Tra l'inferno e il paradiso

di keyOfIceDxG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Voglio raccontarvi una storia, la mia. E’ una storia molto speciale, non credo l’abbiate mai sentita prima d’ora.
Parla di me. Parla di un amore impossibile.
Chi sono io? Oh lo scoprirete a tempo debito. Da dove vogliamo cominciare?

Le serate al pub non mi sono mai piaciute, mi annoiavo a fare i soliti scherzi con i soliti amici idioti. Falsi, tutti falsi. Mi stavano intorno soltanto perché sapevano che io ero almeno una decina di gradi sopra di loro, soltanto perché non volevano contraddire la mia volontà. Così facendo avrebbero infastidito anche mio padre.
Non sono tagliato per stare in un posto del genere, mi sento diverso. Sono nato nel posto sbagliato. E ora, steso sul letto della mia camera, allungo le mani per afferrare qualcosa che non c’è. E’ una strana sensazione, quasi di vuoto. E’ come un mancato abbraccio, sentire quel bisogno di riempire le proprie braccia con qualcosa. Qualcosa che non mi era mai stato dato.
Eppure è li me lo sento, da qualche parte, più vicino di quanto creda. Forse devo solo rinnovarmi e far dipingere la mia camera di un altro colore al posto del rosso fuoco, una tinta più allegra forse mi avrebbe risollevato il morale.
Nah. Che diamine sto pensando? Non è certo qualcosa di materiale quel che mi serve. C’è un vuoto dentro al mio stomaco che devo colmare. Mi alzo dal letto e comincio a sgranchirmi le braccia e le gambe, che producono uno strano scricchiolio.
Alzo gli occhi e guardo l’orologio rosso come tutto il resto della mia camera. Però ogni rosso è una tonalità diversa, sembra di dormire dentro ad falò.
Le tre e mezza.
Prendo il cellulare stranamente nero posato sulla scrivania e guardo lo schermo illuminato da uno sfondo di un azzurro mare.
Tre chiamate perse. La prima è di Blood, un mio compagno di scuola nonché amico d’infanzia che mi ha chiamato durante il pranzo mentre avevo il silenzioso. La seconda invece è Fire, quella ragazza non smetterà mai di tormentarmi. Tanto mi ha tradito una volta, non ci cascherò anche una seconda. La terza chiamata invece è Jess. Altro amico d’infanzia che non finirà mai di immergermi di stupidi soprannomi.
Sicuramente volevano solo che uscissi un po’, come al solito. Per poi andarsene tutti e tre per i fatti loro e dimenticarmi per sbaglio da qualche parte.
–Duuncaan!- La voce di mia madre ripercorre tutta la casa.
E’ piuttosto dolce rispetto a quell’odioso di mio padre. Lei mi capisce e mi comprende. Non rimprovera i miei errori, cerca solo di aiutarmi in qualsiasi modo possibile. Quando mi chiama ha sempre quel tono un po’ squittente da madre che rimprovera.
–Arrivo mamma…- Infilo il cellulare in tasca e mi do una rapida occhiata allo specchio.
Presentabile tutto sommato. I capelli neri sono a posto dopo quel poco di gel che ho messo alla mia cresta poco fa, invece i miei occhi rossi come due rubini risplendono di un’insolita luce speranzosa. Già, speravo di trovare qualcosa che riempisse il mio vuoto. I jeans e la canottiera nera sono a posto. Non fa mai freddo da queste parti.
–Può andare così.—Dico, guardando la mia immagine riflessa nello specchio.
Mi avvicino alla porta e comincio a scendere lentamente le scale, soffermandomi a guardare le vecchie foto di famiglia.
–Duncan Devil... non sta bene far aspettare i tuoi amici.—Mi rimprovera mamma guardandomi scendere le scale.
Io alzo un sopracciglio facendo una smorfia. –Che amici?
Lei mi guarda facendo uno strano sorrisetto.
Apre la porta ed eccoli. I tre dell’apocalisse che sono venuti a pescarmi fuori di casa pure oggi puntuali come un orologio svizzero.
Maledizione, penso che dovrei costruire una via di fuga dalla finestra della mia camera.
Eccoli li, Blood, Fire e Jess. Blood sempre al solito vestito firmato e capelli impeccabili. Per essere un ragazzo ci tiene parecchio al suo aspetto fisico. Capelli castano scuro e occhi di un colore verde foresta, oggi ha un’acconciatura diversa dal solito. S’è fatto un mini codino dietro la testa. Io faccio un cenno di saluto con la mano.
A differenza sua Fire come al solito ci tiene ad attirare l’attenzione di tutti. Capelli castano chiaro al vento, con qualche ciuffo ribelle qua e la, soliti occhi color nocciola. Mini top nero con altrettanto mini gonna che arriva sopra al ginocchio di jeans, naturalmente ci mettiamo anche un paio di stivali tacco a spillo ed eccola là.
Fire. La mia ex fidanzata. Scoperta a baciarsi con il playboy di turno Alex. Uno dei ragazzi che più mi sta fra le scatole dell’intero Inferno. Dopo il suo tradimento ha pure cercato di rimettersi con me e ci prova ancora.
Che rottura.
Ci sta anche l’immancabile lecca lecca sulla bocca per sembrare più sexy. No, non fa colpo su di me.
Jess invece è li vicino, strano come suo solito, sputtaniere come pochi. Basta girarsi e lui ha qualcosa da ridire sul conto degli altri. Nuovo soprannome per me. “Asociale” visto che ogni volta che esco con quei tre idioti mi porto sempre dietro da leggere, annoiandomi a sentire i loro discorsi senza alcun senso.
Lui non ci tiene proprio a fare bella figura. Capelli marroni lasciati alla cavolo di cane. Sembra che l’abbia leccato una mucca. I vestiti poi…pantaloni strappati anche sul didietro, sembra quasi che glieli abbia mangiati un drago di passaggio. Intanto la maglia marrone stona con qualsiasi cosa che ha addosso, per fino la sua faccia.
Immancabile nel braccio destro dei miei tre “amici” il nero tatuaggio a forma di fiamma che confermava il nostro essere demoni. Si, noi siamo demoni infernali.
Io sarei il “demone maggiore” una specie di principe del casato reale. Perché io sono il figlio del demone più malvagio dell’inferno. Io sono il figlio di Satana, colui che è stato cacciato dal paradiso dai nostri mortali nemici, gli angeli, soltanto perché voleva essere il migliore. A me della sua storia non me ne importava nulla. Sapevo soltanto che era lui che aveva progettato l’inferno e perciò finalmente aveva un posto dove comandare tutti a bacchetta come tanto desiderava. Aveva conosciuto mia madre, demone minore, cacciata pure lei dal paradiso perché schieratosi dalla parte di mio padre.
Poi sono arrivato io, Duncan Devil. Il figlio di Satana, detto Lucifero. Destinato a prendere il posto di mio padre quando crescerò. Ancora ho soltanto diciassette anni, non devo preoccuparmi di certe cose. Fisso Blood per due secondi e poi apro la bocca per parlare.
–Che fate di bello tutti e tre alla reggia reale?—chiedo, cercando di assumere un tono ironico.
Fire si intromette nella discussione e entra leggermente in casa.
–Siamo venuti a prenderti per uscire un po’, principino. Senza di te non ci si diverte.
Io fulmino Blood con lo sguardo. Doveva essere stato lui l’idiota a portarmi quest’altra imbecille davanti. A lui basta essere in compagnia, non gli importa di chi. Io rivolgo lo sguardo a mia madre.
–Io esco allora, mamma.
Lei fa un cenno di si con la testa e io comincio a camminare fuori dalla porta, che si chiude dietro il mio passaggio. Metto le mani in tasca e comincio a camminare avanti alla banda degli idioti con un’espressione alquanto seccata.
–Hey, asociale. Che c’è? Volevi startene chiuso in casa anche oggi?—Io mi giro e lo incenerisco con lo sguardo.
–Ti ho detto mille volte di non darmi soprannomi.
Blood si intromette nella discussione, mettendomi una mano sulla spalla.
–Non siamo qui per litigare ragazzi, soltanto per fare un giretto assieme. Io stringo i denti e gli tolgo la mano dalla mia spalla.
–E’ colpa tua se quella traditrice mi sta sempre incollata. Accelero il passo fino ad avere fuori traiettoria i loro discorsi. Probabilmente stavano parlando di me e di quanto dovessi abbassare la cresta (non in senso letterale) quel giorno.
Non mi avrebbero mai capito, mai.
Sono solo tre teste di rapa. Alzo il braccio destro dove c’era il mio tatuaggio e porto la mano sulla mia testa, tastando le mie piccole corna. Mi sono spuntate l’anno scorso. E’ l’unica cosa che mi differenzia dagli altri demoni minori. Io e mio padre abbiamo le corna. Certo lui ce l’ha più lunghe delle mie e più appuntite. Io non le voglio, sono ingombranti e anche da cretino.
Certe volte penso di essere nato nel posto sbagliato.
–Hey tu, signorino. Non mi devi qualcosa?—Fire mi raggiunge con una corsetta e mi prende un lembo della canottiera.
–Che dovrei a te, scusa?—Alzo un sopracciglio e la guardo male.
–Non mi hai neanche salutata come si deve e ora ti isoli come al solito. Devil eppure una volta eri così... malvagio.
E’ vero, una volta partecipavo molto più volentieri a queste scorribande idiote fra noi tre. Al tempo però ero ancora il ragazzo di Fire. Ero molto più dispettoso e anche molto più…cattivo. Era l’influenza di quella ragazza che mi stava facendo bere il cervello. Da quando l’ho vista pomiciare con un altro ragazzo l’ho lasciata subito.
Un bel taglio netto.
I miei amici sapevano che quella sgualdrinella mi stava tradendo eppure avevano preferito tacere, facendomi fare la figura dell’idiota innamorato.
Da allora non mi sono molto più fidato di loro e mi sono rinchiuso in casa. La compagnia dei libri mi piace molto di più della compagnia di tre traditori svitati. Blood è quello che ha fatto meno casino. Era l’unico ignaro del fatto che mi stava tradendo. Però lui ha fatto finta di nulla e ha continuato a comportarsi al solito con Fire, pur sapendo che mi aveva fatto star male come un cerbero a cui hanno mozzato una delle teste. Avevo la mia chimera in casa, lei mi faceva compagnia quando leggevo.
Mi bastava. L’avevo chiamata Black, essendo completamente nera come la pece.
Al sapeva del tradimento. Però non voleva dirmelo per vedere come sarebbe andata a finire quella storia. Traditore.
–Lo ero, hai detto bene. Peccato che qualcuno mi ha fatto cambiare completamente opinione sulla mia vecchia compagnia.—Affermo, cercando di accelerare il passo, però lei mi stava sempre dietro, seguita da Blood e Jess.
–Ce l’hai ancora con me per quella storia? Ma ormai è acqua passata, Devil! Non puoi odiarmi per sempre!
Fece un finto sguardo pentito, io sorrisi ironico.
–Non siamo qui apposta per odiare?
Non posso contare più su nessuno. Non ho amici. Non ho nulla. Mio padre…odio pure lui. Le uniche due persone che sopporto sono mia madre e la mia chimera. Il resto possono anche andare a quel paese.
Jess si avvicina a noi con tono prepotente e parla a Blood.
–Blood, dov’è Hate? Con quella ragazza si che ci si diverte!
Fa un segno di vittoria con la mano. Io tiro un sospiro seccato.
–E’ agli allenamenti di calcio femminile. Mia sorella fa un sacco di sport. E’ un’imbecille.
Mai quanto te Blood…
-Oh…peccato. Sarà per un’altra volta.
Hate è la gemella di Blood. L’unica cosa diversa che hanno però è l’altezza. Blood è anche più alto di me, invece Hate sembra uno di quei puffi usciti dai sogni di Gargamella. Agli inferi tutti hanno gli occhi "normali" verdi, marroni... tranne me, che li ho rossi. Altra cosa che mi distingue dagli altri e altra cosa che ho ereditato da mio padre.
Infondo quelli mi piacciono, almeno non mi mescolo alla massa.
Blood fatica per prendere un sei oppure un sette a scuola, al contrario di Hate, che legge una cosa e la ricorda a memoria. Lei fa un sacco di battute idiote e litiga ogni santo giorno con il gemello.
Sono come una chimera e un cerbero quei due. Non andranno mai d’accordo.
–Allora, invece di stare ad annoiarci qua andiamo al parco del vulcano? Li si che ci si diverte! Cola un sacco di lava ogni giorno! È davvero rilassante…- Afferma Fire, mentre sicuramente pensa all’ultimo bagno nella lava che ha fatto.
Lei lo fa solo per sfoggiare i suoi mini costumi davanti a qualche demone con gli ormoni a sbalzo.
–Si, certo, con la poca voglia che ho di andare a casa a cambiarmi...- Afferma Blood, che sicuramente per trovare quell’abbinamento di vestiti era stato dentro l’armadio per un’ora.
Vuole essere il migliore, adora vestirsi con le firme.
–Io andrei volentieri a farmi un salto al pub.—Si intromette Jess, che comincia a fare l’idiota come suo solito.
–Ci siamo stati due giorni fa.—Replico io, sbuffando.
–L’inferno è piccolo Devil, non ci sono tanti posti dove andare. E poi nel pub ci sono tante di quelle fighe.
Io lo fermo con un gesto della mano.
–Hai rotto con questa storia. Maledizione trovati una ragazza!
Gli mollo un pugno in piena guancia. E’ il nostro modo di parlare quello di picchiarci.
–Non siamo mica tutti come te, Devil! Tu hai quello che vuoi soltanto dicendo che sei il figlio di Satana. Non tutti abbiamo questa fortuna.—Esclama Fire, guardando il segno viola sulla guancia di Blood.
Jess mi prende una mano e cerca di storcerla. Oh giusto, Blood è il suo migliore amico nessuno lo tocca.
–Stai fermo oppure ti strappo quel tatuaggio a morsi.—Fisso il marchio che ha sulla spalla destra e sorrido maligno.
Jess mi toglie subito le mani dal braccio.
–Non puoi arrivare a questi vantaggi, Devil. Lo sai che sei più forte di me.
Io lo guardo continuando a sorridere maligno.
–Dovrò pur sfruttare quel che ho. Non sopravvivo soltanto perché sono il figlio del pezzo grosso.
Giro i tacchi e prendo la direzione che va verso il campo infuocato. Sento la voce di Blood in lontananza.
–Se ci cerchi noi siamo al Pub.
Io mi giro lentamente verso di loro, alzo il braccio sinistro e mostro il dito medio. Li ho mandati a farsi fottere a tutti e tre. Per la quarantesima volta.
Peccato che loro lo prendono come uno scherzo ogni qualvolta succede. Infatti fanno una risatina in coro tutti e tre.
Rimango un secondo a fissare il segno viola del mio pugno sulla guancia di Blood, che ormai stava diventando nero. La prossima volta gli spacco la mascella.
Mi giro un’altra volta e continuo da solo per la mia strada verso il campo infuocato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Ci sono un sacco di Alberi rossi qua. Rosso rosso rosso c’è rosso ovunque. Ho capito che l’inferno vuole ricreare l’atmosfera di fuoco, dolore, sofferenza e sangue ma un po’ di allegria perfavore.
Quando sarò io il capo cambieranno molte cose. C’è un piccolo fiume di lava che mi scorre vicino, lento e tranquillo. Sto a fissarlo per mezzo secondo poi dopo riprendo a camminare.
C’è qualcosa di strano nell’aria oggi. Un odore insolito, sembra quasi vaniglia. Sarà la mia immaginazione che mi gioca brutti scherzi ultimamente, soprattutto quando desidero intensamente qualcosa.
Al momento desidero soltanto che i miei tre amici abbiano un qualche incidente e ci restino secchi. Ma che diamine penso?
La mia sfiga è che i demoni sono immortali. Soltanto mio padre può decidere chi distruggere e chi no.
Ironico.
L’unico che non può distruggere sono io perché sennò non avrebbe un’erede.
Ben gli sta.
Mi siedo sulla prima pietra che vedo e comincio a lanciare sassolini dentro al fiume, che, al tocco della lava si sciolgono come niente, come gli umani. Già, gli umani. Che creature stupide e senza cervello. Quelli che vengono qui o diventano demoni oppure scompaiono dentro uno dei fiumi di lava.
Vorrei visitare il paradiso per una volta. Da come lo descrivono è un luogo orribile in cui uno di noi non sopravviverebbe mezzo secondo. Invece a parer mio non deve essere così orribile, visto che mio padre era un angelo una volta doveva pur piacergli il paradiso.
Un altro sassolino sciolto sul fiume di lava. Fanno un rumore scoppiettante, simile a quello delle patatine fritte dentro una padella piena d’olio bollente.
Mi ritrovo qui, in mezzo a un campo dove ci sono solo fiumiciattoli di lava e qualche alberello di fuoco, ad annoiarmi come mio solito. Se restavo a casa almeno avevo la compagnia di Black.
Si, è meglio che me ne torni a casa.
Mi alzo scrollando via un po’ di polvere dai pantaloni e fisso per un’ultima volta il fiumiciattolo. In cosa speravo? Chi speravo di incontrare? Che speravo di fare? Era meglio se rimanevo a casa fin dall’inizio. Comincio a ripercorrere la strada verso casa mia, avvolto nei miei pensieri dubbiosi, con le mani affondate in tasca.
Finchè non sento qualcosa. L’odore di vaniglia di prima s’è fatto più intenso. Mi giro con la velocità di un ghepardo e mi guardo intorno, sperando di trovare qualcosa di nuovo o non so neanch'io cosa.
Ma niente.
Le mie mani stanno ancora vagando nel vuoto, protese verso qualcosa che non c’è e non ci sarà mai. Abbasso la testa deluso, tirando un sospiro.
–AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!—Un urlo di una ragazza si fece largo tra le mie orecchie e mi trapassò i timpani.
–Ma che...?—Alzo lo sguardo davanti a me, stavolta invece di nulla vedo una figura femminile. Una ragazza presa dal panico che urla come un’ossessa e non ne capisco il motivo. E’ alta poco meno di me, ha un paio di jeans azzurri strappati qua e là e una maglietta aderente dalle maniche corte azzurra. I capelli sono corti fino alle spalle, un misto.. neri e sempre del colore azzurro, mentre gli occhi li vedo anche dalla mia posizione. Sono anch’essi un misto, un misto fra il grigio, il blu e il nero. Sembra terrorizzata da qualcosa. Mi avvicino un po’ per osservare e infatti, impeccabilmente davanti a lei c’è un cerbero che sembra furioso.
un momento... Un cerbero?
ma di solito i cerberi sono così tranquilli. E poi qualsiasi demone sa come fermare un cerbero incavolato. Ma quella ragazza…
non ci penso due volte e comincio a correre verso il cerbero. Aveva una zampa alzata, segno che voleva graffiarla.
–Stai ferma dove sei…e non farti prendere dal panico…- Dico, parandomi davanti a lei.
Il cerbero prende a me sul braccio sinistro al posto di lei. Comincia a uscirmi un po’ di sangue dal graffio e la ferita brucia un po’. Invece la ragazza sembra paralizzata dopo le mie parole, è sembrato che si calmasse subito. Faccia a faccia davanti al cerbero pronuncio un sibili incomprensibile e mostro i miei canini lunghi e affilati come quelli di una tigre dai denti a sciabola.
Si, quando mi arrabbio mi si allungavano i canini.
Il cerbero fa una specie di smorfia e gira i tacchi. Io sorrido trionfante nonostante l’insignificante graffio sul braccio. Sono preoccupato per la ragazza. Mi giro verso di lei, che tira un sospiro di sollievo.
–Come fai a non sapere come si fermano i cerberi?—Alzo un sopracciglio e la guardo storto.
–Hey signorino montato, non tutti possono sapere quello che tu sai.—Okay, la ragazza ci sapeva fare con le risposte.
Faccio un sorrisetto compiaciuto e allungo la mano destra. –Duncan Devil, demone maggiore. Molto piacere.
Lei allunga la mano sinistra e stringe la mia. In quell’unico momento sentii il mio stomaco pieno, finalmente pieno. Scuoto la testa, non è possibile.
–Gwendolyn, demonessa minore. Appena trasferita da queste parti. Ma tutti mi chiamano Gwen.
sorrido, ecco perché non l’ho mai vista.
–Appena ti ho detto di tranquillizzarti l’hai fatto èh?—Sorrido maligno.
–Si, c’è qualcosa di tranquillizzante nella tua voce. L’istinto mi ha detto di stare tranquilla. Ti ringrazio per avermi aiutata, ti ha ferito quel…cerbero?- Mi chiede, guardandomi con un’espressione che sembrava quasi…preoccupata?
–Nahhh…solo questo graffietto.
Ancora perdo sangue. Lei mi prende il braccio e poi fa un’espressione sconvolta.
–Qualcosa non va?—Chiedo, un po’ curioso.
Lei sembra che gli occhi le siano cresciuti di tre taglie. –Sa…sa…sa…sa…sangue
Io faccio cenno di si con la testa.
–Sangue si…allora?— Non faccio in tempo di finire la frase che me la ritrovo mezza svenuta fra le braccia.
–Ma che diavolo ti prende ??—Le sventolo una mano davanti alla faccia, ma lei sembra non essere cosciente.
–Sa-sa-sa-sa-sangue…- Continua a ripetere come shoccata.
Avrà paura del sangue? Non è poi così dura come sembra.
Sorrido e le accarezzo la testa, mi piace questa ragazza. Ma ora…
-Visto che non so dove diamine abiti mi tocca portarti a casa con me…- La prendo in braccio per bene, facendo attenzione a non sporcarla di sangue.
Sembra dormire, è molto tranquilla. E ora che guardo meglio è veramente una bella ragazza. 
Riprendo il cammino in direzione di casa mia, forse avrei avuto un’amica dopo tutto questo tempo. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




Ripercorro tutta la strada che ho percorso all’andata, sperando di non incontrare il trio ebete sennò mi avrebbero fatto un sacco di domande, soprattutto Fire.
Gwen sembra ancora dormire tranquilla, chissà come mai le fa così schifo il sangue. Non ho mai visto una persona che si impressiona tanto facilmente negli inferi.
E’ così strano, il suo corpo è fresco. 
I demoni hanno tutti il corpo bollente…forse ha preso freddo. Poi nessuno negli inferi, cosa piuttosto insolita, ha la pelle così chiara… e gli occhi così belli…ma che diamine vai a pensare Duncan! Non posso passare dall’ingresso mamma mi tempesterebbe di domande. La finestra…della mia camera…
Faccio il giro della casa con Gwen fra le braccia, localizzando con gli occhi la finestra che porta in camera mia. Sono abbastanza agile, perciò appena fatto un saltino e subito sono dentro. Tutto rosso immacolato come l’avevo lasciato prima di uscire.
L'appoggio sul mio letto e noto che dorme ancora come un sasso.
Sorrido fra me e me e mi metto a sedere su una sedia, guardandola dormire. Sarebbe stato un bel casino se fosse entrata mia madre e avrebbe visto lei dormire sul mio letto.
Così mi alzo dalla sedia e mi avvicino alla porta chiudendola a chiave. Ho sempre voluto il rispetto e la privacy che un ragazzo della mia età si meritava, perciò mi sono fatto mettere una serratura con la chiave. Vedevo ogni tanto mio padre di notte che veniva a fissarmi dormire mentre parlava in una strana lingua.
E’ una cosa inquietante, per questo ho voluto la serratura. Così che non potesse più fare i suoi strani riti macabri su di me. Un giorno gli avevo anche parlato di questa cosa, dicendogli che se avrebbe provato a farli a mamma lo avrei ucciso sul serio. Essendo il suo erede posso anche riuscirci. Lui mi ha risposto ridendo, oltre tutto, che serviva soltanto ad aumentare la forza del corpo. Forza o non forza non sarebbe più entrato in camera mia questo era certo.
Mi riavvicino alla sedia e prendo un quaderino e una matita dura. Osservo Gwen e comincio a farle un piccolo ritratto, cominciando dai lineamenti morbidi e dolci del suo viso.
Sono sempre stato bravo a disegnare, è una mia passione da quando sono piccolo.
Disegno l’espressione serena e tranquilla di Gwen mentre dorme, sembra quasi che stia facendo un bel sogno. Il quadernino non è abbastanza grande per riuscire a disegnarla da capo a piedi, così mi accontento di disegnarla dalla testa fino al decolté.
Un disegno in bianco e nero, niente male…non è venuto affatto male.
L’ultima ragazza a cui avevo fatto un ritratto è Fire, poi me ne sono strettamente pentito. Appoggio matita e quaderno sopra la scrivania e continuo a fissarla. Il graffio non brucia più, ha anche smesso di sanguinare. Come ho detto, io non posso morire. Le ferite dei demoni guariscono subito anche da sole. Ora al posto dei graffi c’era solo una piccola crosticina.
Sapeva di vaniglia, Gwen sapeva di vaniglia.
I miei occhi si posano sui suoi, in quel preciso istante i suoi occhi si aprono lentamente. Riesco a vederli, grigio, blu e nero mescolati creando una tonalità che ricorda quasi due zaffiri scuri. Le sorrido.
–Tutto bene?—Le domando, mentre lei sembra un tantino sconvolta.
–Che ci faccio io qui? ..Non dovrei esserci! Tu! È colpa tua se mi trovo in questo posto! Io detesto il sangue!—Il buon giorno si vede dal mattino.
Io alzo un sopracciglio, lei sembra leggermente furiosa.
–Che ho fatto di male? Sei svenuta, dovevo lasciarti sola a marcire sotto ad un albero?—lei intanto si sistema qualche ciuffo che le era andato davanti agli occhi dietro l’orecchio e si guarda intorno.
–E’ normale tutto questo rosso?—Sembra quasi stupita. E’ brava a cambiare argomento.
–Siamo negli inferi, ti dice nulla? Qua tutto è rosso.—Mi fissa gli occhi per almeno due minuti buoni, sembra meno arrabbiata rispetto a prima.
–Anche i tuoi occhi sono rossi.
Io faccio un sorrisetto di scherno. –No? Davvero? Non l’avevo mai notato…-- Lei mi fulmina con lo sguardo, facendomi rabbrividire. Eh si, si vede che è una demonessa.
–Dove siamo?—Chiede, continuando a fissarmi con uno sguardo non proprio confidenziale.
–Ti ho portata a casa mia, precisamente questa è la mia camera, te lo ricordi il mio nome vero Gwendolyn?—Chiedo, un po’ dubbioso, aspettando la sua risposta.
–Certo che me lo ricordo, Duncan.. Devil. Per chi mi hai presa? Piuttosto che c’è sopra la scrivania? Vai a scuola tu?
Certo che lei mi da troppa corda per fare delle battutine. –No, sono stato allevato dalle chimere. Certo che vado a scuola.—Lei mi guarda in tono interrogativo, poi, capita la battutaccia mi lancia il cuscino in testa.
–Hai rotto di prendermi in giro.—esclama, troppo seccata per riattaccare bottone sul mio quaderno degli schizzi.
Meglio così, mi scambierebbe per maniaco sapendo che le ho fatto un ritratto.
–Mi scusi signorina. Vedrò di non farle più battutacce.—E intanto le rilancio il cuscino addosso. –Hai freddo?—Chiedo, ricordando il fresco che emanava la sua pelle poco prima.
–No, perché dovrei averne?—Mi chiede, in un tono parecchio scorbutico.
–Certo che sei proprio gentile tu.—Sbuffo, guardandola che si metteva a sedere a gambe incrociate sul mio letto.
Il suo odore si è espanso per tutta la camera, mi piace. Cala un silenzio imbarazzante fra di noi, mentre lei sembra lanciarmi scintille dagli occhi. è proprio una dura questa qui.
Il silenzio si rompe quando sento i rumori dello stomaco di Gwen e faccio una risatina soffocata.
–Fame èh?—Lei assume un colorito che mi ricorda tanto il porpora e accenna un “si” con la testa. –Aspettami qua…vado a prenderti qualcosa.
faccio in tempo ad alzarmi che lei mi afferra il braccio.
–No, non voglio essere di disturbo. Mangerò quando torno a casa.
Io scuoto la testa. No, quando mi metto in testa una cosa è quella.
–Torno subito con qualcosa da mangiare.
Lei fa per replicare ma io apro la porta della mia camera e poi scendo in cucina. Mia madre sembra sorpresa di vedermi.
–Duncan? Come mai qui?—Chiede, guardandomi leggermente sospettosa.
–Niente di che, mi annoiavo.—Sento qualcosa che mi struscia le gambe. –Black!—sorrido.
Prendo in braccio la mia chimera e guardo mamma.
–Che c’è da mangiare?—Lei sorride e mi porge un vassoio pieno di roba. –Fai attenzione a non far cadere nulla, nemmeno Black.
Io faccio un cenno di si con la testa e facendo attenzione torno in camera mia. Trovo Gwen sulla mia scrivania che sta sfogliando il mio quaderno da schizzo.
–Sai sei molto bravo a disegnare…-Non è ancora arrivata al suo ritratto.
Io appoggio tutto velocemente sul letto, compreso Black. Mi avvicino a Gwen e le tolgo il quaderno dalle mani.
–E’ top secret. Te lo farò vedere quando mi potrò fidare di te.—Lei fece un sorrisetto strano.
Sembrava averla presa come una sfida. Sposta lo sguardo in direzione del mio letto e fissa Black.
–Che cos’è quello?—Io ci rimango letteralmente di sasso. Non sa cosa è una chimera?
–E’ black, la mia chimera. E’ impossibile che tu non sappia cos’è una chimera diamine!
Lei fa spallucce e apre il vassoio, cominciando a mangiare il suo contenuto. Hamburger e patatine per la signorina.
–Prego…-- Dico semplicemente io, ridendo a vedere come si abbuffa. Sembra che non mangi da una settimana. Intanto Black si siede sulle mie gambe a fissare Gwen.
–Poi dovrò riaccompagnarti a casa lo sai…-- Lei mi guarda con fare interrogativo.
–Guarda che le gambe ce l’ho èh…-- Mi fulmina per l’ennesima volta.
–Ma possibile che fraintendi sempre quel che ti dico?—Rispondo io, sbuffando.
Lei fa semplicemente spallucce e riprende a mangiare.
–Hai fatto?—Chiedo, sorridendo. Lei finisce anche le patatine e fa un sorrisetto soddisfatto. –Ora sto proprio bene…
Io sorrido ancora.
–Sono contento. Ora mi parli un po’ di te? Da quanto tempo sei negli inferi? Sembri del tutto nuova dell’ambiente. Non ti ho mai vista prima d’ora…-Lei mi zittisce con lo sguardo.
–Secondo te io mi metto a parlare della mia vita ad uno sconosciuto?
Io alzo un sopracciglio. –lo sconosciuto ti ha sfamata.—Affermo, leggermente offeso.
–io non te l’ho chiesto.—Ribatte.
Black le salta in braccio e la guarda con i suoi occhioni irresistibili. Che brava la mia chimera.
Lei fa un sospiro di resa. –Okay ti dirò qualcosa. Ma ringrazia questo tesoro…-- prende ad accarezzarla, io sono tutto orecchi.
–Poi dopo mi parlerai di te, promesso Duncan?
Strano.. di solito nessuno mi chiama con il mio primo nome.
Comunque faccio segno di si con la testa e mi siedo nel letto accanto a lei, pronto ad ascoltare qualsiasi cosa avesse da dire.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




–Comincia pure…io ti ascolto.—Dico, guardandola un po’ dubbioso. Sembra quasi abbia paura di raccontarmi. Infatti è un po’ titubante.
Io le poso una mano sulla spalla e faccio un sorrisetto sincero per incoraggiarla.
–Va bene…io non sono nata qui, sono un’umana che è diventata un demone. Non puoi neanche immaginare quante ne ho combinate in vita. Però è stata stroncata qualche giorno fa…per una malattia.
Dopo tira un sospiro e carezza le orecchie alla mia chimera.

Ecco perché sembrava non conoscere ne chimere e neanche cerberi, era appena arrivata. Ma…se era appena arrivata…non aveva genitori, ne casa…in vita era stata così tanto malvagia da riuscire a farsi trasformare in demone da mio padre?
–Capisco…tu in vita…sei stata così malvagia da avere l’autorizzazione di…Satana…a diventare demone?—Chiedo, guardandola con un sopracciglio alzato.
Gli umani che ci riescono sono più unici che rari. Di solito non commettono atti abbastanza malvagi per avere il titolo di demoni e finiscono dentro a uno dei fiumi di lava.
–Si, lo sono stata. Ma ora non parliamo della mia vita. Piuttosto, tu eri umano?—Chiede, continuando a giocherellare con Black.
–No, io sono nato qui da due demoni.—Non volevo dirle che Satana era mio padre dopo mi avrebbe trattato come tutti gli altri, diversamente.
Fortunatamente ancora essendo arrivata da poco non doveva conoscere le regole nell’ambiente, non poteva sapere che i demoni maggiori portavano corna e occhi rossi. Mi piacerebbe vedere il suo marchio, ma peccato che sia sulla spalla, le maniche corte a lei arrivano fino al gomito. Chissà se è uguale a quello degli altri.
–Ho una domanda per te Gwen…-- Dico, fissandola negli occhi per almeno due minuti buoni.
Lei fa un cenno con la testa, io lo prendo come un “dimmi pure.” 
–I demoni non devono avere tutti gli occhi marroni, verdi o giù di lì? cioè.. blu, non li avevo mai visti quaggiù. è strano.
Lei mi fissa alzando un sopracciglio.
–Parli proprio tu che hai gli occhi rossi come due rubini.—Dice in tono di scherno, io faccio un sospiro di rassegnazione.
Ci sa fare la ragazza. Non posso dirle perché ho gli occhi rossi, sarebbe come dire “diventa mia schiava ora”. Li odio i lecca piedi.
–Vabbè, lasciamo correre l’argomento. Piuttosto, prima eri umana no?—Lei fa un cenno di si con la testa. –Allora sei qui sola, i tuoi genitori sono ancora vivi…oppure sono qua? O in paradiso?
Lei mi guarda un po’ male, con lo stesso sguardo di poco prima.

–I miei genitori sono ancora vivi e credo che andranno in paradiso.—Afferma, sembra quasi che la sua voce sia senza emozione e che la cosa non la tocchi minimamente.
Io porto una mano sulla testolina di Black e poi percorro il suo corpo con la mano, fino ad arrivare ad accarezzare le sue ali piumate. La mia chimera è un misto fra un gatto e un corvo. Ha tutto del gatto normale e del corvo ha soltanto un paio di ali nere piumate. Qualche volta la furbetta si fa anche dei voletti in giro per casa, andando a mordere pacificamente le orecchie a qualche ospite di casa. Tutti l’hanno sempre trovata adorabile.
Per forza, è mia.
–Allora tu non hai una casa dove stare…Prima avevi detto che saresti tornata a casa a mangiare qualcosa.—replico, stavolta facendo uno sguardo un po’ severo.
–Non sono affari che ti riguardano. Sono arrivata più o meno la notte scorsa. Mi hanno mandato da Satana e mi ha fatto diventare demone, poi mi ha rilasciata fuori.
Non ho visto nessuno andare nel luogo di lavoro di papà ultimamente, mi sembra piuttosto strano.
–Quindi tu non hai una casa, non hai famiglia ne nulla e inoltre hai passato la notte fuori.—Dico, ragionandoci un po’.
Lei fa un cenno di si con la testa, sembra un tantino turbata da questa cosa.
–Hai dormito bene fuori?—Chiedo, con un tono leggermente ironico.
Altri lampi dai suoi occhi blu\argentei, e in più mi becco una sberla in piena fronte.
–Ma ti sei completamente bevuta il cervello??—Chiedo, toccandomi il punto dolorante che ormai è diventato di un colore fuxia.
–Hai rotto, te l’ho detto. Questi toni sarcastici mi fanno innervosire.—Risponde, cercando di tranquillizzarsi accarezzando Black. Questa ragazza è totalmente fuori di capoccia. Non mi sono mai beccato una sberla per aver ironizzato qualcosa. Si vede che a lei certe battutine non piacciono.
–Tornando seri, questa me la lego al dito con il fiocco e il pacchetto regalo.
Lei alza un sopracciglio. –E questa sarebbe la tua serietà?—Chiede, guardandomi come sorpresa dal mio comportamento.
–Non ho mai detto a che livello fosse la mia cosiddetta serietà.—Replico, facendo un po’ lo sbruffone.
–E comunque, fuori si dorme da schifo. Dovresti provare, forse tu con il cervello che ti ritrovi ti adatteresti anche meglio di me.
Io sbuffo, ho da perderci la testa con lei.
Fisso il divano letto che c’è in camera mia, in effetti ho una stanza parecchio grande. Visto che non ha una casa…
--Hey, ti propongo un patto.
Lei alza un’altra volta il sopracciglio.
–Sentiamo…
Hey, per una volta che ho avuto un’idea gentile non mi può trattare come un cerbero.
–Hai paura del buio?—chiedo, facendo uno strano sorrisino.
La sua faccia assume un colorito che ricorda il porpora e scuote la testa, in segno di no. Io continuo a sorridere in quel modo.
–Hai paura.—Lei mi fulmina, poi sposta la testa da un’altra parte per non farmi notare troppo il rossore delle sue guance.
Troppo tardi Gwen, ti ho beccata. Poi dopo annuisce, a me non può sfuggire nulla.
–Si, allora? Qualche problema??
Io scuoto la testa.
–Alcun problema, dovresti essere tu ad averne. Diciamo del patto, visto che non hai una casa ti ospito io fino a nuovo ordine.
Tanto mio padre non è mai a casa, ormai vive in quel cavolo di ufficio. Per me è molto meglio così, averlo fra i piedi è solo una rottura.
Lei mi guarda e pronuncia un secco –No.
Io allungo una mano verso il suo fianco e le do un pizzico, lei sembra non sentire nulla.
–Ma che sei insensibile?—Chiedo, allargando gli occhi, quasi non credente.
–No, è la mia pelle. Sembra morta. Non riesco a sentire il dolore di quello che mi fai, soltanto se c’è un impatto.
Intanto sulla sua pelle diafana compare una piccola macchia violacea
.–E’ strano, non sento nulla però mi lascia il segno.
Io faccio una faccia alquanto sorpresa.
–Tornando a noi, tu starai qui. Firmato e detto dal sottoscritto e la mia amica Black. Qualcosa in contrario? Preferisci dormire fuori in balia del buio?
Accarezzo il manto di Black, in un secondo le nostre mani si toccano l’una con l’altra. Io arrossisco un po’, ma non credo che si noti. Lei invece ritira subito la mano, sembra quasi più imbarazzata di me.
Ha la pelle come prima, fredda, sembra che sia appena tornata da una vacanza dentro al frizer. Forse è soltanto perché è da poco che è diventata una demone e deve abituarsi a certe temperature.
Bah.

