Born to stay together

di Soly_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First day at school - part 1 ***
Capitolo 2: *** First day at school - part 2 ***
Capitolo 3: *** First day at school - part 3 ***
Capitolo 4: *** Coincidences, thoughts, invites ***
Capitolo 5: *** They seem engaged ***
Capitolo 6: *** Only a stupid kiss ***
Capitolo 7: *** My Prince Charming ***
Capitolo 8: *** Birthday party ***
Capitolo 9: *** You are my best present ***
Capitolo 10: *** I'll try to forget ***
Capitolo 11: *** We can't be divided ***
Capitolo 12: *** Say that you love me ***
Capitolo 13: *** Right or wrong? ***
Capitolo 14: *** Finally, the truth ***
Capitolo 15: *** Not an impossible love ***
Capitolo 16: *** Our small great secret ***
Capitolo 17: *** Couple's life ***
Capitolo 18: *** The neverending story ***



Capitolo 1
*** First day at school - part 1 ***



BORN TO STAY TOGETHER


First day at school – part 1

“Per quanto tempo ancora hai intenzione di restartene sotto le coperte, eh Goku?”
Chichi non ottenne alcuna risposta: il ragazzo dormiva profondamente e, a giudicare dall’espressione serena e rilassata che aveva in volto, stava sicuramente sognando cosce di pollo in grado di parlare e piogge di caramelle giganti.
“Goku, Goku! Giuro che se non ti svegli immediatamente, ti butto giù dal letto a calci!”
Poiché il fratello non accennava ad aprire gli occhi, Chichi sollevò le coperte e salì furtivamente sul morbido letto con l’intenzione di utilizzare le maniere forti per raggiungere il suo obiettivo.
Tormentò e strattonò Goku richiamandolo a gran voce, fin quando una potente gomitata la mandò giù dal letto e la fece andare a sbattere contro il comodino.
“AHI!” gridò massaggiandosi la testa dolorante e attirando l’attenzione di Goku che si era appena svegliato.
“Buongiorno sorellina!” disse sorridente lui, mettendosi a sedere “Che ci fai lì per terra?”
Chichi corrugò la fronte e assunse un’aria minacciosa.
Si alzò lentamente in piedi e puntò l’indice contro Goku.
“Sparisci subito da questa stanza e fila a fare colazione!!! Per oggi ne hai combinate già abbastanza...” lo rimproverò con tono severo.
Goku la guardò con un’espressione tra il perplesso e il divertito.
“Ma cosa ho fatt-”
“SPARISCI!”
Goku si portò una mano alla fronte come per rispondere “Agli ordini!” e si dileguò dalla stanza in pochi secondi, lasciando Chichi sola e arrabbiata.
A volte mi chiedo se sia davvero mio fratello... Siamo così diversi... pensò la mora, sorridendo lievemente.
Pochi minuti dopo, tutta la famiglia era a tavola per fare colazione.
Goku si abbuffò com’era suo solito, sotto gli occhi perennemente increduli della sorella e del padre.
Si erano da poco trasferiti in città e avevano sempre preso lezioni private.
L'estate prima, Juma aveva informato i due ragazzi che in autunno avrebbero iniziato ad andare a scuola, come la maggior parte dei loro coetanei. Goku e Chichi avevano subito preso la notizia con molto entusiasmo, in quanto sarebbero finalmente usciti dal loro eterno isolamento dal mondo intero e avrebbero fatto nuove amicizie.
Quando ebbero finito di fare colazione, i due ragazzi si prepararono per il loro primo giorno di scuola. Goku indossò una maglietta arancione e un paio di jeans, poi prese lo zaino al volo e raggiunse la soglia della porta di casa in attesa della sorella.
Chichi impiegò molto più tempo per prepararsi: doveva essere perfetta per il suo primo giorno di scuola! Indossò un vestito azzurro che le arrivava fino alle ginocchia e un paio di ballerine color argento, legò i capelli in una coda bassa con un nastro rosso e lasciò che due ciocche le ricadessero ai lati del viso. Dopo essersi messa un filo di trucco, afferrò la sua tracolla e si precipitò nell’ingresso dove ad aspettarla c’erano Goku e il padre.
“Sei bellissima, tesoro!” esclamò il padre con le lacrime agli occhi.
“Già... incantevole...” aggiunse Goku scrutandola dalla testa ai piedi, con gli occhi sgranati e la bocca aperta per lo stupore.
Chichi sorrise e ringraziò entrambi.
Poi i due ragazzi salutarono affettuosamente loro padre e uscirono di casa.
La Orange High School era vicina, per cui avevano deciso di andarci a piedi.
Non appena furono in strada, Chichi cominciò a correre e a volteggiare su stessa, completamente presa dall’entusiasmo.
“Oggi cominciamo la scuola!” continuava a ripetersi euforica.
“Sai che novità...” disse il fratello, facendo una smorfia.
“Ma Goku, oggi conosceremo tante persone nuove e ci faremo degli amici!”
Goku annuì poco convinto.
“Credi che ci daranno molti compiti?” chiese grattandosi la testa, imbarazzato.
“E’ questo che ti tormenta allora!” rispose Chichi ridendo di giusto “Non preoccuparti, ti aiuterò io!”
Goku la raggiunse e le passò un braccio intorno spalle.
“Questa è la mia sorellina!” esclamò ridendo anche lui.
Continuarono a camminare abbracciati fino alla fine del tragitto, quando una folla di ragazzi ai margini della strada attirò la loro attenzione: si dirigevano verso la loro scuola, un enorme edificio bianco a 5 piani circondato da un bel cortile tutto verde.
“Siamo arrivati!” esclamò Chichi staccandosi dall’abbraccio del fratello e superandolo.
“Aspettami!” urlò Goku correndo nella sua stessa direzione.
Varcarono il cancello della scuola e subito furono travolti da un marea di alunni e professori che si muovevano senza una meta ben precisa.
Chichi, sempre più euforica, si lanciò tra la folla e sparì prima che Goku se ne potesse accorgere.
“Cosa facciamo? Entriamo?” chiese Goku spostando lo sguardo nel punto in cui si era fermata la sorella, ma non la trovò più al suo fianco. Era sparita.
Si intrufolò in mezzo al folla del cortile e cominciò a cercarla, chiamandola per nome e chiedendo ad alcuni ragazzi se avessero visto una bellissima ragazza dai capelli e dagli occhi corvini, vestita di azzurro e con una voglia irrefrenabile di cominciare la scuola.
Dopo 10 minuti passati a cercarla, si era incominciato a preoccupare.
Nessuno sapeva di lei, nessuno l’aveva vista.
Il cortile, nel frattempo, si stava svuotando e così Goku decise di entrare anche lui nella scuola. Forse l’avrebbe trovata lì.
Non appena fu all’interno dell’edificio, venne nuovamente investito da una mandria di ragazzi e insegnanti che si affrettavano a raggiungere ognuno la propria classe.
Non era abituato a tutto quel baccano e la cosa gli dava non poco fastidio.
Camminando tra i corridoi della scuola, si accorse di quanto gli fosse estraneo quel nuovo mondo...
I ragazzi alti e muscolosi come lui, lo guardavano con aria di sfida.
I più timidi e i classici “secchioni” tremavano alla sua sola presenza.
Le ragazzine lo scrutavano dalla testa ai piedi con sguardo ammaliato, gli sorridevano maliziosamente e gli facevano l’occhiolino.
Ma a Goku non interessava più di tanto. Il suo unico pensiero era trovare Chichi.
Intanto anche i corridoi si stavano svuotando, ciò significava che stavano per iniziare le lezioni e lui doveva sbrigarsi!
Guardò in ogni angolo e sbirciò in ogni classe alla ricerca della sorella, quando sentì due voci nelle vicinanze della palestra. Una era senza dubbio quella di Chichi!
La seguì preoccupato che le fosse accaduto qualcosa e la trovò con un ragazzo alto e abbronzato, capelli neri e numerose cicatrici sulla faccia.
“Goku!” esclamò Chichi sorpresa, vedendo il fratello correrle incontro.
“Ma cosa hai fatto tutto questo tempo?! Ero in pensiero per te!” spiegò Goku grattandosi la nuca, com’era solito fare in situazioni di quel genere.
Chichi non fece caso alle parole di Goku e si rivolse nuovamente al suo nuovo amico.
“Lui è mio fratello” disse indicandolo.
Il misterioso ragazzo porse la mano a Goku e gli sorrise.
“Piacere, sono Yamco.”
Goku ricambiò il gesto con poca convinzione.
“Si... ehm... Goku”
Dopo che si furono presentati, Chichi spiegò a Goku che si era persa tra i corridoi della scuola e che Yamco era stato così gentile da farle da guida.
“Ora dobbiamo andare... Ci vediamo!” esclamò Goku prendendo Chichi per mano e trascinandola via.
La ragazza tentò di staccarsi, ma nulla poteva contro l’immensa forza del fratello.
“Aspetta... Non gli ho nemmeno chiesto in che classe è!”
“Vuoi arrivare in ritardo alle lezioni?!” chiese Goku sperando che Chichi si dimenticasse al più presto dell’incontro con Yamco.
Infatti la ragazza fece subito cenno di no con la testa: l’ultima cosa che voleva era fare una figuraccia il primo giorno di scuola.
Finalmente arrivarono nella loro nuova classe, la 4^ A, e con grande fortuna trovarono la porta aperta e la cattedra vuota: il professore della prima ora non era ancora arrivato.
Entrarono in classe, attirando l’attenzione di tutti i presenti che ammutolirono di colpo.
“Sono quelli nuovi!” esclamò una ragazza dai lunghi capelli blu.
Nello stesso momento, un’altra ragazza con un caschetto azzurro si alzò dal suo posto e si avvicinò ai due nuovi arrivati.
“Ciao, io sono Bulma Brief!” annunciò sorridente “Voi siete Goku e Chichi, giusto?”
I due ragazzi annuirono un po’ imbarazzati.
“Sono sicura che vi troverete benissimo nella nostra classe!”
“Lo spero!” rispose Goku dando uno sguardo generale ai suoi nuovi compagni e ottenendo una gomitata dalla sua dolce sorellina.
“Vuoi sederti accanto a me, Chichi?” chiese Bulma indicando il banco vuoto vicino al suo.
“Oh... ehm... si! Sarebbe fantastico!”
Le due ragazze si andarono a sedere, lasciando Goku sulla soglia della porta.
Il ragazzo scrutò attentamente la classe alla ricerca di un posto e ne trovò solo uno vicino a un ragazzo con i capelli sparati verso l’alto e lo sguardo cupo e minaccioso.
Lo raggiunse e appoggiò lo zaino sul banco.
“Posso sedermi?” chiese speranzoso.
“Fa’ un po’ come ti pare...” rispose l’altro dando degna dimostrazione del suo carattere.
Goku si sedette e scrutò attentamente il suo nuovo compagno di banco.
“Mi chiamo Goku”
L’altro si voltò e lo fissò per una buona manciata di secondi senza proferire parola e lasciando Goku sulle spine.
“Vegeta” rispose alla fine.
Prima che il discorso potesse continuare, una voce forte e squillante fece ammutolire di colpo tutti gli studenti.
“Buongiorno ragazzi! E ben tornati dalle vacanze!” urlò un bizzarro cinquantenne pelato con i baffi e gli occhiali da sole.









Era da un po' di tempo che mi frullava in testa questa idea e finalmente ho trovato l'ispirazione! Spero che non mi prenderete per pazza, dato che Goku e Chichi sono fratelli e una storia d'amore tra loro due in questo contesto potrebbe sembrare impossibile... ma capirete tutto andando avanti con la storia ù.ù
Mi farebbe piacere una recensione ^.^
A presto

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Capitolo 2
*** First day at school - part 2 ***


First day at school – part 2

Dopo aver salutato i suoi cari alunni e aver fatto l’appello, il prof Muten si alzò dalla cattedra e si posizionò al centro della classe.
“Come avete già potuto constatare, quest’anno abbiamo due ragazzi nuovi” disse dando uno sguardo generale alla classe “Volete presentarvi?” chiese sorridente ai nuovi arrivati.
Goku e Chichi si scambiarono un’occhiata e raggiunsero la cattedra.
“Ehm... io sono Goku...” disse il ragazzo grattandosi la nuca e osservando ad uno ad uno i suoi nuovi compagni.
E ora che dico?
Il fastidioso silenzio appena calato sull’intera classe mise ancora più in imbarazzo il povero Goku che intanto si sforzava di elaborare una presentazione decente.
E invece silenzio. Nient’altro che silenzio.
Tutti lo fissavano ad occhi sgranati, per capir quale sarebbe stato il suo prossimo passo.
Kaaroth!” era stato Vegeta a salvarlo da quell’imbarazzante situazione.
“Eh?!” esclamarono tutti in coro.
Ma Vegeta non si lasciò influenzare dagli sguardi perplessi dei suoi compagni e dell’insegnante. Fissò Goku con una strana luce negli occhi e ripeté nuovamente la parola pronunciata pochi attimi prima.
Goku è banale. Io ti chiamerò Kaaroth!”
Goku annuì lentamente con la testa.
“C-come vuoi...” rispose un po’ confuso “Bene, dicevo... Mi chiamo Goku e ho quasi 18 anni. La scuola non mi piace un granché...”
A causa di questa affermazione ricevette una nuova potente gomitata da parte della sua dolce sorellina “Cercherò ugualmente di fare del mio meglio. La mia materia preferita è educazione fisica. Pratico arti marziali da quando avevo 12 anni... E poi adoro mangiare e dormire” disse infine Goku contagiando l’intera classe con la sua risata tranquilla.
Subito dopo si fece avanti la ragazza accanto a lui.
“Mi chiamo Chichi. Io e Goku siamo fratelli...”
“Credevo foste gemelli!” esclamò Bulma rimasta di stucco.
“No no... Io ho appena compiuto 17 anni... Comunque sono davvero contenta di frequentare questa scuola! A me piacciono tutte le materie, soprattutto le discipline scientifiche e le lingue. Da piccola praticavo anche io arti marziali, poi ho smesso... Che altro dire? Non vedo l’ora di conoscervi!”
“La classica secchiona...” commentò un ragazzo dalla pelle verdastra nelle ultime file.
“Non facciamo commenti poco carini, Junior!” lo rimproverò Muten con tono severo.
Goku e Chichi tornarono ai loro posti.
La lezione stava per avere inizio quando...
TOC TOC
“Avanti!” esclamò Muten fissando la porta, che si aprì immediatamente.
Si fece avanti un ragazzo alto e moro con il sorriso stampato sulle labbra.
“Scusi il ritardo prof!”
“Fila a sederti!” disse Muten con un tono di voce per niente severo, spingendo il ritardatario con un calcio nel didietro.
Il ragazzo, facendosi strada tra i banchi, riconobbe subito Chichi e le fece l’occhiolino.
Yamco... Si, è lui! pensò la mora arrossendo lievemente.
Dall’altro lato della classe, un certo ragazzo dalla folta capigliatura ribelle cercava di restare calmo e indifferente a ciò che aveva appena visto.
La lezione ebbe finalmente inizio!
Il vecchio ma arzillo Muten era uno di quei professori capaci di insegnare facendo divertire i suoi alunni e rendendo piacevoli le ore scolastiche. L’unico difetto che possedeva era quello di esagerare con i complimenti verso le sue care alunne, le quali ormai ci avevano fatto l’abitudine e ignoravano completamente il suo lato “perverso”.
Con somma fortuna di Goku, l’ora di scienze passò davvero in fretta per lasciare il posto alla lezione di educazione fisica.
La prof, una donna alta e robusta dall’aspetto mascolino, li condusse negli spogliatoi e li avvertì di farsi trovare subito in palestra.
Goku e Vegeta impiegarono pochissimi minuti a cambiarsi e a presentarsi in campo. Indossavano entrambi scarpe da ginnastica, una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini che lasciavano trasparire i muscoli scolpiti. Tutte le ragazze della loro classe si erano radunate intorno a loro e li guardavano con gli occhi sognanti.
“Veggy sei bellissimo!”
“Ma no, Goku è ancora meglio!”
“Sposami!”
“No, sposa me!”
Ma a nessuno dei due ragazzi interessavano le lusinghe e i complimenti di tutte quelle oche.
Infine fecero il loro ingresso nella palestra anche Bulma e Chichi.
Bulma indossava un completino bianco molto provocante, mentre Chichi si era messa una maglietta lunga e paio di leggins neri che mettevano in evidenza il suo fisico perfetto.
“Ehi Kaaroth... Se non fosse per il fatto che sto con Bulma, ci farei un pensierino su tua sorella!” ghignò sadico Vegeta.
“Cosa vuoi dire?” chiese Goku perplesso.
“Chichi è davvero una bella ragazza... attraente.”
Goku ridusse gli occhi a due fessure e fissò Vegeta incredulo.
“Tu trovi mia sorella... attraente?”
“Insomma... guardala!”
Goku aveva sempre pensato a sua sorella come una ragazza intelligente e pignola, sincera e spontanea, orgogliosa e sicura di sé. A volte anche simpatica e divertente.
Ma attraente mai.
Cosa aveva Chichi di attraente?
Involontariamente, si ritrovò ad osservarla dalla testa ai piedi, soffermandosi sui particolari che la rendevano donna: i capelli lucidi e setosi, il viso niveo dai lineamenti dolci, gli occhi grandi e languidi, le labbra sottili curvate in un magnifico sorriso, il seno abbondante rispetto alle altre ragazze, la pancia piatta, i fianchi perfetti, le gambe lunghe e snelle.
Attraente?
“Goku, qualcosa non va?” le chiese la ragazza, preoccupata dal suo atteggiamento.
Goku si sentì avvampare improvvisamente.
“N-no... tutto bene...”
Da quando arrossiva davanti a sua sorella?
Per una serie di validi motivi, decise di dimenticare ciò che gli aveva fatto notare Vegeta e di concentrarsi sulla lezione.
Dopo gli esercizi di riscaldamento, la prof annunciò di voler organizzare una partita di basket con i ragazzi e poi un’altra di pallavolo con le ragazze.
Goku e Vegeta capitarono nella stessa squadra.
“Ma io non so giocare a basket!” disse Goku all’amico.
“Guarda e impara, Kaaroth!” esclamò Vegeta, dando inizio alla partita.
Goku non immaginava che il basket potesse essere tanto divertente: osservando attentamente Vegeta, memorizzò tutto ciò che c’era da sapere su quello sport e contribuì alla vittoria della sua squadra.
Menomale che non sapeva giocare... pensò Vegeta notando quanto Goku fosse forte, agile e veloce.
A fine partita, i ragazzi raggiunsero le ragazze che fremevano dalla voglia di prendere il loro posto sul campo.
“Tieni, Goku!” disse Chichi porgendo un asciugamano al fratello grondante di sudore.
Devono volersi un gran bene quei due... Sembrano quasi fidanzati! pensò Bulma guardando i due fratelli scambiarsi sguardi dolci.
Anche la partita di pallavolo fu davvero entusiasmante, ma non per tutti.
Chichi era una vera frana in tutti gli sport. E nonostante si impegnasse al massimo, non riusciva a prendere nemmeno una palla...
“Imparerai!” la rassicurò Goku da buon fratello maggiore, ottenendo scarsi risultati sull’autostima di Chichi.
Suonò la campanella dell’intervallo e i ragazzi della 4^ A tornarono in classe.
C’era chi ne approfittava per mangiare, chi per farsi un giro, chi per ascoltare musica in classe, chi (come Bulma e Chichi) per spettegolare.
“Ho conosciuto Yamco questa mattina... Mi ha fatto da guida per la scuola!” disse Chichi all’amica dai capelli azzurri.
“Un tempo era il mio ragazzo...”
“Davvero?! E come mai vi siete lasciati?!”
Bulma indicò la porta, dove vi era appoggiato Vegeta che la fissava ininterrottamente dall’inizio dell’intervallo.
“Ti piace... Vegeta?!” chiese Chichi curiosa.
“Stiamo insieme!”
“E per quanto riguarda il resto della classe?”
“Mmmm.... c’è Lunch, la ragazza con i capelli blu... C18, la bionda dagli occhi azzurri... Crilin, quello basso e pelato... Tensing, quello alto con un tatuaggio a forma di occhio sulla fronte... e Junior, quello dalla pelle verdastra. Tutti più o meno simpatici! Il resto della classe si riduce a oche vanitose e bulletti da quattro soldi... Meglio non averci a che fare con quelli...”
Chichi annuì, memorizzando tutto.
“Ora vai, Vegeta ti sta aspettando!” disse la mora indicando la porta.
“Grazie Chichi! Sei stupenda! Ci vediamo dopo!” le rispose Bulma mandandole un bacio a volo e allontanandosi dalla classe con Vegeta.









Bene, vorrei ringraziare chi ha recensito il primo capitolo, chi ha messo questa storia nelle seguite e nelle preferite e anche chi legge in silenzio ^.^ Spero che questo capitolo vi piaccia! Lasciatemi una recensione!
A presto!

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Capitolo 3
*** First day at school - part 3 ***


First day at school – part 3

“Ehi Chichi” una voce calda e gentile richiamò l’attenzione della ragazza dai capelli corvini.
“Yamco!” rispose lei, sorridendo.
Il ragazzo si sedette accanto a Chichi, al posto di Bulma.
“Sono contento che tu sia nella mia stessa classe! Dimmi, ti trovi bene?”
“Oh si si, benissimo! Ho già fatto amicizia con Bulma...”
Yamco, sentendo quel nome, si irrigidì stranamente e abbassò lo sguardo.
“Bulma...” ripeté atono.
Chichi capì subito il motivo di quella reazione, così appoggiò una mano sulla spalla di Yamco e lo costrinse a guardarla negli occhi.
“So tutto... e mi dispiace molto. Tu la ami ancora, vero?”
Il ragazzo annuì tristemente e abbozzò un sorriso amaro.
“E tu invece?”
“Io cosa?”
“Ti piace qualcuno?”
Chichi arrossì all’istante: non si era mai innamorata di nessuno e quelle domande la mettevano particolarmente a disagio.
“Ehm... no... nessuno... per ora”
“Peccato”
La ragazza sgranò gli occhi perplessa.
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che sei una bellissima ragazza e che ti farai presto una sfilza di ammiratori” spiegò Yamco ridendo.
“Grazie” rispose Chichi entusiasta per il complimento appena ricevuto.

Goku chiacchierava allegramente con Crilin e Tensing nei pressi del distributore di merendine.
“Anche noi ci dilettiamo nelle arti marziali, sai Goku?” disse Crilin incrociando le braccia fiero.
“Davvero?! Fantastico! Allora un giorno potremmo confrontarci!” rispose Goku prendendo dalla macchinetta una diecina di tavolette al cioccolato.
“Ma quanto mangi?!” intervenne Tensing incredulo, guardando l’amico far fuori tutto quel cioccolato in pochi secondi.
Goku si grattò la testa imbarazzato, continuando ad abbuffarsi con tutto quel ben di Dio. I tre amici parlarono insieme ancora per qualche minuto, quando arrivò Vegeta.
“Ciao Vegetaaa!!! Dove sei stato tutto questo tempo?” chiese allegramente Goku.
“Fatti i fatti tuoi, Kaaroth!”
“E’ stato con Bulma!” spiegò Crilin sorridendo da ebete.
Pochi secondi dopo, il ragazzino pelato si ritrovò in ginocchio a terra con le mani sul ventre e un dolore lancinante che si stava diffondendo in tutto il corpo.
“Non sarai stato troppo duro?” chiese Goku a Vegeta, guardando il povero Crilin soffrire in silenzio.
“Mmm... Fammi pensare... no!” rispose l’altro incrociando le braccia “Ora torniamo in classe, la campanella sta per suonare...”
“Ma io ho ancora fame!”
Goku guardava con aria afflitta il distributore di merendine.
Così Vegeta prese per un braccio l’amico e lo trascinò in classe, deliziandolo con il suo vasto repertorio di insulti riguardanti la sua fame insaziabile e la sua innata capacità di farlo arrabbiare con niente.
Entrati in classe, Vegeta e Goku raggiunsero i loro posti e aspettarono l’arrivo del nuovo insegnante.
Mancava ormai poco alla fine dell’intervallo e tutti gli studenti erano tornati nelle loro rispettive classi.
Goku si guardò intorno con curiosità, accorgendosi solo in quel momento che Bulma parlava in fondo alla classe con Lunch mentre al suo posto in prima fila vi era Yamco che stava chiacchierando tranquillamente con Chichi.
Fissò entrambi un po’ confuso.
“Secondo te che avranno da dirsi mia sorella e Yamco?” chiese al vicino di banco.
“Cosa vuoi che ne sappia io?!” rispose Vegeta un po’ infastidito.
Goku indietreggiò con la sedia e, facendo leva con i piedi sull’asse del banco, si mise in posizione tale da poter guardare meglio la scena che si svolgeva dall’altro lato della classe.
Fissò attentamente prima la sorella e poi Yamco cercando di capire cosa si stessero dicendo ma non ottenne grandi risultati. L’unica cosa evidente era che Chichi si sentiva perfettamente a suo agio con il nuovo compagno di classe e la cosa dava a Goku non poco fastidio.
“Che tipo di ragazzo è Yamco?” chiese a Vegeta, senza distogliere lo sguardo dalla scenetta.
“Un incapace che ci prova con tutte le ragazze pur di dimenticare la sua ex!”
“E chi è la sua ex?”
“Bulma, la mia Bulma”
Goku annuì poco convinto.
“Credi che ora ci stai provando con Chichi?”
Vegeta si voltò verso la sorella dell’amico e osservò la scena con poco interesse.
“Probabile”
“Probabile cosa?”
“Che ci stia provando con tua sorella!”
Goku rimase un po’ turbato dalle parole di Vegeta, continuando a dondolare avanti e indietro con la sedia.
“Ma perché proprio con lei?! Ce ne sono un’infinità di ragazze in questa scuola!”
Vegeta alzò le spalle facendo intendere che non poteva saperne niente.
“E se io non fossi d’accordo?” chiese ancora Goku, un po’ titubante.
“Tu non sei nessuno per decidere della vita di Chichi...” rispose Vegeta, sempre più confuso per via di quella situazione.
“IO SONO SUO FRATELLO! LEI  E’ SOLO MIA!” sbottò Goku furioso, alzando la voce e perdendo l’equilibrio. Di conseguenza cadde all’indietro con tutta la sedia e andò a sbattere la testa contro il banco al quale si stava mantenendo poco prima per poter guardare Chichi e Yamco.
Tutti si voltarono verso di lui, un po’ divertiti e un po’ spaventati.
“Aaaaaaaaaah” urlò la prof appena entrata in classe, con una mano puntata verso il malcapitato e l’altra in testa per lo spavento.
“Goku!” esclamò Chichi alzandosi in piedi e raggiungendo il fratello.
Il ragazzo era seduto per terra con le mani sulle testa e lo sguardo basso.
“Goku, dai guardami! Cos’è successo?!” chiese preoccupata Chichi, accarezzando la testa del fratello con fare dolce.
Goku si alzò lentamente da terra, recuperò la sedia e si sedette nuovamente.
“Non è niente...” rispose incrociando lo sguardo comprensivo della sorella.
Chichi tirò un sospiro di sollievo. La prof, che si era appena ripresa dallo spavento, incitò ugualmente Goku ad andare in infermeria e farsi controllare.
Chichi si propose di accompagnarlo.
Camminavano per i corridoi, fianco a fianco, in silenzio.
Chichi stava per esplodere, non ce la faceva più a trattenere dentro tutti i dubbi e le preoccupazioni che la assillavano.
Si fermò improvvisamente.
“MI SPIEGHI COME HAI FATTO A CADERE IN QUEL MODO?!”
Goku si voltò verso la sorella e la guardò un po’ confuso.
“Avanti, rispondi!”
“Stavo giocando con la sedia... E ho perso l’equilibrio...”
Chichi strabuzzò gli occhi incredula e cercò di assimilare il concetto.
“Stavi giocando con la sedia?! Ma dico, sei impazzito?! Avresti potuto romperti la testa!”
Goku fece spallucce e riprese a camminare, seguito dalla sorella.
“Piuttosto, come ti senti? Ti fa male?” chiese la ragazza, cambiando tono di voce e cercando di essere più comprensiva. Voleva bene al fratello e temeva che gli fosse successo qualcosa di grave: ecco il motivo di quella sua reazione così impulsiva.
“Sto bene... te l’ho già detto!” rispose Goku sorridendo tranquillamente.
Arrivarono in infermeria e bussarono alla porta, per poi venire accolti da un’allegra cinquantenne un po’ in carne con il camice bianco.
“E’ tutto apposto, non è successo nulla di grave... Puoi tornare in classe!” annunciò l’infermiera della scuola alla fine della visita.
“Te l’avevo detto io!” sussurrò Goku all’orecchio della sorella.
I due fratelli tornarono in classe e seguirono prima la lezione l’inglese e poi quella di educazione artistica. La giornata era trascorsa bene tutto sommato...
All’uscita da scuola, i due salutarono i loro nuovi amici e si avviarono a casa.
Durante il ritorno, Chichi non faceva altro che saltellare euforica e volteggiare su stessa dicendo che la scuola era una cosa fantastica e che non vedeva l’ora che fosse il giorno successivo per tornarci. Goku pensava ovviamente tutto il contrario, ma era ugualmente contento di essersi fatto così tanti amici in poco tempo.
Arrivati a casa, Juma li accolse con grande entusiasmo.
“Beh, com’è andata? Vi piace la scuola?” chiese l’uomo ai due figli non appena si furono seduti a tavola.
“Goku è caduto!” esclamò Chichi ridacchiando tra sé e sé.
Juma guardò incredulo il ragazzo che si stava abbuffando con le cosce di pollo.
“Che c’è....?” chiese Goku quando vide gli sguardi del padre e della sorella, puntati verso di lui.
“Ti sei fatto male, figliolo? Cos’è successo?” chiese preoccupato Juma.
“Sono solo caduto con la sedia e ho sbattuto la testa al banco... Invece Chichi si è fidanzata!”
“NON E’ VERO!” urlò Chichi balzando in piedi e sbattendo i pugni contro il tavolo.
Juma scoppiò a ridere.
“Tesoro, non c’è niente di male ad avere un ragazzo!”
Questa me la paghi... pensò Chichi fulminando il fratello con un’occhiata rapida e minacciosa.






