Twisted Secrets

di staytruexx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***
Capitolo 3: *** Chapter 2. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
                                                                                            Prologo. 
Andai a casa di Amanda,forse fu quello lo sbaglio più grande,e li lasciai tornare a casa da soli,per un mio stupido capriccio. Mentre io mi divertivo a casa della mia migliore amica,loro pottetero godere ben poco della loro vita,secondo me. Al loro rientro in casa però non erano da soli. Fu proprio quella persona,che troncò una volta per sempre il battito del loro cuore,stoppò il suono del loro respiro e fece  diventare la mia vita un inferno. Non c'era più la ragazza solare di una volta,ma arrivò lui,che la fece rinascere,ovvero la illuminò.


Spazio alla scrittrice.
Scusate le poche righe,ma come potete notare è solo un piccolo prologo,mi farò perdonare col primo capitolo.
Spero lo apprezzerete.
Giusy,xx.

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Capitolo 2
*** Chapter 1. ***


                                                                                Chapter 1.                                   
Un altro giorno (o forse un'altra tortura?) iniziava per me. Appoggiai i piedi sul pavimento e pian piano,alzandomi,mi diressi vicino l'armadio,per poi prendere un jeans e una t-shirt e filare in bagno.
Era ormai tardi quando stavo per ingoiare una piccola parte di uova,così decisi di lavare i denti e andare presto fuori per aspettare l'autobus.
Inaspettatamente non passò e dovetti correre per circa quattro isolati,dato che la scuola era distante da casa.
-Che palle!- sussurai.
Era primavera qui,ma dentro di me era inverno.
C'era sempre un freddo e un clima cupo. Ormai il bisogno di piangere cessò,dopo 2 lunghi mesi di lutto,ma la malinconia non mancava mai.
Sfortunatamente arrivai subito,ed era l'ora di scacciare i pensieri e concentrarmi su 100 (o forse di più?!) scoccianti parole di un millennio fa.
                                                                                      ***
La mia pancia brontolava,ma in mensa non c'era nulla che attirava così tanto la mia acquolina,quindi mi limitai a una semplice mela verde,ancora acerba.
Allora mi venne subito da pensare quando la mamma non comprava mai frutta acerba,perchè sapeva che a noi piaceva ben matura,e ci trovavamo su questo tutti e tre. O quando mio padre usciva la domenica sera e andava in tre fastfood diversi perchè ognuno aveva i propri gusti.
A distrarmi dai miei tristi pensieri fu come sempre Amanda,la mia amata stella.
Era lei che mi illuminava,anche se poco,si concentrava con tutta se stessa per farmi stare bene,o vedere solo un mio sorriso. Lei c'è stata da prima,che dopo e ci sarà sempre,o almeno spero.
-So già che stavi pensando ai tuoi genitori.- disse,con un tono freddo,che poi spezzò subito allegra con una domanda.
-Oggi shopping?- E mi sorrise.
-Non so..- dissi insicura,ma ci ripensai e accettai,dovevo cambiare aria.
Anche quest'ora passò,e arrivò quella maledetta ora di matematica. Tutti entrarono nelle aule,rimasi solo io tra i corridoii,con qualche bidello che passava da una stanza all'altra.
Non ce la feci. Crollai.
Le lacrime iniziarono a scendere,la matita a sciogliersi e la faccia cuvarsi per una espressione triste.
Quando sentii dei passi,e vidi dei piedi in prospettiva ai miei e delle scarpe da cheerleader.
Era la mia stella.
-Basta ora,non vedo il tuo sorriso da 2 mesi,e ne sono stufa. I tuoi genitori sono morti in quel fottuto incidente stradale,ma non significa che ora devi morire anche tu,non deve morire la Sunshine che c'è stata sempre. Sei fantastica così come sei,e nè io,nè i tuoi nonni e neanche i tuoi genitori stessi,vogliamo vederti così.-
La mia espressione facciale si curvò un'altra volta,ma in un piccolo sorriso,dedicato a lei e alle persone a me care.
"Ciao,mi chiamo Sunshine. Ho 17 anni e odio la matematica. I miei genitori sono morti due mesi fa in un fottuto incidente stradale. Ho pianto per due mesi di seguito,ma ora ho sorriso,grazie alla mia migliore amica. Stay strong,xx." mi dissi,quando una parte di me,sapeva che non era così.
                                                                                                ***
Il pomeriggio ci ritrovammo al centro commerciale verso le quattro e mezzo,ma come sempre fui in ritardo di 10 minuti.
Girovagammo per i tutti quei numerosi negozi,ma non comprai nulla se non prima di entrare da Accessorize. Anelli,braccialetti e collane di tutti i colori e specie,mi colpi un ciondolo,nascosto da altri accessori.
Lo presi in mano. Era un piccolo gufo,ovvero una civetta,un po' arruginita.
Non avevo soldi nel portafogli e quelli di Amanda erano esauriti,così me la regalarono,perchè per loro valeva poco o niente,ma non per me che avevo una passione nascosta per le civette.
Per la prima volta,sia io che Amanda,notammo che oggi ci divertimmo di più negli ultimi mesi,forse perchè capii che dovevo farmi forza.
                                                                                                ***
Ritornai a casa un attimo prima che il piatto toccasse il tavolo,ma i miei nonni non si lamentarono.
Sono sessantuno giorni che vivo in questa enorme casa (che io voglia o no) e non la conosco ancora fino in fondo.
Mio nonno mi dice sempre - Ho costruito questa casa con le mie mani,ma non so ancora quanti segreti nasconde!-
La mia fonte di ispirazione sono i miei nonni,proprio perchè hanno questo pizzico di saggezza che li rende magnifici,non solo ai miei occhi perchè sono miei parenti,ma agli occhi di tutti.
Si fece tardi quella sera,sopratutto dentro di me,dove tirava un vento gelato con qualche fiamma di fuoco che oramai era sul punto di spegnersi.
I miei occhi non fecero in tempo a chiudersi che subito calai nel mio amato profondo sonno.


