Kurtbastian Week, why not?

di _Breakable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Meeting The Family ***
Capitolo 2: *** Vacations. ***
Capitolo 3: *** Kinks or Kittens: A Little Cat. ***
Capitolo 4: *** Fighting: Fight For This Love! ***
Capitolo 5: *** Funerals: Broken ***
Capitolo 6: *** Wedding Bells: Marry me. ***
Capitolo 7: *** AU: The charm of the mask: I finally got you! ***



Capitolo 1
*** Meeting The Family ***


"Ok, smettila di muoverti così, non riesco ad allacciarti il cravattino."

Eccolo qua, quel giorno era arrivato.

"Kurt, posso allacciarmelo da solo, non sono poi così negato." rispose il ragazzo stizzito.
"Sebastian, se non te ne fossi accorto, non stai portando i pantaloni."rispose Kurt.

"Beh, non ti piace quello che vedi?"

I due ragazzi si guardarono per un momento per poi scoppiare a ridere.

Kurt Hummel e Sebastian Smythe, ecco chi erano i due ragazzi.  Si erano conosciuti una sera al bar preferito di quest'ultimo e da lì avevano stretto, in qualche modo sconosciuto, un'amicizia che l'aveva portati ad una relazione e le relazioni portano a... ad un sacco di cose.

"Il sesso?" domandò Sebastian quando Kurt gli fece quel discorso. 

"No Seb, mio padre."

"Sesso con tuo padre? Kurt, scusa ma preferisco il tuo sedere." E detto questo Kurt ricevette una pacca su una chiappa.

"Sebastian!" quasi urlò, "Non sto parlando di...sesso, ma che mio padre vuole conoscerti..."

Seastian strabuzzò gli occhi e dopo una settimana erano tutti e due a casa di quest'ultimo parlando dell'incontro che si sarebbe tenuto da lì a pochi minuti e Sebastian cervaca di imparare un pò di cose sulla famiglia Hummel. 

"Comunque, ricordati di non fare nessun "apprezzamento" poco casto mentre siamo a tavola o mio padre tirerà fuori un possibile fucile" disse Kurt finendo di sistemargli il cravattino e passandogli i pantaloni.

Sebastian annuì appena. 

"Sarà difficile,guarda che pantaloni hai oggi..." si lasciò scappare facendo scorrere lo sguardo sulle gambe slanciate di Kurt. Quest'ultimo indossava un paio di jeans bianchi e una camicia azzurra che lasciava scoperto gran parte del collo dove Sebastian voleva mettere il suo marchio ma doveva rimandare a dopo il pranzo. 
Lui indossava dei jeans scuri con una camica rossa, che Kurt gli aveva regalato, e ovviamente il cravattino legato al collo. 

Dopotutto era un pranzo, non una sfilata di moda. Ma Kurt a quella affermazione gli rispose:

"Ogni occasione è buona per autogratificarsi con la moda!"

"Ok, sono pronto, possiamo andare." esclamò Sebastian battendo le mani una volta.
Kurt gli sorrise e prendendolo per il braccio lo guidò alla macchina. 

**

Quando si fermarono al portico di casa Hummel, Sebastian non seppe più trattenersi.

Bloccò Kurt sulla porta baciandolo con forza. Kurt inizialmente rimase sorpreso ma dopo pochi secondi rispose al bacio sorridendo appena.

"Non mi dici buona fortuna?" chiese Sebastian dopo essersi staccato con un piccolo schiocco. 
"Fai il bravo e la fortuna sarà dalla tua parte..." rispose Kurt sporgendosi per baciarlo di nuovo. 

Pessima mossa.

Proprio in quel momento la porta si aprì e la fronte aggrottata di Burt Hummel fece capolino. 

Kurt si girò di scatto e si allontanò di poco da Sebastian il quale aveva ancora lo sguardo su di lui. 

"Papà, stavamo entrando!"

Burt Hummel annuì appena e fissò il suo sguardo sul ragazzo accanto al figlio. 
Sebastian staccò gli occhi da Kurt e fece un passo avanti porgendo la mano. 

"Salve signor Hummel, sono Sebastian Smythe, è stato davvero gentile da parte sua invitarmi quest'oggi e se non le dispiace, vorrei ricambiare il favore invitandola la prossima settimana a dei miei genitori, ovviamente ripeto, se questo non la disturba troppo."

Un pò sorpreso Burt alzò un sopraccigliò ma rispose sorridendo alla stretta di mano lasciandosi scappare un "grazie" mormorato e un "Chiamami Burt, ragazzo."

Kurt alzò gli occhi al cielo e fece entrare i due uomini dentro la casa. 

Ad aspettarli c'era Carole che sorrideva dolcemente. Quando Sebastian si presentò, le guance di Carole si tinsero di rosso e dopo vari complimenti rivolti a lei ed alla casa.
Sebastian sapeva cavarsela in ogni situazione, ma sopratutto sapeva come conquistare le persone. 

Kurt gli prese la mano e con la scusa di fargli vedere casa lo trascinò al piano di sopra.

"Sei proprio un ruffiano." esclamò incrociando le sue braccia intorno al collo di Sebastian, il quale sghignazzò sotto i baffi. 
"Faccio quello che devo per conquistare i genitori del mio ragazzo..."

Del mio ragazzo.

Kurt adorava quel vocabolo, soprattutto se nominato da Sebastian. Quest'ultimo intanto, gli cinse i fianchi con le braccia e notandolo distratto lo strinse a se e posò le labbra sulle sue dandogli un bacio lento e pieno di sentimento, subito ricambiato.

Evidentemente quella non era giornata perchè un colpo di tosse li fece allontanare. 

Finn, che li fissava a bocca aperta come se avesse visto uno scoiattolo ninja fargli l'occhiolino. 

Sebastian lo guardò interrogativo ed anche un pò stufato perchè aveva interrotto il suo bacio con Kurt.

"Emh...mamma ha detto che è pronto a tavola..." disse Finn rivolgendo uno sguardo a Kurt.

I due ragazzi annuirono e mano nella mano si diressero a tavola scambiandosi un sorriso. 


**

Il pranzo andò bene.

Come Kurt aveva sperato, Sebastian non disse nulla di imbarazzante limitandosi ad elogiare il pranzo di Carole e discuteva di football e  insieme a Finne e Burt.

Si limitava solo qualche volta a fare piedino a Kurt o a stringergli la mano sotto il tavolo accarezzandone il dorso, come ora.

Ma proprio quando speri che tutto ormai fili liscio, ecco quella domanda che sconvolge tutti i tuoi piani. 

"Insomma, Sebastian, come hai conosciuto mio figlio?"

Kurt strabuzzò un pò gli occhi guardando Sebastian, il quale tutto tranquillo rispose: "Allo Scandals!"

Burt gli rivolse un'occhiata. "E cosa è?"

