The Kunai of Death

di Elpis Aldebaran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sasuke's kunai, escape from Forest of Sound ***
Capitolo 2: *** Mission to Suna, Ino and Choji fall into a trap. Fourteen years before ***
Capitolo 3: *** Hinata's courage! The Byakugan is angry ***
Capitolo 4: *** Suna collapses! Men are selfish, nobody wants to die ***
Capitolo 5: *** Return to Konoha! Kakashi's truths are painful ***
Capitolo 6: *** Akamaru sees somebody! Heros come back! ***
Capitolo 7: *** Gaara's decision. For him, you're a killer ***
Capitolo 8: *** Hidden kisses. Women are a pain in the ass, everywhere! ***
Capitolo 9: *** Love, kisses and sex ***
Capitolo 10: *** Ino's secret. The present on the table ***
Capitolo 11: *** Broken hearts and shattered lives (I° Parte) ***
Capitolo 12: *** Broken hearts and shattered lives (II° Parte) ***
Capitolo 13: *** Lord of Death, Lord of Destiny, Lord of War ***
Capitolo 14: *** Alarm! Sakura's bittersweet tears ***
Capitolo 15: *** Leave. Shikamaru's pain: Asuma (I° Parte) ***
Capitolo 16: *** Leave. Shikamaru's pain: Asuma (II° Parte) ***
Capitolo 17: *** Loving Hearts ***
Capitolo 18: *** Sakura ***



Capitolo 1
*** Sasuke's kunai, escape from Forest of Sound ***


“The Kunai of Death”

 

-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

Chapter One:

“Sasuke’s kunai, escape from Forest of Sound

 

 

Naruto sfrecciava veloce fra gli alberi, ramo dopo ramo.

Il suo sguardo era attento, concentrato, imperscrutabile.

Dietro di lui, Shikamaru lo seguiva, con lo sguardo perso davanti a se. Avevano fallito. Fallito miseramente.

Continuavano a saltare sugli alberi come fossero scimmie. Veloci, agili e arrabbiati. Con loro stessi.

Sentirono Neji raggiungerli da ovest, e unirsi alla loro corsa, verso un luogo sicuro, se mai in quella foresta ce ne fosse veramente uno.

Si fermarono poco dopo, su un ramo di un grosso abete. I corpi erano sfregiati da ferite più o meno gravi, il chakra era quasi esaurito, i loro occhi erano di ghiaccio, la volontà non c’era, e nemmeno la speranza.

- Dobbiamo in tutti i modi tornare al villaggio.- disse Neji. – O ci moriremo in questa lurida foresta!-

Naruto non ascoltava. Aveva smesso di farlo tanto tempo fa.

Guardò Shikamaru, in attesa di un ordine, uno qualsiasi.

Ma questo aveva sempre la stessa espressione annoiata sul volto, anche in una situazione come quella, dove i nemici ti potevano raggiungere e togliere dal mondo da un momento all’altro, anche quando due tuoi compagni di squadra erano dispersi (e sperarono con tutto il loro cuore che fossero veramente dispersi e non morti), e anche quando sapevi che se non avessi ritrovato la strada più sicura per uscire da quel posto infernale, saresti morto nel giro di un giorno, Shikamaru Nara continuava ad avere la sua espressione da eterno annoiato.

- Abbiamo notizie di Choji e Kiba?- chiese infine con fare stanco.

- No. La base ha mandato la seconda squadra ma non gli hanno trovati. Dicono che dobbiamo subito tornare a Konoha.. immediatamente.- riferì Neji con un tono di disappunto. Lui non era mai stato un tipo socievole, anzi. Molte volte poteva risultare antipatico e scontroso, un tipo dalla quale è meglio tenersi alla larga. Ma col tempo aveva imparato cosa era l’amicizia e cosa voleva dire sacrificarsi per gli altri. E quindi, per niente al mondo, sarebbe tornato al villaggio senza sapere che i suoi compagni erano sani e salvi.

Erano ancora su quell’albero. In lontananza si sentivano grida e il rumore della armi taglienti che sibilavano nell’aria per colpire chissà quale avversario. Il cielo era scuro, tetro,  e non solo per il cattivo tempo, ma per il fumo degli incendi che erano un po’ ovunque in quell’immensa foresta nel Paese del Suono. Erano in guerra. Una guerra che aveva gia portato tanti morti.

Shikamaru si mise a sedere sul ramo, con la schiena appoggiata al tronco. Unì le mani in un quadrato, chiaro segno che doveva pensare.

Naruto lo guardava di sfuggita, più concentrato sullo scenario deprimente della foresta mezza distrutta e incendiata, che sull’amico che pensava. Su questo punto erano molto diversi. Non che Naruto fosse stupido, ma lui era un tipo impulsivo, era un tipo che passava subito all’azione, senza tanti ragionamenti. Ecco perché Tsunade non gli aveva mai permesso di essere il capo di una missione. No, Shikamaru era l’uomo giusto per quel ruolo, ed il fatto che riuscisse a trovare la lucidità necessaria per pensare in un momento come quello, era ammirevole.

Rimasero minuti fermi e immobili. Neji saltava fra gli alberi intorno, come vedetta, per assicurarsi che nessuno gli avesse seguiti. Naruto stava cercando di mettersi in contatto con la base, ma sembrava che nel punto dove loro si erano rifugiati, le ricetrasmittenti non funzionassero. Erano in un punto completamente morto.

Shikamaru si alzò in piedi, osservò il compagno biondo che sbuffava all’ennesimo tentativo fallito e qualcosa nella sua mente si sbloccò. Aveva pensato a tutti i modi per uscire di lì. Tutti. Tutti i modi per uscire insieme, anche a Kiba e Choji.

- Andiamo a recuperarli.- disse risoluto, facendo segno a Neji di cominciare a muoversi verso est.

- Non che non sia d’accordo con te Shikamaru, ma Tsunade ci farà il culo se non torniamo subito.- riferì Neji quando seppe della decisione del compagno.

- Preferisco morire in questa foresta, che tornare senza due dei miei uomini.- disse con forza Nara, deciso a non accettare nessuna obiezione da parte dei due ragazzi.

Naruto finalmente si decise a intervenire.

- Una volta Kakashi-sensei mi disse.. che i ninja più spregevoli sono quelli che infrangono le regole del proprio villaggio..- disse con l’amarezza nella bocca. L’allusione a una certa persona era troppo ovvia, per essere chiarita.

-.. ma i ninja che abbandonano i compagni di squadra in battaglia, sono lurida feccia ancora più spregevole.- non disse altro, se non quelle duri parole che in qualche modo avevano fatto sorridere, se anche di poco, Shikamaru e Neji, e forse dentro di loro si accendeva una piccola speranza per quella guerra di cui ancora non si vedeva la fine. E con un balzo, i tre si mossero verso est.

 

Tsunade camminava velocemente per i corridoi dell’ospedale, pieno quasi fino a scoppiare. Non facevano altro che arrivare ninja feriti, non gravissimi, ma comunque ninja che avevano bisogno di immediate cure mediche. E lei girava come un’anima in pena, alla ricerca di una persona in particolare. Quello che stava succedendo nella foresta del Suono non le piaceva per niente.

- Somma Tsunade, abbiamo perso ogni contatto col team di Nara, sono dispersi.- queste parole l’avevano spiazzata e fatta incavolare al punto da urlare in tutte le direzioni.

Sapeva che non si doveva fidare di quegli stupidi. Avevano gia perso due compagni e rimanevano solo in tre. L’unica cosa intelligente che potevano fare era tornare al villaggio e farsi medicare. Era l’unica cosa intelligente e sensata. Ma ora che ci pensava, tutto quello che facevano quei ragazzi non era sensato.

Ed era per questo che in quel momento, Tsunade, quinta Hokage, si affacciava in ogni stanza del complesso ospedaliero, nella speranza di vedere un ciuffo biondo spuntare da qualche parte, segno che infondo Naruto e gli altri non erano poi così sciocchi, ed erano tornati indietro. Ma la donna non vedeva nessuno di quel team, non era nemmeno più sicura che gli avrebbe mai rivisti tornare a Konoha. Era brutto anche solo pensarlo, ma questa era la realtà dei fatti.

Orochimaru le aveva apertamente dichiarato guerra con un attentato proprio nel centro di Konoha, causando la morte di 20 persone.

Avevano subito contrattaccato, cercando di respingere i ninja del Suono dalla foresta che circondava il villaggio. Era dovuta intervenire anche lei, trovandosi faccia a faccia con Orochimaru e il suo onnipresente servo al fianco. Sasuke Uchiha.

- Dica a Naruto di prepararsi, questa volta non avrò compassione di lui.- le aveva rivolto quelle parole fredde, viscide, con tutto il disprezzo di questo mondo. Sasuke non sarebbe più tornato quello di un tempo, nessuno sarebbe riuscito a farlo tornare indietro, nemmeno un miracolo. Lui e Orochimaru erano diventati un vero pericolo insieme, e lo avevano dimostrato quasi un anno fa, quando al villaggio giunse la notizia che Itachi Uchiha era stato trovato morto al confine col paese della Sabbia. Alla fine Sasuke aveva trovato la sua vendetta, e ci aveva trovato gusto nell’uccidere, perché da allora non si era più fermato.

- Nonna Tsunade!- si sentì chiamare la donna mentre setacciava l’ennesima stanza. Si voltò di scatto, sperando con tutta se stessa di trovare quegli occhi azzurri innocenti a fissarla scherzosamente, come sempre. Ma invece..

- Namaru..- disse Tsunade, nascondendo la delusione nei suoi occhi. -.. spero che tu mi porti buone notizie..-

- Qualcuna sì..- affermò il ragazzino. -.. pochi minuti fa hanno fatto ritorno tutti i team in missione al villaggio del Suono, nessun ferito grave. La loro missione è stata portata a termine.- disse il ragazzino, con fare militare.

Tsunade lo guardava, aveva solo tredici anni, ma nella sua vita aveva visto più morti di qualsiasi altro bambino normale.

- E.. ha fatto ritorno anche il team Nara?- chiese, sapendo che Namaru non era la persona più indicata a cui chiedere una cosa del genere. E infatti vide gli occhi verdi, verdi come quelli della sua allieva, incupirsi improvvisamente.

- No, ancora no. Alla base non hanno avuto ancora notizie, sembra che il luogo dove si siano nascosti sia un punto morto..- il ragazzino esitò un attimo, prima di domandare, con occhi lucidi, la cosa che da qualche ora a questa parte gli pesava sul cuore. -.. credi davvero che il team di Nara-sensei stia bene, nonna Tsunade?-

L’Hokage non ebbe il coraggio di rispondere. Ormai, da quando quella guerra era iniziata, non aveva più certezze.

- Non è il momento di chiedersi una cosa del genere, Namaru. Ti prego ora, va a chiamare tua madre, dille di raggiungermi nel mio studio.- detto questo si congedò dal ragazzino, che velocemente si allontanò di corsa, urtando contro tutti quelli che camminavano davanti a lui.

 

- L’ho trovato!- gridò all’improvviso Neji, cominciando a scendere in basso dai rami fitti della foresta. I due compagni di squadra lo imitarono e ben presto posarono i loro piedi sul suolo, camminando con cautela. Infondo si trovavano ancora in mezzo al territorio nemico.

Videro un corpo, apparentemente morto, di un ninja abbastanza robusto, col copri fronte della Foglia.

Choji.

Shikamaru si avvicinò per primo, facendo una smorfia di dolore nel notare come il suo migliore amico era stato ridotto: tutto coperto di sangue, due profonde ferite nella gambe, il respiro debole, ma esistente. Non sarebbe stato facile portarlo a Konoha, senza che peggiorasse ulteriormente.

- Uno lo abbiamo trovato, ma sarà difficile trovare Kiba.- giudicò Shikamaru, caricandosi il compagno mezzo morto sulle spalle. Naruto stava per rispondergli, quando il corpo si Kiba fu gettato ai piedi di Neji, anche quello grondante di sangue, apparentemente morto.

I tre Jonin si voltarono verso la persona che aveva gettato il loro amico come fosse spazzatura, e inorridirono nel vedere due occhi rossi, rossi non per lo Sharingan, ma per il sangue, fissarli con disprezzo.

Sasuke li osservava con sufficienza, dall’alto di un albero.

- Non è morto, potete ancora salvarlo. Se fate in tempo a uscire di qui.- sibilò con in ghigno sinistro, sadico.

Naruto sentì i brividi su tutta la spina dorsale andare veloci dal basso verso l’alto. Il sudore sulla fronte sembrava essere diventato ghiaccio, l’aria era fredda e pesante, la tensione alta e snervante.

Neji prese il corpo di Kiba. Dovevano uscire da quel posto se non volevano avere sulla coscienza la morte di due amici.

Shikamaru guardava con attenzione gli sguardi che Sasuke e Naruto si lanciavano. Il primo era sporco, desideroso di uccidere. Il secondo era pieno di disprezzo per quella persona, che aveva considerato come un fratello, ma che poi gli aveva voltato le spalle senza pensarci due volte.

- Non abbiamo tempo per lui Naruto.. siamo deboli e stanchi.. anche se provassimo ad affrontarlo verremo uccisi tutti in meno di tre minuti..- gli fece notare Shikamaru, sapendo cosa passava per la testa dell’amico.

Il Jonin biondo, anche se di malavoglia, dovette dare retta a Nara, per due motivi: il primo perché lui, nonostante tutto rimaneva il capo di quella missione, e secondo perché infondo aveva ragione. Non aveva senso sfidare Sasuke nelle condizioni in cui si trovava in quel momento, era un suicidio.

Notò sul volto del ninja traditore uno sguardo divertito e allo stesso tempo compassionevole. Una presa in giro.

- Per uscire dalla foresta..- iniziò quello, sempre col solito ghigno. – dovete proseguire in direzione sud-est. Fra una decina di chilometri troverete un albero. Un ciliegio. L’unico ciliegio esistente in questo posto. Da lì proseguirete in direzione sud fino a trovare l’uscita.-

- Perché ce lo dici?- chiese Naruto, non capendo il motivo che aveva spinto l’ex-amico a rivelargli la strada per uscire da quell’inferno, a meno che..

- Non è una trappola, se è questo ciò che ti stai chiedendo..- sbuffò Uchiha divertito da quella situazione, dove lui aveva il controllo di tutto. Sì, perché loro erano sperduti in quella foresta, che invece lui conosceva bene. Si sentiva il padrone, gli piaceva il fatto che la vita di quei cinque ninja dipendesse dalle sue decisioni, era una cosa che gli faceva arrivare l’adrenalina nel cervello, che lo eccitava da morire.

-.. la mia più grande aspirazione nella vita, dopo aver ucciso mio fratello, è quella di battermi con te Naruto, e cancellarti dal mondo con queste stesse mani.. non chiedo di meglio. Ma non voglio uno scontro impari.- disse mentre una scintilla sadica passava per gli occhi del giovane. Uzumaki rimase interdetto nel vedere quanto quel ragazzo, o forse a questo punto era meglio parlare di uomo, fosse diventato spietato e.. pazzo. Era un killer, aveva ucciso decine di persone senza motivo, solo per il gusto di farlo o per noia. Era diventata una persona spregevole, violenta che mai avrebbe meritato il perdono di qualcuno. Il degno erede di Orochimaru.

Incitato da Shikamaru e Neji, Naruto infine decise di andarsene da quel luogo.

Appena prima di partire, Tsunade gli aveva affidato due missioni: uccidere Uchiha, riportare a casa la pelle.

La prima missione era fallita miseramente. Almeno la seconda doveva portarla a termine.

 

I tre ninja diedero le spalle a Uchiha, e con un balzo felino salirono sul primo ramo stabile che individuarono. Shikamaru, avendo il peso non indifferente di Choji sulle spalle, era il più indietro di tutti, e vide perfettamente quando un kunai passò di fianco a lui, vicinissimo, per poi andare a colpire la schiena, sul fianco destro, di Naruto. Il biondo si bloccò di botto su un ramo, urlando per il dolore che l’arma gli aveva inferto.

Nara e Neji si voltarono subito indietro, notando Sasuke che rideva sguaiatamente.

- E’ un avvertimento, Uzumaki. Soltanto il mio avvertimento.- e con una spinta delle gambe, scomparve nel buio della foresta.

Neji si avvicinò in fretta all’amico colpito. Questo aveva il fiato pesante e affrettato. Non era il primo colpo grave che aveva ricevuto in quella missione.

- Ce la fai Naruto?- chiese con apprensione, perché era consapevole che se il compagno non fosse stato in grado di saltare, la loro situazione sarebbe precitata. Non sarebbero riusciti a sostenere anche lui. Shikamaru si avvicinò, adagiò in terra il corpo inerte e pesante di Choji e sbrigativo afferrò il manico del kunai, tentando di strapparlo via dal corpo dell’amico. Ma questo lo fermò con uno sguardo omicida.

- Non toglierlo!- urlò forte, e non per rendere più minaccioso il tono con cui si rivolgeva all’amico, ma per il puro e semplice dolore che provava in quel momento.

- Se lo togli perderò molto sangue e non riuscirò a uscire da questo posto di merda, me lo toglierò solo quando saremo al sicuro, a Konoha!-

Shikamaru lo guardava bieco. Testardo. Imbecille e testardo.

- Fai come vuoi.. non ti lamentare se poi ci muori per strada!- detto questo ripartirono nuovamente, questa volta dovevano farcela.

 

Yamanaka camminava veloce, su e giù, giù e su. Poco più in la, seduto a un tavolo con strani marchingegni, Rock Lee cercava di stabilire dei contatti con il team Nara, inutilmente. Non poteva crederci. Si erano dispersi. Come cavolo avevano potuto riuscirci? Erano stati gli unici scemi a perdersi!

Si fermò di botto osservando il paesaggio fuori dalla casetta diroccata, a un paio di chilometri da Konoha. Sembrava un posto deserto, non si vedeva nessuno. Ma lei sapeva che in realtà quel posto era circondato da ninja. Sì, perché in verità quella casetta abbandonata era la base operativa della Foglia, il posto dal quale partivano i medici e le squadre di soccorso. Una volta attaccata la base, tutto era perduto, ecco perché c’erano ninja a destra e a manca a sorvegliare il territorio.

All’improvviso davanti ai suoi occhi si materializzò Tenten, facendole prendere un colpo.

- Smettila di apparire così! Un giorno di questi ci rimango!- urlò la bionda, sfogando anche parte della frustrazione e della preoccupazione che aveva in corpo da quando avevano perso il gruppo Nara.

Tenten la guardava comprensiva, infondo non era solo lei a preoccuparsi, doveva ricordare a Ino che nel gruppo di dispersi c’era anche il suo futuro sposo?

- Ho controllato tutto il territorio intorno a Konoha. Ancora niente. Avverti la somma Tsunade, prenderò degli uomini e andrò io di persona a recuperar..- ma la ragazza non finì la frase che un ragazzino fece irruzione nella casetta, ansimando per la corsa appena fatta.

- Dov’è mia madre?-

Sakura, sentendo la voce del ragazzino, tirò fuori il capo dall’armadietto dove per tutto il tempo era stata china per sistemare le erbe medicinali. Non era un lavoro utilissimo, ma preferiva impiegare il suo tempo in cose inutili che fare la marcia come Ino.

- Namaru cosa c’è?- domandò, cercando di sembrare il più rilassata possibile.

- Nonna Tsunade chiede di te, dice di raggiungerla nel suo studio.-

La ragazza annuì stancamente. Sicuramente l’Hokage voleva che andasse ad aiutare all’ospedale e lei non ne aveva per niente voglia, non in quel momento almeno.

- E’ forse successo qualcosa?- pensò bene Sakura d’informarsi.

- Non che io sappia..- rispose il ragazzino.

- TENTEN-SENSEI!!!- gridò una voce fuori dalla casetta.

Tutti i presenti si affacciarono alla finestra, per vedere chi era quella persona tanto imprudente da mettersi a gridare così a squarciagola. Un secondo ragazzino fece il suo ingresso nella base, beccandosi occhiate poco rassicuranti.

- Quante volte ti ho detto di non urlare, Rukawa!- lo rimproverò la ragazza assumendo un tono minaccioso, con le mani sui fianchi.

Il ragazzino non vi badò molto, assunse la sua tipica espressione annoiata, e con fare stanco riferì il messaggio che portava.

- Scusi sensei, ma l’eremita dei rospi dice che ha controllato anche al di là del bosco. Ci ha lasciato la squadra di soccorso nell’eventualità che avvistino qualcuno, ma ancora niente..-

Ino, all’ennesima prova che quel gruppo fosse veramente composto da scemi, uscì fuori di testa. Era risaputo che non era mai stata una donna tanto paziente.

- Te lo dico Rukawa! Spera che tuo padre non torni al villaggio, perché se non lo ammazza Sasuke allora lo ammazzo io!- disse infine, mentre una vena sulla tempia pulsava pericolosamente, ma le sue ultime parole furono coperte da dei sonori bip. Tutti si voltarono verso il grande compiuter che fungeva da comunicatore.

- Che succede Rock Lee?- chiese Sakura, dimenticandosi di raggiungere l’Hokage.

- Sembra che qualcuno stia cercando di mettersi in contatto.. – spiegò l’uomo infilandosi le cuffie e cercando di mantenere il segnale movendo manopole e bottoni a destra e a manca.

Si sentì un fischio acutissimo, tant’è che tutti i presenti dovettero tapparsi le orecchie, ne seguirono varie interferenze, finchè una voce maschile e familiare non giunse alle loro orecchie.

- Qui Nara, rispondete, passo.-

 

- Qui Rock Lee, era l’ora ragazzi!-

- Non dirlo a noi..- disse Shikamaru che non ne poteva più di quella situazione. Erano appena fuori dalla foresta, sulle rive di un fiume. Si erano fermati per recuperare energie e per darsi una rinfrescata.

Naruto si era tolto, e non senza urlare e imprecare dal dolore, il kunai dalla schiena e ora cercava di farsi una fasciatura decente che riuscisse a bloccare il sangue, almeno finchè non fossero giunti  al villaggio.

Neji stava cercando di migliorare la salute dei suoi compagni, ma non essendo un medico, stava facendo ben poco.

- State tutti bene?-

- Se escludi che due di noi sono più morti che vivi, che tutti noi abbiamo il chakra esaurito, che a uno di noi Uchiha ha completamente squartato un fianco e che non ci reggiamo in piedi.. sì, direi che stiamo benone!- disse con falsa non curanza. Era una domanda stupida, era ovvio che non erano nelle migliori condizioni!

- Ma ce la fate a tornare?- chiese nuovamente Rock Lee.

Shikamaru si voltò verso Naruto, cercando di giudicare se era in grado di correre.

- Ehi volpe! Ce la fai ad arrivare al villaggio?-

- Se ti dico di no, che fai? Ti arrabbi?- gli rispose quello. Non ce la faceva nemmeno a stare in piedi, pretendeva anche che riuscisse a correre?

- Lo spirito della volpe a nove code non sta facendo il suo lavoro?-

- No, e non ne capisco il motivo!- spiegò Naruto arrabbiandosi. Tutte le sue ferite erano sempre guarite bene, grazie alla volpe.. perché con queste invece ci metteva così tanto?

- Ci servono rinforzi e il prima possibile se non ci vuoi trovare morti e possibilmente prima che Sasuke cambi idea e decida magari di tornare indietro a farci fuori tutti, grazie!- disse poi Shikamaru a Rock Lee dall’altra parte della ricetrasmittente. Solitamente Nara non era così ironico, ma in una situazione come quella, dove due tuoi compagni stavano morendo, la fame e la sete ti annebbiavano quasi la vista e vivevi nella totale ignoranza di dove eri andato a finire, bhè.. non sapeva come altro comportarsi.

- Dove siete?-

- Sicuramente fuori dalla foresta del Suono, ma non so il punto esatto. Siamo vicino a un fiume, non so dirti altro..-

- Avvertiremo subito l’Hokage.. quanti uomini credi che serviranno?-

- Quattro sicuramente per trasportare Kiba e Choji e se ci mandate un medico qui direttamente non sarebbe male, non so quanto potranno resistere in quelle condizioni..-

- Tu e gli altri state bene? Avete bisogna di qualcosa urgentemente?-

- Lo spirito della volpe di Naruto non sta facendo il suo lavoro, ma non è gravissimo.. io e Neji stiamo apposto, sembriamo due fiorellini..-

- Bene allora vi mandia..- la frase fu interrotta da una interferenza, facendo perdere il segnale.

- Questa o è sfiga o è il tuo schifoso destino che ci è avverso, Neji!- disse Shikamaru sbattendo a terra la ricetrasmittente, pensando che quelle maniere poco gentili riuscisse a farla funzionare. Hyuga non ci badò molto mentre il compagno stava offendendo tutte le persone possibili: insultava lui e il suo destino pidocchioso, Sasuke e il suo Sharingan (minacciava che la prossima volta che se lo sarebbe trovato davanti gli avrebbe infilato due dita negli occhi), Naruto e la sua “stupida volpe impedita”, Kiba e Choji, la sfiga che sembrava albergare nel suo corpo e infine arrivò anche a imprecare contro sua moglie, quella “donna soldato che gliele avrebbe cantate quando sarebbe tornato!”. Neji si distese sul prato e chiuse gli occhi. Era quasi un anno che andava avanti quella guerra. La missione da cui erano tornati, era solo la seconda. La prima che avevano fatto, aveva avuto l’obiettivo di individuare la base operativa del Suono, e in quello erano riusciti a farcela e non erano tornati tanto ammaccati. Questa invece era stata una strage, una vera e propria battaglia ed era durata quasi una settimana. Erano sei giorni che erano imprigionati in quel postaccio, sempre con i nervi tesi, pronti a qualsiasi attacco. Era stata dura e non solo per la stanchezza fisica, anche per un fatto psicologico, ed era per questo che lui e Shikamaru erano quelli che infondo stavano meglio. Gli altri tre, chi più e chi meno, erano tipi che non reggevano bene la tensione e la pressione mentale. Ci voleva testa in queste cose.

Neji pensò a quello che lui e i suoi amici avevano lasciato al villaggio. Tutti avevano delle persone care, a cui pensavano in continuazione. Riflettette sul povero Shikamaru, il quale non lo dava a vedere, ma tutti sapevano che si preoccupava molto per Ino e suo figlio, Rukawa. Nara poteva sembrare un menefreghista e forse lo era davvero. Non s’interessava molto a quello che succedeva nel villaggio, se non erano affari suoi, ed il fatto che non fosse curioso lo aiutava. Ma quel piccolo monello del suo stesso sangue lo aveva fatto cambiare, anche se di poco. Lui e l’altra peste di Namaru erano insieme una cosa fastidiosissima, peggio di una mosca. Li trovavi spesso in giro nelle strade a fare scherzi stupidi alla gente o a combattere. Naruto Uzumaki 2 – La Vendetta, insomma. 

Neji sorrise, per la prima volta in sei giorni. Tante cose in quel momento gli passavano per la testa, mentre con gli occhi seguiva i movimenti di Naruto che scappava da Shikamaru, e quest’ultimo che lo rincorreva. Chissà cosa aveva combinato Uzumaki!

Anche se erano in una situazione difficile, trovavano spesso il tempo di tornare ragazzini, dandosi noia e offendendosi per un nulla. Perché loro infondo non erano mai stati ragazzini, nella loro vita avevano sempre combattuto, non avevano abbastanza tempo per fare i bambini. Erano ragazzi cresciuti troppo in fretta, in tutti i sensi.

Si ricordava benissimo di quando Yamanka annunciò di essere incinta del figlio di Nara, di quando Uzumaki e Haruno avevano deciso di non sposarsi, nonostante avessero un figlio già di due anni, di quando Choji esordì dicendo che si era innamorato, o di quando Kiba si era presentato a villa Hyuga e aveva chiesto la mano di Hinata, oppure di quando lui aveva fatto lo stesso, ma al padre di Tenten. Erano stati bei momenti, vissuti fino in fondo.

Erano bellissimi ricordi della loro vita, ricordi tutti diversi tra loro, ma tutti avevano una stessa origine, tutti erano iniziati in quel momento..

Da quel momento tutto iniziò..

 

 

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Capitolo 2
*** Mission to Suna, Ino and Choji fall into a trap. Fourteen years before ***


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Vi ringrazio davvero molto per i commenti! E per questo ho aggiornato ^^! Vi annuncio subito che non aggiornerò molto frequentemente (non si era capito vero?), ma tutte le volte cercherò di fare capitoli abbastanza lunghi! Non so come sia venuto questo capitolo, anche perché siamo agli inizi, nella fic devo cercare di spiegare molte situazione e comportamenti in modo chiaro e senza farvi annoiare, quindi perdonatemi se questo capitolo non è il massimo!

Come qualcuno aveva gia intuito, da qui parte un flask-back., che durerà molti capitoli.. oserei dire che potrebbe diventare quasi una fanfic dentro la fanfic.. non so se mi sono spiegata, ma lo capirete!

Non mi resta che farvi leggere.. a questo punto ^^..

 

 

 

 

 

 

“The Kunai of Death”

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

Chapter Two:

“Mission to Suna, Ino and Choji fall into a trap. Fourteen years before”

 

 

Quel luogo sembrava fuori dal mondo. Inesistente.

Si trovava esattamente all’interno della Foresta del Suono e proprio per questo difficile da trovare. Era un luogo sinistro, dove sentivi l’aria pesante e condensata puzzare di cadavere, il terreno era arido, non crescevano fiori, non crescevano piante. La nebbia era perenne, fitta, non passava nemmeno la luce del sole a causa delle chiome degli alti alberi, ormai morti, che non cadevano per miracolo, forse per qualche arte magica sconosciuta.

Il terreno era cosparso di ossa di vecchie vittime di Orochimaru, che non potevano fare a meno di scricchiolare sotto il peso del piede di Sasuke.

Uchiha camminava lento, col naso coperto da una mano, nonostante fossero passati anni da quando si era messo al servizio di uno dei tre ninja leggendari, ancora non si era abituato a quella puzza di marcio e morto.

Quel luogo era facilmente paragonabile a un cimitero e considerando le ossa, forse lo era davvero.

La mente del ragazzo era rivolta alla missione appena svolta, con successo, doveva dire. Lui e il suo maestro avevano aspettato anni per quella vendetta, ed adesso era il giunto il momento di pareggiare i conti.

Giunto nel bel mezzo del cimitero, dove era situata una gigantesca pietra grigiastra, Sasuke si guardò attorno, per constatare che nessuno l’avesse seguito, e senza alcuno sforzo il ragazzo entrò dentro la pietra. Arte illusoria. Quella pietra era solo un’illusione, serviva per coprire il passaggio segreto che era nel terreno.

Era stato intelligente, il suo maestro.

Il ragazzo si ritrovò in uno dei corridoi principali del sotterraneo, uno dei tanti. Quel posto era un vero e proprio labirinto, ancora riusciva a perdersi in quei corridoi tutti così dannatamente uguali e tutti che sembravano andare nella stessa direzione.

Arrivò davanti a una porta e vi entrò senza tanti complimenti, come faceva sempre del resto, perché lui, a differenza di altri, si poteva permettere tanta irriverenza.

- Eccolo qua, il mio pupillo..- disse Orochimaru in un sibilo che a primo orecchio poteva sembrare serpentesco quasi.

- La missione è stata portata a termine. Siamo pronti.. quando vuoi tu possiamo iniziare a..- il ragazzo non finì la frase che la sua attenzione fu totalmente catturata dalla ragazza al fianco del suo maestro. Era un ninja, senza ombra di dubbio.

I due ragazzi si fissarono a lungo, ognuno prigioniero degli occhi dell’altro, come due calamite. Uchiha non si spiegava come, ma una leggere sensazione di disagio gli pervase il corpo, una sensazione che non aveva mai provato. La ragazza non era particolarmente bella, aveva i caratteri comuni di una qualsiasi altra ninja donna: alta, corpo muscoloso e scattante, capelli neri legati, occhi di ghiaccio che sembrava che ti dovessero penetrare nell’anima, nella tua parte più intima. Doveva avere la sua stessa età.

- Non ti ho presentato il nostro nuovo acquisto Sasuke, lei è..-

- Non m’interessa. Se è utile ai nostri piani, bene.- rispose il ragazzo. Nonostante il fatto che era stato ammaliato da quella ragazza, aveva pur sempre una reputazione da difendere e un omicidio a cui pensare.

- Come preferisci.. allora possiamo dare il via alle danze.. dì ai ninja di tenersi pronti.. stanotte, attaccheremo Suna.-

Uchiha annuì compiaciuto, diede un’ultima occhiata alla ragazza e velocemente andò a riferire l’ordine.

 

Era notte fonda, nel Paese del Fuoco.

Era notte fonda quando Hinata decise di passeggiare per le vie di Konoha. Erano diverse notti che non riusciva a dormire, e quindi invece di restare nel suo letto a girarsi e rigirarsi, finiva sempre col camminare per strada, col naso all’insù, osservando lo spettacolo che offriva la via Lattea. Stupenda.

Ed era sempre notte fonda, quando notò due ombre che saltavano sui tetti sopra di lei, in modo alquanto sospetto.

Fu subito presa dal panico e la sua mente lavorò in fretta.  

E se fossero stati nemici? Spie di qualche loro paese nemico? O peggio di Orochimaru? Non aveva con se nemmeno un kunai per difendersi, ma si preparò subito a fermarli, o almeno a cercare di capire quale era il loro obiettivo e poi magari chiamare qualcuno per darle una mano. Magari avrebbe chiamato Kiba.

Seguì silenziosamente i due ninja, con la paura in gola nel caso fosse stata scoperta. I due ninja davanti a lei, per di più, sembravano essere molto abili, constatò poi, mentre osservava con attenzione i movimenti delle due ombre, e le sembrò strano che dei ninja così capaci potessero farsi scoprire così facilmente.

Li vide avvicinarsi alla case dell’Hokage e Hinata fu sul punto di andare realmente a chiamare Kiba, ma il gesto che compirono i due ninja la lasciarono di stucco.

Bussarono alla porta.

La ragazza, perplessa, lasciò perdere il suo proposito e decise di avvicinarsi, non capendo cosa quei due.. uomini? Sì, dalla corporatura dovevano essere uomini, volessero fare.

Dopo poco Shizune aprì la porta stancamente e chiese l’identità dei due.

Quello più alto si scoprì il volto e Hinata potè riconoscere il fratello maggiore del Kazekage, Kankuro.

Entrarono in casa, accolti da Shizune che di colpo era impallidita.

Ma che stava succedendo? Perché Kankuro avrebbe dovuto venire a Konoha in modo così sospetto, di notte poi? Hyuga rimase ferma in mobile sull’albero che aveva deciso di usare come nascondiglio e lì attese per molti minuti.

Stava per tornarsene a casa, costatando che era inutile starsene lì come un gufo ad osservare la porta di una casa chiusa, quando la voce della somma Tsunade le arrivò dritta alle orecchie, con un tono forse un po’ stridulo.

- HINATA!- chiamò infatti quella, senza preoccuparsi magari di svegliare qualcuno che abitava lì vicino: “Io sono l’Hokage e sono libera di fare ciò che voglio!”, questa era la sua convinzione e il suo nuovo credo ninja.

L’erede degli Hyuga si affrettò a scendere dall’albero e raggiunse la donna, che la guardava con un sorriso, dietro di lei Kankuro e un altro ninja con un’espressione completamente differente da quella della donna. Sì, perchè Tsunade sorrideva sempre, anche in momenti come quello, perché come seppe più avanti Hinata, quello fu il momento dove tutto iniziò.

- Va a svegliare i Jonin e i saggi del villaggio. È un’emergenza!- Hinata obbedì e di corsa si diresse verso la prima abitazione che trovò sul suo cammino: Haruno.

 

Naruto fu svegliato dalla porta del suo appartamento nel quale aveva sempre vissuto da solo, sbattere violentemente. Non fece nemmeno in tempo ad alzarsi dal letto per accendere la luce, che un’ombra lo fece al posto suo, ad una velocità incredibile.

- Naruto!-

- Presente..- mugugnò il ragazzo mentre con gli occhi cercava di abituarsi alla luce della sua lampada appesa al soffitto.

- Vestiti! È un’emergenza! Tsunade vuole tutti i Jonin!- disse Sakura, mentre con troppa agitazione gironzolava per la stanza di Uzumaki cercando i suoi vestiti per lui, velocizzando i tempi.

- Ma si può sapere che è successo?- chiese il biondo frastornato. Stava facendo un sogno magnifico: lui circondato da decine e decine ciotole di ramen, stava per iniziare a mangiare la prima ciotola e li puf! Haruno era entrata! L’avrebbe pagata!

- Naruto ti prego alzati!- supplicò lei tirando le coperte da sopra il corpo del compagno, che ostinatamente combatteva per non alzarsi.

- Sakura-chan va’ a farti un giro per piacere! Ho sonno!-

La ragazza spostandosi una ciocca di capelli dal viso, si mise le mani sui fianchi e in modo autoritario, e disse quelle parole - Suna è stata attaccata, Naruto!!-

Uzumaki lentamente si tolse le coperte di dosso e si mise a sedere, guardando con le sue iridi azzurre il volto dell’amica, serio, anche troppo

- Come Suna è stata attaccata?-

- Tutto quello che so è che stanotte Kankuro e un altro Jonin sono venuti ad avvertire l’Hokage, dicendo che dei ninja del Suono hanno fatto esplodere la porta ovest della città e sono entrati e..-

- E?- incitò la ragazza Naruto, sperando però che non dicesse quello che in realtà lui temeva più di tutte.

- .. Sasuke. Sasuke è con loro, sta cercando Gaara. Vuole ucciderlo per Orochimaru, Naruto.- Sakura distolse lo sguardo da quello del compagno di squadra, sapendo che esso ora traboccava di disprezzo. Uzumaki rimase qualche secondo immobile, cercando di inghiottire la pillola amara che aveva appena ricevuto. Sapeva che prima o poi Sasuke si sarebbe fatto vivo, avrebbe attaccato, avrebbe ucciso. Si era preparato a quella evenienza, ma come succede nella maggior parte dei casi, quando il momento che attendi da una vita si presenta davanti a te all’improvviso, non sei mai pronto per affrontarlo.

Nasuto si alzò dal letto, con una lentezza che quasi diede ai nervi a Sakura e prese dalle mani dalle mani di lei la sua maglietta che essa stringeva convulsamente.

E poi, inavvertitamente, il ragazzo sorrise. Non uno dei suoi soliti sorrise da scemo, da ragazzo allegro e spensierato dopo che ha fatto una marachella. Un sorriso battagliero, di colui che si diverte come un pazzo ad andare a combattere. Perché lui, e gia lo sappiano, voleva diventare Hokage.

Se nonna Tsunade voleva mandarli a Suna per combattere contro Sasuke, bene. Avrebbe obbedito.

- Andiamo a sgozzare qualche gola..- disse infine, cercando di sdrammatizzare il più possibile.

 

Choji saltava fra gli alberi della foresta. Ancora qualche chilometro e lui e Ino sarebbero giunti al confine col paese della Sabbia.

Il ragazzo volse appena la testa indietro e vide Yamanka che gli saltava poco dietro, la faccia seria e contratta in una smorfia che le aveva visto fare tante volte.

Era arrabbiata.

Quando erano giunti dalla somma Tsunade per chiedere informazioni e questa aveva detto che si doveva partire per Suna, lui e Ino avevano subito notato l’assenza di Shikamaru e avevano chiesto spiegazioni.

- Nara si trova gia sul posto, a quanto pare nel momento dell’attacco era già la per.. bhe, immagino che lo sappiate, quindi andate!-

Shikamaru era già là da Temari. Per quale altro motivo altrimenti?

Ino diceva che si era arrabbiata perché un ninja deve sempre avvertire i compagni di squadra quando si allontana dal villaggio, nel caso poi succeda qualche emergenza, come in quel caso.

Choji sosteneva che Ino non era arrabbiata, ma era gelosa.

Lo aveva capito diverso tempo fa.

Il rapporto di Shikamaru e Temari era stato sempre particolare, e col passare del tempo era diventato qualcosa di più profondo che alla solita collaborazione fra ninja. Almeno da parte di lei, perché Shikamaru, con lui, di queste cose non parlava mai, si teneva tutto serrato dentro.

All’inizio, quando la storia aveva preso una piega un po’ più seria, c’erano stati diversi problemi fra loro, a partire dalla loro età. Tre anni di differenza non sono poi pochi, se ci si pensa. E gia da allora Ino aveva cominciato a dare i primi segni di non sopportazione verso la nuova ragazza di Nara.

