Sono qui per te

di _Luna_
(/viewuser.php?uid=146830)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tre lunghi mesi ***
Capitolo 2: *** La speranza è il sogno di chi è sveglio ***
Capitolo 3: *** Di risposte non ne ho, mai avute mai ne avrò ***
Capitolo 4: *** I will always love you ***
Capitolo 5: *** No one can get in the way of what I feel ***
Capitolo 6: *** Perchè sei un essere speciale, ed io avrò cura di te ***
Capitolo 7: *** Everyone's a lie but you're so true ***
Capitolo 8: *** And our time is running out you can't push it underground ***
Capitolo 9: *** Arrivederci amore, ciao, le nubi sono già più in là ***
Capitolo 10: *** Non mi dire addio ma solleva il mondo ***
Capitolo 11: *** Well have the bonds that we save, but well have the heart not to lose it. ***
Capitolo 12: *** Well have the bonds that we save, but well have the heart not to lose it - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Tre lunghi mesi ***


Lo sferragliare del treno si fece ancora più assordante così il gruppetto si allontanò dai binari in attesa che il rumore cessasse. La stazione era ancora affollatissima nonostante fossero le otto e mezza di sera ed era difficile camminare tra la gente scontrosa che camminava concitata.
A nessuno di loro dava fastidio l’odore acre che c’era nella stazione, un odore che penetrava nelle radici e ti inquinava anche il cuore stesso.
Loro però erano ormai abituati a quello sferragliare, quella gente, quella puzza. Le loro erano azioni continue, uguali, monotone.
Ogni mattina prendevano il treno per andare a scuola, ascoltavano con falso interesse la lezione e ritornavano a casa con il treno delle otto e mezza. Sempre uguale, non cambiava nulla. Uno dei quattro gettò uno sguardo alla parete davanti a lui, come se si aspettasse qualche miracolo. Ma non avvenne nulla.
Il treno si fermò per far salire i passeggeri e tutto riprese come al solito, in silenzio.
Solo la più piccola ogni tanto osservava il fratello maggiore per tentare di fare conversazione non ottenendo alcun risultato. I suoi occhi ritornarono a fissare il vuoto e si perse per tutto il viaggio in un mondo immaginario. Infine però il fratello più grande non sopportò più quel silenzio.
« Allora…com’è andata oggi? » quella frase era un fiore in inverno: nostalgico, fragile, inutile soprattutto inaspettato.
Infatti venne accolto con un’espressione accigliata di Susan, l’indifferenza di Edmund. Solo Lucy lo guardò con occhi pieni di ringraziamento e fu l’unica a rispondere alla domanda, dicendo che la professoressa le aveva assegnato un compito difficile ma era riuscita a prendere un bel voto « Brava Lu! A me invece il professore di inglese mi ha detto che sto migliorando! Speriamo bene… o non passerò l’anno se non recuperò! » I due fratelli erano un mondo a parte: parlarono di un ragazzino che piaceva a Lucy, di una professoressa arcigna che aveva bacchettato Peter e di altri problemi di scuola del genere. Quando finalmente arrivarono alla stazione di casa non smisero di parlare, anzi, divennero delle vere e proprie pettegole. Susan ed Edmund, invece, camminarono con lo sguardo basso senza partecipare alla discussione di Lucy e Peter. Fu esattamente all’angolo di St. Bray Avnue che Edmund non li poté più tollerare.
« Smettetela! Non vi sopporto più! Cosa sono tutti questi futili problemi paragonati a quelli di….» si fermò appena in tempo prima di nominare il nome innominabile. Erano passati circa tre mesi dal loro addio al regno: tre mesi di monotonia, di dannata monotonia.
Per circa un mese nessuno dei quattro era riuscito ad accettare il loro ritorno, soprattutto Susan. Alla fine riuscirono a non nominare più Narnia e a non ridestare ricordi troppo felici per essere sfiorati. Da tre mesi Susan era cambiata. Era dimagrita, i suoi occhi erano sempre velati di malinconia, parlava quasi unicamente con i suoi fratelli e declinava qualsiasi possibile infatuazione.
Più volte qualche ragazzo si era avvicinato a lei per strapparle un appuntamento però nessuno ci era riuscito e qualcuno si era anche infastidito per il comportamento della ragazza. La risposta con cui negava le uscite era sempre la stessa “ Non sarai mai come lui ”. Poi se ne andava in silenzio, a volte con delle lacrime al viso. Da qualche settimana però la risposta era cambiata in un semplicissimo “no”, pur di non destare quei ricordi « Scusate… è solo che… insomma, smettete di parlarne » Arrivarono puntuali a casa come ogni giorno e ognuno entrò nella propria stanza in silenzio. Lucy si accasciò sul suo letto e fissò la sorella che metteva a posto la cartella senza porci attenzione.
Si avvicinò a lei in silenzio e le strinse la mano tentando di dimostrarle tutta la sua comprensione. Susan capì e si sforzò di farle  un sorriso per non farla preoccupare più del dovuto.
Poi si infilò nel letto e le diede le spalle.
Una lacrima le rigò il viso, silenziosa.



Aprì gli occhi e si ritrovò ancora una volta alla stazione, con i suoi fratelli. Questa volta stavano aspettando il treno che però si faceva attendere. Si era un momento addentrata nei suoi pensieri e aveva chiuso gli occhi, in attesa di qualcuno che la muovesse. Erano le sette di mattina e come la sera precedente moltissima gente affollava la stazione. Tantissime facce passavano e ripassavano davanti a loro e ogni tanto qualcuno gli sorrideva per dar coraggio a quei ragazzi ancora giovani. Susan iniziò a scrutare ogni persona che passava perché si stava terribilmente annoiando ad aspettare il treno in ritardo.
Per prima passò una donna di una cinquantina d’anni e teneva per mano due bambini, uno biondo e uno con i capelli castani.
Poi un ragazzo più piccolo di loro di tre o quattro anni che portava dei libri più grandi di lui.
Poi il capostazione, con dei baffi bianchi e le sopracciglia foltissime.
Infine, eccolo.
Lo vide.
I capelli castani si muovevano a tempo con i suoi passi e i suoi occhi profondi cercavano, cercavano qualcuno.
Si voltò e Susan fu costretta a sbattere più volte le ciglia per non illudersi. Era davvero lui? Si alzò di scatto e rincorse quel ragazzo che sembrava terribilmente lui. Lo raggiunse ma, quando sporse in avanti la mano per fermare la sua corsa, strinse l’aria.
« Dove…dove sei? » lentamente scivolò a terra e iniziò a piangere. La gente che passava sembrò non accorgersi di lei ma solo dei suoi fratelli che la stavano venendo a soccorrere. Le chiesero cosa fosse successo, l’unica cosa che però disse fu questa « Dov’è? Era qui. Cercava me…dove sei finito? Vienimi a prendere! » Il braccio di Lucy la strinse forte e disse nel tono più dolce possibile « Susan. Non poteva essere lui. Sono passati tre mesi. A Narnia saranno passati circa… »
« So benissimo quanti anni sono passati a Narnia! Ora regneranno i figli dei suoi figli! Ma era lui, credetemi…perché non mi credete? » e riprese a piangere finché i due fratelli non la sollevarono da terra. Lucy fu incaricata di portare a casa la sorella perché era chiaro che non sarebbe riuscita ad andare a scuola. Così le due tornarono a casa e spiegarono che a Susan era venuto un forte mal di testa così non erano andate a scuola. Entrambe si stesero sul letto della maggiore che piangeva in silenzio, assaporando le più amare lacrime della sua vita « Lucy, ti prego. Credimi… » borbottava confusamente tra i singhiozzi « L’ho visto Lucy. Era lì… aveva ancora i suoi occhi…quegli occhi profondi in cui mi perdevo…Lucy! » e dopo quel borbottio isterico si addormentò tra le braccia della sorella.
Si risvegliò dopo qualche ora e sentì il caldo respiro della sorella « Ciao… » si sentiva stranamente meglio e la vista di quel ragazzo inesistente era già un ricordo lontano.
« Come ti senti? » Peter era seduto sulla sedia accanto al letto mentre Edmund, molto taciturno, era disteso sul letto di Susan.
« Meglio…scusate per prima » si stropicciò gli occhi con insistenza e sorrise timidamente ad Edmund, e lui di rimando le chiese se volesse mangiare qualcosa « No…voglio solo cambiarmi » Si alzò lentamente dal letto e arrivò all’armadio che condivideva con Lucy. Scelse la camicia da notte bianca con qualche fiore azzurro ricamato. Subito fece uscire i due fratelli per cambiarsi « Ehi, che ore sono? » guardò l’orologio e vide che erano le tre e mezza del pomeriggio « Come mai sono tornati così presto? » L’altra sollevò le spalle, dicendo che avevano avuto problemi a scuola e i professori li avevano mandati via. Le ore passarono molto velocemente e fu di nuovo sera. Le luci si spensero e ognuno dormiva beatamente nel suo  letto.
Tranne una.


Susan correva. Il vento le faceva alzare i capelli e i piedi scalzi si posavano lievi sull’erba. Ogni filo d’erba le era familiare. Ogni soffio del vento la salutava come se fosse stata una vecchia amica. Si fermò e sentii il rumore delle onde che scrosciavano sulla battigia. Poi una nube. Poi un tuono. Infine il fulmine. Il vento, l’erba, il mare vennero spazzati via dal fulmine e Susan si ritrovò da sola, in mezzo al nulla. Possibile che fosse tutto sparito all’improvviso? Dov’era finito il vento? Dov’era finito il mare? Dov’era finita lei? In preda alla paura, Susan provò ad urlare ma quello che le uscì dalla bocca fu solo un rantolo. Poi, con la stessa velocità con cui era sparito tutto, Susan si ritrovò in un luogo familiare. Il cancello fu facile da riconoscere, così come gli odori, i rumori e il sapore dell’aria. La sua vita, la sua vera vita era ad un passo, così vicina.
Una voce « No. Voi non potete entrare » la riconobbe. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Si voltò e ne ebbe la certezza. Caspian. I capelli castani erano illuminati dal sole e divennero ancora più lucenti, mentre gli occhi non cambiarono, erano gli stessi occhi infiniti « Non mi avete riconosciuto, oggi, mia regina? Non vi ho dato una possibilità? Non mi amate più? »
« Caspian! Ti ho rincorso! Certo che ti amo! Caspian! » sgranò gli occhi prima di rispondergli.
Fu come se non avesse parlato « E’ tardi. Ho sposato un’altra poco dopo che ve ne siete andata. Vivo grazie al suo respiro. Sono felice grazie al suo sorriso. Sorrido grazie ad un suo sguardo. Voi avete perso l’occasione. E’ tardi, ormai » 


Un altro fulmine e, infine, solo della fresca e reale erba sotto i piedi.



 

 

N.d.A. Salve salve salve! Questa è la mia prima fanfiction su Narnia... che ne dite di lasciarmi una recensione? Piccolina, piccolina, mi basta! Vi aspetto e sarò felice di leggere i vostri commenti, sia positivi che negativi! A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La speranza è il sogno di chi è sveglio ***


Non aveva mai dormito così bene da circa tre mesi.
Si rigirò per prendere la coperta perché aveva freddo ma quello che sentì la sua mano sinistra fu la rugiada. Si tastò la mano con la destra e realizzò che era davvero umida. Si drizzò in piedi e si guardò attorno. Un prato simile a quello del suo sogno. Allora non era stato un sogno. Il mare, Telmar, Caspian. Sposato. Aveva  un’altra. Almeno aveva la sicurezza che fosse ancora vivo e non morto da parecchi anni.
Intorno a lei riconobbe benissimo un bosco dove andava a cavalcare con i suoi fratelli, i quali erano stesi sul prato vicino a lei.
« Peter! Peter svegliati! E anche tu Ed! Lu, avanti, alzati! » uno per uno li scosse e li fece svegliare « Si, dai, forza! Guardate! Guardate! » indicò la pianura attorno a loro « Siamo di nuovo qui! Questa è Narnia! » 
« Ma…com’è successo? » domandò Ed, massaggiandosi la testa. Pian piano si rese conto che erano realmente tornati. Così iniziò ad assaporare quell’odore inimitabile e a toccare quell’erba pura. La sorella abbassò gli occhi e gli raccontò « Ecco…ho sognato che ero proprio qui. Poi all’improvviso un fulmine ed ero nel vuoto. Poi, ero ai cancelli di Telmar e ho visto Caspian… che mi ha detto che si è sposato… » quando pronunciò le parole “Caspian” e “sposato” le salirono le lacrime, ma le ricacciò indietro per terminare il racconto « Poi però, quando mi sono svegliata mi sono trovata qui, esattamente il posto che avevo sognato. Quindi non era un sogno. Era tutto vero! Siamo a Narnia! » I quattro fratelli sorrisero tra di loro, poi fecero a gara ad arrivare alla spiaggia. Susan invece si risedette per terra e diede sfogo alle sue lacrime.
Si era sposato poco dopo il suo addio e l’aveva trattata freddamente. Forse, ben sapendo che lei non sarebbe tornata, si era rassegnato e si era unito con un’altra. Infine, pianse così forte che Edmund riuscì a sentirla. Con molta attenzione si avvicinò a lei e le domandò perché piangesse così « Ha un’altra. Si è dimenticato di me! Non conto più niente per lui ormai! » La strinse forte al suo petto e la consolò nel miglior modo possibile.
La rabbia fu l’unico sentimento che provava. Caspian gli era sempre stato indifferente, ma nessuno poteva trattare così sua sorella. Non bastavano tutti quei mesi a piangere per la sua assenza. Si era pure risposato umiliando la ragazza e rompendole il cuore.
Un ruggito assordante lo ridestò dai suoi pensieri « Figli d’Adamo, figlie di Eva. Bentornati » Lucy gli corse subito incontro e strinse la folta criniera di Aslan « C’è ancora bisogno di voi. Ciò che vedete può essere distrutto da un momento all’altro e il tempo stringe »
Edmund si schiarì la gola « Non per…contraddirti, grande leone, ma qui regna la calma totale e se ci fosse qualche battaglia la sentiremmo » 
Aslan lo guardò con severità « Vi ho chiamati per prevenire o contrastare il male che sta per abbattersi su Narnia. E’ vero: non c’è ancora alcuna battaglia ma ci sarà presto » con due grossi balzi svanì dietro alcuni cespugli e il soffiare del vento fu l’unico rumore rimasto.
« Ummm, chiacchierone come sempre, eh? » sdrammatizzò Edmund dando una gomitata a Lucy.
Gli altri tre fratelli però non avevano affatto voglia di ridere e Peter propose di andare a Telmar per capire cosa stesse succedendo. I quattro si avviarono e in meno di un’ora si ritrovarono al loro splendido castello. La sorella maggiore però, alla vista del cancello, si bloccò. Il corpo era rigido e lo sguardo fisso.
« Non mi vorrà. Mi butterà fuori » coprì il volto con una mano e chiuse gli occhi.
Lucy le prese la mano con tenerezza « Susan, regina del sole splendente del Sud, nominata La dolce. Stringi la mia mano e sii sicura. Dov’è finito il sorriso di Susan? Puoi entrare a testa alta perché tu sei una regina. E devi farlo perché devi proteggere il tuo popolo » con queste parole, finalmente la sorella maggiore si convinse ed entrarono a testa alta. Subito in città si sparse la voce e il re in persona fu informato del loro arrivo, così mandò il generale Kums ad accoglierli.
Il generale del re era un tipo alto e riccio, con i capelli neri e lo sguardo quasi sempre imbronciato. Riconobbe subito i re del passato grazie ai loro vestiti stravaganti.
« Re Peter, re Edmund, regina Lucy, regina Susan. Il re vi attende a palazzo » fece un lieve inchino poi si voltò e li condusse a corte. Susan sentiva il cuore batterle all’impazzata: stava per rivederlo, stava per accarezzare di nuovo le guance rosee di Caspian, stava per essere trafitta dal suo sguardo…no. Sognava, farneticava. Il re aveva un’altra, era sposato e… chissà, magari aveva anche un figlio.
Prima di entrare nella sala del trono fece un grande respiro profondo. Nella stanza c’erano solo loro oltre il re, poiché il generale li aveva solo accompagnati fino alla porta.
In fondo alla stanza, sedeva, con gli occhi chiusi, Caspian. In tutta la sua bellezza, aveva gli occhi chiusi e si massaggiava la testa, impaziente. Nei pochi minuti trascorsi dall’avviso del loro arrivo, aveva tentato di immaginare cosa avesse potuto causare quell’arrivo.
Il suo regno non era in pericolo, tutto attorno taceva e nessun nemico si vedeva all’orizzonte. Forse Aslan si era sbagliato e aveva mandato inutilmente il re Edmund e la regina Lucy a Narnia. Il messaggero gli aveva detto che i re erano tornati e Caspian non gli era corso incontro solo perché sapeva che si trattava solo di Lucy ed Edmund. Ricordava fin troppo bene le parole pronunciate da Aslan.
Gli altri due re non sarebbero più tornati, lo sapeva. Quante notti aveva pianto per la sua assenza, per la sua codardia, per il tempo perso a combattere invece di stare con lei. Tre mesi fa avrebbe voluto stringere di nuovo i suoi capelli e sentirne ancora l’odore. Sapeva anche che il tempo sulla Terra scorresse più lentamente e lui sarebbe morto prima di rivedere Lucy ed Edmund. Ma non gli importava. Scostò una ciocca di capelli che gli andava sugli occhi e fissò le figure sul fondo della stanza che si stavano avvicinando. Pensò di aver contato male, così contò di nuovo. Quattro. Vide prima la chioma bionda di Peter, poi quella nera del re Edmund e la piccola Lucy.
Infine, eccola.
Gli occhi azzurri della regina Susan lo stavano guardando, timorosi.