Spazio alla scrittrice.
Come sanno ben pochi,ad ogni storia,il primo capitolo mi viene sempre una merda,e vi chiedo scusa!
Vi ringrazio,però,per le dolce recensioni nel prologo e per le visite. :3
Spero tanto che avrò altre recensioni in questo capitolo,le accetto sia buone che cattive,e spero che sarà di vostro gradimento. :)
Ci rivediamo nel secondo capitolo.
Giusy,xx.

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Capitolo 3
*** Chapter 2. ***


                                                                               Chapter 2.
 
 
 
-AAAAAAAAH!- gridai e spontaneamente alzai il busto. Mi toccai la fronte con una mano. Non ero sudata. Cosa molto strana,dato che quando facevo incubi,mi risvegliavo sempre sudata,ma quella volta non fu così.
Non mi rendevo conto di cosa era successo,ma cercavo di intuirlo. Le mie tempie continuavano a divertirsi suonando Rock puro,ma non capivano che ci rimettevo io.
Mi alzai,oramai ero sveglia,e detti un'occhiata fuori,dagli occhielli della tapparella,il sole non era ancora sorto ma qualche suo raggio si intravedeva già.
Indossai una felpona della Hollister,un jeans e allacciai le mie converse lilla.
Senza far rumore presi le chiavi di casa e mi diressi in un posto che amavo tanto,non tanto distante da casa.
Mentre camminavo per strada con la mia Nikon al collo,notavo la solitudine che c'era per quelle strade,che rispecchiava perfettamente la situazione dentro di me,ma non c'era nessuno che mi illuminava così tanto come lo facevano i miei genitori.
Era primavera,ma alle cinque del mattino dovevi vestirti sempre pesante,dato che sembrava autunno.
Mi sedetti su un tronco.
Il posto in cui ero diretta lo usavo come rifugio o nascondiglio,come quando i bambini usano il ripostiglio di casa giocando a nascondino,io usavo questo posto anche se un po' sperduto.
Lo amavo così com'era anche perchè nessuno lo conosceva,forse ero l'unica.
Ripensai al sogno/incubo,non so come chiamarlo,che mi aveva infastidito mentre dormivo.
Non ricordavo cos'era,ma pensandoci non mi aveva così infastidito,anzi sembrava qualcosa di piacevole.
Decisi di tornare a casa,dopo aver osservato il sole sorgere.
Mentre camminavo,rimasi incantata da un uccellino su un albero,non era una rondine,non era un corvo e neanche un piccione : era un'averla. Molto rara da trovare in città. La sua coda lunga appoggiava su un ramo dove appoggiavano anche le zampe,cinguettava vivamente. Il mio dito stava per premere il tasto 'Scatta' sulla reflex,ma passò un ragazzo davanti alla fotocamera e dopo non vidi più l'uccellino.
-Bah che gente!- Mi venne spontaneo dirlo ad alta voce. Non si accorse proprio della mia esclamazione,ma dopo feci caso che aveva le cuffie nelle orecchie.
Proseguii per la mia strada e si fecero le 7.30 quando arrivai a casa.
-Sei rientrata finalmente,dov'eri finita?- mi chiese mia nonna preoccupata.
-Nonna,ero uscita un'attimo,dovresti abituarti ormai alle mie uscite mattutine.- dissi sarcastica. -Ma comunque scusa.- aggiunsi.
