. Dov’è?”
Zoe, quasi con riluttanza, si stacca da Emily per avviarsi in cucina e prendere il foglio, che porge poi all’ ex marito.
Lui lo legge e poi lo passa alla collega, che lo guarda perplessa.

--Dottor Lightman, non scavi, faccia solo il suo lavoro…e alla sua famiglia, o alla sua squadra, non verrà fatto nulla--
 
 
I beati sogni di Sarah furono interrotti, alle due di notte, dal campanello dell’ ingresso.
Le ci vollero alcuni istanti per mettere a fuoco la sua stanza e rendersi conto che qualcuno suonava testardamente alla sua porta.
Assonnata, e alquanto irritata, si alza, si infila una vestaglia e scende le scale maledicendo ‘chicchessia’ a interrompere i suoi sonni.
Scruta i visi dalla finestra: Gillian, Ria e Eli.
Non hanno per niente un bell’ aspetto. La prima sembra essere sveglia già da diverse ore, ma a giudicare dagli sguardi persi degli altri due, capisce che anche loro devono aver subito un risveglio brutale quanto il suo.
Senza esitare oltre, lasciandosi scappare uno sbadiglio, apre la porta “Ragazzi! Che succede?”
E’ Gillian a parlare, con fare deciso “Qualcuno ha minacciato Cal lanciando un mattone contro la sua vetrata mentre Emily e Zoe erano a casa da sole…Diceva di non scavare nelle indagini se ci teneva alla nostra incolumità”.
Ora anche Sarah è del tutto sveglia “COSA? Oh mio Dio, ma Emily e Zoe stanno bene? Dove sono?”
“Stanno bene non preoccuparti, sono solo scosse e adesso stanno riposando; Cal è a casa con loro”.
“Meno male…Ma…Come mai siete venuti in tre per avvisarmi?”
G: “Ecco…”
Questa volta mister ‘senza per sulla lingua’ è più rapido: “Cal non vuole che tu, Gill e Ria restiate sole, quindi se per te non ci sono problemi si fermano da te per la notte; inoltre non voleva lasciare a casa sole Emily e Zoe, quindi mi ha chiesto di accompagnarle”.
Sarà anche una ex agente della CIA addestrata e attenta, ma dopotutto sono le tre di notte anche per lei, quindi ci mette un po’ a registrare e immagazzinare tutte quelle informazioni che il suo collega le ha spiattellato allegramente, come fossero una lista della spesa…
“S-Si d’ accordo entrate pure…Loker vuoi un caffè?”
“No grazie me ne vado a casa, ci vediamo domani. Occhi aperti! Anche se tecnicamente dovreste dormire, quindi i vostri occhi dovrebbero rimanere chiusi, a meno che non siate in uno stato di dormiveglia, per cui…”
“Buonanotte Loker” lo congedano quasi in contemporanea le tre donne, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Credo sia veramente superfluo dire che, ne in casa di Sarah ne in quella di Cal nessuno avrebbe chiuso occhio per quella notte.
 
 
Brutto figlio di puttana, a che gioco stai giocando?”
La mattina seguente Zoe, Gill e Sarah, giunte in ufficio, avevano tentato invano di calmare Cal, che si era avviato furibondo verso il cubo, dove lo stava aspettando James…Il ‘poveretto’ ora era appeso al muro per i vestiti, mentre Lightman gli urlava furibondo a meno di cinque centimetri dalla faccia.
“Cal…Ma di che parli?”
“Non fare il finto tonto con me James non attacca, non più! Mi credevi davvero così imbecille? Pensavi di poter minacciare la mia famiglia e i miei colleghi? IDIOTA! E perché avresti dovuto minacciarmi? Eh? Perché sei colpevole! E io che mi fidavo di te, mentre tu hai allegramente picchiato, sciolto e strangolato quattro donne, quasi cinque! …Ma adesso basta! Ti farò sbattere in galera e parola mia che tra meno di dieci anni ti ritroverai a fissare i volti dei famigliari mentre ti infilano l’ ago nel braccio”
Le colleghe fissavano la scena dalle postazioni fuori dal cubo: entrambi avevano le pupille completamente dilatate, uno per paura, l’ altro per rabbia.
“No Cal…Non è così…Non sono stato io! E non ho ucciso quelle donne…E’…E’ stato Jhon! John Boot! Il mio socio”
Tutti reagiscono con stupore a questa nuova informazione e si voltano verso Zoe, intenta a sfogliare i dossie e le procedure del caso alla ricerca di quel nome.
Z: “John Boot, nato nel 1960 a Georgetown, ora risiede a Chicago, ed è il co-fondatore della “Smith & Boot tran sport”, l’ agenzia di James.”
Gli altri sono alquanto perplessi, ed è Loker il primo ad esporre i dubbi di tutti per forma verbale “Si ma perché non ce lo ha detto subito? E poi durante le indagini l’ accusa non lo ha mai considerato come un sospettato,anzi stando ai rapporti lo ha solo interrogato per saperne di più sulla vita lavorativa di James…Tutto questo non ha senso!”
Ma su questo Sarah trova da ridire: “Beh un senso potrebbe averlo…Ho lavorato ad indagini come queste anni fa, e quando fanno scalpore in questo modo i poliziotti che indagano iniziano ad avere pressioni dai loro capi, che hanno bisogno di un’ idiota da gettare nella fossa dei leoni, ai mass media, per fare bella figura…Ci sono molti indizi a carico di James e quindi è quasi sicuro che la polizia gli si sia attaccata senza mollare la presa,  quasi ignorando gli altri possibili sbocchi dell’ indagine.”
“Dobbiamo parlare con John” conclude Gillian.
“Si ma come?” si intromette Ria “Se anche fosse colpevole, perché mai dovrebbe accettare di farsi interrogare da noi, rischiando di incriminarsi?”
“Perché” ragiona saggiamente Sarah “non lo presenteremo come un’ interrogatorio, ma come un normale ‘controllo’, del tutto legittimo, di un testimone, da parte da Zoe. Penso io all’ interrogatorio”.
“No” dice fermamente Cal, appena uscito dal cubo e ancora furente “In questa indagine condurrò io tutti gli interrogatori”.
Gill lo guarda preoccupata, ma prima che possa proferir parola Sarah lo richiama tranquillamente “Cal. Seguimi per favore.” Poi esce dalla stanza e si dirige verso il suo ufficio.
Quando si chiude la porta alle spalle Lightman la sta fissando: è in attesa.
Così, senza indugiare oltre, gli spiega semplicemente: “Sei il capo e sei il  migliore, su questo non ci sono dubbi…Ma se tu e Gill mi avete assunto come consulente e assegnato come capo di Ria e Eli, sebbene sia sotto di voi, vuol dire che so il fatto mio…E tu hai bisogno di riposare Cal, non dormi da quasi ventiquattro ore! Su James hai un vantaggio perché lo conosci da una vita, quindi è giusto che sia tu a condurre gli interrogatori…Ma di John non sappiamo niente, ne tu ne io…Prendi Gill, andate da qualche parte e rilassati, qui ci penso io.”
Cal la fissa, con aria stanca…E’ proprio una brava amica.
“D’accordo” assentisce “ma voglio essere informato su qualsiasi sviluppo, chiaro?”
“Si capo” conferma Sarah, prima di abbracciarlo velocemente per poi tornare in laboratorio.
 
 
Nonostante Cal abbia seguito il consiglio di Sarah, non riesce a portare Gill a fare un giro da qualche parte, perché questa, con grande insistenza, lo ha costretto ad andare a casa per riposare.
Adesso sono entrambi accoccolati sul divano ed avvolti da una grande coperta, mentre chiacchierano e sonnecchiano.
Cal la stringe per le spalle, portandola vicino a se e dandole un bacio sul capo.
“Mi spiace che in questo periodo abbiamo poco tempo per noi, tesoro”.
Lei solleva lievemente la testa, gli afferra entrambe le guance con le mani e gli da un tenero bacio sulle labbra.
“Non preoccuparti, occupiamoci di questo caso e quando sarà tutto finito…Bhe sono sicura che troveremo un modo per recuperare il tempo perso” conclude maliziosamente, prima di baciarlo ancora. Poi si sistema nell’ incavo della sua spalla, ed entrambi gli stanchi scienziati cadono nel sonno.
 
 
“Salve Signor Boot. Prego, si accomodi”
Mentre questo entra nel cubo e si adagia sulla sedia, Sarah ne approfitta per studiarlo: alto, moro, sulla cinquantina e…Si, decisamente sprezzante, il tipico riccastro belloccio ed esaltato…Non gli avrebbe lasciato scampo.
“Potrebbe ripetermi perché sono qui?” chiede ad un certo punto.
Sarah, che nel frattempo ha preso posto di fronte al sospettato, solleva lo sguardo “Semplice routine” spiega con noncuranza “la difesa vuole controllare personalmente quelle che saranno le deposizioni dei testimoni d’ accusa. Ora mi dica, lei lavora con il signor Smith da…quando?”
Questo ci pensa su “Pff, credo che oramai siano vent’ anni; abbiamo fondato insieme la società nel 1992, e da di li siamo sempre stati soci”
“E…non ci sono mai state controversie tra lei e il suo socio?”
“Solo le normali discussioni fra colleghi, specie all’ inizio quando avevamo bisogno di fondi ed eravamo sempre sotto pressione…Poi con il passare del tempo ci siamo arricchiti notevolmente e abbiamo fatto strada, così i banali motivi di litigio si sono diradati sempre di più…”
Sarah nota che ha un linguaggio molto articolato, ma risponde troppo in fretta…Quasi abbia già provato queste risposte…Sarà stata l’ accusa a suggerirglielo o lo avrà fatto di sua iniziativa, per essere sicuro di non lasciare trapelare un qualcosa di compromettente?
“D’ accordo” prosegue questa “ora, nella sua dichiarazione” mentre sfoglia alcuni documenti “lei ha deposto alcune informazioni circa lo stato mentale del sospettato…Ecco –nelle ultime settimane era sempre più nervoso e irascibile, sembrava sempre pronto a scoppiare-…Sicuro che sia la verità?”
“Certo! Cosa vuole insinuare?”
Più che spaventato era indignato…Stava dicendo la verità.
“Niente, voglio solo assicurarmi che la pubblica accusa non abbia…ecco diciamo influenzato i suoi ricordi nelle ultime settimane”
“Lo considero oltraggioso! James è il mio socio e più grande amico, e se ora sto testimoniando contro di lui è solo perché giustizia deve essere fatta!”
Interpretazione perfetta, se non fosse che Sarah aveva distinto chiaramente un’ ombra di disgusto mentre questi affermava il suo bel rapporto con James.
“Migliori amici ha detto?…Ne è sicuro? Sicuro che non sia successo niente fra lei e il suo socio? Perché da quello che vedo guardandola, non eravate molto in buoni rapporti, o almeno non ultimamente…Vero?”
Deglutizione e pupille dilatate. Centro.
Sarah continua imperterrita “Signor Boot, ultimamente aveva per caso litigato con il sospettato?”
Ma questo non si lascia prendere totalmente dal panico, e per la prima volta in quella ora agisce con testa: “Non credo di essere un sospettato, Signorina Black…Quindi se non ha altre domande inerenti la mia dichiarazione, ma vuole anzi interrogarmi, le suggerisco di contattare il mio avvocato”.
Detto questo si alza e volta, guardandola con sdegno.
Sarah conosce solo una cosa che lo avrebbe trattenuto…Un’ informazione molto preziosa…Ma Cal, il capo, avrebbe approvato? Si trova di fronte ad un bivio, e deve agire velocemente.
“Ehi John…Non vuoi sapere di cosa il tuo caro ‘amico’ ti ha appena accusato?”
Quello frena bruscamente e si rivolta subito “Cos’ ha detto?”
“Mi ha sentita. Si sieda” gli intima ferma la donna.
Questo ‘ubbidisce agli ordini’ e torna al suo posto.
“Ha-Ha detto che James mi ha accusato…Ma di cosa?”
Questi attimi sono vitali, e Sarah lo sa bene. E’ pronta a scrutare qualsiasi suo movimento. Con un solo gesto gli porge due foto: una ritrae la vetrata sfondata di Cal, e l’ altra il biglietto minatorio.
“James gliene attribuisce la colpa”.
Sorpresa, molta sorpresa…E anche…Si, anche paura.
Ma se è sorpreso…?
“Sembra sorpreso, vorrebbe farmi credere che non pensava la avremmo scoperta?”
“Scoperto? Scherza?! Certo che sono sorpreso, perché non ho idea di cosa stiate parlando! Perché avrei dovuto fare una cosa del genere?”
“Perché è lei che ha ucciso quelle donne, e James lo sapeva, così non voleva che collaborassimo con lui” conclude Sarah.
“COSA? E’ IMPAZZITA? VOGLIO IL MIO AVVOCATO”
“Certo, ma nel frattempo io scaverò nel suo passato e scoprirò anche cosa mangiava per pranzo quando andava al liceo, glielo garantisco…E se troveremo del marcio…Bhe sono sicura che hai giurati piacerà parecchio! Per non parlare di tutti i soci che forniscono azioni alla sua società!”
“H-Hei okay aspetti, ASPETTI!”
Sarah sorride, compiaciuta di come funzioni sempre, poi si volta e torna da John.
J: “In passato…Io…Insomma ci sono cose che non vanno rivelate che potrebbero minare la mia reputazione…S-Se collaboro lascerà perdere il mio passato?”
“Si può fare” assentisce Sarah, notando che adesso è decisamente meno attento al registro del suo linguaggio.
“Ecco…Io e James abbiamo avuto una lite una settimana prima che partisse per D.C…Voleva mollarmi, capisce? Dopo vent’ anni di collaborazione voleva mollare la società! Gli affari non andavano bene, così ha utilizzato una scorciatoia nelle nostre vecchie pratiche per beccarsi metà dei soldi e lasciarmi con la compagnia e tutti i debiti…Così io ho usato la stessa scappatoia, ma con un avvocato più bravo, per rigirare la frittata e lasciargli tutti i problemi, mentre io mi beccavo i milioni…”
Quindi ha tirato in ballo John solo per vendicarsi!  Conclude Sarah. MERDA!
“Grazie, può andare” lo congeda freddamente Sarah prima di avviarsi all’ uscita, lasciando nel cubo uno spiazzato e perplesso John.
 
