Vincolo (di genere opposto!)

di zenzero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un gelido risveglio ***
Capitolo 2: *** Fuga disperata ***
Capitolo 3: *** Battaglia nel parco ***
Capitolo 4: *** Due clandestine da un altro mondo ***
Capitolo 5: *** Uno spiacevole problema ***
Capitolo 6: *** Dove stiamo andando? ***
Capitolo 7: *** Una nottata fredda ***
Capitolo 8: *** Una pausa ***
Capitolo 9: *** A ciascuno il suo avversario ***
Capitolo 10: *** Riunione di famiglia ***



Capitolo 1
*** Un gelido risveglio ***


Un gelido risveglio
Di nuovo quello stupido incubo.
Non era la prima volta che gli capitava di sognarlo, ma questa volta era più definito e angosciante. Due persone che correvano, come se fossero inseguite, e una di queste aveva il volto di Roberta. Il ricordo della sua ex-ragazza gli mandò un’onda di fastidio. Milo si drizzò bruscamente dal letto, notando di avere dormito vestito. Naturale...  si era steso sul letto credendo di riposarsi per pochi minuti, e invece si era addormentato, per ore. L’orologio della camera segnava le venti meno un quarto, quindi gli rimanevano circa dieci minuti per prendere l’autobus, e raggiungere la palestra per la sua lezione di karate. Non male.
E poi, suo padre irruppe nella stanza. Si guardò attorno con fare sospetto. - Beh, questo è il modo di mettere a posto?
Milo lo guardò stancamente, cercando inutilmente di pettinarsi i corti capelli neri. - Me lo avevi chiesto, forse?
 - Sì, - dichiarò lui seccato, - e anche di fare le valigie.
 - Cosa?
 - Partiamo stasera, per andare da zia, no?
 - Non me l’avevi detto...
 - Sì che te l’ho detto!-urlò lui, - solo che non mi ascolta nessuno in questa casa!
 - Io i bagagli li ho fatti...  - affermò un’altra voce maschile. Era Leo, fratello minore di Milo.
 - Tu non t’immischiare! - ribatté il ragazzo. In quel momento odiava suo fratello, e il fatto che riuscisse sempre a essere così ordinato, il suo esatto opposto.
 - Invece lo faccio! - disse lui di rimando.
 - Fatela finita! - urlò il padre, - Leo ha già fatto le valigie, e non ha lasciato il porcile che hai provocato tu, Milo.
Lui sbuffò.
 - Cos’hai fatto fino ad adesso?
 - Ho dormito, va bene? - esclamò lui, sgarbatamente.
 - Non ti rivolgere a me con quel tono! - gridò il padre.
 - Fa male, addormentarsi di pomeriggio, non dovresti farlo, - infierì il fratello con calma.
Anche il fatto che Leo rimanesse sereno mentre lui era nervoso lo faceva imbestialire.
 - Quello che faccio sono cazzi miei, tu cosa vuoi? - sbottò, e notò che il colorito di suo padre si faceva sempre più acceso.
 - Sì? Anche le crepe sul muro?- richiese lui, e con una mano scostò le tende mostrando un’infossatura nella parete, proprio sotto la finestra di Milo. Il ragazzo lo aveva provocato involontariamente, spingendo la scrivania in avanti.
Il padre sgranò le occhi, ma, stranamente, non alzò la voce. Anzi, quando prese parola, il suo tono fu pacato, e freddo.
 - Bene. Direi che hai fatto più che abbastanza. - e detto questo, sollevò la propria valigia.
 - Io non ti accompagnerò dalla zia. Verrai tu da solo.
 - Cosa?
 - Ormai sei abbastanza grande e autonomo, no? Ci raggiungerai quando ti pare e come ti pare, a tue spese.
Il giovane rifletté un attimo. La zia abitava in un’altra città, a un paio d’ore rispetto a casa loro, e finora l’aveva sempre raggiunta facendosi accompagnare da qualcuno. Non aveva la minima idea di come compiere quel viaggio da solo.
 -Ti arrangerai, - disse suo padre, come leggendogli nel pensiero, e se ne andò seguito da Leo; questo gli rivolse una sorta di sorrisetto divertito. Milo stava per compiere qualcosa di cui si sarebbe pentito, quando improvvisamente udì lo scampanio della chiesa situata vicino a casa sua. Le otto di sera. Rischiava di perderlo. Agguantò il borsone da ginnastica e si precipitò fuori di casa senza salutare.

Lo aveva perso. Cavoli. L’autobus gli era scivolato accanto con tutta la sua mole sonnacchiosa senza nemmeno vederlo. Milo diede un calcio a un lampione. Non era la prima volta che gli capitava, e stavolta era stata colpa della lite che aveva avuto. Da quando si era lasciato con Roberta, in effetti, era sempre più nervoso e teso, e tendeva a sfogarsi in improvvisi scatti di rabbia che in seguito lo facevano sentire in colpa. Inoltre gli capitava sempre più frequentemente di sentirsi stanco e apatico, e di addormentarsi appunto nel pomeriggio. Per tenersi in moto si era iscritto a un corso di arti marziali, ma anche questo le causava dei fastidi. Era l’iscritto col grado più basso. Questo, unito alla sua corporatura minuta tendeva a farlo sembrare più debole, e si sentiva sottovalutato dai suoi compagni. Queste ultime lezioni non le poteva proprio perdere; di lì a un mese, infatti, si sarebbe svolto l’esame del passaggio di cintura e doveva tenersi in allenamento. Doveva trovate un percorso per raggiungere la palestra in un tempo decente.


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Capitolo 2
*** Fuga disperata ***


Fuga disperata
Sangue. Era la prima volta che ne vedeva tanto. Sparso dappertutto, anche sul suo corpo, unito a quel nauseante odore di zolfo. E non ricordava l’ultima volta in cui aveva corso per tanto tempo.
La ragazza dai candidi capelli riprese a correre, in mezzo alla boscaglia, subito seguita da un’altra, di poco più adulta ma molto più robusta di lei. Quest’ultima la spinse.
 - Andatevene! Subito! - gridò, ma la sua voce era stanca. Non avrebbe dovuto impartirle ordini, pensò la ragazza, ma era fin troppo spaventata per ribattere, perciò corse via.
L’erba alta le frustava le ginocchia, i rami e i rovi s’impigliavano nella treccia, ma doveva andare avanti. Finché non cadde in terra, vittima di un crampo. Maledisse la sua pigrizia.
E poi, lo udì ancora. La terribile gracchio, che nessun uccello normale avrebbe potuto produrre.
Sapeva, infatti, a chi appartenesse.
Un demone, dalla forma di un volatile, enorme e ripugnante, il suo corpo sembrava essere ricoperto da stracci logori piuttosto che piume. La giovane si accorse di stare sudando freddo. Il demone corvo spiccò il volo e le fu addosso in un attimo, gli artigli sollevati pronti a ghermirla.
Sapeva che non sarebbe stata in grado di scansarsi. Gli artigli furono però deviati.
L’ aveva salvata Sara, come al solito. Dopotutto, era il suo dovere. La volto della guardiana era contratto dallo sforzo, atto a bloccare il mostro con il suo enorme e pesante spadone.  Zampilli di sangue uscivano dalle grinfie del mostro, dove la spada le bloccava; la guerriera ne era ricoperta.
 - Vi...  ho detto di scappare! - esclamò quest’ultima.
Voleva indurla a fuggire; si capiva che non avrebbe trattenuto la creatura per molto.
 - Tu mi rimproveri? Non sia mai! - scherzò la giovane, - ora proverò a evocare un mostro capace di battere il nostro amicone.
 - Cosa? Signorina, non avete mai tentato!
 - Non è mai troppo tardi, no? - esclamò questa, anche se la guerriera aveva avuto ragione.
L’evocazione era una tecnica piuttosto difficile.  Si dovevano concentrare tutte le proprie energie, nella creazione di un portale che apriva l’accesso al mondo spirituale. Da esso, teoricamente sarebbe dovuto uscire un essere, teoricamente anch’esso disposto a prestare il suo aiuto. Non aveva ancora appreso bene il procedimento e non era sicura di ricordarsi tutte le parole, però non aveva altra scelta. Così provò.
Prese con due dita l’anello che teneva al medio per un paio di volte. Sentì la magia fluire nel suo corpo, cosa che non avveniva da parecchio. Da lì, congiunse la punta delle dita e fece uscire l’energia, che si concentrò fino a formare un piccolo globo di luce...  
“Aiuto, ci serve aiuto” pensò solo la ragazza”Non importa cosa ne verrà fuori, purché sia disposto a lottare!”
Aumentò la distanza tra le dita, e la sfera divenne un poco più grande.
Udiva intanto i gracchi del corvo e gli strepiti di Sara, con la coda dell’occhio si accorse che la guerriera era stata ferita a un braccio.
“No...  devo concentrarmi su ciò che sto facendo” si rimproverò mentalmente.
Concentrati. Ancora, e ancora. Come ti hanno sempre insegnato, anche se finora non lo hai messo in pratica seriamente. E la sfera raggiunse la dimensione del suo braccio. Poi aumentò ancora.
“Forza”
Sempre di più.
Le dita cominciavano a farle male ma continuò.
Non bastava
Sentì un grosso bolo di magia e dovette liberarlo tutto d’un colpo, e la sfera divenne enorme, alta il suo doppio, leggera. Si teneva sospesa nell’aria. La giovane si allontanò di qualche passo, ammirando il suo lavoro. Ne sarebbe sicuramente uscito un essere bello grande. Sicura di sé, corse verso il demone, e gli lanciò un sasso. - Hey, tu! - gridò, - è me che cercavi, giusto?
Detto questo colpì il demone con un sasso ancora più affilato.
Sara sembrava contrariato ma ormai le era difficile muoversi per via delle ferite.
Il corvo volse subito la sua attenzione sulla giovane, che d’altra parte attendeva impaziente che l’evocazione avesse effetto. Nessuna creatura sembrava volesse uscire, mentre il demone si faceva sempre più vicino. La ragazza tentò di avvicinarsi alla sfera ma la mostro s’interpose. La giovane si sentì perduta. Quando, improvvisamente, il globo cominciò a emettere luce, sempre di più, e insieme a questo, un rumore come di risucchio. L’aria era attirata nella sfera, talmente velocemente da essere visibile. Le foglie morte erano immediatamente risucchiate svanendo, e anche il demone cominciava a retrocedere verso di essa.
“Ho invertito l’effetto” pensò la giovane “Invece di evocare qualcosa da un altro mondo...  siamo noi, a essere evocati dall’altra parte!”
L’attrazione diveniva sempre più potente. Il corvo tentava in tutti i modi di svincolarsi, ma già diverse penne si staccavano dalla schiena. Retrocedette ancora. La ragazza avrebbe dovuto allontanarsi da tutto questo, ma le sue gambe tremavano e il suo sguardo non voleva staccarsi dal terribile spettacolo. Un’ala del mostro finì nel risucchio
Sentì che anche lei, di lì a poco, sarebbe stato travolto, la sua misera resistenza non sarebbe bastata.
Finalmente si alzò, mentre l’altra ala del demone era trascinata. Il corvo cominciava a perdere anche la presa sulle zampe, che artigliavano disperatamente il terreno.
La ragazza rimase un attimo di troppo a guardare quello che stava succedendo.
 - Principessa! Spostatevi! Subito!
La ragazza trasalì. Stava per obbedire quando avvertì un’orrenda, gelida stretta attorno alla vita.
Gli artigli dell’essere le cingevano i fianchi, facendoli sanguinare.
 La mostro, afferrando la sua preda, ormai certo della sconfitta aveva anche lasciato la presa sul terreno; la sua testa scomparve nella luce.
- No! - urlò la guerriera, afferrando le braccia della sua protetta.
- Sara...  - sussurrò questa. Non voleva che facesse la sua stessa fine; voleva svincolarsi da lei, ma non ci riuscì. Con un’ultima sferzata di energia, la sfera inglobò a sé l’orrido essere, e con esso le due giovani donne.

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Capitolo 3
*** Battaglia nel parco ***


Battaglia nel parco
“Diamine” si disse Milo.
Il cielo si faceva sempre più nuvoloso, ed era quasi buio. La verità, era che non capiva bene dove si trovasse. Visto il suo possibile ritardo, aveva pensato di passare per quella che credeva una scorciatoia, cioè il parco. Era piuttosto grande e dismesso e tutto in salita, non molta gente ci veniva per divertirsi; le panchine scrostate, l’erba alta e i giochi pieni di scritte e distrutti avrebbero mandato via chiunque.
Ancora si chiedeva perché ci fosse passato, ma dopotutto era sulla strada; ma provò un brivido lungo la schiena per un pensiero che solo in quel momento gli era affiorato in mente. Se la gente comune evitava quel posto, sicuramente i tipi poco raccomandabili lo avrebbero considerato invece un luogo di ritrovo perfetto …. E lui era da solo. Stava per fare dietrofront (al diavolo la lezione di karate) quando improvvisamente, i lampioni del parco si spensero, uno dopo l’altro.
 - No, accidenti! - protestò. Tirò fuori il cellulare dalla giacca e tentò di fare luce, ma ottenne scarsi risultati.
Improvvisamente sentì una goccia fredda cadergli sulla fronte.
 - Ci mancava solo questa - brontolò, aprendo il borsone ed estraendone l’ombrello. Stava per aprirlo quando, aldilà di una lunga fila di alberi, vide una luce.
Forse, c’era qualcuno. Come per dimostrarlo, sentì una sorta di gemito, delle urla soffocate. E distintamente, un grido, “Aiuto”. Avrebbe decisamente dovuto tornare a casa, senza avvicinarsi alla luce. Ci sarebbero potute essere delle conseguenze notevolmente gravi, ma non ci pensò. Seguì il suo istinto, e si mosse in direzione della luce.
Non sapeva neanche il perché, e corse.