Questo è l'ultimo "First day at school", ve lo assicuro... I prossimi capitoli avranno titoli diversi ^.^ Fatemi sapere cosa ne pensate di questo!
Grazie e a presto!

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Capitolo 4
*** Coincidences, thoughts, invites ***


Coincidences, thoughts, invites

Erano passate circa due settimane dall’inizio della scuola e i due fratelli si erano inseriti perfettamente all’interno della classe.
Chichi non perdeva mai l’occasione per dimostrare le sue capacità e il suo impegno nel campo scolastico, mentre Goku dava più importanza all’amicizia e agli allenamenti, dato che la sorella era sempre disponibile a fargli copiare tutti i compiti e a dargli suggerimenti durante le interrogazioni.
Quella mattina, gli studenti della 4^ A avrebbero avuto due ore di matematica, una di storia e due di inglese.
“Hai studiato matematica?” bisbigliò Bulma all’orecchio dell’amica dai capelli corvini.
“Ovvio, e tu?” rispose Chichi, tenendo d’occhio la porta e attendendo l’arrivo dell’insegnante della prima ora.
Bulma arrossì lievemente e spostò lo sguardo verso l’altro lato della classe.
“Ehm... no... non ho avuto tempo... ieri ho passato tutta la giornata con Vegeta...”
Chichi ottenne la conferma di ciò che aveva ipotizzato e sorrise.
“Che c’è?!” chiese Bulma corrugando la fronte.
“C’è che ti beccherai un brutto voto oggi” rispose la mora continuando a sorridere.
Bulma incrociò le braccia al petto e sbuffò.
“Vorrei vedere te a rifiutare un invito da parte del ragazzo che ti piace per studiare matematica!” esclamò fissando l’amica curiosa di scoprire la sua reazione.
Chichi sbatté le palpebre un paio di volte, prima di riuscire a comprendere il significato delle parole di Bulma. Inspiegabilmente, le sue guance si colorarono di un rosso acceso e la ragazza abbassò lo sguardo per nascondere l’imbarazzo.
“Ehm... a me non piace nessuno...” dichiarò timidamente.
Bulma sorrise in modo malizioso e si avvicinò maggiormente all’amica.
“Non c’è proprio nessun ragazzo che ti interessa?” chiese Bulma dando uno sguardo generale alla classe. Chichi fece la stessa cosa, soffermandosi a guardare tutti i ragazzi, ed ebbe la conferma che nessuno suscitasse il suo interesse.
“No, Bulma, davvero!” rispose infine la mora con convinzione.
“E Yamco?” chiese Bulma con gli occhi velati di speranza.
“No, per me è solo un amico...”
L’azzurra si rassegnò, poggiò i gomiti sul banco e rimase per qualche secondo con la testa tra le mani, sospirando e lanciando rapide occhiate all’amica che ripassava la lezione di matematica.
“Ci sono!” urlò sbilanciandosi infine dalla sedia e attirando nuovamente l’attenzione di Chichi.
La mora la guardò con aria interrogativa.
“Qual è il tuo ragazzo ideale?” chiese Bulma con aria sognante.
Chichi non aveva mai pensato a quel genere di cose. Per tutta la vita si era solamente dedicata ai libri e alla sua famiglia, senza mai pensare ai ragazzi o soffermarsi più di tanto sul significato dell’amore. Per questo, ogni volta che gli altri tiravano fuori l’argomento o le facevano domande di quel tipo, arrossiva vistosamente e si sentiva a disagio per il semplice fatto che non sapesse nulla a riguardo.
Tuttavia, la domanda di Bulma suscitò la sua curiosità e Chichi sentì il bisogno di rifletterci un po’ e fornire una risposta adeguata sia all’amica che a se stessa.
“Beh... uhm... vediamo... il mio ragazzo ideale...” iniziò roteando gli occhi “Semplice. Si, un ragazzo semplice... gentile e simpatico”
Bulma annuì sempre più curiosa.
“Per quanto riguarda l’aspetto fisico... ehm.. alto e muscoloso... moro, assolutamente! Sai, non mi piacciono i ragazzi biondi... ”
Bulma aveva ascoltato attentamente la descrizione di Chichi e ora stava andando con la mente da un ragazzo all’altro.
Allora... vediamo un po’... Non è Yamco, quindi... Tensing è rasato, Crilin è rasato e troppo basso.... Non può essere Vegeta perché ha un carattere freddo e distaccato, inoltre è il mio ragazzo quindi no... Gli altri non sono né alti né muscolosi... Il resto ha i capelli biondi.... quindi chi rimane...?
Alla fine Bulma scoppiò in una fragorosa risata.
“Perché ridi?!” chiese Chichi perplessa.
“Per un attimo ho pensato che la descrizione che mi hai appena fatto coincidesse perfettamente con quella di... Goku!” rispose l’azzurra senza smettere di ridere “Che cosa stupida, vero?”
Chichi fece una smorfia e poi tornò sulla lezione di matematica.
“Già, stupida” ripetè con una risatina alquanto isterica.
Anche quelle cinque ore passarono in fretta, così Goku e Chichi tornarono a casa e dopo aver pranzato ognuno si chiuse in camera sua.
Chichi non aveva compiti da terminare, poiché se li era anticipati nei giorni precedenti. Si stese sul letto, a pancia in su, e chiuse gli occhi nel tentativo di rilassarsi e riflettere su ciò che le attanagliava la mente dall’inizio della giornata, precisamente dalla discussione avuta con Bulma.
Le parole dell’amica l’avevano davvero turbata. Possibile che la sua descrizione di ragazzo ideale corrispondesse a quella di suo fratello? Un ragazzo semplice, buono, dolce, alto, muscoloso e moro. Si, tutto coincideva in maniera perfetta.
Chichi cambiò posizione e affondò il viso nel cuscino.

Un pensiero strano e inevitabile le attraversò la mente, lasciandola perplessa.
Suo fratello era carino.

Per lei, carino non significava solo bello, ma anche buono, dolce, gentile, affettuoso, simpatico, divertente...
E Chichi si ritrovò a chiedersi come mai non avesse mai reputato carino nessun ragazzo prima di Goku.
Forse perché Goku era unico.
Forse perché era il ragazzo ideale, il ragazzo che tutte vorrebbero avere al proprio fianco. E chissà se Goku non si fosse già fatto una sfilza di ammiratrici... quale sarebbe stata la fortunata? E se alla sorella di Goku, lei non fosse piaciuta?
Chichi lottava contro se stessa pur di reprimere tutti quei pensieri strani e nuovi.
Goku era suo fratello, e come tale doveva considerarlo!
Rimettendo insieme le idee, rifletté che tutto ciò non aveva senso e non doveva essere considerato come un problema: in questo modo si convinse che le interessavano maggiormente i ragazzi come Goku per il semplice fatto che lui era suo fratello e che, quindi, con lui si sentiva perfettamente a suo agio. O quasi.
Un rumore familiare la distolse da tutti quei pensieri contorti.
Qualcuno aveva bussato alla porta.
“Si?” disse Chichi, alzandosi dal letto.
“Sono io” rispose la voce dall’altra parte della porta.
Chichi andò ad aprire e accolse Goku nella sua stanza.
Il ragazzo aveva alcuni libri in mano e sorrideva allegramente.
“Mi aiuti con fisica? Non ci ho capito niente di niente.”
Chichi sorrise a sua volta: Goku non sarebbe mai cambiato.
Si sedettero alla scrivania della ragazza e cominciarono a ripassare insieme la lezione.
Chichi parlava, parlava, parlava... Goku la ascoltava con attenzione, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di lei oppure interromperla per porle una domanda. Chichi si sentiva leggermente imbarazzata di fronte a Goku che la scrutava in quel modo, non potendo fare a meno di pensare a ciò che aveva detto Bulma.
“Che hai?” le chiese Goku, notando che la sorella evitava di incontrare il suo sguardo.
“Niente!” esclamò Chichi cercando di essere il più naturale possibile.
Poi continuarono a ripetere.
Venti minuti dopo, il cellulare della ragazza vibrò.
“Chi è?” chiese Goku quasi con insistenza, senza pensarci due volte.
“Bulma” disse Chichi al fratello, prima di rispondere alla chiamata “Ciao Bulma! ...Uscire con te? Ora? Ehm... non so... devo aiutare Goku con i compiti... aspetta un attimo...”
Chichi si rivolse al fratello con aria interrogativa, ma inavvertitamente il ragazzo chiuse i libri sulla scrivania e le sorrise.
“Vai”
“Ma non abbiamo finito”
“Non fa niente, vai.”
“Grazie”
La ragazza, tutta contenta, si portò nuovamente il cellulare all’orecchio.
“Si Bulma, arrivo subito! Vuoi che venga anche Goku? Davvero? Ok arriviamo” disse infine la mora chiudendo la chiamata.
Goku aveva un’espressione tra il divertito e l’incredulo.
“Ma non ho finito i compiti!”
“Te li faccio copiare io!”
Chichi prese al volo la borsa appesa alla sedia e si diede una sistematina ai capelli.
“Come sto?” chiese a Goku.
Il ragazzo la squadrò dalla testa ai piedi e le sorrise.
“Sei... bellissima”
Chichi gli posò un bacio sulla guancia, mettendolo un po’ in imbarazzo, poi andarono via insieme.
In un quarto d’ora arrivarono a casa di Bulma, la famosissima sede della Capsule Corporation. I due ragazzi vennero accolti dall’allegra signora Brief e poi dalla loro amica Bulma che li portò in camera sua.
“Uh ciao Vegeta!” esclamò Goku trovando l’amico seduto sul letto di Bulma.
“E voi che ci fate qui?!” sbottò Vegeta guardando con aria interrogativa prima Goku, poi Chichi e poi la sua fidanzata.
“Li ho invitati io! Stiamo per uscire tutti insieme” spiegò Bulma con disinvoltura.
Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose? pensò Vegeta visibilmente infastidito.





Vi piace questo capitolo? Aspetto un vostro commentino :3
Ringrazio ovviamente chi mi segue e chi recensisce. Vi adoro ^.^
A presto!

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Capitolo 5
*** They seem engaged ***


They seem engaged

Goku, Chichi e Vegeta rimasero una buona mezz’ora nel giardino della Capsule Corporation, aspettando che la padrona di casa terminasse di prepararsi.
“Eccomi!”
I tre ragazzi si voltarono e videro Bulma tutta tirata a lucido che correva verso di loro.
“Ce ne hai messo di tempo, eh?” disse Vegeta infastidito da tutta quella attesa.
“Ma ne è valsa la pena, no?” rispose Bulma indicando se stessa e sfoggiando un meraviglioso sorriso. Dopodiché baciò Vegeta sulla guancia e lo prese per mano, facendo l’occhiolino ai due fratelli.
I quattro amici uscirono dal giardino di casa Brief e voltarono l’angolo, prendendo una strada larga e deserta. A quel punto Bulma tirò fuori dalla borsa una capsula e la gettò per terra, sollevando un grande polverone. Pochi secondi dopo, al posto della capsula per terra vi era un grande velivolo di colore rosso acceso, ultimo modello.
Chichi e Goku guardavano estasiati il meraviglioso veicolo.
“L’ha costruito mio padre!” spiegò Bulma ai due amici.
La ragazza salì sul mezzo, mettendosi al voltante. Vegeta si sedette accanto a lei, mentre Goku e Chichi presero posto dietro.
“Dove andiamo?” chiese Goku sorridendo allegro con le mani dietro la testa.
“A fare shopping!” esclamò Bulma con naturalezza, mentre metteva in moto il velivolo.
Vegeta si lasciò sfuggire un “NO!” e tutti lo fissarono perplessi.
“Ed io dovrei sprecare un pomeriggio a vedervi comprare cose completamente inutili?!” urlò quasi sconvolto.
Bulma gli mise una mano sul viso, accarezzandogli una guancia.
“E dai Veggy, fallo per me!”
Il ragazzo incrociò le braccia al petto e spostò lo sguardo verso finestra.
Bulma, allora, gli bisbigliò qualcosa nell’orecchio e subito dopo Vegeta sorrise in modo malizioso.
“Beh, che stiamo spettando?! Andiamo!”
Bulma sorrise soddisfatta, mentre Goku e Chichi si chiedevano come l’amica dai capelli turchini fosse riuscita a convincere l’orgoglioso e testardo fidanzato.
Bulma schiacciò l’acceleratore, costringendo tutti ad aggrapparsi ai sedili per non andare a sbattere contro i vetri del velivolo.
Chichi, però, non riuscì a mantenersi e scivolò direttamente su Goku, andando sbattere la testa contro il mento del fratello.
Si ritrovarono l’uno sopra l’altro: Goku rigidamente seduto sul proprio sedile e Chichi abbracciata a lui, con gli occhi chiusi e la speranza di non farsi male.
Il cuore di Goku prese a battere sempre più velocemente, mentre le sue guance si tingevano di un sottile strato di imbarazzo.
Sgranò gli occhi quando si rese conto dell’accaduto e allungò la mano verso Chichi, sopra di lui, con l’intento di allontanarla da sé e chiederle se stava bene.
Ma qualcosa gli suggerì di ritrarre la mano e lasciare che rimasse ancora un po’ così vicino a lui.
Chichi si portò una mano alla testa e costatò di non essersi fatta nulla di grave.
Così spostò lo sguardo verso il fratello.
“Ti sei fatto mal...”
Non riuscì a terminare la domanda perché incrociare lo sguardo del fratello l’aveva completamente abbagliata: Goku la stava fissando diversamente dal solito, ad occhi spalancati e lucidi, con la bocca contratta in una specie di sorriso.
E poi, cosa più importante, era rosso in viso.
Chichi rimase sbigottita di fronte alla strana reazione del fratello.
“C-che cosa ti prende, G-Goku?” chiese con un filo di voce.
Goku mise via il suo tipico sorriso allegro e corrugò le sopracciglia. Quell’espressione non gli donava per niente. Non sembrava lui, constatò Chichi.
Perché aveva reagito in quel modo? La verità era che nemmeno Goku lo sapeva.
Da un po’ di giorni, si sentiva strano. Si inventava scuse per stare con sua sorella e arrossiva quando lo baciava sulla guancia oppure l’abbracciava.
Dannazione, è mia sorella! si rimproverò il ragazzo dandosi una manata sul viso.
“Niente, tutto ok” rispose fingendo un sorriso a Chichi.
La ragazza, poco convinta, tornò a sedersi.
Circa mezz’ora dopo, i quattro amici atterrarono nel parcheggio del centro commerciale. Bulma ridusse nuovamente il velivolo ad una capsula e la sistemò nella borsa.
Entrarono nel centro commerciale, stra-colmo di persone, e diedero un’occhiata generale ai vari negozi, poi Bulma trascinò i tre ragazzi verso i reparti d’abbigliamento.
“Vieni con me, Chichi! Proviamo questi vestiti!” esclamò l’azzurra prendendo qualche t-shirt e qualche gonna e indicando i camerini.
“N-no... non mi va...” rispose la mora indietreggiando di qualche passo.
Bulma la prese per mano e la trascinò forzatamente nei camerini.
Intanto Vegeta e Goku parlavano del più e del meno fuori dal negozio.
“E da quanto stai con Bulma?”
“7 mesi”
Goku annuì chiedendosi se mai avrebbe trovato la ragazza giusta per lui come invece era già successo all’amico.
“Perché tutte queste domande? Ti ricordo che Bulma è la mia ragazza!” disse Vegeta con tono minaccioso.
Goku capì subito e si grattò la testa, un po’ imbarazzato.
“No no... non mi interessa... io ho Chichi!” rispose con tono tranquillo.
Vegeta inarcò le sopracciglia e guardò Goku di sottecchi.
“Che hai detto?!” chiese sbalordito e incerto.
“NIENTE!”
“Tu hai detto che Bulma non ti interessa perché hai Chichi!”
Goku spostò lo sguardo altrove, incapace di sostenere quello sconvolto di Vegeta.
“Dammi una spiegazione”
Il malcapitato si grattò la testa, preoccupato.
“Volevo dire che... ehm... io non ho... cioè... non ho bisogno di una fidanzata perché ho sempre mia sorella al mio fianco... ecco, si”
Vegeta fece una smorfia, poco convinto dalle parole dell’amico.
“Ehm... dove sono finite Bulma e Chichi?” chiese Goku cambiando argomento.
“Saranno entrate in qualche camerino...” rispose distrattamente Vegeta cercando con lo sguardo le due ragazze all’interno del negozio.
Intanto Bulma e Chichi provavano alcuni abiti davanti allo specchio.
Bulma aveva un vestitino corto e scollato di colore arancione e scarpe con tacco alto e cinturino, mentre Chichi indossava una camicia bianca e una minigonna di jeans abbinati ad un paio di ballerine grigie.
“Non è il mio stile!” dichiarò Chichi scocciata.
“Ma stai benissimo!!!” ammise Bulma sorridendole con affetto.
La mora fece un giro su se stessa e si osservò attentamente allo specchio.
Era vero, stava benissimo e lo sapeva. Ma con quegli abiti non era a suo agio.
“Chichi, credimi, quella camicia e quella gonna ti donano moltissimo! Farai una strage di cuori!” la incoraggiò Bulma.
“IO FARO’ COSA?!”
“Una strage di cuori, si si”
Chichi si guardò nuovamente allo specchio.
Le venne in mente Goku. Fu inevitabile.
Se lo immaginò proprio davanti a sé, con quel suo eterno sorriso ingenuo e quegli occhi tanto grandi quanto espressivi.
Perché ogni volta che si parlava di quel genere di cose le veniva in mente suo fratello? Non era giusto, ma lei non ne aveva nemmeno colpa.
“Su andiamo!” era stata Bulma a distoglierla dai suoi pensieri.
Pagarono il conto e poi uscirono dal negozio, raggiungendo i ragazzi.
Quando le videro arrivare, i due ragazzi rimasero semplicemente estasiati dal loro abbigliamento e dalla loro bellezza.
Bulma diede un bacio a Vegeta, mentre un’imbarazzatissima Chichi si avvicinò al fratello. Tirava in giù la gonna cercando di nascondere le gambe nivee e snelle che non era abituata a tenere scoperte.
Sentiva lo sguardo di Goku su di sé. La stava squadrando dall’alto in basso e ciò la metteva un po’ a disagio.
Goku aveva notato qualcosa che non andava.
“Questo non è il tuo stile”
“L’avevo detto io a Bulma!”
“Non ho detto che non ti stia bene, Chichi...”
La ragazza arrossì lievemente e rivolse uno sguardo carico di dolcezza al fratello.
“Oh, quasi dimenticavo...” Goku uscì dalla tasca un cofanetto blu e lo aprì di fronte alla ragazza “Questa è per te”
Chichi estrasse dal cofanetto una collana dal ciondolo a forma di cuore con una piccolissima perla incastonata all’interno e la girò tra le proprie mani.
“E’... è stupenda! Grazie Goku!”
L’immancabile bacio sulla guancia lo fece sorridere un po’ imbarazzato.
La ragazza si girò di spalle e porse a Goku la collana.
Con fare un po’ impacciato, lui gliela mise al collo.
Era semplicemente bellissima.
Poco distanti, Vegeta e Bulma guardavano la scena completamente basiti.
“Sembrano fidanzati”
“Già”







Spero tanto di non avervi annoiato con questo capitolo, ma volevo parlare ancora un po' di ciò che i due protagonisti stanno appena scoprendo sull'amore ^.^ Nei prossimi capitoli scatterà la scintilla XD
Attendo una vostra recensione, ovviamente. E grazie a tutti coloro che seguono la storia dall'inizio
A presto!

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Capitolo 6
*** Only a stupid kiss ***


Only a stupid kiss

“E ora dove si va?” chiese Bulma ai tre ragazzi senza distogliere lo sguardo dalle vetrine dei negozi che tappezzavano qualunque via della città.
“Ehm... io tornerei a casa... ho un po’ di cose da fare...”
Ovviamente era stata Chichi a parlare. La turchina spostò lo sguardo sull’amica e ridusse gli occhi a due fessure.
“Ma se non sono nemmeno le 6! Abbiamo tutta la notte davanti!”
Chichi annuì con un sorriso, decidendo che per una volta si sarebbe potuta lasciar andare.
“Andiamo al cinema!” propose Goku suscitando l’interesse di tutti gli altri.
“Per una volta credo che tu abbia ragione, sai Kaaroth?” ammise Vegeta dando una pacca sulla spalla dell’amico “Un bel film horror, che ne dite?” propose con un ghigno dipinto sul volto.
Chichi fissò il ragazzo di Bulma come se avesse visto un fantasma e si strinse saldamente al braccio di Goku.
“NO! Io odio quel genere di film!”
Bulma e Vegeta ridacchiarono tra di loro. Era di Chichi che stavano parlando! Cosa potevano aspettarsi? Ormai la conoscevano bene: era tanto buona e dolce, quanto timida e impacciata. Ma non erano rari i momenti in cui presentava una doppia personalità e incuteva anche più paura di Vegeta.  
“Avanti, Chichi! E’ solo un film... E poi c’è Goku a proteggerti!”
Il ragazzo appena nominato arrossì lievemente, grattandosi la nuca. Chichi sorrise tra sé e sé, riflettendo sul fatto che Bulma non avesse poi così torto.
Alla fine, la ragazza accettò la proposta degli amici.
Goku e Chichi erano stati al cinema solo un paio di volte poiché, nella città in cui vivevano prima, avevano sempre preso lezioni private a casa e quindi non conoscevano molti ragazzi della loro età con cui fare amicizia e uscire.
La vita che conducevano ora a Satan City era decisamente migliore rispetto a quella di un anno prima, quasi esclusivamente grazie ai loro nuovi compagni di classe.
“Ma è fantastico!” esclamò Chichi entrando nell’immenso cinema di Satan City, le cui sale disponevano di innumerevoli e confortevoli poltroncine rosse ed enormi schermi di ultimo modello.
Pagarono il biglietto e poi si affrettarono a raggiungere la loro sala.
Il film sarebbe incominciato solo pochi minuti dopo.
“Io torno subito, voi andate pure!” disse Goku agli atri tre, prima di scomparire nel corridoio d’entrata.
Mentre Chichi, Bulma e Vegeta aveva raggiunto già i loro rispettivi posti, Goku
girovaga per il cinema alla ricerca del bar che avrebbe esaudito tutti i suoi desideri.
Seguendo l’odore dei popcorn appena sfornati, raggiunse la meta che si era prestabilito e vi trovò una bionda dall’aspetto sicuramente avvenente ma poco intelligente, intenta a masticare una chewingum e ad ascoltare un po’ di musica attraverso le cuffie del suo mp3.
“Urca... ehm... signorina?” esordì Goku un po’ timidamente.
La ragazza continuava a masticare tranquillamente e a muovere la testa in tutte le direzioni, seguendo probabilmente il ritmo della canzone che ascoltava.
“S-signorina?!” continuò Goku sventolandole una mano sotto il naso.
Sembrava essersi chiusa in un modo tutto suo.
“SIGNORINAAAA!” sbottò alla fine il ragazzo, più adirato che mai a causa dell’indifferenza della cameriera e della fame che gli stava letteralmente divorando lo stomaco.
La bionda scattò all’indietro, spalancando gli occhi a causa dello spavento e rischiando di andare a sbattere contro il frigo-bar.
“S-si, mi dica...?” disse alla fine, cercando di riprendersi.
“Venti porzioni di popcorn, dieci pachi di patatine, tre lattine di coca-cola e poi un po’ di quelle cose lì tutte colorate...” e indicò le caramelle e le stecche di liquirizia sul bancone.
La cameriera sgranò gli occhi incredula, corrugò la fronte e incrociò le braccia al petto.
“Mi sta prendendo in giro, per caso?”
“No no, sono serissimo!”
Il viso di quel ragazzo le ispirava tanta fiducia e sincerità, chissà perché...
Gli consegnò tutto ciò che aveva ordinato e così Goku potè raggiungere i suoi amici.
Chichi, Vegeta e Bulma lo videro arrivare completamente sommerso da una quantità abnorme di cibo che cadeva a terra ad ogni minimo movimento del ragazzo.
Dopo l’estenuante trasporto di cibo, finalmente Goku si infilò tra i posti raggiungendo i suoi amici. Trovò una piacevole quando spiacevole sorpresa: Junior, Crilin, Tensing e purtroppo anche Yamco. Quest’ultimo era seduto proprio alla destra di Chichi, quindi Goku convenne che la cosa migliore fosse tenerli d’occhio sedendosi dall’altro lato della sorella.
Il ragazzo salutò tutti i suoi amici, tranne lui.
“Ciao Goku, tutto bene?” chiese cordialmente Yamco.
“Mai stato meglio” rispose secco Goku rivolgendogli un’occhiataccia di quelle che non si sarebbe mai dimenticato.
Non che gli stesse particolarmente antipatico.
Semplicemente, Yamco riservava troppe attenzioni verso sua sorella e ciò non gli andava per niente a genio.
Tanto più lontano stavano quei due, meglio era!
Le luci si spensero, mentre sul gigantesco schermo apparivano le prime immagini del film. Come aveva già detto Vegeta, non era proprio adatto ai deboli di cuore.
Goku se ne stette tutto il tempo stravaccato sulla poltroncina a mangiare distrattamente quelle poche cose da mangiare che aveva comprato, senza nemmeno dare particolare peso alla comprensione del film.
Non lo intimoriva e non gli piaceva, proprio per niente.
Avrebbe volentieri fatto un sonnellino, ma non poteva assolutamente addormentarsi: doveva seguire l’allegra chiacchierata dei due amici che erano seduti alla sua destra.
Per tutto la durata della proiezione, infatti, Yamco e Chichi avevano discusso animatamente del più e del meno scambiandosi sorrisi troppi dolci e occhiate troppe furtive: seguì attentamente i loro discorsi, accorgendosi di come sua sorella ridesse ad ogni battutina dell’amico e fosse d’accordo su tutto quello che lui le dicesse.
Non si sentiva escluso e nemmeno a disagio.
Solamente geloso.
Ma solamente.
Poi sullo schermo comparve la scritta “INTERVALLO” e la maggior parte delle persone uscirono dalla sala.
“Vado una attimo in bagno, torno subito!” disse Chichi per poi sparire tra la folla.
“Io... ehm... vado... vado... a prendere una boccata d’aria!” aggiunse Yamco allontanandosi anch’egli dalla sala.
Goku si portò le mani dietro la testa e fece una smorfia.
Poi un lampo di genio!
E se quei due si fossero dati appuntamento da qualche parte fuori dalla sala?
Sembrava un’ipotesi azzardata... Ma con Yamco, c’era da aspettarsi di tutto!
“Urrrca che fame, quasi quasi vado a comprarmi qualcos’altro da mangiare!” buttò lì Goku grattandosi la testa.
Lui e le bugie non andava d’accordo. No, decisamente.
Sotto gli occhi increduli di Bulma e Vegeta, il ragazzo uscì dalla sala facendosi largo tra la gente che andava e veniva.
In pochi secondi, si ritrovò davanti alla porta del bagno e aguzzò le orecchie.
“Come ti sembra il film?” una voce maschile.
“Si, non è male... e a te?” un’altra voce, questa volta decisamente femminile.
“Non molto... preferisco parlare con te”
Poi il suono di una ristata cristallina. Familiare, dolcemente familiare.
“Credo che neanche a tuo fratello stia piacendo il film”
“Già, lui preferisce mangiare”
Un’altra risata.
Goku assunse un’espressione un po’ dispiaciuta.
“Perché ti segue ovunque tu vada?”
“Perché è mio fratello!”
“Sembra il tuo ragazzo...”
Silenzio. Un silenzio così fastidioso da risultare quasi opprimente.
“Io sono felice che stia sempre vicino a me. Significa che mi vuole bene”
Goku sorrise, rincuorato dalle parole della sorella.
“Davvero non ti dà mai fastidio la sua presenza? Non ti è mai capitato di considerarlo di troppo?”
“No...”
“Mai mai?”
Silenzio, di nuovo. Goku stava per aprire la porta...
“Smettila di farmi questa domande assurde! Goku è mio fratello. E’ normale che mi segua sempre e ovunque! E a me non dà fastidio. Ok?!”
“Scusami... non volevo”
Silenzio.
I secondi passavano, lenti ed estenuanti. Al contrario, cresceva in Goku la voglia di entrare in quel dannato bagno e menare quel dongiovanni di Yamco.
“Non fa niente...” era stata Chichi a parlare.
“Se vuoi mi faccio perdonare”
“E come?”
Nuovamente silenzio.
Poi il rumore di alcuni passi rimbombò tra le pareti della stanza.
Di nuovo silenzio.
Un fruscio. Un colpo di tosse. Un sospiro.
“TOGLI SUBITO LE MANI DI DOSSO A MIA SORELLA!”
Il rumore della porta sbattuta e la voce stranamente dura di Goku arrivarono probabilmente fino alla sala dove stava per essere proiettata la seconda parte del film.
Lo spettacolo che dovettero subire i suoi occhi non fu certamente dei migliori.
Chichi si teneva stretta ai bordi del lavandino, mentre Yamco le aveva messo una mano sulla guancia sinistra e l’altra sul fianco destro.
Le loro labbra si sfioravano appena.
Se Goku non fosse intervenuto immediatamente, sarebbe successo. Inevitabilmente.
Non appena il ragazzo irruppe senza preavviso nella stanza, Chichi allontanò da sé Yamco mentre quest’ultimo guardava Goku con sguardo incredulo e supplicante.
“G-Goku!” fu Chichi a rompere il ghiaccio.
Il ragazzo rivolse a Yamco l’ennesima occhiata minacciosa. Il malcapitato, tenendoci vivamente alla sua pelle, uscì furtivamente dal bagno lasciando soli i due fratelli.
“Si può sapere cosa ti è venuto in mente?!” urlò Chichi quando si rese meglio conto dell’accaduto.
“Dimmi cosa è venuto in mente a te per permettere a quello lì di metterti le mani addosso!”
Goku sembrava davvero sconvolto.
Chichi abbassò lo sguardo, triste.
“Non stavamo facendo niente di male. Solo un bacio... Solo uno stupido bacio... niente di più!”
Goku sgranò gli occhi, letteralmente fuori di sé.
Solo un bacio? SOLO UN BACIO?! Quello ti stava letteralmente saltand...”
Ma poi accadde qualcosa che, in quella situazione, Goku non si sarebbe mai aspettato.
Chichi lo aveva abbracciato.
“Hai ragione. Tanto lo sapevo fin dall’inizio che Yamco non è quello giusto”
aveva sussurrato con la testa contro il petto del fratello.
Goku le accarezzò i morbidi capelli corvini, ricambiando quell’abbraccio.
Ne avevano davvero bisogno, dopo tutto ciò che era successo.
“Portami a casa, ti prego”
Goku le sorrise con dolcezza e insieme uscirono dal bagno, tornando in sala.
“Noi andiamo via. Chichi non si sente molto bene” spiegò Goku a tutti i loro amici, suscitando la curiosità di Yamco.
“Tenete questa! E’ un piccolo velivolo che porto sempre con me!” aveva proposto Bulma.
Goku accettò volentieri la capsula e, una volta fuori dall’edificio, i due sfrecciarono dritti verso casa.
Di sicuro, non avrebbero mai dimenticato quella giornata.











