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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Sasuke's kunai, escape from Forest of Sound *** Capitolo 2: *** Mission to Suna, Ino and Choji fall into a trap. Fourteen years before *** Capitolo 3: *** Hinata's courage! The Byakugan is angry *** Capitolo 4: *** Suna collapses! Men are selfish, nobody wants to die *** Capitolo 5: *** Return to Konoha! Kakashi's truths are painful *** Capitolo 6: *** Akamaru sees somebody! Heros come back! *** Capitolo 7: *** Gaara's decision. For him, you're a killer *** Capitolo 8: *** Hidden kisses. Women are a pain in the ass, everywhere! *** Capitolo 9: *** Love, kisses and sex *** Capitolo 10: *** Ino's secret. The present on the table *** Capitolo 11: *** Broken hearts and shattered lives (I° Parte) *** Capitolo 12: *** Broken hearts and shattered lives (II° Parte) *** Capitolo 13: *** Lord of Death, Lord of Destiny, Lord of War *** Capitolo 14: *** Alarm! Sakura's bittersweet tears *** Capitolo 15: *** Leave. Shikamaru's pain: Asuma (I° Parte) *** Capitolo 16: *** Leave. Shikamaru's pain: Asuma (II° Parte) *** Capitolo 17: *** Loving Hearts *** Capitolo 18: *** Sakura ***
Capitolo 1 *** Sasuke's kunai, escape from Forest of Sound ***
“The Kunai of Death”
-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
One:
“Sasuke’s
kunai, escape from Forest of Sound”
Naruto
sfrecciava veloce fra gli alberi, ramo dopo ramo.
Il
suo sguardo era attento, concentrato, imperscrutabile.
Dietro
di lui, Shikamaru lo seguiva, con lo sguardo perso davanti a se. Avevano
fallito. Fallito miseramente.
Continuavano
a saltare sugli alberi come fossero scimmie. Veloci, agili e arrabbiati. Con
loro stessi.
Sentirono
Neji raggiungerli da ovest, e unirsi alla loro corsa, verso un luogo sicuro, se
mai in quella foresta ce ne fosse veramente uno.
Si
fermarono poco dopo, su un ramo di un grosso abete. I corpi erano sfregiati da
ferite più o meno gravi, il chakra era quasi esaurito, i loro occhi erano di
ghiaccio, la volontà non c’era, e nemmeno la speranza.
-
Dobbiamo in tutti i modi tornare al villaggio.- disse Neji. – O ci moriremo in
questa lurida foresta!-
Naruto
non ascoltava. Aveva smesso di farlo tanto tempo fa.
Guardò
Shikamaru, in attesa di un ordine, uno qualsiasi.
Ma
questo aveva sempre la stessa espressione annoiata sul volto, anche in una
situazione come quella, dove i nemici ti potevano raggiungere e togliere dal
mondo da un momento all’altro, anche quando due tuoi compagni di squadra erano
dispersi (e sperarono con tutto il loro cuore che fossero veramente dispersi e
non morti), e anche quando sapevi che se non avessi ritrovato la strada più
sicura per uscire da quel posto infernale, saresti morto nel giro di un giorno,
Shikamaru Nara continuava ad avere la sua espressione da eterno
annoiato.
-
Abbiamo notizie di Choji e Kiba?- chiese infine con fare
stanco.
-
No. La base ha mandato la seconda squadra ma non gli hanno trovati. Dicono che
dobbiamo subito tornare a Konoha.. immediatamente.- riferì Neji con un tono di
disappunto. Lui non era mai stato un tipo socievole, anzi. Molte volte poteva
risultare antipatico e scontroso, un tipo dalla quale è meglio tenersi alla
larga. Ma col tempo aveva imparato cosa era l’amicizia e cosa voleva dire
sacrificarsi per gli altri. E quindi, per niente al mondo, sarebbe tornato al
villaggio senza sapere che i suoi compagni erano sani e
salvi.
Erano
ancora su quell’albero. In lontananza si sentivano grida e il rumore della armi
taglienti che sibilavano nell’aria per colpire chissà quale avversario. Il cielo
era scuro, tetro,e non solo per il
cattivo tempo, ma per il fumo degli incendi che erano un po’ ovunque in
quell’immensa foresta nel Paese del Suono. Erano in guerra. Una guerra che aveva
gia portato tanti morti.
Shikamaru
si mise a sedere sul ramo, con la schiena appoggiata al tronco. Unì le mani in
un quadrato, chiaro segno che doveva pensare.
Naruto
lo guardava di sfuggita, più concentrato sullo scenario deprimente della foresta
mezza distrutta e incendiata, che sull’amico che pensava. Su questo punto erano
molto diversi. Non che Naruto fosse stupido, ma lui era un tipo impulsivo, era
un tipo che passava subito all’azione, senza tanti ragionamenti. Ecco perché
Tsunade non gli aveva mai permesso di essere il capo di una missione. No,
Shikamaru era l’uomo giusto per quel ruolo, ed il fatto che riuscisse a trovare
la lucidità necessaria per pensare in un momento come quello, era
ammirevole.
Rimasero
minuti fermi e immobili. Neji saltava fra gli alberi intorno, come vedetta, per
assicurarsi che nessuno gli avesse seguiti. Naruto stava cercando di mettersi in
contatto con la base, ma sembrava che nel punto dove loro si erano rifugiati, le
ricetrasmittenti non funzionassero. Erano in un punto completamente
morto.
Shikamaru
si alzò in piedi, osservò il compagno biondo che sbuffava all’ennesimo tentativo
fallito e qualcosa nella sua mente si sbloccò. Aveva pensato a tutti i modi per
uscire di lì. Tutti. Tutti i modi per uscire insieme, anche a Kiba e Choji.
-
Andiamo a recuperarli.- disse risoluto, facendo segno a Neji di cominciare a
muoversi verso est.
-
Non che non sia d’accordo con te Shikamaru, ma Tsunade ci farà il culo se non
torniamo subito.- riferì Neji quando seppe della decisione del
compagno.
-
Preferisco morire in questa foresta, che tornare senza due dei miei uomini.-
disse con forza Nara, deciso a non accettare nessuna obiezione da parte dei due
ragazzi.
Naruto
finalmente si decise a intervenire.
-
Una volta Kakashi-sensei mi disse.. che i ninja più spregevoli sono quelli che
infrangono le regole del proprio villaggio..- disse con l’amarezza nella bocca.
L’allusione a una certa persona era troppo ovvia, per essere
chiarita.
-..
ma i ninja che abbandonano i compagni di squadra in battaglia, sono lurida
feccia ancora più spregevole.- non disse altro, se non quelle duri parole che in
qualche modo avevano fatto sorridere, se anche di poco, Shikamaru e Neji, e
forse dentro di loro si accendeva una piccola speranza per quella guerra di cui
ancora non si vedeva la fine. E con un balzo, i tre si mossero verso
est.
Tsunade
camminava velocemente per i corridoi dell’ospedale, pieno quasi fino a
scoppiare. Non facevano altro che arrivare ninja feriti, non gravissimi, ma
comunque ninja che avevano bisogno di immediate cure mediche. E lei girava come
un’anima in pena, alla ricerca di una persona in particolare. Quello che stava
succedendo nella foresta del Suono non le piaceva per
niente.
-
Somma Tsunade, abbiamo perso ogni contatto col team di Nara, sono dispersi.-
queste parole l’avevano spiazzata e fatta incavolare al punto da urlare in tutte
le direzioni.
Sapeva
che non si doveva fidare di quegli stupidi. Avevano gia perso due compagni e
rimanevano solo in tre. L’unica cosa intelligente che potevano fare era tornare
al villaggio e farsi medicare. Era l’unica cosa intelligente e sensata. Ma ora
che ci pensava, tutto quello che facevano quei ragazzi non era
sensato.
Ed
era per questo che in quel momento, Tsunade, quinta Hokage, si affacciava in
ogni stanza del complesso ospedaliero, nella speranza di vedere un ciuffo biondo
spuntare da qualche parte, segno che infondo Naruto e gli altri non erano poi
così sciocchi, ed erano tornati indietro. Ma la donna non vedeva nessuno di quel
team, non era nemmeno più sicura che gli avrebbe mai rivisti tornare a Konoha.
Era brutto anche solo pensarlo, ma questa era la realtà dei
fatti.
Orochimaru
le aveva apertamente dichiarato guerra con un attentato proprio nel centro di
Konoha, causando la morte di 20 persone.
Avevano
subito contrattaccato, cercando di respingere i ninja del Suono dalla foresta
che circondava il villaggio. Era dovuta intervenire anche lei, trovandosi faccia
a faccia con Orochimaru e il suo onnipresente servo al fianco. Sasuke Uchiha.
-
Dica a Naruto di prepararsi, questa volta non avrò compassione di lui.- le aveva
rivolto quelle parole fredde, viscide, con tutto il disprezzo di questo mondo.
Sasuke non sarebbe più tornato quello di un tempo, nessuno sarebbe riuscito a
farlo tornare indietro, nemmeno un miracolo. Lui e Orochimaru erano diventati un
vero pericolo insieme, e lo avevano dimostrato quasi un anno fa, quando al
villaggio giunse la notizia che Itachi Uchiha era stato trovato morto al confine
col paese della Sabbia. Alla fine Sasuke aveva trovato la sua vendetta, e ci
aveva trovato gusto nell’uccidere, perché da allora non si era più
fermato.
-
Nonna Tsunade!- si sentì chiamare la donna mentre setacciava l’ennesima stanza.
Si voltò di scatto, sperando con tutta se stessa di trovare quegli occhi azzurri
innocenti a fissarla scherzosamente, come sempre. Ma
invece..
-
Namaru..- disse Tsunade, nascondendo la delusione nei suoi occhi. -.. spero che
tu mi porti buone notizie..-
-
Qualcuna sì..- affermò il ragazzino. -.. pochi minuti fa hanno fatto ritorno
tutti i team in missione al villaggio del Suono, nessun ferito grave. La loro
missione è stata portata a termine.- disse il ragazzino, con fare
militare.
Tsunade
lo guardava, aveva solo tredici anni, ma nella sua vita aveva visto più morti di
qualsiasi altro bambino normale.
-
E.. ha fatto ritorno anche il team Nara?- chiese, sapendo che Namaru non era la
persona più indicata a cui chiedere una cosa del genere. E infatti vide gli
occhi verdi, verdi come quelli della sua
allieva, incupirsi improvvisamente.
-
No, ancora no. Alla base non hanno avuto ancora notizie, sembra che il luogo
dove si siano nascosti sia un punto morto..- il ragazzino esitò un attimo, prima
di domandare, con occhi lucidi, la cosa che da qualche ora a questa parte gli
pesava sul cuore. -.. credi davvero che il team di Nara-sensei stia bene, nonna
Tsunade?-
L’Hokage
non ebbe il coraggio di rispondere. Ormai, da quando quella guerra era iniziata,
non aveva più certezze.
-
Non è il momento di chiedersi una cosa del genere, Namaru. Ti prego ora, va a
chiamare tua madre, dille di raggiungermi nel mio studio.- detto questo si
congedò dal ragazzino, che velocemente si allontanò di corsa, urtando contro
tutti quelli che camminavano davanti a lui.
-
L’ho trovato!- gridò all’improvviso Neji, cominciando a scendere in basso dai
rami fitti della foresta. I due compagni di squadra lo imitarono e ben presto
posarono i loro piedi sul suolo, camminando con cautela. Infondo si trovavano
ancora in mezzo al territorio nemico.
Videro
un corpo, apparentemente morto, di un ninja abbastanza robusto, col copri fronte
della Foglia.
Choji.
Shikamaru
si avvicinò per primo, facendo una smorfia di dolore nel notare come il suo
migliore amico era stato ridotto: tutto coperto di sangue, due profonde ferite
nella gambe, il respiro debole, ma esistente. Non sarebbe stato facile portarlo
a Konoha, senza che peggiorasse ulteriormente.
-
Uno lo abbiamo trovato, ma sarà difficile trovare Kiba.- giudicò Shikamaru,
caricandosi il compagno mezzo morto sulle spalle. Naruto stava per rispondergli,
quando il corpo si Kiba fu gettato ai piedi di Neji, anche quello grondante di
sangue, apparentemente morto.
I
tre Jonin si voltarono verso la persona che aveva gettato il loro amico come
fosse spazzatura, e inorridirono nel vedere due occhi rossi, rossi non per lo
Sharingan, ma per il sangue, fissarli con disprezzo.
Sasuke
li osservava con sufficienza, dall’alto di un albero.
-
Non è morto, potete ancora salvarlo. Se fate in tempo a uscire di qui.- sibilò
con in ghigno sinistro, sadico.
Naruto
sentì i brividi su tutta la spina dorsale andare veloci dal basso verso l’alto.
Il sudore sulla fronte sembrava essere diventato ghiaccio, l’aria era fredda e
pesante, la tensione alta e snervante.
Neji
prese il corpo di Kiba. Dovevano uscire da quel posto se non volevano avere
sulla coscienza la morte di due amici.
Shikamaru
guardava con attenzione gli sguardi che Sasuke e Naruto si lanciavano. Il primo
era sporco, desideroso di uccidere. Il secondo era pieno di disprezzo per quella
persona, che aveva considerato come un fratello, ma che poi gli aveva voltato le
spalle senza pensarci due volte.
-
Non abbiamo tempo per lui Naruto.. siamo deboli e stanchi.. anche se provassimo
ad affrontarlo verremo uccisi tutti in meno di tre minuti..- gli fece notare
Shikamaru, sapendo cosa passava per la testa dell’amico.
Il
Jonin biondo, anche se di malavoglia, dovette dare retta a Nara, per due motivi:
il primo perché lui, nonostante tutto rimaneva il capo di quella missione, e
secondo perché infondo aveva ragione. Non aveva senso sfidare Sasuke nelle
condizioni in cui si trovava in quel momento, era un
suicidio.
Notò
sul volto del ninja traditore uno sguardo divertito e allo stesso tempo
compassionevole. Una presa in giro.
-
Per uscire dalla foresta..- iniziò quello, sempre col solito ghigno. – dovete
proseguire in direzione sud-est. Fra una decina di chilometri troverete un
albero. Un ciliegio. L’unico ciliegio esistente in questo posto. Da lì
proseguirete in direzione sud fino a trovare l’uscita.-
-
Perché ce lo dici?- chiese Naruto, non capendo il motivo che aveva spinto
l’ex-amico a rivelargli la strada per uscire da quell’inferno, a meno
che..
-
Non è una trappola, se è questo ciò che ti stai chiedendo..- sbuffò Uchiha
divertito da quella situazione, dove lui aveva il controllo di tutto. Sì, perché
loro erano sperduti in quella foresta, che invece lui conosceva bene. Si sentiva
il padrone, gli piaceva il fatto che la vita di quei cinque ninja dipendesse
dalle sue decisioni, era una cosa che gli faceva arrivare l’adrenalina nel
cervello, che lo eccitava da morire.
-..
la mia più grande aspirazione nella vita, dopo aver ucciso mio fratello, è
quella di battermi con te Naruto, e cancellarti dal mondo con queste stesse
mani.. non chiedo di meglio. Ma non voglio uno scontro impari.- disse mentre una
scintilla sadica passava per gli occhi del giovane. Uzumaki rimase interdetto
nel vedere quanto quel ragazzo, o forse a questo punto era meglio parlare di
uomo, fosse diventato spietato e.. pazzo. Era un killer, aveva ucciso decine di
persone senza motivo, solo per il gusto di farlo o per noia. Era diventata una
persona spregevole, violenta che mai avrebbe meritato il perdono di qualcuno. Il
degno erede di Orochimaru.
Incitato
da Shikamaru e Neji, Naruto infine decise di andarsene da quel
luogo.
Appena
prima di partire, Tsunade gli aveva affidato due missioni: uccidere Uchiha,
riportare a casa la pelle.
La
prima missione era fallita miseramente. Almeno la seconda doveva portarla a
termine.
I
tre ninja diedero le spalle a Uchiha, e con un balzo felino salirono sul primo
ramo stabile che individuarono. Shikamaru, avendo il peso non indifferente di
Choji sulle spalle, era il più indietro di tutti, e vide perfettamente quando un
kunai passò di fianco a lui, vicinissimo, per poi andare a colpire la schiena,
sul fianco destro, di Naruto. Il biondo si bloccò di botto su un ramo, urlando
per il dolore che l’arma gli aveva inferto.
Nara
e Neji si voltarono subito indietro, notando Sasuke che rideva sguaiatamente.
-
E’ un avvertimento, Uzumaki. Soltanto il mio avvertimento.- e con una spinta
delle gambe, scomparve nel buio della foresta.
Neji
si avvicinò in fretta all’amico colpito. Questo aveva il fiato pesante e
affrettato. Non era il primo colpo grave che aveva ricevuto in quella
missione.
-
Ce la fai Naruto?- chiese con apprensione, perché era consapevole che se il
compagno non fosse stato in grado di saltare, la loro situazione sarebbe
precitata. Non sarebbero riusciti a sostenere anche lui. Shikamaru si avvicinò,
adagiò in terra il corpo inerte e pesante di Choji e sbrigativo afferrò il
manico del kunai, tentando di strapparlo via dal corpo dell’amico. Ma questo lo
fermò con uno sguardo omicida.
-
Non toglierlo!- urlò forte, e non per rendere più minaccioso il tono con cui si
rivolgeva all’amico, ma per il puro e semplice dolore che provava in quel
momento.
-
Se lo togli perderò molto sangue e non riuscirò a uscire da questo posto di
merda, me lo toglierò solo quando saremo al sicuro, a
Konoha!-
Shikamaru
lo guardava bieco. Testardo. Imbecille e testardo.
-
Fai come vuoi.. non ti lamentare se poi ci muori per strada!- detto questo
ripartirono nuovamente, questa volta dovevano farcela.
Yamanaka
camminava veloce, su e giù, giù e su. Poco più in la, seduto a un tavolo con
strani marchingegni, Rock Lee cercava di stabilire dei contatti con il team
Nara, inutilmente. Non poteva crederci. Si erano dispersi. Come cavolo avevano
potuto riuscirci? Erano stati gli unici scemi a perdersi!
Si
fermò di botto osservando il paesaggio fuori dalla casetta diroccata, a un paio
di chilometri da Konoha. Sembrava un posto deserto, non si vedeva nessuno. Ma
lei sapeva che in realtà quel posto era circondato da ninja. Sì, perché in
verità quella casetta abbandonata era la base operativa della Foglia, il posto
dal quale partivano i medici e le squadre di soccorso. Una volta attaccata la
base, tutto era perduto, ecco perché c’erano ninja a destra e a manca a
sorvegliare il territorio.
All’improvviso
davanti ai suoi occhi si materializzò Tenten, facendole prendere un
colpo.
-
Smettila di apparire così! Un giorno di questi ci rimango!- urlò la bionda,
sfogando anche parte della frustrazione e della preoccupazione che aveva in
corpo da quando avevano perso il gruppo Nara.
Tenten
la guardava comprensiva, infondo non era solo lei a preoccuparsi, doveva
ricordare a Ino che nel gruppo di dispersi c’era anche il suo futuro
sposo?
-
Ho controllato tutto il territorio intorno a Konoha. Ancora niente. Avverti la
somma Tsunade, prenderò degli uomini e andrò io di persona a recuperar..- ma la
ragazza non finì la frase che un ragazzino fece irruzione nella casetta,
ansimando per la corsa appena fatta.
-
Dov’è mia madre?-
Sakura,
sentendo la voce del ragazzino, tirò fuori il capo dall’armadietto dove per
tutto il tempo era stata china per sistemare le erbe medicinali. Non era un
lavoro utilissimo, ma preferiva impiegare il suo tempo in cose inutili che fare
la marcia come Ino.
-
Namaru cosa c’è?- domandò, cercando di sembrare il più rilassata
possibile.
-
Nonna Tsunade chiede di te, dice di raggiungerla nel suo
studio.-
La
ragazza annuì stancamente. Sicuramente l’Hokage voleva che andasse ad aiutare
all’ospedale e lei non ne aveva per niente voglia, non in quel momento
almeno.
-
E’ forse successo qualcosa?- pensò bene Sakura
d’informarsi.
-
Non che io sappia..- rispose il ragazzino.
-
TENTEN-SENSEI!!!- gridò una voce fuori dalla casetta.
Tutti
i presenti si affacciarono alla finestra, per vedere chi era quella persona
tanto imprudente da mettersi a gridare così a squarciagola. Un secondo ragazzino
fece il suo ingresso nella base, beccandosi occhiate poco
rassicuranti.
-
Quante volte ti ho detto di non urlare, Rukawa!- lo rimproverò la ragazza
assumendo un tono minaccioso, con le mani sui fianchi.
Il
ragazzino non vi badò molto, assunse la sua tipica espressione annoiata, e con fare
stanco riferì il messaggio che portava.
-
Scusi sensei, ma l’eremita dei rospi dice che ha controllato anche al di là del
bosco. Ci ha lasciato la squadra di soccorso nell’eventualità che avvistino
qualcuno, ma ancora niente..-
Ino,
all’ennesima prova che quel gruppo fosse veramente composto da scemi, uscì fuori
di testa. Era risaputo che non era mai stata una donna tanto
paziente.
-
Te lo dico Rukawa! Spera che tuo padre non torni al villaggio, perché se non lo
ammazza Sasuke allora lo ammazzo io!- disse infine, mentre una vena sulla tempia
pulsava pericolosamente, ma le sue ultime parole furono coperte da dei sonori bip. Tutti si voltarono verso il grande
compiuter che fungeva da comunicatore.
-
Che succede Rock Lee?- chiese Sakura, dimenticandosi di raggiungere
l’Hokage.
-
Sembra che qualcuno stia cercando di mettersi in contatto.. – spiegò l’uomo
infilandosi le cuffie e cercando di mantenere il segnale movendo manopole e
bottoni a destra e a manca.
Si
sentì un fischio acutissimo, tant’è che tutti i presenti dovettero tapparsi le
orecchie, ne seguirono varie interferenze, finchè una voce maschile e familiare
non giunse alle loro orecchie.
-
Qui Nara, rispondete, passo.-
-
Qui Rock Lee, era l’ora ragazzi!-
-
Non dirlo a noi..- disse Shikamaru che non ne poteva più di quella situazione.
Erano appena fuori dalla foresta, sulle rive di un fiume. Si erano fermati per
recuperare energie e per darsi una rinfrescata.
Naruto
si era tolto, e non senza urlare e imprecare dal dolore, il kunai dalla schiena
e ora cercava di farsi una fasciatura decente che riuscisse a bloccare il
sangue, almeno finchè non fossero giuntial villaggio.
Neji
stava cercando di migliorare la salute dei suoi compagni, ma non essendo un
medico, stava facendo ben poco.
-
State tutti bene?-
-
Se escludi che due di noi sono più morti che vivi, che tutti noi abbiamo il
chakra esaurito, che a uno di noi Uchiha ha completamente squartato un fianco e
che non ci reggiamo in piedi.. sì, direi che stiamo benone!- disse con falsa non
curanza. Era una domanda stupida, era ovvio che non erano nelle migliori
condizioni!
-
Ma ce la fate a tornare?- chiese nuovamente Rock Lee.
Shikamaru
si voltò verso Naruto, cercando di giudicare se era in grado di
correre.
-
Ehi volpe! Ce la fai ad arrivare al villaggio?-
-
Se ti dico di no, che fai? Ti arrabbi?- gli rispose quello. Non ce la faceva
nemmeno a stare in piedi, pretendeva anche che riuscisse a
correre?
-
Lo spirito della volpe a nove code non sta facendo il suo
lavoro?-
-
No, e non ne capisco il motivo!- spiegò Naruto arrabbiandosi. Tutte le sue
ferite erano sempre guarite bene, grazie alla volpe.. perché con queste invece
ci metteva così tanto?
-
Ci servono rinforzi e il prima possibile se non ci vuoi trovare morti e
possibilmente prima che Sasuke cambi idea e decida magari di tornare indietro a
farci fuori tutti, grazie!- disse poi Shikamaru a Rock Lee dall’altra parte
della ricetrasmittente. Solitamente Nara non era così ironico, ma in una
situazione come quella, dove due tuoi compagni stavano morendo, la fame e la
sete ti annebbiavano quasi la vista e vivevi nella totale ignoranza di dove eri
andato a finire, bhè.. non sapeva come altro comportarsi.
-
Dove siete?-
-
Sicuramente fuori dalla foresta del Suono, ma non so il punto esatto. Siamo
vicino a un fiume, non so dirti altro..-
-
Avvertiremo subito l’Hokage.. quanti uomini credi che
serviranno?-
-
Quattro sicuramente per trasportare Kiba e Choji e se ci mandate un medico qui
direttamente non sarebbe male, non so quanto potranno resistere in quelle
condizioni..-
-
Tu e gli altri state bene? Avete bisogna di qualcosa
urgentemente?-
-
Lo spirito della volpe di Naruto non sta facendo il suo lavoro, ma non è
gravissimo.. io e Neji stiamo apposto, sembriamo due
fiorellini..-
-
Bene allora vi mandia..- la frase fu interrotta da una interferenza, facendo
perdere il segnale.
-
Questa o è sfiga o è il tuo schifoso destino che ci è avverso, Neji!- disse
Shikamaru sbattendo a terra la ricetrasmittente, pensando che quelle maniere
poco gentili riuscisse a farla funzionare. Hyuga non ci badò molto mentre il
compagno stava offendendo tutte le persone possibili: insultava lui e il suo
destino pidocchioso, Sasuke e il suo Sharingan (minacciava che la prossima volta
che se lo sarebbe trovato davanti gli avrebbe infilato due dita negli occhi),
Naruto e la sua “stupida volpe impedita”, Kiba e Choji, la sfiga che sembrava
albergare nel suo corpo e infine arrivò anche a imprecare contro sua moglie,
quella “donna soldato che gliele avrebbe cantate quando sarebbe tornato!”. Neji
si distese sul prato e chiuse gli occhi. Era quasi un anno che andava avanti
quella guerra. La missione da cui erano tornati, era solo la seconda. La prima
che avevano fatto, aveva avuto l’obiettivo di individuare la base operativa del
Suono, e in quello erano riusciti a farcela e non erano tornati tanto ammaccati.
Questa invece era stata una strage, una vera e propria battaglia ed era durata
quasi una settimana. Erano sei giorni che erano imprigionati in quel postaccio,
sempre con i nervi tesi, pronti a qualsiasi attacco. Era stata dura e non solo
per la stanchezza fisica, anche per un fatto psicologico, ed era per questo che
lui e Shikamaru erano quelli che infondo stavano meglio. Gli altri tre, chi più
e chi meno, erano tipi che non reggevano bene la tensione e la pressione
mentale. Ci voleva testa in queste cose.
Neji
pensò a quello che lui e i suoi amici avevano lasciato al villaggio. Tutti
avevano delle persone care, a cui pensavano in continuazione. Riflettette sul
povero Shikamaru, il quale non lo dava a vedere, ma tutti sapevano che si
preoccupava molto per Ino e suo figlio, Rukawa. Nara poteva sembrare un
menefreghista e forse lo era davvero. Non s’interessava molto a quello che
succedeva nel villaggio, se non erano affari suoi, ed il fatto che non fosse
curioso lo aiutava. Ma quel piccolo monello del suo stesso sangue lo aveva fatto
cambiare, anche se di poco. Lui e l’altra peste di Namaru erano insieme una cosa
fastidiosissima, peggio di una mosca. Li trovavi spesso in giro nelle strade a
fare scherzi stupidi alla gente o a combattere. Naruto Uzumaki 2 – La
Vendetta, insomma.
Neji
sorrise, per la prima volta in sei giorni. Tante cose in quel momento gli
passavano per la testa, mentre con gli occhi seguiva i movimenti di Naruto che
scappava da Shikamaru, e quest’ultimo che lo rincorreva. Chissà cosa aveva
combinato Uzumaki!
Anche
se erano in una situazione difficile, trovavano spesso il tempo di tornare
ragazzini, dandosi noia e offendendosi per un nulla. Perché loro infondo non
erano mai stati ragazzini, nella loro vita avevano sempre combattuto, non
avevano abbastanza tempo per fare i
bambini. Erano ragazzi cresciuti troppo in fretta, in tutti i sensi.
Si
ricordava benissimo di quando Yamanka annunciò di essere incinta del figlio di
Nara, di quando Uzumaki e Haruno avevano deciso di non sposarsi, nonostante
avessero un figlio già di due anni, di quando Choji esordì dicendo che si era
innamorato, o di quando Kiba si era presentato a villa Hyuga e aveva chiesto la
mano di Hinata, oppure di quando lui aveva fatto lo stesso, ma al padre di
Tenten. Erano stati bei momenti, vissuti fino in fondo.
Erano
bellissimi ricordi della loro vita, ricordi tutti diversi tra loro, ma tutti
avevano una stessa origine, tutti erano iniziati in quel
momento..
Capitolo 2 *** Mission to Suna, Ino and Choji fall into a trap. Fourteen years before ***
Wecome To PageBreeze
Vi ringrazio davvero
molto per i commenti! E per questo ho aggiornato ^^! Vi annuncio subito che non
aggiornerò molto frequentemente (non si era capito vero?), ma tutte le volte
cercherò di fare capitoli abbastanza lunghi! Non so come sia venuto questo
capitolo, anche perché siamo agli inizi, nella fic devo cercare di spiegare
molte situazione e comportamenti in modo chiaro e senza farvi annoiare, quindi
perdonatemi se questo capitolo non è il massimo!
Come qualcuno aveva gia
intuito, da qui parte un flask-back., che durerà molti capitoli.. oserei dire
che potrebbe diventare quasi una fanfic dentro la fanfic.. non so se mi sono
spiegata, ma lo capirete!
Non mi resta che farvi
leggere.. a questo punto ^^..
“The
Kunai of Death”
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter Two:
“Mission to Suna, Ino and Choji fall into a trap. Fourteen years
before”
Quel luogo sembrava
fuori dal mondo. Inesistente.
Si trovava esattamente
all’interno della Foresta del Suono e proprio per questo difficile da trovare.
Era un luogo sinistro, dove sentivi l’aria pesante e condensata puzzare di
cadavere, il terreno era arido, non crescevano fiori, non crescevano piante. La
nebbia era perenne, fitta, non passava nemmeno la luce del sole a causa delle
chiome degli alti alberi, ormai morti, che non cadevano per miracolo, forse per
qualche arte magica sconosciuta.
Il terreno era cosparso
di ossa di vecchie vittime di Orochimaru, che non potevano fare a meno di
scricchiolare sotto il peso del piede di Sasuke.
Uchiha camminava lento,
col naso coperto da una mano, nonostante fossero passati anni da quando si era
messo al servizio di uno dei tre ninja leggendari, ancora non si era abituato a
quella puzza di marcio e morto.
Quel luogo era
facilmente paragonabile a un cimitero e considerando le ossa, forse lo era
davvero.
La mente del ragazzo
era rivolta alla missione appena svolta, con successo, doveva dire. Lui e il suo
maestro avevano aspettato anni per quella vendetta, ed adesso era il giunto il
momento di pareggiare i conti.
Giunto nel bel mezzo
del cimitero, dove era situata una gigantesca pietra grigiastra, Sasuke si
guardò attorno, per constatare che nessuno l’avesse seguito, e senza alcuno
sforzo il ragazzo entrò dentro la pietra.
Arte illusoria. Quella pietra era solo un’illusione, serviva per coprire il
passaggio segreto che era nel terreno.
Era stato intelligente,
il suo maestro.
Il ragazzo si ritrovò
in uno dei corridoi principali del sotterraneo, uno dei tanti. Quel posto era un
vero e proprio labirinto, ancora riusciva a perdersi in quei corridoi tutti così
dannatamente uguali e tutti che sembravano andare nella stessa
direzione.
Arrivò davanti a una
porta e vi entrò senza tanti complimenti, come faceva sempre del resto, perché
lui, a differenza di altri, si poteva permettere tanta
irriverenza.
- Eccolo qua, il mio
pupillo..- disse Orochimaru in un sibilo che a primo orecchio poteva sembrare
serpentesco quasi.
- La missione è stata
portata a termine. Siamo pronti.. quando vuoi tu possiamo iniziare a..- il
ragazzo non finì la frase che la sua attenzione fu totalmente catturata dalla
ragazza al fianco del suo maestro. Era un ninja, senza ombra di
dubbio.
I due ragazzi si
fissarono a lungo, ognuno prigioniero degli occhi dell’altro, come due calamite.
Uchiha non si spiegava come, ma una leggere sensazione di disagio gli pervase il
corpo, una sensazione che non aveva mai provato. La ragazza non era
particolarmente bella, aveva i caratteri comuni di una qualsiasi altra ninja
donna: alta, corpo muscoloso e scattante, capelli neri legati, occhi di ghiaccio
che sembrava che ti dovessero penetrare nell’anima, nella tua parte più intima.
Doveva avere la sua stessa età.
- Non ti ho presentato
il nostro nuovo acquisto Sasuke, lei è..-
- Non m’interessa. Se è
utile ai nostri piani, bene.- rispose il ragazzo. Nonostante il fatto che era
stato ammaliato da quella ragazza, aveva pur sempre una reputazione da difendere
e un omicidio a cui pensare.
- Come preferisci..
allora possiamo dare il via alle danze.. dì ai ninja di tenersi pronti..
stanotte, attaccheremo Suna.-
Uchiha annuì
compiaciuto, diede un’ultima occhiata alla ragazza e velocemente andò a riferire
l’ordine.
Era notte fonda, nel
Paese del Fuoco.
Era notte fonda quando
Hinata decise di passeggiare per le vie di Konoha. Erano diverse notti che non
riusciva a dormire, e quindi invece di restare nel suo letto a girarsi e
rigirarsi, finiva sempre col camminare per strada, col naso all’insù, osservando
lo spettacolo che offriva la via Lattea. Stupenda.
Ed era sempre notte
fonda, quando notò due ombre che saltavano sui tetti sopra di lei, in modo
alquanto sospetto.
Fu subito presa dal
panico e la sua mente lavorò in fretta.
E se fossero stati
nemici? Spie di qualche loro paese nemico? O peggio di Orochimaru? Non aveva con
se nemmeno un kunai per difendersi, ma si preparò subito a fermarli, o almeno a
cercare di capire quale era il loro obiettivo e poi magari chiamare qualcuno per
darle una mano. Magari avrebbe chiamato Kiba.
Seguì silenziosamente i
due ninja, con la paura in gola nel caso fosse stata scoperta. I due ninja
davanti a lei, per di più, sembravano essere molto abili, constatò poi, mentre
osservava con attenzione i movimenti delle due ombre, e le sembrò strano che dei
ninja così capaci potessero farsi scoprire così facilmente.
Li vide avvicinarsi
alla case dell’Hokage e Hinata fu sul punto di andare realmente a chiamare Kiba,
ma il gesto che compirono i due ninja la lasciarono di
stucco.
Bussarono alla
porta.
La ragazza, perplessa,
lasciò perdere il suo proposito e decise di avvicinarsi, non capendo cosa quei
due.. uomini? Sì, dalla corporatura dovevano essere uomini, volessero
fare.
Dopo poco Shizune aprì
la porta stancamente e chiese l’identità dei due.
Quello più alto si
scoprì il volto e Hinata potè riconoscere il fratello maggiore del Kazekage,
Kankuro.
Entrarono in casa,
accolti da Shizune che di colpo era impallidita.
Ma che stava
succedendo? Perché Kankuro avrebbe dovuto venire a Konoha in modo così sospetto,
di notte poi? Hyuga rimase ferma in mobile sull’albero che aveva deciso di usare
come nascondiglio e lì attese per molti minuti.
Stava per tornarsene a
casa, costatando che era inutile starsene lì come un gufo ad osservare la porta
di una casa chiusa, quando la voce della somma Tsunade le arrivò dritta alle
orecchie, con un tono forse un po’ stridulo.
- HINATA!- chiamò
infatti quella, senza preoccuparsi magari di svegliare qualcuno che abitava lì
vicino: “Io sono l’Hokage e sono libera di fare ciò che voglio!”, questa era la
sua convinzione e il suo nuovo credo ninja.
L’erede degli Hyuga si
affrettò a scendere dall’albero e raggiunse la donna, che la guardava con un
sorriso, dietro di lei Kankuro e un altro ninja con un’espressione completamente
differente da quella della donna. Sì, perchè Tsunade sorrideva sempre, anche in
momenti come quello, perché come seppe più avanti Hinata, quello fu il momento
dove tutto iniziò.
- Va a svegliare i
Jonin e i saggi del villaggio. È un’emergenza!- Hinata obbedì e di corsa si
diresse verso la prima abitazione che trovò sul suo cammino:
Haruno.
Naruto fu svegliato
dalla porta del suo appartamento nel quale aveva sempre vissuto da solo,
sbattere violentemente. Non fece nemmeno in tempo ad alzarsi dal letto per
accendere la luce, che un’ombra lo fece al posto suo, ad una velocità
incredibile.
-
Naruto!-
- Presente..- mugugnò
il ragazzo mentre con gli occhi cercava di abituarsi alla luce della sua lampada
appesa al soffitto.
- Vestiti! È
un’emergenza! Tsunade vuole tutti i Jonin!- disse Sakura, mentre con troppa
agitazione gironzolava per la stanza di Uzumaki cercando i suoi vestiti per lui,
velocizzando i tempi.
- Ma si può sapere che
è successo?- chiese il biondo frastornato. Stava facendo un sogno magnifico: lui
circondato da decine e decine ciotole di ramen, stava per iniziare a mangiare la
prima ciotola e li puf! Haruno era entrata! L’avrebbe
pagata!
- Naruto ti prego
alzati!- supplicò lei tirando le coperte da sopra il corpo del compagno, che
ostinatamente combatteva per non alzarsi.
- Sakura-chan va’ a
farti un giro per piacere! Ho sonno!-
La ragazza spostandosi
una ciocca di capelli dal viso, si mise le mani sui fianchi e in modo
autoritario, e disse quelle parole - Suna è stata attaccata, Naruto!!-
Uzumaki lentamente si
tolse le coperte di dosso e si mise a sedere, guardando con le sue iridi azzurre
il volto dell’amica, serio, anche troppo
- Come Suna è stata
attaccata?-
- Tutto quello che so è
che stanotte Kankuro e un altro Jonin sono venuti ad avvertire l’Hokage, dicendo
che dei ninja del Suono hanno fatto esplodere la porta ovest della città e sono
entrati e..-
- E?- incitò la ragazza
Naruto, sperando però che non dicesse quello che in realtà lui temeva più di
tutte.
- .. Sasuke. Sasuke è
con loro, sta cercando Gaara. Vuole ucciderlo per Orochimaru, Naruto.- Sakura
distolse lo sguardo da quello del compagno di squadra, sapendo che esso ora
traboccava di disprezzo. Uzumaki rimase qualche secondo immobile, cercando di
inghiottire la pillola amara che aveva appena ricevuto. Sapeva che prima o poi
Sasuke si sarebbe fatto vivo, avrebbe attaccato, avrebbe ucciso. Si era
preparato a quella evenienza, ma come succede nella maggior parte dei casi,
quando il momento che attendi da una vita si presenta davanti a te
all’improvviso, non sei mai pronto per affrontarlo.
Nasuto si alzò dal
letto, con una lentezza che quasi diede ai nervi a Sakura e prese dalle mani
dalle mani di lei la sua maglietta che essa stringeva
convulsamente.
E poi,
inavvertitamente, il ragazzo sorrise. Non uno dei suoi soliti sorrise da scemo,
da ragazzo allegro e spensierato dopo che ha fatto una marachella. Un sorriso
battagliero, di colui che si diverte come un pazzo ad andare a combattere.
Perché lui, e gia lo sappiano, voleva diventare Hokage.
Se nonna Tsunade voleva
mandarli a Suna per combattere contro Sasuke, bene. Avrebbe
obbedito.
- Andiamo a sgozzare
qualche gola..- disse infine, cercando di sdrammatizzare il più
possibile.
Choji saltava fra gli
alberi della foresta. Ancora qualche chilometro e lui e Ino sarebbero giunti al
confine col paese della Sabbia.
Il ragazzo volse appena
la testa indietro e vide Yamanka che gli saltava poco dietro, la faccia seria e
contratta in una smorfia che le aveva visto fare tante volte.
Era
arrabbiata.
Quando erano giunti
dalla somma Tsunade per chiedere informazioni e questa aveva detto che si doveva
partire per Suna, lui e Ino avevano subito notato l’assenza di Shikamaru e
avevano chiesto spiegazioni.
- Nara si trova gia sul
posto, a quanto pare nel momento dell’attacco era già la per.. bhe, immagino che
lo sappiate, quindi andate!-
Shikamaru era già là da
Temari. Per quale altro motivo altrimenti?
Ino diceva che si era
arrabbiata perché un ninja deve sempre avvertire i compagni di squadra quando si
allontana dal villaggio, nel caso poi succeda qualche emergenza, come in quel
caso.
Choji sosteneva che Ino
non era arrabbiata, ma era gelosa.
Lo aveva capito diverso
tempo fa.
Il rapporto di
Shikamaru e Temari era stato sempre particolare, e col passare del tempo era
diventato qualcosa di più profondo che alla solita collaborazione fra ninja.
Almeno da parte di lei, perché Shikamaru, con lui, di queste cose non parlava
mai, si teneva tutto serrato dentro.
All’inizio, quando la
storia aveva preso una piega un po’ più seria, c’erano stati diversi problemi
fra loro, a partire dalla loro età. Tre anni di differenza non sono poi pochi,
se ci si pensa. E gia da allora Ino aveva cominciato a dare i primi segni di non
sopportazione verso la nuova ragazza di Nara.