Una quercia. Una quercia enorme, altissima e vecchia. Non riuscì a staccarle le occhi di dosso.
Non che non ne avesse mai viste, di querce …

Era la quercia, a emettere luce. Era di un colore rosato, e, appunto, luminosa.
Milo avrebbe giurato di sentire anche un calore provenire da essa, e lo appurò toccandola. Era tiepida, sembrava palpitare, e per un attimo il suo cervello sembrò non volersi concentrare dell’assurdità della situazione. Sarebbe rimasto molto a lungo ad ammirarla, quando improvvisamente udì un gracchio acutissimo.
Trasalì, e si voltò.
Alle sue spalle, un corvo era poggiato a un ramo della quercia. Ed era enorme, arrivava a un metro buono d’altezza, con un’apertura alare spaventosa. E lo fissava.
 Continuava a piovere, faceva sempre più freddo.
Per un lungo istante l’animale lo studiò, per poi attaccarlo.
Milo spaventata agì d’impulso; premette il pulsante alla base dell’ombrello pieghevole e l’asta scattò, colpendo l’animale all’addome. Questi non si diede per vinto e cercò di beccarlo ancora, e ancora. Era difficile respingerlo, il ragazzo dovette retrocedere.  - Vuoi lasciarmi in pace? - le urlò, anche se sapeva che non poteva capirlo. Le scagliò contro un’ombrellata più forte delle altre.
L’uccello gracchiò, innalzandosi in aria e rimanendo della stessa altezza.
Milo decise di andarsene, e scattò verso il suo borsone.
La creatura le venne addosso, sollevando le artigli.
“Ce l’ha con me” si disse il ragazzo prima di essere colpito “Non ne capisco il motivo”.

Sara non sapeva cosa aspettarsi quando capitolò fuori dal portale. Finì su dell’erba umida, sembrava molto alta. Era buio.
Doveva essere notte. Non che la cosa li avvantaggiasse di molto, poiché il demone avrebbe potuto fiutarle. Nella semioscurità vide che la Principessa tremava, di freddo e paura. Sembrava comunque che non ci fosse traccia della strana creatura. Stava per dirlo alla sua protetta, quando improvvisamente sentirono la terra tremare, ritmicamente. Dalla boscaglia comparve quello che sembrava un umano, ma era gigantesco, alto quasi tre volte più di loro. Sembrava però non essersi minimamente accorto della loro presenza. Lasciò a terra una strana sacca. E poi, venne il demone e lo attaccò.
Questa era una fortuna, avrebbero guadagnato tempo per fuggire; però le prospettive non sembravano così rosee. Il gigante combatteva malissimo; la strana arma che utilizzava non pareva fare effetto. Sara notò che la Principessa si stava innervosendo. - Calmatevi, - disse, - aspetteremo il momento giusto e poi fuggiremo.
Questa scosse la testa. - No… pare che quel mostro stia vincendo. Dobbiamo nasconderci dove non potrà attaccarci, - sussurrò. Le tremavano le gambe e la voce. Il guerriera stava per chiedere dei chiarimenti ma la ragazza prese a correre, nascondendosi nell’enorme borsa abbandonata a terra.
“E quello, sarebbe un posto sicuro?” si chiese la guerriera, ma capì che la sua Principessa era stata presa dal terrore e non ragionava. Il corvo però si accorse del movimento della ragazza. Le venne incontro, sollevando le artigli, diretto alla borsa. In quel momento però l’enorme essere umano si interpose, cercando di difendersi. Non aveva scampo.

Milo si schermò con le braccia, usando la parata alta, pronto agli artigli, ma non sentì niente.
Solo un rumore, come di un tonfo, e vide una luce attorno a sé. Abbassò le braccia e vide quella che sembrava una parete trasparente. Era interposta tra lui e l’uccello, che non riusciva a colpirlo. Stava cercando di capire cosa fosse, quando essa scomparve.
L’essere era già pronto a colpirlo, ma stavolta Milo era ben preparato, e lo colpì al ventre, con una tale forza da sbilanciarsi. Cadde a terra, facendosi male e sporcandosi di fanghiglia.
Aveva sbattuto il naso che gli doleva, intontendolo.
Stava per alzarsi quando sentì un peso sulla spalla destra, come se un piccolo animale si fosse arrampicato su di lui. Si innervosì, e stava per voltarsi, quando udì una voce.
 - Alzati e guarda dritto davanti a te.
Milo era talmente confusa che obbedì.
Il volatile intanto si era nuovamente innalzato di fronte a lui, pronta a colpirlo con la solita tattica.
La... cosa... sulla sua spalla si aggrappò ai capelli. Il corvo attaccò, e la cosa... saltò. Letteralmente.
Saltò contro il nemico. Sembrava una massa di stoffa, come se portasse il mantello. L’affare colpì il mostro sul collo con quella che sembrava una spada. Non ne uscì sangue, bensì quello che sembrava un miasma nero, dall’inconfondibile tanfo di zolfo.
L’animale emise un urlo orribile, poi si dimenò furiosamente, scagliando l’aggressore lontano da sé.  Non era ancora finita.
Lottando contro il disgusto, Milo afferrò l’ombrello con entrambe le mani.
“Prima che sia troppo tardi, devo farla finita”.
Quello, si disse, non era un animale normale; doveva essere un’allucinazione, un incubo portato nella realtà.
Così sollevò le braccia, e lo finì colpendolo in testa.
Il mostro levò altri stridii acuti, e poi sembro dissolversi; anzi lo fece davvero, divenne sempre più trasparente fino a scomparire. Spaventato, il ragazzo si appoggiò alla quercia, riprendendo fiato. Sentiva di essere stanco; lampi di luce gli ballavano nell’occhio. Non aveva una visione nitida. Gli capitava spesso, quando l’ansia e la stanchezza prendevano il sopravvento.
“Devo allontanarmi da qui il più presto possibile” si disse, e si rialzò, buttò l’ombrello nel borsone e lo richiuse. Sembrava più pesante rispetto a prima, ma forse questo era dovuto alla stanchezza che provava. Si allontanò ripromettendosi di non tornare ai più in quel parco.

Sara era abituato ad atterrare correttamente e quando cadde dal mostro non si fece troppo male. Piuttosto, era preoccupata per la Principessa. A fatica, si trascinò nella grossa borsa; la ragazza si era rannicchiato tra quella che sembrava stoffa, e tremava.
Cercò di farla uscire, ma era troppo spaventata. E, improvvisamente, l’enorme proprietario del rifugio allargò l’apertura, e vi buttò dentro un grosso oggetto bagnato, che piombò sulla schiena di Sara; già debole per le ferite. La guerriera svenne sulla sua Principessa; mentre la sacca fu sigillata completamente lasciandole al buio.

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Capitolo 4
*** Due clandestine da un altro mondo ***


Due clandestine da un'altro mondo
“Che abbia sognato tutto?”, si chiese Milo per l’ennesima volta. Era riuscito a tornare a casa in un tempo notevolmente breve, avendo fortunosamente incrociato un autobus che veniva nella sua direzione. Ora era in camera sua, ancora sconvolto. Sua padre e sua fratello erano già partiti, era solo in casa. Il corpo, che fino ad allora non aveva ancora mostrato lamentele, finalmente si svegliò, la sua pancia produsse un equivocabile gorgoglio dovuto alla fame. Poi ne udì un altro.
“Cavoli, devo avere proprio fame!” si disse.  
Capì che il rumore non proveniva da lui. Prestando attenzione, si accorse che sembrava un animale che strusciava tra della stoffa.
Si spaventò un poco.
Forse, il corvo non era morto? No, non era possibile! Il rumore era appena accennato.
Milo capì che proveniva dal suo borsone di karate.
Dopotutto, aveva lasciato la sacca aperta per molto tempo, doveva esserci entrato qualche animale.
Si fece coraggio e la aprì, ma non vi trovò né uccellini né roditori.

Nella sua borsa c’erano due esseri umani. Piccoli, alti una cinquantina di centimetri, o forse sessanta, ben proporzionati. Con le occhi chiusi. Una ragazzina piccola e vestito di verde, con lunghi capelli bianchi, e una giovane donna un po’ più massiccia che aveva capelli di un rosso scuro e intenso tenuti in una coda di cavallo e indossava quella che sembrava un’armatura.
Pensò immediatamente a delle bambole, anche perché non potevano essere altro. La cosa assurda era che non capiva come potessero essere finite là dentro.
Non aveva visto alcun giocattolo, nella foresta; ed era improbabile che sull’autobus qualcuno gli avesse aperto la borsa per introdurvi due pupazzi; nonostante lo shock subito se ne sarebbe accorto.
“Deciderò cosa farne quando sarò più lucido” si disse, e sollevò la più piccola, per guardarla meglio. Era tutta inzuppata di pioggia. Sembrava... ... morbida, quindi non era fatta di porcellana, forse il materiale era gomma o qualcosa del genere.

Il costruttore aveva fatto un’eccellente lavoro; i lineamenti del volto erano precisi e definiti nei minimi particolari; i capelli sembravano veri.
Doveva essere un oggetto di lusso, quelli che chiamano giocattoli artistici, oppure modellini di qualche personaggio di un film, anche se non ricordava di averne visti con simili personaggi.
Stava per poggiarla sul letto, quando si accorse che dove teneva la presa avvertiva dei fremiti, delle vibrazioni, come se il pupazzo si muovesse. Capì all’istante che quelle non erano vibrazioni ma respiri.
Il pupazzo respirava.
 Perché era vivo.
Aprì un occhio inequivocabilmente vivo e azzurro.