"Un bar per-"
Venne bloccato d una gomitata sullo stomaco da parte di Kurt il quale quasi urlò "Un negozio di vestiti!!"

Sebastian lo guardò interrogativo e con uno sguardo di Kurt capì che non aveva mai rivelato al padre dello Scandals. Ma invece di annuire gli rivolse un occhiolino e continuò a parlare.

"Oh, si. Suo figlio stava provando dei pantaloni strettissimi e non ho potuto resistere sul dire la mia, sapete."

Altra gomitata sullo stomaco e occhiate sbalordite da tutta la tavola.

"Ahahaha... sta scherzando!" rispose con una risata isterica Kurt "Visto che abbiamo finito, possiamo andare in camera?" farfugliò dopo. 

Burt gli rivolse un'occhiataccia.

"A vedere un film!!" chiarì subito Kurt.

Prese la mano di Sebastian e lo trascinò in camera quasi ignorando l'urlo di suo padre che ordinava di tenere la porta aperta. 


**

"Dovrei andare a controllare?"

Un Burt preoccupato rivolse uno sguardo al soffitto mentre era intento a sparecchiare.

"Tesoro, lasciali respirare." disse Carole riponendo un piatto nella lavastoviglie. 

"E' che non so, dopo quell'ultima frase..." 

Carole posò un secondo piatto e rivolse uno sguardo a suo marito. 

"Burt, ti basi su quello? Ai ragazzi piace scherzare, hai visto i sguardi che si scambiavano? Io si, ed erano...innamorati. Non dar retta ad una frase detta senza senso." concluse sorridendo. 

Burt annuì e continuò a pulire preoccupandosi ancora un pò per il suo ragazzo.


**


Un'ora e mezza dopo, ignorando le parole di Carole, Burt fece una visita in camera del figlio e rimase senza parole, ma non in modo negativo.

Kurt era sdraiato tra le gambe di Sebastian e stava dormendo appoggiato al petto di quest'ultimo con la bocca semidischiusa.
Sebastian, invece del film, stava guardando il suo ragzzo accarezzandogli i capelli con una mano e con l'altro braccio lo stringeva a se.

Burt stava quasi per andarse quando Sebastian alzò lo sguardo verso di lui.

"Emh...ero passato a controllare che fosse tutto a posto..." disse Burt. 

Sebastian annuì. 

"Mi scusi per la frase che è saltata fuori prima, volevo solo scherzare con Kurt, mi scusi anche per ora ma suo figlio ha il sonno facile." rise.

"Di niente ragazzo, ma trattalo male e potrei tirare fuori un fucile della mia vecchia collezzione."

Sebastian si lasciò scappare una leggera risata. 

"Non potrei mai, piuttosto farei del male a me stesso se lo perdessi..."confessò.

Burt annuì e chiuse la porta dietro di se.

Non era andata poi tanto male, pensò Sebastian.

"Ti amo.." disse lasciando una bacio sulla fronte di Kurt.

Quest'ultimo si accoccolò di più a lui e dopo un pò anche Sebastian cadde tra le braccai di morfeo.
















Note dell'autrice.
TAAAAAA DAAAAAAAN.
Kurtbastian Week! Chi se l'aspettava? 
Partendo da presupposto che sono una fan klaine sfegatata, non me l'aspettavo neanche io, ma diciamo che l'idea di un feeling tra Kurt e Sebastian non mi dispiacerebbe. Certo, leviamo i poveri occhi da cucciolo di Blaine. 
Questa è la prima shot per il primo giorno. 
La domanda ora è, parteciperò ai prossimi? Non lo so, forse su alcuni giorni si, su altri no, per mancanza di ispirazione D: 
Lo so, sono una pessima scrittrice. Bad me, bad.
Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo Sebastian fluffoso u.u 
Arrivedoooorci!






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Capitolo 2
*** Vacations. ***


Aaah, Parigi.

Per molti è la città dell’amore, per altri della moda e per Kurt Hummel era tutte e due le cose messe insieme.

Non era una buona cosa e Sebastian Smythe poteva confermarlo.

Un momento era tutto romantico e si lasciava andare a carezze e baci, poi cambiava improvvisamente diventando tutto fomentato cominciando ad entrare ed uscire tra un negozio e l’altro.

Quando Sebastian gli aveva proposto quella piccola vacanza si era ritrovato Kurt sopra di lui che lo riempiva di baci ed urletti facendolo cadere a terra.

Non pensava che tutto questo facesse impazzire il suo ragazzo, ma evidentemente pesava male.

“Kurt ti prego, esci di lì o vengo dentro io e facciamo altro…”

Esclamò un Sebastian annoiato e spaparanzato su una di quelle poltrone che mettono davanti ai camerini. Intorno a se c’erano buste di ogni genere e marca che Kurt aveva accumulato in pochi minuti.

Quest’ultimo adesso si trovava dentro ad un camerino intento a provare vari vestiti e alla voce di Sebastian uscì subito con un sorriso smagliante posizionandosi davanti allo specchio.

Sebastian voleva esclamare qualcosa del tipo “Era ora”, ma si limitava a fissare il suo ragazzo rapito.

Indossava uno smoking lucido di Dior che fasciava il suo corpo come una seconda pelle, soprattutto esaltava una parte del corpo che piaceva molto a Sebastian….emh...le spalle…

“Bello vero? Purtroppo però non me lo posso permettere, ma volevo provarlo comunque…” disse Kurt con un piccolo sospiro.

Quest’ultimo fece per rientrare in camerino ma una mano poggiata sul suo polso lo fece fermare e girare.

“Sei bellissimo, e se ti calmi un secondo, ti dico cosa faremo.” Disse Sebastian lasciandogli un bacio sulla fronte.

“Lo so, vuoi uscire da qui…” annuì appena Kurt.

“Si è vero, voglio andarmene da questo posto ma prima fammi finire” iniziò Sebastian “Adesso ti cambi, usciamo da questo negozio e ti faccio conoscere la vera Parigi che non è fatta solo di vestiti.”

Kurt roteò gli occhi e sorrise.

“E poi…domani riveniamo e te lo compro io.” Terminò Sebastian.

Kurt strabuzzò gli occhi. “Sebastian, hai visto il prezzo? Costa più di tutto il mio guardaroba messo insieme e ho dei capi firmati la dentro!”

Sebastian lo zittì di nuovo con un gesto della mano.

“Non mi interessa, voglio farti questo regalo, e poi il tuo sedere è fantastico in questi pantaloni.” Disse ammiccando.

Kurt per un momento provò a controbattere, ma un’occhiataccia da parte di Sebastian lo fece ridere appena. Quest’ultimo lo spinse dentro al camerino e si lasciò andare in una pacca sul sedere.


**


Dopo aver visitato Parigi al modo di Sebastian, Kurt riuscì per un attimo a non pensare al vestiario e a lasciarsi andare del tutto.

