Due occhi bastano a inventarsi un affetto.

di twisted__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: quattro anni dopo ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: la schiera degli uomini soli. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: distratto. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: vorrei essere bambino. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque: come un fantasma ***



Capitolo 1
*** 1- L'inizio di tutto ***


Salve a tutti voi lettori.
Comincio col dire che la storia è nata in un momento di noia e musica, che mi ha sempre ispirato.
La storia non è a scopi di lucro nè di pubblicazione, i personaggi sono gli originali di J.K.Rowling salvo alcuni cambiamenti della trama.
Vi ringrazierei se lasciaste una recensione per aiutarmi a migliorare o per qualche consiglio.
Grazie a tutti.


 

A Francesca, un buon motivo per continuare a scrivere

 


31 Luglio-Londra

 
La notte cala su ognuna delle persone che popolano le strade di Londra.
Scura, come un cattivo presagio e senza stelle, porta paura e disagio. E la notte cala su tutti, non risparmia nessuno. Poveri, ricchi, maghi oppure no. La notte, manto di desolazione, ricopre tutti gli sguardi. Un uomo seduto in poltrona con il cuore che corre veloce, aspetta notizie. Lui, Severus Piton, che è sempre stato la spia, che ha sempre conosciuto prima di ogni altro, ora aspetta.
 Guarda la notte, cerca la luce. Lotta contro la desolazione e combatte la paura.
E così, sospeso fra notte e giorno, paura e disperazione, Severus abbraccia la sua croce e aspetta.

***

Harry Potter è in viaggio.
Avvolto nelle sue coperte blu aspetta di arrivare a destinazione e non sa. Dorme, non si cura della notte che intorno a lui brucia né del vento sul viso. Vola, lui, ma non lo sa.
Hagrid si destreggia fra le nuvole, ed è talmente grossolano l’accostamento di creature così minute e soffici a lui, che quasi suscita ilarità.
Di tanto in tanto si asciuga gli occhi con un grande palmo, poi ritorna alla guida. Ha una missione, lui, non deve dimenticarlo.
Sta portando in salvo Harry Potter, il Prescelto. Un destino più grande di lui lo attende, una gloria non richiesta un giorno lo assalterà.
E lui, corpo di gigante e cuore di bambino, spende una lacrima.
“Oh Lily, se tu fossi qui”.
E anche Hagrid, in mezzo alle nuvole notturne, abbraccia la sua croce e con occhi lucidi completa una missione.
“Allora Hagrid, lui è qui?”
Nessuna risposta, lui solleva il bambino e lo affida a Silente.
“Buona fortuna, Harry Potter”.
E gli sembra tutto così meschino da non voler guardare.

***

“Ha gli occhi di Lily, l’ho guardato sai?”
Severus tace, si guarda le mani. Sa bene che ha gli occhi di lei, li ha fissati per ore dopo la sua morte.
“E con questo?”
Silenzio.
Silente non spende parole, lascia Severus nei suoi dubbi.
Silente non parla, tanto lui già sa.
“Lo difenderai, Severus? Quando te lo chiederò, lo farai?”
Severus annuisce e non parla, questa volta le risposte le trattiene lui.
Lo farà per quegli occhi. Occhi che non può dimenticare. Occhi che, per quanto chiusi alla vita, non chiuderà mai nel suo passato.

***

Petunia apre la porta per salutare suo marito e trova un bambino.
Non lo conosce, giura di non averlo mai visto.
“Svelta, prendilo, prima che vedano i vicini”.
Raccoglie il bambino e la lettera che ha al petto con mani tremanti. Legge, tutto d’un fiato. Legge e non respira.
Il piccolo-ora lo sa, si chiama Harry- apre gli occhi.
Lo guarda e ritrova nelle sue gradazioni di verde gli occhi della sorella.
Lily.
La perfetta, speciale, bellissima e defunta Lily.
L’odiata sorella.
E rivede in quelle iridi la straordinaria vita che voleva, la magia che le era stata negata.
Rivede un bambino che potrebbe avere tutto ciò che Lily ha avuto. E odia, la debole Petunia.
Odia un bimbo.
“No Vernon, lui resta”
E sa già la vita che vuole dargli

***

20 Settembre-Londra
10 anni dopo.

Harry si appresta ad andare a letto, così, senza aver né dato né ricevuto alcuna buona notte. Non sa se piangerà.

Piange poco, a soli dieci anni ha capito che piangere non aiuta. Prima di togliersi gli occhiali, guarda fuori dallo spiraglio del sottoscala che per lui è una finestra. E quel gatto è sempre lì, ormai quasi lo considera suo amico. E’ da un anno che è solito sedere sul muricciolo e guardare la casa, come se la stesse osservando.
E mentre Harry si toglie gli occhiali, giura di aver visto qualcosa schizzare verso l’alto da dietro il cespuglio, ma rinuncia a capire.
Chiude gli occhi e rinuncia anche a piangere.

***

“Severus, cosa facevi tu lì? Sai che Silente ti ha detto…”
“Silente non è mia madre, faccio ciò che ritengo opportuno”
“Non sei autorizzato, posso controllarlo io”
Severus guarda Minerva e non sa trattenere l’odio.
“Non è Lily” direbbe Silente.
Non è Lily ma due occhi bastano per inventarsi un affetto.

***

Hermione Granger ha solo 10 anni ed è una bambina molto speciale. E già a 10 anni ha il cipiglio della saputella e l’amore per i libri.
Già a 10 anni sa di avere il coraggio di carta.
Davanti ai cancelli della scuola elementare, la piccola aveva incrociato un bambino magrolino, piccolo e dai capelli neri. Nel volto diafano, incastonati due occhi verdi e silenziosi.
In classe, poi, aveva provato a disegnarlo. Niente da fare, dopo tutto in disegno aveva solo un “Distinto”.

***

02-Ottobre-Londra
Scuola Elementare
.


Harry guarda fuori dalla finestra il cielo nuvoloso.
Pioverà, ne è quasi certo.
E la luce spenta dei suoi occhi quasi si intona col grigio di Ottobre.
“Pioverà, non pensi?”
Una bambina alle sue spalle gli rivolge una domanda. Lui ci pensa, poi si volta a rispondere.
“Sì, ne sono certo”.
“Come ti chiami?”
“Harry”
“Hermione”
Sorride educato e torna a rivolgere i suoi occhi al cielo grigio. Hermione ha il cuoricino in gola, ma è decisa.
“Entrambi i nostri nomi iniziano con la H. Come si chiama il tuo amico?”
“Amico?”
“Il bambino ciccio..oh, il bambino biondo” il rossore le colora il viso.
Harry sorride.
“Non è mio amico. Si chiama Dudley, ed è mio cugino.”
“Perché non giocate?”
“Perché mi ha già rotto gli occhiali questo mese.”
Hermione ammutolisce, Harry non sembra curarsene.
“Posso avere i tuoi occhiali?”
Hermione li prende senza aspettare che il permesso le sia accordato.
“Quando si rompono mettici il nastro adesivo, tanto poi li ricompri.”
Harry sorride e non glielo dice. Non le dice che quegli occhiali non li ricomprano.

