A ogni 'Bella' la sua 'Bestia'

di LadyBlake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oggi, un anno fa ***
Capitolo 2: *** Le liste son fatte per non essere seguite ***
Capitolo 3: *** Le cose che Bella odiava ***
Capitolo 4: *** Torta alla Vaniglia ***
Capitolo 5: *** Cos' ho fatto? ***
Capitolo 6: *** Dura la vita nei sotterranei ***
Capitolo 7: *** Sindrome da infermierina ***
Capitolo 8: *** Nelle notti buie e tempestose rimaniamocene a letto ***
Capitolo 9: *** Il vendicatore della notte ***
Capitolo 10: *** L'ormone libero ***
Capitolo 11: *** Addicted to a Vanilla Cake ***
Capitolo 12: *** E scatta la crisi ***
Capitolo 13: *** A storm is coming ***
Capitolo 14: *** Giù le mani dalla mia Torta ('Don't touch my Cake') ***
Capitolo 15: *** L'essenza della nonna ***
Capitolo 16: *** Questione di sguardi ***
Capitolo 17: *** Io sono Draco Malfoy ***
Capitolo 18: *** Waiting for You under the Mistletoe (Ti aspetto sotto il vischio) ***
Capitolo 19: *** The Bothwells ***
Capitolo 20: *** Tu non hai fame? (e non è pubblicità occulta) ***
Capitolo 21: *** Prime volte ***
Capitolo 22: *** Scommetti? ***
Capitolo 23: *** Slytherin's heart ***
Capitolo 24: *** Si rimugina ***
Capitolo 25: *** Il Triangolo...no ***
Capitolo 26: *** Hic et nunc ***
Capitolo 27: *** Sonnambuli ***
Capitolo 28: *** Lo sapevo, io ***
Capitolo 29: *** It was a cold December... ***
Capitolo 30: *** Draco's lessons ***



Capitolo 1
*** Oggi, un anno fa ***


Introduzione

Ciao a tutti!

Avendo questa fanfiction oltrepassato la boa dei 20 capitoli, un chiodo fisso mi si è impiantato nella mente e da lì non s’è più mosso.

Uno dei tanti chiodi.

La cui presenza spiegherebbe le numerose falle del mio cervello. Ma non soffermiamoci su questi tristi dettagli.

Il ‘Prologo’ mi sembra c’entri sempre meno con tutto il resto della storia. Boh. È lì, ma non ha nessuno scopo, povero.

Ho quindi deciso di dare un taglio netto alla sua sofferenza, eliminandolo e sostituendolo con un breve, brevissimo Capitolo 1.

Il ‘Prologo’ vecchio verrà messo in un cassetto, in attesa della fanfiction adatta a lui.

Detto ciò, qualche comunicazione di servizio.

Avendo io letto tutti i libri, potrei aver sparso (nei capitoli pubblicati) e spargere in futuro (nei prossimi) SPOILER DEL SESTO, magari nulla di importante per la mia storia, eventi addirittura distorti in alcuni casi.

MA prego chiunque non avesse ancora letto il Principe, di fare attenzione.

Ho scelto di attenermi alla traduzione italiana dei nomi, soprattutto per non confondermi e scrivere magari Snape e poi Paciock.

Non sarebbe bello.

Piton è presente come insegnante di Pozioni.

La storia ha acquisito un taglio ironico, così come la caratterizzazione dei personaggi.

I personaggi sono tutti della grandissima J.K.Rowling, a parte qualcuno, che è mio.

Per chi segue già ‘A ogni Bella la sua Bestia’ ed è arrivato al capitolo 20 o giù di lì: dont’ worry, questo nuovo primo capitolo non apporta modifiche alla trama.

E ora, signore e signori, lasciate che vi introduca la protagonista di questa storia, perché, volente o nolente, sono costretta ad ammetterlo: è Lei la protagonista.

Ed essendo arrivati con la narrazione a fine dicembre, ancora pochi mesi di scuola e dovremo salutarla. Un po’ mi spiace.

Perché, nonostante sia quello che è, mi ci sono affezionata.

Ma io sono l’autrice, la mente criminale che l’ha creata. Sono di parte.

Bisognerebbe chiedere ai lettori cosa ne pensano di Lei.

Arrivati a quesato punto, credo sia il caso di presentarvela, no?

Sempre se avrete la voglia e la pazienza di sopportarla.

Come faccio io.

Un sospiro rassegnato, un sorriso e via.

 

 

Capitolo 1

Oggi, un anno fa

 

Primo di settembre.

King’s Cross.

Una ragazza che spinge un carrello stracolmo di stranezze si fa largo, a fatica, tra la moltitudine di pendolari che affollano le banchine della stazione.

Guardiamo l’orologio, sono quasi le nove.

È in ritardo.

Ovviamente.

Attenta a non attirare l’attenzione su di sè, eccola avviarsi tra binario 9 e il 10, scomparendo alla vista di tutti.

Una volta dall’altra parte, si avvia verso l’Espresso di Hogwarts, assorta nei suoi pensieri.

Starà stilando mentalmente il lungo elenco di oggetti che sa di aver dimenticato a casa?

Forse.

Oppure pensa già alle prime interrogazioni e ai compiti in classe che l’aspettano una volta arrivata a scuola?

Può darsi.

È il settimo anno, questo, per lei.

Un anno importante.

Un anno che l’accompagnerà verso il trionfale ingresso nel mondo degli adulti.

Anche l’anno passato, però, l’ha vista cambiare.

Ops!

Eccola che inciampa, portandosi dietro la valigia e tutto il resto.

Si rialza da terra borbottando qualcosa.

Poi trapassa da parte a parte con lo sguardo qualche studente più piccolo che ridacchia.

Ora è diventata tutta rossa.

E adesso fa finta di niente, salendo sul treno.

Beh…mettiamoci l’animo in pace, certe cose non cambiano mai.

Il suo nome è Isabella.

Ma nessuno la chiama così.

È la signorina Bothwell per i professori. È la Stellina per la mamma e Bells per suo fratello maggiore. Il resto del mondo la conosce da sempre come Bella. Oh, sì…sì, certo. Dimenticavo. C’è poi un ragazzo che l’ha ribattezzata ‘Torta alla Vaniglia’.

Già.

Proprio così.

È accaduto precisamente oggi.

Oggi, un anno fa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Le liste son fatte per non essere seguite ***


Capitolo 2

Le liste son fatte per non essere seguite

 

Mentre il sole giocava a nascondino con le cime degli alberi, la luce dei suoi raggi era stata sostituita da una fitta nebbiolina che, strisciando, avanzava, insinuandosi ovunque. Le tenebre stavano scendendo a ricoprire tutto e Bella fu più che felice di trovarsi all’interno della grande biblioteca del castello, al calduccio, invece che all’esterno. Brrr, le vennero i brividi solo al pensiero. Era lì in fissa da parecchi minuti ormai, immobile, a riflettere su…beh, su un bel po’ di cose, a dirla tutta.

E non c’era da meravigliarsi, dati gli ultimi avvenimenti.

Infine, riscuotendosi dallo stato di semi-trance in cui era caduta, diede le spalle alla grande vetrata e tornò alla sua poltrona, circondata da tutti i suoi libri, segno di un pomeriggio passato a studiare. O meglio, a far finta di studiare.

La mente era stata occupata da altri pensieri.

I suoi  passi si trasformarono in un lieve fruscio, sui tappeti che coprivano il pavimento. Oltre a quello, l’unico rumore nella stanza era il leggero crepitio del fuoco nel camino.  A parte gli elfi domestici e suo fratello maggiore, chiuso nei sotterranei a comporre musica, era sola, nell’immensa dimora estiva che la sua famiglia  possedeva lì, in Scozia, da generazioni.

I suoi genitori erano rimasti a Londra tutta l’estate, a lavorare. Anzi, a rischiare la pellaccia, se vogliamo essere più precisi.

Non che avessero avuto molta scelta, in effetti.

Se le ricordava fin troppo bene le notti in cui era rimasta sveglia a pregare che suo padre e sua madre, due Auror del Ministero, tornassero a casa sani e salvi dalla loro missione.

Quando la situazione aveva cominciato a farsi veramente critica, però, i suoi avevano spedito lei e William in Scozia, nella “casa” che di solito usavano per le vacanze. Nemmeno suo fratello aveva avuto l’ardire di protestare. E lei, buona buona se ne era rimasta lì, fuori dal mondo, protetta, tra le mura di casa.

In attesa di un segno, di un cambiamento, di qualcosa.

Fino al giorno in cui, finalmente, la Grande Battaglia aveva avuto luogo. Chissà se i libri di storia la ribattezzeranno proprio così...

Era stato suo padre a darle la notizia. Un biglietto, nulla più…ma tanto era bastato: “Abbiamo vinto”.

Ora, nonostante la guerra fosse finita, il lavoro era appena agli inizi.

‘C’è un mondo, là fuori, da ricostruire’, le aveva scritto sua madre.

Ad ogni buon conto, anche lei sarebbe presto tornata in città. Senza ombra di dubbio. Stava per ricominciare la scuola e lei era in ritardo. Molto più del solito. Il che è tutto dire.

Doveva ancora acquistare tutti i libri ed era anche ora di comprare una nuova uniforme, quella vecchia era in condizioni pietose. La sua bacchetta andava assolutissimamente revisionata e il calderone scrostato. Era ancora un disastro dall’ultimo pasticcio combinato in Pozioni. Piton non era uno che regalava i voti…. Era un pignolo allucinante e, sebbene in Pozioni se la fosse sempre cavata, per ottenere dei risultati decenti doveva sgobbare mille volte più degli altri. Ehhh, il crudele destino dei Grifondoro.

Piton…già, il Professor Piton. Colui che aveva, d’accordo con Silente, inscenato la morte di quest’ultimo. Tutto per uno scopo ben preciso:  far uscire il Signore Oscuro allo scoperto. Una volta per tutte.

Aveva funzionato, fortunatamente.

Ma lei non avrebbe mai dimenticato l’angoscia e l’orrore che aveva provato nel vedere il vecchio preside riverso a terra, apparentemente senza vita.

La confusione, il dolore. Le voci che si rincorrevano per i corridoi…la scuola in procinto di chiudere, Malfoy un assassino....

E Potter, Dio Santo… meglio non pensarci.

Giocherellando con una ciocca di capelli neri come la pece, posò nuovamente lo sguardo sull’ultimo numero della Gazzetta del Profeta, in bilico sul bracciolo imbottito della poltrona. Un titolo campeggiava a piena pagina: “Harry Potter, l’eroe del mondo magico”.

Non c’erano foto a testimoniare il fatto, non ce n’era bisogno.

Bella sbadigliò sonoramente e si accoccolò, cercando una posizione più comoda,  stringendo forte le gambe a sé. Sua madre le aveva riferito, nell’ultima lettera, che stavano tutti bene, Potter, i Weasley (soprattutto Ginny, che era una sua amica, oltre che una compagna di corso), la Granger e tutti gli altri Grifondoro del settimo anno che avevano preso parte alla battaglia. Li ammirava molto per questo. Aveva pregato anche per loro.

Lei, di un anno più piccola, così riservata, aveva avuto modo di osservarli, di imparare molte cose su quei ragazzi… dettagli che si memorizzano vivendo insieme nove mesi l’anno, piccole quotidianità che le sarebbero mancate molto. Con un sorriso pensò a Seamus Finnigan, che con il colletto della camicia slacciato e la cravatta allentata, era solito stravaccarsi sempre sulla stessa poltrona, per spiare sotto le gonne delle ragazze - me compresa - che salivano in dormitorio; Neville Paciock, il tenero imbranato che odiava profondamente Piton, Pozioni e i carciofi - esattamente in quest’ordine -; Calì Patil, che aveva una stratosferica cotta per Dean Thomas e faceva in modo di sedersi sempre vicino a lui, durante i pasti; il magnifico trio Potter-Weasley-Granger, che dopo cena si riuniva sempre davanti al grande camino,  per confabulare.

Cose così, insomma.

Le era capitato più volte, distraendosi dai noiosi compiti, di soffermarsi a guardarli…tre ragazzi come lei, solo di un anno più grandi, seduti attorno ad un fuoco scoppiettante, a parlare di Quidditch, di quanto odiavano Piton - argomento ricorrente a Grifondoro, vero?-, ed ogni tanto, perché no, di come salvare il mondo.

Sua madre le aveva anche scritto che alcuni ragazzi di Serpeverde (il gruppetto di Malfoy…Draco Malfoy, quel Malfoy), spinti dalle famiglie a prendere il marchio, erano stati graziati, data la loro giovane età e altre attenuanti.

Quindi sarebbero tornati tutti a scuola.

Le sfuggì un sospiro di sollievo. Aveva i suoi motivi, per sentirsi sollevata.

Una fissa per l’inarrivabile-stronzo-per-eccellenza era tra questi.

Beh, non stupiamoci. A scuola i casi erano tre.

O eri cieca, o stravedevi per il grande Potter, oppure sbavavi per il dannato Malfoy.

Fortunate quelle che appartenevano alla prima categoria.

Potter era inavvicinabile.

Punto primo perché era Potter, punto secondo perché ora stava con Ginny Weasley.

Il che bastava e avanzava a far accantonare qualsiasi proposito di conquista della leggenda vivente.

Malfoy invece….

Beh, Malfoy era un problemone. Ma di quelli grossi. Ricco da far schifo, bello come il sole…e Serpeverde come pochi. In più era sempre seguito dai suoi scagnozzi, per non parlare della sua ombra, Mr-sono-un-bastardo-coi-fiocchi-Zabini, e della sanguisuga Pansy-carlino-Parkinson, che non gli si scrostava di dosso.

Fine. Chiuso il discorso, speranze vanificate per tutte le povere pinguine imbesuite che ci avevano fatto un pensierino.

Anche e soprattutto per una Grifondoro del sesto anno come Bella. Che anche con un triplo salto mortale all’indietro non sarebbe comunque riuscita ad attirare la sua attenzione.

Era pronta a scommetterci. Anche 50 galeoni. Non l’avrebbe mai e poi mai notata.

La nostra scansafatiche sbadigliò ancora e spiò il grande orologio a pendolo da sotto le lunghe ciglia. Tra non molto sarebbe dovuta scendere per cena. A questo pensiero, lo stomaco reclamò l’attenzione che si meritava con un sonoro brontolio.

Nel frattempo si sarebbe concessa un sonnellino.

Ma anche no.

Gli occhi celesti si posarono con ribrezzo sul tema di trasfigurazione, abbandonato a se stesso sul tappeto.

Poveretto, faceva quasi pena.

Anzi, togliamo il ‘quasi’.

-Fantastico…che scelta… - mormorò.

Dopo un attimo di indecisione e con grande rammarico, optò per il tema.

Che palle. Ma chi se ne frega di ‘sta roba?

L’unico sollievo era che il giorno seguente sarebbe tornata a Londra.

E come prima cosa si sarebbe fiondata dalla parrucchiera. Assolutamente. I suoi capelli imploravano pietà. Li osservò, prendendoli e rigirandoli tra le dita.

Altro che doppie punte. Provò a contare le ramificazioni di un singolo capello.

Oh mio Dio.

Bisognava correre ai ripari.

Poi le toccava un giretto a Diagon Alley: di lì a poco Hogwarts avrebbe di nuovo aperto i cancelli.

Quel pensiero fu la sua rovina, ovvero un’ulteriore scusante per non fare i compiti.

Invece di continuare il tema, infatti, nonostante le proteste della piuma anti-perdi-tempo (come l’aveva ribattezzata sua madre), cominciò a scrivere la lista dei buoni propositi per il nuovo anno scolastico.

Non far incazzare Piton più del dovuto, che poi diventa ancora più brutto. Pensiero inquietante.

Tira su la media in Trasfigurazioni! Magari facendo i compiti per tempo. La pergamena si scosse, per ricordarle che per quello non era necessario aspettare l’inizio dell’anno scolastico.

Bella la ignorò, ovviamente.

Evita di alzarti alle cinque della mattina per finire i compiti che non hai fatto la sera prima,  perché hai preferito spettegolare con le tue amiche. Che poi ti vengono le occhiaie. E nessuno ti si fila. O meglio. Malfoy non ti si fila. Ma non credo sia colpa delle occhiaie.

Spettegola di meno. Più fatti e meno parole!!!

Ci pensò un attimo, poi aggiunse:

Ringraziare Potter.

Dopotutto, era stato quel ragazzo a far fuori il pazzoide e a salvarli tutti, no?? Poveretto.

In fondo alla pagina poi, come ogni anno, scrisse a grandi lettere il proposito più importante:

FINISCILA DI SOGNARE AD OCCHI APERTI CHE MALFOY POSSA ALZARSI UNA MATTINA E ACCORGERSI DELLA TUA MISERA ESISTENZA.

Pausa di silenzio.

Gemito rassegnato.

Il che comprendeva: non seguirlo ovunque vada, non appostarti sulle scale dei sotterranei per aspettare che passi, non fissarlo mentre mangia (che, tra l’altro, è anche maleducazione), non sbavare (che fa anche un po’ schifo e non è una bella cosa a vedersi), non sperare segretamente che batta Potter a Quidditch (non è leale verso i tuoi compagni)…non augurare al carlino di cadere dalle scale rompendosi l’osso del collo, di esplodere durante Pozioni, o di morire di una morte orrenda.

Almeno, non ad alta voce.

Puntualmente, anno dopo anno, i suoi bei propositi erano sempre andati a farsi benedire.

- Ah! Ma non quest’anno! Ma proprio no. Non ci pensare neppure cara mia… – si disse.

-BELLA!!- giunse l’urlo sovrumano di suo fratello.

-ARRIVOO! – urlò lei di rimando.

Stiracchiandosi come un gatto, si decise ad abbandonare il suo rifugio.

Cercò le pantofole, finite chissà come sotto al tavolo, e si apprestò a scendere per la cena.

Correndo giù per le scale si sentì leggera e sollevata. Aveva preso una decisione.

- Ohhh, sissì, basta, con ‘sta fissa,  è ora di finirla, Bella. Datti una regolata e cercatene uno un po’ più terra-terra. Ce ne sono tanti…mi toccherà fare una lista. Dopo cena.

Il tema avrebbe aspettato. Ancora.

- Sai che parlare da soli è segno di squilibrio mentale? – la redarguì il dipinto di suo nonno, appeso alla parete.

Ma Bella non lo udì, presa com’era dalla sua opera di auto-convincimento, felice più che mai di tornarsene a Londra, saltellante come un fringuello a Pasqua.

Ignara del fatto che il Destino, quell’anno, aveva deciso di accettare la sua scommessa.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Le cose che Bella odiava ***


Capitolo 3

Le cose che Bella odiava

 

Primo settembre.

Ore 8.35.

Casa Bothwell.

La giornata era iniziata male, malissimo.

Si era svegliata tardi, era scesa in cucina e, oltre alla colazione fredda, aveva trovato un biglietto dei suoi genitori: “Tesoro siamo dovuti scappare al lavoro. Fatti accompagnare in stazione da tuo fratello. Fai la brava.”

Fantastico. Come un cruciatus in pieno petto il giorno del tuo compleanno.

-Oh no.

Odiava la colazione fredda.

Odiava far colazione da sola, soprattutto.

Odiava farsi accompagnare in giro da suo fratello.

Perché? O, lo scopriremo presto.

Intanto lasciamo la povera disgraziata a imprecare sottovoce contro tutti, in attesa di far sbollire la sua rabbia.

-Bel modo di inaugurare l’anno scolastico.

Salendo i gradini a tre a tre, corse di sopra, buttò giù a spallate la porta della cripta di suo fratello (era una cripta, non una camera) e spalancò le finestre, urlando a più non posso.

-WILL!! WILL! MI DEVI PORTARE IN STAZIONE! ALZATI!

-…ognaiscendo…?

-ALZATI! È TARDI! WILL!!IL TRENO!

Il delirio.

 

 

Primo settembre.

Ore 8.47.

King’s Cross.

Bella odiava il freddo. Quando faceva freddo, lei doveva starsene davanti al camino acceso, sotto al suo piumone, con in mano una tazza di tè bollente.

Non di certo in stazione, a farsi largo con spintoni e gomitate tra la folla.

Bella odiava la folla.

E odiava essere in ritardo.

E odiava quando suo fratello le faceva perdere tempo.

-WILL! – urlò, senza voltarsi. E senza rallentare. Chi perdeva il turno era finito.

-Asp-Bel—sentì mugugnare dietro di sé, a poca distanza.

-Forza, forza!! Dai, dai!!Che il treno parte!!!!!!!!

Bella non si fermò ad aspettare e continuò a correre.

Bella, guarda caso, odiava correre.

 

 

 

Primo settembre.

Ore 8.50.

Binario 9 e ¾.

Gli studenti erano quasi tutti sul treno ormai, solo le famiglie erano rimaste sulla banchina.

-Ciao mamma!

-Fai il bravo!

-Guarda si qui!

-Di chi è quel rospo??

Voci che si rincorrevano l’un l’altra, mentre Bella camminava spedita con il fiatone (tra parentesi,  odiava avere il fiatone), guardandosi intorno come una pazza in cerca dei suoi amici. O di una testa bionda.

No, no, non una testa bionda. Ricorda la lista.Evitare Malfoy, regola numero uno.

Suo fratello l’aveva ormai raggiunta, anche lui con il fiatone e con il cappellino ben calato sulla fronte per non farsi riconoscere.

-Bell...anf…ti convien…salire…anf…te li carico io …i ba…a..gli…poi…affacciati…che ..vengo…salutare…

-Okay…mi…comando…non perdere niente…e non farti…riconoscere...altrimenti…ho finito di vivere…capito?

-Sì, sììì…nutile…ripeti ogni volta….lo so….

-Vado…ao…

-…ao…a dopo…

Bella saltò agilmente sul treno. Fece in tempo a passare due scompartimenti che scorse una testa rossa pochi metri avanti a lei.

-Ginny! Ginny!

-Bella!

-Tesoro! Come stai?

Si abbracciarono forte.

-Bene, benone. Tu, piuttosto?

-Lasciamo perdere. Giornata iniziata schifosamente.

-Ehi, ciao Bella!

-Seamus!! Ciao! Sai mica dove posso trovare posto?

-Mi sa che qui è tutto occupato…-le disse pensieroso, scrutandola attentamente da capo a piedi, dopo averla abbracciata.

-Bella…ti trovo…come dire…- e fece degli eloquenti  segni con le mani.

Lei inarcò le sopracciglia.

-Seamus, ci hai già provato l’anno scorso a fare il marpione con me…ti ricordi com’è finita?

-Beh, tentar non nuoce, no?

-Seamus, sei sempre il solito! Lascia in pace le ragazze più piccole!!- lo riprese Hermione Granger, sporgendo la testa dalla porta del suo scompartimento.

-Mmh, c’è il tuo ragazzo lì dentro? – sussurrò Bella a Ginny. Questa annuì, con un gran sorrisone a 56 denti.

Bella si fece largo ed entrò nello scompartimento.

Eccolo lì, Harry Potter, il mago più famoso del mondo, con i soliti occhiali e la perenne mania di non preoccuparsi di dare un’aria decente ai suoi capelli.

Lei gli si sedette di fianco.

-Ciao ragazzi!

-Ciao Bella…-risposero Weasley e Potter all’unisono.

Bella si era imposta di seguire la sua lista di buoni propositi.

Doveva ringraziare Potter.

Beh, ma cosa avrebbe potuto dirgli?

Adesso che ce l’aveva davanti, occhi negli occhi, in attesa che lei dicesse qualcosa, si sentì in completo imbarazzo.

Bella odiava sentirsi in imbarazzo e odiava le sue gote, quando si coloravano di rosso, spiccando sul bianco candore della sua pelle, facendola assomigliare a quella poveretta di Bianceneve.

-Ehmm…

-Sì? Dovevi dirmi qualcosa?

Deciditi Bella, o gli dici qualcosa di intelligente o te ne vai.

-Beh, Potter – disse convinta – sai che non ti ho mai rotto le scatole perché sei una celebrità e bla, bla, bla.

Potter fece per dire qualcosa.

-Sì, in effetti non me ne frega niente dell’autografo, della foto o di che so io. Però –

-Bella…

-Potter!

Il povero ragazzo la fissò sorpreso.

-Che c’è?

-Fammi finire il discorso!

-Non che fino ad ora sia stato un grande discorso…-s’intromise Ron.

-Ron! – lo riprese Hermione

-Beh??Cosa??? E’ la verità!

Lei lo guardò malissimo. E Bella lo fulminò, letteralmente.

Poi si alzò.

Harry seguì il suo esempio, imbarazzato pure lui dalla situazione.

Brava Bella, complimenti. Mossa intelligente. E io che mi era figurata una scena epica, da abbracci e lacrime….

-Grazie.

Silenzio.

-Com..cosa? – domandò infine lui, stupito.

-Beh, non so se tu te ne sia accorto Potter, ma quest’estate ci hai tolto un gran peso dallo stomaco, no? A tutti noi, intendo. – buttò lì, dando voce ai suoi pensieri.

Lui si aprì in un sorriso sorpreso.

Nessuno gliel’aveva mai messa giù in quei termini.

-Oh…quello.

-Già, quello…

-Beh, di nulla…

Sembrava stessero parlando di un semplice favore tra amici.

-Di nulla un corno. Grazie e stop. Te lo dovevo dire e così ho fatto. Adesso, se volete scusarmi, vado a cercarmi un posto. A dopo.

E così dicendo filò nei corridoi, lasciando l’intero scompartimento alquanto perplesso.

-Ma…? Insomma…Bella è un po’ tocca o sbaglio?

-Ron! – lo rimbeccò Hermione.

-No, è una tosta, caro fratellino. – rispose Ginny, sedendosi accanto a Harry, ancora a metà tra l’ imbarazzato e il divertito.

-Bah… sarà anche tosta, ma per me resta comunque tocca.

-RON!

 

 

Hogwarts Express.

Ore 8.57

Bella aveva già quasi raggiunto la testa del treno, in cerca di un posto.

Bella figura. Bravissima.

Ora, dovete sapere che Bella…sì, esatto, odiava fare pessime figure e mettersi in ridicolo.

Comunque, eccola ancora lì, in cerca di un benedetto posto. E finalmente…

-Ecco, quello scompartimento è occupato solo da cinque persone… -le disse il controllore, a cui aveva chiesto aiuto.

-Grazie.

Bella vi si diresse convinta.

Aprì la porta.

Le venne un infarto.

Bene, bene, benissimo.

-Beh? Che vuoi? – simpaticissimo come un troll incazzato, il caro Mr.-bastardo-dentro-e-anche-fuori-Zabini.

Bella si risolse a entrare, senza nemmeno chiedere permesso, e senza guardarsi intorno.

La sua pazienza quel giorno aveva già superato i limiti concessi dalla legge.

-Mi siedo. Ecco cosa faccio. C’è un solo posto libero su tutto il treno. Ed è questo. Punto. – rispose acida come lo yogurt andato a male.

Arrivò al finestrino e lo aprì, sporgendosi, ben cosciente di essere osservata da cinque paia d’occhi. Anzi, da quattro.

Il suo problemone-number-one stava dormendo.

-Sei una Grifondoro?

Tè, và, il gorillone sa anche esprimersi.

Stava per rispondere a Goyle, quando vide suo fratello sulla banchina.

-WILL!WILL!! SONO QUA!– gridò a pieni polmoni.

Lui le corse incontro.

-Eccoti! Hai trovato posto allora?

-Sì. Gran bel posto. – si lasciò sfuggire  sarcastica.

-Sorellina, vabbè che la giornata è iniziata male, però…

Bella ci mise un attimo a capire cosa non andasse in suo fratello.

Si era tolto il cappellino. I capelli, neri quanto i suoi, lunghi fino alle spalle, erano liberi da impedimenti. Gli occhi azzurri spiccavano come insegne luminose al neon. Il tatuaggio sulla guancia era in bella vista, lì, che richiamava l’attenzione a gran voce.

Bella non fece in tempo a riaversi dallo shock.

Il treno, infatti, aveva cominciato a muoversi.

-Ciao Bella! Fai la brava! – le gridò lo sciagurato dalla banchina, mentre lei, ancora incapace di articolare verbo, era ancora mezza fuori dal finestrino.

-Idiota.- sibilò alla fine, sedendosi con un tonfo al suo posto.

Tirò comunque un sospiro di sollievo, nessuno aveva avuto il tempo di riconoscerlo…

 Se non che….

-MA-QUELLO-ERA-WILL-DEGLI-SWEET-NIGHTMARES!

Il carlino sa parlare.

Pensò Bella, come prima cosa, mentre il panico si impossessava di lei. Sentiva che la sua vita tranquilla da semplice studentessa del sesto anno di Grifondoro stava per farle ciao-ciao con la manina.

Poi alzò gli occhi e si rese conto di alcune cose:

  1. l’urlo isterico della Parkinson aveva risuonato, se possibile, in tutto il treno. Si sentiva ancora l’eco.
  2. Nel corridoio fuori dallo scompartimento si era assiepata una piccola folla di curiosi, che avevano assistito allo scambio di battute tra lei e suo fratello.
  3. Malfoy, quel Malfoy, proprio Malfoy, DRACO MALFOY, la stava ora guardando. Proprio così. Gli occhi grigi del Serpeverde erano puntati come due fari nei suoi.

 

 

Le cose non stavano andando come aveva previsto lei.

Panico.

E Bella odiava, ODIAVA andare in panico.

Decisamente.

Che schifo di giornata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Torta alla Vaniglia ***


Eccoci qua, posto anche il capitolo che ho scritto oggi, và…

È un record, per me…

Chissà a quale delirio mi porterà questa ff…^^

E quindi il fratello di Bella fa il cantante.

Chissà che non siano stati i Draco and the Malfoys a darmi l’ispirazione per questo dettaglio.

Spero che chi sia arrivato fino a qui continui a leggere questa storia strampalata...

Mi raccomando, postate i vostri commenti!!!!!

Thank you very much!!!!

Bye!

Tess^__^

CRACK!

 

Capitolo 4

Torta alla Vaniglia

 

Dal preciso istante in cui aveva messo piede nello scompartimento, il livello di sopportazione per le persone che aveva attorno si era avvicinato pericolosamente alla soglia massima.

Nel mutismo più nero si era quindi sistemato sul suo sedile, quello vicino al finestrino. In senso di marcia, ovviamente, altrimenti avrebbe vomitato tutta la sua colazione.

Vomitare non era uno dei suoi passatempi preferiti.

E non lo era nemmeno stare a sentire le boiate che uscivano dalle bocche dei suoi amici.

Ad occhi chiusi, immobile, aveva quindi deciso di fingere di dormire.

Un’interpretazione degna dei migliori attori.

 

 

Silenzio.

Amato silenzio.

Rumore della porta dello scompartimento che si apriva.

-Beh? Che vuoi? – la voce di Blaise.

Chiunque fosse il rompipalle che aveva aperto la porta, evidentemente voleva morire giovane.

Primo, non aveva risposto.

Secondo, era entrato lo stesso nel loro scompartimento, senza essere stato invitato.

E portandosi dietro un profumo di torta alla vaniglia che da solo avrebbe potuto infestare mezza Inghilterra.

Ma non aveva nessuna voglia di intervenire.

Stava dormendo, lui.

-Mi siedo. Ecco cosa faccio. C’è un solo posto libero su tutto il treno. Ed è questo. Punto.

Ecco la risposta.

Coraggiosa la ragazza.

Non temeva la morte.

Sfrontata, ma coraggiosa.

 

 

La Torta alla Vaniglia aveva sfidato ulteriormente la sorte.

Aprendo il finestrino.

Cosa brutta.

Cosa molto brutta.

Ma lui aveva imparato ad avere pazienza, quindi non si era mosso di un millimetro.

Nonostante una folata d’aria gelida l’avesse fatto rabbrividire fin dentro nei pantaloni.

-Sei una Grifondoro?

Domanda di Goyle.

Ecco svelato l’arcano.

Sfrontata, coraggiosa, con una gran voglia di morire.

Torta alla Vaniglia non avrebbe potuto essere altro che una Grifondoro.

Perfetto.

Benissimo.

Ma lui aveva deciso di non muoversi.

In fondo, stava ancora dormendo.

 

-WILL!WILL!! SONO QUA!

Urlo sovrumano, con una nota d’isterismo nella voce.

Una delle sue sopracciglia aveva vibrato pericolosamente.

Ma nessuno ci aveva fatto caso.

Nessuno faceva mai caso a una persona che dormiva.

Piccolo scambio di battute tra Torta alla Vaniglia e un ragazzo, giù dal treno.

Voce non sconosciuta, tra le altre cose.

 

 

Il treno si era finalmente mosso.

Ora Torta alla Vaniglia avrebbe chiuso quel maledetto finestrino e si sarebbe seduta, in silenzio, da brava bambina, fino al loro arrivo a scuola.

E lui avrebbe continuato a fingere di dormire in santa pace.

-Ciao Bella! Fai la brava!

Bella.

Torta alla Vaniglia aveva un nome.

Bella. Che razza di nome è Bella? Non aveva idea di chi fosse e non gliene importava granchè. Comunque Torta alla Vaniglia era di gran lunga meglio come nome.

 

 

-Idiota.

Dal tonfo, Torta alla Vaniglia si era seduta di fronte a lui.

Dal modo in cui aveva sibilato quell’ ‘idiota’, doveva essere alquanto incazzata, pur essendo una Torta alla Vaniglia. Che avrebbe dovuto essere molto dolce, invece.

Silenzio.

Pace, finalmente.

 

 

-MA-QUELLO- ERA-WILL-DEGLI-SWEET-NIGHTMARES!

Okay.

Pansy gli aveva appena perforato il timpano destro con quell’urlo agghiacciante.

La sua copertura era saltata.

Non avrebbe potuto continuare a dormire, dopo quello.

Will degli Sweet Nightmares? Il cantante del gruppo più in voga tra tutti i teen-agers del mondo magico? A King’s Cross?

Impossibile.

Pansy l’avrebbe pagata cara. L’averlo svegliato in quel modo senza un motivo valido.

Il fatto che lui non stesse veramente dormendo era un dettaglio da nulla.

Era stato costretto ad aprire gli occhi.

 

 

Torta alla Vaniglia stava seduta davanti a lui.

Non l’aveva mai vista.

Era una Grifondoro, e non dell’ultimo anno.

Quindi: insignificante.

Importante quanto una carta da parati ammuffita.

Torta alla Vaniglia teneva gli occhi bassi.

Sembrava parecchio scocciata.

Una tenda di lunghi capelli nerissimi e lisci come la seta le incorniciava il viso, in contrasto con il colore diafano della pelle.

Una frangia foltissima e dal profilo dritto dritto le copriva gli occhi.

Aveva alzato il viso, notando la folla di Serpeverde assiepati in corridoio.

Sembrava parecchio incazzata e imbarazzata allo stesso tempo, ora.

Torta alla Vaniglia aveva gli occhi azzurri e trasparenti come il ghiaccio.

Si era voltata verso di lui.

Aveva visto che lui la stava guardando.

Le gote di Torta alla Vaniglia erano diventate rosse come ciliegie.

Si era alzata di botto ed era scappata fuori dal loro scompartimento senza una parola, scansando tutti i curiosi appostati fuori.

L’unico pensiero che gli aveva attraversato la mente in quel momento era che torta alla vaniglia era sempre stato il suo dolce preferito.

E, mentre l’insopportabile chiacchiericcio dei suoi compagni riprendeva, lui, inconsciamente, si era leccato le labbra.

 

 

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Capitolo 5
*** Cos' ho fatto? ***


Oggi mi son presa bene! Un ringraziamento particolare va alle gentili donzelle che hanno postato i loro commenti! Thank you very, very, very much!!^^

Davvero, non so cosa mi è venuto in mente, ma in questo capitolo sono scivolata un po’ nel melodrammatico…mah, sarà il tempo…o la colonna sonora, chissà!!

Buona lettura!!

Vado a correggere il capitolo e poi lo pubblico. Il titolo lascia un po’ (molto) a desiderare, ma adesso non mi viene in mente altro…sorry!

Bye bye!

Tess ^___^

 

Capitolo 5

Cos’ho fatto?

 

 

Toc toc toc

L’ennesimo bussare alla porta.

-Occupato! – rispose Bella.

Toc toc toc!

-Occupato!

Cos’è? Si era forse diffuso uno strano morbo sul treno? Avevano scelto tutti lo stesso momento per andare in bagno??

TOC TOC T-

-OCCUPATO, MALEDIZIONE!

-Ma è occupato da mezz’ora!

Bzz bzzz bzzz

-Insomma!

Bzz bzz bzzz

Profondo respiro. Per calmarsi?

No no no.

Per raccogliere tutto il fiato che aveva nei polmoni, semmai.

-SE-HO-DETTO-CHE-È-OCCUPATO-SIGNIFICA-CHE-È-STRAMALEDETTAMENTE-OCCUPATO-CAPITO? O-C-C-U-P-A-T-O!

Il cicaleccio e le lamentele fuori dalla porta si spensero di botto.

Si prese il viso tra le mani. Erano esattamente 24 minuti di orologio che se ne stava seduta sul gabinetto.

24 minuti. Non mezz’ora. Bugiarde.

Ma cosa stava facendo in bagno da mez…pardon, da 24 minuti-quasi 25?

Si stava nascondendo ovviamente.

-…magari mi sto facendo ‘ste paranoie per niente…

Sì, come no.

L’urlo della Parkinson avrebbe potuto essere scambiato tranquillamente per quello di una banshee.

Ucciderò quell’idiota di mio fratello. Migliaia di ragazzine impazzite vorranno la mia testa su un piatto d’argento, ma non me ne frega un accidente. Lo ucciderò, sissignore, anzi...

-…è già morto.

E poi non andava affatto bene. Non era così che dovevano andare le cose quell’anno. I piani erano: star lontano da Malfoy, anzi, per essere precisi, evitarlo come la peste, trovarsi un ragazzo con meno pretese, uno qualsiasi andava più che bene. Esclusi i Tassorosso. Non li sopportava quelli lì. Troppo sdolcinati.

E vediamo un po’. Cosa aveva fatto per seguire la lista?

Beh, per prima cosa si era seduta nello stesso scompartimento del biondo Serpeverde, ma attenzione, non il più lontano possibile. Nossignore. Neanche quello era stata capace di fare. Gli si era seduta di fronte. Bene. Che se anche non fosse successo ciò che era successo, avrebbe passato tutto il viaggio a mangiarselo con gli occhi.

Pessima cosa.

Pessima, pessima cosa.

E sono anche scappata via come un’idiota senza motivo. Senza motivo. Ho fatto tutto il treno di corsa. Mi sono chiusa in bagno.

Toc toc toc

Perché sono ancora chiusa in bagno?

26 minuti.

Va bene. Adesso esco. Non posso mica star qui fino a stasera, no? Ho un bel posto comodo che mi aspetta. In fondo al treno. Nello scompartimento in testa al treno.

-No no no. Mi rifiuto.

Lo sai che devi alzarti da qui, no??

Toc toc toc

-Ora esco.

Toc toc t-

-HO DETTO CHE STO USCENDO ACCID-

Bella aprì di scatto la porta e le parole le si bloccarono tra i denti. Proprio lì, tra gli incisivi.

Pansy-carlino-Parkinson stava sulla soglia del bagno, appoggiata allo stipite, e la guardava con un’espressione che non prometteva nulla di buono.

Bella cominciò davvero a chiedersi se qualche divinità fosse in collera con lei.

Tentò inutilmente di scansare la Serpeverde, ma quella l’afferrò per un braccio in modo poco gentile, trattenendola.

-Che vuoi? – sibilò Bella, acida più che mai. Non era il momento, davvero non era il momento per provocarla. Chiedimi di mio fratello, dai…chiedimelo, chiedimelo, chiedimelo. Chiedimi di presentartelo, chiedimelo. Che mi faccio una bella risata alla faccia tua. AH AH AH AH.

-Ma come siamo acide…- mormorò la Parkinson, avvicinandosi a Bella, che aprì e chiuse i pugni in modo convulso, per controllarsi.

-Volevo solo vedere come stavi. Tutto qui…

Come no. Brava, brava, un applauso signori. Udite udite: il carlino era preoccupato per me.

La moretta cominciò a giocare con una ciocca di capelli di Bella.

Che schifo. Che schifo. Che schifo. Ti odio. Lo sai, vero? Non ti sopporto. Davvero. Inutile che mi guardi con quegli occhi da carlino. So cosa vai cercando.

-Sai, non ti abbiamo visto tornare e ci siamo preoccupati…

Eh sì. Bella ce lo vedeva proprio Malfoy in pena per lei. Sì sì. Insieme a Zabini.

-Immagino. Preoccupatissimi.

Con uno strattone, liberò ciocca e braccio dalla presa di Pansy, che la fissò, maligna, prima di indossare nuovamente il sorriso viscido di prima. Bella fece per andarsene.

-Aspetta!

Bella controllati.

Continuò a camminare, imperterrita.

-Ti ho detto di fermarti!Capi-

La Parkinson non fece in tempo a finire la frase che si trovò sbattuta contro il muro con le iridi di ghiaccio di Bella a pochi centimetri dal viso, puntate nelle sue.

-NO! ZITTA! DEVI STARE ZITTA, CAPITO? – le urlò addosso.

Tutto l’odio, l’antipatia, l’invidia che aveva covato in sei anni per la ragazza che aveva di fronte stava ribollendo dentro di lei come una pozione di Paciock in procinto di esplodere.

La odiava. Veramente, la odiava.

Per quello che era, per ciò che dimostrava di essere al mondo.

La invidiava.

Invidiava le sue labbra, che avevano baciato Malfoy. Gliele avrebbe strappate.

Invidiava le sue mani, che l’avevano toccato.

Bella ebbe paura di sé e delle sue reazioni. Ma non riusciva a fermarsi, la rabbia che aveva in corpo era troppa, troppa. Avvicinò la sua bocca all’orecchio di Pansy, scostandogli una ciocca di capelli, con una mano tremante, poi sibilò, spingendola ancora di più contro la parete a cui era appoggiata:

-Ascoltami bene cara… Non me ne frega un cazzo del perché sei qui, okay? Niente...niente. Devi starmi lontano, carissima. Mi fai schifo. SCHIFO. Non devi neanche guardarmi. Non sei mia amica, non sei mia compagna, non mi sei NIENTE. Capito? CAPITO? Hai riconosciuto mio fratello? Brava. Bravissima. Ma ti puoi scordare che io ti faccia un favore presentandotelo, procurandoti biglietti per i concerti, regalandoti i suoi fazzoletti usati o che so io. Non avrai niente da me, chiaro? Sì?? Io ti odio, se proprio lo vuoi sapere. Davvero, non ti sopporto, sai? Mi.devi.stare.lontana.Parkinson. Lontana. Capito?

Poi la lasciò andare di botto.

-Ora, se mi vuoi scusare, torno al mio posto. – disse, e prima di vedere la reazione dell’altra si voltò e si allontanò.

Bella faceva fatica a respirare normalmente. Le mani le tremavano. Correva per il corridoio del treno, senza prestare la minima attenzione alle persone che si trovava di fronte. Meglio per loro che si fossero scansati in tempo.

Arrivata in fondo, cercò di calmarsi. Si guardò alle spalle, nessuna traccia della Parkinson. Meglio.

Si affacciò nello scompartimento. Malfoy se ne stava bellamente stravaccato al suo posto, con i piedi appoggiati sul sedile di fronte al suo.

Il sedile di Bella, per la precisione.

I loro sguardi si incrociarono a ancora.

Il cuore di Bella accelerò i battiti. Le mani cominciarono a sudarle.

Fa che non arrivi il carlino. Fa che non arrivi il carlino proprio adesso.

-Leveresti i tuoi piedi da lì, per favore? – chiese infine.

Il biondo rimase in fissa su di lei, le braccia conserte, la testa appoggiata allo schienale.

Per un istante parve soppesare seriamente la richiesta di Bella.

Un ghigno gli si dipinse sul volto. Un ghigno bastardo.

Un ghigno sensuale.

-Mmh…no.

Smettila di fissare le sue labbra.

-C..C…come?

-No. Non ho intenzione di levare i miei piedi da lì.

Tono strafottente. Tono da stronzo menefreghista.

Tono sensuale.

Si stava prendendo gioco di lei. Si voleva divertire alle sue spalle.

Non era così che dovevano andare le cose.

La guardava con disprezzo. La guardava con fastidio.

-Malfoy, ascol-

-Scusa, scusa? Cos’ho sentito? Malfoy?? Ohoh...frena carina. Ci conosciamo forse? Non credo. Chi ti dà il diritto di rivolgerti a me in quella maniera?

Perché…

-E poi sentiamo un po’, qualcuno ti ha dato il permesso di sederti qui?

-Ma il treno era-

-Il treno era cosa? Pieno? Oh, poverina… – incalzò lui, con finta comprensione.

…sei cattivo…

-Non me ne frega niente – concluse freddo, anzi, gelido. Gli occhi grigi del Serpeverde erano rimasti fissi in quelli di Bella, assassinandola poco a poco, senza rendersene conto.

…con me?

I sogni erano solo sogni. La realtà era tutta un’altra cosa.

Le stava venendo il magone. La diga stava per cedere.

-Bella?

Una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione. Un tono dolce, preoccupato.

Lei si voltò. I suoi occhi si persero nel mare verde del Grifondoro per eccellenza.

-P..potter? Potter! Che ci fai qui?

-Ti abbiam visto correre un paio di volte avanti e indietro…- gli occhi di Harry si erano spostati oltre Bella, posandosi su una persona alle sue spalle. Una persona stravaccata sul sedile vicino al finestrino.

Il suo tono rimase gentile, il suo sguardo divenne di ghiaccio. - …così sono venuto a vedere se avevi bisogno di qualcosa. E a quanto pare…

-OhOhOh! Attenzione! San Potter! Che ragazzo premuroso abbiamo qui!

Risatine da Zabini e dagli altri due scagnozzi.

-Correre in aiuto della povera fanciulla indifesa…che pensiero…nobile – con che disprezzo pronunciò quella parola.

-Malfoy, attento a te – rispose l’altro, un vago accenno di minaccia..

-Che c’è? Che hai?? Non ti è bastato fare l’eroe quest’estate? – rincarò la dose la sua nemesi.

La scintilla.

Harry fece un passo avanti.

Malfoy si alzò.

La tensione era palpabile.