E Temari? Lei non la considerava nemmeno, per lei Ino Yamanka era solo la “compagna di squadra del mio ragazzo”. Niente di più.

E lui? Choji?Bhè lui ne era rimasto fuori, anche perché non sapeva nemmeno lui che cosa stesse succedendo precisamente.

- Se ci sono dei problemi, e credimi: non riesco a capire che generi di problemi ci potranno mai essere, lascia che se la sbrighino da sole, sono grandi, vaccinate e mature, cioè Temari sì, Ino non so a che punto si è fermata.- aveva detto col sorriso Shikamaru un pomeriggio mentre guardavano le nuvole.

Tutto era iniziato così, il tempo trascorreva ed era gia passato un anno che stavano insieme e cinque mesi fa i primi cenni di cedimento, di rottura.

Ogni pretesto discutevano, lei veniva a Konoha per trovarlo e discutevano, lui andava a Suna per trovarla, litigavano, lui tornava e..

- Choji! Rallenta, credo che siamo arrivati.-

Il ragazzo guardò avanti e notò che gia da parecchio avevano superato il confine e in lontananza si vedevano gia le mura del villaggio e, cosa che lo lasciò alquanto perplesso, si accorse solo in quel momento che stava correndo sul deserto e non nella foresta.

- Comincia a prendere contatto con Tenten.. io vado avanti e controllo la situazione..- disse nuovamente Ino, aumentando la velocità e superando il compagno. Akimichi si nascose dietro una duna di sabbia e con la ricetrasmittente si mise in contatto con il gruppo di Tenten.

- Dove siete Choji?- domandò questa dopo numerose interferenze.

- Siamo arrivati, Ino è andata a controllare più da vicino, tra poco iniziamo. Voi siete pronti?-

- Io e Hinata siamo gia davanti alla porta sud del villaggio, Kiba e Shino sono davanti a quella est, Neji e Naruto non sono non sono ancora arrivati alla porta ovest, a quanto pare hanno avuto a che fare con qualche ninja da tramortire.-

Choji, mentre ascoltava il resoconto della Jonin, vide Ino che guardava nella sua direzione e teneva il pollice della mano destra alzato. Libero. Potevano avanzare ancora un altro po’.

- Tenten noi ci avviciniamo, fatevi sentire quando Naruto e Neji sono in posizione.- la Jonin annuì e spense la comunicazione.

Akimichi e Yamanaka avanzarono quasi fino alle mura e questo non li rassicurava per niente e complicava anche le cose. Eppure lì intorno non c’era nessuno, non un’anima.

- Non mi piace per niente.. troppo silenzio, troppa calma, nessun ninja.- commentò Choji.

- Ho l’impressione di essere cascata io nella loro trappola che non loro nella nostra..- commentò di rimando Ino.

- Naruto e Neji pronti alla porta ovest.- gracchiò Tenten dalla ricetrasmittente.

Ecco. Se prima erano gli altri a non essere pronti, ora erano loro. Akimichi vide la compagna di squadra accanto a se irrigidirsi un po’ e farsi stranamente tesa.

- Cosa c’è?- domandò il ragazzo non capendo il comportamento della compagna.

- Come gia detto.. siamo cascati nella loro trappola.-

- Che intendi dire?-

- Ci stanno puntando, Choji.- ammise con tono amaro la ragazza, accorgendosi solo adesso che erano circondati da almeno cinque ninja del Suono e non se ne erano nemmeno accorti. Bei Jonin della Foglia, davvero! E lei faceva parte addirittura della squadra delle spie!

“Bella spia, Ino! Complimenti davvero!” si disse mentalmente.

- Ci hanno circondato e aspettano una nostra mossa falsa. Ci siamo cascati in pieno, cazzo!- imprecò, mentre un ninja del Suono spuntava con un balzo esattamente dalla duna dove prima Akimichi era nascosto e si preparò a lanciare i primi shurinken di quello scontro contro di loro.

 

Tenten non faceva altro che passeggiare su e giù. Ci stavano mettendo troppo. Il piano non era difficile, accidenti!

Ino e Choji dovevano solo avvicinarsi, Yamanaka avrebbe usato la tecnica del capovolgimenti spiritual, prendendo sotto il suo controllo un Jonin nemico e con lui avrebbe fatto entrare i suoi compagni dalle altre porte del villaggio, senza che nessuno se ne accorgesse. Facile no? E allora perché ci mettevano tanto? Lei non era una tipa che amava aspettare, lei era una guerriera, doveva sempre combattere e mettersi alla prova, non poteva stare ferma! Quell’attesa la stava uccidendo nel vero senso della parola!

- Tenten, io credo che sia successo qualcosa.. non è da loro metterci così tanto..- disse Hinata cominciando a preoccuparsi.

- Hai ragione.. dobbiamo mandare qualcuno, ma questa missione è calcolata al millimetro, è necessario che ognuno rimanga al proprio posto..- Tenten prese la ricetrasmittente e con fare da soldato chiamò la prima persona che in qualche modo credeva che le potesse essere utile.

- Rock Lee, abbiamo un problema e anche bello grosso e..-

Un colpo secco. Alla testa. L’avevano stesa senza tanti problemi.

Tenten si rialzò a fatica, gemendo dal dolore: un colpo in testa, infondo, è sempre doloroso! Era quasi riuscita a mettersi in piedi, quando la punta di un kunai ben appuntito premette contro la sua schiena, facendola sobbalzare. Ora sì che erano veramente nei guai!

- Spengi la ricetrasmittente!- ordinò l’uomo che le stava dietro le spalle. Le avevano trovate, e loro non si erano accorte di niente.

Tenten obbedì, sperando con tutto il cuore che Rock Lee stesse ascoltato tutto e presto o tardi avrebbe mandato qualcuno ad aiutarle. Girò di poco la testa, notando purtroppo che anche Hinata aveva fatto la sua stessa fine: un uomo le puntava un pugnale alla gola.

- Come avete fatto a capire che ci nascondevamo qui?- chiese poi.

- Voi della foglia siete prevedibili.. e non sapete affatto fare i ninja..- bisbigliò l’uomo all’orecchio di Tenten mentre con forza le afferrò un braccio, portandoglielo sgarbatamente dietro la schiena.

- Ora voi due ci seguite, qualsiasi tentativo di fuga e vi faccio fuori!-  minacciò il ninja che teneva stretta a se Hinata e velocemente le portarono all’interno di Suna, della quale la metà era già pienamente sotto il controllo del Suono.

 

Sasuke camminava lento per le vie ormai completamente distrutte di Suna. I passi erano pesanti e strascicati e la sua spada grondava di sangue che cadeva a goccioline dietro di lui.

Erano riusciti ad occupare quasi tutta la città, ma del kazekage nessuna traccia, non era nemmeno sceso a combattere per difendere il suo villaggio, il codardo.

- Sasuke-san.. abbiamo trovato due ninja della foglia alla porta sud. Come avevi previsto, ci stanno attaccando da più parti..- disse una voce femminile proprio dietro di lui.

Uchiha si voltò appena, il tempo necessario per osservare con estrema attenzione la ragazza che lo aveva seguito. Era la stessa che aveva incontrato nel nascondiglio di Orochimaru e che stranamente aveva destato il suo interesse. Lui non aveva mai pensato seriamente a una ragazza, non nel modo in cui ci si aspetta da un qualsiasi ragazzo normale, almeno.

Sakura era sempre stata vista da lui più come una mamma o una sorella maggiore che come una ragazza da amare, come faceva Naruto.

Lei si era sempre preoccupata per lui, in qualsiasi circostanza stava in ansia per lui, proprio come una mamma apprensiva.

Ecco come aveva sempre visto Haruno-san. Come una sorella, ma non come una donna da amare.

E ora, quello che gli stava suscitando quella ragazza nel corpo, era tutt’altra cosa. Ma cosa di preciso l’avrebbe scoperto più avanti e se ne sarebbe anche pentito. Lui era un ragazzo nato solo per vendetta, per uccidere, per distruggere, per avere potere. Questo è quello cheaveva capito col tempo.

- Portatemele qui.. se la Foglia ha mandato dei ninja, deve almeno sapere i piani di Suna e io devo scoprire dove è Gaara..-

La ragazza annuì con un sorriso e correndo si allontanò da quel ragazzo, che le metteva una strana soggezione, come nessuno aveva mai fatto in tutta la sua vita. Perché lei, avendo abilità innate era sempre stata abituata a mettere soggezione e terrore negli altri, non il contrario.

Sasuke Uchiha invece le faceva tremendamente paura. Ma l’affascinava altrettanto, perché lui, a differenza di lei, non aveva alcun timore nel togliere la vita ad altre persone. Senza alcun motivo.

 

Gaara camminava velocemente, mentre sua sorella più avanti controllava la strada. Avrebbe preferito combattere, schiacciare quei ninja del Suono in un sol colpo, se voleva. Perché lui poteva.

E invece era stato costretto a nascondersi e a fuggire da Suna attraverso i passaggi sotterranei, perché lui era il Kazekage e la sua vita valeva più degli altri che invece erano andati a morire.

Temari si voltò verso il fratello minore, leggendo nel suo sguardo il disprezzo che in quel momento provava nei suoi confronti per averlo costretto a fuggire dal pericolo. Perché infondo era quello che stavano facendo, stavano scappando, e nel modo più vergognoso.

- Gaara, la Foglia ha mandato rinforzi. Ha mandato Uzumaki. Suna non cadrà facilmente in mano a Orochimaru..-

- Io non mi preoccupo per il villaggio.. tu te ne stai occupando un po’ troppo, per i miei gusti.-

- Che intendi dire? Non te ne importerebbe niente se venisse tutto distrutto da quei bastardi?-

- Ho solo detto che non mi preoccupo per Suna.. fossi nell’Hokage, io mi preoccuperei per Konoha..-

Temari lo guardava storto, non capendo appieno il significato di quelle parole. In realtà lei, come anche loro fratello Kankuro, non aveva mai capito Gaara, e non sapeva se era lei, troppo stupida per capirlo, o era lui che desiderava non essere compreso affatto.

- Che c’entra Konoha in questo momento?-

- Non lo sai Temari? L’obiettivo di Orochimaru sono io, ha bisogno del mio potere, proprio come l’Alba. Ma Sasuke Uchiha vuole un’altra cosa che sicuramente adesso, non è a Konoha..-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Hinata's courage! The Byakugan is angry ***


Wecome To PageBreeze

Salve! Vi ringrazio davvero tanto per le recensioni e mi scuso per gli errori di stampa: il problema è che un capitolo, essendo abbastanza lungo, viene scritto a più riprese, letto, riletto e cambiato talmente tante volte che alla fine io (che ormai l’ho imparato a memoria^^) non mi accorgo nemmeno più degli errori, e per questo mi scuso infinitamente! Spero davvero con tutto il cuore che continuate a leggere e a commentare e naturalmente spero anche che la storia continui a piacervi.

 In questo capitolo Hinata potrebbe risultare un po’ OOC per alcuni di voi, ma non per me. Lei infondo è una Jonin, quindi  per me questa ragazza è in grado di fare quello che farà! XD

Buona lettura ^^!

 

 

 

 

 

 

“The Kunai of Death”

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

 

Chapter Three:

“Hinata’s courage! The Byakugan is angry.”

 

 

Shino osservava con attenzione Suna.

Kiba, accanto a lui, era seduto sulla fredda sabbia del deserto, il piede destro che batteva ritmicamente sul suolo, chiaro segno che si stava innervosendo. Quest’attesa lo massacrava, altro che Tenten! Lui, la pazienza, non sapeva neanche cosa fosse.

Si girò verso il compagno, che come al solito stava fermo e calmo, guardando sempre nella stessa direzione. Sembrava una statua.

- Allora?! Ma si può sapere cosa cavolo stiamo aspettando??- disse con rabbia il ragazzo mentre Akamaru accanto a lui apriva pigro un occhio. Anche quel povero cane era annoiato.

Shino finalmente mosse il suo sguardo e lo diresse prima sul compagno di squadra e poi sulla sua mano dove uno dei suoi insetti camminava frettolosamente, formando dei piccoli cerchi, cercando di comunicargli qualcosa.

- Si sono spostate.- disse infine Aburame tornando ad osservare il villaggio.

- Chi?-

- Le femmine..-

- Quali femmine? Che dici Shino!!-

- Prima di partire per Suna ho messo due insetti femmina sui corpi di Hinata e Tenten..- spiegò quello mettendosi ora a sedere accanto all’amico. – .. e a quanto ho capito dai miei insetti, sembrerebbe che le due femmine si stiano spostando dal loro nascondiglio verso l’interno del villaggio. Quindi, arrivati a questo punto, mi viene da pensare a due cose: o come al solito Tenten si è fatta prendere dall’entusiasmo di combattere e sono andate da sole contro il nemico oppure..- fece una pausa per formulare meglio la sua ipotesi.

- Oppure?? Shino, vuoi parlare?!-

- Oppure è il nemico che è andato incontro a loro, in breve.-

Kiba osservò per lunghi istanti il compagno di squadra. Non era stato molto esplicito, d’altronde lui non lo era mai, ma aveva compreso appieno le sue parole: erano state beccate!

Si prese la testa fra le mani, scuotendola più volte. Stava andando tutto a rotoli. Prima avevano perso le tracce di Yamanaka e Akimichi, poi di Hinata e Tenten. Si chiese se non c’entrasse qualcosa il destino infame di Neji.

- Volpe chiama Cane, rispondi Cane!- si sentì gracchiare dalla ricetrasmittente che Kiba portava attaccata alla cintura dei pantaloni. Il ragazzo fece una smorfia disgustata nel sentire la voce di Uzumaki, schifosamente allegra, che scherzava come un cretino nonostante la situazione fosse delle peggiori.

Prese con forza l’aggeggio elettronico e con modi non certamente garbati si rivolse all’amico.

- Cosa vuoi sacco di pulci?-

- Ma senti tu da che pulpito viene la predica!- ridacchiò Naruto all’offesa poco riuscita di Inuzuka.

- Non ho voglia di scherzare, dicci che vuoi!-

Il jonin biondo decise che forse era meglio smetterla di fare il pagliaccio. Aveva cercato il più possibile di sdrammatizzare la situazione, ma ora era giunto il momento di fare il serio, per una volta ogni tanto.

- Hinata e Tenten sono state prese dal nemico, Ino e Choji non si sa che fine abbiano fatto e non riusciamo ancora a metterci in qualche modo in contatto con Shikamaru che non è ancora uscito da Suna. Siamo nella merda, Cane!-

Shino ascoltò con attenzione le parole del ragazzo e senza badare minimamente a Kiba che infuriava contro Uzumaki, gli strappò la ricetrasmittente dalle mani, parlando in modo pacato.

- A questo punto il piano è saltato, tu e Neji dove siete?- chiese seriamente.

- Stiamo per entrare a Suna.- disse semplicemente Naruto.

Si sentì Inuzuka chiedere urlando per quale motivo avessero fatto una cosa tanto sciocca senza dire niente a nessuno e lui e Shino si stupirono della risposta che diede il biondo.

- Vi dirò: saranno gli ormoni, l’estate che sta arrivando o i frutti che crescono sugli alberi, ma Neji appena ha saputo di Tenten è partito a razzo verso Suna. Io gli sono andato semplicemente dietro!-

 

Hinata e Tenten camminavano ormai da diverso tempo. Erano da poco entrate a Suna e i due ninja che le tenevano prigioniere non facevano altro che fare apprezzamenti volgari sul loro corpo.

A Tenten veniva solo voglia di vomitare. Sapeva che al mondo esisteva anche quella specie di uomini, ma a difenderla da certe volgarità aveva sempre avuto al suo fianco Lee e Neji. Loro non avevano mai permesso una cosa del genere.

Hinata, con le lacrime agli occhi, inciampò su un sasso e cadde rovinosamente a terra.

L’uomo dietro di lei, il più alto, la prese per un braccio in malo modo e la tirò su apparentemente senza il minimo sforzo.

- Chissà se siete veramente delle kunoichi o un altro tipo di donna..- rise quello, mentre le lacrime di Hinata finivano a terra.

Nessuno. Nessuno, le aveva mai umiliate in quel modo.

Tenten cercò di stare calma, il più tranquilla possibile. Ma gli apprezzamenti che l’uomo continuava a fare a Hinata erano troppo pesanti. Se al suo posto ci fosse stato Kiba.. addio ninja!

Tenten vide che l’uomo che la teneva sotto controllo aveva abbassato la guardia, troppo concentrato ad osservare il suo amico.

Avvenne tutto in poco tempo.

Tenten si girò di scatto, piazzando un calcio potente nei gioielli di famiglia dell’uomo che urlante di dolore di accasciò a terra.

L’altro ninja tolse la propria attenzione da Hinata e velocemente corse in direzione di Tenten. La ragazza provò a difendersi anche se aveva le mani legate dietro la schiena, ma l’uomo le tirò uno schiaffo violento facendola barcollare.

- Cosa credevi di fare eh? Tu non hai ancora capito con chi hai a che fare piccola..- e detto questo le mollò un altro schiaffo, più forte dell’altro. Tenten sputò sangue, le aveva spaccato il labbro.

Hinata era rimasta immobile, con gli occhi spalancati e colmi di lacrime. Aveva fatto tante missioni, aveva visto tante donne-ninja picchiare ed essere picchiate. Ma vedere la forte e coraggiosa Tenten in quello stato, indifesa e anche lei sul punto di scoppiare in lacrime, le faceva perdere ogni speranza.

L’uomo che si era accasciato a terra si rimise in piedi non senza qualche gemito di dolore, afferrando Tenten per i capelli e avvicinandola a se.

- Vedi di non fare altre scherzi o la prossima volta ti taglio la gola senza pensarci due volte..- minacciò cattivo all’orecchio della ragazza mentre tirava fuori un kunai. La ninja rimase impassibile, mai fare vedere al nemico la propria paura.

E lentamente ricominciarono a camminare mentre Tenten aveva un piccolo e impercettibile sorriso dipinto sul volto.

Si era beccata due schiaffi e una minaccia, ma almeno quei ninja non facevano più apprezzamenti volgari.

 

- Ehi Neji! Fermati!-

- Non c’è tempo, Naruto!-

- Hyuga! Ti dico di fermarti!-

Uzumaki riuscì ad afferrare un lembo della maglia del compagno, riuscendo così a fermare la sua corsa disperata. Neji lo fulminò con lo sguardo.. aveva osato fare tanto?

- Se andiamo così alla ceca ci faremo beccare..-

- Non c’è tempo di pensare! Hinata e Tenten potrebbero essere in pericolo! Non sappiamo quello che quei bastardi vogliono fargli!-

- Credimi Neji, anch’io voglio salvarle e nonostante sia un tipo molto impulsivo, capisco quando è il momento di fermarsi a pensare a uno straccio di piano!- si fermò un attimo, notando che il viso di Hyuga non era cambiato di una sola virgola: serio e profondamente preoccupato.

- So quanto ci tieni a tutte e due.. una è tua cugina e l’altra è la tua compagna di squadra.. o forse qualcosa di più, ma non voglio saperlo, non mi riguarda e non è il momento per parlarne.. ma sappi comunque che Lee e Hiashi-san non ti perdoneranno mai nel caso tu dovessi perdere la calma e la concentrazione..-

- Questa è la prova che qualche volta Uzumaki usa il suo cervelletto inutile..- disse una voce alle loro spalle. I due ragazzi si voltarono di scatto preparandosi a una eventuale lotta, ma dall’ombra di un edificio apparve l’ultima persona che si aspettavano d’incontrare.

- Shikamaru.. era ora!- disse Naruto sorridendo.

- Mi ci è voluto un po’ per trovarvi.. la città è un macello, hanno distrutto quasi tutto..- riferì il ragazzo accendendosi una sigaretta e rilassandosi qualche istante mentre con avidità aspirava il fumo. - .. sono ovunque, quei maledetti! Stiamo perdendo uomini ogni minuto che passa.. nel giro di qualche ora Suna sarà completamente sotto il dominio di Orochimaru..-

- Tu come stai? Ce la fai a combattere?- chiese Neji notando solo in quel momento le ferite e i graffi che ricoprivano il corpo dell’amico.

- Sto come uno che ha appena combattuto.. ho visto Hinata e Tenten.. erano con due uomini..- rivelò poi come se niente fosse.

Neji rimase qualche secondo impassibile, il tempo necessario per elaborare quello che il ragazzo moro aveva detto e poi scattò come una furia.

- E cosa aspettavi a dircelo prima! Perché non le hai salvate!- urlò furibondo.

- Avrei perso nel giro di poco tempo.. combattere due contro uno non è una cosa da intelligenti..-

- E adesso dove sono?-

Shikamaru ci pensò un attimo su, facendo due calcoli mentali..

- Vediamo.. a quest’ora potrebbero essere nella piazza principale, vicino al palazzo del kazekage..-

Neji partì subito nella direzione indicata da Nara, ma ancora una volta fu fermato, da Nara stesso.

- Aspetta!-

- Cosa c’è ancora da aspettare?-

- A quanto mi hanno detto, nella piazza principale si trova.. Sasuke.. è meglio andarci cauti..-

Naruto era rimasto zitto per tutto il tempo.

Erano in una situazione complicata, ormai aveva perso anche la forza di scherzare come suo solito.

- Decidiamo un po’ sul da farsi e poi andiamo..- decretò poi Shikamaru, osservando con attenzione i volti depressi dei compagni.

Che cosa noiosa.

 

- NIKUDAN SENSHA!-

Choji rotolò per molti metri, schiacciando sotto di se almeno tre ninja del Suono. Tornò normale e con fatica ingaggiò un combattimento corpo a corpo con il quarto uomo che era sfuggito alla sua tecnica.

Poco più in la dallo scontro di Akimichi, due ninja del Suono stavano combattendo fra di loro.

Yamanaka era distesa a terra, apparentemente senza vita, messa in disparte.

“ Io ho sempre detto a Tsunade-sama che volevo fare solo ed esclusivamente la spia!” pensò Ino dentro il corpo di un ninja del Suono, tirando un pugno veloce all’avversario che lo evitò con facilità.

- Ma si può sapere che cosa ti sta succedendo?- urlava quello non capendo l’improvviso cambiamento dell’amico. Ma quello non rispondeva, continuava ad attaccarlo senza un motivo apparente.

- Bene! Se le cose stanno così.. scusa amico! Scusa davvero, mi stavi simpatico!- e con una mossa fulminea, il ninja tirò un calcio in pieno stomaco a “Ino”, facendo sussultare il suo corpo nonostante fosse a una distanza minima di 10 metri.

Il ninja del Suono non si lasciò sfuggire però quel piccolo movimento del corpo della ragazza che giaceva lontano e in un momento capì.

- Shintenshi no Jutsu.. Uchiha-san ci aveva accennato di te.. Yamanaka Ino..- disse poi con una espressione vittoriosa dipinta sul volto.

Ino trasalì da quella affermazione e non fece in tempo a formulare una tattica alternativa, ore che era stata beccata, che una scarica di pugni e calci l’assalì costringendola a tornare dentro il suo vero corpo, ormai ridotto male.

Quando si riprese, fece fatica a rialzarsi, sentendo dolori da tutte le parti. E fu un secondo. Il ninja le era arrivato alle spalle con un kunai pronto a colpire.

Addio mondo. Addio.

- Ammetto che sei stata brava, non tutti sanno usare una tecnica del genere, ti faccio i miei complimenti.-

- Devo essere lusingata?- chiese Ino non vedendo l’ora che quell’incubo finisse.

- Mi spiace farti fuori, sei una così bella ragazza, un vero peccato. Vuoi dire qualcosa prima di abbandonare questo mondo?- domandò l’uomo, ormai sicuro di avere la vittoria in tasca.

Yamanaka era quasi tentata di negare con la testa, ormai arresa al proprio destino, quando voltò lo sguardo verso Choji, che ancora combatteva e sembrava avere la meglio..

Choji..

- Sì, vorrei dire un’ultima cosa..- informò lei con sorriso. Il ninja stette in silenzio: era la sua prima vittima che chiedeva di dire qualcosa.

Ino prese tutto il fiato possibile nei polmoni e si preparò a dire quella frase, che forse le avrebbe salvato la pelle.

- CHOJI SEI UN CICCIONE! UN GRASSO STUPIDO CICCIONEEEEEEEEE!-

 

- Ehi! Hai sentito?- chiese il ninja che teneva sottocontrollo Tenten.

- Sarà stato l’urlo disperato di qualche ragazza prima di morire, non c’è da preoccuparsi.- rispose l’altro mentre con una mano spingeva Hinata davanti a lui.

Il gruppetto arrivò presso la piazza principale del villaggio, dove un ragazzo alto e moro dava ordini e direttiva ad alcuni ninja che sparirono poco dopo, lasciandolo solo.

- Abbiamo portato le due kunoichi..- esordì l’uomo, scaraventando Tenten quasi ai piedi del ragazzo.

Questo si voltò lentamente, rivelando due occhi rossi e maligni che sembravano volerti uccidere con una sola occhiata.

- Sasuke..- bisbigliò Hinata paralizzata dal terrore.

- Da quanto tempo Hyuga..- disse in tono malefico squadrando da cima a fondo la ragazza che tremava come una foglia.

- Anche tu Tenten, è molto che non ci vediamo vero?- si rivolse poi all’altra che era caduta a terra.

- Che vuoi fare Sasuke? Ucciderci?- chiese a bruciapelo Tenten. Non voleva fare la spaccona ma se doveva morire, voleva farlo con onore, tenendo la testa alta al suo assassino, perché era sicura. Lui, Uchiha Sasuke, sarebbe stato il suo killer.

- Non lo so, sarebbe divertente, ma non ora. Ho bisogno di alcune informazioni che..-

- .. che noi non ti daremo mai!- intervenì Hinata con un coraggio venuto fuori da chissà dove.

Sia Tenten che Sasuke si meravigliarono di quella affermazione, guardando la ragazza con tanto di occhi spalancati.

- E sappi che a me non importa niente se mi fai fuori! Non sono una traditrice come te!- urlò ancora, le parole che venivano fuori a fiumi.

Tenten, che lentamente cercava di rimettersi in piedi, osservò con aria stralunata Hinata. L’avrebbero uccisa. Ora, in quel momento.

- Non ti ricordavo così attacca briga, Hyuga..- soffiò con un ghigno malefico il ragazzo, avvicinandosi a Hinata.

- .. ammiro tanto coraggio, e mi dispiace che vada perso insieme alla tua vita..- un’ultima, penetrante occhiata – Muori.- e infilzò la ragazza con la katana, gia macchiata di sangue.

Il grido di Tenten rimbombò per tutte le strade di Suna.

La ragazza ricadde nuovamente a terra, con le lacrime che cascavano sul suolo arido.

- Smettila di piangere.- le disse Uchiha, trattandola quasi da stupida, come se quello che aveva fatto fosse stato qualcosa di normale, di routine.

La ragazza mosse la testa nella sua direzione, pronta ad urlargli tutte le parole e le volgarità che conosceva, ma quello che vide le fece abbandonare tutti quei propositi.

La lama della katana non era infilzata nel corpo di Hyuga, ma bensì in un cesto di vimini.

- Ma cos..?-

- HYUGA!- chiamò a gran voce Uchiha, sempre col sorriso sul volto. – Credevi veramente che il mio Sharingan non si fosse accorto della tecnica della sostituzione? Mi facevi veramente così stupido?- domandò ad alta voce, sapendo che Hinata, in qualunque posto si stesse nascondendo in quel momento, lo stava ascoltando e anche vedendo.

Tenten rimase scioccata da quanto aveva appreso. Quando quella ragazza era riuscita a fare la sostituzione?

Quando il suo aggressore l’aveva lasciata un attimo per venire a dare lo schiaffo a lei, e quando altrimenti?

Si guardò veloce attorno, per cercare di percepire qualsiasi rumore o movimento che l’avrebbero aiutata a individuare la compagna, ma quella sembrava sparita.

- Se non vieni fuori entro cinque secondi.. faccio fuori Tenten, e sai che io mantengo le mie prom..- non fece in tempo a finire la frase che due shurinken partirono veloci da un punto imprecisato alla loro destra. Uno passò vicino la corda che teneva legate le mani di Tenten, che riuscì a liberarsi, l’altro andò dritto a ficcarsi nel cranio del suo assalitore che ovviamente morì sul colpo.

Uchiha scomparve dalla sua posizione in un secondo, per poi riapparire dietro a Hinata, nascosta su uno dei tetti delle case circostanti.

- Furba.. ma non abbastanza!- disse prendendola per il collo, mentre la ragazza stringeva forte i denti. Non si sarebbe fatta ammazzare così facilmente!

- HINATA!- gridò Tenten, pronta ad andarle in aiuto, ma Hyuga riuscì a biascicare qualche parole nella stretta di Sasuke.

- Vai a.. a chiamare.. aiuto! Vai, Tenten! Corri!-

La ragazza esitò per qualche istante e poi corse via. Non voleva sembrare una vigliacca, lasciando Hinata a morire. Ma era consapevole che da sole sarebbero morte entrambe contro Sasuke. L’unico che forse poteva tenergli testa era Naruto.

Uchiha osservò la ragazza che si allontanava e poi i due suoi ninja che le avevano portate lì a terra, Tenten era riuscita a tramortire anche l’altro.

- Ibiki!- chiamò a gran voce e la stessa ragazza che Orochimaru gli aveva presentato quella stessa mattina apparve al suo fianco.

- Inseguila, non voglio che esca da Suna viva..- la ragazza annuì velocemente iniziò il suo inseguimento.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Suna collapses! Men are selfish, nobody wants to die ***


Wecome To PageBreeze

Ecco a voi il quarto capitolo che proprio non aveva voglia di venire fuori. Come al solito mi scuso per eventuali errori di battitura o anche se il titolo in inglese è scritto male, ma purtroppo i miei 14 anni, 11 mesi e 1 giorno (volete sapere anche le ore?? XD) sono quello che sono e più che aiutarmi con i traduttori di internet non so come fare. Spero che anche questo capitolo vi piaccia e coma al solito aspetto i vostri commenti!

Piccola avvertenza : mentre rileggevo i capitoli passati mi sono accorta di una mia piccola dimenticanza temporale: nel secondo capitolo, da quando Kankuro arriva a Konoha fino a quando vediamo Ino e Choji che arrivano a Suna, sono passato all’incirca 3-4 giorni, questo perché, ovviamente, Suna non sta esattamente dietro l’angolo ^^! Ecco, volevo solo dire questo, perché magari li si pensa che sia avvenuto tutto nella stessa notte.. detto questo, buona lettura! C.Lee

 

 

“The Kunai of Death”

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

Chapter Four:

“Suna collapses! Men are selfish, nobody wants to die”

 

 

Tenten correva a perdifiato per le vie di Suna, consapevole di essere seguita e consapevole che se non avesse trovato una soluzione per scrollarsi di dosso quella maledetta ninja del Suono sarebbe morta. Aveva ancora un po’ di chakra, giusto per qualche mossa, ma la stanchezza fisica cominciava a farsi sentire. Non avrebbe retto.

Decise allora che se tanto doveva morire, lo avrebbe fatto con onore, per Konoha, per le persone che amava. E le dispiaceva di non poter vedere per l’ultima volta Neji, ma lui avrebbe capito, la capiva sempre.

Quindi si fermò. In quella stradina stretta e buia, aspettando che la sua avversaria la raggiungesse. Il cuore cominciò a batterle furiosamente nel petto. Sapeva che doveva morire.

“Eh sì, cara Tenten, questa volta è finita, non verrà nessuno ad aiutarti e nel caso succedesse vuol dire che qualcuno da lassù ti vuole veramente bene!” si disse la ragazza, mentre un sorriso amaro le incurvò appena le labbra.

Ibiki comparve davanti a lei. Se l’avesse incontrata in un’altra circostanza, Tenten l’avrebbe scambiata per una semplice kunoichi innocua, nell’aspetto non aveva niente di strano, era una ragazza come tante altre, come lei. Ma se faceva parte dei ninja di Orochimaru, doveva avere qualche asso nella manica pericoloso.

- Finalmente ti sei fermata, ero stanca di giocare ad acchiapparci.- disse la ragazza del Suono mentre avanzava lentamente verso Tenten. – Io non ho niente contro di te, ma mi è stato ordinato di farti fuori e devo obbedire.-

- Prima vediamo se riesci a uccidermi e poi ne riparliamo..- rispose Tenten non abbandonando mai il suo spirito guerriero.

Per Konoha, per le persone che amo, per Neji.

Tirò fuori due rotoli di pergamena, pronta alla lotta.

Ibiki si mise in posizione e con un potente scatto, andò verso Tenten.

 

-Chissà quando arrivano Kiba e Shino..- mormorò Naruto stando seduto su una strada polverosa di Suna, con la schiena poggiata al muro di un’abitazione. Lui, Shikamaru e Neji erano in una stradina piccola e buia della città, in attesa che gli altri due compagni li raggiungessero, a questo punto era meglio restare uniti, separati sarebbero solamente morti.

Neji camminava avanti e indietro davanti a Shikamaru, seduto esattamente accanto a Uzumaki, con le mani messe a formare un quadrato.

- Non potresti stare fermo, Neji?- chiese alla fine il moro sbuffando pesantemente. Come poteva concentrarsi con quel maledettissimo baka che non faceva altro che camminare come un’anima in pena?

- Mi spiace, ma se sto fermo impazzisco.- rispose quello tornando sui suoi passi.

Restarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

- Naruto?- domando poi Shikamaru, notando che il ragazzo si stava appisolando. Erano due giorni che non dormivano.

- Eh?-

- Dove sono Ino e Choji?-

Neji fermò il passo, posando lo sguardo su Uzumaki, curioso di sapere la risposta che avrebbe dato a Nara.

Il ragazzo biondo si mosse imbarazzato sulla sua postazione, evitando accuratamente di non guardare Shikamaru in faccia. Se avessero detto a lui quello che ora si sarebbe prestato a dire, avrebbe dato in escandescenza.

- Loro sono..-

- In verità non lo sappiamo..- s’intromise Hyuga notando che Naruto si era bloccato.

- Come non lo sapete?-

- Abbiamo perso il contatto con loro parecchie ore fa..- disse Uzumaki guardando il cielo stellato.

- Mi state dicendo che potrebbero anche essere morti?- domandò a bruciapelo Nara.

- Non è una cosa da escludere..- chiuse il discorso Neji. Sapeva come Shikamaru poteva sentirsi, infondo nemmeno lui sapeva se Tenten e sua cugina fossero vive oppure no.

Nara rimase fermo e in silenzio. No, Ino e Choji non erano tipi che potessero morire da un momento all’altro, avevano la pellaccia dura. Ma senza un motivo, facendosi ancora più male, si chiese come sarebbe stata la sua vita appena tornato a Konoha sapendo che lì ad attenderlo non ci sarebbero più stati né quei due bellissimi occhi azzurri e né quell’immancabile pacchetto di patatine. Cosa avrebbe fatto se un giorno questi due punti importanti della sua vita sarebbero spariti? Non voleva pensarci. Non voleva darsi una risposta.

Dei rumori proveniente dalla strada accanto interruppero il silenzio pesante che si era creato, facendo balzare i tre jonin in posizione di difesa.

Naruto annusò bene l’aria, certo non aveva un olfatto sopraffino, ma conosceva bene quell’odore pulcioso che gli irritava il naso.

- Niente paura, è solamente Kiba..- disse, buttando fuori un gran respiro di sollievo.

Akamaru comparve alla loro vista con in groppa il suo padrone e Shino.

- Ora che ci siamo tutti..- decretò Neji, che secondo i suoi gusti avevano già perso troppo tempo, - .. diamoci da fare.-

Gli altri annuirono convinti, mettendosi in posizione offensiva e sperando solo di non arrivare troppo tardi.

 

- Potrei strangolarti ora, all’istante, sai?- disse Sasuke tenendo ancora la presa salda attorno al collo sottile di Hinata.

- E allora muoviti a farlo! Si può sapere che stai aspettando?- chiese Hyuga con una smorfia. La stava soffocando, se avesse stretto ancora un po’ di più la mano sarebbe morta!

- Devo avere delle informazioni, che tu mi darai.. volente o nolente!-

- Preferisco morire..-

- Nessuno al mondo preferisce morire Hinata, gli esseri umani sono egoisti, pensano solo a loro stessi, non badano agli altri. Farebbero di tutto per non morire, a loro piace vivere, nel bene e nel male..-

- Non tutti gli uomini! Non tutti sono come te! Ci sono persone che sacrificano tutto quello che hanno nei propri ideali! Anche la vita!-

- Come sei ingenua Hyuga! Chi ti ha rifilato tutte queste stronzate? Tsunade-sama? Oppure Uzumaki?-

- Naruto a differenza di te crede in qualcosa, non perde mai la speranza! Tu sei solamente un egoista che sta agli ordini di un uomo che non ha più nemmeno un corpo!-

Sasuke abbandonò il suo sorrisetto sadico stringendo ancora di più le dita attorno al collo della ragazza, il suo volto stava prendendo un colore violaceo.

- Io non sto agli ordini di nessuno!-

- Fa male la verità, eh?-

Uchiha rimase qualche secondo immobile ad osservare il volto della ragazza in un’espressione di puro dolore e soffocamento, sentiva le sue piccole e sottili mani bianche stringere il suo braccio, per cercare di allontanarlo da lei, per riuscire a respirare.

- Anche tu non vuoi morire Hinata.. perché ti ostini a difendere quel villaggio, dove la gente ti disprezzava perché non eri degna del tuo nome? Perché?-

-  Perché Konoha è il villaggio che poi, col tempo, mi ha anche accettato, degna o non degna del mio nome!-

Il giovane alzò di peso la ragazza con una sola mano e la sospese nel vuoto. Erano ancora su quel tetto. Se Sasuke avesse mollato la presa, il corpo di Hyuga sarebbe cascato nel vuoto schiantandosi a terra, se avesse continuato a tenerla sarebbe soffocata. In ogni caso, sarebbe morta comunque.

- Mi spiace farti fuori.. addio, è stato un piacere fare quattro chiacchiere con te.-

Ma Hinata non poteva già più sentirlo, la mancanza di ossigeno le aveva fatto perdere i sensi. E Uchiha lasciò la presa mentre il corpo della ragazza precipitava sul terreno.

Il ragazzo si girò dall’altra parte, aspettando il rumore che avrebbe annunciato lo schianto di Hyuga al suolo.

Ma il tonfo non avvenne.

Rimasto un po’ perplesso da tutto ciò, si voltò nuovamente trovandosi faccia a faccia con un viso sorridente che però non aveva niente di amichevole.

- Sorpresa!- e un cazzotto lo prese in pieno viso, facendolo volare per alcuni metri, finendo di traverso sempre sul tetto, massaggiandosi lo zigomo colpito.

Sasuke si tirò su senza alcuna fatica, trovando un ragazzo biondo davanti a lui con le braccia conserte e un sorriso di sfida che lo guardava con disprezzo. Accanto a lui un ragazzo moro, anche lui con una dura espressione sul viso, con gli stessi occhi bianchi di quella che pochi secondi fa era stata la sua vittima.

Naruto Uzumaki e Neji Hyuga.

Dietro a loro comparve il grande Akamaru con in groppa Inuzuka che teneva tra le sue braccia il corpo svenuto di Hinata. Era riuscito a prenderla per un soffio.

Uchiha rise forte osservando quei tre ragazzi che lo osservavano con odio da cima a fondo. Amava farsi odiare dai suoi avversari.

- Ed eccoli qui i nostri eroi..- disse con tono di scherno per poi rivolgersi al ragazzo biondo - .. ti stavo aspettando..-

- Mi spiace Sasuke.. ma sei circondato..-

Shikamaru e Shino si materializzarono esattamente dietro il moro.

- Se pensate di avermi messo con le spalle al muro.. bhe, vi sbagliate di grosso..-

 

Tenten venne sbattuta contro un muro e riempita di potenti calci allo stomaco. Sputò sangue e lentamente strisciò a sedere, ormai sfinita dal combattimento.

Ibiki la prese per i capelli, ormai completamente sciolti dai due chignon che solitamente portava, e la tirò su, di peso, facendole fare piccoli gemiti di dolore.

- Non capisco perché Uchiha-kun si prende la briga di farti fuori..- disse con disprezzo, scaraventandola di qualche metro sul duro terreno.

Tenten tossiva sangue, aveva mezzi vestiti stracciati, il corpo ricoperto di sangue e la vista offuscata. Provò a tirarsi su con gli avambracci, ma un nuovo potente calcio le arrivò alla schiena facendola urlare dal dolore.

