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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** capitolo primo- Las Vegas *** Capitolo 3: *** Capitolo secondo - Sacramento *** Capitolo 4: *** capitolo terzo - The Date- part one *** Capitolo 5: *** capitolo terzo - The Date-part two *** Capitolo 6: *** Capitolo quarto - San Jose *** Capitolo 7: *** capitolo quinto - Anaheim – part one *** Capitolo 8: *** capitolo quinto - Anaheim – part Two *** Capitolo 9: *** capitolo sesto - Los Angeles *** Capitolo 10: *** capitolo settimo - San Diego *** Capitolo 11: *** capitolo ottavo - Minneapolis *** Capitolo 12: *** capitolo nono - Chicago *** Capitolo 13: *** capitolo decimo - Boston *** Capitolo 14: *** capitolo undicesimo - 9/10 New York *** Capitolo 15: *** Capitolo dodicesimo - New York/Irving Plaza *** Capitolo 16: *** capitolo tredicesimo - New Jersey *** Capitolo 17: *** Capitolo quattordicesimo - Uniondale/New York *** Capitolo 18: *** Capitolo Quindicesimo - Manchester/Milan *** Capitolo 19: *** capitolo Sedicesimo - Dublino *** Capitolo 20: *** Epilogo - Clovis, Califorina. ***
Amber Riley era sempre stata classificata come una ragazza
dal caratterino facilmente irritabile.
Era vero, la maggior parte delle volte era molto dolce, ma
quel giorno aveva l’aria di essere una pantera incazzata.
“Amore platonico? Seriamente?” urlò ancora, affondando la
lama del coltello nel pomodoro che stava brutalmente affettando. “dove siamo,
nel Medioevo?!”
“Lo sapevo che non dovevo dirtelo…” borbottò un spavento
Chris Colfer, seduto sul ripiano della sua cucina, mentre la sua migliore amica
era intenta a uccidere quel povero pomodoro che serviva solo per un’innocua
insalata.
Amber lasciò andare il coltello, per afferrare la ciotola e
buttarci dentro la verdura, con un moto di stizza.
“Invece hai fatto bene!” esclamò, portando l’insalata a
tavola. “e sai perché?”
Chris sospirò e si portò le mani ai capelli, scuotendo un
po’ la chioma tagliata di fresco. “perché appena lo vedo, gli stacco le palle e
le do in pasto ad una iena che non mangia da giorni.”
Il ragazzo rabbrividì e raggiunse l’amica a tavola.
Si era quasi pentito di averla invita a pranzo quel giorno
per parlargli di quella situazione che da settimane non faceva che tenersi
dentro, ma doveva pur sfogarsi con qualcuno.
Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Ashley o Lea.
“Non è come credi, Amber.” Cercò di rimediare. Iniziando a
giocherellare con le briciole di pane. “la colpa è sua quanto mia.”
“Tesoro, tu sei troppo buono.” Fu la sua risposta.
Chris chiuse un attimo gli occhi e sospirò. “Dopo questa so
che mi manderai all’altro mondo.”
“Che intendi dire?” borbottò Amber a bocca piena.
“Ho proposto io questa cosa.” Spiegò velocemente, sperando
nella grazia divina.
Forse Amber non l’avrebbe ucciso.
La ragazza deglutì e ci mise un sacco di tempo prima di
tornare a parlare.
Non era molto felice. “ti sei bevuto il cervello, zucchero?”
chiese, cercando di mostrarsi calma.
Chris però, con terrore, aveva notato il suo occhio destro
stringersi particolarmente minaccioso.
“E’ la cosa migliore, è tutto quello che posso avere e mi
sta bene.” Chris cercò di spiegare le sue ragioni, ma Amber non voleva sentire
scuse.
“Solo perché lui è un cagasotto.”
“Amber, ha la fidanzata!”
“Oh andiamo lo sa anche il mondo che è una copertura!”
“Stanno insieme, vogliono andare a vivere insieme.”
“Però lui ama anche te o sbaglio?”
Chris abbassò lo sguardo, colpito nel segno.
Non lo sapeva.
Non lo sapeva proprio.
“Q-questa è la mia decisione. Non torno indietro.” Ribattè
il ragazzo, stringendo le palpebre per evitare di piangere.
“Non l’approvo.”Fu
tutto quello che disse Amber, prima di alzarsi dal suo posto e correre ad
abbracciare il suo migliore amico. “ma ti starò vicino.”
Chris tirò su con il naso, contro il petto morbido della
ragazza, ma riuscì a versare nemmeno una lacrima.
“in che cosa consiste, questo piano geniale?”
“Oh beh, direi che stiamo più o meno insieme, ma senza baci
o sesso.” Spiegò Chris.
“Praticamente due amici che si sparano maratone di Guerre
Stellari che durano settimane, dico bene?” ridacchiò la ragazza di colore. Chris
annuì e sospirò.
“non facevate prima a lasciare tutto com’era?”
“C’è molto di più che un’amicizia Amber e non si può di
certo ignorare o accantonare e sperare che sparisca.”
“Tu però vorresti che fosse così?”
Christopher non rispose alla domanda e tornò a sospirare.
Se non mi fossi
innamorato di te, tutto sarebbe più semplice.
“E’ tutto così complicato…”
Il fatto che lui e Darren provassero qualcosa l’uno per
l’altro era, beh. palese.
Fare i conti con quel sentimento però fu più difficile.
Chris poteva ancora ricordare quando il collega, in un
normalissimo giorno di aprile, gli aveva rivelato di amarlo.
Era stato tutto così semplice!
Il minuto prima stavano discutendo su quanto fosse inutile
tentare di rifare colossal come Star Wars, e il minuto dopo Darren lo stava
guardando con serietà dicendogli che lo amava.
Chris non aveva risposto, ma aveva sorriso.
E tanto era bastato per Darren che si era limitato a
stringergli la mano per pochi secondi.
Quello che c’era tra loro era talmente forte, da rimanere
solido nonostante le insidie.
Darren però non voleva tradire la fidanzata e non si era
premesso di toccarlo neanche con un dito, nonostante i primi tentativi
d’approccio di Chris.
“Non voglio farla stare male. Non se lo merita.”
La scusa di ogni volta.
Chris capiva, ma non smetteva di cercalo in continuazione.
Per un abbraccio, o una semplice carezza sul viso.
Si era messo nei casini e il peggio era che non voleva perdere
quel poco che Darren gli dava.
Dio, era così da stupidi accontentarsi di così poco! E lui
finiva per impazzire.
Quella stessa sera, dopo un pomeriggio passato ad essere
rimproverato da Amber, Darren fece visita a casa sua.
Si presentò davanti alla porta di Chris con delle birre e
del gelato in vaschetta.
Chris rimase sorpreso di quella visita inaspettata.
Insomma era il giorno prima della partenza per il tour e
credeva che lo passasse insieme a lei.
A dargli quello che Chris non poteva ricevere… baciarla,
farci l’amore.
Per un attimo Chris strinse la maniglia della porta, fino a
farsi sbiancare le nocche e fece accomodare Darren in salotto, dove, dopo
essersi tolto le scarpe si era praticamente buttato scompostamente sulla
morbida pelle avorio del divano, ricoperto da un lenzuolo azzurro.
“L’ultima notte prima del delirio!” annunciò Criss, sorridendo
smagliante. “non potevo non passarla con te!” aggiunse, iniziando a cercare,
fra la pila di DVD vicino al divano, qualcosa d’interessante da guardare.
“Cos’hai detto a Mia?” chiese Chris, automaticamente, senza
avvicinarsi al ragazzo.
Darren sollevò il viso verso la figura del più piccolo e
notò quanto in tensione fosse.
Sbuffò. “Che Ryan ci voleva agli studios per gli ultimi
avvertimenti prima della partenza.” Raccontò. “mi aspetta a casa, questa
notte.”
Chris annuì e sparì in cucina, cercando di calmare il
tremore alle mani e di lasciarsi scivolare addosso la gelosia.
Prese due cucchiai dal cassetto e un cavatappi per aprire le
bottiglie di birra, mentre lottava per non iniziare ad urlare.
“Chris?”
“Che vuoi?”
Darren non disse altro e rimase a fissare il ragazzo che con
uno sbuffo appoggiava le mani al piano cottura.
“Non potevo dirle di no…” borbottò giustificandosi. “non ci
vedremo per più di un mese.”
“Perché ti giustifichi con me?” domandò Chris, girandosi a
guardarlo. “lo so che lei viene prima di tutto. Ed è giusto così.”
Darren alzò gli occhi al cielo.
Ci risiamo, pensò.
Non era la prima volta che affrontavano quel discorso.
“Non voglio litigare con te prima del tour.” Esclamò Darren,
mordendosi la lingua per evitare di dire cose di cui si sarebbe pentito.
Chris chiuse un attimo i suoi occhi chiari e rilasciò un
sospiro. “Amber ha ragione ho fatto uno sbaglio…” bisbigliò fra sé.
“Amber? Aspetta gli hai detto di noi?”
“Quale noi, Darren?!”
Il più grande fece un gesto eloquente con la mano e Chris
sbuffò una risata. “oh certo io e te! Sai una cosa? Non credo sia più una buona
idea.”
“Chris che stai dicendo?” la voce di Darren risuonò in preda
al panico e colse in ventenne impreparato.
“La verità.” Scrollò le spalle. “sono stato così stupido a
proporre quella cosa…”
Darren non rispose, ma abbassò lo sguardo. “non credi che
merito di meglio di questo rapporto così ingiusto?”
“Non voglio perderti.”
“Neanche io! Cosa credi? Che mi faccia piacere dirti queste
cose?”
“Così rischiamo di perdere anche la nostra amicizia…”
sussurrò, la testa bassa e l’espressione ferita.
“Non sei stato tu a dire di amarmi? Non sei stato tu a dire
che era meglio lasciare le cose come stavano?” sbraitò Chris agitando le mani,
in preda a un attacco di isterismo.
“Dovevo starmene zitto e reprimere i miei sentimenti?” lo
provocò, portando le braccia conserte e tornando a guardarlo.
“Sì! Avresti dovuto farlo. Almeno non ci saremmo esposti a
questa stupidata colossale!”
“Amarti non è una stupidata.”
“Come non lo è amare lei giusto?” ribattè. “Dio, Darren, non
puoi amare due persone contemporaneamente, lo capisci?!”
“Ma è quello che sento…” provò a dire, ma subito interrotto
dal più piccolo.
“… Quand’è che crescerai?!”
Per tutta risposta, Darren si sporse tanto quanto bastava per
posare rudemente le labbra su quelle di Chris.
Ecco.
L’aveva fatto.
Pensava di resistere e non tradire Mia più di quanto già non
stesse facendo e invece aveva mandato tutto al diavolo.
Chris rimase a occhi sbarrati per vari secondi, finchè,
risvegliato da una sorta di tepore, rispose al bacio, affondando le dita nei
riccioli corti del ragazzo.
Assaggiare quelle labbra era così diverso dalla prima volta,
che Chris non considerava nemmeno tale, visto che si trattava di Kurt e Blaine.
Riassaporò il suo sapore, mischiato a quello amaro della
birra e si lasciò spingere contro il tavolo della cucina.
Divorarsi le labbra in quel modo non avrebbe risolto
certamente il problema.
Anzi, l’avevano inevitabilmente complicato.
Darren cercò di ignorare quella fastidiosa vocetta nella sua
testa che gli ordinava di smetterla, ma come poteva?
L’aveva voluto così tanto che il desiderio gli faceva
prudere le mani e il sapore, il profumo di Chris attorno alle sue labbra era
esattamente come se lo ricordava.
Si staccarono giusto per riprende fiato e Chris boccheggiò
un po’, mentre Darren lasciava delicati baci lungo la sua mascella.
“Non… non tornare da lei…” sussurrò, riportando le labbra
sulle sue.
Il moro non rispose, ma sospirò nel bacio. “resta con me.”
“Non posso…”
Chris lasciò andare il ragazzo, con un’ultima carezza nei
capelli e annuì.
“ ti amo.” Disse ancora Darren, senza ottenere risposta.
“è finita Darren.”
***
Ehm ehm…. Non so di preciso cosa sia questa cosa… ma mi è
venuta un’idea e non sono riuscita a trattenerla!
La storia si svolgerà secondo le tappe del tour e ogni
capitolo avrà la data. (oddio non so se le faccio tutte xD)
Tralasciando il finale tragico, perché, si sa io sono per
gli happy ending anche nelle storia horror, non preoccupatevi. Lì farò un po’
soffrire, solo un poco, perché sono sadica xD
Spero di avervi incuriosito =) ditemi cosa ne pensate!!!
-
…Ricordati di mettere i calzini in valigia e porta sempre un paio di
mutande in più, la lavanderia potrebbe non funzionare e tu rimarresti senza. -
Karyn
Colfer stava intrattenendo il suo adorato bambino al telefono da più di
mezz’ora, mentre questi tentava di riempire il suo enorme trolley con una
sola mano.
“Mamma
non ho tredici anni, non comportarti come se stessi andando in gita
scolastica!” la rimproverò, gettando, senza riguardo, un paio di
magliette in valigia.
-
E non giocare al lancio dei vestiti, poi si stropicciano e sembri un barbone.-
“Hai
installato un sistema di video sorveglianza in casa
mia Karyn Colfer?”
Sua
madre sbuffò una risatina.
-
No semplicemente sei prevedibile.-
“Oh,
grazie tante!”
Il
fatidico giorno era arrivato e Chris non era mai stato più riluttante in tutta
la sua vita.
-
Mi raccomando Christopher, fai il bravo e non fare arrabbiare nessuno.-
“Sì,
mamma ti prometto che farò il bravo bambino, mangerò almeno tre volte al giorno
e mi laverò sempre i denti prima di andare a dormire.” La prese in giro,
ridacchiando poi all’ennesimo sbuffo di Karyn.
Sentiva
molto la mancanza della sua famiglia, anche in momenti come quelli, ma si
sarebbero rivisti da lì a pochi giorni e Chris non poteva ch esserne felice.
-
Sei uguale a tuo padre, vi divertite troppo a prendermi in giro! – la
sentì lamentarsi.
“Lo
sai che ti voglio bene!” cercò di ammorbidirla Chris, interrotto dal
suono insistente del campanello. “hanno citofonato… deve essere Lea,
ci sentiamo appena arrivo in hotel!”
E
dopo gli ultimi saluti e qualche altra raccomandazione, Chris lasciò il
cellulare sul letto, accanto al trolley, e andò ad aprire la porta.
Si
trovò davanti la faccia sorridente di Cory, che entrò senza dire una parola.
“Prego
Cory, sei il benvenuto!” ironizzò Chris chiudendo la porta alle sue
spalle.
“Mi
ha mandato Lea, ha avuto un problema con la valigia e non è riuscita a
venire.” Spiegò, entrando in cucina e seppellendo la faccia nel
frigorifero, in cerca di qualcosa da bere.
“Non
è l’unica…” borbottò, ritornando nella sua stanza per finire
quello che aveva iniziato.
Cory
lo seguì, aprendo una bottiglietta di Diet Coke, l’unica cosa presente in
frigo, oltre all’acqua e ne prese un sorso generoso.
“Nervoso?”
chiese, sedendosi sulla poltrona in fondo alla stanza.
“In
realtà non ho voglia di partire.” Rispose, piegando con finta attenzione
un paio di Jeans.
Cory,
era sempre stato, dal primo momento che avevano iniziato a lavorare insieme, il suo confidente.
O
meglio, molto spesso era Cory che si confidava, parlando delle sue conquiste e
di quanto fosse deprimente non aver trovato ancora l’anima gemella a
quasi trent’anni.
“Okay,
quella faccia dice solo una cosa!” esclamò Cory, togliendosi le scarpe e
gettandole senza riguardo sul tappeto morbido hai piedi del letto.
“E
sarebbe?”
“sono
incazzato nero.” Rispose Cory, cercando di imitare l’espressione
dell’amico, con scarso successo.
“Non
è così…” ribattè Chris, indeciso sulla scelta tra due dei suoi
completi eleganti, da portare con sé.
“Predi
quello nero” gli andò in aiuto Cory. “non sarà mica per
Jonathan?” domandò preoccupato.
“La
mia storia con Jon è vecchia e sepolta e no, non c’entra lui.”
Già,
aveva avuto una relazione con Jonathan Groff durata la bellezza di tre mesi,
per poi finire come tutte le relazioni a distanza.
Un
disastro.
“Ho capito, ho capito! Chiudiamo qui il discorso o ti
tramuterai in una vipera!” scherzò il più grande, finendo la Diet
Coke in un paio di sorsi. “credo che andrò a vedere la
tv mentre finisci di prepararti.” Aggiunse, alzandosi con un sorriso.
Chris
ricambiò e tornò al lavoro, con la testa piena di pensieri.
Non
aveva mai sofferto così per qualcuno.
Nemmeno
con Jonathan, nonostante fossero stati effettivamente insieme, anche se per poco.
Era
un dolore così diverso, qualcosa che non aveva mai provato, ma che in quel
momento stava testando sulla sua pelle e faceva male da morire.
Darren,
la sera prima, aveva lasciato casa sua solo pochi minuti
dopo la sentenza di Chris a quella assurda “relazione” che stavano
portando avanti.
Non
aveva detto e fatto nulla, se non andarsene con la coda fra le gambe, senza
rivolgerli nemmeno uno sguardo.
Chris
era rimasto solo, in quella cucina, per ore intere, come bloccato.
Senza
piangere o disperarsi. Guardava solo un punto inesistente davanti a sé con gli
occhi chiari che parevano vuoti.
Ancora
non so dove ho trovato la forza di dirgli quelle parole… pensò,
passandosi una mano fra i capelli ancora umidi dalla doccia di qualche ora
prima.
Come
chiamato dal cielo, il telefono di Chris prese a vibrare, informandogli
l’arrivo di un messaggio.
Prevedibilmente,
era Darren.
Non
lesse il contenuto del messaggio, semplicemente lo cancellò, lasciando il suo
BlackBerry da parte per chiudere, finalmente, la sua valigia.
Il
viaggio verso Las Vegas, prima tappa del tour, era stato piuttosto animato,
visto che, Chris e Cory, avevano deciso di discutere sulle performance che i
produttori e Ryan avevano stabilito.
“Sarà
una forza cantare tutti insieme davanti a milioni di
persone!” stava strillando Cory, eccitato come un bambino.
“Sono
sicuro che dimenticherò ogni cosa!” borbottava Chris, giocherellando con
il braccialetto che aveva al polso.
Cory
gli rifilò una pacca sulle spalle e sorrise. “Sarai eccezionale!”
Un
altro, valido, motivo per cui era così riluttante era il piccolo Show che
dovevano mettere in scena lui, Heather e... Darren.
Ryan,
giorni addietro, aveva confermato al cast la presenza dello skit di metà
spettacolo, con l’aggiunta di Darren al copione, per dare al pubblico
quello che volevano.
Klaine.
Chris
si morse il labbro per evitare di imprecare a voce alta, mentre cancellava un
altro dei messaggi che Darren gli aveva spedito.
L’hotel
per quella prima tappa era uno dei più sfarzosi di Las Vegas e quasi Chris si
incantò a guardare la facciata con un’espressione ebete sul viso.
Non
si sarebbe mai abituato a tutto quel lusso.
Non
rimasero molto, giusto il tempo di posare i loro bagagli e registrarsi alla
reception e già erano in viaggio per l’auditorium per le prove.
Il
posto era veramente enorme e Chris saltellò verso gli altri con
l’espressione serena.
Si
stava finalmente facendo prendere dall’entusiasmo di essere lì, con gli
altri.
Non
notò Darren per parecchi minuti, o meglio fece finta di non averlo visto,
finchè, uno dei coreografi non lì chiamò al raduno e se lo trovò affianco, che
lo guardava con un’espressione d’aspettativa.
“Hai
letto i messaggi che ti ho mandato?” chiese sommessamente, le mani
incrociate dietro al schiena.
“Non
so di cosa parli.” Fu la risposta secca del controtenore.
“Chris,
ti prego…”
“…
non ho voglia di stare ad ascoltarti.” Sbuffò, irritato. “abbiamo
già detto tutto quello che c’era da dire!”
“No,
tu hai deciso per entrambi!”
“Ehi! Darren, Chris volete tacere?!”
Brad, infastidito dal chiacchiericcio di sottofondo alle sue spiegazioni.
I
due borbottarono delle scuse e Chris arrossì, incrociando lo sguardo di Amber,
che chiedeva spiegazioni.
Quel
giorno non fecero altro che provare e riprovare, giusto per essere sicuri che
lo spettacolo fosse perfetto.
Chris
si era sentito addosso gli occhi di Darren come fuoco,
mentre provava insieme a Jenna, Heather e le altre ballerine “Single
Ladies.”
“Smettila.”
Darren sussultò, nel suo angolino sotto il palco, quando Amber gli fu
silenziosamente vicino.
“Di
fare cosa?”
“Di
assillarlo.” Rispose la ragazza. “ti ha detto di no,
rispettalo.”
“Ti
ha già informata a quanto pare!” esclamò sprezzante. “scusa Amber,
non volevo essere così rude.” Aggiunse, pentito
di averle parlato in quel modo. Amber scosse il capo e gli posò una mano, con
le dita laccate di rosso, sulla spalla.
“Non
mi ha detto nulla, ho capito da sola cos’è successo.” Darren
abbassò il capo, sentendo il bisogno di sfogarsi.
“Non
pensavo di innamorarmi di lui.” ammise. “pensavo che Mia fosse
tutto quello che cercavo dalla vita.”
“E
invece?”
“E
invece è arrivato lui a sconvolgerla.” Rispose, con un sorriso amaro
sulle labbra. “Credi che io sia una cattiva persona, Amber?”
La
ragazza di colore abbozzò un sorriso, intenerita. “No, non lo
penso.”
Darren
non aggiunse altro e con un sospiro, appoggiò la testa su quella perfettamente
pettinata di Amber, in cerca di conforto, mentre tornava a guardare Chris,
concentrato nella sua performance.
La
sera dello show arrivò troppo presto e dietro le quinte si respirava
un’aria tesa, ma al tempo stesso elettrizzata.
C’era
Cory che fingeva di fare la lotta con Mark e Kevin controllava per
l’ennesima volta i freni della sedia a rotelle. Lea e Dianna stavano
saltellando come folletti e Amber provava a riscaldare la voce, seguita da Naya
e Jenna. Heather e Harry riprovavano alcuni passi del balletto e Chord li
guardava divertito. In un piccolo angolo Chris osservò Jeff, Nick e Jon
scherzare sulle loro divise e ricambiò il gesto di saluto che
quest’ultimo gli lanciò. Darren passò accanto a lui ed ad Ashley, sorridendo, un po’ imbarazzato.
“In…
in bocca al lupo.” Disse solo, sfiorandogli il bordo del gilè di jeans
bianco.
“Anche
a te.”
Gli
diede una piccola pacca sulla spalla e raggiunse i Warblers che lo accolsero
con grida e schiamazzi.
Chris
rimase a fissarlo con un’espressione sofferente sul volto e Ashley lo
richiamò alla realtà, sventolandogli una mano davanti alla faccia.
“Sweety,
tutto okay?” il ragazzo accennò una risposta, perdendosi nei suoi
pensieri.
Che
Darren avesse deciso di far finta di nulla? Di lasciar scorrere al passato gli
ultimi avvenimenti come se non fossero mai accaduti?
Chris
serrò le mani con forza, cercando di non lasciarsi sopraffare dal nervosismo.
Come
faceva ad essere così tranquillo, Darren? Forse perché era consapevole di non
aver perso nulla dopo la loro, quasi, rottura?
Infondo
aveva Mia al suo fianco ed era amato e ricambiato.
Non
era come Chris, che ancora cercava qualcuno disposto ad amarlo
incondizionatamente, al di sopra di ogni altra cosa.
“Dobbiamo
entrare in scena, Chris!” lo riscosse nuovamente Ashley, facendolo
sobbalzare.
Per
un momento, un solo momento voleva lasciarsi alle spalle i pensieri.
Entrarono
in scena sotto una cascata di applausi e luci e iniziarono con la colonna
sonora dell’intero telefilm, Don’t Stop Believing. Chris
diede il meglio di sé, spargendo sorrisi al pubblico e ai compagni.
Quando
arrivò il suo momento, quello di cantare I
wanna hold your hand, era ancora più nervoso.
Essere
da soli, su un palco immenso, era un’emozione talmente grande che Chris
faceva fatica a contenere.
Aveva
un ridicolo papillon bianco e una camicia a fiori, e mentre cercava di non
inciampare nei suoi stessi piedi, cercò di far risultare la sua voce meno acuta
del normale.
Sembra
mi stiano scuoiando vivo! Strillò a sé stesso. Avanti Chris, non
lasciarti impressionare da così tanta… tantissima gente! Deglutì un
poco dopo un assolo particolarmente alto e decise di far vagare lo sguardo
oltre la platea e le migliaia di persone che lo stavano guardando.
Ironia
della sorte, incrociò lo sguardo di Darren.
Sorrideva,
con le braccia incrociate al petto e gli occhi caramellati pieni di una strana
luce.
Ancora
una volta si chiese a cosa stesse pensando.
Non
riuscì a trovare risposta.
Fu
subito dopo la canzone che Darren, lo raggiunse in
camerino.
Chris
si stava cambiando, sfilandosi con velocità la camicia e ringraziare una delle
assistenti che gli porgeva la maglia con la scritta “Likes Boys”
“Sophie,
potresti lasciarci soli?” chiese gentilmente il soprano, con un sorriso.
“Certo,
ma fai in fretta, tempo due canzoni e devi tornare sul
palco.” Detto questo, la minuta ragazza, sparì, chiudendosi la porta alle
spalle.
Chris
non accennò parola e lasciò che lo sguardo caldo di Darren gli scorresse lungo
la schiena nuda e pallida.
Il
più grande, mise le mani in tasca, per sopprimere la voglia che aveva di
toccare quella pelle diafana.
“Sei
stato grande, su quel palco.”
“Andiamo
ho stonato come una campana.” Rispose Chris, ironico, abbozzando un
sorriso che Darren intravide nel grande specchio di fronte a loro.
Non
era vero, era stato perfetto.
Un
perfetto angelo.
“Ho…
io ho bisogno di tempo.” Disse Darren, strisciando la punta del piede sul
pavimento.
“Come
vuoi.”
“Amo
te quanto amo lei.”
“Non
ripetere cose che già so solo per il gusto di farmi star male!” sbottò,
soffocando le parole tra la stoffa bianca della maglietta.
“Senti,
era solo per essere chiari!” ribattè Criss, portandosi una mano sul
collo. “credi sia semplice per me?”
Chris
si voltò a guardarlo e lo fulminò con lo sguardo. “Scusa, Chris…
perdonami.”
Il
ragazzo si avvicinò a Darren con lentezza e gli posò una mano sulla guancia,
accarezzando la pelle fresca di barba appena fatta e colonia, con il dorso.
“Non
scherzavo quando dicevo che è finita Darren, resta con lei.” Disse,
appoggiando la fronte sulla sua. “è meglio così.”
Darren
si sporse giusto un po’ per far combaciare per qualche secondo le loro
labbra.
Non
tentarono di approfondire, ma si staccarono di scatto quando l’assistente
Sophie, entrò di prepotenza nella stanza.
“Oh.”
Esalò, imbarazzata. “scusate.”
Chris
lasciò cadere la mano lungo il fianco e uscì dal camerino, senza degnare Darren
nemmeno di uno sguardo.
Era
un addio?
Darren
non ne era certo.
A
fine concerto tutti i ragazzi, stanchi morti, si trascinarono in hotel e dopo
una lunga doccia decisero di andare a magiare qualcosa e poi a bere in uno dei
mille locali di Las Vegas.
Chris
si passò un asciugamano fra i capelli bagnati e cercò in valigia qualcosa di
comodo da indossare, tentando di non far cadere a terra l’asciugamano
stretto in vita.
Bussarono
alla porta proprio mentre era intento a infilarsi i boxer e notata
l’insistenza andò ad aprire, trovandosi davanti la faccia allegra e
sorridente di Kevin.
“Devo
assolutamente parlarti!” strillò entrando in stanza e aggiustandosi sul
naso quei enormi occhiali da nerd che si era comprato.
“Sembra
importante!” sorrise Chris, per nulla imbarazzato dal farsi vedere mezzo
nudo da un collega. “ accomodati io finisco di
vestirmi!” infilò letteralmente la testa nel trolley e pescò dei jeans e
una maglietta a righe.
“cazzo
ho scordato i calzini!”
***
Ciao**
sono felice che la storia abbia avuto così successo non me lo aspettavo proprio
e quindi mi sono armata di ispirazione e ho finito prima del tempo il capitolo!!!
Spero
vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi!
Ringrazio
chi ha letto e recensito e quelli che hanno messo la storia fra le seguite e i
preferiti!
Ditemi
cosa ne pensate*_*
Ps: il nome della mamma di Chris non è di mia invenzione,
la signora Colfer si chiama proprio Karyn Colfer! Giusto per informazione^^
Darren fissava il soffitto della sua stanza
d’albergo da almeno un’ora, senza riuscire a prendere sonno.
Il lenzuolo gli copriva a malapena le gambe nude e le
mani erano congiunte sullo stomaco.
Sbuffò per l’ennesima volta e sbattè le
palpebre, cercando di trovare un modo per addormentarsi.
Si canticchiò sottovoce una canzone della Disney, ma
quando costatò che nemmeno quella riusciva a farlo addormentare, si tolse il
lenzuolo di dosso con uno scatto della mano e abbandonò il letto, aprendo la
porta vetri che dava sul balcone.
Sentì l’aria fresca della sera accarezzargli la
pelle nuda, e si godette per un po’ la sensazione, cercando di rilassarsi.
Con la coda dell’occhio notò che la stanza di
Chris, proprio accanto alla sua, aveva la luce ancora accesa.
Scosse il capo e arrossì furiosamente al ricordo di
quel primo concerto.
Se era rimasto toccato dalla performance di Chris che,
con emozione e dolcezza, cantava I wanna hold your hand, il balletto di Single
Ladies gli aveva acceso dentro il fuoco irrefrenabile della passione.
Come sempre, aveva dato il meglio di sé e nonostante
fosse ancora un po’ impacciato, quelle sue movenza avevano procurato a
Darren un sacco di disagi.
Il disagio più difficile da smaltire era quello
psicologico.
Sentiva il bisogno che aveva di quel ragazzo come aria
nei polmoni e non era riuscito a controllarsi.
Anche quella sera, dopo la cena Chris non aveva
abbandonato quel suo fascino da angelo ammaliatore e Darren, mentre lo fissava
fare comunella con Kevin, non era stato capace di togliergli gli occhi di dosso.
Scosse il capo e rientrò in stanza, giusto il tempo
per afferrare il suo I phone e ritornare sul balcone.
Notò le sette chiamate perse e i tre messaggi.
Tutti di Mia.
Represse un verso frustrato e si portò il cellulare
all’orecchio, dopo aver composto il numero della fidanzata.
Non ci volle molto perché rispondesse.
- Darren! -
“Ciao Honey, che si dice a New York?”
chiese stancamente, sedendosi sul pavimento freddo del balcone.
- non mi hai richiamato nemmeno una volta. - lo
rimproverò lei, con la voce imbronciata.
Darren sorrise e giocherellò con il suo braccialetto.
“Scusa avevo dimenticato il telefono in camera.” Mentì.
Restò ad ascoltare le chiacchiere superflue di Mia per
più di mezz’ora, poi decise che era ora di provare a dormire.
“Allora Buona notte!” disse, alzandosi e
tornando in camera.
- Anche a te - mormorò zuccherosa. - ti amo -
- Ti amo anche io -
Si sistemò nel letto e spense la luce e il telefonino,
non prima di aver provato a mandare un messaggio a Chris, ma costatata la
pessima idea, sospirò e chiuse gli occhi.
Chris non era sicuro di riuscire a dormire.
Non tanto per Darren che comunque era sempre e un
chiodo fisso nella sua testa, ma per quello che Kevin gli aveva detto quel
pomeriggio.
Non era certo preparato a una cosa del genere e doveva
ammettere che l’aveva stupito.
Quando l’aveva fatto entrare nella sua stanza
quel pomeriggio non credeva di ricevere notizie così… interessanti?
Kevin era stato molto schietto ed era arrivato al
punto con poche parole.
“Ho notizie interessanti e riguardano te!”
gli disse quel pomeriggio. Chris aveva appena finito di vestirsi e si sedette
sul letto a gambe incrociate, sull’attenti.
Kevin lo guardò per un attimo, con indosso un sorriso
da Stregatto piuttosto inquietante.
“Oh, vuoi parlare prima che io muoia di
curiosità?!” esclamò, agitandosi sul letto.
E se in tutto quello centrava Darren? E se Kevin
avesse scoperto dei sentimenti del ragazzo che provava nei suoi confronti ed
era lì per metterlo al corrente?
“Splendi e gioisci mio caro Christopher!”
Chris si agitò ancora di più sul materasso, impaziente. “perché il tuo
caro, adorato, bellissimo amico Kevin ti ha trovato….” Lasciò
sospesa la frase, mettendo talmente ansia al povero Colfer che quasi mosse le
mani per strozzarlo. “un fidanzato!”
Chris perse definitivamente il sorriso.
“cos’è? Non sei contento?”
“Oh! Beh, sono
sorpreso…”
In realtà era rimasto un po’ deluso.
Non aveva bisogno di un fidanzato, sapeva già chi
voleva al suo fianco e non voleva complicarsi la situazione.
“Non sarai già…?” chiese Kevin,
ammiccando con lo sguardo.
“E’ una situazione complicata.” Si
limitò a rispondere.
“Capisco.” L’entusiasmo di Kevin si
era affievolito, ma non demorse. “beh, non ti costa niente conoscerlo!”