Troppo, troppo opprimente.

Pericolosa.

-Draco…- Zabini posò una mano sul petto dell’amico. Non era il caso di far scoppiare una rissa all’inizio dell’anno. Non all’inizio di quell’ anno.

Harry sembrò calmarsi. Afferrò Bella per il polso.

-Andiamo – le disse - non devi stare qui. Non è posto per te. - e fece per trascinarla fuori.

-Come come??? Fammi capire, Potter. Dove vorresti farla sedere? Il treno è pieno – buttò lì Malfoy, acido, afferrando con un movimento veloce l’altro polso di Bella.

Il solo contatto la fece trasalire. La presa di Malfoy le stava facendo male, ma non le importava granchè. La stava toccando.

Ma è uno stronzo. L’hai visto. Vuole provocare Potter. Vuole la rissa.

-Sbaglio o eri tu a non volermi far sedere? – pigolò.

La voce di Bella richiamò l’attenzione dei presenti, che sembravano essersi tutti dimenticati di lei.

Il Serpeverde non la guardò, ma strinse ancora di più il suo polso.

-Stai forse insinuando che non siamo all’altezza di una stupida Grifondoro, Potter?? – sibilò.

Bella sussultò. Potter la tirò un po’ più vicina a sé.

-Piantala Malfoy. Lasciala andare, ti avverto…

-Ohhh, che paura che mi fai! – aggiunse quello, per poi posare lo sguardo sulla mano di Harry, quella che teneva Bella.

Uno sguardo cattivo.

Smettila.

-O forse sei geloso? Non ti basta la pezzente, Potty?

-Malf-

Basta. Basta.

Bella liberò il polso dalla presa di Harry.

-O devo pensare che vi state annoiando laggiù in fondo?? Prima ho visto Finnigan divorarsela con gli occhi… Cos’è? Ve la passate??!! Non dirmi che è la vostra puttanel-

CIAFFF

Uno schiaffo in piano viso.

Il silenzio calò nello scompartimento.

Gli occhi erano tutti su Bella, che…

Non...

…vide Malfoy portarsi una mano alla guancia arrossata…

…posso…

…tornare a fissarla…

averlo…

…sopreso…

fatto…

…ferito…

…veramente.

-Ma le pagherai – le sibilò, prima che Harry la portasse via di lì, lungo il corridoio, nel loro scompartimento.

Bella si sedette e chiuse gli occhi.

Non sentì nulla di quello che veniva detto attorno a lei.

Sentiva ancora la mano andarle a fuoco.

Il polso dove lui l’aveva stretta le doleva.

Ma non aveva più importanza, ormai.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Dura la vita nei sotterranei ***


Eccomi qui!!!

Che periodo fruttuoso questo!!!! Ho postato tre giorni di fila…e per me è un record!!*__*

Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa ff e in particolar modo tutte le fanciulle che hanno postato i loro commenti, ovver Io, Carmilla1324, gothicLullaby, Manny, Cily, Gaia Loire (spero vivamente che Bella non si faccia contagiare dal MarySuismo….!!), gothica85 (per il gruppo del fratello mi immaginavo uno stile alla HIM, per intenderci)…^^

Spero che i commenti aumentico sempre di più! Così mi faccio un’idea su ciò che pensate di tutta questa bella gente…

 

Sì, beh, in effetti Bella è un po’ da ricovero…ogni tanto ha queste reazioni esagerate e improvvise che mi preoccupano un po’….

Draco: diciamo pure che è una pazza furiosa e chiudiamo qui la questione.

Vabbè, io non l’avrei messa giù proprio così…

 

Comunque…facciam conto di scendere le scale, ecco sì, proprio quelle sulla destra, non lontano dalla Sala Grande. Scansiamo Gazza e Mr. Purr e scendiamo ancora e ancora….sssst! superiamo l’ufficio di Piton…LUMOS!, il corridoio è un po’ troppo buio…si sentono delle voci ovattate dietro quella porta....andiamo a spiare che sta succedendo?

 

 

 

Capitolo 6

Dura la vita nei sotterranei

 

 

-No.

-Perché no?

-Te l’ho già detto perché.

-Ripetimelo.

Blaise Zabini e Pansy Parkinson si fronteggiavano, in piedi, l’uno a braccia conserte, appoggiato alla parete, l’altra con le mani ben piantate sul tavolo.

Tiger e Goyle assistevano a quello scambio di battute muovendo la testa di qua e di là, poi di qua e di nuovo di là, come due pupazzi.

Non se lo sognavano nemmeno, di intervenire.

Quei due erano già incazzati come iene, meglio non intromettersi.

La Sala Comune dei Serpeverde era pressoché vuota; dopo il banchetto di benvenuto, alle prime avvisaglie di uno scontro, tutti gli studenti si erano chiusi nelle loro camere.

Illuminati dalle fiamme guizzanti del camino, solo quattro ragazzi erano rimasti.

Pansy era sul piede di guerra, ma anche Blaise, dal canto suo, non aveva nessuna intenzione di cedere.

-Ripetimelo ancora Blaise!!.

-Pansy!! Non fare l’idiota! Sai anche tu che non possiamo fare altrimenti!!

-Sì, invece! Basta tirare fuori gli attributi, tesoro... – sputò la ragazza con disprezzo.

Blaise, esasperato, si passò una mano sul viso, cercando di calmarsi.

-Cerca di non superare il limite, Pansy…non è periodo…. – mormorò, gli occhi ridotti a due fessure.

La ragazza sbuffò sonoramente, buttandosi sul divanetto.

-Perché deve decidere sempre lui? – aggiunse, non badando minimamente all’espressione allarmata che si dipinse sul volto dell’amico.

Blaise corse veloce a mettersi vicino a lei, abbassando la voce ad un sibilo.

-Vuoi abbassare la voce stupida?... Vuoi proprio che ci senta?

Tutti e quattro i ragazzi si voltarono contemporaneamente verso la stessa porta di legno scuro in fondo alla Sala.

Attimo di silenzio, poi la discussione riprese, stavolta però, moderatamente sussurrata.

Tiger e Goyle allungarono il collo, per non perdersi nemmeno un passaggio.

-Blaise…- piagnucolò Pansy, cercando di impietosirlo.

-E poi, senti chi parla, cara mia! – la interruppe subito l’altro, sdegnato- Sbaglio o sei sempre tu la prima a stendersi davanti ai suoi piedi come uno zerbino?

-Ma questa volta è diverso, Blay!! Vuoi ficcartelo in quella zucca? Ne va della mia vita! Sono pur sempre una strega adolescente!! Non posso farmi carico di mille problemi e basta! Voglio vivere, Blaise! Voglio divertirmi! Cosa vogliam fare? Chiuderci tutti in una stanza a deprimerci e-

-Dio Santo, ma ragiona un po’ Pansy! Lascia perdere! E poi, non puoi concentrarti su altri interessi?

-No. E poi no. E ancora no.

-Ma perché, dico io? Cosa te ne frega?

-Di lei assolutamente niente.

-E allora? Dove sta il problema?

-Cazzo Blaise! Ci sei o ci fai?

-No, TU, ci sei o ci fai ?

Sguardo di fuoco della ragazza.

-Dimmi, da quanto tempo ci conosciamo?

-Non ricominciare con ‘sta storia.

-Rispondimi!

-Ci conosciamo da 7 anni.

-Da quanto temp-

-Pansy…

-Zitto! Da quanto tempo impazzisco per gli Sweet Nightmares?

-Da 4 anni.

-Non ti è ancora chiaro il concetto, Blaise? Perché devo rinunciare a un’occasione simile?

-Mmh! È una psicopatica. L’hai detto anche tu.

-Ce ne sono tante.

-Ma se sul treno ti ha fatto una scenata isterica per niente??

-Ci posso passare sopra. È troppo importante per me.

- È una Grifondoro.

-Amen.

-Amen?...AMEN? Se ci hai sputato sopra fino a ieri?

-Si può cambiare idea.

-Seeeee! E domani ti vedrò ballare la samba con Weasel!

-È diverso. Non lo capisci?

-Pansy! Non capisci tu che ci sono priorità nella vita? Cazzo, se non fosse già abbastanza quello che ti ho detto, considera almeno che è diventata una di loro. O a cena ti è sfuggito questo particolare? La Granger le si è piazzata di fianco come una vecchia chioccia protettiva,  Weasel continuava a brindare alla sua salute da idiota qual è. “Evviva Bella! Evviva Bella! Un Hurrà per Bella!!” Che si strozzi Bella, aggiungo io. È una protetta di Potter. Potter. Io non posso abbassarmi a tanto, cazzo. Cazzo.

-MMhhhhhh….Blaise, mi stai facendo perdere la pazienza. Cosa vuoi che me ne freghi? Può anche essere la sorellastra ritrovata di Potter o la figlia illegittima di Silente, per quel che mi riguarda!! Non è lei che voglio! Lei mi serve Blaise! Mi serve! Lo vuoi capire? Se vi vengo dietro, mi spieghi come faccio conquistarmi la sua fiducia?

-Pansy…- la prese per le spalle, guardandola bene negli occhi e cercando di sillabare bene le parole.

-Pansy…apri bene le orecchie, perché…fammi finire. In primis tu non conquisterai MAI la sua fiducia, quindi mettiti l’anima in pace. Secondo, e non lo ripeterò un’altra volta. Ha schiaffeggiato Draco, dico, non uno qualunque, Pansy. DRACO. Suo padre è ad Azkaban: colpa di Potter, sua madre è in libertà vigilata: colpa di Potter. Piton era dalla parte di Silente: dalla parte di Potter. Dei primini schifosi possono permettersi di ridere di lui: colpa di Potter. Quella l’ha schiaffeggiato davanti a tutti, l’ha messo in ridicolo, Pansy, e, te lo sillabo il più lentamente possibile…è.amica.di.Potter. Ergo, quello che mi chiedi è impossibile. Se lui ha deciso di fargliela pagare amaramente, capiscimi, io non mi metterò contro Draco. Punto. E se non lo farò io, non lo farà nessun altro. E ora scusami, ma sto morendo di sonno.

Si alzò, mollandola lì come un’ebete, dirigendosi altero in camera sua, seguito a ruota da Tiger e Goyle, muti come due pesci.

Pansy non lo perse di vista fino a quando non vide la porta chiudersi dietro di lui.

-Sai che ti dico? Non me ne frega proprio un bel niente, Blaise  - ripetè cocciuta.

 

Ignaro di tutta la discussione alle sue spalle che si era tenuta in Sala Comune, Draco Malfoy se ne era rimasto barricato in camera sua a rimuginare.

Il suo umore era più tetro che mai.

Era furioso.

No, no. Non furioso.

Peggio, molto peggio.

La sua vita era andata a rotoli, perché il grande Signore Oscuro, Colui-che-non-doveva-essere-nominato, il più potente mago e bla bla, si era fatto sconfiggere da chi?

Ma dalla rovina umana Harry-dannato-Potter.

Con la sua dignità ormai la gente ci si puliva i piedi. 

Ma dico!

Tutti ridevano di lui.

E lui non poteva sopportarlo.

Eccolo lì, dicevano con scherno, il grande Principe dei Serpeverde, guardatelo com’è ridotto.

Sua madre lo aveva messo in guardia.

Gliel’aveva ripetuto fino alla nausea prima che lui partisse per Hogwarts.

“Non metterti contro Potter. Ignoralo. Stagli lontano, Draco. O fattelo amico, se proprio devi. Ma ti proibisco, lo ripeto, ti proibisco di metterti contro di lui. È tutto finito, non te ne rendi conto? Cerca di non cacciarti nei guai. È già tanto che tu possa tornare a scuola. Pensa solo a diplomarti e a costruirti un futuro”.

Bella prospettiva. Bel futuro che gli si prospettava.

-Mhh – gemette.

Ma come poteva sua madre chiedere una cosa del genere all’unico figlio che aveva???

Perché non chiedergli di coprirsi di stracci e unirsi alla schiera degli elfi domestici, allora??

Agli ordini, Padron Potter, signore.

Vada a farsi fottere, padron Potter, Signore.

Ignorare Potty? Impossibile.

Diventare amico dello sfregiato??

No, no no.

Non se ne parlava proprio.

Continuava a camminare avanti e indietro, come un leone in gabbia.

Non ce la faceva proprio a stare fermo.

E quella sgualdrinella poi…

L’aveva fissata per tutta la cena, lì, in mezzo a tutti quei pezzenti di Grifondoro…A vantarsi!! Sicuramente a vantarsi!! “Guardatemi”, diceva il atteggiamento, “guardatemi, sono la vostra nuova eroina, ho schiaffeggiato Malfoy!”. Che bello. Brava. E lui?? Non era riuscito a far altro che uscirsene con quel “te la farò pagare”. Ohohoh, che paura!! Tanto ci avrebbe pensato il cavalier-servente a proteggerla.

E mai, dico MAI una volta che mi abbia anche solo guardato durante la cena!!! Come faccio, dico io, a trucidarla con il mio sguardo assassino,a spaventarla a morte,  se tiene quella specie di saracinesca nera abbassata sugli occhi!

D’improvviso scattò e prese a calci la sua borsa.

-Maledizione!Maledizione!MALEDIZIONE!! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

-Maledetto Potter, che tu sia maledetto da qui in eterno…tu e tutti i tuoi amici adoranti!!!!

-ohhh, non è posto per te – lo scimmiottò con una nocetta idiota- …vieni via con il grande eroe che ti salva dal lupo cattivo…ma brutto idiota di un maledettissimo idiota. Mi stavo così divertendo. Stavo per farla piangere…oh, come me la sarei goduta quella scena. Il mio tocco magico era tornato a mostrarsi…c’ero quasi, QUASI!! Erano tutte lì le lacrimucce! Ma ditemi voi, se non posso prendermela con Potter, che cazzo faccio, eh?? – esclamò, buttandosi sul letto.

Si accarezzò la guancia.

Beh, forse bastava focalizzarsi su altre questioni.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Sindrome da infermierina ***


Niente. Sono ancora io…vi sto perseguitando. Capitolo corto, non particolarmente pregno, maa volevo tornare a vedere come se la stesse cavando quel pasticcio di Bella….

Buona lettura!

 

Capitolo 7

Sindrome da infermierina

 

Era il primo giorno del nuovo anno scolastico e nel dormitorio femminile del sesto anno, a Grifondoro, le ragazze erano già tutte in piedi…o quasi.

Una di loro se ne stava ancora placidamente sdraiata sotto alle coperte, fissando un punto non ben definito del baldacchino sopra di lei.

Era in stato catatonico.

-Bella.

Silenzio.

-Bella. Bella! BELLA!

-Che c’è? – rispose infine una voce piatta dall’oltretomba, come se le costesse un’immane fatica.

-Bella, così mi fai preoccupare – ribadì Ginny per l’ennesima volta, arrampicandosi sul letto dell’altra e allungando la mano per tastarle la fronte.

-Stai male?

-Mmh….-gemette Bella, sfuggendo al tocco e rintanandosi ancor di più sotto il piumone.

-Dio Bella, mi ricordi tanto Ron quando chiese a Fleur di accompagnarlo al Ballo! Su! Ma tu non hai avuto incontri ravvicinati del terzo tipo con una veela che non ti si fila neanche di striscio!– esclamò la rossa senza arrendersi. Anzi, con un unico, veloce movimento scoprì totalmente l’amica, raggomitolata in posizione fetale.

-Gnohnonononoono…..

Ginny rimase a contemplare l’ “essere” che si lamentava tra le lenzuola, con indosso un pigiama nero più grande di almeno due taglie, in attesa.

-Uff! – fece quella infine, voltandosi di scatto verso la rossa, che la fissava accigliata, già in uniforme e  pronta per scendere a colazione.

-Bella, sei un disastro, lasciatelo dire…ed è da ieri che ti comporti in modo strano…beh, più del solito, intendo….vuoi dirmi che hai? È per quello che è successo con Malfoy? Andiamo! Non te la starai mica facendo sot-

-Ginny! – la interruppe Bella con sdegno, tirandosi a sedere di scatto, con le maniche della casacca del pigiama che sbatacchiavano di qua e di là, a causa dei movimenti convulsi delle braccia.

– Cavolo!! Non capisci!!

-Bella, tesoro, Hermione gli ha tirato un pugno ed è ancora intera!! Di che ti preoccupi?? A chi vuoi che faccia paura adesso Malfoy?

-Ahhhhrgh!! – urlò istericamente Bella, decidendosi infine ad alzarsi e cominciando a girare scalza per la stanza, come un’invasata. I piedi non le si vedevano comunque, nascosti dall’orlo esageratamente lungo dei pantaloni. Sembrava un enorme fagotto tutto nero e molliccio.

Infine si fermò e si passò una mano sul viso, fissando Ginny, ancora ferma di fianco al suo letto.

Rimase in stato contemplativo per qualche secondo, riflettendo su chissà cosa, poi sembrò decidersi e scattò. Chiuse la porta del dormitorio a chiave, controllò che non ci fosse più nessuno in bagno e prese le mani di Ginny, trascinandola verso il letto.

Si sedettero, l’una di fronte all’altra.

-Bella, tu mi fai paura, lo sai, sì? – mormorò la rossa preoccupata, fissando negli occhi allucinati la compagna, che fece un profondo respiro.

-Ginny…

-Sì?

-Ginny. Io ho un problema.

-E si era capito – rispose l’altra, e con un cenno della mano invitò Bella a proseguire.

-Allora…- cominciò Bella, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mordendosi il labbro inferiore, imbronciata. Doveva trovare il modo di dirlo a qualcuno.

DOVEVA assolutamente far capire alla ragazza di fronte a lei la gravità della situazione.

-Allora…il problema, sì. Ginny. Io ieri ho praticamente aggredito la Parkinson in treno…

-Non mi sembra sia il caso di agitarsi per ques-

Bella sbatacchiò ancora la manica del pigiama davanti al viso di Ginny, che rischiò il suo bel nasino.

-Shhhht!! Fammi finire. Io ho aggredito la Parkinson senza motivo. Cioè, un motivo c’era, ma in realtà non c’era. Capisci?

-No. Bella, respira e comincia a parlare in modo comprensibile, per favore…

-Mmh…allora.

Bisognava andare dritti al sodo. Non c’era altro modo.

-Okay. Ascoltami bene Ginny, perché dopo che te l’avrò detto, aprirò la finestra laggiù e mi butterò di sotto. Mai avrei pensato di dirlo a qualcuno….voglio dire, è sempre stata una mia folle fantasia, di certo non ci ho mai creduto neanche io.

Le prese il viso tra le mani (tra le maniche, a dir la verità) e le disse, tutto d’un fiato.

-Iohoun’insanaossessioneperMalfoydaalmenoquattroanni.

-Come, scusa?

-Io.ho.un’insana.ossessione.per.Malfoy.da.almeno.quattro.anni.

-Ehm…prima che io mi lanci in conclusioni affrettate, cosa intendi precisamente tu per “insana ossessione”?

Bella la fissò un attimo con gli occhini luccicanti, con le gote che sembravano due belle mele mature.

Ginny non riuscì a nascondere un’espressione inorridita.

Bella si lasciò cadere all’indietro sul letto con un tonfo, poi afferrò il cuscino e lo porse a Ginny.

-Soffocami Ginny! esclamò disperata.

-Oh mio Dio.

-Uccidimi e lasciami qui!

-Oh mio Dio.

….

-Ginny? – Bella smise di agitarsi e si tirò su.

Ginny era immobile, con gli occhi sbarrati.

-Oh mio Dio ti piace MalfoytipiaceMalfoyti piaCE MALFOY!

-Non gridare! Lo so anche io che mi piace!

-Scusa.

La rossa fece un respiro profondo. Fu lei questa volta ad afferrare le mani di Bella.

-Bella.

-Sì?

-Tu hai bisogno di aiuto, te ne rendi conto?

-Ginny..

-Bella, Malfoy non è solo uno stronzo, è proprio un cane rognoso, capisci, vero?

-Lo so, Gin-

-Ma io ho capito tutto.

-G-

-Si tratta solamente della sindrome dell’infermierina.

-La sindrome di che?

-La sindrome dell’infermierina. Lui è un bastardo infame, tu provi pietà e decidi di immolarti perché ti convinci che il suo guscio da schiopodo contenga in realtà un cuore di marmellata.

Bella fissò Ginny.

Ginny ricambiò lo sguardo, sicura di sé.

-Quindi….se ho capito bene…mi stai dicendo che io da quattro anni sogno di vedere Malfoy che mi viene incontro nei corridoi, mi trascina in un’aula, mi spoglia in un unico gesto e fa di me ciò che vuole perché…in realtà…io voglio tirar fuori la sua marmellata?

-Fa un po’ brutto detto così, ma …sì.

Le due ragazze rimasero un attimo a fissarsi in silenzio, per poi voltarsi entrambe verso il pavimento ai piedi del letto.

-Andiamo bene.

-Già.

Silenzio.

-Bella…

-Sì...?

-Dimmi che non è grave come la mia, di ossessione.

-Quella per Harry, dici?

-Mmh.

-No.

-Fiuu- sospiro di sollievo.

-Peggio.

-Come peggio?

-Ginny, no, dico, hai presente di chi stiamo parlando?

-Bella…

-Sì…?

-Per questo motivo l’anno scorso hai rotto le scatole alla McGranitt per diventare Prefetto?

-Già…sai che bello? Che ne so…sognavo incontri clandestini nei corridoi bui…- la ragazza sembrò riscuotersi.

-Te lo immagini adesso? Avrei paura di un attentato alla mia vita!!!! Perché adesso vorrà farmi fuori di sicuro! – esclamò sollevata.

-Ehm ehm!

-Che c’è?

Ginny però non le rispose, le consegnò un foglio, invece.

-Cos’è?

Bella lo guardò senza capire. Un dubbio le si insinuò nella mente.

-Di chi è, Ginny?

-Mi spiace, Bella.

Quella lo afferrò e cominciò a leggerlo.

-Oh no.

-Mi spiace tanto….

-Oh no no NONONO! Ginny!

-Lo so..

-La McGranitt mi ha fatto prefetto!!

-Bella…

Ginny vide un fagotto nero riaccartocciarsi su se stesso.

Provò una gran pena, davvero.

-Mi spiace davvero…su, su…

Il fagotto emise un gemito inarticolato.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Nelle notti buie e tempestose rimaniamocene a letto ***


Ciao ciao ciao…eccomi qua…

Di nuovo??

Ebbene sì.

Per vostra sfortuna.

Bella ci sta perseguitando un po’ tutti.

Quando mai la finirà di cacciarsi nei guai??

Beh…staremo a vedere!

Aspetto i vostri commentinI su questo capitolettino….

Buona lettura!!

Besos!

Tess^^

 

Capitolo 8

Nelle notti buie e tempestose rimaniamocene a letto

 

La luce del lampo illuminò a giorno il lungo corridoio.

Bella si appiattì squittendo contro la parete, contando i secondi, nell’attesa del fragoroso tuono che di lì a poco, infatti, squarciò il silenzio della notte.

Perché le cose non dovevano mai andare come voleva lei?

L’anno prima si era praticamente prostrata ai piedi della McGranitt, implorandola di nominarla Prefetto…ma niente. Niente di niente. Peggio che prendere a testate un muro. La vecchia strega si era mostrata irremovibile, l’aveva fissata da sopra le lenti dei suoi occhialini, con il solito cipiglio severo.

-Signorina Bothwell, credo che le incombenze da studentessa siano più che sufficienti per lei, considerato che in suoi voti in Trasfigurazione sono incostanti e bla bla…perché mi aspetto un netto miglioramento e bla bla…quest’anno dovrà sostenere i G.U.F.O. i e bla bla…non vorrei mai caricarla di un peso inopportuno e bla.

Per Bella, che già sognava appostamenti e imboscate notturne al super-sogno-proibito-Malfoy, quel “bla” era stato peggio di un bolide che ti raggiunge a velocità massima, spappolandoti le budella.

 

 

Scena che le era rimasta impressa da piccola, quando suo padre la costringeva ad accompagnarlo alle partite di Quidditch della sua squadra del cuore.

Da quella volta, dopo che la figlioletta le aveva riportato gioiosa l’accaduto nei minimi particolari, la signora Bothwell si era imposta sul marito.

Basta Quidditch, almeno fino ai 17 anni. Già Bella non era una bambina da fiorellini e fatine della buonanotte, figuriamoci cosa avrebbe potuto mettersi in testa “assistendo a scene poco edificanti come quella del Signor Roger Marshmellow , o-come-diavolo-si-chiama – che si contorce come un disgraziato vermicolo in procinto di morire ”.

Così miseramente si era chiusa la carriera della piccola Bella come fan sfegatata di Quidditch. Tutto grazie al “Signor Roger Marshmellow o-come-diavolo-si-chiama” e alla sua fine pietosa.

Fece pochi passi, per poi appiattirsi nuovamente contro il muro.

A Bella non dispiacevano le notti temporalesche,…quando si trovava sotto cumuli e cumuli di coperte, nel suo lettuccio caldo, stretta stretta al suo cuscino.

 

 

Ora invece, a due settimane dall’inizio del nuovo anno e della sua eccitante vita da wanted dead or alive, le cose erano cambiate giusto un po’.

Innanzitutto cercava in tutti i modi di evitare l’assalto del fan club “Sweet Nightmares forever”. La voce si era sparsa in fretta e ben presto si era trovata risucchiata in un vortice da cui non riusciva più a uscire.

Non era libera si starsene in pace nemmeno quando andava al bagno...ragazzine più o meno grandi che le si avvicinavano di soppiatto per poi aggredirla di domande e richieste. Avevano persino cercato di corromperla.

Per Merlino!! Quelle erano vere assatanate!!

E se tutto ciò non bastava, Bella doveva pure nascondersi da un certo Serpeverde.

Dall’inizio della scuola aveva dovuto ricorrere a tutte le tattiche e le strategie che aveva utilizzato negli anni precedenti…con l’obiettivo opposto.

Tutte le informazioni che negli anni precedenti l’avevano aiutata a tendere agguati infruttuosi al biondo senza cuore, erano state da poco perfezionate per evitare ogni possibile incontro-scontro con lui.

La pressione era comunque tanta.

Si sentiva il suo fiato sul collo, come una preda che sfuggiva al suo cacciatore.

Gli occhi argentei, taglienti come lame, le si conficcavano nella schiena durante i pasti.

Ogni volta che notava con la coda dell’occhio un guizzo dorato in un corridoio o fuori da un’aula, correva a nascondersi, oppure cercava di mimetizzarsi tra la folla.

Da lontano lo spiava mentre, nervoso più che mai, voltava la testa a scatti, lo sguardo che saettava a destra e a manca, cercando qualcosa, fiutando una sua traccia.

Le era pure parso di vederlo “annusare” qua e là, come un segugio.

Possibile che il grande, temuto, altezzoso e tetro Principe delle segrete di Hogwarts stesse spendendo il suo prezioso tempo a cercare un’insignificante Grifondoro del sesto anno, che fino all’anno prima si era confusa, ai suoi occhi, con la carta da parati?

Possibilissimo, dato che vuole uccidermi. Lo sento, vuole schiacciarmi come un insetto. Vuole sfogare la sua rabbia su di me…che gli ho dato anche un bel pretesto. Acciden-

 

 

Il flusso dei pensieri di Bella si interruppe.

Le era parso…ma no, impossibile.

La tensione le giocava dei brutti scherzi.

Le era sembrato di vedere, in fondo al corridoio, la luce fievole di una bacchetta che si spegneva.

Bella, tranquillizzati, per favore. Il tuo turno è quasi finito…poco ancora e ti ritroverai al sicuro, sotto il tuo piumone.

Un lampo improvviso. L’ennesimo.

Ma Bella non si appiattì contro la parete per paura del tuono.

La luce che aveva illuminato i corridoi aveva…

Oh Merlino e Morgana. Ho visto una sagoma! Ho visto distintamente una sagoma.

E si muoveva nella sua direzione.

 

 

Ragioniamo bella.

Rimase immobile, indecisa sul da farsi.

Gazza?

No, no. Non avrebbe con sé una bacchetta, ma una lanterna…Sì, sì, infatti. Una lanterna.Non una bacchetta. Assolutamente non una bacchetta.

Un’armatura che aveva deciso di sgranchirsi un po’ le giunture?

Non essere deficiente. Le armature non si muovono senza fare rumore. E qualcuno qui è molto, troppo silenzioso…

Un professore?

No, a quest’ora no, impossibile. Troppo tardi. Il vecchiume non gira a quest’ora.

Un alunno disobbediente che non voleva farsi scoprire?

Beh…ma lei era un prefetto. L’avrebbe punito…Sissignore, proprio così.

Più che altro per la strizza che le stava mettendo addosso.

Il cuore le batteva furiosamente nel petto, mentre negava con forza di poter anche solo supporre che…

Continuiamo…

Un prefetto.

Ma certo.

Un prefetto, Bella, idiota. Ora ti muovi, lo saluti con un cenno del capo, così, molto professionalmente. Ti ammirerà. Penserà di certo: “guarda questa giovane fanciulla che, sprezzante del pericolo e per nulla timorosa di fulmini e saette se ne va bel bella – ahahah…battutina – per i corridoi… Forza Bella.

Non poteva essere lui. La ragazza non era una sprovveduta. Prima di scegliere il suo turno, aspettava sempre all’ultimo, controllava bene le pergamene esposte nell’ufficio di Gazza, accertandosi che qualcuno non fosse di ronda insieme a lei.

Peccato che anche il suddetto qualcuno non fosse un dilettante, in campo di pedinamenti e subdole strategie per fregare il prossimo.

Davvero la piccola Biancaneve sperava di poter tener testa a questo qualcuno?

Suvvia, noi non siamo ingenui quanto lei. Siamo gente di mondo noi…sappiamo benissimo come vanno queste cose.

 

 

Ancora un lampo, questa volta più forte.

E la sagoma era sempre più vicina, non aveva fretta di muoversi, non ce n’era bisogno.

Il cuore di Bella mancò un battito, il respiro le si mozzò in gola quando, proprio davanti alla vetrata, la luce del lampo si infranse su una chioma dorata.

A pochi metri da lei.

Un ghigno per nulla rassicurante.

La paura fu troppa. Senza pensarci due volte, dopo essere indietreggiata di qualche passo, d’istinto, Bella tentò la fuga, come una preda messa all’angolo.

Ma non riuscì a fare molta strada prima che altri passi si sovrapposero ai suoi.

Una mano forte le afferrò il polso sinistro.

Una morsa stretta.

Quasi dolorosa.

Lì dove quella morsa stringeva, la sua pelle scottava: una sensazione che conosceva già.

Qualcuno la spinse contro la parete.

Le annusò i capelli.

Le sussurrò all’orecchio:

-…proprio come…una torta…alla vaniglia….

Bella non capì il senso di quella frase, ma non le piacque.

Non le piacque proprio per niente.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Il vendicatore della notte ***


Hola a todos!! È tutto il pomeriggio che studio. Il mio cervello non connette molto.

Però ho scritto questo chapterino, per seguire gli sviluppi di un certo incontro…

Premetto che ero partita con un’idea in testa totalmente diversa. Ma tutto è andato a ramengo… e la colpa è dei due disgraziati che ho descritto.

Soprattutto Malfoy.

Ogni volta parte per la tangente e chi lo ferma più.

‘Sti due mi danno veramente da pensare…non so chi sia conciato meglio….

Non so, giudicate voi!

Buona lettura!

Bye bye!

Tess^^

 

Capitolo 9

Il vendicatore della notte

 

 

Per la prima volta nella sua vita di giovane mago purosangue, studente del settimo anno a Hogwarts, Draco Malfoy si trovò a ringraziare mentalmente quella scopa vecchia della McGranitt.

Era stato grazie ad una sua “esemplare punizione” che il ragazzo aveva dovuto cambiare all’ultimo minuto il suo turno di ronda.

Non senza lamentele, ovviamente.

Ma era stato pienamente ricompensato per quel fastidioso cambio di programma.

…oh, sì, pienamente.

Che gioia infinita, che giubilo, quando, dopo qualche veloce calcolo, aveva dedotto che la sigla B.B. nella tabella degli orari corrispondeva nientemeno che alla sua spina nel fianco.

Bella Bothwell.

Grandioso.

Si sarebbe finalmente levato quel pensiero.

Non che avesse in mente un modo preciso per farla pagare alla piccola insolente.

Non aveva avuto il tempo di pensarci, preso com’era stato dall’architettare un piano per metterla all’angolo sola, senza la sua scorta di valorosi pezzenti.

Aveva perquisito tutti i corridoi, da cima a fondo, attento ad ogni minimo rumore, per evitare di lasciarsi sfuggire quell’ occasione d’oro.

E l’aveva trovata, finalmente.

Aveva dovuto controllarsi per non lasciarsi sfuggire un’esclamazione di trionfo.

Ora la teneva lì, stretta tra il suo corpo e il muro.

Era buio e non riusciva a vederla, non riusciva a godersi appieno la sua rivincita.

Ma la paura, che la faceva tremare dalla testa ai piedi, quella sì che riusciva a percepirla.

E tutto ciò lo faceva sentire euforico, letteralmente.

Gli piaceva stare dalla parte del più forte…e adorava il potere, se non si fosse ancora capito.

Non rammentava bene i tratti del suo viso: durante i pasti lei gli dava le spalle, mostrandogli solo i lunghi capelli neri, che contrastavano con la pelle bianchissima.

Le sue mani sembrano quelle di un cadavere…che schifo.

Ah, sì, e anche gli occhi.

Quelli se li ricordava: erano chiari, trasparenti, quasi.

Inquietanti, a dirla tutta.

Gli sarebbe piaciuto vederli spalancati dal terrore a causa sua.

Oh, sì, gli sarebbe veramente piaciuto molto.

La faceva più alta, ma adesso, mentre la schiacciava con il suo peso addosso alla parete, si rendeva conto che era più bassa di lui, di almeno tutta la testa e il collo.

L’unico particolare che non aveva mai abbandonato le sue narici, era il profumo che emanava.

C’era ancora.

Torta alla Vaniglia.

Erano i capelli. Li annusò ancora.

Lei tentò di liberarsi con uno strattone.

Tentativo poco convincente…era quasi paralizzata.

Dio, si sarebbe messo a saltellare come un poppante a cui viene regalata una scopa nuova.

Un ghigno gli si dipinse sulle labbra.

Peccato che lei non potesse vederlo.

Si sarebbe preoccupata ancora di più.

…chissà come doveva essersi spaventata a vederlo comparire così, dal nulla, accompagnato da tuoni e lampi….

Se la sarebbe fatta sotto anche lui…non gli piaceva girare per il castello nelle notti di bufera. Ma quella volta era stato diverso…aveva avuto la sua ricompensa.

Il vendicatore della notte.

Tutta quella situazione l’aveva messo particolarmente di buon umore. Forse si sarebbe accontentato di spaventarla un po’…

Forse.

I secondi passavano e lei aveva iniziato ad ansimare. Come una preda in trappola.

Il suo alito caldo gli sfiorava il collo, contrastando con il gelo del corridoio.

Abbassò la testa, strusciandosi contro i suoi capelli – quanto gli piaceva quel profumo…-appoggiando la bocca sull’orecchio della sua preda.

-…bene, bene…B.B… - si sorprese anche lui del tono della sua voce, roco, basso e… sensuale? -…ho visto che ti firmi così, no?

Lei sussultò e quel contatto sembrò risvegliarla da una specie di torpore.

Ricominciò ad agitarsi, e più lei si agitava, più lui le stringeva i polsi e la schiacciava contro il muro. Era solo relativamente cosciente di farle male.

-Malfoy…-sentì piagnucolare.

-Ohhh..tsk tsk…cosa ti ho detto a proposito di tutta questa confidenza? – e come a voler sottolineare il concetto le torse il polso della mano destra.

-Ah!Mal..mi…fai..male!!

-Ma davvero? – insinuò con un tono fintamente conciliante.

-Ti prego, ti prego, non…

-…ripetilo.

Pregami. Supplicami. Mi piace.

-C…sa? Ascolta Mal..AHI!

-Ripetilo!

-Lasciami! – con uno scatto Bella riuscì a liberare un braccio.

Lui dovette lottare per imprigionarle nuovamente il polso in una morsa ferrea.

Non si arrendeva la piccola indemoniata. Non riusciva a bloccarla. Sentiva i suoi capelli schiaffeggiargli il viso.

-Non farmi..arrabbiare…stupida! Vuoi rimanertene… ferma?!

-No!

-Sì che lo… farai invece!

E così dicendo le portò entrambe le braccia dietro la schiena, insinuando una gamba tra quelle di lei, per evitare di farla scalciare come un centauro impazzito.

Aveva dei gioielli da proteggere lui, nella parti basse.

-Ti ho detto di lasciarmi!

-Stiamo alzando un po’ troppo la cresta, non ti pare..?

E d’improvviso, come colto da un raptus, o forse solamente esasperato, Malfoy abbassò veloce la testa e le morse il collo.

-AHI!Sei impazzito?!...ahiahiahaiaMOLLAMI! – urlò Bella, una nota lievemente isterica nella voce.

Fu un istante, ma in quell’attimo di lucidità ritrovata, Draco Malfoy si rese conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano. O di bocca.

Era grave.

Ma non seppe riacquistare il controllo.

D’accordo che era un adolescente con gli ormoni a briglia sciolta, ma quello era leggermente fuori dai suoi programmi.

Di sicuro era colpa dell’atmosfera, della tensione accumulata.

Del profumo.

Il rumore costante della pioggia, senza più l’accompagnamento dei tuoni,  il corridoio deserto, gelido, a tarda notte…il tempo sembrava essersi fermato,… e B.B., o Bella, o Torta alla Vaniglia non era precisamente un primino da sottomettere a suon di calci e pugni.

Era una ragazza.

Non uno splendore.

Ma era una ragazza.

Non una Serpeverde.

Ma era comunque una ragazza.

Non una col fisico mozzafiato.

A riprova di questo fatto, sfilò con un gesto impaziente un lembo della camicia dalla gonna e le infilò una mano fredda sotto la maglia, andando a toccare le rotondità dei fianchi.

-Ch..ch…e fa…ah!FREDDO! EHI!

Bella si sentì pizzicare, proprio pizzicare, quella che lei chiamava affettuosamente “la mia ciambella”.

Lui non l’ascoltò.

Quindi…aveva  “le manigliette dell’amore”.

Ma era pur sempre una ragazza.

Morbida. Come una torta alla vaniglia.

E la sua pelle era calda, bollente.

Come una torta appena sfornata.

Imperterrito nella sua ispezione, salì lentamente con la mano a tastare altre rotondità di Bella.

È una ragazza. DECISAMENTE.

-Ma si può sapere CHE CAZZO STAI FACENDO?! MALFOY!

E tentò di spingerlo lontano da lei con il braccio che lui le aveva lasciato libero.

 -Dannazione…non…che stai…Malfoy!

Tutto inutile.

Non la riprese neppure per averlo chiamato per nome.

Il cervello di Draco Malfoy si era disconnesso momentaneamente, lasciando il pieno controllo al suo istinto.

Senza contare la sua gamba stava ancora tra quelle di Bella e che, tra i denti, accidenti a loro che avevano dato il via all’assalto, teneva ancora la sua morbida pelle.

E in più c’era quel profumo.

Bella stava per svenire.

Non si aspettava di certo che una vendetta potesse essere così dolce.

Che, detto tra parentesi, le andava più che bene.

La paura era finita nel dimenticatoio.

La rabbia pure.

Il fatto che lui fosse uno stronzo di prima categoria anche.

Tentò comunque un’ultima volta, prima che la sua ragione andasse a farsi un giretto...

Una luce improvvisa.

BUMMM!

Un tuono, fortissimo, ad indicare che quella di prima era stata solo una tregua; il temporale era tornato.

Di scatto il cacciatore lasciò andare la sua preda.

Bella, nonostante avesse la mente un po’ annebbiata per ciò che era appena avvenuto, –quanto poteva essere durato? Cinque minuti? Dieci? Una vita intera? - si chinò a raccogliere la propria bacchetta e filò via come il vento, con il lembo della camicia ancora fuori dalla gonna e un segno rosso sul collo, lì, dove lui l’aveva morsa.

OhmioDioohmioDioohmioDio…i suoi pensieri non avevano nessuna coerenza.

Malfoy, d’altra parte, se n’era rimasto immobile, come un ebete, in mezzo al corridoio.

Non era ancora riuscito a realizzare cosa fosse successo di preciso.

Inconsciamente si annusò un mano.

Era ancora tutto lì.

Quel profumo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** L'ormone libero ***


I fatti stanno prendendo una piega inaspettata.

O no?

Cioè…non l’ho notato solo io, giusto?

Mandate un gufo al reparto psichiatrico del San Mungo.

Questi due sono pazzi da legare.

Soprattutto Malfoy, che non ha tutte le rotelle che funzionano in senso orario (come ha giustamente sottolineato gothika85).

Deve avere dei seri problemi.

 

Riassumiamo, per favore. Qui ci vuole una sintesi.

a)     Bella Bothwell, insignificante Grifondoro del sesto anno, ha una cotta stratosferica per Draco Malfoy. Diciamo pure che ha un’ossessione…la classica fissa per uno degli studenti più grandi, il belloccio della situazione, il grande stronzo snob, con la puzza sotto il naso. Quello che non la filerà mai di striscio, per intenderci.

b)     La nostra eroina, prendendo in pugno la situazione, all’inizio del nuovo anno scolastico, decide che è ora di finirla. Forse è il caso di scendere un po’ dalle nuvole. Illusa.

c)     Ovviamente, sfigata com’è, tutto le si ritorce contro. La sua quotidianità viene stravolta per due motivi. Per prima cosa a Hogwarts si sparge la voce che suo fratello fa parte di una band famosa, una band per cui le streghe dai 13 ai 25 anni (..ma abbonderei) farebbero tarocchi falsi. Lei aveva da sempre accuratamente nascosto la cosa: non le sorrideva affatto l’idea di farsi sfruttare come tramite per gli Sweet Nightmares. Secondo: riesce a farsi notare dalla sua ossessione bionda, finendo in mezzo a uno dei classici scontri Potter-Malfoy, con il risultato di schiaffeggiarlo davanti a tutti. Bravissima.

d)     Bella entra in crisi. Non solo la sua lista di buoni propositi è andata a farsi benedire. Ora, oltre a nascondersi dal “S.W. Fan Club” , deve anche evitare di farsi trovare da Malfoy, a sua volta in cerca di vendetta, essendo rimasto senza il suo passatempo dai-fastidio-a-Potter.

e)     La ragazza riesce ad ottenere la sua nomina a prefetto…un anno dopo la sua richiesta. L’ultima cosa che le serviva: anche Malfoy è prefetto. Aumentano le possibilità di agguati notturni…non in senso positivo.

f)       Draco trova Bella nei corridoi, durante una notte tempestosa. Non la schianta, non la chiude in un ripostiglio per poi buttar via la chiave, no, no. La inchioda al muro e, colto alla sprovvista dagli ormoni impazziti (pure quelli), trasportato dall’insana equazione Bella =Torta alla Vaniglia, si prende qualche “ innocente libertà”.

g)     Draco Malfoy ha un’epifania: Bella Bothwell, oltre a essere una Grifondoro del sesto anno talmente sprovveduta da averlo messo in ridicolo, è una ragazza. Che risveglia in lui strane voglie. (Molto strane). È perplesso. Dobbiamo capirlo. Non è normale per lui, insomma, il suo motto è sempre stato: “oltre ai Serpeverde, niente”. Chissà quale sarà la sua contromossa.

h)     Bella…boh, per quanto riguarda Bella non saprei, è un enigma. Un grosso punto di domanda…molto grosso.

Meglio andare a vedere come se la stanno cavando.

 

Un ^grazie, grazie, grazie^ a Cily, io , carmilla1324 (ora potremo anche chattare in diretta!^^), gothicLullaby, Manny, gothica85 (che mi lascia un commentino ad ogni capitolo ^*^….la marmellata è inquietante, lo so ^___-), Gaia Loire (ora ne sono praticamente certa, è impossibile che Bella si Marysuizzi…), talpy, Kikkina90, sweet nettle, Ilmatar_Luonnotar, Lucifera (di Dampyr ho letto solo qualche numero…però no, il mio nick non c’entra con quella TES ^_^).

 

Rubo uno spaziettino per ringraziare anche Deborah, ladyGranger, spekled, luz79 e Killer, che hanno postato i loro commenti su “Sedici anni”…. magari non arriveranno qui a leggere, ma dato che quella ff è una one-shot e non ho modo di ringraziarle altrove….

 

Bene gente, per coloro che hanno la costanza di continuare a leggere questa FF, ora vado a spremermi le meningi per scrivere il prossimo capitolo.

Ho intenzione di renderlo succulento come una torta…

Merlino, qui qualcuno ci sta infettando con le sue folli manie.

Corriamo ai ripari.

O corriamo e basta.

 

Bye!

Tess.

Crac!

 

 

 

Capitolo 10

L’ormone libero

 

Le nubi temporalesche incombevano sulle teste dei poveri studenti di Hogwarts, e i lampi si susseguivano, inesorabili. Ma era una magia, ovviamente. Dal soffitto della Sala Grande non sarebbe caduta nemmeno la più piccola goccia di pioggia; tutti lo sapevano, persino Bella. La quale, però, non poteva fare a meno di sussultare, ogni volta che il rombo di un tuono giungeva alle sue sensibili orecchie. Le ricordava cose a cui era meglio non pensare in mezzo a tutta quella gente.

La colazione quella mattina sembrava attrarla più del solito, intenta com’era dal non alzare un sopracciglio dalla sua tazza, nemmeno per sbaglio.

Oltre ad avere le occhiaie, più che giustificabili, dato il turno di ronda, il suo collo presentava degli strani segni rossi che spiccavano come gocce di sangue sulla neve, che urlavano a gran voce: “ehilà! guardateci, siamo qui!!!”.

Come avrebbe potuto giustificare gli attacchi di vampirismo, tanto per rimanere in tema di sangue, di Malfoy?

Ecco.

Ci risiamo.

Al solo pensare quel nome, avvertì una vampata di calore propagarsi in tutto il corpo. Il problema era che, oltre a colorirsi come un peperone, che già di per sé avrebbe attirato l’attenzione dei suoi compagni, ciò causava il formarsi di un fastidiosissimo sorriso idiota, corollato da risatine isteriche difficili da contenere.