“James ha tirato in ballo John solo per vendicarsi” afferma Loker non appena Sarah varca la soglia della stanza.
“Come sei perspicace!” sbotta quella dando un calcio al divano.
Poi si passa una mano sulla fronte “Scusa Eli…E’ solo che James continua a mentirci…E a Cal questa non piacerà. Non gli piacerà per niente”

 
 
Gill_Lightman: okay, era poco Callian e il caso poco interessante…Ma spero vi andrà lo stesso di lasciare una recensione, positiva o meno.

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Capitolo 6
*** Con l' ausilio della notte. ***


Capitolo 6. Con l’ ausilio della notte.
 
 
 
“Quindi James ha mentito ancora? Abbiamo perso un’ altra giornata? Mi stai dicendo questo?” chiede Cal con una calma certo non rassicurante.
Sarah appoggia una mano sulla scrivania e l’ altra se la passa sulla fronte; alla fine, dopo tre giorni di lavoro ininterrotto, non avevano niente. Erano punto e a capo.
Normalmente se chi li ingaggia non collabora, ma al contrario racconta solo balle, lasciano perdere…Ma qui si tratta di un amico di Cal, e le cose si complicano notevolmente.
Non fatica a capire il suo capo: vorrebbe aiutare James ma non riesce, e anzi tutte le prove conducono a lui, quindi vorrebbe continuare a credergli ma non ci riesce; così spera almeno che i suoi impiegati lo aiutino a risolvere il caso…Ma lei non è stata capace.
Sarah abbassa lo sguardo “Si. Mi dispiace capo è colpa mia, dovevo lavorare meglio”.
“Ma non hai colpe Sarah…E’ James che continua a mentirci” si intromette Gill in difesa dell’ amica.
“E va bene” conclude stancamente Cal “adesso mi sono stufato. Il Lightman Group non lo aiuterà più. Io non lo aiuterò più. Quando si renderà conto di essere spacciato allora verrà da me, se è innocente”.
Zoe: “Che vuoi dire?! E’ naturale che lui sia innocente!”
“Ne sei così sicura?” incalza Cal “perché normalmente un’ accusato di omicidio che sta per essere condannato a morte ma è innocente, e si trova ad essere difeso ed aiutato da uno dei suoi vecchi migliori amici, normalmente, gli dice la verità”
Zoe: “E’ solo spaventato!”
Cal non riesce a trattenersi “Madonna santa Zoe, ma che diavolo hai in testa? Spaventato un accidenti! Tu difendilo pure, ma che qui non si faccia più vedere finché non si decide a dirmi la verità!”
Z: “E’ cosi che volti le spalle ai tuoi amici?!”
G: “Hei ha ragione! James non ha fatto che ment…”
“Non mi sembra di aver chiesto il tuo parere, Dottoressa Foster” sibila sprezzante Zoe.
“ORA BASTA!” si intromette Sarah, l’ unica fra i tre giovani impiegati che osa mettere bocca alla faida fra i tre capi “Così non risolvete nulla! Noi siamo qui per aiutarvi, ma se continuate in questo modo direi che possiamo anche andare a casa!”.
Ria e Loker ascoltano in silenzio, tenendo lo sguardo basso per paura di essere fulminati anche solo incrociando quello di uno dei quattro.
L’ atmosfera nella stanza è tesissima.
“Non è una cattiva idea” conclude Cal, ora nuovamente calmo “Zoe, questa è la mia decisione, e non cambia. Ci vediamo domani in aula, voglio comunque vedere come se la cava James. Ora tutti a casa ragazzi, avete lavorato molto. Da domani torna tutto normale”.
Zoe se ne va sbattendo i tacchi contro il pavimento con una sorprendente energia, e tutti gli altri la seguono a ruota.
“Ah Sarah…” la ferma un secondo Cal “Grazie”.
Lei gli sorride “qui apposta”.
 
 
 
Oramai sono le nove di sera e tutti sono già tornati a casa da un pezzo, mentre Cal e Gillian hanno appena finito di mangiare.
Emily era a casa per studiare con delle amiche che si sarebbero poi fermate per la notte, così Gill aveva convinto Cal a darle un po’ di respiro e concederle la casa tutta per se, mentre loro sarebbero andati in quella di lei.
Lui aveva acconsentito e, dopo aver ripetuto per la millesima volta ad Em che non ci sarebbero dovuti essere ragazzi, era uscito insieme alla compagna.
Ora stavano lavando i piatti: lei li sciacquava e poi li passava a Cal, che li asciugava.
Sembravano tanto la tipica coppia da telefilm americano, ma i pochi che li conoscevano bene sapevano che non era così…Erano tutto, tranne che normali…Lightman specialmente!
 
“Basta amore” si lamenta all’ improvviso Gillian, rompendo il silenzio “non ho più vogliaa” continua abbandonando i piatti nel lavabo.
 Cal le si avvicina e la abbraccia da dietro, dandole un bacio sul collo “ma come sei pigra tesoro!”. Lei ridacchia togliendosi i guanti da cucina, poi gli avvolge le braccia attorno al collo e lo bacia.
Prendendosi per mano si spostano verso il divano; nonostante sia oramai estate fa stranamente freddo, ma Gillian decide che il suo Cal può svolgere perfettamente la funzione di coperta, così gli si accoccola nell’ incavo della spalla come di consueto.
Lui le accarezza i capelli con una mano, mentre con l’ altra accende la televisione: al telegiornale stanno dando uno speciale su un’ indagine per omicidio, il cui sospettato con molti indizi a carico è un certo James Smith, attualmente sotto processo.
La mano di Cal stringe con più vigore quella della compagna, che, avvertendo la sua tensione, risponde saldamente alla presa per fargli capire che lei c’è.
“Sai forse…“ inizia lui “…Forse è meglio che io non vada al processo. Insomma così lui capisce che non mi interessa più…E magari si rende conto di averla fatta grossa, e che per rimediare mi dovrà dire tutta la verità…Tu che ne pensi tesoro?” domanda infine, guardandola con un’ aria che quasi le ricorda un cucciolo in difficoltà.
Lei gli sale sopra a cavalcioni e lo abbraccia, lo stringe forte; poi gli accarezza le guance, rispondendogli semplicemente “credo che tu debba fare solo quello che ti senti”
Lui le sorride e la bacia sulle labbra “grazie mille, tesoro”.
All’ improvviso Cal guarda l’ orologio: solo le undici e mezzo.
Gli scappa uno sbuffo quasi impercettibile, che però non sfugge alla compagna. “Cos…? Aah!” scende dalle sue ginocchia e torna a sedersi accanto a lui.
“Sei preoccupato per Emily, vero?”.
Lui annuisce “E’ solo che…Insomma, chi mi dice che ora che ha la casa libera lei e le sue amiche non inviteranno dei ragazzi a fermarsi per la notte? E di certo non dormirebbero!”
“Cal, Cal rallenta!” lo interrompe la compagna prima che quello parta a razzo “Devi darle più fiducia! Tra meno di un mese compirà diciotto anni! E tra meno di tre mesi, a settembre, inizierà il college e andrà via di casa! E’ un’ adulta oramai, sta per lasciare il nido…Quindi, per una volta, cerca di darle fiducia e di goderti in serenità gli ultimi mesi che avete da passare insieme!”
“Io…” fa per replicare, ma non trova niente da ridire “…Si, hai ragione” conclude alla fine “Solo che…Sai la sola idea che oramai sia cresciuta mi fa quasi male; io la vedo ancora come la mia principessina che vuole fare l’ aeroplano!...Ma è evidente che non è più così, che è cresciuta…E quindi hai ragione, devo iniziare a darle fiducia.”
“Bravo il mio uomo” replica lei fiera e zuccherosa, dandogli un caloroso bacetto sulla guancia.
“E poi…” continua Cal “Glielo devo…In fondo è grazie a lei se ora stiamo insieme!”
“Già…Grazie a lei e a Sarah” concorda la compagna.
“No, non mi riferisco solo al viaggio…”
“Allora che vuoi dire?” domanda lei curiosa.
“Ecco…” le spiega “poco prima dell’ arrivo di Sarah al Distretto e della nostra partenza per New York, una sera Emily mi ha chiesto se ti amavo…e, beh io le ho detto di sì, non potevo negarglielo!...Comunque poi lei mi ha fatto quella domanda…Mi ha chiesto cosa stessi aspettando. Io le ho risposto che non lo sapevo e…ti sembrerà banale, ma mi sono ritrovato a pensarci davvero tanto; ho ripensato a quando stavi con Burns e a quanto stessi male vedendoti con lui…e che tu sei bella, sei bellissima, e la donna migliore che conosca!
Quanto tempo sarebbe passato prima che qualcun altro si innamorasse di te e facesse quello che io non avevo le palle per fare? No, non potevo perderti, non potevo sopportare ancora quel dolore, non di nuovo! Così quando siamo andati a New York ho pensato “al diavolo, o la va o la spacca!”…Ed è andata…E finalmente dopo anni e anni ero felice, sono felice, perché ti ho con me.
Forse senza quella conversazione con Emily sarei ancora qui a cercare il coraggio per dichiararmi!”.
Mentre parlava Cal aveva distolto lo sguardo, e rincontrando quello della compagna la trova con due grossi lacrimoni che le scorrono lungo il viso e gli occhi lucidi.
“N-Non me lo avevi mai raccontato” butta li con voce tremante, mentre si asciuga titubante un’ altra lacrima che le è appena scesa lungo una guancia.
Cal le sorride e si avvicina per accarezzale il viso, asciugandolo momentaneamente.
 “Hey! Hey tesoro! Cosa sono tutte queste lacrime? Sei la solita piagnucolosa!” conclude ridendo; anche lei scoppia in una grossa risata, e asciugandosi nuovamente il viso gli da una pacca sul petto.
“Adesso spiegami tesoro…Perché stai piangendo così? E’ stata una bella cosa che Emily mi abbia spronato a fare quello che ho fatto, no?”
“N-Non è per questo…E’ per quello che hai detto…Su quanto stessi male quando stavo con Burns e tutto il resto…mi ha fatto pensare che forse se fossi stata meno sciocca magari staremmo insieme già da un anno o…”
“O magari ci saremmo già lasciati” la anticipa Cal, concludendo la frase per lei.
Gill lo guarda con aria dubbiosa “Perché dici così?”
“Perché per me…Per me cè un motivo se tutto ciò è accaduto solamente quattro mesi fa; se hai avuto una relazione con Burns e io con Wallosky vuol dire che non ci tenevamo abbastanza…E se ci fossimo messi insieme troppo presto forse ora ci saremmo lasciati. Ma te lo immagini? Non solo non saremmo più una coppia, ma non saremmo più amici! E di certo non saremmo più riusciti a lavorare insieme…Quindi tutto sommato, è meglio che abbiamo rispettato i tempi”.
“O-ora che mi ci fai pensare…” prima di proseguire Gill lo guarda dritto negli occhi “Se…se ci lasciassimo…” sembra faticare molto a parlarne “Se ci lasciassimo, hai idea di cosa succederebbe? Sarebbe la fine di un’ epoca! Voglio dire, io lascerei sicuramente il Lightman Group…E finiremo per non vederci e parlarci più! Cancelleremmo la più profonda delle amicizie, durata ben otto anni!”
Sembrava sconvolta dal peso che si era accorta avere una loro eventuale rottura.
Cal la prende per mano e gliela stringe “Si ma…Di questo io non mi sono mai preoccupato, nemmeno per un momento, e mai lo farò…Perché so che io e te siamo fatti per stare insieme Gill, io ti amo, ti amo, e questo non cambierà. Non cambierà fra cinque, dieci o vent’ anni!
Non ci penso perché non prendo in considerazione nemmeno per un momento una vita senza di te!Per quanto mi riguarda, non è tra le opzioni”.
Lei lo guarda sorridendo, mentre altre lacrime iniziano a scorrerle lungo il viso.
“Niente male come discorso eeh?!” si vanta Cal mettendo le mani dietro al collo.
Lei ride, si asciuga il viso e si lancia (letteralmente) ad abbracciarlo.
“Come sei dolce” sussurra chiudendo gli occhi e stringendosi al suo petto.
Cal la solleva delicatamente per il mento, fino a portare le sue labbra contro quelle della donna.
“Quattro mesi, e ancora ho i brividi quando mi baci” gli confessa Gill.
Lui si limita a baciarla più intensamente, cingendole la schiena con entrambe le braccia e stringendo il petto della donna contro il suo.
Per un po’ continua cosi, poi controllano l’ ora…
“Oh mio Dio, ma sono le tre passate! Domani mattina saremo in coma!” esclama Gill. “Dai andiamo a letto”.
“D’ accordo” assentisce Cal mentre si avviano; quando però sono giunti davanti alla porta, la afferra da dietro per la vita “Ma non per dormire”.
Prima ancora che Gill abbia il tempo di aprire bocca si ritrova sdraiata a pancia in su sul letto, con il compagno sopra che le sistema i capelli.
“Sei incorreggibile” quasi gli grida, nonostante i loro visi siano a pochi centimetri di distanza.
“Senti chi parla” la provoca l’ uomo con tono rincalzatore “in tutti questi anni tra i due eri tu il ‘freno’, quella seria, sobria e con grande autocontrollo…Ma i tuoi movimenti felini in questo letto dicono tutt’ altro! E…”
“Aaah sta zitto!” lo blocca lei ridendo, mentre inverte le posizioni e gli sale sopra a cavalcioni.
Poi non perde altro tempo, e si lancia in avanti baciandolo avidamente.
Lui risponde al bacio mentre le sorregge il bacino con le braccia.
Lentamente si ritrovano sdraiati. Cal è sempre sotto, e sfila rapidamente la maglietta a Gill, che poco dopo fa lo stesso.
In pochi minuti sono solo le coperte a coprire le due figure, strette saldamente l’ una all’ altra.
I fluidi movimenti sotto le lenzuola continuano così fino alle cinque passate, quando tornano regolari anche i respiri dei due, che giacciono ora addormentati l’ uno abbracciato all’ altra.
 