Quando chiesero ad un passante di scattargli una foto davanti alla Torre Eiffel, Kurt attirò per il colletto Sebastian e lo baciò finché il passante, che tossì, non li distrasse.

Quella foto finì come sfondo sul telefono di Kurt.

Quando venne sera i due ragazzi tornarono nella vecchia casa di Sebastian e beh, non erano ancora stanchi visto il modo in cui Sebastian aveva letteralmente sbattuto al muro Kurt riempendo di baci il suo collo.

Quando maglietta e pantaloni di entrambi vennero fatti fuori, Sebastian prese in braccio Kurt, continuando a baciarlo e lo portò in camera da letto, dove una volta lì, lo adagiò delicatamente sul letto mettendosi a cavalcioni su di lui.

Dopo un paio di baci sulla bocca scese sul petto di Kurt stuzzicandogli i capezzoli mentre quest’ultimo cercava in tutti i modi di non divincolarsi molta incastrando una mano nei capelli del suo ragazzo.

“Seb, odio quando fai così, smettila d-di stuzzicarmi e passa al d-dunque…”

Sebastian ghignò e guardò il suo ragazzo.

“Come siamo frettolosi oggi…”

Kurt nemmeno rispose e incrociò le sue gambe sulla schiena di Sebastian avvicinandolo a se e cominciando a strusciarsi lentamente.

In quel momento Sebastian intrufolò una mano nelle mutande del suo ragazzo e cominciò a toccarlo causandogli dei piccoli gemiti acuti.

Quando capì che Kurt stava per arrivare al limite, allontanò la mano e fece scivolare a tutti e due l’ultimo indumento rimasto…


**


Quella mattina Kurt si svegliò presto e si diede un momento per guardare il suo ragazzo dormire beatamente vicino a lui.

Dopo ieri sera aveva i capelli tutti in disordine  e il letto non era da meno visto che aveva tutte le coperte a terra…

Senza fare tanta confusione, si alzò dal letto indossando una maglietta del suo ragazzo che gli copriva almeno metà cosce.
Si avviò in cucina e cominciò a preparare un’abbondante colazione.

Voleva, a modo suo, ringraziare il ragazzo per quella piccola gita a Parigi.

Delle braccia intorno alla sua vita e delle labbra sul corpo lo distrassero nel preparare le uova.

“Buongiorno…” disse Sebastian sussurrando.

Kurt si girò dai fornelli e lasciò un piccolo bacio sulla guancia di Sebastian.
Quest’ultimo dopo aver ricambiato, si sedette nel tavolo e osservò tutto il tempo Kurt.

“Sai, dopo ieri sera ho deciso che ti porterò a Parigi più spesso. Ci avranno sentito fino in Ohio e sei stato maledettamente sexy…”

Dopo queste parole scoppiarono a ridere entrambi al pensiero di ieri sera e cominciarono la colazione osservando il fantastico paesaggio di Parigi alle prime luci del mattino.
















Note dell'autrice.
Chi voleva lo smut? Non è stato accontentato D:
Ed ecco che il secondo giorno è andato e domani ce ne aspetta un altro. 
Diciamo che dopo la puntata di oggi che hanno fatto su Italia Uno, non tutti amano Sebastian ma prendiamo quello delle fanfiction e amiamolo a non finire!! LOL
Che dirvi, non so se domani parteciperò o meno ma spero che anche questa piccola shot demente vi sia piaciuta.
Alla prossima! 

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Capitolo 3
*** Kinks or Kittens: A Little Cat. ***


Ad appena 8 anni, Kurt Hummel subì una grande perdita nella sua vita.

Sua madre Elizabeth morì in un incidente stradale lasciando il piccolo Kurt distrutto insieme a suo padre, Burt Hummel.

Quando perdi qualcosa di così importante e non sai come rimpiazzarla, è difficile andare avanti ma Burt fece di tutto per portare avanti la vita di entrambi.

Ad un anno dalla morte, la tristezza si poteva ancora leggere nei loro occhi, ma qualcosa di piccolo e spelacchiato fece tornare negli occhi di Kurt un piccolo sprazzo di felicità.

Una gattina, con un bel pelo folto bianco e lucente e degli occhi simili a quelli di Kurt, di un blu splendente.

Kurt l’aveva chiamata Elizabeth in memoria di sua madre e da quel giorno non si staccò più da lei.

Fu davvero difficile per Burt strappare la gattina dalle mani di Kurt ogni mattina per andare a scuola ma non poteva fare altrimenti.

Ci giocava anche a prendere il the e la gattina si era affezionata molto al bambino da fargli molte fusa giornaliere.  Kurt gli aveva comprato anche un guinzaglio con delle perline rosa per portarla sempre con se quando doveva passare il pomeriggio nell’officina di suo padre o a fare spesa.

Alcune volte capitava anche che si confidasse con lei e quando era triste la gattina sembrava capirlo perché gli si accoccolava contro aggrappandosi con le sue piccole unghiette facendo subito tornare il sorriso a Kurt.

Solo che quel giorno non c’era traccia di un sorriso nel piccolo volto del bambino.

“Papà, non riesco a trovare Elizabeth.” Disse Kurt singhiozzando.

Il padre vedendo il figlio in lacrime lo prese subito in braccio tranquillizandolo.

“Vedrai che è nascosta da qualche parte qui in casa o è uscita in giardino, tranquillo. Andiamo a cercarla.”

Detto questo Burt si alzò dalla sedia e prese per mano il figlio aiutandolo a cercare la piccola gatta per tutta la casa.


 
**


Nella casa accanto, un bambino della stessa età di Kurt sbuffava sonoramente alla vista della sua nuova casa.

“Sebastian, non fare quella faccia. Vedrai che qui ti piacerà!” squittì la madre del bambino.

Sebastian Smythe si stava appena trasferendo e la cosa non gli piaceva affatto.

Nella sua vecchia casa lui aveva tutto. Era a tre piani e aveva due camere da letto e una per tutti i suoi giochi. Invece questa nuova era solo a due piani e, come lo aveva avvisato sua madre, aveva per se solo una camera dove dovevano entrare tutti i suoi giochi!
Per non parlare del quartiere. Non era a Westerville ma in un piccolo quartiere di Lima dove le case sembravano tutte così spente.
Solo la sua e quella accanto avevano un colorito più allegro rispetto alle altre.

Mentre sua madre e suo padre scaricavano tutto il necessario dai furgoni insieme a dei ragazzi che lavoravano per l’agenzia di trasporti, lui scese dalla macchina e si guardò intorno non sapendo cosa fare.

All’ennesimo sbuffo sentì qualcosa strusciarsi sui suoi piedi e abbassò subito lo sguardo trovandoci un gatto dal pelo bianco che miagolava.

Sebastian per prima cosa alzò un sopracciglio e poi cercò di spostare il gatto con un piede ma quello non voleva andarsene e cercava in tutti i modi di aggrapparsi a lui.