***

31 Luglio-un’isoletta sperduta

“Tu sei un mago, Harry”
Hagrid non sa quale effetto stiano avendo le sue parole sul ragazzo. Il suo viso si contorce in una smorfia di stupore.
“Io, un mago? Non è possibile, io sono soltanto io, Harry!”
Hagrid è incredulo ma dentro sorride
“Oh Lily, se tu fossi qui”
                                                                                                                                      ***
Sull’Espresso per Hogwarts, Harry è già una celebrità.
Non sa come ci si sente nei panni della star, non l’ha mai provato.
Saprebbe solo dire come ci si sente nei panni smessi di Dudley.
“Come ti chiami?”
“Ronald, Ronald Weasley. Tu?”
“Harry Potter”
“Tu sei quell’Harry?”
Conscio della sua storia, annuisce. Davanti alla richiesta di Ronald, mostra la sua cicatrice.
Una ragazzina entra chiedendo di un rospo. Capelli crespi e occhi fieri. A Harry ricorda qualcuno.
Gli occhi di lei indugiano sul suo viso. Si siede e gli aggiusta gli occhiali con un colpo di bacchetta. Buffo, dovrebbe proprio dirlo alla bambina che gli aggiustò gli occhiali tempo fa’. Buffo, si chiama Hermione, proprio come lei.
Ma non è lei, ne è sicuro.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: quattro anni dopo ***


Londra-4 anni dopo


Hermione gioca col suo gattone rosso mentre Ron lancia una pallina contro il muro. Il suo rumore scandisce lo scorrere del tempo e dei pensieri dei ragazzi.
“Avremo fatto la cosa giusta?”
“A fare cosa, Hermione?”
“Ad ascoltare Silente”
“A non ascoltare i loro discorsi?Boh, non..”
“A non scrivere a Harry, Ron!”
Il rosso tace per dei secondi. Lancia la pallina con maggiore foga.
“Non lo so. Harry non è un bambino, saprà..”
“Harry ha visto Cedric morirgli davanti agli occhi, avrebbe dovuto…”
Un rumore le distrae da quella conversazione. Poi voci, una di una donna e l’altra di ragazzo. L’altra di Harry, Hermione lo sa.
Sa distinguerlo fra mille.
Ed è la prima ad aprire la porta, a precipitarsi giù per le scale con Ron al seguito e a fermarsi alla vista di Harry nel corridoio. Un Harry molto più alto di come lo aveva lasciato. Gli si butta fra le braccia e lui la stringe distante, senza calore.
Lo guarda negli occhi e trova il silenzio.
Improvvisamente sa che la rabbia lui l’ha nascosta dentro di sé, che le lacrime le ha cacciate tutte.
E lei non c’era.
Toglie le sue braccia dal collo e lo guarda mentre Ron lo abbraccia. Ancora senza calore.
Ancora non c’è Harry.
Ha paura.

***

Harry guarda negli occhi i due amici di una vita.
Sente di odiarli, quei due amici. E sente di odiare la loro complicità, sente di averli odiati ad ogni loro “qui c’è tanto da fare” scritto di fretta nelle lettere.
Sa di essere arrabbiato, sa di voler scaricare la sua furia su qualcuno.
Risponde senza calore all’abbraccio di Hermione.
La odia, odia quel sorriso.
Odia che lei non sappia cosa vuol dire credere di essere innamorati ed avere paura di pensarci. Avere paura di un nuovo Cedric Diggory nelle mani di Voldemort.

***

Ron chiude la porta, sa che non riuscirà ad arginare la rabbia di Harry.
Griderà e non potrà fermarlo né biasimarlo.
Era lui ad aver partecipato a quel torneo l’anno prima, lui a veder morire Cedric Diggory . Era lui a essere cascato in una trappola.
E ancora oggi Ron pensa che avrebbe voluto esserci lui. Vedere tutto, guardare Diggory morire, anche le torture di Voldemort.
Pensa, e non senza rimorso, che per una volta avrebbe voluto essere protagonista.
Un macabro spettacolo per scegliere l’occhio di bue su di sé.
Ron lo sa, ma non riesce a non pensare fra le urla di Harry, allo sguardo che in quel momento gli rivolge Hermione.
E ancora vorrebbe esserci lui nella parte del protagonista

***

Harry sta urlando.
Potrebbe piangere, lo intuisce, ma non lo fa.
Lo ha visto piangere poco, sempre. Di lui la prima cosa che ha conosciuto è stato il silenzio.
Ma lui non lo ricorda, l’ha rimossa dalla memoria il giorno dopo il loro primo incontro.
Invece Hermione lo ricorda benissimo, il giorno di pioggia in una scuola elementare babbana. A lui non l’ha mai detto, nemmeno glielo dirà.
Cosa puoi dire al Prescelto se sai di avere un debole per lui da quasi quattro anni?
Cosa puoi dire se nemmeno ti vedrà?
Alza la testa all’ennesima frase urlata di lui e risponde.
“Harry abbiamo ricevuto ordine di..”
“Avete ricevuto ordine?! Ah e sentiamo, chi volete che debba sapere cosa succede? Mandate gli altri a spiarmi, ma perché? Cosa ho, dodici anni?”
“Ci dispiace”
Guarda Harry mentre disorientato rivolge il suo sguardo a Ron che non parla e a lei che ha la testa bassa.
Gli occhi di un cervo durante l’incendio.
Poi lui sibila.
“Il tempo per dispiacersi è scaduto. Avete avuto tre mesi per farlo”.
I gemelli entrano materializzandosi nella stanza. Respira con calma mentre sente gli occhi affogarle nelle lacrime.
Lascia che i pezzi di vetro dentro di lei le pungano le vene e il cuore. I cocci rotti se li tiene, la fiera Hermione.
E guarda Harry sconsolato mentre i gemelli gli parlano. Sa che i suoi occhi tristi di bambino vivono ancora da qualche parte.
Ne è sicura e aspetta.