N.d.A. Rieccomi, sono ancora io quella tizia che ha scritto questa fanfiction! Finalmente, Caspian e Susan si rivedono... ma come sarà questo incontro? Un abbraccio forte e magari un bacio o forse uno scontro? Si scoprirà tutto nel prossimo capitolo, a presto! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Di risposte non ne ho, mai avute mai ne avrò ***


Gli occhi scuri incontrarono i chiari per una manciata di minuti. Poi, Caspian fu sorpreso dal comportamento di Peter e di Edmund. Lo guardavano con occhi pieni di odio infatti corsero verso di lui e il minore lo prese per la camicia bianca « Tu! Come hai osato? » gridò Peter, fremendo dalla voglia di picchiarlo.
« Non ho fatto nulla! Lasciatemi! » Edmund però era già pronto a sferrargli un bel pugno. Una figura bassa ma snella si intromise tra loro e lo fece bloccare « Fermo! Dobbiamo parlare e potrete riprendere a picchiarvi più tardi » la voce di Lucy suonava così autoritaria che dubitarono che venisse da una bambina della sua età. I due fratelli si staccarono dal re e avvicinarono Susan, che era rimasta taciturna fino a quel momento « Re Caspian, Aslan ci ha detto che Narnia è ancora in pericolo e c’era bisogno di noi » 
Caspian, prima di rispondere, si massaggiò il collo per la stretta troppo forte di Edmund « Credo che questa volta Aslan abbia sbagliato a convocarvi. Non abbiamo alcun bisogno di voi » il tono che utilizzò fu freddo e poco cortese, poi aggiunse « Ho fatto preparare le stanze… se volete accomodarvi… tra qualche ora sarà servito il pranzo » non rivolse neanche uno sguardo a Susan ma uscì semplicemente da una porta vicino al trono. Aveva bisogno di pensare, di riflettere, di calmarsi. Ma perché era tornata anche lei? Aslan era stato chiaro: loro avevano appreso tutto il possibile da Narnia e non sarebbero tornati mai più. Era inutile sperare, Caspian si era rassegnato a non vederla mai più con quel vestito rosso e l’arco dietro alle spalle. Così fiera, così coraggiosa, così dolce. Così bella. Non sapeva, il re, quanto tempo fosse passato sulla Terra dal loro addio, ma Susan non era cambiata molto, anzi. I suoi occhi chiari avevano lo stesso colore del cielo e splendevano come il sole. Il suo comportamento era però molto strano. Si era aspettato un abbraccio e, con un po’ di fortuna, un dolce bacio di bentornato. Invece non aveva staccato lo sguardo dal pavimento e non era intervenuta quando i suoi fratelli lo stavano per picchiare. Tentò di immaginarsi il perché della rabbia di Peter ed Edmund: cosa aveva fatto per farli arrabbiare? Non aveva neanche avuto il tempo di far qualcosa di sbagliato e loro lo avevano attaccato senza un motivo reale. Forse era successo qualcosa precedentemente e non lo sapeva. Più avvilito che mai, andò a visitare il torrione nord, dov’era situato lo studio del suo caro professor Cornelius.
« O mio re! Sono arrivati? Come stanno la regina Lucy e il re Edmund? Per quale motivo sono qui? » 
« Una domanda per volta, vi prego. Si, sono arrivati. Stanno bene, da quanto ho potuto vedere. Ci sono però anche il re Peter e la regina Susan. Non saprei…Narnia non corre pericoli o sbaglio? » 
Il suo professore scrollò le spalle « Non vi so dire, mio re. Aslan deve aver avuto qualche motivo per richiamarli…avete detto che c’è anche il re Peter e… la regina Susan...» Con un gesto della mano il re gli fece terminare lì la frase « Mi scusi. In ogni modo…. forse sarà meglio ridar loro le armi e informarli di quello che è successo » 
Fu il re stavolta a scrollare le spalle « Avvisarli di un furto, della sparizione di un artigiano e di un terremoto? E’ accaduto circa due mesi fa e avevamo convenuto che il furto di una spada e la sparizione di Fael non fossero pericolosi. Il terremoto il giorno dopo il loro addio, ma è di origine naturale » Il professore però replicò che ogni cosa era importante e forse era quello il motivo del loro ritorno. Caspian però la pensava in modo diverso « No…inoltre, chiamarli tutti? Potrebbe essere un motivo più…» “romantico” completò la frase mentalmente. Si, perché no? Magari Aslan aveva richiamato anche Susan per coronare il loro sogno, finalmente. Aveva un disperato bisogno di parlare con il grande leone. Si congedò dal professore e ordinò ad un servo di preparare il suo Destriero. Mancavano ancora un paio d’ore prima del pranzo e aveva tutto il tempo necessario per arrivare alla Tavola di Pietra. Non fu sicuro che li avrebbe trovato Aslan tuttavia tentò. Quando arrivò la radura dove si ergeva la Tavola di Pietra era immersa in uno strano silenzio. Il re girò attorno alla costruzione ma non trovò nessuno se non un piccolo scoiattolo. Invocò più volte il nome di Aslan e solo poco prima che se ne andasse finalmente il Grande Leone sbucò dietro alcuni alberi. Chinò lievemente la testa per salutare Caspian il quale fece lo stesso e ascoltò la sua prima domanda « Grande Leone. Vorrei sapere perché ha richiamato i re e le regine di un tempo. Narnia non è in pericolo » 
Gli occhi scuri di Aslan si ridussero a due fessure « Caspian, devi stare molto attento. Questo sarà forse il periodo più buio che Narnia attraverserà quindi non dubitare. I re e le regine di un tempo sono stati richiamati per aiutarti. Solo Edmund e Lucy non sarebbero stati sufficienti. Ora vai, sbrigati. Corri al castello, questa radura non è più sicura » Spiccò un balzo e si confuse con le selve poco lontane dalla radura. Caspian, nonostante fosse poco convinto, rimontò a cavallo ma non fece come il Grande Leone gli aveva consigliato. Conosceva bene la radura e tutte le scorciatoie per il palazzo. Se ci fosse stato qualche pericolo,  Destriero l’avrebbe portato in salvo facilmente. Così iniziò a rimuginare sui suoi pensieri, soprattutto su Susan. Aslan non gli aveva dato il tempo di fargli altre domande così molti dubbi erano rimasti tali. Sarebbero rimasti? Caspian non lo sapeva. Chiuse gli occhi per immaginarsi ancora una volta il sorriso della sua regina che quel giorno non aveva fatto. Si ricordò del loro addio e del loro bacio. Più volte era stato sicuro che se Susan fosse tornata si sarebbero sposati. Invece non l’aveva degnato di uno sguardo e aveva lasciato che i suoi fratelli si avvicinassero per picchiarlo. Quello di chiudere gli occhi però, fu un grosso sbaglio. Li riaprì e davanti a lui trovò una creatura di cui non si capivano bene i contorni. Era nera come l’inchiostro e solo gli occhi gialli e i denti bianchissimi e minacciosi contrastavano quell’oscurità. Il re non aveva mai visto nulla del genere ma si vedeva benissimo che quella creatura mostruosa non aveva buone intenzioni. Era alta quasi due volte Caspian e assomigliava molto ad un Minotauro solo che era molto più feroce e molto più grande. Sebbene fosse intimorito, il giovane tirò fuori la spada dal fodero e si preparò ad ingaggiar battaglia.
 
« Susan! Svegliati! » Susan appena era uscita dalla sala del trono aveva iniziato a riflettere. Non aveva visto nessun altro trono accanto a quello di Caspian e nemmeno alcuna ragazza. Allora quel cancello, quel Caspian rappresentavano solo un sogno? Così si era accasciata sul letto e si era assopita finché quella voce non l’aveva fatta svegliare « Forza Susan. E’ in pericolo » A quelle parole la regina si alzò subito e, anche se non aveva capito nulla, si infilò il suo vestito rosso, prese l’arco con le frecce e il corno che era stato adagiato accanto al suo letto e scese nelle scuderie « Avanti. E’ vicino alla Tavola di Pietra » riconobbe la voce di Aslan e scelse un bel cavallo quasi completamente nero, di nome Dakar. Infine, ordinò ad un servo che l’aveva accompagnata di avvisare i suoi fratelli che era andata alla radura e di raggiungerla al più presto. Bastò un lieve calcio e Dakar partì subito ad un’andatura molto veloce così Susan poté arrivare in breve tempo alla Tavola di Pietra. Non sapeva chi fosse in pericolo perché il leone non era stato molto chiaro così girò attorno alla radura. Nessuno. Si allontanò un po’ e finalmente sentì un ruggito. Aslan? No. Il ruggito del leone era più profondo e mille volte più dolce. Smise di chiedersi a quale specie animale appartenesse quel ruggito e corse per raggiungerlo. Lo vide: era un bestione alto e grosso e aveva catturato la sua preda. Nella sua zampa infatti, reggeva un giovane dai capelli bruni molto familiare.
« CASPIAN! » urlò Susan dopo aver preso una freccia dalla faretra. Il re però non le rispose perché era svenuto a causa di una botta in testa ricevuta dal mostro. Aveva resistito per circa mezz’ora ma infine la stanchezza aveva avuto la meglio e, per una distrazione, era stato colpito in testa così era svenuto. La ragazza intanto tentò di prendere la mira ma non scoccò ancora perché il mostro teneva Caspian davanti al petto e Susan non voleva correre il rischio di colpire lui e non la creatura. Quel Minotauro formato gigante aveva uno strano e inquietante ghigno sulla bocca e guardava Susan con interesse.
« Lascialo subito! » gli ordinò senza però ottenere qualche risultato. Non sapeva cosa fare: aveva la spada ma non aveva mai imparato ad  utilizzarla bene, sapeva  solo qualche mossa; le frecce erano inutili e Peter ed Edmund ancora non si vedevano. Cosa poteva fare? Le venne in mente solo una cosa che tutti avrebbero disapprovato. Non sapeva per certo chi fosse il padrone di quel mostro ma i suoi occhi gialli facevano ben capire che Susan era la sua prossima preda. Molto pacatamente appoggiò la spada a terra « Non voglio combattere. Non ti farò nulla e non mi opporrò. Prendi me al posto suo » 
Una maligna risata stridente risuonò nella foresta. Poi un sibilo « Prendi lei » quelle parole non provenivano dal mostro ma sembrava che fossero gli alberi a parlare con un’unica voce. Il ghigno sulla bocca della creatura si trasformò in una risatina sadica e buttò a terra Caspian come fosse un pupazzo infine si diresse verso Susan. Era impaurita, sentiva già lo spostamento d’aria causato dalla zampa della creatura ma non si mosse. La presa stretta e poco gentile le mozzò il fiato già corto. La sollevò in aria, quasi a due metri dal suolo e iniziò a camminare verso il bosco.
« NO! » il re, intanto, si era risvegliato e vide Susan nella mano del mostro « Fermo! » 
Si sentì di nuovo quel sibilo « Taci o La Dolce sarà chiamata La Morta » Caspian sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene: voleva fare qualcosa, voleva salvarla. Era tornata e non voleva perderla ancora. Il mostro e la voce inquietante però l’avrebbero potuta uccidere per un suo attacco. Alla fine, sconfitto, gettò la spada.
Susan però, vedendo Caspian ancora vivo, sembrò tornare quella di una volta: coraggiosa, sprezzante del pericolo… se stessa. Prese un piccolo pugnale nascosto sotto una manica del vestito e colpì la zampa del mostro che la lasciò cadere a terra cacciando un ruggito infastidito che tradiva dolore. Subito il re corse da lei per vedere se fosse ferita ma fortunatamente era tutto a posto « Tu…come stai? » 
« Ora che vedo di nuovo i tuoi occhi…sto benissimo » le accarezzò la guancia nonostante il dolore al braccio si facesse più acuto minuto dopo minuto.
« Ehi! Voi! Attenti! » la voce di Peter li mise in guardia poiché il mostro, più inferocito di prima, li stava per attaccare, ringhiando « Via! » Le spade dei fratelli di Susan si interposero tra loro e il mostro, dandole l’occasione di mettersi in salvo. Mentre Ed e Peter combattevano la ragazza sistemò sotto un albero poco lontano Caspian, raccomandandogli di non muoversi. Poi, riavvicinandosi ai fratelli, scoccò la prima freccia che si conficcò nella zampa del mostro. Ci vollero molte frecce e parecchi  fendenti per far fuggire il mostro. La sua pelle era molto dura e le spade erano entrate solo parzialmente nella carne, senza procurargli molto dolore. I tre si guardarono e solo Edmund aveva una ferita abbastanza grave che gli correva sopra tutta la gamba sinistra: era stato colpito dagli artigli del mostro. Caspian invece, disteso sotto l’albero, aveva tentato più volte di correre in aiuto dei re ma era stato preso da giramenti di testa e il dolore al braccio era aumentato.
« Susan, corri a Telmar e chiama aiuto » Peter decise che lui avrebbe fatto compagnia ai feriti e li avrebbe protetti da qualche altro attacco. Susan però, guardava con preoccupazione Caspian, che era svenuto ancora. Il fratello le mise una mano su una spalla « Lo proteggerò io, ora vai » Infine si convinse e montando il suo cavallo, fuggì via veloce come il vento. Peter trasportò Edmund vicino a Caspian, all’ombra dell’albero e gli domandò come si sentisse.
« Non avrei mai creduto che un giorno l’avrei detto ma… preferirei stare a scuola in questo momento, sai? » entrambi sorrisero.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I will always love you ***