 

Gill_Lightman: okay, commento solo ora il mio lavoro perché prima non volevo spoilerare…Come avrete notato questo capitolo copre l’ arco di poche ore, quelle serali, quindi non porta sviluppi nel caso…Volevo recuperare al poco Callian del precedente :3 Inoltre pensavo di farlo corto…Invece quando inizio a parare di loro non riesco proprio a ridurre!
Spero sia venuta bene, considerando che lo ho scritto in minipezzettini sul cellulare!
Se vorrete lasciare una recensione, ve ne sarei molto grata :)
Jenny

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Capitolo 7
*** Accerchiata ***


Saaalve (: Vorrei dedicare questo capitolo a Kaori97 chee è appena stata operata, spero lo trovera…divertente…. E che le possa rallegrare un po’ la permanenza in ospedalee !
 
***
Gillian rise di cuore alla battuta del suo compagno. Mentre passeggiavano al chiaro di luna si voltò, cercando lo sguardo di Cal. maa…Era scomparso.
Lo chiamò diverse volte, ma non ce n’ era traccia. La strada era deserta.
Gillian udì un rumore; prima che potesse fare qualcosa si trovò circondata da uomini con vesti uguali, e tutti incappucciati. Formavano un cerchio, che le si stava stringendo addosso. Provò a gridare, ma era come se non avesse più voce.
 All’ improvviso si ritrovò in ginocchio, mentre due degli uomini la sorreggevano per le spalle.
Qualcuno le diede una frustata sulla schiena. Urlò.
Quella seguente la lacerò, giungendo fino alla carne.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH”
***
 
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH”
Gillian si risveglia gridando.
Le ci vogliono diversi istanti per realizzare che era solo un sogno.
Lentamente si mette a sedere, passandosi una mano sulla fronte e cercando di riprendere un respiro normale.
Poi si volta alla sua destra, allungando una mano per incontrare quella del compagno…Ma si accorge che non cè nessun altro nel letto: è sola.
Improvvisamente viene colta dal terrore, dal terrore che fosse stato tutto un sogno; osservando meglio l’ altro lato del letto, però, si accorge che cè un grosso vassoio contenente del cibo ed un biglietto.
Si solleva lievemente e allunga la mano per afferrare il sottile pezzo di carta senza doversi alzare dal letto.
 
Buongiorno tesoro,
So che avrei dovuto svegliarti come al solito alle sette per andare a lavorare, ma immaginavo saresti stata stanca…ieri sera ti ho fatto fare piuttosto tardi…
A Gill scappa un sorrisetto a metà fra il divertito e il malizioso, ricordando la notte precendente.
Quindi eccoti la colazione, ci vediamo a lavoro, quando vorrai venire.
Ti amo,
Cal
Terminato il biglietto si lascia sfuggire un sospiro pieno di allegria, abbandonandosi sul letto a pancia in su, e tenendo il biglietto sul petto…Dopo tutto la giornata iniziava bene!
 
 
 
Cal è alla scrivania del suo ufficio, la porta chiusa.
Dopo tre anni sta ancora lavorando a quel dannatissimo libro, ma per fortuna grazie ad un grandissimo sforzo da parte di Gillian, Emily e Sarah lo ha quasi finito.
All’ improvviso sente aprirsi la porta, e prima di poter rimproverare chicchessia per non aver bussato si ritrova davanti una splendida e alquanto sorridente Dottoressa Foster.
“Buongiooorno” la saluta Cal, appoggiandosi allo schienale della sedia per godersi la vista della donna: indossa sobrii tacchi 10 neri, una gonna a vita alta dello stesso colore che termina una ventina di centimetri sopra il ginocchio ed una camicia argentata.
“Era tantissimo che non indossavi una delle tue gonne!” nota l’ uomo ad alta voce.
“Ti mancavano?” domanda Gill avvicinandosi.
“Mi mancavano le tue gambe” replica Cal ridacchiando, e procurandosi una pacca sul petto sorprendentemente energica.
“Ahi! Mi hai fatto male” si lamenta massaggiandosi la spalla.
La donna si limita a cingergli il collo con le braccia e a baciarlo. Lui si alza e le fa strada verso la stanzetta lì accanto, dove si siedono sul divano.
Dormito bene?”  le domanda eloquente Cal, con tono provocatorio.
Lei, tuttavia, decide di sviare la domanda raccontandogli qualcos’ altro “Ho avuto un’ incubo!”
“Davvero? E che hai sognato?” chiede curioso Lightman.
“Bhe…Il sogno non aveva molto senso a dire la verità. Stavamo camminando e tu scomparivi, e arrivavano degli uomini incappucciati che mi frustavano…Ma sai la cosa brutta?”
“Dimmi”
Gill lo guarda “Che…Quando mi sono svegliata tu non c’eri. E, non lo so, ho come creduto di essere di nuovo sola”.
Cal le accarezza i capelli, con un tenero sorriso stampato in faccia; poi le prende le mani “Non ti lascerò mai sola”.
“Lo so” gli risponde dolcemente, prima di baciarlo.
“Ma non hai risposto alla mia domanda…” continua imperterrito Cal “hai dormito bene?”
Gill per tutta risposta si mette a ridere, poi continua provocante, avvicinandosi pericolosamente all’ uomo “Ehi, vuoi per caso un’ anteprima del secondo round?”
“Tecnicamente sarebbe il quarto” puntualizza lui ridendo.
La Dottoressa gli molla una pacca sulla spalla e si alza, facendo per andarsene “Aah sei così irritante!”
Ma prima che possa fare due passi Cal la tira da indietro, facendole perdere l’ equilibrio e rovinare sul divano.
“Dove vai? Ora voglio quell’ anteprima!”
 
“Ma Foster non è mai in ritardo” puntualizza Loker con una certa insistenza.
“Concordo! E poi in questo periodo a qualcosa di diverso, come se fosse più allegra, per qualche motivo” aggiunge pensierosa Ria.
La povera Sarah, come al solito, si trova a dover confutare le ben fondate teorie dei due: “Andiamo! Tutte queste congetture solo perché è in ritardo? Sarà stata stanca! Oppure avrà avuto un impegno da sbrigare!”
Lo sguardo degli altri due non può veramente essere definito, se non con –bitch please-
“Okay Black, allora rispondi a questa domanda…” la incalza Loker fissandola per studiarne la reazione “Tu e Foster vi conoscete da oltre vent’ anni…E’ capitato, anche una sola volta, in tutto questo tempo che lei sia stata in ritardo senza avvisare?”
“Bhe…No” conclude alla fine Sara, incapace di mentire e non trovando nulla di meglio da dire per giustificare l’ amica.
Loker allarga le braccia, come per dire –ecco, che ti dicevo?!-
“Forse Lightman sa qualcosa! Dopo tutto è il suo migliore amico!” si intromette Ria.
“E secondo te ce lo direbbe?” domanda ironico Eli.
“Vale la pena tentare”
“Okay” assentisce Sarah “ma lasciate andare prima me…non si sa mai che riesca ad ammorbidirlo!”.
In realtà l’ unico scopo disperato della ragazza è quello di raggiungere l’ ufficio anticipatamente rispetto ai colleghi, quello stesso ufficio in cui avrebbe giurato di aver visto entrare Gillian meno di una decina di minuti prima.
 