***

“Dimmi, Remus, lui è qui?”
“E’ arrivato oggi.”
Severus annuisce freddamente ma col cuore che non regge l’attesa.
Cerca con lo sguardo il ragazzo, aspetta che lo guardi negli occhi.
Cerca la sua Lily in una stanza che conosceva, solo che troppi anni avanti nel tempo.
E all’improvviso lui è lì.
Uguale a suo padre ma con gli occhi di lei, come se James ancora una volta gli avesse preso ciò che aveva sempre amato.
“Salve, professore”
Piton si volta e gli affoga negi occhi. Tristi, arrabbiati. Spaventati.
Ricorda quelli di Lily quando morì: spaventati ma decisi.
“Oh Lily, se tu fossi qui”e non esiste pensiero peggiore.
Non esiste lama peggiore che l’uomo possa affondarsi nel petto.
Lo odia.
“Salve, Potter”
Distoglie lo sguardo, ed è come se quel verde fosse stata la maledizione Cruciatus ripetuta mille e più volte.
Forse, quella sera, Severus avrebbe ceduto alle lacrime. Avrebbe appoggiato la sua croce al muro e avrebbe pianto.
“Oh Lily, perdonami. Oh se tu fossi qui”
Ed Harry cambia direzione e la disperazione di Severus è la sua triste ombra.

***

Quella notte Harry dorme poco.
“Se Voldemort raduna un esercito, io voglio combattere”.
Combattere, non sa nemmeno se è quello che vuole.
Sa che deve, questo sì. Sa che da una parte vendicare i suoi genitori, Cedric e, perché no, anche sé stesso, è quello che vuole. Poi immagina Hermione dormire e sa che molto di più vorrebbe lei. Ma non la cerca, nemmeno glielo dice. Lascia che il tutto gli scivoli addosso, che sprofondi fra le lenzuola.
Vuole combattere, ora lo sa. Non è solo ciò che gli altri si aspettano da lui, ma anche ciò che ora vuole.
Sa che gli occhi di Hermione, invece, non si aspettano nulla da lui.
Ed è facile, leggero, quasi naturale sostenerne lo sguardo limpido. I suoi occhi aspettano solo di vederlo come un ragazzo normale, a preoccuparsi dei voti, non dei morti.  Ad avere rimpianti per le ragazze, non per i defunti. E lui i rimpianti li ha anche davanti a lei.
Avrebbe voluto dire “come sei bella” tante volte e non lo ha fatto. Dirlo avrebbe significato fare un altro passo avanti verso la rovina.
Un burrone che lui contempla dal confine fra vuoto e terra ferma. E non intende passare il limite. Non vuole trascinarla con sé.
I rimpianti intanto bruciano sulla pelle e negli occhi. Fanno male.
Ma Harry sa quanto sia più doloroso avere rimpianti nei confronti dei morti. Harry conosce il peso della morte sulle spalle. Sa che non vuole che lei sia la prossima.
Non vuole che il suo peso lo faccia cadere

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Capitolo 3
*** Capitolo due: la schiera degli uomini soli. ***


Una pagina sfogliata, il rumore della carta che fa attrito contro il dito, il silenzio che segue quel gesto e ti aiuta a riconcentrarti sulla lettura: un libro per Hermione non è un oggetto, uno strumento freddo con cui passare il tempo. Le sue pagine sono un cuore che batte, il dito che le sfoglia suona come due corpi che si stringono. Un libro è carne ed emozione, Hermione questo lo sa.
Ed è immergendosi nella lettura che la ragazzina aspetta. Nervosa gira le pagine e il suo sudore impregna gli angoli di quei fogli scritti in neretto. Il tempo passa e Harry non torna.  Sembra che lo stiano giudicando per decretarne l’ascesa in paradiso o la discesa all’inferno. Ma Harry è un virtuoso, ha sempre camminato sui rovi e il paradiso sarebbe suo senza troppo doverci pensare. E poi dimenticano che ha l’inferno negli occhi, lui, c’ha la foresta in fiamme.
L’Inferno, Hermione sa di esserci condannata, ma se questa è una condanna crede che non sia poi tanto male.
Cosa è l’inferno se sei un dannato che non sa pentirsi?
Non avrebbe evitato nemmeno uno dei suoi errori, nessuno dei passi che la avevano portata nella tana di un diavolo. E la condanna non poteva essere qualcosa di migliore.
Gira la pagina con dita veloci e solleva lo sguardo su Ron. Lui guarda l’orologio,cerca una risposta negli occhi di Ginny, poi ancora negli occhi di Sirius che non sa sedere in pace. Sirius ha una guerra dentro, si vede. Non ha il compagno con cui combattere, Harry non è James e James non tornerà. Harry di James ha solo i riccioli, ha il nero corvino che li bagna, ne ha l’aspetto e la carne. Caratterialmente di lui ha il coraggio ma la spregiudicatezza non può sapere cosa sia.
Quando hai a che fare con Voldemort, se non sei attento muori. Harry è fin troppo attento, controlla anche le lacrime.
Lui ha il cuore che corre e il buonsenso imperante che detta legge. E vince, quasi fosse un dittatore.
E’ la maturità del bambino cresciuto presto, del piccolo che i mostri sotto il suo letto li ha esorcizzati da solo.
La maturità del bimbo che non è mai davvero cresciuto.

“Silente è con lui, no?Cosa può succedere?”
Ron la risveglia dal suo nervosismo, dalla sua ansia febbrile.
“Già. Niente. Silente è..sicuramente autorevole”- sospira- “non può succedere niente”.
Ron annuisce e poi, indeciso, si alza e la abbraccia. Ron le vuole bene e vuol bene anche a Harry, lo sa.
Probabilmente se lui la amasse la vita sarebbe più facile, ma Hermione vuole le cose più complicate. Cerca Harry e di quella cicatrice le importa poco.
Sa che sarebbe stato un eroe anche senza. E poi non le importa che sia eroe, le importa che sia puro così come è.

Ginevra si siede accanto ai due e aspetta.
“Andrà bene, no?”
“Sì, Ginny, tutto bene”.
Hermione sorride e guarda Ginevra tamburellare le dita sulle ginocchia. Conosce quell’ansia, il gesto nervoso del ravviare i capelli indietro.
Immagina il suo debole per Harry e non può dimenticare i suoi undici anni, quando lui la aveva salvata dal diario di Riddle. Sarebbe più giusto che lui e lei fossero insieme ed è quasi convinta che un giorno si troveranno. Dopo tutto, Hermione si era ritagliata il ruolo dell’amica e compagna e lì doveva restare.
Sapeva che qualsiasi carezza avrebbero condiviso quei due, qualsiasi bacio, per lei sarebbe stato quasi indifferente. Non perché non le interessasse- anche se lei a sé stessa questo non lo diceva- ma perché lei ci sarebbe stata decisamente di più per lui. C’era sempre stata. Sempre.
E un “sempre” non lo cancelli con un tocco di bacchetta né con un bacio.
Ginny aveva dalla sua parte il fuoco, i capelli color fiamma, il sorriso che grida vita, le efelidi che ricordano l’infanzia, il profumo penetrante di fiori.
Mentre lei, Hermione Granger, cosa aveva dalla sua parte?
Il coraggio? Forse.
Tanta memoria? E a cosa serve con lui?
La fantasia? Balle. Lui l’aveva persa tanti anni fa, non era stato bambino. Non aveva potuto.