Lucy appoggiò la testa sul merlo della torre e tentò di riconoscere qualche figura familiare ma ci furono solo alberi. Sbuffò e continuò a guardare. I suoi fratelli erano usciti da più di un’ora e ancora nessuna notizia né loro né di Susan. Più volte avrebbe voluto prendere un cavallo e correre da loro ma il professor Cornelius l’aveva dissuasa « Torneranno presto, maestà. Attenda » Le previsioni dell’anziano si rivelarono presto esatte. Finalmente riconobbe la figura di sua sorella che correva veloce verso il cancello di Telmar. Scese subito le scale e andò ad abbracciarla. La maggiore, intanto, aveva già avvertito il generale che era partito velocemente con una quindicina di uomini per recuperare i feriti.
« Susan! » le mani della bambina erano sporche di un liquido rosso « Sei ferita! » la trascinò in infermeria dove, dopo averle tolto il vestito, videro un taglio corto ma profondo lungo la schiena « Ci penso io! »
« No. Risparmia il Fuoco per ferite più gravi, io sto bene » per distrarre la sorella dalla ferita, Susan le raccontò cosa fosse successo alla radura. Insieme, nella stanza del Sole Splendente, attesero pazientemente il ritorno dei loro cari. Susan era quella più preoccupata: la ferita di Ed era lunga e dolorosa, mentre Caspian era ancora svenuto. E se il generale non fosse arrivato in tempo e il suo re fosse morto? Si stavano per chiarire ma Peter li aveva interrotti. Aveva detto che con i suoi occhi stava meglio. Allora non era sposato. Era stato un sogno « Lucy. Quello che ho visto è stato solo un sogno, non si è sposato! » La sorella non ebbe il tempo di rispondere, poiché un messaggero entrò dopo aver bussato e comunicò alle due che i feriti erano nelle proprie stanze e i medici li stavano curando « Forse è meglio se andiamo da Ed…Peter sarà là » Lucy però la fermò e replicò che entrambe sapevano che non era da Edmund che Susan voleva andare « E’ vero… vi raggiungo subito » con passo svelto raggiunse la stanza di Caspian e vi trovò due servi che la fecero entrare.
Un medico gli stava curando la ferita alla testa e quella al braccio « Si rimetterà tra un paio di giorni, per adesso non deve fare sforzi…» così disse e se ne andò, lasciando Susan e il re da soli. Lei si avvicinò al letto, sotto lo sguardo attento e all’erta del ragazzo. L’unica medicina che poteva avere effetto immediato era il suo sorriso « Stai bene? Sei ferita? » Scosse la testa come risposta e si sedette sul letto accanto a lui mantenendo però il silenzio. « Susan…qual è il problema? Ho sognato mille volte questo momento…non doveva andare così…doveva essere un momento felice…quando ti ho vista avrei voluto stringerti forte, poi però sei stata così taciturna, così indifferente…non mi ami più? » gli occhi del giovane erano lucidi e aveva pensato di non farle quella domanda per non sapere la risposta. Aveva una paura tremenda della risposta « Puoi dirmelo se hai trovato qualcun altro nel tuo mondo e non mi vuoi più. Ritirerò quello che ho detto prima…non sarà successo niente…»
« Oh Caspian! Taci! » ora che aveva la certezza che lui non si era sposato, Susan si sentiva bene. Attenta a non fargli male si gettò al suo  collo e lo baciò teneramente sulle labbra. Il giovane re non se lo aspettava visto il suo comportamento, ma rispose prontamente al bacio e le accarezzò i capelli e la guancia, cercando ancora quel contatto con le sue labbra. Ma lei si fermò e non lo baciò più « Credo che baciarmi rientri negli sforzi menzionati dal medico » 
Alzò gli occhi al cielo « Susan, questi tre mesi sono stati terribili senza di te. E un medico sdentato non mi impedirà di baciarti » la fece stendere accanto e ripresero a baciarsi appassionatamente, recuperando tutti i giorni in cui non si erano visti. Quando smisero, una decina di minuti dopo, Caspian confessò che aveva mal di testa « Ma non andartene, ti prego. Rimani qui. » 
Gli accarezzò i capelli e lo guardò negli occhi « Non sarà un leone, non sarà un mostro, non saranno i miei fratelli a farmi andare via. Non ti lascerò mai più. E’ una promessa. Ma ora devo andare a vedere come sta Edmund e tu devi riposare » Caspian la lasciò andare solo dopo averle strappato la promessa che sarebbe ritornata tra un’ora. Tutta scompigliata e rossa in volto arrivò in camera di Ed che dormiva accerchiato dai suoi fratelli. Peter notò subito il cambiamento d’umore di Susan. Quasi non la riconobbe quando entrò: il passo fiero e sicuro, gli occhi più vispi e allegri, il vestito rosso che andava a pennello e infine il sorriso illuminava il viso. Sembrava che quel mondo l’avesse fatta rinascere. La salutò con un gesto della mano e si spostò per farle posto « Riprenderà a camminare tra qualche giorno e tra una settimana sarà come nuovo » Lucy, intanto, osservava la sorella e capì subito cos’era successo nella stanza di Caspian. Domandò « Non si è sposato, vero? » Un sorriso le diede la conferma e andò ad abbracciare Susan che però fece una smorfia di dolore quando venne abbracciata « Susan! » Tra Ed e il re si erano completamente dimenticate della sua ferita, che continuava a sanguinare « Vieni, andiamo in infermeria » Il medico fu abbastanza severo con Susan poiché non si era fatta medicare bene. Così la costrinse a stare a letto per un giorno almeno. La ragazza sbuffò perché mancavano una ventina all’incontro con Caspian e il medico non ne voleva sapere. Fu il professor Cornelius ad interrompere la discussione tra il medico e la regina « Vostre maestà. Abbiamo scoperto: il mostro che vi ha attaccato appartiene alla specie dei Kegar. E’ una razza che si è estinta moltissimi anni fa…una decina di uomini sta esplorando il regno per stanarla e ucciderla »
« Professor Cornelius, potete dire al re Caspian che…mia sorella non si è sentita bene e le terrò compagnia? Non potrò andare da lui per questo » 
« Come… »
« Si, non voglio farlo preoccupare » 
« Farò come avete detto » 
Quando se ne fu andato Lucy si voltò e chiese « Allora, com’è andata? » 
L’espressione di Susan si addolcì « E’ andata che ci amiamo…e ci ameremo per sempre… »

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** No one can get in the way of what I feel ***


Era passata una settimana dall’attacco del Kegar e tutti si erano ristabiliti perfettamente, soprattutto la regina Susan. Sorrideva sempre, non era più magra e aveva per tutti una parola gentile. Aveva chiarito tutto con i suoi fratelli che avevano accettato Caspian, anche se con qualche difficoltà. Molte volte aveva colto Peter a guardare di sottecchi il suo re e l’aveva più volte rimproverato. La situazione nel regno si era calmata, soprattutto grazie al ritorno dei re e delle regine. Il Kegar però era svanito e gli uomini erano tornati a mani vuote. Avevano perlustrato grotte, radure, si erano spinti anche sulle montagne ma del mostro nemmeno l’ombra. I popolani meno coraggiosi sostenevano che il re Peter e il re Edmund lo avevano spaventato ed era scappato a gambe levate. Ma Caspian non era di questo avviso, infatti raddoppiò i turni di guardia e ogni tanto mandava un corpo di sei o sette uomini a controllare la Tavola di Pietra o i posti più sinistri e inquietanti senza però trovare nulla. Erano riuniti nella sala del trono assieme al generale e vari uomini che avevano combattuto contro Miraz, compreso il P.C.A. che era stato felicissimo di rivedere la regina Lucy.
« Mio sire, » un centauro si era fatto avanti con un inchino « sappiamo solo che qualcuno sta guidando questa creatura…non c’è nessun’altro pericolo…non è il caso di allarmare tutti i centauri e le creature del regno. Forse sarà meglio scoprire chi è il padrone »
Caspian scosse la testa « C’ho provato, mio buon Adeptus, ho inviato i miei uomini, ma non hanno trovato nessuno »
« Propongo di ripiegare sui lupi…con il loro fiuto troveranno facilmente il Kegar… » propose il P.C.A.
Fu Edmund ad opporsi, ricordando i momenti di prigionia « Non ci possiamo fidare di loro…chi ci dice che i pochi rimasti non sono fedeli ancora a Jadis? » Alla fine si decise di chiedergli di seguire le tracce, ma, poco prima che il Consiglio fosse sciolto, un messaggero sudato e senza fiato entrò nella sala del trono.
« Re! Il Kegar ha attaccato dei pescatori e ha rubato delle reti da pesca e degli attrezzi! »
Tutti, indignati, si alzarono in piedi e Caspian parlò per primo « Ci sono dei morti? » il messaggero annuì sconsolato con la testa « Presto, corriamo alla spiaggia » il generale schierò subito una cinquantina di uomini e partirono per andare al molo. Intanto gli altri recuperarono le loro armi e raccomandarono alla regina Lucy di non muoversi da Telmar. Il re tentò anche di dissuadere Susan dal venire perché sembrava che il mostro puntasse anche a lei ma la giovane fu irremovibile « Avanti Susan, non ci succederà niente, andrà tutto bene e torneremo presto! »
Prese l’arco e le frecce « Bene, visto che dici che non ci succederà nulla, vengo » Caspian si arrese perché la ragazza era già montata in sella e stava raggiungendo i suoi fratelli. Scosse la testa, visibilmente preoccupato e si avvicinò a lei « Te l’ho detto, Caspian, non sarà neanche un mostro a separaci » Il combattimento con il mostro sulla spiaggia si era fatto più difficile poiché era arrivato un altro Kegar a dar man forte « Ma…ce ne sono due…anzi no…quattro! » dalla foresta erano giunti altri due mostri e avevano già ucciso un paio di soldati « Non erano così forti come quello di una settimana fa! » Sebbene tutti fossero molto spaventati ingaggiarono subito il combattimento con i mostri. Caspian e Susan insieme ad altri tre uomini combatterono contro il primo mostro che ancora continuava a mietere vittime. Il giovane però tentava di proteggere Susan, rischiando di essere colpito « Caspian! Smettila! So badare a me stessa! » e lo dimostrò colpendo con una freccia in pieno petto il mostro che però non smise di combattere. Infine, dopo averlo colpito dritto al cuore e avergli ferito le gambe, cadde a terra con un sordo eco. Gli altri due erano morti e anche l’ultimo stava per cedere quando però il mare iniziò ad agitarsi. Le onde si alzarono e bagnarono da capo a piedi i combattenti mentre il cielo si era rannuvolato e si sentivano già i primi lampi. Non ci fecero caso e abbatterono anche l’ultimo Kegar. Il combattimento aveva però portato via ben quindici uomini, tra soldati e pescatori. Caspian si guardò intorno e, nonostante stesse scendendo una pioggia incessante, riconobbe tutti i soldati uccisi. La regina invece pensava a tutt’altra cosa: stava vivendo una sorta di dejà-vu e sentì familiare un rombo del tuono. La pioggia era estranea anche perché non aveva mai visto gocce così grandi e veloci che quasi non riusciva più a vedere né Caspian né i suoi fratelli. Anche se affondava quasi nella sabbia, corse velocemente per recuperare almeno uno di loro. Finalmente riuscì a prendere il braccio di Edmund e di vedere Peter e il re che si erano rifugiati assieme agli altri uomini su una radura a pochi metri dalla spiaggia « Va bene, allora raggiungiamoli…Ed? » girò la testa e vide che suo fratello minore era sparito nel nulla. Disperata, tentò di riconoscere qualcosa tra le gocce di pioggia che scendevano ma l’unica cosa che scorse furono gli alberi « EDMUND! » il suo grido si disperse tra il vento ululante e la pioggia che non accennava a smettere. Strinse forte l’arco e raggiunse gli altri « Ed è sparito! » Caspian allungò le braccia per stringerla in un abbraccio ma fu Peter a prenderla per primo « Lo troveremo...cercarlo ora sarebbe un suicidio però…» le forze della natura sembravano abbattersi sui soldati e Peter propose di tornare al castello.
Caspian scosse la testa « Si, voi potete tornare… ma gli altri rimangano con me…porteremo i corpi alle loro famiglie » non gli era mai piaciuto quel compito. Le lacrime delle mogli, dei figli, dei genitori, del suo popolo gli riempivano il cuore già colmo di tristezza per l’assenza di Susan. Non aveva mai delegato quel dovere perché gli sembrava giusto esprimere il suo rimpianto con i parenti. Così ogni volta che moriva un soldato andava a trovare la sua famiglia, per scusarsi. Susan gli si avvicinò, dicendo che sarebbe rimasta anche lei ma ancora una volta scosse la testa « No…torna a palazzo con Peter e organizzate le ricerche di Edmund, Kums vi aiuterà. Vai » le strinse la mano per darle coraggio e ritornò verso il posto della battaglia nonostante la pioggia lo avesse infreddolito e stancato. Di ferite non ne aveva, se non qualche graffio alle gambe e uno sul volto. Scuro in volto, iniziò il suo compito.