Senza alcun preavviso le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi, lente e salate per poi finire sul terreno così che anche Ibiki le vedesse.

- Voi kunoichi della Foglia siete delle deboli, non sapete nemmeno reprimere un po’ di lacrime..- disse osservandola dall’alto, con disprezzo.

Stava per darle il colpo di grazia, pronta a mettere fine a quel noioso gioco, ma appena vide che lentamente gli occhi di Tenten si stavano chiudendo, lasciò perdere il suo proposito. Nessuno tanto sarebbe arrivato lì, sarebbe morta comunque nel giro di qualche ora.

- Visto? In fondo non sono così cattiva, ti lascio vivere le tue ultime ore..- le diede le spalle pronta ad andarsene.

Ora che ci pensava, lei non aveva mai ucciso veramente qualcuno. In tutta la sua vita era stata addestrata per uccidere, perché lei che aveva un’abilità innata si doveva difendere dalle persone malvagie, ma mai, mai aveva ucciso qualcuno. Aveva ridotto in fin di vita tanta gente, forse troppa. Mai un colpo di grazia. Non ne aveva mai avuto il coraggio.

Quindi prima di correre per tornare da Sasuke, si voltò verso Tenten, convinta che non la potesse sentire.

- Sappi comunque, che mi hanno obbligata a farlo, niente di personale.- e se ne andò.

 

Il corpo di Tenten non dava segni di vita, era sporco e abbandonato in mezzo a quella strada di Suna.

Due ombre veloci si avvicinarono alla ragazza, voltandola a pancia in su.

- Ti prego, dimmi che è viva..- chiese la prima ombra.

La seconda mise due dita al lato del collo, per verificare i battiti. C’erano, erano deboli, ma non era sicura che avrebbe resistito a lungo.

- Allora, Sakura?- chiese nuovamente la prima ombra in modo agitato. Se Tenten non ce l’avesse fatta non se lo sarebbe mai perdonato.

- E’ viva, Lee! Dobbiamo portarla via di qui!- Haruno aiutò Rock Lee a prendere la compagna sulle spalle, verificando poi le varie ferite. Erano profonde e gravi, le sarebbe servito del tempo per guarirgliele almeno in parte, ma dovevano farlo in un luogo sicuro, lontano da Suna.

- Ce la farà, Sakura?-

- Vuoi che sia sincera?-

Il ragazzo dalla folte sopracciglia annuì solamente con un leggero movimento del capo.

- Sarà gia tanto se riesce a resistere fino al confine col Paese del Fuoco.-

Lee rimase in silenzio. Caricandosi meglio Tenten sulle spalle. Doveva farcela, altrimenti cosa avrebbe detto a Neji?

- Coraggio Ten, andiamo a recuperare il Byakugan e ce ne torniamo a casa. Ma tu nel frattempo, non farmi brutti scherzi, eh! Capito Tenten? E chi lo sente poi il maestro Gai?-

Sakura sorrise gentile e insieme si mossero verso la piazza di Suna.

 

- Se io fossi in voi, me ne andrei da Suna il più velocemente possibile..- dichiarò Sasuke restando impassibile davanti alle occhiate malevoli che riceveva dai cinque ninja.

- E lasciare te a piede libero? Non credo proprio..-  disse Shikamaru facendo un passo verso il moro.

- Sai Nara, mi sorprende il fatto che tu sia qui a perdere tempo con me quando i restanti membri del Team 10 sono a morire da qualche parte.. o forse chissà, i miei ninja hanno gia completato il lavoro.-

Shino, che stava poco distante dal ragazzo con la coda, lo afferrò per un braccio mentre questo fremeva dalla voglia di saltare addosso a Uchiha e riempirlo di botte.

- Stai calmo, potrebbe essere un bluff.- gli disse piano.

Uchiha sogghignò appena, portando la propria attenzione nuovamente su tutto il gruppo.

- Sappiate che per tutta Suna sono state piazzate delle bombe. Quindi avete due scelte: cercare di catturarmi con la certezza di morire qua, dentro la città, oppure vivere ma lasciarmi.. come che hai detto Nara? A piede libero?-

I cinque jonin si guardarono tra di loro? Bombe? A Suna? Pronte a scoppiare?

Diciamo che questo non era previsto.

Possibile che lo scopo di Orochimaru, oltre a impossessarsi del tasso demoniaco del Kazekage, volesse radere al suolo Suna?

- Ragazzi..- chiamò Kiba, stringendo ancora più forte a se il corpo di Hinata. - .. è molto leggero, ma c’è un sottile odore di esplosivo che aleggia qui attorno.. non ci sta mentendo.-
Naruto guardò la piccola Hyuga svenuta tra le braccia di Inuzuka e poi Shikamaru, in attesa di ordini.

- Ora come ora non potremo fare niente. I compagni di squadra prima di tutto..- decretò poco dopo Nara, mentre Shino annuiva accanto.

- Sembra che questa volta non potremo scontrarci.. alla prossima!- salutò Sasuke scomparendo in una nuvola di fumo mentre la prima esplosione avveniva vicino la porta nord.

- Porca la miseriacc..- disse Kiba.

- Togliamoci da qui! ORA!- urlò Naruto saltando al centro della piazza, correndo con i compagni verso l’uscita sud del villaggio. Sentirono altre due esplosioni, sempre più vicine a loro, che fecero tremare il suolo.

 

- Corri Sakura!-

- Pensa a portare Tenten fuori di qui, Lee!-

I due ragazzi correvano velocemente mentre il fuoco li circondava. La seconda bomba era scoppiata esattamente tre strade dopo la loro, distruggendo tutto all’istante. Loro si erano salvati per pura fortuna.

Dietro di loro le fiamme stavano avanzando pericolosamente mentre una quarta esplosione avvenne poco più avanti alla loro strada. Lee allora cambiò direzione, svoltando alla prima strada che vide sulla sinistra.

Il fumo cominciava a dare noia ai polmoni.

Sakura vide un gruppo di persone correre proprio davanti a loro.

- NARUTO!-

Il ragazzo si girò di scatto riconoscendo subito la voce della compagna.

- SAKURA-CHAN!-

I due gruppetti si unirono e corsero come non avevano mai fatto in vita loro.

Uscirono dalla porta sud di Suna e non fecero che pochi chilometri quando l’ultima, violenta esplosione non gli costrinse a buttarsi tutti a terra, mentre il suolo tremava e i pezzi delle case volavano infuocati per metri e metri.

La capitale del Paese del Vento era crollata.

I jonin si alzarono a fatica da terra, osservando la città che lentamente bruciava.

- Chi è che adesso lo va a raccontare a Gaara?- chiese Shikamaru sapendo benissimo che il Kazekage si era messo al sicuro, se ben di malavoglia, con Temari.

- Meno male siamo riusciti a salvare la pelle..- disse Nasuto asciugandosi la fronte impregnata di sudore con una manica.

Sakura si strinse all’altro braccio del compagno biondo osservando anche lei la città che pian piano finiva di essere demolita dalle fiamme.

Neji, dietro di lei, si era inginocchiato per vedere le condizioni di Tenten, ora non aveva né la voglia e né il coraggio di dirgli quello che aveva detto a Lee.

Purtroppo lei e il ragazzo dalle folte sopracciglia erano arrivati troppo tardi, durante il loro tragitto avevano incontrato un sacco di nemici e imprevisti che avevano rallentato la loro corsa.

Però Sakura fu felice che almeno tutti gli altri stavano bene: Naruto, Neji, Shika, Ino..

- Aspettate un attimo..- disse infine Haruno attirando su di se l’attenzione dei presenti – Dove sono Ino e Choji?-

I visi dei presenti impallidirono insieme, di colpo.

- Cazzo, non dirmelo..- commentò Kiba.

- Ino e Choji..-

- All’inizio della missione dovevano stare alla porta nord del villaggio..- riflettette Neji.

- Esattamente dove è scoppiata la prima bomba..- finì Shikamaru mentre un senso di vuoto gli riempiva il cuore e sperò con tutto se stesso che in qualche modo i suoi compagni si fossero salvati. - .. torniamo a Konoha.-

- Cosa!? Vuoi abbandonarli così?- chiese Sakura che non era affatto d’accordo.

- In questo momento abbiamo due compagne ferite gravemente, dobbiamo prima pensare a loro!- le rispose a tono Shikamaru.

- Ino e Choji potrebbero aver bisogno d’aiuto!-

- Ti ho detto che torneremo alla Foglia, Sakura!-

- Possibile che t’importi così poco dei tuoi compagni?-

- Tu non sai minimamente quanto io tenga allora! Non sai che voglia ho di sbattermene di tutti e andare di persona a recuperarli! Ma devo essere obiettivo, e anche tu! Tenten sta per morire e Hinata non vuole riprendersi! Loro, che sono qui con noi, che qualche piccola speranza di vivere ancora ce l’hanno, hanno la precedenza!-

- Shikamaru..-

- Haruno basta! Torniamo a Konoha!-

I ragazzi si guardarono perplessi e senza fiatare si avviarono per il deserto, vero il Paese del Fuoco.

Nara tornò a guardare per un’ultima volta Suna in fiamme. Sarebbe tornato a cercarli, cascasse il mondo, avrebbe ritrovato quegli occhi azzurri come il cielo e quel mangione del suo migliore amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grande ringraziamento a Queen_of_sharingan_91, _Eleuthera_, sakuchan, eleanor89, Kaho_chan, hinata_chan, Frencis94, solarial, Giselle e Lupus per aver commentato “Stars”. Grazie davvero tanto!

 

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Capitolo 5
*** Return to Konoha! Kakashi's truths are painful ***


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"The Kunai of Death"

-LastBattle: Uzumaki's Orange Fox VS Uchiha's Red Sharingan-

 

 

 

Chapter Five:

"Return to Konoha! Kakashi's truths are painful" 

 

 

Orochimaru camminava lento e con un ghigno malefico sul volto tra le macerie di quella che poche ore fa era stata Suna, capitale del Paese del Vento. I morti erano molti, i cadaveri giacevano su quelle strade bruciate e vuote, l’aria era piena di fumo e ceneri mischiati al sangue e alla morte.

Entrò dentro al palazzo del Kazekage, distrutto anche quello, ma che miracolosamente era rimasto in piedi.

Trovò il suo pupillo in una stanza del secondo piano, dove una parete era completamente bruciata e quindi si poteva vedere tutta la città ormai senza vita.

- E così Gaara è fuggito..- annunciò il Sennin che nonostante la notizia sembrava soddisfatto.

- Ha usato i passaggi sotterranei per scappare.. proprio come avevo previsto.- rispose Sasuke mentre osservava il villaggio.

- E allora mi spieghi per quale ragione lo hai lasciato fuggire?-

- C’è solo un posto dove Gaara può nascondersi.. un posto che tutti e due vogliamo che scompaia, proprio come Suna.-

- Vorresti attaccare Konoha?-

- Sì.-

Maestro e allievo si guardarono per un momento. Entrambi volevano vedere quel villaggio sprofondare nel caos, volevano vederlo distrutto e in pezzi, bruciare fino all’ultimo filo d’erba.

- Potrebbe essere divertente.- decretò infine il Sennin, leccandosi le labbra rosse, come se fossero coperte di sangue.

- Oh sì, sarà molto divertente.-

 

Choji Akimichi aprì lentamente un occhio.

Si sentiva tutto a pezzi, da cima a fondo.

E aveva fame.

Con uno sforzo incredibili riuscì a mettersi a sedere, notando con orrore che alcune sue ossa avevano scricchiolato in modo alquanto sinistro.

E come un lampo, un ricordo velocissimo gli attraversò il cervello, facendolo quasi sussultare.

Solo ora si era ricordato che qualche ora fa aveva quasi rischiato di rimanerci secco. In tutti i sensi.

- Ino..- chiamò a voce flebile quando, data una piccola occhiata in giro, aveva notato che in quelle decine e decine di metri quadrati di deserto non c’era alcuna ombra della sua compagna di squadra.

- Ino!- la voce si era alzata di poco, aveva la gola secca e ogni volta che apriva la bocca per chiamare la compagna, l’aria entrava dentro, sfiorando le pareti della gola, irritandola, facendo tossire pesantemente il ragazzo in carne.

- INO!- e questa volta un conato di vomitò uscì dal corpo di Choji. Stava male. Per quella battaglia aveva fatto anche troppo.

- INO!!- Akimichi si alzò sulla gambe tremanti e deboli, pieno di sabbia e una gran voglia di tornarsene a casa. Con la sua compagna possibilmente.

E fu un vero miracolo che il ragazzo riuscì a scorgere una piccola mano bianca spuntare dalla sabbia, qualche metro distante da lui, e fu il suo istinto a portarlo a correre verso quella mano, cominciando a spostare la sabbia, per poi scoprire il corpo inerme della ragazza che tanto cercava.

La tirò fuori, spolverando alla bene e meglio la sua tuta da jonin, per poi cominciare a tirarle piccoli schiaffi sulle guance pallide.

- Ino svegliati.. ti prego Ino, fallo per me, se muori poi io dovrò dare un sacco di spiegazioni a Tsunade e sinceramente non so nemmeno cosa dirle..-

La bionda, come se avesse potuto veramente sentire il compagno accanto a lei, tossì rumorosamente, sputando sabbia sul terreno, respirando a fatica.

- Brava, sputala tutta..- incoraggiò Choji dando piccoli colpetti sulla schiena a Ino, girata su un fianco a sputacchiare quei piccolissimi granelli di deserto che le erano rimasti impastati in bocca.

- Che cavolo.. coff-coff.. che cavolo mi è successo?-

- Vorrei veramente dirtelo, ma non mi ricordo al momento. L’importante è che stiamo bene. Ora dobbiamo solo tornarcene a Konoha il prima possibile.-

- Choji..-

- Dimmi Ino..-

-Perché vedo tutto buio?-

Akimichi rimase interdetto, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. In che senso vedeva buio?

- Ma Ino.. siamo in piena mattinata nel deserto..-

- Io non ti vedo Cho..-

- Stai scherzando, vero?-

- Choji.. non sto vedendo niente, spalanco gli occhi.. ma vedo solo buio..-

Il ragazzo non potè comunque rispondere per rassicurarla, perché Yamanaka cadde al suolo pesantemente, in silenzio, sotto lo sguardo perduto del compagno.

 

La foresta era silenziosa, anche troppo.

Tenten era stata sistemata ai piedi di un albero, mentre Sakura che le stava inginocchiata vicino, cercava di medicarle le ferite, provando ad alleviare quel dolore che si poteva benissimo vedere nei tratti del volto della ragazza.

Stava cercando di fare del suo meglio, ma doveva ammettere che la presenza costante di Neji, seduto con apparente calma accanto a lei, le metteva soggezione e allo stesso tempo la faceva innervosire. Non si perdeva ogni suo movimento, come se lei potesse sbagliare da un momento all’altro e fare morire Tenten. Ma per chi l’aveva presa? Per un’incapace? E le era venuta voglia anche di farglielo notare, ma aveva deciso di lasciar perdere. Infondo un po’ lo capiva.

- Neji..-

Niente.

- Neji?-

Nessuna parola.

- Hyuga?-

Un cenno di capo. Aveva risposto.

- Sei sicuro di stare bene?-

Domanda stupida e infatti Neji non rispose, limitandosi a lanciare a Sakura uno sguardo pieno di tristezza e stanchezza.

- Vedrai che si rimetterà, Tenten è forte.-

- Lo so. non te l’ho chiesto.-

- Pensavo comunque che ti avrebbe fatto piacere sentirtelo dire da un medico..-

- Io non ti voglio fare pena.-

- Tu non mi fai pena, Neji.-

- E non sono preoccupato per lei.-

- No, non lo sei.-

E si guardarono in silenzio. Lui con imbarazzo, anche se non lo dava molto a vedere, come un bambino sorpreso mentre ruba le caramelle. Lei con un sorriso dolce, di chi capiva. Neji poteva fare il duro quanto voleva, poteva essere un bastardo freddo e insensibile, una canaglia e un menefreghista. Ma anche il più ghiaccio degli iceberg si scoglie davanti ai sentimenti.

- Hinata sei sicura che riesci a camminare?- chiese Naruto seduto sui talloni davanti alla ragazza dagli occhi bianchi. Questa cercò di mettersi in  mettersi a sedere, traballando un po' con le gambe, cercando un appoggio per restare in equilibrio nell'albero vicino.

- Forse è meglio se riposi un altro po'..- continuò il biondo, non ricevendo ancora risposta da parte di Hyuga.

Hinata non voleva parlare. Da quando si era svegliata nelle braccia di Kiba non aveva aperto bocca. aveva rischiato di morire, aveva rischiato le penne. E ancora non aveva dimenticato l'orrore che aveva visto, che aveva provato sulla sua pelle. Quelle dita assassine di Uchiha che ancora erano visibili sul suo collo fine e bianco, quei conque segni violacei che non sarebbero scomparsi velocemente da lei.

Ed aveva avuto paura. Paura di non rivedere più i suoi amici.

- Naruto.. lasciala un po' stare, è ancora scossa..- Sakura scutò Naruto con i suoi smeraldi, cercando di convincerlo ad abbandonare per qualche momento la sua indole altruista.

Uzumaki respirò a fondo, sorridendo nonostante tutto a Hinata e alzandosi, stiracchiondo le ossa e i muscoli dal loro torpore.

- Lee, quanto credi manchi prima di arrivare a Konoha?- chiese poi al compagno dalle folte sopracciglia.

- A passo normale due giorni.. ma con Tenten in quelle condizioni anche tre o quattro..-

- E' un problema..- sussurrò Shino, spuntato accanto a Naruto da chissà dove, facendolo sussultare.

- Sapete che fine ha fatto Gaara?- domandò di punto in bianco Kiba.

- Forse è già a Konoha..- rispose Shikamaru, sdraiato pigramente su un ramo di un'albero vicino, fimando lentamente una sigaretta.

- Deduco che sia passato dai sotterranei che collegano Suna al nostro confine..-

- Scommetto che prima di convincerlo a scappare abbai fatto un sacco di storie! Peggio di un bambino piccolo! Ma appena lo vedo sai quanto lo..- Naruto si zittì all'istante appena Neji si era alzato con uno scatto in piedi, guardando con circospezione un punto imprecisato nella foresta, verso est.

- Che succede?-

- Ho una strana sensazione..-

Hinata attivò il Byakugan, guardando della stessa direzione del cugino, alla ricerca di qualcosa.. o qualcuno.

- Sono due persone.. arrivando ad elevata velocità..- constatò dopo un po'.

- Li vedo.. ma non riesco a distinguere i volti, sono ancora troppo lontani.- finì Neji, guardando i compagni in attesa di una decisione.

Shikamaru con un agile balzo, atterrò vicino a Lee, spengendo la sigaretta al suolo con le dita.

- Nascondiamoci e prepariamoci ad un eventuale attacco, non sappiamo se sono dei nostri. Sakura e Hinata resteranno nascoste insieme a Tenten, noi ci disporremo per un agguato.-

Tutti annuirono e cominciarono a prepararsi.

 

- Come sarebbe a dire che Suna è stata distrutta??!-

- Gaara, ti prego..- cercò invano Temari di calmare il fratello.

- Da una conversazione radio fra Neji e la base, sembrerebbe che sia scoppiato un incendio che ha rovinato tutto.. non so dirti con precisione, c'erano parecchie interferenze..- riferì Tsunade per la terza volta da quando quel ragazzo era entrato nel suo ufficio.

Il kazekage dovette lottare contro tutta la sua buona volontà per decidere di non usare la sabbia per strangolare quella donna, che sembrava estranea al fatto che il suo villaggio praticamente non esisteva più. E quello che lo mandava più in bestia era il fatto che in quel fottuto villagio della Foglia, sembrava essere l'unico preoccupato seriamente. Sua sorella sembrava più spaventata per la sua reazione che per altro mentre Kankuro pensava solo a rimettere al meglio una delle sue schifosissime marionette.

- Gaara..- esordì Tsunade con tono calmo e civile, mettendo in pratica le sue migliori doti diplomatiche - .. una volta che le acque vicino Suna non si saranno ristabilite manderemo qualcuno a controllare la situazione e allora procederemo a ricostruirla. Tu per qualche tempo rimarrai qui da noi. Se il Suono ha attaccato.. bhè, non è difficile immaginare quel era il suo obiettivo..-

- Voi non capite proprio vero?- domandè retoricamente Gaara con un sorriso quasi di scherno.

- Cosa?-

- Se io rimango qui non fate altro che fare il gioco di Orochimaru e Uchiha.. è questo quello che volete hokage?-

- Gaara, ma cosa stai dicendo?- chiese Kankuro improvvisamente attento alla conversazione.

- Uchiha vuole Uzumaki, Orochimaru vuole me, e se io rimango qui insieme a Naruto.. faccia due più due Tsunade-sama!-

La donna rimase in silenzio, come a voler valutare al meglio le parole del ragazzo, che sembrava sicuro del proprio ragionamento.

- Merda..-

 

Il respiro di Kiba era pesante e veloce.

Senza contare che la pelle gli pizzicava da morire. E ovviamente non poteva lamentarsi.

Ma era colpa sua se era finito dietro ad un cespuglio di ortiche?

Si guardò attentamente attorno, osservando le posizioni dei compagni intorno a lui: Neji era appostato sul ramo più alto di un albero vicino, vigile e attento come sempre; Naruto era a pochi metri distante da lui, più impegnato a lanciare sguardi rassicuranti a Sakura che a stare concentrato; Shino sul lato opposto del sentiero, di fronte a lui, mimetizzato perfettamente tra il fogliame; Shikamaru era accanto ad Aburame, con lo sguardo perso nel vuoto, perso chissà in quali pensieri; Lee era piazzato su un ramo, attento ad osservare Neji, in attesa di un segnale.

Ed esattamente dietro di lui, con Akamaru che faceva la guardia, le tre ragazze stavano nascoste, lasciando a loro il lavoro sporco. Bella roba!

Tutto sembrava silenzioso ed immobile, si sentiva solo i respiri pesanti dei ninja, si poteva avvertire la tensione e i muscoli contratti pronti a scattare al momento del bisogno.

A rompere quell’aria pesante fu un rumore sospetto, un suono di passi che calpestava il terreno coperto da rametti e foglie.

Naruto, impulsivo come sempre, scattò in avanti pronto a colpire il fantomatico nemico, fu troppo tardi quando Neji gli urlò di fermarsi.

Il biondo aveva già pronto un kunai in mano, diretto verso le due persone che si stavano avvicinando a grande velocità e Kiba lo vide, quel turbine di foglie e Naruto piegato a terra in meno di tre secondi.

- Ringrazia che non sono un nemico.. o ci rimanevi secco, Naruto.-

Kakashi Hatake sorrise, o almeno quell’increspatura della maschera poteva sembrare tale, e lasciò la presa sul proprio allievo, lasciandolo cadere a terra sulle ginocchia.

- Si vede che non sei stato un mio allievo, attaccare così impulsivamente..- disse Gai Maito con un fastidio luccichio dei denti, bianchissimi, che poteva quasi accecare.

Tutti vennero allo scoperto, chi confortato nel vedere delle facce amiche, chi ancora stupito.

- Vedo che state tutti bene.. o almeno siete vivi.- constatò poi Kakashi notando il corpo inerme di Tenten disteso a terra poco lontano.

Gai si avvicinò con cautela ed osservò la sua allieva ridotta quasi in fin di vita.

- Cosa le è successo?- domandò rivolto a Lee. Gli aveva raccomandato di tenerla d’occhio.

- Diciamo che ha incontrato un avversario un po’ troppo violento, purtroppo non siamo arrivato in tempo. Mi dispiace sensei..-

L’uomo annuì grave e con la massima delicatezza si caricò la ragazza sulle spalle. Sicuramente sarebbe arrivata a Konoha più velocemente con lui.

Kakashi si guardò attorno con il solo occhio visibile, c’era qualcosa che non tornava..

- Sbaglio, o manca qualcuno all’appello?-

Nara, da buon leader quale era, si fece avanti, trascinando in piedi, come usava sempre fare.

- Yamanaka e Akimichi. Non sappiamo niente di loro. Appena tornati al villaggio dovremo mandare una squadra di soccorso a Suna per ritrovar..-

- Temo che questo sarà impossibile.- lo interruppe Kakashi e in quel momento a Shikamaru dava fastidio quella maschera che il sensei continuava a portare. Odiava non riuscire a vedere il volto di una persona quando questa parlava con lui.

- Con l’attacco di Suna sono stati bloccati tutti gli spostamenti dei ninja. Non sappiamo quali sono i veri piani di Orochimaru e non vogliamo rischiare.-

Nara alzò un sopracciglio scettico, osservando di traverso il jonin.

- Mi sta dicendo che dobbiamo abbandonare due persone a Suna?-

- Sì.-

- Ma potrebbero essere ancora vivi!-

- Se sono messi un brutte condizione morirebbero comunque.-

- E se stessero bene?-

- Allora troveranno il modo di tornare da soli.-

- E se invece fossero morti?-

Hatake rimase immobile. Proprio non capiva il ragazzo?

- Se fossero morti..- continuò spostando lo sguardo sul terreno - .. che fretta hai di trovarli? Non possono tornare in vita..-

Ci vollero Naruto e Neji per evitare che il ragazzo dal quoziente intellettivo oltre 200 non saltasse addosso a Kakashi per riempirlo di botte. Quello che aveva detto era talmente doloroso da essere dannatamente vero.

Era vero. Tutto. Se fossero vivi sarebbero tornati da soli.

Al contrario, non sarebbero tornati in vita.

Stramaledettamente vero.

E la realtà dei fatti faceva schifo. Ecco perché lui si rifugiava spesso nelle nuvole.

Kakashi si caricò sulle spalle Hinata, ancora troppo debole per correre, e arrivarono a Konoha quella stessa sera.

Durante il viaggio, Shikamaru non aveva mai smesso di guardare il cielo.

 

 

 

 

Ad Akami.

con i miei più sinceri auguri di buon compleanno!

 

 

 

 

I'm sorry for my late! Sono veramente spiacente, non sapete che casino ho dovuto fare per riuscire a scrivere questo capitolo ed è un miracolo che sia riuscita a postarlo oggi. Vi ringrazio tutti quanti per i consigli che mi avete dato e per la pazienza che portate.

Questo capitolo forse vi deluderà un po', perchè magari non racconta molto essendo un capitolo di mezzo. Dal prossimo le acque comincerrano un po' a smuoversi. Scusate ancora per il ritardo.

 

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Capitolo 6
*** Akamaru sees somebody! Heros come back! ***


Wecome To PageBreeze

Ennesimo capitolo, che spero piaccia come gli altri, se non di più! È più corto degli altri, e mi spiace, ma credo che il prossimo aggiornamento avverrà presto. Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e spero di non aver deluso nessuno. La seconda parte del titolo è deliberatamente presa dal titolo dell’opening dello Shippuden.. mi sembrava molto azzeccato!

 

 

 

 

 

“The Kunai Of Death”

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

Chapter Six:

“Akamaru sees somebody! Heros come back!”

 

 

Neji Hyuga era seduto su una delle panche di legno che occupavano il corridoio D del complesso ospedaliero. La gamba destra batteva ritmicamente a terra, le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi. In fondo a quel corridoio c’era una delle tante sale operatorie, la stessa sala che anni addietro aveva ospitato lui, di ritorno dalla missione per riprendere Sasuke.

Era preoccupato. Tenten era là dentro da cinque ore. Ed erano cinque ore che lui era seduto lì, su quella dura, scomoda e maledetta panca di legno, ad aspettare. Odiava aspettare.

Lee gli battè gentilmente una mano sulla spalla, per richiamare la sua attenzione. Neji si voltò stancamente e si ritrovò davanti un bicchiere bianco di plastica fumante.

- Caffè latte con zucchero.. ti aiuterà a stare su!- gli sorrise Lee.

Lo afferrò ringraziandolo mentalmente e cominciò a soffiarci sopra.

La prima volta che Tenten aveva scoperto cosa beveva la mattina si era messa a ridere come una matta..

- Si può sapere cosa hai da ridere Tenten??-

- Scusami Neji.. ma.. ma.. AHAHAHAHAH!-

- Non fa bene ridere così sguaiatamente di prima mattina sai??-

- Non te la prendere! È che non me lo sarei mai aspettato da uno come te!-

- Cosa?-

- Io ho sempre pensato che un tipo duro e freddo come te bevesse solo caffè super amaro o qualcosa del genere! Scoprire invece che bevi qualcosa di maledettamente dolce e buono bhè.. è una piacevole scoperta!-

Da quel momento in poi Tenten, tutte le volte che lo veniva a svegliare per l’allenamento, gli portava sempre un tazza di caffè latte e zucchero, lo poggiava sul suo comodino e attendeva che quel profumo caldo e familiare entrasse nelle narici del ragazzo facendolo svegliare con un sorriso.

E solo Tenten vedeva quei sorrisi. Unici e rari per gli altri. Quasi quotidiani per lei.

Neji bevve una lunga sorsata, sentiva il liquido caldo scaldargli la gola e arrivare fino allo stomaco che ormai non vedeva cibo solido da parecchie ore. E involontariamente, nell’alzare la testa per bere, aveva visto l’uomo che sedeva agitato nella panca davanti a lui.

Yoshi Hanto.

Il padre di Tenten.

Non erano mai andati molto d’accordo, lui e Neji. Fin dal primo momento che aveva visto quel bambino di 12 anni al fianco di sua figlia, col broncio e quegli occhi che portavano solo rancore, Hanto Yoshi aveva provato un’immediata antipatia per il giovane ninja. Ma era riuscito a metterla da parte, per il bene della figlia e anche perché lui, quel Neji Hyuga, era solo un semplice compagno di squadra.

Quanto si era sbagliato, il signor Hanto.

Lo aveva dovuto capire subito da come ne parlava Tenten, lo doveva capire da tutte le sue premure nei riguardi del ragazzo, lo doveva capire, insomma, che sua figlia si era perdutamente innamorata di lui.

E che quello Hyuga la faceva solo soffrire. Che l’avrebbe fatta sempre soffrire.

Ecco allora che l’antipatia repressa quando Neji aveva solo 12 anni, venne fuori quando ne aveva 15.

Ed era per questo che il ragazzo, mentre beveva il suo caffè latte, dovette abbassare lo sguardo, cosa che non faceva mai con le persone.. in fondo, uno Hyuga che abbassa lo sguardo sarebbe una barzelletta! Ma davanti al padre di Tenten aveva dovuto farlo.

Per rispetto e anche per senso di colpa.

La colpa di non aver riportato Tenten sana e salva da Suna.

La colpa di essersi innamorato di lei, della ragazza che non sarebbe mai stata sua, e che quindi avrebbe dovuto lasciar stare.

La colpa di non fregarsene minimamente dell’ultima affermazione.

La colpa di aver costretto, involontariamente, Tenten a mentire a suo padre. Di dire al genitore di andare ad allenarsi con Lee e invece andava a passare i pomeriggi con Neji scambiandosi fugaci baci a fior di labbra, carezze quasi impercettibili ma che bruciavano quasi come fuoco sulla pelle, amandosi nel modo più innocente possibile.

Neji aveva la colpa di tutto questo.

All’improvviso la porta della sala operatoria si spalancò e fuori uscì Haruno, correndo, senza nemmeno degnare di uno sguardo le persone che sedute sulle panche attendevano, diretta chissà dove, con gli occhi bagnati e il respiro irregolare, di chi sta facendo qualcosa di disperato, di chi corre per cercare aiuto.

E questo non piacque per niente a Neji.

 

Pioveva a Konoha, quel giorno.

Hinata era seduta davanti alla finestra di camera sua, aperta. Piccole gocce d’acqua le bagnavano i lunghi capelli e il viso stanco e affaticato. Rabbrividì un attimo, avvolta nel suo morbido yukata lilla.

Qualcuno entrò nella stanza della ragazza, con passi non proprio aggraziati, ma si sentiva comunque che cercava di fare il meno rumore possibile.

- Non dovresti stare lì Hinata, prenderai freddo..-

- Non ho freddo Kiba..-

Il ragazzo sospirò e sempre cercando di fare meno rumore possibile si avvicinò alla compagna di squadra.

Le scostò gentilmente un lembo dello yukata, facendolo scivolare lentamente dalla spalla che rimase nuda.

- Guarda quanto brividi che hai.. sciocchina ti prenderai qualcosa!- disse poi con falso rimprovero. Si allontanò dalla ragazza, che non facendosi vedere, era arrossita vistosamente nel sentire l’abito scivolarle dal braccio.

Inuzuka tornò poco dopo, con una pesante coperta bianca, e la poggiò sulle spalle dell’amica.

- Così almeno potrai stare più calda..- spiegò il ragazzo mettendosi a sedere accanto a lei.

- E tu non hai freddo Kiba?- domandò Hinata ingenuamente, voltando il viso niveo verso il giovane. E solo in quel momento si accorse della loro vicinanza, di quelle labbra sottili tremendamente vicine a lei, come lo erano state pochi giorni fa.

Una vocina gentile arrivò alle loro orecchie, facendoli allontanare di botto.

- Nee-san posso entrare? Ti ho portato la crema medicinale per quelle ferite..-

Hinata guardò un attimo Kiba negli occhi. Lui capì al volo ed andò ad aprire la porta scorrevole ad Hanabi.

La secondogenita della casata Hyuga arrossì vistosamente quando il ragazzo, ringraziandola, le aveva sfiorato la mano nel prendere la crema. La giovane ninja era corsa via per l’imbarazzo, lasciando Inuzuka stranito per qualche istante.

- Credo che si sia presa una cotta per te..- rise dolcemente Hinata osservando la scena.

- Come si dice in questi casi? Tale sorella maggiore, tale sorella minore..-

- Non credo che il proverbio faccia esattamente così..-

- Però il senso è quello.. o mi sbaglio??-

L’erede degli Hyuga non rispose, ma con un grande sorriso sulle labbra, tornò a guardare la pioggia, che improvvisamente si era fatta più violenta.

- Io devo andare Hinata-chan.. vengo a trovarti più tardi, tu intanto riposati.- e detto questo Kiba Inuzuka lasciò villa Hyuga.

 

Choji fece ancora due passi su quel terreno fangoso e poi, inevitabilmente, crollò a terra, esausto e stanco. Farsi tutta la strada da Suna a Konoha a piedi e con Ino svenuta sulle spalle non era esattamente un gioco da ragazzi. E per una volta ogni tanto benedì il suo fisico massiccio e la magrezza della compagna di squadra.

Posò con delicatezza il corpo della giovane sul terreno. E gli prese quasi male quando notò il volto pallido, il respiro affaticato e le braccia non magre. Scheletriche.

E stava per venirgli un infarto quando notò le sue di braccia.

Erano giorni che non mangiavano, camminavano e basta, senza sosta, notte e giorno. Avevano solo il tempo di fermarsi a qualche ruscello, giusto per bere una sorsata d’acqua e poi ripartire verso Konoha.

Akimichi si chiese se mai avrebbe rivisto Shikamaru. Non era certo di riuscire a tornare a casa. Non era certo del fatto che avrebbe ancora mangiato le torte al cioccolato di sua madre, il ramen insieme a Naruto, i biscotti alla cannella di Ino, le sue adorate patatine formato famiglia e..

Yamanaka aprì stanca un occhio, portando l’attenzione di Choji su di sé.

- Ino come stai?-

- Non.. anf.. io non.. anf.. lo so..- sembrava che facesse molta fatica a parlare. Il ragazzo, ormai stanco sia nella mente che nel fisico, con un ultimo incredibile sforzo, riprese la ragazza sulle sue spalle e tornò sui suoi spassi, affondando i piedi nella melma marrone. Ci mancava solo la pioggia!

Camminarono a lungo, almeno questo credeva Choji, fino a quando, ormai con la vista annebbiata dalla fatica, vide in lontananza le porte di Konoha.

- Ino.. ci siamo.. le vedo..- disse con un sorriso cascando sulle ginocchia.

- Ino?- ma la ragazza non rispondeva.

- Vedrai.. ci troveranno.. e rivedremo Shikamaru.. e..- e poi non disse niente. Si accasciò al suolo, ormai aveva dato tutto.

 

Un lampo squarciò il cielo cupo, facendo sussultare Shino.

Naruto, zuppo dalla testa ai piedi accanto al ragazzo, si sfregava le mani, alitandoci sopra, nella speranza di darli un po’ di calore.

Erano lì da quasi quattro ore, seduti in cima alle porte di Konoha. Avevano il loro turno di vedetta.

- Certo però che quando non si avvista niente ci si annoia proprio qua su..- si lamentò Naruto, incrociando le braccia al petto e tirando su col naso.

- Meglio. Vuol dire che non ci sono nemici.- fu la secca risposta di Aburame.

Ci furono molti minuti di silenzio, nei quali Uzumaki continuava a starnutire (ormai arrendendosi all’idea di essersi preso un bel raffreddore), quando Kiba apparve dietro a loro, in groppa ad Akamaru.

- Scusate il ritardo, sono passato a visitare Hinata e ho perso la cognizione del tempo.. chi devo sostituire??-

Naruto si girò lentamente verso l’amico, volendo fare una faccia minacciosa ma che in realtà scatenò soltanto l’ilarità di Inuzuka.

- Scusate il ritardo ma dovevo vedere Hinata..- lo beffeggiò allora Naruto -.. e intanto io sono qui che rischio una bronco polmonite!!-

- E dai! Che sarà mai per quattro gocce!-

- Quattro gocce? QUATTRO GOCCE!! Ehi Shino, hai sentito??-

- Sì Naruto..- confermò quello senza prestare veramente attenzione al loro battibecco. E come a voler confermare le parole di Naruto, un ennesimo lampo attraversò il cielo.

- Se le cose stanno così.. io il mio turno l’ho finito!- decretò il biondo alzandosi con un brivido e facendo cadere dai suoi vestiti migliaia di goccioline. Sembrava che avesse fatto un bagno completamente vestito.

- Prego Kiba, ti lascio il posto!-

- Ma che gentile!-

Kiba si posizionò accanto al compagno di squadra con gli occhiali, aspettando poi che Akamaru si posizionasse sdraiato accanto a lui, come solitamente faceva. Ma Akamaru rimase immobile, in piedi.

- Akamaru che succede?- chiese preoccupato.

- Si sarà accorto di avere un padrone deficiente..- ipotizzò Naruto beccandosi un’occhiataccia da Kiba.

- Sta puntando qualcosa..- osservò intelligentemente Shino, aguzzando la vista proprio dove l’aveva il cane, sull’orizzonte.

- C’è qualcuno..-

- Come?-

Akamaru cominciò ad abbagliare, saltando giù dalle porte, atterrando sul terreno fangoso.

- Ma cosa gli prende??- domandò Naruto. Non aveva voglia di stare dietro ad una cane pulcioso!

Kiba e Shino non lo degnarono nemmeno di una risposta, abituati alle azioni del cane. Anche loro saltarono dalle porte per rincorrere Akamaru, che nel frattempo aveva cominciato a correre verso quel qualcuno che avevano visto dall’alto.

- Per tutti i cani!!- urlò Inuzuka fermandosi di botto, una volta riconosciuto quel qualcuno.

- NARUTO!! VA A CHIAMARE AIUTO!!- urlò Shino al ragazzo che correva verso di loro.

- Ma cosa..?-

- Sono tornati..- disse Kiba con un sorriso, piegandosi per prendere in braccio Ino. -.. sono tornati!-

 

 - Credo che ci vorranno almeno due settimane prima che Orochimaru riorganizzi i ninja e torni all’attacco.- constatò Tsunade seduta dietro alla propria scrivania, coperta da scartoffie più o meno importanti. – Nel frattempo noi dobbiamo organizzare una difesa solida per il villaggio!-

- Non credo che sia una buona idea..- valutò Shikamaru guardando la cartina geografica appesa al muro. -.. sarà un suicidio.-

I presenti nell’ufficio dell’Hokage guardarono il giovane jonin con espressioni stranite.

- Come sarebbe a dire Shika??- chiese Temari non capendo il ragionamento del ragazzo, come gli altri del resto.

- E’ molto semplice: se combattiamo a Konoha faremo la stessa fine di Suna! Io dico di creare un esercito di ninja, non troppo numeroso ma esperto, e di attaccare Orochimaru. Il Suono non si aspetta un nostro colpo così presto. E anche se falliremo, non ci saranno danni per il villaggio, anzi, qui a Konoha avrete il tempo di formare un’altra difesa!-

- Allora..- iniziò Kakashi distogliendo gli occhi da Icha Icha Paradise. -.. non usi quel tuo quoziente intellettivo invano, e bravo il nostro Nara.-

- Io comunque non sono d’accordo!- intervenne Gaara.