Riuscendo nel suo intento, Sarah entra nella stanza con un’ anticipo di una sessantina di secondi prima degli altri due; non vedendo nessuno nella sala principale ma sentendo il chiaro rumore di baci provenire dalla saletta accanto corre verso di li gridando sottovoce “RAGAZZI! STANNO ARRIVANDO ELI E RIA!”
Quello che sente imprecare da Cal non è certo un –orca befana-, ma dopo una decina di secondi riescono comunque a ricomporsi…Evidentemente (fortunatamente) non stavano facendo nulla di non appropriato.
Ciò nonostante quando i due amanti si avviano verso Sarah, questa subito addita la camicetta di Gill, che, guardandosela, si accorge di aver riallacciato male, nella fretta, due bottoncini; subito cerca di sistemarsela.
Pochi secondi dopo entrano Loker e Ria, decisamente contrariati dalla presenza della donna.
“Foster?” esclama sbigottita Torres “quando sei arrivata?”
“Qualche minuto fa…Già che ci sono, scusate il ritardo! …Avevo un lavoro da finire…”
La risposta non li convince per niente, ma ora Ria sembra più interessata a qualcos’ altro: sta fissando Gillian con gli occhi sbarrati.
“Hem…Che cè?” domanda questa, lievemente imbarazzata.
Nel frattempo se ne è accorto anche Loker, che parla per primo:
“Ha-Hai…” si gratta la testa e soffoca una risata dando un colpo di tosse “hai un succhiotto sul collo”.
Foster sbianca. Letteralmente.
E’ così terribilmente imbarazzata che non riesce a dire o a fare niente.
“Aah! Ora si spiega tutto!” esclama Ria.
Gillian, cercando di riacquistare la parola, le domanda “Tutto cosa?”
“In questo periodo sembravi più solare, più felice” spiega l’ altra “…Ci chiedevamo il perché, e ora lo sappiamo…”
“Sesso” conclude semplicemente Loker “Ti vedi con qualcuno”.
Sarah e Cal osservano in silenzio la scena, cercando di capire se possono ridere o se devono iniziare a preoccuparsi.
I cinque hanno formato uno strano cerchio, che si rompe quando Ria e Loker, con le braccia conserte ed uno sguardo avido, si avvicinano lentamente a Foster, gli occhi fissi su di lei.
“Allora Gillian…Chi è?” domanda Ria, senza smettere di avanzare.
“Già…a noi puoi dirlo” continua imperterrito Loker, costringendola ad arretrare.
A questo punto, però, Cal non riesce più a trattenersi:
“Si, Foster, chi è il fortunato?”
“Lo conosciamo?” si unisce Sarah.
Gillian li guarda tra l’ arrabbiato e il divertito, mentre i due amici si prendono a pugni lo stomaco cercando invano di non ridere.
Tutti sono in attesa della fatidica risposta, ma Foster si limita a guardarli, uno dopo l’ altro, con occhi dannatamente maliziosi, quasi perfidi. Poi, senza proferir parola, si volta ed esce dall’ ufficio sotto le proteste di Ria e Loker.
 
 
Quando è passata un’ ora e le acque si sono calmate,
 Gillian rientra nell’ ufficio del compagno.
“Hei tesoro” le dice lui con un sorriso, che però pare più una risata trattenuta: chiara allusione alla scena di poco prima.
“Brutto idiota” esclama Gill.
Lightman scoppia di nuovo a ridere.
“Si…Ridi pure, ma la prossima volta te lo lascio io un segno!”
“Accomodati” le sussurra lui maliziosamente.
Con i denti” puntualizza la donna “giuro che te li pianto in un braccio!”
Questa volta Cal non ride.
G: “Potevano scoprirci, dovremo stare più attenti!”
“Si hai ragione…”concorda l’ uomo “resta il fatto che è stato dannatamente divertente” continua piegato in due dalle risate ripensando al viso di Gill poche ore prima.
“Sisi…Vedrai come mi vendico stasera!”
Cal le fa perdere l’ equilibrio, e quella gli rovina addosso sulla sedia della scrivania.
“Ah si?” le domanda con fare malizioso “e come pensi di punirmi?”
Lei porta le labbra a poche centimetri da quelle dell’ uomo “Tu stai a casa con Emily e la tua simpaticissima ex moglie, mentre io esco a cena con Sarah”
Detto questo, con un fluido movimento, si libera dalla presa del compagno rimettendosi in piedi e dirigendosi verso la porta, mentre quello protesta:
“Hei! Aspetta! Credevo che avremmo cenato insieme a casa tua e poi…” lascia intendere il finale della frase.
Gillian afferra la maniglia “Ho detto punizione, non premio!” conclude chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
L’ austero suono del martelletto che batte sul banco segna l’ avvio del processo, mentre il giudice inizia: “Silenzio in aula. Gli avvocati e l’ imputato si alzino. Siamo pronti a procedere?” quando entrambe le parti assentono continua “Bene, l’ accusa può portare alla sbarra il suo primo testimone”.
Alla fine Cal aveva deciso di assistere al processo, ma non aveva voluto essere accompagnato ne da Gill ne dagli altri colleghi.
Dopo circa due ore gli avvocati non hanno ancora finito di sbranarsi nella fossa dei leoni: il banco dei testimoni.
Manca solamente una vittima che dove deporre, portata alla sbarra da Zoe Landau, avvocato per la difesa.
Per ora Cal pensa che il suo “amico” ha ancora una minima possibilità:
i testimoni che lo avevano visto allontanarsi con la vittima erano tutti dei poco di buono, e Zoe non aveva avuto difficoltà a minarne la credibilità facendo perno sui loro precedenti penali; poiché i bar erano squallidi, in nessuno c’erano telecamere che potessero collocarvi James…Quindi che lui non fosse solo un’ altra vittima del vero killer, che aveva deciso di sfruttare la sua presenza nei primi locali per farlo sembrare colpevole depistando le forze dell’ ordine e facendola franca?
Nel sostenere questa teoria Zoe era stata decisamente convincente, tanto che stando all’ occhio vigile e sicuro di Lightman aveva dalla sua parte tre giurati…Certo, tre su dodici, ma considerando da dove erano partiti non andava per niente male!
Restava però il lavoro più difficile per la difesa, ossia sviare il test del DNA effettuato sui capelli e sulle tracce organiche rinvenute sul corpo della quarta vittima,  che erano risultate appartenere a James; per avvalorare e provare definitivamente la sua teoria, Zoe doveva spiegare come l’ assassino avesse potuto avvicinarsi a James talmente tanto da riuscire a sottrargli quelle minuscole tracce organiche.
Questo restava comunque un problema per domani, oggi l’ udienza sarebbe finita con la testimonianza di Sophie Smith, nonché sorella dell’ imputato, che si era appena seduto al banco dei testimoni.
Porgendogli un grande libro dalla copertina bordò la guardia le domanda:
“Giura di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità?”
Appoggiando la mano destra sulla Bibbia e la sinistra sul cuore, Sophie risponde
 “Lo giuro.”
Osservandola Cal non può definirla se non come una donna decisamente fuori dall’ ordinario.
Arriva a stento al metro e sessanta, magra ma non troppo, pelle di un candido color bianco e capelli rossi.
Gli occhi sono grandi e verdi tendenti all’ azzurro, cotonati con un filo di matita nera; le labbra rosse e carnose, al centro del viso un piccolo nasino a partire dal quale si estendono leggere macchioline arancioni: lentiggini.
 Sarà stata al massimo sulla trentina…Che dire? Una delle più belle donne che Cal avesse mai visto.
Non si stupisce del fatto che ai tempi James non gliela avesse mai presentata, effettivamente doveva ammettere di essere stato un vero puttaniere, ma in fondo lo era rimasto per molto tempo, sia dopo i tempi del college che successivamente al divorzio con Zoe.
Poi però si era innamorato di Gillian Foster, e tutto era cambiato.
Scacciando questi magnifici pensieri Cal torna a concentrarsi su Sophie; certamente non era la sua bellezza che lo aveva allarmato, quando il suo nervosismo e la sua grande angoscia.
Certo, è normale essere in ansia quando hai un fratello accusato di omicidio e che rischia la pena capitale, ma al Dottor Lightman sembrava che ci fosse qualcos’ altro sotto…Che quell’ angoscia nascondesse qualcosa di più profondo e inquietante.
Comunque erano solo congetture, di certo non poteva immaginare che nelle quarantotto ore successive questa sua intuizione avrebbe portato alla soluzione del caso, ma quasi dall’ altra parte degli Stati Uniti, e con un morto…
 
Gill Lightman: okay…Forse era un po’ “spinto” e povero di informazioni sul caso, ma visto che i prossimi come avrete capito saranno molto intensi ed in più volevo rallegrare Kaori….
Spero vi sia piaciuto comunque (:
Jenny 

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Capitolo 8
*** Fuga ***


Capitolo 8.  Fuga
 
Lightman, come al suo solito, inclina lievemente la testa verso destra, pronto a captare qualsiasi movimento nel viso di Sophie durante la testimonianza ed il controinterrogatorio .
Zoe si avvicina con molta calma al banco dei testimoni, poi inizia con un sorriso:
“Salve, per favore può dire alla giuria il suo nome?”
“Certo, mi chiamo Sophie Smith”
“Ed è la sorella di James Smith, l’ imputato?”
“Si”
“Quanti anni ha?”
“Ne ho ventinove”
“Ha sempre vissuto con James?”
“Mio padre è morto quanto ero ancora piccola, James è restato con me e mamma anche se andava all’ università, veniva sempre nei weekend…e anche quando si è trasferito ci faceva visita spesso”
“Quindi lo vedeva con una certa regolarità?”
“Assolutamente, siamo molto legati”
“E, mi dica, in questi ventinove anni di stretti rapporti, che lei ricordi, James ha mai manifestato tendenze omicide, o comunque tendenze violente contro lei, sua madre o qualsiasi altra persona?”
“No, mai. James è sempre stato calmo e pacato, preferiva risolvere i diverbi a parole, piuttosto che con la violenza”
“Grazie signorina Smith, io ho finito” dice tornando a sedersi.
“L’ accusa vuole controinterrogare la testimone?” domanda il giudice.
“Si Vostro Onore”
Il pubblico ministero si alza, e si dirige con uno strano sorriso verso Sophie.
“Buongiorno Signorina Smith”
“Salve”
“Lei ha appena detto che suo fratello, l’ imputato, non ha mai avuto tendenze violente, è esatto?”
“Si”
“Quindi l’ accusa per aggressione ad una minorenne non conta?”
“Obbiezione Vostro Onore!” scatta Zoe “La difesa non era a conoscenza di questo presunto reato e…”
“La difesa aveva tutto il tempo per informarsi del passato del suo cliente” replica con un sorriso il pubblico ministero.
“Infatti, mozione respinta” concorda il giudice.
“Tornando a noi Sophie, ho qui la denuncia di suo fratello: ha aggredito una ragazza di sedici anni, e secondo la deposizione di questa ha anche tentato di stuprarla”
“Era giovane e sciocco…”
“Vent’anni. Aveva vent’ anni. Direi che era abbastanza adulto per capire che violentare una minorenne era un’ azione sbagliata”
“E’ stato l’ errore di una volta” grida Sophie “tutti ne commettiamo”
“Certo…Ah, sapeva che suo fratello ultimamente assumeva psicofarmaci?”
“OBBIEZIONE!” urla Zoe alzandosi nuovamente “la difesa non era a conoscenza di queste informazioni, chiediamo un rinvio per…”
“Bel tentativo avvocato Landau” la interrompe subito il giudice “ma ha avuto tutto il tempo per discutere con il suo cliente di ogni aspetto della sua vita compromettente per il processo, se non è venuto fuori prima è un problema vostro. Mozione respinta”
“Ripeto la domanda Sophie…Era a conoscenza del fatto che suo fratello assumesse psicofarmaci?”
“No!”
Movimento impulsivo della spalla destra. Aumento del tono della voce durante la risposta: sta mentendo. Ma l’ aumento del tono vocale indica non solo menzogna, anche paura…cosa sta nascondendo?
“Strano…perché sembra che quando aveva vent’anni, tempo a cui risale l’ aggressione alla minorenne, lui comprasse regolarmente nella farmacia di fiducia farmaci per il controllo della rabbia e legati al disturbo della psiche…ne faceva uso?”
“No!”
Pupille dilatate: paura.
“Si ricordi che è sotto giuramento, uso fratello faceva uso di quei farmaci?”
“NO”
“E allora mi dica, come mai James ha una prescrizione medica per quel farmaco, che ha rincominciato ad usare quando sono iniziate le aggressioni!!?
Aveva le mani strette a pugni per la tensione, ora sono rilassate. La frequenza respiratoria sta rallentando: sollievo.
“Io…io non lo so” ammette Sophie, mentre due lacrime le solcano il viso.
Sta fingendo, le lacrime sono spinte fuori a forza, e sembrano calcolate.
“Grazie per la sincerità, Signorina Smith” conclude il pubblico ministero”.
“Se non ci sono altre testimonianze, l’ udienza è terminata, la corte si aggiornerà domani alle ore 8:00 per le ultime testimonianze e le arringhe conclusive delle due parti.”
Dopo il suono del martelletto tutti si alzano ed escono dalla sala.
Zoe ha raggiunto Sophie, mentre il fratello è già uscito dal tribunale, ma a Cal non importa: per lui la chiave è la sorella.
Raggiunge l’ ex moglie appena prima che segua Sophie nella stanza vuota in cui è appena entrata.
“Cal! Non volevi restarne fuori?” incalza lei senza perdere tempo.
“Cè qualcosa che non mi convince, voglio parlare con Sophie”.
“Scordatelo. E’ la mia testimone”
“Ha finito con le testimonianze, ho il diritto di parlarle”
“Non è detto che non la richiami domani prima delle arringhe conclusive. Hai perso la tua occasione di aiutarlo, Cal, è finita. Vattene.” Conclude freddamente, prima di raggiungere Sophie e chiudersi la porta alle spalle.
Lightman impreca ad alta voce, ma si volta qualche istante dopo sentendosi chiamare.
“Sarah!”
“Mi hai chiamato…va tutto bene?”
“Mi serve un favore”
“Di che si tratta?”
“Credo che la sorella non dica la verità”
“Vuoi che le parli?”
“No, voglio parlarle io, ma Zoe me lo impedisce”
“Beh non è esattamente una mia fan, che posso fare?”
“Distraila”
“Rischio di beccarmi una querela, giusto?”
“…Ti devo un favore?” domanda supplichevole Cal.
Lei gli da una pacca sulla spalla “Giugno 2005: adesso siamo pari”
 