Alla fine, si guardò per un’altra volta intorno e non vedendo nessuno lo prese in braccio.

Aveva con se un collarino rosa. Ah, quindi è una femmina, pensò Sebastian.

Accarezzò per un attimo quel pelo folto e morbido per poi notare una piccola targhetta sul collarino.

C’era scritto solo un nome: Elizabeth Hummel.

Che nome formale per un gatto.

“Sebastian, dove hai preso quel gatto?” la voce di suo padre lo distrasse da tutto e si girò per rispondergli.

“Continuava a miagolare sotto i miei piedi. Guarda, ha una targhetta.”

Il padre si inginocchiò per vedere il gatto più da vicino e lesse il cognome.

“Gli Hummel sono i nostri nuovi vicini, perché non vai a riportargli il gatto, forse hanno un figlio e puoi farti un nuovo amico.” Gli disse suo padre dandogli una piccola pacca sulla spalla.

“Non voglio farmi amici qui e non mi piace questo posto.” Sbraitò Sebastian staccandosi da suo padre per poi avviarsi verso la casa vicino.

Odiava il modo in cui suo padre e sua madre gli dicevano di farsi nuovi amici e di abituarsi al posto. Tanto non ne aveva neanche nella vecchia casa di amici, quindi non aveva problemi a rimanere solo.

Arrivò al portico degli Hummel e sistemandosi il gatto in braccio suonò due volte il campanello.

Saltellò appena su un piede aspettando che aprissero e quando la porta si aprì rimase a bocca aperta.

Davanti a se c’era un ragazzino poco più basso di lui con dei grandi occhioni azzurri e un po’ gonfi, come se avesse appena pianto, pensò Sebastian.

“I-io ho trovato la tua g-gatta.” Balbettò Sebastian porgendo la gatta.

Il bambino alla vista della gatta si illuminarono gli occhi e la sua bocca si aprì subito in un sorriso.

“Elizabeth!” urlò per poi prenderla in braccio e stringerla a se.

Sebastian piegò di lato la testa e osservò la scena un po’ stranito ma anche con un po’ di dolcezza.

Il bambino davanti a lui posò la gatta ai suoi piedi e la spinse dentro casa.

Poi fece una cosa che non si aspettava minimante. Il ragazzino si sporse verso di lui e gli gettò le braccia al collo stringendolo in un caloroso abbraccio.

“Grazie, grazie davvero.” Gli sussurrò nell’orecchio.

Sebastian rimase fermo e aspettò che il ragazzo si staccasse da lui.

Si portò una mano dietro al collo e sorrise timidamente abbassando lo sguardo.

“Io…di niente. Era lì davanti a me e ho pensato di riportartela…” disse velocemente.

Il bambino non fece in tempo a dire niente che un uomo, probabilmente suo padre, fece capolino dalla porta.

“Kurt hai visto che Elizabeth- Oh, tu devi essere il figlio degli Smythe!” esclamò alla vista di Sebastian, il quale annuì appena.

“Bene, allora vado a salutare subito i tuoi. Kurt da bravo, comportati come si deve.” Disse prima di scompigliare i capelli a suo figlio e allontanandosi dai due.

Sebastian rimase un po’ a fissare Kurt, o così almeno aveva capito si chiamasse, ma poi dovette subito abbassare lo sguardo perché quella palla di pelo si era di nuovo aggrappata alla sua gamba.

“Ad Elizabeth piaci… Se ci dici il tuo nome puoi venire a giocare con noi quando vuoi!” esclamò Kurt. “Io mi chiamo Kurt, Kurt Hummel.” Sorrise porgendogli la mano.

Sebastian strinse subito la mano sorridente. “Sono Sebastian, Sebastian Smythe.”

“Uh, che nome importante Sebastian! Potresti essere il mio ospite d’onore ai miei banchetti di the. Ti piace prendere il the? A me e ad Elizabeth molto e ci farebbe piacere avere un ospite! Tu potresti fare il principe della serata, sembri proprio un principe!”

Sebastian rimase per un attimo ammutolito per la parlantina veloce del ragazzo ma poi sorrise, nessuno l’aveva mai invitato ad un banchetto di the.

“Parteciperò molto volentieri, solo se anche tu fai il principe con me!” esclamò Sebastian.

A quelle parole a Kurt gli si illuminarono gli occhi e sorrise ancora di più.

“Allora vado a preparare tutto, torna pure tra un oretta e chiedi il permesso ai tuoi genitori, non vorrei disturbarli troppo!” disse prima di riprendere la gatta in braccio e avviarsi in giardino.

Sebastian sorrise e corse verso la sua nuova casa. Ma si, forse gli sarebbe piaciuto quel posto. 


















Note dell'autrice. 
Ecco il terzo giorno!
Io, invece di prendere la strata per lo smut, ho scelto di fare qualcosa di dolce ed eccolo qui!
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, dovrei farcela a scrivere qualcosa per gli altri giorni e venerdì e sabato sarà una mia carissima amica ad aggiornare perchè io vado a fare una piiiiccola vacanza. 
Spero che anche questo aggiornamento vi sia piaciuto e le recensioni sono sempre gradite u.u 
Potete trovarmi anche su twitter con lo stesso nome che ho qui su EFP. 
Alla prossima! 

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Capitolo 4
*** Fighting: Fight For This Love! ***


La Dalton era conosciuta per molte cose, la maggior parte positive.

Era conosciuta per l’altissima tolleranza contro le discriminazioni, per essere una scuola professionale con eccellenti professori e, spesso, eccellenti alunni.

L’unica cosa che poteva sfuggire a chi guardava la scuola solo al di fuori, era quello che c’era dentro.

Specialmente il venerdì sera, in una stanza vicina allo stanzino del bidello, verso le ore ventidue.

Un Fight Club.

Per i primi mesi  quel club era conosciuto, dagli studenti, come un posto dove si poteva imparare a difendersi, parlare liberamente o, semplicemente, sfogarsi contro un sacco per la box.

Ma ormai non era più lo stesso.

Un ragazzo dell’ultimo anno, l’aveva trasformato nel posto dove si facevano scommesse su chi fosse il ragazzo più forte di quella scuola.

Ogni settimana dei ragazzi si battevano contro per dimostrare di avere superiorità andando contro tutte le regole e tradizioni della scuola.

Quella sera però, nessuno si batteva per dimostrare la sua mascolinità o la sua forza, ma per un… beh diciamo amore nei confronti di un ragazzo.

Chi fosse il ragazzo? Kurt Hummel, il ragazzo che si era trasferito lì da pochi mesi, ma che aveva già fatto colpo in molti ragazzi.
Ma soprattutto in uno in particolare, Sebastian Smythe.

I primi giorni l’aveva stuzzicato con battutine che potevano sembrare offese a gli occhi di chiunque, ma Kurt non si faceva sottomettere e rispondeva a tono a tutte le cose che dicesse Smythe.