–Va bene, se ci tieni così tanto dormirò qua. Ma tua madre sa niente di tutto questo?
Come faceva a sapere di mamma?
–Tu che ne sai di mia madre?
Lei fa un sorrisetto compiaciuto. –Vi ho sentiti parlare prima quando sei sceso. Se starò qui troverò il modo per sdebitarmi, prometto.
Io faccio un sorrisetto. –so io il modo in cui puoi sdebitarti. Hai qualche soldo con te?
Lei fa un cenno di si con la testa, dovevano averla seppellita con tutti i suoi soldi.
–Allora tu mi offrirai un gelato al giorno, così saremo pari.
Lei mi guarda interrogativa, io allungo una mano e sorrido.
–Prometti.—Affermo, aspettando soltanto che lei prenda la mia mano.
Poco dopo fa un sorriso, uno di quelli veri, un sorriso stupendo. E’ molto bella quando sorride.
–Promesso.—Stringe la mia mano e sigilliamo quel patto in camera mia.

Una promessa che non si sarebbe mai sciolta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




La sua mano è fredda, fredda come il ghiaccio. Non riesco proprio a capire, eppure tutti i demoni infernali hanno la pelle che scotta più dell’inferno stesso.
Lei non accinge a voler lasciare la mia mano, a me non dispiace di certo.
Mi guarda negli occhi un’altra volta, mantenendo quel sorriso che mi piace tanto. Dovrebbe averlo sempre, mi mette di buon umore.
–Mi piace.—Dice semplicemente, continuando a sorridere in quel modo.
Sposta lo sguardo verso le nostre mani, io la guardo un po’ dubbioso.
–Cos’è che ti piace?—Chiedo, guardando il suo viso dalle curve impeccabilmente perfette.
Lei alza lo sguardo e mi fissa, con quelle due pozze bluastre. Ci passerei tutto il giorno dentro ai suoi occhi.
Oh, Duncan, che cavolo di pensieri ti fai?  Mica può piacerti la prima ragazzina che ti capita a tiro.
No, così non va bene.
Ricordati l’esperienza con Fire, è stata orribile. Prima di innamorarmi devo conoscerla bene, capire se è quel che appare.
La vedo arrossire leggermente, facendo uno sguardo schivo, per poi andare a fissare Black.
–Mi vuoi rispondere? Cos’è che ti piaccio io? Oh bè so benissimo di essere un ragazzo bellissimo che non ha alcun difetto…
Lei lascia la mano con una velocità impressionante, alza un sopracciglio e il bellissimo sorriso che aveva poco prima s’è sciolto come un umano che casca dentro un fiume di lava.
Adesso è seria, come prima, sembra quasi infastidita dalle mie parole.
–No.
Mi arriva uno schiaffone sul braccio. Faccio una smorfia infastidita.
–Non hai altro modo per farmi male? Tipo chessò prendere uno schiaccia sassi e passarmi sopra?—Chiedo, portando una mano sulla mia povera spalla dolorante.
–Non sarebbe una cattiva idea.—Okay devo ammetterlo.
Gwen uno, Duncan zero.
Io le faccio una linguaccia e per la prima volta sono io a guardarla male.
–Ricordati che il padrone di casa sono io. E comunque devi ancora dirmi cos’è che ti piace.
No, stavolta l’argomento non lo salta, me lo dice volente o nolente.
–Non ti ho mai chiesto di ospitarmi.
Io alzo un sopracciglio e le faccio un’altra linguaccia.
–Abbiamo fatto un patto. Fino a nuovo ordine, Gwen.
Stavolta è lei che fa una specie di smorfia infastidita.
–Okay, te lo concedo. Comunque mi piaceva il calore della tua mano. Qui all’inferno siete tutti così tremendamente bollenti. Io invece ancora devo abituarmi a certe temperature.—Afferma, giocherellando con le sue mani.
Io sorrido compiaciuto. Allora alla ragazza piace la mia pelle. Lo userò a mio vantaggio.
–Parliamo d’altro Gwen. I vestiti per cambiarti puoi benissimo prenderli in prestito da mia madre. Non è vecchia stai tranquilla, ha trentatre anni. Puoi usare i vestiti che indossava quando ne aveva diciassette. Perché tu ne hai diciassette vero?
Lei alza un sopracciglio e poi riprende a parlare. –Sedici e mezzo. Fra quattro settimane ne farò diciassette. Comunque i vestiti di tua madre mi andranno benissimo. E per il cibo..?
Quattro settimane.
Quattro settimane quattro settimane…Rapido calcolo nella mia mente negata in matematica. Ventitre agosto se non mi sbaglio.
–Il ventitre agosto compi diciassette anni. Sbaglio? Comunque per il cibo ci penserà sempre mia madre. Da sostentamento a me, non capisco che problemi dovrebbe avere a dar da mangiare anche ad una mia amica.
Lei annuisce e sorride di nuovo. Che bello, l’ho fatta sorridere. E’ una sensazione stupenda, come se tutti i miei problemi non esistessero.
–Si, il ventitre agosto. Grazie per tutto quello che stai facendo per me Duncan, sono una sconosciuta eppure mi tratti come se mi conoscessi da sempre.
Io annuisco, sorridendole di rimando.
Mi sembra di conoscerla da sempre, o almeno è quello che voglio io. Voglio che lei non se ne vada più, il vuoto che sentivo ora è colmo.
 E’ questo che si prova ad essere veramente felici?
–Ci mancherebbe altro, sei mia amica.—Rispondo, avvicinandomi un po’ a lei.
Le nostre spalle si toccano. Sento un dolore lancinante alla spalla sinistra. Faccio una smorfia di dolore e mi allontano da lei, toccandomi la spalla sinistra, dove c’è il marchio indelebile del mio essere demone.
Gwen mi guarda allibita, cercando di capire che cosa mi è preso. Sembra quasi che mi stiano amputando un braccio. Perché diavolo ha cominciato a bruciarmi in questo modo??
–Duncan! Che ti è preso? Va tutto bene?—Chiede, sembra quasi…preoccupata?
Si alza dal mio letto lasciandoci sopra solo Black, si avvicina a me e poggia una mano sopra il mio marchio.
Il dolore comincia ad affievolirsi, non brucia più. Sento soltanto il fresco della mano di Gwen sulla mia spalla. La ringrazio mentalmente per avere una pelle così fredda.
–Va tutto bene ora…grazie…grazie mille.—Dico, tirando un sospiro di sollievo.
Lei continua a tenere la mano nella mia spalla, senza toglierla.
–La tengo, ti farà bene.—Io annuisco, godendomi il momento.
Non avevo mai sentito qualcosa di così piacevole sulla pelle dall’ultima volta che ero andato nel mondo degli umani con mio padre.
Lassù non era caldo come all’inferno.C’era una brezza piacevole e la mia pelle scottante per una volta aveva ritrovato il piacere di qualcosa di fresco. Come in questo momento.
Sentire la mano di Gwen sulla mia pelle è come avere uno spiffero d’aria fresca in un’estate afosa nel mondo degli umani.

–Basta così. Ti ringrazio.
Lei arrossisce ancora, togliendo di li la mano, sorridendo.
–Di nulla.
Ci guardiamo negli occhi, in silenzio, per almeno cinque minuti buoni.
Black però si è accorta che nessuno le presta più attenzione e ha cominciato a svolazzare in giro per la mia camera, atterrandomi sopra la testa, giocherellando con i miei capelli leggermente ingellati (o comunque per tenere la cresta).
–Scema di una chimera.—dico semplicemente, prendendola in braccio.
–Ha soltanto bisogno di un po’ di attenzioni…
Gwen le accarezza la testolina pelosa e Black fa delle piccole fusa.
–Senti Gwen, che ne dici di presentarti a mia madre? Visto che vivrai qui per un tempo non definito dovremmo farlo il più presto possibile.—Affermo, poggiando Black in terra.
Lei fa un cenno di si con la testa, però mi sembra che si sia agitata un po’.
Io le afferro il braccio e la conduco fino al salone, Black ci sta dietro e ci segue fedele come al solito. Chiamo mia madre, che è a cucinare per la cena.
–Mamma?—Parlo io.
Lei si gira, sorridendo. Poi fa uno sguardo un po’ confuso e fissa Gwen.
–E lei chi è Devil? La tua nuova ragazza?
Tutti e due diventiamo due pomodori belli e buoni. Io scuoto la testa e guardo mia madre con rimprovero.
–Mamma! Che vai a pensare! Lei è appena arrivata qui. Si chiama Gwen…ha avuto il permesso da…Satana…di diventare una demone. È morta da poco e non ha una casa. Può stare qui?
Mia madre alza un sopracciglio a sentirmi dire “Satana” al posto di “Papà.” Poi dopo afferra il concetto e mi fa un occhiolino.
–E’ molto carina. Molto piacere, il mio nome è Yasha.—Dice semplicemente, allungando una mano verso Gwen.
Lei fa lo stesso e sorride a mia madre.
–Il piacere è tutto mio signora…Mi chiamo Gwendolyn…può chiamarmi Gwen.
Mia madre continua a sorridere.
–Chiedi pure quel che vuoi cara, la nostra casa è in piena disposizione per te.
Gwen sorride, pronuncia un lieve “Grazie” arrossendo ancora. Black intanto si struscia contro Gwen. Visto, ormai è la benvenuta.
–Dormirà nel mio letto in camera mia. Io invece dormirò nel divano letto.
lei allarga gli occhi di almeno cinque taglie questa volta.
–No! No Duncan. Ci dormirò io nel divano letto, tu hai già fatto abbastanza per me. Ci manca soltanto che ti porto via il posto in cui dormi.
Io le tiro un capello.
–Non fare la rustica. Sei un’ospite.
Mia madre annuisce, Gwen deve per forza sottostare al mio volere.
Oh che bello! Gwen uno, Duncan uno.
–Hai fame per caso, piccola Gwen?
Piccola? Mia madre non fa altro che dare stupidi nomignoli a tutti i miei amici. Povero me, come se non avessi figurdemerdeggiato abbastanza. lei scuote la testa.
–Posso mettermi a sedere?—Chiede, indicando una sedia accanto a lei.
Io e mia madre annuiamo all’unisono.
–Non devi manco chiederlo scema.—Affermo io.
Scema, bel soprannome.
Penso che lo terrò da conto. Lei sorride e si siede tranquillamente, mia madre ritorna a cucinare. Gwen la fissa come incantata.
Io guardo Black svolazzare in giro. C’è troppa tranquillità, non mi fido.
DIN DON!
Ecco, lo sapevo. Cavolo di campanello. Incrocio le dita, sperando che non sia la banda degli imbecilli tornati a prendermi.
Cavolo, sono le sette e mezza di sera, ormai si cena. Incrocio le dita e vado alla porta, Gwen mi guarda interrogativo. Non ho intenzione di dire a mia madre che il marchio prima mi ha bruciato. Ne farebbe una tragedia, ne inventerebbe di tutti i colori pur di trovarne la causa.
Grazie a Gwen mi è passato subito, perciò non c’è da preoccuparsi.

Apro leggermente la porta un po’ titubante.
–HEYLA' BELLO! PENSAVI DI SFUGGIRCI?- La voce di Jess si propaga per tutta la casa.
Merda.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Io fisso i tre idioti con un’espressione disperata. Da tutte le parti che dovevano andare proprio a casa mia dovevano venire?
Sbuffo scocciato. –Che ci fate voi qua?
Blood mi fissa e comincia a picchiettarmi sulla spalla con una mano, cercando di assumere un’espressione saggia. Non ti credo, traditore.
–Non possiamo venire a trovare il nostro amico Devil alla reggia reale?
Gli arriva un pugno nel labbro, talmente forte che riesco a frantumarlo e comincia ad uscirgli del sangue.
Deve stare zitto.
Gwen non deve scoprire che sono il figlio del capo supremo. Se non chiude quella boccaccia gli faccio vedere io cos’è il vero male.
–Ora puoi portare onore al tuo nome.—Dico, per prenderlo in giro.
Si asciuga il sangue dal labbro con un braccio e alza gli occhi verso di me. Questa volta sembra davvero incavolato.
–La finisci di picchiarmi, brutta testa di pinolo?
Mi arriva un gancio sinistro dritto dritto verso lo stomaco. Stavolta talmente forte da farmi volare verso il muro di casa, lasciandoci il segno. Tipo una di quelle mosse alla Dragon ball, per farci capire.
Gwen volge lo sguardo verso di me allibita, quasi non credente. Mia madre non fa caso al rumore, certe cose succedono tutti i giorni. Continua a cucinare tranquilla che ci ha fatto l’abitudine al casino che combiniamo io e Blood. Certo, mia madre c’è abituata.
Gwen no.
Infatti si alza e corre verso di me, guardando in cagnesco Blood.
–Tutto bene Duncan?
Mi aiuta ad alzarmi da terra, scrollando un po’ la mia canottiera nera che per la polvere era diventata un misto fra il nero e il grigio. Finito si avvicina a Blood e lancia fulmini e saette dagli occhi, talmente tanto che da lontano fa rabbrividire anche me.
–MA CHE DIAVOLO PENSI DI FARE? TI SEI BEVUTO IL CERVELLO FORSE? NON SIAMO IN UN RING!
Blood si becca senza problemi un energico schiaffone sulla guancia, rimanendoci pure di cacca perché non se l’aspettava. Il segno viola delle cinque dita sulla guancia di Blood me lo ricorderò a vita.
Gli sta bene.
jess guarda Gwen con un’espressione da ebete e le mette un braccio intorno alla vita.
–Hey Devil, chi è questa bellezza?
Ciack. Un altro schiaffone. Gwen è molto brava a tirare sberle. Io sghignazzo sotto i baffi.
Ha ancora il braccio intorno alla vita di lei, che si dimena, vuole essere lasciata stare da Jess. Io mi avvicino al deficiente.
Non si può permettere neanche di sfiorarla con il pensiero.
Lei è mia amica, non lascerò che me la portino via. Duncan, cominci a provare... gelosia? Poco male.
Io ci rimedio un attacco di Gelosia invece Jess un cinque da Gwen e un pugno in pieno naso da parte mia. Prendo Gwen per un braccio e la avvicino a me, guidandola, per farla andare dietro le mie spalle.
Jess mi guarda male.
–Che è, la tua nuova ragazza?
Si accarezza il cinque che ha appena beccato con una mano e il naso con l’altra. Sono contento di averlo preso a botte per una giusta causa. È bello vederli con due segni viola nella guancia da parte di Gwen.
Non la devono toccare.
Io scuoto la testa, tutti pensano che sia la mia ragazza. Non lo è. Non ancora almeno.
–No, non è la mia ragazza. Starà ad abitare da me a tempo indeterminato. E’ nuova degli inferi, è diventata demone da poco.
Blood squadra Gwen da capo a piedi.
–Che caratterino, la ragazza.—Dice semplicemente, guardando Al.
–E’ quasi al livello di Fire.—Esclama Jess, guardando la seconda ragazza che sta dietro alle spalle di Blood.
Anche lei mi fissa in cagnesco. Brucia la gelosia, vero, Fire? Faccio un sorrisetto maligno.
–Non ti permettere mai più di toccarmi.—Parla Gwen, riferendosi a Jess.
Mi verrebbe voglia di esclamare: “Sono pienamente d'accordo.” Ma dopo guadagnerei un’altra figura di merda nella mia vasta collezione. Jess fa semplicemente un cenno di sì con la testa, sbuffando.
–Gwen, ti presento i miei “amici”. Blood, Jess e Fire.—Indico la ragazza un po’ più indietro degli altri due che ci guarda in modo maligno.
Sorrido soddisfatto. –Piacere, sono Blood e ho diciassette anni.
Allunga la mano verso Gwen, che lo guarda schifata, come per dire: “non prenderei la mano tua manco se fosse l’ultima di questo mondo.”
La cosa non può che farmi piacere.
Jess si fa avanti. –Piacere, Jess. Diciassette anni pure io.—Non allunga la mano dopo l’avvertimento di non farsi più toccare.
Fire non si presenta, si avvicina di più a me e mi tira un lembo della canottiera.
–Non provare a giocarmi colpi bassi, Devil.
Gwen sembra infastidita dal comportamento di Fire. Si avvicina a lei e stacca la mano di Fire che tiene il lembo della canottiera. Io sono sorpreso da questo gesto.
–Non credo che siano affari che ti riguardano.—Dice semplicemente Gwen, sparando fulmini e saette dagli occhi come al suo solito.
Sorrido.
–Non provare a giocare con me, ragazzina.—ribatte Fire, guardandola male.
–io ho già vinto.—Risponde semplicemente la dark.
Intanto Blood e Jess si godono la scena, io non so che diavolo fare per fermarle.
–Gwen, in camera mia ho lasciato il mio quaderno da schizzo. Mi faresti il favore di andarmelo a prendere? Io ti raggiungo subito.—Affermo, dandole una spintarella verso il piano superiore.
Lei annuisce e comincia a camminare in camera mia, seguita da Black, sotto gli occhi fiammeggianti di Fire.
–Chi è quella? Che vuole da te?
Fire si avvicina di nuovo a me, ma io la blocco con una mano.
–L'ho già detto. E’ nuova, non ha una casa. Vivrà qui, da me. Non rompere Fire, non è giornata. In quanto a te, Jess.- Guardo il ragazzo che è appoggiato sullo stipite della porta e lo fulmino. –Se ti azzardi a toccarla un’altra volta desidererai di non essere mai nato.
Lui sembra avere paura.
Blood mi guarda e mi appoggia una mano sulla spalla.
–Stai calmo amico, non ti agitare. La ragazza è tua, controllati, i tuoi canini, sembrano le zanne di una tigre.—Esclama, indicando la mia bocca.
I miei canini si sono allungati di nuovo.
Segno imperturbabile che mi stavo arrabbiando.
Io cerco di rilassarmi un po’, ma la figura di Fire mi mette solo in agitazione. E’ una rompi scatole, non vuole che io abbia un’altra ragazza. Vuole essere lei l’unica, vuole che io torni insieme a lei.

Certo, sogna sogna piccola idiota. Ho commesso un errore una volta, non lo farò di nuovo.
–Sono calmo.
Jess sembra leggermente spaventato. –Non te la porterò via, Devil. Come vuoi. Basta che non rompi.
Questa volta mi ha fatto arrabbiare sul serio. Le mie gambe sembrano muoversi da sole.
Arrivo a dargli un calcio nel punto dove non batte il sole. Il suo grido è un piacere nelle mie orecchie, risuona come una splendida melodia di vittoria.

–Devo andare a cena. Andatevene a casa voi. Ci vediamo un’altra volta.—Chiudo la porta, ma Fire ci infila in mezzo un piede.
–Tu sei mio, Devil.—Io faccio un ringhio cupo e minaccioso.
–Va a quel paese.—Rispondo, usando la mia solita forza, lei deve spostare un piede se non vuole che glielo schiacci.
Finalmente la porta è chiusa.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Eppure era tutto così strano.
Gwen si era comportata come se fosse stata gelosa. Io, certo non ho fatto da meno però il mio comportamento era meno evidente.
L’ho fatto vedere soltanto quando l’ho mandata in camera mia a prendere il mio quaderno da schizzo, ma dubito che lo troverà. Non voglio che veda il suo ritratto, perciò l’ho messo in mezzo a un’enorme pila di quaderni della scuola.
Le servirebbe almeno una settimana per guardarli tutti.
Sorrido compiaciuto e mi giro verso mamma, che mi guarda in un modo parecchio strano.
–Sei proprio sicuro che non sia la tua ragazza?—Chiede, facendo uno strano sorrisino, uno di quelli che odio, uno di quelli alla “ho capito tutto.”
–Sicuro mamma, è solo che...
Lei comincia a camminare pian piano verso di me e mi mette una mano nei capelli.
–Ti piace non è vero? È una bellissima ragazza, perché non ammetterlo?
Mannaggia.
Mai una volta che le sfuggisse qualcosa. A me non piace Gwen! È troppo scorbutica e impulsiva e fa tanto la dura.. anche se in realtà scommetto che è sensibile e dolce... ed è così bella e il suo profumo è…DUNCAN!
Maledizione.
Non posso innamorarmi della prima bambolina che mi capita fra le mani, se lo venisse a sapere mio padre mi strapperebbe le corna. L’ultima volta che ha saputo del tradimento di Fire si è incavolato nero, dicendomi che ero un deficiente e facevo bene a soffrire, perché le donne le dovevo scegliere meglio.
Naturalmente è arrivato all’esempio del tipo: “tua madre è la prima nonché ultima donna che ho amato e amerò mai nella mia vita.” Per questo era vero, mio padre si era fidanzato con mia madre e due mesi dopo c’è stato il matrimonio.
“Matrimonio.”
Certo, però non uno di quelle festività che c’era nel patetico mondo degli umani. Ci manca solo che mio padre chieda il permesso di sposarsi al suo nemico giurato.
Per “sposarsi” io intendo che sono andati sotto la rupe consacrata da soli in una sera d’estate e hanno fatto l’amore, sigillando così il loro patto d’eterna fedeltà dell’uno all’altra.
Inoltre prima di cadere nel sonno bisogna che il maschio morda la ragazza in un punto a scelta del decolté, un morso talmente forte da lasciarle il segno per tutta la vita.
Un segno d’appartenenza, così che nessuno possa più toccare la tua donna oltre te.
Da quel morso deve uscire anche del sangue e bisogna che l’uomo lo beva per mescolare il suo sangue a quello della sua innamorata. La ragazza deve fare la stessa identica cosa, soltanto che il morso deve essere dato su una delle due spalle.
Questo è il matrimonio da noi.
Il morso però si può dare indipendentemente dal luogo e dal giorno. Lo si può dare in qualsiasi momento, a patto che tutti e due siano d’accordo.
–Forse. Ammetto che è molto carina…per non dire bella…però…
Si sente il rumore cigolante dei passi di qualcuno per le scale legnose.
È lei.
Mi ha salvato appena in tempo. Scende con grazia e naturalezza, sembra quasi galleggiare nell’aria. In braccio ha Black che miagola contenta. Gwen ha un’espressione seria sul volto, scocca un’occhiata alla porta.
Notando che è chiusa il suo umore sembra salire, fa un sorriso allegro e fa un cenno di saluto con la mano a mia madre.
Appena finito di scendere le scale mi raggiunge e mi guarda dubbiosa.
–Non sono riuscita a trovare il tuo quaderno da schizzo Duncan, hai così tanti quaderni in camera tua che mi ci vorrebbe un mese per guardarli tutti. Ma per il momento venti è il mio limite.
Mamma sorride a entrambi, io faccio un cenno di si con la testa. Sapevo che non l’avrebbe trovato. Mamma indica il tavolo.
–Gwen, tesoro mettiti pure a sedere e gioca un po’ con Black. Duncan, tu invece apparecchia la tavola.—Il suo tono non ammette repliche nei miei confronti.
Io sospiro, non c’è da discutere con mia madre, è una battaglia persa in partenza.
–Vado mamma.
Gwen mi guarda confusa, io le faccio cenno di sedersi mentre mamma torna a cucinare.
–Non discutere con lei, è una testa dura. Rilassati e gioca con Black.—Affermo, andando vicino alla credenza.
Prendo una tovaglia azzurra, la mia preferita. Le altre sono tutte arancioni o rosse, non le posso vedere. Il rosso mi sta dando alla testa.
Fortunatamente le cose di legno in casa sono marroni e non rosse, come per esempio il tavolino o le scale.
Anche le sedie.
Porto la tovaglia al tavolo e comincio a sistemarla per bene, mentre osservo Gwen giocare tranquilla con la mia chimera.
Si piacciono entrambe, sono molto carine assieme.
Sorrido, poi vado di nuovo alla credenza tirando fuori tre bicchieri di vetro trasparente e delle posate d’argento. Sistemo tutto regolarmente e faccio delle barchette con i tovaglioli, per farli sembrare più carini.
–Duncan, avete dell’acqua?—Chiede Gwen, guardandomi con un’espressione leggermente esitante.
Io faccio un cenno di si con la testa.
Certo, possiamo fare il bagno nella lava ma mica possiamo mangiarcela o bercela. Ci arrostirebbe l’intestino.
La nostra pelle fuori è dura e a prova di qualsiasi attacco, impossibile da scalfire con un po’ di lava. Quando facciamo a botte fra di noi però esce un po’ di sangue e lividi per fare un po’ scena, ma tanto vanno via subito.
Non possiamo morire.
Anche noi mangiamo e beviamo acqua come tutti quanti, non ne avremmo neppure bisogno in teoria, però ci piace farlo. Forse perché il cibo è buono o qualcosa del genere.
Altro? Oh si.
All’inferno come nel paradiso ci sono idee di bellezza assoluta. E’ impossibile vedere un angelo oppure un demone con anche un solo difetto nell’aspetto fisico, sono rari i casi in cui succede.
Gli umani che arrivano possono anche essere dei rospi rivoltanti quando sono in vita, ma, se arrivano all’inferno e mio padre decide di tenerli il loro aspetto muta. i capelli si scuriscono e ogni piccolo difetto e imperfezione del loro corpo viene cancellato. È stata l’unica idea che ha avuto mio padre e che Dio ha accettato di mettere in regola.
Si, si odiano e ogni volta che devono incontrarsi per stabilire regole per i loro due mondi finiscono per litigare e minacciare guerra, ma alla fine non concludono un bel niente.
Dio ha accettato la condizione di mio padre che ha l’idea di perfezione assoluta sui demoni e sugli angeli.
I nati biologicamente nella terra del fuoco, per esempio io, Jess, Blood e Fire siamo nati con l’idea di bellezza di mio padre. Fire con ogni curva al posto, viso di porcellana e capelli sempre perfetti.
Noi ragazzi invece crescendo abbiamo ereditato i tratti fisici dei nostri padri, tartaruga e muscoli. Il più muscoloso sono io, visto che mio padre sembra passare tutti i giorni in palestra e sembra mangiare solo carne tanto è muscoloso.
Assomiglia a un tipo che sta sulla terra, The Rock se non mi sbaglio. O Dwain Jonson o qualcosa del genere. È muscoloso quanto lui se non di più.
Probabilmente sarò destinato a diventare così anche io. Bè non mi dispiace, sulle donne fa un certo effetto.
–Ti prendo subito dell’acqua.
vado al frigo e apro l’anta inferiore, trovando ogni sorta di bibita esistente al mondo, dal succo di frutta alla coca cola.
Oh, vi ho già detto che qua non si può ne fumare ne bere? No? C’è una piccola variante. Pensate, un imbecille con una bottiglia di birra, ubriaco poi, va al campo infuocato e lancia la bottiglia contro uno degli alberi.
Non oso neanche immaginare. Qua esploderebbe tutto.
Alcool=morte.
Se si usasse dell’alcool qui sotto esploderebbe tutto, ciao ciao inferno. Le sigarette poi sono allo stesso livello, già che c’è abbastanza fumo da per se qui sotto, basta stare sotto ad uno degli alberi infuocati.
Poi è una regola che ha messo in atto Dio che mio padre ha approvato.
All’inferno non si fuma come non si fuma in paradiso.
Che credevate che l’inferno è tutto divertimento e schiamazzate? Non penso proprio. Ogni posto ha le sue regole.
Pesco dal frigorifero una bottiglia d’acqua naturale e la vado a posare sul tavolo. La apro e poi ne verso un po’ dentro al bicchiere di Gwen.
–Grazie.—Fa un leggero sorriso di gratitudine e prende il bicchiere bevendo tutta l’acqua che avevo versato.
Mamma mi chiama, io mi avvicino a lei.
–E’ ora anche per Black di mangiare.—Mi porge una ciotola dove c’è il mangime di Black, una bella bistecca alla griglia.
Tutto per la mia piccola chimera.
La chiamo con un cenno della testa e lei scende automaticamente dalle gambe di Gwen, miagolandomi intorno alle gambe come un gatto normale. Io appoggio la ciotola vicino alla sua cuccetta dove dorme e lei comincia a mangiare tranquillamente.
Mamma mi fa un cenno con la mano di andare a sedermi accanto a Gwen.
Lei sembra piuttosto affamata.
Mamma arriva con una scodella piena di insalata di riso. Finalmente qualcosa di fresco da mangiare. Mamma mette in tavola anche della frutta e degli spiedini di carne, poi si mette a tavola pure lei.
–Tuo padre non rientra a mangiare, Duncan?—Mi domanda Gwen, interrogativa.
Mamma mi guarda, io non so che rispondere, sono nel panico.
–Mio marito ormai lavora in ufficio tutto il giorno, ha un sacco di cose da sbrigare e torna a casa raramente. Non so se avrai occasione di conoscerlo.—Dice mia mamma, cominciando a mangiare.
Io faccio un’espressione sollevata, mi ha salvato. Gwen fa spallucce e comincia a mangiare pure lei. E’ una cena tranquilla, senza interruzioni.
Tutti e tre parliamo del più e del meno come se ci conoscessimo da sempre. Mamma fa qualche domanda a Gwen sulla sua vita passata, lei risponde con piacere.
E così è continuata la cena, finchè mamma non ha sparecchiato e s’è congedata in camera sua a leggere. Lei fa così tutte le sere, sparecchia la tavola, va in camera sua, legge e poi va a dormire.
Mi piace questo suo carattere, il suo motto è : “io non rompo a te, tu non rompi a me.” Credo di aver preso da lei in questo.
Anche Black è andata sulla sua cuccia e s’è addormentata, restiamo solo io e Gwen. Mi gratto leggermente la testa, fra di noi è calato un silenzio piuttosto imbarazzante.
Finchè non mi viene un’idea.
–Gwen, ti va di guardare un film insieme a me?
Lei alza la testa e sorride.
–Certo.
Io le sorrido di rimando, mi alzo dalla sedia e vado a guardare i dvd, lei mi raggiunge e mi ferma.
–Aspetta, facciamo una cosa. Ti propongo un patto—Io sono tutto orecchi e faccio un cenno di si con la testa. –Tutte le sere prima di dormire verremo qua a guardare un film. E facciamo una sera per uno, una volta il film lo scegli tu e una volta lo scelgo io.
mi piace l’idea. Mi attira parecchio.
–Va bene, a patto che comincio io.—Faccio un sorrisetto e lei sbuffa, però accetta. –Io scelgo il film, intanto tu sali in camera mia e mettiti qualcosa di comodo. Mia madre deve averti lasciato un pigiama sopra il mio letto.
Lei annuisce e sale per le scale.
Io do una rapida scorsa ai film. solitamente avrei scelto un film horror per esempio "Campo estivo: Regno del terrore" ma stasera ho un’insana voglia di dolci. "La fabbrica di cioccolato" mi sembra perfetta. almeno è divertente. Jhonny Depp è un attore che stimo e rispetto. Spero di conoscerlo un giorno.
Poggio il dvd sulla poltrona e vado a riempire una scodella con cioccolata e zuccheri vari, così che non ci prenda fame durante il film.
Poco dopo scende, con addosso uno dei vecchi pigiami di mamma. Ha le maniche che arrivano ai gomiti ed è di colore giallo con delle mucche disegnate sopra. I pantaloni le stanno un po’ larghi ma è bellissima lo stesso.
Le sorrido.
–Spero che ti piaccia Jhonny Depp.-- affermo, indicando il dvd sulla poltrona.
–Mi piace si.
Sorride come una bimba e va a sedere sul divano.
–Io dormo con i boxer, non ti fa effetto vero?—Lei alza un sopracciglio e scuote la testa.
–non me ne importa assolutamente nulla.—Afferra la scodella di dolci che ho messo sul tavolino di vetro davanti alla poltrona e comincia a mangiucchiare.
–Hey, attenta a non finirli prima del film.
Di risposta mi fa una linguaccia. Io sorrido. Tolgo velocemente i Jeans e li appoggio in una sedia, tolgo anche la canottiera nera e sono a posto.
La raggiungo sul divano e mi metto a sedere nel lato opposto al suo, lei mi fissa con occhi increduli.
–Qualcosa non va?—Chiedo divertito, contento che il mio fisico scolpito abbia fatto colpo.
Nessuna ragazza mi ha mai visto in boxer, neanche Fire.
–N-no, niente niente.—Afferma lei, spostando lo sguardo imbarazzato sullo schermo spento della tv.
Io afferro il dvd e lo metto dentro al lettore dvd, accendendo la televisione, il film parte. Io non mi ritrovo per nulla imbarazzato, invece Gwen lo sembra eccome. Sono contento di aver fatto colpo.
Passano un paio d’ore tranquille, mi sono divertito fra il rubare dolci ad Gwen e le risate fatte grazie agli umpa lumpa.
E’ stata una di quelle serate che mi piacerebbe rifare, infatti grazie alla proposta di Gwen ci ritroveremo così ogni sera. Domani tocca a lei scegliere il film.
–Allora piaciuto il… Gwen?
Dorme sul bracciolo della poltrona come un sasso. È talmente carina.
Deve essere stata una giornata abbastanza pesante per lei.
Sorrido e cerco di fare piano. Vado al lettore dvd e tolgo il film, rimettendolo al suo posto. Metto a posto anche la scodella dove c’erano i dolci, ora spazzati dalla golosità mia e sua.
Mi avvicino a lei e con delicatezza e cautela la prendo in braccio, portandola in camera mia, silenzioso come la mia chimera. Apro la porta piano piano e la richiudo a chiave.
Con una mano sostengo Gwen che dorme, con l’altra disfo il mio letto e la appoggio sul materasso. Le tiro le coperte e lei sembra non essersi accorta di nulla.
Sorrido e apro l’armadio, tirando fuori una coperta per me da mettere nel divano letto.
Sistemo anche quello per la notte e mi metto a sedere sulla sedia di legno. Afferro il mio blocco da schizzo verde e la mia solita matita dura, osservo Gwen e le faccio un altro ritratto, questa volta comincio a colorarlo anche.
Sembra perfetto, soltanto che l’originale è più bella.
Sposto lo sguardo sul cellulare, due nuovi messaggi. Fire.
“Ciao tesoro. Non provare a tirarmi brutti scherzi con quella la, non ci provare Devil sei avvisato. Tu sei solo mio.” Spedito tre ore fa, quando il mio cellulare era in camera e noi stavamo cenando.
Il secondo è stato spedito due minuti fa invece. “Buona notte tesoro ti auguro di sognarmi.”
A questo le rispondo. “Ti auguro di sognare di essere mangiata da un cerbero, traditrice. Smettila di chiamarmi tesoro, mi stai urtando le valvole.”
Spengo il cellulare e sposto lo sguardo sull’orologio. Mamma mia, un’ora per fare un disegno a colori.
Mezza notte.
Mi toccherà andare a dormire.
Do un ultimo sguardo a Gwen e mi corico nel divano letto, comodo anch’esso, fantasticando su come sarebbe stata la giornata di domani.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