“Kevin…”
“Eddai! Lui ha così insistito! Gli sei piaciuto
da subito!” raccontò, annuendo. “è un mio caro amico e poi tu già
lo conosci!”
Chris alzò un sopracciglio, senza capire. “Davvero?!”
“Sì, è Dylan, vi siete conosciuti alla mia festa
di compleanno l’anno scorso.” Spiegò. “ora
è in tour con noi, aveva problemi di soldi così, visto che è un musicista,
l’ho proposto alla direzione per il posto di fonico, visto che ne erano
sprovvisti. E lui ci sa fare parecchio.”
Chris, cercò di fare mente locale, scavando nella
memoria.
Ma nulla. “Non mi ricordo…” rispose
alla fine.
Kevin alzò gli occhi al soffitto, per nulla sorpreso.
“Beh, questo pomeriggio ti ha rivisto mentre
eravamo alle prove e mi ha chiesto se potevo combinare qualcosa.”
“Non so se è una buona idea…” Chris
era realmente scettico sulla situazione e Kevin se ne accorse.
“Non hai nulla perdere!” insistette.
“lo conosci, esci per farci due chiacchiere e vedi come va.”
Alla fine di quella lunga conversazione Kevin se ne
era andato, facendosi promettere che almeno avrebbe pensato a quella proposta.
E in quel momento, da solo nella stanza, non sapeva
cosa pensare.
Era come fare un torto a Darren.
Era quasi come tradirlo.
Poi si ricordò che non aveva senso sentirsi tanto in
colpa se Darren preferiva Mia a lui.
Doveva aspettarlo in eterno?
O iniziare a fargli capire quello che potrebbe
perdersi, scegliendo lei?
Chris sbuffò sonoramente e si portò le mani al viso,
massaggiando gli occhi stanchi e rossi.
Aveva proprio bisogno di dormire.
La mattina dopo, sul tardi, i ragazzi partirono per
una nuova destinazione: Sacramento.
Avevano a disposizione un Jet
privato e questo rese più semplice il trasporto, che fu meno caotico.
Kevin continuava a lanciargli occhiatine
d’aspettativa, quando lui ancora non aveva deciso nulla.
Probabilmente sarebbe rimasto ad aspettarlo con il
cuore in mano per sempre.
Atterrarono nel primo pomeriggio e andarono subito a
vedere il palco e prendere confidenza con gli spazi.
Darren gli stava lontano, chiacchierando con tutti,
saltellando da una parte all’altra, ma distante da lui.
Chris sbuffò sonoramente e si passò una mano fra i
capelli. “Senti, mi allontano un attimo.” Disse a Cory posandogli
una mano sulla spalla.
“Tutto bene, amico?”
“Sì, non preoccuparti.” Rassicurato Cory,
che continuò a guardarlo finchè non sparì dietro la porta del camerino, decise
che un po’ d’aria gli avrebbe fatto bene. Prese una Diet Coke dal
frigobar e si incamminò verso l’uscita.
“Ehi tu!” Chris si girò scocciato e si
mise una mano sul fianco, rivolgendo un’occhiata a dir poco infuocata al
ragazzo che stava correndo verso di lui, con un braccio per aria. “non
puoi stare qui, tu!” esclamò appena gli fu vicino, afferrandolo per un
braccio.
“Come prego?” domandò Chris divincolandosi.
“Ragazzino non ho voglia di perdere
tempo!” esclamò, spingendolo verso l’uscita di sicurezza.
“torna a casa da mammina che qui ne abbiamo già abbastanza di poppanti da
gestire!”
Chris onestamente non sapeva cosa pensare.
Era stato scambiato per un ragazzino per la
milionesima volta e in più quel… tizio non si era accorto che stava
parlando con un membro del cast.
Così, fece la sola cosa che in quel momento l’istinto
gli impose di fare: con uno scatto fulmineo della mano, svuotò il contenuto
della sua preziosa Diet Coke in faccia al bastardo, pentendosene un po’.
“Che Spreco!” disse, riferendosi alla
lattina di cola tristemente vuota.
Gli occhi del ragazzo sconosciuto, di un verde spento,
si incendiarono di rabbia e riprese a strattonarlo per il braccio, finchè
qualcuno, finalmente pensò Chris, non si accorse di quello che stava
succedendo.
“Ehi Dylan!” sbraitò un uomo corpulento.
“cosa cazzo stai facendo, lascia andare il ragazzo!” si avvicinò a
passi veloci ai due e liberò Chris dalla stretta ferrea del ragazzo.
“Zack, questo ragazzino stava girando senza
permesso per il backstage!” spiegò Dylan, indicando con un dito il
controtenore, che aveva messo le mani conserte e aveva alzato un sopracciglio.
“lo stavo solo buttando fuori!” aggiunse, asciugandosi la faccia
con la t-shirt che indossava.
La mano pensante di Zack, che Chris riconobbe come
l’addetto alla sicurezza, si calò pesantemente sulla testa di Dylan, producendo
un sonoro ciocco.
“Sei idiota?!”
sbottò. “lui fa parte del cast!”
Lo sguardo di Dylan passò da rabbioso a impaurito nel giro di pochi secondi. “Come?!”
“Non ti conviene sputtanare il tuo secondo
giorno o ti faccio licenziare!” poi Zack si rivolse a Chris, con un
sorriso allegro sul volto. “tutto bene signor Colfer?”
Il ragazzo annuì, sistemandosi la maglietta e
ricambiando il sorriso. “Credo che ora tornerò dagli altri.”
“Mi raccomando la prossima volta, giri con il
pass, per evitare altri idioti come questo!” gli consigliò Zack e Chris
sorrise di rimando e se ne andò, non prima di aver lanciato
un’occhiataccia a quel Dylan.
Difficilmente se la prendeva quando una persona lo
insultava o lo trattava male, certo ci rimaneva male, ma non per quello doveva
rimanere a rodersi il fegato.
Ma se c’era una cosa che veramente lo faceva
incazzare più di tutti era quando lo trattavano come un ragazzino.
Non lo era più, diamine! Perché la gente continua a
vederlo come un sedicenne?
Okay, non era molto adulto, considerata l’età,
ma non era nemmeno un bambino!
Era anche vero che il suo aspetto fisico richiamava
molto a quello di un dodicenne, ma che poteva farci?
La pelle troppo pallida, i lineamenti del viso troppo
femminili e la sua corporatura magra erano davvero elementi che lo facevano
infuriare!
Perché nessun uomo lo trovava attraente? Perché se si
imbarcava in qualche folle relazione quelle finivano subito perché i suoi
partner lo ritenevano troppo piccolo, immaturo.
E lo stesso esempio era stato per Jonathan. Lui
preferiva pensare alla lontananza, ma sapeva che il reale motivo della fine
della loro storia non era quello.
Voleva sentirsi desiderato, almeno per una volta.
Essere l’oggetto del desiderio di qualcuno che
lo amasse esattamente com’era.
Non poteva nemmeno contare su Darren, visto la sua
perenne indecisione.
Era così difficile poter avere qualcuno da amare, che
ricambi con la stessa intensità?
Per alcuni forse no, ma per lui era diventata
un’impresa.
Sua madre Karyn, quando finivano per inoltrarsi dentro
quei discorsi, gli diceva sempre che l’attesa viene sempre ripagata, in
qualche modo.
Non voleva attendere ancora.
Così, deciso a prendere le redini della situazione,
tornò dagli altri e si avvicinò a Kevin, che si stava divertendo a fare
piroette con la sedia a rotelle, e lo prese da parte.
“organizzami un incontro con questo tuo
amico” disse, anche se non si ricordava più il suo nome. “dopo il
concerto.”
Kevin fece un ampio sorriso e alzò i pollici in alto,
afferrando poi il cellulare per mandare un messaggio.
Si girò, sorridendo anche lui, ed incontrò gli occhi
di Darren a pochi centimetri dai suoi.
“Ehi! Mi hai spaventato!”esclamò,
pimpante, cercando di tenere a bada lo scoppiettio dei battiti del suo cuore.
Darren fece un largo sorriso e con naturalezza gli
passò una mano fra i capelli, stimandogli alcune ciocche fuori posto.
Chris arrossì e si ritornò da quella carezza con uno
sguardo di rimprovero.
“Scusa, non so trattenermi.” Si scusò il
più, grande sorridendo a disagio.
“Devi impegnarti. Ogni volta che mi sfiori per me è come una
coltellata al petto.” Ribattè Chris.
Onestamente nessuno dei due sapeva spiegare quella
situazione.
Il secondo prima si parlavano esattamente come sempre
e quello dopo, in seguito a un gesto di quella quotidianità che avevano deciso,
beh, che Chris aveva deciso di troncare, iniziavano a rispondersi in malo modo
e a perdere la pazienza.
Darren si chiese se non fosse meglio chiuderla
definitivamente.
Ma l’impresa era troppo ardua da sostenere.
“Va bene.” Acconsentì alzando le mani in
segno di resa. “ cercherò di soffocare la voglia matta che ho di
toccarti…”
“Darren…”
“… e di starti accanto.” Concluse,
accennando un sorriso.
Solo in quel momento Chris, si accorse che conoscere
una nuova persona gli avrebbe fatto decisamente bene.
Christopher imprecò, facendo scattare la testa di
Sophie, che gli rivolse un’occhiataccia di rimprovero.
“Scusa…” bofonchiò, lottando contro
quell’affare infernale che era costretto a indossare. “ non
potevate farmi mettere qualcosa di più semplice?!”
tornò a sbraitare. “Perché la prossima volta assieme alla tutina non mi
date un bel tutù rosa?!”
“Se non ti muovi chiedo a Zack di procurartelo e
sai che lo faccio!” minacciò l’assistente.
Sophie, per essere minuta, era veramente tosta.
E autoritaria, soprattutto quando Chris era in vena di
capricci.
Non poteva desiderare di meglio. Non gli erano mai
piaciuti gli assistenti troppo formali o troppo incentrati a fare colpo.
Comunque sia, ballare Single Ladies con quella
costrizione addosso era stato terribile.
Oltre alla tutina, che gli aderiva al petto e alle
spalle, i jeans erano veramente aderenti e la cravatta gli infastidiva attorno
al collo.
Andò in scena lo stesso, anche se fu difficile.
Quando appoggiò il ginocchio a terra, sentì la
pressione dei jeans farsi più stretta nelle zone intime e non trattenne un
piccolo gemito, mentre faceva scorrere le dita della mano sulla coscia
sollevata in un chiaro gesto sensuale che solo a lui risultò patetico, quando
in realtà stava mandando in visibilio la folla e senza saperlo, anche Darren
che si mosse scomodamente sullo sgabello per l’esibizione successiva a
quella di Chris.
Chord gli lanciò un’occhiata interrogativa a cui
Darren nemmeno rispose.
Rimase ammaliato a guardarlo e a sorridere quando, con
quel gesto veloce si spostò i capelli dalla fronte.
Il moro era certo che Chris non si rendesse conto
dell’effetto che faceva sulla gente e soprattutto su di lui.
Sorrise fra sé e cercò di ricomporsi.
Finito il concerto, Chris si era rifugiato in camerino
per una doccia veloce e un cambio d’abito.
Optò per una camicia e un jeans.
Semplice, ma se doveva conoscere quell’amico di
Kevin, di cui ancora non si ricordava il nome, era meglio farsi trovare presentabile.
Incontrò Kevin a metà strada, tutto saltellante e
felice di fare la parte del cupido.
Chris non era agitato, per nulla.
Era solo curioso di vedere quel ragazzo e niente più.
Adocchiò per sbaglio Darren parlare con Riker e alcuni
ballerini e si diede dello stupido da solo.
Devo smetterla di cercarlo ovunque o avrò un
esaurimento isterico prima di arrivare hai ventuno anni!
Sorrise di rimando a Kevin lo aspettò a metà strada,
seguito da una figura a capo chino e con il passo strascicato.
Chris si aggiustò meglio gli occhiali da vista che
aveva indossato per colpa dei suoi occhi stanchi e buttò le mani in tasca,
dondolandosi da un piede all’altro.
“Colfer!” strillò Kevin, battendogli la
mano sulla spalla. “è arrivato il momento delle presentazioni, eh?”
Si voltò verso la figura dietro di lui e gli fece
cenno di raggiungergli.
Quello che vede Chris non gli piacque per nulla.
“Christopher, il mio amico Dylan!”
presentò. “Dylan ecco Christopher!” il silenzio calò su di loro con
la stessa velocità di un sasso lanciato da un aereo.
“TU?!” strillò
Chris, puntando il dito.
“Era questo ragazzino che volevi farmi conoscere
Kev?!” esclamò contemporaneamente Dylan.
A Chris quella situazione non piaceva per nulla e già
non sopportava il ragazzo che quel pomeriggio l’aveva trattato peggio di
un barbone in mezzo alla strada.
“Voglio delle spiegazioni. E le voglio ora!” continuò
il controtenore.
Kevin si fece piccolo, piccolo e accennò un sorriso.
“Vi conoscete già?!”
Oh sì, Mchale aveva un sacco di cose da spiegare.
******
Eccoci con un altro capitolo! =) ora Dylan, Zack e
Sophie sono personaggi interamente inventati da me, ma questo si sapeva xD bene
chissà cosa succederà xD
Voglio ringraziare DKlaineper aver recensito il capitolo
scorso… <3
E gli altri? Dove siete finiti? Vorrei almeno un
commentino, giusto per sapere cosa ne pensate o posso anche fermarmi qui con
questa ff =)
Ringrazio tanto anche chi ha solo letto e messo la
storia fra le seguite e i preferiti!
Capitolo 4 *** capitolo terzo - The Date- part one ***
capthree
Capitolo terzo
23 maggio 2011*, “The Date” – Part
one
Christopher evitò un ringhio frustrato, mentre Kevin
cercava le parole adatte per uscire da quella situazione.
Era riuscito a spiegare com’erano andate più o
meno le cose e a Chris tutto sembrò più chiaro.
Non era vero che Dylan l’aveva notato alla festa
di compleanno l’anno prima, anche perché il fonico non aveva mai messo
piede a quella festa.
“Volevo solo aiutare due amici, tutto
qui!” si giustificò ancora.
“L’avremmo comunque scoperto.”
Ribattè Chris.
“Beh confidavo nel potere del colpo di
fulmine!”
Dylan fece una risata e scosse la testa.
Se inizialmente non gli era
andato molto a genio la situazione, ora lo divertiva.
Soprattutto guardare la faccia pulita di quel
ragazzino, così rossa d’imbarazzo.
“ L’unica cosa che ha colpito quel tipo è
la mia preziosissima Diet Coke direttamente in faccia!”
Kevin aggrottò le sopracciglia, ma non si azzardò a
chiedere spiegazioni.
“Volevo solo dare una mano! Dylan è appena
uscito da una relazione e tu dopo Jonathan non hai avuto nessun altro!”
Colfer continuò a guardarlo torvamente. “provate
a uscire.” Azzardò ad insistere. “potrebbe anche andare bene e il
primo incontro trasformarsi in una lunga relazione d’amore folle e
spensierato!”
Dylan scosse le spalle, sicuro che anche con
un’uscita non avrebbe perso molto. Come poteva pensare Kevin che gli
potesse piacere un ragazzo come quel Christopher?
Tutto arruffato e con quei occhialetti all’Harry
Potter.
Decisamente non il suo tipo.
“Per me si può fare.” Gli andò in aiuto e
Kevin gli sorrise, grato.
“Uff.” sbuffò Chris, lanciando
un’occhiata al ragazzo che, durante tutta la conversazione, era rimasto
dietro il suo amico, con sguardo indifferente.
Non era male come ragazzo, aveva dei corti capelli
neri sparati un po’ in tutte le direzioni e gli occhi verdi, nonostante
quella mattina li avesse considerati spenti, avevano delle belle tonalità di
marrone che ne risaltavano il colore brillante. La mascella, lievemente squadrata
era ricoperta da qualche accenno di barba.
Era veramente un bel tipo.
E poi era alto, molto più di lui e aveva delle belle
spalle muscolose.
Quando si accorse di essere stato colto in fragrante
da Dylan distolse lo sguardo dalla sua figura velocemente, arrossendo.
Mugugno un: “Okay” e Kevin quasi gli saltò
addosso dalla felicità.
“Perfetto, vi lascio soli!” detto questo,
sparì, senza smettere di saltellare.
Dylan si prese la briga di avvicinarsi, le mani dentro
le tasche posteriori del jeans lago che indossava.
“Seriamente ragazzino, non mi dispiacerebbe
conoscere meglio la star!” scherzò, beccandosi l’ennesima
occhiataccia.
“Sia chiaro, lo faccio solo per evitare altre
imboscate di Kevin!” precisò, mettendo mano al suo BlackBerry.
Si scambiarono il numero e poi ognuno tornò sui propri
passi.
Darren fermò Kevin giusto in tempo, prima che, insieme
a Heather e Harry, sparisse per rintanarsi in qualche locale.
“Ehi Criss!” esclamò, stringendogli la
spalla in un gesto fraterno.
“Sì, ciao…” borbottò velocemente
Darren, guardandosi intorno furtivamente. “senti sapresti dirmi chi è
quel tizio che parlava con Chris poco fa?” chiese, indicando il punto in
cui il soprano era sparito.
“Parli di Dylan?” rispose Kevin, ancora
eccitato per aver mandato a buon fine la sua causa. “è un mio amico e fa
il fonico.”
“Come si sono conosciuti?”
“Beh, grazie a me, ovviamente!” dichiarò,
fiero. “hanno iniziato a frequentarsi!”
Darren spalancò gli occhi e afferrò con una mano la
spalla di Kevin, stringendo con forza la stoffa del maglione.
“Da quanto?”
“Da…” con un gesto teatrale, Kevin
controllò l’orologio sul polso. “cinque minuti e mezzo!”
Darren non gli diede una risposta e senza nemmeno
salutarlo si diresse verso i camerini, in cerca di Chris.
Trovò solo la sua assistente, intenta a riordinare le
ultime cose.
“Ehi ciao Sophie, hai visto Christopher?”
chiese, affacciandosi dalla porta socchiusa. La ragazza si voltò a guardarlo e gli sorrise.
“Mi dispiace, ma Ashley l’ha trascinato
via giusto due minuti fa!”
Darren si mordicchiò il labbro, innervosito.
Salutò Sophie e con un moto di stizza tornò in albergo.
Non aveva assolutamente voglia di stare in giro a far
baldoria.
Accese il pc e si contattò via webcam con Mia e
Charlene e chiacchierò con loro per un po’, cercando di reprimere quella
strana sensazione che gli stringeva il cuore in una morsa e gli chiudeva lo
stomaco.
Quando rimasero solo Charlene e Darren, Mia si era
assentata per andare al bagno, la ragazza, lo tempestò immediatamente di
domande.
Con Charlene aveva un bellissimo rapporto
d’amicizia che durava da anni e una collaborazione musicale alle spalle
piuttosto divertente.
Era stata lei a far conoscere Mia e Darren.
“Si può sapere che hai?” domandò a bassa
voce, accucciandosi verso la webcam, in modo che il viso dai tratti orientali
risultò in primo piano. “è successo qualcosa?”
Darren sospirò e tentò un sorriso. “E’
tutto a posto, perché dovrebbe essere successo qualcosa?”
“Tu non me la racconti giusta
Darren Everett!”
Ma prima che la sua amica potesse aggiungere altro,
Mia tornò dal bagno.
Charlene gli lanciò un’occhiata
d’avvertimento, giusto per fargli intendere che la conversazione era solo
rimandata.
“Che si dice?!”
chiese Mia, legandosi i capelli in una coda alta.
Darren sorrise intenerito, ma cercò velocemente una
scusa. “ stavamo parlando del concerto all’Irving Plaza a giugno e
che vi farò avere dei pass per il backstage, se volete venire.”
“Vuoi scherzare? Ovvio che veniamo! Non mi perderei
un concerto del mio amore nemmeno per tutto l’oro del mondo!”
esclamò Mia, fastidiosamente zuccherosa.
Charlene fece una smorfia e per poco Darren non
scoppiò a ridere.
Se c’era una cosa certa era che nessuno
sospettava che Darren avesse un coinvolgimento sentimentale con un’altra
persona.
Insomma era Darren! Un completo di umiltà, follia e
fedeltà.
E invece si sentiva uno schifo, per aver tradito Mia.
Non solo fisicamente, baciando Chris, ma anche
spiritualmente provando per lui sentimenti che originariamente erano rivolti
solo alla sua ragazza.
Perché scegliere non è così semplice?
-Ti va di uscire domani sera, per cena?- recitava il messaggio che Dylan gli aveva mandato
una decina di minuti prima.
Chris non gli aveva ancora risposto e fissava lo
schermo del suo BlackBerry con perplessità.
Non credeva di ricevere quel messaggio così presto, o
almeno, era certo che nemmeno si sarebbero più sentiti.
Lasciò il cellulare sul letto, mentre correva a fare
una doccia, prima di dormire.
Nemmeno la mattina dopo, Chris rispose al messaggio.
Erano appena arrivati a San Jose e Chris stava
spaparanzato nella sua cuccetta sul Tour Bus, con il pc sulla pancia e le
cuffiette nelle orecchie.
Si stava mettendo in contatto con la sua Manager, ancora
a Los Angeles, per importanti novità lavorative.
Gli altri, visto che erano ancora le sette del
mattino, stavano bellamente poltrendo. Chi sui divanetti, chi in cuccetta.
Naya invece stava fumando di nascosto nel bagno.
Darren, la sera prima aveva insistito per andare in
Tuor Bus con loro, invece che con i Warblers.
Doveva parlare con Chris, ma gli mancava la forza e
soprattutto un momento di tranquillità per farlo.
E quella mattina si trovava nel piccolo
salottino già da ore, con in mano una tazza di caffè
ormai troppo freddo.
Ne preparò dell’altro e lo versò in due tazze,
prima di dirigersi, con coraggio, verso la cuccetta di Chris, che era
esattamente sopra la sua.
Le tende dalla trama scozzese erano tirate, ma Darren
sentiva il rumore di tasti pigiati con frenesia e il brusio della musica
sparata a tutto volume nelle orecchie.
Sorrise un po’ e scosse un po’ la tenda,
per farsi notare e non far urlare Chris dallo spavento.
Giusto pochi secondi e la testa di Chris era apparsa
in mezzo alle cortine e Darren gli porse la tazza, che il soprano accettò con
un sorriso.
Spense L’I-phod e sposto il pc ai suoi piedi,
mettendosi parzialmente seduto.
“Non sei andato a letto?” domandò Darren,
mentre guardava teneramente Chris, soffiare nella sua tazza.
“No” negò. “con i problemi che ho
nel dormire vi sareste spaventati.” Rispose ridacchiando.
Effettivamente Chris, in una delle loro numerose
chiacchierate in pausa sul set, gli aveva spiegato il suo difficile rapporto
con il sonno.
Gli aveva raccontato di come sua madre, anni prima,
l’aveva trovato nel bel mezzo della notte sul divano a mangiare patatine,
mentre era ancora addormentato o del suo problema con lo shopping notturno su
internet, che lo avevano portato a dichiararsi sonnambulo. Non accadeva spesso,
c’erano delle volte in cui si alzava a sedere sul letto e urlava, prima
di ritornare a dormire.*
Era molto autoironico Christopher, ed era una qualità
che Darren adorava.
“Io l’avrei trovato divertente!” ribattè
il moro, beccandosi un pizzicotto sul braccio.
A volte sembrava proprio che niente fosse cambiato, ma
bastava un attimo per ricordarsi che niente era più uguale.
Entrambi ridacchiarono per un po’, poi si fecero
seri e Darren abbassò la testa, indeciso se parlargli o meno.
“Cosa c’è che non va, Honey?” chiese
Chris, abbassando il tono di voce.
“Dimmi tu, Chris. Non so cosa
ti succede!”
“Cosa vuoi dire?” Chris inarcò un
sopraciglio.
“Ho parlato con Kevin e mi ha detto
tutto.” Spiegò.
Il suo tono di voce sembrava accusatorio e Chris non
poteva sopportarlo.
“Adesso non posso provare a frequentare una
persona senza che tu mi venga ad accusare?”
“Sembra che tu ti sia già dimenticato di
noi!” ribattè Darren, guardandosi in giro prima di parlare.
“Cos avrei dovuto fare? Aspettarti in eterno e sperare che
ti ritornasse un minimo d’intelligenza?” fu la risposta di Chris,
che aveva alzato il livello della voce, irritato.
Darren non rispose e chinò il capo, giocherellando con
la sua tazza. “sai, pensavo che avresti capito.”
“Non voglio che lui ti stia attorno!”
esclamò il moro.
“Che giustificazione è?”
“Non voglio che ti baci, che ti tocchi, non
voglio pensare a questo, non voglio che accada.”
“Chi cazzo ti credi di essere, eh?”
sbottò, con una luce furente negli occhi chiari.
“Pensavo di essere l’uomo che ami.”
Darren incrociò le braccia al petto e gli lanciò uno sguardo di sfida.
“ma a quanto pare…”
“Dio non posso crederci….” Parlottò
fra sé Chris. “tu stai con quella Darren e per
quanto possa amarti non meriti che io ti stia ad aspettare, non meriti il fatto
che mi accontenti di qualche bacio quando ti va! E io non
merito il tuo egoismo!” Chris gli sta ringhiando a pochi centimetri dalla
faccia, gli occhi pieni di lacrime che, per orgoglio, trattenne fino
all’ultimo.
“Questa situazione sta rovinando tutto.”
Fu l’unica risposta di Darren.
“Non chiedermi di stare con te, mentre ancora
Mia ti crede suo.” Mormorò Christopher, il cuore, ancora una volta,
spezzato. “non farmi questo…”
Darren non aggiunse altro, perché qualcuno tossì nel
sonno e Naya uscì dal bagno con il deodorante per ambienti alla mano.
Il moro, con un ultimo sguardo, tornò nel cucinotto,
lasciando Chris a sospirare infelice.
Naya lo raggiunse e gli fece un dolce sorriso,
posandogli una mano sul ginocchio. Non fece domande e si limitò a tornare nella
sua cuccetta.
Non riuscì più a lavorare o a pensare ad altro se non
alla litigata avuta con Darren che, invece di togliergli un peso dal petto, gli
aveva aumentato la rabbia che aveva in corpo.
Afferrò il cellulare e con un moto di stizza rispose a
Dylan.
- E’ ancora valido l’invito?-
La risposta non tardò ad arrivare – Non
speravo più in una tua risposta, ragazzino.-
Chris, sorrise quella volta.
- Questa sera alle otto. ci troviamo nella Hall dell’albergo. -
Fine parte prima
***
Lo so sono un infame a dividere il capitolo ma veniva
davvero, ma davvero lungo!!
Prima di tutto, ringrazio tantissimo tutti quei angeli
che hanno recensito <3 e quelli che hanno letto! Spero che questo capitolo
sia di vostro gradimento!
Prometto che, nel giro di almeno due o tre giorni
posterò l’ultima parte del capitolo!
Un po’ di chiarimenti:
* il 23 maggio il Glee Cast non ha avuto nessun
concerto.
* Chris, in varie interviste la
rivelato di avere un problema molto difficile con il sonno. Raccontando anche
di alcuni episodi.. come quello di sua madre che lo
aveva trovato sul divano a mangiare patatine o quello dello shopping on-line!
Capitolo 5 *** capitolo terzo - The Date-part two ***
capthreeparttwo
Capitolo terzo
23 maggio 2011, “The Date” – Part two
San Jose era una bella città, vista con gli occhi di
Chris che guardava le luci della sera muoversi nel cielo scuro, dalla sua
camera d’albergo.
Era un po’ agitato per quell’appuntamento
e Kevin era già passato tre volte, assicurandosi che tutto fosse okay e che non
ci fossero ripensamenti.
Ovviamente la notizia aveva fatto il giro di tutto il
cast che ridacchiava malizioso soprattutto alle battute non propriamente caste
di Dianna e Amber sul bellissimo e fantomatico sedere del fonico.
Darren non aveva detto più nulla su
quell’uscita, anche se ci aveva pensato Cory.
“Sei sicuro di essere pronto per una nuova
storia?” gli aveva chiesto quel pomeriggio.
“Cory, tesoro, la mia ultima storia risale a
cinque mesi fa, direi che è ora di darmi una mossa, non credi?” aveva
scherzato, dandogli pacche sulla schiena.
Cory, comunque, non sembrava convinto.
Chris afferrò la sua giacca di pelle marrone e se la
infilò, mentre scendeva di tutta fretta le scale.
Dylan era già lì, appoggiato al bancone della
Reception a leggere con svogliatezza un volantino.
Si era tirato a lucido per la serata, nonostante
avessero optato per qualcosa di molto semplice.
Portava una camicia nera, con i primi bottoni
slacciati e un semplice jeans gli fasciava le gambe muscolose.
Chris, notò piacevolmente, che i capelli erano liberi
dal gel e gli ricadevano lisci e scompigliati sulla fronte e sul collo.
Lo raggiunse con un lieve sorriso imbarazzato e
affondò le mani nelle tasche dei jeans.
“Oh, ciao!” esclamò Dylan, appena si
accorse dell’arrivo di Chris. Quest’ultimo ampliò il sorriso e
Dylan dovette scuotere le ciglia un paio di volte per non rimanerne
incantato.
“Andiamo?” chiese Chris, indicando con il
capo l’uscita.
Sperò con tutto sé stesso l’assenza di
fastidiosi fotografi e mentre sculettava sensualmente verso l’uscita
Dylan dovette ricredersi.
Il ragazzino scompigliato e trasandato di quel giorno
era niente di meno che un bellissimo, e Dylan era certo di non esagerare a
pensarlo, ragazzo.
Saranno stati quei pantaloni stretti come una seconda
pelle o quella giacca di pelle che gli stava incredibilmente bene, ma sta di
fatto che, il fonico, non era più sicuro dell’inutilità di
quell’appuntamento.
Si affrettò a raggiungerlo e insieme camminarono per
duo o tre isolati nelle vie strette di San Jose.
Dylan aveva trovato un’accogliete tavola calda,
non troppo affollata o rumorosa, dove Chris poteva rimanere in pace almeno un
paio d’ore.
Entrarono e il soprano rimase piacevolmente colpito
dalla discretezza di quel posto.
Non era molto pieno e loro poterono sistemarsi in un
tavolo vicino alla grande vetrata, adornata da eccessive tendine dalla trama a
quadretti.
Chris si tolse la giacca con un movimento fluido delle
spalle, rivelando una maglietta, altrettanto stretta, bianca e dallo scollo
“V” che gli stava dannatamente bene.
Dylan lo fissò incanto per qualche attimo, senza
riuscire a distogliere lo sguardo dal suo profilo un poco femminile ed elegante.
Non passò molto tempo, che una signora corpulenta
passò per le ordinazioni, lasciandoli soli solo una manciata di minuti dopo.
“Allora.” Iniziò Dylan, continuando a
fissare il ragazzo. “Kevin mi ha detto che sei un ragazzo dalle mille
sorprese.”
Chris ridacchiò, imbarazzato e si passò una mano nei
capelli che aveva tirato su a regola d’arte. “Potresti
rimanere deluso. Sono solo un grandissimo Nerd.”
Chris non amava molto parlare di sé, gli piaceva di
più ascoltare gli altri e anche quel giorno non fece eccezione. La gente sapeva
così tanto di lui… che scuola aveva frequentato, come si chiamava sua
sorella, quante volte aveva indossato la stessa maglia… era così
frustrante che per una volta, una volta sola, voleva rimanere nel più totale
mistero.
“Eppure mi era parso di sentire Kevin parlare di
Golden Globe e voce da angelo.”
“Non guardi molta televisione, vero?” domandò Chris, divertito, appoggiando il mento
sul palmo della mano.
“A dire il vero no.” Fu la sua risposta.
“quando avevo una band, non facevamo altro che guardare i documentari su
National Geographic, solo per vedere quanto gli animali ci davano dentro peggio
di noi.”
Chris rise e disse qualcosa che sembrava molto un
“Porco” prima di tornare a fare domande. “una band quindi? Che musica suonavate?”
Dylan ci mise un po’ a rispondere, segno che, la
fine della sua band, fosse ancora un tasto molto doloroso.
“I primi anni eravamo quattro spostati che
volevano seguire le orme di Kurt Cobain, cercando di imitare, in un modo
pessimo aggiungerei, il Grunge.” Raccontò, fermandosi solo per
ringraziare la cameriera che aveva portato loro da bere. Bevve un sorso di
birra e notò come Christopher lo guardava in attesa, curioso.
“E poi? Cos’è successo a quel gruppo
di spostati?” domandò con un sorrisetto, rigirandosi fra le mani il
bicchiere freddo e colmo di Diet Coke.
“Beh, il nostro primo tentativo di concerto finì
in rissa perché, Mike, il vecchio chitarrista, aveva bevuto pesantemente e
ingerito non so quante pastiglie di Xanax e iniziò a fare a botte con il
proprietario del locale.” Dylan accennò un sorriso.
“poi lo abbiamo cacciato fuori e siamo rimasti
in tre. Abbiamo iniziato ad avvicinarci alla cultura del vecchio rock ‘n’ roll e da una insulsa periferia della
California, siamo finiti a suonare a New York.”
“Avete fatto carriera?”
“Sì, abbiamo inciso due dischi.” Gli occhi
del ragazzo si illuminarono, orgogliosi. “non andavano benissimo, non
come le grandi band, e noi non potevamo esserne più felici.”
Chris gli regalò un ampio sorriso. “E
cos’è successo?”
“Beh il solito.” Commentò.
“litigavamo spesso e non si riusciva più a scrivere canzoni o inventare
melodie.” Gli occhi di Dylan presero la via dei ricordi.
“Mi piacerebbe sentire qualcosa di tuo.”
