Il buio ha i tuoi occhi

di Ryta Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


IL BUIO HA I TUOI OCCHI

 

CAPITOLO 1

La campagna che si stendeva appena fuori Londra, aveva sempre attratto Ginevra Weasley come un'ape con il miele. Adorava la vita tra il verde e la tranquillità fin da quando abitava alla Tana, ma a causa dello studio, era stata costretta ad arrangiarsi negli ultimi cinque anni, con un piccolo appartamento nel cuore di Londra.

Non che le dispiacesse, anzi tutto sommato era anche divertente poter vivere in città, con tutta quella gente, con i negozi sempre aperti e disponibili, con tutta la vivacità insomma di una metropoli. Però staccare ogni tanto la spina e rifugiarsi nella quiete della campagna era una cosa che aveva sempre desiderato durante quegli ultimi anni.

E ora finalmente poteva ritenersi soddisfatta.

Il mondo ormai era in pace da quando Harry Potter era riuscito ad uccidere Lord Voldemort. Era stata dura dover accettare un compito tanto gravoso, ma alla fine il bambino sopravvissuto si era macchiato le mani dell'assassinio del Signore Oscuro, che aveva gettato nel terrore l'intero mondo dei maghi, e aveva liberato tutti.

Lei, come anche la sua famiglia e i loro amici si erano impegnati per sostenere il ragazzo in quella difficile impresa, tanto che una volta finita la scuola nessuno aveva pensato ad altro se non ad entrare nell'Ordine della Fenice e a svolgere compiti da Auror.

Ma la Seconda Guerra così come era iniziata, era anche finita. Con l'uccisione del Signore Oscuro, tutti loro si erano trovati disoccupati e senza futuro, e ancora una volta ci era stato bisogno di una grande dose di coraggio e di buona volontà per affrontare un'altra grande battaglia che era quella della vita.

Ognuno di loro aveva scelto un modo per andare avanti. Suo fratello Ron aveva deciso che l'Auror fosse la professione che più gli si addiceva. Hermione, che era diventata sua moglie, aveva preferito intraprendere la carriera di avvocato; aveva iniziato con le campagne per gli elfi domestici ed era finita a difendere sia maghi che creature innocenti, da accuse ingiuste. 

Harry invece, memore dell'impegno con l'Esercito di Silente, si era reso conto che non gli dispiaceva continuare ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure, così Silente aveva acconsentito ad assegnargli la cattedra ad Hogwarts.

Ora viveva lì, sempre impegnato ad aiutare i suoi studenti e a declinare gentilmente confessioni d'amore di tante povere studentesse invaghite di lui.

La sua amica Luna invece, aveva preso il posto del padre nella direzione del Cavillo. Sempre persa nei suoi pensieri e nelle sue fantasticherie, ogni tanto usciva con Harry, e questo la divertiva un mondo. Erano una coppia poco assortita, ma Ginny sapeva bene che quei due avessero molte più cose in comune, di quante lei stessa non ne avesse mai avute con Harry.

E poi c'era Draco Malfoy. A sorpresa, l'arrogante, borioso, antipatico Serpeverde, aveva rinunciato a fare il Mangiamorte, anche se non si riuscì mai a capire il perché, e si alleò con l'Ordine della Fenice, combattendo al loro fianco.

Ginny non parlò mai tanto con Malfoy, durante quei giorni di battaglia, troppo presa com'era dalla guerra, perciò non riuscì mai a verificare se quel ragazzo avesse davvero deciso volontariamente di cambiare lato e passare a quello giusto, oppure la sua fosse solo convenienza, perciò restò con quel dubbio che non le permise mai di fidarsi di lui.

Comunque alla fine della guerra, aveva deciso di partire. Per quello che ne sapeva doveva essersene andato in Francia, ma quella fu solo una notizia sfuggita a Silente durante uno dei suoi tanti discorsi e lei, già poco interessata al biondino, non si era mai presa la briga di informarsi meglio.

Infine era rimasta lei. Gli orrori della guerra in cui era stata volontariamente coinvolta l'avevano resa molto più dura di quanto non lo fosse stata alla fine della scuola, tanto che solo con il pensiero di potersi dedicare ai bambini, era riuscita ad accettare quello che aveva vissuto.

Pensare di aver ucciso e visto uccidere, perché ci potesse essere un futuro per i bambini, l'aveva riportata a gioire della vita e ad uscire da quel buco nero dove sembrava che fosse precipitata. Fu così che si dedicò all'insegnamento.

Non fu semplice farsi accettare nella scuola specialistica per diventare insegnante, soprattutto perché dopo il suo settimo anno ad Hogwarts, la guerra era continuata per tre lunghi anni, e questo si era rivelato una vera e propria penalità per lei.

Ma fortunatamente, grazie all'aiuto di Silente, era riuscita a studiare e a conquistare il suo bell'attestato per l'insegnamento.

Ora sedeva in un autobus Babbano, che percorreva traballando una strada di campagna. Non essendoci posti ad Hogwarts infatti, Ginny era stata costretta a mettere un annuncio per trovare posto come insegnante privato, e fortunatamente solo pochi giorni dopo, era stata convocata in un'abitazione fuori Londra per educare una bambina di otto anni.

Non sapeva molto a dir la verità, e per questo la sua famiglia aveva fatto non poche storie, perché avrebbe potuto anche trovare una cantonata, ma lei, da brava testa dura quale era, si era impuntata e aveva fatto le valigie per trasferirsi completamente nella casa in cui doveva lavorare.

E poi la signora con la voce dolce che l'aveva contattata, le aveva dato una bella impressione, perciò perché farsi tanti problemi? E poi, se mai, come aveva ipotizzato suo fratello Ron, si fosse trovata in un bel guaio e magari qualcuno l'avesse attirata lì soltanto per farle qualche brutto scherzo, lei di certo non avrebbe esitato a far conoscere la sua bella preparazione da Auror!

Era arrivata. Lasciò l'autobus che continuò la sua corsa traballante lungo la via deserta, e prese a percorrere un piccolo sentiero, che culminava con un'enorme abitazione, che se non fosse stato per lo stile più moderno, avrebbe potuto far concorrenza al castello di Hogwarts. Non c'erano torri o grigi muri di pietra, come nella sua vecchia scuola, ma la struttura era bianca e accogliente. Alcune finestre in stile gotico però, che facevano parte di una costruzione al lato dell'abitazione molto più scura, le davano un aspetto quasi spettrale. Per quel che le riguardava potevano esserci anche dei fantasmi in quella casa...

E meno male che le avevano detto che si trattava di una villa!, pensò atterrita, mentre osservava l'imponente costruzione.

Prese un forte respiro e continuò a percorrere il sentiero, che ora era costeggiato da alti cipressi e alberi di eucalipto, imponendosi di non spaventarsi e di recuperare tutto il suo sangue freddo.

Quando fu davanti al grande portone di quercia, sbatté con decisione il battente con le sembianze di un serpente, e attese che qualcuno le aprisse.

Poco dopo, comparve da dietro la porta una donna anziana, con un grande sorriso che le illuminava il volto pienotto e gli occhi cobalto.

"Oh, salve! Lei deve essere l'istitutrice di Vivian, prego entri pure!" la accolse gentilmente la donna. "Il mio nome è Rachele Gobbins, e sono la governante di questa casa."

Ginny entrò nel grande ingresso, guardandosi intorno, ma lo stupore per la vastità della grande sala, fu troncato da uno sguardo meravigliato. "Ma come, non è lei che mi ha contattato?" chiese confusa.

Mrs Gobbins sorrise. "Certo signorina."

"Credevo fosse lei la madre di... Vivian, giusto?" domandò ancora, adesso sentendosi una stupida per aver pensato ad una cosa del genere. Rachele Gobbins non poteva avere meno di sessant'anni, come diamine faceva ad essere la madre di una bambina di otto anni?

"Oh no no no! Io sono solo la governante, e la piccola Vivian è la figlia del padrone, è stato lui che mi ha chiesto di contattarla." spiegò tranquillamente, le mani intrecciate davanti al grembo e la postura rigida.

Ginny aveva aperto la bocca per chiedere chi fosse il 'padrone', quando una piccola voce, riecheggiò dall'alto della grande scalinata che si apriva davanti all'ingresso, e poi lungo le alte pareti.

"Mrs Gobbins, chi è venuto?" 

Ginny alzò lo sguardo verso la scalinata, dove notò una figuretta, di poco più di un metro, seria e impettita. Poggiava la mano sul corrimano di legno scuro della scala bianca, nonostante fosse difficile visto che era più alta la ringhiera di lei, e aveva l'espressione piuttosto seria.

A prima vista, le ricordò qualcuno che aveva già incontrato in precedenza, anche se non sapeva dire bene chi. Bionda, gli occhi azzurri e scintillanti e un piccolo nasino rivolto all'insù, che le dava un'aria altezzosa e superba.

"Oh, signorina Vivian, lei è la vostra nuova istitutrice!" si affrettò a rispondere l'anziana donna, con una sorta di reverenza appena accennata.

Ginny non pensò minimamente di inchinarsi davanti ad una bambina, perciò fece qualche passo in direzione della scalinata e le sorrise. "Molto piacere Vivian, il mio nome è Ginevra Weasley, ma tu puoi chiamarmi Ginny!" cercò di mostrarsi gentile.

La bambina la scrutò per qualche istante, prima di accennare un sorriso. "Molto piacere... Miss Ginevra!"

Beh, aveva scelto di chiamarla con il suo nome per intero, ma almeno le aveva sorriso.

"Signorina Weasley, se mi vuole seguire le mostro la sua stanza... non vedo il suo bagaglio, però..." esordì Mrs Gobbins, prendendo ad osservare il vuoto intorno a Ginny.

"Sono tutti nella mia borsa, li ho rimpiccioliti." spiegò indicando una borsetta beige che portava a tracolla.

"Capisco, se vuole seguirmi allora..." riprese l'altra, facendole strada su, verso la scalinata. 

Mentre salivano, Ginny iniziò ad osservare l'interno dell'abitazione. Era davvero molto luminosa e confortevole. A destra della scalinata doveva esserci un grande salone, da quello che aveva potuto notare, mentre a sinistra per esclusione, immaginò la sala da pranzo. 

Al piano di sopra dovevano esserci chissà quante camere, ma al momento l'attenzione di Ginny si spostò sulla piccola figura in cima alle scale, che non si era mossa di un millimetro. 

"Ha bisogno di qualcosa, Miss Vivian?" chiese cortesemente la signora Gobbins, una volta averla raggiunta.

Vivian non rispose alla domanda e fissò intensamente Ginny. "Mio padre mi ha detto che lei ha combattuto contro Lei-Sa-Chi, è vero?" chiese all'improvviso, lasciando stupita la rossa.

"Sì, è così!" rispose decisa, sorridendole ancora.

"Capisco..." mormorò la bambina, voltandole le spalle e allontanandosi senza più aggiungere altro.

"Cerchi di perdonarla, signorina Weasley, Vivian è sempre da sola in questa grande casa, perciò ha un carattere diciamo un po'... particolare!" spiegò la donna, mentre si dirigevano verso la camera di Ginevra. "Ecco, questa è la sua stanza!" aggiunse poi, aprendo una porta in legno, e mostrando una camera luminosa e confortevole.

Due grandi finestre lasciavano che abbondanti raggi di sole entrassero attraverso le tende bianche e illuminassero tutta la stanza. A sinistra troneggiava un letto a baldacchino; le calate e il copriletto blu scuro spezzavano con tutto il bianco della camera.

Tutto sommato era anche semplice, con quel comodo armadio a due ante, una cassettiera e una piccola scrivania davanti ad una delle finestre. Sembrava fatta apposta per lei.

"Il padrone ha scelto questa camera personalmente!" le spiegò Mrs Gobbins, notando la meraviglia negli occhi azzurri della ragazza.

"Il padrone?" le fece eco lei, notando quell'orribile appellativo.

"Sì, signorina Weasley, il padrone mi ha detto di metterla a proprio agio e di esaudire ogni suo desiderio."

"E... il 'padrone' non è in casa in questo momento?" chiese ancora Ginny, marcando bene la parole indesiderata.

Mrs Gobbins la guardò sorpresa. "Oh no, signorina Weasley, il padrone non abita quasi mai qui, è sempre via per affari di lavoro o personali!" chiarì, come se avesse detto una cosa ovvia.

"Quindi Vivian non vede mai suo padre?" domandò ancora una volta la rossa, mentre sentiva una rabbia crescerle dentro.

La donna la guardò tristemente. "No, mi dispiace signorina ma... purtroppo il signore non si occupa molto di sua figlia... non le fa mancare niente, certo, ma il suo non lo si può definire il comportamento di un padre..." concluse sconsolata.

Ginny si sentiva furiosa. Come si faceva a lasciar vivere una bambina in quel posto, senza nessuno e ignorarla completamente?

Che persona orribile poteva essere per trattare in quel modo la propria figlia?

"Po... potrei sapere il nome del 'padrone', Mrs Gobbins?"

"Oh, ma certo!" si ricompose lei, tornando a sorridere. "E' il signorino Malfoy!"

Continua...

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Salve a tutti! Questa storia, non so se qualcuno lo avrà capito, avrà una piega particolare. Mi sono ispirata infatti, ad un capolavoro della letteratura inglese, che è Jane Eyre, solo che dell'opera di Charlotte Bronte in realtà ha soltanto la trama di base. Per il resto, mi sono divertita a plasmare questa storia, basandomi sui caratteri dei due protagonisti. E poi ho voluto, per una volta, pensare ad un Draco padre che poi di esserlo non gliene importi molto.

Ho preferito anche seguire gli avvenimenti del quinto libro, in modo da non allontanarmi dalla vera storia.

Spero con tutto il cuore che vi attiri e che mi mandiate dei commenti, così magari potrei regolarmi se continuarla o meno.

Mi raccomando, scrivetemi, così prenderò una decisione!^^

Un bacio a tutti!

Ryta Holmes

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


IL BUIO HA I TUOI OCCHI [2]

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

 

CAPITOLO 2

Ginny aveva ascoltato quelle parole e immediatamente dopo si era sentita mancare. "C-come, prego? Potrebbe ripetere? Sta parlando di Draco Malfoy? Quel Malfoy?!?!"

Mrs Gobbins sussultò per quella reazione e le rispose decisamente intimorita. "C-certo... è lui il padrone..."

La rossa sbuffò sonoramente. "C'era da aspettarselo, che ci doveva essere la fregatura, andava tutto troppo bene per essere vero!" si lamentò prendendo a percorrere a grandi passi e con andatura nervosa la stanza da letto che le era stata assegnata.

"C'è forse qualcosa che non va signorina?" chiese preoccupata Rachele, osservandola andare su e giù.

"Il signor Malfoy ha detto niente di me? Quando le ha chiesto di contattarmi, intendo..."

"Beh..." iniziò l'anziana donna, pensierosa. "Mi ha soltanto spedito un gufo nel quale mi chiedeva di contattare il suo numero e di darle questa camera, niente più davvero!"

"Ed è convinta che non mi stia prendendo in giro?" chiese ancora, l'aria di una che non aveva nessuna intenzione di arrendersi.

"Il signorino Malfoy non scherza mai quando si tratta di sua figlia, non credo ne sia capace..." rispose quasi risentita la donna.

A quelle parole, finalmente Ginny si fermò. Fissò Mrs Gobbins con stanchezza, e con un senso di confusione nella testa. Cosa doveva fare? Accettare l'offerta di lavoro tanto sperata o andare via lontano da quell'uomo che odiava tanto?"

"Mi assicura che il signor Malfoy non verrà mai in questa casa?" domandò, come ultima possibilità.

Rachele la guardò confusa, ma le rispose con decisione. "L'ultima volta che è venuto è stato circa quattro anni fa."

Ginny sospirò rassegnata. "D'accordo... ho capito..."

"Resterà?" le chiese speranzosa la donna.

Ginevra attese qualche istante prima di sorridere. "Forse..."

*

La risposta che aveva dato, rispecchiava realmente la sua mente in quel momento. Ginny era confusa e davvero non era sicura se fosse il caso di restare in quella casa, con l'incubo incessante di ritrovarsi Malfoy ad impartirle ordini, oppure di mollare tutto, rifare le sue valigie e tornare nel suo appartamentino di Londra, in cerca di un nuovo lavoro.

Di sicuro le appariva più semplice la prima idea. Dopotutto Malfoy non entrava in quella casa da quattro anni e davvero sembrava non avere interesse per sua figlia... già sua figlia... per un attimo il pensiero che potesse essere come lui, o peggio come sua madre, Narcissa Balck, le attraversò la mente e le causò un brivido dietro la schiena: sarebbe stata poi capace di insegnare ad una bambina così terribile?

Non passò molto da questi suoi contorti ragionamenti, che la porta si aprì piano piano, rivelando proprio la presenza dell'oggetto dei suoi pensieri.

"Signorina Ginevra?" chiese titubante la ragazzina.

La donna notò il suo fare incerto e in mente le balenò che forse si era sbagliata. "Vivian, giusto?" chiese con fare cordiale.

L'altra accolse quella domanda come un permesso per entrare, aprì di più la porta, e dopo qualche passo incerto entrò nella stanza; solo allora si ricordò di rimettersi in una posizione più dignitosa, con la schiena diritta e le spalle impettite.

Ginny pensò che ci fosse quasi costretta a quella posizione che aveva sempre distinto i Malfoy. D'altronde, quante volte aveva visto Draco camminare per i corridoi della vecchia base dell'Ordine della Fenice, con quell'aria di uno che voleva quasi che si inginocchiassero al suo cospetto? 

"Non c'è bisogno che tu sia così tesa, Vivian, puoi essere più naturale se vuoi!" la esortò la donna, con fare gentile.

Viviano sembrò combattuta. Si morse un piccolo labbro rosso come una fragola guardando il pavimento. "Ecco..."

Non si azzardò a muoversi finché Ginny non le disse di avvicinarsi e di sedersi al suo fianco davanti alla scrivania.

"Mio padre una volta mi ha detto che devo stare composta... sempre." rivelò alla fine, dopo che si fu seduta.

Ginevra la guardò con occhi curiosi. "Tuo padre? Quando è venuto qui l'ultima volta?" chiese, infastidita al solo pensare a quell'uomo.

"No, quando è venuto non lo ricordo nemmeno, avevo solo quattro anni... però mio padre mi manda dei gufi ogni tanto..." rispose con aria insolita la ragazzina. Ginny ipotizzò che fosse triste ma allo stesso tempo abituata a quel tipo di trattamento.

Mai come in quel momento sentì che avrebbe potuto affezionarsi a quella bambina come se fosse stata sua figlia.

Poi pensò ai gufi di suo padre. "Cos'è, il risveglio dei sensi di colpa?" chiese, ma la bambina la guardò confusa, non comprendendo quelle parole, perciò Ginny si affrettò a sorridere e a scuotere la testa benigna.

"Lascia perdere, piccola, era solo un pensiero ad alta voce! Però adesso ascoltami bene!"

Vivian la guardò interessata, gli occhietti azzurri fissi su quelli di ugual colore di lei. "Tuo padre mi ha assunto per educarti, ma vorrei diventare anche un'amica per te. Sono pronta a darti tanti consigli e a spiegarti tutto quello che vuoi sapere! Ora... visto che papà non c'è, che ne dici di essere un po' più sciolta? Fai come me!" le propose, poi iniziò a scrollare le spalle e ad agitarle.

Vivian iniziò ad imitarla e pochi secondi dopo ridevano assieme. Ginny si sentì felice quando ascoltò la risata argentina di quella bambina che per fortuna aveva molto poco di suo padre, e finalmente sentì che la confusione nella sua testa era scomparsa.

Sarebbe rimasta con quella bambina, non l'avrebbe lasciata sola.

*

E così restò. La signora Gobbins la abbracciò felice, quando quella sera a cena, Ginny le spiegò che aveva deciso di accettare l'offerta di lavoro; Vivian le aveva rivolto un sorriso composto dall'altro capo del tavolo dove sedeva.

La donna si era sentita accolta in quella casa, nonostante il padrone fosse una persona che lei odiava tanto, ed era certa che in qualche modo sarebbe riuscita a fare di quella bambina chiusa e seria, una personcina allegra e gioviale.

Lei, che era cresciuta amata e protetta dai suoi sei fratelli, poteva solo immaginare cosa provasse Vivian tutta sola in quella casa, e quel poco che sentiva non le piaceva affatto.

"Ti farò vedere io, Malfoy! Altro che un gufo ogni tanto!" esclamò decisa, quando la notte del primo giorno, contemplava lo splendido paesaggio che si stagliava dal suo balcone e si lasciava trasportare verso buoni propositi assieme a quella brezza fresca di fine estate.

Nelle prime settimane, Ginny lavorò soprattutto sul carattere di Vivian. Voleva che si aprisse agli altri e smettesse di fare tutto quello che suo padre le aveva raccomandato di fare nelle poche lettere che le aveva inviato.

Ovviamente quella piccola bambina aveva sempre preso come oro colato tutto quello che Malfoy le aveva scritto e Ginny dovette rendersi conto che non sarebbe stato un lavoro semplice ottenere dei buoni risultati molto presto.

Nonostante questo, Vivian si rivelò una bambina molto intelligente e anche piuttosto preparata.

Rachele Gobbins spiegò a Ginevra che in quei primi anni era stata lei stessa ad insegnare alla piccola, oltre al fatto che l'aveva accudita fin da quando era in fasce. Mentre ne parlava Ginny notò con quanto ardore e affetto gli occhi di Rachele si illuminassero e comprese che quella donna considerava Vivian, come una sua nipotina.

Mrs Gobbins le spiegò di essere vedova e di abitare in quel maniero praticamente da sempre. Aveva conosciuto Lucius Malfoy quando era stato un giovane studente di Hogwarts e aveva praticamente cresciuto suo figlio fino a che non aveva lasciato quella casa con suo grande rammarico.

Ginny si accorse di provare un po' di pena per quelle due donne sole e abbandonate. Erano state tradite dalla stessa persona che ora se ne stava chissà dove e non aveva alcun pensiero per loro. Se possibile Ginny provò un disgusto ancora più grande per Malfoy.

Comunque a poco a poco, le sue giornate assieme a Vivian e a Rachele, aumentarono velocemente e in poche settimane Ginny si era completamente abituata ad abitare in quel maniero.

Durante quei giorni poi, aveva avuto modo di visitarlo con calma e con, dovette ammetterlo, una certa curiosità.

Malfoy Manor era una costruzione a due piani che nascondeva molte sale e stanze che non venivano usate da anni. Durante il suo primo giorno, Ginny aveva potuto osservare solo la facciata esterna, e aveva immaginato che dall'ingresso principale di snodassero due grandi sale, delle quali una veniva usata per i pranzi ufficiali.

Era una grande stanza luminosa dall'aspetto imponente, con un tavolo enorme al centro, ricco di fregi e di intagli elaborati. Le sedie erano dello lavorate nello stesso modo. Il tutto richiamava lo stile con il quale era arredata quella sala, dai lampadari alla copertura di legno che ricopriva le pareti. Nonostante la luce insomma, la sala da pranzo dei Malfoy incuteva un certo timore.

Per fortuna sia Vivian che Rachele pranzavano e cenavano in una saletta molto più piccola e accogliente. L'arredamento rustico donava un senso di tranquillità a chi vi entrava e decisamente Ginny si trovava molto più a suo agio lì dentro che non in quella grande stanza.

Aveva saputo da Mrs Gobbins, che quella che usavano in realtà era destinata alla sola colazione, ma dato che anche a Vivian faceva impressione mangiare nella grande sala da pranzo, aveva acconsentito ad utilizzare quella molto più semplice. Ginevra ovviamente, era stata pienamente d'accordo con la bambina. 

L'altra sala che Ginny aveva intravisto il primo giorno era un grande salotto. Anche questo era sfarzoso ed elaborato come tutto in quella casa ed era allo stesso tempo molto luminoso. Quello che la donna non si aspettava era che da quella stanza si accedeva ad un'altra, quella da ballo. Ancora più grande della precedente e davvero spaziosa, doveva aver accolto centinaia di feste tenute dai Malfoy in tanti anni. Ora però era in disuso, visto che nessuno in grado di organizzare un ballo, abitava in quella casa.

Ginny vide il salotto e la sala da ballo solo una volta, quando accompagnò Rachele per prendere alcune stoviglie di una porcellana costosissima da una cristalliera enorme, e ne rimase affascinata. Certo, conosceva già la grandezza di una sala data la sua esperienza ad Hogwarts, ma così fastosa ed elegante, con quell'aria misteriosa e quasi lo strascico di qualche lontana festa da ballo che una volta si era tenuta lì, la entusiasmarono davvero.

Ginny però, poté scoprire altri luoghi che in qualche modo le fecero scordare quelle due sale. Dalla scala posta nell'ampio ingresso principale si accedeva al primo piano, quello destinato alle camere dei padroni e a quelle degli ospiti. Sia Vivian che Rachele avevano una stanza su quel piano.

Ma Ginny aveva scoperto che vi era un altro piano in quella enorme abitazione. Vi erano in quel posto altre camere per gli ospiti, ma l'aspetto vecchio e lugubre che avevano, e il mobilio davvero antico e sicuramente tarlato, aveva preferito da sempre l'utilizzo delle stanze del primo piano.

Vivian aveva una grande paura a salire in quel posto e solo da molto piccola aveva avuto quell'esperienza che di sicuro doveva averla terrorizzata. Ginny invece, dovette ammettere che quel posto fosse davvero affascinante. Non aveva mai avuto paura dei posti bui e silenziosi, o per lo meno se non nascondevano bestie feroci come nella Foresta Proibita.

Ma quel piano così innocuo, che al massimo avrebbe potuto nascondere qualche Molliccio o dei nidi di Doxy, la attirava a tal punto, che quando aveva bisogno di pensare o di restare sola con se stessa, saliva quei pochi gradini per trovare pace e silenzio tra quelle stanze abbandonate.

A dir la verità, era stata anche attirata da un buio corridoio che si snodava tra quelli del secondo piano. Vi erano molte porte chiuse e davvero non sapeva cosa contenessero. Lo aveva chiesto a Mrs Gobbins, ma anche lei si era rivelata ignara su quella faccenda.

In un primo momento aveva sospettato che potesse contenere qualcosa di illegale. Da sempre infatti, tutti sapevano che in casa Malfoy si nascondevano oggetti, libri e ingredienti destinati alla Magia Oscura, ma quando vinta dalla curiosità e dal suo buonsenso da ex-Auror, si azzardò ad aprirne una, non vi trovò che grigi muri di pietra e carta da parati scrostata.

A dir la verità, quando quella volta scelse tra le porte quella che si trovava proprio alla fine del corridoio, di fronte a chi veniva, aveva sentito un rumore provenirvi dall'interno, come di uno strano verso, ma non avendovi trovato nulla, pensò che si fosse trattato di un topo o di un'altra bestiolina magica rinchiusa là dentro. O meglio ancora di un fantasma.

Dopotutto che senso avrebbe avuto quel grande maniero senza un fantasma?

E così aveva anche rinunciato alla ricerca di un qualcosa di losco. A pensarci bene in effetti, Malfoy doveva essersi sicuramente sbarazzato di tutta quella robaccia molti anni addietro, quando aveva deciso di allearsi con gli Auror.

Insomma la sua ispezione finì lì e lei continuò ad utilizzare quel piano per la riflessione e la tranquillità.

Oltre a Vivian e a Mrs Gobbins, ad una cuoca della stessa età della governante e a suo marito che si curava dell'enorme giardino che circondava il maniero, non vi erano altri esseri umani in quella casa. Tutte le pulizie, e la cura della casa, erano affidate agli elfi domestici, che si aggiravano silenziosi e schivi tra quelle mura. Ginny pensò a Dobby, che una volta aveva abitato quel posto, ma anche ad Hermione, che sicuramente non avrebbe approvato la presenza di quelle creaturine nel maniero.

Aveva chiesto più volte a Rachele come avesse fatto a sopravvivere tutto quel tempo da sola in quella grande abitazione, ma l'anziana donna le aveva spiegato che la compagnia di quella coppia che lavorava con loro era davvero piacevole e che vi era anche un piccolo villaggio quasi del tutto magico, a due chilometri da lì, dove spesso andava in visita con Vivian. Aggiunse poi che molti suoi parenti ci vivevano e che spesso venivano al maniero e si trattenevano per alcuni giorni.

Ginny provò un senso di sollievo, perché in qualche modo, nonostante preferisse la campagna alla città, per attimo aveva pensato di essere davvero completamente isolata e con la sola compagnia di una bambina e di tre persone anziane, ma per fortuna sarebbe bastata una semplice passeggiata e avrebbe potuto vedere nuova gente.

In breve trascorsero Settembre, Ottobre e anche Novembre e Dicembre. In quei lunghi mesi Ginny si affezionò in maniera inaspettata a quella bambina che a poco a poco dimostrava di avere un carattere dolce e bisognoso di affetto.

Per le feste natalizie, dietro il permesso di Mrs Gobbins, Ginevra chiese ai suoi amici e ai suoi parenti di farle compagnia. Hermione e Ron furono molto disponibili, ma purtroppo sia Harry che Luna, reclinarono l'invito con scuse che a Ginny parvero poco credibili. Sospettava infatti, con una certa contentezza, che avessero deciso di passare il Natale insieme, perciò preferì non costringerli più di tanto.

Alla piccola festa che si tenne al maniero si unirono anche i gemelli Weasley con le loro consorti e Bill con sua moglie Fleur, assieme alla loro bambina di cinque anni.

Ginny aveva deliberatamente evitato di rivelare che quello in cui si trovavano era nientemeno che il maniero dei Malfoy, visto che nemmeno a lei era stata presa la briga di riferirglielo.

Quando infatti aveva ricevuto la convocazione da Mrs Gobbins, le era stata data soltanto l'indicazione per arrivarci e niente più.

Non aveva mai detto a nessuno dei suoi familiari per chi effettivamente lavorava, perciò aveva presentato la piccola Vivian come la figlia di uomo sempre assente e quella casa appartenente alla bambina stessa. Suo fratello Ron in particolare ci aveva creduto e per lei questo bastò più di ogni altro.

Ignorò persino i sospetti di Hermione, quando lei non volle dirle il cognome di 'quest'uomo sempre in viaggio'. Dopotutto della sua amica c'era da fidarsi e anche se lo avesse scoperto non si sarebbe verificato un cataclisma come invece nel caso di suo fratello maggiore.

Quanto a Bill e ai gemelli, portarono una ventata di allegria in quella casa, spenta da chissà quanto tempo. Vivian il giorno di Natale si lasciò trasportare dalla gioia generale e si divertì come non mai in vita sua e Rachele Gobbins non smise mai di ringraziare Ginny per come aveva trasformato quella bambina.

Passate le vacanze, Vivian era però tornata quella di sempre, anche se spesso sul suo bel visino era stampato un sorriso felice.

Ginny, incoraggiata da quel cambiamento, non si era persa d'animo. Quando ripresero le lezioni, Vivian si dimostrò molto più attenta e pronta a fare domande. Era curiosa, e parecchio anche. Spesso le loro lezioni erano interrotte da una domanda della piccola e se ne iniziava un'altra che le fugava ogni dubbio. Vivian era una bambina sveglia, e apprendeva tutto con molta facilità e senza troppi sforzi.

La sua insegnante, aveva così deciso di alternare alle mattinate di studio, divertenti pomeriggi di gioco. Con il freddo di quei mesi era quasi impossibile uscire fuori nel grande giardino, perciò Ginny aveva chiesto a Rachele di utilizzare il grande ingresso per i loro giochi.

La governante, in un primo momento era apparsa piuttosto titubante. Dopotutto quello era sempre stato il temuto e rispettato maniero dei Malfoy, poteva permettere che una sua grande sala, venisse utilizzata per giocare?

Ma alla fine, lasciandosi trasportare dall'entusiasmo che aveva iniziato a nutrire Vivian per quei momenti fuori dall'ordinario, e incoraggiata dal fatto che il padrone vivesse molto lontano da lì, aveva concesso l'utilizzo dell'ingresso.

Ginny aveva utilizzato tutta la sua fantasia e gran parte dei giochi e degli scherzi del negozio di Fred e George per inventare nuovi passatempi, che spesso avevano a che fare anche con il suo piano di studi.

Quando affrontarono i primi accenni alle guerre magiche Ginny creò un campo di battaglia con tanti soldatini di piombo trasfigurati in maghi, Giganti e quant'altro; ancora, aveva creato un vasto prato fiorito per spiegare a Vivian le caratteristiche di alcune piante e il comportamento degli insetti.

Quel pomeriggio di metà Gennaio, aveva utilizzato un 'Campo di Neve da Camera', prodotto novità dei suoi fratelli gemelli, per spiegare a Vivian come si creava la neve e come si ghiacciava l'acqua. A lezione conclusa si era divertita a giocare con la piccola intraprendendo una piccola battaglia di neve.

Vivian non smetteva di ridere. In quella zona dell'Inghilterra nevicava poco e male, perciò la bambina non aveva mai potuto assistere ad una coltre di neve come quella che avevano creato nell'ingresso di Malfoy Manor. Insomma per la bambina fu come un sogno e come la volta di Natale finì col ridere come una matta, seguita da Ginny che aveva sempre amato le lotte con la neve che una volta faceva alla Tana.

Fu a malincuore che poco prima dell'ora di cena, Vivian abbandonò il campo innevato per andare nella sua stanza a prepararsi.

Ginny invece, voleva sapere dove fosse andata Mrs Gobbins. Le aveva salutate allegramente subito dopo pranzo, diretta al piccolo villaggio vicino al maniero, nonostante il tempo già da diversi giorni, fosse in burrasca. Non era la prima volta che si assentava per quelle visite, ma ogni volta almeno un'ora prima di cena, lei tornava con il suo volto sorridente e ricordava a lei e alla bambina l'orario che dimenticavano a causa dei loro giochi. Si chiese se quel tempaccio non l'avesse tenuta bloccata da qualche parte.

Lasciò il campo da neve così com'era. Sulla confezione infatti, vi era scritto che sarebbe scomparsa dopo quattro ore, e quelle erano quasi scadute.

Si diresse verso l'entrata e aprì una porta laterale affacciandosi verso il viale che portava all'ingresso. Dapprima non vide nessuno, ma poco dopo, comparve la figura trafelata e in parte fradicia di Rachele.

"Mrs Gobbins, cosa succede?" le chiese preoccupata, notando lo stato ansioso della donna.

"Ho appena ricevuto un gufo!" esclamò agitata, mentre ansimava per la lunga corsa. "Spero con il cuore che l'ingresso sia nuovamente in ordine!"

"Per quale motivo?" chiese Ginny, mentre sentiva nel cuore una sensazione agghiacciante. 

"Avrei dovuto riceverlo prima, quel gufo, ma con questo tempaccio non è riuscito a volare più in fretta..." mormorò l'anziana donna, mentre cercava di riprendersi e di asciugarsi con rapidi colpi di bacchetta.

"Di che gufo parla, Mrs Gobbins?" chiese ancora Ginevra, sempre più preoccupata.

"Il padrone!" replicò l'altra. "Sta venendo qui e tra pochissimo si Materializzerà nell'ingresso principale!"

Ginevra rimase a bocca aperta, decisamente stralunata, poi un terribile pensiero le venne in mente.

"Oddio, la neve!" esclamò, ma un attimo dopo un incombente pop e poi una sonora caduta, riecheggiarono nella grande sala d'ingresso del maniero. 

Poi una vivace imprecazione e una voce furiosa. "Che cosa succede qui dentro! Chi ha osato fare una cosa simile!!!"

Bene, pensò Ginny rammaricata, mentre si dirigeva nell'ingresso assieme a Rachele e incrociò lo sguardo a dir poco rabbioso di Draco Malfoy, quello era proprio un pessimo inizio! 

Continua...

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Salve ragazzi! Mamma mia come siete stati gentili, non avrei mai immaginato di avere tutte quelle recensioni per il primo capitolo, davvero grazie!^^ Mi scuso con il cuore per il ritardo però, ma sono partita per le vacanze e adesso mi sto uccidendo per aggiornare tutte le mie storie che ho lasciato in sospeso, spero mi perdonerete ^^''... cmq spero davvero di non farvi attendere più così tanto, anche perché questa storia mi sta piacendo molto e sono davvero piena di idee! Come avrete potuto notare, ci sono alcune profonde differenze rispetto a 'Jane Eyre' e vi avviso che ce ne saranno altre, che di certo non renderanno meno avvincente questa storia! Innanzitutto la piccola Vivian, come avrete notato, non è la bambina allegra e viziata dell'opera, ma al contrario ha dei seri problemi di affetto... per il resto... lo scoprirete da soli via via!

E adesso un grazie di cuore a tutti!^^

_Kristel_: la prima a recensire e la prima a ringraziare!^^ E credo la prima a cui devo le scuse per il mio ritardo!^^'' sei davvero gentile, spero che anche questo secondo capitolo ti piaccia!

MaryChan: grazie anche a te!^///^ Arrossisco sempre quando mi dicono che scrivo bene, io non ne sono mai convinta!

PiccolaVivy: eh eh, in effetti anch'io adoro il nome Viviana (anche se non è il mio -.-), grazie per i complimenti!

Chicca: ti ringrazio e spero che la storia continui a piacerti (anche se siamo ancora all'inizio)^^

Valentina: Certo che la continuo, con tutte le recensioni che mi avete mandato! ^^ Grassie anche a te! (Ryta arrossisce sempre di più per i complimenti...)

Nene_89: ciao bella! Ti consiglio di leggerlo il libro, perché è una storia veramente eccezionale e che fa sognare (sicuramente più di questa storia^^'') grazie cmq!

Angele87: sono onorata che tu legga anche questa storia! Sentirmi fare i complimenti da una brava scrittrice come te mi riempie di gioia!^^ Cmq concordo con il fatto che l'opera da cui mi ispiro sia meravigliosa... mentre scrivo questa storia la sto perfino rileggendo!^^ Ah, ti ringrazio per il particolare del nome, però ti rivelo (in via del tutto eccezionale, ih ih ih) che la piccola è inglese sia di madre che di padre, ma questo verrà approfondito e spiegato più avanti ^^

Hermy15: più che amore a prima vista io direi odio a primo impatto (col suolo)! Ho paura che non sarà un tranquillo incontro il loro... eh eh eh (e il mio animo bastardo si risveglia!) Cmq tranquilla, non ho intenzione di dimenticare 'Il mio destino è qui con te', anzi come puoi vedere mi sono impegnata ad aggiornare prima quella di questa storia! Ti ringrazio per i complimenti! Un bacio!

IceCamille: davvero grazie per i complimenti, anch'io adoro il libro!^^ per quanto riguarda gli occhi, ancora no ho deciso, ma ti farà piacere sapere che di solito non mi piace rovinare i bei visini dei nostri protagonisti... ^^

Tink: grazie, grazie, grazie!^^ Il libro leggilo, perché è ancora più bello, te lo assicuro! Immagino però che avrai messo su un po' di muffa, spero di non crearne altra però!^^'' Per il 10 tondo forse ci sarà da aspettare, visto che questo capitolo è ancora di introduzione... spero che riuscirai ad aspettare!^^ Un bacio

Luna Malfoy: ovviamente tu non manchi mai, e anche dopo 'lunga e penosa malattia', alla fine sei riuscita a recensire! Mi auguro vivamente che ti stia impegnando anche con le long-fic, oltre che con le one-shot, altrimenti altro che i propositi mai conclusi di Draco, sarò io a farti male! (Ehi, non ti fidi di me? NdDracoScandalizzato No NdRytaCandida Guarda che io sono furioso per quello che ha combinato quella stracciona a Malfoy Manor, quindi posso fare del m- NdDracoInterrotto Come osi, chiamarmi così, Crucio! NdGinnyRisentita Ehi, aspetta, ne approfitti perché sono ancora per terra, noooooo!!! NdDracoDolorante) Ok, lasciamo quei due la litigare, penso che ne avranno per un bel po'... piuttosto spero che la depressione sia passata... dopotutto Tu-Sai-Chi-Non-Zio-Voldy lo rivedrai tra poco, no? Un bacione one one!^^

Ed è tutto! Un grazie anche a tutti quelli che hanno letto questa storia senza recensirla! 

Ehi però adesso non smettete, eh? Se siete in tanti a recensire mi spronate di più e mi viene voglia di scrivere più in fretta!^^ Insomma, RECENSITE!!!XD

Un bacio a tutti quanti!

Ryta Holmes

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


IL BUIO HA I TUOI OCCHI [3]

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

 

CAPITOLO 3

La sua semplice e accomodante camera da letto non era mai stata un rifugio più sicuro come quella sera.

Ginny fissava senza tuttavia vedere niente, il panorama fuori da una delle due grandi finestre della stanza e pensava con preoccupazione a quello che era accaduto nell'ingresso di Malfoy Manor solo un'ora prima.

Per quale oscura e meschina causa, il destino aveva fatto in modo che Malfoy si trovasse nell'ingresso completamente ricoperto di neve, proprio due minuti prima che tornasse come sempre? Non avrebbe potuto Materializzarsi cinque minuti dopo, ed evitare così di scivolare sul ghiaccio e farsi del male?

Aveva ancora nelle orecchie le sua urla di rabbia mentre provava a rialzarsi e ricadeva ancora per terra tenendosi con una mano la gamba sinistra dolorante. Aveva riconosciuto subito Ginny e non gli ci era voluto molto per pensare che la colpa fosse tutta sua.

Aveva provato a ritrarsi quando lei e Mrs Gobbins erano accorse per aiutarlo a rialzarsi da terra, ma in quel momento Ginny, pur sapendo di essere dalla parte del torto, non si era spaventata più di tanto e aveva insistito per aiutarlo.

"Ci sei tu, dietro tutto questo, vero Weasley?!?!" aveva esordito, mentre celava una smorfia di dolore non appena aveva posato la gamba infortunata per terra. "Chi ti ha autorizzato ad usare l'ingresso di questa abitazione per una cosa tanto... sciocca!!!" concluse non sapendo nemmeno bene come definirla.

Ginny fece non poca fatica a sollevarlo da terra e a rispondere contemporaneamente. "Non mi sembra il caso di pensarci adesso, Malfoy, e poi ti assicuro che esiste una motivazione valida per tutto questo!" spiegò.

"Lasciami andare, faccio solo!" replicò bruscamente lui, scrollando le spalle e allontanandosi da lei e da Rachele, che ne frattempo si era prodigata per il suo padrone con aria ansiosa e preoccupata. Sapeva che avrebbe dato la colpa anche a lei per quello che era successo.

Malfoy barcollò leggermente quando la presa di Ginny e quella di Mrs Gobbins si allentarono, ma in qualche modo e con una dignità insolita per una persona con una gamba dolorante, riuscì a mantenersi ritto nella sua posizione.

"Signore, vuole che chiami il medico di famiglia?" chiese sconvolta Rachele, guardando ora lui, ora la sua gamba.

Draco la degnò appena di uno sguardo. "Non ce n'è bisogno, si tratta soltanto di una storta. Piuttosto, spero che la mia stanza sia pronta." cambiò discorso.

Gli occhi di Rachele brillarono di preoccupazione. "Oh, mi dispiace signore, ma sono appena rientrata in casa, con questo tempaccio il gufo che ha mandato è arrivato solo qualche minuto fa e così..."

"Ho capito, ho capito!!!" esclamò lui furibondo. "Allora dica agli elfi domestici di preparare la mia stanza, e subito!!! Quanto a te, Weasley..." si rivolse alla ragazza, mentre Mrs Gobbins scattava in cerca delle creaturine. Lo sguardo era minaccioso, ma Ginny non si scompose nel guardarlo. "Vedi di sparire, adesso, non ti voglio vedere qui." pronunciò quelle ultime parole con una calma insolita, che preannunciava sicuramente una tempesta.

Ginny pensò bene di non ribattere almeno per il momento, e si affrettò a chiudersi nella sua stanza.

Ed ora eccola lì, l'aria triste e combattuta e il pensiero che la pace in quella casa almeno per il momento si sarebbe interrotta.

Che diavolo ci faceva Malfoy lì? Non le avevano detto che non si faceva mai vedere? E allora, come mai era comparso all'improvviso creando un putiferio intorno a sé?

D' improvviso, il bussare della porta la scosse dai suoi pensieri, facendola sussultare. "E' permesso?"

La vocina timida di Vivian giunse alle orecchie della ragazza, come una cosa graditissima. Si voltò verso la porta e sorrise alla nuova arrivata. "Vieni, Vivian, entra pure!"

La bambina fece qualche passo e richiuse la porta con calma. Ginny notò immediatamente che l'aria allegra di qualche ora prima era scomparsa completamente dal suo volto, dove adesso aleggiava un'espressione preoccupata e tesa.

"Ha..." iniziò titubante la piccola. "Ha saputo che è arrivato mio padre?"

Ginny sospirò invitando a sedere la bambina al suo fianco sul grande letto a baldacchino. "Sì, Vivian, ero presente quando è arrivato..."

"E' successo qualcosa, Ginny?" chiese ancora Vivian, volgendo gli occhi azzurri verso l'insegnante e guardandola curiosa. 

La rossa sorrise dolcemente. Era felice che la piccola la chiamasse per nome, aveva iniziato solo due settimane prima e ancora non ci aveva fatto l'abitudine, perciò si stupiva ogni volta di come quella bambina fosse cambiata in così pochi mesi.

"No, tranquilla Vivian, tutto bene!" rispose con calma. "Piuttosto, sei andata a salutare tuo padre?" le chiese prendendole le manine.

La bambina torse il collo da un lato con l'aria delusa. "Beh... mio padre non vuole nessuno tra i piedi..."

"Ma tu sei sua figlia." constatò Ginny con rabbia e acidità.

Vivian non rispose ed evitò di incrociare ancora i suoi occhi. Dopo una lunga pausa di silenzio però, la donna le accarezzò dolcemente la guancia.

"Non ti preoccupare, piccola! Vedrai che a cena potrai salutarlo, e poi non dimenticare che ci sono io ad aiutarti!" esclamò riportando il sorriso sul piccolo visino di Vivian.

"Davvero?" chiese con una piccola vocina speranzosa.

Ginny sorrise e le fece l'occhiolino. "Contaci!"

Vivian lasciò la stanza completamente cambiata rispetto a quando era entrata e anche a Ginny tornò momentaneamente il buonumore. Buonumore che durò esattamente finché non venne chiamata a mangiare.

La sua allegria svanì non appena si accorse che la cena sarebbe stata servita nella grande sala da pranzo, quella che aveva sempre odiato.

Inghiottì il colpo, pensando che Malfoy non avrebbe mai approvato di pranzare in una stanzetta piccola e modesta come quella che avevano usato fino al giorno prima. Entrò quindi nella sala e notò immediatamente la terribile disposizione che era stata data ai posti.

I quattro coperti erano stati sistemati uno per ogni lato, e sedere su un fianco di quel tavolo così grande e lungo dava davvero la piena idea della desolazione umana.

Evitando di far notare il suo disappunto e salutando cordialmente le tre persone già sedute e in attesa, prese posto a capotavola, esattamente di fronte a Malfoy. Peccato che la grande distanza tra lei e il padrone di casa, permetteva appena di vederlo bene in faccia.

Ai lati sedevano Mrs Gobbins e Vivian. Quest'ultima era seria e silenziosa, sedeva composta e non osava alzare la testa dal piatto. Più tardi Ginny seppe da Rachele che suo padre l'aveva appena salutata, dopo di che le aveva a malapena rivolto la parola.

"Vedo che finalmente ci hai reso graditi della tua presenza!" la canzonò Malfoy non appena la vide entrare.

Ginny attese di sedersi, prima di rispondere a quella battuta. "Se sono stata cacciata via e sono stata avvisata solo un momento fa, non ho colpa." la sua voce era calma e controllata, sapeva che il suo datore di lavoro avrebbe dato qualsiasi cosa pur di farle perdere le staffe.

"Se sei stata cacciata via conosci il motivo." puntualizzò lui senza degnarsi di guardarla e preferendo concentrarsi sul piatto che gli era stato servito da un tremante elfo domestico.

Quello era il momento di attuare l'idea che le era venuta in mente non appena aveva messo piede in quella grande e ricca sala. "Scusa, Malfoy, ma non ho sentito bene, sei così lontano!" esclamò con un tono di voce piuttosto alto. 

Sul volto di Draco apparve per un attimo lo stupore, ma subito dopo la sua aria tornò seria come un tempo. "Lasciamo perdere..." chiuse la conversazione con tranquillità, di certo non pensando che Ginny volesse ancora continuare a ironizzare su quella sistemazione. Aveva notato gli sguardi di Rachele e di Vivian e aveva visto scritto sulle loro facce lo stesso disappunto che provava lei.

"Hai detto qualcosa, Malfoy?" chiese con lo stesso tono di prima.

Draco parve irritarsi. "Di fare silenzio, Weasley! Non mi sembra che ti abbia dato il permesso di parlare!" anche la sua voce si alterò, ma Ginny non parve contenta.

"Come, scusa? Ah, Malfoy, già che ci sei, mi dici se dove siedi tu ha smesso di piovere? Dalle finestre che ho qui a fianco si direbbe di no..." Concluse volgendo lo sguardo per un attimo verso i vetri bagnati dalla pioggia.

Questo sembrò troppo per l'orgoglio di un Malfoy, perciò posò con rabbia il bicchiere che aveva in mano, provocando spruzzi di vino su tutto il tavolo, e fissò Ginny con un'espressione minacciosa.

"Adesso basta, Weasley, mi hai stancato! Finiscila!!!" esclamò furioso.

Ginny ghignò divertita e ignorò il leggero rossore che colorò le guance esangui dell'uomo per la rabbia. "D'accordo." disse soltanto, poi senza farsi tanti scrupoli e seguita per filo e per segno dallo stesso Malfoy, ma anche da una sbigottita Rachele e da una Vivian che la fissava con la bocca aperta, prese il suo piatto, le sue posate e il bicchiere e trascinò tutto assieme alla sua sedia al fianco della bambina.

"Così va meglio!" sentenziò decisa, sedendosi tranquilla e osservata da tutti. Si rivolse a Malfoy e gli sorrise con semplicità. "Adesso posso anche finirla, grazie." detto questo riprese a mangiare.

Malfoy non disse nulla, la guardò per qualche secondo con disprezzo, prima di volgere nuovamente l'attenzione alla sua cena e ad ignorarla per tutto il resto della serata.

Al termine di quel silenzioso pranzo, Ginny dovette seguire Rachele nelle cucine per darle un piccolo aiuto. Mrs Gobbins parlò molto poco con lei, ed evitò accuratamente di discorrere su quanto accaduto quella sera.

Ginny rimase per un attimo colpita da quell'improvvisa freddezza, ma immaginò che l'anziana donna, difficilmente avrebbe mai approvato un comportamento tanto audace nei confronti del proprio 'padrone'.

Quello che invece non si aspettò fu la reazione di Vivian. La raggiunse nella sua stanza qualche ora dopo. Era diventato un piccolo rito, la visita della donna e un bacio della buonanotte, perciò anche quella sera Ginny si diresse nella camera della bambina per salutarla.

"Ciao Vivian, sei già a letto?" chiese con un sorriso. Dopo la freddezza di Rachele, aveva bisogno davvero di un po' di calore per ritrovare il buonumore.

La bambina non rispose. Era seduta sul suo letto, per metà avvolta dalle pesanti coperte invernali, e sembrava impegnata nella lettura di un libro che le aveva consigliato la stessa Ginny.

La donna si avvicinò al grande letto a baldacchino con delle raffinate calate di un celeste chiarissimo, e vi si sedette sopra. "Allora, sei riuscita a salutare tuo padre?" chiese entusiasta. Alla fine della cena lei e Rachele li avevano lasciati soli, quindi Malfoy doveva averle sicuramente concesso un po' della sua attenzione.

Vivian non alzò gli occhi dal libro, né cambiò la sua espressione seria. "No Miss Ginevra, mio padre era troppo arrabbiato questa sera e ha preferito andare nella sua stanza." spiegò.

Ginny si rese conto con dolore che quella piccola bambina aveva ereditato la freddezza di ghiaccio di suo padre, e che riusciva a metterla in pratica perfettamente. Già il fatto che avesse ripreso a chiamarla con il suo nome di battesimo lo dimostrava.

"Ma... non ti ha nemmeno chiesto cosa hai fatto per tutto questo tempo?" chiese ancora titubante Ginny.

Solo allora Vivian decise di posare sulle gambe il libro e di alzare lo sguardo verso la sua insegnante. "La prego Miss Ginevra, non faccia più quello che ha fatto oggi! Non voglio che mio padre si arrabbi di più!"

Quella piccola preghiera, espressa con le parole più formali che la donna aveva sentito uscire dalla bocca della bambina solo la prima volta che l'aveva incontrata, intristì di più l'animo di Ginny.

Chinò il capo sconfitta. "D'accordo." fu la sua risposta, dopo di che si alzò in piedi, le rimboccò le coperte e le diede un lieve bacio sulla fronte. "Buonanotte..." le sussurrò, prima di lasciare la stanza preda dei più tristi pensieri.

Le ci erano voluti quattro mesi per avere la fiducia di Mrs Gobbins e della piccola Vivian ed era bastata una sera perché quell'odioso di un Malfoy rovinasse tutto!

Possibile che riuscisse a manifestare un'influenza così negativa su quella casa?

Dal suo arrivo il silenzio cessò di esistere. Ogni giorno importanti dirigenti del Ministero, personaggi sconosciuti, noti imprenditori e poi rappresentati di società e di imprese, si Materializzavano e si Smaterializzavano in continuazione, soprattutto ora che Malfoy era bloccato a causa della gamba ferita.

Alla fine era stato costretto a chiamare il suo medico di famiglia e questi gli aveva diagnosticato una piccola distorsione, guaribile in tre giorni. Per questo motivo tutto il suo lavoro si era trasferito al maniero, trasformandolo completamente.

Vivian in quel periodo era diventata incontrollabile. Non che cercasse di sospendere le lezioni per andare nello studio di suo padre, ma la sua mente era sempre rivolta altrove, e in più si aggiungeva il fatto che aveva ripreso a comportarsi come quando Ginny era arrivata.

Il sorriso era completamente svanito dalle piccole e rosee labbra della bambina e si mostrava sempre rigida e tesa. Ginny doveva fare qualcosa per quella situazione, ma finché Malfoy non se ne fosse andato, non vedeva alcuna soluzione.

Il giorno seguente all'arrivo di Draco, Ginny si comportò come le aveva pregato Vivian. Sedette in silenzio al suo sperduto e desolante posto e pranzò tranquilla e senza rispondere alle poche malignità che il padrone di casa le riservò. Forse il suo silenzio lo colpì, perché a cena non disse nulla e qualche ora dopo, la fece chiamare nel suo studio.

Ginny avrebbe preferito evitarlo, ma la convinsero l'insistenza di Mrs Gobbins e forse anche il pensiero di dirgliene quattro ora che Vivian non era presente.

"Con calma Weasley, tanto nessuno ti sta aspettando!" la accolse lui con cattiveria, quando si decise ad entrare nel suo studio.

Ginny corrugò la fronte seccata. "Oh, salve anche a te Malfoy, sì io sto benissimo, grazie!" replicò lei con lo stesso tono.

"Però, sei diventata spiritosa in questi anni!" la schernì lui, regalandole un bel ghigno divertito. Sedeva su una poltrona vicino al camino, la gamba ferita posata su un comodo puff.

"Lo ero già da prima." fu la risposta della ragazza. Si avvicinò a lui e incrociò le braccia. "Allora, cosa vuoi."

Draco non rispose subito, invece richiamò un'altra poltrona di pelle nera come la sua e invitò Ginny a sedersi. La donna avrebbe preferito restare in piedi, ma pensò con un sorriso che in quel caso Malfoy avrebbe potuto sentirsi... 'inferiore'.

"Allora?" lo esortò una volta seduta.

"Come mai oggi sei stata così silenziosa e adesso ti permetti di comportarti così irrispettosamente?" le domandò lui inarcando un sopracciglio. Non si riusciva a capire se fosse divertito da quella situazione oppure seccato.