Questo capitolo mi piace. Quindi, esigo spero che piaccia anche a voi ^.^
Non so se si è capito, ma Yamco non mi piace per niente. Purtroppo in questa storia avrà un ruolo abbastanza rilevante e darà non poco fastidio ai nostri due innamorati XD
Attendo una vostra recensione e ringrazio vivamente chi segue la mia storia.
Senza il vostro sostegno, non riuscirei ad andare avanti.
Grazie ancora e a presto!

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Capitolo 7
*** My Prince Charming ***


My Prince Charming

Chichi aveva riflettuto a lungo su ciò che era successo quel giorno al cinema. Da una parte, non capiva per quale motivo Goku avesse reagito in quel modo; dall’altra continuava a chiedersi come mai lei stessa gli avesse dato ragione senza nemmeno opporsi. In fondo, Yamco era un bravo ragazzo, chissà quando ne avrebbe trovato un altro così... Eppure, qualcosa le diceva che non era lui quello giusto e che un giorno avrebbe incontrato il suo principe azzurro. Era un’idea un po’ bizzarra che si portava dietro fin da quando era solo una bambina e sua madre le leggeva quelle storie di principesse e principi, fate, maghi, orchi e streghe che la facevano letteralmente sognare.
Chichi alzò lievemente la testa dal libro e fissò Goku per qualche secondo: giocava distrattamente con una matita e guardava fuori dalla finestra. Possibile che non gli importasse niente della scuola e dei compiti? A volte, Chichi si chiedeva se fosse realmente suo fratello.
Goku si voltò verso Chichi e la ragazza spostò di scatto il suo sguardo sul libro, arrossendo lievemente. Essere fissata dal fratello le metteva soggezione negli ultimi tempi...
“Hai finito?” le chiese poi lui scuotendola per un braccio.
Chichi si destò improvvisamente e fissò Goku con sguardo vacuo.
“Non urlare!” lo rimproverò lei con tono severo “Siamo in una biblioteca, non dimenticarlo. E comunque mi mancano ancora un paio di pagine...” rispose ritornando sui suoi libri.
Goku sbuffò sonoramente e mise le mani dietro la testa, appoggiandosi allo schienale della sedia. Davvero non riusciva a comprendere quale forza di volontà spingesse Chichi a passare intere ore sui compiti scolastici, ma soprattutto non ricordava come fosse riuscita a convincerlo ad andare in quel luogo dove il silenzio e la concentrazione regnavano sovrani.
In realtà, anche Goku avrebbe dovuto studiare e finire le sue ricerche di scienze, ma proprio non gli andava di trascorrere quel pomeriggio annoiandosi a morte: non era nel suo stile e nelle sue abitudini. Avrebbe preferito vivamente fare un po’ di allenamento con i suoi amici oppure uscire di nuovo con Bulma e Vegeta.
Nemmeno lui aveva dimenticato ciò che era successo quella sera al cinema con Yamco. Ma non era pentito del modo in cui aveva reagito: quel ragazzo gli dava letteralmente sui nervi e non gli avrebbe mai permesso di toccare la sua sorellina. E inoltre, quella sua scenata aveva avuto l’effetto desiderato, perché da quel giorno non vide più Yamco ronzare intorno a Chichi.
Un altro quarto d’ora di pura noia.
“A che punto sei?!” chiese insistente Goku.
“Mmm... mi serve un altro libro...” rispose la sorella.
“Andiamo a prenderlo, allora”
Così i due fratelli si intrufolarono tra gli scaffali pieni di libri di tutti i generi e cominciarono a cercare il libro che serviva a Chichi.
“Eccolo, è lassù!” sussurrò la mora indicando un libro posizionato sulla mensola più alta dello scaffale dedicato alle scienze naturali.
La ragazza si avvicinò e allungò un braccio sollevandosi sulle punte dei piedi.
“Non ci arrivo! Credo che dovremmo chiamare la bibliot...”
Le mancò il fiato quando sentì due braccia forti e muscolose avvolgerla da dietro e portarla all’altezza del libro.
“G-grazie”
Non osò guardarlo, preferendo nascondere quell’improvviso rossore che avevano assunto le sue guance. Strano come le bastasse poco per sentirsi in imbarazzo quando il fratello le rivolgeva un sorriso o uno gesto carino.
Dal canto suo, Goku aveva riflettuto molto prima di aiutare la sorella in quel modo.
Voleva essere carino con lei, ma allo stesso tempo sapeva che quel gesto gli avrebbe causato un profondo senso di imbarazzo. E infatti le sue guance non riuscirono a non colorarsi nel momento in cui ebbe la sorella sopra di lui, con la gonna che svolazzava ad ogni singolo movimento e gli solleticava il viso.
Chichi prese il libro di cui aveva bisogno, ma poi la sua attenzione si posò su un altro volume dal titolo interessante. Allungò un braccio verso destra, sbilanciandosi un po’ troppo e facendo perdere completamente l’equilibrio al povero Goku che faceva i salti mortali per assecondare ogni suo movimento. Ma a nulla servirono i tentativi di salvarsi dall’incredibile caduta che sopraggiunse poco dopo.
In un attimo si ritrovarono per terra, l’uno sopra l’altro.
Goku la teneva stretta sotto di sé, sperando che non si fosse fatta niente.
Chichi strabuzzò gli occhi pochi secondi dopo la brusca caduta e si guardò intorno, spaesata. Goku la fissava senza proferire parola, con un braccio intorno alla schiena della ragazza e l’altro lungo uno dei fianchi.
“T-ti sei fatta male?” le chiese con aria preoccupata.
Chichi non rispose, si limitò ad inarcare la schiena e reggersi sui gomiti, a contatto con il pavimento gelido della biblioteca.
Goku si allontanò di poco e le rivolse uno sguardo interrogativo.
Chichi non sapeva cosa le stesse succedendo. Gli occhi e il sorriso di Goku la stavano letteralmente ammaliando, confondevano le sue idee ma soprattutto i suoi sentimenti, facevano crollare tutte le sue certezze. Era diventata di nuovo rossa in viso, le batteva forte il cuore e nella sua testa quel dannato martellio non ne voleva proprio sapere di bloccarsi.
Paragonò Goku al suo principe azzurro. Che strana sensazione...
Si mise in ginocchio di fronte a lui e gli circondò il collo con le braccia.
Il ragazzo seguì attentamente ogni singolo movimento della sorella mentre il suo profumo cominciava ad invadergli le narici e la sua vicinanza a farlo agitare.
La prese per i fianchi con il tentativo di allontanarla da sé, ma Chichi non sembrava essere d’accordo. Grazie alla sua immensa forza, Goku avrebbe potuto scansarla senza problemi ma la sue mente e il suo cuore erano ben d’accordo con ciò che aveva in mente la sorella.
Intanto, la ragazza perdeva il controllo di se stessa e delle proprie emozioni.
Mentre il suo cuore sembrava poter fuoriuscire dal petto in qualsiasi momento, avvicinò il proprio viso a quello di Goku e sorrise appena.
Il ragazzo sentì il fiato mancargli nel momento in cui Chichi piegò la testa da un lato e lentamente sfiorò le sue labbra con fare dolce e impacciato.
Durò pochi interminabili secondi.
Non era stato un vero e proprio bacio, ma un lieve contatto tra le loro labbra capace di scatenare nel cuore dei rispettivi proprietari emozioni indescrivibili.
D’altronde, non era mai successo niente del genere tra di loro.
Forse si sarebbe trasformato in un vero bacio se non fosse intervenuta la bibliotecaria per rimproverare i due ragazzi del trambusto che avevano provocato con la caduta di poco prima.
“Voi due! Avete intenzione di dare fastidio per molto tempo ancora?!” urlò l’anziana signora intravedendo i due ragazzi attraverso le spesse lenti dei suoi grandi occhiali.
Goku e Chichi si allontanarono immediatamente l’uno dall’altro e corsero via dalla biblioteca, superando la bibliotecaria e giungendo l’ingresso dell’edificio.
“E il tuo libro...?” chiese Goku senza guardarla negli occhi. Che domanda stupida...
Chichi scosse la testa. Non le importava del libro, in quel momento.
La ragazza uscì in strada e cominciò a camminare in direzione di casa.
“A-aspetta!” sussurrò Goku più a se stesso, che alla sorella.
Camminarono in religioso silenzio per una manciata di minuti.
Faceva davvero freddo.
Poi Chichi si fermò di scatto.
“Piove”
“Eh?”
“Sta piovendo”
Le gocce di pioggia cominciavano a cadere copiose sull’asfalto e sulle automobili, unendosi al rumore del traffico e alle voci dei passanti in un ticchettio confuso e tutt’altro che regolare.
“E ora come torniamo a casa?!” sbraitò la mora con i pugni lungo i fianchi e lo sguardo un po’ arrabbiato. Cominciava a perdere seriamente la pazienza a causa di quell’assurda situazione che si era venuta a creare per colpa di una caduta, o forse grazie ad una caduta.
“Ci toccherà aspettare” rispose Goku, pochi secondi dopo.
I loro vestiti si inzuppavano di pioggia, eppure non avevano nessuna intenzione di ripararsi. Continuavano a restare fermi e in silenzio con lo guardo rivolto verso il cielo coperto e la mente affollata di pensieri.
“Uffa... i miei capelli...” si lamentò Chichi prendendo tra le dita una ciocca grondante d’acqua e sbuffando.
“Bagnata o no, sei sempre stupenda, Chichina!”
Le frasi ad effetto che non ti aspetteresti mai.
Chichi gli sorrise.
Poi un rumore improvviso. Un’automobile si bloccò davanti a loro. Una voce familiare.
“Ehi ragazzi! Che ci fate sotto la pioggia?!”
Goku e Chichi si avvicinarono all’auto a dueposti dell’anziano Muten.
“Urca! Salve prof! Non è che ci darebbe un passaggio?” disse Goku educatamente.
“Ma certo! Però dovrete accontentarvi di stare sullo stesso sedile..”
Goku e Chichi si rivolsero una veloce occhiata di assenso e salirono in macchina: Chichi si sedette quindi su Goku, attenuando l’atmosfera di tensione che si era venuta a creare quel pomeriggio. Seguendo le loro indizioni, Muten riportò velocemente a casa i suoi cari alunni.
“Ma... siete tutti bagnati! La prossima volta ricordate di prendere l’ombrello!” consigliò Juma accogliendo in casa i suoi due figli.
La serata passò in fretta. Dopo cena, Goku e Chichi andarono subito a letto dicendo di non sentirsi troppo bene.
Entrambi passarono la notte a pensare all’accaduto.
Erano fratelli. Non potevano baciarsi! Non dovevano.
E poi perché l’avevano fatto? Tutta colpa di quella stupida caduta. O forse no.
Chichi raggiunse la stanza del fratello e vi entrò stando attenta a non far rumore.
“Sono sveglio” disse Goku mettendo le mani dietro la testa.
Chichi lo e si sedette sul suo letto.
“Credo di essermi presa l’influenza”
“Anche io”
D’altronde, cosa si aspettavano da quella serata trascorsa sotto la pioggia?
“Non devi dirmi nient’altro...?” chiese Goku, cercando di decifrare lo sguardo della ragazza.
“Io...volevo... beh... insomma... uff, hai capito!”
Goku rise divertito dall’espressione imbronciata della sorella.
“Chichi... cosa ci sta succedendo?” tornò a farsi serio lui.
Chichi sospirò sconsolata.
“Non lo so, Goku. Ma non è corretto quello che abbiamo fatto!”
“Ma io... io... ho sentito una strana sensazione quando è successo...”
Silenzio. Chichi non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere.
“Goku, noi non possiamo. Quello che è successo è stato solo un momento di debolezza... Capita, no? Lo so che sono stata io a prendere l’iniziativa, ma dobbiamo dimenticare. Facciamo finta che non sia successo niente.”
Goku annuì debolmente con la testa. Non vi era altra alternativa, Chichi aveva pienamente ragione.
I due fratelli si diedero la buonanotte, poi Chichi uscì dalla stanza.
Tornata a letto, la ragazza respirò profondamente per far sì che i battiti del suo cuore tornassero regolari e poi chiuse gli occhi.
E mentre cominciava a piangere, sperò che nella conversazione con Goku fosse stata il più convincente e naturale possibile.










Finalmente si sono baciati! Quasi baciati... ok... vi è piaciuto il capitolo? ^.^
Attendo una vostra recensione e ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia
A presto!

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Capitolo 8
*** Birthday party ***


Birthday party

Chichi e Goku restarono a letto con l’influenza per qualche giorno ed ebbero tutto il tempo necessario per pensare su ciò che stava loro accadendo da circa qualche settimana, ma che aveva raggiunto l’apice proprio quella sera all’uscita dalla biblioteca.
Goku non era pentito di ciò che aveva fatto perché era ben consapevole di provare per sua sorella qualcosa di diverso rispetto al semplice amore fraterno e quel “bacio” era stato la conferma a tutti i suoi dubbi. Lui non aveva mai pensato troppo alle ragazze o a cosa fosse l’amore, non si era mai preso una cotta perché riteneva che l’affetto per suo padre e per sua sorella fossero le uniche cose importanti. Ma ora tutto stava cambiando e quasi gli veniva da ridere al solo pensiero che avesse preso la sua prima cotta proprio per sua sorella! D’altronde, un po’ se lo aspettava: Chichi era l’unica ragazza che conosceva davvero ma, soprattutto, era colei alla quale teneva di più, colei che avrebbe sempre protetto e sostenuto, colei che avrebbe voluto sempre vedere felice e che riempiva le sue giornate con la sua dolcezza e le sue noiose ramanzine. Goku era sicuro di non poter vivere senza sua sorella, perché era parte di lui e lo faceva stare bene.
Al contrario, Chichi si sentiva terribilmente confusa e a disagio per ciò che era successo con Goku. La cosa più strana era che era stata proprio lei a prendere l’iniziativa, spinta da una strana sensazione nel cuore e dalla consapevolezza che qualcosa era cambiato dentro di lei, ma anche in suo fratello. Non era giusto ciò che avevano fatto: erano fratelli e come tale dovevano comportarsi. Chichi era pentita di ciò che era successo e si auto-convinceva che fosse stato solo un momento di debolezza... Forse aveva inteso male i suoi sentimenti verso Goku, forse aveva solamente fatto confusione tra l’amore fraterno e l’amore quello vero. Per questo, si ripromise che avrebbe fatto più attenzione e non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore.
Passata l’influenza, i due tornarono a scuola con una notizia che avrebbe interessato tutta la classe.
“Sabato prossimo è il mio compleanno e organizzo una festa a casa mia! Alle 9 tutti da me, ok?” disse Goku pimpante a tutti i suoi amici che accettarono l’invito con entusiasmo.
“Cosa ti fa pensare che io voglia venire?” ammiccò Vegeta ironicamente.
“Il fatto che ci sarà anche Bulma!”
Vegeta fece una smorfia. “A che ora è ‘sta cosa?”
“9 in punto! Non mancare, mi raccomando!”

Intanto, dall’altra parte della classe...
“Sabato sera organizziamo una festa per il compleanno di Goku! Verrete, vero ragazze?” chiese Chichi alle sue amiche, sorridendo.
“Non potrei mai mancare alla festa del fratello della mia migliore amica!” rispose Bulma euforica, abbracciando l’amica “Venite anche voi, no?” chiese poi rivolgendosi a Lunch, c-18 e le altre.
Tutte erano d’accordo sul fatto di non potersi perdere un’occasione del genere.

Tra lezioni, compiti, uscite e impegni vari, la settimana passò in fretta e arrivò subito il sabato pomeriggio.
“Buon compleanno fratellino!”
Goku sorrise stropicciandosi gli occhi e pensando che da quel giorno era ufficialmente maggiorenne.
Dopo la scuola, Goku e Chichi cominciarono ad organizzare la festa.
“Questo appendilo qua, quello sistemalo lì!”
Era Chichi a dare gli ordini, mentre Goku eseguiva. Per tutto il pomeriggio, non toccarono quell’argomento, dedicandosi esclusivamente all’organizzazione del party che si sarebbe svolto nel garage. I due fratelli lo ripulirono per bene con l’aiuto di Juma, tirarono fuori il vecchio furgoncino del padre, vi portarono un gran numero di sedie e tavoli, sistemarono l’impianto stereo in un angolo del locale e naturalmente lasciarono uno spiazzo libero al centro del garage per ballare.
Erano le 6.30 quando qualcuno suonò alla porta. Goku fissò scettico l’ingresso di casa.
“Urca, non è un po’ presto per gli invitati?”
“E’ Bulma, mi aiuterà a prepararmi. Finisci tu qui?” chiese Chichi al fratello, facendo gli occhioni dolci e indicando la sfera di luci colorate da appendere al soffitto per simulare l’atmosfera della discoteca.
E come resistere a quel faccino così dolce? Goku annuì e la ragazza si precipitò ad aprire.

“Ciao Bulma, ti stavo aspettando!” esclamò Chichi raggiante. “Sei bellissima, complimenti!”
L’azzurra indossava infatti un vestito rosso che risaltava le sue curve e un bolero dorato, con stivaletti dello stesso colore. Era ben truccata e aveva i capelli legati in un’unica treccia che le ricadeva sulla spalla destra.
“Beh, come procedono i preparativi?” chiese Bulma appoggiando le buste per terra e guardandosi intorno.
“Abbiamo quasi finito. Goku sta appendendo le luci colorate!”
Chichi portò l’amica in garage per mostrarle tutto il lavoro di quel pomeriggio e per farle salutare il festeggiato.
“Auguri Goku! Questo è per te!”
Il ragazzo ringraziò cortesemente e scartò il suo regalo: un lussuoso orologio in platino. Abbracciò subito l’amica e indossò il suo nuovo accessorio.
Così, Bulma e Chichi raggiunsero la camera di quest’ultima che doveva ancora prepararsi per la festa. L’azzurra si catapultò letteralmente nell’armadio dell’amica e cominciò a tirarne fuori abiti di tutti i colori e di tutte le dimensioni, scarpe e borse, accessori vari e qualsiasi altra cosa “carina” le capitasse tra le mani.
“Hai un sacco di roba fantastica e non la indossi mai?!”
Chichi si grattò la testa, un po’ imbarazzata.
Bulma meditò a lungo sull’abbinamento migliore e alla fine optò per una maglietta bianca con motivi grigi, una gonna chiara e un paio di pantacollant neri che arrivavano fino al ginocchio, infine le ballerine grigie comprate quel giorno al centro commerciale.
Chichi indossò rapidamente ogni cosa, sotto lo sguardo severo e attento di Bulma.
“Sei già stupenda così, ma lo sarai ancora di più quando ti avrò sistemato i capelli e ti avrò truccata per bene!”
Già Chichi si sentiva in imbarazzo con ciò che aveva indosso, figuriamoci dopo che Bulma l’avrebbe completamente trasformata in una “diva della tv”, come diceva lei!
L’azzurra si armò di spazzola e piastra, così le due ragazze passarono l’intero pomeriggio a ridere e scherzare davanti allo specchio. Dopo l’ultimo tocco di trucco, Chichi si guardò allo specchio e non vide più la ragazzina ingenua e spensierata di un tempo: vide una donna. Ringraziò vivamente la sua stilista/parrucchiera e corse a farsi vedere dal padre e dal fratello.
Anche Goku si era preparato indossando una semplice camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Aveva anche provato a spazzolarsi i capelli, ma proprio non ne volevano sapere di stare giù.
“G-Goku...”
Il ragazzo si voltò lentamente e incontrò lo sguardo dolce e languido della sorella: bella da mozzare il fiato. “Urca Chichi, ma sei proprio tu?!”
La ragazza sorrise arrossendo.
“Come ti sembro?” chiese facendo un giro su se stessa.
Goku si grattò la testa. Non sapeva esattamente quale aggettivo attribuirle.
“Urca... ehm... come dire...  sei diversa! Però in senso positivo, eh! Non sono bravo con le parole, lo sai... però... però... mi piaci tanto così, ecco!”
Le guance della ragazza assunsero lo stesso colore del vestito di Bulma.
Alle 8.30 suonarono di nuovo alla porta, e i tre ragazzi andarono ad aprire: erano Crilin, Tensing, Yamco e Junior. Ognuno di loro fece gli auguri a Goku e consegnò il proprio regalo.
Il festeggiato rivolse un’occhiata severa a Yamco, come per dirgli “Ti tengo d’occhio”, ma poi decise che quella sera avrebbe messo da parte ogni rancore e si sarebbe esclusivamente divertito. Era il suo compleanno, no? Il diciottesimo, per giunta!
Pochi minuti dopo arrivarono anche c-18 e Lunch, le quali diedero il loro regalo a Goku e poi raggiunsero subito Chichi e Bulma. Poi fu la volta di Vegeta che si era dimenticato di portare un regalo al festeggiato e infine giunse tutto il resto della classe.
Non appena arrivarono le pizze che i due fratelli avevano precedentemente ordinato, tutti i ragazzi raggiunsero il garage e cominciarono a mangiare, mentre Yamco si offrì di occuparsi della musica di sottofondo. In poco tempo, i tavoli vennero completamente “ripuliti” e i ragazzi scesero in pista a ballare: ci furono balli di gruppo, balli da discoteca ma anche lenti per le coppiette tra cui Bulma e Vegeta, Lunch e Tensing, Crilin e c-18.
Goku e Chichi osservavano incantati i loro amici che si muovevano intorno al locale, innamorati e felici. Goku rivolse un’occhiata furtiva alla sorella e si chiese se dovesse invitarla a ballare: non gli sembrava molto adatto dopo aver stabilito insieme di non commettere più errori di quel genere ma...
“Vuoi ballare?”
Goku si voltò subito e vide Yamco che tendeva la mano a Chichi.
La ragazza annuì e i due raggiunsero insieme il centro del garage.
Goku aveva perso la sua occasione... Non era affatto bello veder volteggiare insieme sua sorella e il suo più acerrimo nemico. I minuti passavano e il ballo sembrava non giungere mai più al termine: era straziante vederli così vicini e non poter sentire cosa Yamco sussurrasse all’orecchio di Chichi, facendola sorridere.
La pazienza di Goku aveva superato il limite.
Si alzò all’improvviso dalla sedia e raggiunse i due ragazzi. Con uno spintone, allontanò Yamco da Chichi e prese la sorella tra le braccia.
“Se non ti dispiace, ballo IO con MIA sorella!”
Yamco annuì desolato e se ne andò.
Goku e Chichi si sorrisero a vicenda, poi cominciarono a ballare. Ormai erano in un’altra dimensione, il resto del mondo non contava più, vi erano solo loro e la musica. I loro sguardi continuavano a scrutarsi l’un l’altro, i loro volti a sfiorarsi. E Goku l’avrebbe voluta baciare, ma non poteva e non doveva... Nel suo cuore era in corso una dura battaglia tra ciò che desiderava fare e ciò che era giusto fare. Lo stesso valeva per Chichi, sempre più confusa riguardo ai suoi sentimenti.
Poi il sogno svanì, la musica venne tolta e i due ragazzi ritornarono alla realtà.
“Propongo di fare il gioco della bottiglia!” dichiarò entusiasta Bulma. Tutti i ragazzi erano d’accordo e si sedettero in cerchio.
La bottiglia cominciò a ruotare, seminando baci e schiaffi tra i partecipanti del gioco.
Ad un certo punto, venne scelto nuovamente il bacio e la bottiglia indicò casualmente prima Goku e poi Chichi.
Goku si grattò la testa, imbarazzato, mentre Chichi fissava la bottiglia con aria sconvolta.
Tutti i ragazzi rivolsero ai due fratelli uno sguardo interrogativo.
“Per me va bene!” annunciò Goku arrossendo lievemente.
“COSA??!” urlarono in coro tutti i presenti.
Chichi si alzò da terra e uscì dal garage.
Corse verso la sua stanza, mentre le lacrime cominciavano a rigarle le guance.
Non doveva succedere. Non di nuovo! Perché piangeva, poi? Tutta colpa di quello stupido gioco per bambini...

