I mille volti di un bacio

di Marty_Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** tabella ***
Capitolo 2: *** Un bacio al sapore di Whisky ***
Capitolo 3: *** Un bacio sussurrato ***
Capitolo 4: *** Un bacio pieno d'odio ***



Capitolo 1
*** tabella ***


tabella


30 Volte il Primo bacio


0.1 Un bacio al sapore di wisky
0.2 Un bacio sussurrato
0.3 Un bacio pieno di odio
0.4 Un bacio al cinema
0.5 Un bacio e poi addio
0.6 Un bacio fasullo
0.7 Un bacio al ballo scolastico
0.8 Un bacio sotto la pioggia
0.9 Un bacio a tradimento
0.10 La promessa di un bacio
0.11 Un bacio che vale più di mille parole
0.12 Un bacio alla sposa
0.13 Un bacio non voluto
0.14 Un bacio che uccide
0.15 Un bacio alla morte
0.16 Un bacio in trincea
0.17 Un bacio superfluo
0.18 Un bacio a Dio
0.19 Un bacio sulla strada di casa
0.20 Un bacio sotto i fuochi artificiali
0.21 Un bacio senza senso
0.22 Un bacio alla fine del mondo
0.23 Un bacio alla persona sbagliata
0.24 Un bacio da far tremare il mondo
0.25 Un bacio incestuoso
0.26 Un bacio che mi ricorda la mamma
0.27 Un bacio che mi ricorda mio padre
0.28 Un bacio che vorrei dimenticare
0.29 Un bacio indecente
0.30 Un bacio dato per 30 volte


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Capitolo 2
*** Un bacio al sapore di Whisky ***


Titolo: Un bacio al sapore di wisky
Autore: Marty_Love_Winchester
Fandom: Supernatural
Personaggi: Nuovo personaggio/Dean
Rating: Verde
Info: I personaggi non mi appartengono ç__ç, solo Martina, Veronica e Vanessa <3

Sono riuscita a uscire di casa senza che mia sorella Vanessa se ne accorga. Oggi compio 21 anni, non passerò il mio compleanno chiusa in casa e in silenzio perché Thomas dorme. Mia sorella è come una madre per me, e per la mia gemella Veronica, ma questa volta mi ha davvero fatto andare il sangue al cervello. Capisco il suo desiderio di tenerci al sicuro, ma non voglio passare la mia vita in una campana di vetro. Veronica mi ha lasciato sola, anche se forse è meglio dire il contrario. Pazienza, questa sera sono sola contro il mondo. Cammino per le strade della città, il cielo è di un colore indefinito. Il tramonto è passato da qualche minuto, la sera è ancora molto giovane. Ho deciso di non prendere la macchina, se dovessi bere –cosa molto probabile- non potrei comunque usarla.
 
Passeggio per una bella mezz’ora e finalmente trovo un locale carino in cui entrare. Mi avvicino al bancone, fieramente mostro i documenti e ordino un whisky. Non ho mai bevuto in vita mia, quindi già al secondo bicchiere inizio a sentirmi parecchio brilla. Decido di fermarmi qui, almeno per ora. Nel locale si respira un odore di alcool, un leggero fetore di vomito e di deodorante. Il locale in sé non è brutto: colori tenui, abbastanza rispettabile e clientela tranquilla( per quanto un ubriaco può esserlo).

«Hey bellezza, sei troppo bella per un locale simile»
Una voce alle mie spalle mi fa spaventare, mi giro di scatto e calcolo quanto ci metterei a tirare fuori lo spray al pepe.

«Scusa non volevo farti spaventare»
Borbotto che non mi sono spaventata e per cambiare discorso gli offro da bere.
È un ragazzo molto interessante, bello e carismatico. Ogni volta che incontro i suoi meravigliosi occhi verdi, un brivido mi percorre la schiena; se non fossi ubriaca sarei incapace di parlare senza balbettare. Parliamo di molte cose, tra un discorso e l’altro finisce per parlarmi della sua auto. La me ubriaca è una donna facile.

«è spaziosa?»
Questa è la mia unica domanda, non avrei mai avuto il coraggio quattro whisky fa.