La porta si apre e il signor Weasley entra seguito da un provato Harry.
Provato ma felice, non lo hanno espulso.
Tutti abbracciano tutti. Ginevra è la prima nelle sue braccia e ultima lo abbraccia lei. Le sembra che il mondo giri nel verso esatto.

***

Una sera d’Estate dopo un processo.
“Un processo già a quindici anni – pensa Harry – ottimo!”. Gli dicono “cosa importa se il peggio è passato?”. Già, il peggio invece sembra proprio che debba ancora arrivare.
Tutti sembrano allegri, il momento sembra quasi sereno, come se non ci fosse Voldemort a radunare eserciti. Come se non sapessero che avrebbero dovuto combattere.
Fra le chiacchiere generali, Harry guarda Hermione con le ginocchia strette al petto, ridente.
“Hei Hermione”
“Harry, come ti senti?”
Harry occupa lo spazio vuoto accanto a lei.
“Stanco ma grato, anche se Silente è intervenuto e poi è fuggito via”
“Senza dirti niente?”
“Niente, mi evita”

Hermione dirige il suo sguardo al tavolo dove gli altri sono seduti.
Ha begli occhi.

“Forse riteneva non fosse il luogo adatto”
“Forse, ma non credo.”
Il silenzio fra loro regna sovrano. Harry vorrebbe far parlare i suoi occhi e le sue mani sudate.
Vorrebbe che per lui parlasse il corpo e l’imbarazzo del sorriso. Ma non siamo così evoluti da poter lasciare che sia una mano sudata a parlare. Dobbiamo parlare, incespicare nelle parole, appenderci a una espressione ambigua.
Le persone hanno bisogno di esprimersi e loro che sono adolescenti devono mentire a sé stessi e agli altri.

“Per un momento ho davvero temuto che..”
“Lo so, Hermione”
“Ci hai pensato anche tu?”
“Sì.”
“E la rabbia che ho provato quando Sirius..voglio dire, l’ho visto che un po’ ci è rimasto male”
“Sirius è un uomo solo, Hermione.”
Harry conosce l’egoismo degli uomini soli. Lui appartiene a quella schiera. E non lo dimentica.
“Ha molti altri anni da passare con te, Harry”
“Hai ragione, probabilmente lo sa anche lui”.
Hermione scuote la testa, Harry le accarezza i capelli. Il suo sorriso è una primavera agli occhi di Harry. Le porge una mano e nell’istante in cui la prende, il mondo ricomincia a girare nel verso giusto.


Salve a voi, miei cari (e forse ancora pochi) lettori. Mi scuso per aver aspettato due giorni prima di postare, in questi mesi ne posto praticamente uno al giorno e posso essere costante. Spero che vi piaccia anche questo capitolo, mi è venuto di sole due drabble delle quali una riguarda Harry, ma l'ho fatta per esprimere i suoi sentimenti nei confronti di Hermione. Accetto sempre i vostri suggerimenti e consigli per cui, qualora vi andasse di dirmi qualcosa, potete recensire. Grazie ancora, veramente, un bacio!
 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: distratto. ***


Si avvicina il giorno del ritorno ad Hogwarts, il movimento qui al Quartier Generale comincia a farsi sentire. E’ l’ansia dello studente che torna a scuola, del ragazzo che non ha voluto fare i compiti e non sa come farà. Quell’ansia la conosco molto bene e tu come me la conoscevi.
Mi sembra così assurdo ora essere qui, nella casa dalla quale sono evaso e dove poi, grazie a te, non sono tornato tanti anni.
Poi hai avuto Lily, il tempo di farmi padrino, e sei morto, James. E mi sento così in colpa di aver avuto molto più tempo io con te che tuo figlio Harry con voi.
Vedessi come ti somiglia, James. Hai tuoi stessi ricci nerissimi, il corpo sottile e l’abilità del Cercatore.
Gli occhi sono di Lily, ma tutto quello che vi è dentro non appartiene a nessuno di voi. E’ incubo quello che gli vive nelle iridi e se vi avesse conosciuto lui l’orrore non lo conoscerebbe.
Forse nemmeno io saprei cos’è.
Quando sono andato ad Azkaban, la mia anima era talmente marcia e assetata di vendetta che nemmeno i Dissennatori l’hanno voluta. Con la tua morte non è rimasto in me un briciolo di felicità. Volevo solo trovare Peter Minus e ucciderlo. Ucciderlo come lui aveva fatto con te vendendoti al nemico.
Avevamo giurato solennemente di non avere buone intenzioni, ricordi? Solo uno di noi ne ha avute di cattive.
Pensavo meritasse la morte, poi ho trovato tuo figlio Harry. Con lui ho visto come Peter viveva, nascosto in un corpo di topo. Ho capito che la sua vita è peggiore di ogni morte, ovunque sia ora. Ed è stato Harry a farmelo capire.
E’ il tuo degno figlio, James. Talmente degno che a volte mi sembra di riaverti qui, con me, a descrivermi gli occhi di Lily. Harry quest’anno tornerà a scuola e le sue chiacchiere con Ron ed Hermione mi fanno tornare con la memoria alle nostre notti bianche a cercare di finire tutti i compiti.
Mi manchi, James. Sei stato il mio migliore amico, l’unico al mondo. Remus di te non parla mai, ma glielo leggo negli occhi che manchi tanto anche a lui.

Il tuo migliore amico.
Sirius.