Si guardarono per un lungo istante, poi l’incanto si spezzò e urlarono entrambi, spaventati.
 - Sei…viva? - urlò lui, anche se era ovvio.
 - Sei...  altissimo! - urlò lei, stupidamente.
Milo era scioccato.
 - Lasciala andare, - disse l’altra, con voce ferma.
Il ragazzo riconobbe quella voce. L’altra ragazza si era intanto alzata e ...  impugnava una spada dalla larga lama, che puntava verso di lui.
“Vuole combattere?”si chiese Milo.
Per risolvere ogni controversia, posò la piccola ragazza sul letto e poi sollevò le braccia mostrando loro le palme delle mani, come aveva visto fare nei polizieschi in televisione.
 - Non volevo farvi del male, davvero… sono solo stupito della vostra presenza, tutto qui, - si giustificò, lievemente imbarazzato.
 - Tutte scuse! -gridò la ragazza - Non hai giustificazioni, demone dalle sembianze umane! Hai sconfitto il corvo e ci hai rapito per divorarci!
 - Cosa?
 - Sara, devi ucciderlo prima che ci aggredisca!
Milo non poteva credere alle sue orecchie; la situazione sembrava essersi ribaltata.
La piccola guerriera lo osservava, forse pronta a obbedire.
Se era stata capace di trafiggere il corvo, lui sarebbe stata un bersaglio ben più facile. - Davvero, non voglio combattere. E poi sei ferito, cosa credi di fare?- disse, mentre la voce gli tremava.
 - Non osare sottovalutarmi - rispose questa, ma la sua voce era stanca.
Milo scosse la testa. - Sei...  stata tu, a infliggere il colpo a quel demone. Mi hai salvato.
Sara esibì un tenue sorriso. - Dovevo difendere la mia Principessa.
 - Quale Principessa? - chiese lui.
principessa kirin La ragazza dai capelli argentati rise. - Ti facevo più intelligente. Naturalmente, sono io, la Principessa Kirin. E lui è la mia guardiana, Sara.
La situazione si faceva sempre più assurda.
 - Bene...  Principessa... ma temo sia altrettanto stupido scatenare un’altra battaglia, adesso.
- Forse sei tu a non esserne capace.  La mia scorta invece può benissimo affrontarti.
Improvvisamente, però, le ginocchia di Sara cedettero, e la guerriera gemette.
Premette una mano sulla spalla, e mostrò un palmo sporco di sangue e terra.
Milo impallidì. Si era ferita più del previsto.
Senza pensarci troppo, afferrò le due donne e le gettò nella borsa, che portò in bagno.
Cercò frettolosamente tra le scaffali.
 - Che intenzioni hai? - chiese la Principessa, sulla difensiva ma Milo aveva già trovato quel che le serviva e aprì la borsa.
Aveva con sé una boccetta e un batuffolo di cotone, che intinse di liquido e posò sulla spalla della guerriera. Dopo pochi istanti questa urlò.
- Cosa le stai facendo?! - chiese la piccola Principessa.
- Disinfetto la ferita, ovvio - rispose lui, - E poi dovrò fasciarla con una garza.
- Ah, - sbuffò la Principessa, – a cosa serve questo, quando si ha la magia?
Lui trasalì. La ragazza capì di aver detto troppo e si tappò la bocca.
- Magia?- mormorò Milo, incredulo - Sapete ... usare la magia?... Ma certo! - ricordò improvvisamente, - tu... mi hai protetto quando stavo per essere aggredito dal corvo! Hai creato una barriera o qualcosa del genere!
Kirin voltò la testa, sprezzante. - In realtà l’attacco di quell’essere era rivolto a me, quindi mi sono difesa … è solo perché eri vicino che la mia barriera ti ha protetto.
Milo stava per ribattere qualcosa quando la guerriera vacillò debolmente, fu allora la Principessa ad avvicinarsi a lei. Il ragazzo la lasciò fare, allibito, mentre questi posava i palmi delle mani sulle ferite della sua guardaspalle.
Un fiotto di quella che sembrava luce totalmente bianca ne scaturì fuori e si tuffò nel corpo della guerriera, che trasalì come se fosse attraversata da un forte brivido.
Dopo pochi istanti Kirin si staccò da lei, asciugandosi la fronte col dorso del braccio.
Sara sollevò il busto, contrariata. - Altezza non c’era alcun bisogno di...
 - Fa silenzio! - esclamò questa.
Calò un silenzio imbarazzato.
Milo non sopportava queste situazioni. - Avrete fame, immagino! E vi sentirete stanche! Nessun problema! - e detto questo chiuse nuovamente la borsa prima che loro potessero protestare e si diresse in cucina.
Il padre in un ultimo gesto gentile gli aveva lasciato della carne in un pentolino.
Milo posò la borsa sul tavolo, ma quando pose le mani per aiutarli a uscire questi la respinsero con forza.
 - Non siamo pupazzi, sai? - ribatté sdegnosa la Principessa.
Ci misero un poco a uscire. La ragazzo aveva già distribuito due piattini e stava già tagliando la carne, notando che le due rabbrividivano osservando i movimenti del coltello, che doveva sembrare loro enorme! Kirin, però, rifiutò il cibo. Stando a quanto diceva, infatti, poteva essere avvelenato.
-Sei l’unica a pensarla così, - commentò Milo.
Sara fece un segno di diniego . - Stavamo scappando da quel mostro, abbiamo rischiato la vita. E’ insolito e sospetto che uno sconosciuto mostri tante premure per noi, soprattutto se ... ecco... non offre valide motivazioni per farlo.
In effetti, neanche lui se lo era chiesto, e non credeva di sapere una risposta. Era accaduto tutto così in fretta! E poi, improvvisamente, se ne ricordò. Si ricordò del sogno che aveva avuto, prima di uscire. Era assurdo, eppure …
 - So che non mi crederete, ma io...  vi ho sognate. Più di una volta. Tutte e due. In una foresta. Scappavate da quel mostro, e ne eravate spaventate. Poi - e indicò Kirin - tu... gli hai lanciato un sasso... al mostro, intendo... hai battuto le mani, ed è comparsa una luce molto forte… come se si accendesse una luce …
Le  due piccole donne trasalirono, perché quella scena era effettivamente accaduta.
 - Ma… è assurdo, - riuscì a dire la Principessa, meravigliata, - se... qualcun altro di questo mondo dovesse avere queste capacità … potrebbe scoprire il nostro!
 - Non lo dirò a nessuno, prometto, - fece lui, posando la mano destra sul cuore. Poi si concentrò sull’ultima frase che aveva udito dalla ragazza.
 -Voi... provenite da un altro mondo? – chiese ingenuamente.
Le  due ragazze trasalirono ancora.
 - Non era difficile da indovinare, - ridacchiò Milo, - anche se è strano. Perché vi trovate qui? E come ci siete finite?
Kirin scattò improvvisamente in piedi, rossa in volto. - Cosa può importarti?
 - Scusatemi... volevo solo…
 - Sara, ce ne andiamo subito! - urlò, rivolta alla sua guardiana.
Questa sembrava stupita dal comportamento della ragazza. - Signorina, dovremmo almeno...
 - Abbiamo aspettato abbastanza! - gridò lei, e batté le mani.
Improvvisamente, dalle dita della Principessa fuoriuscì un fiotto di luce simile a quello che Milo aveva visto utilizzare nella cura; stavolta però era più denso, e sembrava concentrarsi in un globo.
Kirin allargò la sfera, sempre di più.
Avrebbe presto raggiunto la dimensione ottimale per fare da portale. Improvvisamente, la luce del soffitto ammiccò e si spense, e così fece quella del corridoio che era rimasta accesa.
Fu una cosa improvvisa. Milo però sapeva di non aver sovraccaricato il contatore di energia; cosa poteva essere accaduto?
E poi, vide i volti delle due compagne impallidire.
 - Non è possibile, - disse Kirin, con un filo di voce, - Ci ha trovate. Aspettava solo il momento giusto.
Un istante dopo udirono l’inconfondibile gracchio della creatura, e un forte sentore di zolfo.

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Capitolo 5
*** Uno spiacevole problema ***


un problema spiacevole Il corvo fa la sua comparsa ma stavolta i tre ragazzi sono preparati ad affrontarlo e lo sconfiggono definitivamente. Dopodichè la principessa crea un portale e lo attraversa assieme alla sua guardiana.
Ma anche Milo viene attirato nel portale e ne viene fisicamente risucchiato dentro, assieme al suo borsone sportivo.

 - Gli somiglia, vero?
 - Sì, in una maniera incredibile...
 - Lo sai che non può essere…

Le voci, familiari, già udite, si confondevano ad immagini indistinte, sfocate. Si confondevano al sogno, lo spazio e la realtà percettiva.
Non ricordava bene cosa le fosse accaduto, ma le tornarono in mente delle strane immagini... due piccole ragazze...  Il braccio bruciava ancora un poco, sentiva la schiena dolere, poggiata su una superficie irta e ruvida. Sollevò la testa, e i suoi occhi furono invasi dalla luce.
 - Finalmente si è degnato di svegliarsi! - esclamò una voce decisamente stizzita, che sembrava rimbombare nella testa, ma era reale.
Aprì le occhi e vide le due donne  di prima; la Principessa e la sua guardaspalle.
 - Allora? - chiese, confuso, - il varco dimensionale, o qualunque cosa fosse, non ha funzionato?
 - Ha funzionato, eccome!- confermò Kirin, – peccato che ti sia venuta la bella idea di seguirci!
 - Io non ho voluto un bel niente! – gridò Milo, arrabbiato, – quel varco mi ha risucchiato senza che potessi evitarlo!
“Calmati, su.”, si disse. Prese un lungo respiro.
 - Quindi... mi trovo in un altro mondo!- esclamò poi, rivolgendo lo sguardo attorno incuriosita.
Capì di trovarsi in una foresta, guardandosi in giro vedeva solo alberi. Avrebbero dovuto essere imponenti, ma solo alcuni riuscivano a superarlo in altezza.
 - Questo è il nostro mondo, - precisò la principessa, ma il ragazzo non l’ascoltava.
 - Ci hai provocato solo fastidi, finora. E adesso vorresti rimanertene qui? Non è che sotto i tuoi atti gentili, in realtà sei una spia mandata dai nostri nemici?
 - Come spia sono decisamente fuori misura! - scherzò lui, – e non ho neanche idea di chi siano i “nemici”... comunque sia... preferirei tornarmene a casa.
- Saggia scelta,- commentò la Principessa.
Batté le mani, e per l’ennesima volta ricreò il portale. Poiché si era riposata, impiegò poco tempo.
Quando fu abbastanza ampio, Milo vi si accostò.
 - Non è che andrò a finire in qualche altro strano mondo parallelo?
Kirin alzò le spalle. - Quel che ti accade non è affar mio.
 - Addio, allora. Fingerò che sia stato tutto un sogno.
 - Lo stesso vale per noi, - rispose Kirin, sprezzante.
Milo fece un altro passo verso il portale ma non avvertì alcuna forza attrattiva che lo spingesse verso esso. Anzi, qualcosa attraeva il suo braccio, ma era alle sue spalle.
Senza volerlo, retrocedette.
 - Adesso... che succede? - chiese, lievemente preoccupato.
 - Come posso saperlo? - gridò la Principessa, che invece veniva tirata in avanti.
Il varco svanì. Il ragazzo  cadde all’indietro, mentre il suo braccio sinistro ricominciava a pulsargli, diveniva caldo e pesante. Milo dovette voltarsi per seguirlo. Notò che alla Principessa accadeva lo stesso, veniva attirata ma nella direzione opposta. Il ragazzo fu spinto a terra, cadendo a sedere.
  - Cosa... succede? - urlò la dama, mentre il suo braccio veniva spinto contro il braccio di lui. Milo pensò alla forza attrattiva tra due cariche opposte. I loro arti rimasero attaccati per un bel pezzo, poi l’attrazione si sciolse.
 - Cavoli, - fece Milo, - anche questa sembra magia. Non è che hai sbagliato incantesimo?
 - Certo che no! Non ho idea di cosa sia accaduto.- disse la principessa, stizzita-Di certo però, non compio errori su questo genere di cose, - ribatté, e facendo leva con i piedi si staccò da lui.
 - Ad ogni modo, mi sono stancata di creare varchi. Dovremo cominciare a cercare una strada per tornare a palazzo. Forse, siamo vicini.
Detto questo, la Principessa si alzò, cominciando a camminare con naturalezza.
Sara la seguì.
 - Cosa? Mi lasciate qui? – urlò Milo.
Neanche si voltarono a rispondergli.
 - Ah, la mettete così? Allora me la caverò da sola. Non ho certo bisogno di voi!
Era così arrabbiato che non pensava nemmeno a dove stesse andando, ma si stava allontanando dalle due compagne.
Non aveva compiuto neanche un centinaio di passi, che sentì nuovamente il braccio pulsargli.
 -No, non di nuovo!  – implorò il ragazzo, ma fu inutile.
La forza misteriosa e potente lo trascinava via, a ritroso, lungo il percorso che aveva già tracciato. Tentò di aggrapparsi agli alberi, ma fu inutile, i rami inoltre gli si impigliavano tra le abiti.
Kirin gli si riappiccicò al braccio, imprecando insulti inenarrabili. Sara spuntò dalla selva, ansante. Aveva dovuto correre, per raggiungerli.
 - Tutto a posto, mia signora?
 - Osi anche chiederlo? - gridò lei. Poi, diretta a Milo, urlò: - Ma che accidenti hai combinato?
 - Non saprei. Mi sono semplicemente allontanato di qualche passo, quando siamo stati nuovamente attirati l’uno all’altra.
La Principessa diede un calcio al tronco di un albero, imprecando di nuovo.
 - Accade ogni volta che tento di allontanarmi da voi due, - osservò Milo.
 - Magia arcaica, senza dubbio, - affermò la Principessa, - di cui non so molto. Forse è collegata al fatto di aver compiuto  un viaggio tra le dimensioni.- sbuffò, stizzita,- Ora, dovremo portarcelo con noi.
Milo si era stufato. - Evita di parlare come se non fossi presente. E poi, anch’io ho un nome, ed è Milo. Mettitelo bene in testa, piccoletta.
- D’ora in poi, è bene che ti rivolga a me con appellativi ben più appropriati.
- E per quale motivo, di grazia?
- Perché adesso sei mia sottoposto, Milo.
- Non credo proprio! - fece lui.
- Non c’è altro modo... a meno che...
- Cosa?
- Se sono le braccia, a tenerci legati, sarebbe sufficiente che tu rinunciassi al tuo. In questo modo potresti tornare da dove sei venuto, gigante...
- Privo di un braccio?- urlò il giovane, scioccato, - Ma sei fuori di testa?
Sara gli scoccò un’occhiata indecifrabile, mettendo le mani all’elsa della spada. - Se vuole, posso occuparmene io.
 - No! - gridò Milo, scandalizzato.
 - Allora, farai quel che deciderò io. Sarai mio guardiano, ci seguirai e non ci sarai d’intralcio, - riprese Kirin.
Milo sospirò.  - Suppongo di non avere scelta. Sono d’accordo. Però, tu... voi... Principessa ...  - e nel dirlo si chinò, guardandola negli occhi, - dovete promettermi che farete in modo che io ritorni a casa!
La Principessa sostenne il suo sguardo, e annuì. - Non ho certo bisogno di uno stupido gigante sempre tra i piedi!