Esclamò il soprano. “eri il cantate?”
Dylan annuì. “E bassista.
Ho scritto anche la maggior parte dei testi.”
“Ora sono molto più curioso di prima.”
“Non ti farò ascoltare nulla finchè non mi darai
qualcosa di te.” rispose Dylan, sorridendo divertito allo sbuffo del
ragazzo.
“Non è più intrigante il fatto che io non dica nulla di me?”
“Beh, se devo portarti a letto mi serve più di
un nome.” Fu il suo commento.
Chris sollevò il sopracciglio, nella sua classica
espressione sarcastica.
“Kevin mi aveva accennato che sei un tipo a cui
piace bruciare in fretta tutte le tappe.” Ironizzò, facendolo ridere.
“Oh avanti, dimmi qualsiasi cosa!”
insistette.
“ Beh, sono dipendente dalla Diet Coke.”
Disse, indicando la bevanda, prima di berne un sorso.
“Come non notarlo!” fu il commento di
Dylan. “ma parlavo di qualcosa di più personale…”
“Ad esempio quante storie d’amore ho
avuto?” ironizzò Chris.
“Potrebbe essere un inizio!”
Chris prese un enorme respiro prima di iniziare a
parlare. “Ho avuto solo un ragazzo. Siamo stati
insieme solo tre mesi, giusto il tempo di capire quanto eravamo male assortiti.” Sorrise al ricordo di Jonathan. “ci volevamo
solo un gran bene, ma non bastava volersi bene per far funzionare le
cose.” Scrollò le spalle e accennò un altro sorriso. “questo però
non vuol dire che non sia stato importante.”
“Hai avuto solo lui? nessun amante
occasionale?” si incuriosì Dylan.
“Scarsi, ma di pochissima importanza. Ragazzi
conosciti a delle feste e il giorno dopo diventavano già sconosciuti.” Si mordicchiò il labbro, pensieroso. “Sai quanto sei famoso, quando la tua vita privata è di
dominio pubblico, fai fatica a fidarti di qualcuno e così inizi a cambiarne uno
ogni sera. Anche se il motivo principale era per dimenticare
l’unica persona che abbia mai amato veramente in tutta la mia vita.”
“Immagino con scarsi risultati.”
“Nessuno in effetti.”
Rimasero in silenzio per qualche minuto, finchè la
tensione non fu smozzata dall’arrivo della loro cena.
Chris addentò il suo Cheeseburger, attento a non
sporcarsi la maglietta bianca e Dylan lo fissò intenerito.
Sembrava proprio un ragazzino.
Un ragazzino piuttosto sexy, ammettilo, venne in attacco la sua coscienza. Dylan cercò di
scacciarla e morse con forza il suo Hot-dog.
“ E tu?”
Dylan mandò giù il boccone con un lungo sorso di birra
e quando parlò, la sua voce era davvero carica di risentimento.
Gli raccontò di essere stato con una persona per ben
cinque anni, ma non andò nei particolari, ma Chris
intese che di mezzo c’era un difficile tradimento da perdonare.
Il suo pensiero corse a Darren e a Mia, quella povera
ragazza che così ingenuamente continuava a stare con lui.
Provava pena per lei.
Proprio come per sé stesso.
Finito di mangiare il suo secondo Hamburger, Chris realizzò che c’era ancora un piccolo spazio per un
buon gelato.
Scrutò il menù sotto gli occhi divertiti di Dylan.
“Sembri così magrolino... e invece scopro che
sei un pozzo senza fondo!” esclamò il ragazzo.
“Non avresti detto così se mi avessi conosciuto
nel pieno dell’adolescenza!” rispose sarcastico, poggiando il
cartoncino colorato e richiamando un cameriere, che accorse
con le guancie rosse.
“Posso portarle qualcos’altro?”
domandò, balbettando un poco.
“Sì...Ethan…”
rispose, leggendo il nome sul cartellino del cameriere. “un gelato al
limone con lo stecco di liquirizia.”
Il ragazzo, segnò distrattamente qualcosa sul
taccuino, poi sparì, inciampando nei suoi stessi piedi.
“Credo fosse un tuo fan.” Fu il commento
di Dylan.
“O un semplice ragazzino impacciato!”
Chris ricambiò il sorriso che il fonico gli stava regalando.
“Ho resistito tutta la sera, ma devo proprio
dirtelo.” Iniziò e Chris si mise sull’attenti.
Dylan si sporse un po’, giusto per avere quel
viso a pochi centimetri dalla faccia. “Ragazzino.” Soffiò e, per
l’ennesima volta, il sopracciglio di Chris saltò in aria.
“A cosa devo questo… complimento fuori
lungo?”
“Il gelato con lo stecco di liquirizia?
Andiamo.”
Chris, drizzò la schiena, alzando il mento, altezzoso.
“Non ho letto da nessuna parte che fosse un gelato per ragazzini!”
“Perché tu non lo sei?”
Chris, spalancò la bocca, portandosi una mano al
cuore, con fare teatrale.
“Come ti permetti! I miei quasi ventuno anni si
sentono offesi dalla tua ingiusta insinuazione!”
Dylan si ritirò a sedere, quasi sorpreso.
Non gli avrebbe tanto nemmeno diciotto anni. “Ventuno hai detto? E quanto sarebbe
l’evento?”
“Tra quattro giorni!” rispose Christopher,
la vocetta eccitata e lievemente acuta.
Dylan sorrise intenerito, mentre Ethan, il cameriere,
portava con precisa attenzione l’ordinazione di Chris al tavolo.
“D-devo dirglielo Mr. Colfer, credo che lei sia
u-un eccezionale cantante!” borbottò Ethan, raggiungendo livelli di
rossore che preoccuparono Dylan.
Chris, invece, non si fece nessun problema e con
delicatezza e sensualità, sorrise al ragazzo, ringraziandolo.
Quando se ne fu andato, il soprano afferrò con
golosità il suo gelato continuando a guardare Dylan.
“Tu quanti anni avresti?” chiese, fra una
lappata e l’altra.
Dylan dovette deglutire e distogliere lo sguardo più
volte, per evitare di perdere il controllo. “uhm ventotto…”
bofonchiò muovendosi con nervosismo sulla sedia.
Chris se ne accorse ma non fece nulla per mettere fine
a quella lenta seduzione.
Lo considerava un ragazzino?
Beh, anche lui a volte sapeva prendere le redini della
situazione.
Quando finì anche l’ultimo pezzetto di
liquirizia, si alzò, infilandosi la giacca di pelle.
“Che ne dici di un giro fuori?” propose,
subito imitato da Dylan, che non permise a Chris ti tirare fuori un centesimo
per la cena.
Lo trovò un gesto carino, nonostante sapesse che il
ragazzo non aveva così tante disponibilità economiche.
Appena fuori dal locale, stranamente privo di
fotografi in agguato, Dylan si accese con un sospiro di sollievo una sigaretta,
aspirando a pieni polmoni la nicotina.
Non parlarono molto, si dissero solo poche frasi di
circostanza e senza nemmeno accorgersene erano davanti alla camera di Chris, in
albergo.
Quest’ultimo si umettò le labbra, prima di
mordicchiarsele nervosamente.
“Quindi... siamo qui.” Commentò Dylan.
Chris annuì e infilò le mani in tasca, giocherellando
con la tessera magnetica, ritirata alla Reception.
“Se vuoi farlo,
fallo.” Disse poi, guardando negli occhi verdi di Dylan che sembravano
non capire.
“Cosa?”
“Baciarmi.”
“Era prevedibile che saremmo
arrivati qui, vero?” chiese, grattandosi la nuca. Chris ridacchiò
e annuì ancora.
“Ammettiamo di essere prevedibili” fu la
risposta del soprano, così pericolosamente vicino alle labbra screpolate di
Dylan.
“Non che mi dispiaccia esserlo…”
specificò il più grande, proprio poco prima di posare le labbra sulle sue,
trattenendo la nuca con una mano, e affondando le mani nei capelli corti di
Chris.
Quest’ultimo sospirò e gli cinse il collo con un
braccio, aderendo il suo corpo tonico a quello già eccitato di Dylan.
Le labbra di Chris erano fresche e il suo sapore era
un misto di liquerizia e limone. Lasciò che fosse lui ad approfondire il
contatto, accarezzando piano la lingua calda con la sua.
Dylan aprì piano gli occhi, per osservare bene il viso
di Chris.
Era un misto di concentrazione e disperazione.
Come se stesse cercando, con tutte le sue forze, di
allontanare i brutti pensieri.
Dylan richiuse gli occhi e lo avvicinò ancora di più
ed entrambi finirono per cozzare lungo la porta.
Si staccarono giusto il tempo per riuscire ad aprire
la porta e chiudersela alle spalle.
Dylan seguì Chris, fino al letto. “Ne sei
sicuro?”
Chris lo baciò un’altra volta. “Sì. Non voglio pensare a nient’altro questa
notte…” sussurrò, la voce un po’
incrinata.
Non voleva pensare a Darren e a nessun altro.
E per un po’ ci riuscì sul serio.
****
Visto? Non mi sono fatta attendere molto per la
seconda parte! Sono stata bravina, eh? xD
“…
Seasons came and changed the time When I grew up, I called him mine
He would always laugh and say:
Remember when we
used to play?...”
Lo scrosciare dell’acqua divenne più
insistente e qualcuno si mosse infastidito fra le lenzuola.
“…Bang bang, I shot you down
Bang bang, you hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, I used to shoot you down…”*
Dylan sorrise nel dormiveglia e affondò il
naso nella federa del cuscino che sapeva di buono e di sudore.
Ascoltò ancora una volta lo scrosciare
dell’acqua e la voce di Chris diventare sempre più limpida, acuta e
sensuale.
Quasi se lo immaginava, ricoperto di
morbida schiuma, ad ancheggiare a ritmo della sua stessa voce.
Il ragazzo aprì gli occhi e si mise a
sedere, al centro del letto.
Quella notte era stata… beh non
sapeva certamente come definirla.
Un misto di sensazioni intense avevano
invaso il suo animo e non succedeva da tempo.
Sorrise fra sé, malizioso e aspettò che
Chris uscisse dal bagno.
Non si fece aspettare molto e quando
ancheggiò in stanza, ancora gocciolante con l’asciugamano in vita si
sorprese di trovarlo già sveglio.
Gli sorrise e si tolse l’asciugamano,
per lanciarlo su una sedia posta vicino al letto, poi senza preoccuparsi di
bagnare le lenzuola, gattonò con lenta precisione verso Dylan, finchè non gli
fu a una spanna dal naso.
“Ehi…” soffiò, il collo e i capelli ancora grondanti d’acqua.
Una mano di Dylan si levò verso la
clavicola dove era rimasto del bagnoschiuma e lo ripulì, finendo per cingergli
il collo, con un sorriso malizioso.
“Caffè…” borbottò il più
grande, poggiando le labbra gonfie dal sonno in un punto impreciso dietro
l’orecchio del ragazzo.
Chris ridacchiò e si sporse per afferrare
il telefono e chiamare il servizio in camera.
Nel farlo, fece in modo che il suo corpo,
fresco e umido, aderisse completamente a quello di Dylan che rilasciò un
sospiro, portando entrambe le mani sui fianchi magri del ragazzo sopra di lui.
Dopo aver ordinato la colazione, Chris,
tornò ad occuparsi di Dylan, finendo per mettersi a cavalcioni
sul suo bacino.
“Serata interessante.” Mugugnò
Christopher, ancheggiando pericolosamente vicino all’erezione mattutina
di Dylan. Quest’ultimo si morse il labbro inferiore e senza più freni si
buttò sulla giugulare di Chris, baciandola e leccandola, mormorando parole
incomprensibili.
Com’era possibile che quel ragazzino
in una sola notte fosse riuscito a mandarlo fuori di testa?
Quell’aria da innocentino era solo
una grossa e bella finzione!
Christopher lo afferrò per le spalle e
fece in modo che il ragazzo sotto di lui si stendesse fra le lenzuola
stropicciate.
Dylan non fece domande, ma rimase a
guardare, con le labbra socchiuse, il corpo sinuoso di Chris scendere sul suo,
lentamente.
Talmente lentamente da essere frustrante.
Chris gli baciò gli addominali e si fermò
un po’ di più giusto sotto l’ombelico, martoriando la pelle
sensibile.
Fu in quel momento che alzò lo sguardo,
prima di abbassarsi con le labbra sulla sua erezione, e quello che vide Dylan
in quei occhi, lo fece gemere in preda a un desiderio impulsivo.
Gli occhi di Chris erano... ammalianti.
Per quanto limpidi potessero essere,
appena il soprano veniva stuzzicato un minimo, quei occhi prendevano fuoco.
Dylan afferrò le lenzuola sotto di lui e
serrò gli occhi, ansimando rumorosamente.
La bocca di Chris era calda e accogliente
e Dylan quasi impazzì, prima di afferrargli i capelli con le dita,
incoraggiando i movimenti appassionati del ragazzo.
Quando qualcuno bussò alla porta, Chris,
si staccò da lui lentamente, posandogli un dolce bacio al centro del petto,
prima di sollevarsi e avvolgersi intorno al corpo uno dei lenzuoli mandati
all’aria la notte precedente.
“Sarà la colazione.” Disse,
saltellando verso la porta. “ottimo, perché ho una fame da lupi!”
“Pensavo stessi già
provvedendo!” gli rispose Dylan, ridacchiando, quando uno dei cuscini del
divanetto gli finì in grembo.
“Sei un maiale!” commentò
Chris prima di aprire la porta.
Dylan non seppe perché appena la porta fu
aperta, calò un lungo silenzio.
Chris, si aggiustò meglio il lenzuolo in
vita e guardò duramente il ragazzo davanti a lui.
“Cosa sei venuto a fare?”
domandò voltandogli le spalle e percorrendo alcuni passi all’interno
della stanza.
Dylan lo fissò stralunato.
“Volevo chiederti scusa per come mi
sono comportato!” un Darren Criss, piuttosto agitato entrò come una
furia, senza accorgersi del terzo ragazzo che fissava la scena, curioso.
Dylan si era precedentemente coperto
malamente con il lenzuolo ed era tornato a sedersi contro la testa del letto.
“Chris, chi sarebbe questo
tizio?”
L’interpellato si portò entrambe le
mani nei capelli e non smise di fissare Darren che a sua volta guardava con gli
occhi spalancanti entrambi i ragazzi.
“Cosa vuol dire questo?”
domandò, con la voce tremante.
“Esattamente ciò che vedi.”
Chris, portò le braccia conserte al petto e aspettò una reazione da Darren, che
non tardò ad arrivare.
“Si può sapere che cazzo ti è preso?!” ringhiò il riccio, avvicinandosi di più a
Christopher. “vuoi farmela pagare andando a letto con questo qui?”
urlò ancora, indicando Dylan.
“Darren, vattene.”
E Darren se ne andò, colpendo la
poltroncina con il piede e facendola cadere a terra, producendo un brusco
rumore accompagnato dallo sbattere della porta.
Chris sbuffò e si accasciò sul bordo del
letto con la testa fra le mani.
Sembrava volesse evitare di piangere.
Dylan gli fu subito accanto e gli passò un
braccio attorno alle spalle.
“Non farmi domande, per
favore.” Pregò Chris, con un filo di voce. Dylan annuì e gli baciò il
capo.
“Sai cosa facciamo adesso?”
propose, costringendolo con dolcezza a stendersi sul letto. “Sono le sette e mezzo quindi prima di metà mattina non nulla da
fare, possiamo disdire il servizio in camera e andare a fare una bella
colazione fuori.”
Aveva intuito lo stato d’animo di
Chris.
Era esattamente uguale al suo, qualche
mese prima.
“che ne dici?” aggiunse,
accarezzandogli piano i capelli umidi.
Chris accennò un sorriso e si lasciò
baciare, lievemente rincuorato.
“…E questo è quanto!” concluse Christopher, bevendo un altro sorso della sua Diet
Coke.
Aveva appena finito di raccontare ad Amber
la serata passata con Dylan, senza scendere nei particolari in alcune parti, e
della disastrosa entrata in scena di Darren quella stessa mattina.
“Per quanto voglia bene a quel
ragazzo, credo proprio ora stia esagerando.” Commentò Amber, accavallando
le gambe.
Si erano rintanati nel camerino di
quest’ultima, già vestiti per lo show di quella sera. “pretende
troppo da te.”
“Sarà che gli manca Mia e io sono la
sua unica presenza fisica?” rimuginò. “insomma ha detto di amare
anche me, ma scommetto che se ci fosse Mia tutto sarebbe diverso.”
“E’ fuori di testa, questo è
vero, ma non sembra affatto stupido.” Amber ci pensò su un momento poi si
corresse. “o almeno, non sempre.”
Chris sbuffò una risata e si sistemò i
capelli davanti allo specchio.
“E’ la persona più incoerente
che abbia mai conosciuto.” Rincarò la dose il ragazzo, aggiungendo però,
un po’ di dolcezza alle sue parole.
“ALT!” strillò Amber. “Lo stai già perdonando! Lo so che è
così perché riconosco quell’espressione ebete quando pensi che i suoi
difetti siano adorabili!” lo accusò e Chris sbuffò ancora una volta, cercando
di difendersi.
“Non è vero…” borbottò.
“Ora concentrati su questo
Dylan.” Esclamò Amber. “escici ancora, portatelo a letto, ma
dimenticati di Darren Criss.” La sua amica era piuttosto risoluta e
sottolineava tutto con un gesto secco della mano. “l’avevo capito
fin dall’inizio che ti avrebbe fatto solo soffrire!” concluse,
assumendo la tipica espressione da “Te l’avevo detto!”.
E Chris ammise che Amber non aveva tutti i
torti.
“Ma non è da me…”
parlottò Chris. “non è da me portarmi a letto un ragazzo per
divertimento!”
Amber gli si avvicinò, posandogli una mano
sul braccio. “Tesoro, sei giovane, sei bello e
talentuoso, potresti avere chiunque tu voglia.” Disse, facendolo
arrossire.
“non vorrai mica aspettare
quell’idiota mettendoti in clausura?!”
Chris scosse il capo.
“Hai già dato a Darren qualcosa su
cui pensare.” Continuò Amber. “non credo pensasse che tu potessi
arrivare a tanto.”
“Uscire con qualcuno e portarmelo a
letto?”
“Sì! Sono certa che lui era sicuro
di essere la sola tua esclusiva.”
Le parole di Amber erano un po’
dure, ma se ci pensava bene era proprio così.
Darren non aveva mai messo in conto il
fatto che Chris potesse stancarsi presto.
Non l’aveva capito nemmeno dopo che
il soprano l’aveva palesemente “lasciato” e più di una volta.
Chissà cosa il destino aveva in serbo per
loro in quei giorni.
Salire sul palco, per Darren, non era mai
stato così difficile come quella sera.
Chiuse gli occhi e cercò di accantonare i
suoi problemi in camerino e abbandonarsi al piacere di cantare in mezzo a tanta
folla calorosa.
Chris, a pochi metri da lui, era
intento a fare la medesima cosa, senza però evitare di posare gli occhi sul
Warbler, che saltellava sul posto con lo sguardo imbronciato.
Non era difficile, però, salire sul palco
e indossare la maschera di Kurt. Quello lo faceva benissimo da tre anni.
Evitò lo sguardo di Darren durante lo
Skit, e si comportò come se nulla fosse successo, come se ogni cosa fosse
esattamente al proprio posto.
Quando lo Show finì e i ragazzi si erano
totalmente ubriacati degli applausi dei fans, ritornarono in albergo con la
stanchezza che iniziava a farsi sentire.
L’unico che non tornò, almeno non
subito, fu Chris, che si inoltrò nel retro del backstage, dove stavano
parcheggiati diversi tour bus.
Notò molti addetti alla sicurezza,
rilassarsi su sedie di plastica a bere birra o giocando a carte, che
aspettavano l’orario della cena.
Fu subito avvistato, non che fosse
difficile, e cominciò a sentirsi addosso gli sguardi
curiosi del membri della Crew.
Era tentato di avvicinarsi e chiedere
informazioni, ma non fu necessario perché un ragazzo alto e biondo, che Chris
riconobbe come l’addetto all’impianto elettrico, fece un cenno
nella sua direzione.
“Dylan! Il tuo ragazzo ti sta
cercando!” urlò questo al nulla, con un’espressione maliziosa
stampata in faccia.
Alcuni ridacchiarono e Chris, incrociò le
braccia al petto, sollevando un sopracciglio.
Era pronto per dirgliene quattro quando
Dylan fece la sua comparsa da uno dei tuor bus.
Aveva i capelli bagnati e alcune gocce
d’acqua erano arrivate a lambirgli il collo.
“Cuciti la bocca, Ed!” esclamò
in direzione del biondo, lanciandogli direttamente in testa l’asciugamano
umido che teneva fra le mani.
Gli altri ridacchiarono ancora più forte,
mentre Dylan si avvicinava a Chris con aria contrariata. “lasciali
perdere…” borbottò, sorridendogli subito dopo.
Chris fece un gesto della mano, scrollando
le spalle.
Era abituato alle risatine.
Succedeva sempre quando stava insieme a
Jonathan e i membri del cast erano una continua risatina.
“Possiamo parlare?” Chris
cambiò argomento, aggiustando il bavero fuori posto della polo verde che Dylan
indossava.
Il ragazzo annuì e gli circondò le spalle
con un braccio, prima di scortarlo verso il suo tuor bus non prima di aver
minacciato i suoi colleghi di lavoro.
Una volta all’interno, Chris notò di
quanto piccolo fosse l’abitacolo, a differenza di quello messo a
disposizione per il cast con tutti i comfort possibili.
Dylan lo guidò verso la sua cuccetta, e
tirò le tende del finestrino per evitare occhiate indesiderate.
“Dimmi.”
Chris prese un bel respiro e abbassò lo
sguardo.
Gli doveva una spiegazione.
Spiegazione che, quella stessa mattina,
non era riuscito a farsi scappare dalle labbra.
“Ti devo delle spiegazioni,
Dylan.” Il ragazzo annuì e si sedette nella cuccetta di fronte alla sua,
per poter guardare Chris negli occhi. “dopo tutto
quello che è successo…”
“Beh, in effetti, siamo entrati
piuttosto in intimità, dopo che mi ha svuotato una lattina di Diet Coke in
testa, il minimo è entrare in confidenza!” scherzò Dylan, dandogli un
buffetto sul ginocchio, facendolo sorridere e rilassare.
Comunque sia, Chris non ci girò molto
attorno e spiegò a grandi linee la situazione. Non entrò nei particolari,
ma Dylan capì che non doveva essere una situazione facile.
“è lui quindi?” chiese, con un
sorrisetto dolce sulle labbra. “il ragazzo che non
riesci a smettere di amare. Me ne hai parlato ieri a
cena, ricordi?”
Chris annuì nuovamente.
“ascolta,”
Dylan si fece più vicino, in modo da sfiorare il naso di Chris con il suo a
ogni movimento del capo. “so che non ci conosciamo da molto e il nostro
incontro non è stato dei più rosei, ma dopo tutte quelle chiacchiere e tutto
quel…” Dylan lasciò sottintendere la parola con gesto veloce della
mano, facendo arrossire Chris. “…sono stati
momenti fantastici e questo mi ha fatto capire che, mi interessi.
Davvero.”
Chris, arrossì, lusingato. “Anche tu
sei... interessante.” Ammiccò, facendolo ridere.
“So che non posso ottenere altro e
onestamente non sono sicuro di essere pronto per un’altra
relazione…” introdusse, accarezzando distrattamente un ginocchio
del soprano. “ma mi piacerebbe se… continuassimo a vederci, ecco.”
“Vuoi una relazione di solo
sesso?” la buttò lì Chris, non troppo sicuro di dove Dylan volesse
arrivare a parare. “guarda che non mi scandalizzo se me lo dici chiaro e
tondo.” Aggiunse sorridendo.
“Sei un ragazzino piuttosto
avventato.” Fu la sua risposta, avvicinandosi ancora di più per parlare
direttamente sulle sue labbra. “vuoi vedere che mi affeziono sul serio a
te?” Chris non lo lasciò più parlare e percorse quella minima distanza
che li separava con impeto, attirandolo a sé, con una mano affondata nei suoi
capelli.
Non sapeva se era la decisione giusta, se
lo avrebbe aiutato a lenire un po’ le ferite lasciate dall’ennesima
batosta, o se lo avrebbe lasciato deluso e amareggio.
Ma non voleva pensarci e per una volta
comportarsi come un normale ragazzo della sua età: senza pensieri o legami.
Non era certo della riuscita dei suoi
intenti, ma valeva la pena provare, no?
***
Eccooooooooooo qui!
Non mi uccidete! Lo so che Darren è uno
scemo e Chris è sulla buona strada per seguirlo… ma comprendete questo
povero ragazzo!
Non so se avete notato (okay, come non
notarlo?!??!) una scena un po’ “a luci
rosse”, chiamiamola così, ecco preparatevi perché ce ne saranno altre...
presto o tardi u.u era giusto per avvertirvi! xD
Grazie gli angeli che hanno commentato! E
scusate se non ho risposto alle recensioni! Lo farò il più presto possibile!!!
Ps: in più di un’intervista
Chris ha rivelato che spesso canta per ore nella doccia e così ho pensato di
inserire una piccola scenetta in questo capitolo!
Capitolo 7 *** capitolo quinto - Anaheim – part one ***
capfivepartone
Capitolo quinto
27 maggio 2011, Anaheim – part one
Chris si svegliò, la mattina del
ventisette maggio, con un inusuale sorriso sulle labbra.
Si stiracchiò fra le lenzuola stropicciate
e si grattò lo stomaco, che già brontolava per la fame.
Il cellulare sul comodino aveva segnalato
messaggi quasi tutta notte e li lesse uno ad uno prima di alzarsi e farsi una
doccia.
Era il suo compleanno.
Finalmente aveva superato quello scoglio
quasi irraggiungibile dei ventuno anni. Saltellò fino al bagno e cantò finchè
la voce non gli divenne roca.
Era un giorno doppiamente felice perché, i
suoi genitori e sua sorella sarebbero venuti quello stesso pomeriggio ad Anaheim e Chris quasi si era dimenticato
dell’ultima volta che rimasto con loro per più di una giornata.
Prima di scendere a fare colazione
controllò il suo twitter dal pc esaltandosi dalla miriade di messaggi da parte
di amici e fan.
Solo mezz’ora più tardi raggiunse la
sala pranzo per riempirsi la pancia di caffè e cornetti alla cioccolata.
Trovò tutti al tavolo, ancora
assonnati.
La prima persona che lo vide, Ashley, gli
andò incontro e lo serrò in un caloroso abbraccio festoso.
“Il mio bambino è diventato
grande!” esclamò scherzosa, pizzicandogli le guance e facendolo ridere.
Le altre ragazze lo circondarono,
saltellando e aspettando il loro turno per un abbraccio e un bacio al
festeggiato.
Lea aveva quasi le lacrime agli occhi, e
si era aggrappata a Chris piagnucolando che non voleva che crescesse. Mark gli
rifilò qualche pacca sulle spalle, augurandogli buon compleanno e Chord si
prolungò in un lungo abbraccio dondolante.
Si sedette vicino a Cory, che con un
sorriso si allungò per dargli un bacio sulla tempia. “Auguri!” gli
disse allegro e Chris gli sorrise, facendo scontrare
per un attimo la spalla con quella del più grande. “Grazie,
fratellone” rispose calcando palesemente sull’ultima parola.
E quando anche Kevin e Harry, saltellanti
a braccetto, gli augurarono un buon compleanno, Chris potè dedicarsi alla sua
colazione.
Ricevere gli auguri di compleanno da un
gruppo di scalmanati che rispondevano al nome di “Warblers” era
stata per Chris la cosa più dolce e imbarazzante della sua vita.
I ragazzi si era disposti in semicerchio
attorno a lui, appena lo avevano intercettato in camerino, e avevano improvvisato
una confusionale canzoncina di compleanno. Chris aveva riso fino alle lacrime e
abbracciato uno per uno.
“Non è venuto un granché, ma il
nostro cantante ha dato forfè e ci siamo arrangiati!” si giustificò
Riker, sistemandosi gli occhiali da sole, dalla montatura gialla, sul naso.
“Spero però che tu abbia
apprezzato!” si intromise Jon, porgendogli una lattina di Diet Coke.
“un regalino, tanto per inaugurare questi ventuno anni!”
Chris diede un sorso, grato, ma rischiò il
soffocamento appena tentò di mandarlo giù.
“Oddio che roba è?!”
strillò, sputacchiando.
“Una ricetta artigianale di casa
Lynch.” Rispose Riker, ridacchiando. “non sei un vero ventunenne se
non festeggi con dell’alcol, io lo so bene!”
“Riker tu non ne hai nemmeno
venti!” lo contraddisse Curt.
“Inutili dettagli.” Rispose il
biondo, sventolando la mano. “e comunque è solo Rum e
cola. Ammetto di aver esagerato con il Rum ed essere stato ristretto con
la Diet Coke.” Ammise alla
fine, picchiettandosi un dito sul mento.
“Sei stato gentile, ma la prossima
volta avvertimi o rischio il soffocamento!” ribattè Chris, dandogli una
pacca sulle spalle e sorridendogli.
Era proprio una bella giornata e Sophie
aveva già portato, con fatica, una decina di cesti di compleanno, pieni di
fiori e Alcol.
Quest’ultimo espressamente chiesto
dal festeggiato.
“Scusateci ragazzi, ma lo prendiamo
in prestito solo per un attimo!” si intromise Dianna, comparsa al suo
fianco insieme ad Amber. Le due ragazze lo presero a braccetto e lo
trascinarono fuori dal camerino.
“Devo dirti una cosa.” Iniziò
la bionda. “in realtà devo riferirtela, ma io e Amber non andiamo da
nessuna parte finchè non ci dici che sta succedendo.”
La ragazza, a fianco di Dianna, annuì con
le braccia incrociate.
“Di che state parlando?”
domandò Chris, in confusione.
Dianna si scambiò uno sguardo con Amber e
il ragazzo ci lesse una sincera preoccupazione. “Darren desidera
vederti.” disse la bionda.
“Ma non era certo in una tua buona
reazione se te lo avesse chiesto di persona.” Concluse Amber.
“Non avevate litigato perché ti ha
beccato a letto con quel Dylan?” chiese Dianna.
“Sì, ma… EHI! Tu come lo sai?!”
Chris sgranò gli occhi chiari, guardando sorpreso la bionda, che si limitò a
posare gli occhi sulla ragazza di colore al suo fianco.
Chris indurì lo sguardo e si posò le mani
sui fianchi.
“Che c’è?!Non avevamo detto che era un segreto!” si giustificò
Amber. “o sì?”
Il soprano sbuffò e decise di non
prendersela.
Era il suo compleanno e tutto stava già
prendendo una brutta piega.
“Dove ha detto di
incontrarci?” chiese.
“Sul palco, è lì che ti
aspetta.” Rispose Dianna.
Chris, annuì e come se stesse
attraversando il patibolo uscì dalle quinte e si diresse sul palco vuoto,
interamente montato.
Darren era seduto a penzoli a lato, sul
piccolo palco al centro dove di solito si esibivano negli skit.
Gli fu di fianco silenziosamente, tanto
che Darren non si accorse subito della sua presenza.
Era stato il suo profumo a farlo voltare,
nonostante Chris fosse stato più silenzioso di un battito d’ali.
“Sei venuto.” Disse, con un
piccolo sorriso sulle labbra.
Chris riconobbe quella espressione.
Era pentito e non c’era bisogno
d’altro.
Tutto quello che Chris voleva sapere, era
descritto negli occhi di Darren.
“Buon compleanno.” Continuò,
pescando nella tasca un piccolo sacchetto di velluto blu.
Chris, sorpreso, prese il sacchetto che
Darren gli stava porgendo e svuotò il contenuto sul palmo della sua mano.
Si rivelò essere una fine catenina
d’argento e il ciondolo, una piccola saetta, brillò per qualche stante,
colpito dal riflettore accesso alle loro spalle. “non è nulla di
che… me lo porto dietro d’aprile e non vedevo l’ora di
dartelo…” spiegò.
“Non dovevi…” sussurrò
Chris, accarezzando il ciondolo con la punta del dito.
“Ti avevo fatto una promessa,
ricordi?” continuò invece Darren. “può anche essere stupida, ma
voglio ancora mantenerla.”
Chris annuì e sorrise un poco, riportando
il pensiero a qualche mese prima…
… “Darren, stai finendo tutti
i pop corn!” si lamentò Chris, fregando la ciotola sotto il naso
dell’amico che lo guardò, risentito. “e tutto questo rumore mi
rovina l’atmosfera!” aggiunse, posizionando la ciotola fra le gambe
incrociate.
“Abbiamo visto questa scena almeno
otto volte!” si lamentò il ricciolo, con poca convinzione.
“E’ la scena più triste e più
importante del film!” esclamò, iniziando ad affondare le mani nel
recipiente per racimolare qualche pop corn. “stiamo parlando della morte
di Sirius, capisci?” piagnucolò poi, con la bocca piena.
Darren rise e scosse il capo.
Quella maratona era iniziata nel tardo
pomeriggio e due pizze, una quantità di Diet coke dopo, erano ancora nel pieno
della visione, troppo sovraeccitati per sonnecchiare.
Chris, dopo aver mandato giù un enorme
boccone con un sorso di bibita e aver messo pausa sullo schermo, si girò verso
Darren e gli afferrò le mani, era incredibilmente serio.
“Darren Everett Criss,” iniziò solennemente, facendo ridacchiare un
po’ il più grande. “promettimi che qualunque cosa accada, qualunque
catastrofe o litigio, noi finiremo questa avventura insieme.” Sorrise.
“promettimi che quel giorno di luglio sarei con me e che insieme ci
daremo conforto a vicenda per questa fine.”