***

“Non so come farò con tutti i compiti di Piton che non ho fatto, con tutto che è stato qui tutta l’Estate!”
“Te la cavi, Ron. Ovviamente vorrai copiare da me, vero?”
Gli occhi del rosso si posano speranzosi su Hermione.
“Ti amerei per sempre”.
Hermione lotta per addormentare il fastidio che dentro di lei cresce inspiegabilmente.
“Certo, per un paio di pergamene”.
“Ti ha dato fastidio?”
“Io..”
La porta si apre spinta da Harry che silenzioso entra sorridendo ai due. Hermione indaga nel suo sguardo e decide che è tutto normale.
“Perché smettete di parlare se entro io? Cosa fate, loschi traffici?”. Lo dice ridendo ed Hermione ride con lui. Anche Ron sorride, poi riacquista il suo tono risentito e parla.
“Hermione se l’è presa perché le ho detto che la amerei per sempre solo se mi passasse i compiti.”
“E dai, Hermione, lascialo copiare! Pensa che fra un anno con tutte le probabilità tu e Ron avrete da frequentare corsi talmente diversi che Ron non potrà copiare nemmeno una A”.
Hermione sorride e lascia le pergamene a Ron che borbotta un “grazie” arrabbiato.
“Che c’è?Scherzavo! Puoi copiare!”
“E’ che solo se te lo dice Harry tu cedi!”
Fiamme.
Le sembra che il viso abbia preso fuoco. Probabilmente arrossisce violentemente perché Ron sembra notarlo e anche Harry pare accorgersene.
“Ma che dici! Pensa a copiare che se parli ancora mi prendo tutto!”
Ron sembra urtato, non sa se per il rossore o per la frase.
Harry ha uno sguardo indecifrabile.
Ha fretta di cambiare argomento, di riacquistare il controllo.
“Harry, tu vuoi copiare?”
“No grazie, a me non frega niente dei compiti.”
“Da quando chiedi se qualcuno vuole copiare? Lo vedi?”
“Ron taci! Quante storie!”.
Ha paura di avvampare di nuovo. Decide di cambiare subito argomento, distogliersi di dosso ogni attenzione.
“Harry, come sarebbe che dei compiti non ti importa?”
“I Dursley non me li fanno fare e poi ho pensato ad altro”.
“Altro?”
“Sì. Tipo che morte avesse colto i miei amici, cosa ci fosse di così urgente da fare per non scrivermi neanche “ciao” e se di voi fosse rimasta traccia o avessi sognato tutto.”
Hermione aspetta. Sa che il fuoco non è cessato ancora.
“O anche a Cedric Diggory, perché no”
Adesso sembra aver esaurito i colpi. Hermione sospira, di nuovo torna lo sguardo indecifrabile di Harry. Lui fissa il muro. Spara e poi guarda il muro, come fosse niente.
Lo odia.
“Hai finito?”chiede tremando con le mani e con la voce “se non hai altro da dire io vado giù ad aiutare la signora Weasley.”
Lascia la stanza col viso in fiamme e il cuore incenerito. Le mani le tremano per la rabbia e la frustrazione. Ha gli occhi gonfi di lacrime, ma non le lascia andare.
L’orgogliosa Hermione sa che se piangi hai già perso.
E lei non spreca lacrime per nessuno, mai.
Nemmeno per Harry Potter.

***

La stanza sembra esser rimasta vuota pur essendoci due persone ancora.
Ron non parla, guarda Harry allibito e rosso fino alla punta delle orecchie.
“Perché le hai detto quelle cose?”
“Perché è quello che sento e ti dirò, non mi importa se quello che sento è scomodo per gli altri”
“Nessuno mette in dubbio quello che senti”
“Ah sì? Tanto è vero che la vita è andata avanti senza curarsi di come sono stato io.”
“Ti abbiamo chiesto scusa, ci siamo spiegati, cosa vuoi ancora? Il tappeto rosso?”
Ora Harry urla.
“Avrei voluto un po’ di vicinanza in più quando tutto quello che ho ricevuto quest’estate erano le lettere di Sirius che mi chiedevano di mantenere la calma, come se fossi un pazzo!”
“Sei tu che non permetti alle persone di starti vicino e nemmeno ti accorgi di come ti guarda!”
“Come mi guarda chi?”
“Hermione! Chi altrimenti? Ti sei mai voltato a vedere con che occhi ti guarda quando stai male, quando ti comporti così?”
Ora i suoi occhi verdi sono grandi e interrogativi. Nessuna traccia di rabbia li colora, c’è solo lo spavento a governarli.
“Come vuoi che mi guardi?”
“Oh andiamo! Lei muore per te!” Ron sbuffa, non sa se per la rassegnazione o la rabbia.
“Ma scherzi? Ron, chi dovrebbe voltarsi a guardare sei tu. Lei ha sempre avuto un debole per te.”
Il rosso e il moro si guardano silenziosi per qualche secondo. Ron guarda l’amico uscire dalla stanza e resta solo con le sue domande. 


Nota: Salve a tutti voi che leggerete. Ci tenevo a precisare che non tutte le scene sono realmente presenti nel libro, alcune le ho inventate solo per mandare avanti la storia, tipo la scena del litigio fra Ron e Harry e la lettera di Sirius. Anche più avanti nella storia, come in qualche altro capitolo più indietro, potrete trovare di queste scene, per cui vi invito a leggere il tutto senza soffermarsi sulla effettiva esistenza di certe scene nel libro. Un bacio e grazie per tutto il tempo che dedicate a recensirmi.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: vorrei essere bambino. ***


Severus aspetta paziente nello studio decorato da decine di quadri. Non muove un muscolo, aspetta che Silente rivolga finalmente a lui le sue attenzioni. Non sa perché si trova lì, o forse ha qualche sospetto ma non parla.
Per necessità di mestiere ha imparato a non scoprire mai le sue carte prima che l’altro mostri le sue.
Ora Silente è nuovamente seduto davanti a lui e lo guarda con un sorriso serafico. Il più tranquillo dei sorrisi per lui che sa essere aquila, che per l’amor del bene sa preparare anche una guerra.
”Allora Severus, novità?”
”No, credevo fosse lei a dover..”
”Hai ragione, ma è sempre buona educazione chiedere al proprio interlocutore se ha qualcosa da dire prima di cominciare il proprio discorso.”
Silente si aggiusta gli occhiali sul naso gobbuto.
”Quest’anno il Ministero è praticamente infiltrato ad Hogwarts e non nascondo di essere stato io stesso a permetterlo trovandomi costretto. La Umbridge insegnerà Difesa contro le Arti Oscure, dovresti averla presente Severus, era anche al processo di Harry e..”
”Preside, posso farle una domanda?”
”Certo che puoi, immagino anche quale sia, ma procedi.”
”Perché lei sta evitando Potter?”
”Evitando? Più che altro proteggendo, Severus. E’ meglio al momento non dargli altre attenzioni né oneri, preferisco che mi veda come il Preside della sua scuola. Questo non significa che non lo controllerò ovviamente.
Severus ridacchia guardandosi le scarpe con crescente ironia sul volto.
”E’ buffo, pensavo che sarebbe stato il primo a cui lei avrebbe pensato per la carica di Prefetto.”
Silente tace per qualche secondo davanti allo sguardo di Severus che indugia sul suo volto, osservandosi le dita lunghe e segnate dal tempo.
”Ci avevo pensato, ma quest’anno saranno parecchie le cose che vedrà e come ho già detto preferisco evitare di posare sulle sue spalle altri oneri. Saranno Ronald Weasley e la signorina Granger a ricoprire quell’incarico. In quanto a te Severus, saprai che spetta a te controllarlo senza ovviamente dare nell’occhio.”
Severus annuisce con estrema lentezza, poi guardando i quadri alla parete torna a parlare.
” Si è forse affezionato al ragazzo?”
Silente sorride bonario e Severus può scorgerne l’anziana età sul volto.
”Sono vecchio, Severus. Forse perdo colpi.”
Il silenzio calò di nuovo sulla scrivania e dopo pochi secondi lo sguardo distratto di Silente torna su Piton.
”E ora dimmi, Severus, cos’è che vuole Voldemort?”
”La Profezia, Preside. La profezia che riguarda lui e Potter, quella dell’ufficio Misteri.”
”Okay. Lui ha il suo esercito e noi abbiamo il nostro. Siamo pronti.”
Severus sorride col sorriso d chi, davanti a un rimorso, non può scegliere fra bene e male.
 
