un legame, uno specchio sull'anima

di Pleasance Carroll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Dark Angel ***
Capitolo 2: *** solitudine ***
Capitolo 3: *** il viaggio ***
Capitolo 4: *** fiducia ***
Capitolo 5: *** il piano ***
Capitolo 6: *** rivelazioni ***
Capitolo 7: *** torture ***
Capitolo 8: *** trofeo ***
Capitolo 9: *** risorgere dalle ceneri ***
Capitolo 10: *** vantaggi e rischi ***
Capitolo 11: *** vantaggi e rischi(parte 2) ***
Capitolo 12: *** vantaggi e rischi(parte3) ***
Capitolo 13: *** vantaggi e rischi (parte4) ***
Capitolo 14: *** passaggio ***
Capitolo 15: *** la gabbia dorata ***
Capitolo 16: *** spiraglio ***
Capitolo 17: *** spiraglio (parte2) ***
Capitolo 18: *** confidenze e complotti ***
Capitolo 19: *** salvataggio ***
Capitolo 20: *** carte scoperte ***
Capitolo 21: *** scelte ***
Capitolo 22: *** libertà ***
Capitolo 23: *** bisogno ***
Capitolo 24: *** doveri e piaceri ***
Capitolo 25: *** perdere se stessi ***
Capitolo 26: *** ritrovarsi ***
Capitolo 27: *** volgersi al passato rischiara il futuro (parte 1) ***
Capitolo 28: *** volgersi al passato rischiara il futuro (parte 2) ***
Capitolo 29: *** l'angelo salvatore ***
Capitolo 30: *** l'erede di Vrael contro Eldest ***
Capitolo 31: *** speranza ***
Capitolo 32: *** sfuggente come il vento ***
Capitolo 33: *** la casa è dov'è il cuore ***
Capitolo 34: *** Le Amazzoni ***
Capitolo 35: *** l'amore che risplende attraverso le avversità ***
Capitolo 36: *** l'amore che risplende attraverso le avversità PARTE 2 ***
Capitolo 37: *** Epilogo ***
Capitolo 38: *** ringraziamenti ***
Capitolo 39: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** I Dark Angel ***


Un legame, uno specchio sull’anima

 

 

Capitolo 1

I Dark Angel

 

Tutti, nei territori dell’Impero, li chiamavano Dark Angel.

Di loro si tramandavano principalmente leggende: qualcuno ipotizzava vivessero al di là del deserto di Hadarac, per altri erano una sorta di spiriti. Poche verità si conoscevano su di loro: erano sorti per rendere giustizia ai Cavalieri dei Draghi e per impedire che Galbatorix acquisisse troppo potere. Infatti, grazie a loro Alagaesia aveva potuto scoprire la nascita di un nuovo cavaliere, accompagnato da un drago dalle squame color zaffiro.

La notizia aveva fatto gioire ogni angolo di quella meravigliosa e spaventosa terra, ed ora tutti gli oppressi dal malvagio tiranno potevano sussurrare il nome di quella schiera di angeli ribelli, sicuri che la fiamma della speranza fosse di nuovo viva nei loro cuori.

Galbatorix li odiava. Si sarebbe scagliato contro di loro con tutti gli eserciti di cui disponeva, anche in prima persona se fosse stato necessario! Perché rappresentavano un simbolo di resistenza al suo dominio e infatti, ispirati dalla loro crociata contro di lui, molti popoli, come gli elfi o i Varden, avevano osato opporsi alla sua tirannia(tanto che, si mormorava, il capo dei Varden, Agjiad, discendesse da quella fiera progenie).

Tuttavia, nessuno- neppure il Re- conosceva la loro reale ubicazione perché i Dark Angel erano un popolo eterogeneo, composto da nani, elfi, Varden, umani e stregoni che erano andati ad ingrossare le loro fila a seguito delle notizie appresesi in Alagaesia sulle loro imprese; quindi, non avevano segni distintivi, di conseguenza non potevano essere riconosciuti da estranei, infatti, poteva capitare che qualche Dark Angel facesse parte di un esercito elfico o che comandasse qualche spedizione per distruggere una roccaforte di Galbatorix. Sapevano però, riconoscersi tra loro e condividevano il segreto del loro nascondiglio: oltre il mare, presso la grande isola di Vroengard, che un tempo era stata gloriosa patria dei cavalieri dei draghi.

Isis era nata nella capitale, Dorù Areaba, tuttavia, mai una volta aveva varcato le porte della città, preferendo invece, assieme a tutto il suo popolo, vivere a contatto con l’asprezza armoniosa e selvaggia della natura in cui, sin da bambina, aveva subito duri addestramenti e, mentre gli stregoni aprivano la sua mente nutrendola con compendi di matematica, fisica, storia…i nani miglioravano la sua tempra fisica per i combattimenti e per sopportare le intemperie; invece, dagli elfi apprendeva le buone maniere, il rispetto ed il senso di reciproca appartenenza con la natura.

Ogni sera, a lei come a qualsiasi altro membro giovane del gruppo, veniva raccontata la triste storia della Caduta dei Cavalieri dei Draghi, ma, mentre negli altri suoi coetanei, l’udire quel racconto suscitava un velato odio nei confronti di Galbatorix, Isis veniva spesso sopraffatta dalle lacrime perché vedeva davanti ai suoi occhi, come fosse un ricordo che le apparteneva e che stesse rivivendo in prima persona, la caduta dell’ultimo dei Rinnegati, il che le ricordava sempre come alcuni individui, seppur appartenenti ad una nobile stirpe, fossero stati facile preda dell’arroganza e della corruzione, arrivando così quasi a defraudare i veri, valorosi Cavalieri dei Draghi delle loro nobili gesta e della loro generosità.

 

Quel giorno, il giorno del suo diciottesimo compleanno, la giornata si svolse diversamente per Isis, perché quell’età segnava il suo passaggio alla vita adulta.

Come ogni mattina si alzò sul far del giorno e, mentre osservava l’alba che lambiva le onde del mare, tingendole di mille colori, raccolse tutte le erbe boschive che trovò, distinguendole in medicinali e velenose, certa che, una volta che le avesse consegnate agli elfi ed agli stregoni, loro le avrebbero insegnato come ricavarne altrettanti veleni e rimedi curativi.

In seguito, andò ad allenarsi in una splendida radura circondata da alberi dall’odore della menta, nel tiro con l’arco e nella scherma, arti in cui i suoi mentori la elogiavano per la sua rapidità e fluidità di movimenti. Quando poi il suole giunse allo zenit, fu accompagnata dai suoi due migliori amici in riva all’oceano, ed insieme passeggiarono scalzi sulla battigia, carezzati dalle onde.

Crys, una bellissima elfa dalla pelle bianco-latte, grandi occhi di zaffiro ed una lucente chioma biondo-miele, prese le mani tra le sue e con un sorriso radioso disse:

-         amica mia, abbiamo condiviso molto insieme e sono fiera di te perché oggi diventi ufficialmente una guerriera Dark Angel. Sono certa che ci renderai molto onore. Chissà se per mano tua Galbatorix non dovesse cadere?- la sua voce somigliava alla melodia di un’arpa e ad Isis sfuggì una lacrima di gioia per quelle belle parole, tanto che quasi non si accorse che l’amica, mentre l’abbracciava con slancio, le metteva in spalla una faretra ed un arco intagliato con intrecci di foglie d’acanto e di vite. La ragazza sciolse l’abbraccio di scatto, confusa e guardò l’amica:

-         è il mio regalo per te, è di fattura elfica. Ma…non sono l’unica a doverti dare qualcosa…- sussurrò l’elfa e così dicendo afferrò Isis per le spalle e la girò, perché potesse guardare negli occhi il ragazzo che era con loro:

Aaron aveva un anno più di lei ma i due ragazzi si conoscevano sin dal primo momento di cui lei avesse memoria, spesso avevano anche giocato assieme e quando avevano iniziato ad approcciarsi alle armi, tra loro era nata quella sana competizione che li spingeva a confrontarsi in uno scontro armato ogni giorno.

Tuttavia ora, notò Isis osservando il suo volto dai lineamenti bambini, stranamente rilassato, c’era qualcosa di diverso nel modo in cui la guardava, i suoi profondi occhi grigi brillavano animati da centinaia di sogni, e le sue labbra rosse sorridevano in maniera un po’ impacciata quando disse:

-         questo, è uno dei miei doni per il tuo compleanno, dolce Is.-

la ragazza sorrise a quel nomignolo e con delicatezza gli sfiorò i ricci color pece. Lui rimase interdetto, paralizzato…un secondo dopo però, le depositò tra le mani un pugnale dall’elsa nera, semplice e dalla lama leggermente ricurva, di cristallo.- lo chiamano “lo specchio dell’anima” perché il cristallo fatato di cui è fatta la lama, oltre ad essere in grado di tagliare ogni cosa, può vedere le decisioni che si trovano nel tuo cuore, e mostrarti se sono sbagliate-in questo caso la lama assumerebbe una sfumatura onice-o giuste, allora la lama avrebbe una sfumatura bianca- si affrettò a spiegarle il ragazzo.

-         è molto bello, grazie.- sussurrò affascinata, mentre lo legava alla cintola di cuoio dei pantaloni, attenta a non tagliarsi la camicia. Fece per abbracciare Aaron, ma lui la fermò.

-         Non è finita qui!- disse- ho un’altra cosa per te…- quindi, le consegnò uno specchio in argento dalla forma circolare e con un grosso manico.- dentro puoi vederci…cos’è per me il mondo.- le confessò infine.

Isis lo sollevò e vi scorse il volto dai lineamenti dolci di una giovane donna dalla pelle color nocciola, con grandi occhi verde acqua, dal taglio esotico, incorniciati da una liscia chioma castana con una frangia che le copriva interamente la fronte. Quello…era il suo riflesso. Era di lei che Aaron stava parlando!

Dischiuse le labbra sorpresa, spaesata e, senza sapere cosa replicare non potè fare altro che inalare grandi boccate di iodio proveniente dal mare.

Cosa significavano davvero le parole del suo amico? Una dichiarazione d’amore, forse?

A salvarla da quei dubbi arrivò, proprio in quel momento, un corteo di Dark Angel. Alla testa- dall’alto dei loro cavalli, e tenendo le briglie del destriero nero di Isis- c’erano i comandanti ed i capitani che si occupavano di addestrare tutti, ogni giorno; alle loro spalle, a piedi, c’era l’intero popolo che, si aprì in due ali per lasciar passare Isis una volta che lei riuscì a montare a cavallo, realizzando che quello era un modo per festeggiarla.

 

Intonando canti nell’antica lingua, giunsero tutti alle rovine della strada lastricata che conduceva a Dorù Areaba. La percorsero fino ad arrivare alle porte, per la prima volta aperte, della città e, nonostante gli occhi e i cuori di tutti si rattristarono vedendo i resti di quelle che un tempo erano state le alte e solide mura della città, o i bianchi torrioni diroccati; nessuno smise di cantare, perché quel canto e quei gesti erano colmi di speranza e di significato: ogni nuovo guerriero Dark Angel poteva porsi come continuatore e custode delle orme dei Cavalieri, ed avrebbe dato il suo importate contributo contro Galbatorix.

Isis scese da cavallo e si inginocchiò a terra, con gli occhi chiusi – come aveva visto fare durante le altre Cerimonie di Passaggio cui aveva assistito- al centro di una radura che un tempo doveva esser stata una piazza.

Nel buio sentì il rumore di qualcosa che le veniva posato accanto e, mentre il profumo inebriante del loto le saliva alle narici, seppe che qualcuno le stava inclinando all’indietro la testa per bagnarle la fronte con dell’acqua. Due voci basse e profonde, che Isis conosceva benissimo, intonarono delle preghiere di benedizione, cui tutti i Dark Angel risposero prontamente.

Poi, quelle due voci si fecero dolci e le mormorarono di alzarsi, di aprire gli occhi ad una nuova fase della sua vita. Isis obbedì e si trovò davanti agli occhi Phot e Nigetal, i sue Saggi, elfi millenari dalle chiome argentee e la bianca pelle di creta che avevano fondato i Dark Angel.

-         Benvenuta ufficialmente tra noi, Isis. Ora ti riconosciamo come guerriera a difesa del nostro popolo, rispettosa e parte dell’unità che ti circonda. Da ora in avanti potrai batterti per rendere giustizia ai gloriosi Cavalieri dei Draghi. Ci auguriamo che il tuo Passaggio possa aiutarci a sconfiggere il tiranno Galbatorix.- esordì Nigetal, solenne.

-         Poiché sei nata qui a seguito della caduta di Vrael, ti facciamo dono dell’Eldunarì del suo drago, perché possa aprirti a maggiore conoscenza, forza, saggezza e coraggio.- alle parole di Phot, il cuore di Isis quasi si fermò: era rarissimo che i saggi donassero un cuore dei cuori di un drago ad un guerriero Dark Angel! Era un dono inestimabile che poteva davvero rendere migliore una persona. Era l’essenza ultima di un drago, la sua anima, che sopravviveva persino dopo la morte del suo cavaliere, in piena forza, esperienza e conoscenza, anche se in estrema solitudine.

La ragazza prese con stupore, tra le mani che le tremavano, quel gigantesco cuore bianco composto da tante sfaccettature da somigliare ad un diamante. La superficie era tiepida ed emetteva una luce soffusa, come una lanterna su cui fosse stato posato un velo. Pulsava di vita e nel momento in cui lei aprì la mente per porgergli i suoi rispettosi ossequi, per poco non rischiò di cadere per via dell’intensità della tristezza che la investì. Era un’emozione così totalizzante da sembrare solida e ne rimase profondamente impressionata.

 

Mentre in città i Dark Angel allestivano un falò per festeggiare Isis, la ragazza fu mandata in riva al mare, in solitudine per poter comunicare meglio con l’Eldunarì che le era stato donato. Ma durante le prime ore, con i nervi a fior di pelle per la tensione, non fece altro che camminare avanti e indietro sulla battigia: era leggermente avvilita perché non aveva idea di come iniziare, né i Saggi avevano potuto insegnarle qualcosa dal momento che- le avevano spiegato- il legame che si fosse creato con un cuore dei cuori sarebbe stato diverso ed unico rispetto a qualsiasi altro. Questo in particolare la spaventava e la innervosiva ancora di più. Sarebbe stata in grado di assolvere a quel compito?

Finalmente, animata da una sorta di calma improvvisa, si decise a tirar fuori dalla sacca che aveva con sé, l’Eldunarì del dragò di Vrael e, inginocchiatasi lo tenne tra le mani.

Drago, il mio nome è Isis, della progenie dei Dark Angel e, anche se mi spaventa un po’ parlarti, dal momento che è una cosa che non ho mai fatto prima, voglio che tu sappia che la nostra missione, la mia missione, è detronizzare Galbatorix e rendere giustizia ai prodi Cavalieri che tu hai avuto l’onore d’incontrare. Spero che sarò all’altezza di questo compito e che tu vorrai essere mio maestro e guida, in questo cammino… si fermò, augurandosi di non aver fatto o detto nulla di sbagliato

I miei ossequi a te, giovane Dark Angel. Non hai di che temere, ho visto il tuo cuore, ed è puro e pieno di coraggio. Sarò ben lieto di essere tuo maestro e compagno di viaggio. Replicò il drago con tono dolce ed equilibrato tanto che Isis fu pervasa dalla sua saggezza e dalla sua calma; tuttavia, assieme a queste emozioni percepì la solitudine che lo affliggeva e gli promise che si sarebbe impegnata con tutte le sue forze per alleviarla.

D’un tratto la vista le si annebbiò e, come emergendo da un lungo tunnel buio, scorse la figura di un uomo calvo e barbuto seduto su un fastoso trono in legno- alle cui spalle stava acciambellato un possente drago- che impartiva l’ordine di attaccare e distruggere…, a qualcuno che stava inginocchiato al suo cospetto, con una spada dalla lama cremisi legata al fianco ed il viso celato in un cappuccio…

La ragazza riemerse da quella visione col cuore che le pulsava follemente in gola ed il fiato corto; man mano che rimetteva a fuoco il mondo che la circondava, riconobbe il viso deformato dalla preoccupazione di Aaron, ad una spanna dal suo.

-         Isis, amore mio, come ti senti? È successo qualcosa?- le domandò, agitato.

Il piacevole choc causato da quelle dolci parole, le fece quasi dimenticare di chiedere al suo maestro se avesse avuto anche lui quella stessa visione, se fosse stato lui a mostrargliela o se avesse mai visto prima i due uomini che ne facevano parte.

L’uomo barbuto era Galbatorix, e stava ordinando ad un suo Cavaliere- che non ho mai visto prima- di attaccare e distruggere qualcosa… intervenne il drago di Vrael e lei subito tradusse quei pensieri in parole.

-         Aaron, ho appena avuto una visione: Galbatorix ha dalla sua parte un Cavaliere cui ha ordinato di attaccare distruggere qualcosa…devi aiutarmi. Dobbiamo avvertire tutti, e riuscire a fermarlo!- nonostante una lieve debolezza per il dispendio di energie, Isis balzò in piedi con l’agilità di un gatto e, afferrata la mano di Aaron se lo trascinò dietro, nella speranza di arrivare presto ad avvertire i Saggi.

A metà strada dalla capitale, accadde qualcosa che lasciò entrambi a bocca aperta: il cielo scuro del tardo pomeriggio era rischiarato a giorno da roventi fiamme che, provenienti da un luogo indefinito, stavano facendo strage, senza differenze di uomini, animali ed alberi.

Nell’imbrunire tuonò un ruggito spaventoso, poi si avvertì un fortissimo spostamento d’aria, e fu solo dopo che Aaron si gettò su di lei per spingerla a terra, che Isis realizzò che per un soffio non erano morti bruciati.

La poderosa figura di un drago dalle squame rosse era planato su di loro, comandato da un Cavaliere che brandiva una spada dalla lama cremisi. Di nuovo Isis non vide il suo volto ma dalla sua arma lo riconobbe come l’uomo della sua visione!

-         era noi che Galbatorix voleva attaccare! Non credevo avesse scoperto il nostro nascondiglio!- ansimò, terrorizzata.

-         Non importa più ormai! Dividiamoci: io cercherò di organizzare una difesa. Tu va’ dai Saggi e cerca un nascondigliò per gli Eldunarì. Sono sicuramente quelli che Galbatorix cerca!- Aaron rubò un bacio veloce dalle labbra carnose di Isis, poi corse via, brandendo la propria spada.

La ragazza rimase per un secondo confusa, le labbra le bruciavano e le orecchie erano piene di grida di dolore e di ordini che venivano impartiti urlando. Fortunatamente trovò la forza di reagire e, ringraziando il proprio fisico snello e slanciato si gettò in una corsa che in un batter d’occhio la fece irrompere nello studio dei Saggi.

-         Galbatorix ci ha scoperti, il suo Cavaliere ci sta trucidando. Bisogna nascondere gli Eldunarì!- fece, rapida e trafelata.

Phot e Nigetal, a dispetto della loro veneranda età, reagirono con movimenti agili e veloci: dopo aver ordinato ad Isis di togliere la camicia perché potessero fasciarle il petto in modo tale da ricavare una sorta di “tasca” dietro la schiena della ragazza, dove avrebbe potuto nascondere e proteggere il suo Eldunarì; riposero gli altri in loro possesso nella sua sacca di cuoio. Quindi, le ordinarono di consegnare quel tesoro inestimabile agli stregoni perché lo nascondessero in quella cavità a strapiombo sul mare in cui spesso lei aveva giocato a nascondino, e ne sigillassero l’entrata con potenti incantesimi.

In breve fortunatamente, riuscì a portare a termine quel compito poi però, incapace di restare ferma e nascondersi come le aveva consigliato l’Eldunarì di Vrael, tornò indietro per andare ad unirsi ad Aaron e Crys, nella radura della città.

Fu tutto inutile però. Il fuoco e la morte toccavano ormai ogni cosa e persona tanto che Isis credette di trovarsi in un Inferno sulla terra. Nulla infatti, potevano gli incantesimi dei maghi rimasti, contro quello sconosciuto e spietato Cavaliere, inoltre, l’ampio spazio che avevano scelto per battersi, era altamente svantaggioso per i Dark Angel perché non offriva protezioni dalle fiamme del drago rosso che quindi condannavano tutti, inesorabilmente a morte.

Le urla di disperazione e dolore, gli ordini che venivano impartiti, i ruggiti del drago e il calore insopportabile delle fiamme, stordirono Isis facendole perdere concentrazione, e di nuovo realizzò che sarebbe potuta morire da un momento all’altro…se Crys non l’avesse attirata a sé, salvandola, e mettendola al sicuro dietro un gigantesco pino.

Le due amiche si guardarono mute, ed una scintilla di felicità le rasserenò anche se attorno a loro gli altri continuavano a morire. Poi l’elfa bionda uscì dal suo nascondiglio, tese l’arco in direzione del drago cremisi e scocco una freccia…all’animale però, che l’aveva già scorta oltre le fronde profumate, bastò un semplice respiro per disintegrare la sua freccia e ridurre lei ad un mucchio morente di carne annerita.

Isis, che un attimo prima aveva sorriso con lei per essere sfuggita alla morte trovandosela davanti morente, avrebbe voluto urlare, ma il suo corpo reagì smettendo di vedere, di sentire qualsiasi cosa che non fosse l’immenso dolore che provava per quella perdita. Tutto ciò che riuscì a fare fu prenderla tra le braccia ed accostare l’orecchio alle sue labbra:

-         amica mia, ti voglio bene…salvati…- poi più nulla. Era morta, ed Isis si sentiva paralizzata, china su quel corpo nel tentativo di proteggerlo non riusciva neppure a fermare le lacrime.

Isis, non c’è tempo per piangere! È uno scontro impari, morirai se non ti metti in salvo!

Con uno sforzo disumano la ragazza riuscì ad ascoltare ed obbedire a quanto l’Eldunarì le aveva consigliato, quindi iniziò a correre in direzione del mare…

Molti Dark Angel seguirono il suo esempio, li sentì dietro di sé, come sentì anche che il cavaliere ed il suo drago li stavano seguendo…avrebbe dovuto gettarsi a terra, ma se l’avesse fatto sarebbe morta calpestata…

Poi, all’improvviso, senza volerlo cadde, perché era inciampata su qualcosa…o qualcuno: Aaron, steso a terra, ricoperto di sangue respirava a fatica, eppure, non appena la vide gli si illuminarono gli occhi.

-         Isis…mettiti in salvo…ti amo, non sopporterei di vederti morta…-ansimò.

Stava morendo. Isis poteva riconoscere lo spettro della morte sul suo viso dai tratti improvvisamente sofferenti e dal colorito terreo. Altre lacrime calde le bagnarono le guance mentre prendeva una mano del ragazzo tra le sue e gliela baciava.- amore mio, ti prego…raccogli il mio ultimo…respiro tra le tue labbra…- la pregò lui. Il suo migliore amico le stava chiedendo un bacio l’ultimo bacio della sua vita: questo era il suo unico desiderio. La ragazza si asciugò le lacrime e premette le labbra sulle sue: fu un bacio dolce, delicato che raccolse davvero l’ultima scintilla di vita di Aaron.

 

Su ordine dell’Eldunarì di Vrael, Isis riuscì ad alzarsi ancora in piedi, tremando questa volta. Era stata addestrata a sopportare qualunque dolore fisico ma sapeva che nessuna ferita avrebbe mai potuto superare il senso d’impotenza, sconfitta e perdita che sentiva dentro.

Alzando gli occhi al cielo vide che lo sconosciuto Cavaliere dal drago cremisi era appena atterrato vicino la grotta in cui erano stati nascosti gli Eldunarì. Servendosi della propria spada e di incantesimi nell’antica lingua stava uccidendo gli ultimi elfi e stregoni Dark Angel rimasti…

Senza riflettere e senza ascoltare il cuore dei cuori che l’accompagnava, con un pugno distrusse lo specchio che le aveva regalato Aaron e ne tirò le poche, grandi schegge affilate contro le zampe, le ali o il ventre di quel drago assassino; e quando questo, ferito gravemente si accorse di ciò che stava accadendo e costrinse il suo cavaliere a voltarsi per difenderlo, Isis si fece trovare pronta: scoccò una freccia che andò a conficcarsi nella spalla del Cavaliere il quale, colto di sorpresa, urlò.

Il drago dalle squame rubino, sentendo quel dolore come suo, reagì prontamente e la fiamma che uscì dalle sue narici mancò la ragazza solo perché si era gettata repentinamente dalla scogliera, per trovare rifugio in acqua.

Ora sei al sicuro, Dark Angel. L’acqua ci proteggerà da quei folli e dovrai solo aspettare che se ne saranno andati per tornare a riva. Il tono paterno dell’Eldunarì la rincuorò, eppure dentro provava una rabbia immensa, tanto che non credeva potesse essere contenuta tutta nel suo cuore.

Il cuore dei cuori del drago di Vrael, vedendo che non rispondeva e che, invece, si stava chiudendo in se stessa, le permise di ascoltare, attraverso di lui, cosa stava facendo quel Cavaliere al servizio di Galbatorix.

Gli ultimi membri di quel popolo ribelle, giacevano ai suoi piedi, senza vita. Servendosi degli occhi del suo drago, l’uomo aveva scrutato a lungo le onde alla ricerca del Dark Angel che lo aveva ferito, ma il mare non aveva tradito Isis, aveva continuato a nasconderla, così come la grotta custode degli Eldunarì aveva continuato a celare i suoi tesori e non aveva intenzione di dare segni di cedimento sotto la pressione incalzante degli incantesimi del Cavaliere sconosciuto.

La ragazza, quando infine, quello sconfitto e fremente d’ira aveva lasciato l’isola in groppa al suo drago, avrebbe voluto esultare, tuttavia, la morte che aveva visto, toccato e che sicuramente avrebbe incontrato di nuovo una volta tornata a terra, non era cosa da festeggiare.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Per festeggiare la notizia che presto uscirà l’ultimo capitolo del Ciclo dell’Eredità, ho riesumato e migliorato(spero) questa storia che avevo scritto dopo aver letto Eldest.

Che ne pensate? Troppo banale?

Spero vi piaccia, comunque attendo esiti

 

Un baciotto

Marty23

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Capitolo 2
*** solitudine ***


Capitolo 2

Solitudine

 

Era scesa la notte quando Isis- gli abiti appesantiti dall’acqua salata- tornò a riva. Non seppe chi o cosa le diede la forza di restare in piedi dal momento che avrebbe voluto gettarsi a terra per la disperazione quando dinnanzi ai suoi occhi si presentò uno spettacolo raccapricciante: le fiamme sputate dal drago assassino crepitavano ancora in ogni dove, e con tanta intensità da rischiarare quel massacro come fosse stato giorno.

La ragazza poteva sentire ancora nelle orecchie il trambusto e le urla che l’avevano circondata fino ad un attimo prima, mentre camminava con lentezza tra la terra bruciata. Avanzando in quel luogo ormai deserto dominato da un silenzio inquietante, realizzò che il drago rosso ed il suo cavaliere non le avevano lasciato un solo corpo da poter seppellire: tutto e tutti erano ridotti in cenere.

Le ginocchia le cedettero e fu sopraffatta da un senso di annientamento e tristezza tanto intensi da toglierle il respiro.

Come aveva potuto, dopo tanti anni di addestramento, lasciare che il suo popolo, i suoi amici, coloro che le avevano insegnato tutto e che l’avevano resa ciò che era ora, venissero trucidati così?

Non era mai stata una codarda, eppure si sentiva profondamente responsabile dell’infinita desolazione che la circondava. Quando il suo Eldunarì tentò di consolarla lei schermò la mente, adirata e replicò dura, mentre una rabbia incontrollabile le montava in petto:

Maestro! Come hai potuto volere che io agissi così? Potevo aiutare il mio popolo, ed avremmo vinto!

Isis, mi dispiace che tu debba saggiare la solitudine che anche io provo, mi dispiace che dobbiamo condividere quest’immensa tristezza ma il mio gesto è stato necessario per salvarti: se avessi combattuto, ora saresti morta, senza- peraltro- aver ottenuto nulla di significativo. Preferisco invece, vederti viva- così come l’avrebbero preferito anche Aaron e Crys- e sapere che combatti ancora per detronizzare Galbatorix, magari al fianco dei Varden che sono gli unici presso i quali, adesso, potrai trovare rifugio. Sii fiera di quello che hai fatto, di quello che avete fatto. I tuoi compagni lo sarebbero. Perché, seppur a caro prezzo avete salvato molti dei miei fratelli e questo rappresenta già un gesto che ha indebolito Galbatorix.

Le sagge parole del drago, ed il riferimento al volere dei suoi migliori amici, alla fierezza nei propri confronti del suo popolo acquietarono Isis, mitigando la sua rabbia, che rifluì in una feroce inquietudine, una necessità cieca e violenta di agire.

Le prime luci dell’alba giunsero presto rischiarando con un’opaca luce quel panorama terrificante.

Sembrava che l’intera natura fosse in lutto.

Raccolta in preghiera nella speranza che chi aveva perso la vita lì potesse trovare la pace, Isis udì in lontananza delle tonanti grida di rabbia…

Fu allora che lo vide: lo sconosciuto cavaliere dalla spada cremisi, fasciato da una lucente armatura e con il viso coperto dall’elmo, stava solcando i cieli per allontanarsi da quel posto, in sella al suo drago dalle squame di fiamma.

In quel momento la fame cieca d’azione che Isis provava si placò…pensava forse di potersi dire vittorioso perché credeva di aver ucciso tutti? Non aveva idea di quanto si stesse sbagliando.

Quell’assassino aveva privato Isis di tutte le persone che l’avevano amata e che da lei erano state riamate di conseguenza avrebbe presto sperimentato in prima persona cosa significava scatenare la rabbia e la sete di giustizia dell’ultima Dark Angel!

Isis, armandosi dell’ultimo barlume di lucidità che le era rimasto, prese la decisione che avrebbe segnato tutta la sua vita: ripromise a se stessa che prima avrebbe trovato i Varden ed il Cavaliere dal drago di zaffiro, ma poi avrebbe scatenato una vera e propria caccia per scovare quell’omicida ed il suo drago rosso, ovunque si trovassero, così da farli soffrire almeno quanto stava soffrendo lei in quel momento!

Riconobbe che quella che provava era pura sete di vendetta e, pur sapendo che avrebbe potuto consumarla, non vi ci si soffermò troppo col pensiero…

Non possiamo restare qui a lungo Isis, altrimenti il dolore che provi ti ucciderà. Era paura quella che le parve di sentire nelle parole del drago?

La ragazza non aveva il coraggio di andar via, tuttavia riconobbe che quel luogo non aveva più i tratti della sua casa, quindi, asciugandosi dignitosamente un’ultima lacrima, dopo aver sistemato in una sacca di cuoio bruciacchiata, il cuore dei cuori del drago di Vrael assieme al suo arco, a ciò che rimaneva dello specchio d’argento e lo “specchio dell’anima” che le aveva regalato Aaron, baciò la terra che tanto a lungo l’aveva nutrita, ascoltò per l’ultima volta la musica della risacca delle onde ed il fruscio rilassante del vento fra le fronde degli alberi, consapevole che stava abbandonando quello che da sempre era stato tutto il suo mondo, ma che ora non avrebbe più potuto esserlo se non nei suoi molti, bellissimi ricordi.

Infine si gettò in acqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti di nuovo!

Eccomi ancora qui!

Questo capitolo(così come il prossimo credo) è un po’ corto perché funziona da raccordo a quello che succederà in seguito.

Spero di essere riuscita a trasmettere tristezza o almeno un minimo di malinconia…o qualsiasi altra emozione…

Non so ditemi voi!

Un baciotto

Marty23

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Capitolo 3
*** il viaggio ***


Capitolo 3

Il viaggio

 

Isis riemerse a Narda, la prima città costiera che si poteva incontrare giungendo da Vroengard, quando il sole era alto nel cielo. Era consapevole di dovere molto al suo Eldunarì dal momento che, per giungere dalla sua isola fin lì, in così breve tempo, le aveva infuso molta della sua forza. Soprattutto perché era particolarmente cosciente della propria stanchezza: non era di tipo fisico, bensì mentale, infatti, le sembrava di vivere un sogno.

Magari da un momento all’altro si sarebbe svegliata per scoprire che quella era una missione in cui l’avevano inviata i Saggi per indebolire Galbatorix, al termine della quale sarebbe tornata dai suoi amici che, sicuramente erano lì ad attenderla…

Isis, vorrei che tu riposassi… sussurrò il suo cuore dei cuori con velata preoccupazione.

Mi dispiace per questa svista, maestro. Non preoccupatevi, non sento il bisogno di riposare, vorrei attraversare la Grande Dorsale prima di notte. Replicò lei umilmente, tornando bruscamente alla realtà.

Dal paese all’improvviso le giunse un indistinto vociare e, con i nervi a fior di pelle si sporse da una collinetta che si allungava timida verso la spiaggia, per scoprire che in quel luogo, che contava non più di una cinquantina di anime, era giorno di mercato.

Nonostante la sua spiccata capacità di passare inosservata tra la gente, in quel caso sarebbe stato praticamente impossibile, per via del suo aspetto e delle sue condizioni attuali, che un gruppo così esiguo di persone non la notasse e non si ricordasse di lei.

Respirò a fondo, lasciando che la calma si impadronisse lentamente di ogni fibra del suo corpo e spalancò la mente, in ascolto…escludendo la confusione del mercato si concentrò sulla spiaggia in cui si trovava finchè non riconobbe il suono dell’acqua del mare che veniva smossa…

Magari qualcuno stava facendo il bagno…il che significava che doveva aver lasciato i propri abiti da qualche parte, nelle vicinanze…un attimo dopo, affinando maggiormente i sensi, distinse il fruscio del tessuto che batteva contro il ramo di un albero.

Con il passo che suonava un po’ più sicuro, Isis si affrettò ad appropriarsene e si cambiò velocemente nascosta dietro un basso cespuglio. Stivali, pantaloni e camicia le stavano un po’ grandi ma cercò di sistemarseli addosso alla meglio. Utilizzò i suoi abiti bruciacchiati ed umidi per asciugarsi, infine, si gettò addosso il mantello di canapa, troppo lungo per lei, lasciando che il cappuccio le ricadesse sulle spalle.

Il baccano quasi festoso di quel villaggio di pescatori aiutò Isis ad assumere un’andatura più disinvolta che- nonostante la stravaganza del suo abbigliamento- riuscì comunque a farla passare inosservata dal momento che il mercato per quel paesino rappresentava la vita: lo scambio di merci, l’andirivieni di commercianti e cacciatori la resero praticamente invisibile e nel frattempo lei, non smise mai di stare coi sensi all’erta, pronta ad osservare ed ascoltare…

Finalmente notò un giovane mercante che, standosene un po’ in disparte, sospirava sognante, con gli occhi fissi su una giovane che cantava sorridente mentre intrecciava corone di fiori nei capelli delle sue sorelline.

La leggera distrazione dell’uomo avrebbe costituito un vantaggio per Isis che, comunque, decise di nascondere il volto nel cappuccio, per precauzione.

Gli si avvicinò e, mantenendo un tono di voce ipnotico lo convinse a scambiare il manico del suo specchio(dal quale, gli assicurò, avrebbe potuto ricavare lingotti d’argento della grandezza della sua mano, da regalare alla sua amata)per un cambio d’abiti, un mantello da viaggio, qualche provvista ed un cavallo dalle zampe robuste, in groppa al quale, concluso l’affare, ripartì al galoppo, veloce come il vento.

Sfortunatamente, a compensare quel vantaggioso scambio, furono i calcoli sbagliati della Dark Angel, che non riuscì a superare la Grande Dorsale prima di tre giorni, durante i quali, aiutata dalla forza del suo Eldunarì- mentre seguiva la linea frastagliata della costa- si faceva sempre più adirata con se stessa per quello stupido errore di valutazione commesso.

Finalmente, sul far della terza sera costeggiando il corso del fiume Toark riuscì a valicare la maestosa catena montuosa. Era sera quando giunse nell’umida città di Dras-Leona, affacciata sul lago più grande che Isis avesse mai visto.

Cavalcare veloce, fino a quel momento, l’aveva aiutata a non pensare. Ora però, ammise a sé stessa che- poiché in linea d’aria Uru’Baen era abbastanza vicina- avrebbe voluto continuare il suo viaggio: magari col favore delle tenebre sarebbe giunta non vista ai cancelli della città poco prima dell’alba e…tuttavia, ascoltando il suo corpo ed un velato richiamo del suo Eldunarì, riconobbe che la stanchezza iniziava a pesarle sulle palpebre.

La notte, posandosi sulle sue spalle come un secondo mantello, la nascose agli occhi curiosi di quella cittadina semiaddormentata e lei potè muoversi invisibile come un’ombra finchè non entrò nella piccola e mal messa locanda al limitare del paese.

La porta di legno cigolò ed entrarono parecchi spifferi, ma nessuno del capannello di uomini raccolti attorno al camino al centro della stanza, notò la sua entrata, presi com’erano dalla storia che qualcuno stava raccontando loro con voce suadente.

Persino la locandiera fece caso a lei solo quando le si parò davanti: era una donnona bonaria e corpulenta, dai capelli argentei, raccolti in un’unica treccia; che sgranò gli occhi azzurri quando Isis le diede ciò che restava del suo specchio d’argento in cambio di una stanza, un piatto di minestra calda ed un cavallo con cui ripartire la mattina seguente.

Con la bocca ancora spalancata per lo stupore, la donna condusse la Dark Angel nella stanza migliore di cui disponeva e, dopo averle consegnato il cibo che aveva chiesto si chiuse rispettosamente la porta alle spalle, lasciandola sola.

 

Nonostante la stanchezza, dopo aver consumato velocemente il suo pasto, Isis riuscì ad osservare quella stanza semplice, eppure accogliente: la piccola finestra sotto cui stava il letto aveva persino delle tendine, che la ragazza si preoccupò subito di chiudere per togliersi gli abiti rubati a Narda. Lasciò che bruciassero nel modesto camino che si trovava nella camera e li osservò mentre venivano divorati dalle fiamme, gli occhi persi, la mente altrove perché in quel fuoco rivedeva tutti i suoi amici e mentori, morire.

Un’ondata di rabbia la invase quando le fiamme crepitarono leggermente e tra esse, a prendere il posto dei suoi compagni, fu il volto coperto dall’elmo dello sconosciuto cavaliere dalla spada cremisi.

Senza più forze, neanche per provare ira, Isis si  lasciò sopraffare dalla malinconia, con un unico pensiero in testa: quell’assassino l’aveva privata di ogni cosa, del suo mondo, sarebbe riuscita a portare a termine la sua missione?

Rannicchiata attorno al cuscino, sotto le coperte di quel letto duro, come una bambina, sentendosi persa scoppiò a piangere e le lacrime non si fermarono finchè non si assopì.

Il mattino seguente rinvigorita dalla notte di sonno, dopo un veloce bagno gelido che la tonificò, risvegliandola del tutto, Isis si affrettò a raccogliere le sue poche cose e qualche provvista nella sacca di cuoio, e si allontanò al galoppo da Dras-Leona, senza neppure fare colazione.

 

Le occorsero altri due giorni perché il suo Eldunarì- che decisamente conosceva Alagaesia meglio di lei- potesse dirle di essere in vista del Surda, ed in effetti, solo allora, a seguito a quella lunga, estenuante cavalcata attraverso terreni aridi e sconosciuti, la ragazza avvertì che le membra le si rilassavano: finalmente poteva dirsi al sicuro, tra amici.

Rallentò l’andatura al trotto, concentrandosi sul proprio respiro che si faceva più calmo mentre si permise per la prima volta di osservare il panorama che la circondava: il terreno era piuttosto arido, costellato di piccoli cespugli, anche se in lontananza scorreva, placido, un fiumiciattolo.

Un timido sorriso le si disegnò sulle labbra quando realizzò che sembrava che lei stessa avesse portato sulle proprie spalle l’imbrunire color prugna della sera alle porte dell’alta palizzata in legno dell’accampamento dei Varden.

Guardandosi bene attorno- senza però mai togliere il mantello o abbassare il cappuccio- ringraziò le stelle perché quel luogo brulicava di vita, particolare che si rivelò vantaggioso per lei, perché le permise di oltrepassare i cancelli semiaperti di quel luogo assieme agli ultimi soldati che avevano vegliato sui confini, che proprio allora stavano rientrando all’accampamento.

Dopo aver legato il cavallo iniziò a girare attenta per il campo, osservandolo: era strutturato in padiglioni per i comandanti in capo- dai tendaggi di colore diverso a seconda del grado di chi vi alloggiava- ed in capanne in cui abitavano artigiani, spadai, arcieri, e tutte le persone che andavano a costituire i piccoli “ingranaggi”che garantivano che quella sorta di grande “macchinario” potesse continuare a funzionare.

Isis riconobbe che non somigliava affatto a ciò che i Dark Angel avevano realizzato in Vroengard, in perfetta simbiosi con la natura che li circondava, sembrava che dovesse ancora abituarsi alla reciproca appartenenza con ciò che gli stava intorno, ma ne rimase comunque affascinata: chissà quante battaglie dovevano esser state decise in quei luoghi!

Improvvisamente, sobbalzando, la ragazza si ritrovò circondata da dodici elfi, ed uno strambo, eterogeneo gruppo di sei persone composto da Urgali, umani…alla cui testa stavano un uomo tozzo e dai capelli scuri ed un elfo con il corpo interamente ricoperto da una folta pelliccia blu notte che sembrava nera, con l’avanzare dell’oscurità.

Possibile che non li avesse sentiti arrivare, o che loro l’avessero notata subito?

-         altolà! Chi sei? Cosa cerchi tra noi?- fece l’uomo.

-         Non avete di che temere da me, il mio popolo e i Custodi…sono sempre stati amici. Cerco il Cavaliere dal drago di zaffiro.- spiegò cercando di apparire tranquilla, nonostante la voce le tremasse mentre cercava di tenersi stretta la sua sacca di cuoio.

-         Non mi pare di aver udito il tuo nome, “amica dei Varden”. Perché mai questa tua ricerca?- le chiese incalzante l’elfo, le cui unghie delle mani, si accorse Isis, erano artigli ricurvi.

-         Non posso dirvelo…- confessò lei. Allora i brillanti occhi gialli dell’elfo la fissarono come se avessero voluto leggerle nel profondo dell’anima.

Era comprensibile la loro diffidenza tuttavia, non appena l’attraente elfo dai tratti animaleschi tentò di forzare le difese della sua mente, Isis reagì senza pensare e tentò di opporre resistenza.

Quella prova di forza fu un tentativo vano però, perché l’elfo aveva molta più forza di quanta lei disponesse così, in breve tempo, attorno ad Isis tutto si fece buio e perse i sensi…

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Riciao a tutti!

Altro capitoletto breve!

Che ne pensate?

L’avete riconosciuto l’elfo alla fine?

Un baciotto

Marty23

 

Ps lo sapevate che Varden, nell’antica lingua significa custodi?

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Capitolo 4
*** fiducia ***


Capitolo 4

Fiducia

 

Isis si riprese presto ma non era sicura di essere sveglia quando riacquistò i sensi. Fece per aprire gli occhi ma scoprì che non ci riusciva dal momento che una benda glieli copriva: era attorniata da una pozza di buio pesto che minacciava di ingoiarla non appena non appena si fosse fatta prendere dal panico.

Coi nervi a fior di pelle per la tensione e per il forte mal di testa che le martellava le tempie, tentò di muovere le mani e stendere le gambe, per assicurarsi di essere ancora tutta intera, ma ben presto scoprì che un fastidioso formicolio le si estendeva da quelle appendici in tutto il corpo, rendendoglielo pesantissimo, quasi estraneo.

Dopo qualche respiro realizzò che era costretta a terra, in posizione supina da spesse corde che bloccavano i polsi dietro la schiena, e le serravano le caviglie, impedendo quasi la circolazione del sangue. Provò con tutte le forze che aveva ad allentarle, ma presto comprese che vi era stato gettato sopra un incantesimo perché non si sciogliessero. Per non darsi per vinta, quindi, sollevò il collo più che poteva e, dopo qualche altro respiro che, sperò, contribuisse a calmarla, spalancò la mente e si pose in ascolto, cercando di percepire qualsiasi rumore o la più piccola forma di vita che le fosse accanto.

Nulla.

Sembrava che fosse completamente isolata dal resto del mondo, che galleggiasse in un limbo vuoto e senza tempo. Quella prospettiva le fece tremare il cuore ma, con la poca razionalità che le era rimasta si chiese se non fosse stato gettato un incantesimo anche attorno al luogo in cui si trovava?

Maestro? Tentò di chiamare, ampliando quanto più possibile la mente. Ma neppure in quel caso ottenne risposta.

Fu allora che scivolò nello sconforto: una paura intensissima le strinse le membra in una morsa, serrandole la gola. Aveva già provato una paura simile, quando il suo popolo era stato sterminato tuttavia, era un tipo di paura che derivava dalla consapevolezza di non essere in grado di salvare tutti, di avere dei limiti e dalla concreta possibilità di morire.

Ciò che sentiva ora, non solo nel cuore ma anche in ogni fibra del corpo, era puro terrore: era giunta tra i Varden convinta di poter trovare in loro degli alleati, ma proprio come le era capitato durante il viaggio per raggiungerli, aveva commesso un errore; altrimenti perché mai si trovava legata in un posto pieno di incantesimi? E, a causa di quello sbaglio, non stava solo mettendo in pericolo la sua vita, la sicurezza della sua mente, ma addirittura l’Eldunarì del suo maestro, che temeva di aver perso!

Non le era mai capitato prima di fallire in modo così misero…chissà dov’era ora il cuore dei cuori del drago di Vrael? Immaginò che dovesse essere grandemente deluso da lei, per non averlo protetto meglio…

Sentendosi una fallita, inutile e stupida, si lasciò sfuggire una calda lacrima da sotto le palpebre e…immediatamente, quasi fosse stata udita, sentì qualcuno che entrava a squarciare il suo buio muto, quasi correndo, spostando con irruenza quella che, dal suono, sembrava una tenda.

Isis quindi, avvertì una presenza accanto a sé, china su di lei e, un attimo dopo, una piccola mano dalla pelle morbida che le sfiorava una guancia, facendola sussultare e spingendola a raggomitolarsi con le ginocchia al petto.

-         no…non temere: non voglio farti del male. Riesco a percepire il dolore che provi e voglio farti star meglio ma…è qualcosa di così intenso, di così profondo e radicato, che l’unico modo che ho per aiutarti è alleviare la tua paura.-

La ragazza rimase stupita dalla voce bambina che aveva al fianco: da lei doveva esser venuta una ragazzina di non più di dieci anni, eppure, il suo tono era tanto sofferente, tanto sinceramente deciso a lenire il dolore che provava- e reso triste dal fatto che, per la sua intensità, avesse dovuto ripiegare sulla paura di Isis- da dimostrare molti anni in più.

-         grazie…- sussurrò la Dark Angel.

Le mani della bambina sconosciuta le stavano asciugando le lacrime quando Isis percepì l’entrata elegante e più silenziosa, quasi di soppiatto, di un animale. La ragazza seppe che si trattava di un gatto nel momento in cui l’animale portò il muso ad una spanna dal suo viso; la bambina invece, si accorse di lui solo quando questo iniziò a…cantare.

Isis ne rimase affascinata perché non credeva che un gatto fosse in grado di cantare, ma soprattutto perché aveva la sensazione che l’animale stesse cantando proprio per lei quella canzone lenta, dai toni tristi che parlava della forza dei Cavalieri, e della loro ammirevole capacità di prendere decisioni giuste anche nei momenti più critici.

-         che buffo! Non avevo mai sentito Solembum emettere miagolii così lamentosi…- constatò la bambina col tono che nascondeva un sorriso.

-         Quali miagolii? Non senti che sta cantando?- le fece notare la Dark Angel, lievemente spaesata.

La bambina si alzò in piedi di scatto: fece guizzare sconcertata lo sguardo dalla ragazza legata a terra al gatto dal pelo rossiccio e gli occhi cremisi che lei non riusciva a sentir “cantare”; poi, dopo averlo presto tra le braccia, uscì di corsa da quella che ormai Isis aveva capito essere un padiglione, e si chiuse alle spalle la tenda che aveva scostato per entrare lasciando la Dark Angel di nuovo sola.

 

Sebbene la reazione della bambina l’avesse lasciata senza parole, la sua visita e le sue parole le avevano fatto scendere sul cuore un velo di calma che la portò ad essere speranzosa e fiduciosa nei confronti della figura che entrò nel padiglione con passi pesanti. Questa si caricò Isis sulle spalle con malagrazia incurante del fatto che lei tentasse di dimenarsi, pregando di essere lasciata andare. Nonostante la ragazza rabbrividisse di paura, bendata e legata come un capretto non appena fu trascinata via dal suo isolamento silenzioso, si calmò perché percepì di essere rientrata in contatto con il mondo circostante: le sembrava di essere al centro di un impetuoso vortice che l’assorbì rendendola partecipe della sua bellezza: infatti, la Dark Angel fu immediatamente colmata dall’odore caldo, allegro e brulicante di vita della sera che trascinava con sé i primi profumi di cibo. Dunque, dedusse che non doveva essere trascorso molto tempo da quando aveva perso i sensi.

 

Isis non seppe dire quando fu bruscamente riportata alla realtà: poteva essere passata un’ora, un secondo o forse un’intera giornata, comunque venne scaricata a terra, senza troppe cerimonie e finì col viso nella polvere di un luogo sconosciuto, che non doveva essere molto distante dalla sua strana cella e che era vivo, pervaso di sussurri che tentavano di essere più impercettibili possibile perché lei non li captasse.

Improvvisamente le venne tolta la benda dagli occhi ed il suo mal di testa si intensificò, il fragile equilibrio che era riuscita a trovare, senza il supporto della vista andò in fumo ed una nuova fitta di paura la fece irrigidire. Avrebbe voluto rannicchiarsi ancora con le ginocchia al petto e farsi piccola piccola, così da essere invisibile ma, decisa ad impedire che i suoi amici fossero morti invano ed a rimediare all’errore commesso, si mise in ginocchio, sforzandosi di alzare la testa e fissare negli occhi il folto gruppo di persone che le stava davanti: al centro dell’immenso padiglione rosso in cui si trovavano tutti, quasi fosse stata il perno di ogni cosa, il punto di riferimento per ognuno lì dentro, seduta su uno scranno intagliato, stava un’affascinante donna dalla pelle d’ebano, i capelli scuri e gli occhi neri che, illuminati dalla luce propria di un comandante, la fissavano implacabili ed indagatori; era circondata da sei soldati dall’aria protettiva ed inesorabile, nei quali Isis riconobbe i due umani, i due Urgali ed i due nani che l’avevano circondata non appena era entrata nell’accampamento. Alla destra della donna dall’aria da comandante stava un eterogeneo gruppo ed annoiato di quelli che, a prima vista ad Isis sembrarono maghi, armati in maniera stramba, ma la ragazza non si soffermò troppo a studiarli, convinta dalla sensazione che si trovassero lì solo perché dovevano e non perché fossero realmente interessati.

Alla sinistra della donna dalla pelle d’ebano stavano dodici elfi, tra i quali la Dark Angel riconobbe quello che le aveva fatto perdere i sensi, avvolto in una folta pelliccia blu e dagli occhi gialli che la fissavano incuriositi; un’elfa dagli occhi verdi e i capelli neri, stava ritta, consapevole di potersi nascondere ed allo stesso tempo di spiccare nel piccolo gruppo di suoi simili: era vestita come un’avventuriera fiera ed impavida, e la Dark Angel ipotizzò che potesse essere una sorta di ambasciatrice degli elfi, tra i Varden.

Al fianco della splendida elfa stava un ragazzo strano, che doveva esser diventato da poco un uomo eppure Isis non riuscì a capire bene se fosse un umano oppure un elfo. Sembrava piuttosto un ibrido tra le due razze, infatti il suo viso largo dalla mascella pronunciata era un curioso connubio di particolarità proprie degli umani e degli elfi: di  la massa di capelli castani copriva a malapena la sua fronte sporgente ma non nascondeva affatto le orecchie a punta, tipiche degli elfi. Gli occhi a mandorla scuri, la fissavano rassicuranti.

Isis non comprese il perché di quello sguardo fin quando lui non le mostrò la sua sacca di cuoio, abbandonata ai suoi piedi, e fugacemente non aprì la mano, per lasciare che lei intravedesse  lo gedwëy ignasia.

Il cuore di Isis mancò un colpo. Non riuscì più staccare gli occhi da lui quando comprese che era il Cavaliere del drago di zaffiro!

Nonostante la sua felicità(perché aveva trovato chi il suo cuore dei cuori le aveva chiesto di cercare) la tensione nel padiglione stava diventando pesante, quasi fosse qualcosa di tangibile.

Uno dei sei soldati che attorniavano la donna dalla pelle d’ebano fece per avvicinarsi a lei, e probabilmente le avrebbe intimato con malagrazia di parlare se proprio in quel momento qualcuno non avesse fatto irruzione nel padiglione e non avesse abbracciato con slancio Isis, da dietro.

Gli occhi di tutti, che sino ad un attimo prima erano stati fissi sulla Dark Angel, ora guardavano allibiti la bambina dai folti capelli neri che le incorniciavano gli occhi pervinca illuminati da uno strano sfavillio.

-         Elva, Angela! Spiegatemi.- disse la donna dalla pelle d’ebano, la cui maschera di durezza era stata incrinata dallo sgomento.

Immediatamente una donna dalla camminata flessuosa ed elegante, spuntò dalle spalle di Isis e si diresse verso colei che aveva parlato, scostandosi da davanti gli occhi la scura nuvola di ricci per chinarsi al suo orecchio mentre lasciava andare a terra il gatto dal pelo rossiccio e gli occhi rubino che aveva cantato per Isis. Tuttavia, la bambina chiamata Elva, non accennò a voler sciogliere quell’abbraccio.

Trascorsero pochi, infiniti momenti durante i quali la ragazza dagli occhi verde acqua osservò tesa come l’affascinante comandante seduta sullo scranno, dopo aver chiamato a sé anche il Cavaliere del drago di zaffiro, aveva congedato tutti dal padiglione, eccetto il Cavaliere, l’elfa mora, l’elfo dalla pelliccia blu, la piccola Elva e la donna chiamata Angela.

-         Elva, lascia respirare la nostra ospite. Ora non ha di che temere poiché può parlare liberamente.- la donna dalla pelle scura parlò alla bambina con tono quasi scherzoso, ma era chiaro che le sue parole nascondevano un cauto invito nei confronti di Isis.

Il Cavaliere disse poche, indecifrabili parole nell’antica lingua e subito le corde che la Dark Angel aveva ai polsi ed alle caviglie caddero a terra; tuttavia, nonostante fosse libera, la ragazza non si alzò in piedi, sbalordita com’era: cosa poteva aver scoperto il Cavaliere di tanto importante su di lei da indurre la donna a definirla “ospite”, appena un attimo dopo averla fissata con durezza?

-         vi prego di perdonarmi se il mio arrivo tra voi ha creato allarme e paura, riconosco che questi tempi non sono sicuri, ma non avevo altro posto dove andare.- Isis abbassò gli occhi al dolore lacerante che le provocarono le sue ultime parole.

-         per favore, alzatevi.- la invitò la donna seduta sullo scranno ma, dal momento che la ragazza non si mosse, quella si alzò e, dopo essersi chinata su di lei, le posò le mani sulle spalle, aiutandola a mettersi in piedi.

-         Il mio nome è Nasuada. Sono a capo dei Varden. Siete giunta tra noi in cerca di alleati e li troverete, non abbiate paura, primi tra tutti i presenti in questo padiglione, poiché sono tra i miei consiglieri più fedeli.

-         Perdonate il mio silenzio e la mia riservatezza, lady Nasuada ma ciò che ho necessità di dire è diretto a pochi fidati.- spiegò Isis, piegando le labbra in un debole sorriso specchio della sua tranquillità.- il mio nome è Isis e sono una Dark Angel.- a quelle parole Elva, ed Angela sussultarono.

-         Credevo si trattasse di un popolo leggendario!- esclamò affascinato il Cavaliere mezzo elfo, dando voce anche allo stupore delle due donne.

-         No Eragon. Fu assieme ad un gruppo di Dark Angel che riuscii a rubare l’uovo di drago che è giunto a te.- gli raccontò l’elfa mora, mentre fissava Isis con ammirazione.

-         Anche noi pensavamo che il far credere a tutti di essere esclusivamente parte di leggendari racconti, ci tenesse al sicuro. Ma Galbatorix è riuscito a scoprire che il nostro nascondiglio è…era l’isola di Vroengard e ci ha attaccati…sterminati ed io ora vengo tra voi perché sono l’unica sopravvissuta della mia gente.-

Nell’udire quella rivelazione l’’elfa mora si morse un labbro e, con gli occhi lucidi per le lacrime si portò una mano davanti alla bocca.

-         tutti i popoli che lottano contro Galbatorix, per la libertà piangono una grande perdita a questa notizia, Isis svit-kona. Lascia che mi presenti: il mio nome è Arya e sono ambasciatrice della regina Islanzadi in questa terra.- Arya, si inchinò leggermente, in un saluto rispettoso.

-         Arya svit-kona, le tue dolci parole sono di grande conforto per me. Ho temuto che quando tutto il mio popolo è passato oltre, fossi rimasta sola, ma ora so che non è così, ora so di potermi fidare di voi e oso dire che non devi temere che la lotta contro Galbatorix non si fermerà, dal momento che gli insegnamenti ed il credo del mio popolo sopravvivono in me.- replicò lei, commossa dalla solidarietà che riceveva.

-         Lady Nasuada, voglio offrirvi il mio aiuto, la mia conoscenza, le mie armi, nella resistenza al tiranno.- continuò Isis, sincera.

A Nasuada sfuggì un sorriso dolce mentre incontrava lo sguardo di Eragon e gli faceva segno di restituire la sacca di cuoio alla Dark Angel.

- Isis, vi prego di perdonarmi, ma quando siete stata catturata dai miei Falchineri ho dato ordine che la vostra sacca venisse ispezionata dal mio vassallo e dall’elfo Blodhgarm uno dei dodici maghi migliori della sua razza.-

Isis emise un sospiro spaventato mentre i suoi occhi, illuminati dal terrore inchiodavano quelli di Eragon.

-         Isis, immagino che questo possa causarvi dolore ma…potreste parlarmi meglio dell’attacco che avete subito?- le domandò il Cavaliere, guardandola.

-         È stato terribile…non abbiamo avuto modo di difenderci…siamo stati attaccati da un Cavaliere a cavallo di un drago dalle squame cremisi…non ne conosco il nome, ma so per certo che è al servizio di Galbatorix.- iniziò a raccontare la ragazza, con gli occhi lontani, a quella strage.

Nell’udire quella descrizione Eragon rabbrividì, fissò Arya, con espressione tesa e complice ed infine incrociò lo sguardo di Nasuada, alla quale sfuggì una lacrima.

-         siamo stati svantaggiati dal fatto che quel Cavaliere, pur brandendo una spada dalla lama cremisi, ci ha attaccati dall’alto, servendosi delle fiamme sputate dal suo drago per decimarci, senza darci una reale possibilità di difesa. Inoltre, siamo rimasti sorpresi perché nessuno sapeva che Galbatorix possedeva un altro uovo di drago…- continuò Isis, con tono triste.

-         In realtà il tiranno possedeva tre uova di drago: una è giunta ad Eragon, l’altra si è schiusa per il Cavaliere dal quale siete stati attaccati…e…e l’altra, purtroppo è ancora in suo possesso.- la informò Arya, grave.

-         Isis, non avete idea del perché Galbatorix abbia ordinato al suo Cavaliere di attaccarvi? Pensate cercasse qualcosa, sulla vostra isola?- le domandò Nasuada, dopo un breve silenzio in cui Isis aveva cercato di comprendere appieno il significato delle parole dell’elfa.

Immediatamente, la ragazza si girò verso il capo dei Varden e la scrutò intensamente: era saggia e accorta, un’abile politica che sapeva più di quanto desse a vedere. Sarebbe stato saggio parlarle degli Eldunarì, o mostrarle che ne aveva uno con sé, nella sacca di cuoio ai suoi piedi(anche se sicuramente, Eragon, ispezionandola doveva averlo trovato)?

-         no, lady Nasuada. Immagino che, dal momento che da sempre abbiamo costituito una spina nel fianco per Galbatorix, non appena ha scoperto dove ci nascondevamo, ha voluto farcela pagare.- mentì la Dark Angel.

-         Molto bene. Sono tremendamente dispiaciuta per la vostra sorte e se siete ancora intenzionata ad unirvi ai Varden per detronizzare Galbatorix, sarete la benvenuta.- mormorò lady Nasuada, dopo un breve silenzio.

La ragazza annuì, e dopo essersi inchinata lievemente a tutti i presenti nel padiglione, uscì accompagnata da Elva ed Angela che, su ordine del capo dei Varden, le mostrarono la tenda dove avrebbe alloggiato.

 

Isis si aspettava l’avrebbero lasciata sola, invece, non lasciarono la sua tenda neppure un secondo, l’aiutarono persino ad indossare il semplice abito bianco che Nasuada le aveva fatto recapitare(sotto il quale le fecero nascondere “lo specchio dell’anima”), e quando reputarono fosse pronta, la fecero sedere al piccolo tavolo accanto al letto, Elva sedette sulle sue gambe ed Angela prese posto davanti a lei.

-         Elva mi ha riferito che hai sentito Solembum cantare…- disse, con un sorriso enigmatico sul giovane volto.

-         È così…- ammise la Dark Angel, un po’ a disagio.

-         Non vergognartene, dovresti esserne fiera invece, perché è una cosa che non capita spesso. E quando capita so che posso osservare il tuo futuro nelle ossa di un drago…-

Elva fece un sorriso entusiasta, mentre le carezzava i capelli.

Senza attendere che Isis reagisse, l’erborista estrasse un sacchetto di velluto dalla cintura che aveva legata attorno alla vita, e ne vuotò il contenuto sul tavolo: Isis scrutandole, riconobbe le ossa della zampa di un drago, sulla cui superficie erano incise delle rune…

Non ebbe il tempo di soffermarsi a pensare cosa le avrebbe detto il suo maestro perché subito, la riccioluta Angela iniziò a parlare, con tono più profondo e monocorde, ipnotico; gli occhi più intensi quasi fossero persi nel vuoto di una trance.

-         a lungo sei stata attesa giovane Dark Angel, circondata da amore e giustizia, ed anche se non conosci i tuoi natali, porti con fierezza sulle spalle il glorioso passato del tuo popolo e quello dei Cavalieri dei Draghi…ma il tuo cammino non sarà affatto semplice, costantemente sospeso tra la vita e la morte…il tuo destino è intrecciato a quello di un Cavaliere…perciò scegli bene le tue mosse perché basterà un passo falso, basterà che ti lascia accecare dall’irrazionalità e tutti, non solo tu, ma anche il Cavaliere e tutti noi saremo condannati…-

-         spero d’esserti stata d’aiuto! Ora forza, è tempo di mangiare.- continuò l’erborista, tossicchiando. Il suo tono era tornato normale e non sembrava ricordare una parola di ciò che le aveva predetto. Questo spaventò ancora di più Isis che, persa com’era nelle sue riflessioni, lasciò che Elva le prendesse una mano, quasi fosse una bambola di pezza, e che la conducesse fuori dalla tenda…

Isis sobbalzò, colta di sorpresa quando trovò, dinnanzi alla sua tenda Eragon, alle cui spalle stava uno splendido, aggraziato e possente esemplare di drago dalle squame blu. La ragazza, seppur con difficoltà spalancò la mente e salutò rispettosamente entrambi.

È un onore conoscervi, Isis, il mio nome è Saphira. Mi rammarico per la sorte che è toccata al vostro popolo e vi giuro che la prossima volta che incontreremo quell’assassino, troveremo il modo di fargliela pagare.

Isis, non stentò a credere- viste le lievi fiammelle che uscirono dalle narici di Saphira- che quella femmina di drago fosse una combattente implacabile.

Eragon, che sino a quel momento era rimasto come paralizzato- forse per la vista di quella splendida ragazza- si risvegliò improvvisamente dai suoi pensieri e dopo aver lanciato uno sguardo di rimprovero alla sua dragonessa, porse il braccio ad Isis e, conducendola ad uno dei falò sparsi nell’accampamento, attorno al quale sembravano riuniti tutti, la invitò a sedere accanto a lui ed a consumare insieme la cena. Elva non volle rinunciare al privilegio di sedere accanto a quella che ormai aveva eletto a sua nuova amica, mentre Nasuada la presentava benevolmente a tutti, ma, nonostante la ragazzina le stesse parlando emozionata ed il capo dei Varden le avesse assicurato una calda accoglienza, Isis non riusciva a concentrarsi su una parola di ciò che diceva perché troppo presa dall’atmosfera che la circondava e da ciò che le era capitato quel giorno.

Quella condivisione del cibo attorno al fuoco, con la volta stellata ad osservarli le ricordava tremendamente le usanze del suo popolo e per poco una fitta di dolore al petto non la fece scoppiare a piangere.

Certo, era lieta che tutti la conoscessero e che ora la considerassero un’alleata ma…sospettosa ripensò alle parole di lady Nasuada, al suo atteggiamento ed a quello di Arya ed Eragon quando aveva parlato loro del Cavaliere dal drago rubino: era possibile che Nasuada conoscesse il segreto degli Eldunarì? O che le poche persone nel padiglione alle quali aveva rivelato i suoi segreti, conoscessero il Cavaliere al servizio di Galbatorix? Ma certo! Altrimenti perché mai la dragonessa Saphina l’aveva definito “assassino” e le aveva promesso di punirlo la “prossima volta” che l’avesse incontrato?

Isis lasciò ad Elva- che sembrava avere una gran fame quella sera- la sua razione di cibo e seguì, seppur sospettosa, il Cavaliere che la condusse in giro per l’accampamento, presentandole l’intero Du Vrangr Gata- l’insieme di maghi e incantatori che la ragazza aveva visto nel padiglione di Nasuada, ma che giudicò nient’altro che un gruppo di fannulloni attaccati al potere che quel ruolo portava loro; in seguito i dodici maghi elfi che l’avevano circondata al suo arrivo tra i Varden. Di loro Isis apprese che erano stati inviati dalla regina Islanzadi per essere d’aiuto ad Eragon ed alla sua dragonessa nella battaglia contro il nuovo Cavaliere di Galbatorix. Furono estremamente cortesi con lei, come imponevano le usanze elfiche che la Dark Angel aveva imparato, ma Isis ormai era distante da quegli ossequi, dalle scuse dell’avvenente Blodhgarm per aver invaso la sua mente, ma- disse- era stato necessario… perché comprese che tutti- tranne lei- conoscevano il Cavaliere che aveva attaccato i Dark Angel e si sentì tradita. Infine, Eragon le presentò quella che lui definì “la sua gente”, popolani dall’aria coraggiosa e sincera che le narrarono di esser fuggiti dalla Valle Palancar per giungere i salvo tra i Varden sotto la guida di…

-         mio cugino Roran, Roran Garrowsson, il cui soprannome “Fortemartello” vi lascerà intuire, Isis quanto possa essere esperto come fabbro ma ancora più utile e valoroso in battaglia, visto il sapiente uso che ha fatto del suo martello di recente, per sconfiggere l’Impero.- l’uomo dai folti capelli castani le fece il baciamano, ma sembrava distante, i suoi occhi scuri erano velati di tristezza. Quasi gli mancasse una parte d’anima, notò Isis.

Ma la preoccupazione che provò per il cugino di Eragon ebbe breve vita, rimpiazzata dall’informazione  di una recente battaglia con l’Impero. Dunque, Eragon doveva essersi battuto con il Cavaliere di Galbatorix, e doveva anche averne scoperto l’identità…dunque…perché non gliela rivelava?

Isis stava per congedarsi rispettosamente, intenzionata a riflettere sul perché nessuno le dicesse la verità, ed a organizzarsi per iniziare a cercare il suo maestro, -dal momento che era sparito dalla sua sacca di cuoio, nella quale invece, erano state lasciate le sue armi- quando Eragon le prese la mano tra le sue fermandola; avvicinatosi ad un suo orecchio le sussurrò dolcemente di seguirlo e solo in quel momento, con Saphira alle loro spalle, vigile, Isis sentì risuonare in testa il vaticinio di Angela: il tuo destino è intrecciato a quello di un Cavaliere.

Dopo essersi chiuso la tenda del suo padiglione alle spalle, ne tirò su una laterale perché Saphira potesse infilarci l’elegante muso e parte del lungo collo, infine gettò un incantesimo perché nessuno, dall’esterno potesse sentire le loro parole.

-         spero che ora sappiate che potete fidarvi di noi, Isis…- esordì il Cavaliere mezzo elfo.

-         Non ne sono molto sicura, Shur’tugal.- quasi lo aggredì, in risposta, dimenticando le buone maniere elfiche che le erano state insegnate.- dalla mia sacca, manca un tesoro inestimabile e molti sono i segreti che mi nascondete: mi avete lasciato credere di non conoscere il Cavaliere che ha ucciso la mia gente, ma mi pare di aver capito che voi, Eragon, ci abbiate combattuto, perciò perché non mi rivelate la sua identità? Inoltre, la piccola Elva dice di poter percepire il dolore altrui come fosse suo, dono abbastanza insolito, a meno che…-

-         Isis, sono sbalordito! Avevo sentito parlare dell’intelligenza e della scaltrezza dei Dark Angel ma credevo fossero solo leggenda. Avete ragione però, la capacità di cui dispone Elva è inusuale, infatti, è frutto di una mia benedizione, errata, peraltro: ho disposto che fosse una protezione dalla sventura…ma ora ho posto rimedio al mio errore e se prima era costretta ad aiutare chiunque soffrisse, ora può scegliere. Inoltre, è vero: ho combattuto con il Cavaliere al servizio di Galbatorix ed ho scoperto la sua identità, tuttavia, non intendo rivelarvela perché non servirebbe a riportare indietro i vostri cari e sprechereste tempo a conoscere il suo Vero Nome, poi confido che quando lo sconfiggeremo lui e il suo drago saranno condannati alla Revoca dei Nomi.- era una sua sensazione o nelle parole di Eragon c’era una nota di condanna e amara tristezza?- infine, vi rendo volentieri il vostro Eldunarì(anche a me ne è stato donato uno e non credevo che i Dark Angel fossero a conoscenza di questo segreto), dal momento che mi ha parlato di voi molto benevolmente e mi ha descritto tutto l’attacco che avete subito, come siate riusciti a salvare gli altri Eldunarì di cui disponevate e quanta forza e coraggio avete dimostrato durante il vostro viaggio. L’ho tenuto con me, al sicuro, infatti nessun altro sa che ce l’avete.- si chinò per prendere un grosso involto sotto il proprio letto e con un sorriso glielo porse, in maniere reverenziale, come fosse stata una reliquia.

-         Vi chiedo perdono per le mie maniere scortesi e vi ringrazio per aver custodito il mio segreto…senza questo cuore dei cuori non so neanche se sarei qui…- gli confessò.

-         Oh, non avete idea di quanta fiducia riponga in voi; lui crede di sì, ed anch’io.- le rivelò Eragon ed un attimo dopo, mentre le guance della ragazza si accaloravano le augurò la buonanotte, facendole il baciamano.

 

Con l’Eldunarì di Vrael tra le mani, Isis si sentiva al sicuro, ma, a seguito delle parole e dei gesti di Eragon, che inconsapevolmente ricollegò alla profezia di Angela, anche vulnerabile come la più fragile delle foglie e leggerissima. Non aveva idea di avere la mente spalancata e che il suo Eldunarì potè sapere quanto le era accaduto in sua assenza oltre che tutto ciò che provava in quel momento.

Mia dolce Isis, sono così contento di essere di nuovo al tuo fianco. Nonostante le tue iniziali paure sono felice che tu abbia trovato degli alleati cui poter porgere il tuo aiuto per sconfiggere Galbatorix. Non ne sei felice anche tu?

La ragazza annuì semplicemente e, prima di scivolare in un sonno ristoratore realizzò che per la prima volta da tempo iniziava a sentirsi di nuovo a casa.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti?

Allora? Che ve ne pare di questo chappy? Troppo banale o lento? O ha un suo perché?

Che ne pensate della profezia di Angela? Chi sarà il Cavaliere cui deve essere legata?

E chi saranno i suoi misteriosi genitori?

 

Accetto ipotesi di qualsiasi genere!

 

Marty23

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Capitolo 5
*** il piano ***


Capitolo 5

Il piano

 

Erano ormai settimane che Isis viveva tra i Varden ed il loro accampamento le era diventato familiare quasi fosse stata casa sua. Le persone che vi vivevano erano semplici, coraggiose ed animate da ideali giusti e degni di onore: erano dei veri e propri eroi che probabilmente non ne erano neppure consapevoli, ma non avevano nulla da invidiare ai Dark Angel.

La ragazza si stava aprendo sempre più con loro tanto che, nonostante dopo le sue scortesi parole avesse temuto che Eragon non volesse più parlarle- il Cavaliere e la sua dragonessa erano sempre al suo fianco, accogliendo con entusiasmo qualsiasi novità proponesse per detronizzare Galbatorix; l’amicizia che aveva stretto con Elva, comportava che la bambina fosse sempre accanto a lei, pur assolvendo egregiamente al proprio compito di difendere lady Nasuada; e il rispetto che si era guadagnata presso Roran le aveva permesso di apprendere che egli appariva sempre così triste e burbero perché attendeva con trepidazione che il cugino capisse dove i Ra’zac, che avevano attaccato suo piccolo villaggio, avevano portato la sua amata.

Isis era sempre stata d’indole umile perciò non le piaceva che Arya di tanto in tanto, o talvolta, in privato persino lady Nasuada, le attribuissero il merito di aver reso più uniti i Varden; tuttavia, anche il suo saggio Eldunarì era della stessa opinione e non perse occasione di farglielo notare di nuovo quando la Dark Angel smascherò per la prima volta un infiltrato della Mano Nera presso i Custodi.

Fu allora che, mentre il Du Vrangr Gata inaugurava le prime tecniche d’interrogatorio, la ragazza realizzò per arrivare a compiere quel gesto- la Mano Nera era famosa per la sua fitta rete di spionaggio, ma nessuno si sarebbe aspettato di trovarne un membro tra i Varden- Galbatorix doveva davvero temerli.

Quel pensiero le fece ricordare la sua gente, che era stata condannata a morte proprio perché incuteva paura al re e, temendo lo stesso destino per i Varden, Isis si ritrovò ad essere preda di una forte rabbia, a provare il cieco desiderio di uccidere quel Cavaliere, di cui nessuno voleva rivelarle l’identità, perché non potesse far del male anche a loro.

Attenta, Isis. Non lasciarti accecare dall’odio. L’ammonì l’Eldunarì di Vrael e lei, vergognandosi per quei pensieri violenti, si prodigò per mettere l’idea da parte ed organizzare un gruppo di controspionaggio, ben addestrato che, quando si fosse presentata l’occasione si sarebbe infiltrato ad Uru’Baen con l’obiettivo di detronizzare o uccidere o danneggiare Galbatorix.

 

Un giorno, dopo il suo solito, duro allenamento contro Arya, Eragon, e Roran Isis si ritrovò a passeggiare, prima del pasto di mezzogiorno, nell’accampamento. Incastrato in un cespuglio di rovi, trovò uno splendido falco dalla testa bianca ed il maestoso piumaggio bruno. Aveva una zampa ferita e non riusciva a liberarsi ma nonostante tutto, quando la Dark Angel si avvicinò, l’animale mantenne la sua fierezza e tentò di attaccarla. Isis, inizialmente spaventata si inginocchiò al suo cospetto e gli aprì la mente, per dimostrargli quanto rispettasse e quanto si sentisse parte dell’eterno divenire della natura.

Allora l’animale si lasciò prendere tra le braccia dalla ragazza, lasciò che lei lo curasse e nei giorni che occorsero perché la ferita alla zampa guarisse del tutto, Isis istaurò con quel fiero rapace un rapporto che la portò ad affezionarglisi.

Maestro, pensi che potrei adottarlo? Ipotizzò scherzosamente.

Ho visto il tuo cuore, Isis: fremi per confrontarti con quel Cavaliere sconosciuto, per saperne di più su di lui perciò penso che tu voglia addestrarlo. Le confessò il cuore dei cuori e lei, pur essendo profondamente scossa dalle sue parole, riconobbe quanta verità contenessero, e non le negò.

 

Una mattina, ebbe un’idea illuminante così, senza curarsi di essere scalza ed ancora in camicia da notte si precipitò nel padiglione rosso del comando di lady Nasuada e, trafelata stava per inchinarsi al capo dei Varden, per esporle la sua idea ma arrossì, trovandola già occupata: dinnanzi a lei, c’erano Arya, Roran, i cui occhi erano illuminati da una nuova luce, intensissima, una forte speranza, ed Eragon che erano tanto assorbiti da quell’udienza da non accorgersi neppure della presenza della Dark Angel.

-         mia signora ho scoperto che Katrina, è stata portata dai Ra’zac presso l’ Helgrind, così vi chiedo il permesso di andarla a liberare, assieme a mio cugino, così che la nostra impresa non sia solo di salvataggio ma anche di eliminazione alla radice di quei nostri nemici, direttamente nel loro covo principale.- stava dicendo Eragon. Isis riconobbe che aveva discrete doti di oratore.

-         No! Eragon, rifletti, Galbatorix potrebbe sapere che vi trovate lì ed ordinare che siate catturati. Se avrete la pazienza di attendere il gruppo addestrato da Isis svit-kona sarete più numerosi ed avrete più possibilità di vincere.- disse Arya, lievemente spaventata da quella che giudicava una missione suicida.

-         Mi dispiace contraddirti Arya svit-kona ma credo che sarebbe meglio che Eragon e Roran andassero da soli, poiché temo che se si presentasse nei pressi dell’Helgrind un gruppo più numeroso, verrebbe subito notato.- intervenne la Dark Angel, facendo sì che gli occhi di tutti si spostassero su di lei.

Eragon vedendola vestita a quel modo, arrossì ma Nasuada la fissava interessata così, rincuorata, continuò:

-         è molto che rifletto e vorrei dare un contributo più significativo alla lotta contro il tiranno, quindi vi propongo questo piano: se Eragon, Saphira e Roran si dirigeranno all’Helgrind, Galbatorix verrà sicuramente a saperlo ma se nel frattempo, qualcuno lo “distraesse” introducendosi ad Uru’Baen, lui sarebbe costretto a far convergere le proprie forze in un solo luogo, soprattutto perché, immagino, vorrà impiegare il suo Cavaliere ed essendo lui uno soltanto, non potrà essere impegnato su due fronti.- spiegò, cercando di nascondere la voglia cieca che aveva di confrontarsi, scontrarsi e conoscere quel Cavaliere per poterlo punire per ciò di cui l’aveva privata.

-         Il tuo piano è molto ben congeniato, Isis, lo riconosco. Ma chi credi sarà tanto folle da accettare di intrufolarsi ad Uru’Baen con l’unico fine di offrirsi come diversivo per Eragon e Roran agli occhi di Galbatorix?- le fece notare il capo dei Varden mentre si alzava dal suo scranno e le veniva incontro, per coprirla con il lungo scialle che indossava tutte le mattine.

-         Mi offro io per questo compito, lady Nasuada, se non vi dispiace. Inoltre, mi scuso ma riconosco che è stata una mia mancanza sottolineare che fare da diversivo non sarebbe il mio unico fine: voglio andare a privare il re del terzo uovo di drago che è in suo possesso, così che un altro Cavaliere possa sorgere libero.- annunciò, fiera.

-         Isis, le tue parole sono degne d’onore ma…riesci a capire che ti sei offerta per una missione suicida? Non sappiamo bene come Galbatorix abbia organizzato Uru’Baen: ti intrufoleresti nella Tana del Lupo praticamente alla cieca.- sussurrò lady Nasuada, carezzandole il viso. Non aveva molti anni più di lei, ma la donna vedeva in lei una ragazza che era dovuta crescere in fretta e perciò, forse, che non si rendeva realmente contro cosa le sue parole stavano condannandola ad affrontare.

-         Lady Nasuada, non temete: sono stata abituata a volgere la mia vita a servire scopi più alti.- la rassicurò.

-         O forse a sacrificare la tua vita per una pazzia. Lady Nasuada, se decreterete che Isis debba mettere in atto il piano che ha proposto, vi prego, lasciate che l’accompagni dal momento che sono stata la Portatrice dell’uovo che fu destinato ad Eragon.- soggiunse Arya, rimproverando prima la Dark Angel, ma poi offrendosi di proteggerla.

Un densissimo silenzio, carico di tensione scese nel padiglione del comando. Lady Nasuada fissò tutti i presenti valutando quanto le era stato proposto…

-         e sia, Isis, ma cerca di tornare. Arya, ti prego, veglia su di lei.- decretò infine, dopo un attimo che parve infinito. Le sue parole fecero gioire Isis perché quella decisione avrebbe consentito una mossa che, se portata felicemente a termine avrebbe fortemente minato il regime di terrore istaurato dal re; tuttavia, Arya, Eragon e Roran la fissarono con la morte nello sguardo, consapevoli che scarse erano le possibilità di successo.

 

Nasuada aveva disposto che partissero immediatamente perciò, Isis andò nella sua tenda a prepararsi velocemente e, dopo aver teso l’arco, riempito la faretra ed affilato il proprio pugnale dalla lama di cristallo, si fasciò il petto come le avevano mostrato i Saggi, per far sì che dietro la schiena le si formasse una sacca in cui avrebbe nascosto il proprio Eldunarì che, non appena lei aprì la mente potè essere messo a parte della decisione che la ragazza aveva preso.

Isis, perché fai questo? Non devi dimostrare nulla a nessuno. Io so quanto vali, e se ne sono resi tutti conto, qui. La fama delle grandi imprese del tuo popolo ti ha preceduta ed ha permesso che venissi accolta bene tra i Varden, ed in queste settimane hai fatto molto al loro fianco, nella battaglia contro Galbatorix. perché ora ti comporti così? So che un altro scopo per cui vuoi andare è per cercare quel Cavaliere che vi ha sterminati e vendicarti…

Maestro, le mie intenzioni sono nobili: voglio portare qui il terzo uovo di drago, così che il nuovo Cavaliere potrà nascere libero e non al servizio del tiranno e, lo confesso, se mi dovesse capitare di incrociare le lame con quel Cavaliere assassino, perché non dovrei battermi con lui? Sono certa che riuscirei ad infliggergli la giusta punizione per ciò di cui mi ha privata. Ma se temi che Galbatorix possa impadronirsi di te durante questa missione, ti lascerò nelle sagge mani di Eragon…non avere paura per la mia vita: tanto non ho più molto da perdere.

Non sai quanto ti sbagli, e rimarrò al tuo fianco per dimostrartelo oltre al fatto che te l’avevo promesso la prima volta che ci siamo parlati!

Seppur scossa dalle parole del cuore dei cuori, Isis si sforzò di mantenere un’espressione neutra quando uscì dalla sua tenda, tuttavia, le rimase abbastanza difficile, visto che Elva si aggrappò al suo collo, piangendo e pregandola di non andare perché- le sussurrò- sapeva che in realtà Isis voleva vendicarsi del Cavaliere dal drago cremisi.

-         non ricordi cosa ti ha detto Angela? La vendetta che agogni ti rovinerà, rovinerà tutti noi…ti prego amica mia, non andare…- la supplicò la bambina dallo sguardo violetto con le lacrime agl’occhi.

Ad Isis venne da piangere: con quel tono straziato anche quella che le sembrava la più giusta delle decisioni mai prese, in realtà appariva sbagliata, perciò si sforzò con tutta se stessa di baciarle la fronte bianca marchiata dal gedwëy ignasia mentre cercava di tranquillizzarla.

 

La Dark Angel si era aspettata che ci fossero due cavalli ad attendere Arya e lei, pronti per il viaggio verso Uru’Baen, tuttavia, quando Eragon l’aiutò a salire sulla groppa della sua agile dragonessa, dietro a Roran ed Arya, le spiegò il piano che aveva in mente:

-         Saphira accompagnerà te ed Arya a Dras-Leona, da dove noi potremo proseguire per l’Helgrind e voi invece comprerete due cavalli, per dirigervi ad Uru’Baen.-

Non le venne lasciato il tempo di replicare o annuire perché Saphira spiccò subito il volo e, sebbene Isis non riuscisse a godersi la liberatoria sensazione che tutti gli altri, seppur stretti sul dorso dell’animale, povavano- perché era troppo assorta nella riflessione delle parole del suo maestro o di quelle di Elva- ; riconobbe che, seppur più lenta perché appesantita dal troppo peso, la dragonessa aveva impiegato solo un giorno-  molto meno tempo di quanto non sarebbe occorso ad un cavallo- per giungere a Dras-Leona, dove Eragon e Saphira, prima di lasciare l’elfa e la Dark Angel, augurarono ad entrambe la protezione da parte delle stelle e poi svanirono diretti all’Helgrind.

Rimaste sole, Arya si prodigò per tessere una magia che alterasse le fattezze fisiche di entrambe e subito dopo Isis si servì della conoscenza che aveva della città per acquistare due destrieri pezzati dalle zampe forti e resistenti così che la notte le cogliesse si misero in marcia alla volta di Uru’Baen.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ta daaaaaaaaaaaaaaaaaan!

Che ne pensate?

 

Fatemi sapere

 

Marty23

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Capitolo 6
*** rivelazioni ***


Capitolo 6

Rivelazioni

 

L’elfa e la Dark Angel giunsero nella campagna inselvatichita e dai tratti boschivi nei dintorni di Uru’Baen dopo altri tre giorni di viaggio, durante i quali il suo cuore dei cuori insegnò ad Isis come chiudere bene la mente affinché il Cavaliere dal drago cremisi non la leggesse e come, qualora fosse riuscito invece, ad invaderla, nascondergli tutto ciò che sapeva: sarebbe stato sufficiente creare nella mente una barriera di ricordi provenienti dal cuore- e, conoscendo i suoi, l’Eldunarì le assicurò che le avrebbero garantito una protezione abbastanza solida- dietro la quale celare un’intensissima emozione sempre proveniente dal cuore, che sarebbe stata l’ultimo baluardo per i suoi più intimi segreti (come la sua identità o il fatto che sapesse cos’era un’Eldunarì oppure il motivo della sua missione nella capitale dell’Impero.

Arya, che durante il primo giorno e la prima notte di viaggio aveva discusso della loro strategia, ora, man mano che si avvicinava ad Uru’Baen, parlava sempre meno e ad Isis parve che fosse intimorita dalla vicinanza con quella città, quasi come se- essendo un’entità viva e garante di morte- l’avesse attesa da tempo, per terminare una condanna cui l’elfa era riuscita a sfuggire ma che quel luogo non aveva dimenticato di doverle infliggere; tuttavia, quando furono in vista delle alte ed massicce mura di Uru’Baen, Arya non si lasciò sopraffare dalle emozioni, rimase lucida e portò a termine il proprio compito: lasciò i cavalli in prossimità di un laghetto (che le due stabilirono come il punto dove si sarebbero ritrovate per fuggire, a missione terminata), gettando su di loro un incantesimo affinché non dessero nell’occhio ed allo stesso tempo le attendessero per trarle in salvo quando fosse tutto finito.

Ringraziando l’oscurità della notte, che con il suo mantello le copriva e la fina pioggerella che, cadendo, pungeva gli occhi di tutti, rendendole quasi invisibili, l’elfa e l’umana salirono senza difficoltà su un carro cui vennero aperte quasi senza controlli le porte della città, e tramortirono i due soldati -che, all’interno facevano la guardia a delle nuove spade giunte per l’esercito di Galbatorix- rubandone le divise.

Ponendosi in ascolto, Isis dapprima rimase lievemente spaventata dalla pioggia che batteva sulla copertura del carro, quasi picchiasse con violenza, poi, riuscendo a capire che i soldati sarebbero stati fatti entrare proprio nel castello del tiranno, sorrise, costatando che tutto stava andando secondo il piano stabilito con Arya, quindi, fece segno all’elfa di scendere non appena il carro avesse rallentato un po’, perché esplorasse la città(in modo da non dover essere colta totalmente di sorpresa se qualcosa fosse andato storto)mentre la Dark Angel avrebbe continuato il suo viaggio fin dentro a quella che i Varden avevano definito “la Tana del Lupo”.

Riuscì ad allontanarsi di soppiatto, non vista, non appena il carro si fermò attorno a quella che doveva essere la piazza del Cortile Interno del castello, tuttavia, ammise a se stessa che da quel momento in avanti sarebbe stata completamente cieca, così, decidendo di affidarsi all’istinto si mescolò, veloce come il vento ed invisibile come un’ombra, ad un drappello di soldati che sembravano essere diretti all’interno della fortezza.

Il castello aveva un che di imponente ed inquietante, inoltre, notò Isis mentre cercava di prendere punti di riferimento che l’aiutassero ad orientarsi, era un vero labirinto! E lei non riusciva ad essere molto concentrata su altro, mentre seguiva quel manipolo di soldati, che non fossero le fiaccole che, appese ai muri, illuminavano tutto con intense macchie di luce; oppure le urla di dolore sicuramente provenienti dalle celle nei Sotterranei ma che, nonostante tutto riuscivano ad oltrepassare le spesse mura trasudanti muffa e lezzo di morte, dando alla ragazza la sensazione di trovarsi in una tomba.

Finalmente, notata sulla sua destra una zona più illuminata delle altre, si staccò dal piccolo plotone spinta dal consiglio del cuore dei cuori che aveva con sé, di dirigersi in quella direzione; e, ringraziando la buona stella che evidentemente quella sera intendeva proteggerla, si servì dei sicuri nascondigli forniti della folta foresta di colonne che popolava il corridoio e la piccola sala adiacente, per evitare i servi e le poche guardie che si trovavano lì.

Dinnanzi a lei ora, finalmente sola, si stagliavano le immense, massicce porte in legno che servivano a proteggere la Sala del Trono, rifugio di Galbatorix e dell’ultimo uovo di drago, cui conferivano un aspetto ancora più inquietante le centinaia di candele che sembrava lacrimassero cera, che con le loro ampolle di luce, illuminavano tutt’attorno .

Isis passò una mano sul gigantesco drago intagliato sul legno della porta, rabbrividì appena, ma non si perse d’animo: forte del mantello che le copriva il viso e della divisa che le avvolgeva il corpo, si accucciò a terra, sino a poter posare un occhio verde acqua contro la serratura, attraverso la quale, non fu semplice vedere ma riuscì a distinguere, sbirciando, un uomo seduto su un trono che impartiva ordini a qualcuno, una figura inginocchiata ai suoi piedi, con la testa china, al fianco della quale era legata una spada dalla lama cremisi…

Il cuore di Isis mancò un colpo e fu costretta a sedersi a terra ed a premersi con violenza una mano sulle labbra perché lo stupore che provava non la tradisse. Nonostante non conoscesse il nome di quel Cavaliere, l’aveva riconosciuto subito come colui che aveva sterminato la sua gente!

Violenti fremiti le scuotevano le membra e tuttavia, riuscì ad alzarsi mentre il suo cervello ragionava speditamente…se quello era il nascondiglio dell’ultimo uovo di drago esistente in tutta Alagaesia, era necessario che lei lo sottraesse al tiranno, e per farlo bisognava che neppure una singola forma di vita fosse all’interno della Sala del Trono altrimenti, lei sola, al cospetto di due Cavalieri dei draghi avrebbe sicuramente subito una sconfitta, a causa dell’inferiorità numerica; di conseguenza doveva trovare un modo per far uscire tutti di lì!

Dopo aver quindi, fatto appositamente cadere a terra uno dei candelabri in ottone accanto a lei, Isis si fece trovare pronta, con l’arco teso ed una freccia incoccata, in attesa del piccolo gruppo di persone che si sarebbe radunato, richiamato da quel trambusto…la Dark Angel li guardò tutti negli occhi: per la maggior parte erano schiavi e pochi soldati che sicuramente erano stati costretti a stare lì. Non erano nemici pericolosi, semplicemente vite umane. Perciò la ragazza, quando giunsero, si limitò a ferirli alle gambe o alla pancia, così che non potessero reagire ed allo stesso tempo rimanessero in vita, poi, veloce come il vento, si nascose dietro una colonna, celata dalla semioscurità, in attesa dello sconosciuto Cavaliere assassino che sicuramente sarebbe arrivato, insospettito da quel trambusto.

Tesa com’era all’idea di doversi confrontare con colui che senza problemi aveva ucciso la sua gente, Isis stava per farsi sopraffare dalla paura e colmare le orecchie dal suo stesso battito cardiaco, che sembrava fosse impazzito; tuttavia, serrando una mano attorno all’elsa dello Specchio dell’Anima, che le spuntava dallo stivale, pronta a sferrarlo contro quell’assassino, riuscì a ritrovare la concentrazione e, non appena udì le porte della Sala del Trono spalancarsi, si voltò- le nocche bianche per la presa ferrea sull’elsa del pugnale-, decisa ad ucciderlo…

Fu allora che, lo sguardo le cadde sulla lama del proprio pugnale: era completamente nera, come la pece…

Cosa poteva significare? Stava forse facendo uno sbaglio a desiderare la morte di un omicida?

In quel momento, per la prima volta, potè vedere il famigerato Cavaliere in viso: era un uomo dal corpo muscoloso, il cui volto serio era incorniciato da una massa di ricci castani scrutava tutt’attorno a sé, gli occhi penetranti, attenti e la spada sguainata.

Con poche, impronunciabili parole pose fine alla vita di coloro che Isis aveva ferito, facendola sussultare, seppur a qualche metro di distanza, per l’implacabile crudeltà che aveva appena dimostrato. Poi, mentre lei tratteneva il respiro e chiudeva gli occhi, chiedendosi se quello sarebbe stato lo stesso destino che l’avrebbe attesa; il Cavaliere iniziò ad avanzare nella sua direzione…e improvvisamente, mossa da un pensiero impulsivo, Isis rise, attirando l’attenzione dell’uomo con quel suono argentino che risuonò dovunque, ed iniziò a correre col cappuccio calato sugl’occhi, nascondendosi tra le colonne, tra le piccole pozze d’ombra di cui la sala era macchiata. Il corpo le si muoveva da solo, tanto velocemente da non darle nemmeno il tempo di pensare; la paura che prima l’aveva quasi paralizzata ora era svanita, per lasciare il posto ad una strana sensazione, qualcosa che mai aveva provato prima: per la prima volta da quando aveva assistito al massacro della sua gente, si sentiva più potente, più veloce, più intelligente di quell’assassino capace di usare la forza bruta ma non abbastanza sveglio da capire chi si stesse prendendo gioco di lui. Infatti, quando la Dark Angel di tanto in tanto richiamava l’attenzione del giovane con sussurri o risate, le piaceva osservarne lo sguardo smarrito su quel bel volto, adombrato a tratti dai ricci.

 

D’un tratto la ragazza giunse ad un vicolo cieco. Alle sue spalle c’era una finestra, ma si affacciava praticamente sul vuoto; l’unico modo per uscire di lì sarebbe stato correre incontro al Cavaliere ma lui si stava avvicinando: Isis poteva sentirne i passi, felpati ma vicini.

Col respiro corto ed il cuore che le batteva follemente nel petto, Isis si rese conto di essere in trappola!

Tuttavia, di colpo le sue membra si mossero, senza prima consultare la mente: afferrando un candelabro accanto a lei, ed avvolgendolo col proprio mantello, Isis frantumò il vetro che la divideva dalla libertà: avrebbe preferito essere morta che tra le grinfie di quell’uomo!

 

A quell’inaspettato rumore i passi del Cavaliere divennero più veloci, ma giunse tardi perché tutto ciò che restava dinnanzi ai suoi occhi erano i vetri rotti di una finestra, ed un candelabro abbandonato in terra. Della persona che stava inseguendo non c’era più traccia.

Il ragazzo si sporse appena dalla finestra, con gli occhi ridotti a fessure per la pioggia scrosciante che entrava dal vetro rotto; quasi subito rimise dentro il viso, serrando i pugni per la rabbia: chiunque fosse la persona dalla risata tanto argentina, cui era stato alle calcagna, ormai lui non poteva fare più nulla perchè era saltata, consegnandosi alla morte, esattamente come aveva fatto quello sconosciuto Dark Angel che gli aveva ferito una spalla.

 

Isis riuscì a vedere benissimo(grazie alle candele all’interno della sala) l’espressione di rabbiosa sconfitta sul viso del proprio nemico e si permise di esultare col cuore, ma non mosse un solo muscolo. D’altro canto,dal momento che era in piedi, su di un cornicione bagnato, sarebbe bastata una mossa falsa a farla precipitare nel vuoto.

Rimasta finalmente sola, iniziò a muoversi lentamente, con attenzione, concentrata come mai prima d’allora i nervi a fior di pelle, tuttavia, a causa della pioggia che continuava a cadere ininterrottamente, rischiò più volte di scivolare.

Dopo aver percorso qualche metro si trovò dinnanzi ad un’altra finestra che si affacciava su una stanza che sembrava poco illuminata ma, nonostante non riuscisse a vedere bene all’interno, Isis giudicò che dovesse essere vuota, quindi, facendosi forza e cercando di agire più silenziosamente possibile, ruppe anche quel vetro e, aggraziata come un’elfa si intrufolò all’interno.

Attorno a sé, il silenzio, spezzato solo dal picchiare della pioggia, le porte di legno chiuse…quella doveva essere la Sala del Trono!

Isis, rincuorata, lasciò cadere il cappuccio del mantello, grondante d’acqua, sulle spalle e pensò che, a giudicare dalle dimensioni, la Sala del Trono, somigliava più ad una grotta, al centro della quale stava un sontuoso trono in legno intagliato, ed oro. Il soffitto era una gigantesca cupola di vetro colorato che riproduceva Alagaesia, che, a causa della pioggia, riempiva quel luogo di riflessi particolarmente cupi.

Ricacciando indietro la sensazione di freddo che sentiva dentro, Isis iniziò a girare per la cavernosa sala, ammirando i pesanti forzieri colmi di ricchezze sparsi un po’ ovunque, ma non le interessava l’oro quindi continuò finchè, ai piedi di una parete alla quale stava appeso un gigantesco quadro, non trovò tre cuscini, vuoti. Non riuscendo a capire a cosa servissero si soffermò un secondo- nella speranza di una spiegazione- ad osservare il dipinto che, sfiorando, scoprì esser fatto di seta, sulla cui superficie erano ricamate quattordici figure: i tredici Rinnegati erano vestiti di tutto punto, nessuno, vedendoli in quel momento avrebbe sospettato quanto le loro mani fossero macchiate di sangue, forse solo Galbatorix, che stava in mezzo a loro e li fissava compiaciuto, poteva averne un’idea.

Le dita della ragazza si bloccarono sul viso di Morzan, ultimo dei Rinnegati, braccio destro del tiranno, l’unico-realizzò lei- del quale ricordava la morte.

Maestro! Aiutami, non riesco a trovare l’uovo di drago che cerchiamo! Lo chiamò lei dopo essersi convinta che non doveva indugiare troppo su quei pensieri, e dopo aver rovistato a fondo in ogni angolo della sala, senza aver scovato tracce di quel prezioso tesoro. Era consapevole di quanto rischiasse, di quanto rischiassero entrambi ma doveva avere un consiglio dal suo Eldunarì, perciò aprì la mente lasciandosi invadere da ciò che il cuore dei cuori del drago di Vrael provava.

Non riesci a trovarlo, perché Galbatorix non ha più con sé, alcun terzo ed ultimo uovo di drago. Le rivelò amaramente il suo maestro.

La forza di quell’affermazione la colpì in pieno petto, devastandola. Come…? Chiese.

Guarda bene all’interno dei cuscini sotto il quadro… le consigliò l’Eldunarì.

Isis obbedì, e d’un tratto mentre rovistava con foga tra le piume d’oca, si tagliò le dita con un pezzo di carta…era della grandezza del suo polpastrello, ed era ancora ripiegato, cosa che, le fece credere che né Galbatorix né altri l’avessero mai visto. Era scritto in elfico e senza difficoltà Isis lesse:

Galbatorix,

ora un altro Cavaliere potrà nascere libero e ci auguriamo potrà opporsi a te e sconfiggerti.

                                                                                                                    Phot e Nigetal

Nel leggere la scrittura elegante dei due Saggi, ad Isis parve che l’aria fosse stata privata di tutto l’ossigeno.

Phot e Nigetal avevano rubato al tiranno l’ultimo uovo di drago? Com’era possibile? Sicuramente visto che si parlava di “un altro Cavaliere” doveva esser avvenuto dopo che Arya aveva preso con sé l’ovo di Saphira, ma…perché non gliene avevano mai parlato? E dove potevano averlo nascosto? Era possibile che si fosse già schiuso? Oppure si trovava ancora sull’isola di Vroengard ed era andato distrutto in seguito all’attacco che i Dark Angel avevano subito?

Traendo un sospiro di sollievo, Isis escluse subito l’ultimo dubbio che le si era prepotentemente annidato in testa: quando era tornata a riva, aveva perlustrato e scandagliato ogni pietra della sua amata isola in cerca di qualcuno da seppellire e sicuramente, pezzi di guscio di un uovo di drago le sarebbero immediatamente saltati agli occhi. Ma non aveva notato nulla, come non aveva trovato nessuno da seppellire…

Sollecitata dal proprio maestro- che le rivelò che in quella stanza riusciva a percepire la presenza di decine di Eldunarì- stava per lasciare la Sala del Trono, amareggiata dalla consapevolezza di non poterli portare con sé se voleva mettersi in salvo, ma rincuorata dal fatto che probabilmente l’ultimo uovo di drago esistente in tutta Alagaesia in quel momento era davvero al sicuro; quando improvvisamente il viso del Cavaliere che aveva ucciso il suo popolo, le balenò davanti agli occhi: l’aveva profondamente scossa la freddezza con cui aveva ucciso gli uomini che Isis aveva ferito, e non riusciva ancora a spiegarsi perché la lama del suo pugnale avesse assunto quella colorazione nera, e tuttavia, non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione sconfitta di quell’uomo, perché, ipotizzò doveva essere la prima vera volta in cui perdeva una sfida(se si escludeva il fatto che lei stessa gli era sfuggita gettandosi in mare quando aveva distrutto Vroengard, ma evidentemente lui non se ne era curato, credendo che l’impatto con l’acqua l’avesse uccisa). I suoi occhi l’avevano profondamente scossa…

Isis, svelta! Non c’è tempo da perdere devi metterti in salvo! La risvegliò il suo maestro, riportandola bruscamente alla realtà.

Fortunatamente, spegnendo il cervello ed affidandosi solo all’istinto ed al suo corpo riuscì ad uscire- camminando per le strade ciottolose a testa bassa, per non destare l’attenzione di nessuno- da Uru’Baen, tuttavia, non si sentì veramente al sicuro sin quando, fuori dalle mura della città, si concesse di correre, percorrendo quasi senza toccare terra le poche centinaia di metri che la separavano dal laghetto dove l’attendeva Arya, con i cavalli pronti a partire.

Isis attese di montare in groppa al proprio destriero ed a spronarlo al galoppo, prima di parlare con l’elfa mora i cui grandi occhi verdi la fissavano confusi:

-         Galbatorix non ha alcun uovo di drago! I Saggi che fondarono i Dark Angel, hanno rubato l’ultimo uovo che era in mano al tiranno, poco tempo dopo aver affidato a te quello destinato ad Eragon!- la informò, parlando a voce un po’ più alta del solito a causa del vento sollevato dalla corsa.

-         Cosa?- fu tutto ciò che Arya riuscì a dire. L’espressione sul suo viso sembrava qualcosa a metà tra la rabbia, lo stupore e la gioia.

-         In compenso il re ha con sé decine di Eldunarì e, anche se mi rattrista non esserne riuscita a salvare neanche uno, sono felice perché credo che Galbatorix impiegherà molto tempo a capire che sono ancora tutti lì, cosa che potrebbe permetterci di sferrargli qualche attacco che lo indebolirebbe.

Ad Arya, che per un po’ era stata impegnata a chiedersi come facesse lei a sapere degli Eldunarì, non sfuggì il fatto che avesse incluso anche se stessa, parlando dei Varden, così, accarezzando l’idea che avesse rinunciato alla vendetta, le chiese di raccontarle le sue azioni nei minimi particolari.

Isis, visibilmente pervasa da una luce più intensa negli occhi, una nuova eccitazione le spiegò tutto: come si era intrufolata nel castello; come aveva spinto il Cavaliere dalla spada cremisi ad uscire dalla Sala del Trono; quanto fosse rimasta scioccata dagli omicidi a sangue freddo che aveva compiuto; il desiderio di ucciderlo che aveva provato e ciò che era avvenuto con il suo pugnale; come si era presa gioco di lui…

-         Isis, ti rendi conto a quale pericolo ti sei esposta? Quanti rischi hai corso?- la interruppe l’elfa, con tono angosciato mentre di tanto in tanto gettava occhiate nervose alle spalle per controllare quanto quella città funesta si stesse allontanando.

-         Nessuno mi ha visto in volto!- protestò lei

-         Ma cosa sarebbe successo se Murtagh ti avesse…cioè il Cavaliere che ha ucciso la tua gente, ti avesse presa?- la rimproverò Arya. Tuttavia Isis non riuscì a notare il tono affettuoso che vi era nascosto dietro, concentrata com’era sul nome che l’elfa aveva pronunciato.

-         Murtagh…è così che si chiama? Cos’altro sai di lui? Come lo conosci?- iniziò a domandarle, incalzante, la ragazza.

-         No, Isis. Non posso dirti nulla. Altrimenti ti lascerai sopraffare dall’unico desiderio di ucciderlo, come stasera. Ma invece devi pensare che, seppur dalla “parte sbagliata”, resta un Cavaliere dei Draghi.- l’ammonì con fermezza l’elfa

-         Ora lo difendi? Dopo tutto ciò che i servi dell’Impero ti hanno fatto subire, ti hanno inflitto, tu ancora difendi uno di loro?-

-         Quando mi trovavo a Gil’ead subii torture di ogni tipo perché rivelassi doveva avevo spedito l’uovo di Saphira. Stavo rischiando di impazzire. Fortunatamente però, poco prima che fossi portata ad Uru’Baen ,a salvarmi giunse Eragon, in compagnia…del figlio di Morzan…Murtagh, il Cavaliere con cui ti sei…“confrontata” oggi.- le rispose Arya, dopo averla studiata per qualche minuto e, anche se la sua mente si abbandonò nel ricordo di quei giorni dolorosi, i suoi occhi non persero mai il viso di Isis, in attesa di una reazione…che non tardò ad attendere: per la sorpresa di quella rivelazione, la ragazza quasi cadde da cavallo e, quando riuscì a riprendersi l’animale si imbizzarrì, richiedendo che le due si fermassero per attendere che Isis lo domasse.

Scossa e sudata, dopo aver fatto calmare il proprio destriero, Isis fu costretta a smontare dalla sella ed a inginocchiarsi a terra, per sciacquarsi il viso alla piccola pozza d’acqua a pochi metri da loro. Arya seguì il suo esempio, ma rimase in piedi, le mani strette attorno alle briglie dei cavalli, mentre, tesa, gettava di tanto in tanto occhiate alla corona di mura che ormai si distingueva solo in lontananza.

-         è per questo che temi tanto Uru’ Baen, quindi…- riflettè Isis ad alta voce mentre raccoglieva un po’ d’acqua tra le mani per bere.- non sapevo che Morzan avesse un figlio…- mormorò, con tono lontano.

-         Neanche gli stessi Rinnegati ne erano a conoscenza. I Varden l’hanno appreso da Murtagh stesso, quando partecipò alla battaglia del Farten Dur…- le spiegò l’elfa dagli occhi verdi.

-         Ci sono delle cose che non riesco a capire…come per esempio...perché vi siete fidati di questo Murtagh e l’avete fatto combattere al vostro fianco se sapevate che era al servizio di Galbatorix? e davvero non so come mai ho memoria della morte di Morzan, suo padre? Ma anche…perché ho avuto una visione dell’ordine che Galbatorix ha impartito a Murtagh, di distruggere i Dark Angel, pochi attimi prima che lui effettivamente agisse?- mormorò Isis, confusa.

-         Sei sicura, Isis? Hai davvero avuto la visione di cui parli? E…come puoi ricordarti della morte dell’ultimo dei Rinnegati? È successo davvero troppo tempo fa perché tu possa averne memoria…a meno che…- Arya sembrava visibilmente più tranquilla, o forse era solo troppo assorbita dal reale significato delle parole della sua amica per curarsi del fatto che, seppur lontane, erano ancora relativamente vicine alla capitale dell’Impero. Così ora, mentre i cavalli brucavano l’erba, l’elfa, passeggiava avanti e indietro, pensierosa, attorno alla pozza sulla quale Isis era ancora china. – a meno che tu non abbia della magia, in te, mia giovane amica!- il suo bel volto etereo si illuminò.

-         Magia?! Cosa…? Come…?- farfugliò la Dark Angel, senza parole.

-         Esattamente come quella ce ho usato per alterare i tuoi tratti somatici. Già…prima che mi dimentichi…- fece Arya, mentre con poche parole nell’antica lingua scioglieva l’incantesimo fatto tempo prima, ed il viso della sua compagna di viaggio tornò bello come sempre.- come ti dicevo potresti avere della magia in te, tuttavia devi sapere che esistono solo tre “razze”dotate di poteri: gli elfi la cui simbiosi con la natura è tale che da piccoli sono in grado di far crescere i fiori con il canto; i Cavalieri, la cui magia proviene dai loro draghi; e tutti coloro che sono stati benedetti da un Cavaliere, ma i “poteri” di questi ultimi dipendono dal tipo di benedizione che hanno ricevuto e, se me lo permetti, vorrei verificare una cosa…- le spiegò l’elfa, subito dopo, si accovacciò con eleganza alle sue spalle e con un gesto delicato le sollevò la semplice frangia castana, perché anche la Dark Angel potesse vedere, attraverso il proprio riflesso nell’acqua, che sulla sua fronte c’era il lucente gedwëy ignasia.

Isis rimase senza parole, ebbe la strana sensazione di vedere dentro di sé una persona completamente nuova, diversa, che non conosceva affatto e rabbrividì appena, ma tutto ciò che realmente le frullava nella testa erano due, assillanti domande: quale Cavaliere poteva averle mai impresso sulla fronte il marchio luccicante, e per proteggerla da cosa, poi? E chi doveva mai esser stata sua madre, per aver ottenuto tanto, per la propria bambina? Con malinconia constatò che nessuno avrebbe potuto risponderle, dal momento che i Saggi le avevano sempre raccontato che i suoi genitori erano morti…

Non ebbe neanche il tempo di parlarne con Arya perché nel silenzio di quella notte profumata di pioggia ma finalmente limpida, si udì l’inquietante ruggito di un drago.

Nel momento in cui la consapevolezza del fatto che Murtagh e il suo drago si stavano avvicinando, Isis ebbe come unica reazione quella di spedire via la sua amica elfa, perché potesse trarsi in salvo ed offrirsi come esca, così da lasciar addirittura credere al Cavaliere che fosse arrivata lì da sola o, tutt’al più che stata accompagnata da qualcuno che, riuscendo a sfuggirgli, aveva portato in salvo il terzo ed ultimo uovo di drago esistente in tutta Alagaesia.

Quindi, nonostante le proteste di Arya, Isis rimase ben presto sola e si affrettò a correre al galoppo in direzione del Cavaliere dal drago cremisi, così da spingerlo a seguirla, forte del fatto che la pioggia, -che non aveva mai smesso di cadere- i toni, i lampi ed i fulmini tingevano di un’atmosfera bellicosa tutto ciò su cui si posavano e, risuonando sinistri, favorivano la fuga della ragazza schiaffeggiando attraverso il vento che ululava, il suo bel viso, o giocherellando con le poche ciocche di capelli che sfuggivano dal cappuccio.

Di tanto in tanto, infatti, guardando verso il cielo la Dark Angel si rese conto che il drago di Murtagh sembrava spaventato dai fulmini e reso più lento dalla pioggia, come se non fosse stato abituato al proprio corpo che non rispondeva adeguatamente a ciò che l’animale voleva fare.

Quindi, per metterlo in maggiore difficoltà, Isis non si diresse verso la città bensì nel boschetto tutt’attorno, all’interno del quale la grande stazza del drago cremisi sarebbe stata solo d’intralcio, e quello si sarebbe dovuto limitare a sorvolare gli alberi.

La corsa durò molto perché il Cavaliere non sembrava intenzionato a desistere e faceva planare il suo immenso drago, basso in modo che potesse distruggere qualsiasi ostacolo incontrasse con il fuoco, o che lui stesso potesse colpire l’intruso cui aveva dato la caccia con la sua spada.

Fortunatamente, Isis era sempre stata la più veloce di tutti i suoi compagni nella corsa e non si curò della fatica che le causava il dover correre in lungo ed in largo per il boschetto tuttavia, tremava per il suo maestro ogniqualvolta la lama della spada di Murtagh vibrava a pochi metri dalla sua testa, senza mai colpirla e, rischiò davvero di cadere vittima di una paura folle quando riconobbe una piccola, spaziosa radura che si apriva dinnanzi a lei, in quella minuta ma protettiva foresta. Lì i due ragazzi si sarebbero dovuti sicuramente scontrare in maniera diretta e lei aveva pochissime possibilità di vittoria, se si considerava che Murtagh poteva servirsi dell’aiuto di un drago e della sua potentissima magia.

Il respiro di Isis si era fatto irregolare, affannoso…una volta giunta nella radura se fosse stata catturata o uccisa, avrebbe condannato al più triste destino soprattutto il suo maestro, perciò, pensò che era di vitale importanza dover mettere in salvo specialmente lui.

Voltandosi per fissare Murtagh negli occhi, si fermò, estrasse da dietro la schiena l’involto di bende che nascondeva l’Eldunarì, sollevandolo. Quando il Cavaliere ed il suo drago interruppero l’inseguimento per osservarla lei lasciò credere loro che contenesse invece l’ultimo uovo di drago e lo lanciò in aria perché…venisse prontamente afferrato dalle zampe forti del falco che la ragazza aveva trovato nell’accampamento dei Varden e che ormai era divenuto il suo animale domestico.

Li vide allontanarsi sentendosi sollevata per aver assicurato la salvezza al proprio cuore dei cuori ma allo stesso tempo con la morte nell’anima.

Quindi, cercando di non perdere il controllo della situazione, per evitare che Murtagh decidesse di seguire il volatile e far sì che il suo drago ne facesse il proprio spuntino, la ragazza tese l’arco, i nervi a fior di pelle, e mirò alla gola del giovane Cavaliere…

La freccia mancò il suo bersaglio e mentre Murtagh pronunciava un incantesimo che riuscì a far smettere di cadere la pioggia, quasi tutti e tre si trovassero sotto una grossa cupola di vetro, il suo immenso, imponente drago potè finalmente piombare nella radura, spirando velocemente fiamme roventi che la circondarono, impedendole di scappare.

-         finalmente ci incontriamo…credo che tu sia la persona che ho inseguito per i corridoi del palazzo del re proprio oggi, dico bene?- Murtagh era sceso a terra e, mentre il suo drago frustava l’aria con la coda, impaziente, lui si avvicinava, la mano sull’elsa della spada, cercando di distinguere i tratti del viso dello sconosciuto che aveva davanti.

Isis non rispose, né si mosse, le fiamme- a causa dell’attacco sferrato da Murtagh al suo popolo- erano ciò che temeva di più e si sentiva come paralizzata.

-         allora…cos’era quel bel fagottino che mi hai mostrato? Cos’hai rubato di bello, al re?- continuò lui, il tono gelido, gli occhi che cercavano di scrutarle l’anima mentre cercava di far pressione con degli incantesimi, sulla mente del suo nemico, perché potesse leggervi tutti i suoi segreti.

Ringraziando gli insegnamenti del proprio Eldunarì, Isis oppose quanta più resistenza potesse, dando fondo a tutte le energie di cui disponeva ed alla fine, seppur spossata, vinse: i suoi segreti, almeno per il momento potevano dirsi al sicuro.