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Capitolo 6
*** Dove stiamo andando? ***


Dove stiamo andando? (altro capitolo tagliato, nel quale il gruppo viene attaccato da un enorme serpente, demoniaco come lo era stato il corvo. Riescono ad ucciderlo ma prima di morire la creatura morde Milo, che rimane avvelenato. La principessa non è sicura di riuscire a guarirlo ma Sara la sprona e la ragazza, dopo aver dato fondo a tutte le sue riserve di magia, riesce a salvare il ragazzo, per poi perdere conoscenza)


Dalle ampie tende bianche filtravano ampi e soffici raggi di sole. Cominciava a fare caldo già di prima mattina, e nonostante  la ricca stanza da letto fosse parecchio ampia la calura si faceva sentire.  Non era stata però la temperatura a far svegliare Kirin.  Immerso nella dormiveglia e nei propri pensieri la giovane rimaneva immobile e del tutto distaccata dalla realtà che le si profilava. Non udì, quindi, i colpi bussati sulla sua porta, e colui che voleva entrare entrò. Era una donna alta, sulla quarantina. Portava  un’ampia veste di seta verde che ne svelava rango sociale. I capelli, lunghi e lisci erano lasciati sciolti sulle spalle.
La donna, con portamento regale ma fermo si avvicinò al grande letto a baldacchino, al centro della stanza e ne aprì le tende. La Principessa non si mosse.
  -E’ ora, – disse la donna pacatamente.
Senza compiere altri movimenti il ragazzo aprì le occhi azzurri e lo guardò, con fermezza. - Lo so, - disse infine.
  - Sembrate pronto.
  -Non sono nemmeno riuscito a dormite, - mormorò il giovane, sollevando il busto. La donna le offrì un aiuto per alzarsi ma questi rifiutò.
  - Manca quasi un’ora, avete del tempo, - proferì la donna mentre il giovane si avvicinava alla porta.
  - Per cosa? – chiese questi.
  - Dovreste per lo meno porgere i dovuti saluti a vostro padre, e a vostra padre….
A quell’ultima parola il giovane sembrò trasalire.
  - Non è mio padre…. –mormorò, cupo, e uscì dalla sua stanza.
Si ritrovò nell’ampio corridoio, da sola. Non era abituato ad alzarsi così presto. Cominciò a camminare, indecisa sulla direzione. Sapeva che le si prospettava una giornata lunga e avrebbe dovuto mangiare qualcosa, ma lo stomaco  si era bloccato. Ogni tanto, dei cortigiani, per lo più cuochi o camerieri, le passavano accanto, frettolosi, avendo cura però di inchinarsi ossequiosamente. Kirin era talmente abituata a tali formalismi da non farci ormai quasi più caso. Alla fine, decise di entrare nella sala da pranzo per rimediare qualcosa. Inizialmente le sembrò vuota, ma poi vide  che c’era una persona, all’ estremità del lungo tavolo. Per un istante la scambiò per sua padre, ma poi si accorse che ne portava solo il vestito, e in lui si accese un moto di fastidio.
L'uomo si accorse della presenza della ragazza e la invitò ad avvicinarsi con un gesto della mano, e questa non poté rifiutare. Prese posto nella sedia accanto.  - Buon giorno, - disse lui, – prevedevo che ti saresti svegliata a quest’ora, così ti ho fatto preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
La giovane non diede nemmeno prova di avere sentito, guardando dritto davanti a sé. L'uomo non si scoraggiò. - Non credevo che questo giorno sarebbe arrivato così presto. Ma ormai, sei una donna. Sei cresciuta moltissimo.
Detto questo, avvicinò una mano affusolata alla testa della Principessa, per accarezzarle i capelli, ma questa sussultò, e gli scansò il braccio  in modo brusco.
 - Non devi essere scortese. Dopotutto, sono sposato con tua madre da quasi tre anni. Sono tuo...
 - Non siete mio padre, - ribatté la ragazza, alzandosi.
L’uomo  abbassò la testa. Non era la prima volta che gli toccavano discorsi simili. - Se non volete assumere cibo, vi consiglio allora di porgere almeno i vostri saluti a vostra madre, - disse lui, con un tono che aveva perso tutto il calore di prima.
 -Lo farò, - ribatté lei, e si accomiatò in silenzio.
Il cameriere entrò in quel momento nella sala con la colazione, ma ormai non c’era nessuno a riceverla…

Il ricordò svanì, fumoso come era apparso. E Kirin si svegliò sul serio. Aveva recuperato energie più rapidamente del previsto. Si scrollò di dosso la coperta e le foglie secche, stiracchiandosi. Aveva ancora nausea, si sentiva uno straccio, come se non avesse dormito affatto.
“E’ colpa di questa dannata luce, se mi sono svegliata.” pensò, seccata, lanciando una tetra occhiata al sole. Ci mise un po’ a capire che c’era un’ombra proiettata su di lui. Vide che si trattava di Milo, che la osservava.
 - Ehi! Hai intenzione di farmi prendere un colpo? Cosa vuoi?
Il ragazzo sembrava non avere alcuna voglia di litigare. - Grazie per quel che avete fatto, - mormorò, e chinò la testa nella sua direzione.
Nonostante la Principessa ricevesse inchini da chiunque e in ogni occasione, in quel momento si sentì realmente rispettata come non accadeva da tempo. Non c’era alcuna traccia di scherno nel gesto del ragazzo, ma pura e semplice riconoscenza. Gli aveva anche dato del Voi.
Nonostante tutto non era dell’ umore giusto per essere gentile. – Se tu avessi sconfitto subito il demone niente di questo sarebbe accaduto e non avrei dovuto sprecare il mio potere per te. Ma come al solito, pur essendo grande e grosso, ti sei dimostrata un’inietto.
Milo ci mise un po’ ad elaborare le parole che aveva sentito. Ma non c’era alcun dubbio. La Principessa si comportava come suo solito.
La riconoscenza di prima si tramutò in rabbia, che scaricò con un pugno sul terreno.
 - E io che provo anche ad essere gentile! Ma chi me lo fa fare!?- esclamò, stizzito.
 - Non c’è bisogno di agitarsi tanto. Di prima mattina, poi... - infierì la Principessa.
 -Quindi non dovrei agitarmi? - gridò lui inferocito, –Vi seguo da giorni, e non so  nemmeno dove stiamo andando!
 - No, ecco... - mormorò Sara.
 - Al mio palazzo...  - cominciò Kirin.
 - Sì, ma perché? Cos’è tutta questa riservatezza?
 - Non hai il diritto di saperlo...
 - Diritto? Non ho il diritto? Però ho il diritto di rischiare la vita per voi! - gridò lui, puntando il dito nel punto in cui era stata morso dal serpente.
Kirin impallidì. - Suppongo che... in effetti... tu ti sia guadagnato tale diritto. Però è una storia un po’ lunga.
 - Abbiamo tutto il tempo, - disse Milo. La Principessa sospirò.
 - E va bene. Prima di incontrarti io e Sara stavamo eseguendo la prova d’iniziazione...
 - Che cos’è? - chiese il ragazzo, prontamente.
Kirin parve stupito dalla domanda. - Beh... strano che tu non lo sappia...  E’... come posso dire...  una sorta di esame, che un giovane compie per dimostrare di essere adulto.
Milo stavolta annuì. Ne aveva sentito parlare, come rito appartenente a culture diverse dalla sua.
 - La prova, - continuò la dama, - consiste nel raggiungere un santuario, che dista a qualche giorno dal mio palazzo, e ottenere un potere, detto il “Dono”, posto all’interno dell’edificio. Credevo che sarebbe stato sin troppo facile, dopotutto mi è stato concesso di portare con me il necessario per il viaggio, e ad assistermi c’era Sara. In teoria, avrei dovuto sostenere la prova da sola, ma forse visto che sono la princi…
 - Vai avanti, - la incitò Milo.
 - D’accordo. Come dicevo credevamo non ci fossero problemi, ma improvvisamente è apparsa quella creatura... e valutando la situazione ci siamo resi conto che da sole non saremmo riusciti a sconfiggerla.
 - Quindi, vi siete trasportate nel mio mondo…
 - Non era quel che volevo. Io avrei voluto eseguire un’evocazione, ma l’effetto si è invertito...
 - Evocazione?
La Principessa si spazientì.
 - Devo proprio spiegarti tutto?
L’evocazione è un incantesimo di livello piuttosto alto. Grazie ad esso si apre un portale, per richiamare una creatura da controllare per la propria difesa. Ne conoscevo la formula e le effetti solo per averli letti, e non avrei dovuto provarci, ma la situazione era disperata... così ho congiunto le mani e ho chiamato aiuto, sperando che dal varco dimensionale potesse uscire un essere disposto ad affrontare il demone…
 - Sperando?
- A volte la creatura evocata non è così bendisposta nei confronti dell’evocatore, e magari le si  rivolta contro… chi esegue un’evocazione deve possedere  un potere piuttosto forte per dominare l‘essere chiamato.
“Che lei non ha”, pensò Milo.
 - Insomma, devo aver sbagliato qualcosa, poiché l’effetto si è invertito e tutto quel che era accanto al varco è stato portato dall’altra parte….Così siamo finite nel tuo mondo...
“In effetti, nel parco  mi era sembrato che qualcuno chiamasse aiuto”, si disse Milo, sempre più strabiliato.
 - Il mio mondo però non appartiene agli “esseri dell’evocazione”,-obiettò Milo.
 - Già... avendo sbagliato formula, non so come siamo riuscite a trasportarci... però inizialmente non sapevamo cosa aspettarci. Temevamo che il mondo in cui eravamo finiti fosse abitato... ecco...
- Da mostri? - completò lui.
- Sì… abbiamo davvero creduto che avessi sconfitto il corvo solo per appropriarti di noi... temevamo volessi... divorarci...
- E spero che tu non lo pensi ancora,- disse lui, scoccandole una terribile occhiataccia.
- Va bene, non sei un mostro,- ammise la Principessa, - Al momento, però, le nostre preoccupazioni ruotano a ben altro...
 - Ad esempio?
 - Da dove sia venuto il mostro dalle sembianze di corvo. Il mio sospetto è che non si tratti di una creatura semplicemente inviata per metterci in difficoltà durante la prova; quel demone corvo voleva assolutamente ucciderci. E anche la serpe di prima, apparteneva alla stessa categoria. Delle creature maligne.
 - Non ti seguo.
Kirin prese un ampio respiro.
 - Temo che qualcuno stia cercando di eliminarci. Ha sfruttato la prova, in cui non ero del tutto protetto, per mandare il corvo, e non riuscendo nell’intento ha inviato anche la serpe.
Milo guardò il terreno, pensieroso.
 - Credi davvero che si tratti di veri attentati? Proprio a te, poi?
Kirin annuì, decisa. - Ne sono certa. Perché è già capitato, tre anni fa. Sono sopravvissuta solo per puro caso.
Milo avrebbe voluto chiederle i particolari ma notò che sia lui che Sara avevano assunto un atteggiamento molto grave, come se il pensiero di quegli avvenimenti portasse molto dolore.
 - Posso chiederti...  chi pensi sia stato... ?
 - Un regno nelle vicinanze. L’amministrazione di mio padre  è sempre stata ottima, ma ha fallato solo nella scelta di potenze alleate. Già mio nonno aveva evitato di congiungere le sue forze con i regni meridionali perché lo riteneva sin troppo aggressivo. Mio padre tuttavia è stato costretto dal Consiglio; ma neanche lui poteva prevedere quel che sarebbe accaduto. Avendo ottenuto il nostro appoggio i nostri nuovi alleati se ne sono serviti per occupare una cittadina, Torza, che era rimasta neutrale. Gli abitanti però non erano affatto favorevoli a questa insediamento e si sono ribellati. I soldati allora hanno eseguito una esecuzione di tutti coloro che erano ritenuti contrari al loro regime, dichiarando di averlo compiuto per ordine di mio padre. E lui, che in quel periodo era gravemente ammalato, non ha potuto dimostrare la sua innocenza, e nemmeno cessare quell’occupazione. Perciò temo si siano formati dei piccoli gruppi estremisti, che stiano cercando in tutti i modi di colpire la famiglia reale, in questo caso me. A causa di questo problema negli ultimi anni non mi è praticamente mai data l’occasione di uscire da palazzo, e anche questa prova era conosciuta solo nel mio paese, ma devono averlo scoperto. Ed è anche il motivo per cui non possiamo dare troppo nell’occhio.
Kirin frugò nella borsa, traendone fuori una vecchia mappa.
 - Trasportarci da una dimensione all’altra ci ha inviato in questo punto,- disse puntando il dito su di una zona boscosa, - Ora ci troviamo in un territorio straniero, di cui non conosco la lingua, ma per fortuna presto saremo vicino ai confini dei nostri territori … Lì dovremmo essere al sicuro, qualcuno dovrà pure aiutare la Principessa...
 - “Dovremmo”... ?
 - Temo che i pericoli aumenteranno sempre di più... Vuoi davvero continuare il viaggio con noi, ragazzo?
Milo  sbuffò.
“Quanti problemi! E io che mi lamentavo di quanto odiassi la vita di casa mia!”
 - Tanto non ho altra scelta, e la mia sopravvivenza è legata alla vostra. Ma ricordatevi, Principessa, di avermi promesso di farmi tornare a casa. Anche questa è una prova. Se non riuscite ad esaudire la richiesta di un semplice cittadino, non vedo come potreste governare un intero regno...
La Principessa annuì.