 

Erano passati tre giorni dalla battaglia sulla spiaggia e il popolo di Narnia era spaventato. Il re aveva intensificato ancora di più le ronde e aveva inviato un corpo di venti esploratori per cercare Edmund ma senza risultato. Ogni sera gli esploratori tornavano sani e salvi, ma senza di lui. Susan avrebbe voluto partecipare alle ricerche personalmente, non solo perché era suo fratello, ma si sentiva anche in colpa perché lei si era distratta e non l’aveva più trovato. Caspian, Peter e Lucy però erano riusciti a non farla partire e da tre giorni Susan si appollaiava sulla torre più alta per scorgere il ventunesimo uomo. Il quarto giorno Caspian le si avvicinò silenziosamente e l’abbracciò « Lo troveremo, Susan. Fidati, lo troveremo » La figura del giovane la sovrastava visto che era seduta ma era una bellissima sensazione così si avvicinò cercando un suo bacio. Fu più dolce degli altri e Caspian si sedette prendendola in braccio « Mi sei mancata tantissimo, lo sai? » Con un movimento regolare le accarezzava la guancia e le diceva cose tenere. Susan non c’era molto abituata ma quelle cose dette da lui erano….la rappresentazione della perfezione. Il suo cervello però era ancora innestato sulla ricerca di Edmund e capì che poteva sfruttare quel momento per convincere Caspian.
« Caspian »
« Mmm? »
« Ti prego. Fammi partecipare alle ricerche »
« No » le carezze  e le frasi dolci si fermarono « Farò di tutto per non perderti ancora…anche se dovessi rinchiuderti nelle prigioni » fu in quel momento che a Susan venne un’idea che nessuno di loro avrebbe approvato. Sentiva che sarebbe stata lei a salvare Edmund, lo sapeva. Una vocina le sussurrava che sapeva anche che non sarebbe tornata a Narnia, invece eccola lì. Cacciò quel pensiero: lo sentiva, lo sapeva che doveva cercare suo fratello e niente glielo avrebbe impedito. Continuò a farsi coccolare dal suo re fin quando lui non fu chiamato dagli esploratori, che avevano una novità.
« Abbiamo trovato questo » gli porsero un brandello della tunica di Edmund « E’ sporco di sangue »  Lucy si mise una mano alla bocca e si strinse stretto alla sorella e sussurrò « Non è morto. Lo so. Non è morto » Caspian inviò subito un’altra squadra di soldati nel posto dove avevano trovato il brandello e accompagnò la corte a mangiare. Dove poteva essere quel ragazzo? Avevano perlustrato quasi tutto il regno ma di lui non c’era nessuna traccia a parte quel brandello, ritrovato in un angolo remoto del regno: la radura di Soeliac. Quasi nessuno si avventurava in quei luoghi e ormai erano stati quasi dimenticati dal popolo.
La cena finì in fretta e Susan si ritirò svelta nella sua camera, non parlando con nessuno. Dallo studio del professor Cornelius aveva rubato una mappa di Narnia perché non si ricordava dove fosse precisamente la radura. Era un’idea talmente stupida che le veniva un po’ da ridere. Era notte ormai e le guardie avevano già iniziato a fare la ronda. Non sapeva se fosse stato meglio farsi vedere oppure no perché sapevano certamente chi fosse ma forse non le avrebbero ubbidito e l’avrebbero detto al re e di sicuro non sarebbe stata certamente una situazione piacevole. Prese l’arco e le frecce e si diresse nella scuderia per prendere Dakar, scivolando lenta nella notte.
Dopo circa un’ora dalla sua partenza, Caspian bussò alla sua porta. Si sentiva inquieto e lo attanagliava una strana sensazione, quasi di paura « Susan…lo so che è tardi…Susan? » dalla camera non proveniva nessun rumore: probabilmente stava dormendo. Gli dispiaceva moltissimo svegliarla, ma aveva bisogno dei suoi occhi azzurri per sentirsi meglio. Bussò più volte e, infine, aprì la porta. Vide il letto vuoto. Si girò, sperando  di vedere l’arco ancora al suo posto. Non c’era. Spalancò l’armadio e mancava lo stesso vestito rosso che si era messa durante la battaglia. Le frecce erano sparite.
Il corno invece giaceva lì.

« Oh Susan! »

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Perchè sei un essere speciale, ed io avrò cura di te ***


Si coprì meglio le spalle e tentò di riscaldarsi respirando più a fondo e sfregandosi le mani. Non si era decisamente aspettata tutto quel freddo così aveva solo il vestito rosso e un mantello corto che le copriva solo un po’ la schiena. Dakar cavalcava velocemente e dopo circa due ore riuscì a raggiungere la radura. Regnava il silenzio. Avvicinandosi a Soeliac il freddo era diventato più pungente e non aveva quasi più sensibilità nelle mani. Strinse più forte che poté le redini e fece fare un giro su se stesso al cavallo.
Si era dimenticata qualcosa, il suo piano aveva  una falla: una volta arrivata lì cosa avrebbe dovuto fare? Lo scopo che doveva raggiungere era quello di salvare il fratello ma la sua “sensazione” era stata molto vaga sul modo. Soprattutto su come trovarlo. Girò la testa ma tutto quello che vide fu il buio. La luna illuminava parzialmente il sentiero e Susan fu tentata di tornare a casa. No. O tornava con il fratello o avrebbe continuato a cercarlo. E su questo non si discuteva. Gli esploratori avevano detto che avevano trovato il pezzo della tunica su una radice sporgente di un albero. “ E grazie…” pensò la giovane: c’erano moltissimi alberi.
Stanca e completamente gelata si sedette sotto un albero e tentò di riconoscere qualcosa di Edmund.
Poi un passo. Un altro. Ancora. Erano passi pesanti che tradivano un’andatura…mostruosa. Tirò fuori una freccia dalla faretra e la incoccò, pronta a colpire qualsiasi mostro le si parasse davanti. Sperò tanto che non si trattasse di un Kegar perché aveva pochissime possibilità di sconfiggerlo. Invece fu proprio uno di quei mostri a venire davanti a lei. Imprecò, scoccando la prima freccia.
Una voce. Fredda. Se Susan l’avesse dovuta paragonare a qualcosa l’avrebbe chiamata “il ghiaccio”.
Le parole furono precedute da una risata alquanto inquietante « No, no mia cara Susan. Non è qui per combattere » sperò tanto di essersi sbagliata, di non aver riconosciuto quella voce. Si, doveva sbagliarsi assolutamente. Era impossibile che fosse lei.
Il mostro, approfittando della sua distrazione, la riuscì a prendere per la vita poi iniziò a camminare. La regina tentò di liberarsi ma non aveva portato con se il pugnale che aveva utilizzato la scorsa volta. Si arrese e decise di non ribellarsi, sperando che quel Kegar l’avrebbe portata da Edmund. Viaggiarono per circa mezz’ora e Susan non aveva la minima idea di dove fossero, sapeva solo che erano andati a destra della radura per un po’ e poi a sinistra. Infine, una grotta. La attraversarono tutta e si ritrovarono in una stanza molto larga.
Il freddo in quella grotta era maggiore rispetto a fuori.
E lì, seduta su un piccolo trono intagliato nella pietra, c’era Jadis.
A Susan sembrò ritrovarsi la morte davanti. Era tornata. Due volte l’avevano uccisa e di nuovo eccola lì, a guardarla con i suoi occhi ghiacciati e a ridere meccanicamente dei suoi tentativi di liberarsi. La pelle era ancora più bianca di quanto Susan si ricordasse mentre il vestito che indossava era leggermente più scuro.
« Ecco qui la nostra combattente! »
Susan si divincolò dalla presa del mostro ma non riuscì a liberarsi « Che cosa vuoi? » si guardò intorno, sperando di vedere Edmund ma non trovò nessuno.
« Oh, non preoccuparti, sono solo tornata per riprendermi quello che è sempre stato mio » con le unghie delle mani graffiò la guancia della ragazza « Tuo fratello ha pagato per quello che mi ha fatto…lo raggiungerai subito » con un sorriso crudele ordinò al Kegar di portare la sedicente regina in prigione. Fu letteralmente buttata in una stanza vicino all’altra che aveva una porta chiusa a chiave. Steso per terra, con il respiro fievole, giaceva Edmund.
« Ed! » lo scosse, pregando che non fosse morto « Ed…svegliati! » 
Gli occhi del ragazzo si aprirono lentamente, come se fosse stato svegliato da un sonno profondissimo così sbatte più volte le palpebre « S…Susan? » La sorella lo strinse forte e gli baciò le guance, mettendosi quasi a piangere « Cosa…cosa fai qui? » Già, cosa ci faceva lì? La sua “sensazione” non doveva certamente guidarla alla prigionia…ma alla liberazione di suo fratello. Invece eccola infreddolita e prigioniera come lui nella caverna di ghiaccio. Gli raccontò  che era venuto a cercarlo nonostante gli esploratori non avessero trovato nulla. Si strinsero in un abbraccio affettuoso e Susan cercò di riscaldarlo « Cosa ti ha fatto? » 
Il sorriso ironico del fratello le mise paura « Diciamo…che non è del tutto contenta…insomma…l’ho fatta fallire per ben due volte! » poté vedere bene le ferite che ornavano le gambe e le braccia del ragazzo così le ispezionò anche se non poteva fare nulla per curarle « Susan…non c’è modo di scappare… » fu costretto a tacere, perché un Minotauro nero aveva aperto la porta.
Si diresse verso il ragazzo e, anche se Susan tentava di fermarlo, lo portò via. Rimasta da sola, iniziò a pensare in fretta. Come al solito il corno era rimasto nella sua stanza mentre l’arco e le frecce le erano cadute durante la strada. Almeno una cosa positiva: quando l’avrebbero cercata avrebbero trovato qualche traccia. Per il resto però la situazione le sembrava molto negativa e…catastrofica. Non aveva armi, non aveva modo di chiamare aiuto, non sapeva cosa volesse Jadis, non sapeva dove fosse Edmund, non c’era Caspian, non c’era vita d’uscita. Si, era decisamente una situazione spiacevole.
Dopo circa un quarto d’ora Edmund tornò, più lacero di prima. Gli domandò come stesse « Bene…sto bene » il suo volto però tradiva quella risposta. Si era rabbuiato e non le rivolgeva più uno sguardo, se non preoccupato.
« Cosa voleva? » 
A denti stretti le rispose « Niente…vendicarsi un altro po’ » Gli si avvicinò e, insieme, spremettero le meningi per trovare una via d’uscita. Avevano del tutto perso la condizione del tempo, quando finalmente giunse il momento propizio. Lo stesso Minotauro di prima aveva aperto la porta ma non ebbe il tempo di entrare che Susan lo colpì sulla testa con un piatto che avevano trovato. Nessuno sembrava essersi accorto di nulla così, aiutando Edmund prima che cadesse, uscirono dalla prigione. A quanto pareva da un piccolo buco nella grotta, doveva essere pomeriggio. Avevano preso dal Minotauro la sua spada e il suo pugnale ma sapevano che sarebbero serviti a poco contro un Kegar o contro la Strega Bianca stessa.
Era stato però troppo semplice e Susan non si sentì affatto sicura. Il fratello però la sollecitò così iniziarono a percorrere il cunicolo buio e stretto nonostante non sapessero la giusta direzione. Forse grazie alla fortuna, o grazie ad Aslan, intravidero un puntino chiaro in fondo a quel labirinto proprio nel momento però in cui risuonò nella grotta-fortezza il suono di una tromba.
Lei, disperata, disse « Corri Ed, corri! » gli  prese la mano ma sentì che il giovane si divincolava « Che stai facendo?? » Il sorriso inespressivo e tirato le diede la risposta. Strinse la spada e indicò velocemente l’uscita con la testa « No, non ti lascio qui! Andiamo, muoviti! » Edmund però aveva già ingaggiato il combattimento con il Minotauro che avevano tramortito e sentirono il passo dei Kegar avvicinarsi « Ed non…vieni con me! » gridò istericamente ma il fratello non la sentì. Per paura di distrarlo dal combattimento, corse verso l’uscita, sapendo che stava lasciando lì una parte del suo cuore.
 