Da qui, il nostro Sebastian l’aveva trovato più interessante e con qualche smanceria, apprezzamenti più espliciti e canzoni al quanto esplicite aveva ottenuto un appuntamento e da lì in poi erano stati nominati “la coppia” più insolita della Dalton.

Sebastian era ritenuto uno sciupa uomini mentre Kurt il gentile ragazzo che cercava l’amore vero e non si faceva di certo usare da un tipo come Sebastian.
Beh, quest’ultimo incontrando il ragazzo aveva decisamente cambiato idea su un “rapporto” normale e si era ritrovato a stare bene fidanzato, specialmente con Kurt.

Solo che non si aspettava che da un giorno all’altro qualche ragazzo avesse provato a portargli via il suo fidanzato.

Ethan Wood, frequentava l’ultimo anno e lui aveva dato via alle sessioni di combattimento, se così vogliamo chiamarle, al Fight Club.
E lui, aveva scatenato l’ira di Sebastian dal momento che ci provava con Kurt ogni qualvolta lo trovasse in corridoio o in una classe insieme.

Questo, Sebastian, non poteva assolutamente sopportarlo e così quella sera si trovavano uno davanti all’altro per combattere per Kurt.
Chi avrebbe vinto poteva stare tranquillamente con il ragazzo, aveva deciso Ethan.

Sebastian non poteva di certo fallire, ma evidentemente non conosceva la forza di un ragazzo che, come sport, faceva il pugile.

“Oh andiamo Smythe, che ti prende? Kurt non te lo ha dato ultimamente e tu ti stai deprimendo ora visto che non lo rivedrai più dopo stasera?”

La frase di Ethan colpì Sebastian subito, oltre ad un pugno in pieno viso.

Ormai il combattimento andava avanti da almeno mezz’ora, e per quanto Sebastian fosse ridotto male per l’abilità di Ethan nello sferrare pugni, non aveva mai abbandonato il piccolo ring in stanza senza mollare un attimo.

“Non mi preoccuperei per me, ma di te che davvero non lo vedrai mai visto che nessuno vorrebbe le tue sudicie mani addosso.” Controbatté Sebastian pulendosi del sangue che colava da un labbro con il dorso della mano.

Ethan a quella frase scattò subito avanti e provò di nuovo a colpire Sebastian il quale, aspettandosi il colpo, fece uno scatto e si spostò per evitarlo dando ad Ethan un pugno ben piazzato vicino alle costole.

La folla di studenti di tutti gli anni aveva gli occhi solo per il ring e urlava incoraggiamenti per tutti e due i ragazzi, alcuni offrendo soldi su chi avrebbe vinto.

In tutta quella confusione, nessuno vide e sentì una porta spalancarsi mentre un ragazzo dai grandi occhi blu, Kurt,  si guardava intorno cercando qualcosa o più specificamente qualcuno.
Si fece largo tra la folla a grandi falcate e arrivò sotto il ring dove finalmente trovò chi stava cercando.

Il suo ragazzo che ora stava per ricevere un pugno in piena pancia e cadeva all’indietro mentre, il ragazzo sopra di lui, stava per donarglielo un altro in viso.

“NO!” gridò con tutta la voce in corpo attirando l’attenzione di tutti.

Ormai tutto era fermo lì e videro il ragazzo che scavalcava le strisce di plastica e spostare Ethan dal corpo un po’ tremante di Sebastian.

“Cosa avete in mente tutti voi?” urlò rivolgendo uno sguardo alla folla e al ragazzo davanti a se.

“Siete impazziti? Questo va contro tutte le regole della Dalton ed è da barbari conciare in questo modo una persona!” continuò indicando Sebastian steso a terra che cercava di riprendere fiato.

“Voglio che usciate tutti di qui e ci pensiate bene questa notte oppure, ci penserò io andando dal preside seduta stante per dirgli cosa tutti voi avete creato!”

Tutti i ragazzi nella stanza si erano ammutoliti di colpo e avevano abbassato lo sguardo sentendosi in colpa.

Uno per uno uscirono dalla stanza facendo rimanere solo Kurt, Sebastian  e Ethan che era stato fermato per un polso dal primo.

“Mi spieghi cosa avevi intenzioni di fare? Vieni a parlarmi e a consolarmi su quello che mi è successo nella vecchia scuola e poi metti su questo spettacolino da due soldi?” gli disse Kurt.

“Era per scherzare, nessuno voleva farsi davvero del male…” rispose Ethan alzando le spalle.

“Beh, non mi pare che lui stia bene in questo momento!” urlò Kurt indicando Sebastian. “E poi non si scherza su cose così gravi come fare male ad una persona!”

Ethan annuì in silenzio non sapendo più cosa fare.

“Ora ti pregherei di andartene e lasciarci soli…”

Ethan annuì ancora uscendo dalla stanza e, una volta chiuso la porta dietro di se, Kurt si accasciò sul corpo di Sebastian ancora dolorante.

“Sei ancora più sexy quando ti arrabbi lo sai?” la voce di Sebastian gli arrivò in un sussurro che lo fece un po’ arrabbiare ma ridere allo stesso tempo.

“Sei un cretino, cosa avevi in mente anche tu?” chiese Kurt spazzolandogli i capelli e pulendogli con un fazzoletto tirato fuori dalla tasca, dei resti del sangue sulla guancia e sul mento.

“Quello aveva intenzione di portarti via da me, non volevo…” rispose il ragazzo steso a terra strizzando appena gli occhi dal dolore del labbro.

“Sebastian, non mi sono messo con te per poi ritrovarti steso su un ring tutto sanguinante per combattere contro la mia virtù. Mi sono messo con te perché mi piaci e perché…sei un emerito cretino.” Disse Kurt finendo di pulirlo come meglio poteva ridendo appena.

Sebastian non rispose e si avvicinò al ragazzo quel tanto che bastava per catturare le sue labbra in un lento e morbido bacio.
Kurt era il suo ragazzo e poteva anche combattere in tutte le battaglie del mondo, pur di non lasciarlo andare.

















Note dell'autrice.
Si, ho preso alla lettera la parola "Fighting". 
E' vero, il "Fight Club" l'aveva creato Blaine e ovviamente non si faceva proprio quello che ho descritto io, ma dopo tutto è solo una fanfiction.  Non ho voluto aggiungere Blaine perchè la mia idea è questa: Se c'è Kurtbastian non c'è Blaine, se c'è Klaine c'è Sebastian solo come amico per farli mettere insieme" ahahaha xD Sono strana.
Purtroppo ancora non ho molta ispirazione per le prossime tre shot ma spero lo stesso che mi venga in mente qualcosa per aggiornare u.u
Direi alla prossima e spero, come sempre, che anche questo shot vi sia piaciuta.
Ciao! 