Per Merlino, Bella, sei caduta proprio in basso.

Agitarsi così tanto per… per per… ohmammaohmammaohmamma…

…shhhh…calmati ora…respira…respira…

Spio.

Bella, facendo finta di niente e allungando una mano verso i biscotti, si guardò intorno, circospetta.

Nessuno fa caso a me. Meglio.

Anzi, no.

Ginny mi sta fissando.

E lei sa. Accidenti, perché non ho tenuto la bocca chiusa?

La rossa in realtà teneva d’occhio Bella da quando si erano sedute a tavola, ascoltando, senza prestarvi attenzione, le ultime novità sui Chudley Cannons, la squadra preferita di Ron.

Perché Bella, cara, stanotte sragionavi, ecco perché.

C’era bisogno di tirar Ginny giù dal letto, trascinarla in bagno e raccontarle proprio TUTTO?

E lei..

Ma cosa fa?

COSA FA?

Mi fa dei cenni. E indica. Cosa indica? Tira giù quel dito indice!! Te lo taglio!

Fissa un punto alle mie spalle.

Mi tira un calcio sotto al tavolo.

-Ouch!!

Ha beccato Danny, seduto alla mia destra.

Meglio, ci mancava solo un livido sulla gamba a completare l’opera.

Mi vien troppo da ridere. Come un’idiota. Ma cosa ti ridi, Bella?

Devo trattenermi.

Bella si bloccò con un biscotto a mezza strada tra la tazza e la sua bocca.

Ma che ha?? Che ha?!

Vuole che io mi volti. Ma stiamo scherzando? Le faccio segno di no con la testa.

Ora sgrana gli occhi. Di fianco a lei Potter alza lo sguardo e si blocca, fissando un punto alle mie spalle.

La tavola dei Grifondoro si zittisce. Perché? Non è normale.

Sento gli sguardi puntati su di me.

Spio.

No, sono puntati non su di me.

Per fortuna.

Un attimo.

Guardano tutti dietro di me.

Mi vien da ridere.

Ma non c’è niente da ridere.

E ho caldo.

CHE STA SUCCEDENDO?

Bella sentì qualcuno picchiettarle sulla spalla per attirare la sua attenzione.

Oh.oh.

 

***

 

Non aveva chiuso occhio. E la colpa non era da imputarsi né al temporale, né agli incubi, né ai dilemmi esistenziali della vita di mago adolescente circondato da cretini di ogni genere.

Pansy lo stava assillando con proposte inaccettabili di riconciliazione con quella Bella Bothwell, e tutto per quattro bellimbusti vestiti di pelle nera.

Inezie.

C’era un problema da risolvere al momento.

Tornato dalla ronda si era chiuso in camera, il cervello vuoto.

Com’era stato possibile?

Lui, Draco Malfoy, perdere il controllo in quella maniera.

Aveva buttato al vento il suo vantaggio.

Tutta quella storia poteva ora ritorcersi contro di lui.

Inaccettabile.

E per di più con una pezzente del genere.

Una che si confondeva facilmente con gli arazzi appesi alle pareti.

Un’insolente che l’aveva schiaffeggiato per un’accusa del tutto plausibile.

Una Grifondoro.

Un’amica di Potter, Sfregiato Potter.

Non osava immaginare a come si sarebbe evoluta la situazione non fosse stato per quel tuono che l’aveva fatto rinsavire.

Giusto in tempo.

-Draco..

-Che vuoi?

-Ci sei?

-Arrivo.

Blaise si appoggiò allo stipite della porta, fissando l’amico, intento ad annodarsi la cravatta.

-Allora?

-Allora che?

Sembrava parecchio scocciato.

-Allora hai deciso come fargliela pagare? La tua vendetta? Il piano con la P maiuscola! – sbottò Zabini. La pazienza non era mai stato il suo forte e tutta la sua riserva in quel periodo veniva prosciugata dalle scenate di Pansy.

-Blaise, ti vedo troppo coinvolto.

Così dicendo, Draco gli passò di fianco spedito, uscendo di corsa dalla camera.

-Io? Coinvolto io? Draco…

-Che hai ancora? Ti piace il suono del mio nome stamattina o hai solo deciso di sfinirmi?

-Nervosetto? Cos’è successo stanotte?– commentò l’altro, affrettando il passo per affinacarglisi.

-Dov’è Pansy?- Draco preferì saggiamente di glissare l’argomento.

Blaise lasciò correre. Per il momento.

-A colazione.

-Tiger? Goyle?

-Se li è trascinati dietro.

Malfoy si fermò di colpo, voltandosi verso l’amico.

-Dì un po’! Avete per caso intenzione di boicottarmi? Cos’è?? Vi è presa la mania di grandezza, tutto d’un tratto? Chi gli dà il permesso di snobbarmi così?!

-Draco, lo sai il perché!

-Ancora con questa storia?! Ma dannato Potty, non c’è nessuno che prenda le mie difese qui?? Sono io la vittima!

-Draco…

-Mmh!!! Lo so come mi chiamo, è inutile che continui a ripeterlo!

-Senti, fin’ora sono sempre rimasto dalla tua parte…

Occhiataccia in tralice del biondo.

-…ma adesso stiamo superando il limite…e ti avverto: Pansy stamattina è più decisa che mai.

-E perché mai? Sentiamo la novità.

-Ha letto sulla Gazzetta che quelli faranno un concerto qua in zona prossimamente.

E ciò voleva dire lamentele a non finire.

-Uff….

-Mago avvisato, mezzo salvato, Draco – concluse Blaise, con un’amichevole manata sulla sua spalla, prima di oltrepassarlo ed entrare in Sala Grande.

La giornata si prospetta uno schifo. E Trasfigurazione alle prime ore.

Malfoy fece la sua entrata trionfale sotto il cielo plumbeo di cui prima, tra il chiacchiericcio degli studenti e i profumi delle vivande per la colazione. Si diresse convinto verso il suo tavolo.

Pessima idea.

Il cipiglio di Pansy e di altre quattro oche starnazzanti lo fecero rallentare.

Quella situazione cominciava davvero a scocciarlo.

Si voltò verso destra, lasciando scivolare lo sguardo sui Grifondoro, passandoli in rassegna con disgusto malcelato, una smorfia gli si dipinse sul volto.

Eccola.

Lì, tra un deficiente del sesto anno e la Granger.

Ma proprio vicino alla Zannuta?

Se ne stava tutta rannicchiata in avanti, con la testa quasi nella tazza…ma ci si voleva affogare?

Magari. La speranza è l’ultima a morire.

Ad ogni modo, era ora di finirla con quella storia. Punto e a capo, aprire un nuovo paragrafo.

Non aveva tempo da perdere lui.

Ma era la cosa giusta da fare?

In quel momento?

Davanti a tutti?

Inutile pensarci, tanto il suo corpo si stava muovendo da solo, prima una gamba e poi l’altra, una, l’altra, passo dopo passo, verso la causa dei suoi guai.

Man mano si avvicinava, però, i ricordi di ciò che era successo la notte prima tornavano prepotenti ad affacciarsi alla sua mente.

Il suo alito caldo.

Vai avanti e non pensarci.

La sua voce che pigolava.

Che implorava.

La sua pelle calda.

Gli era venuta l’insana voglia di leccarla. Lì, adesso.

Sono un represso? Perchè a questo punto mi il dubbio sorge spontaneo.

Il suo profumo.

Decisamente, il suo profu-

Ma finiscila per favore!

Accigliato come non mai, giunse alle spalle di Bella.

Potter si voltò a guardarlo. Malissimo, tra l’altro.

La Weasley lo fissava da quando era entrato, la Granger alzò gli occhi dal suo libro.

Il mondo Grifondoro rimase in attesa.

Che cavolo vuoi? Era la domanda inespressa che si leggeva sui volti di chi era seduto a tavola.

Solo una persona non si era accorta di nulla.

Malfoy inspirò profondamente.

Costrinse la sua mano a muoversi.

Battè sulla spalla di Torta alla Vaniglia con le dita.

Ritirandole subito, come si fossero scottate.

Bisognava chiuderla sì quella storia.

E anche subito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Addicted to a Vanilla Cake ***


Eccoci qua, un nuovo capitolo appena appena sfornato…siamo al decimo!!!

Mi sa che ho superato il limite di lunghezza concesso dalla legge…

Mah, mi farete sapere voi….^___^

Mi appello alla vostra clemenza….

Noto con sommo piacere che carmilla1324 non s’è lasciata sfuggire il riferimento celato nel titolo del chapter precedente…W l’ormone libero, w il 22 luglio…^o^

Fatemi sapere!!!^^

Bye!!

Tess

Crac!

 

Capitolo 11

Addicted to a Vanilla Cake

 

 

Con lo sguardo attratto inesorabilmente da un’ appetibile traccia di marmellata rimasta, nemmeno a farlo apposta, vicino alle labbra di Bella, Draco Malfoy si pentì amaramente di aver posato piede in Sala Grande, quella mattina.

Sentì tutte le sue certezze sgretolarsi sotto i colpi della pura follia.

E non solo…maledì anche tutte le creature a lui conosciute e non…perché era inconcepibile, in-con-ce-pi-bi-le, che quella disgrazia gli fosse capitata tra capo e collo. Non al settimo anno e non in quel momento così delicato della sua vita, quando aveva una reputazione da riabilitare.

Nessuno lo temeva più. Non era più il terrore di Hogwarts. Nessuno scappava più ad un suo cenno. Nessuno gli obbediva più ad occhi chiusi. E ora questa…questa cosa? Cos’era quello strano formicolio alle mani? Perché doveva faticare così tanto a contenere i suoi grotteschi istinti? Perché erano davvero davvero grotteschi se la causa se ne stava seduta malamente sulla panca di fronte a lui, ad occhi spalancati e con quella marmellata all’angolo delle labbra…

Perfetto, la saliva si prosciugò del tutto.

La bocca rimase a secco e il palato si attaccò alla lingua.

Bene.

Probabile che fosse tutta colpa della tensione accumulata nell’ultimo periodo, anzi, sicuramente era così. Quella sottospecie di femmina che tremava di fronte a lui gli faceva riassaporare la vecchia gloria.

E certo.

L’eccitazione del più forte, di quello che detta legge.

Ed era una Grifondoro. L’idea di poterla sottomettere era resa ancor più gustosa dal fatto che indossasse quello schifo di cravatta rosso-oro.

I colori di Potter. Perché era lì che si arrivava alla fine, tutto si riduceva a quello.

Potter aveva vinto, su tutti i fronti. Gli era superiore.

Brrrrr….i brividi solo all’idea.

La scuola non era più il loro campo di battaglia, ormai erano due forze impari.

Ma lui non lo aveva ancora accettato, perdinci e maledizione, era pur sempre Draco Malfoy, no?

Mentre si perdeva in queste elucubrazioni poco felici, il suo broncio si accentuò, e Bella pensò che sarebbe tranquillamente potuta morire lì, folgorata dalla bellezza del suo…amore segreto? assalitore notturno?...bastardo senza cuore, viscido e viziato senza cervello? Perché in fondo, il lurido Serpeverde si riduceva a quello, giusto?

Lui era il male, lei faceva parte dei buoni, quelli che potevano girare a testa alta.

Chiaro, no?

No.

Lui la fissava torvo e lei, guardandolo dal basso verso alto, ancora con il biscotto pucciato fermo a mezz’aria, si sentì diventare piccola piccola. Era inappropriata, era goffa e senza un minimo di classe.

Ciaf!

La parte di biscotto inzuppata decise infine di togliersi la vita, tuffandosi dritta nella tazza, reclamando un po’ d’attenzione.

Entrambi si voltarono a guardare la sua agonia.

Bella non ci stava capendo veramente più nulla. Che voleva Malfoy? Perché le era arrivato così di soppiatto alle spalle?

Non gli bastavano gli agguati notturni adesso? A lei no di certo, ma non l’avrebbe mai ammesso.

Non era ancora pronta a affrontarlo. Il ricordo delle sue mani su di lei la mandava ancora in fibrillazione.

-Seguimi – ordinò perentorio, abituato a non dare spiegazioni.

-Co..cos..come? – Lei si voltò, tornando a guardarlo in viso.

Gli occhi di Draco saettarono immediatamente alla marmellata. Ancora lì. Era una piccola macchiolina, piccolissima. Sarebbe bastato così poco….

Che.vai.a.pensare?DRACO MALFOY!

-Seguimi, ho detto. È così difficile da capire??? Parliamo la stessa lingua, no??- ripetè, impaziente, con una voce leggermente stridula.

-Pe-pe-pe-pe-perché?

Lui sbuffò, decisamente al limite della sopportazione. Tutti lo guardavano e lui cominciava a sentirsi imbarazzato.

Veloce le si avvicinò.

Pericolo.

-Secondo te? – le sibilò, a un palmo dal viso.

Troppo vicino.

Non riuscì a trattenersi e si leccò le labbra.

La sua lingua, no, no,  il suo corpo, aveva deciso di ribellarsi.

Maledetto traditore.

Bella rimase a bocca aperta.

Come ‘secondo me’? Cosa intende? Non vorrà mica…insomma…non vorrà…ma io…

Non poteva essere vero.

-Malfoy smettila! –tuonò Harry, battendo un pugno sul tavolo, che fece tintinnare le posate.

-Fatti gli affari tuoi Potter.

-Quando vieni qui a rompere, Malfoy, sono sempre affari miei.

-Ma davvero? E cosa sei?? Il re dei Grifondoro?! I tuoi sudditi ti devono rendere conto di tutto, oltre che leccarti i piedi, Potty? – sputò velenoso Malfoy, badando a mantenere un tono di voce tale che i professori non potessero sentirlo.

E nessuno dei suoi compagni veniva a dargli man forte.

Nessuno…lo avevano abbandonato al suo triste destino.

Idioti.

Aveva perso la sua autorità di capo indiscusso. Non c’erano stati colpi di stato giù nelle segrete, ma niente era più come prima. Ora doveva farsi in quattro anche solo per poter dare fastidio in santa pace a una piagnina Grifondoro del sesto anno.

-Proprio tu ci vieni a dare lezioni sui leccapiedi??? Eh, furetto?!

Ci mancava il pezzente. Ancora con quella storia vecchia di anni.

-Sto parlando con te Weasel??!!!! Mi pare di no. Qualcun altro vuole intervenire?? – disse guardandosi attorno tempestoso.

La zannuta? Niente? No, mi guarda e basta. Che ti guardi?

 E l’altra? No, la rossa non ha intenz-…

…un momento.

Lei sa. Glielo leggo in faccia. Bene.

Benone, direi.

Ma perché non ho schiantato ‘sta deficiente in quel maledetto corridoio??? Potevo farla finita lì e invece…ora mi devo portare dietro sta zavorra…la mia dignità invoca pietà. Ci manca solo che si sparga la voce che me la faccio con la Bothwell e siamo a posto.

SIAMO-A-POSTO.

Durante quello scambio di battute, Bella aveva trattenuto il respiro…la bocca di lui era dannatamente vicina alla sua…non l’aveva mai visto così bene…beh, la notte prima era avvenuto tutto al buio….

Accidenti a me e alla mia mente contorta. So che è lui che sbaglia.

So che è lui.

Potter ha ragione.

Anche Weasley ha ragione….

Ma perché allora…?

Ron stava già alzandosi in piedi pronto a dar battaglia, ma Bella lo precedette, facendo sbilanciare anche Malfoy, colto di sopresa dal movimento repentino della ragazza.

-Bella, non-

-Non preoccuparti Potter – lo interruppe lei, sembrando più decisa di quanto non fosse in realtà. Il suo cuore stava per esplodere e sapeva di avere il volto in fiamme.

Ginny la fissava senza batter ciglio.

Malfoy, una volta raggiunto il suo scopo, Santo Merlino quanto ci era voluto, si voltò e si diresse impettito verso l’uscita.

Ginny richiamò Bella, appena in tempo.

-Pulisciti qua – le sussurrò.

-Cos-?

-Qua, la marmellata…

Bella si sentì sprofondare di altri tre metri sotto terra.

-Oh no. Non dirmi che sono stata tutto il tempo con la marmellata qui…Che figura!

-Ma tu pensi alla figura? Guarda che quello ti aspetta…

-E sembra pure nero….meglio andare…

-Oh!!!

-Eh?

-Non fare cazzate.

Bella sbuffò. “Non fare cazzate”…fosse stato così semplice.

Malfoy, giunto in prossimità del portone, essendosi reso conto di non essere seguito, cosa peraltro molto irritante, si era voltato giusto in tempo per vedere la Weasley che suggeriva a Bella di pulirsi la macchia marmellatosa.

Quella non era proprio capace di farsi gli affari suoi, vero?

Draco. Piantala, cosa te ne volevi fare?

Niente.

Voleva parlarle in privato.

Solo quello.

Assolutissimamente.

Per chiudere lì la faccenda.

Ma era necessaria tutta ‘sta scena?

Risposta: no.

E quindi?

Perché lui non voleva continuare un certo discorso, vero?

….

Non è che ci aveva preso gusto?

Ma non scherziamo!!  Draco, torna in te.

Tu non hai niente da spartire con una pezzente del genere.

Con una…con una così!

Non ha un minimo di classe. Guarda come cammina, guarda che razza di capelli…che razza di…boh, vabbè, insomma.

Bella, sentendosi osservata, rischiò anche di inciampare nei suoi stessi piedi. Lo vide fare una smorfia e alzare gli occhi al cielo. Perfetto.

Quando furono a poca distanza, Malfoy si voltò e riprese a camminare. Lei lo seguì, cercando di stargli dietro.

Fecero appena in tempo ad attraversare l’atrio, in un silenzio teso, ognuno immerso nei propri cupi e agitati pensieri, che si imbatterono in un gruppetto di Corvonero dell’ultimo anno, in attesa di entrare in aula per cominciare la lezione. Un ragazzo alto, con i capelli corvini raccolti in una coda, si staccò dagli altri.

-UUhhhhh…ma chi abbiamo qui?  - esclamò con scherno, indicando Bella e Draco, che procedevano l’una dietro all’altro, a passo di marcia -… Oh, Malfoy!! il caro vecchio Malfoy …guarda guarda…e qui? Con lui? Una Grifondoro? – disse piazzandosi di fronte a Bella, andando a cercare con gli occhi lo stemma ricamato sulla divisa. Lei lo riconobbe all’istante: era uno degli studenti che quella mattina l’avevano fermata prima di entrare in Sala Grande e l’avevano implorata di far aver loro i  biglietti per il concerto di Will. Ma lei non faceva cose del genere, soprattutto per gente che non conosceva. Lo scansò, squadrandolo malissimo.

Bravo, bravo, fai il figo adesso….e stamattina eri lì lì per prostrarti ai miei piedi…

Il Serpeverde invece, non aveva dato segno di averlo sentito, così quello si sentì in dovere di continuare a far divertire i suoi compagni.

Bella trattieniti. Bella hai già i tuoi problemi a cui pensare e il più grosso ce l’hai davan-

-Una Grifondoro del quinto? Sesto anno? …e cosa potrà esserci sotto di losco?? E non è neanche granchè…. mmh…dove te la stai portando eh, Malf-

-MA UN CALDERONE DI FATTI TUOI?? NO? –sbottò Bella alla fine, fermandosi e voltandosi di scatto.

Quello non si aspettava di certo una reazione così…e poi, una Grifondoro che difendeva Draco Malfoy?

-Ehi, datti una calma-

-No, caro, non credo proprio, sai? Non me la do la calmata, visto che stai rompendo le palle anche a me!! Perché uno qui può già avere i suoi problemi, no? C’è bisogno che ti metta in mezzo pure tu?? Lo vedi che abbiamo fretta?? Non hai altro modo di divertirti con i tuoi compagni idoti????–continuò, toccandosi nervosamente i capelli e portando una ciocca dietro alle orecchie. Mani sui fianchi.

-Ohohoh… e perché, altrimenti che mi fai, eh?? Sentiamo….– disse quello, fissandola come si fissa una pulce inoffensiva.

-Che ti faccio? Senti un po’, vedi di abbassare un po’ la cresta sai?

-Ma fammi il piacere!E di chi dovrei avere paura eh? Di te?!

Le si avvicinò e Bella dovette alzare la testa per guardarlo in faccia, ma non indietreggiò né diede segno di avere paura.

-Di me magari no, bulletto da quattro zellini, ma fossi in te non me la prenderei con una Grifondoro!! E sai perché?!

-Oh, sentiamo, sì, sono curioso. Illuminami….

-Beh, caro – disse lei, scimmiottando il suo tono da saputello – perché se solo provi a toccarmi…

-Sì?

-Beh…se solo ci provi…

-Allora??

-...Potter ti fa un culo così, caro. Ci puoi scommettere!- esclamò, colta da un’illuminazione improvvisa.

-Ah sì?? Ma davvero?!

-Già!

-Potter?

-Sei solo sordo o vuoi fartelo ripetere ancora? P-O-T-T-E-R, chiaro? Proprio il grande Harry Potter, hai presente il tipo con la cicatrice?

Lui non le tolse gli occhi di dosso, ma sembrava un po’ meno convinto quando disse:

-E dimmi, un’ “amica di Potter” come te, chi ci fa in giro con uno schifoso figlio di Mangiamorte, smidollato e carogna come Malfoy?

Risatine da parte dei suoi compagni.

Draco, che era stato costretto a fermarsi a fare da spettatore al piccolo quadretto di mentecatti (non senza notare l’aria battagliera di B.B. e rischiando di vomitare all’epiteto ‘grande Harry Potter), quando sentì quelle parole, avvertì una furia omicida farsi largo nella sua mente.

Stava già per estrarre la bacchetta… era già pronto a mettere fine alle sue speranze di tornare a vivere normalmente.

Ma non aveva previsto il fattore Bella.

Non avrebbe potuto, ovviamente: lui non sapeva che Bella Bothwell provava “un’insana ossessione per lui da almeno quattro anni” e che si sentiva in diritto di prendere le sue difese.

Sorpreso come un’Ippogrifo nato senz’ali, vide Torta alla Vaniglia gonfiare il petto e farsi rossa rossa in viso. Fece un passo in avanti e diede una leggera spinta al Corvonero. Poi aprì la boccuccia:

-TU, BRUTTO DEFICIENTE CHE NON SEI ALTRO! MA CHI TI CREDI DI ESSERE, CON CHI VADO IN GIRO SONO SOLO FATTI MIEI, CHIARO? E SCHIFOSO CI SARAI TU, CHIARO?CHIARO??E POI IO NON SONO BRUTTA OK? SONO UN TIPO!! MA TI SEI GUARDATO ALLO SPECCHIO??

Quello fece un passo indietro, sconcertato dalla reazione di Bella, che ora gli puntava il dito indice al petto, continuando a spintonarlo.

- Ma questa è pazza – mormorò a mezza voce

Il tono della ragazzasi abbassò di parecchie ottave, non per questo risultando meno minaccioso. Ci aveva preso gusto alle scenate isteriche …

-Magari sarò anche pazza! Chissenefrega! Ma intanto sono anche prefetto, sai? Ah!! Non lo sapevi eh? E adesso tolgo dieci punti a Corvonero! Anzi, quindici! Per offese gravi ad uno studente di un’altra casa, anzi, a due!! IMMOTIVATE!

Continuando ad indietreggiare, quello si ritrovò appoggiato alla parete. Nessuno sembrava in grado di reagire, erano tutti troppo stupiti da una reazione del genere:

-E sai anche cosa? Io dirò a Harry cosa mi hai fatto! Sissignore!!E lui te la farà pagare, perché lui è Harry Potter!E io sono sua amica!

In realtà era più amica di Ginny, ma in quel momento straparlava….

-E lui mi vendicherà!!

Seeeee, come no.

Draco non sapeva se scoppiare a ridere o lanciare un cruciatus  a tutti e iniziare così la sua vita da esule in patria.

B.B era completamente fuori controllo, continuava a fare “sissì”con la testa, mentre il suo dito indice era sempre lì , puntato come una bacchetta al cuore del povero Corvonero, scioccato.

-Certo!!!!!!!

Poi, d’un tratto  parve calmarsi…ma all’ultimo istante ci ripensò e risfoderò il dito assassino, tornando a picchiettarlo sul petto del ragazzo. I suoi occhi mandavano lampi e saette, la sua voce tremava di rabbia.

Aveva offeso Draco.

Aveva offeso lei.

E non era la mattina giusta.

Quell’idiota aveva contribuito a mettere di malumore Malfoy, che era già abbastanza nervoso. E lei non sapeva di cosa lui volesse parlarle.

E aveva già fatto la sua pessima figura quel giorno.

E….e basta.

Bella era semplicemente stufa.

Le parole che uscirono dalla sua bocca, stupirono pure lei:.

-E anzi, sai cosa ti dico? Io ci porto proprio il MIO schifoso e smidollato MALFOY” al concerto! AH! E voi invece ve ne starete a casa a rodervi le budella, perché i biglietti sono esauriti e io non ve ne procurerò nessuno!!

E dopo aver sferrato quest’ultimo attacco, Bella si voltò tronfia, schiaffeggiando il viso con i lunghi capelli al povero malcapitato e si diresse a passi decisi verso un Draco Malfoy completamente pietrificato, ancora con la mano in procinto di estrarre la bacchetta.

Non era possibile.

Quella non era solo leggermente deviata.

Era una pazza furiosa.

Prima lo schiaffeggiava.

Poi lo evitava come la peste.

Poi lo mandava su di giri.

Poi lo difendeva a spada tratta.

Come un’isterica.

E poi… mi porta al concerto?

Ma soprattutto: il MIO schifoso e smidollato MALFOY??

Cosa si era messa in testa quella??Un morso e una toccatina e Silente era già pronto a sposarli??

Non cred-

Però…aspetta un attimo.

Bella si era già incamminata lungo il corridoio, continuando a borbottare da sola…e lui, voltandosi verso il gruppetto di Corvonero, oltre allo shock, nei loro occhi scorse anche la traccia di un sentimento che aveva a lungo agognato di rivedere.

Una cosa che gli ricordava i cari vecchi tempi.

L’invidia… che nostalgia. Ti scaldava il cuore.

Si trovava un piccolo gradino sopra quegli insulsi maghetti di quarta categoria.

Era pur sempre un modo di ricominciare a salire la china.

Il potere di guardare gli altri dall’alto in basso. Che emozione.

Torta alla Vaniglia gli stava facendo un favore enorme.

Un dubbio però si affacciò alla sua mente, infrangendo i suoi sogni di gloria appena nati.

La rincorse e la superò, piazzandosi di fronte a lei a braccia conserte, fissandola deciso.

-Veramente??

Lei lo guardò senza capire, con un’espressione da ebete.

Lui scese dal gradino immaginario.

-Guarda che adesso lo devi fare!! – panico.

-Che cos-

-L’hai detto e non puoi più ritrattare!! Non puoi.!!! Ci sono dei testimoni.

-Ma-

-E non ci porti nessun altro, chiaro? Il privilegio è mio. Io non mi mischio alla babbanaglia. Né Weasel, né Granger, nessuno di nessuno.

La prese per un braccio iniziando a trascinarla, senza alcuna gentilezza.

-Ehi!!!! Quello è il mio bracc-

-E soprattutto… - continuò, fermandosi.

Uno sguardo di ghiaccio, a pochi centimetri dagli occhi di Bella, spalancati.

La voce ridotta ad un sussurro.

-Soprattutto non ci porterai ‘il grande Potter’, sono stato chiaro??

Le strinse il braccio.

-Ma io…

-Io niente!!! Giuralo.

-Malf-

-Giuralo.

-Io-

Salivazione a zero. Erano troppo vicini. Draco sentì un’ondata travolgerlo, la stessa sensazione di euforia della notte passata.

La trascinò in un’aula vuota, chiuse la porta dietro di loro, la sbattè contro la parete e le si appiccicò addosso.

Stava diventando un vizio.

-Cosa…insomma…non…MA!!!

-Giuralo!

Bella non rispose, non ce la faceva davvero, aveva esaurito la scorta di voce con la sfuriata di poco prima. Annuì solamente, con la testa, senza guardarlo. Teneva gli occhi bassi, fissi sullo stemma Serpeverde dell’uniforme del ragazzo.

Perché Malfoy le doveva fare quell’effetto?

Anzitutto perché aveva iniziato ad accarezzarle i capelli.

-Con me non fai l’insolente? – la voce di lui, un soffio dal viso, la fece sobbalzare.

Che le avesse letto nella mente?

Anche senza vederlo, riusciva ad immaginare il ghigno disegnato sulle labbra di Draco.

Il battito del proprio cuore la stava assordando.

Aveva un urgente bisogno d’aria.

Ancora in trappola.

-Dimmi…non è che…- il tono era leggermente diverso ora….meno arrogante.

Indeciso forse?

Silenzio.

Bella si azzardò ad alzare lo sguardo.

Nessuna traccia del ghigno strafottente.

E in più la stava fissando in modo strano, molto strano.  

Draco non finì la frase…si leccò le labbra, invece, soprappensiero.

Che gli frullava per la testa?

Non era la prima volta che accadeva.

Chissà che

-… sapore hanno.

Quasi quasi…

Decise di togliersi lo sfizio una volta per tutte.

Afferrò i capelli della ragazza, costringendola ad alzare il viso verso di lui.

Rimase un attimo in contemplazione.

Poi…

Calpestò definitivamente la sua dignità.

Agì contro ogni suo principio.

Causò un mezzo infarto alla povera Bella.

Riempì la distanza che li separava….e la baciò.

Con una passione inaspettata.

Draco Malfoy che resiste ad una Torta alla Vaniglia?

Servita su un piatto d’argento?

Non scherziamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** E scatta la crisi ***


Here I am.

Sarò brevissima in quest’introduzione, sono le 23.26 e ho un po’ sonno.

Ebbene sì, dormo anche io. O__o

Comunque, il capitolo ha preso una ‘fisionomia’ particolare…

Mi direte voi cosa ne pensate, okay? ^__^

Un ringraziamento a Untitled, costy black, elegant loner, Bibi e a tutte le aficionadas che lasciano sempre il loro commentino! Thank you very much!!!

Ringrazio anche tutti coloro che continuano a leggere questa ff anche senza lasciare il segno del loro passaggio!^^

Bye bye!

Buona lettura!

Tess

Crac!!

 

Capitolo 12

E scatta la crisi

 

Un bacio.

Solo quello.

Un fottuto, dannatissimo, unico bacio.

Il primo e anche l’ultimo.

Ma.

Il ‘ma’ c’era.

C’è sempre in questi casi.

Pesante come un macigno.

Impossibile far finta di niente.

Impossibile e inutile.

Le mani bramavano il tocco della sua pelle calda.

Le dita volevano affondare di nuovo nei suoi morbidi capelli.

La lingua desiderava assaporare ancora il suo sapore.

Le labbra gonfie chiedevano a gran voce di tornare a posarsi prepotentemente sulle sue.

E quel qualcosa lì, appena sotto lo sterno, cos’era?

Cos’è????

Non lo faceva respirare bene.

Dovrei farmi visitare?

Il battito del cuore era come impazzito.

È il tuo cervello che avrebbe bisogno di una cura, Draco.

E tutto per un bacio.

Un fottuto, dannatissimo, unico bacio.

Ma.

Quel ‘ma’ era sempre lì a rompere.

Eccitante.

Da matti.

Però aveva visto di meglio. Assolutamente. Di sicuro.

Intimo.

Oddio, non che si considerasse un esperto in materia, ma un piccolo bagaglio di esperienze se lo portava appresso.

Ma.

Travolgente.

Per Merlino, si sentiva ancora scosso da cima a fondo.

E le sue mani su di lui?

Le sue braccia che l’avevano stretto a sé così forte?

Così bisognose di cercare quel contatto tra i loro corpi?

Ecco cos’era.

Gli aveva risposto con un trasporto che mai si sarebbe immaginato…e senza il minimo imbarazzo.

Quando si era allontanato da lei per riprendere fiato, aveva appoggiato la fronte sulla sua.

Lei lo voleva.

Ne era certo.

Disperatamente.

Ci aveva scherzato.

Aveva anche pensato di poter trarre vantaggio da quella situazione.

Ma.

Era rimasto qualche secondo immobile, confuso.

Che diamine stava succedendo?

Qualcosa non andava.

Era stato lì lì per ricaderci.

Le sue labbra socchiuse erano così vicine…così vicine…troppo, troppo invitanti.

Un attimo.

Che stai facendo??

Era bastato un attimo.

Un briciolo di dignità e di orgoglio ritrovato gli avevano permesso di lasciarla andare, di allontanarsi da lei.

Dalla sua rovina.

Immediatamente.

Scottato.

Lei doveva temerlo, odiarlo,…divertirlo semmai.

Diventare il suo passatempo.

Quasi al rallentatore, era indietreggiato sempre di più, fino a quando la sua mano si era posata sulla fredda maniglia della porta.

Avrebbe dovuto provare disgusto per lui, avrebbe dovuto guardarlo dall’alto in basso, come tutti gli altri. Grandi eroi di una guerra che non avevano combattuto. Grandissimi pezzenti che si permettevano di giudicarlo. Non sapevano nulla. Né di lui, né di ciò che aveva passato e che stava passando tutt’ora.

Malfoy, Mangiamorte, schifoso figlio di un Mangiamorte.

Ma.

Lei lo voleva ugualmente.

L’aveva difeso.

Perché?

Gli stava facendo un favore.

Perché??

Durante il battibecco con l’idiota, giù nell’atrio, aveva minacciato il Corvonero, dichiarando che sarebbe corsa a chiedere aiuto a Potter.

Potter l’avrebbe difesa, aveva detto.

E da me?

Quando l’ho minacciata, non è scappata a nascondersi tra le pieghe del mantello del ‘grande Sfregiato’.

O di qualche professore.

Avrebbe potuto.

Avrebbe dovuto.

Era così che funzionava.

Ma.

Non l’ha fatto.

Perché?

Troppe domande senza risposta.

Aveva aperto la porta ed era fuggito: quattro passi e poi via come il vento.

E lei non aveva mai riaperto gli occhi.

Senza nemmeno rendersene conto si era ritrovato a correre lungo i corridoi, fino al salvifico bagno. Giusto in tempo. Sentiva l’impellente necessità di calmare i suoi bollenti spiriti, che in quel periodo lo stavano spingendo ad azioni sempre più avventate.

Sempre più stupide.

Non da lui.

Decisamente non da lui.

Perché Draco Malfoy non era uno stupido.

Giusto?

Un bacio.

Solo quello.

Un fottuto, dannatissimo, unico bacio.

Ma.

Tanto era bastato a farlo scappare a gambe levate.

Troppe emozioni e tutte in una volta sola.

Caos, caos, quando lui aveva bisogno d’ordine, di certezze, di punti fermi.

Non era solo lussuria.

Quella era la cosa peggiore.

Qualcosina di più.

Non troppo.

Non esageriamo.

Gli piaceva?

No.

No…

No?

No, no, no, assolutamente no.

Ma.

Lei non gli si era opposta nemmeno un secondo.

Da quando le loro labbra si erano sfiorate lei era stata sua.

O forse già da prima.

Dalla notte precedente? Dal loro incontro notturno?

MMh….

Ma non era un grosso problema.

Lui era perfettamente in grado di gestire una situazione del genere.

Ma.

Lo attirava.

Perché?

Non lo sapeva, non lo sapeva, accidenti. Era quello il problema più grosso. Si sentiva imbarazzato come non mai.

Si guardò allo specchio. Aveva le guance rosate. Per la corsa?

No, ancora no.

Calma, Draco. Riflettiamo.

-Ma cosa vuoi riflettere? Imbecille…che imbecille. Mai che si possa star tranquilli qui.

Un pensiero lo colse.

Cosa prova per me?

Cosa pensa di me?

Ma perché mai doveva interessargli una cosa del genere??? Da quando si poneva domande di quel tipo?

Piuttosto, doveva andare a lezione.

Sì, infatti la lezione.

Il ritardo non sarebbe stato ammissibile, giustificabile.

Uscì dal suo rifugio e circospetto si avviò verso l’aula di Trasfigurazione. Si augurava di non incontrare nessuno. Non aveva voglia di parlare, né di litigare.

Pansy sarebbe andata su tutte le furie quando avrebbe scoperto del concerto.

Perfetto.

Fortunatamente per lui, tutto filò liscio. Riuscì ad evitare domande, ignorò gli sguardi bellicosi dei Grifondoro, soprattutto di un quattrocchi di sua conoscenza, ed evitò ramanzine e brutti voti dalla McGranitt.

Sgusciò fuori dalla porta ancor prima che chiunque potesse rivolgergli una sillaba.

Non era in vena.

Ancora un paio di lezioni e avrebbe dovuto affrontare il pranzo.

L’idea lo spaventava, eccitava e disgustava allo stesso tempo.

Era possibile?

Sì, in quanto il soggetto in questione si trovava in uno stato confusionale non indifferente.

Che gli avessero fatto un malocchio? Una fattura?

Che nervi!Che nervi! Sapevo io che quest’anno…

Con uno scatto e una prontezza che sorprese persino lui, balzò dietro a una colonna.

Un gruppo di chiassosi Grifondoro stava transitando nella direzione opposta alla sua. Meglio lasciar passare la fiumana di gente.

Forse…

Beh, forse avrebbe potuto sporgersi giusto un po’.

Così, per dare un’occhiata.

Non per vedere qualcuno.

Assolutamente no.

Ma perché si stava nascondendo????

Meglio non saperlo.

La chioma nera si muoveva assieme a tutte le altre, allontanandosi lungo il corridoio. Fiancheggiata da una rossa. Un’accoppiata che lo fece rabbrividire.

Che Torta alla Vaniglia avesse raccontato tutto alla Weasley??

Perché non buttarsi giù dalla Torre di Astronomia, già che c’era?

Soluzione da non scartare.

Avrebbe risolto molti dei suoi attuali problemi.

Nel frattempo non aveva perso di vista la causa della sua angoscia mattutina.

Una delle calze era scivolata leggermente in basso e la manica destra dell’uniforme era strappata. Frutto di  due ore passate nella serra.

Da cosa deduceva che la prima lezione del giorno per il sesto anno di Grifondoro era stata Erbologia? Semplice.

Innanzitutto B.B. aveva un ramettino che le spuntava dal disordinato groviglio di capelli, diventato un provvisorio chignon, e le scarpe erano sporche di terra.

Senza contare che lui aveva dato un’occhiata ai suoi orari.

Più per curiosità che per altro.

Nessun secondo fine.

Un compagno di Bella le si affiancò e le mise un braccio attorno alla vita…si sporse e le sussurrò qualcosa nell’ orecchio.

Draco trattenne il fiato.

Lei gli diede uno spintone, allontanandolo, con una risata.

Quello si riavvicinò, allungò una mano e sfilò il rametto dai capelli della ragazza.

Poi tutto il gruppo voltò l’angolo.

Malfoy uscì dal suo precario nascondiglio.

Fece due passi nella direzione opposta.

Non gliene fregava niente.

Nel modo più assoluto.

Ma.

Si fermò.

Buttò a terra al borsa, imprecando.

Prese a calci il muro.

Imprecò ancora.

Raccolse la borsa e si avviò verso l’aula di Incantesimi.

Troppi ‘ma’ da considerare.

Anche per uno come lui.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** A storm is coming ***


 

 

 

 

Ciao a tutti!!! Era da un po’ che non aggiornavo, ma stasera qualcosa ho prodotto…e come sospettavo sono le 23.20 passate. Vi lascio alla lettura…ma non prima di aver ringraziato come sempre le gentilissime commentatrici!

gothika85 (sempre puntualissima!!! Thank you very much!!!^*^)

gothicLullaby (eheheh…anche io sono curiosa di vedere come reagirà Bella…anche perché, passatemi il gioco di parole, tra un po’ se ne vedranno delle belle…!!La mia spiritosaggine non ha limite…)

elegant loner (un Malfoy incasinato è un must!^^)

talpy (muchas gracias^^)

Jessire (grazie grazie grazie^^)

costy black (il seme della gelosia è stato piantato, ora il caro Draco dovrà armarsi di forza e coraggio…^^)

anya (ma ciao! E benvenuta nel B&D Fan Club!^^)

carmilla1324 (oh, it hurts when you’re too blind to see, please don’t read my mind, I tell the truth to me ^__^)

 

Capitolo 13

A storm is coming

 

Bella camminava svelta. Gli occhi fissi a terra, il viso coperto in buona parte da una calda sciarpa di lana e le mani nascoste sotto al pesante mantello. A  completare l'opera un ridicolo cappello giallo e rosso calato fino sopra agli occhi. Non che gliene importasse granché dell’estetica: faceva troppo freddo. Va bene che “se Bella vuoi apparire un po’ devi soffrire”, ma non di certo morire. Folate d'aria gelida le si insinuavano sotto la gonna, spingendola ad aumentare il ritmo dei passi. Si intravedevano nubi temporalesche all'orizzonte, che non lasciavano presagire nulla di buono. Tra le dita stringeva la lettera da spedire a Will. La seconda nel giro di 36 ore: non male come media. La prima era servita a farsi inviare il biglietto per Draco. La risposta non si era fatta attendere: un bel pass e una nota, ornata dalla ficcanasaggine di suo fratello. Che non se ne faceva sfuggire una.

“[…] Non ti porti appresso l’orda di amici questa volta? Dì un po’…ma è per il tuo AMICHETTO SPECIALE  l’altro biglietto? Dimmi di sì che mi faccio quattro risate. La mamma sta già fremendo per conoscerlo. Si è quasi commossa. Papà un po’ meno. I ragazzi della band dicono che sei troppo giovane per fidanzarti. Ovviamente sono io a dover dare il mio benestare…certo che deve essere avere un coraggio da leoni per mettersi con te[…]”.

A Bella era piaciuto soprattutto l’appellativo di “amichetto speciale”. Nonché l’accenno al “coraggio da leoni” tipicamente Grifondoro. Proprio adatto alla persona in questione.

Eh già.

Il quale, tra parentesi, oltre ad essere scappato dopo averla quasi uccisa con un bacio, faceva orecchie da mercante. Non l’aveva più stupita con le sue performances spettacolari.

In compenso, però, continuava a fissarla. Ancora un po’ e l’avrebbe consumata. Non la perdeva d’occhio un istante.

Aveva notato un paio di volte Zabini rifilargli una gomitata per attirare la sua attenzione.

Cosa stava succedendo?

E intanto Bella era lì a chiedersi se baciasse veramente così male da indurre un uomo alla fuga.

Non poteva chiedere consiglio a Ginny. Primo perché voleva evitare di ascoltare la solita tiritera del “Malfoy, meglio perderlo che trovarlo, se lo conosci lo eviti” . Secondo perché Ginny si era infuriata mica male quando aveva saputo che lei “si era abbassata a prendere ordini da un furetto che non faceva più paura nemmeno al più piccolo insetto”. Ora, a Bella sembrava parecchio esagerata quell’affermazione. Malfoy era pur sempre Malfoy. Senza contare l’imbarazzo della situazione:le urla di Ginny avevano perforato le orecchie di buona parte degli presenti in sala comune. Fortunatamente tutti avevano dedotto che quello fosse il modo che Bella aveva scelto per fare in modo che il Serpeverde non la importunasse più. Meglio lasciarli cullare in quell’illusione.

Potter invece l’aveva guardata in modo strano. Che Ginny gli avesse raccontato qualcosa?

L’aria era carica di umidità. Non vedeva l’ora di tornarsene al castello. Corse su per le scale saltando il gradino rotto, giusto per evitare di ruzzolare a terra, come era già capitato. Il suo gufo sonnecchiava beatamente, insieme a tutti gli altri pennuti. Non sembrava particolarmente felice di dover intraprendere il viaggio con quel tempo. Ma Bella non si fece impietosire. Quando finalmente vide la sua lettera volteggiare nel cielo, diretta verso l’orizzonte, si sentì più tranquilla.

“[…]Dì alla mamma che può anche evitare di prepararmi la dote. Il biglietto non è per il mio AMICHETTO SPECIALE perché non ho un amichetto speciale. Mandami altri biglietti, qui sotto c’è la lista di persone che intendo invitare al concerto. E smettila di ficcanasare negli affari miei, che non sei per niente simpatico[…]”.

Meglio evitare che quello si mettesse in testa di inventarsi qualche strana scenetta sul palco…del tipo “E dedico questa canzone alla mia amata sorellina e al suo amichetto speciale”.

Non era proprio il caso.

Ma proprio no.

Doveva anche trovare il modo di dire a Malfoy che avrebbe portato  gli altri Grifondoro. Era d’obbligo, se ci teneva a mantenere una vita sociale attiva.

-Il mio amichetto speciale…bah…

-Che cosa vai blaterando? – una voce conosciuta interruppe il corso dei suoi pensieri. Lei si voltò e si trovò alle spalle una persona che in quel momento avrebbe fatto volentieri a meno di vedere.

-Ah. Sei tu. Che vuoi?

-Mi raccomando, non esternare troppo la tua felicità.

-Felicità di vederti? Eh, sì, certo, come no.

-Nessun “amico” particolare nelle vicinanze oggi??

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

Ma si erano tutti uniti in una congiura contro di lei??

-No, nessun “amico” – gli rispose infastidita, mimando il gesto delle virgolette con le mani.

-Dovresti portare più rispetto per gli studenti più grandi. – la rimproverò lui.

Bella aveva un freddo cane e sospettava che se non si fosse rintanata subito al calduccio sarebbe morta assiderata.

-Senti un po’. Io sto morendo di freddo. Non ho tempo di star qui ad ascoltare i tuoi illuminanti insegnamenti.

Così dicendo, passò di fianco al ragazzo senza degnarlo di un’ulteriore occhiata, scese le scale facendo attenzione a non scivolare e uscì nuovamente all’aria aperta.

Si sarebbe ammalata, già lo sapeva, se lo sentiva nelle ossa.

Il suo naso sarebbe diventato tutto rosso e gli occhi avrebbero iniziato a lacrimarle.

Quel tempo non giovava proprio per niente alla sua salute.

Manco avessi l’età di Silente….

Improvvisamente si rese conto che il ragazzo l’aveva raggiunta e ora le stava alle calcagna.

-Che fai? Mi segui? – sbottò dopo un po’ stizzita.

-Dì un po’, quante strade vedi per tornare dentro?? – le rispose l’altro con isolenza, pochi passi dietro di lei.

Bella non rispose, sbuffò invece.