Sotto lo sguardo attonito degli invitati, Goku si scusò con aria dispiaciuta e raggiunse subito Chichi.
Sapeva di trovarla nella sua stanza, con la testa affondata nel cuscino bagnato di lacrime.
“Cosa ti è preso?”
Chichi alzò lo sguardo. Sorrise. Un sorriso amaro.
“Mi chiedi cosa mi è successo?! Dannazione, Goku, stava per succedere di nuovo!”
Goku si avvicinò al letto della ragazza.
“Di cosa stai parlando?” finse di non capire.
“Non prendermi in giro, hai capito benissimo!”
Il ragazzo abbassò lo sguardo, ora si sentiva quasi in colpa.
“Ma io volevo solo baciarti sulla guancia!” spiegò fingendo di sorridere.
Chichi sgranò gli occhi, sorpresa.
“Sulla guancia?!” ripetè con una risatina isterica.
Goku annuì con la testa. Da quando aveva imparato a mentire e recitare così bene? Il fatto era che non voleva ferirla o deluderla, voleva che fosse solo felice.
Chichi si asciugò le lacrime e sorrise.
I due tornarono, quindi, alla festa e dissero che la ragazza si era improvvisamente sentita male.
“E il bacio?” chiese malizioso Yamco.
Goku si chinò sulla sorella e le stampò un bacio sulla guancia.
“Ecco!”
E tutti tirarono un sospiro di sollievo. Avevano seriamente temuto il peggio.









Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio come sempre tutti coloro che mi seguono, hanno messo la storia tra le preferite o ricordate ^.^ Sarei ancora più felice se mi lasciaste una recensione perchè è ciò che mi incoraggia ad andare avanti con le mie storie! Grazie ancora
A presto

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Capitolo 9
*** You are my best present ***


You are my best present

La serata trascorse in fretta e venne il momento della torta, che Goku aspettava già dall’inizio della festa. Tutti i presenti si riunirono intorno al festeggiato che fissava le candeline della propria torta - ma soprattutto la propria torta - con entusiasmo e avidità.
“Esprimi un desiderio, figliolo!” propose Juma al ragazzo, conoscendo la sua natura ingenua e fanciullesca. Goku chiuse gli occhi e si concentrò profondamente per formulare il suo desiderio in maniera perfetta.
Vorrei che un giorno io e Chichi potessimo stare insieme ed essere felici per sempre...
Espresso il suo desiderio, riaprì gli occhi tutto contento e soffiò sulle candeline. Nello stesso momento Juma scattò la foto all’intera 4^ A e tutti si unirono in un clamoroso applauso.
“Avrai appena compiuto 18 anni, ma rimani sempre un moccioso petulante e rompiscatole!” disse Vegeta dando una pacca sulla spalla dell’amico, che sorrise con affetto prendendo quell’affermazione come il più bello dei “Buon compleanno, amico mio!”
La torta venne divisa a tutti gli invitati e ovviamente Goku ottenne il pezzo più grande. Mezz’ora dopo, erano tutti sulla soglia della porta per salutare Goku e ringraziarlo della bellissima serata che avevano trascorso. Quando anche Bulma e Vegeta se ne furono andati, era circa mezzanotte.
“Goku” disse Chichi non appena furono in casa “Ora devo darti il mio regalo!”
La ragazza consegnò al festeggiato un pacchetto azzurro con una grande coccarda color argento. Dalla forma rettangolare e dallo spessore sottile, Goku ipotizzò che fosse un libro e rabbrividì al solo pensiero: non era esattamente il genere di regalo adatto a lui. Scartò con cura il pacchetto e ne estrasse - come previsto - un libro dalla copertina bianca con una scritta dorata nella parte inferiore che diceva “Son”. Stranamente incuriosito, lo aprì e cominciò a sfogliarlo. Man mano che scopriva il contenuto delle pagine, i suoi occhi brillavano sempre di più e la sua bocca si contraeva in un sorriso sempre più accentuato: quel libricino era un album di foto che ritraevano lui e Chichi, da quelle più vecchie risalenti alla loro infanzia fino a quelle più recenti, fatte a scuola o in giro con i loro amici. In alcune foto sorridevano felici e spensierati, in altre avevano entrambi il broncio e guardavano nella direzione opposta; in altre ancora si abbracciavano o stavano facendo qualcosa insieme.
“Grazie Chichina!” e la abbracciò “E’ il regalo più bello che abbia mai ricevuto!”
La ragazza arrossì lievemente e si lasciò cullare dalle braccia del fratello.
“Ora è il mio turno!” annunciò Juma comparendo all’improvviso dalla stanza accanto.
Goku seguì il padre fino al retro del giardino e vi trovò un telo che copriva un qualcosa di grande e misterioso.
“Questo è tuo, Goku!” svelò togliendo il telo e scoprendo il suo regalo di compleanno.
Un velivolo grigio metallizzato si mostrava in tutta la sua imponenza e bellezza, ai piedi dei tre Son.
“Urrrca!” esclamò Goku entusiasta e si precipitò sul suo nuovissimo veicolo. Ne esaminò ogni singolo particolare, accompagnando le sue urla di stupore a vari “Urrrca è meraviglioso!” o “Grazie papà, sei il migliore!” e ancora “Questo è il più bel compleanno di tutta la mia vita!”
E in effetti quel giorno Goku non lo avrebbe mai dimenticato.
“Posso usarlo ora?!” implorò il giovane Goku facendo gli occhioni dolci al padre, il quale non riuscì a frenare l’entusiasmo del figlio e cedette subito nonostante fosse mezzanotte inoltrata.
“Un giro solamente e poi torniamo!” promise Goku “Dai Chichi, vieni con me!”
La mora non se lo fece ripetere due volte e raggiunse il fratello sul velivolo.
Goku mise subito in moto, si alzò in volo e sfrecciò lontano da casa, diretto verso chissà quale meta.

Dopo 10 minuti di viaggio - durante i quali Goku non era stato zitto un minuto e aveva fatto un sacco di acrobazie con il velivolo, rischiando un infarto della sorella – arrivarono su un’altura dalla quale era possibile vedere l’intera città immersa nella quiete della notte e illuminata dalle luci dei mezzi di trasporto e degli edifici. I due fratelli scesero dal velivolo e si distesero sul cruscotto, sotto il cielo puntinato di stelle e le fronde degli alberi che giocavano con il buio della notte.
“Ti è piaciuta la festa?” chiese Chichi chiudendo gli occhi.
“Si, mi sono divertito molto! Tutto merito tuo...” rispose lui allegro.
“Ma che? Ho solo appeso qua e là qualche palloncino”
Risero entrambi.
“Urca, era da tanto che non stavamo così... io e te...” sussurrò Goku spostando lo sguardo di stella in stella.
Attimi di silenzio. Solo il verso di qualche gufo e il rumore provocato dal vento tra le foglie.
“Cosa vuoi dire? Stiamo sempre insieme!” rispose Chichi, facendo finta di non aver inteso il senso dell’affermazione precedente.
“Intendo soli
Chichi non osava guardare il fratello, altrimenti avrebbe notato subito le sue guance rosse e i suoi occhi lucidi. E chissà, magari avrebbe sentito anche il battito accelerato del suo cuore se si fosse avvicinato troppo...
“Oh” fu l’unica cosa in grado di dire.
Goku si girò da un lato, con il gomito sul cruscotto e la mano che manteneva la testa.
“Sei... sei strana”
Chichi sussultò appena. Perché Goku era sempre così perspicace quando si trattava di lei? Come riusciva a captare ogni singola preoccupazione che attanagliasse la sua mente? In che modo riusciva a leggerla dentro?
“S-strana?” ripetè a sua volta “Perché?”
Goku accennò un sorriso.
“C’è qualcosa che non va... Non sei la solita Chichi severa e cattiva...”
La ragazza inarcò le sopracciglia, indispettita, e per la prima volta rivolse lo sguardo al fratello.
“Cosa stai insinuando?!”
Goku scoppiò a ridere, facendo agitare ancora di più la sorella.
“Che sei sempre severa, cattiva, noiosa e.... rompiscatole!” rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo, incurante del finimondo che avrebbe causato.
“COSA?!” urlò la mora, mettendosi a sedere e rivolgendo uno sguardo omicida al fratello.
“Proprio così. A volte sei davvero insopportabile!” ribattè Goku, mettendo le braccia dietro alla testa. Voleva proprio vedere fino a che punto potesse resistere la sua cara sorellina.
“VUOI VEDERE CHE A 19 ANNI TU NON CI ARRIVI?!” fu l’ultimo avvertimento della dolce Chichi.
“Lo vedi che ho ragione?” continuò Goku ridacchiando tra sé e sé “Non fai altro che urlare e arrabbiarti! Mi tratti sempre male!” aggiunse fingendo il broncio.
Chichi sgranò gli occhi, incredula, e tentò di rispondere con lo stesso tono, ma le parole si fermavano irrimediabilmente in gola. Si sentì percorsa da una scarica di brividi mentre i suoi occhi si inumidivano piano piano e il suo cuore batteva all’impazzata.
“TU. SEI. FINITO.” puntualizzò stringendo un pugno all’altezza del viso.
In un attimo, fu su di lui e cominciò a colpirlo ripetutamente con le tutte le forze di cui disponesse e ogni metodo di tortura che conoscesse.
“Sei uno stupido!” farfugliava tra un colpo e l’altro “Non capisci niente!”
Goku parava tutti i colpi, senza contrattaccare, perché ovviamente non voleva fare del male a sua sorella. E non poteva non ridere nel vedere la sua espressione imbronciata e le sue guance infuocate.
“Ed ora che stai ridendo, eh?!” replicò inviperita “Ti faccio vedere io!”
Aumentò la velocità e l’intensità dei colpi fino a mettere in difficoltà il povero Goku, sebbene fosse un vero esperto di arti marziali.
“Chichi, mi stai facendo male!” si lamentò parando a stento tutti i pugni della sorella “E dai, calmati... aspetta... non ne vale la pena!”
Gli occhi di Chichi ardevano come mai. Aveva totalmente perso il controllo.
“NON NE VALE LA PENA?!” ripetè con una risatina isterica “PRENDI QUESTO ALLORA!” concluse preparando un ultimo micidiale colpo da sferrare nello stomaco del fratello.
Accadde tutto in un attimo: Goku afferrò il braccio di Chichi prima di poter essere colpito e catapultò completamente le loro posizioni, lei sotto e lui sopra.
“Ora come la mettiamo, eh sorellina?” la schernì lui, ridendo.
Chichi si ritrovò bloccata tra le braccia del fratello, con i vestiti tutti sgualciti e i capelli in disordine, il cuore a mille e un gran mal di testa. L’unica cosa che potè fare fu abbandonarsi ad un pianto liberatorio con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Il cuore di Goku fece un paio di capriole: sua sorella piangeva, per colpa sua. Che stupido era stato a prenderla in giro per tutto il tempo, fregandosene di come si potesse sentire!
“Ehi...” disse costringendola a guardarlo “Scusa”
Ma le lacrime non cessavano di rigarle le guance.
“Stavo solamente scherzando... ho scherzato per tutto il tempo... credevo che lo avessi capito!” ammise Goku rammaricato.
Chichi si asciugò le ultime lacrime con il palmo della mano e fissò Goku con un’espressione che non lasciava trasparire alcune emozione.
“Ma è vero...” disse lei.
“Cosa?” chiese lui, perplesso.
“Che sono severa, cattiva, noiosa e.... rompiscatole!”
“In effetti è ver....” iniziò Goku con tono tranquillo, ma non potè continuare la frase a causa di un pugno appena assestatogli da Chichi. “Ma a me piaci così come sei!” cercò di riparare “Adoro quando sorridi, adoro quando ti concentri durante un compito in classe, adoro perfino quando ti arrabbi e quando mi prendi a pugni... perché sei mia sorella... e ti vorrò sempre bene qualsiasi cosa tu faccia!”
Chichi boccheggiò qualche secondo, con la bocca dischiusa e gli occhi lucidi.
Chi se l’aspettava un discorso del genere?
“Di questo passo, finiremo col distruggere il velivolo...” disse la ragazza sorridendo, tanto per cambiare discorso “Non vorrai mica che il tuo regalo di compleanno cessi di esistere dopo meno di un giorno?!”
Goku le rivolse un’occhiata di sfuggita e poi spostò lo sguardo verso il cielo.
“Non hai ancora capito che sei tu il mio regalo più bello?” la colpì dritta al cuore.
Fu in quel momento che una stella cadente attraversò il cielo ed entrambi i due ragazzi espressero il loro desiderio più grande.
Fa’ che s’accorga di ciò che provo davvero.









Scusate il lieve ritardo, ho avuto un po' da fare in questi giorni XD spero che il capitolo via piaccia, soprattutto il finale, perchè io ho adorato scriverlo!
Ringrazio tutti coloro che seguono/preferiscono/ricordano/recensiscono la mia fanfiction e coloro che mi lasceranno un commento anche a questo capitolo! Sapete che ci tengo molto ^.^
A presto!

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Capitolo 10
*** I'll try to forget ***


I’ll try to forget

“Chichi, cos’hai? E’ da un po’ di giorni che mi sembri giù di morale... sai, a me puoi dire tutto!” disse Bulma abbracciando l’amica dai capelli corvini. Ma quel gesto d’affetto e quel tentativo di consolarla non mutarono affatto l’espressione vuota e spenta sul candido volto di Chichi.
La ragazza sospirò affranta.
“Non c’è niente che non vada” dichiarò poco convinta.
“E’ per via di un ragazzo?!” ammiccò l’azzurra con sguardo malizioso.
Chichi sussultò appena. Bulma era proprio la sua migliore amica: intuiva ogni sua preoccupazione, comprendeva ogni suo dubbio o paura, faceva di tutto per metterla a suo agio in qualunque situazione.
“Non c’è niente di male ad essere innamorati di qualcuno!” continuò Bulma.
“Ma il mio è un amore impossibile!”
L’azzurra sgranò gli occhi e inarcò le sopracciglia.
“Cosa?! Nessun amore è impossibile, tranne nel caso in cui ci si innamori di un parente!”
Chichi si sentì mancare il fiato. Aveva voglia di piangere, voglia di gridare al mondo che lei era innamorata di suo fratello. Ma ciò non gli era possibile, proprio perché Goku era sangue del suo sangue. Che situazione assurda!
“Io... io non ce la faccio...” si lamentò Chichi sull’orlo di una crisi di nervi.
“Tesoro” cominciò Bulma, seria “Il consiglio che ti voglio dare è di batterti fino alla fine perché questo amore impossibile diventi possibile. Se proprio non ne verrà fuori niente, allora prova a dimenticare. Ci sono un sacco di bei ragazzi lì fuori che farebbero la fila per te!”
Chichi sorrise appena e Bulma ne fu molto soddisfatta.

Nel tardo pomeriggio, Chichi aveva già preso la sua decisione.
Il mio è un amore impossibile. Proverò a dimenticare.
Prese il suo cellulare e scrisse un messaggio.
Hai bisogno di aiuto per il compito di domani?
La risposta non tardò ad arrivare.
Perché?
Chichi sbuffò sonoramente. Lo credeva più perspicace. O forse stava solo fingendo di non capire.
Riscrisse un paio di volte il nuovo messaggio da mandargli, in modo da non sembrare né troppo esagerata né troppo indifferente. Doveva essere prudente.
Non hai risposto alla mia domanda.
Per leggere la risposta, dovette aspettare circa un quarto d’ora. E lei, di pazienza, ne aveva pochissima.
Da me, fra 10 minuti.
Chichi sorrise appena, prese alcuni libri e uscì dalla stanza.
“Dove vai?” le chiese Goku, incuriosito.
“Ehm... da... da Bulma! Posso usare il velivolo, no?”
“Si, ma stai attenta!”
Non appena si fu allontanata abbastanza, Chichi chiamò l’amica dai capelli turchini e le chiese di coprirla, nel caso in cui suo fratello le avesse chiesto di lei. Bulma in un primo momento non fu molto d’accordo, volendo sapere dove andasse e perché. Alla fine, rassicurata dall’amica, accettò di coprirla per qualunque evenienza.
10 minuti dopo, Chichi era di fronte al giardino della casa di Yamco.
Ridusse il velivolo ad una capsula, si diede una sistemata ai capelli guardandosi allo specchietto retrovisore e suonò al citofono del cancello.
“Chichi?” chiese una voce maschile dall’altra parte del citofono.
“S-si” rispose lei, un po’ imbarazzata.
Il cancello si aprì e la ragazza venne calorosamente accolta da Yamco, che la portò in casa.
“Mamma, questa è Chichi!” annunciò il ragazzo.
“Oh, la famosa Chichi! Yamco parla sempre di te!” rispose la donna, entusiasta.
Sia Yamco che Chichi arrossirono a quelle parole.
Pochi minuti dopo, i due erano in camera del ragazzo e avevano cominciato a ripetere per il compito in classe del giorno successivo.
“Com’è che oggi sei tanto gentile con me?” ammiccò Yamco, con uno sguardo di dolcezza mista a malizia.
“Ehm... non avevo niente da fare... mi sembrava carino aiutare un amico in difficoltà... eh eh!” rispose lei, nascondendo lo sguardo imbarazzato dietro la frangetta corvina.
Yamco scoppiò a ridere, sotto l’espressione accigliata di Chichi.
“Ed io che pensavo ci stessi provando con me!”
La ragazza arrossì ancora di più.
Ma non ci penso nemmeno! Io sono innamorata di mio fratello! era ciò che avrebbe
volentieri voluto rispondere. Ma ormai aveva preso la sua decisione, la più giusta. Era lì e non poteva arrendersi ai primi ostacoli.
“No no, cosa vai a pensare?!” esclamò cercando di essere il più naturale possibile “Ero solo preoccupata per te! Siamo amici, no?”
Yamco annuì e guardò fuori dalla finestra.
Amici, certo” ripetè un po’ deluso.

Un paio d’ore dopo, i due avevano ripassato tutti gli argomenti per il compito. Chichi sembrava soddisfatta del lavoro svolto e Yamco le era debitore.
“Ti va di uscire?”
Chichi fissò il ragazzo con espressione accigliata. Le stava chiedendo un appuntamento?
“U-uscire dove?”
“Così... in giro...”
La mora valutò ogni possibile alternativa e decise che avrebbe accettato, forse perché in questo modo avrebbe dimenticato Goku e avrebbe sofferto molto meno. E poi Yamco era un bel ragazzo, dolce e simpatico. E Chichi sapeva di piacergli. Perché rifiutarlo?
“Ok, ma andiamo con il mio velivolo!”
I due uscirono quindi da casa e girarono un po’ per la città, chiacchierando e ridendo di tanto in tanto. Entrambi erano a proprio agio, sembravano conoscersi da una vita.
Atterrarono nei pressi del parco, presero un gelato e si sedettero su una panchina.
Il sole non era ancora tramontato e numerose coppiette riempivano l’aria d’amore e dolcezza, mettendo un po’ in imbarazzo Chichi e Yamco.
La mora gustava allegra il suo gelato e il ragazzo la osservava attentamente, cercando tutte le risposte ai suoi dubbi. Chichi gli era piaciuta fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata: era completamente diversa da Bulma, della quale era stato innamorato fino a poco tempo prima, ma Chichi aveva qualcosa di speciale che lo attraeva parecchio. Chissà, forse gli avrebbe fatto dimenticare la delusione provata nel momento in cui l’azzurra lo aveva scaricato, perché innamorata da sempre di Vegeta.
“Mi sembra strano di essere qui con te...” disse ad un certo punto Yamco con voce fioca.
“P-perché?” chiese la mora, perplessa.
“Di solito c’è sempre tuo fratello a romp...”
“PERCHE’ NON CI FACCIAMO UN GIRO?!” interruppe lei, con una risata alquanto isterica.
Yamco, leggermente impaurito, accettò la proposta e i due si alzarono dalla panchina per una passeggiata. Si addentrarono nella zona verde del parco e camminarono per ampio tratto, parlando del più e del meno.
“Conosci il gioco Obbligo o verità?” chiese Yamco sorridente “Lo so che è un gioco per bambini, ma secondo me è divertente!”
“Ok, ci sto. Comincia tu!”
Yamco mise le mani dietro la testa e prese a fissare un punto indefinito del parco. Era evidente che si stava concentrando al massimo.
“Quanti ragazzi hai avuto?”
Chichi per poco non inciampò in una pietra, tant’era lo shock preso.
“N-nessuno” sussurrò diventando paonazza in viso.
“Nessuno?! Una ragazza carina come te non è mai stata fidanzata?!” esclamò Yamco, sorpreso.
Chichi cominciò a giocare con una ciocca di capelli e abbassò lo sguardo.
“Forse perché non ho trovato ancora quello giusto...”
Yamco sorrise tra sé e sé.
“Ora tocca a me. Quando hai dato il tuo primo bacio?” chiese Chichi, convinta che Yamco non avrebbe voluto rispondere.
“A 4 anni!” rispose lui, scoppiando a ridere “Alla mia prima fidanzatina!”
Chichi strabuzzò gli occhi ed emise solo un “Oh” di stupore.
“C’è qualcuno che ti piace?” chiese a sua volta Yamco con tono tranquillo.
Le guance di Chichi si colorarono nuovamente di uno spesso strato di imbarazzo.
“Beh... ehm... obbligo!” rispose lei, timidamente.
“Voglio un bacio”
Questa volta Chichi inciampò davvero, ma Yamco la afferrò prima che cadesse e così si ritrovarono a soli pochi centimetri di distanza. Yamco guardava le labbra della ragazza, Chichi gli occhi di lui.
“U-un bacio?” ripetè lei, con il cuore a mille.
Ma Chichi amava Goku.

Erano ormai ore che sua sorella mancava da casa.
Goku, preoccupato, si diresse verso la Capsule Corporation.
“Oh, ciao Goku! Che ci fai qui?” lo accolse Bulma, sorridente.
“Già, che vuoi Kaaroth?” aggiunse Vegeta, facendo capolino dal piano di sopra.
“DOV’E’ CHICHI?” chiese lui, quasi urlando.
Vegeta e Bulma rimasero esterrefatti di fronte alla reazione di Goku.
“Lei è... è... è al piano di sopra! Giusto Veggy?”
Il ragazzo annuì con la testa.
“Dille di scendere”
Bulma era sempre più agitata. Cosa avrebbe detto ora per coprirla?
“Non può scendere perché... perché è nella doccia!”
Goku si stava insospettendo.
“Allora dammi la capsula del mio velivolo!”
Bulma e Vegeta si guardarono l’un l’altro.
“TUA SORELLA E’ A SPASSARSELA CON UN SUO AMICHETTO IN GIRO PER LA CITTA’!” urlò Vegeta tutto d’un fiato.
Goku per poco non ebbe un collasso.
No, non poteva essere!
Le parole “sorella”, “spassarsela” e “amichetto” non andavano per niente bene insieme.
Preso dal panico, Goku uscì dalla Capsule Corporation e cominciò a girarsi tutta la città.
Non riusciva a credere che sua sorella fosse uscita con un ragazzo. Perché gli aveva mentito?!
Camminò in lungo e in largo, senza saper bene dove andare...
Dove sarebbe potuta andare sua sorella?
“Ma certo, al parco!” urlò in mezzo alla strada, attirando l’attenzione dei passanti.
Sua sorella amava il verde. Per lei, il parco sarebbe stato il luogo ideale per un appuntamento con un ragazzo.
Con tutte le forze che gli rimanevano in corpo, raggiunse il posto e perlustrò ogni singolo angolo della piazze centrale. Per fortuna, nessuna di quelle coppiette era lei con il ragazzo menzionato da Vegeta. Ah, Vegeta... Una volta risolta quella situazione, lo avrebbe ringraziato!
Dopo aver comprato un paio di gelati, Goku si addentrò nella parte verde del parco e, con il cuore in gola, cominciò a cercare sua sorella. Quando ormai aveva divorato entrambi i coni, di sua sorella nemmeno l’ombra. Ma insomma, dove cavolo poteva essere?
Si accasciò per terra e si prese la testa tra le mani.
Come aveva fatto ad innamorarsi di sua sorella? Sentirsi dire che era a spassarsela con un ragazzo che non fosse lui gli aveva provocato una grande fitta al petto. Chichi era solo sua!
Fu in quel momento che sentì alcune voci e, speranzoso, ne seguì la fonte fino a scorgere due ragazzi in una posizione un po’ strana. Lui – moro e abbronzato – teneva lei – mora e bellissima – stretta tra le sue braccia, a mezzo metro da terra. Stavano per baciarsi?
Non gli ci volle molto a capire che erano...
“CHICHI! YAMCO!” urlò Goku furioso, mentre correva incontro ai due ragazzi. Questi ultimi, non appena si sentirono chiamati, si staccarono l’uno dall’altro e arrossirono vistosamente.
Yamco non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, che si ritrovò per terra con la forma di un pugno sulla guancia destra e il labbro sanguinante. Chichi si era tappata la bocca per evitare di urlare e Goku era fermo, con il pugno chiuso all’altezza del petto, e gli occhi ardenti.
“G-Goku... cosa hai fatto?!” urlò Chichi, in preda al panico, gettandosi sul corpo di Yamco.
Il giovane Son, qualche secondo dopo, sembrò ritornare in sé.
Si guardò il pugno arrossato e poi spostò lo sguardo prima sul corpo di Yamco steso per terra e poi su Chichi che urlava e piangeva.
Cosa... cosa ho fatto? si chiese, stralunato.
“SEI UNO STUPIDO!” urlò Chichi, disperata “NON CAPISCI MAI NIENTE! HAI ROVINATO TUTTO!”
Goku continuava a restarsene immobile, a bocca aperta, con lo sguardo vacuo e il cuore che batteva all’impazzata.
“IO TI ODIO!” gli sputò in faccia Chichi, aprendo la capsula del velivolo. I suoi occhi erano colmi di lacrime, tutta la sua vivacità sembrava scomparsa nel nulla. Fece salire Yamco sul mezzo e partì a tutta velocità, diretta verso il pronto soccorso.
Goku rimase solo, in mezzo al parco.
Pianse.
Pianse tutte le lacrime represse fino a quel momento.
Cosa ho fatto?! si richiese nuovamente.
La gelosia faceva brutti scherzi.










Mi faccio tristezza da sola con questo capitolo XD spero che vi sia piaciuto, anche perchè c'è stata un po' più d'azione! Grazie a chi segue e recensisce la mia storia dall'inizio, siete voi ad ispirarmi con le vostre recensioni *-*
Gradirei leggere un vostro commento anche per questo capitolo, grazie ;)
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** We can't be divided ***


We can’t be divided

“C-Chichi...”
Dato che la porta era aperta e che la ragazza non rispondeva, Goku fece capolino nella stanza e lentamente si avvicinò al letto della sorella.
Rimase di sasso nel momento in cui si accorse che il letto era vuoto e già rifatto.
Scese in cucina e vi trovò il padre che faceva colazione. Da solo.
“Papà, dov’è Chichi?”
Juma bevve un sorso di lette e poi si voltò a fissare il figlio, in pigiama sulla scale.
“Tu dove pensi che sia, dopo ciò che le hai fatto? Eh Goku?” rispose l’omone, serio.
Goku abbassò lo sguardo e restò in silenzio per una manciata di secondi.
“Urca, io...” proruppe alla fine “Io non volevo che lei uscisse con quel...con Yamco!” si corresse, tornando a guardare il padre. Chichi gli aveva raccontato tutto, di sicuro.
“Goku, tu sei suo fratello. Non un amico, non il suo ragazzo. Suo fratello! Non puoi vietarle di frequentare il ragazzo che le piace!”
Goku fece una smorfia e strinse i pugni lungo i fianchi.
“Yamco non le piace. Me lo ha detto lei qualche tempo fa”
Juma sorrise appena e rivolse un’occhiata di sfuggita al figlio.
“I sentimenti delle persone cambiano. Le persone cambiano.” disse con tono pacato e Goku pensò di sapere bene cosa significassero quelle parole “Ma ciò non cambia il fatto che sei suo fratello e come tale devi comportarti.”
Goku annuì con la testa e salì in camera a prepararsi per la scuola.