Allora, il Cavaliere, frustrato per quell’accanita resistenza pronunciò un incantesimo che la scaraventò contro un albero, togliendole il respiro come se avesse ricevuto un pugno nel ventre. E Isis rimase inerme, faccia a terra, in attesa…quando infatti, il Cavaliere spense le fiamme del suo drago e si avvicinò al suo sconosciuto avversario per smuoverlo con un piede e costatare se avesse perso i sensi, Isis prontamente balzò in piedi e, servendosi del proprio pugnale lo ferì ad una mano, così da disarmarlo.

La pressione degli incantesimi di Murtagh continuava ma, se dapprincipio la chiusura ferrea delle mente di Isis le avevano consentito di battersi con il Cavaliere- che, seppur disarmato schivava i suoi attacchi molto decisamente- servendosi solo dello Specchio dell’Anima, man mano si faceva sempre più incalzante così che, quando i riflessi di Isis, divennero più lenti, il Cavaliere ne approfittò per serrare la sua mano attorno al pugnale dello sconosciuto, mentre quello ancora lo teneva in mano e, facendo girare il suo nemico su se stesso,- così che gli desse le spalle- lo forzò a puntarsi alla gola l’arma, praticamente con le sue stesse mani.

Infine, pronunciò un incantesimo che, pur tenendo sveglia la sua mente, costringeva lo sfortunato avversario a non avere più possesso del proprio corpo, quindi, avvicinando le labbra al suo orecchio, il Cavaliere ordinò:

-         notevole, temerario martire: ti batti bene…ma ora: in ginocchio!- e premette la lama dello Specchio dell’Anima sulla sua pelle, fino a farne uscire un rivoletto di sangue.

fremendo e serrando le labbra per la rabbia, a causa dei muscoli rigidi che la facevano muovere contro la propria volontà, Isis si ritrovò in ginocchio, a terra, mentre Murtagh, che le puntava la propria spada cremisi alla gola, le tolse il cappuccio.

I riccioli gli vennero avanti, sugl’occhi ma nascosero a malapena la sorpresa e lo stupore che illuminarono i suoi occhi penetranti.

L’uomo prese poi, a girarle attorno, guardandola, osservandola, studiandola, quasi si aspettasse di riuscire a svelarne l’anima. E Isis, nonostante avesse la fronte imperlata di sudore ed il volto contratto in una smorfia di rabbia e dolore- perché non era certo piacevole non poter muovere una singola fibra del proprio corpo- per la prima volta nella sua vita temette che le potesse venir fatto del male, tremò di paura perché quel Cavaliere avrebbe potuto farle qualsiasi cosa…tuttavia, lei si rese conto, senza mai staccare lo sguardo dalla sua figura, che quel ragazzo continuò ad osservarla per alcuni interminabili minuti, come rapito.

Isis si rese conto anche che, d’un tratto quello aveva abbandonato la sua spada per rigirarsi tra le dita il coltello dell’avversaria e, di tanto in tanto ansimava: sembrava stanco per il combattimento, ma anche stupito e squassato da un’amara rabbia forse perché una ragazza era riuscita a deriderlo, a disarmarlo, a ferirlo.

-         chi sei? Chi ti manda qui? Cosa hai sottratto al re?- le intimò, inchiodandola a terra con lo sguardo.

-         Non lo saprai mai dalle mie labbra!- le urlò contro lei, dal momento che ormai la voce era l’unico strumento rimastole per difendersi.

-         Non temere, riusciremo a farti parlare.- le sussurrò lui, mellifluo, avvicinandosi tanto al suo orecchio da farle solletico sul collo con i ricci. Trattenne a stento un conato di vomito poi, non appena il Cavaliere schioccò le dita, la ragazza cadde riversa a terra, svenuta.

 

Murtagh prese tra le braccia il corpo privo di sensi della sua sconosciuta nemesi fissandola duro, e tuttavia affascinato: com’era riuscito a credere che fosse morta a seguito di quel salto dalla finestra?

D’un tratto le sue mani indugiarono sulla pelle color nocciola di lei…

È davvero molto bella…costatò il suo drago dalle squame cremisi, dando voce alla confusione suscitata nel ragazzo da quel semplice contatto

Sì, Castigo. Hai ragione. Ma ha rubato qualcosa al re e dobbiamo scoprire cosa. Non possiamo farci distrarre dal suo aspetto fisico. Tagliò bruscamente corto il ragazzo, forse perchè adirato dal fatto che sapeva che, quando avesse fatto ritorno senza ciò che era stato sottratto al re, sarebbe stato punito; oppure semplicemente perché non era stato in grado di capire, velocemente quanto Castigo cosa aveva causato la confusione che continuava a provare, persino in quel momento.

Quindi, senza altri giri di parole o di pensiero la caricò sulla sella del suo drago, decidendo però, all’improvviso di appagare la strana necessità, che gli faceva prudere le mani, di tenere la testa di lei sulla spalla, e di stringerle la vita con le breccia; mentre la condusse al palazzo di Galbatorix, dove l’attendeva un destino funesto.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Scusate se vi ho fatto aspettare, ma finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa, spero che il post vi piaccia e soprattutto che ci si capisca qualcosa, soprattutto mi auguro sia chiaro(anche se volutamente vago) ciò che ha provato Isis quando ha visto Murtagh e cosa invece ha provato il Cavaliere quando ha sfiorato la ragazza.

Fatemi sapere che ne pensate.

 

Un baciotto

Marty23

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Capitolo 7
*** torture ***


Capitolo 7

Torture

 

Isis si risvegliò di soprassalto, la testa le scoppiava, le membra pesanti come piombo. Le sembrava di non riuscire a tenere gli occhi aperti, tuttavia, mordendosi con forza le labbra, si costrinse a restare sveglia, nella speranza di riuscire a capire dove fosse.

L’ultimo ricordo che aveva, riguardava il fallimentare scontro con Murtagh.

Ma…ora, dove si trovava?

Fece per guardarsi attorno, ma le scure pareti che la circondavano, tremarono tanto da darle l’impressione di volersi chiudere attorno a lei fino a toglierle il respiro, e la testa continuava a darle così fastidio che presto finì carponi, col respiro accelerato. Provò ad alzarsi di nuovo, ma seppe che non poteva muoversi dallo sporco pagliericcio che era in terra, quando vide i grossi anelli di metallo legati alle pesanti corde pendenti dal muro, che le circondavano stretti i polsi e le caviglie.

Quindi, si mise seduta, quanto le permettevano quelle catene, e studiò attentamente la cella in cui era rinchiusa: dinnanzi a lei, una spessa, fitta griglia di metallo- che dal soffitto toccava il pavimento-, le fece capire che era in gabbia; le alte pareti tutt’attorno erano completamente ricoperte di pesanti lastre di pietra, tra le quali di tanto in tanto crescevano ciuffi d’erba che mandavano un forte odore di muffa; la parete alle sue spalle, lasciava spazio ad una piccola finestra con inferriate, attraverso la quale filtrava la luce opaca della luna.

La ragazza non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando aveva perso i sensi, ma non aveva molta importanza, ormai, perché c’era altro di cui doveva curarsi: era prigioniera ed avrebbe dovuto combattere per difendere la propria mente perché tutti i segreti che conteneva non fossero profanati.

Sentì che le forze stavano per abbandonarla quindi, impiegò tutte le energie che le rimanevano per nascondere, dietro una forte paura, un’immensa rabbia ed una spessa rete di ricordi provenienti dal cuore, la propria identità; la propria origine; il motivo per cui si trovava lì; ed il fatto che fosse a conoscenza del segreto degli Eldunarì- come le aveva insegnato il suo maestro.

Una strana tristezza le pesò improvvisamente sul cuore, come fosse stata piombo e, salendo, le serrò la gola come un intricato intreccio di rovi: nonostante fosse riuscita a far fuggire Arya, ed a mettere in salvò il suo Eldunarì, ora era completamente sola, e non era certa di riuscire a fronteggiare tutte le sfide che le si sarebbero presentate.

Non ebbe il tempo di ammettere a se stessa di aver paura, perché il sonno la colse, facendola scivolare sul pagliericcio. Ma non ci sarebbe stato bisogno di ammetterlo, perché nel suo cuore poteva sentire quell’emozione, paralizzante come mai era stata prima.

 

Nelle ore, o forse nei giorni, o magari erano settimane- il tempo non sembrava scorrere, lì dentro- che seguirono, Isis rimase rannicchiata a terra, continuando a scivolare in sonni brevi e agitati. Ogniqualvolta si svegliava, trovava una luce solare diversa a lambirle la pelle. Una volta, riemergendo dal sottile strato d’incoscienza, distinse nella semioscurità la sagoma dagli occhi da gatto di un soldato che venne a lasciarle in cella un vassoio con del cibo ed un boccale d’acqua.

“riporta tutto via: pensi che non sappia che ogni cosa potrebbe essere avvelenata?” avrebbe voluto dirgli, ma si rese conto di avere le labbra tanto impastate da non riuscire a parlare, e l’arsura che provava era diventata tale da farle sentire il sapore del proprio sangue giù per la gola; senza pensarci troppo, quindi, si avventò sul boccale di legno, trangugiando avidamente il liquido che conteneva il quale, per le lunghe sorsate che la ragazza prendeva, di tanto in tanto le scendeva persino lungo il collo, bagnandole la camicia che indossava, ormai lurida.

Improvvisamente, proprio mentre Isis tornava a respirare normalmente, rinfrancata dal beneficio dell’acqua, iniziò ad avvertire uno spossante senso di nausea, ad essere scossa da violenti tremiti che, ogniqualvolta tentava di mettersi carponi o seduta, la spingevano con forza a terra. Vedeva persino doppio…allora comprese di aver commesso l’ennesimo errore: l’acqua era stata drogata! Che stupida era stata! Come aveva potuto cedere? Chissà cosa le avrebbe detto il suo maestro, in quel momento?

Non ebbe il tempo di soffermarsi su quel pensiero, né di farsi invadere dall’amarezza, per aver dimostrato la propria debolezza e stupidità, ora che era priva del proprio Eldunarì, perché, con uno stridente clangore metallico, la porta della sua cella si spalancò, per lasciar entrare un uomo che pareva un colosso, calvo, nerboruto e che alla ragazza parve avesse oscurato tutta la luce che filtrava nella stanzetta umida.

Approfittando del fatto che non potesse ribellarsi perché inebetita da ciò che aveva bevuto, quella montagna umana si caricò Isis sulle spalle e, con una camminata claudicante che contribuì ad accentuare il senso di nausea della Dark Angel, la portò in una zona più illuminata dei sotterranei- e la luce, dopo tanto tempo trascorso nella penombra, provocò alla ragazza un fastidio che la spinse a muoversi scompostamente sulla spalla del suo carnefice, mugugnando- fino ad una sala i cui muri, costellati di fiaccole, erano tappezzati di strane macchie di metallo e cuoio che Isis riconobbe come strumenti di tortura.

Subito il suo aguzzino la gettò a terra, le fermò i polsi con una corda legata stretta, che poi tirò, fino a costringerla a sollevare le braccia sopra la testa, ed infine, le strappò la camicia con decisione, per iniziare a frustarle con forza la schiena, rimasta nuda.

Isis avrebbe avuto voglia di urlare, perché la droga che le circolava nel sangue le faceva sentire ogni cosa amplificata: lo schiocco secco della frusta ogni volta le sembrava le colpisse la pelle con la forza di un tornado o di un fulmine, somigliava ad un urlo; e poi la voce cavernosa del suo torturatore, le pareva fosse sorta direttamente dall’inferno, per interrogarla, incalzante:

-         povera stupida, credevi di poter rubare l’ultimo uovo di drago de Re, e farla franca?- le urlò, tra una frustata e l’altra.

Alla Dark Angel per poco non si fermò il cuore per la sorpresa: udire quelle parole fu, per lei, come tornare a respirare di colpo, con tanta violenza da farle girare la testa. Dovevano essere davvero in pochi, allora- se non, addirittura, il solo Galbatorix- a sapere che il re non aveva più con sé da molto tempo, l’ultimo uovo di drago! E, se il tiranno aveva tenuto per sé questo segreto, facendo credere invece, a tutti- persino a coloro che si trovavano nel suo palazzo- che l’ultimo uovo di drago era nelle sue mani, significava che era interessato a nascondere qualcosa che reputava molto più importante…che si trattasse del segreto della sua “scorta” di Eldunarì?

Isis trattenne a stento un sorriso, capendo di essere giunta alla spiegazione di tutto, mentre le sferzate continuavano, sempre più vigorose, accompagnate dal serrato interrogatorio dell’uomo calvo; che lei però non avvertiva più, lontana com’era, tra i suoi pensieri:

-         chi sei? Dove hai nascosto l’uovo del Re?-

 

Isis fu rigettata nella sua cella con malagrazia ed incatenata di nuovo, dopo che il torturatore calvo l’aveva trascinata per i piedi lungo tutti i corridoi dei sotterranei. Una volta lì il tempo smise ancora una volta di scorrere e lei non ebbe altro da fare- dal momento che l’effetto della droga era svanito- che osservare la luce che filtrava dalla sua finestra, così da poter ipotizzare che fosse ormai scesa la notte: per tutto il giorno il suo aguzzino l’aveva frustata, cercando di estorcerle informazioni ed accanendosi con maggior violenza sul suo corpo, ogni volta che lei non urlava, rideva, o lo scherniva, lasciandogli credere che lei avesse realmente rubato l’inesistente ultimo uovo del Re.

Ora avrebbe voluto esultare- perché nonostante qualche urlo di dolore, era riuscita a non svelare nessuno dei suoi segreti, grazie al metodo appreso dal suo maestro- tuttavia, il dolore delle ferite era così intenso adesso, che non riusciva a muoversi. Quindi, iniziò a contare quante pietre componessero la sua cella e…d’un tratto…senza un motivo apparente, una lacrima d’argento le sfuggì da sotto le palpebre, segnando un solco nella sua guancia, fino a cadere sul pavimento: il pensiero le era inevitabilmente corso ad Arya, che era al sicuro; ad Eragon e Roran che, sperò, fossero riusciti a salvare Katrina; e a lady Nasuada, che le aveva raccomandato di tornare, ma lei non c’era riuscita…

 

La mattina seguente, all’alba avvertì degli artigli che grattavano il muro, in un punto indefinito molto vicino a lei; nel momento in cui, alzando gli occhi, riconobbe la testa bianca del suo falco, sporta all’interno della cella, mentre teneva ancora tra le zampe l’involto con il cuore dei cuori del drago di Vrael; seppe che quei due suoi alleati avevano un piano per farla evadere.

Quando, perciò, giunse il soldato dagli occhi da gatto, portandole di nuovo un boccale d’acqua drogata, Isis lo pregò, con voce roca e supplichevole, di aiutarla a bere, perché lei- per il dolore che ancora provava a causa delle frustate- non ci riusciva.

Dopo un attimo di tentennamento, quello- che, notò Isis, aveva il viso bambino, privo anche della più piccola traccia barba- si inginocchiò davanti a lei e, tenendole il mento con una mano mentre teneva il boccale nell’altra, disse:

-         mi dispiace…-

-         anche a me!- replicò inaspettatamente la Dark Angel, e si mosse così velocemente che il soldato non riuscì a distinguere i suoi movimenti: in un batter d’occhio si ritrovò a bere, forzato da quella ragazza dall’aria innocua, l’acqua drogata destinata a lei, mentre quella lo fissava impaziente.

Quindi, quando lo sconosciuto soldato fu ridotto ad una bambola di pezza inerme, ma con gli occhi che la fissavano vigili, Isis usò le chiavi che gli pendevano dalla cintola per togliersi le catene dai polsi e dalle caviglie, così, una volta con le mani libere, lo spogliò ed indossò la sua divisa, nella speranza di riuscire a fuggire, confondendosi inosservata tra le guardie che pattugliavano il palazzo di Galbatorix.

 

Con l’adrenalina che le scorreva senza freni nelle vene, la ragazza uscì dalla sua cella e si precipitò nell’armeria, per riprendersi lo Specchio dell’Anima…stava per lanciarsi carponi- con il coltello al sicuro nella cintura- in un cunicolo di scolo lì vicino, che sicuramente l’avrebbe condotta all’esterno, quando, improvvisamente udì delle urla strazianti, disperate…

Era consapevole di avere poco tempo per fuggire, ma perché avrebbe dovuto negare la salvezza a qualcuno che stava soffrendo come aveva sofferto lei?

Svoltò decisa l’angolo e si avventò, brandendo il pugnale, sul maiale violento che, tenendo quella che sembrava la sua serva, bloccata contro il muro, tentava di prenderla contro la sua volontà, mettendole le mani ovunque, sotto l’abito semplice, mentre la donna dai capelli biondi si dimenava con quanta più forza avesse.

Nel momento in cui il pugnale di Isis gli trapassò la colonna vertebrale, trafiggendogli anche il cuore, la sua lussuria venne meno e, con occhi vitrei, si girò a fissare la sconosciuta senza volto che l’aveva privato della vita e del piacere di quella conquista. Isis, nonostante i brividi provocati da quello sguardo, fissò la donna dai grandi occhi azzurri da cerbiatta, colmi di terrore, ed avrebbe voluto chiederle se stava bene ma…

-         letta!- fu tutto ciò che udì mentre la vedeva svenire, e non riuscì ad opporsi all’energia che un attimo dopo la investì, scagliandola lontano, contro il muro.

Sapeva chi aveva pronunciato quella formula nell’antica lingua, avrebbe riconosciuto ovunque la voce del Cavaliere dal drago cremisi, perciò, nonostante si sentisse stordita e dolorante, si rialzò quasi immediatamente, correndogli incontro per affrontarlo.

Ma Murtagh non era stato torturato, né aveva sofferto la fame, e a dargli forza aveva anche la magia proveniente dal suo drago, infatti, gli bastarono poche mosse per schivare repentinamente gli attacchi della ragazza, disarmarla, e fare una mezza piroetta così da spingerla a terra ed avvolgerle dietro il collo la lama rossa della sua spada, mentre le puntava lo Specchio dell’Anima alla gola- la cui lama, inaspettatamente era divenuta bianca!

Isis sentì le ginocchia che le tremavano mentre tentava di spiegarsi perché la lama del suo stesso pugnale reputava giusto che dovesse morire per mano di quel Cavaliere? Perché era a questo che Murtagh stava pensando, no?

Si fece forza, nonostante il fastidio che le provocava sentire il suo bacino contro il proprio, e lo guardò negli occhi:

-         avanti, fallo.- lo incitò, rassegnata.

Murtagh rimase un secondo interdetto per lo strano colore assunto dalla lama di quel pugnale e per la reazione della ragazza, ma si riprese quasi subito, infatti, dopo averla afferrata per la camicia, la tirò in avanti- sempre tenendole puntato contro lo Specchio dell’Anima- fino a farla praticamente sedere di fronte a lui, pur continuando a restarle seduto sul bacino, e bisbigliò:

-         credimi, vorrei ucciderti, perché sei la prova vivente del fatto che non ho portato bene a termine il compito assegnatomi dal Re; ma non posso farlo, non ora che ho finalmente scoperto chi sei, Dark Angel!- il suo tono di voce era così adirato che Isis si aspettava l’avrebbe picchiata, ma il suo corpo che toccava sgradevolmente il suo, era così teso che, se non avesse parlato, avrebbe potuto essere scambiato per una statua.

-         Come hai…?- balbettò persa, lei.

-         Solo i Dark Angel sono in grado di fabbricare armi del genere: la lama di questo pugnale può rivelare se le decisioni di chi lo impugna sono giuste o sbagliate, vero?- le domandò, con gli occhi che lampeggiarono.

Isis, sentendosi scoperta tremò e chinò la testa per evitare lo sguardo penetrante di quell’uomo che, da un solo indizio, era stato capace di leggerle nell’anima.

Un attimo dopo avvertì un forte colpo in pieno viso…tutto divenne buio e perse i sensi.

 

Murtagh rimase per qualche attimo ancora ad osservare quella ragazza che era sfuggita più di una volta alla lama della sua spada: era davvero molto bella e sembrava così tranquilla ora che pareva dormire, ma in realtà- e lui l’aveva scoperto sulla propria pelle- aveva un vero fuoco che le ardeva dentro e che, persino ora, nonostante tutto fosse contro di lei, l’aveva spinta a tentare la fuga.

Sai, Castigo? Mi aspettavo che l’avrebbe fatto. In un certo senso non vedevo l’ora che tentasse di fuggire…hai visto che espressione fiera aveva, quando ha creduto che stessi per ucciderla? Credevo che i Dark Angel fossero solo leggenda, ma quando li ho uccisi ho capito di essermi sbagliato, ed ora che questa ragazza- l’ultima di tutti i Dark Angel- è qui, ho scoperto che sono stati davvero addestrati a sacrificare ogni cosa per un “fine più alto”

Penso sia onorevole, anche se non riesco a concepire questo modo di vivere. Però, ciò che so per certo è come ti senti: so bene che non vedevi l’ora che scappasse; so anche che non era ucciderla ciò che hai desiderato…come so che ne sei rimasto affascinato- prima, per…“la sua espressione fiera” come l’hai chiamata tu ma persino sin dal primo momento in cui l’hai vista- perché per te lei rappresenta una sfida… replicò Castigo, con la mente aperta al suo Cavaliere- nonostante la distanza che li divideva- mentre con le sue semplici parole, andava a toccare tutti i tasti deboli di Murtagh.

Gli occhi dell’uomo lampeggiarono di nuovo: il suo drago aveva ragione; era affascinato da quella donna sconosciuta, ultima di un popolo che lui stesso aveva sterminato, ma non solo perché rappresentava una sfida, bensì anche perché in sua presenza provava una sensazione stranissima che lo dilaniava e lo deconcentrava, facendo invece convergere tutta la sua attenzione su di lei.

Lasciò scorrere per un’ultima volta lo sguardo sul corpo di lei ed infine, si decise a prenderla tra le braccia, per portarla in un’altra zona dei sotterranei.

 

Isis avvertì che stava per svegliarsi. Attorno a sé udiva echi lontani di urla di dolore e rumore di catene mentre invece, sentiva come qualcosa di reale, un dolore lancinante, lì dove Murtagh l’aveva colpita, e le doleva più di ogni altra ferita. Ricordava tutto ciò che era successo- forse poco prima o forse giorni addietro-ma non riusciva a capire se era stato reale oppure si era trattato di un sogno molto realistico.

Aprì gli occhi, e subito la sensazione di disagio svanì: era immersa nel buio, le mani e i piedi completamente liberi dalle catene e, sui polsi, sulle caviglie, sulla schiena, solo delle cicatrici erano rimaste a testimoniare quanto avesse sofferto.

Stava per togliersi la camicia ed accertarsi con le sue stesse mani di quelle cicatrici sconosciute, quando, all’improvviso…

-         brisingr!- mormorò una voce.

Immediatamente, l’oscurità fu illuminata a giorno da decine di torce appese alle pareti di quella nuova, piccola stanza senza finestre, al centro della quale, accovacciato e con le mani raccolte in grembo, stava Murtagh, intento a fissare con un sorrisetto divertito, la sua avversaria, che tentava di coprirsi gli occhi alla meglio, per difendersi dal fastidio della luce.

-         allora, temeraria Dark Angel. Ora che so cosa sei ma non chi sei, non vorresti dirmi il tuo nome?- iniziò, mellifluo

-         per darti l’opportunità di controllarmi? Piuttosto, che fine hanno fatto le mie ferite?- chiese lei, sbalordita mentre cercava qualcosa nello sguardo di lui.

-         Ti ho curata io.- confessò il Cavaliere come se fosse stata la cosa più normale del mondo, e per un secondo tra i due scese un denso silenzio nel quale aleggiò pura elettricità.- e…non vuoi dirmi cosa hai rubato al Re?- fece poi, rude.

Isis rimase interdetta per un secondo, notando quel piccolo particolare nelle sue parole: quel Cavaliere non aveva mai parlato di un uovo di drago, riferendosi a ciò che pensava lei avesse rubato. Possibile che fosse a conoscenza del segreto degli Eldunarì nascosti dal Re?

Il cervello le ragionò spedito e, mentre prendeva in considerazione quella possibilità, studiava contemporaneamente quella piccola cella senza sbarre, dal soffitto troppo basso per poter stare perfettamente ritti in piedi. Quindi, con uno scatto inatteso si gettò sul Cavaliere, riuscendo ad atterrarlo sotto il proprio peso, tuttavia, quando fece per colpirlo, scoprì che il pugno le si era fermato ad una spanna dal viso di lui.

Quello allora, reagì subito e se la tolse di dosso con malagrazia, facendola finire a terra:

-         stupida Dark Angel, credi davvero di essere libera di fare ciò che vuoi, senza catene? Ho gettato su questa stanza un incantesimo che ti impedisce di uscirne e di ribellarti in qualsiasi modo a me o al tuo carceriere. E, a proposito, spero vi divertirete insieme.- le spiegò, schernendola. Un attimo dopo uscì, chiudendosi la porta di quella cella alle spalle, e lasciandola sola con un uomo con gli occhi tanto scuri da sembrare pozzi senza fondo, e così basso da poter stare in piedi senza problemi, lì dentro.

Forte dell’incantesimo lanciato da Murtagh, le strappò la camicia ed iniziò a frustarla, se possibile con ancor più cattiveria del precedente torturatore di Isis.

 

Doveva esser scesa la sera, o forse era notte. La ragazza lo aveva ipotizzato per spiegarsi il fatto che il suo nuovo aguzzino fosse uscito dalla stanza con un’espressione rabbiosa sul viso, lasciandola sola.

Isis non riusciva quasi a respirare per la profondità delle ferite che le erano state inferte, ma si sforzò di raccogliere le ultime energie che aveva, per nascondere sotto la lastra più piccola del pavimento, il cuore dei cuori del drago di Vrael che, di soppiatto, il suo falco dalla testa bianca era riuscito a portarle un attimo prima di riuscire a mettersi in salvo, senza essere visto, proprio mentre Murtagh stava per entrare.

Le portò un tozzo di pane e dell’acqua ma Isis anche stavolta non replicò che potevano essere avvelenati, perchè la sorpresa di vederlo inaspettatamente lì, e lo stupore di aver nascosto a pochi centimetri dalle sue ginocchia, qualcosa che il Re avrebbe tremendamente agognato; l’avevano resa praticamente muta.

-         sembri sorpresa di vedermi qui…- costatò, mentre tentava, invano, di abbatterle le barriere mentali che aveva.

Quindi, con indifferenza la fece sdraiare ed iniziò a curarle le ferite che aveva, servendosi della magia del proprio drago. Rimase ad osservare che si rimarginassero correttamente poi, scomparve oltre la porta prima che lei potesse fare domande sul perché del suo gesto.

Il giorno seguente però, giunse abbastanza presto e la Dark Angel riuscì ad ottenere la risposta che cercava: ciò a cui Murtagh l’aveva condannata, era una pena peggiore della morte.

Isis, infatti, man mano che il tempo passava scandito da quella sadica routine, su sentiva sempre più simile alla mitologica figura di Prometeo: durante il giorno il suo aguzzino nano la torturava- servendosi di ferri arroventati, fruste, o immergendola in una vasca d’acqua gelida sulla cui superficie crepitavano roventi fiamme- e di notte, Murtagh veniva a curarla- facendole prudere le ferite, mentre si rimarginavano e sottoponendola ad un interrogatorio con falsa noncuranza- perché soffrisse ancora di più il giorno seguente.

Ormai era abituata ai tentativi di Murtagh di invaderle la mente, così come al dolore e solo in casi estremi le capitava di urlare, senza però, mai rivelare nulla.

Tuttavia, ciò cui non era abituata, era essere privata a lungo dell’acqua- cosa a cui invece, il suo aguzzino dagli occhi neri la condannò per vendicarsi del fatto che su di lei le sue torture fossero stranamente vane.

 

-         mio signore Murtagh, non credo che i vostri servigi saranno utili, oggi…- lo sentì dire, Isis, una volta al di là della porta chiusa della cella, mentre, senza ferite subiva quell’infernale privazione.

-         E perché mai?- chiese il Cavaliere, confuso.

-         Perché da due giorni a questa parte non sto più torturando la nostra prigioniera: l’ho invece, privata di acqua e cibo così che morirà se non si decide a parlare.- spiegò quello, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo.

Il silenzio che si era improvvisamente venuto a creare tra i due, fu rotto di colpo dal tonfo di qualcosa che veniva sbattuto contro la porta, che tremò: Isis ipotizzò che Murtagh dovesse avervi scagliato contro il suo aguzzino.

-         come hai osato? Chi pensi di essere per poter decidere della sua vita e della sua morte? Non sappiamo chi è, né dove ha nascosto ciò che ha sottratto al re…- iniziò adirato, ma non attese di completare la frase perché un attimo dopo si precipitò nella cella.

 

Isis, trovandoselo davanti lo fissò con uno sguardo carico d’odio. Avrebbe voluto tentare ancora una volta di colpirlo, ma per il lungo digiuno sapeva di aver conservato poche forze, quindi, sperò le fosse rimasta una pungente capacità oratoria.

Murtagh, inginocchiato davanti a lei, la fissava con occhi luminosi…

-         dimmi il tuo nome e saprai il mio.- tentò per l’ultima volta, con tono persuasivo, carico però, anche di una certa urgenza, mentre le sfiorava attento le labbra insanguinate.

-         Io so già chi sei, Murtagh, figlio di Morzan.- sussurrò lei, arguta.

Colto di sorpresa il Cavaliere tentò rabbiosamente di leggere la mente di quella donna così scaltra, ma subito la sentì urlare:

-         fuori dalla mia mente, figlio di puttana!-

Di conseguenza, punto nel vivo, non riuscì ad impedirsi di schiaffeggiarla, facendola finire riversa a terra.

 

La dark Angel non riusciva a spiegarsi come mai Murtagh era andato via quasi correndo, lasciando addirittura la porta della cella aperta, dopo il suo gesto; tuttavia non riusciva a smettere di sorridere, felice di avergli mancato di rispetto, di aver trovato un suo punto debole.

Attese che il respiro le si regolarizzasse e finalmente iniziò a sentirsi al sicuro…ma un attimo dopo fu colta da uno stupore indicibile nel riconoscere la figura del suo aguzzino che come una furia era entrato nella cella e le si era gettato addosso iniziando a strapparle la camicia e a palparle i seni, violento, possessivo…

-         vediamo se così riuscirò a farti vuotare il sacco, puttana!- le urlò, sputandole addosso.

-         Togliti, porco bastardo!- strillò lei, mentre tentava di colpirlo, di scalciare continuando sempre ad urlare ma senza risultato, perché nessuno sembrava sentirla e per colpa di quel maledetto incantesimo lasciato da Murtagh; e il suo aguzzino quasi rise del senso d’impotenza, nausea e sconfinata disperazione che esplose nel petto di Isis, e continuò imperterrito a lambirle ventre…

La ragazza comprese ce se non avesse fatto subito qualcosa, lui l’avrebbe violata!

-         MURTAGH!- urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Era stato il primo nome che le era venuto in mente e, dopotutto, non poteva essere troppo lontano visto che l’aveva lasciata da poco, no?

-         È inutile, il tuo Cavaliere non ti salverà.- disse l’uomo, gli occhi erano vere e proprie voragini pronte ad ingoiarla, mentre stava per strapparle i pantaloni…

Fortunatamente, dopo pochi interminabili secondi, Isis scoprì che quel porco si sbagliava: Murtagh infatti irruppe con violenza nella celle e, dopo aver compreso praticamente subito cosa stava accadendo, si avventò contro quell’uomo come un falco sulla preda.

Lo allontanò repentinamente da Isis e senza pensarci troppo estrasse la spada trafiggendolo da parte a parte…

Isis si coprì gli occhi, rimanendo impietrita…ma udì ugualmente, poco dopo, il tonfo del corpo del suo torturatore che cadeva in ginocchio ed infine, con un ultimo respiro veniva spinto a terra da un calcio di Murtagh, finalmente esanime.

Il Cavaliere si precipitò quindi da lei, che, notò, era scossa da violenti tremori e singhiozzi, senza lacrime. Fece un sospiro di sollievo costatando che era salva, quindi, più tranquillo la prese tra le braccia, senza curarsi del fatto che scalciava terrorizzata, e la portò fuori di lì, sussurrando:

-         vieni: questo non è un posto sicuro per te…-

Isis, avvinghiata come una bambina al petto dell’uomo, udendo il battito regolare del suo cuore, unito a quelle rassicuranti parole, si calmò di colpo e per la prima volta fu grata che Murtagh fosse lì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Questo capitolo è un po’ lunghetto ma ho cercato di postarlo quanto prima.

Spero vi piacerà nonostante non possa dirsi esattamente a rating verde.

Fatemi sapere che ne pensate

Un baciotto

Marty23

 

Ps vorrei ringraziare animegirl91 per aver commentato il capitolo precedente =) e per aver inserito la storia tra le preferite e FrancyWeasley per aver inserito la storia tra le preferite. Non avete idea di quanto mi fate felice; fino a pochi giorni fa avevo pensato di sospenderla visto che non destava interesse…grazie davvero, significa un sacco per me quello che avete fatto! ;)

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Capitolo 8
*** trofeo ***


Capitolo 8

Trofeo

 

Murtagh aveva portato Isis nell’ala del palazzo riservata alla servitù, tra lo sgomento generale, ed aveva insistito per rimanere con lei dopo aver preteso che le venisse fatto un bagno.

La ragazza, appena immersa in una sorta di catino, colmo d’acqua gelida, aveva iniziato a sfregarsi le membra con tanta forza e rabbia da farsi diventare la pelle lievemente rossa. Al figlio di Morzan parve avesse improvvisamente ripreso possesso di sé e tirando un sospiro di sollievo per la sua repentina ripresa, ringraziò persino la serva che l’aveva aiutata a lavarsi.

Un silenzio sgomento calò negli alloggi della servitù: nessuno si aspettava che Murtagh avrebbe mai ringraziato una serva. Fortunatamente l’attenzione generale si spostò su Isis che, dopo aver riconosciuto in quella schiava la donna che aveva salvato da una violenza, giorni prima, non smetteva di chiederle come stesse ora, o di esprimerle la sua gratitudine per averle offerto la sua vasca, per lavarsi.

Le avrebbe anche chiesto il suo nome, ma il Cavaliere intervenne, subito prima che lo facesse:

-         Il suo nome è Larissa, Dark Angel. Sarà la tua serva, - vista la simpatia che hai dimostrato nei suoi confronti-chiunque diventerà il suo signore.- le spiegò, con una leggera nota di disprezzo nella voce.

-         Mi dispiace, Larissa: per te avrei preferito la libertà.- le mormorò, prendendole una mano affusolata tra le sue, mentre quella distogliendo i grandi occhi da cerbiatta, le faceva infilare, con rapidi gesti, una tunica semplice corta al ginocchio.

Quel momento denso di dolcezza e malinconia, durante il quale Isis avvertì che tra lei e Larissa stava per formarsi un legame, fu rovinato dal reale significato delle parole di Murtagh.

-         come hai detto…? Dovrò avere un signore?- chiese quindi, subito, in ansia.

-         Oh sì! Dal momento che nessuna tortura è servita a farti rivelare qualcuno dei tuoi segreti, e che la maggior parte degli uomini qui, ha dimostrato di non essere immune al tuo fascino, Galbatorix ritiene che sarai più utile come concubina di qualche membro della sua corte.- Murtagh sogghignava godendosi l’espressione di terrore che deformò il suo bel viso, mentre le legava le mani dietro la schiena.

-         E…dimmi, Murtagh: ci sei per caso anche tu tra questi uomini “non immuni al mio fascino”?- replicò la ragazza, pungente, poiché non le era sfuggita l’espressione stupita con la quale il Cavaliere aveva ammirato il suo corpo sodo, completamente nudo, quando era uscita dalla vasca; e poichè, a causa del fresco respiro del ragazzo che, -soffiandole sul collo mentre le stringeva i polsi dietro la schiena con una corda- le impediva di rendersi realmente conto della sorte che le sarebbe toccata, facendole invece, correre decine di sconosciuto brividi lungo la spina dorsale.

Murtagh non rispose, e bruscamente la spinse via di lì così che, in silenzio la condusse per i corridoi del palazzo, lascando che lei gli camminasse qualche passo avanti. Aveva le mani posate sulle corde attorno ai suoi polsi per guidarla con maggiore facilità attraverso un percorso labirintico, e di tanto in tanto se, rallentava troppo il passo o si fermava dinnanzi ad una porta, la urtava leggermente, spronandola a continuare.

I due ragazzi oltrepassarono decine di corridoi, porte chiuse, persino la Sala del Trono(dove Isis si aspettava venisse deciso a chi sarebbe appartenuta)ed infine, il Cavaliere la spinse oltre una porta a due ante, al di là della quale, in un’immensa sala circolare dal pavimento di legno, circondata di colonne, erano riuniti tutti gli uomini della corte di Galbatorix.

Persino il Re era lì, seduto sul suo trono, posto davanti ad una grande finestra.

Come Isis aveva immaginato, Murtagh si diresse da lui e rimase in piedi al suo fianco dopo averla lasciata al centro della sala, ed aver attraversato la folla di presenti, che si era aperta in due ali per lasciarlo passare.

In quel momento il tiranno si alzò e gonfiò il petto, fasciato dal pettorale in bronzo di un’armatura:

-         miei signori, sicuramente tutti voi hanno udito la storia della nostra sconosciuta prigioniera, che è riuscita a portarmi via l’ultimo uovo di drago. Dal momento che non vuole rivelarci nulla, la cedo a voi, nella speranza che qualcuno in questa sala sarà in grado di domarla.- le sue parole erano state chiare, ma smielate e persuasive, così che ora, Isis con gli occhi di tutti puntati addosso, si rese improvvisamente conto di non essere altro che un invitante pezzo di carne che aveva risvegliato in quei lussuriosi nobili, l’istinto alla conquista, alla sottomissione, alla caccia.

Non appena il re sedette, infatti, la Caccia alla Volpe iniziò e subito tutti i quegli uomini si fecero compatti, stringendola sempre più in un cerchio umano che aveva come scopo metterla alle corde; la ragazza stava infatti, per cedere alla paura: se davvero fosse divenuta la concubina di qualcuno di quei bastardi, lotte come quella contro il suo carceriere, per difendere la propria virtù, sarebbero state all’ordine del giorno.

D’un tratto però, smise d’indietreggiare e fissando implacabile, tutti coloro che le stavano davanti, si fece forza: nonostante avesse poche energie a causa del lungo digiuno che aveva subito, non avrebbe reso l’impresa -in cui tutti si erano gettati sbavando- facile, a nessuno dei quei nobili! Avrebbe venduto cara la pelle!

Con un agile balzo, quindi, raccolse le ginocchia al petto e vi fece passare con un gesto fluido, le mani, così da averle davanti a sé; poi, assestando un pugno ad uno dei pochi temerari che aveva osato uscire dal cerchio- al centro del quale si trovava la Dark Angel- sfruttò la lama della sua spada per liberarsi completamente ed infine, la usò per fronteggiare tutti coloro che provavano ad avvicinarsi.

Mentre realizzava che le erano necessarie un paio di finte e di a salti per mandare fiori gioco un nobile, le sfuggì un sorriso pensando che nonostante la superiorità numerica, grazie a quella tecnica stava abbattendo molti dei suoi avversari; così, non solo lo scontro poteva dirsi per la prima volta alla pari, ma la ragazza osò anche credere che avesse qualche possibilità di vittoria.

L’euforia però, svanì quasi subito perché non le sfuggì lo sbuffo del re, che, annoiato dal fatto che la Caccia alla Volpe stesse durando troppo chiamò a sé il suo Cavaliere e, dopo averlo fatto chinare gli promise:

-         fermala, e sarà tua, Murtagh.-

gli occhi del figlio di Morzan brillarono ed Isis credette che non avesse atteso altro dall’inizio di quel sadico “gioco”. Così, mentre lui si faceva largo tra la folla, lei si preparò ad affrontarlo…

tuttavia, non tenne conto del fatto che, l’aver voltato le spalle ai nobili l’aveva deconcentrata circa il reale pericolo che loro rappresentavano: non aveva infatti notato che uno di loro le era scivolato alle spalle…quindi, proprio mentre la ragazza stava per sollevare la spada per battersi con Murtagh, giunto ormai a pochi passi da lei, trovò una lama fredda a cingerle la gola, da un punto indefinito alle sue spalle.

Scorse il sorriso beffardo di Galbatorix che, alzatosi in piedi aveva iniziato a battere le mani, attorniato da un silenzio tombale, dicendo:

-         i miei complimenti, lord Thelonius: è vostra.-

udire quelle parole fu, per la ragazza come ricevere un pugno nel ventre: le orecchie le fischiavano e non riusciva a capire il motivo dell’espressione rabbiosa che deformava il viso di Murtagh, né della stretta convulsa della sua mano attorno all’elsa della spada.

Tutto le fu però, chiaro non appena si voltò, lentamente, mentre dal collo le sgorgava un rivoletto di sangue: dinnanzi a lei, il volto barbuto e squadrato di quello che doveva essere lord Thelonuis, le sorrideva -dall’alto della sua stazza da vichingo- con la bocca sdentata, dalla quale le arrivavano fastidiose zaffate d’alchool.

Fu scossa da un violento fremito di terrore e, mentre il sangue le defluiva dalle guance sentiva che stava per farsi tutto buio, attorno a lei. Perse i sensi.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccomi di nuovo qui con un capitoletto piccino piccino.

Spero che vi piaccia

Anche se immagino che tutti vi aspettavate Isis divenisse di Murtagh, mi aspetto qualche ipotesi circa questo misterioso lord Thelonius. Che cosa combinerà alla nostra Dark Angel?

Un baciotto

Marty23

 

Ps di nuovo grazie ad animegirl91 per il suo commento! ;)

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Capitolo 9
*** risorgere dalle ceneri ***


Nota: ATTENZIONE! CREDO CHE QUESTO CAPITOLO SIA DA CONSIDERARSI A RATING ROSSO!

 

 

 

Capitolo 9

Risorgere dalle ceneri

 

Era notte, finalmente. Isis sbirciò di sott’ecchi lord Thelonius- dal piccolo pagliericcio sul pavimento, sul quale lui l’aveva costretta a dormire- e, dopo aver costato che russava sonoramente, occupando completamente il letto con la sua enorme stazza; trattenne un altro conato di vomito, poi, digrignando i denti per non urlare, si alzò lentamente in piedi- nonostante il lancinante dolore per ciò che lui le aveva fatto poco prima…- cercando di non far tintinnare le catene che le tenevano le mani legate sul davanti. Spalancò la grande finestra che si trovava sopra di lei, e respirò a pieni polmoni l’aria gelida della notte e, pur provando un lieve sollievo, non riuscì a trattenere la lacrima che le sfuggì da sotto le palpebre.

Sollevato quindi, l’“abito” rosso i cui s’era avvolta, dopo averlo ricavato da una tenda, sedette sulla mostra- nonostante le evidenti difficoltà che avesse nel farlo- lasciando le gambe a penzoloni nel vuoto.

Apparteneva a lord Thelonius solo da quel pomeriggio e- dopo tutto ciò che lui le aveva fatto subire- già capiva di esser stata condannata all’inferno. Provava il disperato desiderio di fuggirne ma, per farlo, non vedeva altra soluzione che non fosse…togliersi la vita.

D’altro canto, non era sempre stato quello- sin da quando la sua strada aveva incrociato quella di Murtagh- il suo destino?

Certo, il suo maestro l’aveva salvata centinaia di volte e forse, se fosse stato lì anche allora, l’avrebbe dissuasa da quel gesto…

Le venne da piangere mentre riconosceva a se stessa che il cuore dei cuori del drago di Vrael aveva avuto ragione quando l’aveva ammonita che avrebbe avuto molto da perdere se avesse lasciato i Varden.

In effetti, da quando si trovava ad Uru’Baen, si era resa conto di aver realmente perso ogni cosa: la libertà, l’integrità fisica, i rilessi veloci, l’inventiva, persino la dignità

L’unica cosa che era riuscita a preservare, durante tutto quel tempo, era l’integrità della propria mente (e ciò garantiva la salvezza del suo maestro e la segretezza circa il suo nome)ma era una magra consolazione, se col pensiero tornava a quanto fosse stato semplice per quel vichingo di lord Thelonius, violare la sua virtù…e quei ricordi erano in lei così vivi, da sembrarle impressi a fuoco nella mente e sulla pelle, che ormai sentiva così sporca, da giungere a giudicarla estranea…

Si era risvegliata, con la testa pesante, sul grande letto al centro della piccola stanza di lord Thelonius e, guardandosi attorno spaesata ed intontita, l’aveva scoperta arredata come un capanno di caccia: poco distante dal camino in pietra in cui crepitava un fuocherello da poco acceso, sul pavimento di pietra, era distesa la pelliccia di un orso bruno, e le pareti erano tappezzate di teste impagliate di sfortunati animali che si erano imbattuti in quello squallido nobile. Isis stava per staccarne uno e gettarlo tra le fiamme, in sfregio al rude vichingo che era divenuto il suo padrone, ma, non riuscendo a spiegarsi la fatica che faceva nel compiere anche il più piccolo movimento, aveva finito per scoprire di avere le braccia indolenzite a causa delle pesanti catene di metallo che le stringevano i polsi, costringendola a tenerli, legati, all’altezza dei fianchi.

Mentre le parole di Galbatorix continuavano a risuonarle nella mente, come fossero state urlate, realizzò finalmente che apparteneva a qualcuno: era stata privata persino della propria autonomia, il diritto che riteneva più sacro tra tutti. Un’immensa amarezza la pervase e si espanse come un cumolo di pietre, pesante, dal petto sino in gola…la ragazza avrebbe voluto accanirsi con violenza contro tutto ciò che il suo sguardo incontrava ma era consapevole che nulla avrebbe placato ma…certo, nessuno le avrebbe impedito di urlare la sua ira.

In quel momento, fortunatamente, era entrata Larissa, e la sua presenza aveva subito rasserenato la Dark Angel, che era riuscita a riprendere il controllo di sé.

La donna, si era immediatamente gettata ai piedi della ragazza afferrandole i lembi laceri della camicia. Isis, sconvolta da quel comportamento, l’aveva afferrata dolcemente per le spalle, invitandola a rialzarsi.

“perché fai questo, Larissa?”le aveva chiesto, confusa.

“Signora, voi siete una Dark Angel, e io vi devo la vita, per avermi salvata.” Il suo tono era stato sincero, e sembrava davvero intenzionata a sottomettersi a lei, per riconoscenza, e per il fatto che fosse una Dark Angel.

“Larissa,tu non mi devi nulla. Il fatto che io sia una Dark Angel non mi rende diversa da te, né degna del fatto che ti inginocchi al mio cospetto. So che  possiedi molte delle qualità che i miei compagni avevano: coraggio, generosità…io e te siamo uguali. Anche perché condividiamo la stessa triste sorte.” Le aveva spiegato Isis, con una nota di dolcezza nella voce.

La donna allora, aveva lasciato scorrere mestamente le dita sulle catene ai polsi della Dark Angel e, dopo aver lasciato attecchire l’idea dell’uguaglianza che legava lei e quella donna, l’aveva abbracciata, come una sua pari.

Le due avevano parlato a lungo, e mentre Larissa le spiegava che lord Thelonius le aveva ordinato di allestire un pagliericcio sul pavimento, sul quale la ragazza avrebbe dormito,  si lasciava andare a qualche lacrima, dicendosi triste per la sua sorte, perché a suo dire, non c’era mai stato uomo più infido alla corte di Galbatorix.

“mi dispiace, signora, ma lord Thelonius mi ha anche ordinato di indicarvi, come unico luogo per lavarvi, gli alloggi della servitù…”aveva aggiunto poi, mentre l’aria frizzantina della prima sera entrava dalla finestra della stanza.

“dolce Larissa, sarò onorata di prendere il mio posto tra di voi, se vorrete accettarmi…”aveva sussurrato la ragazza, inchinandosi  lievemente ed accarezzando il volto affilato di Larissa. La donna, aveva posato per un secondo la mano sopra la sua, fissandola sbalordita, perché nei suoi occhi poteva vedere che credeva veramente a ciò che diceva; infine aveva affermato:

“sempre”prendendole le belle mani dalla pelle nocciola, tra le sue.

Dopo essersi resa conto che a breve lord Thelonius avrebbe richiesto la sua presenza per la cena, Larissa aveva condotto la sua padrona-che si era dichiarata sua pari, nulla di più nulla di meno- nell’ala del castello riservata alla servitù, per poi cederle ancora una volta la sua piccola vasca, all’interno della quale Isis era stata costretta a farsi lavare, tenendo le braccia in alto perché le catene non toccassero l’acqua fredda, e non arrugginissero.

Le aveva fatto indossare, rammaricata, un “abito”consegnatole da lord Thelonius- agli ordini del quale, non poteva evidentemente sottrarsi-, che, aveva notato Isis, altro non era che due strani pezzi di stoffa nera, utili a coprirle solo i seni ed il bacino.

Credendosi pronta ad affrontare quella nuova sfida, la ragazza non aveva capito subito quanto fosse grande il desiderio del suo padrone vichingo di umiliarla…tuttavia, la risposta non aveva tardato a giungere perché non appena la Dark Angel aveva rimesso piede- scalza, tra l’altro- nella stanza di lord Thelonius, aveva trovato il suo padrone disteso sul letto, intento a strappare pezzi di carne da un pezzo di pollo che aveva tra le mani, a bere mentre qualche rivolo di vino gli scendeva sul viso, andando a macchiare il cuscino, e ad emettere sonori rutti…

Nel momento in cui si era reso conto della presenza della ragazza, era sceso dal letto,- con evidente difficoltà, visto il gonfiore del suo ventre-ed aveva iniziato ad avanzare verso di lei, gli occhi illuminati da una strana luce, puntati sul suo corpo.

Isis si era piegata in posizione di attacco, le braccia lievemente aperte, calcolando- mentre respirava per concentrarsi- quanto avrebbe impiegato con un balzo e, utilizzando le catene ai suoi polsi come legacci da stringere al collo di quel colosso, a stordirlo…inaspettatamente però, Larissa si era intromessa, scagliandosi contro il nobile, e tentando di sferrargli qualche pugno…

“voi non toccherete la mia signora”aveva detto. Tuttavia era riuscita a guadagnare solo che il lord la afferrasse per la tunica, scaraventandola contro una parete. Con un occhio nero.

Isis aveva provato a gettarsi addosso a lei, per rendere meno doloroso l’impatto con la pietra, ma lord Thelonius aveva repentinamente catturato entrambe le sue mani con uno solo dei suoi sudati palmi, e l’aveva spinta lontano dalla sua amica, facendole premere il viso contro un’altra parete mentre la immobilizzava spingendo il proprio corpo contro il suo.

“uhmm…penso che ci divertiremo molto stanotte, insieme, ragazzina.”aveva considerato l’uomo, mentre, affondando il viso tra i suoi capelli le lasciava sul collo dei viscidi, bavosi baci e faceva scorrere le mani sulla stoffa che copriva il petto della Dark Angel, stringendone possessivamente i seni.

“MAI! NON SARò MAI VOSTRA, LORD THELONIUS!”aveva giurato quindi lei tra urla e lamenti di disgusto, avvertendo che le ginocchia stavano per cederle mentre il corpo veniva scosso da violenti tremiti di ripugnanza.

“riconosco che se partecipassi sarebbe più divertente, ma credo che mi piacerà conquistarti, anche se sei ritrosa: ho sempre trovato più gusto a domare le puledre scalcianti!”e, dopo una sonora risata, aveva premuto ancora di più il proprio corpo contro quello di lei, così da avere la possibilità di poter muovere liberamente le mani, per farle passare attorno al collo un laccio di velluto nero, che aveva infine, legato a mo’ di guinzaglio.

Quindi, forte di quell’insolito strumento di comando e sottomissione, l’aveva trascinata fuori dalla stanza ed in seguito, lungo i corridoi, dove tutti coloro che si stavano dirigendo nella Mensa per la cena, non avevano potuto fare a meno di osservare quel nobile che, tirando la sua nuova serva attraverso quel morbido cappio, di tanto in tanto si divertiva a farla cadere e ad assestarle qualche calcio nel ventre nudo.

In breve l’aveva strattonata fino alla Mensa, e, una volta entrati, lord Thelonius l’aveva ostentata come il suo nuovo trofeo, davanti a tutti i nobili della corte di Galbatorix,- che avevano portato con sé persino i loro servi e qualche soldato- tra i quali, (alla vista di quella donna scalza, seminuda, dai tratti esotici, e che, nonostante tutto manteneva un portamento fiero) era sceso un silenzio così denso che Isis poteva percepirlo come qualcosa di vivo, sulla pelle, assieme a tutti gli sguardi che sapeva di aver puntati addosso. Di conseguenza, -per non lasciarsi sopraffare dallo sconfinato senso di vergogna che minacciava di esploderle dal cuore ed espandersi in ogni fibra del suo corpo; e dalla disperata necessità di nascondersi alla vista di tutto e tutti- si concentrò sulla sala in cui si trovava: sul pavimento di legno erano disposte, a cerchio, tutte le tavole imbandite, e le sedie alle quali sedevano i nobili; l’illuminazione era garantita da centinaia di Erisdar che fluttuavano all’altezza del capitello delle colonne che, girando tutt’attorno ai tavoli, circondavano la sala…

Il cuore di Isis aveva mancato un colpo nel momento in cui aveva riconosciuto quella sala come la stessa nella quale aveva combattuto qualche ora prima!

Era stato allora che Galbatorix -con un sorriso compiaciuto sul volto-, dalla lunga tavola posta al centro del cerchio(alle estremità della quale sedevano lui e Murtagh, in modo da non dare le spalle a nessuno dei presenti, ma anche da dare l’idea che nessuno potesse uguagliarli), si era alzato in piedi ed aveva brindato alla fortunata sorte di lord Thelonius. Il figlio di Morzan aveva seguito il suo esempio, ma la stretta della sua mano attorno al calice d’oro, era stata così stretta da fargli diventare le nocche bianche, ed  i suoi occhi erano arsi di un’emozione violenta, mentre fissava la Dark Angel e quel volgare nobile, tuttavia, non aveva mosso un dito ed era rimasto in silenzio mentre tutti ridevano, costatando in quanto breve tempo Thelonius fosse riuscito a sottomettere quella ladra sconosciuta: gli era infatti, bastato assestare un paio di calci negli stinchi di lei per farla cadere a terra e far sì che si nascondesse sotto il tavolo.

Lì sotto, Isis, acciambellata come un gatto e con gli occhi chiusi, si era sentita per la prima volta al sicuro e, anche se inconsapevolmente aveva potuto approfittare per ascoltare le chiacchiere della corte: la maggior parte riguardavano complimenti o invidie circa ciò che lord Thelonius aveva ottenuto; altre erano ordini o lamentele rivolte ai servi; pochissime erano circa l’ipotetica necessità di fornire a Galbatorix un esercito per attaccare…

Prima che la ragazza riuscisse a sentire quale località Galbatorix stesse progettando di attaccare, il suo padrone la afferrò per una caviglia e la trascinò fuori da sotto il tavolo, caricandosela poi sulle spalle per uscire dalla Mensa tra le risate generali, per i vani tentativi della Dark Angel di far sì che smettesse di palparle il sedere.

Aveva serrato gli occhi, tentando di non farsi sfuggire delle lacrime da sotto le palpebre e dopo un tempo che le era parso un’eternità, aveva che lord Thelonius si era fermato, gettandola a terra.

Vietandosi di riaprire gli occhi-pur non sapendo in quale stanza si trovasse- Isis sapeva cosa le sarebbe successo: era circondata da una strana, intensa musica il cui ritmo saliva e scendeva come un’onda, seguendo i sospiri ed i gemiti di piacere di decine, forse centinaia di persone- che per la ragazza non avevano volto-probabilmente avviticchiate l’una all’altra, in quella che doveva essere un’orgia.

Mentre cercava di far rallentare il proprio respirò avvertì che qualcuno la tirava su con malagrazia, e subito dopo la faceva piegare su quello che avrebbe potuto essere un ceppo di legno a forma di X, legandole quindi le mani ed i piedi alle estremità, perché non si ribellasse…

Un paio di mani avide le avevano strappato di dosso i due pezzi di stoffa che indossava, lasciandola completamente nuda, a mostrare le natiche a lord Thelonius…

Era stata scossa da un violentissimo tremito di paura e di freddo, non appena si era resa conto che il suo padrone la sovrastava, e con le sue luride aveva iniziato a sfiorarle le braccia, palpandole bramosamente i seni, ed infine, afferrandole i fianchi mentre le insinuava prepotentemente una mano tra le cosce per tastarle vogliosamente il sedere…

“smettila di piangere, stupida ragazzina! Dovresti essere felice che il tuo corpo sia così perfetto, dovresti essere felice di darmi così tanto…piacere”le aveva urlato, conficcandole le unghie nelle cosce mentre si sospingeva ancora e ancora dentro di lei, perché troppo concentrato a godersi il piacere che quella sottomissione gli provocava.

Ma Isis non riusciva a smettere di urlare, piangere e dimenarsi perché tutto ciò che sentiva era un indescrivibile dolore, il sapore del sangue in bocca e la consapevolezza che non poteva fare nulla per evitare che quel porco del suo padrone la violasse. Quindi, lui l’aveva fatta frustare. Lei aveva ancorato le unghie nel legno, ringhiando mentre ne avvertiva le schegge attraverso la pelle; le sue urla erano aumentate, sovrastando addirittura la musica, che ormai la Dark Angel non era più in grado di sentire…

“è inutile che ti ribelli: io ottengo sempre ciò che voglio!”le aveva sussurrato infine lui, infilandole una lingua nell’orecchio…

E così era stato.

Isis non riusciva più a tenere gli occhi aperti: le lacrime le avevano appannato la vista.

Come aveva potuto permettere, dopo tanti anni di addestramento e d’insegnamenti tra i Dark Angel, che qualcosa di tanto prezioso le venisse tolto con tanta facilità?

Per rimediare a quel madornale errore, sarebbe bastata una piccola spinta ancora…e tutto sarebbe finito…la ragazza si ritrovò a chiedersi se, nonostante tutti gli errori che aveva commesso, nonostante la sua presunzione e l’immenso odio che provava verso se stessa, il suo popolo l’avrebbe accolta ancora, anche una volta passata oltre…

-         Che s cosa stai facendo, Dark Angel?-

Quella voce la riportò bruscamente alla realtà, con un sussulto, nonostante le fosse ormai famigliare: Murtagh, fasciato dalla sua armatura lucente, i capelli carezzati lievemente dal vento, stava a qualche metro da lei, in sella al suo possente drago che, inspiegabilmente, l’aveva portato fino alla finestra della stanza di lord Thelonius; ed ora non solo riusciva a mantenersi a mezz’aria con piccoli, ritmici battiti d’ali, consentendo così al proprio Cavaliere di fissare la donna negli occhi, tanto breve era la distanza che li separava; ma addirittura l’animale aveva chinato la sua gigantesca testona sotto i piedi della Dark Angel, per fermare il suo sconsiderato gesto.

Isis fissò entrambi, distante, quasi se li fosse visti apparire davanti dal nulla, o non riuscisse a capire cosa avessero detto e non rispose. Si sentiva così stanca, logorata e sconfitta che, nonostante avesse voluto urlare loro di lasciarla in pace, di andarsene, perché ciò che stava per fare, ciò che avrebbe fatto non doveva interessarli, tuttavia, dopo essersi rannicchiata con le ginocchia al petto, riuscì a mormorare soltanto, con un sospiro afflitto, che la portò ad abbassare il volto.

-         Cosa ci fate qui? Credevo che ora che appartengo a lord Thelonius, non sarebbe stato più compito vostro…vegliare su di me…-

La strana, inaspettata fragilità che traspariva dalle sue parole portò Murtagh a condividere con il suo drago l’intensissima confusione che lo pervase: non era da quella donna usare parole tanto…delicate nei loro confronti, non dopo che avevano reciso le sue radici(alle quali era molto legata)uccidendo il suo popolo, e non dopo averla fatta torturare perché rivelasse i suoi segreti…cosa poteva esserle successo?

-         Castigo era preoccupato per te. E direi che si può dire che ti abbia salvata…- spiegò il figlio di Morzan, tentando di alleggerire una situazione che non riusciva a capire, ma della quale percepiva la tensione a pelle.

Si era aspettato che la Dark Angel lo fissasse biecamente, o che magari facesse una battuta arguta circa il nome del suo drago. Nulla di tutto ciò avvenne.

Quindi, sempre più spaesato, girò velocemente entrambe le gambe su un lato della sella e, con un leggero balzo si ritrovò in un batter d’occhio all’interno della camera di lord Thelonius. Dunque, approfittando del fatto che la ragazza non lo stesse guardando ed invece, nascondesse sempre più la testa fra le gambe; fece per prenderla tra le braccia, per allontanarla dalla finestra tuttavia, dovette desistere, sussultando, non appena si rese conto della reazione che aveva scatenato nella Dark Angel: Isis, infatti, sentendo mani sconosciute attorno al proprio corpo, era sobbalzata, soffocando a malapena un urlo, e  poi aveva soffiato per il dolore che quel tocco le aveva causato, posandosi leggero sulla schiena.

-         ti prego…ti supplico Murtagh: lasciami andare…- l’aveva implorato subito dopo, quando lui, forse poco intenzionato a demordere, l’aveva strattonata, in modo che si trovasse in piedi,, davanti a lui.

Il Cavaliere nell’udire quelle parole, aveva iniziato a muoversi sospettoso, disegnando cerchi sulla piccola porzione del pavimento attorno ad Isis: la stava studiando. Isis l’aveva capito, di conseguenza iniziò a tremare. Tuttavia non poteva immaginare che avesse reso partecipe delle sue riflessioni anche il suo drago scarlatto.

Castigo…c’è qualcosa che non va in lei…non mi aveva mai pregato, supplicato per qualcosa. Ha sempre avuto un atteggiamento spavaldo, direi, ne nostri confronti, invece.

Sembra sia diventata…insicura: come se di colpo avesse dimenticato la gloriosa tradizione e gli alti insegnamenti del suo popolo…cosa può esserle successo, secondo te? Iniziò a congetturare il Cavaliere, sfregandosi il mento con una mano.

-         ti prego Murtagh, vattene via…non capisci che non puoi stare qui?- aveva bisbigliato atterrita la ragazza, d’un tratto, interrompendo i ragionamenti del Cavaliere. Nonostante sia Murtagh sia Castigo fossero rimasti stupiti da quell’insolito appunto, a nessuno dei due sfuggì il gesto millimetrico che il suo viso fece, diventando cereo, per controllare che lord Thelonius non fosse stato svegliato da quel trambusto notturno.

Il figlio di Morzan inchiodò con occhi furenti quelli della Dark Angel, un fuoco scuro in piccole, pavide scintille verde acqua, e lei era arretrata di qualche passo.

Hai capito ora, cosa le è successo, Murtagh? Non vedi che è terrorizzata? Non hai notato come trema? Hai visto dove è costretta a dormire? Non hai fatto caso alle catene che ha attorno ai polsi, ai lividi lungo le braccia e le gambe, o al fatto che non riesce a star seduta e a camminare bene? Lord Thelonius deve averla…violata. Gli aveva fatto saggiamente notare Castigo, mentre fissava Isis con occhi pieni di tristezza.

No! Non può averlo fatto! COME-HA-OSATO?! Lei è… aveva iniziato Murtagh, fuori di sé per l’ira.

Cosa? Tua? No, anche se so quanto lo vorresti, lei non è tua: appartiene a lord Thelonius. L’aveva anticipato Castigo, avendo in comune con lui mente ed emozioni.

E vorrei ucciderlo per questo! Così la pagherebbe anche per quello che le ha fatto! Mi basterebbe una sua parola e potrei liberarla da questa sofferenza. Tornò a ragionare il Cavaliere, sempre tenendo una mano convulsamente stretta attorno all’elsa della spada in attesa che Isis, gli chiedesse di versare il sangue sporco del suo padrone.

Ma la ragazza faceva guizzare lo sguardo dal suo viso- che veniva deformato da decine di mute emozioni- alla sua mano, -divenuta bianca, per la forte stretta attorno all’arma che aveva al fianco-con il volto terreo.

Di conseguenza Murtagh fu costretto a darsi un contegno prima di potersi ritenere degno di prenderle le mani tra le sue e di portele parlare, guardandola dritta negli occhi.

-         Dark Angel, dimmi: che cosa ti ha fatto?-

La ragazza aveva abbassato il viso, mordendosi le labbra carnose, e quando il Cavaliere, tormentato da quel silenzio- ansioso di sapere cosa le fosse capitato-aveva tentato di leggerle nella mente, si era imbattuto in una fittissima rete di ricordi tanto intensi da stordirlo: l’aveva riconosciuta, circondata dalle fiamme, china su un ragazzo steso a terra-che non aveva mai visto prima- mentre, stringendogli disperatamente le mani tra le sue, era intenta a scambiarsi un bacio…

-         Chi era quel ragazzo che ho visto?- le chiese, ritornando frastornato alla realtà.

In quel momento Isis parve rinascere: sciolse bruscamente la stretta delle mani di Murtagh attorno alle proprie; sollevò lentamente la testa, inchiodando implacabile gli occhi del Cavaliere ai suoi mentre una forte luce tornava ad animarli.

-         Ipocrita, bastardo! Come osi chiedere cosa mi abbia fatto il mio padrone dal momento che sai di avermi fatto subire qualcosa di infinitamente peggiore?! Lontano dalla mia vista, assassino!- gli aveva urlato, spintonandolo e, quando erano arrivati alla finestra, per poco non l’aveva fatto cadere nel vuoto a causa dei colpi che gli assestava in qualsiasi parte le capitasse a tiro.

Rimasta finalmente sola, ad Isis era parso di tornare in vita. Ora capiva che se si fosse tolta la vita avrebbe grandemente deluso la sua gente, ed il suo Eldunarì, quindi godè appieno dell’intensità con la quale aveva ritrovato se stessa, che sentiva come qualcosa di concreto sulla pelle: le sembrava di essere risorta dalle ceneri; non aveva mai respirato così passionalmente, prima; né mai aveva visto il mondo che la circondava con tanta chiarezza; o sentito il sangue pulsarle con tale forza nelle vene.

Ora sapeva cosa doveva fare, e sicuramente, sia il suo maestro, sia il suo popolo, sarebbero stati fieri di lei.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Mi dispiace per il ritardo!

E mi scuso anche per avervi avvisato così del rating del capitolo, ma non sapevo come si facesse a cambiarlo singolarmente.

Spero che vi piaccia lo stesso, e soprattutto mi auguro che si sia capito che la prima parte in corsivo è inerente a un ricordo.

Un baciotto

Marty23

 

Ps come sempre vorrei ringraziare animegirl91 per il commento che mi ha lasciato! Grazie! =P

Pps scusate se ci sono errori ma non l’ho ricontrollato prima di postarlo

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Capitolo 10
*** vantaggi e rischi ***


Capitolo 10

Vantaggi e rischi

 

Ad Isis era bastato avere di nuovo davanti agli occhi l’immagine del viso di Aaron, ed osservare bene la stanza in cui si trovava, per avere chiaro ciò che era necessario fare, quale fosse il suo obiettivo (nonostante inizialmente le circostanze non fossero state favorevoli, per lei) : non poteva permettere che lord Thelonius le facesse di nuovo del male, perciò avrebbe iniziato a mettere in pratica tutti gli insegnamenti dei Dark Angel circa la preparazione di infusi, sieri, veleni...dopotutto, lui era un nobile, quindi dalle sue labbra- seppur estorte- prima o poi sarebbero dovute uscite informazioni riguardanti Galbatorix e l’Impero, che lei avrebbe potuto inviare ai Varden perché ne traessero vantaggio, no?

Forte del fatto che poteva dirsi davvero sola, dal momento che la finestra era chiusa e che il suo padrone stesse dormendo; la ragazza comprese che c’era qualcosa che doveva fare subito, quindi spalancò la mente.

Maestro? Maestro dove…? Fece, inizialmente titubante.

Sono esattamente dove mi hai lasciato, Isis! Mia dolce Isis, non sai quanto sono contento di sentire di nuovo la tua voce. Ma…non trovi che sia pericoloso quello che stai facendo? Se Galbatorix dovesse percepire che stai parlando con me…? La felicità di cui erano intrisi i pensieri del suo Eldunarì, quasi la commosse, ma doveva rimanere concentrata se non voleva farsi scoprire.

Non temere maestro, non ho paura di questa possibilità, e poi…non avrà il tempo di accorgersene perché…sto venendo a prenderti! Replicò, con un sorriso che si poteva nascondere difficilmente.

Quindi, con delicatezza svegliò Larissa che, dapprincipio la fissò preoccupata ed insistette per essere al fianco della sua signora qualsiasi cosa avesse in mente di fare, poi però- dal momento che Isis disse di aver bisogno solo di prendere un po’d’aria- si lasciò convincere a vegliare su lord Thelonius, per assicurarsi che non si sarebbe svegliato finchè lei non fosse tornata.

Una volta fuori da quella piccola stanza la Dark Angel si sentì più tranquilla eppure non leggera dal momento che la consapevolezza di ciò che stava per fare, era molto presente in lei, e la faceva addirittura procedere più cautamente del previsto tutte le volte che considerava quanto avrebbe rischiato se fosse stata scoperta.

 

Nonostante fosse notte fonda c’era ancora qualche drappello di uomini che pattugliava i corridoi, quindi, ponendosi attentamente in ascolto, passò come un’ombra alle spalle di uno di questi, e mentre si appiattiva contro un muro, si trovò accanto ad una finestra dalle tende tirate ed ebbe un’idea: tirando uno dei due tendaggi neri, se lo gettò sulle spalle, e, anche se arrivava a terra facendole quasi da strascico, si sentì immediatamente più al sicuro.

Continuando poi la sua passeggiata(perché non era sicura di ricordare con esattezza dove si trovasse l’ultima cella in cui era stata rinchiusa)incontrò le porte dell’armeria e, nonostante fosse titubante perché si rendeva conto che fermarsi lì avrebbe significato fare una deviazione dal suo obiettivo attuale; riconobbe che da troppo tempo ormai le erano state tolte le sue armi, e come avrebbe potuto difendersi da lord Thelonius se non con lo Specchio dell’Anima o con il proprio arco? Di conseguenza, spinta da quella possibilità- ma anche dal rumore dei passi di un plotone in avvicinamento- varcò immediatamente la soglia di quel luogo e per qualche secondo rimase immobile, in silenzio, immersa nel buio di quel luogo, per abituare gli occhi alla penombra.

Conscia del fatto che sarebbe bastato un passo falso per farla scoprire, si mosse più lentamente possibile, fino ad arrivare al muro, da dove prese una fiaccola che accese subito, per avere la possibilità di orientarsi e riconoscere le proprie armi.

Ma c’erano centinaia di armi lì, -tanto che quel luogo sembrava una sala delle torture- ed avrebbe impiegato troppo tempo a controllarle tutte: le asce, le mazze chiodate e varie altre stelle del mattino di diverse dimensioni erano appese al muro, assieme a fruste delle più fantasiose forme e lunghezze; accanto a torce spente; alle rastrelliere poste agli angoli delle quattro mura dell’armeria, stavano soprattutto lance, archi e balestre; sui tavoli che invece, si trovavano lungo tutte le pareti c’erano spade, pugnali, piccole fionde…ed Isis stava quasi per perdere la speranza(dal momento che non vedeva atra soluzione per controllare tutte le armi, che mettersi in piedi su uno di quei tavoli scheggiati; ma riconosceva che avrebbe fatto troppo rumore) quando un involto di stracci su uno dei tavoli vicino a lei, attirò la sua attenzione: scorse infatti, lo scintillio del diamante delle lama del suo pugnale, che reagiva con la luce che lei gli puntava contro.

Quindi, senza pensarci due volte, mentre sentiva il profilo delle sue armi tra le dita, prese quel fagotto e lo nascose sotto il proprio “mantello”improvvisato.

Una volta fuori dall’armeria, Isis spense la torcia, che decise di portare con sé, e sorrise trionfante mentre sceglieva di non far ritorno nella propria stanza-perché altrimenti Larissa si sarebbe insospettita- e sentiva di non esser mai stata tanto tranquilla in vita sua; sentì che ormai i piedi la guidavano da soli, senza che lei decidesse dove andare, pertanto, in un batter d’occhio si ritrovò dinnanzi alla nera, pesante porta di quella che era stata la sua cella.

Fu in quel momento che per la prima volta, si sentì mancare: varcare quella soglia avrebbe significato rivivere, affrontare di nuovo tutte le torture che aveva subito. Facendosi però forza, fece un profondo respiro e, con i pugni serrati si ritrovò all’interno di quella cella senza sbarre, angusta e completamente oscura.

Con il cuore che le batteva all’impazzata per i mesti ricordi di ciò che aveva vissuto lì dentro, accese la torcia che aveva con sé. Ma ciò che vide non era ciò che si sarebbe aspettata…la cella, infatti, non era vuota!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao!

Scusate se posto così in ritardo, in effetti non mi sentivo in vena di scrivere ma mi sembrava giusto andare avanti, per chi commenta, chi segue o chi legge semplicemente in maniera silenziosa.

Eccovi la prima parte(piuttosto esigua e, per come la vedo io neppure strepitosa)del decimo cap

Spero che nonostante tutto vi piaccia

Un baciotto

Marty23

 

Ps vorrei ringraziare Night Cip per aver inserito la storia tra le seguite! J

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Capitolo 11
*** vantaggi e rischi(parte 2) ***


Capitolo 10

Vantaggi e rischi

Parte 2

 

-         Larissa…Lara! Svegliati…per favore, svegliati, ho bisogno del tuo aiuto.- la donna chiamata Larissa, distesa i un piccolo angolo della stanza di lord Thelonius, aprì lentamente i grandi occhi da cerbiatta, con un lieve sorriso sulle labbra: nessuno aveva mai sussurrato per svegliarla, né mai l’aveva accarezzata, né tantomeno si era rivolto a lei con un nomignolo grazioso come quello. Tuttavia, nel trovarsi davanti il volto contratto da un leggero dolore- ma soprattutto da un’urgenza indicibile- della Dark Angel che serviva, la gioia ed il tepore di quel momento, svanirono, spingendola a balzare immediatamente a sedere. Era completamente sveglia, ormai, e comprendeva la latente impellenza di aiutare quella donna dalla carnagione color nocciola, che per lei, però, non aveva neppure un nome.

-         Mia signora, come posso esservi utile? Vi è successo qualcosa?- le domandò Lara, improvvisamente preoccupata per gli strani spasmi di dolore che squassavano il corpo della Dark Angel, mentre lanciava uno sguardo fugace a lord Thelonius, che fortunatamente dormiva ancora.

-         Vedi…mentre facevo la mia passeggiata sono passata davanti alla cella in cui sono stata…in isolamento, ed ho scoperto che non è vuota, come credevo! C’è una donna all’interno, legata e sofferente, e dobbiamo aiutarla: non voglio che patisca ciò che ho passato io. Ti prego, aiutami…- spiegò Isis, con parole concitate ed a voce bassissima. Gli occhi verde acqua le brillavano, ansiosi di poter agire fattivamente in favore della sconosciuta di cui parlava.

Lara rimase interdetta per qualche secondo, stupita ed affascinata dalla donna che le stava di fronte: il tono della sua signora era stato supplichevole in quella richiesta d’aiuto, il che significava che la trattava come  una sua pari a cui era data una possibilità di scelta, e non come una schiava; inoltre, nonostante fosse chiaro che stesse soffrendo- sia fisicamente che psicologicamente(altrimenti come si spiegava) il bisogno di passare davanti alla cella buia in cui era stata rinchiusa?)- non chiedeva aiuto per sé, ma per riuscire a salvare qualcun altro.

-         sin da bambina ho sempre creduto che il coraggio e la generosità, la forza dei Dark Angel, fossero solo leggenda, ma ora che vi vedo, signora, scopro che non è così. Vi aiuterò volentieri, lasciatemi solo andare a prendere l’occorrente per i medicamenti.- la rassicurò la donna, con voce calda, mentre le carezzava una guancia.

E Isis rimase lì, per un secondo, sola, mentre una lacrima le solcava il viso: Lara era sempre stata una schiava nel palazzo di Galbatorix, costretta a subire centinaia di angherie ogni giorno, eppure- mentre alla ragazza sembrava che ciò che le aveva fatto lord Thelonius l’aveva distrutta, ed ora si sentiva come un vetro infranto, ridotto in mille pezzi, senza più la forza di né la voglia di opporsi a quel mondo fatto d’ingiustizia- non aveva perso la voglia di aiutare e di ribellarsi. Nell’animo era molto più simile ad una Dark Angel di quanto credesse, forse anche più di Isis, che invece era stata una donna libera dalla nascita.

- signora, eccomi. Guidatemi alla cella…- la voce delicata di Lara, alle sue spalle la fece tornare alla realtà, con un leggero sussulto.

La donna dagli occhi da cerbiatta teneva l’orlo della gonna dell’abito, sollevato come fosse una sorta di sacca in cui aveva disposto bende di tela nera e almeno cinque piccoli vasetti di unguenti. Con un sorriso, Isis si alzò, ed insieme, le due donne, percorsero con passo lesto e felpato i molteplici corridoi del palazzo- inquietanti nel loro mortale silenzio misto alle urla dei prigionieri nelle celle-, fino a raggiungere la cella nella quale Isis era stata rinchiusa.

Facendosi forza, la Dark Angel aprì di nuovo quella pesante porta, mentre teneva la mano che reggeva una fiaccola accesa, ben sollevata sopra la testa. Ma questa volta lo stupore per ciò che vide fu ancora più grande: china, sulla donna incatenata che Isis aveva scorto prima, c’era un’altra figura- inattesa, ora- ammantata ed irriconoscibile, anche perché era inginocchiata a terra, dando le spalle alla Dark Angel.

Bastò uno sguardo eloquente al suo indirizzo della donna incatenata, perché quella figura senza volto, sconosciuta ad Isis quanto a Lara, notasse la loro presenza e vi si avventasse contro.

Prontamente Isis fece scudo a Lara col proprio corpo, finchè la donna non finì con le spalle al muro freddo della cella. Solo in quel momento la Dark Angel se ne allontanò, attenta a non calpestare la fiaccola che era finita a terra, ed estrasse- da sotto la tenda adibita a mantello, che ancora indossava- lo Specchio dell’Anima per fronteggiare meglio il suo sconosciuto avversario.

Lara fissava con occhi atterriti quello scontro, tutta tremante: la sua signora si muoveva bene e, anche se agiva solo per difendersi, era agile e scattante, era chiaro che aveva impiegato la vita nell’addestramento, tuttavia, la catena che aveva ai polsi, il dolore fisico che provava le faceva fare frequenti smorfie, impedendole quella fluidità di movimenti che altrimenti l’avrebbe resa invincibile; ed il suo avversario, nonostante fosse reso leggermente goffo dalla luce flebile poco diffusa in quel luogo, si batteva a mani nude e di tanto in tanto le fiammelle crepitanti della torcia rischiaravano dal pavimento le sue possenti braccia, che somigliavano a quelle di uno schermidore, dagli avambracci sviluppati.

Per un terribile momento Lara vide quello sconosciuto che afferrava la sua signora per i lembi della tenda-mantello che la ricopriva, per spingerla contro il muro, dove sicuramente sarebbe stata costretta a soccombere…ma all’improvviso accadde l’inaspettato: Isis oppose un’ultima, disperata resistenza che impedì al suo avversario di farla arretrare ancora, poi gli assestò un calcio nel ventre ed infine, fece un balzo che le permise di ritrovarglisi alle spalle e, mentre lo sconosciuto cadeva in ginocchio lei gli cingeva la gola con la lama del pugnale, notando con stupore che diventava di un bianco purissimo e rischiarava la cella come fosse la luce della luna.

Le tre donne, assieme all’incappucciato trattennero il respiro: nessuno aveva mai visto una luce tanto intensa, specie provenire da un’arma. E Isis non riuscì ad impedirsi di sorridere, nonostante il respiro affannato dallo sforzo compiuto: si sentiva più in equilibrio con se stessa, sapendo che persino il suo pugnale le stava dicendo di aver fatto la cosa giusta, difendendosi. Ma subito tornò seria, ed asserì, al suo avversario sconfitto:

-         ascoltami bene: non esiterò a toglierti la vita se mi impedirai di aiutare quella prigioniera…-

-         vogliamo la stessa cosa allora, sconosciuta…- replicò la figura incappucciata, da terra. Lentamente, quindi, abbassò il cappuccio del mantello sulle spalle, per dimostrare ad Isis di non essere armata, e per lasciarle ammirare il suo volto di ragazza, che, nonostante l’aria seria possedeva una bellezza adolescenziale, che stava inoltre sbocciando in un’avvenenza più matura.

La Dark Angel rimase per un secondo interdetta, poi tese una mano verso la ragazza, per aiutarla a rialzarsi. Insieme, dunque, si diressero verso la donna che per tutto il tempo era rimasta con mani e piedi legati al muro. Isis fece anche per chiamare accanto a sé Lara, per usare bendaggi e unguenti, ma la donna rimase impietrita dallo stupore per qualche secondo, prima di poter reagire ed eseguire quella richiesta.

-         non chiederò i vostri nomi, perché sono consapevole che, soprattutto in un luogo come questo, è la miglior arma e la cosa più preziosa che ognuno di noi possiede; ma ho bisogno di sapere cosa ci fate qui, per potervi aiutare a dovere.- esordì Isis, mentre il suo sguardo sincero guizzava dalla ragazza inginocchiata accanto a lei, alla donna che era stata appena liberata dalle catene.

-         Perché vorresti aiutarci? Come possiamo sapere che non è Galbatorix a mandarvi qui, per punirci, perché magari ha scoperto che sono fuggita dalla mia stanza per venire ad aiutare mia madre?- l’aggredì la ragazza con gli avambracci sviluppati, mentre aiutava quella che aveva detto essere sua madre, ad alzarsi in piedi, lentamente, perché debilitata dalle ferite- incurante del fatto che questa le stese lanciando un’occhiata bieca per ciò che aveva detto, ed il suo modo di parlare.

Isis sorrise, riconoscendo in quell’ardore tipicamente giovanile, lo stesso che ancora animava il suo cuore. Rispose comunque a tono:

-         perché sono l’ultima Dark Angel. Galbatorix ha fatto sterminare il mio popolo e mi ha presa prigioniera. Vorrei annientarlo, ma non mi è possibile, data la mia attuale condizione, quindi, intendo liberare quanti più prigionieri possibile, per ridare a voi la speranza, e per indebolire lui.- spiegò, con la voce velata di durezza e dolore.

-         Il vostro piano è nobile, mia signora ma…se Galbatorix dovesse scoprirvi…- fece per opporsi Lara, la voce rotta e tremula dallo spavento.

-         La vostra amica ha ragione, coraggiosa Dark Angel, ciò che vi proponete è rischioso e Galbatorix è in grado di infliggere pene molto peggiori della morte…- intervenne la ragazza con gli avambracci muscolosi, mentre distoglieva lo sguardo(poiché sembrava aver provato sulla pelle ciò di cui parlava)mentre spogliava sua madre e si faceva aiutare a disinfettarle e fasciarle le numerose ferite che le martoriavano il corpo.

-         Ne sono consapevole, ma voglio essere utile, voglio poter fare qualcosa per detronizzare e distruggere quel tiranno…- replicò, con la voce che le vibrava per la veemenza delle sue convinzioni, mentre, addolorata, osservava la donna che aveva subito la sua stessa prigionia: era alta, con le spalle larghe e la pelle abbronzata, segnata dalle intemperie; la figlia aveva provveduto a legarle i capelli neri in un’unica, folta treccia che le ricadeva sulla schiena; lei, coraggiosamente nonostante provasse dolore, quando le venivano disinfettate le ferite, non emetteva un suono ma, di tanto in tanto, arricciava le labbra e le profonde rughe attorno alla bocca si facevano ancora più marcate, segnando tutti gli anni che portava sulle spalle.

Quella, ora avvolta in un abito rosso scuro che doveva essere appartenuto alla figlia, dal momento che le stava piccolo, fissò Isis volgendo verso di lei il suo viso, grazioso nel complesso- mentre la Dark Angel terminava di fasciarle gli avambracci, ed i polsi(degnati da ferite da sfregamento causate dalle manette) con le bende di tela nera portate da Lara- quindi, si permise di chiederle:

-         Sapevo che i Dark Angel sono pervasi da spirito di giustizia, ma non credevo fino a tal punto. Ti siamo grate per ciò che stai facendo per noi, e per ricambiare ti racconterò la mia storia: fui strappata alla mia gente quando avevo l’età di mia figlia, divenni la schiava di lord Hunyad e poco tempo dopo rimasi incinta. Mia figlia è stata istruita e addestrata nel combattimento ma tenuta lontana dalla vita di corte e per questo non mi ribellai mai, né tentai di fuggire; tuttavia, ora che, come vedi, è sbocciata e sta per diventare una donna temo per ciò che potrebbe accaderle(potrebbe subire il mio stesso destino), ed ho deciso di ribellarmi, negandomi a quell’uomo, e lord Hunyad mi ha fatta rinchiudere qui…- raccontò la donna, con voce addolorata e triste, e tuttavia, era pervasa da una nota di fierezza.

Isis la vide stringere la mano della figlia tra le sue, mentre la fissava teneramente.

-         chi è lord Hunyad?- domandò allora la Dark Angel, rivolta a Lara, curiosa, ma con l’animo velato da una strana paura: quell’uomo, sarebbe potuto tornare lì in qualsiasi momento ed avrebbe potuto fare del male a tutte loro.

-         È l’uomo che avete ucciso per evitare che mi facesse del male, signora.- la informò la sua schiava.

Per un secondo, tra le donne scese un silenzio teso, carico di qualcosa di indefinito: Lara e le altre due sconosciute, sapevano che era stata fatta giustizia, così come anche Isis, memore del colore assunto dalla lama del suo pugnale in quell’occasione; eppure la Dark Angel non riusciva a non sentirsi colpevole per aver tolto un padre ad una figlia.

-         per favore, andate avanti. Vi raggiungerò più tardi. Ora voglio restare qui, sola.- chiese la ragazza, con voce fragile, gli occhi bassi.

Lara e le altre due furono pervase da una grande tristezza tanto che la ragazza con gli avambracci da schermidore stava per andare a dirle qualcosa, ma la madre la fermò, e le tre fecero ciò che era stato loro richiesto.

 

Isis si sentiva sempre più pesante, qualcosa di duro ed insostenibile era sbocciato nel suo petto e le impediva di respirare, di star dritta sulle gambe; ormai aveva anche la vista appannata dalle lacrime, ma si impose di non fermarsi, di continuare a sollevare la pietra del pavimento sotto la quale aveva nascosto l’Eldunarì del drago di Vrael finchè, non strinse l’involto tra le braccia in un tremante abbraccio.

Maestro… esordì con voce spezzata dal pianto.

Isis, sono felice di rivederti, ed ancora di più lo sono per il coraggio che hai dimostrato, per il gesto che hai compiuto: la salvezza di quelle anime è importante, però è necessario che porti a termine il tuo compito, perciò smetti di non sentirti degna di ciò che sei, accettalo e non stare a crucciarti per il passato. In questo luogo, più di ogni altro in Alagaesia, il confine tra giusto e sbagliato non è netto, ma cosparso di luci e ombre. Se ti addolora ancora l’aver dato la morte a quell’uomo, convinciti che ciò che ti consigliò il tuo pugnale allora, era l’azione più giusta. Ora è necessario che tu agisca per salvare quelle due donne: c’è bisogno di te, non puoi tirarti indietro.

Quelle sagge e ferme parole parvero rinvigorire Isis, che, lesta, nascose il suo maestro sotto la tenda scura che le copriva le spalle, assieme all’arco ed al pugnale, così corse fuori da quella cella, decisa a lasciarsela definitivamente alle spalle…e quasi si scontrò con Lara che, seguita dalle due sconosciute che era necessario salvare, aveva deciso di attenderla.

La Dark Angel le rivolse un sorriso pieno di gratitudine, poi tornò seria e, forte degli anni di addestramento che il suo popolo le aveva impartito, si lasciò guidare dall’istinto, e veloce come il vento ed invisibile come un’ombra riuscì così a guadagnare ed a far guadagnare alle sue compagne l’uscita del palazzo.

Le quattro si ritrovarono persino vicine alle porte di Uru Baen, ma l’euforia che stava contagiando tutte svanì, sostituita dalla paura: una guardia piantonava l’unica entrata della città e difficilmente il piccolo drappello di fuggiasche sarebbe passato inosservato…

-         aspettate, io quel soldato lo conosco!- annunciò Isis, illuminandosi, mentre indicava l’uomo a Lara con un gesto del mento: aveva gli occhi da gatto ed il viso bambino- l’ho messo fuori combattimento per tentare la fuga…potrei fare da esca mentre voi guadagnate la libertà…- propose la Dark Angel mentre già piegava i muscoli, pronta ad uscire allo scoperto, lontana dalla protezione delle ombre notturne.

A Lara mancò il respiro. Quella ragazza voleva forse sacrificarsi per dare la possibilità di fuggire, anche a lei? Per quanto nobile, quel gesto era una pura follia: come poteva credere, quella Dark Angel, che lei l’avrebbe abbandonata, in un tale momento di bisogno?

- signora, sei folle? Pensi che ti lascerei fare ciò che hai detto? Pensi che vorrei la libertà, sapendo quanto rischi, qui? Non ti lascerò sola. Inoltre, farò io da esca perché, non so tu, ma io credo che se quel soldato ti vede, vorrà vendicarsi, e non rischierai solo la morte, ma anche qualcosa di molto peggiore…- la rimproverò la sua schiava. Non lasciò ad Isis il tempo di replicare, perché uscì allo scoperto e camminò, fingendo di barcollare, finchè non cadde a terra, proprio al cospetto del soldato.

La Dark Angel non riuscì a sentire ciò che i due si stavano dicendo, a causa della distanza che la separava da Lara, ma vide il soldato che si avvicinava alla sua amica, si chinava e la prendeva tra le braccia, allontanandosi quindi dalle porte della città.

Approfittando di quel momento di distrazione, le tre donne che erano rimaste nascoste, sgattaiolarono fino alla stalla in cui il soldato teneva il proprio cavallo, lo presero(perché era il primo mezzo di trasporto a loro disposizione, e per evitare che avesse la possibilità di inseguirle)ed uscirono silenziosamente da Uru Baen.

Una volta fuori, Isis aiutò madre e figlia a salire in groppa all’animale, pregò le stelle perché vegliassero il loro viaggio, ed infine, prima di congedarsi, consigliò loro:

-         dirigetevi dai Varden, nel Surda, lì sarete al sicuro…e se incontrate il cavaliere dal drago di zaffiro, ditegli che vi ha inviato l’ultima Dark Angel, presso il suo popolo…- e rimase a guardarle, mentre- dopo averla ringraziata per il suo aiuto- le due donne sparivano al galoppo, oltre l’orizzonte.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti!

Che ci crediate o no sono ancora viva, ed ho riesumato dalle ceneri questa ff, spero ci sia qualcuno che la segue ancora; spero soprattutto che il post vi sia piaciuto, e mi auguro abbiate riconosciuto dalla descrizione le due donne senza nome di cui si parla.

Non posso garantirvi regolarità nel postaggio, ma cercherò di non  abbandonare più questa storia

 

Un ringraziamento sentitissimo a animegirl91, FrancyWeasley, crow heart, Harmony89, Lumie, Night Cip, e a Ren92 ed ovviamente a tutti i lettori silenziosi

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Capitolo 12
*** vantaggi e rischi(parte3) ***


Nota: ATTENZIONE! PER LA CRUDEZZA DI DUE DETERMINATE SCENE, ALL’INTERNO DEL CAPITOLO, CREDO CHE SIA DA CONSIDERARSI A RATING ROSSO!

 

Capitolo 10

Vantaggi e rischi

Parte 3

 

Isis tornò nella stanza di lord Thelonius velocissima e furtiva. Nonostante non dovette preoccuparsi per sé- dal momento che godeva della protezione delle ombre notturne-l’apprensione e la paura che provava la stavano paralizzando: non aveva più visto Lara da quando quel soldato l’aveva portata via con sé, tra le proprie braccia…

Che le fosse successo qualcosa?

Mia dolce Isis, la tua empatia è ammirevole, ma non temere, Lara sa cavarsela. Ora non permettere che il pensiero incerto del fatto che lei potrebbe essere in pericolo ti distolga da quella che hai deciso sarà la tua missione, qui. So per certo, come lo sai anche tu, che se si dovesse presentare la necessità di agire per salvarla non ti tirerai indietro La ammonì delicatamente il suo maestro.

Quindi, con un respiro profondo che le svuotò la mente, la Dark Angel si mise all’opera per nascondere sotto le pietre del pavimento, che si trovavano sotto il letto sul quale dormiva lord Thelonius; il suo pugnale, l’arco, le frecce e l’Eldunarì del drago di Vrael.

In seguito, lottando col dolore che le pervadeva il corpo e cercando di non far tintinnare troppo le catene che aveva ai polsi, uscì ancora una volta da quel luogo, dirigendosi verso la medicheria, dove sicuramente un erborista custodiva qualsiasi tipo di erba, fiore o infuso dalle proprietà curative, che usava per curare chiunque ne avesse bisogno, nel palazzo.

La ragazza dovette girare non poco, procedeva a tentoni, alla cieca, ma non aveva fretta perché rassicurata dal fatto che non c’erano guardie in giro, e sicuramente lord Thelonius si sarebbe svegliato dopo l’alba.

In questo suo vagare scoprì che il palazzo di Galbatorix possedeva una Biblioteca, immensa e profumata di legno e rose…ed una torre alta, dalle scale a chiocciola, sulla cima della quale si era così vicini al cielo che si potevano contare le stelle.

 

La medicheria profumava di legno e nell’aria che la riempiva si mescolavano centinaia di odori. Le pareti erano tappezzate di scaffali sui quali facevano bella mostra di sé anfore di coccio e ampolle di vetro sulla cui parte anteriore era scritto cosa contenessero.

Isis, salendo su una delle scale lignee che appositamente erano agli angoli della grande stanza, prese, con mano sicura qualche piantina, polveri, radici, fiori e tutto ciò che riteneva le occorresse. Un lieve sorriso le adornò le labbra mentre compiva quell’operazione perché quel luogo le ricordava molto la sua isola. Tuttavia, nella medicheria che aveva frequentato spesso, a casa, ed in generale in tutta la Vroengard, c’era sempre stato un maggiore contatto con la natura, e non la necessità di dominarla, come invece appariva chiaramente in quel luogo, persino dall’arredamento di ogni angolo del palazzo di Galbatorix.

 

La notte aveva iniziato a rischiararsi quando Isis, tenendo in mano una ciotola di legno colma di un liquido fumante- sul quale aveva lavorato per molte ore, anche servendosi del camino- si avvicinò al suo signore, addormentato, e glielo fece bere.

Quello si irrigidì appena, mentre un po’ della bevanda gli colava sulla barba, e per un attimo smise di respirare ma quasi subito Isis, facendosi più vicina disse, con voce monocorde, ipnotica:

-         sapete chi siete?-

-         lord Thelonius di Melian.- rispose sinceramente quello, con voce soggiogata dall’infuso.

-         Risponderete sinceramente a tutto ciò che vi chiederò?- lo incalzò la ragazza

-         Sì…- promise il lord, nel sonno.

La dark Angel sorrise, ringraziando il suo popolo per averle insegnato a preparare e usare l’Infuso della Verità, che faceva essere completamente sincero chi lo beveva circa qualsiasi cosa gli si chiedesse, ma non lasciava alcun ricordo all’interessato, né di aver bevuto l’Infuso, né di aver confessato qualcosa.

Dunque, la ragazza iniziò il suo interrogatorio e quel lord, ignaro di tutto, confessava e spiegava e raccontava, e ad ogni parola che usciva dalle sue labbra, sembrava privarsi di maschere, menzogne e segreti, restando nudo, dinnanzi a lei, solo con la sua sincerità.

 

Era l’alba. Isis stava scrivendo brevemente le informazioni ottenute dal lord su una piccola striscia di pergamena. Non era molto, ma parecchio, considerato il poco tempo che la ragazza aveva avuto a disposizione; sperò che anche i Varden lo comprendessero, che credessero alle sue parole, e che il suo ruolo lì potesse risultare di qualche utilità.

Pregandoli di non risponderle, altrimenti sarebbe stata scoperta, firmò l’ultima riga, forte del fatto che nessuno conoscesse il suo nome, eppure con la mano che le tremava dal momento che comprendeva il rischio che stava correndo. Se mai il biglietto fosse stato ritrovato, infatti, quanto tempo avrebbero impiegato Galbatorix e i suoi ad attribuirlo a lei?

Con un fischio leggero e tremolante, la Dark Angel chiamò a sé il proprio falco- che si era così affezionato a lei, da commettere la follia di seguirla, dal Surda in quella missione- e gli legò la pergamena ad una zampa.

-         mi dispiace che tu debba fare il piccione viaggiatore, ma per favore…porta questo dai Varden.- lo supplicò, carezzandogli la testa bianca, sottintendendo che dovesse stare attento.

L’animale le pizzicò una guancia con il becco, affettuosamente poi, altero, spalancò le ali, spiccando un volo regale fuori dalla finestra, come a voler dire: “non c’è paragone tra me e un piccione viaggiatore” e lei, si lasciò andare ad una risata liberatoria, comprendendolo e sperando anche che l’animale potesse portare un po’ di lei sulle proprie spalle così che la ragazza potesse tornare a sapere cosa fosse la libertà.

 

Proprio un attimo dopo che Isis ebbe richiuso la finestra dietro il suo amico piumato, Lara fece finalmente il suo ingresso nella stanza e Isis, a causa della gioia che le avvolse il cuore non la osservò attentamente ma le gettò le braccia al collo e poi, si preoccupò di guardarla.

-         Lara, sono così felice di rivederti! Perché ci hai messo tanto? Ero in pensiero per te…ma…stai bene? Ti è stato fatto del male?- le chiese, parlando a bassa voce, ma col tono e gli occhi impregnati di sollievo.

-         Stai tranquilla, signora. Non mi è capitato nulla di male, anzi, direi che non sono mai stata meglio in tutta la mia vita.- le confessò la donna, con le guance che le si imporporavano, mentre prendeva le mani della sua signora tra le proprie.

Fu allora che Isis la fissò attentamente: aveva le guance arrossate, gli occhi luminosi, i capelli scompigliati e l’abito sistemato alla meglio, come se avesse avuto fretta di…rimetterlo.

Lara era stata con quel soldato. Ad Isis venne un capogiro ad immaginare la sua amica che, sottomessa ad un uomo, piangeva da dolore, soffrendo per ciò che lui doveva averle fatto subire.

Ma Lara non sembrava mostrare sofferenza, anzi, era tutta sorridente, di un sorriso così radioso come Isis non ne aveva mai visti, e forse anche desiderosa di condividere ciò che aveva provato quella notte.

La Dark Angel non riusciva a capire. Come poteva Lara, aver apprezzato, l’unione carnale con qualcuno? E come aveva fatto quel soldato a prenderla senza farle del male?

-         Lara…temo di non riuscire a capire cosa ti sia successo…ti va di parlarmene?- mormorò in proposta Isis, mentre faceva per mettersi, lentamente(e non senza provare ancora dolore) seduta a terra.

-         Certo, signora. Se avrai la pazienza di ascoltare. Ma vieni con me: voglio lavarti e medicarti lo scempio che ti ha fatto Thelonius…- disse, portandola con sé fuori da quella stanza.

Le due amiche camminarono lente, il tempo scandito dai respiri e dalle confidenze fatte a bassa voce dalla donna dagli occhi di cerbiatta; il palazzo si svegliava attorno a loro ma quelle erano perse nel racconto della notte prima: Lara parlava usando i ricordi ed il cuore, ed Isis ascoltava, attenta, ed un po’ spaesata, perché ciò che udiva era incompatibile con ciò che le era stato inflitto, che aveva dovuto subire, che aveva provato sulla sua pelle.

Persino quando Lara la lavò, la medicò e le fece indossare una semplice tunica pulita, non smise di narrare di come aveva fatto credere a Simon- questo era il nome del soldato- di essere ferita; di come- per continuare a distrarlo- aveva dovuto farsi cadere dell’acqua addosso e di come l’uomo, avesse tentato, per rispetto verso di lei, di non guardare gli abiti che avevano lasciato trasparire le generose forme del suo corpo, adagiandovisi contro, pesanti.

Simon quindi, l’aveva accompagnata davanti al grande camino del “Passo” la sala dal pavimento di pietra che era attigua alle Cucine, dove solitamente si riposavano i servi in attesa di un ordine da parte dei cuochi, per servire in tavola; ma che in quel momento era vuota.

Erano soli, quindi, e Simon si sarebbe congedato per concederle un po’ di intimità, se Lara non l’avesse pregato di restare(per concedere alla sua signora ancora un po’ di tempo per la fuga, disse, ma poi aggiunse che era stato anche perché inaspettatamente aveva avvertito il bisogno di averlo vicino).

-         ho iniziato a parlare di qualsiasi cosa mi venisse in mente…dell’affetto che ho per voi, ma anche di cose più semplici e lui…sembrava rapito, non solo dalle mie parole ma anche dalla mia voce, dai miei gesti…- spiegò la donna, emozionata. E la Dark Angel le sfiorò delicatamente i capelli.- d’un tratto, mi ha fatto una carezza…i nostri volti erano sempre più vicini e…ci siamo baciati. È stato come se…fosse dovuto accadere e…anche quello che è avvenuto dopo…la nostra unione…sento che doveva succedere. È stato dolcissimo, è la cosa più bella che abbia mai provato in tutta la mia vita e da allora…mi sento sua, anima e corpo e so che non vorrò mai essere di nessun altro.- Lara scoppiava di felicità ma provava anche un certo imbarazzo perché non voleva essere indelicata nei confronti della sua signora che purtroppo non ricollegava l’amore all’appartenenza reciproca ed al rispetto, piuttosto alla sofferenza che, a causa di Thelonius, ancora pativa.

-         Lara, sono felice per te. Sei una persona straordinaria ed una donna bellissima. Meriti davvero un dono simile.- le confessò Isis, sinceramente, e pianse silenziosa mentre la sua amica l’abbracciava felice, per la fortuna che lei aveva avuto, e triste, per l’amarezza generata dalla consapevolezza che lei forse aveva potuto trovare un simile amore mentre era ancora tra i Dark Angel, ma ora che era tutto distrutto, era condannata a dover essere sottomessa ad un signore che avrebbe deciso della sua vita e della sua morte.

 

Quando Simon giunse a cercare la sua amata, le trovò ancora abbracciate mentre i raggi di un caldo sole mattutino ne lambivano le belle figure.

Il soldato baciò Lara con passione e fece per inchinarsi ad Isis, dal momento che, disse, sapeva essere l’ultima Dark Angel; ma la ragazza glielo impedì e fu lei invece, ad inchinarsi al suo cospetto, per chiedergli perdono di averlo tramortito durante la sua tentata fuga.

-         non vi porto rancore, signora, né vi biasimo: nella vostra situazione, anch’io avrei fatto lo stesso.- le spiegò l’uomo, con un sorriso mesto. Evidentemente- considerò Isis fissando Lara- gli era anche giunta voce della violenza che aveva dovuto subire da parte del suo signore.

 

Isis fu la schiava di lord Thelonius una settimana ancora, ma non avrebbe mai potuto sospettarlo, essendo all’oscuro dell’avvenimento che si sarebbe verificato al termine di quel periodo di tempo; inoltre, l’uomo la cercava solo di notte, quando si ubriacava, ma era estremamente semplice allora, per la Dark Angel, sfuggire alle sue grinfie e somministrargli l’Infuso della Verità, per ottenere notizie belliche che avrebbero giovato ai Varden.

Per il resto del tempo, Thelonius l’aveva relegata agli alloggi degli schiavi del palazzo, e questo permise ad Isis non solo di stringere una forte amicizia con Lara e Simon ma le fece anche guadagnare quella di molti altri schiavi, sguattere, cuochi e stallieri che, affascinati dai suoi modi e dalla fama leggendaria del suo popolo, le davano del tu ma si rivolgevano a lei chiamandola “signora”; non volevano facesse nulla(cosa che invece, Thelonius aveva preteso, per umiliarla); erano sempre disponibili ad aiutarla, a spiegarle la struttura del castello ed a mostrargliene ogni meandro(informazioni che poi, di notte, solerte, inviava a Nasuada ed ai suoi perché avessero un’idea più chiara del palazzo se e quando avessero mai deciso di attaccarlo) chiedendole in cambio soltanto che, ogniqualvolta le fosse possibile, leggesse per loro.

Fu proprio mentre leggeva, in un giorno della fine della settimana, che accadde qualcosa di inaspettato, che segnò gli eventi futuri, se non addirittura il suo destino. Mentre Lara ed altre donne lavano i panni presso la piccola cascata nel cortile interno, il cui accesso era permesso solo alla servitù, dal momento che era esattamente al centro dell’ala del palazzo in cui abitavano gli schiavi; Isis, seduta sull’erba, le gambe raccolte al petto, leggeva per loro la storia della principessa Sherazad, che per avere salva la vita narrava ogni notte una storia diversa a suo marito.

In quel momento l’aria placida della mattinata fu scossa da un deciso battito d’ali e da un possente ruggito. Castigo atterrò senza grazia nel centro del cortile interno- come non fosse a proprio agio nel suo stesso corpo- seminando il panico e scatenando una fuga generale. Soltanto Isis non si mosse: aveva ancora il libro aperto tra le mani ma i suoi occhi erano fissi sul drago(che la ragazza non potè evitare di paragonare con Saphira, i cui movimenti erano invece molto aggraziati)e sul suo Cavaliere che, tenendo l’elmo sotto il braccio, andò verso la Dark Angel, rimasta ormai sola.

Per un attimo lei pensò di sfoderare lo Specchio dell’Anima che teneva nascosto sotto la tunica, ma poi, ragionando, comprese che sarebbe stato un gesto inutile dal momento che Murtagh equipaggiato molto meglio di lei, e gli sarebbe bastato poco per farla soccombere.

Diplomazia, Isis. Non c’è momento migliore di questo per farne uso. Si disse e, cautamente si alzò in piedi senza mai abbandonare Murtagh con lo sguardo.

-         Dark Angel, sai che riesco a leggere la mente di tutti, in questo posto? Eccetto la tua…- era forse venuto a pavoneggiarsi?- sembra che tutti i tuoi “amici” ti adorino. Eppure sei rimasta sola. Come mai?- esordì il Cavaliere, l’armatura che scintillava, colpita dal sole.

-         La vostra presenza e quella del vostro drago incute terrore, Cavaliere.- asserì la ragazza, con voce bassa e dura.

Alle spalle del figlio di Morzan, il drago dalle squame cremisi serrò le mascelle, mostrando i denti.

-         oh, ma come sei scortese! Castigo è molto offeso dalle tue parole…direi che per farti perdonare dovrai dirci come mai sei qui, e perché ti mescoli agli schiavi. Da giorni ti cerchiamo, sembravi sparita, ma poi Castigo ha riconosciuto la tua voce che proveniva da qui…- c’era qualcosa di teatrale nel modo in cui l’uomo muoveva le mani guantate d’acciaio, nella sua voce una nota di disprezzo verso gli schiavi e nei suoi occhi intensi, una luce, nel profondo, che Isis non seppe identificare.

-         Perché non cerchi la risposta da solo, nella mente dei miei amici? Non ho segreti, per loro…- replicò tagliente la Dark Angel.

-         Per me, invece, ne hai molti…il tuo nome, per esempio, o dove hai nascosto ciò che hai rubato al re…- le bisbigliò all’orecchio, facendosi vicinissimo. Isis sentì il suo respiro sul collo, sui capelli e tremò: un soffio di vento sarebbe bastato a scaraventarla a terra e farla andare in mille pezzi. Capì che in quel momento Murtagh avrebbe potuto farle qualsiasi cosa e né lei, né avrebbero avuto la forza sufficiente per opporvisi, perché lui aveva un drago dalla sua parte, e l’arma più potente di tutte: la capacità di seminare terrore.

Murtagh…allontanati, falla respirare: sembra terrorizzata. Gli fece notare il suo drago.

Ma di quel dialogo nessun altro fu testimone, e così dinnanzi a tutti i presenti che, come Isis erano paralizzati e trattenevano il respiro, il Cavaliere prese un po’ le distanza, tornando a guardare la Dark Angel negli occhi ed ebbe la certezza di averla spaventata. Avrebbe per sempre portato con sé il ricordo della violenza subita da Thelonius, di conseguenza da quel momento in avanti avrebbe attentamente studiato e soppesato ogni gesto e parola di qualsiasi componente della corte di Galbatorix, per potersene proteggere.

Gli occhi del figlio di Morzan furono attraversati da un lampo di tristezza mentre serrava i pugni lungo i fianchi, colpito da una nuova scoperta circa quella misteriosa donna: lui e quella Dark Angel erano davvero simili. Entrambi erano guerrieri, che alla fine le circostanze avverse del destino avevano piegato.

Furente, il ragazzo sbaragliò le deboli difese mentali della schiava che era sempre accanto a quella ragazza dalla carnagione scura, e rovistò ciecamente, finchè non scoprì il colpevole del confino della Dark Angel nei luoghi frequentati dagli schiavi:

-         è stato Thelonius a confinarti qui?- le chiese, e ad Isis parve che ne fosse addolorato, seccato, come se fosse venuto a conoscenza delle taglienti parole con le quali il lord l’aveva relegata lì; tuttavia, non si lasciò fuorviare e non mancò di replicare, eloquentemente:

-         non è un confino, questo. Sono contenta di stare qui, perché ho trovato degli amici le cui parole sono sempre sincere; inoltre, ho la possibilità di stare lontana da mio “padrone”…- il suo tono di voce, inizialmente rabbioso era andato via via scemando, affievolendosi mentre chinava gli occhi per il doloroso ricordo della violenza subita.

-         Quindi, alla fine, Thelonius ti ha…piegata…- mormorò il Cavaliere.

Isis risollevò improvvisamente gli occhi e lo trafisse con lo sguardo mentre le sue iridi lampeggiavano di furia.

-         Murtagh, sono consapevole che tu sia venuto per deridermi ma, come osi dire una cosa simile? Non hai mai osservato come il bambù si inchina al vento e poi torna ritto? Perché invece di concentrarti su di me non esamini il fatto che Galbatorix ha piegato te?- lo aggredì con forza, e la veemenza di quelle parole colpì l’uomo in pieno viso, come se fosse stato schiaffeggiato. Serrò la mano attorno all’elsa della spada ma Castigo lo fermò, toccandogli la mente.

Sei soddisfatto ora? Ti avevo chiesto di andare da lei per chiederle di leggere per me, dal momento che a me piace come legge, e tu adori il suono della sua voce. Ma tu hai dovuto punzecchiarla, ed è ovvio(dato che lo fanno anche gli animali per difendersi)che lei ti abbia ferito.

Non sono ferito Castigo, non dire fesserie. Sono furioso invece, perché non capisco come sappia del nostro legame con Galbatorix visto che non ha provato neppure a sfiorarmi la mente. Ringhiò il Cavaliere mentre si sistemava sulla sella del suo drago. Per tutta risposta, Castigo ruggì con tanta potenza da far tremare le ginocchia a tutti i presenti, nel cortile interno.

 

Lara volle che Isis rimanesse al suo fianco per tutto il resto del giorno. Non voleva lasciarla sola- dal momento che sarebbe stata facilmente preda di un vortice di pensieri ed emozioni travolgenti- ma tutti gli schiavi che le furono attorno quel giorno non furono d’aiuto, perché, come lei, erano risucchiati dai pensieri e dalle emozioni suscitate dall’apparizione inaspettata del Cavaliere di Galbatorix tra di loro.

La Dark Angel stava quindi, spesso zitta, come tutti, -anche in momenti comunitari come la cena- per riflettere soprattutto su una cosa, che tornava e ritornava nella sua testa, perseguitandola: la durezza e la cattiveria delle parole di Murtagh…”Thelonius ti ha piegata” lo sentiva continuare a ripetere, nella memoria; e quella frase la dilaniava. Non sentiva di esser stata piegata da lord Thelonius, ma…doveva forse considerarsi tale dal momento che non aveva potuto difendersi quando era stata violentata?

-         signora, stai bene?- le domandò d’improvviso Simon, sfiorandole una spalla.

Isis tornò alla realtà con un violento sussulto, e per poco non scoppiò in lacrime:

-         sì, grazie Simon. Nel corpo, sì…- replicò, tornando a respirare normalmente; e nessuno le chiese come si sentisse davvero, dentro, né  cosa potesse averle detto Murtagh per ridurla in quello stato.

Quindi, sul far della sera Lara e Simon la riaccompagnarono nella stanza di lord Thelonius dove, una volta chiusa la porta alle proprie spalle, la ragazza si abbandonò sul letto, lasciandosi andare ad un pianto del quale nono conosceva il motivo ma sentiva la necessità. Si credeva al sicuro sola, in quella stanza, ma nel momento in cui lord Thelonius fece il suo ingresso lì dentro, seppe che non era così. Non aveva scampo.

Quella montagna umana sembrava un mostro: aveva bevuto più del solito e sembrava affamato di lei, dal suo sguardo, dal suo sguardo famelico appariva chiaro che si sarebbe preso ciò che voleva, con o senza il consenso della ragazza.

Vedendola già distesa sul letto, si gettò pesantemente sul materasso, ma la Dark Angel riuscì a saltare giù sfruttando quella spinta prima che il peso di lui la schiacciasse. Ci fu poi una lieve corsa nella stanza, durante la quale Isis ebbe la meglio…almeno fin quando le catene ai suoi polsi non si impigliarono in qualcosa, così che lord Thelonius ebbe il tempo di raggiungerla.

-         puttana!- fu l’unica cosa che lui le disse(la voce gutturale e l’alito appesantito dal vino) e l’ultima che lei sentì prima di ricevere uno schiaffo tanto forte da farle perdere l’equilibrio, battere la testa contro il tavolo che era lì, e perdere i sensi…

Quando si riprese, Isis scoprì che le catene che le legavano i polsi le erano state bloccate alla testata del letto(così che avesse le braccia ferme)e di essere completamente nuda.

La paura e l’ansia si impadronirono di lei, mentre cercava una via di fuga, invano; tanto che iniziò a respirare male. Poi, quando le apparve dinnanzi lord Thelonius, prese a dimenarsi, per quanto le fosse possibile. Nel momento in cui quello le fu sopra scalciò e si divincolò con più forza, mettendoci tutta se stessa, dimenticando la stanchezza e tutte le sue debolezze; ma il suo signore la schiaffeggiò con tanta forza che le fischiarono le orecchie. Quindi, iniziò a piangere, ad urlare ad implorarlo di fermarsi, ma quello continuava a sovrastarla, a toccarla ovunque con le sue manone luride; mordendole ogni lembo di pelle le capitasse a tiro, graffiandola, con la barba. Infine, nonostante le disperate resistenze di lei, la prese muovendosi e comportandosi come se si trovasse ad una battuta di caccia. Le tappò persino la bocca con una mano incrostata di terra, per non sentire le sue urla mentre la umiliava, sfruttandola per il proprio piacere.

E Isis in quel momento, sentendo il sapore del suo stesso sangue tra le labbra, seppe di aver perso tutto, ed avrebbe voluto essere morta, e tuttavia, non riusciva a smettere di lottare, non accettava di arrendersi. Così come non si arrese neppure quando Thelonius crollò addormentato al suo fianco.

Rassicurata dal suo sonno pesante, la Dark Angel non si preoccupò di non fare rumore nel togliere le manette dalla testata del letto. Una volta libera, (o meglio, relativamente libera)rotolò giù dal materasso- perché non era sicura che le gambe incrostate di sangue e fluidi l’avrebbero retta se si fosse messa in piedi- e si cosparse i polsi d’olio d’oliva, ungendoli per far sì che le manette, ancora chiuse, le scivolassero via dalle mani.