« Susan… che cos’hai fatto? » Lucy reggeva tra le braccia il corno della sorella come se sperasse di vederla apparire lì per magia. Era ormai mezzogiorno e le ricerche di Susan e Edmund  erano partite all’alba ma di loro nessuna traccia. Caspian stava conducendo personalmente le ricerche di una squadra mentre Peter di un’altra. La sorella minore invece era rimasta al castello, in ansia e piena di paura. Era certa che Susan fosse andata a cercare Edmund alla radura ma che fine aveva fatto? Una volta che aveva visto che non era lì sarebbe dovuta tornare indietro.
Molto probabilmente chi aveva catturato il re aveva catturato anche la regina. All’orizzonte riconobbe la squadra di Peter, lì contò: ne mancavano cinque.
« Abbiamo avuto un incontro con un Kegar » spiegò il ragazzo, buttando l’elmo sul letto « L’abbiamo ucciso ma abbiamo perso cinque uomini » 
« Speriamo che Caspian se la stia cavando meglio » Lucy si sedette accanto al fratello, in cerca di un abbraccio il quale arrivò poco dopo.
Intanto il re di Narnia stava vagando attorno alla radura con i suoi soldati e il generale Kums « Sire, » 
disse questo « forse è  meglio abbandonare le ricerche…» il giovane stava per ringhiargli contro ma si calmò e ordinò che lui ritornasse a Telmar con tutti gli uomini tranne due o tre « Ma…maestà… non vi basteranno se incontrerete un mostro! » lo sguardo duro e autoritario del ragazzo costrinse il generale a tornare. Rimase da solo con tre soldati e gironzolò ancora attorno alla radura: un cane in cerca del suo padrone. Notò qualcosa di strano tra l’erba. Il suo Destriero stava per calpestarlo ma lo fermò giusto in tempo. Scese da cavallo e analizzò quello che si trovava a terra. Una freccia. Era di Susan: aveva le penne rosse alla fine, esattamente come le usava lei. Individuò subito dopo un’altra freccia.
Sperò con tutto il cuore che quella fila di frecce lo conducesse da lei ma poco dopo trovò l’arco e la faretra con le frecce dentro. La pista terminava lì. Più avanti c’era una grotta…ma si trattava di pochi metri quadrati di roccia. Improvvisamente sentì dei rumori, forse…un urlo! Corse subito nella direzione da cui proveniva e lì, spaventata ma battagliera, stava combattendo Susan.
Per lei erano stati minuti di puro terrore. Moltissime volte si era fermata, tentata dal tornare indietro ad aiutare Edmund ma poi si disse che doveva tornare da Caspian per chiedere rinforzi. Appena uscita dalla caverna era corsa verso la radura, per cercare il suo cavallo ma era stata intimorita dal rumore di grugniti e di passi. La strega bianca la voleva a tutti i costi anche perché se fosse tornata a Telmar il suo nascondiglio sarebbe stato scoperto.
Susan aveva iniziato a correre, incurante dei rami che le graffiavano il viso ma il Minotauro l’aveva quasi raggiunta. Così aveva preso un ramo più solido e gliel’aveva fracassato sulla testa. La bestia aveva barcollato ma era riuscita comunque a colpirla su una gamba e l’aveva lanciata con le corna contro un albero. Allora aveva iniziato ad arrancare e a respirare affannosamente « Mi sei scappata una volta, ora basta » grugnì il Minotauro che stava per ucciderla ormai. Ma, tra la sua spada e il corpo della ragazza, s’inserì un’altra spada.
« NO! » Caspian riuscì a salvarla appena in tempo. I suoi uomini accerchiarono la bestia, la disarmarono e il re ordinò loro di portarla a Telmar per interrogarla « Susan…» aveva paura di toccarla per farle del male ma il sangue che le usciva dalle ferite doveva essere fermato.
Gli occhi stanchi e infossati della ragazza si aprirono lentamente « Caspian…» con il braccio tremante indicò la direzione da cui era scappata « Lì…lì…» non riuscì a dire nient’altro perché sentiva la testa pulsare forte e si abbandonò ad un dormiveglia. Quando il ragazzo era corso per salvarla le era apparso tutto come un sogno.
Ma lo sapeva.
Sapeva che Caspian ci sarebbe stato sempre per lei, nonostante la sua testardaggine e la sua sfrenata voglia di non chiedere mai aiuto. Capì che il suo re l’aveva presa in braccio e l’aveva posata sul cavallo ma non riusciva bene a distinguere gli alberi, le nuvole, i volti. Forse era il segno che la morte stava per arrivare. Alzò il braccio verso il suo re e gli accarezzò la guancia, per sentire per l’ultima volta il calore della sua pelle.


N.d.A. Eccomi! Lo so che vi ho fatto aspettare parecchio... ma speravo di vedere qualche recensione in più! Suvvia, siate gentili... lasciatemi qualche commento ç_____ç Anche una critica, un commento assolutamente negativo, ditemi che faccio schifo, ma almeno dite qualcosa! Altrimenti penso che dovrò abbandonare questa fanfiction :'(


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Everyone's a lie but you're so true ***


Subito Caspian l’aveva portata in camera sua e aveva chiamato i medici più bravi di corte. Quando finalmente gli assicurarono che era fuori pericolo chiamò il generale per decidere sul da farsi. Insieme decisero di convocare l’assemblea per il pomeriggio. Peter si era fermamente opposto, desiderava partire subito con i soldati per mettere in salvo anche Edmund ma Caspian sentenziò che dovevano conoscere meglio il nemico e la sua posizione esatta e altri mille dettagli prima di attaccarlo, interrogando oltretutto il Minotauro.
Peter aveva però ribattuto che suo fratello era ancora prigioniero « Finché non avremo tutte le informazioni da Susan non faremo un bel niente! » e la discussione terminò lì. In silenzio il re tornò nella stanza della ragazza e vi trovò dentro Lucy. « Scusami…non sapevo fossi qui…» fece per andarsene ma la bambina gli disse di restare « Sicura? Posso tornare dopo…»
Scosse la testa « No…rimani…credo che in questo momento voglia solo te…» le strinse la mano per un’ultima volta e uscì dalla stanza senza degnare di uno sguardo il ragazzo che, colpito dalla regina, stava riflettendo ancora sulle sue parole. Si avvicinò al letto di Susan e la guardò: sembrava così piccola, così indifesa. Gli occhi erano chiusi quindi non poté vedere quel cielo infinito che si stagliava, la bocca era semi aperta mentre le guance… i graffi erano ancora freschi. Odio. Puro. Chi aveva osato rovinare quella pelle morbida e liscia? Le accarezzò timidamente la guancia e continuò a guardare quel corpo immobile e debole. Tentando di spostarsi piano, si sedette sul suo letto per tenerle la mano.
Aveva paura.
Paura che i medici si fossero sbagliati.
Paura che Susan l’avrebbe abbandonato una seconda volta e per sempre.
Paura di fallire.
Paura di perdere l’unica creatura che lo facesse vivere.
Assaporò il poco calore che emanava la mano della ragazza e continuò a guardarla. Una minuscola lacrima gli scese lungo le guance. Subito l’asciugò e continuò a guardare Susan. Non poteva abbandonarlo. Si sedette sulla sedia accanto al letto e continuò a tenerle la mano, per sentirsi completo ancora una volta.
« Caspian…? » qualcuno lo scosse « Ti sei addormentato…è ora di andare…  » di malavoglia lasciò la mano di Susan e venne accompagnato da Lucy fino alla sala del trono per discutere sul da farsi. Era sicuro che non si sarebbe deciso niente fin quando Susan non si fosse svegliata e il Minotauro non avesse risposto alle domande. Il mostro si rifiutava di parlare e Caspian decise di andare lui stesso il giorno dopo a parlarci. Susan  era l’unica a sapere cosa fosse successo e chi l’avesse ridotta in quello stato.
Così infatti fu.
Peter tentò ancora una volta di convincere il re a mandare almeno una squadra di esploratori per ritrovare Ed ma non si lasciò persuadere. Appena fu libero dai suoi impegni regali, andò nella stanza di Susan ma vi trovò un ospite poco gradito « Peter. » Il ragazzo lo guardò con occhi di fuoco e desiderò che quell’estraneo se ne andasse ma sapeva che la sorella lo voleva lì, così gli rivolse solo un breve cenno del capo « Se preferisci, posso andarmene » in risposta il biondo borbottò qualcosa che Caspian non capì « Come scusa? » 
« Stavo solo dicendo che invece di stare qui potremmo andare a cercare Edmund!  » il tono di voce si era improvvisamente alzato così come colui che parlava. Non aveva mai sopportato Caspian e men che meno dopo aver visto come si era buttata giù Susan. Lo considerava un povero ragazzo frustrato che non sapeva governare un regno. Aveva rubato il cuore della sorella per poi farlo a pezzettini e ridurlo in polvere.
Ecco cosa rimaneva nella ragazza: un’anima fredda e incapace di amare ancora. Da quando erano tornati nel loro mondo aveva sempre ignorato gli spasimanti, era dimagrita e parlava meno.
L’unico colpevole era lui. Quell’idiota con la corona « Se solo tu mi ascoltassi di più…e non mettessi in costante pericolo la mia famiglia…» 
Le mani fremettero e per poco Caspian non prese la spada per tagliargli la testa « Pensi che sia felice di questa situazione? Eh? » si sedette sulla sedia per mantenere la calma « So benissimo come si è sentita… è stata la mia stessa identica sensazione quando ha attraversato il portale! Pensi che quando ve ne siete andati io mi sia messo a ballare e abbia festeggiato? » 
Evidentemente Peter lo pensava, perché ribatté « Potevi evitare. Se tu non fossi stato così stupido… se tu non ci avessi chiamato quella volta magari ora non saremmo qui, Susan non sarebbe stata malissimo per te e adesso non si troverebbe in questo letto! E ora vattene. Non puoi stare qui! » abbassò la  voce, pentendosi di aver urlato poiché avrebbe potuto svegliare la sorella.
Sentiva la mano che si avvicinava ancora di più alla spada « Smettila! Io ho il diritto di stare qui come tu hai quello di vivere! » 
« Stai forse paragonando il tuo amore malsano alla mia esistenza? » 
« Si, lo sto facendo! » 
« Taci! Non hai nessuna ragione di dire questo! Se qualcuno se ne deve andare quello sei tu! » 
Caspian scosse la testa « No! Tu non mi priverai di…»
« Ohoho! Di cosa? Ti divertirai con lei per poi lasciarla andare? Vattene! »
« Se c’è qualcuno che se ne va, quella sono io! » a quanto pareva Susan aveva sentito tutto e fece anche per alzarsi ma il dolore alla gamba era insopportabile.
« Susan! Caspian è venuto a disturbarti…gli ho detto che volevi me… no? » gli occhi azzurri si guardarono per un secondo e Susan non seppe che dire « Peter…cerca di capire… » ma il fratello non capì. Prese la sua spada e il mantello ed uscì dalla stanza. La ragazza, tremendamente presa dai sensi di colpa, si strinse a Caspian in un tenero abbraccio.
« Calmati…i medici hanno detto che non ti devi sforzare…» le sistemò le coperte con dolcezza e si stese accanto a lei « Sai…io…»
Lei però non aveva voglia di parlare: appena si era steso accanto a lei aveva sentito il suo calore sulla pelle e sentiva che tutto quello di cui aveva bisogno erano le sue labbra « Oh…stai zitto » lo baciò sulle labbra, assaporando il suo profumo così familiare, così bello. Si abbracciarono e si baciarono per moltissimo tempo e solo quando la fame insaziabile di baci fu leggermente sazia, Susan iniziò a raccontare al ragazzo cos’era successo quella notte. « Edmund…»
Le accarezzò le guance « Non ci pensare... »
« Caspian…non mi lasciare mai più, ti prego » le lacrime le scesero lungo il volto.
« Oh, Susan! » la strinse con più vigore « Tutto quello che voglio è stare con te. Non importa dove, quando, perché. Se lascerai Narnia io verrò con te. Se rimarrai io starò con te. Se dovessi morire, sarò comunque accanto a te. Per sempre. Noi siamo fatti per stare insieme. Abbiamo provato, seppur costretti, a dimenticarci e a cercare qualcun altro. Ma solo io riesco a guardare nel tuo cuore: è profondo, senza fine, prova mille emozioni contemporaneamente. E ogni momento cambiano. Ma un’emozione che non cambierà mai sarà il tuo amore per me. E’ qualcosa di  non specifico ma di naturale. Prendi il mio amore. Sarà per sempre tuo » si guardarono fisso negli occhi e suggellarono quel momento di assoluta perfezione con un bacio. Stettero ancora un po’ uniti poi Caspian disse « Devo andare, » un bacio sulla fronte « ci vediamo stasera » 
« Ma… tra quanto potrò tornare a combattere? » non si era affatto dimenticata di Edmund.
Il ragazzo si morse il labbro « Non so…hai ricevuto un brutto colpo alla schiena…la gamba è ridotta maluccio e la testa anche… forse hanno detto i medici una quarantina di giorni… » 
« Quaranta giorni? » il grido di Susan venne amplificato nella stanza « Dimmi la verità Caspian! » lui però se n’era già andato, lasciandola lì a guardarsi furiosamente intorno.
Passò qualche minuto ed entrò Lucy nella stanza « Oh, bene. Lucy! » si abbracciarono affettuosamente e formulò anche a lei la domanda. La sorella le riferì la verità « Hanno detto che tra qualche giorno, al massimo cinque giorni e potrai tornare a scagliare frecce e a saltare come una cerbiatta » 
Susan rise di gusto per l’espressione buffa della bambina « Oh, Lu…ah….ma… Peter? E’ arrabbiato? » 
« Arrabbiato è dir poco…» 
« Perché? » 
« Diciamo che considera il fatto che preferisci Caspian come un tradimento »
Sospirò « Vorrei tanto che capisse cosa c’è tra noi… »
« Già…ora più che mai l’importante è rimanere uniti…» 
 
 