- Cosa c’è che non ti va a genio?- chiese Tsunade. Quella sottospecie di riunione andava avanti da quasi due ore. L’unica cosa che desiderava al momento era uscire da quell’ufficio e sgattaiolare fuori a bere un bel bicchierino di sakè!

- Non ho detto che l’idea di Shikamaru sia sbagliata, ma forse sarebbe meglio che io e Naruto ce ne andassimo per qualche tempo lontano dal villaggio della Foglia..-

- Gaara ma cosa stai..?- s’intromise Kankuro.

- Vi siete forse dimenticati che oltre Orochimaru ci vuole anche l’Akatsuki? Konoha era gia in pericolo prima solo ospitando Uzumaki, figuriamoci adesso con due forze portanti..-

- Non ha tutti i torti..- si trovò a bisbigliare Shikamaru.

- Ho l’impressione che qui ne avremo ancora per molto..- si lasciò sfuggire Kakashi con un lungo sospiro.

La porta della stanza si aprì violentemente, rivelando la figura di Sakura ansimante e bagnata per la pioggia.

- Tsunade-sama! Ho delle notizie!- rispose la ragazza con le lacrime agli occhi. Lacrime di gioia ma anche lacrime di tristezza.

- Spero niente di negativo.. oggi non è proprio giornata!-

- Due notizie: Tenten ha avuto una complicazione durante l’operazione.. e.. io e Shizune non sappiamo più cosa fare!!-

L’Hokage chiuse gli occhi e annuì grave. Se fosse morta un’altra persone per via di Suna non avrebbe retto. Si alzò dalla scrivania, pronta a cercare di salvare un’altra vita.

- E la seconda notizia?- chiese stancamente.

Sakura, nonostante la situazione non fosse delle più felici, non potè fare a meno di sorridere.

- Sono qui Hokage.. ce l’hanno fatta..- poi, vedendo che la propria maestra non capiva a cosa si riferiva, voltò lo sguardo verso Shikamaru, ampliando il sorriso.

- Shika.. Ino e Choji sono riusciti a tornare!!-

 

 

 

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Capitolo 7
*** Gaara's decision. For him, you're a killer ***


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The Kunai of Death

 

-Last battle: Uzumaki’sOrange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

Chapter Seven:

“Gaara’s decision. For him, you’re a killer.”

 

 

 

Sasuke sospirò stancamente, sedendosi con un tonfo sul morbido letto bianco.

Allungò una mano verso la bacinella d’acqua fredda, posta sul comodino di fianco al letto e vi intinse dentro un panno, anch’esso bianco, di spugna. Lo strizzò bene, facendo uscire tutta l’acqua superflua e con un gesto secco lo passò dietro al collo, godendo di quella sensazione ghiacciata sulla pelle. Ripetè la stessa operazione sul viso stanco e sui capelli disordinati pieni di sabbia.

Il deserto era fastidioso.

Poi si sfilò la parte superiore dell’abito, con l’oscurità della stanza che gli avvolgeva i muscoli del torace e della schiena, rabbrividendo ancora di più passando il panno bagnato sugli addominali.

La porta della stanza si spalancò di botto, rivelando la figura di Ibiki, sudata e affaticata.

- Sas’ke-san! Orochimaru-sama chiede di te nella sa..-

La ragazza arrossì violentemente, voltandosi di scatto, dando le palle a Uchiha. Le avevano sempre detto che era educazione bussare..

- Mi dispiace.. io non volevo.. ma era urgente.. mi spiace infinitamente..-

Sasuke ghignò appena, portando involontariamente lo sguardo sulle gambe scoperte della ragazza. Non erano fini e lunghe. Erano muscolose come solo una ninja ben allenata poteva avere. Ma lui le trovava belle, nonostante questo.

Quella ragazza era carina, non rispettava magari i canoni della bellezza femminile, se l’avesse incontrata in un'altra situazione probabilmente non l’avrebbe nemmeno guardata per sbaglio, ma la trovava affascinante. Molto. Affascinante.

- Digli che vengo subito..-

La ragazza annuì e si preparò a sparire all’istante, troppo imbarazzata per poter guardare il ragazzo in faccia. Ma una mano le si posò sulla spalla, facendola sussultare. Si girò di scatto trovandosi a un palmo dal petto del ragazzo. Era davvero molto più alto di lei.

Sasuke notò i suoi occhi, ghiaccio allo stato puro, stupiti da tanta vicinanza, e le sue labbra piegarsi un una smorfia di stupore.

Il desiderio di baciare quella bocca piccola prese il sopravvento su tutto il resto. E lo avrebbe fatto se non fosse stato per quel maledetto ninja medico.

- Sasuke.. Orochimaru chiede di te..- ribadì Kabuto spuntando dall’angolo del corridoio.

Uchiha si allontanò dalla ragazza con disappunto tornando nella stanza a rivestirsi.

E il suo desiderio cresceva, quell’istinto primordiale di possedere una donna.

Voleva quella ragazza.

 

Gli esseri umani danno tutto per scontato. Danno per scontata la vita quando invece la morte è la cosa che più li spaventa.
Tendono a essere egoisti, a prendere tutto per se e non dare niente agli altri. E se una persona si sacrifica per un’altra, non è tanto per l’amore, l’affetto. È per l’orgoglio, per la voglia di continuare a vivere, restando nei ricordi degli esseri umani come l’eroe, il bravo ragazzo.

E sono queste infondo le persone che non muoiono mai.

Ma i ninja non sono esseri umani. Se davvero fossero esseri umani, ammazzerebbero la gente per salvarsi la vita senza un attimo di esitazione, perché le persone sono animali.

Un ninja, invece, fino all’ultimo ha esitazione. Ha rispetto per il proprio avversario. Fino all’ultimo secondo, il ninja evita di dare la morte, anche se questo implicherebbe la sua morte

Poi non importa quello che accadrà, non importa se il nemico verrà sgozzato da una lama tagliente, se verrà torturato, o se verrà graziato. Nessuno lo sa finchè non scade anche quel piccolo secondo di esitazione.

Ma quel secondo c’è.

È questa la differenza.

E Shikamaru sapeva, lui sapeva sempre tutto, che nonostante Ino fosse stata quasi sul punto di non tornare a Konoha, Choji aveva avuto quell’attimo di esitazione nel far fuori i suoi assalitori. Di questo, Nara Shikamaru, era fermamente convinto.

Si alzò da quella panchina di legno, così dannatamente uguale a tutte le altre dentro all’ospedale, per dirigersi verso il lettino dove Ino era stata sdraiata.
Sakura le stava medicando le piccole ferite sulle braccia troppo magre.

Quelle braccia bianche, come quelle di un morto, che erano attaccate alle flebo, per rimettere in circolo le sostanze nutritive.
Quei capelli, solitamente biondissimi, sempre accuratamente lavati e pettinati, adesso avevano solo un vago colore biondo.

E poi aveva perso uno dei suoi orecchini. Quegli orecchini che da sempre avevano contraddistinto il loro gruppo. Quegli orecchini che loro tre si ostinavano sempre a comprare uguali, come per voler far sapere al mondo intero “Ehi, siamo qui! Siamo il Team 10!”.

Cosa stupida, a suo avviso.

Ma Ino aveva tanto insistito. Choji era sempre accondiscende riguardo ai suoi capricci. Perché lui, allora, doveva sempre essere la persona contraria?

E dire che non avrebbe mai ringraziato abbastanza quella ragazza per avergli bucato le orecchie. In fondo, aveva sempre amato quegli orecchini.

Sakura, con cura quasi maniacale rifece, per la quarta volta, la fasciatura alla spalla di Ino.

 

“Ino.. Ino.. i suoi occhi.. non vedono..” aveva detto Choji prima di entrare nella sala operatoria, in un barlume di lucidità.

E Haruno era impallidita di botto, tanto che Shikamaru credette che fosse sul punto di svenire lì, all’improvviso.

Aveva chiamato medici e infermieri da tutte le parti, chiedendo diagnosi a qualsiasi persona con un minimo di conoscenze mediche le capitasse a tiro.

Finchè non era giunta Tsunade, di ritorno dalla sala operatoria di Tenten, urlandole come mai l’aveva vista fare in tutta la sua vita.

- Ha semplicemente la sabbia negli occhi! Basta solo ripulirglieli col chakra e lasciarli riposare!- questo aveva spiazzato Haruno. E fatto tirare un sospiro di sollievo a lui.

Adesso il ninja medico, dalla grave ferita alla spalla destra, era passata a fasciare gli occhi della bionda, con maniacale attenzione alle proprio mosse.

- Le ho messo delle speciali gocce negli occhi, in modo da pulirli definitivamente da qualsiasi granello di sabbia..- aveva iniziato Haruno, non togliendo però gli occhi dal proprio lavoro. -.. a volte non si pensa che della semplice sabbia possa fare dei grandi danni.. ma a volte sono le cose più piccole a fare più male..-

- Riprenderà la vista?-

- Certo.. ci vorrà dal tempo, ma pian piano ce la farà.-

Nara annuì e basta, mentre Haruno finiva il suo lavoro e con voce stanca ordinava alle infermiere di sistemare Ino in una della stanze, insieme a Tenten.

- Come è andata la sua operazione?-

- Bene. A metà abbiamo avuto dei problemi seri, io e Shizune pensavamo di non farcela. Ma poi è arrivata la Godaime. Ha rischiato tanto.-

- L’importante è che adesso stia bene..-

- Già.. l’importante è questo..-

 

- Orochimaru è gia forte. Perché vuole anche i nostri demoni?-

- Le persone potenti non si accontentano mai, Naruto. Ricordalo.-

- Ma che senso ha attaccare così Suna. Insomma, avrebbe dovuto saperlo che Konoha poi si sarebbe preparata per ogni attacco!-

- Da una vita Orochimaru vuole distruggere la Foglia. Il suo piano, se ho capito bene, è abbastanza complesso e subdolo. Accanto a sé poi ha dei ninja molto potenti, non ha paura certo della difesa di un villaggio come Konoha.-

- E quindi cosa credi di fare, Gaara?-

La pioggia non aveva smesso di cadere sul Paese del Fuoco. Gaara non aveva dimenticato il suo colloquio con l’Hokage, avvenuto qualche ora fa.

E mentre fissava Naruto che finiva di mangiare il suo ramen, si convinceva sempre di più sulle sue supposizioni. Non potevano restare al villaggio.

- Sicuramente Konoha corre un grave pericolo. Credo.. credo che io e te ce ne dovremo andare. Sicuramente saremo esposti a maggiori pericoli essendo solamente in due, ma almeno Konoha sarà salva e nell’eventualità sarà pronta per mandarci aiuti. Nello stato attuale delle cose, il villaggio della Foglia è troppo debole.-

Naruto annuì, rimanendo in silenzio. Finì in un boccone gli ultimi spaghetti rimasti, e prese in mano la ciotola.

- La vecchia sa delle tue intenzioni?-

- Gliene ho parlato, ma con l’arrivo dei superstiti di Suna non abbiamo concluso nulla. Io vorrei solo partire il prima possibile, ovviamente se tu sei d’accordo con me. Non avrebbe senso che partissi solo io.-

Il ninja biondo bevve un lungo sorso di brodo.

- Stasera c’è una grande festa a Konoha. È l’anniversario della fondazione del villaggio. È molto bella dovresti partecipare anche tu.-

Gaara guardò il ragazzo incredulo, possibile che non avesse preso sul serio nemmeno una parola di quello che aveva detto?

- Naruto non è il momento di pensare a una stupida festa! Nel caso tu non lo avessi capito, una nostra minima distrazione e siamo tutti morti!-

Uzumaki allontanò da se la ciotola ormai vuota di ramen.

- Noi stasera parteciperemo a quella festa e domattina presto, quando le strade saranno completamente vuote e tutti nel mondo dei sogni, partiremo. Dovremo farlo nel modo più silenzioso possibile.-

- Per quale motivo?-

- Credi davvero che gli altri ci lascerebbero andare senza fare storie? Credi davvero che Temari non voglia accompagnarti? E credi che quella violenta di Sakura-chan lasci andare me? Tutti avrebbero qualcosa da ridire per non mandarci soli. Avvertiamo solo la Godaime che domattina partiamo, che lei voglia o no.-

Gaara annuì, scendendo dal proprio sgabello e indossando il suo mantello per la pioggia.

- Io torno dall’Hokage. E riferirò quello che ci siamo detti. Ci vediamo all’alba alla porta sud di Konoha. So io dove andare per nasconderci. A presto.-

Naruto osservò la sagoma del Kazekage allontanarsi velocemente sotto la pioggia battente.

Quello che stavano facendo era giusto, ma aveva una grande paura di non tornare. Era un peccato, proprio adesso che lei cose tra lui e Sakura-chan stavano andando così bene..

- Deduco che non verrai a mangiare il mio ramen per un bel po’, Naruto..-

- La sua deduzione è esatta, Ichiraku. Ma quando torno, si prepari, perché recupererò il tempo perso!-

L’uomo esplose in una forte risata mentre Naruto pagava il conto e indossava il proprio mantello.

 

- Bentornato a casa, Neji-san..- salutò Hinata osservando il cugino che entrava a villa Hyuuga.

Il ragazzo si tolse i sandali sporchi di fango e prese un asciugamano pulito dalle mani di una delle tante cameriere, passandoselo sui capelli fradici.

- Grazie Hinata.. come stai?-

- Meglio.. e Tenten?-

- Meglio..- rispose di rimando il ninja. Non aveva voglia di parlare, aveva passato delle ore d’inferno all’ospedale e l’unica cosa che voleva adesso era mettersi a letto e dormire.

- Poco prima che tu arrivassi è passato Lee a trovarmi e parlando mi ha detto che c’era anche il signor Hanto, fuori dalla sala operatoria..-

Neji non diede alcun segno di fastidio. Buttò a terra l’asciugamano ormai umido e con passo strascicato raggiunse le scale, dove la sua camera da letto e il suo futon lo attendevano.

- Quanto andrà avanti questa ostilità Neji?- chiese con premura Hinata, raggiungendo il cugino.

- Chiedilo direttamente a lui! Io non ho niente contro di lui, è lui che ha qualcosa contro di me!-

- Ma se tu per primo non fai un passo per chiarirvi, non arriverete da nessuna parte, Neji!-

- Perché dovrei iniziare io?-

- Perché sei tu quello che vorrebbe Tenten tutta per sé!-

Il ragazzo rimase immobile, con un piede sopra il primo scalino. Tenten tutta per sé? Sì, assolutamente.

- Per il signor Hanto, tu sei come il ragazzo che vuole portargli via la sua unica figlia. Lo sai che la madre di Tenten è morta prematuramente, e lui ha paura di rimanere solo!-

- Il problema Hinata è che lui mi odia, ti sei forse scordata di questo piccolo particolare?-

- Ti odia perché ti fai odiare! Devo ricordarti quando hai cercato di farmi fuori al nostro primo esame di selezione dei Chunin? Naturalmente sei cambiato Neji, ma se ne sono accorte solo le persone che ti stanno vicino: io, Tenten, mio padre, Lee, Naruto e tutti gli altri! Per il signor Hanto tu sei.. sei ancora quello che voleva uccidere la propria cugina!-

- E quindi cosa dovrei fare? Andare da lui e dirgli: sa che non ho più istinti omicidi verso Hinata da almeno 6 anni?-

Hinata rimase in silenzio mentre Neji sbuffando e scuotendo la testa saliva le scale di camera sua.

No, decisamente così non andava.

 

Tsunade era seduta nel suo ufficio, con le gambe sdraiate non molto garbatamente sulla scrivania. Fra le mani teneva dei fogli clinici, delle analisi.

Li studiava attentamente, con particolare dovizia, chiedendosi se non stesse leggendo male.

Sakura entrò silenziosamente nell’ufficio della sua sensei.

- Tsunade-sama? Ho sistemato le ragazze nelle loro stanze e..- la ragazza non finì di parlare che la Godaime gli sbattè sul piano della scrivania quelle analisi, facendola sussultare.

- Leggi un po’..- la invitò, furiosa.

Haruno non capì il comportamento della maestra, prese i fogli titubante e lesse velocemente quelle poche righe, piene di termini medici.

- E’ una bella notizia.. ma di chi sono?-

- Ino Yamanaka.-

Il sorriso sul volto della ninja rosa si spense subito, rileggendo i fogli, nella speranza di aver capito male.

Speranza vana.

- Allora non è una bella notizia..-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note d’autore:

Mi scuso per il ritardo, ma alla fine, come avevo previsto, è venuto il blocco dello scrittore. Scrittore è una parola grossa, ma diciamo così per comodità.

È un capitolo corto, ma le cose “importanti” dovranno succedere nel prossimo capitolo.

Mi scuso infinitamente, chissà se avrete ancora voglia di leggere..

 

Ringrazio AtegeV, senza di te forse non avrei mai cominciato a scrivere questo capitolo, e probabilmente non lo avrei nemmeno concluso..

 

Ringrazio Fantafresh, ciccia sei la mia ancora di salvezza!!

 

Ringrazio chi legge e recensisce, a ogni vostro commento, le mie labbra fanno un sorriso in più.

 

 

Lee

 

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Capitolo 8
*** Hidden kisses. Women are a pain in the ass, everywhere! ***


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The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

 

Chapter Eight:

“Hidden kisses. Women are a pain in the ass, everywhere!”

 

 

 

Tsunade guardava fuori dalla finestra del suo ufficio la gente che, allegra più del solito, si dava da fare per organizzare, anche quell’anno, l’anniversario della fondazione di Konoha.

Puntò poi i suoi occhi sulla sua allieva, seduta su una sedia davanti alla sua scrivania, intenta ad esaminare quelle analisi.
- Sicuramente Ino era gia a conoscenza di questo..- commentò Sakura, posando i fogli sul tavolo e mettendosi le mani nei capelli rosa.
- Dio quanto è stupida!-
Tsunade annuì.

- Le spetta una lavata di capo, sa che io su queste cose sono molto rigida..-

- Sicuramente non cambierà le cose, le è andata bene questa volta..-

Tsunade fece per ribadire ancora una volta la stupidità della Yamanaka, quando una figura alta e longilinea fece il suo ingresso all’interno del suo ufficio.

- A Suna non è usanza bussare alle porte?- chiese l’Hokage con una nota di fastidio nella voce.

Gaara non mosse ciglio, né si scusò.

- Ho un’affare urgente da discorrere con lei, Godaime.-

Sakura guardò prima la sua maestra, poi il ragazzo del deserto. Si alzò lentamente dal suo posto, prendendo con sé le analisi.

- Credo di essere di troppo.. queste le porto con me. Arrivederci Tsunade-sama. Gaara..-

La ragazza sparì velocemente dietro la porta, chiudendosela alle spalle.

Quando il Kazekage sentì che Haruno si era gia incamminata per il corridoio, si mise a sedere dove poco prima c’era stata la ragazza.

- Devo parlarle di me.. e Uzumaki.-

 

Shikamaru si stava guardando allo specchio, cercando di aggiustare il proprio kimono. Non aveva voglia di andare a quella festa, troppo rumore, troppa gente, troppi bambini che strillavano e che correvano.

Ma Temari aveva tanto insistito. Voleva vedere come erano le feste a Konoha e lui, tale suo fidanzato da due anni a questa parte, aveva il dovere di accompagnarla.

Ma la cosa che lo scocciava più di tutte, non era il fatto di essere stato obbligato a partecipare alla festa (prima di Temari c’era Ino che lo minacciava), ma il fatto che la sua ragazza lo avesse costretto a mettere quell’odioso kimono.

“E’ una festa importante per il villaggio, qualche volta potresti pure abbandonare la tua tuta da Jonin, no?” gli aveva detto lei quello stesso pomeriggio. E lui come al solito si era ritrovato a stare in silenzio e annuire con la testa. Vecchia tecnica che gli aveva insegnato suo padre, era il miglior modo per non mettersi a discutere inutilmente con la propria donna.

Che seccatura.

Shikamaru si accese una sigaretta, guardando distrattamente l’orologio appeso al muro della stanza.

La festa non sarebbe iniziata prima delle 9 e lui aveva ancora un po’ di tempo prima di passare a prendere Temari in albergo.

Dette ancora un’occhiata al suo aspetto attraverso lo specchio: quel kimono faceva proprio schifo. Conscio del fatto che sicuramente la sorella del Kazekage gli avrebbe gridato dietro tutti gli insulti che conosceva, decise di rimettersi la tuta da Jonin. Erano in un periodo di battaglie, mai abbassare la guardia.

Spense la sigaretta nel portacenere vicino alla finestra e uscì di camera: c’era una cosa che doveva fare urgentemente.

 

Neji entrò in ospedale, vestito con uno dei suoi kimoni più belli ed eleganti.

Come sempre teneva il suo sguardo fiero e altezzoso, la testa alta, l’andatura spavalda e il busto rigido e dritto.

Un vero signore.

Così era come si doveva presentare fuori da villa Hyuuga, quando non portava la sua tuta da jonin.

Non un grande ninja, ma un grande signore.

Casata cadetta o no, gli Hyuuga dovevano sempre mostrarsi eleganti.

Quando Tenten lo avrebbe visto, sicuramente gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia. Quella ragazza provava ilarità per le cose che normalmente alla gente mettono soggezione.

Lui era compreso nella lista.

Arrivò davanti alla porta della stanza, ansioso di poter finalmente parlare con Tenten.

- Neji.- chiamò una voce profonda e roca.

Il ragazzo perse due colpi, riconoscendo immediatamente quel timbro di voce infastidito ogni qual volta lo chiamasse.

Si voltò lentamente, incontrando un uomo di poco più basso di lui, dalla corporatura massiccia. I capelli erano pochi, ma non ancora bianchi. Il sorriso tirato in una smorfia che doveva essere gentile e gli occhi castani che solitamente trasmettevano simpatia, adesso esprimevano fastidio.

Molto fastidio.

- Signor Hanto.- disse Neji, inchinandosi davanti all’uomo.

- Vedo che ti hanno avvertito del risveglio di Tenten..- disse, le mani dietro la schiena, uno sguardo indagatore e poco cordiale.

Neji aveva quasi timore di quello sguardo, così diverso da quello della figlia.

- Lee è passato a darmi la notizia qualche minuto fa.-

- E’ un bravo ragazzo.. quel Rock Lee. Tipo allegro e gentile, proprio bravo. Un buon ninja, anche..-

Neji strinse i pugni, cercando di non farsi vedere. Aveva sempre saputo che, se per lui il signor Hanto provava antipatia, Lee lo amava alla follia.

E la cosa non poteva che dargli un enorme fastidio.

- E’ un valido combattente e un buon amico..- ribattè Neji.

- Non quanto te, ovviamente..- disse il signor Hanto con una nota di ilarità.

- Vai a casa Neji..-

- Sono venuto fin qua per vedere Tenten e..-

- Tenten adesso è molto stanca, si è svegliata da poco.. per favore Neji, tornatene a casa.-

Hyuuga rimase immobile. Guardando con i suoi occhi bianchi quell’uomo che continuava a dargli contro.

Quell’uomo che, in fondo, stava proteggendo sua figlia.

Ma da cosa, Neji ancora non lo sapeva.

Così fece un altro inchino e ferito nell’orgoglio tornò indietro.

 

Naruto Uzumaki era una sempre stato un ragazzo allegro e spensierato.

Da che si ricordasse, aveva sempre sorriso, nel bene e nel male, i suoi occhi avevano sempre trasmesso affetto, mai odio.

Ma adesso, davanti a quella scelta insidiosa, il ninja biondo provava rabbia.
Ramen di miso o ramen di carne?

Quale dei due portarsi dietro in viaggio con Gaara?

Queste erano le domande che occupavano la mente del giovane, indeciso su quella scelta che avrebbe determinato il suo umore.

Naruto sospirò: troppo difficile, erano deliziosi entrambi.

Tornò a concentrare la propria attenzione sul suo zaino da viaggio aperto sul tavolo, pronto ad ospitare le sue cose e il ramen istantaneo.

Non era più tanto sicuro di partire.

Voleva che il villaggio fosse al sicuro, ovviamente. Lui come futuro Hokage aveva il dovere di mettere la sorte del villaggio prima della sua vita. Amava Konoha, amava i suoi amici e non avrebbe mai permesso a nessuno di distruggere questi due fattori, una costante nella sua giovane vita.

Ma c’era qualcosa che lo tratteneva, un sentimento un po’ egoistico ma che continuava a non dargli pace.
L’amore.

La paura.

E non la paura di non tornare indietro, ormai col passare degli anni e delle missioni, era riuscito ad abituarsi e ad accantonare questo fatto. È la vita del ninja, una vita che non ha certezze.

Ma Sakura-chan.. era lei il problema.

Perché lui non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Perché lui continuava ininterrottamente ad amare quella ragazza che apparentemente non provava alcun affetto per lui, se non quello che si ha per un buon amico; un fratello, se proprio ci vogliamo allargare.

Apparentemente Sakura provava profonda stima per lui.

Apparentemente.

Perchè lui, di baciarlo, a lei non lo aveva mai chiesto.

Era stata lei, due giorni prima dell’attacco di Suna, a passare il pomeriggio con lui, come ai vecchi tempi, allenandosi e parlando delle piccole cose, dei piccoli pettegolezzi che giravano per il villaggio. Tutto normale.

Avevano cenato poi insieme, col ramen, dato che lui altrimenti avrebbe dovuto farlo da solo.

Tutto normale.

E ormai, quando era divenuto buio e le stelle erano ben chiare nel cielo scuro, lui aveva deciso di riaccompagnarla a casa, non fidandosi di lasciarla sola a quell’ora.

“Mica per te Sakura-chan, è per il povero disgraziato che proverà a rimorchiarti..”, le aveva detto lui, sorridendo come sempre, prendendosi un pugno in testa.

Pugni gentili, che non gli avevano mai fatto male.

E avevano camminato, ridendo come ragazzini, perché in fondo loro lo erano rimasti, lui specialmente.

Perché lui era maturo, a differenza delle apparenze. Perché lui era forte e generoso, leale e affidabile. Ma voleva restare un ragazzino.

E a Sakura piaceva la cosa. Forse se n’era innamorata, chissà.

Ma giunti davanti alla casa della ragazza, lei si era fermata di botto, guardandolo negli occhi azzurri, sorridendo gentile.

Lui si aspettava un “Oyasumi nasai, Naruto-kun”, come sempre.

Ma lei si era avvicinata, lentamente. Si era alzata in punta di piedi e aveva sfiorato le sue labbra. Ancora una volta. Ancora.

E le braccia di lei erano finite dietro il suo collo, le mani di lui sui suoi fianchi. Un calore improvviso al cuore, i brividi sulla schiena e il magone allo stomaco.

Ecco, questo non era normale.

E alla fine, lui un po’ intontito e felice, l’aveva vista allargare il sorriso, come mai l’aveva vista fare in tutta la sua vita ed era entrata in casa, rossa sulle guance, gli occhi che brillavano birichini.

E lui era rimasto lì, come un baka, a chiedersi se era la realtà o se era solo un brutto scherzo del troppo ramen mangiato.

E da quel momento aveva avuto poco tempo per pensare alla cosa: Suna, Sas’ke.. troppi problemi. Ma questo fatto gli metteva paura. Ora che sarebbe dovuto partire, avrebbe più rivisto Sakura-chan?

E aveva paura di questa risposta, non era sicuro si volerla sapere.

- Shikamaru me lo ha sempre detto che le donne portano problemi..- sospirò sconsolato Naruto, optando per il ramen al miso e ficcandolo nello zaino.

Si diresse verso la cassettiera, aprendo un cassetto e frugando nel gran casino di roba alla ricerca di qualcosa che gli sarebbe potuto servire per il viaggio. Sentì qualcuno chiudere con leggerezza la porta del suo appartamento e lentamente si girò verso l’ingresso.

- Sakura-chan!-

- Ciao Naruto.. la porta era aperta e così sono entrata senza bussare..-

- Stai tranquilla.. avevi bisogno di qualcosa?-

La ragazza non rispose, anzi, camminò verso il centro di quel piccolo monolocale, osservando lo zaino sul tavolo.

- Devi andare in missione da qualche parte?-

- No..- rispose lui, continuando la sua ricerca nei cassetti.

- Devi andare in vacanza?- chiese nuovamente.

- Certo che no..-

- E allora dove vai?-

Stavolta fu lui a non rispondere.

Sakura camminò per la stanza, guardandosi attorno, abbozzando un sorriso nel vedere il casino che regnava: vestiti accatastati su sedie e mensole, fumetti e giornali sparsi sul pavimento, il cestino stracolmo di scatole di ramen istantaneo, kunai e shurinken sparpagliati sul tavolo.

- Sakura-chan?-

- Sì?-

- Perché non sei alla festa? È quasi ora no? Non indossi neanche il kimono..-

- Bhè, sai com’è.. non c’è molto da festeggiare, la guerra e il resto, non mi sento in vena. E poi non ho nessuno che mi accompagni, mi annoierei da sola..- disse, non senza arrossire un po’.

- Come mai?-

- Ino è all’ospedale, Tenten pure e Hinata ci va con Kiba.. la scelta è ristretta!-

Naruto, dopo aver trovato ciò che gli serviva, fece un sorriso vittorioso, guardando adesso la kunoichi che lo osservava interrogativamente.

- Andiamo Sakura-chan! A me puoi dirlo che nessuno vuole venire con te solo perché sei una pazza violenta e bisbetica!-

E si sa che, Naruto Uzumaki, non era famoso per dire la cosa giusta al momento giusto.

Un cazzotto lo colpì in pieno viso, facendolo volare sul letto.

- Sei il solito imbecille! Ma perché devi sempre farti riconoscere per il baka che sei!-

- Ohyo Sakura-chan.. mi hai fatto male!- si lamentò il ragazzo sfregandosi la guancia colpita, mostrando dei falsi lacrimoni agli occhi.

La ragazza si portò davanti a lui, le braccia incrociate e quel cipiglio minaccioso che sole lei sapeva fare e del quale tutti avevano il terrore.

- Ora per farti perdonare tu mi accompagni a quella festa!-

- Ma non avevi detto che non avevi vogli..-

Occhiataccia che poteva uccidere..

- Certo Sakura-chan! Ma ti pare! Mi metto i sandali e vengo!-

Haruno sorrise divertita, incamminandosi verso l’ingresso. Aspettò il compagno e quando questo fu pronto, Sakura aprì la porta del monolocale.

Ma prima di uscire, si girò di scatto verso Naruto, che non si accorse all’inizio delle labbra di Sakura sulle sue.

La ragazza si staccò, ridacchiando leggermente, prima di uscire e incamminarsi verso la festa, come se niente fosse mai accaduto.

 

Shikamaru Nara si guardò intorno, camminando velocemente, ben attento che nessuno lo vedesse.

Arrivò davanti a una porta bianca, si diede un’ultima occhiata in giro ed entrò dentro la stanza.

La luce era spenta, ma gli oggetti e i mobili che arredavano la camera erano visibili grazie alla luce dei lampioni fuori e di una piccola lampadina accesa sul comodino di Tenten.

La kunoichi mora alzò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando e osservò con interrogazione il ninja che era appena entrato nella stanza, senza capire il perché di tanta segretezza.

- Ciao Shikama..-

- Shhhhhh!- le intimò il ragazzo mettendosi un dito sulle labbra.

- Tenten? C’è qualcuno?-

Al ragazzo gelò il sangue nelle vene: sentire quella voce bisbetica e comandina dopo tanto tempo, gli faceva uno strano effetto. Fino a qualche ora fa credeva e non l’avrebbe più sentita parlare, che non avrebbe più ascoltato le sue noie e seccature.

Per fortuna, qualche volta anche i geni sbagliano.

Si avvicinò al lettino di Ino, dando un’ultima occhiata a Tenten, invitandola a non dire niente.

Gli occhi della bionda erano bendati da una fascia bianca, i capelli sciolti ricadevano scomposti sulle spalle e sul seno, dandole un’aria un po’ più malandata. Stava a sedere sul lettino, alle braccia attaccate ancora le flebo, e una pesante fasciatura le copriva la spalla destra, lasciando parte delle spalle scoperte.

- Tenten? È forse entrato qualcuno?- chiese ancora la bionda, un po’ preoccupata, girando la testa a destra a sinistra, inutilmente dato che non poteva vedere.

-Tenten? Sappi che non è un bello scherzo!- quasi urlò, non sentendo niente.

Shikamaru le si avvicinò ancora di più, portandosi esattamente accanto alla ragazza, la quale fece silenzio, sentendo vicino a se una presenza.

Il ragazzo tirò la tendina bianca che divideva i letti d’ospedale, separando lui e Ino da Tenten.

Poi, lentamente, si chinò sulla ragazza, baciandola.

E Ino rispose, sapendo chi fosse quella persona, dato che aveva già assaggiato quelle labbra di nascosto milioni di volte.

Tenten nonostante la tenda, vide i movimenti del ragazzo e spalancò la bocca.

Shikamaru le accarezzò una guancia, bisognoso di quel contatto con lei, che non aveva da più di una settimana.

Si staccò dolcemente, non dicendo niente, nessuna parola sarebbe servita e lasciò la stanza, con Tenten incredula e Ino che si toccava le labbra, sorridendo.

 

 

 

 

 

Ora in cui ho finito di scrivere il capitolo: 02.17 del mattino.

Ho superato il mio record di aggiornamento.

Voi ora capite che ho superato me stessa.

 

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Capitolo 9
*** Love, kisses and sex ***


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The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

Chapter Nine:

“Love, kisses and sex”

 

 

 

 

Naruto camminava allegro per le vie in festa di Konoha. Era tutto così chiassoso e colorato, rumoroso e felice che non gli sembrava vero.

Sakura camminava accanto al ragazzo, tenendolo timidamente a braccetto, osservando le bancarelle piene di dolci e accessori tradizionali del Paese del Fuoco.

- Quest’anno è più bella del solito la festa.. che dici Sakura-chan?- chiese Naruto rivolgendole un sorriso luminoso.

- Si sono molto dati da fare, ho sentito dire che lo spettacolo di fuochi d’artificio sarà eccezionale.-

- Da chi lo hai sentito?-

- Tsunade-sama ne stava parlando con Shizune.. diceva che Genma e gli altri erano settimane che programmavano la cosa..-

Naruto osservò con attenzione la ragazza che gli stringeva gentilmente il braccio, parlando con vivacità e spensieratezza. Aveva le gote rosse per la serata abbastanza afosa e gli occhi le brillavano a causa dell’eccitazione per i fuochi.

Sì, Sakura-chan non era mai stata più bella di così.

- Guarda Naruto! Che belle!- urlò improvvisamente Haruno, puntando con un dito una bancarella e avvicinandosi, staccandosi dal biondo, saltellando quasi come una bambina piccola.

Uzumaki si avvicinò con le mani in tasca e lo sguardo poco interessato: era un semplice bancarella per ragazze con spille di vario genere e colore, mollette e ferma capelli dalle più bizzarre forme.

Sakura prese un fermaglio con sopra una cosmea autunnale finta.

- Questa piacerebbe molto a Ino..- disse, osservandola bene e rimettendola giù.

- E’ un peccato che si sia persa questa festa.. a lei piacciono certe cose..- rispose Naruto distrattamente, guardando le varie chincaglierie, senza soffermarsi su nessuna in particolare.

Poi un lampo.

Era lì, nascosta rispetto alle altre, ma per lui visibillisima, come se fosse la sola su quella bancarella.

Un fermacapelli semplice, verde chiaro con un piccolo fiore di ciliegio finto.

Lo prese delicatamente, maneggiandolo con le mani per osservarlo meglio nei dettagli. Guardò Sakura che adesso guardava interessata dei piccoli specchietti con la cornice fatta a mano. Naruto le arrivò dal dietro, prendendo le ciocche davanti dei capelli, legandole indietro col fermaglio.

- Che bello Naruto!- esclamò Sakura allegra, voltando la testa per vedere come stava, guardandosi negli specchietti.

- Ti sta molto bene Sakura-chan..-

La ragazza annuì un poco, per ringraziare. Si tolse il fermaglio e poi lo rimise al suo posto. Naruto non capiva.

- Perché..?-

- Anche se mi piace, non posso prenderla. Non ho con me abbastanza soldi.. e poi non potrei indossarla. Essendo sempre in missione o in ospedale la rovinerei..- disse con semplicità, sorridendo. Ma Naruto vide, le donne per certi versi erano tutte uguali, che negli di Sakura-chan  c’era un po’ di dispiacere per non poter comprare quel fermaglio.

Si allontanarono dalla bancarella, riprendendo il loro cammino. Non dissero molto, se non per scambiarsi qualche commento sui prodotti che vedevano in vendita.

- Sakura-chan.. fra poco inizieranno i fuochi, sarà meglio che ci avviamo a prendere posto..-

- D’accordo, ma prima ci prendiamo qualcosa da mangiare? Mi sarebbe venuta un po’ di fame..- disse la ragazza portandosi una mano sullo stomaco.

- Certo! Ehm.. uhm.. vuoi.. che so.. del ramen?- chiese Naruto, un po’ speranzoso.

- Baka ma possibile che quello sia il tuo pensiero fisso!?- urlò la rosa.

- E dai.. Sakura-chan..- piagnucolò il ragazzo, cercando di impietosire la giovane con due occhioni da cucciolo bastonato.

- Mi rifiuto, Naruto!-

- Ma.. perché? Per una volta che ho anche i soldi!-

- Mai!-

Sakura incrociò le braccia al petto, voltando il viso offesa. Sul ramen non gliel’avrebbe mai data vinta.

- Come vuoi.. allora cosa vorresti, Sakura-chan?- chiese il biondo depresso, ormai rassegnato al fatto che per quella sera non avrebbe mangiato ramen.

- Mi andrebbe.. un tayaki*!- disse la ragazza con un sorriso dopo averci pensato un po’.

- Come vuoi.. ovviamente una bella ciotola di ramen sarebbe più nutriente, avrebbe più proteine, carboidrati e..-

- Ho detto tayaki, Naruto..-

- Però ovviamente se tu preferisci il tayaki.. perché tu preferisci il tayaki, vero? Sei sicura, Sakura-chan?-

- Naruto!-

- Certo certo! Allora tu avviati verso il palazzo dell’Hokage, io prendo il tayaki e ti raggiungo!- si affrettò a dire il ragazzo, dopo aver visto quella scintilla negli occhi di Sakura, quella famosa scintilla che preannunciava la sua rabbia devastante.

Sakura osservò il ragazzo scomparire nella folla, alla ricerca del suo cibo.

Sorrise leggermente e si avviò verso il palazzo dell’Hokage.

 

Sasuke Uchiha era seduto su un ramo di un grosso albero, la katana poggiata sulla sua spalla.

Tra poco, da quella posizione così elevata, avrebbe potuto vedere i fuochi d’artificio illuminare tutte le terre del Pese del Fuoco, festeggiando la nascita della sua capitale.

Non che gli importasse veramente qualcosa di quello stupido anniversario, ma passare una sera vedendo qualcosa di nuovo l’avrebbe distratto da tutto quello che stava succedendo.

Un muovere di cespugli destò la sua attenzione, prendendo la katana e attivando lo Sharingan verso il basso.

- Chi sei?- chiese con la solita voce fredda.

- Mi spiace di averti disturbato, Sas’ke-san..- soffiò una vocina lieve, uscendo fuori da un cespuglio.

- Buonasera Ibiki..- salutò il ragazzo, rimettendo a posto le sue armi.

La ragazza avvampò un poco. Si era accorta che, da qualche giorno a quella parte, il ninja si rivolgeva a lei con più riguardo. Solitamente non salutava nessuno, almeno non di sua iniziativa, e se lo faceva, il suo saluto era una semplice occhiata e un cenno di capo. E finiva lì.

Invece sembrava che con lei le cose andassero diversamente. Che fosse per il fatto che fosse una delle poche donne in quel covo di ninja traditori e subdoli?

- Cosa ci fai lassù?-

- Guardo i fuochi d’artificio.-

- Quali fuochi d’artificio?-

- Quelli che tra poco inizieranno.-

E come a voler confermare le sue parole, un fischio lontano accompagnato da una esplosione e una pioggia di stelle rosse, riempì il cielo, illuminando il tutto.

- Ibiki, se sali quassù li vedi meglio..- aggiunse Sasuke, facendo posto alla ragazza sul ramo.

Lei annuì e con un balzo fu accanto a Uchiha. Da che si ricordava, nella sua vita aveva visto solo una volta i fuochi d’artificio, troppo impegnata ad allenarsi per diventare una perfetta macchina da guerra che per potersi concentrare su cose tanto frivole come le feste o i divertimenti.