Chichi chiacchierava con Yamco dall’inizio delle lezioni, sorridendo di tanto in tanto.
Nonostante volesse sapere dove avesse dormito la notte precedente e soprattutto se fosse ancora arrabbiata con lui, Goku non era riuscito a parlare con la sorella a causa di una strana sensazione di colpevolezza che lo affliggeva dall’inizio della giornata. Inoltre, osservare Chichi e Yamco che si scambiavano occhiate furtive e sorrisi dolci non era poi uno spettacolo tanto piacevole...
“Perché ho la sensazione che ieri tu abbia pestato Yamco?” chiese Vegeta, sarcasticamente.
“Non ti ci mettere pure tu, per favore!” rispose Goku, sospirando alla vista di Chichi che carezzava il viso sofferente del suo amichetto.
“Secondo me ci sei andato troppo leggero. Quel mollusco merita più di qualche pugno in faccia... Per fortuna Bulma l’ha capito subito!” rifletté Vegeta, ad alta voce.
“Ma ora ci prova con mia sorella, è questo il problema!” aggiunse Goku, furioso.
Il ragazzo dai capelli sparati verso l’alto incrociò le braccia al petto e spostò lo sguardo fuori dalla finestra. Sorrise appena nel notare che, tra la folla di studenti, una bizzarra ragazza dai capelli azzurri si affrettava ad entrare nella scuola.
“E tu falle capire che non è quello giusto, se ci tieni tanto! Però non capisco tutta questa gelosia... Sei suo fratello!” esclamò inarcando un sopracciglio.
Gli occhi di Goku si illuminarono improvvisamente, mentre sul suo volto si faceva largo un bellissimo sorriso che non mostrava ormai da tempo.
“Grazie Veggy!” esclamò abbracciando l’amico, visibilmente perplesso e anche un po’ disgustato.
Goku aveva finalmente capito cosa doveva fare.

“Bulma, devi aiutarmi!”
La futura dirigente della Capsule Corporation era intenta a leggere un grosso volume di tecnologia ed elettronica, quando si ritrovò a fissare due occhioni neri che riponevano in lei chissà quale speranza.
“Potresti organizzare un’uscita di gruppo, in modo da invitare tutti i nostri amici?!”
Bulma corrugò la fronte e mise le mani sui fianchi.
“Certo, è un’idea fantastica! Ma come mai?”
Goku si grattò la testa, imbarazzato.
“Urca, il fatto è che... ho litigato con Chichi e voglio passare un po’ di tempo con lei per farmi perdonare, dato che non vuole né vedermi né sentirmi”
Bulma sorrise di fronte all’espressione triste e innocente del ragazzo.
“In effetti, questa notte Chichi ha dormito da me” rispose sospirando “Comunque, per quanto riguarda quello che mi hai chiesto, stavo pensando che domani mattina potremmo andare a pattinare!”
Goku accettò entusiasta e salutò l’amica, dandole appuntamento alla pista di pattinaggio, ore 10 del giorno successivo.

La domenica non tardò ad arrivare.
“Io esco con Bulma!” annunciò Chichi salutando il padre. Pochi secondi dopo, anche Goku scese nell’ingresso. Chichi si irrigidì non appena lo vide, sorridente e preparato per uscire.
“Io vengo con te”
La ragazza arricciò il naso e incrociò le braccia al petto.
“Perché?!”
“Perché Bulma ha invitato anche me! Prendiamo il velivolo”
Chichi lo fissò per qualche secondo senza dire niente, poi si voltò e uscì di casa sbattendo la porta. Anche Goku si affrettò ad andarsene e, una volta saliti entrambi sul mezzo di trasporto, i due si avviarono alla pista di pattinaggio. Per tutto il tragitto, non si guardarono e non si parlarono: la tensione era alle stelle, così come il loro orgoglio.
Arrivati a destinazione, i due fratelli raggiunsero tutti i loro amici e subito iniziarono a pattinare. Goku e Chichi erano gli unici a non saperlo fare: il primo imparò in pochissimo tempo, imitando Vegeta e gli altri; l’altra si concesse qualche lezione di pattinaggio da parte di Yamco che, allegro e sorridente, la aiutava a volteggiare sul ghiaccio e di tanto in tanto la faceva ridere.
Goku rischiò più volte di scivolare nel bel mezzo della pista, provando uno strano senso di fastidio ogni volta che osservava sua sorella e Yamco pattinare insieme oppure quando la ragazza gli rivolgeva occhiate serie e prive di qualunque sentimento.
Come avrebbe fatto a farsi perdonare? Aveva bisogno di rimanere solo con lei.
Pattinò verso Tensing e Crilin e chiese loro di distrarre Yamco, perché aveva un’importantissima cosa da fare con la sorella. I due amici andarono subito da Chichi e dal ragazzo in questione, portandosi via quest’ultimo e spiegando alla mora che dovevano urgentemente parlare con Yamco.
Chichi, che ormai aveva preso dimestichezza con i pattini, si muoveva lentamente per la pista ghiacciata guardandosi intorno con aria non proprio allegra.
“Chichi”
Non appena sentì il suo nome pronunciato da quella voce, il cuore di Chichi perse un battito e per un attimo la ragazza rischiò di perdere l’equilibrio, scivolando per terra.
Quando si voltò, gli occhi del fratello le parvero terribilmente vuoti e spenti. Non si parlavano da due giorni, nonostante entrambi morissero dal desiderio di chiarire. Chichi non era arrabbiata per il fatto che Goku avesse menato Yamco, lo era perché aveva semplicemente rovinato tutti i suoi piani e ogni buon proposito di dimenticarsi dei sentimenti che provava per lui. Al contrario, Goku non era affatto arrabbiato e desiderava esclusivamente il perdono di Chichi, che tutto tornasse come prima.
“Scusa” sussurrò il ragazzo, in maniera quasi impercettibile. Ma la mora riuscì a sentirlo e, in tutta risposta, gli rivolse uno sguardo che esprimeva tutta la sua rabbia e la sua frustrazione.
“Scusa cosa, Goku? Scusa per avermi rovinato la serata? Scusa per fatto del male a Yamco? O scusa per aver fatto del male a me?”
Goku la fissò con aria perplessa. “Del male a te?” ripetè, atono.
Chichi sorrise amaramente. Dimenticava quanto suo fratello fosse ingenuo, ma era anche per questo che lo amava. “Si, Goku, mi hai fatto del male. Dentro
Il ragazzo assunse un’espressione mortificata.
“Urca, Chichi, scusami! Io non credevo che Yamco ti piacesse così tanto...”
Quello sguardo era decisamente troppo tenero e infantile. Ma Chichi non desiderava altro che perdercisi dentro.
“Non è questo il punto. Yamco non mi piace, o perlomeno non mi piace sotto quell’aspetto. Non dovevi venire a cercarci l’altra sera, non dovevi frantumargli la mandibola” rise sommessamente “Non dovevi rovinare tutto”
Goku continuava a non capirci nulla.
“E perché sei uscita con lui se non ti piace?!”
Chichi serrò i pugni lungo i fianchi e strizzò gli occhi, segno che la sua pazienza era arrivata al limite. Tratteneva a fatica le lacrime.
“Dannazione, Goku, io volevo solo dimenticare!” esclamò tutto d‘un fiato “Volevo cancellare quello che c’è stato tra di noi... Che c’è tra di noi.” si corresse all’istante.
Goku le accarezzò una guancia e la abbracciò. Rimasero fermi e in silenzio per qualche minuto, vicino al bordo della pista di pattinaggio. Il tempo sembrò fermarsi. C’erano solo Goku e Chichi, consapevoli dei loro veri sentimenti.
“Noi non possiamo stare lontani, lo sai Chichina” affermò lui asciugandole una lacrima che correva lungo la guancia.
La ragazza abbassò lo sguardo.
“Certo che lo so. Ma vorrei tanto che non fosse così complicato!”
Goku gli sorrise dolcemente.
“E allora lasciamo che tutto vada come deve andare!”
Chichi rise tra sé e sé.
“E questa da dove la tiri fuori?!” lo fissò, scettica ma divertita.
“Tv...” spiegò lui facendo spallucce.
I due si sorrisero a vicenda.
“Perdonato?” chiede Goku con gli occhioni dolci.
Chichi annuì, asciugandosi le ultime lacrime.
“Non ero arrabbiata con te. Ero arrabbiata con me stessa perché non ho saputo gestire la cosa”
“Insieme possiamo farcela, sorellina.”
Chichi gli rivolse uno sguardo carico di speranza.
“Come, Goku?”
“Questo non lo so ancora. Ma vedrai, troveremo qualcosa”
La mora si sentì rincuorata e strinse il fratello in un caldo abbraccio, respirando a pieni polmoni quel profumo che tanto adorava.
“Ti voglio bene” sussurrò all’orecchio di Goku.
“Io di più”
E Chichi sorrise. Goku le aveva fatto ritornare il buon umore.

“Hanno fatto pace” disse Bulma, mentre pattinava intorno alla pista con Vegeta.
Lui non rispose.
“Non ti sembra che si comportino in modo strano?”
“Cosa vuoi dire?”
Bulma rifletté sugli eventi accaduti nell’ultimo periodo.
“Troppo... attaccati
Vegeta sorrise.
“E’ normale... Sono fratelli!”
La ragazza sospirò, continuando a pattinare.
“Attaccati nell’altro senso
Il ragazzo rivolse un’occhiata a Goku e Chichi, vedendo che si stavano abbracciando e che i loro sguardi sembravano incatenati. C’era qualcosa di speciale nel loro rapporto, come quello che c’era tra lui e Bulma.
Forse la sua ragazza non aveva poi così torto.








Perdonate il ritardo, ho avuto parecchio da fare XD spero che il capitolo vi piaccia e che non sia banale... Grazie a chi recensirà e ovviamente a chi segue la mia storia ^.^ Ogni vostra recensione mi fa sempre piacere
A presto

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Capitolo 12
*** Say that you love me ***


Say that you love me

“Chichi?”
La ragazza sollevò lo sguardo verso il fratello. Sorrideva.
“Chichi, guarda lassù”
La mora non se lo fece ripetere due volte, mise da parte lo scatolone che aveva tra le mani e spostò lo sguardo verso il soffitto.
Vischio, con tanto di lucide foglie verdi e frutti rosso carminio.
Ritornò a fissare il fratello, questa volta con sguardo vacuo.
“Sai cosa si fa sotto il vischio?” chiese Goku, grattandosi la testa per l’imbarazzo.
Chichi continuava a starsene in silenzio, gli occhi lucidi e le sopracciglia inarcate.
“Lo so che lo sai!” continuò Goku, lievemente deluso.
Silenzio. Quel fastidioso silenzio rendeva la situazione ancora più imbarazzante di quanto lo fosse già. E l’atmosfera natalizia – allegra e coinvolgente – sembrava non avere effetto su di loro in quel momento.
Chichi sapeva bene cosa rappresentava il vischio, ma non voleva ammetterlo per paura di complicare le cose. Erano passati solo pochi giorni da quando lei e Goku avevano fatto pace e la ragazza non voleva distruggere quel poco che si era creato tra di loro: nonostante i loro sentimenti non fossero cambiati, avevano ricominciato a comportarsi da normali fratelli ed era proprio questo che Chichi desiderava con tutto il cuore. Sebbene amasse Goku, la consapevolezza che lui fosse suo fratello la convinceva sempre di più a far sì che tutto tornasse come prima, come doveva essere.
Goku le prese una mano e la strinse forte nella sua. Chichi sussultò a quel lieve contatto, ma non lo respinse. Voleva, ma non ci riusciva.
Il ragazzo portò la mano della sorella sulla propria guancia e poi le passò un braccio intorno alla vita, stringendola forte a sé. Chichi tremò nel momento in cui venne a contatto con la pelle accaldata del viso di Goku. Era una sensazione strana, piacevole.
Goku avvicinò il viso a quello di Chichi e le sorrise. La ragazza arrossì, abbassando lo sguardo imbarazzato. Ma lui le alzò il mento, costringendola a guardarlo.
“Chichi, io non ho mai dimenticato. Anche se in questi giorni ho finto di stare bene, io non ero davvero felice...” sussurrò Goku all’orecchio della sorella “E sono sicuro che non lo eri nemmeno tu. Forse non lo sei ancora e non lo sarai. Ma io devo farlo. Ora.”
Chichi gettò un’occhiata interrogativa al fratello.
“Fare cosa, Goku?”
Il ragazzo sospirò e accennò un sorriso.
“Promettimi che non mi allontanerai e che non ti arrabbierai”
Chichi continuava a capirci sempre meno.
“Di cosa stai parlando?” chiese con aria vagamente perplessa.
Goku la avvicinò ancora di più a sé e lentamente ridusse la distanza che lo separava dalla sorella. Riusciva a sentire il suo respiro farsi irregolare, il battito del suo cuore accelerarsi e la sua mente annebbiarsi completamente. Piano, premette le sue labbra contro quelle di Chichi assaporandone il gusto dolce e la consistenza delicata. Chichi, stretta nell’abbraccio di Goku, non osò opporsi nemmeno nel momento in cui il ragazzo le posò una mano sulla guancia infuocata e la accarezzò con fare per rassicurarla e a farla rilassare. In effetti, non appena Chichi si rese conto di ciò che stava succedendo, rilassò i muscoli tesi fino a quel momento e si lasciò trasportare da quel bacio regalatole senza preavviso. Da suo fratello, per giunta! La persona che più amava al mondo, ma che era la persona più sbagliata da amare.
Goku si staccò piano da lei, senza smettere di tenerla stretta a sé.
“Urrrca buon Natale, sorellina!” esclamò riprendendo l’ingenuità di sempre.
Lo sguardo di Chichi si addolcì.
“Buon Natale anche a te, fratellino” rispose sciogliendo lentamente quel caldo abbraccio.
Goku sorrise e uscì dalla stanza.
Chichi avrebbe voluto che rimanesse ancora un po’ con lei, ma non riuscì a trovare le parole giuste da rivolgergli. Era tutto così maledettamente confuso e sbagliato, eppure in cuor suo Chichi sapeva bene quali erano i suoi veri sentimenti. Lo stesso valeva per Goku, anche se prendeva la situazione con molto più leggerezza e spensieratezza.

Le vacanze di Natale passarono in fretta e il ritorno a scuola portò importanti novità.
“Andremo in viaggio d’istruzione ad Osaka per una settimana!” aveva annunciato il professor Muten, scatenando un’ondata di applausi da parte di tutti gli studenti della 4^ A.
All’alba del giorno prestabilito, le classi partecipanti al viaggio si ritrovarono di fronte al cancello della scuola. Tutti fremevano dalla voglia di trascorrere una settimana lontani da casa.
Il viaggio in pullman durò 6 ore. Chichi, Goku, Bulma e Vegeta avevano scelto gli ultimi posti in modo da poter stare sempre insieme senza mai annoiarsi: tra i litigi di Goku e Chichi, le ramanzine di Bulma e il caratteraccio di Vegeta le ore volarono e finalmente il pullman arrivò ad Osaka.
Qualcuno, come Bulma, ci era già stato. Qualcun altro, come Goku, non conosceva nemmeno l’esistenza di quella città. Qualcun altro ancora, come Chichi, era curioso di scoprire quali fossero le attrazioni della città. C’era poi chi voleva tornarsene subito a casa, come Vegeta, perché quella stupida gita per mocciosi era solo uno spreco di tempo per i suoi amati allenamenti.
La prima tappa fu l’hotel dove ragazzi e insegnanti lasciarono le valigie e trascorsero le ultime ore della mattinata, compreso il pranzo. Nel pomeriggio, cominciarono a visitare i principali monumenti della città e nello stesso modo trascorsero gli altri sei giorni.
Una gita piuttosto tranquilla, alla fine. Ma Goku e Chichi non avevano mai avuto il tempo di parlare durante quella settimana, perché le classi erano stati divise in turni per poter visitare le attrazioni della città. E così i due fratelli si erano solo visti di sfuggita durante i pasti.
L’ultima notte Chichi, Bulma, C-18 e Lunch si erano riunite nella stessa stanza.
“Mi dispiace che la gita sia finita... Quello che ci faceva da guida turistica era così carino!” esclamò Bulma nel bel mazzo della conversazione.
“Cara, ti ricordo che sei fidanzata!” la rimproverò Lunch, ridacchiando.
“Lo so, lo so... Ma ammettilo che era carino!”
Lunch sorrise.
“Ma i nostri ragazzi sono molto meglio!” aggiunse C-18, annuendo convinta.
Le tre ragazze scoppiarono a ridere, consapevoli che la bionda avesse ragione.
“E tu, Chichi?” proruppe Bulma, nel silenzio che si era venuto a creare.
Le tre ragazze fissavano la mora con sguardo curioso.
“I-io non ho un ragazzo” rispose Chichi con voce fioca.
“E Yamco? Mi sembrava che tra voi ci fosse qualcosa...” ammiccò C-18, perplessa.
“N-no, è solo un amico.”
Subito dopo, calò nella stanza un imbarazzante silenzio.
“Non lo sapete che Chichi è innamorata di suo fratello?!” esclamò Lunch con espressione divertita.
Le altre tre fissarono la ragazza dalla doppia personalità con sguardo serio.
Le facce sconvolte delle tre amiche, soprattutto quella di Chichi, lasciarono il posto ad una nuova imbarazzante ondata di silenzio.
“Ehi, stavo scherzando!” disse subito Lunch, muovendo freneticamente le mani.
Uno squillante e allegro “Aaaaaaaaaaaaah!” squarciò la tensione che si era venuta a creare, provocando una risata comune.
E mentre Bulma, Lunch e C-18 ridevano sull’accaduto, Chichi se ne stava rannicchiata in un angolo del letto, triste e confusa. E se Lunch non stesse realmente scherzando? E se fosse così evidente la cotta che aveva per suo fratello?
Venne l’ora di andare a dormire e tutte le ragazze si misero al letto perché l’indomani sarebbero partite all’alba per tornare a casa.
Chichi era l’unica che non riusciva a dormire. Si girava e rigirava nel letto, senza risultati.
Troppi pensieri le affollavano la mente, troppi sentimenti contrastanti le riempivano il cuore.
Si alzò, uscì dalla stanza e percorse il corridoio, diretta verso il bagno. Forse una rinfrescata l’avrebbe aiutata a riposare.
Poiché era al buio, camminava facendosi strada con le mani per non urtare contro i mobili.
Ma ad un tratto, inciampò in qualcosa di morbido e si ritrovò tra le braccia di qualcuno che probabilmente le andava incontro senza che lei se ne fosse accorta. Non riusciva a vederlo, ma riconobbe subito chi fosse nel momento in cui avvertì quel profumo che amava tanto.
“G-Goku?” chiese cercando di scorgere nel buio i lineamenti del volto del fratello.
“Chichi?” fece lui, fingendo di essere incerto. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
“Si” rispose la ragazza, rilassandosi.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre cominciavano ad abituarsi al buio e quindi a intravedersi a malapena.
“Mi sei mancata in questi giorni” esordì lui, roteando gli occhi.
Chichi abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore.
“A-anche tu”
Con un movimento repentino, Goku la avvicinò a sé e la abbracciò forte.
Com’era cambiato il loro rapporto da quando avevano iniziato la scuola... Se prima si basava sull’affetto e l’aiuto reciproco, sulle coccole e gli abbracci, ora era fatto di sguardi imbarazzati, baci rubati e sensi di colpa.
“Dove andavi?” chiese Goku, scostandola lievemente da sé.
“Non riuscivo a dormire, quindi ho pensato di fare una passeggiata. Tu?”
Goku sospirò.
“La stessa cosa” rispose scrollando le spalle.
Di nuovo silenzio.
“Potremmo farla insieme, la passeggiata.” propose Chichi, arrossendo lievemente e ringraziando il cielo che fossero al buio. Goku non si sarebbe accorto di niente.
E così raggiunsero la fine del corridoio e cominciarono a camminare a zonzo per l’albergo. Era bello ritrovarsi dopo una settimana e raccontarsi cosa avessero fatto durante tutto quel tempo.

“Urca non vedo l’ora di tornare a casa. Qui cucinano malissimo!” affermò Goku nel bel mezzo della conversazione. Avevano percorso l’intero edificio, nel silenzio della notte, ed ora erano di ritorno nelle loro stanze. Era passata circa mezz’ora.
“Per una volta hai ragione, Goku!” rispose lei, sorridendo.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia.
“Io ho sempre ragione!” esclamò con aria di chi la sa lunga.
“Oh certo certo... Come quella volta in cui avevi detto che la prof non ti avrebbe corretto il tema e invece hai preso un’insufficienza... O quella volta in cui credevi di poter battere il tuo maestro di arti marziali e poi ti sei ritrovato in un letto d’ospedale con una gamba rotta... O quella in cui credevi che Crilin sarebbe rimasto con Marion, invece alla fine ha scelto C-18!”
Goku mugugnò qualcosa di incomprensibile e Chichi sorrise.
“Su una cosa ho ragione, però...” aggiunse lui, lo sguardo vagamente divertito.
Chichi lo fissò perplessa.
“Stai per diventare tutta rossa!” le sussurrò all’orecchio, prima di rubarle un delicato e tenero bacio a fior di labbra.
Come previsto, Chichi arrossì subito.
“Non ho forse ragione?” ammiccò il ragazzo, sorridente.
Chichi abbassò lo sguardo, imbarazzata. Oh se aveva ragione!
Si sfiorò la bocca con una dito e rabbrividì desiderando di risentire nuovamente le labbra di Goku sulle proprie. Fece un passo avanti e posò una mano sul petto di Goku, mentre con l’altra lo avvicinava a sé spingendolo per la nuca. Piegò di poco la testa e premette le proprie labbra su quelle del fratello, con un’aggressività e un ardore che nemmeno sapeva di possedere.
Quel bacio aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri e Goku se ne accorse subito. Era un bacio estremamente dolce, ma molto più caldo e passionale.
“Urrrca Chichina, ci sai proprio fare!” esclamò il ragazzo quando si staccarono per riprendere fiato. Chichi gli tirò un pugno in testa con aria soddisfatta. Subito dopo, Goku la strinse forte a sé e la baciò di rimando, con la stessa foga che aveva impresso Chichi nel bacio precedente.
Da asciutto e privo di qualunque malizia, il bacio si fece sempre più passionale finché anche le loro lingue si incontrarono dando vita a una danza fatta di emozioni e sensazioni del tutto nuove.
Afferrandola per i fianchi, Goku spinse la ragazza verso il muro e cominciò a baciarla con intensità sempre maggiore. Chichi gli accarezzava il viso e i capelli, completamente frastornata e ipnotizzata dall’atmosfera che si era venuta a creare. Goku non era più il bambino infantile e ingenuo di sempre, cominciava a mostrare la parte più matura di sé; lei aveva messo da parte la severità e la smania di perfezione per far posto al desiderio di amare e farsi amare.
Continuando a baciarsi, percorsero l’intero corridoio e raggiunsero la stanza di Chichi.
“C-che fai Goku?!” lo rimproverò lei, tra un bacio e l’altro “In camera mia?!”
Goku annuì con la testa, piegò il busto da una parte e la prese in braccio senza preavviso, aprendo la porta della stanza e trasportando Chichi sul letto. La ragazza si accorse subito che Bulma non c’era e pensò che forse lei e Vegeta avevano avuto la loro stessa idea. Lunch e C-18, invece, erano lì che dormivano beatamente e i due ragazzi cercarono di fare meno rumore possibile per non svegliarle. Chissà cosa sarebbe successo se li avessero visti...
Chichi e Goku erano stesi sul letto, lui sopra e lei sotto.
La ragazza gli gettò le braccia al collo, avvicinandolo a sé e incatenando i loro sguardi, un po’ imbarazzati e un po’ innamorati. Goku le passò un braccio intorno alla vita, aumentando la stretta, mentre insinuò l’altra mano sotto la camicia da notte di lei.
“Urrca sei bellissima...” le disse scrutandola per intero e accarezzandole un fianco.
Chichi sorrise. I capelli sciolti le ricadevano sulle spalle, la camicia da notte la copriva fino a metà cosce lasciando in bella vista le gambe lunghe e snelle.
Goku la baciò nuovamente, con ardore sempre crescente. Chichi imitò i movimenti del ragazzo, infilando le mani sotto la maglia e prendendo ad accarezzarne timidamente i pettorali scolpiti da anni di rigidi allenamenti. Rabbrividirono entrambi a quel contatto, mentre cominciavano a sentire strane fitte al basso ventre. Non era mai successo a nessuno dei due.
“Chichi, dillo” le disse Goku, staccandosi dalle sue labbra e cominciando a baciarle il collo. La ragazza piegò di poco la testa, assecondando i movimenti di lui. La pelle della mora bruciava sotto il tocco passionale ma delicato di Goku.
“D-dire cosa?” chiese lei, con la mente da tutt’altra parte.
“Che mi ami” rispose lui, quasi con naturalezza. Continuò la sua scia di baci lungo il collo, arrivando sulla spalla e sull’incavo del seno che la camicia da notte lasciava in parte scoperto.
Ma Chichi era in un altro mondo. Nulla contava più, se non Goku e le emozioni che le stava regalando in quei momenti.
“Eh?” fece confusa.
“Dimmi che mi ami” ribatté lui, sempre con tono tranquillo. Subito dopo, la baciò inaspettatamente sulle labbra e lei, dapprima disorientata, ricambiò il bacio con le mani tra i capelli di lui.
Dimmi che mi ami... continuava a ripetersi Chichi, senza comprenderne bene il senso.
Goku aveva cominciato a sbottonarle la camicetta.
Dimmi che mi ami...
Il suo sguardo era come una calamita, una medicina per le sue preoccupazioni
Dimmi che mi ami...
Che mi ami...
Mi ami...
“Aspetta!” sussurrò un po’ più forte, pressando le mani sul petto di Goku e allontanandolo da sé. Goku si grattò la testa, perplesso.
“N-non stavo andando bene?” le chiese, rosso in volto. Se si stava comportando in maniera così matura, era solo per lei. Perché la amava.
“G-Goku, io... io non posso dirti una cosa simile... Dirti che ti amo... è sbagliato... perché noi siamo fratelli... e... e... non va bene così...” farfugliò con gli occhi lucidi.
Goku le accarezzò il viso accaldato.
“Io però ti amo. E non ho paura di dirlo.” le rispose semplicemente.
Chichi sentì un tuffo al cuore, mentre calde lacrime cominciavano a rigarle le guance.
“No, no, no...” cominciò a singhiozzare “Non è così che deve andare... noi non possiamo... stiamo sbagliando tutto...”
Goku la strinse forte a sé, sentendola sussultare contro il proprio petto.
“Shh, non piangere” disse accarezzandole i morbidi capelli corvini.
Ma le lacrime correvano inesorabili sul candido viso della ragazza. Non riusciva proprio a capacitarsi di come lui e suo fratello fossero arrivati a quel punto.
“Ma non è corretto... tu sei mio fratello... sangue del mio sangue... non possiamo fare tutto questo e fingere che vada bene”
Goku le alzò il mento e la fissò dritto negli occhi.
“Chichi, tu mi ami?” le chiese semplicemente.
“Oh, non sai quanto” rispose lei, trattenendo a stento i singhiozzi e sorridendo.
“Questo è ciò che conta davvero. Cosa ce ne importa di quello che pensano gli altri?”
Gli occhi di Goku brillavano. Sembrava davvero convinto di ciò che diceva.
Chichi si sentì un po’ meglio, più sicura e meno preoccupata. Era sempre così quando Goku le dava il suo appoggio. Si scambiarono un tenero bacio.
Ma nello stesso momento sentirono dei passi avvicinarsi, subito dopo la porta della stanza si aprì e due ragazzi vi entrarono nello stesso modo in cui erano entrati Goku e Chichi.
Era evidente che anche loro si stavano baciando.
“Attento, non fare rumore!” era la voce della ragazza.
“Oh, al diavolo! Non me ne importa niente se si svegliano o meno!” rispose il ragazzo.
Ma non appena si accorsero di un’altra coppia nella stanza...
“Aaaaaaaaaaaaaaaaah” urlò Bulma, quando accese la luce.
“Kaaroth, che ci fai su tua sorella in quelle condizioni?!” esclamò Vegeta, inorridito.