Rimasero entrambi in silenzio per un po’, poi lui le si affiancò.

Che cavolo voleva? Cercava grane?? Non era decisamente in vena di altre scenate.

Bella, tu fai finta di niente e continua a camminare.

Fregatene altamente.

-A proposito, bel cappello.

Certo che è bello. Che ti credi?

Lui le si avvicinò e i loro gomiti si toccarono.

Lei tenne lo sguardo ostinatamente fisso a terra.

Ma che voleva?

Fortuna che erano quasi arrivati.

La meta era vicina.

Allungò il passo, ma prima che potesse avanzare di molto, con uno scatto, lui le si parò di fronte.

-Guardami.

-No.

-Vuoi guardarmi??

-Lasciami passare.

-…

-Lasciami passare!

-Guardami… per favore.

Colpita dal tono della voce, Bella si decise ad alzare gli occhi.

Studiò il ragazzo di fronte a lei. I capelli scuri. Il viso dai tratti delicati, ma decisi. Un sorrisetto gli increspava le labbra e un lampo di malizia gli illuminava lo sguardo.

-Oh…finalmente. Non è successo mica niente, no?

Lei lo guardò interrogativamente. Non riusciva a capire dove lui volesse andare a parare.

-Ma che vuoi da me? Si può sapere??

Acida come al solito. Il dispositivo di difesa era entrato in azione.

-Non ti mordo mica sai… - le sussurrò, per poi alzare la mano fino a sfiorarle la guancia in una carezza.

Bella spalancò gli occhi per la sorpresa.

Che stava succedendo?

La situazione era parecchio strana.

Perché si comportava così? E perché lei non si sottraeva a quel tocco?

Rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi il ragazzo tentò di avvicinarsi nuovamente, ma Bella fu più veloce e lo sorpassò, incamminandosi velocemente verso l’entrata della scuola.

-Te l’ha mai detto nessuno che hai degli occhi stupendi? – esclamò lui scoppiando a ridere.

Lei, per tutta risposta, si mise a correre.

Lo sguardo del ragazzo, diventato di colpo pensieroso, rimase fisso sulla schiena di Bella.

Un altro sguardo, cupo come il cielo sopra di loro, aveva assistito a tutta la scena di nascosto.

Una tempesta era in arrivo.

 

***

Si accettano scommesse sull’identità del mistery man…anche se non è così difficile a ben pensarci >_>

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Giù le mani dalla mia Torta ('Don't touch my Cake') ***


Eccomi, anche stasera è tardello. Ma ero ispirata e ho buttato giù il chapter. Si conclude sul più bello, ma la continuazione non tarderà ad arrivare, quindi siate fiduciose!

Ringrazio sempre e comunque tutti per i commenti che lasciate!

Chi sarà il mistery man? Zabini forse? O Harry? O Neville??? No, forse è….

Vabbè, lo scoprirete voi!

*Kisses*

Tess

 

Un ringraziamento speciale alla consulente per eccezione di questo capitolo, Carmilla!W il codice!

 

Capitolo 14

Giù le mani dalla mia torta ('Don't touch my cake')

 

Proprio non ce l’aveva fatta. Due righe di appunti erano tutto ciò che rimaneva della noiosissima e inutile spiegazione.

E sì che il professor Rüf aveva parlato ininterrottamente per due ore filate.

Bella non avrebbe saputo dire nemmeno quale fosse stato l’argomento della lezione. C’entravano i Goblin d’Irlanda. Questo era certo. I Goblin non mancavano mai. E qualche guerra tra clan. C’era sempre di mezzo qualche guerra. Uccisioni e massacri probabilmente. Per il resto, il nulla. Il vuoto più assoluto. I suoi occhi avevano seguito tutto il tempo il veloce rincorrersi delle nubi in cielo. Senza pensare a niente. Rüf non si curava mai di controllare cosa stessero facendo i suoi studenti, potevano anche decidere tutti di schiacciare un sonnellino.  

Nelle ore di Storia della Magia, il tempo sembrava rallentare, quasi fermarsi.

Quel giorno, però, Bella non si era accorta di nulla.

Fu Ginny a scuoterla dal torpore che si era impossessato di lei, tirandole i capelli.

E neanche tanto gentilmente.

-Ahio!

Era in piedi e la fissava dall’alto, in silenzio, con le mani sui fianchi e un cipiglio severo. A detta di Ron e Harry, assomigliava incredibilmente a sua madre quando faceva così.

-Che hai?

Bella la fissò interrogativamente.

Ginny non le aveva rivolto la parola per tutta la mattina e adesso andava a chiederle cosa avesse…

Prassi.

Non riuscivano a tenersi il broncio per molto quelle due.  

-In che senso, scusa? – Bella optò decisamente per un atteggiamento da finta tonta, mascherando un sorrisetto di soddisfazione. Non era stata lei a dover fare la prima mossa, ciò significava che era Ginny a sentirsi dalla parte del torto. Forse il suo concerto-“appuntamento”-io-e-te-soli-soletti con Draco non era ancora saltato del tutto.

Ginny sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

-E te lo devo anche spiegare?? Oggi non hai fatto altro che fissare il cielo, sospirare e fissare il cielo e sospirare, fissare…

-Okay, ho afferrato il concetto – la fermò l’altra, alzandosi e cominciando a buttare alla rinfusa le sue cose nella borsa. Ecco perché i suoi libri erano tutti sciupati, le pergamene spiegazzate, le piume spezzate e l’inchiostro sparso ovunque.

Ginny rimase in silenzio per qualche istante.

-Ho chiesto i biglietti a Will – buttò lì infine la brunetta, sancendo definitivamente la pace con l’amica.

Ginny si finse sorpresa.

-Per noi?

-No, per Piton e la McGranitt. Per chi sennò?

Raccolsero le borse e si mescolarono alla folla rumorosa e disordinata che usciva dall’aula.

-E cosa dice Mr. Mani Lunghe in proposito??

Ecco il nuovo soprannome di Draco.

Bella per poco non inciampò su un Tassorosso del primo anno.

-Ma li fanno sempre più bassi questi qua?

-Bella?

-Sì?

-Allora??

-Allora che?

-Cosa ha detto Malfoy?? Dubito che la nostra presenza lo renda felice.

-Shhhhhh!

Bella le fece segno di tacere e si guardò in giro circospetta, ma c’era troppo chiasso nel corridoio e nessuna chioma platinata all’orizzonte.

-Shh! Non urlare!

Ginny era sempre più perplessa.

-E perché? Tanto si dice in giro che tra voi ci sia qualcosa. Siete l’argomento del momento – aggiunse, quasi orgogliosa.

Freeze.

Parole raggelanti per la piccola Grifondoro sprovveduta e ingenua, che si voltò talmente di scatto da spaventare la rossa. Le afferrò il braccio e le si avvicinò.

-Come-cosa-che-chi…chi lo dice?? – sussurrò agitatissima.

Ginny la guardò con tanto d’occhi, scuotendo la testa, rassegnata.

-Come chi? Bella, svegliati! Tutta la scuola lo dice! Sospetto che anche Gazza si tenga informato sul vostro affaire.

-Ma non è vero! Non è vero, assolutamente..come…perché …ma chi è andato in giro a dire una cosa del genere…voglio dire…non c’è nessun affare!

-Affaire, Bella, un modo velato per dire ‘tresca’.

Disse Ginny, prendendo l’amica gentilmente sottobraccio, cominciando a trascinarla lungo il corridoio, verso la Sala Grande.

Irrecuperabile. Isabella Bothwell era un caso disperato.

La disgraziata non oppose resistenza.

Però qualcosa non tornava.

Lei non stava insieme a Malfoy.

-Ginny, ma io non sto insieme a Malfoy! Magari fosse vero….

-Lo so, lo so…- la rincuorò, picchiettandole affettuosamente una mano - …anche se questo non gli ha impedito di metterti le mani addosso, o sbaglio? – aggiunse poi maliziosa.

Le guanciotte di Bella si tinsero di rosso vivo.

-E comunque …la gente parla, lo sai. Si basa su ciò che vede.

-Ma cosa hanno visto?! Ginny, oh mio Dio, sono diventata oggetto del pettegolezzo dell’anno…mai successo prima.

Ginny le regalò uno sguardo che la diceva tutta, dandole il colpo di grazia.

-Beh, è il tuo anno questo…nel bagno al quarto piano ho origliato una storia davvero interessante...vuoi sentirla??

-Una st…oh! No, no, per carità! Perché c’è anche una storia che gira?? Bene.

-Sai che ci ricamano su, no?

-Del tipo che io e lui abbiam già quattro figli?

-Quasi.

Scoppiarono a ridere.

-Però non c’è molta sostanza su cui ricamare…che peccato.

-Bella!

-Cosa?

Ginny rimase qualche istante in silenzio.

-Senti, ci ho pensato.

-A che?

-Al concerto.

Bella le regalò uno sguardo fiducioso, non osando però illudersi.

-Beh, a dire il vero ci ha pensato Harry.

-Harry??

-Sì, beh…ha intuito qualcosa di tutta questa storia… - Ginny parve per un attimo imbarazzata…

…colpevole?

-Diciamo pure che sei andata a spifferargli tutto!

-Già!!

-Brava Ginny, bel modo di tenere un segreto!

-Lo so, devi scusarmi, ma…capiscimi…è stato uno shock troppo grande…ho dovuto confidarmi…- concluse con tono fintamente melodrammatico.

-Vabbè, sorvoliamo…e il genio che ti ha detto??

-Beh…abbiamo concluso che per stavolta passiamo la mano.

-Ovvero?

Dillo, dillo, ti prego.

-Ovvero ti lasciamo andare da sola col tuo amichetto. Non vorremmo mai che lui ti faccia scenate e ti tratti male per colpa nostr-

Non fece in tempo a concludere che Bella le saltò al collo, raggiante.

-Oh grazie grazie!Grazie grazie grazie!

-Beh…Bel-mi soffoch…

-Oh,scusa! – esclamò l’altra, tentando di sistemarle la divisa.

-E comunque non è il mio ‘amichetto’, chiaro?? Se sento ancora qualcuno chiamarlo ‘amico’, ‘amichetto speciale’, lo schianto….

-Perché??...Okay, non importa…- ridacchiò Ginny.

Poi però Bella aggrottò le sopracciglia, dubbiosa.

-Ma scusa…non mi radiereste dall’albo dei Grifondoro se…e dico ‘se’, e sottolineo ‘se’, dovesse succedere qualcosa tra me e lui? Qualcosa di concreto intendo –disse, calcando bene su quel ‘concreto’.

-Beh, diciamo che Harry ha notato un lieve miglioramento del soggetto in questione…senza contare che ci rompe meno le scatole!

-Ah, ecco. Le rompe a me, infatti.

Ginny la spinse lontano.

-Sì, sì, brava! Come se ti dispiacesse!

Le due sciagurate giunsero infine in Sala Grande e presero posto al loro tavolo, appartandosi in un angolino.

Il loro ingresso fu seguito con interesse da molti.

-Malfoy non ti toglie gli occhi di dosso.

-L’hai notato anche tu?? – bisbigliò Bella, senza però avere il coraggio di guardare verso i Serpeverde.

-Bella, notizione,  l’hanno notato tutti.

-Oh.

-Già. Oh.

-Mi ha anche baciato, se è per questo.

-Beh, la notte dell’agguato ti ha…

-No, l’altra mattina intendo.

Silenzio.

-Ti ha baciato?

-Shh…già.

-Malfoy ti ha baciato?

-Sì.

-Sulla bocca?

-Sì, Ginny sulla bocca! E sì, - disse prevenendola – con la lingua e tutto il resto. Ti risparmio tutti i dettagli scabrosi.

-Tu hai baciato Malfoy…

-No, lui ha baciato me.

-E tu?

-Io che?

-Cosa hai fatto?

-Secondo te?

Si guardarono per qualche istante, poi Ginny si lasciò sfuggire la fatidica domanda:

-E come è stato?

-Ginny!...

-Dai! E’ più forte di me, devo sapere come bacia il furetto.

-Beh, chiedi a una con molta esperienza! Ma che ne so, Ginny? Per me è stata estasi pura, insomma, è Malfoy, quello reale…non quello che popola i miei sogni…

-Capisco….e poi?

-Uff. Poi è scappato – Bella cambiò subito espressione, sembrando imbarazzata e infastidita allo stesso tempo.

-Scappato?

-Già.

E raccontò  a Ginny per filo e per segno tutta la storia.

-Ahhh, ora ho capito. Potevi anche dirmelo prima che le cose erano andate così.

-E già! E poi vado in giro a mettere i cartelli…

-Mmh… sta a vedere che…

-Che??

Ginny la fissò pensierosa per un attimo, poi si voltò verso Malfoy, che, dall’altra parte della sala, continuava a parlare con Zabini, in modo parecchio agitato, lanciando occhiate nervose verso di loro e verso un punto dietro di loro.

Ginny seguì lo sguardo e i gesti del Serpeverde.

L’oggetto della conversazione doveva essere per forza un ragazzo alto dai capelli corvini e lisci, raccolti in un codino sulla nuca, seduto sul tavolo dei Corvonero, una gamba penzoloni e l’aria affascinante.

Bella non si era accorta di nulla. Rimuginava ancora sulla fuga del suo sogno proibito, diventato realtà solo per un breve, brevissimo istante.

Idiota che ti vai ad illudere.

Appoggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani, più sconsolata che mai.

Ginny tornò a guardare verso Draco. Tutto il gruppetto di Malfoy stava ora guardandole. Nessuno parlava più. Il furetto sembrava una statua, la sua espressione indecifrabile. La rossa si chiese che diavolo stesse accadendo. L’intera sala sembrava essersi fermata in attesa di qualcosa, anche se, apparentemente, tutti erano impegnati nelle loro faccende.

Poi la Grifondoro avvertì un fruscio alle sue spalle.

Bella, ancora semisdraiata sul tavolo, mugugnando parole incomprensibili, sentì qualcuno picchiettarle su una spalla.

Alzò il viso e si voltò, incrociando per la seconda volta in una giornata due occhi azzurri come il cielo.

Rimasta senza parole, restò per un attimo interdetta a fissare il beffardo sorriso del ragazzo, in piedi dietro di lei. Un ciuffo di capelli ribelli gli ricadeva su una guancia. Bella avrebbe voluto alzare una mano per accarezzarlo come lui aveva fatto quella mattina con lei.

Ma il tempo tornò a scorrere e lei tornò in sé.

-Ciao.

-Ciao.

Ginny continuava a spostare lo sguardo dall’uno all’altra, pensierosa.

-Ehm…volete che vi lasci soli?

-Sì –disse lui

-No- fece Bella.

Risposero all’unisono. La ragazza si fece sospettosa.

-Cosa vai cercando?

Lui si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia al petto.

-Tutto e niente – rispose suadente, fissandola enigmatico.

-Ma che bella risposta. Bravo. Vedo che hai le idee chiare.

Lui scoppiò a ridere. Una risata cristallina, che mise in evidenza i denti bianchissimi, in contrasto con le labbra sottili e rosse.

-Sempre sul piede di guerra tu, invece.

Le si avvicinò veloce, prendendole una ciocca di capelli tra le dita e iniziando a giocarci.

Bella si dimenticò di respirare.

-Ma non è un problema…ho un debole per le ragazze combattive, sai?

Gli occhi chiari della ragazza si spalancarono per la sorpresa.

I rumori della Sala Grande erano solo un mormorio ovattato in sottofondo.

Ma che mi sta accadendo? Bella, allontana da te questo bellimbusto da quattro zellini! Questo idiota che ti tocca i capelli così impunemente!

Ma non fece in tempo a dire nulla che quello, improvvisamente, si allontanò da lei.

-Ci si vede! – esclamò soddisfatto, tornando di corsa al proprio tavolo.

-Bella, mi spieghi come fai a conoscere Edward Roberts?

La poveretta stava ancora cercando di respirare normalmente, quando si voltò a guardare Ginny.

-In realtà… è lui…il tizio dell’altra mattina…

-Il famoso Corvonero che ha osato insultare Mr.Serpeverde? Proprio-quello-che-si-sta-ora-avvicinando-con-sguardo-omicida? Oh.oh. Prevedo guai.

Bella non fece in tempo a capire che cosa Ginny andasse farneticando che un secco colpo la fece sobbalzare.

Malfoy aveva picchiato entrambi i pugni sul loro tavolo e ora la stava fissando torvo.

Lei si perse a contemplarlo.

Era di una bellezza sconcertante. Lei si sentì piccola piccola e insignificante.

La Sala si era zittita.

Il cervello di Bella era vuoto.

Troppe cose insieme. Assolutamente troppe, troppe cose insieme.

Non riusciva a metabolizzare troppe cose insieme.

Draco la scrutava.

Era furibondo.

Peggio.

Incazzato nero.

Fece scorrere gli occhi, ridotti a due fessure, sul viso della ragazza, che ora lo fissava, quasi incantata.

Ebbe un’improvvisa folgorazione.

Non sapeva spiegarsi né come, né perché.

Uno strano scherzo del destino forse.

Una beffa, sicuramente.

Prima di riuscire a trattenersi, le sibilò, scandendo bene le parole:

-Fatti toccare ancora da qualcuno che non sia io e giuro, giuro che non rispondo delle mie azioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** L'essenza della nonna ***


Ciao, ciao, ciao! Chiedo perdono per la mia assenza…e sì che dovevo aggiornare al più presto! Muhahahah! Meglio non fare questa promesse! Comunque, per farmi perdonare, ecco qui il chapterino nuovo. Che mi gusta, devo ammetterlo.

E son già quasi le 23.00…ma perché????

Vabbè!

Ringrazio tutti tuttissimi sentitamente per i commenti!!! Baciottoloni baciottolosi!!^___-

Ma che titolo ho scelto?...uhm…dai, lasciamolo.

Bye bye!

Buona lettura!

Tess

Crac!

 

Capitolo 15

L'essenza della nonna

 

Senza parole.

Per la prima volta nella sua vita, Bella era completamente senza parole.

Nessuna battuta sarcastica, nessuna risposta pronta da tirare fuori dal mantello e sbattere in faccia al povero sprovveduto di turno.

E sì che ne aveva sempre una buona scorta.

Era completamente basita e fissava il punto esatto da cui, solo un attimo prima, gli occhi di Malfoy l’avevano letteralmente trafitta da parte e parte.

Lo stesso Malfoy che, come un lampo, si era voltato ed era corso fuori dalla Sala Grande.

Di nuovo.

Irritante; davvero irritante come abitudine.

Era scappato.

La sorprendeva con un gesto inaspettato e impulsivo e poi puf! Spariva.

Così, come niente fosse, voltandole le spalle e correndo via da lei.

Facendola sentire una nullità completa.

Mentre mille dubbi la assalivano.

Poco più in là Ron era la personificazione della sorpresa: bocca spalancata e incapacità di proferire verbo.

Il brusio era ricominciato e qualcuno ridacchiava pure, indicando chi il tavolo dei Grifondoro, chi quello dei Serpeverde.

I pettegoli della scuola avrebbero avuto del materiale su cui lavorare; questo era poco, ma sicuro.

-Bella? – Ginny si era ricomposta e ora tentava di attirare l’attenzione dell’amica, persa in chissà quali foschi pensieri.

-Ohi…ma ti rendi conto che questa era una scenata in piena regola?

A quelle parole la mora si voltò di scatto verso l’amica, gli occhi che mandavano lampi, i pugni stretti e le gote rosse.

-Cosa??

-Ho det-

-Nononono. No, no. E comunque mi pare che stia diventando un vizio, no? Un vizio, sì, uno stramaledettissimo vizio.

-Bel-

-Come osa? COME OSA? Farmi passare per un’ imbecille così, davanti a tutti. Poi prende e se ne va. Arriva, fa i suoi porci comodi e se ne va! Sempre così, SEMPRE!

-Bella…

-Maledettissimo idiota – borbottò furente, scattando in piedi, facendo cadere i suoi libri a terra.

-Bella, dove vai?..Bella! Bella!!

Ma Bella era già schizzata fuori dal portone della Sala Grande.

Il respiro affannoso e i pensieri sconnessi.

Non sapeva nemmeno lei perché, ma sentiva una grande rabbia montarle dentro. Ma chi diavolo si credeva di essere quel damerino per comportarsi così?

Tutti quei…messaggi ambigui, ecco cos’erano, messaggi ambigui!

La insultava, la baciava, scappava, la fissava, la baciava, decideva di ignorarla…e adesso?

Vide la sua divisa svoltare l’angolo.

Esitò, la sua corsa si spense in una serie di passi strascicati: aveva il coraggio di affrontarlo?

Cioè, ce l’aveva veramente?

Era in grado di andare da Draco Malfoy, guardarlo dritto negli occhi e dirgli tutto quello che pensava?

Non era forse meglio lasciare le cose così?

E se mi ride in faccia?

Lo aveva già fatto, non sarebbe stato quello il problema.

Perché lui poteva fare il bello e il cattivo tempo fregandosene degli altri?

Perché lui è Draco Malfoy.

-E allora? Ma chi se ne frega? Anche io so farmi valere.

Come no.

Derisa anche dalla vocina che parlava nella sua testa, Bella continuò a camminare e svoltò l’angolo, persa nel suo dialogo interiore.

Poi si decise.

Alzò il viso da terra e guardò di fronte a lei.

Che corridoio era quello? Non ci era mai stata.

E cosa ancor più grave, di Malfoy nessuna traccia.

L’aveva lasciato fuggire.

Ancora una volta.

-Maledizione! –esclamò, pestando un piede a terra come una bambina.

-Perso qualcosa? – una voce strascicata attirò la sua attenzione, facendola sussultare.

Spaventata, si voltò si scatto, solo per vedere l’oggetto della sua ricerca appoggiato alla parete, a un paio di metri da lei, nella penombra.

Gli era passata davanti senza neanche vederlo.

Teneva le braccia conserte e la fissava.

Era nervoso, glielo si leggeva in volto, non era affatto tranquillo come voleva far apparire.

Digli qualcosa, Bella!

-Tu! – gli disse, puntandogli contro un dito tremante.

-Tu! Lo sai? Tu sei…tu…sei…tu…tu..dannazione!

Lui battè le mani un paio di volte, in un applauso canzonatorio.

-Brava, bel discorso.

-ZITTO!

Draco si staccò dalla parete e fece un passo avanti, minaccioso.

-Non osare urlare in quella maniera – le intimò.

Bella fece involontariamente un passo indietro.

Ancora.

Perché non riusciva a farsi valere?

Rimase a fissare il pavimento. Possibile che dovesse sempre fare la figura della stupida con lui?

Cercò di raccogliere tutto il coraggio che aveva.

Doveva affrontarlo.

E se lui l’avesse mandata al diavolo o l’avesse schiantata o buttata giù da una torre, pazienza.

Fece un bel respiro e alzò i suoi occhi chiari sul ragazzo che le stava di fronte.

-Malfoy!

Fece anche lei un passo avanti, battagliera.

-Sotto tutto orecchi.

La prese in giro lui.

Ma aveva fatto male i suoi conti.

O forse no.

-Sei ..sei…

-Dai, che cosa? Su, ti do una mano? Un bastardo? Uno stronzo? Che cosa, per l’amor del cielo? Perché non mi rimetti in riga come hai fatto l’altro giorno con quell’imbecille del tuo amico?

Bella ci mise un attimo a capire a chi si stesse riferendo.

Mio amico?

-Mio ami…ma piantala… Sei ridicolo!

-Cosa?

-Sì, sei ridicolo, hai capito? E io che ti ho pure difeso!

-Oh…oh sì! Mi hai proprio difeso! Brava! E poi ti sei messa a far la stupida con quel…quel…bullo da quattro zellini!

-La stupida? La stupida? Ma di che diavolo stai parlando? E poi MA CHE COSA VAI CERCANDO? Si può sapere? Arrivi e te ne vai, fai i tuoi porci comodi, le tue grandi entrate e poi scappi!

-IO COSA?

-Tu scappi caro mio!

La situazione stava evidentemente sfuggendo di mano ad entrambi, i toni si alzavano sempre di più.

-Io non…un Malfoy non scappa mai!MAI!

-Sì, infatti. Come l’altro giorno! Allora non eri tu quello che mi ha sbattuto al muro, infilato la lingua in gola e fuggito come un ladro nella notte!

Lui cominciò a camminare avanti e indietro, lanciandole delle occhiate furibonde.

-Io non sono fuggito.

-Infatti, mi devo essere sbagliata! Probabilmente non eri tu! Era un altro di certo…magari era uhm… Edward Roberts…chi lo sa! –aggiunse sarcastica.

Lui si bloccò e la fulminò con lo sguardo più assassino che le avesse mai rivolto.

-Stronzate!

Bella non avrebbe saputo dire perché aveva buttato lì quel nome.

Lui non poteva essere geloso di lei.

Draco Malfoy geloso di Bella Bothwell?

Sì, in quale mondo parallelo?

Ma la cercava continuamente con lo sguardo.

E l’aveva baciata.

E le aveva detto quelle cose in Sala Grande.

Pochi minuti fa.

Una vita fa.

-Perché mi hai detto quelle cose?

Spiazzato.

-Q-quali cose?

-Un attimo fa, al tavolo.

Draco si passò una mano tra i capelli, palesemente in imbarazzo.

Non da lui.

Bella prese coraggio.

Non da lei.

-Aspetta…mi hai detto…uhm…una cosa tipo “fatti toccare da un altro e non rispondo di me”…o qualcosa di simil-

-Ma dico!! Saranno passati sì e no dieci minuti e neanche ti ricordi le parole esatte?!

-Ma…ma cosa c’entra??

-“Fatti toccare ancora da qualcuno che non sia io e giuro, giuro che non rispondo delle mie azioni”. Ecco cosa ho detto.

-Ma non è la stessa cosa?

-No..ma scommetto che ti ricordi benissimo cosa ti ha sussurrato equivocamente Roberts, vero? Il magnifico Roberts, il fascinoso Roberts….cos’è, sei anche tu una di quelle oche che sbavano per lui??? Non dirmelo, guarda, scenderesti ancora più in basso nella mia scala di gradimento.

Bella era a un passo dall’azzannarlo.

-Ma ti pare?

-Ti pare che cosa? Guarda che vi ho visto, sai? – e questa volta fu lui a puntarle il dito indice accusatorio contro, con una leggera nota isterica nella voce.

-Lo so, infatti te ne sei venuto fuori con-

-Non poco fa!! Nel cortile!!! Fuori dalla Guferia!!!!

Bella boccheggiò. Cosa voleva dire? Fuori dalla Guferia?

-Ma tu come fai a saperlo??

-Ah ha!! Beccati! – le si avvicinò, il viso a un palmo da quello di Bella, la voce sempre più acuta.

–Beccati! Non te lo aspettavi, vero? Cosa sono? Incontri clandestini??

-Becc-???..ma che cosa vai farneticando? Clandestini? Per nascondersi da chi???  Ma se neanche lo conoscevo! L’unica conversazione che avevo avuto con lui era stata una scenata isterica, e tutto per difendere te!

-Ma dai? Eppure mi sembravate…uhm..come si dice? In sintonia – sibilò.

-Ma si può sapere perché ti scaldi tanto? – le mani sui fianchi, aspettava una risposta.

-Beh…perché…insomma! Che figura ci faccio io? Non voglio diventare di certo lo zimbello della scuola.

Balle.

-Malfoy, tu ti rendi conto che le tue parole non hanno alcun senso, vero?

In effetti.

-Ma davvero?

Vero.

-Già.

Il ragazzo cambiò espressione e parve darsi una calmata.

-Sbaglio o la scuola, persino i muri, vociferano che tra me e te…

E con la mano indicò alternativamente lui e Bella, ammiccando.

-Che io e te…?

-Che io e te. Punto. – rispose lui stizzito.

Possibile che quella stupida non si fosse accorta di nulla?

No, impossibile.

Tutti ne parlavano.

Avevano dato adito a parecchie chiacchiere ultimamente.

Tutti credevano che tra loro ci fosse “qualcosa”.

E tutti ora l’avevano vista fare la civetta, perché quello aveva fatto, con Roberts.

Ergo: tutti avrebbero supposto che lui o si faceva fregare le ragazze da sotto il naso, o si faceva trattare come uno zerbino e prendere in giro da una come la Bothwell.

Situazioni da evitare.

Nel modo più assoluto.

La sua reazione non era dovuta di certo al fatto che ogni presenza maschile che ruotava nel raggio di cinque metri dal disastro infuriato che si trovava di fronte lo metteva subito in agitazione.

Agitazione poi, tutta da investigare.

Era un brutto sintomo quello.

Non era neanche dovuta al fatto che Roberts aveva toccato Bella.

L’aveva toccata, già: sulle sue mani doveva essere rimasto un po’ del suo profumo.

Draco pensò a Roberts che avvicinava le dita al naso.

Roberts che le annusava.

Roberts che “sentiva” il profumo di Bella.

Roberts che istintivamente pensava alla Vaniglia.

O chissà, magari a una Torta alla Vaniglia.

Che si faceva venire voglia di assaggiarla.

L’idea di Roberts che cadeva dalla scopa durante una partita di Quidditch, sfracellandosi al suolo, era molto più allettante.

-Non va bene!!!

-Che cosa non va bene??

-Accidenti a te!! Ma che profumo usi?????

-Profu- Malfoy, ma stai dando i numeri????

Lui ci pensò un attimo, poi le si avvicinò, prese tra le mani una ciocca di Bella e l’annusò.

Dolce.

Indubbiamente.

-Questo!!! – disse, portando quella ciocca sotto il naso di Bella.

-Questo profumo!!! Ma non ti senti??? Cos’ è, fai il bagno nella crema alla vaniglia la mattina????

-Mah…perché ti dà fastidio?- gli chiese lei, perplessa, annusandosi i capelli. – È un’essenza che prepara mia nonna. Ma non ha mai dato fastidio a nessuno.

-Non ho detto che mi dà fastidio.

Draco non le tolse gli occhi di dosso, mentre lei giocava con la ciocca di lunghi capelli nerissimi che lui teneva ancora tra le dita.

Erano vicini.

Roberts aveva detto che Bella aveva degli occhi stupendi.

Era vero.

E non era brutta.

Era solo una che non si faceva notare.

Draco, ti stai rammollendo.

-Infatti.

-Infatti che?

-Niente – disse lui, allontanandosi di scatto.

Rimasero in silenzio per un po’.

Poi lei si appoggiò alla parete, sbuffando. Lui si voltò a guardarla, aspettando la prossima mossa, tentando nel frattempo di riguadagnare la sua dignità di bastardo freddo e calcolatore. Che era quella che gli si addiceva di più.

-Vabbè.

Quello non se lo aspettava.

-Cosa vuol dire ‘vabbè’?

-Vuol dire che sono stufa e me ne vado in camera mia.

-E mi lasci qua così??

-In che senso?

-Noi stiamo discutendo, se non te ne sei accorta.

Bella lo guardò, sconcertata.

-E allora?? La discussione è finita.

-Una discussione in cui sono implicato finisce quando lo decido io.

Bibbia di Malfoy, primo libro, versetto 56.

-Questa è iniziata senza alcun motivo.

-Ma è pur sempre una discussione!!- esclamò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Senti. Io sono stanca, okay? Noi non stiamo insieme, tu non sei geloso, Roberts non mi interessa e quindi non vedo perché dobbiamo star qui a litigare. Ho il cervello che mi scoppia – rispose lei, più sconsolata di quanto avrebbe voluto far vedere.

In quei pochi secondi la testolina di Bella doveva aver formulato queste interessanti ipotesi.

Alle prime due Draco non badò neppure.

La prima implicava questioni troppo complesse da affrontare a stomaco vuoto.

La seconda era spudoratamente falsa, ma lui si sarebbe guardato bene dall’ammetterlo.

La terza, invece, attirò la sua attenzione.

-Non ti interessa? – chiese con più entusiasmo del dovuto.

–Roberts non ti interessa? – ripetè scettico.

–Ma se un sacco di ragazze farebbero tarocchi falsi per lui…

-Beh, io no.

A Bella non interessava Roberts. Era affascinante sì, l’aveva colta di sorpresa, spiazzandola, certo.

Magari l’attraeva un po’…

Ma non troppo.

Nulla in confronto all’effetto che le facevano due occhi grigi puntati addosso.

Nonostante appartenessero al più grande idiota del mondo.

-Ne sei sicura?

-Sì.

-Beh, a quanto pare, invece, tu hai attirato la sua attenzione.

Non è che Bella ci credesse più di tanto.

-Magari vuole solo vendicarsi per la figura che gli ho fatto fare oppure vuole tentare di essere gentile per far sì che gli procuri dei biglietti…non credo proprio di interessargli. – rispose lei con un’alzata di spalle. -Beh, io vado, allora.

Lui le afferrò il braccio, così, d’improvviso.

E l’attirò a sé, facendo aderire la schiena di Bella al suo petto.

Aveva riacquistato la calma.

C’era però da ribadire una cosa.

Le prense il mento tra le dita, le voltò il viso e appoggiò le sue labbra su quelle di lei.

-Ricordati che ti tengo d’occhio – le sussurrò, prima di lasciarla andare.

Bella lo fissò sbalordita, poi sembrò riprendersi e si allontanò, lasciandolo solo in quel corridoio deserto.

Malfoy non la perse di vista un secondo.

Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco che Roberts non avesse qualche mira.

Bella Bothwell non era di certo una che si facesse notare.

Ma una volta entrata nel tuo mondo, per Merlino, era difficile ignorarla.

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Questione di sguardi ***


 

Carissimi!!! Eccomi qua ad aggiornare nuovamente!!!!! Siamo già al chapter 16 !!!

Comunque buona lettura!!

È quasi Natale!!!

Dovrò scrivere qualcosina di BellaNatalizio?

Vedremo….

Besos!!

^__^

Tess

Crac!

 

Capitolo 16

Questione di sguardi

 

Bella era parecchio indecisa e, in effetti, la scelta era una delle più ardue.

Troppo difficile… ma anche volendo, non avrebbe potuto sceglierli entrambi.

Come fare quindi?

-Bella, hai intenzione di rimanerci tutto il giorno? No, dico, fammelo sapere, così mi organizzo. Occupo il tempo con qualche utile attività.

- Già, non ti sembra di esagerare??

I suoi compagni non sembravano molto solidali, né propensi a sostenerla in un momento tanto critico: avrebbe dovuto, ancora una volta, cavarsela contando sulle sue sole forze.

L’imputata aggrottò le sopracciglia e si chiese per l’ennesima volta se fosse meglio il pasticcio di tonno e patate o il polpettone con le verdure.

-Lascia perdere…è sempre la solita storia…ti avverto: anche stavolta farai raffreddare tutto, poi ti ingozzerai e arriverai in ritardo alle lezioni del pomeriggio. E ti ricordo che Piton non è uno che ama aspettare, soprattutto noi Grifondoro….

- Sce vole e do ua magno sceiere…- s’intromise Ron, a bocca piena.

- Sempre pronto tu! Guarda nel tuo, di piatto!! – lo redarguì sua sorella, fissandolo in malo modo.

Ovviamente Bella non aveva badato alle chiacchiere intorno a lei, impegnata com’era nello scegliere. Prendere una decisione definitiva non era mai stato il suo forte. Pasticcio o polpettone? Cioccolato Nocciolatoso o Fruttarella Zuccherosa? Maglietta nera con le borchie o maglietta nera con le scritte argento?

Erano problemi.

Gli intrugli per il corpo glieli confezionava la nonnina con le sue mani d’oro - il profumo alla vaniglia insegna - quindi evitava di passare ore e ore in un qualche negozio di profumeria per le vie di Diagon Alley o di Hogsmeade.

Ma per quanto riguardava il resto..beh, era un disastro, su tutti i fronti.

- E se un giorno ti dovessi malauguratamente trovare a scegliere tra due ragazzi, che faresti? Me lo dici?

A quelle parole di Seamus lo sguardo di Bella corse inesorabile al tavolo vicino al loro.

Attratto come da una calamita.

Dopo ciò che era successo quella mattina, infatti, aveva deciso di sedersi sulla panca opposta alla solita, di modo da poter avere sempre sotto gli occhi i Serpeverde. O per poter essere tenuta sotto controllo.

Chissà come mai.

Ce lo chiediamo tutti.

Aveva avuto tempo di ragionarci un po’: che l’agognato principe del suo cuoricino le elargisse tutte quelle attenzioni era una novità tutt’altro che negativa!

-Molto probabilmente li farebbe attendere il responso per ere geologiche, valutandone i pro e i contro…-rispose Andy, uno del sesto anno.

-Sì, come no…e quando avrà preso una decisione si troverà davanti due vecchi – continuò Dean.

-Sì! Tipo i gemelli Weasley al quarto anno, dopo la pozione invecchiante!!

- Giusto Seamus!

Incurante di tutto quel cicaleccio, Bella sospirò e continuò a fissare di fronte a sé, anche se l’oggetto dei suoi pensieri non la degnava della minima occhiata.

Eccolo lì, bello da togliere il respiro, il biondo sovrano di tutti i suoi pensieri.

Si stava portando alla bocca una forchettata di…

-Pasticcio di tonno e patate!

-Che?

-Ho deciso!

-Finalmente.

-Era ora.

-Non era così difficile, no? – le disse Hermione, riscaldandole il piatto con un tocco di bacchetta e porgendole la sua porzione.

Ginny scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.

-Ma come devo fare con te?

Bella iniziò a mangiare.

-Okay, tornando al discorso di prima…

-Che discorso?

-Come “che discorso”? Quello di prima, no? Quello sullo scegliere tra due ragazzi.

-Ah! Quel discorso!

-Già. Beh, per quello non mi devo preoccupare. Mi passi l’acqua per favore?

-Perché non te ne devi preoccupare? Guarda che nella vita non si può mai sapere…tieni -buttò lì saggiamente Hermione.

-Dice così perché sa già che sono io l’uomo della sua vita!

-Va bene, Seamus.

Nessuno lo degnò di uno sguardo convinto.

-Ehm…dicevo. Non corro questo rischio perché…beh, Ginny lo sai!!

-No, che non lo so.

-Sì che lo sai.

-Oh Merlino. Ancora questa storia??

Bella sbuffò. Perché Ginny doveva prenderla così?

Insomma.

Se ne era certa, ne era certa.

Punto.

Nessuno le sarebbe mai piaciuto come Malfoy.

-E poi  - continuò, come non ci fossero state interruzioni, dopo aver inghiottito un altro boccone – non credo mi troverò mai in una situazione del genere.

-E perché mai? Sentiamo la cazzata del giorno.

-Ginny!!

Le tirò un pugno sulla spalla.

-Dai, dai…dimmi, sono curiosa. Veramente.

-Beh…non c’è niente da spiegare. È già tanto se riesco a trovarne uno, di spasimante, figuriamoci due, nello stesso momento!!!! Non scherziamo.

Hermione la guardò sconcertata.

-Ma, Bella, perché dici così? Non dovresti buttarti giù...

-Già! - Harry s’intromise, tra un boccone  e l’altro di polpettone, attirando l’attenzione su di sé – Beh…voglio dire, c’è di peggio, no?

-Ma che modo è di dire a una ragazza che è carina?

Alle parole di Ginny e al suo sguardo di fuoco, Potter tornò a parlare con Seamus e Dean. Meglio non intromettersi, quelli erano discorsi da donne.

-Infatti…e poi che mi dici di mister sono-il-più affascinante-Corvonero-che abbia-mai-frequentato-Hogwarts?

Maliziosa, la piccola Weasley, che non si faceva mai sfuggire l’occasione di appioppare quei ridicoli nomignoli a chiunque le fosse capitato a tiro.

Il pasticcio andò di traverso a Bella, e il mondo trattenne il fiato: sarebbe sopravvissuta all’ennesimo rischio di soffocamento da cibo?

Per fortuna o purtroppo se la cavò anche quella volta.

Dopo due abbondanti sorsate d’acqua, si voltò a spiare il tavolo dei Corvonero, tentando di individuare la capigliatura corvina dell’affascinante Roberts. Non fece in tempo a posare i suoi occhi sul bel volto del ragazzo che subito quello si accorse del suo interesse. Con il bicchiere in mano le rivolse un piccolo brindisi e le fece l’occhiolino, ammiccante.

Arrossendo vistosamente Bella tornò veloce a fissare il proprio piatto.

-Ohhh…altro che innocentella….qui le cose si fanno interessanti….

-Piantala Andy.

-Eddai…- continuò quello, ignorando la forchetta che si agitava minacciosa nelle mani di Bella e, anzi, rifilandole una gomitata -…abbiamo visto cosa è successo oggi…

- Ti avverto Andy

-Dici che si sfideranno a duello? – si intromise la biondissima e riccioluta Denise, del quinto anno. – Sarebbe cooosì roomantico….

-Ma di che diavolo stanno parlando? – chiese Ron, scendendo dalle nuvole.

- La nostra Bella è contesa da due dei più ambiti ragazzi della scuola…-rispose Hermione, sorridendo gentilmente alla brunetta, sempre più imbarazzata da tutte quelle attenzioni…non richieste, peraltro.

-Ma per favore! Saranno mica così ambiti quei due lì, no?

-Ron…sappiamo che odi Malfoy…

-…e che Roberts è quello che ha segnato più volte nella tua porta…

-Non c’entra niente, Ginny!!

-Come no?

-Guarda che…

E finalmente Bella potè concentrarsi nuovamente sul suo pasticcio di tonno e patate: la conversazione si era spostata sul Quidditch e su chi fossero i giocatori più bravi e su chi avrebbe vintola Coppa quell’anno.

Spinta dalla curiosità, si voltò ancora a guardare i Corvonero, fu questione di un attimo, però. Edward Roberts aveva gli occhi puntati su di lei, mentre parlottava con il suo migliore amico, un certo Liam Mcbl…e qualcosa.

Le sorrise, ancora. Aveva dei denti bianchissimi.

 

Glieli frantumo io quei denti.

-Un bolide stregato a dovere…potrebbe fare al caso mio…

- Draco, che stai blaterando?

-Eh? Uhm…niente.

Era da quando si erano seduti a tavola che aveva tenuto sott’occhio la Grifondoro. Ancora non riusciva a spiegarsi la sdolcinatezza di cui era caduto vittima quella mattina. Quello che era certo era che quella ragazza lo attirava da matti. Si ritrovava sempre più spesso a fissare i riflessi nei suoi capelli o a pensare ai suoi occhi. Occhi che in quel momento erano fissi sul piatto che aveva di fronte. Sembrava pensierosa. E fino a poco prima aveva scherzato e parlato con i suoi compagni. Uno in particolare si era preso troppe libertà.

Lei però non era di sua proprietà.

Ma voglio che lo diventi.

Perché?

Non lo so. È così e basta.

La voglio adorante a fissarmi mentre studio.

La voglio in visibilio sugli spalti mentre gioco a Quidditch…e straccio Roberts.

Voglio che mi sogni.

Che pensi solo a me.

Pensò con rabbia.

-A proposito..

-Lascia perdere Pansy.

La ragazza fu costretta  a lasciar perdere veramente.

Convinta da un calcio ben assestato di Zabini sotto al tavolo. Lo squadrò malamente. Era vero che avevano stipulato un accordo, ma i calci sotto al tavolo poteva tenerseli per lui. Avevano deciso che dovesse essere lui a sondare il terreno con Draco: era decisamente più diplomatico e meno coinvolto da tutta quella situazione bizzarra.

Dal momento in cui avevano preso posto a sedere il loro amico non aveva fatto altro che lanciare occhiate furtive alla Bothwell, impegnato a non farsi beccare dalla ragazza e borbottando strane minacce a chiunque le rivolgesse la parola o la toccasse.

Zabini era veramente sconcertato da tutto ciò.

Insomma, cosa cui trovasse in quella, non avrebbe saputo dirlo.

E cosa ci fosse veramente  tra i due rimaneva un mistero.

-Draco.

-Che c’è?

-Anche se lo fissi così, Roberts non cadrà morto nel piatto.

Draco si voltò lentamente verso il compagno, che, dopo aver lanciato quella bordata, era tornato a occuparsi del suo polpettone.

Strinse gli occhi a due fessure: possibile che si fosse esposto così?

Certo Draco. Ancora un po’ e ti avrebbero invitato al tavolo dei Grifondoro.

-Forse no. Ma lo ucciderò entro la fine del pranzo, questo è poco ma sicuro - continuò tranquillo e sicuro di sè, prima di bere un sorso d’acqua.

Blaise rabbrividì: sembrava veramente convinto.

-Ma dico! – esclamò il biondo, sbattendo il bicchiere sul tavolo. –E continua a fissarla! Cosa si aspetta? Che le spuntino gli occhi anche sulla schiena??

-Draco…

-Che c’è??

-Ma mi spieghi che cavolo c’è da scaldarsi tanto?? Per una sciacquet-

Draco si passò una mano nervosamente sul viso.

-Pansy. Guarda, ti giuro, non è il momento. Lascia perdere me, la Torta e tutto quello che ci va dietro. Ok?!

-La torta?

-Pansy!

-Uffa! Ma vi siete messi d’accordo per tapparmi la bocca?? Andate al diavolo!

La ragazza, imbronciata più che mai, si voltò verso la sua vicina, ignorando sia Draco che Blaise.

Che non si era ancora arreso.

-Senti Dray…

Ma Draco era tornato a fissare Bella, a borbottare cose senza senso e a pianificare morti accidentali per un Corvonero di sua conoscenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Io sono Draco Malfoy ***


Ci rivediamo in fondo al chapter!

Buona lettura!

 

Capitolo 17

IO SONO DRACO MALFOY

 

Era completamente inutile girare attorno alla questione.

Trasfigurazione non sarebbe mai stata in lizza per il premio: “La materia preferita di Bella Bothwell”.

Mai.

M.a.i.

Quell’anno era già riuscita a fornire al suo calamaio due belle ali che, guarda un po’, lo avevano spinto a prendere un’interessante iniziativa: dopo averle rovesciato in testa tutto l’inchiostro che conteneva, evitando i tentativi della ragazza di riacciuffarlo, aveva spiccato il volo fuori dalla finestra, libero come l’aria.

Forse era andato ad accoppiarsi con una scarpa che l’anno prima aveva fatto la stessa fine.

Chissà che bella famigliola si sarebbe formata.

Le probabilità di prendere un bel voto in Trasfigurazione erano le stesse che Piton si congratulasse con lei per l’ennesima pozione riuscita. Probabilità pressochè nulle, quindi.  