Sophie è sola. Zoe è dovuta uscire, la hanno chiamata d’ urgenza per qualche strano motivo.
Con uno scricchiolio la porta si apre, e sulla soglia compare un uomo con una camminata decisamente stravagante.
“Lei chi sarebbe?”
“Sophie, sono il Dottor Lightman, un vecchio amico di tuo fratello, e purtroppo per me anche l’ ex marito di quella pantera del tuo avvocato difensore”
“La signora Landau ha detto di non parlare con nessuno durante la sua assenza”
“Ah ma non devi parlare” dice Cal agguantando brutalmente una sedia “Io parlo e ti osservo, a te basta essere te stessa…anche se nemmeno quello ti riesce, vero Sophie?” domanda stravaccandosi con i piedi sul tavolo.
“Non…non capisco che vuole dire”
“Lo sai benissimo. Ho notato due cose dal primo secondo in cui ti ho visto: uno sei troppo agitata, due ogni minimo movimento o mossa è premeditato. Questo mi fa capire che non sei stupida, e che hai compreso benissimo quello che volevo dire. Nascondi qualcosa. Cosa?”
“Non credo che la Signora Landau sarebbe felice di questa sua intrusione”
“Oh certo che no! L’ ultima volta mi ha fatto arrestare, ma niente mi ferma davanti ad un caso, quindi ritorniamo alla domanda, cosa nascondi?”
Quella si limita a fissarlo silenziosa, studiandolo.
“E va bene” inizia Cal “tuo fratello è colpevole? E’ questo che nascondi? No, non credo, eri sollevata quando l’ avvocato ha introdotto i precedenti di James, e solo un colpevole si sente sollevato nel sentir accusato qualcun altro dei suoi crimini. Le hai uccise tu? Hai sciolto le loro mani nell’ acido? EH? HAI STRETTO LE MANI INTORNO ALLE LORO GOLE GUARDANDOLE NEGLI OCCHI MENTRE MORIVANO?”
“CAAAL”
L’ uomo si volta, e sulla porta trova Zoe, con gli occhi dardeggianti come palle infuocate.
“CHE COSA DIAMINE STAI FACENDO?!! ESCI! FUORI! ORA.”
Cal pensa che morire per mano della sua ex moglie non sia un buon modo per aiutare l’ amico “Ti smaschererò, Sophie” conclude prima di essere trascinato fuori di Zoe.
“Lo sapevo che c’era dietro il tuo zampino! Che diavolo credevi di fare? Dovrei farti arrestare, e non è detto che non lo faccia! Guardia!”
“Aspetta Zoe…ho davvero bisogno di parlarti” cerca di fermarla Cal, guardandola negli occhi.
“Cè qualche problema?” domanda l’ agente che li ha raggiunti.
Zoe è titubante.
“Si…può entrare e controllare la testimone? Devo allontanarmi un secondo…”.
Cal tira un sospiro di sollievo, felice che nonostante tutto, per una volta, la sua ex moglie abbia deciso di ascoltarlo. Lo ha preso per il braccio e lo sta trascinando in un angolo; quando sono abbastanza isolati, incalza “allora!?”
“So che avevo detto di non volerne più sapere…Ma credo che la sorella di James non sia chi dice di essere…credo che sia la chiave”
“vuoi dire che nasconde informazioni?”
Cal la guarda negli occhi “voglio dire che forse le ha ammazzate lei quelle donne”.
“Scherzi?”
“Ti sembra forse che stia scherzando?”
“E’…è un accusa molto grave…hai delle prove?” dal suo sguardo capisce già la risposta “certo, la tua scienza”
“Non ho mai capito perché la prendi con tanta riluttanza, hai visto l’ efficacia che può avere”
“Si Cal, ma non sono prove ammissibili in tribunale. E prima di accusare la sorella del mio cliente di omicidio devo avere delle prove! Quindi per ora non dirle che sospetti qualcosa.”
Cal arriccia il naso facendo un verso con la bocca “ecco…credo sia un po’ tardi”
“Oh dannazione!” impreca Zoe, prima di avviarsi verso la stanza in cui si trova Sophie “Pretenderà delle spiegazioni per il trattamento subito!”
Spalancata la porta Zoe rimane atterrita.
“CAAAAAAAAL” grida disperata.
Lui corre subito in direzione della donna, ed entrato nella stanza la ritrova inginocchiata sulla guardia, a terra e priva di sensi: cè sangue ovunque, ma nessuna traccia di Sophie.
 
Sarah e Gillian scendono frettolosamente dall’ auto, e corrono in direzione del tribunale.
Appena fuori dall’ ingresso cè un ambulanza, e sul retro del mezzo sono seduti un’ uomo e una donna.
Avendoli riconosciuti subito, corrono verso di loro. La prima cosa che notano è che entrambi hanno le mani sporche di sangue.
“CAL!” grida Gill “Cal stai bene?!”
Lui le appoggia una mano sulla spalla “tranquilla tesoro, non è sangue nostro”.
“Ma che diavolo è successo?” domanda preoccupata Sarah.
Z: “Ho lasciato Sophie, la sorella di James, in una stanza con la guardia e mi sono allontanata un attimo con Cal per discutere…Lui credeva che lei fosse coinvolta negli omicidi. Quando siamo tornati la finestra era aperta, Sophie non cè era più e la guardia era a terra sanguinante: Sophie lo aveva colpito alla testa con il manganello… non ce l’ ha fatta”.
“Se è scappata significa solo che è colpevole” conclude Gillian.
“Ma come facciamo a provarlo?” domanda Zoe.
“Al momento io non mi preoccuperei di quello” si intromette Cal.
“Perché?”
E’ Sarah a concludere il pensiero dell’ uomo “perché se è lei il serial killer vorrà ancora uccidere, e ha tutti gli Stati Uniti in cui scegliere le sue vittime, dobbiamo muoverci.”
“Faccio emettere un mandato di arresto per Sophie e contatto James” afferma Zoe prendendo il cellulare.
Approfittando del momentaneo allontanamento di Zoe, Gillian getta le braccia attorno al collo di Cal “Al telefono hanno detto solo che c’ era stato un incidente e…e qualcuno era rimasto ferito gravemente e...e…” lui la interrompe, dandole un bacio in fronte.
“Non ti preoccupare tesoro, sto bene”.
Lei gli sorride, accarezzandogli il viso, poi di mala voglia si allontana un po’ dall’ uomo… la “linea di sicurezza” che hanno stabilito quando si sono messi insieme.
Qualche secondo dopo ritorna Zoe, con un’ aria funerea.
“Dimmi che non può andare peggio?” domanda implorante Cal.
“Non posso, James non risponde al cellulare e il mio amico che doveva seguirlo di nascosto ha detto che lo ha depistato e ne ha perso le tracce”
“Quale tuo amico?”
“Mi fidavo di James, ma non completamente, quindi per sicurezza gli ho messo alle costole un amico nella sicurezza che mi doveva un favore, e si è reso invisibile…a quanto pare non troppo bene.”
“Ma se è scappato significa solo che…”
“Che James è complice di sua sorella” afferma Gill.
“Già, e che sono tornati all’ azione” conclude Sarah.
Tutte si voltano verso Cal, in attesa di qualsiasi cosa…

“A lavoro”
 
Gill_Lightman: sorry, quasi totale assenza di Callian, ma devo chiudere il caso ç__ç prometto che saprò restituirvi il tempo perso :3
Sarei molto contenta di una piccola recensione, altrimenti non importa (:
Jenny

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Capitolo 9
*** Missouri...? ***


Capitolo 9. Missouri…?
 