 

Tremava, Isis mentre correva fuori dalle mura di Uru Baen, e di certo non per il freddo della notte. Aveva indossato la prima cosa che le era capitata a tiro, e sulle spalle teneva una sacca che aveva riempito con unguenti, bende ed una tunica pulita, oltre ad avervi nascosto anche il suo maestro. L’Eldunarì era preoccupato perché credeva che una sua fuga sarebbe stata presto scoperta, ma in realtà era diretta al piccolo lago fuori città nel quale aveva fatto abbeverare i cavalli assieme ad Arya.

Non appena lo vide si spogliò e vi si gettò come fosse un’oasi nel deserto. Inizialmente, vi nuotò felice, poi, quando il ricordo della violenza subita l’assalì, prese a lavarsi con foga, rabbia, veemenza, come posseduta da una strana frenesia. Si immerse nell’acqua gelida più volte, completamente, sperando di poter togliere del tutto da sé, dalla sua memoria, dalla sua pelle, l’odore, il ricordo e la presenza del bastardo che le aveva portato via la virtù.

Avrebbe voluto piangere, ancora per ciò che non aveva più ed urlare, scagliarsi contro Murtagh perché lui aveva ragione: Thelonius era riuscito a piegarla. E lei si odiò per ciò che gli aveva permesso di fare.

-         bene, bene, bene…cosa abbiamo qui? Una Dark Angel che spera di mutare in pesce?- la schernì una voce che la ragazza avrebbe riconosciuto tra mille.

Isis sollevò lo sguardo il tempo necessario per scorgere il viso di Murtagh ad una spanna dal proprio- dal momento che era accovacciato sulla riva del laghetto- poi lo distolse nuovamente perché si sentiva incapace di sostenere le occhiate penetranti del Cavaliere, per la prima volta nella sua vita.

-         Ti ho vista che sgattaiolavi fuori dalla città ed ho aspettato. A questo punto io e Castigo eravamo sicuri che fossi fuggita, e quindi pronti a darti la caccia per riportarti qui. Invece, ti ritrovo a sguazzare per immedesimarti in un pesce di lago. Come mai questo cambiamento?- Murtagh espose beffardo le sue idee ad un’Isis che si sentiva persa e nuovamente violata. Se non poteva avere intimità neppure nella notte più buia, quando mai avrebbe potuto averla?

-         Non appena sarò uscita dall’acqua te lo spiegherò.- gli promise, bisbigliando, per evitare che Murtagh capisse che aveva la voce rotta.

Il figlio di Morzan si alzò in piedi e le porse una mano, per aiutarla ad uscire, ma lei non si mosse e domandò ancora:

-         potresti fare qualche passo indietro e voltarti, per favore?-

-         per lasciarti il tempo di rivestirti e scappare? Non credo.- replicò l’uomo, che rimase immobile mentre i suoi occhi lampeggiavano d’ira.

-         Non ho la voglia né il tempo di fuggire…per favore…- lo implorò la Dark Angel, con urgenza.

Murtagh era titubante: non aveva mai visto quella Dark Angel così fragile e condiscendente. E sarebbe rimasto ancora lì, turbato da quel cambio repentino e così visibile in quella donna se il ringhio sommesso del suo drago, alle sue spalle non lo avesse richiamato ad osservare la richiesta.

In parte tranquillizzata dal fatto che non avesse più occhi addosso quindi, la ragazza uscì quanto più velocemente possibile dall’acqua, le ultime goccioline che, lenitive le carezzavano ancora il corpo nudo e martoriato dalle ferite.

Nel momento in cui sollevò lo sguardo per scrutare attorno in cerca della sacca che aveva portato con sé, in cerca della tunica che vi aveva messo dentro, si paralizzò, trovando gli occhi di Murtagh che sfioravano il suo fisico nudo.

Isis sentì la terra mancarle sotto i piedi, si scoprì fragile; avrebbe voluto rannicchiarsi su se stessa e sparire, ma quando fece per abbassare nuovamente lo sguardo, riconoscendo che contro quella mancanza di rispetto non poteva fare nulla, il Cavaliere fu più lesto di lei: con pochi passi coprì la distanza che li separava e le portò una mano sotto il mento, costringendola a sollevare il viso.

-         chi ti ha ridotto così?- chiese, con voce adirata.

Isis sapeva che il ragazzo stava alludendo alle decine di ferite sul suo corpo, alle piaghe sui suoi polsi, alla carnagione lievemente arrossata dal tanto sfregare, quasi grattare, mentre si lavava; ma non riusciva a spiegarsi il perché della sua rabbia. Avvertì un nodo serrarle la gola:

-         qualcuno che pensava di averne diritto, dal momento che è il mio signore; qualcuno che mi ha piegata…- riuscì a sussurrare, dopo un tempo che le parve interminabile.

-         Lord Thelonius pagherà per questo, lo giuro. Ma vuoi sapere cosa penso, Dark Angel? Non avercela con te stessa, perché lui non ti ha piegata: il tuo corpo mi dice che hai lottato strenuamente, per impedirglielo.- così dicendo quindi, si fece più vicino e la ragazza, spaventata da quel gesto inaspettato prese a tremare e, spinta dall’istinto animale di sopravvivenza, cercò di allontanarlo, per paura che volesse farle qualcosa.

Si dimenò disperatamente, finchè non riuscì a sfuggire al suo sguardo penetrante, ed al suo corpo, troppo vicino al proprio, ma di nuovo il Cavaliere fu pi veloce perché le prese una mano e la custodì tra le sue, rassicurandola:

-         non voglio farti del male, Dark Angel: permettimi di curare le tue ferite, e lascia che Castigo ti asciughi dall’acqua. Non ti faremo del male, hai la mia parola di Cavaliere.- Murtagh ripetè la formula in elfico e solo in quel momento la ragazza si calmò. Concentrandosi sui propri respiri per rallentare il battito cardiaco chiuse gli occhi,- perché non sapeva se avrebbe retto all’idea di un altro sconosciuto che la sfiorava, e di un drago che, spirando fiamme la riscaldava(dal momento che il fuoco era la sua più grande paura, proprio a causa di Castigo)- e si abbandonò alla mercè del figlio di Morzan e del suo drago.

Dopo un attimo avvertì le mani callose di Murtagh che le si posavano sulle spalle, e lo udì recitare formule di guarigione nell’antica lingua. All’improvviso un intenso calore la pervase, dall’interno seguito da un prurito fastidiosissimo, sparso su ogni singolo centimetro di pelle.

Isis serrò spesso gli occhi, ma non un suono le sfuggì dalle labbra: era stufa di mostrarsi preda del dolore.

Quando sentì che era tutto finito li riaprì, per scoprire con sorpresa che tutte le ferite che aveva si erano richiuse e le uniche tracce di ciò che aveva sofferto erano costituite da sottili cicatrici bianche, lì dove appena un attimo prima c’erano state tutte le ferite più profonde.

Poi fu il momento di farsi asciugare le membra. Il cuore di Isis mancò un colpo, e senza pensare si gettò fra le braccia di Murtagh, voltando le spalle all’imponente figura di Castigo, che aveva abbassato il suo immenso muso, come a chiederle il permesso di riscaldarla.

Tremava, Isis, ed aveva sepolto il viso nella spalla del figlio di Morzan. In quel momento il drago ed il suo Cavaliere compresero che la ragazza temeva le fiamme più di ogni altra cosa al mondo.

E in quel momento sia il ragazzo che il drago agirono in un modo che non si sarebbero mai aspettati: Murtagh accarezzò la schiena scura della ragazza, senza sapere bene che altro fare per calmarla, mentre Castigo apriva le mascelle e spirava un fuoco caldo e gentile che non solo le asciugò il corpo, ma la riscaldò anche.

Finalmente la Dark Angel mostrò di nuovo il viso ad entrambi, lambito da uno spettro di serenità, col suo sorriso lievemente teso, ma sincero, nella sua gratitudine; e Murtagh si sentì autorizzato ad aiutarla ad indossare la tunica che aveva portato con sé, quindi, si tolse il mantello, avvolgendoglielo tutt’attorno al corpo; ed infine chiedendole il permesso con lo sguardo, la prese tra le braccia, per aiutarla a guadagnare la sella del suo drago.

Nonostante stessero tornando entrambi al palazzo di Galbatorix il volo su Castigo svuotò la mente di Isis da qualsiasi altro pensiero e la emozionò perché dovette riconoscere che anche se si muoveva goffamente a terra, quando era in volo era magnifico: sfruttava delicato le correnti d’aria, a proprio favore, poggiandovisi, leggero come una farfalla.

E Murtagh, che aveva pregato il suo drago di non fare virate brusche, osservava rapito quella donna che improvvisamente sembrava esser tornata una bambina felice di scoprire il mondo. Come era riuscita a mantenere uno spirito tanto semplice e curioso dopo ciò che le era capitato?

 

I tre atterrarono nel Giardino, un luogo dall’erba curatissima e dai bellissimi roseti, il cui profumo, giungeva fino alla Biblioteca, vista la loro vicinanza; nel quale Murtagh e Castigo erano soliti allenarsi.

Il Cavaliere aiutò la ragazza a scendere a terra, e le procurò una coperta di lana. Quando Isis lo fissò interrogativo, in attesa di spiegazioni, il figlio di Morzan le rispose solo:

-         dormiremo sotto le stelle, questa notte, Dark Angel. Io, te e Castigo. O preferisci forse tornare a dividere il letto con lord Thelonius?-

ehi, bell’imbusto! Vacci piano! Ricordati che è appena stata violata e toccare quest’argomento potrebbe irritarla, o peggio, ferirla e tu potrai dire addio a quel poco di fiducia che sembravi esserti guadagnato poco fa, nei suoi confronti. Lo rimproverò Castigo, guardandolo biecamente. Poi si sistemò sull’erba, lasciando che Murtagh adagiasse la schiena contro la sua coda, e distendesse le gambe; rimase così per qualche tempo, nella speranza che la Dark Angel capisse che erano soliti dormire così, loro due, e se avesse voluto unirsi a loro, sarebbe stata la benvenuta.

-         non ti faremo del male, Dark Angel, lo giuro.- promise il Cavaliere, notando che ancora tentennava.

La stanchezza e l’immagine di Murtagh con le braccia leggermente aperte al suo indirizzo, alla fine ebbero la meglio sulla paura che Isis provava, così la ragazza andò a distendersi accanto al figlio di Morzan, la schiena poggiata contro le squame di Castigo, e si imbozzolò nella coltre di lana.

Ti prego, Murtagh. Le chiedi di leggere per me? Bisbigliò, anche se solo con la mente, Castigo, speranzoso come un bambino, rivolto al suo Cavaliere.

-         ehm…Dark Angel?- la chiamò quindi quello e lei, sollevò gli occhi stanchi, già pronti ad essere carezzati e chiusi dal tepore del sonno.- il mio drago pensa che tu racconti bene le storie. Ti andrebbe di leggere per lui?- le propose, schietto. Non era abituato a richiedere qualcosa, sapendo che c’era una possibilità immediata di ottenerla.

-         Come…una storia della buona notte?- fece lei, sbalordita. Castigo non l’aveva mai sentita leggere, eppure apprezzava questa sua qualità.

La ragazza notò che, come dal nulla era apparso “la leggenda di Earthsea”. Fissò Murtagh con un sorriso a labbra strette, che esprimeva finto rimprovero e, maggiormente, divertimento.

-         va bene, lo ammetto: ho sottratto questo libro dalla biblioteca, ieri, perché Castigo non smetteva di dire che ti aveva sentito leggere per gli schiavi e che gli sarebbe piaciuto che leggessi per lui.- confessò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo, esasperato.

Castigo stava per ringhiargli contro dal momento che aveva osato rivelare quel suo indicibile desiderio, ma Isis si illuminò di un sorriso radioso e la paura, la stanchezza che sentiva addosso, svanirono mentre sfiorava il muso del drago in una lieve carezza.

-         quindi è per questo che, veramente, oggi siete venuti nel cortile interno? Per chiedermi di leggere?- chiese, fissando l’animale.

Castigo mosse il grande muso in segno d’assenso e allora la ragazza parve rianimarsi: sembrava aver già dimenticato l’umiliazione subita da Murtagh quel giorno, tutta presa nella nuova avventura in cui, insieme si sarebbero tuffati, concentrata solo sull’idea che stavano per aprire le porte ad un nuovo mondo, attraverso quella storia: quindi, prese a raccontare del mago Ged, della sua facoltà innata di conoscere il vero nome di qualsiasi cosa o persona lo circondasse, facoltà che gli permetteva, di conoscere davvero una persona, di avere una via diretta sul suo cuore; del suo viaggio incantato attraverso monasteri in terre desertiche, e centinaia di altre isole.

Castigo e Murtagh, affascinati come bambini, ascoltavano rapiti la voce della Dark Angel creare per loro come dal nulla situazioni, emozioni e personaggi magnifici.

Pian piano che il tempo passava, il drago di Murtagh si acciambellava sempre di più su se stesso, per farsi trovare in una posizione più comoda quando il sonno l’avesse colto, e per rendere più semplice ai suoi amici lo scivolare a loro volta nel torpore; ciò di cui non si accorse però, fu che il suo movimento fece avvicinare sempre di più la Dark Angel al suo Cavaliere, tanto che lei, d’un tratto si ritrovò con la testa poggiata sul petto di Murtagh mentre il suo braccio le cingeva le spalle.

La ragazza tremò appena per quella vicinanza ma non si ribellò, perché il tepore emanato dal suo fisico, il suo respiro, la calmavano così come il cuore di lui, che le batteva regolare e potente nell’orecchio, all’unisono con il suo.

In quel momento Isis comprese che, dopotutto, forse, lei e Murtagh non erano poi così dissimili.

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Capitolo 13
*** vantaggi e rischi (parte4) ***


Capitolo 10

Vantaggi e rischi

Parte 4

 

Isis fu la prima dei tre a svegliarsi, la mattina seguente, solleticata dal cinguettio degli uccelli.

Mentre metteva a fuoco il mondo, sorrise, sentendosi leggera come una farfalla, per la prima volta dopo tempo. Fece per distendere i muscoli ma Murtagh la teneva stretta a sé, in una presa quasi ferrea, tanto che, nonostante la ragazza volesse tirarsi su, a sedere, tutto ciò che ottenne fu di rimanere nella posizione semisdraiata che aveva tenuto tutta la notte, guadagnando però di distaccare appena il viso dal petto del Cavaliere, per osservarlo un po’ meglio. E a quella vista sentì qualcosa che le si ammorbidiva dentro: il figlio di Morzan, addormentato- il volto disteso dal torpore, seminascosto dai ricci, che glielo adombravano appena- sembrava innocuo, giusto, pronto a balzare come un leone in difesa dei più deboli e bisognosi (vista la spada che aveva legata al fianco)…e…in effetti- ammise la Dark Angel con sé stessa- era la prima volta da quando si trovava nel palazzo di Galbatorix, che si sentiva al sicuro, ed era strano che l’uomo che la faceva sentire protetta a quel modo, fosse proprio Murtagh.

Il sorriso si ostinava a rimanere lì, sulle sue labbra carnose ed improvvisamente Isis sentì la necessità di dimostrare la propria gratitudine a quel Cavaliere, per averla curata ed averle fatto trascorrere la prima notte senza incubi della sua vita: allungò una mano verso il suo viso ben rasato, ma proprio quando le dita di lei gli sfiorarono una guancia, Murtagh si svegliò e, grazie ai suoi riflessi fulminei le bloccò le dita, intrecciandole alle sue, per poi trafiggerla coi suoi occhi penetranti.

-         Che cosa stai facendo, Dark Angel?- sibilò, con la voce velata d’accusa.

Isis abbassò gli occhi, arrossendo. Riconobbe che aveva agito da stupida:

-         Io…mi…mi dispiace. - mormorò, mortificata

-         A me no- ribatté Murtagh. La fissava con una strana luce negli occhi, e non accennava a lasciarle la mano, carezzandone la pelle ammaliato, come fosse stata di cristallo.

Isis rabbrividì per quel gesto inatteso e il balzo che la paura, per il repentino cambiamento di quell’uomo, le fece compiere fu tale, che riuscì a strappare la propria mano da quelle del Cavaliere, ma svegliò anche Castigo.

Il drago dalle squame cremisi, dapprima sbuffò infastidito ma poi, non appena riuscì a comprendere cosa stava succedendo- vedendo la Dark Angel che cercava di mantenere le distanze da Murtagh- sfiorò la mente del suo compagno, rimproverandolo.

Non vuoi proprio lasciarla in pace, eh? Ti è così difficile capire che, a causa di ciò che le è stato fatto da Thelonius, sarà per sempre diffidente?

Quel bastardo allora merita lo stesso trattamento che ha riservato a questa donna! Ruggì il ragazzo, rabbiosamente. Un’ira cieca si impadronì di Murtagh e lui trasmise il dubbio per quella sua inaspettata reazione al proprio compagno.

Credo di sapere perché ti senti così: avresti voluto averla tu, per primo; avresti voluto farle tu, ciò che ha subito da Thelonius. Sentenziò Castigo.

Murtagh ebbe quasi un conato, ed una furia incontrollata gli sconvolse il cuore.

Cosa?! Pensi che sarei in grado di violentarla!? Il ragazzo tremò, per un secondo, adirato, poi riprese. Vuoi la verità? Ogni volta che siamo vicini vorrei sentirla ancora più vicina, vorrei che si addormentasse ogni notte sul mio cuore, come ha fatto stanotte; vorrei avvertire la carezza della sua pelle contro la mia… confessò il Cavaliere, praticamente denudando l’anima per il suo drago.

Finalmente! Era necessario scaldarsi tanto per comprendere che sei attratto da questa donna, che la desideri? Esultò Castigo, felice di esser riuscito a far ammettere al suo amico una verità che ormai era lampante e che tuttavia, l’uomo ancora non riusciva a vedere chiaramente.

Colpito da quella nuova consapevolezza, Murtagh tentò di opporvi un’ultima, flebile resistenza sicuro che se la ragazza reagiva a quel modo per un semplice contatto di mani, avrebbe tentato di ucciderlo se fosse venuta a conoscenza dei suoi desideri…

Stava quindi per fare un passo verso la Dark Angel con le mani alzate, a mostrare i palmi, nella speranza che quella vista la tranquillizzasse, ma si rese conto che lei non lo guardava più: i suoi grandi occhi verde acqua erano fissi su qualcosa (oltre le proprie spalle) che sembrava essere la vera causa dei lampi di terrore che le facevano scintillare le iridi, e le scatenavano un violento tremore alle membra.

Proprio in quel momento, travolgente e livido in viso come una tempesta, stava facendo il suo ingresso nel Giardino lord Thelonius, i suoi passi scuotevano la terra mentre avanzava inveendo contro Isis con voce tonante, e lei sarebbe potuta fuggire, trovando rifugio tra le braccia di Murtagh o tra le ali di Castigo, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalle manette dalle quali la notte prima aveva liberato i polsi e che ora le sue luride manone stringevano, convulsamente.

Il lord iniziò ad urlare contro Murtagh qualcosa che Isis non comprese (dal momento che tutto ciò che riusciva a sentire erano i battiti folli del suo stesso cuore) ma subito vide il Cavaliere farle scudo col proprio corpo ed un secondo più tardi posarle le mani sulle spalle, ed allontanarla, mettendola al sicuro, dietro Castigo.

Isis non seppe bene cosa avvenne in seguito: il tremore ed il panico per ciò che avrebbe potuto subire quando lord Thelonius l’avesse ripresa con sé, si impadronirono di lei, così che non distinse altro all’infuori del clangore di lame che cozzavano.

Poi, d’un tratto…il possente ruggito di Castigo si sovrappose ad ogni cosa…sollevando appena gli occhi la Dark Angel vide l’animale spirare dalle fauci delle fiamme che, alte, lambirono il corpo di lord Thelonius, fino a ricoprirlo completamente…

Il padrone di Isis si era trasformato in una fiaccola vivente che si dimenava in preda a strazianti tormenti e la ragazza non poté non udire le sue urla disumane…quindi infine, vide il figlio di Morzan brandire la propria arma dalla lama cremisi e calarla, implacabile, sul suo avversario, la cui testa senza più un volto, ormai, rotolò lontano…

Dopo un tempo che alla ragazza parve interminabile Murtagh rinfoderò la spada, per poi avvicinarsi a lei:

-         È finita, ora…- mormorò, ma la sua voce ad Isis parve lontanissima ed il tocco della sua mano sulla pelle la riscosse, risvegliandola dalla pietra in cui sentiva di essere mutata.

-         Lontano da me, assassino!- era stato nulla più di un sussurro, ma la durezza insita in quelle parole colpì Murtagh come uno schiaffo in pieno viso, facendolo sobbalzare.

E rimase lì, solo, nel Giardino, accanto ad un cadavere carbonizzato mentre la Dark Angel con la pelle color nocciola si allontanava da lui, come fosse stato un demone, correndo senza voltarsi indietro.

 

Isis non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando era fuggita dal Giardino; né se avesse incontrato qualcuno che conosceva, lungo il tragitto che l’aveva portata lì. Ora se ne stava seduta sul pavimento della stanza che era appartenuta a lord Thelonius, la schiena contro la parete gelida, in una sorta di stato vegetativo, a contare i propri respiri come unico rimedio per tenere lontani i ricordi di tutte le uccisioni per mano di Murtagh alle quali aveva assistito.

Tremava, ogniqualvolta ripensava all’ultima, che aveva portato alla morte del suo signore; perché aveva finalmente avuto una chiara dimostrazione di quale sarebbe stato il destino cui lei stessa andava incontro se avessero scoperto che passava informazioni ai Varden.

Esatto. È la morte ciò che troverai se dovessero scoprirti. Ora che lo sai, sei comunque disposta a perseverare nella tua missione, tanto giusta quanto pericolosa? La fece ragionare, con voce saggia, il suo maestro, al quale, dopo esser riuscita a portarlo in salvo con sé, Isis aveva spalancato la mente, per mostrargli ciò a cui aveva assistito e le emozioni che quell’avvenimento aveva scatenato in lei.

Non è la morte ciò che temo, maestro…ma provo inspiegabilmente paura. Gli confessò, senza però riuscire a capire il motivo di quella sensazione.

È normale, è umano avere paura. La rassicurò dolcemente il suo Eldunarì

Maestro?- riprese Isis dopo qualche attimo di silenzio, durante il quale aveva cercato di far sua la calma che il suo maestro emanava- il tuo Cavaliere, Vrael, ha mai dovuto fare qualcosa che sapeva essere giusta, ma della quale aveva paura?

Ci fu un momento di pausa poi, con voce fiera anche se lievemente dolente l’Eldunarì replicò:

Vedi, dolce Isis, Vrael era il capo dei Cavalieri dei Draghi, il più saggio ed il più coraggioso di tutti, ma nonostante questo di lui si continua anche a raccontare che sia stato uno dei tanti caduti preda della corruzione e dell’arroganza che segnò il declino dei Cavalieri. Quasi nessuno sa, però, che per quanto riguarda Vrael il termine “corruzione” va inteso in un altro modo perché…si innamorò. La sua compagna e la vita che avevano generato insieme e che, attendevano vedesse la luce, erano diventate tutto il suo mondo.

Tuttavia, questo non gli impedì di fare il suo dovere ed opporsi a Galbatorix, salvando Dorù Areaba, nonostante la paura di non tornare più dalle persone che amava più della sua stessa vita, gli paralizzasse il cuore.

Così dicendo, l’Eldunarì aprì lo scrigno delle sue memorie e le condivise con quella ragazza cui era molto affezionato, e lei, onorata da quel gesto, se ne lasciò inondare, potendo quindi sbirciare in quelli che erano stati gli ultimi momenti di vita felice dell’Eldunarì e del suo Cavaliere.

 

Isis vide la slanciata figura di un elfo, la testa ricoperta da lucenti capelli biondi, fasciata da una scintillante armatura candida, una spada dalla lama bianchissima gli pendeva dal fianco.

Sembrava così…perfetto in quelle vesti, quasi fosse stato un astro destinato a rischiarare le tenebre più profonde, ma la ragazza sentì come sua l’angoscia che gli stava divorando il cuore e vide la scura luce del terrore, illuminargli gli occhi azzurri.

Non smetteva quasi mai di portarsi alle labbra le mani dalla carnagione scura, che gli stava di fronte: era una donna davvero affascinante, la pelle d’ebano e gli occhi neri, tra i capelli acconciati in tante trecce, rilucevano delle perle candide quanto il suo sorriso lieve e leggermente triste; il lungo vestito color verde acqua che indossava metteva in risalto il suo ventre gonfio, e fu proprio su quello che la mano guantata d’acciaio di Vrael andò a posarsi, prima che questi parlasse:

-         ti amo, Esther. Vi amo entrambi. Non vorrei partire adesso, perché la paura della possibilità di non tornare mi sconvolge il cuore. Vorrei rimanere per vedere nostro figlio crescere.- stava dicendo, con voce bassa, dolente.

-         Mio amato Vrael, se non andrai a difendere i tuoi compagni da Galbatorix, non ci sarà più alcun luogo in tutta Alagaesia in cui nostro figlio potrà crescere come vorremmo. Credimi: la possibilità di non vederti più sconvolge anche me, ma non puoi lasciare che questa paura ti impedisca di fare ciò che devi, perché la presenza di un solo uomo può determinare il felice esito di una guerra, così come la sua assenza può significare la sconfitta. Va’e rendici orgogliosi di te, mio amato. E…se…non dovessi tornare narrerò a nostro figlio quanto fossi bello, quanto sei stato giusto, saggio e coraggioso e gli parlerò anche di quanto ci hai amati.- lo rassicurò la moglie, con tono fermo, le sue certezze però, verso la fine della sua arringa vacillarono, sotto il peso della paura di perdere l’uomo che amava.

Vrael la guardò col cuore gonfio d’amore, misto ad un grande dolore. Quindi, posò entrambe le mani sul ventre di Esther e mormorò alcune formile di benedizione e protezione nell’antica lingua.

-         mia saggia e dolce amata, il tuo coraggio quasi eguaglia il mio. Ho benedetto nostro figlio affinchè, fin quando lo porterai nel tuo grembo sarete protetti entrambi dalla sventura, e perché, quando nascerà, potrà crescere solo in tempi sicuri.- così dicendo la strinse a sé in un ultimo abbraccio poi le sollevò il viso, dolcemente e toccò le sue labbra con le proprie in un bacio appassionato.

 

Isis ebbe la sensazione di riemergere da quella visione come dal fumo che si dirada. Il cuore le batteva follemente, gli occhi erano gonfi di lacrime ed il corpo cosparso da brividi.

Maestro…il loro amore…ma lui non ha più visto la sua amata, né ha assistito alla nascita di suo figlio, vero? Quel ricordo l’aveva colpita e si sentiva riscaldata, rinvigorita nel cuore.

No.

Eppure, questo non gli ha impedito di difendere e salvare i Cavalieri da Galbatorix, di  fare la cosa giusta… la ragazza completò al suo posto quella considerazione, di una verità che era già nell’aria, che lei ed il suo maestro conoscevano, e che le stava lentamente penetrando sotto la pelle.

Esatto. E tu, dolce Isis, ora che hai scoperto quale pericolo realmente corri, stando ogni giorno nel palazzo di Galbatorix, sei disposta a continuare nella tua folle, giusta missione, usando la ragione ed il cuore, la tua saggezza e la tua forza, per fare ciò che senti di dover fare? le domandò allora l’Eldunarì, con la voce saggia e ferma di un maestro, ma anche piena di premure come può essere quella di un familiare.

La Dark Angel non potè rispondere subito, perché qualcuno bussò alla porta…

La ragazza dunque si alzò, seppur con gambe malferme e, aprendo scoprì che nel corridoio l’aspettava Lara, il respiro accelerato, gli occhi vitrei, vuoti per la paura di qualcosa di cui Isis non sapeva nulla.

E allora Isis si spaventò: pensò che avessero dato la colpa della morte di lord Thelonius a lei, o a qualcun altro degli schiavi. Stava per posare le mani sulle spalle della sua schiava, facendola entrare, ma quella le annunciò, con voce tanto tremante che sembrava sul punto di piangere:

- Signora…devi venire con me, subito. Pare che ieri sia venuto meno il tuo padrone, così sei stata convocata nell’Armeria, perché qualcun altro ha rivendicato il possesso su di te…-

- Rivendicato il proprio possesso su di me?- le fece eco la Dark Angel, sconvolta. Più tempo trascorreva tra quelle mura più scopriva che i componenti della corte di Galbatorix, erano accomunati da un tratto distintivo: la cieca fame di possesso e di sottomissione, anche nei confronti delle persone.- dovrò sottomettermi di mia spontanea volontà o si ripeterà uno “scontro”, come qualche tempo fa?- cercò di sapere.

Lara nascose il viso tra le mani.

-         ti dovrai battere con chi si è fatto avanti per ottenerti come schiava. Non è una pratica molto diffusa ma alla corte piace vederti combattere.- la informò, sconfitta, la donna.

-         Non hai visto contro chi dovrò combattere?-le domandò, dilaniata tra due reazioni contrastanti: le tremava il cuore a causa di ciò che aveva saputo circa il divertimento della corte perché sicuramente il suo nuovo padrone sarebbe stato una sorta di nuovo Thelonius; eppure non vedeva l’ora di combattere, desiderosa di dimostrare che questa volta avrebbe potuto sopraffare facilmente il suo avversario.

-         No signora, ma ho sentito che se rifiuterai di combattere, così come se prevarrai sul tuo avversario, non solo uccideranno te, ma anche me e Simon e tutti coloro coi quali hai stretto amicizia…- le spiegò, la donna con gli occhi da cerbiatta, la voce tremante di paura.

Isis si irrigidì a quelle parole, preda di un’ira cieca che le offuscò la vista. Galbatorix e la sua corte erano un branco di bastardi vendicativi, infidi ma abili strateghi: pur senza scoprire il suo nome, della Dark Angel avevano capito che il suo punto debole era costituito dalle persone alle quali teneva. Perciò non aveva scelta. La sua unica possibilità- per la propria salvezza e quella di coloro che avevano reso più sopportabili le sue giornate lì- era battersi con uno sconosciuto e…perdere.

-         non temere, Lara. Non lascerò che vi sia fatto del male.- la rassicurò, posandole le mani sulle spalle.- se pensano che mi tirerò indietro da una sfida poi, sono dei folli. Ma non l’avrei fatto comunque, visto l’alto prezzo tutti avreste pagato per colpa mia…- promise, sollevando con sicurezza la testa.

Perciò…direi di sì, maestro: sono pronta a continuare nella mia missione, nonostante tutti i rischi che comporta, dal momento che sono certa di fare la cosa giusta. Mormorò, aprendo la mente al suo Eldunarì.

Quindi, prese per mano la sua amica e si lasciò guidare verso l’Armeria, chiudendosi la porta della stanza di lord Thelonius alle spalle.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti, di nuovo!

Eccovi l’ultima parte del X capitolo. Spero vi sia piaciuta.

Ditemi cosa ne pensate.

A proposito, chi credete che sia la misteriosa Esther, compagna di Vrael? E che fine avrà fatto il loro bambino? E chi sarà mai il “qualcun altro” senza volto che ha rivendicato il possesso di Isis?

Attendo le vostre ipotesi.

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 14
*** passaggio ***


Capitolo 11

Passaggio

 

L’Armeria era straordinariamente illuminata e, spogliata di tutte le armi appese alle pareti, liberata di tutte le rastrelliere ed i tavoli; sembrava immensamente più spaziosa. Tanto che- notò Isis con un moto di disgusto- erano riusciti a ricavare abbastanza spazio da permettere al re, col suo scranno, ed a qualche membro della corte (che magari faceva parte di quelli che si divertivano a veder combattere l’ultima Dark Angel)di assistere allo spettacolo.

La ragazza li guardò uno per uno negli occhi, sostenendone lo sguardo con aria di sfida, che mantenne persino quando incontrò lo sguardo di Galbatorix, mentre andava verso il centro del pavimento, sul quale era stata posata una spada dalla lama corta, una sorta di gladio, che Isis si divertì a far roteare tra le mani per ascoltare il suono tagliente che la lama produceva, fendendo l’aria, mentre aspettava che lo sconosciuto avversario che l’aveva chiesta come schiava si facesse vedere.

Il tempo trascorse, lentamente e lei sentì che stava quasi per perdere la pazienza, cedendo a quella snervante attesa. Avrebbe voluto voltarsi e lanciare contro il re e la sua corte qualche battuta pungente o magari, addirittura la sua arma, ma poi si rese conto che sarebbe stato un gesto inutile, visto che lei era sola e mal equipaggiata; e dal momento che, ricordò, che lei stessa aveva attribuito loro la dote d’essere grandi strateghi…

Doveva quindi interpretare quella, come una nuova strategia per deconcentrarla ed indebolirla? Prese un profondo respiro e, come rimedio, si lasciò pervadere dal ricordo della voce dei sue Saggi quel giorno, di una decina di anni fa, in cui le avevano insegnato a “rendere propria nemica l’impazienza, qualsiasi cosa facesse”.

-         Non sai che non devi mai voltare le spalle al re, Dark Angel?- intervenne allora una voce che Isis avrebbe riconosciuto tra mille, colorita di un sarcastico rimprovero.

La ragazza si voltò di scatto, pronta ad urlare che Galbatorix non era il suo re, ma nel momento in cui vide Murtagh, dinnanzi a sé, che brandiva la sua spada, pronto a sfidarla comprese tutto e, con un sorriso a labbra strette replicò solo:

-         Cavaliere…ammetto che all’inizio sono stata un po’disorientata dalla notizia di questa sfida, ma ora riconosco che non mi sarei aspettata altri all’infuori di te, come avversario.-.

Qualcuno, tra i cortigiani di Galbatorix che assistevano al duello, sogghignò, ma nessuno dei due ragazzi lo degnò anche di una sola occhiata dal momento che erano incatenati l’uno allo sguardo dell’altra ed in quel momento non esisteva altro- per entrambi- eccetto loro due; così lo sconosciuto fu messo a tacere da un’occhiata del tiranno di Alagaesia.

Quindi, Isis e Murtagh iniziarono a muoversi lentamente, i muscoli tesi, leggermente flessi pronti a farli balzare come leoni, mentre disegnavano a terra un cerchio che non li faceva mai incontrare, e nel frattempo si studiavano, attenti, provocandosi, muti, solo con eloquenti sguardi che li facevano somigliare a due famelici lupi pronti a gettarsi l’uno sull’altro in uno scontro che avrebbe necessariamente visto un solo vincitore.

D’improvviso la Dark Angel avvertì una pressione fastidiosa contro la sua mente e questo parve farla risvegliare come da un sogno: prima, presa com’era dal suo avversario aveva smesso di usare il cervello. Ma ora si rendeva conto di essere di nuovo in grado di esaminare la realtà che la circondava: sia Murtagh che Galbatorix erano abilissimi a carpire segreti dalle menti altrui, invadendole. E lei, con quella costatazione che la illuminò come un fulmine a ciel sereno, comprese il loro piano: il tiranno di Alagaesia- con la complicità del suo Cavaliere, che nel frattempo si occupava di distrarla e di far concentrare alla Dark Angel tutte le proprie energie su di lui- aveva intensione di metterle a nudo l’anima di quella ragazza, scavalcando senza problemi le sue difese mentali!

E allora, (dal momento che nel palazzo era risaputo quanto la Dark Angel detestasse il figlio di Morzan, e quando avrebbe impiegato anima e corpo per distruggerlo)quanto avrebbe impiegato il re a scoprire tutti i suoi segreti ed a condannarla a morte?

Quindi, Isis, memore delle sagge parole del suo maestro, degli assennati insegnamenti appresi dal proprio popolo, vide un’unica via di scampo e compì un gesto del quale mai si sarebbe creduta capace: gettò a terra il gladio che stringeva tra le mani, ed annunciò:

-         Non mi batterò con te, Murtagh.-

-         E perché mai? Hai paura di soccombere, forse?- le chiese di rimando lui, beffardo, tra lo stupore generale, nascondendo a malapena la sorpresa ed un velo di delusione.

-         No, mio signore. Il fatto è che so riconoscere un duello il cui esito è stato già deciso.- rispose, melliflua, con una nota di durezza nella voce, visibile solo dallo scintillio dei suoi occhi.

Murtagh si mosse verso di lei con passo rapido e sicuro, ma in realtà, dentro di sé, era diffidente: aveva vinto, ma troppo facilmente; e non gli sembrava possibile (visto il titolo che quella donna aveva usato nel rivolgersi a lui) che avesse già accettato l’autorità che avrebbe ricoperto nei suoi confronti.

Quando ritenne di trovarsi sufficientemente vicino, gettò un incantesimo tutt’attorno a loro, senza pronunciarlo ad alta voce, che li rinchiuse in una bolla invisibile, al di fuori della quale nessuno avrebbe potuto udire le loro parole:

-         Noto con piacere che sembri aver accettato il ruolo che avrò verso di te, dimostrami che è così, ingnocchiandoti davanti a me, Dark Angel.- le disse, con tono perentorio; gli occhi che brillavano.

-         Non mi sottometterò mai volontariamente a te, Cavaliere.- disse, furente e sancì la sua promessa sputandogli in pieno viso.

In quel momento Murtagh vide il mondo colorarsi di rosso, e schiaffeggiò la ragazza che gli stava davanti, con tanta forza da farle perdere l’equilibrio, e cadere a terra. Un attimo più tardi il Cavaliere le puntò la spada dalla lama cremisi alla gola:

-         Pagherai per questo affronto, Dark Angel, come anche per avermi tolto la gioia di un duello.- le giurò, rabbioso.

-         Avanti, concludi ciò che avresti dovuto fare mesi fa…- lo incitò lei, senza mai perdere il contatto coi suoi occhi scuri.

E lui, forse l’avrebbe fatto, o forse no, ma Isis non lo seppe mai perché proprio allora Galbatorix annullò l’incantesimo della bolla con uno schiocco di dita, per proclamare:

- la Dark Angel è tua ora, Murtagh. Potrai farne ciò che vorrai, ma suggerisco di attendere che sia condotta nelle tue stanze…- tra l’ilarità generale che le sue parole avevano scatenato quindi, il tiranno batté le mani e come dal nulla comparve Lara che, col viso mesto ed il cuore pesante aiutò la sua signora a rialzarsi per condurla, col volto basso, lontano da quel luogo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ta daaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!

Che dite?

Vi piace il chappy?

Attendo i vostri responsi!

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Capitolo 15
*** la gabbia dorata ***


Capitolo 12

La gabbia dorata

 

Lara, accompagnata da Simon, scortò la sua signora in un’ala del palazzo abbastanza lontana da quella in cui aveva vissuto fino ad allora con Thelonius(nella quale si trovavano gli alloggi di tutti i nobili della corte di Galbatorix), più isolata, ma non mal collegata al resto del palazzo, e questo particolare spronò Isis a studiare meglio ciò che la circondava, ad osservare (per arrivare a scoprire, dalla posizione della sua stanza, che Murtagh sicuramente non amava la vita di corte, forse se ne allontanava volontariamente, eppure doveva piacergli essere informato di ogni cosa) mentre nel frattempo- visto il viso cereo della sua schiava, e quello terreo del suo soldato- doveva anche occuparsi di essere lei a trascinare i ragazzi che si erano offerti di accompagnarla, e non il contrario, come poteva sembrare.

Quindi la Dark Angel, posando con slancio ogni suo braccio attorno alle spalle di uno dei due, spezzò l’atmosfera funerea che opprimeva i suoi amici:

-         Perché queste facce, amici? Sono forse stata condannata a morte?- li apostrofò

-         Signora…come fai a non tremare? Sei appena diventata la schiava dell’uomo che tutti temiamo di più, qui; l’assassino della tua gente e…temo che per te questa volta sarà anche più dura che con lord Thelonius, perché…ho visto come ti guardava, nel cortile interno, e…non credo lascerà che ti allontani da lui. Così…anche se noi tutti ti saremo eternamente grati per il tuo nobile gesto, che ci ha salvato la vita; difficilmente potremo proteggerti se ti terrà lontana da noi…- mugugnò, con la voce rotta dal pianto. Aveva la vista tanto offuscata che neppure notò lo sguardo di rimproverò che le lanciò il suo compagno.

Isis posò una mano sulla spalla di Simon, e senza dire nulla lo invitò a lasciare che la sua amata si sfogasse: sentiva che dietro quell’atteggiamento un po’rude, anche lui condivideva le stesse paure di Lara circa l’incerta sorte cui andava incontro quella Dark Angel, tuttavia, tentava di non far trasparire niente, per non mettere ancora più in allarme la loro signora.

-         Non abbiate paura per me, miei coraggiosi amici. Avete avuto mille premure nei miei confronti, e per questo vi sono riconoscente. Probabilmente non avremo sempre la possibilità di affrontare insieme questa nuova “sfida”, ma spero che me la saprò cavare. Riconosco comunque che…forse “un aiutino” non guasta.

Aspettatemi qui, tornerò subito: ho dimenticato una cosa nella stanza di lord Thelonius!- li rassicurò, e un attimo dopo era pronta a spiccare una corsa nella direzione dalla quale era arrivata.

-         Cosa, mia signora?- le domandarono all’unisono Lara e Simon, in preda al panico.

-         L’ “aiutino” di cui vi ho parlato: le mie armi.- spiegò, poi scomparve nel corridoio, lasciandosi dietro solo il rumore dei propri passi.

 

China sotto il letto nella stanza del suo ex signore, mentre con una certa difficoltà recuperava l’arco, le frecce, il pugnale e l’Eldunarì, Isis riflettè sulle parole di Lara: per reagire a quel modo, la donna doveva tenere davvero a lei, ed inoltre, doveva temere molto Murtagh, pur non avendolo mai fronteggiato, dal momento che non ne aveva mai pronunciato il nome, parlando.

Ritrovatasi quindi tra le mani il suo cuore dei cuori, lei gli aprì la mente, perché sentisse la paura che provava, e quello replicò:

Anch’io ho un po’di timore per questo cambiamento, dolce Isis: Thelonius non si è mai reso conto della mia presenza, ma quel lord non era un tipo molto sveglio. Murtagh, invece, è un Cavaliere e sa benissimo cos’è un Eldunarì, oltre al fatto che ha distrutto i Dark Angel perché ci cercava. Ho paura che potrebbe scoprirmi, e consegnarmi al suo re, dopo averti dato la morte.

Lo so, maestro. C’è questa possibilità, e allora non mi spaventerebbe la morte, ma la prospettiva di essere divisa da te, e di sapere che sei costretto a servire Galbatorix. Ma ti prometto che mi impegnerò al massimo affinchè non ci accada nulla.

 

Con passi più veloci- dati dalla rassicurazione che sentiva, ora che aveva di nuovo le sue armi ed il proprio maestro con sé; ma anche dalla paura per la possibilità di incontrare così facilmente la morte, al più piccolo passo falso, ora che doveva stare con Murtagh- rispetto all’andata, Isis fece presto ritorno ai suoi amici che, come promesso, l’avevano attesa lì.

Simon si permise di aprirle la porta della stanza di Murtagh, ma per paura, non ne oltrepassò la soglia, (scusandosi con la sua signora) e invece, subito la richiuse alle spalle di Isis e Lara.

-         Anche lui, come te, ha tremendamente paura del Cavaliere di Galbatorix e di questo posto. Ti prometto, Lara, che non appena mi avrai aiutata a vestirmi, ti lascerò tornare dal tuo amato.- le giurò la ragazza, guardando negli occhi la sua schiava.

Lara, rincuorata da quelle parole le sorrise, sospirando si sollievo mentre si inchinava lievemente.

Quindi, insieme, esaminarono, criticarono, ammirarono e misero a soqquadro quel luogo in cui tutti avevano timore di entrare.

La prima camera alla quale si accedeva, direttamente dalla porta d’ingresso, era spaziosa e tappezzata di grandi finestre a vetri, che la rendevano più ariosa e luminosa, più colorata- come in quel momento, in cui, la bianca coperta di un semplice letto per due persone, sembrava ricoperta d’oro, bagnata com’era dalle tinte calde del tramonto.

Poco distante dal letto, un cavernoso camino di pietra scintillava allegro- per via delle crepitanti fiammelle che, ardendo al suo interno, riscaldavano tutto l’ambiente- ed ai suoi piedi era stata stesa la scura pelle di un orso.

Sulla parete attigua al camino si stagliavano due porte identiche. Isis fissò Lara, con un sorrisetto ed un’occhiata d’intesa, (quell’ “esplorazione” ormai sembrava aver catturato anche lei che, dimentica dell’iniziale paura, perlustrava ogni piccolo particolare nascosto lì dentro)ed insieme le due donne aprirono le porte nello stesso momento. La porta di destra nascondeva un minuscolo studiolo, arredato solo di un tavolo ed una sedia, le cui pareti erano tappezzate di scaffali lignei che Murtagh aveva provveduto a riempire esponendovi sopra uno spadone a una mano e mezza, un corno bianco filigranato in argento e un pugnale dalla lama ricurva. La porta di sinistra dava su una grande stanza da bagno, adornata con piante che scendevano dall’alto, essenze e profumi coinvolgenti, rilassanti, pungenti; ed al centro aveva una vasca di legno levigato e lucente, come Isis non ne aveva mai viste: il fondo piatto ma arrotondato poggiava su dei piedini; aveva forma allungata ma in alcuni punti era lievemente circolare, per permettere per esempio di appoggiare comodamente le braccia fuori dall’acqua, senza doverle quindi lasciare a penzoloni, al freddo; era così sproporzionata che la Dark Angel avrebbe scommesso che vi sarebbero entrate senza problemi, due persone.

Gettò allora, uno sguardo a Lara che, felice come una bambina che scopre qualcosa di nuovo, stava esaminando, curiosa quella vasca, in attesa solo- ancora accanto alla sua signora- che quella le ordinasse qualcosa.

Isis no disse nulla, ma le bastò un cenno della testa perché Lara scattasse, ed iniziasse a volteggiare per il bagno, prendendo sali e profumi, qua e là, come fosse stata una cuoca che si accinge a creare con fantasia e voglia di sperimentare, un nuovo pasto.

Rimasta sola quindi, la Dark Angel, si infilò svelta sotto il letto di Murtagh e ne sollevò, con mani ormai esperte, qualche pietra, per potervi riporre sotto il proprio Eldunarì e le sue armi.

In seguito, cercò sotto tutte le finestre una traccia del pagliericcio sul quale immaginava avrebbe dormito (memore delle regole ipostele da Thelonius)ma non ne vide, e questo le suscitò un brutto presentimento… sul quale però non ebbe il tempo di concentrasi, dal momento che Lara la stava chiamando perché si lavasse.

 

Immersa fino alle spalle nella vasca colma d’acqua calda, profumata di sandalo, Isis si abbandonò completamente ai sensi, quasi dimenticando persino dove si trovava, mentre Lara cantava per lei, seguendo con una spugna i lineamenti del suo corpo cosparso di cicatrici, ma fortunatamente non più da ferite.

Dopo averla aiutata ad avvolgersi in un telo di lino candido, la sua schiava andò per la ragazza in cerca di qualcosa che potesse indossare, mentre le aveva consigliato di rimanere accanto al camino, ancora acceso, perché il suo corpo non disperdesse il calore in cui era stato accoccolato.

-         signora…- annunciò Lara dopo qualche attimo, un po’ titubante- ho trovato solo questo, adagiato sul letto…- la donna, con gli occhi da cerbiatta leggermente preoccupati, tornò stringendo tra le braccia un abito color blu notte, con ghirigori dorati lungo gli orli, senza maniche e con la gonna a pieghe, come un peplo; che andava agganciato sulle spalle con dei fermagli e decorato sotto i seni e lungo il ventre con una cinta dorata.

Isis rimase senza parole: decisamente quel Cavaliere amava il lusso, tuttavia, a differenza di lord Thelonius, non gli piaceva ostentarlo. E…-riconobbe la ragazza- quel modo di vivere, di fare- col quale era venuta a contatto solo da poco- già…la affascinava.

-         No. No! Non indosserò quel vestito, Lara. Brucialo.- si oppose fermamente anche a se stessa, tuonando con voce bassa e ferma, gli occhi improvvisamente duri.

-         E perché mai? Credo sia un vero peccato. Mi sarebbe piaciuto vedertelo addosso.- osservò Murtagh, intervenendo. Sembrava esser comparso dal nulla, poggiato allo stipite della porta della sua stanza.

Lara sobbalzò dalla paura per quell’apparizione improvvisa, ma Isis non si mosse e cercò invece, di continuare ad apparire calma, mentre trafiggeva con lo sguardo il figlio di Morzan che le stava accarezzando con gli occhi scuri il corpo che traspariva appena attraverso il telo ancora leggermente umido.

-         Lasciaci.- ordinò bruscamente a Lara, e quella con un altro sussulto si affrettò a chiudersi la porta alle spalle, a testa bassa, mentre Murtagh le toglieva dalle mani il vestito per Isis.

-         Ti prego, Dark Angel, spiegami perché hai rifiutato di indossare quest’abito?- continuò, chiedendole a voce bassa e pungente, gli occhi saettanti di rabbia.

-         Quando ero con Thelonius sapevo esattamente qual era il mio posto, il mio ruolo: una schiava. Tu invece, stai cercando di abbagliarmi e di prenderti gioco di me; mi stai mostrando questo stile di vita, fatto di vestiti e profumi, e sicuramente a breve mi allontanerai anche dai miei amici, facendomi però credere di aver agito così per garantirmi maggiore libertà, rispetto agli schiavi. Io però, riesco perfettamente a vedere le tue menzogne: vuoi farmi credere che sarò più libera, ma in realtà mi relegherai ad una gabbia dorata, fatta di lussi e agi, per avere più controllo su di me; ma sarà pur sempre una gabbia.- lo smascherò, con aria di sfida negli occhi.

-         Che curiosa arringa! In effetti è vero: volevo donarti quel vestito nella speranza che in cambio mi avresti rivelato come ti chiami…- mormorò, con voce melliflua.

-         Mai, Cavaliere! Non sai che conoscendo il nome di una persona si può avere controllo su di lei?- lo rimbeccò, ringhiando.

Murtagh rimase colpito da quanto quella ragazza sapesse circa i veri nomi delle persone, ma mascherò la sua sorpresa magistralmente e poi gettò il peplo blu notte sul letto, senza smettere di tenere i suoi occhi penetranti puntati sulla ragazza; quindi fece un passo verso di lei, e poi un altro e un altro ancora, finchè la Dark Angel- che alla vista dello sguardo truce del Cavaliere, trovandosi così disarmata, non aveva trovato altra via di fuga da lui che non fosse indietreggiare- si ritrovò con le spalle seminude contro una parete gelida della stanza.

-         Hai paura di me, Dark Angel?- le domandò il figlio di Morzan, dopo aver osservato attentamente la luce che danzava nelle sue splendide iridi chiare, il viso ad una spanna da quello di lei.

Dopo un tempo che parve interminabile Isis annuì e sollevò fieramente il mento per fissare l’uomo negli occhi, mentre gli parlava:

-         sì. Temo te più di ogni altro, in questo palazzo. Perché sei pericoloso, e violento, come Thelonius, ma infinitamente più subdolo: da come mi guardi il corpo sembra che non aspetti altro che soddisfi i tuoi desideri, eppure, ci sono momenti (come quando mi hai curata, per esempio) in cui non riesco a comprenderti con chiarezza…-

Murtagh sussultò, sentendosi smascherato, nudo, dinnanzi a quella donna che, pur non avendo mai neanche tentato di invadergli la mente, né avendo mai fatto domande su di lui ad alcuno nel palazzo, riusciva a comprenderlo forse meglio di quanto lui conoscesse se stesso.

Le tornarono in mente le sue parole circa quello che aveva detto in merito al fatto che Galbatorix lo avesse piegato, come poteva, quella ragazza, saperlo?

Tentò quindi, di invaderle la mente perché sentisse i suoi dubbi, e rispondesse alla sua domanda. Ma Isis era tanto tesa da avere i nervi a fior di pelle, cosa che le permise di avvertire immediatamente quella fastidiosa pressione alla testa, che tornava a farsi sentire, e quindi potè reagire repentinamente, schiaffeggiando Murtagh in viso e costringendolo ad indietreggiare.

-         Se non indosserai quel vestito potrei pensare che tu non abbia voglia di cenare, stasera.- fece Murtagh, parlando del primo argomento che gli tornò in mente, tornando a parlare mentre si massaggiava la guancia dolente.

-         È un invito o un ordine, Cavaliere?- domandò lei, beffarda.

-         È un invito, ma potrebbe diventare un ordine se non esegui, Dark Angel.- la minacciò velatamente Murtagh, facendosi più vicino.

-         Non metterò quell’abito. E poi le tue occhiate al mio corpo mi suggeriscono che saresti più contento se venissi a cena con te così, o addirittura, nuda.- lo rimbeccò e il ragazzo, le lanciò una bieca occhiata di sfida.

 

Fortunatamente, i corridoi che Murtagh fece percorrere ad Isis erano vuoti, ma lei mantenne comunque- sotto le frequenti occhiate del Cavaliere, che attendeva che lei cedesse- un passo fiero ed un portamento altero, nonostante indossasse solo l’asciugamano.

Ma, nel momento in cui i due varcarono la soglia della Sala da Pranzo,- la cui lunga tavola, con una sedia ad ogni capo, era stata riccamente imbandita- Isis sentì su di sé gli sguardi mesti di tutti i servi che si erano offerti- poiché la conoscevano- di servire al suo pasto; e che, dopo averla vista, gettavano occhiate di velenoso rimprovero su Murtagh, il quale, per umiliarla, l’aveva costretta a presentarsi seminuda per la cena.

 

Il Cavaliere e la Dark Angel mangiarono pressoché in silenzio, dal momento che qualsiasi tentativo di uno dei due di fare conversazione veniva bloccato dall’altro ed usato per sbeffeggiare il primo che aveva parlato.

All’improvviso però, Isis si zittì, i muscoli tesi, mentre avvertiva l’aria attorno a sé tremare ed una marea che la invadeva, trascinandola.

Chiuse per un secondo gli occhi, nella speranza che, quando li avesse riaperti quella destabilizzante, fastidiosa sensazione, svanisse assieme al capogiro che sentiva.

Ma non fu così. Riaprendo gli occhi la ragazza scoprì(con non poco spavento nel cuore)di trovarsi in quella stessa Sala da Pranzo, che però era illuminata in modo diverso, e persino le pietanze nei piatti erano altre rispetto a quelle che lei aveva assaggiato fino a qualche secondo prima, e…c’era addirittura un altro ragazzo seduto in quello che era stato il posto di Murtagh: era vestito in maniera diversa, più elegante; lei si accorse che somigliava al Cavaliere, ma non poteva dire con esattezza se fosse lui, perché non la guardava. Però gli somigliava davvero! Ma era più giovane, come se la sua maturità di uomo non fosse ancora sbocciata; aveva i ricci più lunghi; alcune singole ciocche erano decorate con piccoli fermagli dorati, mentre altre erano legate assieme dietro la nuca.

Quella che sembrava la voce di Galbatorix lo chiamò e lui voltò il giovane viso a fissare Isis, educatamente, ma non la vedeva…il cuore della ragazza mancò un colpo: quello che sedeva dall’altra parte della tavola, era davvero Murtagh, ma di qualche anno più giovane. Come era possibile che si fosse verificato quel salto temporale? E soprattutto, perché lei nera al centro? Inoltre, perché riusciva a sentire la voce di Galbatorix dietro di sé, come un’eco lontana, che le parlava di un suo progetto per il rinnovamento di Alagaesia?

Isis tremò e si alzò in piedi di scatto, decisa a dirigersi verso il Cavaliere- quello vero o quello più giovane, non aveva importanza, dal momento che con uno dei due doveva pur prendersela per essere stata intrappolata in quella specie di realtà parallela!- tuttavia, non ne ebbe il tempo perché sentì le forze venirle meno, le gambe non essere più in grado di sorreggerla ed un attimo dopo vide tutto nero, perdendo i sensi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccovi il nuovo chappy, spero vi piaccia!

Fatemi sapere che ne pensate

 

Marty23

Ps vorrei ringraziare yaya92 per il suo commento all’ultimo post!

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Capitolo 16
*** spiraglio ***


Capitolo 13

Spiraglio

 

Isis ebbe la sensazione di riemergere dalle nebbie dell’ignoto, quando seppe che stava per svegliarsi. Pian piano tornò a sentire le dita delle mani e dei piedi, formicolanti, ed un fastidioso clamore, che le pungeva le orecchie, seguito da un respiro affannato e teso.

Quando finalmente riaprì gli occhi, inaspettatamente, seduto sul letto nella sua stanza, sul quale lei era distesa, un Murtagh “invecchiato” rispetto all’ultimo che ricordava di aver visto, uomo, col viso tirato da una preoccupazione che non sembrava appartenergli.

-         Dark Angel…- la chiamò in un sussurro agitato tinto di sollievo, mentre le bagnava la fronte con un panno umido.- stai bene?- si informò, quindi, preoccupato.

Lei annuì, muovendosi piano, allungando d’istinto una mano, ad accarezzagli lentamente il viso, per assicurarsi che fosse vero, e non magari, frutto di quella realtà parallela che continuava a tormentarla.

Murtagh inclinò appena la testa perché la propria guancia le riempisse la mano, e sospirò come rapito da quel gesto, ma subito dopo assunse un cipiglio severo:

-         si può sapere come mai sei svenuta? Stavi mangiando, ti ho vista…ed abbiamo mangiato le stesse cose…-

-         dovresti essere tu a spiegarmi il perché di tutto questo.- replicò lei, puntellandosi su una mano per tirarsi su a sedere.

-         Che vuoi dire?- domandò il ragazzo, mentre teneva ancora il suo cipiglio perché certo che si stesse prendendo gioco di lui.

-         Sei tu il Cavaliere tra i due, sei tu che ti intendi di magia, e tu dovresti spiegarmi quello che ho visto…- lo rimproverò, anche se la sua voce era bassa e stanca.

-         Spiegati meglio: che cosa hai visto?- la esortò a parlare, stringendo gli occhi mentre piegava leggermente i muscoli in avanti, nell’illusione che, standole più vicino avrebbe percepito prima e meglio il motivo del suo svenimento.

-         Io…credo di aver percepito un qualche avvenimento che deve essersi verificato tempo addietro in quella stessa sala…- fece, enigmatica mentre si appellava alla propria memoria.

-         In che senso lo hai percepito? E di che avvenimento si tratta?- la interrogò, scrutandola guardingo.

-         Non ne ho idea, ma l’ho visto. Ho visto quella che sembrava una cena, ho sentito Galbatorix parlare di una visione che aveva avuto di un’Alagaesia rinnovata, protetta da un nuovo ordine di Cavalieri, puri. Seduto al posto che occupavi quando abbiamo mangiato insieme, ho visto te…ma era un te stesso ragazzo, più giovane, con i capelli più lunghi…- raccontò, e ancora una volta, spinta da un impulso irrefrenabile fece per allungare una mano verso la faccia di Murtagh, per inanellarsi una sua ciocca riccia attorno a un dito.

Questa volta però, il Cavaliere non si lasciò ammaliare dal tocco delicato di lei, piuttosto le scansò il braccio, rude, come fosse stato un insetto, e balzò in piedi, per mettere quanta più distanza tra loro due.

-         è successo un solo avvenimento, in quella stessa sala, simile a quello che descrivi: Galbatorix volle mangiare con me la sera del mio diciottesimo compleanno, mi parlò della visione che aveva avuto di Alagaesia, di nuovo splendida e terribile, protetta dai Cavalieri che lui avrebbe rifondato…ma…tu come fai a saperlo? Sono certo di non avertene mai parlato prima…che cosa mi hai fatto!?- la aggredì, puntandole un dito contro, con gli occhi ridotti a fessure dopo esser riemerso dai propri ricordi.

-         Io?! Cosa mai ti avrei fatto!? Dovrei invece chiederti cosa mi hai fatto tu!- ringhiò di rimando la ragazza. Iniziò a vedere il mondo tinto di rosso. Sapeva cosa significava: presto avrebbe dato fondo ai suoi istinti…

Infilandosi le unghie nei palmi delle mani si convinse che non aveva voglia di restare lì a discutere, perché altrimenti sapeva che sarebbe facilmente finita a duellare con Murtagh per stabilire chi avesse ragione. Quindi, lesta, scese dal letto e spiccando una corsa guadagnò l’uscita della stanza, lasciando da solo il Cavaliere.

 

La Dark Angel camminava a passo di marcia, furiosa, per i corridoi del palazzo da ormai qualche ora; la rabbia non l’abbandonava e sentiva che avrebbe potuto distruggere qualsiasi cosa le fosse capitata a tiro, a causa dell’affronto subito: come si era permesso, quell’assassino, di invadere la sua mente in quel modo(e tra le altre cose, la ragazza ancora si chiedeva come ci fosse riuscito?); ed in seguito anche accusarla di avergli fatto qualcosa, per avere quella visione dei suoi ricordi?

Serrando i denti si rifugiò senza riflettere nella grande Biblioteca -davanti alla quale passò proprio in quell’istante- nella speranza che, aprire qualche buon libro, le aprisse le porte su un altro mondo, su altre emozioni e situazioni che forse l’avrebbero aiutata a calmarsi.

Lasciò che la sua mano si muovesse da sola, afferrando “il piccolo principe” ed avrebbe voluto gettarsi su uno dei divani che erano lì, per assaporarlo, gustarlo, per perdercisi; ma non ne ebbe la possibilità perché scorse l’immenso muso di Castigo fare capolino da una delle grandi finestre a vetri sulla parete opposta.

Sbuffando- certa che il figlio di Morzan avesse inviato il suo animaletto a cercarla, a controllarla(e magari anche ad assicurarsi che non fosse scappata)- si diresse verso di lui, e spalancando la finestra se lo trovò davanti:

-         è stato Murtagh a mandarti qui, vero? Che vuoi, Castigo?- brontolò, seccata, senza staccare lo sguardo dai suoi occhioni cremisi.

Avvertì ancora una volta l’ormai familiare presenza che le opprimeva la mente, facendo una leggera pressione per sfondarne le difese; ed immaginò che Castigo volesse trasmetterle i suoi pensieri, parlarle ma era tanto tesa ed adirata che respinse quella presenza lontano, con veemenza; ed ebbe allora la certezza che la sua ipotesi era giusta, perché il drago la fissò mestamente, ferito.

-         allora, Castigo…che cosa vuoi? – lo incalzò la Dark Angel, sempre tenendo la mente serrata.

Il gigantesco animale le mostrò per un attimo i denti, arrabbiato perché avrebbe voluto parlarle, ma come poteva, se lei gli opponeva una tale resistenza?

Così, per farsi comprendere trovò un altro modo: iniziò a far guizzare gli occhi scarlatti da lei al libro che teneva in mano, e viceversa, più volte, finchè lei non disse:

-         vuoi che legga questo libro per te?-

il drago frustò l’aria con la coda (forse doveva essere il suo modo di comunicarle felicità, dal momento che la ragazza non gli apriva la mente)mentre alzava e abbassava il testone squamoso.

Quindi, mentre lei si arrampicava sulla finestra, sedendosi, per iniziare a leggere per lui, il drago(che non aveva certo intenzione di rimanere così, a mezz’aria per ascoltare una storia- anche se era una bella storia) fu più veloce di lei: le afferrò un lembo del telo che l’avvolgeva tra le fauci, e girò appena la testa, depositandola sulla sella che aveva sul dorso. Poi rimase fermo, in attesa che lei si abituasse, e prendesse coscienza con quanto era accaduto.

Isis tremò per un secondo: chi le garantiva che quel drago, ora che aveva il completo controllo della situazione, non l’avrebbe ricondotta da Murtagh? Tuttavia, alla fine la sua passione per la lettura, la gioia che provava all’idea di dover leggere per qualcun altro, mentre lo vedeva illuminarsi dinnanzi agli scenari che lei creava servendosi solo della voce; ebbero la meglio e la ragazza si godè quel breve, delicato volo che terminò quando Castigo atterrò docilmente nel Giardino.

Lasciò che la Dark Angel smontasse dalla sua groppa e si sistemasse contro le sue squame, quindi, infine fece incendiare col respiro, le fronde di un albero che aveva accanto, perché la sua cantastorie personale avesse abbastanza luce per leggere bene.

La Dark Angel gli gettò uno sguardo di divertito rimprovero, ma poi rendendosi conto di aver risvegliato lo spirito bambino di quel drago, lasciò che si tuffasse insieme a lei in quella nuova avventura.

 

Al termine del discorso della volpe al piccolo principe, Isis notò che Castigo aveva scritto qualcosa in terra, usando gli artigli:

“PRIMA TI HO SENTITA LITIGARE CON MURTAGH. È SUCCESSO QUALCOSA?”

Colpita dalla preoccupazione dell’animale nei suoi confronti, abbandonò l’iniziale rigidezza che la bloccò e rispose, ad alta voce.

-         mentre eravamo nella Sala da Pranzo ho visto un suo ricordo, l’ho vissuto, e subito dopo sono svenuta. Quando gliene ho parlato, si è infuriato accusandomi di avergli invaso la mente.- spiegò, distogliendo lo sguardo.

“ERA PER CASO IL RICORDO DELLA CENA DEL SUO DICIOTTESIMO COMPLEANNO, CON GALBATORIX?” Scrisse lentamente Castigo, nella terra, con un artiglio.

-         Sì! Come lo sai?- replicò, voltandosi a fissarlo negli occhi.

“PERCHè OGNI VOLTA CHE VARCA LA SOGLIA DI QUEL POSTO, GLI TORNA IN MENTE QUEL RICORDO. FORSE è PER QUESTO CHE L’HAI PERCEPITO: NON PERCHè LUI TI ABBIA INVASO LA MENTE, MA SEMPLICEMENTE PERCHè L’AVEVA SPALANCATA!”

-         oh, mi…mi dispiace. Significa che Galbatorix deve averlo soggiogato e sottomesso con l’inganno, e forse lui l’ha scoperto ma ora non può fare più nulla; per questo non riesce a dimenticare quell’episodio…- ragionò la ragazza, sotto lo sguardo di uno sbalordito Castigo- ma questo significa che avesse il diritto di invadermi la mente!- tuonò, infine.

-         Non è propriamente giusto dire che ti ho invaso la mente, Dark Angel. Ma comunque, credimi: non era mia intenzione metterti a parte di un mio ricordo.- si intromise Murtagh, apparso come dal nulla al limitare del Giardino.

Gli occhi verde acqua di Isis si incendiarono: di nuovo, come quando le era stato trasmesso quel ricordo, si sentì defraudata della propria intimità, privata di un’individualità.

-         Da quanto tempo sei lì?- gli chiese poi, con finta noncuranza, tornando a concentrarsi sul libro che aveva in grembo, per non degnarlo più neppure di uno sguardo; privandolo dell’importanza che aveva creduto di avere, con quell’entrata ad effetto.

-         Più o meno da quando hai letto dell’amicizia tra la volpe ed il piccolo principe…- replicò, con lo stesso tono vago usato da lei.

La Dark Angel fu scossa da un sussulto, vergognandosi ora che sapeva che il Cavaliere aveva ascoltato le sue riflessioni su di lui; ma mascherò quell’emozione magistralmente, dietro un piccolo gesto di sfida, con il mento.

-         Dark Angel non hai visto come è tardi? Non sei stanca? Vieni, andiamo a letto.- fece allora lui, preoccupato, dopo un attimo di silenzio in cui la sfida tra i due sembrava esser rimasta sospesa in aria.

Il colore defluì dalle guance di Isis come fosse stato lavato via da un colpo di straccio. Riusciva a darsi una sola risposta quando si domandava il perché di quell’ordine mascherato da proposta: dal momento che era stato zittito dalle affilate parole di lei, dalla sua lingua tagliente, il Cavaliere voleva avere una sua rivincita, voleva vendicarsi in un certo senso, e l’unico modo al quale doveva aver pensato x ottenere ciò che voleva era stato di umiliarla…nel suo letto.

-         Ma…non sono arrivata alla fine della storia…- inventò, cercando di trovare una via di fuga, una giustificazione mentre mostrava al ragazzo le poche pagine restanti del libro.

-         Non importa. Castigo deve riposare, e anche tu, Dark Angel.- ribattè, afferrandole un polso mentre iniziava a trascinarla via.

-         Ma…ma…non saprei dove dormire: non c’erano pagliericci per me in camera tua.- si difese, cercando di allentare la stretta di Murtagh con degli strattoni.

-         Pensavi che sarei stato discriminatorio come Thelonius? Dividerai il letto con me.- la informò, ridendo.

In quel momento ad Isis parve che la terra le franasse sotto i piedi. Ecco la conferma della sua più grande paura, di quello che era stato anche il timore di Lara: non avrebbe avuto scampo. E sicuramente affrontare quella situazione per lei sarebbe stato anche più difficile di quando si trovava con Thelonius.

Castigo ruggì, dinnanzi a quella scena, e svelazzò repentino, coprendo in un lampo lo spazio che gli era sufficiente per pararsi dinnanzi al suo Cavaliere e sbarrargli la strada.

Murtagh, che cosa fai? Cosa stai dicendo? Sei impazzito?! Non lo vedi, non l’hai ancora capito- dopo tanto tempo- che la più grande paura di questa donna è…subire di nuovo quello che le ha fatto Thelonius? Quello che tu avresti in mente di farle subire? Lo rimproverò, duro. Era esasperato. Come faceva il suo Cavaliere a non accorgersi(dopo aver visto quella donna non riuscire a star bene in piedi; o quasi grattarsi via la pelle per allontanare il ricordo della violenza)che tutto ciò che quella Dark Angel temeva era di essere di nuovo violata?

Stai tranquillo, Castigo. Non le farò nulla. Sai che, nonostante la desideri, non la prenderei mai con la violenza. Lo rassicurò il ragazzo. Vorrei solo che riposasse, ma a volte fa così…la difficile.

C’è un altro modo per… “tenerla sotto controllo” gli propose il drago, cercando il suo sguardo complice.

Già…

-…E va bene, Dark Angel, se non vuoi condividere il letto con me, sei libera di dormire in qualsiasi altro letto vorrai, ma avrò bisogno di sapere dove sei, allora, perché non potrò certo sempre mandare il mio drago a cercarti.-

A quelle parole, Isis si illuminò: l’aveva scampata, per quella volta. Subito però, il suo sorriso si spense: Murtagh le aveva infilato su per il braccio, quasi vicino alla spalla, un bracciale dorato, a forma di spirale, che aveva le fattezze di un serpente.

- Che…che cos’è?- gli domandò, tremando.

- è semplicemente un bracciale, ma l’incantesimo che ci ho gettato sopra, ti impedirà di lasciare Uru Baen. Se lo farai, il serpente si animerà, iniziando a morderti, e tu in breve tempo sverresti, perché quello che ho disposto abbia nei denti, è solo sonnifero, non veleno.- la informò, il ragazzo mentre ancora mormorava delle parole nell’antica lingua.

- E…il laghetto dove mi reco di solito, fuori città? Non potrò più andarci?- sussurrò, con la voce in procinto di cedere all’angoscia.

Murtagh sbuffò: si era aspettato quella domanda, ma onestamente non capiva quale importanza potesse avere per la Dark Angel quella stupida pozza d’acqua.

-         Ho stabilito che quello sia il limite ultimo oltre il quale non potrai andare.-

Il sorriso che Isis gli rivolse, radioso, pieno di gratitudine per quella piccola conquista, fece fermare il cuore di Murtagh che, quindi, sentendosene autorizzato, prese la ragazza tra le braccia e l’adagiò di nuovo a terra, nel cerchio fatto dal corpo di Castigo, e si sedette al suo fianco.

Non ci fu bisogno di parole. Entrambi, ormai, percepivano che quel modo di stare tutti e tre insieme, era una sorta di rituale, un qualcosa di familiare, che li tranquillizzava.

Castigo fu così felice di quell’avvenimento che si acciambellò su se stesso, per farli stare più vicini ed al caldo, e si addormentò subito.

-         quindi…- esordì d’un tratto Isis, sfiorando distrattamente con le dita il serpente dorato dagli occhi di rubino.- questo bracciale fa ufficialmente di me la tua…schiava?- gli chiese, in un bisbiglio.

-         Perché?- replicò di rimando lui, sollevandole il mento con le dita- cos’altro pensavi di essere?- i suoi occhi penetranti lampeggiarono.

-         Non so…una misteriosa Dark Angel, la tua mortale nemica, oppure la tua unica nemesi, o…- iniziò ad elencare, enumerando gli appellativi con le dita.

-         …l’unica donna che finora sia riuscita a leggermi dentro, senza invadermi la mente.- riflettè Murtagh ma comprese quasi subito(da come si era paralizzata la Dark Angel, con gli occhi spalancati dallo stupore)di aver anche pronunciato quelle parole ad alta voce.

-         Bhè…sai…ancora non riesco a spiegarmi come tu abbia potuto inquadrarmi solo vedendo un mio ricordo, o fare tutto quel discorso sulla “gabbia dorata” , solo dovendo indossare un vestito.- cercò di confonderla approntando immediatamente qualche parola, ma in realtà, in quel discorso, c’erano i dubbi che realmente l’assillavano.

-         Vedi, Murtagh, non mi serve invadere la mente per “inquadrare” le persone, come dici tu. Tra i Dark Angel mi hanno insegnato ad essere in simbiosi con la natura, ad essere paziente, come lei e questo rapporto di reciproca appartenenza mi ha insegnato ad osservare con attenzione tutto ciò che mi sta intorno, a studiarlo; ed ha sviluppato la mia empatia, che credo sia quella che mi ha permesso di vedere il tuo ricordo, se è vero ciò che dice Castigo. Perciò quello che ho ipotizzato su di te, l’ho ricavato dall’osservazione, non solo della tua stanza in sé, ma anche dalla sua posizione; dal modo di fare di Castigo, ma anche dal tuo atteggiamento, dal tuo comportamento. Potrei quasi dire che te l’ho letto negli occhi, Cavaliere.- gli spiegò, paziente.

-         È un modo interessante per ricavarti uno spiraglio sulla mia anima, Dark Angel. E mi spaventa non poco…perciò mi sono appena ricordato che io e te abbiamo lasciato in sospeso un duello!- mormorò il figlio di Morzan, e un attimo dopo stava trascinando la ragazza dietro di sé, tenendole la mano; nel palazzo, in direzione dell’Armeria.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Non credevo di poter essere così tempestiva ad aggiornare, ma siccome oggi avevo un attimo di tempo ne ho approfittato.

Eccovi la prima parte del capitolo 13(sarà diviso in due)

Spero vi piaccia

Attendo con ansia i vostri responsi

 

Un abbraccio

Marty23

 

Ps vorrei dare il benvenuto a titty1194, e ringraziarla per aver aggiunto questa ff tra le seguite!

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Capitolo 17
*** spiraglio (parte2) ***


Capitolo 13

Spiraglio

Parte 2

 

Isis inizialmente riuscì a concentrarsi solo sulla tranquillità che indossare di nuovo quello che poteva definirsi un abito (dal momento che Murtagh l’aveva condotta nella sua stanza costringendola a mettersi il peplo blu notte, prima di tornare a trascinarla su quello che sarebbe stato il loro terreno di scontro)poiché- al centro del pavimento dell’Armeria, di nuovo privata di tutte le sue armi e con fiaccole crepitanti ad illuminarla, appese ai muri- aveva finalmente preso piena coscienza del fatto che stesse per battersi con il Cavaliere di Drago al servizio di Galbatorix e quindi non sarebbero mancati scontri corpo a corpo o acrobazie; e durante le piroette ed i balzi, sarebbe stata decisamente più coperta, grazie a quel vestito.

Poi le tornò in mente che lui non le aveva parlato di un particolare, abbastanza importante:

-         ti prego, Cavaliere, ricordami: cosa succede se perdo? E cosa succede a te, se invece, vinco?- fece, preoccupandosi di serrare la mente, affinchè lui non gliela invadesse, approfittando della distrazione dello scontro.

-         Niente, Dark Angel. Sta’tranquilla, non ti succederà niente. Questo è solo un duello, quello che mi spettava di diritto per poterti rivendicare regolarmente, e del quale tu mi hai privato, ci hai privati, per fare la filosofa saggia.- mormorò, gli occhi fissi su di lei mentre le metteva in mano una spada.

-         Perché dici “ci hai privati”? non voglio battermi con te, né ora(perché potresti servirti dei miei schemi di scherma a mio svantaggio)né l’ho voluto mai.- disse, spaesata, mentre stava per gettare a terra l’arma che aveva tra le mani, presentendone già il clangore metallico contro il pavimento.

-         Sicura di non averlo mai voluto? Vedo i tuoi occhi ogni volta che mi guardi: sembri pronta a balzarmi al collo per sbranarmi, o desiderosa di farmi partire le stesse sofferenze che ho inflitto al tuo popolo, per poi danzare attorno alle mie ceneri, o fare il bagno nel mio sangue.- la stuzzicò il Cavaliere.

Lei lo guardò, dapprima scandalizzata, poi pian piano le sue parole le penetrarono sotto la pelle ed il suo sguardo si fece sempre più duro, implacabile, ma Isis non si mosse.

E Murtagh capì che quello era il momento di agire: si avventò sulla Dark Angel urlando, mentre calava la sua spada, dall’alto.

Isis parò il colpo, fulminea, fermandolo a poca distanza dal proprio viso, brandendo la spada che le era stata data da Murtagh, con rapidità.

Il ragazzo le sorrise, attraverso le lame incrociate poco sopra i loro visi.

-         che ti succede, ragazza? Non ricordi più come si combatte? In questo caso soccomberai presto…-

ma la Dark Angel non era disposta ad arrendersi così facilmente quindi, con una sorta di urlo di guerra misto ad un ringhio, reagì- punta da quelle parole- facendo un leggero balzo, che le permise di far appena scivolare la spada dalle mani del suo avversario, il che le consentì di allontanarsi dal figlio di Morzan con un sospiro di sollievo.

Finalmente libera, la ragazza stava per appendere la sua arma al muro, ma Murtagh la richiamò, alle sue spalle.

-         perché ti trattieni così, Dark Angel? Ho sterminato la tua gente, distrutto il tuo mondo, e quasi ucciso anche te, e tu…non riesci ad odiarmi, né ad avere neppure il desiderio di batterti con me? Io, nei tuoi panni avrei già disintegrato un tale assassino…-

Isis, in quel momento serrò le mani a pugno lungo i fianchi, fino a farsi diventare le nocche bianche. Quel viscido la stava provocando, voleva spingerla al limite, per vedere quanto riuscisse a sopportare…

Le ronzavano le orecchie e l’unico rumore che riusciva a sentire era il battito del proprio cuore che, potente, le pompava sangue in tutto il corpo, sangue ribollente, che la spingeva a rispondere alle parole di Murtagh.

La ragazza sapeva di non essere una persona vendicativa, ma non poteva certo nascondere tutta la rabbia che sentiva dentro, verso quell’uomo- per avergli portato via ogni cosa- e verso se stessa, per non aver saputo fare nulla per impedirlo.

Così ora che avvertiva il suo corpo mutare, ascoltare una sorta di richiamo animale, seppe che aveva voglia di reagire, ma che non si stava vendicando, non si stava piegando agli insulti del Cavaliere; bensì si stava solo sfogando, nella speranza di attenuare o addirittura far sparire l’ira che avvertiva dentro di sé.

Un attimo più tardi quindi, Murtagh gioì, vedendo che la splendida donna dalla quale era attratto, si ribellava, assalendolo, decisa a battersi seriamente, adesso che sembrava aver accettato la propria natura selvaggia, quella di guerriera, che aveva dentro il cuore.

Furente come una pantera, Isis attaccò ed attaccò, ancora e ancora, finchè quello scontro non divenne una sorta di danza tribale dalla quale la ragazza si lasciò trascinare, fino ad udire solo il proprio corpo muoversi fluido, come fosse posseduto- tra il clangore delle spade che cozzavano, ed il respiro affannato dei due avversari.

Più volte la Dark Angel vide le loro lame sprigionare scintille, toccandosi; anche quando lei e il Cavaliere finirono avvinti in una serie di abbracci “bellici”- il respiro così terribilmente vicino ai volti di entrambi-, mentre tentavano di prevalere l’uno sull’altro.

D’un tratto, poi, intravvedendo una possibilità di porre fine al duello, la ragazza eseguì una finta ed in fine una piroetta che le permisero di disarmare Murtagh e di puntargli la spada alla gola .

Per un secondo parve che il figlio di Morzan si sarebbe arreso, tanto erano accesi di stupore i suoi occhi, per quella mossa.

-         ti batti molto bene, Dark Angel.- si complimentò- il tuo popolo ha fatto davvero un buon lavoro, con te.-

Il Cavaliere sapeva che quel richiamo al suo popolo le avrebbe rievocato dei ricordi; così, approfittando della sua distrazione, sfoderò una piccola arma dalla cintola e, con un gesto fulmineo, le ferì il pollice.

Il taglio sottile fece sussultare appena Isis, riportandola bruscamente alla realtà, ma non ebbe il tempo di reagire, perché tutto ciò che avvenne in seguito, si verificò in pochissimi secondi: la spada le cadde di mano, finendo a terra, e lei si ritrovò l’arma di Murtagh puntata alla gola, mentre la spingeva ad indietreggiare, sempre più, finchè non finì con le spalle al muro.

Solo allora la Dark Angel realizzò che l’arma che il Cavaliere le puntava contro era un pugnale. Il suo pugnale: lo Specchio dell’Anima. La cui lama era diventata bianca.

La ragazza fissò il pugnale(spaventata dal fatto che Murtagh l’avesse trovato, e si augurò che non avesse visto il suo Eldunarì), poi il ragazzo che le stava di fronte.

Era sicura che volesse ucciderla, ma ciò che la feriva un po’era il decreto del suo pugnale. Ma…chi era lei per opporsi a ciò che quell’arma decideva essere giusto?

-         avanti, uccidimi. Fa’ciò che devi: sarebbe la cosa giusta…- lo spronò, fissandolo.

-         Non stavo pensando ad ucciderti, quando ho brandito il tuo pugnale.- la riprese, con un leggero sorriso, la voce bassa, calda.

-         E allora…cosa…?- la Dark Angel lo fissò interrogativa: non riusciva a capire.

-         Questo.-

Un attimo dopo Murtagh aveva gettato a terra lo Specchio dell’Anima, e quel gesto inatteso fece perdere l’equilibrio ad Isis, che rischiò di cadere; ma fortunatamente venne bloccata dalle possenti braccia del Cavaliere.

Ora aveva il seno premuto contro il suo petto, infatti poteva avvertire i loro cuori pulsare all’unisono.

Murtagh emanava un’aura tranquilla, rassicurante tanto che la ragazza abbozzò un sorriso al suo indirizzo e allora, l’ultima cosa che vide, fu lo sguardo scuro, profondo, scintillante del ragazzo.

Poi sentì le sue labbra sulle proprie in un bacio quasi timido, dolce mentre le sue braccia muscolose la stringevano con delicatezza, carezzandole le spalle, quasi chiedendone il permesso.

Isis avvertì che le labbra le si ammorbidivano, sotto il tocco gentile di quelle di Murtagh, mentre i loro respiri si mescolavano e lei traeva aria, vita dalla bocca di lui.

Inaspettatamente le braccia le si allacciarono attorno al collo del ragazzo, e le sue mani sembrarono muoversi da sole mentre esploravano i suoi ricci, in mille carezze.

Il calore emanato dai loro corpi, quei modi delicati, quasi spaventati, che cercavano di trovare confidenza con l’altro, diedero ad Isis la sensazione di trovarsi in una bolla senza tempo.

D’un tratto però, quando Murtagh tentò di approfondire il bacio, la ragazza sentì la bolla scoppiare e si rese improvvisamente conto di cosa stesse facendo, di chi stava baciando. E si sentì disgustata da quel momento, da quel gesto, ma soprattutto da se stessa.

Senza grazia quindi, lei spinse lontano da sé il petto di Murtagh, aiutandosi con le mani, e il ragazzo interruppe bruscamente il bacio, confuso. Aveva mille domande, ma la Dark Angel non erse tempo a rispondergli, e corse via. Da quella stanza. Da quella situazione. E-ebbe la sensazione- anche da se stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccomi ancora qua!

A voi l’ultima parte del tredicesimo capitolo!

Spero vi piaccia!

Un abbraccio

 

 

Marty23

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Capitolo 18
*** confidenze e complotti ***


Capitolo 14

Confidenze e complotti

 

Isis non rivolse la parola a Murtagh, per tre giorni: lo evitava, sfuggente, in momenti che inevitabilmente dovevano condividere insieme(come la cena), non lo guardava neppure in faccia; aveva persino smesso di recarsi da Castigo per leggere per lui.

Non si comportava così perché voleva farla pagare al Cavaliere (d’altro canto, dal momento che era divenuto il suo padrone, si era aspettata che qualcosa di simile sarebbe successo, anche perché lui era un uomo, con tutti i suoi bisogni ed i suoi desideri…); il motivo di quella chiusura in se stessa andava ricondotto al fatto che la Dark Angel non riusciva a perdonarsi la propria reazione al gesto di lui. Perché aveva indugiato sulle sue labbra, esplorandole? Perché gli aveva carezzato i capelli? Perché non riusciva a togliersi dalla testa il momento in cui si erano scambiati quel bacio, avvertendo- ogni volta che lo richiamava alla memoria- una sensazione di piacere e completezza, diffusa in tutto il corpo?

Maestro, aiutami. Mi sento persa e confusa… lo chiamò, un giorno. Era così turbata che non si curò del fatto che si trovava nella Sala da Pranzo, sola, insieme a Murtagh. Che avrebbe potuto scoprire che nascondeva un Eldunarì, leggendole la mente.

Isis ti stai torturando da troppo tempo con quel ricordo, e stai diventando sconsiderata. Posso solo dirti ciò che sento, dentro di te: ti è piaciuto ricevere quel bacio, e per questo ti stai punendo. Ma ricorda che Murtagh prima di essere l’assassino del tuo popolo, o il Cavaliere di Galbatorix, è innanzitutto un uomo.

Isis stava quindi per ringraziarlo per le sue sagge parole, ma la sua attenzione fu richiamata da Murtagh, che, alzandosi dal tavolo disse:

-         Devo partire subito, per accompagnare l’esercito. Non sarò di ritorno prima di domani.- la informò, freddo, diretto.

Prima che lei-colpita dalla vuota formalità di quelle parole come da una doccia gelida- avesse il tempo di dove fossero diretti e per quale motivo, il Cavaliere scomparve nel corridoio, lasciandola lì, sola.

 

Isis si sentiva paralizzata. Non riuscì a muoversi per diverse ore dal letto del suo signore, tanto aveva la testa affollata da centinaia di domande. Perché le aveva comunicato in quel modo la sua partenza? Perché non ci aveva aggiunto altri ordini per lei, come per esempio “non mescolarti agli schiavi”- che lei avrebbe ovviamente infranto? Perché era dovuto andar via? E verso quale meta era diretto, soprattutto? Si arrovellò per qualche tempo nel tentativo di ricordare se lui vi avesse fatto qualsiasi cenno, in modo trasversale, qualche volta; ma nulla. Poi, come un fulmine a ciel sereno una consapevolezza la colpì: Murtagh avrebbe potuto non far più ritorno…

Lacrime calde le bruciarono, sotto le palpebre.

Perché ora piangeva per la possibile morte di quell’assassino? E come mai avvertiva un opprimente senso di angoscia al petto?

La Dark Angel si alzò di scatto dal materasso nel tentativo di scollarsi di dosso quella strana ansia. Non voleva più restare sola. Non poteva, altrimenti sentiva che sarebbe sprofondata in una nera voragine. Corse via, lontano da lì, dagli unici amici sui quali poteva fare affidamento.

 

Poco più tardi la ragazza giunse trafelata, e quasi sull’orlo delle lacrime, nel cortile interno, tra versi di stupore di schiavi e grida festanti, quasi fosse stata un’apparizione mentre tornava tra i suoi amici.

Lara scorgendola tra il caos, comprese subito che nella sua signora qualcosa non andava,- perché non aveva mai fatto sorrisi falsi alle persone per garantire loro che stava bene, quando invece non era vero- quindi si fece largo tra la folla, e dopo averla abbracciata, la condusse, seguita da Simon, al Passo, dove le offrì da mangiare, davanti al camino acceso.

-         Signora, ci sei mancata molto. Siamo felici di rivederti! Ma i tuoi occhi mi dicono che stai soffrendo…perché? È successo qualcosa? Quel Cavaliere ti ha fatto del male?- domandò la donna, con tono fermo e sicuro, dopo qualche attimo di silenzio.

-         Non mi è stato fatto del male fisico, se è questo che intendi; ma stavo impazzendo, per questo sono tornata qui. È davvero brutto dover stare soli, e poi con Murtagh devo prepararmi ogni giorno a battaglie infinitamente più subdole di quelle che avevo con lord Thelonius, perché il Cavaliere è sempre lì, ad indagare, a fissarmi guardingo, a fare mille domande o a tentare di invadermi la mente per scoprire il mio nome, i miei segreti. Eppure...insomma, ora che è partito con l’esercito dovrei sentirmi liberata- anche se non posso scappare a causa di questo bracciale incantato- invece, avverto un senso di oppressione al petto, ed ho paura che potrebbe…non tornare. Ma…davvero non riesco a spiegarmi il motivo di ciò che sento…- raccontò, spiegando quello che provava, ed infine, scoppiò in lacrime, tra le braccia della sua amica.

A quelle parole Lara e Simon si fissarono, comprendendosi senza parole, gli occhi erano spaventati, ma non espressero la loro paura ad alta voce.

 

Isis rimase tra gli schiavi per tutto il periodo d’assenza di Murtagh e, mentre quelli le rivolgevano decine di domande sul Cavaliere,- nel tentativo forse di sapere qualcosa per scacciare la paura che provavano nei suoi confronti- lei chiedeva loro se avessero novità su nuovi nobili, su congiure di palazzo, l’organizzazione di attacchi da parte dell’esercito dell’Impero, nella speranza di trovare informazioni utili per i Varden.

E quando il Cavaliere fece ritorno, portando con sé sulla sella del suo drago, la seconda notte, Isis non riuscì a spiegarsi il perché della sua azione, seppe solo che le sue gambe si mossero da sole, mentre spiccava una corsa per raggiungerlo nel Giardino. Trovandoselo davanti, nella sua lucente armatura, il cipiglio fiero e duro( forse perchè ancora le portava rancore per essersi chiusa nel suo silenzio), la ragazza pensò fosse un dio. Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo, quando sentì il calore del sollievo esploderle nel petto, ma Castigo fu più lesto di lei: in un lampo svolazzò oltre il suo Cavaliere, e planò sulla ragazza, facendola finire a terra, per poi leccarle la faccia, come fosse stato un cane che fa le feste.

Murtagh stava per rimproverarlo, perché non voleva si affezionasse ad una lunatica che dopo un gesto d’affetto- che aveva anche ricambiato, inizialmente, pur magari non trovandolo giusto- si trincerava nel più completo mutismo, per giorni. Ma poi, quando le udì ammettere, tra le risa:

-         Anch’io sono felice di vederti, Castigo.- non sentì più la forza di agire, né di respirare, come fosse stato colpito al petto.

Quindi la Dark Angel, mostrò al drago un libro e gli promise gli avrebbe letto, dopo aver cenato con Murtagh.

Durante il pasto Isis si stupì di quanto il figlio di Morzan fosse diventato loquace: le parlava in fretta, anche se senza trascurare i dettagli della sua missione a Daret, del perché era stato lì…poi la ragazza, osservandolo ed ascoltandolo comprese che si comportava così perché anche lui, dopotutto, non aspettava altro che addormentarsi tra le spire del suo drago, ascoltandola mentre leggeva.

 

A volte tra un attacco e un altro da parte dell’esercito imperiale, nella città di Alagaesia, non vi erano giorni di tregua, durante i quali il Cavaliere potesse far ritorno dalla sua schiava dopo esser partito, ed ogni sua partenza poteva significare una vittoria su tutti i fronti per Galbatorix,dal momento che la Dark Angel veniva informata sulle città attaccate e sui motivi degli attacchi, solo dopo che questi avvenivano, tramite le labbra di Murtagh. Quindi non poteva avvisare prima i Varden perché potessero fare qualcosa per evitare le distruzioni e le morti che le truppe del re seminavano.

Ma tutte le volte che sapeva che Murtagh doveva partire, inspiegabilmente per Isis, la morte e la distruzione di tutte quelle vite, passava in secondo piano, perché la ragazza riusciva a sentire solo un immenso senso di assenza, un oppressione al petto, terrore puro che il suo Cavaliere potesse non tornare. Così come, ogni volta che tornava, si sentiva colmare completamente, corpo e anima, di sollievo.

Tuttavia, poteva anche accadere che tra un attacco e l’altro, ci fosse un discreto periodo di stasi, e fu proprio durante un pomeriggio di uno di quei momenti di relativa tranquillità, che Isis, rifugiatasi nello studiolo di Murtagh, ed immersa nell’esame di un compendio di botanica, sentì il Cavaliere chiamarla:

-         Dark Angel, dove sei?- la sua voce sondava l’aria vuota

-         Eccomi Cavaliere.- disse, presentandosi un attimo dopo al suo cospetto nella stanza da bagno. Avrebbe potuto comportarsi in maniera diversa ma era consapevole che se non avesse reagito immediatamente a quella chiamata, il ragazzo presto sarebbe venuto a cercarla, per accertarsi, sospettoso di cosa stesse facendo.

Murtagh era sdraiato nella sua particolare vasca di legno, l’acqua lo copriva fino a metà petto, le braccia distese lungo i braccioli. Voltò la testa a guardarla- carezzando come sempre il suo corpo, sotto l’abito verde acqua che aveva addosso, con un’occhiata lasciva- e nel movimento i ricci bagnati disegnarono attorno a lui, un’aureola di goccioline d’acqua.

-         Ho dimenticato su quel mobile delle cose che mi occorrono, potresti…- ma la ragazza non gli fece neppure completare la frase, che in un lampo fu di nuovo davanti a lui, tenendo due ciotoline di legno, una in ogni mano- trovate, come gli aveva indicato lui, su un lontano mobile del bagno- che, si accorse, contenevano, una del miele, e l’altra noci e mandorle sgusciate.

-         Ti piace mangiare mentre fai il bagno, Cavaliere?- gli chiese, mentre fissava interrogativa quei contenitori.

-         Sì. Vuoi avere l’onore di sfamarmi?- la punzecchiò, le labbra piegate in un ghigno.

-         No, perché hai la fortuna di possedere delle mani.- lo rimproverò, seccata- posso darti le ciotoline, ma al resto dovrai provvedere tu.-

-         Allora entra in acqua con me. Solo questo può darmi più piacere che mangiare mentre sono in vasca.- replicò svelto lui

-         Assolutamente no. Questo mai!- sibilò, gelida, gli occhi ridotti a fessure.

-         Penso che prima o poi cederai.- mormorò con voce bassa e roca il figlio di Morzan.

Quindi Isis avanzò verso di lui a passo di marcia, decisa a non cedere a quel ricatto: stava per lasciare comunque nelle sue mani, quelle due scodelline(che cominciava ad odiare); ma Murtagh fu più svelto di lei. Infilò completamente le braccia nella vasca, si finse dispiaciuto di non poterle prendere, dal momento che, se l’avesse fatto-disse- avrebbe bagnato sia lei che il cibo.

-         Sei un bambino viziato!- sbuffò allora la ragazza, comprendendo che si trattava di una nuova sfida: se si fosse rifiutata di cibarlo, lui l’avrebbe tormentata e derisa fino allo sfinimento, ma se gli avesse dimostrato che poteva assecondarlo, rimanendo comunque padrona della situazione, forse…

Quindi la Dark Angel, mentre il figlio di Morzan sghignazzava, tolse i sandali, per infilare i piedi nella vasca, mentre Murtagh si era tirato su a sedere per farle spazio e le porgeva una mano per aiutarla ad entrare.

Tuttavia, maledicendo la propria delusione, il ragazzo scoprì che lei aveva agito così solo per rimanere seduta sul bordo della vasca, alle sue spalle, l’acqua calda che le lambiva i polpacci. Aveva lasciato la gonna dell’abito lievemente sollevata, sulle cosce, perché on si bagnasse.

Il Cavaliere dunque, deciso a spingerla al limite della sopportazione, posò la testa umida sul suo grembo ed aprì appena le labbra, perché la sua schiava capisse che voleva essere imboccato.

Con le labbra strette per l’esasperazione, Isis fece appello a tutto il proprio autocontrollo e, paziente, prese la prima mandorla, la bagnò nel miele cristallino e mise con gentilezza quella prelibatezza sulla lingua del ragazzo. Ripeté l’operazione più e più volte, immersa in un silenzio carico di una strana elettricità, mentre si concentrava sui propri respiri per non perdere la calma.

D’improvviso Murtagh le sfiorò distrattamente le caviglie(ognuna ad un lato del suo petto), e lo stupore per quel gesto, per la ragazza, fu tale che sussultò, così che la ciotola dalle venature di legno che aveva contenuto la frutta secca-ormai vuota- cadde a terra.

La ragazza dovette imporsi di frenare il tremore alle membra per tenere fermo nel palmo il vasetto col miele, ma sfortunatamente, assieme all’ultima, rugosa noce(che fu obbligata a tenere con tutta la mano destra)anche tutte e cinque le sue dita, si cosparsero di miele.

Murtagh, notandolo, masticò velocemente la noce, per avere la possibilità di scattare a sedersi, in un lampo, e prendere la mano della ragazza, bloccandogliela- proprio mentre lei strava per sottrargliela- così un attimo dopo prese a succhiarle il miele dalla punta delle dita.

Isis dapprima rimase paralizzata, poi avvertì una cascata di brividi sconosciuti solleticarle il corpo, salirle dalle gambe alle cosce, facendole formicolare i seni, per addensarsi infine, nella sua gola, trasformandosi in un’emozione bellissima, piacevole, che le fece pensare di essere rimasta in vita esclusivamente per attendere quello. D’un tratto si rese conto che il Cavaliere le stava ripulendo le dita, una ad una, carezzandogliele con la lingua, e mordicchiandole poi i polpastrelli con i denti.

Isis sentì che quella sensazione si faceva più intensa, mutando in fuoco liquido, che l’avrebbe resa capace di tutto. E un attimo dopo gettò indietro la testa, dischiudendo le labbra per inalare più aria (dal momento che le sembrava di non essere più in grado di respirare, tanto era violento quel turbinio di emozioni) e per poco non le sfuggì un gemito. Si morse le labbra, sentendosi come se stesse subendo una tortura: il più dolce dei tormenti…

Le sue cosce ebbero un fremito, e l’orlo della gonna del suo abito, finì nella vasca. Non si sarebbe accorta di nulla se Murtagh non avesse detto:

-         L’orlo del tuo vestito si è bagnato: toglilo ed entra in acqua con me…-

Quelle parole la risvegliarono come da un sogno, riportandola bruscamente alla realtà. Cosa stava facendo? Perché i suoi muscoli, i suoi sensi, il suo corpo, stavano reagendo in quel modo? Sconvolta, sentì il corpo farsi rigido e, senza pensare, con uno strattone sottrasse la propria mano-completamente ripulita- dalle grinfie di Murtagh, per poi saltare fuori dalla vasca- mentre ogni suo movimento gettava spruzzi d’acqua dovunque- infilarsi i sandali e correre per allontanarsi il più possibile da lui.

 

Tremava, Isis mentre vagava come uno spettro per il palazzo di Galbatorix, le sue gambe malferme continuavano imperterrite a muoversi, anche se molto lentamente; ben presto, senza rendersene conto si ritrovò dinnanzi all’entrata della Sala del Trono, le cui porte, erano stranamente appena socchiuse.

Con un gesto automatico vi si accostò, mentre tendeva le orecchie ad origliare, e dallo spiraglio dell’apertura riusciva ad intravedere Galbatorix, seduto sul suo scranno, semicoperto dall’imponente figura di quello che la ragazza pensò essere un vichingo- tanto erano larghe le sue spalle(anche da inginocchiato, infatti non riusciva a vederlo in viso) e biondi i suoi capelli.

Udì che il re gli ordinava:

-         Tra qualche ora il mio esercito partirà per Dras-Leona. Se- ma sarebbe più corretto dire “quando”- vedrai il mio Cavaliere, che vi accompagnerà, distrarsi o non aiutarvi, o non compiere in qualsiasi modo il suo dovere; crea un po’ di scompiglio tra le fila dell’esercito, e poi dileguati verso il lago poco distante dalla città, facendo in modo che ti segua. Una volta lì…uccidilo!-

-         Sì, mio re.- biascicò quello con voce assente, monocorde come se fosse stato vittima di un incantesimo che lo costringeva ad eseguire gli ordini.

-         Voglio che quel ragazzino capisca che non può permettersi distrazioni, che deve obbedirmi!-

La ragazza si gettò dietro la colonna più vicina, per non essere vista. Avvertiva una violenta sensazione di gelo al petto. Quelle parole continuarono a riecheggiarle nella testa per diversi minuti mentre, improvvisamente di nuovo sveglia, si infilò quasi un pugno in bocca per non urlare, preda di una fortissima ansia.

Doveva forse pensare di aver scoperto un complotto ai danni di Murtagh, ordito dallo stesso Galbatorix? Come poteva quel tiranno folle pensare- dopo che l’aveva sempre servito fedelmente- che il Cavaliere si stesse distraendo? E con cosa, poi? Isis non aveva mai sentito il figlio di Morzan dire di no, al re.

Non ebbe il tempo di chiedersi altro, determinata com’era a fare una cosa soltanto, ormai. Doveva avvisare il Cavaliere circa ciò che aveva sentito, perché forse quel particolare costituiva il sottile limite tra la sua vita e la sua morte.

 

Ancora immerso nella vasca di legno, Murtagh, seduto e con una mano tesa dinnanzi a sé, stava facendo avvicinare un asciugamano, servendosi di formule elfiche per non doversi alzare e bagnare il pavimento, nel prenderlo da solo. Improvvisamente però, nel trovarsi davanti la Dark Angel(che era tornata da lui, precipitandosi nella stanza da bagno con l’impeto di un urgano)perse la concentrazione e l’asciugamano cadde a terra mentre il ragazzo, senza parole si focalizzò completamente su di lei: sembrava esser stata animata dalle forze della natura; aveva gli occhi gonfi di lacrime, il respiro affannoso, ma le sue iridi sembravano un mare in tempesta, rispecchiando tutta la determinazione che aveva dentro.

-         Cavaliere…sei costretto ad obbedire a Galbatorix?- gli chiese, a bruciapelo.

L’espressione di Murtagh da stupita- per quell’apparizione repentina- si fece sospettosa:

-         Sì.- disse alla fine, la voce intrisa di dolore.

-         Non ti è mai capitato di volere e riuscire a contravvenire, anche minimamente ad un suo comando?- lo incalzò, stando sempre più vicina alle porte, il più lontano possibile da lui.

Gli occhi del figlio di Morzan si incupirono, saettando d’ira ed il silenzio che scese tra i due ragazzi fu così denso e prolungato che la ragazza pensò che il Cavaliere, invece di risponderle, sarebbe uscito dall’acqua, per prendere la sua spada ed ucciderla.

Ma d’improvviso lo sguardo di lui si perse lontano ed infine disse:

-         Sì…-

Con stupore per quell’unica, significativa parola, la Dark Angel abbozzò un sorriso, che però, si spense subito. Ora veniva la parte più difficile.

-         Se ti dicessi che ho scoperto un complotto ordito contro di te, mi crederesti? E…se i chiedessi, ti implorassi di restare con me, invece di partire, la prossima volta che Galbatorix ti chiederà di accompagnare l’esercito, lo faresti?- lo supplicò, gli occhi fisse nei suoi.

Sentiva che sarebbe stata disposta ad inginocchiarsi, al suo cospetto.

Murtagh rimase interdetto per qualche secondo; evidentemente stava decidendo se le parole di quella ragazza erano vere e si riferivano alla realtà, oppure no.

-         dipende…- sentenziò alla fine.- potrei crederti, se saprai essere sincera e persuasiva.- mormorò, gli occhi che scintillavano, fissi sul corpo di lei

Isis alzò gli occhi al cielo, esasperata. Perché non riusciva a pensare che tutto ciò che gli stava dicendo era vero? Perché doveva rimanere su un piano ideale, invece che concentrarsi sulla realtà, e fare quelle esplicite, fastidiose allusioni?

Dando poi per scontato che avrebbe accettato di restare lì, a dispetto degli ordini del re, a patti di avere qualcosa in cambio, lo anticipò:

-         …E che cosa ti persuaderebbe a restare nel palazzo, ignorando il comando di Galbatorix?- sussurrò, temendo la risposta, ma pregnando il suo tono in modo da far trasparire che era disposta a tutto pur di ottenere ciò che gli chiedeva.

-         Tu. Ultimamente non riesco a pensare ad altro, non riesco a concentrarmi tanto mi brucia la pelle per il desiderio che ho di te: vorrai poter sapere il tuo nome, sfiorare le tue labbra carnose in un bacio da togliere il respiro, affondare il viso nei tuoi capelli ed inalare il tuo profumo, o sentirli cadere sul mio petto come una cascata, quando faremo l’amore.- la voce di Murtagh vibrava per la forza delle sue parole, per la brama che ne traspariva, ma di tanto in tanto bisbigliava, rendendosi conto che per la prima volta stava rivelando ciò che provava a qualcuno, che non solo non era il suo drago, ma era addirittura l’oggetto del suo desiderio!

Isis si paralizzò per un secondo, disarmata da quella confessione; gli voltò le spalle di scatto, portandosi una mano alle labbra. Poi pian piano realizzò che quelle parole le stavano penetrando sotto la pelle, colpendola al cuore(che pulsava più velocemente)

E sia, disse tra sé, se servirà, avrò tempo più tardi per condannarmi.

- Perdonami…- disse, tornando a guardarlo in faccia.

Strappò le spille che le fermavano il vestito sulle spalle. L’abito scese lentamente, seguendo le forme sinuose del suo corpo, e finì a terra, portando con sé anche la mascella di Murtagh, che non riusciva a distogliere lo sguardo, e sentiva di non poter più respirare.

Prima che avesse il tempo di replicare o fare qualsiasi altra cosa, vide che la Dark Angel era entrata nella vasca, ed era in ginocchio davanti a lui, l’acqua tiepida che le lambiva il ventre piatto.

Senza chiedere il permesso, né avvisarlo in qualche modo quindi, posò le labbra sulle sue, in un bacio dapprima timido, poi sempre più irruento. Inizialmente, per lo stupore ad entrambi mancò il respiro, ma presto il bacio divenne una sinfonia di respiri, labbra, denti e lingua, che trascinò i due ragazzi in un vortice di emozioni coinvolgenti.

In seguito, Murtagh, dopo aver preso confidenza con la donna che gli stava di fronte, e aver compreso che la desiderava, che non aveva atteso altro che quel momento magico e senza tempo; la strinse tra le braccia, avvicinandola a sé con impeto. Il contatto con la sua pelle gli fece girare la testa, mentre lasciava scivolare le sue mani sui seni delicati di lei, sul suo corpo, ed allora la conobbe, mentre esplorava le decine di cicatrici sulla sua schiena, sul collo, sulle braccia…

Isis, a quelle carezze gentili, delicate, quasi timide ed insieme coraggiose, non potè far altro che dischiudere le labbra, rapita, soggiogata da quello che sentiva come una sorta di loro richiamo, che voleva spingerla ad ascoltare ciò che provava, ciò che desiderava.

Poi, dal momento che stringeva Murtagh in un abbraccio, lasciò scorrere anche lei le dita sulle centinaia di cicatrici, tagli e segni rossi che deturpavano ogni centimetro di pelle del Cavaliere dove potesse arrivare- assieme anche a quella tremenda cicatrice più chiara che gli sfigurava la schiena- più volte, a disegnare monti, e valli, nel tentativo di ricostruire ed apprendere la storia di ognuna.

Di tanto in tanto si distanziava per controllare che il ragazzo non ne fosse infastidito, ed ogni volta era una sorpresa trovare la sua espressione estasiata, mentre si mentre si mordeva le labbra, la testa reclinata all’indietro, ammaliato per ciò che stava provando. Quando i polpastrelli scuri di lei incontrarono la cicatrice biancastra che gli ornava la spalla- che gli aveva procurato lei stessa- bisbigliò:

-         di questa mi ricordo…- e, agendo d’istinto, senza pensarci su né preoccuparsi delle conseguenze del suo gesto, vi posò sopra le labbra, baciandola, ancora e ancora, e mordicchiandola mentre i pesanti sospiri di Murtagh le riempivano le orecchie.

Il Cavaliere le carezzò una guancia, facendo sì che sollevasse gli occhi lucenti a guardarlo. Era senza fiato, ed aveva perso le parole. Fu così che lei, per colmare quel silenzio, gli rivelò:

-         Isis. Mi chiamo Isis…- lo sussurrò appena, perché era il suo tesoro più prezioso.

Murtagh le sorrise, sospirando. Forse avrebbe ripreso a baciarla, avrebbe carezzato con la voce quel nome, ma…non potè, perché, proprio in quel momento, con alle spalle due armigeri, Lara piombò nella stanza da bagno, annunciando- mentre cercava di dominare l’orrore suscitato da quella vista:

-         Si-signora…mi dispiace disturbare…ma questi soldati dicono che il Cavaliere che servi è stato convocato da Galbatorix.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccovi il nuovo post! Non ho messo il rating rosso perché non credo che per quella scena, serva, ma se la pensate diversamente, ditemelo pure. Spero vi sia comunque piaciuto!

Dunque, ora passo ai ringraziamenti: alla mia eragoniana di fiducia, yaya92, che mi ha fatto l’onore di un nuovo dolcissimo commento. Grazie mille.

E un altro grazie va a B_SomebodyToldMe per aver inserito la storia tra i preferiti!

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 19
*** salvataggio ***


Capitolo 15

Salvataggio

 

Isis era uscita dalla vasca immediatamente dopo che Lara si era chiusa la porta della stanza di Murtagh alle spalle. Il viso basso, gli occhi lontani, leggermente imbarazzata.

Il cavaliere si era asciugato, ed aveva velocemente indossato la sua lucente armatura, sembrava già distante, pronto ad eseguire l’ordine del re; ma il suo riflesso nello specchio non perse mai di vista la Dark Angel, sua schiava. Isis. Ogni volta che ne richiamava il nome nella mente, si rendeva conto che la sua bellezza gli faceva tremare il cuore. Esattamente come il ricordo delle sue parole gli mandava brividi in tutto il corpo, facendogli arrovellare il cervello: perché gli aveva fatto quelle proposte, quelle suppliche, proprio un attimo prima della convocazione di Galbatorix? Che avesse scoperto qualcosa? E per quale motivo, poi, aveva detto “perdonami”? A chi chiedeva perdono? A se stessa-per esserglisi offerta quasi completamente? Oppure a lui, perché gli si era offerta esclusivamente come “merce di scambio”per persuaderlo a restare lì, dal momento che sapeva qualcosa circa un complotto ai suoi danni?

Tormentato da quei laceranti dubbi, stava per voltarsi ad interrogarla. Se necessario l’avrebbe messa alle strette per avere una risposta!

Ma le parole gli si incastrarono in gola quando osservò attentamente la donna davanti a lui; gli occhi gonfi di pianto, mentre stringeva le sue mani tra le proprie, come fossero state la sua unica ancora di salvezza.

-         Ti prego, Murtagh. Fa’ attenzione. Ritorna.- stava per gettarsi alle sue ginocchia, come una supplice che abbia come ultima speranza, quel gesto. Ma il Cavaliere l’afferrò per le spalle, cingendogliele in un abbraccio un po’goffo; e un attimo più tardi premette le labbra sulle sue, in un bacio delicato, rassicurante. Quasi un semplice tocco di labbra.

-         Tenterò.- le promise.

Poi uscì dalla stanza e, qualche minuto più tardi, salito in groppa a Castigo, si preparava a guidare l’esercito alla volta di Dras-Leona.

Isis rimase accanto alle finestre della stanza ad osservare le colonne di uomini che avanzavano, ordinate. Quando riconobbe una nerboruta figura dalla chioma bionda che spiccava tra quelli, si sentì soffocare. Era tutto perduto, ormai. Non avrebbe più rivisto Murtagh, vivo.

Sentiva che le gambe stavano per cederle, avvertì che la vista le si appannava…e corse via, lontano da lì, nell’unico luogo in cui un tempo sapeva- ma ora sperava semplicemente- di poter trovare ancora rifugio.

 

Lara fu sorpresa di trovarsi l’orlo della gonna tirato, stretto tra le mani di una donna che era corsa fino al cortile interno come se avesse avuto gli abiti in fiamme; si era gettata carponi al suo cospetto e ora si consumava in lacrime. Ma la sorpresa mutò in puro stupore quando la donna con gli occhi da cerbiatta le carezzò, tranquillizzante, la liscia chioma castana, dalla frangia para a coprirle la fronte; e, spingendola a sollevare il viso scorse, sotto quella maschera di dolore, il viso della sua signora, Dark Angel.

Pochi attimi più tardi Isis, Lara e Simon- che aveva trascinato la sua signora in braccio, fin lì- erano riuniti davanti al grande camino del Passo, in silenzio.

Trascorso qualche attimo la donna si fece forza, esordendo:

-         Signora…io mi sento…confusa. Non ti riconosco più…ti prego dimmi che ciò che ho visto qualche ora fa, nella stanza da bagno del Cavaliere di Galbatorix…è successo perché eri vittima di un suo incantesimo che ti impediva di disobbedirgli…- mormorò, il tono implorante.

-         Non mi sento degna delle tue dolci parole, Lara. Sei sempre così bendisposta nei miei confronti. Ma non posso mentirti…non mi è stato mai fatto un incantesimo che mi impedisse il libero arbitrio. E, a dirla tutta, neanche io mi riconosco più, perché ogni volta che Murtagh parte, mi sento persa, oppressa dal terrore che potrebbe non far più ritorno…- bisbigliò, col viso basso per la forza di quella confessione.

Lara e Simon si scambiarono un’occhiata esterrefatta, poi lui le chiese, allibito:

-         Signora, ma…come…? Hai dimenticato che è l’assassino della tua gente?-

-         No, non l’ho dimenticato. Non lo dimentico mai. Per questo non capisco cosa mi stia succedendo. Per esempio ora, sapere che è partito alla volta di Dras-Leona…mi sento morire, perché…so per certo che non tornerà. Ho ascoltato per caso una conversazione di Galbatorix con un soldato, cui il re ha ordinato di uccidere il suo Cavaliere, perché ritiene che Murtagh non esegua più ciecamente i suoi ordini, preso com’è da una distrazione…per questo ero in quella vasca da bagno: gli ho offerto un mio bacio, un po’di…intimità, nella speranza che fosse persuaso a restare qui, anziché eseguire gli ordini del tiranno, condannandosi a morte certa con le sue stesse mani.- espose, con voce grave e dolente, sentendosi però, lievemente alleggerita finalmente.

Una cappa di denso silenzio scese tra i tre, ma Simon la ruppe quasi subito, osservando, cauto:

-         Signora, non ti nascondo che noi lo detestiamo e desideriamo la sua morte da quando abbiamo saputo che è responsabile della distruzione del tuo popolo. Ma se soffri tanto la sua lontananza e senti di poter essere l’unica a salvarlo , e ne senti il bisogno, devi andare a Dras-Leona per sventare il complotto.- la esortò infine, il soldato mentre Lara era andata a prenderle una camicia, dei pantaloni a vita alta, degli stivali ed una corazza di cuoio per proteggere il petto.

 

Isis aveva indossato quei vestiti e raccolto le sue armi in una sacca assieme all’Eldunarì, dopo aver abbracciato di slancio quegli amici magnifici, che l’appoggiavano senza riserve;; ed ora cavalcava veloce come il vento fuori dalle mura di Uru Baen. Strinse i denti quando il braccio adornato dal bracciale a serpente, iniziò a darle fastidio, come se stesse subendo piccoli morsi.