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Capitolo 7
*** Una nottata fredda ***


Una nottata fredda
Nei giorni successivi fu difficile tenere il conto delle volte in cui Milo avrebbe preferito non incontrare le due ragazze nel parco. Ormai, certo, si era abituato alla vita girovaga, ma la maledizione che affliggeva lui e la Principessa impediva loro di allontanarsi troppo l’una dall’altro. Indubbiamente questo impediva loro di perdersi ma rendeva difficili le operazioni che richiedevano un po’ di privacy. Milo si accorse inoltre che la distanza concessa loro a volte diminuiva e a volte aumentava, senza alcuna spiegazione.
Dopo vari giorni di cammino giunsero infine nei territori del regno della giovane nobile.
Questo era un bene, la Principessa si sarebbe fatta riconoscere e fatto portare, possibilmente scortata, di nuovo al palazzo. Milo non avrebbe più dovuto nascondersi poiché Kirin avrebbe spiegato la sua presenza a tutti. Così, almeno, speravano.
Arrivarono in un piccolo villaggio quando ormai la notte era inoltrata. Trovarono una locanda e bussarono con forza, ma nessuno aprì loro.
 -Insomma, quanto vogliono farmi aspettare? – borbottò la Principessa, stizzita.
Dopo innumerevoli minuti giunse un locandiere. Era sulla sessantina. Indossava una camicia da notte e i baffi e la barba erano flosci, come se avessero bisogno di dormire. Del resto, anche lui sembrava parecchio assonnato.
 - Dite... ?- mormorò lui, strabuzzando le occhi chiusi dal sonno.
 - Che bisogno hai, di chiedere? Vogliamo una camera, ovviamente!,- esclamò la ragazza.
L’uomo  impiegò un poco ad immagazzinare le informazioni. Alla fine, scosse la testa.
 - Non ne abbiamo più,- disse, e stava per chiudere la porta, ma Kirin la bloccò con un piede.
 - Come sarebbe a dire?
 - Quello che ho detto. Le camere sono tutte occupate.
 -Non è possibile,- urlò la ragazza, ma l’uomo non le prestò attenzione e chiuse loro la porta in faccia.
 - Ma che modi sono, questi! Apri, apri subito! Sono la Principessa, hai capito!?,- urlò, battendo i pugni sul legno, ma con sua somma sorpresa Sara le posò una mano su una spalla.
 -Lasciate perdere, vi prego.
 -No! Abbiamo bisogno di una camera, e io sono una nobildonna, che cavolo,- esclamò questa, mostrando il suo anello.
La guardiana scosse la testa. – Se le camere sono tutte occupate, non ha senso continuare a stare qui.
La ragazza si svincolò dalla presa di Sara e continuò a battere i pugni sul portone.
 - Non m’importa chi dovrà sloggiare, ma io voglio una camera, capito? Una camera! Adesso!
Continuò così per un bel pezzo finché qualcuno non gettò loro da una finestra dell’acqua fredda, mancandole per poco.
 -Sarà meglio andare. Anche perché non credo che anche se venissimo ospitate potremmo subire un’accoglienza migliore di questa.
Kirin era ancora arrabbiata, ma seguì il consiglio del suo guardiana, limitandosi solo a serrare i pugni. Uscirono dalla cittadina, trovando Milo ad aspettarle.
 - Allora? Niente scorta per la regale Maestà? - la punzecchiò il ragazzo, notando l’espressione irritata della dama.
Lei si limitò a ringhiargli, e borbottò qualcosa di incomprensibile.
“Caspita, è davvero arrabbiata stavolta!” constatò lui, e decise di non commentare oltre. - Credo di aver trovato un posto adatto per dormire, - comunicò invece, - Al coperto.

Le guidò ad una grotta scavata nel fianco di una grossa roccia. Il ragazzo l’aveva scelta perché riusciva ad entrarci in piedi, chinando appena la testa. Sara esaminò il posto e sembrò approvare.
 - Sembra adatto, - confermò infine, dopo una ricognizione, - Non c’è troppa umidità e nessun animale selvatico... Credo vi abitassero degli orsi, ma devono essersene andati molto tempo fa.
Kirin continuava a tenere un muso corrucciato. Ignorandola, Milo accese la torcia e preparò i vestiti per coprirsi. Constatò che avessero bisogno di una bella lavata. Se mai fossero passati accanto ad un torrente, avrebbe imposto alle sue compagne di fermarsi, per un bucato e una ripulita. Si coprì con il pezzo superiore del karateji e si poggiò ad una parete rocciosa, tentando di dormire. Ma il sonno tardava ad arrivare, e il ragazzo si accorse che la colpa era del freddo. Prima non lo sentiva perché era in movimento, ma ora gli penetrava nelle ossa, gelido. Eppure nei giorni precedenti la temperatura non si era mai abbassata così tanto.
Non fu l’unico a soffrirne.
La Principessa si frizionava le braccia nervosamente. - Si gela, qua dentro …
 - Temo che peggiorerà nelle prossime ore, - annunciò Sara, cupamente. Il respiro si condensava fuori dalla sua bocca.
La guerriera provò ad accendere un fuoco, usando dei rami in un angolo della caverna, ma erano ricoperti da uno strato di brina e umidi, e si limitarono a crepitare per poi spegnersi dopo qualche minuto.
 - Maledizione! - imprecò la Principessa, sempre più nervosa.
 - Credo che esista un modo per riscaldarci, - propose invece Sara con la sua solita calma.
 - E quale sarebbe?
- Dovremmo dormire... abbracciati. Lei, Milo, se posso permettermi, potrebbe produrre molto calore se ci stringesse.
Il calore del ragazzo era defluito sul volto. - Certo... potrei, però…
 - Non se ne parla neanche!- sbottò la Principessa ancora più rossa, - Che razza di metodo è?
-  L’unico che ci impedisca di gelare, - rispose il ragazzo, altrettanto imbarazzato.
-  Se ci tenete tanto, cominciate pure, ma senza di me! - esclamò Kirin, e imboccò l’uscita della grotta.
-  Dove vai, adesso?
- Alla locanda di prima, naturalmente. Hanno il dovere di ospitare la loro Principessa!- gridò, e scomparve.

Milo sospirò. - Ma che diavolo le prende? So di non esserle simpatico, ma fino a questo punto…
 - La prego di perdonarla, - disse Sara,  – è un comportamento che adotta quando si sente insicura...
 - Allora è perennemente insicura! - fece lui, - Oppure ha qualche risentimento nei miei confronti?
Sara scosse la testa. - Si comporta in questo modo con ogni ragazzo... la colpa è di un avvenimento accaduto in passato.
 - Posso ... chiederti quale?
La guardiana abbassò la testa.
 - Suo padre ... il Re... morì, qualche anno fa...  La Principessa ne soffrì moltissimo, ne soffre tuttora. Inoltre è ormai in età per sposarsi, e i suoi fidanzamenti vengono scelti in base alla ricchezza della famiglia, e considerato il suo caratterino, gli unici ragazzi che le stanno accanto sono interessati ...
-Alla sua posizione sociale, - completò Milo.
La guardia del corpo annuì. - Perciò  non si fida di nessun ragazzo, temendo che voglia unicamente usarla, o prenderla in giro.
- Questo spiega molte cose, - mormorò Milo, - Però non l' autorizza a comportarsi come una bimba viziata! Quindi la riportiamo qui!
Sara annuì di nuovo e lo seguì nella foresta.

La cercarono, chiamandola a gran voce.
Era completamente buio, e la torcia del cellulare serviva poco. Capirono però che doveva trovarsi nelle loro vicinanze, poiché l’incantesimo sulle loro braccia non si era attivato. Forse, si era persa. E poi, sentirono un urlo.
La voce apparteneva al Principessa, poco ma sicuro. Preoccupati, i due compagni di viaggio si diressero nella direzione da cui proveniva l’urlo. Mano a mano che si avventuravano provavano sempre più freddo.
 - Qui dovrebbe esserci un lago, - si ricordò Sara.
Superarono le ultimi cespugli e lo trovarono. Era totalmente gelato, coperto da una spessa parete di ghiaccio...
E sopra di esso vi era la Principessa, ma non da sola. Alle sue spalle, una donna la teneva stretta per i polsi. Era molto alta,  magra, sulla trentina, con capelli lunghi e neri legati in una coda di cavallo, e vestita da un abito dello stesso colore.
Si accorse della loro presenza e sorrise, non ricambiata.
Sara infatti sembrava stesse per ringhiarle contro, e Milo la guardava con odio.
Infine, la sconosciuta parlò. - Buonasera a voi, - disse con voce affabile, - Attendevo il vostro arrivo. Avete impiegato meno tempo del previsto.
La compostezza che caratterizzava Sara venne a meno - Tu, chi saresti? - chiese, brusca, - Come ha fatto, il lago, a gelarsi? E cosa hai intenzione di fare colla Principessa?
L’interpellata sorrise.
 - Quante domande. Ma comunque è un onore avervi qui!  Tu sei la famosa guardia del corpo del Principessa, Sara, detto anche il “Diavolo Rosso”...  e inoltre è accorso anche il gigante di cui si parla di recente!
 - Sono un ragazzo, prego… - ribadì Milo, teso.
 - Dettagli, - disse la donna, - temo però che per colpa vostra non riuscirò ad eseguire il lavoro per cui sono stato inviata …
 - Quale lavoro? - gridò il ragazzo gigante, ma la donna non lo ascoltò e agì.
Con la punta di un piede tracciò un cerchio sul ghiaccio, cerchio che includeva sé stessa e la Principessa.
Poi si scansò velocemente lasciando la sua prigioniera, ed il ghiaccio sotto la ragazza si spaccò, facendola precipitare in acqua.
Sia Milo sia Sara scattarono in avanti, mentre  la donna si defilava in fretta. Però i due non le badarono, la loro priorità era la Principessa.
Il ragazzo dovette gattonare per non spaccare il ghiaccio.
Raggiunsero il buco rapidamente. Milo fece luce con la torcia ma il buio era assoluto. - Se infilassi il braccio all’interno del buco...  
 - Il lago è piuttosto profondo...  potrebbe non trovarla... Ci andrei io, ma non so nuotare molto bene.
Milo rifletté un attimo. - Se però ti tenessi per le gambe, non avresti problemi, giusto?
La giovane annuì, e si fece calare nell’acqua gelida.
Quando avrebbe avuto risalire, gliel’avrebbe fatto capire, ma per il momento era intenzionata solo a raggiungere il fondo.
Ma stava passando troppo tempo. Milo fece per sollevare le braccia, quando il ghiaccio attorno a lui si spaccò del tutto, e lui cadde in acqua, lasciando la presa su Sara. Il lago non era poi così profondo, l’acqua gli arrivava giusto all’ombelico, ma era decisamente fredda. Sentì qualcosa lambirgli la schiena e la sollevò, era la Principessa. Si agitava e sputava acqua a tutto spiano, e Milo si accorse di averla afferrata per le gambe. Almeno, non era assiderata.
Sara riemerse, qualche secondo dopo. Emise un enorme sospiro di sollievo nel vedere la Principessa.
 - Ringrazio il cielo... temevo di avervi persa.
 - Finiscila. E tu, gigante, lasciami andare!
 - Ne hai di energie, per esserti fatta un bagnetto nell’acqua gelata, - commentò il ragazzo. Abbassò il braccio e lasciò cadere Kirin su una lastra di ghiaccio ancora intatta.
La Principessa si rialzò, strizzando la treccia fradicia . - Naturale. Col mio potere, mentre cadevo ho creato una barriera che mi ha protetto dall’acqua. Non ho rischiato né di annegare né di congelare.
“Quindi i nostri tentativi sono stati inutili” si disse il ragazzo.

Tornarono al loro accampamento velocemente. Milo si cambiò, sfilandosi i pantaloni per sostituirli con quelli da ginnastica. Kirin invece non sembrava aver alcuna intenzione di cambiarsi i vestiti, pur tremando come una foglia. Non voleva spogliarsi di fronte a loro.
 - Signorina, vi ammalerete se rimarrete con abiti bagnati, - disse Sara, levandosi a sua volta la divisa e rimanendo in sottoveste.
Il suo corpo era robusto, ma tremava incredibilmente. Si avvolse nel pezzo superiore del karateji di Milo. - Questa ...  è una tenuta da combattimento, - constatò, osservandola.
 - Esatto, - confermò il ragazzo, stupito da come se ne fosse accorta con una sola occhiata.
 - Dunque, anche lei combatte.
 - Diciamo di sì, - asserì lui, ma poi notò che il colorito della guardiana era pallido. Le labbra erano inoltre decisamente livide e continuava tremare …
 - Tutto a posto? – chiese il ragazzo, preoccupato.
 - Naturalmente, - dichiarò lei, noncurante, - Temo che potranno avvicinarsi altri nemici. Vado a montare di guardia.
Stava per staccarsi dall’abito, quando Milo la bloccò. - Tu non vai da nessuna parte, - disse, e riavvolgendola meglio  nella stoffa la strinse a sé.
- Direi che al momento puoi anche venir meno  al tuo compito di guardia. Anzi, saresti più efficace come mia coperta, dato che come te tremo dal freddo. Sempre che la Principessa non abbia nulla da obbiettare.
Kirin scosse la testa. - Va bene, te la cedo...  ma solo per stasera...
Milo sorrise.
 - Immagino di non avere scelta, allora … - sospirò Sara, lievemente imbarazzata.
 - Esatto, non ce l’hai.- commentò la Principessa.
 - Non mi resta che rimanere immobile.- disse la guardiana, e così fece.
Milo sorrise, distendendosi su un fianco. Di lì a poco si addormentò. Sara avrebbe voluto restare sveglia, ma il torpore e la stanchezza ebbero il sopravvento.



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Capitolo 8
*** Una pausa ***


Una pausa (continuando a viaggiare, Milo  scorge in lontananza un tempio. Vorrebbe passare la notte lì, ma Kirin non è d'accordo e i due cominciano a litigare. Sara alllora propone di far scegliere al fato, con il metodo del lancio della moneta. Kirin sceglie la testa e...)


