Autore:
Leyton_Nenny
Titolo: Il velo di Sofia – sed fieri
sentio
et excrucior.
Rating: giallo
Avvertimenti:
Flashfic
Genere: Romantico
Personaggi e Pairing:
//
Note: a fine composizione
Il
velo di Sofia
sed
fieri sentio et excrucior
Ti
amo.
Erano bastate
quelle due parole, quelle cinque lettere a giustificare ogni azione.
Sofia sedeva in
cucina attendendo l'ormai noto rumore di passi sul selciato –
quello destro risultava leggermente strascicato, a causa di un
infortunio sul lavoro.
Lo vedeva comparire
oltre l'uscio, leggermente traballante – il piede destro
più
malfermo del solito.
E gli sorrideva –
gli occhi velati da un'ombra di stanchezza per la lunga veglia.
“Bentornato”
ma non appena lui varcava la soglia, quel sorriso si trasformava in
una smorfia di dolore.
Ti amo.
Si ripeteva
ossessivamente quelle due parole, come a trovare in esse la forza che
ormai sentiva di non aver più.
Ti amo.
Come se quelle due
parole potessero cancellare tutto il male che le si riversava addosso
ogni notte.
Ma
ogni mattina si
alza – un livido color vinaccia o una cicatrice biancastra in
più
sulla sua candida pelle.
Gli anni
trascorrono lenti, le rughe e le cicatrici scandiscono il tempo
– i
lividi cedono il passo tracce verdognole che scompaiono donando alla
pelle il solito colore rosato, sempre più pallido a causa
del sangue
versato.
Le analisi parlano
chiaro: anemia.
Ma Sofia sa che
mentono. L'anemia è solo la scusa, una mera maschera che
può porre
sugli orrori del presente, uno stupido “velo di
Maya”* che cela
la vera natura di quel male.
Ora non attende più
l'amato – non è più Penelope in attesa
del marito, intenta a
sfare e rifare quel velo che ora considera la propria catena.
Ogni notte si
racchiude in posizione fetale occupando il minor spazio possibile in
quel letto tanto grande.
E attende le
percosse.
Ti odio.
Il dolce amore ha
ceduto il passo all'amaro odio.
Ma lei è troppo
debole per abbandonare quel supplizio – un ricordo della
passata
passione spesso la tiene sveglia la notte.
O, forse, è troppo
forte per sottrarsi al castigo - troppo forte per lasciare che
qualche altra donna subisca la sua stessa sorte.
Fieramente stringe
i pugni – non urlerà, non gli darà la
soddisfazione di aver
vinto. Si sottoporrà in silenzio alla violenza che ogni
notte le
mozza il respiro nel petto.
Ma presto nuova
aria riempirà quel vuoto.
O almeno lo spera.
Piega la schiena
ancora, stringendo maggiormente le gambe al petto.
Ti odio.
L'epidermide si
squarcia, lasciando che il fluido viscoso che ospita all'interno si
riversi sulle candide lenzuola.
Ti odio.
Le avevano detto
che avrebbe potuto liberarsi da quel supplizio rivolgendosi alle
autorità.
Ma non lo farà,
non darà a nessuno la soddisfazione di vederla spezzata.
Perché lei si
piega, non si spezza.
Lei, come canna al
vento, scivola in mezzo alle situazioni, incapace di opporre
resistenza.
Ti odio.
Odia la vita,
Sofia, resta inerme tra le braccia del marito – le braccia
che una
volta le sfioravano delicatamente i capelli e le labbra che le
lasciavano un morbido bacio sulla fronte prima che si assopisse, ora
la dilaniano.
E tutto è avvolto
dall'odore acre del mosto lasciato a fermentare.
Parole:500
*riferimento
alla filosofia di Schopenhauer, un modo di dire che credo si usi anche
nel parlato, almeno io ne l'avevo già sentito prima di
studiare filosofia.
«Partecipante
al concorso “All you need is love ~ Quinto girone,"Odi et
amo", indetto da KikiWhiteFly»
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