Sono passate esattamente due ore dalla scomparsa di James e Sophie, ma al Lightman Group le indagini sono ancora punto e a capo.
“I cellulari sono stati ritrovati in un paio di bidoni qui in città, non hanno usato carte di credito o fatto prelevi in banca, ne preso aerei, treni o qualsiasi altro mezzo che necessiti un documento di identità. Sono spariti dalla faccia della terra” spiega Zoe.
“Ah, così non concludiamo nulla!” si lamenta Cal chiudendo l’ ultimo fascicolo del processo, che avevano letto alla ricerca di un’ eventuale dettaglio che gli fosse sfuggito.
S: “Secondo me sbagliamo il posto dove cercare”.
G: “Che vuoi dire?”
La ragazza spiega “In fondo non è vero che non sappiamo nulla, sappiamo che James e Sophie sono complici di quattro omicidi ed un tentato omicidio. Uno dei due era da sempre disturbato, come confermano i farmaci che assumeva sia da piccolo che adesso, quando ha incominciato ad uccidere. Questi farmaci venivano comprati da James, ma data la natura pericolosa di Sophie non possiamo escludere che ne facesse uso anche lei. Quindi si può supporre che James assecondasse ogni volere della sorella disturbata…d’ altronde non può averle uccise solo per lei, chiaramente era anche lui schizzato…”
“Ma questo come ci aiuterà a trovarli?” domanda Zoe.
“Non ha senso leggere le trascrizioni del processo! Dimenticate che loro sono due Serial Killer, quindi hanno un modus operandi, seguono una vittimologia precisa, i luoghi dove le rapiscono sono definiti…Per capire dove sono andati dobbiamo capire cosa cercano!”.
“Vado a prendere i dossie sulle vittime” dice Gillian alzandosi.
Z: “Sarah…la polizia ha indagato per settimane su questi omicidi, mentre la pila di cadaveri aumentava…come possiamo noi fare di meglio?”
“La polizia non ha alcun tipo di esperienza in questi casi! Avrebbero dovuto contattare l’ FBI, e francamente non so perché non lo abbiano fatto…in ogni caso quando ho prestato servizio al Pentagono ho collaborato per qualche mese con un’ unità di analisi comportamentale, quindi so come dobbiamo muoverci.”
Gillian rientra nella stanza con una decina di fascicoli “Eccoli qui. Ho richiesto anche i dossie di James e Sophie, ho pensato che sarebbe stato utile entrare nella loro testa”.
S: “Ottima idea”
G: “Allora da dove partiamo? Serial Killer, vittime o luoghi?”
C: “Serial Killer. Se riusciamo a capire cosa li ha spinti ad uccidere, capiremo anche perché hanno scelto questo tipo di vittime.”
Z: “Direi di partire dall’ aggressione…James ha aggredito una sedicenne quando lui aveva vent’ anni; prima non aveva mai manifestato alcun segno di violenza, che cosa è successo in quel periodo?”
“E’ nata la sorellina” afferma Sarah, reggendo fra le mani uno dei fascicoli “stando al certificato di nascita, la sorella è nata neanche un mese prima dell’ aggressione…potrebbe essere il fattore scatenante.”
“Si” concorda Gillian “spesso i primogeniti, anche se sono già praticamente adulti, manifestano molta gelosia nei confronti di un nuovo arrivato. James ha vissuto per vent’ anni con i suoi, era molto legato alla madre…l’ arrivo della sorellina deve avergli fatto scattare qualcosa.”
“Si ma non ha molto senso” dice Cal con quella sua voce ridicolamente straziata, poggiandosi una mano sulla fronte “voglio dire allora perché non fare del male ad un neonato? O ad una madre che ne aveva uno…che senso ha avuto colpire quella ragazza?”
“ASPETTATE!” grida Sarah “Ci è sfuggito un dettaglio importantissimo! La ragazza che ha aggredito era la sorella minore di un suo compagno di corso all’ università! Quanto ci scommettete che si era lamentato di lei in classe qualche giorno prima?”
“Quindi ha rivisto in lei sua sorella e ha cercato di punirla” conclude Zoe.
“Ora dobbiamo capire come mai un ragazzo che odiava così tanto la sorella ha iniziato a commettere degli omicidi con lei…ci vuole la massima fiducia” spiega Sarah.
G: “Beh col tempo non è detto che non siano diventati amici…James è cresciuto, si è trasferito lasciando la casa…i rapporti erano tesi solo finché vivevano sotto lo stesso tetto, una volta che lui si è fatto una vita ed ha abbandonato il nido non si sente più minacciato dalla sorellina! Adesso dovremmo capire chi dei due ha commesso gli omicidi! Per il medico legale sono stati commessi da una sola persona”.
Z: “Se Sophie è la personalità dominante, si presuppone che il fratello seduca le ragazze nei bar e le rapisca, ma che sia lei ha torturarle e ucciderle”.
S: “Quindi se era James a rapirle e la sorella le torturava quando erano già legate, si può presupporre che la quarta vittima fosse più forte delle altre e sia riuscita, sebbene per poco, a reagire…questo spiega il DNA di James sotto le sue unghie”.
“Eondo me ‘e vittime he fscelieva” inizia Cal mentre ingurgita un grosso boccone da un panino.
“Potresti parlare quando non hai un’ elefante in bocca?” domanda Sarah ridendo.
Dopo qualche secondo l’ uomo ci riprova “Secondo me è James ha scegliere le vittime. Lui è disturbato e si divertirebbe uccidere, ma per la sorella è una vera e propria necessità, secondo me è lei che prende i farmaci. Quindi se vuole convincere il fratello a rapire persone senza poterle uccidere, l’ onore spetta a lei, deve pur concedergli qualcosa: la scelta delle vittime”.
Si intromette Sarah “e questo spiega la vittimologia! Tutte belle donne fra i 25 e i 35 anni, sua sorella si trova esattamente nel mezzo. Prova ancora risentimenti per lei, ma la voglia di uccidere è più grande, quindi lascia che la sorelle le strangoli, ma sceglie ragazze che le somiglino in modo da immaginarsi lei morta. L’ unica cosa che non hanno in comune le vittime con Sophie sono i capelli: lei li ha rossi, mentre le altre donne bionde, ma non credo sia importante, è probabile che fosse questione di praticità…non ci sono molte donne rosse, o almeno è molto più facile trovarne di bionde!”
Z: “Quindi rimane solo da capire dove intende colpire”.
“Datemi i nomi dei bar, subito!” esclama Gillian “forse cè un collegamento”.
Sarah sfoglia velocemente i fascicoli “Allora sono…si, eccoli, sono: Il faro, L’ albero maestro, La luce, Main Line e Cometa”.
“Avete notato?” esclama Gillian con sguardo trionfante “questi nomi hanno tutti un riferimento preciso! La luce, il faro, la Cometa… come se fosse un posto sacro! Non so spiegarlo…è come se per lei fosse l’ unico posto al mondo, qualcosa di quasi magico, divino…”
“Aspetta un attimo” si intromette Zoe “vi ricordate i segni che sono stati inferti alle vittime pre-mortem? Quelli sulla cosce...il medico legale li ha definiti come dei “più”…ma se fosse una croce?”
“Ma certo!” esclama Cal “James e Sophie dopo tutto vengono da una famiglia estremamente religiosa, andavano in chiesa tutta la domenica…per quanto spietati Serial Killer sapevano che “Dio li guardava”…e se avessero scelto posti con quei nomi solo per sentirsi ancora vicini a Dio? La croce sulla coscia poi non ha bisogno di spiegazioni! Magari credevano di compire direttamente l’ opera del Signore punendo delle peccatrici…Dio che razza di psicopatici”.
G: “Ma come facciamo a trovarli? Okay, sicuramente vorranno agire in un bar che abbia un nome come quelli precedenti, ma quanti miliardi ce ne saranno in giro per gli Stati Uniti? Non ce la faremmo mai, e loro sono liberi di scegliersi la ‘casa del signore’ che preferiscono! Inoltre in base al loro modus operandi abbiamo ancora solo quattro ore per trovarli e raggiungerli prima che rapiscano una ragazza”.
“Aspetta!” scatta Sarah con gli occhi quasi fuori dalle orbite “una volta stavo collaborando con l’ FBI in un caso dove il serial killer per uccidere seguiva i movimenti degli astri o roba simile… e se anche loro stessero seguendo il loro tracciato?”
“Stai dicendo” chiede Gillian, non riuscendo a trattenere un mezzo sorrisetto “che i due geni stanno seguendo un percorso a forma di croce? Come in ‘Angeli e Demoni’?”.
“Perché no” ipotizza Cal.
Sarah fa presente “E poi…è la sola chance che abbiamo”.
“Okay forza, dobbiamo procurarci una mappa dettagliata di tutti gli Stati Uniti!” esclama Zoe.
Dopo pochi minuti la cartina è in arrivo, ma sorge un nuovo problema.
G: “Un momento! Ma DC e Chicago sono solo due delle estremità, ne restano due! Columbia nel Missouri e Clarksville nel Tennessee… quale sarà quella giusta?”
“Columbia” afferma Zoe, chiudendo il cellulare “Un’ uomo corrispondente alla descrizione di James è stato visto in un benzinaio nei pressi di Indianapolis, è troppo a nord perché vogliano andare nel Tennessee”.
C: “Okay, ora dobbiamo individuare tutti i bar con nomi come quelli precedenti, però a Columbia”.
Sarah ritorna nella stanza con un portatile “Me ne occupo io”.
“Dove hai scaricato questo programma?” domanda Zoe strabiliata.
S: “Informazione riservata”. Dopo qualche secondo il PC emette un bip “eccoli! Sono 23.”
“Non ce la faremo mai” si scoraggia Gillian.
C: “SI INVECE! Sarah, chiama la polizia locale di Columbia e allertali del pericolo; fa in modo che contattino l’FBI, con un get-privato gli agenti saranno li in meno di un’ ora. Zoe, trova un’ aereo, un elicottero, quello che ti pare, non mi importa, basta che trovi un mezzo per volare in fretta fino in Columbia, voglio esserci quando li prenderanno. Sono le 19.00 e gli agenti arriveranno verso le 20.15 se tutto va bene…in base al loro modus-operandi avranno circa un’ ora per controllare tutti e 23 i bar…ce la dobbiamo fare. A lavoro”.
 
19:30
 
“La polizia locale e l’ FBI sono stati allertati, gli agenti sono già in partenza” esclama Sarah prendendo la borsa.
“Perfetto, ora” indicando lei e Gill “venite subito con me, non abbiamo tempo da perdere. Zoe ci aspetta sul tetto, ha detto di aver trovato un’ elicottero”.
I tre si vestono, prendono le borse e salgono le scalinate del Lightman Group fino al tetto, poi escono.
Zoe si dirige verso di loro, con aria seria “Abbiamo un problema. Dice che questo elicottero è solo per tre persone, lui incluso. Oltre a me può venire solo uno di voi…vi aspetto su” aggiunge prima di voltarsi e dirigersi verso l’ elicottero.
“NO” grida immediatamente Gill, per sovrastare il rumore delle eliche “Non se ne parla Cal”.
“Gill devo farlo! Tanto saranno quelli dell’ FBI ad arrestarlo”.
“No io ti conosco! Ti farai prestare un giubbotto antiproiettile, una pistola e poi ti lancerai in mezzo al casino” lo guardava implorante, gli occhi lucidi.
Cal le prende le mani e la fissa dritta negli occhi “Baderò a me stesso Gill, te lo prometto”.
Vorrebbe tanto baciarla, ma sa benissimo che non può, così si limita a stringerla forte; poi da un bacio sulla guancia a Sarah.
Sta già correndo verso l’ elicottero quando si sente chiamare da Gillian, così si volta.
Lei lo guarda: “Non fare l’ idiota!”.
 
 
 
20.30
 
Per tutto il viaggio aveva regnato il silenzio, interrotto solo dalla voce del pilota che comunicava con la base.
Ora finalmente Cal scende da quella stupida palla gigante: ha sempre odiato gli elicotteri.
Non appena tocca terra con i piedi estrae il cellulare e compone il numero dell’ agente dell’ FBI incaricato per l’ indagine. Quando ha terminato la chiamata informa Zoe.
“Sono arrivati venti minuti fa, e hanno infiltrato agenti nei primi 9 locali, ora si stanno occupando degli altri…ci conviene aspettare in aeroporto.”
“Aspetta, vuoi dire che non chiudono i locali?”
“Se li chiudono James e Sophie la faranno franca! No, hanno deciso di infiltrare un paio di agenti all’ interno dei pub e di aspettare che arrivino, la polizia locale è sparsa nei dintorni, cosi se l’ FBI li individua può chiamarli per circondare il posto. Noi non possiamo fare altro che aspettare”.
 
21.10
Cal estrae finalmente il cellulare con mani tremanti “Lightman” resta un attimo in ascolto, poi balza in piedi “Perfetto! Arriviamo”.
Zoe lo imita prendendo il cappotto “Che succede?”.
“Hanno trovato James. E’ in un bar a cinque minuti da qui”
“Aspetta, e Sophie?”
“E’ questo il problema: avevamo dimenticato che quando vanno a caccia lei resta sempre in macchina, all’ interno del locale lei non cè.”
Con la guida spericolata di Cal sono li in tre minuti…tre minuti che hanno però decisamente cambiato la situazione.
Non appena scendono dall’ auto notano subito le sirene della polizia che lampeggiano: le autorità,(FBI e polizia locale) hanno circondato tutto il locale.
Si avvicinano ad un poliziotto che sta gridando in una ricetrasmittente, e non appena smette di parlare Cal gli domanda “Agente, che sta succedendo?”.
“Quegli idioti dell’ FBI hanno deciso di eseguire l’ arresto anche se non c’ era traccia di Sophie, cosi non appena si sono avvicinati quello, James, ha estratto una pistola e la ha puntata su una cliente. Pochi secondi dopo è arrivata pure la sorella e ora si so nascosti dietro al bancone con due ostaggi, e oramai è buio, i cecchini non sono equipaggiati!”.
Cal ci riflette su un’ attimo “Mi faccia entrare”.
“Sei impazzito!?” salta su Zoe senza nemmeno dar tempo all’ agente di parlare “non se ne parla è troppo pericoloso! Caal!”
Ma prima che lei o il poliziotto possano fermarlo, Lightman è già schizzato verso la porta.
 