Lentamente apro gli occhi accarezzandomi la testa, stiracchiando un po’ le gambe.
E’ mattina, precisamente le undici e un quarto. Gwen ancora sta dormendo beata, chissà cosa sta sognando.
Stasera tocca a lei scegliere il film da guardare, sono un po’ curioso di sapere i suoi gusti. Sulle mie labbra si fa largo un bel sorriso sincero, è carina quando dorme, sembra così tranquilla.
Sorride.
Io mi alzo dal divano letto e con cautela comincio a rimetterlo a posto, piegando la coperta. Stiracchio anche le braccia e faccio uno strano versetto. Apro i cassetti dell’armadio, sempre facendo attenzione.
Un altro vantaggio dell’essere demone maggiore è il fatto di saper vedere al buio, un po’ come i gatti.
Certo, sempre che io lo voglia.
Se non voglio vedere al buio questa abilità non funziona, invece quando ho voglia o quando mi serve riesco sempre a vedere.
Tiro fuori un paio di boxer e dei calzini. Chiudo i cassetti e mi dirigo verso l’armadio che è davanti il mio letto, o meglio, quello in cui sta dormendo Gwen.
Apro le ante e tiro fuori un paio di pantaloni da ginnastica neri a cavallo basso e una maglietta dalle maniche corte arancione con delle scritte che sembrano graffiti in varie tonalità di colori diversi.
E’ una delle mie magliette preferite, una delle poche che riesce a distinguermi da tutto questo maledetto rosso.
Chiudo le ante e afferro la chiave sulla scrivania.
Apro la porta facendo il meno rumore possibile e mi dirigo verso il bagno. Mi tolgo i boxer e li cambio con quelli che avevo preso prima in camera, poi mi lavo i denti, la parte superiore del mio corpo e i piedi. Afferro i pantaloni e li infilo senza difficoltà, stessa cosa con la maglia e i calzini. Do una rapida occhiata allo specchio, afferro un tubetto di gel per capelli e li sistemo un po’ meglio.
Ed eccomi qua, Duncan, in tutto il mio… “splendore”? Oh bè.
Esco dal bagno e sento profumo di paste provenire dal piano inferiore, è inebriante, mi piace un sacco la mattina. Mamma doveva essere uscita a comprarle. Non vedo l’ora di mangiare.
Faccio una sorpresina a Gwendolyn. Scendo per le scale e incontro mia madre con un vassoio che sta salendo, al contrario di me che sto scendendo. Lei mi lancia un’occhiata dubbiosa, poi apre la bocca per parlare.
–Eri venuto a fare colazione?—Chiede, sorridendo come suo solito. Io annuisco. –Tieni, la stavo portando io. Mi raccomando mangiate tutto.
Mi lascia il suo vassoio rosso e gira i tacchi, tornando in cucina per mangiare qualcosa pure lei. Sopra il vassoio ci sono due paste al cioccolato, due tazze, una brocca con latte freddo (il mio preferito) zucchero e un bricco di thè alla pesca.
Chissà perché ci ha messo anche il thè.
Faccio spallucce ed entro velocemente in camera mia. Il letto è rifatto, Gwen è in piedi davanti all’armadio dove mamma le ha messo i vestiti che deve mettere intanto che sta da noi. I suoi capelli ondeggiano insieme a lei e a qualsiasi passo che fa.
Sorrido, guardarla mi mette sempre tanta allegria e tranquillità.
Appoggio il vassoio sulla scrivania e sto immobile a guardarla, al centro della stanza, lei si gira poco dopo con un paio di jeans corti e una maglietta dalle maniche “corte” che dovrebbero arrivarle ai gomiti viola, come quella che aveva ieri.
–Buon giorno Duncan, tutto bene?—Mette i vestiti sopra il divano letto e mi si avvicina, sorridendo.
–Certo, tutto bene.—Sorrido anche io, poi indico il vassoio sopra la mia scrivania.
–la colazione, prego mademoiselle.
lei fa un cenno con la testa per ringraziare, afferra una delle due paste e il bricco di thè alla pesca.
E il latte?
Io la fisso un po’ dubbioso e lei fa spallucce.
–non lo bevi il latte?—Chiedo io, fissando le due tazze colme.
–No, no. Mi fa schifo il latte. Puoi prendere anche la mia tazza se ti va.—Sorride, sincera.
Si mette a sedere sulla sedia rossa e comincia a mangiare tranquillamente. Io afferro la tazza e finisco il latte in meno di venti secondi, poi afferro la pasta e comincio a mangiare tranquillamente.
–Piuttosto, tu, hai dormito bene? Ieri sera neanche hai finito di vedere il film che ti eri addormentata sul divano…
Rido leggermente, perché lei è diventata un po’ rossa. Mi guarda poi va di nuovo a concentrarsi sulla pasta.
–Si, ho dormito benissimo grazie per l’interessamento. Comunque…mi sono addormentata non perché il film non mi piacesse ma perché ero un po’ stanca…scusami…stasera ti prometto che il film che scelgo lo guardo tutto.—Ride leggermente pure lei, intanto finisce la sua pasta, io finisco la mia.
–Allora io vado in bagno…mi cambio e torno.
Si alza, prende i vestiti che aveva lasciato sul divano letto e corre fuori dalla porta della mia camera.
Io sorrido, è.. particolare quella ragazza. A parte che è introversa e a volte non riesco proprio a capire cosa le passi per la testa.. ma è una cosa che tutto sommato mi piace parecchio.
Oggi sarei dovuto uscire, non c’era cosa che mi infastidiva di più, rivedere la faccia dei miei tre “amiconi” pronti a tutto pur di convertirmi al loro stupido modo di pensare.
No, avevo finito con quella vita, non sarei tornato indietro ancora.
Sposto lo sguardo verso la mia scrivania e appoggio la tazza sul vassoio, così facendo ci metto pure il bricco di thè di Gwen, così che sulla mia scrivania sia tutto in perfetto ordine. Non fraintendetemi, non che sia un grande amante della "pulizia" ma quando c'è troppo casino qua in camera mia, se cerchi qualcosa, a trovarlo ci metterai sì e no mezza giornata.
Do un rapido sguardo alla lampada spenta che era attaccata uno o due metri sopra la scrivania, per poi spostarlo sul letto che Gwen aveva appena rifatto.
Era perfetto, più di quando lo rifaceva mamma. Era un letto a due piazze, non era tanto semplice, ricordava uno di quelli dei reali.
Una trapunta rossa messa perfettamente a posto in ogni angolo catturava l’attenzione di qualsiasi persona che lo guardasse, c’erano dei motivi in rosso più scuro, invece il lenzuolo poco visibile sotto di essa era completamente bianco, come i due cuscini del resto.
Gwen aveva deciso di riporre il cuscino rosso in tinta con la trapunta sopra uno dei cuscini bianchi, così che facesse più figura. Certo che le ragazze per questo tipo di cose si davano proprio da fare, ricordava uno di quei letti perfetti che quando lo vai a comprare dici: “oh, è proprio degno di me quello” e poi te lo porti a casa, ma con il passare del tempo si consuma.
Invece qualsiasi cosa che Gwen toccasse sembrava appena comprata, perfino il vecchio pigiama di mamma sembrava appena comprato.
Do una rapida occhiata ai libri sulla scrivania, con gli occhi cerco di scrutare il mio quaderno da schizzo.
Lo adocchio, poi cerco di accarezzarlo con lo sguardo.
Gwen non avrebbe mai dovuto trovarlo, era troppo importante per me, poi se l’avesse trovato io probabilmente da quanto sarei arrossito avrei potuto benissimo diventare un pezzo del mobilio della mia camera, tanto non ci sarebbe stata molta differenza.
Così avvicinandomi alla scrivania lo prendo fra le mani, accarezzandone la copertina rigida con i pollici. Apro il cassetto che c’è nella scrivania e ci appoggio dentro il mio quaderno, per poi chiudere a chiave il tutto.
Faccio un piccolo sorriso di soddisfazione, non sono abituato a fare ritratti di persone, il più delle volte mi metto fuori dal balcone della mia finestra e disegno dei campi o degli alberi che sono intorno a casa mia.
Sono il primo della classe in disegno, ma che dico, di tutta la scuola. Però non avevo mai fatto un ritratto a qualcuno, ironico èh?
Gwen tornò dopo neanche cinque minuti.
Strano le donne di solito sono lente in bagno. del tipo: “E come mi stanno i capelli, e sono sbaffata qui, e qui è sfuggito un ciuffo, e di qua i vestiti sono arricciati.”
No, le donne sono un argomento fuori dalla mia portata.
–Certo che te la sei presa comoda—Affermo con aria sarcastica, guardando Gwen che entra dalla porta con i capelli legati in un codino e i vestiti che, nonostante non siano tutto questo granchè la fanno sembrare sexy in qualsiasi caso.
Non capisco proprio come faccia, forse sono io che mi sono invaghito.
Lei alza un sopracciglio, appoggiando il pigiama delicatamente sotto il cuscino del letto.
–lo so Duncan, se i maschietti hanno tanto bisogno di altro tempo al bagno per sistemarsi l'acconciatura, o taglio alla moicana come preferisci, ci starò un minutino in meno. basta chiedere..
eccola lì col suo sorrisino, a riversarmi le battute addosso.
E’ solo un modo per difendersi, è solo apparenza. Peccato che lei non si è accorta che io me ne sono accorto.
Sorrido furbetto, avvicinandomi a lei.
–oh certo, continua con questa farsa della serie non-mi-scocciate-che-sennò-vi-uccido. Riesco a leggere attraverso le persone, non sei come cerchi di sembrare. In realtà...
Mi avvicino quel tanto che basta per poterle mettere dietro l’orecchio un ciuffo ribelle sfuggito dal codino. Lo passo fra le dita, quasi giocherellandoci, facendolo attorcigliare intorno all’indice.
Sorrido, lei diventa leggermente rossa, ma non cerca di liberarsi dalla mia cosiddetta “presa”.
–In realtà sei solo fragile e hai bisogno che..qualcuno ti protegga.
I suoi occhi sono attraversati da una strana scintilla di consapevolezza. Sento il suo cuore accelerare i battiti, le piace il modo in cui la sto trattando, da donna, da ragazza, da quello che lei è in realtà. Sembra socchiudere gli occhi per assaporare il nostro “contatto” fisico, mentre io attorciglio ancora un po’ quel ciuffo, parecchio incuriosito dalla sua reazione.
Lei si riprende poco dopo, spalancando gli occhi, come un cerbiatto che è stato appena illuminato dai fari di un auto a tutta velocità. Si scosta velocemente, barcollando leggermente all’indietro, mentre sento ancora il suo cuore che è accelerato in modo pazzesco.
Mi piace l’effetto che riesco a fare su di lei, sembra sotto il mio totale controllo.
Peccato che io pendo dalle sue labbra.
Eh già.
Questo non gioca sicuramente a mio favore.
Mi fissa incredula, quasi per dire: “Ma come cavolo hai fatto?” Io istintivamente faccio spallucce. Lei fa per aprire bocca ma la richiude automaticamente. Sorrido come un’idiota.
Stavolta Gwen decide di parlare e apre bocca per la seconda volta. –Che cosa cavolo stavi facendo?
E’ un po’ diverso da quello che mi aspettavo ma vabbè, pazienza.
–Dalla tua espressione credevo ti piacesse…
Sorrido come un cretino. Lei arrossisce e guarda altrove, come se volesse tentare di intenerirmi. O peggio, fregarmi.
–No. Non mi toccare più i capelli.—
Alzo le sopracciglia e faccio un sorrisetto malizioso.
Non voleva che lo facessi, perché sapevo che per lei era piacevole. Sorrido vittorioso, è pur sempre qualcosa.
–Non ti toccherò più i capelli, va bene. Lo farò solo quando dormi.
Mi gratto la testa e continuo a sorridere in quel modo, da coglione, perché so benissimo di esserlo.
–Provaci.—Mi risponde lei, sembra..no non sembra, è incacchiata.
Che posso fare per farmi perdonare? Ma infondo che ho fatto io, le ho solo toccato i capelli..non mi sembra poi così tanto un peccato capitale…forse è solo arrabbiata con me perché..ho capito quel che prova.
–Senti Gwen, non mi piace litigare, in generale non mi è mai piaciuto molto. Che ne dici se per riscattarmi andiamo a farci un giretto? Tanto qui si pranza alle due, abbiamo tutto il tempo..
Mi gratto la testa, sperando in uno di quei si che ti fanno saltare il cuore e poi lo fanno esplodere in tanti pezzettini colorati, si come i fuochi d’artificio. Qui non se ne vedono molti ma a me piacciono tanto..Li fanno una volta l’anno giusto per capodanno, poi nessuno più se li caga.
Bah.
Gwen mi guarda e abbozza una specie di sorriso quasi sforzato.
–Non hai voglia èh?
Lei fa spallucce. –Non ho voglia di incontrare i tuoi simpatici amici, tutto qua..
Sembrava quasi una frase del tipo: “mi dispiace ma non sopporto quei tre coglioni che ti stanno appiccicati al sedere tutto il tempo.” Soltanto messa in un piano più gentile e meno grezzo.
–Non dobbiamo per forza uscire con loro, alla fin fine non sono un granchè, anzi, da quel che hai potuto vedere ieri sera sono proprio dei..rompi scatole?
Lei fa un sorriso sincero questa volta, io lo prendo per un si. Il mio cuore diventa tante piccole scintille colorate.
–Allora, vieni con me?—Tendo una mano verso di lei, come volerla spronare a seguirmi, ehi, non sono così antipatico. –non è poi così sgradevole la mia compagnia..
Faccio gli occhioni da cucciolo e il labbruccio, così da essere più convincente. Lei ride e afferra la mia mano come se fosse stata una zattera in mezzo all’oceano, si, a me dava questa impressione, come se l’avessi salvata da qualcosa.
–vengo con te, dove mi porti?
Con un po’ di timidezza stringo la sua mano, ne sento il calore, mi pervade tutto il corpo come un’onda pronta a infrangersi sulla scogliera. Le nostre mani hanno un contrasto..le mie sono calde come la lava, le sue sono fredde come il ghiaccio. Eppure..la sua mano attorno alla mia è stranamente calda e piacevole, non ho mai provato niente di così bello.
–Ovunque tu desideri andare.—Non capisco perché diavolo l’ho detto, però mi è uscito così..è stato involontario.
Le mie guance si tingono di un rosso fragola, mentre lei abbassa gli occhi verso le nostre mani intrecciate.
–Voglio fare un giretto qui intorno, magari in qualche posto carino..non ho mai visto l’inferno..è grande?—Io scuoto la testa.
–No, non è tanto grande. Non è facile diventare demoni sai..e quando ci riesci puoi ritenerti il più fortunato del pianeta. Gli altri umani vengono distrutti, le loro anime perdute per sempre nell’oscurità.
Stringo più forte la sua mano, pensando che lei avrebbe potuto fare una fine del genere.
–Tu sei stata talmente in gamba da arrivare fino a qua tutta intera.—Lei sorride e mi tocca la spalla, la vedo arrossire come un bimbo che ha appena ricevuto un complimento.
–ehm..vogliamo andare Duncan?—Cambia discorso in due secondi netti, comincia a camminare e mi trascina via, giu per le scale.
Mia mamma ci guarda e ci fa un cenno con la mano, Black miagola in segno di una buona giornata.
Gwen ricambia il saluto con un sorriso molto grande e luminoso, poi apre la porta ed esce di casa a passo svelto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Gwen sembra avere fretta, parecchia fretta.
Come se fosse inseguita da qualcosa, ma qui ci sono solo io..è piuttosto strana come cosa. Continua a trascinarmi, io non capisco dove mi sta portando, cioè non conosce l’inferno, giusto?
Io punto i piedi per fermarla, e, visto che sono più pesante di lei ci riesco benissimo. Lei si gira verso di me e fa un’espressione interrogativa.
–Perché punti i piedi?—Sembra piuttosto ingenua, è carina con quell’espressione.
–Non ero io che dovevo farti da guida o sbaglio?
Lei fa spallucce, come se non gliene importasse di dove di andare, vuole solo farsi un giretto in santa pace.
Santa pace? Oh qua..non ne troverà molta.
–Vieni con me..—Stavolta sono io a trascinarla, stringendo la sua mano più forte.
Mi sembra quasi un’ancora di salvezza, ma non faccio caso a questa strana sensazione, non voglio esserci trascinato dentro..non voglio innamorarmi così presto..non voglio guardarla e poi pensare che è bellissima..non voglio pensare che la sua mano e la mia sono come due tessere di un puzzle che combaciano perfettamente l’una con l’alt..DUNCAN!
Devo darmi una controllata, sembro un cane che ha appena trovato l’amore. Pronto a tutto pur di conquistare la propria amata. Non sono così per diamine, sono il figlio di Satana.
Okay basta mi arrendo, conosco da un giorno e un quarto questa ragazza e già ha un posto nel mio cuore, vi sembra giusto? Bah, a me sembra piuttosto strano ma..piacevole.
–Dove stiamo andando?—La voce di Gwen mi risveglia dai miei pensieri idioti e contorti.
Io faccio spallucce e indico il fiume di lava, bello lanciare sassi in un covo di magma bollente per poi farli scogliere come neve al sole.
Non è romantico?
–Ti piacerebbe vedere il fiume di lava? C’è sempre qualche idiota che si fa il bagno li, ma non credo tu sia ancora pronta per entrarci dentro, visto che la tua pelle è ancora fredda come se fossi appena morta. Andiamo solo a vedere e poi il prato che c’è è piuttosto comodo rispetto alle altre parti, li ci sono alberi infuocati e non..è raro vedere degli alberi verdi per bene qua sotto.
Gwen guarda il fiume poco più avanti di noi e inclina un po’ la testa.
–Vuoi andare li perché sai che ci puoi trovare uno dei tuoi amichetti?—Io alzo un sopracciglio e tocco la mia spalla con la sua.
–Che sei gelosa?—Sorrido come un’idiota, sembra un sorriso maniaco più che altro, ma che ci posso fare?
–Gelosa io? Ma che ti vai a pensare!—Gwen nega, o almeno prova a negare.
Intanto nel suo viso si fa largo un’espressione scocciata.
–Scherzavo scherzavo ehi..non avercela con me..—Ricomincio a camminare trascinandomela dietro, all’incirca una trentina di passi e siamo arrivati.
C’è sempre quell’odore buono di fuoco e legna bruciata qui in giro, mi piace.
Lascio la mano di Gwen, e il vuoto che credevo di aver colmato torna dentro di me incontrastato.
Non è giusto.
Mi avvicino al prato e mi stendo a terra sull’erba, ha un odore di umido. Ma qui non ha mai piovuto, figuriamoci, spegnerebbe tutto. Però c’è pur sempre l’umidità perché fa un caldo che non si sopporta.
Gwendolyn si avvicina a me un po’ titubante e mi guarda, io sorrido.
–Si, puoi sederti qui.—Lei sorride di rimando e si stende accanto a me, poi si guarda intorno un po’ come un gattino che ha perso la strada di casa.
–Cosa c’è? Non ti piace qui?—Mi giro in un fianco, verso di lei.
–No, mi piace..Però..fa sempre così dannatamente caldo da queste parti? Io non ho mai sopportato il caldo quando ero in..in vita, era solo un fastidio per me.
Io la guardo dubbioso, nessun demone aveva mai patito il caldo così tanto..possibile che lei abbia qualche discendenza dagli angeli? No no..non è possibile, non sarebbe qui sennò.
–Capisco, quindi credo che dovrà passare un sacco di tempo prima che tu faccia il tuo primo bagno nella lava—Sospiro, l’idea di vederla in costume non mi dispiaceva affatto.
–Forse non lo farò mai, credo che mi scioglierei. Sono nuova di qui..l’idea di farmi un bagno dentro quella roba bollente mi fa un po’ paura. Sai com’è, la lava scioglieva gli umani quando ero ancora in vita.
Capisco, capisco bene quel che intende. Anche io avrei avuto paura di tuffarmi dentro una cosa che prima mi faceva parecchio male..Vabbè pazienza, le piscine di gomma ci sono e l’acqua del lavandino pure. Duncan, datti un po’ da fare.
–Duncan mi sembri un po’ fra le nuvole, a che pensi?—Io divento rosso quanto il fiume che sta davanti a noi.
“No niente pensavo a quanto potessi stare bene con indosso un costume da bagno.” Spiegazione logica, esauriente, precisa..da pedofilo.
–Pensavo al pranzo..e al film che mi farai guardare stasera—Sorrido, lei sorride di rimando. 
–nulla di speciale non preoccuparti, ho in mente una cosa carina.—Mi gratto la testa. 
–e quale film hai scelto, per curiosità?
lei sorride e fa spallucce. –Lo scoprirai da te.
mi tocca la fronte, la sua mano è talmente fredda contro la mia fronte bollente che è piacevole. Talmente piacevole che le vorrei chiedere di continuare, ma imbranato come sono, non ci riuscirei mai.
–La tua mano..—Sussurro, lei mi guarda incuriosita.
–La mia mano?—preme ancora di più la sua mano fredda contro la mia fronte.
–Ti prego, lasciala così. E’ talmente piacevole..
Gwen arrossisce di colpo, le sue dita affusolate mi solleticano la fronte e la rinfrescano.
–Si..—sorride e lascia la mano sopra la mia fronte, io sospiro di felicità.
Mi piacerebbe stare così per sempre, non ho mai provato una cosa così..bella. Si è qualcosa che mi scalda più di quanto io lo sia già..qualcosa dentro di me si sta riempiendo. Alzo una mano e la appoggio sopra quella di Gwen che è sulla mia fronte.
–Sei fredda..—le accarezzo il palmo e le dischiude le labbra, con il suo visino rosso come una ciliegia.
–DEVIIIIIL!—Certo, un momento perfetto non può durare per sempre, questa è la mia fottutissima sfiga.
Mi alzo e tolgo la mano di Gwen da sopra la mia fronte, più avanti a me, Fire e Jess. Blood non c’è.
–Ehi, com’è che il terzo non è venuto?—Sbuffo, Gwen si avvicina un po’ a me e guarda male Fire.
Non deve starle molto simpatica a giudicare dalla reazione.
–Siamo venuti a fare un bagno rilassante, tu che fai? Guardi e nient’altro?—Alzo un sopracciglio.
–Gwen non può fare il bagno, è arrivata due giorni fa, il suo corpo non è ancora abituato a questa temperatura, potrebbe sciogliersi.—Lo dico con una serietà tale che avrei potuto fare concorrenza a mio padre.
–Oh poverina, la bimba non può fare il bagnetto. Che stai qua a fare Devil? La scorta?—Fire ha superato il limite, non la sopporto.
Le ringhio contro, Gwen si alza e si avvicina a lei.
–Scusami, Fire, giusto?—Lei fa un cenno di si con la testa, come sorpresa. –Devo dirti una cosa importante, loro due non devono sentire. Verresti qui?—Gwen cammina vicino alla riva del fiume di lava, nonostante siano un po’ lontane riesco a sentire tutto. Fire si avvicina a lei con aria snob, ancheggiando.
–Che vuoi dirmi?—Gwen la guarda e sorride.
–Spero per te che tu sappia nuotare.—mette una mano sulla spalla di fire e la spinge.
Si, la spinge dentro al fiume di lava, con i vestiti addosso.
Fire caccia un urlo e finisce dentro, i suoi vestiti si sciolgono tranne il costume. Gwen fa un’espressione superiore e torna da me, sorridendo.
–Scusami, non la sopporto, è più forte di me.—Io le sorrido di rimando, intanto davanti a noi Jess sghignazza come un’idiota.
–Sei proprio forte sai, Gwendolyn giusto?—Gwen lo guarda sottecchi.
–Scusa, non volevo far arrabbiare la tua amica—Indica Fire dentro al fiume che ne sta dicendo di tutti i colori, se la sentissero in paradiso la ucciderebbero.
Io guardo l’orologio e mi alzo.
–Bella mossa Gwen.—Le metto una spalla e la trascino un po’ con me. Lei sorride.
–Sono le una e mezza, ho fame, andiamo a casa?—Lei annuisce e mi prende per mano ancora.
Quella bellissima sensazione di prima torna. Qualcosa impossibile per gli altri, io non mi sarei mai arreso.
–Gwen, hai fatto un gesto carino.—Lei alza un sopracciglio e mi guarda.
–Forse non ho ben presente il tuo concetto di “carino”—Io mi metto a ridere.
–Il tuo aspetto, il modo in cui fai le cose, semplicemente sei bella. Mi piaci, voglio essere tuo amico Gwen.—Lei arrossisce di botto, io stringo di più la sua mano, come per paura che dopo quello che ho detto lei se ne vada.
–Tu sei già mio amico Duncan... Hai trovato un posticino dentro al mio cuore. Chissà che non s’allarghi.
Sorride.
Anche io lo faccio. E così ci dirigemmo a casa per fare un bel pranzettino, per la mia felicità.




ecco finito un'altro capitolo! Grazie a tutti quelli che seguono la mia storia *^* (se ce ne sono xD) davvero, grazie di cuore!
Un abbraccio e alla prossima!
_key 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***




Finito il bel pranzetto, Gwen si alza dal tavolo e comincia ad aiutare mamma a lavare i piatti, per quanto mia madre sia contrariata, visto che dice che gli ospiti non dovrebbero disturbarsi a fare nulla. Io mi siedo sul divano e cominciò ad accarezzare le ali di Black, lei comincia a fare delle fusa sonore.
–Ti piace èh?—Sorrido, la mia chimera non mi tradirà mai.
Le massaggio un po’ le orecchie e lei sembra gradire. Lei fa un miagolio soffocato, io continuo ad accarezzarla.
Non appena Gwen ha finito di lavare i piatti si avvicina a noi e guarda Black.
–Come mai tutte queste attenzioni a una chimera?—Alza un sopracciglio e sorrido.
–Perché Black è pur sem..Ehi, non è che tu sei gelosa?—Sorrido malizioso e le accarezzò la testa.
–Vuoi delle coccoline anche tu vero? Su su dai Gwen non ti arrabbiare—continuo ad accarezzarle la testa con quel tono da imbecille, Black non avendo più le attenzioni su di se comincia a svolazzare felice per la casa.
Gwen gonfia le guance come una bimba piccola e fa un labbruccio.
–Gelosa io? Ma che ti sei bevuto il cervello?—Afferra la mia mano che è sopra la sua testa e me la agita davanti.
–Smettila di toccarmi i capelli.—Ringhia quasi, intanto le sue guance prendono il colore di una bella ciliegia, avendo la pelle così chiara si vede perfettamente.
–E questo bel piccolino cos’è?—Le sfioro il labbro inferiore e poi la imito, facendo la stessa identica cosa.
–Il mio è più figo—Sorrido indicandomi il mio labbruccio.
–Vuoi scommettere?
Lei appoggia le mani sul mio petto e mi da una spintarella all’indietro, così che io casco sdraiato sul divano, poi mi si siede sopra.
–Ora ammetti che il mio labbruccio è più bello del tuo altrimenti non ti alzerai mai da questo divano.—Io sorrido e la prendo per un braccio, tirandomela letteralmente sdraiata sopra, a quattro centimetri dal mio viso.
–Ehm, dicevi?—Faccio il finto idiota, intanto i nostri nasi si sfiorano, la mia fronte è contro la sua.
–Dicevo che il..—Si blocca, diventando viola.
Io le prendo il labbruccio con due dita.
–Lui è più bello?—Lo avvicino, portandolo sempre più vicino alle mie labbra. Non so perché lo sto facendo, so solo che voglio soltanto avere un minimo di contatto con lei.
Gwen mi prende alla sprovvista e sento un dolorino al labbro inferiore. Un dolorino piacevole. Uno di quei dolori che vorresti avere per sempre. Sorrido e le accarezzo il mento, si. Lei mi stava mordendo il labbro inferiore.
–Gw..—Mi esce fuori quasi sotto forma di gemito.
Lei si ferma e si stacca, io mi sento morire. Quanto avevo desiderato quel contatto, ed era durato solo due miseri secondi.
–Aspetta..—Le prendo il mento con le mani e la guardo negli occhi. –Te lo devo restituire..
Lei è talmente rossa che non si muove di un centimetro, sentì che il suo cuore accelerò i battiti, la sua schiena venne percorsa da brividi. Al contrario di quello che si aspettava lei io non la morsi. Io le leccai le labbra, sia sopra che sotto.
–E’ da ieri che mi domando quale sapore possano avere queste due piccoline.—Le sfioro le labbra con il pollice e lei si scansa velocemente da sopra di me.
–Dimenticati di quello che è successo.—Corre su per le scale e si fionda in camera mia.
Invece dentro la mia testa rimbombano quelle maledette parole. Sento come se una lama mi avesse appena trafitto il petto, strappandomi il cuore da dentro.
Lei non mi voleva.
Io mi tocco il labbro inferiore, ha ancora il sapore di vaniglia delle labbra di Gwen.
Dimenticati di quello che è successo.
Lei non voleva. Forse la attirava solo l’idea di provarci, ma perché mi ha morso il labbro? Devo pur avere qualcosa che le piace, sennò non l’avrebbe mai fatto. Non sono mai stato un pezzo di carta usa e getta..e non voglio diventarlo. Devo sapere, voglio avere una spiegazione, un motivo.
Non posso restare nel dubbio così, non è giusto.
Mi alzo dal divano e mi tocco il petto. Dimenticati di quello che è successo. Sento una fitta, dentro il petto, all’altezza del cuore.
Dimenticati di quello che è successo.
 La testa comincia a girarmi. Davanti a me vedevo la televisione, ora soltanto oscurità.

Non so che sia successo dopo, so soltanto che mi sono ritrovato in camera sopra al mio letto, appena sveglio. Chissà quante ore ho dormito, due, tre, ho perso la cognizione del tempo.
La testa mi pulsa, è come se ci fosse qualche strano folletto con qualche super martello che continua ripetutamente a battere sul mio cranio.
–Mmh..—Sfioro la testa, davanti a me, seduta su una sedia, c’è Gwen. Dorme sulla sedia, ha gli occhi gonfi e arrossati. Sulla sua maglietta ci sono piccoli segni di gocce. Che abbia pianto?
Mi alzo pian piano dal letto, avvicino una mano alla sua spalla ma poi la ritraggo. Dimenticati di quello che è successo. Maledizione, il petto mi fa male. Ma non me ne importa, io la devo proteggere.
Se qualcuno l’ha fatta piangere pagherà. Con gli interessi.
La prendo per le spalle e la scuoto un po’, finchè non si sveglia. Lei alza lo sguardo verso di me e comincia a lacrimare.
–Duncan..ti sei svegliato..—Io le asciugo qualche lacrima con una mano, un’altra fitta.
Non l’avevo mai vista piangere, faceva male, malissimo.
–Perché piangi?—Lei si alza e mi butta le braccia al collo, non capisco. Sta ancora piangendo.
–Sono quattro giorni che dormi. Mi hai fatto prendere un’accidente..Ti avevo trovato svenuto davanti il divano e..hai dormito quattro giorni Duncan..
Quattro giorni..ho dormito quattro giorni consecutivi. Gwen ha pianto per me..?
–Tua mamma e io siamo state prese dal panico..Non sapevamo che fare. Abbiamo provato a svegliarti ma non ci siamo riuscite. Sono stata qui a guardarti dormire i primi due giorni..il terzo mi è venuto un esaurimento nervoso misto al terrore. Credevo che non ti saresti più svegliato, sono scoppiata a piangere e non smetto da ieri..—Le asciugo ancora le lacrime, poi non capisco per quale strano motivo la stringo a me.
Ha bisogno di essere protetta, so che posso farcela.
–Sono sveglio ora. Va tutto bene, basta piangere. Non è successo nulla, va tutto bene..—Continuo a ripetere, accarezzandole i capelli.
–Ho avuto paura...—Io la stringo di più.
–Lo so, ora sono qua, è questo che conta no?—Sorrido.
–Sì.
La mia espressione si fa più seria.
–Gwen, quattro giorni fa tu mi hai morso il labbro inferiore. Poi mi hai detto di dimenticarmi tutto. Ora hai pianto per me. Che devo pensare? Che con me stai giocando oppure io... un po’ ti piaccio?—Arrossisco e abbasso lo sguardo. –Sono svenuto solo perché avevo quelle parole in testa. Sei importante per me, non capisco perché ma io non posso fare a meno di te. Quel rifiuto mi ha mandato nel pallone, ho sentito le forze mancare.—Lei mi sfiora le guance che sono arrossite, poi arrossisce anche lei.
–Avevo paura di legarmi a qualcuno, c’è qualcosa dentro di me che me lo impedisce. Ho problemi a fidarmi, eppure tu sei entrato nel mio cuore da subito. Non so cosa e neanche perché, so solo che tu sei un ragazzo speciale. Mi piaci Duncan, più di quanto credi. Fra una settimana, una settimana...—Mi accarezza una guancia.
–Cosa succederà fra una settimana?—Lei sorrise.
–Dammi tempo una settimana e poi..Può darsi che non ci sarà più in rifiuto.
Si avvicinò con la testa al mio collo e lo morse, sentivo i canini di Gwen perforarmi la pelle.
Erano freddi, volevo un contatto, uno qualsiasi con lei, ora finalmente l’avevo. Avrei dovuto aspettare una settimana e sarebbe stata mia.
E’ questo che vuol dire toccare il cielo con un dito?