Uhaaa, che faticaccia! Ho impegato tre giorni per scrivere questo capitolo, poichè ho avuto molti impegni... Ecco spiegato il motivo del mio ritardo! Spero che il capitolo compensi XD lasciatemi una recensione, come sempre, eh? ^.^ Grazie a tutti
A presto

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Capitolo 13
*** Right or wrong? ***


Right or wrong?

Nell’esatto momento in cui i due fratelli capirono di essere stati colti in flagrante, Goku saltò giù dal letto completamente rosso in viso e Chichi si riabbottonò rapidamente la camicia da notte, nascondendosi subito sotto le coperte e cercando di riprendersi dallo shock appena subito.
“Che diamine stavate facendo?!” ringhiò Vegeta, accennando un sorriso sadico e malizioso.
“Io... io non credo ai miei occhi... voi... voi stavate...” sussurrò Bulma, aggrappandosi con le braccia alla spalla del fidanzato.
Chichi tirò fuori la testa da sotto le coperte e Goku cominciò muovere freneticamente le mani.
“NON E’ COME PENSATE!” esclamarono contemporaneamente in riferimento alle parole di Bulma.
Vegeta ridacchiò. “Va bene, allora spiegatemi cosa ci facevi tu mezza nuda...” disse indicando un’imbarazzatissima e irrigidita Chichi “...E tu in quello stato pietoso!” continuò riferendosi questa volta a Goku.
“Perché? Cos’ho che non va?” chiese ingenuamente lui, squadrandosi dalla testa ai piedi. La sua attenzione si posò sul cavallo dei pantaloni del pigiama e arrossì non appena capì il senso delle parole di Vegeta. Si voltò immediatamente e corse verso il bagno urlando un “TORNO SUBITOOOO!”
Nel frattempo, si erano svegliate anche Lunch e C-18, completamente ignare della situazione.
“Ma che succede?” chiese la prima, stropicciandosi gli occhi.
“Perché tutti qui?” aggiunse la bionda “E cose sono quelle facce?!”
Nella stanza calò un imbarazzante silenzio. Vegeta e Bulma non sapevano se ridere o piangere, Chichi continuava a nascondersi e poi emergere subito dopo da sotto le coperte, C-18 e Lunch facevamo sempre più domande su cosa fosse successo e intanto Goku era tornato dal bagno, perfettamente tirato a lucido.
“Ragazze, vi chiedo di uscire dalla stanza per favore” fu Bulma a rompere il ghiaccio “Vi spiego tutto dopo”. C-18 e Lunch seguirono gli ordini di Bulma e sgattaiolarono via nel modo più silenzioso possibile, così nella stanza rimasero solo Bulma e Vegeta con i due fratelli.
“Vogliamo una spiegazione” disse Bulma, non appena fu sicura che nessuno avrebbe udito quella conversazione al di fuori dei presenti nella stanza.
Chichi scese del letto e si posizionò vicino al fratello.
I due si guardarono l’un l’altro, rossi in volto e con gli occhi lucidi.
“Noi ci amiamo” rispose semplicemente Goku, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“GOKU!” urlò la sorella, schiacciandogli un piede “FAI PARLARE ME!”
“Voi... vi... amate? E’ uno scherzo, spero!” esclamò Bulma, visibilmente sconvolta.
“Dannazione, siete fratelli!” aggiunse Vegeta serrando i pugni lungo i fianchi “Non potete amarvi... stare insieme... e poi... ehm... fare quello che stavate facendo prima, dimenticando il legame di parentela che vi lega!”
Chichi si sedette nuovamente sul letto, abbassando lo sguardo e cominciando a versare alcune silenziose lacrime che piano piano si trasformarono in un vero e proprio pianto liberatorio. I singhiozzi della ragazza rimbombavano nella stanza, rendendo l’atmosfera ancora più drammatica e imbarazzante. Goku le si sedette vicino e l’abbracciò cercando di consolarla, ma a nulla servirono i due sforzi: Chichi continuava a piangere con il cuore spezzato e l’orgoglio andato in frantumi.
Bulma, a quella triste scena, raggiunse l’amica e l’abbracciò forte. Vegeta, invece, fece segno a Goku di uscire con lui dalla stanza e così i due ragazzi si dileguarono lasciando da sole Chichi e Bulma.

“Da quanto va avanti questa storia?” chiese l’azzurra, sollevando il volto dell’amica per costringerla a guardarla negli occhi. Il suo sguardo era triste e spento.
“Q-qualche m-mese” rispose la mora con la voce rotta dai singhiozzi “I-io non v-volevo che s-succedesse... però... però è s-successo... s-sono stata una s-stupida...”
Bulma la strinse di nuovo forte a sé, accarezzandole i capelli corvini. Chichi ricominciò a piangere ancora più forte di prima, coprendo il viso con le mani per la vergogna delle azioni che lui e suo fratello avevano commesso.
“Shhh, non piangere” sussurrò Bulma accarezzando il viso di Chichi “Non sei stata affatto stupida! Capita a tutti di commettere degli errori. Vedrai, andrà tutto bene...”
Chichi scosse la testa, con fare rassegnato. “No, ormai il danno è fatto... Avrei dovuto pensarci prima... Goku è mio fratello... e anche se lo amo, dobbiamo stare lontani... perché...”
Bulma sussultò a quelle parole, scostando da sé l’amica, e puntò i propri occhi in quelli della mora.
“Hai detto... che lo ami? Chichi, parli sul serio?”
La ragazza si asciugò le lacrime con il palmo della mano e sospirò.
“Si, ormai non ne vale più la pena negarlo. Io amo Goku! Forse l’ho sempre amato e non me ne sono mai accorta...”
Bulma strabuzzò gli occhi, incredula. Prese l’amica per le spalle e la fissò con determinazione.
“Tu sei davvero sicura di quello che mi stai dicendo? Forse è solo un’infatuazione, può succedere... oppure, semplicemente, vuoi così bene a tuo fratello da credere di amarlo!”
Chichi sorrise. Un sorriso amaro e carico di sofferenza.
“No, Bulma. Io lo amo davvero, non è semplice affetto fraterno! Quando sono vicino a lui, quando mi guarda e mi parla, quando mi bacia.... io sento che...”
“Aspetta aspetta aspetta!” la interruppe Bulma, perplessa “Vi baciate?!”
Chichi sorrise, mentre una nuova lacrima le rigò la guancia.
“Cosa credi che stessimo facendo prima... quando tu e Vegeta siete entrati?”
Bulma si diede una manata in faccia e ridacchiò, segno che la forte tensione e l’imbarazzo di poco prima si stavano lentamente alleviando.
“Questo non cambia le cose, Chichi!” continuò la futura scienziata, ricomponendosi “Mi dispiace tanto, ma il mio consiglio è quello di dimenticare tutto... tu e Goku siete fratelli, e come tale dovete comportarvi!”
Chichi sospirò, ormai esasperata. “Questa non mi è nuova...”

Intanto, nel corridoio...
“Non credevo che un tipo infantile e ingenuo come te potesse arrivare a tanto!” lo schernì Vegeta, dandogli una pacca sulla schiena.
“E dai, Vegeta... non complicare le cose... guarda che sto soffrendo!” esclamò Goku, mettendo il broncio “Non è facile per me tutto questo...”
L’altro scoppiò a ridere, incrociando le braccia.
“Ma tutto questo cosa?! Di che diamine stai parlando, Kaaroth?!” lo rimproverò, facendosi improvvisamente serio “Chichi è tua sorella, non deve esserci assolutamente niente tra di voi se non semplice affetto fraterno!”
Goku sospirò, affondando le dite tra i capelli disordinati.
“E invece non è così... Io e Chichina ci amiamo!”
Vegeta scosse la testa, spostando lo sguardo sul soffitto.
“Sei così ingenuo, Goku...” disse calcando sull’ultima parola “Non capisci che è solo una semplice infatuazione?! Tu non la ami, punto.”
Goku abbassò lo sguardo. “Si che la amo!”
“NO!” ringhiò Vegeta, visibilmente infastidito “Siete fratelli, non potete amarvi come ci amiamo io e Bulma!” divenne leggermente rosso “Io vostro è semplice affetto fraterno!”
Goku sbuffò, tirando su col naso per trattenere le lacrime. In vita sua, non aveva mai pianto se non per qualche cosciotto di pollo che gli era stato vietato.
Siete fratelli... affetto fraterno... non potete stare insieme... così, colà...” ripetè tutte quelle frasi che gli sembravano insensate “Ne ho abbastanza! Non capisco perché due fratelli non possano amarsi e stare insieme come una coppia qualunque! E’ un’ingiustizia bella e buona!”
Vegeta fece spallucce.
“Sai che ti dico? Sbrigatela da solo, allora! Se credi di amarla, fa’ pure quello che ritieni più giusto. Io non sono nessuno per dirti cosa fare e cosa non fare. E’ una questione tra te e lei”

Vegeta e Goku rientrarono nella stanza, trovando Chichi ancora abbracciata Bulma. Per fortuna aveva smesso di piangere, ma per Goku fu un colpo vederla così triste e indifesa.
“Tornate a dormire, voi” disse l’azzurra ai due ragazzi “Qui ci penso io”
Goku annuì e uscì a malincuore dalla stanza. Vegeta rimase a fissare la scena ancora per qualche secondo, poi sbottò all’improvviso.
“E noi? Ti sei forse dimenticata cosa stavamo facendo prima?!” chiese in modo malizioso.
Bulma gli rivolse un’occhiata assassina. “Sei insensibile, Vegeta! Sparisci da questa stanza, ne riparliamo domani”
Vegeta sbuffò e fece come le aveva detto la sua fidanzata.
Una volta che furono rimaste sole, le due ragazze si staccarono l’una dall’altra.
“Allora, cosa farai?” chiese l’azzurra, dolcemente.
“Non lo so, Bulma... sono così confusa... io credo che mi prenderò del tempo per rifletterci meglio...” rispose Chichi, abbassando lo sguardo.
“Ok, ora dormiamo... Altrimenti chi lo sente il prof  Muten domani mattina...!”
Chichi rise sommessamente e Bulma sorrise compiaciuta.
Si misero a letto e, mentre l’azzurra si addormentò subito, la mora ebbe il tempo di pensare all’accaduto e a quali fossero i suoi reali sentimenti. Era troppo confusa per riuscire a dormire...
Chissà cosa pensava Goku... Chissà se era d’accordo con Bulma e Vegeta, oppure rimaneva dell’idea che tra di loro non ci fosse semplice affetto fraterno...
Ora, tornati a casa dopo quel lungo viaggio d’istruzione, cosa sarebbe successo? Avrebbero continuato a vedersi di nascosto, oppure sarebbero tornati ad essere normali fratelli?
Chichi rimase molto turbata a quel pensiero: nel primo caso, avrebbe sentito sempre i sensi di colpa e non avrebbe potuto vivere le proprie giornate in santa pace; nel secondo caso, forse, avrebbe sofferto ancora di più perché lei credeva fermamente di amare suo fratello Goku. Alle orecchie e agli occhi degli altri, poteva sembrare una cosa assurda e difficile da credere. Ma lei sapeva bene quali erano i suoi sentimenti e quelli di Goku. Loro non erano semplici fratelli, loro si amavano davvero!
Qual era quindi la cosa giusta da fare?

Il giorno dopo, tutti gli allievi coinvolti nel viaggio d’istruzione ripartirono per tornare a Satan City e riprendere le proprie vite di sempre. Solo due ragazzi non avrebbe voluto ritornare alla routine di tutti i giorni perché avevano paura dei nuovi problemi da affrontare, paura di non trovare la soluzione e complicare maggiormente le cose: Goku e Chichi.
La ragazza fissava con sguardo assente la strada che scorreva veloce attraverso il finestrino del pullman. E la sua mente vagava ai momenti passati con suo fratello negli ultimi mesi, a quante volte era stata male e a quante invece si era sentita letteralmente in paradiso, a quei baci rubati, a quelle carezze tanto desiderate, alla paura di essere scoperti, al timore di venir separati.
“Tutto bene, Chichi?” le chiese Bulma, sorridendo.
Chichi annuì debolmente, distogliendo lo sguardo dal finestrino e appoggiando la schiena al sedile. Chiuse gli occhi e sospirò. Non aveva ancora preso una decisione, era indecisa se continuare a scappare oppure fermarsi e affrontare la situazione con l’aiuto delle persone che le volevano bene.
Le venne in mente suo padre, al quale aveva sempre detto tutto.
Come avrebbe reagito scoprendo una cosa del genere?

Dall’altra parte del pullman, Goku ascoltava distrattamente i discorsi di Crilin, Yamco e Tensing.
“Ehi Goku, ma ci stai ascoltando?!” chiese ad un tratto Crilin.
“Mh?” rispose Goku, senza dare peso alle parole dell’amico.
Come poteva stare attento alle conversazioni dei compagni quando la sua mente era da tutt’altra parte? Nella sua mente riaffiorarono i ricordi che aveva di se stesso e Chichi insieme, sentiva ancora il suo profumo addosso e il sapore delle sue labbra sulle proprie. Lui amava sua sorella, non c’era cosa di cui fosse più convinto! Il loro era un amore puro, ma nessuno voleva capirlo. Non appena avesse avuto un po’ di tempo, si ripromise che ne avrebbe parlato con Chichi e insieme avrebbero trovato la soluzione al problema.
E magari perché no, anche con l’aiuto di qualcuno! Pensò che forse Juma avrebbe compreso la situazione e li avrebbe aiutati. Forse c’era ancora speranza per loro...












Eccomi qui con il nuovo capitolo! Piaciuto? Lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate ^.^ E ovviamente ringrazio qui segue la storia e chi costantemente recensisce, non immaginate quanto questo sia gratificante per me e per gli autori in generale. Grazie ancora
A presto

PS. Forza Italiaaaa

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Capitolo 14
*** Finally, the truth ***


Finally the truth Finally, the truth

“Allora, com’è andato il viaggio? Vi siete divertiti?”
Era notte fonda, Goku e Chichi era appena rientrati a casa e Juma, con la sua curiosità, non aveva nemmeno dato loro il tempo di poggiare per terra le valigie.
Chichi guardò Goku come per chiedere un appoggio, il suo sguardo era ancora triste e spento. A Goku si stringeva il cuore nel vederla così, ma dopo un attimo di smarrimento si grattò la testa e sorrise con la sua solita espressione ingenua.
“Ehm... tutto bene... è stato molto divertente, vero Chichina?” disse rivolgendo un’occhiata alla sorella, che annuì subito dopo sforzandosi di essere convincente.
Ma Juma si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava nella figlia.
“Tesoro, ti senti bene?” le chiese con aria preoccupata, accarezzandole il viso.
“Sì, sono solo un po’ stanca. Vado a letto. Buonanotte papà...” disse la ragazza sbadigliando, poi si voltò verso il fratello che la fissava confuso “...Notte anche a te, Goku...”
Goku sorrise. “Buonanotte, a domani.”

La mattina dopo, Goku si svegliò prima del previsto e così scese a fare colazione. Suo padre era, come sempre, già a tavola.
“Buongiorno papà.” disse sedendosi e sfregandosi le mani di fronte a tutto quel bendiddio.
“Giorno, figliolo. Dormito bene?” chiese l’omone, sempre sorridente.
“Ehm... più o meno... ho pensato molto questa notte...” disse grattandosi la testa con fare imbarazzato, poi cominciò a mangiare.
“A cosa?”
Goku sospirò, abbassando lo sguardo. Urca, o la va o la spacca!
“A una ragazza.”
Juma si bloccò improvvisamente con la tazza del latte a mezz’aria, poi sul suo volto si dipinse un sorriso soddisfatto e al tempo stesso malizioso. Non riusciva a credere che finalmente suo figlio fosse cresciuto e si stesse interessando a nuove cose che non fossero il cibo e il combattimento!
“E dimmi, è carina?” ammiccò dando una gomitata a Goku.
Il ragazzo arrossì lievemente.
“Oh, molto più che carina... Lei è bellissima”
Juma sorrise divertito.
“Descrivimela”
“Mora, occhi grandi e scuri, sorriso magnifico... Rigida e pignola, a volte anche rompiscatole... però è dolce e intelligente... Mi piace, e anche tanto” rispose Goku, diventando rosso dalla vergogna.
Juma annuiva entusiasta.
“E siete già usciti insieme?”
Goku inarcò le sopracciglia e boccheggiò per qualche secondo.
“Più o meno” rispose, sospirando.
“E l’hai già baciata?”
“Ehm... la prima volta mi ha baciato lei, poi ci ho provato anche io... eh eh!” spiegò Goku, ridacchiando e grattandosi la nuca.
“E allora perché non vi mettete insieme?” chiese Juma, sempre più curioso.
Goku per poco non si strozzò con i biscotti che stava mangiando.
“Noi non possiamo...”
Juma corrugò la fronte, indignato. Mise i gomiti sul tavolo e si sporse verso il figlio.
“E come mai?! Chi è questa ragazza?!” esclamò con gli occhi spalancati dallo stupore.
Goku inghiottì a vuoto, faticando a sostenere lo sguardo indagatore del padre.
“Papà, la verità è che mi sono innamorato di mia...”
“BUONGIORNO A TUTTI!” era la voce squillante di Chichi, che scendeva a far colazione.
Si sedette a tavola rivolgendo un’occhiata omicida al fratello, il quale capì immediatamente che la ragazza aveva fatto apposta a intromettersi nella conversazione tra lui e Juma, in modo che non venisse svelato il loro segreto.
“Ti senti meglio ora, Chichi?” le chiese Juma, apprensivo.
“Si, molto meglio” rispose lei cominciando a sgranocchiare una fetta biscottata. Eppure l’uomo non si fidava delle parole della figlia, aveva l’impressione che fosse triste e che le fosse successo qualcosa. In realtà Goku era nella stessa situazione, con la sola differenza che riusciva a camuffare meglio il proprio sguardo e le proprie emozioni. Era un dato di fatto che Chichi fosse molto più sensibile e fragile del fratello.

Per tutto il tragitto fino a scuola, i due fratelli non si rivolsero la parola, ma entrambi morivano dalla voglia di dirsi anche la cosa più stupida ed era per questo che si rivolgevano occhiate furtive e poi spostavano lo sguardo non appena si scoprivano a vicenda.
Quando entrarono in classe, Bulma si precipitò sui due ragazzi e li abbracciò affettuosamente, sotto lo sguardo apparentemente annoiato di Vegeta. Ma in realtà anche lui era curioso di scoprire se ci fossero novità.
“Come state?” chiese l’azzurra ai due, fissando attentamente prima l’uno e poi l’altro.
Goku e Chichi si guardarono negli occhi e sospirarono per l’ennesima volta. Goku riuscì a scorgere tristezza e sensi di colpa negli occhi di Chichi, mentre la ragazza notò che in quelli del fratello c’era solamente tanta nostalgia e desiderio di confessare tutto a tutti. Entrambi provavano gli stessi sentimenti, ma vivevano la situazione in maniera diversa.
“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace...” la giovane Brief avrebbe continuato all’infinito se non fosse stata interrotta da Chichi.
“Bulma, non devi sentirti in colpa o stare male per noi... Questa faccenda è tra me e Goku, la risolveremo noi due insieme. Vero Goku?”
Era la prima frase che la ragazza rivolgeva al fratello da quella mattina.
Il ragazzo abbozzò un sorriso e annuì determinato.

Quelle cinque ore di scuola furono estenuanti per Goku e Chichi, poi finalmente venne l’ora di pranzo e i due tornarono a casa. Ma, anche qui, la giornata passò lentamente.
Verso sera, Chichi aveva finito di fare i compiti e così scese al piano di sotto, dove suo padre stava facendo le pulizie.
“Vuoi che ti aiuti?” gli chiese dolcemente.
“O si grazie, Chichi. Potresti pulire tu il lampadario? Sai, la mia schiena...”
Chichi annuì e fece come le aveva chiesto il padre. Mentre puliva, la sua mente tornò agli avvenimenti degli ultimi mesi e in particolare alla sera prima, a ciò che era successo in albergo.
Si bloccò improvvisamente e abbassò lo sguardo, facendosi triste.
“Papà” lo richiamò con voce tremante.
“Si?” rispose subito lui, dal basso della scala che manteneva la ragazza.
“L’amore tra parenti è così sbagliato?”
Calò il silenzio. Chichi ritornò a pulire come se niente fosse, immaginando l’espressione stralunata sul viso del padre.
“Intendi l’amore... l’amore quello vero?” chiese poi Juma, a bassa voce.
Chichi si voltò verso di lui e annuì. Il padre potè scorgere una vena di malinconia in quegli occhi grandi e scuri.
Grandi e scuri...
Quelle parole cominciarono a rimbombargli nella mente. Erano le stesse che aveva utilizzato Goku per descrivere gli occhi della ragazza di cui era innamorato. Juma sgranò gli occhi nell’attimo in cui gli balenò in mente uno strano pensiero, impossibile.
“Si, l’amore vero. Possono avere una relazione due persone con un legame di parentela? Non so... cugini oppure... fratelli...” disse la ragazza calcando sull’ultima parola.
Juma rimase interdetto di fronte a quella domanda.
L’amore tra fratelli...
Quello strano presentimento gli stava letteralmente divorando l’anima.
“Perché me lo chiedi, tesoro?” ribadì con voce incerta.
“Curiosità...” si limitò a rispondere Chichi, scrollando le spalle.
Dopodiché, la stanza venne di nuovo inondata da un assordante silenzio.
Chichi continuava a pulire, Juma ad accarezzarsi la barba scura con fare nervoso.
“Esci ancora con quel ragazzo... Come si chiama? Yamco, ecco!”
Chichi inarcò le sopracciglia, sorpresa per quell’improvvisa curiosità del padre.
“No... siamo solo amici.”
La risposta che ottenne fu un flebile e prolungato “Ah” che portò, subito dopo, un’altra ondata di fastidioso silenzio.

Era notte fonda quando Goku sentì bussare alla propria porta e accolse una Chichi mezza assonnata e coperta solo da quella camicia da notte che la sera prima le aveva quasi tolto. Arrossì a quel pensiero e fece entrare la sorella nella propria stanza.
“Non riuscivo a dormire...” spiegò la ragazza, alzando le spalle.
Goku accennò un sorriso. “Quando pensi che dovremmo dirglielo?”
“Di cosa stai parlando?” fece finta di non capire.
“Urca Chichi, lo sai benissimo di cosa sto parlando!”
Chichi abbassò lo sguardo e sbuffò.
“Non lo so, Goku... ho paura.”
Il ragazzo afferrò la sorella per una mano e la avvicinò a sé, stringendola poi in un caldo abbraccio. Chichi, rimasta per una attimo perplessa, si lasciò andare tra le braccia di Goku e appoggiò delicatamente la testa sul petto del ragazzo, godendo del calore e del profumo che emanava e che tanto amava.
Quello sì, che era un ottimo rimedio contro la paura. Eppure Chichi non poteva che sentirsi ancora triste, confusa e colpevole.
“Dovremmo dirglielo prima o poi... forse lui potrà aiutarci... potrà dirci cosa fare...” tentò Goku, accarezzando i capelli della sorella.
“E se si arrabbiasse?” chiese lei, incerta.
“E’ nostro padre, capirà.”
Chichi si sentì un po’ più sollevata, ma i dubbi continuavano ad assillarla.
“E se non fosse d’accordo...?”
“Non lo so, Chichina... non lo so...”
La ragazza abbassò lo sguardo, delusa.
“Glielo diciamo domani mattina?”
“Si, proviamoci.” rispose lui, sospirando.
Stettero qualche altro minuto in silenzio, stretti l’uno all’altro.
Poi Chichi sciolse l’abbraccio e si diresse verso la porta della stanza. Ma prima che potesse uscire, Goku la bloccò e la fece voltare.
“Me lo concedi un ultimo bacio prima del verdetto finale?” chiese il ragazzo, con un sorriso sarcastico. I suoi occhi brillavano.
Chichi sorrise a sua volta, tornò dal fratello e gli mise le braccia intorno al collo. Poi, lentamente, si sollevò sulle punte dei piedi e sfiorò le labbra di Goku con le proprie in un bacio dolce e casto.
Nessuno dei due avrebbe voluto che quel momento finisse, ma era necessario separarsi e far finta che non fosse successo nulla fino alla mattina successiva.

Il giorno dopo, i due fratelli si svegliarono entrambi determinati a voler confessare tutto. Goku, da ottimista qual era, sentiva che sarebbe andato tutto bene e che finalmente avrebbe potuto stare con la sua Chichina anche in pubblico; Chichi, invece, era molto più preoccupata e timorosa che le cose avrebbero preso una piega più sbagliata di quanto era già la loro situazione.
Si svegliarono quasi nello stesso momento, incontrandosi poi in corridoio. Coincidenza?
“Pronta?” chiese lui.
“Prontissima” rispose lei, decisa.
Scesero al piano di sotto dove trovarono Juma, come sempre, seduto a tavola.
C’era qualcosa di strano nell’uomo: la tavola era apparecchiata ma lui non stava mangiando, limitandosi a fissare un punto indefinito con sguardo assente.
“Papà?” lo richiamò Goku sedendosi a tavola.
Juma alzò lo sguardo e fissò un po’ disorientato prima il figlio e poi la figlia.
Chichi ingoiò un grumo di saliva, con le lacrime che già minacciavano di bagnarle le guance.
“Papà, io e Goku dobbiamo parlarti.”
Juma annuì. “Lo so” rispose tranquillamente.
I due ragazzi spalancarono gli occhi e poi si guardarono l’un l’altro.
“C-come sarebbe che lo sai?” chiese la ragazza, con uno strano presentimento nel cuore.
“Ieri sera vi ho sentiti”
“COSA?!” esclamarono contemporaneamente i due ragazzi, completamente sconvolti.
“Ero venuto per chiedere una cosa a Goku... e vi ho sentiti... e ho visto che vi siete...”
“...baciati” concluse il ragazzo, abbassando lo sguardo.
Poi ci fu silenzio: Juma che fissava distrattamente la colazione sulla tavola, Goku che aspettava una risposta da parte del padre e Chichi che si tratteneva dallo scoppiare a piangere e farsi prendere dalla più completa disperazione.
La ragazza non sapeva quanto tempo avessero passato in silenzio, ma decise di voler rompere il ghiaccio.
“Ehm... cosa ne pensi, papà?” chiese, tirando su col naso per trattenere le lacrime.
Juma alzò lo sguardo verso la figlia.
Occhi grandi e scuri...
Come aveva potuto essere così ceco per tutto quel tempo? Era evidente che Goku e Chichi erano pazzi l’uno dell’altro, ma lui non si era mai accorto di niente. O forse si era solo auto-convinto che tra di loro ci fosse semplice amore fraterno. I conti tornavano: Goku gli aveva detto di essersi innamorato di una ragazza con la quale non poteva fidanzarsi, Chichi gli aveva chiesto se fosse possibile l’amore tra fratelli, poi quella conversazione che aveva origliato la sera precedente.
“Anche io devo dirvi una cosa” disse Juma, sospirando.
“Si papà, ti ascoltiamo” rispose Goku, serio.
Juma si alzò in piedi e raggiunse la finestra, puntando lo sguardo sul panorama della città che si stava svegliando. Incrociò le braccia al petto e sospirò ancora.
“Sono passati ormai 17 anni...” iniziò, con le labbra increspate in un sorriso amaro “Io... io non so se dirvelo oppure no...”
Chichi e Goku fissavano perplessi il padre, poi si rivolsero un’occhiata complice.
“Continua” disse Chichi, mentre le lacrime cominciavano a rigarle le guance. Non sapeva bene il perché, ma quel brutto presentimento cresceva sempre di più.
Juma si voltò verso i due ragazzi.
“Tu, Goku, sei maggiorenne e Chichi lo sarà tra poco, quindi credo sia arrivato davvero il momento di dirvelo. Ve l’ho tenuto nascosto solo per proteggervi, anzi soprattutto per te Goku” disse rivolgendosi al ragazzo.
Quest’ultimo ingoiò a vuoto, curioso e allo stesso tempo disorientato.
“Avanti papà, parla.” lo incitò Chichi.
Juma annuì, poi si avvicinò al tavolo e fissò negli occhi prima Goku e subito dopo Chichi.
“Voi...” disse, schiarendosi la voce.
Poi di nuovo silenzio.
“Papà?” lo richiamò Goku, insistente.
Juma abbassò lo sguardo, poi fissò la ragazza.
“Chichi, Goku non è tuo fratello”












Perdonate il ritardo madornale, non ho potuto aggiornare nessuna storia in questi giorni a causa di alcuni problemi con Internet che finalmente ho risolto ^.^
Spero che il capitolo compensi il ritardo, finalmente Goku e Chichi hanno scoperto la verità... XD ringrazio chi continua a seguire e recensire la storia <3
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo
A presto

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Capitolo 15
*** Not an impossible love ***


Not an impossible love
 
Chichi, Goku non è tuo fratello.
Goku non è tuo fratello.
Non è tuo fratello.
Quelle parole rimbombarono nella mente della ragazza che, confusa e stralunata, fissava lo sguardo afflitto del padre il quale aspettava una risposta da parte dei due ragazzi.
Chichi continuava a ripetersi mentalmente quelle stesse parole, senza capirne il significato.
Goku non è tuo fratello.
Le sembravano parole messe a casaccio. Quella frase non aveva senso.
“Cosa?”
La voce di Goku, stranamente pacata e controllata, squarciò quell’assordante silenzio che si era venuto a creare da pochi minuti. Juma fece un respiro profondo e si portò le mani ai capelli.
“Voi due non siete fratelli, naturali intendo”
Chichi sembrò destarsi improvvisamente e riprendere il controllo di se stessa.
“Cosa stai dicendo?” chiese con voce tremante “Cosa significa?”
Juma corrugò la fronte. Chichi non era ingenua come Goku.
“Significa proprio quello che ho detto: Goku non è tuo fratello” scandì ogni singola parola senza distogliere lo sguardo dal volto perplesso della figlia.
“E COSA DIAVOLO SIGNIFICA?!” urlò Chichi scattando in piedi e sbattendo le mani sul tavolo.
Juma abbassò lo sguardo, mortificato. La notizia aveva sconvolto così tanto la sua bambina da farle perdere il lume della ragione!
Goku, rimasto in silenzio fino a poco prima, fissò Juma con determinazione per una manciata di secondi, poi sorrise lievemente. Ma quello non era il suo sorriso, era un sorriso falso e irreale.
“Dimmi che stai scherzando, papà
Quell’ultima parola gli suonò per la prima volta strana, strana da pronunciare e da usare per riferirsi all’omone che gli stava seduto davanti.
“Non è uno scherzo. Non mentirei mai su questioni così delicate, lo sai Goku.”
Dopo quella rivelazione, l’espressione di Goku non mutò affatto. Il ragazzo rimase impassibile, lo sguardo assente e gli occhi sbarrati.
“MI SPIEGATE DI COSA STATE PARLANDO?!” urlò ad un certo punto Chichi, fissando con insistenza prima Juma e poi Goku.
Goku si alzò dalla sedia e strinse forte la mano di Chichi.
“Esci dalla stanza, devo parlare con papà
E di nuovo quella parola gli fece uno strano effetto, per niente piacevole.
“Voglio ascoltare anche io” dichiarò Chichi, ignara della situazione.
“Te lo chiedo per favore. Ti spiegherò tutto dopo!”
Chichi notò che gli occhi del fratello avevano perso la loro lucentezza, nessuno sguardo fiducioso e nessun sorriso. Doveva essere una cosa seria.
Abbassò tristemente lo sguardo, poi si voltò e uscì dalla stanza, chiudendo la porta e lasciando Juma e Goku da soli.
 