E Temari? Lei non la
considerava nemmeno, per lei Ino Yamanka era solo la “compagna di squadra del
mio ragazzo”. Niente di più.
E lui? Choji?Bhè lui ne
era rimasto fuori, anche perché non sapeva nemmeno lui che cosa stesse
succedendo precisamente.
- Se ci sono dei
problemi, e credimi: non riesco a capire che generi di problemi ci potranno mai
essere, lascia che se la sbrighino da sole, sono grandi, vaccinate e mature,
cioè Temari sì, Ino non so a che punto si è fermata.- aveva detto col sorriso
Shikamaru un pomeriggio mentre guardavano le nuvole.
Tutto era iniziato
così, il tempo trascorreva ed era gia passato un anno che stavano insieme e
cinque mesi fa i primi cenni di cedimento, di rottura.
Ogni pretesto
discutevano, lei veniva a Konoha per trovarlo e discutevano, lui andava a Suna
per trovarla, litigavano, lui tornava e..
- Choji! Rallenta,
credo che siamo arrivati.-
Il ragazzo guardò
avanti e notò che gia da parecchio avevano superato il confine e in lontananza
si vedevano gia le mura del villaggio e, cosa che lo lasciò alquanto perplesso,
si accorse solo in quel momento che stava correndo sul deserto e non nella
foresta.
- Comincia a prendere
contatto con Tenten.. io vado avanti e controllo la situazione..- disse
nuovamente Ino, aumentando la velocità e superando il compagno. Akimichi si
nascose dietro una duna di sabbia e con la ricetrasmittente si mise in contatto
con il gruppo di Tenten.
- Dove siete Choji?-
domandò questa dopo numerose interferenze.
- Siamo arrivati, Ino è
andata a controllare più da vicino, tra poco iniziamo. Voi siete
pronti?-
- Io e Hinata siamo gia
davanti alla porta sud del villaggio, Kiba e Shino sono davanti a quella est,
Neji e Naruto non sono non sono ancora arrivati alla porta ovest, a quanto pare
hanno avuto a che fare con qualche ninja da tramortire.-
Choji, mentre ascoltava
il resoconto della Jonin, vide Ino che guardava nella sua direzione e teneva il
pollice della mano destra alzato. Libero. Potevano avanzare ancora un altro
po’.
- Tenten noi ci
avviciniamo, fatevi sentire quando Naruto e Neji sono in posizione.-
la Jonin annuì e
spense la comunicazione.
Akimichi e Yamanaka
avanzarono quasi fino alle mura e questo non li rassicurava per niente e
complicava anche le cose. Eppure lì intorno non c’era nessuno, non un’anima.
- Non mi piace per
niente.. troppo silenzio, troppa calma, nessun ninja.- commentò
Choji.
- Ho l’impressione di
essere cascata io nella loro trappola che non loro nella nostra..- commentò di
rimando Ino.
- Naruto e Neji pronti
alla porta ovest.- gracchiò Tenten dalla ricetrasmittente.
Ecco. Se prima erano
gli altri a non essere pronti, ora erano loro. Akimichi vide la compagna di
squadra accanto a se irrigidirsi un po’ e farsi stranamente
tesa.
- Cosa c’è?- domandò il
ragazzo non capendo il comportamento della compagna.
- Come gia detto..
siamo cascati nella loro trappola.-
- Che intendi
dire?-
- Ci stanno puntando,
Choji.- ammise con tono amaro la ragazza, accorgendosi solo adesso che erano
circondati da almeno cinque ninja del Suono e non se ne erano nemmeno accorti.
Bei Jonin della Foglia, davvero! E lei faceva parte addirittura della squadra
delle spie!
“Bella spia, Ino!
Complimenti davvero!” si disse mentalmente.
- Ci hanno circondato e
aspettano una nostra mossa falsa. Ci siamo cascati in pieno, cazzo!- imprecò,
mentre un ninja del Suono spuntava con un balzo esattamente dalla duna dove
prima Akimichi era nascosto e si preparò a lanciare i primi shurinken di quello
scontro contro di loro.
Tenten non faceva altro
che passeggiare su e giù. Ci stavano mettendo troppo. Il piano non era
difficile, accidenti!
Ino e Choji dovevano
solo avvicinarsi, Yamanaka avrebbe usato la tecnica del capovolgimenti
spiritual, prendendo sotto il suo controllo un Jonin nemico e con lui avrebbe
fatto entrare i suoi compagni dalle altre porte del villaggio, senza che nessuno
se ne accorgesse. Facile no? E allora perché ci mettevano tanto? Lei non era una
tipa che amava aspettare, lei era una guerriera, doveva sempre combattere e
mettersi alla prova, non poteva stare ferma! Quell’attesa la stava uccidendo nel
vero senso della parola!
- Tenten, io credo che
sia successo qualcosa.. non è da loro metterci così tanto..- disse Hinata
cominciando a preoccuparsi.
- Hai ragione..
dobbiamo mandare qualcuno, ma questa missione è calcolata al millimetro, è
necessario che ognuno rimanga al proprio posto..- Tenten prese la
ricetrasmittente e con fare da soldato chiamò la prima persona che in qualche
modo credeva che le potesse essere utile.
- Rock Lee, abbiamo un
problema e anche bello grosso e..-
Un colpo secco. Alla
testa. L’avevano stesa senza tanti problemi.
Tenten si rialzò a
fatica, gemendo dal dolore: un colpo in testa, infondo, è sempre doloroso! Era
quasi riuscita a mettersi in piedi, quando la punta di un kunai ben appuntito
premette contro la sua schiena, facendola sobbalzare. Ora sì che erano veramente
nei guai!
- Spengi la
ricetrasmittente!- ordinò l’uomo che le stava dietro le spalle. Le avevano
trovate, e loro non si erano accorte di niente.
Tenten obbedì, sperando
con tutto il cuore che Rock Lee stesse ascoltato tutto e presto o tardi avrebbe
mandato qualcuno ad aiutarle. Girò di poco la testa, notando purtroppo che anche
Hinata aveva fatto la sua stessa fine: un uomo le puntava un pugnale alla
gola.
- Come avete fatto a
capire che ci nascondevamo qui?- chiese poi.
- Voi della foglia
siete prevedibili.. e non sapete affatto fare i ninja..- bisbigliò l’uomo
all’orecchio di Tenten mentre con forza le afferrò un braccio, portandoglielo
sgarbatamente dietro la schiena.
- Ora voi due ci
seguite, qualsiasi tentativo di fuga e vi faccio fuori!-minacciò il ninja che teneva stretta a
se Hinata e velocemente le portarono all’interno di Suna, della quale la metà
era già pienamente sotto il controllo del Suono.
Sasuke camminava lento
per le vie ormai completamente distrutte di Suna. I passi erano pesanti e
strascicati e la sua spada grondava di sangue che cadeva a goccioline dietro di
lui.
Erano riusciti ad
occupare quasi tutta la città, ma del kazekage nessuna traccia, non era nemmeno
sceso a combattere per difendere il suo villaggio, il
codardo.
- Sasuke-san.. abbiamo
trovato due ninja della foglia alla porta sud. Come avevi previsto, ci stanno
attaccando da più parti..- disse una voce femminile proprio dietro di
lui.
Uchiha si voltò appena,
il tempo necessario per osservare con estrema attenzione la ragazza che lo aveva
seguito. Era la stessa che aveva incontrato nel nascondiglio di Orochimaru e che
stranamente aveva destato il suo interesse. Lui non aveva mai pensato seriamente
a una ragazza, non nel modo in cui ci si aspetta da un qualsiasi ragazzo
normale, almeno.
Sakura era sempre stata
vista da lui più come una mamma o una sorella maggiore che come una ragazza da
amare, come faceva Naruto.
Lei si era sempre
preoccupata per lui, in qualsiasi circostanza stava in ansia per lui, proprio
come una mamma apprensiva.
Ecco come aveva sempre
visto Haruno-san. Come una sorella, ma non come una donna da amare.
E ora, quello che gli
stava suscitando quella ragazza nel corpo, era tutt’altra cosa. Ma cosa di
preciso l’avrebbe scoperto più avanti e se ne sarebbe anche pentito. Lui era un
ragazzo nato solo per vendetta, per uccidere, per distruggere, per avere potere.
Questo è quello cheaveva capito col tempo.
- Portatemele qui.. se
la Foglia ha
mandato dei ninja, deve almeno sapere i piani di Suna e io devo scoprire dove è
Gaara..-
La ragazza annuì con un
sorriso e correndo si allontanò da quel ragazzo, che le metteva una strana
soggezione, come nessuno aveva mai fatto in tutta la sua vita. Perché lei,
avendo abilità innate era
sempre stata abituata a mettere soggezione e terrore negli altri, non il
contrario.
Sasuke Uchiha invece le
faceva tremendamente paura. Ma l’affascinava altrettanto, perché lui, a
differenza di lei, non aveva alcun timore nel togliere la vita ad altre persone.
Senza alcun motivo.
Gaara camminava
velocemente, mentre sua sorella più avanti controllava la strada. Avrebbe
preferito combattere, schiacciare quei ninja del Suono in un sol colpo, se
voleva. Perché lui poteva.
E invece era stato
costretto a nascondersi e a fuggire da Suna attraverso i passaggi sotterranei,
perché lui era il Kazekage e la sua vita valeva più degli altri che invece erano
andati a morire.
Temari si voltò verso
il fratello minore, leggendo nel suo sguardo il disprezzo che in quel momento
provava nei suoi confronti per averlo costretto a fuggire dal pericolo. Perché
infondo era quello che stavano facendo, stavano scappando, e nel modo più
vergognoso.
- Gaara,
la Foglia ha
mandato rinforzi. Ha mandato Uzumaki. Suna non cadrà facilmente in mano a
Orochimaru..-
- Io non mi preoccupo
per il villaggio.. tu te ne stai occupando un po’ troppo, per i miei
gusti.-
- Che intendi dire? Non
te ne importerebbe niente se venisse tutto distrutto da quei
bastardi?-
- Ho solo detto che non
mi preoccupo per Suna.. fossi nell’Hokage, io mi preoccuperei per
Konoha..-
Temari lo guardava
storto, non capendo appieno il significato di quelle parole. In realtà lei, come
anche loro fratello Kankuro, non aveva mai capito Gaara, e non sapeva se era
lei, troppo stupida per capirlo, o era lui che desiderava non essere compreso
affatto.
- Che c’entra Konoha in
questo momento?-
- Non lo sai Temari?
L’obiettivo di Orochimaru sono io, ha bisogno del mio potere, proprio come
l’Alba. Ma Sasuke Uchiha vuole un’altra cosa che sicuramente adesso, non è a
Konoha..-
Capitolo 3 *** Hinata's courage! The Byakugan is angry ***
Wecome To PageBreeze
Salve! Vi ringrazio
davvero tanto per le recensioni e mi scuso per gli errori di stampa: il problema
è che un capitolo, essendo abbastanza lungo, viene scritto a più riprese, letto,
riletto e cambiato talmente tante volte che alla fine io (che ormai l’ho
imparato a memoria^^) non mi accorgo nemmeno più degli errori, e per questo mi
scuso infinitamente! Spero davvero con tutto il cuore che continuate a leggere e
a commentare e naturalmente spero anche che la storia continui a piacervi.
In questo capitolo Hinata potrebbe
risultare un po’ OOC per alcuni di voi, ma non per me. Lei infondo è una Jonin,
quindiper me questa ragazza è in
grado di fare quello che farà! XD
Buona
lettura ^^!
“The
Kunai of Death”
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter Three:
“Hinata’s courage! The Byakugan is
angry.”
Shino osservava con
attenzione Suna.
Kiba, accanto a lui,
era seduto sulla fredda sabbia del deserto, il piede destro che batteva
ritmicamente sul suolo, chiaro segno che si stava innervosendo. Quest’attesa lo
massacrava, altro che Tenten! Lui, la pazienza, non sapeva neanche cosa
fosse.
Si girò verso il
compagno, che come al solito stava fermo e calmo, guardando sempre nella stessa
direzione. Sembrava una statua.
- Allora?! Ma si può
sapere cosa cavolo stiamo aspettando??- disse con rabbia il ragazzo mentre
Akamaru accanto a lui apriva pigro un occhio. Anche quel povero cane era
annoiato.
Shino finalmente mosse
il suo sguardo e lo diresse prima sul compagno di squadra e poi sulla sua mano
dove uno dei suoi insetti camminava frettolosamente, formando dei piccoli
cerchi, cercando di comunicargli qualcosa.
- Si sono spostate.-
disse infine Aburame tornando ad osservare il villaggio.
-
Chi?-
- Le femmine..-
- Quali femmine? Che
dici Shino!!-
- Prima di partire per
Suna ho messo due insetti femmina sui corpi di Hinata e Tenten..- spiegò quello
mettendosi ora a sedere accanto all’amico. – .. e a quanto ho capito dai miei
insetti, sembrerebbe che le due femmine si stiano spostando dal loro
nascondiglio verso l’interno del villaggio. Quindi, arrivati a questo punto, mi
viene da pensare a due cose: o come al solito Tenten si è fatta prendere
dall’entusiasmo di combattere e sono andate da sole contro il nemico oppure..-
fece una pausa per formulare meglio la sua ipotesi.
- Oppure?? Shino, vuoi
parlare?!-
- Oppure è il nemico
che è andato incontro a loro, in breve.-
Kiba osservò per lunghi
istanti il compagno di squadra. Non era stato molto esplicito, d’altronde lui
non lo era mai, ma aveva compreso appieno le sue parole: erano state
beccate!
Si prese la testa fra
le mani, scuotendola più volte. Stava andando tutto a rotoli. Prima avevano
perso le tracce di Yamanaka e Akimichi, poi di Hinata e Tenten. Si chiese se non
c’entrasse qualcosa il destino infame di Neji.
- Volpe chiama Cane,
rispondi Cane!- si sentì gracchiare dalla ricetrasmittente che Kiba portava
attaccata alla cintura dei pantaloni. Il ragazzo fece una smorfia disgustata nel
sentire la voce di Uzumaki, schifosamente allegra, che scherzava come un cretino
nonostante la situazione fosse delle peggiori.
Prese con forza
l’aggeggio elettronico e con modi non certamente garbati si rivolse
all’amico.
- Cosa vuoi sacco di
pulci?-
- Ma senti tu da che
pulpito viene la predica!- ridacchiò Naruto all’offesa poco riuscita di
Inuzuka.
- Non ho voglia di
scherzare, dicci che vuoi!-
Il jonin biondo decise
che forse era meglio smetterla di fare il pagliaccio. Aveva cercato il più
possibile di sdrammatizzare la situazione, ma ora era giunto il momento di fare
il serio, per una volta ogni tanto.
- Hinata e Tenten sono
state prese dal nemico, Ino e Choji non si sa che fine abbiano fatto e non
riusciamo ancora a metterci in qualche modo in contatto con Shikamaru che non è
ancora uscito da Suna. Siamo nella merda, Cane!-
Shino ascoltò con
attenzione le parole del ragazzo e senza badare minimamente a Kiba che infuriava
contro Uzumaki, gli strappò la ricetrasmittente dalle mani, parlando in modo
pacato.
- A questo punto il
piano è saltato, tu e Neji dove siete?- chiese seriamente.
- Stiamo per entrare a
Suna.- disse semplicemente Naruto.
Si sentì Inuzuka
chiedere urlando per quale motivo avessero fatto una cosa tanto sciocca senza
dire niente a nessuno e lui e Shino si stupirono della risposta che diede il
biondo.
- Vi dirò: saranno gli
ormoni, l’estate che sta arrivando o i frutti che crescono sugli alberi, ma Neji
appena ha saputo di Tenten è partito a razzo verso Suna. Io gli sono andato
semplicemente dietro!-
Hinata e Tenten
camminavano ormai da diverso tempo. Erano da poco entrate a Suna e i due ninja
che le tenevano prigioniere non facevano altro che fare apprezzamenti volgari
sul loro corpo.
A Tenten veniva solo
voglia di vomitare. Sapeva che al mondo esisteva anche quella specie di uomini,
ma a difenderla da certe volgarità aveva sempre avuto al suo fianco Lee e Neji.
Loro non avevano mai permesso una cosa del genere.
Hinata, con le lacrime
agli occhi, inciampò su un sasso e cadde rovinosamente a
terra.
L’uomo dietro di lei,
il più alto, la prese per un braccio in malo modo e la tirò su apparentemente
senza il minimo sforzo.
- Chissà se siete
veramente delle kunoichi o un altro tipo di donna..- rise quello, mentre le
lacrime di Hinata finivano a terra.
Nessuno. Nessuno, le
aveva mai umiliate in quel modo.
Tenten cercò di stare
calma, il più tranquilla possibile. Ma gli apprezzamenti che l’uomo continuava a
fare a Hinata erano troppo pesanti. Se al suo posto ci fosse stato Kiba.. addio
ninja!
Tenten vide che l’uomo
che la teneva sotto controllo aveva abbassato la guardia, troppo concentrato ad
osservare il suo amico.
Avvenne tutto in poco
tempo.
Tenten si girò di
scatto, piazzando un calcio potente nei gioielli di famiglia dell’uomo che
urlante di dolore di accasciò a terra.
L’altro ninja tolse la
propria attenzione da Hinata e velocemente corse in direzione di Tenten. La
ragazza provò a difendersi anche se aveva le mani legate dietro la schiena, ma
l’uomo le tirò uno schiaffo violento facendola barcollare.
- Cosa credevi di fare
eh? Tu non hai ancora capito con chi hai a che fare piccola..- e detto questo le
mollò un altro schiaffo, più forte dell’altro. Tenten sputò sangue, le aveva
spaccato il labbro.
Hinata era rimasta
immobile, con gli occhi spalancati e colmi di lacrime. Aveva fatto tante
missioni, aveva visto tante donne-ninja picchiare ed essere picchiate. Ma vedere
la forte e coraggiosa Tenten in quello stato, indifesa e anche lei sul punto di
scoppiare in lacrime, le faceva perdere ogni speranza.
L’uomo che si era
accasciato a terra si rimise in piedi non senza qualche gemito di dolore,
afferrando Tenten per i capelli e avvicinandola a se.
- Vedi di non fare
altre scherzi o la prossima volta ti taglio la gola senza pensarci due volte..-
minacciò cattivo all’orecchio della ragazza mentre tirava fuori un kunai. La
ninja rimase impassibile, mai fare vedere al nemico la propria
paura.
E lentamente
ricominciarono a camminare mentre Tenten aveva un piccolo e impercettibile
sorriso dipinto sul volto.
Si era beccata due
schiaffi e una minaccia, ma almeno quei ninja non facevano più apprezzamenti
volgari.
- Ehi Neji!
Fermati!-
- Non c’è tempo,
Naruto!-
- Hyuga! Ti dico di
fermarti!-
Uzumaki riuscì ad
afferrare un lembo della maglia del compagno, riuscendo così a fermare la sua
corsa disperata. Neji lo fulminò con lo sguardo.. aveva osato fare
tanto?
- Se andiamo così alla
ceca ci faremo beccare..-
- Non c’è tempo di
pensare! Hinata e Tenten potrebbero essere in pericolo! Non sappiamo quello che
quei bastardi vogliono fargli!-
- Credimi Neji, anch’io
voglio salvarle e nonostante sia un tipo molto impulsivo, capisco quando è il
momento di fermarsi a pensare a uno straccio di piano!- si fermò un attimo,
notando che il viso di Hyuga non era cambiato di una sola virgola: serio e
profondamente preoccupato.
- So quanto ci tieni a
tutte e due.. una è tua cugina e l’altra è la tua compagna di squadra.. o forse
qualcosa di più, ma non voglio saperlo, non mi riguarda e non è il momento per
parlarne.. ma sappi comunque che Lee e Hiashi-san non ti perdoneranno mai nel
caso tu dovessi perdere la calma e la concentrazione..-
- Questa è la prova che
qualche volta Uzumaki usa il suo cervelletto inutile..- disse una voce alle loro
spalle. I due ragazzi si voltarono di scatto preparandosi a una eventuale lotta,
ma dall’ombra di un edificio apparve l’ultima persona che si aspettavano
d’incontrare.
- Shikamaru.. era ora!-
disse Naruto sorridendo.
- Mi ci è voluto un po’
per trovarvi.. la città è un macello, hanno distrutto quasi tutto..- riferì il
ragazzo accendendosi una sigaretta e rilassandosi qualche istante mentre con
avidità aspirava il fumo. - .. sono ovunque, quei maledetti! Stiamo perdendo
uomini ogni minuto che passa.. nel giro di qualche ora Suna sarà completamente
sotto il dominio di Orochimaru..-
- Tu come stai? Ce la
fai a combattere?- chiese Neji notando solo in quel momento le ferite e i graffi
che ricoprivano il corpo dell’amico.
- Sto come uno che ha
appena combattuto.. ho visto Hinata e Tenten.. erano con due uomini..- rivelò
poi come se niente fosse.
Neji rimase qualche
secondo impassibile, il tempo necessario per elaborare quello che il ragazzo
moro aveva detto e poi scattò come una furia.
- E cosa aspettavi a
dircelo prima! Perché non le hai salvate!- urlò furibondo.
- Avrei perso nel giro
di poco tempo.. combattere due contro uno non è una cosa da
intelligenti..-
- E adesso dove
sono?-
Shikamaru ci pensò un
attimo su, facendo due calcoli mentali..
- Vediamo.. a quest’ora
potrebbero essere nella piazza principale, vicino al palazzo del
kazekage..-
Neji partì subito nella
direzione indicata da Nara, ma ancora una volta fu fermato, da Nara
stesso.
-
Aspetta!-
- Cosa c’è ancora da
aspettare?-
- A quanto mi hanno
detto, nella piazza principale si trova.. Sasuke.. è meglio andarci
cauti..-
Naruto era rimasto
zitto per tutto il tempo.
Erano in una situazione
complicata, ormai aveva perso anche la forza di scherzare come suo
solito.
- Decidiamo un po’ sul
da farsi e poi andiamo..- decretò poi Shikamaru, osservando con attenzione i
volti depressi dei compagni.
Che cosa noiosa.
- NIKUDAN
SENSHA!-
Choji rotolò per molti
metri, schiacciando sotto di se almeno tre ninja del Suono. Tornò normale e con
fatica ingaggiò un combattimento corpo a corpo con il quarto uomo che era
sfuggito alla sua tecnica.
Poco più in la dallo
scontro di Akimichi, due ninja del Suono stavano combattendo fra di
loro.
Yamanaka era distesa a
terra, apparentemente senza vita, messa in disparte.
“ Io ho sempre detto a
Tsunade-sama che volevo fare solo ed esclusivamente la spia!” pensò Ino dentro
il corpo di un ninja del Suono, tirando un pugno veloce all’avversario che lo
evitò con facilità.
- Ma si può sapere che
cosa ti sta succedendo?- urlava quello non capendo l’improvviso cambiamento
dell’amico. Ma quello non rispondeva, continuava ad attaccarlo senza un motivo
apparente.
- Bene! Se le cose
stanno così.. scusa amico! Scusa davvero, mi stavi simpatico!- e con una mossa
fulminea, il ninja tirò un calcio in pieno stomaco a “Ino”, facendo sussultare
il suo corpo nonostante fosse a una distanza minima di 10
metri.
Il ninja del Suono non
si lasciò sfuggire però quel piccolo movimento del corpo della ragazza che
giaceva lontano e in un momento capì.
- Shintenshi no Jutsu..
Uchiha-san ci aveva accennato di te.. Yamanaka Ino..- disse poi con una
espressione vittoriosa dipinta sul volto.
Ino trasalì da quella
affermazione e non fece in tempo a formulare una tattica alternativa, ore che
era stata beccata, che una scarica di pugni e calci l’assalì costringendola a
tornare dentro il suo vero corpo, ormai ridotto male.
Quando si riprese, fece
fatica a rialzarsi, sentendo dolori da tutte le parti. E fu un secondo. Il ninja
le era arrivato alle spalle con un kunai pronto a colpire.
Addio mondo.
Addio.
- Ammetto che sei stata
brava, non tutti sanno usare una tecnica del genere, ti faccio i miei
complimenti.-
- Devo essere
lusingata?- chiese Ino non vedendo l’ora che quell’incubo
finisse.
- Mi spiace farti
fuori, sei una così bella ragazza, un vero peccato. Vuoi dire qualcosa prima di
abbandonare questo mondo?- domandò l’uomo, ormai sicuro di avere la vittoria in
tasca.
Yamanaka era quasi
tentata di negare con la testa, ormai arresa al proprio destino, quando voltò lo
sguardo verso Choji, che ancora combatteva e sembrava avere la
meglio..
Choji..
- Sì, vorrei dire
un’ultima cosa..- informò lei con sorriso. Il ninja stette in silenzio: era la
sua prima vittima che chiedeva di dire qualcosa.
Ino prese tutto il
fiato possibile nei polmoni e si preparò a dire quella frase, che forse le
avrebbe salvato la pelle.
- CHOJI SEI UN
CICCIONE! UN GRASSO STUPIDO CICCIONEEEEEEEEE!-
- Ehi! Hai sentito?-
chiese il ninja che teneva sottocontrollo Tenten.
- Sarà stato l’urlo
disperato di qualche ragazza prima di morire, non c’è da preoccuparsi.- rispose
l’altro mentre con una mano spingeva Hinata davanti a lui.
Il gruppetto arrivò
presso la piazza principale del villaggio, dove un ragazzo alto e moro dava
ordini e direttiva ad alcuni ninja che sparirono poco dopo, lasciandolo
solo.
- Abbiamo portato le
due kunoichi..- esordì l’uomo, scaraventando Tenten quasi ai piedi del
ragazzo.
Questo si voltò
lentamente, rivelando due occhi rossi e maligni che sembravano volerti uccidere
con una sola occhiata.
- Sasuke..- bisbigliò
Hinata paralizzata dal terrore.
- Da quanto tempo
Hyuga..- disse in tono malefico squadrando da cima a fondo la ragazza che
tremava come una foglia.
- Anche tu Tenten, è
molto che non ci vediamo vero?- si rivolse poi all’altra che era caduta a
terra.
- Che vuoi fare Sasuke?
Ucciderci?- chiese a bruciapelo Tenten. Non voleva fare la spaccona ma se doveva
morire, voleva farlo con onore, tenendo la testa alta al suo assassino, perché
era sicura. Lui, Uchiha Sasuke, sarebbe stato il suo
killer.
- Non lo so, sarebbe
divertente, ma non ora. Ho bisogno di alcune informazioni
che..-
- .. che noi non ti
daremo mai!- intervenì Hinata con un coraggio venuto fuori da chissà
dove.
Sia Tenten che Sasuke
si meravigliarono di quella affermazione, guardando la ragazza con tanto di
occhi spalancati.
- E sappi che a me non
importa niente se mi fai fuori! Non sono una traditrice come te!- urlò ancora,
le parole che venivano fuori a fiumi.
Tenten, che lentamente
cercava di rimettersi in piedi, osservò con aria stralunata Hinata. L’avrebbero
uccisa. Ora, in quel momento.
- Non ti ricordavo così
attacca briga, Hyuga..- soffiò con un ghigno malefico il ragazzo, avvicinandosi
a Hinata.
- .. ammiro tanto
coraggio, e mi dispiace che vada perso insieme alla tua vita..- un’ultima,
penetrante occhiata – Muori.- e infilzò la ragazza con la katana, gia macchiata
di sangue.
Il grido di Tenten
rimbombò per tutte le strade di Suna.
La ragazza ricadde
nuovamente a terra, con le lacrime che cascavano sul suolo
arido.
- Smettila di
piangere.- le disse Uchiha, trattandola quasi da stupida, come se quello che
aveva fatto fosse stato qualcosa di normale, di routine.
La ragazza mosse la
testa nella sua direzione, pronta ad urlargli tutte le parole e le volgarità che
conosceva, ma quello che vide le fece abbandonare tutti quei
propositi.
La lama della katana
non era infilzata nel corpo di Hyuga, ma bensì in un cesto di
vimini.
- Ma cos..?-
- HYUGA!- chiamò a gran
voce Uchiha, sempre col sorriso sul volto. – Credevi veramente che il mio
Sharingan non si fosse accorto della tecnica della sostituzione? Mi facevi
veramente così stupido?- domandò ad alta voce, sapendo che Hinata, in qualunque
posto si stesse nascondendo in quel momento, lo stava ascoltando e anche
vedendo.
Tenten rimase scioccata
da quanto aveva appreso. Quando quella ragazza era riuscita a fare la
sostituzione?
Quando il suo
aggressore l’aveva lasciata un attimo per venire a dare lo schiaffo a lei, e
quando altrimenti?
Si guardò veloce
attorno, per cercare di percepire qualsiasi rumore o movimento che l’avrebbero
aiutata a individuare la compagna, ma quella sembrava
sparita.
- Se non vieni fuori
entro cinque secondi.. faccio fuori Tenten, e sai che io mantengo le mie prom..-
non fece in tempo a finire la frase che due shurinken partirono veloci da un
punto imprecisato alla loro destra. Uno passò vicino la corda che teneva legate
le mani di Tenten, che riuscì a liberarsi, l’altro andò dritto a ficcarsi nel
cranio del suo assalitore che ovviamente morì sul colpo.
Uchiha scomparve dalla
sua posizione in un secondo, per poi riapparire dietro a Hinata, nascosta su uno
dei tetti delle case circostanti.
- Furba.. ma non
abbastanza!- disse prendendola per il collo, mentre la ragazza stringeva forte i
denti. Non si sarebbe fatta ammazzare così facilmente!
- HINATA!- gridò
Tenten, pronta ad andarle in aiuto, ma Hyuga riuscì a biascicare qualche parole
nella stretta di Sasuke.
- Vai a.. a chiamare..
aiuto! Vai, Tenten! Corri!-
La ragazza esitò per
qualche istante e poi corse via. Non voleva sembrare una vigliacca, lasciando
Hinata a morire. Ma era consapevole che da sole sarebbero morte entrambe contro
Sasuke. L’unico che forse poteva tenergli testa era
Naruto.
Uchiha osservò la
ragazza che si allontanava e poi i due suoi ninja che le avevano portate lì a
terra, Tenten era riuscita a tramortire anche l’altro.
- Ibiki!- chiamò a gran
voce e la stessa ragazza che Orochimaru gli aveva presentato quella stessa
mattina apparve al suo fianco.
- Inseguila, non voglio
che esca da Suna viva..- la ragazza annuì velocemente iniziò il suo
inseguimento.
Capitolo 4 *** Suna collapses! Men are selfish, nobody wants to die ***
Wecome To PageBreeze
Ecco a voi il quarto capitolo che proprio non aveva voglia
di venire fuori. Come al solito mi scuso per eventuali errori di battitura o
anche se il titolo in inglese è scritto male, ma purtroppo i miei 14 anni, 11
mesi e 1 giorno (volete sapere anche le ore?? XD) sono quello che sono e più che
aiutarmi con i traduttori di internet non so come fare. Spero che anche questo
capitolo vi piaccia e coma al solito aspetto i vostri commenti!
Piccola avvertenza :
mentre rileggevo i capitoli passati mi sono accorta di una mia piccola
dimenticanza temporale: nel secondo capitolo, da quando Kankuro arriva a Konoha
fino a quando vediamo Ino e Choji che arrivano a Suna, sono passato all’incirca
3-4 giorni, questo perché, ovviamente, Suna non sta esattamente dietro l’angolo
^^! Ecco, volevo solo dire questo, perché magari li si pensa che sia avvenuto
tutto nella stessa notte.. detto questo, buona lettura!
C.Lee
“The
Kunai of Death”
-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-
Chapter Four:
“Suna collapses! Men are selfish, nobody wants to
die”
Tenten correva a
perdifiato per le vie di Suna, consapevole di essere seguita e consapevole che
se non avesse trovato una soluzione per scrollarsi di dosso quella maledetta
ninja del Suono sarebbe morta. Aveva ancora un po’ di chakra, giusto per qualche
mossa, ma la stanchezza fisica cominciava a farsi sentire. Non avrebbe
retto.
Decise allora che se
tanto doveva morire, lo avrebbe fatto con onore, per Konoha, per le persone che
amava. E le dispiaceva di non poter vedere per l’ultima volta Neji, ma lui
avrebbe capito, la capiva sempre.
Quindi si fermò. In
quella stradina stretta e buia, aspettando che la sua avversaria la
raggiungesse. Il cuore cominciò a batterle furiosamente nel petto. Sapeva che
doveva morire.
“Eh sì, cara Tenten,
questa volta è finita, non verrà nessuno ad aiutarti e nel caso succedesse vuol
dire che qualcuno da lassù ti vuole veramente bene!” si disse la ragazza, mentre
un sorriso amaro le incurvò appena le labbra.
Ibiki comparve davanti
a lei. Se l’avesse incontrata in un’altra circostanza, Tenten l’avrebbe
scambiata per una semplice kunoichi innocua, nell’aspetto non aveva niente di
strano, era una ragazza come tante altre, come lei. Ma se faceva parte dei ninja
di Orochimaru, doveva avere qualche asso nella manica
pericoloso.
- Finalmente ti sei
fermata, ero stanca di giocare ad acchiapparci.- disse la ragazza del Suono
mentre avanzava lentamente verso Tenten. – Io non ho niente contro di te, ma mi
è stato ordinato di farti fuori e devo obbedire.-
- Prima vediamo se
riesci a uccidermi e poi ne riparliamo..- rispose Tenten non abbandonando mai il
suo spirito guerriero.
Per Konoha, per le
persone che amo, per Neji.
Tirò fuori due rotoli
di pergamena, pronta alla lotta.
Ibiki si mise in
posizione e con un potente scatto, andò verso Tenten.
-Chissà quando arrivano
Kiba e Shino..- mormorò Naruto stando seduto su una strada polverosa di Suna,
con la schiena poggiata al muro di un’abitazione. Lui, Shikamaru e Neji erano in
una stradina piccola e buia della città, in attesa che gli altri due compagni li
raggiungessero, a questo punto era meglio restare uniti, separati sarebbero
solamente morti.
Neji camminava avanti e
indietro davanti a Shikamaru, seduto esattamente accanto a Uzumaki, con le mani
messe a formare un quadrato.
- Non potresti stare
fermo, Neji?- chiese alla fine il moro sbuffando pesantemente. Come poteva
concentrarsi con quel maledettissimo baka che non faceva altro che camminare
come un’anima in pena?
- Mi spiace, ma se sto
fermo impazzisco.- rispose quello tornando sui suoi passi.
Restarono in silenzio,
ognuno perso nei propri pensieri.
- Naruto?- domando poi
Shikamaru, notando che il ragazzo si stava appisolando. Erano due giorni che non
dormivano.
- Eh?-
- Dove sono Ino e
Choji?-
Neji fermò il passo,
posando lo sguardo su Uzumaki, curioso di sapere la risposta che avrebbe dato a
Nara.
Il ragazzo biondo si
mosse imbarazzato sulla sua postazione, evitando accuratamente di non guardare
Shikamaru in faccia. Se avessero detto a lui quello che ora si sarebbe prestato
a dire, avrebbe dato in escandescenza.
- Loro
sono..-
- In verità non lo
sappiamo..- s’intromise Hyuga notando che Naruto si era
bloccato.
- Come non lo
sapete?-
- Abbiamo perso il
contatto con loro parecchie ore fa..- disse Uzumaki guardando il cielo
stellato.
- Mi state dicendo che
potrebbero anche essere morti?- domandò a bruciapelo Nara.
- Non è una cosa da
escludere..- chiuse il discorso Neji. Sapeva come Shikamaru poteva sentirsi,
infondo nemmeno lui sapeva se Tenten e sua cugina fossero vive oppure
no.
Nara rimase fermo e in
silenzio. No, Ino e Choji non erano tipi che potessero morire da un momento
all’altro, avevano la pellaccia dura. Ma senza un motivo, facendosi ancora più
male, si chiese come sarebbe stata la sua vita appena tornato a Konoha sapendo
che lì ad attenderlo non ci sarebbero più stati né quei due bellissimi occhi
azzurri e né quell’immancabile pacchetto di patatine. Cosa avrebbe fatto se un
giorno questi due punti importanti della sua vita sarebbero spariti? Non voleva
pensarci. Non voleva darsi una risposta.
Dei rumori proveniente
dalla strada accanto interruppero il silenzio pesante che si era creato, facendo
balzare i tre jonin in posizione di difesa.
Naruto annusò bene
l’aria, certo non aveva un olfatto sopraffino, ma conosceva bene quell’odore
pulcioso che gli irritava il naso.
- Niente paura, è
solamente Kiba..- disse, buttando fuori un gran respiro di
sollievo.
Akamaru comparve alla
loro vista con in groppa il suo padrone e Shino.
- Ora che ci siamo
tutti..- decretò Neji, che secondo i suoi gusti avevano già perso troppo tempo,
- .. diamoci da fare.-
Gli altri annuirono
convinti, mettendosi in posizione offensiva e sperando solo di non arrivare
troppo tardi.
- Potrei strangolarti
ora, all’istante, sai?- disse Sasuke tenendo ancora la presa salda attorno al
collo sottile di Hinata.
- E allora muoviti a
farlo! Si può sapere che stai aspettando?- chiese Hyuga con una smorfia. La
stava soffocando, se avesse stretto ancora un po’ di più la mano sarebbe
morta!
- Devo avere delle
informazioni, che tu mi darai.. volente o nolente!-
- Preferisco
morire..-
- Nessuno al mondo
preferisce morire Hinata, gli esseri umani sono egoisti, pensano solo a loro
stessi, non badano agli altri. Farebbero di tutto per non morire, a loro piace
vivere, nel bene e nel male..-
- Non tutti gli uomini!
Non tutti sono come te! Ci sono persone che sacrificano tutto quello che hanno
nei propri ideali! Anche la vita!-
- Come sei ingenua
Hyuga! Chi ti ha rifilato tutte queste stronzate? Tsunade-sama? Oppure
Uzumaki?-
- Naruto a differenza
di te crede in qualcosa, non perde mai la speranza! Tu sei solamente un egoista
che sta agli ordini di un uomo che non ha più nemmeno un corpo!-
Sasuke abbandonò il suo
sorrisetto sadico stringendo ancora di più le dita attorno al collo della
ragazza, il suo volto stava prendendo un colore violaceo.
- Io non sto agli
ordini di nessuno!-
- Fa male la verità,
eh?-
Uchiha rimase qualche
secondo immobile ad osservare il volto della ragazza in un’espressione di puro
dolore e soffocamento, sentiva le sue piccole e sottili mani bianche stringere
il suo braccio, per cercare di allontanarlo da lei, per riuscire a respirare.
- Anche tu non vuoi
morire Hinata.. perché ti ostini a difendere quel villaggio, dove la gente ti
disprezzava perché non eri degna del tuo nome? Perché?-
-Perché Konoha è il villaggio che poi,
col tempo, mi ha anche accettato, degna o non degna del mio
nome!-
Il giovane alzò di peso
la ragazza con una sola mano e la sospese nel vuoto. Erano ancora su quel tetto.
Se Sasuke avesse mollato la presa, il corpo di Hyuga sarebbe cascato nel vuoto
schiantandosi a terra, se avesse continuato a tenerla sarebbe soffocata. In ogni
caso, sarebbe morta comunque.
- Mi spiace farti
fuori.. addio, è stato un piacere fare quattro chiacchiere con te.-
Ma Hinata non poteva
già più sentirlo, la mancanza di ossigeno le aveva fatto perdere i sensi. E
Uchiha lasciò la presa mentre il corpo della ragazza precipitava sul
terreno.
Il ragazzo si girò
dall’altra parte, aspettando il rumore che avrebbe annunciato lo schianto di
Hyuga al suolo.
Ma il tonfo non
avvenne.
Rimasto un po’
perplesso da tutto ciò, si voltò nuovamente trovandosi faccia a faccia con un
viso sorridente che però non aveva niente di amichevole.
- Sorpresa!- e un
cazzotto lo prese in pieno viso, facendolo volare per alcuni metri, finendo di
traverso sempre sul tetto, massaggiandosi lo zigomo
colpito.
Sasuke si tirò su senza
alcuna fatica, trovando un ragazzo biondo davanti a lui con le braccia conserte
e un sorriso di sfida che lo guardava con disprezzo. Accanto a lui un ragazzo
moro, anche lui con una dura espressione sul viso, con gli stessi occhi bianchi
di quella che pochi secondi fa era stata la sua vittima.
Naruto Uzumaki e Neji
Hyuga.
Dietro a loro comparve
il grande Akamaru con in groppa Inuzuka che teneva tra le sue braccia il corpo
svenuto di Hinata. Era riuscito a prenderla per un soffio.
Uchiha rise forte
osservando quei tre ragazzi che lo osservavano con odio da cima a fondo. Amava
farsi odiare dai suoi avversari.
- Ed eccoli qui i
nostri eroi..- disse con tono di scherno per poi rivolgersi al ragazzo biondo -
.. ti stavo aspettando..-
- Mi spiace Sasuke.. ma
sei circondato..-
Shikamaru e Shino si
materializzarono esattamente dietro il moro.
- Se pensate di avermi
messo con le spalle al muro.. bhe, vi sbagliate di
grosso..-
Tenten venne sbattuta
contro un muro e riempita di potenti calci allo stomaco. Sputò sangue e
lentamente strisciò a sedere, ormai sfinita dal
combattimento.
Ibiki la prese per i
capelli, ormai completamente sciolti dai due chignon che solitamente portava, e
la tirò su, di peso, facendole fare piccoli gemiti di
dolore.
- Non capisco perché
Uchiha-kun si prende la briga di farti fuori..- disse con disprezzo,
scaraventandola di qualche metro sul duro terreno.