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***




Le quattro e mezza del pomeriggio.
Prima di uscire o di fare qualsiasi altra cosa sono andato da mia madre a farle sapere che stavo bene, dopo quella discussione con Gwen andava tutto benissimo.
Ero solo sorridente e credevo di sentire quasi i fuochi artificiali nella mia testa, niente poteva guastarmi la settimana. Mamma mi ha fatto un sacco di feste e mi ha abbracciato tanto, come se non mi vedesse da chissà quanti anni.
E’ piuttosto strano vedere quanto una persona si preoccupa per te dopo che dormi per quattro giorni, senza svegliarti.
Con Gwen abbiamo deciso di andarci a fare un giretto per i pochi negozi che ci sono all’inferno, prima io mi sono fatto una doccia e mi sono cambiato i vestiti.
Lei sembra più gentile con me nelle ultime ore, forse perché le ho fatto prendere uno spavento da manuale. Però ha sempre il suo comportamento sulla difensiva, come se la stessi accusando di aver fatto chissà quale strana cosa.
Sorrido.
–Ehi, vogliamo andare?—Lei sorride di rimando e si guarda allo specchio, sistemando i capelli in un codino.
–Un secondo, finisco di attaccarmi i capelli.—Io alzo un sopracciglio e continuo a guardarla che sferruzza con l’elastico, dicendone di tutti i colori.
–Attaccare che?—Appoggio un braccio allo stipite della porta e lei si gira verso di me.
–oh, forse qui non si dice. E’ un modo per dire che li lego.—Tengo il sopracciglio alzato e mi gratto la testa.
–Mi sembra che tu abbia qualche problema con i tuoi capelli, almeno da quello che dici. Non ho mai sentito un demone dire così tante parolacce in due minuti—Rido come un’idiota, lei diventa rossa.
–Ehi, ci ho pensato tante volte di farli crescere, però non me lo hanno mai permesso.—Io mi avvicino a lei e giocherello un po’ con i capelli che le ricadono sul collo dalla sua coda.
–anche corti così sono bellissimi—Sorrido e poi esco dal bagno.
–Si forse hai ragione..ma non farli crescere tanto..sai com'è da avere un taglio abbastanza normale.. MA CHE C...O, MANNAGGIA A 'STI 
CAPELLI DI M...A! PFF..—Sta sclerando oppure sono io che mi sto immaginando tutto? Oh bè, lasciamo passare.. 
Con un soffio toglie una ciocca davanti agli occhi. Sembra non importargliene più.
–Fortuna che non sei andata in paradiso, sennò ti avrebbero cacciata fuori a pedate—rido come un’idiota, e non capisco perché, lei si gira e mi guarda male.
–Che ne sai? Potrei essere anche una brava bambina quando voglio.—Sorride in modo strano, si avvicina a me e mi afferra la mano.
–Mio cavaliere, sono pronta a uscire. Dove mi porta di bello?—Io alzo un sopracciglio e le accarezzo la testa.
–Maddai..
Rido sempre allo stesso modo e stringo la sua mano, non vorrei mai lasciarla andare via. Mi da una strana sensazione di fresco, è proprio bella.
Sorrido e ci incamminiamo giu per le scale.
–Mamma ho bisogno di soldi, io e Gwen andiamo a fare un giretto in centro. Magari c’è qualcosa di carino che le piace e che le potrei comprare..—Ricevo una gomitata in pancia, è Gwen.
–Ma che cavolo ti è preso?—Faccio una smorfia e mi tocco la pancia dolorante.
–Non voglio che tu mi compri nulla, figuriamoci se ti permetto di andare a sprecare i tuoi soldi per me.—Io faccio un faccino demoralizzato.
–Ti preeeego.—Aggiungo anche occhioni e labbruccio per sembrare più credibile, poi incrocio le mani e faccio la tipica espressione da cucciolo. –solo qualcosina..
Lei tira un sospiro e annuisce.
–Va bene, va bene. Contento?—Sbuffa e mi riprende la mano, facendo lei il labbruccio questa volta.
–No, non mi incanti.—Lei sbuffa ancora, io sorrido come un’imbecille.
Mamma mi compare davanti. Come cavolo fa non l’ho mai capito.
–Ecco i soldi tesoro, mi raccomando fa il bravo gentiluomo—Sparisce di nuovo chissà dove, lasciandomi in mano venti stelle nere.
Che..confrontandoli con i soldi umani dovrebbero..uhm..avere il valore di 200 euro.
–Grazie mamma..—Parlo a vuoto visto che mamma è bella che andata.
–venti selle nere..wow, proprio un bel bottino.—Sorrido. –Con queste non potrai sfuggirmi, voglio comprarti qualcosa di carino—Lei diventa rossa e poi sbuffa.
–Non voglio Duncan..—Io esco di casa mano nella mano con Gwen e mi fermo sul tappeto.
–Hai detto che posso, poco fa.—Sorrido furbetto e comincio a camminare.
Facciamo un giretto per negozi fino alle sette e mezza della sera, stranamente Gwen non ha detto una parola contro di me dopo tutti i vestiti che le ho comprato, anzi sembra tranquilla.
Le buste le ho detto che le avrei portate io, dovevo pur fare il bravo gentiluomo. Lei a quel punto s’è lamentata però dopo un po’ sono riuscito a farla smettere.
Si è sfogata un po’ dicendo che dovevo comprarmi qualcosa anche per me, però visto che a me non serve nulla sprecherei solo dei soldi. Alla fine si è arresa e mi ha seguito da brava bimba.
Ora..oh si, bisogna cenare. Ho una certa fame è vero..
–Gwen, che ne dici se andiamo a mangiare un hamburger o qualcosa del genere qui vicino? Conosco un posto che ne fa buoni—Sorrido, lei annuisce.
–in effetti ho una certa fame anche io..—Acceleriamo entrambi il passo, intanto Gwen non si dimentica di guardare le vetrine di qualsiasi negozio che sorpassiamo.
A un certo punto si ferma davanti alla vetrina di un negozio di antiquariato, dove ci sono parecchi oggettini carini che incantano le persone.
–Mmh?—Mi fermo e le appoggio una mano sulla spalla.
Lei sta guardando un oggetto in particolare. Una collana, davvero bella.
Ha un ciondolo a forma di cuore fatto con quello che deve essere un rubino, sembra quasi lo stesso colore dei miei occhi.
Poi c’è un altro ciondolo a forma di nota musicale, sotto attaccata alla nota c’è una chiave sempre di quelle che usano i musicisti che ci sono negli spartiti.
–Ti piace quello?—Indico la collana che si trova dentro una scatolina rossa.
Lei annuisce, poi sospira.
–Ma chissà quanto è costosa..—Si gratta la testa e riprende a camminare.
–Aspetta, fermati. Torno subito.—Lei mi guarda e allunga una mano.
–Duncan ma che stai..—Non fa in tempo a fermarmi che io sono già dentro al negozio.
E’ pieno di pezzi di antiquariato, insomma roba molto vecchia e a quanto pare a giudicare dai cartelli che ci sono qua intorno è tutto molto fragile.
Ah, e non bisogna toccare nulla.
Il proprietario è un vecchietto che sta spaparanzato sul balcone a contare centesimi, non sembra cattivo, sembra soltanto stanco.
Mi ricorda mio nonno.
–Buon giorno..—Sorrido, mi sono sempre piaciuti i vecchietti, sono simpatici e poi hanno una visione del mondo tutta loro.
–Ehi giovanotto!—Infila gli occhiali da vista sul naso a forma di tappo di bottiglia e poi si avvicina a me.
Mi scruta, con quei suoi occhietti da gatto.
–Aspetta..ma tu non sei il figlio di Satana?—Io annuisco e sorrido.
–Hai gli occhi rossi, solo la tua famiglia ha questa particolarità.—Annuisco di nuovo.
–Piacere, mi chiamo Duncan. Sono venuto qui per comprare una cosa, quella collana esposta in vetrina.
–Oh quella? Ma certo certo..Te la prendo subito figliolo..—Sorrido e lo guardo andare a prendere la collana con un passo un po’ incerto e barcollante.
–Le serve aiuto?—Lui sorride.
–no no tutto a posto.—Mi gratto la testa.
Fortuna che non può morire finchè non lo decide mio padre. Deve essere un demone molto anziano, perché noi anche all’età di ottanta anni ne dimostriamo venti.
–Scusi la domanda..Lei quanti anni ha?—Sorrido.
–Seicentoventinove anni per l’esattezza, ero piccolo quando tuo padre ha costruito l’inferno..—Io faccio una faccia da zombie.
–Ma..mio padre non ha l’aspetto..—Lui finisce la frase per me.
–Di un vecchietto? Oh si, lui deve sempre avere un bell’aspetto come tua madre, sai com’è i padroni devono fare una bella figura..—Ah, ora si spiega tutto.
–Oh..e quanti anni ha mio padre?—Lui alza leggermente gli occhiali e torna da me con la scatolina rossa.
–Precisamente settecento anni.
Settecento? Oh mamma mia, certo che è vecchiotto. E io che pensavo ne avesse trecento o giu di li. Mamma santa.
–Bene..oh bè, quanto mi fa la collana?—Quello va al balcone e alla sua piccola cassa, incarta bene il pacchettino con dentro la collana.
–Se è per una ragazza te la vendo a quattro stelle nere.—Io arrossisco e guardo da un’altra parte.
Il mio sguardo vaga per il negozio del vecchio, è un po’ malandato poverino.
–Facciamo che le do dieci stelle nere e ci ristruttura il negozio.—Lui fa due occhi grossi quanto due palloni da calcio.
–Dieci stelle nere?—Io annuisco.
–Che c’è? Mai avuto un cliente generoso?—Lui al pacchetto aggiunge anche bigliettino e ci allega una rosa blu.
–Grazie figliolo, grazie mille.—Sorrido e lo pago.
–Grazie a lei.—Lui mi saluta con la mano, sembra essere parecchio contento.
Mi piace fare felici le persone, soprattutto quelle che hanno più bisogno d’aiuto.
–Spero di rivederla presto—Chiudo la porta e guardo Gwen, intanto io sorrido.
–Questo è tuo.—Le porgo il pacchetto, lei rimane a bocca aperta.
–Ma Duncan sei matto?—Io faccio spallucce.
–Ogni volta che guarderai quella collana ti ricorderai di me.—Comincio a camminare verso il “ristorante” dove dovevamo andare a mangiare, con le buste di Gwen in mano.
Lei mi corre dietro con la scatolina in mano.
–E’ troppo..non dovevi..—Faccio ancora spallucce.
-Fai finta che l’abbia comprata per un mio capriccio, io voglio che tu ti ricordi sempre di me. Ogni volta che toccherai quella collana, sarà come se io fossi li.—Lei sorride.
–Grazie, mille grazie..—Si avvicina a me e mi scocca un bacio sulla guancia.
Io arrossisco e continuo a camminare.
–Dovere.—Arriviamo davanti al ristorante e mi metto a sedere sulla prima sedia che vedo.
Gwen ha qualche problema a mettere la collana, così la guardo e sorrido.
–Ti do una mano?—Lei arrossisce e fa un’espressione da bimba.
–Mi servirebbe.—Io le indico le mie gambe e alzo un sopracciglio.
–Vieni, siediti qua.—Lei fa come le ho detto senza proferire parola, si siede sulle mie gambe e sento il suo cuore accelerare i battiti.
Prendo i due lati della collana e li aggancio, legandola intorno al suo collo.
–Non toglierla, non toglierla mai più.—Avvicino le labbra al suo collo e ci poso un leggero bacio, come un battito d’ali di farfalla.
Sento il cuore di lei che potrebbe uscirle in qualsiasi momento, mi piace farle questo effetto. Lei non disse niente, annuì e basta mordendosi l'interno del labbro. poi si tocca la collana con le dita.
–non la toglierò mai.—Si alza da sopra da me e io faccio un versetto di disapprovazione.
Lei prende una sedia e mi siede accanto, giocherellando con la collana.
–I tuoi occhi hanno il suo stesso colore.—Sorrido.
–Un altro motivo per ricordarmi.

Passiamo una bella serata, una bella cena e parliamo del più e del meno.
Vorrei stare così per sempre, ma purtroppo c’è sempre l’ora di tornare a casa.


Angolino <3:
Ecco finito un'altro capito :D spero vi sia piaciuto! e scusate se ci sono degli errori ma non ho avuto il tempo di rileggerla. Vabbè alla prossima :3
baci e abbracci, gossip girl key (xD) <3

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***




Pago io la cena, Gwen non può obbiettare visto che non ha soldi con se.
Ci alziamo alle nove e mezza, poi ce ne andiamo. Io con tutte le buste di lei ma..infondo sapendo che sono sue non pesano.
Gwen intanto per strada continua a giocare con la collana, sembra piacerle davvero tanto. Sono felice di questo, almeno non l’ho comprata per nulla.
Sorrido, intanto io e lei continuiamo a parlare dei nostri gusti in musica e cose così, scopro che sono anche parecchio simili. Mi diverto a stare con lei, c’è qualcosa che mi fa sentire completo.
E’ piuttosto strano, non trovate?
Continuiamo a ridere e a parlare, finchè non siamo all’incirca a una trentina di metri da casa mia.
–Che film vuoi vedere dopo?—Chiedo a un certo punto, curioso di saperlo.
–Lo vedrai Duncan, tranquillo.—Sorride, io sospiro.
Voglio saperlo ma lei non me lo vuole dire. Uffa...
–Okay okay, allora sbrighiamoci ad andarcene a casa.
Accelero un po’ il passo e..vado a scontrarmi contro qualcosa. O qualcuno.
Oh dio, la mia sfiga non ha limiti.
Fire, colei che mi rovinerà la vita. Alza gli occhi color nocciola verso di me e mi mette.. mi fa schifo solo pensarlo. Mi ha messo le braccia intorno al collo.
–Devil! Sono passata a casa tua perché sono quattro giorni che non sei più uscito, che ti è successo amore?
Amore? Ma con chi ca..o pensa d’essere questa cretina?
–Ho avuto dei problemi e..non sono il tuo amore.—Le ringhio contro, lei mi scruta con quei suoi occhiacci malefici. Mi fissa il collo e poi ne sfiora un punto preciso.
–Che diavolo è questo?—Indica il punto.
–Eh?
Lei balbetta quasi, le tremano le mani.
–Questo è il segno di un morso.
Ah si, il morso di Gwen. Mi ha lasciato il segno e neanche me ne sono ricordato.
Fatto sta che Fire si sta incavolando. Ma che le frega a lei di quello che io ho nel mio corpo? Manco fossi il suo ragazzo, lo sono stato ma non accadrà di nuovo.
–Chi è stato?—Le si allungano gli artigli e mi guarda male.
–Non sono affaracci che ti riguardano.—Dico, con un’espressione seria e dura in volto.
Gwen è un po’ più distante da noi che ci guarda, probabilmente non sta sentendo quel che io e Fire ci diciamo.
–Dimmi chi è stato oppure ti farò molto male.—Mi minaccia lei.
Dannazione a me e al mio voto di non picchiare le donne. Non può certo uccidermi ma può farmi male e io non posso fare nulla per contraccambiare.
–Ripeto, non sono affaracci tuoi.—Lo dico sibilando, per sembrare più cattivo.
Lei alza la mano e mi guarda.
–Non mi va bene così, Deviluccio.
Io la guardo con odio, Fire chiude la mano a pugno, so cosa ha intenzione di fare.
Farà male. Chiudo gli occhi, magari non fa così male come credo.
Sento come un buco nello stomaco, non ha fatto poi tanto male, ma aprendo gli occhi vedo il paesaggio che si muove.
Ah, non è il paesaggio, sono io.
Chiudo di nuovo gli occhi e sento un dolore lancinante alla schiena e alle spalle. Fire sapeva che dandomi un pugno non mi avrebbe fatto nulla, così mi ha spedito contro la casa di qualcuno.
Sento solo dolore. E’ stato un impatto troppo forte, ho dovuto trattenere un urlo.
Dalla mia bocca è uscito fuori un gemito e nient’altro, non ho mai sentito tanto dolore in vita mia. La schiena, maledizione. Credo mi sia rotto qualcosa, la mia fortuna è che non posso morire, almeno questo.
Alzo lo sguardo, il mio corpo trema. Faccio altri gemiti, provo ad alzarmi, ma niente.
Provo a dire qualcosa, l’unica cosa che mi viene in mente è dire a Gwen di scappare. La guardo, lei mi fissa, ha le mani davanti alla bocca e un’espressione che sembra stracolma d’odio e rabbia. Dalle mie labbra esce solo un sussurro.
–Gwen, vai a casa.—Sussurro, facendo un altro gemito.
Provo ad alzarmi ancora, ma appena ci provo ricado subito all’indietro.
Maledizione.
Lei scuote la testa. Corre verso di me e mi si inginocchia davanti.
–Duncan..—Prova ad aiutarmi ad alzarmi, ma io scuoto la testa.
–Ti prego vai a casa. Non voglio che ti faccia del male.—Le accarezzo il viso e lei sembra sul punto di piangere.
Fire intanto si avvicina a noi, Gwen scuote la testa un’altra volta.
–Perché ti ha fatto questo?—Si gira verso Fire e comincia a ringhiarle contro.
Lei arriva fino a noi, sorridendo malvagia. Indica Gwen e comincia a parlare.
–Sei stata tu a toccare il mio ragazzo, allora.—Gwen si alza in piedi e ringhia.
–Dannata. Io ti uccido.— Non credevo che potesse dire cose del genere, sembrava totalmente presa dalla rabbia.
Fire sorride maligna.
–Sarai tu a farti molto male.—Prova ad avvicinarsi a Gwen, ma io la afferro per un piede cercando di farla cadere.
Fire resta in piedi e si gira verso di me.
–GWEN VATTENE VIA MALEDIZIONE!—urlo col poco fiato che mi rimane, sembro disperato.
Intanto Fire fa un gesto di no con la mano e poi continua a sorridere in quel maledetto modo.
–Sta zitto.—E da li, sento soltanto dolore allo stomaco.
Mi aveva mollato dei calci in pancia. Io faccio altri gemiti di dolore. Non ero mai stato picchiato in questo modo, mai. Forse perché sono il figlio di Satana e nessuno ha mai osato toccarmi.
Ma Fire è una demone ed è presa dalla rabbia. Non le importa chi ha davanti, vuole solo vedere me strisciarle ai piedi.
–Maledetta, sei una maledetta.—Tengo lo stomaco con le mani e chiudo un occhio.
Sento Gwen gridare il mio nome.
La vedo che prende la rincorsa e si butta sopra a Fire. Comincia a pestarla a sangue, dicendogliene di tutti i colori. Le tira i capelli, le da calci, pugni e schiaffoni. Fire riesce a liberare una mano e da un calcio a Gwen, che è costretta a levarsi da sopra di lei. Io stringo i pugni, non posso fare altro. Tutte e due si alzano in piedi, Gwen allunga una mano verso Fire, sembra traboccare di rabbia. Fire la guarda e sorride maligna, nonostante tutte le botte che ha preso le facciano male.
–Cosa speri di fare?—Gwen ringhia.
–NON TOCCARE MAI PiU' DUNCAN!—Dal palmo della mano di Gwen esce un fascio di luce enorme, veloce e preciso.
Colpisce Fire in pieno stomaco e la spedisce chissà in quale parte dell’inferno.
Ma com’è possibile? I demoni non possono fare cose del genere è... strano.
Gwen tira un sospiro di sollievo, si avvicina a me e al mio orecchio.
–Non fare parola a nessuno di quello che hai visto.—Dice semplicemente, io annuisco. Farò tutto quello che lei vorrà.
–Lo prometto.—Gwen comincia a mettere le buste dei vestiti sopra ad un albero, ma non capisco perché.
–Come mai le metti lassù?—Dalla mia bocca esce un gemito di dolore e lei quando torna da me mi mette un dito sulle labbra.
–Così quando domani le veniamo a prendere nessuno le avrà rubate.—Io annuisco e mi rendo conto che non sono in grado di alzarmi e arrivare fino a casa mia. Mi fa troppo male la schiena e lo stomaco.
Faccio un’espressione alla “mi dispiace”. Gwen sorride e basta.
–Grazie d’aver provato a proteggermi.. Ma tu l’hai già fatto una volta, ora è toccato a me.—Sorride e..non so come fa però mi prende in spalla.
–Ora riposati Duncan, dormi un po’. Io non riesco a non eseguire il suo ordine, appoggio la testa sulla sua schiena e mi addormento.


Mi sveglio, sono in casa mia. Precisamente sul divano del salotto. Non ho la maglietta e ho delle fasciature un po’ ovunque. Gwendolyn intanto è accanto a me nel divano che fa zapping con il telecomando.
Io le tocco una spalla, lei si gira verso di me.
–Duncan, ben svegliato dormiglione.—Mi accarezza la testa e io faccio un verso che assomiglia alle fusa di Black, noto con piacere che la mia chimera è nella sua cuccia che dorme tranquilla.
Io faccio un’espressione dubbiosa e mi guardo il corpo fasciato. Gwen sembra quasi leggermi nel pensiero.
–Oh quelle? Tua mamma mi ha aiutata a medicarti, ora dovresti star meglio.
Io faccio cenno di si con la testa, in effetti non mi fa più tanto male ne la schiena ne lo stomaco.
–Grazie per tutto quello che hai fatto per me.—Mi esce spontaneamente. Lei si avvicina a me e mi bacia la fronte. 
Mi sento mancare per qualche istante.
–Dopo tutto quello che tu hai fatto per me era il minimo— Sorride dolcemente.
Siamo faccia a faccia, tre centimetri di distanza. Le mie labbra sfiorano le sue.
A me non sembra giusto, devo aspettare ancora una settimana purtroppo, è una promessa. A malavoglia mi stacco e ritiro un po’ la testa.
–Una settimana, Gwen..
Lei arrossisce e incrocia le braccia.
–Si hai ragione..—Però fa un labbruccio.
–Ehi, sei stata tu che hai stabilito il tempo.—Sorrido come uno scemo e guardo l’ora.
Le dieci e mezza.
–Non dovevamo guardare un film noi due?—Lei sembra quasi riprendersi e salta dal divano.
–Oh si giusto!—Si lancia subito fra i dvd finchè non trova la sua mira.
–Che cos’è?—Lei mi mostra la copertina del dvd. Twilight.
–Ti piacciono i vampiri?—Le domando.
Lei arrossisce e poi mi guarda.
–Perché, è un reato?—Io scuoto la testa.
–No, però si vede che sei una di loro.—Indico il mio collo e faccio un sorriso divertito. Lei arrossisce ancora di più.
–E sono sempre disponibile a farne altri.
Okay, con questa risposta, ammetto che ci sono rimasto di me..a. Non me l’aspettavo, credevo in un “cretino” oppure “def...ente” o “stupido”. Però mi è piaciuta come risposta.
–Ehi, ti do tutti i permessi che vuoi.—Sorrido e la guardo mettere su il dvd.
Ha ancora la faccia arrossata ed è bellissima. Non appena ha messo su il dvd si siede accanto a me, appoggia la testa sulla mia spalla e mi stringe il braccio. Io appoggio la testa sulla sua.

Le scene romantiche non mi fanno molto impazzire (anzi..), però quelle con un po d'azione sono belle, non c’è che dire.
Arriviamo alla scena in cui il vampirello, che si chiama Edward mi pare, bacia la sua umana, Bella. Che a mio parere non è neanche di tutta questa gran bellezza, Gwen è cento volte meglio.
Li guardo, immaginandomi cose che non dovrei immaginare. Penso che vorrei esserci io al posto di Edward e Gwen al posto di Bella.
Tiro un sospiro e tengo gli occhi incollati al televisore, finchè non sento un dolorino piacevole al collo.
Come la prima volta, Gwen lo sta mordendo ancora.
Non capisco per quale motivo, ma so che lei mi morde il collo, perché una sensazione così piacevole l’ho sentita solo una volta.
–Che..—Non finisco la frase che arrossisco di viso e istintivamente porto una mano sulla testa di Gwen e le accarezzo i capelli.
Lei è ancora li, con i denti e le labbra piantati sul mio collo.
–La mia vampira.—Sorrido e mi godo quel momento così piacevole.
Sento le sue gote arrossarsi nonostante non la vedo. Il suo cuore accelera i battiti, finchè non si stacca da me.
–E’ stato l’istinto..scusami..non ho potuto trattenermi.—Io sorrido.
–Puoi farlo tutte le volte che vuoi.—Dopo questo morso mi sento come un drogato che ha appena ricevuto la sua dose. Le accarezzo il viso e poi le rimetto la testa sulla mia spalla.
Dopo una quindicina di minuti, mi addormento.



Eccomi con un nuovo capitolo! :D Intanto chiedo scusa, ho fatto un bel po di ritardo, il fatto è che abbiamo appena iniziato la scuola e ci hanno gia sommersi di compiti ;_;
-Prof: come si dice... chi ha tempo non aspetti tempo u.u
-io: -.-' ...

Ok lo ammetto, ero alquanto indecisa su che film mettere questa sera. Non vado molto matta per Twilight... però ci stava benuccio... magari non mi piace come storia d'amore, ma amo vampiri, licantropi e tutto ciò che a che fare con miti e leggende (grande amante del fantasy)

Ah dimenticavo, un grazissimo a Punk_Lady, Kairi_Wolf, dolcemary, _Lucky_Fairy_, BrendonDxG, Dott_Gwen, Metallara_, HikarixKey, e anche chi mi ha aiutato a migliorare questa storia.
Ok ora mi sto zitta u.u un abbraccione,
_key

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***



>
Ehilà :D Come state? ^w^ oh, non sapete a scuola che orario schifoso c'hanno dato, proprio da mettere voglia di alzarsi la mattina. Cavolo, poi non trovo più una felpa... Chissà dove l'ho messa. Oh, poi insomma dovremmo essere in  autunno ma fa ancora un caldo da sciogliere le pietre... una cosa allucinan-
-Duncan: Guarda che non ce ne frega. 
-Gwen: Meglio se arriviamo al punto, la verità è che non sapeva che scrivere e pensa che sia venuta una madornale schifezza, quindi farnetica per perdere tempo.
-Io: Sigh...
-Duncan: ...A me il capitolo piace *sorriso malizioso*
-Gwen: *sbuffa e arrossisce* Bah...
-Io: Sì, ok, ma dovevo parlare io, scusate, eh.
-Duncan: Temo che avremmo finito domattina.
 -Io: Sigh...
-Down: vabbè, comunque non consigliamo la lettura a persone che sono facilmente turbabili alla lettura di 'sdolcinatezze spinte (?)' ^_^ grazie dell'attenzione.
-Io, Duncan e Gwen: ... Quando è arrivata? o.o



E’ mattina, mezzo giorno preciso oserei dire. Gwen mi dorme addosso, è quasi abbracciata a me. Io sorrido, è un peccato svegliarla. E’ talmente carina mentre dorme.. con oggi sono sei.
Sei giorni.
Fra sei giorni forse lei sarà tutta per me. Le accarezzo la testa, non capisco perché ma c’è una coperta sopra di noi. Mamma deve averci visti nel divano e forse.. ci ha messo la coperta per non prendere freddo. Le sono grato, è una mamma buonissima.
Black mi svolazza sopra la testa e mi sfiora il viso con le piume nere delle sue alette. È piuttosto morbida la mia chimera, soprattutto le sue piume sono bellissime, perché quando mamma non ha nulla da fare le spazzola sempre con cura e gli fa il bagno. Black vola sopra Gwen, precisamente sulla sua testa, si appoggia leggera come una farfalla su in fiore. Dopo comincia a muovere le ali sul contorno del viso di Gwen, lei a quel contatto apre leggermente gli occhi.
Black si sposta e continua a svolazzare in giro per casa. Gwen mi guarda e sorride.
–Ehi.—Io la guardo e sorrido di rimando.
–Buongiorno, Gwen
Lei sbadiglia e si alza dal divano, scansando la coperta.
–Ho dormito benissimo.
Io accendo un po’ la tv, intanto in cucina si sentono rumori di pentole e padelle e un buon profumino. E’ mezzo giorno, è normale che mamma stia cucinando per il pranzo.
–Sono contento, ora vai a lavarti e vestirti, io aspetto qua..—Lei annuisce e si stiracchia un po’.
–Non ci metterò molto—Detto questo, sale per le scale e sparisce dietro la porta del bagno.
Intanto sento dei passi dietro alla poltrona, ma non è Gwen. E’ mamma. Si piazza davanti a me e raccoglie la coperta sul divano.
–Duncan, puoi seguirmi in cucina? Devo parlarti di alcune cose
Piega la coperta e la appoggia senza alcun lato fuori posto sul divano.
–Sì, mamma...—Mi alzo e la seguo, silenzioso.
Black si è dietro, con un’espressione curiosa quanto la mia. Mamma si siede in una sedia davanti al tavolo, apparecchiato e ben messo come al solito.
–Scusa se abbiamo dormito tanto mamma, ma Fire ci ha dato non pochi problemi ieri..—Lei mi guarda e scuote la testa.
–Non è di questo che volevo parlare.. e comunque togli le bende Duncan, visto che sei un demone le tue ferite non restano a lungo, non puoi morire.
Io annuisco e comincio a togliere le bende. Guardo la spalla e lo stomaco, nessun segno che io sia stato pestato. Il mio fisico è asciutto e a posto come era prima della scazzottata.
–Va meglio ora—Sorrido e guardo mamma, a differenza di me sembra parecchio seria.
–Duncan, voglio farti delle domande molto importanti. E’ necessario che tu risponda e risponda con sincerità.
Io alzo un sopracciglio e faccio una faccia strana.
–Certo, chiedimi quel che vuoi.
Lei annuisce e mi guarda negli occhi, gli occhi di mamma sono neri con delle sfumature celesti. Forse perché una volta era un angelo.
–Qual è il tuo rapporto con Gwen? Vi siete fidanzati?
Rimango palesemente sorpreso davanti sua domanda. Da quanto in qua a mia mamma importa della mia vita privata? Mi ha sempre lasciato libero e in pace. 
Io arrossisco e mi gratto la testa.
–No, non siamo fidanzati. E’ solo.. non lo so neanche io cosa ci sia fra di noi. So solo che a lei tengo tantissimo. E che.. forse.. mi piace, tutto qua..
Non volevo dire a mamma che mi ero innamorato di una ragazza che conoscevo da meno di una settimana, ma si sa, il colpo di fulmine non lascia scampo a noi povere vittime.
–Ascoltami Duncan.. stai in guardia, sempre.. Gwendolyn non è.. non è come sembra. Devi essere prudente..—Io alzo un sopracciglio e la guardo.
–Prudente? In guardia? Ma mamma.. che stai dicendo?
Lei fa per avvicinarsi a me, mi prende per un braccio e avvicina la testa al mio orecchio.
–Gwen è..—E nel momento stesso in cui lo dice, il soggetto in questione scende dalle scale e viene in cucina.
Mamma è costretta a lasciarmi il braccio e a tornare a cucinare, come se niente fosse.
Gwen è..? Cosa? Maledizione.
Gwen è vestita esattamente come l’ho lasciata soltanto che profuma di vaniglia. Deve essersi appena fatta una doccia veloce.
–Gwen.. insomma hai.. hai fatto in fretta..—Lei annuisce e sorride.
–Qualcosa non va, Duncan?—Io scuoto la testa.
–No, tutto a posto. Mangiamo ora?—Annuisce di nuovo e si siede a tavola.
Mamma fa finta di nulla, come se non fosse successo un bel niente e tutto il discorso che avevamo iniziato non fosse mai accaduto. Che nervoso, voglio sapere cosa stava per dire.

Dopo pranzo mamma esce e va a fare un giretto per “sgranchirsi” le gambe, così ha detto lei. Ma secondo me se n’è andata solo perché non voleva riprendere il discorso di prima. Dannata, prima o poi ti beccherò e ti farò mille domande.
 Gwen sta sul divano a guardare la televisione, tranquilla e irremovibile. Credo sia uscita anche Black, ma è piuttosto strano. Sento la voce di Gwen che riecheggia per tutta la casa, mentre io trasporto dei piatti da portare al lavandino per lavarli.
–Duncan?—Mi chiama, sembra quasi che voglia che vada da lei.
Io porto le cose in cucina e poi la raggiungo.
–Mmh?—Inclino leggermente la testa di lato, segno che voglio sapere quello che lei vuole dirmi.
–Perché non ti rimetti la maglietta?—Io inclino ancora di più la testa, facendo un’espressione dubbiosa.
E’ strano.
–Perché sento un gran caldo, siamo all’inferno, non in un palazzo di ghiaccio. Gwen certe volte fai delle domande un po’ troppo ovvie—Mi allontano e la sento sbuffare, intanto alla televisione danno qualche telefilm di cattivo gusto. Non so come lei faccia a guardarli, fosse perché semplicemente non ha nulla da fare.
Io continuo a girare un po’ per casa, mettendo a posto cose fuori dal loro spazio, raccogliendo robacce che sono per terra, spazzo e lavo i piatti. Me ne stupisco io stesso del mio operato...
–Vuoi una mano?—Un’altra volta Gwen dal salotto, dalla voce sembra parecchio annoiata.
–Se ti fa piacere.—Lei si alza e mi raggiunge, poi sorride.
–Che devo fare capo?—Io indico il pavimento.
–Spazza un po’ qui nei dintorni.
Io intanto metto il cibo avanzato dentro al frigorifero, l’unica cosa fresca da queste parti. Mi sento osservato, ogni minima mossa che faccio, c’è qualcuno o qualcosa che mi fissa.
Ma ogni volta che mi giro Gwen guarda da un’altra parte. Ma che cavolo, sarò io che sto diventando matto? Rimetto a posto delle foto che sono sopra al caminetto (A cosa ci servirà poi il camino? Credo sia un fatto di estetica) E poi mi giro di scatto.
Eccola, l’ho sorpresa.
E’ lei che mi guarda insistentemente ogni cinque minuti. Non capisco, perché?
–Ehm, Come mai non la smetti più di fissarmi?—Sorrido e alzo un sopracciglio, lei fa un’espressione come quella di un bambino che è appena stato sorpreso con le mani dentro al barattolo di caramelle.
–Non è colpa mia se sembra che hai appeso un cartello con scritto “guardami”.—Arrossisce e fa uno strano sorriso, è piuttosto..
–Mmh? Che vorresti dire?
Lei sbuffa e si avvicina a me, la distanza che separa i nostri corpi è almeno di tre centimetri e non di più. Forse anche meno. Mi punta un dito nel petto e riprende a parlare.
–Maledizione, proprio non lo capisci eh? C’è un ragazzo che ha un fisico da Dio scultoreo e va in giro per casa senza la maglietta, in più questa cosa aiuta anche a vedere meglio il suo lato B, che non è certamente da sottovalutare e mi chiedi perché ti fisso?—Non c’è traccia di rossore nelle sue guance, soltanto sempre quello sguardo come se.. voglia mangiarmi.
–Ma che stai dicendo?
Mi ha appena fatto dei complimenti o sbaglio?
–DUNCAN! Non ci arrivi? In parole povere, mi piace il tuo sedere.—Sospira e stavolta arrossisce un po’.
Wow, questo si che mi piace. C’è un silenzio tombale per almeno cinque minuti, poi io riprendo a parlare.
–Ehi, se vuoi essere in pari con me, togliti la maglietta. Non è giusto che ti diverta solo tu o sbaglio?—Appoggio la fronte contro la sua e sorrido nello stesso modo in cui sorrideva lei cinque minuti fa.
Gwen scuote la testa e arrossisce.
–No, caro. Le donne non si guardano.—Io sorrido e le lecco la punta del naso.
–E’ impossibile non guardarti e non immaginare cosa ci sia sotto a questi dannati pezzi di stoffa, che a mio parere, sono solo uno stupido impiccio.
Mi stacco da lei e sorrido, la sento. Sento il suo cuore anche a distanza, ha accelerato i battiti.
–Vai scema. Pulisci un po’ il bagno.—Lei annuisce silenziosa e sale di sopra. Io intanto comincio a dare lo straccio per terra in cucina, coprendo ogni singolo angolo che c’è.
Quando ho finito metto lo straccio vicino al muro e lo lascio li. Gwen torna subito dopo che ho finito, correndo quasi.
Ma, è bagnato.
–Gwen non correre!—Lei non fa in tempo a fermarsi che scivola, sopra di me. Mi cade addosso, senza pensarci due volte. Finiamo tutti e due sul pavimento, lei sopra e io sotto.
–Te l’avevo detto di non correre, la prossima volta ci metto un cartello con “attenzione è bagnato”—Rido, lei invece ha le labbra dischiuse e sembra.. incantata. Non capisco. Le tocco leggermente la testa.
–Gwen? 
Ma che ..? Le mani di questa ragazza non sono più sopra al mio petto.. e come prevedibile, lei se ne sta approfittando. Mi ha appena palpato il sedere. Io la guardo e sorrido, poi le mordo le labbra.
–Che stai facendo, scusa?—Le afferro le mani e le accarezzo, mentre lei continua a palparmi. E’ rossa in viso.
–E’ da un po’ che volevo farlo, una volta che mi si presenta l’occasione sarei una cretina a lasciarmela scappare.—Sorrido e stavolta invece di morderle le labbra gliele lecco. Ho bisogno di baciarla, sento le mie labbra che stanno andando a fuoco.
La voglio.
–Gwen..-E’ quasi un sussurro, sembro quasi supplicante dal mio tono.
–Dimmi..—Porta una mano sul mio viso e lo accarezza.
–Ti prego, voglio baciarti. Non ce la faccio più a guardare quelle labbra perfette senza sentire che siano mie.—Abbasso lo sguardo sulle sue labbra, come se mi invitassero a morderle e a concentrare tutte le mie attenzioni su di loro.
Lei è rossa, quasi ansimante, so che desidera anche lei questo contatto.
–Duncan... sei giorni..—Lei vuole fermarmi, vuole che aspetti altri sei giorni prima di impadronirmene.
–Mi hai palpato, il minimo che possa fare ora è fare anche io qualcosa che da tempo desidero di compiere. Non me ne importa più un fico secco dei giorni che devono passare.
Allungo la testa e finalmente le sento. Le labbra di Gwen. Sono come me l’ero immaginato, forse anche meglio. Morbide, dolci. Non mi basta, non mi basta solo questo. Un bacio a stampo non fermerà la mia fame. Faccio in modo che anche lei dischiuda la bocca.. e le nostre lingue cominciano a scoprirsi a vicenda, in un sinuoso abbraccio. Ora posso dire di essere soddisfatto, finalmente ho ricevuto il contatto che tanto volevo avere. Mi sembra di essere arrivato a toccare il cielo.
La stringo a me, mettendo le mani intorno ai suoi fianchi e continuo a baciarla, non vorrei staccarmi mai. Sento le braccia di Gwen che si allacciano intorno al mio collo e mi attirano di più a lei, segno che anche lei desiderava che lo facessi, però non voleva ammetterlo. Continuiamo a stare così per almeno quelli che mi sembrano dieci minuti, finchè non sento la porta d’ingresso fare un giro di chiave.
E’ tornata mia madre.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***