"Perché adesso non ferirei nessuno." rispose prontamente lei, immobile con le sue braccia conserte.

"E chi feriresti?"

"Che domande, tua figlia!" esclamò indignata. Le venne da pensare che fosse diventato ancora più stupido dopo tutti quegli anni.

A quelle parole, un piccolo sbuffo divertito vibrò sulle labbra dell'uomo. Questo fece irritare Ginny ancora di più.

"Magari se svolgessi meglio il tuo ruolo di padre, te ne accorgeresti!" ribatté acida.

Il volto di Malfoy si contrasse come una statua di marmo. "Nessuno ti ha autorizzata a dirmi cosa devo o non devo fare, Weasley! Sei qui solo per educare Vivian." puntualizzò decisamente innervosito.

"Ah, questo è un altro mistero irrisolto, perché diavolo sono qui!" fece lei, ignorando completamente le minacce del biondo.

"Perché sei stata assunta?" chiese lui sarcastico.

"Ma va? Che fortuna, avermelo detto, guarda! Non ci sarei mai arrivata da sola! Intendevo perché io!" spiegò con un tono di voce ancora più acido.

Draco fece spallucce. "Perché ti conoscevo già ed era più comodo." spiegò con semplicità.

Ginny lo fissò per qualche istante allibita. "E se io fossi stata un'incompetente? Cosa avresti fatto? Non ti sei preso nemmeno la briga di controllare che Vivian avesse una buona insegnante, che razza di padre sei, tu?!" esclamò indignata.

"Ti ho già detto di farti gli affari tuoi, in merito! E poi non ne avrei avuto bisogno!"

"E perché scusa? Ricordi Malfoy? Io sono una Weasley, sono un'incapace per te, la stracciona, ricordi?" esclamò ricordando tutti gli insulti che l'uomo che aveva davanti le aveva rivolto per anni.

A questo punto Malfoy distolse lo sguardo dai suoi occhi e lo rivolse verso il fuoco del camino. "Beh, mi secca ammetterlo ma a differenza della tua famiglia, mi sei sempre sembrata leggermente più in gamba."

Ginny lo osservò corrucciando le labbra color ciliegia. "Devo prenderlo come un complimento?" chiese sarcastica, nonostante lo pensasse veramente.

"Prendilo come ti pare!" fu la risposta candida di Malfoy.

Seguirono alcuni minuti di silenzio. Ginny aveva in testa un'infinità di domande da fargli, riguardanti Vivian in particolare, ma temeva una risposta brusca da parte sua. Quando alzò gli occhi dalle sue gambe, si accorse che Malfoy la stava osservando.

"Scommetto che hai in testa un centinaio di domande da farmi." Come aveva fatto a capirlo? Ginny ebbe la sensazione che Draco avesse letto negli occhi i suoi pensieri. Non le piacque affatto.

"C-credo che sia il caso che vada..." proruppe confusa, facendosi per alzare e voltando le spalle a Malfoy.

Questi parve deluso. "Mi sembrava che volessi sapere qualcosa."

Ginny incrociò i suoi occhi di ghiaccio e notò che attendevano da lei una risposta. Fece un profondo respiro e cercò di calmarsi. "E tu risponderai alle mie domande?" gli fece eco.

Draco alzò le spalle con calma. "A parte il fatto che dovrei essere io a impartire ordini e tu dovresti ascoltarmi, non tanto perché sei una mia dipendente, quanto perché dovresti sentirti in colpa per la mia gamba ferita..."

Ginny lo interruppe con uno sbuffo insolente. "Beh, ferita, è solo una piccola distorsione!"

"Comunque mi costringe qui seduto quando potrei andarmene fuori di qui." replicò lui deciso. "Risponderò alle tue domande per quanto servirà a te per educare Vivian, tutto qui." concluse fissando con sicurezza la donna.

Ginny decise di sedersi. "D'accordo... allora... dov'è la madre di Vivian?" giunse subito al dunque con la domanda che più volte aveva fatto a se stessa, ma non aveva mai avuto il coraggio di manifestare.

"Non lo so."

"Ma è ancora viva?"

"Non lo so." rispose di nuovo Draco. Sembrava tranquillo mentre ne parlava ma questo non sorprese più di tanto Ginny.

Provò ancora con un'altra domanda. "Per quale motivo sei così freddo con lei?"

"Non sono affari che ti riguardano." fu la risposta secca.

Ginny si irritò. "Ma mi avevi detto che avresti risposto-"

"Non ti serve conoscere queste cose per educare Vivian, Weasley, quindi lascia perdere!" la interruppe severo lui.

Ginny sbuffò esasperata. Ora voleva andarsene da lì quanto prima. "D'accordo, non ti farò più domande, però vorrei chiederti un favore..."

Malfoy inarcò un sopracciglio sorpreso. "Una Weasley? Che mi chiede un favore?" ironizzò.

"Non è per me, altrimenti non te lo avrei mai chiesto." ribatté decisa e tranquilla la donna, mentre dentro covava una rabbia che per il momento sarebbe risultata inutile da esprimere.

"Scommetto venti Galeoni che si tratta di Vivian!" esclamò lui, senza un briciolo di bontà.

Ginny fece un altro profondo respiro, mentre dentro di sé sentiva che prima o poi sarebbe esplosa. "Ascoltami bene, ti chiedo di salutare tua figlia e di rivolgerle la parola. Non sto parlando di baci o abbracci, ma solo di qualche parola di interessamento; non so, chiedile come si trova, se sta bene, qualunque stupidaggine! Per lei andrà benissimo!" concluse appassionata. Voleva troppo bene a quella bambina e sarebbe arrivata a ridicolizzarsi davanti a Malfoy, pur di avere per lei un po' di affetto.

"E cosa ti fa credere che a me vada, di fare una cosa del genere?" domandò lui ironico.

Questo fu per Ginny come una pugnalata nel petto. Quella furia che aveva nell'animo fu ormai impossibile da trattenere e si manifestò con tutto la cattiveria di cui era capace.

"Ma certo!" esordì con un sorriso amaro. "Dopotutto quale dimostrazione di affetto poterebbe dare, il figlio di Lucius Malfoy!"

Parole sbagliate, si ritrovò a pensare un attimo dopo, quando vide la reazione di Malfoy.

Il suo viso si contrasse spaventosamente e gli occhi scintillarono di una rabbia innaturale e di profondo disprezzo. "Non osare mai più pronunciare quel nome!" sibilò con un tono di voce mai sentito prima.

Non era la prima volta che la minacciava, eppure in quell'occasione ebbe davvero paura di lui.

Continua...

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Ciao a tutti!^^ Allora, argomento delicato quello del caro paparino, vero? Ih ih ih, chissà perché... come avrete notato in questo capitolo ho cercato di far notare il 'grande e appassionato interesse' che Draco ha per la sua bella figliola... poverina, con un padre così la vita è difficile... confidiamo nel grande cuore e nella testa dura di Ginny, ovviamente! 

Ho notato che molti hanno apprezzato l'idea della neve in casa Malfoy... lo so che è strana, ma nella storia originale il padrone di casa scivolava a cavallo sul ghiaccio e si faceva male... dato che non ce lo vedo un mago arrivare a cavallo (anche di una scopa) e che la cosa più semplice era che si Materializzasse in casa sua, ho giocato un po' fantasia... ed ecco il risultato!^^

E dopo questo sproloquio senza senso, passiamo a darvi un caloroso grazie a tutti quanti! Siete così gentili che mi fate arrossire!^///^ E pensate che mi avete fatto felice così tanto che ho deciso di aggiornare prima questa storia, invece de 'Il mio destino è... ops... n-no... Luna, aspetta, stavo scherzando! Cioè, avevo già in mente quello che dovevo scrivere e non potevo lasciar perdere... ti prego Luna... Noooooooooooooooooo!!! (Ryta viene colpita da un fascio di luce. Luna Malfoy ride sguaiatamente uscendo di scena. Poco dopo ricompare Ryta tutta bruciacchiata e fumante. Si alza in piedi, si dà una spazzolata, si guarda intorno con aria preoccupata e poi torna al pc)

Ok, adesso rispondiamo alle recensioni, finché sono viva ^^''

_Kristel_: vorrà dire che per me diventerà un vizio quello di ringraziarti per prima! Spero che la tua curiosità sia stata appagata... o adesso è peggiorata? Eh eh eh ^^

Malesia: grazie! Spero che, adesso che Malfoy ha una parte attiva, piaccia di più!^^

Kamomilla: Un grazie di cuore anche a te... siete tutti così buoni! ^///^

Sissichi: Ci credi che ho riso come una scema, quando ho scritto la scena della caduta di Draco? E del seguito che mi dici? Eh eh... (Ryta ride ancora)

Ashley: Ho aggiornato il prima possibile, come vedi, ho anche tralasciato... ehm, lasciamo perdere, se no ricompare il giustiziere di prima ^^'' Grazie comunque!

Anonima: tranquilla, questa storia continuerà fino alla fine, e con tutte le idee che ho in testa, non dovrete attendere nemmeno tanto! ^^

Tink: ehm... ^^'' (Ryta si gratta la testa perché non sa da che parte incominciare...) Allora, non è che Draco è stato travolto da una valanga di neve... è scivolato su una lastra di ghiaccio e si è ucciso!... ma mi sa che questo è peggio... però Ginny ha evitato l'impalatura! (Ryta sorride cercando di salvare le apparenze)... ok, adesso però ti do un indizio in via del tutto eccezionale, così mi faccio perdonare per l'ondata di muffa (Sei riuscita a spazzarla via, poi?)... sei sicura che per Draco sia 'casa dolce casa'? Fai un po' tu le conclusioni, se leggerai attentamente, io non dico di più! Ih ih ih (Ryta sadica) Ciao ciao!

Valentina: Ehm... credo che abbia preso gusto a concludere i capitoli con Draco furente... neanche a farlo apposta l'ho fatto di nuovo!^^'' Però adesso abbiamo assistito al primo incontro-scontro tra lui e Ginny, il che dovrebbe aver fatto capire molte cose, o no? Ah, un grazie per i complimenti, ovviamente!^^

Chicca: davvero non ti sembra banale? (Ryta paranoica ormai lo chiede in continuazione, le sue beta-lettrici già non ne posso più!) Ok, non lo chiedo più, se no mi fanno la festa! Ti ringrazio tanto, non sai quanto mi senta meglio quando leggo recensioni così!^^ (Ehi, la trovata delle neve è opera nostra, però! Siamo noi che l'abbiamo creata! NdFred&GeorgeIndignati Sì ragazzi, ma non lo diciamo in giro, se no che figura ci faccio! NdRytaCheFaRagionare E noi che ci guadagniamo? NdFred&GeorgeAguzzini Ok, pagamento in dolci va bene? NdRytaSconfitta Urrà!!!! NdFred&GeorgeAlSettimoCielo) Ehm... grazie per la trovata della neve, mi è costata una quantità industriale di dolci, però... sigh...

Angy: davvero la storia non e ban- (Le sue beta-lettrici le saltano al collo prima che possa ripeterlo e iniziano a giocare al gioco del puffo -non ti lascio finché non diventi blu-) Anf anf, ok, la smetto, ma lasciatemi respirare (Ryta cerca di ricomporsi, questo è già il terzo attacco della giornata) Allora, grazie per i complimenti, sei gentilissima, piuttosto hai visto com'è perfidamente bastarda la nostra Ginny? Perfetta per tenere testa ad uno come Malfoy!^^

Serena: Grazie, grazie grazie! (Ryta è ormai al settimo cielo) Sono contenta che piacciano le parti descrittive, io di solito toppo in quel campo! ^^'' Per quanto riguarda il finale... è a sorpresa, non vi dico niente per ora, altrimenti vi tolgo tutto il gusto! Eh eh ciao ciao ^^

Pallina: Tranquilla, come ho già detto non ho nessuna intenzione di interrompere questa storia, quindi attendi pure con serenità i miei aggiornamenti (e pazienza ^^'')! Ah, finalmente qualcuna che mi chiede come faccio ad aggiornare tutte le mie storie e non mi minaccia di morte (Grazie, mi fai commuovere!!! ç.ç) Effettivamente è davvero difficile, ma cerco di alternare i capitoli delle varie storie per aggiornarle tutte! E poi quando sono piena di ispirazione per una fanfic, mollo le altre e cerco di essere veloce! Altrimenti poi subentrano le minacce pericolose, soprattutto da parte di lettrici che conoscono il mio indirizzo di casa (il che è peggio ^^'') Un grazie di cuore, cmq!^^

E' tutto! Ancora vi ringrazio per tutti i bei commenti che mi avete mandato e un grazie anche a tutti quelli che hanno letto questa storia senza recensirla! 

Ehi però adesso non smettete, eh? Se siete in tanti a recensire mi spronate di più e mi viene voglia di scrivere più in fretta!^^ Insomma, RECENSITE!!!XD

Un bacio a tutti quanti!

Ryta Holmes

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


IL BUIO HA I TUOI OCCHI [4]

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

 

CAPITOLO 4

Ormai sembrava che lei vivesse di più nella sua stanza, da quando Malfoy era tornato a casa.

Si era rifugiata in quella piccola isola di salvezza dove lui non sarebbe potuto entrare senza un suo permesso. Lo aveva ancora negli occhi, quando l'aveva minacciata con quello sguardo di ghiaccio e inquietante. 

Si era sentita terrorizzata, eppure lei era un'Auror, aveva combattuto contro maghi oscuri e visto la morte in faccia un centinaio di volte! Ma quegli occhi glaciali l'avevano sconvolta, tanto che quando lui, dopo quelle parole, aveva rivolto l'attenzione al fuoco del camino e le aveva ordinato di sparire, lei non si era opposta e non aveva perso tempo ad uscire dal suo studio.

Doveva essere davvero delicato l'argomento riguardante suo padre, se reagiva a quel modo quando si parlava di lui!

Comunque alla fine dovette rendersi conto che non avrebbe potuto evitarlo in eterno, così decise di fare buon viso a cattivo gioco e di presentarsi con una bella faccia tosta, a colazione.

Ma quando il mattino dopo entrò nella grande sala da pranzo, restò così sbalordita che dimenticò completamenti tutti i suoi buoni propositi.

Fu la voce dello stesso Malfoy ad attirare la sua attenzione prima di aprire la porta della sala.

"... di questa istitutrice che ne pensi, è brava?"

Ginny aprì la porta e volse immediatamente gli occhi azzurri sul viso sorridente e felice di Vivian. "Davvero tanto, padre. Ed è anche molto buona, mi ha insegnato molte cose interessanti che Mrs Gobbins non mi ha mai detto!"

Non riusciva a crederci! Dopo tutti i viaggi mentali che si era fatta quella notte, lui aveva deciso di ascoltare il suo consiglio e di parlare con la figlia! 

Si avvicinò al tavolo e al suo posto cercando di non perdersi nemmeno una virgola di quello che dicevano. Notò però che Rachele non era con loro, quella mattina e immaginò che fosse impegnata con la cuoca o ad impartire ordini a qualche elfo domestico.

"Non è detto che non le sappia, Vivian." puntualizzò Malfoy con calma. Rivolse un'occhiata significativa alla bambina, prima di riprendere a bere il suo caffè nero.

La piccola arrossì e abbassò lo sguardo. "Mi scusi, padre, ha ragione..."

"Buongiorno Weasley." disse Draco, notandola solo in quel momento e rivolgendole i suoi intensi occhi grigi, completamente diversi rispetto alla sera precedente.

"Buongiorno." rispose Ginny ancora leggermente stupita.

L'uomo tornò a rivolgersi alla figlia. "Hai già dato una dimostrazione di magia, Vivian?" le chiese.

La bambina rialzò nuovamente gli occhi e annuì decisa col capo. "Sì, sì, padre! Due anni fa ho fatto lievitare in testa alla cuoca, il porridge che aveva preparato... aveva un sapore disgustoso." spiegò, storcendo la bocca al pensiero del brutto sapore.

Il volto pallido di Malfoy si dipinse di un ghigno. "Ottimo, Vivian, proprio una chiara manifestazione da Malfoy!" esclamò soddisfatto. Ginny trattenne a fatica uno sbuffo acido: non voleva certo rovinare quel momento magico alla piccola.

I suoi occhi infatti, si illuminarono di gioia a quelle parole. Molto probabilmente suo padre non le aveva mai fatto un complimento o aveva dato modo di essere soddisfatto di lei.

"Bene." esordì poco dopo l'uomo, posando le mani sul tavolo e spingendole per allontanare la sedia da questo. "Io vado a lavorare... Weasley, occupati tu, di Vivian. Buona giornata." concluse sparendo nella sala adiacente.

Vivian seguì con lo sguardo suo padre finché non le fu più possibile vederlo, poi volse gli occhi stupiti ed eccitati verso Ginny. La donna sorrise.

"Tranquilla, piccola, è andato tutto bene." la rassicurò gentilmente.

*

Purtroppo, l'attenzione di Vivian quel giorno era destinata a restare a suo padre, visto che durante la lezione, non aveva fatto altro che ricordare a Ginny di come lui le avesse domandato tutte quelle cose e come si era sentita felice quando si era sentito orgoglioso di lei.

Ginny non era seccata per quelle interruzioni, perché sapeva che quella era la prima volta che Malfoy si rivolgeva così a lei, ma alla fine fu costretta a concludere prima la lezione e a lasciare libera Vivian.

La piccola, prima di lasciare lo studio, aveva rivolto un'occhiata dispiaciuta alla donna e si era scusata per il comportamento che aveva avuto il giorno prima.

Ginny si era mostrata piuttosto gentile e senza farle notare il fatto che si era sentita ferita, le aveva detto che avrebbe accettato le sue scuse, solo se avesse ripreso a chiamarla 'Ginny'.

"Ci conti!" aveva risposto contenta la bambina, prima di salutarla con un bacio e di avviarsi nella sua camera, per prepararsi per il pranzo.

Nel pomeriggio Mrs Gobbins aveva convinto Vivian a leggere un buon libro nella sua stanza per non disturbare suo padre, così lei a malincuore aveva accettato, pur preferendo ancora parlare con lui. Ginny però, le aveva spiegato che il passo che aveva fatto suo padre quel giorno era stato davvero grande, perciò sarebbe stato meglio evitare di approfittarne troppo.

Così alla fine, la donna si era ritrovata a passeggiare per i corridoi del secondo piano del maniero, dove poteva concedersi un po' di tranquillità in quel posto solitario e senza vita.

Il pensiero del repentino cambiamento di idee di Malfoy, aveva occupato in gran parte la sua mente, durante quelle ore solitarie. E alla fine era riuscita ad arrivare ad una conclusione: tutto aveva a che fare con Lucius Malfoy.

Da che ricordava, il vecchio padrone di casa era sempre stato freddo con tutti e Ginny aveva spesso immaginato che lo fosse stato anche con la sua famiglia. Lo stesso comportamento che aveva avuto Draco il giorno prima.

Ma poi lei gli aveva ricordato i passi di chi stava seguendo e lui aveva cambiato modo di fare e aveva accettato il suo consiglio. Forse quella minaccia, la sera prima, era servita a qualcosa.

"E tu che fai qui?" la voce sprezzante e leggermente sorpresa proprio del padrone di casa, interruppe all'improvviso ogni suo ragionamento, provocandole un sussulto. Si stupì di come i suoi sensi sviluppati da Auror non l'avessero avvisata prima della sua presenza... ma d'altronde, Auror lo era stato anche lui.

Si voltò con calma e cercò di non sembrare spaventata. "Faccio due passi, do forse fastidio a qualcuno?"

Malfoy ghignò. "Al fantasma del maniero, forse." replicò senza scomporsi più di tanto.

Ginny fece finta di niente, si avvicinò a lui di qualche passo e incrociò con decisione i suoi occhi grigi. "Non avrei mai immaginato che seguissi il mio consiglio, stamattina."

"Non esaltarti troppo, Weasley, se l'ho fatto è solo perché l'ho deciso da solo." puntualizzò lui freddamente. "Piuttosto, se non mi sbaglio dovresti essere con Vivian, adesso, a farle lezione. O hai deciso di non lavorare e rubare lo stipendio?" chiese con una nota di cattiveria nella voce.

Ginny non si fece intimorire e guardò Malfoy con aria decisa e seria. "Oggi ho concesso a Vivian qualche ora libera. Si impegna molto ma si stanca anche altrettanto, perciò un po' di riposo le fa bene a volte." spiegò con semplicità. Ovviamente non poteva dirgli che era per il suo comportamento a colazione, che Vivian si era dimostrata distratta a lezione.

Malfoy parve pensarci su, prima di convincersi. "Bene." disse soltanto.

Calò un silenzio imbarazzante, dopo quelle parole. Malfoy, le braccia incrociate, osservava l'arredamento intorno a loro, forse cercando di ricordare come doveva essere stato un tempo, mentre Ginny era combattuta su quello che voleva dirgli.

"Mi secca doverlo dire, Malfoy..." esordì infine, gli occhi fissi sulle scarpe. "Ma voglio dirti grazie, Vivian non aveva mai sorriso come oggi da quando sono qui."

"Non vi ci abituate." puntualizzò immediatamente Draco.

Ginny sbuffò. "Ma figurati! Sto facendo uno sforzo immane per fare una cosa che non avrei mai immaginato di fare e tu te ne esci con 'Non vi ci abituate'?!? Quindi ti stai riferendo anche a Vivian!"

Malfoy inarcò un sopracciglio. "Vedo che l'argomento ti sta proprio a cuore!" constatò questa volta seriamente.

"Certo che mi sta a cuore! In questi mesi mi sono affezionata da morire a quella bambina che farebbe di tutto pur di compiacerti, e tu che fai?"

"Fino a prova contraria questa mattina le ho parlato." ribatté tranquillo l'uomo.

"Beh e allora vedi di non smettere!" esclamò invece la rossa.

"Vedremo..." rispose Draco, poi infilò le mani nelle tasche e fece per voltarsi.

Ginny decise di giocarsi il tutto per tutto. "Se non vuoi diventare come lui, cerca di ascoltarmi, anche se sono le parole di una Weasley!" disse con decisione.

Immaginò che Malfoy si sarebbe voltato con la stessa espressione della sera precedente e che le avrebbe rivolto delle altre minacce, ma invece si limitò a fermarsi, senza cambiare posizione.

Dopo alcuni istanti, riprese a camminare. "Ci vediamo a cena, Weasley, e vedi di non andartene più a spasso su questo piano, non sei autorizzata a muoverti come vuoi, in questa casa."

Ginny non ribatté. Preferì il silenzio e un lungo sospiro quando sparì dall'ingresso che dava alla scala, ad un'altra battuta velenosa. Dopotutto lui sembrava aver capito e Ginny era convinta che Malfoy avesse parlato solo per avere l'ultima parola.

Ridiscese nella sua camera e solo all'ora di cena si presentò al piano di sotto. Nella grande sala da pranzo, trovò Rachele e Vivian che spiegavano ad un apparentemente interessato Malfoy le loro visite quotidiane al paesino vicino al maniero.

Non poté fare a meno di sorridere e di sentirsi vittoriosa.

*   *   *

Nei giorni che seguirono, Ginny trovò più volte Draco che parlava con sua figlia e notava che sempre di più l'uomo pareva veramente interessato a quello che diceva la piccola. Qualche volta l'aveva anche trovata nello studio di suo padre, intenta a mostrargli come sapesse leggere.

E ogni volta notava che Malfoy guardava la figlia intensamente, come se volesse cogliere qualcosa nei tratti del suo viso, che potessero svelargli chissà che.

Ma questa era solo una mera impressione della donna.

E poi, come ogni cosa bella è destinata a finire, anche la presenza di Malfoy in quella casa svanì. Non appena la distorsione alla gamba fu guarita infatti, Draco riprese la sua normale attività lavorativa e al maniero quasi non si faceva più vedere.

Unico fattore positivo, fu che dopo qualche giorno ritornava, anche se dopo nemmeno dodici ore era già via.

Una mattina di domenica, Vivian era impegnata in una cavalcata. Delle volte infatti, si dirigeva al maneggio della villa, che si trovava dietro la grande abitazione, e passava delle ore con i suoi cavalli preferiti, certamente gli unici migliori amici che avesse mai avuto.

Malfoy, pur essendo un giorno festivo, non era in casa, forse impegnato in un pranzo ufficiale o in una festa tra colleghi.

Così quella mattina, non avendo nulla da fare, Ginny decise di andare a fare quattro passi al piccolo paese delle vicinanze.

Si chiamava Hay ed era quasi del tutto magico. Ci vivevano molte famiglie di maghi, ma anche alcuni Babbani che sapevano bene dell'esistenza della magia, grazie alle parentele formatesi.

Dopo aver fatto due chilometri a piedi, sotto un tiepido sole di febbraio, arrivò al paese completamente gelata. Ma la confusione e la vita intorno a lei la attirarono così tanto che dimenticò completamente di aver ritenuto stupida l'idea di arrivare fin là.

Girovagò senza meta per la piazza principale, che era circolare e al cui centro troneggiava una graziosa fontana, in quel periodo completamente ghiacciata. I palazzi tutti intorno davano l'idea di un antico borgo medioevale e persino le insegne dei negozi erano intagliate nel legno.

Entrò in una libreria per comprare qualche buona lettura e poi si attrezzò di pergamene e inchiostro, ricordando di averli quasi finiti. Comprò per Vivian una scatola di matite colorate, che animavano il disegno una volta completato, e infine, decise di prendersi un po' di riposo e di scaldarsi con una bella tazza di cioccolata fumante, in un allegro e affollato pub.

Si sentì decisamente meglio quando il calore del locale la investì in pieno facendole riprendere colore sul viso. Non aveva ancora nevicato quell'anno, ma il freddo era pungente e rigido come se lo fosse stato.

Si sedette ad un tavolino solitario, tra un gruppo di ragazzini liberi dagli oneri scolastici, che ridevano e scherzavano senza ritegno, e quattro anziane signore, tutte impettite nei loro scialli pesanti e impegnate in una fitta conversazione.

Ginny fece finta di niente quando queste le rivolsero occhiate oblique non appena si era seduta vicino a loro. Ordinò una tazza di cioccolata calda con panna alla giovane cameriera che le si era avvicinata e si liberò del pesante cappotto che indossava. Adesso iniziava anche a fare caldo in quel posto.

Poco dopo la cameriera tornò con quello che aveva chiesto e Ginny iniziò a sorseggiare la sua cioccolata, mentre con una mano sfogliava uno dei libri che aveva comprato.

Ma l'orecchio era ben teso a sentire quello che le donne al suo fianco dicevano.

"Questa è la donna che lavora dai Malfoy, me lo ha detto Rachele." sentì la prima. Era una vecchietta magra e spigolosa, con un naso adunco e un cappellino giallo in testa.

"Sì sì, e sembra proprio una brava ragazza!" fece la seconda donna, con due occhi azzurri e un naso schiacciato.

"Rachele mi ha detto che la bambina si è affezionata a lei quasi quanto ad una mamma." spiegò la prima vecchietta, quella col cappellino giallo.

A quel punto irruppe una delle altre due donne che erano rimaste in silenzio. "Povera bambina, finalmente avrà la madre che si merita!" esclamò con un tono basso ma perfettamente udibile dall'orecchio sviluppato di Ginny, mentre con fare teatrale congiungeva le mani.

"Sì, ma Rachele è sempre stata un'ottima madre per la piccola!" puntualizzò risentita la signora col cappellino.

La vecchietta melodrammatica, che aveva gli occhi acquosi e i capelli tinti di un rosso vivo, guardò inasprita l'amica. "Ma Rachele è stata come una nonna per Vivian, invece lei ha bisogno di una giovane donna che le faccia da madre!"

"E che non sia una Mangiamorte!" aggiunse decisa l'ultima vecchietta che ancora non aveva parlato.

Ginny quasi non affogò con la cioccolata. Allora i suoi timori erano fondati, la madre di Vivian era una Mangiamorte. Vuotò la sua tazza, pagò la cameriera e uscì di corsa dal locale senza più dare adito alla conversazione.

La differenza di temperatura per poco non le mozzò il fiato in gola, ma cercò di non pensarci e si avviò spedita verso il maniero. Poi si fermò.

Che diavolo stava facendo? Cambiava qualcosa se la madre di Vivian fosse stata una Mangiamorte oppure no?

Si sentì una stupida, per un attimo aveva pensato che avesse bisogno di una spiegazione, ma ripensandoci non serviva davvero a niente. Vivian non aveva certo preso il carattere di una spietata assassina, allora perché crucciarsi tanto?

Fissò il terreno pensierosa, mentre un forte senso di colpa le assalì l'animo. Vivian era una bambina dolce e gentile, quando voleva sapeva essere allegra e vivace, eppure alla prima rivelazione su di lei, aveva subito pensato che fosse sbagliato e che Malfoy avrebbe dovuto dirle che la piccola era figlia di una Mangiamorte.

Si sentì uno schifo, mentre con passo fiacco tornava al maniero. Non volle vedere la bambina, perché sentiva che se l'avesse abbracciata e le avesse chiesto cosa aveva fatto quella mattina, lei sarebbe scoppiata a piangere e si sarebbe sentita ancora più sporca per quello che aveva pensato.

Fu così che in fretta e in furia si nascose al secondo piano dell'abitazione, dove nessuno avrebbe potuto raggiungerla. Abbandonò il cappotto vicino alle scale e si sedette vicino ad una finestra che dava sul retro, dalla quale scorse Vivian che cavalcava su un destriero grigio chiaro.

La vide che rideva e si divertiva, mentre Rachele le raccomandava di fare attenzione. Con loro c'era anche il giardiniere che controllava che nessuno si facesse del male.

La piccola e sua madre non avevano nulla a che fare, questa era la cosa più importante. Quella visione riuscì a calmarla e a distendersi. I suoi occhi apparvero più sereni, nel riflesso del vetro e quel semplice pensiero le fece sparire ogni dubbio.

Ma la sua mente curiosa adesso formulava decine di domande, tra cui la più pressante era 'Come era arrivata Vivian in quella casa?'. Da quello che ricordava, Malfoy era entrato a far parte degli Auror circa otto anni prima, esattamente l'età della piccola. Quindi doveva essere concepita prima del suo ingresso tra le file della resistenza. Ma poi, cosa era accaduto?

L'unico modo per avere una risposta sarebbe stato chiedere direttamente a Malfoy cosa era accaduto, ma lui aveva da subito fatto capire che non aveva nessuna intenzione di approfondire l'argomento.

Un rumore improvviso però, la distolse dai suoi pensieri. Si alzò di scatto, pur non essendo spaventata. Se si fosse trattato di un Doxy avrebbe dovuto fare attenzione al loro veleno, mentre se avesse trovato un Molliccio avrebbe dovuto vedersela con le sue paure più nascoste. E lei ne aveva tante dopo la guerra.

Impugnò la bacchetta e si diresse verso la fonte del rumore. Era lo stesso corridoio in cui aveva dato un'occhiata tempo prima e che l'aveva tanto insospettita. Ma questa volta la porta non era quella in fondo, ma la seconda a destra.

Si avvicinò con cautela, pronta a percepire ogni più flebile rumore. Per ora sentiva solo il suo respiro regolare e lo scricchiolio delle assi di legno sotto i suoi piedi.

Poi uno strano verso strozzato provenne da quella porta. Ginny prese un forte respiro e senza perdere tempo entrò nella stanza. Si stupì di trovarla vuota.

Non c'erano tendaggi in cui si potessero nascondere bestioline magiche, né armadi o cassetti in cui trovare Mollicci. Solo qualche scatolone di legno e un baule.

Forse è lì che si nasconde, pensò la donna, facendosi coraggio ed dirigendosi verso il centro della stanza. Di fronte a lei si trovava il baule. Ma questo non si muoveva, non traballava come fanno di solito i nascondigli dei Mollicci, anzi sembrava proprio che lì dentro non ci fosse niente.

Si guardò intorno, ma non trovò nulla che potesse farle pensare ad una presenza in quella stanza. Era grigia e vecchia, malamente illuminata da una finestra incrostata di sporco e di polvere, e senza mobilio.

La curiosità però, la spinse ad aprire quel baule. Sapeva che non poteva farlo, Malfoy le aveva anche proibito di arrivare fin lassù, ma il rischio la attirò ancora di più.

Si inginocchiò cautamente, senza smettere di tenere stretta la bacchetta e con due dita, tolse il fermo che teneva chiuso il contenitore.

Aprendolo non vi trovò dentro un Molliccio, ma una cosa del tutto inaspettata. Sul coperchio del baule vi erano le iniziali R. G. e dentro un porte-enfant molto semplice, privo di alcun fronzolo, tipico del corredo dei bambini.

Nonostante tutto in quella stanza fosse sporco, gli oggetti in quel baule erano bianchi e puliti, come conservati con cura. Ginny seppe da subito che quel porte-enfant era stato di Vivian e immaginò che Rachele Gobbins, la proprietaria del baule, avesse custodito quell'oggetto come un prezioso ricordo.

Dentro trovò anche dei piccoli oggetti da neonato, come biberon e scarpine di lana, e si sentì intenerita quando notò un paio di tutine minuscole e rosa, che completavano quei ricordi. Quello doveva rappresentare il passato di Vivian, era ovvio. La immaginò così piccola e indifesa, alla ricerca di un po' di affetto e si sentì triste, per tutto quello che doveva aver passato.

Ancora una volta ricordò con quanta stoltezza aveva pensato di dover sapere che sua madre era una Mangiamorte.

Osservò ancora con interesse e tenerezza quei piccoli oggetti e guardò meglio nel baule alla ricerca di qualche altro ricordo. L'unica cosa che trovò fu una lettera.

Spinta dalla curiosità, l'aprì. Dentro, solo poche e semplici parole: 'Questa è tua figlia. Curatela tu.'

"Tsk, questo è grande gesto di una madre!" ironizzò sdegnata. Ora sentiva di provare un disprezzo enorme per quella donna. Sospirò rassegnata, visto che nessuno avrebbe potuto sentirla, e rilesse ancora una volta quel biglietto.

Notò con sorpresa che non c'era il nome della piccola.

"Chissà se..." ma il suo pensiero ad alta voce si perse, quando una sensazione, come di una cascata gelata sulla sua spalla, la colpì in pieno, facendola sussultare e voltare spaventata.

Era un fantasma quello che aveva davanti. Un bianco e orribile fantasma di donna che a bocca aperta faceva versi striduli e vagamente folli. I capelli ora argentei, erano scomposti e coprivano in parte il viso. Era vestita di una camicia bianca e lunga fino alle caviglie magre. I polsi erano rigati di un liquido che al momento della morte doveva essere stato sangue.

Era ancora scioccata da quell'interruzione improvvisa, che non le riuscì di cacciarla via a parole. Si accucciò ancora di più vicino al baule, mentre questa si avvicinava sempre di più, gli occhi spettrali e pazzi fissi su di lei. In mano aveva un coltello e nonostante fosse un tutt'uno con il suo spirito, a Ginny fece accapponare la pelle.

Chiuse gli occhi terrorizzata, trattenendo il fiato, finché...

"Ehi tu! Vai via!" una voce irritata dietro il fantasma, fece voltare questo di scatto. Lo spirito, riconosciuto il padrone, distolse l'attenzione dalla sua vittima e si allontanò attraverso il muro.

Ginny respirava ancora affannosamente, quando riaprì gli occhi e si ritrovò la mano di Malfoy, tesa verso di lei.

"Stai bene?" chiese questi, vagamente preoccupato.

Ginny emise un profondo sospiro. Decise di accettare quell'aiuto e si alzò in piedi, accompagnata dal braccio forte del biondo.

"Chi... chi diavolo era?!" riuscì ad esclamare, sconvolta.

"Il fantasma del maniero, è una vecchia Malfoy che si è suicidata... trecento anni fa, credo." spiegò l'uomo, fissando il punto in cui lo spettro era scomparso.

Ginny avrebbe voluto ringraziarlo, ma una sua occhiata obliqua al baule che aveva alle spalle, non glielo permise. "Vedo che sei andata in giro a ficcanasare!" constatò, con un tono di voce seccato.

La rossa abbassò lo sguardo sentendosi mortificata. "Mi dispiace, solo che ho sentito un rumore e..."

"Non mi importa di quello che hai sentito, ti avevo detto di non venire da queste parti." la interruppe severamente lui.

"H-hai ragione, ma in paese mi hanno detto delle cose e..."

Malfoy inarcò un sopracciglio e sembrò che cercasse di conoscere la verità scrutandola così intensamente negli occhi. "Che tipo di cose?"

Ginny prese un altro grosso respiro. Ormai era inutile nascondere la verità, gli avrebbe raccontato tutto. "Ho sentito una conversazione di alcune signore, questa mattina. Dicevano che la madre di Vivian era una... Mangiamorte." concluse, tentennando un po' sull'ultima parole.

Malfoy non parlò. Restò in silenzio a scrutarla, così la rossa decise di continuare la sua spiegazione. "Inizialmente sono rimasta un po' sorpresa, ma poi mi sono resa conto che non me ne importava niente di chi fosse sua madre. E poi, mentre ero qui a pensare, ho sentito dei rumori provenienti da questa stanza, credevo ci fosse un Molliccio nel baule e l'ho aperto e..."

"Quello deve averlo conservato Mrs Gobbins." la interruppe ancora una volta lui, serio in volto. "Non credevo che avesse conservato tutto."

"Mrs Gobbins è molto affezionata a Vivian, anch'io avrei conservato tutte le cose appartenute a mia figlia, una volta cresciuta." spiegò con calma la donna. Poi le venne in mente la lettera che aveva trovato. Si piegò nel baule e la prese in mano con titubanza.

"Questa lettera..." iniziò porgendola all'uomo. "E' quella che ti ha mandato sua madre?"

Malfoy la prese in mano. La fissò per qualche istante, forse rileggendola più volte, finché non rivolse gli occhi verso Ginny e un sorriso amaro gli deformò il volto.

"Beh, ora lo sai. Ho trovato quel porte-enfant e questa lettera davanti alla porta di casa, sette anni fa. Mi ha mollato Vivian perché lei era una Mangiamorte e non poteva occuparsi di lei, le dava fastidio, credo."

"E dato che tu eri un Auror, la cosa era utile." concluse per lui Ginny. "Ma... come mai tu, hai deciso di schierarti dalla parte dell'Ordine?" si azzardò a chiedere.

Lo sguardo fino ad allora perso di Malfoy, si accese di sarcasmo. "Lascia perdere, Weasley, non sono cose che ti riguardano!" esordì. Ginny capì che quel tono pungente non era riferito a lei.

"Quindi è stato solo per affari personali se ti sei unito a noi, affari che ovviamente non mi riguardano." si corresse immediatamente la donna. Aveva centrato pienamente il problema, a quanto pareva.

"Vivian lo sa?" decise di cambiare discorso.

"Per il momento no." rispose lui. La donna si stupì di come fosse ancora calmo e tranquillo. Avrebbe potuto infuriarsi per quella sua intromissione, dirle di stargli alla larga e di non fare più domande, eppure era ancora lì, che rivelava ad una sconosciuta una parte oscura del suo passato.

"Ascoltami." iniziò alla fine lei, incrociando le braccia. "Non mi aspettavo che anche per te fosse così difficile la situazione, però adesso hai ancora tempo per rimediare. Tua figlia ti adora, Malfoy, e adesso che le parli non fa altro che pensare a te! Potresti anche dimenticare il passato se pensi che ti ha portato quel piccolo fiore come figlia."

Credeva che in quel modo avrebbe potuto convincere l'uomo ad aprirsi di più con Vivian, ma la sua reazione fu del tutto inaspettata.

Un altro sorriso amaro gli dipinse il volto, prima che la sua espressione si trasformasse in quella odiosa e sprezzante di sempre. "Lascia perdere, Weasley, non sprecare la tua forza di convincimento con me."

A Ginny quella risposta non piacque. Perché diavolo era così testardo?

"Ma per quale motivo, scusa! E' tua figlia, accidenti, perché non vuoi fare il padre!" insisté disperata.

Malfoy scosse la testa. "Non capiresti, Weasley." le disse soltanto.

"Forse se ci provassi!" ribatté la donna, incrociando le braccia stizzita. "Mi piacerebbe tanto sapere cosa c'è di difficile in un legame di sangue!"

Malfoy alzò gli occhi ormai vinto. Sul volto lo stesso ghigno cattivo di sempre, quello che usava quando da giovane si prendeva gioco di lei e della sua famiglia. Ma negli occhi c'era un qualcosa di nascosto, l'ombra di un segreto tenuto racchiuso per anni.

"E tu sei tanto sicura che Vivian sia davvero mia figlia?"

Continua...

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Ola! E tu sei sicuro che arrivi vivo alla fine della storia? Ehm... scusate, piccolo sfogo da autrice bastarda!^^'' Allora, cosa ne pensate? A quanto pare in questo capitolo sono state scoperte un bel po' di cose. Anche se il casino è ancora totale e nuovi interrogativi si apriranno nelle vostre menti, ih ih ih (-.- Non so decidermi sei sei più bastarda tu, o Voldemort! NdLunaIndecisa) Diciamo che facciamo a gara su chi fa più il cattivo...^^ Allora, mi scuso per il ritardo come sempre, ma purtroppo il tram tram quotidiano è iniziato ed io ho avuto la meravigliosa notizia che gli esami di ammissione per la facoltà che ho scelto, che erano stati eliminati, sono stati reintegrati e forse la prossima settimana mi tocca farli! (ed io non ho toccato libro da quando sono finiti gli esami!) Ma si può essere più sfigati?!?!? (Vediamo un po', io sono ricercato da uno spietato mago oscuro e assassino, mi hanno ucciso i genitori e il padrino, vivo con dei Babbani odiosi, mi fa sempre male la cicatrice, la ragazza che mi piaceva era un rubinetto ambulante e cosa manca? Ah, sì, la Cooman predice la mia morte ogni volta vado a lezione da lei. Ora, secondo te, chi è più sfigato? NdHarryMinaccioso) Ehm... ok, sì, si può essere più sfigati, a questo mondo!^^'' Ma tu che ci fai qui, non sei il protagonista di questa storia!è.é

Ma basta con gli sproliloqui! Andiamo alla parte più bella, cioè a ringraziarvi tutti per le magnifiche recensioni che mi avete mandato! Non smettete, mi raccomando!!!! XD

Sissichi: Hai visto che Draco migliora? Certo, la rivelazione a fine capitolo cambia un po' le cose, però... ah, sono contenta che la scena della cena ti sia piaciuta, perché è una delle mie preferite!^.-

Goten: Beh, spero di averti accontentato con questo capitolo, però adesso si spiega perché Draco faccia saltare i nervi!^^

Malesia: Oh, come sei generosa!^///^ E adesso che la trama si infittisce?

Serena: Per quel che io sappia Draco ci vede benissimo è solo il suo neurone che si chiama 'Orgoglio', che non gli lascia tregua e lo rincretinisce così! (Ehi, come osi dirmi che sono cretino! NdDracoIndignato Ok, ok, non lo sei, abbiamo appurato NdRytaCheLoHaPocoInConsiderazione) Hai visto com'è dolce Vivian in questo capitolo? Io l'adoro quella bambina!

Alexia: (Ci risiamo, chi osa dire che sono uno stupido?!?!? NdDracoIncazzatoNero Non è che magari lo sei, visto che in tanti lo pensano? NdRytaCheFaNotare Ma... ma hai capito cos'ho detto alla fine del capitolo? NdDracoSconfitto Va bene, avviso importante, Draco non è scemo, ha solo problemi personali! NdRytaCheDàUnaComunicazioneUfficiale) Allora, a parte quello che ha detto adesso, mi sembra che Draco si sia un po' sciolto, ma... vedremo come si comporterà adesso! Cmq Grazie infinite!^^

_Kristel_: Come sempre grazie! Davvero ti piacciono i caratteri dei personaggi? Io mi scervello sempre per quello di Draco che è il più difficile... di solito non sono così cattiva come lui!^^''

Hermione: che bello, una new-entry! Allora, in effetti Malfoy deve aver sofferto parecchio se reagisce a quel modo quando si parla di suo padre e sotto le righe questa volta ne avrai avuto la piena conferma! Grazie per i complimenti, ovviamente!^^

Anonima:  Ma sei sempre lo stesso che mi recensisce?O.o Cmq grazie davvero tanto!^^

Claudia: Grassie!!!^^

Angy: Beh, come avrai notato, Malfoy non sembra così insensibile, ma stiamo a vedere, il bello deve ancora venire!^^ ciao ciao!

Meiko: ciao! Innanzitutto ti ringrazio molto per i complimenti e poi ti voglio dire che in effetti il carattere di Malfoy è completamente diverso da quello del signor Rochester. Diciamo che è sempre il solito Malfoy!^.- 

Luna Malfoy:  Io caccio fuori tutti sti inciuci?... (Ryta ci pensa un attimo) Sì, hai ragione, ma adesso che hai letto sto capitolo, che mi dici, non è peggio? Va be' che ormai sai tutto... e cmq si meritava di peggio Malfoy, per quello che ha fatto, altro che una piccola caduta come quella! E non mi dire che aveva i suoi buoni motivi, perché... perché... non lo dico se no rovino il seguito! Un bacio, ciccia!:*

Petronilla: Ti ringrazio per i complimenti, sei stata davvero generosa! Mi fa piacere sentirmi dire che scrivo bene, ma sono ancora più contenta, quando riesco a trasmettere le stesse emozioni che provo io quando scrivo! Davvero un grazie immenso! Cmq, anche se non ami le coppie Hermione/Ron ed Harry/Luna, tranquilla, questa storia è dedicata esclusivamente a Draco e Ginny! 

Fine. Siete tantissimi e vi ringrazio, vi assicuro che non è affatto una fatica rispondere a tutti!^^ Non smettete, però vi prego, se recensite lo sapete che aggiorno più in fretta! Un grazie anche a tutti quelli che hanno letto questa storia senza recensirla! 

Un bacio a tutti quanti!

Ryta Holmes

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


IL BUIO HA I TUOI OCCHI [5]

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

 

CAPITOLO 5

"E tu sei tanto sicura che Vivian sia davvero mia figlia?"

Ginny rimase impietrita nel sentire quelle parole. Provò a cercare una traccia di scherno nei suoi occhi, ma vi trovò solo serietà e chissà, forse una punta di amarezza.

"C-come hai detto?" soffiò, provando ancora incredula. 

Draco incrociò le braccia seccato. "Hai capito benissimo, Weasley, non c'è bisogno che faccia il pappagallo!" replicò.

La ragazza iniziò ad agitarsi. "Ma... ma non  possibile! Voglio dire, Vivian sembra la copia di tua madre, non può..."

"Ti sbagli, Vivian è molto simile a sua madre." la interruppe lui con calma. "Ha lo stesso viso di Gloria, anche se lei era mora..."

Gloria... quello era il nome della madre snaturata di Vivian. Fino ad allora non aveva mai trovato antipatico quel nome così da sentire repulsione mentre veniva pronunciato.

Lasciò da parte quel pensiero, ancora impegnata in quella strenua difesa. Fissò Malfoy negli occhi, ma prima di aprire bocca, lui la precedette.

"Sveglia Weasley, hai idea di quanti Mangiamorte con la sua capigliatura militassero tra le file di Voldemort?"

Ginny allargò gli occhi sorpresa. Come aveva fatto a rispondere ancora prima che lei formulasse la domanda? Non ricordava che fosse un buon Legilimens, eppure era riuscito a leggere nel suo sguardo senza problemi. Già una volta lo aveva fatto e non le era piaciuto, era come se non avesse difese contro di lui.

"Ho capito, però, non è detto che non possa essere davvero tua figlia!" provò ancora, ignorando quella sensazione.

Draco scosse la testa. "Lasciamo perdere, Weasley, non capiresti..."

"Ci risiamo! Io non sono un'idiota, Malfoy! Forse non ti è ancora entrato in testa che anche i miei neuroni funzionano?" replicò stizzita la donna. Odiava quando faceva così.

Malfoy non rispose. Per un attimo in quella stanza risuonarono soltanto i rumori delle assi che scricchiolavano sotto i loro piedi.

Ginny sospirò. "Va bene, lasciamo perdere, se è questo che vuoi, però ricordati che anche se non avete un legame di sangue, tu l'hai cresciuta comunque come tua figlia..."

Le parole le morirono in gola, quando sentì un rumore provenire dal corridoio che portava in quella stanza. Si zittì di colpo e volse gli occhi verso la porta, in attesa di vedere chi si avvicinava. Anche Malfoy fece altrettanto.

Rimasero in silenzio per un po', mentre sentivano dei passi tentennati che si avvicinavano. 

E poco dopo fece capolino la testolina bionda di Vivian. Sembrava spaventata, ma non appena vide suo padre, un mezzo sorriso stentato, le illuminò il volto. Ginny le sorrise incoraggiandola.

Vivian dapprima non disse nulla, poi, quando una ragnatela le sfiorò il dorso bianco della sua manina, fece un balzo in avanti spaventata.

"Papà, papà!" urlò raggiungendo le sue gambe e aggrappandovisi. Durò tutto per pochi istanti.

Malfoy si piegò in avanti sorpreso sfiorandole le spalle, ma non riuscì a reagire a quella reazione improvvisa, così Vivian ebbe il tempo di capire quello che aveva fatto e di ricomporsi, arretrando imbarazzata di qualche passo.

"Ehm... volevo dire, padre... Mrs Gobbins mi ha detto che era tornato e io... ecco... volevo salutarla..." spiegò agitata, il capo chino e le dita intrecciate dietro la schiena impiegate in una tortura nervosa.

Ginny volse uno sguardo carico di significato a Draco, che lui dovette cogliere, perché la fissò per alcuni istanti, prima di rivolgere nuovamente l'attenzione alla bambina.

"Ho capito, Vivian. Ora però torna giù, questo non è un buon posto per te." rispose con calma.

La piccola sorrise compiaciuta. "D'accordo. La aspetto a cena!" esclamò con aria allegra, prima di fare un buffo inchino e di correre verso la scalinata per il primo piano.

Per qualche istante nessuno aprì bocca, poi Ginny decise di prendere la parola. Fissava ancora il punto in cui era sparita la piccola Vivian.

"E' strano..." esordì. Malfoy si voltò di scatto verso di lei con aria interrogativa. Ginny gli sorrise. "Vivian è sempre stata terrorizzata da questo posto, eppure lei ha vinto le sue paure per raggiungerti... forse tu potresti vincere i tuoi pregiudizi per fare altrettanto!"

Lo lasciò da solo con quelle parole, convinta che anche se si fosse trattato di un arrogante, testardo Malfoy, lui avrebbe pensato seriamente a quell'ammonimento.

*

Purtroppo, con sommo dispiacere di Vivian, Malfoy non si fece vedere a cena. 

Ginny dovette impegnarsi parecchio per spiegarle che suo padre si sentiva poco bene e che aveva dei pensieri molto importanti per la testa, ma niente impedì alla bambina di esibire un triste broncio per tutta la serata, finché non andò a letto.

E a nulla valsero anche alcuni giochi Babbani che Ginny cercò di insegnare alla piccola per trascorrere qualche ora allegramente. In poche parole solo suo padre avrebbe potuto farle tornare il buonumore.

Ma Malfoy non si fece vedere per tutta la serata. Ginny era sfinita, quando fu ora di andare a letto, ma quando posò la testa su quel comodo giaciglio, si rese conto di non riuscire a dormire.

Provò a rigirarsi nel letto un paio di volte, ma il sonno sembrava inesistente. Fu così che dopo aver controllato che fosse passata la mezzanotte, sicura di non trovare più nessuno in giro, uscì dalla sua stanza e scese nelle cucine, con l'intenzione di mangiucchiare qualcosa.

Di solito funzionava così. Se non riusciva a dormire, si cucinava qualcosa e pian piano il torpore la coglieva. Quella era la prima volta che capitava da quando era al maniero, ma questo non le avrebbe certo impedito di utilizzare la grande cucina di cui disponeva l'abitazione.

Aveva infilato sopra la camicia da notte a fiori una giacca da camera blu scuro e un paio di pantofole dello stesso colore. Silenziosamente e con passo felpato raggiunse il pian terreno e poi le cucine, dove optò per un paio di crepes.

Aveva imparato a cucinarle da sua madre e le erano sempre piaciute da morire, tanto che alla fine quello era diventato il suo piatto più frequente durante quegli spuntini notturni.

Ebbe un po' di difficoltà a trovare tutti gli ingredienti e gli utensili necessari, ma alla fine riuscì a prepararne un piatto intero. Ci spalmò sopra del cioccolato e le ripiegò con cura, già pregustando una bella scorpacciata.

Ma non appena si voltò con il piatto in mano e un bicchiere di latte nell'altra, diretta nella saletta della colazione, scorse con sua sorpresa una figura familiare, appoggiata allo stipite della porta e con le braccia incrociate, che la osservava da chissà quanto tempo.

"Si può sapere che diavolo stai facendo?" la sua voce carica di scherno non la scompose più di tanto, anche se non si aspettava davvero di trovarselo in un luogo che credeva per uno come lui, sconosciuto e soprattutto a quell'ora.

"Tu che ci fai sveglio a quest'ora?" rispose lei con un'altra domanda.

"Tu?" fece invece lui, alzando un sopracciglio e fissando il piatto di crepes con aria curiosa e ironica.

"Non riuscivo a dormire." rispose con calma la rossa, decidendo di sedersi al piccolo tavolo che si trovava in cucina e posando il piatto e il bicchiere.

"Però non mi sembra che tu stia cercando di porvi rimedio." la schernì lui, avvicinandosi al tavolo e posandovi i palmi sulla superficie.

"Beh, di solito se mangio mi viene anche sonno!" spiegò seccata Ginny, poi lo scrutò con aria scherzosa. "E tu, che ci fai qui a quest'ora? Non credevo che un Malfoy si abbassasse ad entrare in una cucina!"

Malfoy si sedette di fronte a lei con molta nonchalance. "Vorrei ricordarti che questa sera non ho cenato? Magari adesso avrei fame." spiegò con cattiveria. "Che roba è?" chiese poi assumendo un'espressione quasi disgustata.

Ginny, che per un attimo aveva avuto pietà di lui e aveva pensato di porgergli il piatto perché assaggiasse una crepe, sentì la rabbia montarle dentro e poggiò un braccio tra quella specialità e la mano di Draco.

"Se ti fanno schifo, non c'è bisogno che tu le assaggi. Puoi sempre cucinarti qualcosa da solo..." replicò nervosa.

Malfoy le rivolse uno sguardo quasi volesse dire: 'Secondo te, io sono uno che cucina?', poi ignorò il braccio che Ginny aveva messo a protezione e allungò la mano per prendere una crepe.

"Chi lo avrebbe mai detto che avrei assaggiato qualcosa cucinato da un Weasley! Non ci avrai messo il veleno, spero..." aggiunse sospettoso, prendendo in mano una di quelle leccornie e osservandola attentamente.

Ginny ne prese un'altra con noncuranza e l'addentò. "Visto che non sapevo che ci fossi stato tu, per questa volta mi è sfuggito..." spiegò con calma.

"Però, Weasley, sei diventata spiritosa!" la schernì lui, dopo aver assaggiato la crepe.

"Me lo hai già detto, cambia repertorio, Malfoy." puntualizzò lei, tranquilla.

Dopo alcuni istanti di silenzio, Ginny lo fissò curiosa. "Allora?"

Draco le rivolse uno sguardo interessato. "Allora che?"

La ragazza sbuffò. "Come mai solo il tuo cervello ha preso sonno! Sveglia, Malfoy, come sono le crepes!" ironizzò esasperata.

"Mi sembra di non averti dato il permesso di rivolgerti così, a me... ricorda che sono sempre il tuo datore di lavoro." spiegò con aria minacciosa lui, fissandola intensamente con i suoi occhi grigi.

"E allora tu vedi di non tirarmi fuori queste battute." replicò lei candida, sorridendo con aria pungente.

Draco finì di mangiare la sua crepe in silenzio, quindi si pulì la bocca con un tovagliolo e chiuse gli occhi, come se dovesse dare un solenne giudizio. Ginny lo osservò rapita inspirare profondamente e riaprire gli occhi.