Tenten tossiva sangue,
aveva mezzi vestiti stracciati, il corpo ricoperto di sangue e la vista
offuscata. Provò a tirarsi su con gli avambracci, ma un nuovo potente calcio le
arrivò alla schiena facendola urlare dal dolore.
Senza alcun preavviso
le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi, lente e salate per poi finire
sul terreno così che anche Ibiki le vedesse.
- Voi kunoichi della
Foglia siete delle deboli, non sapete nemmeno reprimere un po’ di lacrime..-
disse osservandola dall’alto, con disprezzo.
Stava per darle il
colpo di grazia, pronta a mettere fine a quel noioso gioco, ma appena vide che
lentamente gli occhi di Tenten si stavano chiudendo, lasciò perdere il suo
proposito. Nessuno tanto sarebbe arrivato lì, sarebbe morta comunque nel giro di
qualche ora.
- Visto? In fondo non
sono così cattiva, ti lascio vivere le tue ultime ore..- le diede le spalle
pronta ad andarsene.
Ora che ci pensava, lei
non aveva mai ucciso veramente qualcuno. In tutta la sua vita era stata
addestrata per uccidere, perché lei che aveva un’abilità innata si doveva
difendere dalle persone malvagie, ma mai, mai aveva ucciso qualcuno. Aveva
ridotto in fin di vita tanta gente, forse troppa. Mai un colpo di grazia. Non ne
aveva mai avuto il coraggio.
Quindi prima di correre
per tornare da Sasuke, si voltò verso Tenten, convinta che non la potesse
sentire.
- Sappi comunque, che
mi hanno obbligata a farlo, niente di personale.- e se ne
andò.
Il corpo di Tenten non
dava segni di vita, era sporco e abbandonato in mezzo a quella strada di Suna.
Due ombre veloci si
avvicinarono alla ragazza, voltandola a pancia in su.
- Ti prego, dimmi che è
viva..- chiese la prima ombra.
La seconda mise due
dita al lato del collo, per verificare i battiti. C’erano, erano deboli, ma non
era sicura che avrebbe resistito a lungo.
- Allora, Sakura?-
chiese nuovamente la prima ombra in modo agitato. Se Tenten non ce l’avesse
fatta non se lo sarebbe mai perdonato.
- E’ viva, Lee!
Dobbiamo portarla via di qui!- Haruno aiutò Rock Lee a prendere la compagna
sulle spalle, verificando poi le varie ferite. Erano profonde e gravi, le
sarebbe servito del tempo per guarirgliele almeno in parte, ma dovevano farlo in
un luogo sicuro, lontano da Suna.
- Ce la farà,
Sakura?-
- Vuoi che sia
sincera?-
Il ragazzo dalla folte
sopracciglia annuì solamente con un leggero movimento del
capo.
- Sarà gia tanto se
riesce a resistere fino al confine col Paese del Fuoco.-
Lee rimase in silenzio.
Caricandosi meglio Tenten sulle spalle. Doveva farcela, altrimenti cosa avrebbe
detto a Neji?
- Coraggio Ten, andiamo
a recuperare il Byakugan e ce ne torniamo a casa. Ma tu nel frattempo, non farmi
brutti scherzi, eh! Capito Tenten? E chi lo sente poi il maestro
Gai?-
Sakura sorrise gentile
e insieme si mossero verso la piazza di Suna.
- Se io fossi in voi,
me ne andrei da Suna il più velocemente possibile..- dichiarò Sasuke restando
impassibile davanti alle occhiate malevoli che riceveva dai cinque
ninja.
- E lasciare te a piede
libero? Non credo proprio..-disse
Shikamaru facendo un passo verso il moro.
- Sai Nara, mi
sorprende il fatto che tu sia qui a perdere tempo con me quando i restanti
membri del Team 10 sono a morire da qualche parte.. o forse chissà, i miei ninja
hanno gia completato il lavoro.-
Shino, che stava poco
distante dal ragazzo con la coda, lo afferrò per un braccio mentre questo
fremeva dalla voglia di saltare addosso a Uchiha e riempirlo di
botte.
- Stai calmo, potrebbe
essere un bluff.- gli disse piano.
Uchiha sogghignò
appena, portando la propria attenzione nuovamente su tutto il
gruppo.
- Sappiate che per
tutta Suna sono state piazzate delle bombe. Quindi avete due scelte: cercare di
catturarmi con la certezza di morire qua, dentro la città, oppure vivere ma
lasciarmi.. come che hai detto Nara? A piede libero?-
I cinque jonin si
guardarono tra di loro? Bombe? A Suna? Pronte a scoppiare?
Diciamo che questo non
era previsto.
Possibile che lo scopo
di Orochimaru, oltre a impossessarsi del tasso demoniaco del Kazekage, volesse
radere al suolo Suna?
- Ragazzi..- chiamò
Kiba, stringendo ancora più forte a se il corpo di Hinata. - .. è molto leggero,
ma c’è un sottile odore di esplosivo che aleggia qui attorno.. non ci sta
mentendo.- Naruto guardò la piccola Hyuga svenuta tra le braccia di Inuzuka e
poi Shikamaru, in attesa di ordini.
- Ora come ora non
potremo fare niente. I compagni di squadra prima di tutto..- decretò poco dopo
Nara, mentre Shino annuiva accanto.
- Sembra che questa
volta non potremo scontrarci.. alla prossima!- salutò Sasuke scomparendo in una
nuvola di fumo mentre la prima esplosione avveniva vicino la porta
nord.
- Porca la miseriacc..-
disse Kiba.
- Togliamoci da qui!
ORA!- urlò Naruto saltando al centro della piazza, correndo con i compagni verso
l’uscita sud del villaggio. Sentirono altre due esplosioni, sempre più vicine a
loro, che fecero tremare il suolo.
- Corri Sakura!-
- Pensa a portare
Tenten fuori di qui, Lee!-
I due ragazzi correvano
velocemente mentre il fuoco li circondava. La seconda bomba era scoppiata
esattamente tre strade dopo la loro, distruggendo tutto all’istante. Loro si
erano salvati per pura fortuna.
Dietro di loro le
fiamme stavano avanzando pericolosamente mentre una quarta esplosione avvenne
poco più avanti alla loro strada. Lee allora cambiò direzione, svoltando alla
prima strada che vide sulla sinistra.
Il fumo cominciava a
dare noia ai polmoni.
Sakura vide un gruppo
di persone correre proprio davanti a loro.
-
NARUTO!-
Il ragazzo si girò di
scatto riconoscendo subito la voce della compagna.
- SAKURA-CHAN!-
I due gruppetti si
unirono e corsero come non avevano mai fatto in vita loro.
Uscirono dalla porta
sud di Suna e non fecero che pochi chilometri quando l’ultima, violenta
esplosione non gli costrinse a buttarsi tutti a terra, mentre il suolo tremava e
i pezzi delle case volavano infuocati per metri e metri.
La capitale del Paese
del Vento era crollata.
I jonin si alzarono a
fatica da terra, osservando la città che lentamente
bruciava.
- Chi è che adesso lo
va a raccontare a Gaara?- chiese Shikamaru sapendo benissimo che il Kazekage si
era messo al sicuro, se ben di malavoglia, con Temari.
- Meno male siamo
riusciti a salvare la pelle..- disse Nasuto asciugandosi la fronte impregnata di
sudore con una manica.
Sakura si strinse
all’altro braccio del compagno biondo osservando anche lei la città che pian
piano finiva di essere demolita dalle fiamme.
Neji, dietro di lei, si
era inginocchiato per vedere le condizioni di Tenten, ora non aveva né la voglia
e né il coraggio di dirgli quello che aveva detto a Lee.
Purtroppo lei e il
ragazzo dalle folte sopracciglia erano arrivati troppo tardi, durante il loro
tragitto avevano incontrato un sacco di nemici e imprevisti che avevano
rallentato la loro corsa.
Però Sakura fu felice
che almeno tutti gli altri stavano bene: Naruto, Neji, Shika,
Ino..
- Aspettate un
attimo..- disse infine Haruno attirando su di se l’attenzione dei presenti –
Dove sono Ino e Choji?-
I visi dei presenti
impallidirono insieme, di colpo.
- Cazzo, non dirmelo..-
commentò Kiba.
- Ino e
Choji..-
- All’inizio della
missione dovevano stare alla porta nord del villaggio..- riflettette
Neji.
- Esattamente dove è
scoppiata la prima bomba..- finì Shikamaru mentre un senso di vuoto gli riempiva
il cuore e sperò con tutto se stesso che in qualche modo i suoi compagni si
fossero salvati. - .. torniamo a Konoha.-
- Cosa!? Vuoi
abbandonarli così?- chiese Sakura che non era affatto
d’accordo.
- In questo momento
abbiamo due compagne ferite gravemente, dobbiamo prima pensare a loro!- le
rispose a tono Shikamaru.
- Ino e Choji
potrebbero aver bisogno d’aiuto!-
- Ti ho detto che
torneremo alla Foglia, Sakura!-
- Possibile che
t’importi così poco dei tuoi compagni?-
- Tu non sai
minimamente quanto io tenga allora! Non sai che voglia ho di sbattermene di
tutti e andare di persona a recuperarli! Ma devo essere obiettivo, e anche tu!
Tenten sta per morire e Hinata non vuole riprendersi! Loro, che sono qui con
noi, che qualche piccola speranza di vivere ancora ce l’hanno, hanno la
precedenza!-
-
Shikamaru..-
- Haruno basta!
Torniamo a Konoha!-
I ragazzi si guardarono
perplessi e senza fiatare si avviarono per il deserto, vero il Paese del
Fuoco.
Nara tornò a guardare
per un’ultima volta Suna in fiamme. Sarebbe tornato a cercarli, cascasse il
mondo, avrebbe ritrovato quegli occhi azzurri come il cielo e quel mangione del
suo migliore amico.
Un grande ringraziamento
a Queen_of_sharingan_91, _Eleuthera_,
sakuchan, eleanor89, Kaho_chan, hinata_chan, Frencis94, solarial, Giselle e
Lupus per aver commentato “Stars”. Grazie davvero
tanto!
Capitolo 5 *** Return to Konoha! Kakashi's truths are painful ***
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"The Kunai of Death"
-LastBattle: Uzumaki's Orange Fox VS Uchiha's Red
Sharingan-
Chapter Five:
"Return to Konoha! Kakashi's truths are
painful"
Orochimaru
camminava lento e con un ghigno malefico sul volto tra le macerie di quella che
poche ore fa era stata Suna, capitale del Paese del Vento. I morti erano molti,
i cadaveri giacevano su quelle strade bruciate e vuote, l’aria era piena di fumo
e ceneri mischiati al sangue e alla morte.
Entrò
dentro al palazzo del Kazekage, distrutto anche quello, ma che miracolosamente
era rimasto in piedi.
Trovò il
suo pupillo in una stanza del secondo piano, dove una parete era completamente
bruciata e quindi si poteva vedere tutta la città ormai senza
vita.
- E così
Gaara è fuggito..- annunciò il Sennin che nonostante la notizia sembrava
soddisfatto.
- Ha usato
i passaggi sotterranei per scappare.. proprio come avevo previsto.- rispose
Sasuke mentre osservava il villaggio.
- E allora
mi spieghi per quale ragione lo hai lasciato
fuggire?-
- C’è solo
un posto dove Gaara può nascondersi.. un posto che tutti e due vogliamo che
scompaia, proprio come Suna.-
- Vorresti
attaccare Konoha?-
-
Sì.-
Maestro e
allievo si guardarono per un momento. Entrambi volevano vedere quel villaggio
sprofondare nel caos, volevano vederlo distrutto e in pezzi, bruciare fino
all’ultimo filo d’erba.
- Potrebbe
essere divertente.- decretò infine il Sennin, leccandosi le labbra rosse, come
se fossero coperte di sangue.
- Oh sì,
sarà molto divertente.-
Choji
Akimichi aprì lentamente un occhio.
Si sentiva
tutto a pezzi, da cima a fondo.
E aveva
fame.
Con uno
sforzo incredibili riuscì a mettersi a sedere, notando con orrore che alcune sue
ossa avevano scricchiolato in modo alquanto
sinistro.
E come un
lampo, un ricordo velocissimo gli attraversò il cervello, facendolo quasi
sussultare.
Solo ora
si era ricordato che qualche ora fa aveva quasi rischiato di rimanerci secco. In
tutti i sensi.
- Ino..-
chiamò a voce flebile quando, data una piccola occhiata in giro, aveva notato
che in quelle decine e decine di metri quadrati di deserto non c’era alcuna
ombra della sua compagna di squadra.
- Ino!- la
voce si era alzata di poco, aveva la gola secca e ogni volta che apriva la bocca
per chiamare la compagna, l’aria entrava dentro, sfiorando le pareti della gola,
irritandola, facendo tossire pesantemente il ragazzo in
carne.
- INO!- e
questa volta un conato di vomitò uscì dal corpo di Choji. Stava male. Per quella
battaglia aveva fatto anche troppo.
- INO!!-
Akimichi si alzò sulla gambe tremanti e deboli, pieno di sabbia e una gran
voglia di tornarsene a casa. Con la sua compagna
possibilmente.
E fu un
vero miracolo che il ragazzo riuscì a scorgere una piccola mano bianca spuntare
dalla sabbia, qualche metro distante da lui, e fu il suo istinto a portarlo a
correre verso quella mano, cominciando a spostare la sabbia, per poi scoprire il
corpo inerme della ragazza che tanto cercava.
La tirò
fuori, spolverando alla bene e meglio la sua tuta da jonin, per poi cominciare a
tirarle piccoli schiaffi sulle guance pallide.
- Ino
svegliati.. ti prego Ino, fallo per me, se muori poi io dovrò dare un sacco di
spiegazioni a Tsunade e sinceramente non so nemmeno cosa
dirle..-
La bionda,
come se avesse potuto veramente sentire il compagno accanto a lei, tossì
rumorosamente, sputando sabbia sul terreno, respirando a
fatica.
- Brava,
sputala tutta..- incoraggiò Choji dando piccoli colpetti sulla schiena a Ino,
girata su un fianco a sputacchiare quei piccolissimi granelli di deserto che le
erano rimasti impastati in bocca.
- Che
cavolo.. coff-coff.. che cavolo mi è successo?-
- Vorrei
veramente dirtelo, ma non mi ricordo al momento. L’importante è che stiamo bene.
Ora dobbiamo solo tornarcene a Konoha il prima
possibile.-
-
Choji..-
- Dimmi
Ino..-
-Perché
vedo tutto buio?-
Akimichi
rimase interdetto, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. In che senso
vedeva buio?
- Ma Ino..
siamo in piena mattinata nel deserto..-
- Io non
ti vedo Cho..-
- Stai
scherzando, vero?-
- Choji..
non sto vedendo niente, spalanco gli occhi.. ma vedo solo
buio..-
Il ragazzo
non potè comunque rispondere per rassicurarla, perché Yamanaka cadde al suolo
pesantemente, in silenzio, sotto lo sguardo perduto del
compagno.
La foresta
era silenziosa, anche troppo.
Tenten era
stata sistemata ai piedi di un albero, mentre Sakura che le stava inginocchiata
vicino, cercava di medicarle le ferite, provando ad alleviare quel dolore che si
poteva benissimo vedere nei tratti del volto della
ragazza.
Stava
cercando di fare del suo meglio, ma doveva ammettere che la presenza costante di
Neji, seduto con apparente calma accanto a lei, le metteva soggezione e allo
stesso tempo la faceva innervosire. Non si perdeva ogni suo movimento, come se
lei potesse sbagliare da un momento all’altro e fare morire Tenten. Ma per chi
l’aveva presa? Per un’incapace? E le era venuta voglia anche di farglielo
notare, ma aveva deciso di lasciar perdere. Infondo un po’ lo capiva.
- Neji..-
Niente.
-
Neji?-
Nessuna
parola.
-
Hyuga?-
Un cenno
di capo. Aveva risposto.
- Sei
sicuro di stare bene?-
Domanda
stupida e infatti Neji non rispose, limitandosi a lanciare a Sakura uno sguardo
pieno di tristezza e stanchezza.
- Vedrai
che si rimetterà, Tenten è forte.-
- Lo so.
non te l’ho chiesto.-
- Pensavo
comunque che ti avrebbe fatto piacere sentirtelo dire da un
medico..-
- Io non
ti voglio fare pena.-
- Tu non
mi fai pena, Neji.-
- E non
sono preoccupato per lei.-
- No, non
lo sei.-
E si
guardarono in silenzio. Lui con imbarazzo, anche se non lo dava molto a vedere,
come un bambino sorpreso mentre ruba le caramelle. Lei con un sorriso dolce, di
chi capiva. Neji poteva fare il duro quanto voleva, poteva essere un bastardo
freddo e insensibile, una canaglia e un menefreghista. Ma anche il più ghiaccio
degli iceberg si scoglie davanti ai sentimenti.
- Hinata
sei sicura che riesci a camminare?- chiese Naruto seduto sui talloni davanti
alla ragazza dagli occhi bianchi. Questa cercò di mettersi in mettersi a sedere, traballando un
po' con le gambe, cercando un appoggio per restare in equilibrio nell'albero
vicino.
- Forse è
meglio se riposi un altro po'..- continuò il biondo, non ricevendo ancora
risposta da parte di Hyuga.
Hinata non
voleva parlare. Da quando si era svegliata nelle braccia di Kiba non aveva
aperto bocca. aveva rischiato di morire, aveva rischiato le penne. E ancora non
aveva dimenticato l'orrore che aveva visto, che aveva provato sulla sua pelle.
Quelle dita assassine di Uchiha che ancora erano visibili sul suo collo fine e
bianco, quei conque segni violacei che non sarebbero scomparsi velocemente da
lei.
Ed aveva
avuto paura. Paura di non rivedere più i suoi amici.
- Naruto..
lasciala un po' stare, è ancora scossa..- Sakura scutò Naruto con i suoi
smeraldi, cercando di convincerlo ad abbandonare per qualche momento la sua
indole altruista.
Uzumaki
respirò a fondo, sorridendo nonostante tutto a Hinata e alzandosi, stiracchiondo
le ossa e i muscoli dal loro torpore.
- Lee,
quanto credi manchi prima di arrivare a Konoha?- chiese poi al compagno dalle
folte sopracciglia.
- A passo
normale due giorni.. ma con Tenten in quelle condizioni anche tre o
quattro..-
- E' un
problema..- sussurrò Shino, spuntato accanto a Naruto da chissà dove, facendolo
sussultare.
- Sapete
che fine ha fatto Gaara?- domandò di punto in bianco
Kiba.
- Forse è
già a Konoha..- rispose Shikamaru, sdraiato pigramente su un ramo di un'albero
vicino, fimando lentamente una sigaretta.
- Deduco
che sia passato dai sotterranei che collegano Suna al nostro
confine..-
-
Scommetto che prima di convincerlo a scappare abbai fatto un sacco di storie!
Peggio di un bambino piccolo! Ma appena lo vedo sai quanto lo..- Naruto si zittì
all'istante appena Neji si era alzato con uno scatto in piedi, guardando con
circospezione un punto imprecisato nella foresta, verso
est.
- Che
succede?-
- Ho una
strana sensazione..-
Hinata
attivò il Byakugan, guardando della stessa direzione del cugino, alla ricerca di
qualcosa.. o qualcuno.
- Sono due
persone.. arrivando ad elevata velocità..- constatò dopo un
po'.
- Li
vedo.. ma non riesco a distinguere i volti, sono ancora troppo lontani.- finì
Neji, guardando i compagni in attesa di una
decisione.
Shikamaru
con un agile balzo, atterrò vicino a Lee, spengendo la sigaretta al suolo con le
dita.
-
Nascondiamoci e prepariamoci ad un eventuale attacco, non sappiamo se sono dei
nostri. Sakura e Hinata resteranno nascoste insieme a Tenten, noi ci disporremo
per un agguato.-
Tutti
annuirono e cominciarono a prepararsi.
- Come
sarebbe a dire che Suna è stata distrutta??!-
- Gaara,
ti prego..- cercò invano Temari di calmare il
fratello.
- Da una
conversazione radio fra Neji e la base, sembrerebbe che sia scoppiato un
incendio che ha rovinato tutto.. non so dirti con precisione, c'erano parecchie
interferenze..- riferì Tsunade per la terza volta da quando quel ragazzo era
entrato nel suo ufficio.
Il
kazekage dovette lottare contro tutta la sua buona volontà per decidere di non
usare la sabbia per strangolare quella donna, che sembrava estranea al fatto che
il suo villaggio praticamente non esisteva più. E quello che lo mandava più in
bestia era il fatto che in quel fottuto villagio della Foglia, sembrava essere
l'unico preoccupato seriamente. Sua sorella sembrava più spaventata per la sua
reazione che per altro mentre Kankuro pensava solo a rimettere al meglio una
delle sue schifosissime marionette.
- Gaara..-
esordì Tsunade con tono calmo e civile, mettendo in pratica le sue migliori doti
diplomatiche - .. una volta che le acque vicino Suna non si saranno ristabilite
manderemo qualcuno a controllare la situazione e allora procederemo a
ricostruirla. Tu per qualche tempo rimarrai qui da noi. Se il Suono ha
attaccato.. bhè, non è difficile immaginare quel era il suo
obiettivo..-
- Voi non
capite proprio vero?- domandè retoricamente Gaara con un sorriso quasi di
scherno.
-
Cosa?-
- Se io
rimango qui non fate altro che fare il gioco di Orochimaru e Uchiha.. è questo
quello che volete hokage?-
- Gaara,
ma cosa stai dicendo?- chiese Kankuro improvvisamente attento alla
conversazione.
- Uchiha
vuole Uzumaki, Orochimaru vuole me, e se io rimango qui insieme a Naruto..
faccia due più due Tsunade-sama!-
La donna
rimase in silenzio, come a voler valutare al meglio le parole del ragazzo, che
sembrava sicuro del proprio ragionamento.
-
Merda..-
Il respiro di Kiba era
pesante e veloce.
Senza contare che la pelle
gli pizzicava da morire. E ovviamente non poteva
lamentarsi.
Ma era colpa sua se era
finito dietro ad un cespuglio di ortiche?
Si guardò attentamente
attorno, osservando le posizioni dei compagni intorno a lui: Neji era appostato
sul ramo più alto di un albero vicino, vigile e attento come sempre; Naruto era
a pochi metri distante da lui, più impegnato a lanciare sguardi rassicuranti a
Sakura che a stare concentrato; Shino sul lato opposto del sentiero, di fronte a
lui, mimetizzato perfettamente tra il fogliame; Shikamaru era accanto ad
Aburame, con lo sguardo perso nel vuoto, perso chissà in quali pensieri; Lee era
piazzato su un ramo, attento ad osservare Neji, in attesa di un segnale.
Ed esattamente dietro di
lui, con Akamaru che faceva la guardia, le tre ragazze stavano nascoste,
lasciando a loro il lavoro sporco. Bella roba!
Tutto sembrava silenzioso
ed immobile, si sentiva solo i respiri pesanti dei ninja, si poteva avvertire la
tensione e i muscoli contratti pronti a scattare al momento del
bisogno.
A rompere quell’aria
pesante fu un rumore sospetto, un suono di passi che calpestava il terreno
coperto da rametti e foglie.
Naruto, impulsivo come
sempre, scattò in avanti pronto a colpire il fantomatico nemico, fu troppo tardi
quando Neji gli urlò di fermarsi.
Il biondo aveva già pronto
un kunai in mano, diretto verso le due persone che si stavano avvicinando a
grande velocità e Kiba lo vide, quel turbine di foglie e Naruto piegato a terra
in meno di tre secondi.
- Ringrazia che non sono un
nemico.. o ci rimanevi secco, Naruto.-
Kakashi Hatake sorrise, o
almeno quell’increspatura della maschera poteva sembrare tale, e lasciò la presa
sul proprio allievo, lasciandolo cadere a terra sulle
ginocchia.
- Si vede che non sei stato
un mio allievo, attaccare così impulsivamente..- disse Gai Maito con un fastidio
luccichio dei denti, bianchissimi, che poteva quasi
accecare.
Tutti vennero allo
scoperto, chi confortato nel vedere delle facce amiche, chi ancora
stupito.
- Vedo che state tutti
bene.. o almeno siete vivi.- constatò poi Kakashi notando il corpo inerme di
Tenten disteso a terra poco lontano.
Gai si avvicinò con cautela
ed osservò la sua allieva ridotta quasi in fin di
vita.
- Cosa le è successo?-
domandò rivolto a Lee. Gli aveva raccomandato di tenerla
d’occhio.
- Diciamo che ha incontrato
un avversario un po’ troppo violento, purtroppo non siamo arrivato in tempo. Mi
dispiace sensei..-
L’uomo annuì grave e con la
massima delicatezza si caricò la ragazza sulle spalle. Sicuramente sarebbe
arrivata a Konoha più velocemente con lui.
Kakashi si guardò attorno
con il solo occhio visibile, c’era qualcosa che non
tornava..
- Sbaglio, o manca qualcuno
all’appello?-
Nara, da buon leader quale
era, si fece avanti, trascinando in piedi, come usava sempre
fare.
- Yamanaka e Akimichi. Non
sappiamo niente di loro. Appena tornati al villaggio dovremo mandare una squadra
di soccorso a Suna per ritrovar..-
- Temo che questo sarà
impossibile.- lo interruppe Kakashi e in quel momento a Shikamaru dava fastidio
quella maschera che il sensei continuava a portare. Odiava non riuscire a vedere
il volto di una persona quando questa parlava con
lui.
- Con l’attacco di Suna
sono stati bloccati tutti gli spostamenti dei ninja. Non sappiamo quali sono i
veri piani di Orochimaru e non vogliamo rischiare.-
Nara alzò un sopracciglio
scettico, osservando di traverso il jonin.
- Mi sta dicendo che
dobbiamo abbandonare due persone a Suna?-
-
Sì.-
- Ma potrebbero essere
ancora vivi!-
- Se sono messi un brutte
condizione morirebbero comunque.-
- E se stessero
bene?-
- Allora troveranno il modo
di tornare da soli.-
- E se invece fossero
morti?-
Hatake rimase immobile.
Proprio non capiva il ragazzo?
- Se fossero morti..-
continuò spostando lo sguardo sul terreno - .. che fretta hai di trovarli? Non
possono tornare in vita..-
Ci vollero Naruto e Neji
per evitare che il ragazzo dal quoziente intellettivo oltre 200 non saltasse
addosso a Kakashi per riempirlo di botte. Quello che aveva detto era talmente
doloroso da essere dannatamente vero.
Era vero. Tutto. Se fossero
vivi sarebbero tornati da soli.
Al contrario, non sarebbero
tornati in vita.
Stramaledettamente
vero.
E la realtà dei fatti
faceva schifo. Ecco perché lui si rifugiava spesso nelle
nuvole.
Kakashi si caricò sulle
spalle Hinata, ancora troppo debole per correre, e arrivarono a Konoha quella
stessa sera.
Durante il viaggio,
Shikamaru non aveva mai smesso di guardare il
cielo.
Ad
Akami.
con i miei più sinceri
auguri di buon compleanno!
I'm sorry for my late!
Sono veramente spiacente, non sapete che casino ho dovuto fare per riuscire
a scrivere questo capitolo ed è un miracolo che sia riuscita a
postarlo oggi. Vi ringrazio tutti quanti per i consigli che mi avete dato e per
la pazienza che portate.
Questo capitolo forse
vi deluderà un po', perchè magari non racconta molto essendo un capitolo di
mezzo. Dal prossimo le acque comincerrano un po' a smuoversi. Scusate ancora per
il ritardo.
Capitolo 6 *** Akamaru sees somebody! Heros come back! ***
Wecome To PageBreeze
Ennesimo capitolo, che
spero piaccia come gli altri, se non di più! È più corto degli altri, e mi
spiace, ma credo che il prossimo aggiornamento avverrà presto. Ringrazio tutti
quelli che hanno recensito e spero di non aver deluso nessuno. La seconda parte
del titolo è deliberatamente presa dal titolo dell’opening dello Shippuden.. mi
sembrava molto azzeccato!
“The Kunai Of
Death”
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Six:
“Akamaru sees somebody!
Heros come back!”
Neji Hyuga era seduto
su una delle panche di legno che occupavano il corridoio D del complesso
ospedaliero. La gamba destra batteva ritmicamente a terra, le braccia incrociate
al petto e gli occhi chiusi. In fondo a quel corridoio c’era una delle tante
sale operatorie, la stessa sala che anni addietro aveva ospitato lui, di ritorno
dalla missione per riprendere Sasuke.
Era preoccupato. Tenten
era là dentro da cinque ore. Ed erano cinque ore che lui era seduto lì, su
quella dura, scomoda e maledetta panca di legno, ad aspettare. Odiava
aspettare.
Lee gli battè
gentilmente una mano sulla spalla, per richiamare la sua attenzione. Neji si
voltò stancamente e si ritrovò davanti un bicchiere bianco di plastica
fumante.
- Caffè latte con
zucchero.. ti aiuterà a stare su!- gli sorrise Lee.
Lo afferrò
ringraziandolo mentalmente e cominciò a soffiarci sopra.
La prima volta che
Tenten aveva scoperto cosa beveva la mattina si era messa a ridere come una
matta..
- Si può sapere cosa
hai da ridere Tenten??-
- Scusami Neji.. ma..
ma.. AHAHAHAHAH!-
- Non fa bene ridere
così sguaiatamente di prima mattina sai??-
- Non te la prendere! È
che non me lo sarei mai aspettato da uno come te!-
-
Cosa?-
- Io ho sempre pensato
che un tipo duro e freddo come te bevesse solo caffè super amaro o qualcosa del
genere! Scoprire invece che bevi qualcosa di maledettamente dolce e buono bhè..
è una piacevole scoperta!-
Da quel momento in poi
Tenten, tutte le volte che lo veniva a svegliare per l’allenamento, gli portava
sempre un tazza di caffè latte e zucchero, lo poggiava sul suo comodino e
attendeva che quel profumo caldo e familiare entrasse nelle narici del ragazzo
facendolo svegliare con un sorriso.
E solo Tenten vedeva
quei sorrisi. Unici e rari per gli altri. Quasi quotidiani per
lei.
Neji bevve una lunga
sorsata, sentiva il liquido caldo scaldargli la gola e arrivare fino allo
stomaco che ormai non vedeva cibo solido da parecchie ore. E involontariamente,
nell’alzare la testa per bere, aveva visto l’uomo che sedeva agitato nella panca
davanti a lui.
Yoshi
Hanto.
Il padre di
Tenten.
Non erano mai andati
molto d’accordo, lui e Neji. Fin dal primo momento che aveva visto quel bambino
di 12 anni al fianco di sua figlia, col broncio e quegli occhi che portavano
solo rancore, Hanto Yoshi aveva provato un’immediata antipatia per il giovane
ninja. Ma era riuscito a metterla da parte, per il bene della figlia e anche
perché lui, quel Neji Hyuga, era solo un semplice compagno di
squadra.
Quanto si era
sbagliato, il signor Hanto.
Lo aveva dovuto capire
subito da come ne parlava Tenten, lo doveva capire da tutte le sue premure nei
riguardi del ragazzo, lo doveva capire, insomma, che sua figlia si era
perdutamente innamorata di lui.
E che quello Hyuga la
faceva solo soffrire. Che l’avrebbe fatta sempre soffrire.
Ecco allora che
l’antipatia repressa quando Neji aveva solo 12 anni, venne fuori quando ne aveva
15.
Ed era per questo che
il ragazzo, mentre beveva il suo caffè latte, dovette abbassare lo sguardo, cosa
che non faceva mai con le persone.. in fondo, uno Hyuga che abbassa lo sguardo
sarebbe una barzelletta! Ma davanti al padre di Tenten aveva dovuto farlo.
Per rispetto e anche
per senso di colpa.
La colpa di non aver
riportato Tenten sana e salva da Suna.
La colpa di essersi
innamorato di lei, della ragazza che non sarebbe mai stata sua, e che quindi
avrebbe dovuto lasciar stare.
La colpa di non
fregarsene minimamente dell’ultima affermazione.
La colpa di aver
costretto, involontariamente, Tenten a mentire a suo padre. Di dire al genitore
di andare ad allenarsi con Lee e invece andava a passare i pomeriggi con Neji
scambiandosi fugaci baci a fior di labbra, carezze quasi impercettibili ma che
bruciavano quasi come fuoco sulla pelle, amandosi nel modo più innocente
possibile.
Neji aveva la colpa di
tutto questo.
All’improvviso la porta
della sala operatoria si spalancò e fuori uscì Haruno, correndo, senza nemmeno
degnare di uno sguardo le persone che sedute sulle panche attendevano, diretta
chissà dove, con gli occhi bagnati e il respiro irregolare, di chi sta facendo
qualcosa di disperato, di chi corre per cercare aiuto.
E questo non piacque
per niente a Neji.
Pioveva a Konoha, quel
giorno.
Hinata era seduta
davanti alla finestra di camera sua, aperta. Piccole gocce d’acqua le bagnavano
i lunghi capelli e il viso stanco e affaticato. Rabbrividì un attimo, avvolta
nel suo morbido yukata lilla.
Qualcuno entrò nella
stanza della ragazza, con passi non proprio aggraziati, ma si sentiva comunque
che cercava di fare il meno rumore possibile.
- Non dovresti stare lì
Hinata, prenderai freddo..-
- Non ho freddo
Kiba..-
Il ragazzo sospirò e
sempre cercando di fare meno rumore possibile si avvicinò alla compagna di
squadra.
Le scostò gentilmente
un lembo dello yukata, facendolo scivolare lentamente dalla spalla che rimase
nuda.
- Guarda quanto brividi
che hai.. sciocchina ti prenderai qualcosa!- disse poi con falso rimprovero. Si
allontanò dalla ragazza, che non facendosi vedere, era arrossita vistosamente
nel sentire l’abito scivolarle dal braccio.
Inuzuka tornò poco
dopo, con una pesante coperta bianca, e la poggiò sulle spalle
dell’amica.
- Così almeno potrai
stare più calda..- spiegò il ragazzo mettendosi a sedere accanto a
lei.
- E tu non hai freddo
Kiba?- domandò Hinata ingenuamente, voltando il viso niveo verso il giovane. E
solo in quel momento si accorse della loro vicinanza, di quelle labbra sottili
tremendamente vicine a lei, come lo erano state pochi giorni
fa.
Una vocina gentile
arrivò alle loro orecchie, facendoli allontanare di botto.
- Nee-san posso
entrare? Ti ho portato la crema medicinale per quelle
ferite..-
Hinata guardò un attimo
Kiba negli occhi. Lui capì al volo ed andò ad aprire la porta scorrevole ad
Hanabi.
La secondogenita della
casata Hyuga arrossì vistosamente quando il ragazzo, ringraziandola, le aveva
sfiorato la mano nel prendere la crema. La giovane ninja era corsa via per
l’imbarazzo, lasciando Inuzuka stranito per qualche
istante.
- Credo che si sia
presa una cotta per te..- rise dolcemente Hinata osservando la
scena.
- Come si dice in
questi casi? Tale sorella maggiore, tale sorella minore..-
- Non credo che il
proverbio faccia esattamente così..-
- Però il senso è
quello.. o mi sbaglio??-
L’erede degli Hyuga non
rispose, ma con un grande sorriso sulle labbra, tornò a guardare la pioggia, che
improvvisamente si era fatta più violenta.
- Io devo andare
Hinata-chan.. vengo a trovarti più tardi, tu intanto riposati.- e detto questo
Kiba Inuzuka lasciò villa Hyuga.
Choji fece ancora due
passi su quel terreno fangoso e poi, inevitabilmente, crollò a terra, esausto e
stanco. Farsi tutta la strada da Suna a Konoha a piedi e con Ino svenuta sulle
spalle non era esattamente un gioco da ragazzi. E per una volta ogni tanto
benedì il suo fisico massiccio e la magrezza della compagna di
squadra.
Posò con delicatezza il
corpo della giovane sul terreno. E gli prese quasi male quando notò il volto
pallido, il respiro affaticato e le braccia non magre. Scheletriche.
E stava per venirgli un
infarto quando notò le sue di braccia.
Erano giorni che non
mangiavano, camminavano e basta, senza sosta, notte e giorno. Avevano solo il
tempo di fermarsi a qualche ruscello, giusto per bere una sorsata d’acqua e poi
ripartire verso Konoha.
Akimichi si chiese se
mai avrebbe rivisto Shikamaru. Non era certo di riuscire a tornare a casa. Non
era certo del fatto che avrebbe ancora mangiato le torte al cioccolato di sua
madre, il ramen insieme a Naruto, i biscotti alla cannella di Ino, le sue
adorate patatine formato famiglia e..
Yamanaka aprì stanca un
occhio, portando l’attenzione di Choji su di sé.
- Ino come
stai?-
- Non.. anf.. io non..
anf.. lo so..- sembrava che facesse molta fatica a parlare. Il ragazzo, ormai
stanco sia nella mente che nel fisico, con un ultimo incredibile sforzo, riprese
la ragazza sulle sue spalle e tornò sui suoi spassi, affondando i piedi nella
melma marrone. Ci mancava solo la pioggia!
Camminarono a lungo,
almeno questo credeva Choji, fino a quando, ormai con la vista annebbiata dalla
fatica, vide in lontananza le porte di Konoha.
- Ino.. ci siamo.. le
vedo..- disse con un sorriso cascando sulle ginocchia.
- Ino?- ma la ragazza
non rispondeva.
- Vedrai.. ci
troveranno.. e rivedremo Shikamaru.. e..- e poi non disse niente. Si accasciò al
suolo, ormai aveva dato tutto.
Un lampo squarciò il
cielo cupo, facendo sussultare Shino.
Naruto, zuppo dalla
testa ai piedi accanto al ragazzo, si sfregava le mani, alitandoci sopra, nella
speranza di darli un po’ di calore.
Erano lì da quasi
quattro ore, seduti in cima alle porte di Konoha. Avevano il loro turno di
vedetta.
- Certo però che quando
non si avvista niente ci si annoia proprio qua su..- si lamentò Naruto,
incrociando le braccia al petto e tirando su col naso.
- Meglio. Vuol dire che
non ci sono nemici.- fu la secca risposta di Aburame.
Ci furono molti minuti
di silenzio, nei quali Uzumaki continuava a starnutire (ormai arrendendosi
all’idea di essersi preso un bel raffreddore), quando Kiba apparve dietro a
loro, in groppa ad Akamaru.
- Scusate il ritardo,
sono passato a visitare Hinata e ho perso la cognizione del tempo.. chi devo
sostituire??-
Naruto si girò
lentamente verso l’amico, volendo fare una faccia minacciosa ma che in realtà
scatenò soltanto l’ilarità di Inuzuka.
- Scusate il ritardo ma
dovevo vedere Hinata..- lo beffeggiò allora Naruto -.. e intanto io sono qui che
rischio una bronco polmonite!!-
- E dai! Che sarà mai
per quattro gocce!-
- Quattro gocce?
QUATTRO GOCCE!! Ehi Shino, hai sentito??-
- Sì Naruto..- confermò
quello senza prestare veramente attenzione al loro battibecco. E come a voler
confermare le parole di Naruto, un ennesimo lampo attraversò il
cielo.
- Se le cose stanno
così.. io il mio turno l’ho finito!- decretò il biondo alzandosi con un brivido
e facendo cadere dai suoi vestiti migliaia di goccioline. Sembrava che avesse
fatto un bagno completamente vestito.
- Prego Kiba, ti lascio
il posto!-
- Ma che
gentile!-
Kiba si posizionò
accanto al compagno di squadra con gli occhiali, aspettando poi che Akamaru si
posizionasse sdraiato accanto a lui, come solitamente faceva. Ma Akamaru rimase
immobile, in piedi.
- Akamaru che succede?-
chiese preoccupato.
- Si sarà accorto di
avere un padrone deficiente..- ipotizzò Naruto beccandosi un’occhiataccia da
Kiba.
- Sta puntando
qualcosa..- osservò intelligentemente Shino, aguzzando la vista proprio dove
l’aveva il cane, sull’orizzonte.
- C’è
qualcuno..-
-
Come?-
Akamaru cominciò ad
abbagliare, saltando giù dalle porte, atterrando sul terreno
fangoso.
- Ma cosa gli prende??-
domandò Naruto. Non aveva voglia di stare dietro ad una cane
pulcioso!
Kiba e Shino non lo
degnarono nemmeno di una risposta, abituati alle azioni del cane. Anche loro
saltarono dalle porte per rincorrere Akamaru, che nel frattempo aveva cominciato
a correre verso quel qualcuno che avevano visto dall’alto.
- Per tutti i cani!!-
urlò Inuzuka fermandosi di botto, una volta riconosciuto quel qualcuno.
- NARUTO!! VA A
CHIAMARE AIUTO!!- urlò Shino al ragazzo che correva verso di
loro.
- Ma
cosa..?-
- Sono tornati..- disse
Kiba con un sorriso, piegandosi per prendere in braccio Ino. -.. sono
tornati!-
- Credo che ci vorranno almeno due
settimane prima che Orochimaru riorganizzi i ninja e torni all’attacco.-
constatò Tsunade seduta dietro alla propria scrivania, coperta da scartoffie più
o meno importanti. – Nel frattempo noi dobbiamo organizzare una difesa solida
per il villaggio!-
- Non credo che sia una
buona idea..- valutò Shikamaru guardando la cartina geografica appesa al muro.
-.. sarà un suicidio.-
I presenti nell’ufficio
dell’Hokage guardarono il giovane jonin con espressioni
stranite.
- Come sarebbe a dire
Shika??- chiese Temari non capendo il ragionamento del ragazzo, come gli altri
del resto.