Ma più ostinata e testarda che mai, eccola lì, la nostra Bella, ancora in biblioteca, a sotterrarsi sotto montagne di tomoni dall’aria spaventosa e inquietante. I titoli non promettevano davvero nulla di buono: L’arte della trasfigurazione: anche gli oggetti hanno un’anima, Trasfigurare oggetti animati: i rischi del mestiere, Storia della trasfigurazione vol.I, Uno due tre feraverto!

Sfogliava e prendeva appunti sulla sua pergamena, si arrotolava una ciocca di capelli tra le dita, riassumeva, dondolava una gamba, schematizzava, mangiucchiava l’estremità della sua piuma, fissava l’orologio a pendola, alzava gli occhi verso le finestre.

Si intravedevano i grandi fiocchi bianchi che, inesorabilmente, stavano scendendo a ricoprire tutto, tanto per ricordare alle persone che si avvicinava il Natale.

Già…tra poco è Natale…

Natale…

Bella si riscosse e tornò a malincuore con gli occhi sulla sua pergamena.

Sbuffò. Non ne poteva più, ma si era autoimposta di non muoversi da lì finchè non avesse terminato di riassumere il capitolo: mancavano quattro paginette.

Le sembrarono fin troppe.

Tra le altre cose erano quasi le tre, ancora quaranta minuti e poi sarebbe dovuta scappare a Erbologia, fortunatamente niente di pesante.

Dai Bella. Ancora uno sforzo.

Si scrocchiò le dita, agguantò la piuma, abbassò la testa e ricominciò a scrivere.

Fu in quel preciso istante, mentre i suoi capelli sfioravano con un fruscio la pergamena, che lo avvertì.

Uno strano formicolio, e un calore alla base del collo: la sensazione che provava ogni volta che qualcuno la stava fissando.

Decise di non badarci e continuò a lavorare.

Passò qualche minuto.

La sensazione continuava e la mente di Bella non riusciva a rimanere concentrata su Trasfigurazione.

No Bella, non distrarti.

Tutto inutile.

La sua mano si fermò a metà della parola “oggetto”, alzò lo sguardo e lo vide.

Seduto a un tavolo poco più in là, intento a fissarla chissà da quanto.

 

Faceva freddo. Accidenti, se faceva freddo! Draco si strinse nel pesante mantello, e cercò di affondare ancor di più il viso nella calda sciarpa di lana che lo avvolgeva.

Dannazione a quel mezzogigante e alle sue manie. Non era concepibile uscire con quel gelo, a fare lezione sotto la neve. Ma andiamo!

-Accidentaccio a lui...

Guardò i suoi compagni: l’unico che non dava segni di principio di assideramento era Tiger.

Sarà tutta la ciccia che si porta appresso a tenerlo caldo.

Persino i Grifondoro si stringevano l’uno all’altro.

Un momento.

Il grande Sfregiato batteva i denti.

Draco avrebbe voluto avere con sé una macchina fotografica e immortalare quell’ immagine.

Per lasciarla in eredità ai posteri.

Si sarebbe tramandato di generazione in generazione.

Il tesoro dei Malfoy.

Gli scappò un sorrisetto maligno.

 

Bella, suo malgrado, arrossì fino alla radice dei capelli. Era talmente intento a fissarla da non battere quasi le ciglia. Se ne stava comodamente seduto, appoggiato allo schienale della sedia, con le braccia conserte e le gambe allungate sotto al tavolo.

Pareva la stesse studiando, soppesando o che altro.

Bella compatì il pasticcio di tonno e patate dell’ora di pranzo.

Ecco come si era sentito prima che lei gli si avventasse addosso come un lupo famelico.

Anche io.

Sono un pasticcio al tonno e patate.

Il pensiero idiota le ricordò anche una forchettata di pasticcio che finiva direttamente nelle splendide fauci di un certo Serpeverde.

Il che le fece riattivare le funzioni cerebrali, momentaneamente disattivate dallo sguardo magnetico di Roberts.

“Ti tengo d’occhio” le aveva sussurrato Draco.

Al solo pensiero che lui potesse essere minimamente e remotamente geloso di lei spedì dei brividi lungo la sua colonna vertebrale.

Bella optò per la soluzione “ignorare Roberts”.

Lanciò uno sguardo all’orologio: ancora mezzoretta e con una certa nonchalance sarebbe uscita da lì per andare a Erbologia.

Sapere di essere fissata, però, non era proprio il massimo per la sua concentrazione, già precaria.

 

Finalmente si era accorto di aver causato il congelamento di metà studenti del settimo anno. Quella sottospecie di insegnante li aveva congedati prima del previsto. Questo contribuì non poco a rallegrare il cupo umore di Draco. Camminava spedito verso l’ingresso della scuola, incurante del vociare dei suoi compagni, rimasti indietro a tirare palle di neve ai Grifondoro.

Che passatempo da bambocci.

Aveva altro a cui pensare al momento. Doveva trovare il modo di

A)     Scaldarsi

B)     Occupare il tempo prima della lezione di Storia della Magia, durante la quale avrebbe schiacciato un bel pisolino.

Ciò lo portò a un’ovvia soluzione, che soddisfaceva entrambi i suoi bisogni.

Un ghigno gli si dipinse sulle labbra gelide e, mentre faceva il suo trionfale ingresso nell’atrio, accompagnato da qualche fiocco svolazzante attorno al suo mantello, cominciò a pensare: dove avrebbe potuto essere B.B.?

Si fermò a riflettere, picchiettando il dito indice sulla tempia, come a voler incitare il suo cervello a ragionare più velocemente.

Ci sono! Biblioteca!

Era lì che ultimamente B.B. si rifugiava a studiare nelle ore libere, per recuperare i votacci di Trasfigurazione.

Beh, volente o nolente, l’avrebbe trascinata fuori da lì.

Lui aveva bisogno di attenzioni.

E lei gliele avrebbe date.

 

La lancetta dei minuti battè le tre e un minuto quando Draco Malfoy si affacciò in Biblioteca, facendo vagare i suoi occhi sulle persone sedute in sala.

Tombola!

Eccola, i capelli a coprirle la schiena, come un manto nero. Erano soffici quei capelli, e profumati.

Alla vaniglia.

A Draco venne l’acquolina in bocca e accelerò i passi per avvicinarsi a lei di soppiatto, per farla spaventare.

Fece solo poca strada, però. Non appena nella sua visuale entrò anche la porzione si Sala fino a quel momento nascosta dagli scaffali, si bloccò di colpo.

Che diavolo ci faceva Roberts in Biblioteca?

A pochi metri da B.B.??

A fissarla????

In quel modo poi.

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, state tranquilli, a quest’ora saremmo ancora qui a rimpiangere il vecchio Ed Roberts.

Ma gli occhi di Draco Malfoy non potevano avadakedavrizzare nessuno.

Tra le altre cose, si chiese con rabbia che cavolo ci stesse a fare lei a farsi squadrare come fosse una cosa da mangiare.

Perché era quello che faceva pensare lo sguardo di quel mentecatto.

Ma aveva capito male.

Molto male.

Nessuno guardava a quel modo qualcosa che era entrato nel raggio d’azione di Draco Malfoy.

O qualcuno.

Era una questione di principio.

Assolutamente.

Come niente fosse, quindi, camminò fino ad arrivare al tavolo opposto a quello di Roberts, si tolse il mantello, si sedette nella stessa posizione del Corvonero, e iniziò a fissare Bella.

 

Qualcosa non quadrava.

Ora si stava un po’ esagerando.

Bella si mosse sulla sedia a disagio. Provava una sensazione stranissima. Lei dava molta importanza alle intuizioni e alle sensazioni.

Possibile che Roberts le facesse quell’effetto?

Lanciò uno sguardo di sottecchi alla sua sinistra. Era ancora lì, nella medesima posizione di prima. Con la coda dell’occhio, però scorse una figura anche alla sua destra.

Prima non c’era.

Ne era certa.

Senza precauzioni, spinta dalla curiosità, alzò la testa.

Rimase pietrificata.

Ma quando era arrivato????????

Draco era lì, con gli occhi puntati su di lei.

Uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Le ricordò il viaggio in treno e lui che non voleva cederle il posto: lo stesso sguardo strafottente.

Strafottente e…?

C’era qualcos’alt-

Bella avvampò: Draco si era appena..

Oh.mio.Dio.

..leccato le labbra.

In modo molto, molto, molto sensuale.

Il che portò Bella ad affondare la testa tra i suoi libri, il respiro affannoso e il battito del cuore in netta accelerazione.

Roberts lanciò uno sguardo di disappunto al Serpeverde, che lo ricambiò, impassibile.

Una sfida silenziosa era in atto.

Bella continuò a scrivere per qualche minuto, o almeno ci provò, ma la sua calligrafia tradiva la sua agitazione.

Ma che cavolo è preso a tutti e due?? Come faccio io a studiare in queste condizioni????

Guardò l’orologio: neanche un quarto.

Ma non si fermò a contare fino a tre: in fretta e furia raccolse tutte le sue cose e letteralmente scappò a fuori dalla biblioteca.

 

Si infilò nella prima aula vuota in cui si imbattè e sbattè tutta la sua roba su un tavolo, riordinandola e rimettendola a posto nella sua borsa.

Doveva calmarsi.

Si raccolse i capelli sulla nuca e si sedette.

Un click attirò la sua attenzione.

Non fu molto sorpresa di vedere Draco che si chiudeva la porta alle spalle.

Si preparò per il solito battibecco e lo volle precedere.

Si alzò, con le mani sui fianchi, in posizione da combattimento.

-Si può sapere che cavolo vi è preso a tu-

Non fece in tempo a terminare la frase, però.

In un battito di ciglia lui le fu a un passo.

Con una mano le afferrò il mento, avvicinando i loro visi.

Gli occhi di lei seguivano i movimenti di Draco, quasi ipnotizzati.

Vide il ragazzo leccarsi le labbra, esattamente come poco prima, in biblioteca.

Poi scese su di lei e leccò le sue di labbra, già socchiuse.

Una, due, tre volte.

Un millesimo di secondo dopo la bocca di Draco si era prepotentemente impossessata della sua, mentre le sue braccia la stringevano a lui, in modo possessivo.

Un bacio travolgente, che lasciò entrambi senza fiato.

Bella fu, stranamente, la prima a tornare in sé.

Si allontanò, mettendo la distanza di un tavolo tra loro.

-Che vogliamo fare, Malfoy? La devi smettere di farmi questi scherzi.

Lui si accigliò.

-Di che parli??

-Come di che parlo??? Di questo continuare a rincorrersi ed evitarsi come due idioti!

-Ehi!! Parla per te! Vieni qua!! –esclamò lui indignato, facendo per avvicinarsi.

Lei si spostò sull’altro lato del tavolo.

-No!! Stai fermo lì!!

Lui appoggiò le mani sulla superficie di legno della cattedra e la fissò.

-Che cavolo ci faceva lui lì?

-E che ne so?!!?? Mica ce l’ho invitato io!!

-Non ti sei accorta che ti stava mangiando con gli occhi??!!!

-E allora?- ribattè lei, con più coraggio di quanto non avesse. Non doveva tirare troppo la corda.

-E allora?? Allora te lo dico io cosa c’è che non va bene!!! Cosa ti avevo detto??!!! –disse lui, alzando la voce e correndo dalla parte in cui stava Bella.

Lei riuscì a sfuggirgli di nuovo.

Non avrebbe saputo dire perché si stava comportando in quella maniera.

O forse sì.

Voleva capire. Capire fin dove si erano spinti. Capire quale fosse la situazione.

-Malfoy, cos’è questa? Una scenata di gelosia??

Il sarcasmo nella voce di Bella lo punse sul vivo.

Gelosia?

Si poteva definire gelosia l’attacco omicida che aveva provato nei confronti di Roberts?

Decisamente.

Bella lo fissava, aspettando una risposta. Lo chignon provvisorio che aveva fatto stava cedendo e i capelli le poggiavano disordinati su una spalla. Gli occhi chiari spiccavano sul volto arrossato.

Aveva voglia di baciarla, maledizione.

E lei invece stava facendo tutte quelle storie.

Non ricevendo una risposta dal ragazzo, Bella tentò un’ultima carta.

-Senti, io e te non stiamo insieme, chiaro?? Ci siamo dati qualche bacio, tutto lì. Quindi io sono libera di uscire con chi mi pare, okay??

A quelle parole Draco provò uno strano senso di vertigine.

Cos’era quello?

Panico??

Panico.

Come sarebbe a dire???

Con un movimento stavolta più veloce degli altri, prima che Bella potesse scappare, lui l’afferrò per la vita, facendola appoggiare al tavolo e piazzandolesi addosso.

Le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.

-No,no, no, NO. Non ci siamo capiti! Apri bene le orecchie, B.B! Tu.non.puoi.uscire.con.nessuno. Mi hai capito???

Lei non si fece intimorire dalla rabbia che trapelava dal tono di Draco e nemmeno dal suo sguardo di ghiaccio.

-Perché?

-Perchè no!!!

-Non esiste una risposta del genere. Noi non stiamo insie-

-Smettila! Smettila di ripeterlo!!

-No, io non la smetto!!! Chi diavolo credi di essere per venire qui a darmi degli ordini senza metterti nemmeno in gioco, eh???Io non sono di tua proprietà!!!- esclamò lei, tentando di liberarsi. Si stava arrabbiando sul serio. Non era un giocattolo da prendere e lasciare quando voleva lui.

Draco le afferrò i polsi e poggiò la sua fronte su quella di Bella.

I loro respiri si mescolavano.

-Senti.Senti…Io non…Io non so cosa…d’accordo. Tu non sei di mia proprietà…-ammise lui, lasciandola andare.

A Bella venne quasi da piangere.

Tutto lì?

O meglio, nessuna possibilità che iniziasse veramente qualcosa?

-Non ancora, almeno - aggiunse però lui.

-Co..cosa? - balbettò lei.

-Io voglio l’esclusiva, B.B.- dichiarò risoluto e sicuro di sè, con un'alzata di spalle, come stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

-L’esclusiva?

Lei lo guardò senza capire. Lui incrociò le braccia sul petto e la guardò, deciso.

-Io sono Draco Malfoy, B.B. Non divido con altri, non accetto compromessi. O accetti le mie regole, o per me non sei nessuno.

Bella lo fissò incredula..

Così risoluto e glaciale. Sembrava tornato il Malfoy di una volta.

Lei, suo malgrado, avvertì un brivido di piacere correrle lungo la schiena.

Gli si avvicinò, incapace di staccargli gli occhi di dosso.

-Vuoi l’esclusiva… su di me? – chiese, con un fil di voce, senza crederci veramente.

La freddezza di Draco, di fronte a quello sguardo, vacillò per un attimo.

Fu in grado solo di annuire con la testa, la salivazione a zero.

Per tutta risposta Bella gli appoggiò la testa su una spalla, timorosa che le gambe potessero cederle da un momento all’altro, mormorando un flebile “okay”.

 

Molto più tardi quel pomeriggio, dopo Erbologia, affondando nella neve con i suoi stivaletti nuovi, Bella stava tornando dalla Guferia con il messaggio di Will, arrivato straordinariamente con un Gufo pomeridiano, ancora stretto in una mano:“Domenica pomeriggio verrò a Hogsmeade, fammi sapere dove e a che ora ci possiamo vedere. Perché tu muori dalla voglia di vedere il tuo fratellone, vero? Firmato, il meraviglioso Will”.

Bella era dovuta correre a inviare la risposta, maledicendo tutto e tutti. Era quasi buio, faceva freddo, era bagnata fino al ginocchio ed era stanca.

L’incontro con Malfoy l’aveva spossata psicologicamente.

Fu in prossimità del castello che si accorse di alcune figure sedute sul muretto. Non prestò loro attenzione fino a quando si sentì chiamare:

-Ehi! Ma tu non sei la Grifondoro venduta ai Serpeverde?

Bella si voltò solo per trovarsi di fronte le facce poco raccomandabili di Liam Mcblady, l’amico di Roberts, e del suo gruppetto di Corvonero, che la guardavano malamente.

Fosse stata all’interno della scuola, alla luce del giorno e attorniata da un sacco di gente, Bella avrebbe risposto a tono.

Ma una delle sue sensazioni, la spinse invece ad ignorarli e ad accelerare il passo.

-Ma dove corri??

-Aspetta! Divertiamoci un po’ insieme no??

Le voci e le risate si avvicinavano sempre di più, quando Bella riuscì a varcare il portone di ingresso.

Cominciava ad avere un po’ di paura, a dirla tutta, non c’era nessuno in giro.

Non rallentò il passo e nemmeno loro lo fecero.

Ma quando voltò l’angolo, si trovò a sbattere contro qualcuno.

Non alzò nemmeno lo sguardo per controllare chi fosse, ma lo ringraziò mentalmente. Borbottando delle scuse, raggiunse le scale e procedette per la sua strada verso il dormitorio dei Grifondoro.

Zabini fissò accigliato la Bothwell, che gli era finita addosso e si era scusata senza nemmeno guardarlo in faccia.

Si chiese da chi o cosa stesse scappando quando vide il gruppetto di Mcblady fermo a fissarlo.

Lanciando a quei cretini un’ultima, torva occhiata, si avviò verso i sotterranei.

A Draco non sarebbe piaciuta affatto quella faccenda.

E a dirla tutta a lui non piaceva l'intera situazione che si era venuta a creare a scuola.

Certa gente si era data alla pazza gioia.

Era giunto il momento di far capire loro che lo stemma dei veri cattivi era quello dei Serpeverde.

Cattivi di classe.

S’intende.

 

 

 

 

Ragazzuoli miei adorati. Ci siamo. Eccomi di nuovo, qua le cose si fanno interessanti. ^__^

 Ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno commentato gli ultimi capitoli, Jessire, Untitled, talpy, gothika85, Natalie_S, shumi95, Kiki90, costy black, Manny, elegant loner, gothicLullaby.

Un ringraziamento in particolare alla grandissima carmilla1324 che, oltre a lasciarmi un commentino a ogni capitolo (w il codice!) mi ha anche reso omaggio (o meglio, ha reso omaggio alla nostra Torta alla Vaniglia) in un capitolo della sua Lavori in corso. Qui ricambio con pubblicità occulta (o non troppo occulta)! A chi piacessero le Draco/Harry, fatevi un giretto a leggerla! Bye!

Alla prossima!!

^Tess Babba Natale^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Waiting for You under the Mistletoe (Ti aspetto sotto il vischio) ***


Ci vediamo in fondo al chapter!

Buona lettura!

 

 

Capitolo 18

Waiting for You under the Mistletoe

(Ti aspetto sotto il vischio)*

 

Era giunto, finalmente.

Lo si sentiva nell’aria, assieme al profumo dei dolci alla cannella appena sfornati, lo si vedeva tutt’attorno, con le ghirlande d’agrifoglio che ornavano i lunghi corridoi, con i piccoli abeti addobbati nelle aule e con la Sala Grande che rispendeva d’oro e d’argento.

Anche nell’ufficio di Piton era comparso a sorpresa un pinetto tutto rinsecchito e striminzito, a mo’ di alberello.

Si cantava, si brindava e si giocava.

Una serie di pupazzi di neve animati avevano colonizzato i prati attorno al castello, nascondendosi dagli studenti e tirando loro delle palle di neve a tradimento.

Ovunque si percepiva il Natale.

O meglio, ovunque eccetto che in una particolare zona del dormitorio femminile Grifondoro, una zona da cui provenivano vibrazioni molto, molto negative.

Signore e signori, ladies and gentlemen, prestate orecchio a quel che ho da dirvi: Bella Bothwell era in profonda crisi.

Ma questa volta, a eccezione delle altre, di quasi tutte le altre, non si poteva darle completamente torto.

Dopo la semi-dichiarazione di Malfoy di volerla tutta per sé (e minacce più o meno velate a qualunque ragazzo che si fosse azzardato ad avvicinarla con ragioni poco meno che innocenti), e giorni passati a camminare a tre metri da terra, era bastato un sabato mattina con la luna in transito nel suo segno che, insieme al Natale, era giunta anche la catastrofe.

Da quel momento, Bella si era rifiutata di avere un qualsiasi contatto con ogni Serpeverde che calcasse il suolo di Hogwarts ‘ con i suoi indegni piedacci’.

Che si fossero armati fino ai denti per riconquistare la dignità perduta, assillando i Grifondoro, insultando i Tassorosso e lanciando sfide ai Corvonero (quelli che avevano osato alzare troppo la cresta si erano trovati in infermeria in men che non si dica), poteva anche starci.

In effetti i Serpeverde capeggiati da Malfoy e Zabini stavano piano piano riguadagnando il terreno perduto.

A Bella non interessavano affatto quelle lotte di potere: si era presa o no una cotta per Malfoy quando era ancora all’apice della sua crudeltà, arroganza e strafottenza?

Niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.

Però, come si suol dire, quel che è troppo è troppo.

Fu con una nuvoletta grigia sopra la testa che si alzò dal letto, quella domenica mattina di metà dicembre. Chiunque manifestava la propria felicità di fronte a lei, si beccava un’occhiataccia di rimando. Risate, scherzi, bacini e baciotti non erano concessi.

E quando i suoi compagni la videro sparire oltre il portone d’entrata e incamminarsi verso Hogsmeade con l’espressione torva e  il mantello nero svolazzante dietro di lei, come le ali di un pipistrello, non poterono fare a meno di chiedersi come sarebbe andata a finire.

Malfoy quella volta l’aveva fatta grossa, veramente grossa.

 

 

-Eeetciùùùùùùùù!!!

-Blaise!

-Che c’è?!

Con uno sguardo di disapprovazione che la diceva tutta, Draco si alzò con calma dalla sua poltrona preferita, avvicinandosi elegantemente al camino.

-Se mi attacchi il raffreddore, giuro che te le faccio pagare cara. Stai spargendo germi ovunque.

-Oh. Bi scusi, eh, bi scusi, Sua Eccellezza. E cobuqque, vista l’aria che tira, fossi id te ci rifletterei bede priba di uscire da qua.

Draco si voltò di scatto verso l’amico, rintanato in un angolo del divano e infagottato in una calda coperta di lana.

Verde.

-Se pensi che io, Draco Malfoy, abbia paura di un piccolo pusillanime senza spina dorsale come quel- cominciò a dire, le labbra arricciate con sdegno.

-Do, do..dod bi riferisco a Roberts. Ieri l’hai besso al tappeto. Sodo bolto fiero di te. Dod coddivido il botivo della faida, ba..hahaaatciù!!

Draco arretrò inconsciamente di un passo, con un’espressione schifata, sorvolando sul commento appena fatto da Blaise, accompagnato da un sospiro rassegnato di Pansy, intenta a farsi la manicure e a osservare la lima, sospesa a mezz’aria e guidata dalla sua bacchetta.

-Ba…

-Ba..che stavo diceddo? Ah sì, certo. Dod coddivido…

-See, see, ho capito, procedi. Non abbiamo tutta la mattina. - disse Draco, incitando il compagno a continuare il discorso con un gesto della mano.

-Beh, Draco, dopo la scedata di ieri…

-E soprattutto dopo quello che hai detto ieri…-s’intromise Pansy, calcando su quel ‘hai detto’ con un’occhiata di rimprovero all’amico, tornando poi a occuparsi della sua manicure.

-Mmmhhhhh…sta a vedere che devo sorbirmi pure voi adesso!

Draco si lasciò cadere di malavoglia sulla poltrona più lontana da Blaise, facendo sloggiare con una pedata un ficcanaso del terzo anno.

-Beh…Dray..

-Allora, mettiamo in chiaro le cose qua. Diciamo pure che non me ne può fregar di meno se offendi la Bothwell o che altro.

-E allora?

-Allora…

-Debbedo a be frega diette, Passy.

-Mmh, no, ti prego, Blaise, evita, evita di dire il mio nome con il raffreddore, perchè mi fai rabbrividire.

-Ba!! Dod ho capito!!!!! È colpa bia adesso se tu e le tue abiche bi avete sotterrato sotto cubuli di deve??????

-Sì, Blaise!!! È colpa tua e di Draco!!! Perché mi avete ignorato per un’intera settimana, presi com’eravate dai vostri loschi segretucci!!!! – esclamò Pansy, scuotendo il caschetto di capelli scuri con aria altezzosa.

-Oh Satto Berlino, perché??? E perché solo io???? E Draco??? Perché dod avete sotterrato acche lui???

-Ehi!!!!!

-Perché, perché…beh, perché sì!!! Tu sei capitato a tiro!

-Brava, brava!! Copplibetti!

-Eh??

-Ho det-

-Lascia perdere, Blay, nemmeno io capisco quello che dici, ridotto in questo stato. E comunque…

-Esatto, torniamo a te, Dray. Io lo dico per il tuo bede, abico. Issobba, dici che ti itteressa quella ragazza e poi spari di quelle cazzate…

-Non esageriamo!!-sbottò il biondino, tirato in causa e accusato così crudelmente.

-Sì, Draco, sì. Hai esagerato.

-Pansy, dai, che non te ne frega niente.

-No, infatti, non me ne frega niente della Bothwell. Ma mi frega del biglietto per il concerto che, tra parentesi, non ho ancora visto.

-Ohhh..-Draco si coprì il volto con le mani, gemendo.

-Perché?? Perché a me??!!

-Perché te la sei cercata, caro mio! E adesso, vedi di rimediare al danno che hai fatto. E cerca di imparare come si trattano le donne…

-Ippara da be…

-Zitto Blaise.

-Passyyy…

-No, ho detto zitto!! Non storpiare il mio nome in quella maniera orrenda!! E in quanto a te Draco, Dra..Draco, Draco!!Dove vai? Torna qui!!

Ma Draco aveva già abbandonato i suoi “amici” a scannarsi nella Sala Comune.

Si rintanò in camera sua, buttandosi sul letto.

Il problema era che lui si sentiva davvero in colpa, anche se non lo dava a vedere.

Aveva fatto veramente una gran cazzata.

Ma non avrebbe potuto fare altrimenti.

Si girò su un fianco, nervoso come non mai e tirando un pugno al materasso sotto di lui.

Ripensò alla giornata precedente.

Roberts che si avvicinava a Bella, facendola arretrare fino a una colonna.

Lui che, non visto, tendeva l’orecchio per origliare.

Roberts che la invitava a fare il tifo per lui alla partita Corvonero-Tassorosso nel pomeriggio.

Bella che, con sommo disappunto di Draco, non mandava al diavolo Roberts, no, no, quella sciagurata…gli diceva…

“Ci penserò”.

‘Ci penserò’????????????

Lei ci avrebbe pensato.

Brava.

Ma che cavolo di risposta è?????? La cara signorina Bothwell, sentiamo, quale parte della frase “voglio l’esclusiva” non ha ben capito?? Perchè c’è da chiederselo.

Ad ogni modo poi, tutto si era svolto da copione.

Roberts che ci provava spudoratamente.

Draco che usciva allo scoperto.

Draco che saltava subito alle conclusioni.

Draco accecato dalla gelosia e dalla rabbia.

Draco che tirava un pugno a Roberts. Facendosi male alla mano, per giunta.

Draco che, furioso, si voltava verso Bella e le diceva…

Le ho detto...oh.mio.Dio.

-Sei un’idiota. Credi veramente che Edward Roberts, uno che è ambito da tutte le ragazze di questa scuola, che è stato con il fior fiore femminile di Hogwarts possa essere interessato a una come te? Non farmi ridere. Sei solo un’illusa. Avanti, ma guarda in faccia la realtà. Vuole solo trovare il pretesto per mettersi contro di me – Draco ripetè le parole dette da lui il giorno prima, in tono piatto questa volta.

Senza l’enfasi che aveva fatto indietreggiare Bella di due passi, poi tre, con lo sguardo ferito, gli occhi lucidi e il labbro tremulo.

Che l’aveva fatta scappare di corsa.

Che le aveva fatto urlare parole di disprezzo contro di lui.

Quali, di preciso?

Ah sì.

“Ti odio, Malfoy. Sei solo uno schifoso bastardo”.

Stop.

“Stammi lontano”.

Stop.

-Bene, bravo. Un’ottima interpretazione Draco Malfoy.

Si fece un applauso da solo.

L’aveva fatta grossa.

E ora doveva convincere B.B. a perdonarlo.

 

 

-Capisci?????

-No, Bells, non capisco. Non posso farlo se continui ad agitarti così. E soprattutto, evita di uccidere il tuo budino al cioccolato, per favore. Mi fa una gran pena, davvero.

Bella polverizzò, letteralmente, il bel ragazzo moro che le stava di fronte e che la guardava con un’espressione divertita e rassegnata allo stesso tempo.

I lunghi capelli erano legati in un codino sulla nuca, ma qualche ciocca più corta era riuscita a sfuggire al cordino di pelle di drago e ora gli accarezzava la guancia destra a ogni movimento del capo.

Il tatuaggio era bene in vista, ma non c’era molta gente in giro, con la neve e tutto il resto.

La maggior parte degli studenti di Hogwarts aveva preferito rimanere al castello.

Ma Bella no, lei aveva un appuntamento.

Will si appoggiò comodamente allo schienale della poltroncina rossa su cui stava seduto, allungando le lunghe gambe, avvolte in un paio di pantaloni neri all’ultima moda, fino a sfiorare quelle di Bella.

Il maglione, anch’esso nero, con il collo a V, contrastava con il pallore del ragazzo, i cui occhi chiarissimi si specchiavano in quel momento nella loro identica copia, dall’altra parte del tavolo.

-E così…siamo alle prese con i primi tormenti d’amore, o sbaglio?

-Sbagli, sbagli. Come sempre – rispose la ragazza, acida.

Will fissò sua sorella e scosse la testa, ridacchiando divertito.

Poi però, aggrottò le sopracciglia, pensieroso.

La sua sorellina era cresciuta.

E, considerato che era la sua copia al femminile, era cresciuta anche bene.

E i ragazzi iniziavano ad accorgersene.

Mamma era estasiata all’idea di poter parlare alle amiche del ‘fidanzatino’ della figlia, non vedeva l’ora di poterlo conoscere e coccolare e viziare.

Papà aveva borbottato qualcosa e si era eclissato.

E lui…beh, doveva ammetterlo.

La situazione lo divertiva molto.

-Ma Bells. Devi capire che la gelosia fa dire e fare cose che non si vorrebbero né dire, né fare.

-Voi ragazzi siete degli idioti stratosferici.

-Sì, certo. Come vuoi.

Non era il caso di ribattere a tono. La visione di Bella che rimestava il povero budino, per poi infilarsene una gran cucchiaiata in bocca, con un grugnito, era veramente il massimo.

-Dico, era il caso di prendersi a pugni??

-Bells, la mamma andrà in visibilio, vedrai. Lascia che le racconti della rissa che hai scatenato…

-Punto primo! Io non ho scatenato un bel niente. Punto secondo! Will, lascia fuori la mamma, per favore.

-Ma non se ne parla nemmeno. Me la vedo già: “ohhh, due ragazzi che fanno a botte per la mia bambina..”

Bella non potè fare a meno di ridacchiare all’imitazione della madre, fatta da Will con una vocetta ridicola.

-E papà?

-Cosa vuoi che dica? “Sophia, cerca di non esagerare…a botte…poco serio…bla bla bla”, come una pozione in ebollizione.

-Ahahah!!! Già!! Me lo vedo, me lo vedo…

-E poi la mamma tirerà fuori la storia del papà e di Charles Ferguson che fecero a botte per lei…

-Sì!!! E papà che si ostina a negare!!!

-Bells..

-Eh?

-Dammi un po’ di budino.

-Noo, il tuo l’hai già mangiato. Questo è mio.

-Daiiii.

-Mmh…tè, dai, va bene. Ma poco. Devo affogare i miei dolori nel cioccolato, io.

Will si sporse in avanti e agguantò il cucchiaio di Bella, portandosi una gran quantità di budino alla bocca.

-Ladro! È troppo!!!

-Ohhohohoh!!!Bells, ti giuro, mi fai morire…Non prendertela a male per quello che ti ha detto il tuo amichetto…

-Will, ti avverto…non mi distrarrai dal budino con questi discorsi…

-Perché è quello che ti rogna, no? La rissa un po’ ti lusinga, ammettilo.-continuò il ragazzo, incurante delle mani della sorella, che tentavano di riagguantare la coppetta di budino.

Bella guardò suo fratello dritto negli occhi.

-Ha detto delle cose brutte, è stato cattivo.

-Non lo metto in dubbio, però era accecato dalla gelosia! Dai, non deludermi…le mie canzoni non ti hanno insegnato proprio nulla, allora?

-Uff.  

-Cosa dovrei fare secondo te?

-Siamo a Natale, Bells. Tutti sono più buoni a Natale…persino tu, se ti ci metti di impegno.

-Scemo!!

E poi, pensò Will un’oretta più tardi, guardando la sorellina avviarsi verso la scuola, se qualche ragazzo avesse calcato un po’ troppo la mano con Bella, ci avrebbe pensato lui a rimetterlo al suo posto.

 

Erano ormai le cinque del pomeriggio quando Bella giunse in prossimità del castello. L’aria gelida le feriva le guance e il ghiaccio rischiava a ogni passo di farla cadere a terra.

Fu con grande sollievo che scorse il portone d’entrata, illuminato dalle torce.

Al calduccio, finalmente.

Salì le scale di corsa, i gradini due a due, con una gran voglia di un bel bagno caldo.

La sala comune era ‘sonnacchiosa’.

Al suo ingresso, parecchia gente si voltò a guardarla, chi bisbigliando, chi ridacchiando.

-Che c’è??

-Niente Bella. – si affrettò a dirle Ginny, prendendola per un gomito e spingendola verso il loro dormitorio. – C’è che se non ti fai una doccia, morirai assiderata.

-Sì, infatti. È quello che avevo in mente e…ma che avete tutti???

Ma Bella non potè preoccuparsi ulteriormente per lo strano atteggiamento dei suoi compagni, perché Ginny la spinse letteralmente dentro alla stanza, chiudendole la porta alle spalle.

Fu solamente in prossimità del letto che Bella lo notò. Si bloccò a metà del gesto di togliersi la sciarpa. Un pacchettino dalla carta argentata posato sul suo cuscino.

Era un regalo di Natale ovviamente.

Ma non fu il contenuto a incuriosire Bella.

Le bastò leggere il biglietto per scattare fuori dal ritratto della Signora Grassa ancor prima che i suoi compagni si rendessero conto del suo passaggio.

 

Alla più bella ragazza di Hogwarts.

D.M.

p.s: ti aspetto fuori dall’aula di Incantesimi

 

Non si fermò nemmeno quando rischiò di travolgere un gruppetto di Tassorosso del secondo anno.

Corse, corse, con il biglietto stretto nella mano destra.

Scale, secondo corridoio a destra, poi a sinistra e infine ancora a destra.

Eccolo.

 

La guardò avvicinarsi lentamente, guardinga, con il suo biglietto stretto nella mano.

L’aveva cercata per tutto il giorno, ma nessuno dei suoi compagni gli aveva voluto dire dove si fosse cacciata.

Era almeno riuscito a convincere la Weasley a farle avere il suo pacchettino, poi si era piazzato fuori dall’aula di Incantesimi.

Ad aspettarla.

Era lì da più di un’ora, ormai.

Non ci sperava più.

E invece era venuta.

Erano a pochi passi.

-Dove sei stata? – le chiese, non riuscendo a trattenersi.

-Ti interessa?

Okay, piede sbagliato.

Ricominciamo.

-Sì.

Lei arrossì, colta alla sprovvista.

-Mi interessa sempre sapere dove sei.

Colpo basso, molto basso.

-Oh.

Draco la guardò attentamente negli occhi e si concesse un sospiro di sollievo: l’aveva già perdonato. Stava solo facendo la preziosa.

T’è andata bene. Si sentì dire dalla sua vocina interna.

-Perché mi hai detto di venire proprio qui? – chiese Bella, guardandosi intorno.

-Non volevo correre rischi.

-Rischi? Che rischi?- lo guardò senza capire.

Lui non le rispose.

Le prese una mano, invece, tirandola a sè.

-Draco, ma…

-Draco? Siamo passati ai nomi, B.B.?- scherzò lui.

Lei ridacchiò.

-Ehm…mi spieghi cosa ci facciamo abbracciati, fuori dall’aula di Incantesimi?

Lui le fece un cenno con il capo, verso l’alto.

Bella alzò gli occhi e arrossì.

Un rametto di vischio volteggiava leggero sopra le loro teste.

-Oh.

Poi si rese conto che, a distanza regolare l’uno dall’altro, c’erano rametti di vischio che volteggiavano ovunque.

Solo in una direzione del corridoio, però.

Il soffitto della parte di corridoio che aveva percorso lei per giungere lì era libera.

-Ma…

-Li ho eliminati io.

-Cosa?

-Te l’ho detto, B.B. Non volevo correre rischi.

-Vuoi dire che?

-Sì, dal corridoio della vostra Casa a qui ho eliminato tutti i rametti di vischio. Non volevo correre il rischio che qualcuno si sentisse in dovere di baciarti mentre venivi qui.

Bella si sentì oltremodo lusingata da quel gesto.

-Un Malfoy non lascia nulla al caso, eh?

-Già.

-B.B. – le disse, colto dall’impazienza.

-Eh?

-Devi baciarmi.

-Devo?

-Sì. È la tradizione.

-Oh beh, allora…

-…ma solo perché  la tradizione…- sussurrò poi a fior di labbra.

Draco sorrise, prima di baciare la ragazza più bella di Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

* La tradizione vuole che nel periodo di Natale, se ci si trova sotto a un rametto di vischio, bisogna baciarsi…^__-…Siamo ancora in tempo….

 

Eccoci qua ç___ç…che carini!

Veramente!!

Okay, una piccola nota. Il titolo in english fa tutto un altro effetto e crea anche un po’ la rima…la traduzione non regge il confronto, ma mi pareva giusto metterla…^__^

Un caloroso ringraziamento a tutti coloro che leggono questa ff e a quelli che lasciano anche un segno del loro passaggio, in special modo alle meravigliose fanciulle che hanno commentano the last chapter:

_ayly_; Untitled, Nathalie_S, nicodora, schumi95, costy black, talpy, carmilla1324

Tanti Auguri di Buone Feste a tutti!!!!!!!

Tess

 

 

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Capitolo 19
*** The Bothwells ***


Salve a tutti!!! Dopo un po’ di assenza eccomi qua di ritorno!!!! Chapter cortino e in pieno delirio mentale, ma….il prossimo capitolo non tarderà ad arrivare (questa volta davvero -___-), anche perché assisteremo alla coppia Draco-Bella alle prese con…

Vabbè, ma perché anticipare??

Un bacione a tutti quanti! A chi commenta e chi no!!!^*^

Buona lettura!!

Tess

 

 

Capitolo 19

The Bothwells

 

Incredibile a dirsi: Bella non vedeva l’ora di tornare a scuola.

Ed era solo il 26 di dicembre.

 

Durante le vacanze sua madre l’aveva deliziosamente rimpinzata di manicaretti, quasi l’avesse presa per un tacchino ripieno.

Suo padre l’aveva messa sotto torchio con gli interrogatori a sorpresa sul “presunto ragazzo che aveva fatto capire di voler relazionarsi con lei in un modo che andava oltre l’amicizia”.

 

Flashback

-Casa di appartenenza?

-Serpeverde pa', Serpeverde.

-E chi è?

-Draco Malfoy, pa’.

-Il figlio di…?

-Il figlio di Lucius Malfoy e Narcissa Black, pa’.

Apriti cielo.

La bocca aveva subito una mezza paresi nell’atto di spalancarsi per fagocitare una cucchiaiata di porridge.

-E perché…?? E come…? Ma dove…??

Calma e sangue freddo.

Patetico.

-Vuoi sapere anche quanto è lunga la sua bacchetta, pa’?  Ecco, quella non ho ancora avuto l’onore di misurarla e…no pa’, neanche quell’altra di bacchetta.

A una frase del genere un padre sarebbe dovuto esplodere di ira funesta.

Un padre normale, in una famiglia normale… ma qui si sta parlando del genitore di Bella Bothwell…e ci sarà un motivo se la ragazza è venuta su come è venuta su.

Il signor Bothwell era scoppiato in una fragorosa risata, quasi strozzandosi con il porridge.

Per consolarsi Bella aveva ripiegato su un metodo infallibile, ma deleterio: la torta al cioccolato nocciolato di sette strati pendenti che aveva preparato la prozia ottantenne Estella-mi sento-una-giovincella.

Fine flashback

 

E suo fratello? Il caro Will non si era lasciato sfuggire l’occasione di tediarla con le mille e più battutine del suo repertorio. Quel ragazzo aveva una fantasia incredibile. O forse era solamente il suo lato Serpeverde che tornava a farsi sentire ad anni di distanza dalla fine della scuola.

Fatto sta che Bella, per risollevarsi il morale, si era strafogata con il Tirami-sempre-più-su che nonna Irma aveva gentilmente preparato per la famiglia in quantità industriale, sorda a qualsiasi tipo di lamentela, e anche a tutto il resto.

Ma non è tutto.

La disgrazia delle disgrazie era avvenuta la mattina del giorno di Natale.

La Disgrazia con la D maiuscola e in grassetto.

La mamma di Bella, con il sospetto di un possibile deperimento da parte del soggetto in questione Draco Malfoy (“è un po’ magrolino, no Bella?”), aveva deciso di inviargli uno dei suoi rinomati pacchetti regalo da pasticceria ripieni di cannoncini alla crema e tortine alla vaniglia.

Senza dire niente alla figlia.

 

Flashback

-CANNONCINI ALLA CREMA E TORTINE ALLA VANIGLIA????????!!!!!!!??????

-Sì, cara, nello stesso vassoietto, un po’ di questi, un po’ di quelli. Con un bel fiocco rosso. Via Gufo Express. Ho mandato Spiumato. È vecchiotto, ma ha una certa esperienza ed è ancora robusto.

-Spiumato? Quel gufo orrendo???? Ma sembra un pollo spennato!!!! E comunque: a DRACO MALFOY?????????????????!!!!!

-Sì, tesoro, a Draco.

-Mamma non chiamarlo Draco.

-Ma stellina, si chiama così.

-No, mamma.

-E come dovrei chiamarlo?

-Non chiamarlo e basta.

-Ma Bella-

-Ma un corno Ma’.

Fine flashback

 

La storia quasi sentimentale e ancora non ben definita di Bella stava cominciando in modo molto anomalo e sotto una stella poco magnanima, per colpa della sua famiglia.

A Draco lei aveva regalato una copia del Quidditch attraverso i secoli in edizione quasi introvabile, rilegata in pelle di drago verde con le scritte in argento. Tramite le conoscenze di suo fratello era riuscita ad averlo a un prezzo stracciatissimo. Era sicura che a lui sarebbe piaciuta tantissimo. Ovviamente la sua sicurezza era data da anni e anni di conversazioni origliate e di mosse spiate da vicino.

Ciò che non si aspettava era di aprire il pacchettino che lui le aveva fatto trovare sul letto insieme al biglietto dell’appuntamento sotto al vischio (biglietto riposto con cura nel baule dei tesori di Bella, corredato di un Incantesimo anti-invecchiamento-ingiallimento-incendio-furto-e-quant’altro), e di trovarci dentro beh, quello che ci aveva trovato.

Una catenina e un piccolo ciondolo in argento con un le sue iniziali: B.B.

Niente di impegnativo. Draco era pur sempre un Malfoy. Un regalo del genere per lui era all’ordine del giorno.

Ma nel momento in cui l’aveva indossata, dopo un attimo di religioso silenzio, era diventata color peperone alla griglia.

Bersagliata dalle frecciatine e dalle prese in giro della sua famiglia, zii e cugini rompipalle compresi.

Non si era più ripresa.

Fino alle undici di quella fredda mattina del 26 dicembre, almeno.

Quando, oltre ad aver scoperto l’atto criminale di sua madre, era venuta a sapere, con sommo orrore, che suo fratello, il suo carissimo fratello maggiore, aveva intercettato Spiumato prima che spiccasse il volo e aveva…no.

No.

Doveva esserci un errore.

Will aveva aggiunto un misero, piccolo biglietto al pacco regalo.

Un insignificante biglietto in cui, in cui, invitava Draco.Malfoy.a.casa.Bothwell.per.il.pranzo.

Lo stesso Draco Malfoy che aveva risposto all’invito quasi immediatamente.

Affacciata alla porta della grande cucina di casa sua che, quel giorno era invasa dal profumo delle pietanze che cuocevano in mille e più pentole, pentolini e pentolone sui fornelli, Bella ebbe un attimo di smarrimento.

-Il pranzo?

-Già.

Suo fratello entrò in quel momento, infreddolito e scrollandosi la neve dal mantello e dai capelli.

-Quale pranzo?

La sua voce tradì un tremito, mentre fissava senza capire la sua famigliola che si indaffarava tra la cucina e la sala.

-Quale pranzo??? – il tremito si era trasformato in uno squittìo lievemente isterico.

Bum.

Il cuore di Bella mancò un battito.

-Il camino in sala! Vai tu Will?- trillò sua madre, mezza infilata nel forno.

In pigiama, con i capelli scarmigliati, le occhiaie fino al mento e i segni del cuscino ancora ben visibili sul viso, Bella si voltò verso la sala, seguendo i movimenti di suo fratello come a rallentatore.

Si rese conto della gravità della situazione solo quando scorse, con un po’ di fuliggine sul lindo mantello, la perfezione in persona che era Draco Malfoy, uscire dal camino di casa sua.

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Capitolo 20
*** Tu non hai fame? (e non è pubblicità occulta) ***


Una piccola nota: sapete all’inizio della storia? Dove c’era il prologo? Ecco, per vari motivi, l’ho eliminato e al suo posto ho messo un’introduzione e un breve, brevissimo Capitolo 1, nuovo di pacca. Non ci credete? Andate, andate a leggerlo.

 

Un ringraziamento e un bacione a tutti i fedelissimi che si sono affezionati a Bella e a Draco e che seguono la loro storia!!

Aggiornamento veloce, questo, ma non abituatevici, mi raccomando!

Il capitolo 20 sarà la continuazione di questo. La diretta continuazione di questo, intendo….ne vedremo delle belle, mi sa. Già.

Vi anticipo il titolo?

No.

No, io sono cattivissima.

Non anticipo mai.

Niente.

Lo so, lo so.

 

Lo so.

 

Buona lettura!!