"Ho mangiato di meglio." sentenziò deciso.

La ragazza fu tentata di spiaccicargli sulla faccia tutto il piatto con le crepes rimanenti, ma poi la minaccia di qualche istante prima le risuonò nella mente e il pensiero che avrebbe potuto licenziarla la fece desistere.

Si limitò a prendere un'altra crepe e a divorarla con stizza. "Se continui così diventerai un pallone." le ricordò lui con tono maligno.

"Se lo diventerò non saranno fatti tuoi." ribatté lei, gli occhi chiusi e sul volto un'espressione offesa.

"Ho... pensato molto a quello che hai detto, Weasley."

Ginny riaprì gli occhi sorpresa. Aveva sentito bene?

"Sì, Weasley, hai sentito bene." replicò lui deciso.

Ecco che lo faceva di nuovo, ma perché diavolo le leggeva tutto negli occhi?

Tossicchiò un paio di volte abbassando lo sguardo, cercando di non far caso ancora una volta a quella sensazione. "Beh, è strano che tu dia ascolto a qualcuno..." spiegò con calma.

Draco ghignò. "Hai ragione, infatti questa volta è successo perché le mie intenzioni erano le stesse!" puntualizzò con fare convinto.

Ginny gli rivolse un sorriso molto simile al suo. "Non ti smentisci mai, eh, Malfoy?"

Draco non rispose, ma il sorriso di Ginny si addolcì. "Ho sudato sette camicie per convincere Vivian che stavi poco bene, questa sera, ma lei si è intristita ugualmente perché non ha potuto cenare con te. E' incredibile quanto ti adori!" esclamò sentendosi sempre più legata a quel piccolo scricciolo bisognoso di affetto.

"Beh, vedrò, quello che posso fare!" ribatté Malfoy, con fare brusco.

Ginny non se la prese per quella risposta. Sapeva bene che un Malfoy non avrebbe mai potuto abbassarsi a darle ragione! Continuò a sorridere, finché lui non rialzò i suoi occhi penetranti e non la fissò sorpreso.

Ginny non si mosse, quando all'improvviso allungò una mano sulla sua guancia e le passò il pollice con una leggera pressione.

"Sei incredibile, Weasley, ti sei sporcata di cioccolato come una bambina!" esclamò lui con fare scherzoso. 

Ma il ghigno abbandonò velocemente il volto dell'uomo mentre al suo posto comparve un'espressione seria e intensa. Ginny si sentì rapita da quello sguardo così magnetico e avvertì un brivido dietro la schiena, quando lui continuò ad accarezzarle la guancia, nonostante non ci fosse più del cioccolato a macchiarla.

Che cos'era quella strana sensazione nel petto che l'aveva colta? E quello sfarfallio all'altezza dello stomaco che l'aveva quasi fatta sussultare? E quel desiderio così intenso di sentire il corpo di Malfoy più vicino a lei che l'aveva completamente spiazzata? No, non poteva sentirsi così, eppure...

La mano di Draco si allontanò improvvisamente dal suo viso e l'uomo si alzò velocemente schiarendosi la voce.

Ginny rimase per un attimo senza fiato, prima di riprendersi, puntellare le mani sul tavolo e imitare Malfoy. "Beh... credo che adesso sia il caso di andare a dormire... è tardissimo!" disse, sentendo l'imbarazzo crescerle dentro.

Malfoy si voltò, le disse soltanto "Buonanotte, Weasley." e poi svanì dalla porta che dava nella saletta della colazione, mentre la sua vestaglia da camera nera, svolazzava al passaggio.

*

Bene. Se prima non riusciva a dormire, adesso aveva anche preso a fissare il soffitto della sua camera, come un'idiota!

Sentiva ancora il tocco delicato della mano di Malfoy sulla sua pelle. Istintivamente si portò una mano sulla guancia, e avvertì il calore intenso che emanava. Era arrossita, ovviamente.

Ma come diamine era possibile che lei fosse arrossita per lui? Era Draco Malfoy, accidenti, il suo nemico fin da quando frequentava Hogwarts! Lui era il ragazzo che si era sempre divertito a schernirla e ferirla ogni volta che ne aveva l'occasione. Perché, allora era arrossita?

Si disse che sicuramente era stata solo soggezione. Il fatto di scoprire un'altra faccia del Draco Malfoy che non conosceva, doveva averla confusa e spiazzata, di conseguenza, quel momento di debolezza era stato causato da quello stato di confusione, perciò era ovvio che quelle strane sensazioni che aveva provato non erano per niente serie.

Ma allora perché sentiva il cuore che non accennava a smettere di battere e aveva sentito il bisogno che le dita lunghe e affusolate di Malfoy la sfiorassero ancora?

Era solo lo shock, si disse, non poteva essere altrimenti!

Si rigirò diverse volte nel letto, senza riuscire ad addormentarsi. Lo spuntino notturno non poteva avere effetto, se ogni volta che chiudeva gli occhi, le ritornava alla mente l'immagine del volto di Draco.

Continuò così fino all'alba, quando ormai, stanca si assopì leggermente fino al suono della sveglia due ore dopo.

Con quel poco che aveva dormito era stata costretta tuttavia ad alzarsi e a prepararsi per la colazione. Si era vestita controvoglia e sbuffando era scesa al piano di sotto.

In sala da pranzo aveva trovato Vivian che chiacchierava con Malfoy, il sorriso di nuovo sul suo dolce visino. 

Non appena entrò, sentì una morsa all'altezza dello stomaco e l'agitazione in corpo, ma fece finta di niente e dopo aver ostentato un debole 'Buongiorno', si era seduta al suo posto. Notò che Malfoy non le aveva dato molta attenzione.

Aveva risposto al suo saluto come aveva fatto tutte le mattine che si era trovato a colazione e poi aveva dedicato il suo interesse alla figlia.

"Allora, Vivian, cerca di farti trovare pronta al maneggio tra due ore." disse lui, con un tono che aveva un che di perentorio.

"Certo, padre, sarò puntualissima!" rispose entusiasta Vivian.

Ginny guardò ora Malfoy ora la piccola, incuriosita. "Pronta... per cosa?" chiese. Quando incrociò gli occhi del biondo si sentì arrossire, perciò preferì volgere il suo sguardo verso Vivian.

Fu Malfoy a parlare, però. "Vivian mi ha chiesto di accompagnarla in una cavalcata, quest'oggi. Dato che nessuno in questa casa può farlo, ci penserò io." spiegò con calma, sorseggiando come al solito il suo caffè nero.

"Ah...." fece in risposta Ginny, chinando il capo verso il suo piatto.

"Se non le dispiace, Miss Ginevra, potrei studiare questo pomeriggio?" aggiunse Vivian titubante, volgendo uno sguardo a suo padre.

"Tranquilla, non c'è nessun problema!" la interruppe sorridente Ginny. "Va a divertirti e poi penseremo questo pomeriggio a recuperare le ore perdute."

La piccola le sorrise raggiante, ringraziandola con la sua vocetta vivace. Malfoy a quel punto si alzò in piedi e salutò lei e la bambina, dicendo di avere un affare da sbrigare, prima della famosa cavalcata, così si congedò velocemente.

Ginny si sentì decisamente meglio, quando Draco se ne fu andato da quella stanza e si accorse che il suo stomaco, che fino ad un attimo prima era stato chiuso, aveva iniziato a reclamare cibo, così iniziò a fare colazione. Vivian la salutò dicendo che l'avrebbe aspettata nello studio, così da studiare qualcosa prima di uscire e la lasciò sola.

Mentre mangiava così, in silenzio, Ginny si diede almeno venti volte della stupida. Si era sentita come una bambina quando era entrata in quella stanza e aveva visto Malfoy, ma quella storia non poteva continuare così!

Lei era una Weasley e lui un Malfoy. Lei una povera insegnante al suo servizio e lui il suo ricco datore di lavoro. Nient'altro. E poi come faceva a piacerle un uomo che aveva odiato fino a qualche settimana prima?

Impossibile, l'unica vera verità era che aveva commesso l'errore di abbassare le difese e aveva avuto compassione della situazione in cui si era trovato Malfoy, niente di più.

Ora l'unica cosa che doveva fare era dimenticare quel momento di debolezza e aver presente chi era veramente Draco Malfoy. Solo il nome avrebbe dovuto ricordarle con chi aveva a che fare.

Con questi pensieri si alzò da tavola e raggiunse la piccola Vivian nello studio, dove  la trovò che disegnava. Le permise di continuare perché immaginava che la sua attenzione sarebbe rimasta rivolta altrove per le due ore seguenti e infine le diede il permesso di andare a prepararsi per la cavalcata con suo padre.

Si fece convincere ad accompagnarla fino al maneggio e per tutto il tragitto Vivian non poté fare a meno di ripetere quanto fosse felice per la bella avventura che l'aspettava.

Arrivate lì, trovarono già Malfoy che attendeva al fianco di un destriero bianco come la neve, davvero molto bello. Anche il cavaliere era affascinante, si ritrovò a pensare Ginny, quando notò che indossava la divisa da equitazione.

Scosse con vigore la testa ricordandosi della promessa che aveva fatto e ripetendo nella mente il suo nome che aveva sempre detestato pronunciare.

E' solo un Malfoy... è solo un Malfoy...

Draco non disse nulla sul fatto che stesse aspettando già da un po' la figlia, così salì in groppa al suo cavallo, mentre veniva imitato da Vivian, e poi lanciò un'occhiata a Ginny.

"Vuoi venire con noi, Weasley?" chiese con tono ironico. Sapeva bene cosa Ginny gli avrebbe risposto, ma lei immaginò che fosse solo un modo per prenderla in giro, come faceva di solito.

"Io non so andare a cavallo." rispose piatta.

Draco ghignò. "Hai ragione, dimenticavo che la tua famiglia non si è mai potuta permettere un cavallo!" la schernì ancora una volta.

Vivian lo guardò non molto contenta, ma non si azzardò a fiatare, conoscendo la sua precaria situazione. Ginny non si preoccupò di questo, mostrò un sorriso amaro senza incrociare i suoi occhi e preferì non ribattere con una battuta pungente, come lui si aspettava.

Malfoy rimase infatti sorpreso, ma dopo aver fatto voltare il cavallo, richiamò la figlia. "Ci vediamo più tardi Weasley!" salutò con il suo solito tono ironico.

Ginny non rispose, ma salutò con un gesto della mano, e osservò i due che iniziavano a cavalcare prima lentamente poi con sempre più velocità verso l'immenso prato in cui si estendeva il parco dei Malfoy.

Hai visto cosa ti ha fatto? Lui è solo un Malfoy... un Malfoy che hai scoperto essere un uomo, però...

*

Nei giorni che seguirono, Malfoy mantenne davvero la promessa e dedicò molto del suo tempo alla piccola Vivian. Ovviamente il loro rapporto era sempre molto formale, ma già il fatto che Draco frequentasse quell'abitazione con più assiduità e che non disdegnava una buona chiacchierata con la figlia era un notevole passo avanti.

Nel frattempo Ginny preferì evitarlo il più possibile. Sapeva che se avesse cercato di fare a meno di vederlo, sicuramente prima sarebbe tornata a considerarlo come aveva sempre fatto.

All'inizio non fu semplice, ma poi via via, iniziò a trascorrere più tempo con Rachele o con la cuoca e addiceva la scusa di voler lasciare da soli padre e figlia, oppure inventava di stare poco bene o di non avere voglia di partecipare alle loro conversazioni. Aumentò anche le visite al paese di Hay, rintanandosi in libreria o nel grazioso caffè del luogo.

Con il migliorare delle giornate poi, preferì passeggiare per i giardini, piuttosto che starsene al chiuso nel maniero.

Non si rintanava più al secondo piano come prima. Aveva deciso di dare ascolto alle parole di Malfoy una volta tanto, e di lasciar perdere quel posto abitato da quell'odioso fantasma, così da non doverselo più trovare tra i piedi.

Una bella mattina di domenica, Ginny aveva convinto Vivian ad uscire con lei e a passeggiare per i vialetti dai quali spuntava la prima erbetta dopo l'inverno. Un pallido sole di Marzo intiepidiva appena l'aria, ma tutto sommato con un mantello addosso, fuori si stava davvero bene.

Con in mano un album da disegno, Ginny aveva proposto a Vivian di provare a ritrarre un oggetto dal vivo, poi lei le avrebbe insegnato come migliorare il disegno.

Era sempre stata brava in quella materia. Disegnava praticamente da quando era una bambina e quella passione non l'aveva mai abbandonata. A volte si definiva anche bravina, visto che riusciva quasi sempre a catturare fedelmente le immagini che ritraeva.

Vivian dapprima era stata titubante. Avrebbe preferito suo padre a quel lavoro, ma lui aveva ricevuto la visita di un famoso membro del Ministero della Magia perciò era occupato fino a tempo indeterminato. Dato che i due però passeggiavano per i giardini, Ginny aveva convinto la bambina a seguirla così da 'Poter prendere due piccioni con una fava'.

Ovviamente Vivian ne era stata entusiasta. Lei e la donna si erano quindi messe a sedere su una panchina di marmo e avevano iniziato a ritrarre la natura intorno a loro.

Mentre erano impegnate, Draco passò con il suo visitatore poco lontano da loro. Vivian avrebbe voluto raggiungerlo, ma fu sapientemente fermata dalla donna, che non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo in caso contrario.

La piccola allora, si era avvicinata all'orecchio della rossa per una proposta. "Ginny, non potrebbe fare il ritratto di mio padre?" le aveva chiesto.

La donna ci aveva pensato un po' su, ma quando aveva preso a fissarlo per cercare i particolari per schizzare il viso, si era sentita persa. Era arrossita come un'idiota e aveva continuato a fissarlo con aria ebete come incantata.

Fin da quando era stata una studentessa di Hogwarts, aveva spesso sentito le sue compagne di stanza elogiare l'aspetto affascinante di Malfoy, ma i suoi occhi offuscati dall'odio e dal rancore verso di lui non avevano mai accettato la chiara evidenza dei fatti.

I suoi lineamenti appuntiti, poi il naso, la bocca sottile e infine gli occhi, quello sguardo intenso e penetrante erano veramente affascinanti come tutte avevano sempre pensato. Solo che non se ne era mai accorta.

Che pensiero stupido...

Quando però, sentì una strana risata di Vivian, scosse il capo imbarazzata e sorrise alla piccola. "Non credo di poterlo fare, Vivian..." disse assumendo un'aria dispiaciuta.

La bambina la guardò stupita e leggermente delusa. "Perché?" chiese con una vocina abbacchiata.

"Mi dispiace, ma non posso proprio." insisté lei irremovibile.

"Cosa, se mi è lecito saperlo?" la voce del padrone di casa, risuonò alle sue spalle, provocandole un sussulto.

Si voltò prendendo fiato verso di lui. Malfoy aveva infatti congedato il suo ospite e aveva raggiunto lei e la bambina, curioso di sapere cosa ci facessero anche loro fuori dal maniero.

Ginny scosse il capo ed esibì un sorriso di circostanza. "Niente di importante, Malfoy." rispose secca, senza mostrare tentennamenti.

"Gin-.. cioè, volevo dire, Miss Ginevra non vuole farle il ritratto che le ho chiesto!" disse invece Vivian, alzandosi in piedi sulla panchina e posando le mani sui fianchi con fare autoritario.

La donna si voltò di scatto verso di lei, scioccata. E lui pensava ancora che Vivian non fosse sua figlia! Con quel carattere!

Draco incrociò le braccia divertito. "E sentiamo, per quale motivo non vorresti? Sarei un bel soggetto per un ritratto!" esclamò convinto.

"Questo è uno dei buoni motivi per cui non lo farei mai." puntualizzò Ginny decisa.

Draco ghignò. "E quali sarebbero gli altri?"

Fregata, colpita e affondata, colta sul fatto, e un'altra sfilza di frasi fatte di questo genere le passarono per la mente in pochi istanti.

Dato che lei non rispondeva, Malfoy si avvicinò di qualche passo. "Sto aspettando, Weasley..." aggiunse, mentre Vivian guardava interessata ora lei ora suo padre.

Ginny si sentiva sempre più in trappola. "N-no... è solo che... ecco, non verrebbe mai bene e forse non ti piacerebbe!" provò sperando che si accontentasse di quella balla buttata sul momento.

Le sopracciglia di Draco si curvarono pericolosamente, chiaro segno che non aveva creduto ad una sola parola di quella che aveva detto.

"Oh, insomma, ti ho detto che non lo faccio!" esordì alla fine, esplodendo. Si voltò in fretta e, prese le sue cose, si allontanò sotto lo sguardo sospettoso di Malfoy e quello scioccato di Vivian.

*

Non volle rincontrare Malfoy e Vivian per quel giorno, così dopo essersi preparata, era uscita fuori in silenzio, diretta ad Hay. Aveva portato con sé un piccolo cestino per pranzare, preparatole dalla cuoca, in questo modo avrebbe potuto trascorrere tutta la giornata lontano dal maniero.

Si era comportata stupidamente quella mattina, ma davvero al momento non aveva nessuna intenzione di dare spiegazioni. Ovviamente perché in quel caso avrebbe dovuto inventare un'altra frottola e non aveva nessuna idea in mente né nessuna voglia di mentire, in particolar modo a Vivian.

Girovagò in cerca di una meta per tutto il giorno, visitò centimetro per centimetro tutto il paese, come se non lo avesse già fatto altre volte, si sedette per ore ad una panchina, leggendo un libro che aveva comprato e infine si era rintanata fino all'ora di chiusura nel grazioso pub del paese.

Si sentì una stupida quando il gestore del locale le aveva gentilmente fatto notare che avrebbe dovuto chiudere, e così lei si era nuovamente e di controvoglia incamminata fino al maniero.

L'unico fattore positivo era che a quell'ora di notte tutti dovevano essere già a letto, così lei sarebbe sgattaiolata nella sua camera per riposare.

Sapeva bene che non poteva certo scappare per tutta la vita, ma sicuramente il giorno dopo avrebbe avuto la forza di affrontare tutto quanto.

Aprì con cautela la porta secondaria che si trovava a fianco del grande portone principale e il più silenziosamente possibile salì le scale verso la sua stanza.

Per poco con le prese un colpo, quando giunta al primo piano sentì una chiara e infastidita voce familiare.

"Adesso entri in casa come un ladra, Weasley?"

Per la seconda volta in un giorno, Ginny si sentì in trappola. Si voltò sconfitta, abbozzando un sorriso stentato.

Draco Malfoy, le si avvicinò con le braccia conserte e l'espressione severa. "Che fai, Weasley, cerchi ancora di evitarmi?" domandò ancora.

Ginny si sentì colpita nell'animo. "C-certo che no! Perché mai dovrei evitarti!" esclamò maledicendo la voce che le tremava appena.

Draco aggrottò un sopracciglio decisamente non convinto. "Dimmelo tu, il perché. A me sembra che da un po' di tempo tu mi stia evitando." spiegò con voce ferma e calma.

La donna si agitò ancora di più. "Ti ripeto che stai sbagliando, e poi perché diamine ti dà così fastidio!" 

"Non lo so perché mi dà fastidio, so solo che non mi piace." ribatté convinto lui.

"Senti, Malfoy, evita di comportarti come un bambino, perché non lo sei più!" ironizzò la rossa, dopo che una risatina nervosa le fu sfuggita dalle labbra.

Draco si avvicinò di qualche passo, diminuendo di molto la distanza tra loro, continuando a mantenere lo stesso cipiglio indispettito. "Ma a me sembra che fino ad ora chi si è comportato da bambina sia stata tu."

Aveva ragione. Aveva maledettamente e perfettamente ragione. E odiava quella situazione. 

"N-non è vero..." mentì, chinando il capo e arretrando di qualche passo. Lui le si avvicinò ancora.

"Ne sei proprio sicura?" continuò lui imperterrito.

"Adesso basta, Malfoy, mi ha stancato questo interrogatorio! Ho sonno e me ne voglio andare a dormire!" sbuffò alla fine, cercando di voltarsi.

Draco riuscì ad afferrarle un braccio e la tirò a sé, costringendola a voltarsi. Ginny si sentì mancare, quando si ritrovò il volto dell'uomo a pochissimi centimetri dal suo. Sentì il suo respiro leggermente più agitato che le solleticava le guance, ma non le dispiacque.

"Non ti avevo dato il permesso di andartene." disse serio. Il suo tono di voce pareva tranquillo, nonostante la situazione.

La donna pensò che in quel momento non si sarebbe potuta spostare di un millimetro e si sentì combattuta come non mai. Da una parte aveva pensato di colpirlo e andarsene nella sua stanza, ma dall'altro sentì il desiderio di assaporare quelle labbra così vicine alle sue.

Sentì un brivido caldo dietro la schiena, quando il suo sguardo si fece più intenso e i suoi occhi puntarono quelli azzurri di lei. E pensò che le gambe non avrebbero retto a lungo quando lesse in quello sguardo puro e semplice desiderio.

Draco eliminò la distanza tra di loro completamente e iniziò a baciarle le labbra. E allora Ginny non si curò più di niente. Lasciò che la mano che le bloccava il braccio, le cingesse con possessività la vita e dischiuse la bocca per assaporare meglio quel bacio così intenso.

Si aggrappò alla camicia che lui indossava, mentre Draco le accarezzava la chioma fulva lentamente.

Ma quando per mancanza di ossigeno si sciolsero da quel bacio e si guardarono ancora una volta negli occhi, quell'incanto si perse.

Si allontanarono come se scottassero entrambi e volsero gli occhi verso altre direzioni. Ginny si pulì la bocca con una mano, mentre Draco si schiarì la gola.

"Bene..." iniziò lui, dopo alcuni istanti di imbarazzante silenzio. "E' ovvio che quello che è successo è stato solo un incidente."

"Ovvio, solo un momento di debolezza." aggiunse Ginny in tono piatto.

"Che ovviamente dimenticheremo e non influirà in futuro."

"Certamente."

"Beh, ora credo sia il caso di andare a dormire."

"Mi sembra una buona idea."

"Buonanotte, Weasley."

"Buonanotte."

Si separarono prendendo opposte direzioni, senza dire più niente.

Avevano concordato che quel bacio non era stato niente, ma quando Ginny si chiuse nella sua camera e si posò una mano sul cuore che non smetteva di battere freneticamente, non poté fare a meno di pensare ad una sola cosa.

E' troppo tardi, ormai...

Continua...

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

Salve a tutti, ragazzi!^^ Allora, avete visto che non ho perso molto tempo ad aggiornare? (Cioè non è passata un intero secolo, prima di veder pubblicato questo capitolo -.-) Ma dopotutto, visto che mi arrivano così tante recensioni mi sembra giusto non deludere le vostre aspettative, perciò mi impegno sempre ad aggiornare quanto prima... senza togliere niente alle altre storie, ovvio. Il fatto è che questa ultimamente mi ispira di più, rispetto alle altre, perciò riesco a scrivere più in fretta e con più idee (Quindi avidi lettori delle mie altre storie, riponete le armi e abbiate indulgenza di me ^^'')...

Visto che mi sono persa in chiacchiere, torniamo al punto cruciale... cosa vorrà dire, Ginny con quell'ultima frase? Eh eh eh, dopo tante liti finalmente un avvicinamento tra quei due, era proprio ora! Il problema è che adesso non si sa se è reciproco, dopotutto Malfoy ha messo bene in chiaro le cose... mah, si vedrà! Per ora vi avviso che nel prossimo capitolo ci sarà un bel colpo di scena (diciamo così...)

Per ora pensiamo a ringraziarvi tutti quanti uno per uno. Siete tantissimi ma non mi lamento di certo, anzi vi ringrazio moltissimo perché mi spronate sempre di più!^^

Serena: Puoi dormire sogni tranquilli! Con tutte le idee che ho in mente e tutto l'incoraggiamento che mi date, questa fanfic continuerà fino alla fine e non penserò nemmeno più per un attimo di non continuarla! (Ryta risoluta) Grandioso il fantasma, vero? Usarlo per far spaventare la madre di Vivian, dici?... vedremo, per ora non dimenticarlo, perché forse comparirà in futuro, eh eh!^.- Ah, Draco deve aver perso quel pezzettino di cervello che si era comprato, visto il suo comportamento alla fine del capitolo... credo che dovrò mandarlo a comprarsene un altro po'... Un bacio!

GeorgeWeasley: Ciao! Ti ringrazio tanto per i complimenti!^^ Mi chiedi come continua? Beh per ora... così!^^

Goten: Ecco qui il nuovo capitolo... spero che sia ancora avvincente!^.- Per quanto riguarda la paternità di Vivian... beh, non si sa bene ancora niente, ma prevedo nuovi indizi tra qualche capitolo!

Malesia: continuo, continuo... in questo capitolo mi sono soffermata più sui pensieri di Ginny... per le rivelazioni... chissà!

Hermione: Non mi offendo mica se mi dici che sono bastarda, anzi, credo che più passi il tempo e più io lo stia diventando davvero!^^ Cmq credo di sì, se continuerai a recensirmi io aggiornerò più in fretta (basti pensare che spesso tralascio le altre storie per questa... ops...^^'')

Marcycas - The Lady of Darkness: Marcycuccia! (Ryta cerca di ingraziarsi la sua nuova lettrice) Ma figurati, non importa se ti sei accorta in ritardo di questa storia, non me la prendo mica! (Ryta nota che Marcycas si è un po' calmata, quindi si rivolge a Lady, parlando sottovoce) Ma non eri tu, quella bastarda e sanguinaria? Com'è che da un po' di tempo a questa parte dobbiamo temere più lei di te? (Lady scuote la testa rassegnata. "Se voi la fate arrabbiare, non è certo colpa mia!" si difende la personalità Dark, mettendo le mani in avanti. "E poi non dimenticare che le persone più tranquille sono quelle che fanno più paura quando si arrabbiano! Tu dovresti saperlo bene... -.-''..."). Cmq, state bene attente con la storia della paternità e con il fatto del cambiamento di Draco, perché quando si saprà qualcosa, allora penserete: "Accidenti, è vero!" Per ora non dico altro... Un bacione

Anonima: Già, già, in effetti la vera madre non ha proprio il diritto di chiamarsi tale (nota: il nome l'ho scelto prendendo spunto dalla dea 'Glory' di Buffy... anche se come aspetto non ci siamo...), speriamo solo che il presunto padre recuperi un po' le cose! Per il momento sembra che sia sulla buona strada, chissà in futuro!^^ 

_Kristel_: Beh, penso ci vorrà un po' per avere qualche altra rivelazione sulla paternità di Vivian. Per ora spero ti sia piaciuta questa parte diciamo più... romantica!^.- Oh, io come sempre ti ringrazio, eh?^^

Pesciolina90: Hai ragione, ma dopotutto adesso entriamo nel vivo della storia, perciò penso che i capitoli diventeranno uno più interessante dell'altro! (Garantisco io! Quando c'è Draco Malfoy nei paraggi ogni capitolo è interessante! NdDracoImmodesto) ^^'' ecco, appunto...

Petronilla: Eccoti accontentata! Romanticismo allo stato puro credo (E una sfilza di trip mentali della protagonista, anche!-.-') Sinceramente non so se Draco è follemente innamorato di Ginny, visto come si è comportato, ma vedremo cosa accadrà in futuro, no?

KlarettaCiao! Ti ringrazio molto per i complimenti, sei carinissima! Anch'io adoro 'Jane Eyre'... decisamente è uno dei miei libri preferiti!^^ Continua a seguirmi mi raccomando!

PiccolaVivy: è assicurato che ti innamorerai della storia! (Di quella originale, non della mia, ovvio^^'') Fammi sapere poi se ti è piaciuta!

Castalia: Ehm... spero vivamente che tu sia riuscita a dormire durante questi giorni... ho aggiornato prima, ma è comunque passato un po' di tempo, non vorrei aver procurato l'insonnia con la mia storia!^^ Cmq anch'io ho visto il film e devo dire che è stato fatto abbastanza simile alla trama originale, anche se ovviamente per esigenze di tempo sono state eliminate alcune parti che ho adorato leggendo il libro e che penso aggiungerò in questa storia. Spero continuerà a piacerti!

Aira:  Ti ringrazio tanto, per i complimenti! Ho letto la tua recensione ed ho provato a mandarti un'e-mail, però non so se ti è arrivata, perché forse c'è stato qualche problema. Cmq non ti conviene mandare una storia senza l'HTML, perché ti verrebbe tutta attaccata e sarebbe difficile da leggere! Lo so per esperienza...

Bibi: Ho sempre dato retta ad un vecchio proverbio latino: "De gustibus non est disputandum" (Non si deve litigare sui gusti, per la cronaca), perciò non posso farci niente se non ti piace, ma di sicuro non mi vergogno di mettermi in gioco e di provare a lasciarmi trasportare dalla passione che ho per scrivere. Se poi do fastidio a qualcuno con le mie storie, c'è sempre un tasto a sinistra nella parte alta dello schermo, che serve per tornare indietro. Di più non si può fare.

Luna Malfoy: sempre con calma, sai? Tanto poi sono io quella che viene spennata viva perché non aggiorno se tu non mi recensisci! Vedo che tu, Marcycas e Lady ce l'avete per abitudine di far rincantucciare quel povero sfig- ehm... Draco in un angolo, tutto tremolante... e adesso che abbiamo appurato che non tenta più di ucciderti, immagino che vedremo sempre più spesso scene simili... soprattutto con quello che accadrà in futuro! (Eh, già, perché io so che accadrà, mentre gli altri no! NdLunaVittoriosa) Sì, ma non lo dire in giro, già abbiamo detto che se tu non recensisci io non aggiorno, potremo pagarne le conseguenze...

E' tutto, Un ultimo avviso: chi ha letto il libro, saprebbe riconoscere a quale punto corrisponde l'ultima parte del capitolo? Non è uguale, ma è cruciale, direi... pensateci bene! 

Ora, un grazie ancora a tutti e anche a quelli che hanno letto questa storia senza recensirla! E intanto vi sprono a continuare a commentarmi!^^

Un bacio a tutti quanti!

Ryta Holmes

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

CAPITOLO 6

Se qualche anno prima, magari quando frequentava ancora Hogwarts, le avessero detto: 'Vedrai che ti capiterà di baciare Draco Malfoy e proverai qualcosa per lui.', certamente lo avrebbe preso per un malato di mente.

Eppure quella era la chiara evidenza dei fatti.

Nemmeno la notte prima aveva appassionatamente, per giunta, baciato Draco Malfoy, e aveva chiaramente ammesso di provare qualcosa.

Era impazzita? Probabilmente sì.

Era seduta davanti alla specchiera della sua stanza, fissava il suo viso arrossato come se avesse corso, e gli occhi eccitati e illuminati da una strana luce.

Non si era mai sentita così... così... come definirsi?

Innamorata? Possibile, difficile dirlo, visto che non le era mai capitato seriamente... forse era più una cotta, la sua. Già, una cotta passeggera che sarebbe svanita molto presto.

Si alzò in piedi guardando l'orologio. Era ora di colazione, perciò non poteva tardare.

Continuò a ripetersi mentre scendeva le scale, che non era niente di importante, che era stato solo desiderio, quella sera, e che comunque Draco aveva messo bene in chiaro le cose...

... Draco... da quanto tempo aveva iniziato a chiamarlo così? Esattamente da quando quella notte era tornata in camera... agghiacciante.

Ma no, è solo una stupida cotta passeggera, vedrai che passerà...

Eppure non riuscì ad ignorare quel debole ma insistente pensiero che da un momento all'altro lo avrebbe rivisto. Lo avrebbe trovato a chiacchierare nella grande Sala da Pranzo assieme a Vivian, e allora immaginò che i loro occhi si sarebbero incrociati mentre si salutavano e avrebbero ricordato forse con imbarazzo quel bacio appassionato.

Scosse immediatamente la testa. "Stupida, che diavolo vai a pensare! Non sei più una bambina!" si ammonì da sola, aggiungendo un colpetto in fronte con la mano aperta.

Ma prese un forte respiro per poi trattenerlo, ed aprì la porta che dava sulla sala.

Rimase di sasso, quando si accorse che era vuota. Nessuna colazione invitante ad aspettarla, nessuna Vivian a salutarla con un sorriso, e soprattutto nessun Draco.

Dov'erano finiti?

Senza indugio si diresse verso le cucine, ma passando attraverso la saletta della colazione, vi trovò Mrs Gobbins, che sorseggiava tranquillamente il the da una tazza fumante, mentre la piccola Vivian le raccontava qualcosa che aveva a che fare con una certa cavalcata con suo padre.

Rachele alzò gli occhi per sorridere alla bambina e solo in quel momento si accorse della figura impalata davanti alla porta, che la fissava stupita.

Gli occhi le si illuminarono. "Oh, Ginevra, buon giorno." le disse dolcemente.

Ginny si sentì presa in considerazione e pensò bene di avvicinarsi al tavolo. "Come mai qui?" chiese confusa, accarezzando la testolina bionda di Vivian che riprese a bere il suo latte inaspettatamente silenziosa.

"Da oggi riprendiamo ad usare questa saletta, Ginevra, basta con quella grande sala." le disse l'anziana donna, arricciando le labbra.

"Come mai? Non credevo che D-... il signor Malfoy lo avesse consentito." domandò ancora la rossa, dandosi mentalmente della stupida per la gaffe che stava per fare.

Rachele sorrise. "Ma ora il padrone non c'è, quindi abbiamo di nuovo la nostra libertà." rispose candidamente.

"In che senso non c'è?" chiese la ragazza, agitandosi.

"Ma come non lo sa? Il padrone è partito questa mattina, molto presto."

Le ci volle una buona dose di forze per non spalancare la bocca come un'idiota. "P-Partito?!" chiese stupita. Come fosse possibile non riusciva a spiegarselo; da quando si era avvicinato a Vivian non mancava mai da casa se non per qualche impegno di lavoro, ma questa era la prima volta che si parlava di partire. 

Possibile che fosse per...

"Ginny, non è giusto! Io voglio vedere papà!" il lamento imbronciato della bambina la distolse dai suoi pensieri. Le rivolse un'occhiata ancora un po' tesa e stentò un sorriso.

Le fece tenerezza quella piccola bambolina con il labbro rosa sporgente e lo sguardo crucciato. Istintivamente le accarezzò una guancia.

"Ma forse avrà avuto un impegno di lavoro, Vivian, vedrai che tornerà presto." cercò di rassicurarla, ma mentre parlava si accorse che lo stava facendo più per se stessa che per la piccola.

"Mi dispiace, cara, ma ho paura di no." replicò spiacente Rachele.

Ginny si sentì male. Come mai aveva voluto partire così all'improvviso?

"Perché?" chiese Vivian, ancora con voce lamentosa.

Mrs Gobbins le rivolse uno sguardo dolce e comprensivo. "Vivian, tuo padre ieri mattina è stato invitato a trascorrere un periodo di vacanza nell'abitazione di alcuni suoi amici. Non poteva rifiutare."

"E perché?" questa volta a parlare fu Ginny, ma il tono di voce fu lo stesso. Si portò una mano alla bocca, pensando a quando si fosse istupidita.

Fortunatamente Rachele non notò quel tono di voce deluso. In caso contrario avrebbe potuto pensare di avere davanti due bambine, entrambe di otto anni.

Posò la tazza nel piattino e si asciugò le labbra con delicatezza, prima di rialzare lo sguardo verso Ginny. "A questi inviti partecipano tutte le famiglie benestanti del posto, ed è una buona occasione per fare affari o per mantenere un certo rispetto. Dopo la morte -ahime!- del Signor Lucius, è il Signorino che deve mantenere alto il nome dei Malfoy. E' già stato minato in passato, non è giusto che adesso non venga più rispettato." spiegò con calma.

Ginny non si stupì né si fece coinvolgere dall'entusiasmo con cui Rachele aveva parlato della casata Malfoy. Lei li aveva sempre disprezzati e sapeva che da tempi immemorabili avevano avuto a che fare con le Arti Oscure. Immaginò anche che a quella festa le famiglie, oltre che benestanti, sarebbero state anche Purosangue.

Il suo sguardo si indurì, ma prima di parlare chiaramente con Rachele, mandò Vivian nello studio, raccomandandole di prepararsi per la lezione. 

Vivian ubbidì silenziosa, forse troppo delusa per l'assenza del padre. Solo quando furono sole, Ginny decise di riprendere il discorso; stimava Mrs Gobbins, ma temeva che inneggiasse ciò per cui lei aveva sempre combattuto.

"Rachele... lei sa che il signor Lucius Malfoy era un Mangiamorte?" le chiese senza giri di parole.

Mrs Gobbins non si scompose. Lisciò con le mani rugose la tovaglia di lino bianca, mantenendo lo sguardo fisso su di essa.

"Purtroppo lo so." disse con voce grave.

Da quelle parole, Ginny si sentì sollevata. Le rivolse un sorriso incoraggiante, che la spingesse a continuare.

"Sa, Ginevra, ho accudito il defunto Lucius fin da quando aveva poco più di dieci anni. Non è mai stato un bambino docile, ma dopotutto non lo erano nemmeno i suoi genitori. Non mi affezionai a lui, quanto lo feci con... Draco."

La ragazza si stupì di sentire per la prima volta il nome dell'uomo, pronunciato dalle labbra della governante. Rimase in silenzio, ascoltando con attenzione il racconto di Rachele.

"Fin da quando nacque capì subito che sarebbe stato diverso da suo padre. Lo affidarono a me perché non volevano che un comune elfo domestico si occupasse di lui, e dato che il Signor Lucius si fidava di me, mi ordinò di accudirlo e di crescerlo. Posso assicurarle, Ginevra, che Draco è come un figlio per me."

La luce negli occhi della donna era forte e decisa, come quando Ginny aveva difeso Vivian dalle supposizioni di Malfoy.

"Non sono mai stata d'accordo con gli affari del Padrone e non fui d'accordo quando anche Draco decise di diventare un Mangiamorte, ma io ero solo una povera vecchia al servizio di una grande casa da molti anni, non potevo né era mia intenzione ribellarmi o far valere la mia idea. E poi speravo che almeno lui potesse capire il suo sbaglio. Ancora non riesco a crederci, quando avvenne... anche se non nel migliore dei modi..."

Gli occhi azzurri di Ginny si allargarono. Cosa voleva dire con quelle ultime parole? Non la interruppe però, voleva continuare ad ascoltarla.

"Purtroppo mi sbagliai credendo che si fosse redento... lo ritrovai ancora più chiuso e incattivito di quando era diventato un Mangiamorte... ho anche sperato che con l'arrivo di quella bambina ritrovasse la serenità... ma mi sbagliavo. Quello che gli era accaduto, credo lo abbia marchiato per sempre..."

"Che..." la sua voce si mosse da sola. "... cosa gli è accaduto?" chiese senza più freni.

Rachele però, parve risvegliarsi solo in quel momento. Le mostrò un sorriso di circostanza e si alzò in piedi, iniziando a raccogliere le tazze. "Niente, bambina... ormai non importa più. Da quando sei arrivata, hai portato una ventata di vita in questa grande casa e ho notato che anche il Padrone ne ha risentito." spiegò con il suo tono dolce, tornato come prima.

Ginny notò che aveva ripreso a chiamare Draco con quell'orribile appellativo. Sorrise comunque alla gentilezza della donna e accettando una tazza pulita che le porse.

"La ringrazio."

"Speriamo solo che torni presto!" esclamò l'anziana. Ormai il suo modo di fare era tornato quello di sempre e sembrava quasi impossibile che un attimo prima avesse rivelato con una voce spenta a grave qualcosa che molto probabilmente si portava dentro da anni.

Ginny mostrò un'aria incuriosita. "Come mai si preoccupa tanto?"

"Oh, perché non si sa mai quanto durino questi incontri tra nobili! L'ultima volta, a casa della signorina Parkinson, so che hanno fatto vacanza per un mese intero!"

La ragazza fissò allibita Rachele. Un mese?! Ma era lunghissimo!

Aveva quasi deciso di affogare da sola con quei pensieri angosciosi, quando un altra cosa le tornò alla mente, spinta dalla curiosità.

Mrs Gobbins era quasi uscita dalla saletta, quando Ginny la richiamò.

"Mi dica una cosa, Rachele." le disse osservandola avvicinarsi per ascoltare meglio. Le tazze sporche nel vassoio si agitavano impercettibilmente riempiendo di un leggero tintinnio la luminosa saletta dalle pareti verde scuro ricamate con opali dorati.

"Ha per caso detto... Signorina Parkinson?" chiese notando una stupida intonazione acida sulle ultime parole.

Il sorriso di Rachele si illuminò. "Oh, certo! Proprio la bella signorina Pansy Parkinson!"

Le labbra di Ginny si curvarono in una smorfia disgustata. Da quando Pansy Parkinson era bella?

"Non... non ricordavo che fosse una bella ragazza..." disse comunque, sfidando l'entusiasmo sin troppo intenso dell'anziana donna.

"Infatti, cara, ma il tempo e lo sviluppo hanno fatto la loro parte. La Signorina Parkinson ha davvero un bel viso e un collo, potrei dire... ellenico! Prima era un po' pienotta, ma adesso ha proprio le curve al punto giusto e i lineamenti sono molti raffinati. E' diventata davvero una bella donna poi, con quei capelli neri come la pece e quegli occhi scuri e lucenti! In molti ormai sono convinti che il Padrone la sposerà!"

Le ultime parole ebbero lo stesso effetto di una doccia gelata. Doveva aspettarselo. Cosa credeva, che un uomo affascinante come Draco, sarebbe rimasto scapolo a vita? Matematicamente impossibile, si disse.

Sorrise forzatamente, mentre Mrs Gobbins la salutava e usciva dalla saletta continuando ad elogiare quella che a suo tempo era stata denominata dalla sua amica Hermione: 'Quella vacca totale di Pansy Parkinson'.

A quanto pareva, doveva essere diventata une bella donna. E la promessa sposa di Draco Malfoy, per giunta.

Si era sentita una stupida a provare quelle emozioni poco prima. Una completa idiota che si era lasciata andare ai sentimenti come quando faceva da bambina. E adesso era ovvio che ci stesse male.

Dopo essersi accorta che aveva spalmato per un buon quarto d'ora un cucchiaino di marmellata sulla stessa fetta biscottata, decise di correre ai ripari. Doveva reagire e dimenticare quella faccenda.

Il bacio, i loro discorsi, quei sentimenti ogni volta che lo vedeva con sua figlia, dovevano tutti sparire. 

E la prima cosa da fare era mettere per inciso le cose... anzi per disegno.

Mentre nello studio, Vivian era impegnata in un piccolo compitino di matematica, Ginny prese il suo album da disegno e si mise all'opera.

Ritrasse Pansy Parkinson come gliel'aveva descritta Mrs Gobbins. Non tralasciò nessun dettaglio al caso, il collo ellenico, gli occhi scuri e lucenti, immaginò la sua splendida e curata capigliatura corvina e disegnò il suo corpo pieno ma sensuale ed elegante. Fu più semplice del previsto, soprattutto rispetto a quello che fece dopo.

Cambiò infatti foglio e iniziò a disegnare se stessa. Fin dall'inizio aveva giurato di ritrarsi esattamente così com'era, non tralasciò nessuna imperfezione del viso, nessun difetto del corpo, rimarcò le sue brutture e non evitò di disegnare anche le cose che più di sé odiava.

Non si era mai definita brutta, ma era chiaro che non fosse una bellezza. A cominciare dalla sua capigliatura rossa, per passare alle numerose lentiggini che ancora assediavano i suoi zigomi. E poi la pelle delicatissima e pallida e il naso leggermente schiacciato. Il suo corpo tutto sommato le piaceva, ma non aveva mai avuto un gran seno né curve troppo eccessive. Di certo non come la Parkinson.

A fine lavoro guardò entrambi i disegni e si sentì decisamente soddisfatta. Non solo aveva fatto un buon lavoro, ma aveva fatto chiarezza sui suoi sentimenti e ormai aveva ben distinta un'idea nella mente che di certo non le avrebbe fatto cambiare parere.

Non poteva in alcun modo competere con Pansy Parkinson.

Lei non era bella, carina sì, forse brutta per qualcuno, ma di certo non bella. E insignificante anche. 

La Parkinson era una bellezza da ammirare, era una donna di cui bastava sentire il nome, perché gli occhi di Rachele si illuminassero. 

Lei invece, era una scialba e povera insegnante, a servizio nella casa di un ricco membro del Ministero, niente di più. In pochi per strada si giravano a guardarla e in pochissimi riuscivano ad apprezzarla seriamente. Lei era solo questo.

Ma invece di deprimersi, Ginny decise di appendere i due disegni nella sua stanza. Le sarebbe in futuro, bastato guardare quei ritratti, per ricordarsi che non avrebbe mai potuto arrivare lontano se avesse coltivato quei sentimenti. 

E il fatto che Draco, anzi Malfoy, sarebbe stato lontano per chissà quanto tempo, l'avrebbe aiutata parecchio.

*

Ben presto i giorni divennero settimane, due per la precisione, e Aprile, con i suoi fiori profumati e il suo caldo sole, riempì l'aria di primavera.

Ginny approfittava sempre più di quelle belle giornate, tanto che aveva trasferito in giardino, le sue lezioni con Vivian.

La piccola non disprezzava di certo quel cambiamento, ma era chiaro che dietro la sua momentanea allegria, si celava un sentimento di nostalgia verso suo padre, che non aveva dato nessuna notizia di sé da quando era partito per quella vacanza con i suoi amici.

Dal canto suo, Ginny era molto contenta di questo. Sembrava che i suoi ragionamenti avessero realmente funzionato, ma temeva che se Malfoy fosse tornato al maniero, molto probabilmente avrebbe avuto serie difficoltà a dimenticare quei sentimenti, che ancora aleggiavano nel suo cuore, anche se in maniera meno intensa.

Un lunedì mattina, Ginny era uscita dalla sua stanza, com'era abitudine, per recarsi a colazione. Quel giorno si sentiva più allegra del solito e voleva proporre a Vivian una bella passeggiata tra i campi e i fiori che coloravano e allietavano la zona.

Eppure fin dall'inizio, si accorse che nella grande abitazione non regnava il solito silenzio. Gli elfi domestici erano sbucati fuori all'improvviso e si affettavano da una parte all'altra, portando lenzuola pulite, copriletti sporchi e ogni altro ancora.

Scendendo le scale, notò che Mrs Gobbins era nell'ingresso, intenta ad impartire ordini ad un gruppetto di elfi tremolanti e nello stesso tempo ad accogliere ed istruire cinque ragazze e tre ragazzi su qualcosa che non le era ben chiaro.

"Signora Rachele..." si intromise la ragazza, mentre l'anziana donna diceva ai nuovi arrivati di fare attenzione a che il Salotto e la Sala da Ballo fossero in ordine entro poche ore. 

Ginny dovette chiamarla una seconda e una terza volta, prima che Rachele si accorgesse di lei.

"Oh, cara! Ben svegliata!" la salutò, gli occhi illuminati di agitazione. "Mi dispiace non poter fare colazione con lei, ma sono molto indaffarata!" spiegò, dirigendo la comitiva verso la grande doppia porta scura del salotto.

"Non c'è problema... ma cosa sta succedendo, qui?" chiese Ginny confusa, sorridendo alla donna.

"Dobbiamo preparare tutto entro questo pomeriggio, cara! Santo Cielo, ma non poteva avvisarci prima!" esclamò poi, girando su se stessa e dirigendosi con aria ansiosa verso un gruppo di elfi che volevano a tutti i costi spolverare un prezioso quanto pericolante vaso su una colonnina. Iniziò ad urlare e minacciare nervosamente le povere creature, ignorando completamente Ginny.

Cosa stava accadendo? Era ovvio che non ci capisse niente, ma ancora peggio nessuno voleva darle una spiegazione. Rachele era troppo occupata per darle ascolto, gli elfi domestici non la ritenevano della famiglia perciò non avrebbero risposto ad alcuna domanda, i ragazzi che erano stati mandati nel salotto erano dei perfetti sconosciuti, che altro poteva fare?

"Ginny! Ginny!" un attimo dopo, la vocetta squillante di Vivian, proruppe nella grande sala, riecheggiando fino alla cima delle scale.

La ragazza si voltò per osservare la bambina correre allegra verso di lei e aggrapparsi goffamente per essere presa in braccio. Era piuttosto pesante, ma la sua forza sviluppata negli allenamenti per diventare Auror era più che sufficiente per sorreggerla.

"Che succede? Sei molto felice, oggi!" esclamò la rossa, incuriosita. Non pensò a cosa di solito erano dovuti i cambiamenti di umore della bambina.

"Certo che lo sono, Ginny!" rispose la piccola con un sorriso luminoso. "Oggi torna papà!"

Non sapeva se avesse ricevuto un colpo in testa, una doccia gelata o una freccia infuocata in pieno petto. Fatto sta che dovette posare per terra Vivian, perché le forze le vennero meno.

Malfoy tornava.

Era chiaro che prima o poi sarebbe successo, però non si aspettava che sarebbe stato così presto. Mrs Gobbins aveva parlato di almeno un mese, non di due sole settimane!

"Ne... ne sei sicura?" chiese con un tono di voce bassissimo. Non era possibile, non era vero...

"Sicurissima, Ginny!" fece la bambina che evidentemente non si era accorta di nulla. "Hai visto quanto casino? E tutto perché vengono anche gli amici di papà!"

Ok, il suo cuore si era fermato. Non pompava più sangue, perché i suoi neuroni si erano completamente persi e poi perché aveva smesso di respirare. Non era ancora morta? Peccato, perché vista la situazione sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Amici di papà significava per forza Pansy Parkinson, quindi si sarebbe dovuta sorbire proprio la coppietta felice e prossima alle nozze. Una tortura, in pratica.

Tanto valeva ricevere un paio di Cruciatus e poi finire all'altro mondo con un'Avada Kedavra.

"Ginny, tutto bene?" chiese la piccola, spostando il capo da un lato e guardandola con i suoi occhietti azzurri preoccupati.

La rossa abbassò lo sguardo e si impose di sorridere. "Va tutto bene, Vivian... e ricordati che non si dice 'casino'." le fece mantenendo un tono di voce pacato. La bambina si morse il labbro inferiore come se fosse stata beccata mentre compiva una marachella. "Ora vai nello studio, non appena avrò messo qualcosa sullo stomaco inizieremo la lezione." aggiunse con fare materno, dandole un affettuoso buffetto sulla guancia.

"Ok!" esclamò recuperando il sorriso e prendendo a salire le scale di corsa.

Ginny la osservò finché non prese il corridoio del primo piano, sparendo così dalla sua vista. A Vivian aveva detto le parole giuste, perché doveva andare tutto bene. Tra gli Auror le avevano insegnato ad essere forte e lei in quel momento doveva esserlo per affrontare una battaglia. Sarebbe stato difficile, ma era sicura che sarebbe riuscita ad uscirne vincitrice. Doveva convincersi che prima o poi vedere quei due insieme non le avrebbe dato alcuna emozione.

Dopo la colazione, Rachele chiese aiuto a Ginny, così anche la lezione con Vivian fu rimandata. Non che la piccola non fosse scontenta, anzi l'idea di rivedere suo padre la emozionava tanto che molto probabilmente non avrebbe seguito nulla.

Tutta la mattinata e metà del primo pomeriggio trascorsero tra pulizie e preparativi. Tutte le camere del primo piano furono aperte e sistemate, mentre il secondo fu sigillato a chiave per evitare che qualche curioso facesse la brutta conoscenza del fantasma del maniero; le cucine poi, furono attrezzate per i grandi pranzi che sarebbero stati preparati.

Il Salotto e la Sala da Ballo furono ripuliti da tutta la polvere, i lenzuoli che proteggevano mobili, lampadari preziosissimi e almeno una decina di divani dai tessuti più costosi, furono fatti sparire e ogni cosa venne pulita e lucidata. 

Ginny constatò quello che aveva sempre pensato di quelle due sale: che erano spettacolari. Bellissime nella loro imponenza e splendide nella loro eleganza e ricchezza. 

Il salotto era rettangolare e molto ampio. Al centro, sulla parete più lunga di fronte all'entrata, troneggiava un elaboratissimo camino antico, rivestito di un legno scuro, identico a quello che tappezzava i muri tutto intorno. Sui lati più corti e per quasi tutto quello lungo, poi, si alternavano librerie e credenze intagliate finemente con lo stesso stile del camino. Per terra vi era il parquet, presente in molte sale della casa. Davanti al camino ancora, tre divani in pelle nera circondavano un pregiato tavolino basso.

Al centro della stanza un pianoforte a coda nero, raccoglieva un'alta lampada di bronzo scuro e alcune poltrone della stessa fattura dei divani.

Altri sofà, un tavolino più alto con una lampada bronzea e un triclinio decorativo erano disposti vicino alla libreria più grande su uno dei lati corti per creare una zona per la lettura.

Era molto elegante e tutte le decorazioni, gli stendardi di famiglia, le armature agli angoli e gli arazzi sui muri, non stonavano con l'ambiente che poteva quasi definirsi accogliente.

La Sala da ballo invece, era molto più sfavillante. Era circolare e dal soffitto molto alto. I muri erano in stucco veneziano, lucidi e rosei, bordati da strisce curve dorate che impreziosivano l'insieme. Il pavimento era di marmo Rosa di Francia, così lucido dopo la bella pulita che gli fu data, da riflettere l'immagine al contrario dell'intera sala.

Ancora dai lampadari, forse anch'essi d'oro, pendevano centinaia di prismi dalle mille sfaccettature, che a contatto con la luce del sole, proveniente dal grande finestrone tondo sul soffitto, riflettevano sui muri i colori dell'arcobaleno e donavano a quel posto un effetto che incantava l'osservatore.

Quante volte, da ragazzina, aveva sognato di poter ballare in una sala del genere, magari assieme al suo principe azzurro. Ignorò accuratamente il pensiero, tra l'altro impossibile, che Malfoy avrebbe potuto invitarla a danzare con lui, e si concentrò sul compito che Mrs Gobbins le aveva affidato.

Appena dopo pranzo, infatti, Rachele le chiese di andare ad Hay per comperare alcune cosette che sarebbero servite per cucinare nei giorni seguenti. Si trattava soprattutto di spezie, che erano state consumate per preparare le cena di quella sera.

Dato che era quasi tutto pronto e che il suo compito non era urgente, Ginny si prese qualche ora di libertà. Dopo aver acquistato le spezie nell'emporio del paese, vagò per un paio d'ore, pensando di recuperare le forze, prima di affrontare 'l'allegra comitiva'.

Furono davvero rilassanti, visto che quando si diresse verso il maniero si sentiva davvero pronta a tutto.

Secondo le istruzioni che Malfoy aveva mandato a Rachele, i suoi amici e lui sarebbero dovuti arrivare verso le sette del pomeriggio.

Ginny guardò l'orologio; erano solo le sei. Bene, pensò, ho ancora un'ora a disposizione prima dell'inizio. 

Ma quando varcò la soglia secondaria del maniero ed entrò nell'ingresso, più di una decina di pop la fecero trasalire. Un attimo dopo diverse persone comparvero davanti a lei. Erano arrivati.

"Oh!" esclamò piano, alzando lo sguardo e dando un'occhiata veloce alla comitiva e attirando così l'attenzione su di lei. "Siete in anticipo... benvenuti..." disse sorpresa, cercando di mantenere un tono tranquillo.

Notò immediatamente che tra quella folla mancava qualcuno, il padrone di casa per l'esattezza.

Abbozzò un sorriso, sentendosi osservata. "Ehm... se volete attendere un attimo chiamo la governante." provò celando l'imbarazzo dietro una finta scioltezza. 

Fece per voltarsi, ma una voce presuntuosa, che aveva un che di familiare, giunse alle sue orecchie. "Aspetta un secondo, tu sei una Weasley!"

Voce sgradevole, donna sgradevole. E chi mai poteva essere ad aver parlato?

"Qualche problema, Parkinson?" chiese con aria di sfida la rossa, incrociando il suo sguardo sprezzante e posando con nonchalance una mano sul fianco.