«Se vuoi posso mostrartela, così tirerai tu le somme»
Gli sorrido, lui afferra la mia mano e mi accompagna fuori, nel parcheggio. Ci fermiamo davanti a un’Impala del ’67, molto particolare e ben curata.

«Posso vedere gli interni?»
Che cosa sto facendo? L’alcool mi ha tolto quel poco senno che avevo, oppure è stata la bellezza stravolgendo di questo ragazzo?
Prima che me ne renda conto, il mio vestito è a contatto con il sedile della macchina e il mio naso è invaso dal delicato odore di pino. Non mi interessa la moquet, così appena il ragazzo è entrato in macchina mi specchio nei suoi occhi verdi. Mi accarezza i capelli, fa scorrere la mano sul mio collo, sulla mia clavicola e infine sulla mia coscia. Mi avvicino a lui, posso sentire l’odore inebriante di whisky uscire dalle sue sensuali labbra.

«Come ti chiami?»

«Dean»
Ci guardiamo per qualche istante, poi annullo la distanza e lo bacio. Le sue labbra sono così morbide, la sua lingua ha il sapore del whisky. La macchina non è il luogo perfetto per la prima volta, ma la passione aiuta moltissimo.
Ho sempre avuto timore della mia prima volta, mi avevano detto che si prova dolore, tante paranoie per niente: è stato fantastico. La favola è finita, però, sarà meglio che torni a casa prima che mia sorella chiami l’FBI. Mi vesto, saluto frettolosamente quel meraviglioso ragazzo ed esco all’aria aperta. Cammino per molto tempo, rimango sul ciglio della strada e i miei pensieri sono tutti per Dean. Mi accorgo troppo tardi di essere abbagliata dalla luce di una macchina, chiudo gli occhi e mi preparo al dolore. Non arriva, anzi mi sento chiamare. Mi giro e riconosco Jared, il marito di mia sorella Vanessa: scende dalla macchina e mi si avvicina.
«Martina sei in un mare di guai, tua sorella è preoccupata a morte»




**angolo dell'autrice**
non posso crederci! Ho davvero pubblicato una cosa simile... dedicata alla MIA Veronica e alla MIA Vanessa <3
fatemi sapere, è tanto brutta??

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Capitolo 3
*** Un bacio sussurrato ***


Titolo: Un bacio sussurrato

Autore: Marty_Love_Winchester
Fandom: Supernatural
Personaggi: Nuovo personaggio/sorpresa xD
Rating: Verde
Info: I personaggi non mi appartengono ç__ç



I suoi occhi sono chiari, un azzurro tenue e delicato. Le sue labbra sono mascoline e molto sensuali, la barba è leggermente sfatta, i capelli chiari incorniciano il viso di un bell’uomo. Intorno a noi l’oscurità, non ci intimorisce, anzi è rassicurante. Le sue labbra si schiudono, delicate parole fuori escono dalla sua gola: “resisti sto arrivando”.

Il suo viso è familiare, ma allo stesso tempo sconosciuto.

 

Un forte rumore fuori dalla porta mi fa svegliare in malo modo. Apro gli occhi e l’opprimente realtà si para davanti ai miei occhi assonnati. Ho smesso di sognare la vita perfetta quando avevo sette anni e ho capito che non esiste, è una buffonata, come babbo natale o il topo dei denti. Succede sempre qualcosa e tutto il tuo mondo ti crolla addosso, a volte è un avvenimento rapido, talvolta avviene con calma: inizi con accettare piccoli compromessi e ben presto finisci sommersa sotto un mare di letame puzzolente.

«Gaia, smetti di stare a poltrire! Pensi che la tua camera si pulirà da sola? Io alla tua età mi alzavo alle cinque: pulivo, stiravo, cucinavo e ricevevo mazzate altro che!»

Devo fare uno sforzo mostruoso per non sbuffare, altrimenti dovrò dire addio al computer per una settimana e più. Scosto le coperte, stranamente fredde, e inizio a sistemare la mia camera; qualsiasi cosa faccia per mia madre non è sufficiente. Il sogno mi ha lasciato una strana sensazione allo stomaco, non riuscirei a mangiare niente quindi tanto vale far contenta mia madre il prima possibile. La mia camera non è molto lussuosa, anzi è proprio il minimo indispensabile per essere chiamata camera e non topaia.