Poteva sembrare ridicola come promessa,
visto che si trattava di un film, ma anche dell’altro sotto, nascosto in
profondità dell’anima.
“Christopher Paul Colfer, ti
prometto che farò in modo, a tutti i costi, di essere lì con te quel giorno.”
Entrambi si guardarono per un lungo
momento, prima di scoppiare a ridere.
“Ora che è tutto stabilito lasciami
vedere Gary Oldman e pensare a quanto è affascinate con i capelli lunghi e la
barba incolta.”
…”Certo che me la
ricordo…” disse, rigirandosi fra le mani la catenina.
“Ed è un doppio significato!
Si riferisce a un pezzo della tua vita che sta terminando, ovvero Harry Potter
e un pezzo della tua vita che sta per avere inizio, il tuo film.” Disse Darren, un po’ rincuorato dal sorriso
che Chris gli stava rivolgendo. “Se volti il ciondolo, c’è
un’incisione.” *
From DC to CC
Chris dovette sforzarsi un po’ per
leggere bene la piccolissima incisione e quando capì sorrise apertamente,
cercando di reprimere l’impulso di abbracciarlo.
“non mi sono comportato bene con
te.” disse all’improvviso Darren, distogliendo lo sguardo.
“non ho il diritto di farti patire tutto questo…”
Chris non rispose, ma staccò i ganci della
catenina e la porse a Darren.
Quest’ultimo gliela fece passare
attorno al collo, accarezzando di sfuggita la pelle liscia e calda con le dita.
“ecco fatto.” Disse, appena i ganci furono di nuovo congiunti.
Darren sapeva se prendere quel gesto come
il simbolo del suo perdono o se lasciare perdere le speranze di poter tornare
come prima.
Chris aveva ragione, non era nessuno per
dirgli con chi stare e se aveva trovato in quel tipo, quel Dylan, qualcuno d’amare
un giorno… beh, lui doveva solo farsi da parte e tentare di essere felice.
Almeno per lui.
“Questa sera i ragazzi hanno
organizzato una festa, niente di eccessivo, se ti va…” cercò le
parole adatte per qualche secondo. “puoi fare un salto, ecco…”
Darren sorrise, rincuorato. “mi
farebbe davvero piacere!” Fu la sua risposta. “voglio davvero che
le cose fra di noi funzionino… come amici
intendo.”
Chris annuì e si spostò con le dita, una
ciocca di capelli finita sulla fronte e lo guardò timidamente negli occhi,
finchè il suono di un messaggio non lo distrasse. “E’ il
mio…” dichiarò, controllando il BlackBerry.
Era un messaggio di Dylan.
Lo aspettava nel suo camerino personale.
“Se devi andare, va
pure…” Darren continuò a sorridergli, evitando di fargli percepire
quella nota di delusione al suo sorriso così smagliante.
C’entrava sicuramente quel ragazzo e
solo Dio sapeva quanto gli avrebbe voluto spaccare la faccia.
Avanti amico, datti una calmata! Quello
che fa Chris non è più affar tuo! Urlò una vocetta stridula e fastidiosa nella sua testa. Già,
non più.
“Vado allora…” sbiascicò
Chris, sorridendo nervosamente. Darren sventolò la mano e Chris se ne andò, non
prima di avergli rifilato un piccolo e frettoloso abbraccio.
“grazie” aveva sussurrato, toccandosi poi la catenina con la punta
delle dita.
Una volta che Chris fu lontano, Darren si
stese a terra, portandosi le mani sulla faccia per sopprimere un urlo di
frustrazione.
In parte era felice, di aver recuperato i
primi pezzi sfaldati della sua amicizia con Chris, ma sentiva una strana
sensazione che gli stringeva il cuore peggio che una morsa mortale.
“Andrà tutto bene, tutto tornerà
come prima!”
Quando Chris entrò nel suo camerino, Dylan
stava seduto sulla sedia girevole e non faceva che ruotare, con sguardo
annoiato e intorno a lui stavano una miriade di pacchetti e cesti
d’auguri e tanto, tantissimo alcol.
“Ehi!” esclamò il più piccolo,
chiudendo la porta alle spalle. Dylan gli rivolse un sorriso, ruotando
un’ultima volta, prima di balzare in piedi, abbracciandolo stretto.
“Auguri Sexy boy!” scherzò,
scompigliandogli i capelli.
“No! Smettila così mi fai
sembrare ancora più piccolo di quanto già non sono!” borbottò, cercando
di ridare una forma concreta ai suoi capelli.
Si posizionò davanti allo specchio e
guardò la sua immagine riflessa con disappunto.
Dylan sorrise teneramente e si posizionò
dietro di lui, circondandogli i fianchi magri con le braccia.
“Quanto tempo hai?” chiese,
iniziando a baciargli la conchiglia dell’orecchio.
“Un’oretta…”
sibilò Chris, abbandonando il capo sul petto ampio di Dylan, che fece scivolare
una delle sue mani a slacciare la cintura di cuoio che Chris teneva legata ai
pantaloni.
“ Ce la faremo bastare…”
borbottò Dylan, nascondo il viso fra i muscoli sodi del suo collo.
Solo allora il ragazzo più grande si
accorse della catenina. “nuova?”
“Un regalo di
compleanno…” disse vago Chris, cercando di evitare i grandi occhi
verdi di Dylan che lo fissavano attraverso lo specchio.
“Carina…” e non aggiunse
altro, facendolo scostare da sé. Chris si voltò e gli cinse il collo con le
braccia, fiondandosi sulle sue labbra.
Fu un bacio lungo e appassionato e non si interruppe
nemmeno quando Dylan, lo afferrò con energia per le natiche, facendolo
accomodare sul ripiano di legno bianco posto sotto allo specchio.
Chris mugugnò e si strinse di più al ragazzo,
appoggiando la testa sullo specchio e facendo in modo che il suo corpo aderisse
completamente a quello di Dylan.
Era così eccitante, così liberatorio… e Chris
non ne aveva mai abbastanza.
Si lasciò andare ad un gemito, quando il ragazzo sopra
di lui iniziò a muoversi con frenesia, ansimandogli sulla bocca oscenità, che
fecero perdere definitivamente il controllo del soprano.
Poi bussarono alla porta e la magia svanì.
Chris e Dylan si guardarono per un attimo.
“C-chi è?” esclamò stridulo il più piccolo.
“Christopher? Stai bene? Abbiamo
sentito dei versi strani!”
“Oh cazzo!” si agitò, a bassa voce,
scostandosi da Dylan e rimettendosi in piedi alla velocità della luce,
aggiustandosi le pieghe della maglietta. “è mia madre!” spiegò,
davanti alla faccia perplessa del fonico, che quasi si affogò con la saliva
alla notizia.
Cercarono di darsi un contegno, nei pochi secondi che
dividevano Dylan dalla conoscenza della famiglia Colfer.
La porta si spalancò e una bella signora dai capelli
lisci e castani, con una frangetta sbarazzina, fece il suo ingresso,
accompagnata da un uomo corpulento, ma dal viso gentile. Dietro di loro stava
una ragazza, biondissima, con uno sguardo indagatore negli occhi così simili a
quelli di Chris.
“Mamma!Papà!” esclamò il ragazzo,
totalmente paonazzo e con la voce più acuta del solito. Karyn inarcò il
sopracciglio destro in una perfetta copia del figlio.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” domandò,
abbandonandosi a un piccolissimo sorriso malizioso. Hannah sbuffò una risata,
comprendoni la mano con la bocca, mentre Tim fissava Chris senza capire molto
della situazione.
“Assolutamente nulla!” strillò Chris.
Dopo l’imbarazzo iniziale, nacque, sul volto del
soprano, un tenero sorriso di felicità e si sporse verso la sua famiglia per
abbracciarli, addirittura sollevò la sua sorellina da terra, dopo un abbraccio
particolarmente soffocante.
Solo dopo qualche minuto Dylan si intromise, ancora in
imbarazzo. “Scusate il disturbo, ma…”
Chris si girò verso di lui e gli fece un sorriso di
scuse e Dylan ricambiò con un debole gesto del capo, ricambiando il sorriso.
“Devi andare?”
“Sì, ho un paio di strumenti da sistemare per
questa sera.” Rispose, porgendo, successivamente la mano ai genitori di
Chris, presentandosi.“comunque io sono Dylan, un
amico di vostro figlio.”
Il sopracciglio di Karyn scomparve nuovamente sotto la
frangetta, ma gli sorrise gentile.
Quando la famiglia Colfer rimase sola nel camerino,
Hannah fu la prima ad augurare un buon compleanno al fratello. “Non poso
credere che hai finalmente ventuno anni!”
“Auguri figliolo!” gli fece eco Tim,
dandogli un’orgogliosa pacca sulle spalle.
“Il mio bambino…” mormorò invece sua
madre, con gli occhi quasi umidi.
La sensazione di essere in famiglia era per Chris come
un grande tesoro da tenere custodito al sicuro e in quel momento che, entrambe
le sue famiglie, si erano riunite non poteva desiderare di meglio per i suoi ventuno
anni.
Continua…
****
Salve fanciulle e fanciulliiiiiiiiiiiii!
Ho dovuto dividere il capitolo per questioni di
lunghezza… o il capitolo diventava veramente, ma veramente infinito! E
preparatevi per il prossimo *_*
Vi devo ringraziare, sul serio, per la gioia che mi da quando leggo le vostre belle recensioni! È sempre una
grande soddisfazione!
Ps: * non so se avete notato, ma Chris ha indossato,
durante il tour, oltre al bracciale, due catenine e una di queste era proprio
una saetta. Non so chi gliel’ha regalata, ma ho voluto riutilizzare
questo elemento a mio favore!
Il
giorno del suo compleanno non poteva andare in un modo migliore!
Aveva
la vicinanza della sua famiglia, dei suoi amici ed era, più o meno, riuscito a
fare pace con Darren.
Chris
si toccò con un sorriso la catenina, sentendosi riempire d’amore.
Per
quanto si sforzava i suoi sentimenti per Darren non erano cambiati minimamente.
Ovviamente non poteva immaginare l’incontrario.
I
sentimenti non erano mai sinceri con il tempo e Chris non si era mai prefissato
una data di scadenza.
Continuava
ad amare Darren, provando a frequentare Dylan, mentre lui viveva la sua
idilliaca storia d’amore eterosessuale.
Non
poteva che essere un po’ acido su quel particolare.
“Ehi!”
Dylan afferrò i fianchi di Chris, cogliendolo di sorpresa.
Il
soprano sussultò, perso nei suoi pensieri, ma sorrise quando Dylan posò il
mento sulla sua spalla.
“Ti
diverti a venire alle mie spalle di sorpresa, vero?” scherzò Chris,
dandogli un lieve colpetto sulla testa.
“Non
sai quanto!” fu la sua risposta smaliziata, che fece ridacchiare Mark,
Naya e Harry seduti lì vicino.
Erano
nel camerino, quindi alla portata di occhi e orecchie indesiderate.
“Idiota!”
strillò Chris arrossendo, ma si lasciò baciare delicatamente, appena si voltò
per guardarlo in viso.
“I
tuoi genitori?” chiese Dylan, guardandosi in giro con circospezione.
“Al
sicuro, in prima fila sotto il palco!” lo rassicurò, ridendo.
“Abbiamo
fatto veramente una figura di merda!” fu il commento di Dylan.
“Già
anche peggio di quando mi sono inchinato davanti a Lady Gaga!” il fonico
fece un’espressione stranita, ma Chris, con un gesto della mano, fece
segno di lasciar perdere. “Siamo stati fortunati che mia madre ha il
vizio di bussare anche quando la porta è spalancata.”
Dylan
ebbe un brivido, immaginandosi, probabilmente, la famiglia di Chris che li
beccava in atteggiamenti poco consoni.
“come
mai qui, comunque?” chiese il controtenore, prendendo dalle mani di
Riker, che passava lì accanto, la sua terza Diet Coke corretta.
Riker
lo guardò orgoglioso per qualche attimo, fingendo di asciugarsi una lacrima e
saltellando (Darren aveva lanciato una vera e propria epidemia del saltello)
tornò a giocare con Curt e Titus alla X-Box.
“Volevo
dirti che questa sera non posso esserci alla festa…” disse, mogio.
“quel bastardo di Ed mi ha assegnato del lavoro extra dopo il
concerto.”
Chris
sporse il labbro, dispiaciuto, ma non insistette, rispettando il lavoro
dell’altro. “possiamo incontrarci dopo la festa, se vuoi!”
aggiunse e Chris sorrise, annuendo.
“Certo! Facciamo in camera tua? Appena finisce, visto
che a quanto pare non sarà una cosa lunga, ti raggiungo in stanza.” Propose e Dylan accettò di buon grado, prima di
essere richiamato dal suo superiore.
Lanciò
a Chris un veloce bacio sulle labbra e si dileguò.
Darren,
dal suo piccolo angolo, in fondo alla stanza, aveva osservato tutto, con lo
sguardo infuocato di rabbia e le braccia conserte.
Quando
finalmente quel... tizio, lasciò il camerino Chris sorrise e si toccò per un
attimo la catenina al collo, come se volesse controllare che tutto fosse a
posto. Darren sorrise per quel gesto e mentre il suo telefono vibrava con
insistenza nella tasca dei suoi pantaloni, decise che, agire d’impulso e
fare una scenata davanti a tutti non era la cosa giusta da fare.
Non
voleva rovinare un giorno così speciale.
Il
concerto stava andando veramente bene e Chris ballava “Single
Ladies” con scioltezza e sensualità, cercando di scacciare il pensiero
della sua famiglia che era lì a guardarlo.
Alla
fine della canzone, Chris fece un enorme sorriso alla folla e a Jenna e Heather
che erano, anche quella sera, soddisfatte della performance. Da sotto il palco
vide sua sorella sbracciarsi assieme a sua madre e gli venne da ridere.
Fu
quando Darren, sul palco dietro di lui, esclamò, con la sua calda ed emozionata
voce un “Buon compleanno Chris!” il suo cuore fece un lungo balzo e
la cosa gli permise di sorridere ancora di più, fino a fargli male la mascella
per il troppo voluto sforzo.
Il
suo camerino non era mai stato così pieno di alcolici come quel giorno.
Ovviamente,
quella non era la prima volta che vedeva bottiglie di liquore passargli davanti
al naso, non era stato certo un santarellino tutto il tempo!
Si
fece una doccia veloce, dopo il concerto, e stappò, insieme ai suoi genitori,
una costosa bottiglia di Tequila, ridacchiando già per l’alcol in corpo
che aveva da quella mattina.
Quando
uscì, vestito con una leggera maglietta nera e dei
Jeans pescati nella sua borsa, fu subito incuriosito dal brusio insistente che
proveniva in fondo ai camerini, dove già i suoi collegi e alcuni fan, vincitori
di qualche pass per il backstage, lo stavano aspettando, vicino a un lungo
tavolo di legno riccamente adornato di festoni e palloncini e di una torta
dall’aria maestosa e piena di bandierine rosa con il numero ventuno
ricoperto di strass.
Amber
gli corse incontro, piagnucolando sulla sua spalla e Chris la strinse
teneramente a sé, dandole un leggero bacio sui capelli. Mark fu il successivo e
gli regalò una pacca sulla schiena al quanto poderosa.
“La signorina è finalmente diventata una donna!” lo prese in giro,
arruffandogli i capelli ancora umidi per la doccia. Chris rispose con un
pizzicotto ben piazzato sulla guancia e Mark con un sorrisetto, lasciò spazio
agli altri per gli auguri.
“Tranquillo
tesoro, più tardi avrai una torta più sobria!” lo rassicurò Lea,
abbracciandolo. “Jon ti fa gli auguri, l’ho sentito poco fa.”
Chris
fece una smorfia di disappunto. “Gli costava caro chiamare me? Invece di procurarsi un tramite?”
Lea
gli sorrise, comprensiva. “E’ ancora in
tremendo imbarazzo.” Cerò di giustificare.
“Lea
per favore…”
“Senti,
non pensarci ora e non rovinarti la festa, okay?” la ragazza gli diede un
ultimo abbraccio e lasciò il posto a Darren che gli sorrideva felice,
sventolandogli una bandierina davanti alla faccia.
Solo
il suo festoso sorriso gli aveva fatto dimenticare l’irritazione provata
per Jonathan e decise di lasciar perdere e lasciarsi avvolgere dai
festeggiamenti.
Darren
non si allargò in un abbraccio, ma gli strinse il braccio con la mano,
continuando a parlargli attraverso gli occhi e il suo sorriso.
Dopo
che, anche Kevin ed Harry si prolungarono in auguri festosi, Dianna gli si
avvicinò e lo avvolse in un morbido abbraccio, porgendogli una busta argentata.
“Buon
compleanno!” esclamò regalandogli un sorriso dolce.
Festeggiarono
per un’ora intera, mangiando torta e aprendo regali che, Amber gli
assicurò, non erano nemmeno la metà di quelli che lo aspettavano al locale.
Anche
Dylan riuscì ad avvicinarsi a un certo punto, rubando una fetta di torta dalle
mani di Chris, per poi trascinarlo in un angolo buio del backstage e regalargli
un profondo bacio al sapore di crema.
“Sei
delizioso!” commentò il fonico, facendolo arrossire. “ora devo
andare, ci vediamo dopo nella mia stanza d’albergo!” stanza, che,
aveva prenotato per l’occasione.
Chris
annuì e gli diede un ultimo bacio prima di allontanarsi e tornare nella mischia
che sembrava non essersi accorta della sua sparizione.
Ovviamente
la cosa non era sfuggita a Darren che si era rabbuiato senza nemmeno ridere
davanti alle stupidate che Titus e Riker stavano facendo.
Quando
venne la calma, Chris tornò in albergo con la sua famiglia, dove cenarono
insieme al ristorante.
Chris
aveva desiderato quel momento per tutta la serata.
Amava
la sua famiglia e gli mancava da morire.
Guardò
affettuosamente Hannah divorare una coppa di gelato, grato
che fosse così informa quella sera.
Non
era mai riuscito ad accettare appieno la malattia di sua sorella e mai aveva
smesso di chiedersi perché, una ragazza così bella, dagli occhi blu, fosse così
tremendamente sfortunata. Era ingiusto, ma era il corso del destino.
Hannah
gli lanciò un’occhiata interrogativa da dietro la sua frangetta bionda e
suo fratello le sorrise debolmente scuotendo la testa.
Karyn
lasciò andare il figlio solo dopo un ultimo abbraccio e Chris potè andare in
camera a prepararsi per la serata.
Era
quasi mezzanotte, non aveva molto tempo visto che Amber e Lea avrebbero bussato
alla sua porta da lì a pochi minuti.
Si
svestì lanciando gli abiti un po’ dove capitava
e controllò il suo riflesso nello specchio del bagno. Si toccò il petto, privo
d’imperfezioni e fece una smorfia davanti alla sua pelle pallida.
Fece
nuovamente la doccia, mettendoci più impegno a sistemarsi i capelli, visto che
prima li aveva lasciati liberi e privi di un senso.
Scelse
i suoi vestiti con cura optando per un pantalone nero aderente, che gli
fasciava le curve delle natiche sensualmente e una camicia viola con le solite
maniche arrotolate sui gomiti e un nuovo gilet da sfoggiare.
Si
guardò allo specchio, dopo essersi allacciato per bene le stringe dei suoi
adorati anfibi, e mise al suo posto una ciocca di capelli sfuggita dalla lacca.
Bussarono
alla porta puntualmente e Chris andò ad aprire, infilando nella tasca
posteriore dei pantaloni il suo BlackBerry.
Lea
e Amber era meravigliose nei loro abiti da sera.
Chris
baciò entrambe sulle guance e fece loro i complimenti.
Uscirono
nell’aria fresca di Anaheim ridendo e tenendosi sottobraccio fino a una
macchina nera che li attendeva proprio davanti all’entrata
dell’Hotel.
Si
misero comodi e Lea stappò per Chris una bottiglia di birra. “Niente Diet
Coke questa sera.” Disse, prima che l’amico potesse anche solo
chiederne una lattina.
“avete
fatto le cose in grande, vedo!” esclamò Chris, osservando il cestello
pieno di ghiaccio e altra birra.
“Devi
fare un brindisi ogni volta che puoi.” Spiegò Amber, facendo tintinnare
la sua bottiglia con quella di Chris. “dovrai ricordartela per la vita
questa notte!”
“Se
continuo su questa strada non ricorderò nemmeno come aprire una lattina di Diet
Coke e allora, sarà una vera tragedia!!”
La
macchina li fermò davanti a un locale ricco di luci suggestive e con il disegno
di una donna ammiccante illuminata al neon. Chris aggrottò le sopracciglia,
mentre Amber e Lea avevano assunto un’espressione furiosa in viso.
“Spogliarelliste?”
trillò, con un sopracciglio inarcato. “è veramente un locale di
spogliarelliste?”
Amber
ringhiò. “Lo sapevo che non dovevo lasciare l’organizzazione a quei
due imbecilli!”
“Ci
deve essere un errore…” sibilò Lea, con una mano fra i capelli
sciolti.
“Proviamo
ad entrare, no?” propose Chris, forse un po’ brillo,
ma curioso di sapere cosa stava succedendo.
Entrarono
dalla porta principale, di un rosso accesso, e si trovarono davanti un
energumeno di colore che lo squadrò da capo a piedi prima di chiedere il
documento.
Chris
mostrò il suo con orgoglio, passando oltre una tenda cremisi
che, dalla’apparenza, sembrava quasi seta. Il locale era mezzo pieno e le
facce era tutte più o meno conosciute.
Su
delle piattaforme, ragazze succinte danzavano sensualmente, ma Chris nemmeno ci
fece caso.
Fu
subito accolto da Mark e Chord, insieme, avevano organizzato la festa.
“Ecco
il festeggiato!” urlò Chord, passandogli un braccio intorno alle spalle e
si rivolse alla folla che applaudì.
Una
bella ragazza bionda, si avvicinò ancheggiando, porgendo un cocktail al
soprano.
“Tanti
auguri dolcezza…” gli soffiò sulla faccia e Chris fece una smorfia
infastidita.
“vuoi
che balli per te?”
“Ehm…”
disse, cercando sostegno dalle ragazze che, purtroppo per loro, stavano
inveendo contro Mark e Chord. “gentile da parte tua ma, almeno che tu non
abbia attributi maschili e un bel sedere, non mi interessa.”
La
ragazza si accigliò, poi scosse le spalle e se ne andò.
“Uno
strip club per etero!” stava strillando Amber. “ETERO!”
I
due stavano a testa china, entrambi non propriamente
sobri, visto che ridacchiavano come due idioti.
Chris
scosse la testa e decise di non prendersela.
Bastava
evitare di guardare il palco e il gioco era fatto.
Incontrò
Ashley e Jenna e si sedette un po’ con loro a godere della tranquillità,
cercando di farsi capire oltre la musica altissima.
La
serata procedette tranquilla, Chris bevve qualche drink dall’open bar, ma
rimase allegro e brillo per tutto il tempo.
Quasi.
Darren
lo fissava da un po’, seduto sotto il palco assieme a Kevin e Harry,
entrambi rapidi dalle movenze sinuose della ballerina. Non esisteva niente di
più bello e perfetto. All’inizio era sicuro che Chris non avrebbe messo
piede in un posto del genere una volta scoperto, ma quando l’aveva visto
entrare, scostare delicatamente la tenda cremisi,
vestito in un modo talmente provocante da fargli perdere il respiro, si era
finalmente rilassato, guardandolo aggirarsi fra i suoi amici con allegria.
Prese
coraggio solo un’ora dopo e mentre si scrollava di dosso un ubriachissimo
Mark, raggiunse Chris, seduto al bancone del bar, a ridere con Riker, entrato
grazie a una soffiata. Il soprano aveva le guance rosse e gli occhi lucidi.
Davanti
a loro una serie di bicchieri vuoti di tequila.
“Se
non è Darren Criss!” strillò il festeggiato, non appena lo vide. Darren
sorrise e afferrò il bicchierino colmo di alcol che Ashley gli stava porgendo.
Ne
buttarono giù un paio e Darren lasciò che l’alcol gli bruciasse la gola
per un momento e scosse il capo infastidito dalla sensazione, distratto poi,
dalle braccia del soprano strette intorno al suo collo.
Quella si, che era una bella sensazione!
Naya
arrivò da loro ballando sensualmente e agguantò Chris per un braccio,
trascinandolo verso il palco, dove salirono, lui un po’ barcollante, ed
iniziarono una danza che Darren ritenne indecente, rimanendo ipnotizzato dal
movimento sinuoso dei fianchi di Chris.
A
loro si aggiunse Heather e una Lea brilla e scalza.
Le
ballerine oramai, avevo abbandonato il podio, limitandosi a danzare intorno ai
ragazzi, sperando in qualche mancia.
“Il
festeggiato si cali i pantaloni!”urlò Naya, indicando Chris e ridendo
come una matta, allegra e abbracciata a Dianna, che si era unita alle danze. Le
ragazze presenti nella stanza strillarono d’approvazione e Chris si fece
avanti, iniziando a scuotere la testa, che un po’ girava per
l’alcol ingerito, a ritmo di una musica carica di sensualità che il Dj,
nel fondo della sala, aveva scelto. Senza nemmeno rendersene conto si slacciò
lentamente il gilet, con gesti lenti e sinuosi, lanciandolo sotto al palco.
Rise
come un’idiota e presto si ritrovò con la camicia fuori dai pantaloni e
mezza slacciata, finchè Amber non lo venne e ripescare, rivestendolo alla
bell’è meglio. C’era chi, fra la delusione,
ancora gridava: “Nudo! Nudo!”
Amber
lo guardò divertita mentre barcollava verso il bancone. “Tesoro mio,
spero che non avrai nessun ricordo, quando ti sveglierai domani!” Chris
la guardò interrogativamente, ma non le diete altra attenzione, attirato da una
testa riccia dirigersi verso di lui.
Darren
era lievemente barcollante, ma non completamente ubriaco da non riuscire a
capire cosa gli succedeva attorno.
Si
lasciò abbracciare da Chris che si prolungò in un rumoroso bacio sulla guancia,
prima di appoggiare la testa sulla sua spalla.
Darren
socchiuse gli occhi, riuscendo a percepire il buon profumo del ragazzo anche in
mezzo a tutto quel sudore e alcol.
Chris
sfiorò con il naso il collo sudato di Darren e gli sussurro all’orecchio
un: “Portami via da qui…”
Non
seppero mai come riuscirono ad uscire dal locale, barcollanti e in preda a
risatine incontrollabili.
Ancora
più difficile fu ricordare cosa successe esattamente, dopo che Amber li aveva
persi di vista, in preda a una crisi di nervi.
Chris
e Darren percorsero le strade illuminate a braccetto, canticchiando canzoni che
si accavallavano l’una sull’altra e le loro risate, rimbombarono
nel silenzio della notte.
Riuscirono
a prendere un taxi e Darren dovette spingere il soprano di forza, visto che non
aveva voglia di collaborare.
Il
moro pronunciò distrattamente l’indirizzo dell’Hotel, con quel poco
di lume rimastogli.
Appoggiò
il capo dolente sul sedile posteriore e ascoltò le risatine sommesse di Chris.
Quest’ultimo
si accasciò con la testa sulle gambe di Darren, chiudendo gli occhi senza
smettere di ridere.
“Perché ridi? Sembri un matto”
strascicò Darren, senza trattenere un sorriso. Chris non rispose, ma si
alzò di scatto, scacciando un capogiro. Lo fissò, intensamente, o almeno, per
quanto gli permettevano quei occhi annebbiati. Aveva smesso di ridere e Darren
cercava di nascondere il nervosismo giocherellando con il copri
sedile sfilacciato dell’auto.
“Sei
così…” soffiò Chris “basso…” finì, con lo sguardo
tremendamente serio.
Darren
scoppiò a ridere, gettando il capo all’indietro.
“E
tu così bello”
“E
questo che c’entra?” borbottò, mettendosi finalmente composto.
“non cercare di cambiare discorso!”
Chris
ubriaco era una delle cose più buffe che il riccio avesse mai visto.
Le
sue guance, così candide, erano colorate intensamente di rosso e il colletto
della camicia, di solito allacciato alla perfezione, era stropicciato e alcuni
bottoni non erano stati correttamente messi nelle asole.
“sei
proprio ubriaco!” continuò Chris.
“Direi
di sì, Mister sono assolutamente sobrio!” ridacchiò Criss, beccandosi una
leggera e scomposta pacca sulla gamba.
“Mi
piaci anche così…”
“Così
come? Ubriaco?”
“No,
basso.” Esclamò il soprano, annuendo alle sue stesse parole. “non
riuscirei a immaginarti più alto di me.” Chris poggiò il capo sulla
spalla del moro, rilasciando un lungo sospiro.”dove diavolo è finito il
mio gilet?” domandò poi, guardandosi il petto.
Darren
lanciò uno sguardo al taxista, che sembrava non perdersi nemmeno un attimo di
quella insolita conversazione e ogni tanto lo vedeva buttare l’occhio
nervoso lo specchietto.
Razza
di impiccione,
pensò Darren.
Arrivarono
all’hotel e lo Starkid diede al taxista qualche banconota, senza starci a
pensare più di tanto.
Trascinò
Chris fuori dal taxi con fatica, visto che non si reggeva molto bene sulle
gambe e entrambi barcollarono verso la stanza del soprano.
“Dove
stiamo andando?” chiese il più giovane.
“Ti
metto a letto!” rispose semplicemente, Darren.
Il
volto di Chris si aprì in un lungo e malizioso sorriso.
Gli
buttò le braccia al collo e si assicurò di essere a una spanna dal volto di
Darren.
“Non
puoi farlo…” mormorò, negando con il capo, con un’espressione
furba. “cosa penserebbe Mia di te?” provocò.
Darren
deglutì e cercò, con tutte le sue forze, di distogliere lo sguardo.
Ma
quei occhi.
Diamine.
Con
qualche difficoltà aprì la porta della stanza, visto che Chris non voleva
assolutamente mollarlo.
Inciamparono
e finirono ai piedi del letto, il corpo del più grande che gravava sopra quello morbido di Chris.
Risero,
guardandosi negli occhi, senza un reale motivo.
“Tutto
questo è mooolto pericoloso…” disse il soprano, la voce un po’ roca e il corpo in fiamme.
“Lo
è.”
Fu
anche difficile ricordare come le loro labbra si incontrarono, prima o dopo
quale frase o sospiro.
Nessun
dei due ne era a conoscenza ma, erano piuttosto sicuri, che sarebbe successo.
Non
potevano controllare per sempre il loro destino.
Chris
portò una mano ad accarezzare i riccioli alla base della nuca, sorridendo nel
silenzio che si era appena creato. Darren chiuse gli occhi e si godette la
carezza per qualche attimo, prima di riaprirli e fissare il viso di Chris.
Le
labbra lucide e protese erano una tentazione troppo grande e il rimbombo
continuo dei loro cuori impazziti furono solo da colonna sonora per
l’inevitabile.
Quando
Darren baciò finalmente le labbra di Chris, fu come se il mondo si fosse
fermato esattamente in quell’istante e che niente avesse più importanza
delle loro bocche unite in un bacio quasi disperato.
Chris
agguantò con le dita i riccioli sulla nuca di Darren, tirando un poco e
giocando sensualmente con la sua lingua, finchè riprendere fiato fu necessario.
Si
guardarono per qualche attimo, rossi in viso, e gli occhi lucidi di desiderio e
ridacchiarono come adolescenti.
“Letto…”
borbottò Chris, ricordando a Darren che erano ancora stesi a terra.
Il
più grande aiutò l’altro ad alzarsi e lo abbracciò, una volta che
entrambi furono stabili sulle gambe.
“Ti
voglio così tanto…” soffiò al suo orecchio, correndo con i denti a
mordicchiargli la pelle sensibile del collo.
“E’
sbagliato…” lo rimproverò il soprano, poggiando le mani sulle
spalle del ragazzo e stringendo il tessuto della maglietta così forte da far
diventare le nocche bianche. Non ne era molto convinto.
Non
sapeva cosa era giusto o sbagliato, in quel momento ogni rumore o suono
sembrava ovattato e il respiro forte e la roca voce di Darren erano le uniche
cose che riusciva a percepire.
Si
baciarono nuovamente, con quella dolcezza mischiata alla passione che faceva
tremare le ginocchia.
Si
staccarono per un attimo, giusto il tempo di far scivolare via la maglietta
dalla testa di Darren e tornare a baciarsi.
Chris
seppellì nuovamente le mani nei ricci incasinati di Darren e scese a baciargli
il collo, la spalla, il petto, fino a ritrovarsi, con un sorriso malizioso
sulla faccia, in ginocchio, con il viso a pochi centimetri dalla cintura del
moro.
Quest’ultimo
respirò affannosamente, portando una mano sul viso del ragazzo e
accarezzandogli con il pollice la guancia scarlatta.
Chris
prese a slacciargli la cintura con frenesia, imprecando, quando la fibbia si
incastrò nei fori.
Dio
che cosa stiamo facendo? Una voce, odiosamente realistica, pulsava nella
testa di Darren. Stai tradendo Mia, stai facendo del male anche a Chris.
Non
fece in tempo a dire nulla perché il soprano aveva fatto cadere i jeans hai
suoi piedi sorridendo trionfante.
Darren
deglutì e scacciò, con un movimento frenetico delle gambe,
quell’indumento inutile.
“Siamo
impazienti?” mormorò Chris, ridacchiando e alzandosi, sentendosi subito
afferrare per la nuca e baciare intensamente.