Caspian non riusciva ancora a dormire. Per la seconda volta. Si rigirava nel letto da circa un’ora. Prima aveva freddo quindi si copriva poi però gli veniva caldo e toglieva le coperte.
Infine rinunciò e, con le braccia dietro la testa si mise a pensare a Susan. Quando l’aveva vista in balia del Minotauro non aveva pensato, ma agito. Cornelius l’aveva più volte rimproverato di quel difetto. Doveva riflettere e soppesare tutte le possibilità prima di far qualcosa e mettere a repentaglio la sua vita. Ma il professore non poteva pretendere che il ragazzo, alla vista dell’amata, si potesse mettere a pensare ai numeri, alle probabilità di riuscita, al materiale di cui era composta la spada.
La sua piccola Susan non poteva correre pericoli, era la sua ragione di vita ed era deciso a tutto per non farla rischiare un’altra volta. Per fortuna si era appostato vicino alla porta e aveva sentito Lucy che le diceva la verità sui giorni di convalescenza. Aveva subito ordinato ad una guardia di  sorvegliare la regina affinché non se ne andasse gironzolando ancora una volta. Si voltò per sistemarsi e tentare di dormire ma una figura in ombra lo spaventò e prese subito la spada.
« Caspian. Sono Aslan. » il ragazzo però non abbassò la spada « Devi svegliarti » Il ragazzo si guardò: era sveglio e lo disse al leone, che però rispose « No. Siamo in un sogno. Ci sono cose importanti di cui ti devo parlare. Una persona di cui ti fidi e di cui tutti si fidano è un traditore. Dovrai ucciderlo per salvare ciò a cui tieni quando lo avrai scoperto. Non attendere. Fallo e basta. Ha combattuto con te prendendo onore e gloria. Fai attenzione. Ora, parlando di altre cose… un re che pensa alla sorte di una ragazza non è un buon re. Un re che pensa al futuro del suo amore e lo desidera più di ogni altra cosa non è un giusto re. Tu fai molte domande, sul futuro, non è vero?  » Annuì « Bene, per permetterti di concentrarti di più sulla battaglia ti posso assicurare che lei rimarrà qui a meno che…»
« A meno che? » sudava freddo.
Il leone svanì e Caspian aprì gli occhi. Il sole traspariva dalle tende, facendo facilmente immaginare una giornata bella. Per lui però non si prospettava nulla di buono: doveva scendere nelle segrete per interrogare la creatura malefica e accertarsi che Susan non si fosse accorta della guardia. Si vestì in fretta e furia e, senza nemmeno fare colazione, andò dalla sentinella « Allora? »
« La regina Lucy è uscita qualche minuto e mi ha sorriso…come se avesse capito cosa ci facessi lì » 
« Susan non è uscita, vero? » guardò la porta con sospetto ma la guardia gli assicurò che non era uscito nessuno « E non si è accorta della tua presenza, vero? » l’altro scosse la tasta « Bene, semmai volesse uscire tu ti piazzi davanti e le dici che per mio ordine non deve assolutamente alzarsi. Se dovesse opporre resistenza, ti autorizzo a prenderla e rimetterla a letto » si era ancora più preoccupato dopo le parole del grande leone e giurò di chiudere Susan nella stanza e buttare la chiave se fosse voluta andare a combattere. Silenziosamente scese nelle segrete con il generale Kums accanto e si diresse nella cella della bestia. Ci vollero parecchie ore prima che il Minotauro confessasse qualcosa.
Riuscirono a scoprire che Jadis era tornata da circa due settimane e aveva creato un esercito di moltissimi Kegar e altre creature che in passato l’avevano aiutata. Il suo scopo era chiaro: voleva riprendersi il suo regno dopo tanti anni di assenza. Caspian, che non era affatto soddisfatto, lascio lì il suo uomo a continuare con l’interrogatorio. Come avevano fatto a non accorgersi di un intero esercito nel regno? Inoltre, se i Kegar fossero stati molti, avevano pochissime speranze di cavarsela. Tornò nella sala del trono e non vi trovò nessuno se non due o tre servitori che però caccio. Doveva riflettere da solo. Sapeva dove si nascondeva Jadis e conosceva il suo scopo e la formazione del suo esercito.
Ma gli mancavano ancora molti particolari importanti: da quanti era composta la forza di Jadis, com’era strutturata la grotta in cui si nascondeva, quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Infine, cosa voleva dire Aslan parlando del traditore? Non sapeva cosa fare così convocò ancora il consiglio per il pomeriggio, per decidere assieme. I ruoli si erano invertiti: quando aveva dovuto sconfiggere suo zio si era nascosto e aveva agito di soppiatto. Ora era lui che doveva proteggere Telmar.
« Vostra maestà! » un servitore arrivò nella stanza correndo « Il re Edmund è tornato! » subito il giovane andò nella stanza dov’era ricoverato e lì vi trovò il re, ferito e svenuto. Il medico gli disse che era arrivato a piedi e, poco prima di entrare a palazzo, aveva perso i sensi « Gli altri re lo sanno? » annuì e riferì che il re Peter stava per arrivare. Appena finì di parlare infatti, si spalancò la porta della stanza ed entrarono il maggiore e la minore.
« Vi prego di non stringerlo, potreste fargli del male » 
« Si rimetterà, vero? » gli occhi di Lucy ritornarono ad essere quelli di una bambina impaurita.
Il medico la guardò con tenerezza « Mia regina, non è in pericolo e le ferite guariranno. Starà bene anche se non potrà combattere…diciamo che tra due o tre giorni potrà camminare. Caspian rifletté
: com’era possibile che non fosse morto per salvare Susan il giorno prima e poi com’era scappato? Con gli occhi lo squadrò: conosceva bene la sua storia, sapeva che aveva tradito i tre fratelli per aiutare Jadis. Si era riscattato infine ma comunque li aveva traditi. E se Aslan parlasse di lui? « Susan? » domandò la più piccola « Forse è il caso di…» abbassò la voce « liberarla…» Fece un piccolo sorriso e si scusò con i presenti per andare a prendere la ragazza.

« Sire, ha tentato di uscire e ha opposto resistenza. L’ho rimessa a letto senza farle del male, ovviamente… » riferì il soldato.
« Fammi entrare, per favore » aprì la porta e trovò Susan vestita  e con l’arco in mano « Eh, no! Ferma, cosa fai? » 
La ragazza lo guardò con astio « Bugiardo. Vattene. » provò ad avvicinarsi ma Susan si diresse verso la porta « Vado a vedere mio fratello, perché mi ha salvato la vita, chiaro? Non ti permettere mai più di chiudermi qua dentro. Sto bene e tu sei solo un brutto bugiardo mentitore! » non sopportava di vederla urlare contro di lui così provò ad abbracciarla ma lei si sottrasse « No! Mi hai chiuso qui dentro! » 
« Ohhh, vieni qua! » fulmineamente la prese in braccio e le baciò le labbra « Tenta di capire, lo facevo per il tuo bene! Cosa faresti tu al posto mio se dovessi proteggere una testarda come te? »
Arricciò il naso « Di sicuro non la chiuderei in camera » 
Strinse più forte il petto della ragazza « Ti amo, Susan. Ti amo tantissimo » la rabbia della ragazza si sciolse e anche lei abbracciò Caspian « Anche io, brutto bugiardo mentitore » si baciarono a lungo, dimentichi di Edmund e di tutto il mondo. Lui però non ce la fece più a tenerla in braccio e la posò sul letto con dolcezza. Fu lei la prima a sentire il bisogno del calore della sua pelle così iniziò a sbottonargli la camicia e a togliergli la corona. Si sentiva intimorita perché stava per fare qualcosa di nuovo e spaventoso ma non si fermò. Voleva solo continuare a baciarlo. Caspian, dal canto suo, iniziò a toglierle il vestito e a stendersi accanto a lei. Fece tutto con estrema cautela, pensando di essere troppo invadente e poco rispettoso. Si infilarono sotto le coperte e i due corpi si toccarono, finalmente completi.


N.d.A. Salve! Lo so, era parecchio tempo che non aggiornavo ma non riscuote ancora tanto successo questa storia. Comunque, visto che ci sono state delle anime buone che hanno commentato, eccomi qui con il settimo capitolo. Bhè, che ne dite? Su, fatemelo sapere, sono curiosa :3
Alla prossima!
Luna

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** And our time is running out you can't push it underground ***


« E’ stato bellissimo » incrociò le dita nelle sue e ci giocherellò «O…ti stai pentendo? »
Lei appoggiò la testa sul suo petto nudo « Mai. » non aveva davvero mai provato qualcosa del genere e non se lo poteva nemmeno immaginare cosa si sarebbe persa « Tu? » domandò spaventata. Le baciò i capelli « Mai. » passarono qualche altro minuto a baciarsi anche se non era niente rispetto a quello che avevano fatto poco prima. Entrambi avevano una voglia sfrenata di rifarlo ma era passata quasi un’ora da quando Edmund era tornato ed era ormai giunta l’ora di andare. Si rivestirono in fretta, rossi sulle guance e con le mani tremanti. Aprirono la porta dell’infermeria e vi trovarono solo il medico che misurava la fronte del ragazzo. Era rinvenuto.
« Ed! » stava per abbracciarlo ma il dottore la fermo « La prego, regina Susan. E’ molto provato e potrebbe fargli del male » così gli diede solo un leggero bacio sulla fronte. Mentre la regina ringraziava il fratello, Caspian domandò al medico se potesse rivolgere qualche domanda al ferito e il medico si raccomandò solo di non farlo muovere.
« Cosa è successo quando ti ho lasciato? » chiese Susan, precedendo Caspian.
« Mi hanno accerchiato quattro Kegar e mi hanno ricondotto da Jadis » un sorriso amaro attraversò il suo volto « Diciamo che non è stata tanto contenta della tua fuga. Mi hanno ricondotto di nuovo alla cella e…credo di essermi addormentato. Poi mi si è avvicinato un nano. Era strano…un po’ più alto degli altri. Doveva solo portarmi il pane ma si è messo a raccontarmi che lui era sempre stato discriminato dagli altri e che aveva deciso di aiutarmi perché si ricordava bene di come avevo combattuto durante la guerra contro tuo zio » e guardò Caspian « Così mi ha dato le chiavi, una spada e mi ha indicato un passaggio da utilizzare. Così nella notte sono uscito e sono riuscito ad arrivare qui con un cavallo che poi mi ha disarcionato poco lontano da qui. Questo è tutto »
Caspian non ci credeva. Era una storia troppo banale e stupida: un alleato, un passaggio, un cavallo per tornare. Aveva ancora qualche incertezza che fosse lui il traditore ma non credeva minimamente a quella storia, certamente inventata. Probabilmente Jadis l’aveva convinto a tradirli di nuovo e l’aveva lasciato andare per fare qualcosa al castello. Ma cosa? Chinò la testa come saluto e uscì dalla stanza, preoccupato. Non aveva prove certe della sua colpevolezza ma andò davanti alla stanza di Susan per parlare con il soldato.
« Come ti chiami? »
« Conet, sire »
« Conet, bene. Come te la cavi a spiare le persone? »
« Abbastanza bene, credo. Almeno finora durante l’addestramento nessuno mi ha scoperto, perché me lo domandate? »
« Da oggi voglio che spii sempre il re Edmund. Sempre. Voglio sapere dove va, cosa fa, con chi parla e quando. Se fa qualcosa di strano me lo vieni a riferire. Subito. Immediatamente. E non farti vedere, chiaro? » Conet annuì seriamente e domandò cosa dovesse fare con la regina Susan « Di lei non preoccuparti, me ne occupo io »
Quando uscì dal consiglio che aveva indetto era stremato. Erano state ore di urla, grida e di accese discussioni. La maggior parte dei consiglieri e dei rappresentanti delle razze di Narnia voleva aumentare la protezione mentre le popolazioni più bellicose volevano armarsi e andare ad uccidere Jadis. Infine si era deciso di aspettare la prossima mossa del nemico e nel frattempo aumentare la protezione del regno. Caspian n’era stato felice perché cos’ poteva controllare con più tranquillità le mosse del giovane re e magari collegare gli eventi a qualche suo movimento sospetto. Entrò in camera sua che erano le dieci e mezza passate, dopo aver cenato con la corte e aver fatto una breve visita al primo indiziato. Si buttò sul letto senza nemmeno cambiarsi e allungò la mano sul letto, come se si aspettasse la presenza di qualcuno. Quel qualcuno bussò alla porta.
« Susan! Che ci fai qui? » aveva un vestito verde con una cintura marrone sul petto. Le ferite erano leggermente più rimarginate e stava ben dritta in piedi. La strinse forte e le domandò ancora il perché di quella comparsa. Lei alzò le spalle « Non volevo stare da sola in camera » nascose la testa tra le sue braccia, presa da uno sconforto inspiegabile. Così si era rivestita e si era diretta senza indugio nella sua stanza « Ti da fastidio? » il ragazzo l’abbracciò ancora più forte e la fece sedere sul letto.
« Tu non mi darai mai fastidio…» si stesero sul letto e proprio lì, di nuovo, si baciarono con una passione mai provata. Sentiva le braccia di Caspian indugiare sulla sua pelle e si sentiva la Susan di un tempo, quella forte ma allegra, indipendente ma coraggiosa. Era Susan. Nemmeno i fratelli e Lucy l’avevano fatta sentire così bene come le mani di Caspian su di lei. I suoi baci sul collo le davano forza e ne voleva ancora e ancora. Non era mai abbastanza così continuarono a farlo per molto tempo, finché, entrambi esausti, non si addormentarono.
Il loro respiro era fievole ed era ormai notte inoltrata. A corte tutti dormivano e anche le guardie sonnecchiavano sulle torri e nei corridoi. I due amanti erano immersi nei loro sogni fatti d’amore e non si accorsero quasi di nulla. La luce della luna riflessa su una lama. Una lama pronta ad uccidere « NO! »
Susan salvò appena in tempo il giovane dal pugnale e prese la spada posata lì a terra ma l’assassino buttò la ragazza per terra e, vedendo che ormai il suo piano era fallito, uscì dalla finestra e sparì.
« Sei ferita? » Caspian la esaminò e solo quando vide che non c’erano ferite fresche prese la spada e si gettò all’inseguimento dell’assassino. Lei intanto uscì fuori dalla camera dopo essersi rivestita e gridò in cerca di aiuto « Aiuto! C’era qualcuno! Aiuto! » Il primo che riuscì a trovare fu il generale Kums che stava correndo verso di lei.
« Cosa succede? »
« Qualcuno ha tentato di uccidere Caspian! E’ scappato dalla finestra e Caspian lo sta inseguendo! » si guardò attorno, e dopo aver detto ad un servo di chiamare i suoi fratelli tornò in camera e uscì dalla finestra per correre in aiuto di Caspian anche se sapeva che l’avrebbe rimproverata. Quando si ritrovò sul terrazzo di marmo, però, vide il suo re che guardava in basso.
« E’ svanito nel nulla. »
« Chi poteva essere? »
« Non l’ho visto, può essere un servo, come può essere un Kegar » come può essere Edmund, aggiunse nella sua mente « Ma tu cosa ci fai qui? E con la spada, oltretutto! Torna subito a letto » Intanto gli altri due fratelli erano arrivati nella stanza e guardavano con aria interrogativa i due giovani così spiegarono loro quello che era appena successo « Stavamo dormendo e…»
Peter sgranò gli occhi e guardò Susan scandalizzato « Stavate dormendo insieme? » Caspian si morse le labbra e si pentì di avergli detto così: già non era molto simpatico a Peter e ora l’avrebbe decapitato perché aveva fatto l’amore con la sorella. Farfugliò qualcosa di incomprensibile, sempre più imbarazzato, finché Susan non gli prese la mano e la strinse forte « Si, abbiamo dormito assieme e non rientra nelle cose che puoi contestare. Mi spiace Peter. Ora abbiamo cose più importanti di cui occuparci » il fratello maggiore però moriva dalla voglia di staccare la testa a morsi a Caspian. Stava lì davanti a lui facendo l’indifferente e non diceva nulla che almeno si avvicinasse ad una scusa, nemmeno ad una bugia che sapesse di scusa. Nulla. Era la goccia che fece traboccare il vaso. Velocemente prese la spada dal fodero e, se Susan non si fosse messa in mezzo, l’avrebbe trafitto nel petto « Peter! Che cosa volevi fare? » il grido della ragazza risuonò nella stanza: aveva la spada del fratello puntata esattamente in mezzo al petto e Caspian era dietro di lei, tentando di spostarla. La situazione era in stallo poiché nessuno si mosse.
Lucy parlo con estrema serietà « Abbassa la spada Peter. Non dobbiamo combattere tra di no. Avanti, abbassala » solo quando Peter ubbidì Lucy continuò a parlare « Siamo in pericolo. Qualcuno è riuscito ad entrare nel castello indisturbato nonostante le guardie. E non solo: è entrato in camera tua e ti ha quasi ucciso. Inoltre non l’hai visto quindi potrebbe essere anche qualcuno del popolo. Invece di scannarvi tra di voi, perché non risolviamo questo problema. Per esempio, Caspian, ordina alle guardie di fermare chiunque tenti di uscire. Peter, torna nella tua stanza. Susan, anche tu » Nessuno volle contrariare la regina così ognuno passò il resto della notte nella propria stanza, a riflettere. Caspian era quasi del tutto certo che Edmund fosse il colpevole, così chiamo la guardia che gli aveva messo alle costole.
« E’ uscito dalla sua stanza? »
Conet scosse la testa « No, sire. Non si è mosso e nessuno è entrato » Lo mandò via e iniziò a rimuginare su quello che era successo. Poteva essere uscito dal terrazzo e poteva essersi arrampicato sopra. D’altronde, da piccolo, Caspian entrava sempre nella stanza dei suoi genitori dal piano di sopra attraverso le finestre ed era abbastanza facile. Ma, perché, una volta che aveva visto Susan, non si era fermato? Poteva ucciderla. Probabilmente la strega gli aveva offerto qualcosa di incredibile se era disposto ad ammazzarla assieme a lui. Scrutò la città dal terrazzo, sperando di trovare l’assassino. Tutto quello che i suoi occhi volevano vedere però era il sorriso della sua Susan.