Maestro- lo chiamò con la mente- ti prego, ho bisogno del tuo aiuto: presto il bracciale che ho addosso farà ciò per cui è stato incantato, e più mi allontanerò dalla città, più sonnifero il serpente mi inietterà nel sangue…

Lo so, Isis. Ho anche provato ad usare la mia energia per togliertelo, ma non ci riesco, solo Murtagh da come fare. ma non temere, rimarrò sempre con te, ti donerò la mia energia affinchè il tuo corpo  possa contrastare- più a lungo di quanto non farebbe da solo- l’effetto del sonnifero del bracciale; e perché il cavallo possa letteralmente volare a Dras-Leona, a salvare il tuo Cavaliere.

Nell’udire l possessivo con cui il cuore dei cuori aveva connotato Murtagh, Isis arrossì, tanto che per un attimo dimenticò il dolore che sentiva al braccio. Ti sarò eternamente riconoscente. Disse

Per due giorni la Dark Angel e il suo maestro cavalcarono verso Dras-Leona, il prurito al braccio della Dark Angel si faceva via via più intenso, ma lei combatteva duramente contro la voglia di accasciarsi sulla sella e chiudere gli occhi; in quei momenti sentiva la forza del drago di Vrael dentro di sé che, come una mano distesa, era costantemente al suo fianco, sempre pronto a sorreggerla; e riusciva persino ad avvertirla nel destriero che la portava, divenuto tanto veloce che lei ebbe la sensazione di trovarsi sulle ali di un drago.

Ci fu però, anche un momento di difficoltà, ad un solo miglio dalla meta: Isis provava tanto dolore che scoppiò a piangere, mentre implorava il suo maestro di fermarsi per lasciarla riposare.

Dolce Isis, se ti fermerai ora e dormirai, non ti risveglierai in tempo per portare a termine il nobile salvataggio che ti sei preposta, e Murtagh potrebbe morire. Non lasciarti dissuadere, persevera nella tua missione, come fece il mio Cavaliere. La esortò l’Eldunarì con voce ferma ma dolce, mentre dirottava il cavallo verso un fiumiciattolo, per far sì che gli schizzi sollevati dai suoi zoccoli bagnassero il viso della ragazza, risvegliandola.

Riacquistata un po’di lucidità, grazie a quel gesto, la Dark Angel richiamò alla mente l’immagine del viso di Vrael e, ricordando il suo coraggio nell’anteporre il dovere a quanto avesse di più caro, si sentì subito rinvigorita, ed una nuova voglia di continuare le avvolse il cuore.

Giunse quindi, in vista di Dras-Leona che il secondo giorno stava già invecchiando. Senza pensare, Isis si diresse verso il lago e la vista che le si parò davanti, le fece comprendere la necessità del suo intervento.

Il tramonto tingeva d’oro e di diverse tonalità di rosa e rosso le acque del lago a poca distanza dalla città, ma quella grande distesa d’acqua, di solito placida, era ora increspata da violente onde…

Passandovi accanto la Dark Angel notò che il gigantesco testone di un drago cercava di riemergere, a fatica…Castigo era stato legato e gettato nel lago, e non riusciva a stare a galla!

Avrebbe voluto aiutarlo, ma cosa avrebbe potuto fare di utile per un bestione mille volte più grande di lei? Solo Murtagh avrebbe saputo cosa fare, e questo era un altro motivo per aiutarlo, salvarlo.

Saltando giù dal cavallo, avanzò tremando(tanto era avanzato ormai, l’effetto del veleno)e correndo in maniera barcollante verso la radura dove il vichingo biondo(che eseguiva gli ordini di Galbatorix) stava picchiando e colpendo -con la sua stessa spada- in maniera incessante, incalzante, -dopo averlo gettato a terra- Murtagh, con una tale veemenza che il Cavaliere non aveva la possibilità di difendersi, né con le armi, né con la magia.

Il tremore delle membra di lei era sempre più violento, la vista le si stava appannando…sentiva che stava per perdere i sensi…mordendosi quindi la lingua, per restare sveglia, afferrò l’arco, scossa da fremiti, lo tese…e scoccò una freccia…che, dopo aver disegnato un semicerchio in aria, andò a conficcarsi tra le scapole del vichingo biondo.

Isis lo vide accasciarsi come un sacco morto, mentre sputava fiotti di sangue dalla bocca.. Poi, sugli occhi della Dark Angel scesero le ombre…

L’ultima cosa che udì fu il ruggito rabbioso di Castigo, ed avvertì la presenza di Murtagh, tremendamente vicino, che sussurrava il suo nome.

Allora, seppe di potersi abbandonare all’oblio, e il suo corpo cadde a terra, un sorriso sereno sulle labbra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao di nuovo a tutti!

Altro capitoletto per voi, spero vi sia piaciuto!

Fatemi sapere che ne pensate!

 

Un abbraccio

Marty23

 

Ps non so se dal capitolo precedente si è capito ma mi sono accorta che qui può essere soggetto a diverse interpretazioni, perciò ve lo dico chiaro e tondo…quello che è successo tra Isis e Murtagh nella vasca, nel capitolo precedente, non è stato altro che un momento di intimità un po’inconsueto, perché i due, non hanno fatto l’amore.

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Capitolo 20
*** carte scoperte ***


Capitolo 16

Carte scoperte

 

La Dark Angel dalla pelle color nocciola riemerse dallo stato d’incoscienza in cui era caduta, richiamata da un’eco lontana, che ripeteva il suo nome: Isis, Isis, Isis

Riaprendo gli occhi mise a fuoco il dorso di Castigo e, dalla forza delle folate di vento del primo mattino che le scompigliavano i capelli, ipotizzò di trovarsi in volo sulla sua groppa.

D’improvviso avvertì una mano callosa che le sfiorava una guancia, d’istinto quindi, la fermò, posandovi la propria sopra, per godersi la sensazione rassicurante data dal calore che emanava.

-         Ben svegliata, Bella Addormentata.- la salutò la voce di Murtagh che, seduto dietro di lei, la sorreggeva, lasciando che tenesse la testa reclinata sulla sua spalla. Isis si lasciò andare ad una risata, per quel soprannome, memore che, giusto poco tempo prima aveva raccontato a Castigo ed al suo Cavaliere la storia della Bella Addormentata nel Bosco.

Quasi subito Castigò planò in vista della terra, ed atterrò delicato nei pressi di quello che Isis riconobbe come il laghetto poco fuori Uru Baen, che ormai era divenuto come una seconda casa, per lei.

Smontata la sua cavalcatura, Murtagh le tese un braccio per aiutarla a scendere e, dopo essersi rinfrescata il viso nel lago, la ragazza gli domandò.

-         Da quanto tempo eravamo in viaggio? E dov’è l’esercito?-

-         Viaggiavamo da meno di un giorno. Ho chiesto a Castigo di ripartire non appena sei svenuta. L’esercito ha fatto ciò che doveva e credo non avesse più bisogno della mia presenza, perciò mi sono preso la libertà di ripartire senza gli uomini di Galbatorix, perché senza dubbio torneranno da soli.- le spiegò, senza toglierle gli occhi di dosso.

Ci fu un momento di silenzio, teso, durante il quale il figlio di Morzan si tormentò le mani in cerca delle parole giuste, mentre Isis cantava, mettendo in pratica gli insegnamenti degli elfi, per far nascere e crescere un giglio in riva al lago.

Murtagh la osservò, stupito, ma non si scompose più di tanto dopo che il suo drago gli fece notare che c’erano stati anche degli elfi tra i Dark Angel, e forse Isis aveva appreso da loro quella capacità. Poi, snocciolò, improvvisamente:

-         ti ho mai detti che penso che “Isis”sia un nome davvero bellissimo?- la ragazza si voltò di scatto, fissandolo interrogativa.- in realtà …quello che volevo dire è che…bhè, grazie. Grazie per avermi…per averci salvato la vita. Ti siamo debitori.- le gettò le braccia al collo.

Era la prima volta-riflettè Isis- che Murtagh sembrava a disagio. Forse non aveva mai detto “grazie”, né era mai stato in debito, in tutta la sua vita; o aveva abbracciato qualcuno con sincerità.

Nonostante tutto lei rimase lì  estasiata, circondata da quell’abbraccio, a godersi la condivisione di quel gesto semplicissimo, ma di una travolgente intensità, per un tempo che parve interminabile, mentre Castigo alle loro spalle chinava la testa, in una sorta d’inchino, in seggio di rispetto verso il coraggioso gesto della ragazza.

Poi, d’un tratto la bolla di serenità dei due ragazzi scoppiò, perché il Cavaliere sciolse l’abbraccio di scatto, per guardare la donna che gli stava davanti, negli occhi, come se la vedesse per la prima volta; osservandola, studiandola:

-         sai, Isis, ammiro il tuo gesto perché per salvarci non ti sei fatta fermare neppure dall’incantesimo del bracciale, ma…dopo quello che mi è successo( l’aggressione da parte dell’uomo che hai ucciso), non riesco a fare a meno di pensare che tra le ipotesi del complotto ai miei danni di cui mi hai parlato prima che partissi, e questo avvenimento, ci sia un legame…- mormorò.

La Dark Angel lo guardò di sott’ecchi: aveva sperato fin dal principio che prendesse le sue parole seriamente, per evitare di correre pericoli, ma ora che aveva finalmente ricollegato le due cose, tremava, perché avrebbe dovuto rivelargli una verità dura, che non avrebbe sicuramente ascoltato, anche se era la verità.

-         Cavaliere, io…ho tentato di avvisarti dell’attacco che avresti subito perché qualche attimo prima avevo udito Galbatorix ordinare a quell’uomo di ucciderti…- gli rivelò. Avrebbe voluto ripetere quelle parole in elfico, per dimostrargli che non stava mentendo, ma i Phot e Nigetal le avevano insegnato che pronunciare o anche solo scoprire il vero nome di Galbatorix avrebbe significato la morte.

-         Cosa!? È una menzogna, non ti credo, Dark Angel! Non è vero! Non può esserlo, Galbatorix non…- l’aggredì il Cavaliere, il cui viso era diventato plumbeo e teso, con un cipiglio implacabile.

-         …non lo farebbe mai?- completò la ragazza per lui, assumendo un tono che sperò gli facesse comprendere l’assurdità di quell’affermazione- oh, non credo proprio. Dal momento che esegui tutti i suoi ordini come un cagnolino fedele, dal momento che sei il suo Cavaliere, sembra piuttosto che lui possa decidere della tua vita e della tua morte.- gli fece notare ferma, guardandolo negli occhi.

La sincerità delle sue parole lo sconvolse- facendolo sussultare come fosse stato schiaffeggiato- e colpì un nervo scoperto, tanto che l’ira che gli avvolse il cuore fu così impetuosa da farlo diventare paonazzo.

Con impeto, quindi, le afferrò il braccio…trattenendo il respiro, lei immaginò che l’avrebbe colpita, invece, quasi urlando delle formule nell’antica lingua, sciolse l’incantesimo del serpente dorato ed un attimo dopo glielo strappò dal braccio, gettandolo a terra e calpestandolo, per distruggerlo.

Isis ebbe la sensazione di venir scuoiata, ma poi iniziò a sentirsi subito meglio, come se le fosse stato tolto un peso dalle spalle.

-         Vattene, Dark Angel.- le ordinò il figlio di Morzan, puntandole un dito contro.

-         Cosa?- fece lei, allibita.

-         Una vita per una vita: ho ripagato il mio debito. Sei libera, ora tornatene da dove sei venuta.- gli occhi penetranti di Murtagh la trafissero come fossero stati dardi.

-         No.- si oppose fermamente la ragazza.- Hai dimenticato di aver distrutto il mio mondo? Non ho un “dove” a cui tornare.- sibilò, adirata

Gli occhi di Murtagh si ridussero a fessure, mentre cercava di mascherare di esser stato colpito ancora, ad un altro tasto dolente.

-         Togliti dalla mia vista, ragazza. Tra gli Uomini, quelli che non sopporto maggiormente, sono i bugiardi.-

-         Ti ho detto la verità, Murtagh. E ti prometto che anche se mi hai liberata, rimarrò al tuo fianco per dimostrarti che avevo ragione, e che l’uomo che servi è il più menzognero di tutti.- gli giurò, sussurrandogli quelle parole in un orecchio, dopo essersi fatta vicina, ormai certa che quella fosse l’ennesima sfida contro il Cavaliere.

Il figlio di Morzan la fissò con gli occhi che ardevano di furia, ed un attimo dopo salì in groppa al suo drago, lasciandola sola, in riva al lago.

 

Isis era lì da ore, e camminava avanti e indietro, senza sosta, inquieta.

Maestro, cosa devo fare? gli domandò dopo essersi seduta, il viso sepolto tra le mani.

Dolce Isis- replicò lui dall’interno della borsa dove ancora si trovava- ora sei di fronte ad una scelta: puoi tornare dai Varden, senza sentirti disonorata, visto il grande aiuto che gli hai fornito; oppure puoi scegliere di onorare la tua promessa nei confronti del Cavaliere. La scelta sta a te, ascolta ciò che senti, il tuo cuore sarà la migliore giuda, e sappi che io sarò sempre al tuo fianco, mia coraggiosa allieva. La rincuorò l’Eldunarì, con pacatezza.

La Dark Angel rimase senza parole. Era vero: la scelta era sua. Ma, ascoltando il proprio cuore scoprì che in realtà non aveva nessuna scelta, ma solo un’opportunità. E si avviò verso Uru Baen, tra le braccia del suo destino.

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Eccomi di nuovo qui, con un post fresco fresco per voi!

Spero vi piaccia

Fatemi sapere che ne pensate

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 21
*** scelte ***


Capitolo 17

Scelta

 

Per prima cosa, Isis si precipitò (dal momento che, se Murtagh avesse dato ordine di allontanarla o ucciderla a vista, nulla avrebbero potuto i suo favore, i suoi amici schiavi) nella stanza del Cavaliere, decisa a far valere le proprie parole, ma quando non lo trovò, dapprincipio si sentì in un certo senso sollevata, perché fu libera di riporre il proprio maestro e le sue armi nelle mattonelle sotto il letto; le nascose tutte, eccetto lo Specchio dell’Anima, (il cui manico lasciò le spuntasse dai pantaloni) -perché dopo l’iniziale sollievo avvertì un senso di disorientamento, e d’inquietudine.

Perché mai Murtagh non si trovava lì, intento a farsi il bagno- come soleva, ogni volta che tornava da una battaglia?

Illuminata da un’altra idea, seppur coi nervi a fior di pelle, la ragazza corse da Castigo. Forse il Cavaliere era con lui…

Arrivata nel Giardino, trovò Lara e Simon intenti a cercare di parlare con il gigantesco drago cremisi di Murtagh, ma lui li teneva lontani sputando sbuffi di fuoco- anche se a fatica- e ruggendo.

-         Lara, Simon: allontanatevi.- ordinò loro, con tono preoccupato, comparendo alle loro spalle.

Subito quelli eseguirono, immobilizzandosi. La donna con gli occhi da cerbiatta le lanciò uno sguardo carico di sollievo, e Isis comprese che era arrivata fin lì a chiedere a Castigo sue notizie; ma non si mosse. Sembrava che la comparsa della Dark Angel in quel luogo, avesse fatto fermare persino il tempo.

Isis quindi, avanzò cauta verso Castigo, e più gli si avvicinava più notava che l’’animale sembrava stanchissimo, sfinito, e che centinaia di ferite sanguinolente gli deturpavano la corazza, assieme, sicuramente a decine di ossa rotte.

Con una mano a coprirsi la bocca, per lo stupore, lei si chinò su di lui, fino ad inginocchiarsi a terra, al suo fianco.

Sentì una lacrima rigarle il viso mentre, tremando, avvicinò piano una mano per carezzargli il muso; poi notò che, nonostante lo sforzo che doveva costargli quel gesto, il drago stava scrivendo qualcosa nella polvere, con gli artigli.

“ISIS…CHE CI FAI QUI? CREDEVO AVRESTI APPROFITTATO DELLA TUA RITROVATA LIBERTà PER METTERE QUANTA PIù DISTANZA TRA TE E QUESTO POSTO…”

-         Castigo…se l’avessi fatto…io…- iniziò, tra le lacrime, mentre si chinava su una zampa tremante dell’animale.- non vi posso lasciare un momento soli che…guarda che vi succede…- sembrava un rimprovero ma in realtà era un goffo tentativo di alleggerire la tensione, infatti il drago le leccò subito una guancia, ma la paura, ormai, si era impadronita di lei; ed era terrore puro a causa di un brutto presentimento circa ciò che poteva esser capitato a Murtagh.

-         Ti prego, Castigo…- continuò- dimmi: chi ti ha fatto questo? E dov’è Murtagh? Gli è successo qualcosa?- gli domandò, rabbrividendo.

“GALBATORIX CI HA PUNITI PER AVER ABBANDONATO L’ESERCITO…MURTAGH E IO SIAMO STATI DIVISI…LUI è STATO GETTATO NELLE SEGRETE”

A quella notizia, Isis si asciugò svelta, le lacrime con il dorso della mano ed immediatamente i suoi occhi brillarono, illuminati dalla luce della determinazione…

Dopo aver appreso da Castigo che non avrebbe potuto far nulla, in quel momento, per curargli la corazza, gli promise che gli avrebbe riportato il suo Cavaliere. Quindi, si trascinò dietro, diretta alle segrete, Lara e Simon, lasciandolo solo, a leccarsi le ferite.

 

Lungo il tragitto per le prigioni( che Isis ormai, conosceva alla perfezione) la ragazza spiegò ai due amanti di aver bisogno del loro aiuto.

-         So ciò che pensate di Murtagh, amici miei, ma mi serve che Murtagh sia libero, per poter curare il suo drago. Ed ho bisogno di voi. Non potrei farcela da sola…- spiegò, e dopo che quelli ebbero annuito tacitamente, riprese- Simon, tu mi aiuterai a liberare il Cavaliere, e nel frattempo Lara, tu ti procurerai bendaggi e medicamenti per aiutarmi a curarlo. Ci ritroveremo nella stanza di Murtagh, prima possibile…- fece, concisa.

Lara e Simon si guardarono, consapevoli di star facendo qualcosa che contravveniva alle loro regole personali: dopo aver visto quale portatore di Morte era il figlio di Morzan, si erano ripromessi di non aiutarlo mai, in nessun modo. Tuttavia, come potevano rifiutare la richiesta della loro signora, dal momento che lei aveva fatto molto per loro, e dal momento che mai, l’avevano vista così disperata, ed allo stesso tempo così determinata.

 

Giunti davanti alla cella dov’era stato rinchiuso il Cavaliere, Lara si dileguò, diretta in medicheria, e Simon rimase alle spalle della Dark Angel, in ombra, per non farsi riconoscere dal soldato nerboruto che sbarrava loro il passaggio, piazzato davanti all’entrata della cella.

-         oh, Dark Angel.- iniziò quello, con tono irrisorio, vedendola- Galbatorix ci ha detto che avremmo dovuto aspettarci il tuo arrivo, e sinceramente cominciavo a temere che si sbagliasse…fammi indovinare: vuoi vedere il tuo signore?- la sua voce era fastidiosa, tanto che ad Isis prudevano le mani.

-         Sì.- disse, chinando il capo con un atteggiamento sottomesso, al fine di dimostrare che erano davvero quelle le sue intenzioni.

-         Ma…sai, è conciato talmente male che dubito che per un po’…potrai servirlo, perciò, se ti faccio entrare…cosa mi darai in cambio?- la ragazza trattenne il respiro mentre quel viscido sconosciuto le metteva una mano sotto il mento, per sollevarle il viso, poi, dipingendosi repentinamente un ghigno sul viso, replicò:

-         La morte.- con un gesto fulmineo estrasse dai pantaloni lo Specchio dell’Anima, e vi trafisse il soldato(che altro non era, a suo parere che una patetica copia di Thelonius)in un punto della coscia, vicino l’inguine, che gettò copiosamente sangue, prima di farlo accasciare a terra, morto, pochissimo tempo dopo.

Tutto quel trambusto aveva spinto Murtagh a tirarsi su a sedere, per vedere cosa stesse succedendo. Scorgere Isis, vederla che si precipitava nella sua cella come un angelo vendicatore, gli fece sbocciare inconsapevolmente un sorriso sulle labbra, che sperò, lei riconoscesse, dal momento che il suo viso doveva esser diventato un’oscena maschera di tumefazioni e lividi.

Dopo aver incontrato i suoi occhi e ricambiato il sorriso, la ragazza lo aiutò ad alzarsi in piedi e, mentre lei ed un soldato che chiamava Simon, lasciavano che lui si appoggiasse a loro per camminare meglio, uscirono dalle segrete e non si fermarono finchè non si chiusero la porta della stanza del Cavaliere alle spalle.

Una volta al sicuro, resasi conto della gravità della situazione- cosa che invece, Murtagh non riusciva ancora a fare, tanto era il dolore che provava, e che portava con sé non solo il suo corpo, ma anche la sua mente- e, animata da spirito pratico, Isis spinse il ragazzo nella stanza da bagno, dove gli strappò di dosso gli abiti logori, lo fece entrare nella vasca e lo lavò completamente, attenta a non farlo soffrire di più, mentre gli puliva tutte le ferite dalla terra e da qualsiasi altra cosa potesse infettarle.

Murtagh si sentì strano nel rendersi conto che lei non si scandalizzava nel trovarsi a che fare con la sua nudità, né vi prestava attenzione. Il Cavaliere avrebbe voluto chiederle come mai fosse ancora lì, e perché si stesse dando tanta pena per asciugarlo, per prendersi cura di lui…ma ammise a se stesso che quel particolare, gli aveva mandato scosse di sollievo in tutto il corpo, e anche se non potè lasciare che lo invadessero, gli sembrò lo aiutassero a sopportare il dolore lancinante che sentiva alle membra, che gli mandava fitte fino al cervello.

Lei poi, fu improvvisamente distratta dall’arrivo della sua ex schiava- che, gli parve di ricordare, si chiamasse Lara- dalla quale si fece consegnare delle scatoline di legno e decine di bende(che la donna aveva tenuto nella gonna dell’abito) e che congedò subito dopo, vedendo che provava disagio.

Rimasero soli quindi, la Dark Angel e il Cavaliere. Lui avrebbe voluto dirle qualcosa, sentiva che voleva farlo, ma il dolore gli faceva solo stringere i denti, e poi, la sensazione delle mani di Isis che gli carezzavano il corpo per cospargergli le ferite di unguento ed in seguito bendarle, era indescrivibile, e gli toglieva il respiro, per la sua bellezza.

 

Isis aveva fatto distendere Murtagh sul letto; il ragazzo aveva tante bende sul corpo da sembrare una mummia, e lei ne avrebbe riso se non avesse avuto tanto i nervi a fior di pelle, nella muta tensione di chi attende qualcosa. Per ore la Dark Angel rimase accanto a lui, mormorando preghiere nell’antica lingua mentre aspettava che gli unguenti iniziassero a fargli rimarginare le ferite. Ma quando si accorse che la situazione non era migliorata e che, invece, il Cavaliere soffriva sempre di più, tanto da rischiare di svenire- scivolando in un oblio dal quale magari non si sarebbe più svegliato- cadde preda della disperazione.

Maestro- lo chiamò, con voce ansante, il respiro accelerato- ti prego, aiutami! Perché i miei rimedi non funzionano con le ferite di Murtagh? Puoi donarmi la tua energia, per guarirlo? Lo implorò

Isis, le ferite di quest’uomo sono state rese più profonde e gravi dalla magia di Galbatorix, e io, che sono solo, anche servendomi di tutta la mia energia, non potrei far nulla per il tuo Cavaliere. Ma non disperare, - la esortò l’Eldunarì da sotto il letto- ricorda quello che hai visto in questo tempo, e osserva ciò che ti sta attorno…cosa ti dice il tuo istinto? La spronò il cuore dei cuori.

Mi dice che Murtagh ha distrutto i Dark Angel perché cercava gli Eldunarì che custodivamo, e questo mi fa pensare che Galbatorix ne ha molti con sé…ciò significa che probabilmente ne ha dati alcuni a Murtagh perché potesse sfruttare la loro energia per essere più potente. Quindi…non mi resta che trovarli!

Quel ragionamento rinvigorì un po’ Isis, che si gettò nella ricerca di quei cuori con lo stesso entusiasmo di un bambino.

Qualche ora più tardi, dopo aver messo a soqquadro ogni singolo palmo della stanza- facendo quel tanto di trambusto che servì a coprire i lamenti e le frasi deliranti di Murtagh- animata da un fuoco che le parve le stesse correndo, sottile, sulla pelle, trovò delle pepite pulsanti di vita, luminose come lucciole- che riconobbe come gli Eldunarì- sotto il pavimento dello studiolo del Cavaliere.

Col cuore che batteva all’impazzata, felice di essere riuscita, Isis aprì la mente verso di loro, ma la loro diffidenza e la loro tristezza la invasero, schiacciandola a terra, gettandola addosso un forte senso di depressione.

Per un terribile momento la ragazza pensò di lasciar perdere, spaventata com’era che potessero trascinarla in un vortice senza fondo; ma poi, memore di tutti i suoi sforzi, non si disse disposta a mollare: inginocchiandosi al loro cospetto fino a toccare il pavimento con la fronte, spalancò ancora la sua mente, e disse.

Salute a voi, nobili Eldunarì, il mio nome è Isis, e sono l’ultima Dark Angel in tutta Alagaesia. Mi dispiace dovervi disturbare, ma ho un disperato bisogno del vostro aiuto…

Nessuno dei tre disse nulla(forse per la paura che, a stare con Galbatorix, si era insinuata, magari permanentemente in loro) tuttavia, Isis avvertì che erano bendisposti nei suoi confronti, così si fece forza e continuò.

Al Cavaliere di Drago, Murtagh, è stata inflitta una pena corporale per una colpa futile, e Galbatorix ha infettato le sue ferite con la magia, perciò mi è impossibile curarle, potreste…ma non ebbe il tempo di completare la frase, perché dai tre cuori, provenne un silenzio allibito.

Poi, all’improvviso uno dei tre Eldunarì borbottò, adirato e spaventato.

Avevo grande considerazione dei Dark Angel, i Paladini di Alagaesia…fino ad ora. Come puoi, tu, o disonore del tuo popolo, parlare così in difesa d un assassino? È un irrispettoso bastardo che, come il tiranno che serve, ci soggioga per un fine utilitaristico, per servirsi del nostro potere solo per la sua grandezza e la grandezza del suo re. Perché lo vuoi salvare? Meriterebbe la morte per lo scempio che sta facendo del suo ruolo e del ruolo del suo drago!

A quelle parole dure, e secche come frustate, Isis reagì sussultando e tremando come se fosse stata colpita in pieno viso. Scoppiò a piangere, ferita ed umiliata: non era mai stata chiamata “disonore del proprio popolo”, neanche dai Saggi, quando sbagliava in qualcosa…perché quei tre cuori si prendevano la libertà di oltraggiare così il suo onore e la sua memoria, sentendosi giustificati dalla paura di che provavano, d’essere usati, e costretti a far qualcosa contro la loro volontà? Inoltre, se si rifiutavano di aiutarla, lei avrebbe davvero dovuto abbandonare Murtagh ad un destino di morte…

Prendendo profondi respiri, decisa a far valere le proprie ragioni anche con loro, rizzò la schiena, restando in ginocchio e, lievemente arrabbiata, lasciò che scrutassero i suoi ricordi, che vedessero come Murtagh le aveva curato le ferite; la sua delicatezza nel baciarla prima di andare a Dras-Leona; o la sua umiltà nel riconoscere che gli aveva salvato la vita, e ringraziarla.

Vedete? Sono d’accordo con voi nel riconoscere che questo Cavaliere sia un assassino- dal momento che ha sterminato la mia gente)ma visto che sono l’ultima Paladina di Alagaesia, ed il mio popolo ha scoperto il Cavaliere dal Drago di zaffiro,  voglio salvare Murtagh, perché per me lui è prima di tutto un Cavaliere. Perciò, se mi aiuterete a curarlo, a guarirlo, mi offrirò da tramite tra la vostra energia e le sue ferite. Altrimenti, sarete maggiormente colpevoli rispetto a me, di non aver evitato la morte di un Cavaliere! Ascoltandosi, Isis condivise lo stupore dei tre Eldunarì per le sue stesse parole.

Quelli finalmente, senza parlare ma trasmettendole le loro emozioni, decisero di acconsentire alla sua richiesta. La Dark Angel allora, li prese tra le braccia, portandoli con sé fino al letto dov’era disteso il figlio di Morzan. Li depositò sul materasso, vicini l’uno all’altro, poi, impose la mano sinistra su di loro, e la destra sulla fronte di Murtagh…

Immediatamente le parve di venir attraversata dall’elettricità di un fulmine; non le fece alcun male ma la sensazione di potere che provò fu indicibile. La mano destra le si faceva sempre più calda mentre sulla pelle di Murtagh si spandeva un bagliore pari a quello di un lampo che- si accorse, Isis- non fu notata dal Cavaliere, ma aveva fatto sì che tutte le sue ferite sparissero!

Assieme anche alla maggior parte della sua energia, però…

Perché non si sentiva in grado neppure di alzare la testa?

La sua fiacchezza fisica tuttavia, passò subito in secondo piano quando realizzò che Murtagh…era completamente guarito! Stava quindi per stringergli una mano- felice come una bambina- e baciargli la fronte, ma scoprì che batteva i denti, come se avesse avuto i brividi e la sua pelle era tanto febbricitante che quasi si bruciò la pelle, nel toccarla.

Il respiro accelerato di Isis spanse il suo dubbio per quell’avvenimento in tutta la stanza, e fece sì che quando gli Eldunarì lo captarono, uno dei tre rispose.

È accaduto tutto perché non sei abituata a far scorrere in te un tale flusso di magia; perché non sei un Cavaliere. Ma non temere, Dark Angel: presto riacquisterai le forze e la febbre di Murtagh passerà da sé…

Isis sentiva che il corpo stava per abbandonarla, per scivolare via ma avvertì l’energia del suo maestro pervaderla, risollevandola.

Mia coraggiosa allieva, non lasciarti andare proprio ora. Sarò sempre con te e potrai far uso di tutta la mia vitalità, di cui avrai bisogno. La rassicurò. E sia le sue parole, sia la sua forza la rinvigorirono, permettendole di riporre quei tre dove li aveva scovati- leggermente risentita, dal momento che non le avevano detto di quell’effetto collaterale- e di procurarsi tutto l’occorrente per fronteggiare al meglio quella situazione: del cibo- che, Lara le assicurò on le sarebbe mancato ogniqualvolta ne avesse avuto bisogno, dal momento che vi avrebbe provveduto lei, poiché sapeva che la sua signora non se la sentiva di lasciare solo il Cavaliere- ; un catino d’acqua fresca e delle pezze, con le quali inumidiva periodicamente la fronte di Murtagh.

Era pronta, quindi, a prendersi cura di lui: lo coprì bene, perché le sue condizioni non peggiorassero, ma non potè far altro che asciugargli il sudore che gli imperlava il viso, e bagnargli la fronte, tuttavia, non appena gli metteva la pezza contro la pelle, la stoffa si riscaldava tanto che lei riusciva a malapena a toccarla.

Furono tre giorni d’inferno. Murtagh non smise mai di digrignare i denti, dimenarsi, tremare, o lamentarsi in maniera straziante, in preda al delirio; ed Isis non riuscì ad allontanarsi da lui per tutto il tempo.

Il suo maestro di tanto in tanto le consigliava di riposare, ma come poteva riuscire a dormire, con tutta la tensione che sentiva addosso? E la sua agitazione era tale da paralizzarla.

Non aveva mai provato quella sensazione: seppur minimamente, aveva sembra saputo fronteggiare qualsiasi situazione le si fosse presentata. Ora, invece, per la prima volta in tutta la sua vita, era dilaniata dai dubbi: perché non riusciva ad abbandonare quel capezzale? Perché non poteva semplicemente voltare le spalle e far morire quell’assassino? Ed in quei momenti le tornava alla mente la promessa fatta a Castigo, ed arrivavano lacrime sconosciute a lavare via le sue esitazioni, assieme ad una chiarezza che le toglieva il respiro, tanto la colpiva nel profondo: la paura che la pietrificava non era per il disgusto verso ciò che aveva ipotizzato di fare, né per sé, ma per qualcun altro, e quel “qualcun altro”sarebbe potuto morire da come tremava da quanto era rovente ogni centimetro del suo corpo. Sarebbe potuto morire per colpa sua.

Quell’idea, l’idea di vederlo pallido e definitivamente morto, senza aver più la possibilità di specchiarsi nelle sue iridi penetranti, e scorgervi la sua anima; la terrorizzava. Ed allora comprendeva che non riusciva a staccarsi dal suo letto, da lui, né a smettere di pregare le stelle; né poteva cessare di prendersi cura di lui, per farlo star meglio; perché Murtagh per lei era innanzitutto un uomo. Un uomo che aveva scelto di stare dalla parte sbagliata, ma pur sempre un uomo; un uomo che Isis non si rassegnava ad abbandonare all’oblio ed alle tenebre per un motivo a lei sconosciuto, perché sapeva solo che, altrimenti, al solo soffermarcisi con il pensiero, le si faceva pesante il cuore.

Ed inoltre, era un Cavaliere, perciò…se fosse morto avrebbe portato con sé anche il proprio drago…e allora, Eragon sarebbe rimasto l’ultimo Cavaliere in tutta Alagaesia; e lei, la Dark Angel che aveva giurato di far perpetuare le tradizioni del proprio popolo, non avrebbe mai potuto perdonare a se stessa di aver lasciato morire un Cavaliere, anche se stava dalla parte sbagliata.

-         ti prego, Murtagh…non lasciarmi…- bisbigliò, sul far del quarto giorno, ed in quelle parole lei stessa avvertì il proprio tormento, all’idea che quell’ipotesi si potesse verificare; mentre gli carezzava i ricci, delicata, e piano, gli baciava la fronte.

 

Fece per abbandonare la testa sul materasso, tra le sue stesse braccia, sentendo che le palpebre stavano per scenderle, implacabili, sugli occhi…

D’improvviso però, il Cavaliere sentì quella voce chiamarlo dall’oscurità e quei baci, quelle carezze, riportarlo indietro, da un nulla fatto solo del suo dolore e di quello del suo drago; quindi, riemerse dalle tenebre…

Isis avvertì una mano che le sfiorava il braccio, quasi solleticandoglielo. Sollevò la testa a fatica, tanto era stanca…ma ciò che vide le mandò in circolo tanta adrenalina da farla quasi saltar su a sedere.

Per qualche secondo non riuscì a dire nulla, aveva il respiro incastrato in gola- convinta com’era che quello che stava vivendo fosse un sogno- ma i suoi occhi brillavano- come se avessero saputo che era tutto reale- come stelle, come mai Murtagh li aveva visti brillare, prima. Ed anche lui rimase senza respiro per la bellezza di quel momento: quella donna sembrava emanare felicità e mille altre emozioni- nonostante fosse chiaro che ormai lottava per non farsi vincere dalla stanchezza- ed il Cavaliere  si lasciò contagiare. Così, nonostante avesse i capelli incollati alla fronte, nonostante fosse madido di sudore, osò sfiorare con le dita, le profonde, scure occhiaie sotto gli occhi di Isis:

-         Devi essere stanca…- constatò, mentre si metteva a sedere, posando la schiena contro il cuscino.

-         Sì, cioè no…non importa ora, perché sei salvo, sei guarito!- iniziò a snocciolare lei, svelta mentre si rese conto di non riuscire a staccargli gli occhi di dosso, né a smettere di baciargli le mani.- vieni…dovresti fare un bagno.- lo invitò, mentre lasciava che si appoggiasse a lei per camminare, ed insieme raggiunsero la stanza da bagno.

 

La Dark Angel lavò il suo Cavaliere con calma, ascoltando il ciaffettìo prodotto dall’acqua ogni volta che vi immergeva la spugna; contava i propri respiri ed i suoi; di tanto in tanto gli sfiorava le cicatrici sul petto, e seguì con la punta delle dita quella che gli deturpava la schiena, dalla spalla al fianco; attenta e delicata, ammaliata, mentre tratteneva il respiro.

E quel tocco, era così dolce, eppure tanto intenso, per Murtagh, da fargli girare la testa, da arrivare a sentirlo fino all’angolo più recondito del suo animo. Quindi, spinto dall’istinto, prese la mano di Isis nella sua, e se la portò alle labbra, baciandola.

Nel vedere le loro pelli accostate, così diverse, per il colore, il ragazzo notò anche che quella di lei era segnata da cicatrici biancastre, mentre la sua non riportava segni dell’ultima, straziante punizione inflittagli da Galbatorix? dov’erano le tracce di quella tortura? Che fosse stato tutto un sogno?

-         Che strano…ricordo di esser stato punito da Galbatorix, come anche Castigo; ma non ho cicatrici addosso…mi chiedo se non ho sognato…- mormorò tra sé, ma non a voce sufficientemente bassa perché la Dark Angel non lo sentisse. Infatti replicò, in un sussurro, dolente:

-         No, Murtagh, non è stato un sogno. Era la verità, ed è stato…terribile. Vederti lì, sofferente sapendo di non poter far nulla, è stato…straziante. Ci credi, ora, a ciò che ti ho detto su Galbatorix?- gli spiegò, ma si accorse che il ragazzo non la guardava. Annuì, assente, facendo rimbalzare lo sguardo da lei, al proprio corpo.

-         C’è una cosa soltanto che può fare quest’effetto…- costatò, seguendo un suo filo di pensieri.- un Eldunarì.- decretò infine, trafiggendola con lo sguardo.

-         Non guardarmi in quel modo, Cavaliere. Pensi che non sappia che hai distrutto i Dark Angel perché cercavi i cuori dei cuori dei draghi del passato? Esatto: so che li custodivamo, tuttavia, non so dove, e anche se lo sapessi non te lo direi.- replicò dura, Isis. Avrebbe voluto lasciarlo lì, ma aveva i riflessi lenti a causa del sonno perso, perciò Murtagh non ebbe difficoltà ad afferrarle il polso e avvolgerlo in una morsa stritolatrice.

Stava per intimarle qualcosa, ma Castigo lo fermò.

Murtagh, che cosa stai facendo? Hai perso il senno? È questa la riconoscenza che dimostri alla donna che ti ha salvato la vita per la seconda volta?

Castigo, non capisci? Siamo perduti: Isis ha scoperto il nostro segreto… sibilò, adirato

E allora? Non vedo la gravità delle tue parole, nella realtà, visto che gli Eldunarì ti hanno guarito, annullando l’incantesimo di Galbatorix che rendeva più gravi le tue ferite…vergognati, stai maltrattando non solo colei che ti ha salvato la vita due volte, ma anche la Dark Angel che ti ha appena dimostrato di aver ragione, circa Galbatorix. Complimenti, Cavaliere! lo rimproverò il drago, con tono irrisorio e pungente.

Quelle parole colpirono Murtagh nel profondo, tanto che ebbe la sensazione che gli avessero squarciato il petto, mentre gli penetravano a fondo, sotto la pelle. Era vero. La sua rabbia era ingiusta nei confronti del coraggioso e lodevole gesto di quella Dark Angel. Avrebbe potuto lasciarlo morire, e invece, non solo aveva vegliato su di lui, in ogni momento- il ragazzo ne ricordava le carezze, i baci, la sua voce melodiosa che pregava in elfico per la sua salvezza- ; ma aveva persino trovato i suoi Eldunarì per convincerli a curarlo.

La sua rabbia era decisamente ingiustificata, perché lei era Isis.

Immediatamente, il figlio di Morzan lasciò andare il polso della ragazza e contrito si scusò:

-         Ti prego, Isis: perdonami.-

-         Scusami, ho vegliato su di te per tre giorni, sono stanca. Vorrei riposare ora.- replicò acida lei, gli occhi ridotti a fessure mentre si massaggiava il polso, lievemente arrossato.

Si allontanò dalla stanza a grandi passi, ma il Cavaliere, lesto, mosso da un impulso irrefrenabile, spaventato di aver rovinato tutto ciò che aveva condiviso con Isis, uscì dalla vasca con un balzo e, repentino si coprì, avvolgendosi un telo di lino pulito attorno ai fianchi:

-         Isis, aspetta!- mormorò, ansioso, ma lei non si fermò e se ne sarebbe andata dalla stanza del Cavaliere, se lui non avesse accelerato il passo in una corsa, fino a riuscire ad afferrarle l’altro polso, costringendola a girarsi, ed infine la spinse con le spalle contro il muro, premendole i pettorali nudi contro i seni.

-         Isis, aspetta.- continuò.- Ti prego scusami se ho perso il controllo, lascia che ti spieghi: hai scoperto il segreto del mio potere.- le rivelò.

-         Non me ne importa nulla del segreto del tuo potere, ma sì, lo so, perché gli Eldunarì che hai me l’hanno spiegato, e se vuoi saperlo, ti detestano perché li usi senza rispettarli; infatti, nonostante abbia appreso dagli elfi che erano tra i Dark Angel, come bisogna comportarsi con un drago, non hai idea di quanto sono spaventati e di quanto, quindi, abbia dovuto pregarli perché ti curassero: erano molto reticenti e volevano lasciarti morire, ma ho offerto loro la mia energia, mi sono offerta come tramite tra il loro potere e le tue ferite.

Ma non mi importa più nemmeno non avere le forze, o aver perso giorni di sonno, perché ho avuto una tale paura che potessi morire, che potessi perderti, che per me ora, l’unica cosa che conta è sapere che tu sia salvo.- gli spiegò, aprendogli il proprio cuore.

-         Anche se…anche se sono l’assassino della tua gente?- le domandò, allibito.

-         Sì, perché anche quello non mi interessa. Il passato ormai è passato, per me, tu adesso sei un uomo, e un Cavaliere.- sussurrò, guardandolo negli occhi.

Murtagh rimase senza parole per l’intensità di quella frase. Visto ciò di cui lui l’aveva privata, si sarebbe aspettato che lei lo avesse ucciso, o l’avesse fatto soffrire il più possibile, non appena se ne fosse presentata l’occasione. Invece, era cambiata, dal momento che ora desiderava il suo bene, ed aveva scelto di perdonarlo. O forse era sembra stata d’indole buona e saggia, ed incline al perdono, ma lui aveva scelto di vedere solo l’odio e la rabbia che si erano impadroniti del suo cuore, per un po’, forse per paura di lei, perché era troppo…perfetta.

-         Ti prego, Isis, perdonami per prima. La verità è che, nonostante io ti desideri alla follia, ho paura di aprirmi veramente anche con te- come con qualsiasi altro che non sia il mio drago- perché sono stato tradito troppe volte.- le confessò.

La Dark Angel allora, lo abbracciò. Voleva che lui capisse che non aveva nulla da temere, da lei. Sollevò quindi il viso, per dirglielo- come anche per assicurargli che, anche lei, a suo tempo, aveva avuto paura; tuttavia, ciò non le aveva impedito, di rivelargli il suo nome. Poi aggiunse:

-         Ti prego, Murtagh, baciami, fai l’amore con me. Voglio sentirti vicino al cuore, non potrei sopportare di nuovo la paura di perderti…- ed il ragazzo stava per esaudire quel suo desiderio, felice come mai si era sentito prima, piegando le labbra in un sorriso che trafisse il cuore della ragazza…ma quasi subito lei lo bloccò perché, senza curarsi del fatto che lui fosse perplesso, si ricordò di Castigo. Rammentò che Murtagh ed il suo drago erano due metà di uno stesso intero, e lei non avrebbe potuto far nulla ad uno, senza prima chiedere il consenso all’altro.

-         Ti prego, Murtagh, prima di fare qualsiasi cosa chiedi a Castigo se non ne è infastidito…- lo supplicò, e quella spiegazione, per il suo repentino cambio di comportamento, avrebbe fatto scoppiare a ridere il ragazzo, se non fosse rimasto colpito dal sommo rispetto che lei dimostrava nei confronti dei Draghi.

Quando perciò, lasciò che il suo drago ascoltasse le parole della Dark Angel attraverso di lui, quello replicò.

Sono molto colpito dal rispetto che mi porta, ma dille di lasciarsi andare, ed anche tu, lasciati andare, perché condividete gli stessi desideri.

Al Cavaliere scappò un risolino nervoso, e distolse lo sguardo quando riportò quei pensieri in parole, per Isis. Lei arrossì, ma infine abbandonò ogni resistenza, ed ogni paura e in un batter d’occhio si ritrovò ad avvolgere le braccia attorno al collo di Murtagh, e premette le labbra sulle sue, in un bacio dapprima timido, di esplorazione, di conoscenza, poi dolce, delicato, ed in seguito esigente, passionale…il tutto mentre la testa di Murtagh vorticava- perso com’era in quel vortice di sensazioni mai provate, tanto belle da mozzare il fiato- e sentiva la sua donna sciogliersi nel suo abbraccio. Per paura che le cedessero le ginocchia, la sollevò piano da terra, e la depositò sul materasso, senza mai interrompere il bacio.

Con movenze lente e sensuali(che neppure sapeva di avere)quindi, Isis si distese sul letto, guardandolo, sorridendogli, carezzandogli le guance e baciandogli il viso, mentre l’alba ricopriva i loro corpi nudi, come una coperta variopinta e tenue.

Murtagh allora, capendo che non aveva mai chiesto altro che vivere quel momento, iniziò a baciarle gli occhi, le labbra, il collo ed i seni, delicatamente, mentre esplorava quel corpo magnifico per la prima volta. Isis fu pervasa da centinaia di brividi caldi ed il respiro di entrambi accelerò quando le labbra del suo uomo continuarono a sfiorarle, in un percorso infuocato, ogni centimetro di pelle; poi però, quando la ragazza realizzò che il suo Cavaliere stava per abbandonarle il ventre, per scendere più in basso, contrasse i muscoli dell’addome, di colpo, tirandosi su, lievemente, e prendergli il viso tra le mani, per bloccarlo.

-         Murtagh, cosa stai facendo?- i suoi occhi limpidi lo fecero sentire in colpa mentre spiegava:

-         Mia dolce, splendida Isis, vorrei solo dimostrarti che non ti farò del male come fece Thelonius, e che posso invece, farti provare un piacere immenso.- sembrò un po’ a disagio, ma nell’udire quel dolce pensiero, gli occhi di Isis si riempirono di lacrime di gioia, e subito bisbigliò:

-         Murtagh, io provo già un immenso piacere nello stringerti tra le braccia, nel condividere con te l’intimità di questo momento, che rimarrà per sempre soltanto nostro, e non voglio in alcun modo che tu ti sottometta. Vorrei solo assaporare assieme a te, quest’attimo, da pari a pari.- la sua voce delicata, le sue carezze ed i suoi occhi lucenti, spinsero Murtagh ad interrompere quanto stava facendo, ed a tirarsi su, facendo leva sulle braccia, per far combaciare le labbra con quelle di lei. Infine, si adagiò sul suo corpo, beandosi della sensazione delle loro pelli a contatto…sarebbe potuto rimanere così per sempre se Isis non avesse piegato le labbra in un sorriso birichino, ricordando qualcosa: con un unico movimento ribaltò le posizioni e lasciò cadere come una cascata, i propri capelli sul torace di Murtagh. In quel momento credette di aver vissuto nella sola attesa di quell’attimo, solo per sentire il proprio nome fuoriuscire in una sorta di invocazione, dalle sue labbra; solo per i suoi gemiti, mentre gli solleticava il petto con la chioma. Poi entrambi presero a muoversi seguendo il ritmo lento della risacca del mare, che si fece via via più frenetico, fin quando non si accolsero a vicenda, l’uno nell’altra, corpo e anima.

E rimanendo per un po’ abbracciati, completi, mentre si scambiavano qualche bacio, guardarono fuori dalla finestra, sapendo che il giorno che era sorto, per loro era un nuovo giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Mi davate per dispersa? E invece eccomi qua, con un nuovo chappy!

Spero vi sia piaciuto, ma soprattutto vorrei sapere se devo inserire che può essere considerato a rating rosso. Perché secondo me non lo è, ma se pensate di sì, dite pure.

 

A proposito, vorrei ringraziare Renesmee94 per aver inserito la storia tra i preferiti, roby_lia per aver inserito la storia tra le seguite e per avermi aggiunto tra i suoi autori preferiti; e Diosmira per aver inserito la storia tra le preferite.

Grazie a tutti/e! (spero di non aver dimenticato nessuna “new entry”)

E naturalmente un grazie va a tutti i lettori silenziosi!

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Capitolo 22
*** libertà ***


Capitolo 18

Libertà

 

Isis, alla fine, vinta dalla stanchezza, era scivolata in un sonno ristoratore, a pancia in giù, serena, mentre stringeva il cuscino. Da qualche ora, ormai, Murtagh la osservava, e poi faceva scorrere gli occhi sul resto della sua stanza, sul panorama al di là delle finestre…e più osservava, più gli sembrava di guardare ogni cosa per la prima volta.

Si sentiva come se avesse avuto occhi nuovi, capaci di cogliere maggiormente la brillantezza del mondo.

Euforico, ed incapace di star fermo, il ragazzo quindi baciò Isis sui capelli e, dopo essersi vestito in fretta, attento a non far rumore per non svegliarla, uscì dalla stanza, lasciando sola la sua Dark Angel, per andare in esplorazione di qualsiasi cosa avesse incontrato lungo il suo cammino.

Felice come un fanciullo, corse fino al Giardino, dove ritrovò il suo Castigo, e, sorridendogli, si affrettò a curargli le ferite con la magia.

Tra loro non ci fu bisogno di parole, entrambi sentivano che nell’altro c’era qualcosa di diverso, che loro stessi si sentivano differenti.

Murtagh, ma…cosa mi succede? Mi sento diverso, più leggero, più…vivo! Ed anche più… Fece perplesso ed entusiasta, mentre ruggiva, non per rabbia, ma come se sentisse per la prima volta il suo stesso verso.

libero? Come se ti avessero tolto di dosso un peso opprimente? È la stessa sensazione che ho avuto anch’io, subito dopo aver fatto l’amore con Isis…ma non riesco a spiegarmi cosa, o come sia successo… si confrontò con lui il proprio Cavaliere, sconcertato ma felice quanto lui, mentre faceva appello al suo ultimo ricordo.

Com’è stato? Gli domandò il drago, consapevole di quanto Murtagh avesse atteso quel momento.

Doloroso…perché è la prima donna con la quale mi sono unito…ma poi ho sentito come se…ci fossimo fusi, completati e lei mi è entrata dentrospiegò il ragazzo, sincero, senza alcun imbarazzo nella voce.

Credi sia per questo che ci sentiamo così? Ipotizzò Castigo

Non lo so…secondo te è possibile che Isis, con il suo gesto, ci abbia…liberati, dal giuramento cui ci ha costretti Galbatorix? Potrebbe aver…cambiato i nostri veri nomi- secondo la teoria di mio fratello- in…una sola notte? Murtagh era dubbioso, ma sia lui sia il suo drago condividevano una latente, recondita speranza.

Il ragazzo aveva solo due certezze in quel momento: non si sentiva così libero da prima che l’uovo di Castigo si fosse schiuso per lui, da quando era fuggito da Uru Baen, anni prima; e voleva condividere la strepitosa sensazione data dalla ritrovata libertà, con una sola persona, oltre al suo drago: Isis.

Aspettami qui, Castigo! E sta’ pronto a partire! Vorrei che ci godessimo questa libertà, tutti e tre insieme! Gli disse, e mentre l’animale se la rideva,nel vedere il suo Cavaliere che correva a destra e a manca senza sosta, instancabile, come un grillo che avesse ritrovato di colpo tutta la sua energia; quello scomparve ancora una volta nel palazzo, diretto alla sua stanza.

 

-         Isis, Isis! Svegliati! È successa una cosa bellissima! Hai fatto una cosa bellissima per…noi!- Isis sentì qualcuno che urlava, chiamando il suo nome, e quando aprì gli occhi, riconobbe la sagoma del suo Murtagh, intento a saltare sul letto come un bambino. Ebbe poco tempo per fissarlo preoccupata, come se non l’avesse riconosciuto, perché subito dopo lui la trascinò per mano nella stanza da bagno, dove la lavò, e la vestì mentre le rubava decine di baci, intensi, impetuosi, spumeggianti, dalle labbra.

-         Murtagh, ma…che succede?- gli domandò, con il fiato leggermente corto mentre cercava di stargli dietro lungo il tragitto per il Giardino.

-         Oh, è successa una cosa bellissima, ed è tutto merito tuo! Perciò, voglio condividere con te questa giornata e le mille avventure che vivremmo!- le disse, fermandosi tra l’erba mentre le prendeva le mani tra le sue, e la fissava con occhi intensi, sognanti.

Isis sentì che le mancava qualcosa, ed allo stesso tempo si sentì riempita da quel nuovo Murtagh, che non riconosceva più: sembrava scintillare, aveva persino gli occhi più brillanti, ed i modi più spigliati, come se avesse scoperto in una notte la parte gioiosa di sé.

La ragazza non ricordava di aver mai visto un Murtagh tanto felice della vita, e delle sue piccole cose…cosa poteva essergli capitato?

Ci hai liberati, Isis! Intervenne Castigo, atterrando proprio in quel momento alle sue spalle.

Voltandosi la ragazza notò che anche lui aveva un che di…diverso, di più ingenuo, più vitale, e…più libero.

La Dark Angel rimase senza parole, contemplandolo: come mai riusciva a capire le sue parole? Perché riusciva a sentirle direttamente nella sua mente, senza che lui le scrivesse a terra, o che Murtagh facesse loro da interprete?

-         Cavaliere? Che succede qui? C’è qualcosa che non va? Perché riesco a capire senza problemi ciò che dice il tuo drago? E da cosa vi avrei liberati?- lo interrogò, gli occhi enormi, pieni di domande.

-         Non ne voglio parlare qui, vieni con noi, e ti spiegherò ogni cosa!- gli promise il ragazzo. Si guardò velocemente attorno e poi prese il viso di lei tra le mani, lasciando sulle sue labbra un bacio che le fece girare la testa, e sciogliere le ginocchia; tanto che Murtagh fu quasi costretto a prenderla in braccio per farla montare sulla sella di Castigo, davanti a lui, perché un attimo dopo spiccasse il volo, allontanandoli da quel luogo.

Ma per tutto il giorno né Castigo né il suo Cavaliere accennarono in alcun modo a ciò da cui presumevano lei li avesse liberati.

Tuttavia, la ragazza- che dapprincipio si lasciò punzecchiare dal dubbio e dall’attesa di una rivelazione-. Si fece via via affascinare maggiormente, rapire, dagli sconosciuti modi di fare di Murtagh, e se ne lasciò trascinare, infine, osservandolo mentre faceva atterrare Castigo nei boschi per cogliere dei fiori- per farne ghirlande che ornarono i capelli di lei-; oppure in prossimità dei fiumi dall’acqua lucente,(per la luce del sole) che il drago si divertiva a smuovere con le zampe per schizzare il suo Cavaliere, e la sua ragazza, scatenando le risate di entrambi.

Durante quella giornata idilliaca che parve non finire mai, i tre girarono gran parte dell’immensa distesa di Alagaesia, tenendosi lontani dai centri abitati. Sembrava un sogno, una magia, una bolla di tranquillità sorta apposta per loro, fatta di risate, coccole, atemporalità, ed un senso di sollievo che si diffuse tra tutti,  e Murtagh lasciò che gli riempisse il cuore, assieme alle sensazioni suscitate dalla vista di Isis, che si era allontanata appena qualche metro per cogliere dei frutti dagli alberi; per il pranzo.

Quando tornò a sedersi al suo fianco, Murtagh la strinse a sé, e mentre il suo drago si acciambellava attorno a loro, il ragazzo la baciò, sorridendo sulle sue labbra, perché seppe che non avrebbe mai dimenticato quel momento: il momento in cui sapeva di aver trovato la sua famiglia.

-         Sei bellissima…- gli mormorò in un orecchio, e gli piacque vederla arrossire, mentre nella sua testa si vivificavano mille immagini di lei durante tutte le occasioni in cui era arrossita, quand’era stata più bambina, tra i Dark Angel, e seppe che ora la conosceva. L’averla sfiorata, amata…aveva fatto sì che ora lui la conoscesse, poiché durante la loro unione la mente di lei, così come quella di lui, si erano spalancate, ed oltre ad accogliersi l’uno nel corpo dell’altra, avevano anche condiviso i loro ricordi, l’un l’altra.

Ora Murtagh per esempio, sapeva che l’uomo che aveva visto tempo prima nella testa di Isis, colui cui lei aveva donato il suo primo bacio, era stato qualcuno che l’aveva amata, anche se non aveva avuto il tempo di dirglielo, poiché la morte l’aveva colto prima.

D’un tratto, dopo che entrambi avevano fatto il bagno nel mare, e Castigo aveva acceso per loro un falò, disse:

-         Isis, c’è qualcosa che devo dirti.-

La ragazza si tirò su a sedere, guardandolo negli occhi, mentre dei brividi leggeri le correvano sotto la pelle: era giunto il momento della verità, se lo sentiva.

-         Quello che abbiamo fatto…la nostra unione, ha fatto sì che ora ci conosciamo nel profondo…e questo comporta anche una conoscenza reciproca attraverso…i ricordi.- continuò, il ragazzo e, nel vederla irrigidirsi appena, perplessa le spiegò meglio- il fatto che tu ti sia concessa a me, in modo consapevole, e completo ha fatto sì che ora tu possegga i miei ricordi, così come io possiedo i tuoi.- nel vedere che ancora non replicava, e che invece si sfiorava leggermente tesa, la frangia, si preoccupò, quindi la supplicò:

-         Per favore, di’ qualcosa…-

-         Ecco cos’erano quegli strani sogni che ho fatto stamattina! Erano i tuoi ricordi! Non hai idea di quante cose ho visto: c’era Morzan che ti segnava la schiena con la spada che ora porti; e poi il tuo maestro, Tornac, insegnarti a tirar di scherma e ad andare a cavallo…pensavo fosse tutto una mia fantasia…- ragionò ad alta voce la Dark Angel, mentre gli stringeva le mani, consapevole del dolore che doveva aver patito.

-         Esatto, erano i miei ricordi. E visto che è tutto merito tuo, quello che stiamo vivendo ora, è giusto che ti dica cos’altro ha comportato il fatto che tu ti sia donata in modo completo e spontaneo, a me.-

-         Cosa?-

-         Mi hai liberato, Isis. Ci hai liberati entrambi. Io e Castigo te ne saremo eternamente grati.- le rivelò, carezzandole una guancia.

-         Da cosa? Da cosa vi avrei liberato?.-

-         Dal giuramento nell’antica lingua al quale ci ha costretti Galbartorix non appena l’uovo di Castigo si è schiuso per me.- le spiegò. E nel vederla turbata, allora comprese che era giunto il momento di parlare e raccontarle tutto, di aprirsi a lei, come lei si era aperta a lui, abbandonando le sue paure.

Quindi, iniziò a parlarle dei suoi genitori, di come Morzan avesse irretito e soggiogato Selena, e di come, in seguito, le avesse insegnato trucchi(che gli furono utili per usarla contro i suoi avversari) che le avevano fatto guadagnare il soprannome di “mano nera”. Le narrò del fatto che quando lei era rimasta incinta di lui, nessuno venne a sapere della sua gravidanza del fatto che uno dei Rinnegati avesse avuto un figlio, perché Galbatorix fece sì che crescesse sotto la sua protezione, e a Selena fu permesso di vedere suo figlio sempre meno.

Le raccontò della sua strana morte- di come era tornata, ammalata, dopo esser sparita per qualche tempo- ma con poco dolore, perché quasi non se ne ricordava; poi si concentrò sulla propria infanzia e sulla vita trascorsa a palazzo: tranquilla e frugale, fatta di duri allenamenti, e del più completo alienamento dalla vita di corte, anche se era costantemente tenuto informato sulle congiure di palazzo dal suo maestro Tornac(abitudine che gli era rimasta ancora, gli fece notare Isis, per alleggerire la tensione).

Le fece un breve riassunto della cena- obbligatoria- avvenuta al cospetto di Galbatorix, la sera del suo diciottesimo compleanno- dal momento che già conosceva quel ricordo-; ma si soffermò di più su quanto l’iniziale condivisione della visione di rinnovamento di Galbatorix, circa Alagaesia, si fosse sgretolata definitivamente quando lui, qualche mese più tardi, l’aveva mandato a chiamare e gli si era mostrato in preda alla collera, per poi ordinargli di prendere il comando di un esercito per schiacciare una ribellione in una provincia.

Le spiegò che quando aveva chiesto se avesse dovuto imprigionare i civili, Galbatorix gli aveva risposto che tutti, sia ribelli che civili, -donne o uomini, vecchi o bambini che fossero- avrebbero dovuto essere uccisi, e la zona distrutta.

In quel momento- disse Murtagh- avendo finalmente capito che il re non era colui che dichiarava di essere, (non un uomo che intendeva realizzare un progetto di pace ma piuttosto un individuo violento e senza scrupoli)si era deciso a fuggire con il proprio maestro d'armi, Tornac.

Tuttavia, in qualche modo(a lui ancora sconosciuto) il re aveva previsto le sue azioni: durante la fuga fece tendere loro un agguato dal quale, dopo lunghi scontri, lui riuscì a salvarsi, ma Tornac uscì senza vita.

La notte pian piano estendeva i suoi veli scuri, ma lui non si fermò nel suo racconto, abbassando di tanto in tanto gli occhi, o stringendo le mani di Isis tra le sue, oppure incatenando il suo sguardo chiaro al proprio; continuò a parlarle del suo passato: era strano per lui raccontare la sua vita a qualcuno, qualcuno che lo stesse veramente a sentire, che si mostrasse davvero interessato a lui, e non che fosse pronto ad usare le sue informazioni come armi a suo favore. Nonostante il timore di aprirsi di tanto in tanto tornasse a punzecchiarlo, fu questo, fu il pensiero di avere accanto a sé Isis, che gli permise di continuare.

Riprese a parlarle, concentrandosi su ciò che aveva fatto quando era diventato un uomo libero: aveva inseguito i Ra’zac, nella speranza che lo portassero dal nuovo Cavaliere di Drago, che, secondo le voci che giungevano a Murtagh, stava seriamente mettendo in difficoltà Galbatorix.

L’aveva salvato da un attacco ed insieme- dopo che l’uomo che era al seguito del nuovo Cavaliere, era morto- avevano intrapreso un viaggio per salvare un’elfa che poi li aveva spinti ad attraversare il Deserto di Hadarac, fino al Farthen Dur, sede dei Varden.

Cogliendo il sorriso di lei, Murtagh si fece spiegare come mai anche lei sapesse di Eragon e dei Varden, ed Isis fu pronta a giurare che lui l’avesse guardata con ammirazione nel momento in cui gli aveva detto che erano stati proprio i Dark Angel, assieme all’elfa- di nome Arya-che gli aveva detto di aver salvato, a far sì che l’uovo giungesse a quello che sarebbe diventato il nuovo Cavaliere di Drago.

Il ragazzo poi le spiegò di come il capo dei Varden, venuto a conoscenza delle sue origini, l’avesse inizialmente fatto imprigionare, ed in seguito l’avesse messo alla prova, nella battaglia che aveva avuto luogo lì, contro l’esercito imperiale.

L’iniziale passione e la calma di Murtagh furono via via offuscati dal dolore e per breve tempo-dopo aver spiegato che ormai si era guadagnato il rispetto di tutti i suoi nuovi compagni(compresa l’affascinante Nasuada, figlia del capo dei Varden, con la quale aveva stretto una piacevole amicizia)- si rinchiuse nel silenzio.

Anche Isis ammutolì. Nessuno tra i Varden, neppure la stessa Nasuada le avevano mai parlato del legame tra il loro capo ed il figlio di Morzan. E si sentì lievemente tradita, stranamente piccata dalla gelosia.

-         Ma…ma Murtagh, tu cosa provavi per Nasuada? E lei cosa provava per te?- gli chiese d’un tratto, la voce minuta, gli occhi bassi.

-         Isis, ne sei gelosa? Non esserlo, perché non è nulla rispetto a ciò che sento nei tuoi confronti, alla gratitudine che sento verso di te, per averci salvati- la rassicurò, prendendole il viso tra le mani e sfiorandole le labbra con le proprie.

-         Non mi hai ancora spiegato come ha fatto Galbatorix a piegarti al suo volere, tramite quel giuramento…- gli fece notare lei

Il Cavaliere distolse lo sguardo, disperdendolo lontano e mentre carezzava distrattamente i capelli lisci della ragazza, fece, assente:

-         Quanto sto per dirti forse farà sì che tu mi odi…ma…voglio essere sincero con te, perché…vorrei dimostrare che posso ricambiare il favore che mi hai fatto…- Isis notò che era davvero spaventato, sentì che aveva paura di perderla. Lo fissò col cuore che pulsava follemente: non aveva mai visto Murtagh così, da ciò che aveva osservato su di lui, era riuscita a dedurre che era un uomo affezionato al proprio status di “nobile” alla ricchezza che lo circondava; molto guardingo, restio a fidarsi di chiunque, all’infuori del suo drago. Non lo avrebbe mai creduto capace di una paura tanto altruistica. Spalancando quindi la mente, per scusarsi con Castigo circa ciò cui avrebbe assistito, un attimo dopo stinse le mani del ragazzo tra le proprie, con convinzione, e l’attirò a sé, baciandolo intensamente.

-         Non temere, sono io, la stessa con cui ti sei confidato fino a qualche secondo fa, una persona che conosci, e che ti conosce. Perché hai tanta paura di fare quest’ultimo salto?- ed infine, il suo sguardo profondo, le sue maniere gentili, la sua saggezza, fecero crollare le ultime difese del Cavaliere, che mormorò:

-         Dopo la battaglia del Farthen Dur, fui rapito. Dai Gemelli. Che uccisero il padre di Nasuada e mi fecero un incantesimo, per ricondurmi ad Uru Baen, senza che mi ribellassi. Galbatorix mi ha fatto torturare, punendomi per aver rinnegato gli anni di protezione che mi aveva offerto, quando ero stato ragazzo. Fino ad allora, nient’altro, al di fuori del mio corpo era mai stato violato, la mia mente era l’ultima roccaforte salva, che avevo. Almeno fino a quando l’uovo di Castigo non si è schiuso per me.- stendendo un braccio verso il muso del suo drago, glielo carezzò, con un misto di desolazione ed affetto- Allora Galbatorix ha scoperto i nostri veri nomi, e ci ha costretti a giurargli fedeltà…nell’Antica Lingua…- le ultime parole gli uscirono dalle labbra in un soffio. Fissò Isis di sott’ecchi, teso, scrutava in attesa, i suoi occhi preoccupati, temendo che da un momento all’altro avrebbe iniziato ad urlargli contro, o a picchiarlo…ma la ragazza non fece altro che guardarlo di rimando, e d’un tratto scoppio in lacrime, rifugiandosi tra le sue braccia.

-         Questo significa che…non potete opporvi in alcun modo a qualsiasi cosa Galbatorix vi ordini.- constatò. Dirlo ad alta voce, fece sussultare entrambi.- Questo non è possibile! Non è giusto! Non credevo che il Fato potesse essere tanto crudele! Ti prego, ora che sei libero dall’opprimente dipendenza dal re, lascia che ti aiuti: possiamo trovare i Varden e…- il ragazzo le posò un dito sulle labbra, ed il suo gesto si trasformò in una carezza mentre, piacevolmente sorpreso dall’inattesa tenacia che Isis dimostrava nel volerlo aiutare, forte del legame che ora avevano; le lasciò un bacio tranquillizzante sulle labbra, poi replicò:

-         No, i Varden mi ucciderebbero se solo mi vedessero: ho ucciso il re dei nani, Rothgar. Eragon mi ha detto che potrei avere una possibilità di salvezza, se il mio vero nome cambiasse, ma dal momento che non sappiamo se e quanto durerà la libertà che mi hai dato, preferisco passare questi attimi idilliaci…in famiglia.- mentre ancora la stringeva tra le braccia, la baciò di nuovo, ma stavolta fu un bacio diverso, come se avesse voluto ringraziarla di essere una delle poche cose belle nella sua vita; mentre Castigo di acciambellava ancora di più, attorno a loro.

 

Erano tornati ad Uru Baen a notte fonda, tutti e tre, e Isis e Murtagh si erano ritirati nella loro stanza dopo aver fatto addormentare Castigo nel Giardino. E, stretti uno nelle braccia dell’altra erano rimasti a fissarsi-consapevoli di non aver ormai più segreti tra loro- finchè il sonno non li aveva sorpresi.

La Dark Angel tuttavia, non era riuscita ad assopirsi, poiché sapeva che c’era qualcosa che doveva fare: ritornare a curarsi della missione che aveva giurato di portare avanti…

La ragazza era però rimasta qualche tempo ad osservare il viso del suo Cavaliere, bagnato dalla luce argentea della luna, mentre tutt’attorno a lui si spandevano le ombre. Infine, facendosi forza, era scivolata lentamente fuori dal letto e, attenta a non svegliarlo, si era chiusa nello studiolo.

Dilaniata dai dubbi, e con le lacrime agli occhi, rimase come paralizzata, senza sapere cosa fare, per un tempo che le parve interminabile: era giusto ciò che stava per fare, dal momento che si era guadagnata la fiducia di Murtagh e del suo drago? Ora che per loro rappresentava la luce, nelle tenebre?

Ma il suo corpo si mosse da solo, d’un tratto, sedendosi al tavolo ed iniziando a scrivere su un foglio di pergamena giallastra…

Eragon,

scusami se ho interrotto i contatti per un po’. Ora sono diventata la schiava di Murtagh, ed ho delle notizie importanti…

gli scrisse tutto, tutto ciò che sapeva, che aveva udito, che aveva sentito. E quando ebbe terminato rimase per qualche attimo a guardare il proprio falco che prendeva il volo, fuori dalla finestra, nell’oscurità, verso i Varden, con il suo messaggio legato ad una zampa.

Il cuore le pulsava ferocemente e debolmente nel petto. Perché non riusciva a liberarsi della sensazione di aver tradito Murtagh?

Dolce Isis, non colpevolizzarti. Pensa se tutte le informazioni che stai passando ai Varden li porteranno a trovare un modo per liberare il tuo Cavaliere…cercò di consigliarle il suo maestro.

Asciugandosi una lacrima col dorso della mano ed abbozzando un sorriso, la ragazza lo ringraziò, ed subito dopo scivolò di nuovo sotto le coperte, silenziosa. Si raggomitolò contro il suo uomo, sussurrandogli, mentre dormiva.

-         Ti prego, perdonami. Lo sto facendo per te. Io ti amo.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Che ne pensate di questo chappy? Vi piace? Si è capito bene cosa è successo tra Isis e Murtagh dopo che si sono uniti?

 

Fatemi sapere

Un baciotto

Marty23

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Capitolo 23
*** bisogno ***


Capitolo 19

Bisogno

 

La condizione di spensieratezza e rinascita, di libertà di Murtagh e del suo drago, si rivelarono essere assolutamente temporanee.

Per una settimana il Cavaliere trascinò Isis con sé in giro per Alagaesia, confidandosi con lei, scoprendo sempre nuove cose, felice che la sua donna fosse al suo fianco; continuò ad aprirsi e la ragazza, piacevolmente sorpresa, si detestò per averlo odiato, inizialmente, così come per aver tentato di ucciderlo; poiché, disse a se stessa, avrebbe potuto abituarsi a quel nuovo Murtagh.

Tuttavia, più il tempo trascorreva, maggiormente lo sentiva chiudersi in se stesso, avvertiva persino i pensieri di Castigo farsi più oscuri, lontani…

Non avrebbe mai sospettato però, che quel particolare fosse sentore che la libertà che gli aveva concesso, fosse temporanea se, la mattina dell’ultimo giorno della settimana, mentre era intenta a cucire, Murtagh- di ritorno da una campagna militare contro i Varden, conclusasi male per l’Impero, (dal momento che Isis era riuscita ad avvisarli, osservando ed estorcendo qualche parola a Murtagh)- non si fosse presentato al suo cospetto, a pomeriggio inoltrato, irrompendo nella stanza come una furia, una strana luce negli occhi.

La Dark Angel, trovandoselo davanti, avvertì l’ormai familiare sollievo che la rinfrancava, ogni volta che faceva ritorno, così, dopo aver fermato l’ago tra le pieghe della gonna dell’abito; senza pensarci due volte, gli gettò le braccia al collo, un sorriso tanto radioso che arrivò persino a farle splendere gli occhi.

Il ragazzo prese a baciarla, sfiorandole il viso mentre la ritrovava, e lei si crogiolò nel calore delle sue carezze, del suo abbraccio, col cuore che le batteva più lesto, felice. Poi però, quelle labbra si fecero avide, bramose ed i gesti del Cavaliere divennero ingordi, mentre le sue mani calavano senza troppe cerimonie sui seni di lei, e le serravano la vita, come a volerla avere più vicina, o forse…come se non avesse voluto lasciarla…scappare

-         Murtagh, aspetta…- lo interruppe allora Isis, frapponendo una mano tra di loro, mentre posava la fronte contro la sua. Si sentiva davvero strana…come mai il cuore le tremava nel petto? E perché avvertiva di aver bisogno d’aria?

Quell’insolita richiesta, quella supplica lo fecero sussultare, spingendolo quindi a rispettarla. La ragazza riuscì ad alzare la testa, per osservare l’espressione di Murtagh, nonostante lui tenesse il viso basso: manteneva una postura rigida, i muscoli tesi, gli occhi fiammeggiavano irrequieti, come se fosse diviso, a causa di un suo dissidio interiore, come se stesse attaccando battaglia contro un demone sul quale non riusciva a prevalere...

Isis fece quindi per allungare una mano, per sfiorargli una guancia, pronta a domandargli cosa avesse, ma il Cavaliere fu più lesto: le afferrò il palmo bruno con una mano e se lo portò alle labbra; un attimo più tardi le spinse il braccio attorno alle proprie spalle e, senza preavviso la sollevò da terra. Non smise mai di baciarla mentre avanzava verso il letto, erano baci tanto intensi che Isis non si accorse del reale pericolo che correva, finchè non percepì la morbidezza del materasso piegarsi sotto il peso dei loro corpi.

-         Murtagh, aspetta…io…non posso darti ciò che vuoi…- gli sussurrò, cercando di tirarsi su a sedere.

-         Perché no? Tu mi appartieni ora, sei mia. Non sai che non dovresti mai negarti al tuo signore?- la rimproverò, mellifluo, pungente. I suoi occhi scintillavano di lussuria mentre tentava di bloccarle i polsi sopra la testa.

Le parole del figlio di Morzan la ferirono profondamente ed in quel momento la ragazza si paralizzò: aveva finalmente capito che non sarebbe mai riuscita a dissuaderlo dal prendere da lei, ciò che voleva.

Qualche lacrima prese a scorrerle lungo le guance: non riusciva a spiegarsi quel repentino cambio d’umore e d’indole, dal momento che fino al giorno prima era stato dolce e rispettoso nei suoi confronti…tuttavia, nonostante si sentisse tremendamente meschina ad affrontarlo, per impedirgli di farle del male- poiché lo amava- sapeva che opporgli resistenza era l’unico modo che aveva, per salvarsi.

Perciò, anche se le lacrime continuavano, copiose a bagnarle il volto- dal momento che sentiva di andare contro se stessa, agendo a quel modo- sentì che una rabbia impetuosa invaderla, come una marea, e si impadroniva di lei, con la violenza di un’onda ogni volta che le parole di Murtagh le risuonavano nelle orecchie.

Così iniziò a scalciare, a dibattersi, a dimenarsi, colpendo qualsiasi suo lembo di pelle le capitasse a tiro, finchè, dopo averlo colpito ad un ginocchio, non scorse lo scintillio dell’ago, tra le pieghe del vestito…lo afferrò, con un movimento fluido e veloce- nonostante qualche tentennamento- e lo piantò nel collo di Murtagh…

Approfittando del fatto che lui grugnisse per il dolore, e fosse impegnato a raccogliere tra le mani i rivoletti di sangue che gli sgorgavano dalla gola, Isis lo spinse lontano da sé, quel tanto che le bastò per rotolare giù dal letto- e quasi rischiò di cadere- gli occhi umidi mentre si sentiva pervasa da un fugace senso di vittoria, contaminato però da un’immensa amarezza.

Scacciando le lacrime col dorso della mano, drizzò la schiena, e disse, seppur con la voce ancora flebile:

-         Mi dispiace. Ma oggi non avrei potuto mai darti ciò che desideravi perché altrimenti…sarei rimasta incinta.- confessò, con un certo imbarazzo.- Mi ti sarei concessa volentieri in altre circostanze, ma ciò che hai appena fatto dimostra che non sei poi così diverso da lord Thelonius.- dapprima aveva tentato di tingere le sue parole di rimprovero ma, via via che parlava, si rese conto che erano intrise di un’amara presa di coscienza, un’ombra di paura e da una forte delusione.

Infine quindi, ormai anche incapace di ascoltare la sua stessa voce, oltre che di guardare lo scempio che aveva fatto del figlio di Morzan, corse via, con passi veloci ma sicuri, quasi avesse preparato una fuga, nonostante singhiozzasse ancora.

 

-         Dovete andar via, ragazzi: ora.- stava quasi ordinando Isis a Lara e Simon, che tenevano con difficoltà il suo passo nervoso, spedito, mentre trascinava un cavallo per le redini.

-         Signora…perché ci stai facendo…scappare?- le domandò il soldato, tenendo le mani della sua donna tra le proprie.

La Dark Angel non lo guardò ma abbassò il viso mentre rallentava appena l’andatura. Poi, improvvisamente, riaprì gli occhi infervorata da una veemente tenacia.

-         Perché, mio caro Simon, in questo luogo aleggia la morte. Una minaccia, qui, si può trovare persino dietro il più innocuo angolo, e detesto profondamente l’eventualità che possiate essere in pericolo. Principalmente forse a causa mia, per via dell’amicizia che ci lega.- i due amanti si paralizzarono, immobilizzandosi nel bel mezzo del corridoio . Le parole della loro signora permisero loro di capire che trasudavano dolore, paura, addirittura odio, forse…probabilmente perché quella donna aveva sperimentato sulla propria pelle, ciò di cui parlava.

-         Ma…ma, signora, non…possiamo. Non si può sfuggire al re come se nulla fosse, non…non si può.- si oppose flebilmente Lara, cercando di mostrarle il grande errore che c’era, nelle sue azioni.

-         Oh, avanti Lara! Non dirmi che non hai mai provato ad andartene da questo posto, che non hai mai desiderato la libertà!- la rimproverò lievemente, fermandosi per voltarsi a guardarla.- Credimi, potete andar via, perché ho scoperto che i servi, in questo palazzo sono gli unici a non esser stati costretti a giurare fedeltà al re, nell’antica lingua(a differenza dei nobili e di molti altri sottoposti di Galbatorix). Non riesco a credere che dopo tutto ciò che avete dovuto subire, vogliate ancora mostrare rispetto ad un tiranno folle…ed inoltre, immagino, non vorrete far crescere vostro figlio in questo mondo.- quindi, pronta, espose loro le sue ragioni, e sembrò che la terra tremasse tanto era forte il senso di giustizia e di verità, in esse.

Lara sussultò, con le guance imporporate ed automaticamente si portò una mano al ventre, sentendosi smascherata.

-         Signora come…come fate a…saperlo?- balbettò, sottovoce, come stesse parlando di un tesoro inestimabile; gli occhi bassi, colmi di imbarazzo.

-         Oh, Lara, l’ho visto negli occhi di Simon in questi ultimi giorni, e lo leggo sul tuo volto, in ogni tuo movimento, persino: non lo sapevi che il viso delle donne si addolcisce, quando sono in attesa? E che le loro espressioni si fanno protettive ma bonarie, come quelle di un’orsa che accudisce i suoi cuccioli?- le spiegò Isis, con gli occhi lucidi, mentre si arrischiava appena a sfiorarle la pancia, leggermente prominente, sotto l’abito; spingendola a risollevare il volto, ed incontrando uno splendido sorriso.

Ormai i tre(o meglio, i quattro)erano giunti al laghetto poco fuori Uru Baen così, mentre Simon lasciava loro un po’ di intimità, facendo abbeverare il cavallo, finalmente le due donne si abbracciarono, commosse, avvertendo per la prima volta l’affetto che le legava come qualcosa di concreto.

-         Andate, ora, prima che le ombre si facciano troppo lunghe, o prima che possano accorgersi della vostra assenza. Rifugiatevi dai Varden, nel Surda; loro; sono loro alleata perciò vi aiuteranno, se parlerete a mio nome.- li informò, mentre aiutava la sua amica a montare il sella al destriero pezzato che aveva rubato dalle scuderie; dietro a Simon.

-         Grazie signora, per tutto ciò che hai fatto per noi…per tutti e tre noi…- fece la donna gli occhi resi ancora più splendenti dalle lacrime che non riusciva a fermare(notò Isis, mentre realizzava che quella probabilmente sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe ammirato i suoi occhi da cerbiatta). Carezzò, con un gesto spontaneo ed intenso, una guancia scura della ragazza, infine si strinse al suo uomo mentre il loro cavallo partiva al galoppo verso la libertà.

La Dark Angel rimase a fissarli per tutto il tempo, finchè non scomparvero definitivamente all’orizzonte. Sentì il proprio corpo farsi leggero come una piuma, mentre pensava che erano finalmente liberi, salvi(dal momento che non avrebbero più potuto essere usati contro di lei); ma allo stesso tempo desiderò poter essere fuggita con loro, poiché il cuore le si era fatto pesante, ad ogni loro passo; all’idea che non avrebbe più potuto averli accanto.

Ora i suoi amici erano al sicuro, ma lei…sarebbe stata sola. Sola a dover fronteggiare dozzine di pericoli, poiché per prima cosa avrebbe dovuto rispondere d’aver aggredito il Cavaliere di Galbatorix, il Cavaliere che amava, ma del quale non sapeva più se poteva fidarsi…

Sopraffatta da emozioni contrastanti, si abbandonò su un masso in riva al lago, e si lasciò andare alle lacrime, nascondendo il viso tra le mani…

 

-         perché piangi, Isis?- quel richiamo, seppur sussurrato e tinto di una nota di curiosità, fece sobbalzare la ragazza, qualche tempo dopo, che subito scattò in piedi, riconoscendo la voce di Murtagh, a poca distanza da lei.

Sentendo le membra ridotte ad un fascio di nervi, ed i muscoli tesi a fior di pelle, osò alzare la testa: dinnanzi a lei, il figlio di Morzan, le braccia allacciate al petto, stava poggiato contro la zampa del suo drago, e la scrutava, in attesa. Notò con una certa sorpresa che aveva sospirato di sollievo dopo aver sbirciato in direzione del suo collo, ed averlo scoperto privo di ferite. Così, comprendendo che non aveva intenzione di risponderli, continuò, facendosi forza:

-         Isis…io…mi dispiace. Ti prego, scusami. Non…- iniziò, ma poi realizzò di…essere a corto delle parole giuste, di non sapere affatto cosa dire! Quindi, approfittando del fatto che la Dark Angel gli si era fatta più vicina, prese a mormorare, gettando un incantesimo tutt’attorno a loro, e subito dopo tentò di toccare la mente di Isis con le sua.

La ragazza riconobbe la mente di Murtagh, ma percepì che i suoi pensieri le erano preclusi, perché oscurati da una forza opprimente che, come una mano, serrava attorno ad essi la propria presa ferrea. Perciò, turbata, si retrasse, fissandolo dura, mentre legava i suoi occhi ai propri.

-         è…è per questo che l’hai fatto? Che hai tentato di prendermi contro la mia volontà? Il giuramento che hai pronunciato a Galbatorix torna a far sentire il peso delle sue catene…- sentenziò, con voce malinconica e delusa.

-         Perdonami, non volevo farti del male ma…non ho avuto scelta…- tentò di spiegarle lui, mentre carezzava dolente, il muso del suo drago.

-         Per cosa? Per il giuramento nell’antica lingua o per ciò che stavi per farmi?- gli ringhiò contro, con la stessa dolcezza di un leone.

-         Per…entrambi.- soffiò mortificato il Cavaliere. Stava per aggiungere qualcos’altro, ma lei non gliene diede il tempo, perché, sentendosi sommergere da un’accecante rabbia, lo aggredì:

-         Ah, ora capisco: dal momento che hai…finito la tua “razione di libertà”, e non riesci più a sopportare il controllo che Galbatorix esercita su di te, hai pensato di usarmi, senza curarti di altro che non fosse…ottenere ciò che volevi!-

Murtagh sussultò, come se fosse stato schiaffeggiato e persino Castigo, abbassò il gigantesco muso. Per un po’ quindi, tra i due ragazzi scese un silenzio carico di accuse non urlate, colpe non espiate; insopportabile, dal momento che la verità e la crudezza di quelle parole colpirono entrambi come fossero state fuoco, su una ferita aperta.

-         Per favore, lascia che ti spieghi…è vero, ciò che ho fatto è imperdonabile, ma la tua presenza qui, il tuo tocco, mi permettono di vincere le mie paure…- le spiegò, con voce tremante e la postura rigida di chi teme che le sue parole gli possano essere usate contro.

-         Cosa?! Tu, il famigerato Cavaliere di Galbatorix, conosci la paura?- lo sbeffeggiò aspra, la ragazza.

-         Tutti gli uomini hanno delle paure…- mormorò Murtagh, sollevando la testa, come se stesse ammettendo un’amara verità, nella quale, sembrava gli pesasse di ammettere, rientrava anche lui.

Isis si avvolse le braccia attorno al petto, strette, e serrò le labbra:

“tu non sei un uomo.” Stava per controbattere, acida, ma incontrando gli occhi tristi di Castigo si sentì ferita, colpita al cuore dal dolore che trasudavano e bisbigliò, quasi stesse rispettando un segreto importantissimo:

-         Che cosa temi, Murtagh?-

-         Per tutta la vita ho avuto paura. Paura di essere usato. Da Galbatorix, dai suoi nobili, perché ero il figlio di Morzan. Poi, quando sono fuggito, ero ormai lontano da quella rete di ipocrisie che mi aveva circondato da sempre, per la prima volta ero libero, e quasi non mi importava di incontrare ostilità, a causa dei miei natali. Il destino però, mi ha voltato le spalle e…ho subito atroci torture quando sono stato ricondotto qui, ma presto ci feci l’abitudine…tuttavia…Castigo è stato la mia vera rovina: gli voglio bene, lo adoro, il nostro legame è lo stesso che unisce Eragon e Saphira, ma…bhè all’inizio Castigo era forte e non voleva cedere alle pressioni, alle violenze di Galbatorix…poi però, il re ha capito quanto gli fossi affezionato e…l’ha usato contro di me! Ero così straziato vedendolo soffrire! E…alla fine, l’ho tradito, cedendo: ho giurato fedeltà al re, nell’antica lingua, e ci ho condannati entrambi…- la confusione nelle parole di Murtagh, non avrebbe permesso alla Dark Angel di capire cos’era veramente successo, se non avesse avuto l’ausilio dei ricordi che il ragazzo le aveva mostrato l’ultima volta che si erano coccolati; quindi potè comprendere quanto lui, quanto loro avessero sofferto e quanto il Cavaliere stesse ancora soffrendo, quanto fosse arrabbiato con se stesso, per aver commesso un tale errore. E sentì una tale pietà nei suoi confronti che il suo corpo si mosse da solo, tanto che lei si rese conto di aver allungato un braccio per carezzargli i ricci, solo quando avvertì la morbidezza dei suoi capelli contro i polpastrelli.

-         Mi dispiace per ciò che hai subito, Murtagh, ma spero tu capisca che ciò che stavi per farmi è…esattamente ciò che tu temi di più…- gli fece notare, con tono disincantato, ma pacato.

-         Hai ragione, e ti chiedo perdono per ciò che stavo per farti ma…ecco…ho agito così perché…da quando ti conosco ho provato un senso di libertà ancor più profondo di quella che mi ero conquistato e…dovevo dirti una cosa circa una campagna militare che Galbatorix sta organizzando- nella speranza di avere un tuo consiglio- ma…la libertà che mi hai dato si era “affievolita” in favore del controllo che il re esercita su di me(e, credimi, è tale che sa persino quando respiro, tanto che riesco a fare poco senza il suo consenso…)così, anche se sapevo che non era una cosa…giusta…ho pensato di riprendermela, perché avevo…bisogno di quella sensazione per parlare con te, con la sicurezza che Galbatorix non mi ascoltasse…- le spiegò, posando la propria mano sulla sua,  ferma tra la sua chioma.

-         E…come sai che non ci sta ascoltando, adesso?- fece, preoccupata, e guardinga.

-         L’incantesimo che ho gettato attorno a noi mi permette di accorgermi se Galbatorix dovesse essere in ascolto. Tranquilla, siamo al sicuro.- la tranquillizzò, sfiorandole la guancia con la punta delle dita.

Con sua grande sorpresa, Isis strinse le sue mani callose tra le proprie, gli occhi chiari illuminati da una scintilla, una fiamma di speranza.

-         Allora dimmi tutto, ora: ti ascolto.- gli promise, con un sorriso sereno che gli fece capire che sarebbe rimasta al suo fianco anche dopo ciò che le aveva quasi imposto.

Il Cavaliere perciò, infine, si lasciò andare, avvertì che le sue difese stavano crollando e, con il cuore che gli pulsava, emozionato, nel petto, attirò a sé Isis, e la strinse tra le braccia. Posò il mento nell’incavo del suo collo ed iniziò a sussurrarle un fiume di parole all’orecchio, informazioni che, la Dark Angel già sapeva, avrebbe fatto arrivare ad Eragon.

Fu un piacere per lei riconoscere che non era cambiata, che, mentre ascoltava, era tornata ad essere l’attento stratega che il suo popolo le aveva insegnato ad essere; tuttavia, pian piano che il discorso volgeva al termine, anche lei si faceva via via più…umana, e, alla fine riuscì a concentrarsi solo sulla sicurezza, sul calore che le labbra, e le braccia di Murtagh le trasmettevano; e vi si crogiolò dentro- sicura di aver già perdonato l’uomo che le stava davanti, perché lui le aveva chiesto aiuto, ma soprattutto perché…lo amava.

-         sai,- disse il ragazzo rompendo la bolla di silenzio che li aveva visti restare l’uno nelle braccia dell’altra, alla fine- non ti nascondo che…mi piacerebbe che avessimo un figlio. Mi incanterebbe vederlo addormentarsi tra le mie braccia, mentre tu gli racconti delle favole; e vorrei avesse i tuoi stessi, splendidi occhi. Ma…mi frena la paura che possiate entrambi soffrire, o che lui possa subire il mio stesso destino, visti i tempi oscuri…- il suo tono sognante, che l’aveva commossa, fu contaminato da una nota di amarezza, ma Isis non permise ai suoi penetranti occhi scuri, di incupirsi: agendo d’istinto, avvicinò il suo viso al proprio, tirandolo per il colletto della camicia, e premette le labbra sulle sue, in un bacio dolce ed appassionato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccovi un nuovo post! Spero vi sia piaciuto, anche se, ammetto che anche ai miei occhi sembra un po’ strano.

Per favore tenete presente che è assolutamente extra, perché non mi aspettavo di avere il tempo di metterlo insieme e di trascriverlo; perciò dalla fine del capitolo 18, se ci sono rallentamenti o blocchi temporanei della ff, vi prego di andare a leggere l’avviso che ho lasciato nel post precedente.

 

Allora, premetto che pur avendo comprato Inheritance, non ho letto oltre pagina 100(sempre a causa degli impegni con l’uni)ma l’altro giorno lo stavo sfogliando ed ho trovato la “confessione”di Murtagh, circa il metodo usato da Galbatorix per fargli giurare fedeltà nell’antica lingua; l’ho estrapolato dal contesto del capitolo di Inheritance(che onestamente non so nemmeno quale sia) e un po’ cambiato ma le parole sono più o meno le stesse. Scusate quest’ “ispirazione”(mi auguro di non aver deluso nessuno) ma spero di aver comunque reso bene quello che volevo intendere nel mio contesto.

 

Infine, vorrei ringraziare lysdance1 per aver aggiunto la ff tra le seguite e Maestro_Luca per aver inserito la storia tra le preferite, e per aver commentato con tanta rapidità, ponendo attenzione a moltissimi particolari, e lasciandomi dei consigli che spero mi aiuteranno a migliorare.

 

Un saluto

Marty23

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Capitolo 24
*** doveri e piaceri ***


Capitolo 20

Doveri e piaceri

 

Durante i due mesi che seguirono, Murtagh si prese cura della sua Isis in un modo tutto particolare: di tanto in tanto la chiamava usando l’appellativo “mia signora”, in segno di rispetto. Ma il fatto che lui la rispettasse traspariva da qualsiasi suo gesto: quando facevano l’amore, riuscendo a fondersi in una cosa sola, il ragazzo la portava in giro per Alagaesia- a volte persino nelle città sotto il controllo dell’Impero, per spiegargliene meglio la struttura, la stratificazione di coloro che ne avevano il comando(quasi sempre, poco prima che da una di quelle stesse per essere sferrato un attacco ai Varden)- oppure si confidava con lei, o le parlava dei ricordi che aveva acquisito e che sentiva come suoi; quando la sensazione di libertà che Isis gli donava, veniva meno, il Cavaliere non faceva mai gesti che potessero infastidire la Dark Angel, o che potessero farla sentire un oggetto, che lui usava a suo piacimento; piuttosto soffriva la presenza di Galbatorix nella sua mente, in silenzio, continuando persino a sorridere, almeno finché la ragazza non interveniva di nuovo ad alleviare le sue sofferenze. Generalmente, però, nei periodi durante i quali Murtagh tornava a rabbuiarsi, a diventare “proprietà” di Galbatorix, i due restavano nel palazzo, chiudendosi per giornate intere nell’armeria, dove il figlio di Morzan dava alla Dark Angel consigli e la metteva alla prova, per migliorarne le capacità di maneggiare la spada, il pugnale o addirittura, l’arco.

Per qualche giorno- memore degli insegnamenti impartiti da Morzan a sua madre- il ragazzo disse di volerle anche insegnare a padroneggiare qualche incantesimo, per permetterle di difendersi dai pericoli di cui quel luogo brulicava, e dai nobili che vi abitavano(dei quali- scoprì Isis- Murtagh era davvero geloso, ogniqualvolta osavano anche solo posare gli occhi su di lei) poiché temeva sarebbe potuto succederle qualcosa.

Con grande sorpresa di entrambi, la Dark Angel si dimostrò particolarmente predisposta e capace a destreggiarsi con gli incantesimi nell’antica lingua- che Murtagh stesso, usava- anche se, praticarli, le procurava ogni volta un gran mal di testa, e perdeva le energie molto prima rispetto a luco, così ogni volta finiva per sentirsi spossata, debole, o con le membra che le tremavano.

Una volta, addirittura, svenne.

Ma si risvegliò quasi subito- l’aria nei polmoni le fece quasi male- e realizzò di essere circondata dalle pareti della sua stanza; capì di trovarsi sdraiata quando riconobbe i tratti disegnati del viso di Murtagh, quasi sepolto nel suo ventre, dal momento che se ne stava inginocchiato a terra: gli occhi scuri del Cavaliere si erano fatti grandi, colmi di paura, e respirava male, affannosamente così come i battiti del suo cuore erano accelerati.

Immediatamente, trovando i suoi occhi chiari nei propri, le prese una mano tra le sue e ne baciò più volte la morbida pelle scura.

-         Isis, come stai? Mi…mi hai spaventato: non respiravi più…- sussurrò, con voce rotta, sull’orlo delle lacrime.

Alla Dark Angel- che non aveva memoria di ciò cui Murtagh si stava riferendo- osservando il terrore nello sguardo del suo Cavaliere, quella volta il respiro, mancò davvero: possibile che Murtagh fosse tanto preoccupato, per lei?

Dolcemente, aprì il palmo che il ragazzo ancora custodiva, e lasciò che lui vi adagiasse contro la sua guancia.

Fece per mettersi a sedere, affascinata e coinvolta da quei momenti intimi, che scorrevano lenti, senza tempo; desiderandone una briciola in più. Ma il figlio di Morzan scattò in piedi, per impedirle di fare anche un solo movimento, apprensivo, angosciato dall’idea che potesse capitarle qualcos’altro…stava quindi per prenderle il viso tra le mani, e baciarla, quando un soldato bussò alla porta.

Il tempo tornò a scorrere, tiranno, mentre quell’uomo comunicava al Cavaliere che era stato convocato dal re, nella Sala del Trono.

 

Rassicurato dalla promessa strappata ad Isis prima di andare(che non avrebbe mosso un muscolo, e lui l’avrebbe ritrovata esattamente nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata) Murtagh attraversò con passo sicuro la soglia della Sala del Trono, e chinò il capo, in segno di rispetto in direzione di Galbatorix; esordendo, una volta che la Corte si era ritirata, lasciandoli soli:

-         Mio sire, eccomi.-

-         Murtagh, Murtagh, Murtagh…tu prego, ricordami: qual era il tuo compito, una volta ottenuto di avere quella Dark Angel al tuo fianco?- sussurrò, fingendo di non ricordare, con voce melliflua ed ipnotica, picchiettando nervosamente le dita guantate di cuoio su un bracciolo del suo scranno, mentre inchiodava il suo Cavaliere con lo sguardo.

-         Sapere il suo nome, e scoprire cosa avesse sottratto da questo posto, quando è venuta qui…- replicò quello, pronto, anche se a voce bassa, pungente.

-         E…a che punto sei con il tuo compito? Hai fatto progressi?- gli chiese il re, falsamente interessato, intento a lisciarsi la barba.

Il ragazzo sostenne il suo sguardo con aria di sfida, intenzionato a non rispondergli.

Una cappa di opprimente, teso mutismo era scesa sui due, e perdurò per diverso tempo, almeno finchè Galbatorix non fece risuonare come un tuono la propria voce nella quiete della sala, pronunciando un incantesimo nell’antica lingua.

Subito dopo quel suono secco come una frusta, Murtagh scoprì che le gambe non lo sostenevano più, e cadde sul pavimento, in ginocchio. Gli sembrava di avere tutto il corpo soffocato da decine di funi invisibili, che lo tiravano in direzioni diverse…

Col respiro affannoso, e le vene del collo che pulsavano, in evidenza sotto la pelle, sollevò un’ultima volta lo sguardo verso il re, mentre in lontananza, nell’angolo più recondito della sua mente, udiva il ruggito preoccupato e sofferente di Castigo, che condivideva ciò che lui stava provando.

Il ragazzo cercò di tranquillizzarlo, ma infine, no riuscì più a trattenersi, e si lasciò sfuggire un urlo, straziante: sentiva che Galbatorix stava rovistando nella sua mente, derubandolo dei suoi pensieri, dei suoi ricordi, defraudandolo,- in un certo senso, quindi- di se stesso, per poter usare ciò che vedeva, ciò che sentiva, contro di lui.

Murtagh tentò di ribellarsi, sentendo che ogni angolo del suo io si faceva chiaro, per il re, fluendo senza freni nella sua mente; ma era paralizzato, e prenda di un dolore lancinante, come fosse stato arso da un incendio. Perciò, non potè far altro accogliere in sé un intenso odio, nei confronti di quell’usurpatore.

-         Bene…- sogghignò Galbatorix,- sono felice che ti diverta tanto con quella tua…Isis ma mentre la portavi in gita in giro per Alagaesia, hai dimenticato del tutto di portare a termine il tuo compito…cosa credi?! Di poter disobbedire ai miei ordini?! Ti sta rammollendo, stupido ragazzino! Possibile che tu non abbia imparato nulla? Come sempre basta che tocchino il tuo drago, e tu cadi ai piedi di chi ha trovato questo tuo punto debole…- lo rimproverò, con aspro scherno Galbatorix, che si era alzato dal suo trono, ed aveva preso a girare lentamente attorno al suo Cavaliere, senza mai togliergli gli occhi di dosso, come un lupo che sta per attaccare una preda mentre- notava Murtagh- emanava sempre più un odore di ferro.

D’un tratto si fermò, ed afferrò il mento del ragazzo tra le dita, per costringere i suoi occhi ad incatenarsi ai propri.

-         C’è un unico modo per impedire che continui a rovinarti: uccidila.- gli ordinò, dopo esser stato sicuro di aver monopolizzato il suo campo visivo, la sua mente, ogni cosa.

Al Cavaliere parve che la terra sotto di lui stesse franando, e lo spettro di quella paura- vista l’incompatibilità di quell’ordine, alle sue orecchie- emerse sul suo viso, permettendo a Galbatorix di riconoscerlo chiaramente.

L’uomo si sistemò bene la corona sulla testa, e mentre rideva, duro, sprezzante per quel particolare, unna luce perversa brillò nei suoi occhi: aveva scoperto un nuovo punto debole del figlio di Morzan!

-         Non vuoi farlo?- lo derise, continuando.- Allora dovrai scegliere se per te è più importante la sua vita, o la tua e quella del suo drago. Perché se non la ucciderai, sarò io a farlo per te, servendomi delle tue stesse mani; e subito dopo mi sbarazzerò di te e di Castigo. A te la scelta!- e, così dicendo lo congedò, stendendo una mano guantata davanti a sé, mentre mormorava una formula nell’antica lingua, che impedì a Murtagh di avere possesso del proprio corpo, e che, tuttavia, lo stava trascinando fuori da quella sala.

Non appena le porte della Sala del Trono si chiusero alle sue spalle, il Cavaliere avvertì che quei fili invisibili che l’avevano portato fuori di lì, venivano recisi di netto, ed immediatamente si sentì stanco, ma con la consapevolezza che l’incantesimo aveva esaurito il suo effetto. E questo lo rese di nuovo padrone dei suoi gesti. Tuttavia, quel particolare, anziché rinfrancarlo, lo svuotò, mentre, ad ogni passo cadeva sempre più preda dei suoi dubbi.

Cos’avrebbe dovuto fare?

Che cosa voleva fare?

Più volte provò a chiedere consiglio ed aiuti a Castigo, ma quando si rese conto che piangeva, avvertì che anche il drago non aveva idea di come comportarsi, ed il cuore gli si fece gonfio, pesante.

Isis era colei che era riuscita a far sì che gli tornasse a battere il cuore, che si era presa cura di lui e di Castigo, che aveva insegnato ad entrambi a gioire, a respirare, ad essere veramente liberi.

Ora,- si chiese Murtagh- dal momento che il legame che aveva con Castigo e quello stretto con Isis, erano per lui un porto sicuro; sarebbe stato pronto a rinunciare al secondo, per avere salva la vita? Sarebbe stato disposto a sacrificare la propria vita e quella del suo drago, per quella di Isis?

Non lo sapeva ancora…

 

Isis lo vide entrare nella loro stanza con l’espressione tirata, tesa dalla preoccupazione, il volto cupo, quasi grigio in effetti; così, incurante della promessa che gli aveva fatto- di restare distesa fino al suo ritorno; dal momento che quel cambiamento piombava come un uragano nella loro tranquillità- balzò in piedi e gli si parò davanti, decisa a chiedergli cosa fosse successo; tuttavia, il ragazzo non gliene diede il tempo, perché quasi si gettò tra le sue braccia, quasi fosse stato un bambino che torna a casa.

E, d’un tratto, con grande sorpresa di entrambi, il Cavaliere versò qualche lacrima, dopo aver sepolto il viso tra i suoi capelli profumati, che tanto amava.

La Dark Angel lasciò che si sfogasse, poiché sapeva che le parole e le spiegazioni, sarebbero giunte al momento opportuno- e che, allora, fare tante domande, avrebbe solo messo a disagio entrambi- poi, quando si fu calmato, lo fece sedere accanto a sé, sul bordo del materasso e, stringendo con convinzione le sue mani tra le proprie, lo rassicurò, guarda dolo con dolcezza:

-         Non temere, Murtagh, troveremo una soluzione anche a questo, tutti e tre noi.-

-         Perché, Isis? Perché stai facendo questo per me, e per Castigo?- le chiese, sentendo di nuovo scendere su di sé, il velo del sospetto che per tanti anni l’aveva accompagnato.

-         Perché…perché…ecco…ti prego, non pensare che io voglia sostituirmi al tuo drago, perché so quale affetto vi lega, ma…è…perché io ti amo- gli confessò, seppur con lieve imbarazzo, sentendosi finalmente liberata da un peso che neppure sapeva di avere.

Quelle parole parvero propagarsi ovunque, rimanendo ad aleggiare tra il Cavaliere e la Dark Angel, e per un po’ entrambi rimasero in silenzio, in attesa.

Murtagh sussultò, colpito da quella confessione. Non sapeva bene cosa fare, perché nessuno, l’aveva mai amato nel modo in cui intendeva Isis, perciò non aveva idea del suo profondo significato, e di tutto ciò che comportasse- anche se, ricordando come e quanto la ragazza fosse stata presente nella sua vita, negli ultimi tempi, anima e corpo; poteva immaginarlo. E questo lo gettò ancor di più nella disperazione, causata dalle parole di Galbatorix.

Notando che si faceva scuro i volto, e che rimaneva zitto, Isis stava per chiedergli scusa, per averlo turbato, ed alzarsi per lasciarlo solo. Tuttavia, il figlio di Morzan fu più svelto: le prese la testa tra le mani e l’avvicinò a sé, posando le labbra sulle sue, in un bacio quasi rabbioso, struggente, passionale, ma anche disperato.

Poi, allontanandosi quel tanto che bastava perché entrambi potessero di nuovo respirare, fece combaciare la fronte con la sua, e le disse, facendole morire sulle labbra le mille domande che aveva:

-         Perché non vai ad aspettarmi al tuo laghetto? Tu raggiungo subito…- le promise e, non appena la ragazza fu uscita, chiudendosi la porta alle spalle, Murtagh si sentì di nuovo vuoto, perso, confuso perché scoppiava per via dell’indecisione che sentiva nel cuore, e non riuscì a far altro che nascondere il viso tra le mani, singhiozzando.

Infine,- dopo quelli che avrebbero potuto essere pochi minuti, o lunghissime ore- si alzò e, uscendo, afferrò Zar’roc, la spada che era appartenuta a suo padre.

 

Intenta a sciacquarsi il viso con l’acqua del laghetto, dopo aver camminato per diverso tempo, Isis quasi non si accorse che il suo falco la guardava intensamente, dondolandosi sul masso lì vicino, per restare in equilibrio. Gli sorrise, riconoscendolo, e, leggermente tesa e guardinga, anche se rassicurata dalla presenza dell’animale, lo fece salire sul suo braccio:

-         Ti prego, trova Eragon: c’è qualcosa che non va, qui.- e, vedendolo volar via, maestoso, un attimo più tardi, ringraziò che fosse già lontano, al sicuro- come avrebbe voluto essere lei…

 

Poco più tardi, non potè impedirsi di sussultare, nell’udire il tonfo prodotto dall’atterraggio di Castigo, sul terreno. Attese qualche attimo ancora, prima di voltarsi verso di lui, ed il suo Cavaliere; sperando di essere ancora in grado di nascondere un segreto, di non far capire che aveva appena chiesto l’aiuto di un altro Cavaliere dei Draghi. Poi però, comprendendo che non avrebbe potuto rimandare in eterno il momento della verità- durante la quale, sperò, avrebbe sciolto tutti i propri dubbi, circa l’oscuro comportamento di Murtagh- si girò lentamente a guardare la scena che le si presentava davanti agli occhi: Castigo aveva lo sguardo triste e mortificato, Murtagh invece, scese dalla sua cavalcatura quasi con slancio, e solo quando la sua figura si stagliò interamente contro il cielo,Isis comprese che brandiva la sua spada dalla lama scarlatta.

Ebbe un fremito mentre sentiva decine di brividi di freddo e di terrore che, come lame le affondavano nella pelle; il suo cuore tremò, poiché temeva di esser stata scoperta, dal momento che, ormai, il vero motivo per cui continuava a restare lì, anche da donna libera, fosse stato smascherato.

Tuttavia, facendosi forza, si alzò in piedi, immobile, il viso mutato in una maschera di cera imperscrutabile; gli occhi che no abbandonarono mai la figura del Cavaliere, finchè quello non le arrivò a pochi passi di distanza. Solo allora Isis notò che aveva gli occhi gonfi, e lucidi per le lacrime.

-         Mi dispiace…- fece, con la voce che sembrava un’eco lontana- ma Galbatorix ha detto che ucciderà me e Castigo, se non ti uccido…e…anche se dovessi scegliere di non ucciderti, mi ordinerà di farlo, nell’antica lingua e, in seguito, ucciderà comunque me e Castigo…perciò…preferisco essere io ad ucciderti, piuttosto che sapere che l’ho fatto sotto l’influsso di qualcun altro, come fossi il suo burattino…- le spiegò, con voce tremula, contrita.

Isis lo fissò, lo scrutò, ed in poco tempo, sotto la propria pelle, avvertì il titanico scontro tra l’odio e l’amore che sentiva verso quell’uomo. I suoi occhi chiari si fecero dapprima duri, gelidi, poi tristi, pieni di disprezzo e di pietà, nel constatare che, comportandosi così, Murtagh affermava a se stesso di essere davvero un fantoccio nelle mani del re.

-         Non sembra che tu abbia molta scelta. In ogni caso. Vuoi che mi batta con te, così che ti sarà più semplice fare ciò che devi?- le parole le uscirono dalle labbra con più asprezza di quanto avrebbe voluto, e vide il Cavaliere sobbalzare, come se fosse stato schiaffeggiato.

-         Non l’ho mai avuta…- replicò flebilmente, con amarezza.

-         Non è vero, Murtagh. Noi siamo ciò che scegliamo di essere.- lo riprese, con una nota di disperazione nella voce.

-         Un figlio non sceglie il proprio padre. E non ho scelto io di diventare un assassino; ho le mani macchiate di sangue a causa di ordini che ho dovuto eseguire. Non ho chiesto io di uccidere Oromis, eppure, questo è ciò che sono: un assassino.- le disse, rabbioso, gli occhi che fiammeggiavano, velati però di una leggera tristezza.

Nell’udire quel nome, Isis sentì che il cuore le mancava un colpo.

-         Oromis? Il Cavaliere? Lo Storpio che è Savio?- gli chiese conferma, inorridita. Quando Murtagh annuì, la Dark Angel sentì le ginocchia che le cedevano e cadde a terra, in ginocchio. Qualche lacrima le rigò le guance; d’improvviso però, rifiutando di accettare tutto ciò che aveva udito, tutto ciò che stava accadendo, serrò le mani a pugno lungo i fianchi, ed i tratti del suo bel volto si irrigidirono:

-         Se servirà alla vostra salvezza, amore mio, sono pronta ad offrirti la mia vita, qui, adesso; così magari sarà tutto come avrebbe dovuto essere sin dall’inizio. Ma devi promettermi che anche quando non ci sarò più, ti ribellerai a tutto questo, gli opporrai qualsiasi tipo di resistenza, per te, e per Castigo: per la vostra libertà.-

-         Non posso. Non posso oppormi, né rompere un giuramento fatto usando il mio vero nome…- mormorò, con gli occhi colmi di una profonda tristezza.

-         Sciocchezze! Ti ho osservato, Murtagh: ho guardato nel tuo cuore e nella tua mente, e non sei un assassino, lo so. Ti ho visto ribellarti a Galbatorix davanti ai miei occhi, in mille modi diversi. Basterà che tu tenga a mente questo, e qualsiasi altra oppressione diverrà vana. E chissà che…forse conquisterai da te la tua libertà…- gli augurò, sospirando rassegnata, anche se tentò di abbozzare un sorriso.

Murtagh sentì che la voce ed il respiro gli morivano in gola, ed alla sua inquietudine si sommò la tristezza di Castigo che fluiva nel suo cuore, poiché erano una cosa sola.

Fece quindi per rinsaldare la presa attorno all’elsa della spada, e l’avrebbe usata subito- pur di allontanare da sé la vista degli occhi di lei, pieni di paura- l’avrebbe infilata nella sua morbida carne, perché lei morisse in fretta, senza soffrire; se in quel momento un’ombra gigantesca non avesse oscurato il cielo, ruggendo.

-         Lasciala andare, fratello.- gli ordinò Eragon, saltando giù dal dorso della sua dragonessa quasi un attimo prima che lei avesse toccato terra, con grazia; e sfoderò la sua spada, dalla lama cerulea.

-         Carina la tua arma, fratello! Sono stati gli elfi a donartela?- sputò, con disprezzo, mentre, per la prima volta distoglieva lo sguardo da Isis, per concentrarsi sulla totalità attorno a sé, sulle sensazioni di Castigo, e su un probabile, imminente scontro.

-         Fratello!?- fece loro eco la Dark Angel, non potendo credere alle proprie orecchie. Ma le sue parole rimasero sospese a mezz’aria, inascoltate, intrappolate nell’invisibile rete di tensione che si era venuta a creare; così, approfittando della temporanea distrazione di Murtagh si alzò in piedi, e comprese di essere l’unico ostacolo ad uno scontro diretto tra Saphira e Castigo spirare fuoco, per non colpirla. Così come Eragon e Murtagh.

-         Vedi, Eragon,- continuò Murtagh, gli occhi ridotti a fessure- non posso farlo. Se non la uccido, Galbatorix si vendicherà su di me e su Castigo…- gli sussurrò, in un sibilo, mentre cominciava a giare in tondo, seguendo un cerchio immaginario che non permise mai ai due di incontrarsi.

-         Potresti anche sacrificarti per lei…- gli ringhiò quasi contro Eragon, dopo essersi avvicinato tanto da afferrare Isis per un braccio per trascinarla via, e metterla al sicuro. Un attimo dopo, grazie ai suoi sensi sottili e sviluppati, potè dedicarsi completamente ad attaccare Murtagh.

-         MAI! NESSUNA VITA è PIù IMPORTANTE DELLA MIA! E non rinuncerò mai neanche a Castigo! Con questa donna mi sono divertito finchè ho potuto, e se mi batterai, potrai averla, se per te è così importante che rimanga in vita…- urlò, e la sua voce parve far tremare le fronde degli alberi tutt’attorno.

I suoi attacchi si fecero più aggressivi, incalzanti, mentre sbeffeggiava Eragon con le sue parole. Ma nessuno dei due Cavalieri, o dei due draghi- presi com’erano dai rispettivi scontri- si rese conto che Isis si era fatta da parte e, se fino ad un secondo prima si era torturata le labbra e le unghie, colpevolizzandosi di essere la causa del probabile annientamento degli ultimi due Cavalieri di Alagaesia; dopo aver udito quelle violente, umilianti, dissacranti parole, uscire dalle labbra di Murtagh, si sentì morire.

Fu come se fosse stata colpita da fasci di frecce che non avevano mancato il loro bersaglio, nel suo petto. Sentì qualcosa, dentro di sé, farsi sempre più pesante- mentre percepiva il reale senso di quelle frasi- fino ad infrangersi. Le parve che le membra le tremassero, così come vibrava il mondo tutt’attorno ai suoi occhi, mentre riusciva a sentire solo clangore di spade che cozzavano e ruggiti.

-         Allora è questa la verità.- esordì, cercando Murtagh con lo sguardo, la voce rotta e lontanissima, persino alle sue stesse orecchie.- Sin dall’inizio miravi esclusivamente a questo: trarre piacere dal mio corpo, senza curarti di altro…- fu costretta a nascondere le labbra dietro una mano, sentendosi fragilissima.

-         Di cos’altro avrei dovuto preoccuparmi, quando ho vicino a me un drago con cui condivido un legame unico?- quelle parole furono come uno schiaffo, come fiamma viva su una ferita aperta, per Isis. E seppe che Murtagh aveva visto la sua sofferenza, quando proseguì con le umiliazioni:

-         Per mio padre funzionò, perché non dovrebbe essere lo stesso per me?- la fissò, beffardo, gli occhi che la deridevano.

Allora la ragazza sarebbe voluta scoppiare a piangere: era l’unica cosa che sentiva di poter fare, mentre finalmente capiva che tutti gli sguardi, i desideri sussurrati, i baci, i gesti d’affetto, oppure i consigli che lui le aveva rivolto, per tutto il tempo avevano avuto esclusivamente il vile scopo di prendersi gioco di lei, di sfruttarla per il proprio piacere.