- E’ molto semplice: se
combattiamo a Konoha faremo la stessa fine di Suna! Io dico di creare un
esercito di ninja, non troppo numeroso ma esperto, e di attaccare Orochimaru. Il
Suono non si aspetta un nostro colpo così presto. E anche se falliremo, non ci
saranno danni per il villaggio, anzi, qui a Konoha avrete il tempo di formare
un’altra difesa!-
- Allora..- iniziò
Kakashi distogliendo gli occhi da Icha Icha Paradise. -.. non usi quel tuo
quoziente intellettivo invano, e bravo il nostro Nara.-
- Io comunque non sono
d’accordo!- intervenne Gaara.
- Cosa c’è che non ti
va a genio?- chiese Tsunade. Quella sottospecie di riunione andava avanti da
quasi due ore. L’unica cosa che desiderava al momento era uscire da
quell’ufficio e sgattaiolare fuori a bere un bel bicchierino di
sakè!
- Non ho detto che
l’idea di Shikamaru sia sbagliata, ma forse sarebbe meglio che io e Naruto ce ne
andassimo per qualche tempo lontano dal villaggio della
Foglia..-
- Gaara ma cosa
stai..?- s’intromise Kankuro.
- Vi siete forse
dimenticati che oltre Orochimaru ci vuole anche l’Akatsuki? Konoha era gia in
pericolo prima solo ospitando Uzumaki, figuriamoci adesso con due forze
portanti..-
- Non ha tutti i
torti..- si trovò a bisbigliare Shikamaru.
- Ho l’impressione che
qui ne avremo ancora per molto..- si lasciò sfuggire Kakashi con un lungo
sospiro.
La porta della stanza
si aprì violentemente, rivelando la figura di Sakura ansimante e bagnata per la
pioggia.
- Tsunade-sama! Ho
delle notizie!- rispose la ragazza con le lacrime agli occhi. Lacrime di gioia
ma anche lacrime di tristezza.
- Spero niente di
negativo.. oggi non è proprio giornata!-
- Due notizie: Tenten
ha avuto una complicazione durante l’operazione.. e.. io e Shizune non sappiamo
più cosa fare!!-
L’Hokage chiuse gli
occhi e annuì grave. Se fosse morta un’altra persone per via di Suna non avrebbe
retto. Si alzò dalla scrivania, pronta a cercare di salvare un’altra
vita.
- E la seconda
notizia?- chiese stancamente.
Sakura, nonostante la
situazione non fosse delle più felici, non potè fare a meno di
sorridere.
- Sono qui Hokage.. ce
l’hanno fatta..- poi, vedendo che la propria maestra non capiva a cosa si
riferiva, voltò lo sguardo verso Shikamaru, ampliando il
sorriso.
Capitolo 7 *** Gaara's decision. For him, you're a killer ***
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The Kunai of Death
-Last battle: Uzumaki’sOrange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Seven:
“Gaara’s decision.
For
him, you’re a killer.”
Sasuke sospirò stancamente,
sedendosi con un tonfo sul morbido letto bianco.
Allungò una mano verso la bacinella
d’acqua fredda, posta sul comodino di fianco al letto e vi intinse dentro un
panno, anch’esso bianco, di spugna. Lo strizzò bene, facendo uscire tutta
l’acqua superflua e con un gesto secco lo passò dietro al collo, godendo di
quella sensazione ghiacciata sulla pelle. Ripetè la stessa operazione sul viso
stanco e sui capelli disordinati pieni di sabbia.
Il deserto era
fastidioso.
Poi si sfilò la parte superiore
dell’abito, con l’oscurità della stanza che gli avvolgeva i muscoli del torace e
della schiena, rabbrividendo ancora di più passando il panno bagnato sugli
addominali.
La porta della stanza si spalancò
di botto, rivelando la figura di Ibiki, sudata e
affaticata.
- Sas’ke-san! Orochimaru-sama
chiede di te nella sa..-
La ragazza arrossì violentemente,
voltandosi di scatto, dando le palle a Uchiha. Le avevano sempre detto che era
educazione bussare..
- Mi dispiace.. io non volevo.. ma
era urgente.. mi spiace infinitamente..-
Sasuke ghignò appena, portando
involontariamente lo sguardo sulle gambe scoperte della ragazza. Non erano fini
e lunghe. Erano muscolose come solo una ninja ben allenata poteva avere. Ma lui
le trovava belle, nonostante questo.
Quella ragazza era carina, non
rispettava magari i canoni della bellezza femminile, se l’avesse incontrata in
un'altra situazione probabilmente non l’avrebbe nemmeno guardata per sbaglio, ma
la trovava affascinante. Molto. Affascinante.
- Digli che vengo
subito..-
La ragazza annuì e si preparò a
sparire all’istante, troppo imbarazzata per poter guardare il ragazzo in faccia.
Ma una mano le si posò sulla spalla, facendola sussultare. Si girò di scatto
trovandosi a un palmo dal petto del ragazzo. Era davvero molto più alto di
lei.
Sasuke notò i suoi occhi, ghiaccio
allo stato puro, stupiti da tanta vicinanza, e le sue labbra piegarsi un una
smorfia di stupore.
Il desiderio di baciare quella
bocca piccola prese il sopravvento su tutto il resto. E lo avrebbe fatto se non
fosse stato per quel maledetto ninja medico.
- Sasuke.. Orochimaru chiede di
te..- ribadì Kabuto spuntando dall’angolo del corridoio.
Uchiha si allontanò dalla ragazza
con disappunto tornando nella stanza a rivestirsi.
E il suo desiderio cresceva,
quell’istinto primordiale di possedere una donna.
Voleva quella
ragazza.
Gli esseri umani
danno tutto per scontato. Danno per scontata la vita quando invece la morte è la
cosa che più li spaventa. Tendono a essere egoisti, a
prendere tutto per se e non dare niente agli altri. E se una persona si
sacrifica per un’altra, non è tanto per l’amore, l’affetto. È per l’orgoglio,
per la voglia di continuare a vivere, restando nei ricordi degli esseri umani
come l’eroe, il bravo ragazzo.
E sono queste infondo le persone
che non muoiono mai.
Ma i ninja non sono esseri umani. Se davvero
fossero esseri umani, ammazzerebbero la gente per salvarsi la vita senza un
attimo di esitazione, perché le persone sono
animali.
Un ninja, invece, fino all’ultimo
ha esitazione. Ha
rispetto per il proprio avversario. Fino all’ultimo secondo, il ninja evita di
dare la morte, anche se questo implicherebbe la sua morte
Poi non importa quello che accadrà,
non importa se il nemico verrà sgozzato da una lama tagliente, se verrà
torturato, o se verrà graziato. Nessuno lo sa finchè non scade anche quel
piccolo secondo di esitazione.
Ma quel secondo
c’è.
È questa la
differenza.
E Shikamaru sapeva, lui sapeva sempre tutto,
che nonostante Ino fosse stata quasi sul punto di non tornare a Konoha, Choji
aveva avuto quell’attimo di esitazione nel far fuori i suoi assalitori. Di
questo, Nara Shikamaru, era fermamente convinto.
Si alzò da quella panchina di
legno, così dannatamente uguale a tutte le altre dentro all’ospedale, per
dirigersi verso il lettino dove Ino era stata sdraiata. Sakura le stava
medicando le piccole ferite sulle braccia troppo magre.
Quelle braccia bianche, come quelle
di un morto, che erano attaccate alle flebo, per rimettere in circolo le
sostanze nutritive. Quei capelli, solitamente biondissimi, sempre
accuratamente lavati e pettinati, adesso avevano solo un vago colore biondo.
E poi aveva perso uno dei suoi
orecchini. Quegli orecchini che da sempre avevano contraddistinto il loro
gruppo. Quegli orecchini che loro tre si ostinavano sempre a comprare uguali,
come per voler far sapere al mondo intero “Ehi, siamo qui! Siamo il Team
10!”.
Cosa stupida, a suo
avviso.
Ma Ino aveva tanto insistito. Choji
era sempre accondiscende riguardo ai suoi capricci. Perché lui, allora, doveva
sempre essere la persona contraria?
E dire che non avrebbe mai
ringraziato abbastanza quella ragazza per avergli bucato le orecchie. In fondo,
aveva sempre amato quegli orecchini.
Sakura, con cura quasi maniacale
rifece, per la quarta volta, la fasciatura alla spalla di Ino.
“Ino.. Ino.. i suoi occhi.. non
vedono..” aveva detto Choji prima di entrare nella sala operatoria, in un
barlume di lucidità.
E Haruno era impallidita di botto,
tanto che Shikamaru credette che fosse sul punto di svenire lì,
all’improvviso.
Aveva chiamato medici e infermieri
da tutte le parti, chiedendo diagnosi a qualsiasi persona con un minimo di
conoscenze mediche le capitasse a tiro.
Finchè non era giunta Tsunade, di
ritorno dalla sala operatoria di Tenten, urlandole come mai l’aveva vista fare
in tutta la sua vita.
- Ha semplicemente la sabbia negli
occhi! Basta solo ripulirglieli col chakra e lasciarli riposare!- questo aveva
spiazzato Haruno. E fatto tirare un sospiro di sollievo a
lui.
Adesso il ninja medico, dalla grave
ferita alla spalla destra, era passata a fasciare gli occhi della bionda, con
maniacale attenzione alle proprio mosse.
- Le ho messo delle speciali gocce
negli occhi, in modo da pulirli definitivamente da qualsiasi granello di
sabbia..- aveva iniziato Haruno, non togliendo però gli occhi dal proprio
lavoro. -.. a volte non si pensa che della semplice sabbia possa fare dei grandi
danni.. ma a volte sono le cose più piccole a fare più
male..-
- Riprenderà la
vista?-
- Certo.. ci vorrà dal tempo, ma
pian piano ce la farà.-
Nara annuì e basta, mentre Haruno
finiva il suo lavoro e con voce stanca ordinava alle infermiere di sistemare Ino
in una della stanze, insieme a Tenten.
- Come è andata la sua
operazione?-
- Bene. A metà abbiamo avuto dei
problemi seri, io e Shizune pensavamo di non farcela. Ma poi è arrivata
la Godaime. Ha
rischiato tanto.-
- L’importante è che adesso stia
bene..-
- Già.. l’importante è
questo..-
- Orochimaru è gia forte. Perché
vuole anche i nostri demoni?-
- Le persone potenti non si
accontentano mai, Naruto. Ricordalo.-
- Ma che senso ha attaccare così
Suna. Insomma, avrebbe dovuto saperlo che Konoha poi si sarebbe preparata per
ogni attacco!-
- Da una vita Orochimaru vuole
distruggere la Foglia. Il
suo piano, se ho capito bene, è abbastanza complesso e subdolo. Accanto a sé poi
ha dei ninja molto potenti, non ha paura certo della difesa di un villaggio come
Konoha.-
- E quindi cosa credi di fare,
Gaara?-
La pioggia non aveva smesso di
cadere sul Paese del Fuoco. Gaara non aveva dimenticato il suo colloquio con
l’Hokage, avvenuto qualche ora fa.
E mentre fissava Naruto che finiva
di mangiare il suo ramen, si convinceva sempre di più sulle sue supposizioni.
Non potevano restare al villaggio.
- Sicuramente Konoha corre un grave
pericolo. Credo.. credo che io e te ce ne dovremo andare. Sicuramente saremo
esposti a maggiori pericoli essendo solamente in due, ma almeno Konoha sarà
salva e nell’eventualità sarà pronta per mandarci aiuti. Nello stato attuale
delle cose, il villaggio della Foglia è troppo debole.-
Naruto annuì, rimanendo in
silenzio. Finì in un boccone gli ultimi spaghetti rimasti, e prese in mano la
ciotola.
- La vecchia sa delle tue
intenzioni?-
- Gliene ho parlato, ma con
l’arrivo dei superstiti di Suna non abbiamo concluso nulla. Io vorrei solo
partire il prima possibile, ovviamente se tu sei d’accordo con me. Non avrebbe
senso che partissi solo io.-
Il ninja biondo bevve un lungo
sorso di brodo.
- Stasera c’è una grande festa a
Konoha. È l’anniversario della fondazione del villaggio. È molto bella dovresti
partecipare anche tu.-
Gaara guardò il ragazzo incredulo,
possibile che non avesse preso sul serio nemmeno una parola di quello che aveva
detto?
- Naruto non è il momento di
pensare a una stupida festa! Nel caso tu non lo avessi capito, una nostra minima
distrazione e siamo tutti morti!-
Uzumaki allontanò da se la ciotola
ormai vuota di ramen.
- Noi stasera parteciperemo a
quella festa e domattina presto, quando le strade saranno completamente vuote e
tutti nel mondo dei sogni, partiremo. Dovremo farlo nel modo più silenzioso
possibile.-
- Per quale
motivo?-
- Credi davvero che gli altri ci
lascerebbero andare senza fare storie? Credi davvero che Temari non voglia
accompagnarti? E credi che quella violenta di Sakura-chan lasci andare me? Tutti
avrebbero qualcosa da ridire per non mandarci soli. Avvertiamo solo
la Godaime che
domattina partiamo, che lei voglia o no.-
Gaara annuì, scendendo dal proprio
sgabello e indossando il suo mantello per la pioggia.
- Io torno dall’Hokage. E riferirò
quello che ci siamo detti. Ci vediamo all’alba alla porta sud di Konoha. So io
dove andare per nasconderci. A presto.-
Naruto osservò la sagoma del
Kazekage allontanarsi velocemente sotto la pioggia
battente.
Quello che stavano facendo era
giusto, ma aveva una grande paura di non tornare. Era un peccato, proprio adesso
che lei cose tra lui e Sakura-chan stavano andando così
bene..
- Deduco che non verrai a mangiare
il mio ramen per un bel po’, Naruto..-
- La sua deduzione è esatta,
Ichiraku. Ma quando torno, si prepari, perché recupererò il tempo
perso!-
L’uomo esplose in una forte risata
mentre Naruto pagava il conto e indossava il proprio
mantello.
- Bentornato a casa, Neji-san..-
salutò Hinata osservando il cugino che entrava a villa
Hyuuga.
Il ragazzo si tolse i sandali
sporchi di fango e prese un asciugamano pulito dalle mani di una delle tante
cameriere, passandoselo sui capelli fradici.
- Grazie Hinata.. come
stai?-
- Meglio.. e
Tenten?-
- Meglio..- rispose di rimando il
ninja. Non aveva voglia di parlare, aveva passato delle ore d’inferno
all’ospedale e l’unica cosa che voleva adesso era mettersi a letto e
dormire.
- Poco prima che tu arrivassi è
passato Lee a trovarmi e parlando mi ha detto che c’era anche il signor Hanto,
fuori dalla sala operatoria..-
Neji non diede alcun segno di
fastidio. Buttò a terra l’asciugamano ormai umido e con passo strascicato
raggiunse le scale, dove la sua camera da letto e il suo futon lo
attendevano.
- Quanto andrà avanti questa
ostilità Neji?- chiese con premura Hinata, raggiungendo il
cugino.
- Chiedilo direttamente a lui! Io
non ho niente contro di lui, è lui che ha qualcosa contro di
me!-
- Ma se tu per primo non fai un
passo per chiarirvi, non arriverete da nessuna parte,
Neji!-
- Perché dovrei iniziare
io?-
- Perché sei tu quello che vorrebbe
Tenten tutta per sé!-
Il ragazzo rimase immobile, con un
piede sopra il primo scalino. Tenten tutta per sé? Sì,
assolutamente.
- Per il signor Hanto, tu sei come
il ragazzo che vuole portargli via la sua unica figlia. Lo sai che la madre di
Tenten è morta prematuramente, e lui ha paura di rimanere
solo!-
- Il problema Hinata è che lui mi
odia, ti sei forse scordata di questo piccolo
particolare?-
- Ti odia perché ti fai odiare! Devo
ricordarti quando hai cercato di farmi fuori al nostro primo esame di selezione
dei Chunin? Naturalmente sei cambiato Neji, ma se ne sono accorte solo le
persone che ti stanno vicino: io, Tenten, mio padre, Lee, Naruto e tutti gli
altri! Per il signor Hanto tu sei.. sei ancora quello che voleva uccidere la
propria cugina!-
- E quindi cosa dovrei fare? Andare
da lui e dirgli: sa che non ho più istinti omicidi verso Hinata da almeno 6
anni?-
Hinata rimase in silenzio mentre
Neji sbuffando e scuotendo la testa saliva le scale di camera
sua.
No, decisamente così non
andava.
Tsunade era seduta nel suo ufficio,
con le gambe sdraiate non molto garbatamente sulla scrivania. Fra le mani teneva
dei fogli clinici, delle analisi.
Li studiava attentamente, con
particolare dovizia, chiedendosi se non stesse leggendo
male.
Sakura entrò silenziosamente
nell’ufficio della sua sensei.
- Tsunade-sama? Ho sistemato le
ragazze nelle loro stanze e..- la ragazza non finì di parlare che
la Godaime gli
sbattè sul piano della scrivania quelle analisi, facendola
sussultare.
- Leggi un po’..- la invitò,
furiosa.
Haruno non capì il comportamento
della maestra, prese i fogli titubante e lesse velocemente quelle poche righe,
piene di termini medici.
- E’ una bella notizia.. ma di chi
sono?-
- Ino
Yamanaka.-
Il sorriso sul volto della ninja
rosa si spense subito, rileggendo i fogli, nella speranza di aver capito
male.
Speranza
vana.
- Allora non è una bella
notizia..-
Note
d’autore:
Mi scuso per il ritardo, ma alla
fine, come avevo previsto, è venuto il blocco dello scrittore. Scrittore è una
parola grossa, ma diciamo così per comodità.
È un capitolo corto, ma le cose
“importanti” dovranno succedere nel prossimo capitolo.
Mi scuso infinitamente, chissà se
avrete ancora voglia di leggere..
Ringrazio AtegeV, senza di te forse
non avrei mai cominciato a scrivere questo capitolo, e probabilmente non lo
avrei nemmeno concluso..
Ringrazio Fantafresh, ciccia sei la
mia ancora di salvezza!!
Ringrazio chi legge e recensisce, a
ogni vostro commento, le mie labbra fanno un sorriso in
più.
Capitolo 8 *** Hidden kisses. Women are a pain in the ass, everywhere! ***
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The Kunai of Death
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Eight:
“Hidden kisses. Women are
a pain in the ass, everywhere!”
Tsunade guardava fuori dalla
finestra del suo ufficio la gente che, allegra più del solito, si dava da fare
per organizzare, anche quell’anno, l’anniversario della fondazione di
Konoha.
Puntò poi i suoi occhi sulla sua
allieva, seduta su una sedia davanti alla sua scrivania, intenta ad esaminare
quelle analisi. - Sicuramente Ino era gia a conoscenza di questo..- commentò
Sakura, posando i fogli sul tavolo e mettendosi le mani nei capelli rosa. -
Dio quanto è stupida!- Tsunade annuì.
- Le spetta una lavata di capo, sa
che io su queste cose sono molto rigida..-
- Sicuramente non cambierà le cose,
le è andata bene questa volta..-
Tsunade fece per ribadire ancora
una volta la stupidità della Yamanaka, quando una figura alta e longilinea fece
il suo ingresso all’interno del suo ufficio.
- A Suna non è usanza bussare alle
porte?- chiese l’Hokage con una nota di fastidio nella
voce.
Gaara non mosse ciglio, né si
scusò.
- Ho un’affare urgente da
discorrere con lei, Godaime.-
Sakura guardò prima la sua maestra,
poi il ragazzo del deserto. Si alzò lentamente dal suo posto, prendendo con sé
le analisi.
- Credo di essere di troppo..
queste le porto con me. Arrivederci Tsunade-sama. Gaara..-
La ragazza sparì velocemente dietro
la porta, chiudendosela alle spalle.
Quando il Kazekage sentì che Haruno
si era gia incamminata per il corridoio, si mise a sedere dove poco prima c’era
stata la ragazza.
- Devo parlarle di me.. e
Uzumaki.-
Shikamaru si stava guardando allo
specchio, cercando di aggiustare il proprio kimono. Non aveva voglia di andare a
quella festa, troppo rumore, troppa gente, troppi bambini che strillavano e che
correvano.
Ma Temari aveva tanto insistito.
Voleva vedere come erano le feste a Konoha e lui, tale suo fidanzato da due anni
a questa parte, aveva il dovere di accompagnarla.
Ma la cosa che lo scocciava più di
tutte, non era il fatto di essere stato obbligato a partecipare alla festa
(prima di Temari c’era Ino che lo minacciava), ma il fatto che la sua ragazza lo
avesse costretto a mettere quell’odioso kimono.
“E’ una festa importante per il
villaggio, qualche volta potresti pure abbandonare la tua tuta da Jonin, no?”
gli aveva detto lei quello stesso pomeriggio. E lui come al solito si era
ritrovato a stare in silenzio e annuire con la testa. Vecchia tecnica che gli
aveva insegnato suo padre, era il miglior modo per non mettersi a discutere
inutilmente con la propria donna.
Che
seccatura.
Shikamaru si accese una sigaretta,
guardando distrattamente l’orologio appeso al muro della
stanza.
La festa non sarebbe iniziata prima
delle 9 e lui aveva ancora un po’ di tempo prima di passare a prendere Temari in
albergo.
Dette ancora un’occhiata al suo
aspetto attraverso lo specchio: quel kimono faceva proprio schifo. Conscio del
fatto che sicuramente la sorella del Kazekage gli avrebbe gridato dietro tutti
gli insulti che conosceva, decise di rimettersi la tuta da Jonin. Erano in un
periodo di battaglie, mai abbassare la guardia.
Spense la sigaretta nel portacenere
vicino alla finestra e uscì di camera: c’era una cosa che doveva fare
urgentemente.
Neji entrò in ospedale, vestito con
uno dei suoi kimoni più belli ed eleganti.
Come sempre teneva il suo sguardo
fiero e altezzoso, la testa alta, l’andatura spavalda e il busto rigido e
dritto.
Un vero
signore.
Così era come si doveva presentare
fuori da villa Hyuuga, quando non portava la sua tuta da
jonin.
Non un grande ninja, ma un grande
signore.
Casata cadetta o no, gli Hyuuga
dovevano sempre mostrarsi eleganti.
Quando Tenten lo avrebbe visto,
sicuramente gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia. Quella ragazza provava
ilarità per le cose che normalmente alla gente mettono
soggezione.
Lui era compreso nella
lista.
Arrivò davanti alla porta della
stanza, ansioso di poter finalmente parlare con Tenten.
- Neji.- chiamò una voce profonda e
roca.
Il ragazzo perse due colpi,
riconoscendo immediatamente quel timbro di voce infastidito ogni qual volta lo
chiamasse.
Si voltò lentamente, incontrando un
uomo di poco più basso di lui, dalla corporatura massiccia. I capelli erano
pochi, ma non ancora bianchi. Il sorriso tirato in una smorfia che doveva essere
gentile e gli occhi castani che solitamente trasmettevano simpatia, adesso
esprimevano fastidio.
Molto
fastidio.
- Signor Hanto.- disse Neji,
inchinandosi davanti all’uomo.
- Vedo che ti hanno avvertito del
risveglio di Tenten..- disse, le mani dietro la schiena, uno sguardo indagatore
e poco cordiale.
Neji aveva quasi timore di quello
sguardo, così diverso da quello della figlia.
- Lee è passato a darmi la notizia
qualche minuto fa.-
- E’ un bravo ragazzo.. quel Rock
Lee. Tipo allegro e gentile, proprio bravo. Un buon ninja,
anche..-
Neji strinse i pugni, cercando di
non farsi vedere. Aveva sempre saputo che, se per lui il signor Hanto provava
antipatia, Lee lo amava alla follia.
E la cosa non poteva che dargli un
enorme fastidio.
- E’ un valido combattente e un
buon amico..- ribattè Neji.
- Non quanto te, ovviamente..-
disse il signor Hanto con una nota di ilarità.
- Vai a casa
Neji..-
- Sono venuto fin qua per vedere
Tenten e..-
- Tenten adesso è molto stanca, si
è svegliata da poco.. per favore Neji, tornatene a casa.-
Hyuuga rimase immobile. Guardando
con i suoi occhi bianchi quell’uomo che continuava a dargli
contro.
Quell’uomo che, in fondo, stava
proteggendo sua figlia.
Ma da cosa, Neji ancora non lo
sapeva.
Così fece un altro inchino e ferito
nell’orgoglio tornò indietro.
Naruto Uzumaki era una sempre stato
un ragazzo allegro e spensierato.
Da che si ricordasse, aveva sempre
sorriso, nel bene e nel male, i suoi occhi avevano sempre trasmesso affetto, mai
odio.
Ma adesso, davanti a quella scelta
insidiosa, il ninja biondo provava rabbia. Ramen di miso o ramen di
carne?
Quale dei due portarsi dietro in
viaggio con Gaara?
Queste erano le domande che
occupavano la mente del giovane, indeciso su quella scelta che avrebbe
determinato il suo umore.
Naruto sospirò: troppo difficile,
erano deliziosi entrambi.
Tornò a concentrare la propria
attenzione sul suo zaino da viaggio aperto sul tavolo, pronto ad ospitare le sue
cose e il ramen istantaneo.
Non era più tanto sicuro di
partire.
Voleva che il villaggio fosse al
sicuro, ovviamente. Lui come futuro Hokage aveva il dovere di mettere la sorte
del villaggio prima della sua vita. Amava Konoha, amava i suoi amici e non
avrebbe mai permesso a nessuno di distruggere questi due fattori, una costante
nella sua giovane vita.
Ma c’era qualcosa che lo
tratteneva, un sentimento un po’ egoistico ma che continuava a non dargli
pace. L’amore.
La paura.
E non la paura di non tornare
indietro, ormai col passare degli anni e delle missioni, era riuscito ad
abituarsi e ad accantonare questo fatto. È la vita del ninja, una vita che non
ha certezze.
Ma Sakura-chan.. era lei il
problema.
Perché lui non si sarebbe mai
aspettato una cosa del genere. Perché lui continuava ininterrottamente ad amare
quella ragazza che apparentemente non provava alcun affetto
per lui, se non quello che si ha per un buon amico; un fratello, se proprio ci
vogliamo allargare.
Apparentemente Sakura provava profonda stima per
lui.
Apparentemente.
Perchè lui, di baciarlo, a lei non
lo aveva mai chiesto.
Era stata lei, due giorni prima
dell’attacco di Suna, a passare il pomeriggio con lui, come ai vecchi tempi,
allenandosi e parlando delle piccole cose, dei piccoli pettegolezzi che giravano
per il villaggio. Tutto normale.
Avevano cenato poi insieme, col
ramen, dato che lui altrimenti avrebbe dovuto farlo da
solo.
Tutto
normale.
E ormai, quando era divenuto buio e
le stelle erano ben chiare nel cielo scuro, lui aveva deciso di riaccompagnarla
a casa, non fidandosi di lasciarla sola a quell’ora.
“Mica per te Sakura-chan, è per il
povero disgraziato che proverà a rimorchiarti..”, le aveva detto lui, sorridendo
come sempre, prendendosi un pugno in testa.
Pugni gentili, che non gli avevano
mai fatto male.
E avevano camminato, ridendo come
ragazzini, perché in fondo loro lo erano rimasti, lui
specialmente.
Perché lui era maturo, a differenza
delle apparenze. Perché lui era forte e generoso, leale e affidabile. Ma voleva
restare un ragazzino.
E a Sakura piaceva la cosa. Forse
se n’era innamorata, chissà.
Ma giunti davanti alla casa della
ragazza, lei si era fermata di botto, guardandolo negli occhi azzurri,
sorridendo gentile.
Lui si aspettava un “Oyasumi nasai,
Naruto-kun”, come sempre.
Ma lei si era avvicinata,
lentamente. Si era alzata in punta di piedi e aveva sfiorato le sue labbra.
Ancora una volta. Ancora.
E le braccia di lei erano finite
dietro il suo collo, le mani di lui sui suoi fianchi. Un calore improvviso al
cuore, i brividi sulla schiena e il magone allo stomaco.
Ecco, questo non era
normale.
E alla fine, lui un po’ intontito e
felice, l’aveva vista allargare il sorriso, come mai l’aveva vista fare in tutta
la sua vita ed era entrata in casa, rossa sulle guance, gli occhi che brillavano
birichini.
E lui era rimasto lì, come un baka,
a chiedersi se era la realtà o se era solo un brutto scherzo del troppo ramen
mangiato.
E da quel momento aveva avuto poco
tempo per pensare alla cosa: Suna, Sas’ke.. troppi problemi. Ma questo fatto gli
metteva paura. Ora che sarebbe dovuto partire, avrebbe più rivisto
Sakura-chan?
E aveva paura di questa risposta,
non era sicuro si volerla sapere.
- Shikamaru me lo ha sempre detto
che le donne portano problemi..- sospirò sconsolato Naruto, optando per il ramen
al miso e ficcandolo nello zaino.
Si diresse verso la cassettiera,
aprendo un cassetto e frugando nel gran casino di roba alla ricerca di qualcosa
che gli sarebbe potuto servire per il viaggio. Sentì qualcuno chiudere con
leggerezza la porta del suo appartamento e lentamente si girò verso
l’ingresso.
-
Sakura-chan!-
- Ciao Naruto.. la porta era aperta
e così sono entrata senza bussare..-
- Stai tranquilla.. avevi bisogno
di qualcosa?-
La ragazza non rispose, anzi,
camminò verso il centro di quel piccolo monolocale, osservando lo zaino sul
tavolo.
- Devi andare in missione da
qualche parte?-
- No..- rispose lui, continuando la
sua ricerca nei cassetti.
- Devi andare in vacanza?- chiese
nuovamente.
- Certo che
no..-
- E allora dove
vai?-
Stavolta fu lui a non
rispondere.
Sakura camminò per la stanza,
guardandosi attorno, abbozzando un sorriso nel vedere il casino che regnava:
vestiti accatastati su sedie e mensole, fumetti e giornali sparsi sul pavimento,
il cestino stracolmo di scatole di ramen istantaneo, kunai e shurinken
sparpagliati sul tavolo.
-
Sakura-chan?-
- Sì?-
- Perché non sei alla festa? È
quasi ora no? Non indossi neanche il kimono..-
- Bhè, sai com’è.. non c’è molto da
festeggiare, la guerra e il resto, non mi sento in vena. E poi non ho nessuno
che mi accompagni, mi annoierei da sola..- disse, non senza arrossire un
po’.
- Come mai?-
- Ino è all’ospedale, Tenten pure e
Hinata ci va con Kiba.. la scelta è ristretta!-
Naruto, dopo aver trovato ciò che
gli serviva, fece un sorriso vittorioso, guardando adesso la kunoichi che lo
osservava interrogativamente.
- Andiamo Sakura-chan! A me puoi
dirlo che nessuno vuole venire con te solo perché sei una pazza violenta e
bisbetica!-
E si sa che, Naruto Uzumaki, non
era famoso per dire la cosa giusta al momento giusto.
Un cazzotto lo colpì in pieno viso,
facendolo volare sul letto.
- Sei il solito imbecille! Ma
perché devi sempre farti riconoscere per il baka che sei!-
- Ohyo Sakura-chan.. mi hai fatto
male!- si lamentò il ragazzo sfregandosi la guancia colpita, mostrando dei falsi
lacrimoni agli occhi.
La ragazza si portò davanti a lui,
le braccia incrociate e quel cipiglio minaccioso che sole lei sapeva fare e del
quale tutti avevano il terrore.
- Ora per farti perdonare tu mi
accompagni a quella festa!-
- Ma non avevi detto che non avevi
vogli..-
Occhiataccia che poteva
uccidere..
- Certo Sakura-chan! Ma ti pare! Mi
metto i sandali e vengo!-
Haruno sorrise divertita,
incamminandosi verso l’ingresso. Aspettò il compagno e quando questo fu pronto,
Sakura aprì la porta del monolocale.
Ma prima di uscire, si girò di
scatto verso Naruto, che non si accorse all’inizio delle labbra di Sakura sulle
sue.
La ragazza si staccò, ridacchiando
leggermente, prima di uscire e incamminarsi verso la festa, come se niente fosse
mai accaduto.
Shikamaru Nara si guardò intorno,
camminando velocemente, ben attento che nessuno lo
vedesse.
Arrivò davanti a una porta bianca,
si diede un’ultima occhiata in giro ed entrò dentro la
stanza.
La luce era spenta, ma gli oggetti
e i mobili che arredavano la camera erano visibili grazie alla luce dei lampioni
fuori e di una piccola lampadina accesa sul comodino di
Tenten.
La kunoichi mora alzò lo sguardo
dalla rivista che stava sfogliando e osservò con interrogazione il ninja che era
appena entrato nella stanza, senza capire il perché di tanta
segretezza.
- Ciao
Shikama..-
- Shhhhhh!- le intimò il ragazzo
mettendosi un dito sulle labbra.
- Tenten? C’è
qualcuno?-
Al ragazzo gelò il sangue nelle
vene: sentire quella voce bisbetica e comandina dopo tanto tempo, gli faceva uno
strano effetto. Fino a qualche ora fa credeva e non l’avrebbe più sentita
parlare, che non avrebbe più ascoltato le sue noie e
seccature.
Per fortuna, qualche volta anche i
geni sbagliano.
Si avvicinò al lettino di Ino,
dando un’ultima occhiata a Tenten, invitandola a non dire
niente.
Gli occhi della bionda erano
bendati da una fascia bianca, i capelli sciolti ricadevano scomposti sulle
spalle e sul seno, dandole un’aria un po’ più malandata. Stava a sedere sul
lettino, alle braccia attaccate ancora le flebo, e una pesante fasciatura le
copriva la spalla destra, lasciando parte delle spalle
scoperte.
- Tenten? È forse entrato
qualcuno?- chiese ancora la bionda, un po’ preoccupata, girando la testa a
destra a sinistra, inutilmente dato che non poteva vedere.
-Tenten? Sappi che non è un bello
scherzo!- quasi urlò, non sentendo niente.
Shikamaru le si avvicinò ancora di
più, portandosi esattamente accanto alla ragazza, la quale fece silenzio,
sentendo vicino a se una presenza.
Il ragazzo tirò la tendina bianca
che divideva i letti d’ospedale, separando lui e Ino da
Tenten.
Poi, lentamente, si chinò sulla
ragazza, baciandola.
E Ino rispose, sapendo chi fosse
quella persona, dato che aveva già assaggiato quelle labbra di nascosto milioni
di volte.
Tenten nonostante la tenda, vide i
movimenti del ragazzo e spalancò la bocca.
Shikamaru le accarezzò una guancia,
bisognoso di quel contatto con lei, che non aveva da più di una
settimana.
Si staccò dolcemente, non dicendo
niente, nessuna parola sarebbe servita e lasciò la stanza, con Tenten incredula
e Ino che si toccava le labbra, sorridendo.
Ora in cui ho finito di scrivere il
capitolo: 02.17 del mattino.
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Nine:
“Love, kisses and
sex”
Naruto camminava allegro per le vie
in festa di Konoha. Era tutto così chiassoso e colorato, rumoroso e felice che
non gli sembrava vero.
Sakura camminava accanto al
ragazzo, tenendolo timidamente a braccetto, osservando le bancarelle piene di
dolci e accessori tradizionali del Paese del Fuoco.
- Quest’anno è più bella del solito
la festa.. che dici Sakura-chan?- chiese Naruto rivolgendole un sorriso
luminoso.
- Si sono molto dati da fare, ho
sentito dire che lo spettacolo di fuochi d’artificio sarà
eccezionale.-
- Da chi lo hai
sentito?-
- Tsunade-sama ne stava parlando
con Shizune.. diceva che Genma e gli altri erano settimane che programmavano la
cosa..-
Naruto osservò con attenzione la
ragazza che gli stringeva gentilmente il braccio, parlando con vivacità e
spensieratezza. Aveva le gote rosse per la serata abbastanza afosa e gli occhi
le brillavano a causa dell’eccitazione per i fuochi.
Sì, Sakura-chan non era mai stata
più bella di così.
- Guarda Naruto! Che belle!- urlò
improvvisamente Haruno, puntando con un dito una bancarella e avvicinandosi,
staccandosi dal biondo, saltellando quasi come una bambina
piccola.
Uzumaki si avvicinò con le mani in
tasca e lo sguardo poco interessato: era un semplice bancarella per ragazze con
spille di vario genere e colore, mollette e ferma capelli dalle più bizzarre
forme.
Sakura prese un fermaglio con sopra
una cosmea autunnale finta.
- Questa piacerebbe molto a Ino..-
disse, osservandola bene e rimettendola giù.
- E’ un peccato che si sia persa
questa festa.. a lei piacciono certe cose..- rispose Naruto distrattamente,
guardando le varie chincaglierie, senza soffermarsi su nessuna in
particolare.
Poi un lampo.
Era lì, nascosta rispetto alle
altre, ma per lui visibillisima, come se fosse la sola su quella
bancarella.
Un fermacapelli semplice, verde
chiaro con un piccolo fiore di ciliegio finto.
Lo prese delicatamente,
maneggiandolo con le mani per osservarlo meglio nei dettagli. Guardò Sakura che
adesso guardava interessata dei piccoli specchietti con la cornice fatta a mano.
Naruto le arrivò dal dietro, prendendo le ciocche davanti dei capelli, legandole
indietro col fermaglio.
- Che bello Naruto!- esclamò Sakura
allegra, voltando la testa per vedere come stava, guardandosi negli
specchietti.
- Ti sta molto bene
Sakura-chan..-
La ragazza annuì un poco, per
ringraziare. Si tolse il fermaglio e poi lo rimise al suo posto. Naruto non
capiva.
- Perché..?-
- Anche se mi piace, non posso
prenderla. Non ho con me abbastanza soldi.. e poi non potrei indossarla. Essendo
sempre in missione o in ospedale la rovinerei..- disse con semplicità,
sorridendo. Ma Naruto vide, le donne per certi versi erano tutte uguali, che
negli di Sakura-chanc’era un po’
di dispiacere per non poter comprare quel fermaglio.
Si allontanarono dalla bancarella,
riprendendo il loro cammino. Non dissero molto, se non per scambiarsi qualche
commento sui prodotti che vedevano in vendita.
- Sakura-chan.. fra poco
inizieranno i fuochi, sarà meglio che ci avviamo a prendere
posto..-
- D’accordo, ma prima ci prendiamo
qualcosa da mangiare? Mi sarebbe venuta un po’ di fame..- disse la ragazza
portandosi una mano sullo stomaco.
- Certo! Ehm.. uhm.. vuoi.. che
so.. del ramen?- chiese Naruto, un po’ speranzoso.
- Baka ma possibile che quello sia
il tuo pensiero fisso!?- urlò la rosa.
- E dai.. Sakura-chan..- piagnucolò
il ragazzo, cercando di impietosire la giovane con due occhioni da cucciolo
bastonato.
- Mi rifiuto,
Naruto!-
- Ma.. perché? Per una volta che ho
anche i soldi!-
- Mai!-
Sakura incrociò le braccia al
petto, voltando il viso offesa. Sul ramen non gliel’avrebbe mai data
vinta.
- Come vuoi.. allora cosa vorresti,
Sakura-chan?- chiese il biondo depresso, ormai rassegnato al fatto che per
quella sera non avrebbe mangiato ramen.
- Mi andrebbe.. un tayaki*!- disse
la ragazza con un sorriso dopo averci pensato un po’.
- Come vuoi.. ovviamente una bella
ciotola di ramen sarebbe più nutriente, avrebbe più proteine, carboidrati
e..-
- Ho detto tayaki,
Naruto..-
- Però ovviamente se tu preferisci
il tayaki.. perché tu preferisci il tayaki, vero? Sei sicura,
Sakura-chan?-
- Naruto!-
- Certo certo! Allora tu avviati
verso il palazzo dell’Hokage, io prendo il tayaki e ti raggiungo!- si affrettò a
dire il ragazzo, dopo aver visto quella scintilla negli occhi di Sakura, quella
famosa scintilla che preannunciava la sua rabbia
devastante.
Sakura osservò il ragazzo
scomparire nella folla, alla ricerca del suo cibo.
Sorrise leggermente e si avviò
verso il palazzo dell’Hokage.
Sasuke Uchiha era seduto su un ramo
di un grosso albero, la katana poggiata sulla sua spalla.
Tra poco, da quella posizione così
elevata, avrebbe potuto vedere i fuochi d’artificio illuminare tutte le terre
del Pese del Fuoco, festeggiando la nascita della sua
capitale.
Non che gli importasse veramente
qualcosa di quello stupido anniversario, ma passare una sera vedendo qualcosa di
nuovo l’avrebbe distratto da tutto quello che stava
succedendo.
Un muovere di cespugli destò la sua
attenzione, prendendo la katana e attivando lo Sharingan verso il
basso.
- Chi sei?- chiese con la solita
voce fredda.
- Mi spiace di averti disturbato,
Sas’ke-san..- soffiò una vocina lieve, uscendo fuori da un
cespuglio.
- Buonasera Ibiki..- salutò il
ragazzo, rimettendo a posto le sue armi.
La ragazza avvampò un poco. Si era
accorta che, da qualche giorno a quella parte, il ninja si rivolgeva a lei con
più riguardo. Solitamente non salutava nessuno, almeno non di sua iniziativa, e
se lo faceva, il suo saluto era una semplice occhiata e un cenno di capo. E
finiva lì.
Invece sembrava che con lei le cose
andassero diversamente. Che fosse per il fatto che fosse una delle poche donne
in quel covo di ninja traditori e subdoli?
- Cosa ci fai
lassù?-
- Guardo i fuochi
d’artificio.-
- Quali fuochi
d’artificio?-
- Quelli che tra poco
inizieranno.-
E come a voler confermare le sue
parole, un fischio lontano accompagnato da una esplosione e una pioggia di
stelle rosse, riempì il cielo, illuminando il tutto.