Pulisco la libreria, piena di libri tristi e malinconici, in cui il male è presentato come qualcosa di accattivante. Sistemo i cassetti, pieni di cose che non uso mai, ma che diventano indispensabili quando devo riordinare.

Ci sono trentasei gradi, la mia camera è esposta al sole cocente di mezzogiorno e non ho neppure un ventilatore. Passo una mano sulla fronte madida di sudore, mi lascio cadere sul letto e sento qualcosa di morbido indugiare sui miei piedi.  

«Pussa via, non sono dell’umore»

Scaccio in malo modo il mio cane, un cucciolo di carlino: è stato il regalo più bello che mia nonna e mia zia mi hanno mai fatto, anche perché è stato un “dispetto” verso i miei genitori. Non amano molto gli animali, a differenza mia.

Crow zampetta via, regalando un sorriso a me e provocando uno sbuffo a mia madre. Chiudo la porta della camera e accendo il computer, spero ci sia qualcuno con cui parlare: ho bisogno di sfogarmi. Nelle orecchie ho musica Rock a tutto volume; nel massaggio tra una canzone e un’altra, una discussione cattura la mia attenzione.

«Michy, ci dobbiamo trasferire»

«Come ti è venuta questa idea, così di punto in bianco?»

«Fidati, è meglio così. Prima ci trasferiamo, meglio è»

Trasferirci? Come possono pensare di strapparmi alla mia vita senza consultarmi?! Le mie certezze, la mia routine, non possono privarmi anche di questo.

Lacrime amare e salate mi bagnano il viso senza contegno, sento la necessità di allontanarmi da qui. Indosso in fretta un paio di pantaloncini blu e una maglietta bianca, prendo l’ipod e ringrazio i costruttori di aver fatto la mia camera al piano terra. Esco di casa senza farmi vedere né sentire; mi impongo di trattenere le lacrime, l’ultima cosa che voglio è farmi vedere frignare come una poppante da sconosciuti e pervertiti.

Le mie gambe si muovono da sole, non presto molta attenzione a dove vado. I piedi urlano, queste ciabatte non sono adatte per lunghe camminate, ma non mi fermo: ho bisogno di muovermi, devo concentrarmi sul dolore fisico piuttosto che su quello psicologico.

L’aria è pesante e umida, persino il vento è caldo e questo aumenta il senso generale di ristagno. Percorro vie familiari, evito come la peste quelle strade che mi condurrebbero a scuola o nelle vicinanze. Automaticamente alzo lo sguardo verso il semaforo, ma i miei occhi non vedono il rosso e attraverso la strada. La strombazzata di una macchina è più forte della musica che ho nelle orecchie, sono pietrificata, chiudo gli occhi e mi preparo all’impatto. Dopo dieci respiri, ancora non avverto alcun dolore, solo una leggera pressione sulla spalla sinistra. Cautamente apro gli occhi e trovo davanti a me l’uomo del mio sogno. Siamo in un parco, qui l’aria è più respirabile e le temperature sono notevolmente diminuite. Non mi preoccupo del luogo in cui sono, ma della persona che ho davanti. 

«Devi stare più attenta»

Le sue labbra familiari si incurvano in un delicato sorriso, toglie la mano dalla mia spalla e continua a fissarmi con dolcezza.

«G-grazie, almeno credo. Chi sei?»

«Il mio nome è Lucy»

Nonostante mi abbia salvato, qualcosa non mi quadra e non mi fido. Com’è possibile sognare qualcuno che non hai mai visto? Perché ogni molecola del mio corpo mi dice di scappare, ma provo anche un’attrazione?

«Ero in trappola, ma adesso non lo sono più»

Continua lui, con voce profonda e anche un po’ soddisfatta. Trappola? Manicomio o galera?

«Un po’ tutte due, Gaia»

Indietreggio spaventata, come sa il mio nome?! Mi volto, ma me lo ritrovo davanti. Ordino ai miei muscoli di muoversi, ma sembrano aver volontà propria. Le gambe sono pesanti, inizio a tremare e ho il battito del mio cuore nelle orecchie.