La moneta usata era uno spicciolo di poco valore. Su di un lato era stampata l’immagine di un fiume, sull’altro una montagna innevata.
 - Non vale, - disse la Principessa, guidando il cavallo per la salita, - non sapevo avessi usato una moneta che non recava nemmeno una testa!
 - Scherzi del fato, - commentò la sua guardiana, superandola.
Milo era a vari metri davanti a loro, pimpante. Gli era sempre piaciuto aggirarsi nelle costruzioni antiche. E quell’antico tempio apparteneva addirittura ad un’altra civiltà.
 - Finalmente, un edificio! Non una stalla o una grotta o un cespuglio...  questo è un edificio VERO!
Il ragazzo non dovette nemmeno chinare la testa per entrare, poiché il portone d’ingresso era piuttosto ampio. Si chiese comunque perché una struttura simile fosse stata abbandonata. Mostrava segni di deterioramento, era vero, ma solo perché nessuno doveva averlo curato da tempo. Era composto da un grosso corpo centrale, e altri due piccole torrette ai lati, e i mattoni avevano un colore verde-acqua, dovuto ad un particolare materiale che Milo non conosceva. L’interno anche, presentava lo stesso colore. La luce filtrava da un’ enorme apertura circolare sulla sommità del tempio. Alle pareti figuravano grosse statue, forse di divinità, e ancora più grossa era nel centro esatto dell’edificio, esattamente sotto il foro.
Una figura aggraziata di donna, nell’atto della preghiera. Emanava una calma solenne. Milo si scoprì ad ammirarla.
 - E’ molto bella, vero? - disse Sara, interrompendo i suoi pensieri.
 - E’ stupenda... Ma questo posto... come mai non viene più utilizzato? Non mi sembra sia in pessimo stato.
Fu la Principessa a rispondergli. - Questo luogo è stato vittima di un sisma, qualche anno fa. Come noterai, non ha subito danni pesanti, a parte qualche crepa...  ma c’è un motivo che rende questo tempio poco frequentato.
Detto questo, lo condusse fuori. Fecero il giro dell’edificio, e Milo finalmente comprese il motivo. Nella facciata posteriore, proprio in cima alla collina, si presentava uno strapiombo, largo e molto profondo.
 - Sembra come se...
 - La collina fosse stata spezzata in due, vero? - lo interruppe la Principessa, - beh, secondo me è colpa del terreno, sin troppo franabile...  noterai che nelle vicinanze non ci sono molti alberi...
Lui annuì.
 - Eppure molti hanno creduto che questo fosse stato un avvertimento da parte del cielo,- proseguì la dama, -Inoltre, poiché alcune scosse si sono ripresentate durante l’esecuzioni di riti, questa credenza si è ulteriormente diffusa.Così hanno preferito recarsi da qualche altra parte.
 - Da come parli di queste cose, non sembri molto credente.
La ragazza scosse le spalle, lievemente infastidita. - Non lo sono, infatti...  La Divina Fanciulla non mi ha mai dato alcun aiuto.
 - La Divina Fanciulla?
Senza rispondergli, Kirin tornò nel tempio.

Ebbe ulteriori informazioni da Sara.
 - E’ l’essere superiore che ha creato tutto...  - spiegò la guerriera, - una divinità, incarnatasi in una giovane dalle grandi  dimensioni. Lei...
- Gli darai lezioni di religione in un’altra occasione. Siamo stati qui più del dovuto, ora andiamo, - concluse la Principessa.
Milo scosse la testa. - Dove pensi che andremo? Ormai è buio!
Sara era d’accordo. - Altezza, questo posto è sicuramente più riparato, e conoscendo bene i dintorni posso dire che non ne troveremo di simili facilmente. La cosa migliore è rimanere qui.
La Principessa indicò Milo -E’ colpa tua. Sei tu che ci hai trascinate qui. Sono disposta a rimanere. A patto che tu, Milo, faccia la guardia di fuori.
Il ragazzo la guardò stupito un secondo. - Cosa? Che c’entra questo, adesso?
 - Sara ha vegliato sui nostri sonni durante tutte le notti... Direi che ha fatto abbastanza, e non vorrei che si affaticasse ulteriormente. Quindi stanotte lo sostituirai.
 - Risparmiami la predica. Sei l’ultima persona al mondo che si preoccuperebbe della salute dei suoi subordinati.
Kirin strinse i pugni. - Hai ragione, - sibilò, e il tono si fece sempre più duro, - la verità è che non ti voglio più tra i piedi. Mi hai stancato, e sei solo di peso per il nostro viaggio.
Milo si accese. - E allora me ne vado fuori! Stupida riccastra viziata! In realtà se non avessi questa maledizione non esiterei un attimo ad abbandonarti!
 - Lo stesso vale per me. Da quando ti ho incontrato mi sono accadute solo disgrazie!
 - Sei l’ultima a dover dire così! - le urlò il ragazzo, e  abbandonando al pavimento il suo borsone uscì dal tempio.

Kirin rimase un istante interdetta, poi scagliò un calcio alla parete.
 - Come diavolo si permette, quello? - borbottò, rabbiosa.
Sara sospirò. - Con due caratteri simili come i vostri è difficile non litigare. Certo, Principessa, non dovreste litigare in modo così rozzo, e dopotutto quel ragazzo  non ha tutti i torti ad arrabbiarsi, considerando tutto quel che ha passato. Se fosse un po' più gentile...
 - Non ci penso proprio, - commentò la ragazza.
Improvvisamente, si udì uno schianto. Dal foro del soffitto cadde una corda, e da essa scivolarono giù due persone, che atterrarono poi con grande abilità sul pavimento.

Milo prese a calci la quercia accanto a lui. Aveva voglia di urlare ma si trattenne
“Da quando ti ho incontrato mi sono capitate solo disgrazie... Sei un peso per noi... !” Le parole della Principessa le rimbombavano ancora in testa.
“Non è che sia stato facile, per me, viaggiare con loro!” si disse ”Prima di parlare, dovrebbe riflettere un po’. Almeno, stando qui, non devo andare a scuola. Proprio una bella vacanza!”
Presa dai suoi pensieri, trasalì quando udì una voce che gridava. Era acuta e strillante, e invocava aiuto. Si chiese da dove provenisse; dopotutto non c’erano abitazioni nei paraggi. Seguendo gli strilli Milo ne riuscì a trovare il proprietario. Nella radura c’era un albero abbattuto e sotto di esso si dibatteva una bambina, intrappolata.
 - Aiuto! Non riesco a muovermi! Non respiro! - continuava a gridare.
Milo dimenticò la rabbia di prima. - Calma! Non avere paura, piccola, ci penso io! - esclamò, chinandosi. L’albero nonostante fosse possente aveva per lui le dimensioni di un grosso ramo, che scansò senza troppe difficoltà.
La bambina lo guardò senza mostrare alcun nervosismo nei suoi confronti.
 - Tutto a posto? - le chiese.
La bimba sorrise. - Certo. Ma non credevo che sarei davvero riuscita ad intrappolarti così facilmente.
Milo non capì a cosa si riferisse. Notò però che la ragazzina indossava una singolare divisa nera, e nonostante il volto fosse semi-nascosto da un cappuccio vide che il suo sorriso presentava un’insolita sfumatura maligna.
Accadde tutto troppo in fretta.
La sollevò un dito con un gesto solenne, e il tronco che l' aveva imprigionata prese a levitare.
 - Come è possibile?- farfugliò lui, ma poi si ricordò che dopotutto viaggiava con una Principessa che era capace di passare da una dimensione all’altra e guarire le ferite. Tutto grazie a...
 - Usi la magia? - chiese, anche se dopotutto conosceva la risposta.
 - Esattamente, - confermò la bimbetta, e muovendo il braccio gli spedì addosso il tronco a tutta velocità. Fu colpito allo stomaco.

I due sconosciuti atterrati sul pavimento con grande abilità. Kirin si accorse che una dei due la conoscevano già. Era la donna glaciale che l'aveva preso in ostaggio sul lago. L’altra figura era un ragazzo. Aveva lunghi capelli bruni, incredibilmente ricci, e indossava un abito ampio e privo di maniche, che sembrava essere composto da leggiadri veli neri. La donna li guardò allegramente.
 - Buonasera a voi. Ci si incontra di nuovo.
Il giovane al suo fianco ridacchiò. - Io vi sto incontrando solo in questa occasione, ma temo abbiate sbagliato nello scegliere un luogo così caratteristico come nascondiglio.
 - Certo, non è stata una mia idea, - ribatté Kirin, - ma credo che colui a cui è venuta verrà presto a picchiarvi.
 - Alludi forse a quell’enorme ragazzo? - domandò il riccioluto, e rise ancora, - in questo momento temo che sarà... per così dire...  occupato nel conoscere un nostro amico. Nel frattempo, Principessa, vi sarei grato se ci seguiste.
Completò la frase con un inchino di scherno.
 - Finalmente qualcuno che si comporta gentilmente con una nobile del mio rango. La sua compagna non è stata altrettanto cortese ,- commentò la Principessa.
La donna dall’uniforme nera finse un’aria dispiaciuta. - Non avrei dovuto agire con tale ardore, perdonate la mia scortesia, Altezza. Ma se avrete la compiacenza di seguirci senza altri indugi vi prometto che non causeremo più dolore a nessuno.
Kirin stava per ribattere ma Sara aveva già estratto la spada e si era messo davanti a lei. - Mi spiace, gentili signori, ma sua Altezza non è incline ad accettare la vostra proposta.
 - Allora, insisteremo, - disse la donna, e pose le mani sul pavimento scintillante...  che scintillò ancora di più, poiché si ricoprì di uno strato di ghiaccio.
Da esso uscirono delle stalattiti piuttosto appuntite, e si creavano vicino a loro, pronti  a colpirle, ma Sara fu più lesta e con una spinta portò sé stessa e la Principessa fuori dalla traiettoria. - Altezza, andatevene, - le intimò la guardiana, rialzandosi.
 - Come osi, darmi un ordine diretto? - chiese la Principessa.
La guardiana sbuffò. Kirin riusciva ad essere estremamente irritante anche in situazioni pericolose come quella.
 - Allora, fingete che sia...  un caloroso suggerimento, - riprese la guardaspalle, bloccando  nello stesso momento quello che sembrava un grosso proiettile di ghiaccio.
 - Va bene, un suggerimento è più che accettabile, - disse la ragazza, - e credo proprio che lo seguirò...
Detto  questo accorse velocemente in direzione dell’uscita.
 - Dove credete di andare? – urlò il ragazzo, inseguendola.
Sara strinse forte la spada, preparandosi a combattere.

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Capitolo 9
*** A ciascuno il suo avversario ***


A ciascuno il suo avversario Milo sputò saliva e si portò le mani all’addome, attendendo che il dolore finisse. Quel tronco gli aveva fatto davvero male.
 - Telecinesi...  - mormorò, incredulo.
 - Esatto, - applaudì ammirata la ragazzina, - per essere un ottuso essere proveniente dalla dimensione demoniaca conosci molte cose sulla magia.
Milo si rialzò. - I bambinetti a quest’ora dovrebbero andare a letto.
 - Non sono una bambina! - strillò lei.
Batté le mani , facendo scuotere il terreno. Poi, qualcosa si sollevò. Milo capì che si trattavano di pietre. - Credi che questi mi faranno male?
 - Non ancora, - rispose la bimba, e compì dei movimenti circolari con le braccia.
Le rocce, che fino a quel momento le sembravano solo sassolini aumentarono velocemente di dimensioni. Milo trasalì.
 - Visto? Oltre alla telecinesi, sono capace di modificare le dimensioni di qualunque corpo. Posso ingrandire o rimpicciolire piante, edifici, e persino esseri viventi, senza che si modifichino le loro proporzioni. Notevole, non trovi? - chiese, e gli scagliò le rocce con disinvoltura.
Milo stavolta era preparato, e valutando la traiettoria degli oggetti li respinse. La bimba sbuffò e gli inviò altri oggetti ma ottenne risultati simili, anche perché non riusciva a farli salire più in alto delle spalle di Milo. Forse sollevare pesi con la magia aveva a che fare con la gravità, ed era faticoso inviare oggetti pesanti verso l’alto. Il ragazzo scansò l’ultimo oggetto, un altro sasso, che tornando indietro per poco non colpì l’aggressore. Questi imprecò in modo decisamente inconsueto per una bambina, e abbassò le braccia, riprendendo fiato.
 - Anche senza magia, sei parecchio potente, - costatò poi, - Perché non ti unisci alla nostra causa?
 - Sei impazzita? – chiese a sua volta Milo, colpito da una domanda così inaspettata.
 - Oh, naturalmente non vuoi. Si vede che la tua fedeltà nei confronti della Principessa è forte, - osservò. Senza farsi accorgere mosse un braccio, facendo sollevare da terra un macigno, alle spalle di Milo.
 - Fedeltà? Scherzi? Quella è per Sara, non certo per me. Io non c’entro niente con questa storia.
Ma in quel momento fu la pietra, a centrargli la nuca. Il colpo lo stordì, facendolo cadere sulle ginocchia.
 - Sembra invece che tu sia invischiata sino al collo, gigante, - ribatté la bambina, ma non poté dire altro, poiché Milo, arrabbiato per il colpo subito la schiaffeggiò con forza. La bimba cadde a terra, boccheggiando.
 - Credevo che non ti avrei mai colpito, visto che eri piccola...  Ma mi sembravi così solo perché ti vedevo dall’alto. Hai una vocetta infantile e gli arti proporzionati , ma sei solo una donna di piccola statura e con la voce da bambina, - gli disse Milo, sprezzante.
Questa annuì. - Non ho mai sopportato che qualcuno mi sottovalutasse per la mia altezza...  ma immagino che dal tuo punto di vista siamo tutti non troppo alti.
 - Direi di sì.
 - Visto che mi hai sconfitto, finisci l’opera e uccidimi.- disse l’avversaria aprendo le braccia.
 - Sei matta?- esclamò lui, inorridito...
 - La mia signora mi ha ordinato di renderti inoffensivo...  Ora che ho fallito sicuramente non posso tornare da lei, ma comunque verrò sicuramente punita con la morte... Tanto vale finirla, combattendo.
Milo storse il naso. - Se è un altro dei tuoi trucchetti ...
 - No, stavolta...
Improvvisamente Milo udì un urlo, appartenente alla Principessa.
“Devono esserci altri aggressori, quindi!”, si disse. Dimenticò la sua avversaria sconfitta e risalì la collina.