Presto
si ritrovò sul letto e scacciò l’orribile sensazione di
un’emicrania imminente, concentrandosi sulle mani di Darren intente a
slacciare, anzi strappare, letteralmente i bottoni, così assurdamente piccoli,
della sua camicia. Poi sentì la sua bocca addosso, tracciare percorsi bagnati e
dolci lungo il petto e lo stomaco. Gemette sommessamente e chiamò il nome del
ragazzo sopra di lui più volte, afferrando le lenzuola, ancora intatte, del
letto con forza.
Darren
assaporò quella pelle liscia e candida con tutta la passione e il desiderio
represso che aveva in corpo, soffermandosi poi sull’ombelico, dalla forma
perfetta, e tracciandone il contorno con la lingua. Chris, sotto di lui,
sospirò più forte e Darren riportò a portata di bacio, facendo aderire i loro
petti nudi.
Si
baciarono finchè tutto non divenne solo uno sfiorarsi di labbra e
l’emozione di trovarsi lì, insieme e per una volta senza pensare a nulla,
forse grazie solo all’aiuto dell’alcol, li aveva portati a capire
che, non serviva reprimere, fingere o dimenticare.
Si
sarebbero sempre ritrovati.
Sempre.
Furono
entrambi nudi in un battito di ciglia e qualcosa nei loro gesti era cambiato.
Era avvinghiati in un abbraccio quasi senza respiro, le gambe di Chris avvolte
in una dolce morsa attorno alla vita di Darren, che aveva portato le sue
braccia a circondare la testa del ragazzo, mentre gli accarezzava i capelli
lisci e lievemente sudati.
Stavano
in silenzio, ad ascoltare i loro respiri ancora agitati.
“Fai
l’amore con me…” mormorò Darren, così emozionato e con la
voce rotta.
Solo
allora Chris alzò il capo, nascosto nell’incavo del collo del moro.
Gli
occhi erano lucidi e la pelle del viso bagnata di lacrime.
Chris
piangeva.
Era
raro vederlo così vulnerabile e mai aveva avuto il coraggio di piangere
veramente davanti agli altri.
“Perché…?”
Chris
scosse il capo e accennò un sorriso.
“Stare
con te mi fa sempre questo strano effetto…” singhiozzò.
“n-non riesco nemmeno a spiegarmelo…”
Darren
gli catturò le labbra in un bacio leggero e sorrise.
Quando
Chris gli permise di entrare dentro di lui, non seppe quanto tempo era passato,
ma si ritrovò a pensare che mai in vita sua aveva provato
una sensazione del genere.
Si
guardarono in viso, boccheggiando in cerca d’aria. Darren, accarezzò la
coscia di Chris con sensualità, tracciando con i polpastrelli la carne soda e
lievemente ricoperta di peluria,fino a portare
la gamba sulla sua spalla e spingere con calma calcolata, per paura di
sbagliare o fargli male. Cercò entrambe le mani di Chris, per intrecciare le
loro dita con fermezza, trovando quelle del ragazzo già in attesa.. Il soprano tracciò una scia di baci caldi, lungo il viso
di Darren che lo fecero sorridere.
Si
mossero in sincronia per lunghi minuti, rilasciando gemiti e a volte grida,
quando le spinte diventarono più intense e veloci.
Raggiunsero
il piacere solo molti minuti dopo, cogliendoli quasi impreparati e lasciandoli
tremanti e sconvolti, l’uno fra le braccia dell’altro.
Rimasero
così per ore, accogliendo la luce del mattino che attraversava le finestre come
una lama, fino fondersi sul letto e sui loro corpi.
E
Chris, mai aveva sentito di appartenere a una persona come in quel preciso
momento.
“…When the morning light
fights through the cracks
Cascading across the bed, and you are mine…”*
Continua……
*****
Questo
capitolo è stato un PARTO xD nel vero senso della parola! Ma volevo farmi
perdonare per l’assenza (aaaahh le vacanze!). Ringrazio gli angeli che
hannocommentato (risponderò presto ai vostri
commenti!)
Fatemi
sapere cosa ne pensate, io ce l’ho messa tutta e spero vi sia piaciuto!
Alcune
precisazioni:
*questo è il verso di una
delle mie canzoni preferite “- After The Last Midtown Show” degli
The Academy Is... ho trovato la canzone, per alcuni versi, molto compatibile
con il capitolo e alla situazione di Darren e Chris e quindi l’amo il
doppio! *_* Per chi volesse, qui il testo! http://lyricskeeper.it/it/the-academy-is/after-the-last-midtown-show.html
So che hanno davvero
fatto una festicciola nel backstage per Chris e ci sono due o tre fotine al
riguardo. La festa “Vera e propria” è di mia invenzione!
Il risveglio di Chris non fu esattamente uno dei migliori
della sua vita.
Si alzò a fatica, la testa che doleva e girava e lo stomaco
che cercava di ribellarsi già da qualche minuto.
Un raggio di solo lo colpì in pieno viso, e alla cieca corse
in bagno, affondando la testa nel water per vomitare anche l’anima.
Si maledisse solo per aver pensato di fare quella fine al
suo compleanno. Appoggiò la fronte sulla tazza, cominciando a sudare freddo,
prima di essere colpito da un altro conato di vomito.
Nella stanza, Darren mugugnò infastidito, scacciando le
coperte di dosso dopo una fastidiosa vampata di calore. Era come stare in un barattolo sottovuoto e tutti i rumori del mattino
arrivano alle sue orecchie come ovattati.
Brontolò cose incomprensibili e si mise a sedere, cercando
di orientarsi.
Ma quella che vide non aveva l’aspetto della sua
stanza.
Quella era più ordinata, anche se aveva notato dei vestiti
sparsi a terra. Si scompigliò i ricci e sbadigliò, sentendo la necessità di una
doccia.
Quando sentì dei rumori provenire dal bagno, aggrottò le
sopracciglia e fece per alzarsi, notando, solo in quel momento di essere
completamente nudo.
Alzò il lenzuolo per controllare e si accigliò ancora di
più, non riuscendo a ricordare nulla.
Solo qualche minuto più tardi Chris fece la sua trionfale
entrata nella stanza, con una smorfia di disgusto sul viso, nonostante si fosse
lavato i denti più di una volta, e anche lui, come Darren, senza nessun vestito
addosso.
Si fissarono per un minuto buono, senza fiatare.
Il sopracciglio di Christopher si alzò fino a sparire dietro
un ciuffo di capelli umidi sulla fronte.
“Cosa ci fai tu qui?” domandò.
Ma non ci fu bisogno di nessuna risposta.
I ricordi li colpirono addosso come dei fulmini in piena
faccia.
“Oh cazzo.”
Darren si alzò dal letto velocemente, rischiando di fare un
capitombolo. Prese i boxer da terra e se li infilò, portandosi poi le mani nei
capelli, in cerca degli altri vestiti.
Chris si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso in un
punto impreciso del muro.
“Non posso crederci.” Ripeteva.
“Non doveva succedere!” rincarò la dose il
ricciolo, scuotendo la testa.
Il soprano gli rivolse un’occhiataccia e incrociò le
braccia al petto. “La colpa è solo tua!” sbottò, puntando un dito
contro Darren.
Il maggiore si fermò nell’intento di mettersi la
maglietta e lo guardò. “Mia?”
“Sì! Non
avresti dovuto sedurmi in quel modo!”
“Io non ho sedotto proprio nessuno! Sei tu quello che
si struscia addosso alla gente!”
“Io?!Io?”
urlò. “ non dovevi assecondarmi, idiota!”
“Ah, scusa se non ho pensato a Heidi che corre in
mezzo ai campi con le caprette, mentre ti strusciavi sul palo della lap
dance!”
Chris sbuffò e prese a vestirsi, senza degnare Darren di uno
sguardo.
“Non doveva succedere!” strillò ancora.
“non così, non adesso!” si fermò solo quando il nervoso gli aveva
reso le mani a una poltiglia tremante. “tu hai tradito Mia…”
Darren abbassò il capo, senza togliersi dalla testa i
ricordi che, piano stavano riaffiorando nella sua mente.
Si ricordò di quanto era bello tenere il corpo di Chris
stretto al suo, e di quanto adorava la sensazione di sentirsi dentro di lui.
Ma c’era sempre lei alla fine di tutto.
Sempre e solo lei.
“Lo rifarei.” Sibilò Darren, la testa incassata
nelle spalle.
“Come?”
“Lo rifarei, sempre, se c’è una cosa di cui non
mi pento è di averti amato con tutto me stesso, questa notte.”
Chris boccheggiò per un attimo, senza sapere davvero cosa dire.
Vennero distratti da un lieve bussare alla porta.
Finirono di vestirsi in fretta e Chris andò ad aprire,
infilandosi una maglietta con una stampa in rilievo di Spiderman.
Con orrore, quando aprì l’imposta trovò sua madre,
vestita di tutto punto che lo fissava con un sorriso.
“Tesoro!” strillò.
Chris si portò una mano alla testa, mugugnando di dolore.
“Dio ti prego falla smettere…” borbottò.
“Nottataccia, immagino.” Continuò Karyn.
“ma sono le tre del pomeriggio e fra poco parte il vostro bus.”
Chris sgranò gli occhi e corse a recuperare la roba sparsa
in giro per la stanza.
“Che succede?”
Karyn aggrottò le sopracciglia e fece qualche passo per
riuscire a vedere chi c’era in stanza con suo figlio.
Non disse nulla quando scorse Darren, nascondendo un sorriso
malizioso e alzando un sopracciglio.
Darren rimase impietrito mentre fissava la signora Colfer
assumere un’espressione simili a quelle
sarcastiche del figlio.
S’infilò velocemente la maglia della sera prima e si
alzò in piedi, arrossendo. “salve…” borbottò.
Non era la prima volta che si incontravano, ma il ragazzo
mai avrebbe voluto scappare come quel giorno, da
quella camera, lontano dagli sguardi saputelli di Karyn.
“Beh, io…” lanciò uno sguardo a Chris che
stava buttando dentro la valigia lo spazzolino. “andrei.”
Il soprano annuì, distratto.
“Buon viaggio!” commentò Karyn.
“Sì, la ringrazio…” Darren corse fuori
dalla stanza dopo un veloce e imbarazzante saluto, lasciando Karyn a
ridacchiare, mentre apriva le finestre.
“Non dovresti dirmi qualcosa?” chiese sua madre,
mentre Chris era sdraiato sulla valigia per riuscire a chiuderla.
“Voglio tenermi impegnato per evitare discorsi
imbarazzanti e dimenticare il fatto che mi hai colto sul fatto con un
ragazzo.” fu la risposta di Chris, con le orecchie di un rosso intenso.
“Beh, devo dirtelo Christopher, credevo stessi con
quel ragazzo moro di ieri.”
“Non esattamente…” borbottò il ragazzo e
sua madre capì che non era il momento di fare altre domande e che si sarebbe
tenuta per sé la curiosità.
Avevano un bel rapporto, ma non era molto saggio tirare in
ballo una litigata per semplice curiosità.
“non dire nulla a papà, per favore.”
“terrò la bocca chiusa!”
Chris si alzò in piedi, dopo aver chiuso con successo la
valigia e guardò la sua mamma.
“Non ti stai mettendo nei casini, vero?” chiese
solamente.
“Solo… solo non preoccuparti.” Fu la
risposta di Chris.
Amber non ebbe la fortuna di incontrare Christopher fino nel
tardo pomeriggio.
Erano nel backstage, a Los Angeles e la ragazza aveva
lasciato i suoi genitori, venuti a trovarla, nelle mani della sua assistente.
Chris stava, ignaro, pettinandosi i capelli corti, per dare
loro un minimo senso prima di passarci in mezzo la lacca.
Fischiettava sommessamente “ Over at the Frankenstein
place”, picchiettando un piede a terra.
Il camerino delle ragazze era diventato anche il suo, e a
volte di Kevin, per il terribile, nauseante odore che i ragazzi erano soliti
lasciare nell’altra stanza.
Le ragazze, ovviamente, non avevano nulla da ridire al
riguardo e per Amber fu altrettanto facile trovarlo.
Spalancò la porta come una furia, tra le braccia
un’enorme borsa di cartone e si diresse a grandi passi verso
l’amico.
“Ehi Amber!” trillò, allegro.
Amber per tutta risposta gettò la borsa sulla specchiera,
con forza.
“Ehi Amber un corno.” Sbottò, portando le
braccia incrociate al petto e assumendo quell’espressione incazzata che
fece tremare Chris.
“Cosa sono questi?”
“I tuoi regali, fuggitivo.”
Christopher si mordicchiò il labbro.
Era in arrivo una sfuriata con i controfiocchi.
“Mi dispiace, non volevo filarmela così…”
“… ero dannatamente preoccupata!” sbottò,
portandosi una mano nei capelli già perfettamente acconciati. “stavo per
chiamare tutti gli ospedali, la polizia... L’OBITORIO!” Chris si
fece piccolo, piccolo, sulla sua sedia. “finchè non mi
è venuto in mente di chiamare prima in hotel! Il portiere mi ha detto
che vi reggevate in piedi per inerzia!”
“Forse eravamo un pochino ubriachi…”
ammise, arrossendo.
“E’ tutto quello che hai da dirmi?” la
ragazza di colore si mise le mani sui fianchi e piegò lievemente la testa di
lato.
Chris non resistette molto, il tempo di incrociare gli occhi
cioccolato fondente dell’amica e disse tutto.
“Mi ha accompagnato in camera e… è
successo.”
Amber sgranò gli occhi poi battè le mani. “Tesoro! Ma
è meraviglioso!”
“No non lo è! Cioè sì, ma …” il ragazzo sbuffò. “Mia e
Dylan... è un casino!”
Si passò una mano fra i capelli, mandando a quel paese il
ciuffo sistemato.
Amber non riuscì a parlare oltre, perché la stanza si popolò.
Quel giorno, quasi tutti i genitori dei ragazzi erano venuti
a trovarli, per passare un po’ di tempo insieme e vedere dal vivo il
concerto.
I genitori di Lea si fermarono a salutare Chris e Amber,
rimasero a chiacchierare per un po’, finchè la ragazza non tornò dai suoi
genitori.
Fu solo a un’ora dall’inizio del concerto che
Christopher decise di andare da Dylan. Non sapeva esattamente cosa dirgli, se
la verità o solo scusarsi della sua assenza inventandosi una scusa.
Era un enorme e intrecciato che si complicò quando il
ragazzo incontrò Darren e i suoi genitori camminare allegri per il corridoio,
mentre il moro parlava entusiasta del tour.
Se lo ritrovò di fronte e Chris non potè far nulla per
scappare.
“Ehi…” fu il saluto imbarazzato di Darren.
“Ehi…” ci fu un lungo secondo di silenzio,
finchè Chris non tolse lo sguardo da quei occhi caramello per posarli sui
signori che li fissavano curiosi. Sorrise loro gentilmente, facendo arrossire
la signora Criss. “salve, è un piacere conoscervi!”
“Oh, è un piacere nostro! Tu devi essere Chris, giusto?” la madre di Darren aveva un
enorme sorriso stampato sulle labbra e la pelle scura e i tratti orientali
donavano un tocco di classe sui vestiti eleganti che portava. Il signor
Criss invece, era il classico signore di
mezz’età, il sorriso radioso uguale a quello del figlio e un
abbigliamento distinto.
“Sì, signora Criss.” Rispose educatamente,
regalandole l’ennesimo sorriso gentile, cercando di togliersi la
sensazione degli occhi di Darren addosso.
“Oh, chiamami pure Cerina!” esclamò, sventolando
la mano. “lui è mio marito, William.” Chris scambiò con
l’uomo una stretta di mano. “Piacere, Chris.
Darren non fa che parlare di te!” i due si scambiarono
uno sguardo e Chris potè notare una punta di rossore sulle guance di Darren.
“Mi dispiace lasciarvi così presto, ma…”
“Chris!”
Il nominato trattenne il fiato, lanciando un’occhiata
a Darren che si era incupito.
“D-Dylan! Ti stavo
cercando!”borbottò, arrossendo.
Dylan portava una canottiera grigia quel giorno e dei stracciati jeans da lavoro. Appena lo raggiunse, avvolse
un braccio muscoloso attorno alle spalle del soprano,
facendolo arrossire. “Anche io! Direi che questa
è fortuna! Ieri non ti sei più fatto vivo credevo ti avessero
rapito!” guardò Darren facendogli un cenno e salutò con un mezzo
“salve” i signori Criss.
“Sì, beh sarà il caso che ce ne andiamo, eh?”
sbottò Darren, irritato.
“A presto, Chris!” cinguettò Cerina, prima di
essere trascinata via.
Appena furono abbastanza lontani, Dylan si lasciò scappare
una risatina. “Certo che, se gli sguardi potessero uccidere!”
Chris lo guardò con disapprovazione ed entrambi si diressero
verso il palco, dove il fonico doveva fare un ultimo controllo.
“Mi daresti una mano?” chiese Dylan lanciandogli
un microfono.
“Cosa devo farci?” Chris se lo rigirò in mano,
proprio come se stesse utilizzando un dei suoi SAI.
“Cantarci, no? Metti da parte le tue doti da tartaruga
ninja e aiutami con il Soundcheck.”
Il soprano scosse le spalle e provò a fare una scala, per
vedere se riusciva ancora a raggiungere il FA alto.
“Oh wow” fu il commento di Dylan. “direi
che questo funziona!”
Christopher ridacchiò e guardò con affetto il ragazzo, che
gli porgeva un altro microfono. “ora cantami qualcosa…”
“Cosa vuoi sentire?”
“Quello che vuoi, potrei anche seguirti…”
esclamò, prendendo una delle chitarre elettriche in fondo al palco.
“Uhm…”
“aspetta ne ho io una!” Dylan chiuse un attimo
gli occhi e iniziò a suonare.
Era veramente bravo, meglio di quanto Chris potesse
immaginare.
“Back
to the street where webegan,
Feeling as good as lovers can youknow,
Yeawe’re
feeling so good.
Picking up things we shouldn’t read.
It lookslike the end of history as weknow,
It’s just the end of the world!”
La voce di Dylan era possente, ma
dolce, così dolce che sembrava miele e la canzone, pur non conoscendola molto
bene, aveva imparato il ritornello ascoltandola alla radio.
“Cause
it’s nine in the afternoon And your eyes are the size of the moon
You could cause you can, so you do.
We’re feeling so good, just the way that we do When it’s nine in the afternoon.
Your eyes are the size of the moon You could cause you can, so you do. We’re feeling so good!”
Cantarono insieme quelle parole, sorridendosi un po’ imbarazzati, ma consapevoli che le loro voci, insieme, erano
in perfetta armonia.
Ma non era la stessa armonia e chimica, costatò Chris, che
aveva con Darren.
“Oh wow!” esclamò Dylan, fra gli applausi degli
altri tecnici e delle ballerine che erano intorno al palco. “dovremmo
fare duetti più spesso!” esclamò, elettrizzato, mentre metteva a posto
l’ennesimo strumento.
Chris lo fissò e deglutì pesantemente, l’adrenalina
tramontata per fare posto all’ansia.
Doveva dirglielo, niente bugie o
omissioni.
“Dylan?” chiamò.
“Adesso non dirmi che vuoi mettere
su una band! Potrei non pensarci su due volte!”
scherzò, girandosi a guardarlo. “ahia, quello sguardo non mi
piace!” esclamò notando lo sguardo serio e ansioso del ragazzo. Tornò ad
accordare una chitarra, mentre Chris prendeva il coraggio a due mani.
“Dylan…” fece una pausa e deglutì.
“sono andato a letto con Darren.” Fu un
sussurrò, che comunque nessuno sentì visto che erano rimasti soli. Dylan
smise di suonare e poggiò lo strumento, guardando Chris con gli occhi lucidi.
“E’ per questo che non sei venuto in
camera?” domandò, la voce neutra.
“Chris! Ehi!”
Dylan lo prese per le spalle, guardandolo dritto negli occhi. “Non
sono arrabbiato.” Disse.
“N-no?”
Il maggiore scosse il capo con un sorrisino. “avevamo
deciso che era solo sesso, no? Dall’inizio.”
Chris annuì e tirò su con il naso.
“niente gelosie, legami importanti,
solo noi che ci divertiamo un po’. E fidati lo
facciamo un sacco!” scherzò, sorridendo.
Christopher rilasciò uno sbuffò. “Idiota…”
“Non oserei chiedere di più, lo ami così tanto che non
ci sarebbe spazio per me o per altri” circondò con le mani, il viso
candido di Chris e accarezzò con i pollici la mascella. “e va bene così.”
“ Mi sono sentito così male, pensavo che…”
“Tu sei troppo buono, per pensare solo a te
stesso…” lo interruppe dolcemente.
“Cosa facciamo ora?” domandò il soprano,
scacciando le lacrime.
“Quello che vuoi.” Fu la risposta di Dylan.
“possiamo smettere o continuare.”
Chris annuì, ma non accennò una decisione.
Non il quel momento.
Si protese per posare le labbra su quelle del ragazzo,
trovandole calde e sorridenti.
Fu lieve e simbolico.
Chris in quel momento non poteva desiderare di meglio che
una persona come Dylan per alleviargli i dolori.
Continua….
***
Buona seraaaaaaaaaaaaaaaaa!o buona notte! xD
Tornata ieri dopo un favoloso concerto dei
“Panic! At The
Disco” a Cesena! Chi è
andato di voi?*_* qualcuno li conosce? Sono super agitata, nonostante un mal di
gola assurdo (dannata aria condizionata!), e la bacchetta di Spencer finita sul
mio braccio (conseguenza livido) recuperata dopo una
lotta epica con alcuni ragazzi!
ma comunque!
Ecco a voi il capitolo, spero vi sia piaciuto, ora che le
acque sono un po’ agitate! (preparatevi che Mia
sta arrivando u.u tra qualche capitolo farà la sua inutile comparsa u.u)
Alcuni chiarimenti:
- allora, Chris e Kevin davvero andavano a cambiarsi nel
camerino delle ragazze per l’odore insopportabile in quello dei ragazzi xD
- per quanto ne so, la maggior parte dei genitori dei
ragazzi sono venuti a trovarli per la data di Los Angeles ( notizia dai vari
twitter del cast, come quelli di Lea, Chris ecc…)
- i veri nomi dei genitori di Darren sono davvero Cerina
(penso si legga “Serina”) e William. La notizia l’ho presa da
wikipidia inglese.
Capitolo settimo San Diego, 29 maggio 2011 Se era la tranquillità e il silenzio che Darren
Criss cercava non sarebbe dovuto salire sul tour bus dei Warblers. Nossignore. E dire che lui voleva solo pensare e non poteva
di certo farlo nel tour bus del cast principale! Non era saggio, con Chris che gli gironzolava
attorno, facendogli perdere la concentrazione. C’era Riker che, con insistenza, chiedeva se
qualcuno era disposto a giocare a lui e il suo frisbee. C’era stato un lungo minuto di silenzio,
prima che Curt si lanciasse a terra, scosso dalle risate e Titus gli
scompigliasse la chioma bionda per compassione. “Ma che ho detto?!”
esclamò il più piccolo, in direzione del riccio che aveva sbuffato una risata
dalla sua postazione sopra il tavolino, dove era seduto a gambe incrociate e
con I-Pod spento tra le mani. Erano appena passati due giorni, nemmeno, da
quella notte e Darren ha i ricordi così vividi e nitidi in testa che sembra di
rivedere un film. Sospira e cala sui ricci il cappuccio della felpa, accendendo
l’I-Pod, lasciando la riproduzione casuale. Per assurdo, o forse solo perché era veramente
l’unica canzone che ascoltava da giorni, Blackbird gli arrivò alle
orecchie e la voce di Chris, dolce, tanto quanto pungente per il suo animo
affranto, fu quasi un balsamo che lo rilassò. Adorava sentire Chris cantare, se fosse stato
per lui, avrebbe passato una vita intera ad ascoltare quel ragazzo dalla voce
celestiale. Rilasciò un sospiro e appoggiò il capo al vetro,
guardando le macchine che sfilavano veloci in autostrada. Era così difficile trovare una soluzione a tutto
quello? Eppure la risposta era così chiara e semplice! Avevano fatto l’amore, nel modo più
completo e unico del termine e Darren non aveva davvero mai provato la
sensazione di sentirsi connesso in tale modo con una persona. Con Chris c’era chimica, una chimica che
diventata elettricità appena si sfioravano. E se quella notte era riuscita a
fargli provare emozioni vere, aveva portato altrettanto scompiglio. Come da copione, del resto. Oramai nella sua vita c’era solo
confusione, mista alla paura di sbagliare. Una mano picchiettò sul suo ginocchio e Darren
alzò lo sguardo. “Tutto okay?” chiese Jon, piuttosto sorpreso del
silenzio dell’amico. Il riccio annuì cercando di abbozzare un sorriso.
“Non preoccuparti.” Aggiunse notando l’espressione non
propriamente convinta dell’amico. “E’ anche una delle mie canzoni
preferite.” Commentò il ragazzo. “Blackbird, non fai che
ascoltarla.” Jon accennò un sorriso. “Oh beh…” fu tutto quello che
Darren riuscì a dire prima che Jon lo lasciasse nuovamente solo. Tornò a sospirare, sembrava non sapesse fare
altro che quello e un flash delle gambe toniche di Chris strette intorno ai
suoi fianchi, lo costrinsero a chiudere gli occhi. Non aveva mai fatto sesso con un uomo. Certo d’adolescente era capitato qualche
bacio con alcuni dei suoi amici, alle feste durante i giochi stupidi. Non si era mai allarmato per la sua sessualità
perché non gli era mai importato seriamente essere Gay o etero. Certamente non sono i gusti sessuali a fare un
buono e onesto uomo e questo lo sapeva benissimo. Ma farlo, con Chris, per la prima volta, gli
aveva sbarrato le porte verso nuove sensazioni, tanto intense e uniche che
nemmeno con Mia o con Julia aveva provato. Non era certo se c’entrava la chimica del
corpo e il suo preferiva quello maschile, ma sapeva che non era mai stato così
coinvolto, nonostante avesse amato Julia moltissimo e Mia altrettanto. Forse si trattava di vero amore, forse era la
persona che il destino gli aveva affidato e lui era troppo insicuro per
accettarlo. Il tuor bus si fermò in una piccola stazione di
servizio, per permettere ai ragazzi di sgranchirsi le gambe. Darren invece, si diresse verso le cuccette,
stendendosi in quella più alta e sbirciò dalla finestra e vide tutti i ragazzi
del cast intenti a chiacchierare, c’era chi fumava e chi beveva una birra. Darren notò subito Chris, abbracciato
scherzosamente a Chord, mentre Ashley recitava una scenata di gelosia. Christopher rise, gettando il capo
all’indietro e facendo sorridere dolcemente il riccio che richiuse le
cortine. Non c’era nulla del soprano che Darren non
amava. La sua risata, i suoi occhi e quel corpo così
perfetto, liscio e tonico e così arrendevole fra le
sue braccia. Ringhiò e si picchiettò la fronte con il palmo
della mano, cercando di non pensarci. Fu Mark, a un certo punto, che lo chiamò,
entrando di gran carriera nel tour bus. “Criss! Esci fuori da lì, sei richiesto per una jam
session!”Darren mugugnò e si coprì il
viso con le braccia. “Non è serata…” borbottò,
mentre il fumo proveniente dalla sigaretta di Mark gli solleticava le
narici. Salling allargò le braccia. “Come?
Andiamo non fare l’idiota!” “Davvero, Mark, credo di non sentirmi
bene…” Il maggiore rimase in silenzio ad osservarlo,
corrugato. “Va bene, dico che sei impegnato in una conversazione
strappalacrime con Mia!” Darren scattò a sedere, tirando una testata al
tetto. “NO!” strillò. “scendo…” Mark si accigliò e fece un passo indietro.
“Okay, amico.” “Prendo la chitarra.” “Va bene, ma niente canzoni della Disney!!” Darren rise e seguì all’amico, anche se di
malavoglia. San Diego colse Darren impreparato. Faceva veramente caldo e lui voleva solo
buttarsi in una piscina o dentro una stanza climatizzata. E invece l’unico posto tranquillo
era il backstage e lui né ava approfittato per sgattaiolare dalle prove per
scolarsi una bottiglietta d’acqua ed evitare di assistere alle prove del
balletto di Single Ladies. Non poteva permettersi di rimanere e pretendere
di restare vivo. Chris, dopo quella notte, esercitava su di lui
una certa… pressione. Collocazione parti basse. Un fastidio enorme se questo non avviene al
sicuro di una stanza, ma davanti a tutti. Non ancora terminato di sbuffare quando qualcuno
picchiettò con il dito sulla sua spalla. Si scurì in volto appena si volto. “Cosa vuoi?” “Wow è la prima volta che ti parlo e già
mi merito un trattamento del genere?” Dylan sorrise, spavaldo e con il capo fece cenno
a Darren di seguirlo fuori. Quest’ultimo sospirò rumorosamente e lo
seguì. “Cos’è che vuoi da me?” ripeté
ancora, mentre osservava il ragazzo accendersi una sigaretta. “Parlare.” Rispose, scuotendo le
spalle. “vuoi?” aggiunse porgendo il pacchetto di sigarette a
Darren. “Io non fumo, rovina la voce.” “Come ti pare.” Rimasero in silenzio per minuti interi, finchè
Dylan non finì la sua sigaretta. “Vorrei che lasciassi in pace
Chris.” Parlò finalmente, puntando i suoi occhi verdi in quelli
caramellati di Darren. “Come prego?” “ Soffre e non se lo merita.”
Rispose duramente. “non so cosa tu abbia in quella testa riccioluta, ma
lui non può continuare così.” “Fammi capire bene,”
Darren incrociò le braccia al petto. “non ci siamo mai parlati e ora tu
vieni qua a farmi la predica?” Dylan gli riservò un’occhiataccia. “Esatto. Perché sembra che tu non
capisca!” “Caspico eccome! Tu vuoi che io mi faccia da parte una volta per
tutte e avere la tua esclusiva!” “Io, a differenza tua, voglio solo il suo
bene!” ringhiò il più grande. “sei solo
un’egoista! Giochi a fare il casanova, senza tener conto dei
sentimenti degli altri!” Darren sbuffò una risata e allargò le braccia. I
toni della conversazione si stavano facendo più alti e Darren aveva un insano
desiderio di spaccargli la faccia. “ma sei solo unfottuto
ragazzino che si tiene per sé i rimorsi e si mangia il fegato al solo pensiero
che qualcuno scopra qualcosa perché a quanto si dice sei etero e hai una
ragazza! Ma perché Chris dovrebbe far parte della tua vita se nemmeno vuoi
vivertelo?!” “Non sai un cazzo di me, un cazzo.”
Fu la sua risposta, prima di tornare nel backstage a passi veloci. Si passò una mano fra i ricci e imprecò,
entrando nel camerino comune, fortunatamente ancora vuoto. Si sedette su uno dei divanetti e raccolse le
ginocchia al petto. Era arrabbiato da morire. Con Dylan e soprattutto con sé stesso. Non poteva più tenersi dentro nulla era come
scoppiare. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con
Lauren o Joe eppure erano i suoi migliori amici. Era così terrorizzato per la reazione di Mia,
per quella di Chris. Era ovvio che il suo cuore avesse già scelto per
lui, ma non poteva stare al suo passo e combinare un disastro peggiore di
quello che stava scatenando in quel momento. Gemette di frustrazione e come chiamato dal
Cielo, Chris si presentò in stanza, con il sorriso sulle labbra e l’Ipad
sottobraccio. Probabilmente voleva mettersi a lavorare, prima
dell’inizio del concerto. “D-Darren?” chiamò, trasformando il
suo sorriso in un’espressone preoccupata. Il riccio mugugnò in modo incomprensibile, visto
che aveva nascosto la testa fra le braccia. “stai bene?” il
soprano si sedette accanto a lui, posandogli la mano sul braccio, per
richiamare l’attenzione. “Una meraviglia.” fu la risposta
acida di Darren. Il ragazzo ritirò la mano e il moro alzò finalmente lo sguardo
per osservarlo. “scusami…” Chris annuì e si sedette composto. “Mi
dici dov’è andato a finire il vecchio Darren?” domandò Chris,
dolcemente. “dov’è quel pazzoide che saltella in
continuazione, che canta nei momenti sempre inopportuni? E il tuo
sorriso? Amo tanto il tuo sorriso.” Confessò, con un sorriso
lievemente imbarazzato. “ora sei sempre arrabbiato e ti agiti
costantemente per nulla…” Gli occhi di Darren si riempirono di lacrime, ma
cercò con tutte le sue forze di ricacciarle indietro. “Io... mi dispiace così
tanto…” sussurrò, portandosi le mani nei capelli. “ non so
più come gestire questa cosa e mi sembra di scoppiare!” Christopher gli
afferrò la mano e intrecciò le loro dita con forza. “ e poi abbiamo fatto
l’amore e tutto si è complicato…” Darren poggio la testa sulla spalla di Chris e
si mordicchiò il labbro. “Vorrei tanto aiutarti a prendere una decisione, ma credo che sarebbe piuttosto egoista da parte
mia.” Il soprano ridacchiò, iniziando ad accarezzare la pelle del dorso
con il pollice. “Devo vederla Chris, devo capire e così
non ce la faccio….” Chris si voltò a guardarlo e Darren tornò
composto. “devo parlare e sapere che, se la guardo negli occhi,
sento ancora il cuore tremare oppure no…” gli occhi del maggiore si
scontrarono con quelli di Chris e Darren sentì il suo cuore stretto in una
morsa talmente forte da far male. “Lo capisco, davvero” lo rassicurò. “Ti amo così tanto…” sospirò e
Chris gli regalò un bellissimo sorriso emozionato. “Lo so…” “Ma non so se amo anche lei ed è così
stupido perché l’altra notte con te è stata …” la sua voce
tremò un attimo. “ la più bella di tutta una vita.” Christopher arrossì ed esalò un pesante sospiro.