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Capitolo 5
*** Funerals: Broken ***


Kurt vide spezzarsi davanti ai suoi occhi Sebastian solo due volte in tutta la sua vita.

La prima fu quando decisero di prendersi una pausa perché “due persone così diverse come loro non potevano stare insieme”.  Si sbagliavano di grosso e aveva portato tutti e due alle lacrime per poi tornare insieme solo una settimana dopo.

La seconda stava accadendo proprio quel pomeriggio. 

“Kurt, porta il tuo bel culetto qui, il film sta per iniziare.”

I due ragazzi si trovavano a casa di Kurt con il programma di vedere un film e semplicemente stare rilassati con la compagnia l’uno dell’altro.

“Eccomi, stavo prendendo i pop corn dal microonde, lo so che ti piace mangiare qualcosa durante un film.” Disse Kurt sedendosi sul divano per poi sdraiarsi sul petto del suo ragazzo.

“Uuuh ma che ragazzo premuroso che ho.” Rispose Sebastian lasciando un bacio sulla nuca del ragazzo.

Quest’ultimo prese un pop corn e glielo portò alla bocca per farlo stare zitto intimandogli di guardare il film.

A metà film avevano finito la ciotola di pop corn, così appoggiandola al tavolino si sistemarono meglio sul divano.

Se prima Kurt aveva solo il busto e la testa appoggiati al corpo del suo ragazzo, ora aveva tutto il corpo incastrato con il suo.

A Sebastian questa situazione non dispiacque per nulla e fece giare Kurt nel modo che fossero faccia a faccia.

“Seb, così non posso guardare il film.” Disse Kurt  con il viso poco distante da quello del ragazzo.

“E chi ha detto che vuole continuare a guardare il film?” rispose il ragazzo annullando la distanza tra i due e baciarlo.

Kurt fece un piccolo sorriso nel bacio e appoggiò le mani sul petto di Sebastian mentre quest’ultimo gli accarezzava la schiena.

Quando solo i baci non bastavano più, Sebastian tolse la maglia a Kurt e cominciò a lasciargli baci sul collo e sotto le spalle fin dove poteva arrivare.

Solo un piccolo rumore li distrasse da ciò.
La suoneria del telefono di Sebastian che continuava a squillare rimbombando nella stanza.

Sebastian emise un gemito di frustrazione ma non si staccò da Kurt. Quest’ultimo però lo fece.

“Non dovresti rispondere?” chiese fissando il cellullare sul tavolino vicino alla ciotola dei pop corn.

“No, sarà qualcuno che deve sempre rompere nei momenti più belli.” Rispose Sebastian continuando a lasciare baci sul collo di Kurt.

Per un po’ Kurt si fece trascinare ma quando sentì che il telefono continuava a suonare senza sosta si alzò dal bacio di Sebastian e prese il telefono in mano.

“Ci vorrà qualche minuto, rispondi.” Disse Kurt serio porgendogli il telefono.

Sebastian sbuffò e con una mano prese il telefono mentre con l’altra teneva Kurt per un fianco.

“E’ mia madre.” Esclamò guardando il telefono confuso.

“Pronto? … Mamma?”

Eccolo lì, il momento in cui Sebastian si spezzò di nuovo.

Kurt lo percepì subito guardando l’espressione del suo ragazzo. Le prime lacrime sul bordo degli occhi e il cuore che batteva all’impazzata.

Si alzò dal corpo del ragazzo e si rinfilò la maglietta facendo sedere Sebastian che continuava a tenere il telefono in mano senza dire niente.

“Sebastian? Ci sei? Sebastian io…” la voce della madre di Sebastian continuava a sentirsi dal telefono di quest’ultimo.

Kurt scosse un po’ la spalla del ragazzo e dopo non aver ottenuto nulla prese il telefono dalle sue mani e se lo portò all’orecchio.

“Signora Smythe, sono Kurt, cosa è successo?” chiese velocemente mentre cercava di far reagire il suo ragazzo accarezzandogli la schiena.

“Kurt! Non sapevo come dirglielo è successo tutto così in fretta…” esclamò la donna, stava piangendo, Kurt poteva sentirlo dalla voce tremolante che aveva.

“Non capisco… Vuole che le riporti Sebastian? Ne parlerete con più calma…Io…” Kurt non sapeva più cosa dire. Non sapeva per cosa madre e figlio stessero piangendo e nessuno diceva nulla.

La signora smythe lo ringraziò prima di attaccargli il telefono e subito si girò verso Sebastian.

“Tesoro…cosa è successo?” chiese Kurt girando il viso di Sebastian verso di se.

CRACK.

Poté sentire il suo cuore e quello di Sebastian spezzarsi insieme. Quest’ultimo stava ormai singhiozzando senza smettere e Kurt non poteva sopportare di vedere il suo ragazzo in queste condizioni.

Lo strinse in un abbraccio cercando di indurgli un po’ di coraggio, un po’ di forza.

Mentre gli continuava ad accarezzare la schiena, sussurrava che tutto si sarebbe sistemato, che tutto sarebbe andato bene…

“Mio padre è morto.” Disse in un sussurro spezzato Sebastian.

Kurt strabuzzò gli occhi e strinse ancora più a se il ragazzo. Ora capiva tutto…



 
**



 Il prete parlava da ormai più di un’ora.

Quando Kurt riuscì a portare Sebastian a casa trovò la madre, se possibile, ancora più distrutta del figlio.

Sophia Smythe era una donna sulla quarantina sempre attenta che la casa fosse in ordine così come il figlio.
Per quanto potesse sembrare una donna forte  e dal carattere duro, con il figlio e il suo ragazzo si lasciava trasportare molto spesso da pomeriggi con risate a gran cuore e racconti che facevano arrossire e qualche volta sbuffare Sebastian quando mostravano foto di quando era più piccolo.

Ma in quel momento nella donna non c’era traccia di un sorriso  o niente che gli assomigliasse.

Raccontò al  figlio e al ragazzo del tragico incidente che era capitato al padre di Sebastian.

Da procuratore di stato che era, doveva viaggiare molto spesso per aggiornamenti e cause e come ogni settimana stava per prendere l’aereo e tornare in Ohio dalla sua famiglia.*

Solo che quella volta il pilota dell’aereo perse il controllo della macchina e con quel minimo dettagliò l’atterraggio non fu piacevole. Più di cento morti e cinquanta feriti, e compresi tra i cento, per puro caso c’era finito il padre di Sebastian il quale aveva appena finito di scrivere un messaggio a moglie e figlio nel quale avvertiva del suo arrivo per la sera.

Ora tutta la famiglia Smythe, parenti e amici si trovavano davanti alla sua tomba ricordando ognuno qualcosa dell’uomo.

Sebastian si limitò ad ascoltare ogni persona venuta a commemorare suo padre, ma non disse una parola e saltò anche il suo discorso.

L’unica cosa che lo faceva sentire giusto, un po' meglio, era la mano di Kurt sulla sua, non l’aveva lasciata neanche un secondo.