Tess

 

Capitolo 20

Tu non hai fame?

(e non è pubblicità occulta)

 

Faceva veramente uno strano effetto vedere Draco in piedi nel caotico salotto di casa sua, con i capelli biondi ben curati, pettinati all’indietro, gli abiti scuri all’ultima moda (i dettami di Vanity Magic erano legge) e sul volto il suo cipiglio così fieramente…Malfoy.

Se ne stava lì, coi piedi ben piantati sul tappeto persiano, guardandosi intorno con l’aria di chi si stava chiedendo, in tutta onestà e senza nasconderlo, che cavolo ci stesse a fare in quel posto.

Bella fece appena in tempo a nascondersi, per fare poi capolino dalla porta della cucina. Nervosamente, ancora in preda allo shock, tentò di sistemarsi il cespuglio indomabile di capelli alla bell’e meglio, solo per sentire lo specchio dirimpetto a lei borbottare poche lapidarie parole di disapprovazione. Non gli prestò attenzione, ma  scorse il suo riflesso sulla superficie lucida della pentola di rame posata sul mobile lì accanto.

Un mostro.

-Maledizione!- mormorò.

Non poteva assolutamente presentarsi di là conciata in quel modo.

Non doveva per nessun motivo al mondo farsi vedere in quelle condizioni pietose.

Non davanti a Draco.

Una serie di ‘non’ da far accapponare la pelle.

Come avevano potuto? COME? Dannatissimi ficcanaso!!

Neanche avesse annunciato un imminente matrimonio!

-Ciao, tu devi essere Draco Malfoy. Io sono Will. – sentì dire dal diabolico essere che proclamava al mondo di essere suo fratello.

Suo fratello?

Che il mondo si prepari a piangere la sua dipartita. Sissignore. Non la passerà liscia.

-Sì.Ciao.

La voce di Draco!

Non traboccava di entusiasmo.

Bella, pensa in fretta, pensa Bella…avanti…pensa.

Più facile a dirsi che a farsi.

Come poteva, dalla cucina, arrivare alle scale senza farsi vedere?

Un bel problema.

Poteva sempre tentare uno scatto e, più veloce della luce, intrufolarsi nell’anticamera che dava sulle scale.

Smaterializzarsi?

Non se ne parlava proprio.

Il tempo stringeva e Bella sapeva che era questione di pochi attimi prima della catastrofe.

-Edgar Bothwell, piacere di conoscerti, ragazzo – tuonò il vocione di suo padre.

Piacere di conoscerti…ragazzo?! Ossantomerlino. Pa’! Ma come ti vengono?

Bella non udì la risposta di Draco, soffocata dai gridolini di sua madre che era volata fuori dal forno e dalla cucina in men che non si dica.

-Drrrrraaaaaaco!!!!!!

Ma perché non poteva avere una madre normale? Composta, aggraziata, sulle sue.

No, sua madre era …una che i babbani avrebbero potuto definire ‘figlia delle fogl-’…no… ‘dei fiori’. Una generazione di maghi altolocati che viaggiavano controcorrente. Quelli che avevano picchettato il Ministero dopo le leggi restrittive sul matrimonio tra purosangue e babbani. Quando in babbanologia aveva trovato quella definizione gli si era subito affacciata alla mente l’immagine della cara, vecchia Sophia.

Certo, donna pratica, energica, ma…come dire…un po’ tocca?

Ecco da chi aveva preso!

Udì la risata di suo padre. ‘OhOhOh!’

Ma cos’avranno da ridere?

Bella era ormai in preda al panico.

Meglio non pensarci.

Spiò dal suo nascondiglio.

In quel momento Draco le dava le spalle.

Era la sua occasione, ma non sapeva quanto sarebbe potuta durare.

O la va o la spacca.

Contò fino a… uno! e si lanciò letteralmente dalla cucina all’anticamera e in men che non si dica si trovò fuori portata dalle iridi d’argento del Serpeverde, giusto in tempo per sentire:

-Beeeella!Tesoro! Dove ti sei cacciata? Mah! Era qui un momento fa!

Eh beh, ceeerto mamma. Per te sarò sempre uno splendore, ma col cavolo che mi faccio vedere da Draco Malfoy in queste condizioni.

Salì le scale a tre a tre e si chiuse in camera.

Doveva sbrigarsi. Non poteva lasciare quel povero ragazzo nelle grinfie del ‘trio’ ancora per molto. Rischiava di vederlo scappare a gambe levate per non tornare mai più.

Si buttò sotto la doccia, dimenticandosi anche di togliere il reggiseno. Per la fretta si rovesciò addosso una quantità spropositata di bagnoschiuma alla vaniglia firmato ‘nonna’, che rischiò anche di accecarla. Con gli occhi arrossati si precipitò a svuotare l’armadio, in cerca di qualche vestito decente che non fosse l’usuale mise indossata a scuola. Un incantesimo asciugante le servì per dare una forma decente ai capelli, che poi raccolse in una coda alta. Si stava giusto mettendo un filo di trucco quando udì dietro di sé qualcuno tossicchiare per attirare la sua attenzione.

-Ehm-ehm.

Col cuore in gola, si voltò di scatto, per vedere suo fratello appoggiato allo stipite della porta, le braccia conserte e un’espressione che la diceva lunga sulla gioia perversa che provava in quel momento. Preoccupante, a dirla tutta. Che avessero dei secondi fini le sue macchinazioni? Bella gli puntò contro il famoso dito indice assassino e sentenziò, minacciosa:

-Me la pagherai. Altro che idolo delle folle. Nessuno si immagina quale oscuro demone si cela dietro la tua facciata di bravo ragazzo di buona famiglia. Ohssemelapagherai!

-Sì, sì, tu metti in conto.- rispose lui, ridacchiando e sedendosi con nochalance sul letto della sorella, spostando la montagna di vestiti che lei ci aveva buttato sopra, analizzandoli.

-Bells, ma che roba è questa? Ti vesti come il cugino Bob.

-E tu ti vesti come un becchino.

-Io non seguo la moda. Io la faccio.

-Ma per favore.

Lo fissò per qualche secondo attraverso lo specchio, cercando di catalizzare in un unico flusso tutta l’energia negativa che aveva in corpo, poi un pensiero, tanto improvviso quanto terrificante, parve attraversarle la mente, mummificandola con il burrocacao in una mano e la cipria nell’altra.

-Ma non l’avrai mica lasciato giù solo con mamma e papà, vero?

 

***

 

-Un’altra tartina, tesoro?

Tesoro.

Era la quarta volta che lo chiamava ‘tesoro’.

No, tesoro, grazie, tesoro, non la voglio un’altra tartina. Tesoro.

Si trovava in quella casa da poco meno di venti minuti e avrebbe già voluto commettere due omicidi. Ma far fuori due Auror non era una propriamente una mossa saggia. Sua madre non ne sarebbe stata affatto contenta.

Il fratello bello e dannato s’era volatilizzato. (Cosa ci trovassero poi schiere di streghe in quello lì, dovevano ancora spiegarglielo… con quella notizia, però, avrebbe fatto morire tutti d’invidia. Pansy per prima).

Comunque, dove diavolo s’era cacciata B.B.? Aveva intenzione di lasciarlo nelle grinfie di quei due pazzi ancora per molto? Una congiura ordita alle sue spalle? Forse l’aveva offesa in qualche modo. E quella era la sua perversa vendetta. Un’altra paranoia femminile?

Le donne rimanevano un mistero.

Ma lui si sarebbe fatto forza. Avrebbe sopportato con stoico coraggio.

Non per niente, aveva accettato di recarsi a casa Bothwell a pranzare per un unico motivo.

E non se ne sarebbe andato senza aver centrato l’obiettivo che si era prefisso.

L’invito di B.B. gli aveva lasciato chiaramente intendere che erano arrivati infine al ‘dunque’.

Molto bene, aveva pensato estasiato, era ora di arrivare a questo ‘dunque’.

Non c’era nemmeno la più remota possibilità che si fosse sbagliato.

La metafora era stata ovvia. E l’aveva paralizzato sul posto almeno per due minuti buoni, prima di sentire l’urgente necessità di ritirarsi nelle sue stanze.

Un’abitudine, quella, che lo stava rendendo incapace di qualsiasi autonomia.

Dov’era finito il suo autocontrollo? La sua freddezza?

E il biglietto era stato ancor più ovvio. L’aveva letto e riletto.

Mossa astuta da parte di B.B. Non se lo sarebbe aspettato da lei.

Tutti quei riferimenti…beh.

Più chiari di così si diventa trasparenti.

Insomma. Era pur sempre fatto di carne e sangue anche lui. E certe necessità non potevano essere ignorate troppo a lungo.

Andavano bene le romanticherie, certo.

Le ‘coccole’, come le chiamava lei. I ‘contentini’ come li definiva lui.

Ma dopo i baci appassionati, che li lasciavano rossi come due gamberi, completamente senza fiato e coi capelli arruffati…le mani che correvano ovunque, insinuandosi sopra i vestiti, sotto i vestiti e in ogni luogo...gli agguati dietro alle colonne nei corridoi…i grattini durante lo studio…gli sguardi infuocati…rimaneva, con il passare del tempo, un senso di insoddisfazione crescente.

E per ‘crescente’, intendeva dire proprio ‘crescente’.

La cara B.B. scatenava in lui una libido che non riusciva veramente a spiegarsi.

Blaise ormai lo dava per spacciato.

Diceva che anni e anni di astinenza (diciassette per la precisione) l’avevano ‘retrocesso’ a uno stadio primitivo.

In sostanza, a detta dei suoi amici, si era rimbecillito.

Draco aveva sempre tenuto in gran conto il giudizio degli altri.

Era pure arrivato a tentare di autoconvincersi di essere un manipolatore eccezionale, che B.B. fosse solo un diversivo, un intrattenimento.

‘Posso fermarmi quando voglio’ aveva detto altezzoso.

‘Sono in grado di scaricarla quando più mi aggrada’ aveva ribadito tronfio.

Ma la sua voce interiore aveva sempre tentato di dissuaderlo dal compiere atti autolesionisti e gli aveva suggerito di non fare mosse avventate.

La crisi di gelosia pre-natalizia gli aveva aperto un po’ gli occhi. Giusto un po’.

Un secondo e la sua parte razionale e pensante si era Smaterializzata. Puf!

All’insaputa di Bella, la rissa con Roberts si era protratta anche oltre il semplice tafferuglio nel cortile della scuola. Non lo sopportava.

Non sopportava nessuno di quella cerchia, a dirla tutta.

Ma odiare Mcblady e i suoi quattro amichetti odiosi (Colin sono-orrendo-e-me-ne-vanto e Adam ci-provo-ma-non-me-ne-va-bene-una, in testa) perché si erano convinti di poter tiranneggiare Hogwarts al posto dei Serpeverde era un conto. E su quel fronte, le cose avevano già cominciato a cambiare. Blaise l’aveva presa molto sul serio tutta quella faccenda della supremazia. Non che a lui non importasse, beninteso. Persino dare fastidio a Potter e ai suoi amici sfigati era tornato un passatempo divertente. Quando Bella non era fra gli amici ‘sfigati’, ovviamente. Ci aveva provato, una volta sola, alla presenza di lei. Ma il piagnisteo della tapina gli era risuonato nelle orecchie come un eco fastidioso per almeno mezz’ora, causandogli un mal di testa infernale.

Roberts non era che uno in più.

Ma aveva commesso l’errore di alzare la zampa e di fare i suoi bisognini su un albero già marchiato.

Da Draco Malfoy.

Che doveva far la guardia a quell’albero.

Questione di principio.

Un improvviso rumore di passi dietro di lui lo riportò alla realtà.

-Stellina! Finalmente! Cominciavamo tutti a chiederci dove fossi finita!

Già, B.B., cominciavamo a chiederci dove foss-

Il pensiero di Draco non arrivò alla sua conclusione.

-Ciao, Dr…ehm…Dra…ehm…ciao!

Bella si era buttata  sul divano, sedendosi di fianco a lui, le gote arrossate dalla corsa, dall’imbarazzo, o chissà che altro.

La scollatura a V della maglia lasciava intravedere la catenina che lui gli aveva regalato per Natale, ma della preparazione di Bella, gli abiti inusuali, la coda, il trucco…, Draco non notò praticamente nulla.

L’unico particolare che riuscì a registrare fu l’ondata spropositata di profumo che aleggiava attorno a B.B.

Ne fu travolto.

La sua mente andò in black-out per qualche secondo, tanto da non accorgersi che la famigliola si era spostata in sala da pranzo. Fu richiamato nel mondo dei vivi proprio da Bella, ormai sulla porta del salotto, intenta a guardarlo, stranita da quel silenzio.

-Draco?

Draco Malfoy tornò in sé, riacquistando tutte le sue facoltà mentali.

-Sì?

-Beh…

-Ragazzi, forza, che si fredda! – giunse il richiamo di Sophia.

-Che c’è? Non hai fame? – gli chiese premurosa e leggermente preoccupata B.B.

-Oh, no. No, no. Ho una fame da lupi, B.B.

Rassicurata, lei gli sorrise, prima di voltarsi per fargli strada in sala da pranzo.

Lui la osservò camminare oltre la porta, e inclinò leggermente il capo, pensieroso.

Un ghigno si fece strada sulle sue labbra.

-E tu non sai quanta, piccola B.B., tu non sai quanta –mormorò, prima di seguirla.

 

 

***

 

Una piccola nota per dire a The Fly e a Carmilla1324: notato niente di strano in questo chapter? Ogni promessa è debito!! Sono cattiva, lo so.

Bacioni!!

Tess

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Prime volte ***


Capitolo un po' 'sperimentale'...buona lettura!

Besos!!

Tess^^

 

 

 

Capitolo 21

Prime volte

 

Ore di agonia.

Tremenda agonia.

Davvero.

Merlino.

Merlino santissimo.

 

 

Cibo?

Ottimo.

Compagnia?

Da ricovero immediato al reparto psichiatrico del S.Mungo.

Certo.

Ricovero immediato, senza possibilità di appello.

 

 

E la pazza della madre che a momenti manda a fuoco la casa perché ‘tesoro, non mi so mai regolare con la potenza dell’Incendio quando si tratta delle frittelle di zucca flambè’?

Uno spettacolo che si sarebbe perso volentieri.

In quanto la pazza sedeva proprio di fianco a lui.

E ogni due per tre gli aveva rovesciato addosso un bicchiere di vino, o uno d’acqua oppure uno di succo al mirtillo della zia Peggy che ‘sai tesoro, ormai ha i suoi 120 anni suonati, ogni tanto parte a cercar mirtilli e sparisce per giorni’.

Bene.

Che rimanesse anche dispersa, la zia Peggy.

Insieme ai suoi mirtilli.

Non ne avrebbe sentito la mancanza, lui.

 

 

E quello squinternato del padre?

Secondo Draco doveva avere dei seri problemi di personalità.

Non seri, serissimi.

Non gli era ancora chiaro se fosse un genio o un totale imbecille.

Senza contare che scoppiava a ridere ogni cinque minuti.

Ma così, senza che ce ne fosse motivo.

OH.OH.OH.OHOHOH.OH

A parte l’intento di far morire il giovane Malfoy di infarto.

 

 

L’ombroso e tetro fratello era l’incognita più grande. Con quell’aria da bello e dannato che si portava appresso, e con quegli occhi truccati (perché era matita nera, quella. Non occhiaie. Era matita nera. Punto.) se ne stava di fronte a lui, a osservarlo.

No, a osservarlo attentamente.

No, no.

Ad analizzarlo.

No, no, no.

A vivisezionarlo.

Certo, come una cavia da tagliuzzare e utilizzare in qualche pozione.

Lo sapeva bene, lui, qual era lo sguardo di un pozionista all’opera.

Freddo e calcolatore.

 

 

Ma il momento peggiore in assoluto, quello che realmente aveva rischiato di mandare in ferie il suo self-control - Adieu! Hasta la vista! Goodbye! -  era stato quando in tavola era arrivato il dessert.

Ebbene sì.

Il dessert.

Certo, potevano mancare i cannoncini alla crema in tavola??

No. Ovvio che no.

Una congiura contro di lui.

Ma Draco Malfoy non avrebbe ceduto.

E avrebbe messo in conto anche quello alla cara B.B.

 

 

Perché, per concludere il giro della tavola rotonda, arriviamo a Bella, seduta di fianco a Draco. La ragazza non aveva perso occasione di sfiorarlo.

Era tutto calcolato.

Non potevano essere coincidenze.

Prima la mano. Poi la gamba, sotto al tavolo. Poi il piede. Poi di nuovo la gamba. Poi i capelli, quando si era alzata per aiutare a spegnere l’incendio in tavola. Poi la spalla, quando era tornata a sedersi.

Gesti così casuali che, non fosse stato per l’arguzia di Draco, sarebbero passati inosservati.

Ma quelle erano provocazioni.

E la sfida finale era arrivata da un cannoncino, stretto tra i denti di Bella, accarezzato dalle labbra di Bella.

E la crema del cannoncino?

Quella in eccedenza?

Leccata via da Bella.

Draco aveva nascosto un gemito, fingendo un attacco di tosse.

Finendo per strozzarsi veramente.

Niente cannoncini per lui, grazie.

 

 

Ma ora, grazie al cielo, era tutto finito.

Il peggio era passato.

 

 

Genitori partiti.

Meta: parenti lontani.

Saluti: una stretta di mano col padre, accompagnata dalla solita risata, un abbraccio da parte della madre, corredato da un ‘Tesoro, passa a trovarci ancora’.

Certo, contaci.

 

 

Fratello volatilizzato.

Meta: incognita.

Saluti: pacca sulla spalla. Ghigno. ‘Ciao, cognatino’. Occhiolino.

Il cervello di Draco aveva accuratamente evitato di registrare tutto ciò che aveva seguito la pacca sulla spalla.

 

 

 

Silenzio.

La casa era finalmente vuota.

E loro due eran soli.

Bella, seduta sulla poltrona di fronte alla sua, con l’enorme gatto MoMo sdraiato in grembo, ricambiava il suo sguardo, intensamente.

-Mi ha fatto piacere che tu sia venuto oggi.

-Mmm.

-Mi hai stupito.

Silenzio assorto.

-B.B?

-Che c’è?

-Fammi strada.

Pausa.

-Per dove?

Sbuffo irritato.

-Lo sai.

Mano ferma a mezz’aria.

-No che non lo so.

-Non fare la finta tonta con me, signorina!

-Draco, ascolta. È da quando sei arrivato che ti comporti in modo strano, mi vuoi spiegare che sta succedendo?!

-B.B., ti prego, basta! Sto per esplodere – implorò lui.

-Draco, ma che-

-Non puoi lanciarmi tutti quei segnali ambigui e poi ritrattare! Al punto a cui siamo arrivati non ti permetto di ritrattare!!

-Ma ritrattare che?? Si può sapere?

-Avanti, non fare l’ingenua con me.

Bella continuava a guardarlo con un’espressione beota.

-B.B., non sono così stupido! E se mi hai provocato in questa maniera senza avere intenzioni serie, sappi che non te la perdonerò!! Non te la caverai questa volta.

Detto questo, si alzò di scatto, avvicinandosi.

Prese MoMo in braccio e lo lanciò sul tappeto, ignorando le sue proteste miagolate.

Bella fece per alzarsi a sua volta, ma lui la spinse indietro con la mano.

Senza pensarci due volte, le si mise sopra a cavalcioni, costringendola ad appoggiare la testa allo schienale per guardarlo dritto in faccia.

Le piazzò le mani da parti opposte della testa e si avvicinò pericolosamente. Senza interrompere il contatto visivo con lei, cominciò a baciarle la guancia.

-Andiamo B.B., fosse stato solo per il tipo di pasticcini, mi sarei dato del represso e tutto sarebbe finito lì.

-D-d…represso? Tipo di pasticcini??

-Cannoncini alla crema e tortine alla vaniglia!!! Non ti dicono niente?!

-Eh?

-Ma quante volte devo dirtelo che nella mia mente ormai c’è radicato questo insano collegamento??? Tu sei la mia torta alla vaniglia, B.B!!! E non far finta di non saperlo!

-Ma…oh santo, le tortine. Tu hai visto le tortine e hai pensato a me? Ma Draco, che c’entra?? E i cannonci-oh!! I cannoncini…Ahahah!! Ma dai!!! Tu SEI un represso!!!

Draco, reprimendo l’impulso di strozzare la ragazza che stava ghignandosela di tutta quella situazione,  infilò nervosamente una mano in tasca ed estrasse un bigliettino tutto stropicciato, sventolandoglielo sotto al naso.

-Non fare la santarellina con me! – esclamò, concedendosi un sorrisetto vittorioso alla vista di Bella che, improvvisamente la smetteva di ridere.

-Che c’è scritto su quel biglietto?

-Lo sai.

-No che non lo so!

Era un bluff. Draco ne era convinto, però si preparò a declamare il contenuto del biglietto, schiarendosi la voce.

-“Caro Draco, spero che tu gradisca questo dolce pensiero. Certo che, se tu venissi a pranzo da me, diciamo domani, potremmo goderci insieme questo ben di Dio. Ti va? Potrebbero esserci degli sviluppi interessanti…Ti prego, dì di sì. Mi manchi un sacco, non vedo l’ora che tu sia qui. Tua, Bella”.

Beh, poteva andarmi peggio, pensò Bella, tirando un sospiro di sollievo.

-Guarda che non è come pensi.

-Cosa?

-Non è così incriminatorio quel biglietto!!

-Oh, sì che lo è! In codice, ma lo è!!

-Sei un represso!! Un maniaco!!

-Non sono un maniaco! Ma ho le mie esigenze!

-Draco?

-Che c’è?

-Ti senti un cannoncino, piccolo Draco??- sussurrò maliziosamente lei, prima di sghignazzare senza pudore.

-Io non mi sento un cannoncino!!! – si spazientì lui. –Devo spiegartelo con un disegnino, B.B.?? E a pranzo, che leccavi quella-quella…quella dannata crema davanti al mio naso!! L’hai fatto apposta!! Tu—tu….tu, piccola insolente!!!

-Tu sei un malizioso!!! E un perverso!!! Non ti si può neanche mangiare un cannoncino davanti che subito vai a pensare a me là sotto che ti lec-…ecco, sì, insomma!!!

Bella si zittì e Draco rimase silenzioso per qualche istante.

Con un’espressione seria e concentrata, in netto contrasto con il siparietto appena svoltosi, disse:

-B.B.?

-Draco?

Lui le tese la mano, che tremava un po’, forse per l’imbarazzo.

-Io voglio fare l’amore con te, Bella. Qui, ora.

Lei arrossì, ma non distolse lo sguardo dal viso di Draco.

-E tu?

Chiese, un po’ meno sicuro di sé.

-Tu mi vuoi?

Lei finalmente annuì, allungando la mano e stringendo quella che Draco gli aveva teso.

Lui la tirò verso di lui, fino a fare aderire i loro corpi e, senza tanti complimenti, abbassò il capo e la baciò.

Non un bacio gentile, ma prepotente, pieno di desiderio.

La lingua di Draco si fece largo tra le labbra di Bella, costringendola ad assecondare i suoi movimenti, poi, con un gemito, si allontanò quel tanto da poterla guardare negli occhi e le sussurrò, per la seconda volta:

-Fammi strada.

Lei gli strinse la per mano e cominciò a trascinarlo su per le scale, verso camera sua.

 

 

 

La camera in questione era un assoluto disastro, ma i due ragazzi non ci fecero molto caso. Bella buttò per terra tutti i vestiti che erano ammucchiati sul letto e poi corse a chiudere la porta dietro Draco.

-Non si sa mai – mormorò con un mezzo sorriso, iniziando poi a torcersi le mani, già sudate.

Si voltò verso di lui e gli andò incontro.

-Draco, io non l’ho mai…sì, insomma, io sono…ecco…

-Sono il primo?- le suggerì lui, brusco.

Ma solo per l’imbarazzo.

La tensione.

-Sì. E tu?

-Cosa?

-Tu l’hai già fatto?

Lui ci pensò un istante e poi decise di essere sincero.

-No…no. No, anche per me è la prima volta.

-Bene.

Lui aggrottò le sopracciglia.

-Come sarebbe a dire ‘bene’??

-Bene. Sono contenta che tu non l’abbia fatto con nessun’altra. – cominciò a dire lei veloce, in modo pratico, togliendosi la maglia e rimanendo in reggiseno di fronte a lui.

-B.B.?

-Forza! Sei ancora lì?- esclamò poi, spingendolo verso il letto, sedendosi sopra di lui a cavalcioni e iniziando a slacciargli la camicia.

Le dita le tremavano visibilmente.

Lui le bloccò le mani.

-B.B. Se qui parliamo di farlo il prima possibile, il primato spetta a me. Datti una calmata.- le disse, ribaltando la situazione.

-Okay.

-Okay.

 

 

Poche parole sussurrate.

Qualche gemito.

Mani che accarezzano e labbra che sfiorano parti del corpo mai violate.

Un po’ di goffo imbarazzo.

Un po’ di paura.

Certo.

Un tocco diverso e un’emozione forte.

Un lieve dolore, forse.

Ma nulla di tragico.

Un piacere intenso.

Nuovo.

 

 

...

-Allora?

-Allora che? Non vorrai mica un voto, spero.

-No. Quello lo so già.

-Ma dai?

-Già.

-E sarebbe?

-Il massimo, come sempre.

-Esagerato.

-…

-…

-Beh? Allora?

-Allora che, Draco? È stata la prima volta per tutti e due. Che ti aspettavi? Fuoco e fiamme?

-Io ho fatto fuoco e fiamme, B.B. – la stuzzicò, pizzicandole il fianco.

-Sì, una bestia, un drago! Piantala!

-Certo, un drago.

Risolino.

-Che hai?

-Beh, miglioreremo.

-Oh, sì. Ci puoi scommettere.

-Ci saranno un sacco di occasioni.

-Molte, moltissime occasioni. Milioni di occasioni.

-Esagerato.

-…

-…

-Però è stato bello.

-Già.

 

Bella si annotò mentalmente che forse, per quella volta, Will non sarebbe stato punito.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Scommetti? ***


Capitolo 22

Scommetti?

 

Sabato pomeriggio.

Una tragedia annunciata.

 

Cheppalle.

 

Un fischio decretò la fine di tutto.

-WOOAAAAA!!!!!

-Non è possibile!!!

-Ci è mancato tanto così!

-Non è giusto!

-Evvai!!

-Ha barato!! L’ha fatto apposta!!

-Bugiardo!!

-Bastardi!

-Puzzoni!

Nel clamore generale, una voce annunciò:

-INCREDIBILE MA VERO, SIGNORE E SIGNORI! INSEGNANTI E STUDENTI! GIOVANI - E MENO GIOVANI - MAGHI E STREGHE DI HOGWARTS!!!! DOPO QUESTA ESTENUANTE PARTITA, RICCA DI COLPI DI SCENA, DI FALLI E DI ESPULSIONI, PER UN SOFFIO, E DICO, PER UN SOFFIO,  CORVONERO BATTE SERPEVERDE!!!

Boato dagli spalti nero-blu.

Silenzio di tomba dalle zone verde-argento. Gli striscioni erano spariti in men che non si dica. In quella zona le facce da funerale si sprecavano.

Bella si lasciò cadere pesantemente a sedere.

Tutta la tribuna Grifondoro – tranne lei - stava festeggiando alla grande, manco avessero vinto loro.

Non andava bene per niente.

Draco non l’avrebbe sicuramente digerita presto, tutta quella faccenda. Erano giorni che le faceva una testa così – certo, quando si accorgeva della sua esistenza, tra un allenamento di Quidditch e l’altro – sulla partita Corvonero-Serpeverde: ‘la resa dei conti’ l’aveva chiamata, ‘la punizione con la P maiuscola’, ‘l’umiliazione con la U maiuscola’ e in un sacco di altri modi, sempre più fantasiosi.

Certo, non era colpa sua se si trovava in una squadra di brocchi: nessuno che avesse ancora capito da che parte si impugnava una scopa.

E sì che s’era impegnato per farli migliorare. Aveva speso ogni prezioso secondo del suo tempo libero – cosa che a Bella non era andata giù per niente – in campo con quei mammalucchi.

Per perdere.

Contro Roberts.

I Serpeverde avevano comunque fatto la loro bella figura, alla fine.

Draco era cento volte meglio del cercatore dei Corvonero. Era quella la sua certezza, il suo asso nella manica.

Si sapeva, dopo Potter – e lui non l’avrebbe mai ammesso – era lui il più bravo.

Non fosse stato per quel bolide…

Era davvero spuntato fuori dal nulla, a momenti gli arrivava dritto in testa.

Bella si lasciò sfuggire un gemito.

Non ci voleva assolutamente.

Era certa – certissima! – che l’avrebbe purgata lei adesso.

Di sicuro, ma non al cento per cento…di più.

Dannazione, dannazione e ultra dannazione.

 

Cheppalle.

 

La scuola era ricominciata da neanche un mese e tutto stava andando a rotoli.

Quando l’avebbe mai recuperato quel votaccio in Aritmanzia? Quando??

E quando avrebbe perso il chilo che aveva messo su durante le feste?

Ma soprattutto, quando – QUANDO – avrebbe potuto sfiorare in pubblico il suo non-si-sapeva-bene-cosa Draco, senza che questo la scacciasse come una mosca fastidiosa?

Sciò sciò, le faceva con la mano.

 

Cheppalle.

 

Probabile che la Luna fosse in opposizione, oppure Marte era entrato nel suo segno, oppure, oppure…bò: anche Divinazione era un mistero.

Che angoscia.

Con il broncio, si mise a sgranocchiare un paio di noccioline.

Le era anche spuntato un brufolo sul mento.

Fantastico. Meraviglioso.

Ma che bella giornata, ma che bel periodo.

Si sentiva depressa e non sapeva nemmeno lei il perché.

L’euforia che aveva caratterizzato la prima parte di quell’anno scolastico era calata un po’ dopo Natale.

In primis Draco aveva i suoi esami a cui pensare. E ciò significava pochissimo tempo per sgambettargli attorno in cerca di attenzioni.

In ‘secondis’ le cose tra loro due non è che fossero poi ‘fiorite’.

Tutto stabile. Tutto indefinito. Tutto un macello.

‘Ma siete insieme o no?’ le chiedevano le altre ragazze la sera, in dormitorio, quando non si aveva voglia di dormire.

Ovvero, sempre.

Mmm…vediamo. Guarda, parliamone. Cosa intendi tu per ‘state insieme’?

‘Non vi vedo mai in giro a fare la coppietta felice. Si è dichiarato? Ti ha già detto che ti ama? Ohhh, Malfoy che dice ‘ti amo’ non riesco proprio a immaginarmelo’.

Ecco, brava, neanche io.

Così Bella glissava le domande rintanandosi in bagno o girandosi dall’altra parte fingendo un sonno da paura, fuorchè restarsene poi sveglia per ore, con gli occhi spalancati a fissare il buio.

Draco che l’amava. Grasse e grosse risate.

A dirla tutta nemmeno lei sapeva se Amore fosse ciò che provava - e aveva avuto un sacco di tempo per pensarci - quindi figuriamoci.

Ossessione, poi affetto, certo. Attrazione fisica, bisogno di vederlo, necessità impellente di sentire la sua voce. Sogni, sogni, sogni. Tristezza – molta, molta tristezza, e profonda, profonda - per un suo ‘no’, per un suo voltarsi dall’altra parte, per un suo decidere di ignorarla. Euforia per un suo sguardo – uno solo- durante la colazione, per un’occhiolino fatto per caso, un ammiccamento, un mezzo sorriso, una parola in più, uno sfioramento di gomito non casuale in biblioteca.

Così finiva per trascinare se stessa e il suo piumone verso la finestra.

Si appollaiava lì a fissare il cielo e il lago Nero mescolarsi con la Notte.

Una mattina l’avevano trovata mezza ibernata, con la testa appoggiata al vetro e i capelli neri tutti scarmigliati.

A Ginny era venuto un mezzo infarto.

 

Cheppalle.

 

Una folata di vento gelido le fece venir voglia di infilare tutta la testa sotto al mantello o di rintanarsi sotto alle coperte, per uscirne solo a primavera inoltrata.

Ron Weasley, dietro di lei, stava intonando un improvvisato inno, tutto dedicato alla squadra di Corvonero.

Una roba del tipo ‘Edward Roberts ti adoriam, Roberts Roberts noi ti amiam’.

Un nuovo successo. Certo, avrebbe potuto proporgli di diventare il nuovo paroliere degli Sweet Nightmares.

Ginny, forse spinta da un moto di pietà verso la sua compagna, lo riprese malamente – tra le risate, comunque:

-Ma non eri tu che settimana scorsa andavi in giro sbandierando il tuo odio per McBlady e i suoi compari?

-Ma che c’entra? E poi Mc Blady neanche fa parte della squadra! È Roberts quello che ha infilato undici volte – e dico undici! – la pluffa nella porta di quegli schifosi Serpeverde. Lui sì che è forte! Ehi, Bella! Perché non  cambmmph...

-Stai zitto!!

Sentendosi chiamata in causa, Bella si voltò svogliatamente, giusto in tempo per vedere Ginny nel tentativo di soffocare suo fratello con la sciarpa.

Ma non ci badò, presa com’era nel seguire con lo sguardo un Draco a dir poco furioso.

Ora stava nel bel mezzo del campo, a insultare Roberts, trattenuto dai suoi compagni, mentre quell’altro gli ghignava in faccia.

Bella non provò nulla di particolare nel vedere quella scena, perlatro non nuova.

Niente indignazione, niente rabbia, niente di niente.

 

Cheppalle.

 

Quando le squadre si furono ritirate negli spogliatoi, il pubblico cominciò ad abbandonare gli spalti, ancora parlottando chi della parata di quello, chi della virata dell’altro e quasi tutti su ‘Malfoy avrebbe afferrato il boccino, non fosse stato per quel bolide pazzesco!’.

Già.

Non fosse stato per quel bolide.

Che la sfiga sia con noi.

Bella rimase a gironzolare attorno al campo per un po’, poi, dato che nessun biondo Serpeverde si decideva a uscire dagli spogliatoi, si diresse sconsolata verso il castello, controllando a intervalli regolari dietro di sé.

 

Cheppalle.

 

Si fermò accanto alle scale nell’atrio, contando i quadri appesi alle pareti per ingannare il tempo, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno alle dita della mano.

Alla fine, schiacciata da un peso ancora non ben definibile e con un presentimento poco felice, si tirò stancamente su per le scale, verso il dormitorio, ansiosa di infilarsi sotto alle coperte, in attesa di scendere a cena.

-Uff. Cheppalle.

 

Ciò che Bella non sapeva – e che non poteva sapere – era che Draco era l’unico a trovarsi ancora negli spogliatoi.

Seduto su una panca, a fissarsi i piedi.

Ancora semi-interdetto.

Prima della partita era accaduto un fatto, per così dire, curioso.

Una scommessa, a dirla tutta.

Una scommessa tra Draco Malfoy e Edward Roberts.

Una scommessa come tante.

‘Ma sì’ si era detto. ‘Non mi batterà mai’.

Si sa, troppa sicurezza e troppo orgoglio, spingono a commettere errori non facilmente rimediabili.

Una parola tira l’altra.

E due mani si erano strette.

Un patto sancito.

Un patto idiota.

Poi i Corvonero li avevano battuti.

Roberts aveva vinto.

E adesso, per tre interi giorni, tre interi e lunghissimi giorni, quello schifoso avrebbe avuto campo libero con B.B.

Senza che lui potesse intervenire in nessun modo.

Non era tanto il timore che Bella potesse cedere alle avances del Corvonero, a preoccuparlo.

O meglio. Gli dava un sacco fastidio, ma…

Bè, se l’era cercata.

E adesso doveva starsene zitto e guardare quell’altro deficiente che ci provava con la sua ragazza.

Che ultimamente si comportava in modo strano, tra l’altro.

Comunque.

Ciò che veramente lo preoccupava era…meglio non pensarci.

Si.era.giocato.B.B.

Se Bella fosse venuta a conoscenza della scommessa, sarebbero stati guai, grossi guai.

-Oohh. Sono morto – gemette.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Slytherin's heart ***


Ciao!!

Scusatemi veramente.

So che i capitoli arrivano a singhiozzo, ma tra le scadenze della tesi e il lavoro, gli ultimi mesi sono stati realmente un delirio. Roba da passare le giornate sul pc, anche fino alle 2.00 di notte. Angoscia.

Adesso posso respirare un po’ e quindi ho scritto questo nuovo capitolo di Bella; insieme a Carmilla1324 ho pubblicato una shottina Draco/Harry (30 seconds to love) e ho in programma altre shots, già iniziate.

Con calma, arriverò a fare tutto…

Speriamo ^__^.

Rubo ancora poche righe per ringraziare tutte le deliziose personcine che seguono la ff e che hanno commentato gli ultimi capitoli!!!

Grazie mille e un beso a todos!!

Buona lettura…capitolo un po’ strano, premetto.

Tess

 

 

 

Capitolo 23

Slytherin’s heart

 

Ho un piano.

E un piano equivale sempre a un inizio. È una gran bella cosa, no?

 

-Buon piano ergo buon inizio.

-Eh?

-Niente Pansy, niente.

 

Già.

Niente di più semplice, niente di più logico.

Certo.

La mia mente ha lavorato febbrilmente, dopo il Quidditch. Non s’è fermata un millesimo di secondo. Non che di solito non lo faccia, ma stavolta è una situazione particolarmente delicata.

Non voglio rogne di nessun tipo.

E a proposito: partita pessima, anzi, SCHIFOSAMENTE pessima…un evento che gli annali sportivi di Hogwarts dovranno dimenticare al più presto.

Comunque.

Tornando al piano, perfetto e infallibile.

Che prevede due opzioni.

Ecco la prima.

Evitare totalmente B.B.

Una scelta precisa, che richiede poche, semplici, essenziali qualità.

Sangue freddo, innanzitutto.

E quello, non mi manca di certo. Chi ha più sangue freddo, più coraggio, più determinazione di me? Mi rispondo da solo: nessuno.

Poi ci vuole distacco.

Molto distacco.

Ma non troppo distacco.

 

-Il giusto distacco, diciamo.

-Draco, mi preoccupi.

-Ssst.

 

Pro: eviterò di assistere, io povero spettatore inerme, alle ridicole avances di Roberts. A cui B.B. non cederà mai, comunque.

È troppo presa da me.

Io sono il suo principe.

Io sono il magnifico eroe.

Spero.

Contro: l’ansia mi divorerà le budella, senza contare che B.B. si produrrà in scenate da record e un muso lungo quanto il campo da Quidditch.

 

Esiste anche la seconda opzione, che però è già stata scartata in partenza: diametralmente opposta.

Stare appiccicato a Bella, tenendola sotto stretto controllo.

“Vigilanza costante!”

Chi è che lo diceva in continuazione?

Ah sì.

Il pazzo squinternato.

Vabbè.

Mai farli incrociare, nemmeno per caso.

Ma un comportamento del genere - troppo appiccicoso, troppo faticoso - non è da me:  desterei sicuramente grandi sospetti.

Non mi ci vedo proprio a farle da guardia del corpo. Che palle.

E ciò ricondurrebbe a scenate da record e a musi lunghi.

Sono già stanco…

Che avrà Pansy da blaterare così tanto? Mmhhh. Fortuna che siamo arrivati in Sala Grande.

 

- Chi diavolo ha osato appendere quel ridicolo striscione??

- Bah, lascia perdere, Draco…i Corvonero sono degli idioti. Domani ne pesteremo qualcuno.

 

Un momento.

Dov’è Roberts?

Giuro, lo strozzerei. Ora mi avvento su di lui come un lupo mannaro.

Parla con San Potter.

E già qui ci sarebbe da intavolare una discussione.

E poi se ne sta seduto vicino a B.B. Gomito a gomito con B.B.

La cui occupazione al momento è quella di infilzare una pagnotta con la forchetta.

Con una certa cattiveria, anche.

Mi ha visto!

E  continua a infilzare la povera pagnotta.

 

-Non mi sembra molto felice di vederti, sai?

-Già, che Roberts le abbia detto qualcosa?

-Zitti!

 

D’accordo: scarto anche la prima opzione.

 

-Amico.

-Eh?

-Sai che esiste anche una terza opzione, vero?

 

Un brivido mi corre lungo la schiena.

Guardo il ragazzo che cammina alla mia destra.

Colui che dovrebbe sostenermi nei momenti difficili.

Ecco a voi Blaise, il miglior amico che si possa sperare di avere. Gli racconti il problema che ti affligge e lui si fa una grossa e grassa risata.

E dopo se ne esce pure con questa stramaledetta storia della ‘terza opzione’.

Ovvero: raccontare tutto a Bella.

Con sincerità.

Col ‘cuore in mano’.

Certo.

Sapessi dove trovarlo ‘sto cuore.

 

…flashback…

-Grifondoro, ricordi? Ti perdonerà come al solito.

-Tu non ti incazzeresti Blaise?

-Che c’entra? Io sono un ragazzo. Si sa che la psicologia femminile e quella maschile sono diverse.

-E tu, Pansy? Che ne pensi?

-Non mi interessano le tue rogne sentimentali con quella…quella…vabbè, quella là, insomma.

-Ho capito, ma TU sei una ragazza. Mi perdoneresti?

Un sorriso.

-Ma Draco, caro…

Inquietante.

-… certo che no… una cosa del genere merita tutte le maledizioni peggiori.

-Ecco!! La terza opzione non vale un fico secco!

-Però non badare a me, Draco. Io sono una Serpeverde.

…fine flashback…

 

Ormai è chiaro che i miei amici hanno un’idea tutta strana e distorta dei Grifondoro.

Ma chi l’ha detto che sono  così buoni?

Così MAGNANIMI?

Balle.

L’avete vista la McGranitt?

Comunque. Meglio non farsi prendere dal panico. Io non mi faccio MAI prendere dal panico.

 

-Quarta opzione?

-Non c’è una quarta opzione, Draco.

 

Bene.

 

-Ehi Draco! Dopo cena andiamo a ricattare un Tassorosso del quarto! Ti unisci a noi?

-No, ho altro da fare. Sarà per un’altra volta.

 

Già.

Infatti ho in programma di raccogliere tutta la dignità che mi è rimasta, di fiondarmi da Bella e di condurla in un angolo appartato, per snocciolarle poi tutta la questione.

Punto per punto.

Col ‘cuore in mano’.

Però devo trovarlo, questo cuore, prima.

Le dirò: “Guarda B.B., è successa questa cosa con Roberts. Una cosa tra ragazzi. Innanzitutto non è il caso di prendersela: la colpa è tutta sua. Lui mi ha provocato. Poche lagne.”

Si offenderà, mi insulterà…anzi, ci insulteremo - perché io non mi sottometterò mai alla sua isteria senza rispondere -, litigheremo di certo e poi mi perdonerà.

Non sa resistermi.

Non può fare altro.

Giusto?

Giusto.

 

-Draco, a che pensi?

-Fatti miei.

 

Magari mi farà un po’ penare, la tirerà per le lunghe, ma alla fine mi perdonerà.

E la natura seguirà il suo corso.

Dopodichè, basta cazzate. Per quest’anno siamo a quota massima.

Che poi.

Se non mi dovesse perdonare.

Chi se ne frega.

No?

Ho vissuto anni e anni senza sapere nemmeno che Bella Bothwell calcasse il mio stesso suolo…vivrò benissimo anche senza di lei.

Anzi, molti problemi in meno.

È petulante e fastidiosa.

È disordinata e fa un sacco di storie per tutto.

È Grifondoro.

E la sua è una famiglia strana.

Mmm.

E se poi si mette con un altro?

No.

No no.

Non davanti ai miei occhi.

Ragiona, Draco: qual è l’opzione migliore?

Uno, due, tre, uno, due…

 

- …tre….

-Eh? Draco?

-Silenzio, per la miseria! Lasciatemi ragionare in pace!

-Ma sei stato tu a parlare!!

-Che diavolo ti ridi, Blaise?!

-Terza opzione, Draco?

-Dannazione. Per forza.

-Te l’avevo detto: è la meno peggio.

-Si sta alzando.

 

Vado.

È a pochi passi da me.

Le afferro il braccio.

Lei mi guarda e mi segue senza fare storie.

Angolo buio e lontano da occhi e orecchi indiscreti.

Con il ‘cuore in mano’.

 

-Senti, B.B….

 

E snocciolo la questione.

Molto pragmatico e preciso.

Passano i minuti.

Perfetto.

Fatto.

Ora tocca a lei.

Comincerà ad urlare.

Invece no.

Mi fissa.

In silenzio.

 

-B.B…?

 

Non così. Questo non è normale.

Ha lo sguardo spento, Bella.

Non s’incazza.

Non fa niente.

Non l’avevo calcolato, non era previsto.

Dio, queglio occhi non me li merito, però.

Che fa?

Abbassa la testa, si volta e se ne va.

Si allontana.

Lentamente, senza correre.

 

-Bella?

 

Non mi risponde.

E io rimango qui come un allocco.

Seguirla non mi servirebbe a nulla, giusto?

Giusto.

Non capisco.

Mi sento come se mi stessero togliendo il terreno da sotto i piedi.

È così grave?

Sono confuso.

        

         -Bella!

 

La mia mano è  vuota.

Lo è sempre stata.

 

Già.

Il cuore è qua.

Qua, dove mi fa male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Si rimugina ***


Eccomi qua!

Dritta dritta di ritorno dall’oltretomba!

Grazie a tutti, sempre e comunque!!

Bacioni,

Tess

Capitolo 24

Si rimugina

 

Era ormai pomeriggio inoltrato: il sole era riuscito a fare capolino nel cielo e, piano piano, il grigio aveva ceduto il posto a un azzurro pallido.

Ciò nonostante era ancora pieno inverno e Bella Bothwell era una creatura particolarmente sensibile al gelo.

Non lo amava, ma non lo odiava neppure.

Solo, non sopportava il fatto di non poter stare al caldo.

Quel giorno poi, per vari ed eventuali motivi, il freddo la infastidiva enormemente…cioè, molto più del solito.

Le dita della mano destra, impegnate a stringere la piuma per prendere appunti, non ne volevano sapere di scaldarsi: sembravano essere di ghiaccio.

I piedi poi…meglio non parlarne.

Si lasciò sfuggire uno sbuffo irritato, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del professore.