-Non ti preoccupare,tesoro. Ora fai colazione e poi vai a scuola,su.- e mi fece un piccolo sorriso.
Feci colazione e presi l'autobus per la scuola,come mi consigliò mia nonna.
                                                                                        ***
La mensa era piena quel giorno,non so perchè.
Dopo aver preso qualcosa da sgranocchiare,trovai Amanda.
Era seduta ad un tavolo con altri ragazzi di un anno più grande di noi,dov'era presente il fratello,la ragazza del fratello e gli amici.
Quando fece caso al mio sguardo fisso su quel tavolo mi fece cenno di venire. Mi avvicinai al tavolo.
C'erano due posti liberi,uno vicino al fratello di Amanda e uno vicino a lei,io logicamente mi sedetti vicino la mia migliore amica.
Mangiai poco o niente di quello che presi dato la troppa timidezza che provavo.
-Ciao,posso?- Dissi intimidita.
-Certo tesoro!- Mi disse la mia migliore amica sorridendomi.
-Ciao Sun!- Mi salutò il fratello di Amanda.
-Ciao Vincent.- Ricambiai il saluto.
-Ciao,io sono Andrew.- Disse un ragazzo moro con i capelli all'ingiù e occhi scuri.
-Ciao io sono Carrie,la ragazza di Vincent.- Disse,quasi come un avvertimento,una ragazza con i capelli lisci rossi alla Hayley dei Paramore.
-Ciao,io sono il cugino di Pippi calzelunghe!- Esclamò un altro ragazzo. Risero tutti dopo questa presentanzione alquanto simpatica,io mi limitai a sorridere. -No dai,sono Josh.-  aggiunse poi.
-Io sono Sunshine,e ho 16 anni.- Dissi sorridendo ancora una volta,e tutti mi diedero un caloroso benvenuto.
Mi sembravano tutti simpatici,ma purtroppo la campanella suonò.
Salutai tutti e mi avviai verso i corridoii con Amanda che mi invitò a casa sua nel pomeriggio,e io accettai.
                                                                                               ***
Erano le quattro del pomeriggio e c'era un sole che spaccava le pietre.
Fortunatamente ero da Amanda e i condizionatori erano accesi.
Squillò il telefono,e purtroppo dopo una questione su chi andare,andai io.
-Pronto?!- 
-Buongiorno,sono Jacob,c'è Vincent?- disse un ragazzo.
-Salve,e perchè dovrei passartelo?- dissi io sarcastica con il sottofondo della risata di Amanda.
-Perchè si,dai Amanda.- disse quasi infastidio.
-Mh.. ora che ci penso Vincent non c'è,e non sono Amanda.-
-E chi cazzo sei? Non ho tempo da perdere.- Disse ancora più infastidito di prima.
-Hei,hei calmo..- e Amanda mi rubò il telefono da mano.
-Era la mia migliore amica,calmati Jacob,Vincent è uscito con Carrie,ciao.- e gli staccò la chiamata senza neanche farlo rispondere.
Ridemmo vivamente senza aver paura di nulla.
-E da quando non ci facevamo una risata così!- esclamò Amanda.
-Già,da due lunghi mesi..- dissi io. 
-Ma perchè era così infastidito?- chiesi cambiando discorso.
-Jacob? Si,lui è fatto così. E' chiuso,riservato e permaloso.-
Accennai con la testa un 'ok',ma in realtà ero molto incuriosita da come fosse fatto (sia esteriormente che interiormente) questo Jacob.