Così, la fiamma della possibile salvezza di Murtagh e propria, si spegneva definitivamente, abbandonando il suo cuore; Isis comprese che doveva fare un’unica cosa: cercare d’impedire che Eragon fosse ucciso, o peggio, condotto in catene al cospetto di Galbatorix…

Avvertì che una rabbia cruda e cieca le montava nel petto e le pizzicarono le mani: si sarebbe voluta gettare in quello scontro, e fronteggiare Murtagh. Ma realizzò che non aveva armi, perché erano rimaste nella stanza del Cavaliere.

Così, intenzionata comunque a non arrendersi- memore di quanto tempo avesse impiegato per padroneggiare bene la magia- tolse la mano da davanti le labbra per distenderla davanti a sé, il palmo aperto, in direzione del Cavaliere di Galbatorix.

Fece appello a tutta la sua tristezza, all’odio che sentiva verso se stessa per aver permesso a quel…mostro di fare di lei ciò che voleva; ed alla furia che sentiva, perché ormai erano copiose le lacrime che le rigavano il viso- per alimentare l’energia che aveva dentro.

E, un attimo prima di pronunciare l’incantesimo decise che si sarebbe vendicata tramite quella che aveva scoperto essere l’arma più forte di tutte: la parola.

- Forse hai ragione, Murtagh. Però ora capisco perché Selena sia scappata, scegliendo di salvare solo tuo fratello.- sapeva che quelle parole lo avrebbero infastidito, o, sperava, almeno ne avrebbero attirato l’attenzione.

E così fu. Murtagh si immobilizzò un attimo, per voltarsi a guardarla, truce, come un animale ferito, e, nello stesso istante, sia lei che Eragon approfittarono di quella distrazione per lanciare un incantesimo scagliò il Cavaliere contro un albero, facendogli perdere i sensi.

Castigo ruggì, spaventato e, scrollandosi di dosso Saphira accorse immediatamente dal suo Cavaliere, come se in quel momento, per lui, nient’altro avesse avuto importanza.

Eragon si servì di quei momenti per prendere Isis tra le braccia- dal momento che l’incantesimo l’aveva privata di tutte le sue energie, ed ora giaceva a terra, riuscendo a percepire il mondo solo in tanti scoppi di luce, abbaglianti, ed aveva un feroce mal di testa- ed per salire in groppa alla sua dragonessa, che fu pronta a spiccare il volo immediatamente, per trascinare tutti via di lì, per portarli in salvo.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccovi un altro capitolo extra(non so se, e con quanta frequenza riuscirò a continuare a postare d’ora in avanti)spero vi sia piaciuto anche se so già che mi ucciderete per come è finito, per queston colpo di scena(che, sono sincera stupisce anche me)perché la reazione di Murtagh…ha rivelato ciò che pensa e prova veramente…o forse, secondo voi, questo suo comportamento ha una spiegazione?

A proposito, non vi sembra che manchi qualcosa, nel capitolo, accanto ad Isis? O meglio…qualcuno?

 

Aspetto ansiosa di leggere le vostre idee,

un abbraccio

marty23

 

ps vorrei ringraziare Arcadia_Azrael per aver aggiunto la ff tra i preferiti, ed avermi lasciato uno splendido commento, che mi ha fatto immensamente piacere.

E yuuki_love per aver inserito la storia tra le seguite.

 

Ovviamente un grazie immenso va a tutti i lettori silenziosi! ^___^

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Capitolo 25
*** perdere se stessi ***


Capitolo 21

Perdere se stessi

 

Eragon sentiva che c’era qualcosa che non andava. Da giorni, lui, Saphira ed Isis erano in viaggio verso il Surda, e la Dark Angel non aveva detto una parola per tutto il tempo, né aveva avvolto le braccia attorno al suo petto, per restare ben in equilibrio in sella alla dragonessa. Non l’aveva neanche toccato, quindi, neppure per un secondo.

Come Cavaliere il ragazzo aveva sempre compreso ed accolto in sé, con amore la totalità della natura, tuttavia, in quel momento, non riusciva a spiegarsi il mutismo e l’atteggiamento della ragazza che sedeva dietro di lui.

Spalancando la mente, condivise i propri dubbi con la sua dragonessa che, tristemente, replicò:

Forse…devi solo darle un po’di tempo…

Stavano sorvolando Furnost proprio in quel momento, e le acque del lago Tudosten rilucevano di mille scintille pastello, colpite dal sole del primo mattino. D’un tratto, Isis si chinò leggermente in avanti, sul Cavaliere dalle fattezze d’elfo, e sussurrò, al suo orecchio appuntito:

-         Ti prego, Eragon, puoi chiedere a Saphira di atterrare vicino al lago…?- la sua voce inaspettatamente roca, e sofferente, spaventò tutti e tre, ma il ragazzo non mancò di esaudire quella supplica.

Una volta giunti a terra, la Dark Angel saltò giù dalla sella come se avesse avuto gli abiti in fiamme, senza neppure sollevare il viso verso Saphira o il suo Cavaliere. Sembrava agognasse il contatto con quell’acqua, quindi Eragon, sempre più confuso, ma deciso ad ottenere una risposta per i suoi dubbi, le afferrò un braccio- ancora fasciato dalla seta bianca che componeva l’abito che la ragazza indossava- e la trattenne.

Isis sussultò, terrorizzata, e prese a tremare, dopo essersi affrettata ad abbassare ancora di più il viso per nascondere le lacrime. Eragon allora le posò entrambe le mani sulle spalle, e mormorò:

-         Eka aì fricai un shur’tugal. Sono un Cavaliere dei Draghi, e un amico.- e parve che quelle parole la rassicurassero, perché la ragazza smise immediatamente di dimenarsi e, dopo un profondo, faticoso respiro, sollevò piano il viso, incontrando timidamente gli occhi a mandorla di Eragon, che subito continuò:

-         Per favore, Isis, dimmi che il tuo silenzio e la tua chiusura in te stessa non sono punizioni che mi stai infliggendo per aver scoperto che Murtagh è…mio fratello…- la pregò.

La Dark Angel restò lì a fissarlo come se fosse appena arrivato da un altro mondo, come se stesse parlando un’altra lingua e, quasi costringendosi a guardarlo negli occhi, bisbigliò, con voce rotta:

-         Come puoi pensarlo? No! Non mi importa dei tuoi natali, perché non sono quelli a fare di noi ciò che siamo. Perciò…il problema non sei tu, ma…io!-

Eragon la studiò, scioccato:

-         Di cosa parli, Isis?- le domandò, sconvolto, e confuso più che mai mentre tentava di sollevarle il mento con una mano.

-         Cavaliere, come riesci a toccarmi? Come puoi farlo? Non ne sono degna…ed ora, ti prego: lasciami lavare. Mi sento tremendamente…sporca…- la ragazza provò a scansarsi, muovendosi come se temesse che la sua vicinanza fosse nociva, per lui; e solo allora il ragazzo dalle orecchie a punta notò che nuove lacrime le stavano bagnando il viso, nascendo da uno strano, insostenibile peso che le opprimeva il petto.

-         Isis…non capisco…che cosa stai dicendo?- le prese le mani dalla carnagione scura tra le proprie, cercando di metterla a proprio agio, perché gli spiegasse tutto chiaramente, mentre cercava il supporto di Saphira.

-         Oh, Eragon, ti prego! Non ti credevo così ingenuo! Non dirmi che, dopo aver udito le parole di Murtagh, non hai capito che…- singhiozzò la ragazza, nascondendo il viso tra le mani.

Il Cavaliere fu pervaso da una profonda tristezza, vedendola:

-         Non riesco a comprendere il perché di questa tua condizione, ma lascia che ti spieghi cosa ho capito: tu eri innamorata di Murtagh. L’ho visto nei tuoi occhi, oggi, e l’ho letto ogni giorno tra le righe dei messaggi che ci inviavi…- le spiegò, dolcemente.

Ma le sue parole ebbero l’effetto opposto rispetto a ciò che lui aveva desiderato: Isis sollevò la testa come se fosse stata morsa da un serpente, ed il suo corpo si irrigidì, mentre gli occhi le si colmavano di vergogna.

-         Non dirlo mai! Come puoi non detestarmi- come invece faccio io- per ciò che gli ho permesso di fare? Vorrei potermi strappare il vestito e la pelle a morsi, pur di togliermi di dosso il suo odore, e qualsiasi cosa possa ricordarmi lui!- iniziò ad urlare la ragazza, in preda all’ira, tanto quanto allo shock. Eragon fece per abbracciarla, sperando che si calmasse, sentendo che lui sarebbe stato al suo fianco; ma lei prese a dimenarsi ed a picchiarlo, colpendolo in pieno petto.

Il Cavaliere la lasciò fare, lasciò che si sfogasse, restando in silenzio, immobile, il cuore colmo d’amarezza. Quando lei si tranquillizzò- o forse sarebbe meglio dire, si stancò- Eragon scese in terra con lei per evitare che si sbucciasse le ginocchia al contatto col terreno, nel momento in cui aveva deciso di abbandonarsi, lasciandosi scivolare; e un attimo dopo il Cavaliere la prese tra le braccia e l’aiutò a montare in sella a Saphira, così che, un attimo dopo la dragonessa poté spiccare il volo, col suo Cavaliere e la Dark Angel in groppa.

 

Isis non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso quando rimise piede nella terra libera del Surda. Le sembrava di vedere il mondo attraverso un globo d’acqua: ogni cosa era rallentata, e le voci non erano altro che un insieme di echi lontani…non sentiva più nulla, il dolore al petto monopolizzava tutto, ogni particolare, soffocandola; facendole rombare le orecchie.

Avvertì la mano di Eragon intrecciata alla sua e, dopo un lieve sussulto, contando i propri respiri per concentrarsi su qualcosa di semplice, si lasciò guidare attraverso l’accampamento dei Varden, dove, inaspettatamente scoprì che la notizia del suo ritorno si era sparsa velocemente, facendo accorrere tutte le persone che la conoscevano, o l’avevano conosciuta(ma anche coloro che avevano soltanto sentito parlare di lei) che si precipitavano via via fuori dalle loro tende per salutarla, con grida festanti o per sfiorarla, o anche solo per guardare colei che- avevano sentito-unica tra molti, aveva avuto il fegato di proporsi per sabotare Galbatorix, dall’interno.

In parte infastidita da quell’eccessivo affollamento(oltre al fatto che non c’era nulla da festeggiare) Isis si costrinse ad abbozzare un sorriso, ad ostentare serenità che- nonostante fosse falsa- sperò compiacesse tutte quelle persone piene di speranza nei confronti di una persona che…sapeva di non esserne degna.

Proprio un attimo prima che la Dark Angel sparisse, assieme ad Eragon, dietro il tendone rosso del comando, nel quale risiedeva Nasuada, incontrò lo sguardo di Lara e Simon(che tenevano tra le braccia un curioso fagottino)e seppe, vergognandosi di se stessa, che a loro due non avrebbe potuto nascondere nulla.

 

Lady Nasuada l’aveva stretta al petto in un abbraccio affettuoso e sincero, e per poco Isis era stata sul punto di scoppiare a piangere- sia per l’intensità di quel gesto, sia perché, vedendola, le tornò in mente il volto di Murtagh, ed inevitabilmente si chiese se il figlio di Morzan aveva fatto soffrire il capo dei Varden come ora stava facendo soffrire lei. Ma fortunatamente, poiché sia Arya che Eragon, si trovavano al suo fianco, riuscì a trattenersi.

Il capo dei Varden dopo qualche momento aveva poi convocato il Consiglio degli Anziani, e l’intero Du Vrangr Gata, perché si complimentassero con la Dark Angel per l’eccellente lavoro svolto ed il coraggio dimostrato(oltre che per manifestare la loro felicità, nel vederla di nuovo lì, ancora viva- particolare che Nasuada non riusciva a nasconderle); ma, come accadeva spesso quando le due istituzioni si riunivano, si finì per parlare di questioni politiche, volarono insulti, e Isis fu sottoposta ad un vero e proprio interrogatorio.

Una donna grassoccia e corta- che sembrò aver preso il comando- non perse quindi occasione di tartassare la ragazza di domande sempre più incalzanti: volle sapere quale fosse l’aspetto di Galbatorix,(e lei fu costretta a spiegare più volte che il tiranno aveva gettato su di sé un incantesimo che- pur avendolo osservato- le imponeva a dimenticarne i lineamenti quasi subito); come aveva fatto a sopravvivere per tutto quel tempo; e come era riuscita ad ottenere informazioni che si erano rivelate sempre esatte. Poi, d’un tratto sbottò, falsamente dispiaciuta:

-         Sapete, Isis? È un vero peccato che siate dovuta fuggire: la vostra presenza lì ci assicurava ottime informazioni…se foste rimasta ancora qualche tempo, avremmo quasi potuto attaccare Uru Baen.- la Dark Angel sussultò, punta nel vivo e reagì come un animale ferito, tanto che quando risollevò lo sguardo, il suo viso era diventato una dura, criptica, maschera di bronzo.

-         Non sarei rimasta in quel luogo di morte e disperazione, un secondo di più, per nulla al mondo! Non avete idea, di come sia stato doversi alzare ogni giorno, con la consapevolezza che in ogni secondo era necessario essere pronti a combattere una battaglia più dura di un corpo a corpo, perché si trattava di qualcosa di più subdolo, di mentale, fatto di parole e tentativi di penetrare nella mia mente, con la speranza di cogliermi in fallo per potermi uccidere!- urlò, mantenendo una postura rigida mentre teneva i pugni serrati lungo i fianchi e li fissava tutti, uno ad uno, truce.

-         Hai ragione, Isis,- intervenne diplomaticamente lady Nasuada, spezzando il pesante silenzio che, sceso nella tenda a colpire tutti, spingendo persino i membri del Consiglio a guardarla spaventati; era parso interminabile. E le passò una mano sulle spalle, mentre fissava con durezza il Consiglio, silenziosamente sdegnata.- nessuno di noi ha idea di come tu ti sia sentita. Perciò, a nome di tutti noi, ti ringrazio per ciò che hai fatto, e tu do il bentornato tra i Varden.

Capisco che ora tu possa essere stanca, quindi, se vuoi, puoi andare a riposare…- la congedò con pacata dolcezza, la donna dalla pelle color mogano.

Isis era ormai già diretta verso l’uscita della tenda e non riuscì a spiegarsene il motivo- dal momento che non aveva mosso da sé le gambe-finchè non realizzò che qualcuno la stava trascinando fuori, e poi continuava quasi a strattonarla, verso la tenda che sarebbe diventata la sua stanza; allontanando chiunque tentasse di avvicinarsi con sguardi duri ed ostili che incutevano paura; quasi creando, al loro passaggio, due ali di persone che si aprivano lungo la strada.

E la Dark Angel si rese conto che si trattava di Elva, solo quando la bambina-straga chiuse bene le tende della “stanza” di Isis alle proprie spalle, restando sola con lei.

La ragazza rimase in piedi, immobile, nel centro della tenda, a fissarla, muta: la strega-bambina la guardava di rimando, con i grandi occhi viola ed un’espressione grave e dolente. Indossava un abito nero e porpora, con un lungo velo di pizzo sul capo, che si mimetizzava bene tra i suoi capelli, per via del colore che entrambi condividevano; e che le lasciava scoperta la fronte, dove brullava il marchio argentato a forma di stella, molto simile al gedwëy ignasia di Eragon. E praticamente uguale al marchio che anche lei aveva sulla fronte, nascosto sotto la frangia.

 

Nel trovarsi Elva davanti, Isis cadde preda di due emozioni antitetiche: si sentì immediatamente sollevata, perché sapeva che quella bambina era in grado di percepire le sofferenze di tutti coloro che la circondavano, perciò non avrebbe dovuto spiegarle mai nulla, di ciò che le era capitato. E tuttavia, proprio a causa di quella particolare facoltà, che la bambina possedeva, la ragazza si vergognò immensamente di ciò che provava, perché immaginò che Elva fosse anche in grado di vedere il motivo di quel suo malessere, e quindi deplorarla, per ciò che aveva lasciato che Murtagh le facesse.

Sopraffatta perciò, dal ribrezzo verso se stessa, da un vuoto oscuro che minacciava di trascinarla giù con sé, e dallo stesso dolore che sapeva potessero procurare solo mille lame di pugnale- ora che le parole del figlio di Morzan tornavano a riecheggiarle nella testa- Isis scivolò a terra, in ginocchio e, mentre seppelliva il viso tra le mani, sentì delle lacrime bagnarle le dita.

Elva non disse nulla, e rimase lì, per tutto il tempo, in attesa che lei si calmasse. Eragon aveva fatto a menda al proprio errore, lasciandola libera ora di ignorare determinate persone, dalle quali proveniva troppo dolore- che le sarebbe stato insopportabile. Ma come poteva ignorare Isis? Come poteva voltare le spalle a quella Dark Angel, della quale in un certo senso, poteva considerarsi sorella- dal momento che condividevano un marchio uguale, sulla fronte?

La bambina sentiva, con ogni fibra del proprio corpo e della propria anima, che la sofferenza che Isis stava patendo, era incommensurabile, indicibile, poiché era il dolore di una donna che aveva rinunciato ad ogni cosa- all’odio, alla sete di vendetta- per donarsi totalmente e con amore, all’uomo che aveva scelto per sé.

Isis era finalmente andata incontro al suo destino, ed Elva non avrebbe potuto far altro che gioirne; eppure, a causa di un passo falso- non suo, tuttavia, come aveva ipotizzato la profezia di Angela; ma dell’uomo che aveva giurato di amare- ora la bambina non sapeva cosa fare e la donna non riusciva a far altro che odiarlo, scagliandosi contro di lui con male parole, maledirlo, o maledirsi per essersi lasciata andare; e graffiarsi, nella speranza di riuscire a liberarsi di ogni traccia di quel crudele destino, e di ogni ricordo di quell’uomo, al quale però, in un modo o nell’altro era ancora legata e che forse- così almeno sembrava ad Elva- ancora amava.

Soffocata dall’angoscia per l’ingiusto destino che aveva colpito sua sorella, la strega-bambina dagli occhi pervinca, si fece forza ed aiutò infine Isis ad alzarsi; vinse le folli resistenze di lei, e spense sul nascere le sue frasi senza senso- circa il fatto che non fosse degna di essere toccata- e la spogliò, gettando tra le fiamme del piccolo braciere che scaldava l’interno della tenda, l’ultimo ricordo materiale di Murtagh.

In seguito la lavò, la asciugò come fosse stata una bambola. Ed in effetti, agli occhi di Elva, Isis lo sembrava davvero, dal momento che aveva tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, per allontanare l’idea che quella bambina tanto premurosa verso di lei, nel vedere le sue membra, potesse odiarla, pensando a ciò che aveva permesso che Murtagh le facesse.

Isis, al termine di tutto quel rito dall’atmosfera monastica, rifiutò persino di osservare il proprio riflesso- fasciato da un abito di velluto verde scuro- nello specchio che si trovava nella sua stanza; dicendo che lì, avrebbe trovato solo conferme del marciò che già sentiva nella propria anima.

Quindi, si gettò sulla brandina nell’angolo e, mentre qualche lacrima le rigava il viso, rimase ad ascoltare restò al suo fianco, a cantare per lei, finchè la marea del sonno non trascinò la Dark Angel via con sé.

 

Isis trascorse intere settimane in quello stato, rischiando quasi di annegare nelle sue stesse lacrime.

Inizialmente però, durante i primi tempi del suo ritorno, convinta da Elva che tutti fossero felici di rivederla, la ragazza aveva partecipato- costantemente affiancata dalla sua “sorellina”- a banchetti con lady Nasuada, re Orrin e Arya, o con Eragon ed i suoi compaesani e, più tempo trascorreva con loro, più sentiva che il dolore si faceva lieve, che la maschera di finti sorrisi e falsa serenità che indossava per quelle occasioni, mutava i suoi tratti fallaci, in qualcosa di…reale.

Tuttavia, una sera, Isis comprese che il dolore non si poteva cancellare o nascondere; era qualcosa che ormai faceva parte di lei, e quindi doveva stare lontana da tutto e tutti, perché…chi avrebbe mai voluto vicino una donna sofferente?

Dopo una cena, le fu presentata Katrina, la donna che Eragon e Roran avevano salvato dall’Helgrind il giorno in cui lei era partita alla volta di Uru Baen. E che, nel frattempo, in sua assenza, era diventata la moglie del cugino del Cavaliere di Saphira.

Nel vedere il viso dolce di quella donna, incorniciato da una fluente cascata di capelli color rame fuso, Isis comprese come mai Roran fosse stato preda di angosce e tormenti, la prima volta che la Dark Angel l’aveva conosciuto. Stava per parlarne alla ragazza, ma nel momento in cui scorse lo sguardo pieno d’amore che lanciò a suo marito, Isis si sentì mancare la terra sotto i piedi. Fu impossibile impedire al ricordo che proprio lei aveva indirizzato quegli stessi sguardi a Murtagh, tempo prima; di riaffiorare. Fu quindi costretta a fuggire via, in preda a conati ed alle lacrime, spaventata che la dolce Katrina- che, Isis aveva notato essere anche in attesa, peraltro- potesse soffrire ciò che lei stava soffrendo, a causa dell’uomo al suo fianco, che magari non l’amava quanto faceva lei, o forse non l’amava affatto.

Quella sera la Dark Angel si rifugiò nella sua tenda, preda di fitte tanto lancinanti al petto, da non darle la possibilità di respirare, e pianse, contro il cuscino, stanca persino di sentir scivolare le sue stesse lacrime sulla propria pelle.

Perciò, nelle settimane successive, la ragazza mutò radicalmente abitudini ed indole, poiché si trincerò dietro una corazza fatta di silenzi e distacco, che sperava  l’avrebbe difesa dal dolore.

Cercò quindi di evitare tutti, allontanava qualsiasi persona incontrasse la sua strada; fuggiva dagli elfi- poiché riteneva di non essere degna di stare al loro cospetto- ed addirittura da Lara e da Simon, dal momento che, credeva, che loro per primi, e meglio di tutti, avrebbero potuto leggerle nell’anima, e biasimarla; solo guardandola negli occhi.

Restare sola invece, le dava conforto, perché le sembrava che ogni volta che era costretta a mescolarsi alla gente- non potendo talvolta rifiutare, un pasto assieme a lady Nasuada- veniva giudicata, tramite i loro gesti, gli sguardi, e mille mute parole.

Soltanto ad Elva era permesso di stare accanto ad Isis, perché con lei non c’era mai stato bisogno di parole. La bambina sentiva come proprio il dolore che affliggeva Isis, e cercava sempre di fargliene dimenticare, tramite le più varie trovate. Si era affezionata a lei in modo tale che si era promossa di propria iniziativa a guardia personale della Dark Angel; tanto che, le due muovevano i loro passi insieme, ed alla strega- bambina bastava un solo sguardo per allontanare tutti coloro che non riuscivano a capire che sua… “sorella” voleva essere lasciata sola.

Più il tempo passava, però, più la Dark Angel si rinchiudeva nel silenzio, celandosi dietro maschere che solo Elva riusciva a far vacillare, fluttuando in uno stato di apatia e di rabbia nei propri confronti, che pian piano sostituì le lacrime.

 

Una mattina, mentre Elva era intenta ad ornare i capelli di Isis con dei fiori, ed a legarli in un’unica treccia, mentre la Dark Angel carezzava piano il suo falco; Eragon e Saphira atterrarono alle loro spalle, senza curarsi di passare inosservati. Isis infatti, percependo lo spostamento d’aria e una presenza, si voltò di scatto, sussultando, spaventata; poi notò che Saphira grattava il terreno con gli artigli, inquieta, ed un secondo più tardi si ritrovò davanti agli occhi il suo Cavaliere che, accovacciatosi al suo fianco- dopo aver allontanato Elva, nonostante la temesse- le disse:

-         Isis…stai bene? Siamo tutti preoccupati per te. Io sono preoccupato per te. Arya dice che sembri morta…dentro, che allontani chiunque tenti di avvicinarti. Sembri come rinchiusa in una gabbia di distacco, sembra quasi che tu voglia prendere le distanze da noi. Perché? Cosa ti abbiamo fatto?- le domandò, lievemente angosciato. E la sincerità nei tratti del suo viso fece scoppiare Isis in lacrime, perché forse Eragon era l’unico essere di tutta Alagaesia ad esser stato benedetto con quella dote.

-         Voi? Nulla. E…io no sto prendendo le distanze da…voi, altrimenti non vi avrei mai neppure raccontato tutto ciò che ho scoperto quando mi trovavo da Galbatorix. è solo che…non sopporto di essere giudicata…- spiegò, tentando di asciugarsi le lacrime con dignità ed allo stesso tempo provando ad apparire più disinvolta possibile.

-         Nessuno di noi ti ha mai giudicata. Nessuno di noi lo fa, neanche ora.- replicò Eragon, mentre provava a rassicurarla, mettendole una mano sulla spalla. Isis evitò il contatto e rispose:

-         Questo lo pensi tu, Cavaliere. Vedo il giudizio negli occhi della gente…mi sembra di sentire ciò che ogni persona pensa di me, quando gli passo davanti e…mi fa male. Per questo me ne sto da sola.- fece, con voce rotta.

-         I loro sguardi sono solo pieni di paura, non riesci a vederlo? Sono spaventati perché non capiscono il tuo cambio di comportamento. E anch’io lo sono, per te, perché non ti riconosco più…- le confessò il ragazzo.

Isis, colpita da quelle parole come da uno schiaffo in pieno viso, balzò in piedi di scatto, e fece per andarsene, ferita, intenzionata a lasciarlo lì, da solo, con la sua dragonessa, mentre diceva:

-         Bhè, fanno bene ad avere paura di me, perché a volte ho l’impressione che nel mio cuore ci sia un mostro e…mi faccio schifo e mi sento…persa. Neppure io mi riconosco più…perché mi sento completamente persa…- mormorò, gemendo e urlando tra le lacrime. Solo dopo averle versate tutte si rese conto che Eragon era rimasto al suo fianco e l’aveva abbracciata- invece di allontanarla come si sarebbe aspettata- lasciandole nascondere il viso nel suo petto fino a quando non si fu calmata, abbastanza da trovare la forza di risollevare il volto dalla bella carnagione color nocciola.

Incontrando i suoi lucenti occhi verde acqua il Cavaliere le sussurrò:

-         Ti va di parlarmi di Murtagh?-

Isis lo fissò, raggelata. Stava per spingerlo via ed allontanarsi, per tornare a nascondersi da tutto e tutti, ma il ragazzo dagli occhi a mandorla la trattenne, soffrendo nel vedere come era tornata a dimenarsi.

-         Non ti servirà a nulla fuggire dal dolore che senti. Anzi, penso che così facendo tu stia arrivando a rinnegare te stessa. Perché non vuoi aprirti? Sono certo che ti farà stare meglio. Prometto che non ne parlerò con nessuno, né ti giudicherò. Hai la mia parola di Cavaliere.- nell’udire l’ultima frase i elfico, Isis si arrese, sospirando rassegnata: si era aspettata che prima o poi sarebbe giunto il momento della verità, non poteva sfuggirgli a lungo.

Così, per prendere tempo ed organizzare le idee, sedette a gambe incrociate sul terreno, ed invitò Eragon a mettersi accanto a lei, poi, concentrandosi sul ceppo che stava loro davanti, invocò il vero nome del fuoco, e rimase per qualche attimo ad osservare che ardeva, mentre allegre fiammelle crepitanti prendevano vita dal suo cuore di legno. Godendosi il riscaldamento innaturale ma piacevole dell’aria del primo mattino, Isis incrociò per un secondo gli occhi di Eragon e, trovandolo dinnanzi a sé con gli occhi pieni di stupore e d’attesa; la ragazza prese un ultimo respiro e, lasciando cadere tutte le proprie difese, iniziò a parlare.

Raccontò ad Eragon ogni cosa. Gli parlò dell’iniziale rivalità sbocciata tra lei e Murtagh, che era poi sfociata in centinaia di sfide di vario tipo che i due si lanciavano, per stabilire chi fosse il migliore.

Gli spiegò che credeva che il desiderio fisico che il Cavaliere provava nei suoi confronti, l’avesse spinto a fare tutto ciò che aveva fatto per lei; ma, pian piano l’iniziale pessimismo svanì, e la ragazza si abbandonò ai ricordi: si lasciò quasi cullare dal pensiero di come il figlio di Morzan l’avesse salvata da lord Thelonius; e frenetica, con gli occhi che brillavano parlò ad Eragon di tutto ciò che le era capitato da quando era diventata la schiava di Murtagh; e, non senza un certo imbarazzo dovette poi spiegare al Cavaliere come mai fosse tornata al palazzo di Galbatorix, nonostante Murtagh l’avesse liberata pochi attimi prima; non tralasciò neppure di aver infine ceduto anche lei al desiderio che aveva sentito crescere dentro di sé, nei confronti del Cavaliere di Castigo, e parlò ormai tranquilla, al Cavaliere mezzo elfo di ciò che aveva provato quella prima volta e tutte le successive durante le quali si erano uniti; spiegandogli quindi anche il modo che aveva trovato per passare informazioni ai Varden.

Infine però, la voce di Isis, da sognante e dolce- nel rievocare i primi ricordi-, mutò in qualcosa di fragilissimo, e quasi soffocò dal dolore quando fece per riportare le ultime offese che Murtagh le aveva rivolto. Ma il Cavaliere mezzo elfo fu più veloce: si tirò su, puntellandosi sulle ginocchia e le posò un dito sulle labbra carnose.

-         Non c’è bisogno di ripetere quelle parole: c’ero anch’io, ed ho sentito quanto erano taglienti…-

-         Avevo un legame con Murtagh, Eragon. Uno legame che sono certa mi permetterebbe ancora di identificare la sua mente tra una moltitudine. Un legame che mi ha permesso di guardare, come attraverso uno specchio, nella sua anima. L’ho amato, con tutta me stessa, e per un po’ questo amore ha significato persino libertà, per lui, ma poi…- la voce le si ruppe definitivamente, ed Isis scoppiò in lacrime, ancora una volta.

-         Isis, non hai nulla di cui vergognarti…- stava per dire Eragon, consolandola; la ragazza scansò la mano con cui stava per accarezzarla e sbottò, adirata:

-         Oh sì, invece! Gli avevo giurato che non mi sarei mai volontariamente sottomessa a lui, ma è esattamente ciò che ho fatto! Gli ho permesso di…usarmi…per divertirsi, perché avesse uno spiraglio di libertà, ogni tanto. E mi detesto per questo!-

-         Sei accecata dalla rabbia, in questo momento, e non vedi ciò che vedo io, perciò, lascia che ti spieghi: quando sei arrivata da noi, tutto in te, era avvelenato dall’odio e dal desiderio di vendetta; ma il contatto con Murtagh ti ha…cambiata, mostrandoti che la vendetta non era l’unica soluzione per ottenere qualcosa. L’amore ti ha mostrato una nuova via.- infastidita dall’irrazionalità di quelle parole, la Dark Angel andar via, scacciandolo in malo modo, ma Eragon, ormai certo di aver toccato la corda giusta, di aver iniziato finalmente a comprendere Isis, seguì i passi della ragazza e le afferrò un braccio, per farla voltare verso di lui, intenzionato a non demordere:

-         So che sei ferita dalle velenose umiliazioni che Murtagh ti ha fatto subire, ma che mio fratello ti abbia detto quelle cose, non significa nulla! Magari ha detto ciò che ha detto perché aveva paura della vostra relazione, che si stava facendo molto seria; o forse perché voleva proteggerti da Galbatorix…ci hai mai pensato? È per questo che ti senti persa: le umilianti parole di Murtagh ti stanno facendo rimpiangere di aver abbandonato la vendetta; ma tu hai conosciuto il tuo Cavaliere nel profondo, e non gli faresti più del male. Perciò non sai più che strada scegliere.

Ma non lasciarti fuorviare, non tornare sulla vecchia via dell’odio; lasciati pervadere dall’amore che sempre ti ha circondata, sin da quando eri tra il tuo popolo, e compi il tuo destino, quello che Angela ha visto per te…perché probabilmente sei l’unica, l’ultima speranza di salvezza per Murtagh. Non puoi lasciarlo, non vuoi, lo so: vedo nei tuoi occhi che lo ami ancora.- confessò, sincero, e Isis rimase senza parole dinnanzi all’onestà ed alla schiettezza di Eragon, oltre che di fronte al suo sorriso dolce, dai tratti di bambino. Per un po’la ragazza rimase immobile poi, quando le parole del Cavaliere le penetrarono sotto la pelle, lentamente, sentì che, pian piano una rabbia cieca le montava nel petto, ed attese finchè non si sentì più capace di trattenerla ed esplose:

-         Non dirlo mai, Cavaliere! Come osi mancarmi di rispetto in questo modo?- i capelli le si sciolsero in tante ciocche ondulate, che, come messi ondeggiavano  al vento ululante che riuscì persino a spegnere il piccolo fuoco che la ragazza aveva acceso poco prima.

-         Mancarti di rispetto? Dicendoti che hai imparato- forse meglio di chiunque di noi- cosa significa amare?- boccheggiò il ragazzo, confuso.

-         Sì! Perché ho imparato sulla mia pelle che amare rende deboli! E non voglio esserlo, non voglio più essere debole!- Isis lo fissò biecamente. Sembrava che un uragano le avesse sconvolto il cuore.

-         Ma cosa dici, Dark Angel? Non è vero! L’amore è forse la forza più grande che ci è dato conoscere, in questa vita. Non mi credi?- le domandò Eragon, che ora, per far sì che l’ascoltasse era costretto a afferrarle entrambe le braccia, nella speranza che smettesse di opporre resistenza.- Chiedi al tuo maestro, allora. Confronta i suoi pensieri con le mie parole.- la invitò, ormai esasperato il Cavaliere.

Un attimo dopo, non appena quelle parole lasciarono le labbra di Eragon, Isis si paralizzò. Il colore le defluì in un lampo dalle guance mentre si portava, orripilata, una mano a coprire le labbra.

Rimase così per diverso tempo, tanto che Saphira ed il suo Cavaliere si spaventarono nel constatare che la ragazza sembrava una statua di ghiaccio.

-         Isis, che succede?- trovò poi il coraggio di chiederle, il ragazzo, in un sussurro, dando voce anche alle preoccupazioni della sua dragonessa.

-         L’ho lasciato lì! Assieme alle mie armi! E sarà tutta colpa mia se Galbatorix lo troverà e lo schiavizzerà!- sputò la ragazza, emettendo un verso strozzato mentre iniziava a tremare violentemente.

-         Chi, Isis?- volle sapere Eragon, chinandosi appena su di lei per assicurarsi che lo shock non fosse stato troppo forte.

-         L’Eldunarì del drago di Vrael. L’ho lasciato ad Uru Baen, nel nascondiglio che avevo scelto per lui e per le mie armi, nella camera da letto di Murtagh! Non posso abbandonarlo, devo tornare a prenderlo!- sentenziò la Dark Angel. Sentendo che, per la prima volta dopo molto tempo il sangue tornava a scorrerle impetuoso nelle vene, la mente tornava a farsi sgombra e lei vedeva chiaramente il suo nuovo obiettivo.

-         Cosa? Tornerai ad Uru Baen? Da sola?- boccheggiò il Cavaliere di Saphira che fece comprendere le paure di entrambi alla ragazza, tramite quell’atteggiamento.

-         Certo. Partirò oggi stesso.- chiarì, risoluta Isis.

Eragon sorrise, felice che la ragazza avesse ritrovato la determinazione che l’aveva sempre contraddistinta. Si ritrovò persino a sperare che incontrasse di nuovo Murtagh, e si augurò che, vederlo, l’avrebbe aiutata a comprendere che le sue parole erano vere.

Ma per quello ci sarebbe stato tempo. Ora c’era una questione più urgente da risolvere, perciò il Cavaliere disse:

-         Non andrai. Non senza di me!-

 

Eragon aveva corsi per tutto l’accampamento dei Varden, trascinandosi dietro Isis, tenendola per mano, mentre entrambi erano diretti al padiglione rosso del comando, la tenda di lady Nasuada.

Il capo dei Varden stava discutendo animatamente con re Orrin, mentre, entrambi chini sulla scrivania sulla quale era distesa la grande mappa di Alagaesia, erano intenti a puntare le dita contro un’area in particolare.

Eragon interruppe ogni cosa, schiarendosi educatamente la voce, quasi in maniera impercettibile, e subito si inchinò alla sua signora, in segno di rispetto. Ma la lady con la pelle d’ebano non gli diede il tempo di parlare, perché non appena tornò dritta e li vide, riconoscendo Isis al fianco del suo vassallo, le disse:

-         Isis, benvenuta! Ti avrei convocata tra breve, ma, visto che sei qui, ne approfitterò per parlarti.- la salutò, sorridendo cordiale, uno scintillio furbo negli occhi.

-         Ditemi, lady Nasuada: vi ascolto.- replicò prontamente la Dark Angel, riuscendo a nascondere bene il lieve disappunto per aver fatto tacere Eragon.

-         Ho deciso di muovere l’esercito in una serie di attacchi volti ad indebolire Galbatorix. tra qualche giorno partiremo alla conquista di Feinster, ed i prossimi obiettivi sono Belatona, Dras- Leona ed infine Uru Bean. Vorrei che ti unissi a noi, coraggiosa Dark Angel.- Isis rimase a bocca asciutta, dinnanzi a quella proposta- che non sapeva però se considerare un velato ordine. Restò interdetta per qualche attimo: sentiva che avrebbe potuto dire di no, e nessuno l’avrebbe biasimata, ma se l’avesse fatto la sua strada e quella di Eragon- perché sapeva che mai il ragazzo avrebbe disatteso gli ordini della sua signora- si sarebbero definitivamente divise, e lei sapeva di aver bisogno del Cavaliere con le orecchie da elfo, per recuperare il suo maestro.

Così, mentre Nasuada le si avvicinava, in attesa di una risposta, per adagiarle contro il petto la divisa con l’emblema dei Varden- un drago bianco che reggeva una rosa sopra una spada puntata in basso su campo viola- Isis le prese una mano tra le proprie e mormorò, solenne:

-         Lady Nasuada, sarebbe un onore per me ma un attimo fa mi sono ricordata di aver lasciato le mie armi ad Uru Baen, e vorrei tornare a prenderle, se posso; perché non combatterei mai senza di esse. Vorrei anche che Eragon e Saphira mi accompagnassero, se per voi va bene, perché così saremo più veloci.- la donna rimase sorpresa dalla perspicacia della sua stessa arringa e trattenne appena il respiro studiando come Nasuada, in preda ad un lieve sconcerto valutava le sue parole.

-         E sia- la donna accordò loro il suo permesso, con un cenno della mano. Eragon stava quindi per trascinare fuori Isis, dal momento che sentiva che Saphira era pronta a partire; quando Nasuada chiese ancora. – Promettetemi però che vi rivedrò entrambi, vivi, a Feinster.-

-         No, lady Nasuada, non entrambi: lì troverai solo il tuo vassallo, ma non me.- replicò Isis, voltandosi a guardarla.

-         E perché mai?- le domandarono all’unisono Orrin, Nasuada ed Eragon, sconcertati.

-         Perché per il momento sento di aver fatto tutto ciò che potevo per voi, amici miei. Perciò, una volta che avrò recuperato le mie armi, vorrei tornare all’isola che fu la mia patria, e culla dei Cavalieri dei Draghi, perché mi sento…persa, ed ho necessità di ritrovare me stessa.- dichiarò come se la spiegazione fosse stata la più semplice del mondo.

-         Ma Isis…lì non troverai altro che morte e distruzione…- le fece notare, mesto Eragon, posandole una mano sulla spalla.

-         Già, ma mi è stato insegnato che…volgersi al passato è l’unico modo che abbiamo per avere certezze sul futuro.- concluse, abbozzando un sorriso sincero, per la prima volta dopo un’eternità, ricordando da quali nobili radici proveniva quella verità.

E così dicendo si inchinò a lady Nasuada ed a re Orrin, trascinando Eragon con sé, fuori dalla tenda, pronta a ripartire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!

Eccovi un altro capitoletto extra! Spero vi sia piaciuto, attendo fiduciosa i vostri pareri!

 

Un abbraccio

Marty23

 

Ps vorrei ringraziare  Arcadia_Azrael per aver commentato l’ultimo post, per avermi aggiunta tra gli autori preferiti e per essere sempre strafiduciosa nei confronti di questa ff!

 

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Capitolo 26
*** ritrovarsi ***


Capitolo 22

Ritrovarsi

 

Per settimane Castigo aveva osservato, ascoltato e studiato i pensieri e le emozioni che Murtagh condivideva con lui, ed ultimamente era giunto alla conclusione che il suo Cavaliere sembrava…morto dentro da quando Isis era uscita dalla sua, dalla loro vita.

Sembrava uno di quegli animali che lui, dopo aver mangiato, si divertiva a privare delle interiora. Pareva…svuotato, e si comportava come se gli mancasse qualcosa.

Poco tempo dopo la fuga della Dark Angel il suo Cavaliere era tornato a fare la vita di sempre, -e Galbatorix, seppur con un gesto di sufficienza si era complimentato con lui per ciò che aveva fatto- e tutti coloro che lo vedevano, commentavano felicemente tra loro che Murtagh era tornato in sé, che finalmente lo riconoscevano.

Ma Castigo li reputava tutti dei ciechi, dal primo all’ultimo, perché solo lui sapeva di essere in grado di cogliere l’odio nascosto nella regione più recondita degli scuri occhi di Murtagh.

Un odio incommensurabile, che si manifestava sotto varie forme nel cuore del suo amico, e che si abbatteva su tutto e tutti. Un odio che il ragazzo provava nei confronti di quel palazzo, che l’aveva da sempre tenuto prigioniero, e che persino in quel momento continuava a svolgere quel suo squallido compito; l’odio, in forma di ribrezzo, per le giornate che doveva trascorrere lì, sempre dannatamente uguali, tutte, l’una all’altra, piatte, monotone ed il ragazzo ne era sinceramente stufo- dover incontrare sempre le stesse persone, dover partecipare sempre agli stessi banchetti, dover opporre a Galbatorix una, seppur minima, resistenza, per tentare di evitare che gli leggesse dentro…

Murtagh provava odio persino nei confronti di quella stessa emozione, poiché gli era stata istillata dentro sin da bambino: assieme alla rigida educazione che aveva ricevuto infatti, gli era stato insegnato ad odiare.

Ed aveva sempre odiato tutto e tutti, persino la sua sorte, che gli aveva fatto dono di un drago, ma gli aveva anche sputato in faccia, deridendolo, poiché l’aveva condannato alle pesanti catene della servitù, per tutta l’esistenza che il Cavaliere ed il suo drago avrebbero dovuto condividere.

Poi però, quando per la prima volta il destino gli aveva sorriso, inviando nella sua vita una donna che aveva lasciato il segno sia in lui che nel suo drago- a causa della sua passione e della sua vitalità; una persona che aveva rinunciato alla propria vendetta contro di loro; che aveva dimenticato la propria rabbia nei loro confronti, per amarli entrambi(dal momento che si era presa cura di Castigo e si era invece innamorata di lui)finendo per mostrar loro cos’era la vera vita, e che sapore avesse la libertà- Murtagh aveva finito per riversare il proprio anche su di lei, sulla sua Isis, dalla quale invece aveva ricevuto solo amore.

 

Pian piano che il tempo trascorreva, Murtagh era anche tornato a “rinsavirsi”, in un certo senso, perché si era allontanato dalla subdola vita di corte, che aveva sempre odiato, dal momento che per affrontarla si doveva sempre indossare una maschera; invece preferiva rifugiarsi in luoghi “sicuri” assieme al suo drago, e ricordare Isis(anche se non tornava più nella stanza che avevano condiviso insieme, perché in quel luogo, sentiva di venire sempre sopraffatto oltre il limite, dal dolore)- tuttavia, spesso Galbatorix si intrufolava tra quei pensieri; così il ragazzo, lasciandosi andare al bere, doveva accontentarsi di sognarla.

E il sogno era sempre lo stesso: la ragazza faceva vacillare le sue difese, distruggendo la maschera che il ragazzo inizialmente indossava, ed insieme condividevano e gioivano quindi, dell’atmosfera amena che si era venuta a creare attorno a loro; poi, Isis fissava l’orizzonte e, iniziando a correre, lo incitava a seguirla per non rimanere vittima della tempesta che di lì a poco si sarebbe scatenata; ma lui, non riuscendo a muoversi, rimaneva intrappolato in una gabbia senza mura, senza sbarre e che, gli strasmettava un insolito senso di oppressione. E l’ultima cosa che Murtagh vedeva sempre, prima di svegliarsi urlando, era lo sguardo ferito di lei, perso- come quello che ricordava di aver visto, il giorno della fuga della ragazza, un attimo prima che salisse in groppa a Saphira- poiché il Cavaliere in cui aveva riposto tanta fiducia e tanto amore, non si era dimostrato mai abbastanza ribelle, da volerla seguire.

Murtagh si rese conto che anche in quel momento si era svegliato dopo averla sognata di nuovo, solo quando, una volta incontrati gli occhi cremisi di Castigo, aveva realizzato che le grida che sentiva risuonargli nelle orecchie, erano le sue.

Di nuovo quell’incubo, Murtagh? Domandò il suo drago, toccandogli la mente.

Il ragazzo si limitò ad annuire, distogliendo lo sguardo.

Troviamola, e faremo in modo che ti ascolti mentre le spieghi come ti senti. Consigliò allora Castigo, troppo triste di vederlo soffrire a quel modo.

Sarebbe tutto inutile: dopo ciò che le ho detto sono sicuro che se solo mi vedesse, mi ucciderebbe. E poi, sai che Galbatorix ci controlla persino quando respiriamo: se la trovassimo la condanneremmo a doversi sottomettere al re, e sarà stato totalmente inutile che io l’abbia umiliata per costringerla ad andarsene, a mettersi in salvo da Galbatorix… sospirò il ragazzo, rassegnato.

È proprio vero, allora, che ci si accorge di ciò che si ha solo quando lo si perde! Quando lei era al tuo fianco, ti ho visto sorridere, ed una luce splendida danzava nei tuoi occhi. Gli fece notare il drago dalle squame scarlatte.

Manca tanto anche a me, ma ti prego Castigo, non rigirare l’artiglio nella piaga! Lo implorò il Cavaliere, per poi cadere inaspettatamente in ginocchio un attimo dopo, piegandosi sotto il peso delle ferite lancinanti che avvertiva alla testa.

Sentì Castigo al suo fianco, agitarsi preoccupato, ma non riuscì a fare nulla, finchè il dolore non cessò; solo allora disse:

-         Tranquillo Castigo ora sto bene. Quello era solo un modo con cui il re ha voluto farmi capire di avermi convocato.- lo rassicurò, carezzandogli il muso. Un secondo dopo, consapevole di non poter disobbedire a Galbatorix, lasciò il suo drago solo, nel Giardino, dirigendosi verso la Sala del Trono.

 

La Sala del Trono, quella mattina era stranamente vuota, e nella stanza dai vetri che coprivano ogni cosa di riflessi iridescenti infatti, solo Galbatorix, dall’alto del suo scranno, lo fissava indagatore.

Solo dopo che Murtagh si fu inginocchiato al suo cospetto- non senza tremare, dal momento che, temeva, avesse ascoltato la sua più recente conversazione con Castigo- il re iniziò a parlare:

-         Sai, Murtagh? Non posso nasconderti la mia immensa felicità per la fuga di quella stupida sgualdrina, perché ora mi sembri più concentrato, eppure, a volte ti sento così…perso nei tuoi pensieri che…credo che tu abbia bisogno di nuova compagnia femminile.- sentenziò, ed a quelle parole, chiamata da un gesto della sua mano, una donna venne accanto a lui; una donna di cui, un attimo dopo aver sentito il nome, Murtagh si dimenticò, perché non la degnò neppure di uno sguardo dal momento che per lui nessuna, era paragonabile ad Isis.

Quindi, seppur a testa bassa il ragazzo tornò subito a rivolgersi a Galbatorix:

-         Non la voglio. Sto bene da solo: con il mio drago.- rifiutò, e per la prima volta- forse in tutta la sua vita- sollevò il viso con aria di sfida.

E Galbatorix lesse nei suoi occhi che lo credeva un tiranno e che pensava, pateticamente di potersi ribellare al suo dominio. Così, mentre il Cavaliere lasciava la Sala, senza congedarsi, il re non resistette oltre e scoppiò in un’oscena risata di scherno nei suoi confronti.

 

Murtagh fece ritorno da Castigo quasi correndo, senza dirgli una parola quindi, saltò in sella e gli ordinò di spiccare il volo. I due volarono insieme finchè il ragazzo non si fu calmato e chiese al proprio drago di posarsi fuori dalle mura della città, vicino al boschetto in cui avevano inseguito Isis, tempo prima, abbastanza lontani perché tutti li lasciassero in pace.

Il Cavaliere chiuse gli occhi, accogliendo come un toccasana il vento che soffiando forte ed ululando per annunciare una tempesta, gli schiaffeggiava il viso, servendosi dei suoi stessi ricci.

Tutto questo mi ricorda il mio sogno, sai, Castigo? Non sai quanto vorrei essere abbastanza forte per ribellarmi a tutto questo, come mi ha chiesto lei… fece tristemente.

Non so se te ne sei accorto, ma poco fa ti sei appena ribellato… gli fece notare il suo drago.

Murtagh stava per replicare mentre fece per tirarsi su a sedere, dopo essersi asciugato una lacrima; ma la sua attenzione richiamata in un punto imprecisato al limitare del boschetto, dove  il vento, smuoveva implacabilmente quella che sembrava la stoffa di un mantello.

Nonostante la vista appannata, il figlio di Morzan fu certo di distinguere qualcosa, seminascosto tra gli alberi: una figura incappucciata che lo fissava…Murtagh rimase interdetto per qualche attimo, sospeso, a ricambiare quello sguardo, poi una scintilla dentro di lui si accese quando gli parve di scorgere, sotto il cappuccio di quella figura, due occhi verde acqua che brillavano.

Allora, senza pensare, il ragazzo-con un tuffo al cuore, ed una strana sensazione di deja vu- saltò in groppa a Castigo e si gettò all’inseguimento di quella sconosciuta figura, che già si era lanciata in una corsa tanto folle da mozzare il fiato.

Il Cavaliere la seguì, senza notare che stava tornando indietro, verso Uru Baen, e che tuttavia, se ne teneva a distanza, perché quel luogo pullulava di guardie; non fece caso al fatto che la sconosciuta stava disegnando un largo giro per confonderlo, o forse nella speranza che si stancasse prima di lei.

Ma Murtagh non aveva intenzione di arrendersi, e la sua preda senza volto lo sentiva, dal momento che avvertiva l’aria mossa dalle ali del suo drago, mulinare, a poca distanza dalle sue spalle, così come gli pareva di percepire il battito frenetico del cuore del Cavaliere.

L’inseguimento durò molto e ben presto preda e cacciatore si ritrovarono più vicini di quanto entrambi si fossero aspettati.

Erano ormai a meno di un metro l’uno dall’altro e la preda sapeva che se Castigo avesse piegato le ali, lei avrebbe prima visto la sua ombra venir ingoiata da quella del drago, e, un attimo dopo avrebbe sentito gli artigli dell’animale calare su di sé, poi…

Serrando i denti bianchi perciò, la preda, intenzionata a non rendere a quei due la caccia facile, deviò inaspettatamente e, continuando a muoversi a zig zag riuscì alla fine a guadagnare il folto del bosco, alle spalle di Uru Baen.

Pur continuando a muoversi in quello strano modo per confondere chi la seguiva, la preda fu presto costretta a rallentare il ritmo della sua corsa per via del folto numero di tronchi che spesso incontrava. Così, con i polmoni in fiamme, si concesse un attimo di calma, accovacciandosi contro un albero, e cercando di non inalare troppa aria, per non rivelarsi al gigantesco drago, del quale tuttavia, non avvertiva più il respiro sul collo. Quindi, dopo un tempo che le parve interminabile, l’incappucciata si permise di trattenere il respiro, e tendere le orecchie, in ascolto…riconobbe il battito delle possenti ali di Castigo che si muovevano frenetiche in lungo e in largo sopra il boschetto e di tanto in tanto lui ruggiva frustrato, rispecchiando ciò che provava il suo Cavaliere.

Per due volte fu sul punto di spirare fiamme, per distruggere gli alberi e quindi avere la possibilità di trovarla prima, ma qualcosa lo fermò, e la preda  senza volto avvertì che batteva le ali per tornare indietro.

Per un secondo, su ogni cosa scese un velo di silenzio e lei, pur restando coi nervi a fior di pelle, gioì silenziosamente: non riusciva a credere che lei, sola, e forte solo della sua velocità e della propria capacità d’improvvisazione, era riuscita a non farsi prendere, ed a far addirittura perdere le proprie tracce ad un uomo che non solo era un ottimo segugio, ma aveva anche un drago, dalla sua!

Un attimo più tardi, le raggelò il sangue e le si straziò il cuore nel vedere che Murtagh, ormai certo di averla persa, si inginocchiava sull’erba ed urlava, per la disperazione, nella segreta speranza che il vento portasse le sue grida alle orecchie di lei.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Eccovi un altro capitoletto extra!

Che ne dite?

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 27
*** volgersi al passato rischiara il futuro (parte 1) ***


Capitolo 23

Volgersi al passato rischiara il futuro

Parte 1

 

Proprio qualche attimo prima che Saphira atterrasse nella radura, Murtagh aveva fatto ritorno ad Uru Baen, il viso mesto, come mai Isis l’aveva visto prima.

Ora, la Dark Angel se ne stava in silenzio- stringendo sotto il mantello ciò per cui era tornata lì- avvinghiata alle spalle di Eragon, mentre insieme sorvolavano la distesa di paesaggio sempre uguale che divideva la capitale dell’Impero da Dras-Leona.

La ragazza sembrava davvero non essere più capace di parlare, né a formulare il più piccolo pensiero, perché tutte le sue energie convergevano sempre in un solo punto: Murtagh. Isis non riusciva a spiegarsene il perché, ma era colpita, si sentiva profondamente sconvolta per averlo trovato in quelle condizioni: il suo viso era impallidito, e le guance che avevano sensibilmente aderito alle ossa sottostanti, erano ricoperte da una folta barba bruna. Inoltre, mai una volta, quando era stata al suo fianco l’aveva visto inseguire qualcosa con tanto accanimento, con una tale disperazione da far sembrare che ne dipendesse la sua vita. Cosa poteva avergli fatto subire, Galbatorix, per ridurlo in quello stato?

Dopo qualche ora di silenzio- popolato da mille incessanti domande circa la sorte di Murtagh- Eragon interruppe i ragionamenti della Dark Angel, costatando, apprensivo:

-         Sei turbata…-

Isis non ebbe la forza di fare altro, eccetto annuire.

-         Com’è stato, per te…ritrovarti Murtagh davanti?- osò chiedere ancora il Cavaliere. La sua voce le giungeva leggermente dispersa nel vento, perciò la ragazza impiegò un po’a rispondere.

-         Io…non lo so…ma è stato…straziante: neppure una volta(persino nei momenti in cui è stato vittima del dominio più totale da parte di Galbatorix)l’ho mai visto così…sofferente, e non riesco a cancellare il suo viso dai miei ricordi, né a togliermi le sue urla dalle orecchie...- mormorò, torturandosi le mani.

Eragon che poteva sentire il suo corpo premuto contro la propria schiena, ridotto ad un fascio di nervi- infatti, aveva i muscoli talmente tesi, che sembrava quasi tremasse- avvertiva quanto la Dark Angel fremesse per tornare indietro e verificare in prima persona il perché di quello strano comportamento da parte di Murtagh. Ed avrebbe voluto assecondarla, aiutarla, ma sia il Cavaliere che la ragazza sapevano bene che tornare sui propri passi, avrebbe significato per entrambi la cattura, da parte degli uomini di Galbatorix, e forse addirittura la morte; e non potevano permettersi un tale errore proprio ora che Nasuada aveva forse trovato un modo per detronizzare il tiranno di Alagaesia.

Ne è ancora innamorata, spero che ora se ne renda conto…sospirò il ragazzo con le orecchie appuntite, rivolto alla sua dragonessa.

Certo che è ancora innamorata di Murtagh, solo che ha sofferto troppo, ed ha paura, quindi non vuole ammetterlo, neppure con se stessa. Intervenne il cuore dei cuori del drago di Vrael che, dal momento che Isis gli aveva spalancato la mente, per trasmettergli tutto il sollievo e la gioia per aver rivisto il figlio di Morzan- senza però mai dire una parola-; gli aveva dato la possibilità di sbirciare tra i suoi ricordi, e quindi di scoprire che era stata umiliata da Murtagh, per poi essere costretta, subito dopo, a scappare, per non essere uccisa.

I miei ossequi a voi, nobile Eldunarì…fece Eragon, ma, rendendosi conto quanto fosse grande la preoccupazione nella coscienza del drago, per Isis, tornò a concentrarsi su di lei.

Credete che riportarla alla Vroengard, l’aiuterà a ritrovare se stessa? Domandò.

Lo spero, Shur’tugal. Quello è stato il luogo dove Isis ha conosciuto per la prima volta l’amore, anche se non come il forte legame che ha con Murtagh, bensì sottoforma di simbiosi con la natura, e amicizia…è tutto ciò che posso fare, adesso. Ma se non dovesse funzionare, sarò disposto a riportarla da Murtagh, anche se non so esattamente cosa aspettarmi, poiché il loro legame ha cambiato entrambi, e non ho idea di come potrebbero reagire…

Sia Eragon che Saphira potevano sentire sulla pelle,quasi fosse stata qualcosa di solido, la saggezza che l’Eldunarì emanava, così come l’immenso affetto che provava nei confronti della Dark Angel.

Il ragazzo sorrise mentre rifletteva sul fatto che quel cuore dei cuori fosse anche molto protettivo nei suoi confronti, come se la conoscesse da un’infinità di tempo, e la considerasse ormai, come una figlia. Tanto che, sembrava che questo gli avesse permesso di convivere con il dolore per la perdita del suo Cavaliere.

Isis, ovviamente, non fece caso a tutto ciò, anzi praticamente non si accorse della breve conversazione avvenuta tra il suo Eldunarì ed il Cavaliere di Saphira; persa com’era nella sua preoccupazione sulle condizioni di Murtagh, e tra le mille domande che si poneva, tra le quali, come mai se ne desse tanto pensiero…quindi, non seppe dire se erano passati giorni, o solo poche ore quando sentì che Saphira atterrava nei pressi del fiume Toark, appena al limitare del lago di Leona.

Eragon scese assieme alla ragazza e, per qualche attimo rimase a guardarla, custodendo le sue mani tra le proprie, prima di dire:

-         Qui le nostre strade si dividono, Dark Angel: io tornerò indietro, a Feinster, mentre tu proseguirai con quel cavallo,-e le indicò un destriero dalle zampe possenti, color nero pece, legato ad un ceppo poco distante.- fino alla tua amata Vroengard. Ti auguro di trovare ciò che cerchi.- le spiegò, e rimase non poco sorpreso scoprendo che Isis aveva lasciato scorrere il palmo aperto della propria mano, sulla sua guancia.

-         Grazie, Eragon. Per tutto ciò che hai fatto per me. Ti prego, di’ a Nasuada che il mio falco sarà sempre pronto a portarmi suoi messaggi, se vorrà tenermi informata sulla campagna militare dei Varden. Ma non tardare oltre, altrimenti la tua signora darà la colpa a me per una vostra sconfitta! Che le stelle ti proteggano, Cavaliere!- e, così dicendo, lasciò che Eragon rimontasse in sella a Saphira, restando a guardarlo, immobile, finche anche la sagoma del suo drago non fu scomparsa all’orizzonte.

Solo allora Isis lasciò cadere il cappuccio del proprio mantello sulle spalle, e, adagiate a terra tutte le proprie armi, se lo tolse, assieme alla camicia, per fasciarsi il petto un modo da creare la “tasca” fatta di bende, dietro la schiena, nella quale ormai era solita riporre il suo Eldunarì.

Dopo essersi rivestita, sentendosi sollevata di avere di nuovo il suo maestro così vicino al cuore, spalancò la mente verso di lui.

Maestro, sono così felice di averti ritrovato! Puoi perdonare una stupida, per averti abbandonato al pericolo e ad un destino di probabile schiavitù? Ma dimmi: ti è stato fatto del male? Come hai fatto a restare nascosto? Come mai non ti hanno trovato? Venendo, ero pronta al peggio…gli confessò, sinceramente.

Isis, mia dolce allieva, perché ti manchi di rispetto in questo modo? Non è stata colpa tua se sono rimasto sotto quel pavimento. Semplicemente, dal momento che il figlio di Morzan non ti lasciava sola, non hai avuto la possibilità di riprendermi con te…non te ne faccio una colpa, Dark Angel, anzi se devo essere sincero, da ciò che ho visto nei tuoi ricordi, credo di essere stato più al sicuro di te, dal momento che il mio nascondiglio non è mai stato scoperto, poiché Murtagh non ha più messo piede nella vostra stanza da quando sei dovuta andar via…rivelò, ed Isis, che stava per salire a cavallo, rimase così, paralizzata per lo stupore, con un piede ancora sulla staffa.

E perché mai? Gli chiese, curiosa e sconcertata da quell’informazione.

Non ne ho idea, e non voglio saperlo, perché in questo momento, chiarire questo dubbio, ti distoglierebbe soltanto dalla tua precedente decisione; di tornare a casa e ritrovare te stessa. La rimproverò, fermo, l’Eldunarì.

La Dark Angel quindi, chinò obbediente la testa e, riconoscendo che il suo maestro aveva ragione, montò in groppa al cavallo che lady Nasuada o forse Eragon, si erano dati la premura di farle trovare lì, perché continuasse il suo viaggio; quindi, lo spronò al galoppo, con decisione.

 

Ben presto Isis realizzò che viaggiare la calmava, la aiutava a pensare, perché sentire sotto di sé lo scalpitio ritmico degli zoccoli, sempre uguale nonostante i tipi diversi di terreno da attraversare per giungere alla Vroengard; le svuotava la mente. Inoltre, avvertire dentro di sé, l’energia che l’Eldunarì del drago di Vrael aveva deciso di condividere con lei, per rendere il suo viaggio più breve, era qualcosa di conosciuto, familiare, che la metteva a proprio agio.

La ragazza perciò, grazie all’aiuto del suo maestro, impiegò solo due giorni per risalire il corso del fiume Toark, scavalcando così la Grande Dorsale, e ritrovarsi quindi a Teirm, dove, nonostante le sue insistenze. Dal momento che cercava di convincerlo che poteva resistere senza dormire, ancora un giorno-, il parere contrario del suo Eldunarì le costrinse a riposare.

La cittadina si rivelò tranquilla, e la Dark Angel non ebbe difficoltà a passare inosservata dinnanzi agli occhi di un manipolo di soldati imperiali, che stava reclutando forzatamente uomini in età d’armi, in vista di un imminente scontro con i ribelli del Surda.

Isis sorrise appena, sotto il cappuccio che le nascondeva il viso, e si rifugiò lesta come una lepre in una locanda.

Tuttavia, fu una pessima idea fermarsi, e restare isolata. In quella quiete, alla ragazza parve di soffocare perché le sembrava che, nascosta tra le lunghe ombre della sera, un’opprimente angoscia l’avesse aggredita non appena era rimasta sola: si sentì schiacciata contro il pavimento, mentre non riusciva ad impedirsi di udire nelle proprie orecchie, le grida di Murtagh, così come non poteva fare a meno di chiedersi se il Cavaliere stesse bene, e perché lei non fosse al suo fianco ad assicurarsene.

Una volta che, finalmente, il sonno l’ebbe trascinata via con sé, se possibile, fu ancora peggio: Isis non fece altro che sognare ombre confuse, tra le quali di tanto in tanto emergeva Murtagh, urlando, in maniera straziante; oppure, appariva Vrael, e lei lo vedeva stringere al petto la sua donna, Esther, con passione, sfiorandole il ventre gonfio, mentre ripeteva: “ nostra figlia è benedetta: crescerà solo in tempi sicuri…”.

La ragazza dalla pelle color nocciola quindi, si svegliò di soprassalto, urlante, e con la fronte madida di sudore. L’Eldunarì al suo fianco era preoccupato. Quando si fu calmata, dopo una decina di respiri profondi, realizzò che aveva ancora qualche ora prima che sorgesse l’alba…sarebbe potuta tornare a dormire, ma, sentendo il suo cuore tremare a quell’idea, comprese che temeva le ombre che sarebbero inevitabilmente sopraggiunte ancora una volta, con il sonno. Perciò non impiegò molto a decidere che sarebbe ripartita immediatamente.

 

Isis ed il suo maestro impiegarono una settimana a raggiungere Narda. Seguivano sempre il bordo frastagliato della costa, e la ragazza riposava di rado, spaventata com’era che l’incubo che aveva fatto giorni prima, potesse sorprenderla di nuovo. Tuttavia, di tanto in tanto, la necessità di dormire aveva la meglio, i quanto bisogno fisiologico, e non c’era volta che la Dark Angel avesse la possibilità di sottrarsi a quello strano sogno, sempre uguale, sempre confuso, nel mostrarle i volti di Murtagh, Vrael ed Esther come se fossero stati collegati…

Una volta giunti a quel piccolo villaggio di pescatori che la ragazza ricordava bene,-e, non potè fare a meno di notare, non era cambiato affatto dall’ultima volta che c’era stata- Isis non esitò un istante a gettarsi in acqua, così prese a nuotare con energia, senza pensare ad altro che non fosse il proprio corpo, circondato da un’immensa distesa d’acqua salata. Ben presto però, sopraggiunse la stanchezza alla quale aveva tentato di fuggire, non dormendo e continuando sempre a viaggiare; e si sentì stremata, con una strana, folle voglia di tornare indietro, da Murtagh, perché pensava doveva esserci per forza un motivo se aveva fatto dei sogni che lo riguardavano…

Perciò, per andare avanti, dovette farsi aiutare dal proprio maestro, mentre, si faceva anche trascinare dalla corrente.

Quando finalmente riuscì a mettere piede sulla sua sacra isola- il cuore le pulsava così veloce che Isis pensò, volesse uscirle dal petto- la sua amata casa, si abbandonò tremante sul terreno, e con gli occhi colmi di lacrime disse, a voce, senza però dimenticare di spalancare la mente:

-         Perché sono qui, maestro? Io dovrei essere al suo fianco, perché…perché io lo amo. Io sono innamorata di Murtagh.- confessò, prima di tutto a se stessa.

Non sai quanto sono felice che tu l’abbia accettato, Isis! Ma forse ora devi stare qui, perché l’hai scelto, perché sentivi di dover imparare qualcosa…esultò l’Eldunarì, riprendendo subito dopo i suoi tratti di saggio.

Proprio in quel momento avvenne qualcosa di inaspettato, che lasciò senza parole sia il maestro che l’allieva: il sole del primo mattino fu oscurato da centinaia di ombre e decine di ruggiti che colmarono l’aria, ed iniziò a piovere.

Isis si tirò su a sedere di scatto, distinguendo sopra la testa le sagome di decine di draghi sulle cui groppe stavano altrettanti Cavalieri, armati di tutto punto, come se stessero combattendo.

Studiando i fili d’erba che ondeggiavano inquieti attorno a lei, la ragazza comprese che ciò che cadeva dal cielo, in pesanti scrosci, non era pioggia, ma scuro sangue di drago, che, nonostante scendesse copioso, non la toccava mai.

Maestro, cosa sta succedendo?! Fece quindi, la Dark Angel, allarmata

Non lo so, Isis! Ma non è per opera mia che stai vedendo questo…mormorò, sinceramente preoccupato.

I due assistettero in silenzio a decine di morti, simili l’una all’altra, ad un vero e proprio sterminio di Draghi e Cavalieri, e solo quando Vrael ed il suo possente drago, atterrarono a pochi metri da lei- e subito furono attorniati dai Rinnegati- che Isis comprese che stava rivivendo il triste giorno della fine dei Cavalieri dei Draghi, anche se non capiva come mai, e neppure riusciva a spiegarsi perché nessuno la vedesse, o nulla la colpisse; perché fosse…praticamente invisibile.

Concentrata come mai prima d’allora, su Vrael e l’assassino cerchio umano che si era creato attorno a lui,- mentre sperava segretamente che la sua presenza avrebbe potuto mutare la mesta sorte di quell’elfo- Isis fu testimone di come i Rinnegati si fossero aperti in due ali, per lasciar passare tra loro Galbatorix. La Dark Angel notò allora con stupore che non era cambiato da quel momento a quando l’aveva visto ad Uru Baen, come se non sentisse il peso del tempo che passava; ma questo non le impedì di ammutolire quando lo sentì rivolgersi al Cavaliere dall’armatura bianca.

-         Vrael, uno dei migliori Cavalieri mai esistiti, posto a capo dell’Ordine, che cade preda dell’arroganza.- lo sbeffeggiò, con finto rammarico, suscitando l’ilarità generale.- è finita Vrael. Arrenditi. Non hai altra soluzione. Arrenditi ed avrai salva la vita.- gli propose Galbatorix, con velate minacce, mentre nei suoi occhi brillava la luce della follia.

L’elfo, ultimo baluardo di speranza, si tolse l’elmo, lasciando che i capelli gli si spargessero sulle spalle in una cascata di raggi di sole- ad Isis in quel momento parve più splendente di un astro, e rimase senza fiato nel constatare da vicino la sua bellezza, la sua sicurezza e la spavalderia che sembrava irradiare, quasi splendesse di luce propria- così, la ragazza quasi si ritrovò ad esultare quando vide il Cavaliere tirare il proprio elmo ad uno dei Rinnegati, riuscendo a colpirlo, tagliandogli la gola e lasciandolo morto sul terreno, nel giro di pochi istanti.

-         Non è vero, Galbatorix, e lo sai. Non sarà mai finita, finchè anche uno soltanto si opporrà a te, ed agli ignobili traditori che ti seguono. Non sono io ad aver perso, ma tu, perché ho appena chiuso le porte di Dorù Areaba, impedendoti di avere gli ultimi draghi che volevi. E non mi arrenderò mai, non a te, perché so che le tue parole sono intrise di bugie- lo sfidò fieramente Vrael, gli occhi azzurri che saettavano come un mare in tempesta, forte del fatto che la verità fosse dalla sua parte.

Accecato dalla rabbia, Galbatorix, urlando mentre brandiva la propria spada, si gettò su di lui, animato dal folle desiderio di combatterlo. Il capo dei Cavalieri, ringraziando i propri riflessi fulminei di elfo, con poche mosse riuscì a mettere in fuga i Rinnegati, che si trovavano attorno a lui, servendosi di alcuni incantesimi, e riuscì al tempo stesso a parare il mortale colpo del loro capo, proprio sopra la propria testa, con la sua splendida spada dalla lama candida, che, colpita dal sole scintillò di decine di riflessi iridescenti.

Lo scontro assunse subito un ritmo frenetico ed Isis rimase presto rapita ed affascinata dai movimenti di Vrael, che somigliavano ad una danza tanto erano fluidi e veloci. Subito si ritrovò a ridere, rendendosi conto di quanto la grazia di quell’elfo mettesse in risalto la pesantezza ridicola dei gesti di Galbatorix, che somigliava ad un Kull.

Dopo diverso tempo, fu chiaro che ormai Vrael era in vantaggio, ed infatti, un secondo più tardi, la sua spada brillò nell’ombra cupa di quella folle battaglia, e la lama bianca riuscì a ferire al collo il suo avversario, che cadde sull’erba, atterrato.

Il capo dei Cavalieri gli punto allora la spada alla gola, trafiggendolo con lo sguardo:

-         Avanti: fa’ ciò che devi, bastardo.- lo esortò il futuro re di Alagaesia, con aria di sfida.- O forse il più saggio ed il più coraggioso dei Cavalieri non vuole sporcare le sue luride mani arroganti? O magari detesti che la tua preziosa Vrangr debba macchiarsi eternamente del sangue sporco di un traditore?- lo derise Galbatorix.

In quel momento Isis trattenne il fiato, certa che l’elfo cui era appartenuto l’Eldunarì che ora lei aveva con sé, avrebbe dato il colpo di grazia al capo dei Rinnegati…ma improvvisamente si accorse che gli occhi di Vrael si erano fatti lontani, distanti, persi in mille ragionamenti, via via che le parole di Galbatorix gli penetravano sotto l’armatura, sotto la pelle, polverizzando le sue difese, tramite lo strisciare di centinaia di dubbi; e fu sicura che quella sua unica esitazione gli avrebbe fatto perdere tutto il vantaggio che aveva, la sua flebile possibilità di vittoria, ed avrebbe persino segnata la sua condanna a morte.

Per quel motivo avvertì che le mancava il respirò quando si accorse che il futuro tiranno di Alagaesia stava per approfittare di quella distrazione: lo vide, infatti, estendere una mano da un lato, lesto, senza mai distogliere lo sguardo da Vrael, e, con un gesto altrettanto fulmineo riuscì a brandire di nuovo la propria spada( dopo averla ritrovata sotto il tocco delle dita) e lo trafisse al fianco.

La Dark Angel notò allora, che dal bel viso di Vrael defluiva ogni colore mentre strabuzzava gli occhi, sorpreso, raggelato, e si tamponava l’armatura squarciata in quel punto, con le mani, costatando, terrorizzato che il sangue dilagava inesorabilmente, rischiando di contaminare le altre candide parti.

Forse sarebbe caduto in ginocchio, e Galbatorix- che si stava rialzando proprio allora- gli avrebbe fatto pagare con la vita, gli affronti che aveva appena dovuto subire; ma fortunatamente, l’immenso, maestoso drago bianco di Vrael si interpose tra loro, e fece salire il proprio Cavaliere in groppa, traendolo in salvo, facendolo scampare da morte certa.

 

Isis era rimasta distesa supina sul terreno per un tempo interminabile, ed indefinito- avrebbero potuto essere poche ore, o anche alcuni giorni- tutto ciò che la ragazza sapeva, era ciò che riusciva a sentire: la vista, infatti, le si era offuscata, e solo le orecchie erano di suo supporto, ormai. Ma non riusciva più a sentire lo scroscio della pioggia, né il più flebile ruggito di un drago…tutto sembrava quieto, ammutolito, e la Dark Angel si ritrovò a tremare a causa di quel silenzio mortale, soprattutto perché, oltre ad essere diventata improvvisamente ed inspiegabilmente cieca, aveva l’impressione di non riuscire a muoversi, come se una forza invisibile la tenesse inchiodata al terreno.

D’un tratto, senza alcuna spiegazione, così come se n’era andata, la vista le tornò, ma il panorama che si parò davanti agli occhi di Isis, non era più quello ameno della sua amata e sacra isola, bensì quello desolato, nebuloso e freddo dell’altissimo Monte Utgard. Alla ragazza sembrava di volare, e man mano che si avvicinava distinse la sagoma regale del drago di Vrael, che preoccupato, stava acciambellato attorno al suo Cavaliere. Ad Isis parve di trovarsi al fianco di quell’elfo, tanto vicino che aveva l’impressione che se avesse allungato la mano, avrebbe potuto toccare la sua fluente chioma bionda.

Si inginocchiò quindi, al loro fianco, rispettosa, mentre, cercando di ricacciare indietro le lacrime, per non farsi sentire da quei due, ascoltava il capo dei Cavalieri che, - nonostante fosse ferito- aveva trovato la forza di pregare le stelle perché gli dessero la possibilità ed il tempo di salvarsi e di recuperare le forze, quella volta, per poi tornare a battersi con Galbatorix, per fermare la follia di quel traditore; ed in seguito pregò per la sua Esther, la sua amata, che sperava di riabbracciare, ed ammirare quando l’avrebbe vista per la prima volta con il loro bambino in braccio.

Versò lacrime di gioia a quell’ultimo pensiero, ed Isis, rimanendo affascinata a studiarlo, si ritrovò ad amarlo, a rispettarlo, perché, nonostante soffrisse visibilmente, manteneva il suo contegno, ed i suoi tratti restavano belli come quelli di qualsiasi elfo; inoltre, il fatto che avesse pianto, che avesse rivolto i propri pensieri alla sua compagna, rivelando quanto traboccasse d’amore il suo cuore, quanto fosse viva in lui, la fiamma dell’umanità.

Tuttavia, la ragazza ebbe solo il tempo di formulare quelle riflessioni, e non potè esprimere la propria commozione, perché dall’ombra comparve Galbatorix, gli occhi che brillavano di follia, mentre brandiva la propria spada, avanzando verso Vrael. Sia la Dark Angel che l’elfo biondo sobbalzarono allora, ma solo il Cavaliere trovò la forza di alzarsi in piedi, e fronteggiare quel folle, sguainando la sua splendida spada.

-         Ma bene, Cavaliere…cosa fai, qui? Pensavi che questo rifugio ti avrebbe nascosto da me?- lo provocò, le labbra piegate in un ghigno spaventoso.

Non gli diede neanche la possibilità di replicare, poiché con un urlo di guerra, si gettò su di lui, in un lampo.

Vrael riuscì ad evitarlo, grazie ai propri riflessi, e tra loro riprese quel duello che avevano lasciato in sospeso. Durò molto, ma nonostante questo(come pure nonostante la profonda ferita che aveva al fianco) i movimenti del Cavaliere dall’armatura bianca, non persero mai la loro grazia, e la loro velocità, anche se l’elfo iniziava ad accusare stanchezza.

Poi, d’un tratto, Galbatorix compì un gesto che lasciò Isis senza parole, e fremente di rabbia- anche se avrebbe dovuto aspettarselo da un pazzo simile: sferrò un calcio all’inguine del Cavaliere che era stato il migliore tra i Cavalieri, ed il loro capo; e quel colpo scorretto lo fece cadere in ginocchio, permettendo così al futuro re di Alagaesia di sputargli in faccia, prima di recidergli la testa di netto.

A quella vista, la Dark Angel avvertì un fiume di lacrime bruciarle sotto le palpebre, sentì che le forze le venivano meno, seppe che il corpo le si stava facendo molle, che si stava sgretolando, e nel tempo di un battito di ciglia, si ritrovò in un altro luogo, lontana dal Monte Utgard, un posto che tuttavia, ancora una volta, non era la Vroengard.

La sua ansia scomparve subito, quando riconobbe Esther, la compagna di Vrael, seduta dinnanzi ad uno specchio, intenta a pettinarsi i capelli castani, canticchiando mentre, di tanto in tanto, si carezzava il ventre, fattosi ancora più gonfio dall’ultima volta che l’aveva vista- notò Isis.

La Dark Angel quindi, le camminò intorno, piano, inquieta, indecisa, se piegarsi sul suo orecchio e sussurrarle ciò che aveva visto. Ma d’improvviso, la bolla di tranquillità che aveva circondato Esther, esplose, e l’espressione della donna si incupì. Per un secondo trattenne il respiro, poi prese ad inalare aria affannosamente, premendosi una mano sul cuore, mentre qualche silenziosa lacrima le rigava il viso.

Che avesse scoperto qual era stata la sorte del suo compagno?

Isis fu travolta dal dolore che colmava il cuore della donna, così come dalla sua determinazione, a non lasciarsi andare: sapeva che di lì a poco i Rinnegati sarebbero venuti per ucciderla, ma lei doveva vivere, almeno per dare alla luce il bambino che portava in grembo!

Nonostante sapesse quale pericolo rappresentasse per lei, cavalcare- dal momento che avrebbe potuto partorire da un momento all’altro- quella donna, agli occhi di Isis, fu tanto coraggiosa, o tanto folle da intraprendere ugualmente quello che sapeva sarebbe stato il suo ultimo viaggio- che la Dark Angel seguì dall’alto, come fosse stata un incorporeo uccello- per salvare almeno una delle due vite che doveva proteggere. Ed entrambe, pur senza guardarsi, o senza toccarsi, seppero che esisteva un unico luogo che poteva definirsi sufficientemente sicuro per il piano che Esther aveva in mente.

 

La donna giunse quindi alla Vroengard di mattina, il sole alto nel cielo, ma Esther non ne gioì, perché le tremavano le gambe ora che poteva constatare di persona lo scempio che era stato fatto di quella che un tempo era stata la culla dei Cavalieri dei Draghi. Quella donna, condivise allora con Isis l’orrore e lo strazio per la violazione e la dissacrazione di quel luogo.

Tra le lacrime, rendendosi conto che Esther iniziava a perdere sangue, e quindi decisa ad aiutarla in ogni modo- nonostante lei non potesse neppure percepirla-; la Dark Angel subì un vero shock nel riconoscere le slanciate, eteree figure di Phot e Nigetal, che venivano verso di lei, e verso quella che era stata la compagna del capo dei Cavalieri.

Animati da un forte senso di responsabilità verso quelle due vite, che erano nelle loro mani, aiutarono la donna a partorire, presero il fagotto urlante, dalla pelle color nocciola, sul petto di Esther, e subito, madre e figlia ritrovarono calma e sollievo, nella reciproca vicinanza.

La compagna di Vrael riuscì addirittura a sorridere scorgendo una stella argentea sulla fronte della neonata.

-         Proteggetela, Vrael l’ha benedetta: ha detto che crescerà solo in tempi sicuri…- mormorò. Un attimo dopo chiuse gli occhi. Per sempre.

 

Riemergendo da quella che ormai aveva capito essere una serie di visioni, su ciò che era avvenuto in passato, Isis sentì il disperato bisogno di aggrapparsi all’erba tutt’attorno a sé, per ritrovare il contatto con la realtà. Era di nuovo sulla sua isola, ed il sole le carezzava le membra con calore, per tranquillizzarla. Era sotto shock, e non riusciva a parlare, ma si costrinse a trovare la forza di aprire la mante al suo Eldunarì.

Maestro, sei stato tu a mostrarmi quelle visioni? Chiese

No, Isis. Credo che ciò che hai visto, fossero i tuoi stessi ricordi. Sentenziò, pacato, con saggezza e delicatezza.

Quindi…quella neonata…ero…io? E questo fa di me…la figlia di Vrael? Fece, sconvolta. Ma perché ho potuto vedere tutto questo solo ora?

Perché solo ora hai accettato completamente l’amore nel tuo cuore. Le spiegò il maestro, colpendola.

Allora, non volterò le spalle ai miei genitori, mostrerò loro quanto mi sono state utili le loro lezioni, il loro amore indissolubile, il loro amore ed il forte senso del dovere che li animava. Saranno fieri di me, sapendo che non sto voltando le spalle al divenire del mondo proprio ora che sta cambiando, e che anzi, farò qualcosa anch’io per salvare Alagaesia, e renderla una terra migliore. Promise.

Bene. Sono ammirato e fiero delle tue parole, figlia di Vrael. Poiché sei la sua unica erede e te ne sei appena dimostrata degna, vorrei che tu indossassi la sua armatura, e che brandissi la sua spada. Disse solennemente l’Eldunarì del drago di Vrael.

Cosa? Le armi di…di mio padre sono qui? Domandò sorpresa Isis.

Piegando l’universo di stelle che lo componeva, in un sorriso, il cuore dei cuori annuì, e stava per condurla a vedere la sua “eredità”, quando il verso del falco della ragazza, mise entrambi in allarme.

La Dark Angel lo fece posare sul proprio braccio e, memore del fatto che avesse chiesto che Nasuada la tenesse informata sull’esito delle battaglie dei Varden; si rese conto che le tremavano le dita, mentre srotolava il piccolo pezzo di pergamena che aveva preso dalle zampe del suo animale.

Isis,

abbiamo conquistato Feinster con successo, e poco tempo dopo anche Belatona ha subito la stessa sorte. Ma abbiamo un problema, e ci serve il tuo aiuto.

                                                                                                                                                Nasuada

Fu leggendo quelle ultime parole che la ragazza temette il peggio.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Eccovi un altro post extra!

Il capitolo 23 comprenderà una seconda parte ma spero lo stesso che vi sia piaciuto.

Vorrei ringraziare  Arcadia_Azrael per i commenti che mi ha lasciato!

Un abbraccio a tutti!
marty23

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Capitolo 28
*** volgersi al passato rischiara il futuro (parte 2) ***


Capitolo 23

Volgersi al passato rischiara il futuro

Parte 2

 

Murtagh aveva impiegato giorni a trovare il coraggio di varcare di nuovo la soglia della stanza che era stata sua e che aveva condiviso con Isis, ed era la prima volta dopo la sua fuga, che lo faceva, da solo.

Da ore ormai, stava seduto sul pavimento freddo, stringendo al petto i libri che la sua Dark Angel- dopo aver scoperto che erano i preferiti di Castigo- aveva insistito per riporre negli scaffali dello studiolo, sostituendoli a quelle che erano state le armi del ragazzo prima che fosse Cavaliere.

Il dolore che Murtagh provava era insostenibile, tanto forte e vasto che aveva la sensazione che lo stesse sommergendo ogni giorno di più; tanto che gli sembrava gli si stesse solidificando attorno come un’armatura, rendendo sempre più lontana e simile ad un’eco, la presenza di Galbatorix.

Gli sembrava strano non riuscire più a percepire in maniera totalizzante l’opprimente dominio che Galbatorix aveva sempre esercitato su di lui, tuttavia, lo strazio che sentiva per la perdita di Isis era così grande da non dargli la possibilità né la voglia di curarsi del tiranno.

Dopo l’episodio dell’inseguimento della figura incappucciata, però, nel cuore di Murtagh si era sommata un’altra emozione, a quel dolore: la frustrazione.

Era tanto accanitamente convinto che quella sconosciuta fosse Isis, che non riusciva a pensare ad altro tutto il giorno, né riusciva a perdonarsi di essersela fatta scappare.

Il suo ricordo quindi, per lui mutava sempre più in un baluardo che gli permetteva di percepire in modo ogni giorno più lieve, il controllo che Galbatorix esercitava su di lui, ma la memoria del loro ultimo, fugace incontro, diventava sempre più un’ossessione.

Fortunatamente, a salvarlo dal baratro della follia- così come era sempre stato pronto a condividere il suo dolore con lui- in ogni momento, c’era Castigo, che, di tanto in tanto, squarciando l’incessante ripetizione dell’ultimo, fallimentare inseguimento di Isis, spingeva il suo Cavaliere a chiedersi, come mai avesse fatto ritorno.

 

D’un tratto, quando ormai il pomeriggio aveva preso il posto del mattino,- ed il Cavaliere era ancora lì, con i libri tra le mani- sempre solidale e premuroso nei confronti del suo amico, il drago cremisi, percependo che Murtagh era stato convocato da Galbatorix, lo esortò a presentarsi al suo cospetto, per non lasciar intendere al re che quasi non ne percepiva più la presenza nella mente.

Il figlio di Morzan, anche se di malavoglia, seguì quel saggio consiglio e si diresse nella Sala del Trono, seppur sorretto con difficoltà dalle gambe malferme.

Gli pareva di vedere e sentire tutto attraverso una massa d’acqua, a causa dello stato di distacco a cui il dolore e l’ossessione lo stavano portando. Per questo non si scompose quando udì Galbatorix urlare:

-         Ehi, ragazzino! Datti una ripulita ed una svegliata, soprattutto! Ti voglio pronto a partire subito, perché esigo che catturi il tuo fratellino, e la sua dragonessa: voglio sapere se sono interessati a piegarsi a me e ad essere gli strumenti che mi permetteranno di rifondare i Cavalieri!-

 

Murtagh stava sellando Castigo, controvoglia. Il suo drago era stato felice di ritrovare le sue guance, dopo che lui si era deciso a rasarsi, e, durante il bagno, nonostante il parere contrario del ragazzo- che mai come in quel momento sentiva di avere la capacità e la possibilità di opporsi al re-, era riuscito a convincere il suo Cavaliere a non disobbedire all’ordine di Galbatorix, poiché altrimenti- temeva- sarebbe stato chiaro agli occhi del re, che stava capitando qualcosa che non gli garantiva più il controllo totale su Murtagh.

Spiccando il volo, Castigo percepì dei venti contrari, e aria di pioggia in arrivo.

Sento profumo di tempesta, all’orizzonte…fece notare il drago al ragazzo.

Sbrighiamoci allora. Sputò, dopo aver sussultato, riconducendo quel particolare al sogno ricorrente che faceva, che aveva per protagonista Isis. Non ho voglia di bagnarmi.

 

Saphira, appollaiata in bilico sui merli delle mura del castello di Belatona, sentiva i propri muscoli tendersi, pronti ad obbedire non appena fosse balzata giù, spiccando il volo.

Era felice che lei ed il suo piccolo, dopo il felice esito della battaglia, fossero riusciti a ritagliarsi un momento così semplice, eppure tanto magico, da condividere insieme.

Riusciva a percepire il formicolio dello stomaco del suo Cavaliere,- dovuto sia alla fame, sia alla consapevolezza dell’imminente salto nel vuoto- cose se lei stessa lo stesse provando. Sorrise, ed un attimo dopo fece sì che Eragon vedesse il mondo inclinarsi, poi, dispiegando elegantemente le ali,- sentendosi sempre più viva, via via che sfidava i venti contrari ed i borbottii sempre più vicini, di un’imminente tempesta- si tuffò spensierata nel denso strato di fumo che aleggiava su Belatona, come una coltre di dolore e rabbia.

Ma il tunnel- con il suo perfetto buco nel fumo- che i due si erano creati, non vide mai il foro d’uscita, perché, avvolti da quel buio innaturale, erano come ciechi, perciò tutto ciò che Saphira ed Eragon udirono, fu il ruggito di un altro drago, che era rimasto nascosto grazie al favore di quelle strane tenebre; poi la dragonessa sentì gli artigli dell’avversario che calavano su di lei, ed entrambi, preda del panico, cedettero fosse giunta la fine, per loro.

 

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Capitolo 29
*** l'angelo salvatore ***


Capitolo 24

L’angelo salvatore

 

Isis si era concessa qualche ora, per contemplare e carezzare la perfetta, bianchissima armatura di suo padre, nella speranza di trovare un nuovo legame con lui, poi, aveva tenuto tra le mani Vrangr, sfiorandola quasi con timore, come fosse stata sacra. Aveva seguito, con i polpastrelli l’intera fisionomia della lama candida, dai riflessi iridescenti, ed in seguito aveva fatto lo stesso con l’elsa, -sormontata da un diamante tagliato come fosse stato una rosa- in argento cesellato, a ritrarre la forma di un drago, che sembrava avervi attorcigliato la coda attorno; trattenendo per tutto il tempo il respiro, emozionata.

Ora, dopo essere tornata a terra ed aver rubato una cavalcatura, aveva nascosto tutta l’armatura del padre, dividendola in pezzi, in uno zaino di fortuna, e in un paio di sacche che aveva legato lungo i fianchi del cavallo. La spada di Vrael, invece, le batteva contro una coscia, legata al fianco, ed Isis, ad ogni contatto, non riusciva a fare a meno di immaginare che forse, le pacche d’incoraggiamento da parte di suo padre, per l’impresa che stava per intraprendere, sarebbero state uguali.

 

La Dark Angel aveva la strana sensazione che per l’Eldunarì del drago di Vrael, la scoperta che la ragazza fosse figlia del suo Cavaliere, avesse significato molto, perché gli pareva sentisse che il loro legame si era fatto più saldo. Poteva, infatti, solo in quell’ottica spiegarsi l’intenso vigore con cui il suo maestro dava fondo alle proprie energie per trasmetterle a lei, ed al cavallo, che, portando entrambi, sembrava volare attraverso le immense pianure di Alagaesia.

Isis era anche meravigliata del fatto che, nonostante le dolci premure che il cuore dei cuori aveva nei suoi confronti, sembrava anche aver cambiato atteggiamento: durante quei duri giorni di viaggio, infatti, la spronava ad andare sempre avanti, persino di notte, fermandosi solo quando capiva che era strettamente necessario. In quel modo raggiunsero il Surda in poco meno di dieci giorni.

 

Mettere di nuovo piede nell’accampamento dei Varden fu, per Isis, un’immensa gioia, perché, nonostante avesse in nervi tesi per il timore di scoprire la brutta notizia che Nasuada le aveva annunciato- oltre al fatto che riuscisse addirittura a sentirne l’odore, nell’atmosfera triste che aleggiava tra tutte le tende- si fermò comunque a salutare quante più persone potesse, poiché finalmente era tornata a percepire quel posto come un luogo popolato da amici.

Non appena giunse al padiglione rosso del comando, si rese conto che sarebbe stato inutile entrare, dal momento che tutti coloro che avrebbe dovuto incontrare, si erano precipitati fuori, (ed agli occhi della ragazza somigliavano quindi, terribilmente ad uno strano corteo funebre)- quasi la negatività di quella ignota notizia fosse ancora più pesante, insostenibile, in un luogo chiuso.

Quando la riconobbero- aveva infatti, avuto immediatamente la premura di lasciar cadere il cappuccio del mantello sulle spalle- le parve che una ventata di luce e speranza si fosse diffusa tra quella piccola folla, vivificandola.

Isis cercò di apparire rassicurante mentre avanzava, sorridendo a tutti: ai dodici elfi guidati da Blodhgarm- che se ne stavano un po’in disparte; a Roran, cui la moglie stava carezzando piano i capelli, cercando un modo per scacciare quell’espressione mesta dal suo viso; a re Orrin, ed a Nasuada, che sembrava essersi spenta, gli occhi vitrei, pieni di decine di fantasmi e preoccupazioni.

In ultimo, percorrendo l’immensa sagoma cerulea di Saphira con lo sguardo, ne studiò velocemente il grosso muso e, trovandolo rigato di lacrimoni, comprese ogni cosa, con orrore.

Sforzandosi comunque di non cadere preda del panico, si fermò dinnanzi a loro salutandoli rispettosa.

-         Grazie per essere venuta, Isis.- esordì Nasuada, la tensione che le correva sotto la pelle era palpabile, ma la Dark Angel trovò ammirevole che quella donna, poco più grande di lei, continuasse a mostrare coraggio, dandosi un contegno quasi regale.

Mormorando che, in quanto Dark Angel, e loro amica, si sarebbe volentieri resa utile di nuovo, la ragazza le sorrise. Poi, salutandola come le avevano insegnato gli elfi, si volse verso la dragonessa, spalancandole la mente.

Le sembrò di essere sul punto di soffocare quando percepì l’immenso, straziante dolore che dilagava nel cuore di Saphira, che la travolse come una marea.

Salute, Saphira Squamadiluce. Cos’è questo spettro di tristezza che percepisco aleggiare qui? Le chiese formalmente.

Isis, ti ringrazio per esserti precipitata qui, al nostro fianco. Lascia che ti spieghi : a seguito della conquista di Belatona, io ed il mio piccolo abbiamo volato insieme… lontani dai dodici elfi il cui unico compito è … era vegliare su di me e su di lui. La tempesta imminente alleviandoci dal peso di tutta la morte che avevamo causato, ma forse mi ha addirittura resa cieca… perché non sono riuscita a rendermi conto che Murtagh era con noi nascosto… almeno no finchè il suo cuccioletto folle non è mi è planata addosso dalla coltre di fumo…abbiamo lottato, accanitamente, mentre i lampi rischiaravano tutto, ma Eragon ha perso le sue energie presto, visto che quel traditore aveva con sé molti Eldunarì ! E così, quando è scivolato dalla mia sella, svenuto, Murtagh lo ha catturato. Io sono riuscita a mettermi in salvo, come mi ha ordinato il mio Cavaliere, ma… è stata tutta colpa mia non avrei lasciato cadere nelle  mani di quel traditore! E ora, chissà cosa gli succederà ? Sara tutto per colpa mia ! Povero piccolo mio !  Saphira si era aperta completamente con lei, ed il fatto che fosse straziata, sconvolta, traspariva da ogni parola : sembrava quasi che stesse rivivendo l’accaduto attraverso le sue stesse parole. Grattò nervosamente il terreno con gli artigli, e frustando l’aria con la coda ruggì adirata con se stessa perciò che avrebbe potuto subire il suo Cavaliere. Isis vide che stava lasciando, pian piano che il terrore la divorasse.

La Dark Angel gettò un’occhiata a Nasuada, per lasciarle intendere che aveva capito come mai avesse fatto si che fosse Saphira a raccontarle tutto tramite un contatto mentale; e no le aveva parlato lei stessa : se infatti la voce di rapimento di Eragon si fosse diffusa nell’accampamento dei _Varden sarebbe sceso il panico, e forse l’esercito si sarebbe sgretolato, decretando così  la definitiva sconfitta dei ribelli, prima di arrivare a Dras-Leona.

Tornò a voltarsi risoluta, verso la dragonessa dalle squame lucenti, e le fece una fugace carezza sul muso cercando di trasmetterle la sua convinzione che dovesse incolparsi di quell’accaduto, mentre incatenava quegli occhioni blu ai propri, incendiati di una fiamma di determinazione che era dilagata fino al cuore.

C’è un solo posto dove Eragon può essere portato: Uru Baen. Se sei disposta ad accogliermi sul tuo dorso , partiremmo subito.

Ti prometto che salveremo il tuo Cavaliere, e lo riavrai indietro sano e salvo. Le giurò , col cuore che pulsava potente nel petto scandendo i battiti come un tamburo di guerra.

Saphira rimase per qualche attimo a studiare quell’umana esageratamente coraggiosa per essere un’umana- ai suoi occhi – o forse un po’folle.

Perché stai facendo questo, Isis ? Non fraintendermi, sono onorata di avere una compagna come te al mio fianco , per compiere questo salvataggio folle…. Non avevi detto di aver fatto tutto ciò che potevi, per i Varden? La interrogò la dragonessa perplessa.

E’ vero, l’ho detto – esordì, come se avesse ammesso una colpa – ma la missione primaria dei Dark Angel è sempre stata la salvaguardia dei Cavalieri e dei Draghi, anche a costo del sacrificio della propria vita quindi , intendo onorare le sagra tradizioni del mi popolo e rendermi utile per voi e per tutta Alagaesia. Anche perché sono in debito con voi due dal momento che avete rischiato la vita per salvarmi la vita giorni fa.  Le spiegò, ed in quel momento Saphira percependo la sincerità di quelle parole ruggì con possanza, rinvigorita, riuscendo quasi a far tremare la terra sotto le proprie zampe.

I dodici Elfi capitanati da Blodhgarm, che avevano capito le intenzioni della ragazza piegarono i muscoli dei corpi flessuosi, pronti a seguirla.

Ma Isis li fermò, sollevando una mano, col palmo aperto davanti a sé e disse:

-         No, voi resterete qui.- E, nel frattempo legò svelta le sacche contenenti parte dell’armatura di suo padre, alla sella di Saphira che, letteralmente fremeva per spiccare il volo.

-         Cosa?!- protestò Blodhgarm, e la folta pelliccia blu sulla sua schiena si rizzò come il pelo di un gatto.- Il nostro compito è proteggere Eragon e Saphira…-

-         E l’avete sempre svolto bene.- lo interruppe la ragazza, con tono pratico- Ma questa volta devo andare io assieme a Saphira. Non voglio mancarvi di rispetto, Alfya, ma lo faccio perché conosco Uru Baen come le mie tasche. E perché, credo, che la presenza di dodici elfi potrebbe…dare nell’occhio.- in seguito, dopo aver sostenuto lo sguardo adirato di Blodhgarm, rivolgendosi ancora a lady Nasuada, la informò:

-         Non temete: non lascerò che ad Eragon e Saphira accada…nulla. Partirò immediatamente. Col tuo permesso, lady Nasuada.- e, così dicendo, si issò, fino a sedersi sulla sella della dragonessa, con una serie di movimenti attenti, ma fluidi.

-         Aspetta.- la fermò il capo dei Varden.- Sei arrivata ora, dopo un viaggio che sicuramente sarà stato estenuante. Non vuoi rifocillarti?- le domandò, sinceramente preoccupata per lei.

Isis si sentì confortata, udendo quelle parole. Adesso era sicura che quel posto pullulasse di persone degne di essere chiamate “amici”: Nasuada, era veramente, sinceramente preoccupata per lei, tanto da non curarsi affatto degli sguardi biechi che gli elfi lanciavano al suo indirizzo; ed Elva, che sotto lo spesso strato di apparente ostilità, aveva dimostrato di essere in grado di mostrare affetto, e soprattutto un forte attaccamento nei suoi confronti; ed infine, c’erano Saphira ed Eragon, così teneramente legati l’uno all’altra, da riuscire a commuoverla ogni volta.

La Dark Angel sorrise a Nasuada, dall’alto della groppa di Saphira, ma il sorriso non contagiò gli occhi, la cui espressione rimase ferma, anche se non dura.

-         Un solo secondo può fare la differenza tra la…vita e la morte di Eragon.- sentenziò la ragazza, abbassando la voce perché non tutti sentissero l’ultima parte della frase.

Quindi, considerando quelle parole come una sorta di commiato, Saphira dispiegò le ali possenti con un rumore lieve, simile al morbido fruscio di pelle che sfiora altra pelle. Il movimento creò un vortice d’aria silenzioso che si propagò come una serie di onde in uno stagno. E, mentre tutti si bloccavano per guardare quello spettacolo, Isis percepì l’aria che le premeva sulla faccia, per via del vigore con cui la dragonessa si era staccata dal terreno.

 

La Dark Angel dalla pelle color nocciola aveva spiegato più volte a Saphira la planimetria del palazzo di Galbatorix durante i due giorni di viaggio che avevano condiviso insieme, per giungere ad Uru Baen.

Era notte fonda- una notte di luna nuova tremendamente buia- quando Isis, sorridendo per il favore delle tenebre, nascose il viso nel cappuccio del proprio mantello, un attimo prima di ripetere ancora una volta alla dragonessa che si sarebbero ritrovate dopo poche ore nel Giardino- per atterrare nel quale, però, avrebbe atterrare e zittire Castigo-; e poi scomparve, sotto il mantello delle tenebre, diretta alla Tana del Lupo.

 

Sembrava un’ombra, Isis, mentre avanzava lesta nei corridoi del palazzo di Galbatorix. Nessuno sembrava vederla- alcuni le passavano addirittura accanto, come se lei fosse stata invisibile- né udirla, mentre lei continuava a cantilenare incantesimi(che Murtagh stesso le aveva insegnato) per bloccare la rete di sortilegi di cui le prigioni erano intrise; e far sì che non venisse percepita.

Dopo decine di passi sicuri, la ragazza si bloccò, poiché i dubbi iniziavano a divorarle la mente: come avrebbe fatto a scoprire in quale cella era detenuto Eragon? Era vero che conosceva a fondo Uru Baen, ma il favore di quella temporanea invisibilità, non sarebbe durato a lungo. Avrebbe avuto poco tempo, per controllare troppe celle…

A combattere la paura che la stava paralizzando, come un fulmine a ciel sereno, nella testa della Dark Angel si fece prepotentemente largo un’idea. Quindi, lievemente noncurante- nonostante continuasse a tremare appena- aprì piano la mente, per sondare le presenze che erano eventualmente accanto a lei, o nelle vicinanze.

Muovendosi come fosse stata cieca, arrivò a posare il palmo della mano sulla parete di una cella leggermente diversa dalle altre…e dopo averla riconosciuta come la cella in cui era stata detenuta durante il secondo periodo della sua prigionia, dove aveva inoltre incontrato la figlia e l’amante di lord Hunyad; sorrise appena, ma il sorriso svanì subito, non appena percepì due menti sveglie all’interno di essa, una delle quali, sarebbe stato per lei impossibile non riconoscere, persino in una folla: poiché apparteneva a Murtagh.

D’istinto serrò le dita attorno all’elsa dello Specchio dell’Anima, accecata da un’improvvisa furia, infine, facendosi forza, dopo una serie di profondi respiri ad occhi chiusi, si convinse a spalancare quella porta ed a varcarne la soglia, con passo sicuro.

 

-         Povero ingenuo fratellino! Ti ostini a non credere a Galbatorix, convinto che la tua dragonessa ti salverà; ma non hai ancora capito che ti ha abbandonato? E credo abbia fatto la cosa migliore, dal momento che, se il re dicesse vederla, sarebbe condannata anche lei, al tuo stesso destino.- stava dicendo Murtagh, rude, amaro.

Isis, aprendo la porta quel tanto che bastava per passare, ma senza essere scoperta; lo trovò seduto a terra, con la schiena contro il muro, le gambe raccolte al petto; in modo da poter guardare bene in faccia Eragon, che era incatenato alla parete opposta, il petto completamente nudo e pieno di ferite, percorso da involontari spasmi di dolore, il viso spaventosamente tumefatto, e visibilmente sofferente.

-         Mi fai ribrezzo, Murtagh.- Esordì la Dark Angel, a quella vista. La sua voce, che parve tuonare nel silenzio di quella lugubre stanza, fece sobbalzare entrambi i fratelli, che si voltarono verso il buio attraverso il quale lei aveva parlato.

Isis emerse dall’ombra lentamente, contemplando dura, con una postura rigida, lo sguardo sbalordito di Murtagh fisso su di lei.

-         I-Isis…- sussurrò, agghiacciato, come se avesse visto un fantasma, eppure allo stesso tempo speranzoso. Si staccò dal muro e finì praticamente in ginocchio ai suoi piedi: ai suoi occhi, la donna che gli stava davanti, irradiando forza e determinazione da ogni fibra della sua pelle; sembrava una dea vendicatrice, venuta solo per giustizialo.

-         Mi fai ribrezzo.- ripetè- Questo tuo provare un piacere perverso nell’umiliare le persone, non ti rende degno del titolo di Shur’tugal.- lo rimproverò, aspra, mentre cercava di concentrarsi anche sul respiro affannoso di Eragon, anche se abbastanza distante da dove si trovava lei in quel momento.

Il figlio di Morzan chinò la testa, e i ricci gli  celarono gli occhi, a nascondere la lacrima che gli brillò sulla guancia. Cauto, eppure con necessità- come se fosse stata la sua unica ancora di salvezza- afferrò un lembo della semplice tunica che Isis indossava, e mormorò, con il tono di chi avesse avuto l’urgenza di togliersi un enorme peso dalle spalle:

-         Ti prego…Isis…ho bisogno del tuo aiuto.- implorò.

Per un secondo, nella cella, tutti, trattennero il respiro.

Eragon distolse educatamente lo sguardo, per concedere loro un po’ d’intimità; ma, né il Cavaliere né la Dark Angel se ne accorsero, dal momento che la reciproca vicinanza, il dover stare l’uno al cospetto dell’altra, di nuovo, li aveva assorbiti totalmente, incatenandoli insieme attraverso una strana elettricità, che aleggiava nell’aria. Sia per l’uno che per l’altra in quel momento non esisteva nessun altro, all’infuori di loro due, in tutta Alagaesia.

Isis non riusciva a credere alle proprie orecchie, le sembrava impossibile che Murtagh, il Cavaliere solitario al quale era stata vicina per qualche tempo, avesse chiesto aiuto. Non riusciva a credere, soprattutto, che avesse chiesto il suo aiuto.

Le ginocchia della ragazza tremarono mentre si chinava lentamente su se stessa, fino ad arrivare all’orecchio di Murtagh, sfiorandogli il collo con i capelli, per bisbigliare:

-         Anche io ho bisogno del tuo aiuto…-

Il ragazzi sollevò la testa piano, come se stesse assaporando ogni momento di quell’attimo senza tempo e, mettendosi in piedi, strinse le mani di Isis tra le proprie, mentre osservava ammirato i tratti del suo bel volto, che mutarono- ai suoi occhi- in quelli di un angelo salvatore.

-         Farò qualsiasi cosa…- le promise, con una nota di disperazione nella voce roca.

-         Aiutami a liberare Eragon…ed a portarlo in salvo.- fece, decisa, gli occhi verde acqua brillarono intensamente.

Isis e Murtagh erano l’uno davanti all’altra ora, le mani intrecciate- come se i loro corpi fossero stati l’uno la continuazione dell’altro- ad ormai meno di un metro dalle catene che costringevano il Cavaliere di Saphira a stare in piedi, con le braccia fastidiosamente, costantemente sollevate sopra la testa.

Murtagh rimase interdetto per un attimo, ed abbassò gli occhi, cincischiando.

La Dark Angel sapeva di aver toccato un tasto dolente, e le sembrò che, ora che avevano perso il contatto muto, che c’era stato tra loro fino ad un attimo prima; l’uomo, il suo uomo, volesse ritrarsi indietro, preferendo farsi sovrastare dal mare opprimente della schiavitù; un mare nel quale- sentiva la ragazza- sarebbe annegato, se lei non avesse al più presto teso una mano verso di lui per offrirgli aiuto.

Così, approfittando del fatto che il figlio di Morzan non aveva sottratto le mani dalle sue, le strinse, con vigore e, decisa a non abbandonarlo, con veemenza disse:

-         Ascoltami, Cavaliere: vuoi restare per sempre uno strumento nelle mani di un folle, oppure vuoi lottare per la tua libertà ?-

-         Non posso lottare, non contro di lui, perché, a causa di ciò che gli ho permesso di farmi, non sarò mai libero. Poi, l’hai detto tu stessa, poco fa, che non sono degno del titolo di Shur’tugal.- sibilò, risollevando la testa di scatto, adirato ed allo stesso tempo, triste.

-         Dimostrami che mi sono sbagliata, Murtagh! Ribellati!- gli urlò allora, contro, per spronarlo.

Murtagh quindi, sciolse l’intreccio delle loro mani e rimase, per alcuni, interminabili attimi, muto, ad occhi chiusi.

D’improvviso, il ragazzo estrasse Za’roc dal fodero, sorprendendo e terrorizzando sia Isis che Eragon- che si erano irrigiditi a quella vista; anche se la ragazza sentiva di essere pronta a scattare per opporgli resistenza- facendo sprigionare scintille dalla lama cremisi, quando la fece cozzare col metallo delle catene che legavano suo fratello, spezzandole.

 

Eragon sentiva di avere il corpo pervaso da ondate di dolore che si trasformavano in lancinanti fitte ogniqualvolta la stoffa del mantello che Isis si era tolta per gettarglielo addosso, veniva a contatto con le sue ferite, nonostante il fratello si fosse prodigato per curargli le più profonde. Eppure, ora, con un braccio attorno alle spalle di Murtagh, ed uno attorno a quelle della Dark Angel, gli sembrava di volare, mentre quei due procedevano a passo spedito per i corridoi del palazzo, facendosi carico del suo peso.

D’un tratto, Murtagh si bloccò, senza alcun preavviso dinnanzi alla grande finestra di uno dei corridoi che conducevano al Giardino.

-         Murtagh, avanti! Ci resta poco tempo: gli incantesimi che abbiamo lanciato lungo il nostro cammino, per non farci vedere né udire da alcuno, non dureranno ancora a lungo! Cosa c’è?- gli domandò infine, la ragazza, dopo aver abbandonato l’iniziale tensione, incuriosita da quel suo strano comportamento.

-         No…è l’alba! Questo significa che presto mi sveglierò, e tu…svanirai.- mormorò, con voce straziata, persa.

Isis si paralizzò. Dapprincipio le venne da pensare che il Cavaliere si stesse prendendo gioco di lei, e che forse l’aveva fatto sin dall’inizio, così da un momento all’altro sarebbero potuti sbucare dei soldati, inviati dal re, che li avrebbero catturati, grazie alla complicità di Murtagh.

Ma così non fu.

Per diversi minuti tra i tre scese il silenzio e Isis, che era rimasta per tutto il tempo con i nervi a fior di pelle, si decise a chiedere, con voce confusa:

-         Tu…sei convinto che tutto questo…sia un sogno?-

Il ragazzo si voltò verso di lei ed annuì piano, mentre incatenava incerto i suoi occhi chiari ai propri.

La Dark Angel era tanto coinvolta in quel momento, in quella confessione, negli occhi timorosi e supplichevoli di lui; che non udì il sonoro pugno che Eragon assestò alle spalle del Cavaliere di Castigo, né si rese conto che lui era caduto a terra, un secondo dopo, privo di sensi.

 

-         Grazie Isis, per essere venuta a salvarmi.- le disse, sinceramente grato.- Ma svelta ora: andiamocene, finchè siamo in tempo!- la esortò, e fece per strattonarla per un braccio, ma la ragazza piantò con forza i piedi a terra:

-         No, Eragon, ti prego: non voglio abbandonarlo. Merita anche lui una possibilità di salvezza. Non vuoi aiutarmi a portarlo in salvo, ripagando il debito che hai nei suoi confronti, ora che ti ha liberato e curato?- replicò Isis, gli occhi luminosi come mai il ragazzo dal viso d’elfo li aveva visti prima, ed un sorriso disarmante, dinnanzi al quale Eragon non potè far altro che arrendersi, ed esaudire la richiesta della ragazza, dal momento che sentiva le ginocchia tremargli:

-         Tu sei ancora innamorata di lui. Pazzamente.- constatò, il Cavaliere dalle orecchie a punta, pizzicandole affettuosamente una guancia, con un sorriso.

-         Se per “innamorata”intendi che sono tanto folle da essere accanitamente decisa a liberarlo, a restituirgli una vita, priva dell’oppressione di Galbatorix, allora sì, sono innamorata di lui!- confessò la ragazza, fissandolo con decisione e fermezza negli occhi a mandorla.

-         Le tue parole ti rendono onore, Dark Angel. Ora capisco perché il tuo popolo ti amasse tanto: rispetti e porti avanti le vostre tradizioni con fierezza e tanta forza che…credo salverai tutti noi e l’intera Alagaesia.- Eragon si era fatto improvvisamente serio, ed Isis comprese, dai suoi occhi, dall’intensità delle sue parole, che credeva veramente in ciò che le aveva detto.

Abbassando il viso per nascondere il rossore che le dilagava sulle guance, assieme alle lacrime di commozione che le stavano annebbiando la vista, mormorò, gettando a terra, con grande clamore, lo zaino di fortuna che aveva tenuto per tutto il tempo sulla schiena:

-         Per favore Eragon, potresti aiutarmi ad indossarla?-

 

Poi, un attimo prima di abbassare la visiera dell’elmo bianco, che era appartenuto a suo padre, sugli occhi, si rigirò tra le mani Vrangr, studiandone la lunga lama bianca, mentre l’ammonimento che il suo maestro le aveva rivolto quando aveva visto per la prima volta l’armatura di Vrael, sulla Vroengard; le risuonava nella mente:

la lama di Vrangr si macchierà eternamente, solo se essa verserà ingiustamente sangue…

avvertì improvvisamente la pressione per l’arduo compito che, inconsapevolmente, le gravava sulla testa, e si chiese se sarebbe stata all’altezza di quella responsabilità, ma soprattutto, con lieve timore, se sarebbe stata giusta, riuscendo a mantenere pura quella spada, che era in sé simbolo di giustizia e la sua eredità.

 

Castigo, che stava disperatamente cercando di ribellarsi alle zampe che Saphira- l’aggraziata dragonessa del fratello del suo Cavaliere- aveva pesantemente posato sul suo corpo e sul suo muso, per atterrarlo; non appena vide Eragon entrare nel Giardino, ruggì sconvolto, senza però riuscire a scrollarsi di dosso la dragonessa.

Un attimo dopo, quando al suo fianco comparve una figura, completamente fasciata da un’armatura bianchissima- che mostrava splendidi riflessi iridescenti, ogniqualvolta le dita rosate dell’alba la sfioravano- che trascinava un’esanime Murtagh dietro di sé; il suo ruggito si trasformò in uno straziante grido di terrore e rabbia.

Come era riuscito, Eragon, a liberarsi? Chi era il Cavaliere Bianco, senza volto, accanto a lui? E cosa avevano fatto, al suo Cavaliere?

Con un colpo di coda deciso, ed una contrazione disperata di tutti i muscoli, Castigo riuscì finalmente a liberarsi dalla presa di Saphira e, forte del fatto che ormai quel Cavaliere Bianco fosse rimasto solo, -dal momento che Eragon si era diretto dalla sua dragonessa per riabbracciarla- si parò davanti quello sconosciuto con un solo battito d’ali, deciso a fargliela pagare deciso a fargliela pagare per come aveva ridotto il suo amico!