«Forse…così… ricorderai»

Sussurra quelle parole e si avvicina, i nostri corpi sono a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi sembrano ancor più ammalianti. Le nostre bocche sono così vicine che posso pregustare il sapore della sua lingua, sento una forte attrazione, finalmente il corpo risponde ai miei comandi e metto una mano fra i suoi capelli. Ho bisogno di quel contatto: devo assaporare la sua bocca. La distanza tra noi è quasi nulla, le sue labbra si schiudono, ma per parlare e poi ritrarsi:

«Che fretta c’è, avremo moltissimo tempo»

Quelle parole fanno rompere una sorta di trans. Rimango pietrificata, non sono certo una ragazza che si mette ad amoreggiare con uno sconosciuto, pazzo e pericoloso per giunta. Lo fisso e lui ricambia il mio sguardo, mi sento meno smarrita di quanto dovrei.

 

**angolo dell'autrice**
dedico questo capitolo a DoNotLeaveMeCas, lei è Gaia <3

che ne pensate? Non sapevo bene come fare questo "bacio sussurrato", ho iniziato a scrivere e l'idea mi è venuta da sola. Spero non sia troppo brutto >_<

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Capitolo 4
*** Un bacio pieno d'odio ***


Titolo: Un bacio pieno d'odio
Autore: Mimì_Love_Winchester
Fandom: Supernatural
Personaggi: Nuovo personaggio/Nuovo personaggio/Nuovo personaggio/Sam
Rating: Verde



Sono bloccata, spiaccicata contro il muro del mio salotto da ore: sono incinta e dovrei urinare, l’ultima cosa che voglio a farmela addosso davanti a Lui. Il demone nella stanza mi alita in faccia, pochi millimetri e la distanza tra le nostre bocche sarà nulla; ogni fibra nel mio corpo vorrebbe ucciderlo, se solo arrivassi alle mie armi…
Un breve istante e le labbra putride di quel mostro sono sulle mie, anche la mia lingua è costretta a danzare con la sua. Un senso di nausea alla bocca dello stomaco non fa che aumentare la mia agonia: lacrime salate e numerose sfuggono al mio controllo.
Nella pancia riesco a sentire la mia bambina scalciare, pensare a lei mi da forza e mi spinge a non arrendermi mai. Le sensazioni spiacevoli che mi provocano le mani del demone, sul mio corpo, mi sembrano meno acute se chiudo gli occhi e penso a mia figlia.
Attraverso le palpebre chiuse, riesco a vedere una luce intensa; ben presto la lingua tagliente del demone abbandona il contatto con la mia, le sue mani non importunano più il mio corpo e non avverto più il suo fetore. Il sollievo e la pace invadono il mio corpo.
Non ho esitazione e apro gli occhi. Nella luce, ormai flebile, scorgo un volto: una donna bruna e sorridente.
«Mary! Oh Martina, sorellina mia!»
Cerco di correrle incontro, ma sparisce e tutto si fa scuro.



Apro gli occhi e mi metto velocemente seduta, sento ancora le mani di quel demone su di me e un sapore rancido in bocca. Non sopporto più questo sogno, mi perseguita da due anni, cioè dalla sera in cui è scomparsa la mia sorella più giovane. Pensare a lei mi fa sempre scappare delle lacrime, che velocemente lasciano spazio a dei singhiozzi di puro dolore.
«Vanny, amore»

Mio marito, Sam, mi stringe velocemente in un abbraccio. Lo stringo forte, lasciando che le emozioni fuori escano sotto forma di lacrime.

«Ancora quel sogno?»
Non rispondo, non è una vera domanda. Mi do forza, asciugo le lacrime e bacio dolcemente mio marito. Mi sporgo verso il comodino, prendo in mano il cellulare e controllo se ho ricevuto chiamate o messaggi. Il cellulare mi segnala la presenza di un messaggio, il mittente è Niky. Apro con impazienza il messaggio di mia sorella Veronica, ma tiro un sospiro di sollievo quando leggo semplicemente: “Buongiorno. Sarò fuori da casa tua alle undici, ti prego non farmi aspettare come tuo solito”.