In questo capitolo la protagonista capisce che deve farsi forza,e inizia ad accettare questa realtà,quindi inizia a sorridere.
Ma grazie a chi? Ad Amanda? 
Chi era questo Jacob,chiuso,riservato e permaloso?
Le risposte saranno presenti nei prossimi capitoli.


Spazio alla scrittrice.
Eccomi un'altra volta qui. :)
Ringrazio per le visite avute e per le recensioni scritte nello scorso capitolo,e spero che ce ne siano anche qui,se non di più.
La storia per ora è ancora molto acqua e sapone,nel senso che non si nota che è un giallo,ma sviluppandosi nei prossimi capitoli diventerà sempre più misteriosa e la curiosità salirà (quasi) alle stelle.
Mi scuso se qualche volta faccio qualche errore o cambio i modi o sbaglio un plurale.,ma per le tante volte che leggo i capitoli,può sfuggirmi.
Intanto spero che vi sia piaciuto e che ci rivedremo nel prossimo capitolo.
Giusy,xx.

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Capitolo 4
*** Chapter 3. ***


                                                                    Chapter 3.
Ognuno di noi nella vita ha un obbiettivo. Il mio era quello di essere felice,o qualcuno che mi faceva sentire quest'emozione,sentimento,come chiamarlo?
Fin a quel momento quasi nessuno era riuscito a rendermi felice al cento per cento,no,neanche i miei genitori.
Camminavo tranquilla col mio vassoio tra le mani,quando una piccola distrazione mi fece fare la figura di merda,come succedeva sempre ogni anno.
Mi ritrovai distesa per terra,a pancia in aria. Il vassoio spiaccicato in faccia e i capelli bagnati di acqua.
Mi alzai pian piano. Quasi tutta la mensa era in silenzio a fissarmi. Mi tolsi il purè dagli occhi.
E.. - MA SEI PROPRIO STRONZO ALLORA! MA CE L'HAI GLI OCCHI? SE E' NO,SPERO HAI LE ORECCHIE PER SENTIRE QUELLO CHE STO DICENDO,MA VAFFANCULO VA! - mi diressi in infermieria,e si sentì una risata di gruppo proveniente dalla mensa.
Sentii dei passi dietro di me.
-Hei,hei,hei!- qualcuno aprì bocca. Sentivo una presenza,era alle mie spalle. -Aspettami!-
Mi fermai,aspettando che giunse il mio passo,e ricominciai a camminare.
Era lui,quel codardo che si è divertito a farmi fare figure di merda.
Arrivammo alla porta dell'infermieria. Bussai. Non sentii la voce dell'infermiera,ma la porta era aperta,quindi aprii la porta con la mano sinistra,dato che la destra era oramai gonfia a causa della botta, e quel ragazzo mi seguì.
Aprii il cassetto dove erano presenti le pomate,e presi quella adatta ai lividi.
Mi sedetti su una poltrona,e con la coda dell'occhio vidi che era impalato lì,all'uscio della porta.
Mi scivolò la pomata prima ancora che la presi in mano,e lui dopo averci riflettuto e avermi visto in difficoltà disse -Faccio io,dai.- e poi aggiunse mentre mi spalmava la pomata,come se stesse spalmando della marmellata su una fetta biscottata -Cazzarola e che botta che hai preso!-
Lo guardai male e lui si trattenne quasi la risata,ma poi non resistette più.
Sorrisi anch'io e poi esclamai -Non fa ridere,anzi fa male!- 
E tacque,si sentì quasi in colpa,raggiunsi un altro mio obiettivo.
Quando sentii la campanella di botto mi alzai,e lo salutai -Ho la lezione di biologia,ciao!-