Il Cavaliere Bianco non parve per nulla intimorito dalla sua stazza possente, anzi, sollevò il mento con aria di sfida nella sua direzione; poi, come se gli avesse letto nel pensiero, riuscendo a comprendere che avrebbe voluto incenerirlo, non appena il drago dischiuse le fauci, il Cavaliere lo anticipò, e, puntando la lama della sua candida spada alla gola di Murtagh, lo minacciò:

-         Fammi arrivare anche solo una zaffata di calore sul viso, e lui muore.- la sua espressione era celata dall’elmo, e criptica agli occhi di Castigo, perciò il drago dalle squame cremisi non potè far altro che ringhiargli più volte contro, per fargli capire che lo detestava, perché l’aveva ridotto a null’altro che un burattino, nelle sue mani, dal momento che aveva scovato il suo punto debole: il suo cavaliere.

Fu quindi costretto a lasciare che quello sconosciuto caricasse Murtagh, svenuto, sulla sua sella, e poi vi montasse anche lui. Un attimo dopo lo sentì dire:

-         Andiamo alla Du Waldenvarden.-

-         Cosa?!- fece Eragon, sbalordito, guardando il Cavaliere dall’armatura bianca, sconvolto, dall’alto della sua cavalcatura.

-         Sì. È l’unico luogo dove l’occhio di Galbatorix non arriva, e dove, perciò, sia Murtagh che Castigo saranno salvi.- spiegò lo sconosciuto. Un attimo dopo, battendo piano il tallone contro il fianco del drago cremisi(abitudine che aveva anche Murtagh e che, perciò colpì Castigo) lo spronò a spiccare il volo, seguendo Saphira.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

 Contro ogni previsione eccovi un nuovo post extra!

Spero vi sia piaciuto!

Fatemi sapere che ne pensate!

Un abbraccio

 

Marty23

 

 

Ps: vorrei ringraziare  Tesoruccio per aver inserito la ff tra le seguite, ed inoltre,immancabilmente,  Arcadia_Azrael per essere sempre paziente(con il mio ritmo lumachico di postare), sempre pronta a darmi consigli, e per non mancare mai con i suoi commenti a questa storia.

Grazie!

 

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Capitolo 30
*** l'erede di Vrael contro Eldest ***


Capitolo 25

L’erede di Vrael contro Eldest

 

Murtagh rimase privo di sensi per tutta la mattinata, ed il piccolo corteo- composto da due draghi e tre Cavalieri- si era appena allontanato di poche miglia da Uru Baen, quando il ragazzo si riprese: riaprendo gli occhi, nel trovarsi davanti Eragon, il sella alla sua dragonessa, la sua prima reazione fu di smarrimento e, un secondo dopo- riuscendo finalmente a comprendere che era in volo anche lui, con Castigo; e che, alle sue spalle, in sella al suo drago, c’era un Cavaliere Bianco, che il figlio di Morzan non riuscì a riconoscere, dal momento che aveva le membra completamente fasciate dall’armatura, il viso nascosto sotto l’elmo, e non parlava- tentò subito di ribellarsi.

Quindi, il Cavaliere Bianco senza volto seduto dietro di lui, con un movimento fluido e fulmineo, strinse i suoi polsi in una morsa d’acciaio, annodandoglieli dietro la schiena, ed un attimo dopo, Murtagh sentì il suo respiro sul proprio orecchio, e qualcosa che somigliava molto alla lama di una spada puntata tra le scapole.

Tentò ostinatamente di muoversi, ma quello, brandendo con più forza la spada, emise un mormorio agghiacciante:

-         Fallo, e non esiterò ad ucciderti.- la voce era irriconoscibile camuffata dall’eco dell’elmo.

Straziato, il figlio di Morzan abbassò automaticamente gli occhi verso Castigo e, dopo alcuni, interminabili attimi, capendo quante vite stava mettendo a rischio con quel suo gesto, fu costretto a desistere, e ad arrendersi.

Eragon, insospettito dal lieve trambusto alle sue spalle, aveva quindi insistito per atterrare nei pressi del fiume Ramr, per assicurarsi che tutto procedesse come Isis aveva stabilito.

Una volta a terra, notando che suo fratello- combattuto tra la voglia cieca di ribellarsi, e la mesta  consapevolezza della necessità di preservare la propria vita per salvare il suo drago- fissasse incuriosito il Cavaliere Bianco, che aveva preso posto sul suo drago; tentò di imitarne l’espressione interrogativa. Tuttavia, inevitabilmente, quando Isis gli si avvicinò per chiedergli di gettare un incantesimo sull’infuso che teneva tra le mani(fatto di erbe appena colte nei dintorni) lui le sorrise, assecondandola. E scatenando quindi, i dubbi di Murtagh.

Perciò, fu anche costretto a starle accanto per assicurarsi che suo fratello non facesse nulla di sconsiderato, quando Isis si avvicinò al figlio di Morzan(che li fissava sospettoso), per porgergli l’infuso:

-         Bevi, Cavaliere.- lo esortò- Questo ti darà sollievo.- e con quella promessa, fece per offrirgli una piccola scodella di legno, contenente una brodaglia fumante.

-         No.- rifiutò lui, voltando il viso- Potreste tentare di uccidermi, con quello.- sentenziò.

-         Ti aiuterà solo a dormire.- tentò di rassicurarlo Eragon, riuscendo a malapena a nascondere la tensione che provava, dal momento che aveva temuto sarebbe stato difficile tenere a bada Murtagh.

Ma subito, a trasformare i suoi toni pacati in quella che, alle sue orecchie a punta, sembrò una vera minaccia, intervenne Isis:

-         Sei solo un ragazzino viziato! Sappi che se proprio volessi ucciderti, non mi priverei mai del piacere di un duello, con te.-

Il figlio di Morzan, sussultando, colpito da quelle parole, scrutò freneticamente attraverso l’elmo bianco, a poca distanza dal suo viso, alla ricerca degli unici occhi che si sarebbe aspettato di vedere; alla ricerca dell’unica persona che avrebbe voluto vedere; poi, all’improvviso, avvertì che un liquido caldo gli stava scendendo giù per la gola, e seppe che il Cavaliere Bianco era riuscito a raggiungerlo, facendogli bere il suo strano infuso…tutto attorno a Murtagh si ridusse ad un insieme di macchie di colore, mentre l’ultima cosa che udiva era il ruggito spaventato del suo drago. Infine, sui suoi occhi, scese il buio.

Castigo si era acciambellato con fare protettivo attorno al corpo privo di sensi del suo Cavaliere, e ringhiava contro l’artefice di quell’inganno, frustando l’aria con la coda, adirato e preoccupato.

Eragon si interpose fra i due, e, chinandosi su Isis la rimproverò, sussurrando:

-         Non avresti dovuto farlo!-

-         È l’unico modo per controllarlo, e lo sai anche tu. Poi, se è privo di sensi, o rintronato, sarà molto difficile, per Galbatorix, controllarlo, o, peggio ancora, vedere, attraverso i suoi occhi, dove siamo diretti.- in seguito, rivolgendosi a Castigo con voce un po’ più alta, sbottò:

-         È solo svenuto, sta’ tranquillo: si riprenderà presto, anche se quando si sveglierà sarà rintronato come se gli fosse passato sopra un cavallo.-

Così, mentre Eragon rimontava in groppa a Saphira, esortato da uno sguardo della ragazza, pronta a ripartire; la Dark Angel nascosta dietro la candida armatura di suo padre, avanzava cauta, ma imperterrita verso il drago scarlatto di Murtagh che, però, le ruggiva contro, comunicandole il muto ma chiaro avvertimento di non osare avvicinarsi.

Ad Isis però, bastò posare una mano sull’elsa argentata della spada che aveva al fianco:

-         Sai che mi basterebbe un balzo per piombare sul tuo Cavaliere e tagliargli la gola, vero?- gli fece notare, pungente.

Con un ultimo ringhio ostinato, infine, Castigo cedette: si placò, colpito ancora una volta nel suo punto debole e rimase tanto immobile- il muso chino e triste- mentre quell’infido Cavaliere Bianco caricava Murtagh sulla sua sella, e poi prendeva posto dietro di lui; da sembrare una statua.

Il viaggio- ripreso immediatamente- era continuato per tutto il giorno, indisturbato. Tuttavia, - nonostante fosse più visibile sul viso di Eragon rispetto a quello di Isis- sia il Cavaliere che la Dark Angel, soffrivano nel vedere Murtagh ridotto ad un fantoccio che diceva frasi senza senso a causa dell’infuso che il Cavaliere Bianco, ogni mattina lo costringeva a bere.

Il loro avanzare era quindi scandito da quella strana routine: il volo era sfruttato il più possibile, dal momento che i ragazzi ed i draghi non si arrestavano, neppure per mangiare, fino al calar del sole; poi, al tramonto, il piccolo gruppo di viaggiatori trovava un posto isolato per riposare, ascondendosi ad ogni possibile persona, uomo o donna, che avesse potuto vederli, ed allarmarsi o, peggio ancora, ricordarsi di loro, semmai il re l’avesse scovata.

Ogni sera, quando Saphira e Castigo andavano a caccia insieme(o forse sarebbe stato meglio dire che Saphira scortava Castigo, per controllarlo)l’effetto della pozione, somministrata a Murtagh, finiva il suo effetto; così, mentre il ragazzo tempestava il fratello di domande- qualche volta erano arrivati persino a far cozzare Brisingr e Za’roc- Isis faceva il primo turno di guardia- all’entrata della grotta, o al limitare della cupola di incantesimi che dovevano tessere ogniqualvolta capitava che fossero costretti a fermarsi in un vasto spazio aperto- e poteva finalmente togliersi l’armatura, facendosi dare il cambio da Eragon per rifocillarsi e coricarsi, solo quando Murtagh e Castigo erano scivolati nel sonno.

 

Il viaggio proseguì, scandito da quell’insolita ma necessaria routine, per circa dieci giorni. Eragon ed Isis(facendo sì che Castigo non li udisse, per lasciare all’oscuro anche Galbatorix, nel caso li ascoltasse attraverso il drago)avevano deciso di tenersi lontani dal limitare del Deserto di Hadarac e di seguire, invece, il corso del fiume Ramr, per avere un punto di riferimento, fino alla sua foce, nel lago Isenstar, nei pressi di Gil’ead, dalla quale poi, avrebbero potuto facilmente accedere alla Du Waldenvarden; dove, la presenza e la magia degli elfi, erano tanto forti da riuscire a rendere cieco e sordo Galbatorix.

Nonostante il piano ben congeniato però, più le giornate trascorrevano, più l’umore di tutti peggiorava: anche se, grazie all’infuso rintronante di Isis, di giorno Murtagh cadeva in uno stato di confusione e Castigo era docile come un agnellino; la ragazza aveva scoperto, dopo qualche tempo, che di notte, sia il drago cremisi che il suo Cavaliere, diventavano inquieti, nel sonno, e mormoravano, e rabbrividivano, a causa della morsa opprimente rappresentata dalla presenza di Galbatorix, nelle loro menti(il quale, sicuramente, aveva sguinzagliato tutte le forze imperiali per trovarli, una volta che si era accorto della loro fuga). In quei casi, addolorata, si inginocchiava sul giaciglio di Murtagh e, sfiorandogli i riccioli castani, sussurrava:

-         Mi dispiace, ma presto finirà tutto, lo prometto…-

A seguito di quei momenti rubati alla notte, di cui nessuno sarebbe mai stato testimone, eccetto le stelle; la Dark Angel versava sempre qualche lacrima, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta, se…stesse facendo la cosa giusta, mettendo a repentaglio la vita di due Cavalieri, e di due draghi, per la salvezza, per la libertà di due soltanto, tra quelli.

Allora, chiedeva consiglio al suo maestro- rimasto per tutto il tempo nella sacca di fasce ricavata attorno alle spalle della ragazza- spalancando la mente verso di lui. Ma una sera, quando si trovavano a poche miglia da Gil’ead, accadde che Eragon sorprendendo una lacrima che rigava il viso color nocciola di Isis, si offrì di ascoltarla, per lasciare che si sfogasse.

Una volta che lei gli ebbe spiegato ciò che provava, ringraziò Eragon per il suo interesse, la sua empatia, e lo pregò di rivelarle se anche lui fosse preoccupato ed avesse bisogno di aprirsi:

-         Sì,- rivelò dopo un attimo di silenzio, in cui aveva intrecciato lo sguardo a quello di lei- sono un po’ preoccupato. Ma non perché credo che tu abbia fatto la cosa sbagliata, decidendo di “rapire” Murtagh per restituirgli la libertà, anzi, il tuo intento è davvero nobile. In questo momento però mi sembra di viaggiare tenendo alta una fiaccola crepitante, una fiaccola che Galbatorix vuole riavere a tutti i costi. E sicuramente, pur di riaverla, ci avrà messo il suo esercito alle calcagna.-

-         Mi dispiace di aver esposto te e Saphira ad un così grande pericolo…- mormorò la Dark Angel, la voce fragile, gli occhi bassi sul piccolo falò attorno al quale erano seduti.

-         A me ed a Saphira, no. Ci hai salvato la vita, perciò siamo ben disposti ad aiutarti per ripagare il nostro debito, perché il tuo proposito è ammirevole e mi riempie di speranza. L’unica cosa che temo è che Murtagh, una volta libero, sarà fedele solo a se stesso, e non sopporterei di vederti soffrire di nuovo, a causa sua, come è accaduto qualche tempo fa…- le spiegò, infine, con tono grave, come se stesse facendo una rivelazione che gli pesava sul cuore.

-         Ti ringrazio, amico mio.- disse Isis per tagliar corto: non voleva pensare a quell’eventualità, ora. Così, sorrise mentre si piegava su di lui per carezzargli delicatamente una guancia.

Nessuno dei due poteva sospettare che a qualche metro di distanza, alle loro spalle, Murtagh, disteso ad occhi chiusi sul suo giaciglio, stava solo fingendo di dormire.

Con la mente spalancata verso la coscienza del suo drago,- acciambellato attorno a lui- stava escogitando un modo per allontanarsi da suo fratello e dal Cavaliere Bianco, che ormai sembrava esser diventato la sua scorta personale.

Castigo, dobbiamo assolutamente fuggire! All’inizio avevo pensato che Eragon mi stesse portando dai Varden, da Isis, ma il paesaggio che vedo ogni sera è diverso da quello che ricordo, e temo mi spia invece, trascinando dagli elfi!

L’unico modo per avere anche una sola speranza di fuga è evitare di bere quel dannato infuso, quella…droga che il Cavaliere Bianco Senza Volto ti somministra tutte le mattine. Gli spiegò Castigo, poi, con fare tormentato gli mostrò le immagini dei ricordi che aveva, su di lui ridotto ad un fantoccio.

Murtagh rabbrividì.

Sarà impossibile evitare di prenderlo. Costatò il ragazzo, ragionando. Ma potrei fingere di berlo. Una volta fatto ciò, con la mente lucida potremo aspettare il favore delle tenebre, per svignarcela. Pianificò, concludendo, esultante.

Bella idea. Si complimentò il drago, nascondendo a malapena un ghigno. Ma per favore, prima di andare, sbarazzati di quel dannato Cavaliere Bianco: non voglio più che minacci di ucciderti, che si serva di te, dell’affetto che provo per te, per costringermi a piegarmi al suo volere. Castigo serrò le fauci, al ricordo della paura che provava, ogni volta che quel Cavaliere sconosciuto puntava la sua spada bianca contro il collo del suo amico.

Promesso. Fece Murtagh, rassicurante, dopo essersi incupito, udendo quelle parole.

 

La mattina seguente quindi, il Cavaliere ed il drago dalle squame cremisi, misero in atto il piano che avevano architettato: Murtagh finse di bere l’infuso che il Cavaliere Bianco gli offrì, e, il tutto proseguì con una sorta di recita, che vide il drago nei panni di un animale che obbediva docilmente ai comandi dello sconosciuto fasciato dall’armatura bianca, e Murtagh, che si calava nelle vesti di un pupazzo di pezza, estraniato dal mondo- mentre cercava anche di imitare la stessa aria assente che aveva dovuto avere quando era stato solito bere quella droga, che lo alienava.

Per tutto il giorno perciò, il ragazzo rimase con la testa abbandonata sulla spalla del Cavaliere Bianco, che sedeva sulla sella di Castigo, alle proprie spalle; poi, quando, al tramonto giunsero nei pressi della famigerata cittadina di dominio imperiale, di Gil’ead- decidendo saggiamente di tenersene a distanza-; mentre Saphira e Castigo cacciavano nelle vicinanze del lago di Isenstar, sforzandosi di non dare nell’occhio, Eragon, Murtagh e Isis si rifugiarono in una grotta- sufficientemente grande anche per farvi entrare a riposare i loro draghi- a pochi metri dalle rive fiorenti e brulicanti di vita di quella vasta distesa d’acqua.

Per la Dark Angel fu un sollievo rendersi conto di come il paesaggio fosse mutato: per giorni aveva viaggiato attraversando lande desolate, paludose, piatte e mute, che si estendevano a perdita d’occhio; ma ora, - forse per la prossima vicinanza con la Foresta dei Guardiani- la natura era divenuta via via più rigogliosa e florida.

Perciò, la ragazza chiese ai due Cavalieri il permesso di dirigersi sulle rive del lago al quale erano vicini, con la promessa che nessuno si sarebbe accorto di lei, e che sarebbe tornata presto.

 

Isis si irrigidì, avvertendo un’ombra dietro di sé ed una sensazione di gelo allo stomaco che l’aveva suggestionata a tal punto da credere di aver udito dei ruggiti in lontananza. Era trascorsa meno di un ora da quando si era allontanata dalla grotta in cui erano nascosti Murtagh ed Eragon, per contemplare l’allegro pulsare della vita attorno al lago; perché mai aveva quella tensione addosso?

Che fosse colpa della notte, scesa da pochi istanti?

Per cercare di calmarsi, assicurandosi che fosse tutto tranquillo, voltò la testa alle proprie spalle, restando accovacciata sul terreno, ma ciò che vide, invece di calmarla, ridusse il suo corpo ancora di più, ad un fascio di nervi: poco distante da lei, al limitare della piccola radura erbosa tutt’attorno, le parve di scorgere lo scintillio di un paio d’occhi, e di udire lo scalpiccio di un passo affrettato.

Non appena distinse il riflesso della lama cremisi di Murtagh, nel buio, fu come se il corpo le si muovesse da solo: sfoderò Vrangr, con un gesto deciso, ed urlò, al suo indirizzo:

-         Dove credi di andare, Cavaliere?-

Sentendosi scoperto, Murtagh si avventò su di lei, come una furia, la spada sguainata mentre urlava, poderosamente, come usava fare quando scendeva in battaglia.

Ringraziando i propri riflessi pronti, ed i lunghi anni di addestramento, la ragazza parò svelta il suo prevedibile affondo, così i duellanti- dal momento che nessuno dei due voleva cedere- rimasero per qualche tempo con le spade incrociate, all’altezza delle rispettive gole, misurandosi in una muta prova di forza, mentre erano particolarmente vicini, tanto che Isis riusciva a sentire il respiro del ragazzo sul collo.

Il cuore della Dark Angel prese a battere all’impazzata, ma lei si impose di rimanere calma, concentrata: aveva già combattuto con Murtagh, spesso, e conosceva alla perfezione le sue tattiche; sapeva quanto fossero pronti i suoi riflessi; e la sua agilità, ma l’aveva già battuto molte volte, perché quella volta sarebbe dovuta andare diversamente?

-         Cosa stavi facendo? Provavi a scappare, Murtagh?- gli sibilò. Senza riuscire a nascondere lo sforzo che faceva, per opporgli resistenza.

-         Sì. Castigo mi aveva pregato di ucciderti, perché detesta che lo si minacci , servendosi di me; così stavo per andarmene e lasciarti vivo, dal momento che mi preme più la mia libertà; ma vedo che ci tieni proprio a morire…- sputò, gelido mentre la inchiodava con gli occhi penetranti.

-         Non mi sembra proprio!- replicò la ragazza, che, riferendosi a ciò che aveva detto il Cavaliere circa la propria libertà, non lo aveva poi ascoltato concludere il discorso.

Con uno slancio sovrumano quindi, Isis spostò tutto il peso del proprio copro in avanti, riuscendo a scrollarsi Murtagh di dosso, ed a farlo indietreggiare.

Quello però, tornò subito all’attacco. Combatteva per rabbia, ogni fibra del suo corpo ne era intrisa, la ragazza lo sapeva, l’aveva persino vista brillare nei suoi occhi.

Tuttavia, svelta schivò il colpo, e prese invece ad attaccare: il loro duello si trasformò in una danza che seguiva un ritmo serrato, incalzante, sin dal primo passo, dal primo affondo, dalla prima parata.

La Dark Angel però, non smise mai di colpire, quasi lo aggredì, infatti, incessantemente, con una serie di attacchi in rapida successione, e pian piano, mentre il mondo si zittiva, attorno a lei, svaniva, facendo sì che esistessero solo lei ed il Cavaliere, che stavano duellando; Isis ascoltò maggiormente il proprio corpo,- la flessione dei muscoli, la fluidità dei movimenti- e si azzardò a sorridere, perché la sua tecnica, quasi pressante, stava dando i suoi frutti: nonostante la sua tenacia, infatti, Murtagh stava iniziando a stancarsi, man mano che il tempo trascorreva e, anche se parava ogni colpo del Cavaliere Bianco, quello tornava immediatamente all’attacco, dandogli ogni volta sempre meno tempo per riprendersi completamente. Questo, non dava a Murtagh la possibilità di invadere la mente del suo avversario, per svelare la sua identità, e trovare un suo punto debole.

Che, tra l’altro, gli scocciava ammettere, stava avendo la meglio!

Poi, d’improvviso, con lo stesso impeto con cui era cominciata, quella sinfonia di respiri, di muscoli che bruciavano e spade che cozzavano, finì, perché il figlio di Morzan fu costretto a bloccarsi, trovandosi il collo cinto da Brisingr, la spada del fratello.

Isis sospirò di sollievo nel vedere il Cavaliere di Saphira, poiché, grazie al suo intervento, la sua identità, il suo segreto, era finalmente salvo; così, dopo che Eragon ebbe immobilizzato Murtagh, con un semplice incantesimo- pur lasciandolo in piedi davanti a lui con i sensi vigili, infatti, il ragazzo non poteva far altro che grugnire per il disappunto dal momento che aveva i muscoli paralizzati- si rivolse direttamente al Cavaliere Bianco:

-         Un drappello di guardie imperiali è vicino. Stanno venendo qui. Dicono che Galbatorix stesso li ha avvisato che il suo Cavaliere si trovava a Gil’ead.- la informò, teso, il respiro corto.

-         Sarà successo perché tuo fratello oggi ha finto di prendere la pozione, e quindi ha inconsapevolmente dato la possibilità a Galbatorix di frugargli nella mente. Saphira e Castigo sono al sicuro- chiese, Isis nell’armatura di Vrael, dopo aver spiegato la sua deduzione, mentre inceneriva Murtagh anche se lui non poteva vederlo.

-         Sì, li ho fatti nascondere nella grotta dove ci siamo accampati e l’ho protetta con una rete di incantesimi.- la rassicurò Eragon, e solo allora Isis notò che parlava in modo strana, a causa di un labbro tumefatto.

-         Va bene. Gettatevi nel lago, è l’unico posto sicuro nelle vicinanze. Io vi raggiungerò a breve.- la ragazza impartì quella sorta di ordini con tono sbrigativo.

Una volta che udì il tonfo di due corpi a contatto con l’acqua, Isis si affrettò a togliersi l’armatura del padre, ad accatastarne le parti in un angolo in ombra, dove nessuno le avrebbe notate, e si gettò addosso un mantello da viaggio, con cappuccio.

Con la tensione ormai palpabile come qualcosa di solido, sulla pelle, lanciò un’ultima occhiata preoccupata alla grotta che fino a poco prima era stata il loro nascondiglio, pregando le stelle, per la salvezza dei draghi di Murtagh e di Eragon. Infine, si gettò nel lago, accogliendo come un suono di salvezza lo sciabordio generato dal contatto con l’acqua. Poi, il lago Isenstar la ingoiò.

 

A Murtagh bruciavano i polmoni. Non sapeva per quanto tempo avrebbe dovuto trattenere l’aria restando in attesa, sperando di salvarsi dalle truppe del re; inoltre, a causa delle dita del fratello strette attorno al proprio polso, e degli ultimi effetti del suo più recente incantesimo; non riusciva a muoversi, a sottrarsi alla sua presa, non poteva far altro, quindi, che battere di tanto in tanto i piedi, piano.

Nonostante vedesse il mondo rallentato, sfocato, attraverso quell’immensa massa d’acqua, riuscì comunque a percepire, d’un tratto, un altro corpo che si tuffava nel lago, e, non appena quell’ignota figura dal volto coperto dal cappuccio gli si avvicinò, il Cavaliere tentò di dimenarsi con maggior vigore.

La figura avvolta da un involto di panni, non se ne curò, e parve addirittura non vederlo, poiché, come Eragon, aveva gli occhi puntati verso la superficie, dove, proprio in quel momento, stavano passando i soldati imperiali, scandagliando e setacciando il terreno tutt’attorno.

 

Il tempo parve fermarsi e, nonostante Murtagh avesse i nervi a fior di pelle mentre pregava silenziosamente perché il suo drago fosse in salvo; per lui fu insostenibile l’idea di sopportare quell’attimo interminabile, estenuante, di stasi, in cui era costretto a tenere i polmoni in apnea.

I soldati di Galbatorix si erano allontanati di pochi passi quando infatti, il ragazzo iniziò a gemere, ad agitarsi nell’acqua, alla ricerca disperata di aria, poiché sentiva che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro.

Eragon sapeva che non potevano dirsi ancora al sicuro, che sarebbe bastato il più piccolo particolare perché il drappello si insospettisse e tornasse sui propri passi, per scovarli; quindi , tentò di fermare il fratello, aumentando la stretta sulla sua spalla, ma Murtagh lo allontanò in malo modo.

Un attimo dopo, grazie ai suoi sensi sottili da elfo, percepì una presenza che nuotava verso il Cavaliere, e ringraziò che Isis fosse lì, perché, forte del legame che aveva avuto, e doveva ancora avere con Murtagh, lo avrebbe sicuramente compreso meglio di lui.

Le aspettative di Eragon, infatti, non furono deluse: la Dark Angel, che aveva capito che Murtagh aveva necessità di aria, si avvicinò a lui e, nonostante il ragazzo avesse inizialmente tentato di allontanare da sé anche la sconosciuta, ammantata; riuscì, lesta, a vincere le sue resistenze, chiudendogli il naso con due dita, e posando la bocca sulla sua, per passargli ossigeno.

Il figlio di Morzan, sulle prime, rimase sconcertato, per la sorpresa di quel gesto, poi, non appena comprese che lo sconosciuto che gli stava davanti, gli stava effettivamente salvando la vita; accettò l’aria di buon grado, allontanando l’iniziale imbarazzo, scaturito dall’idea che il Cavaliere Bianco fosse un uomo. In seguito però, man mano che il tempo passava, Murtagh ebbe la sensazione che il cervello, i sensi, il cuore, gli si stessero risvegliando, tanto che, quando finalmente riconobbe quelle labbra come le morbide, carnose labbra di Isis, che avevano soffiato dentro di lui la vita; strinse la ragazza a sé, carezzandole il viso in quel buio, e quel gesto mutò in un bacio.

Era un bacio dolce, delicato, come un fiore che dev’essere protetto dalla pioggia, perché Murtagh, nonostante il sollievo, nell’averla accanto, temeva che Isis, la sua Isis potesse rifiutarlo.

Ma, non appena si rese conto che la ragazza stava facendo sciogliere tutti i suoi nervi, e si stava abbandonando tra le sue braccia, ed a quel bacio- come se fosse stata felice di averlo ritrovato- tentò di approfondire il loro contatto, sfiorandole la mente con la sua.

Fu in quel momento che Murtagh percepì che la Dark Angel aveva risollevato tutte le sue difese: Isis, infatti, prese a dimenarsi finchè non riuscì ad allontanarlo.

Riguadagnò, svelta la superficie(certa che ormai i soldati se ne fossero andati; ma, anche se fossero stati ancora lì, sarebbe stata disposta a battersi con loro pur di non restare accanto ad un uomo che aveva tentato di violarle la mente; e rabbrividì pensando che, sicuramente, se l’avesse lasciato continuare avrebbe scoperto il segreto della sua identità!)e Murtagh le fu subito dietro.

I due rimasero per alcuni, interminabili istanti a guardarsi. Isis aveva raccolto le braccia al petto, sulla difensiva, ma lui era ansante e troppo emozionato per la sua presenza, per notarlo: avrebbe voluto rivolgerle mille domande…

Perché era lì? Quando era arrivata? Aveva per caso visto il Cavaliere Bianco, con cui lui aveva combattuto fino a poco prima?

Ma tutto ciò che riuscì a dire, per la forte emozione suscitata dalla sua vista, fu:

-         Isis…-

Poi, la ragazza lo vide crollare a terra, privo di sensi.

-         Ora siamo pari, fratello…- sibilò Eragon, comparendo alle spalle del Cavaliere la mano ancora stretta a pugno quando si rivolse ad Isis.

-         Svelta, Isis, dobbiamo arrivare alla Du Waldendarden prima che faccia giorno…- le sue parole giunsero alla ragazza come in ritardo, ma quando la Dark Angel riuscì a percepirle, si infilò in un lampo l’armatura di Vrael e, aiutando il Cavaliere di Saphira a trascinare Murtagh, insieme liberarono i rispettivi draghi dalla grotta.

-         Castigo, so che hai progettato di uccidermi! Ora muoviti, vola, seguendo Saphira fino alla Du Waldenvarden, o ucciderò il tuo Cavaliere.- lo minacciò, di nuovo celata dietro l’armatura di Vrael, non appena si ritrovò il drago di Murtagh davanti.

Castigo ruggì, sconfitto, vedendo quella lama bianca puntata contro la gola del suo amico; ma non si oppose a far salire sulla sua groppa il Cavaliere Bianco, che prese il suo solito posto, dietro il corpo esanime di Murtagh; e docilmente spiccò il volo, seguendo Saphira ed Eragon, nel buio più scuro che precede l’alba.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Tadaaaaaaaaaaaaaaaan!

Eccone un altro! Davvero, non me l’aspettavo di riuscire a copiare al pc un altro capitolo!

Scusate le ripetizioni, e credo che alcuni tratti siano un po’ confusi, se è così, mi scuso in anticipo, ma se vi va, comunque segnalatemeli.

A parte questo, che ne pensate? Come me la cavo nella descrizione degli scontri armati? Sono incapace come penso io, oppure posso sperare di avervi fatto capire qualcosa

Spero comunque che il post vi sia piaciuto!

 

Un abbraccio

Marty23

 

 

Ps: vorrei ancora una volta ringraziare  Arcadia_Azrael per il suo ultimo commento! ^__^

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Capitolo 31
*** speranza ***


Capitolo 26

Speranza

 

Eragon, Saphira, Isis, Murtagh e Castigo fecero il loro ingresso nel mondo degli elfi varcando il confine sud-ovest della Du Waldenvarden. Mentre erano diretti ad Osilon, la prima città che si poteva incontrare, vista l’estremità da cui erano entrati, la Dark Angel chiese ad Eragon:

-         Perché non divini la regina, per annunciarle che stiamo arrivando, e che vuoi parlarle?-

-         Perché non si può divinare nessuno che sia all’interno della Du Waldenvarden. È per questo che Galbatorix non riesce a penetrare qui, in alcun modo- le spiegò, e subito dopo, il Cavaliere coi tratti del viso da elfo, sempre mantenendo un tono di voce basso, rispettoso, quasi reverenziale, narrò alla ragazza- ed anche a Castigo, anche se sapeva che il drago era ancora sulle sue, visto quanto lo rendeva triste sapere che il suo Cavaliere era ancora privo di sensi- tutto ciò che sapeva sulla gigantesca Du Waldenvarden.

-         Questa foresta segna l’inizio del Regno degli Elfi, il suo nome nell’Antica Lingua, significa “Foresta dei Guardiani” ed è tanto fitta e rigogliosa perché ogni primavera gli elfi intonano il Canto Dagshelgr per rinforzare la magia di cui è intrisa, alla quale né animali, né piante, né gli stessi elfi, sono immuni.-

Isis gli sorrideva da sotto l’elmo del padre, ascoltando educatamente-, anche se sapeva quasi tutto sugli elfi e sul loro Regno; come gli usi elfici di cui la sua educazione(ed anche il suo sangue poiché aveva da poco scoperto di essere la figlia di un elfo)era intrisa.

Ammirava ogni particolare di quella maestosa foresta con muta meraviglia, anche se quell’emozione traspariva da ogni fibra del suo corpo: aveva sempre solo sentito parlare della Du Waldenvarden, da Crys, e da tutti gli elfi che avevano fatto parte dei Dark Angel; ma vederla, le trasmetteva centinaia di sensazioni che andavano a comporre un mosaico multicolore, indescrivibilmente bello, nel suo cuore.

La ragazza stava per sfiorare un fiore lì accanto, rapita com’era dall’aroma che quel luogo emanava- tanto che le sembrava brillasse di luce propria- quando un drappello di elfi, più simile ad un’ambasceria, viste le loro espressioni eteree e solenni, ed i movimenti misurati e fluidi; bloccò il piccolo corteo, circondandolo e sbarrando loro la strada, in un certo senso.

Isis, atterrita, si paralizzò, chiedendosi come avessero fatto a trovarli tanto velocemente, dal momento che non avevano percorso neppure un miglio, nella Foresta…

Un elfo dalla lunga chioma tanto bionda da sembrare bianca si rivolse ad Eragon, ed a Saphira, salutandoli con il gesto convenzionale, portandosi un braccio al petto:

-         Salute a voi, Argetlam e Saphira Squamadiluce. Siamo onorati di riavervi tra noi, a cosa dobbiamo il piacere della vostra visita?- nonostante i toni cortesi rivolti al Cavaliere, Isis non potè impedirsi di guardare quell’elfo biecamente, poiché aveva notato le occhiate interrogative che quello ogni tanto lanciava a lei, ed a Murtagh, in groppa a Castigo.

-         Sono venuto per chiedere udienza alla regina Islanzadi.- spiegò- Comunque non avete di che temere dai miei compagni di viaggio: questo Cavaliere dall’armatura bianca è un amico degli elfi, mentre l’altro…-continuò poi, visto che neppure a lui erano sfuggite le occhiate guardinghe del biondo e degli altri tre elfi al suo seguito, indirizzate ad Isis ed a Murtagh.

-         Ti siamo grati per averci mostrato l’assassino dello Storpio che è Savio, ma proprio perché lo porti con te, devo dirti ce mi dispiace, ma nessuno di voi troverà ospitalità, in alcuna delle nostre città, finchè non sarete giunti ad Ellesmera.- lo interruppe. E quelle, furono le sue ultime, lapidarie parole, poiché un attimo dopo scomparve, con i suoi accompagnatori, nel folto della foresta.

Eragon guardò la Dark Angel con un sorriso forzato, triste per quelle parole, ma attraverso il quale traspariva la voglia di non arrendersi che animava il Cavaliere; la ragazza non potè trattenersi dal passare una mano guantata tra i ricci di Murtagh- nonostante il ringhio contrario di Murtagh- nel tentativo di rassicurarlo, anche se lui no poteva vederla, né sentirla.

 

I due Cavalieri, i rispettivi draghi, e la Dark Angel viaggiarono nella Du Waldenvarden tutta la notte- la notte più magica della vita di Isis, poiché disse ad Eragon di essere in grado di avvertire il respiro della Foresta, ed il suo cuore che pulsava, sotto la terra, sotto ogni corteccia d’albero- e giunsero nella capitale del Regno degli Elfi, Ellesmera, al tramonto del giorno seguente.

Vedere la Foresta anche di giorno rubò letteralmente il cuore alla figlia di Vrael che, affascinata dal profumo di menta piperita misto a mille altri, e dalla sinfonia di forme, colori, e suoni che la circondavano, scintillando, in quel luogo; aveva la sensazione di essere tornata bambina, quando si divertiva a scoprire e ad assaporare allo stesso modo, ogni particolare della sua amata Vroengard.

Inoltre, di tanto in tanto, l’Eldunarì del drago di suo padre, le mostrava alcuni suoi ricordi del loro addestramento in quegli stessi luoghi; e quell’intimità la commosse non poco. Tuttavia, a volte, quell’atmosfera di spensieratezza lasciava il posto, nel cuore di Isis, ad una lieve tensione, che vi si faceva prepotentemente largo, ogniqualvolta le tornavano a risuonare nella mente le dure parole dell’elfo biondo, e allora, l’incertezza circa ciò che li avrebbe attesi ad Ellesmera, la assaliva, quasi soffocandola, dal momento che lei, Eragon e Saphira, avevano con loro un traditore.

In quei momenti, neppure Eragon riusciva a tranquillizzarla, con la sua prospettiva di un futuro relativamente certo- poiché, di certezze, non aveva neanche lui- ed allora mentre lui cercava conforto in Saphira, la ragazza si rivolgeva al suo maestro.

 

Finalmente, poco prima di entrare ad Ellesmera, Murtagh si svegliò, con un forte capogiro, e, dopo aver visto il Cavaliere Bianco, si rinchiuse  completamente nel più denso silenzio, aprendo la propria mente, in maniera esclusiva a Castigo.

Cos’è successo? Dove siamo? Cosa mi sono perso? L’ultima cosa che ricordo è di aver baciato Isis, sul fondo dell’Isenstar…poi più nulla. Ricapitolò, confuso, spaesato, ed in attesa, il ragazzo.

Io non ho visto affatto Isis, Murtagh. C’era di nuovo questo dannato Cavaliere Bianco al tuo fianco, quando sono arrivato, e ti ho trovato svenuto. Quello mi ha ordinato, minacciando di ucciderti, di portarvi entrambi alla Du Waldenvarden. Ed ora, è lì che ci troviamo. Gli rivelò mestamente Castigo, mostrandogli alcuni dei suoi ricordi.

Cosa?! Siamo nella Foresta dei Guardiani? Nel Covo degli Elfi? Sbottò, senza parole, il Cavaliere.

Sì, e Eragon vuole parlare con la regina Islanzadi, anche se non so perché…mormorò il drago, leggermente preoccupato.

Immagino che mio fratello sia venuto a trattare: forse mi consegnerà a questi bastardi dalle orecchie appuntite, perché loro me la facciano pagare per aver ucciso Oromis, in cambio di qualche Eldunarì che lo aiuterà a sconfiggere Galbatorix. Fece Murtagh, rassegnato, come se avesse vissuto mille altre volte quella situazione.

Poi, d’un tratto, mentre avanzavano verso la reggia della regina degli Elfi, lo sguardo scuro di Murtagh cadde sul Cavaliere bianco, che ora gli sembrava profondamente diverso. Non era più tutto nervi, spada ed infusi rimbambenti; piuttosto sembrava una farfalla che svolazzava qua e là, affascinato, mentre ammirava, leggiadro, le abitazioni degli elfi: un tutt’uno con gli alberi della foresta, che rispecchiavano il modo in cui erano costruite tutte le altre città elfiche, che si fondevano completamente, ed alla perfezione con la foresta nella quale sorgevano.

Eragon, sceso dalla sua cavalcatura, gli si era avvicinato e, muovendo le mani per mostrargliele meglio, gli stava spiegando:

-         Sapevi che le abitazioni, qui, sono…“cantate”.-

-         Non credo di capire…- fece il Cavaliere Bianco, come per scusare la propria ignoranza.

-         Vengono generate dalla Foresta stessa, tramite un rituale magico realizzato dagli elfi…- le illustrò, con tono paziente ed ammaliato.

Murtagh avrebbe voluto lasciarsi sfuggire un verso di sdegno, ma rimase muto, ad osservare il Cavaliere Bianco- anche attraverso gli occhi di Castigo- nel tentativo di capire cosa avesse determinato in quello sconosciuto, un cambio di comportamento e d’indole, tanto radicali.

Il ragazzo rimase ad osservarlo ed a studiarlo per tutto il tempo, mentre il gruppo avanzava verso la reggia di Islanzadi, facendosi largo tra due ali di una cospicua folla di elfi, accorsa per guardare l’assassino di Oromis; e d’improvviso, contemplandone i gesti pacati, Murtagh non potè fare a meno di pensare che gli ricordavano tremendamente Isis, quindi, come un fulmine a ciel sereno, un’idea, che lo crucciò leggermente, gli attraverso la testa e, spalancando la mente verso il suo drago, gli chiese:

Castigo…non hai notato come i movimenti aggraziati del Cavaliere Bianco siano simili a quelli di Isis? Sai, mi sono appena ricordato che quando mi sono battuto con lui, quello conosciuto lottava utilizzando alcune tattiche che ho insegnato ad Isis. Credi…credi che abbia avuto qualche contatto con lei? I suoi pensieri si facevano più turbati via via che l’ipotesi che la ragazza potesse esser stata vicina a qualcun altro, prendeva corpo, nella sua mente.

E Castigo non seppe cosa rispondergli: certo, dopo come il suo Cavaliere l’aveva umiliata, non avrebbe potuto biasimarla se si fosse ricostruita una vita, accanto ad un uomo che sicuramente l’amava; eppure, l’idea di saperla legata ad un altro, qualcuno che non fosse Murtagh, lo feriva, perché l’avrebbe ferito vedere il suo Cavaliere soffrire; così come gli sarebbe dispiaciuto che lei non avesse avuto più tempo per leggere per lui.

 

Non appena i tre ragazzi erano giunti al cospetto di Islanzadi, si erano inginocchiati nel centro dell’atrio principale, profumatissimo, poiché era stato ricavato nel centro di un giardino, e, dopo un attimo interminabile, la regina degli elfi si era alzata in piedi, avanzando verso di loro con passo imperioso, il corpo slanciato si fermò a pochi passi da Eragon, ed un raggio dell’ultimo sole colpì la cinta dorata che le cingeva la vita.

Isis trattenne il respiro quando la sua elegante mano bianca scostò il velo che le celava il viso- muovendo appena il diadema di diamanti che le ornava i capelli corvini, neri come la notte-; e, sollevò timorosa, ma curiosissima gli occhi, per ammirarla…

La trovò bella come un tramonto d’autunno, altera ed orgogliosa grazie al suo portamento regale, con due sopracciglia scure, oblique come ali piegate, e labbra rosse e lucenti come bacche di agrifoglio.

Il corvo sulla sua spalla gracchiò, e le sue labbra si restrinsero.

“Non deve essere un buon segno…”decretò la Dark Angel. Subito, infatti, scoprì che anche la rosa più bella è cosparsa di spine pungenti.

In effetti, dopo aver accolto Saphira ed Eragon gentilmente, li aveva sgridati con parole pacate, e perciò maggiormente dure, ed ormai andava avanti da ore con il suo soliloqui odi rimprovero, tanto che Murtagh, sbuffando, fu sul punto di alzarsi per abbandonare la sala.

Fortunatamente, Isis aveva serrato la propria mano guantata di bianco attorno alla sua spalla, impedendogli di muoversi, e quindi, costringendolo ad ascoltare ancora una volta il rimprovero di Islanzadi:

-         Pur rispettandovi e stimandovi grandemente, Saphira Squamadiluce, ed Argetlam, credo che voi abbiate commesso un immenso errore, portando qui un uomo che è soggiogato da Galbatorix.- la donna aveva tenuto per tutto il tempo gli occhi puntati su quei due.

Isis serrò i denti notando che, non solo non degnava lei ed il figlio di Morzan di un solo sguardo, ma, inoltre, riferendosi a Murtagh, la regina degli elfi non l’aveva definito “Shrt’ugal”.

-         Regina, siamo qui entrambi, al vostro cospetto, come supplici, per implorarvi di liberarlo da una schiavitù che non ha voluto lui…- replicò Eragon, rispettoso.

-         Potrebbe non essere possibile, Shur’tugal…- fece la madre di Arya, con tono grave.

-         E perché mai?- domandò il Cavaliere di Saphira, guardandola spaventato.

-         Persino i migliori maghi tra gli elfi possono fare ben poco per sciogliere un giuramento pronunciato nell’Antica Lingua. L’unico che può spezzare le catene di questa schiavitù, è lo stesso figlio di Morzan, cambiando il proprio Vero Nome.- gli spiegò, poi si voltò, tenendo una postura rigida, verso Murtagh, gettandogli addosso le sue ultime parole con la forza di uno schiaffo, quasi ringhiando.

La fronte del Cavaliere di Castigo si corrugò mentre si irrigidiva, fissando con aria di sfida il corvo appollaiato sulla spalla della regina, per non inimicarsi lei, in modo diretto.

La mano del Cavaliere Bianco serrò ancora di più la propria presa attorno alla sua spalla.

-         Regina, il figlio di Morzan, che tu vedi davanti a te, è un Cavaliere; non puoi guardarlo con benevolenza, poiché ha trovato la forza di giungere fino a qui, ed inginocchiarsi, davanti a te?- si informò di nuovo Eragon, i nervi tesi, mentre su consiglio di Saphira tentava di calmare le acque.

-         No Argetlam, per me e per tutta la mia razza questo traditore non è degno del titolo di Shur’tugal, poiché ha le mani macchiate del sangue di Oromis ed è un soverchiatore di Eldunarì; perciò non dovrei neppure posare lo sguardo, su di lui. Il tuo viaggio è stato inutile, Argetlam, anzi, sei colpevole, perché portandolo qui, non ti sei reso conto dell’enorme rischio cui ci hai esposti, con Galbatorix, dal momento che un “ponte di collegamento” con la sua mente si trova in questi luoghi.- lo accusò la donna.

A quelle parole, Murtagh balzò in pied, serrando le mani a pugno lungo i fianchi. Isis sapeva che di lì a poco la sua rabbia sarebbe esplosa, ed avrebbe fatto scempio di ogni cosa, accecato dall’ira. Allora, tutti i suoi sforzi per renderlo un uomo libero, assieme al suo drago, sarebbero andati in fumo…allora, davvero nessuno sarebbe stato più disposto a posare lo sguardo su Murtagh.

Per impedirgli, quindi, di scatenare un inferno, che l’avrebbe segnato per sempre, la ragazza lo anticipò: si alzò in piedi e confessò:

-         Se c’è un colpevole, qui, sono io, regina. Ho pregato Eragon e Saphira di aiutarmi il figlio di Morzan, e loro ci hanno condotti in questo luogo, perché credevano in voi.-

-         Chi sei, sconosciuto Vimr Alfakyn. Amico degli Elfi?- l’apostrofò Islanzadi fissando per la prima volta i suoi occhi a mandorla su di lei.

Dopo un lungo sospiro, Isis trovò la forza ed il coraggio di posare le dita sotto l’elmo, e di toglierselo, lasciando ricadere i capelli in una fluente cascata liscia e bruna, sulle spalle.

Tutto il mondo attorno- ogni persona, ogni elemento della natura persino- parve ammutolire.

Soltanto Murtagh, a seguito di un interminabile secondo, si lasciò sfuggire, sconvolto:

-         Isis…?- ma la ragazza non lo guardò, e invece, si inginocchiò ancora, decisa a presentarsi, di rivelarsi completamente, pur di ottenere anche solo la più piccola speranza di salvezza per il suo Cavaliere.

-         Il mio nome è Isis, regina Islanzadi. Sono una Dark Angel, l’ultima, visto che il mio popolo è stato sterminato da Murtagh, per ordine di Galbatorix.

I due Saggi, che fondarono la mia gente, Phot e Nigetal, mi hanno insegnato che noi abbiamo una missione primaria, una nella quale io ancora credo: salvaguardare e far prosperare i Cavalieri dei Draghi. È per questo che la colpa di cui avete tacciato Eragon è imputabile a me. Perché, nonostante tutto, il figlio di Morzan, qui, al vostro cospetto, è ai miei occhi, per prima cosa un Cavaliere, e quindi, intendo fare qualsiasi cosa perché torni ad essere libero.- giurò, convinta.- Di recente ho scoperto di essere la figlia del capo dei Cavalieri, Vrael…- proseguì.

- Questo significa che avresti circa…cento anni?- osservò la regina, interrompendola; nella sua voce c’era una leggera nota di scherno, quasi avesse voluto gettare discredito su di lei, facendo notare a tutti l’impossibilità nascosta dietro quelle parole.

Isis, sostenendo il suo sguardo, si sollevò la frangia para con la mano, per mostrarle la fronte, sulla quale brillava la stella argentea simile al marchio luccicante dei Cavalieri.

-         Mio padre mi benedì, facendo sì che potessi crescere solo in tempi sicuri: è per questo che mi sono “preservata”, tanto a lungo.- riprese, sorridendo con le labbra assottigliate mentre le forniva una spiegazione, e nel contempo la fissava, seria.- Ma se non mi credete, signora, potrete chiedere conferma delle mie parole all’Eldunarì del drago di Vrael, che è divenuto mio maestro poiché ne fui designata custode e Portatrice, da Phot e Nigetal, nel momento in stesso in cui divenni effettivamente degna di far parte dei Dark Angel.- quindi, tra lo stupore generale, mentre Islanzadi si faceva più vicina, Isis, estrasse da dietro la schiena il cuore dei cuori che pulsava di vita, emanando un leggero bagliore, come quello di una lanterna coperta.

La regina degli elfi chiese il permesso di averlo, e subito dopo che la ragazza glielo ebbe passato, lentamente, quasi fosse stato sacro, Islanzadi rimase per qualche attimo immobile, estraniata da tutto ciò che le accadeva attorno, intenta com’era a contemplare l’infinità di stelle vorticanti che componeva il cuore dei cuore.

Quando riemerse da quel viaggio nella coscienza dell’Eldunarì del drago di Vrael, tutto ciò che fece, fu restituirlo alla sua custode, mentre annuiva, sorridendole.

-         Bene, regina, ora che ho acquistato credibilità presso di voi, sono pronta ad offrirvi la mia vita, in qualità di Dark Angel, di figlia ed erede di Vrael, di Portatrice del cuore dei cuori del suo drago, e di semplice donna, pur di sapere Murtagh salvo e libero dalla schiavitù di un tiranno folle. Ti offrirò la mia vita anche in cambio della sua se vorrai punirlo per la sorte che ha inflitto allo Storpio che è Savio.- le giurò.

-         Alzati, Isis svit-kona. Ho visto, attraverso il tuo maestro che il tuo cuore è puro, e ti prometto, per premiarti del tuo grande coraggio, che i miei maghi tenteranno il Rito Heid un Vrijheid, pur di esaudire la tua richiesta.- disse Islanzadi, poi battè le mani, e subito, alle spalle di Murtagh i dodici maghi guidati da Blodhgarm- che fino a qualche tempo prima si erano occupati solo dell’incolumità di Eragon.

-         Isis! Isis!- urlò il Cavaliere, chiamandola, cercando di dimenarsi, di sottrarsi alla stretta di Blodhgarm, e dei suoi simili, che lo stavano trascinando via; nel tentativo di tornare in dietro e parlare con lei.

La Dark Angel dopo aver domandato al suo maestro come avessero fatto quegli elfi a trovarsi lì- ed aver saputo che era perché “le notizie viaggiano con ali veloci”- fissò la regina degli elfi, chiedendole un muto permesso. Solo dopo che Islanzadi ebbe sollevato una mano, con il palmo aperto, la ragazza potè ricoprire, con poche falcate la distanza che la separava dal figlio di Morzan.

I dodici maghi di cui Blodhgarm era a capo, si scostarono appena, per concedere loro un po’ di intimità, e finalmente, i ragazzi si ritrovarono l’uno davanti all’altra, soli, poiché ad entrambi sembrava che non ci fossero altri, in quel momento, all’infuori di loro due.

Stare al cospetto di Murtagh e di Castigo- poco distante, alle spalle del ragazzo- fu, per Isis una dura prova, dal momento che su sentiva ignobile per…averli traditi, in un certo senso, poiché aveva nascosto al Cavaliere il suo vero io; eppure, allo stesso tempo, era sollevata perché ormai, tutte le sue difese erano cadute, i veli erano stati squarciati, i segreti svelati; perciò, dopo l’iniziale paura che potessero umiliarla di nuovo( e questa volta non a torto) percepì che il silenzio che li circondava, era straordinariamente colmo di paure, di promesse, ma soprattutto della soddisfazione della Dark Angel nel sentirsi degna di poter stare ritta davanti all’uomo che aveva amato, e guardarlo negli occhi, sapendo che finalmente lui sapeva chi lei era.

Murtagh abbozzò un sorriso, nonostante non riuscisse affatto a nascondere lo stupore per aver ritrovato Isis, e nello stesso tempo di aver scoperto che dietro il suo volto si era celato, per tutto il tempo, il Cavaliere Bianco; quindi dopo averle sfiorato con un dito la frangia, tornò improvvisamente serio, tanto che, attraverso i suoi occhi, la ragazza potè scorgere l’immenso terrore dell’ignoto che stava dilagando nel suo cuore.

-         Vieni con me, Isis…-la pregò, emettendo appena un sussurro, poiché aveva dischiuso appena le labbra.

-         Temo che tu non possa assistere al Rito, Isis svit-kona.- la avvisò Islanzadi, che, nonostante fosse lontana, aveva udito ogni parola grazie ai suoi sensi sottili.

La Dark Angel, quindi, si affettò a chinare la testa su una delle mani di Murtagh, per baciarne il dorso, mentre diceva:

-         Atra du evarìnya ono varda. Che le stelle ti proteggano…-  un secondo dopo, mentre nascondeva il rossore, sentendosi spiata dalla regina degli elfi, vide Blodhgarm e gli altri maghi che ricomparivano come dal nulla, attorno al Cavaliere, e iniziarono a trascinarlo via.

Isis si sentiva morire sempre di più, ad ogni passo che Murtagh faceva, allontanandosi da lei, e trattenne a stento le lacrime una volta che fu scomparso dietro la grande porta ad arco ricavata da un albero, perché, temette, quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto, vivo.

Si sentiva spenta e si odiò perché le parve di averlo condannato a morte.

Dopo un tempo che le parve interminabile, rimasta sola, la ragazza avvertì la presenza di Islanzadi alle proprie spalle.

-         Vieni con me, Isis svit-kona…- stava per proporle la regina, ma Isis la interruppe, con voce strozzata.

-         Perdonami Drotting, ma preferisco andare a pregare presso l’Albero di Menoa.- e le ci volle tutto l’autocontrollo di cui era capace per impedirsi di mettersi a correre, di fuggire da tutta quella situazione, che lei stessa aveva creato, mentre si allontanava.

 

La Dark Angel per un po’ rimase inginocchiata, con le mani giunte alle radici dell’Albero di Menoa, per pregare, in silenzio.

Trascorsero dei momenti infiniti, che avrebbero potuto essere pochi minuti, o alcune ore, ma ben presto, la paura di Isis di non rivedere più né Murtagh né Castigo vivi, - i suoi sensi di colpa infatti, vennero a galla, assalendola, feroci- la soffocò, così che lei si ritrovò scossa da violenti fremiti e singhiozzi, col viso ridotto ad una maschera di lacrime.

Invano, il suo maestro aveva tentato di rassicurarla, poiché sapeva che il Rito di Salvezza e Libertà, proposto dalla regina, era sempre stato oscuro, e con poche possibilità di successo, sin da quando lui ne aveva memoria(dal momento che la maggior parte di coloro che vi si sottoponevano, raggiungevano spesso la salvezza e la libertà estreme, attraverso la morte).

Così, Isis aveva finito per prostrarsi completamente alle radici dell’albero, con le braccia lontane dal corpo, ritte, una su ogni lato.

Quella posizione- che la faceva somigliare ad un crocifisso- parve rilassarla, poiché il contatto con la terra, il rapporto di reciproca appartenenza che aveva sempre avuto con essa, l’aiutò a sentire come proprio il battito del cuore della terra.

Perciò, in quel momento, un pensiero strano le attraversò la testa, presa com’era in una situazione che le era abbastanza familiare: nonostante avesse da subito trovato il mondo degli elfi troppo etereo, esagerato- a suo parere- nella simbiosi con la natura; si ritrovò ad amare ancora di più l’’universo dei Dark Angel, poiché, seppur composto dalle più varie specie d’uomini- con tutte le loro imperfezioni- aveva imparato comunque ad amare e a rispettare la Natura.

La ragazza, rimase quindi così, con la mente svuotata dalle preoccupazioni, mentre si concentrava solo sui propri respiri, che seguivano il ritmo della terra, del vento, delle piante…per un tempo tanto lungo che si accorse a malapena che Ellesmera era ormai costellata di Erisdar, quando Eragon venne a chiamarla.

 

Il Cavaliere le porse la mano, per aiutarla ad alzarsi, mentre la Dark Angel sembrava risvegliarsi da un lungo sonno.

Poi, finalmente, Isis lo guardò: i suoi splendidi occhi verde acqua erano grandissimi, colmi di paura per quell’eccessiva attesa:

-         Blodhgarm dice che lui e gli altri non hanno potuto fare molto, perché…- iniziò il ragazzo, ma lei non lo lasciò finire perché, posandogli un dito sulle labbra, abbasso subito il viso, mesta, pensando al peggio.

Quindi, Eragon, ridendo, le asciugò svelto le lacrime, attese che facesse un respiro profondo, e le rivelò:

-         …Non hanno potuto fare molto perché Murtagh aveva già in parte cambiato il suo vero nome! Ed io credo che sia accaduto grazie a te, Isis, perché, forte del legame che avevi con mio fratello, hai capito che l’amore può veramente cambiare un uomo, che può mutare tutti gli uomini, e forse persino salvare Alagaesia.- esultò, con gli occhi a mandorla che scintillavano di gioia.

La Dark Angel gli gettò con slancio le braccia al collo, mentre rideva e piangeva, allo stesso tempo: avrebbe voluto urlare la sua felicità al cielo, a tutta Alagaesia e, quando le tornarono in mente le parole della profezia di Angela sul suo destino, seppe che lo stava compiendo, che quella notizia, quell’avvenimento liberatorio, era una vittoria. Molto importante per Alagaesia, per Murtagh, ma soprattutto per lei e per l’amore che sentì tornare a farle gonfiare il cuore nel petto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti!

Allora, questo post è l’ultimo dei miei capitoli extra, perché da ora in poi non ho più scritto nulla. Ma credo che siamo praticamente alla fine della ff. Non so quando potrò di nuovo scrivere ed aggiornare, probabilmente dopo febbraio(mi auguro sarete pazienti), ma comunque per sapere come va a finire la storia, avrei bisogno di un vostro parere circa ciò che preferireste:

1)      un finale in cui, nel giro di quattro capitoli c’è la rappacificazione immediata tra Isis e Murtagh

2)      oppure un finale che NON prevede la riappacificazione immediata tra Isis e Murtagh e vede lei, invece che fugge dalle Amazzoni.

Scegliete, e fatemi sapere se preferite il finale 1 o 2! ^_^

 

Comunque, come avete potuto vedere in questo capitolo i nostri eroi sono entrati in contatto con gli Elfi, e con Islanzadi(come avrete notato, per la descrizione mi sono ispirata a Eldest). Scusatemi se l’ho tratteggiata così, ma in un certo senso le volevo dare un che di autoritario, ed al contempo far trasparire ciò che provo per lei, perché, dovete sapere, che tranne Arya e Blodhgarm nessun elfo mi va particolarmente a genio.

Che ne pensate del fatto che ora Murtagh sia libero? Cosa succederà ora tra i due innamorati?(dovrete essere voi a dirmelo, tramite la scelta del finale…)

A proposito, il nome del Rito di Salvezza e Libertà, l’ho inventato io, la prima parola, è tedesca e significa appunto salvezza, mentre la seconda è olandese e sta per libertà… spero non vi dispiaccia se ho “inventato” un dizionario elfico “parallelo” a quello di Paolini.

 

Spero che il post vi sia comunque piaciuto,

attendo i vostri commenti,

un abbraccio

 

Marty23

 

Ps come sempre vorrei ringraziare quella che ormai è diventata un alfa reader di questa ff, Arcadia_Azrael, per il suo ultimo commento! E naturalmente, tutti i lettori silenziosi ^__^

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Capitolo 32
*** sfuggente come il vento ***


Capitolo 27

Sfuggente come il vento

 

Ad Isis era stato permesso di riposare in un’abitazione elfica, quella notte, e lei, nonostante inizialmente si fosse distesa, aspettando che il sonno la trascinasse lontano dal Regno degli Elfi- concentrandosi sull’odore del pino che l’accoglieva, sulle sue fronde possenti- non poteva ingannare se stessa, poiché era chiaro che non riuscisse a dormire, a causa di un’inquietudine sconosciuta che le appesantiva il cuore.

Per qualche ora, perciò, pensando che fosse un efficace antidoto contro ciò che le stava avvelenando ogni fibra del corpo, aveva camminato avanti e indietro in quella piccola casa-albero, tentando di concentrarsi solo sul proprio respiro e sul consiglio del suo maestro: restare sorda a tutto, eccetto all’ascolto di ciò che le stava intorno, allontanando le preoccupazioni che le si erano annidate in testa.

Le riusciva impossibile! Le sembrava di star impazzendo! In quella foresta c’era tropposilenzio!

Indossando quindi, in fretta i suoi abiti da viaggio- un paio di pantaloni, una camicia ed un paio di stivali- era quasi…fuggita, come se i vestiti le avessero preso fuoco, più da se stessa che da qualche posto in particolare.

Ricordava che Eragon, prima di congedarsi da lei per andare a dormire, si era raccomandato di avanzare con passo leggero, quando si sarebbe mossa in Ellesmera; di concentrarsi sull’odore dei pini, il colore dei fiori e, al mattino, sul calore dei raggi che sarebbero filtrati tra i rami, perché forse, se lei fosse stata gentile, ed in simbiosi con la città, quella, con le sue sale di foglie, le avrebbe rivelato qualcuno dei profondi e intricati segreti che celava.

Ma la Dark Angel non riusciva ad “avanzare con passo leggero”, in realtà non avvertiva nulla di leggero in sé, anzi, le sembrava che ad ogni passo, la disperazione che sentiva nel cuore, la trascinasse sempre più giù, fino a schiacciarla a terra.

D’un tratto, fu costretta a fermarsi per appoggiarsi al tronco di un albero, perché il suo solido appoggio la aiutasse a restare in piedi. Le parve di soffocare: l’ignota angoscia che aveva preso possesso della sua mente, del suo cuore, di ogni fibra del suo corpo, la circondò, con tutte le schiere armate di cui disponeva ed infine, la travolse con la forza di un intero esercito. E quell’attacco inatteso che aveva tentato di evitare per tutta la sera, fu reso ancor più sconvolgente dal silenzio che soverchiava la ragazza. La quale, finì per scivolare a terra, le ginocchia tremanti, il respiro corto, gli occhi appannati; e trovò come unica difesa da ciò che le stava accadendo, l’abbandonarsi ad un urlo straziante ed infine, ad un fiume di lacrime.

Quando i singhiozzi cessarono, l’Eldunarì del drago di Vrael, le carezzo la mente, domandando:

Perché piangi, Isis? E non poté né volle nascondere la premura che aveva nei suoi confronti.

Perché…ho paura, maestro! L’hai detto tu stesso che le notizie viaggiano su ali veloci, perciò sento di aver fatto un gesto sconsiderato: scommetto che Galbatorix si è accorto che ora non può più controllare Murtagh e… Isis si asciugò svelta i rivoletti di lacrime che sgorgarono di nuovo, a rigarle le guance arrossate.

Liberare Murtagh non è stato un gesto sconsiderato, perché dettato dal tuo cuore, ti ha invece, permesso di salvarlo. Non ne sei felice? Murtagh, il tuo Cavaliere, è libero, finalmente! Le fece notare l’Eldunarì.

Non appena Eragon mi ha portato la notizia della liberazione di suo fratello, infatti, ho gioito ma poi, il pensiero di quanto sia diventata reale, la minaccia di Galbatorix, ha mutato tutto il mio mondo in quest’angoscia che cresce di ora in ora, facendomi capire di aver commesso l’errore più grande di tutti: portando Murtagh qui, ho messo in pericolo tutti gli elfi, poiché non possono più contare sull’isolamento garantito da questa foresta…presto scoppierà una guerra- poiché il tiranno si sarà accorto che il giuramento nell’antica lingua, con cui teneva Murtagh legato a sé, è stato sciolto, e vorrà vendicarsi- e sarà stata tutta colpa mia! Inoltre, ora che è libero, non possiamo sapere con certezza se si schiererà dalla nostra parte, o farà parte a sé, facendo da spettatore, nella battaglia che verrà… tutte le sue paure erano condensate in quelle frasi, eppure le sembravano enormi, insormontabili.

Come puoi pensare una cosa simile? Lui ti ama. La rimproverò il cuore dei cuori, con tono allibito.

Io credo che abbia amato che io mi sia concessa a lui, donandogli quella sorta di “razione di libertà” di cui aveva bisogno, ma adesso che è totalmente libero, senza dover dipendere da nessuno, temo ci abbandonerà, perché lui stesso disse, dinnanzi a me e ad Eragon, che nessuna vita è più importante della sua… ricordò, fredda e lucida lei.

L’Eldunarì del drago di suo padre si intristì grandemente nell’udire ciò che la ragazza pensava. Come poteva deplorare il magnanimo gesto che aveva compiuto? Perché non confidava nell’amore di una persona dalla quale si era fatta conoscere profondamente? Perché non riusciva a capire che con la sua ammirevole azione aveva salvato una vita, anzi, ben due, e tutti loro, dando quindi solide speranze a tutta Alagaesia?

Poi, finalmente, comprese: la paura aveva deformato la mente della sua coraggiosa allieva, ed ora la figlia del suo Cavaliere, stava lasciando che quell’emozione la fuorviasse.

Il cuore dei cuori color diamante stava per consigliarle di andare a parlare con Murtagh non appena fosse sorto il sole, così da avere la certezza che il figlio di Morzan la amasse, ed ora che era finalmente libero, avrebbe potuto dimostrarglielo in modo totalizzante.

Ma non ebbe il tempo, né la possibilità di parlarne alla ragazza, perché, dal tenue buio che avvolgeva ogni cosa, emersero due figure sconosciute, che si fecero vicine…

Non erano abbastanza veloci, né sufficientemente agili ed aggraziate per essere elfi, tuttavia, mentre l’Eldunarì alzava prudentemente tutte le sue difese, e consigliava alla sua allieva di seguire il suo esempio, vide che Isis scrutava quelle due persone, dai corpi slanciati e, dopo un tempo interminabile, quando un debole raggio di luna ne colpì i visi, la sentì dire:

-         Cosa ci fate, qui? Credevo di avervi consigliato di dirigervi dai Varden, l’ultima volta che ci siamo viste…- sembrava qualcosa a metà tra un ragionamento ad alta voce basato su un ricordo, e un rimprovero.

-         Anche noi siamo felici di rivedervi, Dark Angel! Come mai vi trovate qui? Avevamo sentito un urlo, e ci siamo spaventate…cosa vi è accaduto? Perché tremate? Possiamo fare qualcosa per voi?- esordì la più giovane delle due, il cui volto di ragazza, fresco della bellezza adolescenziale che sembrava aver perso la sua aria seria- notò Isis-(quasi quel luogo le trasmettesse tranquillità) aveva un che di conosciuto…

-         No, grazie, figlia di lord Hunyad…- la apostrofò la Dark Angel, (mentre spalancava la mente al suo maestro per ricordargli che quelle due donne, erano coloro che lei aveva salvato, la sera in cui era venuta a riprenderlo, da quella che era stata la sua cella) ma quella che era stata definita “la figlia di lord Hunyad, abbozzando un sorriso teso, e nascondendosi dietro le ondulate ciocche color pece che le ornavano il viso, replicò:

-         Preferirei mi chiamaste Tisbe, Dark Angel…- non sembrava particolarmente fiera dei suoi natali, ma Isis, che non aveva mai saputo come rivolgersi a quella ragazza, grata che lei le avesse detto il proprio nome, ricambiò il favore, presentandosi:

-         Perdonami, se ti ho messa a disagio, Tisbe. Anche io però, preferirei che mi chiamiate Isis…- era sorridente, mentre, tirandosi in piedi-aiutata dal tronco nodoso dell’albero- rifletteva sul significato di quel nome: rara.

Si perse quindi, ad osservare anche la madre della ragazza: la sua pelle abbronzata risaltava, facendola sembrare ancora più bella ora che le spalle larghe e tutto il suo corpo erano fasciati da uno splendido abito di làmarae verde. I capelli corvini le scendevano sulle spalle e lungo la schiena come una lucente cascata di notte, ed Isis volle credere che quel luogo avesse rasserenato anche quella donna, poiché le sembrò che le profonde rughe che ne avevano segnato visibilmente gli anni- che aveva visto, quella notte nella cella- fossero sparite. Sembrava addirittura più giovane, con quella pettinatura e quegli abiti elfici.

In effetti, sia Tisbe che sua madre somigliavano a creature senza tempo, che emanavano tranquillità.

Nel momento in cui la donna incrociò gli occhi chiari della Dark Angel, intenti a fissarla, le fece un leggero inchino:

-         Il mio nome è Telestri, Isis, e vorrei di nuovo ringraziarti per ciò che hai fatto per mia figlia e per me…- il suo sguardo color cannella si colmò di commozione e la figlia di Vrael fece per chinarsi su di lei, con fare rassicurante, quando avvertì un battito d’ali lieve, come quello di una farfalla mentre qualcosa le sfiorava la schiena…

Isis si voltò, per controllare da dove provenisse quel suono, e chi la stesse sfiorando e…si trovò davanti un cucciolo di…drago, grande come un agnellino, sospeso a mezz’aria, all’altezza delle sue spalle, battendo freneticamente le alette esili, mentre la fissava con i suoi innocui, enormi occhi verdi, come gli brillavano su tutto il corpo.

Le tremavano le ginocchia…temette che sarebbe potuta di nuovo scivolare a terra, ma scambiando con lui uno sguardo, in quel momento ebbe la sensazione che il tempo si fosse fermato: avrebbe voluto dire mille cose, chiedere spiegazioni, urlare la sua felicità, ma riusciva solo a sentire le pulsazioni del suo cuore che parevano essere a tempo col battito d’ali di quel draghetto…sentiva che sarebbe potuta svenire per l’emozione…il pensiero le corse allora ai due Saggi che avevano fondato i Dark Angel: Phot e Nigetal avevano rubato a Galbatorix l’ultimo uovo di drago, e se allora fossero stati vivi, avrebbero sicuramente gioito, sapendo di essere riusciti in ciò per cui tutto il loro popolo si era sempre adoperato: far nascere l’ultimo drago, perché al suo fianco sorgesse un Cavaliere, libero, che fosse stato simbolo di speranza per tutta Alagaesia, contro la tirannia.

-         Isis, non temere, non ti farà del male, hai la mia parola di Cavaliere. Emera, per favore, vieni qui, non spaventare quella graziosa Dark Angel.- intervenne pacata, Tisbe, arrossendo quando avvertì gli occhi della ragazza dalla pelle nocciola su di sé, ed ancora di più nel momento in cui la vide inginocchiata al suo cospetto, mentre si portava un braccio al petto, girando il polso, rispettosa.

-         I miei ossequi a te, Shur’tugal. Il mio popolo sarebbe stato entusiasta e fiero di conoscerti, ed io, che sono la loro ultima discendente, ti sono grata di poter essere testimone- anche in vece degli altri miei compatrioti- della tua nascita, come Cavaliere libero. Ti prego, potresti raccontarmi come il tuo drago ti abbia scelta?- la supplicò la ragazza.

Tisbe, ancora più a disagio per il tono formale della Dark Angel, si avvicinò lentamente alla ragazza, la testa bassa, quindi, dopo aver fatto posare Emera sulla propria spalla, le carezzò la liscia chioma bruna, abbozzando un sorriso.

-         Per favore, Isis, sono sempre Tisbe; sono sempre la figlia di lord Hunyad, che hai salvato e che è in debito con te. Sediamoci, e ti parlerò di come sono diventata un Cavaliere di Drago.- con gesti pacati e con dolcezza, fece perciò segno a sua madre ed alla Dark Angel di adagiarsi a terra, in cerchio, mentre la luce della luna striava le loro belle chiome, d’argento.

-         Io e mia madre abbiamo affrontato un lungo viaggio dopo che tu ci hai indirizzate dai Varden e, una volta giunte tra i ribelli, una donna di nome Angela ha visto il nostro futuro, nella ossa che diceva provenire dalla zampa di un drago…- iniziò Tisbe, gli occhi scuri erano distanti, a dei ricordi lontani, Isis si azzardò a posare la propria mano sulla sua, più piccola, per rivelarle, sorridente:

-         L’ha fatto anche con me, sai?-

-         …perciò dopo le sue enigmatiche parole, il Cavaliere dal drago di zaffiro, che ci avevi indicato, e che abbiamo scoperto chiamarsi Eragon, ci ha benedette…- continuò Telestri, sollevando la frangia per mostrare il marchio lucente simile a quello che ornava la fronte di Isis e la mano di Eragon.

-         …quindi, un attimo dopo, l’elfa Arya, figlia della Regina degli Elfi, Islanzadi, ci disse di avere una possibile spiegazione, circa il futuro che ci era stato profetizzato…- intervenne di nuovo Tisbe, dopo aver fatto un profondo respiro, tornando ad incontrare gli occhi verde acqua di Isis, che ascoltava attenta.- Dunque, intraprendemmo un altro viaggio, al suo seguito, per arrivare fino alla Du Weldenvarden, dove, ci disse, due Dark Angel erano riusciti a mettere al sicuro l’ultimo uovo di Drago, rubandolo a Galbatorix in persona.- riportò quelle informazioni senza celare l’ammirazione che provava nei confronti del popolo di cui Isis faceva parte.- Poi, quando Emera ha aperto gli occhi per me, mi sono sentita scelta, rinata, amata; ho provato paura, e gioito allo stesso tempo, perché mi è parso di capire che rappresentiamo molto, la mia dragonessa ed io, per tutta Alagaesia…- Tisbe parlava con voce consapevole, eppure più bassa, quasi provasse una sorta di timore reverenziale per il carico che il significato delle sue frasi comportavano.

-         Dragonessa? Emera è una femmina?- soffiò sorpresa Isis, che da ciò che aveva imparato da Phot e Nigetal, ricordava che solo Saphira, fosse l’unica femmina di drago. Tisbe annuì, sorridente nel constatare poi che la sua piccola dragonessa era volata fino ai piedi della Dark Angel, per acciambellarsi sul suo grembo, muovendosi quindi come sono soliti fare i gatti, per guadagnare qualche carezza.

-         Sì…è una ragazza, la mia Emera.- il tono di quella donna Cavaliere trasudava in maniera quasi traboccante affetto, tanto che Isis se ne sentì contagiata, le pareva fosse qualcosa di solido, infatti, non mancò di spalancare la mente, per trasmettere ciò che provava, al suo maestro.

-         La mia unica paura è che non sarò all’altezza del compito che mi è stato assegnato…- si lamentò d’un tratto la figlia di Hunyad, fissando addolorata quel cucciolo smeraldino.

Isis, che aveva rivisto in quella ragazza il suo comportamento giovanile, il suo ardore, indovinò, che ora che non era più sola, temesse principalmente per Emera.

-         Perché dici questo, Tisbe?- le domandò, con dolcezza, nonostante fosse perplessa.

-         Perché da ragazza le è stato insegnato a battersi, con molte armi, spade comprese; eppure quando Arya le ha chiesto di mostrarle la sua tecnica, l’ha definita “abbastanza grossolana”…- ricordò Telestri, ad alta voce, mentre soffocava a stento uno sbadiglio.

-         …per non parlare del fatto che non conosco neppure l’Antica Lingua!- sospirò Tisbe, seppellendo il viso tra le mani, che, Emera, preoccupata, venne quasi subito a sfiorare con il musetto smeraldino.

-         Telestri, credo che tu debba andare a dormire, ed anche tu, Tisbe. Non temere, Cavaliere, dormi sonni tranquilli assieme alla tua dragonessa, perché se vorrai- dal momento che sono la figlia e l’erede di Vrael, oltre che una Dark Angel, sono disposta a condividere con te tutta la mia conoscenza.- le promise Isis, solenne.

Un silenzio stupito scese come un velo tra le tre. Tisbe era senza parole, Telestri aveva le lacrime agli occhi, mentre Emera emetteva teneri versi d’apprezzamento.

La figlia di Vrael, quindi, respirando finalmente a pieni polmoni, si sentì come se le fosse stato tolto un enorme peso dalle spalle. Sorrise, mentre si inchinava un’ultima volta a quelle due donne, augurando loro la buona notte.

-         Ci vedremo domani mattina, allora, Shur’tugal!- infine, volse loro le spalle, tornando al pino dove dormiva, con passo leggero, poiché riusciva di nuovo a sentire attorno a sé la vita che brulicava nella foresta. Era bello potersi sentire ancora una volta utile, perciò la Dark Angel lasciò che quel pensiero, quella sensazione, la colmasse, allontanando tutto il resto, mentre scivolava nel sonno.

Si addormentò ricordando il suo popolo, ed immaginandoselo felice del fatto che lei avesse potuto assistere a qualcosa che per loro altri, era sempre stato solo un sogno, una speranza per il quale si erano sacrificati fino all’estremo dono della vita.

 

Il mattino seguente, svegliandosi, Isis trovò accanto al letto, accuratamente ripiegato, un abito di làmarae, il tessuto che gli elfi erano soliti usare per realizzare le proprie vesti.

La ragazza lo prese tra le mani, osservandolo, ammirata: una volta aveva sentito Eragon dire che sia gli abiti umani, sia quelli dei nani impallidivano, paragonati a quelli portati dagli elfi, e dovette ammettere che aveva ragione!

Svelta, quindi, si lavò, e con attenzione, quasi fosse stato di cristallo preziosissimo, indossò la veste che aveva trovato: la stoffa di colore verde, scivolò come una carezza sul suo corpo, anche se il tessuto, essendo lana intrecciata con fili d’ortica, non mancò di pungere leggermente, al contatto con la pelle. Mentre poi, si sistemava l’abito sulle cosce, la Dark Angel notò che, per foggia, quella veste era simile ad un abito maschile, eppure le donava un che di particolare, di radioso, soprattutto perché, creando un bel contrasto con la sua pelle scura, ne metteva in risalto gli occhi chiari.

 

Isis, dopo aver celato il suo maestro in una sacca pendente dalla cinta di cuoio che le cingeva la vita, aveva iniziato a correre, respirando a pieni polmoni il profumo della vitalità mistica che Ellesmera emanava, mentre era alla ricerca di Arya.

Trovare la principessa dagli occhi verdi, non fu un’impresa semplice, e proprio quando stava per demordere, decidendo invece di dirigersi alla sala di foglie che costituiva la biblioteca reale, per mantenere la promessa fatta a Tisbe; Isis si imbatté in un curioso, eterogeneo manipolo di persone, capitanato dalla figlia di Islanzadi, di cui facevano parte anche Eragon e Blodhgarm, alla testa dei maghi elfici che sempre lo accompagnavano.

Si fece loro vicina, correndo, senza curarsi troppo del perché quel gruppo fosse lì, e perché si comportasse in quel modo, quasi nascondesse qualcosa, o scortasse qualcuno…

-         Atra esternì ono thelduin. Che la fortuna ti assista Arya svit-kona. Ti ringrazio per ciò che hai fatto. Ieri sera, mentre facevo una passeggiata, ho conosciuto Tisbe, e…- a quelle parole, l’elfa dagli occhi a mandorla sorrise, tesa, e prendendo Isis per mano, dopo essersi gettata un’occhiata guardinga alle spalle, la trascinò fino ad un albero poco lontano, dove, cantando, pregò le sue fronde perché proteggessero le loro parole da orecchie indiscrete:

-         Che le stelle ti proteggano, Isis svit-kona. Perdonami per la mia scortesia, adesso puoi esprimerti liberamente.- la salutò allora Arya, i muscoli visibilmente più rilassati, anche se continuava a guardare dietro di sé, al gruppetto di elfi che era rimasto immobile nella radura, ad attenderla.

-         Non è nulla, principessa. Volevo solo dirvi che ieri ho avuto la fortuna di incontrare Tisbe e, dal momento che mi ha raccontato la sua storia…inoltre, vorrei ringraziarti, a nome del mio popolo e mio, per aver fatto sorgere un altro Cavaliere, libero.- il tono formale che uscì dalle sue stesse labbra, le suonò un po’ strano, soprattutto perché rivolto ad Arya, ma sapeva che la cortesia era un uso elfico considerato quasi sacro, e non aveva intenzione di trasgredire a quella regola.

-         Non è mio, il merito, Isis, ma di Phot e Nigetal…- le fece notare l’elfa, carezzandole una guancia.

Con un leggero inchino, la Dark Angel riprese:

-         Principessa Arya, mi accordate il permesso di poter migliore le doti di combattimento con la spada, col tiro con l’arco, di Tisbe, e magari anche di d’insegnarle l’elfico, almeno fin quando la piccola Emera non sarà più grande, così che il loro addestramento passerà ad Eragon e Saphira…- chiedere quel permesso le suonava ancora più strano, nonostante sapesse che era necessario.

Arya stava per dire qualcosa, forse avrebbe acconsentito, o forse no, Isis, tuttavia, non lo seppe mai, perché un’immensa ombra oscurò il sole, proprio un attimo prima che qualcosa piombasse su di lei…

Inizialmente, la ragazza tentò di schermarsi il viso con le mani, per la sorpresa di essere stata gettata a terra, ed inaspettatamente, raggomitolò ancora di più il corpo, quando riconobbe la melodiosa voce di Castigo che le colmava la mente, irrompendovi con la veemenza di una cascata.

Isis! Isis! Sono così felice di vederti! Io e Murtagh avremmo voluto incontrarti già ieri sera, però eravamo stanchissimi…volevamo ringraziarti per quello che hai fatto per noi. Questa mattina mi sono svegliato ed è stato come se avessi avuto davanti agli occhi un mondo nuovo! Non ricordavo che i fiori fossero così colorati e profumati, né che il sole fosse così caldo! La felicità genuina ed ingenua di quel drago, che le stava lambendo le mani, la travolse, tanto era irresistibile, tuttavia, la paura che le avviluppò il cuore, la tenne ancor più stretta, senza permetterle di lasciarsi trascinare. Tutto ciò cui riusciva a pensare era che se lui era lì, allora anche Murtagh non poteva essere lontano…

-         Castigo, lasciala respirare!- una voce lontana, che aveva in sé un sorriso, dopo essersi fatta largo tra il piccolo gruppo-scorta, di cui aveva fatto parte Arya, si stava velocemente avvicinando, e la Dark Angel si ritrovò quasi a tremare.

Lesta, si alzò in piedi, ma non ebbe la possibilità di allontanarsi, almeno non abbastanza, perché si ritrovò Murtagh di fronte…era più bello di quanto lo ricordasse: i riccioli castani gli incorniciavano il viso, carezzandogli le guance come una dolce brezza; gli occhi penetranti brillavano d’attesa, di speranza; il volto, solitamente serio, velato di sofferenza, ora era disteso in un sorriso tranquillo. Ogni singolo particolare, nel suo corpo(persino l’abito di làmarae che indossava gli conferiva un che di flessuoso) sembrava emanare una sorta di luce serena.

Ad Isis, parve allora che l’aria le mancasse, sentì che il mondo si stava capovolgendo vorticosamente, tutt’attorno a lei, e quando le forti mani di Murtagh la afferrarono, per evitare che scivolasse, avvertì una potente scarica elettrica, come quella di un fulmine, che le pervadeva le membra.

Per diversi minuti nessuno dei due disse nulla, quindi, quando il Cavaliere realizzò che la Dark Angel sembrava aver perso la capacità di parlare, lasciò scivolare le proprie mani dalle sue spalle, lungo le braccia, fino a custodirle le mani tra le sue, mentre diceva:

-         Isis! Non immagini quanto sia felice di vederti! Potrei parlarti un istante?-

-         Mi dispiace, Cavaliere, ho già un altro impegno, cui non posso mancare…- lo interruppe la ragazza, distogliendo lo sguardo, e sottraendogli quasi con uno scatto le mani, per poi fare un passo indietro.- Un atra mor’ranr lìfa unin hjarta onr. Che la pace regni nel tuo cuore.- e con quelle parole si congedò. Dopo aver salutato Castigo come si conveniva al costume elfico, ma apostrofandolo come “drago”, si allontanò come se fosse stata inseguita da un kull, e tuttavia, non le sfuggì l’espressione sconvolta che Castigo ed il suo Cavaliere avevano assunto, a causa della sua reazione.

Cosa può esserle successo? Non mi aveva mai chiamato “drago”! Voglio dire, conosce il mio nome, perché non l’ha usato? Si stava lamentando il drago cremisi spalancando la mente, così che solo Murtagh potesse sentirlo mentre, con il figlio di Morzan, faceva ritorno al gruppo dei dodici maghi elfici, alla cui testa si trovavano Arya ed Eragon; con il muso basso per la tristezza.

Lo so, amico mio e, se è per questo, Isis conosce anche il mio, di nome. Spero che sia nell’ottica degli stupidi costumi elfici che il suo comportamento possa avere una spiegazione, perché altrimenti, non saprei affatto come spiegarmi questa sua reazione. Stava considerando, con una vena di rabbia, Murtagh, torturandosi le mani.

Per il resto del giorno, mentre Arya ed Eragon gli parlavano di Ellesmera, passeggiando per la foresta, sotto lo sguardo vigile dei dodici maghi elfici, Murtagh non li ascoltava affatto; piuttosto, la sua mente era lontana, ad Isis, che ormai gli aveva occupato completamente ogni meandro della testa. Avrebbe voluto trovarla, e chiederle spiegazioni, in quello stesso istante, tuttavia, nonostante riconoscesse quanto estremamente semplice fosse cedere a quel desiderio, che rendeva il suo animo più inquieto, ad ogni minuto che passava; riconosceva anche che sarebbe stato un gesto avventato, e forse anche stupido. Inoltre, non lo aiutava minimamente cogliere lo sguardo di suo fratello su di sé in ogni momento, mentre, sempre più immerso nelle sue considerazioni su Isis, sembrava sul punto di giungere ad una conclusione.

Avrebbe potuto chiedere ad Eragon cosa ne pensasse, dell’inaspettato comportamento della ragazza, ma se ne vergognava, perché, pur essendo vero che Isis aveva trascorso molto tempo tra i Varden, non si poteva negare che avesse passato moltissimo tempo con lui, che poteva dirsi l’unico che l’aveva veramente conosciuta, nel profondo. O forse no? D’altronde quale altra spiegazione poteva esserci per la freddezza di Isis se non quella che fosse innamorata di qualcun altro?

Il ragazzo posò gli occhi scuri e penetranti sul suo fratellino con le orecchie da elfo e, mentre Castigo si offriva di andare a parlare con la Dark Angel quella sera stessa, Murtagh, tormentato dai dubbi, comprese che l’unico modo per vedere chiaro era osservare…

Durante tutto il resto della mattina, nonostante Isis fosse vicina a Tisbe, il cui entusiasmo era veramente contagioso, on riusciva a concentrarsi totalmente sulle piccole parti di testi in elfico che leggeva al Cavaliere, e che le faceva rileggere da sé, ad alta voce, perché iniziasse a riconoscere una serie di parole nell’antica lingua, ed a capirne il significato; perché il suo pensiero veleggiava lontano, posandosi sempre su Murtagh, dal quale- durante il loro incontro, che l’aveva sconvolta- era rimasta sinceramente attratta, eppure, al tempo stesso, terrorizzata: cosa avrebbe impedito, infatti, al figlio di Morzan di ferirla di nuovo, prima di sparire, nei cieli, in groppa a Castigo, grazie al quale avrebbe trovato un posto, dove, da spettatore, avrebbe assistito alla guerra tra tutti i popoli di Alagaesia coalizzati contro Galbatorix? D’altro canto, ne aveva tutte le ragioni se, ora che era tornato libero, non aveva alcuna intenzione di schierarsi né con il tiranno, né a favore dei ribelli, pur di preservare la sua indipendenza, e la sua vita, assieme a quella del suo drago. E poi, che ragione aveva lei, di non agire come stava facendo, dal momento che un suo attaccamento nei confronti di Murtagh, avrebbe potuto essere considerata come un’intromissione capace di rovinare il legame che univa il figlio di Morzan a Castigo?

L’Eldunarì del drago di Vrael, la riprese, riportandola alla realtà, mesto, per gli ostacoli e le elucubrazioni mentali che la sua allieva costruiva da sola, pur di non riconoscere che l’unica cosa che doveva fare era riunirsi al Cavaliere del drago rubino e godersi la felicità che sarebbe scaturita da un rapporto condiviso con lui.

Sorda a quelle idee, che le sembravano stranissime, Isis si decise ad allenare Tisbe nella scherma, spiegandole che gli elfi avevano doti fisiche che in battaglia li rendevano estremamente pericolosi, perciò, se avesse continuato a battersi in modo tanto…penoso, la sua unica speranza, sarebbe stata di certo la fuga.

Punta nel vivo, la ragazza Cavaliere, continuò ad incrociare le lame con la Dark Angel, finché scese la sera, tanto che poco prima di cena, Isis riconobbe con stupore che aveva fatto enormi progressi.

Rimase, in seguito, qualche attimo da sola, prima di raggiungere Tisbe che aveva iniziato ad avviarsi per la cena: non riusciva a spiegarsi da dove venisse la soddisfazione che provava per aver risvegliato l’orgoglio di quella ragazza che, animata da una vera e propria fiamma, che ne aveva incendiato gli occhi (la stessa che aveva sempre sentito nel proprio cuore, quando era stata più ragazza), aveva dato il massimo, spingendosi quasi al limite, rimanendo sorda alle proteste brucianti dei suoi muscoli, pur di ottenere dei risultati.

Isis stava per condividere quella gioia con il suo maestro ma, all’improvviso la possente figura cremisi di Castigo, planò nella radura dove la Dark Angel si trovava, gettandola ancora una volta a terra.

-         I miei ossequi a te, Drago…- stava dicendo la ragazza, con il fiato corto per la sorpresa.

Castigo avrebbe voluto ringhiarle contro, tanto era infastidito dall’idea che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca, ma comprese che con la dolcezza, forse, avrebbe ottenuto di più. Non era forse a seguito di un gesto dolce, d’altro canto, che era riuscito a farsi raccontare la storia che l’aveva fatto scivolare nel sonno, durante la prima sera, che Isis aveva condiviso con lui e con Murtagh, all’aperto?

Prese quindi a lambirle il viso con la lingua biforcuta e rasposa, scostandole con il muso le mani, con le quali lei tentava di proteggersi.

Mi fai sentire vecchio se mi chiami “drago”, Isis. Ti prego, usa il mio nome per chiamarmi, dal momento che lo conosci. Spalancando la mente, Castigo nascose dietro il suo fare giocoso.

La Dark Angel, dapprincipio scosse la testa, iniziando a dimenarsi pur di sfuggirgli. Ma più lei si comportava in quel modo sfuggente, più il drago cremisi la tormentava in maniera infantile; arrivò persino a farle il solletico sulla pancia, servendosi di uno dei suoi artigli ricurvi, finchè finalmente lei, tra le risa sussurrò, aprendo uno spiraglio mentale.

Castigo…ah, ah ah! Ti prego Castigo smettila!

All’improvviso il drago si bloccò e, inchiodando gli occhi vermigli nei suoi, chiari, replicò.

Dillo ad alta voce.

-         Castigo…- bisbigliò quindi la ragazza, obbedendo, senza staccare gli occhi da quelli dell’animale.

In quel momento, nel silenzio che li avvolse, brillò una sensazione magica: ad entrambi parve di aver gettato un ponte, di aver stabilito reciprocamente un contatto, bello e delicato come un fiore.

Castigo atteggiò, dopo qualche minuto, il muso a quello che sembrava un sorriso quindi, un secondo più tardi veloce come un lampo, afferrò tra i denti la stoffa dell’abito di Isis, attento a non farle male, e se la caricò in groppa, spiccando il volo, senza attendere il suo permesso.

La sorpresa che la Dark Angel provò, per quel gesto inatteso, fu così grande, ed il volo fino alla sala di foglie dove mangiavano tutti, tanto breve, da non lasciarle neppure il tempo o la possibilità di urlare, per lo stupore.

Nel tempo di un suo respiro, infatti, il drago di Murtagh aveva di nuovo toccato terra, ed il “paesaggio”attorno ad Isis era decisamente cambiato: non c’era più la spaziosa radura dove sorgeva il pino in cui lei dormiva; al suo posto invece, era apparsa la nodosa entrata ad arco, dalla quale pendevano fiori colorati e lucenti Erisdar; l’ingresso alla sala dei banchetti.

La ragazza si tolse, con le mani leggermente tremanti, alcune foglie che le si erano depositate tra i capelli, poi, guardò con aria di divertito rimprovero il drago cremisi che le stava alle spalle avvertendolo:

-         Castigo, per favore, avvisami la prossima volta che vorrai farmi arrivare in tempo ad un banchetto, così avrò la possibilità di legarmi i capelli, per evitare di ritrovarmi con qualche acconciatura improvvisata e strana!- rise, e l’animale le avvicinò teneramente il muso al volto.

Questa sera leggeresti per me? Le chiese.

Dopo un attimo di titubanza, Isis lasciò scorrere il palmo della mano sulla sua schiena squamosa in una carezza, mentre annuiva.

Il drago quindi, per la felicità, o forse perché aveva avvertito la vicina presenza del suo Cavaliere, le diede un affettuoso colpo di muso, che però si rivelò troppo vigoroso, tanto da farle infatti, perdere l’equilibrio, farla sbucare con malagrazia da dietro i cespugli dove Castigo si era posato, per lasciarla mollemente cadere tra le braccia di uno sfortunato passante.

Quando il suo movimento privo di grazia si arrestò, Isis trovò la forza di sollevare lo sguardo, vincendo l’imbarazzo che sentiva sulla pelle…ma nel trovarsi davanti…Murtagh, lo stato di disagio che già si era impadronito di lei, se possibile si fece ancora più grande, mutando in vera e propria mortificazione; tanto che, mentre con gli occhi bassi si ripuliva l’abito dalle foglie, così, per fare qualcosa, sentì il cuore fermarsi, e solo dopo quella che le parve un’eternità, - durante la quale sarebbe voluta sparire, sottoterra- trovò la forza di dire:

-         Mi dispiace Shur’tugal. Perdonami. Io…io devo…- ed i suoi occhi svolazzarono automaticamente su Castigo-…devo aver perso l’equilibrio…- fece, dispiaciuta.

-         Non è nulla. Siedi vicino a me, questa sera e ti perdono.- propose subito il figlio di Morzan, mentre dentro di sé la rabbia gli pungeva le viscere, a causa degli occhi di lei, che sembrava non osassero guardarlo, e di quel maledetto tono formale, che era tornato come uno spettro tra loro.

Nonostante questo, il Cavaliere non era intenzionato a demordere: stava per chiederle di alzare gli occhi, posandole una mano su un braccio…che lei gli sottrasse quasi subito, poiché aveva notato una figura oltre le spalle del ragazzo, dalla quale si diresse praticamente correndo, dopo essersi congedata in fretta dal figlio di Morzan, con un veloce inchino ed un assenso fatto col capo, che sembrò costarle molto, quasi infastidirla.

Di nuovo quel suo strano modo di fare…davvero non me lo spiego, amico. Isis ha usato il mio nome, poco fa…. E così dicendo, Castigo, facendosi vicino, spalancò la mente al suo Cavaliere, per mostragli le immagini dell’attimo in cui la ragazza aveva finalmente ceduto, pronunciando il nome “Castigo”.

A Murtagh tremarono le ginocchia nel constatare che anche attraverso gli occhi del suo drago, trovava la Dark Angel bellissima. Si accorse allora, che il cuore aveva preso a battergli più velocemente: la desiderava, la amava. E giurò a se stesso che presto o tardi glielo avrebbe dimostrato, anche se lei era distante.

Chissà che magari rivelarle i suoi sentimenti (che lei aveva sempre conosciuto, comunque…) non avesse potuto far sì che i suoi modi glaciali si sciogliessero?

Nel sollevare gli occhi e trovarla sorridente mentre era circondata da Arya, Eragon ed una strana ragazza che la Dark Angel chiamava Tisbe-a cui stava insegnando una filastrocca attraverso la quale sarebbe riuscita a mantenere la mente lucida e schermata dalla follia cui la musica elfica inevitabilmente conduceva, tutti coloro che appartenevano ad altre razze- fu come ricevere una pugnalata, per il ragazzo. Perché con loro rideva, e quando invece, si trovava con lui pareva avere difficoltà persino nel respirare?

-         Vedi, Tisbe, gli elfi suonano arpe flauti e tamburi di legno, divinamente, tanto che si servono addirittura del suono e del canto, per rendere più splendidi e perfetti i loro incantesimi; come quelli che usano per convincere la foresta a crescere secondo la forma che desiderano. Ma per le nostre deboli orecchie umane, ascoltare la musica che sicuramente accompagnerà il banchetto, significherebbe restare intrappolati nella follia.- Murtagh udì che Isis stava spiegando a quella ragazza, che contrasse gli avambracci dai tratti mascolini, tesa, un attimo prima di affrettarsi a ripetere la filastrocca che la figlia di Vrael le aveva insegnato.

Poi, mentre Eragon affiancava la ragazza dagli avambracci sviluppati, per raccontarle dei festeggiamenti cui aveva assistito, l’ultima volta che si era recato tra gli elfi; quelli per la Cerimonia del Giuramento di Sangue; la Dark Angel entrava nella sala, vicina ad Aria, passando accanto a Murtagh con una sorta di indifferenza che la portò a fargli un leggero cenno.

Sono senza parole, Murtagh. Da questo suo ultimo gesto, l’unica conclusione che posso trarre è che la tua Dark Angel, abbia un problema con te. Sentenziò Castigo, poco prima di costringerlo, a musate, ad andare a mangiare.

 

Alla lunga tavola imbandita, Islanzadi volle accanto a sé sua figlia, che prese posto vicino a Tisbe, la quale, spaesata, pregò Isis di sedersi al suo fianco. Poiché i posti a sedere su quel lato erano già stati occupati da personalità elfiche di alto rango, Eragon e Murtagh furono costretti a sedersi l’uno accanto all’altro, esattamente di fronte alla ragazza Cavaliere ed alla Dark Angel.

Prima che la cena iniziasse, la Regina degli Elfi si alzò in piedi, e ringraziò pubblicamente prima Isis, poiché aveva trovato il coraggio e la forza di far liberare il Cavaliere di Galbatorix- ed a quelle parole, gli sguardi di Murtagh e della ragazza si incrociarono, non senza che lei, tremendamente imbarazzata, avesse chinato il volto, un attimo dopo- e poi, sua figlia, per aver fatto nascere l’ultimo Cavaliere di Drago in libertà, augurandosi quindi che questi, assieme a tutta Alagaesia, avrebbe saputo ergersi contro la tirannia. In quel momento, sotto la scrosciante cascata d’applausi che seguì quel breve discorso, Murtagh ed Eragon colti di sorpresa, esibendo la stessa espressione che avrebbero avuto se fossero stati zuppi d’acqua gelida; presero a scrutare freneticamente i commensali, nella speranza che qualcosa indicasse loro per chi si era schiuso l’ultimo uovo di drago. Nel frattempo, Tisbe, in preda al panico, col respiro affannoso, tentava di dissimulare la sua convinzione che mai sarebbe stata all’altezza di essere un Cavaliere di drago. Isis strinse la sua mano nella propria, sotto il tavolo, per farle forza, rassicurandola e nello stesso tempo per non farsi scoprire da Murtagh che, sentiva, le teneva gli occhi addosso; e solo allora notò che la ragazza aveva fasciato la mano con una benda, per nascondere lo gedwey ignasia.

I quattro, erano così presi ognuno dalle proprie emozioni, da restare ciechi allo spettacolo che accadde, subito dopo: ad Islanzadi, infatti, era bastato battere le mani una sola volta, perché un nuvolo di foglie cadesse dagli alberi tutt’attorno, e mutasse in cibo, proprio mentre toccava i piatti in legno posati sulla tavola.

Ci fu un altro applauso, e un attimo più tardi iniziò la musica…Isis, Eragon, Murtagh e Tisbe si scoprirono con lieve imbarazzo a cantilenare la stessa filastrocca, nello stesso istante.

Ma il vero inferno, per Murtagh, fu affrontare ciò che venne dopo…Isis non smise mai di spiegare qualcosa di sempre diverso a Tisbe, o di ridere con Eragon, o addirittura di riuscire a scambiare qualche parola in elfico con Arya, ma non si rivolse mai a lui. A malapena lo scrutava di sott’ecchi di tanto in tanto…

Murtagh avrebbe voluto prorompere in un urlo, pur di scrollarsi di dosso la disperazione che provava! Detestava essere…invisibile!

Perché Isis, la sua Isis, che lo conosceva, si comportava a quel modo? Doveva a lei la sua libertà, perché era così cieca al fatto che lui, adesso, volesse essere totalmente suo? Doveva forse pensare che l’aveva preferito incatenato ad un giuramento infrangibile- piuttosto che in quello stato- perché le piaceva di più credere di avere una sorta di controllo, su di lui?

Solo quando- un attimo prima di abbandonarsi al desiderio di urlare alla Dark Angel, l’ordine di guardarlo negli occhi- suo fratello gli fece notare, tirandogli un calcio sotto il tavolo, che aveva le mani convulsamente serrate a pugno, tanto da essersi fatto diventare le nocche bianche.

Il figlio di Morzan, risvegliandosi come da un sogno, ringraziò il fatto che il banchetto fosse finito, quindi approfittò della possibilità di dileguarsi lontano da quel luogo di torture.

 

Castigo, che aveva avvertito il dolore e la frustrazione che il suo Cavaliere aveva provato in ogni istante, partecipò della tristezza che il ragazzo ancora avvertiva, perciò, mentre riaccompagnava a letto Isis, quella sera, e si acciambellava attorno a lei nella radura, non la ascoltava davvero, leggere.

D’un tratto, mentre la ragazza srotolava la pergamena per continuare quel racconto, il drago esplose, senza però ringhiare, poiché sentiva di voler bene anche a lei.

Perché stai evitando Murtagh, Isis?

Un silenzio carico di tensione avvolse i due, allora, perché lei raggelata si bloccò, ed impiegò un eternità a rispondere, perplessa com’era, sentendosi messa alle strette.

Non lo sto evitando, Castigo. Il tono formale che mi hai sentito usare quando ho parlato con il tuo Cavaliere, è richiesto dagli usi elfici. Gli spiegò, cercando di mantenere distacco, anche se era visibilmente a disagio.

Non è vero che parli con lui! Al banchetto l’hai trattato come se fosse stato invisibile! Mentre invece, con Eragon, che è anche lui un Cavaliere, hai fatto delle belle chiacchierate, e ridevi, anche! Non mi piace che usi due differenti comportamenti con me e con lui: siamo una cosa sola, Murtagh ed io, perciò se rispetti me, dovresti rispettare anche lui! Altrimenti pretendo lo stesso trattamento che hai intenzione di riservargli! La aggredì, esasperato.

Basta Castigo, ti prego! Lo implorò Isis, indietreggiando, sulla difensiva, gli occhi appannati dalle lacrime.

Credevo che tu lo amassi! Te l’ho sentito dire tante volte che alla fine ci ho creduto anch’io! Perché sei così…crudele? Continuò, incalzante, con frasi cariche di veleno.

È ancora così, Castigo: io sono innamorata del tuo Cavaliere. Cercò di difendersi, con voce flebile.

Non si direbbe, Dark Angel, visto che non riesci a pronunciare neppure il suo nome! E finalmente emise un ringhio liberatorio.

Ad Isis parve che le mancasse la terra sotto i piedi, le vorticò pericolosamente la testa, ed anche se non perdeva sangue, le sembrava di esser stata mortalmente ferita, tanto che, non riuscendo a stare in piedi, né a respirare, vide, come unica possibilità di salvezza. Il rifugio nel pino dove dormiva, un attimo dopo essersene chiusa la porta alle spalle.

La fuga è una tattica che può essere utile una sola volta, Dark Angel. Ma prima o poi dovrai affrontare ciò a cui ci hai condannati. Fece, con voce minacciosa Castigo, prima di allontanarsi, librandosi in volo.

Tutto era silenzioso ormai. Isis però sentiva dolore ovunque. Le riusciva difficile restare in piedi, perciò si accasciò a terra come un ammasso informe di stracci; le era impossibile fermare le lacrime che, copiose le rigavano il viso e si riversavano a terra in una piccola pozza.

Infastidita dai suoi stessi lamenti, non trovò altra soluzione eccetto quella di coprirsi le labbra con una mano.

Per diverso tempo, fu scossa da forti singhiozzi e, grazie al suo tatto, l’Eldunarì del drago di Vrael attese che si calmasse un po’, prima di farle notare.

Castigo non ha torto, sai?

Lo so, maestro. Ammise la ragazza, con voce rotta.

Allora perché ti comporti così? Le domandò, perplesso.

Perché ho…paura E, così dicendo, avvertì il velo del sonno che le scendeva sugli occhi, tanto che si assopì tra le sue stesse lacrime.

 

Il mattino successivo, Isis non seppe spiegarsi cosa l’avesse fatta svegliare, aprire gli occhi, dandole la forza di decidere che si sarebbe gettata a capofitto nel proposito di aiutare Tisbe, addestrandola, condividendo con lei la propria conoscenza; facendola quindi alzare in piedi.

Dovresti andare a parlare con Murtagh: dovreste chiarirvi. Le consigliò il suo maestro, mentre si vestiva, dopo un bagno rigenerante.

No, maestro. Ho troppa paura. Tagliò corto la ragazza, volgendosi invece ad affrontare tutto ciò che il sorgere del sole aveva deciso comportasse, per lei.

 

Isis dedicò a Tisbe ogni suo momento, ogni granello di energia, nonostante i rimproveri dell’Eldunarì del drago di Vrael circa il fatto che si stesse allontanando dal suo vero obiettivo, ossia riavvicinarsi a Murtagh; poiché invece, era fermamente convinta che aiutare un Cavaliere fosse anche il desiderio del suo popolo.

I giorni divennero settimane, mentre la Dark Angel lasciava che Tisbe usasse l’arco elfico che era stato un regalo di Crys, con foglie d’acanto e di vite intrecciate negli intagli; mentre le spiegava che, come tutti gli archi elfici, quella, non era un’arma qualunque, poiché le sue frecce, che non si spezzavano mai, difficilmente mancavano un bersaglio, e questo li rendeva molto più potenti, rispetto agli archi costruiti dagli umani.

La vide fare progressi, finchè la figlia di Hunyad, arrivò a non mancare mai un bersaglio a cui mirava, persino ad occhi chiusi. In seguito, ci fu il periodo in cui facendole montare un cavallo elfico, la figlia di Vrael parlò a Tisbe del fatto che quegli animali rispondessero solo ad ordini pronunciati nell’antica lingua, perciò, spiegando loro- riservando a quegli equini lo stesso trattamento che si usava con un amico- dove volesse andare, ce l’avrebbero portata, sentendosi onorati, come lei doveva esserli di poterli cavalcare.

Le lezioni di Antica Lingua, non mancavano mai, come quelle di scherma, di canto e l’esercizio nelle pose di Rimgar, che le due ragazze usavano per mantenersi in forma, poiché miglioravano la loro agilità e la prontezza di riflessi.

Nel frattempo, Emera cresceva, e solo quando raggiunse la stessa stazza di una mucca Isis realizzò che era tempo di lasciare che Eragon e Saphira prendessero il suo posto come addestratori del Cavaliere.

Quindi, un giorno la Dark Angel convocò Arya, ed il Cavaliere di Saphira presso l’Albero di Linnea, dove, comprendendo che Eragon non conosceva l’identità del terzo Cavaliere, fece capire ad Arya che ormai Tisbe necessitava di un altro tipo di addestramento, in coppia col suo drago; e fu costretta ad allontanarsi trascinandosi dietro la ragazza e la principessa degli Elfi, per concordare con quest’ultima e con la figlia di Hunyad, il metodo migliore per far capire ad Eragon quale fosse l’identità del Cavaliere dal drago di smeraldo, per fargli quindi accettare di allenare entrambi; oltre anche al fatto che forse era giunto il momento che Tisbe avesse una sua spada.

 

Murtagh, attese che Isis e l’elfa dagli occhi verdi fossero abbastanza lontane per saltare agilmente giù da uno dei rami dell’Albero di Menoa. Eragon, colto di sorpresa, non mancò di sobbalzare.

Si voltò lentamente verso il figlio di Morzan, apostrofandolo:

-         Bentornato, fratello. Qualche giorno fa, Isis mi stava appunto dicendo che ti credeva scomparso nel nulla. È stata molto preoccupata per te, come anche per Castigo.-

-         Ti aspetti che ci creda?- gli rise in faccia, con amarezza- Quasi un mese fa, Castigo mi ha mostrato una litigata che lui ed Isis hanno avuto, circa il fatto che il mio drago credesse che quella Dark Angel mi stesse evitando…- gli riportò, freddo, gli occhi celati dietro i ricci scuri.

-         Questo non è possibile: Isis ti ama! Altrimenti perché si sarebbe data tanta cura di trascinarti via da Uru Baen, pur di saperti libero?- lo riprese il Cavaliere dalle orecchie a punta, sconvolto che quella che per lui era una sicurezza, solida come una roccia, si stesse sbriciolando.

-         Povero il mio fratellino elfo! Come puoi credere ancora alle favole? Il giorno dopo aver udito le parole di Castigo, ho iniziato a comparire “casualmente” sulla strada di Isis, fino ad avere la conferma che lei, con le sue formali, vuote frasi elfiche, mi stesse effettivamente evitando.- il cuore di Eragon, ad ognuna delle parole piene d’astio e di delusione da parte di suo fratello, si colmava di tristezza.

Per lui, era inconcepibile che la fiamma d’amore -che lui aveva sempre considerato perpetua-che sapeva ardesse nel petto di Isis, ogniqualvolta il suo pensiero, le sue parole, ogni cosa di lei, si volgeva a Murtagh; si fosse estinta.

-…Così l’ho osservata da lontano…- riprese il figlio di Morzan, senza guardarlo, perso nei suoi ricordi.

- Cioè l’hai spiata, Murtagh?- lo corresse Eragon, gli occhi scuri sgranati.

- Se vuoi vederla così…non sono riuscito ad allenarmi, o a studiare, né a concentrarmi su nient’altro che non fosse lei…- rivelò, con iniziale noncuranza, mentre via via che continuava, infastidendo l’erba che cresceva da terra con uno stivale, si sentiva quanto la voce gli bruciasse.- e tutto quello che ho fatto mi è servito solo a scoprire che passa molto tempo con quella…Tisbe, e con te…e rude alle tue battute, sta bene con te, l’ho visto…perciò ti prego, falla felice, come avrei voluto renderla io, sapendola al mio fianco…- lo supplicò, dopo quel resoconto quasi sputato fuori come se gli facesse prudere la lingua. Pregarlo, poi, che la rendesse felice, mentre lui si faceva da parte, gli era costato molto, e infatti, ora, mentre abbassava gli occhi, avvertiva il peso di un’opprimente macigno a gravargli sul cuore.

Ad Eragon parve che nulla avesse più senso; gli pareva che la terra gli stesse franando sotto i piedi. Le parole di suo fratello erano impossibili.

-         Murtagh, ma cosa dici? La libertà ti ha reso pazzo?- il fratello arrivò quasi ad urlargli contro quel rimprovero. – Io non sono innamorato di Isis, ma tu sì. Perché non glielo confessi, ora che puoi donarle il tuo cuore, in modo libero e totale?- continuò, posandogli una mano sulla spalla con fare rassicurante, mentre lo consigliava.

-         Perché è lei a non volerlo. Mi sta evitando, Eragon. Non te ne sei accorto?- gli fece notare il ragazzo, rassegnato.

-         Forse ha solo bisogno di tempo, come anche ne avete bisogno tu e Castigo…d’altronde, quello che avete affrontato è un grande cambiamento.- considerò, comprensivo.

-         Tempo?! Ne ha avuto, di tempo! È passato un mese! Da un mese sono qui, in attesa che lei si avvicini a noi, e capisca che, il vero motivo per cui io e Castigo siamo liberi è l’amore che lei ha liberamente donato a me! Se ora Isis mi allontana, non posso fare molto…- sospirò, esasperato.

-         Perché sputi sopra il sacro legame che condividi con Isis, in questo modo? Perché ti arrendi tanto facilmente? Possibile che tu sappia solo rassegnarti, senza lottare? Anche quando eri prigioniero di Galbatorix ragionavi così! Se non fosse stato per Isis…- lo rimproverò il figlio di Brom, sapendo di essere stato duro, ma agendo così nella speranza di risvegliare suo fratello.

-         Come osi?- urlò, fremente di rabbia, l’altro.

La mano del Cavaliere di Castigo corse all’elsa di Zar’roc, legata al fianco. Ci sarebbe stato uno scontro, Eragon se lo sentiva nelle ossa…

Ma seppe anche subito che se fosse accaduto, avrebbe volutamente gettato a terra Brisingr, pur di non contravvenire alla legge naturale che rendeva Murtagh suo fratello.

Fortunatamente, proprio un attimo prima che il Cavaliere potesse avvertire i muscoli del figlio di Morzan contrarsi, pronti a scattare e dare il via ad un cruento attacco; Blagden, il corvo dal niveo piumaggio che spesso si poteva scorgere in compagnia della regina Islanzadi, gracchiò fastidiosamente e, scrutandoli dal basso verso l’alto, palesò la sua presenza, beatamente posato su uno dei rami dell’Albero di Menoa, per poi sentenziare:

-         Nonostante siate stati benedetti dalla compagnia di un Drago, siete i più stolti tra gli Uomini. Combattete infatti, l’uno contro l’altro, perché non riuscite ad ammettere di essere ciechi.-

-         Castigo ti arrostirà per quest’affronto, corvo!- lo minacciò Murtagh, mentre fissava le sue piume bianche, con le pupille in fiamme. Eragon stava per fermarlo, avvertendolo che le parole di Blagden, potevano predire il futuro quando rappresentavano chiaramente un enigma, ma l’animale continuò:

-         La vostra stoltezza e la vostra cecità sono tali che non vi siete accorti che la preziosa Dark Angel di cui parlate, trascorre tutto il suo tempo col Cavaliere dal drago di smeraldo, una perla rara…- quindi, con quelle ultime parole spiccò il volo, battendo elegantemente le ali.

I due fratelli si fissarono. Gli occhi di Eragon scintillavano di curiosità, mentre quelli di Murtagh ardevano di…gelosia, riflettendo la tortura che straziava ogni fibra del suo corpo e della sua anima.

Fu nello stesso momento che, animati da ragioni diverse, i Cavalieri con una muta intesa, formularono lo stesso pensiero: se avessero trovato Isis, infatti, avrebbero finalmente scoperto l’identità del terzo Cavaliere…

Quindi, compirono lo stesso gesto: spalancando le menti contemporaneamente, fu quasi possibile per entrambi avvertire il richiamo che l’altro rivolgeva al proprio drago.

Una volta montati in sella, Eragon fu il solo a bearsi della magnifica vista di Ellesmera, dalla prospettiva dei cieli, mentre suo fratello voltava la testa qua e là, freneticamente, quasi annaspando, alla ricerca dell’unica mente che sapeva sarebbe stato in grado di riconoscere in una moltitudine, dal momento che c’era venuto a contatto.

Quando Castigo piegò, in direzione di una piccola radura, con un modesto specchio d’acqua cristallina, Saphira gli tenne dietro, ed Eragon consigliò di nascondersi sotto gli alberi ed i cespugli che ne ornavano il limitare, per osservare soltanto, senza creare scompiglio.

Acquattati come gatti tra la vegetazione, i due figli di Selena aguzzarono gli sguardi, i nervi e le orecchie tesi, in attesa. Saphira e Castigo, alle spalle dei rispettivi Cavalieri stavano bisticciando, perché ognuno portava con sé una tesi diversa per spiegare il comportamento di Isis; avrebbero di certo rischiato di farsi scoprire se non si fossero zittiti, nell’esatto momento in cui udirono la voce della Dark Angel provenire dalla radura.