«Sicura che non vuoi che venga anch’io?»

«No Sam, è una cosa che dobbiamo affrontare solo noi due»
Mio marito annuisce. Ci scambiamo un lungo bacio, il tempo sembra fermarsi, ma così non è: mi rendo conto che avevo dieci minuti per prepararmi, ben dodici minuti fa. Maledizione, sono sempre la solita.


Quando entro nella macchina di mia sorella, non ricevo un saluto molto caloroso.
«Ti avevo chiesto di essere almeno puntuale»

Mi dice a mo di saluto, mentre accende la macchina e da gas.
«Mi dispiace…»

«Non ti scusare, tanto sei sempre una ritardataria. Se quella volta fossi stata puntuale, forse a quest’ora saremmo a preparare la festa di compleanno di nostra sorella, non in macchina verso il cimitero, a salutare una tomba vuota!»

«Non farmi sentire in colpa adesso! Mi sento malissimo, ogni volta che la penso!»

«Non puoi capire come mi sento io: noi siamo cresciute insieme. Tu eri grande, avevi lo studio e gli amici, io avevo quasi solo lei. Giocavamo insieme, siamo maturate insieme, avevamo comprato casa insieme e volevamo invecchiare insieme»

Niky non riesce a trattenere le lacrime, scuote la testa e si accende una sigaretta. Non riesco a sopportare di vederla così, mi volto e rivolgo la mia attenzione al paesaggio fuori dal finestrino.
Martina era una donna solare, sempre gentile e fin troppo buona. Aveva degli occhi molto belli, di un castano profondo e caldo. Credeva di essere debole, ma secondo me ci vuole una grande forza d’animo per dare affetto quasi incondizionatamente.
Quella sera non la scorderò mai: era il ventiquattro maggio, il compleanno di Mary e lo stesso giorno in cui cade l’anniversario della sua sparizione, cioè oggi. Dovevamo vederci fuori dal suo locale preferito, le avevo detto che non era un bel quartiere, ma lei mi aveva liquidato con un allegro “se sarai puntuale, non succederà niente a nessuno”.
Non fui puntuale.

Sto per tirare un forte pugno sul cruscotto, ma avverto una strana pressione alla spalla e mi volto di scatto. Niky ha avuto la stessa reazione, mi fissa senza capire, riprendiamo coscienza del presente a seguito di un forte rumore di clacson.

«Niky attenta!»
Afferro il volante e sterzo; finiamo fuori strada, la macchina scende velocemente lungo una discesa, Niky frena, ma l’impatto contro un albero è comunque violento.

***
Quando riprendo coscienza, sono molto spaventata per la salute della mia bambina in grembo.
«Tranquilla, lei sta bene, ma non posso dire la stessa cosa per Veronica»

Il terrore si fa largo dentro di me, la situazione in cui mi trovo è uguale al mio sogno, ma Niky non dovrebbe esserci.
La bocca del demone è a pochi millimetri dalla mia, la situazione cambia velocemente e mi ritrovo la sua lingua appiccicata alla mia. Non ho mai provato un odio così profondo legato a un gesto che dovrebbe essere piacevole.
Mi sento la nausea, fisso l’essere dagli occhi neri con uno sguardo omicida mentre si permette di toccare le mie forme.
Una luce intensa e familiare invade la stanza, vorrei tenere gli occhi aperti, ma è impossibile. Non appena si affievolisce, apro le palpebre con impazienza, ma nella stanza trovo solo Veronica.

«Si sto bene grazie»
Dice Veronica, un po’ offesa per lo sguardo deluso che le rivolgo.

«Non è quello, ma mi aspettavo di vedere…»

«Me?»
Ci voltiamo di scatto e vediamo nostra sorella, Mary, luminosa e circondata da un paio di ali.


**angolo dell'autrice**
Dedico questo capitolo a delle persone molto importanti per me: Vanny e Niky <3 le quali hanno accettato di farmi da "cavia" per questo capitolo :) Mi sono messa dentro anche io (Sono Martina xD)
Salutiii a tutti!

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