E a Sasuke piaceva quella ragazza. Gli piaceva tanto.

Aveva quella doppia personalità che lo affascinava. Quando erano in missione era spietata come un killer professionista, non dava tregua ai suoi avversari, l’unica differenza era (e se n’era accorto più di una volta) che non dava mai il colpo di grazia. Nemmeno una volta. Aveva ancora quel piccolo barlume di umanità che poi la rendeva, quando non doveva combattere, una ragazza come tante. Forse un po’ chiusa e schiva, ma comunque una ragazza con cui parlare normalmente.

Non che poi lui ci parlasse molto con lei, non gli piacevano le parole, più che altro si divertiva e vederla parlare. Ed era strano che si fosse accorto di alcuni suoi piccoli gesti, come grattarsi la guancia quando era scettica su qualcosa, sistemarsi il guanto della mano destra quando era imbarazzata, oppure mordersi il labbro quando stava per scoppiare a ridere (gesto raro, dato che rideva poco, ma esistente).

Piccole cose che non avrebbero interessato nessuno. Ma non lui.

Senza contare che il suo fisico lo attraeva tantissimo.

E, senza che se ne potesse rendere conto, dentro di sé era cresciuta la voglia di fare l’amore con quella ragazza. Stava impazzendo dal desiderio.

Si stava forse innamorando?

Forse sì, forse no.

Non gli importava.

Ma il fatto rimaneva quello.

- Ibiki?-

- Sì?-

- Perché quando ti rivolgo la parola arrossisci?-

Diretto come un cazzotto in pieno viso.

La ragazza distolse la sguardo dallo spettacolo pirotecnico, voltando il viso sorpreso verso il ninja.

- Co-come?-

- Hai capito. E non negare, questo occhi vedono tutto.-

Ibiki abbassò lo sguardo, puntandolo su una formichina che stava correndo sul ramo dove erano seduti.

Non sapeva proprio cosa rispondergli, non si era mai trovata in una situazione del genere e adesso era del tutto indecisa e spaesata, come un pesce fuor d’acqua.

Sasuke-kun le piaceva molto e non era una novità. Lui ammaliava quasi tutte le donne che incontrava, quasi tutte si perdevano in quell’andatura spavalda e da leader, in quell’espressione fredda e distaccata. E lei pure c’era cascata.

Sasuke sorrise, un sorrise come solo lui sapeva fare, un misto di presa in giro e divertimento.

Scese con un balzo dal ramo, allungando una mano verso la ragazza.

- Vieni con me.-

- Dove andiamo?-

- Non ti preoccupare. Vieni con me.-

Ibiki scese dal ramo e appena i suoi piedi furono sul terreno duro, il ragazzo la prese per una manica della tuta, cominciando a camminare veloce verso il covo del Suono, tirandosela dietro.

- Sas’ke-kun..- chiamò, non capendo il suo comportamento improvviso.

Lui non rispose, andando avanti per la sua strada.

Svoltarono per uno dei corridoi principali, che portava alle camere. Arrivato davanti alla sua porta, l’aprì violentemente, spingendo Ibiki dentro e chiudendosela poi alle spalle.

L’attaccò al muro e con foga e bramosia la baciò.

La ragazza non capiva. Era spaesata e sorpresa.

Non aveva mai provato una cosa del genere, nemmeno lontanamente.

Ma comunque le piaceva. Eccome.

E quando Sasuke le mise una mano sotto la maglia, aveva già preso la sua decisione.

Quella sbagliata.

 

- Gaara stai bene?- chiese apprensiva Temari osservando dall’alto al basso il fratello minore.

- Oh.. sì certo, a meraviglia..- rispose quello, come se la voce della sorella lo avesse svegliato da una specie di trans.

Nonostante il viso di Naruto di quello stesso pomeriggio al chiosco gli era sembrato così sicuro e sereno, lui provava un moto di preoccupazione. Strano, dato che erano poche le volte che lui si preoccupava seriamente per qualcosa.

“Adesso mi spieghi il perché sei così deciso ad andartene da Konoha con Naruto! Orochimaru prima o poi vi troverà e addio! Non potete nascondervi per sempre, Gaara!” urlò Tsunade in preda a una crisi isterica.

“Preferite che tutto il villaggio venga distrutto? Dopo il crollo di Suna, Konoha è l’unico villaggio rimasto in grado di arrestare il Suono!” aveva a quel punto urlato lui, sbattendo le mani sulla scrivania della quinta Hokage. Era da un’ora che discutevano sempre sullo stesso punto, quella vecchiaccia sembrava non voler capire le sue ragioni.

“Morirete!”
”Non è detto!”
Tsunade scrutò per molti secondi gli occhi color acqua marina del giovane Kazekage, per poi ributtarsi esausta sulla sua poltrona, chiudendo gli occhi e massaggiandosi una tempia.

“Lascia..” fece un lungo sospiro “.. lascia almeno che qualcun altro venga con voi..”

“Sarebbe solo un impiccio.”

“Perché?!”

“Per i motivi che le ho spiegato fino ad adesso! Io e Naruto bastiamo! E poi..” disse Gaara, stavolta con tono calmo, sedendosi comodo anche lui davanti alla donna “.. credo che essendo in due riusciremo anche a compiere un lavoro di informazioni..”

“Non ti seguo..”

“Naturalmente non potremo restare sempre nello stesso posto.. mentre ci nascondiamo, o almeno li facciamo allontanare dalla Foglia, andremo a caccia di notizie e informazioni. Tutti, e sottolineo tutti, hanno un punto debole. Anche Uchiha e Orochimaru ce l’hanno, basta solo capire quale.”

“Hai gia un piano d’azione?” chiese Tsunade, cominciando improvvisamente a controllare dei fogli sulla sua scrivania.

“Ho gia in mente la nostra prima tappa. Ma naturalmente, dovrò chiedere anche a Naruto cosa preferisce fare..”

La donna annuì piano. Forse Gaara era riuscito a convincerla, ma poco importava. Appena Haruno aveva lasciato l’ufficio, lui aveva subito messo in chiaro le cose: con o senza permesso, loro sarebbero partiti.

“Comunque se permetti l’insistenza, io manderei qualcuno con voi e.. – no, non fare quella faccia, lasciami finire - .. non tanto per darvi una mano, ma quanto messaggero, che ogni po’ torni a Konoha a darci notizie..”

“Vuole affibbiarci una baby-sitter?”

“Vedila come vuoi..”

Si osservarono l’un l’altra, come una tacita sfida. Nessuno dei due avrebbe mollato.

“E sentiamo, chi pensava di mandare?” chiese alla fine il giovane ragazzo.

“Stavo giusto dando un’occhiata..” riprese Tsunade, portando nuovamente lo sguardo sui fogli che stava guardando prima. Erano tutte le informazioni dei Jonin non in missione di Konoha.

“Se posso dare un consiglio, se proprio deve venire qualcuno, preferisco che venga Yamanaka Ino..”

“Per quale assurdo motivo lei?”

“Per la sua tecnica.. sarebbe molto utile.. o se non vuole mandare lei, qualcuno del suo clan..”

“Ci penserò Gaara.. ci penserò..”

Ma alla fine la donna aveva negato categoricamente. Tutti, ma non Ino Yamanka.

E alla fine aveva ottenuto quello che voleva fin dall’inizio: partire solo in due.

- Gaara, scusa se insisto, ma sei davvero sicuro di star bene?-

- Sì, nee-san. Sono solo un po’ stanco..-

Temari alzò il suo famoso cipiglio scettico, osservando attentamente la figura del fratello che adesso aveva spostato lo sguardo su una bancarella di chincaglierie, senza troppo interesse.

- Lascialo perdere. Se dice che sta bene..- s’intromise Shikamaru porgendo alla ragazza un piccolo vassoio di plastica, contenente dei dango.

La bionda prese una polpettina, sorridendo appena.

- La fai facile tu, crybaby..-

- Non la faccio facile, dico solo che non tutti i giorni un Kage viene a sapere che il suo villaggio è stato completamente distrutto da Orochimaru. Avrà la testa piena di pensieri, poverino..-

Temari annuì solamente, infilandosi in bocca la polpettina di granchio, masticando lentamente.

 

- E così vogliono andarsene..- disse Kakashi, voltando lentamente pagina dell’ultimo libro di Icha Icha Paradise.

- So che tu hai delle missioni da fare in questo periodo, ma vorrei che ti occupassi della loro sorveglianza.-

- Non sono dei ragazzini stupidi, Tsunade-sama. Almeno, Gaara è un ragazzo sveglio. Se ne accorgerebbe subito.-

- Non m’importa, Kakashi! La squadra ANBU è tutta occupata. Se tu non vuoi andarci, trovami dei ninja validi che ti sostituiscano!- detto questo, Tsunade si allontanò dall’albero dove lei e il copy-ninja avevano parlato, unendosi di nuovo alla folla.

Kakashi sospirò, mettendosi a sedere tranquillamente per terra, poggiato al tronco dell’albero, a leggere il suo libro.

Un’ombra si avvicinò cauta, sistemandosi accanto all’uomo.

- Cosa hai intenzione di fare?-

- Nessuno ti ha mai detto che è maleducazione origliare?-

- Mi spiace, è un passaggio che mi è sfuggito.-

- Allora vai a fare un corso di galateo!-

L’ombra si sistemò ancora più vicino al ninja, sfiorando quasi le spalle con le sua.

- Allora?

- Allora cosa?-

- Farai quello che ti ha chiesto?-

- Non lo so..-

- E non sai mai niente però Hatake!-

- E tu vuoi sempre sapere troppo Mitarashi..-

La donna sbuffò, mostrando palesemente il suo disappunto.

- Comunque credo che non ci andrò.. ne io e nessun altro..-

- …-

- I ninja servono qua, Gaara e Naruto se la sapranno cavare..-

Ci fu un attimo di silenzio. Anko si sistemò più vicina al ninja di quanto gia non fosse, poggiando la testa sulla sua spalla.

- Domani vado in missione.- disse, cambiando argomento.

- Con chi vai?-

- Morino e uno della squadra ANBU..-

Kakashi, finalmente, distolse lo sguardo dal libro, osservando negli occhi la donna che gli sedeva accanto.

- Cerca di non farti troppo male..-

- Ci provo..- disse Anko, sorridendo appena al ninja, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alla stanchezza della giornata.

 

Era ormai mezzanotte passata quando le strade di Konoha cominciarono a sfollarsi e i suoi abitanti rientravano a casa, stanchi ma felici.

Solitamente, la festa per la nascita della capitale del Paese del Fuoco, continuava tutta la notte, fino alle prima luci dell’alba.

Ma quest’anno era diverso, come erano diversi i volti che avevano camminato fra le bancarelle di cibo. Non solo gli abitanti di Konoha, ma anche i superstiti della strage di Suna.

E questo non faceva che ricordare che al momento, c’era un conflitto di guerra.

Ma nonostante questo, Sakura Haruno stava ridendo come una matta, camminando per una viuzza poco affollata, dove i commercianti stavano rimettendo a posto le loro mercanzie.

- Credo che sia uno di quei momenti che mi ricorderò per tutta la vita, Naruto!- disse la ragazza ridendo ancora più forte, portandosi una mano davanti alla bocca al sol ricordo del suo amico che, mentre stava correndo verso di lei con i tayaki, era inciampato clamorosamente, cascando come una pera cotta per terra, facendo finire le frittelle spiaccicate al suolo.

- Sakura-chan..- implorò Naruto, cercando di fare smettere la compagna.

La rosa sembrò calmarsi e lentamente, e cercando di parlare di qualcos’altro che non fosse la caduta del biondo, arrivarono a casa Haruno.

- Credo che sia l’ora di andare a dormire..- disse Naruto, sorridendo gentilmente.

- Buona notte, Sakura-chan!-

Il ragazzo stava per incamminarsi verso il suo appartamento, ma Sakura lo bloccò e lentamente, come aveva fatto anche qualche ora prima, gli stampò un bacio sulle labbra.

Uno.

Due.

Tre.

Sempre di più e più profondi.

Naruto ricambiò con dolcezza, ormai preso da quelle effusioni che da qualche giorno avevano preso a farsi. E non si rese neanche conto quando Haruno, stringendo la sua felpa nella mano, lo aveva trascinato dentro casa sua.

E naturalmente, lui non aveva obiettato.

 

 

 

A Rick..

Tanti auguri piattola!

 

 

A Shikamaru Nara..

Regalaci altri momenti di puro menefreghismo!

 

 

A tutti quelli col morale giù..

La vita è di per sé ingiusta e difficile.

 Sta a noi cercare di sorriderle, non il contrario.

 

 

 

 

 

Note d’autore: finalmente ho scritto ad un orario più umano, [sono esattamente le 21.32].

Non ho molto da dire, a parte le solite cose come: spero che vi piaccia, non linciatemi ecc..

 

Ma poi scrivete quello che volete nelle recensioni, siamo in un paese libero.. XD

 

Stasera sono un po’ così.. mi sento un’incompresa. Ma tanto prima o poi passa..

 

‘ttebayo!!!

 

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Capitolo 10
*** Ino's secret. The present on the table ***


Wecome To PageBreeze

The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

Chapter Ten:

“Ino’s secret. The present on the table.”

 

 

 

 

Naruto teneva gli occhi spalancati, proprio come un pesce.

Vagava per quella stanza buia, andando a tastoni, cercando di ritrovare la sua maglietta nera.

TUMP!

- Porca putt..!- imprecò il ninja prendendosi il piede sinistro fra le mani, saltellando qua e la per il dolore. Accidenti agli spigoli..

Un mugugno soffocato giunse dal letto, facendo immobilizzare Naruto che temeva di aver svegliato la padrona di quella stanza.

Quella mattina quando si era svegliato e si era ritrovato Sakura-chan che dormiva avvinghiata al suo fianco, il suo cuore aveva perso un colpo.

Un colpo perché quella notte era successo quello che sperava da una vita. Perché se Sakura lo aveva fatto entrare nel suo letto, non era perché era ubriaca, non lo aveva fatto per puro capriccio, non era solo per un desiderio carnale.

Lo aveva fatto perché provava qualcosa per lui. Semplicemente.

E Naruto, osservando la sua figura longilinea avvolta nella calda trapunta, si sentì veramente un verme. Partite adesso, equivaleva a non rivedere Sakura per un bel po’, o forse mai più.

L’avrebbe lasciata con l’illusione di essersi divertito una notte e basta? La mente femminile poteva arrivare chissà dove con la fantasia, pur di dar la colpa agli uomini.

Shikamaru glielo aveva sempre detto.

Il ninja trovò la sua maglietta a poche metri dal letto, buttata senza alcun riguardo su una sedia la sera prima. La indossò velocemente e a quel punto cercò d’infilarsi i sandali neri, che stranamente non avevano proprio voglia di entrare nei suoi piedi.

Sakura si mosse ancora, facendo spuntare un braccio dal groviglio caldo della trapunta e del lenzuolo, e si mise a tastare nel sonno la parte del letto accanto a se.

Uzumaki, notando quel piccolo gesto, prese in fretta le sue ultime cose e uscì con scatto felino dall’appartamento della ragazza.

Non voleva che si svegliasse quando lui si trovava ancora a Konoha. Avrebbe dovuto dare delle spiegazioni e allora allontanarsi dal villaggio sarebbe stata dura.

Mentre scendeva le scale, riuscì a indossare il secondo dei suoi sandali, prendendo poi a camminare veloce verso casa sua, dove il suo zaino lo attendeva.

Percorrendo quelle strade ancora buie e deserte, osservò tutto nei minimi particolari: le case, gli alberi, le vetrine dei negozi. Non voleva dimenticare niente.

Arrivò a casa sua, sistemandosi lo zaino sulle spalle e lasciando un pacchetto sul tavolo. Poi uscendo chiuse la porta a chiave, nascondendo quest’ultima sotto lo zerbino.

Era difficile andarsene.

Non credeva che percorrendo quelle strade, la tristezza lo avrebbe preso così duramente. Sapeva che prima o poi, avrebbe dovuto partire per una missione mortale, col rischio di morire; un ninja viene preparato a questo, fin dalla nascita. Non era giusto, ma la vita va così. C’è chi nasce e c’è chi muore, è un ciclo continuo che non avrà mai fine.

Ma per quanto queste affermazioni sembrassero vere e realistiche nella mente del ragazzo, che era quasi giunto alle porte di Konoha, il suo cuore sembrava non voler accettare quella scelta.

Il suo batter stranamente veloce sembrava volergli dire di tornare indietro, tornare a dormire con Sakura-chan e aspettare il suo risveglio, accogliendola con un sorriso e cercando di tirar fuori delle frasi dolci e gentile.

Un risveglio che forse la ragazza non avrebbe dato cenno di volere (troppo melenso, secondo i suoi gusti un po’ mascolini), ma che avrebbe apprezzato.

E invece si sarebbe svegliata sola in un grande letto. Con mille punti interrogativi che presto si sarebbero trasformati in rabbia contro di lui, per averla lasciata, senza dire niente.

Se la meritava, la furia di Sakura. Non aveva scusanti.

- Vedo che siamo pensierosi..-

Naruto alzò il viso, incontrando due occhi color acqua marina circondati da profonde occhiaie nere.

- Qualche volta lo divento anche io..-

- Hai preso tutto?-

- Sì.. credo.-

- Allora è meglio se ci muoviamo, l’alba è appena sorta e tra poco le strade cominceranno ad animarsi. Meglio non dare dell’occhio..-

Il biondo annuì, uscendo dalle porte, quando una voce lo chiamò, un po’ arrabbiata.

- Nonna Tsunade?- disse appena notò la sagoma della donna appena dietro di loro.

- Credevate davvero di andarvene così?

- Veramente.. sì.- fu la secca risposta del Kazekage.

- Avete sbagliato i calcoli allora..- la donna si avvicinò ai due giovani, porgendo loro un foglio scritto in maniera disordinata e frettolosa.

- Queste sono informazioni che vi potrebbero servire. Non so dove siate diretti, ma sappiate che Jiraya sta girovagando per il Paese del Vortice, se avete problemi, lui è là. Ogni settimana vorrei ricevere vostre notizie..-

- Non è nostra madre..- disse Gaara sbuffando. Quel discorso lo stava già annoiando.

- Lo so. Ma mi preoccupo.. e questa ti deve bastare come risposta altrimenti puoi anche rimanere qua Gaara.- aggiunse poi notando che il ragazzo dai capelli rossi stava nuovamente per ribattere.

- Comunque nel caso non dovreste mandarmi vostre notizie, sappiate che metterò la squadra ANBU sulle vostre tracce e tornerete qua, volenti o nolenti.-

I due ragazzi annuirono.

- Se non hai altro nonna Tsunade, noi andiamo.- Naruto sorrise alla donna. Uno di quei sorrisi belli e luminosi, tristi e azzurri che solo lui sapeva fare e che a Tsunade ricordavano quelli del suo fratellino.

E con questo pensiero non potè fare a meno di far scendere una lacrima sulla sua guancia, facendola sparire subito con la mano.

Un Hokage che piange non si era mai visto.

 

Tenten era riuscita a scendere dal letto dell’ospedale e, appoggiata alla parete della camera, cercava di camminare.

Tsunade le aveva ordinato, senza possibilità di replica, di rimanere a letto dato che i suoi muscoli erano completamente k.o. e qualsiasi sforzo sarebbe stato non solo doloroso ma anche improduttivo alla sua guarigione.

E a Tenten la cosa dava proprio fastidio: non tanto per il fatto che non poteva allenarsi, ma per il suo orgoglio. Non tollerava il fatto che anche per andare al bagno per i suoi bisogni, dovesse chiamare un’infermiera per aiutarla ad alzarsi.

Fece un passo piccolino, accompagnato da una smorfia sulla bocca. Aveva come l’impressione che i muscoli della coscia e del polpaccio si strappassero come fogli di carta ad ogni movimento.

- Tenten per favore.. non ti vedo ma ti sento. Torna a letto.- disse Ino in modo severo ma anche preoccupato.

La ragazza non le badò molto. Dalla sera precedente, quando aveva visto la sagoma di Shikamaru baciare la sua, rispondeva alla ragazza solo a monosillabi. Non perché fosse arrabbiata, ma semplicemente il suo cervello era in stato confusionale.

Non poteva credere a una cosa del genere. Certe cose le aveva viste solo nelle soap opera.

- Tenten..-

- Ino ce la posso fare, stai tranquilla..-

- Adesso non mi riferivo al fatto che stai camminando..-

- E a cosa ti riferivi?- Tenten era riuscita miracolosamente ad arrivare alla porta. Si aggrappò alla maniglia, voltandosi verso il letto di Ino con aria interrogativa.

- Perché mi eviti?- diretta e chiara. Senza peli sulla lingua. Anche se momentaneamente cieca, Ino Yamanaka rimaneva sempre Ino Yamanaka.

- Io.. io non ti..-

- Tenten coraggio..-

La morettina era indecisa. Forse se avesse rivelato a Ino cosa aveva visto, l’avrebbe messa in difficoltà. O forse no.

- Senti, io non ce l’ho con te.. è che.. ieri sera.. ho visto tu e Shikamaru..- Tenten stette un attimo in silenzio, sperando di non aver fatto un passo falso. Ma Ino sorrise, amaramente.

- Non sei la prima.. che ci vede. Mi spiace se ti sei sentita.. non so, in imbarazzo.-

- Non è per questo.. è che sono confusa. Io non immaginavo nemmeno lontanamente.. insomma, sono stata sorpresa.-

- Vuol dire che siamo dei bravi attori. Meglio così.-

Ino voleva in tutti i modi buttare la situazione sul comico, Tenten se ne rendeva conto, ma il suo tono di voce e la malinconia che questa portava dicevano che non era una cosa semplice come voleva far credere.

Improvvisamente la porta della stanza si spalancò di colpo, battendo sulla testa di Tenten e facendola cadere a terra come un sacco di patate.

- Tenten?!- gridò Ino con l’intenzione quasi di scendere dal letto.

Il viso stanco e affaticato di Neji Hyuuga sbucò dalla porta, osservando con occhi spalancati la figura di Tenten stesa a terra.

- O cielo Tenten, mi spiace! Ma cosa facevi dietro la porta?-

Il ragazzo andò a soccorrere la giovane, che si teneva una mano premuta contro la fronte, dove un livido violaceo già cominciava a fare la sua apparizione.

- Ohioi..-

- Neji?? Che è accaduto?- chiese Ino, con un piede a terra, pronta ad aiutare.

- Rimani a letto Ino.. è solo caduta.-

Neji la rimise a letto con delicatezza per poi chiamare qualcuno del personale medico in modo per accertarsi che andasse tutto bene.

Pochi secondi dopo, Shizune fece la sua apparizione.

- Che è successo?- chiese con apprensione notando la povera Tenten tenersi disperatamente la testa.

- E’ caduta dal letto!- si affrettò a rispondere Ino. Se avesse detto che la sua amica aveva tentato di camminare da sola sarebbe finita nei guai.

- E’ solo un livido.. passerà presto..- constatò Shizune dopo aver dato una piccola occhiata. Poi si rivolse con un sorriso verso Ino.

- Credo sia l’ora di togliersi quelle bende..-

Ino non fece in tempo a sorridere di gioia che la porta della stanza si aprì una terza volta, mostrando la figura leggermente alterata di Tsunade.

La donna con gesto secco acchiappò dal corridoio una sedia a rotelle e la passò a Neji, senza troppi riguardi.

- Tu e Tenten andate a fare una passeggiata. Devo fare quattro chiacchiere con Ino..-

Appena i due ragazzi lasciarono la stanza, Shizune lentamente fece scivolare via la benda dagli occhi della biondina.

- Ora tu mi dici che cazzo pensi sotto quella massa di capelli biondi! Sei un’incosciente!- esordì Tsunade con occhi fiammeggianti.

Ino sussultò appena, mentre con fatica cercava di aprire gli occhi.

- Tu che sei un ninja medico dovresti sapere certe cose! Che cavolo ti ho insegnato per questi anni, eh?-

La giovane finalmente spalancò le sue pozze azzurre, guardando per la prima volta la stanza dove dormiva con Tenten. Osservò Tsunade che la guardava in cagnesco e con occhi increduli.

- Io non capisco di cosa.. di cosa stia parlando Tsunade-sama..-

L’Hokage gettò sul suo letto le analisi, cercò di calmarsi reggendosi la fronte con una mano, sfinita.

- Perché non mi hai detto che sei incinta?-

Yamanaka non parlò. Era inutile negare, quei fogli che reggeva in mano erano la prova della sua colpa.

- Non venirmi a dire che non lo sapevi. Sei incinta di due mesi, strano che non ti sia accorta che non ti vengano più le tue cose..-

Ino continuava a non parlare.

- Le leggi parlano chiaro. Appena una kunoichi scopre di essere in stato interessante, il suo esonero da qualsiasi missione è immediato.-

Non una parola usciva da quella bocca secca.

- Molto bene..- disse Tsunade, vedendo che la ragazza non voleva parlare. -.. oggi pomeriggio sarai dimessa. Nessuna missione ti sarà affidata da qui fino al prossimo anno. Tutte le tue missioni di spionaggio in programma saranno sospese. Ti ho preso un appuntamento fra una settimana per controllare lo stato del feto. Shizune, andiamo.- le due donne lasciarono la stanza, sbattendo la porta in malo modo.

Ino restò ancora ferma e immobile ad osservare quei fogli bianchi. Lo sapeva. Lo sapeva che era rimasta incinta. Non aveva fatto nessun test per accertarsene, ma le nausee mattutine che le erano venute e il suo ritardo ne erano una prova.

E quella parola, -positivo-, era la conferma.

Si prese il volto fra le mani, piangendo rumorosamente.

Shisune cercava di stare la passo della Godaime, a fatica.

- Secondo lei perché non ha detto niente della gravidanza?-

- Forse paura, infondo non ha nemmeno vent’anni e..-

- E??-

- Tutti sappiamo che Ino attualmente non ha un ragazzo. Sono tante le cause che mi vengono in mente..-

- E quindi?-
- E quindi niente. Chiederò a Sakura di carpirle qualche informazione..-

 

Haruno stava salendo le scale della casa di Naruto. Quando si era svegliata e aveva trovato il letto vuoto, non si era stupita più di tanto. Erano in guerra e il ragazzo probabilmente aveva avuto qualche turno di guardia o missione.

Arrivò fino alla porta dell’appartamento 19, notando la simpatica scritta a pennarello, “Dattebayo!”, che il suo compagno aveva fatto qualche tempo fa.

“Vandalo..” si ritrovò a pensare la ragazza con un sorriso dolce.

Bussò alla porta ma non ricevette risposta. Bussò una seconda volta, niente.

Spostò lo zerbino, trovando la chiave – Naruto le aveva mostrato il nascondiglio. In caso di bisogno, diceva lui.

Entrò piano in casa, mentre il suo sorriso scompariva. Era tutto stranamente ordinato, quasi perfetto. Mancavano un sacco di cose.

Andò ad aprire il frigo, trovandolo vuoto.

Il suo armadio: era rimasta solo il vestito nero, quello per i lutti.

Tutte le  foto erano state tolte dalle cornici.

I piccoli oggetti, come la sveglia, erano stati messi dentro uno scatolone, ai piedi della porta d’ingresso.

Sakura si sedette sul letto fastidiosamente ben fatto e ordinato. C’era qualcosa che non andava.

Si accorse solo allora del pacchettino sghembo che era posato sul tavolo della cucina.

Lo prese con cura, notando il biglietto “Per Sakura-chan”. Nient’altro, non aveva scritto altro.

Tolse la carta colorata, facendola cadere a terra senza alcun riguardo, portandosi una mano la bocca quando si ritrovò per le mani il bel fermacapelli che avevano visto la sera precedente alla fiera. Era proprio lo stesso.

E la cosa non le piaceva ancora di più.

 

Tsunade stava dormendo nel suo ufficio, quando qualcuno spalancò la porta, entrando furiosamente.

La donna alzò lo sguardo insonnolito, notando la figura della sua allieva più arrabbiata che mai.

- Dov’è Naruto?-

- Come?- chiese la Godaime cercando di rimettere in funzione il cervello.

- Dov’è Naruto! Lei sa dove si trova!-

- Io non so davvero..-

- Smettiamola di prenderci in giro! Venendo qua ho incontrato Temari e Kankuro, preoccupati perché Gaara era scomparso, portando con se le sue cose più care. Naruto ha fatto lo stesso. Sono stata negli archivi e..-

- Non ti è permesso frugare negli archivi, Sakura..- le rispose la donna, questa volta completamente sveglia e seria.

-.. ho scoperto che nessuna missione o turno di guardia è stato affidato a Naruto Uzumaki, né oggi, né domani e nemmeno nei prossimi giorni! Adesso lei mi dice cosa sta succedendo!-

- Non so dove siano e se anche lo sapessi, credo che dovrebbero essere informazioni private..-

- Se non sa dove sono allora perché è così calma? Tsunade, la prego, io devo sapere..-

- Sakura, sono le due del pomeriggio. Il tuo turno all’ospedale sta iniziando..-

- Non m’importa!-

- Sakura per favore, non costringermi a buttarti fuori dal mio ufficio con la forza..-

- Ma perché?!- urlò la ragazza, battendo i palmi delle mani sulla scrivania.

Tsunade intravide due lacrime che cercavano di uscire dagli occhi della ragazza. Non lacrime da donnicciola, ma lacrime da guerriera, che in quel momento stava combattendo per trattenersi dal distruggere l’ufficio in cui si trovava.

E la donna avrebbe tanto voluto dire la verità, ma non poteva..

 

- Se non hai altro nonna Tsunade, noi andiamo.-

- E’ inutile che ti dica di tornare vivo e vegeto, no?-

- ‘ttebayo! Farò del mio meglio e.. un’altra cosa..-

- Dimmi..-

- Uzumaki dobbiamo andare..- disse Gaara, notando come le cose stessero andando per le lunghe.

- Un attimo Gaara.. nonna Tsunade io.. io vorrei che non dicesse cosa stiamo facendo. Gli altri comincerebbero a preoccuparsi e Sakura-chan.. lei sa come è fatta quella ragazza..-

- Naruto.. non crederai veramente che nessuno si accorga della vostra scomparsa..-

- Lo so però.. vorrei che cercasse di tenere la cosa più all’oscuro che può.-

-Vedrò quello che posso fare.-

- E dica a Sakura.. che mi dispiace.-

 

- Sakura io..-

- Se n’è andato vero?- Sakura piangeva disperata, tirando su col naso.

- …-

- Se n’è andato veramente.. a fare cosa?-

- Non posso, non credo di poter..-

- A fare cosa?!-

L’Hokage chiuse gli occhi: non aveva scampo, Sakura non se ne sarebbe mai andata dal suo ufficio senza sapere la risposta.

- E’ andato dritto da Orochimaru. A morire.-

Haruno annuì e basta, come se si doveva aspettare una cosa del genere.

Aprì la porta, pronta ad andarsene, quando Tsunade la chiamò, facendola voltare.

- Mi ha detto di dirti.. che gli dispiace. Gli dispiace tanto.-

- Forse più a me che a lui..- detto questo, si chiuse la porta alle spalle.

 

Ino camminava per il corridoio dell’ospedale, cercando una stanza in particolare.

Quando la trovò, fece un bel respiro, entrando.

- Buon pomeriggio, Cho!!-
La scena che si presentò esattamente davanti agli occhi di Ino fu il suo amico d’infanzia, Akimichi Choji, che stava baciando una ragazza.

- I-Ino..- balbettò il ragazzo, diventando rosso come un peperone.

- Oh! Scusate! Come non detto, torno dopo..-

- No! Ti prego resta.. stavo per andarmene..- la ragazza, più rossa di Choji, prese le sue cose e con un sorriso imbarazzato si allontanò, salutando.

Ino la guardava correre via, la conosceva quella ragazza. Si chiamava Jun ed era un anno più piccola di loro. Era una ragazza abbastanza simpatica e carina, dal fisico snello e con delle insolite guanciotte piene e rotonde, rosse come due mele. A quanto Choji diceva, stava seguendo degli allenamenti per entrare nella squadra ANBU.

- Mi spiace Cho.. non credevo che..-

- Stai tranquilla, mi fa piacere vederti.. in piedi, a differenza di me.- sorrise il ninja, invitandola a sedersi sulla sedia accanto a lui. Ino non rifiutò, accomodandosi con grazia.

- Vedo che te ne vai di qua..- continuò Akimichi indicando la sacca degli indumenti che Ino si era portata dietro.

- A quanto pare non mi vogliono più..-

- Avrai stressato le infermiere con le tue assurde pretese..-

- Mi credi così crudele? Choji Akimichi, sai che io posso fare di peggio!-

Il giovane sorrise divertito.

- Però devo dire che sembri un mucchietto di ossa.. sei magra da far paura..-

- Uno di questi giorni andrò a trovare tua madre, credo che sarebbe contenta di aiutarmi a riprendere qualche chilo..-

- La faresti felice.. è venuta proprio stamattina e ha chiesto di te e.. Shikamaru..-

Il sorriso che le era cresciuto sulle labbra alla vista di Choji le era scomparso dal viso.

- Ino è successo qualcosa?-

- Cho..-

- Ohi, Ino? Va tutto bene? Che ha combinato?-

- Cho.. sono rimasta incinta.-

Akimichi spalancò la bocca. Quella non era affatto una bella notizia.

- Il padre..-

- .. ovviamente è Shikamaru.- disse senza problemi. Lui e Sakura, e ormai anche Tenten, erano gli unici a sapere della relazione.

- Sei.. sei sicura?-

- Certo che sono sicura! Con quanti uomini credi che vada a letto!- lo fulminò la ragazza.

- Scusa, non intendevo.. è che.. insomma, lui lo sa?-

- No. E credo che mai lo saprà.- disse con un sospiro, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi alla finestra, osservando le persone che entravano e uscivano dall’ospedale.

- Tra qualche mese sarà dura tenerlo segreto. Insomma, sarà evidente che non sei solamente ingrassata.-

- Non lo saprà e non lo vedrà. È da un mese e mezzo che so di essere incinta e già allora avevo preso la mia decisione.- voltò lo sguardo al cielo, senza nuvole.

- Abortisco.-

 

 

 

 

 

 

 

Note d’Autore:

Capitolo non perfetto e mi dispiace. Forse avrei potuto fare di meglio, non lo so. Spero comunque che vi piaccia almeno un po’ e spero anche di mantenere questi ritmi di aggiornamento.

 

A chi dovesse interessare (a nessuno, lo so, è solo a titolo informativo), qualche  tempo fa ho pubblicato “Venus”, che è un capitolo extra – diciamo così – di questa fic, incentrato su Ino e Shikamaru. Essendo una nc17, chi fosse interessato e non è maggiorenne, mi faccia sapere e vedrò di passarla io.

So che non frega a nessuno, ma lasciatemi nelle mie illusioni.

 

Lee

 

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Capitolo 11
*** Broken hearts and shattered lives (I° Parte) ***


The Kunai of Death

-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

Chapter Eleven:

“Broken hearts and shattered lives.”

 

 

 

Prima parte

 

 

 

“La fiamma cova nelle dolci membra e vive, silenziosa, nascosta nel petto, la ferita.”

[Virgilio, Eneide, IV Libro]

 

 

 

 

Quando Shikamaru era stato a trovare Choji e aveva appreso che Ino era stata dimessa già da due giorni, il suo quoziente intellettivo andò a farsi friggere.

Perché lui ci provava, ce la metteva veramente tutta, ma non riusciva a capire i ragionamenti contorti della mente femminile.

Ino era una ragazza tremendamente egocentrica, strano che non avesse sbandierato ai quattro venti il fatto che fosse tornata a casa. Nemmeno sua madre lo aveva saputo.

Ed era così che Nara Shikamaru in quel momento si trovava davanti alla porta dell’appartamento della sua, ehm, compagna di squadra.

Alzò una mano, bussando leggermente alla porta, e si sorprese nel trovare quest’ultima aperta.

Preoccupato, entrò in quella piccola casa, guardandosi con circospezione intorno: l’arredamento era come sempre, colorato e ordinato, ma con piccoli oggetti lasciati sparsi in qua e in la, rendendo la casa vissuta, in qualche modo. La piccola stanza comprendeva l’angolo della cucina, ben pulito e grazioso, con qualche utensile poggiato su un piano; nella parete opposta spiccava la televisione piccola e il divano di un rosso acceso, che stonava un po’ con i colori tenui dell’appartamento, ma che infondeva calore; le pareti erano tappezzate da cornici riempite di foto ritagliate, in bianco e nero e a colori. Un piccolo corridoio aveva inizio poco più in là, sulla destra della porta d’ingresso, dove s’intravedevano due porte, quella del bagno e della stanza da letto.

Gli angoli della stanza principale erano adornati da piante più o meno grosse, dai più svariati colori e dai petali più delicati. Il loro profumo si mescolava tutto, invadendo la casa con un aroma strana, ma piacevole. Conoscendo Ino, lei sapeva esattamente che con l’unione di quei fiori, l’aroma che ne sarebbe venuta fuori sarebbe stata.. buona. Di casa.

E Shikamaru, facendo un passo silenzioso all’interno dell’appartamento, aveva individuato la padrona, seduta al tavolo di legno al centro della stanza, la testa poggiata sul ripiano, mentre con una mano, si reggeva la spalla destra, avvolta in un panno bagnato. La bacinella d’acqua, sporca di sangue, accanto a lei.

Il ragazzo chiuse la porta dietro di sè, facendo alzare la testa a Ino, le guance umide e gli occhi gonfi e stanchi.

- Ino..-

- Shikamaru..-

Nara avanzò verso il tavolo, portandosi alle spalle della ragazza. Le tolse il panno, osservando la cicatrice profonda che le rovinava la pelle bianca, il sangue si era fermato, formando una crosta spessa e ruvida.

- Pensavo che te l’avessero medicata..-

- Infatti. Ma spesso torna a sanguinare senza motivo..-

Shikamaru prese la bacinella, cercando di non badare molto all’odore del sangue mischiato all’acqua, risciacquando il tutto nel lavandino della cucina.

Ino era rimasta seduta sulla sedia, osservando i movimenti del ragazzo, indecisa sul da farsi. Si portò istintivamente una mano sul ventre, respirando a fatica. In qualsiasi caso, che il bambino fosse nato o meno, doveva rompere la loro relazione.

Quando era iniziata le era sembrato tutto così facile e bello, senza problemi; l’unica cosa che le doveva fare era tenere l’anta della finestra aperta la sera. Poi il resto veniva da se.

Ma ora le sembrava tutto sbagliato, tutto ero uno schifoso sbaglio.

Lei non si meritava una vita passata all’ombra di quel ragazzo.

Temari non si meritava di essere tradita.

Shikamaru non doveva essere obbligato sempre a mentire.

- Sei sicura di stare bene? Vuoi che ti accompagni all’ospedale?-

- No.. credo che sia tutto ok.- La ragazza si alzò dal tavolo, risistemandosi lo spallino della canottiera bianca che si era fatta calare per poter bagnare la ferita, respirando a fatica.

Non si accorse nemmeno che Shikamaru le era arrivato alle spalle. L’abbracciò dal dietro, sistemando il suo viso nell’incavo del collo, annusando il profumo dei suoi capelli biondi.

Erano due settimane quasi che non l’abbracciava. Aveva un bisogno disperato di lei.

La fece voltare lenta, guardando quegli occhi azzurri stranamente tristi e stanchi, quasi rassegnati.

Si avvicinò al suo viso, sentendole il respiro caldo e veloce, quel profumo che ancora lo inebriava.

- Shikamaru non.. non dovresti essere qui.. Te-temari..-

- Sarà fuori Konoha tutto il giorno..-

- Ah..- disse soltanto, prima che le loro labbra s’incontrassero, prima sfiorandosi, ripetute volte, poi soffermandosi più a lungo, baciandosi con bramosia.

Ino non aveva vie di scampo, bloccata tra il tavolo e il corpo di lui. Una parte avrebbe voluto scappare l’altra non vedeva l’ora di trascinare quell’uomo nella propria camera da letto.

Ma quando sentì le sue mani grandi e calde toccarle la pelle dei fianchi, la sua parte morale la costrinse a scostarlo con delicatezza.

- Shika.. ti prego.. io non posso..-

- Cosa?-

Stava per dirgli di andarsene, ma quando le sue pozze azzurre incontrarono i suoi occhi nocciola, tutte le difese crollarono come un castello di carte al soffio del vento. Quegli occhi le mandavano una tristezza e una preoccupazione che la facevano star male, la imploravano di fare l’amore perché lui ne aveva bisogno.