 
21.15
 
Cal entra precipitosamente nella stanza e cerca di inquadrare la situazione: Sophie e James sono dietro al bancone con un ostaggio a testa a mo’ di scudo, proprio come gli aveva riferito poco prima l’ agente, ma aveva trascurato un piccolo particolare…
Le pistole non erano puntate contro gli ostaggi o contro gli agenti nei bar…erano puntate contro loro stessi, si volevano sparare a vicenda!
“E’ COLPA SUA! E’ COLPA DI QUESTA STRONZA PSICOPATICA SE ORA SIAMO QUA” sta gridando James.
“OH MA STAI ZITTO BRUTTO IMBECILLE, TU CI SEI DENTRO ALMENO QUANTO ME!” strilla la sorella ancora più forte.
Cal, tranquillamente, si siede su uno sgabello in bella vista e appoggia i piedi sul tavolo: “Hei Tarzan! Se la smetteste un attimo di urlare vi accorgereste che siete comunque fottuti…tutti e due” aggiunge indicandoli con un dito “Se vi ammazzate voi fate un favore a questi signori, e se non lo fate vi arrestano, così vi farete un paio di tranquilli annetti nel braccio della morte prima della divertente iniezione letale”.
“IO ME LA POSSO CAVARE” grida James “NON LE HO UCCISE IO! LA MIA E’ SOLO COMPLICITA’, MI DARANNO SOLO DIECI ANNI CON UN BUON AVVOCATO, E CON BUONA CONDOTTA SARO’ FUORI TRA SEI. LA PUTTANA E’ SPACCIATA INVECE”.
Cal avverte quello che sta per succedere solo uni istante prima che diventi realtà, e tutto avviene in una frazione di secondo.
Con un grido assordante Sophie getta a terra gli ostaggi, e punta la pistola contro James, premendo il grilletto senza pensarci due volte. Quasi contemporaneamente gli agenti iniziano a fare fuoco, e una pioggia di proiettili si abbatte su di lei.
Cal si getta a terra per evitare eventuali colpi, e quando il rumore di sparo cessa, corre verso i fratelli Smith.
Sophie è in un bagno di sangue: un proiettile le ha colpito il collo, che ora zampilla sangue, e altri cinque si sono conficcati negli intestini. Sputa sangue per qualche secondo, poi il suo sguardo resta immobile e perso nel vuoto.
Cal la scavalca e corre verso James: il solo proiettile che lo ha colpito, quello della sorella, gli si è conficcato nell’ addome.
Non appena vede il volto dell’ amico, James allunga una mano, incapace di alzarsi.
Lightman si inginocchia accanto a lui, non sapendo cosa pensare o cosa provare.
All’ improvviso emette un bisbiglio “H-Ho dovuto…E’ c-colpa mia se l-lei è pazza. Quando era piccola la avevo riusa in soffitta per due giorni mentre mamma e papà erano via…è imp-pazzita… glielo dovevo” poi il suo sguardo si indurisce “ma non ho mai smesso di odiare quella perfida stronza”. Si accascia sul pavimento continuando a tossire, mentre un’ infermiere arriva e gli mette una mascherina.
“Se la caverà?” domanda Cal.
“Si stia tranquillo, è fuori pericolo”.
Prima di andarsene Cal gli sussurra in un’ orecchio “complicità o no, farò in modo che tu marcisca in galera, è una promessa”.
Non appena si rialza sente un urlo  “CAAL”. Quando si volta vede Zoe, preoccupata, che si dirige verso di lui. Probabilmente era corsa dentro quando aveva sentito gli spari.
“Sto bene, tranquilla” dice subito abbracciandola.
“Non ci posso credere…James! Il nostro James!”
“Già, è incredibile quanto le persone possano cambiare. Ma non la farà franca, farò in modo che sia perseguito come si deve.”
“Ho molti agganci in procura, me ne occuperò personalmente” promette Zoe con sguardo duro “e ora torniamo a casa”.
 
 
 
All’ alba delle due di notte, Cal e Zoe si ritrovano finalmente nell’ ufficio dell’ uomo.
Hanno fatto piano, pensando che Gillian e Sarah si fossero addormentate, e hanno chiuso la porta dell’ ufficio.
“Allora ti fermi ancora un paio di giorni?” le domanda Cal.
“A dire il vero” replica lei alzandosi “ho prenotato un volo poco fa, parto questa notte…ho bisogno di ritornare alla normalità”
“Certo, lo capisco. Ti saluterò io Emily”.
“Grazie” fa due passi verso la porta, ma poi si rivolta in direzione dell’ uomo, e con un sorriso gli dice “comunque sono veramente contenta per te Cal, finalmente hai deciso di rimpegnarti”.
Lui è colto totalmente alla sprovvista “Cos…?”
“Parlo di te e Gillian” spiga ridacchiando, ma per la prima volta dopo anni, senza malizia.
“Come…?”
“…Lo sapevo? Che eri innamorato di lei da prima che lo sapessi tu” continua senza smettere di sorridere “che stavate insieme da quando ho messo piede qui”
“Allora qualcosa lo hai imparato da tutti gli anni di matrimonio”
Ridono entrambi.
“E…da quanto va avanti?”
“Quattro mesi e qualcosina…”
“Sono contenta per te” conferma battendogli una pacca sulla spalla.
“Grazie Zoe”
“Ma non lo avete ancora detto a nessuno?”
“Per ora solo a Sarah ed Emily…poi si vedrà”
Lei annuisce “ora devo andare, altrimenti rischio di perdere l’ aereo”.
“D’ accordo, stammi bene” la saluta lui con un abbraccio.
In quel momento la porta si spalanca ed entrano Gillian e Sarah.
Vedendoli abbracciati, la prima si scusa velocemente “Oh, mi dispiace…”
“Tranquilla” la interrompe subito Zoe “me ne stavo andando” si dirige verso la porta, e quando è di fianco a Gillian le poggia una mano sulla spalla “non farti mai sottomettere”. L’ altra è alquanto confusa “E buona fortuna!” aggiunge ridacchiando, prima di sparire oltre la porta.
Gillian si volta strabiliata in direzione dell’ uomo “glielo hai detto?”
“Ha capito tutto non appena ha messo piede a Washington”
Gillian lo bacia, gettandogli le braccia intorno al collo “L’ importante è che sei vivo!”

_________________________________________________________________
 
Gill Lightman: EVVIVAA ! finalmente ho finito con questo lunghissimo caso *applauso* così posso dedicare l’ ultimo capitolo interamente ai Callian…come premio per chi di voi ha sopportato questi ultimi due pesantissimi capitoli!
A presto (:
Jenny

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Capitolo 10
*** Due mesi dopo. ***


Ehm…Okay, questo è l’ ultimo capitolo…Devo dire che mi fa un po’ strano, dato che sono passati mesi da quando ho iniziato a scrivere questa long, che mi ha accompagnata in momenti difficili…beh, basta annoiarvi, buona ultima lettura :’)
 
 
 
Capitolo 10. Due mesi dopo.
 
 
“BUOONGIORNOOO” grida Sarah, zompando addosso all’ amica appena arrivata in ufficio e circondandole il collo con un braccio.
 “E CHE GIORNOO” continua in modo allusivo.
“In che senso?” domanda Gillian.
“Non fare la finta tontaa! Oggi tu e Cal fate sei mesii”
Lei sorride.
“Eee…com è andata la nottee?“ continua Sarah facendole l’ occhiolino. Evidentemente però ha toccato un tasto dolente.
“La notte? La notte la ho passata a casa. Sola. E sai perché? Perché dei colleghi ci avevano invitato ad una festa, e Cal pensava fosse troppo sospetto che rifiutassimo tutti e due, visto che non avevamo altri programmi”.
Sarah è un po’ imbarazzata, non sa cosa dire, ma fortunatamente arrivano Ria e Loker.
“’Giorno Foster” la saluta questo.
R: “Oggi non ci sono nuovi casi, quindi se ci dai le chiavi dell’ archivio pensavamo di sistemare qualche scartoffia fino all’ orario di chiusura…”
“Perfetto, ma i fascicoli sono centinaia, non ce la fate a prenderli tutti…portateveli nell’ ufficio una decina alla volta, e poi quando finite prendetene degli altri”
E: “D’ accordo, a dopo!”
Una volta che i due colleghi se ne sono andati, Gillian e Sarah proseguono verso i loro uffici.
S: “Ti va un caffè?”
“Magari più tardi…ora me ne vado un po’ in ufficio e magari sistemo anche io qualche vecchia scartoffia”
“Vaa bene, a dopo!”
Gillian saluta l’ amica ed entra nel suo ufficio…continua a pensare a Cal. E’ ancora arrabbiata per la sera precedente, ma dopo tutto oggi fanno sei mesi.
Prima di capire come comportarsi, e ancora prima di potersi sedere sul divanetto dell’ ufficio, si sente afferrare da dietro per la vita.
Con la coda dell’ occhio vede spuntare un grande mazzo di rose rosse, e sente fruscio delle labbra di Cal sul suo collo.
“Auguri tesoro mio, ti amo”
In quel momento tutte le sue riflessioni e i suoi dubbi vanno a farsi benedire, si  volta e lo bacia sulla bocca “Anche io amore, buon…a dire il vero non ho mai capito se si dice già anniversario o mesiversario…?”.
Lui sorride e le chiede “Ora che sono passati sei mesi e ci confessiamo tutto, posso farti una domanda?”
“Certo”
“Come hai fatto a sopportarmi per tutto questo tempo?”
Gillian scoppia a ridere. Lo avvolge con le braccia e appoggia la sua fronte su quella dell’ uomo “Francamente non lo so…il vino di sicuro ha aiutato!”
Entrambi ritornano a ridere.
 