 

****

Le lettere con le liste dei libri per Hogwarts arrivano sempre procurando un grande trambusto. Hermione è ormai abituata al chiasso dei gufi che arrivano portando missive, sa che a breve la casa ne sarà invasa. E ora, nel silenzio di una stanza vuota, ad Hogwarts pensa molto poco. Pensa che è da un giorno che non parla con harry. Ma Hermione non porge scuse per peccati che non commette. Lei prima di tutto, poi gli altri. Ed è così difficile mantenere questa condotta davanti agli occhi tristi di Harry. Vorrebbe urlargli addosso che di lui le importa, che non merita quel gelo. Perché Hermione ne è convinta, non merita quel deserto di ghiaccio.
Harry fa il suo ingresso nella stanza. Hermione non si volta ma vorrebbe saltare in piedi. Probabilmente se lo facesse, lui uscirebbe a passo svelto.
”Hermione, ti va di parlare?”
Hermione vorrebbe saltare in piedi. Ma non si prostra ai piedi di nessuno e così, col cuore che sussulta, resta seduta.
”Di cosa vuoi parlarmi?”
”Di quello che ti ho detto..”
Non sa calibrare i movimenti. Conta fino a dieci, poi lo guarda.
”Parla.”
”Sono stato molto male quest’Estate senza avere vostre notizie. Mi sembrava di essere tornato ai miei 12 anni, con la differenza che nessuno voleva salvarmi la vita. Ad ogni lettera pensavo fossi tu..”
Un sussulto e una capriola del cuore. Hermione non sa emettere suono. Ha le mani che sudano, le nasconde. Vorrebbe sorridergli.
”Avrei dovuto prendere carta e penna e trasgredire, scriverti. So di non averti fatto bene, ma Silente temeva che i messaggi potessero essere intercettati.”
”Mi dispiace”
”Dispiace anche a me, Harry”.
In due passi Harry le è vicino e lei è pronta ad affondargli fra le braccia. In quell’istante le mani di lui le affondano fra i capelli e il suo viso posa sulle sue spalle gracili. Vorrebbe non muovere il mondo da quella posizione, vorrebbe che le lancette non contassero i secondi.
”Le liste dei libri!”. La voce della signora Weasley risuona in tutte le stanze e Harry la lascia andare come scottato.
A passi incerti lascia la stanza per andare a leggere la sua lettera. Il cuore di lei annaspa e non ha niente a che fare con Hogwarts.
 

***

“Prefetti, siamo prefetti!”
Ron è tutto un sorriso davanti alla sua spilla di Prefetto. Con Hermione c’era da aspettarselo, ma da lui proprio no. Guarda Harry e raccoglie il suo sguardo interrogativo. Sa che in fondo è contento per lui, ma sa anche che si aspettava di essere lui Prefetto. Sa che si pone domande ma non vuole rispondergli. Per una volta è lui il Prescelto.


***

Chissà perché le notti prima di tornare ad Hogwarts, Harry non riesce mai a dormire. Questa volta l’insonnia è cattiva, lo tormenta e gli rende il cuore pesante senza lasciare alcuna traccia dell’euforia degli anni scorsi.
Dove è finita la sua euforia per il ritorno a scuola? Quello che non gli fa chiudere gli occhi ora è tormento.
Hogwarts non gli sembra più il luogo accogliente di una volta. Non è più il luogo dove nonostante tutto si sente solo un ragazzino. E Silente perché non si fida più di lui?Crede che dopo aver visto la morte di Cedric sia diventato quasi pazzo? Crede sia così fragile? Non vuole dargli responsabilità? Ebbene, non lo conosce. Harry Potter è sopravvissuto a qualcosa di molto più grande di Voldemort: alla vita, ai suoi morsi. Le responsabilità di un Prefetto sono così poco a confronto! Ha tutto sotto controllo. La morte di Cedric ha risvegliato in lui la rabbia di un guerriero che guarda gli innocenti morire. E sotto il peso di un coraggio così grande, sente le costole scricchiolare ma non ammette di essere fragile. Non può permetterselo.
 
Vorrei essere un bambino”.

I pensieri di Harry si accalcano in disordine per poter uscire e lui nemmeno sa da dove sia sbucato questo pensiero. E’ qualcosa che sicuramente sente, ma non lo ammette mai, nemmeno con sé stesso.
Guarda Ron dormire e sente che vorrebbe tutto quello che lui ha. Una famiglia e degli amici che non debba costantemente proteggere dalla morte.
Vorrebbe ciò che Cedric ha avuto per un soffio, ma che comunque ha avuto. Cho? No, forse non proprio lei. Forse solo una ragazza, forse solo innamorarsi come tutti quanti. E ammette che Cho gli piace, ma innamorato non è. Innamorarsi è una parola grossa. E quali sarebbero gli occhi che gli rivolge Hermione? Quali occhi? Hermione lo vede e non lo guarda. E Harry nemmeno vuole che lo veda. Le ha davvero quindici anni, non ha secoli di guerre sulle spalle. Può innamorarsi, sbagliare e crescere. Lui se sbaglia e si innamora rischia di uccidere.
Non vuole essere un assassino, nemmeno per amore.
Sirius per amore del suo migliore amico voleva uccidere, sua madre per amor suo è morta.
A cosa serve? A cosa cazzo serve? Se ami in cambio vieni ammazzato come la peggiore delle bestie e nemmeno? Se sei amato ti ritrovi a vivere una vita come quella che lui aveva sempre avuto? Delle volte – e con non poca vergogna- aveva pensato che sua madre avrebbe potuto fuggire con lui in braccio e basta. Ma poi pensa che Voldemort voleva lui e lui soltanto, che non avrebbe comunque rinunciato a dar loro la caccia e che era felice e apprezzava che qualcuno lo avesse amato così. Così fino a morire.
Ma poi che senso ha? Che senso ha vivere una vita come quella, si chiede? E le ragioni per vivere le avrebbe eccome, certo che le ha, ma delle volte non riesce nemmeno a farsele sembrare valide.
L’amore e la morte sono due cose diverse. L’amore protegge dalla morte, non ti condanna. Decide che Hermione è meglio lasciarla dove si trova. La lascia alla sua adolescenza piena di possibilità.
E Cho..potrebbe anche lontanamente somigliare all’amore? Ma non ha tempo per pensarci. Decide che seguirà l’istinto.
Hermione invece è un capitolo chiuso, una pagina voltata.
Una primavera che l’Inverno non violerà.