Pansy Parkinson si presentò davanti ai suoi occhi in tutta la sua nuova bellezza e arroganza. Era davvero come l'aveva descritta Rachele, bella ed elegante, e quell'abito da strega verde bottiglia che la fasciava, le donava un aspetto quasi imponente. 

In molti avrebbe suscitato rispetto, ma in Ginny no. Sapeva bene infatti, che forse poteva essere cambiata d'aspetto, ma certamente non di carattere. La guardava ancora con quell'aria schifata con cui era fissata da tutti i Serpeverde quando frequentava Hogwarts.

Pansy avrebbe certamente ribattuto, se una voce incuriosita, non si fosse alzata tra i presenti. "Ginny?! Non ci credo, sei proprio tu?!"

Dapprima la rossa non capì chi stesse parlando, ma quando due occhi azzurro cielo, attraversati da un lampo quasi violetto, e una bionda capigliatura come un campo di grano, le si fecero incontro, un sorriso luminoso si accese sul suo volto e un allegro ricordo le tornò alla mente.

"Blaise! Da quanto tempo!" esclamò, prendendogli la mano.

Blaise Zabini salutò Ginny dandogli due baci sulle guance e guardandola allegramente. Fino a quel momento non aveva pensato per un secondo che fra gli amici di Malfoy ci potesse essere proprio lui, ma ora che lo aveva davanti agli occhi, si rese conto che avrebbe dovuto pensarci prima.

Dopotutto Blaise e Malfoy erano parenti, ed erano stati gli unici a lavorare per gli Auror.

Per l'esattezza Blaise non era mai stato d'accordo con le idee della sua famiglia e subito dopo il diploma si era unito all'Ordine della Fenice. Era sempre stato un ottimo compagno e un buon amico, nonostante più di una volta avesse manifestato quel classico atteggiamento tipico dei Serpeverde. 

Prima dell'arrivo di Draco tra gli Auror lei e il ragazzo erano stati molto amici, ma dopo quello che accadde, Blaise aveva preferito la compagnia del cugino, così dopo un po' di tempo si erano visti sempre di meno, fino a perdere i contatti alla fine della Seconda Guerra.

"Oh cielo! Siete già arrivati!" la voce agitata di Mrs Gobbins attirò l'attenzione di tutti, distogliendola finalmente dai due ragazzi. Doveva aver sentito le loro voci, e si era affrettata verso l'ingresso. "Prego, accomodatevi! Le vostre camere sono al piano di sopra. Per qualunque bisogno potete chiedere a me o all'elfo domestico che è stato assegnato alla vostra stanza." spiegò con maestria la donna, facendo segno con un braccio di seguirla verso le scale.

Blaise rimase con Ginny, e insieme osservarono i nuovi ospiti salire al primo piano. La rossa non poté non sentire la battuta sprezzante che Pansy Parkinson le rivolse, riguardo al fatto che forse era stata assunta come serva.

"Non farci caso." le disse Blaise, con tono superficiale. "Non è mai stata molto intelligente, dovresti saperlo."

Ginny sorrise. "Sono contenta che ci sia anche tu, qui. Già mi immaginavo l'inferno... ma a proposito, dov' è... ehm... Malfoy?" chiese mutando la sua espressione in una confusa.

"Draco ha ricevuto un gufo mentre eravamo tutti assieme. Penso si tratti di lavoro, perché è scappato via all'improvviso e ci ha detto di venire qui senza di lui." spiegò pacato. "Ma a proposito, che ci fai tu, qui?" chiese poi incuriosito.

"Non sono la serva di Malfoy, come ha detto quell'oca, ma l'insegnante privata di Vivian. Vivo qui praticamente da otto mesi!" spiegò la rossa.

Lo sguardo di Zabini si incupì, quando Ginny nominò Vivian. "Quella bambina..." disse con aria malinconica. "Non la vedo dal giorno in cui Gloria la portò qui..."

L'attenzione di Ginny si rivolse completamente verso quelle parole. "Ma allora conoscevi sua madre? Mi sai dire qualcosa?" domandò a raffica, con un tono agitato. Forse poteva avere qualche informazione in più, di quelle che era riuscita a spillare da Draco.

Blaise la guardò sorpreso. "Non credevo che tu sapessi di Gloria..." constatò.

La donna abbassò lo sguardo, ora decisamente più intimidita. "Beh... so solo che era una Mangiamorte e che mollò Vivian appena nata, a Draco..." spiegò.

Ci furono alcuni istanti di silenzio, nei quali Zabini parve riflettere, quindi mostrò un sorriso che a Ginny non parve molto naturale. "Credimi, Ginny, è quello che so anch'io, non posso darti altre informazioni. Anzi dopo che Vivian venne portata qui, io non ebbi più modo di rivederla, perché fu in quel periodo che Draco si allontanò da questo maniero..." le disse tranquillamente.

"Non fa nulla." rispose con fare amichevole la rossa. "Ora va a cercare la tua stanza... io devo andare in cucina a portare queste cosette." aggiunse alzando il braccio e mostrando una busta di carta che aveva in mano.

"D'accordo, ci vediamo più tardi, così saluterò Vivian."

I due si accomiatarono prendendo direzioni opposte. Ginny non era convinta che quello che le aveva detto Blaise fosse vero, ma per il momento preferì non indagare. Sia Rachele che lui nascondevano qualcosa di ben più importante, rispetto a quello che sapeva lei, ed era certa che prima o poi sarebbe arrivata alla verità.

*

Malfoy non tornò nemmeno per cena. Mandò un gufo agli invitati, pregandoli di banchettare pure senza di lui. Gli amici, già abbastanza affamati, decisero quindi di prenderlo alla lettera, così cenarono e fecero baldoria per più di due ore.

Dopo cena, Mrs Gobbins li fece accomodare nel Salotto, visto che tutti avevano deciso di attendere per lo meno in piedi, il padrone di casa.

Ginny non incontrò ancora Pansy e il resto del gruppo, perché cenò assieme a Vivian e a Rachele nella saletta della colazione, evitando accuratamente di farsi vedere in giro.

Ma aveva deciso di portare Vivian da Blaise, così qualche ora più tardi, si era trovata davanti alla porta del Salotto, in cerca dell'amico.

Zabini si accorse immediatamente di lei e si avvicinò all'entrata, congedandosi da alcuni amici.

"Allora, dov'è il piccolo scricciolo?" chiese allegramente, posando i palmi delle mani sulle ginocchia e volgendo lo sguardo curioso verso Vivian, che attendeva timorosa, con una manina aggrappata ai jeans di Ginny.

Le era stato detto che il signor Blaise era un amico di suo padre e che voleva tanto conoscerla. Vivian aveva accettato di buon grado, come con ogni cosa che riguardava il suo genitore.

"Salve." disse la bambina, facendosi coraggio e mostrando un'aria spavalda e seria, pur non mollando la presa dal pantalone della ragazza.

"Sei diventata davvero grande, Vivian! L'ultima volta che ti ho visto eri un fagottino che piangeva continuamente!" scherzò dolcemente Blaise, scompigliandole la chioma bionda. Vivian detestava quando le facevano così, ma lasciò comunque che l'amico di papà la salutasse, anche perché sembrava simpatico.

Ginny sorrise alla piccola, ma quando alzò lo sguardo verso l'interno della sala, non poté non notare Pansy Parkinson che con alcune sue amiche, probabilmente dello stesso stampo, aveva tutta l'aria di fare battute maligne, guardando Vivian.

"C'è qualche problema, Parkinson?" chiese Ginny, infastidita. La donna sedeva poco distante da lei, perciò le fu facile formulare la sua domanda, senza che anche gli altri invitati si accorgessero di cosa stava accadendo. Si erano tutti un po' dispersi per il grande salone, chi suonava al piano, chi chiacchierava davanti al camino scoppiettante, chi ancora leggeva placidamente un libro. 

Pansy e le sue amiche invece, sembravano essersi sedute nel posto meno visibile per spettegolare senza freni.

La donna presa in causa, si alzò in piedi e con aria civettuola, si avvicinò alla porta. "Direi di sì..." disse con voce strascicata, osservando Vivian.

La piccola si sentì intimorita da quella donna che sembrava tanto cattiva. Si avvicinò ancora di più a Ginny e si aggrappò completamente alla sua gamba.

"Cosa succede, Pansy?" chiese Blaise, mantenendo un'aria tranquilla. Da che ricordava Ginny, Zabini non si era mai sbilanciato troppo quando doveva prendere parti in situazioni di quel genere e questa era una cosa che non aveva mai accettato di lui.

La mora dette appena un'occhiata all'amico, quindi volse ancora gli occhi scuri e cattivi verso la piccola.

"Succede che mi piacerebbe sapere che ci fa qui questa... bambina. Non credevo che Draco accettasse di infastidirci con una trovatella!"

Ora stava esagerando. "Chi ti autorizza a dire una cosa simile di Vivian!" replicò alterata Ginny. Non aveva mai odiato Pansy Parkinson come in quel momento. Sentiva la piccola stringerle tesa la gamba e la sua rabbia aumentò ancora di più.

La donna le rivolse un'aria sprezzante. "Lo stesso vale per te, Weasley. Le serve non dovrebbero nemmeno avvicinarsi a questa stanza."

"Prova a dire un'altra parola ed io..."

"Cosa succede, qui?"

La voce seria e imperiosa del padrone di casa alle sue spalle, interruppe la minaccia di Ginny. La ragazza si voltò con il cuore in gola e si sentì mancare il fiato quando incrociò il suo sguardo.

Tuttavia i suoi occhi sembravano furiosi e agitati.

"La tua serva mi ha offeso, Draco, dovresti averlo sentito!" si affrettò a trovare una giustificazione la Parkinson.

Ginny volse ancora il capo verso di lei e la guardò con odio, ma non le riuscì di replicare, perché ancora una volta la voce di Draco la anticipò.

"Questa bambina è mia figlia, Pansy, e vorrei che venisse trattata come tale. E Weasley non è una mia serva, ma la sua insegnante privata, quindi evita la prossima volta di rivolgerti a loro con quel tono."

Era ovvio che non ammettesse repliche. Ginny si sentì trionfante, mentre osservava Pansy che balbettava le sue scuse e si allontanava verso le sue amiche, anche se ancora non aveva chiaro in mente come Malfoy avesse fatto ad ascoltare tutta la conversazione se era appena arrivato.

Incrociò ancora gli occhi grigi di Malfoy, ma non vi trovò solidarietà, né una traccia di sentimento positivo. Quello sguardo le ordinava invece di uscire da quella stanza e di seguirlo.

Iniziarono a camminare quindi verso l'ingresso, le spalle di Draco davanti a lei e la manina tesa e stretta di Vivian nella sua.

D'un tratto Malfoy si fermò e si voltò verso di lei. Ignorò completamente Blaise che li aveva seguiti, con aria preoccupata.

Ginny provò a sorridere, non le piaceva quell'aria tesa. "Ti ringrazio Malfoy, se-"

"Lascia perdere i ringraziamenti." la interruppe lui, gelido. Lo sguardo era lo stesso che per la prima volta l'aveva spaventata. "Per questa volta passi, ma se oserai ancora una volta minacciare qualcuno dei miei ospiti sappi che rimpiangerai di essere nata. Te lo garantisco."

"Ma Pansy-" provò a ribattere Ginny. 

Draco la interruppe nuovamente. "Eri presente quando l'ho ripresa, o sbaglio?"

"E se ci riprovasse? Non è giusto che quell'oca senza cervello offenda Vivian in questo modo!" reagì la rossa, odiando quell'atteggiamento nei suoi confronti.

Lo sguardo di Draco, se possibile, si congelò ancora di più, mentre un brivido di terrore e di angoscia attraversò la schiena della ragazza. "Gradirei un po' più di rispetto per Pansy, Weasley. In fondo è quella che potrebbe diventare la Signora Malfoy."

Continua...

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~* 

Ben ritrovati a tutti!^^ E' da più di un mese che non mi faccio sentire, lo so, ma come vi avevo promesso nella one-shot che ho pubblicato ultimamente (a proposito, andate a leggervela, se vi va, e fatemi sapere se vi piace! Il titolo è 'Andò per scottare...' ed è una Draco/Ginny doc!^.-), questo capitolo era in fase di lavorazione. Mi ci è voluto un po', perché l'ho praticamente scritto a round tra un impegno ed un altro, ma alla fine sono riuscita a postarlo... una faticaccia, vi assicuro!

Ma adesso pensiamo alla storia... allora, piaciuto questo capitolo? Questo Draco, ho paura che non sappia ancora bene cosa vuole dalla vita, prima bacia Ginny e poi la minaccia, poi parla di Signore Malfoy! Mah... (Se non lo sai tu che scrivi -.- NdDraco Non mi interrompere tu, che questa volta sei stato un bastardo! NdRyta Beh, se l'è meritato, non doveva girarsi in quel modo! NdDracoCheCercaRagioni Di chi stai parlando, scusa? NdGinnyConKatanaInMano Ehm...^^'' di quella stupida oca della Parkinson! NdDracoCheFissaKatana Ma... sniff... Dracuccio, io sono la tua promessa sposa! NdPansy Brrr... >.< Ma Ryta non potevi trovare un altro personaggio che facesse la parte della Signorina Ingram? NdDracoSchifato Senti, non piace nemmeno a me, ma ormai ho scelto lei come personaggio, e poi di che ti lamenti, te l'ho fatta anche bellissima! NdRyta Ma è pur sempre Pansy! NdDracoCheNonSiArrende Uff, mai contento tu! Non dimenticare che ho io in mano la tastiera e chissà se non mi venga in mente di farti finire cieco e monco! NdRytaSpazientita Pansy! Dove sei andata! NdDracoCheCercaSalvezza)

Dov'eravamo rimasti? Ah, nel capitolo scorso vi avevo dato un indovinello, cioè se eravate in grado di capire in quale punto del libro eravamo... la risposta è (rullo di tamburi): la notte dell'incendio nella camera del Signor Rochester. Proprio quello appiccato dalla moglie pazza... ehm... sì, forse era un po' difficile da capire, ma serviva a spoilerare sulla partenza del padrone di casa dai suoi amici. Il fatto è che c'era un avvicinamento sia nella storia originale che in questa fanfic... ma lasciamo perdere... è meglio... (Ma perché l'hai dato allora, l'indovinello! NdDraco Monco e cieco, monco e cieco NdRyta Ok, me ne vado NdDraco)

Passiamo ai ringraziamenti, va!^^

Aura: Ok, la pubblicazione non è stata proprio fulminea (diciamo anche lentissima NdDraco Monco e cieco, monco e cieco NdRyta Basta! Ho capito, sto zitto! NdDracoSpazientito), però spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!^.-

Marcycas - The Lady of Darkness: tralascio il fatto che sogno non so da quanti anni di partecipare ad una manifestazione tipo il Romix ma in questa mia cavolo di città non accadrà mai (invidia nera), cmq so che ormai il libro l'hai finito (e ci credo, non posto da più di un mese! NdMarcycas&LadyStufeDiAspettare), quindi qualcosa l'avrai capita... quanto al fatto che Ginny ormai è cotta, penso che in questo capitolo sia stato ben chiaro. Un bacione

Serena: allora, penso che in questo capitolo Draco avrà fatto pochi affari con i dentifrici e avrà venduto parecchia magnesia, visto l'acidume dell'ultima parte, cmq spero che anche l'ultimo film mentale di Ginny sia stato di tuo gradimento!^.- Quanto a Glory... beh forse poteva sembrare un 'cattivo' fuori dagli schemi, ma a) Ha torturato brutalmente Spike, b) ha fatto del male a Spike; c) per colpa sua Buffy è morta e Spike ha pianto. Trai tu le conclusioni (e che c'è da concludere, ti piace Spike! ndDracoCheNonNePuòPiùDiStareZitto Senti, ti dico e ti ripeto che ancora non ho stabilito se farti finire monco e storpio, vuoi che prenda una decisione al momento, dettata dalla rabbia? NdRytaMinacciosa Glom...-.-'' NdDraco)... hai visto? Il fantsma lo hanno sigillato al secondo piano... porello... ih ih ih Un bacione!

Goten: ti ringrazio davvero tanto! Arrossisco sempre con tutti questi complimenti, cmq non è Vivian il problema, ma Mister-Non-So-Che-Voglio-Dalla-Vita... non so se mi spiego!^^''

Sabryy: un grazie di cuore anche a te! Purtroppo ormai non ci sono più i voti, però mi fa piacere ugualmente riceverli!^^

Hermione: ciao! Hai visto? Ho aggiornato di nuovo... ehm... per ricambia, intendi Draco... ho paura che sarà una cosa difficile, questa...^^

Jennina: benvenuta allora!^^ Spero continuerai a seguirmi, cmq per ora più che le debolezze, fioccano le minacce! E Draco-Sono-Un-Ghiacciolo-Malfoy per il momento sembra piuttosto in versione aguzzino-bastardo. Speriamo per il futuro, ovviamente...^^

PiccolaVivy: ti ringrazio tanto... però sappiamo tutto che l'originale è meglio!^^ Un bacio

Meimi: grazie! E' molto difficile caratterizzare  i personaggi, soprattutto Draco... spero di non sbagliare!

_Kristel_: ok, non ho aggiornato prestissimo, però ho mandato un capitolo bello lungo! In effetti anche a me è piaciuta molto la scena del bacio e se te lo dico io che sono tentata almeno un milione di volte di riscrivere intere scene, perché non sono convinta...

Senda: grazie, grazie, grazie! Anche se i voti non ci sono più, sono cmq felicissima!^^

_Miwako_: caspita, sono davvero riuscita a convertire una lettrice che non recensisce in una lettrice che recensisce?O.o Non credevo che la mia storia fosse anche miracolosa! Scherzo, spesso capita anche a me di non recensire perché ho poco tempo, magari mi salvo i capitoli di una storia e quando ho il tempo di leggerli hanno già aggiornato! Cmq ti ringrazio davvero tanto, cercare di non uscire fuori dai personaggi credo sia il lavoro più difficile; ti chiedi sempre: 'E lui come reagirebbe?', 'E lei cosa direbbe?', a volte stacco la scrittura anche solo per pensare alle loro reazioni. Sapere che tutto sommato riesco a rendere credibili i miei personaggi è un traguardo grandioso!

Aira: spero che in tutto questo tempo, tu sia riuscita a risolvere i tuoi problemi con la posta. Purtroppo non posso aiutarti, perché anch'io ho avuto diversi problemi, che ancora non so come sono riuscita a risolvere. Cmq l'html non è difficile, basta scrivere sulla pagina Normale e poi copiare e incollare il testo della pagina HTML. Io faccio così. Ma se non ci riesci, so che la webmistress potrebbe aiutarti. Se entri nella pagina Collabora, che si trova in alto nel sito, troverai le istruzioni. Ti ringrazio per i complimenti! Un bacio

Petronilla: devo essere sincera, ti credo fermamente, perché spesso anch'io immagino i personaggi vestiti con abiti dell'Ottocento, e trovo difficile descriverli con quelli più moderni! Cmq è chiaro che Ginny sia innamorata di lui, quello che non è chiaro è proprio lui... mah...

Castalia: grassie!^///^ decisamente quella conclusione è stata migliore di quest'ultima!

Luna Malfoy: so che ancora non mi hai recensito, ma basta il pensiero, anche se ovviamente se vuoi salva la vita, dovrai rimediare entro domani!^___^ Un bacione

Bene, è tutto! Vi rimando ancora a leggere la one-shot che ho scritto, 'Andò per scottare', e anche la long-fic dedicata a Ginny e Draco, 'Sei il mio nemico'. Ah, e per i fan di Remus Lupin c'è anche una ficcina tutta per lui, 'Feeling of Emptiness'. Spero andrete a darci un'occhiata!^.-

E non smettete di recensire!!!!

Un bacio a tutti e un grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, anche se non la commentano.

Ryta Holmes

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

CAPITOLO 7

"Gradirei un po' più di rispetto per Pansy, Weasley. In fondo è quella che potrebbe diventare la Signora Malfoy."

La voce gelida di Draco risuonò nell'aria del grande ingresso di casa Malfoy.

Ginny avvertì una sensazione di angoscia dentro di sé e per un attimo sentì chiaramente il suo cuore vacillare. Ma non lo avrebbe mai dato a vedere. Sostenne con tutto il coraggio che aveva, lo sguardo freddo dell'uomo davanti a lei e prese un forte respiro per calmarsi e riprendere il controllo.

"Non mi importa di quello che diventerà, non dimenticare che anche tua figlia è una Malfoy e pertanto va rispettata ancora di più." replicò duramente, lasciando andare la manina di Vivian, ma avvicinandola a sé con un abbraccio.

Draco non rispose. Voltò le spalle e si diresse nel Salone, richiudendo la porta.

Per un attimo una musica allegra proveniente dall'elegante stanza si espanse nell'aria, poi tornò il silenzio.

Ginny tirò un sospiro di sollievo, quindi si accasciò stancamente sui primi gradini della grande scalinata in marmo. Blaise le si avvicinò, mentre Vivian preferì sedersi al suo fianco, ancora leggermente scossa dall'accaduto.

"Certo che te la sei vista brutta..." azzardò con calma Zabini, scrutando la sua reazione.

La donna incrociò il suo sguardo con decisione. "Se l'è cercata, lui e il suo orgoglio! Quella cretina della Parkinson ha offeso sua figlia, mi domando se gli faccia piacere che quella sparli come vuole di lui e della sua famiglia!" si lamentò. Ormai la tensione si era sciolta e Ginny si era sentita libera di dar voce a tutta la sua rabbia e di sfogarsi.

"E poi ho lottato per anni contro terribili assassini, credi che non abbia il coraggio di affrontarlo? Tsk! 'Rimpiangerai di essere nata', sì certo, come no!" continuò, facendogli il verso.

"E quell'attimo di esitazione? Mi sembra che tu ci sia rimasta male, per quello che ti ha detto..." provò ancora Blaise con fare indagatore. Ora si era seduto dall'altra parte, vicino alla ragazza e la scrutava con attenzione per cogliere ogni suo minimo movimento.

Ginny si sentì soffocare, ma evitò accuratamente di arrossire. "Mi sembra ovvio!" sbottò poi, facendo sussultare, sia lui che la bambina che stringeva in silenzio il suo braccio. "Pensi che la vita per Vivian sarà facile, quando... quella, entrerà in questa casa come la signora Malfoy?!"

Zabini non rispose, rimase ad osservarla ancora per qualche istante in silenzio, cosa che non piacque molto alla rossa. Cosa credeva, di riuscire a farle ammettere che era rimasta male perché era cotta di lui? Mai. Non c'era stato niente di serio tra loro due e lei stessa era convinta che fosse solo una sbandata, perciò la sua reazione non aveva niente a che vedere con i suoi sentimenti. Era solo per Vivian, punto.

"Ginny...?" la vocina titubante proprio della piccola Malfoy, ruppe quel silenzio, portando tutta l'attenzione su di lei.

La donna le sorrise incoraggiante, accarezzandole una guancia. Si sentiva così triste per lei, era chiaro che fosse ancora scossa e forse preoccupata per quello che era successo.

"Che cosa significa... 'trovatella'? chiese ingenuamente, ma con il chiaro sentore che non dovesse essere niente di buono.

Ginny sospirò sentendo il cuore colmo di pena per lei. "E' una cosa brutta, Vivian, ma te la spiegherò quando sarai più grande. Per adesso non pensarci, perché quella signora cattiva dice solo bugie per ferire la gente..."

"Quella vecchiaccia cattiva, Ginny!" la corresse la piccola con un sorrisino sadico sul volto. E quello credeva che non fosse sua figlia!

"Sì, Vivian, quella vecchiaccia cattiva. Però promettimi che non la chiamerai mai così quando sei con le altre persone, altrimenti tuo padre si arrabbia!" la ammonì dolcemente, carezzandole il capo.

La bambina annuì convinta. "D'accordo... però non ho capito perché papà si è arrabbiato, questa volta, tu hai detto solo la verità a quella vecch- ops!" si interruppe, portandosi una manina davanti alla bocca e guardando Blaise, che sorrise con fare complice.

"Non lo so cosa passa per la testa di tuo padre, certe volte... bah, ora non pensiamoci più!" concluse alzandosi in piedi e spazzolandosi i jeans, non che ce ne fosse realmente bisogno, visto che Malfoy Manor brillava come non mai per la visita improvvisa. Aveva voglia solo di andarsene a letto. Era stanca e non si era accorta di non stare molto bene.

"Sarà meglio andare a dormire, è tardi ed io sono stanca. Per non parlare del fatto che da domani riprendiamo le lezioni."

Vivian sbuffò impercettibilmente, ma accettò comunque la mano della rossa e prese a salire le scale per il primo piano assieme a lei.

Ginny si rivolse un'ultima volta verso il vecchio amico, prima di congedarsi. "Buonanotte, Blaise, torna pure a divertiti con il Padrone del Mondo." ironizzò, incrinando la voce sulle ultime parole. "E grazie per la compagnia." concluse più dolcemente, sorridendo all'uomo.

Blaise osservò lei e la piccola sparire dietro l'angolo del corridoio, prima di tornare nel Salone assieme ai suoi amici.

*

La porta si aprì di scatto, spinta dalle sue mani agitate... correva senza pensare di riprendere il fiato che ormai non aveva più, voleva solo arrivare presto... molto presto...

Temeva di non fare in tempo, e allora corse ancora più velocemente... prima le scale, poi uno stretto corridoio e ancora una porta grigia...

Si fermò di colpo, ansimante e terrorizzata, quando capì che ormai non ci sarebbe stato più niente da fare... era veramente, troppo tardi...

Due occhi azzurri scintillanti di follia e una risata indemoniata catturarono la sua attenzione per un secondo, prima di svanire e di mostrare il terribile scempio...

Lacrime copiose scesero sul volto, ma non riuscì a muovere più di un passo... scorse gli innocenti corpicini, martoriati da quelle bestie sanguinarie, ormai senza vita... rivide con orrore i disegni colorati che tappezzavano le pareti, sporchi di sangue, schizzato durante l'attacco...

"Perchè... perché loro..." ripeté serrando con forza la mascella per contenere i singhiozzi disperati...

Iniziò a sentirsi soffocare... quel sangue innocente le opprimeva le narici, e un senso di angoscia e di rabbia la pervase... le forze le mancarono... rovinò per terra, sentendo il fiato mozzo... le lacrime erano inarrestabili, ma il peggio era che non riusciva più a respirare... non ce la faceva... sarebbe morta anche lei se non avesse ripreso, ma non riusciva, vedeva tutto buio... solo le tenebre...

Si mise a sedere sul letto, completamente sudata e ansimante.

Si toccò il petto che si muoveva in maniera irregolare, per cercare di calmarsi, ma un ondata di tristezza la colse in pieno e un pianto liberatore le diede la possibilità di sfogo.

Ancora quel sogno, e ancora la stessa sensazione di morire di asfissia... quante volte avrebbe rivissuto il momento più brutto della sua vita?

Già da sveglia cercava di non pensarci, di dimenticare... quel giorno di sette anni fa non era riuscita ad arrivare in tempo e aveva permesso che un gruppo di Mangiamorte facesse quello scempio in una scuola elementare... erano solo bambini, povere anime innocenti strappate alla vita da quegli orribili assassini... uno schifo.

Aveva avuto grossi problemi a riprendere a combattere, dopo quell'episodio, ma alla fine ne era uscita fuori. Si era fatta coraggio e aveva promesso a se stessa che se fosse riuscita a garantire ai bambini rimasti in vita un futuro migliore, quando quell'inutile guerra sarebbe giunta al termine, allora si sarebbe occupata di loro, non importava in che modo, bastava poterli aiutare e averli a fianco... era per questo che aveva scelto di dedicarsi all'insegnamento.

Lasciò che altre lacrime scivolassero silenziose sulla coperta blu che ricopriva le sue gambe, ripensando all'ultima volta che aveva fatto quel sogno.

Erano passati molti mesi, ma ricordava perfettamente che era stato prima di conoscere Vivian. Da allora aveva sempre avuto sonni tranquilli.

Eppure quella notte era successo di nuovo. Non si chiese il motivo però, perché lo conosceva già.

Dopo la lite di quella sera, era fermamente convinta che la sua frustrazione fosse dovuta alla situazione di Vivian, ma quando, in silenzio nel suo letto, aveva preso a pensare, si era sentita una stupida.

Era per se stessa quella tristezza, solo perché sentiva di provare qualcosa per quel bastardo di Malfoy, mentre lui aveva tutte le intenzioni di sposare un'altra.

Sussultò, quando sentì sopra la sua testa la risata agghiacciante di una donna. Sbuffò tra le lacrime, passandosi una mano tra la chioma scomposta per quel sonno agitato. Ci mancava solo il fantasma adesso!

Lo ringraziò mentalmente quando tornò il silenzio e riportò la mente verso i pensieri che l'avevano costretta ad un brusco risveglio. Ma cosa c'era da capire ancora? Cosa poteva fare per cambiare la situazione?

Poggiò la testa sulle ginocchia con aria abbattuta e lasciò che quel pianto liberatore continuasse. Altro sapeva di non poter fare.

*

Rispetto alla mattina precedente, dove la confusione era regnata indisturbata, quel giorno sembrava che la grande abitazione dei Malfoy, fosse stata abbandonata persino dai domestici.

Aleggiava ovunque un silenzio indisturbato, mentre i raggi tiepidi del sole irradiavano il maniero, rendendolo ancora più brillante e luminoso.

Tutta 'l'allegra comitiva' era fuori per chissà cosa e Mrs Gobbins e tutti gli inservienti erano impegnati nelle cucine o fuori, visto che Malfoy aveva deciso di far pranzare i suoi ospiti in giardino.

A Ginny non dispiacque per niente quella tranquillità, tanto che finalmente, dopo tanto tempo, riuscì a fare una lezione serena con Vivian.

Si era alzata decisamente più stanca della sera precedente. Quella notte aveva dato libero sfogo al suo stato d'animo per molto tempo e solo un'ora prima dell'alba si era nuovamente addormentata.

Fortunatamente il fantasma non si era fatto più sentire, perché altrimenti Ginny sarebbe stata capace di trovare un modo per farla soffrire anche dopo la morte.

Il suo stato d'animo era giù praticamente come le sue occhiaie, ma per quelle era bastata un po' di magia; per la tristezza invece avrebbe dovuto dar fondo a tutte le sue scorte di coraggio e di ottimismo.

Poco prima di incontrare Vivian infatti, si era ripromessa di pensare con più positività. Era vero, si sentiva depressa, ma se si fosse messa d'impegno avrebbe scacciato quel sentimento stupido e inutile dal suo cuore e avrebbe dedicato la sua completa attenzione alla piccola.

Sarebbe stata solo quella la sua preoccupazione, e nient'altro. E prima o poi si sarebbe fatta delle grasse risate -o meglio ancora si sarebbe schifata- ripensando al fatto di aver provato qualcosa per un uomo come Draco Malfoy.

"Ginny, questo pomeriggio, andiamo fuori per una passeggiata?"

Vivian distolse il suo sguardo dalla pergamena sulla quale era impegnata in un piccolo problema di aritmetica e guardò con occhi speranzosi la sua insegnante.

Da quando Malfoy era tornato in quella casa, Vivian non era mai stata così tranquilla durante una lezione. Se n'era stata composta e silenziosa per tutto il tempo, prestando attenzione alle spiegazioni di Ginevra e facendo tutto quello che la rossa le chiedeva. Non c'erano dubbi che il suo comportamento fosse dovuto all'episodio della sera precedente e Ginny aveva paura che la bambina non provasse più la stessa adorazione per suo padre.

A cominciare dal fatto che non le aveva chiesto dove fosse quella mattina.

Sorrise alla piccola con fare incoraggiante. "Perché no! E già che ci siamo, possiamo anche andare ad Hay a fare un po' di spese, che ne dici?"

Vivian manifestò la sua gioia saltando praticamente al collo della ragazza, per abbracciarla. Entrambe avevano bisogno di starsene un po' in pace e di dimenticare quel brutto giorno.

Pranzarono nella saletta della colazione assieme a Rachele, la quale fu anche avvisata della loro visita al paese nel pomeriggio.

Non persero altro tempo e subito dopo uscirono dal maniero, ben attente a non avvicinarsi al luogo in cui era stata imbandita la tavolata per gli ospiti.

Vivian fu adorabile, quel giorno. Riuscì a riportarle il sorriso e il buonumore già prima di arrivare ad Hay. Fu molto divertente andare per negozi, cercando qualche bel abitino per la piccola e per lei, o ordinando due belle tazze di cioccolata calda con panna nel pub, e ridendo come due matte per tante piccole sciocchezze.

Era incredibile come quella bambina potesse dimostrarsi tanto vitale, dopo tutti quegli anni passati in isolamento in quel grande maniero. Forse semplicemente adesso aveva imparato come lasciarsi andare e non pensare che tutto il mondo ruotasse intorno a suo padre.

Nonostante il sole fu tramontato, Ginny e Vivian non tornarono al Malfoy Manor che dopo cena. Ridevano ancora quando aprirono la porticina laterale e misero piede nel grande ingresso, ma si zittirono in un lampo, non appena videro Mrs Gobbins dirigersi preoccupata verso di loro.

"Oh, cielo! Finalmente siete tornate! Vi siete rese conto di che ore sono?!" chiese sconvolta l'anziana donna, posando una mano agitata sul braccio di Ginny.

"Ci scusi, Rachele, ma non volevamo tornare subito a casa, così abbiamo cenato ad Hay e..."

"Non importa." la interruppe Mrs Gobbins ansiosamente. "Anzi il fatto che abbiate già cenato vi servirà a prendere tempo."

"Che intende dire?" chiese Ginny confusa, prendendo tra le mani la mantellina leggera che Vivian indossava per coprirsi dalla brezza notturna primaverile.

"Il Padrone vuole che Vivian sia presente questa sera in Salotto e lei dovrà accompagnarla." spiegò brevemente l'altra, affrettandosi a spingerle verso la grande scalinata.

La rossa strabuzzò gli occhi. "C-cosa?! No, non se ne parla! Io non posso venire, sono stanca e..."

"Mi spiace, Ginevra cara, ma il Signore ha ordinato categoricamente che ci fosse anche lei. Ha detto che se non si presenta la porterà di peso in qualsiasi situazione si trovi!"

Ginny sospirò affranta. Ma cosa aveva fatto di male, nella vita, per meritarsi questo?

"Ma Vivian non vorrà stare assieme a quella..." riprovò cercando un appiglio, ma fu nuovamente interrotta, questa volta dalla stessa bambina.

"No Ginny, io voglio andare da mio padre, questa sera. Non ho paura di quella vec- ehm... di quella signora cattiva e si mi dice qualcosa di male le dirò che andrò a riferirlo a papà, così vediamo!" spiegò con convinzione. Negli occhi ardeva un desiderio di rivalsa.

"Non ho paura di lei e anzi spero tanto che papà la rimproveri di nuovo, come ha fatto ieri! E poi voglio vedere cosa fanno tutti quei signori, sono curiosissima!" concluse implorante, e con un'espressione buffissima che fece sorridere Ginny.

"D'accordo. Andiamo a cambiarci e a farci belle, così più tardi andiamo da tuo padre." assentì sconfitta da tutto quell'entusiasmo. Se voleva superare le sue debolezze, avrebbe dovuto comunque affrontarle, e quello forse era il modo migliore.

"Vi consiglio di entrare nel Salotto prima che i signori abbiano finito di cenare, in questo modo attirerete meno l'attenzione." consigliò ora più tranquilla, Mrs Gobbins. "Io adesso andrò in Sala da Pranzo, per vedere che sia tutto a posto, ma siate veloci, ormai non manca molto!"

Insieme salirono verso le loro stanze e Ginny lasciò che la bambina si vestisse da sola. Era al corrente che Vivian sapeva essere autonoma e non avrebbe mai permesso che lei l'aiutasse in quel genere di cose, ma in ogni caso le avrebbe dato un'occhiata prima di scendere al piano di sotto.

Nel frattempo lei sapeva già cosa indossare. Tra i tanti abiti semplici, ne aveva uno da strega blu pervinca, modesto ma anche elegante che metteva in risalto i suoi occhi azzurri. Era aderente fino alla vita e scendeva in una gonna svasata fino a coprire anche i piedi. Le maniche si allargavano sui polsi ed era bordato su quei punti e sul collo a barca che le lasciava scoperte le clavicole, da alcuni sobri ricami acqua marina che richiamavano qualche composizione esotica e sconosciuta.

Sistemò i capelli in una crocchia elegante e lasciò che alcune ciocche vermiglie ricadessero compostamente sulle spalle e ai lati del viso. Tra i capelli poi, posò un fermaglio a forma di farfalla, con le ali in bronzo scuro e tempestate su alcuni punti di piccoli zirconi azzurri e blu.

Ai piedi un paio di ballerine dello stesso colore dell'abito. Un velo di trucco ed era pronta.

Sistemò meglio l'abitino bianco che aveva Vivian e le spazzolò la morbida chioma bionda, fermandola ai lati da due mollettine fatte di brillantini.

Vivian non si fece sfuggire dei complimenti verso la donna, ma Ginny preferì ignorare la sua modesta bellezza e invece concentrare l'attenzione sulla piccola fata che si era presentata poco dopo nella sua stanza.

Vivian era una bambina incantevole e davvero in alcuni aspetti ricordava vagamente Narcissa Black, solo che la piccola era molto più vivace e le mancava la puzza sotto il naso di sua nonna.

Arrivarono nel Salotto appena pochi minuti prima che vi entrassero gli invitati. Ginny si era sistemata in un punto poco visibile della grande stanza, su una comoda poltroncina di pelle nera, come tutte le altre nella sala, e aveva portato con sé uno dei suoi libri preferiti.

Vivian invece sedette dapprima al suo fianco, poi impaziente, chiese alla ragazza il permesso di prendere un libro che aveva visto sulla libreria vicino alla porta d'entrata, che raffigurava degli splendidi esemplari di draghi.

Ginny annuì mostrandosi rilassata, nonostante dentro di sé era come un vulcano in eruzione. Era preoccupata per le reazioni degli ospiti di Malfoy e nello stesso tempo temeva di doversi sorbire le effusioni della dolce coppietta per tutta la sera. Ma perché quell'antipatico del suo datore di lavoro non poteva farsi gli affari suoi e lasciarla rintanarsi nella sua tranquilla, silenziosa e innocua stanza?

Sospirò osservando Vivian avvicinarsi alla libreria e prendere il tomo desiderato e per poco non scattò in piedi, quando dalla porta fece il suo ingresso il piccolo corteo di streghe guidato da Pansy Parkinson.

Combattuta sul da farsi e memore della minaccia di Malfoy, non reagì immediatamente e anzi rimase a guardare cosa accadde dopo.

La Parkinson infatti, non appena mise piede nel grande Salotto e notò la presenza di Vivian alla sua destra, voltò i suoi occhi scuri verso la piccola e le mostrò un'aria disgustata. "E tu che ci fai qui, trovatella?"

Vivian tremò impercettibilmente per un secondo, ma prese coraggio e mostrando una faccia sorpresa esclamò guardando alle spalle della donna. "Papà!"

Pansy si voltò di scatto, quasi preoccupata e notò con grande disappunto che dietro di sé non c'era proprio nessuno, visto che le altre streghe si erano accomodate all'interno della sala e che tutti gli uomini non si erano ancora fatti vedere. Riportò scioccata l'attenzione sulla bambina, che mostrò un sorrisetto sadico alla donna e si voltò senza aggiungere altro, raggiungendo Ginny.

La rossa non fu mai così fiera di Vivian come quella sera. Le accarezzò dolcemente una guancia e le permise di sedere sulle sue gambe, per osservare insieme quel libro che a detta della piccola doveva essere veramente interessante.

Qualche istante dopo anche i maghi della comitiva fecero il loro ingresso nel Salotto e Ginny si lasciò salutare da Blaise, che si avvicinò con fare amichevole per dare un'altra fastidiosa scompigliata ai capelli alla bambina. Si sentì invece morire, quando Draco si mostrò in tutta la sua eleganza e non diede cenno nemmeno di averla vista, lì, rintanata nel suo cantuccio.

Vivian invece, si alzò in piedi e andò a salutare suo padre con la solita eleganza proveniente dai suoi geni. Draco la trattò con molto riguardo rispetto alla sera precedente, e anzi la presentò a tutti i suoi ospiti. In poche parole non era trascorsa nemmeno un'ora e già Vivian era al centro dell'attenzione di tutti i presenti.

Ginny si limitò ad osservarla da lontano e a mandarle cenni affermativi, ogni volta che la piccola le rivolgeva l'attenzione, preoccupata, quasi a volersi chiedere se la sua insegnante stesse bene.

Quanto adorava quella bambina. Già quella preoccupazione verso di lei, nonostante fosse la beniamina di quella serata, la rendeva così piena di orgoglio e di affetto da farle superare ogni ondata di tristezza che saltuariamente la colpiva.

Non porse però, la completa attenzione solo a Vivian. Da brava osservatrice qual era cercò di osservare tutti gli altri invitati al maniero. Certo, bisognava aggiungere anche che aveva preso a fissare Malfoy per almeno venti minuti buoni, asserendo che era davvero affascinante, quella sera.

Indossava un pantalone nero dal taglio classico e una semplice camicia bianca di cotone spesso, ma pareva avere molto più stile dei suoi tanti amici vestiti di tutto punto chi in giacca e cravatta, chi ancora con preziosissimi abiti da mago da chissà quanti galeoni.

Dovette distogliere lo sguardo da lui, perché si accorse che al contrario Pansy le lanciava parecchie occhiate oblique, nonostante fosse impegnata in sciocche conversazioni con le sue amiche.

Blaise le si avvicinava di tanto in tanto, cercando di fare conversazione, ma tornava tra i suoi amici dopo poco tempo, richiamato da uno di loro.

Capì che non facevano poi granché durante quegli incontri. Oltre alle persone interessate a Vivian, alcuni chiacchieravano in piccoli gruppetti, come Malfoy e un paio di signori dall'aria austera che parlavano di questioni inerenti al lavoro al Ministero, o Zabini e altri cinque o sei maghi che trovavano piuttosto divertente raccontare aneddoti strani, vecchi chissà quanti anni; altri ancora, come due giovani streghe dall'aria simpatica, che vantavano due belle voci melodiose, si facevano accompagnare da quattro giovanotti al pianoforte e intonavano vecchie e nuove canzoni provenienti dalle tradizioni popolari, ma anche dagli ultimi successi dei più grandi musicisti magici in voga in quel periodo.

Pansy e le sue amiche invece, sembravano saper fare solo una cosa nella loro vita: spettegolare.

Sulle persone non presenti, su quelle lontane che pochi metri da loro, sulle mogli dei Ministri, sulla povera gente che a differenza loro doveva lavorare per vivere, e su un mucchio di altre cose stupide e raccapriccianti per una come Ginny.

Quando poi si rese conto che Pansy aveva compreso che fosse più facile e meno pericoloso offendere lei, piuttosto che Vivian, aveva preso a far ricadere ogni argomento su Ginny.

La Weasley non era una persona da considerare, e quindi poteva essere schernita, la Weasley non avrebbe mai potuto sposare un Ministro, la Weasley era povera in canna e perciò doveva fare la serva per Malfoy, la Weasley era orribile nel suo misero vestitino scialbo, la Weasley non poteva permettersi un buon estetista perché le mancavano i soldi, Weasley, Weasley, Weasley...

Quanto la odiava e quanto avrebbe desiderato lanciarle una bella maledizione Cruciatus davanti a tutti e farla soffrire per almeno cinque minuti! Ah, dopo sì che si sarebbe sentita meglio!

Respirò a fondo, ma quasi trattenne il fiato, quando Pansy iniziò a parlare delle inettitudini delle istitutrici private, argomento in cui ovviamente c'entrava anche lei.

"Proprio non capisco come Draco abbia fatto ad assumere una come la Weasley! Ma insomma, di sicuro ci saranno state decine di insegnanti migliori di lei! O forse si sarà divertito a trattarla come una schiava, dopotutto lo sanno tutti che gli Weasley sono dei pezzenti!"

Il sangue di Ginny ribolliva. Stringeva convulsamente i pugni e sentiva un fastidioso pizzicore agli occhi, ma non avrebbe mai pianto davanti a lei e a tutta quella gente. Trattenne con forza le lacrime e anche la sua voglia di urlarle in faccia tutta la sua rabbia, mentre si chiedeva ancora perché diavolo avesse preso alla lettera la minaccia di Malfoy e non aprisse bocca per ribattere.

"Io non mi sono mai trovata bene con quelle istitutrici! Sono tutte capaci di prendere lo stipendio per non fare nulla! E di sicuro anche la Weasley sarà così! Capisco che Draco lo trovi divertente, ma affidare proprio sua figlia nelle mani di un'incompetente come quella, è proprio da matti!"

Questo era troppo. Approfittò del fatto che l'attenzione del simpatico gruppetto fu catturata da uno dei maghi che chiacchierava con Zabini e scivolò fuori da quella stanza. Si sentiva umiliata e abbattuta e non le importava che Malfoy le avesse ordinato di essere presente per tutta la serata. Al diavolo lui e tutti i suoi amici, e anzi per evitare di doverlo incontrare, si nascose nello studio dove faceva lezione a Vivian.

Quello sarebbe stato l'ultimo posto in cui l'avrebbe cercata, se mai uno come lui so fosse abbassato a tanto. Si accasciò scompostamente sul divano a due posti, color vinaccia, lasciando finalmente libero sfogo alle sue lacrime. Quando aveva iniziato a lavorare in quella casa, non pensava che sarebbe stato così difficile, ma ormai sapeva anche bene che non sarebbe più stata in grado di lasciarla.

*

La porta della scuola si aprì nuovamente davanti ai suoi occhi... era agitata e preoccupata, e voleva correre sempre più velocemente... temeva fosse troppo tardi...

E scoprì che fu davvero così... spalancò quella porta grigia e trovò davanti a lei l'inferno e un demonio ululante di felicità che le sorrideva con gli occhi brillanti di follia pura... una lunga massa di capelli neri e lucenti coprì la vista di quello sguardo indemoniato, prima di svanire completamente e lasciare lei e la sua disperazione in mezzo a quella valle di morte...

Ancora i corpi insanguinati dei bambini... ancora quell'odore acre del sangue... ancora quella sensazione di soffocamento... stava diventando di nuovo buio... presto sarebbe svenuta o peggio morta... non respirava...

Con un sussulto e un respiro molto forte, aprì gli occhi di scatto, alzando la testa dal bracciolo del divano dello studio.

Ansimò spaventata, posando una mano sulla fronte e si accertò per l'ennesima volta che in realtà il suo respiro c'era eccome, vista la sua irregolarità.

Come sempre non frenò le lacrime e i singhiozzi disperati e pianse lì, seduta su quel piccolo divano su cui si era addormentata.

Ma scoprì di non essere sola. Si era appena accorta che qualcuno si era avvicinato a lei, che una mano calda si posò distrattamente sulla sua spalla.

"Weasley, stai bene?"

Ginny fremette e alzò gli occhi spaventati verso Draco, che aveva preso a fissarla vagamente preoccupato e si era messo a sedere al suo fianco.

Non pensò che chi aveva davanti fosse proprio lui, non le importò che lei non era che una dipendente al suo servizio... in quegli attimi terribili avvertì solo il desiderio di avere un conforto al proprio fianco... un conforto amato poi.

Si aggrappò senza troppe pretese alla sua camicia, posando la fronte sul suo petto. Avvertì un impercettibile sussulto di Malfoy, quando gli si avvicinò, ma lo ignorò come tutto il resto.

"Erano solo dei bambini... solo dei bambini..." mormorò tra i singhiozzi.

Quelle parole dovettero avere una specie di spiegazione per l'uomo, che si rilassò e posandole una mano dietro la nuca e una intorno alla vita, lasciò che Ginevra si sfogasse, in silenzio e carezzandole dolcemente il capo.

Ginny pianse, assaporando quel momento con intensità e ringraziandolo per quella vicinanza nonostante non fosse niente per uno come lui.

Solo dopo diversi minuti, Ginny decise di staccarsi, soltanto perché sapeva che sarebbe bastato un altro poco per impedirle di lasciarlo andare.

"O-ora va meglio..." biascicò con voce spenta, asciugandosi le lacrime con la manica dell'abito. "Grazie..." mormorò poi accennando un sorriso, quando Draco le posò sulla mano libera un fazzoletto bianco.

Inspirò profondamente il suo profumo aspro e pungente, fremendo per quella gentilezza così insolita per uno come lui.

"Cosa è successo?" chiese poco dopo, senza troppi preamboli.

Ginny tirò su col naso, asciugandosi l'ultima lacrima dal viso e cercò di recuperare un tono di voce normale. "Stavo sognando... tutto qui." rispose piatta.

"Un sogno non fa quest'effetto, Weasley, nemmeno se è il peggiore degli incubi." replicò deciso Draco. Continuava a fissarla con insistenza, come se volesse leggerle negli occhi la verità. Ma tanto valeva dirgliela, dopotutto lui lo aveva fatto in precedenza.

"Hai ragione... ma questo è un ricordo... un orribile ricordo..." fece una pausa di silenzio, nella quale Malfoy non le scollò gli occhi di dosso e attese senza parlare che continuasse.

Ginny fece un lungo respiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì fu pronta a spiegargli tutto. "Ricordi l'attacco alla scuola elementare di sette anni fa?"

Draco finalmente volse il capo verso un punto imprecisato della libreria che fronteggiava il divanetto. "Certo che lo ricordo... fu un fatto terribile e ne parlarono per mesi i giornali." rispose con calma. Non disse altro, ma era ovvio che la stesse esortando a continuare.

Sul volto di Ginny comparve un sorriso amaro. "Beh, fui io la prima ad arrivare sul posto." pronunciò quelle parole come se avesse rivelato un grave peccato.

Draco rivolse nuovamente i suoi occhi grigi su di lei. "Posso capire che ti abbia scioccata, ma è una cosa vecchia ormai..."

"No, tu non capisci!" lo interruppe lei bruscamente. Sapeva che avrebbe sminuito la faccenda, ormai aveva imparato a conoscerlo a sufficienza.

"Io avrei potuto evitare quello scempio, ma sono arrivata in ritardo! E tutti quei poveri bambini erano innocenti, non avevano fatto niente di male!" si sfogò alzando un po' il tono di voce.

Malfoy, tuttavia non si scompose. "Nonostante tutto quello che è successo non puoi cambiare il passato. Sbaglio o sei stata proprio tu a dirmi di guardare avanti?" constatò con calma.

Ginny si alzò in piedi e prese a percorrere in su e in giù il piccolo studio. "Questa volta è diverso, Malfoy... per quell'episodio ho passato quasi un mese al S. Mungo ogni giorno in preda ad attacchi in cui smettevo di respirare... è stato terribile..."

"Guarda che me lo ricordo, c'ero anch'io se non l'hai dimenticato." ribatté lui continuando con la sua flemmatica tranquillità.

"Appunto!" esclamò la rossa, fermandosi e guardandolo negli occhi. "Quindi ti ricorderai quanto sia stato difficile!"

"Io ricordo solo che poi ne sei uscita da sola. E due mesi dopo avevi ripreso a combattere in prima linea." spiegò serafico, zittendola all'istante.

Era vero. In quei giorni si era messa d'impegno a superare quel terribile momento e fu in quel periodo che aveva fatto la sua promessa, che aveva deciso di fare l'insegnante.

Abbassò sconfitta il capo e riprese a camminare lentamente. "Però quei sogni non mi hanno mai abbandonato e adesso ho ricominciato a farli... non mi capitava da un po', ma ora..." mormorò con un fil di voce.

Draco si alzò in piedi e si sistemò la camicia gualcita dall'attacco di Ginny. "Beh, se mi stai dicendo che hai intenzione di arrenderti, sappi che mi deludi. Questo vuol dire che tutto quello che mi hai detto su Vivian in realtà per te sono solo parole. Mi hai criticato, ma in realtà sei tu quella che non passa ai fatti." sentenziò secco, senza scomporsi.

Ginny si sentì ferita. "Non è vero che non passo ai fatti!" si lamentò piccata. "Ho provato mille volte a non pensarci, ma non è così semplice! Basta un po' di depressione e subito il mio pensiero corre a quel giorno!"

L'uomo, che fino quel momento aveva preferito rivolgere l'attenzione alla porta per uscire, si fermò voltandosi verso la rossa.

"Forse se evitassi di scappare come hai fatto questa sera, sarebbe già un buon inizio."

Ginevra aprì la bocca indignata, senza però che da essa ne uscisse alcun suono.

Draco le rivolse un ghigno. "Andiamo Weasley, Pansy te ne ha dette di tutti i colori e tu hai preferito andartene via in lacrime? Credevo avessi un caratterino più forte!"

"Guarda che sei stato tu a minacciarmi di non farlo!" ribatté acida, riducendo gli occhi a due fessure.

L'uomo ridacchio brevemente. "Io ti ho vietato di minacciare i miei ospiti, non di startene zitta."

Se ne andò lasciandola con quelle semplici parole e richiuse la porta alle sue spalle.

Ginny si sedette sul divanetto, leggermente sconvolta e rimase a fissare il vuoto pensierosa, martoriandosi l'unghia del pollice per una buona mezz'ora.

Ma chi era l'uomo che l'aveva consolata quella sera? Quello che l'aveva baciata qualche giorno prima? Forse... ma di certo non quello che l'aveva minacciata l'ultima volta!

Sospirò rassegnata. Più lo conosceva e più Malfoy era un mistero per lei!

Solo quando la pendola del corridoio, segnò in lontananza l'una di notte, decise di uscire da quello studio. Decisamente si sentiva molto meglio rispetto a prima e adesso aveva una voglia matta di rispondere a tono a quell'oca odiosa di Pansy Parkinson!

Il suo desiderio parve esaudirsi, perché mentre tornava in camera, incrociò la scocciatrice che si ritirava nella sua, seguita da tutto il resto della comitiva che creava una leggera confusione nel pur ampio e luminoso corridoio. Scorse anche Draco in lontananza, ma evitò accuratamente di incrociare il suo sguardo che la fissava incuriosito.

"Oh, ma guarda chi abbiamo qui! L'incompetente della Weasley!" esclamò divertita la Parkinson, sorridendo sdegnosamente all'indirizzo della rossa.

Ginny mostrò l'espressione più falsa e serafica che conoscesse. "Oh insomma, Parkinson, ancora con questa storia? E' tutta la sera che continui, forse perché non sei capace di parlare d'altro..." mormorò con un tono più basso, ma perfettamente udibile. "In ogni caso la questione mi sembra chiusa. Se Malfoy non mi ha ancora licenziata nonostante sia qui da quasi otto mesi, vuol dire che il mio lavoro è ben apprezzato. Dopotutto proprio tu lo conosci bene, e dovresti sapere che il mio datore di lavoro non è molto paziente per queste cose!"

Pansy balbettò qualcosa di poco comprensibile e guardò le sue amiche e i presenti per carpire le loro reazioni. Sembrava che tutti fossero d'accordo con quello che aveva detto Ginny. In effetti il ragionamento non faceva una grinza.

Ginevra salutò con gentilezza tutti i presenti, quindi si chiuse in camera e si lasciò andare ad una risata liberatoria solo quando fu al sicuro nel suo bagno.

Ora sì che si sentiva meglio, ed era sicura che avrebbe affrontato qualsiasi cosa.

Continua...

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Salve ragazzi, era da un po' che non mi facevo viva, vero? (Ryta ignora gli sguardi inceneritori dei lettori) Beh, in effetti dall'ultimo aggiornamento sono passati un po' di secoli, ma come avrete notato prima o poi un nuovo capitolo spunta sempre! Il fatto è che mi piacerebbe scrivere più spesso, ma come ormai ben sapete il tempo libero per me è diventato un lido lontano e irraggiungibile!^^

Ma parliamo d'altro, non voglio tediarvi con i miei problemi, perché tanto lo so che non mi salveranno dal linciaggio!^.- Allora, questo Draco è sempre più misterioso, eh? Mah, chissà perché cambia umore ogni due secondi, io proprio non lo capisco! (devi vedere io! NdGinny) Questa volta abbiamo scoperto cosa avvolgeva il passato di Ginny e questo vi assicuro che influirà per il futuro... dopotutto questa storia si intitola 'Il buio ha i tuoi occhi', no?