-Ehm..ciao.- Ricambiò il saluto.
Presi lo zaino e chiusi la porta dietro di me,correndo in aula di biologia.
                                                                                                ***
La scuola era finita finalmente e Amanda mi accompagnò a casa.
Sbuffai.
-Cosa c'è?- mi chiese.
-E' che ho preso C in biologia.- Sbuffai ancora.
-Dai,migliorerai!- Mi sorrise.
                                                                                               ***
Nel pomeriggio andai al parco per concentrarmi sulla materia che odiavo di più : la matematica.
Ero tutta applicata sugli esercizi che forse stavo capendo qualcosa e sentii una voce familiare per i miei timpani.
-Hei!-
Era lui,il ragazzo di quella mattina.
-Ciao.- Dissi scocciata.
-Cosa combini?- Mi chiese incuriosito.
-Matematica.- Sbuffai.
-Mh..- Dette un'occhiata agli esercizi e mi diede le soluzioni.
-Cazzate. Questa non è matematica,quella che faccio io è matematica.- Se ne vantò.
-E che cos'è? Inglese?- Chiesi sarcastica.
-Pft.- Dopo quest'espressione,sorrise fissando gli esercizi.
Mi alzai spontaneamente e mi aggiustai la maglia.
-Beh..si è fatto tardi.- dissi scostando lo sguardo,stava iniziando a diventare imbarazzante.
-Già.- Si limitò a questo semplice avverbio.
-Ciao.- Mi alzai,voltai le spalle,presi la mia borsa e me ne andai,diretta a casa.
                                                                                        ***
-Sunshine!- Esclamarono insieme i miei nonni come i cori delle chiese ai matrimoni.
-Nonno Alfred! Nonna Margharet!- ricambiai quello strano saluto,chiamiamolo così.
Mi sedetti a tavola,dove mi aspettava una bella fetta di carne e un po' di insalata.
Il vino bianco era finito in frigo e nonno ne aveva voglia,così proprosi di andarci io in cantina per prenderlo.
-Nonono,cara. Ci vado io,non ti preoccupare.- Mi (quasi) impose mia nonna.
E io mi stetti alla sua decisione.
Quando finii la mia cena,decisi di tornare in camera per finire i compiti e poi filare a letto.
Ripetetti la Letteratura Inglese e finii tardi per tutti i compiti che la prof. assegnò.
Mi appoggiai sul letto e..crollai.
                                                                                       ***
Di colpo spalancai gli occhi.
Era mattina,me ne accorsi grazie ai (ancora deboli) raggi di sole che entravano in stanza.
Sognai la stessa cosa della scorsa notte,ma non riuscivo mai a capire cos'era.
Scesi le scale e mi recai ai fornelli.
Mi riscaldai una un po' di latte con i cereali,per poi divorare tutto.
Ero in bagno a lavarmi denti quando sentii il claxon del bus della scuola e mi recai subito giù per poi entrare e dirigermi in quel manicomio.
Arrivammo,cercai Amanda con lo sguardo,ma non la trovai.
La cosa mi insospettì molto.


Spazio alla scrittrice.
Essì,eccomi ancora qui.
Ecco che i fatti iniziano ad uscire dal loro guscio.
La domanda me la porgo anche io,ora. 
"Cosa succederà nel prossimo capitolo?" E chi lo sa!
Grazie  delle recensioni e delle visite,spero sia stato di vostro gradimento.
Giusy,xx.

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