Gwen cerca d’alzarsi facendo un qualche strano scatto, però ricade su di me un’altra volta.
Mamma ha in mano delle buste, forse ha fatto un po’ di spesa (però poteva anche tornare un po’ più tardi già che c'era..). Si avvicina a noi a passo lento, si ferma a guardarci e poi alza un sopracciglio.
–Duncan, che state...
Io subito mi metto sulla difensiva e non la lascio finire di parlare.
–Il pavimento era bagnato perché ho passato lo straccio, Gwen è scivolata e mi è caduta sopra.- Spiegazione esauriente direi, ma anche piuttosto stupida, faccio la figura dell’idiota imbranato così.
Gwen mi viene incontro, annuendo.
–Si è andata così, ho corso per le scale e lui mi ha detto che era bagnato, però l’ha detto quando ormai ero già scivolata.. insomma ha solo cercato di evitarmi una brutta caduta..
Arrossisce e si alza da sopra di me con un gesto rapido e veloce, non come quello un po’ imbranato che ho visto farle prima.
–Va bene, non vedo niente di male in tutto ciò..—Conclude mia madre.
Ma non è del tutto convinta di quel che le abbiamo detto, si capisce dal modo in cui ci guarda.
–Comunque, è tardi e ora vorrei andare a preparare qualcosa per cena. Non vi siete accorti che sono già le sei e mezza? Alle sette e un quarto a tavola.—Ordina lei.
Le sei e mezza? Quando Gwen mi è caduta sopra ero sicuro che fossero le cinque e un quarto. Non ci credo, stavo talmente bene sotto di lei che ho perso del tutto la cognizione del tempo? Duncan, ti sei proprio rincoglionito.
–Certo.. noi abbiamo finito di pulire quasi un’ora fa.—Dico.
Sorrido, notando che ora sono l’unico idiota sdraiato sul pavimento. Fortuna che non è più bagnato come lo era prima, altrimenti sai che noia.
Gwen allunga la mano verso di me e fa cenno di afferrarla, io non me lo faccio ripetere e mi lascio aiutare a rimettermi in piedi. In effetti mi si sono addormentate entrambe le gambe a stare in quella posizione per un’ora e un quarto. Ma vabbè, almeno ne è valsa veramente la pena.
Sorrido.
Mamma va in cucina ancora con quello sguardo dubbioso, io faccio finta di nulla e mi gratto la testa. Appena il suo profilo scompare dalla nostra vista Gwen prende un colorito che ricorda quello delle fragole, rosso acceso.
–Duncan, dobbiamo parlare.
Si tocca le labbra e indica il divano.
Io tocco le mie labbra che ancora sanno di lei, ho l’impulso di gettarmi addosso a Gwen e baciarla di nuovo. Però non credo ci farei una bella figura, soprattutto con mia madre in mezzo..
–Parlare? Parlare di cosa..?—Domando, non tanto sicuro di voler sentire la risposta.
Non sono pronto per un altro rifiuto simile a quello di cinque giorni fa, potrei avere un altro collasso, soprattutto ora che.. in un certo senso.. ci siamo trasmessi qualcosa.
–Voglio conoscerti meglio, sai com’è..—Dice, imbarazzata.
Sorride e si mette a sedere, io tiro un sospiro di sollievo pensando che ero un’idiota a essere subito andato a immaginare che voleva parlarmi di qualcosa di brutto.
Mi avvicino a lei e le siedo accanto sul divano e la fisso.
–Hai ancora intenzione di stare senza maglietta?—Mi chiede, guardandomi prima il viso e poi il petto.
–Ehi, per chi mi hai scambiato? Per quello che c’è nel seguito di Twilight? Forse, ma lui è più pompato e va senza maglietta ovunque, io ci sto solo in casa. Sai com’è, non siamo in montagna, siamo in pieno inferno.—Sorrido per la battuta, lei invece sembra arrossire più di quanto non sia già.
–Posso esprimere una mia opinione?—Abbassa lo sguardo e comincia a giocherellare con i suoi capelli.
–Mmh?—Faccio un’espressione dubbiosa e un po’ interrogativa.
–Anche se il tipo che dici tu, Jacob, è più pompato.. tu senza maglietta ci stai meglio. E’ per questo che devi rimetterla.
Non può non sfuggirmi una risata idiota.
–Ah, quindi lei signorina è gelosa forse?—Lei posa una mano sul mio petto e mi da una leggera spintarella.
–Forse.—Risponde solamente, senza aggiungere altro.
Io lo prendo come un si.
–Tranquilla, prima di vedere il film mi metto qualcosa addosso—Continuo a sorridere in quel modo e le accarezzo la mano.
–Devi proprio?
Ehm, allora qui c’è qualcosa che non va seriamente. Prima voleva che mi mettessi la maglietta, e ora vuole che non la metta. Seriamente, ci sto capendo poco.
–Scusa Gwen, puoi spiegarti?
–Non voglio che esci di casa senza maglietta e non voglio che quella svampita della tua amichetta si faccia fantasie su di te.—Io alzo un sopracciglio.
–La mia amichetta?—domando.
Lei guarda da un’altra parte.
–Hai capito bene di chi parlo, quella testa di cetriolo di Fire.
—Oh oh, gelosia mode:ON, Gwendolyn? Oh, capisco. E quindi non ti dispiace se rimango senza maglia anche durante il film eh?—Lei abbassa la testa.
–No, non mi dispiace.—Arrossisce, io sorrido e fra noi due cala il silenzio.
Sembra una di quelle situazioni in cui passa la balla di fieno oppure si sentono quei maledetti grilli fare “cri cri”.
Gwen decide di riprendere a parlare, però stavolta sembra piuttosto seria.
–A proposito di Fire, perché ti sta così incollato tutto il giorno? E soprattutto, perché è gelosa di te?—Stringe i pugni, segno che questa cosa la infastidiva parecchio.
Io porto le mani sui suoi pugni e li avvolgo, poi comincio ad accarezzarle le mani, facendo in modo di aprire i pugni.
–Fire è la mia ex ragazza. Devi sapere Gwen... Una volta ero come loro, come Blood e Jess. Ero.. malvagio si può dire. Mi divertivo a far star male i demoni che vedevo in giro perché Fire in un certo senso.. mi controllava, mentre stavamo insieme, lei continuava a dirmi cosa era giusto e cosa era sbagliato. Non riuscivo ad accorgermi che ero soltanto un giocattolo, giusto perché sono un ragazzo carino e sono.. no niente. Tanto perché sono un ragazzo carino lei mi ha usato senza farsi troppi scrupoli. Un giorno sono uscito, volevo vederla. Davo tutto me stesso in quella relazione, credevo che Fire mi rendesse felice. Non vedevo. Non vedevo nulla. L’ho cercata, ho chiesto a Al dove si trovasse e lui non mi ha risposto. L’ho chiesto a Blood e lui me l’ha detto. Fire era al pub, con un ragazzo. Sono entrato e li ho visti, ballavano vicini e poi si sono baciati, per non dire che mi hanno pomiciato davanti. E’ stato orribile, ma infondo la ringrazio d’averlo fatto. Così mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto vedere con che razza di persona mi ero messo. Lei ha cercato di farsi perdonare da me molte volte e ancora mi tratta come se nulla fosse. Non riesce ad accettare il fatto che io l’abbia lasciata. Da quel momento sono cambiato e mi sono tranquillizzato, poi ho scoperto che lei mi tradiva già da tempo e Jess lo sapeva benissimo. Blood invece quando l’ha scoperto ha continuato a trattarla da amica. Così con loro non ho più avuto buoni rapporti e mi sono allontanato, ma non così tanto per far si che mi lascino in pace una volta per tutte.—Finisco di raccontare questa “storia” che mi riporta alla mente tanti ricordi dolorosi e schifosi che avevo cercato di cancellare. 
Gwen sembra dispiaciuta, allunga una mano verso il mio viso e mi accarezza una guancia.
–Ora con te ci sono io.
Sorrido, è vero. Non sono più solo. Tocco la sua mano e la guardo.
–Vuoi sapere altro su di me?—Chiedo e lei annuisce.
–Non tanto, voglio sapere però all’incirca come sei tu ora, che ne so i gusti.. pregi, difetti e cose così..—Annuisco anche io.
–Ma perché vuoi saperlo?—Lei arrossisce.
–Che domande.. se poi magari.. noi due staremo.. insieme insomma.. devo conoscerti meglio..—Dice abbassando di poco lo sguardo.
Sinceramente, non me l’aspettavo.. 
–Oh, certo.. Allora vediamo.. sono un tipo abbastanza geloso, mi piace vedere sorridere le persone a cui tengo, un difetto.. egoista, è il mio peggior difetto. E qualche volta codardo in alcuni punti di vista ma vabbè, infondo ognuno lo è a modo suo. Adoro i vecchietti e le persone anziane, non so perché ma li trovo “carini” con tutte quelle rughe e cose così.. poi penso che loro sappiano molto di più di quanto noi pensiamo. Il mio colore preferito è il verde.. strano a dirsi all’inferno, ma io non sopporto il caldo. Per questo quando ti sto accanto mi sento così bene, perché la tua pelle è ancora fredda. E’ talmente piacevole che non mi staccherei mai da te. Posso dire di essere possessivo, e tiro fuori gli artigli quando ne vale la pena e c’è qualcosa che mi stimola a farlo. Mi piace la luna e amo i gatti, infatti come hai potuto vedere io adoro Black. Mi piace leggere perché mi distrae da tutte le cose negative che ci sono qua e mi porta in altri mondi capaci di soddisfare le mie pretese. Adoro la cioccolata e mi piace il cocco.. sono bravo a disegnare ma a poche persone faccio vedere i miei disegni, inoltre vado matto per la vaniglia, un punto per te visto che profumi appunto di vaniglia. E.. che altro.. ogni tanto quando non ho nulla da fare esco e vado a fare esercizio al campo infuocato per mantenermi in forma.. non ho buoni rapporti con mio padre, anzi. Posso dire che ci stiamo sulle scatole a vicenda. Invece mia mamma è buona e non capisco come lei abbia potuto accettare un tipo come mio padre. E.. ecco ho finito..—Tiro un sospiro e mi gratto la testa, sperando che la mia risposta abbia soddisfatto la curiosità di Gwen.
–Dov’è tuo padre? Cioè.. non l’ho mai visto in casa..
Ahia. Colpo basso.
Devo inventarmi qualcosa.. e in fretta.
–Il suo lavoro lo tiene sempre lontano da casa ed è un bene per me che non voglio averlo fra i piedi a rompermi le scatole. E’ uno di quegli assistenti che girano intorno a Satana.. insomma poi quello lo tiene sempre occupato.
Gwen annuisce, fortunatamente ho dato una risposta convincente.
–Ora parlami un po’ di te e della tua vita umana. Avevi un ragazzo?—Non so perché ma è la prima cosa che mi è venuta in mente da chiedere.
Ho specificato che sono un tipo geloso, perciò lei dovrebbe capire il perché di quella domanda.
–Mmh.. ne ho avuto uno ma.. ho dato troppo e ho ricevuto poco in cambio. Poi non mi sono più affezionata a nessun’altro. Insomma nulla di serio.. sono sempre stata una tipa chiusa e ho problemi a fidarmi delle persone. Però con te è diverso, è come se ci fosse qualcosa in te che mi dice che posso stare tranquilla e.. vorrei solo che tu mi avvolgessi in un abbraccio protettivo per sempre, dicendomi che non mi lascerai mai.—Abbassa lo sguardo e arrossisce.
Io le circondo la vita con le braccia e poi la attiro a me in un abbraccio.
–Qualsiasi cosa succeda io.. sono innamorato di te. Credo che tu l’abbia capito. Aspetto sei giorni soltanto per capire se tu vuoi essere mia oppure no. Ma ti prometto che non ti lascerò mai.—Le sussurro all’orecchio, per poi baciarle la fronte.
La guardo e sorride.
–Grazie..
Io mi stacco un po’ da lei.
–Nulla.. ora continua..—Sorrido.
–Allora.. Ho.. avevo dei genitori e non ci andavo molto d’accordo. Sono una tipa piuttosto gelosa e possessiva, ma ho un lato cinico e freddo che mi fa fare molte battute sarcastiche e allontana da me le persone. Devi saperlo, perché forse non sono la ragazza giusta per te..—Le accarezzo una guancia.
–Sono abbastanza grande per fare le mie scelte da solo.—sorride.
–Sì, il mio colore preferito è il blu e neanche io ho mai sopportato il caldo, però abbracciarti è piacevole. Anche a me piace leggere e mi piace molto ascoltare musica.. anche a me piace la cioccolata e odio alzarmi presto la mattina. Che altro? Oh si.. in vita ero un otaku, non so ben spiegarti ma forse hai presente.. Una di quei ragazzi a cui piacciono i manga giapponesi e gli anime, il mio preferito è Inuyasha e il mio personaggio preferito è Sesshomaru. Ho sempre avuto una certa attrazione per quel ragazzo, peccato che sia solo un personaggio di fantasia. Ma sono invaghita di lui anche ora.—Fa un mezzo labbruccio.
–Anche a me piace molto quell’anime sai?
-Tu assomigli parecchio a Inuyasha.
Sorrido come uno scemo.
–E tu chi dovresti essere? Kagome?—Ride anche lei.
–Bè è pur sempre la ragazza di Inuyasha. Perciò sì, in teoria dovrei esserlo.—Rido anche io insieme a lei.
–Bè non so che altro dire, insomma ormai ho detto tutto mi pare...—Sorride, non faccio in tempo a rispondere che sento la voce di mamma dalla cucina e ci chiama per andare a cenare.
Gwen semplicemente si alza e va in cucina senza dire nulla, esegue l’ordine come un cane. Io rido e la seguo a ruota.
Dopo cena ci trovammo di nuovo tutti e due sul divano a guardare un film, stavolta la scelta è mia. Gwen è seduta e sicuramente si starà chiedendo che le farò vedere, ma io ho una sorpresina per lei. Metto su il dvd e mi siedo accanto a lei, sorridendo.
–Che hai messo?
Io appoggio la testa sulla spalla e sorrido.
–Figlio di chi è il padre ormai... libero camminerai... e quando un padre tu sarai, in tuo figlio un padre scoprirai.—Canticchio.
Gwen fa una faccia un po’ perplessa e poi ride.
–Tarzan? Ti piacciono i cartoni della Disney?- Mi chiede.
Io annuisco.
–Sono solo un bambino.—Mi aggrappo al suo braccio e lei mi stringe a sé.
Stiamo così per tutto il film, non potevo chiedere di meglio. Dopo un paio d’ore Gwen si addormenta come un sasso su di me, io me l’aspettavo. Vado a togliere il dvd e lo rimetto al suo posto, mamma è andata a dormire. Prendo in braccio Gwen e la porto in camera, nel letto. Io mi sistemo nel divano letto e comincio a dormire beatamente.

Le tre del mattino.
Mi sono svegliato alle tre del mattino perché ho sentito uno strano suono, una voce. Qualcuno che cantava qualcosa. Mi giro e mi stiracchio un po’, finchè non noto il letto di Gwen vuoto.
Mi sale un brivido di terrore lungo la schiena. Mi alzo e comincio a guardarmi intorno, finché non sento di nuovo quella voce. Canta terribilmente bene la mia Gwendolyn. Sono sicuro che è lei, è uscita fuori dal balcone della mia camera e ha cominciato a cantare.
La raggiungo a passo lento e la vedo, li che è appoggiata alla ringhiera e guarda le stelle cantando. Io intanto mi appoggio al muretto e sto ad ascoltare un altro po’.
-Can we pretend that airplanes, in the night sky, are like shooting stars? I could really use a wish right now, a wish right now, a wish right now...
Mi avvicino a le fino a toccarle una spalla, lei si gira verso di me.
–Airplanes eh?—Dico, sorridendo.
Ma la sua reazione non è quella che mi aspettavo. Lei sta piangendo e sta tremando.
–Duncan..—Sussurra, per poi abbracciarsi a me.
Comincia a piangermi nel petto e io non riesco a capire il perché, la cosa è frustrante. Giuro che se è colpa mia mi picchio fino alla nausea.
–Gwen.. Gwen..—Le accarezzo la testa e la stringo a me.
Lei continua a piangere. Non immagina neanche quanto dolore sto provando a vederla così, sembra quasi che il mio cuore sanguini.
–Calmati... cos’è successo? Perché piangi?—Provo a chiederle.
Lei smette di tremare ma non la smette di piangere.
–Duncan... quando ho attaccato Fire con quel raggio di luce.. Quella cosa mi consuma energia, troppa energia e io mi sento male. Mi sento morire.. fa male. Ho avuto una crisi e.. Mi dispiace.. mi sento debole e..—Io le metto un dito sulle labbra.
–Ssssh..
Comincio a darle piccoli bacini in tutto il viso, senza tralasciare alcun centimetro di pelle.
–Ora ascoltami, guardami. Stai calma, non piangere. Ci sono io con te, io e te e nessun’altro. Sei fra le mie braccia e ora non sei più stanca, non fa più male. Va tutto bene, io sono qui.
Pian piano la sento tranquillizarsi.
Smette di piangere e si stringe a me, quasi aggrappandosi.
–Grazie.. sto meglio ora.. Duncan io.. non so come ringraziarti..—Si rilassa e io la sostengo circondandole la vita con un braccio.
–Ora fai la brava bimba e torna a letto, hai bisogno di dormire. Riposati..—Lei annuisce e io la accompagno dentro la camera.
La faccio sdraiare a letto e poi le sorrido.
–Canti molto bene..—Lei sorride.
–Grazie.—Abbassa lo sguardo e arrossisce.
–Buonanotte, Gwen.
Le do un bacio sulla guancia e poi faccio per tornare al divano, ma sento qualcosa che mi avvolge il polso.
E’ la mano di Gwen.
–Resta con me, dormi qui vicino a me. Ti prego..
Usa due occhioni da cucciola, come fare a rifiutare?
–Certo, fammi un po’ di posto..—Lei si rannicchia un po’ facendomi spazio, io entro sotto le coperte insieme a lei.
–Dormi—Le sussurro.
La attiro a me abbracciandola, lei annuisce e mi da un piccolo morsetto nel petto. Dopo una decina di minuti sento il suo respiro regolare e so che sta dormendo. Si muove nel sonno, sta sognando. Apre le labbra per dire qualcosa ogni tanto, ma non capisco.
–Ti amo, Duncan.
Questo l’ho capito fin troppo bene..
Lei sta sognando me, ha detto quello che ho appena sentito. Gwen mi ama. Esattamente come io amo lei. Sorrido e istintivamente la stringo di più al mio petto.
–Anche io.
Dopo un po’ chiudo gli occhi.. e comincio a sognare.



Salve! :3
Qualche punto da dire? allora..
1) riguardo alla descrizione di Gwen, mi scuso perchè mi sono lasciata un po troppo trasportare dall'emozione, in quanto Inuyasha è il mio anime preferito e (indovinate un po') adoro Sesshomaru *°* Ed anche la Disney, e visto che Tarzan ci stava bene... Ben venga :D
2) quant'è bella la canzone Airplains *-*
4) anticipazioni: cosa succederà nel prossimo capitolo? Duncan... terrà o si toglierà la maglietta? Lo scoprirete solo rimanendo sintonizzati su A Tutto- E' l'influenza di Chris. 
5) credo non ci sia nessun punto 5.
Ah sì! Dedico questo capitolo a Metallara_ e Fiore_del_male <3
Bè alla prossima!
_key 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***




Mattina, è mattina.

Gwen non è più vicino a me, perché fra le mie braccia c’è il vuoto. Non sto stringendo nulla e la sensazione piacevole di fresco se n’è andata.
Mi stiracchio un po’ nel letto, era da due giorni che non dormivo così bene. Forse Gwen è scesa a prendere la colazione, aveva fame, oppure è andata in bagno. Chi lo sa, ma sono sicuro che qualsiasi cosa succeda lei tornerà da me, dopo quello che le ho sentito dire ieri sera nel sonno, tutte le mie incertezze si sono sciolte come neve al sole.

Un sorriso mi si apre in viso, e io rimango in quella posizione ancora un po’.
Finchè non sento un po’ di rumore alle mie spalle, qualche casino come di qualcuno che sta spostando qualcosa. E anche il fruscio della carta. Ma che cavolo succede? Mi giro verso la mia scrivania e li c’è Gwen, seduta sulla sedia rosso fuoco, vestita e lavata a puntino.
Ma che sta facendo? Sembra essere li da ore.
Ha in mano un quaderno che mi sembra familiare e lo sfoglia con tutta la tranquillità del mondo, in viso ha stampato un sorrisetto compiaciuto. Mi sfrego un po’ gli occhi per vederci meglio e metto a fuoco il quaderno, poi mi ricordo.

Maledizione, non è il mio quaderno degli schizzi quello? Quello stramaledetto quaderno in cui ci sono tutti i ritratti che ho fatto a Gwen nel giro di questa settimana?
Oh bene, colpito e affondato.
Mi siedo nel letto e mi stiracchio ancora, facendo finta di nulla, come se la cosa non mi toccasse minimamente. Lei mi guarda e continua a mantenere quel sorriso, come se avesse già capito che mi sono svegliato da un po’, eppure lei voleva che la vedessi con quel quaderno in mano, forse vuole delle spiegazioni, ma forse io sono troppo imbarazzato per dargliele.
–Buon giorno bell’addormentato. Sono le dieci e mezza della mattina e mi sono svegliata alle nove e tre quarti stamattina, non capisco per quale assurdo motivo ma non riuscivo a stare a letto. Forse perché sopra la tua scrivania c’era qualcosa che mi aspettava e aspettava soltanto d’essere visto.— Afferma con sicurezza.
Oh si riferisce al quaderno, naturalmente. Certo che quando vuole sa essere davvero... furbetta.
Io faccio spallucce e mi alzo.
–Non è buona educazione rovistare fra le cose degli altri.—Dico io con nonchalance.
Lei sorride e sfoglia ancora il quaderno.
–Non ho mai detto di essere educata. Ad ogni modo sei molto bravo a disegnare Duncan, soprattutto le persone, le ritrai nei minimi dettagli, sembra quasi che siano delle foto. Mmmh.. poi qui c’è una ragazza che è disegnata particolarmente bene, pensa ci sono anche delle sfumature a matita che rendono il tutto più realistico di quanto non lo sia già. Ho già visto questa ragazza da qualche parte, non è molto bella però l’ho vista. Perché scegliere un soggetto privo di qualsiasi senso estetico? Vorrei capire..—Si chiede lei.
Quale ragazza? Io in quel quaderno di ragazze ho disegnato soltanto lei. Non c’è nessun’altra.. a meno che..
–Gwen, mi faresti vedere uno dei ritratti della ragazza in questione?—Domando, pur sapendo la risposta.
Lei annuisce e mi mostra il quaderno.
Ho ragione, ho pensato bene. In quella pagina c’è lei che dorme. Io mi avvicino e la guardo.
–Perché scegliere un soggetto del genere, dici?
Lei annuisce una seconda volta e continua a guardare il quaderno. Poi distoglie lo sguardo da esso e comincia a fissare me, come curiosa della risposta che voglio darle.
Sorrido.
–Mmh.. non la trovi bella? Dire che è brutta è come dire che questa stanza è gialla. Una totale e completa bugia. Non vedi com’è? Con le forme di quel corpo da paura, i capelli morbidi e ondulati, quel viso perfetto che sembra uscito da un quadro del rinascimento, ha dei lineamenti facciali talmente perfetti che sembra che l’abbiano scelta prima di partorirla. Ha un caratterino molto schietto, però infondo è fragile e ha solo bisogno di qualcuno che la stringa a se in un forte abbraccio. Quel qualcuno potrei essere io.—Sorrido, lei mi guarda imbarazzata il viso, chissà a cosa sta pensando.
–E’ una bella spiegazione.. anche se la ragazza non mi convince molto.
Io mi avvicino a lei ancora di più, intanto il mio viso corre su e giu per il collo di Gwen, posandovi piccoli e leggeri bacini.
–Cos’ha che non ti convince?
Salgo fino al suo viso, tanto vicino da poterle sfiorare le labbra carnose e perfette che si ritrova. Ieri sono state mie, perché non possono esserlo anche oggi?
Gwen ha un brivido, la vedo tremare un po’ dall’emozione. Le faccio questo strano effetto come lei lo fa a me, e non potrei essere più felice di così.
–Lei..—Sussurra, ma la sua voce non è stabile, trema leggermente.
Il suo cuore ha un battito esagerato, sta aspettando soltanto un contatto con le mie labbra.
–Lei.. è stata fortunata. Molto fortunata e questo.. mi sembra ingiusto. È stata trovata da un ragazzo bellissimo e non se lo merita.—Io le mordicchio un po’ il labbro inferiore.
–Il ragazzo vuole solo lei. Non è stata fortuna, è stata una scelta.

La bacio, afferrando il suo viso e la porto più vicina a me. La sento sussultare e mi porta le braccia al collo. Mi stacco e poi sorrido, voglio fare una domanda.
–Gwen, ne vale sul serio la pena di aspettare quattro giorni per annunciare che sei la mia ragazza ufficiale? Infondo non lo sei già?
Lei mi guarda dubbiosa, come se secondo lei avessi ragione ma torto allo stesso tempo.
–In questo momento io e te stiamo solo.. uscendo, se così si può dire. Ancora non sono convintissima di questo rapporto ma mi piace, cioè.. non dico che non lo voglio sia chiaro perché.. io so bene cosa provo per te, però non voglio darti la soddisfazione di fartelo sapere prima di altri quattro giorni.—Dice.
Io sorrido ironico, lei non lo sa, però questa soddisfazione me l’ha già data. Ieri notte, lei mi ha detto che mi ama.
–Proprio non c’è verso di farti cambiare idea eh?
Faccio due occhioni da cucciolo e il labbruccio.
–Mi dispiace Duncan, non c’è verso.—Sorride.


Sono le due e un quarto del pomeriggio e tutto va bene.
 Si, non volevo raccontare del pranzo perché com’è, solita noiosa routine. Insomma, sapete già com’è andata giusto? Siamo scesi, abbiamo guardato la tv e poi abbiamo pranzato. Era prevedibile, no? E non c’era bisogno di dirlo, tanto qui è sempre la solita routine.
Io ora sono in bagno e mi sono cambiato, e lavato, visto che stamattina non avevo la minima voglia, intontito com’ero dal bacio della ragazza con cui ‘esco’. Ancora non mi permette ne di dire ne di pensare ‘la mia ragazza’ ma vedrete, sono un osso duro. Quattro giorni e potrò dire la MIA ragazza ufficiale.
Okay, guardando lo specchio sembra che la maglietta sia a posto, così come i jeans e i capelli e il resto. Solo.. le mie corna. Vorrei solo che sparissero, se Ai le nota non ci metterà tanto a fare due più due. Non voglio che sappia che io sono il figlio di Satana, non ci farei proprio una bella figura. Odio essere apprezzato soltanto perché sono figlio di quell’imbecille. Preferisco rimanere nell’anonimato, in un certo senso.
Non mi piace il profumo, preferisco l’odore naturale della pelle oppure l’odore del bagno schiuma non appena si è usciti dalla doccia. Chissà cosa starà facendo Gwendolyn di sotto, forse gioca con Black.
A pranzo abbiamo discusso un po’ come due bambini sul cibo, lei aveva finito metà delle mie patatine. Era ora, visto che non mangia quasi nulla da quando è arrivata, cominciavo a preoccuparmi di ritrovarmi con una ragazza anoressica.
Ho fatto il finto offeso per farla divertire e lei c’è cascata.
Poi abbiamo deciso che non appena io scendo in salotto andiamo insieme a cercare le buste che avevamo lasciato qui vicino a casa il giorno che Fire mi ha pestato.
Infondo dentro ci sono tutti i vestiti che le ho comprato, sarebbe poco carino lasciarli in giro e farseli rubare come due idioti.

Da quel giorno non ha mai tolto la collana che le ho regalato una sola volta e questo mi fa sentire abbastanza importante e compiaciuto. Ogni tanto la sorprendo a fissare la collana e accarezzarla con le sue dita aggraziate e affusolate, ogni singola volta ha un’aria assente e sognante.
Chissà a cosa pensa.
Spero soltanto che quando ha quella faccia stia pensando a me. Lo so, è una cosa piuttosto idiota da pensare, soprattutto per un ragazzo.
Però che ci volete fare, l’amore intrappola tutti nella sua spessa rete, e nella mia temo di non avere via di scampo.
A quel punto non riesci più a controllare i tuoi impulsi e i tuoi pensieri. Si potrebbe dire che io l'ho proveto due volte. La prima volta con la ragazza sbagliata, non rifarò mai un errore del genere.
La seconda volta invece la ragazza è.. quella giusta. Ed è mia. Ormai niente può permetterle di uscire dalla mia testa, è la protagonista di ogni mio singolo pensiero [di ogni mio capitolo. nda ^^], di ogni mia fantasia più remota.

Comunque, ora basta stare in bagno a pensare, non ci ricavo nulla.
Sorrido, guardando un’altra volta la mia immagine riflessa nello specchio. Sto abbastanza bene, se così si può dire. Insomma, nulla di fuori posto e tutto regolare. Niente profumo e la voglia di strapparmi le corna da solo sparisce, ma succederà di nuovo.
Mi volto e mi fiondo fuori dal bagno senza dire nulla, è da un po’ che non faccio altro che sorridere come un’ebete. Scendo le scale tranquillo, senza dire una parola. Un monologo piuttosto interessante, Duncan.
Bah, potevo risparmiarmelo no? Eppure mi piace ‘monologare’, non fate caso a me.
Gwen sta girando per casa, sembra quasi spazientita. Mi fionda un’occhiata truce.
–Ma quanto cavolo ci hai messo?—Mi guarda male ancora, io faccio spallucce.
–Il tempo che ci mettete voi donne quando siete in bagno.
Lei mi lancia un altro sguardo, divertito però.
–Stai cominciando a diventare effemminato?—Mi chiede con finta innocenza.
Sorrido come un’idiota.
–Si, sono una donna dell’altra sponda. Chiamami Dunkina, mi sono innamorata di una donna.-'Confesso' in modo teatrale, modificando la voce.
Lei comincia a ridere.
–Allora, Dunkina.. vogliamo andare oppure stiamo qua a prenderci in giro ancora un po’?—Sorride, mettendo una mano davanti alla bocca così che io non possa vedere la sua espressione divertita dal mio comportamento.
Io agito un po’ una mano in su e in giu.
–Prima non dobbiamo passare dal parrucchiere? O a fare la manicure o la pedicure? Oh, no, forse è meglio uscire con il pony di riserva, l’altro s’è storto una caviglia. Ma aspetta, così il principe azzurro non riesce a vedermi! Oh no! Devo andare a comprare un lungo vestito rosa confetto così che si noti quanto sono la più bella, così il principe mi porta sul suo cavallo bianco e poi vissero tutti felici e contenti!
Feci una smorfia disgustata, quando ero piccolo e Fire mi girava intorno faceva spesso discorsi del genere, appunto per questo nella mia infanzia credevo che le femmine fossero con la testa piena di zucchero filato, confetti rosa, pony e fiocchi per capelli giganti.
Oh, non oso neanche pensare a quel che passa per la testa alle piccole demoni di sei anni.
No, non voglio saperlo; Intanto Gwen se la ride, con la faccia leggermente arrossata per il tono acuto che ho usato, sapete com’è, assomigliare a una donna è piuttosto difficile se sei un maschio.
–Tu credi davvero che tutte le donne pensino a certe cacchiate?—Ride ancora, con gli occhi lucidi.
–Ehi, sono una donna, penso come te. O sbaglio?—Dico.
Lei a quel punto smette di ridere all’improvviso, inarca un sopracciglio e mi guarda abbastanza male.
–Non sei neanche lontanamente vicino al mio modo di pensare.—Stavolta sono io che rido come un’idiota, infatti lei ha perfettamente ragione.
Non ce la vedo per niente con unicorni e zucchero filato che le girano per la testa.
–Si, si, hai ragione.
Sorrido, lei mi fa una linguaccia.


Chissà, forse si trova bene insieme a me. Bè, per forza, cretino. Se non si trovasse bene non sarebbe qua con te adesso
. Certo che sto cadendo proprio in basso.. Mi do un leggero colpo in testa, come per svegliarmi da questo improvviso attacco di tremenda stupidità che mi è presa. Si, sto diventando un ricoglionito.
Qualche problema? Non posso averne, visto che è Gwen che mi fa andare fuori di testa.
In senso buono, naturalmente.
Lei mi volge uno sguardo e poi si avvicina alla porta.
–Ehi, non credevo fossi così masochista—Si riferisce alla botta in testa.
Io scuoto la testa, non è masochismo, è una tipica forma di ritrovarecervellite.
–Ehi, piuttosto che pensare a questo vogliamo uscire, prima che si fa notte?—Inarco un sopracciglio e la supero, aprendo la porta.
–Prego, madame.
Lei fa una specie di inchino e un segno con il capo.
–Grazie mille, monsieur.
Io rido come un’idiota e chiudo la porta dietro di noi.
Comincio a camminarle a fianco, con le mani affondate nelle tasche. Mi sento piuttosto teso e non ne capisco il motivo, infondo non è certo la prima volta che esco insieme a lei. Osservo le mie scarpe con aria piuttosto incuriosita, ma senza dire nulla.
C’è un silenzio tombale, quasi fa paura.
A me piace il silenzio, ma non in situazioni come questa, perciò sono il primo a romperlo.
–E’ qui vicino che hai perso i tuoi vestiti, giusto?—Mi guardo intorno, fissando alcuni alberi.
Lei inarca un sopracciglio e incrocia le braccia al petto.
–Dovresti saperlo dove li ho ‘persi’ infondo c’eri anche tu—Mi guarda con aria strana e accelera il passo, fino che non scompare dalla mia vista.
Oh dio, (Ok, non pensate che qua non si dicano cose come queste, perché si dicono e anche piuttosto spesso. C’è perfino qualche demone che insulta mio padre senza volerlo, visto che sono stati talmente tante volte nel mondo degli umani a dare fastidio e combinare casini del tipo far morire persone con incidenti stradali che hanno appreso qualche stupida abitudine umana, cioè insultare mio padre e Dio.) dove cavolo è andata?
Ci mancava che mi perdevo la ragazza. Certo però che è veloce, non si direbbe a prima vista.

Comincio a correre e chiamarla un po’, ma cavolo, trenta secondi fa era vicino a me.
Dove cavolo è? 
Comincio a velocizzare i miei passi, fino a quando non sento la voce di Gwen farsi sempre piu chiara. 
Finalmente la raggiungo e noto con sorpresa che non è sola.






Angolettino ino ino...
Macciao! :D  
Finalmente ho messo il nuovo capitolo! Lo so, è un po' cortino, ma prometto che il prossimo sarà più lungo, e lo metto molto prima u.u perché... tra poco ci sono le vacanze! :D Yuppi dooo 
Scusate per i "monologhi" di Duncan (alias Dunkina) è che mi divertono troppo °^°  
Un super abbraccio da orso <3
_key

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***




Comincio a correre e chiamarla un po’, ma cavolo, trenta secondi fa era vicino a me.
Dove cavolo è?
Oh, ecco. Sento la sua voce, è un po’ alta. Credo che si sia alterata per qualche strano motivo che non conosco, ma che conoscerò fra poco.

La raggiungo e la vedo, davanti a Al e Blood. Sta litigando credo, anzi, un litigio collettivo a tre. Che diavolo vogliono ancora quei due?
Io mi avvicino sbuffando, sentendoli parlare.
–Se non vieni subito con noi a chiedere scusa a Fire ti pestiamo.
Gwen scuote leggeremente la testa e incrocia le braccia al petto.
–Non vedo perché dovrei ascoltarvi, non ho paura delle minacce.—Afferma lei.

Jess si fa avanti di un passo verso di lei e Blood non fa nulla per fermarlo. A quel punto mi avvicino abbastanza da farmi vedere e soprattutto sentire.
–Che vorreste fare, voi due?—Chiedo con quel pizzico di rabbia nella voce, che non fa mai male.
Inarco un sopracciglio e vado affianco a Gwen.

Blood mi guarda male, ma so bene che non si azzarderebbe a pestarmi come ha fatto Fire, perché almeno lui quel briciolo di cervello che serve per campare ce l’ha.
–Questa tipa ha picchiato Fire. Ora non potrà muoversi per diversi giorni. Non c’era motivo di farle del male.—Riassume Jess, convinto proprio di quel che dice.
Potrebbe essere che è innamorato di quella sgualdrinella, ma lasciamo passare.

–Fire non ti ha raccontato tutto, a quanto pare.-Dico, prendendo Gwen per un braccio e spostandola dietro di me.

Lei cerca di protestare, ma a parte quello strano raggio dell’altra volta non è più forte di me, forse potrebbe scassare la faccia a Fire con la sola forza di un pugno nelle gengive, ma da sola contro Blood e Jess non avrebbe speranza.
Io si, però.
L’unico motivo per cui non avevo picchiato Fire l’altra volta è perché io sono un ragazzo per bene, che non picchia le donne. Sennò in uno scontro leale sarebbe potuta star ferma anche per mesi. E contro questi due cretini ce la posso fare benissimo, visto che è dalla prima media che non fanno altro che fare il due contro uno.
E tranne una volta, che avevo avuto una piccola svista loro due hanno sempre perso e io me ne sono sempre uscito con uno o due graffietti.

–Che doveva raccontarci?—Blood inarca un sopracciglio e mi guarda come per dire ‘vediamo cosa ti inventi oggi, Devil.’
Io rispondo con un’occhiata alla ‘Prova a sfidarmi e ti tronco le ossa.’
Per un secondo lo vedo abbassare lo sguardo, come intimorito.
Sorrido beffardo.
–Non vi ha detto che prima ha pestato me soltanto perché Gwen mi ha dato un morso sul collo? Mi avrebbe rotto qualche costola se Gwen non l’avesse fermata. Sapete poi cosa sarebbe successo se Satana fosse venuto a saperlo, giusto?

Non ho detto ‘mio padre’ proprio perché non voglio far sapere a Gwen di chi sono il figlio, non ancora, almeno.
Loro due annuiscono, consapevoli di quel che sarebbe successo a Fire. Mio padre le avrebbe strappato le ossa una per una dopo averla scuoiata viva.  Non perché ci tenga a me, certo. Soltanto perché dopo non avrebbe un erede da far salire al posto suo, sennò sai che gli importerebbe vedermi vivo o morto.
–Non mi sembra giusto. Da te c’è sempre p...—

Non gli faccio finire la frase e gli mollo un calcio sul collo, preciso, l’ho visto fare in un film. So bene cosa vuole dire. ‘Da te c’è sempre papino che ti protegge’. Prova a pronunciare la parola ‘padre’ o uno dei suoi derivati e sei morto.
–Sei impazzito o cosa?—Blood raccoglie Al da terra che si asciuga un rivolo di sangue che gli cola dalla bocca.
–Questo era perché voleva picchiare Gwen. Ora, non scassate più le palle e sparite dalla mia vista.—Prendo Gwendolyn per un braccio e la trascino via. Stranamente non ha detto una parola da quando ho cominciato a parlare io con loro due, credo che abbia soltanto osservato. Non le rimprovero nulla, ha fatto bene, volevo pensarci io a farli andare via.
Forse l’ho impressionata, chi lo sa.