- Ibiki, se sali quassù li vedi
meglio..- aggiunse Sasuke, facendo posto alla ragazza sul
ramo.
Lei annuì e con un balzo fu accanto
a Uchiha. Da che si ricordava, nella sua vita aveva visto solo una volta i
fuochi d’artificio, troppo impegnata ad allenarsi per diventare una perfetta
macchina da guerra che per potersi concentrare su cose tanto frivole come le
feste o i divertimenti.
E a Sasuke piaceva quella ragazza.
Gli piaceva tanto.
Aveva quella doppia personalità che
lo affascinava. Quando erano in missione era spietata come un killer
professionista, non dava tregua ai suoi avversari, l’unica differenza era (e se
n’era accorto più di una volta) che non dava mai il colpo di grazia. Nemmeno una
volta. Aveva ancora quel piccolo barlume di umanità che poi la rendeva, quando
non doveva combattere, una ragazza come tante. Forse un po’ chiusa e schiva, ma
comunque una ragazza con cui parlare normalmente.
Non che poi lui ci parlasse molto
con lei, non gli piacevano le parole, più che altro si divertiva e vederla
parlare. Ed era strano che si fosse accorto di alcuni suoi piccoli gesti, come
grattarsi la guancia quando era scettica su qualcosa, sistemarsi il guanto della
mano destra quando era imbarazzata, oppure mordersi il labbro quando stava per
scoppiare a ridere (gesto raro, dato che rideva poco, ma
esistente).
Piccole cose che non avrebbero
interessato nessuno. Ma non lui.
Senza contare che il suo fisico lo
attraeva tantissimo.
E, senza che se ne potesse rendere
conto, dentro di sé era cresciuta la voglia di fare l’amore con quella ragazza.
Stava impazzendo dal desiderio.
Si stava forse
innamorando?
Forse sì, forse
no.
Non gli
importava.
Ma il fatto rimaneva
quello.
- Ibiki?-
- Sì?-
- Perché quando ti rivolgo la
parola arrossisci?-
Diretto come un cazzotto in pieno
viso.
La ragazza distolse la sguardo
dallo spettacolo pirotecnico, voltando il viso sorpreso verso il
ninja.
- Co-come?-
- Hai capito. E non negare, questo
occhi vedono tutto.-
Ibiki abbassò lo sguardo,
puntandolo su una formichina che stava correndo sul ramo dove erano
seduti.
Non sapeva proprio cosa
rispondergli, non si era mai trovata in una situazione del genere e adesso era
del tutto indecisa e spaesata, come un pesce fuor d’acqua.
Sasuke-kun le piaceva molto e non
era una novità. Lui ammaliava quasi tutte le donne che incontrava, quasi tutte
si perdevano in quell’andatura spavalda e da leader, in quell’espressione fredda
e distaccata. E lei pure c’era cascata.
Sasuke sorrise, un sorrise come
solo lui sapeva fare, un misto di presa in giro e
divertimento.
Scese con un balzo dal ramo,
allungando una mano verso la ragazza.
- Vieni con
me.-
- Dove
andiamo?-
- Non ti preoccupare. Vieni con
me.-
Ibiki scese dal ramo e appena i
suoi piedi furono sul terreno duro, il ragazzo la prese per una manica della
tuta, cominciando a camminare veloce verso il covo del Suono, tirandosela
dietro.
- Sas’ke-kun..- chiamò, non capendo
il suo comportamento improvviso.
Lui non rispose, andando avanti per
la sua strada.
Svoltarono per uno dei corridoi
principali, che portava alle camere. Arrivato davanti alla sua porta, l’aprì
violentemente, spingendo Ibiki dentro e chiudendosela poi alle
spalle.
L’attaccò al muro e con foga e
bramosia la baciò.
La ragazza non capiva. Era spaesata
e sorpresa.
Non aveva mai provato una cosa del
genere, nemmeno lontanamente.
Ma comunque le piaceva.
Eccome.
E quando Sasuke le mise una mano
sotto la maglia, aveva già preso la sua decisione.
Quella
sbagliata.
- Gaara stai bene?- chiese
apprensiva Temari osservando dall’alto al basso il fratello
minore.
- Oh.. sì certo, a meraviglia..-
rispose quello, come se la voce della sorella lo avesse svegliato da una specie
di trans.
Nonostante il viso di Naruto di
quello stesso pomeriggio al chiosco gli era sembrato così sicuro e sereno, lui
provava un moto di preoccupazione. Strano, dato che erano poche le volte che lui
si preoccupava seriamente per qualcosa.
“Adesso mi spieghi il perché sei
così deciso ad andartene da Konoha con Naruto! Orochimaru prima o poi vi troverà
e addio! Non potete nascondervi per sempre, Gaara!” urlò Tsunade in preda a una
crisi isterica.
“Preferite che tutto il villaggio
venga distrutto? Dopo il crollo di Suna, Konoha è l’unico villaggio rimasto in
grado di arrestare il Suono!” aveva a quel punto urlato lui, sbattendo le mani
sulla scrivania della quinta Hokage. Era da un’ora che discutevano sempre sullo
stesso punto, quella vecchiaccia sembrava non voler capire le sue
ragioni.
“Morirete!” ”Non è
detto!” Tsunade scrutò per molti secondi gli occhi color acqua marina del
giovane Kazekage, per poi ributtarsi esausta sulla sua poltrona, chiudendo gli
occhi e massaggiandosi una tempia.
“Lascia..” fece un lungo sospiro
“.. lascia almeno che qualcun altro venga con voi..”
“Sarebbe solo un
impiccio.”
“Perché?!”
“Per i motivi che le ho spiegato
fino ad adesso! Io e Naruto bastiamo! E poi..” disse Gaara, stavolta con tono
calmo, sedendosi comodo anche lui davanti alla donna “.. credo che essendo in
due riusciremo anche a compiere un lavoro di
informazioni..”
“Non ti
seguo..”
“Naturalmente non potremo restare
sempre nello stesso posto.. mentre ci nascondiamo, o almeno li facciamo
allontanare dalla Foglia, andremo a caccia di notizie e informazioni. Tutti, e
sottolineo tutti, hanno un punto debole. Anche Uchiha e Orochimaru ce l’hanno,
basta solo capire quale.”
“Hai gia un piano d’azione?” chiese
Tsunade, cominciando improvvisamente a controllare dei fogli sulla sua
scrivania.
“Ho gia in mente la nostra prima
tappa. Ma naturalmente, dovrò chiedere anche a Naruto cosa preferisce
fare..”
La donna annuì piano. Forse Gaara
era riuscito a convincerla, ma poco importava. Appena Haruno aveva lasciato
l’ufficio, lui aveva subito messo in chiaro le cose: con o senza permesso, loro
sarebbero partiti.
“Comunque se permetti l’insistenza,
io manderei qualcuno con voi e.. – no, non fare quella faccia, lasciami finire -
.. non tanto per darvi una mano, ma quanto messaggero, che ogni po’ torni a
Konoha a darci notizie..”
“Vuole affibbiarci una
baby-sitter?”
“Vedila come
vuoi..”
Si osservarono l’un l’altra, come
una tacita sfida. Nessuno dei due avrebbe mollato.
“E sentiamo, chi pensava di
mandare?” chiese alla fine il giovane ragazzo.
“Stavo giusto dando un’occhiata..”
riprese Tsunade, portando nuovamente lo sguardo sui fogli che stava guardando
prima. Erano tutte le informazioni dei Jonin non in missione di
Konoha.
“Se posso dare un consiglio, se
proprio deve venire qualcuno, preferisco che venga Yamanaka
Ino..”
“Per quale assurdo motivo
lei?”
“Per la sua tecnica.. sarebbe molto
utile.. o se non vuole mandare lei, qualcuno del suo
clan..”
“Ci penserò Gaara.. ci
penserò..”
Ma alla fine la donna aveva negato
categoricamente. Tutti, ma non Ino Yamanka.
E alla fine aveva ottenuto quello
che voleva fin dall’inizio: partire solo in due.
- Gaara, scusa se insisto, ma sei
davvero sicuro di star bene?-
- Sì, nee-san. Sono solo un po’
stanco..-
Temari alzò il suo famoso cipiglio
scettico, osservando attentamente la figura del fratello che adesso aveva
spostato lo sguardo su una bancarella di chincaglierie, senza troppo
interesse.
- Lascialo perdere. Se dice che sta
bene..- s’intromise Shikamaru porgendo alla ragazza un piccolo vassoio di
plastica, contenente dei dango.
La bionda prese una polpettina,
sorridendo appena.
- La fai facile tu,
crybaby..-
- Non la faccio facile, dico solo
che non tutti i giorni un Kage viene a sapere che il suo villaggio è stato
completamente distrutto da Orochimaru. Avrà la testa piena di pensieri,
poverino..-
Temari annuì solamente, infilandosi
in bocca la polpettina di granchio, masticando lentamente.
- E così vogliono andarsene..-
disse Kakashi, voltando lentamente pagina dell’ultimo libro di Icha Icha
Paradise.
- So che tu hai delle missioni da
fare in questo periodo, ma vorrei che ti occupassi della loro
sorveglianza.-
- Non sono dei ragazzini stupidi,
Tsunade-sama. Almeno, Gaara è un ragazzo sveglio. Se ne accorgerebbe
subito.-
- Non m’importa, Kakashi! La
squadra ANBU è tutta occupata. Se tu non vuoi andarci, trovami dei ninja validi
che ti sostituiscano!- detto questo, Tsunade si allontanò dall’albero dove lei e
il copy-ninja avevano parlato, unendosi di nuovo alla
folla.
Kakashi sospirò, mettendosi a
sedere tranquillamente per terra, poggiato al tronco dell’albero, a leggere il
suo libro.
Un’ombra si avvicinò cauta,
sistemandosi accanto all’uomo.
- Cosa hai intenzione di
fare?-
- Nessuno ti ha mai detto che è
maleducazione origliare?-
- Mi spiace, è un passaggio che mi
è sfuggito.-
- Allora vai a fare un corso di
galateo!-
L’ombra si sistemò ancora più
vicino al ninja, sfiorando quasi le spalle con le sua.
- Allora?
- Allora
cosa?-
- Farai quello che ti ha
chiesto?-
- Non lo
so..-
- E non sai mai niente però
Hatake!-
- E tu vuoi sempre sapere troppo
Mitarashi..-
La donna sbuffò, mostrando
palesemente il suo disappunto.
- Comunque credo che non ci andrò..
ne io e nessun altro..-
- …-
- I ninja servono qua, Gaara e
Naruto se la sapranno cavare..-
Ci fu un attimo di silenzio. Anko
si sistemò più vicina al ninja di quanto gia non fosse, poggiando la testa sulla
sua spalla.
- Domani vado in missione.- disse,
cambiando argomento.
- Con chi
vai?-
- Morino e uno della squadra
ANBU..-
Kakashi, finalmente, distolse lo
sguardo dal libro, osservando negli occhi la donna che gli sedeva
accanto.
- Cerca di non farti troppo
male..-
- Ci provo..- disse Anko,
sorridendo appena al ninja, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alla
stanchezza della giornata.
Era ormai mezzanotte passata quando
le strade di Konoha cominciarono a sfollarsi e i suoi abitanti rientravano a
casa, stanchi ma felici.
Solitamente, la festa per la
nascita della capitale del Paese del Fuoco, continuava tutta la notte, fino alle
prima luci dell’alba.
Ma quest’anno era diverso, come
erano diversi i volti che avevano camminato fra le bancarelle di cibo. Non solo
gli abitanti di Konoha, ma anche i superstiti della strage di
Suna.
E questo non faceva che ricordare
che al momento, c’era un conflitto di guerra.
Ma nonostante questo, Sakura Haruno
stava ridendo come una matta, camminando per una viuzza poco affollata, dove i
commercianti stavano rimettendo a posto le loro mercanzie.
- Credo che sia uno di quei momenti
che mi ricorderò per tutta la vita, Naruto!- disse la ragazza ridendo ancora più
forte, portandosi una mano davanti alla bocca al sol ricordo del suo amico che,
mentre stava correndo verso di lei con i tayaki, era inciampato clamorosamente,
cascando come una pera cotta per terra, facendo finire le frittelle spiaccicate
al suolo.
- Sakura-chan..- implorò Naruto,
cercando di fare smettere la compagna.
La rosa sembrò calmarsi e
lentamente, e cercando di parlare di qualcos’altro che non fosse la caduta del
biondo, arrivarono a casa Haruno.
- Credo che sia l’ora di andare a
dormire..- disse Naruto, sorridendo gentilmente.
- Buona notte, Sakura-chan!-
Il ragazzo stava per incamminarsi
verso il suo appartamento, ma Sakura lo bloccò e lentamente, come aveva fatto
anche qualche ora prima, gli stampò un bacio sulle labbra.
Uno.
Due.
Tre.
Sempre di più e più
profondi.
Naruto ricambiò con dolcezza, ormai
preso da quelle effusioni che da qualche giorno avevano preso a farsi. E non si
rese neanche conto quando Haruno, stringendo la sua felpa nella mano, lo aveva
trascinato dentro casa sua.
E naturalmente, lui non aveva
obiettato.
A
Rick..
Tanti auguri
piattola!
A Shikamaru
Nara..
Regalaci altri momenti di puro
menefreghismo!
A tutti quelli col morale
giù..
La vita è di per sé ingiusta e
difficile.
Sta a noi cercare di sorriderle, non il
contrario.
Note d’autore: finalmente ho scritto ad un orario
più umano, [sono esattamente le 21.32].
Non ho molto da dire, a parte le
solite cose come: spero che vi piaccia, non linciatemi
ecc..
Ma poi scrivete quello che volete
nelle recensioni, siamo in un paese libero.. XD
Stasera sono un po’ così.. mi sento
un’incompresa. Ma tanto prima o poi passa..
Capitolo 10 *** Ino's secret. The present on the table ***
Wecome To PageBreeze
The Kunai of
Death
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Ten:
“Ino’s secret. The
present on the table.”
Naruto teneva gli occhi spalancati,
proprio come un pesce.
Vagava per quella stanza buia,
andando a tastoni, cercando di ritrovare la sua maglietta
nera.
TUMP!
- Porca putt..!- imprecò il ninja
prendendosi il piede sinistro fra le mani, saltellando qua e la per il dolore.
Accidenti agli spigoli..
Un mugugno soffocato giunse dal
letto, facendo immobilizzare Naruto che temeva di aver svegliato la padrona di
quella stanza.
Quella mattina quando si era
svegliato e si era ritrovato Sakura-chan che dormiva avvinghiata al suo fianco,
il suo cuore aveva perso un colpo.
Un colpo perché quella notte era
successo quello che sperava da una vita. Perché se Sakura lo aveva fatto entrare
nel suo letto, non era perché era ubriaca, non lo aveva fatto per puro
capriccio, non era solo per un desiderio carnale.
Lo aveva fatto perché provava
qualcosa per lui. Semplicemente.
E Naruto, osservando la sua figura
longilinea avvolta nella calda trapunta, si sentì veramente un verme. Partite
adesso, equivaleva a non rivedere Sakura per un bel po’, o forse mai
più.
L’avrebbe lasciata con l’illusione
di essersi divertito una notte e basta? La mente femminile poteva arrivare
chissà dove con la fantasia, pur di dar la colpa agli
uomini.
Shikamaru glielo aveva sempre
detto.
Il ninja trovò la sua maglietta a
poche metri dal letto, buttata senza alcun riguardo su una sedia la sera prima.
La indossò velocemente e a quel punto cercò d’infilarsi i sandali neri, che
stranamente non avevano proprio voglia di entrare nei suoi
piedi.
Sakura si mosse ancora, facendo
spuntare un braccio dal groviglio caldo della trapunta e del lenzuolo, e si mise
a tastare nel sonno la parte del letto accanto a se.
Uzumaki, notando quel piccolo
gesto, prese in fretta le sue ultime cose e uscì con scatto felino
dall’appartamento della ragazza.
Non voleva che si svegliasse quando
lui si trovava ancora a Konoha. Avrebbe dovuto dare delle spiegazioni e allora
allontanarsi dal villaggio sarebbe stata dura.
Mentre scendeva le scale, riuscì a
indossare il secondo dei suoi sandali, prendendo poi a camminare veloce verso
casa sua, dove il suo zaino lo attendeva.
Percorrendo quelle strade ancora
buie e deserte, osservò tutto nei minimi particolari: le case, gli alberi, le
vetrine dei negozi. Non voleva dimenticare niente.
Arrivò a casa sua, sistemandosi lo
zaino sulle spalle e lasciando un pacchetto sul tavolo. Poi uscendo chiuse la
porta a chiave, nascondendo quest’ultima sotto lo zerbino.
Era difficile
andarsene.
Non credeva che percorrendo quelle
strade, la tristezza lo avrebbe preso così duramente. Sapeva che prima o poi,
avrebbe dovuto partire per una missione mortale, col rischio di morire; un ninja
viene preparato a questo, fin dalla nascita. Non era giusto, ma la vita va così.
C’è chi nasce e c’è chi muore, è un ciclo continuo che non avrà mai
fine.
Ma per quanto queste affermazioni
sembrassero vere e realistiche nella mente del ragazzo, che era quasi giunto
alle porte di Konoha, il suo cuore sembrava non voler accettare quella
scelta.
Il suo batter stranamente veloce
sembrava volergli dire di tornare indietro, tornare a dormire con Sakura-chan e
aspettare il suo risveglio, accogliendola con un sorriso e cercando di tirar
fuori delle frasi dolci e gentile.
Un risveglio che forse la ragazza
non avrebbe dato cenno di volere (troppo melenso, secondo i suoi gusti un po’
mascolini), ma che avrebbe apprezzato.
E invece si sarebbe svegliata sola
in un grande letto. Con mille punti interrogativi che presto si sarebbero
trasformati in rabbia contro di lui, per averla lasciata, senza dire
niente.
Se la meritava, la furia di Sakura.
Non aveva scusanti.
- Vedo che siamo
pensierosi..-
Naruto alzò il viso, incontrando
due occhi color acqua marina circondati da profonde occhiaie
nere.
- Qualche volta lo divento anche
io..-
- Hai preso
tutto?-
- Sì..
credo.-
- Allora è meglio se ci muoviamo,
l’alba è appena sorta e tra poco le strade cominceranno ad animarsi. Meglio non
dare dell’occhio..-
Il biondo annuì, uscendo dalle
porte, quando una voce lo chiamò, un po’ arrabbiata.
- Nonna Tsunade?- disse appena notò
la sagoma della donna appena dietro di loro.
- Credevate davvero di andarvene
così?
- Veramente.. sì.- fu la secca
risposta del Kazekage.
- Avete sbagliato i calcoli
allora..- la donna si avvicinò ai due giovani, porgendo loro un foglio scritto
in maniera disordinata e frettolosa.
- Queste sono informazioni che vi
potrebbero servire. Non so dove siate diretti, ma sappiate che Jiraya sta
girovagando per il Paese del Vortice, se avete problemi, lui è là. Ogni
settimana vorrei ricevere vostre notizie..-
- Non è nostra madre..- disse Gaara
sbuffando. Quel discorso lo stava già annoiando.
- Lo so. Ma mi preoccupo.. e questa
ti deve bastare come risposta altrimenti puoi anche rimanere qua Gaara.-
aggiunse poi notando che il ragazzo dai capelli rossi stava nuovamente per
ribattere.
- Comunque nel caso non dovreste
mandarmi vostre notizie, sappiate che metterò la squadra ANBU sulle vostre
tracce e tornerete qua, volenti o nolenti.-
I due ragazzi
annuirono.
- Se non hai altro nonna Tsunade,
noi andiamo.- Naruto sorrise alla donna. Uno di quei sorrisi belli e luminosi,
tristi e azzurri che solo lui sapeva fare e che a Tsunade ricordavano quelli del
suo fratellino.
E con questo pensiero non potè fare
a meno di far scendere una lacrima sulla sua guancia, facendola sparire subito
con la mano.
Un Hokage che piange non si era mai
visto.
Tenten era riuscita a scendere dal
letto dell’ospedale e, appoggiata alla parete della camera, cercava di
camminare.
Tsunade le aveva ordinato, senza
possibilità di replica, di rimanere a letto dato che i suoi muscoli erano
completamente k.o. e qualsiasi sforzo sarebbe stato non solo doloroso ma anche
improduttivo alla sua guarigione.
E a Tenten la cosa dava proprio
fastidio: non tanto per il fatto che non poteva allenarsi, ma per il suo
orgoglio. Non tollerava il fatto che anche per andare al bagno per i suoi
bisogni, dovesse chiamare un’infermiera per aiutarla ad
alzarsi.
Fece un passo piccolino,
accompagnato da una smorfia sulla bocca. Aveva come l’impressione che i muscoli
della coscia e del polpaccio si strappassero come fogli di carta ad ogni
movimento.
- Tenten per favore.. non ti vedo
ma ti sento. Torna a letto.- disse Ino in modo severo ma anche
preoccupato.
La ragazza non le badò molto. Dalla
sera precedente, quando aveva visto la sagoma di Shikamaru baciare la sua,
rispondeva alla ragazza solo a monosillabi. Non perché fosse arrabbiata, ma
semplicemente il suo cervello era in stato confusionale.
Non poteva credere a una cosa del
genere. Certe cose le aveva viste solo nelle soap opera.
- Tenten..-
- Ino ce la posso fare, stai
tranquilla..-
- Adesso non mi riferivo al fatto
che stai camminando..-
- E a cosa ti riferivi?- Tenten era
riuscita miracolosamente ad arrivare alla porta. Si aggrappò alla maniglia,
voltandosi verso il letto di Ino con aria interrogativa.
- Perché mi eviti?- diretta e
chiara. Senza peli sulla lingua. Anche se momentaneamente cieca, Ino Yamanaka
rimaneva sempre Ino Yamanaka.
- Io.. io non ti..-
- Tenten
coraggio..-
La morettina era indecisa. Forse se
avesse rivelato a Ino cosa aveva visto, l’avrebbe messa in difficoltà. O forse
no.
- Senti, io non ce l’ho con te.. è
che.. ieri sera.. ho visto tu e Shikamaru..- Tenten stette un attimo in
silenzio, sperando di non aver fatto un passo falso. Ma Ino sorrise,
amaramente.
- Non sei la prima.. che ci vede.
Mi spiace se ti sei sentita.. non so, in imbarazzo.-
- Non è per questo.. è che sono
confusa. Io non immaginavo nemmeno lontanamente.. insomma, sono stata
sorpresa.-
- Vuol dire che siamo dei bravi
attori. Meglio così.-
Ino voleva in tutti i modi buttare
la situazione sul comico, Tenten se ne rendeva conto, ma il suo tono di voce e
la malinconia che questa portava dicevano che non era una cosa semplice come
voleva far credere.
Improvvisamente la porta della
stanza si spalancò di colpo, battendo sulla testa di Tenten e facendola cadere a
terra come un sacco di patate.
- Tenten?!- gridò Ino con
l’intenzione quasi di scendere dal letto.
Il viso stanco e affaticato di Neji
Hyuuga sbucò dalla porta, osservando con occhi spalancati la figura di Tenten
stesa a terra.
- O cielo Tenten, mi spiace! Ma
cosa facevi dietro la porta?-
Il ragazzo andò a soccorrere la
giovane, che si teneva una mano premuta contro la fronte, dove un livido
violaceo già cominciava a fare la sua apparizione.
- Ohioi..-
- Neji?? Che è accaduto?- chiese
Ino, con un piede a terra, pronta ad aiutare.
- Rimani a letto Ino.. è solo
caduta.-
Neji la rimise a letto con
delicatezza per poi chiamare qualcuno del personale medico in modo per
accertarsi che andasse tutto bene.
Pochi secondi dopo, Shizune fece la
sua apparizione.
- Che è successo?- chiese con
apprensione notando la povera Tenten tenersi disperatamente la
testa.
- E’ caduta dal letto!- si affrettò
a rispondere Ino. Se avesse detto che la sua amica aveva tentato di camminare da
sola sarebbe finita nei guai.
- E’ solo un livido.. passerà
presto..- constatò Shizune dopo aver dato una piccola occhiata. Poi si rivolse
con un sorriso verso Ino.
- Credo sia l’ora di togliersi
quelle bende..-
Ino non fece in tempo a sorridere
di gioia che la porta della stanza si aprì una terza volta, mostrando la figura
leggermente alterata di Tsunade.
La donna con gesto secco acchiappò
dal corridoio una sedia a rotelle e la passò a Neji, senza troppi
riguardi.
- Tu e Tenten andate a fare una
passeggiata. Devo fare quattro chiacchiere con Ino..-
Appena i due ragazzi lasciarono la
stanza, Shizune lentamente fece scivolare via la benda dagli occhi della
biondina.
- Ora tu mi dici che cazzo pensi
sotto quella massa di capelli biondi! Sei un’incosciente!- esordì Tsunade con
occhi fiammeggianti.
Ino sussultò appena, mentre con
fatica cercava di aprire gli occhi.
- Tu che sei un ninja medico
dovresti sapere certe cose! Che cavolo ti ho insegnato per questi anni,
eh?-
La giovane finalmente spalancò le
sue pozze azzurre, guardando per la prima volta la stanza dove dormiva con
Tenten. Osservò Tsunade che la guardava in cagnesco e con occhi
increduli.
- Io non capisco di cosa.. di cosa
stia parlando Tsunade-sama..-
L’Hokage gettò sul suo letto le
analisi, cercò di calmarsi reggendosi la fronte con una mano,
sfinita.
- Perché non mi hai detto che sei
incinta?-
Yamanaka non parlò. Era inutile
negare, quei fogli che reggeva in mano erano la prova della sua
colpa.
- Non venirmi a dire che non lo
sapevi. Sei incinta di due mesi, strano che non ti sia accorta che non ti
vengano più le tue cose..-
Ino continuava a non
parlare.
- Le leggi parlano chiaro. Appena
una kunoichi scopre di essere in stato interessante, il suo esonero da qualsiasi
missione è immediato.-
Non una parola usciva da quella
bocca secca.
- Molto bene..- disse Tsunade,
vedendo che la ragazza non voleva parlare. -.. oggi pomeriggio sarai dimessa.
Nessuna missione ti sarà affidata da qui fino al prossimo anno. Tutte le tue
missioni di spionaggio in programma saranno sospese. Ti ho preso un appuntamento
fra una settimana per controllare lo stato del feto. Shizune, andiamo.- le due
donne lasciarono la stanza, sbattendo la porta in malo
modo.
Ino restò ancora ferma e immobile
ad osservare quei fogli bianchi. Lo sapeva. Lo sapeva che era rimasta incinta.
Non aveva fatto nessun test per accertarsene, ma le nausee mattutine che le
erano venute e il suo ritardo ne erano una prova.
E quella parola, -positivo-, era la
conferma.
Si prese il volto fra le mani,
piangendo rumorosamente.
Shisune cercava di stare la passo
della Godaime, a fatica.
- Secondo lei perché non ha detto
niente della gravidanza?-
- Forse paura, infondo non ha
nemmeno vent’anni e..-
- E??-
- Tutti sappiamo che Ino
attualmente non ha un ragazzo. Sono tante le cause
che mi vengono in mente..-
- E quindi?- - E quindi niente.
Chiederò a Sakura di carpirle qualche informazione..-
Haruno stava salendo le scale della
casa di Naruto. Quando si era svegliata e aveva trovato il letto vuoto, non si
era stupita più di tanto. Erano in guerra e il ragazzo probabilmente aveva avuto
qualche turno di guardia o missione.
Arrivò fino alla porta
dell’appartamento 19, notando la simpatica scritta a pennarello, “Dattebayo!”,
che il suo compagno aveva fatto qualche tempo fa.
“Vandalo..” si ritrovò a pensare la
ragazza con un sorriso dolce.
Bussò alla porta ma non ricevette
risposta. Bussò una seconda volta, niente.
Spostò lo zerbino, trovando la
chiave – Naruto le aveva mostrato il nascondiglio. In caso di bisogno, diceva
lui.
Entrò piano in casa, mentre il suo
sorriso scompariva. Era tutto stranamente ordinato, quasi perfetto. Mancavano un
sacco di cose.
Andò ad aprire il frigo, trovandolo
vuoto.
Il suo armadio: era rimasta solo il
vestito nero, quello per i lutti.
Tutte lefoto erano state tolte dalle
cornici.
I piccoli oggetti, come la sveglia,
erano stati messi dentro uno scatolone, ai piedi della porta
d’ingresso.
Sakura si sedette sul letto
fastidiosamente ben fatto e ordinato. C’era qualcosa che non
andava.
Si accorse solo allora del
pacchettino sghembo che era posato sul tavolo della
cucina.
Lo prese con cura, notando il
biglietto “Per Sakura-chan”. Nient’altro, non aveva scritto
altro.
Tolse la carta colorata, facendola
cadere a terra senza alcun riguardo, portandosi una mano la bocca quando si
ritrovò per le mani il bel fermacapelli che avevano visto la sera precedente
alla fiera. Era proprio lo stesso.
E la cosa non le piaceva ancora di
più.
Tsunade stava dormendo nel suo
ufficio, quando qualcuno spalancò la porta, entrando
furiosamente.
La donna alzò lo sguardo
insonnolito, notando la figura della sua allieva più arrabbiata che
mai.
- Dov’è
Naruto?-
- Come?- chiese la Godaime cercando di
rimettere in funzione il cervello.
- Dov’è Naruto! Lei sa dove si
trova!-
- Io non so
davvero..-
- Smettiamola di prenderci in giro!
Venendo qua ho incontrato Temari e Kankuro, preoccupati perché Gaara era
scomparso, portando con se le sue cose più care. Naruto ha fatto lo stesso. Sono
stata negli archivi e..-
- Non ti è permesso frugare negli
archivi, Sakura..- le rispose la donna, questa volta completamente sveglia e
seria.
-.. ho scoperto che nessuna
missione o turno di guardia è stato affidato a Naruto Uzumaki, né oggi, né
domani e nemmeno nei prossimi giorni! Adesso lei mi dice cosa sta
succedendo!-
- Non so dove siano e se anche lo
sapessi, credo che dovrebbero essere informazioni
private..-
- Se non sa dove sono allora perché
è così calma? Tsunade, la prego, io devo sapere..-
- Sakura, sono le due del
pomeriggio. Il tuo turno all’ospedale sta iniziando..-
- Non
m’importa!-
- Sakura per favore, non
costringermi a buttarti fuori dal mio ufficio con la
forza..-
- Ma perché?!- urlò la ragazza,
battendo i palmi delle mani sulla scrivania.
Tsunade intravide due lacrime che
cercavano di uscire dagli occhi della ragazza. Non lacrime da donnicciola, ma
lacrime da guerriera, che in quel momento stava combattendo per trattenersi dal
distruggere l’ufficio in cui si trovava.
E la donna avrebbe tanto voluto
dire la verità, ma non poteva..
- Se non hai altro nonna Tsunade,
noi andiamo.-
- E’ inutile che ti dica di tornare
vivo e vegeto, no?-
- ‘ttebayo! Farò del mio meglio e..
un’altra cosa..-
-
Dimmi..-
- Uzumaki dobbiamo andare..- disse
Gaara, notando come le cose stessero andando per le
lunghe.
- Un attimo Gaara.. nonna Tsunade
io.. io vorrei che non dicesse cosa stiamo facendo. Gli altri comincerebbero a
preoccuparsi e Sakura-chan.. lei sa come è fatta quella
ragazza..-
- Naruto.. non crederai veramente
che nessuno si accorga della vostra scomparsa..-
- Lo so però.. vorrei che cercasse
di tenere la cosa più all’oscuro che può.-
-Vedrò quello che posso
fare.-
- E dica a Sakura.. che mi
dispiace.-
- Sakura
io..-
- Se n’è andato vero?- Sakura
piangeva disperata, tirando su col naso.
- …-
- Se n’è andato veramente.. a fare
cosa?-
- Non posso, non credo di
poter..-
- A fare
cosa?!-
L’Hokage chiuse gli occhi: non
aveva scampo, Sakura non se ne sarebbe mai andata dal suo ufficio senza sapere
la risposta.
- E’ andato dritto da Orochimaru. A
morire.-
Haruno annuì e basta, come se si
doveva aspettare una cosa del genere.
Aprì la porta, pronta ad andarsene,
quando Tsunade la chiamò, facendola voltare.
- Mi ha detto di dirti.. che gli
dispiace. Gli dispiace tanto.-
- Forse più a me che a lui..- detto
questo, si chiuse la porta alle spalle.
Ino camminava per il corridoio
dell’ospedale, cercando una stanza in particolare.
Quando la trovò, fece un bel
respiro, entrando.
- Buon pomeriggio, Cho!!- La
scena che si presentò esattamente davanti agli occhi di Ino fu il suo amico
d’infanzia, Akimichi Choji, che stava baciando una
ragazza.
- I-Ino..- balbettò il ragazzo,
diventando rosso come un peperone.
- Oh! Scusate! Come non detto,
torno dopo..-
- No! Ti prego resta.. stavo per
andarmene..- la ragazza, più rossa di Choji, prese le sue cose e con un sorriso
imbarazzato si allontanò, salutando.
Ino la guardava correre via, la
conosceva quella ragazza. Si chiamava Jun ed era un anno più piccola di loro.
Era una ragazza abbastanza simpatica e carina, dal fisico snello e con delle
insolite guanciotte piene e rotonde, rosse come due mele. A quanto Choji diceva,
stava seguendo degli allenamenti per entrare nella squadra
ANBU.
- Mi spiace Cho.. non credevo
che..-
- Stai tranquilla, mi fa piacere
vederti.. in piedi, a differenza di me.- sorrise il ninja, invitandola a sedersi
sulla sedia accanto a lui. Ino non rifiutò, accomodandosi con
grazia.
- Vedo che te ne vai di qua..-
continuò Akimichi indicando la sacca degli indumenti che Ino si era portata
dietro.
- A quanto pare non mi vogliono
più..-
- Avrai stressato le infermiere con
le tue assurde pretese..-
- Mi credi così crudele? Choji
Akimichi, sai che io posso fare di
peggio!-
Il giovane sorrise
divertito.
- Però devo dire che sembri un
mucchietto di ossa.. sei magra da far paura..-
- Uno di questi giorni andrò a
trovare tua madre, credo che sarebbe contenta di aiutarmi a riprendere qualche
chilo..-
- La faresti felice.. è venuta
proprio stamattina e ha chiesto di te e.. Shikamaru..-
Il sorriso che le era cresciuto
sulle labbra alla vista di Choji le era scomparso dal viso.
- Ino è successo
qualcosa?-
- Cho..-
- Ohi, Ino? Va tutto bene? Che ha
combinato?-
- Cho.. sono rimasta
incinta.-
Akimichi spalancò la bocca. Quella
non era affatto una bella notizia.
- Il padre..-
- .. ovviamente è Shikamaru.- disse
senza problemi. Lui e Sakura, e ormai anche Tenten, erano gli unici a sapere
della relazione.
- Sei.. sei
sicura?-
- Certo che sono sicura! Con quanti
uomini credi che vada a letto!- lo fulminò la ragazza.
- Scusa, non intendevo.. è che..
insomma, lui lo sa?-
- No. E credo che mai lo saprà.-
disse con un sospiro, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi alla finestra,
osservando le persone che entravano e uscivano
dall’ospedale.
- Tra qualche mese sarà dura
tenerlo segreto. Insomma, sarà evidente che non sei solamente
ingrassata.-
- Non lo saprà e non lo vedrà. È da
un mese e mezzo che so di essere incinta e già allora avevo preso la mia
decisione.- voltò lo sguardo al cielo, senza nuvole.
- Abortisco.-
Note
d’Autore:
Capitolo non perfetto e mi
dispiace. Forse avrei potuto fare di meglio, non lo so. Spero comunque che vi
piaccia almeno un po’ e spero anche di mantenere questi ritmi di
aggiornamento.
A chi dovesse interessare (a
nessuno, lo so, è solo a titolo informativo), qualche tempo fa ho pubblicato “Venus”, che
è un capitolo extra – diciamo così – di questa fic, incentrato su Ino e
Shikamaru. Essendo una nc17, chi fosse interessato e non è maggiorenne, mi
faccia sapere e vedrò di passarla io.
So che non frega a nessuno, ma
lasciatemi nelle mie illusioni.
-LastBattle: Uzumaki’s Orange
Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-
Chapter
Eleven:
“Broken
hearts and shattered lives.”
Prima parte
“La fiamma cova nelle dolci membra
e vive, silenziosa, nascosta nel petto, la
ferita.”
[Virgilio, Eneide, IV Libro]
Quando Shikamaru era stato a
trovare Choji e aveva appreso che Ino era stata dimessa già da due giorni, il
suo quoziente intellettivo andò a farsi friggere.
Perché lui ci provava, ce la
metteva veramente tutta, ma non riusciva a capire i ragionamenti contorti della
mente femminile.
Ino era una ragazza tremendamente
egocentrica, strano che non avesse sbandierato ai quattro venti il fatto che
fosse tornata a casa. Nemmeno sua madre lo aveva saputo.
Ed era così che Nara Shikamaru in
quel momento si trovava davanti alla porta dell’appartamento della sua, ehm, compagna di
squadra.
Alzò una mano, bussando leggermente
alla porta, e si sorprese nel trovare quest’ultima aperta.
Preoccupato, entrò in quella
piccola casa, guardandosi con circospezione intorno: l’arredamento era come
sempre, colorato e ordinato, ma con piccoli oggetti lasciati sparsi in qua e in
la, rendendo la casa vissuta, in qualche modo. La piccola stanza comprendeva
l’angolo della cucina, ben pulito e grazioso, con qualche utensile poggiato su
un piano; nella parete opposta spiccava la televisione piccola e il divano di un
rosso acceso, che stonava un po’ con i colori tenui dell’appartamento, ma che
infondeva calore; le pareti erano tappezzate da cornici riempite di foto
ritagliate, in bianco e nero e a colori. Un piccolo corridoio aveva inizio poco
più in là, sulla destra della porta d’ingresso, dove s’intravedevano due porte,
quella del bagno e della stanza da letto.
Gli angoli della stanza principale
erano adornati da piante più o meno grosse, dai più svariati colori e dai petali
più delicati. Il loro profumo si mescolava tutto, invadendo la casa con un aroma
strana, ma piacevole. Conoscendo Ino, lei sapeva esattamente che con l’unione di
quei fiori, l’aroma che ne sarebbe venuta fuori sarebbe stata.. buona. Di casa.
E Shikamaru, facendo un passo
silenzioso all’interno dell’appartamento, aveva individuato la padrona, seduta
al tavolo di legno al centro della stanza, la testa poggiata sul ripiano, mentre
con una mano, si reggeva la spalla destra, avvolta in un panno bagnato. La
bacinella d’acqua, sporca di sangue, accanto a lei.
Il ragazzo chiuse la porta dietro
di sè, facendo alzare la testa a Ino, le guance umide e gli occhi gonfi e
stanchi.
- Ino..-
-
Shikamaru..-
Nara avanzò verso il tavolo,
portandosi alle spalle della ragazza. Le tolse il panno, osservando la cicatrice
profonda che le rovinava la pelle bianca, il sangue si era fermato, formando una
crosta spessa e ruvida.
- Pensavo che te l’avessero
medicata..-
- Infatti. Ma spesso torna a
sanguinare senza motivo..-
Shikamaru prese la bacinella,
cercando di non badare molto all’odore del sangue mischiato all’acqua,
risciacquando il tutto nel lavandino della cucina.
Ino era rimasta seduta sulla sedia,
osservando i movimenti del ragazzo, indecisa sul da farsi. Si portò
istintivamente una mano sul ventre, respirando a fatica. In qualsiasi caso, che
il bambino fosse nato o meno, doveva rompere la loro
relazione.
Quando era iniziata le era sembrato
tutto così facile e bello, senza problemi; l’unica cosa che le doveva fare era
tenere l’anta della finestra aperta la sera. Poi il resto veniva da
se.
Ma ora le sembrava tutto sbagliato,
tutto ero uno schifoso sbaglio.
Lei non si meritava una vita
passata all’ombra di quel ragazzo.
Temari non si meritava di essere
tradita.
Shikamaru non doveva essere
obbligato sempre a mentire.
- Sei sicura di stare bene? Vuoi
che ti accompagni all’ospedale?-
- No.. credo che sia tutto ok.- La
ragazza si alzò dal tavolo, risistemandosi lo spallino della canottiera bianca
che si era fatta calare per poter bagnare la ferita, respirando a
fatica.
Non si accorse nemmeno che
Shikamaru le era arrivato alle spalle. L’abbracciò dal dietro, sistemando il suo
viso nell’incavo del collo, annusando il profumo dei suoi capelli
biondi.
Erano due settimane quasi che non
l’abbracciava. Aveva un bisogno disperato di lei.
La fece voltare lenta, guardando
quegli occhi azzurri stranamente tristi e stanchi, quasi rassegnati.
Si avvicinò al suo viso, sentendole
il respiro caldo e veloce, quel profumo che ancora lo
inebriava.
- Shikamaru non.. non dovresti
essere qui.. Te-temari..-
- Sarà fuori Konoha tutto il
giorno..-
- Ah..- disse soltanto, prima che
le loro labbra s’incontrassero, prima sfiorandosi, ripetute volte, poi
soffermandosi più a lungo, baciandosi con bramosia.
Ino non aveva vie di scampo,
bloccata tra il tavolo e il corpo di lui. Una parte avrebbe voluto scappare
l’altra non vedeva l’ora di trascinare quell’uomo nella propria camera da
letto.