***



Hermione fa mente locale e con efficienza rimuove dalla sua lista mentale ognuno degli oggetti indispensabili che sa di dover portare ad Hogwarts. Il baule è pronto già da ore e non riesce a chiudere gli occhi. Così pensa a tutto senza pensare a niente in particolare. Ripensa al Quartier Generale che avrebbe dovuto lasciare e ripercorre col pensiero le sue enormi stanze.

Chissà se Harry dorme”


Hermione sbatte le palpebre e lotta con quel pensiero improvviso. Vorrebbe pensarci ed evitare allo stesso tempo. Poi il ricordo del loro abbraccio la aggredisce. Ricorda i suoi respiri, quelli che lei ha conservato nelle sue braccia. Si sorprende a sorridere e torna sé stessa. Smette di pensarci, perché lei è una guerriera. Lei sa che Harry non venderebbe il suo buonsenso per un bacio.


Purtroppo non lo farebbe”


Si scrolla quel pensiero di dosso. E poi, ci pensa e sa che Harry la vede e non la guarda. Ma sono guerrieri, lei non pretende di più.
Si alza dal letto diretta forse in cucina. Non sa nemmeno lei dove andrà nel cuore della notte.
Mentre cammina scorge nel corridoio un’altra figura. A piedi scalzi, con passi silenziosi.
Sa che è Harry. Si fermano uno davanti all’altra e si sorridono.
“ Posso offrirti un bicchiere d’acqua?”
Hermione ride davanti alla battuta da bimbo di Harry.
“Anche due.”
E insieme, prendendosi per mano come se andassero a combattere, cercano a tentoni le scale.

***
 

Salve a tutti! So che ce ne ho messo di tempo, ma mi sto lanciando in diverse cose e sono molto impegnata, spero vi piaccia questo ultimo capitolo. Nel frattempo, non è che vi andrebbe di passare di qui? Abbiamo ricreato una Gazzetta del Profeta e io sono una dei giornalisti, con lo pseudonimo di Lunastorta*.
https://sites.google.com/site/gazzettadelprof/
Grazie a tutti quelli che passeranno!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque: come un fantasma ***


La mattina del ritorno a Hogwarts è caratterizzata dal chiasso. Hermione lo sente ovunque, fuori dalla sua porta, sulla rampa di scale, fuori dall’uscio e nella sua stessa stanza. Le chiacchiere di Ginny sono fitte e indistinte all’orecchio di Hermione. Le guarda solo i suoi capelli rossi muoversi frenetici da una parte all’altra della stanza.
 “Hai capito Hermione?”
 “ Cosa?”
Ginevra sospira guardandola dubbiosa.
 “Ho detto..beh sì, ho detto che mi piacerebbe sapere come farmi vedere da Harry senza dare troppo nell’occhio”
Hermione sorride e risponde con un tono di voce garbato. Troppo garbato per lei. Prega di ritornare in sé.
 “Cerca di essere te stessa, altrimenti anche se dovesse notarti, non noterebbe Ginny Weasley.”
Ginevra annuisce e ripone diversi vestiti nel baule. Hermione pensa con sarcasmo alla battaglia silenziosa apertasi fra Ginny e Cho Chang.
Ripensa con l’amaro in bocca a quella notte con Harry seduti in cucina.
 “Credo che mi piaccia ancora Cho Chang”. Lo aveva detto in un sussurro, quasi come se si stesse scusando.

 “ Per cosa ti scusi, Harry?” –aveva pensato- “La vita è tua ed io sono un personaggio di importanza secondaria. Sapevamo sarebbe successo”.
 
Non glielo aveva detto. Lei aveva sorriso, non aveva sentito il bisogno di piangere e sempre a bassa voce aveva risposto.
 “Dov’è la novità, Harry?”
Avevano riso, entrambe con l’amaro in bocca tipico dell’adolescenza, quando per un motivo o per un altro la vita sembra averti deluso.


L’insistenza di Ginny scaraventa Hermione dal ricordo contro il muro freddo della realtà. Abbandona i suoi pensieri e la ascolta parlare.
 “Stai bene, Hermione?”
 “Sì, benissimo. Scendiamo?”
 “Io direi di sì, altrimenti la mamma griderà ancora e la signora Black cercherà di contrastarla”.
Hermione sorride e trascinando dietro di sé il suo baule segue Ginny verso le scale.
 “FRED, GEORGE! SIETE IMPAZZITI?!”
Le urla della signora Weasley fanno tremare il corridoio mentre due bauli schivano la testa di Hermione prendendo in pieno Ginny  facendola precipitare.
 “POTEVATE FARLE MALE SUL SERIO, IDIOTI!”
“Fred, razza di idiota!”
Ginny, rossa fino alle orecchie, è fuori di sé e si scaglia sul primo dei due gemelli che le passa davanti.


Hermione la guarda lottare e nuovamente pensa a chi delle due fra Ginny e Cho avrebbe preferito Harry.
Ginny? Capelli rossissimi, grinta da vendere e vita che le esplode nelle vene?
O forse Cho? Bella Corvonero dai lunghi capelli neri e occhi scuri?
Sorride paragonandosi a loro.
Belle. Indubbiamente molto belle.
E lei invece? Per cosa avrebbe mai potuto sceglierla? Per il cipiglio della saputella o i dentoni? Perché avrebbe dovuto? Perché dovrebbe volere qualcuno con cui combattere e non una “principessa da salvare” come tutti?
 
Edvige plana leggera nella stanza posandosi sul braccio di Hermione che approfitta del trambusto per salire di sopra.
Entra piano nella stanza di Harry dopo aver bussato leggermente trovandolo chino ad allacciarsi le scarpe.
 “Mamma e papà hanno appena rimandato indietro Edvige. Tu sei pronto?”
Lui si volta sereno e le risponde col sorriso.
 “Quasi. Ginny sta bene?”
Un moto di rabbia le brucia lo stomaco e la gola.