Dopo che facciamo due passi, sento la sua mano stringere la mia.
Sembra pensierosa, quasi assente. L’importante è che mi abbia stretto la mano, così la sento vicina.
–E’ stato un gesto carino il tuo, Duncan. Grazie per avermi aiutata, ma potevo farcela da sola.—Mormora lei.
Io scuoto la testa.
–Gli ‘amici’ sono miei e il problema è mio. Dovevo affrontarli da un bel po’ e ora mi sono tolto un peso dallo stomaco.
La vedo sorridere.
–Guarda, laggiù vicino a quel albero ammaccato. Ci sono le buste. L’albero l’hai ammaccato tu, vero? Certo che hai una schiena parecchio dura.
Io sorrido imitandola.
–Pure la testa non è da meno—Comincio a correre verso le buste, con lei che prende a corrermi dietro. Arrivo tre secondi netti prima di lei e le afferro tutte. Lei si ferma davanti a me e sorride, io fisso la collana che porta al collo.

–Non la toglierai mai vero?
Lei scuote la testa.
–Per nulla al mondo.—Dice guardandola con un misto di dolcezza e di avarizia.
Io sorrido.
–Ehi, mi è venuta un’idea. Non ti ho comprato tutti questi bei vestiti per nulla..—Arrossisco un poco pensando a lei con qualche bel vestito–Vorrei portarti al pub, certo dopo che ti sei cambiata.
Lei inclina leggermente la testa, facendo un’espressione dubbiosa, poi annuisce.
–Mi piacerebbe, ma anche tu devi metterti qualcosa di carino addosso, così siamo pari.
C’è qualcosa di strano nel suo sorriso, come se stesse facendo correre un po’ troppo la fantasia. Annuisco, arrossendo leggermente ancora.
Gwen stavolta fa un sorriso diverso dal precedente..
–Sei veramente carino quando arrossisci.
Io mi giro dalla parte opposta e faccio una smorfia.
–Tsk.. comunque va bene, metterò qualcosa anche io...

Ricomincio a camminare verso casa, Gwen dietro di me sorride ancora, ma sembra piu che stia ridacchiando senza farsi sentire.


Arriviamo a casa e stranamente Gwen si fionda subito in bagno.
Mi ha lasciato la camera libera, forse perché i suoi vestiti sono tutti dentro alle buste. Io ne approfitto per salire in camera a cambiarmi e mettere qualcosa di carino. Chissà cosa ho riservato nell’armadio per occasioni come questa.
Black mi segue fino in camera, svolazzando.
Versetta un leggero ‘Meowh’ e poi entra in camera mia. Io mi chiudo la porta dietro le spalle e poi guardo la mia camera, più che altro Black. Che.. ha aperto tranquillamente il mio armadio.
Aspetta aspetta un attimo... cosa?! 
Una chimera che apre un armadio? Ora le ho viste tutte.
–Ma come diavolo..?—La vedo afferrare con le zampette artigliate dei vestiti fra magliette e jeans e tirarseli indietro, come una donna che non sa cosa mettere il giorno dell’appuntamento.

–Tutto questo è assurdo.—Mi siedo sul letto, mettendo una mano sulla testa, pensando che forse ho la febbre e le allucinazioni, quando qualcosa di bianco mi si fionda sopra la testa. La tolgo da sopra la testa e noto che è una canottiera bianca strappata su alcuni punti. Black mi fissa e poi ricomincia a cercare.
–Ma che diamine stai facendo?—Si gira verso di me, guarda la canottiera e la indica.
Meowh.
Fisso anche io la canottiera.
–Dovrei metterla?—Le chiedo.
Black annuisce.

Okay, credo d’aver vinto una bella seduta dallo psicologo. Vabbè, meglio fare come vuole. Mi tolgo la maglietta e infilo la canottiera, che, notando bene è pure abbastanza attillata. Ma da quant’è che ce l’avevo? Eppure non l’ho mai vista dentro il mio armadio, certo che è strano...
Faccio spallucce, infondo non mi sta neanche male. Osservo Black che armeggia ancora, muovendo un po’ le alette piumate. Dopo dieci minuti mi vedo lanciare un altro pezzo d’abbigliamento sopra la testa. Sono dei jeans, azzurro chiaro. A vederli bene sono molto strappati, in confronto a questi la canottiera è intera.

Tolgo i miei jeans attuali e li indosso. Mi stanno a pennello, per lo meno quello.
Fisso Black e inarco un sopracciglio.
–C’è altro?—Lei chiude l’armadio, lasciando un casino da premio nobel all’interno della mia stanza.

Si avvicina all’attaccapanni e afferra una giacca, mi lancia anche quella sulla testa. E’ una giacca di pelle nera larga, con alcune tasche con la zip. E ti pareva, non si allaccia la giacca.
Black emette un miagolio soddisfatto e esce fuori dalla camera, andando chissà dove.
–Bene, il problema vestiti è risolto.—Infilo la giacca e tiro un sospiro.

Dovevo filmarla e metterla su youtube, altro che. Ci avrei guadagnato un sacco di soldi. Trattengo una risata e poi esco dalla mia camera, scendo al piano di sotto e mi metto a sedere sulla prima sedia che vedo.
Fisso l’orologio e aspetto.


Gwen scende dopo quindici minuti circa, sento la porta del bagno che si apre. Chissà cosa ha messo..
Sento le guance che diventano rosse, ancora. Abbasso lo sguardo per tre secondi e riempio i polmoni d’aria, per paura che mi manchi in seguito.
Alzo di nuovo gli occhi sulle scale e la vedo scendere, lentamente, sembra quasi che voglia fare scena.. e ci sta riuscendo benissimo.
E’..non so come spiegarlo ma è talmente bella che non c’è un nome per definirlo.
Anche la parola ‘Dea’ è poco, troppo poco.

Hai i capelli corti sciolti e lisci come la seta, lasciati un po ribelli. Sul viso ha messo un po’ di matita e un po’ di mascara, con un velo di lucida labbra scuro che sottolinea quanto siano perfette le sue labbra.
La sua maglietta è rossa, le maniche le arrivano ai gomiti, ma ha una bella, poco ampia, scollatura a V che lascia molto poco spazio all’immaginazione.
Ha un paio di jeans molto corti che lasciano scoperte le sue gambe perfette. Sono chiari.. e ha una cintura nera. Ha messo un paio di stivali con tacco basso, nere anch’esse.

Non sono esagerati, sono perfetti.
La collana che le ho regalato spicca, luccicando leggermente sotto la luce della lampada. E’ talmente bella che non sembra vera, ho paura che solo toccarla possa romperla.

Scende, arrivando vicino a me, proprio davanti. Io ho la bocca aperta e un’espressione da pesce lesso. Anche lei ha un’espressione strana.. mi fissa come se avesse visto un fantasma o qualcosa del genere.. spero d’aver fatto colpo anche io, grazie a Black.
–Duncan..—Arrossisce e continua a fissarmi, io sorrido. –Stai.. veramente bene.
Io la guardo e alzo un sopracciglio.
–Non sono io che sto bene, tu sei splendida.. sul serio, non ci sono parole per descriverti da quanto sei bella..—Lei arrossisce ancora e non dice una parola, però i suoi occhi mi stanno ringraziando, me lo sento, anche se è troppo imbarazzata per dirlo a parole.
La prendo per mano, così che non sia più imbarazzata dalla mia presenza.
–Andiamo, mia damigella.—Parlo come un’idiota, mentre lei annuisce sorridendo.
Chissà a cosa pensa, a volte mi piacerebbe sapere cosa pensa sul serio di me e cosa.. o meglio, chi era veramente nella sua vita passata.
Vorrei conoscerla in tutto, vorrei che diventasse parte di me, come io ormai sono parte di lei. Ma pazienza Duncan, chi va piano va sano e va lontano.

Prima o poi sarà mia e io non la lascierò mai andare.
 








Solito angolettuccio..
Eccomi qua, come promesso, giusto in tempo prima di capodanno! BUON ANNO a tutti! [anche se... di un giorno, 4 ore e qualche minuto in anticipo] ma sopratutto... buona befana! :D eh si, non vedo l'ora di rimpinzarmi di dolci
Scusate per le forse troppo presenti scene alla "Chuck Norris" (anche se forse sembra più Kung Fu Panda), è che negli ultimi tempi  guardo troppi film\telefilm di quel genere... quindi mi sento parecchio ispirata xD
Anticipazioni: Nella prossima puntata 
prossimo capitolo i nostri eroi protagonisti si troveranno ad affrontare un nuovo (che proprio "nuovo nuovo" non è) personaggio... e non dico altro
 spero vi sia piaciuto ^^
Un abbraccio da orso <3 
_key

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***




Andiamo fuori casa e cominciamo a camminare, mano nella mano. Quando passiamo le persone ci osservano incantati, credo che assomigliamo parecchio a quelle coppie perfette che si vedono nelle riviste patinate di moda, mi viene da sorridere a pensarci, infondo lei è più che stupenda ed io... non dovrei essere tanto brutto.
Gwen invece ha un’espressione neutrale e guarda la gente come se non le facesse alcun effetto quel che pensano o non pensano.
Mi fa piacere così, l’importante è che non dia troppo peso a loro.
 
Dopo una decina di minuti arriviamo al pub, non è un granchè.. è parecchio vecchio, figuriamoci che mio padre ha portato lì mia madre al loro primo appuntamento.
Questo si che è strano.
E’ un edificio abbastanza grande, fuori è dipinto di rosso ma la vernice nella maggior parte dei punti è molto scrostata, lasciando che si intravedano le mattonelle che lo costituiscono, il loro colore è leggermente più chiaro di quello della pittura, perciò la differenza non è molta. Il tetto è uguale alle pareti e ci sono delle scritte fatte apposta sui muri con delle bombolette sprai, che vanno in diversa tonalità di rosso fino ad arrivare al rosa o all’arancione.
 
Gwen fissa l’edificio senza espressione, muove un po’ la testa ogni tanto. Non sembra particolarmente colpita, bè certo, neanche io lo sono.
–Fidati, dentro è più carino..—La rassicuro io.
Lei annuisce e sorride, so che ci crede.
Ma non dice una parola, continua a fissarmi con quell’espressione che avevo io quando lei è scesa dalle scale.
Non mi dispiace per niente, anzi, la cosa non può che farmi un immenso piacere.
La trascino dentro con me, e, come dicevo, l’interno è molto più decente dell’esterno. C’è una pista da ballo, dei tavoli con delle sedie da una parte, una stanza in cui lasciare i cappotti, quattro bagni, un bar enorme con un balcone lungo più di quattro metri, dei tavolini più comodi con delle poltroncine rosse ai bordi della pista e un palco dove di solito ci stanno i dj oppure la gente che mette la musica.
 
Gwen indica un tavolo con due poltroncine rosse. Non c’è tantissima gente, ce n’è molta di meno di quando ero abituato a venirci con Blood, Fire e Al. Meglio così, ho sempre detestato la troppa affluenza.
Ci mettiamo a sedere uno davanti all’altra e come previsto continuano tutti a fissarci. Sia a me che Gwen danno fastidio questi sguardi perennemente fissati su di noi, lei ha quelli maschili e io quelli femminili.
La prossima volta esco con addosso un bidone della spazzatura, credo che Black abbia leggermente esagerato.
 
–Duncan.. visto che ci guardano tutti, stare fermi non mi sembra una buona idea. Ti va di ballare con me? Infondo non ci sono delle canzoni così spiacevoli qui..
Fisso la pista con aria assorta, sopra ci sono sei o sette coppiette che ballano insieme. Nessun single, nessun pericolo che qualcuno tocchi Gwen. Odio ballare, è una cosa che ho sempre detestato fare. Mi piace guardare le persone ballare, lo trovo rilassante, però non ballerò mai io.
Scuoto la testa.
–Mi dispiace tanto Gwen.. ma io odio ballare.. Non voglio certo cominciare adesso.. se a te piace vai pure in pista, però ricordati che io ti tengo d’occhio.—Le feccio il cenno tipico con le mani, sorridendole furbetto.
–Agli ordini, capo.
Lei sorride e si alza, la guardo andare in pista.
Comincia a muoversi come se fosse fatta apposta per ballare, è veramente brava. Non avevo mai visto qualcuno così portato. Non faceva dei balli provocanti o cose del genere, la sua era semplicemente una danza moderna, tipo quelle che fanno alle scuole di ballo.
Chissà se quando era viva ballava.
Sorrido fissandola come un damerino, pensando che c’è una ragazza bellissima in pista che balla divinamente.
 
Ed è mia. Solo e unicamente mia.
 
Guardo l’orologio che ho al polso, sono le nove di sera. Credo che per le dieci o le undici ce ne possiamo andare, tanto io mi annoio parecchio a stare in un posto così, non si fa mai nulla e non succede mai niente. Da quasi i nervi.
–Ma guarda chi si vede, Duncan Devil!
 
Dimentico questi pensiero e guardo chi ho di fronte.
Oh no. Vi prego, ditemi che è un incubo. Lui non può essere realmente qui, non stasera, non adesso.
–Ciao, Alex.—Rispondo freddamente, aggrottando le sopracciglia e non guardandolo in faccia.
Il ragazzo dagli occhi scuri e i capelli biondi come il grano si siede davanti a me, ha una camicia aperta bianca e un paio di jeans neri a sigaretta.
Oh, ci mancava, la sigaretta l’ha perfino sulla bocca. Se non vorrei ricordargli male all’inferno è vietato fumare. Ma tanto che glielo dico a fare?
Infondo delle regole non gliene mai importato un fico secco, se glielo dico io non farà alcuna differenza.
 
–Che fai qua?—Vado al sodo, giusto perché averlo fra i piedi mi provoca un’irritazione inimmaginabile. La voglia di mollargli un pugno su quella faccia da schiaffi arriva sempre al limite ogni volta che lo vedo.
–Volevo soltanto dare un’occhiata alle donne, sto cercando una ragazza, di solito qui ne girano di carine..
Lancia un’occhiata verso la pista da ballo e poi apre la bocca, la sigaretta gli cade sul pavimento e tutto diventa dannatamente rosso. Si, comincio a vedere rosso.
Sta fissando Gwen che balla.
–Oh, credo di averne appena trovata una.
Si alza dalla poltroncina e spegne la sigaretta con un piede, puzza tremendamente di fumo, è una cosa fastidiosissima. Non faccio in tempo a dirgli di non avvicinarsi che mi sparisce sotto gli occhi. Se prova a toccarla giuro che gli strappo le budella a morsi.
Mi alzo dalla poltrona e sento i miei canini allungarsi terribilmente.
Dannazione, mi sto arrabbiando. E anche di brutto.
Intravedo Alex, non so cosa stia dicendo a Gwen ma lei sembra contraria e fa delle smorfie disgustate. La musica è troppo alta perché io possa sentire, ma i miei canini crescono ancora. Mi sembra di essere una tigre dai denti a sciabola, se mi fiondo su di lui e gli do un morso potrei strappargli la testa.
Mi avvicino ancora, lo vedo mettere una mano attorno alla vita di Gwen. Lei cerca di divincolarsi. Stringo i pugni e sento i canini farmi pressione sulle labbra, quasi volessero bucarle.
 
Li raggiungo a passo svelto, i miei occhi sono di un rosso talmente intenso che vorrei che fossero dello stesso colore del sangue di Alex, quello che vorrei versare. Non dimentico, non dimenticherò mai quel che mi ha fatto. Non lo farà ancora, questo è certo.
Gli afferro un braccio e lo giro verso di me, costringendolo a guardarmi e così lascia anche Gwen.
–La ragazza è mia. Non provare a toccarla neanche con il pensiero.—Gli intimo a denti stretti, cercando di mantenere il controllo.
Alex mi guarda male.
–Ehi, stavo solo ballando.—Risponde lui.
Io preso da un impeto di rabbia alzo la mano a pugno chiuso, pronto a fracassargli quella dannata bocca aspira sigarette del diavolo.
Ma qualcosa mi ferma.
Gwen mi trattiene il braccio e lo fa scendere lungo il fianco.
–Duncan, sono qui. Tranquillo... Balla con me—Mi sorride, anche se sento il suo nervoso premermi sul braccio, visto che ha le unghie molto vicine alla pelle del mio polso.
Mi trascina un po’ più in la e mormora un ‘scusaci’ ad Alex.
–Chi è lui?—Mi chiede.
Io abbasso lo sguardo e serro i pugni.
–Alex.—lo dico con una freddezza e una durezza che mi sorprendo io stesso.
Gwen porta un pollice alle mie labbra e mi sfiora i canini, che ormai sono lunghi quanto quelli di uno di quegli strani vampiri.
–Capisco. Ma io sono la tua ragazza... e forse dovrei comportarmi come tale.
Sorride in modo strano, quasi soddisfatta.
Chissà cosa ha pensato, chissà cosa le gira per quella testolina. Mi riporta da Alex tenendomi per mano.
–Il mio nome è Gwen. Sono la ragazza di Duncan, non ufficialmente ma posso considerarmi come tale. Ora scusami.. dobbiamo ballare.—Sorride strana come prima.
Io la assecondo, mi piace questo suo modo di comportarsi. Lei comincia a ballare, eliminando la distanza che separa i nostri corpi.
Io arrossisco un po’, ma comincio a ballare anche io dopo l’imbarazzo iniziale. Certo, non mi piace ballare, però con lei è tutto piacevole.
Sorride e porta le mani attorno al mio collo, Alex è li vicino che ci guarda ballare con un’espressione sconfitta. Ha riconosciuto che la ragazza è mia e che non gli permetterò di toccarla.
 
Continuiamo così, a ballare appiccicati l’uno all’altra, lei con le mani al mio collo e io con le mani alla sua vita. Sorridiamo entrambi, chissà cosa sta pensando.
Quando la canzone sta per finire Gwen si alza in punta di piedi e sfiora le sue labbra con le mie. Dapprima è un contatto leggero, quasi impercettibile. Poi diventa sempre più spinto, finchè non sento la mia lingua che tocca la sua. E’ talmente piacevole che vorrei cibarmi solo di quello, dell’amore infinito che provo verso questa piccola indifesa creatura.
La sento, la sua lingua è curiosa. Accarezza i miei canini appuntiti, facendo qualche volta pressione con essa. Dopo un tempo che mi sembra troppo poco per staccarmi, lei tira la testa indietro per riprendere aria. Ansima un po’, io sorrido un po sorpreso.
I miei canini si ritirano, tornando alla forma normale. Alex fa una smorfia e se ne va, a testa bassa, senza dire nulla. Lei sorride e torna con tutti e due i piedi appoggiati a terra.
–E quello cos’era?—Domando, mordicchiandole il collo.
Lei fa uno strano verso e mi asseconda.
–Avevo semplicemente voglia di farlo.—Risponde lei.
Sorrido.
Mi stacco dal suo collo e guardo l’ora. Le dieci e mezza. Siamo stati parecchio a ballare e litigare, così che il tempo è volato. Mi sento un po’ stanco, infondo è una delle prime volte che ballo.
–Duncan, va tutto bene?—Mi chiede, passandomi una mano fra i capelli, accarezzandomi la testa.
–Sono soltanto un po’ stanco, sai com’è, è la prima volta che ballo qui al pub, di solito sono abituato a stare seduto e guardare le persone ballare senza dire mai nulla. Mi piace, mi mette tranquillità a vederle. Tu in particolare, sei molto brava.. vorrei che ballassi per me, ogni tanto. Quando siamo soli..in camera mia..—Arrossisco e abbasso lo sguardo, come un cucciolo smarrito.
Lei ancora mi accarezza la testa.
–Lo farò, per te.—Sorride e mi prende per mano. –Andiamo a casa. Sei stanco, hai bisogno di vedere un film e dormire un po’—Io annuisco e la seguo il silenzio, mentre giocherello con la sua collana.
Mi sembra tutto così perfetto.
Cosa può rovinarmi la vita ora? Niente, tutto è irrilevante. Tutto passa sotto lo scalino in cui c’è Gwen. La mia vita è ricominciata quando l’ho conosciuta, mi hanno dato un’altra possibilità, una via senza dolore.
 
Chi devo ringraziare?
Oh, se un giorno lo incontrerò giuro che porterò quel tizio che ha reso possibile tutto questo anche fino in Canada a cavalluccio.
Inutile dire che tornati a casa ci siamo cambiati e poi abbiamo guardato un film.
La solita storia insomma, ma con lei è speciale.
Mamma non mi ha fatto domande, in questi giorni vedendomi felice vuole che io mantenga il mio umore. Infondo lei non mi ha mai visto veramente felice, ora avrà l’occasione di farlo. Grazie mamma per essermi stata vicina e di aver permesso che io la incontrassi.
 
Mi addormento felice sul divano, come esattamente gli ultimi giorni da quando c’è lei. 
Che altro posso desiderare, più di così?





Angolettuccio 
Hola :D eccomi qua! span>
Allora... che ne pensate di Alex? Ve lo ricordate? L'ho accennato nei primi capitoli (praticamente è quello con cui Fire ha tradito il povero Duncan, tempo fa) devo dire ci sto prendendo gusto a inventare personaggi del genere muahahahah
Ok, la mia testolina è andata. Meglio che vada anch'io :3
Un abbraccione,
_key

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***




Non riesco a crederci, dopo domani riuscirò ad averla.
Oh si, è pomeriggio, mi sono dimenticato di dirlo.
Gwen sta aiutando mamma a fare delle faccende, io sono sul divano che le osservo pulire casa. Sembrano tutte e due molto laboriose, forse un giorno avrò l’occasione di mettere su una famiglia insieme a Gwen e la aiuterò a pulire la nostra futura casa.
Sorrido, magari ci sarà anche un piccolo demone oppure una piccola demone che girano per casa. Sarebbe bello, ma tutte queste fantasie non sono proprio da me.
Non avevo mai pensato al mio futuro, preferivo vivere intensamente il presente. Ma con una ragazza così, come posso fare a non pensare a come sarebbe bello il mio futuro accanto a lei?

Gwen canticchia qualcosa mentre lava il pavimento, mamma invece la osserva senza dire niente, quasi pensierosa. E’ strano, in questi giorni mamma mi sembra sempre un po’ irrequieta e sospettosa.
Inarco un sopracciglio, fissandola. Lei continua a mantenere quello sguardo alla qui 'c’è qualcosa che non va' ed è piuttosto strano da parte sua, non faceva espressioni del genere dall’ultima volta che papà era tornato a casa.
Gwen lava ancora il pavimento, riesco a distinguere una frase che sta cantando. –Wake me up inside..— Starà cantando Bring me to life? Mi piace molto come canzone, io faccio un cenno con la testa e sorrido.
I can’t wake up.—Canticchio, continuando a sorridere.
Lei mi sente cantare e la vedo accennare un sorriso.
Continua la strofa, continua a cantare Gwen. Lei sembra aver recepito con gli occhi quel che voglio dirle.
Wake me up inside..—Continua a cantare, come le avevo mentalmente chiesto. –Save me..—La sento ancora.
Call my name and save me from the dark.—
Si alza, mette giu lo straccio con cui stava lavando il pavimento e comincia a muovere dei passi incerti verso di me.
Wake me up.—Continuo io.
Bid my blood to run.—Lei si avvicina ancora a me, mi alzo dal divano.
I can’t wake up.—Canto di nuovo, siamo vicini.

Mamma ci fissa, stavolta non capisco perché, sorride.
Before i come undone..
E’ brava a cantare, l’ho sentita una volta, ha una voce.. angelica, si può dire.
Save me.
Le sfioro il viso, accarezzandolo. Lei appoggia la sua mano sopra la mia mano che è sulla sua guancia.
Save me from the nothing i’ve become.
Ho la tentazione di baciarla.
Ma mamma ci sta guardando, sembra che ci chieda con gli occhi cosa siamo diventati, se amici o se fidanzati.
Gwen arrossisce. Io le tolgo la mano dalla guancia e arrossisco a mia volta. Mamma lascia stare i piatti e si avvicina a noi, fissandoci. Ha un sopracciglio alzato, è.. strano.
–Duncan, forse hai dimenticato di dirmi qualcosa..?—Dice.
Io scuoto la testa, facendo finta di nulla.
–Niente, assolutamente niente.
Comincio a giocherellare con i capelli di Gwen, attorcigliandoli intorno alle dita, accarezzandoli. Lei guarda in basso imbarazzata, non aspettandosi quel gesto.
–Siete sicuri? Non è che.. vi siete fidanzati?
Avrei dovuto dirle "No, mamma. O almeno non prima di due giorni." Invece..
–No.. siamo solo.. molto amici.—sorrido.
Mamma non ne è ancora convinta, Gwen invece continua a mordersi il labbro inferiore e a fare dei versetti che assomigliano alle fusa dei gatti, perché io non le ho tolto le mani dai capelli. Mamma la fissa, sempre con quello sguardo dubbioso.
Io faccio spallucce.
–Si rilassa parecchio quando le accarezzo i capelli, sembra che cada in un altro mondo.—Le spiego.
Mamma annuisce, poi volta le spalle.
–Vado in camera a dormire un po’, ho sonno.—Fa uno sbadiglio e sale le scale.
–Si, certo mamma—Le accenno un sorriso, sparisce dietro la porta della sua camera.

Io tolgo la mano dai capelli di Gwen, lei invece sembra svegliarsi dalla trance dove era caduta.
–Eh? Cosa..?
Io comincio a ridere come uno scemo.
–Ben svegliata, mon amour.—Le mormoro io.
c’è qualcosa che non va. Il mio corpo. Tutto. Si muove da solo.
–Duncan...? Cosa c'è?
–Senti Gwen...—Le sussurro avvolgendole i fianchi. Non riesco più a controllarmi.
–Dimmi..
Io la spingo, così che lei cade sopra al divano, sdraiata. Fa un verso e dischiude le labbra. Sembra quasi che il suo corpo mi supplichi d’essere spogliato.
–Ma sei impazzito?—Si massaggia un po’ la testa.
 –Si.—Rispondo semplicemente, sdraiandomi sopra di lei.
–Duncan.. che.. che stai facendo?—Sento il suo sguardo su di me.
Ha voglia di strappare i vestiti a me quanto io ho voglia di strapparli a lei. Lo so, è prematuro. È troppo presto. Ma non me ne importa, se a lei va bene, io non mi fermerò.
–Quello che vedi.—Le mordo il collo, come se addentassi un panino. Lei trattiene qualcosa che doveva essere una specie di urletto.
–Du..duncan.. non—Io scuoto la testa.
–Non fermarmi, ti prego.—stavolta la mia lingua comincia a lavorare sul suo collo, mentre le mie mani si infiltrano sotto la sua maglietta. La sento inarcare la schiena, arrossisce.
–Io..—Le sue mani si infiltrano sotto la mia di maglietta.
–Gwen.. io ti amo.—la bacio, ci metto tutta la passione che potrei metterci. Le sue mani si tolgono da sotto la mia maglietta, vanno al mio viso, mi stringe forte.
Io intanto le alzo la sua di maglietta, la voglio togliere. Voglio vederla, la vedrò senza questi inutili pezzi di stoffa.
–Duncan..—Ha il respiro affanato. Sorrido ancora.
–Cosa c’è?—Lei avvicina la bocca al mio orecchio.
–Io..—Mi rilasso completamente.
–Io ti..—Lo sta per dire.
Sento salire i brividi in tutto il corpo, vedo la pelle d’oca. Non sta dormendo stavolta. Sta per dirlo sul serio. Chiudo gli occhi, voglio godermi ogni singolo secondo di questo momento.
–Duncan, io ti..—

DIN-DON.
No, vi prego, ditemi che è uno scherzo.






Angolettuccio...

*si nascondo dietro un colosso di 2 metri* Sera... ^u^'' Sì, il mio ritardo è sempre molto puntuale (?) *la trafigge una sfilettata* ...ed è anche corto *seconda sfilettata* ma guardiamo anche le parti positive...!
-Duncan: Perché, ce ne sono? 
Sì, che ce ne sono! ù_ù Stavo dicendo... la fine, per esemp- -
-Duncan: Ecco ,parliamo della fine! Il campanello potevi anche risparmiartelo
Ma che dici, crea suspance! e poi c'è stato anche TROPPO,
accontentati u.u
-Duncan: Ma cosa?! Cioè, siamo al 18° capitolo, ci vuole qualcosa di più delle solite cos-
COSA?! Diciottesimo capitolo?! °O°
-Duncan: o.O ?
Wow °.° E quindi il prossimo sarà il 19°...
-Duncan: Accidenti, mi sorprendono le tue capacità di calcolo.
Ok, basta così, altrimenti non finiamo più. Tornando a noi, spero vi sia piaciuto, avvertitemi nel caso ci siano degli errori ecc... Grazie di 
♥ per aver letto 
♪ e al prossimo capitolo :D
-Duncan: che, nel caso non lo sappiate, sarà il 19 °o°
Non sei simpatico...
_key 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***




La porta, quella dannatissima porta.
Credo che ucciderò il pezzente che ci sta dietro. Sbuffo, togliendo le mani da sotto la maglietta di Gwen.
–Porca di quella..— 
Gwen sembra essere divertita dalla mia reazione, però scocciata anche lei dalla persona che ha suonato alla porta. La sento ridere mentre mi alzo da sopra di lei.
–Che ti ridi?
Le faccio una linguaccia e lei si mette a sedere sul divano, sembra un po’ tesa stavolta.
Chissà a cosa sta pensando.

Io intanto muovo dei passi incerti verso la porta, che suona ancora.
DIN-DON.
–Arrivo, arrivo.—Sospiro alla porta.
La mia mano casca sul pomello della porta, poi la apro.
Ci trovo davanti un faccino minuto con dei capelli lenghi fino alle spalle, castano chiaro. Due occhi furbi e vispi, una ragazza alta non più di un metro e cinquantacinque. Difficile non riconoscerla.
–Hate. Ciao.
Sorrido, la gemella di Blood.
Diversa in tutto dal fratello, divertente e buffa come poche ragazze in giro. Forse l’unica conoscente che merita un po’ di fiducia fra tutti quegli idioti dei miei amici.
–Ciao Devil. O Duncan. come diamine bisogna chiamarti?—Sorride di rimando.
-Bah, importa poco.
Ridacchio. La voglia di staccarle la testa però rimane.
–Entra.—Dico semplicemente, facendole cenno con la testa di entrare.
 
Lei non se lo fa ripetere due volte e entra in casa, io chiudo la porta. Hate si gira verso di me e sorride.
–Da quant’è che non ti vedo?—Domanda.
Sorride a trentaquattro denti e poi mi salta addosso, abbracciandomi.
Ma questo non è un abbraccio come quelli di Fire, possessivi. E’ un abbraccio da amica. Un abbraccio affettuoso. Sento lo sguardo di Gwen addosso.
Non ce la faccio a stare fermo, infondo è da tanto tempo che non la vedevo più. Ricambio l’abbraccio di Hate, però vedo gli occhi di Gwen che sprizzano scintille verso Hate.
È gelosa. Che tenera.
–Che sei venuta a fare qui?
Lei mi lascia e fa spallucce.
–Blood mi ha mandata, anche se prima ci siamo picchiati. Indovina chi ha vinto.—Dice con un sorriso.
–Solita routine, insomma. Oh si.. Hate, ti presento Gwen.—Indico la ragazza che sta venendo verso di noi, mantenendo quell’espressione alquanto dubbiosa.
–Gwen, questa è Hate, la gemella di Blood. Hate, Gwendolyn è arrivata da poco, è la ragazza con cui esco. Blood forse te ha parlato.
Lei fa dei cenni di si con la testa.
–Non me ne ha parlato molto bene. Ma sapete com’è, i nemici di mio fratello sono miei amici. Piacere, Hate.
Allunga una mano verso Gwen.

 
Lei la guarda in un modo strano.
–Gwendlyn.—Dice semplicemente, senza ricambiare la stretta di mano.
Sta immobile.
–Ehm.. okay.. Che deve dirmi Blood?—Chiedo, cercando di alleviare la tensione ormai creatasi.
Hate fa la stessa espressione dubbiosa verso Gwen, poi scrolla le spalle.
–Niente di particolare, ha solo detto che Fire si rimetterà e qualcosa sul che devi stare in guardia perché lui e Al complottano qualcosa. Tutto qua, in questi due giorni le condizioni fisiche di Fire sono migliorate e Blood ha detto che loro due continuano a parlare di qualcosa e lo tengono allo scuro di tutto, forse perché sospettano che lui potrebbe venire a ridirlo a te. Tutto qua, mi ha detto che dovevo passare per questo. Ma secondo me.. è solo una stupida sensazione e niente di più.—Finisce e si scrolla di nuovo le spalle.
 
Io annuisco con la testa.
–Infondo tuo fratello è un ragazzo previdente. Che hai fatto in tutto questo tempo? Dove sei stata?
Lei fa ancora spallucce.
–Allenamenti e sono uscita con un altro gruppo di amici diverso rispetto al tuo, sai non sopporto Al e neanche Blood e Fire. Più mio fratello passa il tempo con quei due idioti e più gli assomiglia. Oh bè, ho promesso a un’amica di passare da lei oggi. Ci vediamo un’altra volta Devil, Gwen..
Fa un cenno con la mano ad Gwen e a me da un colpetto sulla testa, sorridendomi.
–Ci vediamo Hate, mi raccomando, riguardati.—Ricambio con un sorriso.
Hate si avvicina alla porta, silenziosa come è entrata esce dalla porta, senza lasciare traccia del suo passaggio.
 
Gwen è irrequieta. Incrocia le braccia al petto e mi guarda male, molto male.
–Ehm.. che ho fatto per meritarmi quello sguardo truce?
Lei ancora mi guarda male, uguale a prima.
–Che hai fatto in tutto questo tempo? Dove sei stata?—Imita la mia voce, con un tono abbastanza innervosito.
–Che stai dicendo?
Lei fa spallucce e va verso le scale.
–Carina, la tua amichetta. Va a farti un giretto con lei, se ti piace tanto.—Gwen sale le scale, arriva in camera mia e sbatte la porta.
 
Io?
Personalmente ci sono rimasto di merda. Non capisco tutta questa gelosia.
Dannazione.
Eppure a me non sembra di aver fatto niente di male.
Salgo le scale anche io, arrivando davanti alla porta della mia camera.
–Gwen, aprimi, perfavore.
Sento la sua voce da dietro la porta, una sola parola, precisa e diretta.
–Fanculo.
Non posso crederci che l’abbia detto davvero. Non posso credere che l’abbia detto a me. Sento la rabbia che monta dentro lo stomaco, si espande.
–Gwen, voglio spiegarti, lasciami parlare. Fammi entrare.
Sento ancora la sua voce da dietro la porta.
–Vai a spiegare alla tua amichetta. Io non ti voglio. Lasciami in pace.
Stringo i pugni lungo i fianchi.
–Apri la porta.
–Vattene via.
Sento che mi sale un ringhio su per la gola, però non lo faccio uscire.
–APRI QUESTA DANNATISSIMA PORTA!—Mi è esplosa la rabbia, non so che diavolo fare.
Cominciò a dare pugni a caso sulla porta.
Lei urla da dietro la porta.
–VATTENE VIA DUNCAN.—Sento gli occhi umidi e appanati. Bagnati.
–Apri, ti prego—Sussurro, smettendo di dare pugni alla porta.
Non sento risposte da dentro la camera. 
Però sento le mie guancie. Sono bagnate.
E’ orribile, sto piangendo.
Ci sono piccole perline d’acqua che scendono dai miei occhi, si infrangono sulle mie labbra.
 
–Non importa, non importa più niente.—La mia voce è rotta dai singhiozzi e dalle lacrime.
Se ieri mi ritenevo il ragazzo più felice del mondo non so oggi cosa posso essere. Ma credo che peggio di così non potrebbe andare. Sento le gambe cedermi.
–Vai via Duncan. Voglio stare sola.
Mi sembra che mi abbiano tirato tre coltelli, uno al cuore e due alle gambe. Cado in ginocchio, mentre le lacrime finiscono sul pavimento.
–Io..—Mi alzo, do le spalle alla porta.
Il dolore che sto provando è pari a uno schiaccia sassi che ti passa sopra. Il mio cuore si sta rimpicciolendo, quando avrà finito e sarà abbastanza piccolo si frantumerà.
–Sono..—Mi blocco.
Non le importerà dove sono.
Vuole soltanto stare da sola. Non posso farci niente. Io so cosa fare, per sollevare me.
–Gwen… Mi dispiace.
 