Ma quando sentì le sue mani grandi
e calde toccarle la pelle dei fianchi, la sua parte morale la costrinse a
scostarlo con delicatezza.
- Shika.. ti prego.. io non
posso..-
- Cosa?-
Stava per dirgli di andarsene, ma
quando le sue pozze azzurre incontrarono i suoi occhi nocciola, tutte le difese
crollarono come un castello di carte al soffio del vento. Quegli occhi le
mandavano una tristezza e una preoccupazione che la facevano star male, la
imploravano di fare l’amore perché lui ne aveva bisogno.
Aveva passato l’ultima settimana
col pensiero che fosse morta, di non poterla più abbracciare, di non poter
sentire la sua voce.
E adesso, che era lì, davanti a lui
in piedi, aveva il bisogno di sentirla vicina, di amarla come non aveva mai
fatto in vita sua.
-
Shikamaru..-
- Ti prego, non dormi di no. Credo
che non lo sopporterei.-
Ino loguardò sospirando mentre si lasciava
andare nelle sue braccia, facendosi coccolare.
Per l’ultima
volta.
Tenten guardava il cielo azzurro,
mentre una leggera brezza di vento caldo entrava nella stanza, facendo
svolazzare i suoi capelli castani legati in una coda alta.
Un uccellino si posò sul davanzale
della finestra, saltellando allegro qua e là.
La ragazza si alzò con molta fatica
dal letto, camminando pesantemente, mordendosi il labbro inferiore. I muscoli
continuavano a farle male, ogni passo era una tortura.
Si avvicinò al piccolo animaletto,
che adesso sembrava guardarla con curiosità, avvicinando una mano per poterlo
sfiorare sulla testa piumata. Ma questo fece un saltello indietro, spiccando poi
il volo verso l’albero più vicino con le sue piccole
alucce.
Tenten sorrise leggermente,
appoggiandosi alla finestra, sentendo i raggi del sole che le colpivano la pelle
bronzea, riscaldandola dolcemente, sentendo il tepore di quella giornata di fine
primavera.
- Dirti che devi stare a letto è
una perdita di tempo, vero?-
La ragazza mosse la testa verso la
porta della stanza, allargando il sorriso sulle labbra quando distinse l’alta
figura di Neji Hyuuga.
Il ragazzo richiuse la porta alle
sue spalle, portandosi al centro della stanza.
- Torna a letto
dai..-
- Mi annoio qui.. da quando Ino è
stata dimessa non ho più nessuno con cui scambiare qualche
parola.-
- Io e Lee veniamo qualche volta..
e anche tuo padre e gli altri..-
- Sì, ma voi non potete sempre
esserci. Avete i vostri impegni.-
Il ragazzo avanzò, fino ad arrivare
alle spalle della ragazza, che si era nuovamente voltata a guardare il cielo
fuori dalla finestra.
- Hai mangiato qualcosa a pranzo?-
chiese cercando di portare la sua concentrazione su un altro
argomento.
- Poco.. non è molto buono il cibo
qui, avrei voglia di ramen..-
- Per quello credo che non sia
possibile. Lee ha provato a portare del ramen clandestino a Choji, Tsunede-sama
l’ha scoperto.. e non ti sto a spiegare cosa è successo
dopo..-
- Sicuramente qualcosa che in qualche modo allena la giovinezza di
Lee..-
- Secondo lui,
ovviamente..-
Tenten rise allegramente,
socchiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni l’aria circostante. Era
primo pomeriggio: tutto era silenzioso, la gente era tornata nelle proprie case
a pranzare e a riposare, prima di riprendere le proprie attività del pomeriggio.
Era tutto talmente tranquillo e sereno, che Tenten non poteva credere che quel
villaggio tanto pacifico e calmo era in guerra contro un pazzo. Sì perché una
persona come Orochimaru non poteva altro che essere un pazzo. Un pazzo
ambizioso.
Neji le mise una mano sulla spalla,
invitandola a tornarsene a letto, ma questa si voltò di scatto, abbracciando il
busto del ragazzo, affondando il viso bel suo petto, aggrappandosi a
lui.
- Tenten ma
cos..?-
Ma lei non rispondeva. Continuava a
stringerlo quasi disperatamente, respirando il suo profumo, mettendosi quasi a
piangere come una bambina.
Neji era la sua ancora di salvezza,
il porto sicuro dove rifugiarsi quando il mare era in tempesta.
Lo amava e non poteva fare latro
che stare accanto a lui. Quei giorni, quando poteva solo guardarlo da lontano
perché suo padre la teneva strettamente vigilata, si era sentita morire.
- Ti prego abbracciami..- sussurrò
piano.
Lui spalancò gli occhi, sorpreso,
ma non si tirò indietro, accogliendola fra le sue braccia, sprofondando il viso
nei suoi capelli. Per un momento si era lasciato andare, per quella volta lo
aveva fatto.
Si abbassò sul suo volto pallido,
tipico da ospedale, e la baciò sulle labbra secche, accarezzandole il
viso.
Lei si perse completamente,
abbandonando i sensi e il corpo, affidandosi a lui. Sentì a mala pena quando
Neji le sollevò delicatamente le gambe, portandola nuovamente su quel
dannatissimo lettino bianco.
- Sei stanca?- le chiese, notando
che aveva chiuso gli occhi pigramente, rimettendosi dentro il lenzuolo
bianco.
- No.. te l’ho detto, sono solo
molto annoiata.-
- La riabilitazione come
va?-
- Cammino e continuo a sentire
dolore.-
Neji socchiuse le labbra per farle
ancora qualche altra domanda, quando la porta della camera si aprì nuovamente,
rivelando la figura del signor Hanto.
- Buongiorno Neji..- salutò l’uomo,
cercando di essere cordiale, non appena si era reso conto della presenza del
ragazzo.
- Buongiorno a lei, Hanto-san..-
rispose il ragazzo educatamente, inchinandosi d’innanzi
all’uomo.
Tenten perse il suo sorriso, non
appena vide il padre. Se prima l’aria della stanza era stata calda e
accogliente, adesso le dava quasi un impressione di freddo, sentiva l’ostilità
nell’aria farsi sempre più pesante. E questo non le piaceva per
niente.
- Stavo giusto per andarmene..
meglio che vi lasci soli, ho delle cose urgenti da fare..- il genio della casata
Hyuuga cercò di andarsene da quella camera, che improvvisamente gli stava dando
l’impressione di soffocarlo.
- No Neji, rimani ancora un po’.
Sono felice che tu sia qui: devo dirti una cosa..-
Il ragazzo spostò tutta la sua
concentrazione sull’uomo, sconcertato dal fatto che volesse parlare con lui. Ma
soprattutto del fatto che fosse
felice di averlo lì.
Tenten era solo spaventata. Sapeva
che non le sarebbe piaciuto quello che suo padre aveva da
dire.
- Vedrò di non fare molti giri di
parole, con te. Arriverò subito al dunque: Questa sarà l’ultima volta che viene
a far visita a mia figlia..-
- Come
signore?!-
- Mi hai capito bene, non voglio
che tu venga a far visita a Tenten, né adesso né quando sarà
dimessa.-
- Potrei sapere il motivo?- chiese
Neji a tono duro.
- Tu non mi piaci. Non m’importa se
sei il suo compagno di squadra, non me ne importa un accidente! Tutte le volte
che mia figlia viene in missione da te, succedono sempre
guai!-
- Papà, non mi sembra un valido
motivo per vietargli..-
- Tenten lascia fare..- le disse
Neji, facendo un passo quasi minaccioso verso l’uomo che gli stava di
fronte.
- Non capisco tutto questo astio
contro di me, signore.-
- Non mi sei mai piaciuto. Sei un
ragazzo troppo negativo per mia figlia: hai tentato di uccidere tua cugina
quando avevi solo tredici anni, sei sempre stato un ragazzo difficile, accecato
dalla vendetta per tuo padre. Me li ricordo sai, quei giorni quando tu e Lee
venivate a casa mia per prendere Tenten prima degli allenamenti, non mi sono
scordato tanto facilmente dei tuoi occhi di ghiaccio, che squadravano tutto e
tutti, anche me.-
Tenten guardava sconvolta il padre,
non capacitandosi delle parole del genitore, troppo vere e troppe dure per esser dette così
gratuitamente.
- Il punto è questo. Chiederò alla
Godaime di non mandare più Tenten in missione con te. Non voglio che mia figlia
frequenti certa
gente.-
- Papà stai esagerando!-
Neji non si mosse dalla sua
postazione. Lo sguardo apparentemente uguale, ma dentro la sua rabbia cresceva a
dismisura.
- Capisco cosa intende.- disse
pacato, troppo pacato, - Ma, se mi
permette, sono un ragazzo maggiorenne e vaccinato. E non prendo ordini da
nessuno.-
Detto questo uscì dalla stanza,
sbattendosi con forza la porta alle spalle.
- Neji, aspetta..!- Tenten scese
con foga dal letto, sentendo un male atroce agli arti
inferiori.
- Torna a letto, Ten!- le ordinò il
padre con aria furiosa.
- Ma.. perché? Perché devi sempre trattarlo con
tanta freddezza?!- chiese la ragazza furibonda.
- Voglio allontanare quel ragazzo
prima che sia troppo tardi..-
- Tardi per.. per
cosa??!-
- Prima che fra voi due succeda
qualcosa!-
- E’ già successo qualcosa e tu non
te ne sei neanche reso conto!- le parole le uscirono dalla bocca come un fiume,
nemmeno lei si rese conto di averle pronunciata a voce
alta.
- Stanno così le
cose..-
L’uomo guardò la figlia con aria di
rimprovero, l’espressione severa e dure che trasmetteva solo
rabbia.
- Non lo vedrai più. Chiuso il
discorso, adesso riposa.- e anche lui si era chiuso la porta alle spalle,
lasciando la propria figlia a bocca spalancata.
Non poteva crederci. Non avrebbe
permesso una cosa del genere, non sarebbe stato suo padre a
fermarli.
Ma in quel momento queste frasi non
le vennero in mente, per aiutarla a consolarsi.
Solo le lacrime scesero disperate
dai suoi occhi, fermandosi sul mento e cascando sul lenzuolo
bianco.
E poco più in là, nella foresta, un
ragazzo aveva fatto cadere un albero a suon di pugni.
Kabuto annotava, quasi
freneticamente, piccole informazione su un blocco di carta bianca, mentre gli
occhi saettavano veloci da una parte all’altrasulla scena davanti a
se.
I ninja del Suono si allenavano
duramente ogni giorno, per affinare le loro tecniche, per migliorare e servire
meglio il loro capo Orochimaru.
Ognuno di quei ninja non era
entrato nel Suono senza un motivo, non servivano il Sannin gratuitamente. Molti
di loro erano stati bambini sopravvissuti alla guerra, che ormai non avevano né
una casa dove fare ritorno, né una famiglia.
Molti erano stati morti. Ninja dalle grandi abilità
riportati in vita con la tecnica proibita.
Pochi erano stati ragazzini rietti
dalle città perché possedevano abilità innate.
Quasi tutti avevano avuto
un’infanzia difficile, e tutti erano stati salvati da Orochimaru-sama. A loro
non importava se il loro maestro stroncava vite con la semplicità con cui si
faceva preparare il thè, non importava se era un essere viscido che voleva
sterminare e radere al suolo un intero villaggio, non importava niente a loro.
Lui li aveva salvati, da morte e
pazzia quasi certa, lui aveva dato ad ognuno di loro una seconda possibilità per
dimostrare quanto valevano, una seconda occasione per vivere. A loro solo quello
importava.
Per questo ogni giorno si
allenavano incondizionatamente, per servire al meglio il loro maestro, sotto lo
sguardo attento di Kabuto che annotava ogni piccolo miglioramento, ogni piccola
svolta.
Il ninja medico non si era accorto
che poco più dietro a lui, c’era un altro spettatore, quel
giorno.
Sasuke guardava con noia tutti quei
guerrieri che si ammazzavano di fatica. Non riusciva a capire il motivo di tanta
venerazione per Orochimaru: va bene, li aveva tutti salvati, e allora? Tanto
sarebbero morti comunque, in una battaglia o per mano del Sannin stesso. Il
perché di tanto sforzo, lui non lo capiva proprio.
- E’ strano trovarti qui Sas’ke..-
esordì una voce fredda dietro il ragazzo. -.. stai osservando qualcuno in
particolare?-
Il ragazzo non si voltò neanche
verso l’uomo.
- Nessuno.. non sapevo
semplicemente come passare il tempo.-
- Strano. Davvero
strano.-
- Orochimaru-sama è venuto per
dirmi qualcosa in particolare?- chiese infine scocciato Sasuke.
- Niente.. Kabuto mi ha detto che
la giovane Ibiki è abbastanza fiacca oggi. Sai forse
perché?-
Ecco dove voleva arrivare,
pensò dentro di sè
il giovane Uchiha. Non voleva che il maestro s’intromettesse nella sua vita
privata.
- No. Perché dovrei
saperlo?-
- Hai
ragione..-
Sasuke si stava veramente
spazientito. Sapeva che il suo sensei sapeva e odiava quei suoi giochetti
psicologici, li odiava terribilmente.
-
Orochimaru-sama..-
- E’ molto carina Ibiki, ne?
Certamente non è il mio tipo.. ma per un ragazzo come
te..-
- Si può sapere cosa vuole da
me?-
Il Sannin guardò per la prima volta
gli occhi del giovane.
- Per me te la puoi sbattere quanto
vuoi quella ragazza, non è affar mio. Basta che agli allenamenti poi non si
presenti come uno straccio usato. È controproducente.-
- Tsk..-
Il Sannin aveva imparato a
interpretare quei “tsk” come affermazioni e soddisfatto si allontanò da Sasuke,
tornando nelle sue stanze.
Il moro rimase ancora qualche
istante ad osservare Ibiki che aveva appena schivato un calcio dal suo
avversario.
Si stava sbattendo quella ragazza? Magari fosse
stato solo quello, a quest’ora almeno avrebbe avuto molti meno pensieri per la
testa.
Shikamaru Nara aprì stancamente un
occhio, vedendo all’inizio tutto annebbiato. Lo richiuse sbuffando e si rigirò
in quel grande letto, dove le lenzuola profumavano di fiori. Scansò dal viso
delle ciocche di capelli castani, aprendo nuovamente gli occhi scuri e riuscendo
a distinguere i mobili della stanza di Ino.
Sorrise soddisfatto, incurvando le
labbra sottili, respirando a pieni polmoni l’aria che soffiava in quella camera,
sentendo quell’odore che lo avevo accompagnato fin da bambino. Certe cose
rimanevano sempre quelle, piacevolmente.
Allungò una mano accanto a sé,
sicuro di trovare la sagoma di Ino ancora addormentata accanto a lui, ma non fu
così.
Quando si voltò per vedere
effettivamente che il posto del letto accanto a sé era vuoto, il sangue si gelò
nelle vene, sentiva il cuore cominciare a battergli rumorosamente in petto,
respirare era diventato faticoso, troppo
faticoso.
Al posto di Ino, una macchia
discretamente grande, sporcava il lenzuolo bianco. Una macchia
rossa.
Sangue.
- Ino?- chiamò il ragazzo
destandosi dal letto, scendendo con cautela. Una terribile ansia s’impadronì del
suo corpo, portandolo a infilarsi i pantaloni e a uscire dalla stanza, alla
ricerca della ragazza.
Era sicuro del fatto che quel
sangue fosse suo e questo gli metteva paura.. aveva forse fatto una mossa falsa
mentre facevano l’amore? Sperò con tutto il suo cuore di essersi
sbagliato.
- Stai ferma Ino.. so che fa male,
ma devi stare ferma..-
Una voce familiare giunse alle
orecchie del ragazzo mentre faceva il suo ingresso in cucina. Si tranquillizzò
quando vide Sakura, con il volto concentrato e i capelli raccolti in un codino
arruffato, china sulla spalla di Ino e questa seduta al tavolo, nell’esatta
posizione in cui l’aveva trovata lui quando era entrato.
- Va tutto
bene?-
Sakura alzò gli occhi verdi sul
ragazzo, arrossendo poco dopo quando si rese conto della sua mezza
nudità.
- Ho visto del sangue sul lenzuolo
e mi sono preoccupato..-
- E’ solo la spalla Shika.. stai
tranquillo..- Ino sembrava avere l’aria distrutta, gli occhi erano contornati da
pesanti occhiaie violacee, il pallore del suo volto era paragonabile solo a
quello di un morto ed era ancora troppo magra, troppo fragile.
- Ino, credo che faresti meglio a
venire all’ospedale il prima possibile.. là potrei farti una visita più accurata
per la spalla e per il bam..-
- Grazie Sakura, verrò in
giornata..- disse in fretta la bionda alzandosi dalla sedia e risistemandosi la
maglia bianca, sfuggendo allo sguardo indagatore di Sakura, vergognandosi, come
una codarda.
Ad Haruno ci vollero solo pochi
secondi per capire, con sorpresa, che del bambino, Ino non aveva detto niente a
Shikamaru; quindi sistemò le cose che aveva usato per sistemare la spalla ad Ino
nella sua piccola borsa e lentamente lasciò l’appartamento dell’amica, tornando
all’ospedale.
- Era molto giù Sakura.. le è
successo qualcosa?- chiese Shikamaru, rivestendosi completamente.
- Sì.. ma ha detto che non ne vuole
parlare per il momento..- Ino si appoggiò allo stipite della porta che dava
l’ingresso sulla sua camera da letto, osservando Nara che a sedere sul letto si
stava rimettendo l’ultimo sandalo, poi il suo sguardo cristallino si fermò sulla
macchia rossa. Quando si era svegliata, le era quasi venuto un attacco di
panico, aveva creduto che fosse il bambino, che mentre facevano l’amore si fosse
rotto qualcosa. Aveva chiamato di corsa Sakura, chiedendole quasi in lacrime di
raggiungerla a casa, si era resa conto solo dopo, che era la spalla a
sanguinare.
Shikamaru si avvicinò ad Ino,
sfiorandole con le dita il mento, ma lei si ritrasse tornando in
cucina.
Era il momento, doveva dare un
taglio a tutta quella storia.
Tirò fuori tutta la sua
stronzaggine, tutto il menefreghismo che possedeva o non ce l’avrebbe mai fatta
ad affrontarlo.
-
Shikamaru..-
Il ragazzo la guardava quasi
curioso, anche se i suoi occhi non lo davano a vedere.
- Shikamaru.. voglio che tu smetta
di venire in questa casa.-
Nara alzò un ciglio scettico. Non
capiva.
- Come
scusa?-
- Non voglio che tu venga qui. Non
voglio più continuare questa storia.-
- Stai dicendo sul
serio?-
- Mai stata più
seria.-
Shikamaru tirò fuori il suo sorriso
beffardo, poggiando le spalle al muro e incrociando le breccia la
petto.
- E come mai questa scelta, di
grazia?-
Ora Ino: fredda, stronza e
bastarda.
Yamanaka assunse il suo cipiglio
scorbutico da oca, quello che usava sempre con Sakura ai tempi della loro cotta
con Sasuke, quando si lanciavano sfrecciatine pungenti.
- Bhè.. è che mi sono.. come dire..
stancata. È stato bello finché è
durato, adesso non mi va più di continuare questo gioco.-
- Non eri tu quella che mi disse di
amarmi alla follia? Non me le sono sognate quelle parole
Ino..-
- Mi sono divertita con te
Shikamaru.-
Il sorriso scivolò dal volto del
ragazzo, quando lesse, non sulle labbra ma negli occhi, quella ilarità che da
molto tempo non usava. Lo aveva davvero preso in giro?
- Tutti questi mesi sei venuta a
letto con me solo per divertirti? Per ferire Temari?-
- Se la metti su questo piano
sembra davvero crudele..- rise quasi Ino, mentre dentro di sé aveva solo voglia
di mettersi a piangere e urlare contro tutto e tutti.
- E tutto quello che mi hai detto?
L’amore, il rispetto.. erano cazzate?-
- Era divertente fare quei
discorsi..-
Shikamaru abbe quasi l’impulso di
tirarle uno schiaffo. Aveva giocato con i suoi sentimenti così superficialmente?
La cosa lo faceva vomitare.
- Adesso va via, Nara.. ho altro da fare piuttosto che
perdere del tempo con te.-
Il ragazzo non disse niente. Si
staccò dalla parete e se ne andò da quell’appartamento, sbattendo violentemente
la porta.
Ino perse immediatamente il sorriso
da stronza che aveva dovuto indossare. Adesso si era fatta veramente male, da
sola. Aveva dovuto lasciarlo e quello
era l’unico modo per poterlo fare o avrebbe fatto troppe
domande.
Ma se abortisci, perché lo lasci?
Dove sta il motivo?, le aveva chiesto Choji il giorno
prima.
Lei lì per lì non aveva risposto,
ma adesso quella frase le riempiva la testa.
Perché non avrei avuto più il
coraggio di guardarlo in faccia, perché non avrei avuto il coraggio di guardarlo
in faccia sapendo che ho ucciso suo figlio, Cho..
- Sono una codarda.. mi faccio
schifo..- disse, trascinandosi nella camera da letto, soffermandosi davanti alla
finestra, chiudendola. Da ora in poi, non sarebbe più rimasta aperta la
notte.*
Shikamaru camminava veloce per la
strada, furioso. Si fermò poi accanto a un vecchio muro, le mani che fremevano
di rabbia.
Tirò un pugno al muro,
sgretolandolo un po’. Poi un calcio, un pugno e un altro
calcio.
- Troia.. sei solamente una troia..
troia!- bisbigliò tra sé e sé, la delusione negli occhi.
*Riferimento a
Venus.
Note
Autore:
Ino è deliberatamente ispirata ai
suoi atteggiamenti durante l’esame dei Chunin.. mi sono proprio immaginata
quella faccia a schiaffi dell’anime..
Volete sputarmi in faccia? Potete
farlo, tanto c’è lo schermo di mezzo e nessuno potrà colpirmi…
MUAHAHAHAHAHA!
…
Ok pessima battuta.. lasciate un
commento se ne avete voglia, se non ne avete non lo lasciate.. libera
scelta..
Ps: Vi ringrazio tanto per chi
recensisce, lo scorso capitolo lo avete fatto in 14.. grazie davvero
molto..
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Eleven:
“Broken
hearts and shattered lives.”
Seconda
Parte
“La fiamma cova nelle dolci membra
e vive, silenziosa, nascosta nel petto, la
ferita.”
[Virgilio, Eneide, IV Libro ]
- … il Suono si sta allontanando
dai confini di Konoha, ho scoperto che c’erano almeno 30 spie provenienti da
Nord che stavano lentamente avanzando, nascondendosi di villaggio in villaggio,
passando come semplici commercianti. Tsunade ha fatto passare la voce esterna
che eravate partiti verso il Paese dell’Acqua, così adesso (a quanto ho sentito)
le spie sono di nuovo ferme al Suono, ma non passerà molto che presto
ripartiranno per Kiri. Ovviamente questo è un altro diversivo, dato che voi
siete dalla parte opposta!- disse trionfante Jiraya mentre si portava alle
labbra il piccolo bicchierino di sakè, che svuotò in un
sorso.
Naruto di fronte a lui annuì
soltanto, continuando a inghiottire boccone dopo boccone la sua ciotola di
ramen; accanto al biondo, Gaara osservava il paesaggio di Iwa che si estendeva
alla sua vista, ogni tanto beveva un sorso di thè, riflettendo sulle parole
dell’Ero Sannin. Lo avevano incontrato in un paesino vicino Kusa, qualche giorno
fa, mentre loro stavano facendo una sosta: erano sette giorni che mancavano da
Konoha. Il Sannin sembrava aspettarli, perché non fu affatto sorpreso di
trovarseli di fronte; Gaara immaginava che fosse stata la vecchia Tsunade ad
informarlo e gli sembrava che non si fidasse affatto a lasciarli soli, e lui si
sentiva come un bambino piccolo a cui avevano affidato una bambinaia troppo
apprensiva.
- Lei è sicuro che il Suono abbia
abboccato alla balla del Paese dell’Acqua?-
- Non lo
so..-
- Comunque non era necessario
mettere su questa sceneggiata.. prima o poi Orochimaru capirà che non siamo a
Kiri o nei dintorni e tornerà indietro a darci la caccia. Non possiamo fuggire
in eterno.-
- Hai ragione, ma meglio far
passare un po’ di tempo. Avete sentito cosa sta succedendo in questo periodo,
no? Dopo l’attacco a Suna e la sua distruzione, molti paesi si sono alleati con
Orochimaru per paura di fare la stessa fine, altri si sono dichiarati neutri,
pochi sono dalla nostra. La gente ha paura di fare un passo falso, di mettersi
con le persone sbagliate; non siamo in bei tempi, ormai c’è tensione ovunque,
tutti sanno che Orochimaru e Uchiha stanno dando la caccia a voi due e,
fidatevi, i nemici della foglia non perderanno due secondi a consegnarvi a lui
appena vi trovano. Più tempo passa prima che il Suono vi trovi, meglio
è.-
- Per questo quando ci siamo
incontrati a Kusa ci ha detto di venire qui nel Paese della Terra? Sono nostri
alleati?-
- Sì.. insieme al Paese della
Pioggia. Tutte e due hanno dei grossi debiti verso Konoha, non potevano non
appoggiarci in questa guerra. Qui starete al sicuro per un
po’..-
- Comunque non mi piace stare qua,
nascosto, a non fare niente!-
- Invece, stando qui nascosto a non
fare niente, dai molto aiuto. Se starete fermi e buoni sarà più difficile che
sappiano dove siete e..-
- Ma non possiamo nasconderci
all’infinito, Jiraya-sama! Prima o poi dobbiamo
affrontarli!-
- Per affrontarli dobbiamo essere
pronti, dovete essere pronti, Gaara!
E per esserlo ci vuole tempo, non insistere!-
Il Kazekage guardò con occhi
infuocati l’uomo robusto davanti a lui che lo guardava con aria di sfida. Poi si
voltò verso Naruto che aveva ormai finito il suo ramen da un po’, per cercare
appoggio.
- Io..- iniziò, lo sguardo perso
nel vuoto, fissava il vetro pulito della finestra, senza vederlo veramente. - ..
sono d’accordo con Gaara, passeremo per dei codardi. Ma non posso biasimare il
fatto che ora come ora forse non riusciremo a sopraffare Orochimaru e Sasuke.
Aspettiamo ancora, approfittiamo magari del tempo per migliorare nei nostri
jutsu; poi vedremo il da farsi.. va bene, Gaara?-
Il ragazzo dai capelli rossi non si
mosse, né diede segno di esser d’accordo oppure no, limitandosi a guardare il
compagno di viaggio che sembrava perso in altri pensieri.
- Va bene. Tanto nelle condizioni
in cui sei adesso, se Orochimaru fosse qua davanti a noi, non saresti in grado
di sostenere un incontro..-
Naruto voltò veloce la testa, gli
occhi smarriti e un tantino irritati, passando lo sguardo come una saetta da
Gaara al suo maestro.
- Come scusa? Che vorresti
dire?-
- Non ti sei reso conto di come
sei.. di come sei.. passivo?-
Uzumaki sbattè due volte le
palpebre, smarrito.
- Tu, Gaara, sei mai stato
innamorato?- domandò di punto in bianco Jiraya con un sorriso furbo sul volto,
mentre bevevo l’ennesimo bicchierino di sakè.
- Non sono affari suoi,
Jiraya-sama!- rispose quello brusco, non sapendo di aver inconsciamente
affermato con la sua risposta.
Il vecchio eremita rise di gusto,
posando il bicchierino vuoto sul tavolo e alzandosi lentamente, il naso
leggermente rosso.
- Il nostro Naruto è innamorato..
lascialo stare, sta crescendo..- disse ancora ridendo e uscendo dal ristorante,
lasciando i due leggermente rossi.
Prima che Naruto potesse aprire
bocca, Gaara si alzò anche lui, posando qualche soldo sul
tavolo.
- Non m’interessa se sei
innamorato, non ora al momento. Abbiamo una missione da portare a termine e non
devi lasciare che queste piccole debolezze prendano il sopravvento. Andiamo
ora.-
Gaara si rimise il proprio mantello
da viaggio di fretta, ma quando vide che Naruto stava ancora per aprire bocca,
lo anticipò di nuovo.
- E no. Sappi che non ti dirò mai
di come, chi, quando e perché mi sono innamorato. Scordatelo
baka!-
Sakura prese un grosso respiro,
mentre con la mano destra batteva tre colpi su una grande porta di
legno.
Un signore sulla mezza età con una
grande coda di cavallo bionda le aprì la porta, sorridendo poi quando l’ebbe
riconosciuta.
- Sakura, che sorpresa! Come
va?-
- Potrebbe andare meglio, signor
Yamanaka. C’è Ino in casa?-
L’uomo annuì debolmente, facendosi
da parte poi per farla entrare in casa. Non fece in tempo a fare tre passi, che
il padre di Ino chiuse la porta, chiedendole di abbassare la
voce.
- Sono contento che sei passata. Me
la sono vista piombare a casa qualche mattina fa senza preavviso con un
“Scusate, ma torno a stare qualche giorno da voi”. Esce solo di rado, non vuole
parlare né con me, né con sua madre; sta giornate chiusa nella sua stanza. Non
sapevo più che fare..-
Sakura sorrise dolce al vecchio
Inoichi, capendo il suo stato d’animo. Avrebbe voluto parlargli, rassicurarlo,
ma sapeva che lei non aveva alcun diritto di dirgli quello che Ino stava tenendo
nascosto, non era giusto.
Rassicurò l’uomo che avrebbe
cercato di tirarla su di morale mentre si avviava verso la vecchia camera
dell’amica. Entrò senza bussare, sapendo perfettamente che Ino l’aveva vista
arrivare dalla sua finestra che dava sulla strada; la trovò seduta alla
scrivania, intenta a ritagliare e a sistemare delle foto di un vecchio album,
con aria fintamente impegnata.
- Sono stata a casa tua che
ovviamente era vuota. Ho trovato solo un biglietto sul tavolo della cucina con
un banale “Starò dai miei. So che sei entrata con la chiave di scorta Sakura,
quindi già che ci sei, mi annaffi le piante?”, cos’è Ino, stai facendo la
vittima?-
La ragazza bionda non si mosse
dalla sua postazione, né si voltò per vedere l’amica. Continuava il suo lavoro
come se niente fosse, come se in quella stanza non ci fosse
nessuno.
- Mi vuoi spiegare che stai
combinando? Telefono a casa e mi rispondi con frasi evasive, ti chiedo cosa ha
detto Shikamaru riguardo alla gravidanza e mi dici solo che va tutto bene, ti
chiedo del bambino e cambi argomento. Hai saltato la visita ginecologica che ti
aveva fissato la
Godaime.. ma che cavolo ti passa per la
testa!?-
Sakura in risposta ebbe solo un
singhiozzo forte che era stato cercato di reprimere, invano. Ino si portò le
mani alla bocca, singhiozzando come una matta, quasi mugugnando per il dolore,
piangendo forte e tanto.
Sakura le si avvicinò preoccupata,
girandola per le spalle e inginocchiandosi davanti a lei, cercando di guardarla,
per cercare di capire il motivo della reazione disperata.
- Ino? Cosa è successo?
Ino?!-
- Shikamaru.. io.. ho.. ho mollato
Shikamaru!- rispose quella singhiozzando più forte, respirando a fatica nella
speranza di riuscire a riprendere il controllo sulle sue emozioni. Sembrava
preda di un attacco d’asma, tante erano le lacrime che le uscivano dagli
occhi.
- Cosa? Ma.. Ino
perché?-
- Io.. devo abortire, Sakura! Io..
lo devo.. fare! Rovinerò.. *sigh*.. la vita.. a tutti! Io.. io non.. ce la
faccio, Sakura-chan!-
Ino si prese il volto fra le mani,
scivolando dalla sedia e finendo in ginocchio davanti a Sakura che la guardava
con aria incredula; non capiva.
- Ino, tu non rovinerai la vita a
nessuno! Ci sono io, c’è Choji, c’è Shikam..-
- No! Lui non c’è e non ci sarà!
Lui.. lui ha Temari.. io non posso.. rovinargli la.. la
vita!-
Haruno l’abbraccio forte in modo
che l’amica si sfogasse sulla sua spalla, preda da singhiozzi violenti e
incontrollabili.
Le mise una mano sui capelli
biondi, accarezzandoli con fare quasi materno.
- Tranquilla Ino-chan.. troviamo
una soluzione.. calma..-
Yamanaka sembrava calmarsi con
grandi respiri profondi.
- Io non ce la faccio.. non so che
fare.. ho bisogno di.. di lui!-
Sakura non rispose, gli occhi
spaventati e preoccupati per la sua amica.
Ino era sempre stata una roccia,
preferiva farsi vedere con la maschera da dura, quella che sorride sempre, non
importa se per scherno, se per sfida o per semplice divertimento. Lei sorrideva
e basta.
Ma adesso la maschera era scivolata
e la roccia si era spaccata.
E Sakura questa volta non sapeva se
sarebbe riuscita a riportarla dal luogo dove era sprofondata, perché di solito,
era un’altra la persona che aveva il potere di farlo.
Naruto,
ti prego dove
sei?
Tsunade camminava avanti e indietro
per il suo ufficio.
Davanti alla porta d’entrata, in
perfetta fila uno accanto all’altro, Kiba, Neji, Shikamaru, Lee e Shino stavano
in silenzio osservando la donna che tra non molto sarebbe riuscita a fare un
fosso nel pavimento.
Appoggiato al muro sulla destra che
leggeva il suo immancabile Icha Icha Paradise, Kakashi non prestava attenzione,
immerso completamente nella lettura; accanto a lui Gai teneva in mano un foglio
dall’aria importante che leggeva con attenzione, a dimostrazione di questo le
sue folte sopracciglia erano aggrottate; Anko osservava i ragazzi in fila,
scrutando le loro facce; Kankuro e Temari guardavano preoccupati il paesaggio
fuori, speranzosi forse di vedere una sagome familiare percorrere quelle vie
affollate.
Kiba, notando che la vecchia Hokage
ancora non aveva intenzione di aprir bocca, fece un passo avanti, schiarendosi
la voce.
- Vuole spiegarci cosa sta
succedendo, Tsunade-hime, o dobbiamo andare negli archivi delle missioni segrete
a cercare quello che ci interessa? Ne ho abbastanza di sentire
scuse.-
La
Godaime si fermò, scrutando il volto di
Kiba e sbuffando leggermente.
Erano otto giorni che Naruto e
Gaara erano partiti. I primi due giorni erano stati abbastanza tranquilli,
scenata di Sakura a parte; nessuno aveva fatto troppe domande sull’assenza dei
due ragazzi, e le cose erano andate abbastanza lisce. Ma dopo il quinto giorno
le cose erano cominciate a peggiorare, sempre più persone chiedevano notizie del
Kazekage per problemi politici, sempre più persone chiedevano notizie sul perché
Naruto non aveva più avuto un turno di guardia.
Tsunade si rimise a sedere dietro
la scrivania mentre la porta dell’ufficio di apriva rivelando la figura di
Shizune che teneva tra le braccia un rospetto che l’Hokage conosceva fin troppo
bene.
- Hai notizie per me, Pà?- chiese
invitando Shizune a posare il rospo sulla sua scrivania.
- I picciotti stanno bene, Jiraya
dice che per ora non corrono rischi a Iwa. Vorrebbe che le tue spie gli
spedissero un resoconto di quello che avviene al Suono ogni volta che possono,
in modo che loro possano reagire subito in caso di pericolo. Questo è
tutto.-
- I picciotti?- chiese dubbioso
Neji.
Tsunade si sistemò meglio sulla
poltrona.
- Gaara e Naruto sono stati
trasferiti nel Paese della Terra. Il Suono li sta cercando e loro in preda
all’eroismo per non mettere in pericolo Konoha, se ne sono andati, dicendo di
voler combattere da soli. Lo so Kiba, sono due idioti..- disse osservando il
volto del ragazzo che aveva spalancato la bocca sorpreso - .. con tutto il
rispetto per il Kazekage.- aggiunse infine dando una fugace occhiata ai fratelli
della sabbia.
- Ma come possono solo pensare di
riuscire a battere da soli Orochimaru e Sasuke? Vogliono morire?- chiese
Shikamaru con aria impassibile, la sigaretta stretta tra le
labbra.
Temari guardava con odio tutto quel
fumo che usciva dalla bocca del ragazzo. Non gli era mai piaciuto quel vizio, ma
aveva sempre chiuso un occhio sulla faccenda. Ma adesso il ragazzo aveva
cominciato a fumare sempre più spesso e sempre più intensamente, agitato da
qualcosa che lei non riusciva a capire.
- Dovremo andarli a riprendere..-
disse Rock Lee soprappensiero, senza quasi rendersene
conto.
- No. Non faremo niente di
avventato. Loro l’hanno voluto e dobbiamo lasciarli fare. Sappiate comunque, e
questo è molto importante Kakashi, quindi smettila di leggere quel fottutissimo
libro..- disse dando un’occhiata infastidita al jonin - .. che se le cose
dovessero mettersi male e loro chiedono i rinforzi, voi insieme alla squadra
ANBU sarete i primi a partire. Non voglio gufare, ma ho una brutta sensazione,
quindi tenetevi all’erta e sempre rintracciabili. Potete andare.-
Pian piano la stanza si svuotò,
silenziosamente.
Il rospo guardò la Godaime che si metteva una
mano sulla fronte, abbastanza provata da tutta quella
situazione.
- Io ho sempre detto a Jiraya che
era una donna con le palle.-
- Shikamaru?- chiamò una giovane
voce di donna.
Il ragazzo si voltò, vedendo la
figura di Temari che avanzava verso di lui. Non aveva una faccia
felice.
- Sì?-
- C’è qualcosa che non và?- chiese
lei a bruciapelo appena fu davanti a lui.
Nara la guardò per un breve
istante, ma non disse niente.
- E’ un po’ di tempo che sei
strano. Parli poco e a monosillabi, più di prima; passi più tempo del solito a
guardare le nuvole, proprio ora che siamo in guerra; fumi come un tossico e..-
si fermò un attimo a guardarlo dall’alto al basso, come se in quel momento
avesse realizzato qualcosa che prima non aveva notato.
- Sei dimagrito,
Shika..-
Nara continuava a non rispondere.
Era vero, mangiava meno del solito, passava talmente tanto tempo a pensare e a
stare con la testa rivolta verso il suo cielo azzurro, che a volte perdeva la
cognizione del tempo, dimenticando i pasti e i turni di
guardia.
Si avvicinò alla ragazza, buttando
via la sigaretta su un posacenere lì vicino, e la baciò con delicatezza sulle
labbra, accarezzandole la guancia leggermente abbronzata.
- Stai tranquilla, è solo stress.
Non devi preoccuparti per me..-
Lei continuò a fissarlo, non del
tutto convinta, ma decise di fidarsi.
- Se mi dici che non è grave va
bene. Allora vai e fatti una dormita, ora che hai tempo.. magari ti
aiuta..-
Shikamaru sorrise stanco,
allontanandosi con disinvoltura.
Non era una dormita quello che cui
aveva bisogno, ma una persona che non voleva più vederlo.
Sasuke aveva sempre brillato per le
sue capacità e per la sua intelligenza all’accademia ninja di
Konoha.
Prima che si svelassero le vere
potenzialità di Shikamaru Nara, era lui a essere considerato il più
intelligente, e anche quella volta non si era smentito.
Le spie tornate dalla Terra del
Fuoco avevano portato la notizia che Uzumaki e il Kazekage erano all’estero, nel
Paese dell’Acqua. Certo, come no.
Era una notizia, avevano detto le
spie, che era girata in fretta, troppo in
fretta per i suoi gusti. Se conosceva bene i suoi avversari, poteva dire con
quasi assoluta certezza che i due suoi obbiettivi erano andati esattamente dalla
parte opposta.
Stolti.
- Sei sicuro di quello che dici,
Sas’ke?- chiese in un sibilo Orochimaru alle sue spalle.
- Sì. Ed esattamente dalla parte
opposta, Konoha ha solo due alleati: il Paese della Terra e quello della
Pioggia. Sono sicuro che siano lì.-
Orochimaru sorrise compiaciuto del
suo pupillo, mentre il suo serpente gli attorcigliava il collo, quasi fosse in
cerca di attenzioni affettuose da parte del suo padrone.
- Prepareremo le squadre di ricerca
tra una settimana, riposati fino ad allora, Sas’ke-kun..-
Tutte e due uscirono dalla stanza
vuota, andando in direzioni diverse.
Sasuke si diresse verso le camere
dei sottoposti di Orochimaru, cercandone una in particolare. Quando l’ebbe
trovata, bussò forte una sola volta e una figura più bassa di lui lo fece
entrare; il ragazzo entrò dentro la stanza come una furia, chiudendosi la porta
dietro con un tonfo. Prese il volto di Ibiki tra le sue mani bianche, bianchissime, e la baciò con ardore,
gustando le sue labbra morbide e carnose. La ragazza rispose con lo stesso
impeto, trascinandolo per la veste vicino al suo letto, cadendo tutti e due
sopra di esso, mentre la
Passione si insinuava tra i loro corpo caldi, desiderosi l’uno
dell’altra, cercandosi con i bacini.
Sasuke non perse tempo, cominciando
a spogliarla delle sue vesti da combattimento che ancora indossava dai suoi
allenamenti della mattina, baciandola in ogni parte del
corpo.
Da quando aveva conosciuto Ibiki le
sue notti non le passava più da solo, e da tempo aveva conosciuto una sensazione
quasi benefica a starle vicino. Ma da tempo la sua voglia di lei era arrivata
alle stelle, la cercava in ogni momento libero, sfamandosi con il suo corpo
sinuoso.