Si mosse a disagio sulla sedia e si perse a fissare la schiena del compagno seduto di fronte a lei.

 

Se il suo chiodo fisso negli ultimi tempi era stato il desiderio, anzi, la necessità di sapere quanto Draco tenesse veramente a lei, bene, era stata ampiamente accontentata. E nel peggiore dei modi.

Stramaledetto vizio dei ragazzi: se non sapevano come impegnare il loro prezioso tempo, cosa facevano?

Scommettevano.

Ecco a voi la moda del momento. Li faceva sentire grandi, virili, potenti.

Ma di solito ti giochi dei soldi…nel caso più innocente dei dolciumi; in alcuni casi vuoi solo umiliare il tuo rivale: gli fai fare i tuoi compiti, lo costringi a ingerire pozioni repellenti, lo spingi ad azioni assurde in pubblico…

MA NON TI GIOCHI LA RAGAZZA.

O almeno, non te la giochi se tieni a lei.

Ovvio che se per te la poveretta di turno è solo un peso, un gioco, un passatempo, bè, allora te la giochi più che volentieri.

Maledetto Malfoy dal cuore piccolo come un fagiolo e dall’ego grande come l’intero universo.

 

Ripensò alla giornata trascorsa: una tortura.

Roberts aveva continuamente cercato di attirare la sua attenzione, soprattutto durante la pausa dell’ora di pranzo. Tutta quell’ostinazione Bella non la capiva proprio. Come se non si fosse resa conto che il vero obiettivo del ragazzo era colpire Draco e NON conquistare lei.

L’aveva presa per un’imbecille?

Oh, ma le avrebbe cantate anche a lui.

Rimaneva in attesa dell’occasione propizia per sfogarsi un po’.

E Draco?

Bè, non l’aveva guardato neppure una volta.

E i suoi compagni (benedetta la bontà d’animo dei Grifondoro) le avevano fatto scudo quando lui si era avvicinato per parlarle.

Bella era certa che presto sarebbe tornato di nuovo alla carica.

‘Un Malfoy non si arrende mai’.

Un’altra stupida regola che si era imposto.

Ma Draco non capiva.

Lei gliel’aveva letto negli occhi. Si era aspettato di tutto quella mattina, ma non di certo che lei gli voltasse la schiena e lo lasciasse lì, da solo, in mezzo al corridoio.

Nemmeno si era accorto, forse, che l’aveva chiamata ‘Bella’, senza ricorrere a uno dei suoi stupidi nomignoli.

E lei non si era fermata, anche se l’incertezza e la punta di panico nella voce di Draco le avevano procurato uno strano brivido lungo la schiena.

Sapeva bene lei che Draco era stato convintissimo di vincere. Non l’aveva neppure sfiorato l’idea di perdere la partita…e la scommessa con Roberts.

Noo. Blasfemia! Sacrilegio!

Perdere? Non sia mai!

E quindi?

Giochiamoci la ragazza per una stupida partita di Quidditch e per un’insana rivalità contro un avversario.

Scarabocchiò qualche parola insensata sul foglio di fronte a lei. Giusto per dare al professore l’impressione di essere attenta alla lezione.

 

E il pensiero peggiore per Bella era che se i Serpeverde avessero vinto davvero, lei di quella scommessa non sarebbe mai venuta a conoscenza.

Mai che andasse a farsi i conticini con la realtà, il gradasso.

E le aveva detto tutto con una spavalderia degna di un gran pugno in mezzo al viso: quel tanto da spezzargli l’osso del naso in mille pezzettini.

Ginny l’aveva implorata di svegliarsi e le aveva chiesto fino a quando si sarebbe abbassata ad assecondare le manie di ‘quel cretino snob’.

Ecco, a dirla tutta, cominciava a chiederselo anche lei.

 

Maledisse ancora una volta la gonna dell’uniforme scolastica, troppo corta per coprire bene le gambe. I capelli invece, lasciati astutamente sciolti sulle spalle, fungevano da barriera contro gli spifferi freddi che le arrivavano sulla schiena come pugnalate.

Bella era arrabbiata, certo.

Aveva una gran voglia di prenderlo a calci. Davvero. O di farlo prendere a calci, da qualcuno che potesse veramente fargli male.

Bella era delusa.

Di lui, certo. Ma in egual misura di se stessa. Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in quella situazione? Per ridursi a quei livelli ci voleva davvero grande impegno.

L’unica a rimetterci per i vizi, i capricci e la cocciutaggine di Draco, era sempre e inesorabilmente lei.

Sempre a corrergli dietro come un cagnolino, a esaudire ogni suo desiderio, ad annullarsi per lui.

Bella aveva un gran mal di testa.

E poi si sentiva debole.

Forse un principio di influenza. Dopo la lezione sarebbe passata in infermeria.

Troppi pensieri. Decisamente troppi pensieri.

Lezioni sempre più impegnative…voti poco più che sufficienti…compiti in grande abbondanza…Draco…

Un periodaccio, insomma.

Vedendo che gli altri stavano tirando fuori il libro, ne seguì l’esempio.

Incominciò a seguire la lettura del capitolo.

Un raggio di sole si posò sulla mano sinistra, abbandonata mollemente sul  banco. Il lieve calore la distrasse e i suoi occhi indugiarono per qualche istante sui minuscoli granelli di polvere che roteavano a mezz’aria.

Sospirò impercettibilmente, per non attirare l’attenzione dei compagni e del professore.

 

Forse quella da prendere a pugni, in fin dei conti, era proprio lei.

Sapeva dal principio chi era Draco Malfoy.

Davvero aveva creduto in qualcosa di diverso?

Davvero aveva abbassato così tanto la guardia da illudersi, anche solo per un attimo, di essere ricambiata in egual misura dal ragazzo?

E soprattutto, da quando era diventata così cieca e idiota da non riuscire ad ammettere nemmeno a se stessa di essere innamorata di lui?

Persino i sassi di Hogwarts dovevano essersene accorti.

 

Il professore la chiamò e lei fu costretta ad accantonare tutti i pensieri che le affollavano la mente.

Ci penserò domani.

 

***

Il rumore dei passi echeggiava nei lugubri corridoi, lì nei sotterranei, mentre un paio di studenti Serpeverde si dirigevano verso il loro dormitorio.

-Neanche un parola, capisci? Neanche una stramaledettissima parola! E mi ha ignorato. È da stamattina che mi ignora. Solo quegli occhi da cane bastonato e morta lì.

Al ricordo dello sguardo che Bella gli aveva rivolto quella mattina, Draco si sentì rivoltare lo stomaco sottosopra e, preso da una foga che nemmeno lui riusciva a spiegarsi, ricominciò a parlare, stavolta più in fretta, per distrarsi e cancellare quel ricordo.

-E Roberts poi, che le ronza attorno come un moscone. Lo schianto, giuro che lo schianto, io lo…

Blaise alzò gli occhi al soffitto e si fermò, voltandosi a fronteggiare l’amico.

-Qual è il problema?

-Blaise, ho bisogno di sfogarmi, quindi non mi interrompere. Non mi servono i tuoi soliti commenti, ok? Non mi interessa cosa pensi di questa storia o di Bella, voglio solo…

-No, Draco. Non hai capito. Ti ho chiesto: qual è il problema?

Gli occhi di Draco erano lame, pronte a tagliarlo in due.

-Non hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto.

-Ti sbagli, amico. Ho ascoltato, e fin troppo bene.

-E quindi? È chiaro, no?

-No, dannazione! No che non lo è!!

Blaise fece un passo in avanti e spintonò l’amico.

-Ma che diavolo! Che ti prende?

-Mi prende, Draco, che non riesco a capire dove diavolo sia finito il mio migliore amico! Da quando ti tiri tutte queste seghe mentali, eh? Cazzo, Dray. Non ti riconosco più!

-Io sono sempre io, Blaise! Dove cazzo vuoi andare a parare? – fu la volta di Draco a spintonare l’altro.

Non senza nascondere un certo nervosismo.

Blaise respirò profondamente una, due volte. Per calmarsi.

-Sei anni di Hogwarts mi hanno insegnato parecchie cose, Draco. E non parlo di scuola, amico. Parlo di te.

Draco non rispose, in attesa che l’altro continuasse.

-Sarò più esplicito. Il Draco Malfoy che conosco non ha bisogno di chiedere consigli. Fa quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. Il Draco che conosco io se ne frega altamente di ciò che ha promesso a uno come Roberts! Se Draco non vuole che Roberts si avvicini a Bella Bothwell, lo maledice, lo affattura, lo minaccia, lo prende a scarpate nel culo, se necessario, ma non lo fa avvicinare a Bella Bothwell! Draco Malfoy non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, cazzo! Non ti sei mai inchinato nemmeno a Potter, dico io! Il Draco che conosco io se ne FREGA di ciò che dice la gente. E alla fine, se il Draco Malfoy che dico IO vuole Bella Bothwell, cazzo, se la prende!!! E tanti saluti a chi si mette in mezzo! Chiaro il concetto, amico?

Blaise prese fiato e si allontanò da Draco: una statua di sale che, improvvisamente, aggrottò le sopracciglia pensieroso.

Fece un passo, due.

Si fermò di nuovo e chinò la testa.

Rimase in silenzio per qualche istante, poi, le sue spalle furono scosse da un tremito.

Poi da un altro.

E un altro ancora.

Draco Malfoy stava ridendo. Come non faceva più da un pezzo.

Era vero. Era tutto vero.

Era giunto il momento di tornare ad essere se stesso. Diavolo...ma dove era stato per tutto quel tempo? Ci era voluta la sfuriata di Blaise per farglielo capire.

Smise di ridere, raddrizzò le spalle e si diresse velocemente verso il dormitorio.

Entrò e, passando di fianco a Blaise, gli diede una pacca sulla spalla.

Blaise valutò per un attimo lo sguardo deciso di Draco, l’espressione del viso e il ghigno disegnato sulle sue labbra.

Bè, forse il suo sfogo era valso a qualcosa, in fin dei conti.

-Bentornato, amico!

Draco Malfoy gli rivolse un cenno di saluto, prima di chiudersi la porta di camera sua alle spalle.

Doveva riposare.

L’indomani sarebbe stata una giornata interessante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** Il Triangolo...no ***


Bene.

Eccomi qua! Per farmi perdonare l’ennesima infinita assenza ho scritto un capitolo lunghino.

 

In cui Bella continua la sua nuova vita da zombie dichiarato.

In cui conosciamo un po’ meglio Edward Roberts.

In cui Draco prende di petto la situazione, facendo il piccolo primo passo. Anche se quello più difficile lo aspetta di certo ‘domani’. ^__-

 

Buona lettura!!

A presto e grazie a todos!

 

Tess

 

 

Capitolo 25

Il Triangolo…no

 

LEI.

Tic tac tic tac.

Alle 5.36 si svegliò e prese coscienza di sé e di ciò che le stava attorno.

Era ancora buio. La lieve luce che filtrava dalle finestre, segno che stava albeggiando, rendeva le sagome appena accennate.

E l’unico rumore che si sentiva era quello delle lancette della sveglia che, sul comodino, continuavano a spostarsi regolari, segnando il trascorrere del tempo.

Alle 5.37 si voltò dall’altra parte, tornando a sonnecchiare.

 

Tic tac tic tac.

Alle 6.38, in un flash, ricordò brutte cose e fu costretta ad aprire gli occhi, impastati di sonno.

Brutte, brutte cose.

Tirò un sospiro di sollievo e si tranquillizzò, convinta di aver avuto un incubo.  

 

Tic tac tic tac.

Alle 6.39 realizzò di non aver avuto affatto un incubo.

Rigirandosi nel letto, sbuffando impercettibilmente, cominciò a pianificare una maniera convincente per saltare le lezioni.

 

Tic tac tic tac.

Alle 7.20 ancora rimuginava. E si rigirava.

E rimuginava, rigirandosi.

Alle 7.21 si tirò su a sedere.

Alle 7.23 si infilò le pantofole, ormai decisa ad alzarsi e affrontare la giornata orrenda che le si prospettava.

 

Tic tac tic tac.

Alle 7.30 ancora non si era decisa a staccare il fondoschiena dal morbido materasso.

Le costava una fatica enorme.

L’idea di dover trascorrere la giornata a scappare da Roberts, a scappare da Draco, a scappare dalla situazione in cui si trovava, a scappare da tutti quelli che le chiedevano aggiornamenti, la faceva sentire stanca morta ancor prima di aver imboccato le scale del dormitorio.

Ed era solo il secondo giorno di quella tortura.

Benone.

 

Tic tac tic tac.

Driiiiin.

Alle 7.35 si infilò in bagno e ne emerse un quarto d’ora dopo, con le occhiaie più belle che si fossero mai viste. Di un colorito violaceo in tinta con la moda del momento.

Si vestì velocemente, in modo da scendere da sola in Sala Grande.

Sperò vivamente che la giornata finisse in fretta, che nessuno la assillasse di domande e che le cose non peggiorassero.

 

Anche se, peggio di così…

 

Davvero. Non se lo sapeva spiegare.

Lo stato di catalessi e di depressione in cui era caduta. Più che altro si sentiva debole e fiacca. Non aveva voglia di impegnarsi, di lottare, né di fare alcunché potesse causarle fatica e stanchezza.

 

Non aveva fame.

E ciò non era normale.

 

Lei, che aveva sempre schermito e – metaforicamente parlando - guardato dall’alto in basso, tutti coloro che proclamavano la forza distruttrice dei sentimenti, ora si trovava infognata in quella situazione.

Io? Ridurmi così per uno che non mi merita? Mai!

Parole incoscienti e dettate dall’ingenuità.

Ed era bastato poco.

Molto poco.

Forse solo lo sgretolamento delle illusioni che aveva creato attorno a quella storia. O la consapevolezza che, forse, da una cotta per l’ideale di un ragazzo, era passata ad amare un ragazzo in carne e ossa.

Uno che poteva ferirla. Ferirla bene, a fondo. Anche con una parola. O con un’offesa. O con la mancanza di rispetto. Per lei e per i suoi sentimenti.

Draco non se ne rendeva conto. Non ancora, almeno.

Aveva potere illimitato su di lei. Anche adesso. Sarebbe bastata qualche parola messa lì bene e lei si sarebbe sciolta come neve al sole. Sarebbe corsa verso di lui scodinzolando.

Ma lui non l’aveva capito.

Per lui era ancora tutto un gioco.

Bella, trascinandosi giù per le scale, sperò con tutta se stessa che capisse molto in fretta.

Altrimenti sarebbe stato troppo tardi per rimediare.

 

LUI.

Quando Blaise mise piede nella Sala Comune di Serpeverde, quella mattina, capì subito che qualcosa di grosso ribolliva nel calderone.

Per così dire.

Draco se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona preferita: le gambe accavallate, la divisa impeccabile, perfetta, il cipiglio severo e arrogante, le mani diafane appoggiate mollemente sui braccioli.

In bella vista il grosso anello d’argento della casata Malfoy.

Di fronte a lui, schierati come tanti soldatini, i giocatori della squadra di Quidditch: dal portiere all’ultimo dei battitori, passando per i cacciatori.

Tiger e Goyle, a braccia conserte, spalleggiavano il loro capo, uno a destra e uno a sinistra, imponenti come due gorilla. Dal cervello piccolo, ma dall’aspetto poco rassicurante.

Più a lato, appoggiati alle pareti, gli irriducibili del settimo anno, quelli che da mesi attendevano in silenzio un minimo segnale della ‘rinsavita’ di Draco Malfoy.

-Sembra una cosa seria… - bisbigliò Pansy, facendolo sobbalzare.

Gli era giunta alle spalle in silenzio, cogliendolo di sorpresa.

Blaise le rivolse un cenno impercettibile, un gesto che poteva significare tutto e niente.

Insieme si unirono al gruppo di Serpeverde assiepati attorno alla poltrona di Draco e, come tutti gli altri, tesero le orecchie per sentire ciò che aveva da dire ai compagni di squadra.

I suoi occhi si posavano alternativamente su uno e poi sull’altro, sfidandoli silenziosamente a contraddire le sue parole.

Ma nessuno pareva intenzionato a farlo.

Non quel giorno.

Piano piano la Sala si andava riempiendo, e gli studenti dei primi anni, curiosi, si fermavano ad ascoltare e a osservare i più grandi, quelli del quinto, del sesto, del settimo anno. Tutti convinti dalle parole di Malfoy. Che, forse ispirato da qualche sogno avuto durante la notte, stava seduto su quella poltrona di pelle nera, come fosse un trono, a dettare le sue regole.

Pacato, deciso. Con un tono che non ammetteva repliche.

Si stava togliendo qualche sassolino dalla scarpa.

Stava mettendo i puntini sulle i.

Stava tracciando limiti e ridefinendo posizioni.

Stava dicendo a chiare lettere: “La mia parola è legge qua dentro”, e nessuno si sarebbe mosso per protestare: era giusto così.

Qualcuno annuiva.

I più giovani sembravano perplessi, riguardo a quel cambiamento repentino.

Ai ragazzi del settimo, invece, brillavano gli occhi.

Blaise pensò che, volenti o nolenti, dopo tutto quello che era successo, tutti sapevano che Draco, con tutti i suoi pregi e difetti – alcuni dei quali più che evidenti –, era e restava il loro leader assoluto.

Al diavolo la guerra e al diavolo tutto il mondo esterno.

Hogwarts era tutta un’altra cosa.

Diamine, pensò con trepidazione, sembra quasi di essere tornati ai vecchi tempi.

E sorrise soddisfatto.

Un po’, in fondo in fondo, era anche merito suo.

 

 

L’ALTRO.

Fino al terzo anno era vissuto nell’ombra.

Un ragazzino basso e cicciottello, con gli occhiali dalle lenti spesse e la vocina stridula.

Il bersaglio ideale per gli stronzetti di Hogwarts.

Una preda troppo succulenta per il Serpeverde D.O.C.

E certo.

Ne aveva subite di angherie. Da lui e dalla sua banda di scagnozzi.

Aveva da sempre provato un’immensa gratitudine per il Cappello Parlante, che aveva scelto per lui Corvonero. Fosse finito a Tassorosso o, ancor peggio, a Grifondoro, non sarebbe sopravvissuto per raccontarlo.

Il quarto anno l’aveva visto letteralmente ‘sbocciare’. Via gli occhiali e i chili di troppo.

Merito della crescita e dello sport. Rimaneva solo un po’ di goffaggine, data la sproporzione tra altezza e corporatura. La nota positiva era che in quel periodo Draco Malfoy, completamente preso dal Torneo Tremaghi e dallo sfottere Potter, augurandogli il peggiore dei destini, si era dimenticato di torturarlo come faceva i primi anni.

Il quinto anno l’aveva designato come uno dei migliori giocatori della sua squadra di Quidditch.

E di Draco Malfoy nessuna traccia sul suo cammino. Troppo impegnato a fare il lecchino della Umbridge, troppo impegnato a odiare Potter. Viaggiavano ormai su binari paralleli e distanti.

 

Il suo successo era giunto al sesto anno.

Il ragazzino impaurito e impacciato delle prime classi se ne era definitivamente andato, lasciando il posto a Edward ‘Ed’ Roberts, attraente, affascinante, sicuro di sé, atleta perfetto, studente quasi modello.

Si era quasi scordato dell’esistenza di Draco Malfoy, una presenza ai margini della sua vita.

L’inizio del settimo anno aveva decretato la caduta e lo sgretolamento dei Serpeverde.

Draco Malfoy sembrava essere andato in letargo, come un vero serpente.  E con lui fuori gioco, la sua Casa era andata allo sbaraglio.

Edward Roberts non approvava l’atteggiamento di alcuni suoi compagni, che si erano dati alla pazza gioia, emulando in tutto e per tutto gli atteggiamenti da sempre classificati come ‘Serpeverde’: scorrettezze, angherie di ogni tipo, bullismo. Lui se ne teneva fuori, per la maggior parte del tempo.

Ma quando si era presentata l’opportunità di denigrare Draco Malfoy, non si era mai tirato indietro. Non aveva dimenticato il tormento dei primi anni di scuola.

Poi, all’improvviso, ecco spuntare questa ragazza, una Grifondoro del sesto anno, a difendere il bastardo. A difenderlo a spada tratta. Inconcepibile.

Dopo tutto quello che Malfoy aveva fatto passare a lui e a tanti altri studenti, non si meritava di essere difeso.

Non si meritava di essere accudito, seguito, coccolato, viziato e IDOLATRATO in quella maniera. Da nessuno. Non da una Grifondoro. Men che meno da una come Bella Bothwell. Una ragazza acqua e sapone, genuina, buona come lei.

Edward Roberts non era innamorato di Bella.

Era solo invidioso e arrabbiato.

Perché Draco Malfoy non si meritava niente.

 

Così erano arrivati a scommettere. E lui aveva vinto, facendo leva sull’arroganza e la presunzione di Draco. Quella poteva essere la sua occasione per tormentarlo: la sua rivincita.

Ma le cose non stavano andando come aveva progettato: Bella ignorava sia lui che Draco e sembrava spenta, depressa. Ed Roberts provava dispiacere per averla ferita. Ma se quella era l’unica maniera per allontanarla da Malfoy, allora il gioco valeva la candela. Lui agiva anche per il bene della ragazza, nonostante lei non lo capisse.

Ecco perché, anche per tutto il secondo giorno della scommessa, aveva pressato Bella da vicino. Senza risultato.

 

Quella sera, però, dopo gli allenamenti di Quidditch, Ed Roberts ricevette una sgradita sorpresa.

Dalla porta degli spogliatoi, sbucò improvvisamente un nutrito gruppo di studenti.

Non ci mise molto a classificarli come Serpeverde.

Anche perché in testa a tutti loro marciava un ragazzo alto, dal pallido volto appuntito, i capelli lisci, tanto biondi da sembrare bianchi, e dall’espressione altezzosa.

A pochi passi di distanza da lui, Draco Malfoy si fermò a fissarlo, uno strano ghigno dipinto sulle labbra sottili e, per una frazione di secondo soltanto, Edward Roberts fu convinto di essere tornato indietro negli anni.

I gorilla Serpeverde circondarono immediatamente il gruppetto Corvonero, isolando Roberts dai suoi compagni.

-Roberts – esordì Malfoy con disgusto, assottigliando gli occhi – sì, ora mi ricordo di te. Non sapevo come ti chiamassi allora, ma ora ho capito chi sei. Hai fatto parecchi allenamenti eh? Per smaltire tutta quella ciccia, intendo.

-Che diavolo vuoi, Malfoy? Abbiamo da fare qui. Siamo tutti stanchi. Non vi è bastata la batosta dell’altro giorno? – lo aggredì l’altro, facendo un passo avanti. Ma Goyle e Tiger furono pronti a bloccarlo, uno da una parte e l’altro dall’altra.

-Non alzerei tanto la cresta, fossi in te. Comunque, voglio che tu tenga le tue sporche manacce lontano dalle mie cose, Super-Cicciolo. – sibilò Draco, a pochi centimetri dal volto furioso di Edward.

-Non osare chiamarmi mai più così! – esplose.

Malfoy fece finta di non averlo sentito.

-Tu stai lontano dalle mie cose, Super-Cicciolo, e io non ti chiamerò più così. Anzi, farò proprio finta che tu non esista.

-Abbiamo fatto una scommessa, Malfoy. E tu hai perso. Quindi non devi intrometterti.

Draco, con l’espressione più innocente che gli riuscì, finse di cadere dalle nuvole.

Un borbottio si alzò dagli altri Corvonero presenti nello spogliatoio.

-Scommessa?Mmm…io non ricordo nessuna scommessa, Roberts.

Edward lo guardò con tanto d’occhi. Sembrava pure sincero, il bastardo.

-Non fare l’idiota, Malfoy! Hai promesso!

Goyle gli torse dolorosamente il braccio.

-Ohhh. Tsk tsk. Roberts, non ci siamo.

-Malfoy!

-Noi non abbiamo fatto nessuna scommessa.

-Cosa?! Certo che l’abbiamo fatta! Negli spogliatoi! Prima della partita!

-Negli spogliatoi? Mmm. Ragazzi, voi ve la ricordate questa scommessa?

-No, capitano.

-No.

-No.

-Nemmeno io.

Nessuno. Guarda un po’ che strano.

Roberts passò in rassegna tutti i Serpeverde.

Draco lo stava fissando, invece, e pareva parecchio divertito.

-Vedi, Roberts? I miei compagni non se la ricordano questa scommessa. Te la sarai sognata.

-I tuoi magari no, Malfoy, ma i miei se la ricordano eccome!

-Certo che ce la ricordia-!Ouch! – tentò di dire un Corvonero magrolino e dal naso lungo. Fu messo a tacere da un pugno nello stomaco ben assestato. Qualcun altro tentò di ribellarsi, ma venne subito zittito. E non tanto piacevolmente.

-Davvero, Roberts? Davvero se la ricordano? – chiese serafico Draco, guardandosi intorno, come se non fosse successo nulla. Godendosi le facce impaurite che lo attorniavano.

-Oppure stai cercando un modo per salvarti la pellaccia, eh? Perché io, onestamente, Roberts, questa scommessa non la ricordo proprio. E, bè, se non la ricordo io, vuol dire che chi afferma il contrario sta raccontando palle. Su di me. E, sai, amico, io non tollero che si raccontino palle su di me. Come non tollero che qualcuno tocchi le mie cose.

Edward stava ribollendo di rabbia. Si guardò alle spalle. I suoi, messi con le spalle al muro dai Serpeverde, non sembravano tanto convinti di volerla ricordare quella scommessa.

Affrontare Malfoy, solo e in letargo, era una cosa.

Affrontare Malfoy, spalleggiato da tutti i Serpeverde, era un altro paio di maniche.

Non ne valeva la pena.

-Che diavolo vuoi che faccia, Malfoy? Finiamola qui e subito.

-Ma come, Roberts? Mi togli davvero tutto il divertimento? - Draco sembrava realmente dispiaciuto come un bambino, ma si vedeva che in realtà stava gongolando. Poi, cambiando repentinamente espressione, gli si avvicinò ancor di più.

-Stai lontano da Bella, Roberts. Non so che strani pensieri affollino la mente bacata che ti ritrovi, ma lei mi appartiene.

-Lo capirà che sei un verme dentro e fuori.

Draco sorrise.

-Ti rode, vero?

Sghignazzò.

-Oh, Roberts, Roberts…ma lei sa già chi sono. Davvero non l’hai capito? È così difficile per te da accettare? Lei mi vuole così come sono – continuò con la sua voce strascicata, tutto d’un tratto assorto.

Aggrottando le sopracciglia, decretò:

– Lei mi accetta così.

Il perché una come Bella si fosse incaponita per uno come lui, non era chiaro nemmeno a Draco. Ma quelli erano misteri insondabili.

Intanto, durante tutta la giornata trascorsa, Bella aveva continuato a evitarlo come la peste. Con quella faccia da funerale che lo metteva in agitazione e non lo faceva dormire bene.

Era ora di darci un taglio.

Tornò a concentrarsi sul ragazzo che gli stava di fronte.

Serio come non mai, ribadì:

-Stai lontano da lei, Roberts. È l’unica cosa che puoi fare, se vuoi mantenere le ossa intatte. Non me ne frega niente del resto, fai quello che vuoi. Ma non ti azzardare ancora a metterti tra me e lei.

Respirò profondamente, prima di sorridere ancora.

-Non esiste nessuna scommessa, a quanto pare. E ciò mi autorizza a scagliarti addosso tutti i malefici che conosco, se tocchi ancora la mia ragazza.

E detto questo, Draco Malfoy fece la sua uscita trionfale dagli spogliatoi, con il mantello che svolazzava dietro di lui.

 

Si sentiva sollevato e, una volta fuori, respirò a pieni polmoni l’aria gelida.

Il primo passo era stato fatto.

-Sei stato grande, capo!

-Già!

Tutti entusiasti per quella retata, i suoi compagni.

-E adesso? Adesso che si fa? – chiese Tiger, trepidante.

Ma Draco non rispose.

Si limitò ad alzare lo sguardo, tentando di individuare, tra le innumerevoli torri illuminate di Hogwarts, quella dei Grifondoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** Hic et nunc ***


Eccomi di nuovo!!!

Ho aspettato il tempo giusto (piove, piove…), l’ispirazione giusta ed ecco il risultato, che a me piace.

Un ringraziamento e un bacione a tutti voi, oh carissimi, che avete la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti!

Buona lettura!!

Tess

 

Capitolo 26

Hic et nunc

 

La prospettiva che il terzo giorno della scommessa stesse per volgere al termine, fu la sola cosa che impedì a Bella di chiudersi nel bagno delle ragazze e gareggiare con Mirtilla Malcontenta per il pianto più disperato e il viso più pallido.

Non che questo pensiero l’avesse risparmiata da una notte insonne, né da ore di lezioni noiosissime spedite direttamente nel dimenticatoio.

Ad ogni modo Roberts non si era nemmeno avvicinato e di Draco nessuna traccia, fino a quel momento.

Halleluja.

Anche e soprattutto perché Bella aveva accuratamente e astutamente evitato ogni possibile incontro con lui.

In ordine aveva, per inciso: saltato la colazione – cosa di cui il suo stomaco si era sonoramente lamentato per ore, girato alla larga dalle aule di Trasfigurazione e Erbologia – le lezioni di Draco previste per quella mattina, saltato addirittura anche l’amato pranzo – facendosi tenere da parte e poi recapitare qualcosa sottobanco da Ginny.

Eccola lì, ora, durante la pausa pomeridiana, rintanata nella Torre Grifondoro –quando si dice il coraggio…- a buttar giù un boccone dopo l’altro, accoccolata ai piedi del letto, con le gambe ripiegate sotto di sé e lo sguardo fisso sulle goccioline di pioggia, che, scivolando in basso, disegnavano tante piccole scìe sul vetro della finestra.

Non pensava a niente in particolare, Bella, e non faceva altro che sospirare, sentendosi schiacciare da uno strano peso, piazzato a metà dello sterno, che non andava né su né giù.

Era stata pure infettata dalla sindrome ‘della lacrima facile’. Una parola sbagliata, un commento poco gentile, la vista di Draco in lontananza e giù che si aprivano i rubinetti.

Ginny le aveva chiaramente fatto intendere che era ora di finirla, altrimenti ci avrebbe pensato lei a buttar giù Malfoy dalla Torre di Astronomia.

E anche Roberts, se necessario.

E Bella li avrebbe seguiti a ruota, se non si fosse decisa a uscire dallo stato catatonico in cui si ostinava a ‘sopravvivere’.

Fu circa a metà del suo lauto pasto che la porta della camera si aprì talmente di scatto da farle rischiare un soffocamento da cibo, l’ennesimo andato a vuoto, seguito da alcuni passi frettolosi sul tappeto che copriva il pavimento della stanza.

Bella si costrinse a non prestare la minima attenzione alla scocciatrice di turno.

Voleva restare da sola.

Non voleva dare spiegazioni. Sostanzialmente, non ne aveva di valide.

Così rimase tranquilla in silenzio, facendo finta di niente, con la speranza che la nuova arrivata non le facesse troppe domande e se ne andasse in fretta.

Lasciandola sola.

Ron Weasley l’aveva ormai bollata come ‘matta da legare quella lì, te lo dico io’.

Qualcun altro, a tavola, la guardava con un misto di curiosità e compassione. Sentiva bisbigliare al suo passaggio.

Che fastidio.

Nessuno, a parte pochissime persone fidate, sapeva dell’umiliazione subita, della ‘scommessa’. Quei pochi si ostinavano a dirle che Malfoy andava reciso come un ramo morto. Che era meglio così.

Non si capacitavano della calma di Bella, soprattutto. Si sarebbero aspettati fuoco e scintille da parte sua. Ginny aveva addirittura sperato che fosse la volta buona per vederla rinsavire e mandare Draco al diavolo.

Non capivano.

Neppure lei si capiva bene, a dirla tutta.

Sta di fatto che, di tutte le alternative possibili, quella di mandare Draco al diavolo era di sicuro l’ultima.

Assolutamente. Da. Scartare.

Ma era la soluzione più ovvia.

Solo l’idea, però, la mandava letteralmente in panico.

Si sentiva masochista.

E pure questo la faceva star male. Non voleva essere masochista.

Ma era masochista.

Non voleva farsi trattare come un giocattolo.

Ma si faceva trattare come tale.

Trangugiando una gran sorsata d’acqua, si maledisse ancora una volta.

Maledisse la sua debolezza, la sua dipendenza da Draco, la sua non capacità di reagire in un momento tanto critico.

E, cosa da non sottovalutare, Bella aveva paura.

Si faceva schifo da quanto aveva paura.

Ecco perché evitava Draco: perché sapeva come sarebbe finita. Tutto lì.

A lui non fregava granchè di tutta quella storia. E se Bella si fosse dimostrata troppo lagnosa o fastidiosa, era sicurissima che lui avrebbe perso anche quel minimo interesse che provava nei suoi confronti.

Quindi cosa fare?

Starsene nascosta come un topo di fogna. Ecco.

Risolto tutto? Neanche per idea.

Aveva anche accarezzato l’idea di far ingelosire Draco, cedendo alle avances di Roberts.

Ma quel piano presentava molte falle.

In primo luogo, dopo una scommessa del genere, Bella dubitava che Draco potesse essere veramente geloso di lei.

Magari infastidito per aver perso, quello sì. D’altronde non faceva altro che ripeterlo, no?

Non voleva fare la figura dello zimbello. Odiava letteralmente perdere. Essere umiliato lo faceva infuriare.

Però umiliare gli altri, quello sì, invece, che andava bene.

Era la vocetta irritata dentro di lei che le dava quei suggerimenti di poco aiuto.

Bella non poteva permettersi di infuriarsi. Lasciarsi vincere dalla rabbia avrebbe significato solo due cose, strettamente legate: litigare con Draco, ergo perdere Draco.

Seconda cosa. Fare la smorfiosa con Roberts l’avrebbe fatta star male.

Non voleva altri ragazzi. Diamine. Era così difficile da capire?

Intendiamoci.

Se le loro strade, la sua e quella di Draco, non si fossero mai materialmente incontrate, lui sarebbe rimasto solo un sogno.

Un sogno irrealizzato, un ricordo serbato gelosamente e legato agli anni di scuola.

Malfoy sarebbe stato, nel futuro, la fonte del suo sospirare di nostalgia ripensando a Hogwarts.

Bella aveva già programmato tutto. La vita va avanti, dicono.

Ma era successo il patatrac.

Ora sapeva bene cosa significava guardarlo negli occhi, accarezzargli i capelli, baciarlo, averlo tutto per lei.

Bè, quasi tutto.

Il cuore, quello le mancava, per esempio.

Trasportata da queste riflessioni, Bella addentò ferocemente un pezzo di pane.

Non le fregava nulla del dopo-Hogwarts, al momento.

Una volta immersa nella vita vera, se ne sarebbe fatta una ragione. Ognuno per la sua strada. Mica avrebbe implorato Draco di sposarla e stare per sempre con lei, finchè morte non ci separi. Lei non implorava. Faceva cazzate e poi se ne pentiva.

Non scherziamo.

Nemmeno Bella Bothwell arrivava a tal punto.

MA.

Al momento calcavano ancora entrambi il suolo di Hogwarts.

E B.B. voleva stare con Draco.

Fino alla fine dell’anno, almeno.

Fino al momento in cui, con il suo mantello nero svolazzante e l’aria altezzosa se ne fosse andato definitivamente, con il diploma sottobraccio.

Lasciandola sola a leccarsi le ferite e a fargli ciao-ciao con la manina.

Che rottura. Ma mica poteva evitare Draco fino a giugno, no?

Senza contare che tra un paio di settimane sarebbero dovuti andare al concerto di Will.

Che rogna assoluta.

Prese a pugni il tappeto sotto di lei.

Cosa fare? Cosa fare?

-Che palle – sbuffò irritata, prima di addentare nuovamente il panino.

-Complimenti.

Bella si dimenticò di masticare, mentre il suo cuore perdeva un battito chissà dove.

Panico.

-Allora è questo ciò che fai? Il ratto che mangia di soppiatto?

Una risatina soffocata per la rima non voluta raggelò definitivamente Bella.

Pietrificata.

Zero ossigeno nei polmoni.

Salivazione annullata.

-Cazzo – squittì, odiandosi per il tono della voce.

-Complimenti di nuovo. Questa volta per la finezza.

Non aveva il coraggio di voltarsi. Non ce l’aveva proprio. Aveva le allucinazioni sonore? Di sicuro. Guardò sospettosa il panino che teneva in mano. Un tiro mancino di Ginny? Una pozione tra le fette di roastbeef?

Udì un paio di passi attutiti dal morbido tappeto e avvertì un movimento sul materasso del letto. Qualcuno ci si era sdraiato sopra.

Okay. Non erano allucinazioni sonore.

E fin qui.

Sentì qualcosa sfiorarle i capelli e chiuse gli occhi, trattenendo il respiro.

La sindrome della lacrima facile era in agguato, pronta a balzarle addosso.

 Non era pronta. Nel modo più assoluto.

La cosa che le stava toccando i capelli, anzi no, le cose – ce n’erano due-  calde che le stavano toccando i capelli, erano scese piano piano fino a catturarle le guance e poi il mento.

Softly, softly.

Piano piano.

Il soffio di un respiro vicino all’orecchio causò contemporaneamente due reazioni: un brivido lungo la schiena e lo scattare nella sua testolina dell’allarme rosso di pericolo.

Un allarme che avrebbe dovuto metterla in guardia, farle capire che era giunto il momento di muoversi. Ma lei non lo fece.

Non ancora.

-Bella.

Poi bastò il suono di quella voce che pronunciava il suo nome per farla scattare. Con un mugolio di protesta e il respiro affannato, si liberò dalle cose che l’avevano imprigionata e, a gattoni, si allontanò il più velocemente possibile dal suo letto, rannicchiandosi sotto alla finestra.

Pessima, pessima figura. Ma non riusciva a controllarsi.

Non le interessava capire né perché, né come, ma Draco era lì.

Draco!

Hic et nunc.Qui e ora.

-Vattene – riuscì a soffiare.

-No.

-Vattene. Vai via, vai via!

-No, no, no!

Se solo l’avesse guardato, se soltanto avesse incrociato i suoi occhi…

Poteva permetterselo, per un secondo.

Lui era lì, a un passo da lei, inginocchiato di fronte a lei.

E Bella cedette all’impulso di guardarlo in viso.

I capelli, gli occhi. Tutto perfetto. Troppo.

-Cavolo…

Un paio di respiri. Sniff sniff e la diga cedette.

Bella sapeva che avrebbe dovuto smetterla subito, sapeva che Draco avrebbe finito per provare pietà per lei e se ne sarebbe andato.

-Dannazione, dannazione. È tutto più difficile del…tieni, tieni…- Draco le stava porgendo un fazzoletto, imbarazzato al limite del possibile.

Bella afferrò il fazzoletto e lo usò per nascondere il viso, tutto rosso e sfigurato dal pianto isterico.

Lo usò anche per soffiarci sonoramente il naso.

Passò qualche minuto, il silenzio li avvolse e lei ne approfittò per darsi un contegno.

Bè, per quanto possibile, almeno.

-Come hai fatto?

-A fare che? – chiese lui, sorpreso…cauto. In attesa di un possibile nuovo cedimento.

-A venire qui, no? – sbottò lei, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

Il tono lamentoso mise Draco in allarme. Non era capace di assistere a scene di quel tipo. Una gli era bastata e avanzata…lo mettevano a disagio.

-Ci sono questioni più importanti da discutere al momento, ti pare?- l’impazienza e l’imbarazzo l’avevano portato a usare un tono seccato.

Troppo, forse, perché lei lo guardò con tanto d’occhi e il labbro tremulo.

-No! Smettila di guardarmi così! – sbottò. E, con somma sorpresa della ragazza, si alzò di scatto, allontanandosi da lei e tornando a sedersi sul letto, fissandola più arcigno di quanto non volesse.

L’irritazione e la frustrazione di Bella, aumentate a dismisura dall’irruzione di Draco nella sua intimità, stavano spingendo per venire allo scoperto.

-No! TU smettila di guardarmi così! E poi, se dobbiamo finirla qua, vediamo di finirla in fretta sai?

Parlando sempre più velocemente, alzando il tono senza rendersene conto, Bella si mise prima in ginocchio e poi si levò in piedi, per guardarlo dall’alto in basso.

-Di cos-

-Non ti sopporto più! - urlò lei, interrompendolo, senza guardarlo. – Sei u-u-un arrogante e-e-e presuntuoso, maledetto Serpeverde! Tu, con tutta la tua corte di idioti al seguito! Roberts! Idiota pure lui! Cosa…vi…fa credere di poter gestire la mia vita? Io non sono di vostra proprietà!! Chi diavolo - cosa – come - avete-osato!! E tu? Tu! Anche tu e soprattutto tu! Non ci arrivi? Non ci arrivi, dannazione? Sono qua, vivo in pratica, aspettando un tuo maledetto cenno! Cazzo! U-u-un po’ di considerazione! Non mi sembra di chiedere tanto, no? A Natale fai quella cosa! Vieni a casa mia! A mangiare! Fai tutto così e poi mi—mi metti all’asta! Se ti do fastidio, basta dirlo, sai? Basta dirlo! E io mi levo dai piedi! Idiota!!

Tornò a fissarlo, in attesa che lui prendesse e se ne andasse, sbattendosi la porta alle spalle e ringraziandola per aver messo fine a quella farsa tra loro due.

-Sei una stupida, Isabella Bothwell.

Il tono della voce, così calmo, pacato e intenso di Draco la bloccò all’inizio della sequela di insulti che avrebbe dovuto - così almeno Bella si era immaginata la scena - accompagnare Draco Malfoy fuori dalla stanza e fuori dalla sua vita.

-Stupida io?

-Sì! Guarda un po’!! È questo che pensi? Che tu sia un fastidio per me?

-Mi sembra ovvio, no? – sputò lei acida.

Lui picchiettò con la mano sul materasso.

-Vieni qui, Bella.

-No. – rispose lei, accompagnando il monosillabo con un deciso movimento della testa.

C’era puzza di bruciato.

-Vieni qui, ho detto – le ordinò.

Lei si costrinse a sederglisi di fianco. Non troppo vicino, però. Ma lui non si scompose e, senza dire una parola, abbracciandola, la tirò a sé. E senza troppa gentilezza.

Poi, prendendole la testa tra le mani, la costrinse a guardarlo. Erano a pochi centimetri l’uno dall’altra.

-Sei conciata da far schifo, lo sai? – non potè trattenersi dal dire lui.

Bella stava già per tirargli un pugno nello stomaco – davvero! Stava per farlo davvero! – quando lui la baciò.

Così, senza preavviso. Con un ardore che poco si adattava alla freddezza e alla crudeltà delle parole dette poco prima.

Bella pensò, in modo poco coerente, che le labbra di Draco erano in grado di ucciderla e, un secondo dopo, di ridarle la vita. Così si aggrappò a lui con tutte le forze che aveva.

Non doveva andarsene. Non voleva che se ne andasse. Non voleva perderlo.

Stai con me.  Ti prego. Stai con me.

Lui l’allontanò di scatto, tenendole sempre il viso tra le mani, fissandola intensamente.

Si leccò le labbra, come un gatto.

-Ascoltami bene, perché non ripeterò queste parole. Io sono come sono, Bella. Posso essere un idiota. Posso essere un bastardo. Un verme dentro e fuori, come ha detto qualcuno. Posso farti soffrire. Ma so quello che voglio. E ciò che voglio sei tu.

-Io non sono un giocattolo, Draco. Posso essere un’ingenua, un’illusa, una stupida Grifondoro del sesto anno…ma non sono l’ingrediente di una pozione o un premio messo in palio in una gara di idioti. Da vincere e poi dimenticare. Da usare solo quando ti fa comodo.

-Hai sentito quello che ho detto, B.B.? Io ti voglio!

Glielo disse con una tale intensità da farle tremare le ginocchia.

Ma Bella non cedette.

Sorrise, invece, sconsolata. E capì una cosa fondamentale.

-Mi spiace Draco.

Lui la fissò senza capire, un’ombra di panico negli occhi.

-Che cosa?

-Non mi basta. – spiegò lei, allontanandosi, senza che lui opponesse resistenza.

-Cosa? Bella, perché? Non ti basta? Che diavolo significa? – sbottò lui, alzandosi a sua volta.

Lei, mordendosi il labbro inferiore, si voltò e, andandogli vicino, gli posò le mani e la guancia sul petto.

Con il dito indice – il famoso dito assassino – indicò mesta un punto ben preciso del torace di Draco, prima di staccarsi nuovamente da lui, in modo da guardarlo negli occhi.

-Questo è ciò che voglio…che vorrei…da te. Ma non credo sia possibile…quindi, sai, credo che, sì, insomma… qualunque cosa sia ciò che c’è tra  di noi…credo sia meglio finirla qui.

Per qualche secondo Bella temette di averle solo pensate quelle cose, dato che lui non le rispondeva.La guardava e basta. Poi, assottigliando gli occhi e piegando la testa di lato le disse soltanto:

-Curioso.

Curioso. L’unica cosa che sapeva dire era ‘curioso’? Bella provò l’istinto poco umano e decoroso di azzannarlo.

-Cosa è ‘curioso’??

La prese per mano e, senza dire niente, la trascinò lentamente verso il letto. Si sedette, appoggiandosi allo schienale di legno e se la fece sedere in grembo.

-Ho avuto una rivelazione pochi giorni fa. Tre giorni fa, per l’esattezza.

Bella non capiva dove stesse andando a parare, ma si decise di assecondarlo. Anche perché quella posizione le piaceva. E le piaceva anche che Draco le accarezzasse i capelli. Non la coccolava spesso.

Rarità preziose, quei momenti.

-La scommessa?

-No. Dopo la scommessa. Anzi, quando ti ho rivelato la scommessa.

-Eh?

-Tu mi hai piantato in mezzo al corridoio come un idiota.

-Sì. Te lo meritavi.

-Io non ne sono tanto sicuro. Comunque. Non è questo il punto. Il punto è che quando ti ho visto andare via, ho sentito male qui. Un male tremendo.

Posò l’indice dove l’aveva posato Bella pochi istanti prima e la guardò, assorto.

-In quel momento è stato come se qualcuno infilasse una mano qua dentro e mi strappasse via qualcosa senza pietà, B.B.