La risposta è qui stupido, afferrala! Gridò una voce nella testa di Darren. Chris non rispose, ma si chinò a posare
lievemente le labbra sulle sue. Fu solo un debole contatto. Darren si leccò il labbro inferiore, alla
ricerca di quel sapore che tanto amava. “So anche questo.” Fu tutto ciò che
Chris disse. “Per quanto sia strana, merita davvero una
spiegazione.” Il soprano annuì ancora. “anche perché è
all’oscuro di tutto e io… l’ho tradita…” Chris strinse ancora di più la mano del ragazzo.
“Quando la incontrerai?” “Il mio agente mi ha chiamato ieri per
confermare un concerto a New York il quindici di giugno e… l’ho
invitata, insieme a Charlene e alcuni degli Starkid.” Chris si mordicchiò
il labbro, nervoso. “Dopo le parlerò.” Non poteva chiamarla e spiegarle tutto al
telefono. Era una cosa troppo importante per essere sminuita in quel modo. “Sarà egoista, ma non vedo l’ora che
quel giorno arrivi!” esclamò il soprano, cercando di sdrammatizzare. Darren chiuse per un attimo gli occhi e si
abbandonò a un sorriso. “Ti ricordi quando ci siamo incontrati per la
prima volta?” Chris ridacchiò. “Oh sì!
Ho tardato quanto, un’ora e mezza?” “Eri così rosso in faccia, quanto di sei
presentato al ristorante, che pensavo avessi ingoiato salsa Wasabi*!” “Mi ero perso tre volte! per scoprire poi che il ristorante era dietro alla
Paramount!” Darren rise più liberamente e giocherellò con le
dita di Chris per qualche momento. “Ryan mi stava quasi per saltare al
collo e tu, tu mister sopracciglia triangolari, ridevi di me!” Chris gli
rifilò un pizzicotto. “Ahi!” strillò “e non
offendere le mie bellissime ed esclusive sopracciglia.” Il soprano ridacchiò un: “Prometto che non
lo farà più!” e la stanza cadde nuovamente in silenzio. “Stavamo bene prima di tutto questo,
vero?” domandò Chris. “Sì, ma mentire ci avrebbe comunque
portato a questo.” Rispose Darren, con un sorriso nostalgico. “Già.” “Prometto che finirà presto.” Chris appoggiò il capo sulla sua spalla e
sospirò. “ma non è sicuro che sia felice alla fine.” “E Dylan?” “Dylan è prima di tutto un amico.”
Rispose prontamente. “Non so cosa succederà in futuro... è tutto così
buio.” Lo era davvero. Ma per il momento potevano solo tenersi per mano
e aspettare insieme. “Qualsiasi cosa succederà, ti amerò
sempre, sappilo.” Continua….
*** Oh santo cielo che faticaccia! Non avete idea
che parto è stato! Ma ora è finito il capitolo e sono quasi (e quando mai lo
sono pienamente? :D) soddisfatta!! * okay, lo ammetto è stato un chiaro riferimento
alla sessissima ff CrissColfer “Wasabi” andiamo chi non l’ha
letta? :D Okay, d’ora in poi è probabile che salterò
alcune date, giusto per arrivare finalmente al dunque e non stancarvi troppo! Ci saranno alcune sorprese per Dylan e ruuuullò
di tamburiiiii arriva Jonathan Groff!! Beh, non nel
prossimo capitolo, ma… giusto per tenervi pronti! Grazie infinte per chi ha recensito il capitolo
(uhm… dove sono finiti gli altri? sniff…) E i nuovi angioletti che hanno iniziato a
recensire da poco!!
PRIMA CHE MI
SCORDI!!!! Se vi va e se vi piacciono le ff AU qui c’è
una Long Klaine scritta a quattro mani! Rispettivamente da me e da ChemicalLady
(l’autrice dei Pips) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=796227&i=1
fateci sapere che ne pensate!!! Vi amo! E ricordate… CHE IL CRISSCOLFER SIA CON
VOI u.u portate questo messaggio nel mondo, fedeli! Grè <3
Metà del cast, per
raggiungere una delle tappe del tour, fu stipata su un
jet privato, cosa che rese i ragazzi felici e coccolati.
All’interno
c’erano tutti i confort possibili e Darren si sentiva con un bambino.
Non aveva mai volato su un Jet privato!
Chris gli diede una piccola spintarella
per farlo salire più velocemente mentre questi si guardava in torno affascinato.
Già dalla sera prima il loro
rapporto era diventato molto più morbido e avevano lasciato le ansie e le
attese da parte.
Non potevano continuare in
quel modo e perdersi gran parte di quella meraviglia che era il tuor per le
loro bazze amorose e già dopo la loro ultima chiacchierata tutto si era, più o
meno, affievolito.
Chris doveva solo attendere
l’incontro con Mia.
Lea lanciò un urletto
estasiato alla visione di quelle comode poltrone che l’avrebbero
sicuramente portata a un sonno felice.
Per quando avrebbe potuto
dormire visto che Darren e Cory parevano talmente agitati da essere in grado di
fare casino come se fossero un gruppo di cento persone.
Si sistemarono un po’
alla rinfusa e Chris si accaparrò subito il posto vicino al finestrino e Ashley
gli fece compagnia, finchè a loro non si unirono anche Lea e Naya.
Chiacchierano di tutto e di
niente e di come Christopher si fosse invaghito del ballerino presente nel nuovo
video di Lady Gaga.
Darren aveva già iniziato a
spargere allegria, saltellando avanti e indietro e imbarcandosi in una sorta di
lotta sumo con Harry. Anche Dianna non era perfettamente calma, e ridacchiava
con Cory sul qualcosa d’inutile.
Solo a metà del viaggio,
Darren si avvicinò a Chris e con uno sguardo chiese gentilmente ad Ashley di
cedergli il posto.
La ragazza, che era a
conoscenza della situazione, non se lo fece ripetere due volte e lasciò la
poltrona libera unendosi agli altri ragazzi che per qualche strano motivo
avevano iniziato a giocare a Tabù.
Chris sonnecchiava, forse un
po’ annoiato, con la musica nelle orecchie e i disegni, in cui si era
dilettato qualche ora prima, sul tavolino di fronte a lui.
Darren sorrise intenerito e
posò una mano sul suo ginocchio per avvertirlo della sua presenza.
“Ehi…”
disse il soprano, sorridendo leggermente. “che c’è?” domandò
dolcemente.
Darren scosse le spalle e
ricambiò il sorriso. “Nulla.”
“Avete finito di
fotografarvi mentre mangiate frutta?” ridacchiò l’amico.
“Sì è stato piuttosto
divertente, sei tu l’associale che sta qui!” borbottò il riccio.
“Non ho dormito molto
questa notte…”
“Come mai?”
“Qualche
incubo…” si limitò a rispondere.
Sapeva che era normale e
quindi Darren non fece altre domande.
“Allora hai detto che
verrà qualche Starkid ad una o due date?” il maggiore annuì
energicamente, illuminandosi tutto.
Chris sapeva quanto i suoi
migliori amici erano importanti per Darren e si limitò ad essere felice per
lui.
“Non vedo l’ora
di farteli conoscere!” esclamò. “e loro non vedono l’ora di
conoscere te!”
Chris lasciò che
l’amico parlasse dei suoi amici per minuti interi, ascoltandolo con un
leggero sorriso sulle labbra.
Quando un silenzio irreale
ricoprì l’intero aereo, i due ragazzi si accorsero che i loro compagni si
erano abbandonati alle braccia di Morfeo, anche se da qualche parte Dianna
veniva filmata scherzosamente mentre cercava una posizione comoda per
addormentarsi.
Darren si guardò intorno con
circospezione, prima di tornare a sedere e farsi più vicino a Chris che lo
osservò incuriosito.
“Che succede?”
chiese in un sussurro.
Darren gli intimò di fare
silenzio, posandosi un dito sulle labbra, prima di avvicinarsi ancora di più al
ragazzo, che aveva sollevato un sopracciglio con fare sarcastico. Le loro
bocche si incontrarono con lentezza e non riuscirono nemmeno a chiedere gli
occhi che si fusero insieme, terra e oceano, caramello e azzurro quanto il
cielo.
Chris sospirò sulle labbra di
Darren e quest’ultimo si fece più intraprendente, posando delicatamente
una mano sul collo scoperto, accarezzando con i polpastrelli quella lunga
cicatrice lievemente in rilevo che Chris aveva alla base.
Chiusero le palpebre solo
quando Darren lambì il labbro inferiore del ragazzo con la lingua, chiedendo il
permesso di entrare.
Era sempre un’emozione
grande baciarlo e perdersi fra quelle labbra dolci e quei sospiri appena
accennati.
Si allontanarono solo quando
qualcuno dei loro compagni fece cadere a terra un bicchiere ed entrambi
tornarono composti, rossi in viso e con il cuore palpitante. Si Guardarono Per
una brevissima frazione di secondo, prima di scoppiare a ridere.
Misero piede a Indianapolis
solo nel tardo pomeriggio e raggiunsero il posto del concerto solo per una
veloce riunione, indetta da Brad.
Kevin si allontanò subito
dopo la fine per cercare Dylan.
Quando lo trovò, solo
mezz’ora dopo, era insieme a Chris, mentre fumava una sigaretta.
“Ti ho trovato
finalmente!” esclamò, correndogli incontro. Dylan gli rivolse uno sguardo
interrogativo. “non ho interrotto nulla, vero?” aggiunse.
Christopher e Dylan non
avevano mandato avanti la loro relazione di sesso da quel giorno a Los Angeles
.
Non erano servite parole o grandi
discorsi.
Andava bene così, essere
amici andava più che bene, nonostante Dylan desiderasse ancora ardentemente il
corpo di Christopher costantemente rinchiuso dentro jeans
attillati.
Non avevano perso il vizio
però, di salutarsi con un leggero bacio sulle labbra.
“Nulla
tranquillo.” Rispose Dylan, buttando a terra il mozzicone e pestandolo
con la punta del piede. “dovevi dirmi qualcosa?”
Kevin si mordicchiò il
labbro, aggiustandosi gli occhiali sul naso. “ Ho… ho ricevuto una
chiamata questa mattina.” Iniziò.
Chris fissò i due amici con
interesse.
“E…?” il
ragazzo dagli occhi verdi incoraggiò Kevin che deglutì.
Tutto quello che Chris sapeva
della loro amicizia era che si conoscevano da anni, ancora prima
dell’inizio di Glee e che Kevin era il cugino di uno dei componenti
dell’ex band di Dylan.
“Era
Nicholas…” sussurrò, abbassando il capo.
La reazione di Dylan fu
piuttosto violenta, fece scontrare il pugno chiuso contro il muro al suo
fianco, ringhiando. “ha… sì insomma, ha chiesto se gli procuravo un
pass perché, beh, ha preso il biglietto del concerto e…”
“Gli hai detto che
lavoro qua?” chiese Dylan.
“No, credo sia stata
mia madre a riferirlo a Nicholas.”
“Che fottuto pezzo di
merda…” sussurrò il più grande facendo sussultare Chris.
“Che sta succedendo?”
domandò il soprano, sempre più stranito.
“E’
mio cugino Dy. Non
posso dirgli di no, tu lo capisci?” disse Kevin, mentre Chris veniva
ignorato.
“Lo so… non ti
sto incolpando.” Dylan si accese un’altra sigaretta, aspirando con
voracità.
“Okay, ora…
vado.” Kevin salutò Chris e diede una pacca sulle spalle all’amico.
Appena furono soli, il
soprano si avvicinò a Dylan, accarezzandogli il braccio. “Che succede?”
Aveva capito che, il cugino di
Kevin, quel Nicholas, sarebbe venuto al concerto di quella sera e Dylan non era
molto… contento della cosa.
“Nicholas è stato il
mio ultimo chitarrista, prima che la band si sciogliesse.” Iniziò a
raccontare, sedendosi a terra.
Chris lo raggiunse e Dylan
gli permise di intrecciare le loro dita per cercare il coraggio necessario per
parlare. “è così che ho conosciuto Kevin.”
“Lui… siamo stati
insieme cinque anni.” Sussurrò.
“Non devi raccontarmelo
se non te la senti.” Mormorò Chris.
“Ti meriti una spiegazione,
no? Voglio che tu sappia perché sono finito qui.”
Il soprano annuì e rimase in
silenzio ad ascoltarlo. “lui… ha iniziato a drogarsi dopo due anni
di relazione. Ha iniziato con lo Xanax poi è arrivato all’ecstasy.” Dylan fece un lungo sospiro. “ogni giorno, non
faceva che mandare giù pastiglie su pastiglie.”
Chris vide come gli occhi di
Dylan si riempivano di lacrime e il suo cuore si strinse in una morsa.
“tutte le volte che salivamo su un palco lui era così fottutamente fatto
che…” era così doloroso tirare fuori nuovamente quella storia, ma
in un certo senso si sentiva quasi sollevato a ogni parola che buttava fuori.
“capii quanto era perso solo quando tornò a casa una notte e… mi
disse che si era fatto di eroina con degli amici dopo una festa, non dissi
nulla però, lo amavo talmente tanto che… ero così assuefatto dal nostro
amore da non capire nulla e quando mi chiese di provare, quando lo sorpresi alle prese con un laccio emostatico che non
riusciva a legarsi al braccio perché… cazzo era senza forze, gli dissi di
sì che l’avrei fatto se lo rendeva felice.”
Chris trattenne il respiro e
serrò più forte la mano di Dylan. “mi drogai per i tre anni successivi.
Eravamo diventati dei relitti, senza forza, senza speranza. Avevamo deciso di
morirci insieme in quel monolocale che chiamavamo casa. Eravamo noi,
accompagnati da qualche siringa e tutta la droga che eravamo riusciti a
comprare ed era così poca che a volte credevo d’impazzire.”
Dylan iniziò a tremare, la
sigaretta consumata ancora fra le dita.
“Cosa…cosa
successe dopo?”
“Non mi ricordo quando
capii di sbagliare, forse quando entrai in overdose… erano così confusi
quei giorni.” Buttò la sigaretta spenta e continuò. “i
miei genitori mi riaccolsero a casa e mi portarono in una clinica di
riabilitazione. Rimasi in terapia due anni. Sono uscito sei mesi fa dopo
essere stato dichiarato pulito al cento per cento.”
Solo in quel momento si girò verso Chris e accennò un debole sorriso. “è
troppo tempo che non lo vedo e non voglio ricascarci Chris, non voglio.” Il
soprano si fece più vicino e lo abbracciò stretto a sé, cercando di infondergli
tutto il coraggio possibile.
“Non succederà, sei una
delle persone più forti che conosca.” Gli sussurrò baciandogli piano una
tempia.
Se c’era una cosa che
poteva fare Christopher, era stargli vicino.
Il concerto arrivò e terminò
troppo in fretta e prima ancora di accorgersene Darren fu costretto a mollare
il palco.
Chris gli fu affianco appena
furono dentro il backstage e gli diede scherzosamente una spinta con la spalla,
facendolo ridacchiare. Si spintonarono per un po’ finchè Chris fu
distratto da Kevin che si dissociava da gruppo per correre verso
l’uscita.
Probabilmente era pronto ad
accogliere il tanto denominato cugino.
Non aveva voglia
d’impicciarsi, ma quel pomeriggio Dylan gli aveva chiesto, quasi
supplicando, di stargli vicino dopo il concerto.
Per quel motivo corse in
camerino, liquidando le domande di Darren con un “Ci vediamo dopo.”
Si fece una doccia veloce e
si vestì alla rinfusa e appena uscì, trovò l’amico ad aspettarlo.
Chris lo guardò e inarcò il
sopracciglio. “ti sei cambiato.” Disse, posandosi le mani sui
fianchi. “e ti sei fatto la doccia.”
“Esattamente, non so se
lo sai ma è una pratica comune negli esseri umani!” rispose Dylan, un
po’ irritato. Chris si avvicinò ancora di più annusando il colletto
della camicia del maggiore.
“Ti sei messo anche il
profumo!” lo accusò. “Dylan tu vuoi fare colpo.”
“Cosa?!
Vuoi scherzare spero?!” strillò, incrociando le
braccia al petto. “dopo tutto quello che ho passato…”
aggiunse borbottando.
Chris sospirò e gli lanciò
un’ultima occhiata saputella, prima di avvicinarsi e abbracciarlo. Volle
infondergli tutto il coraggio che aveva e Dylan affondò una mano nei capelli
morbidi e un po’ umidi di Chris circondando con un braccio la sua vita e
attirarlo a sé con forza.
“Grazie.”mormorò al suo orecchio.
“Per cosa?”
Dylan scosse le spalle.
“Di solito la gente fugge quando racconto queste cose di me.”
“Io non sono la
gente.” Ribattè Chris, senza essere cattivo. “non ti abbandono perché in passato hai fatto degli errori.
Tutti li fanno.” Aggiunse candidamente e Dylan non ce la fece a non
baciare dolcemente quelle labbra lucide e un po’ screpolate. Fu un
leggero contatto non approfondito ed era carico d’affetto.
“Dov’eri qualche
anno fa? Se ti avessi incontrato prima sarebbe stato tutto diverso.”
“Probabilmente a
guardare fuori dalla finestra in attesa che arrivasse un gufo con la mia
lettera da Hogwarts!” scherzò interrompendo l’abbraccio.
Dylan rise e circondò le spalle
di Chris con un braccio e iniziarono a camminare verso l’uscita.
Nicholas Mchale, cugino di
primo grado di Kevin Mchale, corrispondeva alla descrizione perfetta di un
angelo e Chris si chiese distrattamente se quelli che aveva in testa era
seriamente dei boccoli color dell’oro o solo il merito di una parrucca
strepitosa.
Per il resto Chris, dovette
fare caso a una cosa in particolare.
Erano molto simili.
Stesso taglio degli occhi,
nonostante Nicholas li avesse di un intenso color cioccolato, e la stessa
corporatura.
Cercò di sorvolare sui quei
particolari e di concentrarsi sulla reazione di Dylan.
Quest’ultimo si era
irrigidito, stringendo i pugni abbandonati lungo i fianchi.
“Dylan.” Esalò
Nicholas, con un sorriso carico di dolcezza che Dylan spazzò via con
un’occhiataccia sprezzante.
“Che cosa ci fai
qui?”
Chris e Kevin si scambiarono
un’occhiata preoccupata, mentre Nicholas non si lasciava intimorire e
rispose con lo stesso tono dolce.
“Era un po’ che
non vedevo Kevin e così, ho pensato di prendere due piccioni con una
fava!” si girò verso il cugino regalandogli un sorriso. “un
bellissimo concerto, complimenti.”
Poi, per la prima volta gli
occhi di Nicholas furono su Chris e lo scrutarono per bene. “tu devi
essere Kurt!” scherzò, porgendogli la mano.
“Sono
Christopher.” Si presentò cauto, stringendogli energicamente la mano.
“Ecco il nome vero
allora” esclamò, senza smettere di sorridere. “Nicholas.”
“Piantala con i
convenevoli e con questa finta faccia da bravo ragazzo, cosa vuoi?”
intimò Dylan, che aveva messo le braccia conserte.
“Ragazzi, per favore
non siamo qui per litigare!” s’intromise Kevin, regalando
un’occhiata di rimprovero a Dylan.
Nicholas si scostò dal viso
un ciuffo di capelli ribelle. “Credo che io e Dy abbiamo un sacco di cose
da dirci e che questo non sia il luogo adatto per farlo.”
Chris allungò una mano per
posarla sul braccio di Dylan che si voltò per regalargli un piccolo sorriso
forzato.
“Ha ragione, torna
dentro.” Disse il fonico, allungando una mano per accarezzargli leggermente
una guancia. “anche tu Kevin.” Il ragazzo annuì e dopo aver
salutato il cugino aspettò Chris sulla porta.
“Di qualunque cosa tu
abbia bisogno…”
“…Lo so, ora
va.” Gli baciò velocemente il capo e Chris sospirò, per nulla convinto.
“Sì va, è in buone
mani.” Commentò Nicholas.
“Oh
grazie! ora
si che sono rilassato.” Sbottò il soprano, sarcastico. Dylan gli diede
una debole pacca sulla spalla, ma il sorriso non metteva in dubbio il fatto che
fosse divertito.
Chris andò via un paio di
minuti dopo, trascinato via da Kevin.
“Starà bene?”
domandò all’amico.
“ Vedrai che se la
caverà.” Lo rassicurò. “è dura per lui, Nicholas è uscito dal giro
da poco e sono sicuro che Dy abbia paura di ritornarci.”
“E’ ancora
innamorato di lui.” costatò Christopher e Kevin annuì mestamente.
“Ora volo a farmi una
doccia e poi via al pub!” il ragazzo diede una forte pacca di saluto a
Chris prima di sfrecciare lungo il corridoio e sparire dietro a una porta.
Rimasto solo Christopher sospirò e affondò le mani in
tasca, tornando al camerino per prendere la sua tracolla e tornare in albergo
per una sana dormita.
Non aveva certo voglia di andare a fare baldoria e poi
voleva essere disponibile nel caso Dylan avesse bisogno di lui.
Si chiuse la porta alle spalle e notò Darren spaparanzato sul divano più grande, un
braccio che penzolava sul pavimento e la bocca leggermente aperta da dove
proveniva un russare leggero.
Chris sorrise dolcemente a quella buffa visone di un
Darren completamente stanco morto.
Nonostante fosse la persona con la più vasta riserva
d’energia che Chris avesse mai incontrato, quella sera a quanto pare non
ce l’aveva fatta ed era crollato ancor prima di metter piede in hotel.
Il soprano si avvicinò a lui lentamente,
inginocchiandosi poi al suo fianco e spostargli delicatamente i riccioli umidi
e finalmente privi di gel. Avvicinò il viso con cautela e meravigliandosi di
quanto lunghe e folte fossero le sue ciglia.
“Darren?” chiamò, soffiando il suo nome
direttamente nel suo orecchio. Il maggiore si scosse infastidito e aprì gli occhi.
“Cosa? Non sto dormendo mi sono solo
appisolato!” farfugliò tirando su a sedere. Chris rise e scosse il
capo. “ Che ne dici di una maratona di Star Wars in camera mia?”
propose, ricordandosi di aver portato dietro ogni sarta di DVD da casa.
Darren si grattò la testa e annuì.
“Sole se mi prometti che non ci sarà più una
discussione sull’importanza di Chewbacca nella saga!”
Chris sollevò le mani e promise solennemente.
Era tanto, forse troppo che non si prendevano la libertà
di essere amici come una volta, invece di stare attaccati hai loro problemi.
“Giuro che starò zitto!” esclamò. “
e potrei anche offrirti del succo di mele!”
“Così mi tenti Colfer!” Darren lo afferrò
sotto braccio, alla volta dell’hotel.
Prima di rinchiudersi nell’auto Chris diede
un’ultima occhiata allo stabile, sparando di scorgere Dylan.
Almeno era sicuro che, con Darren, non si sarebbe
mangiato il fegato dalla preoccupazione, impegnato com’era a godersi
della sua presenza.
Continua….
****
Hola Peopleeeeeeeeee!
Capitoletto un po’ di passaggio per la nostra
CrissColfer, ma mi serviva per spiegare la situazione di Dylan! E nel prossimo
saprete cosa si sono detti lui e Nicholas! A proposito di questa new entry! È
un personaggio di mia invenzione, ovviamente, ma mi piaceva pensare che fosse
il cugino di Kevin!!
Precisazione: la scena iniziale, quella del Jet, come voi sapete, è accaduta seriamente e dopo un
giro di Twitt e di foto sono riuscita a mettere
insieme le persone che sono andate con Darren e Chris quel giorno!
Altra precisazione, ma per il prossimo capitolo!
Probabilmente (Anzi sicuro) il capitolo non sarà incentrato su Indianapolis
come dovrebbe essere, visto che è quella la tappa del 2 giugno, ma andrò
direttamente alla data di Chicago! (3 giugno)
Era giusto per informarvi e non pensare poi a mio
errore =)
PUBBLICITA’
TIME! Okay ricordo a tutte queste
belle persone che è in corso una Klaine AU, scritta da me e da Jessika
(ChemicalLady) e ci piacerebbe sapere che ne pensate!!http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=796227&i=1
(postato il capitolo uno parte prima!)
Okay, lo sapete che vi amo?
Grazie, davvero per le recensioni che mi lasciate, mi
fanno immensamente felice e c’è bisogno di tanta felicità qui :3
Continuate a farmi sapere cosa ne pensate, per me è
molto importante!!!
Christopher non riusciva a contattarlo da due giorni e
neanche Edward, il capo fonico, non era riuscito a dargli una spiegazione
plausibile. Solo che si era preso due giorni per problemi famigliari da
risolvere.
Aveva sbuffato e imprecato per ore, rigirandosi il
cellulare in mano ma senza la benché minima chiamata.
Darren lo fissava preoccupato dall’altro lato
della stanza, nascosto dietro al suo pc portatile.
“Qualcosa non va?” chiese e quando non
ricevette risposta, spostò il computer si tavolo e si sedette vicino a lui sul
divano. “ehi? Si può sapere che hai?!”
Chris si girò a guardarlo, come se si fosse accorto
solo in quel momento della sua presenza.
“Dylan non risponde.”
Darren si morse il labbro, “perché è così
importante che lo faccia?” chiese cercando di tenere a freno la lingua.
“Te l’ho detto no? Ha rincontrato questo
Nicholas e ho paura che faccia stronzate.”
Chris sospirò e Darren gli tolse, con un sorriso
comprensivo, il cellulare dalle mani, posando sul tavolino davanti al divano.
“Sono sicuro che, grande e grosso com’è,
se la caverà benissimo da solo.” Cercò di calmarlo.
Chris però scosse la testa e si mangiucchiò
l’unghia del pollice, come faceva sempre quando era nervoso.
“E’ così vulnerabile quando si parla di lui…e lo so perché,
beh ha pianto fra le mie braccia!”
Darren si fissò i piedi e non riuscì più a trattenere
le parole. “Vi vedete ancora…?” Chiese, senza guardarlo negli
occhi. “in quel senso, dico.”
Il soprano fece un timido sorriso e poggiò la mano su
quella del ragazzo, delicatamente. “Dopo quello
che è successo tra noi? Non ho avuto il coraggio.” Fu la sua risposta e
Darren si sentì onorato e felice e con uno slancio piuttosto euforico si
catapultò sulle labbra del ragazzo, rischiando di soffocarlo e di cadere da
divano per la forza con cui gli era piombato addosso.
Chris si staccò dalle sue labbra a fatica, ridendo
divertito. “Che ti prende?!” chiese,
circondandogli il collo con le braccia. Darren scrollò le spalle e non smise di
sorridere. Con le mani, salite ad afferrargli il viso, accarezzò con gentilezza
la pelle lievemente rosata delle guance di Chris e gli posò un lieve bacio
sulle labbra, prima di tornare a sorridere.
A volte sentiva che non era giusto stare in quel modo
con Chris, con Mia dall’altra parte che attendeva pazientemente, ma
proprio non ce la faceva.
Tornò sulla bocca di Chris, questa volta baciandola
con più dolcezza, aspettando il permesso del ragazzo per approfondire il
contatto.
Non ci volle molto perché le loro lingue iniziassero a
toccarsi e torcersi fra loro.
“Asp-Aspetta…” ansimò il più
giovane, mentre Darren si per spostato dalle sue labbra per baciargli il lobo
dell’orecchio. “non è una buona idea questa!” continuò,
mentre dalla bocca di Darren uscirono solo brontolii sommessi. “può
entrare chiunque!”
Ed effettivamente non era un buon luogo quello per
scambiarsi bollenti effusioni, visto che erano nel camerino comune e qualcuno
poteva entrare e beccarli in atteggiamenti non propriamente consoni alle loro
situazioni private.
“Sono tutti in giro a vedere non so quale
partita di Baseball, ma se ti fa sentire più sicuro chiudo la porta a
chiave!” il riccio si alzò in piedi e saltellò fino alla porta girano tre
volte la chiave nella toppa.
Non gli importava degli altri, non in quel momento.
Ritornò da Chris, che lo fissava con la sua classica
espressione sarcastica che Darren amava da impazzire.
Si sdraiò sul divano, facendo in modo che Chris,
costretto a stendersi, aderisse, con il petto, perfettamente alla sua schiena.
Afferrò una delle sue mani e intrecciò le dita alle
sue, osservando quanto fosse bello quel contrasto di pelle.
Posò un lieve bacio sul dorso della mano del soprano e
se la portò al petto, sorridendo felice.
“A volte sembri un bambino…”
ridacchiò Chris, direttamente al suo orecchio, facendolo rabbrividire di
piacere. “ma preferisco questo al tuo essere insopportabilmente irritante
quando sei incazzato.” Aggiunse.
“Ah, grazie!”
“Beh non che tu non sia irritante anche quando
diventi un folletto saltellante… ahia!” strillò il soprano quando
Darren gli pizzicò la pelle del braccio.
“Questo è per avermi dato del folletto!”
precisò offeso girando leggermente il busto per poterlo fissare in viso,
facendo ridere Christopher di gusto, che si sporse quel poco per appoggiare
delicatamente le labbra su quelle imbronciate di Darren.
Quando tentò di staccare, la mano che teneva stretta
la sua si posò dietro il suo collo, accarezzando i capelli alla base e
trattenendolo per approfondire il bacio che divenne più ardito nel giro di
pochi secondi.
Chris sentiva la lingua del riccio allacciarsi
morbidamente alla sua con tocchi esperti che gli procuravano lunghi brividi
lungo la spina dorsale.
La mano che prima gli cingeva dolcemente il collo, scese per percorrere un percorso immaginario fatto di curve
e disegni.
Darren decise che non poteva rimanere in quella
posizione o non avrebbe potuto agire come voleva, così si girò sul fianco,
ritrovandosi a pochi centimetri dal viso arrossato di Chris. Fu
quest’ultimo a ricoprire la distanza che li separava e lo coinvolse in un
altro bacio inteso, mentre le mani del riccio continuarono a vagare, maliziose.
Poi un paio di dita si fermarono ad accarezzare la
pelle accidentalmente scoperta del fianco e seguirono il contorno
dell’elastico dei boxer che si intravedevano appena dai jeans, fino a
fermarsi sulla fibbia della cintura. Chris sospirò nel bacio e Darren sorrise
soddisfatto.
Presto lasciò perdere le labbra del soprano per
mordicchiare il mento e la sua mandibola così dannatamente sensuale. Afferrò
poi il lobo dell’orecchio destro fra i denti e ci giocò per un po’,
sentendo il respiro di Chris sempre più accelerato e le mani che gli
stringevano i bicipiti facevano quasi male.
Sentì sospirare il suo nome e la voce di Chris, così
stranamente bassa e roca, lo fece infiammare, mentre mordeva la carne
leggermente appuntita dell’orecchio.
“Sembri una creatura magica…”
sospirò estasiato, facendo ridacchiare il soprano per il commento inopportuno.
“ninfa dei boschi…” aggiunse, quasi soggiogato dalla luce che
era impressa negli occhi di Chris quando sorrideva.
Quest’ultimo rise, gettando il capo
all’indietro e dando così l’opportunità a Darren di posare un umido
bacio sul pomo d’Adamo.
“Non dovremmo spingerci oltre…”
borbottò il più piccolo quando sentì la mano di Darren farsi strada sotto la
sua maglia. Accarezzò con lentezza la pelle morbida e
percorse con il palmo la leggera sporgenza delle costole, fino ad
arrivare al capezzolo e stringerlo leggermente fra l’indice e il pollice.
Chris sussultò e si morse il labbro, mentre, come se
fosse fatto di burro, veniva manovrato da Darren che lo stese sul divano
completamente, sfilandogli prima la maglietta per gettarla da qualche parte
dietro di sé.
Il riccio si ritrovò cavalcioni sul bacino del minore,
sentendo la lieve pressione della sua erezione contro le natiche.
Era una nuova sensazione, ma così esaltante che ondeggiò con decisione il bacino verso il basso, rubando a
Chris un gemito di sorpresa.
Lo guardò intensamente anche quando si tolse
velocemente la felpa blu con la scritta Dalton e la maglietta grigia
sottostante, rimando a petto nudo, poi tornò a posare le mani sul corpo liscio
e scosso di Chris.
Poggiò i palmi sullo stomaco, salendo in una lunga e
dolce carezza verso il petto arrossato e infine percorrere con i polpastrelli le vene visibili del collo.
Si guardarono per un lungo momento negli occhi e senza
nemmeno averlo premeditato s’incontrarono a metà strada, Chris
sollevandosi sui gomiti, tornando a baciarsi più affamati e vogliosi di prima.
Il soprano iniziò, istintivamente, a muovere il bacino
verso l’alto e Darren si posizionò in modo che le loro erezioni si
scontrarono, attraverso i fastidiosi tessuti dei jeans. Gemettero uno nella
bocca dell’altro e con un movimento veloce Chris si sollevo a sedere,
liberando Darren da quella costrizione il più presto possibile.
Voleva sentirlo sulla pelle, voleva fondersi con la
carne e il profumo di Darren e voleva ricordarlo per sempre.
Quella volta la consapevolezza brillava nei loro occhi
e non come era accaduto settimane prima, quando erano ubriachi e disinibiti.
Anche se ricordavano ogni singolo momento di quella
notte.
Il maggiore si alzò dal bacino di Chris, mettendosi in
piedi per sfilarsi al meglio il jeans. Stessa cosa fece l’amante e quando
furono uno davanti all’altro, con solo la
biancheria a nascondere poco e niente, i loro corpi si unirono in un stretto
abbraccio.
Chris strinse fra le dita i riccioli di Darren, mentre
riprendeva a baciarlo con trasporto.
Darren condusse il ragazzo nuovamente sul divano,
stendendosi uno di fianco all’altro, con i corpi uniti in intreccio di
braccia e gambe.