Sapeva che quelle sarebbero state
le ultime notti con lei.
Il destino di Ibiki era stato
segnato nel momento esatto in cui era entrata nel cuore del
ragazzo.
Lui era diventato il Padrone del
suo Destino.
Note:
Non è un’allucinazione, se è quello
che state pensando. Avevo detto che non tornavo a scrivere, ma ho trovato del
tempo libero e così eccomi qui. Non sono pienamente soddisfatta, ma fra tante
bozze, questa è quella venuta meglio.
Il personaggio di Pà teoricamente
dovrebbe parlare in dialetto (non so quale, non riesco a distinguerli), ma io
non lo so far parlare in quel modo, quindi prendetevelo così
com’è.
Qui >> http://www.narutolegend.it/narutovillaggi.html
Troverete la cartina geografica del
mondo di Naruto, che ho preso su NarutoLegend per aiutarmi con gli spostamenti.
È utile, dategli un’occhiata.
Capitolo 13 *** Lord of Death, Lord of Destiny, Lord of War ***
The Kunai
of Death
-Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter
Twelve:
“Lord of
Death, Lord of Destiny, Lord of War”
Il pallore della Luna non poteva
filtrare in quelle stanze dove le pareti e il soffitto erano fatti solo di
terra, sassi e pietre incastonate naturalmente nel terreno. Non arrivava mai la
luce da quelle parti, non arrivava mai l’aria frizzante e fredda del primo
mattino, la pioggia fine e fredda che inumidiva tutto, ma non quelle
stanze.
Sasuke osservava rapito il soffitto
uniforme che stava sopra a lui, gli occhi fissi che raramente si concedevano di
sbattere le palpebre.
Il letto dove aveva dormito non era
il suo, così come il soffitto che si ritrovava a fissare tanto insistentemente
non gli apparteneva, come le coperte bianche che avvolgevano il suo corpo nudo,
il cuscino su cui poggiava la testa. Niente in quella camera era suo, solo i
suoi vestiti buttati a casaccio sul pavimento erano di sua
proprietà.
I pensieri di quello che stava per
fare non gli davano tregua, avrebbe voluto evitare tutto, avrebbe voluto prima
di tutto non innamorarsi mai di Ibiki, ma il destino a quanto pare non era stato
gentile con lei. L’aveva condannata quando era stata disegnata dal grande Fato
come amante di un Uchiha, l’aveva disegnata come una vittima
sacrificale.
Sasuke quasi non si rendeva conto,
quando si mosse piano dal letto, rimettendosi almeno i pantaloni del vestito; le
sue movenze erano quasi meccaniche, i suoi occhi neri non accompagnavano i
movimenti del suo corpo, del suo braccio che cercava fra l’equipaggiamento un
kunai appuntito; era come se qualcun altro stesse vivendo quelle scene al posto
suo, muovendolo come un burattino, facendogli fare quello che
voleva.
Il Signore della Morte alla fine lo
aveva raggiunto.
Si avvicinò con cadenza elegante al
corpo femminile che ancora dormiva nel letto.
Sasuke osservò quella ragazza che
gli aveva dato piacere tutte quelle notti, che lo aveva amato in silenzio senza
pretendere mai niente in cambio: vide nonostante il buoi che regnava nella
stanza, i suoi seni piccoli e sodi che si alzavano e si abbassavano col petto al
ritmo del suo respiro; le mani affusolate e magre erano vicine al volto che
sfioravano appena le guance; gli occhi chiusi per la sua dolce dormita, ma che
si sarebbero aperti al minimo rumore, perché aveva un sonno tanto leggero;
infine la pancia piatta perfetta che si estendeva fino al ventre, coperto appena
dal lenzuolo bianco.
La mano di Sasuke strinse con
ancora più forza il kunai che teneva saldo nella mano destra, più per cercare di
fermare la mano da quello che stava per fare, che da
altro.
Ebbe un attimo d’esitazione prima
di affondare la lama affilata dell’arma nel ventre della ragazza, col sangue che
colò subito a fiumi, denso e scuro, abbondante, che macchiò pesantemente le
lenzuola con quel colore che aveva tanti significati, che ricordava il
sentimento che univa gli innamorati, che gli ricordava lo sterminio del suo
clan.
Gli occhi di Ibiki si aprirono un
minimo, mentre la ragazza voltava la testa in direzione del suo assassino, in
direzione dell’uomo che aveva amato e da cui era stata
amata.
- Sas’ke-kun..
perché..?-
Una domanda pronunciata con una
flebile emissione di voce a cui lei non avrebbe mai avuto risposta verbale, solo
un’occhiata spenta e indifferente, come se Sasuke stesse guardando la scena con
occhi di uno spettatore esterno. Tolse con forza la lama insanguinata dal ventre
della ragazza che ora ansimava veloce alla ricerca degli ultimi respiri di vita
a cui si aggrappava speranzosa.
Il ragazzo chiuse per un momento
gli occhi color pece, cercando di riordinare la testa dalla visione a cui aveva
assistito, e nuovamente colpì con forza il ventre già dilaniato dalla sua furia,
mentre questa volta il sangue schizzò arrivando a toccare il pavimento, il muro
della parete accanto al letto, arrivando su una sua
guancia.
Le goccioline rosse dal sapore
ferroso scesero con disarmante lentezza dalla tempia, attraversando la gota
smunta, cadendo pesante dal mento fino al petto allenato e da lì ricominciava la
sua corsa verso il basso, sempre con
assoluta lentezza.
Gli occhi chiari di Ibiki ormai
erano vuoti e inespressivi, immobili fissi sul volto del suo assassino; la sua
bocca era rimasta aperta memore dei suoi ultimi disperati tentativi di prendere
aria e di sopravvivere a quella fine ingiusta.
Sasuke alzò le mani osservandole,
entrambe ricoperte da liquido denso, da sangue non suo.
I suoi occhi si spalancarono un
po’, le sue labbra s’inclinarono impercettibilmente mentre un’espressione folle
si era dipinta sul suo volto.
Il Signore del Destino aveva
compiuto il suo disegno.
Con passo lento uscì da quella
camera troppo sporca e troppo piena di peccato, camminando a piedi nudi sul
freddo e polveroso pavimento del corridoio, il sangue che a goccioline di media
ampiezza cadevano dietro di lui, tracciando il suo tormentato percorso di gloria
e potere.
Il kunai che teneva stretto in mano
luccicava del sangue della sua vittima.
Un rumore di passi non destò il
giovane Uchiha dalla sua camminata verso un luogo che nemmeno lui
conosceva.
Il volto cadaverico di Orochimaru
gli si parò davanti, con espressione neutra anche davanti a quello spettacolo
raccapricciante per chiunque. Kabuto al suo fianco come sempre, invece non
rimase impassibile a quella visione, ma invece di corsa seguì il sangue,
cercando di capire da dove provenisse.
- L’hai uccisa.- non era una
domanda ma una un’affermazione, quella di Orochimaru. Gli occhi di Sasuke si
chiusero verso il basso mentre i capelli spettinati e sporchi gli ricadevano in
modo alquanto ambiguo sul viso, oscurandolo in gran parte.
Kabuto tornò subito, con gli occhi
incredulo e gli occhiali storti sul naso, correndo veloce verso Orochimaru che
non aveva staccato gli occhi dal suo allievo.
- Orochimaru-sama! È morta, l’ha
uccisa! Perché?-
Il Sannin fece una leggera risata,
mostrando i suoi canini aguzzi.
- Siamo pronti, allora. Finalmente
lo siamo, la guerra contro la
Foglia può avere inizio.-
Kabutò non
capì.
Sasuke alzò lo sguardo, i suoi
occhi avevano profonde occhiaie violacee. Le palpebre si
sollevarono.
Il Mangekyo
Sharingan.
Il Signore della Guerra era
finalmente sceso in campo.
Tre settimane
dopo…
Naruto si lasciò cadere stanco ai
piedi di un grosso albero col fiatone grosso e un gran male ai muscoli in tutto
il corpo. Si allungò verso il suo zaino a poca distanza da lui e ne tirò fuori
un piccolo asciugamano azzurro, passandoselo sul viso sudato e sporco, sul collo
arrossato e infine sui capelli arruffati. Stappò con un gesto secco la piccola
borraccia arancione che portava con sé, bevendone un grosso sorso, talmente in
fretta che rivoli di quell’acqua gelata percorsero il suo mento ruvido (causa
della leggere barba incolta) cadendo veloci sul terreno arido e
polveroso.
Chiuse per qualche secondo gli
occhi, respirando piano nella speranza di recuperare le forze mentre si
massaggiava cauto il braccio destro, sfinito a malconcio per gli allenamenti
appena effettuati col Rasengan.
- Povero piccolo braccino..-
mormorò punzecchiando simpaticamente la pelle dell’avambraccio graffiata e
leggermente ustionata in vari punti.
Gaara era seduto a gambe incrociate
qualche centimetro sopra l’acqua del
fiumiciattolo che scorrevo veloce in quella piccola radura; le braccia erano
incrociate anch’esse al petto mentre un’espressione di fatica e concentrazione
era dipinta sul volto del giovane, mentre la sua sabbia compiva dei movimenti
fluidi e quasi eleganti intorno al paesaggio circostante.
Naruto s’incanto alcuni minuti
osservando la sabbia marroncina che compiva quei movimenti in modo talmente
fluente, che mai nessuno avrebbe pensato che potesse uccidere qualcuno.
Ma lo aveva
fatto.
I piccoli granelli di sabbia
andarono a circondare un vecchio albero, come per fornirgli una protezione; e
Naruto vide distintamente il braccio sinistro di Gaara sollevarsi in aria e
stringere con forza la mano in un pugno. Un suono assordante invase la radura,
facendo tremare un poco anche la terra sotto loro; l’albero che prima si elevava
maestosamente in mezzo a quel terreno arido, adesso non era altro con mucchio di
polvere.
Gaara si tirò su a sedere,
camminando sull’acqua e raggiungendo Naruto che nel frattempo aveva spostato
l’attenzione sui suoi vestiti sporchi e strappati.
- Torniamo al villaggio? Ho voglia
di farmi un bel bagno..- chiese il ragazzo biondo accennando un piccolo sorriso.
L’altro annuì appena con la testa e una volta raccolti i propri effetti
personali, si diressero verso il villaggio di Iwa.
Gaara, non appena raggiunsero il
centro, si accorse subito che qualcosa non andava
nell’aria.
Il suo sguardo si fece più attento
ad ogni singola azione o comportamento delle persone che incontrava, anche
quelle che inizialmente potevano risultare innocue.
Camminò ancora parecchi metri con
questo campanello d’allarme attivo finché di scatto afferrò Naruto per una
manica e lo trascinò con lui in un piccolo vicolo al lato della strada
principale.
- Gaara! Che cavolo stai facendo?!-
Il ragazzo non rispose, ma si
limitò a portarsi il dito indice sulle labbra e a sbirciare qualcosa sulla
strada dove prima stavano passeggiando tranquillamente. E lì li
vide.
Due uomini, molto alti, indossavano
un voluminoso fiocco viola sulla schiena, rivolto verso l’alto; e un coprifronte
con inciso sopra una nota musicale faceva bella vista sulle fronti dei
due.
- Gaara? Che stai
osservando?-
- Ci hanno trovati..- rispose
semplicemente non staccando gli occhi dalle due figure.
Naruto si sporse anche lui,
puntando lo sguardo nella stessa direzione del compagno.
- Cazzo..-
- Puoi ben
dirlo..-
- Ci hanno messo poco a trovarci..
credi che ci sia stata una soffiata, Gaara?-
- Non lo so, ma la cosa non mi
piace..-
All’improvviso qualcuno apparve
dietro le schiene dei due giovani avvolto da un fumo biancastro. Jiraya li
osservava dall’alto con cipiglio severo.
- Notato anche voi i nostri
ospiti?- chiese sarcastico il vecchio eremita.
- Sì, ma come hanno
fatto..?-
- Fuga d’informazioni da dei
commercianti: hanno spifferato delle cose sbagliate alle persone sbagliate.
Comunque ormai sarebbe stata solo questione di tempo, è da un po’ che il Suono
sta setacciando ogni singolo villaggio per beccarvi..-
- Combattiamo
dunque?-
- Credo proprio di no..- Jiraya si
mise a sedere in terra, l’espressione stanca sul viso
invecchiato.
- Hanno circondato il villaggio..
sono troppi e ben addestrati a quanto pare..-
- Abbiamo un piano, quindi?- chiese
Gaara scettico.
- Sì, nascondetevi finchè non
arrivano rinforzi..-
- Cosa?!-
- Hai sentito.. sono troppi, non ce
la farete mai.. e poi la vostra missione ha già avuto successo: avete
allontanato Orochimaru dalla Foglia evitando che anche l’unico villaggio in
grado di fermarlo fosse distrutto.-
Naruto e Gaara si guardarono
perplessi.
- Iwa è molto grande..- riprese
Jiraya - .. ci metteranno un sacco di tempo a setacciarla. Fate i
bravi.-
Jiraya scomparve come era apparso,
lasciando i due ragazzi più che sbigottiti.
- Odio quando fa così..- sospirò
Naruto.
Note
autore:
Il capitolo è corto volutamente.
Scusate, ma la morte di Ibiki
doveva essere un episodio che doveva meritare tutta l’attenzione possibile.
Il perché, mi sembra alquanto
ovvio.
Ringrazio eleanor89, AtegeV, queen of night, Talpina
Pensierosa, Kaho chan, Final Alex, lalla, Valere_Ivanov, Dattebayoooo
.
Per aver commentato lo scorso
capitolo.
Voi mi fate tanti complimenti,
siete sempre così gentili che a me sembra
sempre di non ringraziarvi mai
abbastanza per il vostro appoggio. Scusatemi
sinceramente.
Last
Battle: Uzumaki's Orange Fox VS Uchiha's Red Sharingan
Chapter
Thirteen:
"Alarm!
Sakura's bittersweet tears"
"First
day of love never comes back
A
passionate hour's never a wasted on."*
[Nightwish,
"While your lips are still red",Dark Passion Play -2006-]
Tsunade sedeva confortevole nella
grande biblioteca nel palazzo degli Hokage. Le sue gambe erano accavallate
elegantemente, la testa reclinata all’indietro con gli occhi chiusi, persa in
chissà quali pensieri e considerazioni.
Il basso tavolino di legno che si
trovava poco davanti al divano, ospitava una quantità di libri impressionanti,
rotoli di pergamena scritti solo a metà, boccette contenti diversi liquidi
colorati.
Dalla parte opposta della stanza,
Sakura stava china su un grosso pesce azzurro. L'indice e il medio della mano
destra della ragazza, strettamente uniti, viaggiavano velocemente per tutta la
lunghezza del pesce, tagliando col chakra carne e organi dove era necessario.
Trovò nell'intestino del pesce una piccola pietra verde, un verde molto simile
ai suoi occhi. Prese quel piccolo oggetto con delicatezza, posandolo poi dentro
una ciotola piena d'acqua lì vicino; richiuse con cura quasi maniacale
l'intestino del pesce e quando fu sicura di non aver lasciato niente fuori
posto, unì le mani sopra la creatura, cercando col proprio chakra di
rianimarla.
Provò una volta, due volte, ma il
pesce rimaneva inerme sul tavolo da lavoro.
Sakura sospirò pesantemente, delusa
del lavoro andato male. Guardò il piccolo cronometro accanto a lei e con un
gesto secco pigiò un bottoncino rosso per fermare il
tempo.
Tsunade si risvegliò dal suo stato
pensieroso appena sentì il *click* del cronometro. Si alzò dal divanetto e si
avvicinò alla sua allieva che guardava con aria smarrita e delusa il pesce morto
davanti a lei.
- Pietra recuperata.- disse
sostanzialmente buttando poi un'occhiata al cronometro. - E 5 minuti, 34 secondi
e 46 decimi per fare il tutto.-
Spostò con delicatezza Sakura da
una parte e si chinò sul pesce osservandolo bene.
- Deceduto per gli organi interni
non messi al loro posto d'origine.-
Verdetto duro da mandar
giù.
L'hokage si poggiò al tavolo di
lavoro, osservando la sua allieva che contorceva tra le sue mani il piccolo
guanto da operazione, fortemente frustata per non aver portato a termine nel
giusto modo il suo allenamento.
- Se fossimo state in una missione
normale..- iniziò la donna con fare severo -.. il pesce sarebbe stato un tuo
compagno e la pietra un'arma entrata in profondità. Ora, dato che so che non mi
stai ascoltando come faresti di solito, mettiamo la questione sul personale: sei
in missione, il pesce è Naruto e il kunai che gli è entrato in profondità è
quello di Sasuke. Realisitico, vero?-
Sakura teneva gli occhi puntati
verso quel povero guanto da lavoro che stava torturando, le lacrime agli angoli
degli occhi che cercavano disperatamente di uscire.
- Se dovessimo tradurre in questi
termini cosa tu hai fatto a quel povero pesce, saresti riuscita a togliere il
kunai dal corpo di Naruto ma non avresti rimesso al loro posto gli organi e le
vene che hai spostato col chakra per tirarlo fuori. Finale della favola: Naruto
ti muore tra le braccia.-
Tsunade incrociò le braccia al
petto mentre i suoi occhi erano ancora puntati sulla figura dell'allieva che
aveva cominciato a tremare leggermente.
- Inoltre, il tempo che hai
impiegato è troppo. Deve essere inferiore almeno ai 4 minuti e mezzo. Durante
una guerra o un attacco, non hai tutto questo tempo per
operare.-
Sakura annuiva con la testa ad ogni
critica che riceveva, senza però osare alzare gli occhi.
- Ino ci ha impiegato sette minuto
e mezzo per fare questa operazione, ma almeno il suo pesce dopo era ancora vivo.
E sappiamo tutte e due che Ino non è brava come te nei medic-jutsu, d'altra
parte lei non è un medico a tutti gli effetti, è solo una
spia.-
Sakura non sapeva se quello che
Tsunade le stava dicendo fosse solo per aiutarla a migliorarsi o per altro.
Sapeva solo che stava infierendo gravemanete sul suo
orgoglio.
L'Hokage tirò un lungo sospiro,
mettendo una mano sulla spalla dell'allieva che finalmente decise di alzare il
viso.
- E' un brutto momento, lo so io,
lo sai te e probabilmente lo sa anche tutta Konoha. Ma questo non deve infierire
sul..-
- Tsunade-hime..- la bloccò Sakura
con voce incrinata. -.. Naruto e Gaara sono nei guai, lo so. Ho sentito mentre
diceva alla squadra ANBU che è un mese che non riceve loro
notizie.-
- Tu hai il brutto vizio di
ascoltare cose che non dovresti sentire, Sakura. Te l'ho già detto un sacco di
volte.-
- Mi
spiace..-
Tsunade lasciò perdere la presa
sulla ragazza e decise che i rimproveri sarebbero stati rimandati a un momento
migliore. Sakura in quei giorni era parecchio nervosa e la Godaime sapeva che, oltre
alla lontananza di Naruto, qualcos'altro preoccupa la sua
allieva.
- Sakura.. c'è forse qualcosa che
non va?- chiese senza tanti preamboli.
- In verità.. ci sarebbe qualcosa,
ma non sono sicura, cioè non ho avuto ancora modo di
accertarmene..-
Tsunade rimase in attesa. Haruno
aveva cominciato a guardarsi intorno imbarazzata e stranita, come a volersi
convincere delle parole che presto avrebbe detto.
- Mi chiedevo se ci fosse la
possibilità di prendere un appuntamento a ginecologia..-
-
Gi-ginecologia?-
- Per un test di gravidanza.-
concluse infine Sakura, non senza arrossire un po'.
Tsunade la guardò fissa per
parecchi secondi. - Credo che l'esame non sia per Ino, vero?- chiese
retoricamente.
Prima che Sakura potesse fare o
dire qualcosaltro, la porta della biblioteva si aprì violentemente e sulla
soglia apparì Shizune che teneva tra le braccia un piccolo
rospo.
- Tsunade-sama! E' arrivato Pa' e..
ciao Sakura..-
-
Shizune-san..-
La
Godaime osservò con interesse il piccolo
rospo in braccio all'assistenze. Brutte notizie.
- Sakura per oggi abbiamo finito,
ci vediamo domani.-
La ragazza non se lo fece ripetere
due volte, raccolse la sua borsa da terra, si avvicinò al basso tavolino e vi
inficcò dentro alla rinfusa qualche libro e pergamena e velocemente lasciò
l'ufficio, desiderosa soltanto di lasciare quel luogo.
Quando Shizune fu sicura che la
ragazza dai capelli rosa si fosse allontanata, guardò con aria grave la sua
maestra.
- Chiedono rinforzi, il Suono li ha
trovati.-
Sakura salì le scale di una
palazzina, arrivando al primo piano. Percorse tutto il corridoio, sorpassando
porte su porte, avvicinandosi alla numero 13. Si stupì di trovare un'altra
persona davanti all'appartamento di Ino.
- Ciao
Shikamaru..-
Il ragazzo sussultò spaventato,
girandosi di scatto verso la ragazza che lo guardava
curiosa.
- Ciao Sakura..- disse soltanto,
mentre l'espressione del suo viso tornava annoiata e indifferente, come
sempre.
- Ino non è in casa, è tornata a
stare un po' dai suoi..- lo informò Haruno, anche se lui non le aveva chiesto
niente.
- Io sono venuta ad annaffiarle le
piante e a dare una spolverata in giro, ma credo che tu non sia qui per lo
stesso motivo.-
La ragazza dai capelli rosa infilò
una piccola chiave nella serratura della porta, facendola
scattare.
Posò di nuovo il suo sguardo sul
viso di Shikamaru, analizzando il suo colorito leggermente pallido e la sua
faccia leggermente sbattuta.
E si sentì male, male davvero
notando come quel ragazzo non vivesse più come prima, come la lontananza di Ino
potesse distruggerlo in quel modo.
E lei s'immaginò, pensando al fatto
che le sue mestruazioni non le venissero da più di un mese, di essere incinta
anche lei, di non poter dire a Naruto di aspettare un figlio da lui.
E s'immaginò il punto di vista di
Naruto stesso: cosa avrebbe fatto se lei glielo avesse detto? Probabilmente
sarebbe scoppiato a ridere e l'avrebbe abbracciata, tanto da farle male. E se
lei glielo avesse tenuto nascosto, lui si sarebbe sentito ferito, non degno
della sua fiducia, e questo non voleva che accadesse.
Perciò fu un atto di comprensione
quando invitò Shikamaru a entrare in casa di Ino con lei.
Gli indicò una sedia del tavolo che
lui occupò buttandosi sopra di malavoglia. Sakura si mise a riempire una
bottiglia di plastica al rubinetto, per poi dirigersi verso le piante colorate
che invadevano la piccola cucina.
- Come va?-
- Bene.-
- Intendevo, come va davvero..-
insistette Haruno mentre camminava avanti e indietro per la piccola
stanza.
Shikamaru non rispose
subito.
- Va male. Ci sto male e non so
nemmeno perchè. Dopo quello che mi ha detto, dovrei odiarla, dovrei sentirmi
preso in giro, dovrei non cercarla nemmeno. Ma non ci riesco, è come se ci fosse
qualcosa che mi sfugge.-
- E Temari?-
- Temari?-
- Sì, lei. Voglio dire, credo di
non essere l'unica ad essersi accorta che sei un cencio che cammina da solo. Non
fa domande?-
- Sì e solo per il fatto che non mi
faccia pressioni la rende fantastica. E io che ancora vado dietro a una ochetta
bionda che non mi vuole nemmeno, sono patetico.-
Sakura scoppiò, sbattendo con forza
la bottiglia d'acqua davanti a Shikamaru che sussultò per la seconda
volta.
Non poteva starsene zitta, non
poteva e basta. Ino forse non le avrebbe più rivolto la parola, ma era pronta a
rischiare, non poteva sopportare altre parole del genere.
- Shikamaru io.. devo dirti una
cosa e.. e sappi che sto facendo una cosa sbagliata, perchè Ino non
voleva..-
- Sakura ma..- procò invano il
ragazzo, quasi spaventato dalla reazione eccessiva della
ragazza.
- Shikamaru, lei è incinta!- sbottò
infine, mettendosi a piangere. L'aveva detto.
- Lei
cosa..?-
Il sangue nelle vene di Shikamaru
si raggelò improvvisamente, facendolo sudare freddo.
- Vuole abortire.. Cho ha provato a
persuaderla.. ma lei è convinta.. Shika, ci sta malissimo, aiutala..- le
preghiere di Sakura si persero nelle sue lacrime che lentamente scendevano dai
suoi occhi verdi.
Nara rimase in silenzio, cercando
le parole adatte. C'era ancora qualcosa che non gli tornava, gli sembrava tutto
troppo assurdo.
- Ma perchè mi ha.. pe-pensava che
non l'amassi più?-
Ma Sakura non
rispondeva.
- E vuole a-abortire..? Ma perchè
non vuole più avere a che fa-fare con me, io non..-
- Ino non avrebbe più avuto il
coraggio di guardarti in faccia..-
I due ragazzi si voltarono verso
Choji, che con una stampella faceva il suo ingresso nel piccolo
appartamento.
- Shika.. aiutala, va' da lei..-
sussurrò Sakura impercettibilmente.
Nara si alzò, raggiunse la porta e
se la sbattè alle spalle.
Non aveva negato alla preghiera di
Sakura.
Ma non aveva nemmeno
affermato.
Kiba stava in piedi sulle mura che
circondavano il villaggio della Foglia.
A 300 metri alla sua destra, Shino era
seduto sulle stesse mura che osservava il paesaggio davanti a
sè.
I turni di guardia non gli
piacevano per niente, erano noiosi e non potevi nemmeno scambiare qualche parola
con qualcuno.
Se almeno qualche ladruncolo o
furbacchione avesse cercato di attaccare..
Improvvisamente un rumore strano
giunse alle sue orecchie: c'era qualcuno che era appena arrivato silenziosamente
dietro di lui.
Con un ghigno, contento di
ammazzare la noia col prendere a botte qualcuno, roteò su se stesso, alzando in
modo minaccioso il pugno destro, pronto a colpire.
- Ti ho sentito
bastardo!!-
-
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Hinata urlò in modo disumano,
evitando per pura fortuna il pugno di Kiba che le passò a pochi centimetri dalla
guancia sinistra. Fece qualche passò indietro per la paura, fino al bordo delle
mura e sarebbe anche caduta di sotto se il ragazzo, rendendosi conto
dell'accaduto non l'avesse ripresa per la vita, stringendosela stretta al
petto.
- Inuzuka tutto ok? Ho sentito un
urlo!- gridò una sentinella poco distante da lui.
- Va tutto bene!!- urlò di rimando
Kiba sospirando subito dopo: si era preso un bello
spavento.
Lasciò libera Hinata che ancora
tremeva leggermente per la brutta fine che stava per fare.
- Si può sapere che stavi per
fare?- la riprese subito il ragazzo con sguardo quasi di
rimprovero.
- Venirmi così silenziosamente alle
spalle..! Potevo farti seriamente del male!-
- Mi spiace, Kiba-kun è che..-
"Volevo farti una sorpresa.." avrebbe voluto
aggiungere.
Inuzuka la guardò ancora serio, per
poi sciogliersi in un largo sorriso, uno di quelli larghi e belli, come sapeva
fare solo lui.
Hinata gli sorrise di rimando,
mettendosi davanti a lui. Si alzò in punta di piedi e gli sfiorò le labbra
leggermente con le sue.
Avevano fatto la
pace.
- Che sei venuta a fare quassù?-
adesso la voce di lui era calma e vellutata, parlava piano, le sue parole
sembravano solo sussurri del vento.
- Vorrei dirti che avevo bisogno di
vederti..- disse arrossendo come una bambina. -.. ma sono qui in veste
ufficiale, da parte di Tsunade.-
L'espressione allegra sul volto di
Hinata si rattristì improvvisamente, ricordandosi di come aveva incrociato per
sbaglio la
Godaime per i corridoi dell'edificio degli Hokage, preoccupata
e irritata; l'aveva fermata senza tanti riguardi, parlandole
veloce.
- Sta convocando tutti, hanno
attaccato Naruto. Riunione d'emergenza.-
*"Il primo
giorno d'amore non torna più
Un'ora di
passione non è mai un'ora persa."
Note
Autore:
Ci saranno degli errori, perchè non
l'ho scritto su MicrosoftWord, ma su WordPad che non mi indica gli
errori.
Ringrazio tutti coloro che hanno
recensito "White Sky"..
Last
Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan
Chapter
Fourteen:
“Leave. Shikamaru’s pain:
Asuma.”
Prima
Parte
Neji Hyuuga arrivò al campo
d’allenamento dove la mattina aveva lasciato la sua sacca e i suoi kunai. Era
stato lì tutto il giorno, allenandosi fino a spaccarsi le ossa; aveva fatto un
pranzo misero e veloce, tanto per far tacere lo stomaco e nel primo pomeriggio
aveva riniziato con i suoi esercizi disumani. Hiashi-sama gli aveva detto di non
esagerare, più volte la sera era dovuto venir a prenderlo quasi di forza e
riportarlo a villa Hyuuga.
Si stava comportando come un
bambino e lo sapeva.
Dalla discussione all’ospedale, non
aveva più rivisto né Tenten né tanto meno suo padre; sapeva che la ragazza
adesso stava meglio ed era uscita dall’ospedale qualche settimana fa (notizie
provenienti da Rock Lee), ma come Neji si era aspettato, lei non era venuta a
cercarlo.
Sapeva che Tenten, per quanto
esuberante e impulsiva potesse essere, non faceva mai niente di troppo avventato
riguardo alle questioni importanti, come il rapporto con suo padre.
Per questo il giovane cadetto della
famiglia Hyuuga si stupì molto quando trovò Tenten nel campo d’allenamento, che
saltava con impegno la corda sul posto.
La giovane kunoichi saltellava
velocemente prima su una gamba, poi sull’altra e infine su tutte e due insieme,
mentre le braccia accompagnavano i polsi nel girare la corda intorno a lei il
più veloce possibile.
Neji non aveva proprio voglia in
quel momento di avere una conversazione con la ragazza; si sentiva un codardo (e
forse lo era davvero) ma le parole che il padre dell’amica gli aveva rivolto,
ancora gli rimbombavano nella testa e tornavano a fare male. Lui era un tipo
orgoglioso, che solitamente certe cose se le lasciava scivolare addosso e
cercava di scordarle il più velocemente possibile, ma quella volta era diverso:
quelle parole gli erano state rivolte da una persona che comunque stimava e di
cui aveva sempre temuto il giudizio.
Perciò camminò silenziosamente
quando passò dietro la schiena di Tenten, che talmente presa dal suo esercizio
sembrava non accorgersi del compagno alle spalle. Neji raggiunse l’albero dove
c’erano poggiati la sua sacca e l’asciugamano, si voltò per tornare indietro
quando il viso sudato, bellissimo, di
Tenten gli comparve davanti con tutta la sua esuberanza.
- Pensi che sia idiota, per caso?-
incalzò subito lei alzando un sopracciglio. Non aveva per niente un’espressione
amichevole, si ritrovò a constatare tra sé e sé il
ragazzo.
- Per niente, ma ho fretta e devo
andare, ciao.- la liquidò Neji scansandola leggermente e incamminandosi verso
casa. La ragazza non si diede per vinta, gli tenne dietro e quando fu abbastanza
vicina lo afferrò per un braccio, costringendolo a guardarla in
viso.
- Girami un’altra volta le spalle e
giuro che ti faccio male, Neji. Perché non ti sei fatto
vedere?-
- Non devo rendere conto a te di
quello che faccio o non faccio, Hanto.-
Tenten sbarrò gli occhi incredula:
da quando erano tornato di moda usare i cognomi, tra loro?
- Invece credo proprio di sì, Hyuuga.-
- Da quando?-
- Da quando hai iniziato a fartela
con la sottoscritta, un annetto fa, ricordi?-
Neji la osservò dall’alto, posando
a terra la sua sacca.
- E’ un colpo basso questo, lo
sai?-
- La questione qui è un’altra:
perché non ti sei fatto vedere? Che fine hai fatto?-
- Ci sono troppe cose a cui devo
pensare, al momento.-
- Come a romperti meglio l’osso del
collo?-
Lo shinobi la guardò perplesso, non
capendo quello che la ragazza intendeva.
- Prima di venire qui sono passata
da casa tua. Hiashi mi ha detto che avrei potuto trovarti qui e parlando ha
detto che non fai altro tutto il tempo: ti alleni e ti alleni, a volte ti scordi
di rientrare a casa; Rock Lee e il maestro Gai sono preoccupati e non riescono
mai a parlarti. Si può sapere cosa stai cercando di fare? Vuoi
ammazzarti?-
- Voglio solo stare per i fatti
miei, è chiedere troppo? Voi tutti avete il vizio di non farvi mai gli affaracci
vostri!- Neji disse queste parole con foga, riprendendo in malo modo la sacca su
una spalla e avviandosi di nuovo verso casa. Tenten non si diede per vinta, lo
riacciuffò per un braccio e quando il ragazzo si voltò furente, lei gli assestò
un mal rovescio sulla guancia.
- Ti avevo detto che ti avrei fatto
molto male se mi avessi voltato le spalle. La prossima vuoi un calcio nei
gioielli di famiglia?-
Neji si toccò piano la guancia
rossa e ancora pulsante. Osservò gli occhi color nocciola della compagna
fiammeggiare come quando si trovava in battaglia: non avrebbe mollato finchè non
avesse ottenuto quello che voleva.
Hyuuga allungò un braccio e
circondò con facilità le spalle sottili di Tenten che adesso lo guardava
stupita, e con un gesto secco e sicuro l’attirò verso di sè, abbracciandola e
poggiando il mento sulla sua testa.
- Sei una gran rompiscatole,
sai?-
Tenten sorrise, circondando la vita
del ragazzo con le sue braccia. Lei era anche una rompiscatole, ma lui era
veramente scorbutico.
- Mi dici che ti prende,
Neji?-
- Ho.. ho solo.. riflettuto sulle
parole di tuo padre e..-
- Mio padre è un uomo anziano. Ha i
suoi pregiudizi e i suoi valori, non voglio che tu dia peso alle sue
parole..-
- Ma quello che ha detto è vero, io
sono difficile, all’esame chunin ho quasi ucciso mia cugina
e..-
- E sei cambiato. Questo è
importante.-
- Ma se..-
- Non importa, qualsiasi cosa sia.
Tu mi piaci così, perché vuoi cambiare?-
Neji la osservò mentre lei lo
guardava con aria quasi di rimprovero per aver anche solo pensato e dubitato
della sua persona.
Si avvicinò al suo voltò, posandole
una mano sulla guancia quando in un tempismo perfetto Rock Lee si apparve in una
nuvola di fumo proprio accanto a loro, facendoli
sussultare.
- Scusate, giovani amici! Ma siamo
urgentemente chiamati dall’hokage!-
Sakura corse lungo tutto il
corridoio col fiatone irrompendo poi nell’ufficio della Godaime senza nemmeno
bussare.
- Mi scusi per il ritardo, stavo
facendo il turno all’ospedale..- si scusò la giovane notando solo adesso le
persone che affollavano il vasto ufficio.
- Non importa, lo sapevo.-
sintetizzò Tsunade osservando di sfuggita la sua allieva che prendeva posto
accanto a Hinata.
La donna si alzò dalla scrivania,
passeggiando nervosamente su e giù dietro alla poltrona.
Shizune in fondo alla stanza
guardava allarmata la sua sensei, controllando che non entrasse più nessuno nel
suo ufficio.
- Il Suono ha attaccato Naruto e
Gaara.- proruppe l’hokage fermandosi di botto.
Il volto di molti si contrassero in
un’espressione dipreoccupazione e
panico, quello di Sakura rimase impassibile.
- Perché avevo la sensazione che
sarebbe successo?- si lasciò sfuggire Kiba volutamente.
- Dobbiamo mandare dei rinforzi il
prima possibile e in modo da non creare pericoli con i nostri spostamenti. Nara,
qualche idea?-
Gli occhi dei presenti si puntarono
su Shikamaru che svogliatamente fumava una sigaretta osservando il paesaggio
fuori dalla finestra, completamente assente.
- Shikamaru?- chiamo più piano
Temari scuotendolo debolmente per una spalla.
Il ragazzo finalmente si destò dai
suoi pensieri, mostrando le sue evidenti borse violacee sotto gli
occhi.
- Come scusi?-
- Abbiamo bisogno del tuo quoziente
intellettivo, ce la fai?- domandò Tsunade scocciata da tutta quella passività
che emanava il ragazzo.
Shikamaru si avvicinò alla
scrivania, prendendo tra le mani la cartina dei paesi; tornò al suo posto e si
mise ad osservarla con cura e attenzione.
- A mio parere..- iniziò dopo
qualche secondo facendo cadere a terra un po’ di cenere dalla sigaretta quasi
finita. – …dovremo mandare tre squadre: una a nord-est, in modo da tenere sotto
controllo e respingere i rinforzi del Suono; un’altra la potremo mandare dritta
a Iwa a spianare la strada alla seconda squadra, quella principale, che avanzerà
col ninja medico.-
Tsunade rimase in silenzio,
valutando parola per parola il piano che aveva avanzato Shikamaru. In altre
occasioni avrebbe acconsentito senza tanta esitazioni, fidandosi ciecamente; ma
per come stavano andando le cose per lui, per la faccia sbattuta che
continuamente mostrava in pubblico, questa volta La Godaime valutò con attenzione
maniacale ogni cosa che aveva detto il giovane, rimanendo sorpresa che
nonostante tutto, il suo piano era ben delineato ed elaborato. Come
sempre.
- Molto bene, Nara, ottimo piano.
Ogni gruppo avrà uno shinobi che potrà prevedere a qualche chilometro di
distanza la presenza di pericoli..- disse rimettendosi a sedere alla scrivania e
osservando Kakashi in segno di assistenza.
- Direi che le tre squadre avranno
come capo i due Hyuuga e da Inuzuka.. il Byakugan e Akamaru sono ideali per
prevedere i nemici..- affermò appunto il jonin.
- Benissimo.. quindi, vediamo..-
iniziò Tsunade osservando i suoi Shinobi uno a uno e sfogliando schede su schede
sparse sul piano della scrivania. - .. a nord-est ci andrà Hinata insieme ad
Aburame, Akimichi e Kankuro. La prima squadra che manderemo sarà formata solo da
due persone: Hyuuga e Nara; la squadra principale, a esclusione, sarà formata da
Temari, Rock Lee, Hanto, Haruno e Mitarashi. Inuzuka e Hatake gli staranno
dietro a coprire, tutto chiaro? Bene, ci vediamo domattina all’alba.-
la Godaime,
sintetica e di fretta, diede le ultime disposizioni e come un razzo uscì dal
proprio ufficio, seguita da Shizuke, dirette chissà dove.
Tutti i ninja uscirono anch’egli
frettolosi dall’ufficio, diretti a casa a passare la serata in famiglia prima
della partenza. Choji aprì sconsolato un pacchetto di patatine, sospirando
forte: tutta quella situazione non gli piaceva per niente. Shikamaru si portò al
suo fianco in totale silenzio, strascicando il passo più del
solito.
Mentre svoltavano l’angolo per
uscire dall’edificio, la snella figura di Jun apparve ai loro occhi, riempiendo
il cuore di Choji di un calore piacevole e confortante.
- Salve ragazzi.- mormorò la
giovane sorridendo cordiale a Nara e al suo ragazzo.
- Ciao, dove vai?- le chiese Choji
con aria interrogativa.
- Riunione da Tsunade-sama negli
uffici ANBU, ci sono dei problemi.. ma credo che voi li sappiate già, se venite
dal suo ufficio..- i due jonin annuirono e Shikamaru decise di andare avanti,
per lasciare al suo amico tutta l’intimità che voleva.
- Ti hanno affidato una missione?-
chiese a voce bassa Jun quando fu sicura che Shikamaru si fosse
allontanato.
- Sì.-
- Ed è.. uhm..
pericolosa?-
- Jun tutte le missioni sono
pericolose..-
- Cho, per favore! Vai contro
quelli del Suono?-
- Sì, ma..-
- Ho capito: è una missione
pericolosa!-
- Ascolta: tornerò vivo e vegeto,
puoi stare tranquilla..-
- Hai detto così anche l’ultima
volta. Tu e Ino siete tornati più morti che vivi.-
Akimichi guardò la fidanzata con
dolcezza, mostrando uno dei suoi fantastici sorrisi bonari e sinceri. Accarezzò
con delicatezza una guancia perennemente rossa di Jun, abbassandosi su di lei
per sfiorarle le labbra.
- Stai tranquilla, ci sono ancora
tante pietanze a questo mondo che non ho mangiato, non posso rimanerci
secco!-
La ragazza si fece scappare una
risata e tranquillizzata salutò il ragazzo, scomparendo dalla sua
vista.
Choji, risollevato un po’ di buon
umore, si diresse verso la porta d’uscita dove Shikamaru lo stava aspettando;
insieme attraversarono il cortile fino ad arrivare al cancello dove una magra,
gracile, figura sembrava
aspettarli.
Il cuore di Shikamaru perse due
battiti.
Ino.
La ragazza era poggiata ad un
albero mentre i suoi occhi scrutavano il sole che lentamente stava tramontando
tingendo il cielo di un bel arancione.
Era pallida, ma i due ragazzi
osservarono con gioia più o meno manifestata che almeno aveva ripreso peso; i
suoi capelli biondi erano imprigionati in una lunga treccia laterale e per una
volta il suo ciuffo era stato posizionato dietro l’orecchio con due forcine, in
modo che non ricadesse fastidioso sull’occhio; portava una gonna a pieghe lunga
fin sotto il ginocchio ed era avvolta in un caldo golfino di lana
viola.