Murtagh la indicò ad Eragon- che sembrava perso, dal momento che aveva percepito la presenza di Arya, anche se l’elfa era fuori dalla visuale di tutti loro- mentre vedeva che la figlia di Vrael era avvolta in un’elegante, semplice tunica bianca, lunga fino ai piedi e senza maniche. Era seduta posatamente in riva al piccolo laghetto, ridendo, mentre carezzava la chioma scura di Tisbe, che sguazzava nell’acqua, rimanendo a galla, sorridente.

D’un tratto, la ragazza dalla pelle nocciola, intonò un canto argentino la cui melodia esprimeva grande dolcezza…solo dopo aver invitato la figlia di Hunyad, a seguirla in quel canto, i due Cavalieri nascosti in osservazione, notarono che dalle fronde dell’albero vicino, stavano nascendo, già intrecciate, delle colorate ghirlande.

Isis ne posò una dolcemente sulla testa di Tisbe, dopo aver ringraziato l’albero, e l’altra ragazza agì allo stesso modo con la Dark Angel, facendole però indossare la sua corona di fiori in modo che la frangia para fosse sollevata, a mostrare la stella argentea che le brillava sulla fronte.

Vedendola- con quell’abito splendido, il viso felice decorato di fiori, il marchio dei Cavalieri a proteggerla, Vrangr legata dietro la schiena e lo Specchio dell’Anima che le sporgeva dalla caviglia- a Murtagh parve che il respiro gli si fosse incastrato in gola, così come gli sembrò che il suo cuore si fosse fermato. Isis era…bellissima. Il ragazzo non riusciva a trovare le parole per descriverla, tanto era perfetta. Ancora più in simbiosi con la natura, di quanto lui non l’avesse già percepita, sembrava una divinità salvifica giunta in Alagaesia per fare del bene.

Il figlio di Morzan fu risvegliato dal suo sogno ad occhi aperti, da suo fratello che, sfiorandogli leggermente una spalla, perché lui lo guardasse, -si accorse- gli stava porgendo una lastra di ardesia, sorridendo dolcemente.

-         Questa si chiama Fairth, è una lastra trattata con pigmenti. Con un incantesimo può custodire per sempre un’immagine. Perché non ritrai ciò che vedi?- gli propose.

Ed in quel momento, mentre il tempo parve fermarsi, Murtagh tesseva un complesso incantesimo, fissando quella lastra di ardesia, con un unico pensiero in mente: Isis.

Tornò alla realtà quando Castigo, sfiorandogli la mente si complimentò.

È davvero magnifica, hai colto molto del suo essere! Ma questo ritratto non spiega il perché ti abbia evitato per tutto questo tempo. Ti spiace se vado a chiederglielo, io? Domandò quel permesso con una sorta di noncuranza, ed il suo Cavaliere, ancora irretito, con la sua volontà lontana, rapito da quel quadro fedele, che era riuscito a rubare una porzione di realtà; annuì soltanto, con aria assente…

Eragon, trascinato dall’intensità di quel quadro- prova lampante, per lui, che Murtagh fosse innamorato di Isis- fu riportato bruscamente alla realtà da quel gesto, ed ebbe solo il tempo di realizzare che Castigo sarebbe balzato fuori dai cespugli, terrorizzando tutti, che la sua mente, repentina, formulò un solo pensiero: nel caos che si sarebbe scatenato, sentiva il dovere di proteggere Arya.

 

La pace amena che Tisbe, Isis, Arya ed Emera(accoccolata tra le braccia dell’elfa, intenta a guadagnare qualche carezza)stavano assaporando, venne disturbata da un gran trambusto, che giunse come un fulmine a ciel sereno.

Saphira e Castigo saltarono nello stesso momento fuori dai cespugli che si trovavano al limitare della radura e, mentre la dragonessa dalle squame cerulee si gettava su Arya, seguita da Eragon- l’elfa infatti, era stata beatamente seduta all’ombra di un albero, accarezzando…qualcosa- che, con fare apprensivo, sembrava volerla proteggere; Castigo si parava esattamente di fronte ad Isis, ringhiandole, mentre lei scattava in piedi, e sul suo bel viso si posava chiaramente la maschera dello spavento, che non riusciva a cancellare.

Murtagh lasciò il suo nascondiglio con falsa noncuranza, voluta lentezza, mentre avanzava con passo deciso verso la Dark Angel.

-         Perdona l’intrusione figlia di Vrael…- iniziò il ragazzo, inchiodandola con lo sguardo, mentre lei si toglieva in fretta la corona di fiori dalla testa, per far sì che la frangia le nascondesse di nuovo la fronte.

-         Poco fa un corvo dalle piume bianche, Blagden,- continuò il Cavaliere, con disprezzo- ci ha rivelato che trascorri molto tempo con il Cavaliere del drago smeraldo, e così mio fratello ed io, siamo venuti a conoscerlo…- aveva le mani serrate rabbiosamente a pugno lungo i fianchi, Murtagh, mentre Isis gli si prostrava in un leggero inchino, portandosi il braccio al petto, col polso girato, in un saluto rispettoso.

Tisbe fece guizzare i suoi grandi occhi scuri, da Arya cui il Cavaliere della dragonessa dalle squame azzurre faceva come da scudo; alla sua amica Isis, visibilmente sofferente in quell’inchino al Cavaliere del drago cremisi. Ed in tutta quella situazione, nonostante la paura la paralizzasse, comprese di essere l’unica in grado di sciogliere la tensione che era scesa in quella radura e poteva percepirsi come qualcosa di solido.

Perciò anche se provava un immenso disagio, uscì con grazia dal laghetto, ringraziando che le vesti che indossava, nonostante fossero pesanti e si adagiassero perfettamente lungo le sue forme, non lasciavano intravedere neppure un centimetro di pelle.

-         Sono io il Cavaliere che cercate.- ammise, in quella che sembrava una confessione.

Le sue parole rimasero per qualche secondo sospese in aria, e per tutto il tempo lei mantenne la testa alta, fissando Murtagh dritto negli occhi.

Le parve di avere addosso mille sguardi mentre gli occhi di tutti si posavano su di lei.

Nel trambusto che seguì, temette di poter perdere i sensi, infatti, Emera, avvertendo la sua paura come propria, guizzò immediatamente al suo fianco, in un lampo smeraldino, per sostenerla.

Un attimo più tardi, la piccola dragonessa prese a ruggire, in modo infantile, più simile ad un cucciolo di leone che non ad un drago, contro Castigo, mentre Eragon si avvicinava a Tisbe per salutarla, seguito da Saphira.

Isis e Murtagh incrociarono allora gli sguardi, sordi al vociare festoso che li circondava, così mentre Castigo considerava che Emera era davvero carina, e meritava le sue scuse, per averla spaventata; il figlio di Morzan trovò la forza di chiedere:

-         Posso parlarti, Isis?-

La ragazza lo seguì, annuendo lievemente, a testa bassa, senza dire una parola.

I due ragazzi si allontanarono dalla radura di qualche metro, e solo dopo aver gettato sulle fronde di un albero un incantesimo che proteggesse le loro parole da orecchie indiscrete, Murtagh guardò Isis, scusandosi:

- Mi dispiace per aver creato scompiglio…-

- Dal momento che io ed Arya abbiamo tenuto tanto a lungo segreta l’identità di Tisbe, direi che ne avevi quasi il diritto, Cavaliere.- fece lei, abbozzando un sorriso, in risposta. Non riusciva a spiegarsi come mai avesse i muscoli tanto tesi in sua presenza…

Murtagh serrò le labbra, infastidito da quell’appellativo ma continuò:

-         Da molto desideravo parlarti, e non ho potuto non notare quanto tu sia stata…sfuggente, come il vento, nei miei confronti, in questo periodo. Se non ti conoscessi direi quasi che tu mi stia evitando, Dark Angel.- la punzecchiò, per sondare fin dove potesse trovarsi il suo limite.

La ragazza sussultò, come se fosse stata schiaffeggiata, quindi, abbassò ancor di più il viso.

-         Sono mortificata, Cavaliere…sono stata molto occupata con l’addestramento di Tisbe…- Murtagh arrivò a digrignare i denti: ma bene! Si faceva scudo di un problema più piccolo pur di non affrontare quello che li riguardava entrambi, decisamente più grande, che, per quanto ne sapeva, rodeva il cuore del ragazzo.

-         Tutto ciò che avrei voluto fare, durante questa luna era ringraziarti, perché…non avevo mai visto Castigo tanto felice, da quando è nato, né io mi sono mai sentito così…leggero.- le spiegò, con il sorriso sulle labbra (che non poteva di certo dissimulare, dal momento che si sentiva sinceramente rinato, da quando le catene della schiavitù, che lo stavano uccidendo, erano state sciolte; nonostante l’inquietudine ed il dolore per l’allontanamento di Isis, gli sembrava gli stessero precludendo la pienezza di quella gioia) poi però, notando quanto convulsamente la ragazza si stava torturando le mani, proseguì.- Se non fosse stato per te, non so se il mo drago ed io avremmo mai assaporato la libertà. Eragon mi ha spiegato che non sarebbe mai stato possibile per me, conoscere tutto questo, se non avessi, già in precedenza, cambiato il mio vero nome...- Isis sapeva che avrebbe dovuto condividere con Murtagh ciò che lui sentiva, partecipare della felicità che le sue parole emanavano, tuttavia, la sola cosa che riusciva a sentire era il proprio cuore che, mancando ad ogni pulsazione più battiti, minacciava di fermarsi.

-         Ho riflettuto molto sulle parole di mio fratello e, sai Dark Angel?- proseguì lui, senza notare cosa si dibattesse nell’animo della ragazza.- So che devo ringraziare te, per il mio cambiamento, che mi ha portato alla salvezza, perché già qualche tempo prima che Galbatorix mi spedisse a rapire Eragon, a Belatona, sentivo che quel tiranno non esercitava più un totale controllo su di me…perciò…poiché questo è tutto merito tuo…- ma la ragazza non riuscì mai ad udire la fine della frase, perché le parole del figlio di Morzan circa il proprio cambiamento, avvenuto grazie a lei, riuscirono definitivamente a farle sanguinare il cuore, suonandole crudeli, quanto una pugnalata.

Ora Isis sapeva che tutte le sue peggiori paure avevano preso corpo: Murtagh, troppo preso a godersi la propria libertà, ed a condividerla con Castigo, presto l’avrebbe abbandonata, ferendola in modo irreparabile, distruggendola, per trovarsi un luogo solitario dal quale assistere come spettatore, senza schierarsi, alla battaglia tra Galbatorix e i popoli di Alagaesia.

La figlia di Vrael ricordava ancora le crude parole con le quali lui l’aveva cacciata da Uru Baen, e sapeva che, in quanto Dark Angel, doveva restare al proprio posto, senza intromettersi nel legame che univa Castigo a Murtagh, ma, nonostante tutto, non poteva negare a se stessa di amare il figlio di Morzan, quindi, silenziosamente, nel proprio cuore, sperò che lui se ne accorgesse, che capisse che per tutto quel mese, lei l’aveva allontanato per paura che, ora che era cambiato, non avesse avuto ne voluto avere più nulla da condividere con lei.

Ma il Cavaliere, che aveva continuato il proprio soliloquio, non percepì nessuna delle speranze della ragazza, si rese conto invece, della cosa più spiacevole, che lo riempì di dolore, manifestando il suo spettacolo: Isis era a pezzi, il suo bel viso ridotto ad una maschera di lacrime, che non potevano essere fermate.

-…Perciò volevo regalarti un Fairth, che ho fatto io…- terminò, con voce sempre più incerta, ora che vedeva la realtà.

Nasuada sarebbe più contenta di quel tuo dono, visto che sicuramente ritrarrà lei! Fu tutto ciò che la figlia di Vrael riuscì a pensare, udendo quelle parole.

-         Dark Angel, se soffri tanto, standomi vicino, ti sciolgo da qualsiasi vincolo, dovere o obbligo imposto dagli usi elfici, poiché considero che tu mi abbia rispettato, già essendomi stata ad ascoltare…- la rassicurò il ragazzo, triste per il dolore che lei visibilmente pativa.

-         Grazie Cavaliere…- mugugnò, con le ultime forze che aveva, gli occhi umidi e lucidi di lacrime.

Quindi, come se fosse stata liberata da una catena, la ragazza si inchinò goffamente al suo cospetto, e un attimo dopo si affrettò ad allontanarsi, come se fosse stata inseguita da un kull.

Murtagh invece, non abbandonò la figura di lei con gli occhi finchè quella non scomparve all’orizzonte e, intanto, nelle regioni più recondite del suo cuore, fremeva di rabbia, frustrazione e dolore.

Perché la vedeva ridere, quando si trovava accanto ad Eragon, e invece non riusciva neppure a guardare lui- un uomo che la conosceva- negli occhi, o a pronunciare il suo nome?

Nonostante la conoscesse, Murtagh sentiva di non riconoscere più Isis…nel formulare quel pensiero sentiva che avrebbe voluto maledire il giorno in cui aveva conosciuto quella donna, così come, quando gli venne agli occhi il Fairth che custodiva ancora sotto il braccio, avrebbe voluto distruggerlo, e tuttavia, riuscì ad impedirsi di compiere entrambe le azioni, poiché avvertiva che quel quadro custodiva l’anima di Isis, e sentiva di essere troppo legato a lei, indissolubilmente, per voltarle le spalle.

Così, ammaliato ancora una volta da quella rappresentazione su pietra, era rimasto cieco e sordo alla presenza, proprio sopra la sua testa, di Blagden; infatti non si rese conto che il corvo, che si era trovato su quei rami sin da prima che Murtagh li schermasse da orecchie esterne, era rimasto tutto il tempo ad assistere al confronto tra il Cavaliere e la Dark Angel, e solo ora che il ragazzo era rimasto solo, aveva finalmente dispiegato il candido piumaggio, spiccando il volo.

 

Isis sapeva che era molto insolito essere convocata dalla regina Islanzadi nel cuore della notte, e ne aveva avuto la conferma quando- appena un attimo dopo essersi distesa- era stata ridestata da un leggero bussare, che aveva rivelato la presenza di Arya ed Eragon, i quali, in piedi davanti al suo pino, la fissavano in modo grave. Quindi, la notizia giunse come un fulmine a ciel sereno.

In quel momento, ormai di nuovo sveglia, ad ogni passo la ragazza aveva la sensazione di avanzare verso un patibolo; le sembrava persino che le foglie che formavano la Sala del Trono, sarebbero potute cadere tutte assieme, in un sol colpo, morenti, condannandola alla loro stessa sorte.

L’atmosfera notturna che avvolgeva tutto conferiva ad ogni cosa una certa stasi, una sorta di movimento spettrale ed allo stesso tempo magico, come fosse veleggiato lì da un’ambientazione sepolcrale o sottomarina.

Attorno alla Regina degli Elfi, sembrava aleggiare la luce grigio perla di una tempesta, il suo volto, infatti, era severo, quasi livido, eppure, nonostante avesse un aspetto distaccato, etereo, quasi feroce, manteneva sempre una certa bellezza, anche se dai tratti cupi, quasi violenti.

Posò quindi, i suoi begl’occhi a mandorla sulla ragazza, trapassandola, con lo stesso atteggiamento di una fiera.

-         Mi deludi molto, Isis svit-kona.- esordì, lapidaria.

Mentre Arya ed Eragon si facevano da parte, ad un cenno secco del capo, da parte della regina, Isis si inginocchiava al suo cospetto.

-         Per non aver tenuto segreta l’identità del Cavaliere dal Drago di smeraldo?- iniziò ad elencare la Dark Angel, atteggiandosi a falsa noncuranza, anche se ancora tremava al ricordo di quella sorta di agguato, organizzato proprio quel giorno da Murtagh. E comunque, era sicura, a livello mentale ed anche fisico che quell’azione non fosse dipesa da lei.

La regina scosse la testa, ma in maniera impercettibile, come fosse stata di marmo.

-         Allora forse mi si sta accusando di aver addestrato male Tisbe? Se così fosse vi chiedo perdono, ma proprio oggi volevo discutere con Eragon se non fosse il momento che lei passasse sotto la sua guida, dal momento che…- prese a spiegare, con lieve asprezza, punta nel vivo, poiché, vista la passione con cui si era dedicata all’addestramento di quella ragazza, era persino arrivata a partecipare della sua gioia, quando progrediva.

Ma Islanzadi aveva serrato le labbra:

-         Quelli di cui hai parlato, non sono gli unici Cavalieri che si trovano tra le ombre della Du Weldenvarden.- la interruppe.

Gli occhi di Arya e quelli di Eragon furono subito sulla madre della principessa, esterrefatti: i costumi elfici, imponevano le buone maniere e la cortesia, quindi, era assolutamente proibito, inconcepibile, per gli Elfi, interrompere una persona mentre questa stava parlando. La Regina degli Elfi era una sorta di garante di quella regola morale, e nessuno, in sua presenza aveva mai osato trasgredirla.

Perché adesso toglieva la parola ad una donna, che si era rivelata sua alleata, peraltro figlia di un Cavaliere?

I due accompagnatori di Isis perciò, rabbrividirono a quello strano comportamento, immaginando che il motivo che l’aveva indotta ad agire così, era davvero grave.

Ma cosa poteva esser mai successo se la Regina arrivava ad interrompere una donna nella quale aveva riposto fiducia e stima?

Eragon, stanco di torturarsi con quei dubbi, con quelle domande, seccato che la salvatrice di suo fratello dovesse essere vittima di un tale affronto, chiaro come il sole, affezionato com’era a quella ragazza, sentiva di non essere disposto a vederla soffrire a quel modo, quindi, stava per fare un passo avanti, per schermarla dall’umiliazione che stava subendo, pronto a ribattere; ma venne fermato da Arya, che gli sbarrò la strada, stendendo un braccio di lato.

Lo fissò con uno sguardo urgente, vere e proprie fiamme smeraldine che gli fecero comprendere che se si fosse intromesso in quel momento una densa pioggia di fiamme d’ira, senza, per altro riuscire ad ottenere nulla di ciò che si augurava.

Di conseguenza, il Cavaliere e l’elfa, l’uno accanto all’altra, non poterono fare altro che fissare lo sguardo su Isis: la Dark Angel era in ginocchio, ma sembrava rannicchiata, più simile, nella sua posizione, ad un serpente velenoso, pronto ad attaccare.

-         Tu stessa, Isis sei venuta qui e mi hai implorato di liberare il figlio di Morzan dalla schiavitù a cui Galbatorix lo aveva assoggettato. Perché ora gli volti le spalle? È pur sempre un Cavaliere e tu devi…- stava continuando Islanzadi, ma in quell’istante la Dark Angel abbandonò il suo comportamento obbediente e remissivo; sollevò il viso, decisa dapprima fissò lo sguardo chiaro sul corvo canuto appollaiato sulla spalla della Regina, poi, incenerendola con lo sguardo, ridotto ad una vampata di lingue di fuoco verde acqua, decisa a riprendersi la parola.

Per tutto il tempo, infatti, era rimasta in silenzio ad ascoltare quella donna che la criticava, senza ribattere, ed ogniqualvolta, quando anche solo sfiorava il nome di Murtagh, non vedeva che la paura soffocava la ragazza, circondava le mura del suo cuore, infrangendosi contro di esse, come le rabbiose onde del mare sugli scogli.

Cosa ne poteva sapere Islanzadi del terrore che lei provava, ogni volta che la possibilità di essere di nuovo lasciata da Murtagh, le si affacciava nella mente, dal momento che ora era libero? O della sua angoscia sull’opzione che il Cavaliere potesse dare a Galbatorix- a patto che il tiranno lo lasciasse vivere libero- informazioni su di lei, dal momento che il ragazzo l’aveva conosciuta profondamente?

Per tutto il tempo di quell’udienza era rimasta in silenzio, in ascolto, con atteggiamento condiscendente, ma ora basta.

-         Regina.- iniziò, interrompendola, gli occhi fissi in quelli a mandorla dell’elfa, mentre una cieca rabbia si mischiava alla paura che provava nel cuore, raggelandole la pelle.- non sento di avergli voltato le spalle. So che il mio compito era liberarlo, e quando l’ho portato a termine, ho reputato più giusto aiutare il nuovo Cavaliere che stava sorgendo, insegnando a Tisbe tutto ciò che è stato tramandato dal mio popolo attraverso me. Perciò, come osate criticarmi, intimandomi di dover portare rispetto a Murtagh,- onore del quale l’ho sempre ricoperto, a mio parere- quando voi stessa, davanti a lui, prima del Rito, avete detto che non era degno del titolo di Shur’tugal?-

Isis aveva sferrato il suo colpo. Le parve di esser stata dominata da un uragano mentre le parole le erano uscite di bocca, perché quando la veemenza di quelle sue frasi, colpì anche lei, comprese che ancora tremava di rabbia, che le aveva quasi urlate, alzandosi in piedi.

Il silenzio che seguì cadde col rombo di un fulmine nella Sala del Trono.

Islanzadi si sollevò dal suo scranno e, puntando un dito contro la ragazza dalla pelle nocciola le ordinò:

-         Vattene, Isis svit-kona. Non meriti di stare tra noi. Tuo padre sarebbe grandemente deluso, se potesse vederti in questo momento. Consegnami Vrangr, la sua armatura e l’Eldunarì del suo drago, poiché non sei degna di quei doni, dal momento che non comprendi quale sia il tuo ruolo, e a chi devi rispetto. E poi lasciaci: domani mattina potrai intraprendere il tuo viaggio; ti sarà dato un cavallo, e con esso, senza voltarti lascerai la Foresta dei Guardiani.- così dicendo la congedò, voltandole aspramente le spalle.

Isis era stata educata alle maniere elfiche. Ma, nonostante questo, avrebbe voluto ancora ribattere, spiegando ad Islanzadi che osservare accanitamente le sue regole la rendeva ridicola, e vuota, oltre che troppo severa, e dura come una roccia, quasi crudele, poiché con le parole l’aveva ferita, ma non ne trovò la forza perché le parve che la terra le stesse franando sotto i piedi…

Chi era lei per decidere se fosse degna o meno di essere l’erede di Vrael? E perché doveva privarla del suo maestro, della sua guida?

Su una cosa però la Regina degli Elfi aveva avuto ragione: a causa della paura che l’aveva sconvolta, Isis non aveva più idea di quale fosse il suo ruolo, da quando si trovava nella di Weldenvarden. Era una Dark Angel? La figlia di Vrael? O un’insulsa donna condannata a condannare Alagaesia, con la sua stupidità?

Senza più un’identità, dove mai avrebbe potuto rifugiarsi?

Combattè il desiderio di scoppiare a piangere, mentre infine, sussurrava:

-         Così sia.-



ANGOLO AUTRICE

 

Ma buon salve, signore e signori!

Mi credevate sparita? E invece eccomi qua con un nuovo capitoletto lungo lungo tutto per voi!

Allora, innanzitutto vorrei ringraziarvi per la pazienza che avete dimostrato ^_^

Comincio da coloro che hanno inserito questa ff tra le preferite:

 animegirl91, Arcadia_Azrael, B_SomebodyToldMeFolsenseMaestro_Luca e Renesmee94

 

continuo col ringraziare Ren92 per aver messo la storia tra le ricordate;

poi mi rivolgo alla folla che ha inserito la ff tra le seguite:

appina, crow heart, Diosmira, Harmony89Ketry, Lumielysdance1, Night Cip, Renesmee94roby_lia,  Sophiathebest, stefy_81titty1194yuuki_love,_lenoramethyst 

 

un grazie, ovviamente, è d’obbligo a tutti i lettori silenziosi ^_^ ed infine, di nuovo un super grazie ad Arcazia_Azrael, per essere stata sempre puntualissima nel commentare, non aver mostrato mai segni di cedimento, anche quando giungevo per farmi supportare nelle peggiori elucubrazioni mentali; e per aver sempre tifato per Murtagh.

 

 

Ora, concentrandomi sul capitolo, vi chiedo scusa per eventuali ripetizioni(anche di concetti) ma spero che vi sia piaciuto e soprattutto che vi sia chiaro il perché Isis si allontana da Murtagh…a proposito, come giudicate il suo comportamento? Giusto? Infantile? Fatemi sapere!

Che mi dite dell’identità del terzo Cavaliere(il suo nome, Tisbe, l’ho inventato, e significa veramente “rara”)ma si è capito che, assieme alla madre Telestri(altro nome inventato da me, che sta per “vigorosa”) è quella ragazza che Paolini nomina in “destini incrociati” capitolo di Brisingr?

Che ve ne pare di Emera?(il suo nome, in greco antico sta per “giorno” ed ho pensato che visto che è l’ultimo drago, ci stava bene un nome, che da speranza in un certo senso, non credete?

Inoltre, che mi dite di Castigo, che trova carina Emera? ^_^

Infine, spero si sia capito bene il concetto finale dell’identità di Isis, anche se spero di approfondirlo nei capitoli successivi, e…bhè secondo voi, senza più nessuno, dove andrà a finire la nostra “eroa”?

 

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 33
*** la casa è dov'è il cuore ***


Capitolo 28

La casa è dov’è il cuore

 

Isis si era imposta di non correre, sulla via di ritorno al pino dove dormiva, perché non voleva dare l’idea, ad Arya ed Eragon, che fosse una fuggitiva.

Tuttavia, davvero non seppe come era riuscita a rincasare: i polmoni le erano arsi ad ogni respiro, ad ogni passo le era parso di precipitare nel vuoto, e, anche se forse, Arya ed Eragon, riaccompagnandola indietro le avevano domandato se stesse bene, o se le servisse il loro aiuto; la ragazza non udì altro che un silenzio mortale attorno a sé, sferzato solo dalle parole di Islanzadi, che continuavano a riecheggiare come una condanna a morte, nella sua testa.

Una volta chiusasi la porta del pino alle spalle poi, si rese conto di aver perso la parola: all’offerta premurosa, ed intrisa di preoccupazione, di Eragon, appena un attimo prima, di essere sempre disponibile, per lei, se le fosse occorso qualcosa; tutto ciò che la Dark Angel riuscì a fare fu scuotere la testa, mentre praticamente escludeva da lì, così come dai suoi pensieri, i suoi due amici.

Ora, crollata in ginocchio sul pavimento, non capiva come mai non riuscisse a fermare le lacrime che le rigavano le guance, e tuttavia, neanche si coprì il viso con le mani, perché, avvertendo che le era impossibile respirare, così come fare qualsiasi altra cosa, eccetto raggomitolarsi su se stessa; pensò che le sarebbero state più utili per fermare i violenti singhiozzi che le squassavano il corpo.

Finalmente, dopo quella che le parve un’eternità- sarebbero, infatti, potuti trascorrere minuti, ore, o magari era passato tanto tempo, che era già il momento di andare, per lei, essendo sorto il giorno- si decise ad alzarsi in piedi.

Le costò uno sforzo disumano dal momento le sembrava di essere sul punto di sbriciolarsi, in tanti piccoli pezzi. Arrivata al letto, vi depose tutto ciò che possedeva, e non rimase affatto delusa nel constatare che, osservando quei pochi cambi d’abiti da viaggio, l’arco elfico e lo Specchio dell’Anima; si sarebbe potuto facilmente dedurre che lei non era nessuno, nient’altro che un soffio di vento, che non avrebbe lasciato nessuna impronta.

Come aveva potuto pensare di essere in grado di fare qualcosa per Alagaesia? Come avevano potuto, tutti coloro che le erano stati vicini, credere che lei portasse speranza?

Isis, che succede? Perché piangi, bambina? Le domandò l’Eldunarì del drago di suo padre, da sotto il guanciale del letto, dove era nascosto, poiché i pianti della ragazza avevano attirato la sua attenzione.

La Dark Angel, udendo quella voce saggia, nella sua testa si sciolse ancora una volta, e con maggiore veemenza, in lacrime, quindi, mentre spalancava la mente alla propria guida, gli passarono davanti agli occhi i volti di Phot, Nigetal, Crys, Aaron, Lara, Simon, Arya, Eragon ed infine…Murtagh, tutte le persone che l’avevano amata, e che avevano riposto fiducia in lei, solo perché lei finisse invece per deluderli.

Non si era resa conto che, mentre formulava quei pensieri, le erano riaffiorati alla mente i ricordi di quell’ultimo mese, nella Du Weldenvarden, con Tisbe, Emera, Castigo e col figlio di Morzan, ricordi dai quali il suo maestro fu letteralmente travolto, perciò, dal momento che percepiva la paura della sua allieva, la sua rabbia e la sua immensa tristezza, come proprie; non ci fu infatti, bisogno di parole, tra i due.

Solo quando finalmente Isis si fu calmata un po’, gli occhi rossi ancora umidi, sentendosi pronta a parlare, tra lei ed il suo cuore dei cuori scese un logorante silenzio, che solo l’Eldunarì trovò la forza di rompere.

Ti prego Isis, dimmi che non è vero… Quell’addolorata implorazione, provenne dalla profondità dell’io di quel drago, perciò la ragazza non impiegò molto a comprendere che il suo maestro che aveva visto tutto, venendo a contatto con la sua mente, perciò doveva sapere anche che lei era stata appena cacciata dal Regno degli Elfi.

Non posso mentirti maestro. Islanzadi mi ha scacciata da qui, per aver mancato di rispetto a Murtagh… gli spiegò, e solo allora realizzò che le ragioni che aveva usato per giustificare i suoi modi di fare nei confronti del ragazzo, erano fragili come il vetro, ed il suo comportamento era stato stupido ed infantile.

Portami dalla Regina, Isis. Lascia che le parli, per spiegarle che… fece il cuore dei cuori, sentendosi perso.

Maestro, nessuno può fare più nulla, ormai. Ti prego, perdonami se ti ho deluso… Si scusò, mortificata, inginocchiandosi di fronte al letto, dove lui era adagiato.

Non puoi arrenderti così! Non vedi che non hai deluso nessuno?! In tutto questo tempo ti ho vista compiere imprese coraggiose, folli, ma sempre degne di lode, perché dettate dal tuo cuore. L’ultima che hai intrapreso, la liberazione di Murtagh e di Castigo è la più ammirevole di tutte. Ma nessuno- neanche tu, purtroppo- ha capito che poiché hai conosciuto il figlio di Morzan, già prima di avergli donato la libertà; il vederlo, in un certo senso, diverso, ti ha gettato nella confusione, perché non sei riuscita a comprendere che quella con cui sei venuta a contatto ogni giorno, qui, è la sua vera indole- quella che hai solo intravisto nelle notti in cui facevate l’amore, e che hai contribuito a plasmare, con la tua presenza al fianco del Cavaliere. Per questo, ora che è libero include nei suoi pensieri anche te, e non solo se stesso e Castigo.

Non ti sei accorta che Murtagh ora è l’uomo spensierato con cui sei andata in giro per Alagaesia, dopo che l’avevi liberato temporaneamente da Galbatorix; e di conseguenza, la confusione che hai provato mentre entrambi eravate in questi luoghi, è degenerata in paura, poiché sentivi di non riconoscerlo più, e quindi, sei stata fredda e distaccata, nei suoi confronti.

È questa stessa paura che ti ha avvelenato il cuore, che ti fa pensare di non avere più un’identità, adesso. Ma se tu provassi a liberartene, vedresti che non solo sei una Dark Angel di cui il tuo popolo sarebbe fiero, ma anche la degna erede e figlia del mio Cavaliere, e una donna coraggiosa, innamorata di Murtagh, il quale, a sua volta, è già totalmente tuo. Le spiegò, animato da una vera e propria fiamma di determinazione, che vivificò la sua luce, ed anche se la sua voce era venata di dolore, l’Eldunarì riuscì a mantenersi lucido mentre parlava, perché conosceva quella ragazza, e rammentava che quando lei era stata designata come sua Portatrice, le aveva promesso che sarebbe stato una guida, lungo il suo cammino, compito che stava assolvendo proprio in quel momento.

Basta maestro, ti prego! Tagliò corto Isis, col cuore che le sanguinava, la voce rotta di nuove lacrime che minacciavano di sgorgare.

Perché non vuoi ascoltare la verità, ragazza? La rimproverò. Ciò che ti è detto è la verità, ma nessuno di voi ha voluto ascoltarla, né vederla, perché ognuno era troppo preso a farsi deformare la mente dalle proprie paure; perciò nessuno ha compreso che contro Galbatorix dovremo essere uniti, senza paure, altrimenti per lui sarà semplicissimo distruggerci, una volta scoperti i nostri punti deboli. Sentenziò il cuore dei cuori. La saggezza nelle sue parole sembrava emanare vibrazioni verso l’esterno, quasi simile a qualcosa di percepibile fisicamente; Isis seppe che era dovuto al fatto che il suo maestro aveva già vissuto una situazione simile, nella quale, però, era stato commesso l’errore di cui parlava.

Ma non le lasciò il tempo di ribattere, perché proseguì.

Io ti conosco, Isis: hai sempre provato paura, come ogni essere umano, tuttavia, non ti sei mai tirata indietro, evitando qualcosa che avevi iniziato. Perché adesso fuggi, come i codardi? Disse, con voce profonda.

Non sto fuggendo, maestro. Islanzadi mi ha ordinato di andare via, quindi sto solo eseguendo un ordine. Mormorò, in replica a quelle parole, che le pungevano sulla pelle.

Se ti fosse stato ordinato di ucciderti, ti saresti tolta la vita? Urlò quello, sgridandola, nella speranza di farle notare quanto erano futili le sue parole.

La Dark Angel sussultò, serrando gli occhi ed abbassando ancora di più la testa; per poco non aveva perso l’equilibrio, cadendo a terra, per quella reazione inaspettata.

Comprese di aver fatto un passo falso, di avere torto.

Il suo maestro, allora, percependo le sue emozioni, riprese a parlarle con tono più pacato e dolce.

Sono consapevole che forse, a seguito della morte dei tuoi compatrioti, dopo la perdita di tutto ciò che avevi di più caro, sei stata costretta a crescere troppo in fretta, e che quindi non conosci abbastanza il mondo, da poter trovare una soluzione ad ogni cosa. Ma lungo il tuo cammino, arduo e difficile, la fortuna ti ha sorriso: hai trovato l’amore, quello puro, capace di resistere alle avversità e di risplendere sia mentre attraversa le difficoltà, sia nei momenti felici, come quello che unì Vrael ed Esther. Perché non riesci a rendertene conto? Perché non rimani qui, apri a Murtagh il tuo cuore e lasci che entrambi traiate forza e felicità da ciò che vi unisce?

Seguì un attimo di silenzio. Isis notò che l’Eldunarì suo maestro, non aveva detto “dall’amore che vi unisce” poiché aveva voluto lasciarle intendere che nonostante lei cercasse di negarlo con tutte le sue forze, non poteva fuggire da ciò che sentiva: e cioè, se non voleva riconoscere che era amore, doveva comunque accettare ed accogliere quel legame indissolubile, che le aveva gonfiato il cuore di gioia.

Perché… soffiò. Perché ho paura maestro, sento di aver sbagliato tutto…e temo le conseguenze. Mugugnò lei.

Pensi che i tuoi genitori, all’inizio, non avessero paura? Credi che non si sentissero totalmente sbagliati, l’uno accanto all’altra? Le raccontò l’Eldunarì, quindi, spalancando la mente per attingere ai suoi ricordi, e farne partecipe anche Isis, le mostrò suo padre, fasciato dalla sua candida armatura che, colpita dal sole cocente, brillava di mille riflessi iridescenti, sparsi tutt’attorno sulla lunga distesa di sabbia dorata, sotto i suoi piedi.

Il Cavaliere sembrava in attesa di qualcosa. Di tanto in tanto gettava rapidi sguardi attorno a sé, chiedendo consigli al suo drago, alle sue spalle. Teneva l’elmo sotto il braccio, la mano lo stringeva con più forza del necessario, ed ugualmente il suo viso, incorniciato dalla fluente chioma bionda, sembrava contratto per la tensione.

Isis riusciva ad avvertire come propria l’agitazione che faceva tremare il cuore dell’elfo, ma non comprese come mai si torturasse così finchè non scorse l’altra sua mano, nella quale Vrael custodiva una rosa del deserto.

La figlia, non potè, perciò, impedirsi di sospirare, come una ragazzina al primo amore, constatando che quel raro minerale, altro non era che uno splendido regalo. Il sospiro le si trasformò, quindi, in un sincero, radioso sorriso quando, come dal nulla, in quella desertica distesa, apparve al cospetto del Cavaliere, una misteriosa figura.

Isis impiegò qualche minuto per riconoscere sua madre, in quella donna dallo splendido aspetto, dai tratti esotici e selvaggi. Allora, con stupore e sorpresa iniziò ad esaminarla: il corpo atletico e slanciato era seminudo, coperto solo da un corto gonnellino frangiato, da battaglia, in cuoio; un telo di lino mattone legato attorno al collo ed intrecciato dietro la schiena, a coprirle i seni, ed un paio di sandali gladiatorii ai piedi.

Da una spalla, spuntava una faretra ma, nonostante quell’abbigliamento mascolino, Esther, manteneva un atteggiamento mite, quasi timido mentre si faceva passare le dita tra i capelli, legati in tante piccole treccine che le scendevano lungo la schiena. Il suo giovane volto, e le sue movenze lasciavano intendere che fosse a disagio: di tanto in tanto, infatti, si sfiorava impercettibilmente il seno destro, come se quell’appendice fosse una novità, per lei. Passò diverso tempo a fissare Vrael di sfuggita, di sott’ecchi, abbozzando sorrisi al suo indirizzo.

Ed infine, quando l’elfo le rispose, piegando le labbra in maniera ancor più dolce, le sue guance, imporporate, rivelarono che non era necessario che dicesse nulla, perché le sue emozioni parlavano per lei.

-         Che cosa ci fate, qui?- chiese, un po’ bruscamente, anche se Isis sentiva che sua madre e suo padre erano tanto rapiti dalla magia dovuta alla reciproca vicinanza, da non curarsi di quel particolare.

-         Io…io sono venuto per darvi questa…- esordì l’elfo, con la voce incerta di chi si risveglia da un sogno. La Dark Angel seppe, grazie ai ricordi del drago di suo padre, che il Cavaliere si sarebbe voluto schiaffeggiare, mordendosi la lingua, per punirsi di quelle parole, di quel suo tono, che alle sue stesse orecchie, erano sembrati infinitamente stupidi.

Ora mi riderà in faccia, dandomi dello sciocco e mi scaccerà, tirandomi dietro questo minerale… udire quei pensieri amareggiò molto la ragazza. Se non avesse saputo che quello che stava vedendo era un ricordo nel quale non poteva intervenire, si sarebbe voluta mettere ad urlare, per dimostrargli che non poteva pensare cose simili, poiché lei era la prova vivente che sarebbe andato tutto bene, tra loro.

Perché Vrael arrivava ad ipotizzare cose tanto assurde? Non riusciva a vedere come Esther lo guardasse? Non sentiva come anche il cuore di quella donna fosse timoroso,-e severo giudice di qualsiasi cosa potesse considerar un errore- eppure allo stesso tempo desideroso della vicinanza dell’altro?

Per lei, quelle due persone erano l’uomo e la donna migliori del mondo, erano coloro che in tempi avversi si erano ritagliati un proprio spazio per avere la possibilità di vivere il loro amore, ma erano stati anche coloro che si erano battuti con tutte le loro forze, fino all’estremo sacrificio, per evitare che la rovina minacciasse Alagaesia. Erano i suoi genitori.

Perciò ad Isis risultò impossibile che Vrael ed Esther avessero avuto timore di sbagliare, l’uno in presenza dell’altra, come le aveva detto il suo drago, e come le testimoniavano quei ricordi- tanto che fu per lei uno shock riconoscere in quell’emozione, la stessa che sentiva quando aveva davanti Murtagh- ma le piacque osservare come l’amore stava sbocciando tra i due, aiutato da un gioco di sguardi, sorrisi e movimenti lenti.

Rimase a guardare Esther che si era avvicinata al Cavaliere con cautela, quasi guardinga come un animale spaventato ed allo stesso tempo curioso, nei confronti di una novità. Stando al cospetto dell’elfo biondo tese una mano dinnanzi a sé, mentre con l’altra si copriva, per uno strano riflesso, il seno destro.

Il Cavaliere pose con delicatezza, servendosi di entrambe le mani, la rosa del deserto nel palmo della donna. Le loro pelli vennero allora a contatto, e quel tocco scatenò in entrambi, sensazioni che nessuno dei due aveva mai provato prima.

Vrael ed Esther sollevarono quindi la testa, di scatto, gli sguardi incatenati l’uno all’altro, d’improvviso il regalo che lui aveva portato perse d’importanza perché in quel momento, per quell’uomo e quella donna, non esisteva nulla all’infuori dell’altro.

Il padre e la madre di Isis ebbero l’ardore, nello stesso istante, di tendere anche l’altra mano, per intrecciarle insieme e finalmente la ragazza comprese, quando l’elfo carezzò con un sussurro il nome della sua amata, che tra i due era sbocciato l’amore.

 

Isis riemerse da quel ricordo col respiro corto, il cuore che le batteva più veloce.

Capisci, ora, cosa intendo? La richiamò il suo maestro.

Sì, grazie per avermi mostrato questo ricordo… rispose, portandosi una mano sul cuore, commossa.

Bene, credo che adesso tu debba andare a parlare con Mu… fece per esortarla l’Eldunarì

No maestro. Ti chiedo perdono ma non mi sento ancora pronta. Ti ringrazio ugualmente, però, poiché ora so dove potrò andare, quale nuova casa potrà accogliermi, domattina, quando dovrò lasciare la foresta. Considerò la Dark Angel.

Cosa? Isis, pensa a quello che dici! Non sai che la casa è dov’è il cuore? Il tuo cuore è qui con noi, con le persone che ti amano, con me, Eragon, Arya, e Murtagh, non nel Deserto di Hadarac, dove tuo padre trovò tua madre! Boccheggiò il cuore dei cuori, sentendosi come se gli fosse mancata l’aria.

Maestro, per ordine di Islanzadi non posso più restare qui…non ho un luogo a cui tornare, quindi, perché la Vroengard è distrutta, e persino i Varden saranno occupati a spostarsi di città in città, l’unico rifugio che sento di poter trovare è nel deserto. Perché non mi lasci cercare nei luoghi dove avete trovato mia madre? Gli chiese, ma entrambi sapevano che dietro quelle parole non si nascondeva una richiesta di permesso, bensì la decisione, che la ragazza aveva già preso da sé, di andar via.

Non fare pazzie, Isis1 potresti morire nel Deserto o addirittura non trovare più il popolo di cui faceva parte tua madre. Per favore, non lasciarmi, non andare via… la implorò, il cuore dei cuori.

Lasciami tentare maestro: mi sento fuori luogo in qualsiasi angolo di Alagaesia. Ti prometto che se sentirò che questa è la mia casa, tornerò. Nel frattempo, ti affiderò ad Eragon. Tagliò corto lei, prendendolo tra le mani, caricandosi la borsa sulle spalle e chiudendosi la porta del pino alle spalle, mentre arrivava il crepuscolo.

No, Isis, ti prego! Non andartene! Ho già perso il mio Cavaliere, non voglio perdere anche te! Pensa alla profezia di Angela: te ne ricordi? Tentò di persuaderla in ogni modo e, a quelle ultime parole la ragazza si paralizzò: Angela le aveva predetto che il suo destino sarebbe stato legato a quello di un Cavaliere, che lei, alla luce degli ultimi avvenimenti, aveva ipotizzato fosse Murtagh; avvertendola però, che se avesse fatto un passo falso, avrebbe condannato non solo lui, ma tutta Alagaesia.

Quella momentanea crisi di coscienza l’abbandonò, lesta come uno spettro, ed infine, Isis scosse la testa, decisa ad andar via ad ogni costo, nella speranza che avrebbe potuto trovare veramente se stessa, in quei nuovi luoghi.

 

Il mattino arrivò presto e, con gli occhi fissi in direzione del sole, Isis non sapeva cosa provasse: era ansiosa di recarsi del Deserto di Hadarac per dimostrare, soprattutto a se stessa, di essere all’altezza del popolo di cui aveva fatto parte sua madre, di essere la degna figlia di Esther. Sperava perciò che quella gente le avrebbe indicato il suo posto, in Alagaesia.

Tuttavia, nel vedere la piccola folla che quel giorno si era radunata al limitare della Du Weldenvarden per salutarla, le venne quasi da piangere.

Quindi si avvicinò ad Eragon, che le gettò le braccia al collo, con gli occhi lucidi, ma solo quando lui ebbe scacciato un paio di solitarie lacrime dalle guance, la ragazza trovò la forza di chiedergli:

-         Per favore, Eragon, prenditi cura dell’Eldunarì del drago di Vrael, in mia assenza: egli è stato il mio maestro, e sono sicura che te ne ricordi, perché l’hai già custodito per me, quando sono giunta la prima volta tra i Varden.- gli passò delicatamente quell’enorme pepita bianca, pulsante di vita e luminosa come una lanterna morente.- Prometto che me lo riprenderò quando ci rincontreremo, nella battaglia per la caduta di Galbatorix!- e così dicendo, nonostante il Cavaliere stesse scuotendo la testa tristemente, in segno di mesta disapprovazione e lei, per allontanare la sensazione di star facendo qualcosa di tremendamente sbagliato, parve quasi allontanarlo, nel modo che usò per carezzargli i capelli, un attimo prima di montare a cavallo.

-         Ti prego, Isis perché lo stai facendo? Non andar via!- il viso di Tisbe comparve allora dinnanzi ai suoi occhi, irriconoscibile, ridotto ad una maschera di lacrime che, nonostante pareva fossero state quasi trattenute, erano riuscite ad uscire, sul volto di quella ragazza che sembrava una supplice.- Chi mi insegnerà l’elfico, adesso?-

Isis abbozzò un sorriso, per nascondere la fitta che le pugnalò il cuore, e fece, incoraggiante:

-         Tisbe, Cavaliere, tu ormai conosci bene l’elfico. Vedrai: andrà tutto bene, anche senza di me, e presto renderai fiera tutta Alagaesia. Ci rivedremo, non temere, non appena avrò trovato il mio equilibrio, sarò di nuovo al vostro fianco.- le sfiorò una guancia, in una fugace carezza, chinandosi lievemente in avanti, sulla sella della sua cavalcatura.

In quel momento Emera sfrecciò accanto alla sua amica per consolarla, dopo essere sbucata dai cespugli, abbandonando senza pensarci due volte, il tranquillo gioco che aveva intessuto con Castigo; e con tenui ruggiti la dragonessa si unì infine a Tisbe, nell’esprimere la sua tristezza ora che aveva scoperto che Isis se ne stava andando, tanto che non si accorse, come anche tutti gli altri- tanto erano presi dall’addio della Dark Angel- che Castigo era rimasto in disparte ad ascoltare, cercare di capire, mentre si scopriva preda di una sconfinata confusione, e di un’immensa tristezza.

Col respiro affannoso, perciò, tutto quello che il drago cremisi fu in grado di realizzare era che doveva immediatamente trovare il suo Cavaliere, nella speranza che almeno lui fosse in grado di fare qualcosa per impedire la fuga della sua amata.

Corse, quindi, di volata dal ragazzo e, non appena Murtagh lo vide, quasi si dimenticò del Fairth che ritraeva Isis, che stava ammirando; per rivolgere tutta la propria attenzione a lui, il cui corpo era ridotto ad un fascio di nervi, persino i suoi pensieri erano sconclusionati.

Cosa ti prende, Castigo? Gli domandò, toccandogli la mente.

Murtagh…Isis, io l’ho…lei sta per…farfugliò il drago, sopraffatto dalle emozioni.

Calmati, Castigo. Non ci capisco niente… “Isis”cosa? “tu l’hai”, cosa? Mentre Murtagh tentava di ricollegare i pezzi di quel mosaico senza senso, il suo drago, che comprese che in quel modo entrambi stavano solo perdendo tempo, frustò l’aria con la coda rabbioso, e quasi ordinò al suo Cavaliere di saltargli in sella.

 

Nonostante Castigo avesse battuto le ali come un forsennato, fermamente aggrappato alla convinzione che la sua azione avrebbe potuto mutare qualcosa in quanto stava per succedere, quasi credesse di poter salvare un condannato a morte; lui ed il suo Cavaliere arrivarono troppo tardi.

Di Isis, neanche l’ombra. Persino la polvere sollevata dagli zoccoli del cavallo su cui viaggiava, si era di nuovo posata.

Murtagh, nel notare attorno a sé un alieno drappello di volti mesti, si allarmò non poco, e quella sensazione di disagio si amplificò quando venne investito dall’amarezza che aveva colmato di colpo il cuore del suo drago. Quindi, fece guizzare senza sosta lo sguardo attorno a sé, alla ricerca di un qualsiasi segnale che potesse indicargli il motivo per cui la tristezza che sentiva lo stava minacciando, sembrava aver contagiato tutti coloro che erano al suo fianco. Scorgendo Eragon in lontananza, affiancato da Arya, che gli stringeva una mano, tenendo il braccio lungo il fianco, mentre entrambi fissavano l’orizzonte, quindi, si avvicinò ai due, grato per la presenza di quella faccia ibrida, eppure conosciuta:

-         Fratello, perché siete tutti riuniti qui? Cosa attendete?- gli chiese, con una nota di derisione nella voce, nonostante si sentisse il cuore stranamente appesantito.

Eragon voltò la testa lentamente, verso il figlio di Morzan, il viso terreo, mutato in una lastra d’alabastro. Fissò a lungo gli occhi a mandorla in quelli scuri dell’uomo che gli stava davanti.

Murtagh sostenne il peso di quell’eloquente, atrocemente penoso sguardo per diversi minuti, infine, quando iniziarono a cedergli le ginocchia, col cuore tremante, trovò la forza di soffiar fuori:

-         Eragon, dov’è…Isis?-

Le pupille del figlio di Brom scintillarono, forse per la gratitudine che Murtagh avesse capito, senza che lui si fosse dovuto dar pena di spiegargli quel doloroso avvenimento a parole, poi, anche quella luce si affievolì, rivelando probabilmente che era tardi, e che non c’era più nulla che lui potesse fare.

Temendo il peggio il ragazzo si sentì dilaniato.

No! No, no, NO! Cosa può essere successo ad Isis, Castigo? Spalancò la mente, alla ricerca di un appiglio amico, -mentre si sentiva sprofondare- verso il suo drago, che gli si era fatto vicino in un lampo, per sostenerlo, con affettuose musate.

È andata via, la tua donna. Ha lasciato il Regno degli Elfi… lo informò, quasi in tono di scuse Castigo.

Aiutami! Dobbiamo riportarla indietro! Murtagh si ritrovò quasi ad invocare. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno, poiché la sella dell’animale era vicina, già pronta ad accoglierlo.

-         Murtagh, fermati.- intervenne il fratello, afferrandogli un braccio. Il ragazzo ed il drago cremisi lo fissarono biecamente.- è inutile. Lasciala andare. Inseguirla non aiuterà nessuno di voi due. Dalle tempo: crede di non sapere più chi è, perciò deve ritrovare il suo equilibrio. Se te ne andassi ora, inoltre, la Regina Islanzadi potrebbe pensare…- disse il Cavaliere mezzo elfo pacatamente.

-         Non mi importa di ciò che Islanzadi penserebbe! Senza Isis, nulla per me ha più importanza!- il figlio di Morzan quasi lo aggredì, svincolandosi agilmente dalla presa di suo fratello.

Le sue parole risuonarono come il rombo di un tuono e parvero porre fine ad ogni cosa: gli occhi di tutti i presenti conversero sul ragazzo, e Telestri scoppiò in lacrime, immaginando quanto Murtagh stesse soffrendo, per la lontananza della sua amata.

Eragon serrò i pugni, con fermezza, determinazione, adirato. Ora sapeva che suo fratello era realmente cambiato, che il suo cuore era meritevole.

Voleva bene ad Isis, ma trovava che ultimamente il comportamento di quella ragazza era stato un po’ infantile. Se solo avesse messo da parte le sue paure abbastanza a lungo da udire quelle parole uscire dalle labbra dell’uomo cui era legata! Ed in tutta quella faccenda, Eragon non sapeva spiegarsi come mai sentisse che come Isis aveva salvato Murtagh, ora il figlio di Morzan sarebbe stato l’unico in grado di salvare la figlia di Vrael.

Deciso quindi, ad ogni costo a riunire quei due, sollevò il mento, incontrando di nuovo lo sguardo del Cavaliere che gli stava davanti, e con tono solenne, quasi promise:

-         Vieni, fratello. Ti aiuterò a trovarla.-

 

Seduti presso le radici dell’Albero di Menoa, i due figli di Selena fissavano l’Eldunarì del drago di Vrael, posto tra loro come una lucerna, in attesa.

Murtagh ancora on riusciva a credere a ciò che Eragon gli aveva rivelato: quel cuore dei cuori era stato il maestro di Isis? Come mai lui non si era accorto che lei l’aveva avuto sempre con sé, in tutto il tempo che avevano condiviso insieme?

Assieme, i due fratelli, spalancarono la mente verso quella coscienza, convinti che, siccome l’Eldunarì era sempre stato a contatto con Isis, potesse sapere dov’era andata la ragazza; ma poterono solo rimanere allarmati da ciò che provarono: l’universo che componeva quel cuore dei cuori, stava collassando su se stesso. L’essenza di quel drago stava impazzendo.

Murtagh rimase accanto a lui, deciso a non demordere, e vide che aveva urlato a squarciagola, straziato, perso, addolorato, quando la figlia di Vrael aveva deciso di andarsene. Senza peraltro, che nessuno potesse udirlo.

Il ragazzo si rese presto conto che l’Eldunarì ripeteva ossessivamente sempre le stesse parole.

Tornerà, tornerà…Isis ha promesso che tornerà. Non appena avrà compreso che questo è il suo posto e che è stato inutile nascondersi dietro le sue paure- visto che ha già un suo equilibrio- sono sicuro che tonerà qui.

Il figlio di Morzan provò un immenso dolore, nel trovare, quello che era stato il saggio maestro di Isis, in quelle condizioni, infatti, non riuscì a concentrarsi su nient’altro che non fosse essere accanto all’Eldunarì per spalancare verso di lui la sua mente, rassicurarlo, e sperare che gli confidasse se sapeva dove si trovava Isis.

Il cuore dei cuori diventava ogni giorno più schivo, sempre più convinto che da un momento all’altro la ragazza avrebbe fatto ritorno, ma ogni giorno, precipitava di più nella disperazione.

 

Era trascorsa poco più di una settimana e la Dark Angel, figlia di Vrael non aveva fatto ritorno. Tutti iniziavano ad essere preoccupati perché nessuno aveva la minima idea di dove la ragazza potesse essersi diretta. Murtagh, stanco di essere logorato dalla tensione che si respirava ad Ellesmera, e dalla follia, quando era solo con l’Eldunarì, che stava trascinando in un baratro il cuore dei cuori. Quella mattina, a due settimane esatte dalla partenza di Isis, il ragazzo gli si sedette accanto e invase la sua solitudine, quella sorta di stato di lutto immobile nel quale il cuore dei cuori si era rinchiuso, e che lui aveva sempre rispettato. Ma ora sentiva che era tempo di fare qualcosa: iniziò col presentarsi.

I miei ossequi a te, saggio Eldunarì. Il mio nome è Murtagh e sono il Cavaliere, l’uomo che è innamorato di Isis. Voglio trovarla, per farle capire che l’amo e che le devo ogni cosa, anche più della mia stessa vita. Puoi aiutarmi? Devo sapere dov’è, ma non so da dove cominciare…

La sincerità, la veemenza e l’amore di quelle parole, travolse persino lui stesso, ma non si soffermò a pensarci troppo, perché la felicità, nel percepire che l’Eldunarì aveva deciso di rivolgergli tutta la sua attenzione, lo colmò.

Isis dovrà capire che l’amore muove ogni cosa, che è l’unica forza che permette cambiamenti significativi. Sentenziò quello, col tono di chi deve impartire un insegnamento ad un figlio.

Credo che lo sappia già, maestro, perché io ne sono la prova vivente. Ma ti prometto che mi impegnerò totalmente in quello che chiedi: qualsiasi cosa pur di riaverla. Gli giurò il ragazzo.

Allora sia, Cavaliere. Ti aiuterò a trovarla. E, così dicendo spalancò la sua coscienza verso di lui.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccomi di nuovo qua con un altro chappy!

Spero si sia capito il concetto dell’identità di Isis, ma comunque lo riprenderò nei post successivi!

Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate!^_^

 

Approfitto per ringraziare: Mizzy per aver aggiunto la ff alle seguite; Animegirl91 e Arcadia_Azrael per aver commentato e Stefy81 per avermi espresso il suo pensiero sulla ff(aggiungendo anche complimenti vari che mi hanno fatto sciogliere, circa il mio stileJ). SUPER GRAZIE!

 

Spero di aggiornare presto, anche perché volevo informarvi che la ff prevederà altri due capitoli(29 e 30) più un epilogo! J

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 34
*** Le Amazzoni ***


Capitolo 29

Le Amazzoni

 

La luce del primo mattino di viaggio le aveva trafitto gli occhi come una lama, e da quel momento in poi tutto ciò che Isis aveva potuto udire, attorno a sé, era lo scalpitio degli zoccoli del suo cavallo. Non sapeva dove fosse, né riusciva a concentrarsi sul paesaggio che la circondava, né aveva avuto il tempo di chiedersi da quanti giorni era in viaggio, o per quanto avrebbe dovuto proseguire, per giungere dal popolo di cui aveva fatto parte sua madre.

Nonostante la preoccupazione che nutriva nei confronti della sua cavalcatura- alla quale aveva chiesto di fermarsi solo se e quando fosse stato fortemente necessario; e che la invitava ad abbeverarsi assieme a lui sempre più spesso, via via che la vegetazione si diradava, per lasciare il posto al deserto arido, ogniqualvolta i due incontravano un corso d’acqua o un’oasi- Isis si sentiva ad ogni passo più vuota: un opprimente senso d’angoscia non l’abbandonava mai, ringraziò, infatti, le poche, e soprattutto brevi, soste che lei ed il suo cavallo erano costretti a fare, per la paura che nutriva, nei confronti di se stessa circa la possibilità di voler tornare indietro.

I discorsi del suo maestro sulla sua paura le risuonavano continuamente nelle orecchie, infatti, la ragazza si sentiva straziata, dilaniata: le pareva che la lunghezza ed il silenzio di quel viaggio stessero minando la sua fermezza mentale.

Per un tempo interminabile- che sarebbe potuto essere costituito da giorni, o da un’intera settimana- le parve di essere posseduta: alternava violente crisi di pianto- ogniqualvolta rifletteva sulla sua fuga, che forse era stata frutto di un gesto impulsivo- a soffocanti scoppi d’ira- attraverso i quali, anche picchiandosi da sola, tentava di convincersi di aver agito bene-; aggiungendo poi logoranti ragionamenti che la lasciavano sempre più senza forze.

Non seppe quanti giorni aveva impiegato per giungere nel Deserto di Hadarac. Era stata per tutto il tempo prigioniera delle sue colpe, delle sue paure, delle sue emozioni e delle sue passioni, mostruose; tanto che fu completamente colta di sorpresa, quasi risvegliata da un sogno, quando una lunga lancia dalla punta aguzza le passò sopra la testa, senza toccarla, e subito dopo un’altra, carezzò, senza ferirlo, il ventre del suo cavallo.

Il destriero, Morgestern, Stella del Mattino, si imbizzarrì, impennandosi. Solo allora, per ordinargli in elfico di andare via, Isis abbandonò il suo… “studio” delle ultime parole che Murtagh le aveva rivolto, e cadde rovinosamente sulla sabbia, mentre udiva il rumore degli zoccoli del cavallo farsi sempre più attutito, lontano, e contemporaneamente, ai lati del suo campo visivo emergevano, come una nube di vociare indistinto, sempre più vicine, delle figure slanciate dai tratti androgini, che Isis riconobbe come donne solo nel momento in cui la circondarono, puntandole contro le loro lunghe lance acuminate, gli archi lignei e delle strane asce.

La ragazza rimase raggomitolata a terra, ad osservarle mentre loro le gettavano addosso i loro scuri sguardi biechi: avevano tutte la pelle scura, alcune come l’ebano, altre, di una pigmentazione più simile alla sua, come fossero state abbronzate, come aveva visto nel ricordo dell’Eldunarì del drago di Vrael, come sua madre, tutte erano seminude, perché indossavano corti gonnellini frangiati, da battaglia, tuttavia, per loro, solo il seno sinistro era coperto da una benda marrone, poiché quelle, al posto della mammella destra, che pareva non essersi sviluppata, avevano tutte un disco di bronzo. Ed Isis rimase perplessa, cercando di spiegarsene il motivo.

Le acconciature che quelle donne sfoggiavano, erano tutte uguali, i capelli scuri legati in tante treccine, annodate insieme in una coda di cavallo.

La Dark Angel, completamente persa in quell’ultimo particolare, che le ricordava moltissimo, il modo di portare i capelli, di sua madre, nel ricordo che il suo maestro le aveva mostrato; e perciò totalmente assorbita dalla soddisfatta convinzione di aver trovato il popolo di cui Esther aveva fatto parte; non si accorse che quelle donne le stavano parlando. Perciò, una le assestò senza preavviso un colpo in pieno viso, prima che le sue compagne iniziassero a percuoterla.

La ragazza però, quasi non se ne rese conto: il sole cocente del deserto, il colpo appena ricevuto, unito al fatto che da ore, ormai, non beveva, l’avevano completamente stordita, quindi, non reagì quando una di quelle donne muscolose l’afferrò per la camicia, facendola rimettere in piedi a forza, decisa a picchiarla ancora per farla parlare.

-         Fermati, sorella!- le ordinò una voce poco distante, e la donna che stava di fronte ad Isis, pronta ad assestarle un colpo in pieno ventre, si bloccò giusto un attimo prima di toccarla.

La donna che aveva parlato si fece avanti fino a trovarsi ad una spanna dal viso della figlia di Vrael, tanto che le sue treccine ramate solleticarono le spalle di Isis.

-         Dimmi, ragazza: che arma è mai questa?- le domandò, sventolandole sotto il naso lo Specchio dell’Anima, che Isis aveva sempre avuto nel suo stivale.

-         È un’arma fabbricata dalla mia gente, i Dark Angel. Ha una caratteristica: permette, a chi la impugna, di sapere se le decisioni che il cuore prende sono giuste o sbagliate. Per esempio, se la lama è nera, come adesso, significa che la decisione che hai preso è sbagliata. Cos’è, stavi pensando di uccidermi?- la informò, come se stesse parlando del tempo che mutava.

La donna con le treccine ramate la trafisse con i suoi occhi grigi, e le due rimasero per un’eternità bruciante, a fissarsi l’un l’altra, la sconosciuta nella speranza di capire se Isis stesse dicendo la verità.

D’un tratto, allentando di colpo la presa del suo sguardo indagatore, decretò, rivolta a tutte le donne che le erano raccolte intorno, ancora guardinghe:

-         Sorelle, non possiamo ucciderla! Portiamola alle nostre regine: saranno loro a decidere il fato di questa…Dark Angel.-

Isis rimase immobile per tutto il tempo, mentre le legavano le mani, le bendavano gli occhi, oscurando il mondo che le stava attorno, e se la caricarono sulle spalle, portandola verso luoghi sconosciuti, con lo stesso movimento ondeggiante del mare che aveva lambito la sua isola.

In quel momento, Isis sarebbe voluta scoppiare a piangere, maledicendo la sua stupidità e la sua paura, che l’avevano spinta ad abbandonare ciò che conosceva, in cui aveva trovato amore, per un’oscurità sconosciuta.

 

Un minuto o forse un’ora più tardi, la ragazza sentì che le spalle che l’avevano caricata la lasciavano, e veniva gettata di nuovo nella sabbia.

Finalmente, un attimo dopo, qualcuno le tolse la benda e, mentre il mondo tornava lentamente a prendere forma, nei suoi occhi, Isis si mise in ginocchio, all’interno di quella che riconobbe come una capanna, della grandezza di una caverna, fatta di legni e pelli, dal cui soffitto a cupola pendevano piatti di bronzo nei quali bruciava- producendo leggeri sbuffi di fumo- la dolce, travolgente essenza del fiore di loto.

La ragazza lasciò vagare ancora un secondo lo sguardo attorno a sé, benedicendo l’ombra che quella ragazza si ritagliava, in quella porzione di deserto; poi, fissò le due donne davanti a lei, sedute, l’una accanto all’altra, sui dei troni semplici, eppure bellissimi, perché ricavati da rami e foglie intrecciate.

Le due donne sconosciute erano vestite e acconciate come quelle che avevano trascinato Isis fin lì, anche se, a differenza di quelle che l’avevano catturata, un corto gladio pendeva dal gonnellino di entrambe. Erano le più belle donne che Isis avesse mai visto: il corpo muscoloso e slanciato, conservava tratti mascolini, con quello strano disco di bronzo al posto del seno destro, ma i volti severi, eppure affascinanti, perché rivelavano una bellezza selvaggia, quasi crudele; e fu un colpo al cuore per lei, rendersi conto di quanto le ricordassero sua madre, ma allo stesso tempo quanto fossero diverse da Esther, poiché la compagna di Vrael, grazie al tempo trascorso accano al suo Cavaliere, aveva mutato quella crudeltà in dolcezza.

-         Benvenuta ragazza.- esordì quella, tra le due che aveva i capelli neri come la notte, interrompendo i ragionamenti di Isis. La Dark Angel si rese conto che era sinuosa come una pantera.- Le mie sorelle che erano a guardia dei confini, dicono di averti trovata mentre invadevi il nostro territorio. Perché sei venuta tra noi? E qual è il tuo nome?- la interrogò, drizzando la schiena, allontanandola dal trono.

-         Mi chiamo Isis, sono l’ultima superstite del popolo dei Dark Angel, distrutto da un Cavaliere di Drago che era al servizio di Galbatorix. Non sono qui tra voi per creare scompigli, sono solo alla ricerca del popolo che aveva generato mia madre, poiché…vorrei una casa, una famiglia, da poter chiamare tale.- spiegò lei, e non riuscì ad evitare che la voce le si facesse triste, verso la fine, o che gli occhi le si facessero bassi, sulle mani.

-         Quindi, Isis, tu sei venuta tra noi, senza sapere neanche chi siamo?- proseguì la mora, apparentemente sconvolta, una lieve nota derisoria nella voce rude.

-         Esatto. Non oserei mai chiedere per prima le vostre identità, perché so ce in questi tempi oscuri esse sono la cosa più preziosa che abbiamo.- fece la figlia di Vrael, tornando a guardarla negli occhi scuri.

-         Eppure, Dark Angel, tu ci hai rivelato la tua senza esitare.- le fece notare l’altra, che Isis non poté fare a meno di paragonare ad un ghepardo, i cui capelli erano biondi come il sole, prendendo la parola per la prima volta.- E questo m fa pensare che tu sia molto coraggiosa, o…molto stupida.- proseguì la bionda.

-         Forse sono entrambe le cose, o forse vi ho rivelato la mia identità perché, pur conoscendo il mio nome, non lo sento più come mio.- considerò, sconsolata, la figlia di Vrael.

Le due donne, mora e bionda, scoppiarono a ridere, senza capire appieno quel discorso, poi la bionda, serrando la mano a pugno sul bracciolo del trono, proruppe, con voce dura come una frustata:

-         Sappi, Isis, che sei giunta tra le Amazzoni, il fiero popolo di donne guerriere del quale io, Ippolita, e questa mia sorella, Pentesilea, siamo regine. Hai commesso un errore, chiedendo una casa, presso di noi, perché una donna qualsiasi, anche se proveniente da un glorioso popolo come il tuo, non può domandare di diventare un’Amazzone. Noi nasciamo già tali.- quelle parole colpirono profondamente Isis che, comprendendo che forse, giunta al termine della sua ricerca, che non aveva dato buon esito, sarebbe dovuta tornare indietro. Stava, infatti, per chiedere che le venisse dato un cavallo, quando la regina mora, chiamata Pentesilea, riprese la parola.

-         So per certo che l’unico popolo che abita questo deserto è quello delle Amazzoni, e nessun altro, all’infuori delle nostre sorelle, conosce questo segreto, perciò, se sei venuta qui alla ricerca del popolo di cui ha fatto parte tua madre, significa che è stata un’Amazzone. In virtù di questo soltanto, ti concedo di restare tra noi, Isis: nella speranza che le doti di tua madre siano sopravvissute in te, sarai costantemente messa alla prova, per vedere se sei degna di essere considerata parte della nostra famiglia.- le concesse Pentesilea, che aveva abbandonato il suo trono per avvicinarsi alla ragazza, e per iniziare a girarle intorno, come per studiarla, dopo averla fatta rimettere in piedi.

-         Grazie, regine…mi impegnerò a non deludervi.- promise la Dark Angel, con la testa alta.

-         Vieni, ora, Isis. Nostra sorella Elisandros ti mostrerà dove dimorerai, e sarai sua allieva per tutto il tempo che resterai presso di noi.- ordinò Ippolita.

In quel momento, Isis avvertì la presenza di qualcuno, alle sue spalle, che insinuava lo Specchio dell’Anima tra le corde che le legavano i polsi, recidendole di netto per liberarla.

La Dark Angel allora si voltò, con l’intento di ringraziare chi l’aveva liberata ma, nel trovarsi davanti la donna dalle treccine castano ramate, e gli occhi grigi; esitò un momento, infine, però, le rivolse un sorriso.

 

Solo quando Elisandros si furono allontanate dal padiglione del comando, Ippolita prese la mano della compagna con cui regnava, intrecciandone le dita con le sue, e disse:

-         Sei sicura, sorella, che accogliendo quella Dark Angel tra noi, abbiamo fatto la scelta giusta?-

-         Mi è sembrata sincera, ma solo il tempo può rivelarcelo. Però, sta’ tranquilla, sorella, perché se dovesse essere una bugiarda, non sarà difficile ucciderla, dal momento che è sola, e noi, invece, siamo un popolo intero.- la rassicurò Pentesilea, fissandola con i suoi disarmanti occhi blu cobalto. Quindi, un attimo dopo vide Ippolita chiudere gli occhi verdi, e premette le labbra contro le sue, con fare confortante.

 

La capanna che fu indicata ad Isis come suo alloggio, era al centro dell’accampamento, poco distante dal padiglione dove si trovavano Pentesilea ed Ippolita. Quello delle Amazzoni, era un accampamento che brulicava di vita, infatti, ad ogni passo prima di raggiungere il suo alloggio, Isis aveva sentito lo sguardo delle donne che vivevano lì, su di sé.

-         Svelta, lavati e cambiati. Inizierò subito a battermi con te per saggiare le tue capacità. Ah, comunque, sarà un piacere per me essere tua maestra, Isis, e…come avrai capito mi chiamo Elisandros.- si presentò finalmente, la donna, un attimo prima di lasciarla sparire nelle sua tenda.

Era un alloggio semplice, constatò Isis, con un letto basso ed una piccola vasca non più grande di un catino, per lavarsi.

Isis decise di usarla immediatamente e sussultò quando l’acqua gelida le tocco la pelle, ma fu felice, allo stesso tempo, che quel freddo avesse allontanato dalla sua mente qualsiasi altro pensiero(come il fatto che Elisandros si era definita sua maestra, titolo che lei riconosceva unicamente all’Eldunarì del drago di Vrael). Eseguendo quindi, quello che le era stato detto di fare, indossò subito ciò che trovò abbandonato sul letto, assieme al suo arco ed allo Specchio dell’Anima: il corto gonnellino frangiato che tutte le Amazzoni portavano, ed il tessuto che sarebbe servito a coprirle entrambi i seni, che Isis legò attorno al collo, incrociandolo dietro la schiena.

Pochi minuti dopo, tornò all’aria aperta e fu felice che il sole cocente del deserto stesse finendo di asciugarle i capelli, assieme alle ultime gocce d’acqua che le erano rimaste sul corpo: le parve di sentirsi rinata, rigenerata.

Per questo raggiunse immediatamente Elisandros sul terreno d’allenamento- sabbia spianata e bagnata perché non si sollevasse- quasi correndo, piena di decisione e terminazione. L’Amazzone, infatti, la fissò in parte soddisfatta, in parte come se fosse stata invidiosa, nel constatare quanto fosse simili a lei, in quegli abiti, e perciò desiderosa di misurarsi con quella Dark Angel.

-         Bhè, Dark Angel, come avrai notato solo le nostre regine- che sono due poiché una si occupa della “politica interna” mentre l’altra della “politica guerresca”- usano delle spade.- le spiegò, decisa ad essere in tutto sua mentore, sin dal primo istante.- A noi è permesso usare solo lance. Quando pattugliamo i confini, archi ed asce bipenne.- mentre parlava, Elisandros camminava accanto ad Isis, per mostrarle dove venivano tenute le armi che aveva nominato.- Come già ti è stato accennato, nessuno conosce la nostra ubicazione, eccetto le componenti del nostro stesso popolo, come è stato per voi; infatti, nessun uomo ci ha mai battute, anche perché si sono imbattuti negli scontri a cavallo, in cui noi siamo maestre.- e, così dicendo, le mostrò la parte dell’accampamento dove le Amazzoni si allenavano nell’equitazione.

Trattenne a stento le risate, nello scorgere l’espressione sconvolta di Isis: non le doveva esser mai capitato di vedere una donna cavalcare all’Amazzone!

-         E…tu credi che potrò cavalcare con…entrambe le gambe su un lato?- le chiese, boccheggiando per la sorpresa.

-         Se vuoi essere una di noi, Isis, imparerai.- le assicurò la donna, con voce ferma.

Andò avanti in quel modo per tutto il giorno: Elisandros spiegava ad Isis gli usi delle Amazzoni, il loro modo di combattere e, talvolta, mentre le mostrava ciò di cui parlava, la lasciava provare a cimentarsi in quelle determinate arti.

Presto scese la sera e quelle donne guerriere si raccolsero attorno ad un falò crepitante, anzitutto discutendo dell’arrivo di Isis, in seguito suonarono i sistri, ed infine, danzarono tutte assieme.

La Dark Angel rimase colpita dall’iniziale diffidenza di quelle donne, nei suoi confronti, avrebbe voluto, quindi, restarsene in disparte ma, invitata da Elisandros, prima ad usare lo strumento, ed in seguito a danzare; quasi si commosse quando riuscì a farlo risuonare, argentino e splendido, per tutte le sue compagne; si decise in seguito, a ballare, abbandonando l’iniziale imbarazzo che sentiva addosso.

Fu quasi magico, per lei, muoversi a ritmo di quella danza tribale, non sentiva più nulla attorno a sé, eccetto il suo cuore che pulsava a ritmo dei tamburi, il suo corpo che si muoveva da solo, come seguendo un istinto che aveva tenuto sopito per troppo tempo.

Tutte le Amazzoni rimasero affascinate dai suoi movimenti, dai suoi capelli sciolti che ondeggiavano come il mare in tempesta, dall’istinto e dalla passione che le vibrava sulla pelle, tanto che la sua danza attirò persino l’attenzione delle due regine.

-         è decisamente nostro, il sangue che le scorre nelle vene, sorella.- constatò Pentesilea, rivolgendosi ad Ippolita, soddisfatta.

 

Isis trascorse due settimane tra le Amazzoni.

Venute a conoscenza delle triste sorte del suo popolo, e del fatto che probabilmente era una loro discendente, molte altre donne guerriere iniziarono sin da subito, quindi, a guardarla con benevolenza. E così ogni giorno trovava compagne disposte ad insegnarle ciò che sapevano, a misurarsi con lei nel combattimento a cavallo, o nello scontro corpo a corpo- utilizzando i piccoli scudi a mezzaluna di cui quel popolo soltanto, disponeva, molto facili da maneggiare, in battaglia- o nel tiro con l’arco; e in quell’ultima arte, Isis quasi somigliava ad un’Amazzone, anche se quelle donne non mancavano mai di farle notare quanto fosse più semplice per loro, tenderlo, dal momento che erano prive del seno destro.

La ragazza aveva tentato più volte di chiedere il motivo della presenza di quel disco in sostituzione della mammella, ma le era stato riposto che solo le regine erano depositarie di un tale segreto, e con Pentesilea ed Ippolita, la Dark Angel non aveva mai avuto occasione di parlare, dopo la loro prima udienza.

Costantemente accompagnata dall’allenamento durante il giorno, e solo durante la sera dedita al semplice svago della danza, Isis si sentiva felice: l’esercizio incessante del corpo le aveva occupato anche tutta la mente, dalla quale le preoccupazioni e qualsiasi altro pensiero che non fosse quel presente, era ormai lontano. Alla Dark Angel sembrava di essere di nuovo a casa, come risanata nell’animo, nel breve tempo che trascorse con quel popolo, perché la franchezza era la regola primaria di convivenza. Avere Elisandros sempre accanto- della quale Isis si era guadagnata il rispetto, e che le aveva consigliato di legare i capelli in un’unica treccia, per avere un maggiore controllo di sé e dell’ambiente circostante, in battaglia- fu, poi, un sollievo per la ragazza, perché le faceva piacere avere qualcuno con cui condividere la gioia di quella vita frugale e con la quale potersi misurare costantemente.

La felicità che sentiva, pareva aver reso la Dark Angel cieca, sia al fatto che quell’emozione le si era stesa addosso come un velo, come lago placido sul cui fondale tuttavia, ancora si agitavano problemi irrisolti; sia a ciò che le stava attorno, poiché non si rese conto che la regina Pentesilea aveva dato ordine di sorvegliarla, sempre più convinta- da quando l’aveva osservata durante uno dei primi giorni del suo allenamento- che somigliasse ad una sua compagna, che aveva lasciato le Amazzoni, per partire al seguito di un Cavaliere di Drago.

 

Inizialmente Isis si allarmò quando, quel giorno le fu comunicato che la regina Pentesilea l’aveva convocata. Inevitabilmente, mentre percorreva i pochi metri che la separavano dal padiglione profumato di loto, la sabbia che le si insinuava nei sandali gladiatorii, la mente le tornò al ricordo della notte in cui Islanzadi l’aveva chiamata a sé per scacciarla, tuttavia, le sue paure si volatilizzarono nel momento in cui l’Amazzone mora la salutò con gioia e la pregò di seguirla fino alla Sala di Pietra dove- disse- voleva parlarle.

La Sala di Pietra altro non era che un’immensa caverna al limitare dell’accampamento delle Amazzoni che, con le sue pareti dipinte e scolpite, custodiva la memoria di quel popolo, ed era, insieme, il loro passato ed il loro futuro.

La regina, tenendo alta la fiaccola che stringeva in mano, guidò Isis sinuosa come una pantera, mentre illuminava i loro passi, fino ad un punto apparentemente indefinito, da dove, il ritratto di una donna dalla pelle d’ebano e gli occhi scuri, pareva fissare le due visitatrici.

-         Sai, Isis?- esordì allora Pentesilea- Sin da quando sei giunta tra noi, ho avuto subito la sensazione di conoscerti. È stata quella sensazione che mi ha portato a consigliare di accoglierti tra noi. Da ciò che ho visto, durante questa settimana, direi che non hai disatteso le aspettative che ho riposto in te: ti sei allenata duramente, ed hai ottenuto grandi progressi- tanto che ora sembri più simile a noi di quanto tu creda. Infatti, presto, quando anche Ippolita sarà d’accordo, se lo vorrai, potremo trovare un modo per farti dimostrare il tuo valore e la tua fedeltà nei confronti delle Amazzoni, così che diventerai nostra sorella a pieno titolo.- disse la donna, accarezzandole una guancia.

-         E…se diventerò un’Amazzone, sarà applicato anche sul mio petto quello strano disco di bronzo?- si informò la figlia di Vrael.

-         Sì. È la nostra usanza: applichiamo quei dischi di bronzo, arroventati, alle nostre sorelle, sin da appena nate, per evitare che il seno destro si sviluppi…- le illustrò la regina, con tono sbrigativo e pratico.

-         Perché una tale crudeltà?- domandò Isis, cui parve di esser stata colpita in pieno petto.

-         La privazione degli attributi femminili, migliora le abilità belliche di tutte noi.- tagliò corto Pentesilea, quasi infastidita.

La mano di Isis corse automaticamente al suo seno destro. Sarebbe voluta scoppiare a piangere, anche se non ne sapeva bene il perché. Come mai, per migliorare le loro doti guerresche, quelle donne dovevano rinunciare alla loro femminilità?

Inconsapevolmente, senza che lei gliel’avesse chiesto, il pensiero di Isis corse a Murtagh, assieme al quale aveva scoperto la propria femminilità ed al contempo, senza privarsi di nulla, aveva migliorato le sue doti di guerriera.

Nell’attimo in cui chiuse gli occhi il viso di quell’uomo le balenò davanti, e le parve di sentire le sue mani che la carezzavano, mentre nell’intimità del suo cuore, tornava stranamente a farsi sentire il desiderio di rivederlo…

-         Isis…- la richiamò Pentesilea, e, al suono di quella voce graffiante, la ragazza tornò bruscamente alla realtà.- ti prego, non distrarti con questi pensieri, adesso. Sai perché ti ho portato qui?- la interrogò.

Isis scosse la testa.

-         Perché mi sembra di conoscerti, dal momento che mi ricordi questa donna…- e così dicendo sollevò ancora di più la fiaccola, per far sì che la ragazza vedesse il volto dipinto della donno che si trovava tra loro.

Isis voltò la testa quasi di scatto e, nell’incontrare lo sguardo disegnato, scuro, di quella donna, sentì le ginocchia tremarle, a causa della durezza dei tratti di quel viso, ed allo stesso tempo, tuttavia, avvertì con lei, un immediato, sconosciuto legame.

-         La conosci?- le domandò la regina delle Amazzoni, notando che lo sguardo della Dark Angel si era soffermato molto a lungo sul volto di quella sua compagna scomparsa.

-         Non ne sono sicura…raccontatemi la sua storia, regina, per favore…- la pregò la ragazza.

Ci fu una pausa e tra le due scese un silenzio carico d’attesa, scandito solo dalle ampolle di luci e d’ombre che carezzavano i loro corpi.

-         Il suo nome era Esther.- iniziò a raccontarle Pentesilea.- Siamo cresciute insieme, ci siamo allenate ogni giorno, per constatare chi di noi due era la migliore; abbiamo cavalcato fianco a fianco tornando vive dalle tempeste di sabbia che imperversavano nel deserto…l’ho amata molto, e l’avrei scelta come regina al posto di Ippolita, se lei non avesse donato il suo cuore a qualcun altro…-

Isis aveva fatto immediatamente correre il pensiero al nome di sua madre, analogo a quello di quell’Amazzone, di cui la regina stava parlando, ma la nostalgia e l’affetto nelle parole di Pentesilea l’avevano trascinata in un vortice, che non le permetteva di pensare a null’altro all’infuori di quella storia, perciò si ritrovò a domandare, dal momento che si era interrotta:

-         …A qualcun altro? Di cosa parlate, regina?-

-         Accadde durante una battuta di caccia: Esther ed io, a capo di un piccolo gruppo di nostre sorelle, eravamo sulle tracce della nostra cena, e tuttavia, la nostra preda, la bestia, a nostra insaputa era stata scelta come cena anche da qualcun altro, un gigantesco drago bianco, che ci planò addosso come dal nulla, e così, gettate nel panico, ci disperdemmo. Ma Esther era la più caparbia di tutte noi, la donna più determinata che io abbia mai incontrato, perciò, decisa a non demordere, continuò ad inseguire quel Nagra, un cinghiale gigante, da sola.

Gli abiti che noi Amazzoni indossiamo, sono simili ai colori del deserto, e quindi, ci rendono invisibili, fu per questo che quel Nagra continuò a correre, senza curarsi di Esther, ma preoccupandosi esclusivamente del drago che lo braccava.

Io, dopo aver messo le mie sorelle al sicuro, seguii Esther da lontano, preoccupata com’ero per lei, nascondendomi dietro massi o qualsiasi sprazzo di vegetazione trovassi. Vidi mia sorella scoccare una freccia per uccidere il cinghiale per prima, e rivendicarne quindi, il possesso rispetto al drago bianco. Ma fu una mossa errata: il Nagra sofferente per quel colpo, caricò la mia compagna, e la trafisse con le lunghe zanne, strappandole dal petto il disco di bronzo che tutte noi portiamo. Vederla coperta di sangue mi sconvolse, soprattutto perché riuscivo a vederla ma non potevo fare nulla per lei. Sarebbe morta dissanguata se il Cavaliere di quel drago non fosse immediatamente accorso a soccorrerla. Esther, sospettosa e guardinga si retrasse e lo trafisse con lo sguardo di una creatura in trappola, ma fiera e combattiva, infine svenne, perché il dolore era troppo, e quel Cavaliere sconosciuto rimase fortunatamente al suo fianco, deciso a curarla.-

Isis notò che Pentesilea aveva le mani serrate a pugno lungo i fianchi, il corpo scosso da violenti fremiti.

Era evidente che Pentesilea soffriva ancora per esser stata privata della sua amata sorella, ma Isis, non sentiva più come suo il dolore della regina, piuttosto riusciva solo a vedere la bellezza di quel racconto, ed ora, che aveva scoperto che sua madre Esther era stata un’Amazzone, venire a conoscenza di come i suoi genitori si erano conosciuti, le fece render conto di quanto fosse avida di particolari circa come fosse sbocciato l’amore tra Vrael ed Esther.

-         Cosa accadde, poi?- volle sapere la Dark Angel, spezzando di colpo il silenzio, che stava diventando pesante come una lastra di vetro.

-         Rividi Esther dopo due giorni. Il seno che le era stato estirpato da piccola era ricresciuto, ed era…diversa. Solo a me confidò che quel Cavaliere era un elfo di nome Vrael, e che l’aveva curata. Le dissi che non doveva più incontrarlo, ma lei continuò a farlo, di nascosto; difatti, i suoi lineamenti seri e duri si addolcivano sempre più, di giorno in giorno…e quando vidi quell’elfo regalarle una rosa del deserto, seppi che Esther non sarebbe più tornata da noi, che sarebbe appartenuta a quel Cavaliere, per sempre.-

-         È stato così fino alla morte di entrambi.- intervenne Isis, posando una mano sulla spalla di Pentesilea, mentre completava il racconto per lei.- Ti assicuro che non ha mai smesso di essere caparbia e determinata: è così che mi ha salvato la vita.- le confidò, quindi.

-         Di cosa stai parlando, Isis?- chiese la donna, fissando i suoi occhi scuri in quelli verde acqua della Dark Angel, alla ricerca di un appiglio, una spiegazione per le sue oscure parole.

-         Regina Pentesilea, io sono il frutto dell’amore che ha unito Esther e Vrael. Lei era mia madre.- le rivelò, fiera, senza distogliere lo sguardo.

Un silenzio carico di attesa avvolse le due. A Pentesilea sembrava impossibile che la sua amata compagna, Esther, si fosse unita carnalmente e per amore, ad un uomo, ma ora che studiava meglio la ragazza che le stava davanti, comprese che la sensazione che l’aveva spinta ad accoglierla, a metterla alla prova, per vedere se fosse stata degna di farsi chiamare Amazzone, era dovuta alle forti somiglianze che aveva scorto tra Esther e sua figlia.

Isis, invece, stava volgendo i suoi pensieri in tutt’altra direzione: la tranquillità che le aveva trasmesso la storia dei suoi genitori le aveva fatto comprendere quanto dovesse essere fiera dei suoi natali; inoltre, l’aver confrontato la sua esperienza con quella delle Amazzoni, le fece realizzare che era stata fortunata ad aver…avuto Murtagh al suo fianco.

Di colpo, come risvegliandosi da un sogno vide l’affetto che aveva avuto la fortuna di ricevere sempre, e che per una stupida paura, aveva abbandonato e disprezzato, rifiutando di vedere, come si era rifiutata di riconoscere che sin da prima di giungere nel Deserto di Hadarac, aveva avuto un equilibrio, e un’identità.

Stava quindi per chiedere alla regina Pentesilea che le venisse dato un cavallo, per lasciarle la possibilità di tornare dal suo uomo, e dal suo maestro; tuttavia, d’un tratto un’altra luce si unì a quella che la regina e la Dark Angel avevano portato con loro nella Sala di Pietra, e una voce risuonò nella caverna:

-         Mia regina! Venite, presto!-

-         Cosa succede, sorella?- le domandò Pentesilea, mentre le due donne tornavano sui loro passi, finchè non incontrarono Elisandros che, tutta trafelata era appena entrata nella caverna.

-         Mia regina Pentesilea è appena giunto tra noi un Cavaliere di Drago, che dice di essere stato mandato in ambasceria per conto dei Varden…- le stava raccontando, mentre già Pentesilea ed Elisandros spiccavano una corsa verso il padiglione del comando, dove si trovava Ippolita.

-         Ha detto il suo nome?- si informò la regina.

-         No…- replicò l’Amazzone dagli occhi grigi, col fiato corto.

-         Allora come sai che è un Cavaliere?- la interrogò Pentesilea, con tono aspro.

-         Perché è giunto in groppa ad un drago dalle squame rosso sangue.- ed a quelle parole, Isis, che aveva tenuto il loro passo solo per ascoltare cosa si stessero dicendo, si bloccò, restando impietrita nel mezzo dell’accampamento senza osare entrare nella tenda profumata di loto; il cuore che, tuttavia, le batteva all’impazzata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti/e!

Perdonate il mio ritardo, eccovi il 29 capitolo(ne mancano solo due alla fine, gente!)spero vi sia piaciuto.

Mi auguro che nessuno sia stato infastidito dal bacio tra Pentesilea e Ippolita…perché altrimenti cambio il rating del capitolo in rosso. Per quanto riguarda le Amazzoni, vi sono piaciute? Ho cercato di restare il più fedele possibile alla mitologia greca(Ippolita e Pentesilea, infatti, sono state davvero regine delle Amazzoni, così come veramente usavano quelle armi) ma per l’abbigliamento e le acconciature, oltre che per il nome di Elisandros(ovviamente ogni riferimento a chi una volta mi disse che i nomi nella mia storia erano un tantino banali, è puramente casuale XD)ho attinto alla mia fantasia.

Che ne pensate di come si sono conosciuti Vrael ed Esther?

Sono stata abbastanza chiara circa la confusione che prova Isis?

Ah, least but not last vorrei ringraziare 2lisa7, StarFighter e Folsense per aver aggiunto la storia tra le preferite e Mora18, _Lucrezia97_ e Juliet Andrea Black per aver inserito la storia tra le seguite.

Spero di non aver dimenticato nessuno!

Comunque, comunicazione di servizio: il 30° capitolo è in fase di lavorazione però stiamo facendo a cazzotti quindi non so quando posterò, e poi manca solo l’epilogo!

 

Un abbraccio a voi tutti

Marty23

 

Ps. Ecco come mi immagino Isis e Murtagh

:)

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Capitolo 35
*** l'amore che risplende attraverso le avversità ***


Capitolo 30

L’amore che risplende attraverso le avversità

 

Da ore ormai, Isis non trovava pace. Nella sabbia su cui la sua capanna era posata, uno spesso solco testimoniava da quanto tempo la ragazza stesse andando avanti e indietro, in una passeggiata senza posa, tesa.

Sentiva che le ginocchia le tremavano, eppure non riusciva a smettere di camminare, il cuore che le batteva veloce, come il frullo delle ali di un colibrì e tuttavia, nonostante la gran quantità di sangue che, come impazzito- risvegliato dalla presenza di Murtagh- le circolava nelle vene, sapeva di avere la pelle fredda; tante piccole goccioline di sudore gelido, infatti, le imperlava il viso, ed ogni centimetro del corpo.

Mentre si tormentava i polpastrelli con la lama dello Specchio dell’Anima, rigirandosi il pugnale tra le mani, si sentì confusa, dilaniata. La sua mente, invasa ai dubbi, non faceva altro che arrovellarsi sui motivi per cui Murtagh fosse giunto dalle Amazzoni, su come fosse riuscito a trovarla, fino in quegli sperduti meandri del Deserto di Hadarac, e se sapesse che anche lei si trovava lì, se forse…fosse addirittura giunto in quei luoghi per lei, o, infine, se davvero- e quello fu il più folle, tra i suoi pensieri- l’uomo in groppa fosse stato Murtagh?

Ma il suo corpo, ogni fibra dell’essere di Isis, si comportava in modo diametralmente opposto. Le certezze che le dava, funzionavano come contravveleno ai dubbi con cui la sua stessa mente la insidiava: l’uomo di cui Elisandros aveva parlato, era certamente Murtagh, e doveva esser giunto lì per lei. Ma come, come era riuscito a scoprire il suo nascondiglio? Che avesse…seguito il proprio cuore?

Poteva essere possibile che anche lui avvertisse un legame con lei, tanto forte da riuscire a riunirli?

Per fermare i tremiti che le squassavano le membra, e zittire i destabilizzanti dubbi nella sua testa, Isis non trovò altra soluzione eccetto immergersi totalmente nella piccola tinozza in cui era solita fare il bagno, tenendo la testa sotto, e cercando di trattenere il respiro il più possibile.

 

Fu in quella posizione che Elisandros la trovò, quando entrò nella sua capanna.

Sentendo che una mano le sfiorava il ginocchio, Isis, riaprendo di scatto gli occhi sussultò, nel trovarsi davanti la sua mentore.

-         Le nostre regine chiedono di te. Immediatamente.- la informò, il tono fermo e deciso che le fece quasi paura. Perciò, per essere presente in breve dinnanzi a Pentesilea ed Ippolita, la Dark Angel fu costretta a farsi aiutare, per rivestirsi e legò in un’univa treccia, in tutta fretta, i capelli ancora bagnati. Quindi, svelta si precipitò nella tenda profumata di loto, correndo, tanto che non ebbe neanche il tempo di lasciarsi asciugare dai raggi del sole.

Il suo ingresso nel padiglione del comando fu accolto da un sospiro di sollievo generale, ma la ragazza non sembrò notarlo, troppo presa- grazie alle capacità osservative apprese dal suo popolo- dall’arrivo del Cavaliere, dalla sua presenza in quel luogo, che pareva aver gettato tensione e disordine tra le Amazzoni. Le mancò il respiro e per poco non le cedettero le gambe: al centro della stanza, infatti, al cospetto di Pentesilea e di Ippolita, che stringevano con forza le impugnature dei loro gladii; circondato e trattenuto da dieci donne guerriere, stava Murtagh.

Ad Isis quasi si fermò il cuore quando, avanzando scorse il profilo del viso di lui tra tutte quelle Amazzoni e temette che i battiti impazziti del suo cuore potessero udirsi tutt’attorno mentre, chinando appena il capo, diceva:

-         Regine, so che mi avete fatta chiamare…- e quel rispettoso esordio fu accompagnato da un verso di disapprovazione, proveniente proprio da Murtagh; suono che, tuttavia, arrivò come in ritardo poiché il ragazzo era rimasto incantato riconoscendo la sua Isis, nella donna che era entrata, che gli appariva molto diversa da quella che ricordava; e tuttavia, scorgere il suo corpo bagnato, e quell’espressione in parte indifesa, spaventata, in parte dura, come per nascondere qualcosa, che le ornava il viso, gli aveva ricordato la prima notte che avevano trascorso insieme, quando lui l’aveva seguita fino al laghetto poco fuori Uru Baen, ed era riuscito a sbirciare appena le sue membra emergere dall’acqua, con la stessa grazia di una dea. Ed ora, ugualmente, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso..

-         Isis, ti sono grata per essere venuta.- la salutò, l’Amazzone mora, lanciando uno sguardo bieco al Cavaliere che le stava davanti, ed allo stesso tempo facendo segno ad Isis di avvicinarsi ai troni. La Dark Angel eseguì, attenta a non volarsi mai, a dar sempre le spalle a quel nuvolo di Amazzoni, che sorvegliava Murtagh.

-         Io un po’ meno.- sentenziò Ippolita.- Non riesco a smettere di pensare alle tue parole, il giorno in cui sei giunta tra noi: un Cavaliere aveva distrutto l’isola dei Dark Angel, hai detto…non è forse un Cavaliere quello che vedo al nostro cospetto? Non ti sembra strano che, dopo appena una settimana che ti trovi tra noi, sia giunto qui, in un luogo che non conosce nessuno se non coloro che lo abitano, un Cavaliere?- il tono gelido, accusatorio, della regina, lasciava presagire qualcosa di spiacevole, infatti, Isis, che stava per replicare, non ne ebbe il tempo perché l’Amazzone bionda le tirò con forza la treccia castana e le punto la corta spada contro il morbido collo, esposto.

-         Tu l’hai portato tra noi! Volevi forse che ci distruggesse?!- l’aggredì, continuando la donna, la mano che teneva la spada, fermissima.

Nel vedere quella scena, Murtagh avvertì l’ira sorgere, come dal nulla e crescere smisurata nel suo cuore, per poi abbattersi su ogni centimetro del suo essere, con la veemenza di una tempesta, e non riuscì ad impedirsi di scattare in piedi con un balzo, sfoderando la spada.

-         Lasciatela andare!- urlò- non osate mai più farle del male, anche solo sfiorarla, oppure io…- stava per minacciare, mentre nel frattempo riusciva a lottare contro tutte le Amazzoni che lo circondavano e che tentavano di impedirgli qualsiasi movimento.

-         Non servirà, Murtagh.- lo interruppe allora Isis, parlando in elfico, la voce venata di dolore.

-         Ma…per la tua salvezza, io…- fece il Cavaliere, replicando, nell’Antica Lingua.

-         Il tuo gesto non garantirà la salvezza di nessuno di noi due. Di’ solo ciò per cui sei venuto.- lo ammonì lei, in un consiglio che uscì dalle sue labbra, duro, come una frustata; meravigliandosi che, nella sua mente fosse balenata per un secondo l’ipotesi che in realtà il ragazzo fosse giunto fin lì per distruggere le Amazzoni.

Murtagh, dopo un secondo di titubanza, rinfoderò l’arma dalla lama cremisi e, dopo aver chinato gli occhi un istante, li risollevò subito, con decisione.

-         è vero,- ammise- solo stato io a sterminare i Dark Angel. Ma non per mia scelta.- confessò, rivolto alle regine.- Non mi trovo tra voi per distruggervi, poiché non sono più assoggettato a Galbatorix.- le informò, infervorato, intenzionato a prendere le distanze dal suo disonorevole passato, con tutto se stesso.- Sono qui, come ambasciatore inviato dai Varden, per…- stava per spiegare, ma Pentesilea intervenne, interrompendolo.

-         Ora basta. Sorella, lascia andare Isis: ha dimostrato…molto…-

Ippolita fissò la mora Amazzone senza capire le sue parole, e tuttavia, lasciò subito i capelli di Isis, la quale però, parve non accorgersi di nulla, perché la sua mente era lontana…

-         Tu, Cavaliere, hai avuto il tuo tempo per parlare, ma ora è terminato.- sentenziò Pentesilea, e, ad un suo cenno, le Amazzoni che gli stavano attorno lo gettarono di nuovo a terra.

La Dark Angel, spaventata da quel gesto rude, si portò dinnanzi alla regina che aveva amato sua madre, e le chiese, mentre, sorpresa si scopriva  ad avere il respiro corto:

-         Perché agisci così, regina? Egli è un Cavaliere, se avesse voluto farci del male gli sarebbe bastata una sola parola, ma non l’ha fatto; ha accettato di “sottomettersi” a voi, dal momento che, fin ora,m non ha opposto resistenza. Perché non puoi lasciarlo parlare: non ha forse detto di essere un ambasciatore?-

-         Perché, dolce Isis- le disse quella, carezzandole una guancia, uno strano, vivo scintillio negli occhi scuri.- noi Amazzoni diffidiamo degli uomini. Perciò non posso fidarmi di quest’uomo, anche se è qui in ambasceria.-

-         Invece dovresti.- la contraddisse la Dark Angel, le labbra strette, la mascella rigida.- quest’uomo è qui solo in veste di portatore di notizie- tentò di difenderlo la ragazza, senza sapere esattamente perché lo stesse facendo.

-         È soltanto un uomo! E come tale non ci si può fidare di lui.- la corresse, ferma, Pentesilea, ostentando noncuranza, poi, rivolta alle sue sorelle ordinò:

-         Che sia incatenato nella Sala di Pietra, ma distante dal suo drago, così che nessuno dei due possa vedersi, né parlarsi.- diede disposizioni l’Amazzone mora.

Murtagh venne tirato in piedi con malagrazia e spogliato da decine di mani delle sue armi, privato della sua armatura, e la Dark Ange, nel momentaneo trambusto che risuonò nella tenda, avvertì addirittura il rumore del tessuto che veniva strappato con forza. Il ragazzo oppose un’ultima resistenza, alla fine, nella speranza di restare in quella capanna abbastanza a lungo da incontrare lo sguardo di Isis, che però, non accennava a smettere di volergli dare le spalle; perciò, infine, sconfitto da quella condanna straziante, si lasciò trascinare via, fino alla misteriosa Sala di Pietra, triste all’idea che non avrebbe potuto vedere il suo drago, ma rincuorato dalla notizia che Castigo sarebbe stato al suo fianco, e che forse, sarebbe riuscito a spalancargli la mente, a parlarci, poiché le Amazzoni non sembravano essere a conoscenza della loro speciale capacità di comunicare.

Isis, che aveva tenuto il viso basso per tutto il tempo, sofferente, per la durezza di quella decisione, non appena udì il fruscio della tenda d’entrata, sollevò gli occhi, implorando Pentesilea con lo sguardo.

-         Perché tanta…crudeltà, regina?- le domandò.

-         Crudeltà? Come osi…?- intervenne Ippolita, adirata, ma la coreggente mora, alzando una man, la zittì.

-         Isis, quel Cavaliere ha ammesso di aver ucciso la tua gente. Dovresti essere contenta della mia decisione…- le fece notare la donna.

-         Non lo sono, invece, perché anche se ha ucciso il mio popolo, egli è pur sempre un Cavaliere, e la lontananza dal suo drago…farà soffrire entrambi. Li…torturerà.- spiegò alle due regine.

-         Isis, ho agito così solo per sapere se è degno di parlare al nostro cospetto, qualsiasi sia la notizia che porta.- disse Pentesilea, prendendole entrambe le mani tra le sue per farne smettere i fremiti.

Stava quindi, assieme a sua sorella Ippolita, per chiederle come facesse a sapere tante cose su quell’uomo, ma in quel momento un’Amazzone entrò nella tenda profumata di loto, per comunicare che l’ordine riguardante il Cavaliere era stato eseguito. Perciò, Isis ne approfittò per chiedere:

-         Dal momento che nessuno sa quanto tempo potrebbe occorrere per giudicare Murtagh, degno di parlare, ho il permesso, nel frattempo, di portare acqua e cibo sia a lui che al suo drago?-

Gli sguardi di Ippolita e Pentesilea si posarono, fiammeggianti su di lei. Perché non riusciva a non dare importanza a quell’uomo, come facevano tutte le Amazzoni? Perché si affannava tanto per lui?

-         E sia.- sentenziò la regina mora, convenendo con lei dopo attimi interminabili, considerando tra sé che le argomentazioni di quella ragazza non erano poi così sbagliate.

Infine, la congedò.

 

Isis si ritrovò, ancora una volta a passeggiare nervosamente avanti e indietro nella sua capanna. Sentiva di aver fatto qualcosa di giusto, proponendosi per portare acqua e viveri a Murtagh e Castigo, ma…come l’avrebbero guardata, dopo ciò che aveva fatto? Come sarebbe riuscita, lei, a guardare in faccia il figlio di Morzan, che aveva detto di esser giunto nel deserto in vece dei Varden, poiché Isis già immaginava quanto dovesse esser stata dolce la riconciliazione tra lady Nasuada e il Cavaliere?

Si riscoprì a temere gli sguardi di biasimo di Castigo per la sua fuga, così come la paura di incontrare gli scuri occhi del Cavaliere e leggervi nel profondo, la certezza che…fosse innamorato di Nasuada.

Ma perché si stava comportando in quel modo? Perché tremava a quei pensieri? Murtagh, ormai era un uomo libero e poteva decidere da sé chi amare.

Scacciando con prepotenza quei ragionamenti, che le venivano addosso come il flusso ininterrotto di una cascata, riuscì finalmente a darsi una parvenza d’ordine e tranquillità solo a poche ore dell’inizio del falò; quindi, chiese udienza alle due regine delle Amazzoni, per informarle che aveva intenzione di portare da mangiare ai due “prigionieri”nella Sala di Pietra.

Pentesilea si alzò allora, dal trono per acquattarsi a terra come un animale pronto all’attacco e, armata di un semplice bastoncino, iniziò a tracciare delle linee nella sabbia.

Quando formarono un disegno abbozzato della grotta dove si trovavano Murtagh e Castigo, la regina le spiegò:
- Ecco, Isis, come puoi vedere la Sala di Pietra ha due entrate: in quella Est, che si apre a spazi più ampi, è stato incatenato il drago cremisi, in quella Ovest, invece, il Cavaliere.- la ragazza stava per ringraziarla, dirigendosi all’uscita, quando Ippolita la fermò:

-         Aspetta Isis vorrei che tu portassi al tuo seguito alcune Amazzoni ogni volta che ti appresti a svolgere questo compito.-

-         Non ti fidi di me, regina Ippolita?- la rimbeccò, col tono semplice di un bambino curioso, mentre in realtà, dentro, sentiva che stava per esplodere.

-         No, non è di te che non mi fido, ma di quel Cavaliere, perché è pur sempre un uomo.- le disse la bionda, come se stesse parlando della cosa più ovvia al mondo.

Pentesilea, puntando gli occhi scuri sulla ragazza, stava per chiederle qualcosa, di nuovo quello strano scintillio nello sguardo, ma la Dark Angel si congedò in fretta, tagliando corto con la spiegazione, che avrebbe dovuto sbrigarsi, se avesse voluto arrivare in tempo al falò.

 

Fortunatamente, quando si diresse alla conserva, per chiedere due grosse otri di acqua, qualche pezzo di carne essiccata, delle bistecche crude di Narga, e una capiente giara dove mettere l’acqua per il drago, loro ospite, ad Isis non occorse domandare chi avesse voluto accompagnarla, perché subito dieci tra le più temerarie Amazzoni, fra le quali anche Elisandros, si offrirono per seguirla, ed aiutarla a portare quelle cose nella Sala di Pietra.

Per prima cosa si diressero tutte all’entrata Est. Quattro donne trascinavano la giara, tre portavano le bistecche di cinghiale, Isis si occupava delle otri d’acqua- ricavate da vesciche di animali- mentre Elisandros e l’ultima, come sue sorella, tenevano delle torce crepitante, alte sopra la testa, per illuminare il cammino a tutte le altre.

Ad Isis quasi mancò in colpo al cuore quando scorse l’immensa figura vermiglia di Castigo, accasciata a terra, tanto immobile da sembrare senza vita, il grosso muso girato dall’altra parte, in atteggiamento di rifiuto a tutti i rumori che sentiva, lo stavano circondando.

Quando la giara di pietra fu posizionata a poche spanne dall’animale, la Dark Angel vi versò, attenta a non disperdere neppure un goccia, tutta l’acqua contenuta nell’otre che portava sulle spalle, ringraziando, allo stesso tempo che le pareti della caverna amplificassero quel suono, nella speranza che Castigo, finalmente si voltasse.

Isis fece poi segno, alle donne al suo seguito di lasciare a terra le bistecche crude, in attesa di una reazione da parte dell’animale, ma il drago non si mosse.

Perciò la ragazza, nonostante comprendesse la tristezza che Castigo poteva provare in quel momento, dal momento che era stato separato dal suo Cavaliere, stizzita per il suo silenzio, decise di tentare un ultimo approccio: prese a camminare verso di lui muovendosi di soppiatto, come era stata solita fare spesso, quando aveva trascorso del tempo ad Uru Baen, ed i due si erano divertiti a giocare, facendosi degli agguati a vicenda(gioco in cui Castigo aveva sempre successo, forte della sua natura animale).

Isis sussurrava il suo nome, ad ogni passo in quel buio macchiato di luce, perché le Amazzoni la sentissero, e nello stesso tempo gli carezzava la mente, per farsi riconoscere e chiedere implicitamente al drago il permesso di parlargli.

All’ultimo momento, dopo lunghi, estenuanti istanti di silenzio, proprio mentre Isis spiccava un salto per completare l’agguato, Castigo si sollevò di scatto, facendo rotolare a terra la ragazza e bloccandola, con una zampa premuta sul petto.

-         Ciao Castigo.- lo salutò la Dark Angel, quando finalmente i loro occhi si incontrarono, sia a voce che con la mente, per farsi udire anche dalle Amazzoni che, allarmate da quello scatto repentino, erano accorse, tese, armate delle lance dalla punta aguzza.

Ciao Isis. Replicò lui, con la voce appena velata di contentezza nel vederla, poiché era profondamente mesto.

La Dark Angel, sentendosi coinvolta in prima persona nella tristezza che pervadeva il drago, decise di intervenire subito, fermando per prima cosa le sue compagne, che stavano per colpirlo.

-         Per favore sorelle, potreste lasciarmi sola con questo drago?- chiese, volgendo il viso verso di loro.

-         Gli ordini della regina non sono questi, Isis.- la riprese duramente Elisandros.- Non possiamo lasciarti con questo animale: sputa fuoco, e per ciò che ne sappiamo e che abbiamo visto, potrebbe farti del male…- le fece notare l’Amazzone dagli occhi grigi.

Non lo farei mai! Ringhiò loro contro Castigo, adirato.

Ma il risultato di quella reazione fu esattamente l’opposto a quanto, invece, si era sperato: le Amazzoni, sempre più a disagio, erano di nuovo pronte ad attaccarlo, e Isis, sconvolta per la forza di quelle parole, che Castigo aveva pronunciato come fossero state le più ovvie del mondo, non riusciva a reagire in alcun modo, tanto era lo stupore che provava.

Il fatto che quel drago avesse risposto con  tanta naturalezza poteva significare che, nonostante tutto, le volesse bene?

Risvegliandosi come da un sogno, Isis si liberò dalla zampa del drago di Murtagh, rotolando di lato, finchè non si alzò in piedi e, con entrambi i palmi aperti davanti a sé, disse, fermando le Amazzoni e rivolgendosi a Castigo:

-         Grazie Castigo per le tue parole, ma le Amazzoni mie sorelle non possono sentirti.- poi, fissando Elisandros, spiegò.- Questo drago ha detto che non mi farebbe mai del male. Ora, per favore, potresti smettere di continuare a volerlo ferire? Se non volete lasciarmi sola, potreste allora lasciarmi parlare con lui, senza intervenire? Se dovesse succedermi qualcosa, penso che saprò difendermi da sola finchè non accorrerete…- le riprese tutte, facendo notare, con un unico gesto la faretra e l’arco che le pendevano da una spalla, ed infine l’impugnatura dello Specchio dell’Anima, che le spuntava da uno dei calzari.

Quindi, nel silenzio generale, rotto solo dal lieve crepitio delle torce, si mise a sedere di fronte a Castigo, le gambe raccolte al petto e cinte dalle braccia per appoggiarvi il mento.

Castigo, per prima cosa lascia che ti dia il benvenuto tra le Amazzoni. Stava per aggiungere qualcosa, ma il drago la interruppe.

Perché le chiami tue…sorelle, Isis? Domandò, curioso. Loro non sono come te: da quando sono incatenato qui, sei la prima che è venuta, degnandosi di portarmi da mangiare…e poi, loro hanno quello strano disco al petto, mentre tu...i…seni li hai entrambi. Quell’ultima costatazione ricoprì entrambi d’imbarazzo, e la ragazza si cinse d’istinto il petto con le braccia.

Perché non mangi, Castigo? Disse lei, d’un tratto, ancora rossa in viso, notando- tanto per spostare la conversazione su qualsiasi altro argomento, meno imbarazzante- che Castigo non aveva toccato ancora nulla.

Quasi per farla contenta, il drago quindi addentò una bistecca, strappandone un piccolo pezzo, comunque più grande di qualsiasi boccone che un essere umano avrebbe potuto fare, e subito disse.

Sono…amareggiato Isis, per questo non ho molta fame. Isis ed il drago cremisi si guardarono intensamente- dopo che lui ebbe mosso tristemente l’enorme muso- per la prima volta da quando la ragazza aveva lasciato la Du Weldenvarden. La Dark Angel avvertì una lieve ondata di sollievo che, tuttavia, fu subito cancellato dalla grande tristezza che, memore delle sue ultime parole e, vedendola dipinta sul muso di Castigo, Isis sentiva dilagare nel cuore del drago, allo stesso modo che nel proprio, dal momento che lei avvertiva quell’emozione come sua.

Erano immobili, occhi di fiamma in occhi d’oceano…

Perché dici questo, cucciolo? Gli domandò, affettuosamente.

Il drago cremisi la fissò con ancor maggiore tristezza.

Era un’eternità che non mi chiamavi “cucciolo”. Osservò. Cosa devo pensare? le domandò, anche se- vedendola atterrita, come sospesa tra qualcosa che la ragazza avrebbe voluto dire, e che tuttavia si vergognava o si vietava anche solo di pensare- fu lui a dar voce a quella risposta, che sembrò materializzarsi pian piano nell’aria.

Sono contento di vederti, Isis ma ti incenerirei perché non riesci a riconoscere ce queste donne non sono tue sorelle, eppure ti ostini a restare accanto a loro, piuttosto che riavvicinarti ad un Cavaliere e ad un drago che conosci, e che sicuramente sai, stanno soffrendo, poiché non c’è pena peggiore, per un drago, se non quella di essere allontanato dal suo Cavaliere…perché insisti nel non voler vedere che grazie a te io e Murtagh, siamo stati liberati, e ora, per essere venuti a cercarti, dobbiamo sopportare di venire incatenati di nuovo, e…divisiFece, cupo.

Isis, colpita dalle sue parole, come da uno stiletto che le affondava nel cuore, stava per andarsene, e tuttavia, si bloccò come una statua di ghiaccio e, spaesata, sussurrò.

Come…? Per venire a cercarmi? Murtagh ha detto che siete qui in veste di ambasciatori dei Varden…com’è possibile che siate venuti a cercare me…? Considerò, sconvolta dalle parole di Castigo.

Tentò quindi, di farsi dare maggiori spiegazioni per quelle parole che le sembravano incomprensibili, ma alla fine, costringendosi a restare lucida, in realtà chiese.

Tra poco vedrò Murtagh, vuoi che gli porti qualche messaggio da parte tua? Riesci a parlargli, spalancandogli la mente? Riflettè, poi.

Certo che ci riesco! Ma è straziante esser incatenati e divisi…mi sembra di essere ancora prigioniero di Galbatorix…

Isis avrebbe voluto piangere, avvertendo ancora una volta come proprio il dolore che Castigo provava, osservando la sua vita, che pareva trovarsi nella condizione immutabile del prigioniero, era sul punto di liberarlo; ma la fermò l’idea che decine di Amazzoni li stavano ancora osservando entrambi, attente.

Farò tutto il possibile per farti liberare, per liberarvi entrambi, te lo prometto, Castigo. Gli giurò, solenne.

Te ne sarei grato, Isis. Sai, quello che ha detto Murtagh è vero: siamo venuti qui in ambasceria per conto dei Varden, ma anche, e principalmente perché non sopportavo di vedere Murtagh in quelle…condizioni, dopo la tua partenza; per accompagnarlo, però, ho lasciato sola la piccola Emera, la mia Emerae vorrei tornare presto da lei… le confessò.

Emera?! La dragonessa di Tisbe? Chiese quindi Isis, quasi sobbalzando.

La grande testa del drago rosso si mosse in un cenno d’assenso. Ed in quel momento, di colpo, per la ragazza fu come se qualsiasi altra cosa avesse perso importanza e, mentre un genuino sorriso le sbocciava sulle labbra, le tornò in mente si era già inconsapevolmente accorta che, sin dal loro primo incontro i due draghi avevano avvertito una simpatia spontanea l’uno verso l’altra.

Quindi, adesso sei diventato un… “fidanzadrago”? considerò Isis, il mento tra le mani.

Cos’è un “fidanzadrago”? le domandò di rimando Castigo, strabuzzando gli occhi, spaesato.