La Principessa stava rallentando la sua corsa. Il tipo dai capelli ricci correva come un ragazzo normale e non sembrava averla raggiunta. Ma si sbagliava. Qualcosa la agguantò improvvisamente per la gola. - Volevi nasconderti, dunque? Rendermi tutto più difficile?
Era il suo inseguitore, che la teneva stretta e la fissava con sguardo privo di ogni pietà. Kirin provò a liberarsi con tutte le sue forze, ma non ci riuscì. Il braccio del suo carceriere non voleva staccarsi dal suo collo, come se…
 - Ti sembra incollato, vero? - chiese lui, ridacchiando. Mollò improvvisamente la presa e le diede un calcio. La Principessa cadde indecorosamente in avanti.
 - Ovviamente, le mie abilità non sono quelle di un normale ragazzo, - dichiarò, con una punta di orgoglio, e spalancò le braccia. Braccia che sembravano incredibilmente lucide, e che parvero secernere una sorta di liquido, denso e trasparente.
 - Quella è colla? - chiese la Principessa.
 - Allora non siete così stupida come sembrate, - la elogiò il giovane, e la colpì di nuovo alla sprovvista. Kirin notò di stare retrocedendo, proprio in direzione della scarpata, ma non riusciva ad evitarlo. - Cosa...  volete da me, tu e il tuo amico?
 - Diciamo che ti...  staremo incollati, finché non cederai...
 - Cosa? - chiese la Principessa. Non apprezzava i giochi di parole, in quella situazione.
 - Ci seguirai dalla nostra signora, - spiegò lui, spazientito, - Dopotutto, ora sei solo una semplice suddita, dal momento che lei ha preso il potere.
 - Non so di cosa parli!- gridò la cittadina in questione, sempre più innervosita. Si era infatti accorta di trovarsi a soli pochi metri dal burrone.
 - Presto scoprirai a cosa mi riferisco...  Basta che tu ti consegni spontaneamente a noi.
Una parte di Kirin avrebbe voluto veramente dirgli di sì, davvero. Ma possedeva ancora quello stramaledetto orgoglio da Principessa, e fu appunto questo a prendere il sopravvento.
 - Non lo farò mai! Mai, hai capito? - gridò, come se non fosse stato abbastanza chiaro.
 - Bene, - ribatté il giovane sorridendo, - vediamo se riesco a farti ragionare con la testa.
Detto questo, con una spinta più forte delle altre, la  buttò nel precipizio.
Ma prima che cadesse del tutto fece in tempo ad afferrarle la lunga treccia, e toccarle la schiena. Le sue mani produssero quindi una forte carica adesiva, che fecero in modo che la sua presa fosse ben salda. Kirin si trovò quindi sospesa  in aria, con le gambe penzolanti sull’abisso, e sorretta  da filamenti di colla, attaccati unicamente alla schiena e  ai capelli. Ed essere sospesi solamente da due punti del corpo le causava parecchio dolore. Così urlò. Milo la  udì, e accorse all’istante. Era relativamente vicino, e dall’alto aveva assistito alla scena.
 - Principessa! - gridò infatti, allarmato.
 - Milo! - rispose questi di rimando, continuando a gemere. Doveva farsi venire un piano. Il tipo  riccioluto  sembrava piuttosto pericoloso , e se Milo fosse intervenuto  fisicamente avrebbe rischiato di farla  cadere, da una lunga distanza…
Distanza, ma certo!
“Sono geniale!” pensò, modestamente.
 - Potrei sempre cadere, gigante. Certo, è una bella distanza, ma aumenterà se te ne andrai.
 - Eh? Non capisco… - disse il ragazzo.
 - Diamine, corri, vattene subito, più lontano che puoi, e potremmo farcela. Così aumenterà la distanza fra noi. Non ti ricordi?
Milo finalmente capì e corse a tutta velocità giù per la collina.
L’aggressore parve furibondo .
 - Cosa gli hai detto? Cosa significava? - gridò, scuotendo la colla.
Kirin capì di non farcela più, e fiduciosa  in Milo, estrasse dalla tasca un piccolo pugnale che solitamente  teneva come decorazione. Almeno, era tagliente.
 - Cosa vuoi farci, con quello? - urlò il giovane, allarmandosi.
 - Un nuovo look, - esclamò la Principessa, e senza esitazione passo la lama sull’attaccatura della treccia, si sfilò la giacca e precipitò nel vuoto.
Il ragazzo urlò. Aveva ricevuto l’ordine di catturare la Principessa e portarlo viva, e questa si suicidava! Perché tutte le disgrazie capitavano a lui? Lasciò cadere la giacca e i capelli, e sporse la testa sul crepaccio. Sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto. Vide un paio di gambe risalire dal dirupo ad una velocità incredibile. I piedi di esse lo  centrarono in volto; il  giovane  cadde all’indietro e svenne mentre la Principessa veniva trainata  dalla potenza dell’incantesimo. Lo stesso accedeva a Milo, che retrocedeva velocemente in salita. Kirin le fu praticamente sparata  addosso, ma il ragazzo aveva ormai sviluppato una certa pratica nelle difensive e valutando che la traiettoria di costui fosse diretta sul suo braccio riuscì ad afferrarla  al volo senza che nessuno dei due si facesse troppo male. Poi si sedette, stravolto, mentre la piccola  Principessa riprendeva fiato. Aveva visto il fondo del precipizio ad un palmo dal naso, e non lo aveva affatto gradito.
Era confortante sentirsi l’uno accanto all’altra. Poi, Sara emerse dal tempio.
L’armatura e lo spadone erano coperti da macchie di sangue, e non si capiva se queste appartenessero a lei o all’avversaria , inoltre in alcune zone dell’armatura erano ghiacciate. Doveva essere stata una battaglia violenta.
 - Ora ti degni di arrivare, dunque. - la  rimproverò Kirin, - Ho rischiato grosso, lo sai?
 - Perdonatemi, signorina, ma è stato difficile sconfiggere quella donna. Inoltre, mi sembra che voi due stiate bene... anche se sembrate incollati.
Quella frase li colse piuttosto inaspettatamente, ed entrambi scoppiarono a ridere senza ritegno, scrollandosi di dosso anche la tensione accumulatasi. Sara li guardò senza capire. Ma non era ancora finita. La donna risparmiata da Milo, nonché l’ultima avversaria  rimasta  si trascinò di soppiatto sino all’enorme ragazzo e gli sfiorò una gamba. - Non fallirò. Ci ho pensato a lungo e ho trovato un modo, per renderti inoffensivo .
Come se una mano più gigantesca di lui l’avesse afferrato, il ragazzo si sollevò da terra, facendo cadere la Principessa.
 - Cosa vuoi farmi? – chiese lui spaventato , mentre si innalzava sempre più in alto, - Ricordati che mi devi la vita!
 - Non l’ho certo dimenticato, - rispose questa, e si dileguò tra gli alberi e il buio.
In quell’istante anche l’incanto su Milo si sciolse, e il ragazzo precipitò. Mentre cadeva gli sembrò che tutto l’ambiente circostante divenisse estremamente più grande, ma forse era l’effetto della discesa. Vide che Sara si faceva avanti per bloccargli la caduta. Era impazzita ? L’avrebbe sicuramente schiacciata ! La guerriera lo  bloccò di un poco ma lui finì comunque a terra, picchiando la testa e perdendo i sensi.

La Principessa si accostò al giovane, svenuto. Sembrava allo stesso tempo preoccupata  e divertita. Sara gli controllò i battiti con attenzione. - E’ solo svenuto , mia  signora.
 -  Bene...  Certo, però, che non mi aspettavo esistessero incantesimi simili...  Temo non lo gradirà molto.
Si rialzò, facendosi seria. - Non possiamo rimanere qui...  il palazzo di mio  zio  è a solo un paio d’ore, e la nostro  amico non avrà nulla da contestare se andremo veloci.
La guardiana annuì. - Lo  porterò io, sul mio cavallo.
 - Naturalmente.- asserì la nobile pulendosi la gonna, sporca di terra,- Credo non pesi poi più di tanto, ma è comunque un peso morto.
Così, sellarono i cavalli e partirono a gran velocità.



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Capitolo 10
*** Riunione di famiglia ***



Si trovava in una stanza ampia. Milo dovette sbattere più volte le palpebre per scacciare la polvere... Il ragazzo avanzò cautamente, finché non udì piangere. Guardò meglio, e capì che era un ragazzina , a piangere. Era seduta ad un lato di un letto e si copriva il volto con le mani, singhiozzando. Di fronte a lei, seduta su una sedia, c’era una donna. Era sulla trentina, vestita elegantemente di una sorta di uniforme, ampia ed elegante. Teneva sciolti i lunghi capelli biondi e aveva un volto raffinato. La donna stava cercando di consolare il ragazzina, scuotendola dolcemente, ma non otteneva risultati. Milo avrebbe dovuto allontanarsi da una situazione simile, ma avvertiva una certa attrazione per quella scena. Ebbe inoltre la strana consapevolezza che la sua presenza non sarebbe stata sgradita, poiché risultava invisibile alle due occupanti della sala. La ragazzina improvvisamente scoprì il volto, e Milo la riconobbe; era Kirin. Ma sembrava appunto, molto più piccola, adolescente ma più vicina all’infanzia che all’età adulta. Si passò una mano sul volto, e parlò, con voce lamentosa.
 - Ecco, le ho detto tutto, Maestra, - gemette rivolta alla donna, - E non ho la minima idea di come fare! Sono incredibilmente preoccupata! Temo che finirà per farsi del male!
La donna annuì, con comprensione.
 - Altezza, - disse con voce calma, - non avete preso in considerazione l’idea di ... sostituirla con una persona più degna?
La Principessa scosse energicamente la testa. - Questo, mai. Sono legata a lei, da un debito d’onore. Inoltre, sono ormai capace di prendermi la responsabilità dell’accaduto...
 - Dunque, qual è il motivo per cui mi avete fatto chiamare?
La giovane prese un ampio respiro. - Lei, Maestra, ha la capacità di intervenire suoi pensieri e sulla memoria. Vorrei quindi che modifichiate la sua.
La maestra parve scettica. - Intendete quindi farmi cancellare l’intero accaduto dalla sua…?
La Principessa scosse la testa. - No, non cancellare... Solo sostituire... con qualcosa di diverso. Avrebbe comunque il ricordo di quel che è accaduto, ma senza che sentisse la responsabilità su di lei.
La maga parve capire. - Certo, potrei farlo… Vi avverto, però, che non sono capace di valutare con esattezza gli esiti futuri di una simile operazione. In futuro, potrebbe ad esempio capitare qualcosa che risveglierebbe i suoi veri ricordi... e in questo caso...
 - Mi assumerò la responsabilità di quello che ho fatto, - affermò la giovane Principessa con decisione, -lo giuro.
La maga annuì, convinta. - Direi allora di cominciare subito...
Ma improvvisamente la luce cominciò ad affievolirsi, i contorni a sfumarsi. Milo riacquistò sempre più lucidità, rendendosi conto che quello a cui aveva assistito non era altro che un sogno...