Aveva passato l’ultima settimana col pensiero che fosse morta, di non poterla più abbracciare, di non poter sentire la sua voce.

E adesso, che era lì, davanti a lui in piedi, aveva il bisogno di sentirla vicina, di amarla come non aveva mai fatto in vita sua.

- Shikamaru..-

- Ti prego, non dormi di no. Credo che non lo sopporterei.-

Ino lo  guardò sospirando mentre si lasciava andare nelle sue braccia, facendosi coccolare.

Per l’ultima volta.

 

Tenten guardava il cielo azzurro, mentre una leggera brezza di vento caldo entrava nella stanza, facendo svolazzare i suoi capelli castani legati in una coda alta.

Un uccellino si posò sul davanzale della finestra, saltellando allegro qua e là.

La ragazza si alzò con molta fatica dal letto, camminando pesantemente, mordendosi il labbro inferiore. I muscoli continuavano a farle male, ogni passo era una tortura.

Si avvicinò al piccolo animaletto, che adesso sembrava guardarla con curiosità, avvicinando una mano per poterlo sfiorare sulla testa piumata. Ma questo fece un saltello indietro, spiccando poi il volo verso l’albero più vicino con le sue piccole alucce.

Tenten sorrise leggermente, appoggiandosi alla finestra, sentendo i raggi del sole che le colpivano la pelle bronzea, riscaldandola dolcemente, sentendo il tepore di quella giornata di fine primavera.

- Dirti che devi stare a letto è una perdita di tempo, vero?-

La ragazza mosse la testa verso la porta della stanza, allargando il sorriso sulle labbra quando distinse l’alta figura di Neji Hyuuga.

Il ragazzo richiuse la porta alle sue spalle, portandosi al centro della stanza.

- Torna a letto dai..-

- Mi annoio qui.. da quando Ino è stata dimessa non ho più nessuno con cui scambiare qualche parola.-

- Io e Lee veniamo qualche volta.. e anche tuo padre e gli altri..-

- Sì, ma voi non potete sempre esserci. Avete i vostri impegni.-

Il ragazzo avanzò, fino ad arrivare alle spalle della ragazza, che si era nuovamente voltata a guardare il cielo fuori dalla finestra.

- Hai mangiato qualcosa a pranzo?- chiese cercando di portare la sua concentrazione su un altro argomento.

- Poco.. non è molto buono il cibo qui, avrei voglia di ramen..-

- Per quello credo che non sia possibile. Lee ha provato a portare del ramen clandestino a Choji, Tsunede-sama l’ha scoperto.. e non ti sto a spiegare cosa è successo dopo..-

- Sicuramente qualcosa che in qualche modo allena la giovinezza di Lee..-

- Secondo lui, ovviamente..-

Tenten rise allegramente, socchiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni l’aria circostante. Era primo pomeriggio: tutto era silenzioso, la gente era tornata nelle proprie case a pranzare e a riposare, prima di riprendere le proprie attività del pomeriggio. Era tutto talmente tranquillo e sereno, che Tenten non poteva credere che quel villaggio tanto pacifico e calmo era in guerra contro un pazzo. Sì perché una persona come Orochimaru non poteva altro che essere un pazzo. Un pazzo ambizioso.

Neji le mise una mano sulla spalla, invitandola a tornarsene a letto, ma questa si voltò di scatto, abbracciando il busto del ragazzo, affondando il viso bel suo petto, aggrappandosi a lui.

- Tenten ma cos..?-

Ma lei non rispondeva. Continuava a stringerlo quasi disperatamente, respirando il suo profumo, mettendosi quasi a piangere come una bambina.

Neji era la sua ancora di salvezza, il porto sicuro dove rifugiarsi quando il mare era in tempesta.

Lo amava e non poteva fare latro che stare accanto a lui. Quei giorni, quando poteva solo guardarlo da lontano perché suo padre la teneva strettamente vigilata, si era sentita morire.

- Ti prego abbracciami..- sussurrò piano.

Lui spalancò gli occhi, sorpreso, ma non si tirò indietro, accogliendola fra le sue braccia, sprofondando il viso nei suoi capelli. Per un momento si era lasciato andare, per quella volta lo aveva fatto.

Si abbassò sul suo volto pallido, tipico da ospedale, e la baciò sulle labbra secche, accarezzandole il viso.

Lei si perse completamente, abbandonando i sensi e il corpo, affidandosi a lui. Sentì a mala pena quando Neji le sollevò delicatamente le gambe, portandola nuovamente su quel dannatissimo lettino bianco.

- Sei stanca?- le chiese, notando che aveva chiuso gli occhi pigramente, rimettendosi dentro il lenzuolo bianco.

- No.. te l’ho detto, sono solo molto annoiata.-

- La riabilitazione come va?-

- Cammino e continuo a sentire dolore.-

Neji socchiuse le labbra per farle ancora qualche altra domanda, quando la porta della camera si aprì nuovamente, rivelando la figura del signor Hanto.

- Buongiorno Neji..- salutò l’uomo, cercando di essere cordiale, non appena si era reso conto della presenza del ragazzo.

- Buongiorno a lei, Hanto-san..- rispose il ragazzo educatamente, inchinandosi d’innanzi all’uomo.

Tenten perse il suo sorriso, non appena vide il padre. Se prima l’aria della stanza era stata calda e accogliente, adesso le dava quasi un impressione di freddo, sentiva l’ostilità nell’aria farsi sempre più pesante. E questo non le piaceva per niente.

- Stavo giusto per andarmene.. meglio che vi lasci soli, ho delle cose urgenti da fare..- il genio della casata Hyuuga cercò di andarsene da quella camera, che improvvisamente gli stava dando l’impressione di soffocarlo.

- No Neji, rimani ancora un po’. Sono felice che tu sia qui: devo dirti una cosa..-

Il ragazzo spostò tutta la sua concentrazione sull’uomo, sconcertato dal fatto che volesse parlare con lui. Ma soprattutto del fatto che fosse felice di averlo lì.

Tenten era solo spaventata. Sapeva che non le sarebbe piaciuto quello che suo padre aveva da dire.

- Vedrò di non fare molti giri di parole, con te. Arriverò subito al dunque: Questa sarà l’ultima volta che viene a far visita a mia figlia..-

- Come signore?!-

- Mi hai capito bene, non voglio che tu venga a far visita a Tenten, né adesso né quando sarà dimessa.-

- Potrei sapere il motivo?- chiese Neji a tono duro.

- Tu non mi piaci. Non m’importa se sei il suo compagno di squadra, non me ne importa un accidente! Tutte le volte che mia figlia viene in missione da te, succedono sempre guai!-

- Papà, non mi sembra un valido motivo per vietargli..-

- Tenten lascia fare..- le disse Neji, facendo un passo quasi minaccioso verso l’uomo che gli stava di fronte.

- Non capisco tutto questo astio contro di me, signore.-

- Non mi sei mai piaciuto. Sei un ragazzo troppo negativo per mia figlia: hai tentato di uccidere tua cugina quando avevi solo tredici anni, sei sempre stato un ragazzo difficile, accecato dalla vendetta per tuo padre. Me li ricordo sai, quei giorni quando tu e Lee venivate a casa mia per prendere Tenten prima degli allenamenti, non mi sono scordato tanto facilmente dei tuoi occhi di ghiaccio, che squadravano tutto e tutti, anche me.-

Tenten guardava sconvolta il padre, non capacitandosi delle parole del genitore, troppo vere e troppe dure per esser dette così gratuitamente.

- Il punto è questo. Chiederò alla Godaime di non mandare più Tenten in missione con te. Non voglio che mia figlia frequenti certa gente.-

- Papà stai esagerando!-

Neji non si mosse dalla sua postazione. Lo sguardo apparentemente uguale, ma dentro la sua rabbia cresceva a dismisura.

- Capisco cosa intende.- disse pacato, troppo pacato, - Ma, se mi permette, sono un ragazzo maggiorenne e vaccinato. E non prendo ordini da nessuno.-

Detto questo uscì dalla stanza, sbattendosi con forza la porta alle spalle.

- Neji, aspetta..!- Tenten scese con foga dal letto, sentendo un male atroce agli arti inferiori.

- Torna a letto, Ten!- le ordinò il padre con aria furiosa.

- Ma.. perché? Perché devi sempre trattarlo con tanta freddezza?!- chiese la ragazza furibonda.

- Voglio allontanare quel ragazzo prima che sia troppo tardi..-

- Tardi per.. per cosa??!-

- Prima che fra voi due succeda qualcosa!-

- E’ già successo qualcosa e tu non te ne sei neanche reso conto!- le parole le uscirono dalla bocca come un fiume, nemmeno lei si rese conto di averle pronunciata a voce alta.

- Stanno così le cose..-

L’uomo guardò la figlia con aria di rimprovero, l’espressione severa e dure che trasmetteva solo rabbia.

- Non lo vedrai più. Chiuso il discorso, adesso riposa.- e anche lui si era chiuso la porta alle spalle, lasciando la propria figlia a bocca spalancata.

Non poteva crederci. Non avrebbe permesso una cosa del genere, non sarebbe stato suo padre a fermarli.

Ma in quel momento queste frasi non le vennero in mente, per aiutarla a consolarsi.

Solo le lacrime scesero disperate dai suoi occhi, fermandosi sul mento e cascando sul lenzuolo bianco.

E poco più in là, nella foresta, un ragazzo aveva fatto cadere un albero a suon di pugni.

 

Kabuto annotava, quasi freneticamente, piccole informazione su un blocco di carta bianca, mentre gli occhi saettavano veloci da una parte all’altra  sulla scena davanti a se.

I ninja del Suono si allenavano duramente ogni giorno, per affinare le loro tecniche, per migliorare e servire meglio il loro capo Orochimaru.

Ognuno di quei ninja non era entrato nel Suono senza un motivo, non servivano il Sannin gratuitamente. Molti di loro erano stati bambini sopravvissuti alla guerra, che ormai non avevano né una casa dove fare ritorno, né una famiglia.

Molti erano stati morti. Ninja dalle grandi abilità riportati in vita con la tecnica proibita.

Pochi erano stati ragazzini rietti dalle città perché possedevano abilità innate.

Quasi tutti avevano avuto un’infanzia difficile, e tutti erano stati salvati da Orochimaru-sama. A loro non importava se il loro maestro stroncava vite con la semplicità con cui si faceva preparare il thè, non importava se era un essere viscido che voleva sterminare e radere al suolo un intero villaggio, non importava niente a loro.

Lui li aveva salvati, da morte e pazzia quasi certa, lui aveva dato ad ognuno di loro una seconda possibilità per dimostrare quanto valevano, una seconda occasione per vivere. A loro solo quello importava.

Per questo ogni giorno si allenavano incondizionatamente, per servire al meglio il loro maestro, sotto lo sguardo attento di Kabuto che annotava ogni piccolo miglioramento, ogni piccola svolta.

Il ninja medico non si era accorto che poco più dietro a lui, c’era un altro spettatore, quel giorno.

Sasuke guardava con noia tutti quei guerrieri che si ammazzavano di fatica. Non riusciva a capire il motivo di tanta venerazione per Orochimaru: va bene, li aveva tutti salvati, e allora? Tanto sarebbero morti comunque, in una battaglia o per mano del Sannin stesso. Il perché di tanto sforzo, lui non lo capiva proprio.

- E’ strano trovarti qui Sas’ke..- esordì una voce fredda dietro il ragazzo. -.. stai osservando qualcuno in particolare?-

Il ragazzo non si voltò neanche verso l’uomo.

- Nessuno.. non sapevo semplicemente come passare il tempo.-

- Strano. Davvero strano.-

- Orochimaru-sama è venuto per dirmi qualcosa in particolare?- chiese infine scocciato Sasuke.

- Niente.. Kabuto mi ha detto che la giovane Ibiki è abbastanza fiacca oggi. Sai forse perché?-

Ecco dove voleva arrivare, pensò dentro di sè il giovane Uchiha. Non voleva che il maestro s’intromettesse nella sua vita privata.

- No. Perché dovrei saperlo?-

- Hai ragione..-

Sasuke si stava veramente spazientito. Sapeva che il suo sensei sapeva e odiava quei suoi giochetti psicologici, li odiava terribilmente.

- Orochimaru-sama..-

- E’ molto carina Ibiki, ne? Certamente non è il mio tipo.. ma per un ragazzo come te..-

- Si può sapere cosa vuole da me?-

Il Sannin guardò per la prima volta gli occhi del giovane.

- Per me te la puoi sbattere quanto vuoi quella ragazza, non è affar mio. Basta che agli allenamenti poi non si presenti come uno straccio usato. È controproducente.-

- Tsk..-

Il Sannin aveva imparato a interpretare quei “tsk” come affermazioni e soddisfatto si allontanò da Sasuke, tornando nelle sue stanze.

Il moro rimase ancora qualche istante ad osservare Ibiki che aveva appena schivato un calcio dal suo avversario.

Si stava sbattendo quella ragazza? Magari fosse stato solo quello, a quest’ora almeno avrebbe avuto molti meno pensieri per la testa.

 

Shikamaru Nara aprì stancamente un occhio, vedendo all’inizio tutto annebbiato. Lo richiuse sbuffando e si rigirò in quel grande letto, dove le lenzuola profumavano di fiori. Scansò dal viso delle ciocche di capelli castani, aprendo nuovamente gli occhi scuri e riuscendo a distinguere i mobili della stanza di Ino.

Sorrise soddisfatto, incurvando le labbra sottili, respirando a pieni polmoni l’aria che soffiava in quella camera, sentendo quell’odore che lo avevo accompagnato fin da bambino. Certe cose rimanevano sempre quelle, piacevolmente.

Allungò una mano accanto a sé, sicuro di trovare la sagoma di Ino ancora addormentata accanto a lui, ma non fu così.

Quando si voltò per vedere effettivamente che il posto del letto accanto a sé era vuoto, il sangue si gelò nelle vene, sentiva il cuore cominciare a battergli rumorosamente in petto, respirare era diventato faticoso, troppo faticoso.

Al posto di Ino, una macchia discretamente grande, sporcava il lenzuolo bianco. Una macchia rossa.

Sangue.

- Ino?- chiamò il ragazzo destandosi dal letto, scendendo con cautela. Una terribile ansia s’impadronì del suo corpo, portandolo a infilarsi i pantaloni e a uscire dalla stanza, alla ricerca della ragazza.

Era sicuro del fatto che quel sangue fosse suo e questo gli metteva paura.. aveva forse fatto una mossa falsa mentre facevano l’amore? Sperò con tutto il suo cuore di essersi sbagliato.

- Stai ferma Ino.. so che fa male, ma devi stare ferma..-

Una voce familiare giunse alle orecchie del ragazzo mentre faceva il suo ingresso in cucina. Si tranquillizzò quando vide Sakura, con il volto concentrato e i capelli raccolti in un codino arruffato, china sulla spalla di Ino e questa seduta al tavolo, nell’esatta posizione in cui l’aveva trovata lui quando era entrato.

- Va tutto bene?-

Sakura alzò gli occhi verdi sul ragazzo, arrossendo poco dopo quando si rese conto della sua mezza nudità.

- Ho visto del sangue sul lenzuolo e mi sono preoccupato..-

- E’ solo la spalla Shika.. stai tranquillo..- Ino sembrava avere l’aria distrutta, gli occhi erano contornati da pesanti occhiaie violacee, il pallore del suo volto era paragonabile solo a quello di un morto ed era ancora troppo magra, troppo fragile.

- Ino, credo che faresti meglio a venire all’ospedale il prima possibile.. là potrei farti una visita più accurata per la spalla e per il bam..-

- Grazie Sakura, verrò in giornata..- disse in fretta la bionda alzandosi dalla sedia e risistemandosi la maglia bianca, sfuggendo allo sguardo indagatore di Sakura, vergognandosi, come una codarda.

Ad Haruno ci vollero solo pochi secondi per capire, con sorpresa, che del bambino, Ino non aveva detto niente a Shikamaru; quindi sistemò le cose che aveva usato per sistemare la spalla ad Ino nella sua piccola borsa e lentamente lasciò l’appartamento dell’amica, tornando all’ospedale.

- Era molto giù Sakura.. le è successo qualcosa?- chiese Shikamaru, rivestendosi completamente.

- Sì.. ma ha detto che non ne vuole parlare per il momento..- Ino si appoggiò allo stipite della porta che dava l’ingresso sulla sua camera da letto, osservando Nara che a sedere sul letto si stava rimettendo l’ultimo sandalo, poi il suo sguardo cristallino si fermò sulla macchia rossa. Quando si era svegliata, le era quasi venuto un attacco di panico, aveva creduto che fosse il bambino, che mentre facevano l’amore si fosse rotto qualcosa. Aveva chiamato di corsa Sakura, chiedendole quasi in lacrime di raggiungerla a casa, si era resa conto solo dopo, che era la spalla a sanguinare.

Shikamaru si avvicinò ad Ino, sfiorandole con le dita il mento, ma lei si ritrasse tornando in cucina.

Era il momento, doveva dare un taglio a tutta quella storia.

Tirò fuori tutta la sua stronzaggine, tutto il menefreghismo che possedeva o non ce l’avrebbe mai fatta ad affrontarlo.

- Shikamaru..-

Il ragazzo la guardava quasi curioso, anche se i suoi occhi non lo davano a vedere.

- Shikamaru.. voglio che tu smetta di venire in questa casa.-

Nara alzò un ciglio scettico. Non capiva.

- Come scusa?-

- Non voglio che tu venga qui. Non voglio più continuare questa storia.-

- Stai dicendo sul serio?-

- Mai stata più seria.-

Shikamaru tirò fuori il suo sorriso beffardo, poggiando le spalle al muro e incrociando le breccia la petto.

- E come mai questa scelta, di grazia?-

Ora Ino: fredda, stronza e bastarda.

Yamanaka assunse il suo cipiglio scorbutico da oca, quello che usava sempre con Sakura ai tempi della loro cotta con Sasuke, quando si lanciavano sfrecciatine pungenti.

- Bhè.. è che mi sono.. come dire.. stancata. È stato bello finché è durato, adesso non mi va più di continuare questo gioco.-

- Non eri tu quella che mi disse di amarmi alla follia? Non me le sono sognate quelle parole Ino..-

- Mi sono divertita con te Shikamaru.-

Il sorriso scivolò dal volto del ragazzo, quando lesse, non sulle labbra ma negli occhi, quella ilarità che da molto tempo non usava. Lo aveva davvero preso in giro?

- Tutti questi mesi sei venuta a letto con me solo per divertirti? Per ferire Temari?-

- Se la metti su questo piano sembra davvero crudele..- rise quasi Ino, mentre dentro di sé aveva solo voglia di mettersi a piangere e urlare contro tutto e tutti.

- E tutto quello che mi hai detto? L’amore, il rispetto.. erano cazzate?-

- Era divertente fare quei discorsi..-

Shikamaru abbe quasi l’impulso di tirarle uno schiaffo. Aveva giocato con i suoi sentimenti così superficialmente? La cosa lo faceva vomitare.

- Adesso va via, Nara.. ho altro da fare piuttosto che perdere del tempo con te.-

Il ragazzo non disse niente. Si staccò dalla parete e se ne andò da quell’appartamento, sbattendo violentemente la porta.

Ino perse immediatamente il sorriso da stronza che aveva dovuto indossare. Adesso si era fatta veramente male, da sola. Aveva dovuto lasciarlo e quello era l’unico modo per poterlo fare o avrebbe fatto troppe domande.

Ma se abortisci, perché lo lasci? Dove sta il motivo?, le aveva chiesto Choji il giorno prima.

Lei lì per lì non aveva risposto, ma adesso quella frase le riempiva la testa.

Perché non avrei avuto più il coraggio di guardarlo in faccia, perché non avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia sapendo che ho ucciso suo figlio, Cho..

- Sono una codarda.. mi faccio schifo..- disse, trascinandosi nella camera da letto, soffermandosi davanti alla finestra, chiudendola. Da ora in poi, non sarebbe più rimasta aperta la notte.*

Shikamaru camminava veloce per la strada, furioso. Si fermò poi accanto a un vecchio muro, le mani che fremevano di rabbia.

Tirò un pugno al muro, sgretolandolo un po’. Poi un calcio, un pugno e un altro calcio.

- Troia.. sei solamente una troia.. troia!- bisbigliò tra sé e sé, la delusione negli occhi.

 

 

 

*Riferimento a Venus.

 

 

 

Note Autore:

Ino è deliberatamente ispirata ai suoi atteggiamenti durante l’esame dei Chunin.. mi sono proprio immaginata quella faccia a schiaffi dell’anime..

 

Volete sputarmi in faccia? Potete farlo, tanto c’è lo schermo di mezzo e nessuno potrà colpirmi… MUAHAHAHAHAHA!

Ok pessima battuta.. lasciate un commento se ne avete voglia, se non ne avete non lo lasciate.. libera scelta..

 

 

 

Ps: Vi ringrazio tanto per chi recensisce, lo scorso capitolo lo avete fatto in 14.. grazie davvero molto..

 

Lee

 

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Capitolo 12
*** Broken hearts and shattered lives (II° Parte) ***


Attenzione! Personaggi Spoiler!

 

 

 

 

The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

Chapter Eleven:

“Broken hearts and shattered lives.”

 

 

Seconda Parte

 

 

 

 

“La fiamma cova nelle dolci membra e vive, silenziosa, nascosta nel petto, la ferita.”

[Virgilio, Eneide, IV Libro ]

 

 

 

 

- … il Suono si sta allontanando dai confini di Konoha, ho scoperto che c’erano almeno 30 spie provenienti da Nord che stavano lentamente avanzando, nascondendosi di villaggio in villaggio, passando come semplici commercianti. Tsunade ha fatto passare la voce esterna che eravate partiti verso il Paese dell’Acqua, così adesso (a quanto ho sentito) le spie sono di nuovo ferme al Suono, ma non passerà molto che presto ripartiranno per Kiri. Ovviamente questo è un altro diversivo, dato che voi siete dalla parte opposta!- disse trionfante Jiraya mentre si portava alle labbra il piccolo bicchierino di sakè, che svuotò in un sorso.

Naruto di fronte a lui annuì soltanto, continuando a inghiottire boccone dopo boccone la sua ciotola di ramen; accanto al biondo, Gaara osservava il paesaggio di Iwa che si estendeva alla sua vista, ogni tanto beveva un sorso di thè, riflettendo sulle parole dell’Ero Sannin. Lo avevano incontrato in un paesino vicino Kusa, qualche giorno fa, mentre loro stavano facendo una sosta: erano sette giorni che mancavano da Konoha. Il Sannin sembrava aspettarli, perché non fu affatto sorpreso di trovarseli di fronte; Gaara immaginava che fosse stata la vecchia Tsunade ad informarlo e gli sembrava che non si fidasse affatto a lasciarli soli, e lui si sentiva come un bambino piccolo a cui avevano affidato una bambinaia troppo apprensiva.

- Lei è sicuro che il Suono abbia abboccato alla balla del Paese dell’Acqua?-

- Non lo so..-

- Comunque non era necessario mettere su questa sceneggiata.. prima o poi Orochimaru capirà che non siamo a Kiri o nei dintorni e tornerà indietro a darci la caccia. Non possiamo fuggire in eterno.-

- Hai ragione, ma meglio far passare un po’ di tempo. Avete sentito cosa sta succedendo in questo periodo, no? Dopo l’attacco a Suna e la sua distruzione, molti paesi si sono alleati con Orochimaru per paura di fare la stessa fine, altri si sono dichiarati neutri, pochi sono dalla nostra. La gente ha paura di fare un passo falso, di mettersi con le persone sbagliate; non siamo in bei tempi, ormai c’è tensione ovunque, tutti sanno che Orochimaru e Uchiha stanno dando la caccia a voi due e, fidatevi, i nemici della foglia non perderanno due secondi a consegnarvi a lui appena vi trovano. Più tempo passa prima che il Suono vi trovi, meglio è.-

- Per questo quando ci siamo incontrati a Kusa ci ha detto di venire qui nel Paese della Terra? Sono nostri alleati?-

- Sì.. insieme al Paese della Pioggia. Tutte e due hanno dei grossi debiti verso Konoha, non potevano non appoggiarci in questa guerra. Qui starete al sicuro per un po’..-

- Comunque non mi piace stare qua, nascosto, a non fare niente!-

- Invece, stando qui nascosto a non fare niente, dai molto aiuto. Se starete fermi e buoni sarà più difficile che sappiano dove siete e..-

- Ma non possiamo nasconderci all’infinito, Jiraya-sama! Prima o poi dobbiamo affrontarli!-

- Per affrontarli dobbiamo essere pronti, dovete essere pronti, Gaara! E per esserlo ci vuole tempo, non insistere!-

Il Kazekage guardò con occhi infuocati l’uomo robusto davanti a lui che lo guardava con aria di sfida. Poi si voltò verso Naruto che aveva ormai finito il suo ramen da un po’, per cercare appoggio.

- Io..- iniziò, lo sguardo perso nel vuoto, fissava il vetro pulito della finestra, senza vederlo veramente. - .. sono d’accordo con Gaara, passeremo per dei codardi. Ma non posso biasimare il fatto che ora come ora forse non riusciremo a sopraffare Orochimaru e Sasuke. Aspettiamo ancora, approfittiamo magari del tempo per migliorare nei nostri jutsu; poi vedremo il da farsi.. va bene, Gaara?-

Il ragazzo dai capelli rossi non si mosse, né diede segno di esser d’accordo oppure no, limitandosi a guardare il compagno di viaggio che sembrava perso in altri pensieri.

- Va bene. Tanto nelle condizioni in cui sei adesso, se Orochimaru fosse qua davanti a noi, non saresti in grado di sostenere un incontro..-

Naruto voltò veloce la testa, gli occhi smarriti e un tantino irritati, passando lo sguardo come una saetta da Gaara al suo maestro.

- Come scusa? Che vorresti dire?-

- Non ti sei reso conto di come sei.. di come sei.. passivo?-

Uzumaki sbattè due volte le palpebre, smarrito.

- Tu, Gaara, sei mai stato innamorato?- domandò di punto in bianco Jiraya con un sorriso furbo sul volto, mentre bevevo l’ennesimo bicchierino di sakè.

- Non sono affari suoi, Jiraya-sama!- rispose quello brusco, non sapendo di aver inconsciamente affermato con la sua risposta.

Il vecchio eremita rise di gusto, posando il bicchierino vuoto sul tavolo e alzandosi lentamente, il naso leggermente rosso.

- Il nostro Naruto è innamorato.. lascialo stare, sta crescendo..- disse ancora ridendo e uscendo dal ristorante, lasciando i due leggermente rossi.

Prima che Naruto potesse aprire bocca, Gaara si alzò anche lui, posando qualche soldo sul tavolo.

- Non m’interessa se sei innamorato, non ora al momento. Abbiamo una missione da portare a termine e non devi lasciare che queste piccole debolezze prendano il sopravvento. Andiamo ora.-

Gaara si rimise il proprio mantello da viaggio di fretta, ma quando vide che Naruto stava ancora per aprire bocca, lo anticipò di nuovo.

- E no. Sappi che non ti dirò mai di come, chi, quando e perché mi sono innamorato. Scordatelo baka!-

 

Sakura prese un grosso respiro, mentre con la mano destra batteva tre colpi su una grande porta di legno.

Un signore sulla mezza età con una grande coda di cavallo bionda le aprì la porta, sorridendo poi quando l’ebbe riconosciuta.

- Sakura, che sorpresa! Come va?-

- Potrebbe andare meglio, signor Yamanaka. C’è Ino in casa?-

L’uomo annuì debolmente, facendosi da parte poi per farla entrare in casa. Non fece in tempo a fare tre passi, che il padre di Ino chiuse la porta, chiedendole di abbassare la voce.

- Sono contento che sei passata. Me la sono vista piombare a casa qualche mattina fa senza preavviso con un “Scusate, ma torno a stare qualche giorno da voi”. Esce solo di rado, non vuole parlare né con me, né con sua madre; sta giornate chiusa nella sua stanza. Non sapevo più che fare..-

Sakura sorrise dolce al vecchio Inoichi, capendo il suo stato d’animo. Avrebbe voluto parlargli, rassicurarlo, ma sapeva che lei non aveva alcun diritto di dirgli quello che Ino stava tenendo nascosto, non era giusto.

Rassicurò l’uomo che avrebbe cercato di tirarla su di morale mentre si avviava verso la vecchia camera dell’amica. Entrò senza bussare, sapendo perfettamente che Ino l’aveva vista arrivare dalla sua finestra che dava sulla strada; la trovò seduta alla scrivania, intenta a ritagliare e a sistemare delle foto di un vecchio album, con aria fintamente impegnata.

- Sono stata a casa tua che ovviamente era vuota. Ho trovato solo un biglietto sul tavolo della cucina con un banale “Starò dai miei. So che sei entrata con la chiave di scorta Sakura, quindi già che ci sei, mi annaffi le piante?”, cos’è Ino, stai facendo la vittima?-

La ragazza bionda non si mosse dalla sua postazione, né si voltò per vedere l’amica. Continuava il suo lavoro come se niente fosse, come se in quella stanza non ci fosse nessuno.

- Mi vuoi spiegare che stai combinando? Telefono a casa e mi rispondi con frasi evasive, ti chiedo cosa ha detto Shikamaru riguardo alla gravidanza e mi dici solo che va tutto bene, ti chiedo del bambino e cambi argomento. Hai saltato la visita ginecologica che ti aveva fissato la Godaime.. ma che cavolo ti passa per la testa!?-

Sakura in risposta ebbe solo un singhiozzo forte che era stato cercato di reprimere, invano. Ino si portò le mani alla bocca, singhiozzando come una matta, quasi mugugnando per il dolore, piangendo forte e tanto.

Sakura le si avvicinò preoccupata, girandola per le spalle e inginocchiandosi davanti a lei, cercando di guardarla, per cercare di capire il motivo della reazione disperata.

- Ino? Cosa è successo? Ino?!-

- Shikamaru.. io.. ho.. ho mollato Shikamaru!- rispose quella singhiozzando più forte, respirando a fatica nella speranza di riuscire a riprendere il controllo sulle sue emozioni. Sembrava preda di un attacco d’asma, tante erano le lacrime che le uscivano dagli occhi.

- Cosa? Ma.. Ino perché?-

- Io.. devo abortire, Sakura! Io.. lo devo.. fare! Rovinerò.. *sigh*.. la vita.. a tutti! Io.. io non.. ce la faccio, Sakura-chan!-

Ino si prese il volto fra le mani, scivolando dalla sedia e finendo in ginocchio davanti a Sakura che la guardava con aria incredula; non capiva.

- Ino, tu non rovinerai la vita a nessuno! Ci sono io, c’è Choji, c’è Shikam..-

- No! Lui non c’è e non ci sarà! Lui.. lui ha Temari.. io non posso.. rovinargli la.. la vita!-

Haruno l’abbraccio forte in modo che l’amica si sfogasse sulla sua spalla, preda da singhiozzi violenti e incontrollabili.

Le mise una mano sui capelli biondi, accarezzandoli con fare quasi materno.

- Tranquilla Ino-chan.. troviamo una soluzione.. calma..-

Yamanaka sembrava calmarsi con grandi respiri profondi.

- Io non ce la faccio.. non so che fare.. ho bisogno di.. di lui!-

Sakura non rispose, gli occhi spaventati e preoccupati per la sua amica.

Ino era sempre stata una roccia, preferiva farsi vedere con la maschera da dura, quella che sorride sempre, non importa se per scherno, se per sfida o per semplice divertimento. Lei sorrideva e basta.

Ma adesso la maschera era scivolata e la roccia si era spaccata.

E Sakura questa volta non sapeva se sarebbe riuscita a riportarla dal luogo dove era sprofondata, perché di solito, era un’altra la persona che aveva il potere di farlo.

 

Naruto,

ti prego dove sei?

 

Tsunade camminava avanti e indietro per il suo ufficio.

Davanti alla porta d’entrata, in perfetta fila uno accanto all’altro, Kiba, Neji, Shikamaru, Lee e Shino stavano in silenzio osservando la donna che tra non molto sarebbe riuscita a fare un fosso nel pavimento.

Appoggiato al muro sulla destra che leggeva il suo immancabile Icha Icha Paradise, Kakashi non prestava attenzione, immerso completamente nella lettura; accanto a lui Gai teneva in mano un foglio dall’aria importante che leggeva con attenzione, a dimostrazione di questo le sue folte sopracciglia erano aggrottate; Anko osservava i ragazzi in fila, scrutando le loro facce; Kankuro e Temari guardavano preoccupati il paesaggio fuori, speranzosi forse di vedere una sagome familiare percorrere quelle vie affollate.

Kiba, notando che la vecchia Hokage ancora non aveva intenzione di aprir bocca, fece un passo avanti, schiarendosi la voce.

- Vuole spiegarci cosa sta succedendo, Tsunade-hime, o dobbiamo andare negli archivi delle missioni segrete a cercare quello che ci interessa? Ne ho abbastanza di sentire scuse.-

La Godaime si fermò, scrutando il volto di Kiba e sbuffando leggermente.

Erano otto giorni che Naruto e Gaara erano partiti. I primi due giorni erano stati abbastanza tranquilli, scenata di Sakura a parte; nessuno aveva fatto troppe domande sull’assenza dei due ragazzi, e le cose erano andate abbastanza lisce. Ma dopo il quinto giorno le cose erano cominciate a peggiorare, sempre più persone chiedevano notizie del Kazekage per problemi politici, sempre più persone chiedevano notizie sul perché Naruto non aveva più avuto un turno di guardia.

Tsunade si rimise a sedere dietro la scrivania mentre la porta dell’ufficio di apriva rivelando la figura di Shizune che teneva tra le braccia un rospetto che l’Hokage conosceva fin troppo bene.

- Hai notizie per me, Pà?- chiese invitando Shizune a posare il rospo sulla sua scrivania.

- I picciotti stanno bene, Jiraya dice che per ora non corrono rischi a Iwa. Vorrebbe che le tue spie gli spedissero un resoconto di quello che avviene al Suono ogni volta che possono, in modo che loro possano reagire subito in caso di pericolo. Questo è tutto.-

- I picciotti?- chiese dubbioso Neji.

Tsunade si sistemò meglio sulla poltrona.

- Gaara e Naruto sono stati trasferiti nel Paese della Terra. Il Suono li sta cercando e loro in preda all’eroismo per non mettere in pericolo Konoha, se ne sono andati, dicendo di voler combattere da soli. Lo so Kiba, sono due idioti..- disse osservando il volto del ragazzo che aveva spalancato la bocca sorpreso - .. con tutto il rispetto per il Kazekage.- aggiunse infine dando una fugace occhiata ai fratelli della sabbia.

- Ma come possono solo pensare di riuscire a battere da soli Orochimaru e Sasuke? Vogliono morire?- chiese Shikamaru con aria impassibile, la sigaretta stretta tra le labbra.

Temari guardava con odio tutto quel fumo che usciva dalla bocca del ragazzo. Non gli era mai piaciuto quel vizio, ma aveva sempre chiuso un occhio sulla faccenda. Ma adesso il ragazzo aveva cominciato a fumare sempre più spesso e sempre più intensamente, agitato da qualcosa che lei non riusciva a capire.

- Dovremo andarli a riprendere..- disse Rock Lee soprappensiero, senza quasi rendersene conto.

- No. Non faremo niente di avventato. Loro l’hanno voluto e dobbiamo lasciarli fare. Sappiate comunque, e questo è molto importante Kakashi, quindi smettila di leggere quel fottutissimo libro..- disse dando un’occhiata infastidita al jonin - .. che se le cose dovessero mettersi male e loro chiedono i rinforzi, voi insieme alla squadra ANBU sarete i primi a partire. Non voglio gufare, ma ho una brutta sensazione, quindi tenetevi all’erta e sempre rintracciabili. Potete andare.-

Pian piano la stanza si svuotò, silenziosamente.

Il rospo guardò la Godaime che si metteva una mano sulla fronte, abbastanza provata da tutta quella situazione.

- Io ho sempre detto a Jiraya che era una donna con le palle.-

 

- Shikamaru?- chiamò una giovane voce di donna.

Il ragazzo si voltò, vedendo la figura di Temari che avanzava verso di lui. Non aveva una faccia felice.

- Sì?-

- C’è qualcosa che non và?- chiese lei a bruciapelo appena fu davanti a lui.

Nara la guardò per un breve istante, ma non disse niente.

- E’ un po’ di tempo che sei strano. Parli poco e a monosillabi, più di prima; passi più tempo del solito a guardare le nuvole, proprio ora che siamo in guerra; fumi come un tossico e..- si fermò un attimo a guardarlo dall’alto al basso, come se in quel momento avesse realizzato qualcosa che prima non aveva notato.

- Sei dimagrito, Shika..-

Nara continuava a non rispondere. Era vero, mangiava meno del solito, passava talmente tanto tempo a pensare e a stare con la testa rivolta verso il suo cielo azzurro, che a volte perdeva la cognizione del tempo, dimenticando i pasti e i turni di guardia.

Si avvicinò alla ragazza, buttando via la sigaretta su un posacenere lì vicino, e la baciò con delicatezza sulle labbra, accarezzandole la guancia leggermente abbronzata.

- Stai tranquilla, è solo stress. Non devi preoccuparti per me..-

Lei continuò a fissarlo, non del tutto convinta, ma decise di fidarsi.

- Se mi dici che non è grave va bene. Allora vai e fatti una dormita, ora che hai tempo.. magari ti aiuta..-

Shikamaru sorrise stanco, allontanandosi con disinvoltura.

Non era una dormita quello che cui aveva bisogno, ma una persona che non voleva più vederlo.

 

Sasuke aveva sempre brillato per le sue capacità e per la sua intelligenza all’accademia ninja di Konoha.

Prima che si svelassero le vere potenzialità di Shikamaru Nara, era lui a essere considerato il più intelligente, e anche quella volta non si era smentito.

Le spie tornate dalla Terra del Fuoco avevano portato la notizia che Uzumaki e il Kazekage erano all’estero, nel Paese dell’Acqua. Certo, come no.

Era una notizia, avevano detto le spie, che era girata in fretta, troppo in fretta per i suoi gusti. Se conosceva bene i suoi avversari, poteva dire con quasi assoluta certezza che i due suoi obbiettivi erano andati esattamente dalla parte opposta.

Stolti.

- Sei sicuro di quello che dici, Sas’ke?- chiese in un sibilo Orochimaru alle sue spalle.

- Sì. Ed esattamente dalla parte opposta, Konoha ha solo due alleati: il Paese della Terra e quello della Pioggia. Sono sicuro che siano lì.-

Orochimaru sorrise compiaciuto del suo pupillo, mentre il suo serpente gli attorcigliava il collo, quasi fosse in cerca di attenzioni affettuose da parte del suo padrone.

- Prepareremo le squadre di ricerca tra una settimana, riposati fino ad allora, Sas’ke-kun..-

Tutte e due uscirono dalla stanza vuota, andando in direzioni diverse.

Sasuke si diresse verso le camere dei sottoposti di Orochimaru, cercandone una in particolare. Quando l’ebbe trovata, bussò forte una sola volta e una figura più bassa di lui lo fece entrare; il ragazzo entrò dentro la stanza come una furia, chiudendosi la porta dietro con un tonfo. Prese il volto di Ibiki tra le sue mani bianche, bianchissime, e la baciò con ardore, gustando le sue labbra morbide e carnose. La ragazza rispose con lo stesso impeto, trascinandolo per la veste vicino al suo letto, cadendo tutti e due sopra di esso, mentre la Passione si insinuava tra i loro corpo caldi, desiderosi l’uno dell’altra, cercandosi con i bacini.

Sasuke non perse tempo, cominciando a spogliarla delle sue vesti da combattimento che ancora indossava dai suoi allenamenti della mattina, baciandola in ogni parte del corpo.

Da quando aveva conosciuto Ibiki le sue notti non le passava più da solo, e da tempo aveva conosciuto una sensazione quasi benefica a starle vicino. Ma da tempo la sua voglia di lei era arrivata alle stelle, la cercava in ogni momento libero, sfamandosi con il suo corpo sinuoso.

Sapeva che quelle sarebbero state le ultime notti con lei.

Il destino di Ibiki era stato segnato nel momento esatto in cui era entrata nel cuore del ragazzo.

Lui era diventato il Padrone del suo Destino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Non è un’allucinazione, se è quello che state pensando. Avevo detto che non tornavo a scrivere, ma ho trovato del tempo libero e così eccomi qui. Non sono pienamente soddisfatta, ma fra tante bozze, questa è quella venuta meglio.