Darren accarezzò la schiena di Chris con la punta
delle dita, fino ad arrivare alle perfette rotondità del sedere che strinse
possessivamente, gemendo di soddisfazione.
Il soprano avvampò, ma non fermò la sua di mano,
diretta verso il basso ventre.
Scavalcò direttamente l’ostacolo dei boxer e
afferrò con decisione l’erezione bollente di Darren che mugugnò frasi
sconnesse mentre iniziava a masturbarlo piano.
Fu così che anche la biancheria intima andò a fare
compagnia a tutti i vestiti sparsi a terra.
Chris sospirò e tornò a baciare la bocca di Darren,
interrompendosi ogni tanto per gemere forte per una frizione particolarmente
piacevole.
“Chris…” soffiò Darren, appoggiando
la fronte sulla sua per guardarlo negli occhi.
Gli occhi di Darren erano un bellissimo e intenso
miscuglio di nocciola e miele, contornati da una decisa tonalità di un marrone
scuro, quasi nero. “voglio che sia tu a farlo…” sussurrò
deciso, mentre Christopher sbattè le palpebre, sorpreso.
Non provò nemmeno a replicare, ma lanciò una silenziosa
domanda attraverso gli occhi celesti.
Il maggiore si limitò a sporgersi e posargli un dolce
bacio sulla bocca.
Chris sospirò nel bacio e gli lasciò una tenera
carezza tra i capelli, prima allungarsi oltre il divano e tirare a se il suo
zaino.
Darren sbuffò una risata quando il soprano prese a
rovistare freneticamente, borbottando maledizioni.
Quando riuscì a trovare quello che cercava, lanciò un
urletto di giubilo e Darren potò notare, strette nella mano del ragazzo, una
bottiglietta di plastica e la carta di un preservativo.
“Te li porti dietro?” domandò, sollevando
un sopracciglio. “pervertito?” Chris s’imbronciò e gli diede
un piccolo schiaffo sul braccio.
“Chewbacca non approva, ma devo farlo per la mia
sanità mentale.” Rispose, richiudendo il suo amato zaino. “le
ragazze sbirciano sempre nella mia valigia quando non ci sono.”
“Perché dovrebbero farlo?”
Chris per tutta risposta scosse le spalle e appoggiò
bottiglietta e preservativo a terra, tornando a rivolgersi a Darren con un
timido sorriso. Il maggiore gli accarezzò una guancia, che bruciava
d’imbarazzo e sorrise dolcemente.
Voleva Chris più di ogni altra cosa.
Voleva sentirlo, dentro, nell’anima e stordirlo
con tutto l’amore che in grado di fargli percepire.
Unirono le loro labbra in un nuovo bacio appassionato
e Darren si sistemò in modo da avere il corpo tonico di Christopher schiacciato
sopra al suo.
Era così bello stare in quel modo e sentire quanto
intossicante e buono fosse il profumo di Chris, quanto fosse bello sentirlo
tremare d’eccitazione e paura.
“Non voglio farti del male…”
mormorò, una volta finito il bacio.
“Non me ne farai.”
Si fidava di lui.
Christopher si inginocchiò fra le sue gambe e prese un
bel respiro, prima di far scorrere le mani su tutto il corpo di Darren,
soffermandosi sui capezzoli e successivamente sull’erezione.
“Girati…” ordinò piano, accarezzandogli gentilmente la gamba
piegata.
Darren deglutì e fece quanto richiesto, aggrappandosi
poi al cuscino. Girò la testa quanto potè e arrossì quando vide Chris intento
ad osservarlo intensamente mentre si mordeva il labbro inferiore.
Si sistemò meglio e, posando le mani ai lati della
testa del maggiore, scese verso la sua schiena in modo che strusciasse con il
suo petto ogni volta che si muoveva.
Baciò il collo e si dedicò alle spalle, fece scorrere
la punta della lingua al centro della schiena, raccogliendo alcune gocce di
sudore.
Darren s’inarcò spalancando la bocca. Non sapeva
se erano le labbra di Chris a eccitarlo tanto o la continua frizione della sua
erezione fra le natiche.
Il soprano vezzeggiò la pelle di Darren per minuti
interi, lasciando alcuni segni rossi dove la pressione delle labbra era più
forte.
Quando sentì il corpo di Darren rilassarsi alle sue
carezze e hai suoi baci, si allungò per afferrare la bottiglietta.
Lasciò una lunga carezza sulla schiena del ragazzo
appena lo sentì tremare un poco, fino a scendere sulle natiche.
“Dimmi quando sei pronto…” gli
sussurrò all’orecchio. Darren strinse il cuscino e annuì torcendo
nuovamente il collo per poter osservare Chris.
Il soprano gli lasciò un umido bacio sulla natica sinistra e sorrise, incoraggiante.
Non è che aveva molta esperienza.
Jonathan gli aveva insegnato un po’ di cose e
con Dylan le aveva approfondite, ma con i suoi partner occasionali era andato
fino in fondo e quindi non poteva considerarsi un grande esperto di sesso.
Cercò comunque di essere gentile e soprattutto
tranquillizzarsi.
Aveva il cuore che ticchettava come una bomba ad
orologeria e la vista un po’ annebbiata dall’eccitazione.
Lanciò un’ultima occhiata a Darren che lo
osservava con la bocca socchiusa e lucida e gli occhi brillanti
d’aspettativa.
Afferrò il lubrificante e se ne
verso un po’ sulle dita, deglutendo. Lo accarezzò piano un paio di volte,
prima di penetrarlo.
Darren trattenne il respiro e strinse gli occhi.
Chris, tornò a baciargli il collo, la guancia e le spalle, cercando di
tranquillizzarlo e farlo abituare.
“V-vai…” borbottò, mentre la più
strana delle sensazioni si faceva largo dentro di lui.
Era fastidioso certo, soprattutto quando le dita
diventarono due, ma quella sensazione d’eccitazione non l’aveva
abbandonato e si ritrovò a gemere senza contegno quando Chris sfiorò la sua
prostata.
Quest’ultimo lo prese con un
incoraggiamento e aumentò il ritmo, mentre dalle labbra di Darren uscivano
gemiti strozzati.
“Chris…” disse, poggiando la testa
sul cuscino e mordendo la fodera. Il minore lo afferrò per i fianchi
sollevandoli un poco per avere una migliore angolazione. Prese un grosso
respiro e incontrò gli occhi di Darren, tornati a fissarlo.
Si scambiarono un sorriso e il soprano si allungò
nuovamente per afferrare il preservativo.
Lo scartò con mani incerte, senza gesti eclatanti e
sentì Darren mugugnare mentre lo guardava srotolarlo sulla sua eccitazione.
Successivamente Chris si concentrò su Darren, entrando in lui lentamente,
fermandosi ogni volta che sentiva l’altro irrigidirsi o lamentarsi dal
dolore.
Si morse il labbro per evitare di scoppiare. Era così
bello stare dentro di lui che non era certo di resistere a lungo.
“Rilassati…” disse, accarezzando con
le dita i fianchi, fino ad arrivare alle profonde fossette del suo bacino. Lo
accarezzò per farlo rilassare per qualche minuto, poi provò di nuovo a
spingere, continuando finchè, finalmente, non furono una cosa sola.
Darren boccheggiò per qualche momento e sentì il
petto tremate di Chris appoggiarsi alla sua schiena, iniziando a muoversi
lentamente.
Gli posò una miriade di baci sul collo e cercò la sua
mano, per intrecciare le loro dita che Darren si portò alle labbra, baciandole
con riverenza.
Era proprio come se lo ricordava.
Fare l’amore con Chris era esattamente come
doveva essere.
Perfetto.
Stettero a quel ritmo lento per un po’, finchè
non divenne incalzante e Darren si ritrovò a spingere verso Chris per avere di
più, per sentire di più. Ansimò il suo piacere, inarcando la schiena mentre
Chris la riempiva di piccoli morsetti eccitanti. Fu il primo a riversare il suo
piacere e lasciò che Chris continuasse, con spinte forti e veloci, tenendolo
ben saldo per i fianchi.
Quando anche Chris liberò il suo piacere, entrambi si
stesero su un fianco, per potersi finalmente guardare e scambiarsi un tanto
atteso bacio.
Darren fece una leggera smorfia infastidita e poi
ridacchiò, circondando il busto di Chris con un braccio, per tenerlo più vicino
a sé.
“Come stai?” gli chiese il soprano, la
voce arrochita e gli occhi ancora lucidi.
“Benissimo.” Commentò. “mai stato
meglio in vita mia…” aggiunse dolcemente, mentre Chris si
avvicinava per un altro bacio, anche se appena accennato.
“E’ stato…” tentò di formulare
Chris.
“…Meraviglioso.” Completò
Darren, strusciando il naso sul collo del soprano che ridacchiò.
Rimase ad oziare per un tempo indefinito, finchè
Darren non alzò la testa dal cuscino per guardare Chris, che aveva gli occhi
chiusi e le labbra distese in un sorriso.
“Dormi?”
“Non proprio…”
“Posso farti una domanda?”
“Tutto quello che vuoi, tranne
se ricominciare. Non avrei forza
fisica.” Sbottò sarcastico.
“Novellino.” Ridacchiò Darren.
Chris gli pizzicò il braccio e rise. “sono tutto orecchi.”
Darren si sistemò meglio, intrecciando le gambe a
quelle del ragazzo per sfuggire al freddo che gli aveva fatto increspare la
pelle nuda.
Okay, forse non solo per quel motivo.
Baciò la spalla lattea del soprano, percorsa da
piccolissimi e sporadici puntini marroni.
“Quando stata la tua prima volta?” chiese,
sollevando lo sguardo per incatenarlo al suo.
Christopher sorrise e attorcigliò un dito intorno a un
ricciolo scuro. “Neanche un anno fa se devo essere sincero.”
Borbottò. “stavo con Jonathan ed è stato con lui che…”
“…Lo amavi?”
Chris annuì. “Almeno, credevo di amarlo come si
ama un amante…”
“Perché credevi?”
“Perché è arrivato un certo Harry freaking
Potter a rubarmi il cuore!” ironizzò. Darren gli schiaffeggiò una
natica. “e mi sono accorto che quello che provavo per Jon era un grande
affetto. Ovviamente non mi pento di aver passato mesi meravigliosi con lui.”
Il maggiore rimase in silenzio. “Uhm.”
Mugugnò dopo un po’. “ora non vi sentite più giusto?” chiese
un po’ allarmato. “non posso sopportare il peso
di un altro bello e impossibile nella tua vita. Diventerebbe una
competizione persa in partenza!”
Chris rise e scosse la testa. “preferisco cento
volte un folletto casinista ad un principe azzurro!” gli rispose con un
luminoso sorriso.
Darren gli accarezzò con tenerezza le fossette agli
angoli della bocca, rincuorato, poi fermò la mano a mezz’aria con
un’espressione dubbiosa.
“Aspetta, mi hai appena offeso?”
Chris non fece neanche in tempo a replicare con una
risata che il telefono di Darren squillò.
Il ragazzo si alzò dal divano con lentezza, esibendo
una smorfia infastidita dopo una fitta al suo fondoschiena.
Raccolse il cellulare, sepolto dentro la tasca dei
suoi jeans e rispose. “Parla Darren il folletto casinista chi lo
desidera?” chiese, con entusiasmo.
Chris vide il viso del maggiore illuminarsi e ascoltò
con attenzione le parole di Darren, anche se non aveva idea di chi fosse il suo
interlocutore.
Quando la chiamata terminò, minuti dopo, Chris si
stava già rivestendo, un po’ preoccupato per l’orario e per la
paura di essere scoperti.
“Chi era?” chiese, sperando con tutto il
cuore che quel sorriso smagliante non fosse per quella sciacquetta della sua
fidanzata.
Gira che si rigira Chris, si arriva sempre a lei. Pensò con rammarico.
“Joey!” esclamò. “questo pomeriggio
c’è una partita dei Blue e i ragazzi mi hanno invitato.”
Prese a saltellare mentre si rivestiva e Chris lo guardo con un debole
sorrisino. “mi dispiace che i ragazzi abbiamo trovato i biglietti del
concerto solo per Boston, ma sono contento di vederli anche questa sera!”
Chris annuì, infilandosi una scarpa finita sotto il
tavolino. “Mi fa piacere vederti così sereno!”
Darren gli rivolse un enorme ghigno “ quasi
dimenticavo.” Aggiunse. “ visto che passo praticamente ore intere a
parlare di te agli StarKid, Joey ha detto che sei il benvenuto!” Chris si
accigliò, ma fu lusingato. “sei dei nostri?”
“S-sì!” borbottò. “certo!”
Il maggiore saltellò fino al divano e gli stampò un
bacio sulle labbra. “conclusione perfetta per una giornata perfetta,
no?” disse allegro, “Ho fatto l’amore con te, rivedrò presto
i miei migliori amici e assisterò a una partita della mia squadra di football
preferita!”
Chris rise e affondò il viso nel suo collo che
profumava di loro. “perché ti sei rivestito?” borbottò
l’amico, esibendo un tenero broncio.
“Perché a differenza tua, ho un minimo di
responsabilità in più.” Iniziò, staccandoselo di dosso. “è passata
l’ora di pranzo e i ragazzi posso tornare da un momento
all’altro!” raccolse la maglietta e gliela passò. Darren se la
infilò, senza ribattere, osservando Chris che pigiava con insistenza i tasti
sul suo cellulare.
“La regola dice che dopo il sesso vengono le
coccole!” rincarò la dose. Il soprano alzò gli occhi al soffitto.
“Questo avviene solo in una camera
d’albergo, lontano da orecchie e sguardi indiscreti.” Si avvicinò e
gli accarezzò i riccioli, sorridendo lieve, mentre si chinava per un ultimo
bacio.
Aspettò che finisse di vestirsi prima di afferrare
Chewbacca e aprire la porta, accuratamente chiusa precedentemente.
Darren lo raggiunse e prima di uscire gli posò, con
delicatezza, le mani sulle gote, attirandolo a sé per un altro ultimo bacio.
“Usciamo da qui o non ne saremo più
capaci” sussurrò Chris, mentre Darren assaporava quell’ultimo
contatto con gli occhi chiusi e un sorriso estasiato sulle labbra.
Lasciarono la stanza con lieve rammarico e percorsero
insieme il corridoio che portava all’uscita.
“Che ne dici di un hamburger
da qualche parte? Potrei svenire
se non mangio qualcosa!” propose Chris, girandosi verso Darren era in tento ad osservare alcuni ragazzi in fondo al corridoio.
“Ma quello non è Dylan?”
Chris allungò lo sguardo e vide Dylan ridacchiare
insieme hai suoi colleghi, mentre mangiava un panino.
“Mi vorresti scusare?” disse il soprano a
Darren. “ho una persona da uccidere.” Darren ridacchiò e gli lasciò
una carezza sul braccio. “Questo vuol dire niente pomeriggio insieme?”
chiese, ma non sembrava arrabbiato.
“Sarò onorato di conoscere i tuoi amici dopo il
concerto di domani.” Sussurrò, mentre Darren annuiva comprensivo.
“Sei piuttosto tranquillo…” constatò.
“Non ho timore dopo quello
che mi hai detto.” Rispose il maggiore. “i folletti sono
effettivamente più carini dei principi azzurri!” e ridendo saltellò via.
Lasciando Chris perplesso.
Quando si riprese il soprano marciò verso Dylan, che
ignaro continuava a chiacchierare.
Chris non disse niente per annunciarsi, rimase lì, con
i pugni sui fianchi e un’espressione omicida sul volto.
Quando Dylan si accorse di lui erano già passati una
manciata di secondi.
“Oh Chris!” esclamò sorpreso allargando il
ghigno.
L’interpellato assottigliò lo sguardo.
“Sparisci per due giorni interi e tutto quello che sai dirmi è Oh
Chris?!” la sua voce risultò più acuta del
normale e qualcuno ridacchiò, smozzato subito da un’occhiataccia omicida.
In poco tempo, i colleghi di Dylan si erano dileguati,
mentre il ventottenne mise le mani nelle tasche dei jeans puntellandosi sui
piedi.
“Ehm, scusa?” provò, riscendo solo a
peggiorare la situazione.
Chris gli diede un pugno sul petto, non molto forte,
ma tanto da farlo mugugnare. “Ero preoccupato!” sbottò.
“Lo so, mi dispiace…”
“Pensavo fossi finito a drogarti in qualche
logoro e losco appartamento abbandonato con un barbone moribondo e qualche topo
di fogna!” strillò.
“Chris devi smetterla di guardare telefilm.”
“Voglio solo sapere dove sei stato e perché non
rispondevi al telefono!”
Dylan sospirò e si appoggiò alla parete. “Con
Nicholas.” disse. “A New York.”
Chris si zittì, ma non accennò a diminuire la sua
preoccupazione. “vive con sua cugina e lavora in un ristorante come
cameriere.” Iniziò a raccontare. “abbiamo parlato
giorno e notte di quello che avevamo e di quello che avevamo perso. E… non so se è veramente cambiato ma…”
Guardò Chris, sorridendo. “…hai
mai provato la sensazione di appartenere a qualcuno costantemente? Non
importa cosa vi divida, non importa quanto tempo passa, resti sempre incatenato
e sai che i sentimenti non potranno mai cambiare nemmeno con il tempo e sai di
amare questa persona e che lo farai sempre, ininterrottamente
anche se è doloroso, ingiusto…”
Christopher accennò un sorriso triste, sapeva cosa
stava provando Dylan, lo sapeva perché era certo che avrebbe amato Darren
nonostante tutto, anche se lui avesse scelto Mia alla fine di tutto.
“Siete tornati insieme?” chiese e Dylan
negò con il capo.
“E’ troppo presto per farlo… ho
alcune cose da capire e troppe da perdonare.” Borbottò con risentimento.
“ma sono innamorato di lui esattamente come cinque anni fa.”
“Lui è qui o è rimasto a New York?”
“E’ rimasto a casa, sai il lavoro.”
Disse per poi ridacchiare. “Dio paragonare Nicholas a un lavoratore
sembra quasi un paradosso.”
Chris sorrise. “voglio che tu sia felice, Dylan.”
Il ragazzo sospirò e si avvicinò al soprano,
pretendendo un abbraccio. “Se non fossimo entrambi innamorati di persone
sbagliate ti chiederei di sposarmi.” Ironizzò e Chris gli diede un buffetto
sulla schiena appoggiò il capo sul petto ampio dell’amico.
“Sappi che non ti sposerei mai. Vivere con te deve essere un’estenuante
ricerca tutte le volte che scappi senza dire nulla!”
Dylan alzò gli occhi al cielo, sbuffando. “Per
quanto me la farai pesare questa cosa?” chiese, senza nascondere un
piccolo sorriso mentre gli pizzicava i fianchi a tradimento.
“Non so, sono una persona che porta molto
rancore…” scherzò Chris.
“E se ti offrissi una Diet Coke, la pena si
ridurrebbe?”
Christopher fece finta di pensarci, portandosi una
mano al mento e aggrottando le sopracciglia.
“No, non sono ammessi colpi bassi!”
esclamò. “ma potresti offrirmi il pranzo!”
Continua...
****
Lo so cosa state pensando…. Sono in ritardo! Ma
non mi volete male (certo Grè non hai nemmeno risposto alle recensioni,
complimenti!!!) ma tra la connessione che andava
e veniva, la mia incapacità di finire questo capitolo (vi giuro che ci ho messo
GIORNI per trovare una fine adatta! Ma penso che sia tipico di ogni scrittore!)
Beh però... la sorpresina iniziale non è male, eh?
Ammetto che ogni volta che scrivo quel genere di scene, tutte le volte divento
sempre più dettagliata! Colpa della Klaine sex frustration,
ovviamente!!! (mannaggia hai RIB!!!)
Ooookay ci stiano avvicinando sempre di più al succo
della storia e spero che sarete ancora qui per seguirmi!!
Darren non si preoccupò nemmeno di recarsi nella sua
stanza, una volta a Boston, e si buttò direttamente sul grande letto matrimoniale
della 277 di Chris che borbottava infastidito.
Il soprano scaricò la sua tracolla da qualche parte,
dirigendosi in bagno per liberare la vescica e fare una doccia rilassante,
prima di cambiarsi e andare a vedere il palco per il concerto di quella sera.
Il riccio rimase sul letto finchè non sentì lo
scrosciare insistente dell’acqua e qualche mormorio rilassato.
Si guardò intorno con un sorriso furbo e si alzò dal
giaciglio, chiudendo la porta dalla stanza a chiave, ma non prima di aver
esposto il cartello “non disturbare” sulla maniglia.
Entrò in bagno silenziosamente, denudandosi dei propri
vestiti a ogni passo. Chris era immerso nel calore dell’acqua calda e il
vapore gli impediva di scorgere la sua figura in modo nitido attraverso il
vetro della doccia.
Il ghigno di Darren si aprì ancora di più quando capì
che il ragazzo non si era ancora accorto di lui e lo ascoltò cantare un
motivetto di una qualche pubblicità prima di decidersi ad entrare.
Fece scorrere lentamente le
ante e si infilò dentro, costatando quanto la doccia fosse grande per una
persona sola.
Chris era talmente immerso nei suoi pensieri che non
si accorse assolutamente di nulla.
Era una visione in quella posa.
I capelli bagnati appiccicati alla fronte, il viso
rivolto verso il getto dell’acqua, le labbra socchiuse e tante,
tantissime piccole goccioline gli imperlavano il corpo tonico. Le mani di
Darren tremarono di desiderio e presto le strinse sui fianchi morbidi del
ragazzo che sussultò spaventato, mentre il suo corpo caldo e ancora
parzialmente asciutto aderiva al suo. La pelle di Chris si increspò di piacere,
al contatto con quella di Darren e si lasciò andare ad un sospiro mentre
gettava la testa all’indietro e trovava appoggio nell’incavo del
suo collo.
“Io so come vanno a finire queste
cose…” mormorò incerto, mentre Darren gli lasciava umidi baci lungo
il collo.
“Di che parli?” mugugnò.
“Uhm… ora mi dirai che sei qui per farti
la doccia e che il motivo valido per farla insieme è per dimezzare i
tempi…” rispose, con un filo di voce.
Darren ridacchiò e gli circondò i fianchi e il busto
con le sue braccia forti, facendolo gemere.
“In realtà l’esatto motivo per cui sono
qui è quello di approfittarmi di te.” rivelò. “non intendevo
sprecare parole inutili per dirti che voglio scoparti.”
Il suono cristallino della risata di Chris venne
interrotto da due labbra soffici e appassionate.
Fecero ritardo.
Un immenso, disastroso ritardo.
Li avevano dati per persi e tutta la crew si era
mobilitata per cercarli.
Ashley, Amber e Dianna, le uniche a sapere della
tresca fra Chris e Darren, la bionda solo per un caso fortuito, erano le più
tranquille, così come Dylan che ridacchiava accanto alle ragazze.
“Quei due sono rinchiusi da qualche parte a
darsi da fare.” Ghignò, mentre Ashley annuiva.
“E’ un comportamento irresponsabile, il
loro.” Aveva ribattuto Dianna.
“Già.” Le diede man forte Amber.
“c’è una ragazza che crede ciecamente nella fedeltà del suo
amorevole fidanzato e…” si girò verso Dylan per dargli una lunga
occhiata inquisitrice. “tu e Chris non stavate più o meno
insieme?”
Il ragazzo scosse le spalle. “E’ stato breve, ma intenso.”commentò.
“Eccoli!!!”
Ashley si alzò dalla sedia e indicò Chris e Darren fermi sulla porta con un
imbarazzato sorrisetto.
Erano scompigliati e rossi in viso, come se avessero
corso.
“Scusate, ma c’era traffico….”
Iniziò Chris.
“sì un incidente assurdo!!!”
assecondò Darren, mentre annuiva vistosamente. “due camion e un
furgoncino di gelati… hanno fatto proprio… BOOM!” enfatizzò
il concetto muovendo le mani in modo teatrale mentre Christopher lo ammoniva
con lo sguardo.
Kevin, seduto dall’altra parte della stanza, a
giocare a carte con Cory e Mark, aggrottò le sopracciglia. “l’hotel
è qui di fronte…”
Calò un pesante silenzio d’imbarazzo e mentre il
soprano apriva più volte la bocca per tentare di dire qualcosa Ryan e Brad
entrarono nella stanza come delle furie.
“Ah, eccovi qui.” Brad li fissò con
rimprovero.
“Due ore e mezzo di ritardo. Due ore e mezzo!” sbraitò
invece Ryan, agitando le braccia e dando il via a una delle sue famose, quanto
paurose, crisi isteriche.
Fu un attimo e tutti i ragazzi uscirono di stanza,
lasciando a Chris e Darren il meritato compito di sorbirselo.
Non dovettero nemmeno spiegare il motivo del loro
ritardo o quanto meno inventare una scusa, perché Ryan lì spedì sul palco senza
voler sentire una parola.
“Okay, allora a dopo!” a dieci minuti
prima del concerto, Darren già saltellava allegro per il backstage, parlando al
telefono. Chris lo guardò incuriosito e aspettò di trovarselo vicino prima di
chiedergli il perché di tutta quella euforia.
Anche se normalmente non c’era mai un perché.
“I ragazzi! Sono qui!” squittì il
riccio, esibendosi in diversi saltelli.
“Ehi, ehi calma folletto.” Ridacchiò Chris.
“Sono agitato, sai? Ma non so
il perché!” si confidò con un sorriso.
Chris scosse la testa e ridacchiò, intenerito.
“Sembri costantemente un bambino troppo cresciuto.”
Darren sorrise sornione. “e
questo bambino troppo cresciuto desidera baciarti. Adesso.” Disse,
negli occhi un briciolo di malizia.
Il suono della suoneria del suo I phone li distrasse e
Darren fece una smorfia nel leggere il nome sul display. “credo che sia
in possesso di qualche radar o qualcosa di simile…” borbottò,
mostrando il cellulare a Chris.
Era Mia.
“Va, rispondi.” Lo incitò con un sorriso.
Il riccio si congedò da lui con un sorriso di scuse.
La fine del concerto non arrivava mai per Darren e per
quanto amasse davvero stare sul palco e saltellare da una parte
all’altra, non vedeva l’ora di buttarsi in un caloroso abbraccio di
gruppo.
La telefonata con Mia l’aveva un po’
demoralizzato, visto l’ennesima litigata. La colpa, Darren lo sapeva
benissimo, era solo sua e la ragazza aveva ragione a urlargli contro che non si
faceva mai sentire.
Lui recitava ogni volta la stessa solfa, le diceva che
il lavoro era troppo e che non riusciva ad avere un minimo spazio libero
nemmeno per se stesso, quando in realtà passava molto più tempo con Chris e a
pensarlo che altro.
Si sentiva un verme, ma non poteva farci nulla.
Il tocco gentile dalla mano di Chris lo distolse dai
suoi pensieri. “Vado a farmi una doccia in albergo” disse. Darren
annuì.
“Vengo anche io, anche perché i ragazzi hanno
già assalito le docce e non ce ne sarà una libera!”
“Sia chiaro, la doccia la farai nella tua
stanza.” Esclamò Chris, punzecchiandogli il petto con un dito.
Il maggiore rise “Ma come? E io che volevo dimezzare i te-“
“DARREN!” un urlo squillante e allegro
fece sussultare i due ragazzi che si girarono a guardare la causa di quel
trambusto.
Una ragazza minuta, con lunghi capelli di un castano
chiaro e la pelle lievemente scura, stava correndo verso di loro.
Chris rimase interdetto, mentre Darren raggiunse la
ragazza a metà strada e i due si chiusero in un lungo, dondolante abbraccio. Il
soprano non riusciva nemmeno a comprendere cosa i due si stessero dicendo,
visto che parlavano contemporaneamente. Li fissò, con un sorrisetto sarcastico
sulle labbra e le braccia conserte, finchè i due ragazzi non si voltarono verso
di lui.
Darren aveva un largo sorriso e teneva premuta la
guancia su quella della ragazza, stringendola ancora a se.
“Chris, ti presento Lauren Lopez.” Disse
in tono solenne.
Lauren si staccò dall’abbraccio e porse la mano
a Chris, con un enorme sorriso sulle labbra.
Il soprano boccheggiò per un istante, mentre le gote
si imporporavano.
“E’-è un piacere conoscerti!”
Okay, forse doveva ammetterlo.
Aveva una cotta per quella ragazza e per la sua
personalissima interpretazione di Draco Malfoy.
Darren inarcò un sopracciglio, mentre anche Lauren,
dopo un’attenta osservazione era nelle stesse condizioni di Chris.
“Sono un tuo grande, grandissimo fan!”
continuò, stringendo fra le mani quella calda e piccola della ragazza.
Quest’ultima non rispose al complimento, ma
rimase a fissarlo con la bocca leggermente socchiusa e gli occhi luccicanti.
“Te l’ha mai detto nessuno che dal vivo
sembri proprio un angelo? Un angelo maestoso.”
Darren continuava a fissarli senza riuscire a capire chi
fosse più entusiasta dei due.
“Sentite, non vorrei interrompere questo
quadretto idilliaco e veramente, ma veramente commovente, ma vorrei farmi una
doccia e incontrare gli altri, il prima
possibile.”
Lauren gli rifilò un’occhiataccia, prima di tornare
a sorridere a Chris. “I ragazzi sono fuori, solo io ho
avuto la fortuna per un pass. Ti va se ti accompagno
in stanza?” il soprano sfoggiò un enorme sorriso.
“Certamente e potremmo sparlare di Darren per tutto il tempo!!” esclamò, prendendola sottobraccio.
Darren li guardò con un misto di confusione e
delusione e si affrettò a seguirli.
Nell’ora successiva, Lauren non fece domande
sulla natura del rapporto fra lui e Chris, rimase solo in disparte a guardarli battibeccare
e sorrideva sorniona a ogni occhiata fugace.
Quando entrambi i ragazzi furono lavati e vestiti di
tutto punto, Lauren li portò in un locale proprio lì vicino, dove aveva
lasciato gli altri Starkid.
A loro si erano uniti Titus, Jon, Curt e Riker.
“Chi li ha invitati?” Chris si rivolse a
Darren, già abbastanza in soggezione.
“Io. Ho pensato che ti saresti sentito a tuo
agio con qualcuno che conosci al tuo fianco.”
Chris sorrise. “Ma ci sei tu.
Ed è quello che ho bisogno lo sai.” Lo rincuorò. “almeno che, come
probabilmente so, non si sono autoinvitati.” Darren fece un sorriso
colpevole e lasciò Chris subito dopo, per correre dai suoi amici. Il soprano
sospirò; erano rare parole del genere ed era ancora più raro che se le
scambiassero in un luogo così pubblico, ridotti a piccoli sussurri mal celati.
Rimase in disparte finchè Darren non gli fece cenno di
avvicinarsi, con un sorrisetto felice. Era spalmato addosso a due ragazzi, che
Chris aveva già riconosciuto e si avvicinò lentamente, almeno finchè Lauren non
decise di fare le cose per bene. Lo afferrò per un braccio e con una risata lo
trascinò verso il gruppetto. Il tavolo era piuttosto piccolo per tutte
quelle persone riunite intorno e alcune, come Riker, già a suo agio, stava in
braccio a Curt bevendo dalla sua bottiglia di birra.
“Visto che Darren ha la sensibilità e la
delicatezza di un toro durante una corrida, tocca a me presentarti alla
combriccola.”
Chris ridacchiò, ma non ce l’aveva con Darren.
Era troppo tempo che non rivede i suoi amici. E a quanto sembrava non erano
nemmeno la metà del gruppo.
“Starkid!” Lauren richiamò
l’attenzione con trillo acuto, sbattendo il palmo della mano sul tavolo
di legno pesante.
Darren tornò sull’attenti
e si mise composto, tornando a sorridere a Chris, ancora una volta, scusandosi.
“Vorrei presentarvi Chris, colui che è stato capace di sopportare Darren
per un anno intero senza ucciderlo…”
“Questo però non esclude il
fatto che io non ci abbia provato.”commentò Chris, lasciandosi andare a un piccolo gesto di
saluto e un sorriso imbarazzato. I ragazzi scoppiarono a ridere, senza
dare molta attenzione al broncio di disappunto di Darren.
“Dal vivo sei ancora più bello, com’è
possibile?” commentò una ragazza con grandi occhi azzurri e una frangetta
che le cadeva disordinata sulla fronte.
“Sembra proprio un angioletto!” le diede
ma forte Lauren, afferrando il viso di Chris con una mano per strizzargli le
guance.
“Sono Bonnie*, comunque, piacere di
conoscerti.” La ragazza gli porse la mano che Chris afferrò con entusiasmo.
“Se avete finito di prendere per il culo me ed elogiare lui, gli presento gli altri!”
s’intromise Darren, forse un po’ infastidito da tanti complimenti.
“Possiamo fare anche da soli, bello!” uno
dei ragazzi praticamente addosso a Darren si alzò in piedi e diede a Chris una
poderosa pacca sulle spalle, i capelli neri erano tirati indietro e la barbetta
incolta gli dava qualche anno in più. “sono Joey* e quell’uomo sexy
vicino all’hobbit è Joe.*” un bel ragazzo, con un largo sorriso lo
salutò con gesto della mano e una breve strizzata d’occhio. Chris arrossì
e ricambiò il saluto, prima di essere spinto delicatamente da Lauren per
sedersi in mezzo a lei e Bonnie.
“Come mai voi quattro siete sempre in mezzo come
il prezzemolo?” chiese il soprano, con un sorrisetto, rivolto ai Warblers
che erano intenti a fare giochi stupidi con Joe.
“in realtà eravamo qui per una birra prima di
andare al locale” fu Curt a parlare. “ma lui ci ha intercettati e
invitati al tavolo!” concluse indicando Joey.
“aspettate... ma Brian non è venuto?”
interruppe Darren, guardandosi intorno con i suoi occhioni grandi e lucidi.