Scendo le scale, fino ad arrivare in cucina.
Devi proprio farlo, Dunacn? Il tuo dolore è così grande che hai bisogno di questo?
La mia risposta è si.
Apro un armadio, quello dove mamma tiene le posate. C’è una vocina dentro la mia testa che mi grida di non farlo. Ma ormai sono convinto, che ho da perdere? Afferro un coltello, lo fisso. Non so come, ma riesco a bagnare anch’esso con le lacrime. Era da tempo che non lo facevo. Da quando ho scoperto che Fire mi aveva tradito, con precisione.
Ogni volta che mi sento il cuore scoppiare, faccio queste minchiate, così che il dolore fisico sia più forte di quello morale.
Porto il coltello vicino al polso, tanto peggio di così. Comincio a fare tagli netti e precisi, tutti in fila, uno dopo l’altro. Comincia a uscire sangue, in forma di goccioline, poi sempre di più.
Dalla mia bocca escono dei versi e chiudo gli occhi, il dolore fisico sta diventando più forte di quello morale.
Non posso morire, non ho nulla da perdere. Fisso i tagli che mi sono fatto ora, a occhi spalancati. Le lacrime continuano a scorrere, rapide e veloci, nel mio viso è stampato un sorriso pieno di dolore.
Ho il braccio tinto di rosso, come se la maggior parte delle cose qui non lo fossero. Mi siedo, la perdita di sangue mi ha fatto venire mal di testa.
I miei vestiti sono sporchi.
–Gwen..
Ancora quel sorriso. E’ talmente.. straziante.

 
Sento un rumore, un cigolio. Una porta che si apre, dei passi sul parquet.
E’ uscita, perché è uscita?
È in cima alla scala, con gli occhi chiusi.
–Duncan.. io..—Alza lo sguardo verso di me, poi spalanca gli occhi. E urla il mio nome.
–DUNCAN!
Comincia a correre giù per le scale, raggiungendomi in meno di due secondi.
–Che hai fatto? Che ti sei fatto?—Fissa il mio braccio, ha gli occhi lucidi.
Io scrollo le spalle.
–Non lo so, volevo soltanto.. stavo soffrendo tanto.. il coltello era li.. non lo so.
Le lacrime continuano a scorrere.
Vedo una lacrima anche sul viso di Gwen, mi guarda il braccio destro tagliato. Nell’altro braccio c’è il coltello sporco.
 
–Vieni con me.—Dice.
Mi prende il coltello di mano e lo butta dentro al lavandino. Afferra il braccio destro e mi alza in piedi.
–Non perdere i sensi, Duncan.. va tutto bene..
Io non sembro capire nulla.
Non sono in me, il mio cervello è spento. Osservo soltanto, senza dire nulla.
Gwen mi guida, portandomi sopra il divano.
–Dove tiene tua mamma le medicine e le bende?—Chiede debolmente.
Io faccio un cenno con la testa a un armadietto nella cucina.
Gwen mi fa sdraiare, poi va a prendere disinfettante e bende, più una bacinella d’acqua fredda e un panno.
–Sta fermo ora, ti prego.—La sua voce è un misto di preoccupazione e dolore.
La vedo piangere, mentre armeggia con il braccio che sta perdendo fiumi di sangue, tutti vanno a congiungersi in un solo posto: la mia maglietta e i miei pantaloni.
Ormai sono tinti di rosso anche essi, ci sono delle macchie talmente grandi che mi fanno impressione.
–A te.. non.. faceva schifo.. il sangue?
Lei in un primo momento non risponde, poi mi guarda negli occhi.
–No. Non più.
Mi tampona il braccio con l’acqua, è gelata.
Sta cercando di fermare la fuori uscita di sangue.
–Duncan, promettimi che non farai mai più una cosa del genere. Mai più. Non lo rifarai mai.
Io la guardo, sta ancora piangendo.
Con il braccio destro le accarezzo il viso.
–Te lo prometto. Tu non.. non piangere più..
Prende le bende e le bagna con del disinfettante, poi comincia ad avvolgerle attorno al mio polso.
La mano destra intanto le asciuga le lacrime, accarezzandola, per farla stare tranquilla. Pian piano smette di piangere, quando finisce di bendarmi.
Fissa il mio viso rigato dalle lacrime. Devo avere gli occhi gonfi e rossi, o per lo meno, io me li sento così.
–Mi dispiace Gwen.. ti prego, perdonami..—
Lei mi accarezza il viso, cosa che stavo facendo io pochi secondi fa.
–No, perdonami tu. Se non avessi fatto quella scenata tu.. non..—Non finisce la frase che ricomincia a piangere.
Io mi alzo a sedere, con la poca forza che mi sento.
–Ssssh.. va tutto bene.. non piangere amore mio..

Mi avvicino a lei, la bacio.
Gwen mi stringe il viso fra le sue piccole e delicate mani. Quando ci stacchiamo lei accenna un mezzo sorriso, poi mi abbraccia, appoggiando la testa sul mio petto.
–Mi gira un po’ la testa..—Dico soltanto, lei stavolta fa un sorriso sincero, uno di quelli che mi toglie il fiato.
–Duncan, ce la fai a fare le scale?
Io annuisco.
–Si, credo di si.—Sorrido.
Lei mi aiuta ad alzarmi e mi cinge la vita con un braccio.
–Che fai?—Le chiedo.
Gwen comincia a camminare, sostenendomi un po’.
–Sono le sette e mezza, tua mamma sta ancora dormendo e io.. ho sonno.. non ho fame, ho mangiato tanto a pranzo. Vieni a dormire con me?
Io faccio un cenno di si con la testa e le sorrido.
–Si, ho un po’ sonno.—Approvo, provando a camminare.
Mi aiuta a salire le scale, fino ad arrivare in camera mia.
–Sai Duncan..—La vedo arrossire. –Mi piace quando mi chiami.. “amore”—Ammette lei visibimente in imbarazzo.
Sorrido.
–E a me piace chiamarti così..
Mi appoggia sul letto, mi sdraio. 
Lei si sdraia accanto me, mi stringe a sé.
–Duncan..
Le accarezzo i capelli.
–Si?—La incito a continuare.
Il suo respiro si fa regolare. 
Si è addormentata. Sorrido di nuovo.
Il braccio non fa più male, ormai i tagli dovrebbero essersi rimarginati del tutto. Le bacio la testa, afferro le coperte e copro entrambi.
Mamma capirà, non verrà a svegliarci per la cena vedendo il coltello insanguinato nel lavandino.
Il sangue sulla mia maglia è rappreso, non può macchiarla, anche se lei si è macchiata sulla maglietta per avermi fasciato.
La stringo di più a me.
 
–Buona notte, amore mio.





Angolettuccio 
Heilà, sono tornata :D Vi sono mancata? *
▽*
*partono i cri cri e i colpi di tosse*
Sono sempre in ritardo (questa volta mi sono anche superata... xD sigh) e torno con che cosa poi? con una specie di capitolo emo (?)
Bè, perlomeno c'è un nuovo personaggio, e questa volta, non è esattamente malvagio xD Poi mi ci rivedo anche parecchio specialmente in fatto di altezze °ω°'
Del resto, che è venuto assolutamente depresso, c'è poco da commentare... che vi devo dire, sarà lo stress accumulato nel tempo(?), magari il prossimo sarà più allegro xD ♫
Infine ci tengo a ringraziare velocemente, possibilmente prima che comincino ad arrivarmi i pomodori (che adoro, tra l'altro) le dolcissime anime che hanno recensito il precedente capitolo, che sono: dolcemary, Fiore_Del_Male, MagicSummer, kairy_Wolf e Dalhia_Gwen  Thank you very very much *□* 
Bene, ora posso dileguarmi. Grazie per essere arrivati fin qui  
Un abbraccione :3

~key

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***




E’ sempre bello svegliarsi con la persona che ami fra le braccia.
La mia piccola demonietta.
Dorme talmente tranquilla che mi sembra una bambola, è perfetta a vedersi. E’ una ragazza straordinaria, ed è mia. Sorrido, accarezzandole la testa.
La sento fare un versetto, mentre le sue candide braccia bianco latte mi avvolgono il collo, in una stretta che sembra emanare aria fredda. Sento i brividi salirmi per la schiena, la sua pelle è fredda, la sua pelle è perfetta, la sua pelle mi fa perdere il senno.La vedo, apre gli occhi lentamente, lasciando intravedere le sfumature dei suoi occhi neri-bluastri, così perfetti.
Sono bellissimi, mi ricordano il lento e tranquillo scorrere delle notti terrestri. I miei occhi si soffermano a fissare quelli di lei, che continuano ad aprirsi, sempre di più, finchè non sono completamente spalancati. Ha l’espressione di un cucciolo abbandonato, tenera e dolce allo stesso tempo.
Non è normale quanto sia sexy questa ragazza qualsiasi cosa che faccia.

Dischiude le labbra, quelle bellissime labbra piene color rosso fuoco, morbide come un petalo di rosa in piena primavera. Sento l’odore pungente di vaniglia che proviene dalla sua bocca, mi inebria, come una droga, facendomi essere sotto il suo completo controllo.
Ha l’espressione di una bambina che sta fissando la sua caramella, aspettando qualcuno che gliela porga. Tiene le labbra dischiuse, i suoi occhi mi sembrano supplicanti. Sorrido, mostrando una piccola parte dei miei canini affilati come lame di un rasoio. 
–Mhh.— Dalla mia bocca esce uno strano versetto, qualunque cosa sia, sono sicuro di volere la stessa cosa che vuole lei; Avere un contatto di labbra, percepire quella scarica elettrica che scivola per i nostri corpi ogni qualvolta le sue labbra perfette sfiorano le mie.
Avvicino la testa alla sua, un po’ incerto nel da farsi. La vedo sorridere, avvicinando pure lei la testa alla mia.
Sento le guance accaldate, segno che purtroppo sto arrossendo.
-Duncan..- Sussurra mentre scioglie una mano dal mio collo, portandola sul mio viso. Sembra sognante. 
–Sei bellissimo.- Conclude in due parole.
Comincio a sentir caldo, dannazione.
Devo essere diventato viola, a giudicare dall’espressione di questa piccola creatura, che pare di porcellana. La sento passare le dita fredde sui miei zigomi, sulle fossette e soprattutto sulle guance. È talmente piacevole, quasi impossibile da descrivere. Sorrido, prendendole la mano, stringendola nella mia.
Quei pochi centimetri che ci separavano diventano zero, in meno di un attimo.
Finalmente le sento mie, finalmente le sento e basta.
Finalmente le sue morbide labbra sulle mie.
Finalmente sento il sapore dolce della vaniglia in bocca.
Finalmente mi sembra sparire tutto il mondo intorno a me, ci siamo solo io e lei, per sempre.
Quando la sento staccarsi per riprendere un po’ d’aria nei polmoni sussurro un lamento, intanto mi alzo dal letto. 
–Ehi, non mi hai dato il buongiorno.
Anche se di spalle riesco benissimo a distinguere il suono della sua voce, anche perché diciamocelo, nella stanza ci siamo soltanto io e lei. 
–Te l’ho dato, il buongiorno— Ribadisco io. 
Sorrido e mi volto verso di lei, si è messa a sedere sul letto. Le sue labbra si incurvano, in un labbruccio riuscito male per causa del sonno. 
–Che vorresti che facessi?— Chiedo.
Si stropiccia un occhio, sembra una bambina, talmente le riesce bene.
–Voglio il buon giorno come si deve.— Dice.
Alza l’indice della mano destra e con esso mi fa segno di avvicinarsi a lei, sorridendo in uno strano modo, quasi... malizioso, oso dire. L’unica cosa che mi rimane da fare è scrollare le spalle, tanto accanto a lei non mi può succedere nulla. Mi sento invincibile, e soprattutto, qualsiasi cosa vorrà fare, sarà piacevole. Mi avvicino come suggerito, fermandomi a pochi centimetri da lei. Alza una mano, non capisco che cosa voglia fare. 

–Girati.— Ordina lei all'improvviso.
Inarco un sopracciglio. Girarmi? Ok... vada come vada, tanto non potrei rifiutare neanche se volessi. Mi giro di schiena, poi dopo quattro secondi capisco cosa intendeva lei con "buongiorno". La sento, le sue mani vagano imperturbabili per il mio sedere. Oh certo, lei può toccare e io no. Non mi sembra uno scambio equo, ma vabbè, intanto è qualcosa. 
–Questo sarebbe il tuo concetto di buongiorno?— Ridacchio sulle labbra. 
Dopo qualche minuto non sento più le sue mani, deve averle ritirare. 
–Non sono del tutto rimbecillita. Se hai dei limoni, fatti una limonata.
–Mmh, certo, una limonata.— Dico, divertito e stranito dal fatto che le mie natiche siano appena state paragonate a dei limoni.
Mi giro verso di lei e le accarezzo la testa.
–Piuttosto..— Passo una mano sul suo collo, seguendo i tratti della collana che le ho comprato. 
–Vuoi venire un po’ con me in palestra? Mi farebbe piacere un po’ di compagnia, di mattina c’è meno gente.. e poi senza fare un po’ di attività fisica dovrei dire addio al mio fisico perfetto— Rido come uno scemo, certo che mi vanto e anche bene.
Lei alza un sopracciglio, la vedo sorridere e accarezzarmi la mano che sta giocherellando con la collana. 
–Mi piacerebbe. Hai una tuta per me, per caso?— Domanda sorridendo lievemente.
Oh giusto, con tutto quel comprare di jeans e magliette ci siamo dimenticati delle tute, nel giorno dello shopping.
–Non preoccuparti, ti do una delle mie. Credo che i pantaloni non ti staranno troppo larghi, forse soltanto in vita, mentre la maglietta.. forse quella ti starà un po’ larga, ma meglio così no?—Le sorrido. 
Non voglio che qualcun altro veda le forme del suo corpo, molto meglio coprirle. 
–Per me va bene allora.—
Non me lo faccio ripetere due volte che sono già all’armadio a prenderle la tuta. Trovo un po’ alla cavolo quello che mi serve, afferro delle cose che mettevo quando avevo quindici anni. Certo, il mio corpo non è cambiato per niente da qui a due anni fa, ma i vestiti sono un po’ più stretti.
Sapete, qui l’aspetto non cambia.
Cioè, come posso spiegare meglio... mancano due-tre anni e io avrò vent’anni, e quando li compirò il mio corpo si ‘bloccherà’. Non crescerò più di viso, non mi cadranno i capelli e non diventeranno bianchi neanche quando avrò settanta anni, sarò sempre con l’aspetto di un ventenne.
Se un demone vuole crescere di più d’aspetto e che ne so.. avere l’aspetto di un cinquantenne deve andare da mio padre, parlarci di persona e chiedergli di farsi invecchiare.
Per esempio mia mamma, sembra più grande di mio padre. Lei ha deciso che avrebbe avuto l’aspetto di una ventisettenne, ma sapete qual è la verità? Mamma ha soltanto un anno in meno di papà.
La cosa comica è che lei è più grande del vecchietto che gestisce il negozio d’antiquariato. Si, lui è andato direttamente da mio padre a chiedere l’invecchiamento, chissà per quale motivo. Forse voleva soltanto avere l’aspetto di una persona più saggia. Comunque, le decisioni sono nostre.

Afferro un paio di pantaloni neri di una tuta, più una maglietta dalle maniche corte verde. Era una delle mie magliette preferite, quella. La mettevo sempre l’anno scorso. Chiudo l’armadio e mi giro, porgo i vestiti a Gwen. 
–Prego, tesoro.
Sorrido, lei arrossisce e afferra gli indumenti. 
–Grazie.—si alza, senza dire altro. 
Fa una decina di passi, arriva alla porta e stringe il pomello fra le sue dita. 
–Vado a cambiarmi in bagno— Mi avverte lei.
Pronuncio un leggero ‘si’ e poi la vedo sparire dietro la porta. Credo che sarà una mattinata piacevole, nonostante gli allenamenti. Detto questo, mi cambio pure io. 
Prossima destinazione: la palestra.

Saltiamo la parte descrittiva, in palestra non è successo nulla di speciale. Era vuota, non c’era una sola persona ad allenarsi. Perciò il tempo è volato, tranne per fatto che quando Gwen ha portato i pesi sulle mani le sono scivolati perché troppo pesanti e sono finiti dritti sul mio piede, centrandolo in pieno.
Saltiamo la parte in cui ne dico di tutti i colori per il dolore e lei mi porta il ghiaccio facendomi almeno un centinaio di scuse. 
Abbiamo pranzato fuori, due panini al volo perché non ci vedevamo più dalla fame. 
E no, la fiesta non c’era. Okay, lo so, è parecchio infelice come battuta, ma che ci posso fare? Sono il re delle battute infelici, mi diverto pure a farle. 
–Duncan, scusami ancora per il piede..insomma.. non volevo farlo.— Sfodera il suo labbruccio infallibile, così che io possa perdonarla in meno di tre secondi netti. 
–Ti ho detto almeno trenta volte che non fa niente Gwen, puoi considerarti perdonata e riperdonata e riperdonata ancora.— Dico per l'ennesima volta, sorridendo, così da far sembrare il tutto più credibile.
–Ti fa male?— Chiede per l'ennesima volta lei con fare premuroso.
Scuoto la testa, sto benissimo, ormai non sento più nulla. 
–No, no, non mi fa più male, non preoccuparti per me.— Ripeto ancora.
Ah, non ve l’avevo detto? Siamo a casa, precisamente nel salotto.
–Va bene.. posso chiederti una cosa?— Mi domanda lei ad un tratto.
Annuisco, sedendomi sulla poltrona, mentre lei mi sta davanti in piedi. 
–Certo.— Rispondo e appoggio delicatamente le mie mani sui fianchi di lei, stringendoli senza farle male. 
–Posso salire a cambiarmi? Questi vestiti sono imbrattati di sudore.. è meglio che mi cambio, altrimenti potresti morire per la puzza che emano..—
Io rido come un’idiota. Non puzza, lei non puzzerà mai. Il suo odore è sempre buonissimo, è inutile, per quanto potrebbe tentare di cambiarlo in puzza non ci riuscirebbe. 
–Certo, fai con calma.—
Gwen fa un’espressione alla ‘chissà perché sta ridendo’ E io scrollo le spalle, come per dirle che non c’è motivo. La vedo annuire leggermente, come se ci fossimo letti nel pensiero entrambi. 
–A dopo.—
La vedo allontanarsi verso le scale, salendo. Passano alcuni secondi e sparisce nel corridoio del piano superiore. Io accendo la televisione, giusto per vedere un po’ cosa c’è di interessante, ma credo niente.
Mamma ha lasciato un biglietto in cucina, l’abbiamo visto quando siamo entrati, a quanto pare è andata da qualche sua amica a fare non so cosa, e in casa non c’è neanche Black. Forse è andata a farsi un giretto fuori oppure ha trovato una chimera maschio con cui.. giocare. Oh si, giocare. Insomma, amoreggiare. Con il caratterino che si ritrova lei però dubito che si trovi un "ragazzo". 
Intanto, stranamente sento gli occhi pesanti. Credo che un sonnellino non mi farebbe male, però a dire la verità, io al contrario di Gwen sento di puzzare, forse anche tanto.
Ho bisogno di una doccia prima di fare qualsiasi altra cosa, altrimenti il divano assorbirà il mio odore e non sarà piacevole starci sopra, dopo che puzzerà come una capra bagnata.

Okay, ho proprio bisogno di una doccia che sia fredda, non ne posso più di sentir caldo, mi sembra di avere la febbre ogni cosa che faccio. Così mi alzo dalla poltrona, stiracchiandomi un po’, sentendo lo scricchiolio delle mie ossa. Mi ci vuole una doccia anche per svegliarmi un po’, visto che sono mezzo addormentato e mezzo sveglio, di cervello, si intende. 
Mentre salgo le scale a passi corti e incerti mi tolgo la maglietta, così che quando arrivo in bagno devo soltanto togliere i pantaloni e i boxer. La porta non è chiusa a chiave, quindi Gwen deve essere in camera mia. 
Scampato pericolo, sai che figura se lei stava facendo la doccia.
Apro la porta cautamente, appoggiandomi la maglietta sulla testa. Nessuno strano rumore. Sembra non esserci nessuno, ma di che mi preoccupo?
Mi avvicino alla doccia chiusa dalla tendina rossa per aprire l’acqua. Afferro la tendina e la tiro verso sinistra, essa produce un rumore metallico fastidioso. 
A quel punto, parte un rumore d’acqua che scorre.
Soltanto adesso mi accorgo che non c’era rumore in bagno perché Gwen non aveva aperto l’acqua finché io non avevo scostato la tendina, perché prima si stava insaponando. 
Si, come avrete ben constatato Gwen era dentro la doccia girata di schiena, che non si era accorta minimamente della mia presenza. 
Io invece le fissavo il sedere privo di pezzi di stoffa che dovevano coprirlo. Le sue gambe sono ancora meglio viste da questa prospettiva, sono lunghe e affusolate, candide e soprattutto lisce. Il mio sguardo però è sempre fisso sul suo sedere sodo e perfetto.
Non va bene Duncan, devi uscire prima che Gwen si accorga di te e tu ti becchi una sberla. 
Intanto lei canticchia qualcosa sotto il getto caldo dell’acqua, quel canticchiare risveglia i miei pensieri intrappolati in fantasie maniache su di lei. Alzo lo sguardo per distrarmi, per cercare di cambiare direzione, per convincere il mio cervello a uscire da li dentro. 

Però.. il mio sguardo s’è soffermato sulla sua schiena, precisamente poco sotto le spalle. 
Non ci credo.
Non voglio crederci, questo è un incubo. 
Mi sono addormentato sul divano e sto sognando, non credo che io possa essere così sfigato. Gwen ha due piccole ali sulla schiena, bianche, che si stanno sbattendo delicatamente per scrollare l'acqua che vi cade sopra.
Non può essere vero, non può. 

Non può...







 Angolettuccio 
Buenos dias ^^'
Ecco il nuovo capitolo estrapolato dalla mia mente contorta, in questi ultimi giorni! Per quanto riguarda il mio ritardo stratosferico chiedo umilmente perdono ç-ç la verità è che il mio amico lassù *indica il cielo* non voleva saperne di mandarmi l'illuminazione, perciò...
-Dio: "Non dare la colpa agli altri delle tue pigrizie, mondana, o ti spedisco all'inferno, sai?"
-Io: "Mitico, incontrerò Gwen e Duncan? *
*"
-Dio: "Ohohon ti piacerebbe! ohohohn
~" *se ne va ridendo mentre Key si chiede perché la sua risata sia uguale a quella di Babbo Natale*
Tornando seri (?), mi sento tremendamente in colpa ma allo stesso tempo anche molto felice nel vedere quante persone mi spronano a continuare, davvero, non so proprio cosa dire. Spero che in un prossimo futuro mi perdonerete T^T Ovviamente spero anche che vi sia piaciuto quest'altro capitolo... Alla fine sono arrivata a minacciare il mio cervello di fare uscire qualcosa
Ebbene sì, Gwen è un angelo (letteralmente) =
= e Duncan, ovviamente, ne esce scandalizzato... Poverino, sono davvero cattiva, quanto ti faccio soffrire... ehehe pardon! ^W^
-Duncan: "Sono contento tu te ne sia resa conto! Come sarebbe: "ehehehe ^W^"?! Questo... Questo è maltrattamento di personaggio immaginario ultra figo di cartoni animati(?)! Non posso semplicemente stare insieme a Gwen e trascorrere una normale vita con lei per più di due ore?!"
Emh... no. Non avrebbe audience. Gwen, puoi portartelo via, per piacere? *Arriva lei che con la manina lo prende e se lo porta via, mentre lui cerca di dimenarsi* Se fosse tutto rose e fiori, che divertimento ci sarebbe poi, dico bene? :D *<- sadica*
Bè, comunque si spiegherà tutto nel prossimo capitolo, così avrete la situazione più chiara.
-Coscienza: "E speriamo non sia nel 31 febbraio"
ç-ç Me lo merito.
Inoltre da due settimane ho ricominciato a seguire il fandom e ho trovato tante, tante storie DxG! Vuol dire che ci sono sempre più persone che amano questa coppia e la cosa mi ha reso molto contenta!
 *-* Anche perché io sostengo che sia davvero una coppia meravigliosa. Ho letto tutte queste storie (compresi nuovi capitoli) e sono rimasta piacevolmente sorpresa da quanti hanno appunto colto la bellezza di questa coppia, scrivendo ff stupende! Tanto da spronarmi inconsapevolmente a continuare :3
Naturalmente hanno contribuito moltissimo anche le persone che continuano a leggere questa ff <3 Un grazie pieno di cuoricini a
kairy_Wolf, MagicSumemer, _Lucky_Fairy_, Dalhia Gwen, La_Craggy, Fiore_del_Male, Love_Zoro, rocker_love e Rainforest (oh aspetta ora è _LuckyTie_ >ω< ) che hanno avuto la pazienza di recensire il precedente capitolo... e dolcezza soprattutto, non sapete che gioia mi date <3 *piange* Un super grazie mieloso anche ai lettori silenziosi :3
Oh, dimenticavo! Qualcuno ha visto le prime 2-3 puntate di A tutto reality All Stars? *-* Cioè non è incredibilmente fantastico? (<- intende quanto Duncan e Gwen siano stupendi, finalmente insieme)
In caso avessi fatto errori (cosa molto probabile) fatemi sapere e correggerò :D
Ora sarà meglio che finisca qui altrimenti quest'angolino diventerà più lungo del capitolo, per l'amor di Piton!
Tanti Bacetti alla ciambella
-Io e Homer: Umh... Ciammbelle...,
_key

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***




Non posso crederci. Gwen... lei è...
Lei non è un angelo. Lei è Gwen, lei è la mia demonietta, lei è la mia ragazza, lei non è un angelo. 
Gli angeli vengono qui soltanto per controllare i demoni, vengono qui solo in missione e... sono disposti a tutti pur di terminare le loro missioni, anche mentire, anche far credere che provano qualcosa che in realtà... non considerano minimamente. 
Sento gli occhi bagnati, l’acqua salata punge, le lacrime salgono. 
Sento un nodo per il mio stomaco. 
Lei sapeva fin dall’inizio chi ero, probabilmente. Lei sapeva che ero figlio di Satana. Lei sa che io la amo più della mia stessa vita, lei sa che io farei tutto quel che mi chiederebbe. 
È venuta soltanto per spiarmi, è venuta soltanto per incontrare mio padre, è venuta solo per prendermi in giro. 
Avrei dovuto immaginarlo. Infondo, per me non esisterà mai la felicità. Quel che avevo provato fino a questo momento era soltanto un’anteprima di ciò che si prova ad essere felici, ora non riesco più a provare neanche quella. 
Ha ancora indosso la collana che le ho regalato. 

Con che coraggio la sta indossando ancora? 

Le lacrime mi scendono giù, lente e calde per le mie guance. Sono salate, come tutto del resto. Una fitta, nel petto, all’altezza del cuore. 
Credo si sia rotto. 
A che mi serve infondo, un cuore? Sono un demone, devo comportarmi come tale. L’unica cosa che mi deve interessare sono la distruzione, l’odio, devo godere nel vedere gli altri soffrire. 
Allungo una mano verso la spalla di Gwen, la stringo, costringendola a farla girare verso di me. 
Non me ne importa nulla se è nuda, non mi fa alcun effetto ora. 
Come immaginavo, sulla sua spalla non c’è niente. Non c’è un marchio che conferma il suo essere demone. 
–Mi hai illuso, mi hai preso in giro fino ad ora. Tu sei un angelo, tu sei qui per distruggermi. Sei brava a recitare. Bè, felice per te, sei riuscita ad uccidermi. Il mio cuore si è spento.—Dico, con una voce spenta e vuota che non sembra mia.
Continuo a far cadere lacrime per il mio viso, non si fermano. 
Sento le mani tremare, Gwen invece mi sta guardando come shockata, come se non se l’aspettasse di trovarmi li. 
–Duncan, io..—Inizia lei.
Scuoto la testa. 
–No, no. Non dire altro, ti prego. Mi sono fidato di te, ti ho detto cose che non ho mai detto a nessuno. Ti ho parlato della mia vita, dei miei pensieri, del mio dolore. E per te era tutto un gioco. Lasciami solo, lasciatemi in pace tutti quanti. La cosa più triste è che tu, anche attualmente, sei la persona che amo di più al mondo. Pur sapendo che mi hai mentito, se tu fossi in punto di morte, darei la vita per vederti respirare.—Continuo al posto suo.
Le do le spalle, non mi importa più niente adesso. Voglio soltanto trovare un posto dove piangere in pace. 

Sapevo di essere destinato a rimanere solo, sapevo che nessuno mi avrebbe mai accettato. 
Lei era diversa però. 
Io la amavo, io avrei dato la vita per lei. Per quanto il mio cuore sia rotto, oppure spento, il mio sentimento d’amore verso di lei è talmente grande che è riuscito a formare un secondo cuore, accanto all’altro, visto che il primo era troppo piccolo per contenere così tanto amore. 
Il secondo cuore batte ancora, grande, bello e incontrastato. 
Batte per lei. 
E a lei non importa nulla. 

Comincio a camminare verso la porta con passo incerto, ci vedo doppio, mi tremano le mani, piango e non riesco neanche a reggermi in piedi. 
Possibile che sia ridotto in uno stato così pietoso? Non credo che ci sia il rischio che io possa sentirmi peggio di così. 
Sento dei passi dietro di me, è Gwen, è uscita dalla doccia. Sta correndo, credo. Verso di me. Mi ha afferrato un braccio, è nuda, e non gliene importa nulla. 
–Duncan io ti prego, posso spiegarti tutto, devi soltanto ascoltarmi.. ti prego, non trarre conclusioni affrettate in questo modo, l’amore che provo per te è reale, io non ti ho mai mentito su questo..—
Cerco di strattonare via il braccio. 
Scuoto la testa, la sento singhiozzare. Forse sta piangendo, ma non ne sono sicuro, visto che è dietro di me non riesco a vederla. 
–Perché dovrei crederti?—Mentre pronuncio queste parole le mie labbra si incurvano in un sorriso piuttosto triste e malinconico, intanto i miei pugni si stringono, tremando.

–Perché ti amo.—

Quelle parole mi lasciano spiazzato. 
E’ la prima volta che lo dice da sveglia. Scuoto ancora la testa, forse è più brava di quel che penso a mentire. 
–Ti prego Duncan guardami, devi soltanto guardarmi. I miei occhi non ti mentiranno..—Mormora con supplica.
Forse ha ragione, gli occhi non mentono. 
Intanto dai miei di occhi escono così tante lacrime che potrebbero diventare color rosso da un momento all’altro. 
Mi giro verso di lei, guardando in quegli splendidi specchi neri\bluastri che tanto ho amato, in quegli splendidi occhi che ancora amo alla follia. 
–Io ti amo, Duncan.—C’è sentimento nella sua voce, un sacco di sentimento traboccante d’amore per me, traboccante di rimorso. 

I suoi occhi mandano chiari segnali per delle richieste di perdono. Non può mentirmi, non in questo modo. 
Forse lei è davvero innamorata di me, forse non è tutto perduto. 
–Voglio crederti.—Dico ma continuo a piangere, non capisco il perché. 
Ci vedo ancora doppio e un po’ sfocato a causa delle lacrime, ma ancora nessun segno di cedimento fisico oppure morale. 
–Devi credermi..—
Dai suoi bellissimi occhi escono piccole perle d’acqua salata trasparenti, sta piangendo anche lei. 
Per quanto io possa essere arrabbiato perché mi ha mentito, continuo ad amarla incondizionatamente. 
–Prima di crederti, devo sentire quello che hai da dire. Ora va a vestirti. Io ti aspetto in camera mia, voglio delle spiegazioni che siano valide.—
Afferro la maniglia della porta del bagno, abbassandola lentamente. Spero di arrivarci vivo in camera mia, sapete com’è, ci vedo doppio e le gambe non mi reggono più. Si, riesco a camminare, anche se lentamente riesco a fare due passi messi in croce senza cadere. 

1,2,3,4.. Ancora sei passi e sono in camera mia. 
1,2,3.. Barcollo, poi mi appoggio al muro con una mano. 

Altri tre passi, solo tre passi. 
Tre passi che potrebbero costarmi l’osso del collo, se non ci sto attento. 
Mi avvicino alla porta della mia camera. 
4,5,6. Ce l’ho fatta, sono riuscito ad aggrapparmi alla maniglia. 
Apro la porta, con cautela. Altri piccoli passi e riesco ad arrivare al letto, mi siedo sul letto, con il mal di testa che sembra quasi voglia farmi scoppiare le tempie. E’ così... frustrante. 
L’unica cosa che riesco a fare è fissare le lancette dell’orologio, le mie lacrime ancora scorrono, sul cuscino, una dopo l’altra, insistentemente. 
Ho paura che non finiscano più. Ho paura che questo dolore non avrà fine. 
L’unica cosa che sento è una fitta, alla parte sinistra del mio corpo, quasi sul fianco, ma un po’ più in alto.

Non capisco cosa sia, però fa male. 
Molto, molto male.
Sembra che qualcosa si stia gonfiando in quella parte del corpo e volesse esplodermi dentro, da un momento all’altro. Quasi mi fa male anche respirare.
Il cuore è spento, hanno tolto la presa di corrente e non essendo più alimentato da qualcosa, è spento. 
Il secondo cuore invece non smette di brillare, e questo mi fa star male ancora di più. Più passa il tempo e più esso cresce. 

Ho paura che non svanirà mai, e io sarò continuamente torturato dal dolore d’aver perso la persona più importante della mia vita, o almeno, quel che credevo che fosse. 
Devo bruciare i miei disegni, devo smetterla di disegnare. 
Devo smetterla di scrivere, devo smetterla di uscire. 
Devo smetterla di credere nell’amore, devo smettere di pensare che a questo mondo ci sia qualcuno che possa apprezzarmi per quello che sono, Duncan. Non Devil, o il figlio di Satana.
L’unica cosa che riesco a fare al momento, è piangere.

Il mio cuscino è bagnato, non so cosa potrebbe andare peggio di così.
La mia ragazza è un angelo, probabilmente il pensiero di amarmi non l’ha mai sfiorata, neanche una volta.
Non voglio pensarci ora. Se guardo all’interno di me, vedo anche una piccola luce. È piccola, però è bellissima. Sprigiona calore, speranza, amore. 
Si, soprattutto speranza. La speranza che Gwen mi ami, che lei non mi abbia mentito.
La speranza di poterla avere per sempre con me. 
Non so se si spegnerà, ma spero di no. Perché il mio secondo cuore, non potrà mai andarsene.
Il tempo non passa, mi sembra che dopo un minuto sia passata un’ora intera. La testa mi martella. 
Tic-tac-tic-tac. 
Vorrei romperlo, quel coso, mi sta dando alla testa. 
Fortunatamente non devo aspettare più di tre minuti per vedere la porta che si apre, producendo uno strano cigolio che non aveva mai fatto prima d’ora. 
Forse voleva solo annunciarmi l’arrivo di Gwen, forse voleva semplicemente avvertirmi, farmi ricordare di questo dannatissimo giorno. Avrei preferito continuare a vivere credendo nel suo amore per me, anche se non era vero. Piuttosto che soffrire in questo modo, vorrei essere nel mondo terrestre, gettarmi in un mare ‘vero’ e farmi mangiare da quelli che loro chiamano squali.
Vedo una testa nero-pece sbucare dalla porta, accompagnata da due occhi ingenui color della notte. 
Ha messo i vestiti che aveva indossato la prima volta che è arrivata qui.
È sempre bellissima, anche con le guance rigate dalle lacrime, anche con gli occhi lucidi, anche i capelli asciugati velocemente. 
Anche con la collana che le ho comprato. Ancora non se l’è tolta, la piccola luce dentro di me si alimenta un pochino. 
Ma non così tanto da far impedire alle lacrime di uscire. 
–Du..Duncan?— Sta balbettando, ha la voce rotta dalle lacrime, anche se ora non sta piangendo più, riesco benissimo a intuire che potrebbe ricominciare da un momento all’altro.
–Vieni.— Rispondo semplicemente, cercando di mettermi a sedere sul letto. 
Non ci riesco, la forza che avevo mi ha abbandonato, il mio corpo non risponde ai miei comandi. È davvero possibile star così male?
Lei s’avvicina, prende la sedia e si siede, cercando di essere il più naturale possibile. Ma ogni mossa che fa, mi sembra goffa e impacciata, mi sembra soprattutto stanca di qualcosa. Forse è stanca di mentirmi. 
Magari lei ha già un ragazzo. Che ne posso sapere io. 
–Duncan, io posso spiegarti tutto fin dal principio.— Annuncia.
Annuisco, ora ho soltanto bisogno di schiarirmi le idee, di sapere la verità. Di conoscere ogni minimo dettaglio. 
–Ce la fai.. a parlare?— Mi domanda.
Apro la bocca, provo a dire una lettera, ma dalla mia gola esce fuori soltanto un rantolo confuso. Non ci credo, non riesco più a parlare. Forse è soltanto lo shock momentaneo della perdita di qualcosa, come tutti questi altri sintomi, come il dolore che sto provando. 
L’unica cosa che riesco a fare è indicare il quaderno che ho sulla scrivania, insieme alla penna che è vicina ad esso.
Gwen fortunatamente capisce al volo e me li passa. 
–Possibile che.. ti ho ridotto sul serio così?— Sussurra con voce triste.
Per quanto io non voglia, le lacrime continuano a scorrere sul mio volto. Faccio debolmente spallucce, poi comincio a scrivere qualcosa sulla pagina bianca immacolata del mio quaderno. 
Quando ho finito, lo faccio vedere a Gwen. 