Il personaggio di Pà teoricamente dovrebbe parlare in dialetto (non so quale, non riesco a distinguerli), ma io non lo so far parlare in quel modo, quindi prendetevelo così com’è.

Qui >>  http://www.narutolegend.it/narutovillaggi.html

Troverete la cartina geografica del mondo di Naruto, che ho preso su NarutoLegend per aiutarmi con gli spostamenti. È utile, dategli un’occhiata.

 

 

Lee

 

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Capitolo 13
*** Lord of Death, Lord of Destiny, Lord of War ***


The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

Chapter Twelve:

“Lord of Death, Lord of Destiny, Lord of War”

 

 

 

 

Il pallore della Luna non poteva filtrare in quelle stanze dove le pareti e il soffitto erano fatti solo di terra, sassi e pietre incastonate naturalmente nel terreno. Non arrivava mai la luce da quelle parti, non arrivava mai l’aria frizzante e fredda del primo mattino, la pioggia fine e fredda che inumidiva tutto, ma non quelle stanze.

Sasuke osservava rapito il soffitto uniforme che stava sopra a lui, gli occhi fissi che raramente si concedevano di sbattere le palpebre.

Il letto dove aveva dormito non era il suo, così come il soffitto che si ritrovava a fissare tanto insistentemente non gli apparteneva, come le coperte bianche che avvolgevano il suo corpo nudo, il cuscino su cui poggiava la testa. Niente in quella camera era suo, solo i suoi vestiti buttati a casaccio sul pavimento erano di sua proprietà.

I pensieri di quello che stava per fare non gli davano tregua, avrebbe voluto evitare tutto, avrebbe voluto prima di tutto non innamorarsi mai di Ibiki, ma il destino a quanto pare non era stato gentile con lei. L’aveva condannata quando era stata disegnata dal grande Fato come amante di un Uchiha, l’aveva disegnata come una vittima sacrificale.

Sasuke quasi non si rendeva conto, quando si mosse piano dal letto, rimettendosi almeno i pantaloni del vestito; le sue movenze erano quasi meccaniche, i suoi occhi neri non accompagnavano i movimenti del suo corpo, del suo braccio che cercava fra l’equipaggiamento un kunai appuntito; era come se qualcun altro stesse vivendo quelle scene al posto suo, muovendolo come un burattino, facendogli fare quello che voleva.

Il Signore della Morte alla fine lo aveva raggiunto.

Si avvicinò con cadenza elegante al corpo femminile che ancora dormiva nel letto.

Sasuke osservò quella ragazza che gli aveva dato piacere tutte quelle notti, che lo aveva amato in silenzio senza pretendere mai niente in cambio: vide nonostante il buoi che regnava nella stanza, i suoi seni piccoli e sodi che si alzavano e si abbassavano col petto al ritmo del suo respiro; le mani affusolate e magre erano vicine al volto che sfioravano appena le guance; gli occhi chiusi per la sua dolce dormita, ma che si sarebbero aperti al minimo rumore, perché aveva un sonno tanto leggero; infine la pancia piatta perfetta che si estendeva fino al ventre, coperto appena dal lenzuolo bianco.

La mano di Sasuke strinse con ancora più forza il kunai che teneva saldo nella mano destra, più per cercare di fermare la mano da quello che stava per fare, che da altro.

Ebbe un attimo d’esitazione prima di affondare la lama affilata dell’arma nel ventre della ragazza, col sangue che colò subito a fiumi, denso e scuro, abbondante, che macchiò pesantemente le lenzuola con quel colore che aveva tanti significati, che ricordava il sentimento che univa gli innamorati, che gli ricordava lo sterminio del suo clan.

Gli occhi di Ibiki si aprirono un minimo, mentre la ragazza voltava la testa in direzione del suo assassino, in direzione dell’uomo che aveva amato e da cui era stata amata.

- Sas’ke-kun.. perché..?-

Una domanda pronunciata con una flebile emissione di voce a cui lei non avrebbe mai avuto risposta verbale, solo un’occhiata spenta e indifferente, come se Sasuke stesse guardando la scena con occhi di uno spettatore esterno. Tolse con forza la lama insanguinata dal ventre della ragazza che ora ansimava veloce alla ricerca degli ultimi respiri di vita a cui si aggrappava speranzosa.

Il ragazzo chiuse per un momento gli occhi color pece, cercando di riordinare la testa dalla visione a cui aveva assistito, e nuovamente colpì con forza il ventre già dilaniato dalla sua furia, mentre questa volta il sangue schizzò arrivando a toccare il pavimento, il muro della parete accanto al letto, arrivando su una sua guancia.

Le goccioline rosse dal sapore ferroso scesero con disarmante lentezza dalla tempia, attraversando la gota smunta, cadendo pesante dal mento fino al petto allenato e da lì ricominciava la sua corsa verso il basso, sempre con assoluta lentezza.

Gli occhi chiari di Ibiki ormai erano vuoti e inespressivi, immobili fissi sul volto del suo assassino; la sua bocca era rimasta aperta memore dei suoi ultimi disperati tentativi di prendere aria e di sopravvivere a quella fine ingiusta.

Sasuke alzò le mani osservandole, entrambe ricoperte da liquido denso, da sangue non suo.

I suoi occhi si spalancarono un po’, le sue labbra s’inclinarono impercettibilmente mentre un’espressione folle si era dipinta sul suo volto.

Il Signore del Destino aveva compiuto il suo disegno.

Con passo lento uscì da quella camera troppo sporca e troppo piena di peccato, camminando a piedi nudi sul freddo e polveroso pavimento del corridoio, il sangue che a goccioline di media ampiezza cadevano dietro di lui, tracciando il suo tormentato percorso di gloria e potere.

Il kunai che teneva stretto in mano luccicava del sangue della sua vittima.

Un rumore di passi non destò il giovane Uchiha dalla sua camminata verso un luogo che nemmeno lui conosceva.

Il volto cadaverico di Orochimaru gli si parò davanti, con espressione neutra anche davanti a quello spettacolo raccapricciante per chiunque. Kabuto al suo fianco come sempre, invece non rimase impassibile a quella visione, ma invece di corsa seguì il sangue, cercando di capire da dove provenisse.

- L’hai uccisa.- non era una domanda ma una un’affermazione, quella di Orochimaru. Gli occhi di Sasuke si chiusero verso il basso mentre i capelli spettinati e sporchi gli ricadevano in modo alquanto ambiguo sul viso, oscurandolo in gran parte.

Kabuto tornò subito, con gli occhi incredulo e gli occhiali storti sul naso, correndo veloce verso Orochimaru che non aveva staccato gli occhi dal suo allievo.

- Orochimaru-sama! È morta, l’ha uccisa! Perché?-

Il Sannin fece una leggera risata, mostrando i suoi canini aguzzi.

- Siamo pronti, allora. Finalmente lo siamo, la guerra contro la Foglia può avere inizio.-

Kabutò non capì.

Sasuke alzò lo sguardo, i suoi occhi avevano profonde occhiaie violacee. Le palpebre si sollevarono.

Il Mangekyo Sharingan.

Il Signore della Guerra era finalmente sceso in campo.

 

Tre settimane dopo…

 

Naruto si lasciò cadere stanco ai piedi di un grosso albero col fiatone grosso e un gran male ai muscoli in tutto il corpo. Si allungò verso il suo zaino a poca distanza da lui e ne tirò fuori un piccolo asciugamano azzurro, passandoselo sul viso sudato e sporco, sul collo arrossato e infine sui capelli arruffati. Stappò con un gesto secco la piccola borraccia arancione che portava con sé, bevendone un grosso sorso, talmente in fretta che rivoli di quell’acqua gelata percorsero il suo mento ruvido (causa della leggere barba incolta) cadendo veloci sul terreno arido e polveroso.

Chiuse per qualche secondo gli occhi, respirando piano nella speranza di recuperare le forze mentre si massaggiava cauto il braccio destro, sfinito a malconcio per gli allenamenti appena effettuati col Rasengan.

- Povero piccolo braccino..- mormorò punzecchiando simpaticamente la pelle dell’avambraccio graffiata e leggermente ustionata in vari punti.

Gaara era seduto a gambe incrociate qualche centimetro sopra l’acqua del fiumiciattolo che scorrevo veloce in quella piccola radura; le braccia erano incrociate anch’esse al petto mentre un’espressione di fatica e concentrazione era dipinta sul volto del giovane, mentre la sua sabbia compiva dei movimenti fluidi e quasi eleganti intorno al paesaggio circostante.

Naruto s’incanto alcuni minuti osservando la sabbia marroncina che compiva quei movimenti in modo talmente fluente, che mai nessuno avrebbe pensato che potesse uccidere qualcuno.

Ma lo aveva fatto.

I piccoli granelli di sabbia andarono a circondare un vecchio albero, come per fornirgli una protezione; e Naruto vide distintamente il braccio sinistro di Gaara sollevarsi in aria e stringere con forza la mano in un pugno. Un suono assordante invase la radura, facendo tremare un poco anche la terra sotto loro; l’albero che prima si elevava maestosamente in mezzo a quel terreno arido, adesso non era altro con mucchio di polvere.

Gaara si tirò su a sedere, camminando sull’acqua e raggiungendo Naruto che nel frattempo aveva spostato l’attenzione sui suoi vestiti sporchi e strappati.

- Torniamo al villaggio? Ho voglia di farmi un bel bagno..- chiese il ragazzo biondo accennando un piccolo sorriso. L’altro annuì appena con la testa e una volta raccolti i propri effetti personali, si diressero verso il villaggio di Iwa.

Gaara, non appena raggiunsero il centro, si accorse subito che qualcosa non andava nell’aria.

Il suo sguardo si fece più attento ad ogni singola azione o comportamento delle persone che incontrava, anche quelle che inizialmente potevano risultare innocue.

Camminò ancora parecchi metri con questo campanello d’allarme attivo finché di scatto afferrò Naruto per una manica e lo trascinò con lui in un piccolo vicolo al lato della strada principale.

- Gaara! Che cavolo stai facendo?!-

Il ragazzo non rispose, ma si limitò a portarsi il dito indice sulle labbra e a sbirciare qualcosa sulla strada dove prima stavano passeggiando tranquillamente. E lì li vide.

Due uomini, molto alti, indossavano un voluminoso fiocco viola sulla schiena, rivolto verso l’alto; e un coprifronte con inciso sopra una nota musicale faceva bella vista sulle fronti dei due.

- Gaara? Che stai osservando?-

- Ci hanno trovati..- rispose semplicemente non staccando gli occhi dalle due figure.

Naruto si sporse anche lui, puntando lo sguardo nella stessa direzione del compagno.

- Cazzo..-

- Puoi ben dirlo..-

- Ci hanno messo poco a trovarci.. credi che ci sia stata una soffiata, Gaara?-

- Non lo so, ma la cosa non mi piace..-

All’improvviso qualcuno apparve dietro le schiene dei due giovani avvolto da un fumo biancastro. Jiraya li osservava dall’alto con cipiglio severo.

- Notato anche voi i nostri ospiti?- chiese sarcastico il vecchio eremita.

- Sì, ma come hanno fatto..?-

- Fuga d’informazioni da dei commercianti: hanno spifferato delle cose sbagliate alle persone sbagliate. Comunque ormai sarebbe stata solo questione di tempo, è da un po’ che il Suono sta setacciando ogni singolo villaggio per beccarvi..-

- Combattiamo dunque?-

- Credo proprio di no..- Jiraya si mise a sedere in terra, l’espressione stanca sul viso invecchiato.

- Hanno circondato il villaggio.. sono troppi e ben addestrati a quanto pare..-

- Abbiamo un piano, quindi?- chiese Gaara scettico.

- Sì, nascondetevi finchè non arrivano rinforzi..-

- Cosa?!-

- Hai sentito.. sono troppi, non ce la farete mai.. e poi la vostra missione ha già avuto successo: avete allontanato Orochimaru dalla Foglia evitando che anche l’unico villaggio in grado di fermarlo fosse distrutto.-

Naruto e Gaara si guardarono perplessi.

- Iwa è molto grande..- riprese Jiraya - .. ci metteranno un sacco di tempo a setacciarla. Fate i bravi.-

Jiraya scomparve come era apparso, lasciando i due ragazzi più che sbigottiti.

- Odio quando fa così..- sospirò Naruto.

 

 

 

 

 

Note autore:

Il capitolo è corto volutamente.

Scusate, ma la morte di Ibiki doveva essere un episodio che doveva meritare tutta l’attenzione possibile.

Il perché, mi sembra alquanto ovvio.

 

 

 

Ringrazio eleanor89, AtegeV, queen of night, Talpina Pensierosa, Kaho chan, Final Alex, lalla, Valere_Ivanov, Dattebayoooo .

Per aver commentato lo scorso capitolo.

Voi mi fate tanti complimenti, siete sempre così gentili che a me sembra

sempre di non ringraziarvi mai abbastanza per il vostro appoggio. Scusatemi sinceramente.

 

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Capitolo 14
*** Alarm! Sakura's bittersweet tears ***


The Kunai of Death

 

Last Battle: Uzumaki's Orange Fox VS Uchiha's Red Sharingan

 

 

Chapter Thirteen:

"Alarm! Sakura's bittersweet tears"

 

 

 

 

"First day of love never comes back

A passionate hour's never a wasted on."*

 

[Nightwish, "While your lips are still red",  Dark Passion Play -2006-]

 

 

 

Tsunade sedeva confortevole nella grande biblioteca nel palazzo degli Hokage. Le sue gambe erano accavallate elegantemente, la testa reclinata all’indietro con gli occhi chiusi, persa in chissà quali pensieri e considerazioni.

Il basso tavolino di legno che si trovava poco davanti al divano, ospitava una quantità di libri impressionanti, rotoli di pergamena scritti solo a metà, boccette contenti diversi liquidi colorati.

Dalla parte opposta della stanza, Sakura stava china su un grosso pesce azzurro. L'indice e il medio della mano destra della ragazza, strettamente uniti, viaggiavano velocemente per tutta la lunghezza del pesce, tagliando col chakra carne e organi dove era necessario. Trovò nell'intestino del pesce una piccola pietra verde, un verde molto simile ai suoi occhi. Prese quel piccolo oggetto con delicatezza, posandolo poi dentro una ciotola piena d'acqua lì vicino; richiuse con cura quasi maniacale l'intestino del pesce e quando fu sicura di non aver lasciato niente fuori posto, unì le mani sopra la creatura, cercando col proprio chakra di rianimarla.

Provò una volta, due volte, ma il pesce rimaneva inerme sul tavolo da lavoro.

Sakura sospirò pesantemente, delusa del lavoro andato male. Guardò il piccolo cronometro accanto a lei e con un gesto secco pigiò un bottoncino rosso per fermare il tempo.

Tsunade si risvegliò dal suo stato pensieroso appena sentì il *click* del cronometro. Si alzò dal divanetto e si avvicinò alla sua allieva che guardava con aria smarrita e delusa il pesce morto davanti a lei.

- Pietra recuperata.- disse sostanzialmente buttando poi un'occhiata al cronometro. - E 5 minuti, 34 secondi e 46 decimi per fare il tutto.-

Spostò con delicatezza Sakura da una parte e si chinò sul pesce osservandolo bene.

- Deceduto per gli organi interni non messi al loro posto d'origine.-

Verdetto duro da mandar giù.

L'hokage si poggiò al tavolo di lavoro, osservando la sua allieva che contorceva tra le sue mani il piccolo guanto da operazione, fortemente frustata per non aver portato a termine nel giusto modo il suo allenamento.

- Se fossimo state in una missione normale..- iniziò la donna con fare severo -.. il pesce sarebbe stato un tuo compagno e la pietra un'arma entrata in profondità. Ora, dato che so che non mi stai ascoltando come faresti di solito, mettiamo la questione sul personale: sei in missione, il pesce è Naruto e il kunai che gli è entrato in profondità è quello di Sasuke. Realisitico, vero?-

Sakura teneva gli occhi puntati verso quel povero guanto da lavoro che stava torturando, le lacrime agli angoli degli occhi che cercavano disperatamente di uscire.

- Se dovessimo tradurre in questi termini cosa tu hai fatto a quel povero pesce, saresti riuscita a togliere il kunai dal corpo di Naruto ma non avresti rimesso al loro posto gli organi e le vene che hai spostato col chakra per tirarlo fuori. Finale della favola: Naruto ti muore tra le braccia.-

Tsunade incrociò le braccia al petto mentre i suoi occhi erano ancora puntati sulla figura dell'allieva che aveva cominciato a tremare leggermente.

- Inoltre, il tempo che hai impiegato è troppo. Deve essere inferiore almeno ai 4 minuti e mezzo. Durante una guerra o un attacco, non hai tutto questo tempo per operare.-

Sakura annuiva con la testa ad ogni critica che riceveva, senza però osare alzare gli occhi.

- Ino ci ha impiegato sette minuto e mezzo per fare questa operazione, ma almeno il suo pesce dopo era ancora vivo. E sappiamo tutte e due che Ino non è brava come te nei medic-jutsu, d'altra parte lei non è un medico a tutti gli effetti, è solo una spia.-

Sakura non sapeva se quello che Tsunade le stava dicendo fosse solo per aiutarla a migliorarsi o per altro. Sapeva solo che stava infierendo gravemanete sul suo orgoglio.

L'Hokage tirò un lungo sospiro, mettendo una mano sulla spalla dell'allieva che finalmente decise di alzare il viso.

- E' un brutto momento, lo so io, lo sai te e probabilmente lo sa anche tutta Konoha. Ma questo non deve infierire sul..-

- Tsunade-hime..- la bloccò Sakura con voce incrinata. -.. Naruto e Gaara sono nei guai, lo so. Ho sentito mentre diceva alla squadra ANBU che è un mese che non riceve loro notizie.-

- Tu hai il brutto vizio di ascoltare cose che non dovresti sentire, Sakura. Te l'ho già detto un sacco di volte.-

- Mi spiace..-

Tsunade lasciò perdere la presa sulla ragazza e decise che i rimproveri sarebbero stati rimandati a un momento migliore. Sakura in quei giorni era parecchio nervosa e la Godaime sapeva che, oltre alla lontananza di Naruto, qualcos'altro preoccupa la sua allieva.

- Sakura.. c'è forse qualcosa che non va?- chiese senza tanti preamboli.

- In verità.. ci sarebbe qualcosa, ma non sono sicura, cioè non ho avuto ancora modo di accertarmene..-

Tsunade rimase in attesa. Haruno aveva cominciato a guardarsi intorno imbarazzata e stranita, come a volersi convincere delle parole che presto avrebbe detto.

- Mi chiedevo se ci fosse la possibilità di prendere un appuntamento a ginecologia..-

- Gi-ginecologia?-

- Per un test di gravidanza.- concluse infine Sakura, non senza arrossire un po'.

Tsunade la guardò fissa per parecchi secondi. - Credo che l'esame non sia per Ino, vero?- chiese retoricamente.

Prima che Sakura potesse fare o dire qualcosaltro, la porta della biblioteva si aprì violentemente e sulla soglia apparì Shizune che teneva tra le braccia un piccolo rospo.

- Tsunade-sama! E' arrivato Pa' e.. ciao Sakura..-

- Shizune-san..-

La Godaime osservò con interesse il piccolo rospo in braccio all'assistenze. Brutte notizie.

- Sakura per oggi abbiamo finito, ci vediamo domani.-

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, raccolse la sua borsa da terra, si avvicinò al basso tavolino e vi inficcò dentro alla rinfusa qualche libro e pergamena e velocemente lasciò l'ufficio, desiderosa soltanto di lasciare quel luogo.

Quando Shizune fu sicura che la ragazza dai capelli rosa si fosse allontanata, guardò con aria grave la sua maestra.

- Chiedono rinforzi, il Suono li ha trovati.-

 

Sakura salì le scale di una palazzina, arrivando al primo piano. Percorse tutto il corridoio, sorpassando porte su porte, avvicinandosi alla numero 13. Si stupì di trovare un'altra persona davanti all'appartamento di Ino.

- Ciao Shikamaru..-

Il ragazzo sussultò spaventato, girandosi di scatto verso la ragazza che lo guardava curiosa.

- Ciao Sakura..- disse soltanto, mentre l'espressione del suo viso tornava annoiata e indifferente, come sempre.

- Ino non è in casa, è tornata a stare un po' dai suoi..- lo informò Haruno, anche se lui non le aveva chiesto niente.

- Io sono venuta ad annaffiarle le piante e a dare una spolverata in giro, ma credo che tu non sia qui per lo stesso motivo.-

La ragazza dai capelli rosa infilò una piccola chiave nella serratura della porta, facendola scattare.

Posò di nuovo il suo sguardo sul viso di Shikamaru, analizzando il suo colorito leggermente pallido e la sua faccia leggermente sbattuta.

E si sentì male, male davvero notando come quel ragazzo non vivesse più come prima, come la lontananza di Ino potesse distruggerlo in quel modo.

E lei s'immaginò, pensando al fatto che le sue mestruazioni non le venissero da più di un mese, di essere incinta anche lei, di non poter dire a Naruto di aspettare un figlio da lui.

E s'immaginò il punto di vista di Naruto stesso: cosa avrebbe fatto se lei glielo avesse detto? Probabilmente sarebbe scoppiato a ridere e l'avrebbe abbracciata, tanto da farle male. E se lei glielo avesse tenuto nascosto, lui si sarebbe sentito ferito, non degno della sua fiducia, e questo non voleva che accadesse.

Perciò fu un atto di comprensione quando invitò Shikamaru a entrare in casa di Ino con lei.

Gli indicò una sedia del tavolo che lui occupò buttandosi sopra di malavoglia. Sakura si mise a riempire una bottiglia di plastica al rubinetto, per poi dirigersi verso le piante colorate che invadevano la piccola cucina.

- Come va?-

- Bene.-

- Intendevo, come va davvero..- insistette Haruno mentre camminava avanti e indietro per la piccola stanza.

Shikamaru non rispose subito.

- Va male. Ci sto male e non so nemmeno perchè. Dopo quello che mi ha detto, dovrei odiarla, dovrei sentirmi preso in giro, dovrei non cercarla nemmeno. Ma non ci riesco, è come se ci fosse qualcosa che mi sfugge.-

- E Temari?-

- Temari?-

- Sì, lei. Voglio dire, credo di non essere l'unica ad essersi accorta che sei un cencio che cammina da solo. Non fa domande?-

- Sì e solo per il fatto che non mi faccia pressioni la rende fantastica. E io che ancora vado dietro a una ochetta bionda che non mi vuole nemmeno, sono patetico.-

Sakura scoppiò, sbattendo con forza la bottiglia d'acqua davanti a Shikamaru che sussultò per la seconda volta.

Non poteva starsene zitta, non poteva e basta. Ino forse non le avrebbe più rivolto la parola, ma era pronta a rischiare, non poteva sopportare altre parole del genere.

- Shikamaru io.. devo dirti una cosa e.. e sappi che sto facendo una cosa sbagliata, perchè Ino non voleva..-

- Sakura ma..- procò invano il ragazzo, quasi spaventato dalla reazione eccessiva della ragazza.

- Shikamaru, lei è incinta!- sbottò infine, mettendosi a piangere. L'aveva detto.

- Lei cosa..?-

Il sangue nelle vene di Shikamaru si raggelò improvvisamente, facendolo sudare freddo.

- Vuole abortire.. Cho ha provato a persuaderla.. ma lei è convinta.. Shika, ci sta malissimo, aiutala..- le preghiere di Sakura si persero nelle sue lacrime che lentamente scendevano dai suoi occhi verdi.

Nara rimase in silenzio, cercando le parole adatte. C'era ancora qualcosa che non gli tornava, gli sembrava tutto troppo assurdo.

- Ma perchè mi ha.. pe-pensava che non l'amassi più?-

Ma Sakura non rispondeva.

- E vuole a-abortire..? Ma perchè non vuole più avere a che fa-fare con me, io non..-

- Ino non avrebbe più avuto il coraggio di guardarti in faccia..-

I due ragazzi si voltarono verso Choji, che con una stampella faceva il suo ingresso nel piccolo appartamento.

- Shika.. aiutala, va' da lei..- sussurrò Sakura impercettibilmente.

Nara si alzò, raggiunse la porta e se la sbattè alle spalle.

Non aveva negato alla preghiera di Sakura.

Ma non aveva nemmeno affermato.

 

Kiba stava in piedi sulle mura che circondavano il villaggio della Foglia.

A 300 metri alla sua destra, Shino era seduto sulle stesse mura che osservava il paesaggio davanti a sè.

I turni di guardia non gli piacevano per niente, erano noiosi e non potevi nemmeno scambiare qualche parola con qualcuno.

Se almeno qualche ladruncolo o furbacchione avesse cercato di attaccare..

Improvvisamente un rumore strano giunse alle sue orecchie: c'era qualcuno che era appena arrivato silenziosamente dietro di lui.

Con un ghigno, contento di ammazzare la noia col prendere a botte qualcuno, roteò su se stesso, alzando in modo minaccioso il pugno destro, pronto a colpire.

- Ti ho sentito bastardo!!-

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-

Hinata urlò in modo disumano, evitando per pura fortuna il pugno di Kiba che le passò a pochi centimetri dalla guancia sinistra. Fece qualche passò indietro per la paura, fino al bordo delle mura e sarebbe anche caduta di sotto se il ragazzo, rendendosi conto dell'accaduto non l'avesse ripresa per la vita, stringendosela stretta al petto.

- Inuzuka tutto ok? Ho sentito un urlo!- gridò una sentinella poco distante da lui.

- Va tutto bene!!- urlò di rimando Kiba sospirando subito dopo: si era preso un bello spavento.

Lasciò libera Hinata che ancora tremeva leggermente per la brutta fine che stava per fare.

- Si può sapere che stavi per fare?- la riprese subito il ragazzo con sguardo quasi di rimprovero.

- Venirmi così silenziosamente alle spalle..! Potevo farti seriamente del male!-

- Mi spiace, Kiba-kun è che..- "Volevo farti una sorpresa.." avrebbe voluto aggiungere.

Inuzuka la guardò ancora serio, per poi sciogliersi in un largo sorriso, uno di quelli larghi e belli, come sapeva fare solo lui.

Hinata gli sorrise di rimando, mettendosi davanti a lui. Si alzò in punta di piedi e gli sfiorò le labbra leggermente con le sue.

Avevano fatto la pace.

- Che sei venuta a fare quassù?- adesso la voce di lui era calma e vellutata, parlava piano, le sue parole sembravano solo sussurri del vento.

- Vorrei dirti che avevo bisogno di vederti..- disse arrossendo come una bambina. -.. ma sono qui in veste ufficiale, da parte di Tsunade.-

L'espressione allegra sul volto di Hinata si rattristì improvvisamente, ricordandosi di come aveva incrociato per sbaglio la Godaime per i corridoi dell'edificio degli Hokage, preoccupata e irritata; l'aveva fermata senza tanti riguardi, parlandole veloce.

- Sta convocando tutti, hanno attaccato Naruto. Riunione d'emergenza.-

 

 

 

 

 

 

*"Il primo giorno d'amore non torna più

Un'ora di passione non è mai un'ora persa."

 

 

 

 

 

Note Autore:

Ci saranno degli errori, perchè non l'ho scritto su MicrosoftWord, ma su WordPad che non mi indica gli errori.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito "White Sky"..

 

Non ho niente da dire..

 

Lee

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Leave. Shikamaru's pain: Asuma (I° Parte) ***


The Kunai of Death

 

Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan

 

 

Chapter Fourteen:

“Leave. Shikamaru’s pain: Asuma.”

 

 

 

 

Prima Parte

 

 

 

Neji Hyuuga arrivò al campo d’allenamento dove la mattina aveva lasciato la sua sacca e i suoi kunai. Era stato lì tutto il giorno, allenandosi fino a spaccarsi le ossa; aveva fatto un pranzo misero e veloce, tanto per far tacere lo stomaco e nel primo pomeriggio aveva riniziato con i suoi esercizi disumani. Hiashi-sama gli aveva detto di non esagerare, più volte la sera era dovuto venir a prenderlo quasi di forza e riportarlo a villa Hyuuga.

Si stava comportando come un bambino e lo sapeva.

Dalla discussione all’ospedale, non aveva più rivisto né Tenten né tanto meno suo padre; sapeva che la ragazza adesso stava meglio ed era uscita dall’ospedale qualche settimana fa (notizie provenienti da Rock Lee), ma come Neji si era aspettato, lei non era venuta a cercarlo.

Sapeva che Tenten, per quanto esuberante e impulsiva potesse essere, non faceva mai niente di troppo avventato riguardo alle questioni importanti, come il rapporto con suo padre.

Per questo il giovane cadetto della famiglia Hyuuga si stupì molto quando trovò Tenten nel campo d’allenamento, che saltava con impegno la corda sul posto.

La giovane kunoichi saltellava velocemente prima su una gamba, poi sull’altra e infine su tutte e due insieme, mentre le braccia accompagnavano i polsi nel girare la corda intorno a lei il più veloce possibile.

Neji non aveva proprio voglia in quel momento di avere una conversazione con la ragazza; si sentiva un codardo (e forse lo era davvero) ma le parole che il padre dell’amica gli aveva rivolto, ancora gli rimbombavano nella testa e tornavano a fare male. Lui era un tipo orgoglioso, che solitamente certe cose se le lasciava scivolare addosso e cercava di scordarle il più velocemente possibile, ma quella volta era diverso: quelle parole gli erano state rivolte da una persona che comunque stimava e di cui aveva sempre temuto il giudizio.

Perciò camminò silenziosamente quando passò dietro la schiena di Tenten, che talmente presa dal suo esercizio sembrava non accorgersi del compagno alle spalle. Neji raggiunse l’albero dove c’erano poggiati la sua sacca e l’asciugamano, si voltò per tornare indietro quando il viso sudato, bellissimo, di Tenten gli comparve davanti con tutta la sua esuberanza.

- Pensi che sia idiota, per caso?- incalzò subito lei alzando un sopracciglio. Non aveva per niente un’espressione amichevole, si ritrovò a constatare tra sé e sé il ragazzo.

- Per niente, ma ho fretta e devo andare, ciao.- la liquidò Neji scansandola leggermente e incamminandosi verso casa. La ragazza non si diede per vinta, gli tenne dietro e quando fu abbastanza vicina lo afferrò per un braccio, costringendolo a guardarla in viso.

- Girami un’altra volta le spalle e giuro che ti faccio male, Neji. Perché non ti sei fatto vedere?-

- Non devo rendere conto a te di quello che faccio o non faccio, Hanto.-

Tenten sbarrò gli occhi incredula: da quando erano tornato di moda usare i cognomi, tra loro?

- Invece credo proprio di sì, Hyuuga.-

- Da quando?-

- Da quando hai iniziato a fartela con la sottoscritta, un annetto fa, ricordi?-

Neji la osservò dall’alto, posando a terra la sua sacca.

- E’ un colpo basso questo, lo sai?-

- La questione qui è un’altra: perché non ti sei fatto vedere? Che fine hai fatto?-

- Ci sono troppe cose a cui devo pensare, al momento.-

- Come a romperti meglio l’osso del collo?-

Lo shinobi la guardò perplesso, non capendo quello che la ragazza intendeva.

- Prima di venire qui sono passata da casa tua. Hiashi mi ha detto che avrei potuto trovarti qui e parlando ha detto che non fai altro tutto il tempo: ti alleni e ti alleni, a volte ti scordi di rientrare a casa; Rock Lee e il maestro Gai sono preoccupati e non riescono mai a parlarti. Si può sapere cosa stai cercando di fare? Vuoi ammazzarti?-

- Voglio solo stare per i fatti miei, è chiedere troppo? Voi tutti avete il vizio di non farvi mai gli affaracci vostri!- Neji disse queste parole con foga, riprendendo in malo modo la sacca su una spalla e avviandosi di nuovo verso casa. Tenten non si diede per vinta, lo riacciuffò per un braccio e quando il ragazzo si voltò furente, lei gli assestò un mal rovescio sulla guancia.

- Ti avevo detto che ti avrei fatto molto male se mi avessi voltato le spalle. La prossima vuoi un calcio nei gioielli di famiglia?-

Neji si toccò piano la guancia rossa e ancora pulsante. Osservò gli occhi color nocciola della compagna fiammeggiare come quando si trovava in battaglia: non avrebbe mollato finchè non avesse ottenuto quello che voleva.

Hyuuga allungò un braccio e circondò con facilità le spalle sottili di Tenten che adesso lo guardava stupita, e con un gesto secco e sicuro l’attirò verso di sè, abbracciandola e poggiando il mento sulla sua testa.

- Sei una gran rompiscatole, sai?-

Tenten sorrise, circondando la vita del ragazzo con le sue braccia. Lei era anche una rompiscatole, ma lui era veramente scorbutico.

- Mi dici che ti prende, Neji?-

- Ho.. ho solo.. riflettuto sulle parole di tuo padre e..-

- Mio padre è un uomo anziano. Ha i suoi pregiudizi e i suoi valori, non voglio che tu dia peso alle sue parole..-

- Ma quello che ha detto è vero, io sono difficile, all’esame chunin ho quasi ucciso mia cugina e..-

- E sei cambiato. Questo è importante.-

- Ma se..-

- Non importa, qualsiasi cosa sia. Tu mi piaci così, perché vuoi cambiare?-

Neji la osservò mentre lei lo guardava con aria quasi di rimprovero per aver anche solo pensato e dubitato della sua persona.

Si avvicinò al suo voltò, posandole una mano sulla guancia quando in un tempismo perfetto Rock Lee si apparve in una nuvola di fumo proprio accanto a loro, facendoli sussultare.

- Scusate, giovani amici! Ma siamo urgentemente chiamati dall’hokage!-

 

Sakura corse lungo tutto il corridoio col fiatone irrompendo poi nell’ufficio della Godaime senza nemmeno bussare.

- Mi scusi per il ritardo, stavo facendo il turno all’ospedale..- si scusò la giovane notando solo adesso le persone che affollavano il vasto ufficio.

- Non importa, lo sapevo.- sintetizzò Tsunade osservando di sfuggita la sua allieva che prendeva posto accanto a Hinata.

La donna si alzò dalla scrivania, passeggiando nervosamente su e giù dietro alla poltrona.

Shizune in fondo alla stanza guardava allarmata la sua sensei, controllando che non entrasse più nessuno nel suo ufficio.

- Il Suono ha attaccato Naruto e Gaara.- proruppe l’hokage fermandosi di botto.

Il volto di molti si contrassero in un’espressione di  preoccupazione e panico, quello di Sakura rimase impassibile.

- Perché avevo la sensazione che sarebbe successo?- si lasciò sfuggire Kiba volutamente.

- Dobbiamo mandare dei rinforzi il prima possibile e in modo da non creare pericoli con i nostri spostamenti. Nara, qualche idea?-

Gli occhi dei presenti si puntarono su Shikamaru che svogliatamente fumava una sigaretta osservando il paesaggio fuori dalla finestra, completamente assente.

- Shikamaru?- chiamo più piano Temari scuotendolo debolmente per una spalla.

Il ragazzo finalmente si destò dai suoi pensieri, mostrando le sue evidenti borse violacee sotto gli occhi.

- Come scusi?-

- Abbiamo bisogno del tuo quoziente intellettivo, ce la fai?- domandò Tsunade scocciata da tutta quella passività che emanava il ragazzo.

Shikamaru si avvicinò alla scrivania, prendendo tra le mani la cartina dei paesi; tornò al suo posto e si mise ad osservarla con cura e attenzione.

- A mio parere..- iniziò dopo qualche secondo facendo cadere a terra un po’ di cenere dalla sigaretta quasi finita. – …dovremo mandare tre squadre: una a nord-est, in modo da tenere sotto controllo e respingere i rinforzi del Suono; un’altra la potremo mandare dritta a Iwa a spianare la strada alla seconda squadra, quella principale, che avanzerà col ninja medico.-

Tsunade rimase in silenzio, valutando parola per parola il piano che aveva avanzato Shikamaru. In altre occasioni avrebbe acconsentito senza tanta esitazioni, fidandosi ciecamente; ma per come stavano andando le cose per lui, per la faccia sbattuta che continuamente mostrava in pubblico, questa volta La Godaime valutò con attenzione maniacale ogni cosa che aveva detto il giovane, rimanendo sorpresa che nonostante tutto, il suo piano era ben delineato ed elaborato. Come sempre.

- Molto bene, Nara, ottimo piano. Ogni gruppo avrà uno shinobi che potrà prevedere a qualche chilometro di distanza la presenza di pericoli..- disse rimettendosi a sedere alla scrivania e osservando Kakashi in segno di assistenza.

- Direi che le tre squadre avranno come capo i due Hyuuga e da Inuzuka.. il Byakugan e Akamaru sono ideali per prevedere i nemici..- affermò appunto il jonin.

- Benissimo.. quindi, vediamo..- iniziò Tsunade osservando i suoi Shinobi uno a uno e sfogliando schede su schede sparse sul piano della scrivania. - .. a nord-est ci andrà Hinata insieme ad Aburame, Akimichi e Kankuro. La prima squadra che manderemo sarà formata solo da due persone: Hyuuga e Nara; la squadra principale, a esclusione, sarà formata da Temari, Rock Lee, Hanto, Haruno e Mitarashi. Inuzuka e Hatake gli staranno dietro a coprire, tutto chiaro? Bene, ci vediamo domattina all’alba.- la Godaime, sintetica e di fretta, diede le ultime disposizioni e come un razzo uscì dal proprio ufficio, seguita da Shizuke, dirette chissà dove.

Tutti i ninja uscirono anch’egli frettolosi dall’ufficio, diretti a casa a passare la serata in famiglia prima della partenza. Choji aprì sconsolato un pacchetto di patatine, sospirando forte: tutta quella situazione non gli piaceva per niente. Shikamaru si portò al suo fianco in totale silenzio, strascicando il passo più del solito.

Mentre svoltavano l’angolo per uscire dall’edificio, la snella figura di Jun apparve ai loro occhi, riempiendo il cuore di Choji di un calore piacevole e confortante.

- Salve ragazzi.- mormorò la giovane sorridendo cordiale a Nara e al suo ragazzo.

- Ciao, dove vai?- le chiese Choji con aria interrogativa.

- Riunione da Tsunade-sama negli uffici ANBU, ci sono dei problemi.. ma credo che voi li sappiate già, se venite dal suo ufficio..- i due jonin annuirono e Shikamaru decise di andare avanti, per lasciare al suo amico tutta l’intimità che voleva.

- Ti hanno affidato una missione?- chiese a voce bassa Jun quando fu sicura che Shikamaru si fosse allontanato.

- Sì.-

- Ed è.. uhm.. pericolosa?-

- Jun tutte le missioni sono pericolose..-

- Cho, per favore! Vai contro quelli del Suono?-

- Sì, ma..-

- Ho capito: è una missione pericolosa!-

- Ascolta: tornerò vivo e vegeto, puoi stare tranquilla..-

- Hai detto così anche l’ultima volta. Tu e Ino siete tornati più morti che vivi.-

Akimichi guardò la fidanzata con dolcezza, mostrando uno dei suoi fantastici sorrisi bonari e sinceri. Accarezzò con delicatezza una guancia perennemente rossa di Jun, abbassandosi su di lei per sfiorarle le labbra.

- Stai tranquilla, ci sono ancora tante pietanze a questo mondo che non ho mangiato, non posso rimanerci secco!-

La ragazza si fece scappare una risata e tranquillizzata salutò il ragazzo, scomparendo dalla sua vista.

Choji, risollevato un po’ di buon umore, si diresse verso la porta d’uscita dove Shikamaru lo stava aspettando; insieme attraversarono il cortile fino ad arrivare al cancello dove una magra, gracile, figura sembrava aspettarli.

Il cuore di Shikamaru perse due battiti.

Ino.

La ragazza era poggiata ad un albero mentre i suoi occhi scrutavano il sole che lentamente stava tramontando tingendo il cielo di un bel arancione.

Era pallida, ma i due ragazzi osservarono con gioia più o meno manifestata che almeno aveva ripreso peso; i suoi capelli biondi erano imprigionati in una lunga treccia laterale e per una volta il suo ciuffo era stato posizionato dietro l’orecchio con due forcine, in modo che non ricadesse fastidioso sull’occhio; portava una gonna a pieghe lunga fin sotto il ginocchio ed era avvolta in un caldo golfino di lana viola.

- Ciao Ino!- la salutò Choji alzando una mano.