Si risvegliò finalmente in un letto, di grandezza normale. E già, la cosa era strana; dopotutto non dormiva su coperte e materassi da più di una settimana. Forse, tutte quel che aveva vissuto sinora era stato solamente un sogno? Ma in ogni caso, capì di non trovarsi nella sua camera. Il letto infatti era a baldacchino e ampi tendaggi lo circondavano, impedendogli di capire dove si trovasse. Guardando con attenzione riuscì ad individuare le sagome di un paio di individui, che parlottavano e gesticolavano, ma il ragazzo non riusciva a capire cosa stessero dicendo. Si tolse le coperte di dosso e stava per alzarsi, quando le tende vennero improvvisamente scostate.
- Credo si sia svegliata, - annunciò la persona che le apriva. Milo si spaventò di quel gesto inaspettato e la colpì con uno schiaffo .
Osservando meglio capì infine di aver centrato la Principessa Kirin. C’era anche Sara, che osservava la scena alquanto stupita, e in parte divertita.
 - Cosa cavolo ti è preso? - urlò la Principessa inferocita, massaggiandosi la guancia colpita.
 - Scusami, davvero... Ti sei affacciata così velocemente che io…
Ma in quel momento si accorse che c’era qualcosa di diverso, nelle sue compagni di viaggio.  La Principessa, ad esempio, era alta all’incirca quanto lui e aveva...
 - Ti sei tagliata i capelli! - esclamò il ragazzo, stupito.
Kirin avvampò velocemente. Si passò una mano dietro la testa, come se potesse trovarvi ancora la sua lunga treccia, ma poi vi rinunciò.
 - Bè,... non è solo questo! - ribatté, imbarazzata, - Non noti altri cambiamenti nelle nostre persone?
 - Certo, siete enormi! Come... avete fatto a modificare le vostre stature?
La ragazza rise. - Guarda, che qui l’unica che ha cambiato la sua statura sei tu.
Milo trasalì. Dovette ammettere che la Principessa aveva ragione.
La nana che aveva affrontato gli aveva detto di volerlo rendere inoffensivo, la sera prima...  e in effetti ci era riuscita. Ora aveva le dimensioni degli abitanti di quel mondo. Il ragazzo rise, nervosamente. - Ora capisco tutto. E’ stato uno dei nostri avversari, a rimpicciolirmi … ma di certo ci sono degli aspetti positivi. Almeno potrò muovermi agevolmente, senza terrorizzare altra gente, mangiare come si deve... e dormire in un letto decente.
Kirin sorrise. - Cavoli, l’hai presa bene... Ci immaginavamo chissà quale scenata isterica mentre aspettavamo che ti risvegliassi...
 - Siete ...  rimaste in questa stanza? -chiese, con una punta di imbarazzo.
 - Sicuramente non per tutta la notte, - ribatté la Principessa, anche lei piuttosto imbarazzata, - Sai, se stai fermo tu devo rimanervi anch’io...
 - E per portarmi qui?
La Principessa sbuffò. - Non sei certo più così ingombrante...  Sara, per l’esattezza, mi ha riferito che sei leggero come una piuma.
Milo avvampò. - Quindi mi hai...  preso in braccio, - costatò diretto alla guerriera.
Questi annuì e si alzò, e il ragazzo notò che Sara era decisamene imponente… Se ne era accorto anche prima, confrontandola con la Principessa, ma ora che era delle loro dimensioni notò che la guardaspalle lo superava di una spanna abbondante... .Per un istante si sentì stranamente indifeso.
 - Comunque...  adesso, dove ci troviamo? - chiese, per cambiare argomento.
 - Nella villa di mio zio, Teodoro…L’abbiamo raggiunta l’altra sera.
In quel momento la porta si aprì, e Milo vide entrare uno degli uomini più strani che avesse mai visto. Indossava un vestito di un giallo sgargiante pieno di trine e pantaloni aderenti rossi  . Il volto era truccato e incipriato, al punto che non si riusciva a carpirne l’età reale, e i capelli ricci e bianchi lo incorniciavano come una criniera.
 - Ti sei svegliato! - esclamò la strana figura con una voce squillante e acuta. Si diresse al letto e abbracciò il ragazzo con una foga non comune. - Io sono Teodoro,  lo zio di questo giovanotto, - squittì, arruffando i capelli di Kirin.
 - Sì, mi è già stato riferito...  - sussurrò Milo cercando di respirare.
L’uomo continuò a parlottare e a far battutine sulla sua nipotina finché un cameriere non annunciò che la colazione era stata servita. Nell’ampia sala da pranzo lo zio concentrò tutte le sue energie sul ragazzo. Gli offrì qualunque cosa fosse presente nel buffet e  non smise un attimo di parlare.
 - La mia nipotina non mi ha detto nulla, sai? E’ arrivato a notte fonda con te svenuto, dicendomi che mi avrebbe spiegato tutto più tardi, ma non l’ha fatto...
 - Beh... è una lunga storia, quindi...
 - Comunque, tu sei straniero vero? - lo interruppe il signore, mettendogli sul piatto un cioccolatino - dopotutto, hai un’ insolito taglio di capelli, e anche dei tuoi vestiti sono strambi. Però parli bene la nostra lingua, senza accenti buffi.
 - Veramente, ecco...
 - Oh, ma che dico?  Che sciocchezze! Comunque sei celibe .- indagò, schiaffandogli in mano una cialda fumante
 - Sì, ma...
 - Oh, certo...  così giovane... e così grazioso... devi venire da una ben nobile famiglia!
Si avvicinò a Milo e abbassò il tono.
 - Ho notato che hai istaurato un buon rapporto, colla mia nipotina, e nel caso questa ti interessasse...
In quel momento la Principessa si intromise fra loro. - Zio, ti prego. Milo è ancora un po’ spaesato. E poi, è meglio che non mangi così tanto, o si rovinerà la linea.
 - Cosa?!- esclamò il ragazzo, ma Kirin gli prese la mano.
 - Dobbiamo andare, adesso. Per... discutere di quella cosa importante che avevamo deciso, ricordi?
Milo rimase un istante interdetto ma poi capì. E si alzò.
 - Oh! – esclamò l’uomo, - me lo porti via? Ma che maliziosa che sei!
 - I miei omaggi zio, - disse la ragazza, e dopo avere eseguito quello che sembrava un sorriso  “malizioso”uscì dalla sala con Milo.
Sara, che per tutto il tempo era rimasto immobile alla parete, fece una sorta d’inchino e li seguì. Kirin lo condusse in quella che sembrava una sorta di magazzino, badando che nessuno li seguisse.
Chiuse la porta tirando un sospiro di sollievo.
 - Finalmente, me ne sono liberato. Non lo reggevo più.
 - Beh, sarei io a doverlo dire, - rispose Milo, - ma mi è parso... come dire... strano.
 - Strano? Direi che come aggettivo è riduttivo...  Fin da quando sono piccola ricordo che si è sempre comportato in modo un po’ insolito, ma è purtroppo peggiorato quando sua moglie è morta di malattia. Inoltre ha avuto diversi battibecchi con mio padre, suo cugino, per via di alcune concessioni territoriali... e gli è rimasto solo questo castello... Non è così ricco come vuole far credere... ...  non ha affrontato bene la morte di sua moglie, e si è quindi ritirato nel suo mondo...
Vedi, era innamorato di lei, ma gli piacciono al tempo stesso anche gli uomini. Non esce quasi mai dalla sua dimora e non riceve quasi mai visite, né notizie dal mondo esterno. Io stessa non lo vedo da mesi. Credo quindi che non sappia che io sia scomparsa dalla corte, ed è meglio non informarlo su questo. Comunque, non è totalmente svampito. La sua personalità è rimasta uguale... con me è stato sempre incredibilmente premuroso, e ovviamente lo è di più ora che sono vicino all’età per le nozze.
Milo sollevò un sopracciglio.
 - Dovresti... sposarti? Ma sei...
 - Troppo giovane? Naturalmente, ma le esigenze di stato vengono prima di tutto... e mia madre è piuttosto malata... Così il mio caro zietto ha pensato che preparando un proficuo matrimonio per la sua pupilla in futuro sicuramente trarrà da questo più di un beneficio...  Ovviamente, la cosa più importante è che il candidato abbia una cospicua dote, e che se lo renda simpatico...
Milo era lievemente disgustato. - Ma io... non sono nobile, eppure mi ha “puntato”
 - Perché non sa ancora niente di te. A proposito, forse è meglio se ci inventiamo qualcosa sul tuo facoltoso padre e sull’immenso regno che andrebbe a unirsi al mio.
 - Ma perché mentire? Non credo nasceranno problemi se gli dirò che sono… ecco... normale...
Kirin scosse la testa. - Hai visto dove ha fatto mettere Sara? Era in piedi, e scommetto che non ha ancora mangiato nulla. Anche i pochi ospiti che riceve, se non appartengono ad una famiglia nobiliare, non possono accedere alla sua tavola...
 - Beh... io non pretendo certo un trattamento di riguardo.
 - Ovviamente. Però, se scoprisse che tu fossi solamente un semplice ragazzo, temo che ti sbatterà fuori, o magari negli alloggi dei servi, a pelare le patate... per non parlare del fatto che ci ha visti insieme, ed è come se l’avessi ingannato su quella faccenda dei fidanzamenti per interessi... si vendicherebbe con ogni mezzo.
 - Cavoli... - riuscì a dire Milo.
 - Dobbiamo inventarci qualcosa, e in fretta...

Fu solo nel pomeriggio, stanco e lievemente stordito del succedersi degli eventi, che Milo cominciò a chiedersi che fine avesse fatto la sua borsa. Non l’aveva trovata,  nella stanza in cui aveva riposato. Non che al momento gli servisse, ma conteneva comunque le oggetti che aveva sempre portato con sé. Il cellulare magari non poteva utilizzarlo, ma al pensiero di non averlo con sé  lo faceva quasi agitare. E nel suo portafoglio teneva tutti i suoi documenti. Non appena riuscì a trovare un momento libero, lasciò la Principessa e suo zio e andò a cercare Sara. La trovò nel corridoio accanto, e le confidò le sue preoccupazioni. Questa sembrò non battere ciglio.
 - La borsa? E’ rimasta nel tempio, naturalmente.
 - Cosa?! - chiese lui, stupito.
 - Pensava che l’avessimo portata con noi? Mi spiace, ma le dimensioni di quell’oggetto sono esagerate... non avevamo modo di trasportarla. Anche perché è decisamente pesante.
Milo capì che aveva ragione; dopotutto le due “piccolette” ci si erano nascoste dentro. Però ne aveva bisogno almeno di assicurarsi che non fosse stata rubata, e avrebbe voluto recuperare almeno qualche oggetto. - Saranno importanti, per quando giungerò a casa.
 - Sempre che riuscirai a tornarci, - si introdusse Kirin apparendo da un corridoio, - Comunque, la vedo difficile.
 - Se andassi personalmente...
La Principessa  scosse la testa. - No, apparirebbe troppo sospetto... E se andassimo insieme, quell’uomo pretenderebbe di venire con noi... Ora che sono venuta a fargli visita, non mi lascerà certo un solo minuto. Tanto vale pensarci più tardi, quando ce ne saremo andati.
Milo sospirò. Sperò che nel frattempo i suoi effetti personali non venissero rubati.
Un domestico corse verso di loro, trafelato. – Mia signora... siete qui, dunque! - disse, riprendendo fiato.
 - Cosa c’è? - chiese la Principessa
 - La cena è stata servita...
 - Ma è ancora pomeriggio, - costatò Kirin.
 - Durerà a lungo, - rispose questi, evidenziando come questo non dipendesse dalla sua volontà. E non lo si poteva evitare.

Cercarono di impiegare più tempo possibile per arrivare tardi, ma non potevano sicuramente saltare del tutto l’incontro, e così vi andarono decisi. Come al solito, Teodoro si sedette accanto a Milo. Sembrava entusiasta. Gli colmò il bicchiere di un denso liquido ambrato che Milo sospettò fosse alcolico.
 - Finalmente la mia piccina si è degnata di parlare, - mormorò, puntando addosso i suoi occhietti vivaci, - mi ha confidato che sei l’erede di un regno lontano!
La notizia spiazzò completamente Milo. La Principessa doveva aver ideato bene il suo falso passato... E a lui, toccava  improvvisare. Così, parlò della città in cui era nato e vissuto come se la possedesse.
 - E poi, sei scappato di casa, - lo interruppe la nobildonna.
Velocemente , lui si adattò a quell’ultima informazione. Però, non gli veniva nulla da dire.
 - E’ così. I suoi genitori volevano obbligarlo a sposare una vecchia rospa, - si introdusse Kirin, salvandolo, - così, si è travestito da donna ed è fuggito da solo su di una nave, approdando nel nostro paese. Io e Sara l’abbiamo sorpreso mentre vagava per i boschi, e…
 - Non si interrompono i discorsi altrui, - lo sgridò il signore, interrompendo il discorso della nipote, -Avanti, Mirco, raccontaci bene quel che è accaduto. Esigo ogni dettaglio,- ordinò, e gli versò altro liquido d’ambra nel bicchiere.
 - Mi... chiamo Milo, signore... Dovete perdonarmi, ma non ho la forza di raccontare ancora il mio orribile passato. Tutto quel che desidero, è trovare il sostegno di qualcuno, una donna forte che mi tenga al suo fianco. E forse, se la trovassi, mio padre si ravvedrebbe  lasciandomi andare. Vostra nipote è stato davvero un barlume di speranza nella mia oscurità!
Teatralmente, Milo lasciò andare un sospiro, e si coprì il volto con le mani, non prima di aver notato un guizzo di soddisfazione nel volto dell’uomo.
 - Perdonatemi, ma temo di non sentirmi molto bene, - gemette, fingendo un singhiozzo, e si alzò da tavola.
 - Milo, caro, - improvvisò Kirin, - avete bisogno d’aiuto?
 - No, Principessa, non seguitemi...  - sospirò lui, e uscì veloce dalla stanza.
 - Non vi allontanate! - esclamò la ragazza, e con quello che sembrava un impeto amoroso seguì Milo fuori.

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