Un drago fidanzato con una dragonessa. Gli illustrò la ragazza, con la stessa naturalezza che avrebbe avuto se avesse parlato del tempo.

Castigo dapprima scosse la testa, ringhiando così piano che ciò che uscì dalle sue fauci somigliò ad un sibilo: perché mai quella Dark Angel si soffermava su tali particolari, e si comportava in modo così infantile, anziché preoccuparsi del fatto che Murtagh fosse arrivato lì solo per lei?

Ma in seguito, scoppiò a ridere, e fu strano sentire quel suono sconosciuto, in parte nasale, in parte gutturale, ma comunque piacevole, avvolse ogni centimetro della Sala di Pietra. Infine, Castigo le lambì con dolcezza il viso.

Vai a nutrire anche il mio Cavaliere! Le consigliò, tra le risa che non accennavano a spegnersi, congedandola.

La Dark Angel quindi, abbandonò la veste della ragazza spensierata che aveva scoperto che un suo amico stava vivendo una storia d’amore, non appena uscì dal cunicolo Est della Sala di Pietra, e la sua espressione si fece via via più corrucciata, ad ogni passo, mentre assieme alle sue compagne portava acqua e cibo anche a Murtagh.

-         Isis, stai tremando…- le fece notare Elisandros, accostandosi a lei, la fiaccola alta sulla testa ora che erano entrate dalla parte Ovest della caverna.

-         Non è nulla, è solo colpa del freddo e scuro manto della sera, che ci sta ricoprendo velocemente…- cercò di dissuaderla Isis, distogliendo lo sguardo e fingendo di guardare il sole, che stava lentamente sparendo all’orizzonte.

-         Perché ho come la sensazione che dovremo temere più il Cavaliere del drago?- fece Elisandros, ad alta voce, forse rivolta al vento, perché non attese una risposta, e fu invece, l’unica a proseguire con passi sempre più sicuri, la mano che stringeva saldamente la fiaccola e gettando ripetutamente occhiate alla sua ascia bipenne.

Erano sole, Isis ed Elisandros, poiché tutte le altre Amazzoni si erano dirette al falò che stava per iniziare, e la Dark Angel sperò di essere ancora capace di dissimulare la paura- poiché la sua mentore si era dimostrata un’osservatrice tanto acuta- che provò nel trovarsi di nuovo davanti, Murtagh: il ragazzo era sdraiato sul pavimento della caverna, le braccia incrociate sotto la testa. Non appena vide i bagliori della fiaccola, più luminosi della semioscurità cui i suoi occhi si erano ormai abituati, si schermò il viso con le mani, raggomitolandosi sempre più, fino a ritrovarsi seduto, la schiena contro il muro freddo.

-         Murtagh…- al suono di quella voce dolce, flebile, quasi lontana, che tuttavia lui avrebbe riconosciuto tra mille, il Cavaliere vi si sentì carezzare. Continuò tuttavia a restare immobile, per un tempo che parve un’eternità, nella speranza di abituarsi alla luce.

-         Murtagh…- ripetè la ragazza. Finalmente gli occhi scuri del figlio di Morzan misero a fuoco il viso di Isis, e mentre la sua carnagione nocciola prendeva sempre più forma sotto il suo sguardo, avvertì che il cuore gli si gonfiava nel petto.

Avrebbe voluto parlarle, sorriderle, allungare una mano per sfiorarle una guancia, ma rimase ad osservarla, in silenzio: Isis aveva le labbra serrate, era inginocchiata davanti a lui, ma in realtà sembrava fosse accovacciata, in bilico, quasi fosse a disagio, infatti gli parve di non riconoscerla, nonostante dovesse esserle grato per aver portato dei pezzi di carne essiccata e una scodella d’acqua.

Chi era quella donna mezza nuda e con i tratti del viso resi severi dalla vicinanza con persone che avevano rinnegato la loro femminilità? Dov’era nascosta, in quei tratti, la ragazza dolce e decisa che si era data tanta cura per la sua salvezza? Non poteva essere certo quella, la sua Isis, dal momento che non riusciva neanche a parlargli, né a guardarlo negli occhi.

-         Isis…- esordì Murtagh, in uno strano saluto, spezzando l’imbarazzato silenzio che era sceso tra i due.- Ho sentito tutto ciò che tu e Castigo vi siete detti.- le confermò, poiché lei non accennava a porgli nessuna delle domande che il ragazzo poteva vederle posate, a fior di labbra.

La Dark Angel arrossì violentemente, ed abbassò gli occhi in fretta, poi, tanto per fare qualcosa, per alleggerire la tensione che sentiva sulla pelle, mormorò:

-         Ti lasciò l’otre qui, così se avrai sete…- e fece per voltargli le spalle…

-         Oh, avanti! Non dirmi che per te è così sconvolgente rincontrarmi, tanto da comportati come se non volessi vedermi mai più!- la interruppe, posandosi una mano sul ginocchio, gli occhi scuri scintillanti nel buio.

-         Credo di doverti ringraziare per avermi fatto incatenare qui, dal momento che avevo già attraversato questo deserto con Eragon, poiché questa grotta protegge sia me che Castigo dal caldo cocente del giorno e dal gelo della notte…- le disse, ma il suo tono non ricordava neanche lontanamente, quello grato di un ringraziamento, piuttosto pareva che lui volesse scatenare in Isis una qualche reazione.

Ed in effetti, la ragazza si sentì umiliata, colpita da quelle parole, come fossero state lo schiocco secco di una frustata e, sollevando finalmente con decisione gli occhi, inchiodandoli a quelli di lui, lo interrogò, dura:

-         Cosa ci fai, qui?- i muscoli del viso erano tirati, gli occhi gelidi.

-         Non lo immagini, Dark Angel?- la voce ridotta a poco più di un sussurro, ma ferma, come se avesse voluto farla arrivare alla soluzione con le sue sole forze.- In tempi incerti come questi, non possiamo ignorare che sia giunta l’ora che ogni popolo, ogni razza in Alagaesia, si schieri fianco a fianco, dimenticando qualsiasi differenza, qualsiasi discordia, per dimostrare a Galbatorix che la libertà è il nostro bene più prezioso, e mai saremo disposti a rinunciare a combattere pur di non perderla. Persino le Amazzoni, pur essendosi nascoste a lungo, non dovrebbero tirarsi indietro ad un tale richiamo.-

-         Bella arringa, Cavaliere. Vuoi che riporti le tue parole alle nostre regine, e che le diffonda tra le mie sorelle?- gli domandò Isis, rimbeccandolo, mentre il suo cuore era atterrito, eppure allo stesso tempo sollevato, da quel discorso.

-         Isis…perché chiami “sorelle”, donne che con te non condividono nulla? Perché parli di “regine”? Non ricordi che sei una Dark Angel? Non ricordi che i due elfi che vi fondarono, vollero che il tuo popolo fosse un fiero vessillo di libertà? Tu non sei un’Amazzone, Isis, non hai nulla a che spartire, con loro. Certo, anche queste donne compongono un popolo fiero, ma è inutile che tu menta a te stessa, come puoi rinnegare le tue radici?- la riprese Murtagh, senza mai abbandonare il suo sguardo, fremendo, poiché era chiaro che avrebbe voluto aggiungere altro, ma non poteva, dal momento che non erano soli; mentre invece lei, tentava di evitare i suoi occhi scuri, che sembravano capaci di leggerle nell’anima, e di disintegrare le poche certezze che si era costruita, e dietro le quali, effettivamente…si stava nascondendo.

Repentino, un nodo strinse la gola di Isis, come una morsa talmente serrata che le impediva di respirare, di pensare, di fare ogni cosa, eccetto attivare uno strano bisogno di fuga. La ragazza infatti, sbirciò il viso del Cavaliere, di sott’ecchi e si affrettò a rimettersi in piedi, mentre faceva cenno ad Elisandros di tornare sui propri passi, verso l’entrata Ovest; fece quindi, per seguirla…ma d’improvviso, Murtagh con un leggero rumore di catene, riuscì ad afferrarle la mano.

La Dark Angel sussultò appena, e avrebbe urlato se il Cavaliere, con un gesto fulmineo, non l’avesse attirata a sé, facendola cadere di nuovo in ginocchio, e portandole addirittura una mano sulle labbra, per paura che potesse reagire in maniera inaspettata.

Ormai, il buio circondava entrambi, poiché Elisandros era lontana, e non si era accorta di nulla; Isis quindi tremò, quando la guancia leggermente ruvida per gli ispidi peli della barba, di Murtagh sfiorò la sua, e trattenne il respiro, tesa, il cuore che le battè più veloce, nel momento in cui le labbra del ragazzo furono sul suo orecchio:

-         Questa situazione non mi sembra poi così diversa dalla prigionia cui Galbatorix ti aveva condannata, ma per me, la pena più grande è…- le sussurrò, e Isis sentì che il respiro caldo di lui, sul suo collo, stava facendo sbriciolare la pietra in cui le sue membra si erano trasformate. Poi, quando si interruppe, il corpo di Isis si fece di nuovo rigido: senza sapere bene perché, si sentiva lievemente risentita; avrebbe voluto allontanarsi quel tanto che bastava per guardarlo in faccia, per assicurargli che lei avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per far liberare sia lui sia Castigo, così che non avrebbe dovuto soffrire più alcuna pena, causata dalla lontananza del suo drago; ma nell’oscurità il ragazzo le cinse i fianchi con le braccia, per avvicinarla maggiormente a sé, quasi con uno strattone. Isis, si ritrovò inginocchiata tra le gambe di Murtagh, divaricate, la pelle scura del suo ventre a contatto col torno nudo di lui.

La Dark Angel rimase impietrita per qualche istante. Non sapeva cosa stesse succedendo, né come avrebbe dovuto comportarsi: la sua mente le urlava di opporre resistenza, il suo corpo invece, la spronava a restare, ad aspettare, a godere del tocco gentile di Murtagh, che le stava carezzando con la lentezza estenuante di una dolce tortura, la schiena.

Senza neanche la forza di respirare troppo profondamente- consapevole che qualsiasi rumore sarebbe risuonato nella caverna, poderoso come un tuono.- Isis restò immobile tra le braccia del Cavaliere, a stupirsi di come i suoi muscoli si piegassero docilmente sotto il tocco dell’uomo, a crogiolarsi in quell’abbraccio che sembrava lasciarle sulla pelle scie di fuoco sottile e sconvolgente.

La ragazza tentò di opporre un’ultima disperata resistenza, perché sapeva che sarebbe bastato un altro secondo perché cedesse all’istinto- zittendo definitivamente le urla della ragione- e avrebbe premuto le labbra su quelle di Murtagh, forse avrebbe anche preso le sue mani callose tra le proprie, per guidarlo a scoprire il suo corpo, la sua intimità; ma il Cavaliere, la supplicò:

-         Ascolta, Isis. Ascolta il tuo corpo: non avverti che anche lui, come me, ha sofferto, per la nostra lontananza?- le fece notare, serrandole tempestivamente le mani attorno ai polsi quando, una volta che le sue parole furono penetrate sotto la pelle della ragazza, lei tentò ancora una volta di allontanarlo, opponendogli resistenza.

-         Isis, perché scappi? Non puoi negare ciò che senti…- attirandola ancor di più a sé, le posò le labbra su una guancia, in un bacio delicato.

-         Isis?- la chiamò tuonando dal silenzio, Elisandros che era poca distante, allarmata.

-         Svelta, vai, ma ti prego prometti che tornerai a trovarmi…Sono stato felice di vederti.- le confessò, con la voce che nascondeva un sorriso speranzoso.

Quindi, con un leggero rumore di catene la aiutò ad alzarsi, per poi sentirla correre, mentre si allontanava nel buio, diretta all’uscita, dove Elisandros la chiamava ancora, in attesa.

E va bene, Cavaliere, ti sei divertito, spero solo che il vostro contatto fisico non abbia disorientato Isis più di quanto non lo sia già. Considerò l’Eldunarì del drago di Vrael, nascosto in una sacca pentente dai pantaloni del ragazzo.

Maestro, non sei stato tu a dire che Isis è trincerata dietro una fittissima rete di paura? Che l’ha quasi isolata da tutto il resto? Castigo le ha parlato- visto che sin da quando siamo stati liberati, Isis sembra voler parlare solo con lui- in maniera sincera, mentre io ho cercato di risvegliare i suoi istinti, perciò non potrà restare sorda a lungo, ad entrambi, perché io la conosco, completamente, intensamente… replicò il ragazzo, mangiando la carne essiccata che gli era stata portata, non senza una certa delusione, per il gelido comportamento di Isis, per la difficoltà che mostrava ancora nel guardarlo…

Perciò, fissando l’acqua nella scodella di legno, Murtagh divinò la ragazza, e rimase ad osservarla, stendendosi a terra, il ventre contro il pavimento della caverna.

 

Isis si era appena allontanata dalla Sala di Pietra al seguito di Elisandros, ed entrambe sembrava si stessero dirigendo al gigantesco falò che svettava in lontananza, sullo sfondo della notte.

L’Amazzone castana dagli occhi grigi, notando che la Dark Angel era decisa a superarla, tenendo lo sguardo basso , per lasciarsi alle spalle quanto era successo; l’afferrò con forza per un braccio, arrestandone il passo, e anzi, facendole sbattere la schiena contro uno dei pali che reggeva una tenda:

-         Isis, ti prego, spiegami cosa è successo, poco fa?- non era una richiesta.

La ragazza impiegò moltissimo a rispondere, perché le risultava difficile persino sollevare la testa:

-         Oh, nulla Elisandros: è solo accaduto che sei stata troppo veloce ad uscire, perciò sono rimasta al buio, e sono stata costretta a muovermi più lentamente…- si giustificò, sviando l’intera faccenda.

-         Non mi riferivo a quello, Dark Angel. Visto che hai difficoltà a parlarne ti dico cosa ho dedotto io: tu conosci quel Cavaliere, altrimenti non l’avresti mai chiamato per nome, e ne sei anche spaventata, per di più, tanto che credo che fossi in fuga da lui, quando sei arrivata da noi…- ipotizzò la donna.

Isis sussultò, come se fosse stata schiaffeggiata e si affrettò a chinare la testa, come fosse stata scoperta a compiere un crimine.

Quando finalmente Elisandros allentò la presa, le due donne si unirono alle altre Amazzoni, mangiarono tutte assieme, e parlarono- fu sconvolgente vederle divise per la decisione su quello che sarebbe dovuto essere il destino di Murtagh e del suo drago; ed Isis fu addirittura sorpresa di scoprirsi tra le poche che difendevano la possibilità che Murtagh non fosse giunto per far loro del male, e che, quindi, poteva essere lasciato parlare- ma quando fu il momento di liberarsi delle preoccupazioni, di rigenerarsi attraverso il ballo, la Dark Angel fu l’unica a non danzare.

 

Fare ritorno alla sua tenda le parve un’impresa. Non seppe come, ma dopo un’eternità, riuscì ad abbandonarsi sul letto, tuttavia, restare immobile, non aiutò affatto Isis. La mente le rovesciò addosso una serie di ricordi, pensieri e rimorsi che la travolsero con l’impetuosità e la veemenza di un fiume dalle rapide profonde e dalla corrente agitata.

Non riusciva ad impedire che le venissero addosso, che la dilaniassero, che la pugnalassero, anche se lei, raggomitolata come una bambina sotto le coperte- tirate fin sopra la testa- continuava ad agitarsi, e a muoversi a scatti, nella speranza di scacciare via quei pensieri, eppure ogni volta, loro tornavano, trascinandola nuovamente alla loro mercè, con più forza di prima, tanto che ad un tratto, Isis si rese conto che il nodo che sentiva incastrato in gola, le impediva di respirare; le orecchie non riuscivano a far smettere di risuonare incessantemente le parole del Cavaliere, pari ad una condanna; ed il suo corpo, poi, traditore! Sembrava davvero non voler allontanare il ricordo di quelle carezze.

Rannicchiata sotto il lenzuolo, Isis si ritrovò ancor più appallottolata su se stessa, la pelle che le bruciava, le mani a premerle con forza sulle orecchie, mentre si mordeva le labbra per proibirsi di urlare.

Le pareva di essere senza volontà, senza forze; l’unica possibilità di cercare di liberarsi da quel malessere sconosciuto, e che pure le era famigliare, perché le sembrava la stesse seguendo come un’ombra dalla Du Weldenvarden; fu scoppiare a piangere.

E tuttavia, mentre le lacrime le bagnavano il viso, i pensieri e le preoccupazioni non si arrestavano, continuarono invece, ad aggredirla come mille lame indagatrici, mille giudici crudeli che stavano violando la sua tranquillità.

Perché non si era ribellata quando Murtagh l’aveva abbracciata? Perché il suo corpo, le proibiva di dimenticare il calore delle sue carezze? Ed i suoi occhi? Perché non smettevano di farle ricordare quanto fosse bello, anche a torso nudo? E come si spiegava, quel desiderio recondito, che aveva provato di sfiorarlo? Perché poi, le aveva parlato in quel modo crudele? Come mai non aveva voluto riconoscerla come “Amazzone”? E se non apparteneva a quella schiera di donne guerriere, lei chi era? Perché Murtagh non riusciva a capire che voleva essere lasciata libera? Che voleva lasciare lui, libero? D’altro canto, cos’altro poteva volere quell’uomo, se non il sesso, da una donna che, aveva scoperto, su era concessa a lui solo per dargli la possibilità di liberarsi dalla schiavitù impostagli da Galbatorix? sarebbe stato un miraggio che lui fosse giunto nel Deserto di Hadarac, perché l’amava…

Dopo il primo, profondo, coraggioso respiro, a seguito di quella valanga di considerazioni, Isis comprese che stava impazzendo: quel senso di inadeguatezza, di colpa che sperava di essersi lasciata alle spalle, fuggendo dalla Du Weldenvarden si era ripresentato, e le stava divorando il cuore, ancora più in profondità e con maggiore intensità che mai.

Giunse alla conclusione di essere inadatta, di non potersi neppure permettere di sognare quell’uomo, poiché non era alla sua altezza. E allora desiderò svanire, sotto la sabbia, sotto la sacra terra di Alagaesia, per non essere più un problema, né fonte d’imbarazzo per nessuno, neppure per se stessa. Ma, nello stesso istante in cui espresse quel desiderio, si rese conto che tutta la sua vita- mentre aveva visto morire il suo popolo, senza potersi riunire a loro, mentre giungeva al palazzo di Galbatorix con l’intento di rubare informazioni, assieme all’ultimo uovo di drago, mentre si concedeva a Murtagh…- era stata un errore.

Ed ora che il figlio di Morzan l’aveva smascherata, spiegandole che non poteva nascondersi dietro un’identità che non le apparteneva, comprese che persino la terra di Alagaesia l’avrebbe rigettata dal proprio grembo, poiché non possedeva un’identità, né si era distinta per qualche atto nei confronti di quell’isola.

Disperata, straziata, dilaniata, quindi, Isis si ritrovò a spalancare la mente e ad invocare il proprio maestro, ma smise quasi subito, poiché immaginò di avvertire la più pura delusione verso di lei, nella sua essenza e non seppe se si sentiva pronta a sopportarlo.

Per la frazione di secondo successiva, ipotizzò di recarsi da Murtagh, per fare l’amore con lui- poiché non poteva negare di non riuscire a zittire il desiderio che provava, di carezzarlo, sfiorargli i pettorali nudi, scolpiti, e sperò che il ragazzo non l’avrebbe rifiutata, che, anzi, sentisse ancora qualcosa nei suoi confronti, qualsiasi cosa abbastanza forte da permetterle di rifugiarsi tra le sue braccia, di trovarvi almeno un minimo conforto.

Non le importava cosa le avrebbe fatto, se fosse arrivato il dolore, perché forse con quell’atto sarebbe riuscita a sparire, nell’abbraccio del Cavaliere.

Ma poi, non fece nulla, perché i muscoli le si erano raffreddati di colpo, e protestavano; quindi, rimase lì, immobile, finchè il sole non sorse, ferendole gli occhi.

 

Trascorsero altri due giorni prima che Isis trovasse la forza di parlare con le regine della liberazione di Castigo, e perché queste si lasciassero persuadere.

Furono due giorni d’inferno, durante i quali alla ragazza parve di essere costantemente osservata, da chiunque: le Amazzoni la fissavano guardinghe, poiché doveva essersi sparsa tra loro l’ipotesi che di una relazione tra lei e il Cavaliere da poco arrivato, mentre Murtagh, la sottoponeva ad un vero e proprio interrogatorio, quando si vedevano, domandandole come mai non dormisse, visto che le sue occhiaie si facevano sempre più marcate; o come mai non lo guardasse o gli parlasse a malapena, dal momento che ormai erano lontani dal regno degli Elfi.

Più di una volta, durante quel periodo che le parve interminabile, Isis sentì che stava per crollare, sbriciolandosi in tanti pezzi, e tuttavia, ringraziando il fatto che Castigo, le parlasse ininterrottamente di Emera, la ragazza trovò la forza di alzarsi in piedi, e parlare, la seconda sera, dinnanzi a tutto il popolo delle Amazzoni riunito al falò.

-         Sorelle, come molte di voi hanno osservato, le riserve di cibo iniziano a scarseggiare, poiché dobbiamo utilizzarle in gran parte per sfamare il drago imprigionato nella Sala di Pietra, quindi, propongo di liberarlo, perché possa cacciare, nutrendosi da solo.- disse, ed impietrì quando, per un attimo, le Amazzoni ammutolirono, tutte assieme, come fossero state un solo essere.

-         Isis, sei impazzita? Perché dovremmo liberarlo? Per permettergli di annientarci, come accadde al tuo popolo?- intervenne la regina Ippolita, scandalizzata, e quando si alzò in piedi, Isis comprese di doversi mettere in ginocchio e tuttavia, non lo fece, perché le sue parole l’avevano colpita in pieno petto, raggelandola; tanto che Pentesilea, che aveva notato la reazione della ragazza, fece segno alla sua coreggente di usare delicatezza.

-         Regina, il mio era solo un suggerimento, per impedirci di morire di fame. Il drago che tanto temete è una delle creature più nobili, e superiore a qualsiasi altra in tutta Alagaesia; non ci farebbe mai del male, perché il suo unico cruccio, ora, è potersi riunire al proprio Cavaliere, col quale condivide i pensieri, e col quale è una cosa sola.- le informò e, nella regione più recondita del suo cuore, fu felice di quell’apologia in favore di Castigo.

-         Da come ne parli, si potrebbe pensare che lo conosci molto bene…- osservò Pentesilea, alzandosi in piedi anche lei mentre la strana, sconosciuta luce che Isis aveva già visto, le faceva scintillare di nuovo gli occhi.

-         È così, regine, lo conosco a tal punto che vi assicuro che non avrete nulla da temere: non si allontanerà dal suo Cavaliere, lo so perché mi ha concesso una connessione mentale con il suo io, infatti- ed Elisandros può testimoniarlo- quando mi reco da lui, Castigo parla solo con me, servendosi di un flusso di pensieri che nessun altro, quindi, può avvertire.- spiegò, la ragazza, non senza un certo imbarazzo, allontanato però dalla sincerità delle sue stesse parole, anche se, si rese conto, era impossibile rendere appieno il legame che Murtagh e Castigo condividevano, così come quello che lei aveva con il drago.

Ippolita e Pentesilea, si scambiarono un lungo, eloquente sguardo, infine, l’Amazzone mora decretò:

-         E sia, il drago cremisi sarà liberato..-

-         …ma se accadrà qualsiasi cosa, se dovesse anche solo ferire una di noi, tu, Isis, pagherai con la vita, quest’errore.- completò Ippolita, minacciosa.

Quindi, nonostante la paura per quelle parole- poiché non poteva certo garantire totalmente per il comportamento di Castigo- Isis, con una strana sensazione di vittoria che le fioriva in petto, seguita da Elisandros e da altre sorelle, si recò a liberare Castigo, non appena sorse il sole del terzo giorno.

Dopo alcuni minuti di dolcissime dimostrazioni d’affetto,- poiché Castigo atterrò Isis ed iniziò a lambirle il volto in segno di ringraziamento- il drago cremisi si acciambellò davanti all’ingresso Ovest della Sala di Pietra per sentirsi vicino al suo Cavaliere, e rimase lì tutto il giorno, allontanandosi per poco tempo, solo per cacciare, avvalorando quindi, agli occhi delle Amazzoni, la tesi di Isis secondo cui, Castigo ed il suo Cavaliere condividevano un legame indissolubile.

Alla vista di quel comportamento, la mente di Isis si svuotò: per un attimo interminabile, quel giorno, la valanga di convinzioni distorte dalla paura che le impedivano di ragionare, venendole addosso in ogni momento, svanirono, e la ragazza non riuscì a spiegarsi come mai si sentisse profondamente triste, percependo in prima persona l’impossibilità di riunione tra Murtagh e Castigo.

Quel giorno, quindi, non partecipò a nessuna delle attività che di solito condivideva con le Amazzoni, e trascorse, invece, tutto il tempo a passeggiare, lasciandosi portare dove andavano le sue gambe, mentre la testa era impegnata in mille machiavellici ragionamenti: anche se lei continuava a non sentirsi all’altezza di Murtagh, poiché era un Cavaliere, ed il suo cuore apparteneva già a qualcuno, il suo drago, per essere precisi; tempo prima, quando lui le aveva fatto notare che non era un’Amazzone, non ne aveva annullato del tutto l’identità, bensì l’aveva riconosciuta come Dark Angel.

Ebbene, spinta da un moto d’orgoglio, come tale, come depositaria degli usi del suo popolo, avrebbe osservato la loro legge suprema- ossia quella di porsi al più completo servizio dei Cavalieri dei Draghi; e poiché ce n’era uno, incatenato nella Sala di Pietra, decise che avrebbe fatto di tutto per liberarlo, al fine di fargli assolvere il compito per cui era giunto tra le Amazzoni. La ragazza riconobbe poi la saggezza nelle parole che aveva udito dalle labbra di Murtagh, e sperò che dopo aver persuaso Ippolita e Pentesilea ad unirsi ai Varden, ed a qualsiasi altro popolo di Alagaesia contro Galbatorix; il Cavaliere l’avrebbe lasciata sola a cercare di realizzarsi, in una veste che non le apparteneva, ma pur sempre sola, lontana da lui che, non seppe spiegarsi perché, sembrava spingerla sempre a fare pazzie, a dimostrare cosa sarebbe stata capace di fare, verso un limite che lei però, non vedeva mai, poiché dimostrava ogni volta di essere abbastanza coraggiosa- o forse folle- da non aver paura di valicarlo.

Infervorata, quindi, dall’unico obiettivo di far liberare Murtagh, convinta che fosse ingiusto e infantile cercare di intralciare con un rifiuto l’imminente arrivo della guerra; Isis spiccò una corsa che la rese sorda a qualsiasi altra cosa, all’infuori delle proprie convinzioni, e del mondo che le stava attorno, ridotto ad una serie di macchie gialle, ambrate e calde. Giunse alla tenda profumata di loto, come una forza della natura, col fiato corto e guadagnò soltanto che, mentre si inginocchiava al cospetto di Ippolita e Pentesilea, queste la fissassero confuse, in attesa, di chissà quale cattiva nuova.

-         Regine,- esordì la ragazza, senza curarsi di non essere sola, poiché oltre alle due regine, qualche altra donna guerriera presidiava la tenda.- sono qui, per chiedervi la liberazione del Cavaliere che è ancora imprigionato nella Sala di Pietra.- disse, solenne e decisa.

Un’ondata di stupore sfiorò tutte le Amazzoni presenti nella tenda che, ammutolirono immediatamente.

-         Questo mai.- decretò ferma Ippolita, le labbra serrate, fiamme smeraldine che le incendiarono le iridi.

Pentesilea attese ancora qualche istante, prima di parlare, presa com’era ad osservare la nuova arrivata, che stava ancora imparando le loro usanze.

-         Perché chiedi una cosa simile, Isis?- domandò, alla fine.

La Dark Angel sollevò gli occhi chiari, una ruga di confusione le increspava la fronte:

-         Non capisco, regina Pentesilea…- sussurrò di rimando.

La mora Amazzone fissò gli occhi scuri nei suoi, e la sua voce graffiante giunse alle orecchie di Isis come lontana, come un’onda che si era infranta contro il suo essere, colpendola.

-         Perché chiedi proprio questo, Isis? Visto ciò che ti ha fatto, avresti potuto chiedere che fosse ucciso, invece, sei qui, per la liberazione di quel Cavaliere…- le fece notare, in quella spiegazione che la colse di sorpresa.

-         Regina, domando questo proprio perché quell’uomo è un Cavaliere, ed ho ascoltato ciò che vuole dirvi: è solo un ambasciatore, perché non dovremmo fidarci?- replicò la Dark Angel, semplicemente.

-         Oh, no, Isis: non è solo un ambasciatore. Egli è principalmente un Cavaliere, e da ciò che ho visto, da ciò che tu stessa mi hai raccontato, credo che sia più sanguinario di qualsiasi suo fratello. Eppure l’ho osservato, vi ho osservati, sin dal primo giorno in cui è giunto qui.- spiegò la mora. Isis, avvertendo che un velo d’inquietudine le si posava sul cuore, aprì la bocca per replicare, ma Ippolita, interessata al discorso della compagna, alzò una mano, per troncare sul nascere qualsiasi protesta.

-         In questi giorni, Elisandros e molte altre sorelle sono state i miei occhi e le mie orecchie.- continuò Pentesilea, ignorando lo sguardo perso di Isis che, a quelle parole si sentì defraudata.- Non vuoi sapere cosa ho capito, Dark Angel?- ma non attese risposta.- Tu e quell’uomo condividete un legame.- quella sentenza la colpì come una montagna, e mai come allora la ragazza si sentì fragile come una foglia nel vento.- Nonostante fosse giunto tra noi come ambasciatore, quell’uomo non ti ha mai tolto gli occhi di dosso, quando hai fatto la tua prima comparsa qui, né ha esitato ad estrarre la spada, quando gli sembrava che Ippolita fosse una minaccia, per te. Ed è bastata una tua parola, in quella strana lingua elfica, per zittirlo, per fermarlo, tanto che, nonostante il tuo animo bellicoso, si è lasciato docilmente disarmare ed incatenare. Eppure, ogni volta che vai nella Sala di Pietra per sfamarlo, so che ti poni sulla difensiva, come se lo temessi…- le attente osservazioni di Pentesilea, inserita in quella narrazione, lasciarono Isis senza parole; le parve infatti, che la sua anima fosse stata messa a nudo, che l’Amazzone mora fosse stata fin dall’inizio in grado di leggerle dentro, ogni volta che la fissava con quel suo sguardo furbo.

Mai, prima di allora Isis aveva desiderato tanto ardentemente raggomitolarsi a terra, fino a farsi piccola piccola, perché nessuno la vedesse tanto fragile, e si abbracciò il ventre, perché d’un tratto aveva iniziato a sentire freddo.

Avvertì una mano sollevarle il mento e, proprio mentre stava per cedere ad un pianto, scorgendo il viso di Pentesilea che torreggiava sul suo, si costrinse a ricacciare ogni singola lacrima indietro.

-         Io non lo temo.- bisbigliò, ma non ebbe la forza di aggiungere sono solo infelicemente…innamorata di lui, visto che so che non sarò mai alla sua altezza, che non sarò mai degna di lui. Ciò che la sua mente le suggerì, lesta come un lampo, rimase infatti, custodito nel suo cuore, che fu squarciato da una fitta di dolore.

-         Bene, perché spero che tu sia consapevole d qualcosa che è chiaro come la luce del giorno, un potere che solo tu possiedi…- la regina Pentesilea avrebbe di certo continuato se Isis, fissandola con foschi occhi, quasi fuori dalle orbite, non avesse scosso la testa, confessando sinceramente:

-         Regina, temo di essere rimasta cieca, a quanto dite…-

-         Non vedi che…sei l’unica in grado di…dominarlo? L’unica cui quel Cavaliere obbedisce?- le fece notare l’Amazzone mora, facendo convergere su di sé lo sguardo di tutte le donne presenti in quella tenda.

Isis rimase a bocca aperta, gli occhi strabuzzati: le parole di Pentesilea le risuonarono nelle orecchie come echi lontane, echi impossibili, più simili a delle filastrocche da bambini, senza senso, piuttosto che a delle parole di senso compiuto. Sarebbe voluta scoppiare a ridere, ma l’unico suono che le scivolò via dalle labbra fu un suono strozzato, rigido, forzato:

-         Regina, egli è un uomo libero, non obbedisce a nessuno…- Isis stava per completare la frase, ma Ippolita la interruppe, sopraggiungendo:

-         Ne sei sicura, ragazza? Non sei stata forse tu a dire che era schiavo del tiranno Galbatorix? E non è stato forse lui a confermarci che ormai è libero? Scommetto ciò che vuoi che la sua liberazione è stata merito tuo.- Ippolita la fissò per un lungo istante, come se stesse indagando nella sua anima poi, mentre si passava le dita tra le treccine bionde, legate in un’unica coda di cavallo, domandò:

-         Dimmi, Isis: ti ha posseduta?-

La Dark Angel ammutolì, il suo viso si fece cereo, serrò gli occhi e tenne le mani strette a pugno lungo i fianchi. Non voleva parlare di faccende tanto private, le parve infatti, che la stessero violando, indagando così profondamente nella sua intimità. Ed inoltre, finalmente comprese che il legame che la univa a Murtagh non poteva essere ridotto a quelle poche, crude parole, perché lui non l’aveva posseduta, bensì lei gli si era concessa totalmente, anima e corpo e si erano appartenuti a vicenda, si…conoscevano, tanto che lei non appena l’aveva visto nella Sala di Pietra a torso nudo gli occhi scintillanti, l’aveva di nuovo desiderato, dimenticandosi del dolore che aveva provato quando Murtagh l’aveva allontanata da Uru Baen, tanto che il suo corpo si era piegato docilmente alle carezze del ragazzo…eppure, a soffocare tutte quelle belle sensazioni, sopraggiunsero di nuovo le ultime parole con le quali Murtagh l’aveva umiliata, che le risuonarono nelle orecchie come se fossero state urlate.

-         Non credo che siano affari vostri…- si risolse quindi, a replicare, dura, mentre qualcosa nel suo petto tornava a sbriciolarsi, aprendo una voragine, minacciando di farvi precipitare il suo cuore.

-         Ma bene, Isis.- disse Pentesilea, abbozzando un mezzo sorriso fissandola negli occhi, mentre i suoi, scuri, trasudavano rispetto nei suoi confronti; infine, l’Amazzone mora schioccò le dita e, rivolgendosi alle due sorelle più  vicine all’uscita, ordinò loro:

-         Sorelle, liberate il Cavaliere che si trova nella Sala di Pietra e portatelo qui…- quelle due quindi, seppur confuse, obbedirono subito.

Isis, spaesata per quel comportamento, fece per scuotere la testa: le era sembrato troppo facile che con poche, sincere parole, fosse riuscita ad ottenere ciò che aveva chiesto. Doveva forse aspettarsi un tranello?

-         Avanti ragazza, alzati.- la sollecitò la regina, rivolgendosi ad Isis, questa volta.

La Dark Angel fece prontamente ciò che le era stato detto, e quando fu finalmente in piedi, la regina Pentesilea davanti a lei, avrebbe voluto ringraziarla per averla esaudita, ma nel momento in cui gli occhi neri dell’Amazzone scintillarono sinistri, come se stessero nascondendo un segreto, la ragazza la fissò di sott’ecchi, rabbrividendo, i muscoli tesi, per prepararla al peggio.

La regina delle Amazzoni prese quindi, a girarle attorno, camminando lentamente, tanto che alla ragazza parve di esser stata messa alle strette da una pantera affamata che da un momento all’altro, sarebbe potuta saltarle alla gola.

-         Isis, coraggiosa, folle Isis non avevi forse espresso il desiderio di far parte del nostro popolo, per seguire le orme di tua madre?- le domandò allora Pentesilea, con un lieve atteggiamento quasi irrisorio, incurante del brusio che andò immediatamente a fare da sottofondo alle decine di sguardi attoniti che si puntarono su Isis.

La Dark Angel ne sentì il peso addosso, il bruciore sulla pelle e tuttavia, nonostante avesse voluto chinare di scatto la testa, per nasconderla tra le scapole, trovò la forza di tenere gli occhi fissi davanti a sé, per esalare:

-         Sì…- perché, ora temeva quelle parole?

-         Bene. Se ben ricordi, ti dissi che saresti stata sottoposta ad una prova, per dimostrarci che sei degna di portare il nome di Amazzone.- osservò la donna mora, continuando.

Isis sprofondò nell’oceano nero delle sue iridi mentre annuiva.

-         E sai quale prova ho scelto per te, ragazza?- l’apostrofò ancora, mentre le voltava le spalle per un secondo, giusto il tempo di incrociare gli occhi verdi di Ippolita, e farle un impercettibile cenno d’intesa con la testa, che le fece lanciare nelle mani della Dark Angel una lunga lancia dalla punta acuminata.

Isis, dopo averla afferrata quasi senza pensare, forte dei suoi riflessi, lasciò guizzare lo sguardo stralunato e confuso, dalla regina Ippolita all’arma, più e più volte, mentre sentiva che le sembrava stranissimo, tremendamente…sbagliato, stringere quell’asta tra le mani.

Proprio nell’istante in cui stava per aprire bocca, poi, domandando quale fosse la prova che Pentesilea aveva ideato per lei, l’entrata della tenda frusciò lievemente, per annunciare l’ingresso delle due Amazzoni che erano state inviate a liberare Murtagh. Ad Isis si incastrò il respiro in gola quando scorse la figura del Cavaliere, tra le due, e non si curò del fatto che stesse dando le spalle ad Ippolita e Pentesilea, per osservarlo, perché i suoi occhi sembrarono non riconoscerlo, eppure, allo stesso tempo, sembravano non stancarsi mai di prendere confidenza con quell’uomo…

Murtagh venne gettato a terra dalle due donne, con il chiaro intento di umiliarlo, aveva le mani legate dietro la schiena nuda, ed era completamente disarmato, stava ripiegato sul petto scolpito e madido di sudore. Il viso, ricoperto da un lieve strato di barba, dovuto a quei giorni di inedia, sembrava stanco, striato di ombre, ora che i ricci gli erano venuti leggermente avanti, e tuttavia, non attese per alzare gli occhi, intrecciandoli a quelli verde acqua di Isis, non appena percepì la presenza della ragazza.

-         Uccidilo, Isis. Uccidi quest’uomo e dimostrerai di essere valorosa quanto ogni altra Amazzone.- le ordinò Pentesilea.

La Dark Angel quindi, sussultò sentendosi come se la terra le stesse franando sotto i piedi, e continuando a non distogliere lo sguardo da lui, le parve che le parole della regina mora risuonassero ancora e ancora nella tenda, propagandosi in ogni angoli come i cerchi concentrici che si formano a pelo d’acqua quando si lancia un sasso in un lago.

Il silenzio che scese tutt’attorno, fece scivolare il padiglione profumato di loto e tutti coloro che c’erano dentro, in un attimo senza tempo, tanto dilatato che ad Isis parve di avvertirlo sulla pelle, fin nelle ossa, scandito solo dai battiti frenetici del suo cuore, che pulsava come impazzito, spaventato di dover prendere quella decisione folle, mentre le sembrava di essere costretta a sostenere tutto il peso del mondo da sola.

La mente della Dark Angel iniziò a lavorare spedita: pensò che spezzare in due la lancia sarebbe stata la cosa giusta da fare, o forse avrebbe dovuto gettarla lontano, per far correre le mani a serrarsi attorno allo Specchio dell’Anima; ma mai una volta sfiorò l’ipotesi di togliere la vita a Murtagh, poiché l’idea di vedere la luce abbandonare gli occhi del Cavaliere, a causa della sua mano omicida già iniziava a tormentarla,e sicuramente l’avrebbe dilaniata per sempre- anche se immaginava che quel gesto, potesse esser visto dalle Amazzoni come il giusto prezzo che Murtagh doveva pagare per aver sterminato i Dark Angel e seminato terrore in tutta Alagaesia, nei tempi passati. Inoltre, se avesse obbedito a quell’ordine senza senso cosa ne sarebbe stato di Castigo? Il drago cremisi sarebbe morto, e lei, Isis, la Dark Angel protettrice di draghi e Cavalieri si sarebbe trasformata in un’ammazza draghi…

Comprese finalmente, che ciò che le era sto chiesto era totalmente sbagliato, così, anche se avrebbe voluto nascondere il profilo del suo viso dietro le mani, si costrinse a restare con la testa dritta, mentre abbandonava la lancia a terra… il suono dell’arma, a contatto col suolo fu attutito dalla sabbia, ma alla ragazza parve che le fosse risuonato nelle orecchie, terribile, come il rombo di un tuono.

-         No, regina. Non lo ucciderò.- decretò quindi, con il tono fermo, mentre, dopo aver incrociato per l’ultima volta lo sguardo di Murtagh, si voltava verso i due troni, dai quali, sia Ippolita, che Pentesilea si erano alzate, stupite.

-         Isis, devo forse pensare…- stava per dire una delle due, ma la Dark Angel non si concentrò su quale fosse, perché le interruppe:

-         Dovete pensare, regine,che dinnanzi a voi c’è un Cavaliere di Drago.- sentiva che il sangue le si era trasformato in fuoco liquido mentre prendeva il controllo della situazione, stanca com’era di quelle prese in giro, di quelle trappole, mentre finalmente capiva, riconosceva che c’era qualcosa di più importante per cui combattere, come la libertà di Alagaesia.- Stavate per chiedermi di togliergli la vita, dimostrandovi cieche e sorde a ciò che vi ho spiegato su di lui. A causa della follia di Galbatorix quasi tutti i draghi sono stati sterminati, soltanto tre sono riusciti a sopravvivere, e si stanno prodigando per riportare la speranza in Alagaesia. Come potete desiderare la sua morte? Come potete chiedermi di macchiarmi le mani del suo sangue, rendendomi, quindi, simile a quel folle tiranno? Inoltre, non avevo forse detto che questo Cavaliere ed il suo drago condividono un legame indissolubile? Sono come due metà di uno stesso intero: se il Cavaliere morisse, infatti, morirebbe anche il drago. Ve la sentite di agire in modo tanto folle e crudele?- le rimproverò saggiamente, tanto che per la prima volta dopo tanto tempo le parve di udire nelle proprie parole la voce dell’Eldunarì del drago di Vrael,  e si ritrovò a sperare che sarebbe stato fiero di lei.

Lasciò quindi scorrere gli occhi chiari, sicura, certa di essere nel giusto, sulla platea di uditrici che le stava davanti, che sembravano mutate in un esercito di statue.

-         Se non mi credete, posso dimostrarvi che il drago cremisi percepisce persino quando il suo Cavaliere è in pericolo.- continuò, e si chinò a riprendere l’arma. – Elisandros, vieni.- la chiamò, brandendo per un secondo l’asta, e lanciandola all’Amazzone dagli occhi grigi, che, nonostante l’avesse afferrata prontamente, iniziò ad avvicinarsi piena di incertezza e confusione.

-         Dai, prova a ferirlo.- la invitò, dopo aver richiesto il silenzio generale.

L’Amazzone scrutò di nuovo Isis, con gli occhi grigi spaesati, senza capire, eppure dopo un attimo di titubanza, non rifiutò la sollecitazione.

Gli occhi verde acqua di Isis non abbandonarono un secondo la ragazza castana, né persero il suo più piccolo movimento, tanto che non potè impedirsi di sorridere vittoriosa, quando, un momento più tardi, il ruggito spaventato e minaccioso di Castigo, squarciò l’aria, nonostante l’animale fosse distante, facendo tremare persino la terra.

-         Grazie, Elisandros, hai dimostrato ciò di cui parlavo. Ora, getta l’arma, altrimenti quel drago non esiterà a staccarti la testa, se minaccerai ancora il suo Cavaliere.- la congedò, e mentre la donna guerriera si lasciava scivolar via la lancia dalle mani, fissando Isis in parte sconvolta, ma anche ammirata, la Dark Angel tornò a guardare  le regine delle Amazzoni, Ippolita e Pentesilea.

-         Condividono lo stesso destino, persino nella vita e nella morte?- domandò la regina bionda, leggermente ritrosa.

-         Esatto. Perciò vi consiglio di ascoltare ciò che quest’uomo ha da dire…- e, così dicendo mosse dei lenti passi, fino a trovarsi dinnanzi al Cavaliere.- Alzati.- gli ordinò, quindi, ma la voce le tremava, sembrava sul punto di svanire in una folata di vento.

Murtagh si mosse con una certa fluidità, nonostante non potesse usare le mani, suscitando lo stupore generale, e solo quando i suoi occhi scuri furono sullo stesso piano di quelli chiari della ragazza, Isis si portò alle sue spalle, ed estrasse lo Specchio dell’Anima dal sandalo, per insinuarne la lama tra le corde che stringevano i polsi del Cavaliere.

Il figlio di Morzan si massaggiò piano i polsi lievemente arrossati, fissandola con muta gratitudine con rapidi sguardi, poiché era tornata a comportarsi in modo sfuggente.

-         Di’ loro ciò per cui sei venuto qui…- lo esortò, nell’antica lingua.- regine, per favore, ascoltatelo. Io mi congedo, poiché già conosco il suo discorso.- continuò poi, rivolta alle Amazzoni che erano tornate a sedersi sui troni. Pentesilea quindi appoggiò il mento ad una mano, le labbra ornate da un sorrisetto di sfida, che tuttavia Isis non potè vedere, dal momento che aveva già voltato le spalle a tutto, ed a tutti, uscendo dalla tenda profumata di loto.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccomi con un nuovo capitolo! È solo la prima parte del capitolo 30(che dividerò in due, perché mi sono accorta che verrebbe troppo lungo)ma spero vi piacerà lo stesso, e soprattutto mi auguro capirete, perché rileggendolo mi rendo conto che è un tantino incomprensibile.

Il comportamento di Isis forse è un tantino criptico, ma la verità è che la paura la sta sconvolgendo, le sta facendo perdere tutte le sue certezze, persino la sua identità(a seguito della ricomparsa di Murtagh) perché è innamorata di Murtagh, ma visto che lui è legato al suo drago, e visto come l’ha trattata per scacciarla da Uru Baen,- oltre al fatto che crede che sia legato a Nasuada- è convinta che il Cavaliere non la ami(cosa che invece, bhè ditemi voi come definireste il comportamento di Murtagh…)e quindi vorrebbe allontanarlo, lasciarlo libero, purchè anche lei sia lasciata in pace dagli spettri che la inseguono da quando se n’è andata dalla Du Weldenvarden; ma allo stesso tempo, come Dark Angel, sente di non poter voltare le spalle al suo compito principale, ossia quello di proteggere i Cavalieri dei Draghi.

Spero che tutto questo si sia capito.

 

 

Detto questo aggiungo che, per la risata di Castigo potete tenere presente la risata di “Sdentato” in Dragon Trainer, e poi…bhè che ne pensate di Emera e Castigo? ^_^

 

Ringrazio infine, Shyel per aver aggiunto la storia tra le seguite, e Mora18,_Lucrezia97_, Mizzy e  Arcadia_Azrael per aver commentato l’ultimo capitolo: le vostre parole mi hanno fatto infinitamente piacere, e, tranquilli/e a tutti/e coloro che hanno iniziato da poco a leggere la ff, attenderò quanto vorrete. ^_^

Ci si legge nel prossimo capitolo!

 

Un abbraccio

Marty23

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Capitolo 36
*** l'amore che risplende attraverso le avversità PARTE 2 ***


Capitolo 30

L’amore che risplende attraverso le avversità

Parte 2

 

Isis aveva vagabondato ore per l’accampamento, anche dopo che tutte le Amazzoni erano andate a dormire, cercando di ritardare il più possibile il ritorno nella sua tenda, evitando persino Castigo, per paura di ciò che le avrebbe detto, per non incontrare Murtagh, almeno fino a quando non fosse stato fortemente necessario.

Il cuore le batteva follemente, ad ogni passo si faceva via via più incerta perché il suo cuore ed il suo corpo fremevano, la supplicavano per essere di nuovo vicini a quell’uomo, ma la sua mente, le proibiva di andare da lui e partecipare dell’umiliazione che le stavano facendo subire le Amazzoni; perché sapeva che tutto si sarebbe ridotto ad una mera unione carnale, attraverso la quale la ragazza avrebbe solo dato al figlio di Morzan la conferma di non essere alla sua altezza.

Tuttavia, alla fine, quando ormai la notte aveva già steso il suo manto di buio su tutto il deserto, e la luna piena era alta nel cielo, Isis sentì che non riusciva a muovere più un passo e, vinta dalla stanchezza si costrinse a tornare nella sua tenda, avendo l’accortezza di munirsi di un piccolo vassoio con carne, datteri e una brocca d’acqua.

 

Lì dentro, tutto era immerso nel buio. Solo la sottile ragnatela argentea della luce lunare, che filtrava dall’unica finestrella della capanna, dava un vago profilo spettrale eppure magico a tutte le cose.

-         Isis…- la ragazza si sentì chiamare da una voce, dalla sua voce, nell’oscurità.

Ci fu un attimo di silenzio intensissimo, e denso di frasi che nessuno dei due sembrava aver la forza di dire, e che, tuttavia erano a fio di labbra, pieno di palpitazioni, di pause.

-         Cominciavo a temere che non arrivassi più…- continuò Murtagh, col tono basso, pacato, quasi roco, mentre i suoi passi, attutiti dalla sabbia si facevano più vicini alla ragazza.

-         Perdonami, Cavaliere: ti ho portato da mangiare…- tagliò corto lei, riuscendo ad esalare quelle poche parole, le ginocchia che le tremavano.

-         Perché continui a chiamarmi “Cavaliere”, Isis? Non siamo più tra gli Elfi. Devo iniziare a pensare che hai dimenticato il mio nome?- l’apostrofò con un lieve rimprovero mentre la sua voce era ancora bassa, e questa volta il cuore della ragazza mancò un colpo, avvertendo il respiro caldo di lui vicinissimo al suo orecchio.- grazie del cibo.- fece d’un tratto, togliendole il vassoio dalle mani da dietro, con poca grazia(poiché forse lo considerava un ostacolo, tra loro).- Le Amazzoni hanno detto che non potevo far nulla senza il tuo consenso, ma spero non ti dispiaccia se mi sono lavato e rasato il viso.- continuò ad incalzarla, questa volta con tono lievemente irrisorio.

Erano così vicini, ormai, che se Isis avesse fatto un passo indietro, avrebbe potuto sentire contro la schiena il petto di lui che si alzava e si abbassava, per il respiro. Scelse perciò di voltarsi, di modo da poterlo guardare in viso, e anche se non poteva distinguere altro che la sagoma del suo corpo e lo scintillio dei suoi occhi, le mancò il respiro costatando quanto fosse bello, ora che si stagliava contro la luce lunare, a causa della quale i suoi ricci sembravano più scuri, i lineamenti del suo viso più duri…

-         No di certo…anzi, non avrei problemi a cederti il mio letto, se volessi: io dormirei senza problemi sulla sabbia…- sussurrò lei, a disagio, mentre gli sottraeva la mano che Murtagh aveva afferrato per portargliela sulla sua guancia ben rasata.

-         Cosa? Vorresti contravvenire agli ordini delle tue amate regine? Cosa racconterai ad Ippolita e Pentesilea, domani, quando ti chiederanno cosa è successo stanotte? Mentirai?- le parole dure, irrisorie del ragazzo la ferirono, tanto da spingerla a tornare sui suoi passi, andandosene. Per sfuggire al tocco di Murtagh, che la stava circondando da ogni parte, senza lasciarle alcuna possibilità di fuga, infine, Isis trovò la forza di domandare, sforzandosi di sollevare il viso:

-         Dimmi…Murtagh, che cosa ci fai qui?- e si rese conto di quanto sforzo le costasse.

-         Le Amazzoni mi hanno ordinato di stare qui, per sottomettermi a te, poiché mi considerano solo un pezzo di carne e pensano che riuscirai a…dominarmi. Dicono che inizieranno a prendere in considerazione il messaggio che ho portato da parte dei Varden solo quando…bhè lo immagini…- le riferì, sinceramente, e si sarebbe esteso a prenderle il viso tra le mani, se Isis non si fosse retratta, sentendosi umiliata.- Non fare quella faccia sconvolta amore mio, non vedi che i nostri ruoli si sono invertiti? Quando eravamo ad Uru Baen non ti sei forse trovata in questa situazione anche tu? Ad essere sincero, ho notato somiglianze, con un ricordo che condividiamo entrambi, che sembra essersi ripetuto oggi, a ruoli invertiti, quando Ippolita e Pentesilea ti hanno ordinato di uccidermi. Saresti diventata un’Amazzone con quel solo gesto, non è ciò per cui sei scappata fin qui? Perché non hai obbedito a quell’ordine, non è ciò che volevi?- le parole di Murtagh le arrivarono addosso come coltelli affilati quindi lei fece per fare un passo indietro, sull’orlo delle lacrime, ed il ragazzo si mosse, inaspettatamente, forse per sfiorarla, così lei lo allontanò, quasi con astio.

-         Perdonami, Amazzone, non volevo spaventarti.- si scusò allora lui.

Isis raggelò.

-         Cosa? Dopo aver dichiarati dinnanzi ad Elisandros che non sono un’Amazzone, ora mi riconosci come tale?- gli chiese, confusa, la voce incrinata, ed allo stesso tempo alterata.

-         Certo, perché ti stai comportando come loro, non mi riconosci più, sei gelida e dura, come mai sei stata prima d’ora quindi, ti esorto, ti prego di fare di me ciò che vuoi, ormai sono qui principalmente per soddisfarti, perciò trattami come un pezzo di carne, se preferisci. Sai che sarei disposto a qualsiasi cosa pur di averti vicina.- confessò, esasperato, apparendo quasi fragile.

Un nodo serrò la gola della ragazza, con tanta forza che per diverso tempo non fu in grado di parlare, ed iniziò invece, a scuotere la testa, per scrollarsi di dosso le lacrime che sentiva bruciarle sotto le palpebre.

-         No, no, Murtagh, questo mai. Non chiedermelo mai! Non ti ho ucciso né ora ti sfioro perché non voglio farti del male, ne te ne farei mai. Perché…sei un Cavaliere e…- l’uomo che amo, infelicemente, ma non pronunciò quelle ultime parole, le pensò soltanto, poiché credeva che dirle ad alta voce l’avrebbe resa vulnerabile.- Ciò che tu mi chiedi, inoltre, il motivo per cui le Amazzoni ti hanno portato nella mia tenda è un…atto che dovrebbe avvenire solo perché…entrambi lo vogliamo, non perché siamo costretti o guidati da un mero istinto animale…non voglio, non posso farti del male!- sussurrò, abbassando gli occhi e nascondendo il volto tra le mani.

L’uomo le afferrò i polsi, impedendole di eclissarsi, mentre replicava:

-         Sei sicura di non avermene già fatto, Isis?- la interrogò, e la sua domanda risuonò nella tenda, maestosa e solenne come un tuono.

La Dark Angel sentì che quelle parole la colpivano al petto come una pugnalata, le gambe le si fecero molli, le ginocchia le tremarono, e le parve che le mancasse l’aria.

-         Quindi…quindi, sarei…stata io a ferirti?- bisbigliò, la voce incrinata.

Avvertì che le braccia di Murtagh le stringevano la vita, sorreggendola, per impedirle di scivolare a terra.

Perché, perché doveva essere così stupida e fragile? Mai, prima d’allora si era sentita tanto vulnerabile, neppure quando lord Thelonius aveva abusato di lei…come mai adesso si sentiva indifesa, e fuori luogo?

Avrebbe voluto urlare, piangere, fare qualsiasi cosa pur di avere uno strumento che potesse aiutarla a districarsi attraverso la propria confusione ed allo stesso tempo, le facesse comprendere Murtagh! Perché doveva essere così cieca? E perché non poteva essere lasciata sola con la sua inettitudine, ad avvertire il tempo che le scorreva sulla pelle? Perché doveva sempre affrontare situazioni tempestose, al limite della follia?

Si sentiva stanca, perciò sollevò il viso a fatica, e tuttavia, non poté non rimanere affascinata dal volto del Cavaliere che le stava davanti, ora striato d’argento.

-         Credimi, amore mio, vederti partire da Ellesmera, mi ha straziato, persino a Castigo sembrava di brancolare nel buio, e…senza di te, mi sono sentito perso, come se fossi stato privato di una parte di me…- le raccontò, gli occhi per un attimo lontani, rivolti ai ricordi. E Isis avvertì che la rabbia le montava ancor più nel petto, con maggiore veemenza: perché doveva essere lei ad apparire come colpevole, di una pena che lui le stava facendo soffrire, a causa delle sue crudeli parole? -perciò…- continuò- mi ha fatto tremendamente più male vederti andar via, di quanto non ne soffrirei in questo momento, se facessi i tuoi comodi, servendoti di me, come farebbe qualsiasi altra Amazzone.- quelle parole, rimasero per qualche istante sospese in aria, tra loro, prima di poter penetrare in profondità sotto la pelle di entrambi.

Murtagh respirava piano, senza mai staccare gli occhi dalla donna che gli stava davanti, e tuttavia, le sue frasi rivelarono persino a se stesso che si stava comportando come un uomo che non aveva nulla da perdere, che si stava facendo guidare dal suo cuore.

Ma Isis tutt’ad un tratto si irrigidì, scossa da violenti tremiti di rabbia, i pugni serrati lungo i fianchi, gli occhi illuminati da scintillanti lacrime, ridotti a fiamme verde acqua, inchiodati a quelli di lui, castani, resi quasi neri da quel buio tenue.

-         Smettila di chiamarmi così! Io non sono un’Amazzone!- sentì la furia montarle nel petto; avrebbe voluto picchiarlo, a testa bassa, ma un fremito del suo cuore la trattenne.- Non so più chi sono da quando sei entrato nella mia vita! Ma una cosa la so: non ti userò per trarre piacere dal tuo corpo, come hai fatto tu! Come puoi chiamarmi “amore mio” dopo che tu stesso hai ammesso di avermi usata, quando mi hai scacciata da Uru Baen?!- quasi gli sputò addosso quelle accuse, ma parlare ad alta voce del peso invisibile che aveva gravato a lungo sulle sue spalle, non la fece sentir meglio, piuttosto la paura che provava, il senso d’inadeguatezza aumentarono e scoppiò a piangere, senza più la forza di poterlo sopportare.

Ormai, tutto il mondo attorno a lei, era appannato, fosco, tuttavia, non ebbe difficoltà a riconoscere il calore della mani di Murtagh, che le sfioravano le braccia, risalendo poi fino alle spalle, in una sorta di dolce abbraccio. Isis avrebbe voluto abbozzare un sorriso, grata del calore che si stava diffondendo sul suo corpo, i suoi muscoli si sciolsero, piegandosi docilmente sotto il tocco di quell’uomo…ed a quella reazione, la ragazza si irrigidì ancora di più.

Perché il suo corpo la tradiva in quel modo?

-         Stai lontano da me!- lo minacciò flebilmente, tentando di allontanarlo, con scarso successo.

-         No, Isis. Non posso. Sono stato troppo a lungo lontano da te, e poiché ancora soffri per ciò che accadde ad Uru Baen, devo assolutamente spiegarti il motivo di quelle mie crudeli parole.- decretò Murtagh con fermezza.

-         Non penso che sia necessario, quelle frasi si sono spiegate da sole!- fece per ribattere la ragazza, ma il Cavaliere la zittì, posandole con dolcezza un dito sulle labbra e fissandola con urgenza.

-         Non sei mai riuscita a vedere nulla dietro di esse? Non hai capito che sono stato costretto a dirti ciò che ho detto, a trattarti in quel modo, perché sapevo di avere gli occhi di Galbatorix puntati addosso e, sapendo che avrebbe agito lui al mio posto se non avessi eseguito l’ordine di ucciderti, stavo cercando una qualsiasi via di fuga, anche la più futile pur di saperti al sicuro da quella trappola e, quando mio fratello si è intromesso, ho ringraziato il cielo, perché ho capito che sarebbe stato la tua salvezza da una situazione dalla quale altrimenti non avresti avuto scampo. Sapevo anche, però, che la presenza di Eragon e Saphira a così poca distanza da Uru Baen avrebbe attirato l’attenzione: avrebbe potuto essere catturato, e tu con lui. Tu poi, avresti subito un destino infinitamente peggiore: la morte. E io non potevo permetterlo, dovevo mandarvi entrambi via, lontano da lì, ma ti conoscevo troppo bene per non sapere che avresti opposto resistenza fino allo strenuo, che ti saresti persino sacrificata, per salvare me, pur di sapere che ero al sicuro, lontano da Galbatorix; così, per salvarti la vita e far sì che Eragon ti portasse via all’istante, ho trovato come unica soluzione, ferirti, dicendoti cose che non pensavo, delle bugie, alle quali però, tu sembri continuare a credere…- l’ammonì, con tono dolce, colpito che Isis fosse così facilmente rimasta vittima di quelle menzogne, credendole la verità.- Amore mio…- abbozzò a continuare, facendola girare su se stessa, dopo averle bloccato i polsi con una sola mano- dal momento che la ragazza non rinunciava a dimenarsi- e posandole il mento su una spalla quando finalmente Isis le diede le spalle.

-         Smettila di chiamarmi così! Pensi che non sappia che non mi hai mai amata? Come puoi pretendere che io ora creda a queste bugie?- lo aggredì lei, interrompendole la frase e, un attimo più tardi, grazie ad uno scatto quasi animale del quale non si credeva capace, fu di fronte a lui, libera.- Si può sapere cosa vuoi da me, Murtagh? Che cos’altro vuoi? Hai avuto ogni cosa, il mio corpo, la mia mente e, anche se non te ne sei accorto dal momento che l’hai calpestato, persino il mio cuore!- Isis si ritrovò ad urlare e presto si rese conto di essere scossa da violentissimi tremiti di rabbia.

-         Perché parli al posto del mio cuore, Isis? Come osi dire che non ti amo? Come puoi anche solo pensarlo? Non capisci quanto tu significhi per me e per Castigo? La nostra vita, prima di te era un deserto, ma ora la tua presenza sembra abbia fatto nascere un fiore dall’aridità. Io, oltre ad amarti, sono in debito con te, poiché hai cambiato i nostri Veri Nomi…- le rinfacciò lui, col volto mutato in una maschera di ghiaccio, ma fragile, perché le emozioni che provava ne addolcirono i tratti.

-         Questa è un’altra bugia. Per la tua libertà ho inviato messaggi ad Eragon e tuo fratello insieme a me, ad Arya ed ai Varden cercava un modo per liberarti dal giuramento che ti legava a Galbatorix. Ma, dopo che hai detto…ciò che hai detto ad Uru Baen, mi è stato chiaro che…che…mi avevi solo usata, per divertirti, per ottenere la tua libertà e che quando l’avresti finalmente conquistata, avresti rinnegato ogni cosa, rimanendo a guardare lo scontro che presto travolgerà tutti noi, forse arrivando addirittura a schierarti, quando tutto sarebbe finito, con il vincitore.- la durezza, la forza di quelle parole colpì Murtagh in pieno petto ed il dolore, e l’amarezza che ne derivarono si diramarono in tutto il corpo, lancinanti.

Non seppe quindi, dove trovò la forza di restare in piedi, né di tirar fuori la voce per dire, con fermezza, anche se con un velo d’amarezza:

-         Ti dirò una cosa, Isis: sapevo ogni cosa. E io ti conosco, e nonostante potessi fare poco a causa del controllo che Galbatorix esercitava su di me, ho cercato di non ostacolarti mai. E tuttavia, da ciò che vedo ora, da ciò che sento mi sembra che tu sia regredita, che ti stia nascondendo dietro paure infantili ed insensate. Devo forse pensare che la dona che mandava messaggi ai Varden servendosi del suo falco, che mi ha rapito per trascinarmi fino ad Ellesmera, fosse un’altra, diversa da te?- fece Murtagh, con tono inquisitorio, quasi irrisorio, poiché, disorientato com’era non sapeva più a cosa aggrapparsi per farla ragionare e mostrarle la verità.

-         Forse hai ragione.- mormorò la donna, bloccando a forza le lacrime silenziose che avevano iniziato ad appannarle lo sguardo.- la donna che ti hai portato sino alla Du Weldenvarden sapeva di essere la figlia del Cavaliere dei Draghi Vrael, ed anche una Dark Angel. Ma io…io non lo so più.-

-         Allora perché quella donna avrebbe dovuto salvarmi e tu no?- le domandò il Cavaliere di Castigo, esasperato, ma deciso ad appoggiare quella follia, pur di rendersi conto di quanto fossero radicate quelle paure nel cuore di Isis e quanto la sua mente ne fosse stata distorta.

-         Perché quella donna forse credeva di essere innamorata di te…mentre io, ti evitavo perché sapevo che guardandoti avrei avuto la certezza di ciò che in verità mi avevi già fatto capire cacciandomi da Uru Baen; che mi avevi usata per avere la tua libertà, e sarebbe stata solo questione di tempo, una volta ottenuta, che, scoppiata la guerra, avresti voltato le spalle a noi tutti, come avevi fatto con me, o peggio, saresti volato da Galbatorix per raccontargli tutto ciò che sapevi di me-visto che mi conoscevi- pur di essere lasciato in pace. E questa convinzione mi faceva perdere ogni giorno una certezza, finchè ho finito per dimenticare chi fossi, ed ho cercato rifugio qui, per scappare dalla mia stupidità, anche se sapevo che non ci sarebbe stato neppure un piccolo spazio per quella rappresenta ciò che sono, ed a quanto pare non sembro avere scampo da te.- gli rivelò, sentendosi subito dopo come se avesse appena sputato delle spine, con la stessa espressione di chi osservi qualcosa di mostruoso, dinnanzi a sé.

Smettila, con le bugie! Non capisci che ne stai raccontando persino a te stessa, tanto che hai finito anche per crederci? Mi deludi molto, Isis, mi fai quasi pena, dal momento che Murtagh ha ragione quando dice che sembri regredita! Non riesci a crescere di nuovo, ed a tornare la donna che decise di infiltrarsi ad Uru Baen? Non ricordi che lei aveva tutto? Coraggio, determinazione, amore… per Isis fu un vero colpo, udire nella propria testa la voce del suo maestro. Per un momento si zittì, credendo di star sognando, fino a paralizzarsi e sentì che la rabbia, la paura che aveva nel cuore venivano sostituite da una profonda vergogna.

-         Il tuo maestro ha ragione, ma secondo il mio modo di vedere innanzitutto non sei stupida, ma ti sei solo lasciata fuorviare dalla paura: non sai che questa è l’arma più forte che Galbatorix ha, ed è grazie alla paura che semina, che riesce a continuare a regnare? Piuttosto da come ti comporti, mi lasci pensare che sia tu, ad essere spaventata dalla libertà…- sentenziò Murtagh, ma la ragazza non notò che aveva gli occhi su di lei, perché a causa delle lacrime che le rigavano il viso, vedeva ciò che le stava attorno come una macchia indistinta di colore scuro.

-         È grazie al mio maestro che sei riuscito a trovarmi? Dove si trova, ora?- riuscì a mugugnare, dopo un tempo che le parve interminabile.

-         Sì ti ho trovata grazie a lui, che ora è ben protetto da Castigo. Nei giorni successivi alla tua fuga da Ellesmera, io Castigo, Tisbe, Emera, Arya, Eragon e Saphira abbiamo raggiunto i Varden. Come puoi immaginare, tutti erano diffidenti nei miei confronti, a causa dei miei natali e delle azioni che ho compiuto su ordine di Galbatorix. Solo il tuo Eldunarì mi dimostrava solidarietà, ma il fatto che non fossi più accanto a noi, lo stava rendendo folle per la tristezza, e stava facendo impazzire me, perché non riuscivo a capire dove fossi andata, né come mai non tornassi, e sentivo di star venendo meno ala promessa fatta al cuore dei cuori, di riportarti tra noi, dopo averti dimostrato che no avevi bisogno di scappare per trovare un equilibrio, perché ne avevi già uno. Perciò, quando anche Castigo ha rischiato di essere contagiato dalla tristezza, per causa mia, si è offerto di accompagnarmi in qualsiasi angolo di Alagaesia, pur di ritrovarti. L’Eldunarì del drago di Vrael mi ha rivelato che ti trovavi tra le Amazzoni, il fiero popolo di cui aveva fatto parte tua madre, nel Deserto di Hadarac. Ti lascio immaginare lo scompiglio e la diffidenza che la mia irruzione al cospetto di lady Nasuada, abbia creato, proprio nel momento in cui i Gatti Mannari, al seguito di re Zampamonca, erano giunti da lei per offrirle un’alleanza; le ho proposito di nominarmi ambasciatore dei Varden, per portare alle Amazzoni la proposta di unirsi, sotto il loro vessillo, a tutti gli altri popoli di Alagaesia contro Galbatorix, e credo che saprai senza difficoltà quanto sia stata reticente. Fortunatamente, mio fratello è intervenuto in mio favore…- Murtagh stava per aggiungere qualcos’altro ma fu distratto da Isis, che abbassava lo sguardo, sorridendo con amarezza, e che si allontanava, dandogli le spalle.

Un secondo più tardi la ragazza avvertì che le calde mani del Cavaliere le cingevano la vita, da dietro, ma questa volta non si ribellò, perché sentiva di essere tanto fragile che, temeva, sarebbe potuta cadere a terra, sbriciolandosi, se non fosse stata sorretta.

-         Cosa c’è, amore?- le sussurrò confuso l’uomo.

-         Nulla…- mentì lei in un bisbiglio di risposta, mentre ricacciava indietro le copiose lacrime che le bruciavano sotto le palpebre, e la voce, nonostante tutto, parve incrinata alle sue stesse orecchie. – stavo pensando che sei un uomo davvero caparbio, Murtagh. Nasuada sarà sicuramente fiera di te…-

-         Non mi importa del parere di Nasuada, io sono venuto qui solo per te, perché ti rivoglio al mio fianco e…perché sei bellissima, intelligente, determinata, e non immagino altra donna che vorrei accanto a me per il resto della vita, perché ti amo…- le confessò, col cuore che pulsava più veloce.

-         Murtagh, per favore, non dire idiozie. Io non so più chi sono, mentre lady Nasuada saprà sicuramente come renderti felice.- le faceva male la gola, a pronunciare quelle parole, eppure Isis oppose quella resistenza ugualmente, stupidamente, poiché sapeva di non aver atteso altri all’infuori di Murtagh, per tutta la vita; infatti, la sua stessa voce le parve flebilissima, quasi nulla.

-         Isis, ma cosa dici!? Nasuada?! Lei, per quanto sia una saggia governante, è l’ultima persona che immaginerei accanto a me, nel modo in cui desidero te. È con te che io sento di avere un legame pari, eppure diverso da quello che condivido con Castigo.- replicò il ragazzo, scandalizzato.- Guarda questo fairth, e dimmi cosa vedi…- la invitò, in una sorta di delicata, ultima sfida e, come dal nulla, apparve la lastra di pietra che Eragon aveva dato a suo fratello, quella mattina nella Du Weldenvarden, dove era stato fissato eternamente un ritratto, che Murtagh mostrò alla ragazza che gli stava davanti, posando il mento sulla spalla nuda di lei, e mormorando un incantesimo, al seguito del quale l’interno della capanna si illuminò a giorno.

-         Ma questo non era il fairth per lady Nasuada?- rifletté Isis ad alta voce, ma la protesta le morì sulle labbra nel momento in cui l’immagine che si trovava sulla pietra elfica, le comparve davanti agli occhi.

La donna ritratta in quel quadro di pietra era seduta sulle rive di uno specchio d’acqua, col corpo fasciato da una bellissima tunica bianca, e sembrava una divinità salvifica giunta in Alagaesia per fare del bene, tanto pareva emanare gioia, e sembrava fosse in simbiosi con la natura: il volto felice era decorato di fiori, e la frangia castana era sollevata a mostrare la stella argentea che le brillava sulla fronte; al fianco aveva legato una spada da Cavaliere dalla lama candida, mentre, all’altezza della caviglia si poteva intravedere il manico di un pugnale. Sembrava una donna decisa, coraggiosa che aveva ben chiaro quale fossero le sue radici e quale futuro aveva scelto, ma nonostante questo appariva anche dolcissima, tanto che pareva traboccasse amore. Ed aveva gli occhi verde acqua, che spiccavano sulla carnagione color nocciola.

-         Ma…ma quella…- boccheggiò Isis, senza fiato- sembro io!- realizzò mentre voltava appena la testa per incontrare gli occhi di Murtagh.

-         Quella sei tu, Isis. Sei così realmente, ed è così che ti vedo io. E da ciò che puoi vedere in questo ritratto non c’è una donna priva della sua identità, ma una simile ad un diamante, per la sua bellezza, completezza e molteplicità…ora ti è più semplice ammettere che non sei solo una Dark Angel di cui il tuo popolo sarebbe fiero, ma anche la degna erede di tuo padre Vrael, e persino, in parte, una valorosa Amazzone? Ma io, in questo quadro ed in te, davanti ai miei occhi, distinguo maggiormente una portatrice di salvezza, perché credo che ciò che ti distingua principalmente, ciò che ti ha dato la forza di compiere tutte le giuste follie che hai fatto, è che sei una donna innamorata…di me, per mia fortuna.- quelle parole emanavano tanta forza, da sembrare capaci di imprimersi a fuoco sulla sua pelle, secondo Isis, quindi la ragazza avvertì che le membra le si stavano sciogliendo per l’emozione, perciò si mosse lentamente, pensando ad ogni passo che faceva, e si rigirò a piccoli passi nel cerchio delle braccia di Murtagh, fino ad avere il suo viso davanti agli occhi.

Il cuore le batteva silenzioso, emozionato, quasi sembrasse spaventato che facendo troppo rumore, avrebbe rovinato quella magica quiete, e lei, con la voce che le tremava trovò la forza di dire, con le guance imporporate:

-         Perché stai facendo tutto questo, Murtagh? Perché hai scelto me?- si sentì incredibilmente stupida non appena le sue stesse parole le giunsero alle orecchie, ma se ne dimenticò nel momento in cui il figlio di Morzan le coprì una mano con la sua, vi posò sopra le labbra, per poi portargliela sul suo dorso nudo, facendola scorrere, sotto la sua guida, su tutto il petto.

Isis, il respiro incastrato in gola per l’emozione, sentì che quello era un gesto che avrebbe voluto compiere da mesi ed ora, mentre i muscoli di Murtagh si piegavano docili sotto il suo tocco, lei riusciva a sentire l’uomo che le stava davanti: le decine di cicatrici sopra cui le sue dita passavano con delicatezza in dolci carezze, disegnavano monti e valli e una storia, che la ragazza realizzò di aver già conosciuto, quando aveva capito di amare quel Cavaliere. Il tempo parve dilatarsi mentre la donna disegnava splendidi, invisibili ghirigori sul petto muscoloso di Murtagh ed il ragazzo riusciva a malapena a restare con gli occhi aperto per l’emozione che provava e la splendida tensione che avvertiva sotto la pelle: la donna che gli stava davanti, che lui amava, gli era sempre più vicina, fisicamente ed anche in un senso etereo, inspiegabile, più profondo, il suo tocco si faceva via via più sicuro, sulla sua pelle di guerriero, costellata di cicatrici, e sembrava avesse compreso che le sue parole, erano state sin dal principio, la verità.

I battiti del suo cuore presero quindi a pulsare in sincronia con quelli della donna, scandendo lo scorrere del tempo nel silenzio della tenda, mentre quelle due anime simili tornavano a conoscersi, comprendevano che si erano sempre conosciute, divenivano uguali, l’una il prolungamento dell’altra, fino a gioire nel riconoscere che si erano attese reciprocamente per un tempo interminabile.

- Voglio te al mio fianco per il resto della vita, dolce Isis, perché sei stata la prima persona che è entrata nella mia vita senza pretendere nulla da me, donandomi, invece, amore, mentre non ti arrendevi mai, pur di salvarmi, di liberarmi, di sapermi felice. Sei stata la prima e l’unica che mi abbia mostrato la bellezza del mondo, che mi abbia insegnato a lottare e a non arrendermi. E sei la sola che si sia lasciata conoscere, nel profondo, accettando che io ti lasciassi conoscere oil io cuore ed il mio corpo. Ogni giorno che trascorrevamo insieme, capivo di amarti di più ed ora sono qui per dirti che sono innamorato di te.- le confessò, sincero e, senza attendere si chinò su di lei, per posare sulle sue labbra carnose, un fugace, leggero bacio.

Il cuore di Isis mancò un colpo per quel magnifico, semplice gesto ed un attimo dopo posò l’orecchio sul cuore del Cavaliere, dai battiti così emozionati eppure rassicuranti. Le sembrava che tutto stesse accadendo troppo velocemente, e provò a restare aggrappata al suo petto, come fa un granchio quando tenta di opporsi alle alte onde scatenate da una tempesta, rimanendo ancorato ad uno scoglio, e tuttavia Isis, richiamata dai battiti potenti del cuore dell’uomo- che sembravano sussurrare il suo nome, comprese semplicemente che quel tempo era giusto ed alla fine si lasciò trascinare dalla marea di emozioni che provava, annegandovi felice.

In seguito, sollevò decisa gli occhi chiari, resi ancora più lucenti dalle lacrime di gioia che li illuminavano e disse:

-         Ti amo, Murtagh.-

Il Cavaliere quindi, sentì che tutte le barriere tra loro erano finalmente venute meno e le gettò le braccia al collo, baciandola più e più volte prima con delicatezza, poi con sempre maggiore urgenza, guidato dall’irruenza di un amore che, dopo aver dato prova di saper resistere alle avversità più anguste, riceveva il suo premio; ed Isis sembrò pensarla come lui, provare gli stessi sentimenti poiché rispose ad ogni suo gesto, prontamente radiosa.

Presto, i due innamorati furono costretti a staccarsi per riprendere fiato, e Murtagh ne approfittò per prendere la sua dona tra le braccia, adagiandola- dopo aver mosso alcuni passi nella sabbia- sul letto che si trovava nella tenda.

Il figlio di Morzan e Selena si fermò solo un momento, per incrociare lo sguardo della figlia di Vrael e, trovando sul suo bel viso lo specchio della felicità che anche lui provava, la baciò di nuovo ed iniziò a spogliarla con attenzione, con lentezza. Sfiorò quel corpo come fosse stato sacro, una volta privo di abiti, senza mai saziarsi della sua splendida vista o dei sospiri innamorati di Isis, ogni volta che lui ricopriva un centimetro di quella pelle, di baci.

Rimase sorpreso di quanto, dopo essere rimasto nudo dinnanzi a lei, i gesti della ragazza fossero simili ai suoi, ma anche pieni di gioia, addirittura di ammirazione per quella che lei vedeva come perfezione nei confronti della quale non aveva mai perso confidenza, i muscoli che si piegavano docilmente sotto il suo tocco, mentre l’uomo restava inebriato del suo tocco dolce e sensuale, ed infine, adagiava il proprio corpo su quello di lei, in una sinfonia di pelli a contatto e movimenti sincronici, che seguivano un ritmo lento, che crebbe sempre più, scandito dai loro sospiri, sorrisi, sussurri o dal fuoco sottile che divampò sotto le loro pelli, facendo ardere i loro corpi di passione, quando sii abbracciarono, unendosi in un solo corpo mentre le loro anime tornavano ad accarezzarsi, dopo un lungo periodo di sofferta lontananza. Isis seppe allora che era stata risvegliata e le parve persino che in quel soffio di rinascita, che l’aveva investita, una nuova vita, le fosse scivolata dentro.

 

Isis aprì gli occhi sentendosi incredibilmente leggera, serena, come mai le sembrava di essersi sentita prima. Le luci con le quali Murtagh aveva costellato la capanna, la sera precedente, per guardarla, beandosi della vista della sua donna mentre facevano l’amore; erano scomparse. La luce del sole ne aveva preso il posto, filtrando in quel luogo con rispetto, quindi Isis ebbe la possibilità di ammirare il viso striato di luci e di ombre delicate, di Murtagh che le stava davanti, del cui abbraccio poteva crogiolarsi, risaldandosi.

Stare distesa tra le sue braccia, le sembrava la cosa più naturale del mondo, tanto che non riusciva a credere che sino alla sera prima avesse avuto paura di lui, paura che fosse un ipocrita che, dal momento che la conosceva profondamente avrebbe usato le sue conoscenze contro di lei; le sembrava impossibile che avesse temuto che quell’uomo non la amasse.

Ora, tra sorrisi e qualche lacrima di gioia, si ritrovò a ringraziare il cielo, il destino o la fortuna perché le aveva concesso di averlo di nuovo accanto a sé, per essere tornata a sentirsi completa quindi, dopo qualche minuto di avida, e benignamente ingorda osservazione di quel viso splendido, Isis prese ad accarezzare le guance ornate dai ricci di Murtagh, a baciarlo, premendo le labbra sulle sue; le piaceva tremendamente sentire il fuoco ardere ogni volta che le loro pelli erano a contatto, ed avrebbe continuato a rubarne altre, di quelle coccole maliziose e dolci se improvvisamente non avesse avvertito che qualcosa le aveva spinto con uno scatto la schiena contro il materasso; e ritrovandosi davanti Murtagh, il suo Murtagh che la sovrastava, bloccandole le mani sopra la testa, piegò le labbra in un sorriso innocente, poi, un attimo dopo, avviticchiò le gambe attorno alla sua vita, e l’attirò a sé, per strappargli il primo bacio di quel nuovo giorno, un vortice dolce, ma anche travolgente e passionale che la lasciò senza fiato.

-         È anche per questo che ti amo, amore mio, perché sei sempre in grado di sorprendermi.-

-         Penso che ora sia tempo di andare a parlare con Ippolita e Pentesilea…- considerò infine, stremata ma sorridente, Isis, quando la sua fronte toccò quella di Murtagh.

-         So che ogni momento è prezioso ma vorrei restare ancora qui, stringendoti tra le braccia…- ribatté lui, intrappolandola scherzosamente nel suo abbraccio mentre le baciava ogni centimetro di pelle che gli capitasse a tiro.

-         Lo so, lo so, anche per me è così…- replicò lei, iniziando a strusciarsi addosso a lui in modo da fargli mille giocose carezze, finchè non riuscì a liberarsi, e ad alzarsi in piedi, potendo quindi osservare tra le risa il finto broncio offeso che si dipinse sul viso di Murtagh.

Isis fece quindi per indossare di nuovo gli spartani abiti delle Amazzoni, quando il Cavaliere fu accanto a lei, per far apparire quasi dal nulla la semplice ma elegante tunica bianca che la ragazza aveva indossato la mattina del ritratto, nella Du Weldenvarden, e la spada dalla lama bianca appartenuta a Vrael.

-         Indossa questa veste, simboleggerà, assieme alla spada di tuo padre, la tua dote di saper assumere contemporaneamente più sfumature, inoltre, penso che Vrael sarebbe onorato se portassi Isling al fianco…- le consigliò, porgendole quegli involti con fare quasi solenne.

-         L’hai ripresa dalla regina Islanzadi, per me?- chiese, confusa ed emozionata, e fu costretta a nascondere il viso tra le mani per fermare le lacrime quando l’uomo annuì poi, confusa, aggiunse- Il suo nome non era Vrangr?-

-         Quello era il nome che Galbatorix diede a quest’arma perché la desiderava, come la spada che gli avrebbe concesso il legittimo dominio su Alagaesia, e poiché gli elfi credevano che il tiranno l’avesse sottratta a Vrael, anche loro la chiamano così, ma in realtà ho scoperto è che il vero nome di questa spada è Isling, “portatrice di luce”, e credo che niente sia più adatto per te, penso che questa sia la tua giusta eredità, perché portare la luce in Alagaesia e nel mio cuore, in particolare, ora so che è sempre stato il tuo ruolo.- le spiegò Murtagh, serio, senza mai distogliere gli occhi da lei, con la voce di un uomo innamorato.

Fu quindi costretto ad aiutarla a vestirsi, dal momento che le lacrime di commozione che rigarono il viso di Isis, non diedero segno di volersi arrestare un momento.

Finalmente, dopo un tempo che parve un’eternità- ma un’eternità giusta, poiché i due innamorati avevano avuto bisogno di riprendere confidenza l’uno con l’altra, di tornare a conoscersi- Isis e Murtagh uscirono all’aperto, salutati dalla luce del sole di quel nuovo mattino e camminarono attraverso l’accampamento delle Amazzoni, tenendo lo stesso passo, tracciando insieme le dita di una mano, con la testa alta, sotto lo sguardo sconvolto di tutte le donne guerriere che incontravano.

Varcarono insieme la soglia della tenda profumata di loto, con fare rispettoso ma con passo sicuro e si rivolsero direttamente ad Ippolita e Pentesilea:

-         Regine, siamo qui dinnanzi a voi perché è giunta l’ora che ascoltiate ciò che l’ambasciatore dei Varden ha da dirvi.- iniziò, solenne, Isis.

-         Isis, perché tieni quest’uomo per mano? E perché parli al plurale? Come mai ti poni sul suo stesso piano?- domandò scettica Ippolita, e subito, a lei si unì la coreggente mora.

-         Devo dunque presumere che tu sia riuscita nell’intento che ti avevamo proposto ieri sera? E che ora hai capito che è un uomo dego di poter prendere la parola presso di noi?-

-         Regine, dovete capire che mi sono resa conto che Murtagh è sempre stato degno di fiducia, l’ho sempre saputo perché l conosco come non vorrei conoscere nessun altro, perché lo amo, ed ho la fortuna di sapere che lui ricambia ciò che sento: mi pongo sul suo stesso piano perché ora le nostre anime sono gemelle.- tagliò corto la figlia di Vrael, sincera e chiara mentre sorrideva felice.

-         Quindi hai deciso che seguirai i passi di tua madre?- mormorò Pentesilea, appoggiando il mento ad una mano, con un sorriso.

Isis annuì convinta ed un attimo dopo, scambiandosi uno sguardo con Murtagh, fece cenno al Cavaliere di parlare:

-         Valorose regine delle Amazzoni- iniziò quello, stringendo la mano di Isis nella sua.- come sapete sono giunto tra voi per avvisarvi che è in arrivo una tempesta: i Varden stanno radunando tutte le popolazioni di Alagaesia sotto il loro vessillo perché tutti siano pronti a scontrarsi con le forze dell’Impero e con Galbatorix, che da troppo tempo usurpa la nostra bella terra, seminando terrore ed ingiustizie…- l’arringa di Murtagh riempì il cuore di Isis di soddisfazione ed ardore: le venne improvvisamente voglia di brandire una spada e gettarsi subito in uno scontro armato. Le sbocciò automaticamente un sorriso sulle labbra, che tuttavia morì immediatamente, non appena la donna si rese conto della postura rigida tenuta dalla regina Ippolita, che infatti ribattè, acida:

-         Noi non ci sottometteremo ai Varden. Dalle tue parole sembra che stiano per soppiantare una tirannia solo per proporne un’altra che vedrebbe loro come padroni di Alagaesia. Noi non appoggeremo questa follia.-

-         Regina Ippolita, il capo dei Varden, lady Nasuada è una giovane donna, ma è umile e saggia perché ha scelto di circondarsi di persone che sanno consigliarla giustamente ogni giorno, come mio fratello Eragon, il primo Cavaliere di Drago ad essere nato libero; la principessa degli Elfi, e soprattutto Isis che, dal momento che ho avuto la fortuna di avere vicino, posso testimoniare come abbia realmente contribuito a cambiare Alagaesia. Perciò, i Varden…- stava per concludere la Pentesilea lo interruppe, protraendosi in avanti, sul suo trono, con atteggiamento arrogante.

-         Ma tu, Cavaliere sei stato schiavo del tiranno, ed ora giungi tra noi come ambasciatore di quel popolo di ribelli, quindi, devo pensare…- ponderò.

-         Dovete pensare, regina Pentesilea,- soggiunse Murtagh, intenzionato a riprendersi la parola.- che io ora sono un uomo libero, grazie alla mia Isis- che ha fatto sì che il mio Vero Nome cambiasse- e che nessuno meglio di me può capire ciò di cui sono venuto a parlarvi. Ma principalmente, sono qui di mia spontanea volontà, e non perché mi sia stato ordinato dai Varden- che non vogliono imporsi come nuovi dominatori, ma solo ottenere un mondo in cui tutta Alagaesia possa vivere in pace. Il mio desiderio è riportare con me la mia compagna, perché per me è la luce, è uno dei motivi per cui combatterei per creare un mondo migliore in cui vivere, e se voi vorrete unirvi a noi, come libere alleate dei Varden, sappiate che sarete le benvenute, perché giunta è l’ora, regine, che ogni razza si schieri fianco a fianco per dimostrare a Galbatorix che non ha fiaccato la voglia di combattere di tutta Alagaesia, per la sua libertà.- Isis rimase senza parole e tutte le donne seguirono il suo esempio, così in breve, nella tenda profumata di loto, scese un silenzio reverenziale.

La Dark Angel figlia di Vrael realizzò che il Cavaliere che le stava accanto, era ormai un uomo, innamorato di lei, divenuto saggio per via delle mille esperienze che aveva fatto, per aver provato sulla sua pelle ciò di cui parlava, tutte le ingiustizie contro le quali avrebbe combattuto nella speranza di un mondo migliore in cui lui, Isis e Castigo avrebbero potuto vivere in pace.

Sapeva qual era il pensiero delle Amazzoni sugli uomini, ma non le importava, non le importava se le regine li avessero guardati con disprezzo o pena, né le interessava se si sarebbero unite ai Varden; Isis sapeva già cosa sarebbe stato di lei, e sentiva di doverlo dimostrare a Murtagh…quindi, incurante di tutto ciò che la circondava, dimenticandosene, anzi, completamente, gettò le braccia al collo del Cavaliere e lo baciò dando le spalle alle due regine delle Amazzoni.

Murtagh rimase impietrito, paralizzato per la sorpresa di quel gesto e per un po’ restò ad occhi aperti, spalancati, ma poi, parve sciogliersi e ricambiò con tale entusiasmo e trasporto, quel gesto d’affetto, che avvinse a sé Isis con tanto ardore da sollevarla da terra per permettere di intrecciargli le gambe all’altezza della vita.

Sia Isis che Murtagh sapevano che il loro comportamento poteva essere considerato infantile o eccessivo ma nessuno dei due se ne curò: troppo a lungo erano stati divisi, non si erano comprese ed avevano anche rischiato di perdersi; avevano superato insieme mille ostacoli che, solo da poco avevano compreso che avevano rinsaldato il loro legame, e non intendevano perdere un solo momento ancora distanti…

Isis fu riportata alla realtà quando il flusso di pensieri che condivideva con il suo Cavaliere venne interrotto dalla risata argentina della regina Pentesilea.

-         E va bene, Cavaliere e…sua “piccola salvatrice luminosa”- li apostrofò, con tono che sembrava divertito.- Piccioncini, avvertire i Varden che saremo felici di allearci con loro, contro Galbatorix.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Buonsaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!

Eccovi l’ultima parte del 30 capitolo(manca solo l’epilogo ed è finita FI-NI-TA!) spero vi piaccia anche se riconosco che non è uno dei capitoli migliori che io abbia scritto o che potessi mai scrivere, forse le azioni di Isis e Murtagh sono un tantino esagerate ed infantili ma spero si sia capito ugualmente come mai Isis faceva la reticente ed aveva paura di Murtagh e perché poi si sono riappacificati.

 

Fatemi sapere cosa ne pensate J

 

Un abbraccio

Marty23

 

 

Ps nell’epilogo molto probabilmente ci sarà la ripetizione di alcuni concetti che avete già trovato qui, e mi scuso in anticipo, ma credo che siano punti su cui si deve insistere, perché in un certo senso rappresentano i punti nevralgici della storia. J

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Capitolo 37
*** Epilogo ***


EPILOGO

 

Isis aprì gli occhi quando un raggio di sole le sfiorò il viso. Fuori dalla piccola tenda dove dormiva, poteva sentire la carezza delle dita del vento, il brulicare di voci del primo mattino, ora che l’accampamento si stava risvegliando; era quel genere di voci che la donna aveva già udito al mercato di Narda, dalle quali è piacevole farsi risvegliare, ma nel complesso erano basse, quasi fioche, stanche.

Isis comprese senza difficoltà il perché: da quasi tre mesi ormai, le varie popolazioni di Alagaesia, riunite sotto il vessillo dei Varden, stavano combattendo assieme, in diversi assalti, attacchi di guerriglia e scontri frontali, conquistando, convincendo o piegando, una città dopo l’altra, compiendo quindi la lenta, ma inesorabile avanzata che li avrebbe condotti ad Uru Baen.

Al solo pensiero delle marce estenuanti, nelle notti trascorse in dormiveglia, avvenute durante quei mesi, anche ad Isis facevano male le membra, e tuttavia, il risveglio, quella mattina, l’aveva trovata serena, felice.

Senza sciogliere l’abbraccio che le circondava le spalle, perciò, si girò lentamente sul materasso, con lentezza, nel cerchio delle forti, calde braccia di Murtagh, finchè non trovò il viso del Cavaliere davanti a sé, addormentato.

La coperta gli celava metà del petto, nudo; sulla pelle non c’era più alcuna ferita, e restavano soltanto i segni di poche cicatrici, tra cui quella biancastra, circolare, all’altezza della spalla, che lei stessa aveva avuto l’onore di procurargli, quando ancora non si conoscevano.

La donna on resistette: l’impulso di sfiorargli quel segno, in tante piccole carezze, con i polpastrelli, la vinse e nel frattempo si perse ad osservarlo.

Murtagh non diede segni di volersi svegliare, quindi Isis si ritrovò ad ammirare il suo volto disteso, nel sonno, scoprendo di non essere in grado di saziarsene, e rimase a studiarne ogni più piccolo particolare, ogni respiro. Le era già capitato di restare a guardare quel Cavaliere, mentre dormiva, ma le volte precedenti, aveva sempre scorto un ragazzo che era stato obbligato a crescere i fretta, e che si atteggiava a uomo, che nel sonno sembrava trovare pace- specialmente se tra le sue braccia- ma non sempre, perché i fantasmi delle sue costrizioni, delle sue paure, di tanto in tanto lo seguivano anche quando lui aveva gli occhi chiusi, e allora Murtagh corrucciava la fronte e qualche volta si risvegliava persino di soprassalto, la fronte madida di sudore.

Ora, invece, era diverso: il Cavaliere che le stava davanti, dormendo a poche spanne di distanza da lei, sembrava una persona completamente diversa; parte dei riccioli castani erano sparsi sul cuscino, mentre altri erano impigliati nella rada barba chiara, celandogli il viso disteso, tranquillo ma serio, in un atteggiamento che lasciava trasparire protezione e calma.

Isis rimase senza fiato, quando realizzò che il Cavaliere aveva ormai un viso d’uomo, un uomo forte, protettivo, con le sue certezze, che aveva dovuto farsi avvolgere dall’oscurità per conoscere la luce, che era abbastanza folle da fare sempre la cosa giusta, che lei, a causa della sue inutili, trascorse paure, aveva rischiato di allontanare, di ferire e di perdere per sempre. Ma lui, nonostante l’infantile modo di fare della ragazza, l’aveva voluta al suo fianco.

Una lacrima di commozione le sfuggì dagli occhi quando Isis scostò i ricci dal viso di Murtagh in una carezza, mentre capiva che lei o che quell’uomo si erano sempre amati, di un amore che aveva assunto varie forme, sin da quando si erano incontrati al palazzo di Galbatorix e che ora che si conoscevano, lei poteva dire che Murtagh era il suo uomo.

Le sembravano trascorse ore, quando finalmente Isis decise di alzarsi in piedi, in parte dispiaciuta di non poter restare a vedere gli occhi castani che, una volta aperti, avrebbero brillato più del sole, trovando il riflesso del viso della Dark Angel rispecchiato in essi.

La ragazza quindi, si diresse nell’angolo della tenda dove era stata sistemata l’armatura bianca di suo padre e, dopo essersi lavata, rabbrividendo appena poiché il suo corpo nudo era esposto alla leggera corrente, ed all’acqua fredda nel catino; salutò l’Eldunarì del drago di Vrael con un tono che alle sue stesse orecchie suonò strano, simile a quello di un’orsa protettiva e serafica.

Buon giorno maestro.

Salute a te, Isis. Ho delle importante notizie da darti: stanotte, mentre tu e Murtagh eravate…diciamo…occupati nonostante l’Eldunarì avesse usato il massimo tatto, la ragazza si sentì quasi soffocare per l’imbarazzo(le guance poi, le si imporporavano ancora di più all’idea che, nonostante il suo maestro fosse al sicuro in uno scrigno ligneo sepolto nella terra sotto il letto, la lontananza non gli avrebbe impedito di osservare quella reazione nella sua allieva) …come ti dicevo, Eragon è stato convocato assieme ai capi degli altri popoli nella tenda del comando di lady Nasuada, ed è stato così gentile da aprirmi la sua mente perché sapessi che è stato deciso il giorno in cui marceremo su Uru Baen.

Isis provò- e quell’emozione investì anche il candido cuore dei cuori- una sensazione d’immenso sollievo, poiché finalmente la libertà per la quale lei stessa lottava da quasi tre anni, avrebbe trionfato e tutto il dolore, la sofferenza(che si rispecchiavano anche nella crociata che i Varden stavano compiendo, nell’avanzata verso la capitale dell’Impero)e l’ingiustizia, sarebbero cessate. E la pace, tanto agognata, anche dal suo popolo, avrebbe avvolto ogni cosa.

Quell’euforia, la felicità furono in parte mitigate, quando ad Isis tornarono in mente le immagini di morte che avevano distrutto i Dark Angel e, nel momento in cui si voltò a guardare Murtagh, ancora disteso sul piccolo letto che condividevano, il cuore della donna si strinse a tal punto che le parve che da un momento all’altro sarebbe potuta precipitare in una voragine.

Non poteva, non voleva perderlo. Prima che gli occhi le si riempissero di lacrime, il suo maestro intervene, inondandola con un soffio pacificante, che riuscì a calmarla immediatamente.

Non temere, mia coraggiosa pupilla, la decisione che mi è stata comunicata, è stata presa a seguito di molti calcoli e riflessioni. Se Nasuada ha decretato questo, ciò significa che siamo equipaggiati al meglio, e le possibilità sono a nostro favore. Ora sarà meglio che indossi l’armatura di tuo padre… le consigliò l’Eldunarì, saggiamente.

Isis perciò, obbediente, fece quanto le era stato detto e, mentre sentiva i gambali canuti adattarsi ai suoi polpacci, ricordò con un sorriso che qualche tempo prima, il suo maestro le aveva rivelato che l’armatura di suo padre le calzava a pennello perché era stato Vrael stesso a gettarsi sopra un incantesimo, perché il suo erede potesse indossarla senza difficoltà. Fu per questo che rimase quasi esterrefatta quando si rese conto le la cotta di maglia le stava stretta e che, la corazza in metallo bianco, non le entrava, e invece, le restava sospesa all’altezza del ventre!

Tentò più e più volte di farsela entrare ugualmente, imitando le anguille, che spesso aveva visto infilarsi anche nei più piccoli spazi, coi loro modi sfuggenti, ma invano. Se ne sentì quasi offesa, colpevole, amareggiata, anche se non sapeva cosa stesse succedendo, e soprattutto, perché.

Improvvisamente, come spuntate dal nulla, avvertì due mani che, con delicatezza ma con fermezza, riuscirono a liberarla da quella sorta di trappola in metallo, facendole tornare a vedere a luce del sole che si intrufolava nella tenda, quindi si strofinò gli occhi, e nel trovarsi davanti Murtagh, il suo Cavaliere, nonostante questi fosse sorridente, quasi raggiante, lei non potè fare a meno di fissarlo di sott’ecchi, mortificata.

-         Io…io non capisco cosa stia succedendo…- sussurrò, riuscendo a malapena a far uscire le parole dalle labbra.

-         Io sì, invece, lo so che ti sta succedendo…- rivelò il Cavaliere, criptico, perciò Isis, con i nervi ancor più tesi in attesa della sua spiegazione, rischiò di perdere la pazienza, perché l’uomo sembrava perdere tempo, addirittura sviare quel momento, mentre le toglieva ciò che era riuscita ad indossare dell’armatura di Vrael e, prendendola in braccio, la depositò con attenzione sul letto.

Isis sentiva di avere i nervi a fior di pelle: odiava non sapere cosa aspettarsi, perché ciò comportava che non poteva sapere come comportarsi di conseguenza, come reagire; e non riusciva ad impedire alle sottili funi di preoccupazione, che avvertiva tendersi lungo tutto il suo corpo, di correrle rigide sotto la pelle.

Solo quando Murtagh si chinò su di lei e premette le labbra sulle sue, la donna avvertì che la tensione si scioglieva in tanti soffi di vento, le parve poi, che non l’avesse mai provata quando il Cavaliere approfondì il loro bacio, gesto al quale lei rispose prontamente e con gioia, con naturalezza, avvinghiandosi al suo collo, per attirarlo a sé, mentre entrambi si sorprendevano di quanto la reciproca presenza fosse in grado di risvegliare ogni volta in entrambi una passione che li faceva somigliare a ragazzini pazzamente innamorati.

-         Ti amo- si lasciò scappare sorridendogli contro le labbra, e sentiva che le sarebbe scoppiato il cuore se avesse tardato un solo attimo a dirglielo.

Murtagh, che aveva adagiato il suo corpo seminudo contro quello di Isis, si sollevò facendo forza sulle braccia, quel tanto che bastava per ammirare il bellissimo viso della sua amata, e le sorrise, mentre gli occhi gli si illuminavano, sorridenti anch’essi, e il cuore gli accelerava i battiti, consapevole del fatto che lei avrebbe capito quanto l’amava, anche senza parole.

-         Sai, amore mio,- esordì quindi,- avrei voluto dirtelo ieri sera, quando il tuo maestro e Castigo me l’hanno confermato, dopo che Lara e Saphira me ne avevano accennato, ma ti sei addormentata tra le mie braccia…- tornò a piegarsi sul corpo di lei, con lentezza, flettendo i muscoli ed iniziando a premere le labbra sul collo di Isis, sulle sue spalle…

-         Cosa…ah ah, cosa ti hanno confermato?- gli domandò, tra le risa poiché la barba di Murtagh le faceva solletico e le parve quindi quasi un miracolo che riuscisse a contrarsi sulle parole del Cavaliere.

-         Che…sei incinta.- le svelò, tirandosi definitivamente su, per sedere tra le gambe di lei, leggermente divaricate, ora che era distesa sul letto.

Ad Isis mancò il respiro quando quelle parole le raggiunsero le orecchie, e l’espressione sconvolta, stupita, che le si dipinse sul viso, prese il posto di quella spensierata che aveva avuto fino ad un attimo prima, le pareva persino di non essere in grado di provare altro all’infuori dell’incredulità.

Dopo un interminabile momento di silenzio, durante il quale Murtagh temette che la sua donna sarebbe scoppiata a piangere, annunciando che rifiutava quanto le stava accadendo, dovette ricredersi poiché Isis agì quasi automaticamente nel portarsi una mano sul ventre pronunciato, in un sorriso raggiante.

Un’emozione intensissima la travolse e on riuscì ad impedire che lacrime di gioia le rigassero il viso, mentre diceva:

-         Davvero? Oh, amore, non ne sei felice?- la figlia di Vrael fece per tirarsi su, puntellandosi sui gomiti, ma il Cavaliere di Castigo col cuore traboccante di felicità, nel vederla tanto contenta si chinò ancora una volta su di lei, adagiando il proprio corpo sul suo mentre la coccolava e le baciava il ventre.

-         Un figlio nostro! Murtagh, pensa! Magari sarà come l’avevi descritto tu, con i miei occhi e sarà bellissimo vederlo addormentarsi tra le tue braccia mentre io gli racconto delle favole.- continuò Isis, e il figlio di Morzan ammise che poche altre volte l’aveva vista così felice e condivise la sua gioia con lei attraverso baci, sorrisi e i battiti dei loro cuori, che pulsavano all’unisono.

Per un po’ rimasero abbracciati, a fantasticare sul loro bambino,a bisbigliare i suoi possibili nomi ad immaginarne i tratti del viso, o il suono della voce poi, d’un tratto Isis bisbigliò:

-         Pensi che sarei…che saremo dei bravi genitori?- e il suo volto coloro nocciola si oscurò per un secondo.

Il Cavaliere le prese con naturalezza il viso tra le mani, rassicurante e la baciò, ancora una volta.

-         Ma certo amore mio, gli insegneremo tutto ciò che sappiamo, e impareremo anche noi qualcosa ogni giorno, e tu sarai una madre fantastica perché, d’altra parte, come si può non amarti?- la tranquillizzò. Avrebbe voluto spogliarla e fare l’amore con lei, ma la donna gli fece segno di aiutarla a tirarsi su, replicando:

-         Grazie Murtagh. Forza, allora, per favore, puoi fare qualche magia perché possa di nuovo indossare l’armatura di mio padre? Oggi è il giorno stabilito dai Varden per attaccare Uru Baen e voglio cominciare da subito ad essere una brava madre, facendo sì che nostro figlio possa nascere in una terra pacifica.-

-         Isis…vuoi…vuoi davvero combattere?- boccheggiò l’uomo, sentendosi perso.- Non credi sarebbe meglio se restassi al sicuro?-

-         Certo che intendo combattere. O pensi che dovrei rinunciare solo perché sono una donna? Una guerra, specie una guerra simile colpirà tutti noi, indistintamente, ci ha già colpiti durante questi mesi, e io non mi tirerò indietro proprio adesso, non dopo che tutto il mio popolo si è sacrificato per questo sogno di libertà cui siamo così vicini, non ora che manca così poco, perché so che, sia se scendessi sul campo sia che restassi qui e l’accampamento venisse attaccato, un qualsiasi soldato dell’Impero, non si preoccuperà di fare differenze, non mi risparmierà solo perché sono una donna, così come non risparmierebbe il figlio di Lara e Simon e tutti gli altri bambini che rimarranno nascosti qui all’accampamento, mentre l’esercitò marcerà su Uru Baen: perciò voglio per la nostra libertà e la salvezza di tutta Alagaesia.- spiegò, decisa.

Murtagh sapeva che le parole di Isis erano intrise di verità, eppure sentiva che il suo cuore non riusciva a smettere di tremare, né la sua pelle di rabbrividire perché…aveva paura.

Perciò- anche se non seppe grazie a quale forza- si alzò in piedi, portandosi dinnanzi alla donna, sono per cadere in ginocchio davanti a lei, mentre le custodiva le mani tra le sue.

-         Isis…ti imploro, potrebbe succedere qualsiasi cosa, potresti…non tornare…e questo non lo sopporterei, soprattutto ora che potreste essere in due a non fare più ritorno…ti prego, ho paura, non voglio perderti…- la supplicò, con voce fragile.

Alla figlia di Vrael si strinse il cuore dinnanzi a quello spettacolo. Sentendo parlare il suo uomo a quel modo, le parve di rivivere di nuovo il ricordo degli ultimi momenti che i suoi genitori avevano vissuto insieme, e per un attimo fu sul punto di cedere, acconsentendo, pur di non vederlo in quello stato sofferente; e tuttavia, trovò la forza di opporre un’ultima resistenza:

-         Amore, so che c’è questa possibilità, l’abbiamo saputo entrambi sin dal primo momento in cui tutto questo è cominciato, ma siamo sembra andati in battaglia insieme, e siamo sempre tornati insieme, perché questa volta dovrebbe essere diverso? Se tu ora andassi da solo, e ti accadesse qualcosa, non mi perdonerei mai di non aver potuto fare nulla per impedirlo, di non esserti stata accanto. Ti prego, lasciami venire con te, abbiamo iniziato insieme questa battaglia, (persino questo bambino l’abbiamo concepito insieme!) Perciò finiamola insieme, fianco a fianco, così quando nascerà, potremo raccontare a nostro figlio che abbiamo reso insieme Alagaesia un luogo libero.- aveva il fiato corto, le guance arrossate e il cuore che le batteva follemente, mentre teneva una mano poggiata sul ventre leggermente rigonfio; era rimasta in quella posizione per tutto il tempo in cui aveva parlato, un chiaro segno del fatto che anche lei provava paura- come l’aveva sempre provata la mattina di ogni battaglia- specialmente ora che portava un’altra vita dentro di sé poiché sarebbe stata responsabile anche di un altro paio di occhi sui quali, se le fosse accaduto qualcosa, sarebbe potuta scendere la notte.

-         Isis, figlia di Vrael, sei la persona più folle che io abbia mai conosciuto, e ti amo. Vi amo entrambi.- le confessò dopo un attimo di silenzio carico d’attesa, che Murtagh ruppe mormorando un incantesimo che rese la bianca armatura di Vrael adatta alla sua erede, ma Isis, prima di andare ad indossarla, gli confessò:

-         Anche io ti amo, Murtagh, figlio di Morzan.- e si sollevò appena sulle punte, per baciarlo, e tutto divenne muto, il resto del mondo, i preparativi per l’ultima, imminente battaglia, divennero muti, inesistenti. In quel momento Isis seppe che non avrebbe voluto essere in nessun altro luogo di Alagaesia, perché sentiva che esistevano solo lei, Murtagh(ed il piccolo frutto del loro amore) e sapeva che avrebbero combattuto per la loro libertà, per la loro felicità, fianco a fianco, insieme.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Eccomi qui,

o dovrei dire eccoci qui alla fine della storia, che poi, secondo me è la fine di un viaggio.

Spero che ora finalmente tutto ciò che ho scritto abbia trovato la sua degna conclusione, che la profezia di Angela abbia acquisito il suo significato, così come tutti gli altri spunti disseminati tra queste pagine.

Come avrete notato ho lasciato il finale aperto, perché credo che nulla di meglio di questa tipologia di finale possa rispecchiare la vita, perché lascio a voi la possibilità di sognare, di immaginare ciò che avverrà dopo, di vederla come preferite, anche se sostanzialmente mi sembra di aver lasciato il germoglio per un lieto fine. ^_^

 

Spero che questa fan fiction vi sia piaciuta e che possiate perdonarmi per i lunghi tempi d’attesa e le decine di avvisi che ho messo in itinere per sospenderne il postaggio.

Vi ringrazio davvero infinitamente

Marty23

 

 

PS ho un piccolo annuncio da farvi: molto probabilmente, quando avrò capito come si fa e soprattutto come si carica si carica su youtube, realizzerò un video su questa storia. Non temete, quando il progetto sarà terminato sarete avvisati tramite un messaggio privato qui sul sito(ah, ma vi va di essere avvisati di questa cosa?)

 

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Capitolo 38
*** ringraziamenti ***


RINGRAZIAMENTI

 

Buon salve,

come ormai immagino sappiate, è mia usanza apporre i ringraziamenti al termine di ogni long, poiché è vero che ho scritto questa fanfiction per mia pura soddisfazione, per migliorare e portare a termine la bozza che ne avevo “abbozzato” quando avevo quattordici anni, ma non avrebbe avuto lo stesso rilievo, la stessa luce, senza di voi, commentatori, followers e lettori silenziosi che l’avete fatta brillare, come una stella in un mare magnum e che avete riempito me di gioia, spingendomi ad andare avanti, consigliandomi affinchè arricchissi questa storia; perciò meritate dei ringraziamenti, che direi, sono d’obbligo.

In primis, i miei omaggi ai commentatori che riuscivano sempre a strapparmi un sorriso, o a farmi riflettere su possibili svolgimenti di questa fanfiction:

animegirl91 (per aver scoperto questa storia proprio nel momento in cui, temendo che fosse passata inosservata, avevo deciso di cancellarla); yaya92 (per l’attenzione ai particolari, per aver apprezzato i miei personaggi ed alle differenze rispetto al Ciclo scritto da Paolini); Maestro_Luca( cosa dire? Ci sarebbero veramente mille parole che vorrei spendere, tuttavia sento che non basterebbero, finendo solo per sminuire ciò che penso dei suoi commenti, messere; dunque, grazie per le tue massime, per il tuo occhio direi quasi clinico, per aver elogiato la caratterizzazione soprattutto emotiva che ho dato ai miei personaggi così come alle situazioni, ma soprattutto grazie per avermi fatto notare i limiti della mia fanfiction- anche se comunque, per quanto perfezionata, mi aspettavo li avesse, altrimenti l’avrei pubblicata no? Spero comunque che quando avrai tempo, e voglia, tornerai a dare un’occhiata, per dirmi che ne pensi della storia, nel suo complesso.); Arcadia_Azrael( mia cara, cosa posso dirti? Innanzitutto grazie per avermi aggiunto ai tuoi autori preferiti. J La tua puntualità nel commentare mi riscaldava il cuore, grazie per la valanga di complimenti con cui mi hai sempre ricoperta- anche se talvolta, credo, non proprio meritati- per la tua partecipazione, direi quasi, emotiva alla storia, che coinvolgeva anche me, ancora di più, e per i consigli su come continuare nei momenti in cui ero un po’ bloccata, soprattutto per quanto riguarda il capitolo 30, che fin ora è stato quanto di più arduo io abbia mai scritto. Grazie di cuore); Mizzy(ti ringrazio per i complimenti che mi fai, per la tua dolcezza, sono stata felicissima che tu abbia seguito con tanto interesse questa storia e soprattutto ti sono grata per avermi aggiunto tra i tuoi autori preferiti J); _Lucrezia97_ (per avermi espresso in maniera tanto sincera ciò che pensi della mia storia, grazie mille davvero, sono stata felice che questa storia ti abbia catturata in questo modo) e Mora18(grazie mille per la tua precisione nel commento, le tue parole sono state un balsamo per me ^_^ hai colto alla perfezione tutto ciò che volevo suscitare in chi leggesse. Spero che appena avrai un attimo di tempo, e soprattutto voglia, tornerai a leggere questa storia).

 

Ora, i miei ringraziamenti a chi ha inserito la storia tra i preferiti:

 2lisa7,  Arcadia_Azrael, B_SomebodyToldMe, Folsense, Maestro_Luca, Renesmee94 e StarFighter 

 

Ed a chi l’ha messa tra le ricordate:

Ketry, Mizzy e Ren92

 

Ed infine a chi l’ha inserita tra le seguite:

 animegirl91, appina, crow heartDiosmira, Harmony89, Juliet Andrea BlackLumielysdance1,  Mora18, Renesmee94, Shyel, (a proposito spero che appena avrai tempo tornerai a leggere questa fanfiction ^_^), Sophiathebest(anche tu, spero che quando avrai un secondo di tempo, tornerai a leggere questa storia), stefy_81 (mia cara, ti ringrazio per la tua disponibilità nel commentare, la tua precisione nel farmi notare i mille particolari della storia e soprattutto per la tua dolcezza J ), titty1194, yuuki_love, _lenoramethyst, e _Lucrezia97_ 

 

infine, finissima(ma non per questo significa che siano meno importanti^_^) ringrazio i lettori silenziosi che mi hanno seguita.

Un’ultima cosa: vi ringrazio infinitamente per la vostra comprensione e pazienza nei miei confronti, soprattutto visto il lento ritmo di postaggio, e per aver dimostrato sempre disponibilità quando vi chiedevo aiuto, consigli…(mi rivolgo soprattutto a chi ha avuto la forza di rispondermi anche a notte inoltrata, circa quale dei due finali che avevo proposto per questa storia, preferisse)^_^

 

 

Un abbraccio e un baciotto

Marty23

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Capitolo 39
*** AVVISO ***


AVVISO

 

Salve a tutti!

Chissà se vi ricordate di questa ff? E, sinceramente, mi chiedo se posso mettere questo avviso qui. Comunque scrivo a tutti coloro che ancora seguono questa storia per…una SORPRESA!

Come vi avevo promesso, ho realizzato un video, su questa fanfiction. Eccovi il link

http://www.youtube.com/watch?v=EDSJPytblGM

 

Spero che vi piacerà, che lo troverete comprensibile(la mia più grande paura è che in realtà non ci si capirà nulla!!) e attinente alla storia.

Siate clementi, per favore(tenete presente che è il mio primo video…).

Vi ringrazio infinitamente

 

Marty23

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