E Shikamaru, vedendo quegli occhi azzurri e tristi, credette di morire.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Autore: Vi parlo ora perché dopo sarò troppo presa ad avere una crisi isterica per farlo. Questo capitolo non è venuto come speravo e mi dispiace, ma ora come ora  non ci sto con la testa. La seconda parte, più corta di questa, sarà on line nei giorni successivi, quindi non dovrei tardare molto.

Approfitto per dire a tutte le povere anime che hanno partecipato al mio ultimo concorso e che per puro caso leggono questa fic, che ho già iniziato a scrivere qualche giudizio su carta durante l’ora di storia a scuola, ma ho ancora molto da fare e i risultati tarderanno ad arrivare.

 

Credo di aver detto tutto in modo essenziale, ho talmente tante cose da fare che mi sembra di scoppiare.. senza contare che per vostra sfortuna mi vengono in mente un sacco idee per delle long fic e sono a prendere appunti a destra e a manca per non scordarmi quello che penso..

Povera me..

 

Lee

 

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Capitolo 16
*** Leave. Shikamaru's pain: Asuma (II° Parte) ***


Alle mie amate MB,

perché loro non sanno minimamente

quanto importanti

siano diventate per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Kunai of Death

 

-Last Battle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

Chapter Fourteen:

“Leave. Shikamaru’s pain: Asuma.”

 

 

 

 

 

And it's draining all of me
Oh they find it hard to believe
I'll be wearing these scars
For everyone to see

 

[E si sta svuotando tutto di me
Loro lo trovano difficile da credere
Porterò queste cicatrici
in modo che tutti possano vederle]

 

 

[Leona Lewis, Spirit, Bleeding Love]

 

 

 

 

 

Seconda parte

 

 

 

 

Choji avvertì accanto a sè la presenza di Shikamaru che si allontanava, lasciando al passaggio solo una grigia nuvola di fumo.

- Dove stai andando?- gli chiese l’amico, dimenticandosi per una volta del pacchetto di patatine che stingeva in mano.

Shikamaru non si voltò.

Osservò la sigaretta che teneva stretta tra le dita, fumata a metà, e infine i suoi occhi stanchi si posarono per parecchi secondi sulla figura di Ino in piedi accanto all’albero, che lo stava fissando come se lo incontrasse per la prima volta nella sua vita; lo sguardo color pece guardò il ventre ben nascosto della compagna, e una morsa allo stomaco gli fece digrignare i denti.

- Vado a farmi un esame di coscienza.- rispose infine all’amico e con passo strascicato, alzando un sacco di polvere dal suolo, si allontanò dal palazzo dell’Hokage, da Choji, da Ino.

Konoha passava sotto i suoi piedi, vivace e popolata come sempre.

Dormiva solo per non crollare, quando probabilmente avrebbe preferito di gran lunga chiudere gli occhi e lasciarsi andare; mangiava solo perché il suo stomaco di lamentava, faceva un rumore insopportabile a detta sua.

Suo padre non lo riconosceva: all’inizio aveva dato la colpa al troppo lavoro, provando a distrarlo con gli shoji; Shikaku Nara era un uomo intelligente, forse più del figlio, e non ci mise troppo a capire che c’era qualcosa di più personale e importante che turbava le giornate del suo erede.

Yoshino Nara era semplicemente una madre affranta e impotente.

Forse, pensava, Shikamaru, che se avesse parlato con sua madre del suo problema, forse tutto si sarebbe risolto: lei era una donna e per quanto seccante potesse essere poteva forse comprendere la sua situazione. Forse gli avrebbe consigliato quale sarebbe stata la cosa giusta da fare perché Shikamaru, in tutta quella faccenda, cercava solo una conferma.

La sua decisione era già stata presa nel momento in cui Sakura gli aveva rivelato della gravidanza di Ino, era stato come se una tenaglia che stringeva e faceva sanguinare il suo cuore, finalmente si fosse spezzata, lasciandolo respirare, facendolo sentire meno oppresso.

Solo che lui non aveva mai avuto troppo coraggio.

Un conto era pensare alle cose, trovare delle soluzione e lasciare che gli altri le compissero: il classico sistema del braccio e della mente.

Ma questa volta era solo lui a dover ragionare e agire, non c’era un altro Shikamaru che avrebbe potuto farlo al posto suo.

Il cielo intanto cominciava ad imbrunirsi e Shikamaru si ritrovò e salire sul pendio della collina che sulla sua cima ospitava il cimitero degli eroi di Konoha; la lapide di Asuma Saroutobi era uguale a tutte le altre, con la stessa forma e lo stesso colore. Solo il nome e la composizione dei fiori che gli rendevano omaggio erano diversi.

Si mise a sedere con un tonfo, l’erba sotto di sé che sicuramente gli avrebbe macchiato i pantaloni; la sigaretta spenta e consumata pendeva dalle sue labbra secche e con un gesto stanco la gettò via per prenderne e accenderne un’altra, una droga continua.

- Mia madre è arrabbiata con te, per questo vizio, lo sai?- disse con tono amaro mentre la fiammella dell’accendino gli illuminava il volto con un tenue bagliore.

Il buio stava lentamente scendendo e un vento fresco attraversava quella collina, facendo ingobbire Shikamaru che tentava di coprirsi il viso dal freddo.

- Ho sempre condiviso con te l’ideale di Re che avevi.. ma non lo avevo mai capito fino in fondo. A sedici anni non potevo capirlo, per certe cose non si è mai grandi e maturi abbastanza, vero? Forse nemmeno tu lo eri..- lasciò uscire dalle labbra il fumo mentre con un colpo di polso buttava a terra la cenere.

- Però ti stavi prendendo le tue responsabilità, eri pronto ad accettare dei sacrifici, tutto per un figlio che, ne sono convinto, ti avrebbe reso molto felice..-

Shikamaru alzò gli occhi al cielo dove la prima stella del firmamento di faceva mirare in tutto il suo splendore. Una folata di vento gli sfiorò il viso proprio in quel momento e i suoi occhi divennero lucidi. Tirò su col naso impercettibilmente e con uno scatto abbassò la testa, affondando nelle spalle.

- Solo che io non sono te, Asuma. Altri mi dicono che ho preso da te, ho preso il tuo modo di parlare, di pormi alle persone, di camminare, i tuoi ideali: ma forse si sbagliano, perché se fosse così a quest’ora sarei da Ino a progettare sul nostro bambino invece che stare qui a piangere!-

Una sola lacrima uscì dagli occhi di Shikamaru che si prese la testa fra le mani.

Dietro di lui dei passi leggeri si stavano avvicinando, ma lui non si mosse di un centimetro, sapendo chiaramente di chi fossero.

- Buonasera, Shikamaru.- la voce dolce e materna di Kurenai gli accarezzò gentilmente l’orecchio e velocemente si portò il braccio sul volto per cancellare il segno di quell’unica lacrima che aveva versato.

- Kurenai, buonasera.. scusa, adesso me ne vado..- si alzò velocemente voltandosi verso la donna che teneramente teneva in braccio il piccolo Asuma, addormentato su una spalla della donna.

- Volevo che venisse a dare la buonanotte al suo papà, ma era troppo stanco e mi è crollato strada facendo..- Kurenai sia avvicinò alla tomba dell’amato e cautamente si inginocchiò davanti ad essa; si portò una mano alla bocca, se la baciò e lentamente depositò quel casto bacio sulla bianca e fredda pietra della lapide, nella speranza che quel gesto potesse arrivare da qualche parte.

- Sai una cosa Shikamaru? Quando ho detto ad Asuma del bambino, all’inzio mi ha riso in faccia…- il ragazzo, che già era deciso ad andarsene, si fermò ad osservare curioso la donna che cullava con amore infinito il suo bambino.

- Credeva a uno scherzo... non l’ha presa tanto sul ridere invece quando gli ho chiesto se poteva smettere di fumare.- la risata cordiale di Kurenai fece sorridere Shikamaru a sua volta.

- So, cosa è successo, fra te e Ino… Choji è una vera bocca larga con me. Ma lascia che ti dica una cosa: ad Asuma non era mai passata per la testa l’idea di avere un figlio.-

Shikamaru sbarrò gli occhi e un po’ risentito si rivolse a Kurenai con parole dal tono aspro.

- Asuma era un grand’uomo, amava te e la creatura che stavi portando in grembo, come puoi dire una cosa del genere?-

- Non fraintendere le mie parole, Shikamaru. Io sono certa che Asuma, quando se n’è andato, già amasse questo bambino, ne sono più che certa…- disse osservando e accarezzando il viso del suo piccolo.

- Tu, invece? Ameresti questo bambino?-

- Io non saprei come fare il pad...-

- Non ti ho chiesto se ti senti pronto, ti ho chiesto se gli vorresti bene.-

- Certo. Lo amerei, è mio figlio.-

- Questo ti basta per fare il padre, Shikamaru. Asuma non voleva bambini, non era affidabile e fumava troppo. Però ci amava, entrambi, amava il suo bambino. E questo gli sarebbe bastato per la vita.-

Shikamaru osservò Kurenai alzarsi e tornare sui suoi passi, voltandosi un’ultima volta verso di lui.

- Nessuno è pronto, ricordatelo. Non ero pronta io, e adesso non è pronta Ino.-

Il cielo ormai era coperto da tanti punti luminosi, concentrati in una grande scia che attraversava il cielo. Il ragazzo si tolse la sigaretta dalle labbra, poggiandola sulla tomba del suo maestro, sorridendo mesto e rassegnato. Felicemente rassegnato.

- Io per un po’ di tempo non potrò più fumare, finiscila tu per me, Asuma.-

 

 

Choji chiuse la porta scorrevole della cucina, sedendosi al tavolo davanti a una tazza di thè caldo. Dalla parte opposta, Ino girava senza motivo il cucchiaino nel liquido senza motivo, dato che non aveva messo dentro nemmeno un granello si zucchero.

- Non me lo stai chiedendo davvero… – disse dopo un po’ Choji, rigirandosi tra le mani un biscotto di frolla fatto da sua madre.

- Non fare il melodrammatico. Sapevi che lo avrei fatto, ti sto solo chiedendo di accompagnarmi!- sbottò Ino lasciando andare il cucchiaio ed osservando il suo migliore amico con sguardo di sfida.

- Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere! Ino, andiamo... pensaci! Vuoi fare davvero questo a Shikamaru?-

- Tanto lui non lo sa… non vedo il problema.-

Ino incrociò le braccia al petto, aspettando una risposta di Choji, ma questo inaspettatamente abbassò gli occhi sul biscotto, arrossendo improvvisamente.

- Cho...- mormorò Ino, alzandosi dalla sedia e inginocchiandosi di lato al compagno che non osava guardarla negli occhi. Lo vide in imbarazzo e subito la consapevolezza prese possesso della sua mente, facendola deglutire rumorosamente.

- Lo sa... glielo avete detto…- soffiò piano, poggiandosi al tavolo. La testa cominciò a girarle forte e un senso di nausea le fece arricciare il naso.

- Era uno straccio, Ino… io e Sakura, ci spiace… ma non potevamo far finta che tutto stesse andando bene. Se solo tu potessi parlargli, prima di domani mattina…-

- Scordatelo.- lo liquidò la bionda, prendendo velocemente la giaccia e uscendo da casa Akimichi di fretta e furia.

- Ino, aspetta! Lascia almeno che ti accompagni… INO!- Choji provò a rincorrerla, ma quella si era già dileguata velocemente, arrabbiata e frustrata.

Perché nessuno la capiva?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di chi ha due occhiaie che non finiscono più:

Ehm.. come dire.. ciao?

Nessuno se lo aspettava questo capitolo (nemmeno io!) e quindi spero che piaccia, anche se all’inizio pensavo che il personaggio di Shikamaru fosse andato leggermente OOC, ma come ha detto la zia Ele “Shikamaru più I.C. di così non è neanche quello vero”, quindi io mi fido ù_ù

 

Che altro dire? Sono tornata per vostra sfiga.. sopportatemi, vi prego..

 

 

Lee

 

 

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Capitolo 17
*** Loving Hearts ***


The Kunai of Death

-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

Chapter Fifteen

“Loving Hearts.”

 

 

 

 

 

 

“She made it easy, made it free.
Made you hurt till you couldn't see.
Sometimes it stops, sometimes it flows.
But baby, that is how love goes.

You will fly and you will crawl.
God knows even angels fall.” *

 

[Jessica Riddle, “Even Angels Fall”]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando Ino rientrò a casa a tarda sera, tutto era buio e silenzioso e ringraziò gli dei del cielo per questo. Non avrebbe sopportato di vedere ancora le facce sofferenti dei suoi genitori guardarla con pietà; non in quella sera, almeno, perché il suo viso era più provato del solito e gli occhi lucidi sicuramente non aiutavano nell’effetto complessivo.

Dopo essere uscita da casa di Choji, era rimasta per almeno un’ora a camminare senza meta per le strade del villaggio, mettendo a punto nella sua testa almeno dieci diversi modi per andarsene da Konoha nel minor tempo possibile e senza lasciare traccia. Adesso che Shikamaru sapeva del suo bambino, lei avrebbe fatto meglio a togliere le tende e a non farsi più vedere fino alla fine dei suoi giorni, se teneva almeno un po’ alla sua dignità e alla reputazione non solo sua, ma anche di Nara e fidanzata.

Ma come volevasi dimostrare e come a sottolineare la sua vigliaccheria, alla fine aveva capito che non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene mollando tutto, amici e familiari, e di rifarsi una nuova vita. Chissà come l’avrebbe presa il buon vecchio Inoichi Yamanaka, quando lei, tutta saltellante, gli avrebbe detto “Sai papà, sono innamorata di Shikamaru. Sì, proprio quel Nara. E dato che lui è fidanzato, abbiamo iniziato una storia di sesso clandestina, col risultato che adesso sono incinta. Adesso dovrei dirlo a mamma, credi che se la prenderà?”

Decisamente, doveva trovare una soluzione. L’aborto era la via più facile tecnicamente parlando, ma moralmente era una pessima idea. Se poi come coscienza si ritrovava Choji, la faccenda era praticamente impossibile.

Ino entrò nella sua stanza lasciando le luci spente, in questo modo non si accorse della figura di Sakura seduta sul suo letto.

«Sei tornata tardi.» l’apostrofò lei con lo stesso modo che usava sua madre. La bionda sussultò, mettendosi istintivamente una mano sul ventre leggermente più gonfio.

«Ti è andato di volta il cervello, Fronte Spaziosa? Che ci fai qui?!»

Sakura le sorrise appena, abbassando lo sguardo sulle mani che spiegazzavano la sua gonna. Ino non potè vederlo, ma le guance della ragazza presero un insolito colorito rosso.

«Vedi… è successo qualcosa un mese fa. Non te l’ho raccontato perché avevi già i tuoi problemi, ma adesso ho bisogno di confidarmi con qualcuno…»

«Mica è successo qualcosa di grave?» chiese allora apprensiva Ino, sedendosi accanto all’amica sul letto, che emise in piccolo cigolio.

«No, non è grave. Almeno per me no. Diciamo che è inaspettato, ecco…»

«Credimi: a meno che tu non sia incinta, niente è più inaspettato per una come me…»

«Ehm…»

Sakura non potè fare a meno di mettersi una mano sulla bocca per non ridere, mentre il volto di Ino prima si irrigidiva, poi impallidiva ancora di più. I suoi occhi azzurri si sgranarono e osservarono increduli l’amica dai capelli rosa.

«Sei incinta, Sacchan?»

«Sì, Ino.»

«Ma proprio incinta incinta?»

«Già.»

«Sei sicura?»

«Ho fatto il test.»

«Oh.»

Entrambe si guardarono, una divertita, l’altra sconvolta. Ino si mosse a disagio sul proprio letto, riordinando le idee in testa: talmente presa dai suoi problemi, non si era nemmeno accorta che la sua amica avesse un ragazzo. Perché ce l’aveva, vero?

«E, come dire, il padre del marmocchio è…?»

«Naruto, ovviamente.»

«Ovviamente, certo. Insomma, è palese, voi due avete sempre avuto un rapporto speciale, dopo la definitiva pazzia di Sasuke…»

«Ino…»

«E sì, tu lo tratti male, ma in fondo anche i cazzotti che riceve possono essere considerati manifestazioni di affetto. Insomma, tu non sei un tipo molto dolce e delicato…»

«Ino, non prenderla così…» Sakura la osservava impotente, mentre la bionda si era alzata lentamente per intraprendere un monologo tutto suo.

«E poi Naruto non è così male, ha mille difetti ma anche un gran cuore. E’ spigliato e indubbiamente divertente; carino a modo suo. Non è il mio tipo, ma se piace a te…»

«Ti prego…»

«Mi rammarico solo del fatto che non mi hai mai detto niente, che stavate insieme eccetera eccetera. Non me lo aspettavo, tutti tranne lui ecco e… e…»

Ino si fermò nel centro della stanza, come colta da un’illuminazione divina. Tornò sui suoi passi, avvicinandosi a Sakura che cominciava seriamente ad avere paura della reazione dell’amica. Gli occhi azzurri di Ino puntarono quelli verdi dell’amica, che in quel momento ebbe la certezza di essere in trappola.

«COME SAREBBE A DIRE CHE NARUTO E’ IL PADRE? COME FAI A ESSERE INCINTA? FINO A UN MINUTO FA CREDEVO CHE TU FOSSI ANCORA VERGINE! MA TI SEI DEL TUTTO AMMATTITA FRONTE SPAZIOSA?!»

Sakura deglutì sonoramente, cominciando a guardare da tutte le parti, tranne che in direzione di Ino.

«Non ti agitare tanto, non ti fa bene…»

«La cosa che non mi fa stare bene è questa situazione! Sono incinta di un ragazzo che ha già una fidanzata, siamo nel bel mezzo di una guerra, non ho più il coraggio di guardare mio padre in faccia, Choji è più coscienzioso del solito, tu sei incinta e di Naruto! Come faccio a non agitarmi? Dimmi che ti sposi la prossima settimana e siamo a posto!»

«La stai vedendo nel modo sbagliato…» provò allora Sakura invitando Ino a rimettersi seduta.

«E tu la vedi troppo facilmente! Sembri quasi contenta di aspettare un bambino!»

Sakura sbuffò, rendendosi conto che effettivamente quello non era un buon momento per restare incinta: era sbagliato il tempo, ma non l’atto in sé. A differenza di ciò che Ino poteva dire o pensare, lei non aveva alcun timore di crescere dentro di sé il figlio del ragazzo che amava; era giovane, insicura e nella vita doveva fare e vedere ancora molte cose, ma tutto questo era passato in secondo piano, dal momento in cui aveva visto le due tacche blu sul test di gravidanza. Non riusciva proprio a vedere quel bambino, il suo bambino come una cosa negativa. Al contrario, era ciò di più prezioso che Naruto avesse potuto donarle. E dato che non c’era certezza in un suo ritorno, avrebbe protetto la loro creatura a qualsiasi costo nel caso le cose fossero andate male.

A quest’ultimo pensiero, Sakura scosse violentemente la testa, eliminando quell’ipotesi dalla sua mente e concentrandosi nuovamente su Ino che una volta calmata, la guardava di sottecchi, aspettando una spiegazione o qualcosa di simile.

«Hai già deciso come lo chiamerai?»

«Non essere sciocca, Ino. Tutta questa tua acidità si è sviluppata con la gravidanza?»

«Invece tu l’idiozia ce l’hai dalla nascita.»

«Scusa?»

«Choji mi ha raccontato. Lo avete detto a Shikamaru.»

«Dovevamo farlo, lui-»

«Dovevate? Secondo cosa? Non vi avevo pregato di tenere la bocca chiusa, dannazione?»

«Era a pezzi! Sembrava un morto che camminava! Non so che cosa tu gli abbia detto quando vi siete mollati, ma certamente non gli ha fatto granché piacere!»

Ino stizzita si voltò dall’altra parte, ripercorrendo a malincuore quel pomeriggio, quando lo aveva sbattuto fuori casa, dicendogli che non lo amava più. Non metteva in dubbio il fatto di averlo ferito, lui non l’amava probabilmente, ma sicuramente le voleva un gran bene e sentirsi rivolgere quelle parole ostili non doveva esser stata una passeggiata.

«Invece io non sto a pezzi, vero?» sussurrò flebilmente, tornando a guardare Sakura negli occhi.

«Non sto dicendo questo.»

«Domani mattina avevo prenotato la visita per l’aborto. Dove credi che troverò adesso il coraggio di presentarmi?»

Sakura non le rispose, vedendo gli occhi dell’amica che lentamente diventavano lucidi.

Arrivati a quel punto, aveva perso tutte le parole, non sapeva più che cosa dirle, come rincuorarla, come farle vedere le cose in positivo. Ino era rimasta incinta da un ragazzo che era già impegnato, non era successo come a lei; Sakura aveva la certezza che se Naruto fosse tornato, alla notizia del bambino si sarebbe un po’ preoccupato, ma certamente non l’avrebbe abbandonata. Sarebbe scoppiato a ridere e avrebbe farfugliato qualcosa del tipo “Adesso sei costretta a stare sempre con me Sakura-chan!”, lei gli avrebbe risposto che più di una dichiarazione sembrava una minaccia e Naruto di rimando avrebbe riso più forte.

Ino non aveva le sue certezze e non aveva un principe azzurro che l’aspettava a casa e che le avesse giurato amore eterno.

C’erano solo lei e il suo bambino.

Sakura stava per metterle un braccio intorno alle spalle, pronta ad accogliere le lacrime di Ino che non avrebbero tardato ad arrivare, quando un rumore strano fece sobbalzare le due ragazze.

Si guardarono negli occhi spaurite per qualche secondo, mentre il rumore si faceva sentire nuovamente; Sakura si voltò verso la finestra spalancata della stanza di Ino, riducendo gli occhi a due fessure strette.

«Viene da fuori» disse sicura.

Ino si alzò traballante, avvicinandosi con cautela e prendendo un kunai dalla scrivania. Erano in tempi di guerra, poteva davvero essere chiunque.

Nel momento esatto in cui una sua mano raggiungeva la tenda per scostarla, una sagoma sbucò dal nulla sul davanzale, facendo squittire la bionda che ritrasse immediatamente la mano, come scottata.

Sakura la raggiunse, riconoscendo l’ombra di un codino buffo.

«Shikamaru?! Che diavolo credevi di fare!»

Il ragazzo non rispose, scendendo dal davanzale, stupito di trovare Haruno con Ino.

«Entrando dalla porta… non volevo svegliare l’intera casa» spiegò calmo, puntando i suoi occhi scuri sulla figura esile di Ino, che si era nascosta dietro Sakura.

La ragazza dai capelli rosa si sentì ad un tratto di troppo, messa così all’improvviso in mezzo a due fuochi, ma non voleva nemmeno lasciare Ino da sola. Non sapeva se l’amica se la sentiva di affrontare Shikamaru, non dopo quello che si erano dette.

«Vai pure Sakura, me la cavo da sola» disse Yamanaka, come se le avesse letto nel pensiero.

Haruno sospirò, lanciò uno sguardo significativo a Shikamaru, abbracciò Ino più del dovuto, prese le sue cose e se ne andò in silenzio, lasciando la stanza in un silenzio talmente pesante che poteva risultare soffocante.

Ino camminò verso la sua scrivania, posando il kunai sul piano e meditando a fondo su quello che avrebbe dovuto dire; si rese conto che il suo cervello non voleva collaborare a tale azione, era talmente confusa e spaventata, che non riusciva a formulare un pensiero coerente. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa si aspettava lui da lei, in quel momento?

«Mi spiace, se ti ho fatto spaventare» iniziò Shikamaru, non muovendosi di un millimetro dalla sua postazione.

Ino prese un gran respiro e si girò, non guardandolo però negli occhi. Non si sentiva ancora pronta per affrontarlo direttamente. Si poggiò alla scrivania, incrociando le braccia al petto, come a difendersi da qualcosa, o qualcuno.

«Saltiamo i convenevoli. So che lo sai e ciò non cambia le cose. Cosa vuoi?»

«Vorrei sapere perché me lo hai tenuto nascosto, ad esempio. Potrei chiederti del perché mi hai cacciato fuori dalla tua vita, perché mi hai detto quelle cose, perché mi hai trattato come uno stupido, facendomi sentire un’autentica schifezza. All’inizio ho addirittura pensato di aver combinato qualcosa e sai che non sarebbe la prima volta che faccio danno; un gesto o una frase sbagliata, potevo aver fatto di tutto senza rendermene conto. A questo punto sono solo confuso, ho sentito tante cose da persone diverse, per una volta voglio ascoltare e credere solo a quello che uscirà dalla tua bocca; ma prima ancora di questo voglio sapere se mi ami, Ino. E non voglio bugie»

Ino si mise a piangere in silenzio, senza singhiozzi o mugugni sommessi, con le lacrime che le bagnavano le guance e che la facevano sentire una vera stupida. Il suo aspetto doveva essere orribile in quel momento.

«Ti amo» gli rispose soltanto, guardandolo finalmente negli occhi, incatenando i loro sguardi.

Shikamaru sembrò rilassarsi, aveva l’impressione che tutto il mondo avesse preso un’altra sfumatura, un colore più vivo, più caloroso, un tono decisamente più armonioso.

Solo in quel momento si sentì autorizzato a fare un passo verso la ragazza, diminuendo la distanza che li separava.

Ma Ino, seppur fragile in quel momento, capiva che se lo avesse avuto ancora più vicino avrebbe spento definitivamente il cervello e avrebbe dato retta solo a quello che le diceva l’istinto. Alzò una mano davanti a sé, imponendogli di fare un altro passo.

«Ti amo, ma questo non cambia la nostra situazione. Ho deciso di abortire perché tutto questo è sbagliato, non ha niente che funzioni, fin da quando è iniziato. Tu hai una fidanzata e non voglio che la lasci a causa mia, per un nostro errore. Io non voglio farti pena, non chiedo la tua pietà, non voglio niente da te, davvero. Voglio solo che mi lasci stare e che mi lasci fare ciò che sento. Io ho voluto la nostra relazione, io ho acconsentito a diventare la tua amante, io risolvo il problema; chiedo solo di essere lasciata in pace, Shikamaru.»

Ino respirò forte, prendendo aria da discorso che aveva appena fatto, soddisfatta di sé in qualche modo. Era riuscita a togliersi dal cuore quello che voleva dire da una vita.

Shikamaru sembrò analizzare ogni parola che aveva sentito, rimanendo in silenzio per diversi secondi, mentre l’ansia divorava i nervi di Ino. Le si avvicinò ancora, ignorando deliberatamente le sue intimidazione a starsene lontano.

Le prese il volto fra le mani e la baciò.

 

 

 

 

 

 

 

*Lei l'ha reso facile, l'ha reso libero.
Ti ha fatto soffrire fino al punto di non vedere.
A volte si ferma, a volte scorre.
Ma piccola, così è come va l'amore.

Volerai e striscerai.
Dio sa che pure gli angeli cadono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice o pseudo tale:

Sono imbarazzata dal ritardo mostruoso che ha avuto questo capitolo. Sul serio, sono affranta e sconcertata.

E’ un po’ ormai che passo il mio tempo a rivedere le mie vecchie storie e giusto stasera mi sono ritrovata tra le mani questo capitolo, che era già stato iniziato, ma non concluso. Ho deciso di finirlo, povero, mi faceva pena.

Questa storia ormai ha diversi anni, da quando l’ho iniziata il mio stile è cambiato, io sono cresciuta in tutti i sensi e anche i miei personaggi. Ciò non toglie che desidero davvero finirla, anche se nel mezzo ci sono incongruenze o errori. KoD è la mia bambina.

Chi continuerà a seguirla, non potrà che farmi felice, gli altri, se hanno abbandonato strada facendo (e non li biasimo) avranno lo stesso la mia simpatia.

Sono pigra e me ne dispiaccio infinitamente.

 

Lee

 

 

 

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Capitolo 18
*** Sakura ***


 

“The Kunai of Death”

 

-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

 

Chapter Sixteen

"Sakura"

 

 

 

 

 

L’aria fredda delle cinque del mattino le entrava dentro le ossa, facendola rabbrividire ed arrabbiare ad ogni passo. Con la fretta di partire e di preparare lo zaino, aveva scordato di prendere anche la mantella, che sicuramente l’avrebbe protetta da quel freddo pungente. Ma non c’era tempo per tornare indietro.

Svoltò un paio di angoli, trovandosi davanti alle porte di Konoha, dove Tsunade e Shizune erano immerse nella lettura di alcuni documenti, nell’attesa che la squadra di recupero fosse tutta riunita.

Sakura vide il team 8 che confabulava tra loro; a quanto ricordava, Kiba era stato separato dai suoi compagni di sempre, e probabilmente stavano mettendosi d’accordo su qualcosa in particolare. Lo stesso valeva per il team di Neji che, visibilmente seccato, stava facendo delle raccomandazioni infinite a Tenten e a Rock Lee.

«Buongiorno Sakura.»

La ragazza si voltò, trovandosi di fronte Choji e Shikamaru, vestiti di tutto punto e pronti per andare a fare un po’ a botte. Mentre le passavano accanto, la ragazza non poté fare a meno di scoccare una lunga occhiata a Nara, sperando di leggere nel suo volto un indizio sulla nottata appena passata, ma niente tradiva la compostezza del giovane.

«Fronte Spaziosa, che stai facendo?»

«Ino, che ci fai qui?» le chiese sorpresa e un po’ rasserenata nel vederla: solo poche ore fa l’aveva lasciata in una situazione difficile, con le lacrime e Shikamaru. Poteva essere successo di tutto.

«Sono solo in veste di supporto. Stamattina sono stata da Choji a chiedergli scusa e…» fece una pausa, nella quale distolse gli occhi da Sakura e arrossì lievemente, «… e per dirgli che non sarei andata alla visita.»

Sul volto di Sakura si dipinse uno splendido sorriso, sinceramente felice per quello che Ino aveva lasciato intendere con quella frase. Istintivamente tornò a voltarsi in direzione di Shikamaru, trovandolo sempre con le solite occhiaie, ma questa volta nei suoi occhi c’era una luce diversa. Si muoveva in un modo diverso, parlava con un tono più vivo, spontaneo.

«Ino, sono davvero felice per te.»

«Dove sei corsa con la mente, Fronte Spaziosa?»

Sakura non capì, mentre alle sue spalle gli ultimi membri della squadra di recupero raggiungevano la Godaime.

«Non stiamo insieme. Non ancora, diciamo. E’ complicato, ci sono ancora delle cose da sistemare e da chiarire… non parlarne troppo in giro, ecco.»

«Temari?» chiese Haruno, abbassando il tono della voce.

«Lei… non sa niente, ovviamente. Shikamaru le parlerà dopo la missione…»

«E dopo sarà tutto a posto, no?»

Ino fece un mezzo sorriso, senza annuire né negare. Sakura decise di non fare più domande, sapendo in cuor suo però che il peggio per l’amica era passato.

Insieme si avviarono verso il gruppo, che aveva già cominciato a parlottare tra loro per decidere gli ultimi dettagli della missione.

Dei mormorii di saluto si levarono da tutti, e fu solo in quel momento che Tsunade si voltò a guardarle, fermando i suoi occhi sulla figura di Sakura.

«Cosa credi di fare, scusa?» le chiese accigliata, lasciando stare i documenti che stava consultando.

Prima che potesse rispondere, un urlo si levò dal fondo del gruppo, facendo girare tutti.

«Ehi, Ino-chan! Abbiamo messo su qualche chilo, eh?»

Kiba scoppiò in una grossa risata, indelicato come solo lui poteva essere, ricevendo una sonora gomitata da Tenten, proprio accanto a lui.

Ino si irrigidì, serrando le labbra, incapace di difendersi. Non poteva certo spiattellare a tutti che le sue nuove rotondità erano dovute non al cibo, ma a un bambino; le avrebbero fatto troppe domande e Shikamaru si sarebbe sentito in dovere di dire qualcosa, insinuando precocemente il dubbio nella mente di Temari. No, doveva stare zitta e incassare il colpo, mostrando un sorriso falso e quanto mai tirato.

Sakura notò lo sguardo perso dell’amica e decise di ignorare Kiba rivolgendosi alla sua maestra.

«Perché non dovrei essere qui?»

«Perché sei incinta, forse? Credi che ti mandi in missione in queste condizioni? Scordatelo!»

«Non può chiedermi una cosa del genere! Io devo andare da Naruto!»

Intorno a lei calò il silenzio assoluto, chi sconvolto, che sorpreso, chi semplicemente curioso di sapere cose che finora erano state nascoste al dominio pubblico.

«Sakura, vedi di non farmi perdere la pazienza! Ho una guerra da mandare avanti, non posso stare dietro ai tuoi capricci!»

La voce di Tsunade si era alzata di qualche ottava e i suoi occhi guardavano fiammeggianti la sua allieva, invitandola a provare a mettersi contro di lei.

«Conosci la legge e non riceverai un trattamento di favore. Potrebbe succederti di tutto, metteresti a rischio il bambino e lo so che non vuoi questo.»

Sakura  aprì la bocca per ribattere, ma le parole le morirono sulle labbra, facendola alterare ancora di più. Dentro di sé infuriava una lotta fra la se stessa matura e cosciente, che mai sarebbe andata in missione col rischio di un aborto, e la se stessa innamorata e irragionevole, che avrebbe ucciso pur di andare a recuperare Naruto di persona.

Ino le mise una mano su un braccio, e fu quello il segnale che le suggerì che in quel momento non avrebbe trovato nessun alleato, nemmeno nella sua migliore amica.

Prese un profondo respiro e si rivolse a Neji e a Kakashi, le persone del gruppo più vicine a lei.

«Riportatemelo indietro tutto intero. Vi prego.» supplicò con un filo di voce, delusa e arrabbiata.

Neji si limitò ad annuire.

Kakashi le sorrise da sotto la maschera, affettuoso come un padre che sta per andare a riprendere il proprio figlio, dopo che è scappato da casa per andare al parco a giocare con gli amichetti.

Haruno se ne andò correndo, seguita con lo sguardo da tutti i presenti.

«Ino, stalle dietro. Non voglio che faccia qualche sciocchezza delle sue.» soffiò Tsunade.

La bionda annuì e dopo aver sussurrato un “in bocca al lupo” generale, si avviò per la stessa strada che aveva imboccato l’amica.

Dopo dieci minuti, tutto il gruppo aveva inforcato i propri zaini e si stava avviando fuori Konoha.

«Kakashi, viaggerete senza ninja medico, dato che manca Sakura. Tenten e Hinata un po’ ne sanno qualcosa di medic-jutsu, ma vedete di non farvi troppo male o sarebbe realmente un problema.»

«Potevate mandare Ino. Mi sembra che si sia abbastanza ripresa…»

Tsunade fece una strana smorfia con le labbra, come a voler scacciare un pensiero fastidioso dalla sua mente.

«Mettiamola in questo modo, anche lei per un anno non avrà missioni da svolgere. Quelle due sono talmente amiche che decidono di farsi mettere incinta nello stesso periodo!»

Anche se il tono di Tsunade era basso, parecchie orecchie captarono le sue parole, tra cui quelle di Temari.

Mentre vicino a lei Kiba borbottava qualcosa del tipo “Naruto, vecchio marpione” e “Quando torniamo ci sarà da ridere!”, i suoi occhi acquamarina si posarono inavvertitamente su Shikamaru, che la ricambiava.

Fu solo un attimo, un momento di consapevolezza che attraversò il cuore della kunoichi come uno spillo infuocato, facendole perdere il respiro. Capiva un sacco di cose, molti comportamenti strani di Shikamaru adesso avevano un significato, trovavano una sua logica, una logica che faceva male e aveva il sapore del tradimento, dell’umiliazione, del dolore.

Temari vide negli occhi scuri del ragazzo il rammarico, le scuse che avrebbe voluto farle, ma che sarebbero servite a poco. Leggeva l’imbarazzo e la scelta che aveva fatto, una scelta che non la comprendeva.

Ci sarebbe stato tempo per discuterne, ma intanto la consapevolezza che non ci sarebbe stato un domani nel loro rapporto, aveva scavato radici troppo profonde per essere dimenticata.

 

 

Naruto guardava annoiato il soffitto della stanza dove alloggiava.

Gaara era seduto poco distante su una sedia vecchia e logora, e osservava circospetto fuori dalla finestra la gente che faceva avanti e indietro per la strada. Da quando avevano visto quei due ninja del Suono, gli era stato proibito da Jiraya persino di uscire ad allenarsi, così che le loro giornate erano diventate estremamente monotone e controproducenti. Per uno come Naruto, abituato a fare mille cose e a passare l’intera giornata fuori casa, stare rinchiuso in quelle quattro mura lo faceva uscire fuori di testa; in più Gaara non era famoso per essere una persona logorroica e socievole, per cui ogni tentativo di conversazione falliva dopo nemmeno cinque minuti.

«Prenderò la muffa, prima o poi.» sussurrò a malincuore, nascondendosi la testa sotto il cuscino.

Il Kazekage non si diede nemmeno pena di rivolgergli uno sguardo, preso com’era dal setacciare l’ambiente esterno al loro nascondiglio.

«Mi chiedo perché non attacchino il villaggio», fece Naruto dopo un po’, rivolgendosi a Gaara, «sono quelli del Suono, non credo che si facciano tanti problemi a uccidere delle persone in più».

«Non è prudente. Ingaggiare una guerra non necessaria contro Iwa sarebbe inutile, ci perderebbero soltanto uomini» chiuso il discorso il Kazekage con sufficienza.

All’improvviso sentirono bussare alla porta ed entrambi si alzarono di scatto in piedi, nel più totale silenzio. Naruto si accostò alla porta, poggiando un orecchio contro la superficie ruvida del legno. Un altro colpo.

«Non è Jiraya» sussurrò appena Gaara, attirando l’attenzione di Naruto.

«Ho tenuto sotto controllo l’entrata dell’edificio per due ore e non l’ho visto, deve essere qualcun altro».

E con quel qualcun altro intendeva il Suono. Nessuno sapeva che erano lì, quindi la lista dei loro possibili visitatori si accorciava di molto.

Dopo alcuni minuti, qualcuno fece saltare la porta del piccolo appartamento.

La porta schizzò via, andando a frantumarsi contro la parete opposta; i cardini portarono con sé pezzi di muro, un polverone grigiastro si alzò all’interno della stanza, rendendola visuale pressoché nulla.

Tre uomini avanzarono lentamente all’interno di quel monolocale, mentre i loro passi risuonavano indistinti dopo il boato dell’esplosione. Quello che sembrava il più giovane dei tre, controllò sotto il letto, dentro all’armadio e in bagno.

Non c’era nessuno.

«Uchiha-sama non ne sarà contento» fece uno degli uomini, affacciandosi fuori dalla finestra. Perlustrò la strada, poi alzò gli occhi in alto, controllando che nessuno fosse scappato dal tetto.

«Non ci sono».

«Forse le informazioni erano sbagliate».

«O forse qualcuno li ha avvertiti del nostro arrivo».

Quello che sembrava il capo dei tre fece un ultimo giro per la stanza, per poi tornare in corridoio e scendere le scale, mentre una donna anziana che passava di lì lo guardava terrorizzata. Gli altri due lo seguirono in silenzio.

Quando la stanza tornò al suo silenzio e la polvere ormai si era completamente adagiata al suolo, un’asse del soffitto si mosse, rivelando un buso abbastanza grande da far passare una persona.

Naruto si affacciò a testa in giù, notando con disappunto il macello che quei tre avevano provocato.

«Decisamente, il mio appartamento a Konoha è più ordinato».

Con un balzò atterrò sul pavimento, mentre Gaara lo seguiva a ruota.

«Dobbiamo metterci in contatto con Jiraya-sama e trovare un altro posto dove nasconderci. Non siamo più al sicuro» fece il Kazekage, calciando un blocco di muro che era caduto nell’esplosione.

Naruto si sedette sul letto, respirando forte, come a volersi dare una calmata.

Mai come in quel momento avrebbe voluto i suoi amici accanto; non per farsi difendere, ma giusto per tirarlo su di morale. Aveva bisogno che qualcuno gli battesse una gran pacca sulla spalla e gli dicesse “Ehi testa quadra, fatti valere! E cerca di non fare troppo danno!”.

Mai come in quel momento, sentiva la mancanza di Sakura.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Un capitolo ogni anno è certamente una buona media. Il giorno della mia laurea, probabilmente sarò ancora a scrivere KoD, come mi ha fatto giustamente notare la Mimi. Ma pazienza. Il giorno in cui la finirò, è sicuro che mi metto a piangere.

Al prossimo capitolo (chissà quando ci sarà...)!

 

 

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