N.d.A. Hellow! Da quanto tempo :3 Ho avuto qualche recensione in più, così ecco a voi l'ottavo capitolo :D Fatemi sapere cosa ne pensate u.u A presto!
Luna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Arrivederci amore, ciao, le nubi sono già più in là ***


Passò una settimana dal tentato assassinio del re e della regina. Del nemico però nessuna notizia e il sollievo nel regno aumentava. Si diceva che fosse stato il coraggio di Caspian a far intimorire i mostri e la strega Bianca. Così, una volta terminata la discussione sulla fantomatica guerra, la città iniziava a parlare di un probabile matrimonio tra il re e la regina Susan. Ma il giovane per allora voleva solo trovare il suo assassino e catturarlo. Non si sentiva affatto al sicuro con un omicida in giro per la città, pronto a riprovarci. Conet gli riferiva che solitamente, dopo il pranzo, Edmund si rintanava nella sua stanza e non ne usciva se non dopo due ore esatte. Si era convinto che quell’assenza probabilmente serviva a mandare dei messaggi a Jadis e aveva tentato di far introdurre il soldato nella stanza ma con scarsi risultati. L’inquietudine però cresceva mentre un’altra settimana era passata. I rapporti tra lui e i fratelli della sua amata si stavano facendo abbastanza tesi. Edmund probabilmente si era accorto dei vari sguardi indagatori di Caspian e lo trattava con indifferenza, Peter lo voleva sbranare ogni volta che lo vedeva. Solo le due ragazze si comportavano gentilmente: Lucy gli sorrideva mentre Susan gli dava tutto il sostegno morale ( e fisico ) di cui avesse bisogno. All’alba del sedicesimo giorno un paggio sudato e preoccupato corse verso la camera del re. Le guardie lo fecero passare così bussò alla porta.
« Sire! Ci attaccano! »
Stava facendo un bel sogno: era una bella giornata assolata e stava camminando con Susan sotto gli alberi vicino al palazzo. C’era un po’ di vento fresco che portava il profumo dei fiori che erano nati da poco. Si era alzato sulle punte dei piedi e aveva colto un fiore blu che sfumava andando verso il centro, di un profumo inebriante. Glielo posava tra i capelli, attento a non farlo cadere, e le dava un bacio. Poi le sussurrò all’orecchio « Susan. Non so come funziona da te, nel tuo mondo » si sentiva impacciato e aveva paura « Sai…non so…magari è diverso…» sentiva le guance diventare rosse « Io, ecco… si, allora, Susan. Vuoi sposarmi? »
Si svegliò di colpo e vide un paggio del suo castello che lo guardava ansiosamente « Maestà! Tra un’ora saranno qui! » sentì che la paura si era impadronita di lui e pensò di essere solo, di essere l’unico che doveva combattere contro i mostri e la Strega Bianca. Guardò con dolcezza Susan che dormiva ancora profondamente così ritornò calmo e ordinò al paggio « Ordina al primo soldato che trovi di venire qui, forza! » facendo meno rumore possibile infilò gli abiti per la guerra, mise la spada nel fodero e posò l’elmo su una sedia. La ragazza invece continuava a dormire e non si accorse di nulla. Era così bella, il suo respiro lieve spostava avanti e indietro un petalo di una rosa blu. Avrebbe voluto continuare il sogno per vedere cosa gli avrebbe risposto, invece attese il soldato che giunse poco dopo « Bene. La vedi la regina Susan? Mantenendo ovviamente un comportamento rispettoso e decoroso, prendila e portala in prigione »
« In prigione? » il soldato era confuso: conosceva molto bene la fama della giovane.
« Si, in prigione. Se oppone resistenza non ci pensare. Chiudila dentro poi cerca il generale Kums »
Come se fosse stato invocato, il generale aprì la porta del re, chiedendo ordini « Oh, bene. Generale, schierate le truppe, pronte a partire » si rivolse alla guardia « Vai, poi cerca Conet e mandalo nella sala del trono »
Susan però, a causa di quel vociare, si era svegliata e si sentiva alquanto in imbarazzo, solo con un vestitino addosso « Ehm… posso sapere cosa…»
« Ci attaccano, vestiti » tentò di non incrociare il suo sguardo perché sapeva che avrebbe capito tutto così appena fu pronta fece un segno al soldato « Segui lui »
« Dove mi porta? » nessuna risposta « Caspian. Dimmi subito dove mi porta. » non ci fu il tempo poiché il giovane stesso la sollevo di peso e le fece legare le mani dal soldato « Ah! Lasciami! Subito, lasciami! Devo combattere! Subito! Lasciami! »
« Mi spiace Susan. Non posso e non voglio. Scusami » indicò la porta e la guardia, puntellandole la schiena con la spada, la condusse nelle segrete. Caspian era veramente dispiaciuto di doverla rinchiudere, ma le parole di Aslan gli risuonavano in testa “ti posso assicurare che lei rimarrà qui a meno che..” ed era svanito. Quindi era meglio non rischiare e preferiva di gran lunga rinchiuderla nelle segrete che farla andare a combattere. Dopo dieci minuti era nella sala del trono, con i centauri, le altre creature di Narnia e i re tranne, ovviamente, lei. Diede le disposizioni solite e fece partire l’esercito per non far arrivare il nemico fin sotto le mura e proteggere almeno gli abitanti di Telmar. Poi andò con i re a scegliere i cavalli e montò in groppa a Destriero.
« Caspian. Dov’è Susan? » Lucy lo guardava con aria circospetta.
« Lei non combatterà »
« Non puoi impedirle di fare quello che vuole »
Spronò il cavallo ma Lucy gli si parò davanti senza farlo passare « Tenta di capire…» non voleva raccontarle del sogno di Aslan perché l’avrebbe preso per un pazzo « Non posso lasciarla combattere, non posso »
La regina lo guardò intensamente « Si, anche io penso lo stesso, come non vorrei che andaste voi a combattere, pensi che mi piaccia vedervi andare via? Vorrei venire anche io ma so che i vostri cuori saranno più dediti alla battaglia se mi sapete al sicuro. E penso che per te Susan sia ancora più importante di me, giusto? »
« Giusto…non sentirti offesa…comunque, non posso permettermi di perderla ancora » Lucy scrutò il suo volto malinconico e si spostò.
« E sia. Dimmi almeno dov’è, le farò compagnia »
« Prometti di non liberarla, Lucy? Lo prometti? » promise « E’ in una cella delle segrete » la bambina augurò ai fratelli e al re buona fortuna e tornò nel palazzo per scendere nelle segrete, sciogliendo le dita che aveva incrociato mentre aveva promesso « Andiamo…» quanto avrebbe voluto correre via e riabbracciala un’ultima volta, sperando di poter tornare da lei sano e salvo. Forse sarebbe morto, forse sarebbe stato ferito, forse sarebbe vissuto. Edmund gli diede una pacca sulla spalla, per rincuorarlo. Peter invece cavalcava a qualche metro da loro, con lo sguardo basso e i muscoli tesi. Sia lui che gli altri fratelli in quelle settimane si erano allenati per non arrivare impreparati ma sentiva la morte sopra di lui. Non si sentiva più parte di quel mondo: Aslan aveva ragione, per lui ormai era ora di vivere sulla terra. Certo, fare il re gli piaceva, si sentiva adulto e forse gli sarebbe anche piaciuto governare sul regno diventando adulto. Ma c’era un terzo incomodo: Caspian era il re, non più lui. Magari stava diventando troppo egoista e da quando era tornato lì vedeva che quanto a Susan Narnia faceva bene tanto a lui faceva male. Tentò di cacciare quei pensieri cupi per concentrarsi sulla battaglia poiché erano vicinissimi all’esercito nemico ed era ora di farsi ammazzare o di dimostrare quanto valesse.


N.d.A. Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate :3 Intanto, Buona Pasqua!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Non mi dire addio ma solleva il mondo ***


« Lucy? » aveva riconosciuto i passi piccoli ma decisi della sorella. Il soldato l’aveva portata nella segreta con la massima accortezza e l’aveva invitata ad entrare. Aveva arricciato il naso poi, capendo che non poteva scappare, entrò nella cella migliore che la guardia aveva trovato. Dopo circa una ventina di minuti vide la sorella davanti a lei. Il carceriere l’aveva lasciata passare, riconoscendo la sua autorità e si era riseduto in silenzio, con le chiavi in mano.
« Oh, Susan! » voleva tanto abbracciarla ma le sbarre glielo impedivano « Non prendertela con Caspian, davvero. Quando l’ho visto...era chiaramente dispiaciuto. Lo fa per il tuo bene »
« Vorrei allora che mi volesse bene di meno…» i suoi occhi erano persi nel vuoto « Voglio proteggerlo, perché non me lo lascia fare? Vorrei solo che si fidasse di me…prometto anche di essere meno testarda, meno stupida e meno indipendente. Ma mi deve lasciar fare quello che voglio »
La sorella inclinò la testa a sinistra e le strinse la mano attraverso le sbarre « Lo fa perché ti ama e perché non potrebbe resistere sapendoti in pericolo » Ma la maggiore ribatté che era lei a non poter resistere sapendo di non poterlo aiutare « avanti, Susan, devi stare allegra. So che andrà tutto bene, ne sono assolutamente sicura »
Si spostò un ciuffo dal volto « Cosa starà facendo, ora? Starà bene? Sarà già ferito? »
Il sorriso un po’ malefico della più piccola la spaventò « Penso che ci sia solo un modo per scoprirlo »
sussurrò poi si avvicinò lentamente alla guardia che aveva gli occhi chiusi e gli mise il suo piccolo coltello alla gola « Dammi le chiavi, subito » L’altro tentò di liberarsi dal pugnale troppo vicino ma non vi riuscì e fu costretto a dare le chiavi alla regina che, intanto, aveva preso una corda e gli legò le mani. Dopo un paio di tentativi trovò la chiave giusta e corse con la sorella verso le scuderie « E dire che avevo promesso a Caspian di non liberarti…»
« Ohoho! La regina Lucy che non mantiene le promesse! » arrossì e si giustificò dicendo che aveva incrociato le dita « Bene. Questo è il mio arco, frecce, spada. Ho tutto » montò in sella a Dakar e lanciò un ultimo sguardo alla sorella « Tornerò presto, te lo prometto »
« Non stai incrociando le dita, vero? » il sorriso di Lucy era velato di sconforto « Ah, Susan. Hai dimenticato questo » le porse il corno « Suonalo Susan. Non esitare: se sei in pericolo, suonalo… per favore. Non farti prendere dalla smania di successo. Chiedi aiuto » La sorella lo mise dietro la schiena e la guardò intensamente.
« Tu rimarrai qui, vero? »
Scosse la testa « No, Susan. C’è bisogno d’aiuto e tu lo sai »
« Cercherai Aslan? » Annuì poi sparì tra i cavalli, alla ricerca di una spada e di una sella « Buona fortuna, piccola Lucy…ora vai, Dakar. Forza! » spronò il cavallo e fu sbalzata all’indietro per la partenza velocissima ma non lasciò le redini. Caspian aveva bisogno di lei così come Peter ed Edmund, doveva fare in fretta e sarebbe andato tutto bene, o almeno, lo sperava. Arrivò dopo circa mezz’ora di corsa sfrenata e, appena in prossimità dove aveva combattuto l’ultima volta, sentì il clangore della battaglia. Non sapeva come avrebbe fatto a trovare Caspian così si gettò nella mischia senza pensarci due volte, pregando di non morire nella folle ricerca. Iniziò a lanciare frecce e ogni volta colpiva un Minotauro o un Kegar: erano queste e qualche gnomo le creature che formavano l’esercito di Jadis. Susan si concentrò e riuscì anche ad atterrare un Minotauro con l’aiuto di una spada. I Kegar li lasciava ai gruppi di soldati perché da sola non poteva farcela. Fortunatamente i nuovi mostri non erano moltissimi ma erano ancora più cattivi e feroci di quelli di due settimane prima. Si addentrò nel centro del clangore e lì il combattimento era ancora più tremendo e spietato.
Sembrava l’inferno: urla, strepitii, frecce che volavano ovunque, denti aguzzi pronti a lacerare le prede. E lì, sporco di sangue e quasi esausto, c’era il suo Caspian. Voleva correre verso di lui ed abbracciarlo ma stava combattendo assieme ad Edmund e ad altri due soldati con un Kegar. Il modo migliore per proteggerlo era fargli credere che lei fosse ancora al castello e non in mezzo a quella confusione mortale. Così iniziò a uccidere i Minotauri che volevano avvicinarsi a Caspian, sfruttando quella confusione per non farsi notare troppo. Non resistette però quando vide il ragazzo sul punto di essere colpito.
« NO! » interpose la sua spada appena in tempo tra la zampa del Kegar e il giovane. Riuscì a tenergli testa finché alcuni soldati non lo abbatterono completamente.
« Susan? » domandò con voce fievole.
« Mmm…si…» tolse il cappuccio che le copriva la testa e andò ad abbracciarlo « Scusami, non ho resistito. Come stai? »
Anche lui la strinse forte nonostante volessero riportarla di corsa al castello «Bene per quanto lo si possa stare in guerra…attenta! » la buttò a destra perché due minotauri li stavano per attaccare « Edmund, vieni! » urlò al re poco lontano che però era già impegnato con un Kegar così se la dovettero cavare da soli. Più volte Caspian protesse Susan da colpi quasi mortali e dopo molto tempo riuscirono a sconfiggerli. Ormai però erano stanchi, distrutti e i mostri non accennavano a smettere o a stancarsi « Non va bene! Non va affatto bene! » mormorò il re, tentando di uccidere un Minotauro. Furono però accerchiati da altri tre più un Kegar ed erano rimasti solo lui, Susan e due soldati. Sarebbe stato pronto a morire pur di salvare la ragazza ma nemmeno per lei c’era via di fuga.
Un fischio stridulo costrinse tutti i combattenti a tappare le orecchie e, come per magia, i mostri, i minotauri e gli gnomi rimasti scapparono verso la foresta, lasciando la pianura piena di cadaveri e soldati sporchi di sangue. Dopo qualche secondo di incredulità si levò un boato di urla di gioia e tutti si abbracciarono tra loro. La regina scosse la testa «No. Non è possibile che se ne sia andata così. Stava per vincere, perché se ne sarebbe dovuta scappare?» Anche Caspian la pensava allo stesso modo ma in quel momento si sentiva solo allegro per la presenza di Susan « Caspian…dov’è Peter? » alzò le spalle: dall’inizio della battaglia l’aveva perso di vista e non era certo corso a cercarlo. Si sentì inquieta e iniziò a vagare per il campo cosparso di morti « PETER! » no, non poteva essere morto, doveva ancora vivere, sorridere, crescere! Infine, lo trovò vivo, sporco di sangue, ma ancora in vita. Gli gettò le braccia al collo « Oh, Peter! »
« Susan! Non dovresti essere al castello? » era spaesato e il braccio gli faceva male ma abbracciò lo stesso la sorella, una faccia amica in quel mare di morti « Stai bene? Sei ferita? Ti fa male qualcosa? »
« Sto benissimo » gli sorrise e pensò per un momento che si fossero risolti tutti i problemi con lui.
« Volevo dirti che mi dispiace…non volevo trattarti male, l’importante è che tu sia fel…attenta! » un sibilo poi fu come se il tempo si fosse fermato. Peter la buttò a terra, impedendo alla freccia indirizzata a lei di colpirle il cuore. Ma fu il ragazzo a prenderla in pieno petto e il respiro gli si fermò in gola, voleva concludere quella frase, dirle che approvava la sua relazione con Caspian, perché in fine dei conti l’unica cosa che gli importava era la sua felicità e nient’altro. Il suo corpo cadde lentamente tra le braccia della sorella che gridava terrorizzata « S…sue…per…perdona…mi…» gli occhi si stavano per chiudere e non sapeva che fare. Le richieste d’aiuto erano disperse dal vento che soffiava freddo sulla pianura e sembrava che solo lei vedesse il corpo moribondo. Tentò di tirarlo su ma non ci riuscì e accarezzò i capelli biondi di Peter.
« Ti prego…non lasciarmi…» come avrebbe fatto senza di lui…non riusciva ad immaginare una vita senza quegli occhi azzurri che la incoraggiavano, che la proteggevano, che l’aiutavano « Peter…» le lacrime si andarono a posare leggere sulle guance ormai fredde del ragazzo. Voleva salvarlo, avrebbe fatto qualsiasi cosa, doveva salvarlo « Rimani con me…non andare via! Non mi abbandonare » ma erano parole che il ragazzo non poteva più udire.
Le palpebre si chiusero per sempre sul cielo azzurro degli occhi e il respiro si bloccò, non uscì più nessuna parola dalla gola immobile. La bocca non si sarebbe più allargata in quel sorriso così familiare, e ora così lontano. Le mani sporche di sangue sembravano stringere l’erba come per rimanere attaccate alla vita. Appoggiata sulle ginocchia della sorella, la testa era volta verso il suo viso, per salutarla un’ultima volta. Chiuso nel corpo senza vita, il cuore giaceva statuario dopo aver esalato l’ultimo battito. Tutt’attorno, il silenzio. Poi, l’urlo straziante di Susan lacerò l’aria.