L’omone boccheggiò per qualche secondo, poi lasciò che il suo cuore parlasse da solo.
“Goku, mi dispiace... mi dispiace tanto... io l’ho fatto solo per proteggerti... non volevo che vivessi sapendo che non avevi né una madre né un padre... volevo solo darti la possibilità di vivere una vita normale e spensierata come tutti i tuoi coetanei... Goku, io...”
Il ragazzo interruppe Juma allungando una mano verso di lui e poggiandola sul suo braccio, stringendolo forte come per infondergli fiducia e sicurezza.
“Dall’inizio” sussurrò sospirando “Parti dall’inizio, papà
Juma strinse forte la mano di Goku poggiata sul suo braccio e sorrise lievemente, mentre i suoi occhi cominciavano a inumidirsi. Si era ripromesso di non piangere nel momento in cui la verità sarebbe venuta fuori, ma era stato inevitabile trattenere le lacrime di fronte al comportamento assurdo della figlia e lo sguardo incoraggiante di Goku.
“18 anni fa, stavo passeggiando per il bosco con la piccola Chichi di due mesi in braccio... Ad un certo punto, sentii un pianto disperato simile a quello di un neonato e ne seguii la direzione fino al cuore del bosco. Lì trovai te, Goku, con tua madre in fin di vita. Mi disse che avevi solo un anno e mi chiese di prendermi cura di te. Poi morì, nella speranza che avresti avuto un futuro migliore.”
Goku, rimasto con il fiato sospeso fino a quel momento, abbandonò le braccia lungo i fianchi e si appoggiò allo schienale della sedia.
Papà...” sibilò abbassando lo sguardo.
Poi cominciò a piangere. Forse era la prima volta che piangeva davvero in vita sua.
Mai avrebbe pensato una cosa simile: Juma non era suo padre, era stato semplicemente adottato.
Quelle piccole lacrime silenziose sfociarono in un vero e proprio pianto liberatorio, ripensando a tutti i momenti passati con quella che credeva fosse la sua famiglia naturale.
“Ti prego, Goku, non fare così... io volevo solo proteggerti!” esclamò Juma con le lacrime agli occhi. Si alzò da tavola e andò ad abbracciare Goku, strofinandogli i capelli in modo affettuoso.
“Anche se non sei davvero mio figlio, io ti ho sempre considerato tale e non ho smesso mai, nemmeno per un attimo, di amarti come amo Chichi!”
Goku si strinse forte a Juma e pianse ancora più intensamente, alternando momenti di silenzio a momenti in cui singhiozzava come un bambino.
Passarono alcuni minuti così, abbracciati ed in lacrime.
“Goku...” lo richiamò ad un certo punto Juma, alzandogli la testa.
Papà” lo interruppe Goku, asciugandosi gli occhi gonfi “Non importa. Mi basta sapere che mi vuoi bene come se fossi tuo figlio. E te ne voglio anche io, te ne vorrò sempre!”
Anche Juma si strofinò gli occhi, sorridendo lievemente, e abbracciò il suo bambino.
“Purtroppo non ho nessuna informazione su tua madre, perdonami... Ricordo solo che era molto bella e che ti amava davvero. E’ andata via con il sorriso sulle labbra, perché sapeva che avresti avuto una felice con me e con Chichi”
Goku annuì e sorrise. “Va bene così, va bene così.”
“Ora dobbiamo dirlo a lei
Gli occhi di Goku si illuminarono improvvisamente.
Lui e Chichi non erano fratelli!
Nessun vero legame di parentela!
Niente che potesse ostacolare il loro amore!
Erano finalmente liberi!
“Ci parlo io con lei” dichiarò uscendo velocemente dalla stanza.
 
“Chichi?”
Non appena udì la voce di Goku proveniente dal corridoio, la mora aprì immediatamente la porta della sua stanza e fissò il ragazzo con aria perplessa. Sorrideva.
“Allora?” chiese impaziente.
Goku si grattò la testa con fare infantile. Non sapeva come dirglielo, ma voleva usare le parole giuste. “Beh, il fatto è che... beh, insomma... Juma mi ha adottato quindi non sono davvero tuo fratello! E questo significa che non dobbiamo più nasconderci noi due, possiamo dire a tutto il mondo che ci amiamo!”
Pronunciando l’ultima frase arrossì lievemente, aspettando una risposta da parte di Chichi.
La ragazza sgranò gli occhi, incredula.
Cominciava a capire, finalmente. Non riusciva a credere di essere stata tanto stupida.
“Non sei... mio fratello?” ripetè atona, ingoiando a vuoto.
Goku annuì, sospirando.
Chichi si voltò e fece alcuni passi, raggiungendo il letto e stendendosi.
Cominciò a fissare il soffitto, mentre le lacrime minacciavano di colare lungo il suo candido viso.
In pochi secondi, così come era successo per Goku, le riapparvero tutti i momenti più importanti della loro vita insieme: i compleanni, i primi giorni di scuola, i viaggi, ciò che era successo negli ultimi tempi tra di loro.
Cominciò inevitabilmente a piangere, nascondendo la testa sotto il cuscino. Non appena i suoi singhiozzi iniziarono a rimbombare tra le pareti della stanza, Goku raggiunse la ragazza e si stese accanto a lei, sul letto, abbracciandola forte su imitazione di Juma.
“Shhh non piangere...” sibilò accarezzando i capelli della mora.
Chichi si strinse forte alla maglia di Goku, bagnandola con le sue lacrime, e diede sfogo allo shock appena subito nel ricevere quella notizia impensabile.
“Abbiamo vissuto per così tanto tempo pensando di essere fratelli... come ha potuto nasconderci un segreto del genere, nostro padre?” sussurrò Chichi, attenuando le lacrime.
“L’ha fatto perché, in questo modo, io avrei vissuto una vita più serena!”
Chichi annuì debolmente, poi si ritrasse dall’abbraccio di Goku.
“Ed ora?” chiese, sorridendo lievemente.
Goku ricambiò il sorriso e, istintivamente, la baciò con dolcezza assaporando per la prima volta quel contatto senza la paura di essere in qualche modo scoperto e allontanato dalla ragazza.
Chichi arrossì subito dopo e lo abbracciò forte.
“Il nostro, alla fine, non è un amore impossibile” disse Goku, pimpante, dondolando la testa.
Poi insieme uscirono dalla stanza e raggiunsero Juma.
 
L’omone vide arrivare i suoi ragazzi, mano nella mano.
“Chichi, tesoro mio...” disse subito Juma raggiungendola “Perdonami”
Ma Chichi lo scostò dolcemente da sé e lo guardò negli occhi.
“Tranquillo papà, questa rivelazione ha solo migliorato le cose!”
Juma inarcò le sopracciglia, poi capì.
“So cosa state per chiedermi”
Goku ridacchiò, grattandosi la testa, e Chichi arrossì vistosamente.
“E la risposta è: seguite il vostro cuore” concluse Juma sorridente.
I due ragazzi si guardarono a vicenda, finalmente felici, e si abbracciarono sotto lo sguardo stralunato ma soddisfatto di Juma.
 
Il loro non era poi un amore così impossibile.









Eccomiii, questa volta in anticipo! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso per la lunghezza (cortezza?). Mi rifarò nei prossimi capitoli! Grazie come sempre a chi legge e recensisce <3 fatemi sapere cosa ne pensate di questa parte.
A presto

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Capitolo 16
*** Our small great secret ***


Our small great secret
 
Quella mattina Chichi si svegliò di buon umore e si fiondò immediatamente nella stanza di Goku che dormiva ancora con la testa sotto il cuscino.
Si stese delicatamente sul letto, accanto a lui, e lo osservò per qualche secondo.
Il petto si alzava e si abbassava ritmicamente, mentre la luce che filtrava dalla finestra creava giochi di luci e ombre sulla pelle e sui capelli del ragazzo. L’espressione sul suo viso appariva talmente beata e soddisfatta che Chichi ipotizzò stesse sognando le stesse cosce di pollo in grado di parlare e le stesse piogge di caramelle giganti del loro primo giorno di scuola.
Poggiò la testa sul cuscino e si avvicinò quel poco che bastava per respirare il profumo di Goku, poi cominciò ad accarezzargli lentamente una guancia. Lo vide sorridere lievemente quando lei, con un dito, sfiorò per sbaglio le sue labbra.
“Non sei credibile, Goku”
Il ragazzo aprì prima un occhio e poi l’altro, scoppiando in una fragorosa risata.
Chichi lo fissò accigliata. “Cos’hai da ridere?”
Goku scosse la testa. “Credevo che non mi avresti scoperto...” disse stropicciandosi gli occhi “Comunque, buongiorno Chichina!”
La ragazza sorrise e gli stampò un tenero bacio sulla guancia. “Buongiorno!”
Ma Goku la bloccò nel momento in cui lei stava per alzarsi dal letto e, con un abile movimento, la fece stendere sotto di lui. In pochi secondi catturò le labbra della ragazza e le regalò uno dei baci più appassionati e sconvolgenti della sua vita. Le loro labbra si cercavano e si modellavano, le mani si intrecciavano, i respiri si confondevano, i cuori battevano all’unisono.
“Ti amo” sussurrò Goku, lasciandole un bacino innocuo sull’orecchio e scendendo al piano di sotto per fare colazione.
Chichi restò a fissare il soffitto per qualche minuto, ancora stesa lì dove aveva dormito Goku.
Il cuore sembrava volerle uscire dal petto e le sue gote non ne volevano proprio sapere di tornare alla loro tonalità chiara. Inspirò a pieni polmoni, cercando di riprendere il controllo, e solo in quel momento si accorse che Goku non le aveva nemmeno dato il tempo di rispondere a quell’impercettibile “Ti amo”. Sorrise con fare quasi indispettito e poi raggiunse finalmente i suoi due uomini di casa.
 
“Buongiorno tesoro, tutto bene?” chiese Juma con aria preoccupata quando vide Chichi scendere a fare colazione. Era lievemente rossa in viso e aveva gli occhi lucidi.
La ragazza si sedette a tavola, rivolgendo un mezzo sorriso a Goku che ricambiò un po’ imbarazzato. “Si, mai stata meglio!” rispose cominciando a bere la propria tazza di latte.
La colazione si svolse in maniera tranquilla, come sempre del resto.
“Sono stato invitato ad una cena di lavoro per questa sera” annunciò Juma quando ebbero finito di mangiare. “Credo che tornerò verso notte fonda.... per voi va bene?”
Goku e Chichi arrossirono contemporaneamente pensando che sarebbero rimasti a casa da soli per tutta la serata e tranquillizzarono il padre dicendo che per loro non c’erano problemi. Poi si prepararono e infine andarono a scuola.
 
“Urca, non vedo l’ora di dirlo a Vegeta!” esclamò Goku sfrecciando in direzione del grande edificio bianco. Chichi urlò un “No!” così forte che il ragazzo, impaurito, rischiò di schiantarsi contro i velivoli che venivano nella sua direzione.
“Perché no?”
Chichi abbassò lo sguardo. “E dai, Goku, non possiamo diffondere la voce così... da un momento all’altro... Un giorno siamo fratelli e il giorno dopo stiamo insieme come una normale coppia felice? Non credo che gli altri capirebbero... ”
Goku dondolò la testa, non troppo convinto. “Significa che dobbiamo far finta di niente?! Cioè... dobbiamo nasconderci?”
“Sarà il nostro piccolo grande segreto!” disse Chichi con un sorriso appena accennato “Quando verrà il momento, lo capiranno tutti!”
Goku annuì ricambiando quel suo dolce sguardo.
Si fermarono davanti alla scuola e scesero dal velivolo, per poi ridurlo nuovamente a una capsula. Si avviarono in classe e fecero per entrare, ma Goku bloccò Chichi esattamente davanti alla porta. Il ragazzo si guardò intorno con aria furtiva, come per verificare che non li stesse guardando nessuno, poi poggiò le mani sulle spalla di Chichi e...
“G-Goku... che diavolo...?”
“Dovrò aspettare cinque estenuanti ore, quindi...”
Le labbra del ragazzo cercarono inaspettatamente quelle di Chichi. Dapprima esitante, la ragazza si sciolse come neve al sole e ricambiò il bacio mettendo le braccia intorno al collo del moro. Fu un bacio dolce e delicato, reso ancora più allettante dal fatto che si trovassero a scuola e che chiunque avrebbe potuto coglierli in flagrante e spargere immediatamente la voce.
Si staccarono subito l’uno dall’altro, rivolgendosi uno sguardo complice. Poi, come se niente fosse, entrarono in classe e si andarono a sedere ognuno al proprio posto.
 
Le prime tre ore di scuola passarono piuttosto lentamente per i due ragazzi, i quali non perdevano mai l’occasione per rivolgersi occhiate e sorrisi furtivi. Nell’ora di scienze, mentre gli studenti svolgevano il compito in classe e il prof Muten sfogliava alcune riviste poco serie, Goku strappò un foglio dal quaderno e ci scrisse qualcosa, poi ne fece un aereoplanino e infine lo lanciò verso Chichi.
“Son!”
Goku si voltò immediatamente verso l’insegnante che lo fissava con aria di rimprovero.
“Mi scusi, prof!” rispose tornando sul compito.
Il destino, però, volle che l’aereoplanino di carta giungesse sul banco di Bulma.
La ragazza lo afferrò e lo aprì, rimanendone molto sorpresa. E così i due, per colpa di un malinteso, cominciarono a scambiarsi messaggi destinati ad altre persone.
 
Goku: Mi manchi.
Bulma: Anche tu, ci divertiremo questa sera!
Goku: Cosa faremo di bello?
 
Quando lesse quel bigliettino, Bulma sorrise lievemente.
Vegeta sapeva come farsi desiderare!
 
Bulma: Ho comprato un completino nuovo!
Goku: E questo cosa centra?
Bulma: Scimmione ti amo!
Goku: Ti amo anche io, però non mi hai ancora detto cosa faremo di tanto divertente queste sera.
 
Bulma corrugò la fronte e rivolse lo sguardo verso Vegeta, trovandolo intento a finire il compito.
 
Bulma: Non fare lo stupido, mi sembri Goku! Ci manca solo che dici “Urca!”
Goku: Urca, ma io sono Goku!
 
La ragazza dai capelli azzurri, per poco, non cadde dalla sedia.
Subito guardò in direzione di Goku e lo vide fissare Chichi, seduta vicino a lei, con aria stralunata.
Capì immediatamente ciò che era successo e rispose al messaggio di Goku con un chiaro e diretto “Sono Bulma!”
Quando Goku lesse la risposta, si diede una manata in faccia e rivolse un sorriso di scuse alla ragazza che lo fissava completamente allibita. Decise di mettere da parte i biglietti e di tornare sul suo compito, lo stesso fece la giovane Brief.
 
Intanto, Chichi si era accorta dei continui bigliettini che Bulma e (Vegeta?) Vegeta si stavano scambiando. Così, presa da un’ondata di determinazione, fece anche lei un aereoplanino di carta e lo lanciò verso Goku, per poi ritornare con la testa sul compito e sperare vivamente di non essere scoperta.
La sfortuna volle che Goku credesse che quel bigliettino fosse stato mandato da Bulma e indirizzato a Vegeta, così lo passò al compagno di banco.
“Tieni, te lo manda Bulma”
Vegeta inarcò un sopracciglio. Bulma non aveva mai fatto niente del genere, loro preferivano scambiarsi messaggi tramite il cellulare nonostante fossero a scuola!
Incuriosito, aprì l’aereoplanino.
 
Chichi: Non vedo l’ora che arrivi questa sera.
 
Vegeta sorrise in modo malizioso e afferrò subito la penna.
 
Vegeta: Anche io, erano mesi che aspettavo.
 
Quando Chichi ottenne la risposta, ne rimase molto turbata.
 
Chichi: Cosa vuoi dire?
Vegeta: Esattamente quello che ho detto!
Chichi: Non capisco.
Vegeta: Smettila.
Chichi: Perché ti stai arrabbiando? Non è da te.
Vegeta: Ma che diavolo stai dicendo?
Chichi: Ci manca solo che ora mi scrivi “Tskcome Vegeta!
 
Vegeta, non appena lesse quello strano messaggio, rivolse lo sguardo verso Bulma e la trovò intenta a scrivere sul suo compito.
 
Vegeta: Tsk, stupida donna.
Chichi: Vegeta?!
Vegeta: Chichi?!
 
I due ragazzi in questione si fissarono l’un l’altro nello stesso momento e sgranarono gli occhi, comprendendo che c’era stato un enorme malinteso. Si scusarono a vicenda con un semplice sguardo e poi tornarono sui loro rispettivi compiti in classe.
 
Nell’esatto momento in cui la campanella annunciò l’inizio della ricreazione, Goku guardò Chichi e Chichi guardò Goku. I due, come se si fossero letti nel pensiero, raggiunsero l’uscita della classe e percorsero scale e corridoi fermandosi in un angolo appartato dietro la palestra.
Dai corridoi e dalle classi vicine proveniva un gran baccano, ma per fortuna in quello spazio della scuola non andava mai nessuno. Erano soli.
Non appena voltarono l’angolo, Goku passò un braccio intorno alla vita della ragazza e la strinse forte a sé, restando a fissare i suoi occhi neri per qualche secondo. Ma Chichi non resistette alla tentazione e poggiò le sue labbra su quelle di Goku, che ricambiò immediatamente il bacio e aumentò la stretta con cui la teneva vicina a sé.
“E’ tutto così...” sussurrò lei, prima che il ragazzo catturasse nuovamente le sue labbra.
“...sbagliato?” chiese poi lui, facendo scivolare una mano sul fianco di lei.
“Non sbagliato, è solo che doverci baciare di nascosto è davvero emozionante!” disse lei con gli occhi che brillavano.
“Non avrei mai pensato che TU, un giorno, avresti trasgredito alle regole della scuola per fare... questo... con me!”
Chichi avvampò immediatamente e accennò un sorriso imbarazzato.
Poi si baciarono ancora per qualche minuto e, tra carezze e sorrisi, trascorsero insieme tutta la ricreazione.
 
Dieci minuti dopo, i due ragazzi erano appena ritornati in classe. Goku ne aveva approfittato per comprarsi un panino dato che, durante quegli ultimi minuti, era stato impegnato in ben altro.
Ma non appena varcarono la soglia della porta, Goku e Chichi si ritrovarono sommersi da un mare di rimproveri da parte di Vegeta e Bulma.
“DOBBIAMO PARLARE!” esclamarono i due contemporaneamente vedendo Goku e Chichi di ritorno.
La ragazza si nascose dietro Goku il quale, con aria imbarazzata, si grattava la testa e sorrideva.
“Di cosa, esattamente?”
Vegeta incrociò le braccia al petto con fare stizzito, mentre Bulma mise le mani sui fianchi e fece qualche passo avanti.
“Voi. State. Insieme.” disse con tono apparentemente calmo, scandendo ogni singola parola.
I due ragazzi arrossirono.
“Beh... sì... però...” tentò Goku, senza smettere di grattarsi la testa con aria colpevole.
“MA CHE SCHIFO!” sbottò Vegeta con aria disgustata “Va bene che è carina, ma è pur sempre tua sorella!”
Goku inarcò un sopracciglio e si fece serio.
“Questi commenti tieniteli per te! La mia Chichina non è carina, è bellissima!”
Vegeta serrò i pugni lungo i fianchi. “Che diavolo c’entra, ora, questo?!”
Chichi decise quindi di intromettersi.
“Abbiamo scoperto di non essere fratelli... Goku è adottato.” disse come se si trattasse delle cosa più naturale del mondo.
“Oh, allora questo cambia le cose...” rispose Vegeta, infilando le mani nelle tasche e andando via “Auguri e figli maschi!”
Bulma, Goku e Chichi fissarono Vegeta con aria sbigottita.
“Davvero non siete realmente fratelli? Naturali, intendo.” proruppe Bulma, confusa.
I due annuirono. Poi Chichi si strinse forte a Goku.
“Non è fantastico? Ora possiamo stare insieme senza problemi!” disse la ragazza baciando teneramente Goku.
Bulma sgranò gli occhi a quella scena.
Faceva un certo senso assistere ad un bacio tra due ragazzi che si riteneva fossero fratelli fino a un giorno prima.
“Sono felice per voi” disse alla fine, sorridendo.
E i due sorrisero a loro volta.
“Bulma, ti chiedo solo di mantenere il segreto.” continuò Chichi, seria.
“Dillo anche a Vegeta” aggiunse Goku.
Bulma fece l’occhiolino ai due ragazzi.
“Il vostro segreto, con noi, è al sicuro!”
 
I tre, però, non sapevano che un certo ragazzo dai capelli neri e il viso costellato di cicatrici aveva udito tutta la conversazione.
“Yamco, vieni si o no?!”
“Arrivo Crilin, arrivo. Ho importanti novità!”











Bene, ecco che arrivano gli altri problemi. Credevate che adesso Goku e Chichi potessero vivere il loro amore in santa pace? Vi sbagliavate allora XD Ringrazio chi continua a seguirmi e recensirmi, vi adoro ♥ fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo
A presto

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Capitolo 17
*** Couple's life ***


Couple’s life
 
La giornata passò in fretta e, come previsto, Juma lasciò la casa ai due ragazzi non appena si fece sera. “Io vado! Non distruggete la casa mentre io sono via, ok?” disse l’omone ridacchiando tra sé e sé e sistemandosi il colletto della camicia davanti allo specchio dell’ingresso.
“Certo papà! Ora vai o farai tardi!” esclamò Goku con un sorriso, stringendo forte la mano di Chichi che gli rivolse un’occhiata complice.
“E divertiti!” aggiunse la ragazza sventolando una mano in segno di saluto.
Juma sorrise e uscì di casa.
 
I due ragazzi rimasero a fissare la porta per alcuni secondi, poi si guardarono e si sorrisero a vicenda. La tensione era evidente in entrambi.
“Cosa vogliamo fare, noi?” chiese Chichi raggiante.
“Bah... io metterei volentieri qualcosa sotto i denti!” rispose Goku in tutta tranquillità massaggiandosi l’insaziabile pancia con fare infantile.
Da solare e divertita, l’espressione di Chichi si fece delusa e arrabbiata.
La mora fissò Goku con un sopracciglio inarcato, la bocca contratta in una smorfia e le mani salde sui fianchi. “Che c’è?” chiese lui sorpreso “Io ho fame!”
La vena sulla tempia di Chichi pulsava in maniera violenta e per niente rassicurante.
“MA SE HAI MANGIATO SOLO DUE ORE FA!”
Goku indietreggiò di qualche passo, impaurito dalla reazione di Chichi.
“E cosa posso farci se ho di nuovo fame?! Non credo che sia colpa mia!” rispose muovendo freneticamente le mani come per proteggersi dall’imminente ramanzina della mora.
Invece Chichi abbandonò le braccia lungo i fianchi, mostrando un’espressione affranta.
“E va bene...” concluse esasperata “Vado a prepararti qualcosa...”
Con passo lento e cadenzato si diresse in cucina, mentre Goku la fissava pensieroso.
Forse aveva esagerato, forse l’aveva realmente delusa. Ma lui non avrebbe resistito tutta la serata a “digiuno”! Però Chichi sembrava esserci rimasta davvero male...
Si affrettò a raggiungerla in cucina dove la trovò già ai fornelli.
Si muoveva da un lato all’altro della cucina canticchiando un motivetto a lui sconosciuto, mentre i capelli e la gonna svolazzavano ad ogni singolo movimento.
Era davvero carina, pensò il ragazzo sorridendo apertamente.
Le si avvicinò senza fare rumore e le cinse la vita, stringendola in un abbraccio.
“Vedrai, finirò tutto in un attimo e poi potremo stare insieme... io e te” precisò stampandole un bacio veloce sulla guancia. Chichi sorrise, sentendosi improvvisamente avvampare, e poi si affrettò a preparare la cena per Goku.
Il ragazzo si sedette a tavola, continuando a fissare Chichi con occhi sognanti.
Non avrebbe mai immaginato di innamorarsi di colei che riteneva fino a poco tempo prima sua sorella. Chichi era perfetta per lui: tutto il suo contrario, la sua parte complementare.
Era stata la prima ragazza di cui si era innamorato ed era sicuro che fosse anche l’ultima, perché nessun’altra sarebbe riuscita a fargli battere il cuore e a farlo arrossire come invece ci riusciva Chichi con un semplice sguardo.
“C’è qualcosa che non va?” disse lei fissando Goku con la coda dell’occhio.
“...Come?” rispose lui, tornando con i piedi per terra.
Chichi continuò a manovrare pentole e posate, senza voltare minimamente lo sguardo verso il ragazzo. “E’ che mi stai fissando in modo strano...” ammise arrossendo lievemente.
Goku ridacchiò divertito e si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia dietro la testa. “Stavo pensando...”
Chichi accennò un lieve sorriso, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Eppure non osava voltarsi verso di lui, preferendo sbrigarsi con la preparazione della cena.
“A cosa?” chiese incuriosita.
“A noi” rispose Goku “Sembriamo una coppia sposata.”
Il volto di Chichi si illuminò a quelle parole. Chissà se un giorno lei e Goku si sarebbero sposati... Il solo pensiero le faceva girare la testa e arrossire con il cuore a mille.
“Perché?” si limitò a chiedere mentre sistemava la cena di Goku in un grande piatto ovale.
Ci furono alcuni attimi di silenzio. Gli unici rumori udibili erano quello metallico delle pentole che urtavano contro la superficie della cucina e il ticchettio dell’orologio a pendolo che segnava ormai le otto di sera.
“Beh... tu che cucini... io che aspetto a tavola... noi due soli in casa...” spiegò Goku sorridendo lievemente “Proprio come una coppietta felice”
Chichi prese i due piatti ricolmi di carne e insalata e poi si sedette anche lei a tavola, esattamente di fronte al ragazzo. Allungò il piatto più grande verso di lui mentre lei cominciò a mangiare dal piatto più piccolo.
“Allora avevi fame anche tu!” esclamò Goku sorpreso.
“In effetti...” ammise lei un po’ imbarazzata.
Goku sorrise e poi si immerse completamente in quel bendiddio, divorando tutto in maniera poco educata ed esclamando vari ed eventuali “Urca che buono!”
Ogni tanto rivolgeva qualche occhiata in direzione di Chichi e la ritrovava intenta a fissarlo. Anche lei. Poi, contemporaneamente, arrossivano un po’ imbarazzati e abbassavano lo sguardo, continuando a mangiare.
 