-Ci sei rimasto male? – chiese lei, con un tono vagamente esultante.

Draco alzò gli occhi al cielo.

-Secondo te?

-Questo dovrebbe cambiare qualcosa?

-Certo! Questo cambia tutto, grande genio!

-Draco, è lì che uno sente dolore, quando si tratta di sentimenti.

-Io no.

-Non dire scemenze.

-Non dico scemenze. Mai.

-Tutti hanno un cuore. Persino tu.

-Sì, ma ho scoperto di averlo soltanto tre giorni fa.

Bella assimilò quelle parole senza battere ciglio. In silenzio.

-Tu l’hai risvegliato dal torpore.

-Io?

-Già. E quindi… posso affermare in tranquillità che…bè, qualunque cosa ci sia qua dentro, è tua di diritto – concluse bruscamente Draco.

Silenzio.

-Sempre se la vuoi – aggiunse poi, con lo stesso tono.

-Non capisco.

-Come fai a non capire?

-Esprimiti meglio – Bella non era intenzionata a cedere.

-Santo Merlino! Sei una carogna! Vuoi umiliarmi!

-Non è questione di umiliazione, Draco! È questione di sincerità e chiarezza.

Si fissarono in cagnesco per qualche istante.

-Devo mettermi a piangere, per costringerti a dirlo?

-Arriveresti alla tortura?

-Certo.

-Oh, diamine, d’accordo, allora!

A sorpresa, invertì le posizioni, spingendo Bella sul materasso e sdraiandolesi praticamente sopra, bloccandole le braccia ai lati della testa.

-Tu sei la mia ragazza, Bella. Così ti considero io e così dovranno cominciare a considerarti tutti gi altri idioti di questa scuola. Non ammetto troppe libertà. Non ammetto troppe intromissioni negli affari nostri. Non so come tu abbia fatto, ma mi sei entrata nella testa e in mezzo ai polmoni-

-Nel cuore- lo corresse subito lei.

-…mmm. Nel cuore. Fa quasi senso come parola. Comunque – continuò, iniziando a baciarle una guancia – tu.mi.piaci. Troppo, perché possa fare a meno di te. Non so perché. Avrei bisogno di uno specialista per indagare a fondo in questa mia malsana ossessione.

-Quindi noi stiamo insieme.

-A quanto pare.

-Qui e ora.

-Qui e ora, sì. Dove e quando, sennò?

-Si fa per dire. Tu sei il mio ragazzo, quindi.

-Bella!

-Devo capire. Ufficialmente. Se mi chiedono: stai insieme a Malfoy? Io devo rispondere di..?

-Di sì. Ma chi te l’ha chiesto? Quel tizio del tuo anno! Non può essere che lui.Giusto? O la sorella della donnola?

-Smettila! Comunque, se ti può interessare, tutti me lo chiedono e anche tu mi piaci.

-Non poteva essere altrimenti.

-Stupido, arrogante Serpeverde!

-Ma è per questo che ti piaccio, no?

Bella ebbe improvvisamente voglia di cancellare quel ghigno insolente con un pugno. O con una testata sui denti.

Ma ci pensò su.

E nell’indecisione, lo cancellò con un bacio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** Sonnambuli ***


Gente, eccomi qua!! Vi annuncio che siamo all’inizio della fine, purtroppo ^__-.

Questo non è un periodo serenissimo per me, quindi non stupitevi e non abbattetevi se gli aggiornamenti hanno scadenze da far pietà…mi raccomando!

Rubo un angoletto per ringraziare tutti coloro che leggono questa storia e soprattutto gli storici commentatori, oltre che i nuovi: crici_82,  Karen_Love, talpy, Jessire, JiuJiu91, magnifica Malfoy, INFINITY, the fly, _ayly_, Liserc, carmilla1324, Snow :-) :-), biba, Lys, schumi95, nicodora, drakina, chichetta e tutti gli altri!!!! Grazie mille!

Buona lettura! p.s: navigando in rete ho scoperto che esiste una band punk-rock di quattordicenni (credo americani, ma non ne ho la certezza) che si chiama 'Sweetnightmare'...guarda tu i casi della vita!!^__^

Tess

 

Capitolo 27

Sonnambuli

 

Il vociare che li attorniava sembrava proprio non voler cessare.

A niente erano valse le gomitate ben assestate, né le pedate, né gli sguardi assassini.

Inutile anche il look più dark e oscuro del solito. Quasi impossibile da immaginare di per se stesso.

Già era stato costretto dalle circostanze a una compagnia che avrebbe volentieri evitato, ma in questo senso ‘il salvabile’ poteva ancora essere ‘salvato’. Infatti, una volta dentro allo stadio, ‘ognuno per fatti suoi e chi s’è visto, s’è visto’. Così era stato deciso all’unanimità.

La folla che li attorniava da vicino, invece di diradarsi, si espandeva a vista d’occhio. La coda dietro di loro sembrava aver ormai raggiunto inquietanti dimensioni chilometriche.

Toccare la bacchetta ben riposta nelle pieghe del mantello era una tentazione fortissima; estrarla e fare una strage, altrettanto.

A niente erano valse le raccomandazioni di B.B.

A lui non importava che ‘sarai obbligato a lasciarla nel guardaroba perché non si può assistere con la bacchetta e sei un maledetto cocciuto ma ti immagini il macello se tutti decidessero di mirare sui ragazzi e gridare ‘Accio’ contemporaneamente diventerebbero spezzatino vuoi rendertene conto?’.

L’avessero pure costretto a lasciarla nel guardaroba: non si sarebbe mosso da Hogwarts senza la sua bacchetta!

 

 

*Flashback*

 

-E se ci fosse un agguato lungo la strada?

-Non ci sarà nessun agguato, te lo assicuro.

-E tu come fai a saperlo?

-Lo so e basta.

-Mmm.

-Dobbiamo solo arrivare allo stadio. Non credo che da qui alla passaporta nel cortile attenteranno alla tua vita.

-Parli così perché sei una Grifondoro qualsiasi.

-E cioè?

-Bè, lo sanno tutti. Se qualcuno vuole fare fuori un Grifondoro, mica viene a cercare te. È matematicamente certo che sarà Potter la vittima predestinata.

-Ma davvero?

-Certo. Anche se per una volta potrebbero fare un’eccezione e far fuori la donnola.

-Non chiamarlo così. E se volessero far fuori un Serpeverde?

-Secondo te? Sceglierebbero il simbolo della Casa. L’esempio della perfezione. Nessun altro.

-Quindi?

-Me! Ovvio!

-E mi spieghi perché qualcuno dovrebbe far fuori un Serpeverde proprio oggi?

-La prudenza non è mai troppa, donna.

-Non osare rivolgerti a me in quel modo e non chiamarmi ‘donna’.

-Altrimenti?

-Altrimenti sarò io a farti fuori.

-Ecco, appunto. Che ti dicevo? Non si sa mai, nella vita.

 

*Fine flashback*

 

 

Ora Draco aveva la spiacevole sensazione di trovarsi nel bel mezzo di uno sciame di Folletti della Cornovaglia impazziti.

I gridolini e le risatine erano il meno. C’erano parecchie altre cose che lo sconcertavano.

Innanzitutto l’abbigliamento della gente.

Deprecabile oltre ogni limite.

E sì che B.B. l’aveva avvertito: di eleganza neanche l’ombra.

 

 

*Flashback*

 

-Draco, ehm…ma sei proprio sicuro di voler venire vestito così?

-Perché? Cosa c’è che non va? Sono un gruppo dark, no?

-Sì, bè, certo, niente da dire sul colore nero, davvero…

-E allora?

-Draco, giacca e dolcevita? Morirai di caldo.

-E quindi? Cosa consiglieresti?

-Bè, magari una maglietta o una semplice canot-

-Cosa?! Vuoi scherzare?

-In che senso?

-Innanzitutto l’aggettivo ‘semplice’ e il cognome ‘Malfoy’ vivono agli antipodi. E poi siamo a febbraio, non vorrai che mi prenda un malanno?

-Ossanto-

-Non roteare gli occhi a quella maniera, sai? E poi non mi vestirò mai come uno dei tuoi scialbi amichetti Grifondoro.

-Fai come vuoi, allora. Libero di morire bollito.

 

*Fine flashback*

 

 

Le ragazze avevano di certo dimenticato che a febbraio fa freddo. Infatti lì fuori, in coda, l’aria era leggermente gelida e pungente.

Ma loro no, non si scomponevano. Alcune erano quasi nude. E quel ‘quasi’ non le salvava dalla volgarità. Anzi, se possibile, le condannava ancora di più. E il bello era che non avevano un bel  niente da mettere in mostra. Alcune poi, erano truccate da far paura. E quelle vestite ancora peggio. Roba da voltarsi dall’altra parte e non vomitare guardando il cappello di lana variopinto della Granger. Il che era tutto dire.

E poi, davvero, alcuni accostamenti di colore quasi salvavano i maglioni dei Weasley. Quasi. Non esageriamo.

All’aprirsi di un piccolo varco in mezzo alla folla, il suo sguardo venne calamitato da un gruppo ben compatto di gente: tutte vestite nella stessa maniera, tutte con gli stessi simboli disegnati sul viso.

-E quelli chi sono? – chiese a Bella, indicandoglieli.

-Quelli chi?

-Quelli lì davanti, vestiti di blu.

-Oh! Quelli sono i Sonnambuli.

-I che??

-Oh Draco, ma non sai proprio nulla! – s’intromise Pansy, il cui obiettivo era portarsi avanti a gomitate, verso l’inizio della fila.

-I Sonnambuli sono i fans più accaniti della band! Quelli che li seguono dall’inizio e che semplicemente li adorano. I ragazzi hanno sempre un occhio di riguardo per loro. Mica si vanno a mescolare con il resto della babbanaglia.

-Dei malati di mente, insomma.

-Piantala Blaise! – il ruggito di Pansy zittì anche le ragazze appena davanti a loro, che si voltarono a fissarli, malamente, come se fino a qual momento non avessero fatto altro che ciarlare come delle oche.

-Bè? Bisogno? – le aggredì sempre Pansy, spaventandole. Quelle arrossirono e, velocemente, tornarono a badare ai fatti propri.

Ronald Weasley si trovò stranamente a simpatizzare per Zabini, così volle dargli man forte, estraendo dal cilindro un’altra domanda inutile.

-E perché blu?

-Perché i colori della band sono il blu e l’argento, ecco perché.

-E cosa si sono disegnati sulle guance?- s’intromise Neville, quasi squittendo, allo sguardo di Malfoy che lo trapassava.

-Il simbolo dei Sweet Nightmares – spiegò Bella, mostrando il ciondolo che aveva al collo. Una luna  d’argento con incastonate delle pietruzze blu che andavano a formare due rune: una a forma di saetta e l’altra a forma di croce storta. La S e la N celtiche: le iniziali, appunto di Sweet Nightmares.

-Le pietre sono?

-Topazi.

-Wow, è bellissimo! Niente a che vedere con quelli tarocchi che si vedono in giro… – esclamò Hermione, rigirandolo tra le mani.

-Dietro c’è incisa una dedica di suo fratello – spiegò Ginny, che faceva la saputella, dato che l’aveva già visto un sacco di volte.

Pansy era come ipnotizzata.

-Ma…è…è originale!!- esclamò, come se realizzasse solo in quel momento che la Grifondoro era DAVVERO la sorella del suo cantante preferito. Solo i membri della band avevano quel ciondolo. La luna era di un argento liquido particolare: cambiava forma a seconda delle vere fasi della luna. Con la luna nuova il ciondolo diventava invisibile.

Essendosi accorta che le ragazzine davanti si erano voltate a spiare Bella con interesse, Pansy fece loro capire, senza mezzi termini, che stavano esagerando.

Nessun altro era ammesso nella cerchia degli amici temporanei della sorella di Will Bothwell.

Bella notò solo in quel momento che la Serpeverde si era tinta di blu alcune ciocche dei capelli e che sottobraccio teneva un pacco regalo estremamente argento e blu.

Esattamente come Hermione, che in quel momento si era lanciata a spiegare il significato delle rune alle altre ragazze, che l’ascoltavano a bocca aperta. Serpeverde o Grifondoro, la passione a volte è in grado di unire persone che difficilmente, in altri contesti, si rivolgerebbero anche solo la parola.

-Senti, ma perché proprio ‘sonnambuli’? Non c’era niente di meglio? - polemizzò ancora Blaise.

-Bè, non è che sia stata una cosa pianificata a tavolino– spiegò Bella.

-Già.

-Voi non potete capire.

-Allora, si dà il caso che una delle canzoni più famose degli Sweets sia Draught of Living Death.

-Che per chi è una capra in Pozioni può essere tradotto in ‘Distillato della Morte Vivente’, un potentissimo filtro soporifero.

-Grazie per le delucidazioni inutili, Malfoy. Chi credi che non lo sappia ormai?

-Secondo te, Granger? Io qualche nome lo avrei.

Ron tossì astutamente, scambiando uno cenno d’intesa con l’amico Harry.

-Comunque – riprese Bella, tirando una gomitata a Draco – è successo che qualche anno fa, mio fratello, in preda a un delirio di onnipotenza durante uno dei primi concerti, abbia dedicato questa canzone a  ‘tutti i nostri sonnambuli là fuori’ e da qui…

-…da lì tutti i mentecatti hanno deciso di formare una setta con quel nome ridicolo.

-Zabini, vuoi morire? – mormorò concitato Ron, con una punta di ammirazione nascosta - Dillo subito e ci togliamo il pensiero. No, perché nel caso tu non te ne sia accorto, siamo in mezzo a loro.

-Per una volta tanto, Blaise, sono a malincuore d’accordo con Weasley. Vuoi morire? Ci penso io, se vuoi. Basta che tu offenda ancora una volta i miei Sweets – puntualizzò minacciosamente Pansy.

Delle urla improvvise interruppero il siparietto.

Avevano aperto i cancelli.

Tutti insieme fecero un passo avanti.

Draco tornò a osservare schifato la folla che li circondava, quando alcune voci attirarono la sua attenzione.

Dei ragazzi, dietro di loro, stavano commentando ad alta voce ciò che lui stesso aveva pensato sulle orde di ragazzine infoiate. Non fece in tempo a sospirare di sollievo, però. Né a ghignare compiaciuto. Né ad unirsi alla discussione.

I ragazzi avevano infatti cambiato argomento.

Si erano lanciati in sermoni di apprezzamento su Will Bothwell ‘così carino in quell’ ultima foto apparsa sulla Gazzetta, quella in paginone centrale, con i pettorali in bella vista, i pantaloni in pelle di drago e il mantello. Quella dove ti fa l’occhiolino’.

Bella, che non aveva sentito i commenti,  notò invece l’espressione di Draco.

-Tutto bene?

Lui non rispose e scosse la testa, dicendosi che forse faceva ancora in tempo a tornare indietro.

Illuso.

Tanto lo sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.

B.B. lo avrebbe ucciso sul serio.

Così, tutti insieme, fecero un altro passo avanti.

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Capitolo 28
*** Lo sapevo, io ***


Piano piano sto riallacciando i rapporti con EFP.

Alla buon’ora, direte voi.

Speriamo bene.

Sarà, ma oltre a fattori esterni (il mondo del lavoro oggi mi disgusta non poco, anche se ora si intravede un po’ di luce), dopo la lettura del settimo libro, ho avuto qualche difficolà a immaginarmi i personaggi diversamente da come li ha descritti la Rowling.

Ma ce ne faremo una ragione.

Ora, invece, vi lascio alla lettura di quello che sospetto fortemente essere il terz’ultimo chapter di Bella.

 

Alla prossima!

 

Ringrazio come sempre i fedelissimi e, in particolare coloro che hanno lasciato un segno dopo il chater 27, in ordine di apparizione:

Carmi

crici_82

magnifica Malfoy

_ayly_

SoReLLiNaMaLfoY (bis!)

Kikkina90

the fly

Liserc

 

Capitolo 28

Lo sapevo, io

 

Bastò un attimo e si trovò intrappolato in un turbine di mani e braccia e gambe e teste e voci.

Bella era di fronte a lui, anzi, per essere più chiari era diventata ormai un’appendice del suo corpo. La Torta avanzava trascinata dalla folla a qualche centimetro da terra. Un modo come un altro per evitare un incantesimo di levitazione.

Certo, può essere considerato tutto molto divertente, se ti piace essere triturato da una folla di maniaci.

Roba da pazzi.

Più si avvicinavano ai cancelli, meno aria entrava nei suoi polmoni. Era anche certo di essersi trovato a pochi centimetri dal naso di Lenticchia: una visione orrenda, che l’avrebbe accompagnato negli incubi peggiori per qualche mese.

Le grida della gente poi, minacciavano di renderlo sordo a vita.

Si sentiva accaldato, il sudore gli imperlava la fronte e non aveva alcuna libertà di movimento.

Peggio di così, solo un tête-à-tête  con una famiglia di troll.

Nella sua testa risuonava imperioso un ammonimento: ‘mai più’.

Per ritrarsi a zaffate di odori mefitici - che avrebbero potuto ucciderlo all’istante – tuffava, a intervalli regolari, il naso nella macchia d’inchiostro dei capelli di Bella. Che profumavano, indovinate un po’, di Vaniglia.

Almeno quello.

Furono indubbiamente i trenta minuti più lunghi della sua vita. Insieme all’esame di Trasfigurazione sostenuto durante i G.U.F.O del quinto anno. In un attimo riaffiorarono alla mente memorie di figuracce e umiliazioni da dimenticare.

Ma ormai erano prossimi ai cancelli, il supplizio stava per finire…un attimo ancora…un passetto alla volta…un piede pestato là…uno spintone là…

Le grate d’entrata gli ricordavano tanto quelle delle segrete nei sotterranei di casa. Che nostalgia.

Estrasse il biglietto, fortunatamente dotato di ogni tipo di incantesimo anti-deterioramento. Rifilò soddisfatto una gomitata alla gnoma che gli premeva il fianco da un bel po’, riuscendo a infilare una mano in tasca e a estrarla ancora integra, senza falangi mancanti.

Stava già pregustando l’idea di tornare a respirare ossigeno, ma…

ZAC!

Accadde tutto in un lampo.

Un momento stava dietro a Bella, quello dopo era invece stato afferrato da una forza invisibile ed estratto a forza dalla coda.

I tizi a guardia degli ingressi lo avevano ‘gentilmente’ placcato. Volevano la sua bacchetta! Accidentaccio. Tentò il tutto per tutto, ma a nulla valsero le sue minacce e le occhiate malevole. Dopo la rassicurazione che all’uscita l’avrebbe ritrovata così com’era, fu costretto a cedere il prezioso oggetto, seppur a malincuore.

Si sistemò altezzosamente il mantello, si guardò intorno e si preparò a sopportare stoicamente i ‘te l’avevo detto’ che lo avrebbero perseguitato per chissà quanto.

Ma ormai era troppo tardi.

Il danno era stato fatto: degli altri nessuna traccia.

-Porc..

Dopo un attimo di disorientamento, imprecando a mezzavoce, si tuffò nel mare argento e blu, alla ricerca di Bella.

 

 

Ron, forte della sua altezza, era riuscito ad individuare un passaggio sicuro in mezzo alla folla. Come una catena umana, si erano dunque spinti tutti in avanti ma, nel momento in cui Bella aveva allungato la mano dietro di sé, aveva afferrato solamente la pancia enorme di un tipo dalla faccia tutta brufolosa, che le aveva regalato un sorriso smagliante.

Con uno sguardo raggelante lei gli aveva calmato i bollenti spiriti. Il tipo aveva veramente creduto di aver fatto colpo.

Tutto ciò passava comunque in secondo piano, dal momento che i suoi occhi non riuscivano a captare da nessuna parte una zazzera biondo platino e un cipiglio offeso, né le sue orecchie udivano esclamazioni di disgusto o imprecazioni.

Dove s’era cacciato Draco? Ginny l’afferrò per il gomito, trascinandola via, onde evitare di bloccare il flusso di gente.

-Non c’è più!

-Cosa?

-Draco! Non c’è più!!

Ma Ginny, per nulla allarmata dalla notizia, la condusse senza alcuna pietà all’interno dello stadio, verso il palco.

Dove si era fermato? L’aveva avuto sempre dietro…giusto pochi minuti prima l’aveva sentito inveire contro qualcuno. Guarda caso.

La gente era veramente troppa...e tutti avevano fretta di piazzarsi nei posti migliori. Se almeno avesse avuto con sé la bacchetta avrebbe potuto localizz-

La bacchetta.

Certo.

La stramaledetta bacchetta che Draco non aveva voluto lasciare al castello.

La preoccupazione per lui svanì così rapidamente come era nata, trasformandosi in qualcosa di simile all’ istinto omicida.

-Te lo dico io cos’è successo! All’entrata l’han bloccato per sequestrargli la bacchetta! Ma che necessità aveva, dico io, di trascinarsela dietro? Mai che mi stia a sentire, comunque. Lui e il suo maledetto vizio di non darmi retta. Perché quello che dice Bella sono tutte scemate, vero? E allora gli sta bene! Spero che sia stato inghiottito da qualche buco nero, da qualche pozzo senza fondo. O che un troll se lo sia mangiato. Lui, la sua bacchetta e i mille maglioni che si è messo. Idiota che non è altro…Lo sapevo, io.

-L’ho sempre detto che è un idiota…- incalzò la dose Ron, solo per beccarsi una gomitata nel fianco da sua sorella.

-Ma che ho detto?!

Bella non li stava nemmeno a sentire, tanto era impegnata ad alzarsi sulla punta dei piedi per avvistare Draco. Niente.

Non che in punta di piedi Bella raggiungesse altezze vertiginose…

In compenso aveva visto Roberts, poco più in là, che la fissava in cagnesco. Alla fine ce l’aveva fatta, a recuperare i biglietti.

-Senti, Bothwell, mi sembra che Draco sia grande abbastanza per cavarsela anche da sol…oh! La scaletta! La scaletta! Là in alto!- urò a un certo punto Pansy, per nulla angosciata dall’assenza dell’amico.

-Dove? Dov’è?

-Là in alto Granger! Alza gli occhi!

-La scaletta? Cosa diamin- - stava intanto chiedendo perplesso Ron a Hermione.

-La lista delle canzoni, Ron!

E sospesa nell’aria, infatti, a chiare lettere dorate stava veramente scorrendo la scaletta dei pezzi.

-La so! La so! La so!...

-Questa, certo, non potevano non metterla…

-So pure quella…

Le ragazze erano tutte prese ad analizzare metodicamente ogni titolo, commentando ogni scelta, da vere esperte quali erano. Pansy, cautamente, si era però allontanata dalle due Grifondoro. La tregua era ancora in vigore, certo, ma senza esagerare.

I ragazzi, invece, non facevano altro che lanciarsi occhiate a metà tra il rassegnato e il condiscendente.

Anche se, a dirla tutta, cominciavano anche loro a farsi prendere dall’eccitazione. Dopo tutto, meglio passare la serata lì a divertirsi che a scuola.

Di Draco, intanto, ancora nessuna traccia.

-Lo sapevo, io. Uffa. Sapevo che non poteva andare tutto liscio. – borbottava intanto Bella a mezzavoce, tentando di cogliere un guizzo giallo tra la folla.

-Quella non l’ho mai sentita.

-Già! Deve essere nuova.

-Quale?

-L’ultima.

-Già…Bella?

-Cosa?

I suoi amici la gurdavano in attesa di una risposta.

-Che c’è?

-La canzone. Non me l’avevi detto!

-Ginny, non vi stavo ascoltando, ovviamente. Quale canzone? Cosa non ti ho detto?

-L’ultima della scaletta!

-E io come faccio a saperlo? Sarà una nuova, mica mi tiene informata su ogni verso che scrive, quello là.

-Ma questa non puoi non saperla! Eccola…là in alto, subito dopo ‘Riding the Hyppogriff with you’!

Bella, seppur controvoglia, alzò lo sguardo, giusto in tempo per leggere il titolo della canzone incriminata.

-Ma non può averlo fatto veramente…

Le lettere dorate, però, non lasciavano spazio a dubbi.

-Non può!!

Nessuno le rispose e il buonumore con cui era uscita dal castello scese ai minimi storici.

-Lo sapevo, io.- borbottò, ancora incredula.

E mentre la scaletta continuava a scorrere sospesa a mezz’aria, Bella cominciò serenamente a pianificare due morti.

 

Più o meno accidentali.

 

 

 

 

 

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Capitolo 29
*** It was a cold December... ***


Non ci crederete, ma sono ancora viva.

Completamente annientata dal lavoro, ma viva.

Questo chapter mi balla sul pc da secoli, direi che è ora di pubblicarlo.

Sono irrecuperabile.

Ma abbiate fiducia: lenta, senza scadenze, ma torno sempre.

 

Thanx again to all of you! Especially to:

pikkola_punk

cherie lily

_ayly_,

Kikkina90

the fly

carmilla1324 (yeee…un piccolo passo per me…)

crici_82

JiuJiu91

gothika85,

talpy

magnifica Malfoy

 

 

Capitolo 29

It was a cold December

e 1997 f

Un corno.

Meravigliosa serata’ un corno.

 

Bella si guardò attorno per l’ennesima volta con aria sconsolata. Quasi non si accorgeva più delle gomitate nello stomaco, tanta era grande la sua frustrazione. Prima la separazione, poi il titolo della canzone…uno schifo.

 

Un appuntamento con Draco.

La prima vera uscita ufficiale in coppia, “io e te, tu ed io”-  più qualche centinaio di persone.

E quel cretino? Sparito.

Cocciuto, stupido idiota d’un Malfoy.

E sì che l’aveva aspettata tanto quella serata. Dopo gli ultimi avvenimenti, si era talmente calata nella parte della fidanzatina, che aveva rimosso giusto due o tre cosine: gli anni perduti, le occasioni mancate, le speranze vane, i sogni infranti.

La batosta del terzo anno, ad esempio, che l’aveva vista piagnucolare una settimana intera sotto al piumone e nascosta dietro alle tende del baldacchino. Con la paura di farsi scoprire, povera e ingenua Bella, ferita da una cotta incerta e stupide fantasie da tredicenne.

Era stata prorpio un’idiota, ma tutto aveva congiurato contro di lei e non aveva colpa se il suo cervellino aveva piano piano elaborato un’idea. Non un’ideuzza qualsiasi, no, no. Una di quelle brillanti, geniali, una di quelle che ti fanno esclamare ‘o la va o la spacca!’. Miste a quel tocco di follia che ti fa camminare sul filo del rasoio: una piccola deviazione, un particolare fuori posto o, più semplicemente, il destino avverso, e tutto ti si ritorce contro.

In definitiva: ciò che era successo alla nostra Bella.

Ecco, forse quello era stato il momento della suprema delusione; il momento in cui aveva distintamente udito un crack nel petto; il momento in cui ci aveva messo una pietra sopra.

Alla speranza di conquista.

Non alla cotta.

Quella era sopravvissuta, alimentandosi delle idiozie sul Principe Azzurro e sul ‘vissero tutti felici e contenti’. Più che una pietra sopra, per quella, le sarebbe servita una pietra in testa. Dritta in fronte, lanciata alla velocità di un Bolide.

Lì, di fronte al palco di quello che doveva essere il loro primo concerto insieme, la delusione che provava la riportò indietro di qualche anno e, quasi fosse sotto l’effetto di una Giratempo, si trovò a ricordare - non senza un masochista filo di nostalgia - ogni minimo particolare di quel lontano pomeriggio di dicembre.

Un gelido e ventoso  pomeriggio di fine dicembre…

 

e 1994 f

Il vento scuoteva con forza gli alberi spogli e i loro rami danzavano, ondeggiando, tutti nella stessa direzione.

 

Prima di qua

poi di là

ancora di qua

e di nuovo di là.

 

Il fumo che si alzava comignoli delle poche case veniva catturato e disperso ancor prima di aver abbandonato i tetti, e le strade erano ricoperte di fanghiglia, pozzanghere e cumuli di neve ammassati vicino ai muri. L’aria era gelida, carica di umidità, e il cielo, invaso da minacciose nubi, non prometteva nulla di buono.

 

Con gli occhi ben piantati a terra, decisa a non inciampare né scivolare, né… - qualsiasi altra azione che avesse potuto procurarle dei lividi sul sedere - Bella si stringeva nel caldo mantello di lana, con la sciarpa tirata fin sopra il naso, paonazzo comunque per il gran freddo. La mano destra, avvolta in un guanto rosso e ben nascosta in una delle tasche, stringeva il foglio di pergamena ripiegato che, da qualche tempo a quella parte, era diventato il protagonista assoluto di tutti i  suoi pensieri.

Era ufficialmente uscita di senno.

E la parte peggiore era la seguente: da sciagurata quel era se ne rendeva perfettamente conto. Era perfettamente cosciente di star architettando la sua più grande, completa e straordinariamente umiliante figuraccia.

Ma non poteva farci assolutamente nulla.

Da parecchi giorni non riusciva a concentrarsi - non che fosse mai stata una delle sue qualità migliori: passava ore a fantasticare, rimuginare e pianificare chissà quali miracolosi e mirabolanti risvolti della sua patetica vita.

Proprio come in quel momento.

Le suole dei suoi stivaletti sull’acciottolato semi ghiacciato risultavano pericolosi quanto una bacchetta puntata in pieno petto, tanto era rischioso camminarci sopra senza prestarci troppa attenzione.

Proprio una situazione alla Bella Bothwell.

Tutta colpa del Torneo Tremaghi. Niente di meno. Anzi, a voler essere più precisi, tutta colpa del Ballo del Ceppo.

Quando qualche settimana prima, e più precisamente il 30 ottobre, erano giunte ad Hogwarts le delegazioni di studenti da Durmstrang e Beauxbatons, le uniche note positive erano state, in ordine di importanza: l’aver terminato le lezioni con mezz’ora di anticipo e il sontuoso Banchetto di Benvenuto duanate il quale si era strafogata di stracotto alla gallese (con conseguenze poco piacevoli per il suo povero stomaco, rimasto sottosopra l’intera notte a seguire).

Anche l’ultima settimana di ottobre era stata terrificante: Gazza, impazzito del tutto, l’aveva assalita più e più volte nei corridoi, a causa della sua mania di rientrare da Erbologia o dalle Guferia lorda di terra o fango (a seconda del tempo). Tutti a pulire, tutti diventati maniaci dell’ordine, compresi gli elfi domestici. Non più un granello di polvere né una ragnatela né un’armatura dalle giunture cigolanti: una tristezza infinita, insomma.

Tutti ormai non parlavano d’altro: “il Torneo di qua”, “il Torneo di là”.

A dirla tutta, a Bella del Torneo non fregava proprio nulla. Suo fratello invece, se solo non si fosse già diplomato, ci avrebbe provato, a partecipare.

L’ idiota.

Rischiare la vita per che cosa? Lo sapevano tutti che era pericolosissimo. E infatti, come aveva letto in Storia della Magia, nel 1972 pure i Presidi erano rimasti feriti dopo lo scontro con un Bailisco. Non c’era da scherzare: la gloria eterna poteva pure andare a farsi friggere.

Ma.

C’era sempre un ‘ma’. E questo ‘ma’ in particolare riguardava un discorsetto con cui la McGranitt aveva concluso una delle sue ‘interessantissime’ lezioni (durante la quale Bella aveva tentato inutilmente di trasformare un pipistrello in una farfalla, riuscendo ad ottenere solamente una specie di farfarello o pipifalla, a piacere. Una creatura a metà: buffa, ma senza uno scopo nella vita, povera).

“Si avvicina il Ballo del Ceppo e bla bla bla, opportunità di socializzare e bla bla, ballo aperto solo a quelli dal quarto anno in su bla bla…- anche se potete invitare una studentessa più giovane, se volete…”

 

BAM.

L’inizio della fine.

 

Ecco l’occasione che stava aspettando! Una situazione diversa dal solito. Cosa poteva esserci di più romantico di un ballo per riuscire là dove aveva sempre fallito? O, più precisamente, là dove non aveva mai osato arrivare?

Draco Malfoy non l’avrebbe mai invitata. Su quello, non ci pioveva. Non era nemmeno al corrente della sua esistenza.

Avrebbe sicuramente invitato la Parkinson. Certo.

E quindi? Non per questo ci avrebbe rinunciato. Potevano bastare poche cose: il vestito giusto, il sorriso giusto, il posto giusto, la situazione giusta…

Molte cose giuste, insomma. Forse troppe.

Ma no…

Calì le aveva letto la mano, pochi giorni prima: Venere era nel suo segno.

Poteva farcela: il sogno che si realizzava.

Per poco non si era messa a sghignazzare in faccia alla McGranitt.

 

Ed eccola ora, piccola e coraggiosa Bella, incurante delle gelide folate di vento, avventurarsi lungo il sentiero che da Hogsmeade portava a Hogwarts, con il tasca il biglietto che le avrebbe aperto le porte della felicità.

Ginny aveva fatto in modo che Thomas, un Corvonero del quarto anno – non uno dei ragazzi più popolari della sua Casa, anzi… -  amico di Neville, la invitasse al Ballo del Ceppo.

Era tutto scritto lì: inchiostro nero su pergamena. Un biglietto che si portava dietro da due settimane almeno: non lo abbandonava mai.

Era già il 24 di dicembre. Mancava pochissimo al Ballo del Ceppo e Bella aveva molte cose a cui pensare, mentre tornava verso Hogwarts, i capelli scompigliati dal vento, il naso paonazzo e il cuore gonfio di rosee aspettative.

 

 

Erano invece da poco passate le dieci quando, senza dire niente a nessuno, era sgusciata fuori dalla Sala Grande, dirigendosi lentamente verso la Torre dei Grifondoro, gli occhi bassi e il cuore pesante.

Poche ore avevano cambiato tutto.

Tutto.

Bella Bothwell se ne tornava da dove era venuta.

Tanto, chi si sarebbe accorto della sua assenza?

 

La Sala Comune era deserta e molto silenziosa.

Sovrappensiero, si era fermata sulle scale che portavano al dormitorio delle ragazze, a fissare la neve che cadeva lenta a ricoprire tutto quanto, fuori dalle finestrelle. Il vento si era placato. Si sentiva vuota, senza scopo né una meta.

Un po’ come un farfarello.

O una pipifalla.

A piacere.

Con quei pensieri che le vorticavano in testa, più triste che mai, si era poi trascinata in camera da letto, scivolando silenziosa come un fantasma.

Era una gelida sera di fine dicembre, e Bella si era infilata sotto al suo piumone, decisa a non uscirne mai più.

 

 

e Back to 1997 f

Draco era seriamente deciso a porre fine alla sua esistenza.

Prima che il caldo, la folla… o Bella potessero anticiparlo.

Non sia mai che un Malfoy muoia senza il proprio consenso.

La situazione era grave.

Molto grave.

Camminava, camminava e non arrivava da nessuna parte.

A destra? A sinistra? Sottoterra?

Perché era così grande quel maledetto posto?

E perché parlavano tutti insieme?

Sudava e gli girava la testa.

Un delirio.

Poi, d’improvviso, una voce.

-Drrrrrraaaaaco, caro!

Oh Merlino.

La salvezza o il colpo di grazia finale?

 

 

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Capitolo 30
*** Draco's lessons ***


Dunque.

In ordine.

Sono risorta dalla mia cripta.

Ho fatto pace con Bella.

Posto un capitolo nuovo, senza pretese, per riallacciare i rapporti con la mia cara fan fiction (odo suono di campane in lontananza).

Son quasi commossa.

Tess

 

 

Capitolo 30

 

Draco’s lessons

 

Lesson number one: mai distogliere l’attenzione dal nemico, potresti trovarti del fango sul naso

 

La situazione non poteva purtroppo che essere descritta con tre semplici aggettivi.

Imbarazzante.

Indecorosa.

Inaudita.

Le tre ‘I’ che mal si addicevano ad accompagnare la sua persona e che solo una catastrofe poteva meritare, tutte in un colpo solo.

Il primo istinto era stato quello di voltarsi e fuggire a gambe levate, ma lei era stata indubbiamente più veloce. Senza pensarci due volte lo aveva accalappiato in un abbraccio, tentando di soffocarlo, presumibilmente.

Cominciava a credere che ci fosse un complotto dietro a tutta quella storia, sin dal principio. Un complotto per screditarlo di fronte al resto del mondo e soprattutto farlo ricoverare volontariamente al St. Mungo o consegnarsi ai Dissennatori.

Con il viso affondato in una massa di capelli che gli solleticavano le narici e nascondevano così la sua espressione inorridita, Draco Malfoy desiderò con tutte le sue forze di trovarsi a chilometri, chilometri e chilometri da lì.

La colpevole invece, dopo essersi presa tutto il tempo del mondo per, in ordine,

stritolargli il costato,

sgualcirgli il maglione

farlo sentire un perfetto imbecille,

parve infine soddisfatta del suo crimine e, con un ultimo sospiro, lo liberò dalla morsa che erano le sue braccia.

Mentre tentava di riguadagnare la sua dignità – ormai persa in qualche oscuro momento della sua vita – e si lanciava occhiate furtive attorno, meditando di affatturare tutti coloro che avevano assistito allo scempio della sua persona, una pacca sulla schiena lo colpì a tradimento e gli fece perdere l’equilibrio.

Grande Barba di Merlino.

 

Lesson number two: le fantasticherie non si addicono a Draco Malfoy,  la sua sanità mentale potrebbe non reggere il colpo

 

In che mondo misterioso viviamo: Bella svaniva nel nulla – o meglio, se la faceva scappare da sotto il nobile naso - ma, in compenso, sbucavano da chissà dove quei babbanofili dei suoi genitori.

Che si divertivano ad attentare alla sua preziosa vita.

Una coppia talmente bizzarra da far rabbrividire generazioni e generazioni di Malfoy.

L’improvvisa immagine delle due famiglie nella stessa stanza lo fulminò così, su due piedi, o meglio, in ginocchio. Già era difficile convincersi che appartenessero allo stesso mondo...figuriamoci condividere lo spazio tra quattro mura!

Sull’onda del bizzarro pensiero, con la fantasia ormai a briglie sciolte, provò ad figurarsi sua madre e la donna che aveva di fronte una di fianco all’altra, sedute nello stesso salottino per l’ora del te.

Un dolcetto Narcissa?

Per poco non si lasciò sfuggire una risata isterica.

Bè, in tutta franchezza, forse sarebbe stato più realistico pensare a Lucius – imprigionato ad Azkaban con l’accusa  di essere un Mangiamorte -  e Bothwell Senior – Auror di non si sapeva bene che livello – mentre discorrevano in tutta tranquillità di politica e di quidditch, davanti a una bottiglia di Whisky Incendiario.

Un brivido gli corse lungo la schiena e la risata isterica di un attimo prima morì sul nascere, mentre il Signor B.,  che l’aveva mandato quasi disteso a terra, lo aiutava a rialzarsi.

 

Lesson numer three: non fare una domanda se non vuoi davvero sapere la risposta

 

-Tesoro, visto chi abbiamo qui? Oh, caro, ti senti bene? Sei un po’ palliduccio? Edgar caro, aiutalo, ecco, così.

Il maglioncino nero dal collo alto che tanto aveva insistito ad indossare, il maglioncino così alla moda, così di classe, cominciò a prudere in modo fastidioso, mentre la signora gli riaggiustava il mantello come una…come una, bè, una mamma.

Di male in peggio. Di male in peggio.

Aveva  dimenticato – o più semplicemente rimosso – quanto potesse risultare stravagante la signora B.B. Quella sera si era premurata di rendere la propria acconciatura, se possibile, ancor più bizzarra del solito. Per non parlare dell’abbigliamento: un misto di varie epoche e stili che sua madre Narcissa avrebbe giudicato estremamente sconveniente in ogni occasione. Il continuo tendere ad accostare e confrontare le due donne rischiava di diventare una pessima abitudine.

E ora se ne stavano lì, due paia d’occhi molto curiosi, a fissarlo, in attesa di qualcosa…una qualche reazione, forse? Il suo intorpidimento mentale cominciava a destare preoccupazione?

-Drrraco, tesoro, che piacere incontrarti qui! Vero, Edgar, caro?

-Eh…oh…ehm, sì certo. Signor Bothwell, signora…buonasera – disse, riacquistando la poca lucidità mentale rimasta ed esibendosi in uno dei suoi saluti da manuale.

-Oh, ma caaarrroooo…chiamami pure Sophia! Caro ragazzo! Così beneducato! Non è così, Edgar?

-Oh!Oh!Oh! –rise il signor B., rifilandogli un’altra gran bella pacca sulla spalla.

Draco represse l’istinto di scansarsi. Se avesse offeso i suoi genitori, Bella non gli avrebbe rivolto più la parola. Sempre che fosse riuscito a raggiungerla prima che il concerto finisse ed evitare così La Maledizione Senza Perdono (con LMSP maiuscole) prima dei suoi vent’anni.

Non gli pareva il caso.

Per non seguire l’esempio dell’unico Sfigato sopravvissuto che c’era in circolazione (non voleva nulla che li accomunasse), gli sarebbe toccato andarsene all’altro mondo.

Davvero, non riusciva a decidersi su quale fine preferisse.

Sophia si guardò nuovamente attorno, sempre più confusa.

- Ma..dimmi, caro, è forse successo qualcosa? Come mai non sei insieme a Bella?

- Non sei venuto insieme a lei?

- Non si sarà persa in mezzo a questa folla? Non avrete mica litigato?

"No signora, niente di tutto ciò. Quello che si è perso sono io, perché voglio sempre fare di testa mia, infischiandomene di ciò che mi dice quella svitata di sua figlia".

Poteva mai arrivare ad ammettere una cosa simile? Ma anche no.

-Ehm...no, no, signora...Bella è insieme a tutti i nostri amici – brivido lungo la schiena - ...solo che io...ehm...sono stato trattenuto...sa, conoscenze e...ecco, sì, la stavo raggiungendo proprio ora. Anzi, vogliate scusarmi se…

- Caro, allora non ti tratteniamo oltre. Il concerto sta per iniziare. Vero Edgar, caro?

- Già, giovanotto. Conviene che ti affretti.

- Non vorrai perderti la sorpresa insieme a Bella? Concordi, Edgar, caro?

- Già, giovanotto, Will ci tiene così tanto…

- Sììì, pensa, non ha voluto anticipare niente neppure a noi! Vero, Edgar, caro?

- Proprio così, giovanotto, proprio così.

Draco avrebbe voluto smaterializzarsi al secondo “giovanotto”.

Un risolino ammiccante seguì la domanda della sibillina quanto entusiasta Signora Bothwell.

Sorpresa? Quale sorpresa doveva aspettarsi dall’inguainato e tetro, nonché famoso fratello maggiore?

- Ehm...di quale sorpresa si sta parlando qui?

- Ma caaaaaaro, della canzone che vi ha dedicato, ovviamente - disse la signora B.B. indicando un punto preciso sopra il palco.

-Vedi?

Draco focalizzò la propria attenzione sulla signora e sulle implicazioni delle sue ultime parole.

-"Ci ha dedicato"? CI ha dedicato?

Seguendo le indicazioni della signora, con un terribile presentimento, alzò gli occhi alla scaletta che scorreva lenta, in lettere dorate sospese nell’aria, sopra le loro teste.

Bella.

And.

Her.

Dragon.

Non poteva aver scritto una canzone del genere.

Non poteva.

Un tonfo.

La sua mascella aveva toccato terra.

Non riusciva a spiccicare parola.

- Guarda Edgar caro, guarda come si è emozionato.

-Oh! Oh! Oh!

-Draco, tesoro – aggiunse la signora B.B., dolce come il miele e ignara della confusione mentale del ragazzo – però non dovresti davvero stare qui. Capisco che tu ti senta in dovere di farci compagnia, ma Bella ti starà aspettando. Guarda, procedi verso il lato destro del palco. Quello è il suo posto preferito per seguire i concerti di Will, il più vicina possibile all’uscita.

E lo spinse in avanti, nella direzione che gli aveva indicato.

-S-s-s.

Un passo.

Un altro.

Rovinato.

Una vita finita.

Uno spintone.

Un altro passo.

Sempre più veloce.

Doveva raggiungere Bella il prima possibile.

Insieme potevano ancora risolvere la situazione.

Se fino a un attimo prima era certo di essere in cima alla lista delle persone più odiate dalla fanciulla, ora quel trofeo spettava di sicuro a qualcun altro.

Si trovava nel bel mezzo di una folla di imbecilli, ma la determinazione lo spingeva ad andare avanti.

Cinque minuti. 10 spintoni.

Nove minuti. 15 spintoni.4 gomitate.

Tredici minuti.

-Dove diavolo si sono cacciati quei mentecatt-

Un momento.

Un momento solo.

Testa rossa.

Capelli inguardabili.

Occhiali da ebete.

Pansy, Blaise…e….

-Bella! BELLA!!

Lei si voltò e rimase a fissarlo, mentre lui superava un altro gruppetto di squinternate.

-Bella!

-Draco!!

Mano su un fianco.

Dito assassino puntato sul petto.

- Tu-tu…

- Bella.

-…brutto…

Lui scuoteva la testa.

-Dobbiamo fermarlo!

-…stupido...

-Ascoltami!

-Dobbiamo fermare chi?

-Quell’imbecille di tuo fratello! E chi altri!

Lei realizzò, spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca.

-Hai visto la scaletta!

-Certo che l’ho vista!

Cominciò a scuotere anche lei la testa.

-Che vergogna…-pigolò.

-Ci rovinerà.

-La nostra vita sociale è ufficialmente finita.

-Oh, ma piantatela! Tutti e due!

-Tu non capisci.

-Lascia perdere la Weasley.

-Mio fratello è diabolico!

-Ma dai, sei sua sorella, non potrà essere-

Ma ormai i due non la ascoltavano più.

-Un Petrificus farebbe al caso nostro…

-Ma Draco, non abbiamo neanche le bacchette!

La dura realtà dei fatti.

Lui si sistemò un ciuffo di capelli ribelle.

-Bè. Vorrà dire che rimarremo qui a sopportare l’umiliazione...

-Ma Draco-

-…e se questa dovesse essere troppo grande…

-Ma Dra-

-…da stasera in poi farai a meno di un fratello.

-La vita da figli unici ha i suoi vantaggi.

D’altronde, lui ne sapeva qualcosa.

-Un incubo che si realizza.

Improvvisamente il buio.

Un boato.

-E che la tortura cominci.

 

 

 

 

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