Cmq vi garantisco che d'ora in poi la nostra protagonista diventerà molto più combattiva e perciò si distaccherà un po' dal personaggio originale di Jane Eyre e vedrete che combinerà!^^ E Vivian? Non è un amore? Ha già iniziato a darsi da fare con quell'oca della Parkinson! Sono fiera di lei!^___^

Per quanto riguarda la trama di questa storia vi avviso che da adesso in poi non seguirà proprio quella originale (appunto a cominciare dalla protagonista), perché sinceramente non ci vedo una Ginny che se ne sta zitta e buona in un angolo per tutta la durata della permanenza degli amici di Draco... non è nel suo carattere perciò vi assicuro che in futuro accadrà qualche bella sorpresa... non dico altro, il resto verrà pian piano! Ih ih ih ih...

E adesso un grazie enorme a tutti quanti! Ragazzi dovrei fare un monumento ad ognuno di voi, siete stati così gentili a mandarmi tutte quelle recensioni, che sono salita al settimo cielo! Wow, mai così tante per un capitolo, davvero grazie!!!^___^

Oryenh: Non fa niente se non mi hai recensito prima questa storia, perché anzi ti sei ben rifatta con quei due bei commenti che mi hai mandato!^.- Allora, vedo che già dall'inizio hai centrato il problema... ma non ti dico quale, è più divertente se lo scopri da sola! Eh eh (me bastarda nell'animo). Quanto a Draco... di botte ne avrà avute abbastanza da Luna, Lady e Marcycas, quindi ti posso assicurare che giustizia è stata fatta! E poi questa volta si è fatto anche perdonare, no? Un bacio

Goten: spero ardentemente anch'io che Pansy faccia quella fine, ma cmq nel frattempo ci penserà Ginny a darle pan per focaccia!Draco le idee chiare non ce le ha proprio! Ma il suo comportamento ha un perché, te lo garantisco! ^.-

_Kristel_: Eh eh eh... Pansy non la sopporta proprio nessuno, eh? (Nemmeno io, cmq -.-) Dopo questo capitolo, poi...

MoonLilith: Ti ringrazio molto per i complimenti! In effetto Jane Eyre è uno dei miei libri preferiti!

Meimi: ed eccone un altro di aggiornamento! Spero che questo sia ancora più ricco di sorprese!

Enika: Beh sì, Draco sa farlo proprio bene, l'antipatico... però questa volta si è fatto perdonare, visto che ha consolato la nostra Ginny! Eh eh...

Senda: ti ringrazio molto sia per i complimenti che per le critiche!^.- Fa sempre bene ricevere consigli, però devo chiederti un favore: ho riguardato molto i miei capitoli, cercando i punti in cui mi ripetevo, ma non ho ben capito se ti riferisci ad alcune frasi in particolare o a certe parole. Mi piacerebbe molto che mi spiegassi meglio, davvero! Quanto alla velocità negli aggiornamenti, mi dispiace davvero tanto, ma sto scrivendo tre storie contemporaneamente, per non parlare delle one-shot che ogni tanto mi vengono in testa e che butto giù prima di dimenticarle. Se poi si aggiunge il fatto che l'università che frequento mi porta via praticamente metà e a volte tutto il giorno, potrai capire che mi è materialmente impossibile aggiornare più presto. Spero vorrai scusarmi e continuerai a seguirmi. Un bacio

Malesia: Grazie come sempre!^___^ Lo so che il capitolo è finito male, per questo motivo questa volta vi ho regalato una conclusione più decente. Spero vi sia piaciuta!

PiccolaVivy: ringrazio tanto anche te per i complimenti... non immaginavo che una mia storia potesse avere l'effetto di una droga, eh eh... un bacio

Marcycas - The Lady of Darkness: Whahahahahahahahahaha! (Ryta si rotola per terra senza più fiato) Oddio... bwhahahahahahahaha! Non ci credo, siete fantastiche! Eh eh (strascichi di ridarella)... mhm... allora, riprendiamoci! Adoro queste recensioni, mi fanno sempre morire! Molti si chiedono dove sia la moglie pazza, ma è inutile che vi facciate queste domande! Ricordate che vi ho detto? Questa storia non prende alla lettera quella originale, perciò qualche sorpresa ci sarà sempre! Già da questo capitolo se ne hanno i primi avvertimenti... non avete capito? Fa lo stesso, vi assicuro che è meglio la sorpresa!^.- Ah, avete visto? La conversazione tra Draco e Ginny è andata bene alla fine, quindi potete tirare un sospiro di sollievo! Due baci

Luna Malfoy: whuawhuawuhawuhawuhawuhawuha... aiut-... ahahahahahaha! Non respir- biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip! (Dalla porta della camera di Ryta compaiono due dottori in stile ER che la rianimano prima che muoia soffocata. Quando Ryta si riprende, caccia via i dottori e riprende a rispondere alle recensioni.) Allora, basta ridere. Dopotutto è Ginny quella con le crisi respiratorie, mica io! Allora eh eh eh... no! Basta! Dunque... dov'eravamo rimasti? Ah, ti perdono per non aver recensito! (Frase solenne) Ok, adesso passiamo alle cose serie (anche se non mi sembra che questa risposta ne abbia mai avute -.-)... ti ringrazio per le pulci nell'orecchio, come vedi ce ne sono già tante. Tu continua a mandarle, visto che sai taaaaante cose di questa storia. (Luna inghiotte il vuoto quando lo sguardo omicida dei lettori si sposta su di lei) E Draco questa volta è salvo? (Lo chiedo a tutte e tre le assassine, si è salvato dalla pena capitale? Io spero di sì, perché mi serve ancora un po'! Ih ih ih...) Un bacione anche a te, ciccia!

Hermione: certo, Pansy è stata proprio una gran bastarda, però c'è da dire che in questo modo, Ginny si è fatta consolare da Draco (e dimmi se è poco!^.-) e Vivian ha tirato fuori tutta la sua faccia tosta da Malfoy ed è passata al contrattacco! Prevedo tempi duri per la povera Parkinson!

Serena: E lo sai che per me è proprio Spike l'unico che può impersonare Draco da adulto? Concordo pienamente con te, e chissà se prima o poi con l'aiuto di Luna non riuscirò a fare le locandine di questa storia. E ovviamente il volto del bel biondino sarà quello di Spike!^.- La storia della mamma si scoprirà molto più in là, nel frattempo attenta ad alcuni particolari, saranno importanti in futuro!

Aira: Sono contenta che sei riuscita a risolvere quel problema. Anch'io ci sono passata all'inizio e poi una mia grande amica mi ha dato una mano e alla fine ho imparato qualcosa... cmq effettivamente non sopporto la coppia Harry/Cho, e ti prometto che appena ho un secondo di tempo vado a scaricarmi la tua storia! Un bacio

Lely77: ^///^ Grazie infinite! I tuoi complimenti mi hanno davvero fatto arrossire! Se devo essere sincera più volte avevo pensato di scrivere una storia originale, ma fino ad adesso non mi sono mai reputata ancora abbastanza brava per poterlo fare. Qualche idea cmq ce l'ho e penso che prima o poi le butterò giù. Cmq ti ringrazio per l'incoraggiamento, mi ha fatto molto piacere!

Castalia: Eh eh, l'idea dalla padella è proprio ottima... chissà se prima o poi non mi viene in mente qualcosa (Draco inghiotte il vuoto toccandosi il bernoccolo che gli ha procurato Castalia) Scherzi a parte, la storia del matrimonio vi ha scioccato davvero molto! Continuate a leggere e vedrete che accadrà, vi dico solo questo! Un bacio

Florinda: ma se non vi lascio con il fiato sospeso poi, che gusto c'è? Scherzo, spero cmq che questo capitolo sia piaciuto, dopotutto un po' finisce bene!

Lollo: mi dispiace ma come ho detto più di una volta ho sempre poco tempo per scrivere, cmq non ti preoccupare, prima o poi i miei aggiornamenti ci sono sempre! (prima o poi NdDracoInsinuatore Sdeng! NdMartelloSullaTestaDiDraco)

Ce l'ho fatta! Rispondere ai vostri commenti è faticoso, ma vi assicuro che per me è la parte più bella e divertente! Mi raccomando, continuare a recensire, ne sarei felicissima!^___^

Ah, un ultimo avviso... vi ricordo che ho scritto una one-shot dedicata alla coppia Draco/Ginny, 'Andò per scottare', se vi va e non l'avete letta, dateci un'occhiata!

Con questo vi saluto e vi mando un bacio! Ah, e un grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, anche se non la commentano.

Ryta Holmes

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

CAPITOLO 7

Da quella famosa sera, in cui Draco aveva mostrato un altro lato nascosto del suo carattere, erano trascorsi quasi otto giorni. 

Ginny anche questa volta aveva preso alla lettera il consiglio di Malfoy e aveva preso a comportarsi con i suoi amici in maniera più aperta.

Rispondeva a tono alla Parkinson, ben attenta a celare ogni cattiveria dietro una falsissima cordialità, e chiacchierava con i maghi e le streghe che non avevano nessun problema ad avvicinarla.

Quando poi si era sparsa la voce che Ginny fosse stata un'Auror e che aveva combattuto in prima linea durante la Seconda Guerra, molti avevano preso a trattarla diversamente... quasi con più cordialità.

I più giovani erano quelli più affabili. Le era capitato qualche volta che raccontasse qualche episodio della sua vita nell'Ordine della Fenice o che esprimesse le sue opinioni, senza esitare, sugli argomenti che giornalmente venivano portati nella discussione.

Malfoy aveva disposto anche che sia lei che Vivian partecipassero ai pasti. E la bambina ovviamente ne era felicissima, al contrario di Ginevra, che a volte desiderava realmente un po' di tranquillità.

Il problema era che stare in compagnia degli amici di Malfoy equivaleva a non abbassare mai la guardia. Prima di tutto perché la Parkinson aveva la cattiveria per lei sempre pronta, e poi perché aveva più volte sospettato che quella compagnia non fosse del tutto indifferente a qualche legame con le Arti Oscure.

Dopotutto erano tutte famiglie di Purosangue, cognomi che più di una volta Ginny aveva sentito nominare tra i Mangiamorte e che all'epoca della scuola avevano con orgoglio fatto parte della casata dei Serpeverde. Non si sarebbe stupita se avesse scoperto che qualcuno di essi avesse collaborato con Lord Voldemort al tempo della guerra e che fosse riuscito a farla franca e a passare inosservato.

Soprattutto tra i maghi più vecchi serpeggiava quel dubbio, mentre i più giovani si limitavano solo a ribadire i concetti di purezza di razza e di ricchezza dei nobili casati a cui appartenevano.

Comunque Ginny aveva cercato di non mostrarsi sospettosa ed esibendo brillantemente un comportamento sempre educato ed impeccabile era riuscita a farsi rispettare da gran parte del gruppo.

Da come aveva notato la prima sera, la comitiva non faceva poi molto durante la giornata. Si parlava, si scherzava, si trattavano argomenti di lavoro, al limite si faceva qualche partita a Quidditch o a scacchi o a qualche altro gioco da maghi, ma in sostanza secondo Ginny si sprecava la vita senza motivo.

Certe sere avrebbe preferito giocare assieme a Vivian nell'Ingresso del Maniero, come faceva prima del ritorno di Malfoy, piuttosto che far compagnia agli amici del padrone di casa. Anche la piccola a poco a poco si era stancata di quelle persone e spesso finiva per sedersi al fianco di Ginevra per leggere un libro o la pregava con insistenza perché giocasse con lei a Sparaschiocco o a scacchi.

Ginny acconsentiva di buon grado, annoiata come la piccola e insieme capitava che finivano per estraniarsi, chiudendosi in un mondo tutto loro dove agli altri non era permesso di entrare.

Altre volte invece, era Blaise che riusciva a portare una ventata di allegria in quelle noiose serate. Nonostante quelle fastidiose scompigliate ai capelli che riservava sempre a Vivian, era riuscito ad entrare in sintonia con la bambina e anche con Ginny. La donna si era resa conto di aver ritrovato il vecchio amico con cui chiacchierava e si confidava al tempo dell'addestramento per Auror e questo le aveva fatto più che piacere.

Soprattutto da quando si era resa conto che Malfoy le parlava sempre meno e che appariva sempre più strano.

Lo aveva osservato molto. Delle volte appariva tranquillo e rilassato, altre sembrava nervoso per chissà cosa e se la prendeva con tutti. Sfoggiava un sorriso strafottente e magari se ne usciva con qualche cattiveria su chissà chi come se volesse far del male a tutti quelli gli capitavano a tiro.

Dopo molte congetture, Ginny aveva rinunciato a capirlo. L'unica cosa chiara era che avesse qualche serio problema che lo affliggeva, ma che ovviamente non voleva rivelare a nessuno. Nemmeno a Blaise, visto che anche lui si chiedeva spesso cosa fosse successo al cugino.

Una sera, Ginny lo aveva beccato per caso nel frutteto del maniero. Era un lungo viale abbastanza largo, costeggiato da ampie aiuole in cui crescevano floridi alberi da frutto. Ce ne erano di ogni tipo e in quel periodo dell'anno, erano decisamente splendidi, con i loro fiori colorati e le gemme che indicavano l'inizio della primavera.

Era completamente buio, ma la lieve luce della luna rischiarava il sentiero, dando a quel luogo qualcosa di magico e di misterioso. Ginny adorava quel posto, lo aveva scoperto da quando Draco le aveva vietato di andarsene a spasso per il secondo piano del maniero e da allora era diventata la sua meta preferita. Riusciva sempre a trasmetterle tranquillità ogni volta che percorreva quel viale. 

Dopo aver accompagnato Vivian a letto, non avendo nessuna voglia di tornare in Salotto assieme agli amici di Malfoy, aveva deciso di andare a fare una passeggiata e per caso si era imbattuta proprio nel padrone di casa.

Era seduto su una panchina di marmo, la testa bassa e le braccia che reggevano la fronte. Aveva un'aria tormentata, pensò Ginny in un primo momento, mentre aveva sentito l'istinto di avvicinarsi.

"Malfoy... tutto bene?" gli aveva chiesto cercando di non mostrarsi troppo preoccupata.

L'uomo era sussultato quando aveva sentito la voce della strega, e aveva alzato il capo sorpreso.

Ginny aveva notato che la sua fronte era imperlata di sudore e che la sua espressione era tesa. Non le era parso così quando quella sera lo aveva intravisto in Salotto, ma poi si chiese quando era sparito dalla stanza e non lo aveva visto più.

Draco abbassò nuovamente il capo e sbuffò seccato. "Sì, Weasley, sto bene. Ora puoi anche andartene." replicò con voce autoritaria.

"Che gentilezza, Malfoy! Ti ho solo chiesto come stavi, non un aumento di stipendio." rispose acida la rossa, incrociando le braccia e guardandolo torva.

Il biondino appoggiò la schiena contro il marmo della panchina e mostrò un'espressione maligna. "Non sono fatti che ti riguardano, Weasley, non sei la mia balia."

Ginny ignorò la battuta e lo fissò preoccupata, avvicinandosi a lui di un altro passo. "Ha... ha per caso a che fare con... Vivian?" chiese titubante.

"Non nominare quella mocciosa, Weasley... mi infastidisce." replicò secco, lasciando Ginevra sconvolta.

"Ma... ma che stai dicendo...? E' di tua figlia che stai parlando!" gli fece notare immediatamente con un tono più che scioccato. Che cosa gli era preso per uscirsene con quelle parole così crudeli?

Draco sembrò scuotersi e tornare in sé. Il suo sguardo si fissò un attimo su Ginny e apparve colpevole. "Giusto... é mia figlia..." mormorò. Si alzò in piedi e si passò un mano tra i capelli per riprendere contegno. "Ci vediamo in Salotto con gli altri Weasley... ora devo andare..."

Si allontanò lasciandola dubbiosa e allibita. Chi altro era quel Draco Malfoy che aveva visto seduto su quella panchina? Un'altra parte di lui che nessuno conosceva? Che significato aveva quell'espressione combattuta e quale quelle parole maligne contro il suo stesso sangue?

Una forte preoccupazione si impadronì di lei. Forse non era tutto sistemato come aveva pensato qualche tempo prima.

*

Il mattino dopo aveva fatto una gran fatica a fare lezione a Vivian.

Dopo quello a cui aveva assistito, non era riuscita in alcun modo a chiudere occhio. Si era rigirata nel letto chiedendosi il perché di quel comportamento, ma mai le era venuta in mente una possibile e plausibile soluzione.

Quella sera, dopo aver girovagato ancora per il frutteto, era tornata in Salotto e vi aveva trovato Malfoy che conversava amabilmente con dei suoi amici, come se non fosse accaduto nulla. Lo aveva visto sorridere e fare qualche battuta e non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno quando Pansy se n'era uscita con qualcosa come 'Cos'ha da guardare la Weasley? E' invidiosa del mio futuro marito?', che Ginny non aveva nemmeno ascoltato.

E quella mattina le ci erano volute abbondanti dosi di trucco per poter nascondere quelle orribili occhiaie e almeno quattro caffè per poter avere la mente abbastanza lucida per svolgere i suoi doveri di insegnante.

Fortunatamente Vivian non fu attenta come al solito. Aveva infatti saputo dalla cuoca, che molto probabilmente a giorni avrebbero organizzato un ballo per gli ospiti a cui ovviamente, la piccola sognava di partecipare.

Ginny era così stanca che non ci aveva fatto caso più di tanto, e quando dopo pranzo era riuscita finalmente a trovare un momento di tranquillità, era uscita nei giardini per godere del caldo sole primaverile, seduta comodamente su un'altalena a due posti, magari anche con l'intento di sonnecchiare serena.

Pensava che nessuno, nel luogo appartato che aveva scelto, avesse potuto disturbarla, e invece sentì chiaramente il rumore di alcuni passi che si avvicinavano e aprì gli occhi incuriosita, chiedendosi chi fosse.

"Ciao." fece la voce tranquilla di Blaise.

Cercando di non mostrare lo scontento per l'intrusione, abbozzò un sorriso e si passò una mano tra la chioma fulva per rassettarli.

"Ciao... che ci fai da queste parti?"

"Ogni tanto vengo qui per rilassarmi... Draco e i nostri amici sono impegnati in una noiosissima partita a criket... sono scappato prima che potessero chiedermi di giocare..." spiegò storcendo la bocca al pensiero.

Ginny ridacchiò. "Non ti piace proprio il criket a quanto vedo..."

Zabini si sedette al sua fianco e fece dondolare lentamente l'altalena. "E poi volevo parlarti un po'... mi sei sembrata strana oggi, a pranzo." la guardò fisso negli occhi e mostrò un'aria preoccupata. "Non avrai avuto ancora problemi con mio cugino spero..."

La ragazza accennò un sorriso, sentendosi lusingata per quell'interessamento. "Ti ringrazio, ma la verità è che sono un po' stanca... avevo qualche pensiero per la testa e non ho dormito..." fece un grosso e stanco sbadiglio, portandosi la mano alla bocca per nasconderlo. "Per non parlare di quel fastidiosissimo fantasma... ha la brutta abitudine di ridere proprio sopra la mia stanza, non lo sopporto più!"

"Ridere?" fece Blaise sorpreso, allargando gli occhi blu e mostrando meglio quelle particolari sfumature pervinca. 

Ginny annuì. "Sì... una volta ho fatto un brutto incontro con lui... ce l'avrà con me, forse..." spiegò con calma, posando poi la testa sul morbido cuscino per rilassarsi.

"E' per questo che speravo di riposarmi un po', questo pomeriggio..."

L'uomo non rispose. Restò in silenzio immerso in chissà quali pensieri mentre Ginny abbandonò la mente stanca, chiudendo gli occhi.

"Comunque è vero..." aggiunse poco dopo, sentendosi libera di confidarsi con l'amico. "Ho avuto una piccola discussione con Malfoy ieri sera... e tutto perché mi sembrava un po' strano..."

Blaise sembrò tornare sulla terra, voltando il capo sorpreso. Dopo aver registrato le parole della rossa, fece un lungo sospiro, accomodandosi anch'egli sullo schienale. "Allora non me n'ero accorto solo io... forse gli altri non se ne rendono conto, ma a volte... non lo so... non mi convince il suo modo di fare... sembra che nasconda qualcosa..."

"Già..." disse soltanto Ginevra. Non aggiunsero altro. Lei richiuse nuovamente gli occhi e si fece prendere da un lieve torpore, mentre lui restò a fissare il vuoto, volando lontano con la mente e lasciando che solo il frusciare delle foglie sugli alberi e il cinguettio degli uccelli, riempisse quell'aria primaverile.

*

Ben presto la notizia del ballo si fece più sicura.

Vivian era stata la prima ad avvisare Ginny, una mattina di cinque giorni dopo. Era entrata nello studio con un sorriso che faceva il giro della faccia e aveva gridato tutta contenta che di lì a due giorni si sarebbe tenuto un ballo serale per intrattenere gli ospiti di Malfoy.

Ginevra non accolse la notizia come la bambina. Certo, da una parte aveva sempre sognato di poter partecipare ad un simile evento e l'occasione che le capitava la eccitava parecchio, ma dall'altra parte vi erano diversi piccoli motivi per cui più di una volta si era detta che sarebbe stato meglio starsene chiusa in camera, quella sera.

In primis perché non avrebbe avuto un cavaliere. O per lo meno quello che lei avrebbe desiderato. La notte prima del ballo aveva sognato di ballare assieme a Malfoy e il giorno dopo non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per metà mattinata, finché lui non aveva detto una cattiveria verso di lei e presa dalla rabbia, si era decisa a rispondergli a tono.

Altro problema era che si sarebbe certamente sentita fuori posto. Vedere sicuramente Malfoy ballare con quell'oca della Parkinson le avrebbe fatto sicuramente male, e senza contare che non aveva la minima idea di come vestirsi. Di certo non con il solito vestitino azzurro che ormai indossava una sera sì e l'altra pure.

Già doveva sorbirsi le critiche continue di Pansy... avrebbe dovuto ascoltarle anche quella sera?

In poche parole il suo sogno si sarebbe rivelato un incubo, così aveva iniziato a ponderare bene la cosa e pensare bene se fosse il caso di rinunciare.

Ma poi era arrivata la sorpresa. Malfoy le aveva recapitato un bigliettino molto sintetico, nel quale le ordinava di portare Vivian a Londra, per scegliere un abito adatto all'occasione.

Andate a Diagon Alley da Madama McClain e scegli un abito per Vivian. Dato che anche tu dovrai partecipare al ballo, trovane uno anche per te. Se non lo farai, sarai costretta ad indossarne uno scelto da me, quindi non pensare di rinunciare. Ti ho dato soldi abbastanza per permettervi quello che volete.

"Agli ordini, padrone..." aveva rispose lei acidamente, fissando il bigliettino con rabbia.

Sempre quel tono come se impartisse ordini ai suoi elfi domestici. Dannato lui e la sua aria boriosa! E dannata lei che si era innamorata di un tipo simile!

Vivian, ovviamente aveva accolto la notizia felicemente. Aveva buttato giù dal letto Ginny all'alba del giorno del ballo, perché potessero andare a Diagon Alley.

Per la donna in fin dei conti non era stato un gran peso, visto che aveva deciso che avrebbe fatto visitare alla bambina la famosa via magica di Londra e le avrebbe mostrato tutte le bellezze e le stranezze di quel posto.

Persero molto tempo da Madama McClain. Vivian era stata indecisa tra un abito molto sfarzoso pieno di trine e merletti che a Ginny fecero accapponare la pelle ed uno di un azzurro tenue, non molto elaborato e di ottima fattura. Lungo fino al ginocchio, aveva sul davanti delle strane pieghe che partivano dal collo a barca e arrivavano alla cintina di seta e poi si aprivano sulla gonna ondeggiante e svasata. Le manichine erano a tre quarti, strette all'estremità e larghe dalla spalla in giù.

La scelta dell'abito di Ginny invece, era caduta su un elegante vestito verde scuro, dal tessuto di seta cangiante in riflessi rossicci e dorati. Lasciava le sue spalle e le braccia lattee scoperte, e dalla vita in giù seguiva le sue forme perfette fino a svasarsi leggermente all'altezza del ginocchio e scendere più largo fin quasi a terra. Il corpetto era molto semplice e il tutto era corredato da un raffinato scialle in tulle dello stesso colore dell'abito da portare sulle braccia o sulle spalle.

Non aveva voluto sapere quanto costasse quell'abito, perché quando le mostrarono il conto complessivo, a cui erano state aggiunte anche due paia di scarpe e dei graziosi gioielli per completare l'opera, per poco non mancò che le prendesse uno choc anafilattico. Si chiese come diavolo facesse Malfoy a permettersi tutto quel lusso e a pagare così tanto dei vestiti, quando lei con quella stessa cifra, avrebbe vissuto per un mese intero.

Dopo aver fatto un giro turistico di Diagon Alley, aver ammirato le vetrine dei negozi, aver comprato qualche nuovo libro al Ghirigoro e aver assaggiato il famoso gelato di Floran Fortebraccio, decisero di tornare al Maniero nel pomeriggio, giusto per avere il tempo di prepararsi a dovere.

A dir la verità l'idea era venuta a Vivian. Era stupefacente, come quella bambina avesse in corpo, senza rendersene conto i geni della perfetta nobil donna. Certamente doveva averli ereditati da suo padre, non dalla quella perfida assassina che era stata sua madre.

Tornarono così a casa, nonostante Ginny si sentisse sempre meno convinta di partecipare a quel ballo. Per quanto le riguardava, avrebbe anche potuto provare a barricarsi in camera con qualche incantesimo potente, in modo che Malfoy non riuscisse a recuperarla e a portarla di forza nella sala da ballo, ma c'era da contare anche che aveva speso una barca di soldi per quell'abito, e nonostante non pensasse a Malfoy come ad un uomo molto tirchio, come minimo si disse che avrebbe dovuto fargli il favore di indossarlo.

Così era iniziata una lunga permanenza nella sua stanza per poter apparire decente e magari strappare qualche ballo durante la serata, da parte di qualche mago ospite.

Non aveva più avuto modo di parlare molto con Blaise in quei giorni, perciò non sapeva nemmeno se lui avesse mai voluto essere il suo cavaliere.

Nonostante il pensiero di dover fare da tappezzeria per tutta la serata, si fece un bel bagno, lavò accuratamente i capelli e indossò il famoso abito, con un'attenzione snervante.

Truccò il viso in modo non molto appariscente e poi si occupò della sua capigliatura fulva. La arricciò con qualche sapiente incantesimo e fermò i ciuffi in alto, con un fermaglio allungato e su cui vi erano dei graziosi fiori in ferro battuto. Lasciò che alcuni sfuggissero scompostamente fino alle spalle e che gli altri ricadessero morbidamente dal fermaglio in una deliziosa cascata di fiamme.

Era ormai giusta l'ora fatidica, quando terminò di dare qualche accorgimento, anche a Vivian e di sistemare ciò che aveva lasciato fuori posto.

Si guardò allo specchio un'ultima volta, pensando di non essere la stessa persona che si rifletteva e che quella doveva essere un suo clone che aveva rinchiuso la vera Ginny da qualche parte in quel maniero, e trattenendo nervosamente la bambina per mano, si avviò nella Sala da Ballo.

La musica era già alta, quando attraversò il salotto e varcò la grande e trionfale soglia di quella grande sala delle feste e proprio come aveva immaginato le volte precedenti in cui aveva avuto occasione di vederla, tutta illuminata e sistemata, aveva un aspetto da favola.

"Che bella! Non l'avevo mai vista così!" esclamò la piccola, con il viso completamente rivolto al soffitto a cupola e gli occhi che vagavano eccitati da una parte all'altra.

"Hai ragione... è splendida..." concordò la donna, osservando tutto con stupore.

Notò che alcuni ospiti erano già arrivati e conversavano con Draco, che sedeva compostamente su uno dei divanetti che circondavano la sala.

In un angolo erano stati preparati dei tavoli con i rinfreschi e la cuoca aiutata da alcuni inservienti che erano stati assunti quando gli ospiti del padrone di casa erano arrivati, attendevano tranquillamente le richieste degli invitati.

Non vide Rachele, ma immaginò che si fosse rintanata in camera per rilassarsi dopo le innumerevoli fatiche. Quello che avrebbe dovuto fare lei, si disse, quando fece il suo ingresso Pansy con le sue amiche.

Prese posto su uno dei divani non molto distante dal tavolo dove si trovava la cuoca, già pensando che più tardi avrebbe potuto fare un paio di chiacchiere se si fosse trovata a far da tappezzeria.

Vivian si precipitò a salutare suo padre e a mostrargli con eleganza l'abito che portava e la splendida pettinatura che Ginny le aveva fatto.

Vide Draco sorridere e carezzare la guancia della figlia, mentre i maghi che erano con lui fecero qualche complimento alla piccola come se si trattasse di una cara nipotina.

Sorrise osservando quel gesto e per un attimo arrossì quando il biondino alzò lo sguardo per incrociare il suo. Aveva un'aria seria, ma Ginny distolse immediatamente gli occhi, così che non poté capire che significato avesse quella sua espressione.

Vivian tornò da lei dopo il saluto, ma ben presto fu richiamata ancora da alcune streghe più anziane e così la rossa si ritrovò nuovamente sola.

Le danze si aprirono, molti cavalieri cercarono le loro dame, altri si dedicarono al rinfresco, ma nessuno si accorse di lei. Ginny restò seduta, proprio come aveva previsto, a guardare quella festa, come se fosse entrata in un Pensatoio.

Cercò con lo sguardo Blaise, ma si accorse che danzava con una giovane e graziosa strega bionda, con cui aveva più volte scambiato qualche chiacchiera. Sospirò.

Addio unica speranza di ballare, questa sera...

Osservò ancora con una certa noia, le altre coppie che si muovevano a ritmi di valzer e ballate antiche e moderne, suonate da un'orchestra invisibile, e si accorse che sulla pista mancava proprio quella che a lei sarebbe più interessata.

Scorse infatti, Malfoy intento a discutere con gli stessi maghi con cui lo aveva trovato appena arrivata e Pansy invece... dov'era finita quell'oca?

"Guarda, guarda... questa sera, la tappezzeria ha anche le lentiggini!"

La sua odiosissima voce le arrivò di fianco, facendola rabbrividire. Prese un forte respiro e una dose di coraggio per rispondere a tono alla stupida e si voltò mostrandosi sicura.

Vacillò per un secondo, quando la vide così vicina e così bella davanti a lei. Indossava uno splendido abito finemente lavorato con degli stranissimi ricami d'oro, di color rosso scuro. Imponente come lei, come il suo sguardo e come la sua complicatissimi acconciatura che la faceva apparire una regina.

Non poté fare a meno di sentirsi piccola a insignificante con quell'abitino che aveva considerato fino ad un attimo prima, costosissimo. 

"Mi pare di non essere l'unica, che aspetta un cavaliere." replicò comunque, incrociando le braccia e facendosi coraggio mentalmente.

Vide la Parkinson irrigidirsi appena, dopo le sue parole, ma non sembrava pronta ad arrendersi così facilmente. "Oh, ma io per lo meno ce l'ho un cavaliere... sai com'è, la differenza è determinante."

Determinante per spaccarti la faccia, sicuro... pensò la rossa, fingendo un sorriso.

"Preferisco restarmene qui seduta, che essere considerata meno importante dal mio cavaliere." ribatté serafica, lanciando appena uno sguardo a Malfoy dall'altra parte della sala.

A Ginny sembrò che la donna prima o poi sarebbe esplosa, per quanto divenne rossa dalla rabbia. Di certo sarebbe stato un vero spettacolo, ma poi la festa sarebbe finita e di certo Malfoy se la sarebbe presa con lei.

Mentre pensava che forse stesse iniziando a parlare a vanvera, non si accorse dell'aria maligna che aveva assunto l'espressione di Pansy.

"Sai pezzente? La differenza tra noi è che io sposerò Draco, mentre tu al massimo potrai restartene qui seduta ad osservarlo per il resto della tua vita."

Ginny restò senza fiato. Possibile che se ne fosse accorta? Eppure era stata attentissima, faceva sempre finta di niente... certo, qualche volta si era ritrovata a fissarlo, ma era per capire cosa avesse... sì ok, anche perché sentiva qualcosa per lui, però...

"Ginny." si sentì chiamare da una voce che mai aveva sentito così amica.

Si voltò di scatto, ringraziando mentalmente Blaise per la coincidenza con cui era arrivato alle sue spalle, salvandola dalle insinuazioni della Parkinson.

Zabini le si avvicinò sorridente e le posò una mano sulla spalla. "Mi concederesti il prossimo ballo?" le chiese con aria solenne.

Ginevra annuì ancora confusa, ma mentre si alzava in piedi, prese coraggio per parlare. "Scusami, Parkinson, ma ho di meglio da fare, che dare retta alle tue stupidaggini." rispose con voce atona, senza nemmeno guardarla in faccia.

Seguì Blaise al centro della pista, mentre ancora le parole di quella fattucchiera le vorticavano in mente.

"Tutto bene?" le chiese il biondo, guardandola con aria preoccupata.

Ginny si accorse che aveva iniziato a muoversi a passo di danza senza rendersene conto. "Cosa?... S-sì... sì... è solo che... niente, tranquillo... colpa della Parkinson!" lo rassicurò abbozzando un sorriso e dandogli una pacca sulla spalla con la mano che era vi posata sopra. 

"Non c'entrerà per caso quello che ha detto prima?" provò lui, già conoscendo la risposta.

La rossa arrossì imbarazzata e balbettò confusa. "M-ma... ma..." sospirò abbassando il capo sconfitta. "Sì... è per quello... e adesso dammi della stupida idiota, tanto lo so già."

Blaise alzò gli occhi al cielo con aria pensierosa e ironica allo stesso tempo. "Mh... beh, direi che ti sei scelta un uomo impossibile... non è stata una mossa astuta..."

"Certo che non lo è stata!" esclamò lei piccata. "Credi che lo abbia fatto apposta? Quello è Malfoy accidenti, l'ho odiato per una vita e più di una volta ho sognato di farlo fuori, è ovvio che sono stata una cretina!"

Zabini rise divertito. "In amore non esiste la ragione, dovresti saperlo..."

La donna non rispose, continuò a ballare in silenzio, volgendo lo sguardo oltre la spalla dell'amico. Aveva ragione su tutti i fronti... dopotutto più volte si era chiesta se avesse smesso di pensare da quando era entrata in quella casa.

Alzò il capo di scatto, quando notò a pochi metri di distanza, una nuova coppia che aveva iniziato a ballare.

"No... ti prego..." mormorò chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore.

Blaise dapprima la guardò sorpreso, poi volgendo il capo nella direzione in cui tentava di non guardare la ragazza, comprese il motivo di quella reazione.

Draco aveva inviato Pansy a ballare con lui e adesso volteggiavano sapientemente al centro della sala.

"Ma che gli prende... fino ad un attimo fa, era tutto impegnato in discorsi di lavoro..." pensò ad alta voce, guardando i due stupito. Scosse il capo tornando a guardare Ginny, che adesso ballava ad occhi chiusi.

"Lasciali perdere, Ginny... pensa al tuo cavaliere adesso."

La donna aprì gli occhi per incrociare quelli dell'amico. Gli sorrise grata, guardando la sua espressione dolce. "D'accordo... tanto lo sapevo che prima o poi sarebbe successo..." spiegò con un tono non molto entusiasta, posando la testa sulla spalla di Zabini.

Faceva male, ma era la dura realtà. E lei aveva sempre fatto affidamento su quella per non illudersi come una sciocca. Si impose di non pensarci e anzi, decise di cambiare argomento.

"Adesso che ci penso..." alzò gli occhi azzurri e li incrociò con quelli incuriositi di Blaise. "Carina quella strega con cui ballavi." fece notare, dando anche una nota di malizia all'intonazione della voce.

Sapeva che Zabini non era tipo da imbarazzarsi... in questo e in altri atteggiamenti assomigliava in maniera assurda a suo cugino. No... ancora lui in testa... non doveva pensarci.

"Sì... è diversa dalle altre." rispose infatti l'uomo, con un sorriso tranquillo.

"Hai ragione, è simpatica e anche molto carina... non posso darti che un bell'in bocca al lupo e augurarti che ti vada bene!"

La musica si fermò proprio in quel momento, così che Ginny, approfittando della presa dell'uomo che si era allentata, arretrò di qualche passo.

"Vai dalla tua dama adesso, e grazie!" aggiunse con un tono allegro.

Blaise le si avvicinò di nuovo e si accostò al suo orecchio. "Lo auguro anche a te." soffiò deciso, lasciando spiazzata la ragazza.

Ginny lo vide allontanarsi e raggiungere la biondina che sarebbe stata la sua dama per tutto il resto della sera e sospirò rassegnata.

Quelle parole... le aveva dette per rincuorarla, non c'erano dubbi... dopotutto era ovvio che non sarebbe mai successo niente di niente.

Notò i grandi finestroni che davano sul giardino, aperti, e decise di riprendere fiato in tutta tranquillità dove certamente sarebbe passata inosservata.

Uscì godendo del fresco primaverile e della splendida serata illuminata dalla luna quasi piena. Camminò un po' per aumentare la distanza dalla Sala da Ballo e si fermò davanti ad una delle tante fontane che circondavano il maniero. Raffigurava delle creature marine simili alle Sirene che abitavano il lago davanti ad Hogwarts e che reggevano delle strane ed elaborate brocche dalle quali sgorgavano allegri zampilli d'acqua. 

Imponente ma spettacolare... si disse, osservandola. Da lontano le arrivarono le note della nuova musica che era stata avviata.

Chiuse gli occhi cercando di tranquillizzare il suo animo in subbuglio. Che situazione assurda, lei piccola insegnante squattrinata che viveva in quel grande maniero, che indossava abiti elegantissimi e che era innamorata del padrone di casa. Nemmeno nei libri si potevano leggere storie simili!

"Deve essere un tuo vizio questo."

Sussultò sentendo quelle poche parole pronunciate da quella bocca arrogante che tante volte avrebbe voluto cucire nel vero senso della parole e tante altre baciare.

Si voltò sorpresa e gli mostrò un'aria scioccata, mentre i riccioli vermigli si scossero al movimento e ricaddero ai lati del viso scompostamente.

Malfoy dapprima restò in silenzio, restando ad osservarla alla luce lontana della sala da ballo unita a quella pallida della luna. Scosse poi il capo, abbassandolo per un secondo e tornando a guardarla con la sua solita aria canzonatoria.

"Dicevo... che deve essere un tuo vizio quello di andarti a nascondere qui fuori a metà serata."

Ginny, che non gli aveva staccato gli occhi di dosso da che lo aveva visto, distolse lo sguardo e lo puntò per terra al suo fianco.

"Ti sbagli, non mi nascondo... vengo qui solo per starmene un po' in pace, senza scocciatori." le ultime parole furono pronunciate con un tono che voleva includere anche lui.

Come diavolo poteva cercare di dimenticarlo se non la lasciava tranquilla nemmeno in quei momenti?

"Ti capisco..." disse invece Draco, ficcandosi le mani in tasca e muovendo qualche passo, guardandosi intorno. Ginny lo guardò stranita. "Questo posto è sempre stato ottimo per un po' di tranquillità." spiegò poi.

"A-anche il frutteto?" domandò senza pensarci la donna, che si diede poi della cretina per aver per l'ennesima volta parlato a vanvera.

Malfoy mostrò un sorriso enigmatico. "Sì... anche il frutteto." continuò come se nulla fosse.

"Mi sembra strano trovarti qui... credevo fossi impegnata a divertirti con mio cugino..." aggiunse con aria annoiata, dando uno sguardo alla fontana.

Ginny aprì e chiuse la bocca, non riuscendo a comprendere il significato di quell'affermazione. Che importava a lui come passava la serata e con chi?

"Blaise ha la sua dama... non te n'eri accorto? Ah, già... eri troppo impegnato con la tua cara Pansy per accorgertene!"

Regnò il silenzio dopo quelle parole. E Ginny per l'ennesima volta si diede della stupida per la sua insulsa uscita. Come se anche lei non avesse visto Draco parlare di lavoro con i suoi ospiti per tutta la serata.

Le note che riempivano l'aria fino a quel momento, si spensero lentamente e pochi secondi dopo ricominciarono con un valzer di un famoso compositore Babbano.

Ginny fissava gli alberi alla sua sinistra, quando si sentì prendere all'improvviso la mano e percepì il lieve tocco delle labbra di Draco sul dorso.

"M-ma... cosa..." biascicò sconvolta, osservando con gli occhi spalancati l'uomo impegnato a cingerle la vita e a sorreggerle il braccio in posizione da ballo.

"Mi sembra che tu sia in grado di ballare, no?" fece lui in risposta, con un'aria così naturale che Ginny fu tentata di prenderlo a schiaffi. Era tutto inutile, non riusciva proprio a capirlo! Era un vero mistero, quell'uomo!

Mosse i passi lentamente, poi con più maestria, facendosi guidare dallo stile impeccabile di Malfoy. Non era mai stata una grandissima ballerina, ma con lui come partner le sembrava di essere perfetta.

"Non c'è male... ma potresti fare di meglio..." sentenziò lui poco dopo. Ginny incrociò il suo sguardo arrossendo per la vicinanza, ma celando l'imbarazzo dietro un'aria stizzita.

"Mai contento, eh, Malfoy?"

"Che vuoi farci... mi piace la perfezione, Ginevra." rispose pacato lui, continuando a guidarla e muovendosi in piccoli cerchi tipici di quel tipo di ballo.

La donna chiuse gli occhi e abbassò il capo per non mostrare l'aria imbronciata e imbarazzata. Con che diritto ora la chiamava anche per nome?

"Comunque credevo peggio... e con quell'abito potrei anche prenderti per una bella donna." aggiunse lui seguitando tranquillamente a ballare e a schernirla con il suo solito ghigno stampato in volto.

"Ah... devo prenderlo come un complimento, oppure cercare di picchiarti perché non ti riesce mai di essere gentile?" lo rimbeccò mostrandosi seccata.

Draco si finse pensieroso. "Penso che devi prenderlo in entrambi i modi..."

"Ovvio. Che non si dica che ti sprechi in complimenti per una come me." ribatté con un tono che le uscì forse troppo amaro. Quando se ne rese conto il danno era fatto.

Malfoy restò in silenzio per qualche istante, ma Ginny non seppe mai a cosa stesse pensando perché non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo per vedere la sua espressione.

"Non mi sembra ci sia mai stato bisogno di parole." rispose lui, spingendola in avanti per farle fare una giravolta e fermarla davanti a lui nello stesso istante in cui si fermò la musica.

"Credo sia il momento di tornare in Sala... ho visto Vivian un po' stanca prima e penso ti stia cercando per andare a letto."

"S-sì... giusto..." mormorò confusa la donna, abbassando il capo.

"Grazie per il ballo, Ginevra... e buonanotte."

Si avviò per primo verso la sala, lasciando Ginny in preda ai sentimenti che l'avevano colta quando Draco aveva pronunciato quelle parole.

E si rese conto che ballare in un giardino, di notte, davanti ad una fontana e in completa solitudine con quell'uomo che si era scoperta di amare, era molto più affascinante e intenso del suo sogno di bambina che aveva realizzato senza che ne accorgesse Blaise, poco prima.

*

Se per ogni volta che si era messa a fissare il soffitto questo si fosse consumato un po', di certo si sarebbe trovata senza un tetto sulla testa.

Era come al solito in quel grande letto, avvolta dal lenzuolo e dalla coperta leggera come sempre di colore blu e fissava quello stramaledettissimo soffitto bianco e spoglio, senza riuscire ad addormentarsi.

Sbuffò per l'ennesima volta, quando il ricordo di quel ballo le tornò alla mente e un brivido di trepidazione le attraversò la schiena.

Aveva ballato assieme a Draco... aveva ballato con lui... le aveva fatto persino il baciamano e le aveva fatto capire qualcosa con quelle ultime parole...

O era stata solo una sua suggestione? Forse sì, forse ormai era impazzita completamente, quindi era ovvio che capisse tutt'altro e si costruisse illusioni...

Doveva dormire, non poteva restare sveglia ogni notte per pensare a lui e ai suoi inutili e disastrosi sentimenti. Se aveva ballato romanticamente con Malfoy, non significava che sarebbe dovuta restare con gli occhi spalancati ripensandoci come un'adolescente alla sua prima cotta!

Prese un forte respiro e si decise a rivolgere lo sguardo oltre la testata del letto. Se c'era una cosa che riusciva a calmarla era guardare i ritratti che aveva fatto tempo prima, in cui aveva raffigurato se stessa e Pansy Parkinson.

Ecco, è lei la sua futura moglie, Ginny! La vedi? Tu non hai speranze! Dimenticalo e mettiti immediatamente a dormire!!

Sbuffò, ignorando la fitta al cuore che le veniva ogni volta che faceva quei pensieri e si rilassò sul cuscino, chiudendo gli occhi.

Ok, forse c'era riuscita... adesso avrebbe smesso di pensare e il sonno l'avrebbe colta a momenti... tanto era anche stanca... solo un po'... ancora un attimo...

"Aaaahrg! No... no... Ha ha ha ha ha ha!"

Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere scioccata. 

Non poteva sbagliarsi, quello era un grido e veniva sopra la sua testa! E quella risata... era sempre la stessa, solo più intensa del normale... era il fantasma, quel rompiscatole che spesso si aggiungeva per negarle il sonno... ma il grido... la voce era diversa...

Si alzò in piedi indossando una vestaglia da camera e si avvicinò lentamente alla porta. Sentì voci e movimenti nel corridoio, così decise di uscire fuori portando con sé la bacchetta.

Non appena aprì la porta, vide uno degli amici di Malfoy, in un elegante camicia da notte e in ciabatte, passare davanti a lei con aria preoccupata e chiedere ai suoi compagni cosa fosse successo.

"Ho sentito un urlo terribile! E quella risata!" esclamò spaventata una delle streghe più giovani, aggrappandosi al braccio di una sua amica. Entrambe erano in vestaglia e cuffietta.

C'era una tale confusione in quel piano che Ginny non fu assolutamente notata, così le riuscì di osservare le reazioni degli ospiti e di notare la mancanza del padrone.

Si era appena chiesta dove diavolo fosse finito, che apparve dalla scalinata che portava al secondo piano. 

"State buoni signori, è stato solo un falso allarme... è il fantasma del maniero ed è particolarmente dispettoso!" si affrettò a rispondere, accompagnando per le spalle i maghi e le streghe che trovava al suo passaggio. Indossava la sua solita vestaglia nera, che frusciava elegantemente ad ogni movimento.

"M-ma Draco, è pericoloso?" chiese scioccamente Pansy avvicinandosi a lui e guardandolo spaventata. 

Ginny sbuffò divertita in silenzio, evitando di ricordare che anche lei aveva avuto paura di quello spettro una volta.

"E' solo un fantasma, Pansy, l'unica cosa che sa fare è ridere e gridare per infastidire gli ospiti..." si rivolse poi a tutto il gruppo, facendo vagare lo sguardo che si posò per una frazione di secondo su quello di Ginny. Ghignò con fare ironico. "Sapete come sono i Malfoy, no? Sempre al centro dell'attenzione!" scherzò.

Alcuni suoi amici risero, altri fecero qualche gesto di resa con le mani e tornarono stancamente nelle loro stanze. In pochi minuti il corridoio fu nuovamente silenzioso e buio e la tranquillità sembrava essere tornata nel maniero.

Ma non tutti erano tornati a letto. Ginny aveva approfittato del caos del rientro degli ospiti nelle stanze, per chiudersi in camera e vestirsi. Il suo istinto di Auror le diceva che non tutto andasse bene. Era successo qualcosa e soprattutto c'era qualcuno al secondo piano e non poteva essere Malfoy, perché anche lui aveva l'aria di essersi svegliato improvvisamente. 

E poi quella voce non era la sua... era diversa, ma altrettanto familiare...

Inforcò la bacchetta nella tasca dei jeans e si chiuse meglio la giacca sentendosi infreddolita per lo sbalzo di temperatura tra la stanza e il corridoio.

Voleva capirci qualcosa e l'unico modo era parlarne con Malfoy. Si avviò verso la sua stanza in silenzio e si accostò alla porta, pronta a bussare debolmente per non fare rumore.

Ma fu in quel momento che si accorse che la porta era semichiusa e che la fioca luce di un'abatjour proveniva dallo spiraglio aperto, assieme ad una voce nervosa.

"Non una sola parola, mi hai capito? Non. Osare. Parlare."

La tentazione fu troppo forte. Posò una mano sul legno e aprì la porta scoprendo uno spettacolo raccapricciante.

Vide Malfoy spostarsi da sopra il letto su cui era piegato e il corpo di Blaise riverso sul giaciglio e completamente ricoperto di sangue.

Trattenne il fiato, con lo sguardo sconvolto e fu solo quando sentì nuovamente la voce di Malfoy, che riuscì a spostare gli occhi da quella scena orribile.

"Che ci fai qui?!"

Provò a cercare una spiegazione plausibile, ma convenne che fosse più giusto aiutare Zabini che sembrava si stesse dissanguando.

"Che cosa gli è successo?!" esclamò scioccata, avvicinandosi al letto e alzando le mani non spendo dove metterle in tutto quel sangue.

"Cosa ci fai tu qui!" replicò furioso Draco, guardandola con gli occhi grigi in quel momento duri e freddi.

"Ho sentito ridere quel cavolo di fantasma e gridare qualcuno, volevo sapere cosa fosse successo!" spiegò agitata, fissando ora l'uomo ora Blaise che respirava a fatica. Da quello che Ginny aveva potuto capire, doveva avere degli squarci all'altezza del petto e dello stomaco. Non sapeva se avesse lesioni anche agli organi interni, ma di certo sarebbe potuto morire in ogni caso di dissanguamento.

"Dobbiamo portarlo al S. Mungo!" aggiunse con un tono di voce più alto di un'ottava, già pensando a come fare per farlo arrivare fino all'ospedale.

"Non ce n'è bisogno. Farò venire il medico di famiglia. Ci aiuterà lui." replicò impassibile Draco. Aveva la stessa espressione di quando quella volta l'aveva minacciata e di quella sera nel frutteto. Quello sguardo che a Ginny incuteva timore più di una schiera di Mangiamorte.

"Ma è gravissimo, ce la farà? E poi che diavolo gli è successo!!" continuò imperterrita la donna, carezzando ansiosa la fronte di Zabini, completamente imperlata di sudore.

Malfoy mosse qualche passo al centro della stanza. "Era andato a ficcanasare al secondo piano e quando ha visto il fantasma si è spaventato ed è caduto sui vetri rotti di una finestra." spiegò con quella flemma che celava di certo un nervosismo ben più intenso.

"Resta un attimo con lui, vado a chiamare il medico." aggiunse, Smaterializzandosi con un crack e lasciando Ginny da sola.

Lei cercò di calmare il respiro agitato portandosi una mano al petto. Doveva star calma... se c'era qualcuno che aveva bisogno di conforto quello era Blaise... ma come aveva fatto a farsi del male in quel modo?

Improvvisamente si sentì acchiappare per il collo della giacca, con una tale forza e una tale veemenza da un ferito in quelle condizioni, da lasciarla spiazzata.

"Blaise, ma cos-" balbettò sconvolta, ma la sua flebile e agitata voce, la interruppero in un attimo. Fissò intimorita gli occhi dell'uomo in quel momento spalancati e sofferenti. L'azzurro delle sue pupille si era sostituito ad un blu scuro come il mare in tempesta.

"Lui non ride, Ginny... non ride..."

Continua...

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~* 

Ciao a tutti! Allora, tralasciamo inutili commenti primo perché tanto so già che in testa avrete un sacco di domande e poi perché ho poco tempo e per la mia vita e per la vostra curiosità è meglio sbrigarsi, visto che questo aggiornamento è arrivato un pochettino in ritardo.^^''(E di questo vi chiedo umilmente perdono)

Vorrei solo sapere cosa ne pensate e soprattutto se la parte del ballo non è stata banale... l'ho riscritta diverse volte e sempre con questo timore... spero vi sia piaciuta!

E adesso passiamo a ringraziarvi tutti quanti! Quanti siete... ragazzi, vi adoro!ç____ç

Senda: e in effetti hai ragione, Pansy non si arrende così facilmente a addirittura capisce che Ginny prova qualcosa per Draco... ok, per una volta uno sprizzo di intelligenza non fa male!^.- 

Stellina:  Abbandonare la fic? No no, su questo puoi star tranquilla! L'unico problema è il tempo e l'ispirazione... se non ci sono purtroppo i tempi si allungano, però come vedi prima o poi il capitolo esce fuori! Draco è ambiguo, lo so, ma pian piano si scoprirà e vedrete che bella sorpresa, eh eh!

_Kristel_:  ti ringrazio come sempre... Pansy è sempre più bastarda vero? Fortuna che Ginny sa come difendersi...

Melly: Oh, ti ringrazio molto! Sei davvero gentile... e spero tanto di continuare bene. Nemmeno a me piacciono molto le storie tutto miele (parola di autrice bastarda!^.-)

Oryenh: eh eh eh (risata misteriosa dopo aver letto l'ultima recensione) tu che dici dopo questo chap? Eh eh eh (E smettila di ridere! Mi fai impazzire!! NdOry) vedrai cosa accadrà, vedrai! Bwhahahahahahaha!

Marcycas - The Lady of Darkness:  oh oh oh... colgo l'occasione per darvi un bentornate e spero che anche questa volta evitiate di torcere capelli, visto che non mi sono scoperta molto (beh... magari a Pansy... non me la prenderei in quel caos...) Per Vivian penso non ci sia bisogno... quando Draco si deciderà penso che le insegnerà tuuuuto quello che sa. Se la prende Lady non vorrei mi diventasse una pazza omicida, senza offesa, ma visto come ti diverti con i personaggi delle tue storie, mi preoccupo per la piccola... ancora penso a Kreaker... eh eh eh, lo sapete che scherzo!:P

Marta:  grassie!^^

Tink: *Ryta si guarda intorno in cerca di Tink* Tiiiiink!!!! Sei ancora viva?! *Sospira* Ok, la risposta la scrivo lo stesso... spero che la ascolterà prima o poi... Allora... come sempre mi fai morire con le tue recensioni! Visto che ho aggiornato in questo secolo?!(Sorriso a trentadue denti) Sì, ok, con un ritardo di qualche lustro però alla fine ci sono riuscita! La storia come avrai notato si sta evolvendo ancora... Draco e Ginny si avvicinano... di mogli pazze e di non vedenti ancora non se ne parla... Pansy sembra avere un guizzo di intelligenza... e tante altre cose... spero basto fino al prossimo aggiornamento (che non so quando sarà...-.- chiedo venia) Cmq ti assicuro che non potrei mai ucciderti perché come vedi anch'io mi perdo spesso e non aggiorno, quindi a meno che non iniziamo una bella battaglia a suo di padellate in testa, penso proprio che ti perdonerò!^.- Ah... ora che ci penso... dov'è finita la tua storia io sto ancora aspettando!

Serena:  Contenta? Ho aggiornato per la tua felicità! Solo che adesso devi aspettare il prossimo...T_T mhm... buona fortuna... ohi, che ne pensi di Draco che invita Ginny a ballare? Non è caruccissimo?!^__^ Un bacio!

Nisi Corvonero: Devo essere sincera sono molto tentata di far del male a Pansy... ma devo ancora decidere... cmq ti ringrazio molto per i complimenti!^__^

Aira: Me rea confessa, perché ancora non ha avuto il tempo di leggere la tua ficci... ti prego perdonami, prometto che lo faccio!!!!*Imploring* cmq, W Ginny!!!! Concordo, concordo!^^

Lollo: Ginny cerca di star calma, ma ti posso assicurare che se potesse picchierebbe Malfoy ogni volta che apre bocca!^.- eh eh eh!