“Mancano i bambini” affermò Chichi ad un certo punto.
Goku corrugò la fronte, confuso, e dimenticò per un attimo la sua coscia di pollo mezza ripulita dalla sua fame insaziabile. “Che vuoi dire?” le chiese incerto.
“Se ci fossero dei bambini a girare per casa, allora sì che sembreremmo una coppietta felice”
Goku per poco non si strozzò con l’acqua che stava bevendo fino a un momento prima.
Chichi si alzò da tavola e si precipitò da lui, dandogli dei colpetti sulla schiena.
“Tutto bene?!” chiese allarmata.
“Ehm... si... credo...” rispose lui, tossicchiando.
Non aveva mai pensato a come sarebbe stato, un giorno, diventare padre.
In verità, prima di innamorarsi di Chichi, non aveva mai pensato a niente che non fosse il cibo o gli allenamenti. Quella ragazza gli aveva letteralmente sconvolto la vita.
Lui padre? Non sembrava una cosa tanto brutta, anzi forse gli sarebbe piaciuto stringere tra le braccia una di quelle creature così piccole e innocenti, un figlio. Ma questo solo perché sarebbe stato il simbolo dell’amore che c’era tra lui e Chichi.
“Urca Chichina, allora facciamo un figlio!” esclamò il ragazzo con tono ingenuo.
Chichi sgranò gli occhi a quelle parole. Non si sarebbe mai aspettata una richiesta del genere da parte del ragazzo più ingenuo e infantile sulla faccia della Terra! Inevitabilmente, ricordò quella notte all’albergo durante il viaggio d’istruzione... Quella notte ci erano andati parecchio vicini!
“G-Goku... come ti v-vengono in mente q-queste cose...?” disse sentendo il viso in fiamme “I-io non credo di e-essere pronta... e-ecco...”
Goku inarcò le sopracciglia e si grattò la testa.
“Scusa...” disse sorridendo con fare infantile “Ho parlato senza riflettere, hai ragione eh eh!”
Chichi, sempre più confusa, cercava di nascondere il rossore sulle sue guance e di fermare il cuore che batteva all’impazzata, quasi volesse uscirle dal petto.
“Però, secondo me, non sarebbe male avere un figlio! Accudirlo, lavarlo, dargli da mangiare, portarlo a fare delle passeggiate, iscriverlo a scuola...”
E mentre Goku volava con la fantasia, Chichi rischiava un collasso da un momento all’altro.
C’era stato un malinteso!
Urca Chichina, allora facciamo un figlio!
Quelle parole continuavano a ronzarle nella mente.
Credeva che, con quella frase, Goku le avesse implicitamente chiesto di... beh, insomma... di oltrepassare quel limite che segnava la loro purezza! Arrossì a quel pensiero.
Invece no, il ragazzo si era semplicemente chiesto come sarebbe stato diventare genitori e occuparsi di un bambino piccolo.
Urca Chichina, allora facciamo un figlio!
Non c’era nemmeno un velo di malizia in quelle parole. Chichi non sapeva se esserne felice oppure
sentirsi delusa, dal momento che immaginava la sua prima volta proprio con Goku.
“G-Goku... per fare un figlio noi dovremmo... ehm... ”
Goku fissava la mora con sguardo perplesso. “Cosa?”
“Hai capito” disse lei abbassando lo sguardo, visibilmente imbarazzata.
“Invece no, spiegamelo Chichina!” esclamò il ragazzo poggiando i gomiti sul tavolo e trattenendo la testa con le mani. Aveva proprio l’aria di un bambino!
Chichi fece un respiro profondo.
“Goku, come si fanno i bambini?” chiese con tono più calmo possibile.
Il ragazzo corrugò la fronte, poi sgranò gli occhi ed emise un sonoro “Aaaaaah!” di stupore.
Entrambi arrossirono nello stesso momento.
“S-scusa” sussurrò Goku grattandosi la nuca “Non avevo pensato a quello e non volevo metterti in imbarazzo! E’ solo che... forse... avere un figlio potrebbe essere divertente!”
Chichi sorrise, ora che il malinteso era stato risolto.
Rimasero alcuni secondi in silenzio, intenti a terminare la cena.
Ma la mente di entrambi non smetteva di ronzare attorno all’argomento di poco prima.
“Davvero tu hai pensato...?”
“Già”
Goku sorrise e abbassò lo sguardo.
Chichi fece altrettanto, cominciando a giocherellare con una ciocca di capelli.
“E vorresti...?”
“Goku!” lo interruppe Chichi, rossa in volto “Che domande fai?”
Goku ridacchiò per mascherare l’imbarazzo.
“Non hai risposto...” precisò fissando Chichi in modo serio.
In realtà, il ragazzo non si era mai posto il problema della sua prima volta. Vegeta gli aveva spiegato qualcosa a riguardo, però non ci aveva capito granché e nemmeno gli era mai interessato comprendere. Ma ora che era innamorato di Chichi... beh, un pensierino ce l’aveva fatto! Arrossì.
“Io... si... cioè no!” si affrettò a rispondere Chichi, con le guance velate di imbarazzo e gli occhi lucidi. “Non saprei... però... però...”
Goku, vendendola in evidente imbarazzo, decise di cambiare argomento. In fondo, non gliene importava poi così tanto... Tutto ciò che desiderava era sapere che Chichi lo amava quanto lui.
“Ho finito!” esclamò alzandosi da tavola.
Chichi, ancora scossa, abbozzò un sorriso e cominciò a sparecchiare.
“Che cosa facciamo ora?” chiese il ragazzo con tono tranquillo.
Chichi non potè fare a meno di ripensare all’ultimo argomento di cui avevano parlato lei e Goku.
Scacciò via pensieri poco casti e non adatti ad una ragazza come lei, poi si decise a rispondere.
“Io devo lavare i piatti!”
“E dopo?”
Chichi si chiese se Goku facesse apposta a metterla in imbarazzo e a trasmetterle immagini poco serie di lui e lei, insieme. Scossa la testa, cercando di concentrarsi sul discorso.
“Potremmo uscire!”
Goku sospirò. “No, uscire no. Preferisco restare a casa.”
Chichi annuì. A lei andava bene qualunque cosa, purché fosse insieme a Goku.
“Quindi? Vediamo un film?”
Goku storse il naso. La tv non era mai stata il suo passatempo preferito.
“E se stessimo semplicemente insieme, io e te?”
Chichi si irrigidì immediatamente, bloccandosi con il piatto gocciolante a mezz’aria.
Ingoiò a vuoto e respirò a pieni polmoni per placare la tensione.
“A... fare cosa?”
Goku inarcò le sopracciglia e si portò una mano ai capelli.
“Beh, cosa fanno le coppiette felici?” disse con una vena di sarcasmo.
Chichi, a quella domanda, mollò la presa e il piatto le scivolò dalle mani, cadendo per terra e infrangendosi in mille pezzi.
La ragazza, allarmata, si inginocchiò per terra e Goku le corse incontro.
“Lascia fare a me, potresti tagliarti!” le disse vedendola raccogliere i pezzi di porcellana ad uno ad uno. Le sollevò la testa per il mento e puntò i propri occhi nei suoi. Brillavano.
“P-posso fare b-benissimo da s-sola...” ribatté lei arrossendo lievemente e spostando lo sguardo altrove per non dare a vedere il suo imbarazzo.
Goku non la stette a sentire, prese la scopa e si affrettò a raccogliere tutti i pezzi sotto lo sguardo stralunato di Chichi. Quando ebbe finito, aiutò la ragazza a mettere a posto.
“Non abbiamo ancora deciso cosa fare!” esclamò il ragazzo guardandosi intorno con aria pensierosa.
Chichi abbassò lo sguardo, giocherellando con qualche ciocca di capelli.
Sarebbe successo davvero ciò che lei stava pensando? In fondo erano entrambi maggiorenni, non ci sarebbe stato niente di sbagliato! E poi si amavano, era questo ciò che contava davvero.
Fece un respiro profondo e si avvicinò al ragazzo, prendendolo per mano. Gliela strinse forte e gli sorrise un po’ imbarazzata. “Vieni con me” sussurrò al suo orecchio.
Goku fissò prima le loro mani intrecciate e poi il suo sguardo languido.
Con lei, sarebbe andato in campo al mondo!
Ricambiò il sorriso e Chichi dedusse che accettava il suo invito.
Percorsero, mano nella mano, l’intero corridoio fino a raggiungere la stanza della ragazza.
Non appena vi entrarono, Chichi raggiunse la finestra e rivolse lo sguardo verso il panorama che si oscurava. Goku la seguì e la abbracciò forte, poggiando il mento sulla sua spalla.
Chichi gli rivolse un sorriso dolcissimo, per poi stampargli un bacio sulle labbra.
Anche Goku puntò lo sguardo in direzione della finestra.
“Che guardi?”
Lei sorrise.
“Goku, mi ami?” gli chiese, schietta.
Goku inarcò le sopracciglia, sorpreso.
“Certo che ti amo, Chichina! Che domande mi fai?!”
Chichi sorrise appena.
“Più del cibo e degli allenamenti?”
Goku ridacchiò divertito. “Sì, più della mia stessa vita.”
Il cuore di Chichi presa a battere velocissimo.
“E non è solo una cotta passeggera?”
Goku scosse la testa. “Non è da me dire tutte queste cose ma... io ti amerò per tutta la vita!”
Chichi sentì un tuffo al cuore. Prese tra le mani il viso di Goku e lo baciò con passione e sicurezza, sentendosi poco dopo avvolgere dalle braccia grandi e muscolose del ragazzo.
Si rivolsero uno sguardo complice e poi continuarono a baciarsi, le mani di lui che si intrecciavano nei capelli di lei e le mani di lei che scivolavano lungo il collo di lui.
“Comunque ti amo anche io” disse lei tra un bacio e l’altro, ricordandosi di non avergli risposto.
Goku sorrise e la prese in braccio, avvicinandosi al letto e facendola stendere su di esso.
Chichi mise le mani dietro la nuca del moro e lo attirò a lei, facendo aderire ancora una volta le loro labbra. L’uno cercava la bocca dell’altro, mentre le loro mani si facevano più sicure e i loro cuori tornavano a battere regolari.
Goku si stese su di lei e le accarezzò il viso, sentendola rabbrividire sotto il suo tocco.
“Urca, ti faccio uno strano effetto! Forse dovresti starmi lontana...” disse il ragazzo ridacchiando divertito. Chichi, di rimando, lo baciò con trasporto.
“Nemmeno per idea!” affermò subito dopo.
Goku sorrise e poi continuarono a baciarsi. Ma il ragazzo non osò sfiorarla nemmeno con un dito, sentendosi in colpa per averla messa in imbarazzo con il discorso sui bambini e tutto il resto.
E invece dovette ricredersi quando sentì che la mano di Chichi si posava sulla sua e la trascinava lungo un fianco della ragazza fino ad arrivare alla scollatura della maglietta.
Goku ingoiò a vuoto, un po’ imbarazzato ma soddisfatto dell’esito di quella situazione.
“C-Chichi...” sussurrò appena, ma la ragazza lo zittì con un bacio e una carezza.
“Shhh non dire niente, Goku.”
Il moro allora la baciò di nuovo, mentre con le mani esplorava quel corpo che amava e che ormai gli apparteneva. Chichi insinuò le mani nei capelli di lui, fino ad accarezzargli il collo e la nuca con fare protettivo. Quando sentì che Goku cominciava a baciarle il collo, si fece coraggio e infilò una mano sotto la maglia del ragazzo accarezzandone i pettorali ben definiti.
“Chichi, io non so bene come bisogna comportarsi in queste situazioni... Però ti amo e, se tu vuoi farlo, allora lo voglio anche io.” disse con fare puramente infantile.
Chichi avvampò. Stava per succedere davvero?
In tutta risposta, si appropriò delle sue labbra e Goku la strinse forte a sé, quasi volesse proteggerla e non lasciarla più. Piano piano, l’eccitazione crebbe in entrambi mentre i vestiti volavano per terra e le carezze si sostituivano a baci più roventi e passionali.
Erano lì, solo Goku e Chichi, insieme. Nessun legame di parentela a separarli.
“Siamo nati per stare insieme” disse Chichi baciando Goku un’ultima volta prima che si impossessasse della sua purezza. Il ragazzo annuì sorridendo: era proprio vero.
E così, in quella notte di primavera, Goku e Chichi si amarono nel corpo e nello spirito come non avevano mai fatto in vita loro. Travolti da un amore appena sbocciato e destinato a maturare, invasi da sensazioni del tutto nuove e uniti da un legame indissolubile, coronarono entrambi la loro storia d’amore e aprirono le porte al loro futuro insieme.
Nessun ostacolo avrebbe potuto separarli.
Goku e Chichi, insieme per sempre.










Sono sempre in ritardo, chiedo venia
ç.ç Mi ero prefissata di aggiornare una volta a settimana, invece proprio non riesco a pubblicare prima di 8-9 giorni XD
Spero che abbiate apprezzato il capitolo. Magari lasciatemi un commentino ;)
Comunico che il prossimo capitolo sarà l'ultimo
:'D
A presto

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Capitolo 18
*** The neverending story ***


The neverending story
 
Goku e Chichi andavano a scuola, mano nella mano.
La notte appena trascorsa aveva segnato per sempre le loro vite, ma soprattutto era la prova del loro amore: puro e impareggiabile.
“Urca Chichina, mi sono stancato di tenermi tutto dentro! Voglio che tutti sappiano che stiamo insieme!”
Chichi, rimasta allegra e spensierata fino a poco prima, sbuffò sonoramente e lasciò la mano di Goku. Il ragazzo la fissò deluso.
“Goku, ne abbiamo già parlato” asserì incrociando le braccia al petto e scuotendo la testa.
Il moro si grattò la nuca con fare imbarazzato.
“Uffa, io non ce la faccio più!  Voglio poterti baciare e abbracciare dove e quando voglio... Invece devo stare sempre attento a chi mi sta intorno! Non è giusto...”
Gli occhi di Chichi si inumidirono a quelle parole.
In un gesto istintivo, la ragazza si strinse al braccio di Goku e sfiorò le sue labbra in un bacio dolce e intriso d’amore. “Solo un altro po’ di tempo, e poi potremmo dire tutto a tutti!”
Sul volto di Goku si dipinse un tenero sorriso. Baciò a sua volta la ragazza e poi continuarono insieme il tragitto verso la scuola.
Entrambi desideravano che la verità venisse a galla, ma ognuno dei due aveva opinioni diverse: Goku non pensava alle conseguenze, mentre Chichi aveva paura che i suoi compagni avrebbero reagito male. Ma si trattava di una semplice questione di tempo, perché prima o poi il loro segreto sarebbe uscito allo scoperto.
 
I due ragazzi entrarono nell’enorme edificio della Orange High School con un sorriso allegro dipinto sul volto, ma che si spense tragicamente mano a mano che proseguivano per i corridoi della scuola, fino a raggiungere la 4^ A: tutti li guardavano in cagnesco, sembravano quasi infastiditi dal loro arrivo.
“Perché ci fissano tutti?” sussurrò Goku all’orecchio della mora.
Chichi, in tutta risposta, si strinse ancora di più al ragazzo e si coprì il volto con un libro.
“La domanda è: perché ci fissano tutti come se fossimo fantasmi?”
Goku si squadrò dalla testa ai piedi e fece lo stesso con Chichi, verificando che non c’era nulla che non andasse.
“Niente fantasmi” concluse con una risatina infantile.
Chichi accennò un sorriso, poi si fece nuovamente seria.
“Su Chichina, non fare quella faccia! Che ci importa di come ci fissano gli altri? Magari è solo una nostra impressione!”
Chichi inarcò le sopracciglia, scettica, incrociando lo sguardo di una coppietta che si avviava in classe. Ricevette un’occhiataccia da entrambi.
“Non è una nostra impressione, credimi” rispose confusa “Ma come hai detto tu: meglio non pensarci. Andiamo o faremo tardi!”
 
Le cose non migliorarono quando Goku e Chichi entrarono in classe.
Tutti, ad eccezione dei loro migliori amici, fissavano i due ragazzi come se avessero combinato chissà cosa. Addirittura Chichi udì, dalle ultime file, qualcuno che diceva “Con che coraggio si presentano a scuola?” oppure “Mi dispiace solo per loro padre, non vorrei essere al suo posto!”
La situazione rimase la stessa per le prime tre ore.
Ma alla ricreazione, Goku si decise a fare qualcosa: si posizionò davanti alla cattedra, le braccia incrociate dietro la testa e l’aria tranquilla.
“Ehm-ehm” cominciò per attirare l’attenzione.
Gli sembrava di essere tornato al primo giorno di scuola, nel momento in cui era stato chiamato dal prof Muten per presentarsi alla classe, con la sola differenza che ora si sentiva molto più maturo e sicuro di sé. Tutto merito di una certa moretta con un bel caratterino.
“Ehi, mi ascoltate un attimo?!” urlò quando vide che nessuno aveva sentito.
Tutti i presenti si voltarono con aria incuriosita.
Goku sorrise soddisfatto e continuò il suo discorso.
“Mi spiegate perché è da questa mattina che fissate me e Chichi in modo strano?!”
Il silenzio calò nuovamente nell’aula.
Gli studenti continuavano a scambiarsi occhiate complici e a sussurrarsi nell’orecchio, ma nessuno si decideva a dare una risposta a Goku.
“Possibile che nessuno abbia il coraggio di farsi avanti? Che pivelli...” esclamò Vegeta scuotendo la testa con fare rassegnato. Ma le sue parole scatenarono subito la reazione della classe.
“Dovreste essere tu e Chichi a darci delle spiegazioni!” disse Tensing con fare accigliato, appoggiato da Lunch.
“COSA?!” esclamò Chichi scattando in piedi e serrando i pugni lungo i fianchi.
“Non fate finta di niente! Le voci girano ed io sono il primo a sentirle, dato il mio udito super sviluppato” disse Junior con tono fiero.
Chichi, confusa e furibonda, raggiunse Goku vicino alla cattedra in modo da avere una buona visuale di tutta la classe. “Si può sapere di che diavolo state parlando?!”
Crilin si alzò in piedi, un po’ imbarazzato a causa delle battute che gli venivano rivolte riguardo la sua altezza, poi parlò. “Credevo che foste due bravi ragazzi... ma evidentemente mi sbagliavo.”
Goku e Chichi sgranarono gli occhi a quelle parole.
“Ci saremmo aspettati di tutto da voi, ma questo proprio no” aggiunse C-18, voltando la testa di lato con fare irritato.
I due ragazzi in questione continuavano a capirci sempre meno.
“Basta!” esclamò infine Yamco avvicinandosi a Goku e Chichi “Sapete che è illegale?!”
Chichi sbatté le palpebre, confusa, e Goku aggrottò la fronte.
“Cosa è illegale?” chiesero all’unisono.
“La vostra relazione. Dio, siete fratelli! Non vi fa schifo?!”
Chichi si aggrappò alle spalle di Goku per non svenire e Goku mise le mani sulla cattedra per non cadere e trasportare anche Chichi.
“V-voi sapete t-tutto?” farfugliò la ragazza con il cuore che batteva forte e la vista annebbiata.
Yamco annuì, sollevando le spalle.
“Ciò significa che lo sa tutta la scuola...” concluse Goku dandosi una manata in faccia.
Un’altra ondata di silenzio avvolse l’intera classe. I minuti scorrevano veloci e interminabili.
Fu Yamco a rompere il ghiaccio.
“Sai Chichi, tu mi piacevi molto” confessò davanti a tutta la classe che lo fissava con occhi increduli “E credevo che tu non ricambiassi perché non ero il tuo tipo. Invece... invece mi hai rifiutato per metterti con tuo... fratello! Ma ti rendi conto?!”
Chichi sentiva che le lacrime cominciavano a pizzicare i suoi occhi.
“Io... io... noi non...”
“Non siamo fratelli” terminò Goku lievemente irritato dalle parole di Yamco.
Il ragazzo dal viso pieno di cicatrici rimase a fissarli per qualche secondo, boccheggiando.
“Che diavolo significa?!”
“Goku è stato adottato” rispose Chichi, cercando di riprendersi. “E non credo che sia illegale stare insieme, dal momento che non ci unisce nessun legame di parentela.”
Yamco ci rifletté un attimo, ancora scosso per la rivelazione appena ricevuta.
“Beh... questo non cambia affatto le cose! Siete comunque fratelli e non potete stare insieme!”
L’espressione di Goku cambiò radicalmente.
Il ragazzo afferrò Yamco per il colletto della maglia e lo sollevò in aria.
“L-lasciami!” urlava dimenandosi.
“Senti un po’, tu non sei nessuno per dirci cosa dobbiamo e non dobbiamo fare!” esclamò Goku gettando il malcapitato per terra. Yamco si tastò il collo per verificare che fosse tutto a posto.
“Io amo Chichi e non la lascerei per nulla al mondo. E non mi interessa se la nostra relazione è legale o illegale, lei è mia e nessuno potrà portarmela via! Forse l’ho amata fin dal primo momento, ma purtroppo me ne sono accorto solo ora, quindi voglio recuperare il tempo perso. E non sarai di certo tu, qualche altro oppure qualche stupida regola scritta a farmi cambiare idea. Chichi è la mia vita, la amo più del cibo e degli allenamenti, farei di tutto per lei e non mi interessa se mi guarderete male per tutta la vita. Io avrò l’amore e questo mi basta!” disse con determinazione, fissando uno per uno i suoi compagni di classe. “Urca che faticaccia...” disse poi annaspando con la gola secca.
Ne conseguì un imbarazzante e fastidioso silenzio.
Poi, come se si fossero letti nel pensiero, tutti gli studenti della 4^ A scoppiarono in un clamoroso applauso. Goku sgranò gli occhi, arrossendo lievemente. Subito dopo, rivolse lo sguardo verso Chichi che lo fissava con gli occhi lucidi e il labbro tremante.
“Che cos...” non fece in tempo a terminare, che le labbra della ragazza avevano già catturato le sue.
“Ti amo anche io” disse lei, trattenendo le lacrime.
Goku le accarezzò il viso e sorrise, abbracciandola forte.
Quel momento non lo avrebbero mai dimenticato: né Goku, né Chichi, né gli altri studenti, né...
“QUESTO SI’ CHE E’ VERO AMORE!” esclamò Muten entrando in classe. Piangeva come un bambino e si asciugava le lacrime con un fazzolettino di stoffa.
“Belle parole, figliolo. Complimenti!” disse il vecchietto dando una pacca sulla schiena di Goku.
Il moro sorrise grattandosi la testa, imbarazzato.
“Grazie, eh eh!”
 “E poi...” continuò Muten squadrando Chichi dall’alto in basso “Capisco a pieno la tua scelta: Chichi è davvero una gran bella...”
Fortunatamente, il suono della campanella di fine ricreazione coprì la voce di Muten.
 
 
...Qualche mese dopo...
 
“Te l’ho già detto che sei bellissima?”
Chichi arrossì lievemente e stampò un bacio sulle labbra di Goku.
Non le sembrava vero di aver compiuto già 18 anni e che l’anno scolastico fosse appena terminato.
Ora, lei e Goku si trovavano al ballo di fine anno.
“Si, me l’hai già detto. Però sai com’è, è sempre bello sentirselo ridire...” ammise la ragazza poggiando la testa sul petto di Goku.
Dall’interno del locale, la musica da ballo non smetteva di andare.
Goku e Chichi avevano preferito isolarsi fuori e passare un po’ di tempo insieme, sotto il cielo puntinato di stelle. La brezza soffiava piano.
Il ragazzo si chinò su di lei, con fare per nulla malizioso. Le accarezzò i capelli e la parte destra del viso, scendendo con le dita fino al mento. Poi avvicinò le proprie labbra alle sue e la baciò con passione, sentendosi avvolgere dalle braccia di lei.
“Chissà se potremo ancora comportarci così quando avremo dei figli...” disse Goku ridacchiando sotto lo sguardo confuso di Chichi.
“Sei ancora dell’idea che diventare genitori potrebbe essere divertente?” chiese lei, ricordando il giorno della loro prima volta.
Goku dondolò la testa. “Sono dell’idea che sposarti potrebbe essere magnifico” rispose con tranquillità. “Sarà magnifico” si corresse subito dopo, studiando l’espressione della ragazza.
Chichi sorrideva, con gli occhi lucidi.
“Cosa stai cercando di dirmi, Goku?”
Il moro si grattò la testa, imbarazzato.
“Beh... ecco... l’anello non ce l’ho, però...”
Poi ci fu silenzio, mentre il vento soffiava un po’ più forte.
“Vorresti diventare mia moglie, Chichina? Non ora che siamo appena maggiorenni, ma quando tu avrai finito l’università e io avrò aperto la mia palestra di arti marziali.”
Chichi trattenne a stento le lacrime, aggrappandosi alle spalle forti di Goku.
“G-Goku... io.... certo che voglio sposarti!” esclamò abbracciandolo con le lacrime agli occhi.
“E allora perché piangi?” chiese lui, ingenuamente.
“Perché ti amo e sono felice, stupido!” disse lei baciandolo.
 
Fu così che crebbe la loro storia d’amore, la storia infinita.
 
 
...20 anni dopo...

“...e poi ci siamo sposati e siete nati voi!” concluse Chichi sorridendo ad un Goku in miniatura.
Il piccolo Goten sbuffò sonoramente.
“E’ già finita?!” chiese scettico.
“No che non è finita!”
La donna e il bambino si voltarono, udendo quella voce calda e familiare.
“Papàààà sei tornato!” esclamò Goten salendo in braccio al padre. “Raccontami la fine della storia, raccontamela papà!”
Goku sorrise e rivolse un’occhiata a Chichi.
“Non c’è una fine. La nostra storia continua all’infinito.”
Goten corrugò la fronte, perplesso.
“Cosa significa?”
“Capirai quando sarai più grande.”
Il bambino annuì poco convinto.
In quel momento, entrò nella stanza anche Gohan.
“Io vado a cena con Videl, ci vediamo questa sera!” disse svignandosela.
Goten guardò i genitori.
“Anche lui comincerà una storia infinita con Videl?”
Goku e Chichi si guardarono, annuendo con un sorriso.
“Probabilmente anche loro” dissero per poi scambiarsi un dolce bacio a fior di labbra.
 
Nati per stare insieme, pensò Gohan intravedendo dal giardino sua madre e suo padre che si baciavano dietro la finestra. Sorrise e si affrettò a raggiungere colei che sarebbe diventata parte della sua storia infinita.











The end :')
Sì, è proprio finita. Ma non la storia dell'amore tra Goku e Chichi, quella dura in eterno U.U
Ringrazio chi ha seguito e recensito sempre, è stato un piacere scrivere e leggere i vostri commenti ^^ Grazie davvero, vi adoro <3
Alla prossima storia

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