Comincia a spiegarmi.” 

L’unica cosa che ho scritto. 
La vedo fare un leggero cenno di sì con la testa, intanto giocherella con le sue mani. Sembra essere piuttosto nervosa. 
–Vedi Duncan.. è vero, sono un angelo. Sono stata incaricata da Dio, a venire qui. Dovevo far finta di essere un demone, dovevo controllarvi affinchè non avreste combinato niente di malvagio sulla terra. Gli angeli custodi cominciano a scarseggiare, invece i demoni sembrano essere sempre di più, sempre più malvagi. Sulla terra stanno accadendo tante cose brutte, persone innocenti muoiono e le loro anime vengono perse per sempre. Ero venuta per far finire tutto questo, per far smettere voi demoni di compiere atti così maledettamente malvagi. Sono stata addestrata per questo, dovevo cavarmela da sola, dovevo portare a termine la mia missione, era quella la mia priorità. Certo, finchè non ho incontrato te.— Spiega lentamente.
I miei occhi si spalancano un po’. Davvero noi ne stiamo combinando così tante nel mondo degli umani? Io non ero al corrente di nulla. 
Scribacchio qualcos’altro sul quaderno, soltanto due parole. 

Vai avanti” 

Riesco a sentire le lacrime diminuire, quasi sento il mio cuore che riprende leggermente a battere. 
–Si.. non pensavo potesse finire così, Duncan. Ma io mi sono innamorata. Mi sono innamorata di un demone. Non era previsto, non dovevo farlo, è contro la legge. È contro qualsiasi legge fisica o morale. Eppure, non sono mai stata la perfetta ragazza che segue attenta e vigilante le regole del paradiso. Ho due genitori, sono ancora vivi. Non so che altro dire, ma devi credermi Duncan. L’unica cosa su cui non ti ho mentito è il mio amore per te. Io ti amo, maledizione. Ti amo più della mia vita stessa. Sei l’unico ragazzo che voglio, l’unico di cui mi fido, l’unico che è mio, l’unico che non voglio perdere. Ti prego, credimi. Non sto mentendo ora, e so che infondo al tuo cuore lo sai anche tu. Ho lasciato perdere la missione, ho scordato tutto, non me ne importa più nulla. Voglio soltanto che tu stia bene. Vederti in queste condizioni, mi sta uccidendo.—Si interrompe, guardandomi.

La luce che era dentro di me, quella piccola scintilla, si espande per tutto il mio corpo, facendo luce ovunque.
Il mio vecchio cuore ha ripreso a funzionare, riesco a sentirne i battiti continui ed accelerati. 
–E’ per questo che non ho tolto questa collana e non la toglierò mai. È per questo che se vorrai che io me ne andrò, lo farò. Perché io ti amo. Perché io per te farei di tutto. Sai che non sto mentendo, Duncan.. per favore, dimmi qualcosa, parlami. So che ci potrai riuscire. Scusami per tutto, scusami di tutto quel che ti ho fatto passare, scusami di quel che stai passando ora. Ma io non voglio lasciarti per uno stupido equivoco, tu sei mio. Io non ti cederò a nessun’altro.—
Le vedo, ora. Quelle piccole perle d’acqua, stanno scorrendo per le sue guance. Stanno parlando, mi stanno dicendo qualcosa. 
Credici, non stiamo mentendo.

Qualcosa mi dice che lei potrebbe mentire a chiunque, ma non a me. Le lacrime che avevo io, riescono finalmente a placarsi. Il dolore che provavo è stato spazzato via da quella luce. Non rimane più niente dentro di me, soltanto la consapevolezza che lei è mia. 
Butto a terra il quaderno e la penna, finalmente i miei muscoli rispondono, finalmente riesco ad alzarmi. Apro bocca, cercando di mettere in croce almeno due parole, cercando di esprimere i miei pensieri al meglio possibile. Dalla mia bocca però, esce soltanto un piccolo gemito, quasi impercettibile. Mi mordo il labbro inferiore, facendo talmente tanta pressione che potrei tagliarmi con i miei stessi canini. Allungo una mano verso il viso di lei, sfiorandole le fredde lacrime. 
Ho bagnato la punta del mio pollice con le dolci lacrime che sta versando per me. 
Credo siano l’essenza della mia linfa vitale, ognuna di quelle piccole perle trasparenti contiene una piccola parte dell’amore che lei prova per me. Piangere per qualcun altro è la dimostrazione fisica di quanto si tiene alla persona per cui si piange. Lei alza lo sguardo verso di me, sembra quasi che voglia esprimere tutto il dolore che sta provando in questo momento, il fiato sospeso, aspettando anche una mia sola parola. 
Continua a far scorrere lacrime, una dopo l’altra. Lasciano una scia umida sulle sue guance che brilla sotto la luce fioca della lampada. 

–Duncan.. riesci a parlarmi? Riesci a dire qualcosa ora?—Chiede con premura.
Io semplicemente resto muto, non esce una sola lettera dalla mia bocca. Le mie corde vocali si rifiutano di obbedirmi, ma almeno il mio corpo riesce a rispondere a ogni mio singolo comando. L’unica cosa che riesco a farle è guardarla con innocenza. L’innocenza che ricorda quella di un bambino. Un bambino che non può mentire, un bambino che non sa nulla del mondo, un bambino curioso di sapere e conoscere. 
Lei mi sta insegnando pian piano, parola dopo parola, passo dopo passo, gesto dopo gesto.
Cos’è l’amore? 
Qualcuno potrebbe chiedersi qual è la mia risposta, dopo tanto cercare. 
Cos’è l’amore? Un solo nome.

Gwen.

Sfiorare la sua pelle morbida e liscia come la buccia di una pesca è tutto quello di cui ho bisogno, per sentirmi a casa.
–No-n.. Pian.. gere.— Sussurro sulle labbra.
Afferro un lembo della manica della mia maglietta con due dita, così comincio a sfregarla contro le guance di Gwen, finchè non spariscono le scie umide che si erano create. 
Lei sembra smettere di piangere. 
–Duncan..—
No, non voglio che dica nulla. 
–Ssssh..— 
Avvicino il mio viso al suo, cercando un minimo contatto. Voglio soltanto sentire il sapore delle sue labbra sulle mie. Sentire il sapore delle sue lacrime salate. 
Al momento sento soltanto il suo respiro, il fiato caldo di Gwen che mi sfiora le labbra. 
Mi avvicino ancora un po’, cercando di creare quel contatto che tanto desidero, che tanto mi è mancato. Ancora un po’. Mi sembravano lontane, come se non riuscissi a raggiungerle, ma finalmente riesco a sentirle. 
E’ piuttosto strano, però mi sembra la prima volta che bacio qualcuno. 
Mi sento come un ragazzino alle sue prime esperienze. Ingenuo e fragile. 
Le braccia di Gwen mi circondano il collo, irradiando un piacevole senso di fresco. Io le circondo i fianchi con le mani, attirandola di più a me, riesco a sentire i nostri corpi che premono a vicenda l’uno sull’altro. Freddo e caldo, un contrasto piuttosto strano, ma talmente piacevole che non riesco neanche descriverlo. 
Sento dei forti battiti e non capisco se siano suoi o miei.
Passa così tanto tempo che ormai sono rimasto senza un briciolo d’aria, ma continuo a tenere le labbra incollate alle sue. 
Il nostro bacio è andato più avanti, s’è spinto portandosi a un contatto di lingue. La sento, sta cercando di riprendere aria dal naso, anche se sta soffocando nel nostro interminabile bacio, preferisce rinunciare all’aria piuttosto che dividersi da me. 
In tutto e per tutto, parola per parola, non soltanto nel bacio, anche nell’amore che prova verso di me. 
E per me è lo stesso, rinuncerei a vivere, alla mia vita, all’aria, al cibo, a disegnare. 
A tutto, per non rinunciare al mio angelo.
 
Mi stacco, perché nonostante quel che prova lei, l’ultima cosa che voglio fare è vederla morire soffocata dai miei stessi baci, riproduzione carnale del mio sfogo d’amore. 
Sta ansimando, respira a fatica. 
L’ho tenuta troppo sotto presa, si vede. 
–Ti amo, piccola.—Sorrido, finalmente riesco a spiccicare due parole con un senso compiuto, senza balbettare. 
Le corde vocali sono tornate a posto.
 Le sue guance si colorano di un rosso scarlatto, talmente intenso che si riesce a distinguere benissimo. E’ arrossita, proprio non capisco perché. 
Nel contempo sta sorridendo, un sorriso che vale più di mille parole. 
–Mi fanno.. imbarazzare, certi soprannomi— Dice, ridacchiando.
Forse si riferisce al mio piccola ma a me sembrava carino, certo non ho fatto nulla che non dovevo fare. 
–Mh, piccola?—
Ancora è stretta alla mia presa intorno ai suoi morbidi fianchi. 
–Si.. però insomma.. è carino..—
Annuisco. 
–Ora che mi hai spiegato tutto, io ti chiedo scusa. Ti chiedo perdono per tutto quello che ti ho fatta passare e le lacrime che hai versato per me.. solo.. mi dispiace d’aver dubitato di te, Gwen.—
Lei scuote la testa, la presa attorno al mio collo si fa improvvisamente più ferrea di quanto non fosse già. 
–Scusami tu, scusami perché non ti ho raccontato tutto fin dall’inizio, scusami perché sono stata un’idiota..—
Anche io scuoto la testa, esattamente come lei. 
–No, mi sono già dimenticato tutto. Va tutto bene, amore mio.. soltanto una cosa—
La vedo inarcare un sopracciglio e dischiudere le labbra, ha smesso di ansimare per il bacio togli-fiato di prima. 
–Promettimi che non mi lascerai mai, promettimi che mi amerai per sempre.—Sussurro, sfiorandole il rossore delle sue guance. 
–Non ti lascerò mai, non smetterò mai di amarti, Duncan. Qualsiasi cosa succeda, lo prometto.—
Annuisco. 
–Prometto anche io, nessuno ti porterà via da me..—
Le mordo una spalla, lasciando un piccolo segnetto del mio morso, soltanto un’anteprima del marchio che le farò un giorno. La sento fare un piccolo versetto di piacere, credo che essere toccata da me le provochi piacere, quanto ne procura a me. 
Non appena ho finito, sorrido come un’ebete. Lei sorride anche, però questa volta è un sorriso strano, quasi malizioso. C’è una scintilla nei suoi occhi. Credo voglia riscattarsi per qualcosa, oh giusto. 
Io l’ho vista completamente nuda, come mamma l’ha fatta, una o due ore fa. 
–Perché mi guardi in quel modo strano?—Inclino un po’ la testa di lato, come per imitare una di quelle espressioni ‘interrogative’ dei manga giapponesi. 
Lei fa spallucce, ma continua a guardarmi e a sorridere in quel modo, come se volesse mangiarmi. 
Io mi sento le ginocchia molli, stanno tremando. Ho la pelle d’oca per quello sguardo, però sono talmente stanco di tutte queste pressioni che potrei crollare ora, sul pavimento. Gwen avvicina la testa al mio collo, posandovi delicatamente le labbra. Apre la bocca, tirando fuori la sua lingua. 
–Gw-Gwen?—
stavolta sono io quello che diventa rosso come un pomodoro. Credo che gli istinti animaleschi di una certa persona si siano risvegliati. Il mio collo è percorso da brividi, la lingua di lei ci sta giocando, leccandolo continuamente. 
–Gw-Gw-Gwen..—E qui di certo non mancano dei gemiti di piacere verso quello che mi sta facendo, una piccola tortura personale, firmata Angel. 
–Mmh?— Nonostante lei abbia versettato un cosa c’è? abbreviato, io non riesco a spiccicare parola. 
Continuo a gemere, senza sosta. 
Sfiora i suoi piccoli canini contro al mio collo, ad ogni mio gemito lei preme sempre di più i suoi canini contro alla mia pelle, quasi mi sembra un film vampiresco. Peccato che non tutti i film hanno un lieto fine. Infatti, le mie stramaledette gambe hanno deciso di abbandonarmi. Mi cedono le ginocchia, che fino ad un minuto fa, tremavano. Chiudo gli occhi, pronto a dare una bella botta ai polpacci. Ma non sento l’impatto con il pavimento, non sento dolore, non sento nulla. Così riapro lentamente gli occhi, vedo soltanto il viso di Gwen. 
–Duncan.. ti senti bene?—Avendo le braccia attorno al mio collo ha fatto in tempo ad afferrarmi prima che cadessi, mi ha evitato una caduta. 
Io accenno un ‘sì’ con la testa. 
Lei invece scuote la sua. 
–Non stai bene, non riesci a vederlo? Stai cadendo a pezzi, hai bisogno di riposare..—
Dalla mia bocca esce soltanto un versetto, mentre una mano mi sale fino al collo, sfiorando il punto in cui Gwen mi stava torturando. 
–Non è giusto..—
So che sto facendo gli occhioni da cucciolo per una cavolata, però stavo così bene finchè non mi sono cedute le gambe. 
–No, ora ti metti a letto a dormire e io dormirò insieme a te per farti contento, va bene?—
Preferivo continuare con quella piacevole tortura, ma mi dovrò accontentare, non si può volere tutto dalla vita. 
–Va bene..—
Provo a vedere se le gambe rispondono al mio controllo, muovendole un po’. 
Okay, credo siano a posto, però fanno male. I muscoli, li sento tirati e rigidi, come il giorno dopo di un lungo allenamento severo e straziante. Secondo i miei calcoli, entro mezza giornata questo dolore dovrebbe sparire. Gwen riesce a capire che c’è qualcosa che non va alle mie gambe, così non dice nulla e mi appoggia sopra al letto. Ha molta più forza fisica di quel che pensassi. 
–G-grazie..—Sorrido, lei fa lo stesso con me. 
Mi stendo sul letto, non tiro su le coperte finchè lei non viene accanto a me, e credo che dal suo sorriso abbia capito che la voglio stringere, e che non mi addormenterò finchè non mi sarà vicina. 
–Arrivo, arrivo amore..—
Mi ha chiamato ‘amore’. Credo d’aver un paio di occhi a cuoricino, metaforicamente parlando, perché se ce li avessi davvero, sarebbe stato un bel problema, nonché parecchio imbarazzante per uno come me. 
Gwen si stende accanto a me, mi avvolge in un fresco abbraccio, tutto quello di cui ho bisogno. La vedo afferrare un lembo della coperta e la tira fino alle nostre spalle, così da lasciare fuori soltanto la testa. 
–Sei stanco, Duncan..—
Una sua mano si avvicina al mio viso, mi tocca delicatamente le palpebre degli occhi e mi costringe a chiuderle. –Dormi, fai dei sogni tranquilli, amore.—
Sorrido, pur avendo gli occhi chiusi, non potrei essere più felice di così. Ho rischiato di perderla ma poi l’ho riavuta, sono così.. felice. 

Lei mi ama. 

–Buona notte, piccola.— Mormoro.
Appoggio le mie labbra sulle sue, posandovi un leggero e dolce bacio a stampo. Gwen comincia a cantare una ninna nanna, per conciliare il mio sonno. 
Inutile dire che dopo neanche una decina di minuti, qualsiasi ora sia, cado in un sonno decorato da dolci sogni, la cui protagonista, è un vero angelo.






 Angoletuccio 
Salut mes amis :D Avete visto che brava bimba che sono, neanche un mese c'ho messo! >
▽<
-Coscienza: "C'è poco da gasarsi, ciccia, in media è sempre parecchio"
*la ignora* Ebbene ho finito di scriverlo proprio ora, avrei voluto dare un'ulteriore revisione prima di pubblicarlo (senza contare che non mi convince molto...) ma ci tenevo a pubblicarlo oggi anche perché sono piuttosto impegnata in questi giorni tra compiti e interrogazioni varie =^=
 Inoltre tutta la colpa di questa eccessiva fluffuosità va alla 5a puntata di TDAS che avrei sicuramente preferito non vedere... ma che in compenso, dopo la fase "lacrime e depressione", ha scatenato in me una voglia pazzesca di scrivere su questa splendida coppia. E mi sono decisa a capire che infondo quella è solo una visione dei produttori, che hanno fatto cambiare radicalmente i comportamenti di Gwen e Duncan, così, puff, magicamente tutto in una puntata! *prende la pallina anti-stress cercando di fermare la rabbia che sta ritornando* La mia Gwuncan per me non si scioglierà mai e comunque la stagione ancora non è finita e spero vivamente che a quel punk torni un po' di sale in zucca e capisca di quanto prezioso ha perso (vale anche per te Gwen ù.ù) Perché non possono...! Loro devono stare insieme... Insomma, ma guardateli! Sono perfetti, cioè...! Acciderbolina ç_ç
-Coscienza: "Sai spiegare le cose che è una meraviglia"
*continua a ignorarla* Quindi spero che tornino insieme. E continuerò a sperarci *
◡* Ma infondo che importanza ha se si sono "teoricamente" lasciati... a me e al mio amore per la DxG non cambia nulla di nulla. Giusto! Non bisogna prenderla a male o disperarsi... e neanche voler prendere a botte qualcuno... E' del tutto insensato... Ehehe... *risatina sinistra*
-Coscienza: "Emh... Perché sei circondata da un inquietante aura blu...?! Ma...! Che ci vuoi fare con quelle bamboline e quegli spilli...? Perché le bamboline hanno i capelli dei produttori?!
Ehehehe... Esperimento scientifico... Muahahaa... muAHAHAAHHAAHAHAHA!
-Coscienza: "Ok,l'abbiamo persa. Emh, ci sarebbe da finire di scrivere l'angolino qui!
*torna in sè* Oh, giusto! Dove eravamo rimasti... Un abbraccione pandoso a tutti quelli che hanno letto, e un grazie specialoso a
 Gwuncan_love, rocker_love, AnEvanescenceFan, MagicSummer, _Rainforest_, kairy_Wolf, La_Craggy, Love_Zoro, francyalterego e Dalhia_Gwen per aver recensito lo scorso capitolo. Siete troppo, troppo care... Aw T-T *commossa*   Mercì beacoup~ 
Spero il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima,
key

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***




Non può esserci niente di meglio che guardare la propria ragazza mentre canta e lava i piatti alle quattro del pomeriggio.
Mamma ci ha lasciati soli per un giorno, a quanto pare se n’è andata a trovare una delle sue amiche e tornerà domani. Non che la cosa mi dispiaccia, tanto mi ha lasciato in buona compagnia.
Gwen sembra tranquilla, come Black del resto. Vola, fa i suoi giri per casa e ogni tanto esce e rientra come a lei pare e piace. Secondo me sta architettando un qualche piano diabolico, infondo, una chimera che si fionda in un armadio e ti aiuta a vestirti non ha certo una mente sana. 
Sorrido, mentre Black sparisce di nuovo fuori dalla finestra. Chissà se ha un ‘ragazzo’. Certo, come mi può venire in mente una cosa del genere? Bah... Sono un’idiota, probabilmente l’amore mi ha dato alla testa. Intanto giocherello con una pallina di gomma che ha trovato mia madre in qualche vecchio scatolone, e me l'ha porsa appena mi sono svegliato, per passare il tempo. Mi pare di averla già vista, probabilmente da piccolo ci giocavo spesso. 
–Hai finito?— Chiedo, ancora osservando la mia pallina che rimbalza un’altra volta. 
–No, mi manca un piatto soltanto.
Mi dispiace che faccia tutto lei, però non ha voluto che mi muovessi. E’ da stamattina che mi tratta come un ricoverato d’ospedale, ‘Duncan sta fermo, Duncan non sforzarti, Duncan faccio io, Duncan siediti, Duncan come ti senti?’ Soltanto perché ieri i miei muscoli non funzionavano molto bene non vuole dire che devo starmene fermo e immobile. Forse è semplicemente preoccupata che accada ancora. 
–Non posso aiutarti?— Domando, con poca speranza.
Già la sento, ‘No, Duncan’.
–No, Duncan.—Risponde. Esattamente come pensavo. 
Sospiro, non che abbia particolare interesse nelle attività domestiche ma ora come ora lo trovo molto più allettante di passare tutta la giornata seduto sul divano o sulla sedia, oltre al fatto che non voglio farla affaticare troppo. Stamattina i miei muscoli hanno avuto un piccolo cedimento, questo è vero, ma è era solo un tremolio. Ho dei dolorini alle gambe ma non sono niente di grave, perché preoccuparsi tanto? 
–Ti prego...—La supplico e continuo a guardarla, anche se di schiena, sperando che si giri. Uso gli occhioni da cucciolo, non si sa mai quale effetto potrebbe sortire, magari si convince. 
–Duncan, è colpa mia se non sei stato bene ieri e se non ti sei sentito bene questa mattina, perciò oggi mi prenderò cura di te come fanno le bravi crocerossine.— Sorride, mostrando un ghigno ironico.—Ma non farci l'abitudine.
Io alzo un sopracciglio, divertito. –Se almeno vuoi farmi contento, metteresti una di quelle divise carine da infermiera, magari una di quelle con la gonnellina sopra-ginocchio?— Sghignazzo, scherzoso, anche se l'idea non mi dispiacerebbe affatto.
Lo so, la mia mente è di una perversione assoluta, ma che ci posso fare, qualcuno potrebbe biasimarmi?
L’unica cosa che sento è la sua risata cristallina che rimbomba in tutte le pareti della casa. 
–Ah, lo indosserò di sicuro. In un universo parallelo.
Dannazione, allora oggi non potrò fare nulla di divertente se non giocare con questa stupida pallina. Sarebbe stato d’aiuto avere Black, avrei pouto giocare con lei, ma a quanto pare ha di meglio da fare. 
Sospiro ancora, fin quando non vengo folgorato da un'illuminazione diabolica. Prendo la mira con un braccio e lancio la pallina dentro al lavandino, così che Gwen si faccia una piccola doccia con gli schizzi provocati dall'impatto.
Sento il rumore della palla che entra dentro al lavandino grondante d’acqua, il suono è una specie di ‘SPLASH!’, tipo un grosso sasso che viene lanciato in un lago. Sento la mia ragazza fare una smorfia, poi si gira lentamente verso di me. 
–Duncan.— Mormora, mantenendo un tono severo, ogni singola sillaba, indicando la maglietta leggermente bagnata. 
–Ehi, quando non si ha nulla da fare, riesci a trovare di tutto pur di non star fermo.
Lei mi guarda di traverso, cercando di mantenere uno sguardo minaccioso, ma fallendo miseramente. 
–Ringrazia il fatto che stavi poco bene questa mattina, sennò ti avrei già lanciato dentro al lavandino. Con il trita-rifiuti acceso.— Mi avverte, con un sorrisino sinistro.
Sorrido, so benissimo che l’avrebbe fatto sul serio. Credo.
–Mh, parlando d’altro, è meglio che vai di sopra a cambiarti, io sono un ‘lupo’ e tu sei un ‘agnellino’ e con la maglia bagnata fai proprio venir voglia di mangiarti.—Le sorrido, malizioso.
Riesco ad alzarmi dalla sedia senza alcun problema, sembra che i miei dolorini siano temporaneamente spariti. 
La vedo arrossire, ma non fa nient’altro. Non cerca di scappare, non cerca di salire in camera a cambiarsi né nient'altro. Mi guarda e sostiene il mio sguardo. Credo che sia solo curiosa di vedere quello che voglio fare. 
Si, infatti... Cosa ho intenzione di fare? 
Sicuramente non faremo l'amore in casa mia, ho in mente un posto speciale per farlo, quando lei sarà pronta. Ma qualche preliminare non credo possa danneggiare... 
No, Duncan. Che diavolo stai pensando? Eppure lei è li, così bella, così provocante, così sexy in tutto quello che fa, così mia. E non posso toccarla. E’ doloroso, non immaginate quanto. 
Vabbè, non ho niente da perdere. 
Provo ad avvicinarmi a lei per vedere quello che fa, magari scappa via, cosa ne posso sapere. 
–Non ti muovi di un passo, èh? Non hai paura di quello che potrei farti?
Sono abbastanza vicino da poter allungare una mano ed accarezzarle una guancia. Lei scuote la testa. 
–Paura? Del ragazzo che amo? Spero tu stia vivamente scherzando... E poi, cosa ti dice che io non vorrei fare a te la stessa identica cosa?
Questa risposta mi lascia spiazzato. E così, forse lei è molto più maniaca di quel che pensavo. Intrigante.
–E’ un’interessante teoria, molto interessante, oserei dire.— Mi avvicino ancora, così tanto che riesco a sfiorare le sue labbra con le mie. 
–Cosa c’è di interessante?
E’ arrossita ancora, io intanto calo leggermente con la testa, facendo sì che le mie labbra possano avere un contatto con la pelle perfetta del suo invitante collo. 
–Prova ad arrivarci da sola.— Le sussurro.
Ecco, quello che volevo fare era morderla, mettendoci così tanta pressione da poterle quasi bucare la pelle. Dalla sua bocca esce uno strano verso, intanto su tutta la sua pelle sovrasta senza ostacoli di alcun tipo la cosa che chiamano ‘pelle d’oca’. O brividi di piacere, potrei dire. 
–Duncan...— La sua voce è roca. 
Delicatamente comincio a sfiorare il punto in cui l’ho morsa con la punta della lingua, facendo dei piccoli cerchi. La sento tremare dal piacere. 
–E se poi non dovessi fermarmi?— Chiedo, non più così sicuro del mio auto-controllo.
Lei scuote la testa, porta una mano fra i miei capelli e spinge il mio viso verso il suo collo. Vuole che continui. 
–Non fermarti, allora.
La mordo di nuovo al lato del collo, un po’ più in alto di dove avevo morso prima, con la stessa pressione, forse anche un po’ di più, visto che riesco a bucarle la pelle con i canini. Stavolta lei fa un piccolo urletto, quasi impercettibile. La vedo buttare la testa all’indietro, ormai il suo corpo è invaso da scariche elettriche che cercano di provocare il mio. Vuole amarmi, in questo momento. Ma non posso, non ora. 
Ci sono due piccoli buchi ora, sul suo collo, da dove comincia ad uscire sangue in piccole goccioline copiose, una dopo l’altra, cominciano a scendere. Io faccio lavorare ancora la lingua, ripulendole il collo dal sangue. 
Sono un demone, posso bere sangue di qualsiasi tipo. Umano, demoniaco o angelico. 
Il sangue umano ci guarisce le ferite, ci sono alcuni demoni dipendenti da esso, che vivono sulla terra e ormai non possono più farne a meno. Sono quei cosi che gli umani chiamano ‘vampiri’ e la loro teoria è totalmente sbagliata. Si cibano di sangue, però l’ultima cosa che possono fare è innamorarsi di un essere umano, per carità, che te ne fai di un misero umano quando all’inferno e in paradiso ci sono demoni e demonesse dall’aspetto di qualche dio o dea greca? Non ha molta logica, forse, ma saltiamo pure questa parte. 
Il sangue di qualche altro demone rimargina di un po’ le nostre ferite, se ne abbiamo. E’ salato, non è molto buono. Avete presente l’acqua del mare? Ecco, tutti i demoni hanno il sangue che sa di salsedine. Tranne me. E mio padre. Si dice che il nostro sangue sia più prezioso dell’acqua. Il sangue di Satana rigenera ferite, riporta indietro i demoni la cui anima è andata perduta, da energia. E’ come un elisir. Forse può anche ringiovanire, ma questo non vale solo per i demoni. 
Il sangue mio e di mio padre è la cosa più potente che esista al mondo. Ma soprattutto, si rigenera con una velocità pari a sei volte quello umano e tre volte quello demoniaco. 
Insomma, posso perdere sei bottiglie di sangue e riprodurne quattro in meno di sei minuti. Grandioso, eh? Potrei essere usato come medicina istantanea, un giorno. 
Chissà se Gwen ha mai bevuto il sangue di qualcuno. Qualcosa mi dice che agli angeli è proibito, forse è un peccato o qualcosa del genere, ma secondo me Dio ha sparato qualche stronzata del tipo ‘E’ un grave peccato di lussuria’ o cose così.  
Il mio sangue a differenza degli altri demoni è buono, a quanto mi dicono. Mia madre ha detto che una volta ha preso sangue da papà, e le è sembrato come bere qualcosa di dolce ma rinfrescante e rigenerante allo stesso tempo. 
Invece il sangue degli angeli... Oh, il loro sangue è la tentazione più grande che possa esistere al mondo per un demone, e ora capisco bene cosa si prova. E’ un qualcosa di magnifico. E’ come... trovare la pace in se stessi, come galleggiare su una nuvola, come se tutti i miei problemi fossero finiti in questo preciso istante. Come essere sotto l’effetto di una potente droga. Una droga di cui non si può fare a meno. E’ dolce, quasi oserei dire che sa di rose. Come bere un petalo di rosa spremuto. 
Continuo a prenderne finchè il sangue non finisce di uscire e io non mi sento sazio. Gwen ansima, ho letto da qualche parte che per un angelo è una umiliazione essere usato come cartone di succo di frutta da un demone, durante una guerra magari. Ma se io le prendessi sangue mentre lei è cosciente e volente di questa cosa, sarebbe sempre umiliazione? Non credo proprio, anche perché Gwendolyn sembra una ragazza piuttosto orgogliosa e dubito farebbe qualcosa che non vuole. 
Sorrido, mi sento un tossicodipendente che si è appena preso la dose di droga giornaliera. 
–Amare, è un peccato?— Le prendo il viso con le mani, sorridendo ancora. 
–Duncan, potrei avere tutto, ma tutto non avrebbe senso, se tu non fossi mio.
Dopo questa frase, il bacio è d’obbligo. Ed è un bacio famelico, ricco di passione e amore. 
La stringo, in un abbraccio da cui non si sarebbe divincolata facilmente. 
–E non avrebbe senso per me avere tra le braccia qualcuno che non sia tu. Non mi completerebbe. Ora, ti prego, parlami un po’ di te. Della tua vita come angelo, dei tuoi genitori... Del Paradiso, magari.
Comincio a darle tanti piccoli e leggeri baci sul viso, così facendo la sento rilassarsi contro al mio corpo. 
–Parlami, ti prego— Biascico, in tono di supplica. Voglio che mi parli della sua vita, dei suoi genitori, magari se aveva degli amici, qualsiasi cosa. 
–Ti dirò tutto quello che vuoi sapere di me.
Sorrido. –Parlami e basta, non fermarti.
–Ecco...—Arrossisce, ha l’espressione di un cucciolo smarrito.–Il paradiso è ben diverso da qui, l’opposto si potrebbe dire. Ogni cosa è in armonia, ci sono nuvole ovunque, tutto è morbido. Ogni tanto c’è anche una strana nebbia bianca e umida, quando l’inferno fa fuori uscire i suoi getti di calore che arrivano fino a noi. Generalmente è un posto temperato, non troppo caldo e non troppo freddo. Il colore che si usa di più è l’azzurro, come qui è il rosso. Gli angeli vengono istruiti per proteggere gli umani, ma non tutti. Alcuni vogliono vivere la loro vita, magari mettendo su una famiglia, quello che è successo ai miei genitori dopo che si sono sposati. Gli angeli custodi vanno sulla terra, scelgono un umano da proteggere e poi lo tengono con sé cercando di proteggerlo da attacchi demoniaci, sperando che la sua vita non si spenga prima della vecchiaia.
Fa una piccola pausa, poi prosegue: -Sono figlia unica, ma mi sarebbe sempre piaciuto avere un fratello o una sorella maggiore che si prendesse cura di me e mi insegnasse le cose. I miei genitori si fidano tanto di me, fino a poco tempo fa volevo che fossero orgogliosi del mio lavoro, ma ora l’unica cosa che so è che voglio stare insieme a te fino alla fine dei miei giorni. Ho una migliore amica, si chiama Bridgette, è una ragazza gentile e simpatica, si preoccupava sempre per me in paradiso, ci conosciamo da tutta la vita e siamo piuttosto legate. Il perché mi hanno mandato qua già te l’ho raccontato, e poi che altro... Posso parlarti un po’ di Dio, l’ho visto per la prima volta che ero una bambina, ha l’aspetto umano però ispira molta fiducia. Bè, credo di aver finito.
Io annuisco, intanto mi sono fatto tutta una mappa mentale del luogo. Deve essere molto bello stare lassù, un giorno mi piacerebbe andarci. 
–Duncan, non voglio più avere segreti con te. Dimmi, c’è qualcosa di te che non mi hai mai detto, però che io dovrei sapere?
Sì, una cosa c’è. 
Una piccola bugia che ti ho raccontato all’inizio, ora sarà il momento di svelarla. Mi hai promesso che saresti sempre stata vicina a me, amore mio, che non mi lascerai mai. Ma se ti dicessi di essere il figlio di Satana, tu come la prenderesti? 
–Neanche io voglio più avere segreti con te, Gwen. Perciò devo dirti una cosa importantissima. Ecco...— Ho qualche difficoltà a dirlo, ho paura che dopo scappi via. 
–Puoi dirmi tutto, qualsiasi cosa sia, io ti starò sempre accanto.
Annuisco, poi sorrido. So di potermi fidare di lei. 
–Gwen... Ti ho mentito anche io su una cosa. Però era perché... volevo fare colpo su di te come demone ‘normale’ e non perché io sono... il figlio... di Satana. Ecco, l’ho detto. Sì, sono il figlio del più malvagio dei malvagi. E’ per questo che ho gli occhi rossi, è per questo che ho le corna, forse tu non le hai mai notate, ma io non le voglio. Le vorrei strappare, credimi. Odio mio padre e tutto quello che fa, e so di per certo che lui odia me. Ma nonostante ci stiamo antipatici a vicenda lui non può uccidermi, sennò non ci sarebbe nessuno a governare in futuro questo posto. Ti giuro, lo odio dal profondo del cuore. Gwen, non te l’ho detto perché tutti qua mi trattano con i guanti, essendo ‘il figlio del capo’, ma non volevo che tu mi vedessi diversamente da un ragazzo qualunque. Io volevo conquistarti dall’inizio, per quello che ero: Duncan. Non ‘il figlio di Satana’.- Termino il mio monologo, sperando di ricevere una sfuriata o qualcosa del genere, piuttosto che scappi via. 
No, sta ferma e immobile, l’unica cosa che fa è stringersi di più a me. 
–Anche se sei il figlio di Satana non ti lascerò per nessun motivo. Tu sei mio. Io sono tua. Ci apparteniamo l’uno all’altra, e basta.
Sorrido. E’ vero, è tutto vero. 
–E’ stata una cosa carina da parte tua, volermi conquistare già da subito. Non per incrementare il tuo ego, ma sarai contento di sapere che ci sei riuscito piuttosto bene.— Sfodera un magnifico sorriso. 
La bacio ancora. E ancora, e ancora e ancora e ancora. Non riesco più a fermarmi. Non sono felice, di più. Baciarla mi sembra l’unico modo per esprimere quanto io sia contento. 
–Grazie, amore mio. Credevo che saresti scappata oppure mi avresti dato del traditore o qualcosa del genere.—Abbasso lo sguardo, un po’ dispiaciuto, forse perché io il giorno prima ho fatto proprio lo stesso. 
–Non lo farei mai. Non preoccuparti, è acqua passata, ho sbagliato anch'io... — Bisbiglia dolcemente. 
Mi alza il viso con una mano, stavolta è lei a baciarmi. 





Angolettuccio
Sapete il detto "meglio tardi che mai"? Bhè, credo l'abbiano inventato pensando a me.
Ad ogni modo, dopo una lunga astinenza sono tornata con un nuovo capitolo. Non credo che ormai sia rimasto qualcuno che si ricorda della storia, visto che sono passati secoli, ma ho comunque deciso di pubblicarlo. 
Ho cambiato il titolo, stile del testo, creato una copertina e... forse basta. Ci sarebbero un po' di cose da correggere, dei capitoli addietro, in effetti... xD Ma la mia pigrizia si fa sentire, e di correggere ogni capitolo non ne vuole sapere. Se riuscirò a convincerla, bhè, è tutto da vedere. Ma se esiste ancora qualche anima che segue questi due tesori, preferirei concentrarmi sui capitoli futuri. Non so quando aggiornerò, ma probabilmente mi rivedrete, anche perché ho qualche altra vecchia ff su questi due, che non ho mai pubblicato, e chissà che non mi venga voglia di rileggerle e pubblicarle. Ultimamente ho avuto un po' di nostalgia dei tempi in cui guardavo il programma e mi manca questo pairing. Quindi beccatevi questa montagna di fluff da carie ai denti *tono malvagio(?)* ma non fateci l'abitudine... come si dice, "il fluff prima della tempesta". Ok, forse non era proprio così, ma avete capito. 
Infine, voglio ringraziare _Rainy_, Yume in Wonderland, francyalterego, Craggy, AnEvanescenceFan, Dalhia_Gwen, gwuncan99, Gwuancan_love e Moody_Girl per aver recensito il capitolo precedente. Grazie di cuore <3
Chiudo qui il delirio :3 Un abbraccio,
Key

 

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