Castalia: grazie! Sono contenta che ti piaccia anche questo capitolo!^^ Oh, carucci anche quando ballano, vero?^^ ih ih, un bacio!

Florinda:  Non fa niente e anzi ti ringrazio per i complimenti! Scusami se no ti ho risposto all'email, ma ho avuto dei problemi con la posta. Cmq come vedi sono ancora viva e pronta a continuare questa storia e anche Sei il mio nemico che sarà la prossima storia di cui mi occuperò! Un bacio

Hermione:  ti assicuro che se leggi il libro non te ne pentirai!^.- Cmq purtroppo per avere capitoli lunghi ci vuole anche tempo e col poco che ho... purtroppo non è facile... cmq tranquilla, perché prima o poi aggiorno sempre!^^

Petronilla:  'azie!^/////^ Mi fate arrossire quando ricevo questo complimenti!^___^ Spero che sia caruccio anche questo chap, visto che i due cocchi si stanno avvicinando! Prometto di leggere la tua storia... però ti prego, dammi un po' di tempo, ok?^^'' Un bacio

Luthien:  grazie infinite anche a te!^^ 

Luna Malfoy:  ale ohhhhh! Davvero vai giù a buttare due righe? Ma beeeeneeee! Intanto goditi questo aggiornamento! Eh eh eh... lo so Ginny è una grande e lo diventerà ancora di più, te lo assicuro! Quanto a Draco... beh, tu già sai, perciò puoi immaginare ... eh eh eh... scrivi, mi raccomando e non pensare solo a Tu-Sai-Cosa!^.- baci baci!

E' tutto! Ancora un grazie enorme e spero che non smettiate mai di recensirmi! E un grazie anche a chi legge questa storia, anche se non la commenta!^^

Ora vado a riposarmi e a pensare a come impostare i nuovi capitoli delle altre storie! Eh eh, un saluto a tutti e recensite, mi raccomando!!!^O^

Ryta Holmes

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

CAPITOLO 9

"Lui non ride, Ginny... non ride..." 

"Cosa... chi non ride?" 

Ginevra fissava sconvolta il volto congestionato dal dolore di Blaise. L'aveva afferrata per la giacca e aveva cercato di dirle qualcosa, ma che purtroppo al momento non riusciva a capire.

Di chi stava parlando? E che cosa poteva avere a che fare con quello che gli era accaduto?

Ma la risposta non arrivò mai. Nel momento stesso in cui Zabini riaprì la bocca per parlare, due pop riempirono l'aria e il ragazzo rilasciò velocemente la presa dalla strega, permettendole di rialzarsi.

Ginny si voltò ad incrociare lo sguardo teso di Draco appena tornato assieme ad un uomo molto anziano che portava con sé una valigetta. Aveva un aspetto minaccioso, era magro e raggrinzito e una striscia di capelli bianchi gli attraversava il retro della testa altrimenti calva. Aveva sul naso un paio di occhialetti di corno bianchi e un naso lungo e stretto.

Ginny lo trovò molto inquietante, ma si allontanò comunque dal letto per farlo avvicinare a Blaise. Mentre osservava in silenzio e con aria preoccupata il medico che controllava lo stato del ferito, avvertì la presenza di Malfoy al suo fianco.

"Esci di qui, Ginevra e scendi nelle cucine... dovrai trovare una Passaporta, attivala dicendo 'E' l'ora giusta.' e aspetta il nostro arrivo." le bisbigliò nell'orecchio con un tono che sembrava leggermente più calmo.

Ginny ubbidì dopo avergli rivolto un'occhiata. Il viso era ancora teso come prima, ma appariva ben chiaro che si stesse sforzando per restare calmo. La sua inquietudine appariva però troppo assurda. Poteva capire che fosse preoccupato per suo cugino, ma sentiva che nascondeva qualcosa. Qualcosa che aveva a che fare con le ferite di Blaise e con quello che le aveva detto lo stesso ragazzo.

Richiuse la porta alle spalle e scese nelle cucine senza far rumore. Ben presto però si accorse che il silenzio del maniero le opprimeva le orecchie e le dava particolarmente fastidio. Iniziò a far rumore con le scarpe cercando di acquietare quell'angoscia e quando entrò in cucina, si sentì libera di picchiettare con le dita le pentole appese al muro. Dopotutto la cuoca dormiva in una casetta nel retro del maniero e difficilmente avrebbe sentito qualcosa, visto che non si era svegliata nemmeno con tutto il trambusto di qualche tempo prima.

Si guardò in giro ancora leggermente frastornata, in cerca della Passaporta. Si ricordò che avrebbe dovuto chiedere a Malfoy che forma avesse, e si diede della stupida, ma poi si rese conto che stando lì ferma a piangersi addosso non sarebbe servito a niente. Iniziò a cercare sotto i mobili, aprì stipi e dispense, girovagò per qualche minuto nella cucina e ad un certo punto le venne in mente che forse Draco l'aveva mandata alla ricerca di qualcosa di inesistente solo per levarsela di dosso.

Poi notò su una mensola una strana sveglia in ottone. Si avvicinò e la osservò attentamente. Era l'oggetto meno impolverato su quel ripiano per cui ipotizzò che dovesse essere stato utilizzato da poco. La prese tra le mani e tornò sui suoi passi fino alla scalinata nell'ingresso.

Aspettò che arrivassero Malfoy e gli altri, per attivarla, così si posizionò con la schiena sul corrimano rilasciando il respiro stancamente.

Osservò torturandosi il labbro, l'enorme ingresso quasi completamente al buio. Non aveva acceso lampade o torce per non insospettire nessuno, perciò ora aveva la visione di quella sala illuminata soltanto dai deboli raggi di luna che filtravano attraverso i vetri posizionati in alto ai lati del portone principale.

Tutto quel bianco e quella raffinatezza non le donavano un'aria spettrale, anzi è giusto dire che le donarono una certa tranquillità.

E allora la sua mente si fece più lucida. Si trovava in una situazione assurda. Seduta per terra, con la schiena contro il corrimano e una sveglia di ottone tra le mani. Mentre al piano di sopra uno dei suoi migliori amici stava per morire dissanguato. E come se non bastasse le aveva detto qualcosa che avrebbe potuto dare un senso logico a tutta quella situazione assurda, ma lei non l'aveva capita.

Chi cavolo è, che no ride? A cosa si stava riferendo?

Di nuovo quelle domande le balzarono alla mente. Ripercorse quello che le aveva detto Malfoy quando era entrata senza permesso nella sua stanza.

Ha visto il fantasma, si è spaventato ed è caduto.

Ha visto il fantasma... era lui allora che non rideva. E allora perché lei lo aveva sentito ridere? Per Merlino erano giorni che lo sentiva ridacchiare istericamente, che cavolo si inventava Blaise?

Sospirò affranta. Non c'erano dubbi, tutto le appariva assurdo. E si stava anche stufando di restare da sola come una scema. Voleva sapere in che condizioni fosse Blaise, dannazione. Ora si sarebbe alzata in piedi e di sarebbe diretta in camera di Malfoy. Magari questa volta avrebbe bussato e poi...

"Ginevra, hai trovato la Passaporta?"

Si voltò sussultando e tendendo confusamente la sveglia. I suoi occhi videro Malfoy e il dottore impegnati a sorreggere un Blaise molto pallido ma per lo meno ancora vivo e fasciato da un'enorme benda su tutto il busto. Barcollò leggermente in bilico su uno scalino, ma inghiottì per farsi coraggio e avanzò di un passo.

"Non l'ho ancora attivata. Ho aspettato che arrivaste." spiegò con calma, rendendosi conto che Draco non avrebbe mai potuto prendere in mano la sveglia e decidendo di posarla sulla parte del corrimano in legno che si chiudeva in un elegante ricciolo e che sembrava un'ottima base.

"E' l'ora giusta." pronunciò poi. La sveglia si illuminò leggermente e tremò per qualche istante.

"Perfetto." soffiò Malfoy senza entusiasmo. Prese respiro per via del peso di Zabini che si portava addosso e poi guardò Ginny con aria seria.

"Puoi tornare a dormire Ginevra. Io porterò soltanto Blaise nell'ambulatorio del dottor Archie e poi tornerò qui." spiegò solo a titolo informativo.

Ginny annuì, ma poi guardò preoccupata Zabini. "Come sta adesso?"

Fu il dottor Archie a parlare. La sua vocina sottile e inquietante si addiceva perfettamente alla persona. "Se la caverà. Il signor Zabini ha avuto un brutto incidente, ma tra qualche giorno tornerà come prima." chiarì brevemente, sistemando gli occhialetti che erano scivolati dal naso e avvicinando poi la mano alla Passaporta.

Malfoy fece altrettanto, stringendo il corpo del cugino e in un secondo furono risucchiati via. Ginny fissò il vuoto che si era creato dalla loro sparizione per qualche istante, prima di risedersi a peso morto per terra e sospirare.

Ok, che la situazione era assurda l'aveva chiarito. Ma che se ne stesse ancora lì invece di tornarsene a letto era ancora più stupido. Si sorprese del desiderio che aveva attraversato la sua mente. Voleva aspettare Malfoy.

Per cosa poi? Per chiedergli cosa era accaduto e farsi mandare a quel paese?

No. In realtà voleva solo aspettare che tornasse per chiedergli come stesse. Ecco la vera ragione. Ecco perché la situazione non era più soltanto assurda, ma si stava dirigendo verso i confini dell'impensabile. E questo la stava terrorizzando. Più della vista di Blaise con il petto squarciato.

Sussultò quando il rumore della Materializzazione riempì l'aria. Incrociò lo sguardo sorpreso di Draco, restando in silenzio ad accogliere la sua reazione.

"Che ci fai ancora qui?" le chiese con un tono che sapeva di seccato, ma anche di incuriosito.

Ginny si alzò in piedi spazzolandosi i pantaloni impacciata. E brava, e ora che gli diceva?

"Ehm... beh... niente, volevo solo sapere se andava tutto bene..." provò a spiegare evitando di incrociare il suo sguardo.

Malfoy inarcò un sopracciglio poco convinto e sbuffò prendendo a scendere la scale e a portarsi al pian terreno. "Te l'ho detto un attimo fa, Ginevra... Blaise se la caverà."

Ginny si decise ad alzare lo sguardo e a guardarlo con aria decisa. "Non parlavo di lui." spiegò osservando intensamente i suoi occhi grigi, come se in quel modo lui potesse leggere nei suoi il vero significato di quelle parole.

Restarono in silenzio per qualche istante, prima che Draco le voltasse le spalle e si incamminasse verso la cucina. "Sei stanca, vai a dormire." le disse mentre lei aveva iniziato a seguirlo con passo più svelto per poterlo raggiungere.

"Ora non... non ho molto sonno... figurati se dormo dopo quello che è successo..." rispose abbassando leggermente gli occhi e fissando il pavimento mentre il suo sguardo si incupiva appena. Riportò gli occhi sulle spalle dell'uomo quando attraversarono la Sala da Pranzo.

"Nemmeno tu mi sembra che te ne stia andando a letto." constatò leggermente sarcastica.

Draco alzò le spalle lievemente, aprendo la porta che dalla Saletta della Colazione portava alle Cucine. "Magari visto che sono il padrone di casa, potrei anche fare quello che voglio che ne dici?" replicò senza guardarla.

"Sì, ma anche tu mi sembri stanco."

"E che ne sai tu?"

"Te lo si legge in faccia."

"Mi sa che non sei brava a capire lo stato delle persone."

Ginny aggrottò le sopracciglia e lo fissò indispettita. Odiava quando faceva così, lei cercava di instaurare un dialogo normale e lui se ne usciva con quelle frasi secche che la innervosivano sempre!

Si fermò stringendo i pugni mentre Draco si avvicinava al mobile di fronte all'entrata e aperto lo stipo, tirava fuori il bollitore del the. "Ne vuoi una tazza?"

E come sempre la sbalordiva. Un attimo fa le stava ordinando di andarsene fuori dai piedi e ora le stava anche offrendo del the.

Represse una smorfia sconvolta e si sedette al tavolo che si trovava al centro sospirando rassegnata. "Con il latte, grazie."

"Potresti anche collaborare, dopotutto io lo sto preparando." ribatté lui quasi risentito, accendendo la fiamma del fornello con la magia e avvicinandosi al tavolo.

La ragazza spalancò la bocca sorpresa. "Hai messo su solo il bollitore... si esaurirebbe lì secondo i tuoi standard, preparare un the?"

Draco non rispose. Prese posto di fronte a lei come se niente fosse e raccolse dal ripiano alle sue spalle, due tazze bianche in ceramica, lavorate finemente ai bordi.

Ginny chiuse gli occhi con quieta disperazione. Si alzò in piedi sbuffando e recuperò latte, limone, zucchero e soprattutto il barattolo con il preparato del the da mettere in infusione.

Posò tutto sul tavolo e si sedette prendendo a fissarlo come a voler capire cosa diavolo avesse quella sera. Era stano. Non era il solito Draco. Se non fosse convinta di conoscerlo sembrava che avesse bisogno di aiuto perché le sue difese erano crollate.

"Che c'è?" la sua domanda brusca la distolse dai suoi pensieri facendola sussultare lievemente. Si ricompose quasi subito, tossicchiando e prendendo un grosso respiro.

"Posso sapere cosa è successo questa notte?" venne subito al dunque. Sentiva che quello che era accaduto non aveva niente a che vedere con la spiegazione che aveva avuto. Sarà stato il suo Sesto senso, ma quella storia puzzava troppo per poterci credere.

"Quello che ti ho già detto, Ginevra... o vuoi che aggiunga che mio cugino è stato un incosciente irresponsabile?" spiegò l'uomo con una nota di cattiveria nella voce. Anche lui la stava fissando, ma aveva preso da un po' a giocare con il manico di una delle tazze. Seguiva la curva della ceramica sfiorandola ancora e ancora, come se non avesse nient'altro da fare.

Ginny lo guardò poco convinta. "Ma perché lo è stato? Dopotutto è solo salito al piano di sopra... perché poi...?"

Il volto dell'uomo si contrasse leggermente e parve molto più nervoso di prima. "Sapeva bene che non era sicuro che ci andasse e mi sembra di averti già detto che quel fantasma è particolarmente violento. E' cattivo, Ginevra e avrebbe costretto anche te a farti del male se non l'avessi scacciato io quella volta." le spiegò con aria seccata.

Sembrava che il discorso non gli piacesse. Che gli desse fastidio e che non volesse pensarci più. Ma ormai l'animo di Ginny era troppo preso dalla situazione per accorgersene.

"Ma è solo un fantasma! Che mai potrebbe fare se non può toccarci!"

"Può spaventare, com'è capitato a te e com'è capitato a Blaise." ribatté serio, ma stanco di quelle domande.

Ginny si massaggiò le tempie esasperata. "Ho capito... ma allora come mi spieghi lo squarcio che aveva Blaise sul torace? Era troppo grande e violento per una semplice caduta su dei vetri rotti!" continuò imperterrita.

"Non è stata una normale caduta."

"E tu che ne sai."

"Me lo ha detto lui stesso."

"E come faceva se non riusciva a parl-"

"Prima che arrivassi a rompere me lo ha spiegato!"

Le ultime parole vennero esclamate ad alta voce, tanto che costrinsero Ginny ad una resa. Proprio nello stesso istante poi, il bollitore iniziò a fischiare riempiendo la cucina di quel rumore assordante.

Entrambi si guardarono con rabbia negli occhi per qualche istante, prima che Draco interrompesse il contatto. Si alzò in piedi e si voltò velocemente.

"Non mi va più il the, vado a dormire."

Uscì dalla cucina lasciandola da sola in preda alla rabbia. Non capiva. Non riusciva a comprenderlo. E finivano sempre per litigare.

Spense il fornello e abbandonò il bollitore lì dov'era, lasciando la Cucina.

*

Vedere tutte quelle facce tranquille la mattina seguente fu davvero impressionante. Pochi si erano accorti dell'assenza di Blaise, e nessuno sembrava essersi curato di quello che li aveva svegliati in piena notte appena qualche ora prima.

Ginny aveva avuto modo di chiacchierare con la ragazza con cui aveva trascorso la serata precedente Zabini e da quanto aveva capito, Draco aveva spiegato a tutti che il cugino era partito alle prime luci dell'alba per affari di lavoro urgenti.

Nessuno era preoccupato, niente turbava la loro vita tranquilla e il loro inutile ozio.

E osservarli in silenzio, mentre nel proprio animo si agitavano diverse emozioni, era di quanto più insoluto e confusionario avesse mai provato.

Tranne forse quando aveva avuto modo di avere a che fare con alcuni Babbani, durante la Guerra, completamente ignari del pericolo che incombeva su di loro.

Ora, non che gli ospiti di casa Malfoy fossero in pericolo, però il pensiero di quel piano superiore non aveva lasciato la mente di Ginny nemmeno per un secondo. E sopratutto la curiosità di saperne di più sulla faccenda.

La spiegazione di Malfoy non la convinceva molto, il fantasma lo aveva visto anche lei ovviamente, e ricordava perfettamente il terrore che aveva provato nel trovarlo alle proprie spalle all'improvviso, però quelle parole di Blaise dette poco prima che arrivasse il medico e soprattutto la sua strana ferita non le davano la certezza che tutto quello che era accaduto si esaurisse lì.

Malfoy le aveva nascosto certamente qualcosa. E qualcosa che aveva a che fare con quella zona del maniero e con il famoso fantasma.

Era seduta lì, nel giardino ormai rigoglioso e assolato, assieme alla piccola Vivian intenta a scrivere una piccola cronaca del ballo avvenuto la sera precedente (Ginny aveva approfittato dell'entusiasmo della bambina per farle scrivere qualcosa), e intenta ad osservare ogni minima reazione degli ospiti di Malfoy che si trovavano a pochi metri da lei impegnati in un'accesa discussione sull'ultima partita di Quidditch vinta dall'Inghilterra.

Non che ci fosse molto da vedere. Tutti si comportavano normalmente, ma più che altro era quel tutti che la disturbava. Anche Malfoy appariva estraneo a quella vicenda, eppure aveva ancora negli occhi il suo viso teso e l'aria stanca della notte prima. Il nervosismo quando l'aveva beccata sulla porta e quando avevano discusso in cucina.

Ma niente di tutto questo traspariva dal volto in quel momento allegro e tipicamente accondiscendente da padrone di casa dell'uomo. Quello della notte prima e quello davanti a lei erano due persone diverse.

Si chiese come ci riuscisse. Lei non aveva chiuso occhio quella notte, era stanca e in testa aveva solo quanto era accaduto. Non aveva voglia di divertirsi né di chiacchierare con qualcuno.

Tutto il contrario di quanto invece stava facendo Draco.

E il nervosismo delle ore precedenti, unito a quello che stava provando in quel momento mutarono in rabbia. Una muta e inspiegabile rabbia che covava dentro di sé.

"...è un gufo..."

La vocetta di Vivian la fece trasalire. Si voltò scuotendo impercettibilmente la testa e guardandola con aria confusa, quando notò che sul bracciolo della sedia in vimini su cui sedeva si era appollaiato un gufo dall'aria familiare. Nonostante avesse le zampe ben artigliate alla sedia, si muoveva da una parte all'altra, impaziente di attirare l'attenzione del destinatario della posta che portava.

"Leo!" esclamò la rossa sorpresa. Gli accarezzò la testolina, mentre anche Vivian faceva altrettanto con il corpo piumato, ridendo per l'aria agitata del rapace e gli sfilò la missiva che portava legata alla zampa.

Srotolò la pergamena e sgranò gli occhi quando si rese conto di cosa avesse appena letto. "O-ommerlino!" esclamò alzandosi in piedi. "Come ho fatto a dimenticarlo!"

Scacciò il pensiero che le era per un attimo apparso in mente sul fatto che la causa avesse un paio di occhi grigi e una capigliatura bionda e si avvicinò con passo spedito al tavolo intorno cui sedevano gli ospiti di Malfoy.

Si accostò a Draco, tossicchiando per attirare l'attenzione su di lui. Per un attimo ci fu silenzio e tutti la fissarono chi incuriosito chi seccato, poi Ginny prese fiato.

"Ehm... ti spiace venire un attimo con me? Dovrei parlarti di una cosa urgente..." provò a spiegare sperando che l'uomo non  facesse obiezioni.

Draco fissò prima lei e poi la lettera che aveva ancora in mano. Si era accorto del gufo quando era planato nelle vicinanze e immaginò che la richiesta della donna avesse a che fare con quella missiva.

Si scusò con i suoi amici, quindi si alzò in piedi e condusse Ginny in casa.

La ragazza lo seguì senza fiatare. Quello che doveva chiedergli erano un po' di ferie... avrebbe acconsentito?

"Di cosa volevi parlarmi?" chiese il mago, con voce quasi brusca, quando si fermò nell'ingresso del maniero.

Ginny ripensò alla lite che avevano avuto e pensò che ce l'avesse ancora con lei.  Chiuse e riaprì gli occhi stringendo la pergamena nella mano.

"Ehm... ho ricevuto un gufo da mio fratello Ron... si sposa con Hermione e mi ha chiesto di essere presente alle sue nozze."

"Così all'improvviso?" chiese lui poco convinto.

La strega si morse un labbro. "Ehm... no... in realtà sapevo già la data, ma mi è sfuggito di mente... mi hanno mandato una lettera chiedendomi che fine avessi fatto... e... ti sto chiedendo ora di darmi qualche giorno di ferie..."

"Quanto giorni." chiese duramente Draco.

Lei si strinse nelle spalle. "Non molti credo... voglio dire, questa settimana di preparativi e poi un giorno per riprendermi dalle fatiche... avevo promesso di dare una mano, perciò non posso esimermi."

Malfoy incrociò le braccia e la fissò severamente. "Quindi mi assicuri che da qui alla prossima settimana sarai tornata?"

Ginny annuì. "Penso di sì... sì..."

Lo sentì sospirare seccato, prima di tornare sui suoi passi verso il giardino. "Fa come vuoi, ma solo una settimana, sia ben chiaro."

"Grazie." provò lei con voce incerta, osservandolo mentre si allontanava.

Draco le rivolse uno sguardo serio, prima di scuotere la testa e di sparire dietro la porta d'ingresso. "Lascia perdere..."

*

Fu pensando per l'ennesima volta che non riusciva a capire per niente Malfoy, che partì la mattina seguente, utilizzando il camino del maniero.

Poteva comprendere il fatto che fosse indispettito con lei per quella famosa discussione, ma addirittura evitare di rivolgerle parola per il resto del giorno, quello proprio non lo accettava. Ma diamine! Che aveva fatto dopotutto? Con i suoi amici e con Pansy era allegro e simpatico, mentre con lei tirava fuori tutta la sua aria arrogante e non le parlava. 

Odiava quel modo di fare, soprattutto perché si sentiva ferita per ogni sguardo seccato che le lanciava. Ormai i sentimenti che provava per lui erano ben chiari dentro di sé, e perciò ammettere che le provocava sofferenza quel suo comportamento era di quanto più doloroso avesse provato.

Fu quindi quasi con un sospiro di sollievo che salutò Vivian, da cui si fece promettere come era accaduto con Malfoy, che sarebbe tornata presto, e Mrs Gobbins.

Nessun altro si fece vedere quando se ne andò dal maniero. Lì per lì Ginny non ci fece caso, ma quando due ore dopo aveva iniziato a sentire già la mancanza per quell'abitazione, per Vivian e soprattutto per Malfoy, si scusò con la sua famiglia che l'aveva già impegnata nei preparativi e si era chiusa nella sua vecchia stanza della Tana per restare da sola.

Era stata felice di rivedere tutti i suoi parenti e gli amici, ma in fin dei conti aveva imparato a sentire come casa sua proprio il Malfoy Manor, strano a dirsi, e la lontananza dalle persone che adesso considerava molto importanti non le donava la stessa allegria che avrebbe provato se si fosse trovata a tornare a casa in un'altra situazione.

In ogni caso, dopo un mezzo pomeriggio passato a piangersi addosso, aveva deciso che non poteva continuare così e che si sarebbe messa d'impegno per far passare quella settimana il più velocemente possibile.

Ed effettivamente, una volta sommersa da preparativi nuziali, aveva avuto poco tempo per pensare a cosa si era lasciata dietro, così il giorno delle nozze era arrivato in un attimo e fu con aria confusa che assistette al fatidico tra suo fratello e alla sua migliore amica.

Quanto aveva aspettato quel momento non lo sapeva nemmeno lei stessa; fu per quello che non seppe evitare di commuoversi durante la cerimonia. In quel momento si era sentita veramente felice, ma nel fondo del suo cuore, ammise di aver voluto che accadesse anche a lei.

Però il pensiero della situazione in cui si trovava le aveva troncato ogni desiderio lasciandolo inespresso, e lei aveva dovuto accettare la dura realtà che l'uomo di cui era innamorata non avrebbe mai compiuto quel gesto con lei.

Ci stava ancora pensando, quando durante il banchetto dopo la funzione, Hermione si avvicinò a lei con aria preoccupata. L'aveva vista da sola mentre tutti si divertivano e partecipavano all'allegria di quel giorno.

"Ginny va tutto bene?"

La donna alzò lo sguardo sulla nuova cognata e restò per un attimo a fissarla. Nonostante l'aria lievemente ansiosa era chiaro quanto fosse raggiante. Dopotutto era il giorno del suo matrimonio...

Ginevra annuì scuotendosi. Fino a quel momento era rimasta a fissare senza in realtà vederla, la pista da ballo che si trovava al centro del giardino in cui si svolgeva la festa.

Sorrise. "Sì, tranquilla... ero solo pensierosa..." spiegò rendendo più vivace il tono di voce e l'espressione del viso.

Hermione sospirò scuotendo la testa e si sedette al suo fianco. "Ginny, Ginny... sono mesi che non ti fai sentire e ti dimentichi anche del matrimonio di tuo fratello... e hai sempre la testa tra le nuvole..." le rivolse un'occhiata scherzosamente maliziosa. "Non ti sarai innamorata?" chiese.

Ginny quasi rischiò di cadere dalla sedia a quelle parole. Reagì sussultando e guardando l'amica con aria imbarazzata e con le gote infiammate. "M-ma no! Hermione, cosa vai a pensare!"

L'amica la osservò continuando a sorridere e reggendo il mento su una mano. "Mh... se lo dici tu..."

Era il momento di cambiare discorso. Conosceva Hermione e sapeva bene che se si fosse messa d'impegno sarebbe stata capace di farle rivelare al mondo di essere innamorata di Draco Malfoy. E a quel punto non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo.

"Non pensavo a quello... è che mi sono ricordata di una cosa... volevo parlartene già da un po' ma non c'è stata occasione..." iniziò passandosi dietro l'orecchio un boccolo vermiglio sfuggito all'acconciatura.

"Dimmi pure..." replicò l'amica facendosi interessata e sedendosi più compostamente sulla sedia di fianco alla rossa.

"Ecco... mi dispiace parlarne proprio oggi... forse non dovrei..." improvvisamente perse tutta la voglia di far emergere quell'argomento, ma ormai aveva iniziato e poi aveva ancora molti dubbi che voleva risolvere. Hermione comunque le fece segno di andare avanti. Forse aveva intuito dove volesse arrivare, ma sembrava ugualmente tranquilla.

Continuò a torturarsi le mani, preferendo fissare queste piuttosto che l'amica. "Hermione... tu eri addetta all'amministrazione delle notizie sui Mangiamorte vero?"

La sposina novella annuì in silenzio. Aveva capito e nonostante avesse leggermente indurito la sua espressione, aveva continuato ad osservare Ginny in attesa che continuasse.

"Ecco... scusami davvero, ma qualche settimana fa mi è capitato di sentir nominare una donna... dicevano che si trattava di una Mangiamorte e così mi sono incuriosita..."

"Niente di preoccupante spero..." ribatté Hermione corrugando la fronte.

Ginevra pose le mani in avanti agitandole. "No no, tranquilla! Mi ha solo incuriosito, tutto qui... ho sentito dire che era particolarmente strana... libertina direi..."

Hermione si fece pensierosa. "Beh... di donne Mangiamorte non ce n'erano molte... qual era il suo nome?"

"Gloria... so solo questo..."

"Mh... Gloria... sì, Gloria Rockwood! Beh, certamente era una delle più strane dopo Bellatrix Lestrange... ma di certo non libertina... da quanto ne so ne aveva solo uno di compagno."

Ginny alzò il capo sospirando. "Sì, lo so anch'io... Malfoy..." spiegò. "Però è strano... mi è stato detto che era molto lussuriosa... ma forse prima che si lasciasse con Malfoy..."

"Non lo so di preciso... le notizie che avevamo della Rockwood  la avvicinavano parecchio a lui... soprattutto dopo la morte della moglie... ma può darsi che già da prima si frequentassero."

La rossa fissò stranita l'amica, come se avesse detto un'oscenità. "Ma perché, era sposato?" chiese stupita chiedendosi quante cose avrebbe ancora scoperto su Draco.

Hermione fece altrettanto, anzi la guardò come se la sua migliore amica fosse improvvisamente impazzita. "Perché, te la sei già dimenticata? Eppure l'hai incontrata anche tu alla finale di Quidditch, quella volta..."

La strega restò in silenzio per qualche istante, cercando di registrare le parole dell'amica e di capire perché pur parlando la stessa lingua non riuscissero a capirsi. Solo dopo un'improvvisa illuminazione spalancò la bocca per parlare aggrottando le sopracciglia.

"Aspetta un momento... ma di quale Malfoy stai parlando tu?" chiese allungando il collo, impaziente di avere una risposta.

Hermione si stinse nelle spalle allargando le braccia e mostrando i palmi. "E di chi se no! Lucius Malfoy!"

*

E finalmente tutto tornava. L'odio di Draco per suo padre, i dubbi sulla paternità di Vivian nonostante i tratti caratteristici dei Malfoy, l'indifferenza del biondo per la figlia... ogni cosa andava a posizionarsi nell'angolino mancante che formava il quadro completo della situazione.

In poche parole Gloria Rockwood era stata la compagna di Draco, ma contemporaneamente anche quella di Lucius. E certamente quando il primo lo aveva scoperto, aveva mollato tutto e si era schierato dalla parte opposta. Non quella del Bene, ma semplicemente quella che andava contro suo padre e la donna che lo aveva tradito.

Ora le tornava anche quello. Non aveva mai accettato che Draco fosse diventato Auror per seguire ideali di pace e di bontà. Non sarebbe stato Draco Malfoy in quel caso. Invece ora aveva la conferma che tutto quello che lui aveva fatto era stato solo per odio e vendetta. Un concetto molto più che plausibile.

E poi era arrivata Vivian. La pietra dello scandalo. Come fare ad accettare una bambina che sarebbe potuta essere anche sua sorella?

Che pensiero orribile.... figlia o sorella...

Ogni volta che Ginny ci pensava, un brivido le correva lungo la schiena. Draco non poteva saperlo, decisamente non sarebbe servito nemmeno un test per scoprire la paternità. Ma Ginny era convinta che a Malfoy questo non importava. Aveva rinchiuso quella figlia o sorella nel suo grande maniero che aveva preso ad evitare e se n'era andato errando per il mondo cercando di recuperare un equilibrio impossibile.

Fino al suo arrivo ovviamente. Peggio per lui che l'aveva contattata solo perché la conosceva!

Era grazie alla sua testardaggine se Malfoy aveva capito quanto non fossero importanti i legami di sangue. Padre o fratello non importava, se poi Vivian viveva felice e cresceva serena. E questo doveva averlo capito. Uno come Malfoy non si sarebbe mai comportato in quel modo, in caso contrario.

Fu con questi pensieri che finalmente percorse i viali alberati e fioriti del maniero, quel pomeriggio di lunedì, appena una settimana dopo la sua partenza.

Era stata contenta di poter tornare. Il matrimonio alla fine era volato via, Hermione e Ron erano partiti per la loro romantica luna di miele e lei era potuta tornare finalmente dove si era sentita a casa.

Aveva una voglia matta di rivedere Vivian, ma soprattutto di incontrare ancora Draco. Voleva parlargli di quello che aveva saputo, certo, ma non si trattava solo di quello. Una sola settimana era stata via e le era mancato come se si fosse assentata per un secolo. Desiderava parlarci ancora, litigare anche con lui. L'importante era che quegli occhi grigi la fissassero ancora.

Si sentiva una stupida, ma ormai si era arresa. Sapeva che niente più avrebbe potuto farle cambiare idea. Si era innamorata di Draco Malfoy. Punto. Il resto non aveva importanza.

Percorse la strada che portava fino all'ingresso, ma non entrò subito. L'idea era quella di fare una bella sorpresa, magari entrare dal giardino sul retro. Certo, alla cuoca sarebbe venuto un infarto, ma il suo pensiero volava anche verso Vivian, che non vedeva l'ora di riabbracciare.

Si era incamminata lungo il perimetro del maniero quindi, ma non aveva ancora raggiunto la porta secondaria quando percepì una voce oltre la sua spalla sinistra.

"Che fai, entri di soppiatto come i criminali?"

Quasi fece un salto di un metro quando si voltò di scatto trovandosi davanti Malfoy. Era seduto sui gradini di un piccolo porticciolo che ornava quel giardino.

Arrossì molto velocemente, avvertendo il battito cardiaco particolarmente accelerato. Si portò una mano al petto, sperando che si calmasse prima che una vena coronarica partisse per sempre. "Mi... mi hai spaventato..." spiegò ansimando per lo spavento.

Draco le mostrò un ghigno e sbuffò divertito. "Per così poco... di certo non potrai mai fare il ladro in vita tua, Ginevra."

Ginny roteò gli occhi, decidendo di avvicinarsi e di sedersi al suo fianco. "Oh, ti ringrazio per il benvenuto, davvero." replicò ritrovando la sua vena sarcastica che per un attimo aveva perso. 

In realtà si sentiva felice. Era stata la prima persona che aveva incontrato al suo ritorno, e soprattutto aveva notato con soddisfazione che si trovava da solo.

Draco sbuffò come se gli desse fastidio quel suo avvicinamento, ma le fece comunque posto perché si sedesse. "Cosa ti aspettavi, un coro in festa per il tuo ritorno?" rispose a tono lui, con la stessa gradazione di voce.

"Lasciamo perdere..." scosse la testa rassegnata. "Comunque come vedi ho mantenuto la promessa. Sono tornata in fretta."

L'uomo fissò il muretto che circondava il giardino, colorato di rosso dalla luce del tramonto. "Piuttosto, com'è andata? La Granger è riuscita finalmente a far entrare un po' di sale in zucca a tuo fratello?"

Ginny fece una smorfia. "E' stato lui a chiederle di sposarla, sai? Quindi penso non sia del tutto stupido." ribatté acida. Aveva sempre odiato quando qualcuno, e soprattutto lui, prendeva in giro la sua famiglia. Incupì però subito dopo la sua espressione, abbassando lo sguardo.

"Ho... ho saputo altro invece..."

"Riguardo a cosa?" chiese con fare annoiata il biondo, giocherellando con un ciuffetto d'erba al suo fianco che spuntava dal terreno.

"Riguardo a Gloria Rockwood..."

Seguirono alcuni istanti di silenzio, nei quali si percepì solo il leggero frusciare delle foglie degli alberi piantati in quel piccolo paradiso.

"Vedo che hai saputo il suo cognome." constatò poi Draco, con voce atona.

Ginny gli rivolse una breve occhiata, ma non scorse niente sul suo viso di granito. "Non solo quello..." aggiunse con voce tentennante. Draco non disse nulla, perciò alla strega sembrò bene continuare.

"Ho saputo anche... il perché non sei convinto di essere il padre di Vivian." preferì spiegarsi in quel modo. Aveva paura di nominare suo padre, perciò evitò accuratamente di farlo.

Attese un po', cercando di registrare la sua reazione, ma solo quando l'uomo sospirò rassegnato, capì che non se la sarebbe presa con lei.

"Ho amato quella donna." iniziò Draco con voce triste. Abbassò lievemente lo sguardo e fissò gli occhi su un punto imprecisato, rivangando con la mente dei ricordi particolarmente dolorosi.

"L'ho amata molto e credevo che sarebbe stata la mia compagna per tutta la vita. Ci crederesti, Ginevra? Eppure dopo nemmeno pochi mesi mi sono reso conto di quanto fossi stato stupido... di quanto mi ero illuso..."

Fece una pausa, nella quale continuò a torturare il ciuffetto di erba e ad osservarlo intensamente. Tornò poi a guardar il muretto. "La beccai a letto con mio padre un giorno in cui tornai prima da una missione che mi aveva affidato Voldemort. Fu l'ultima volta che vestii i panni di Mangiamorte. La sera stessa me ne andai dal covo e chiesi udienza a Silente."

"Deve essere stato terribile." provò Ginny sentendosi improvvisamente triste per lui.

Draco sbuffò sarcastico. "Certo che lo è stato... ma mi sono sentito peggio quando mi sono ritrovato Vivian tra le mani. Aveva solo pochi giorni e Gloria l'aveva lasciata qui al Maniero perché la crescessi al posto suo... non sapeva che farsene lei..."

"A quel punto non sapevo se quel marmocchio che avevo davanti che urlava come un'ossessa fosse mia sorella o mia figlia. Non la volevo, ma non sono mai stato un mostro e perciò ho lasciato che crescesse qui accudita da Mrs Gobbins. Non pensavo che avrei mai pensato di affezionarmi a quella bambina..." si voltò verso la donna, mostrandole un'aria fintamente seccata. "Per lo meno finché non sei arrivata tu."

Le venne spontaneo sorridere al suo indirizzo. "Te la sei cercata, mi sembra." 

Draco annuì col capo distogliendo i suoi occhi da lei. Sul suo volto comparve l'ombra di un sorriso. "E' vero... credimi Ginevra, non hai idea delle volte in cui ho pensato di cacciarti via, quando ti intestardivi sulle cose, poi..."

La donna sbuffò alzando gli occhi al cielo. Ovvio che parlasse così, era vero dopotutto... però poteva anche evitare di dirlo...

"...ma non mi sono mai pentito di averlo fatto."

Ancora silenzio dopo quelle parole, ancora pensieri sospesi e mute speranze.

Eccola, un'altra faccia di Draco Malfoy che era capace di sbalordirla. La guardava così intensamente, come se si aspettasse da lei una reazione a quelle parole. O meglio una determinata reazione.

Ma Ginny non capiva. Non riusciva a comprendere cosa volesse da lei. Restò a specchiarsi nel grigio dei suoi occhi fino a che si rese conto di non poter più resistere. 

Si costrinse a distogliere lo sguardo e a posarlo sul prato di fronte a lei. La sua voce tremò, ma sentiva di non poter reggere nemmeno quel silenzio.

"Ehm... piuttosto... non ci sono i tuoi amici?" cambiò discorso nonostante una parte di lei avrebbe voluto approfondire quello precedente.

A quelle parole, anche Draco chinò il capo emettendo un lungo respiro. Attese alcuni istanti, prima di rispondere con voce annoiata.

"No. Sono andati via ieri."

"Ah..." la mente volò verso un solo pensiero. "Anche Pansy è andata via?"

Non ottenne subito una risposta. Restò tuttavia in attesa evitando di rivolgersi a lui. E non si accorse dell'occhiata penetrante che le stava lanciando.

"Sì, ma tornerà."

"C-come mai?"

"Perché la sposo."

Continua...

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Ciao a tutti! Vi prego, vi prego, vi prego! Scusateeeeee!!! *imploring con le mani giunte*

Non volevo farvi aspettare tanto davvero, ma è stato più forte di me. Chiamatelo calo di ispirazione, chiamatelo calo di impegno, fatto sta che non riuscivo a concludere questo benedetto capitolo! Mi sedevo, lo rileggevo e restavo a fissarlo senza la voglia di conrtinuarlo. Vi chiedo perdono davvero.

Comunque alla fine il blocco è passato, mi sono messa d'impegno e finalmente sono riuscita a finirlo.^_^ Allora, piaciuto? Eh sì, bisogna ammettere che ci sono delle rivelazioni interessanti... chi l'avrebbe mai detto che cosa nascondeva Vivian? E beh, spero di aver in parte soddisfatto la vostra curiosità. Dico in parte perché c'è ancora qualche sorpresa in serbo! Solo due capitoli e finisce tutto, tra l'altro...

Vorrei chiarire una cosa sul titolo di questa storia, perché mi è stato chiesto il motivo per cui l'ho adottato. Se qualcuno lo avrà notato è il titolo di una canzone di Ramazzotti. Quando l'ho ascoltata mi sono venuti in mente il Draco e la Ginny di questa storia e così ho deciso di inserirlo. Il vero significato è che entrambi nascondono delle ombre dietro i loro sguardi, qualcosa che nascondono e che fanno parte del loro passato. Come Ginny con l'incidente della scuola, così Draco con Gloria hanno avuto delle brutte esperienze che hanno abilmente celato agli altri, ma che hanno confidato a loro stessi. Questo è il semplice significato. Spero di aver chiarito i vostri dubbi.^^

Ora passiamo ai ringraziamenti! Mamma quanti siete, grazie!!! Vi adoro!!!

Stellina:  per il momento ho risolto uno dei dubbi su cui si basa questa storia, nel prossimo capitolo prometto che se ne chiarirà un altro moooolto importante!^.-

Ruka88:  anch'io adoro Draco e Ginny! E' per questo che prometto che sarò un fulmine a concludere questa storia e ad aggiornare le altre!

Florinda:  aggiornerò presto, lo prometto!^.-

Nisi Corvonero: Blaise è sopravvissuto come avrai notato... per Draco e Ginny vedremo nel prossimo capitolo...

Lydia: ti ringrazio tantissimo! Mi fa piacere sapere di avere qualche nuova lettrice di questa storia a cui piace! E non preoccuparti che farò un monumento a Petronilla per la bella pubblicità che fa a questa storia!^^

Aira:  ti ringrazio, sono contenta!^_^

Terry: uh bene! Sono felice che ti sia piaciuta proprio quella parte! Grazie! (ovviamente evito di parlare di questo finale...-.-'')

Opalix:  devo dire che sono stata davvero contenta quando ho visto il tuo nome tra le recensioni. Ora che mi ci fai pensare, in effetti questa storia è un po' lenta, ma penso che in parte sia dovuto alla mancanza di azione (visto che tutto si basa sui sentimenti, sui dialoghi e sui legami tra i personaggi) e in parte perché si ispira ad un libro che io ho trovato di per sé molto lento. Jane Eyre si muove con una lentezza che sì, ti coinvolge, però a tratti stanca anche. Comunque spero di aver eliminato nelle ultime battute questo difetto e anzi mi hai fatto fare il balletto del cane della pubblicità dell'Happy Hippo quando mi hai detto che il mio stile è migliorato! Davvero, grazie!^o^ Uh non pensare che mi sono scordata di te eh? Ho finalmente trovato il tempo di finire di leggere la tua storia e di iniziare il seguito (mi è preso un colpo quando ho letto l'ultimo chap °.°), appena mi rimetto in pari, aspettati un mio commento, eh! Un bacio!:*

Angele87: oh un'altra bella sorpresa! Bentornata direi! ^^ E beh, Malfoy è pur sempre Malfoy dopotutto! Mica pizza e fichi!XD Ti ringrazio per il commento della scena del ballo! Tutto sommato anche a me piace, perciò sono contenta quando me lo dite! Blaise, tesoro è ancora vivo ed è sulla via di guarigione, ma per il momento ho trovato più importante pensare a quei due... anche perché la situazione è complicata ancora... un bacio!:*

Fanny: ti ringrazio! Se devo essere sincera, Vivian è forse il mio personaggio preferito in questa storia, quando lei interagisce mi impegno sempre per farla apparire reale e non finta come spesso accade! Per gli orrori di grammatica... eh, quelli mi perseguitano purtroppo... e soprattutto quelli di battitura... prima o poi mi metterò d'impegno per scovarli tutti!^^ Uh, il libro, come sempre lo consiglio: è sicuramente molto più bello di questa storia!^.-

Lollo: ehm.... per tempo accettabile vanno bene tre mesi?^^'' Oddio, chiedo umilmente scusa anche a te...

*ale_black**: uh, non lo so nemmeno io... davvero trasmetto qualche emozione con questa storia... wow!

Katia:  grazie! Sentirmi dire che questa è una delle poche storie che ti piacciono mi rende davvero felice!^_____^ Ginny e Draco prima o poi... non dico niente, però ti anticipo che io adoro gli Happy-end... fai due più due...^^

Shaka:  davvero un grazie immenso anche a te. I vostri complimenti mi fanno arrossire e mi fanno impazzire, vi adoro!^^ Spero che il significato del titolo sia più chiaro adesso. In effetti ripensandoci non è semplice da capire, sorry!^^''

Lella80:  io continuo nel dire che a Petronilla ci vorrebbe un monumento! Allora, ti ringrazio per i complimenti e accetto tranquillamente il tuo commento sulla scena del ballo. Credo che in effetti sia apparsa banale, però la mia idea era un altro momento per avvicinare ulteriormente Ginny e Draco. Ho pensato ad un romantico ballo sotto la luna e quello alla fine è stato il risultato. Ho cercato in tutti i modi di non renderlo troppo smielato, ma alla fine, vabbé, fa niente!^^ Per quanto riguarda la Bipolarità di Draco, rimando al prossimo capitolo. Prometto che si capirà tutto lì. Ancora i misteri non si sono esauriti!^^

Hermione:  Povero Draco... vabbè che il dott Jekyl era pure carino (ho in mente il film in questo momento), ma ce lo vedi in versione Mr Hide? (sta qui dietro di me che urla che una cosa simile a lui non potrà mai accadere...-.-) vabbé, cmq come vedi Blaise è ancora vivo, ma non credo comparirà più in questa storia... forse alla fine credo o lo nominerò solamente, ancora devo decidere. Quanto al secondo commento che mi hai lasciato, sì le sorelle Brontë erano tutte scrittrici (però al momento mi sfugge le terza... credevo fossero solo due). Charlotte Brontë ha scritto Jane Eyre, mentre Emily ha scritto Cime Tempestose. Quello però, non l'ho ancora letto ne ho visto la fiction che hanno trasmesso, sorry. Ho comprato il libro e appena entro in vacanza penso che lo leggerò...

Lily2000:  un grazie di cuore anche a te. Il fantasma è ancora un mistero, ma vi assicuro che nel prossimo capitolo tutto verrà a galla... e anche qualcos'altro! Perciò solo un po' di pazienza!^^

Castalia: grazie, son contenta!^^ Blaise è vivo, chi lo ha ridotto così... Ginny non è sicura del fantasma e nemmeno voi immagino... uh uh uh...

Spero di avervi nominati tutti!^^ Un grazie ancora di cuore e anche a tutti quelli che leggono questa storia anche se non la recensiscono (che da quel che sembra sono tantissimi, quindi thank's!!!^o^)

Un bacio a tutti!

Ryta Holmes

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


IL BUIO HA I TUOI OCCHI

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

 

CAPITOLO 9

 

Non seppe dire con certezza quando riprese a respirare. Se dopo che scappò via dal giardino con una stupida scusa o quando si trovò al sicuro nella sua stanza, dopo aver corso come una matta lungo le grandi sale del maniero. 

In ogni caso dovette ammettere che quella rivelazione, per quanto prima o poi se la aspettasse, l'aveva a dir poco sconvolta. Era assurdo pensare a quante volte si era aspettata che Malfoy le desse la 'bella notizia', e a quante si era preparata la reazione da mostrare.

Avrebbe dovuto essere tranquilla, sorridere all'indirizzo di Malfoy, fare una faccia di bronzo e augurare una buona vita matrimoniale, al limite. E invece, dopo averla sentito con le sue orecchie, era rimasta un minuto buono in silenzio, a fissare il vuoto, cercando di registrare quelle parole, che la sua mente non voleva assolutamente accettare.

Poi aveva compiuto un notevole sforzo di volontà e si era voltata verso l'uomo. Ma non aveva sorriso. L'attimo dopo si era sollevata in piedi di scatto e di spalle gli aveva biascicato qualche parola che nemmeno ricordava. Poi aveva fatto finta di ricordarsi improvvisamente di Vivian ed era entrata a velocità dall'ingresso secondario.

Il tutto senza lasciare a Malfoy il tempo di replicare.

A dir la verità non le importava quello che Draco avrebbe detto in risposta. Quello che aveva saputo le era più che sufficiente e anzi ora che ci pensava con più calma, seduta sul suo letto a baldacchino, mentre alcune stupide lacrime le scivolavano sulle guance, era convinta che avrebbe fatto meglio ad evitarlo per i giorni seguenti, o non sarebbe stata in grado di accettare la situazione.

Perché non c'era altro da fare. Per quanto non volesse pensare a Malfoy sposato alla Parkinson, lei non era nessuno per poter anche solo considerare di annullare le nozze. Lei era solo la umile insegnante di sua figlia... o di sua sorella, quello che era... ma solo quello. Non aveva potere sulle sue decisioni, forse lui l'aveva usata come spalla con cui confidarsi qualche volta, ma certamente lo aveva fatto perché sapeva quanto fosse innocua sotto tutti i punti di vista. 

Lei non avrebbe mai rivelato i suoi segreti a qualcuno, lei avrebbe continuato la sua inutile esistenza anche conoscendo i lati più nascosti di lui. Lei non avrebbe fatto niente altro che la spalla. Qui finiva il suo compito.

Poi Pansy Parkinson avrebbe pensato a svolgere quello della donna, della moglie.

Scosse le testa stancamente. Come aveva potuto anche solo pensare di essere qualcosa in più per Malfoy, di una semplice collaboratrice?

Illusa. Stupida illusa che non era altro.

Si era riproposta sempre più spesso di lasciar perdere pensieri tanto infantili, aveva fissato quei due ritratti che aveva appeso di fronte al letto, fino a che non aveva iniziato a vedere e ad immaginare difetti del suo disegno e pregi di quello di Pansy che nemmeno esistevano. Si era ripetuta più volte che il suo scopo era solo quello di crescere ed educare Vivian, eppure alla fine la sua mente e il suo cuore, senza nemmeno che se ne rendesse conto -o forse facendo finta di niente-, le avevano giocato il brutto scherzo. 

I sentimenti che avrebbe dovuto reprimere si erano accentuati, erano diventati così forti e intensi che le non era stato possibile frenarli ed erano esplosi quella sera, dopo la rivelazione delle nozze con Pansy.

Tornò velocemente alla realtà, quando la porta della camera si aprì con lentezza, emettendo un rumore sordo. Immaginando chi dovesse essere, si asciugò in fretta le lacrime, passando le dita sotto gli occhi. Avrebbe voluto anche sorridere, ma le fu impossibile improvvisare qualcosa di credibile, così si limitò ad osservare la nuova arrivata, esclamando il suo nome.

"Vivian!"

La piccola non si fece pregare, quando vide che le braccia della donna si erano allargate per accoglierla, e con una piccola corsetta le fu vicino.

La abbracciò sorridendo entusiasta e cingendole quel che riusciva della vita con le braccine. "Ginny! Mi sei mancata!"

Solo quando avvertì il calore della piccola e il profumo dolce dei suoi capelli, l'ombra di un sorriso le apparve sul volto. "Anche tu mi sei mancata, sai?" le rispose, accarezzandole la chioma bionda.

Ora era lei l'unico scopo della sua vita presente. Era a lei che doveva dedicare le sue forze, concentrare la mente ogni giorno per crescerla ed educarla. Lo avrebbe fatto anche dopo le imminenti nozze. Dopotutto non si aspettava di certo che la Parkinson una volta diventata la signora Malfoy, avrebbe assolto anche il ruolo di madre.

"In questi giorni ho fatto lezione con Mrs Gobbins, ma è stata una barba! Lei non è brava come te." continuò la bambina, esibendo un tenero broncio.

Ginny ridacchiò, evitando di farsi vedere da Vivian. Voleva bene a Rachele, ma sapeva comunque che era una donna anziana, parecchio all'antica, e decisamente le sue lezioni erano molto più pesanti e noiose di quelle di Ginevra.

"E' brava anche lei, Vivian... solo... ha un metodo diverso, ecco."

La bambina la guardò per un attimo pensierosa, inclinando il capo da un lato. "Mhm... allora preferisco il tuo metodo." concluse decisa, annuendo a se stessa e sedendosi di fianco alla donna.

Era incredibile come quel piccolo frugoletto riuscisse a farla star bene. Si sentiva sempre a suo agio con lei, sapeva come comportarsi e riusciva a comprenderla anche solo incrociando i suoi occhietti vispi.

Tutto il contrario di quando era con suo padre. O con suo fratello. In ogni caso era stato appurato che un legame di sangue univa entrambi, perciò si poteva realmente affermare che le somiglianze che li accomunavano erano indubbie.

Però, per quanto somigliasse a Draco, Vivian non era uguale a lui. Lei era un libro aperto, lui un mistero. Lei era vivace e spontanea, lui chiuso e freddo. Vivian, adesso che ci pensava, forse non somigliava nemmeno così tanto a Narcissa Balck, come aveva più volte immaginato.

Si chiese se per caso quei caratteri non li avesse ereditati dalla madre, magari Gloria Rockwood prima di diventare una Mangiamorte psicolabile, era stata una bambina spontanea e allegra come adesso lo era sua figlia.

Le scompigliò i capelli affettuosamente sospirando e alzandosi in piedi verso la toilette, dove aveva posato appena arrivata, la sua borsa.

La piccola la seguì leggermente confusa, osservandola nei suoi movimenti. "Che hai Ginny?" le chiese più incuriosita che preoccupata.

La donna si voltò nella sua direzione mostrandole un'espressione rassicurante. "Sono solo un po' stanca. Prima di arrivare qui, ho dovuto sbrigare delle faccende." le spiegò.

"Ah, allora sbrighiamoci, così andiamo a cena."

Ginevra scosse la testa. "Non verrò a cena oggi. Ho solo bisogno di riposare. Potresti avvisare tu, Mrs Gobbins?"

Vivian parve delusa. Chinò il capo, iniziando a giocherellare con l'orlo della veste che indossava. "D'accordo... andrò ad avvisarla..." mormorò poco contenta.

Intenerita da quella vista, Ginny le si avvicinò per chinarsi fino alla sua altezza. Le prese il visino tra le dita, accarezzandolo lievemente, e le sorrise.

"Ti prometto che domani ti racconterò tutto! Del matrimonio e di tutte le cose che ho fatto, ti va?"

Lo sguardo della piccola si illuminò velocemente. Saltellò battendo le mani entusiasta. "Sì sì! Certo che mi va! Allora vado da Mrs Gobbins, però domani non studiamo!"

Non fece in tempo a replicare che non era contemplata la perdita di un'altra lezione, che Vivian era già scomparsa dietro la porta e si era precipitata al piano di sotto per avvisare Rachele.

Le venne spontaneo scuotere la testa rassegnata. Adorava quella bambina, non avrebbe mai potuto separarsi da lei. Avrebbe anche accettato di convivere con la presenza costante di Pansy, pur di restare al suo fianco.

Se non avesse potuto avere Malfoy, per lo meno avrebbe dedicato la sua vita al suo sangue.

 

*

 

Non fu semplice, ma in qualche modo riuscì anche il giorno seguente ad evitare Malfoy. Fortunatamente un impegno di lavoro lo aveva tenuto lontano per tutto il giorno, e persino a cena, per lo meno Vivian, dovette fare e meno di suo padre.

Era assurdo doverlo pensare, dopotutto se voleva restare in quella casa, avrebbe dovuto affrontare prima o poi la situazione, avrebbe dovuto reagire e incontrarlo. Ma da un lato non sapeva come lui si sarebbe comportato d'ora in poi, visto tra l'altro, che non gli rivolgeva la parola da quando aveva saputo della notizia; dall'altro non era convinta di quale sarebbe stata la sua, di reazione, quando l'avrebbe rivisto.

Era tutto così complicato, non era arrivata che da un giorno e già era stanca di quella nuova situazione. Quando era tornata al maniero, credeva stupidamente che tutto sarebbe tornato come prima, che avrebbe ripreso la solita vita assieme alla piccola e convivendo con Malfoy.

Ma ora. Ora tutto cambiava.