Sono passate due ore dall’ arrivo di Cal nel suo ufficio, e l’ euforia ha oramai abbandonato corpo e anima della Dottoressa Foster.
Per loro oggi era una data importante, ma per tutti gli altri in quell’ ufficio era un giorno qualunque, quindi per non destare sospetti entrambi si erano messi a lavorare, così lei era tornata di malumore.
Gillian sente bussare alla sua porta. Alza gli occhi, immaginando per un momento che Cal sia tornato da lei, ma la sagoma è femminile.
“Avanti” sospira scoraggiata.
Dopo qualche secondo la porta si apre, e Sarah entra nello studio brandendo una bottiglia di vino rosso mezza vuota.
“I miei avanzi di ieri sera” annuncia “adesso tu prendi due bicchieri e mi spieghi che cavolo hai”.
L’ altra è titubante, ma poi pensa che, dopotutto, parlarne con un’ amica è meglio di niente, così si alza e apre il mobiletto dove tiene qualche bicchiere per le giornate pesanti.
Poi va a sedersi sul divano, dove Sarah riempie i due calici e gliene porge uno.
“Allora” incalza “Perché non sei nell’ ufficio di Cal chiusa a chiave con lui?”
Gillian beve un grande sorso “Perché non siamo fidanzati, siamo amanti, e quindi non dobbiamo destare sospetti” continua quasi sibilando.
“Okay” Sarah appoggia il bicchiere sul tavolo e si sporge verso Gillian “Anche se non fossi la tua migliore amica capirei comunque cosa sta succedendo, anche un idiota lo capirebbe! Ti sei divertita a giocare in coppia con Cal al gatto e al topo contro i colleghi dell’ ufficio, ma adesso basta, sei stufa. Sono passati sei mesi e ti sei stancata di non poterlo guardare come vorresti, di non poterlo baciare liberamente e di non poter essere la sua fidanzata ufficiale. Questo è chiaro, chiaro come il sole, ma non capisco perché non ne parli con lui.”
“Perché non voglio mettergli fretta! Insomma… se lui non è ancora pronto allora aspetterò. Perché alla fine amanti o fidanzati è relativo, mi basta stare con Cal. Però vorrei che almeno oggi, in occasioni speciali come queste, se ne fregasse della gente…”
“Gill…oggi è una giornata importante, per te e per lui, ma se non è Cal a fare il primo passo devi farlo tu! Fregatene della gente, vai nel suo ufficio, chiudi la porta a chiave e prima che possa parlare saltagli addosso”.
Gillian sorride.
“Ora io devo andare a dare una mano a Ria e Eli con le pratiche” continua Sarah “hanno finito il terzo giro e adesso partono con il quarto, quindi hanno bisogno di aiuto per portare tutto dall’ archivio fino alla sala riunioni”.
“Alla sala riunioni? Perché li?”
“Perché è più grande, cosi riusciamo a lavorare meglio… e poi lì cè la caffettiera, sono andati a prendere il whisky per fare qualche intruglio letale, a quanto ho capito Ria ha avuto una serataccia” aggiunge prima di uscire dall’ ufficio, e sparire oltre la porta.
Gillian finisce il suo bicchiere di vino e poi, qualche minuto dopo, varca la stessa soglia, dirigendosi verso il corridoio per andare in bagno a sciacquarsi le mani e a mangiare una mega ciambella.
Tuttavia, quando ha percorso solo un paio di metri dal suo ufficio, sente dei passi dietro di se, e in pochi secondi Cal le è accanto.
“Va tutto bene tesoro?”
“Si, perché lo domandi?”
“Poco fa ho incrociato Sarah, e mi ha lanciato un sguardo che diceva qualcosa del tipo –coglione. spero che tu abbia un asso nella manica-“
“E lo hai?”
Oramai sono arrivati già a metà del corridoio, è un attimo.
Cal la afferra per la vita e la bacia con passione ed energia.
Per la prima volta in sei mesi lei rimane di ghiaccio, troppo presa a capire cosa diavolo stia succedendo. I suoi occhi scrutano l’ ambiente circostante, come per fargli comprendere che la sta baciando davanti a mezzo ufficio, ma dal suo sguardo capisce che Cal vuole esattamente questo.
Così, sorridendo, gli avvolge le braccia intorno al collo e risponde al bacio, ponendo fine all’ epoca degli amanti.
La scena non passa inosservata alla quindicina di persone presenti nel corridoio in quel momento: alcuni proseguono il loro cammino, ma non senza gettare un’ occhiata, altri, come la loro segretaria Hanna, rimangono fermi sul posto con gli occhi spalancati.
Ma il bello deve ancora venire.
Dopo qualche secondo, quando i due non si sono ancora staccati, sbucano davanti a loro dal corridoio laterale Ria e Loker, con Sarah al seguito.
I primi due inchiodano ad un metro dalla coppia, e con un grande fragore fanno rovinare a terra tutti gli scatoloni che hanno in mano.
Sentendo quel chiasso, Cal e Gillian si staccano, e si ritrovano davanti due statue con la bocca spalancata.
Sarah non ha idea di cosa fare, solo resta dietro ai colleghi e si gode la scena.
“Che…cosa…diavolo…che, che accidenti stavate facendo?” domanda Loker in preda ad un ictus.
Gillian apre la bocca a mezz’ aria, senza emettere alcun suono, è troppo imbarazzata.
Cal invece risponde con scioltezza “bacio la mia fidanzata”.
A Ria va di traverso il biscotto che stava mangiando, ed inizia a tossire violentemente. Quando la sua faccia ha riassunto un colorito normale, quasi grida istericamente “La tua cosaaa?!!”
“La mia fidanzata” ripete Cal, avvolgendo la vita di Gillian con un braccio.
“Mi serve il Whisky” esclama Loker con tono grave, stappando la bottiglia che aveva in mano e portandosela alla bocca per bere un grande sorso.
Cal continua imperterrito con un grande sorrisone scemo, come se lo avesse tenuto dentro per secoli “Stiamo insieme da sei mesi”.
In quell’ istante, come dovrebbe succedere solo nei film, Loker sputa con un grande spruzzo tutto il Whisky che aveva in bocca.
“Vuoi dire che te la sei portata a letto per sei mesi e noi, noi, non ce ne siamo accorti?”
“Precisamente” conferma Cal con un sorriso di scherno.
R: “Ma perché avete aspettato così tanto a dircelo?”
Ora anche Gillian non riesce più a trattenersi “Perché era più divertente” spiega ridendo.
C: “Ed era una prova signori. Siete licenziati.”
Ria e Loker lo guardano, cercando di capire se devono ridere o mandarlo in definitiva a quel paese.
“Naah scherzavo. Non vi licenzierei mai il giorno in cui festeggio sei mesi con questo zuccherino. Avete tempo fino a domani per fare i bagagli, perché noi ora ce ne andiamo.”
“Ce ne andiamo?” domanda Gill.
“Certo! Credevi che ti avrei fatta lavorare? Adesso ti faccio vedere che cosa vuol dire avere un’ asso nella manica” aggiunge guardando Sarah, che ricambia con un semplice sorriso di approvazione.
“Bene gente” conclude Cal afferrando la mano di Gillian “noi ce ne andiamo. Voi raccogliete tutto questo macello che avete fatto e poi a lavoro! Ci vediamo domani”.
 
 
La BMW rossa attraversa l’ ultimo chilometro di autostrada sfrecciando come un missile, mentre al suo interno tutto procede tranquillamente.
Gillian si mette un paio di occhiali per sfuggire al sole, poi allunga le gambe ed inclina la testa all’ indietro, cercando di riposarsi un po’.
Con gli occhi chiusi ed un sorriso stampato in faccia, inizia: “Solo a te può venire in mente di andare in Virginia per una giornata al mare nei primi di ottobre! Moriremo di freddo, non siamo sulla West Cost”
“Quella la tengo in serbo per l’ anniversario” risponde Cal con tono provocante “E poi è previsto bel tempo, il sole scalderà un po’, certo non abbastanza per fare un bagno, ma quanto basta per prendere il sole sul lettino, riposarci…e soprattutto vederti indossare un bikini”.
Gillian lo guarda con un sorriso esasperato “Non cambierai mai vero?”.
“Se non fossi io ti stuferesti dopo una settimana” risponde lui lisciandosi i capelli.
La donna si allunga e gli da un bacio sulla guancia “Credo proprio di si”.
Percorsi un'altra trentina abbondante di chilometri, giungono finalmente a destinazione.
Essendo già mezzogiorno e dovendo tornare a casa per la notte Cal non ha prenotato nessun albero, ma solo un posto in spiaggia.
Dopo svariati giri del parcheggio con non pochi sacramenti da parte dell’ uomo, finalmente riescono a trovare un posto per l’ auto; prendono le sole due borse che hanno con se e  si dirigono in spiaggia.
Qui gli viene fornito l’ ombrellone precedentemente prenotato: essendo autunno inoltrato sono ben pochi i turisti che hanno deciso di avventurarsi per la spiaggia, così oltre a loro ci sono solo una quindicina di persone. Ciò nonostante vengono condotti ad un ombrellone con un solo lettino, e Cal si offre di lasciarlo alla sua compagna.
Entrambi appoggiano i borsoni ed iniziano a svestirsi.
Cal si leva agilmente pantaloni e camicia, rimanendo in costume da bagno, mentre Gillian è più titubante: inizia lentamente a slacciarsi la lampo del vestito e lo fa scendere fino ai piedi, poi lo appende al gancio dell’ ombrellone e si volta verso Cal incrociando le braccia per conservare calore “Non mi sembra che faccia poi così caldo”.
“Finché ti guardo non avrò questo problema”
“Caal! Sempre il solito!” lo rimprovera con un sorriso esasperato.
“Hei sono sempre un uomo! E tu sei…sei woooow” esclama allargando le braccia per poi indicare le sue splendide curve della donna, coperte parzialmente dal bikini color turchese. Lei finge di essere offesa e si sdraia su un fianco sul lettino “sei più carino quando sei dolce”.
Lui zompa sul lettino e con le braccia la avvolge da dietro per scaldarla, strofinando il naso sul suo collo “sono abbastanza dolce adesso?”.
Gillian si gira con uno dei suoi raggianti sorrisi a trentadue denti “Si”, gli appoggia le mani sul petto e lo bacia, poi adagia la testa nell’ incavo della sua spalla e chiude gli occhi.
 
Sono già le quattro passate, e per riuscire a tornare a casa ad un’ orario decente dovranno partire prima di cena; questo senza contare che oramai il sole appariva a piccoli spicchi tra qualche squarcio di una grossa nuvola.
“Senti” incomincia Cal ad un certo punto, sollevandosi dal lettino “oramai sta iniziando a fare freddo, e poi quei quattro pirlotti ti guardano con un po’ troppo entusiasmo” dice indicando col dito una manciata di uomini sulla trentina poco distanti da loro “perché non ci rivestiamo e facciamo un giro? Dopotutto abbiamo solo un paio d’ ore al massimo…”
Gillian si solleva a sua volta e lo fissa “Si è una buona idea…oppure potremmo prendere una camera in quell’ albergo sciccoso che abbiamo visto venendo in spiaggia e farci i fatti nostri per due ore…” continua in tono allusivo.
Non ha ancora finito di parlare che Cal sta già facendo su la roba “Andiamo”.
Dopo una trentina di minuti stanno infilando la chiave nella loro Suite 4 stelle affittata per le poche ore di soggiorno.
La stanza principale è relativamente grande, con un letto matrimoniale al centro, comodini posti lateralmente, un grande armadio contro la parete, una scrivania su cui è posta una televisione ed una grande finestra da dove si accede al balcone; una piccola porta al centro della stanza conduce al bagno.
Cal si siede sul letto, e improvvisamente confessa “Emily ha trovato un’ appartamento”.
Oramai era ottobre, e sua figlia aveva iniziato l’ università li a DC, ma l’ edificio era dall’ altra parte della città, e con gli orari di punta ci metteva troppo per raggiungerlo; quindi ora, dopo un mese di scuola, aveva trovato finalmente un’ appartamento da dividere con una sua compagna di corso… dall’ altra parte della città.
Gillian si siede accanto a lui “Q-Quando lo ha trovato?”
“Qualche giorno fa, e questo weekend fa i bagagli…”
Lei lo prende per mano “Cal mi dispiace”
Lui fa le spallucce “tanto prima o poi doveva succedere…solo che mi sembra ancora ieri quando mi chiedeva di fare l’ areoplanino…”
Gillian ha gli occhi lucidi.
“Tuttavia” continua Cal “ci ho riflettuto e… beh, se per te va bene questa fine può diventare anche un nuovo inizio…”
“In che senso?”
“Beh oramai i colleghi sanno di noi, Emily se ne andrà di casa fra pochi giorni e…e tu usi pochissimo il tuo appartamento” Cal trae un respiro profondo “insomma, vuoi venire a vivere con me?”
Una lacrima solca il viso radiante di Gill “Ma certo che voglio venire a vivere con te”.
Detto questo gli avvolge le braccia attorno al collo con tale vigore da farlo atterrare sul letto a pancia in su, e poi lo bacia.
Quando necessitano ossigeno e si staccano, Cal inverte le posizioni “Se non erro abbiamo ancora un’ ora”.
“Sbagli” dice Gillian attirando il viso dell’ uomo a pochi centimetri di distanza dal suo “Abbiamo tutta la vita”.

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Gill_Lightman: è…è finita…che effetto strano.
Forse questo capitolo non è stato il massimo, troppo zucchero, troppa perversione o troppa esagerazione nella parte del bacio in ufficio…ma francamente chissenefrega, è il mio ultimo capitolo e sono contenta di avere chiuso così.
Spero che vi piaccia e che rallegri in particolare due di voi che oggi hanno una crisi Callian…
Grazie a tutte quelle che hanno recensito e mi hanno accompagnata fino a qui :’)
 
Jenny

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