Kurt sapeva come si stava sentendo il suo ragazzo in quel momento e sapeva anche che tutto ciò che ora gli serviva era proprio qualcuno che gli stringesse la mano come aveva fatto suo padre Burt al funerale di sua madre.

E’ vero, Sebastian era più grande, ma le sensazioni che si provavano erano le stesse.

Era troppo presto per rimettere insieme i pezzi di Sebastian, ma finché lui aveva Kurt e viceversa nessuno sarebbe rimasto per sempre spezzato.

Avrebbero raccolto i pezzi l’uno dell’altro e piano piano avrebbero provato ad aggiustarsi insieme. 





















*Ho cercato su Glee Wiki il lavoro del padre di Sebastian e mi è uscito proprio questo. Non so bene cosa comporta questo lavoro ma volevo aggiungerlo per far capire meglio a tutti perchè viaggiasse. 


Note dell'autrice.
Per scrivere questo capitolo mi sono munita di tutta la tristezza che emanavano alcune canzoni ma sono rimasta sul normale scrivendo quel poco di sentimenti per far capire tutto il dolore.
Dopo tutto il titolo della shot di oggi era Funerals, cosa ci dovevamo aspettare? Odio scrivere della morte di personaggi che per me hanno molta importanza come Kurt e Sebastian così ho rinunciato e...gli ho causato lo stesso dolore ma...ok. 
Spero che questo capitolo vi piaccia davvero. Grazie a chi continua a leggere e recensite se volete! 
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Wedding Bells: Marry me. ***


Per Kurt e Sebastian questo era l’ottavo matrimonio in cui partecipavano.
Ormai stavano insieme da cinque anni, ma nessuno dei due aveva mai fatto il grande passo di proporre all’altro.

Kurt da una parte voleva che Sebastian glielo chiedesse dopo una cena romantica come nei film più banali, mentre per quest’ultimo bastava che Kurt dicesse qualcosa e glielo avrebbe chiesto. 
Per lui non c’era bisogno di firmare un pezzo di carta per sentirsi più legato a Kurt in qualche modo.
Lo amava, ci voleva passare il resto della sua vita, se glielo avesse permesso e per lui non aveva senso fare questa “promessa” anche scritta. 
Però, nel profondo, ci teneva anche lui. 
Avrebbe visto Kurt sorridente e soddisfatto e niente lo appagava di più. E poi avrebbe smesso di far finta di non aver trovato una cesta di giornali sotto il letto che indicavano “Come avere un matrimonio perfetto”.
Poi abitavano a New York da quando stavano insieme, quindi potevano sposarsi in ogni momento perché ormai il matrimonio era legale…
Oggi si trovavano al matrimonio di Tina Cohen Chang e Mike Chang, due amici del liceo di Kurt.
Il restante delle Nuove Direzioni non smetteva di chiedere alla coppia quando sarebbe arrivato il loro turno e loro sorridevano senza dare una risposta sicura. 
Se altre persone glielo chiedevano, loro si divincolavano dicendo che una canzone, appena messa da dj, era la loro preferita o che dovevano congratularsi con gli sposi, cosa che, in teoria, avevano fatto almeno una decina di volte. 
“E’ davvero bella questa canzone però…” esclamò Kurt legando le braccia intorno al collo di Sebastian.
“Meglio delle altre che ci sono capitate prima, di sicuro.” Disse annuendo quest’ultimo avvicinando il suo ragazzo a se stringendoli le braccia intorno ai suoi fianchi. 
“Si emh… Hai visto che Brittany è in cinta? Santana aveva un sorriso stupendo mentre ne parlava e-“
“Kurt, ero proprio accanto a te. L’ho visto e ne abbiamo parlato per circa mezz’ora.” Lo interruppe Sebastian.
“Oh, giusto…” disse Kurt. 
Continuarono a ballare per un tempo impreciso e quando il matrimonio finì sospirarono tutti e due per poi tornare a casa.

**
Kurt era appena uscito dalla doccia con indosso il suo pigiama di seta e guardandosi davanti trovò Sebastian seduto sul letto a testa bassa che non smetteva di torturarsi le mani. 
Kurt si schiarì la gola avvicinandosi e sedendosi accanto a Sebastian che alzò la testa sorridendogli. 
“Proprio un…bel matrimonio quello di Tina e Mike.” Sospirò Kurt.
Sebastian annuì. 
“Tutti si stavano divertendo e mi sono divertito anche io! E poi-“
Kurt non poté continuare perché Sebastian gli catturò le labbra in un dolce e lento bacio che lo fece sciogliere. 
Kurt si sdraiò sul letto e Sebastian si mise subito a cavalcioni su di lui continuandolo a baciare.
Per un attimo tutte le parole erano scontate e rimanevano solo loro due e il loro amore. 
Sebastian baciava Kurt per trasmettergli che anche se non erano sposati lui lo amava come nessun altro al mondo e per quest’ultimo era lo stesso.
Ma quando si staccarono con un piccolo schiocco per riprendere fiato, tutto cambiò. 
Sebastian appoggiò la fronte a quella di Kurt che intanto strofinava il naso contro il suo. 
“Sposami.” 
Lo esclamarono insieme tutto di un fiato. 
Dopo una leggera risata tornarono a baciarsi senza dire niente fino al mattino dopo. 
Si sarebbero sposati, vero, ma loro erano felici già così, stando insieme semplicemente. E anche Kurt lo aveva capito dopo quella giornata.

 

Note dell'autrice.
In teoria sono in viaggio e in pratica quella che sta aggiornando è una mia amica. La mia MIGLIORE amica u.u ♥ 
Di questa shot non ho molto da dire tranne il fatto che non mi piace molto D:
Non avevo molte idee per questo capitolo e infatti ecco cosa è uscito. 
Spero vi piaccia e le recensioni sono sempre ben accette :33 
A domani con la ultima shot!