- Ciao Ino!- la salutò Choji
alzando una mano.
E Shikamaru, vedendo quegli occhi
azzurri e tristi, credette di
morire.
Note Autore: Vi parlo ora perché dopo sarò
troppo presa ad avere una crisi isterica per farlo. Questo capitolo non è venuto
come speravo e mi dispiace, ma ora come oranon ci sto con la testa. La seconda
parte, più corta di questa, sarà on line nei giorni successivi, quindi non
dovrei tardare molto.
Approfitto per dire a tutte le
povere anime che hanno partecipato al mio ultimo concorso e che per puro caso
leggono questa fic, che ho già iniziato a scrivere qualche giudizio su carta
durante l’ora di storia a scuola, ma ho ancora molto da fare e i risultati
tarderanno ad arrivare.
Credo di aver detto tutto in modo
essenziale, ho talmente tante cose da fare che mi sembra di scoppiare.. senza
contare che per vostra sfortuna mi vengono in mente un sacco idee per delle long
fic e sono a prendere appunti a destra e a manca per non scordarmi quello che
penso..
-Last Battle: Uzumaki’s Orange
Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-
Chapter
Fourteen:
“Leave. Shikamaru’s pain:
Asuma.”
And
it's draining all of me Oh they find it hard to believe I'll be wearing
these scars For everyone to see
[E si sta svuotando
tutto di me Loro lo trovano difficile da credere Porterò queste
cicatrici in modo che tutti possano vederle]
[Leona
Lewis, Spirit, Bleeding Love]
Seconda
parte
Choji
avvertì accanto a sè la presenza di Shikamaru che si allontanava, lasciando al
passaggio solo una grigia nuvola di fumo.
-
Dove stai andando?- gli chiese l’amico, dimenticandosi per una volta del
pacchetto di patatine che stingeva in mano.
Shikamaru non si
voltò.
Osservò la sigaretta
che teneva stretta tra le dita, fumata a metà, e infine i suoi occhi stanchi si
posarono per parecchi secondi sulla figura di Ino in piedi accanto all’albero,
che lo stava fissando come se lo incontrasse per la prima volta nella sua vita;
lo sguardo color pece guardò il ventre ben nascosto della compagna, e una morsa
allo stomaco gli fece digrignare i denti.
- Vado a farmi un
esame di coscienza.- rispose infine all’amico e con passo strascicato, alzando
un sacco di polvere dal suolo, si allontanò dal palazzo dell’Hokage, da Choji,
da Ino.
Konoha passava sotto
i suoi piedi, vivace e popolata come sempre.
Dormiva solo per non
crollare, quando probabilmente avrebbe preferito di gran lunga chiudere gli
occhi e lasciarsi andare; mangiava solo perché il suo stomaco di lamentava,
faceva un rumore insopportabile a detta sua.
Suo padre non lo
riconosceva: all’inizio aveva dato la colpa al troppo lavoro, provando a
distrarlo con gli shoji; Shikaku Nara era un uomo intelligente, forse più del
figlio, e non ci mise troppo a capire che c’era qualcosa di più personale e
importante che turbava le giornate del suo erede.
Yoshino Nara era
semplicemente una madre affranta e impotente.
Forse, pensava,
Shikamaru, che se avesse parlato con sua madre del suo problema, forse tutto si
sarebbe risolto: lei era una donna e per quanto seccante potesse essere poteva
forse comprendere la sua situazione. Forse gli avrebbe consigliato quale sarebbe
stata la cosa giusta da fare perché Shikamaru, in tutta quella faccenda, cercava
solo una conferma.
La sua decisione era
già stata presa nel momento in cui Sakura gli aveva rivelato della gravidanza di
Ino, era stato come se una tenaglia che stringeva e faceva sanguinare il suo
cuore, finalmente si fosse spezzata, lasciandolo respirare, facendolo sentire
meno oppresso.
Solo che lui non
aveva mai avuto troppo coraggio.
Un conto era pensare
alle cose, trovare delle soluzione e lasciare che gli altri le compissero: il
classico sistema del braccio e della mente.
Ma questa volta era
solo lui a dover ragionare e agire, non c’era un altro Shikamaru che avrebbe
potuto farlo al posto suo.
Il cielo intanto
cominciava ad imbrunirsi e Shikamaru si ritrovò e salire sul pendio della
collina che sulla sua cima ospitava il cimitero degli eroi di Konoha; la lapide
di Asuma Saroutobi era uguale a tutte le altre, con la stessa forma e lo stesso
colore. Solo il nome e la composizione dei fiori che gli rendevano omaggio erano
diversi.
Si mise a sedere con
un tonfo, l’erba sotto di sé che sicuramente gli avrebbe macchiato i pantaloni;
la sigaretta spenta e consumata pendeva dalle sue labbra secche e con un gesto
stanco la gettò via per prenderne e accenderne un’altra, una droga
continua.
- Mia madre è
arrabbiata con te, per questo vizio, lo sai?- disse con tono amaro mentre la
fiammella dell’accendino gli illuminava il volto con un tenue
bagliore.
Il buio stava
lentamente scendendo e un vento fresco attraversava quella collina, facendo
ingobbire Shikamaru che tentava di coprirsi il viso dal
freddo.
- Ho sempre
condiviso con te l’ideale di Re che avevi.. ma non lo avevo mai capito fino in
fondo. A sedici anni non potevo capirlo, per certe cose non si è mai grandi e
maturi abbastanza, vero? Forse nemmeno tu lo eri..- lasciò uscire dalle labbra
il fumo mentre con un colpo di polso buttava a terra la
cenere.
- Però ti stavi
prendendo le tue responsabilità, eri pronto ad accettare dei sacrifici, tutto
per un figlio che, ne sono convinto, ti avrebbe reso molto
felice..-
Shikamaru alzò gli
occhi al cielo dove la prima stella del firmamento di faceva mirare in tutto il
suo splendore. Una folata di vento gli sfiorò il viso proprio in quel momento e
i suoi occhi divennero lucidi. Tirò su col naso impercettibilmente e con uno
scatto abbassò la testa, affondando nelle spalle.
- Solo che io non
sono te, Asuma. Altri mi dicono che ho preso da te, ho preso il tuo modo di
parlare, di pormi alle persone, di camminare, i tuoi ideali: ma forse si
sbagliano, perché se fosse così a quest’ora sarei da Ino a progettare sul nostro
bambino invece che stare qui a piangere!-
Una sola lacrima
uscì dagli occhi di Shikamaru che si prese la testa fra le
mani.
Dietro di lui dei
passi leggeri si stavano avvicinando, ma lui non si mosse di un centimetro,
sapendo chiaramente di chi fossero.
- Buonasera,
Shikamaru.- la voce dolce e materna di Kurenai gli accarezzò gentilmente
l’orecchio e velocemente si portò il braccio sul volto per cancellare il segno
di quell’unica lacrima che aveva versato.
- Kurenai,
buonasera.. scusa, adesso me ne vado..- si alzò velocemente voltandosi verso la
donna che teneramente teneva in braccio il piccolo Asuma, addormentato su una
spalla della donna.
- Volevo che venisse
a dare la buonanotte al suo papà, ma era troppo stanco e mi è crollato strada
facendo..- Kurenai sia avvicinò alla tomba dell’amato e cautamente si
inginocchiò davanti ad essa; si portò una mano alla bocca, se la baciò e
lentamente depositò quel casto bacio sulla bianca e fredda pietra della lapide,
nella speranza che quel gesto potesse arrivare da qualche
parte.
- Sai una cosa
Shikamaru? Quando ho detto ad Asuma del bambino, all’inzio mi ha riso in
faccia…- il ragazzo, che già era deciso ad andarsene, si fermò ad osservare
curioso la donna che cullava con amore infinito il suo
bambino.
- Credeva a uno
scherzo... non l’ha presa tanto sul ridere invece quando gli ho chiesto se
poteva smettere di fumare.- la risata cordiale di Kurenai fece sorridere
Shikamaru a sua volta.
- So, cosa è
successo, fra te e Ino… Choji è una vera bocca larga con me. Ma lascia che ti
dica una cosa: ad Asuma non era mai passata per la testa l’idea di avere un
figlio.-
Shikamaru sbarrò gli
occhi e un po’ risentito si rivolse a Kurenai con parole dal tono
aspro.
- Asuma era un
grand’uomo, amava te e la creatura che stavi portando in grembo, come puoi dire
una cosa del genere?-
- Non fraintendere
le mie parole, Shikamaru. Io sono certa che Asuma, quando se n’è andato, già
amasse questo bambino, ne sono più che certa…- disse osservando e accarezzando
il viso del suo piccolo.
- Tu, invece?
Ameresti questo bambino?-
- Io non saprei come
fare il pad...-
- Non ti ho chiesto
se ti senti pronto, ti ho chiesto se gli vorresti bene.-
- Certo. Lo amerei,
è mio figlio.-
- Questo ti basta
per fare il padre, Shikamaru. Asuma non voleva bambini, non era affidabile e
fumava troppo. Però ci amava, entrambi, amava il suo bambino. E questo gli
sarebbe bastato per la vita.-
Shikamaru osservò
Kurenai alzarsi e tornare sui suoi passi, voltandosi un’ultima volta verso di
lui.
- Nessuno è pronto,
ricordatelo. Non ero pronta io, e adesso non è pronta
Ino.-
Il cielo ormai era
coperto da tanti punti luminosi, concentrati in una grande scia che attraversava
il cielo. Il ragazzo si tolse la sigaretta dalle labbra, poggiandola sulla tomba
del suo maestro, sorridendo mesto e rassegnato. Felicemente
rassegnato.
- Io per un po’ di
tempo non potrò più fumare, finiscila tu per me, Asuma.-
Choji chiuse la
porta scorrevole della cucina, sedendosi al tavolo davanti a una tazza di thè
caldo. Dalla parte opposta, Ino girava senza motivo il cucchiaino nel liquido
senza motivo, dato che non aveva messo dentro nemmeno un granello si
zucchero.
- Non me lo stai
chiedendo davvero… – disse dopo un po’ Choji, rigirandosi tra le mani un
biscotto di frolla fatto da sua madre.
- Non fare il
melodrammatico. Sapevi che lo avrei fatto, ti sto solo chiedendo di
accompagnarmi!- sbottò Ino lasciando andare il cucchiaio ed osservando il suo
migliore amico con sguardo di sfida.
- Non puoi chiedermi
di fare una cosa del genere! Ino, andiamo... pensaci! Vuoi fare davvero questo a
Shikamaru?-
- Tanto lui non lo
sa… non vedo il problema.-
Ino incrociò le
braccia al petto, aspettando una risposta di Choji, ma questo inaspettatamente
abbassò gli occhi sul biscotto, arrossendo
improvvisamente.
- Cho...- mormorò
Ino, alzandosi dalla sedia e inginocchiandosi di lato al compagno che non osava
guardarla negli occhi. Lo vide in imbarazzo e subito la consapevolezza prese
possesso della sua mente, facendola deglutire
rumorosamente.
- Lo sa... glielo
avete detto…- soffiò piano, poggiandosi al tavolo. La testa cominciò a girarle
forte e un senso di nausea le fece arricciare il naso.
- Era uno straccio,
Ino… io e Sakura, ci spiace… ma non potevamo far finta che tutto stesse andando
bene. Se solo tu potessi parlargli, prima di domani
mattina…-
- Scordatelo.- lo
liquidò la bionda, prendendo velocemente la giaccia e uscendo da casa Akimichi
di fretta e furia.
- Ino, aspetta!
Lascia almeno che ti accompagni… INO!- Choji provò a rincorrerla, ma quella si
era già dileguata velocemente, arrabbiata e frustrata.
Perché nessuno la
capiva?
Note di chi ha due
occhiaie che non finiscono più:
Ehm.. come dire..
ciao?
Nessuno se lo
aspettava questo capitolo (nemmeno io!) e quindi spero che piaccia, anche se
all’inizio pensavo che il personaggio di Shikamaru fosse andato leggermente OOC,
ma come ha detto la zia Ele “Shikamaru
più I.C. di così non è neanche quello vero”, quindi io mi fido
ù_ù
Che
altro dire? Sono tornata per vostra sfiga.. sopportatemi, vi
prego..
-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter Fifteen
“Loving Hearts.”
“She made it easy, made it free. Made you hurt till you couldn't
see. Sometimes it stops, sometimes it flows. But baby, that is how love
goes.
You will fly and you will crawl. God knows even angels fall.”
*
[Jessica Riddle, “Even Angels Fall”]
Quando
Ino rientrò a casa a tarda sera, tutto era buio e silenzioso e ringraziò gli dei
del cielo per questo. Non avrebbe sopportato di vedere ancora le facce
sofferenti dei suoi genitori guardarla con pietà; non in quella sera, almeno,
perché il suo viso era più provato del solito e gli occhi lucidi sicuramente non
aiutavano nell’effetto complessivo.
Dopo
essere uscita da casa di Choji, era rimasta per almeno un’ora a camminare senza
meta per le strade del villaggio, mettendo a punto nella sua testa almeno dieci
diversi modi per andarsene da Konoha nel minor tempo possibile e senza lasciare
traccia. Adesso che Shikamaru sapeva del suo bambino, lei avrebbe fatto meglio a
togliere le tende e a non farsi più vedere fino alla fine dei suoi giorni, se
teneva almeno un po’ alla sua dignità e alla reputazione non solo sua, ma anche
di Nara e fidanzata.
Ma
come volevasi dimostrare e come a sottolineare la sua vigliaccheria, alla fine
aveva capito che non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene mollando tutto,
amici e familiari, e di rifarsi una nuova vita. Chissà come l’avrebbe presa il
buon vecchio Inoichi Yamanaka, quando lei, tutta saltellante, gli avrebbe detto
“Sai papà, sono innamorata di Shikamaru.
Sì, proprio quel Nara. E dato che lui è fidanzato, abbiamo iniziato una storia
di sesso clandestina, col risultato che adesso sono incinta. Adesso dovrei dirlo
a mamma, credi che se la prenderà?”
Decisamente,
doveva trovare una soluzione. L’aborto era la via più facile tecnicamente
parlando, ma moralmente era una pessima idea. Se poi come coscienza si ritrovava
Choji, la faccenda era praticamente impossibile.
Ino
entrò nella sua stanza lasciando le luci spente, in questo modo non si accorse
della figura di Sakura seduta sul suo letto.
«Sei
tornata tardi.» l’apostrofò lei con lo stesso modo che usava sua madre. La
bionda sussultò, mettendosi istintivamente una mano sul ventre leggermente più
gonfio.
«Ti
è andato di volta il cervello, Fronte Spaziosa? Che ci fai
qui?!»
Sakura
le sorrise appena, abbassando lo sguardo sulle mani che spiegazzavano la sua
gonna. Ino non potè vederlo, ma le guance della ragazza presero un insolito
colorito rosso.
«Vedi…
è successo qualcosa un mese fa. Non te l’ho raccontato perché avevi già i tuoi
problemi, ma adesso ho bisogno di confidarmi con
qualcuno…»
«Mica
è successo qualcosa di grave?» chiese allora apprensiva Ino, sedendosi accanto
all’amica sul letto, che emise in piccolo cigolio.
«No,
non è grave. Almeno per me no. Diciamo che è inaspettato,
ecco…»
«Credimi:
a meno che tu non sia incinta, niente è più inaspettato per una come
me…»
«Ehm…»
Sakura
non potè fare a meno di mettersi una mano sulla bocca per non ridere, mentre il
volto di Ino prima si irrigidiva, poi impallidiva ancora di più. I suoi occhi
azzurri si sgranarono e osservarono increduli l’amica dai capelli
rosa.
«Sei
incinta, Sacchan?»
«Sì,
Ino.»
«Ma
proprio incinta incinta?»
«Già.»
«Sei
sicura?»
«Ho
fatto il test.»
«Oh.»
Entrambe
si guardarono, una divertita, l’altra sconvolta. Ino si mosse a disagio sul
proprio letto, riordinando le idee in testa: talmente presa dai suoi problemi,
non si era nemmeno accorta che la sua amica avesse un ragazzo. Perché ce
l’aveva, vero?
«E,
come dire, il padre del marmocchio è…?»
«Naruto,
ovviamente.»
«Ovviamente,
certo. Insomma, è palese, voi due avete sempre avuto un rapporto speciale, dopo
la definitiva pazzia di Sasuke…»
«Ino…»
«E
sì, tu lo tratti male, ma in fondo anche i cazzotti che riceve possono essere
considerati manifestazioni di affetto. Insomma, tu non sei un tipo molto dolce e
delicato…»
«Ino,
non prenderla così…» Sakura la osservava impotente, mentre la bionda si era
alzata lentamente per intraprendere un monologo tutto suo.
«E
poi Naruto non è così male, ha mille difetti ma anche un gran cuore. E’
spigliato e indubbiamente divertente; carino a modo suo. Non è il mio tipo, ma
se piace a te…»
«Ti
prego…»
«Mi
rammarico solo del fatto che non mi hai mai detto niente, che stavate insieme
eccetera eccetera. Non me lo aspettavo, tutti tranne lui ecco e…
e…»
Ino
si fermò nel centro della stanza, come colta da un’illuminazione divina. Tornò
sui suoi passi, avvicinandosi a Sakura che cominciava seriamente ad avere paura
della reazione dell’amica. Gli occhi azzurri di Ino puntarono quelli verdi
dell’amica, che in quel momento ebbe la certezza di essere in
trappola.
«COME
SAREBBE A DIRE CHE NARUTO E’ IL PADRE? COME FAI A ESSERE INCINTA? FINO A UN
MINUTO FA CREDEVO CHE TU FOSSI ANCORA VERGINE! MA TI SEI DEL TUTTO AMMATTITA
FRONTE SPAZIOSA?!»
Sakura
deglutì sonoramente, cominciando a guardare da tutte le parti, tranne che in
direzione di Ino.
«Non
ti agitare tanto, non ti fa bene…»
«La
cosa che non mi fa stare bene è questa situazione! Sono incinta di un ragazzo
che ha già una fidanzata, siamo nel bel mezzo di una guerra, non ho più il
coraggio di guardare mio padre in faccia, Choji è più coscienzioso del solito,
tu sei incinta e di Naruto! Come faccio a non agitarmi? Dimmi che ti sposi la
prossima settimana e siamo a posto!»
«La
stai vedendo nel modo sbagliato…» provò allora Sakura invitando Ino a rimettersi
seduta.
«E
tu la vedi troppo facilmente! Sembri quasi contenta di aspettare un
bambino!»
Sakura
sbuffò, rendendosi conto che effettivamente quello non era un buon momento per
restare incinta: era sbagliato il tempo, ma non l’atto in sé. A differenza di
ciò che Ino poteva dire o pensare, lei non aveva alcun timore di crescere dentro
di sé il figlio del ragazzo che amava; era giovane, insicura e nella vita doveva
fare e vedere ancora molte cose, ma tutto questo era passato in secondo piano,
dal momento in cui aveva visto le due tacche blu sul test di gravidanza. Non
riusciva proprio a vedere quel bambino, il suo bambino come una cosa negativa. Al
contrario, era ciò di più prezioso che Naruto avesse potuto donarle. E dato che
non c’era certezza in un suo ritorno, avrebbe protetto la loro creatura a
qualsiasi costo nel caso le cose fossero andate male.
A
quest’ultimo pensiero, Sakura scosse violentemente la testa, eliminando
quell’ipotesi dalla sua mente e concentrandosi nuovamente su Ino che una volta
calmata, la guardava di sottecchi, aspettando una spiegazione o qualcosa di
simile.
«Hai
già deciso come lo chiamerai?»
«Non
essere sciocca, Ino. Tutta questa tua acidità si è sviluppata con la
gravidanza?»
«Invece
tu l’idiozia ce l’hai dalla nascita.»
«Scusa?»
«Choji
mi ha raccontato. Lo avete detto a Shikamaru.»
«Dovevamo
farlo, lui-»
«Dovevate? Secondo cosa? Non vi avevo
pregato di tenere la bocca chiusa, dannazione?»
«Era
a pezzi! Sembrava un morto che camminava! Non so che cosa tu gli abbia detto
quando vi siete mollati, ma certamente non gli ha fatto granché
piacere!»
Ino
stizzita si voltò dall’altra parte, ripercorrendo a malincuore quel pomeriggio,
quando lo aveva sbattuto fuori casa, dicendogli che non lo amava più. Non
metteva in dubbio il fatto di averlo ferito, lui non l’amava probabilmente, ma
sicuramente le voleva un gran bene e sentirsi rivolgere quelle parole ostili non
doveva esser stata una passeggiata.
«Invece
io non sto a pezzi, vero?» sussurrò flebilmente, tornando a guardare Sakura
negli occhi.
«Non
sto dicendo questo.»
«Domani
mattina avevo prenotato la visita per l’aborto. Dove credi che troverò adesso il
coraggio di presentarmi?»
Sakura
non le rispose, vedendo gli occhi dell’amica che lentamente diventavano
lucidi.
Arrivati
a quel punto, aveva perso tutte le parole, non sapeva più che cosa dirle, come
rincuorarla, come farle vedere le cose in positivo. Ino era rimasta incinta da
un ragazzo che era già impegnato, non era successo come a lei; Sakura aveva la
certezza che se Naruto fosse tornato, alla notizia del bambino si sarebbe un po’
preoccupato, ma certamente non l’avrebbe abbandonata. Sarebbe scoppiato a ridere
e avrebbe farfugliato qualcosa del tipo “Adesso sei costretta a stare sempre con me
Sakura-chan!”, lei gli avrebbe risposto che più di una dichiarazione
sembrava una minaccia e Naruto di rimando avrebbe riso più
forte.
Ino
non aveva le sue certezze e non aveva un principe azzurro che l’aspettava a casa
e che le avesse giurato amore eterno.
C’erano
solo lei e il suo bambino.
Sakura
stava per metterle un braccio intorno alle spalle, pronta ad accogliere le
lacrime di Ino che non avrebbero tardato ad arrivare, quando un rumore strano
fece sobbalzare le due ragazze.
Si
guardarono negli occhi spaurite per qualche secondo, mentre il rumore si faceva
sentire nuovamente; Sakura si voltò verso la finestra spalancata della stanza di
Ino, riducendo gli occhi a due fessure strette.
«Viene
da fuori» disse sicura.
Ino
si alzò traballante, avvicinandosi con cautela e prendendo un kunai dalla
scrivania. Erano in tempi di guerra, poteva davvero essere
chiunque.
Nel
momento esatto in cui una sua mano raggiungeva la tenda per scostarla, una
sagoma sbucò dal nulla sul davanzale, facendo squittire la bionda che ritrasse
immediatamente la mano, come scottata.
Sakura
la raggiunse, riconoscendo l’ombra di un codino buffo.
«Shikamaru?!
Che diavolo credevi di fare!»
Il
ragazzo non rispose, scendendo dal davanzale, stupito di trovare Haruno con
Ino.
«Entrando
dalla porta… non volevo svegliare l’intera casa» spiegò calmo, puntando i suoi
occhi scuri sulla figura esile di Ino, che si era nascosta dietro Sakura.
La
ragazza dai capelli rosa si sentì ad un tratto di troppo, messa così
all’improvviso in mezzo a due fuochi, ma non voleva nemmeno lasciare Ino da
sola. Non sapeva se l’amica se la sentiva di affrontare Shikamaru, non dopo
quello che si erano dette.
«Vai
pure Sakura, me la cavo da sola» disse Yamanaka, come se le avesse letto nel
pensiero.
Haruno
sospirò, lanciò uno sguardo significativo a Shikamaru, abbracciò Ino più del
dovuto, prese le sue cose e se ne andò in silenzio, lasciando la stanza in un
silenzio talmente pesante che poteva risultare soffocante.
Ino
camminò verso la sua scrivania, posando il kunai sul piano e meditando a fondo
su quello che avrebbe dovuto dire; si rese conto che il suo cervello non voleva
collaborare a tale azione, era talmente confusa e spaventata, che non riusciva a
formulare un pensiero coerente. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa si aspettava lui
da lei, in quel momento?
«Mi
spiace, se ti ho fatto spaventare» iniziò Shikamaru, non muovendosi di un
millimetro dalla sua postazione.
Ino
prese un gran respiro e si girò, non guardandolo però negli occhi. Non si
sentiva ancora pronta per affrontarlo direttamente. Si poggiò alla scrivania,
incrociando le braccia al petto, come a difendersi da qualcosa, o
qualcuno.
«Saltiamo
i convenevoli. So che lo sai e ciò non cambia le cose. Cosa
vuoi?»
«Vorrei
sapere perché me lo hai tenuto nascosto, ad esempio. Potrei chiederti del perché
mi hai cacciato fuori dalla tua vita, perché mi hai detto quelle cose, perché mi
hai trattato come uno stupido, facendomi sentire un’autentica schifezza.
All’inizio ho addirittura pensato di aver combinato qualcosa e sai che non
sarebbe la prima volta che faccio danno; un gesto o una frase sbagliata, potevo
aver fatto di tutto senza rendermene conto. A questo punto sono solo confuso, ho
sentito tante cose da persone diverse, per una volta voglio ascoltare e credere
solo a quello che uscirà dalla tua bocca; ma prima ancora di questo voglio
sapere se mi ami, Ino. E non voglio bugie»
Ino
si mise a piangere in silenzio, senza singhiozzi o mugugni sommessi, con le
lacrime che le bagnavano le guance e che la facevano sentire una vera stupida.
Il suo aspetto doveva essere orribile in quel momento.
«Ti
amo» gli rispose soltanto, guardandolo finalmente negli occhi, incatenando i
loro sguardi.
Shikamaru
sembrò rilassarsi, aveva l’impressione che tutto il mondo avesse preso un’altra
sfumatura, un colore più vivo, più caloroso, un tono decisamente più
armonioso.
Solo
in quel momento si sentì autorizzato a fare un passo verso la ragazza,
diminuendo la distanza che li separava.
Ma
Ino, seppur fragile in quel momento, capiva che se lo avesse avuto ancora più
vicino avrebbe spento definitivamente il cervello e avrebbe dato retta solo a
quello che le diceva l’istinto. Alzò una mano davanti a sé, imponendogli di fare
un altro passo.
«Ti
amo, ma questo non cambia la nostra situazione. Ho deciso di abortire perché
tutto questo è sbagliato, non ha niente che funzioni, fin da quando è iniziato.
Tu hai una fidanzata e non voglio che la lasci a causa mia, per un nostro
errore. Io non voglio farti pena, non chiedo la tua pietà, non voglio niente da
te, davvero. Voglio solo che mi lasci stare e che mi lasci fare ciò che sento.
Io ho voluto la nostra relazione, io ho acconsentito a diventare la tua amante,
io risolvo il problema; chiedo solo di essere lasciata in pace,
Shikamaru.»
Ino
respirò forte, prendendo aria da discorso che aveva appena fatto, soddisfatta di
sé in qualche modo. Era riuscita a togliersi dal cuore quello che voleva dire da
una vita.
Shikamaru
sembrò analizzare ogni parola che aveva sentito, rimanendo in silenzio per
diversi secondi, mentre l’ansia divorava i nervi di Ino. Le si avvicinò ancora,
ignorando deliberatamente le sue intimidazione a starsene
lontano.
Le
prese il volto fra le mani e la baciò.
*Lei
l'ha reso facile, l'ha reso libero. Ti ha fatto soffrire fino al punto di non
vedere. A volte si ferma, a volte scorre. Ma piccola, così è come va
l'amore.
Volerai e striscerai. Dio sa che pure gli angeli
cadono.
Note
dell’autrice o pseudo tale:
Sono
imbarazzata dal ritardo mostruoso che ha avuto questo capitolo. Sul serio, sono
affranta e sconcertata.
E’
un po’ ormai che passo il mio tempo a rivedere le mie vecchie storie e giusto
stasera mi sono ritrovata tra le mani questo capitolo, che era già stato
iniziato, ma non concluso. Ho deciso di finirlo, povero, mi faceva
pena.
Questa
storia ormai ha diversi anni, da quando l’ho iniziata il mio stile è cambiato,
io sono cresciuta in tutti i sensi e anche i miei personaggi. Ciò non toglie che
desidero davvero finirla, anche se nel mezzo ci sono incongruenze o errori. KoD
è la mia bambina.
Chi
continuerà a seguirla, non potrà che farmi felice, gli altri, se hanno
abbandonato strada facendo (e non li biasimo) avranno lo stesso la mia simpatia.
-LastBattle: Uzumaki’sOrangeFox
VS Uchiha’s Red Sharingan-
Chapter
Sixteen
"Sakura"
L’aria
fredda delle cinque del mattino le entrava dentro le ossa, facendola
rabbrividire ed arrabbiare ad ogni passo. Con la fretta di partire e di
preparare lo zaino, aveva scordato di prendere anche la mantella, che
sicuramente l’avrebbe protetta da quel freddo pungente. Ma non c’era tempo per
tornare indietro.
Svoltò
un paio di angoli, trovandosi davanti alle porte di Konoha, dove Tsunade e
Shizune erano immerse nella lettura di alcuni documenti, nell’attesa che la
squadra di recupero fosse tutta riunita.
Sakura
vide il team 8 che confabulava tra loro; a quanto ricordava, Kiba era stato
separato dai suoi compagni di sempre, e probabilmente stavano mettendosi
d’accordo su qualcosa in particolare. Lo stesso valeva per il team di Neji che,
visibilmente seccato, stava facendo delle raccomandazioni infinite a Tenten e a
Rock Lee.
«Buongiorno
Sakura.»
La
ragazza si voltò, trovandosi di fronte Choji e Shikamaru, vestiti di tutto punto
e pronti per andare a fare un po’ a botte. Mentre le passavano accanto, la
ragazza non poté fare a meno di scoccare una lunga occhiata a Nara, sperando di
leggere nel suo volto un indizio sulla nottata appena passata, ma niente tradiva
la compostezza del giovane.
«Fronte
Spaziosa, che stai facendo?»
«Ino,
che ci fai qui?» le chiese sorpresa e un po’ rasserenata nel vederla: solo poche
ore fa l’aveva lasciata in una situazione difficile, con le lacrime e Shikamaru.
Poteva essere successo di tutto.
«Sono
solo in veste di supporto. Stamattina sono stata da Choji a chiedergli scusa e…»
fece una pausa, nella quale distolse gli occhi da Sakura e arrossì lievemente,
«… e per dirgli che non sarei andata alla visita.»
Sul
volto di Sakura si dipinse uno splendido sorriso, sinceramente felice per quello
che Ino aveva lasciato intendere con quella frase. Istintivamente tornò a
voltarsi in direzione di Shikamaru, trovandolo sempre con le solite occhiaie, ma
questa volta nei suoi occhi c’era una luce diversa. Si muoveva in un modo
diverso, parlava con un tono più vivo, spontaneo.
«Ino,
sono davvero felice per te.»
«Dove
sei corsa con la mente, Fronte Spaziosa?»
Sakura
non capì, mentre alle sue spalle gli ultimi membri della squadra di recupero
raggiungevano la Godaime.
«Non
stiamo insieme. Non ancora, diciamo. E’ complicato, ci sono ancora delle cose da
sistemare e da chiarire… non parlarne troppo in giro,
ecco.»
«Temari?»
chiese Haruno, abbassando il tono della voce.
«Lei…
non sa niente, ovviamente. Shikamaru le parlerà dopo la
missione…»
«E
dopo sarà tutto a posto, no?»
Ino
fece un mezzo sorriso, senza annuire né negare. Sakura decise di non fare più
domande, sapendo in cuor suo però che il peggio per l’amica era passato.
Insieme
si avviarono verso il gruppo, che aveva già cominciato a parlottare tra loro per
decidere gli ultimi dettagli della missione.
Dei
mormorii di saluto si levarono da tutti, e fu solo in quel momento che Tsunade
si voltò a guardarle, fermando i suoi occhi sulla figura di
Sakura.
«Cosa
credi di fare, scusa?» le chiese accigliata, lasciando stare i documenti che
stava consultando.
Prima
che potesse rispondere, un urlo si levò dal fondo del gruppo, facendo girare
tutti.
«Ehi,
Ino-chan! Abbiamo messo su qualche chilo, eh?»
Kiba
scoppiò in una grossa risata, indelicato come solo lui poteva essere, ricevendo
una sonora gomitata da Tenten, proprio accanto a lui.
Ino
si irrigidì, serrando le labbra, incapace di difendersi. Non poteva certo
spiattellare a tutti che le sue nuove rotondità erano dovute non al cibo, ma a
un bambino; le avrebbero fatto troppe domande e Shikamaru si sarebbe sentito in
dovere di dire qualcosa, insinuando precocemente il dubbio nella mente di
Temari. No, doveva stare zitta e incassare il colpo, mostrando un sorriso falso
e quanto mai tirato.
Sakura
notò lo sguardo perso dell’amica e decise di ignorare Kiba rivolgendosi alla sua
maestra.
«Perché
non dovrei essere qui?»
«Perché
sei incinta, forse? Credi che ti mandi in missione in queste condizioni?
Scordatelo!»
«Non
può chiedermi una cosa del genere! Io devo andare da
Naruto!»
Intorno
a lei calò il silenzio assoluto, chi sconvolto, che sorpreso, chi semplicemente
curioso di sapere cose che finora erano state nascoste al dominio
pubblico.
«Sakura,
vedi di non farmi perdere la pazienza! Ho una guerra da mandare avanti, non
posso stare dietro ai tuoi capricci!»
La
voce di Tsunade si era alzata di qualche ottava e i suoi occhi guardavano
fiammeggianti la sua allieva, invitandola a provare a mettersi contro di
lei.
«Conosci
la legge e non riceverai un trattamento di favore. Potrebbe succederti di tutto,
metteresti a rischio il bambino e lo so che non vuoi
questo.»
Sakuraaprì la bocca per ribattere, ma le
parole le morirono sulle labbra, facendola alterare ancora di più. Dentro di sé
infuriava una lotta fra la se stessa matura e cosciente, che mai sarebbe andata
in missione col rischio di un aborto, e la se stessa innamorata e irragionevole,
che avrebbe ucciso pur di andare a recuperare Naruto di
persona.
Ino
le mise una mano su un braccio, e fu quello il segnale che le suggerì che in
quel momento non avrebbe trovato nessun alleato, nemmeno nella sua migliore
amica.
Prese
un profondo respiro e si rivolse a Neji e a Kakashi, le persone del gruppo più
vicine a lei.
«Riportatemelo
indietro tutto intero. Vi prego.» supplicò con un filo di voce, delusa e
arrabbiata.
Neji
si limitò ad annuire.
Kakashi
le sorrise da sotto la maschera, affettuoso come un padre che sta per andare a
riprendere il proprio figlio, dopo che è scappato da casa per andare al parco a
giocare con gli amichetti.
Haruno
se ne andò correndo, seguita con lo sguardo da tutti i
presenti.
«Ino,
stalle dietro. Non voglio che faccia qualche sciocchezza delle sue.» soffiò
Tsunade.
La
bionda annuì e dopo aver sussurrato un “in bocca al lupo” generale, si avviò per
la stessa strada che aveva imboccato l’amica.
Dopo
dieci minuti, tutto il gruppo aveva inforcato i propri zaini e si stava avviando
fuori Konoha.
«Kakashi,
viaggerete senza ninja medico, dato che manca Sakura. Tenten e Hinata un po’ ne
sanno qualcosa di medic-jutsu, ma vedete di non farvi troppo male o sarebbe
realmente un problema.»
«Potevate
mandare Ino. Mi sembra che si sia abbastanza ripresa…»
Tsunade
fece una strana smorfia con le labbra, come a voler scacciare un pensiero
fastidioso dalla sua mente.
«Mettiamola
in questo modo, anche lei per un anno non avrà missioni da svolgere. Quelle due
sono talmente amiche che decidono di farsi mettere incinta nello stesso
periodo!»
Anche
se il tono di Tsunade era basso, parecchie orecchie captarono le sue parole, tra
cui quelle di Temari.
Mentre
vicino a lei Kiba borbottava qualcosa del tipo “Naruto, vecchio marpione” e “Quando torniamo ci sarà da ridere!”, i
suoi occhi acquamarina si posarono inavvertitamente su Shikamaru, che la
ricambiava.
Fu
solo un attimo, un momento di consapevolezza che attraversò il cuore della
kunoichi come uno spillo infuocato, facendole perdere il respiro. Capiva un
sacco di cose, molti comportamenti strani di Shikamaru adesso avevano un
significato, trovavano una sua logica, una logica che faceva male e aveva il
sapore del tradimento, dell’umiliazione, del dolore.
Temari
vide negli occhi scuri del ragazzo il rammarico, le scuse che avrebbe voluto
farle, ma che sarebbero servite a poco. Leggeva l’imbarazzo e la scelta che
aveva fatto, una scelta che non la comprendeva.
Ci
sarebbe stato tempo per discuterne, ma intanto la consapevolezza che non ci
sarebbe stato un domani nel loro rapporto, aveva scavato radici troppo profonde
per essere dimenticata.
Naruto
guardava annoiato il soffitto della stanza dove
alloggiava.
Gaara
era seduto poco distante su una sedia vecchia e logora, e osservava circospetto
fuori dalla finestra la gente che faceva avanti e indietro per la strada. Da
quando avevano visto quei due ninja del Suono, gli era stato proibito da Jiraya
persino di uscire ad allenarsi, così che le loro giornate erano diventate
estremamente monotone e controproducenti. Per uno come Naruto, abituato a fare
mille cose e a passare l’intera giornata fuori casa, stare rinchiuso in quelle
quattro mura lo faceva uscire fuori di testa; in più Gaara non era famoso per
essere una persona logorroica e socievole, per cui ogni tentativo di
conversazione falliva dopo nemmeno cinque minuti.
«Prenderò
la muffa, prima o poi.» sussurrò a malincuore, nascondendosi la testa sotto il
cuscino.
Il
Kazekage non si diede nemmeno pena di rivolgergli uno sguardo, preso com’era dal
setacciare l’ambiente esterno al loro nascondiglio.
«Mi chiedo perché
non attacchino il villaggio», fece Naruto dopo un po’, rivolgendosi a Gaara,
«sono quelli del Suono, non credo che si facciano tanti problemi a uccidere
delle persone in più».
«Non è prudente.
Ingaggiare una guerra non necessaria contro Iwa sarebbe inutile, ci perderebbero
soltanto uomini» chiuso il discorso il Kazekage con
sufficienza.
All’improvviso
sentirono bussare alla porta ed entrambi si alzarono di scatto in piedi, nel più
totale silenzio. Naruto si accostò alla porta, poggiando un orecchio contro la
superficie ruvida del legno. Un altro colpo.
«Non è Jiraya»
sussurrò appena Gaara, attirando l’attenzione di Naruto.
«Ho tenuto sotto
controllo l’entrata dell’edificio per due ore e non l’ho visto, deve essere
qualcun altro».
E con quel qualcun altro intendeva il Suono.
Nessuno sapeva che erano lì, quindi la lista dei loro possibili visitatori si
accorciava di molto.
Dopo alcuni minuti,
qualcuno fece saltare la porta del piccolo appartamento.
La porta schizzò
via, andando a frantumarsi contro la parete opposta; i cardini portarono con sé
pezzi di muro, un polverone grigiastro si alzò all’interno della stanza,
rendendola visuale pressoché nulla.
Tre uomini
avanzarono lentamente all’interno di quel monolocale, mentre i loro passi
risuonavano indistinti dopo il boato dell’esplosione. Quello che sembrava il più
giovane dei tre, controllò sotto il letto, dentro all’armadio e in
bagno.
Non c’era
nessuno.
«Uchiha-sama non ne
sarà contento» fece uno degli uomini, affacciandosi fuori dalla finestra.
Perlustrò la strada, poi alzò gli occhi in alto, controllando che nessuno fosse
scappato dal tetto.
«Non ci
sono».
«Forse le
informazioni erano sbagliate».
«O forse qualcuno
li ha avvertiti del nostro arrivo».
Quello che sembrava
il capo dei tre fece un ultimo giro per la stanza, per poi tornare in corridoio
e scendere le scale, mentre una donna anziana che passava di lì lo guardava
terrorizzata. Gli altri due lo seguirono in silenzio.
Quando la stanza
tornò al suo silenzio e la polvere ormai si era completamente adagiata al suolo,
un’asse del soffitto si mosse, rivelando un buso abbastanza grande da far
passare una persona.
Naruto si affacciò
a testa in giù, notando con disappunto il macello che quei tre avevano
provocato.
«Decisamente, il
mio appartamento a Konoha è più ordinato».
Con un balzò
atterrò sul pavimento, mentre Gaara lo seguiva a ruota.
«Dobbiamo metterci
in contatto con Jiraya-sama e trovare un altro posto dove nasconderci. Non siamo
più al sicuro» fece il Kazekage, calciando un blocco di muro che era caduto
nell’esplosione.
Naruto si sedette
sul letto, respirando forte, come a volersi dare una
calmata.
Mai come in quel
momento avrebbe voluto i suoi amici accanto; non per farsi difendere, ma giusto
per tirarlo su di morale. Aveva bisogno che qualcuno gli battesse una gran pacca
sulla spalla e gli dicesse “Ehi testa
quadra, fatti valere! E cerca di non fare troppo
danno!”.
Mai come in quel
momento, sentiva la mancanza di Sakura.
Note:
Un capitolo ogni anno è certamente una buona media.
Il giorno della mia laurea, probabilmente sarò ancora a scrivere KoD, come mi ha
fatto giustamente notare la Mimi. Ma pazienza. Il giorno in cui la finirò,
è sicuro che mi metto a piangere.