Come sarebbero state le sue giornate, d'ora in poi? Quando Pansy sarebbe diventata la Signora Malfoy, lei come avrebbe vissuto in quel posto? Sarebbe mai stata felice, pur sapendo che in quella stessa abitazione vi sarebbero stati anche i coniugi e che avrebbe dovuto vederli assieme per anni?

E Vivian, avrebbe mai accettato come madre la Parkinson? Avrebbe mai permesso che una donna come lei, frequentasse il padre e dettasse legge in quella casa?

Erano questi i pensieri che la accompagnarono per tutto il giorno e fino a sera, quando vogliosa di cambiar aria per un po', dopo aver augurato la buonanotte alla piccola, si era rifugiata nel frutteto del maniero.

Passeggiava, riflettendo per l'ennesima volta su quella situazione così intricata. Scuoteva la testa, quasi a voler scacciare quei pensieri che la tormentavano tanto, ma poi la sua mente ci tornava ancora e ancora, perché il futuro oscuro che la aspettava, era troppo gravoso per pensare di scrollarselo di dosso.

Si inoltrò un poco tra gli alberi che mostravano ormai i frutti maturi, per poter ammirare i fiori delle artemisie e dei rododendri, appena sbocciati, che costeggiavano il muretto che divideva il frutteto dagli eleganti giardini che circondavano il maniero.

Aspirò il profumo, sorridendo appena. Quella era la stagione che aveva sempre adorato. Non troppo caldo né troppo freddo, i fiori nel pieno del loro vigore e i frutti dolci appena usciti.

Camminò ancora un po' lungo il muretto, mantenendo il capo chino e le braccia intrecciate dietro la schiena. Non poteva andare avanti così. La sua vita non era mai stata inutile, per quanto qualcuno lo pensasse. E sprecarla in quel modo, vivendo come un'ombra in quella casa, era quanto di più orribile potesse pensare.

Ma d'altra parte anche separarsi da Vivian era qualcosa di enormemente doloroso.

Scacciò accuratamente il pensiero che le balenò in mente subito dopo. Era ovvio che fosse ancora più doloroso dimenticare Malfoy, ma quella era una cosa che doveva affrontare, volente o nolente.

Sussultò quando il frutto dei suoi ragionamenti si materializzò improvvisamente a pochi metri da dove si trovava. Doveva essere entrato dal cancelletto laterale così non si era accorta subito del suo arrivo.

Le venne spontaneo trattenere il respiro, e cercò immediatamente di dirigersi verso l'uscita, prima che lui si potesse accorgere della sua presenza. Sembrava non averla notata infatti. Lo vide osservare attentamente alcuni alberi da cui ancora non erano stati colti dei frutti.

Restando accostata ai cespugli del muretto, si mosse lentamente ed evitando alcun rumore, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata rassicurante verso le spalle di Malfoy.

Fu con grande sforzo che non cacciò un urlo, quando udì chiaramente la sua voce, piena del solito tono provocatorio e strascicato.

"Che fai, scappi, Ginevra?"

Beccata, pensò con aria rassegnata. Era inutile continuare a scappare; oramai il caso -o forse lo stesso Malfoy- aveva voluto che lei affrontasse la questione. E se le era stata data un'occasione per risolverla, allora non doveva tirarsi indietro.

Prese un forte respiro per farsi coraggio e si avvicinò a lui, ancora di spalle, ricordandosi mentalmente di non aver paura e di farsi coraggio.

"Pensavo volessi restare da solo. Non volevo disturbare." replicò Ginny con tono particolarmente serio.

Malfoy si voltò lentamente, continuando ad ammirare le bellezza del frutteto al crepuscolo. "No, non mi disturbi, al contrario."

Incrociò il suo sguardo e Ginny si accorse di vacillare, quando incontrò il grigio dei suoi occhi. No, non poteva perdere la forza adesso, doveva andare avanti.

Volse le sue pozze azzurre da un lato, facendosi però più vicina.

"Vorrei parlarti Ginevra." aggiunse Draco, apparentemente, impassibile al movimento di lei.

Ginny lo seguì senza fiatare. Gli si accostò e senza dire altro, presero a camminare lungo il viale che culminava con un grande e centenario ippocastano, sotto cui era stato elegantemente sistemato un piccolo chiosco per ripararsi dalla calura estiva.

Dopo alcuni minuti in cui solo il frusciare lento delle foglie e il ronzio degli insetti notturni riempì il silenzio che aleggiava, finalmente Draco si decise a parlare.

"Dimmi, Ginevra, tu sei felice qui?" le chiese a bruciapelo.

La donna esitò un attimo prima di rispondere. "Lo sono stata, sì." fece una pausa nella quale deglutì cercando di eliminare quel groppo alla gola che le si era formato da quando lo aveva incontrato.

"Conoscere Vivian e Rachele mi ha fatto bene. E anche questo posto, tutto sommato non è male. Molto meglio di Londra lo è sicuro."

Malfoy continuò a camminare e Ginny a seguirlo, nonostante avesse preferito di gran lunga sedersi da qualche parte. Man mano che parlava con lui, tutta la forza sembrava mancarle e le gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro.

"Capisco..." continuò l'uomo con un sospiro. "Quindi immagino ti dispiacerà quando andrai via."

Il sapore ferroso del sangue si insinuò fastidiosamente nella sua bocca, quando si morse forse con troppa violenza, entrambe le labbra.

Andarsene? Ma certo, ovvio. Cosa si aspettava!

Lei ci stava rimuginando su così tanto e lui aveva già deciso tutto. Non la voleva in casa, ora che vi sarebbe entrata la Parkinson, o forse era stata quella fattucchiera a chiedergli di mandarla via... o magari entrambi.

In ogni caso era chiaro che non fosse la benvenuta in quel maniero. E per quanto lo sapesse già nel profondo del suo cuore, non riusciva ad accettarlo ugualmente.

"Mi sono preso la briga di informarmi per un altro posto come insegnante privato. Ho buoni contatti, quindi avrai la possibilità di lavorare con una buona famiglia e sarai anche ben retribuita." continuò Draco, intercettando forse il suo silenzio come una richiesta a spiegarsi meglio.

Non voglio andar via... non mi importa di questo buon lavoro!

"Andrai da una signora che vive in Irlanda, a Dublino. Accudirai i suoi tre figli." continuò imperterrito lui, probabilmente -sperò Ginny- ignaro delle stilettate che infliggeva al suo cuore ad ogni parola.

"E.... e Vivian?" riuscì a mormorare la donna, pur con un tono di voce tremante.

"Vivian non resterà qui, tranquilla." rispose l'uomo come se niente fosse. "Andrà in collegio finché non arriverà la lettera per Hogwarts. So bene che non sopporta Pansy e credo che l'odio sia reciproco, quindi eviterò che si creino tensioni in casa dopo il matrimonio."

Ginny mantenne il viso fisso per terra. Aveva la gola arida e quel nodo diventava ad ogni istante sempre più soffocante. Sentiva gli occhi bruciare per le lacrime che stava miracolosamente trattenendo, ma che non sapeva quanto ancora avrebbero retto negli occhi ormai colmi.

"Perché..." disse solo con rabbia e frustrazione. "Perché fai questo."

Fu a quel punto che Draco si fermò. Si rivolse a lei completamente e se Ginny avesse trovato il coraggio di alzare lo sguardo, vi avrebbe intravisto anche un'ombra di curiosità sul volto.

"Perché?" ripeté Malfoy tranquillamente. "Perché sposerò Pansy."

"Sì, ma perché!" esclamò ancora la rossa, sollevando finalmente il capo e mostrandogli i suoi occhi ormai inondati di lacrime che scendevano lungo le gote, lasciando delle tracce luminose grazie ai raggi di luna.

Malfoy le si fece più vicino e la fissò seriamente negli occhi. "Dimmelo tu, il perché." le ripropose la domanda.

Ginny lo fissò confusa, scossa ormai anche dai singhiozzi che aveva rinunciato a reprimere.

"Dimmi il perché ti comporti in questo modo, perché non sei contenta di quello di cui ti parlo... e dimmi perché stai piangendo così, quando dovresti essere solo contenta di liberarti finalmente di me."

Silenzio dopo quelle parole. E tanti pensieri in testa. Era arrivato il momento finalmente, ormai non aveva più niente da perdere, doveva solo andare avanti e liberarsi di quel terribile peso che le gravava sul cuore.

"Perché ti amo, Malfoy...." biascicò con voce roca, chinando il capo e posando un pugno leggero sul petto dell'uomo. "I-io ti amo... e non posso sopportare tutto questo..."

E improvvisamente, senza che se lo aspettasse, Draco le posò una mano sul viso, prendendole ad accarezzarle la guancia e a cancellarle le tracce di lacrime. Ginny trovò ancora la forza di intrecciare il suo sguardo con il proprio. Restò a fissare quegli occhi metallici che adesso la guardavano come cercassero di leggerle l'anima.

Ma non si sentì nuda, come se le sue barriere ormai cadute mostrassero quello che nascondeva ormai da troppo tempo. Al contrario quello che avvertì fu sicurezza, un calore che si contrapponeva totalmente alla freddezza che aveva sempre pensato di vedere in quegli occhi di ghiaccio.

E allora si lasciò andare, si abbandonò a quello sguardo che a poco a poco si fece sempre più vicino e si sostituì ad un buio pieno di emozioni, quando le loro labbra vennero in contatto.

Fu un bacio lungo, ma semplice, una muta rassicurazione -o forse manifestazione- che quello che aveva pensato fino a poco prima era stato solo un orribile incubo.

Racchiuse le labbra tra i denti, assaporando il gusto di quel legame che tante e tante volte aveva desiderato, quando questo si sciolse. Tuttavia non poté fare a meno di mostrargli uno sguardo angosciosamente confuso, quando i loro occhi si specchiarono ancora gli uni negli altri.

"Dillo ancora... ma chiamami Draco." fece in risposta lui.

Quello di Ginny non era un carattere che si potesse sottomettere, perciò fu normale che di colpo tutte le domande, tutte le incongruenze vennero a galla e premettero per uscire dalle sue labbra.

Prese un forte respiro, pronta a ribellarsi, ora che quel bacio le aveva donato ancora la forza di lottare, ma due dita dell'uomo posate delicatamente sulla sua bocca e la sua voce, come sempre decisa, le impedirono di andare oltre.

"Io non sposerò Pansy Parkinson, Ginevra."

Poche parole. Malfoy non era mai stato un uomo dai grandi discorsi, ma in quei pochi suoni, era in grado di spiegare ogni cosa, di dare tutte le informazioni e le risposte di cui si aveva bisogno. Di cui lei, aveva bisogno.

E questo bastò a Ginny, perché, gli si scagliò contro picchiandogli un paio di volte le spalle e poi aggrappandosi a lui, mostrandogli quanto fosse non solo risollevata, ma anche tanto in collera.

"Io ti amo, stupido di un... Draco! Ti amo..." continuò con un tono di voce sempre più basso.

E in risposta, l'uomo le cinse la vita con forza, lasciando che i loro corpi aderissero come una cosa sola. "C'è solo una donna che io sposerò." aggiunse convinto, affondando il viso nell'incavo del suo collo bianco e respirando il suo profumo.

Non poteva credere che tutto quello che stesse vivendo non fosse uno dei suoi tanti stupidi sogni, ma si trattasse della pura realtà. Era vero. Era stretta tra le braccia della persona che amava e che mai avrebbe pensato di amare a quel modo. Ed era felice.

Finalmente dopo tanto tempo, sentiva dentro di sé una felicità e una leggerezza d'animo che non avrebbe mai pensato di provare.

Si baciarono ancora, trasmettendo tutta la loro passione in quel unione e fondendo le loro lingue e le loro anime, come una cosa sola.

"Perché..." soffiò ancora Ginny quando il bacio si sciolse di nuovo e restarono alcuni istanti immobili, il fiato corto contro le loro labbra.

Draco la baciò ancora, prima sulla bocca e poi sulla fronte, quindi la abbracciò di nuovo, accostando il viso al suo orecchio.

"Perché credevo il contrario. E volevo allontanarti prima che tutto diventasse insopportabile." rivelò. Ginny notò chiaramente la nota grave nella sua voce.

Si scostò leggermente da lui e lo guardò seria, cercando di leggere nei suoi occhi, come lui faceva sempre con lei. E scoprì la verità. Il grande Draco Malfoy, l'uomo di ghiaccio che tanto aveva odiato da bambina e che tuttavia aveva sempre considerato forte, adesso le stava mostrando le sue debolezze.

Già in passato lo aveva fatto, ma adesso le stava rivelando di aver avuto paura dei suoi sentimenti. E si era rimesso al suo giudizio. Perché sapeva che rischiava il disprezzo, ora che le aveva confessato la verità. 

Non aveva forse giocato con i suoi sentimenti, celandole la realtà e inventandosi quel finto matrimonio con la Parkinson? E non le aveva persino detto di doversi allontanare da quella casa?

Ma l'ultima cosa che in quel momento Ginny avrebbe provato, sarebbe stata il disprezzo.

Mai come in quel momento infatti, aveva capito di amarlo. Non aveva più senso rivangare il passato, ora che aveva la certezza dei suoi sentimenti. Draco era rimasto scottato già una volta e la paura che potesse accadere ancora era la cosa più naturale che potesse immaginare. 

Gli circondò il collo con le braccia, posandogli un leggero bacio sul collo. "Non importa, Draco... ora non più."

E in risposta ebbe le braccia dell'uomo strette intorno a lei con una foga nuova. 

Ormai non c'era più spazio per i dubbi. Solo un cammino fatto di certezze.

 

*

 

Quando salì al primo piano del maniero, immaginò il suo stato d'animo come quella scalinata bianca. Come se ad ogni passo diventasse più leggera, e quella sera ne aveva fatti molti.

L'ultimo ostacolo si manifestò con l'arrivo di Rachele, che incontrò lei e Draco, che salivano lentamente presi per mano. Malfoy le spiegò con molta serietà che non ci sarebbe stato alcun matrimonio, quando l'anziana donna, cercò di ricordargli che era un uomo fidanzato.

Aggiunse poi che non aveva la minima idea di dove fosse finita Pansy, dopo che l'aveva cacciata in malo modo la sera in cui aveva cercato di infiltrarsi nella sua stanza.

Rachele ne era rimasta così scioccata, che era scomparsa verso la sua stanza, borbottando freddamente e ancora scossa la buonanotte.

A Ginny era dispiaciuto da morire per la donna, nonostante avesse provato un certo piacere nel sapere quelle notizie sulla Parkinson, ma si ripromise di affrontare seriamente l'argomento l'indomani mattina.

Ora era convinta di aver bisogno di riposo, dopo tutte le emozioni che aveva provato quella sera. Draco la accompagnò fino alla sua camera e poi le schioccò l'ennesimo bacio sulle labbra, prima di allontanarsi verso la sua stanza.

E Ginny lo aveva osservato fino a che non era svanito alla sua vista, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Quando fu da sola, si mosse meccanicamente per prepararsi e andare a dormire, mentre la sua mente rivisse continuamente quell'episodio a cui ancora stentava a credere.

Si rilassò sui cuscini, senza smettere di pensarci e come tante volte, quel famoso e bianco soffitto ridivenne interessante da osservare.

Niente sonno. Solo una mente troppo sveglia per potersi permettere di rilassarsi.

Non seppe quanto tempo restò in quella posizione o meglio dopo quanto tempo si ritrovò a bussare alla porta di Draco, maledicendo quello che stava facendo.

Lui la accolse con un delizioso ghigno sul volto e un'aria fastidiosamente somigliante a uno che si aspettasse il suo arrivo.

"Cos'è, senti già la mia mancanza?" le chiese ironico, vedendola in difficoltà e impegnata a trovare le parole adatte per giustificare la sua presenza.

Non servirono altre parole in fin dei conti. Quando Ginny rassegnata a non avere niente da dire, sostenne il suo sguardo e poi lo baciò appassionatamente, ogni intento fu facilmente palesato.

Il grande e morbido letto di Draco, accolse velocemente i due amanti, che liberi dagli ostacoli rappresentati dagli abiti, sciolsero tutto l'ardore che per mesi avevano tenuto a freno.

E mai come quella volta Ginny aveva fremuto tanto, sotto il tocco di quelle mani gentili e sensuali, di quei baci roventi sulla pelle, del calore di quel corpo sopra il suo.

Aveva lasciato che le labbra di Draco, lasciassero lunghe scie sulle sue braccia, lungo collo, sui seni e giù fino al ventre. Aveva ricambiato con la stessa passione, lasciando che le sue mani scorressero leggere sulla sua schiena pallida e sulle ciocche bionde.

Aveva invocato il suo nome e si era aggrappata a lui con forza, quando lo aveva sentito dentro di sé e l'orgasmo li aveva colti entrambi, tra baci e carezze.

E si erano guardati ancora negli occhi, sudati e ansimanti, come a suggellare quell'unione e ad esprimere senza parole i sentimenti che si erano librati in quella stanza.

E solo allora la stanchezza prese il sopravvento su entrambi e il sonno li colse ancora abbracciati e nudi, ancora più legati e consapevoli di prima dell'amore che li univa.

*

Risvegliarsi avvertendo chiaramente il calore di qualcun altro al proprio fianco, fu per Ginny una sensazione davvero strana.

Dapprima sgranò gli occhi, cercando di capire dove fosse finita, poi il ricordo di tutto quello che era accaduto la sera e la notte precedenti, le tornò a galla.

Arrossì sicuramente, guardandosi intorno e poi voltandosi lentamente verso dove credeva Draco dormisse ancora.

Sussultò quando si accorse che era già sveglio e la fissava con quella sua aria che tante volte aveva odiato, come se la stesse prendendo in giro.

Le venne spontaneo mostrare un'espressione sconvolta, a cui in risposta Malfoy inarcò un sopracciglio.

"Weasley, vorrei ricordarti che sei venuta di tua spontanea volontà qui." le disse malizioso, il volto posato su una mano e il gomito sul cuscino.

Ginny strinse con forza il lenzuolo sul petto. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, cercando di calmarsi e di spiegarsi assieme.

"Questo lo so, stupido! E ti assicuro che-"

Ma a Draco non servirono assicurazioni. Preferì interromperla con un bacio, tirandola in avanti per la nuca con una mano e sporgendosi un poco, fino a raggiungere il suo viso a metà strada.

Quando per esigenze di ossigeno, furono costretti a riprendere fiato, Ginny sospirò contro le sue labbra.

"Non era Ginevra?" gli chiese.

Malfoy ghignò. "Vedo che l'hai notato allora... Ginevra." replicò pungente, riprendendo a lambire nuovamente la sua bocca.

Non riusciva a spiegare tutte le emozioni che provava quando baciava Draco Malfoy. Era un misto di passione, ma anche di dolcezza che si tramutavano in scariche elettriche che le attraversavano il corpo.

Se tutto quello che aveva vissuto appena la sera prima, fosse potuto sembrare un sogno, quel bacio aveva appena smentito tutto e ciò non fece che aumentare la convinzione di quanto ogni cosa fosse reale.

Sorrise anche lei contro la sua bocca. "Allora sono riuscita dove la Parkinson ha toppato, eh." scherzò.

A quelle parole, Draco si mise a sedere, dandole le spalle per scendere dal letto e rivestirsi. Sbuffò mentre lanciava all'aria il lenzuolo.

"Non mi parlare più di lei, quella donna è stata in grado di farmi superare il limite della pazienza."

La rossa ridacchiò, osservandolo. "Non che sia tanto difficile..." lo provocò alludendo a se stessa.

Draco sembrò intercettare i suoi pensieri. "No Ginevra, lascia stare, tu sei un caso a parte."

Si alzò in piedi indossando i pantaloni. "La sera stessa in cui sei partita, quella sciocca donna è entrata qui dentro senza il mio permesso. Mezza nuda, ovviamente." si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto al ricordo. "Le ho intimato di andarsene, ma non ha voluto sentire ragioni... Ha iniziato a sparare stronzate su te e su Vivian e a quel punto la mia pazienza è andata a farsi benedire: l'ho fatta levitare nei giardini così come stava e ho chiuso tutte le entrate per il maniero."

Ginny lo guardò basita. "L'hai lasciata tutta la notte lì fuori?!" domandò sconvolta, la bocca semiaperta e gli angoli della bocca increspati all'insù.

Draco scrollò le spalle facendo schioccare la lingua. "Certamente." si infilò una maglietta e rivolse alla donna l'aria più sincera che conoscesse.

"Credi che avrebbe potuto impietosirmi?" inarcò un sopracciglio alla domanda. In risposta Ginny scosse la testa con convinzione.

"In ogni caso non ne ho più voluto sapere di lei. La gente di Hay ha vociferato di aver visto una fantasma in mezzo ai campi quella notte. Comunque in questa casa non è più entrata."

Ginny rise di gusto al pensiero di cosa avesse passato quella donna, ma poi la curiosità si fece più intensa. "E i tuoi amici? Hanno detto niente?"

"Niente di che. Hanno pensato avesse avuto qualche impegno, come era successo già a Blaise. Tutto qui."

Alle parole dell'uomo, di colpo il ricordo dell'amico riaffiorò alla sua mente. Smise di ridere, facendosi velocemente più seria e guardò Draco con aria indagatrice.

"Lui come sta?" chiese con un tono di voce più grave.

Draco non si scompose, quando comprese a chi si stesse riferendo. Continuò nella sua occupazione imperterrito. "Sta benissimo. Quella ferita è già guarita e ora di sta godendo un meritato riposo in qualche isola tropicale. Mi ha mandato un gufo, giusto ieri mattina."

Per quanto la situazione fosse ancora parecchio ambigua agli occhi di Ginny, la donna sentì che quanto le aveva detto, non fosse una menzogna. Sospirò ripensando a tutto quello che era accaduto prima che partisse e a quanti dubbi ancora si celavano dietro Draco Malfoy.

Era incredibile come nonostante quello che era accaduto e nonostante Draco avesse più volte mostrato il suo vero essere a Ginny, potesse ancora però, nascondere qualcosa. Perché era chiaro che fosse così.

Non tutta la verità era ancora venuta a galla. E Ginny non sapeva se sarebbe mai accaduto.

 

*

 

Fu molto facile parlare con Vivian e spiegarle tutta la faccenda.

Quando sulla tromba delle scale, notò per caso Ginny e suo padre che uscivano dalla stessa stanza a quellora del mattino, il visino le si illuminò per qualche istante e restò nella stessa posizione fino a che non incrociò lo sguardo di Draco. A quel punto fece una smorfia sorpresa e prese a scendere le scale di corsa, lasciandosi sfuggire una leggera risata.

Ginny sospirò imbarazzata. Vivian era sempre stata una bambina intelligente e di certo non le ci era voluto molto per capire ogni cosa.

Una volta raggiunta la sala della colazione, trovarono solo la piccola intenta a sfamarsi. La videro sorridere dietro un tazzone di latte, ma in un primo momento regnò il silenzio.

Fu Draco a parlare per primo; Ginny era rimasta per tutto il tempo ad osservare, ora luno ora laltra, cercando disperatamente un argomento di conversazione, ma a quanto pareva laver confessato a Malfoy i propri sentimenti, le doveva aver distrutto anche qualche neurone, in particolare quelli della conversazione.

Ascolta Vivian. Iniziò luomo, con aria seria, mentre posava la tazzina di caffè nero sul tavolo.

La piccola si fece subito attenta, allontanò da sé ogni cosa per osservare meglio il volto del padre.

Se ti dicessi che Ginevra potrebbe diventare la tua mamma, ne saresti contenta?

Domanda pressoché inutile pensò Ginny, visto lentusiasmo che provocò nella piccola.

Le venne spontaneo sorridere, quando notò che Vivian si costrinse malamente a reprimere unesclamazione di gioia. Se avesse potuto forse, si sarebbe anche messa in piedi sulla sedia.

Sì! Voglio dire, certo, mi farebbe piacere! Tantissimo! rispose alla fine, con un tono veramente allegro.

Sul volto di Draco apparve un sorriso che una volta tanto non aveva niente di derisorio o di maligno. Era schietto, sincero e forse, vista la situazione, anche dolce.

Perfetto. aggiunse soltanto, alzandosi in piedi. Devo sbrigare alcune faccende, adesso. La lascio a te. si rivolse a Ginny, con un saluto e uscendo dalla sala con passo tranquillo.

Lasciarla a lei, cosa volesse dire, lo scoprì qualche istante dopo. Vivian attese esattamente tre secondi, prima di avvicinarsi saltellando alla donna e guardandola con quellaria incuriosita e bramosa di sapere.

Davvero diventerai la mia mamma? Ginny, è così?

La rossa si intenerì quando scorse nel suo tono di voce anche una nota di speranza. Annuì col capo, prendendola tra le braccia e permettendole di sedere sulle ginocchia.

E ancora presto per dirlo, ma credo che forse sarà così. rispose. In realtà non voleva ammetterlo nemmeno lei. Aveva paura che solo dirlo avrebbe potuto far svanire lincanto. Fortunatamente questo alla piccola bastò, perché le gettò le braccia al collo e le schioccò un bacio sulla guancia.

Allora sono felicissima! Io ti vorrei davvero come mamma! spiegò entusiasta, aggrappandosi con forza a lei. Ginny ricambiò labbraccio con dolcezza, avvertendo ancora unondata di gioia pervaderle dentro. La dimensione della sua vita era cambiata così radicalmente che era ancora difficile rendersene pienamente conto.

Solo ieri era la povera e insignificante insegnante della figlia di Draco Malfoy. Ora le si prospettava un futuro di moglie e persino di madre.

Non avrebbe mai potuto sperare tanto.

Il momento di felicità però, si spense leggermente, quando sulla soglia della saletta, comparve Mrs Gobbins che osservava labbraccio con aria che a Ginny parve decisamente grave.

Lasciò andare la piccola e tossicchiò avvertendo lo gola arida. “Buongiorno, Rachele.” Mormorò avvertendo un certo imbarazzo. Doveva parlarle. Adesso non poteva più tirarsi indietro.

L’anziana donna rispose con tono di voce serioso e si sedette al tavolo per la colazione. Dopo alcuni istanti in cui regnò il silenzio e nei quali Vivian, tornò al suo posto, avvertendo nell’aria una certa tensione, Ginny cercò le parole adatte per spiegarsi alla governante.

Prese infine un forte respiro, facendosi coraggio. “Rachele, vorrei spiegarmi per quello che è accad-”

“Non c’è bisogno che si spieghi, Ginevra. Credo di aver capito come stanno le cose.”

Le parole di Mrs Gobbins non fecero altro che acuire il senso di colpa della rossa. “Sì, ma vorrei scusarmi con lei, è successo tutto così in fretta e adesso non voglio che ce l’abbia con me perché…”

Ma Rachele la interruppe ancora. “Non c’è bisogno neanche che si scusi. Mi creda.”

Ginny finalmente si zittì, permettendo alla donna di sospirare, mentre posava gli occhiali che aveva tolto, sul tavolo.

“Mia cara Ginny, se ieri sera ho dato modo di pensare di essere stata delusa da te, allora devo essere io a chiederti scusa.”

Le chiedeva scusa? E per cosa?

“So di essere soltanto una governante in questa casa, ma ho provato un senso di fastidio, venendo a sapere che il Padrone mi aveva preso in giro. Ha idea da quanto va in giro dicendo che avrebbe sposato la signorina Parkinson?”

Ginny scosse la testa, reprimendo l’impulso di sorridere. Rachele continuò nella sua spiegazione, prendendo a preparare la colazione.

“Quello che voglio dire è che sono più che felice del fatto che abbia scelto lei e non la signorina. Anzi, penso anche di dover ammettere di essermi fatta un’idea sbagliata su quella donna. Non posso certo dimenticare di Vivian in lacrime tra le mia braccia.”

A queste parole, il rumore di un cucchiaino che cadeva per terra, si propagò per la stanza, dando più di un motivo a Ginny per voltarsi verso la bambina.

Certamente era accaduto qualcosa in sua assenza che quel visino, ora arrossito per l’imbarazzo, aveva tenuto nascosto per non darle un dispiacere.

Non le disse nulla, però. Si limitò a sorridere rassicurante e a rivolgersi a Mrs Gobbins. “Bene, meglio così direi. Adesso mi sento meglio sapendo che ha conosciuto la vera personalità di Pansy Parkinson.” il volto le si addolcì. “E che acconsente anche alla nostra relazione.”

Rachele ricambiò allo stesso modo. “Draco è come un figlio per me. E saperlo con te mi rende molto più serena.” le rivelò.

Ginny sgranò gli occhi, colpita. Poche volte, da quando la conosceva, aveva avuto modo di vederle quello sguardo materno e di sentirla parlare in quel modo.

Restò in silenzio, sorridendo e decidendo di accogliere le richieste del suo stomaco che reclamava.

 

*

 

“Ha detto che è felice, sai?”

“Meglio così.”

Ginny sorrise contro il sole al tramonto. Inspirò a fondo l’aria di quel posto che appena la sera precedente aveva significato una svolta nella sua vita e si accostò maggiormente contro il petto di Draco che sedeva assieme a lei sotto l’ippocastano su una panchina di vimini.

Non notò il suo sorriso sarcastico che gli sfuggì dalle labbra, quando la sentì più vicina. Chiuse invece gli occhi, rilassandosi al tocco delle sue mani sulla chioma color fiamma.

“Dì la verità, anche tu sei più tranquillo adesso.” lo provocò increspando le labbra. Al silenzio dell’uomo che seguì, si scostò da lui e lo guardò incuriosita negli occhi. “Tu ci tieni a Rachele, non è vero?”

Malfoy scrollò le spalle, voltandosi lentamente verso il panorama del lungo viale del frutteto. “Non lo so. Da quando riesco a ricordare, lei c’è sempre stata. Forse anche più di mia madre… quindi, penso sia così.” rispose con franchezza.

Ginny fu colpita improvvisamente da una strana malinconia. “Posso chiederti un favore… Draco?” non era ancora semplice chiamarlo per nome. Lui incrociò il suo sguardo, rendendolo sarcastico. “Non so, Ginevra. Conoscendoti potrebbe non favorirmi molto.”

Lei inarcò un sopracciglio. “Però, che fiducia.” tornò subito dopo seria, riuscendo a leggere nei suoi occhi metallici un assenso. “Smetti di pensare al passato. A Vivian, a sua madre, ai tuoi genitori, alla guerra. Chiudi tutto.”

La sua voce si fece quasi una preghiera, mentre continuava a parlare. “Ora come ora non c’è più niente che ti deve ricordare il passato. Hai accettato Vivian come tua figlia, abbiamo chiarito i nostri sentimenti e tutto sta andando per il verso giusto. Quello che ti chiedo è semplicemente di smettere di torturarti!” conclusa un po’ più appassionata del dovuto.

Si morse un labbro in attesa della sua reazione. Lo vide chinare il capo pensieroso, forse indeciso sul da farsi, forse colpito da quelle parole. Non riuscì a capirlo con sicurezza. L’unica cosa di cui si rese conto fu la sua voce troppo impostata per sembrare credibile.

“Ci proverò.”

Restò a fissarlo per alcuni istanti in silenzio, celando un’espressione che voleva essere severa. Quando lo ascoltò si rese conto che i trascorsi di Malfoy erano ancora troppo presenti nel suo passato per poterli dimenticare.

Quando biascicò un “D’accordo.” e distolse lo sguardo da lui, si rese conto che doveva ancora mancare qualcosa a quel puzzle che si era ricomposto via via da quando era entrata in quella casa. E i pezzi che erano a lei sconosciuti erano molto più rilevanti di quanto immaginasse.

Dopo quella risposta restarono in silenzio, tornando vicini. Osservarono l’imbrunire, guastato dall’arrivo di alcune enormi e grigie nuvole da ovest, molto probabilmente con in testa gli stessi pensieri. Sicuramente anche Draco aveva compreso la perplessità di Ginny. Ma non aveva comunque detto nulla. Aveva preferito mantenere quell’aria di ipocrisia suggellata dalle sue ultime parole.

Alla fine era stata Ginny a rompere quel silenzio. Era convinta di non poterlo sopportare più, quando sbadigliò, portandosi una mano alle labbra.

“Che sonno… speriamo di riuscire a dormire questa notte.”

Non si accorse subito dell’ambiguità delle sue parole. Fu quando il silenzio continuò, ma carico di un’aria diversa, che sgranò gli occhi, cogliendo il senso di quella frase.

“Ti ripeto che la scelta di… restare sveglia, è sempre stata tua.” la rimbeccò con quella voce pungente e strascicata.

“Non parlavo certo di te!” replicò lei velocemente, mettendosi seduta al limite della panchina e passandosi le mani sulle braccia, avvertendo improvvisamente una ventata più fresca.

“Mi riferivo al fantasma! Spero di non sentirlo ridere anche questa notte.” spiegò calmando il suo tono ad ogni parola.

Il volto di Draco si incupì inspiegabilmente. Restò in silenzio per alcuni istanti, poi lanciò un’occhiata al frutteto improvvisamente agitato da una brezza sempre più forte.

Ginny non notò l’ombra che attraversò il viso dell’uomo; scrollò le spalle e osservò anche lei quello che sembrava il principio di un violento acquazzone.

“Giuro che la prossima notte insonne, salgo su e cerco un modo per-”

Le parole le morirono in gola, quando avvertì una presa brusca, sul suo braccio esile. Allargò gli occhi, girando il collo velocemente verso Draco e trattenne il fiato quando incontrò il vecchio sguardo che già altre volte l’aveva spaventata.

“Non andare lassù.”

Quelle tre parole ebbero l’effetto di gelarle il sangue nelle vene. Restò a fissarlo spaventata, avvertendo anche un formicolio al braccio che lui continuava a stringerle con forza.

Dov’era finito lo sguardo dolce e rammaricato di appena una sera prima? Le sarebbe bastato anche quello ironico e malizioso che usava per prenderla in giro. Ma quello che leggeva nei suoi occhi, no. Credeva di essersene liberata finalmente, ma forse non era così.

Per un attimo credette di piangere, quando avvertì il viso farsi sempre più bagnato. Ma non erano lacrime, fortunatamente.

La pioggia, dapprima leggera e fitta e poi sempre più intensa, scrosciò dai pesanti nuvoloni che avevano coperto la zona. Fu quell’acqua fredda a risvegliare entrambi.

Draco lasciò la presa e si alzò in piedi di scatto, portando il viso da un’altra parte che non fosse quella della rossa.

“Torniamo in casa.” mormorò serio, volgendosi poi un’altra volta per prenderle la mano e trascinarla fino alla porta d’ingresso.

Ginny lo seguì ancora scossa, senza più parlare. Sapeva che con quelle ultime parole, Draco avesse mascherato anche una scusa, ma comunque la sua reazione così inaspettata l’aveva sconvolta.

E adesso era convinta che se voleva trovare le risposte a tutti i suoi dubbi, doveva cercarle dove lui le aveva proibito di avvicinarsi.

Si scusò con lui mentalmente, mentre lo salutava con un breve bacio sulle labbra e gli augurava la buonanotte.

 

*

 

Ironia della sorte, la mezzanotte era passata da ore ormai, ma di risate spettrali nemmeno l’ombra. Ginny era rimasta sveglia, senza ovviamente riuscire a dormire. Fuori impazzava una vera e propria tempesta e i lampi, i tuoni e il vento incessante, uniti ad una pioggia torrenziale, non facevano che aumentare l’agitazione che imperversava nel suo animo.

Appena entrata in camera si era asciugata e poi si era rivestita in fretta, decidendo di sedere sul letto in attesa che tutti fossero a dormire.

Aveva aspettato molto, indecisa sul da farsi, ma alla fine aveva infilato la bacchetta nella tasca dei jeans –sempre in disobbedienza ad una delle tante regole strampalate di Moody- ed era uscita fuori dalla stanza.

Fece molta attenzione a non fare il minimo rumore, quando attraversò i corridoi con le varie stanze. Anche se ormai molte di esse erano vuote, non voleva comunque correre alcun pericolo.

Salì quindi le scale con cautela, temendo stupidamente che qualcuno potesse sentire il rumore del suo cuore che le martellava nel petto.

Quando fu arrivata al terzo piano, lanciò un’occhiata al polveroso e antiquato androne su cui si affacciavano le tante porte che davano l’accesso alle stanze che Ginny aveva esplorato durante la sua prima permanenza al maniero.

Forse quello che cercava era stato nascosto bene, o forse -iniziò a credere- non si trovava quando lei aveva controllato quel posto, ma era stato messo dopo.

Non aveva la minima idea di cosa cercare, ma non si perse d’animo e prendendo un forte respiro si inoltrò nel corridoio, decisa ad aprire tutte quelle porte per scoprire la verità.

Aveva quasi raggiunto quella che si trovava esattamente di fronte al passaggio, quando si arrestò di colpo.

Un rumore alle sue spalle. Si voltò velocemente, aumentando la velocità del suo respiro. Si impose di star calma. Era un Auror per Merlino!

Regolarizzò i battiti del suo cuore e prese a camminare nella direzione opposta, proprio dove credeva di aver sentito quel rumore.

Era esattamente dall’altra parte del corridoio, dopo aver superato le scale. In una di quelle camere, dove molto probabilmente si nascondeva il famoso fantasma.

Ricordò improvvisamente le parole di Blaise. Forse era da lì che doveva iniziare le sue ricerche.

‘Lui non ride.’ Le disse la notte in cui rischiò di morire in circostanze che a Ginny non parvero mai chiare.

Strinse i denti, decidendo di cercarlo e di affrontare lo spettro. Era lui che non rideva? E allora se non era lui, chi altro avrebbe potuto…

Interruppe il flusso dei suoi pensieri, allargando gli occhi. Si arrestò davanti ad una delle porte e con la mano a metà strada tra il suo corpo e la maniglia piena di polvere e ragnatele.

Chi altro. Il punto della questione stava proprio lì.

Un altro rumore la fece sussultare. Questa volta era una risata. Sollevò il capo e fissò il legno, rendendosi conto che proveniva da dietro di esso.

Indurì l’espressione, impugnando con una mano la bacchetta, mentre con l’altra abbassava la maniglia e si faceva strada.

Un attimo dopo ebbe la completa visione di una camera quasi spoglia, ma più pulita e ordinata rispetto alle altre. Davanti a lei una finestra attraverso la quale i lampi si insinuavano illuminando a giorno ogni cosa. Anche la figura che vicino ad essa, mostrava le spalle coperte da un pesante mantello scuro.

Fece un passo in avanti, tenendo in avanti la bacchetta, ma la sua presa vacillò, quando l’ombra, voltandosi non si rivelò il fantasma che aveva visto tempo prima lassù.

Occhi di ghiaccio contornati da un’espressione folle e ancora quella risata. Risata che adesso risuonò fastidiosamente familiare alle sue orecchie.

Restò atterrita e immobile riconoscendo la pazza figura che riviveva nei suoi sogni, assieme alle immagini del giorno del massacro nella scuola.

Era lei, non poteva sbagliarsi. Era lei che aveva ucciso tutte quelle vite innocenti, era lei che le aveva causato quelle crisi respiratorie, era lei che l’aveva segnata a vita con le sue azioni.

Tutto l’odio e il rancore per quella donne si concretizzarono in un tentativo di attacco. Sollevò l’arma pronta a scagliare un incantesimo su quella donna che continuava a fissarla derisoria, come se non la credesse capace di un gesto simile.

“Ma guarda, un topino impaurito.” la sentì affermare divertita.

Fu sul punto di lanciarle contro un Diffindo, quando la stessa presa di solo poche ore prima, le strinse ancora il braccio pronto a colpire, e gli stessi occhi glaciali incontrarono i suoi angosciati. Draco era arrivato alle sue spalle e l’aveva fermata prima che potesse far qualcosa.

“Cosa ci fai qui.” una domanda non di certo. Un ordine, una minaccia, comunque la vedesse erano parole fredde e maligne, scandite con una lentezza da toglierle il fiato.

E allora capì.

Anche quell’ultimo tassello si riunì e il puzzle fu veramente completo.

Davanti a lei c’era il passato di Draco. Quello che lui non era in grado di dimenticare. Gloria Roockwood si era presentata davanti ai suoi occhi, gettandola nell’angoscia più nera.

Un solo pensiero razionale le attraversò la mente. La Roockwood era una Mangiamorte e lei era un’Auror.

Nonostante la presa di Malfoy, sollevò di poco il braccio, decisa comunque a scagliare l’incantesimo.

“Non lo fare.” le intimò l’uomo, facendo forza su di lei.

“Devo farlo, Draco, è lei che ci ha rovinato la vita!” esclamò in risposta, cercando di divincolare il braccio. L’ennesima risata della donna, non fece che agitarla ancora di più.

“Non lo fare.” ripeté imperterrito il biondo, con un tono di voce più spazientito.

Ma Ginny era troppo scossa per potergli dare retta. Con un ultimo brusco strattone riuscì a liberarsi della sua mano e caricò il colpo esclamando un “No!”.

Si fermò di botto, come attonita, lasciando che il braccio crollasse contro il fianco, quando ascoltò le sue parole, esplose con rabbia e toni seriamente minacciosi.

“Ti ho detto di non toccarla, Weasley!”

Dentro di sé qualcosa si ruppe completamente. Osservò smarrita il suo volto indurito dal nervoso e dalla collera.

“Che… che cosa sei tu.” mormorò scuotendo la testa, indietreggiando di qualche passo. Nelle orecchie ancora quella risata folle, che infrangeva il silenzio assieme al rumore della tempesta.

Quello non era l’uomo di cui si era innamorata. E quello non era l’uomo che diceva di amarla.

E mentre si voltava per scappare via, pensò che forse non lo era mai stato.

 

Continua...

 

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~* 

 

Ehilà! Questa volta ho fatto uno strappo alla regola, decidendo di pubblicare il capitolo di questa storia (causa più ispirazione). L’avrei pubblicato prima se non avessi avuto il pc morto per un po’, purtroppo e anzi questo capitolo ha rischiato anche la cancellazione. Ma fortunatamente qualche anima pia ha salvato tutto prima di formattare il pc, quindi ho evitato il suicidio.^^’’

Avviso già in anticipo che adesso mi dedicherò alle altre storie, visto che le ho un po’ lasciate da parte (e mi scuso con i lettori ^^’’). Per il momento vi lascio con questo che dovrebbe essere il penultimo.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate: ormai tuuuutta la verità è venuta a galla e sono accadute un po’ di cosette. Pansy ha fatto, ovviamente, una brutta fine (ero tentata per l’uso della violenza, poi ho optato per una bella umiliazione, spero sia piaciuta cmq ^^), Ginny e Draco hanno dichiarato i propri sentimenti e poi… ehm… ok per il resto non dico niente, perché rischio le botte…^^’’

Adesso un ringraziamento a tutti!

Di solito lo faccio uno per uno, ma ho notato che le recensioni riguardavano un po’ tutte lo stesso argomento. Come schiatta  Pansy-Vacca-Totale-Parkinson.

Vi faccio un ringraziamento complessivo allora!

Ruka88

Lollo  

Terry  

Nisi Corvonero

Stellina

*ale_black** (ehm, aggiungo che per il momento non è in programma un seguito, sorry. ^^’’ Cmq non idea di cosa mi proporrà la mia mente malata…)

Lydia  

Opalix (Concordo con Gloria-Vacca-Quanto-Pansy… e grazie per il complimento, mi ha colpito ^^)

Castalia 

Hermione (la partita di Quidditch di cui parlo è quella del quarto libro. Forse mi sono spiegata male, ma nel capitolo precedente, Hermione crede che Ginny stia parlando di Malfoy Senior non di Draco, quindi alla domanda sul fatto se è sposato, la riccia si sta riferendo a Narcissa. Poi ovviamente capisce l’errore. Chiedo scusa… a volte mi esprimo come un bradipo ^^’’)

Takami

Florinda

Marcycas- The Lady of Darkness (arrivata a questo punto, sei ancora viva o cerchi vendetta?  *Ryta si assicura* ^^)

Aira

Ginny Black (grazie per i complimenti! Cmq Harry attualmente frequenta Luna. Ho parlato di lui molto di sfuggita, soprattutto perché non mi piace molto quella coppia, però mi dispiaceva anche lasciarlo da solo, quindi ho optato per un breve cenno ^^)

 

Ed eccoci alla fine. Un grazie ancora di cuore e anche a tutti quelli che leggono questa storia anche se non la recensiscono (che da quel che sembra sono tantissimi, quindi thank's!!!^o^)

Uh, vorrei fare un po’ di pubblicità ad un gioco di ruolo a cui partecipo da un po’ di mesi e che sto praticamente adorando! Il suo nome è Flagrate e ovviamente è su Harry Potter, quindi per tutti i fan, consiglio di darci un’occhiata!

L’indirizzo è: http://www.greatestjournal.com/community/flagrate_rpg

Mi raccomando!

Ora vi saluto, un bacio a tutti!

Ryta Holmes

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Nuova pagina 1

Vorrei sprecare due paroline prima di iniziare. Perché vorrei scusarmi con tutti i lettori di questa storia. E’ vero, è trascorso un anno e mezzo dall’ultima pubblicazione e poi non vi ho più dato mie notizie. Vi ringrazio per le tante richieste di concludere la fanfic e – avete fatto benissimo – anche per le minacce. E vi ringrazio se adesso avete ancora voglia di leggere quest’ultimo capitolo.

In questi ultimi mesi ci sono stati dei momenti terribili e altri al contrario meravigliosi che mi hanno allontanato dalle mie storie. E in più, perché le cose non vengono mai sole, ho dovuto lottare a più riprese con pc senza vita e internet assente.

Ora finalmente ho ripreso in mano le mie storie e ho tutta l’intenzione di concluderle una per una. Ammetto che scrivere mi è mancato, ma mi rendo anche conto che prima non avrei potuto avere lo stesso risultato se mi fossi messa a chiudere Il buio, cosa di cui vado soddisfatta.

Ora non vi annoierò ancora e vi auguro una buona lettura! ^^

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

CAPITOLO 12

Il trillo di una campana risuonò nel silenzio della campagna assolata. I rintocchi allegri e alternati interruppero l’amenità del luogo immobile all’ora di pranzo.

E a seguire un vociare vivace e concitato si sparse per le vie del piccolo villaggio situato in quel luogo.

“Ricordatevi che domani abbiamo una verifica, ragazzi!”

All’improvviso sulla porta della stanza accanto alla chiesetta, adibita ad aula scolastica, comparve l’insegnante che da qualche mese aveva preso i pochi ragazzi del villaggio rimasti senza guida, quando il loro vecchio maestro era scomparso alla veneranda età di ottantaquattro anni.

Solo pochi si voltarono annuendo e salutandola. I più piccoli scorazzarono verso casa, gridando, felici per il meritato riposo dopo un’intera mattinata trascorsa sui banchi scolastici.

L’insegnante sospirò rassegnata. Conosceva quei ragazzi solo da poco, ma ormai aveva imparato a conoscerli bene… e in qualche modo ad affezionarsi a loro.

“Se lo ricorderanno, tranquilla.”

Una voce alle sue spalle la richiamò. Non le servì voltarsi per sapere chi fosse, ma dopo aver chiuso la porta, decise di incrociare comunque il suo sguardo.

“Lo so bene, padre John.”

Pochi instanti di silenzio nei quali lei lo aveva guardato divertita e come in attesa… e in effetti si stava chiedendo quando sarebbe esploso. Giusto cinque secondi.

“Ohhhh, Ginny! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così! Mi fa sentire vecchio!”

Lei ridacchiò, avvicinandosi all’uomo e battendogli una mano sulla spalla. “Ma se ti ci chiamano tutte le vecchiette del villaggio. Perché non posso farlo anch’io?”

John le rivolse un’occhiata obliqua, tanto che i suoi occhi azzurri si nascosero sotto le palpebre per qualche secondo. “Perché abbiamo la stessa età e tu non sei una vecchietta, ma una bella ragazza.”

Un piccolo sbuffo divertito, celando l’imbarazzo per quel complimento, le sfuggì dalle labbra, mentre si accingeva a riporre i libri nella borsa.

“Non ti smentisci mai, eh John. E sei un pastore…”

“Non so se ne sei al corrente, ma i pastori protestanti possono sposarsi.” Replicò l’uomo, avvicinandosi alla cattedra con pochi passi veloci. Allargò le braccia, iniziando quello che Ginny definiva ‘il monologo del convicimento’. In sostanza John iniziava un lungo soliloquio nel quale spiegava per punti e per ipotesi come sarebbe stata felice la loro vita assieme, se solo lei si fosse decisa a sposarlo.

Ma quella volta Ginny aveva fame e non le andava proprio di stare ad ascoltarlo. Perciò pose una mano davanti alla sua bocca, piegandosi in avanti oltre la scrivania. “Alt. So già cosa vuoi dirmi, non c’è bisogno che lo ripeti. Tanto la mia risposta è sempre la stessa.”

Lo sguardo di John si fece capriccioso, come i suoi alunni quando lei è costretta a rimproverarli. Ma in effetti, pensandoci bene, padre John aveva spesso dei modi di fare un po’ infantili; nonostante fosse ritenuto il miglior partito nell’intero villaggio: bello, onesto e di condizioni modeste. Ginny doveva ritenersi fortunata per quella corte, ma non per questo si era mai fatta convincere.

“Dai, non ha senso che mi rifiuti! Sei sola e anch’io, sei una bella donna e anche molto buona. Come puoi….”

“John, non ti amo. Quante volte devo dirtelo? Non mi sposo senza amore e dovresti evitarlo anche tu, visto che lo predichi così tanto nei tuoi sermoni. Mi dispiace.”

Se ne uscì dalla stanza con un passo celere, stringendosi la borsa al petto. Nonostante tutto si sentiva in colpa. Sapeva che c’era dell’affetto nei suoi confronti, ma lei….

Lei non poteva amarlo. Non dopo così poco tempo.

Nel rientrare nella stanza che aveva affittato ad un’eccentrica signora del posto, gettò la sacca in un angolo e poi sprofondò nel suo letto.

Ogni volta era la stessa storia, John tornava all’attacco, lei replicava – dapprima in maniera gentile, poi sempre più bruscamente – e finiva col rivangare nella mente il motivo per cui era scappata via e si era nascosta in quel villaggio sperduto nella brughiera inglese, dove nessuno sapeva che il suo vero nome non era Ginny Weyler, ma Ginny Weasley e dove nessuno sapeva che era una strega.

*

“Che… che cosa sei tu….”

Era corsa via da quella soffitta, senza voltarsi indietro nemmeno una volta. Aveva sceso le scale di corsa e aperta la porta d’ingresso si era riversata nei giardini. E poi aveva continuato a correre e a correre, continuato fino a che non aveva visto le prima case di Hay e le gambe non l’avevano retta più.

In un primo momento non si era accorta di aver raggiunto il villaggio, tanto aveva la vista offuscata dalle lacrime e dalla pioggia che scendeva incessante. Si era accasciata contro un muro e lì aveva continuato a piangere per un tempo indecifrabile, cercando di recuperare il respiro, già difficoltoso per il troppo dolore.

L’aveva tradita. Aveva tradito la sua fiducia… e soprattutto l’aveva soltanto presa in giro.

Non era lei la persona più importante nella sua vita. Non lo era nemmeno sua figlia. Era ancora Gloria Rookwood ad occupare i suoi pensieri.

Eccola quell’ombra che lo assillava, ecco il motivo per cui lei non sentiva che stesse dando tutto se stesso.

Lui amava ancora quell’assassina. E lei non poteva competere con quel legame.

Singhiozzò ancora per diversi minuti, fino a quando non si era risollevata in piedi e aveva ripreso a camminare. Nonostante la stanchezza, voleva allontanarsi da quel posto. Doveva farlo, il prima possibile. Così alla fine, decise di ignorare qualsiasi legge sul controllo della magia e decise di Smaterializzarsi.

Non seppe nemmeno lei dove arrivò. La mente troppo offuscata non le aveva dato l’opportunità di eseguire l’incantesimo correttamente e così si era improvvisamente ritrovata nel bel mezzo di una campagna buia. Ma almeno lì non pioveva.

Mosse qualche passo, cercando di guardarsi intorno e in un primo momento aveva vagato come ubriaca, senza sapere dove andare. La vista ancora annebbiata, ma cosa peggiore una sensazione di spossatezza e di crollo mentale. Poi all’improvviso si era piegata in due, crollando su se stessa. E aveva cominciato a tossire. Un attacco di crisi respiratorio, proprio nel bel mezzo del nulla… si contorse su se stessa, continuando a piangere e cercando inutilmente di respirare, di poter incamerare ossigeno. Ma il dolore era troppo forte e lei non riusciva a calmarsi.

Sarebbe sicuramente morta, se all’improvviso non l’avesse colpita una luce e lei nel delirio e nella crisi non aveva intravisto un ciuffo di capelli biondi.

“Dra-…..drac-….o…”

“Chiamiamo subito il medico, presto! Questa ragazza sta male!!” una voce lontana, un ultimo pensiero a lui. Poi più niente.

Nell’incoscienza, ricordò solo strani e lunghi sogni, molti dei quali terribili incubi.

Sognò Draco e Gloria nella scuola dove furono trucidati i bambini, poi Vivian torturata da Gloria… e altri sogni ancora più strani, come il maniero dei Malfoy in fiamme, lui orribilmente deturpato e la signora Rachele distrutta dal dolore.

Poi l’incoscienza finì e lei si era trovata in un letto candido e piccolo, in una stanza dall’aria un po’ vecchia, ma sapientemente arredata in modo da renderla accogliente e confortevole.

Si era chiesta dove fosse finita e da quanto tempo era scomparsa, ma l’unica risposta che ricevette fu sottoforma di un vassoio lasciatole accanto, sul comodino, con del brodo caldo.

Si era rifocillata a fatica. Si sentiva debole e spossata e soprattutto era convinta di avere la febbre, considerato che la testa le doleva e le girava ad ogni movimento.

Dopo quel primo pranzo, alternò momenti di incoscienza ad altri in cui era sveglia, ma fino a quel momento si era sempre trovata da sola.

Poi, una mattina di un paio di giorni dopo qualcuno aveva bussato alla porta e lei ansiosa aveva replicato. Rivide di nuovo quel ciuffo di capelli biondi e in quel momento si rese conto di quanto era stata stupida a pensare che fosse stato lui a salvarla.

La persona che aprì la porta fu un uomo di chiesa – forse un pastore – dall’aria veramente giovane. Aveva grandi spalle e un bel portamento, gli occhi azzurri come il cielo e la capigliatura bionda, ma non come quella che lei conosceva bene. Era il colore del grano maturo, quella che vide sul capo del prete.

Accennò un sorriso, quando lui si scusò e chiese di poter entrare. Sembrava un tipo piuttosto alla mano, ma era ancora troppo presto per poter dare un giudizio.

“Sono contento che ti sia ripresa…. Quando ti abbiamo trovata eri in pessime condizioni e abbiamo creduto il peggio….” Dopo queste ultime parole si era oscurato, ma solo il tempo di sederle accanto. Aveva scrollato le spalle recuperando il sorriso. “Ma adesso è tutto finito! Allora come ti senti?”

Fino ad allora lei non aveva parlato, ma la colpì il modo di porsi dell’uomo così gioviale anche con un’estranea. Si chiese se non fosse prerogativa degli uomini religiosi.

“Ora molto meglio, grazie…. Quanto… quanto tempo sono stata qui?” cercò poi di domandare, mentre sentiva una leggera preoccupazione assalirla.

“Con oggi sono dieci giorni. Hai avuto una febbre da cavallo che non accennava ad abbassarsi. Ma come hai fatto a ridurti in quel modo?! Non avrai certo cercato di farti un bagno nel laghetto del signor Ross!”

Improvvisamente si ricordò che era stata ritrovata completamente fradicia nonostante in quel posto non piovesse. Strinse i pugni nel lenzuolo senza sapere cosa rispondere. Aveva la mente ancora troppo confusa per poter mentire in così poco tempo.

Comunque non ce ne fu bisogno, perché l’uomo le picchiettò delicatamente su una spalle e le offrì un sorriso sincero.