Perché? Perché non chiedi a me “come stai?” ?
Cosa ti fa immaginare, Harry Potter, che io stia bene?
Vedi solo le ossa rotte? Sai guardare solo quello?
Quanto sei cieco, Harry Potter. Cieco, e i tuoi occhiali e due begli occhi per quel tipo di cecità non possono fare niente.

Niente.
“La signora Weasley l’ha risistemata. Aspettiamo la scorta.”
 “La scorta?! Non dovevamo..?”
 “No. Tu devi andare con la scorta”.
Harry sbuffa e a Hermione viene da sorridere ma ha la mascella paralizzata.
 “E ora scendiamo, altrimenti perderemo il treno”
Escono dalla stanza senza guardarsi e lei si precipita giù dalle scale con Harry al seguito. Ginevra la guarda e dentro i suoi occhi ci sono fiumi di parole
 
“Tranquilla Ginny” –pensa- “I suoi occhi mi passano attraverso, come un fantasma”.


Hermione gira lo sguardo e guarda il cane nero che le restituisce lo sguardo.
 “Sirius! Sei sempre tu!”
 

***

 
La strada mi si spalanca davanti e la luce del sole riscalda il pelo nero che mi riveste.
Oggi sono Tartufo, o forse Fido sarebbe un nome migliore. Oggi non sono Sirius Black, ed è un giorno migliore di ieri.
Inseguo la mia libertà che è travestita da piccione, mascherata dal muso di un gatto con occhi diffidenti.
Ti vedo ridere, Harry, e la tua risata è tanto simile a quella di James. E allo stesso binario dove io e lui abbiamo tante volte aspettato il nostro treno, ora ci siamo io e te.
Non posso parlare, potrei abbaiare ma forse per colpa del sole non riesco a fare nemmeno quello. Sarà la sua luce, ma ho il cuore che mi esplode di felicità mentre il resto della scorta mi guarda severo.
Tu invece mi guardi e ridi, e malgrado la contrarietà di Hermione, lei ride con te.
Non ride per me, lei ride con te.
Tu forse non la guardi, non lo sai, ma lei è innamorata di te.
Come faccio a saperlo? Riconosco i suoi occhi, Harry. Ma tu sei inesperto, non lo immagini. Tu davanti a te vedi Voldemort e come contorno qualche ragazza per passare il tempo, giusto per raccontarti che tu sei come gli altri.
Ma imparerai che l’amore è fuoco, Harry: anche se lo ignori, lui ti scotterà lo stesso, magari ti brucerà. Non puoi chiudere gli occhi per sempre.
Però adesso su, parti.
Io corro, corro col treno.
Corro con te.
Vai e lotta contro Voldemort. Lotta con uno sguardo.
Lotta tutte le volte che guarderai Hermione.
Lui lo combatti così, amando, dimostrando che se James e Lily sono morti è stato per darti questo.
L’amore che hanno avuto e che tu meritavi di conoscere.
Ma intanto corri.

 
***

“Andiamo a cercare uno scompartimento allora?”
 “Io e Ron dovremmo andare alla carrozza dei prefetti.”
La rabbia comincia a bruciare gli organi di Harry. Il moro ingoia saliva e rabbia e sforzando tutti i suoi muscoli, sorride.
 “Bene, allora ci vediamo dopo.”
 “Sicuro” risponde Ron lanciandogli uno sguardo furtivo. Harry lo guarda e non si concentra sulla seconda metà del discorso.
Pensa accecato da una rabbia che non conosce.


“Voltati. Ti prego voltati Hermione. Guardami”
Lui lo pensa e non succede. Lei guarda altrove e non si volta un secondo. Continua a pregare.
Niente, non succede niente.


“E’ uno strazio doverci andare.”. Harry guarda l’amico e con l’attenzione di nuovo rivolta alla realtà, risponde.
 “Lo so.”
Ron e Hermione percorrono il corridoio chiacchierando fra loro e Harry si sente abbandonato.
Si sente anche stupido.
Arrabbiato e stupido.
 “Andiamo?”.
La voce di Ginny lo riporta alla realtà.
 “Eh?”
 “ Andiamo, così se ci muoviamo riusciremo a tenere il posto anche per loro.”
 “Sì, giusto”
Dopo aver incontrato Neville davanti a uno scompartimento, presero posto accanto a una bionda Corvonero con occhi sporgenti.
Seduto davanti a lei, Harry si è già pentito.
”Tu sei Harry Potter.”
 “Lo so.”
Harry è sconcertato dai suoi occhi fissi su di lui.
Lei gli sorride e Harry si ritrova a fare paragoni col sorriso di Hermione. Si arrabbia di nuovo, questa volta con sé stesso.
Hermione no, non in quel modo, se lo era già detto.
E quella bionda, Luna, avrebbe potuto essere un’alternativa? Ginny?
Neville cerca nella borsa prendendo per sbaglio a gomitate le gambe di Harry. Riemerge dalla borsa con una piantina, a sua della tua Mimbulus Mimbletonia.
 “Ehm…e fa..cosa?”
 “Un sacco di cose, Harry! Sa difendersi benissimo, guarda!”
Neville con una piuma punzecchia la piantina ed Harry è pronto al peggio ma non riesce ad alzare le mani in tempo che un liquido puzzolente lo colpisce in piena faccia. Mentre Neville si lancia in scuse balbettate, Harry vistosamente nervoso ne sputa una boccata a terra.
“ Oh, ciao Harry. E’..è un brutto momento?”
Con una manica, Harry ripulisce gli occhiali e solleva lo sguardo sul viso delicato di Cho Chang.
 “ Avevo pensato di passare a salutarti ma..ehm..magari torno dopo. Ciao Harry”
Harry risponde al saluto guardandosi le scarpe e mentre Neville ripulisce pensa all’orrenda figura appena fatta. Poi ripensa agli occhi di Hermione, quelli che avrebbero sorriso per una brutta figura.
Sorride di riflesso, poi si rimprovera e si dice che fra l’amore e la cotta sceglie la cotta.
La meno pericolosa.
 “Gratta e Netta. Ecco fatto. Harry stai bene?”
 “Sì Neville. Tutto bene”
E proprio in quell’istante arriva Hermione.
Si sorridono e lei parla come se non fosse niente.


Salve ragazzi! Non me ne volete per il ritardo, ma ho lavorato molto a questo capitolo e spero vi piaccia.
Niente, vi ringrazio sempre per il numero crescente di lettori e di attenzioni, c'è chi mi ha anche segnalato per le storie scelte e vi ringrazio tutti.
Spero di essere alla vostra altezza.

 

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