Ssssalve, sono Lucia, la migliore amica dell'autrice. jrgr
Le voglio tanto bene lalalalala. 
molto probabilmente starete dicendo 'questa ha manie di protagonismo' e io vi rispondo 'no, sono solo cretina e sto scrivendo solo per dire che voglio bene a Beatrice.' 
quindi: BEATRICE AMO COME SCRIVI, TI VOGLIO BENE.
ok, dopo questa figura di merda vado a sotterrarmi. addio. *si sotterra*

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Capitolo 7
*** AU: The charm of the mask: I finally got you! ***


Da un grande potere, derivano grandi responsabilità.
Chi disse questa frase? Mio nonno e quanto aveva ragione. 
Alcune volte mi mancava così tanto parlare e sfogarmi con lui… Ma non c’era più, da quella fatidica sera che fu ucciso da uno stupido rapinatore. 
Se mi fossi vendicato? Ovviamente. 
Da una parte me ne pentivo ma dall’altra ero più appagato. 
Vi state chiedendo chi sono? Beh, molti in questa città mi chiamano Spiderman ma sono solo un semplice ragazzo che grazie ad una mutazione genetica è diventato sempre più forte ed agile. 
I miei amici mi chiamano Sebastian Smythe, comunque. 
Non mi ero mai pentito dei miei poteri ma alcune volte non mi facevano vivere la mia vita e adesso che la città si fidava di me, dovevo proteggerla a qualsiasi costo. 
Quando i miei amici mi chiedevano di uscire ma c’era un’emergenza in città, dovevo inventarmi le peggio scuse e non mi piaceva affatto.
Soprattutto perché lasciavo la mia principessa da sola. 
Oh no, non sto parlando di una ragazza. La mia piccola principessa è Hummel, Kurt Hummel. 
Ci conosciamo da quando siamo piccoli, visto che siamo vicini di casa e non nascondo che ho sempre provato una forte attrazione verso di lui. 
Ammetto anche che provavo spudoratamente con lui tutti i giorni ma quando non mi degnava di attenzioni passavo ad altro. 
Insomma, sono Spiderman tutti farebbero la fila per stare con me. 
“Lasciatemi stare! Non ho niente con me!”
Eccola l’ennesima emergenza.
Aspetta…quella voce la conoscevo. 
Attaccai una ragnatela ad ogni palazzo per arrivare più in fretta e vidi che la fonte di quell’urlo si trovava proprio nel vicolo più buio della città. 
Ma soprattutto avevo riconosciuto la voce, era Kurt.
Cosa aveva in mente di fare? Andare incontro alla morte sicura? Quel ragazzo mi meravigliava.
Vidi i due ladri spintonarlo per prendergli lo zaino che aveva in spalle e in quel momento mi calai giù con una ragnatela lentamente. 
Kurt mi vide ma gli feci segno di stare zitto e non muoversi. 
I ladri cominciarono ad insultarlo e a cercare qualcosa nello zaino. 
“Non vi sembra un po’ scontato il furto di una borsa? Andiamo, siamo negli anni 90?” dissi attirando l’attenzione dei due.
“Guarda c’è l’eroe in calzamaglia che tutti adorano.” Esclamò uno ridendo. 
L’altro invece tirò fuori un coltello. “Non vogliamo i tuoi stupidi giochetti, sparisci.” Disse puntandomi il coltello contro. 
“Oh, il mio acerrimo nemico! Un coltello!” mi coprì con le mani per sembrare più realistico. “Come hai fatto a scoprire il mio punto debole!” 
Con un gesto della mano puntai una ragnatela verso di lui e gli attaccai la mano al muro, mentre con l’altra facevo cadere il coltello in terra.
L’altro ladro mi guardava a bocca aperta e ridendo appena ne approfittai per attaccarlo anche lui al muro e prendere lo zaino.
“Io vi lascio qui, tra poco scommetto che arriverà la polizia, buona fortuna!” Dissi alzando un braccio facendo partire una ragnatela sopra di me.
Mi misi lo zaino in spalla e tirandomi un po’ su afferrai Kurt per i fianchi per portarlo con me.
Mi fermai sopra il palazzo e misi Kurt giù porgendogli lo zaino.
“Grazie…Spiderman.” Disse lui sistemandosi lo zaino in spalle.
“Di niente, principessa. Cosa avevi in mente di fare? Sei passato nel vicolo più buio di tutta la città, e se io non ci fossi stato?” gli chiesi avvicinandomi.
“Beh, ci sei, quindi perché preoccuparsi?” adoravo quando rispondeva ai miei battibecchi.
“La prossima volta potrei essere più impegnato, vedi di fare attenzione” risposi tranquillo.
“Sebastian, non sono un bambino, me la sarei cavata anche senza di te. Stavo per farlo se non fossi arrivato.”
Sebastian? Mi aveva forse riconosciuto? Come cavolo…?
“Come mi hai chiamato?” chiesi subito.
“Ti prego, il tuo sarcasmo lo riconoscerei ovunque. Poi, principessa? Un classico. E quella maschera non copre la voce” disse lui avvicinandosi e sollevandomi la maschera.
Gli sorrisi sghembo e lui ricambiò spazzolandomi i capelli. 
“Come pensavo.” Esclamò convinto.
“Vuoi un passaggio a casa?” chiesi afferrandolo per i fianchi.
“Mh, si, mi piacerebbe.” Disse aggrappandosi a me. 
Mi risistemai la maschera e lo strinsi forte con un braccio mentre con l’altro feci partire la prima ragnatela.
Schivai ogni palazzo con agilità e sorrisi vedendo Kurt meravigliato dal panorama ma anche spaventato dall’altezza. 
Lo posai proprio sul portico di casa.
“Non stavo scherzando prima, principessa. Non ci sarà sempre il tuo cavaliere a salvarti.” Dissi allontanandomi un po’. 
Lui annuì e io mi riaggrappai al portico a testa in giù. 
“Non hai mai paura di farti del male?” chiese inclinando la testa.
“No, sono forte e nessuno può sconfiggermi.” Esclamai orgoglioso.
Lui rise e si avvicinò a me lentamente. Mi alzò la maschera e accarezzò per un momento il mio viso. 
“Solo…stai attento ok?” sussurrò.
“Sempre principessa…” risposi.
Detto questo lo vidi avvicinarsi a me e sentii subito le sue labbra sulle mie.
Lo avevo detto, il fascino della maschera del supereroe attira tutti. 
Si tirò indietro e gli sorrisi, lui ricambiò accarezzandomi un’ultima volta la guancia prima di rimettermi la maschera.
Tesi un’altra ragnatela e sorvolando sui palazzi gridai un “uh” per la felicità di quella sera.
Kurt Hummel, sei finito nella ragnatela di Sebastian Smythe finalmente!


 

Note dell'autrice.
Eccoci all'ultima shot! Devo dire che mi è piaciuto partecipare a questa settimana. E' sempre un modo per scrivere e divertirsi allo stesso tempo.
Per quanto riguarda l'argomento che ho scelto...Spiderman! 
Adoro i supereroi e tutti i vendicatori. Sono tipo una fissata per queste cose e ve ne parlo perchè mi sono vista Iron Man, Thor e Capitan American tipo...40 volte!
Purtroppo non ho descritto molto bene il fatto di come Sebastian è diventato Spiderman e come usa il suo "potere" ma volevo arrivare subito alla Kurtbastian e ho un pò tralasciato. 
Insomma, ho finito con le note, si.
Ringrazio di cuore ognuno di voi che abbia letto, recensito, aggiunto alle seguite, preferite e ricordate!
Vi adoro perchè senza di voi non penso che avrei continuato.
Per adesso mi metto al lavoro per finire la mia Klaine e progetti futuri...se ne riparlerà.
Grazie a tutti di nuovo e...Kurtbastian per tutti!

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