N.d.A. Rieccomi tornata con un capitolo abbastanza triste e malinconico. Non mi uccidete, vi prego, ma Peter non mi è mai stato simpatico u.u Recensite, anche con insulti se volete per la morte di Peter e a presto!
Luna

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Well have the bonds that we save, but well have the heart not to lose it. ***


Forse passarono pochi minuti o forse giorni. Il corpo inerme di Peter giaceva ancora sulle gambe di Susan la quale non accennava a muoversi. Magari era un sogno e doveva svegliarsi per accorgersene ma la fredda realtà le si parava davanti e non le dava la forza di alzarsi. Quello che stringeva era un freddo cadavere che non si poteva più riportare alla vita per quanto lei piangesse, pregasse, ricordasse. Se solo lei non fosse scappata Peter non si sarebbe distratto e non si sarebbe dovuto sacrificare. Era tutta colpa sua, solo sua e di nessun’altro. Sentiva il cuore pieno di spine e aveva freddo, tanto freddo…voleva che l’abbracciasse ancora una volta e sentire il suo calore sulla pelle. Ma non poteva più farlo. Peter era solo un ricordo freddo che non avrebbe più sorriso. Delle mani calde si appoggiarono sulle sue spalle e tentarono di alzarla ma voleva rimanere lì. Voleva rimanere attaccata a lui, non voleva lasciarlo andare come aveva fatto « No…lasciami, lasciami! » non sapeva nemmeno di chi fossero quelle mani ma non le importava, non dovevano assolutamente allontanarla. Si accorse solo allora della folla silenziosa che si era creata attorno a lei e al cadavere e si sentì ancora peggio. Cos’avevano tutti da guardare? Se ne dovevano andare, voleva rimanere da sola a piangere, nessuno doveva vederla.
« Susan. Vieni » quella voce la conosceva e avrebbe volentieri ubbidito ma non ce la faceva, non poteva lasciarlo da solo. Così Caspian la prese in braccio con dolcezza nonostante qualche tentativo della ragazza di rimanere « Se ne occuperanno i soldati. Ritornerà con noi » almeno lui aveva capito che la regina non voleva abbandonare suo fratello e la sistemò sul suo cavallo « Torniamo a casa…forza » Si lasciò accarezzare e consolare ma non proferì parola fino al castello perché non c’era frase che le desse sollievo. Peter l’aveva lasciata. Come poteva essere consolata? Arrivarono al castello dopo un po’ di tempo e il giovane la riprese in braccio per trasportarla in camera sua. Non aveva avuto la forza di dire a Edmund che Peter era morto, così l’aveva spedito subito al castello per avvertire la Corte della vittoria, mentre evitò con molta attenzione di incontrare Lucy, che aspettava con il fratello il ritorno dell’esercito in camera sua. Pose la ragazza sul letto con molta attenzione e le sistemò i capelli dietro l’orecchio. Non lo stava guardando poiché aveva lo sguardo perso nel vuoto, alla ricerca di ricordi troppo felici per quel momento. Si sedette accanto a lei, sperando che prima o poi parlasse ma era ancora presto. Aveva dato disposizioni a Kums affinché lui si occupasse dei morti, dei feriti e di convocare il consiglio. Si era particolarmente raccomandato di seppellire Peter nel cimitero dei re e di chiamare i fratelli tra un’ora nella sala del trono. Doveva pur dargli la notizia prima o poi. Così si stese accanto alla ragazza e attese. Non seppe se doveva stringerla forte o accarezzarle le guance o parlarle o stare zitto. Così la prese solo per mano, sperando che capisse che se aveva bisogno lui c’era. Quel silenzio stava diventando insopportabile, si pentiva di pensarlo, ma non ce la faceva più a vederla immobile e in silenzio. Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa per farla stare meglio ma non conosceva alcun modo per resuscitare i morti. Fu costretto ad uscire dalla sua stanza perché il fratello e la sorella lo aspettavano nella sala del trono. Le sussurrò all’orecchio « Torno presto, se mi vuoi basta che lo dici a lui » e indicò il paggio ma Susan non rispose, continuando a guardare lontano, nel vuoto. Il giovane fece un sospiro e, malinconico, si avviò nella sala del trono. Lì, Edmund e Lucy stavano sorridendo e scherzavano tra di loro, ancora euforici per la battaglia vinta. Lucy, in realtà era arrivata lì al castello da poco, poiché non aveva trovato Aslan né alla tavola di pietra né nelle vicinanze.

« Caspian! » la più piccola gli corse incontro e lo abbracciò forte « Per questa volta è andata bene!» anche lei sapeva bene che Jadis non si sarebbe mai arresa così facilmente.
« Lucy…» non aveva la forza di dirglielo, eppure doveva farlo, non aveva scelta « Edmund… io…non so come dirvelo…» doveva « Peter…è… morto…»



N.d.A. Ahimè! Bisogna arrendersi alla realtà. No, ok, scherzo. Non vi preoccupate, non sono così crudele, nei prossimi capitoli ci sarà qualche svolta u.u Intanto, fatemi sapere che ne pensate, mi fa mooolto piacere :D
Luna

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Well have the bonds that we save, but well have the heart not to lose it - Parte 2 ***


Edmund lo prese come uno scherzo « Oh, andiamo, ti sembra il momento di…» lo sguardo basso e gli occhi lucidi di Caspian però gli fecero capire che non si trattava di uno scherzo. Lucy si staccò da lui all’improvviso « No…Peter…no! » si buttò a terra, come se fosse svenuta e pianse. Edmund invece era paralizzato e non parlava. Voleva consolare sua sorella, stringerla forte, dirle che ora Peter era in un posto migliore ma perché illuderla di bugie? Peter era morto e nessuno poteva farlo tornare indietro, quindi perché mentirle, perché farle credere qualcosa di falso? Quel sorriso allegro e gli occhi del cielo non esistevano più. Mosse un po’ il piede, tentando di convincere se stesso dell’utilità di consolarla ma si sedette per terra, chiedendosi chi avrebbe consolato lui. Fu Caspian a cingere Lucy in un abbraccio fraterno, capendo il terrore, la malinconia e il senso di vuoto di Edmund. Non disse quasi nulla se non le solite frasi stupide che si dicono dopo un colpo al cuore.
« Avanti…alzati » voleva almeno portarla nella sua stanza ma la bambina non si mosse e continuò a piangere, stufa di essere trattata e di comportarsi da grande. Voleva tornare ad essere una bambina di quattro o cinque anni, allegra, spensierata, tornare a giocare con Peter a nascondino o a lanciarsi la palla o semplicemente a guardarsi negli occhi e sentirsi bene. Perché gliel’avevano strappato all’improvviso e stavano torturando il suo cuore? Non aveva diritto come gli altri di vivere felice? Caspian intanto aveva rinunciato a portarla a letto e stringeva quella bambina indifesa tra le braccia, accarezzandole i capelli scuri e asciugandole le lacrime. Era come consolare una Susan in miniatura e si domandò come stesse lei in quel momento. Non avrebbe voluto abbandonarla ma non poteva lasciare Lucy, ancora più fragile e sola di lei « Lucy, ora è libero » Peter non rientrava nella lista delle persone a cui teneva davvero ma era il fratello di Susan e questo bastava. Si morse le labbra perché non voleva dire a quella bambina di essere forte, come poteva esserlo dopo la morte del fratello « Piangi piccolina. Non ti vergognare, piangi più di quanto tu abbia mai fatto, ci sono io per asciugarti le lacrime e per curarti le ferite » le sistemò meglio la testa sul suo petto e rimase fermo per molti silenziosi minuti. Quando finalmente tutte le lacrime di Lucy furono esaurite la bimba ringraziò il re.
« Sono stanca…»
Ordinò ad un soldato di guardia alla porta di portarla a letto poi le diede un bacio sulla fronte « Starai meglio, Lucy. Non ora forse…nemmeno domani o tra una settimana. Ma te lo prometto, farò di tutto per farti star meglio…» fece un lieve cenno di ringraziamento ed uscì dalla sala del trono, desiderosa di rimanere da sola. Il re intanto si rivolse ad Edmund che si era seduto silenzioso a guardare il vuoto e a mormorare parole senza senso « Se c’è qualcosa che posso fare….» l’altro però scosse la testa e se ne andò senza proferir parola. Si sentì completamente inutile e tornò da Susan che però era sparita nel nulla « Susan! Susan! » come aveva potuto non pensare che la ragazza avrebbe fatto qualche pazzia una volta in sé? Corse fuori ma non trovò nemmeno una guardia e attraversò il corridoio in preda ad un’inquietudine che lo attanagliava. Dove poteva essersi cacciata, era incapace di muoversi e di pensare quindi forse non era andata tanto lontana. Dopo una folle corsa gli parve di udire la sua voce e si fermò ad ascoltare meglio. Si, era lei. E per fortuna la voce proveniva dalla stanza di Lucy. Ma certo, era andata a consolare la sorella minore. Tirò un sospiro di sollievo e si affacciò nella stanza in silenzio, sperando di non disturbare. Susan era seduta sul letto e teneva in grembo la testa di Lucy, nascosta dai capelli e dalle mani « Lucy » le sussurrava « Ci sono io, piccola Lu. Andrà tutto bene…» quando vide la figura di Caspian che stava entrando smise di accarezzare la sorella e lo guardò negli occhi, desiderosa di consolazioni e di abbracci quanto la piccola. Il ragazzo infatti si sedette accanto a lei e una mano la posò sulla schiena di lei, l’altra la utilizzò per accarezzare la bambina « Caspian…io…dov’è Peter? » la domanda gli suonò abbastanza strana ma rispose che lo stavano per seppellire vicino al palazzo. Lei annuì con la testa e iniziò a piangere silenziosamente, tentando di non farsi vedere dalla più piccola. Doveva essere forte, per lei e per suo fratello. Era compito suo proteggerli: non aveva mai capito il compito di Peter e il suo spiccato senso protettivo ma ora che non c’era più toccava a lei salvarli da ogni male fisico e morale. Così continuò ad accarezzare e a consolare la piccolina finché non divenne notte inoltrata e non si addormentò « Andiamo…lasciamola dormire…ora non soffre » si presero per mano ed uscirono dalla stanza in silenzio.




N.d.A. Eccomi! Dunque, lo so che vi ho fatto attendere tanto per questo nuovo capitolo ma ho avuto parecchio da fare! Io parto per una decina di giorni ma vi prometto un aggiornamento per quando torno! Intanto, fatemi sapere che ne pensate! :D
Luna

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=802695