“Non importa se adesso non ne vuoi parlare. Quando sarai pronta sarò qui ad ascoltarti. Per il momento vorresti almeno dirmi come ti chiami? Giusto per tranquillizzare la nostra signora Lawrence che ti ospita che non sei una teppista che è venuta qui per portare disgrazia.”

“Ah, sì!” esclamò lei come risvegliandosi. “Ginny W-…. Weyler. Ginny Weyler… e può tranquillizzare Mrs Lawrence che non sono una teppista ma un’insegnante… e che il suo brodo è eccezionale.”

L’uomo ridacchiò, alzandosi in piedi. “Bene, Ginny Weyler, sarà fatto. Ah, il mio nome è John. Sono padre John, ma preferirei evitare di essere chiamato così, mi fa sentire vecchio.”

Ginny aveva sorriso, osservandolo avvicinarsi alla porta e salutarla. Quando poi era rimasta sola, aveva chinato lo sguardo e di colpo aveva lasciato che tutti i ricordi tornassero a galla.

Ormai sicura di essere lasciata tranquilla, si abbandonò sul letto piangendo per diverso tempo.

La sua salute migliorò molto in fretta da quel giorno. Fortunatamente aveva sempre avuto una costituzione di ferro, anche se sospettava che quel crollo fosse stato causato non tanto dalla corsa sotto la tempesta, quando dal crollo psicologico che aveva avuto a causa di Malfoy.

Dopo alcuni giorni passati a compiangere se stessa, il suo senso pratico aveva infine prevalso e con grande determinazione aveva deciso che si sarebbe impegnata a superare il dolore e a ricominciare una nuova vita.

D’altronde quel posto offriva molte opportunità. Già un paio di giorni dopo il suo risveglio, padre John era venuto a chiederle le sue intenzioni – cioè se avesse o meno intenzioni di andarsene – perché da alcune settimane il maestro che insegnava ai ragazzi del posto li aveva lasciati e lui era stato costretto a dividersi tra lezioni per i suoi piccoli fedeli e sermoni per quelli più grandi.

Le aveva lasciato il tempo di pensare, ma già da quando le era stato proposto quell’impiego ne era rimasta convinta. Avrebbe avuto un lavoro… e in quel caso Miss Giuliet, una donna dall’aria eccentrica ma molto simpatica, le avrebbe permesso di affittare una sua stanza.

“Ha una grande casa, ma è anziana e vive da sola…. Penso che sarà contenta di avere compagnia.” Le aveva detto John, il giorno in cui le aveva spiegato quell’opportunità.

E questo aveva convinto Ginny ancora di più.

Infine non aveva più avuto dubbi, quando potendo finalmente uscire a vedere il villaggio, ne era rimasta affascinata.

Le piaceva la vita di quel posto. Hobbyville, come si chiamava, era un piccolo paesino sperduto nella brughiera. Babbano ovviamente. Lì esistevano leggende su streghe e fantasmi, ma erano solo credenze popolari che raccontavano i nonni ai nipoti. Non c’era nessun mago o strega in quel villaggio, di questo ne era sicura, perché altrimenti avrebbe percepito la magia come aveva imparato a fare quando aveva fatto il corso da Auror. E questo era un grande punto a favore: perché lei aveva deciso di non usare più la magia. Aveva anche lasciato la sua bacchetta al maniero quella notte, perciò aveva preso quell’incidente come un segno del destino e aveva rinunciato ai suoi poteri.

Hobbyville in ogni caso era un villaggio pieno di gente buona e semplice. Erano soprattutto famiglie di contadini che si accontentavano dei loro raccolti e avevano pochissimi contatti con i paesi più vicini (che distavano almeno 30 miglia da ogni parte). E poi c’erano tanti bambini. Allegri, vivaci e spensierati, la gioia di vivere incarnata. E sicuramente fu questo che convinse del tutto Ginny a restare.

Dagli abitanti in un primo momento era stata vista con diffidenza: era la straniera misteriosa che era comparsa da chissà dove in maniera molto strana.

Ma poi aveva iniziato ad insegnare ai loro figli, e i bambini coinvolti nello studio come non lo erano mai stati con il loro vecchio insegnante, avevano fatto cambiare la sua opinione.

E in poco tempo si era fatta conoscere e amare da tutti.

Aveva ricominciato a sorridere e a godere della vita, tanto che il dolore si era a poco a poco attenuato ed era stato chiuso in un angolo del suo cuore.

Angolo che però, tornava a farsi sentire ogni volta che si trovava da sola… e ogni volta che discuteva con John, che aveva iniziato a farle la corte appena poche settimane dopo il suo arrivo.

Ma lei non poteva amarlo….

*

“Piccola Ginny, non vuoi cenare, questa sera?”

La domanda era giunta da dietro la porta della stanza. La ragazza si era alza dal letto nel quale era sprofondata in un sonno agitato e si era avvicinata all’uscio.

Aprì la porta sbadigliando e poi passandosi una mano tra i capelli per ravvivarli.

“Sì, Miss Giuliet. Mi scusi se ho saltato il pranzo.”

In effetti nonostante la fame, una volta tornata a casa le era passata la fantasia di mangiare e aveva finito con l’addormentarsi, dopo un pianto mesto.

La signora, sorrise dietro i suoi grandi occhiali, mettendo bene in mostra il rossetto sgargiante che portava sulle labbra.

“Ma tranquilla, mia cara. Non importa. Adesso però vieni a cena, perché non sta bene saltare anche quella. Ti deperirai, bambina.” La ammonì, prendendole il viso tra le mani. Poi, con una scrollata di spalle, si era voltata verso le scale.

“Ti aspetto di sotto, bambina mia. Non fare tardi.”

Ginny aveva risposto di non preoccuparsi e poi aveva richiuso la porta sorridendo.

Miss Giuliet era davvero una donna stravagante. Minuta ma composta, sempre ben truccata e portava degli abiti sgargianti, corredati da uno stuolo di braccialetti e di collanine. Così com’era le ricordava in maniera impressionante la Cooman, tanto che la prima volta che l’aveva vista, aveva creduto fosse una strega. Ma non aveva percepito magia in lei, perciò aveva concluso che si trattasse solo di una donna stramba.

I suoi modi, comunque erano gentili e disponibili e fin dall’inizio aveva preso a trattarla come una figlia.

Ginny si era sistemata velocemente, cambiandosi d’abito e spazzolandosi i capelli. Guardandosi allo specchio si ricordò di aver lasciato tutti i vestiti al maniero e che era stata fortunata nel trovare dei vecchi abiti di Miss Giuliet, da indossare. Aveva scelto quelli meno vistosi e ne aveva fatto il suo guardaroba.

Scuotendo il capo per non pensare a Malfoy, per l’ennesima volta, era scesa giù per le scale a passo svelto.

In sala da pranzo trovò Miss Giuliet intenta a versare nei piatti un invitante e profumato spezzatino. Il suo stomaco le ricordò di essere a digiuno da ore e perciò fu ben contenta di sedersi a tavola. E le bastarono pochi minuti per vuotare il piatto con soddisfazione.

In questo aveva preso decisamente dai suoi fratelli. Ricordava ancora bene le lotte con Ron, Fred, George e gli altri su chi dovesse prendere l’ultimo pezzo di focaccia o di carne.

Questo le fece venire in mente che effettivamente le mancava molto la sua famiglia. Ma ormai faceva parte del passato….

“Bambina mia… cosa ti turba?” la domanda le era arrivata alle orecchie spiazzandola. Prima di allora Giuliet non aveva mai osato chiederle nulla.

L’aveva guardata un po’ sconcertata, non sapendo cosa rispondere. Poi alla fine aveva optato per un neutrale “Nostalgia.”

L’anziana donna aveva stretto le labbra preoccupata. “Ginny cara… se c’è qualcosa che posso fare… anche solo ascoltare. Padre John è convinto che tu abbia sofferto molto per qualcosa, mi ha raccontato che deliravi tanto quando sei arrivata qui. Ma certe cose non si possono dire ai maschietti…. Se invece hai bisogno di aiuto…”

“Grazie. Ma non mi sento ancora pronta.” Si era affrettata ad interromperla. Era stata sincera. Il problema non era la persona a cui parlarne, ma lei stessa. Il dolore era ancora troppo forte, nonostante cercasse in ogni modo di non pensarci.

Miss Giuliet sospirò rassegnata, alzandosi in piedi per portare via i piatti. “Ho capito, bambina…. Come preferisci.”

Lei non aveva commentato, anzi aveva fatto finta di niente, decidendo di prendere un sorso di vino. Fu mentre prendeva in mano la bottiglia che le venne un colpo. Una voce lontana, ma ben conosciuta, forse troppo conosciuta le attraversò la mente.

“….Ginny!”

E la bottiglia era andata in frantumi. In pratica era esplosa.

“Ommerli-!” Ginny esclamò alzandosi in piedi di colpo, spaventata. Senza rendersene conto aveva usato la magia involontariamente e il vino era andato a versarsi un po’ ovunque.

Cosa peggiore Miss Giuliet si era spaventata a tal punto, che per alcuni istanti l’aveva fissata sconvolta, gli occhi fuori dalle orbite e una mano sul petto che si muoveva velocemente.

“M-mi scusi… non so come ho fatto… devo averla stretta troppo forte!” si affrettò a spiegare, agitata. Si augurò che ci credesse.

Miss Giuliet, recuperò un po’ di autocontrollo e si avvicinò alla ragazza. “Non importa, Ginny, non importa! Era una vecchia bottiglia! Ma se ti sei fatta male…”

“No, sto bene…” la tranquillizzò controllandosi la mano e il braccio. “Sto…. Bene.”

La donna la controllò non convinta e poi tirò un sospiro di sollievo. L’istante dopo aveva incominciato a ripulire il disastro, borbottando ancora un po’ scossa.

“Dannate vecchie bottiglie… dannate.”

Ginny si apprestò ad aiutarla, ma dentro probabilmente era più scossa della sua padrona di casa. Non poteva credere a quello che aveva udito. E non poteva essere stata un’invenzione della sua mente.

Quella era la voce di Malfoy.

*

Erano due giorni che non faceva altro che pensarci. Nonostante si sforzasse di fare altro, di impegnare ogni momento della sua giornata, la mente la riportava sempre a quella voce, a quel richiamo che tanto l’aveva turbata.

E non solo perché sapeva a chi appartenesse quella voce, quanto per il tono che era stato usato.

Sembrava disperato.

“Non è possibile…” si ripeteva ogni volta che arrivava a quel punto nei suoi ragionamenti. Non era possibile che lui fosse disperato.

E non era possibile che sentisse la sua voce a chissà quante miglia di distanza. Non l’aveva calcolato mai con esattezza, ma sapeva di essersi Smaterializzata praticamente dalla parte opposta dell’Inghilterra.

Doveva convincersi di lasciar perdere, perché altrimenti quella storia l’avrebbe portata verso l’esaurimento… anzi, verso un altro esaurimento, come quello che aveva avuto mesi prima.

Anche se si riteneva davvero disperata se era arrivata a sentire voci nella sua testa….

“Terra chiama Ginny…? Ti avrò disponibile o attenderò che ti risvegli dal mondo dei sogni?”

Ginny scosse la testa confusa. Quando tornò a concentrarsi si ritrovò in sacrestia, seduta al grande e vecchio tavolo che si trovava nella stanza. Ma davanti a sé non c’erano più i compiti che correggeva, bensì il faccione preoccupato di John.

“Ehi… stai bene?”

Lei si schiarì la voce, sbattendo le palpebre più volte. “S-sì sì. Ero solo soprapensiero, scusa.”

L’aria dell’uomo si incupì per qualche istante. “Pensi sempre a cose sgradevoli…” mormorò come se fosse un’affermazione. E prima che Ginny potesse chiedergli spiegazioni – non tanto perché non sapesse di cosa parlasse, tanto perché voleva sapere come facesse ad intuirlo – John sollevò le braccia.

“Sono venuto in pace. Giuro che non ti assillerò.”

Ginny sospirò accennando un sorriso. “Allora sei ben accetto. Questi compiti mi stanno facendo impazzire. Nemmeno Vivian era-”

Inghiottì il resto delle parole, quando si rese conto di cosa stava dicendo. Un’improvvisa morsa nel petto la costrinse a trattenere il fiato. Le era costato abbandonare quella casa e Malfoy… ma le era costato tanto anche abbandonare Vivian.

Come avrebbe vissuto adesso con un padre snaturato ed una madre assassina? Come avrebbe fatto a mantenere quel sorriso che con tanto sforzo era riuscita a tirarle fuori?

La immaginava triste e sola… ma quasi sperò che Malfoy – Malfoy… da quanto aveva ripreso a ri-chiamarlo per nome? Forse da quando si era resa conto che Draco le faceva molto più male – l’avesse mandata in collegio come aveva prospettato quando fingeva di voler sposare la Parkinson. Almeno lì sarebbe stata al sicuro e lontana da tanta cattiveria e devianza.

Non riusciva a restare impassibile anche a questo e a fare finta di niente. Quando tutta la tristezza la colpì di nuovo, si portò una mano alla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Scusa…” biascicò cercando di alzarsi in piedi. Non voleva piangere davanti a John… sarebbe stato come mandare a monte tutti i suoi propositi. Ma fu lo stesso pastore a fermarle un braccio per evitare che fuggisse e a posarle l’altra mano sulla spalla.

Tra le lacrime intravide il suo sguardo rassicurante, non quello di un corteggiatore, ma di un amico… una persona fidata a cui aprirsi. Fu come se un enorme macigno si sollevasse per farla respirare.

E lo abbracciò. Si strinse forte a lui in cerca di sostegno e il calore che ricevette fu così inaspettato e intenso da permetterle di lasciarsi andare, finalmente.

“Mi dispiace…mi dispiace…” mormorò tra i singhiozzi, mentre John le accarezzava i capelli e la stringeva con rassicurazione. Non disse nulla, permettendole di sfogarsi per tutto il tempo che le serviva, ma continuando a mostrarle tutto il calore di cui aveva bisogno.

Non seppe dire quanto tempo era trascorso, ma sicuramente fu un lungo pianto liberatore. Aveva pianto già tante altre volte… ma mai in maniera così intensa come in quell’occasione.

Quando finalmente i singhiozzi diminuirono si scostò da lui, sciogliendo l’abbraccio.

“Ti ho macchiato tutto il maglione…” constatò osservando l’alone scuro del golf grigio scuro di John. Si asciugò le lacrime – o quello che riusciva – con il palmo di una mano.

Lui sorrise, osservandosi la macchia. “Non importa…” il tono così tranquillo e dolce con cui parlava la rasserenavano e soprattutto la spingevano a parlare, a spiegare quello che aveva taciuto e che da quando era accaduto non aveva mai espresso a voce.

“John il motivo per cui non ti posso sposare è perché amo un’altra persona. La amo a tal punto essere fuggita dal mio passato in cerca di un po’ di pace.”

Nella pausa che seguì, l’uomo la osservò attento, ma l’espressione non mutò; continuò ad essere confortante come prima.

“Mi ha ferito… ha tradito la mia fiducia e-e… e me ne sono andata. Ma continua a perseguitarmi, perché nonostante sia lontano da qui il pensiero vola sempre a lui… e alla figlia che amavo e che mi ha costretto ad abbandonare.”

A quel punto la domanda di John la spiazzò. “Lui?”

Ginny sollevò il capo che aveva appena chinato per un sospiro e per asciugare ancora le lacrime insistenti. Lo sguardo che gli lanciò fu di pura confusione.

“Voglio dire.. è stato lui a costringerti? Hai detto di essere stata tu ad andartene…”

“Noo! Non è stato lui… ma…” balbettò in risposta, scuotendo la testa. Non riusciva a capire dove la volesse portare. “L’ho capito io… non me l’ha detto chiaramente, ma l’ho sentito.”

John le rivolse un sorriso, ma decisamente lei si sentì come se la stesse compatendo. “Mia cara Ginny, in alcuni momenti difficili si possono esprimere alcune cose che non si desiderano. E’ nella natura degli uomini.”

Le lacrime della ragazza cessarono d’improvviso e Ginny fu colta alla sprovvista. “M-ma…. Nooooo… no…. Non è possibile. Credimi John, la situazione era evidente, non mi potevo sbagliare.”

John restò immobile, sorridendole. “Anche sbagliare è nella natura umana. Se mi dici che la situazione era particolare, ancora meglio.”

Era senza parole. Ma accettare quello che il pastore le diceva era troppo per lei. E comunque John non sapeva cosa ci fosse dietro, non sapeva di Gloria, non sapeva che tipo fosse Malfoy. E con certa gente non si poteva parlare di natura umana.

Continuò a fare cenni di diniego col capo, nervosamente. E poi si asciugò definitivamente le tracce di pianto dal viso. “Mi dispiace, John. Ma non sono d’accordo. Lui non mi ama come vorrei, anche se fosse.” Chiuse gli occhi, quasi volesse chiudere la faccenda e non vedere più nemmeno lui. E restò ferma così, quando l’uomo si alzò dalla sedia, battendo le mani sulle cosce.

“Non ti sto dicendo cosa devi fare, solo quello che penso. Ma potrei sbagliarmi anch’io. Perciò non continuerò oltre… spero solo che dopo questo sfogo tu stia meglio e decida cosa è meglio per te.”

Non attese risposta, quando si allontanò uscendo dalla sacrestia. La lasciò sola tra i suoi pensieri confusi sapendo quanto dovesse riflettere.

Ma lei da riflettere non aveva un bel niente. La decisione l’aveva già presa. Sarebbe rimasta.

Quello che pensava di Malfoy era la verità e non sarebbe stata certo qualche voce nella sua testa a farle cambiare idea.

*

Quel giorno era stato decisamente spossante. Piangere in quel modo la stancava, ma soprattutto era la mente ad affaticarsi tanto da logorarla.

Così quando era rientrata in casa, si era congedata da Miss Giuliet ed era corsa in camera, dove si era addormentata per un tempo indefinibile. Quando riaprì gli occhi infatti vide che tutto era buio e anche le luci dell’abitazione erano state spente.

Controllando l’orologio capì che era notte fonda, ma lei ormai aveva dormito abbastanza e quella stanza le sembrò quasi stretta quando si rese conto che la notte era fresca, ma serena e la voglia di una passeggiata notturna l’aveva attirata non appena aveva messo il naso fuori dalla finestra e aveva visto la luna piena illuminare i campi.

Cercando di non svegliare Miss Giuliet era scesa al piano di sotto ed era uscita nel cortile, dove aveva preso una bella boccata di aria fresca.

Adorava passeggiare, ma di notte in quel posto così tranquillo e sereno era veramente invitante. Così si incamminò lungo la via principale – quella che portava fino alla chiesetta e che percorreva ogni giorno -, aggirò l’edificio religioso e continuò verso la campagna sconfinata. Lì non c’erano campi arati, ma solo prati incolti e piccoli viottoli battuti. Nonostante ormai l’autunno si fosse inoltrato, la brughiera offriva ancora molta suggestione. E così per un po’ si perse in quel mare d’erba dove non esistevano problemi o pensieri.

Lì non aveva bisogno di indossare una maschera, lì era libera di essere stessa, libera di smettere di pensare, libera di essere Ginny Weasley. Lì era solo una creatura vivente, assieme alle altre che popolavano la natura.

“Attenta a non perderti.” La voce la fece in un primo momento trasalire, ma quando si rese conto di chi parlava si rilassò e lo sguardo che gli lanciò fu contornato da un sorriso.

“Parli della mia testa o del mio corpo?” replicò scherzosamente.

John le si avvicinò, ma questa volta non la sfiorò. Aveva l’aria stranamente seria.

Ginny si strinse ancora di più nello scialle che si era messa sulle spalle e distolse lo sguardo. Da quando conosceva John non lo aveva mai visto con quell’aria… sembrava quasi innaturale.

“Di entrambi…” fu comunque la risposta tranquilla.

“E…. come mai anche tu qui a quest’ora?” non le dava fastidio che fosse lì, ma credeva che a quell’ora nessuno se ne andasse a spasso… tranne lei.

“Non riuscivo a dormire… pensieri.” Tossicchiò cercando di cambiare discorso. “Ti vedo un po’ più serena di questo pomeriggio… immagino che sia perché hai preso una decisione?”

Lei annuì senza parlare. Era convinta, convintissima di quello che aveva deciso. Non poteva fare altrimenti....

Stava per aprir bocca a spiegarsi, quando l’uomo la interruppe. “Prima di sentire cosa hai deciso, vorrei dirti una cosa.” I suoi occhi azzurri che fino a quel momento si erano persi nell’infinità della brughiera, si fissarono su di lei, costringendola ad incrociarli. L’espressione seguitava ad essere seria e questo la imbarazzava.

“Ascolta Ginny. So che il tuo cuore è occupato, ma se vuoi davvero chiudere con il passato un modo ci sarebbe e potrebbe affrettare le cose. In fondo penso che un po’ di affetto nei miei confronti ci sia e io ti amo. Veramente. Mi sono innamorato di te, della tua vitalità, del tuo sorriso… e anche delle tue lacrime. Quello che ti chiedo è di sposarmi, di permettermi di aiutarti a dimenticare e a tornare ad essere felice. Il mio amore è sincero, Ginny, non ti sto mentendo.”

Quella fu la prima volta che non rispose subito. E che non roteò gli occhi. E che non si infervorò.

Restò incatenata a quello sguardo determinato, soppesando una proposta che aveva fino a quel momento respinto, ma che adesso le appariva come una soluzione accettabile.

Si prese alcuni momenti per rispondere, nei quali chinò il capo, socchiudendo appena gli occhi.

Avrebbe potuto sposarlo davvero… avrebbe avuto la possibilità di tornare ad essere felice, di farsi una famiglia e di continuare ad insegnare a quei bambini.

E stava per dargli una risposta, quando lo sentì di nuovo.

“Ginny! Ginny! Perdonami! Perdonami…”

E fu come se un fulmine le avesse attraversato il cervello. Strizzò gli occhi, esclamando di sorpresa e stringendosi su se stessa. Si inginocchiò trattenendo il respiro, mentre quella voce si ripeteva ancora una volta.

“Ginevra… perdonami!”

“Ginny, che hai?!” un’altra voce si sovrappose a quella di Draco. Lei scosse la testa, coprendosi le orecchie con le mani.

“Non posso farlo! Non posso! Perdonami!” esclamò sentendo di nuovo i singhiozzi assalirla.

Questa volta John non la abbracciò, le posò una mano sulla schiena, lasciando che si calmasse da sola, ma lei sentì un sospiro sfuggirgli dalle labbra.

“Non posso sposarti, John… devo…. Devo tornare da lui…” la voce tremante uscì da sola, mandando a quel paese ogni decisione. Era quello che aveva sempre voluto e adesso ne aveva avuto solo la prova.

Il solo fatto di pensare di vivere la sua vita con un’altra persona le faceva sentire la sua presenza, anche da quella parte di mondo e le ricordava che era impossibile.

John le accarezzò la testa con dolcezza. “Ho capito. Non importa…” rispose tranquillo, ma da quello che conosceva Ginny, sapeva che doveva essere distrutto. Questo la fece piangere ancora di più e le ci volle un bel po’ prima di riuscire a riprendersi.

Poi, visto che le ginocchia le dolevano in quella posizione, si mise a sedere e prese dei lunghi respiri per cercare di riaversi.

Aveva la testa tra le mani quando le riuscì di parlare senza singhiozzare. “Perdonami John. Sono una pessima donna. Abbandonerò quei bambini e te…”

La colpì il modo con cui ridacchiò, segno che in qualche maniera aveva incassato il colpo… o per lo meno ci stava provando.

“Mah, prima o poi sentivo che avresti preso un’altra strada… in fondo ho solo fatto un ultimo tentativo.”

Lei lo guardò stranita. “Eri convinto che ti avrei detto di no? Guarda che ero sul punto di accettare, prima che…”

“Prima che sentissi quale era la tua vera strada.” Concluse lui per lei, forse con un briciolo di rassegnazione. Smise di guardarla, perdendo nuovamente lo sguardo sull’orizzonte. “Non puoi andare contro la volontà di chi sta lassù.”

Ginny non rispose, lasciò vagare anche lei gli occhi sulla brughiera. Non credeva nel suo Dio, ma nel Destino sì. E forse non aveva tutti i torti.

Cacciò un lungo sospiro, mentre si passò una mano dietro la nuca e poi sulla spalla. “Credo partirò domani. Saluterò i miei ragazzi e poi farò le valigie…. Oddio, valigie… dimentico che sono arrivata qui senza niente.”

John le sorrise tornando a guardarla. Le posò un bacio sulla tempia, prima di scompigliarle i capelli – e ricevere un mugolio di protesta in risposta - “Non è vero… sei arrivata qui con il tuo cuore.”

*

Salutare i suoi ragazzi fu forse la cosa più difficile. Vedere le loro facce deluse quando la notizia della sua partenza imminente arrivò il giorno dopo fu quanto di più straziante conoscesse… senza contare il dolore che le aveva causato Malfoy, ovviamente.

Ma ormai aveva capito che non poteva continuare a fuggire. Avrebbe affrontato di petto quella storia e ne avrebbe dato una conclusione. Se positiva o meno era ancora un dubbio, però.

In cuor suo sperava in qualcosa… quella voce non poteva tradirla. Era il tono di una persona disperata e in cerca di aiuto. Ma poi, se fosse stata solo la sua coscienza a suggestionarla e a farle credere di dover tornare indietro?

In ogni caso però, avrebbe chiarito molti dei dubbi che aveva in testa – e quelli che gli aveva imposto John – e in più avrebbe avuto la possibilità di cercare Vivian, con o senza il consenso di Malfoy.

Quando salì sul carro del signor Lawrence, che si era offerto di accompagnarla fino al paese vicino, dove partivano i pullman per la città più vicina, Miss Giuliet le venne dietro con le lacrime agli occhi.

“Bambina mia, aspetta! Hai dimenticato questi!” le sollevò una borsa contenente gli abiti che aveva usato in quei mesi. Miss Giuliet le sorrideva tra le lacrime quando l’aveva ringraziata di cuore. “Vanno meglio a te che ad una povera vecchia. E almeno così ti ricorderai di me, ogni volta!”

Ginny abbracciò commossa quella donna che le aveva fatto da madre in quei mesi e piangeva ancora quando si lasciò alle spalle il villaggio.

Non incontrò John, quel giorno. O più precisamente fu lui che non si fece vedere, ma lei non indagò oltre. Per quanto le dispiacesse non poterlo salutare sapeva quanto stesse soffrendo e rispettava la sua scelta. Così si congedò definitivamente da quel posto che tanto l’aveva aiutata quando tutto le era apparso tetro e insignificante.

“Spero che verrà a trovarci un giorno di questi… o si dimenticherà di noi?” domandò il vecchio e burbero signor Lawrence, mentre il carretto sobbalzava sulla strada dissestata.

Lei scosse la testa, abbracciando anche lui. “Ma certo che no! Ovvio che tornerò a trovarvi!”

E non mentiva. L’avrebbe fatto perché non poteva scordarsi di loro.

Quando raggiunsero il paese più vicino, Ginny insistette perché il signor Lawrence ripartisse senza aspettare che prendesse il pullman.

“E’ tardi e fa buio sempre più presto… non voglio che torni a casa di notte.” La rassicurazione era vera, ma in cuor suo Ginny aveva deciso che si sarebbe Smaterializzata fino al Malfoy Manor senza dover viaggiare per un giorno intero in qualche autobus scalcinato.

Il signor Lawrence accettò poco convinto, ma alla fine si decise a salutarla e a tornarsene al villaggio, borbottando.

Finalmente sola, Ginny evitò di farsi vedere in giro nel paese e si affrettò verso un boschetto limitrofo alla zona abitata. Lì, al sicuro da occhi indiscreti, prese un forte respiro e chiuse gli occhi, concentrandosi.

Ricordava ancora bene come si faceva e la sensazione sgradevole della Smaterializzazione non si fece tardare a sentire. Destinazione Malfoy Manor.

Finalmente avrebbe avuto la verità. Finalmente era pronta per affrontare il passato. Cosa le avrebbe indicato il futuro?

Quando riaprì gli occhi, sentendo di essere arrivata, la prima cosa che fece fu di restare senza fiato. E le pupille le si dilatarono orripilate.

Quello che vide davanti a sé non era il famoso e maestoso maniero della famiglia Malfoy che aveva conosciuto tanto bene.

Di quello non ne restavano che cumuli e macerie.

*

Allarmata si guardò intorno, ma non vide nulla che potesse aiutarla a capire. Era tutto distrutto, persino i giardini erano stati ridotti in cenere. Doveva esserci stato un incendio, quindi… ma il resto? Il maniero sembrava che fosse esploso.

Non vedeva edifici ridotti in quello stato da quando era in corso la guerra.

Si passò una mano tra i capelli frustrata. E Malfoy? E Vivian? Dov’erano finiti?

C’era solo una soluzione a quel punto. Arrivare fino ad Hay e chiedere informazioni. Anche questa volta si Smaterializzò per fare prima, incurante dei divieti. Fortunatamente ricomparve alle spalle di alcune casupole, così riuscì ad intrufolarsi nel villaggio senza dare nell’occhio. Questo, almeno per i primi dieci minuti. Quando la gente si accorse di chi si trattasse, iniziò a squadrarla con circospezione tanto da infastidirla e da costringerla a rintanarsi nel pub che era solita frequentare. Anche lì trovò alcuni sguardi obliqui, ma lei li ignorò dirigendosi direttamente al bancone. Conosceva molto poco il garzone, nonostante l’assidua frequentazione dei mesi precedenti, perciò sulle prime si sentì un po’ in imbarazzo.

“Mi scusi… vorrei chiederle alcune informazioni.”

“Forse posso aiutarla io, signorina.” Una vecchietta dall’aria familiare rispose prima che il garzone ne avesse il tempo. Si voltò osservandola sorpresa. Doveva averla vista più volte quando si era recata nel villaggio, perché se la ricordava molto più di certi abitanti.

Sorrise comunque cortese e le si avvicinò. “Se lo farà, le sarò debitrice.” Replicò.

La donnina la accompagnò ad uno dei tavoli, ma prima volle offrirle da bere. Al suo gentile rifiuto, decise di spiegare ogni cosa.

“Sono un’amica della povera Rachele… oh, povera donna, immagino il dolore!”

“Che è successo?!” domandò preoccupata Ginny. Fino ad allora non l’aveva mai abbandonata un leggero senso di inquietudine, ma nel sentire quella vecchietta l’ansia aumentava.

La donna si avvicinò di più alla ragazza come se volesse parlarle in privato. “Cose terribili! Non si sa come sia successo. Mesi fa è scoppiato un incendio improvviso al maniero e poi c’è stata una tremenda esplosione. L’abbiamo sentita noi fin qui.. eh sì, che io ho l’udito un po’ rovinato e dormivo anche… perché è successo di notte, gliel’ho detto?”

Ginny fece di no col capo. Ascoltava la signora trattenendo il fiato: non le riusciva proprio di respirare con quell’agitazione che la logorava.

“Sì! E’ successo di notte! C’era una tempesta tremenda e il maniero è andato distrutto! Fortunatamente la mia cara Rachele era fuggita via con la bambina! Ma il povero signor Malfoy…” la donna scosse il capo, socchiudendo gli occhi. E Ginny si sentì morire.

“E’ stato terribile. Rimase coinvolto nell’esplosione… e non si sa proprio come mai restò vivo.”

“Oh Merlino, grazie…” mormorò in tutta risposta la ragazza, senza nemmeno pensarci. Il solo pensiero che Draco fosse ancora vivo, la sollevava.

“Come ha detto?” domandò la vecchietta, portandosi una mano a coppetta vicino l’orecchio. Ginny agitò le mani, nervosamente.

“Niente, niente! Lasci stare! Piuttosto… come sta adesso Drac-ehm… il signor Malfoy?”

“Non molto bene, da quanto so. Pare abbia perso la vista… e anche una mano, mi hanno detto. E’ terribile, povero signor Malfoy…”

La cosa lanciò nuovamente Ginny nello sconforto. Adesso capiva che la voce che aveva percepito nella sua testa era la vera di Draco. Stava soffrendo.

Si accorse solo dopo che l’anziana la stava fissando di sottecchi. “Sa’… credevamo tutti che fosse morta. Si vociferava che fosse rimasta coinvolta nell’esplosione e che non ce l’avesse fatta.”

“Oh… no…” in qualche modo si impose di rispondere. Per quanto avesse una gran voglia di piangere, ora doveva andare avanti. “Mi aveva… mi aveva licenziata prima. Non ne sapevo niente dell’esplosione, né dell’incendio.”

Alla vecchietta questo bastò perché congiunse le mani davanti a sé e si agitò avanti e indietro. “Una cosa terribile, mi creda. Terribile!”

“E…. adesso per caso sa dove si trovano tutti?” chiese, celando il tono speranzoso che voleva uscir fuori.

“Oh, ma certo! Mi scrivo ancora con Rachele e la posta la mando sempre in Irlanda, i Malfoy hanno un’altra abitazione sul lago Ree. Lei è rimasta assieme alla cuoca ad accudire il signor Malfoy, mentre quella povera bambina… in collegio. Lui non la vuole più con sé ora che è così menomato.”

Deglutendo amaro per le parole della donna, si congedò in tutta fretta, senza lasciare molte repliche. Era inutile ormai restare lì, doveva raggiungerlo subito.

Quello che aveva sentito era terribile, Draco era in condizioni…. Ed era solo? E Gloria che fine avesse fatto? Possibile che quell’esplosione l’avesse causata uno dei due?

Tornò nel punto in cui si era Materializzata e recuperata la borsa di Miss Giuliet si concentrò per cercare di comparire in Irlanda. L’incantesimo era piuttosto difficile, considerato che non conosceva il posto, così finì per ricomparire a quello che – da quanto le avevano detto, dopo aver chiesto indicazioni – era un paese ad una cinquantina di miglia dal lago. Riprovò una seconda volta e finalmente la superficie blu notte dell’acqua le comparve davanti. E a pochi metri una grande abitazione. Ciò che la colpì del posto era che a differenza del resto del lago che era immenso – non ne vedeva la riva – ma che si dimostrava piuttosto accogliente e abitabile, la zona in cui si trovava la grande casa sembrava la più malsana e inospitale.

Alberi alti e scuri la circondavano e in alcuni punti l’acqua del lago tendeva a ristagnare, formando delle pozze verdastre e sicuramente maleodoranti. Decisamente era il posto meno indicato per viverci. Mentre si avvicinava a quella casa, poteva solo immaginare lo stato di abiezione in cui si trovava Draco.

Suonò alla porta un paio di volte prima che qualcuno venisse ad aprirle. Quando il viso di Rachele comparve dietro la porta, il battito del suo cuore accelerò. Anche lei le era mancata in tutto quel tempo e poi trovare Rachele, avrebbe significato trovare Malfoy. Era vicina a lui in maniera assurda, e la cosa la agitava forse anche troppo. Dopotutto non sapeva cosa o chi avrebbe trovato in quella casa.

Rachele Gobbins, quando riconobbe la nuova arrivata, scoppiò in lacrime e la abbracciò in barba a tutto il suo distacco inglese di cui tante volte Ginny si era lamentata. La strinse forte come una madre che rivede la figlia perduta e mescolò i singhiozzi a parole sconnesse.

“Credevo di non averti più rivisto… quella notte… credevo… il padrone…”

La ragazza la rassicurò commossa, cercando di consolarla e di spiegarle che era tornata e che prima di esserne sicura non se ne sarebbe andata.

“Oh, lei non se ne andrà, signorina Ginevra.” Replicò immediatamente la donna, ricomponendosi e tirando fuori da una manica un fazzoletto ricamato con cui si asciugò il viso. “Il Padrone ha bisogno di lei. Lo sento chiamarla ogni notte e ogni volta che si addormenta. Non può andare via!”

Le parole di Rachele fecero aumentare la tachicardia della rossa. Che John avesse avuto ragione?

“Ma… ma Rachele.. e Gloria? Lei era… quella notte era…”

“Era lì, lo so. L’ho vista anch’io, quando ha tentato di uccidere la piccola Vivian.” E qui Ginny sentì un moto di rabbia pervaderla in tutto il corpo. “Ma poi il padrone si è frapposto tra la bambina e quella donna, e la sua mano….” Rachele singhiozzò ancora. “E’ come se fosse morta. Non riesce più a muoverla e ha un colore così spettrale. Credo che rimarrà così per sempre.”

Ginny le accarezzò un braccio cercando di confortarla. Allora quello che diceva la vecchietta era tutto vero. “E… gli occhi?”

Mrs Gobbins sospirò affranta. “Ci ordinò di uscire e di scappare verso il villaggio e io presi Vivian e corsi via, nonostante mi riuscisse difficile… ancora non so come alla mia età sia riuscita a fare tanto. E Vivian scalciava e gridava, perché voleva tornare da suo padre… e chiamava lei, credendo fosse ancora al Maniero.”

“Ero fuggita quella sera stessa…” mormorò sentendosi terribilmente in colpa. Non credeva che fosse accaduto tutto in quella stessa notte. Ma Rachele scosse il capo.

“Non importa, signorina Ginny. Posso immaginare cosa deve aver provato quando ha visto.. quella donna.”

Le sorrise grata. Come aveva fatto a sopravvivere senza le buone risposte di Rachele?

“E… poi… cosa accadde?”

Mrs Gobbins tornò ad assumere l’aria malinconica di poco prima. “Eravamo a metà strada tra il villaggio e il maniero, quando è esploso tutto. Non dimenticherò mai quel rumore… è stato terribile. Per un attimo credetti di essere morta e di non essere riuscita a portare la piccola in salvo. Poi però mi ritrovai sotto la pioggia, con Vivian che piangeva e osservava quello che restava della nostra casa. Fu come se mi si spezzasse il cuore…” ancora alcuni lucciconi si addensarono negli occhi della donna, ma lei li asciugò velocemente con il fazzoletto.

“Furono momenti terribili, e ricordo tutto con confusione, fino a che il Padrone non fu ritrovato in fin di vita tra le macerie. Fortunatamente fu portato al St Mungo e non in uno di quegli ospedali babbani… ma nonostante tutto non sono riusciti a fare nulla, né per la mano, né per i suoi occhi.”

“I medici dicono che nell’esplosione deve aver battuto violentemente la testa. Non sanno se è una cosa definitiva, ma quando ho parlato con loro mi sono sembrati molto poco convinti di una ripresa… mi dispiace.”

Le scuse erano partite, perché Ginny stava piangendo e non se ne era nemmeno accorta. Le lacrime erano scese da sole, per il troppo dolore che le causava ascoltare il resoconto di tutta quella storia. Poi il pensiero volò verso l’ultimo tassello. “E lei?”

Lo sguardo di Rachele si indurì. “Lei è morta. E’ stato il Padrone ad ucciderla.”

Ancora una volta si coprì la bocca con una mano. L’aveva uccisa. Allora… allora forse si era sbagliata… forse lui…

“Signorina Ginny credevo non l’avrei mai più rivista, ma adesso sono finalmente felice. Potrà aiutare il Padrone e farlo uscire dallo stato in cui si trova. Ci ha costretto a trasferirci in questo luogo orribile e se ne sta sempre rintanato nella sua stanza al buio. E’ irascibile con tutti e ha mandato persino la mia Vivian via di qui! Solo lei può aiutarci!” la guardò con occhi imploranti. “Quando dorme, solo in quei momenti si lascia andare e invoca il suo nome. Ed è una pena vederlo in quello stato. Deve fare qualcosa, la prego!”

E solo allora, finalmente, si poté leggere determinazione negli occhi di Ginny. Posò una mano su quella di Mrs Gobbins e la rassicurò.

“Non si preoccupi, lasci fare a me.”

*

Bussò alla porta giusto per accertare la sua presenza, le buone maniere al momento erano l’ultima cosa a cui stesse pensando.

Era terribilmente agitata e in cuor suo provava anche una certa paura nel ritrovarlo in quelle condizioni. Non le faceva pena, ma dolore, perché poteva solo immaginare quanto avesse sofferto in quei mesi.

Quando entrò nella stanza la colpì immediatamente l’odore di chiuso. Represse una smorfia e cercò con calma la posizione della finestra. Spalancandola di certo non avrebbe fatto entrare molta luce, visto che ormai il sole era tramontato, ma per lo meno avrebbe dato aria a quel posto solitario.

Così si diresse direttamente e spalancò le ante. Inspirò l’aria fresca per farsi forza e fu felice di constatare che la luna ancora luminosa rischiarava la stanza quel tanto da poter intravedere le cose.

Per ora quel poco di luce le sarebbe bastato.

“Rachele, ti ho detto mille volte di non aprire quella finestra!” la voce del padrone di casa le giunse alle orecchie quando era ancora voltata di spalle. Nel girarsi verso il resto della stanza, trattenne ancora il fiato e con lo sguardo vagò in cerca di lui.

Lo trovò che camminava a piccoli passi, emergendo da un angolo buio, forse nei pressi del letto. Un raggio lunare colpì il suo viso che le apparve furioso e sofferente. Aveva gli occhi chiusi e alcune cicatrici sul viso, all’altezza di essi. La mano che era stata colpita era immobile contro il suo petto e le sembrò più scura dell’altra.

Con una morsa al cuore, scosse la testa e si decise a parlare.

“Non sono Rachele.” Fortunatamente la voce non le uscì tremante, come aveva temuto. Appariva stranamente tranquilla. O forse era semplicemente impazzita.

Osservò la sua reazione, che dapprima confusa, si avvicinò pian piano alla realtà. E infine capì che lui l’aveva riconosciuta.

“Ginevra…” un soffio incredulo, che per miracolo Ginny udì, gli sfuggì dalle labbra.

Draco indietreggiò di un passo e spostò il volto da un lato, come se non volesse vederla, nonostante l’impedimento.

“Cosa ci fai qui?”

La donna posò le mani sui fianchi in una chiara posizione polemica. “Beh, mi sembra che sia stato proprio tu a chiamarmi.”

“Sbagli. Io credo piuttosto che ti ho fatto pena e sei venuta a vedere come mi sono ridotto.” La replica fu dura e gelida, ma Ginny non si perse d’animo.

Aveva imparato che avere a che fare con Malfoy era un’impresa e per averla vinta non si poteva arrendersi alle prime difficoltà. Così ignorò le sue parole e scosse la testa.

“Non mi pare che tu sia diventato Legilimens, Malfoy. Non sapevo nemmeno cosa ti fosse accaduto, quando sono tornata al maniero… e l’ho trovato in quello stato.”

Draco cacciò uno sbuffo amaro, ma lei continuò imperterrita.

“Ho chiesto informazioni che mi hanno portato qui, ma ti posso assicurare che la mia decisione non ha niente a che vedere con il tuo stato.”

“E per cosa saresti venuta allora? Per prenderti gioco di me? Per vendicarti come avresti dovuto fare quella notte?”

“Per capire.” Fu la sua risposta. L’uomo si zittì, sollevando il capo verso di lei, gli occhi sempre chiusi ma le palpebre che fremevano. Immaginò che avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla vedere in quel momento.

“Ieri notte stavo per accettare una proposta di matrimonio...” per un attimo credette che Malfoy si fosse irrigidito. “… stavo per farlo, ero convinta che solo in quel modo ti avrei dimenticato e avrei ricominciato a vivere tranquillamente. Ma quando stavo per rispondere mi sono resa conto che non avrei mai risolto nulla.” Parlava con tranquillità e purtroppo – se ne rendeva conto – con una certa freddezza. Era come se in qualche modo desiderasse che Malfoy la supplicasse di perdonarlo, come se volesse che lui soffrisse ancora un po’, prima di rivelargli quanto ancora lo amasse.

“Perché quella notte ho visto cose che non avrei mai creduto… e tu mi hai ferita e delusa profondamente.”

“Sarà stato più facile odiarmi.”

“Oh sì…” rispose lei, ridacchiando nervosamente. “Non puoi nemmeno immaginare quanto ti ho odiato.” Fece una pausa nella quale si avvicinò a lui, lo sguardo fisso sulle sue palpebre chiuse.

“Ma ti ho odiato al pari di quanto ti ho amato… e ti amo tuttora. Se sono qui è solo perché desideravo vedere se c’era ancora una possibilità, se mi sbagliavo sul tuo conto.”

“Non c’è bisogno che me lo chiedi, ho sbagliato e ti ho mentito.”

“Sì, ma hai pagato per questo. E questo mi basta.” Si accostò completamente a lui e sollevò una mano per una carezza sul suo viso. Lui rimase immobile. “E soprattutto hai dimostrato che quello che ti inseguiva era solo un fantasma del passato, e che sei riuscito a distruggere. Non credere che non lo abbia notato…” il suo tono si era addolcito, ma evidentemente questo era troppo per lui, che si ritrasse dal suo tocco scostando il viso e si allontanò di qualche passo.

“Non ti posso dare nulla in questa condizioni. Lasciami perdere.”

“Non serviranno due occhi e una mano per amarmi.” Ostinata, si avvicinò nuovamente a lui e gli prese il viso tra le mani. “Non ripetere lo stesso errore, permettimi di entrare nella tua vita, per favore…”

“Ti condannerò ad una vita infelice.” Provò ancora e questa volta la donna colse una nota di disperazione in quella voce.

Ma lei sorrise e poi gli sfiorò le labbra per un istante. “Lo sarebbe comunque senza di te.”

E fu come se anche le ultime barriere furono sciolte; Draco sollevò il braccio sano per abbracciarla e lei ricambiò stringendosi a lui. E finalmente Ginny si sciolse e poté piangere come aveva voluto fare fin da quando lo aveva visto dopo tutto quel tempo.

Rimase così contro di lui, assaporando quel momento e sentendo che da quel momento in poi avrebbe smesso di soffrire.

Dopo tanti ostacoli il loro amore si poteva realizzare.

FINE

Fine. Non mi sembra vero di aver potuto chiudere questa storia con un capitolo decente (che mi auguro sia veramente… la mia impressione potrebbe anche far cilecca u.u). Ovviamente prima che partano parolacce e lamentele, vorrei avvisarvi che ho anche scritto un piccolo epilogo.

Dato che la storia doveva concludersi così, ho voluto completare la trama con un capitoletto a distanza di alcuni anni.

Niente paura, non vi farò aspettare un altro anno per pubblicarlo =P E’ già scritto e lo posterò tra qualche giorno. Spero potrete pazientare un pochino ^^’’

Con questo ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia e un grazie in particolare a: Lydia, Florinda, lilyblack, Minako_chan, ruka88, dana, lella80, hermione, Slytherin_Princess, Marcycas – The Lady of Darkness, terry, Armonia, Maki91, Melisanna_, Ryne, Lizzy Malfoy, __sana91__, Ciupi II, Roberta 90, melly86, paola, Cl33 e Kristin.

Allora arrivederci all’epilogo! ^.-

Ryta Holmes

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Untitled

IL BUIO HA I TUOI OCCHI

EPILOGO

Mi trovo qui seduta nel giardino della nostra grande casa sul lago Ree. Da quando ho convinto mio marito a far fare dei lavori di risanamento l’aria non è più lugubre e tetra e il lago ha smesso di essere una palude malsana. Ora nelle giornate estive il posto diventa allegro e solare ed è un toccasana per tutta la famiglia.
Non ho molta voglia di alzarmi, ho il sole contro e sono totalmente rilassata. Tanto più che il mio Medimago mi ha escluso categoricamente qualsiasi sforzo nel mio stato.
Ho dovuto persino lasciare temporaneamente il mio lavoro di insegnante, perché il mio secondo figlio – anzi, mia figlia - nascerà tra poco più di un mese e io ormai sono arrivata quasi alla fine di lunga gravidanza. Non ho mai smesso di insegnare, fu la mia promessa e continuerò a portarla a termine, perciò fin da quando sono arrivata qui, ho trovato un posticino come maestra in un piccolo paese nelle vicinanze. Non ne ricavo molto, ma è la vicinanza coi bambini che mi interessa.
Ho gli occhi chiusi, ma da lontano sento la voce squillante del mio primo figlio, il piccolo Matt, o come suo padre si ostina a ricordarmi, Mathias Cornelius Gideon Malfoy. Il primo nome l’ho scelto io, tutti gli altri il mio adorato noiosissimo marito. Povero figlio, temo che quando entrerà ad Hogwarts, sarà una dannazione, quel nome così altisonante.
Fortunatamente Matt sa il fatto suo e già me lo immagino a dettar leggere tra i suoi compagni, come faceva suo padre ai tempi della scuola.
Draco lo sta richiamando all’ordine… ne avrà combinata un’altra delle sue. Non mi muovo, so che ci penserà lui, visto che ormai può farlo.
La grande sorpresa che nessuno si aspettava fu infatti che riguadagnasse la vista. Accadde il giorno in cui nacque il nostro Matt, ricordo che era seduto accanto al mio letto mentre tenevo in braccio il piccolo e quello che mi disse, mi fece quasi venire un colpo.
“Tsk! Non è possibile! Un Malfoy dai capelli rossi!” io mi ero voltata sconvolta. Come aveva fatto a notare i ciuffetti rossicci con cui era nato Matt?
“Draco… tu ci vedi!”
Lui mi aveva lanciato un sorrisetto, ma compresi che stava trattenendo la sua gioia veramente con molto sforzo.
Fu immediatamente visitato dai Guaritori, i quali, molto sconcertati, confermarono la diagnosi. La vista era tornata perché il trauma al cervello che aveva subito nell’incidente di quella famosa notte, si era riassorbito e aveva così dato la possibilità ai nervi ottici di riprendersi.
All’inizio vedeva soltanto ombre e distingueva i colori… ma pian piano ricominciò a vedere sempre meglio, fino ad oggi. Adesso la sua vista è quasi del tutto recuperata, fa ancora fatica a distinguere gli oggetti più lontani, ma nel complesso non so chi ringraziare per questo dono così speciale.
Purtroppo per la sua mano non c’è mai stato nulla da fare. E’ ancora così come la trovai quando tornai da lui, ma ormai si è abituato a far le cose con la sola sinistra e ci facciamo tutti poco peso. Per Matt poi è un vanto. Sa che è così perché suo papà ha combattuto contro un vero Death Eater, per salvare la sua sorellina preferita.
Già, perché Vivian per Matt è la sorella maggiore che adora e da cui si fa riempire di coccole.
Fui io a convincere Draco a far tornare a casa Vivian. Nei primi due anni con noi e poi su e giù da Hogwarts per le vacanze, tornò nelle nostre vite e divenne per me quello che già pensavo in qualche modo. Una figlia.
Non abbiamo mai testato la veridicità sul fatto se lo fosse veramente anche per Draco, per noi lo era  comunque, perciò abbiamo ritenuto superfluo fare ulteriori analisi.
Che Lucius Malfoy fosse o meno suo padre a nessuno importava e nemmeno a Vivian… quando l’anno scorso Draco ha voluto raccontarle tutta la verità.
E’ una ragazza molto intelligente e riflessiva, ha compreso immediatamente quanto Draco soffrisse per quella situazione e con un sorriso lo ha rassicurato chiudendo definitivamente ogni questione.
“E che importa? Sei sempre tu che sei stato mio padre.”

Ora si trova da qualche parte in giro per questi boschi con il suo nuovo fidanzato.
Vivian è anche una splendida ragazza e ha la brutta abitudine di cambiare partner come farebbe coi calzini, cosa che fa disperare seriamente Draco. Tutta la gelosia paterna si sfoga con continui bisticci tra padre e figlia che poi sono sempre io costretta a sedare. Una faticaccia! Avete idea di cosa significhi porre fine ad una lite tra due Malfoy?
L’ultima volta li ho quasi schiantati, quando hanno pensato bene di venire a discutere dove mi trovato io con un gran mal di testa e le gambe gonfie.
E’ stata una fortuna che sia arrivato Matt a ridere di noi e dei nostri bisticci familiari.
Quel bambino sembra più intelligente di tutti noi messi assieme, effettivamente. Basti pensare che riesce sempre a fregarti quando parli con lui ed è impossibile spuntarla. Credo che persino Draco sia leggermente preoccupato da questa cosa, ma figurarsi darlo a vedere!
Per il momento è l’unico in famiglia che riesce a tenergli testa e a dimostrarsi più forte.
Quanto a Vivian, se potesse lo riempirebbe di coccole e di regali senza mai smettere.

Siamo una strana famiglia, ma molto molto felice. Delle volte vorrei che Rachele potesse vedere cosa siamo diventati. Ci ha lasciato prima che nascesse Matt, dopo una vita lunga e decisamente difficile, ma lo ha fatto con serenità, convinta che finalmente ciò che più amava avesse trovato la pace.
E così è stato.
Nonostante alcuni momenti più ostici non ricordo un giorno in cui non sono stata felice di aver fatto questa scelta. E’ stato difficile, ovviamente. Ma niente nella vita è facile e soprattutto le cose più belle si raggiungono dopo molta fatica.
Io e Draco di ostacoli ne abbiamo avuti tanti, ma alla fine li abbiamo superati e ancora oggi, dopo dieci anni ci amiamo come allora.

Ora apro gli occhi ridacchiando. Matt mi è venuto incontro per abbracciarmi il grembo. E’ orgoglioso perché presto anche lui diventerà un fratello maggiore e non vede l’ora che nasca la nostra bambina.
Draco ci raggiunge tranquillo, sul volto un sogghigno mentre Matt parla a sua sorella e gli spiega che presto dovrà ascoltare quello che le dirà perché lui è nato già da un po’.
Mi lascio accarezzare una spalla da mio marito e poi accolgo il bacio che si è chinato a darmi.
“Ti amo…” mi sussurra nell’orecchio.
“Ehi! Io sto parlando! Un po’ di attenzione!” Matt ci richiama all’ordine e insieme lo osserviamo cambiare il broncio in un sorriso luminoso.

Avevo ragione a pensarlo allora quando tornammo assieme e ancora adesso ne sono più che convinta.
Finalmente ho raggiunto la piena felicità.


FINE

E con questo siamo veramente alla fine ^^
E’ stata decisamente una lunga storia (lunga perché vi ho fatto penare parecchio, lo ammetto) e lungo è stato il percorso che ha superato.
Ora, rileggendo i primi capitoli mi rendo conto di quanto sia cambiato il mio modo di scrivere (e spero sia stato in meglio)
Comunque, è arrivato il momento di salutarvi. Non farò un seguito, sinceramente non ci vedo niente di più per la conclusione di questa storia. Preferisco scrivere nuove storie (oh, in un anno e passa, vi assicuro che di idee nuove ce ne sono :P) e dedicarmi a quelle ancora in sospeso.
Vorrei però ringraziarmi per il sostegno e per averla letta fino alla fine e per avermi incoraggiato e criticato.
Ringrazio particolarmente Roberta90, Rigel, Carla91, flori, lydia, Minami77, Rayne, dady, Natsumi89 e stellina the best, che fino alla fine hanno voluto inserire un piccolo commento. E ringrazio anche tutti coloro che hanno letto questa fanfic, anche se non hanno dato voce ai propri pensieri.
Un piccolo chiarimento (ho notato che forse ho lasciato un po’ di dubbi e di questo chiedo perdono ^^’): Blaise viene attaccato da Gloria che si nasconde in soffitta, esattamente dal giorno in cui arriva la comitiva (con Pansy e gli altri) al maniero. Draco infatti, viene trattenuto e stranamente Ginny se lo ritrova alle spalle mentre discuteva con Pansy su Vivian. Dato che Blaise conosceva la storia di Gloria, sospettava che non ci fosse solo un fantasma in soffitta e perciò decide di indagare, rimanendo ferito. Quando vuole spiegare a Ginny cosa gli è accaduto, sa che Draco è all’erta e riesce a dire alla ragazza solo quello che gli aveva creato il sospetto. Quando infatti Ginny si lamentava delle risate del fantasma, lui dopo l’incidente si è premurato di dirle che il fantasma non ride, per cui c’era qualcos’altro al terzo piano. Ovviamente Ginny, lo scoprirà il giorno in cui scappa via. Il resto, spero sia chiaro a tutti ^^
Con questo vi saluto e vi mando un bacio enorme.
Arrivederci alla prossima storia!
Ryta Holmes

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