Chris sospirò e cercò di allontanare il folle impulso
di allungarsi e baciare quel piccolo broncio.
“E’ in bagno.” Rispose Bonnie.
“da una buona mezz’ora direi.”
“Qualcuno non dovrebbe accettarsi che sia ancora
vivo?” Chris fece scivolare lo sguardo verso gli Starkid che sembravano
piuttosto indifferenti alla cosa.
“E’ normale. Si distrae facilmente.” Fu il commento di
Lauren che lasciò Chris ancora più perplesso.
La questione fu accantonata quando tutti, piuttosto
rumorosamente iniziarono a proporre idee per passare una serata indimenticabile.
Il soprano mandò il suo short di tequila che aveva
ordinato qualche minuto prima e ascoltò con interesse gli sproloqui di Riker
che sosteneva che il modo migliore era quello di rubare superalcolici nel
supermarket affianco al pub, Darren aggiunse che si poteva trovare un karaoke e
passare la nottata ad ubriacarsi e a cantare canzoni a sfondo sessuale.
“Se queste sono le uniche idee che sapete tirar
fuori, mi vergogno a sedermi al vostro stesso tavolo!” proruppe una voce
in tono solenne e fintamente scandalizzato.
“Brian!!!” Darren
non fece nemmeno in tempo a finire di nominarlo che già i due si stavano stringendo
in un lungo dondolante abbraccio.
“Allora, illuminaci, grande saggio.”
Brontolò Joey, che già si stava pregustando una serata a base di Alcol rubato e
canzoncine sconce.
Brian *, un ragazzo alto nella media con corti capelli
castani sparati a regola d’arte con del gel, gonfiò il petto e assunse
un’aria di superiorità. “Ero in bagno quando quella bella signorina
la giù…” e dicendolo, Brian indicò una bella ragazza bruna, con un
succinto top blu che gli lasciavano scoperte le spalle. Stava guardando con
odio proprio nella loro direzione. “ha voluto intraprendere un breve, ma focoso contatto ravvicinato e mi ha informato di
un evento straordinario!”
Lauren ridacchiò. “In altre parole tu hai spiato
nel bagno delle donne, hai tentato un contatto ravvicinato e lei ti ha dato una
bella cinquina.” Il volto di Brian si contrasse in un’espressione
scandalizzata.
“Non è affatto così!” cercò di rimediare,
fra le risate che erano scoppiate irrefrenabili. Chris potè davvero notare,
sulla sua guancia destra, i segni rossi delle dita. Bonnie si accostò a lui per
sussurrargli in un orecchio: “Fa sempre così!”
“Volete sapere cosa ho scoperto oppure devo
mandarvi a fanculo?!” sbottò Brian, le braccia
incrociate al petto.
Darren si era nuovamente seduto, cercando di catturare
l’attenzione di Chris con lo sguardo. Quest’ultimo accorgendosi di
essere osservato piantò gli occhi in quelli nocciola dell’amante e gli sorrise per rassicurarlo, visto la sua espressione
preoccupata.
“Pendiamo dalle tue labbra!” esclamarono
Joe e Joey in coro.
Brian evitò quest’ultimo commento. “Voi proponete gite scolastiche al supermarket? Beh io
propongo di meglio.” Lasciò un attimo la frase in sospeso, appoggiando le
mani al tavolo. “ Six Flag.” Disse solo.
Il tavolo fu scosso da commenti di stupore e un
barlume di speranza si accese in Chris. “per essere precisi il Six Flag
New England *. Che, guarda caso rimarrà, aperto solo per questo giorno
ventiquattro ore su ventiquattro per festeggiare non so quale anniversario di
non so quale delle mille attrazioni lì dentro.”
“Dobbiamo andarci.” Commentò Joe, gli
occhi luccicanti. “è nostro dovere di cittadini americani andare lì e
sfiancarci per il troppo divertimento.”
Nessuno dissentì sul quel punto in particolare.
Il Six Flag New England*(1),
uno dei parchi a tema più rinomati e ricchi di attrazioni di tutti gli Stati
Uniti era un po’ fuori Boston e i ragazzi, divisi in due macchine
diverse, si erano persi un paio di volte, forse una in più, prima di arrivare a
destinazione.
Chris e Lauren tenevano i nasi incollati al finestrino
e la bocca spalancata dallo stupore.
Darren non era da meno ovviamente e si era prolungato
in versi senza senso da quando aveva avvistato le luci accecanti
dell’entrata.
Nonostante fosse molto tardi, la gente affollava l’entrata
e i giganteschi portici con un chiacchiericcio insistente e dopo aver trovato
un parcheggio, piuttosto in là, saltellarono verso la banchina dei biglietti.
“Ashley morirà d’invidia appena glielo
dirò!” strillò Chris saltellando sul posto.
“Spero che i ragazzi non siano stati troppo
inopportuni.” Commentò invece Darren, che camminava al suo fianco con le
mani incrociate dietro la schiena.
Christopher gli rivolse un sorriso. “Sono
abituato alle tue stranezze, questo è nulla.” Rispose divertito e il riccio
gli diede una piccola spinta per gioco.
“Ehi piccioncini mettevi in fila!” li
raggiunse la voce di Lauren, qualche passo avanti a loro.
I ragazzi erano intenti in una fitta conversazione
dall’aria seria tanto che Chris, preoccupato, chiese a Bonnie qual era
l’argomento.
“di film porno scadenti.” Darren ridacchiò
e Christopher rimase un attimo accigliato.
“Sono gli unici che hanno un minimo di trama
decente per distogliere l’attenzione dallo squallore della
situazione!” stava dicendo Curt.
“Per non parlare di quelle musichette in
sottofondo che hanno la capacità di irritarti invece che invogliarti nella
visione.” Aggiunse Brian, seriamente indignato.
“E vogliano discutere sui
personaggi? Perché far passare
delle cinquantenni per delle ventenni? Insomma è come vedere mia… zia in
atteggiamenti intimi con un stallone dai capelli
unti!” Joey represse un brivido di schifo.
“Perché le vengono pagate meno.” Riker
masticò un pezzo di Red Vines. “insomma una stagionata prende meno di una
ragazza giovane e dalle tette grandi! Le donne in avanti con l’età fanno
sempre film scadenti alla fine della loro carriera. Inoltre la regia sono
sempre di pessima qualità, ma contano su un grosso pene per fare soldi.”
Joe rise sguaiatamente e rifilò una pacca amichevole
sulle spalle del biondino.
“Però amico, sei ferrato
sull’argomento!”
Riker fece un sorriso soddisfatto. “ Ho una
certa esperienza, devo ammetterlo.” Chris gli lanciò
un’occhiataccia.
Un ragazzo tanto carino e dolce come Riker non doveva
pensare certe cose, per il soprano erano inconcepibili.
Darren rise della sua espressione e si infilò n mezzo
al discorso, interessato.
Riuscirono a varcare le porte del Six Flag solo dopo
una lunga mezz’ora di fila.
L’interno del parco a tema era una specie di
piccolo villaggio dei balocchi.
C’era qualunque cosa si potesse desiderare e le
molteplici impalcature di spessa ferraglia colorata erano un’autentica
tentazione.
Riker convinse tutti ad andare sul Cyclone*(1), una delle attrazione più gettonate, ma Chris aveva
già adocchiato, dal volantino informati preso all’ingresso, qualcosa
d’interessante.
Tirò Darren per il jersey della maglietta, richiamando
la sua attenzione.
Il ricciolo era un po’ barcollante per il giro
appena concluso e non gli prestò immediatamente attenzione.
“Epico!” urlò Joe attirando Chris in un
abbraccio. “lo rifacciamo Mister Golden Globe?”
Il soprano si mordicchiò un labbro. “Io voglio
fare questa” disse indicando con il dito l’immagine presente sul
foglietto.
“Quale?” s’intromise Darren
mettendosi in mezzo fra i due ragazzi, così che Joe mollasse la presa.
“Wow Batman! *(1)” strillò
poi. “dalle indicazioni è un po’ lontana da qua.”
“Perché prima non mangiamo e
poi facciamo gli altri giochi? Io
sto morendo di fame.” Joey si portò una mano allo stomaco e borbottò.
“Questa proposta è saggia quanto fare il salto
nel vuoto senza attrezzatura adatta!” ribattè Chris ridacchiando.
Due paia di occhi lo fissarono straniti.
“Perché?” chiese Brian, arrivato per dare man forte a Joey.
“Se non volete che la cena vi si riproponga
addosso dopo il giro... è meglio farlo subito o aspettare ” Chiarì con
una scrollata di spalle, il soprano.
Joey abbandonò la sua espressione stranita in un largo
sorriso. “Dar, il tuo amico qui, è proprio
intelligente!!!”
Chris alzò un sopracciglio. “E’ una cosa
ovvia…” ribattè ma nessuno lo ascoltò, tranne Lauren che gli si
avvicinò con uno sguardo compassionevole.
“Ti ci abituerai prima della fine della
serata.” Lo rassicurò. “Red Vines?” gli porse una lunga
caramella rossa e Chris l’accettò volentieri.
“Ehi Chris.” Appena Jon gli fu vicino, gli
rubò un pezzo di caramella.
“Ladro!” strillò divertito, dandogli una
spintarella.
“Riker non vuole condividere le sue con
nessuno!” s’imbronciò.
“Facciamo così, vado a cercare una bancarella
dei dolciumi!” propose. “voi intanto cercate un posto dove mangiare
qualcosa di commestibile!” fece per andarsene ma Darren gli fu subito
affianco, fermandolo con una mano sulla sua spalla. “Vengo con te.”
non mi va che vai da solo.”
“Oooh, che galante!” strillò Lauren e
insieme a Bonnie si unirono in un abbraccio, guardandoli stucchevolmente.
Darren ridacchiò e trascinò via Chris prima che
potesse ribattere.
Appena furono abbastanza lontani, Darren si fece più vicino
in modo che i loro bracci si sfiorassero ad ogni passo.
Trovarono una bancarella dei dolciumi qualche minuto
dopo e fecero scorte di Red Vines e marshmallows.
Chris mise tutto al sicuro nella sua borsa mentre
Darren lo trascinava per un braccio verso una gigantesca ruota panoramica in
ferraglia azzurra. Le cabine chiuse erano anch’esse azzurre con un
delizioso tettuccio bianco. I raggi della ruota erano illuminatati da milioni
di luci colorate che si muovevamo secondo uno schema già impostato.
“Ti va di salire?” propose il ricciolo,
con un adorabile sorriso sulle labbra.
“In quale diamine di film cliché siamo
finiti?” commentò Chris ridacchiando alla faccia scontenta
dell’amante.
“Se non ti va possiamo anche lasciar
perdere…” borbottò, fissandosi i piedi. Il soprano sorrise dolce e
si guardò un attimo in torno.
Nessuna pareva prestar loro attenzione, così si
avvicino e fece in modo di posare la fronte su quella di Darren.
“Non è questo, lo sai.” Lo rassicurò.
“solo… i ragazzi ci aspettano.”
Darren ritrovò il sorriso e si allontanò da Chris con
lentezza. “Non ci faranno caso. Scommetto che sono già intenti a mangiare
alla faccia nostra!!”
Il soprano assunse un’espressione poco convinta.
“Dai, per favore.”
Se c’era una cosa a cui non poteva resistere erano
le occhiate supplichevoli.
E Darren era un esperto in materia.
“Okay, va bene, ma non guardarmi così!”
Il maggiore esultò e saltellò verso la ruota
panoramica trascinandoselo dietro, rischiando d’inciampare un paio di
volte.
La fila non era molto lunga ma dovettero aspettare una
decina di minuti per giro.
Quando salirono, Darren gli aprì la porta della cabina
con un buffo inchino, facendo arrossire Chris di vergogna.
“Scemo…” borbottò accomodandosi
sulla panchina imbottita. Il ricciolo si mise di fronte a lui e guardò fuori
con infantile agitazione.
“Guarda siamo partiti!” strillò e Chris
scosse il capo, sorridendo.
“Quanti anni hai Criss?”
“Mia madre dice la mia età celebrale è pari a
quella di un bambino di cinque anni.” Disse. “so che non è una cosa
carina da dire, ma cerco sempre il lato positivo della cosa!”
Christopher rise sguaiatamente. “Io e tua madre
potremmo andare davvero d’accordo!”
Darren gli diede uno schiaffetto sul ginocchio, che si
trasformò in una lenta carezza fino alla coscia.
Chris arrossì, e come era solito fare, si guardò
intorno, inquieto.
“Non ci vede nessuno Chris.” Lo rassicurò
Darren. “Siamo solo noi.”
Il ragazzo annuì e si mordicchiò un labbro, non del
tutto convinto.
Fu solo quando Darren, con un dolce sorriso sulle
labbra non gli circondò la guancia con una mano, accarezzando la pelle
arrossata con la punta delle dita e avvicinandosi lentamente le labbra alle
sue, che Chris riuscì a dimenticarsi perfino di se stesso.
Il bacio fu lento, dolce e Christopher la sentì quella
nota di magia che era il loro amore.
Forse sbagliava a pensarla così forse doveva rimanere
con i piedi a terra finchè Darren non avesse preso la
decisione giusta.
Forse doveva, ma cosa costava sognare un po’?
Il loro giro sulla ruota panoramica fu troppo breve e
non riuscirono a vedere molto del panorama, visto che erano intenti a baciarsi.
Ma andava bene così, si erano ritagliati il loro
angolo di normalità per una volta in un luogo pubblico e questo faceva sperare
di Chris che forse, prima o poi, l’avrebbero fatto senza problemi e paure.
Darren lo convinse a fare anche Batman,
l’attrazione che il soprano bramava dall’inizio e quando scesero,
dopo due giri, quest’ultimo era così entusiasta che l’unica cosa
che lo fermava da tentare un altro giro, era la faccia
verdognola di Darren.
Mangiarono hamburger e bretzel e solo quando
l’ora fu veramente tarda, decisero di tornare.
Camminando, si divisero un’enorme Diet Coke alla
spina, chiacchierando di cose futili, finchè non scorsero i ragazzi fermi nello
stesso punto dove li avevano lasciati.
Erano riuniti in circolo e guardavano in basso con
espressioni di rimprovero e preoccupate. Tranne Brian e Joe che ridacchiavano
senza sosta.
“Che succede?”domandò Darren avvicinandosi
al gruppo e allungano la testa per riuscire a vedere oltre loro.
Come risposta gli arrivò un mugugno tetro e sia lui
che Chris riuscirono a vedere un bianchissimo Joey, stravaccato al suolo.
“Cosa gli è successo?” chiese il soprano.
Bonnie passò una bottiglia d’acqua al
malcapitato prima di rispondere. “Ha fatto un altro giro sul Cyclone dopo
aver mangiato dei Tacos enormi.”
“E non c’è stato verso di fermarlo!”
aggiunse Lauren.
“Mai visto tanto vomito in vita
mia…” commentò Titus, schifato.
Chris incrociò le braccia al petto e scosse il capo.
“Io l’avevo detto!” esclamò, cercando di non intenerirsi
troppo dall’espressione totalmente sconvolta di Joey.
Lasciarono il Six Flag con il rimpianto di non aver
fatto molto e Darren dovette guidare l’auto di Joey fino a Boston. Le
strade, a quell’ora erano piacevolmente deserte.
Chris era al suo fianco mentre Brian, Lauren e un
moribondo Joey, dormicchiavano dietro di loro.
La radio era accesa e mandava un vecchio pezzo dei
Pretenders, a volume basso.
Christopher sbadigliò e reclinò la testa, chiudendo
gli occhi.
“Stanco?” chiese a voce bassa, Darren,
scalando con agilità le marce per fermarsi davanti a un semaforo.
“Un po’, ma sarei rimasto volentieri.”
“Uhm..” commentò
il ricciolo. “posso dormire da te, questa notte?”
Chris non dovette dire nulla e si limitò a posargli
una mano sulla sua, ancora ferma sul cambio.
Fu naturale avvicinare i loro volti e ancora più
naturale fu congiungere le loro labbra in un bacio morbido.
“Voglio dirglielo,
Chris.” Sussurrò Darren, appena lontano dalla sua bocca. Il soprano
sospirò rumorosamente, gli occhi lucidi e il cuore
palpitante.
“voglio dirle che voglio solo te.”
Christopher rilasciò un lungo sospiro e si lanciò
sulle labbra dell’amante con passione, circondandogli il viso con
entrambe le mani.
Fu, per loro, troppo breve, nonostante i minuti
passati e non riuscì a soddisfare il desiderio che era appena sfociato in
entrambi.
“Non vorrei interrompere queste scene da porno omosessuale,
ma è la terza volta che scatta il verde!” Lauren li stava fissando con un
sopracciglio inarcato, un sorriso sulle labbra e un’espressione
lievemente assonnata.
E per una volta, Darren non se ne preoccupò.
Al diavolo i segreti, amava Chris talmente tanto che
non gli importava di nulla.
Forse, per la prima volta, aveva preso la via giusta.
Continua…
*********
Prima di tutto. Mi SCUSO per
il tremendo ritardo! Questo capitolo è stato ARDUO da scrivere e non è nemmeno
quello più “importante” xD è venuto un po’ lunghetto, ma
spero che apprezzerete!!! **
Un grazie immenso sia per la pazienza che per le
bellissime recensioni che mi avete scritto** ( non avete paura voi altri a
recensirmi però ç_ç )
Okay, ora un paio di chiarimenti:
In questo capitolo appaiono gli Starkid, che io amo
follemente e che voi tutti dovreste conoscere perché sono dei GENI del male u.u
hanno fatto A Very Potter Musical, A Very Potter Sequel, STARSHIP, Me and my Dick e altre genialate!
INOLTRE so che gli Starkid sono venuti alla data di
Chicago, ma ho dovuto spostarli per esigenze di trama!
Comunque sia, nel caso in cui vi sfuggano i volti dei 5 Starkid(solo una minima parte o diventava
esagerato) che ho inserito nel capitolo.. vi faccio una breve leggenda!
Capitolo 14 *** capitolo undicesimo - 9/10 New York ***
capundicesimocrisscolfer
Capitolo undicesimo
New York, 9/10 giugno 2011
Chris amava New York.
Era una città tanto caotica, quanto magica e quando la
sua assistente gli aveva detto che aveva alcuni appuntamenti per un servizio
fotografico insieme ad altri possibili nominati agli Emmy non se l’era
fatto ripetere più volte. Aveva solo due giorni di pausa a disposizione prima
di partire per il Canada eper
una coincidenza più che fortuita anche Darren si trovava a New York, in visita
al fratello Chuck, che non vedeva da un mese.
Lea entrò nella sua stanza d’albergo a passo di
danza e Chris non potè fare a meno di guardarla stranito.
“E’ successo qualcosa di bello?”
domandò con un sorrisetto.
“Lo sai quanto amo New York, insomma sono nata
qui.” iniziò a raccontare. “comunque sia, oggi sono andata al mio
appartamento e aprendo la porta indovina chi ho trovato?!?”
“Un’intera generazione di ratti in giro
per il tuo salotto?” rispose, ironico.
Lea gli lanciò un’occhiataccia, facendolo
ridere. “No! Niente topi! Solo
il mio meraviglioso fidanzato e il mio perfetto migliore amico!”
Chris sussultò e cercò di non essere nervoso per la
presenza di Jonathan nei dintorni. Si era praticamente dimenticato di lui. “meraviglioso fidanzato?Ma non litigate tutti i giorni?”
La ragazza scosse la mano come se volesse scacciare
l’aria. “Il punto non è quello, ma la bellissima sorpresa che mi
hanno fatto!”
In quel momento Chris capì che c’era sotto
qualcosa. “Okay Lea dove vuoi arrivare?”
La mora sospirò e riavviandosi la frangetta cercò le
parole adatte.
“Vedi Jon mi ha chiesto se…” tirò
fuori, dalla tasca posteriore dei jeans, dei biglietti “…ti andava
di venire con noi a teatro. Danno ‘The Book of Mormon’ e lui ha
pensato anche a te.”*
Il soprano sbuffò una risata. “Puoi
dire al tuo amico che non ha bisogno di un portavoce per parlare con me.
Esistono questi aggeggi chiamati cellulari!” enfatizzò
il concetto facendo ondeggiare il suo BlackBerry davanti alla faccia
dell’amica.
“Credo abbia paura che il vostro incontro non
sia dei più rosei.”
“Oh beh, se continua così non lo sarà di
certo!” sbottò Chris. “e poi non ci siamo mollati
fra urla e schiaffi. È stata una cosa piuttosto
pacifica.”
“E tu hai pianto per una settimana
intera!” lo rimbeccò Lea.
“Non puoi provarlo!” fu lo strillo acuto
di Chris.
“Oh andiamo, ero lì a supportarti, te lo ricordi?!” esclamò “e poi Jon da quando è ha conoscenza
della tua depressione post rottura, non vuole creare altri danni!”
Christopher sbarrò gli occhi e si fece pallido come un
lenzuolo. “Gliel’hai detto?!” urlò.
“Lea!”
La ragazza si mordicchiò il dito indice con
un’espressione pentita sul volto. “Mi dispiace!” esclamò
teatralmente “lui voleva sapere come andava e così senza accorgermene gli
ho rivelato che ti sei disperato per un po’ dopo la vostra rottura!”
Chris si buttò sul letto con un
sbuffò irritato. “ecco perché si comporta in questo modo, neanche
fossi il più contagioso degli appestati!”
Lea si sedette al suo fianco e gli diede una pacca
sulla schiena. “Beh potreste riprovare a frequentarvi!
Eravate così carini insieme!” strillò, con gli
occhi disgustosamente a cuoricino.
“Frena questo tuo spirito da fan girl!”
Chris enfatizzò il concetto portando il palmo della mano proprio davanti alla
faccia di Lea. “non intendo rimettermi con Jon, neanche sotto tortura e
poi lui non frequenta qualcuno?”
“Inutili dettagli!”
“No! Non intendo assolutamente mettermi fra due persone
innamorate e impegnate, l’esperienza mi ha insegnato che è SBAGLIATO!”
Lea lo guardò preoccupata, senza però fare domande.
E Christopher era troppo in tensione per spiccicare
parola.
Già aveva fatto un disastro mettendosi in mezzo tra
Darren e Mia. Non era nelle sue intenzioni rifare la stessa cazzata.
“Allora vieni o no?” rincarò la dose Lea,
sfarfallando le lunghe ciglia direttamente davanti alla faccia del soprano.
“No.” Fu la risposta stizzita di Chris.
“ho un altro impegno.” La ragazza sbuffò rumorosamente e a niente
servirono le sue moine.
“Tanto lo vedrai in tutti i modi.”
Minacciò, incrociando le braccia sotto il seno e assumendo una posa da Rachel
Berry. “farò in modo che succeda e tu non potrai resistere al suo fascino
e lui al tuo viso d’angelo e al tuo corpo d’acrobata!” e con
quelle ultime parole, uscì dalla stanza di gran carriera.
“Cosa cazzo…” borbottò Chris,
confuso, poi un rumore proveniente dal fondo della stanza lo fece voltare
velocemente.
Dalle ante socchiuse dell’armadio, Chris, potè notare
l’appendice nasale di Darren sporgere fuori. “psss!” richiamò
la sua attenzione. “posso uscire ora?” borbottò in un sussurro.
Chris ridacchiò sommessamente e gli diede il via
libera. Darren uscì dal guardaroba con uno scatto veloce, respirando
l’aria della stanza a pieni polmoni. “c’è un odore orribile
lì dentro!” esclamò indignato. “non capisco perché non potevo
rinchiudermi dentro il bagno!”
Chris sollevò gli occhi al soffitto. “Non era
sicuro.” Fu la sua unica risposta, buttandosi nuovamente sulle coperte e
portando le braccia dietro la testa.
“Ma se quando ha bussato non stavamo facendo
niente di compromettente!” brontolò ancora il riccio.
Chris si lasciò scappare l’ennesima risata.
“Dai, brontolone, vieni qui.”
Darren lo raggiunse sul letto, gattonando velocemente
per insinuarsi fra le braccia aperte e accoglienti di Chris.
Poggiò la testa sul suo petto, dove potè sentire il
cuore battere veloce. Stava così bene fra quelle braccia e circondato da quel
profumo fresco e così tipico di Chris.
“Fra poco devo andare da Chuck.” Sentì il
soprano sospirare profondamente e borbottare una risposta, mentre incastrava le
sue lunghe dita affusolate e morbide nei ricci disordinati del ragazzo.
“tu che farai?”
“Ho un servizio fotografico fra un paio
d’ore e poi delle interviste.” Rispose, mentre una gamba di Darren
s’intrecciava con la sua.
“Vedrai Jonathan, oggi?”
Chris scosse le spalle. “Non
lo so. Forse sì.” Sbuffò una risata. “sai che quando Lea si
mette in testa una cosa…”
“la fa senza preoccuparsi delle reazioni altrui,
già.” Finì Darren per lui, afferrando la sua mano per intrecciare le loro
dita e portarsele vicino alle labbra. “oramai ho imparato a
conoscerla.”
Passarono il rimanente tempo insieme in silenzio,
accoccolati vicini, in una piccola parte di un letto immenso.
“E siamo andati a visitare il cimitero di Salem!
Dovevi vedere Chris com’era entusiasta! Aveva anche insistito perché ci
mettessimo un cappello da strega durante tutto il giro!”
Chuck Criss si rigirò annoiato la bottiglia di birra
che aveva fra le mani, seduto al tavolo della cucina
mentre suo fratello si aggirava per la stanza perdendosi in
“entusiasmanti” narrazioni. Aspetto che Darren finisse di
raccontare prima di parlare.
“Com’è che dalla domanda: ‘ Come va tra te e Mia?’ tu ti sei prolungato a
parlare di questo Chris per la bellezza d’un ora e mezza?”
Darren boccheggiò e rise nervosamente, senza sapere
davvero che dire, così afferrò la sua birra, dimenticata sul ripiano e ne prese
un grosso sorso.
Chuck rise, quasi strozzandosi. Era divertente
prendersi gioco del suo fratellino, gli riportava alla mente i suoi giorni
d’adolescente passati a San Francisco con Darren.
“Non l’ho fatto seriamente?” domandò
il minore, dopo essersi ripreso dall’apnea.
Chuck annuì con un’espressione di compatimento
sulla faccia e si allungò per dargli una pacca sulle spalle.
“Sì, bello mio.”
“Sto facendo di tutto per evitare situazioni
cose queste, non infierire!” Darren si portò una mano al petto,
enfatizzando il concetto.
“Se questo è il tuo massimo,
complimenti.”lo
sfotté il fratello, ridacchiando.
“Faccio quel che posso!” strillò il
minore, afferrando la birra di Chuck per finirla in pochi sorsi.
“Non è con me che devi nascondere l’enorme
problema della tua sessualità ambigua.”
“Sessualità ambigua?”
“Prima dici che ti piacciono le donne e poi dal
nulla spunta questa attrazione per gli uomini!” Chuck decise di aprire
un’altra bottiglia di birra.
“Innanzitutto si chiama bisessualità e poi non
sono attratto dagli uomini in generale.” Chiarì Darren. “ma
da Chris.”
“E tutti i ragazzi che d’adolescente
baciavi ubriaco alle feste di compleanno?” domandò a bruciapelo.
“ti ricordo che ho partecipato alla metà di quelle feste!”
Darren sbuffò e sventolò la mano come se la questione
non fosse importante.
“Questo è l’ultimo dei miei problemi,
Charles” disse, accasciandosi sulla sedia.
Chuck spalancò gli occhi per un breve momento.
“Oh wow, deve essere davvero seria la cosa.” Commentò, mentre
Darren annuiva. “non mi chiami mai Charles!”
Il minore borbottò qualcosa che assomigliava vagamente
a un: “Idiota”
“E comunque ti definirei pansessuale.”
Tornò a infierire Chuck. “hai passato quel folle periodo dove ti
innamoravi di tutto e di tutti.”
“Sì beh, ora possiamo cambiare argomento?”
propose Darren. “quando arriva la tua ragazza?”
Chuck s’illuminò d’immenso. “tra
mezz’ora e porta degli amici”
“Okay, allora vado a farmi una doccia!”
“Bene, io intanto nascondo tutti gli alcolici
così non rischi di baciare qualcuno!” esclamò Chuck e Darren come
risposta, gli tirò addosso una scarpa, prima di
rinchiudersi in bagno accompagnato dalle risate del fratello.
Dopo una breve doccia e qualche altra imprecazione,
aspettò con Chuck gli ospiti, ordinando Sushi da Take
Away.
La serata passò tranquilla e Darren cercò di essere
più partecipe possibile, mentre gli altri erano intenti in una lunghissima
partita a Monopoli. Il problema era che non riusciva a staccare gli occhi dal
suo Iphone, intento com’era a supplicarlo d’illuminarsi
all’istante. Chris sembrava essersi volatilizzato e non aveva sue notizie
da ore.
Sophie rivolse a Christopher uno sguardo di scuse,
mentre il ragazzo si passava una mano sul viso per celare la stanchezza.
La sua assistente l’aveva riempito
d’impegni e quella era come minimo la decima volta che ripeteva le stesse
cose a persone diverse che desideravano risposte alle loro domande.
“Forza futuro candidato agli Emmy,
l’ultimissima intervista e poi ti lascio libero!” lo incoraggiò la
ragazza, ottenendo come risposta un basso ringhio.
“Mi devi un enorme hamburger da Burger King,
ricordatelo.” Esclamò, puntando il dito contro la donna. “e una
Diet Coke gigante.”
Sophie ridacchiò e acconsentì, mentre un ultimo,
affascinante uomo in giacca e cravatta, si sedava davanti a lui, pronto, con il
suo registratore e la sua penna.
Lasciò l’edificio del set fotografico dopo
un’ora e come promesso la sua assistente gli aveva fatto trovare, nella
limousine, un enorme panino appena preso al take away.
Lo avrebbe mangiato in stanza, forse guardando un film.
Quando, finalmente, raggiunse la sua stanza
d’albergo, si fiondò all’interno e dopo una doccia veloce si buttò addosso le prime cose capitate in valigia, una maglietta
sbiadita e un paio di vecchi pantaloni, e si dedicò alla sua rilassante e
solitaria serata.
Mangiò davanti a un vecchio film di Thelma e Louise e
poco prima di mettersi sotto le coperte, qualcuno bussò alla sua stanza.
Non aveva idea di chi poteva essere a quell’ora,
se non Darren.
Sul suo viso spuntò un enorme sorriso e balzò giù dal
letto verso la specchiera per sistemarsi alcune ciocche di capelli che gli
ricadevano morbide e disordinate sulla fronte e togliendosi gli occhiali da
vista.
“Arrivo!” strillò, felice di quella
sorpresa che Darren gli aveva fatto.
Corse ad aprire e il suo sorriso sparì dalle sue
labbra appena riconobbe la persona davanti alla sula camera d’albergo.
Morbidi e corti ricchi, occhialetti da intellettuale,
una semplice maglietta nera, abbinanti a dei discutibili pantaloni a righe e ai
piedi un paio di mocassini.
“Jonathan?” domandò,
un po’ deluso.
Il ragazzo sulla porta non perse il sorriso, anzi lo
accese ancora di più. “Mi dispiace non essere chi desideravi.”
Commentò, morbidamente.
“Oh! No, non figurati!” si
affrettò a rimediare Chris, agitando le mani. “è un piacere
rivederti! Prego, accomodati!” si fece da parte per
farlo entrare. “scusa il disordine…”
“Nessun problema.” Jon gli sorrise pacato e si accomodò sulla poltrona di fronte al
letto, accavallando elegantemente le gambe.
“Immagino che Lea abbia insistito perché tu
venissi.” Proferì Chris, sedendosi di fronte al ragazzo.
“Sì.” Jonathan sorrise divertito.
“in realtà mi ha scaraventato fuori dall’auto e dato il numero
della tua stanza.”
“Lo sai meglio di me che è testarda!”
Christopher ridacchio, imbarazzato, grattandosi la nuca.
“Ma potevo chiamare un taxi e farmi riportare a
casa e invece…” gli occhi chiari del maggiore scivolarono con
indulgenza sulla figura di Chris, che si ritrovò ad arrossire.
“… E invece sei qui.” Concluse per
lui. “perché?”
Groff si strinse nelle spalle, senza perdere nemmeno
per un momento quel sorriso carismatico che tanto lo caratterizzava.
“Curiosità, suppongo.”
“Volevi costatare di persona quanto io mi sia logorato dopo la nostra rottura?” domandò il
soprano, sarcasticamente.
“No, anche se devo ammettere che sei…. Piuttosto in forma.”
Chris alzò il mento, altezzoso, sorridendo fiero.
“E devo ancora finire di crescere!” commentò, visto che nelle
ultime settimane era cresciuto di altri due centimetri.
“Sei felice.” Costatò Jonathan.
Chris sorrise e negò con il capo. “Sono
sereno. È diverso.” Spiegò. “la felicità deve ancora bussare
alla mia porta.” Il suo pensiero si rivolse a Darren e piegò un po’
di più gli angoli della bocca. “Tu invece?”
“Sto bene. Ho un compagno e vogliamo andare a vivere insieme.” A volte Chris si dimenticava quando Jonathan
fosse più maturo e avanti di lui.
Niente remore, niente esitazioni. Jonathan faceva
quello che desiderava senza mai reprimersi.
E per una volta, una soltanto, Chris avrebbe tanto
voluto sapere cosa si provava.
“E’ bello sapere che hai trovato ciò che
cercavi.” Mormorò e Jonathan continuò a sorridergli.
Rimasero in silenzio per lunghi minuti, senza sapere
cosa dire, mentre era accompagnati dal rilassante sottofondo del film.
“Cosa guardi?”
“Oh, Thelma e Louise.”
Il maggiore si alzò dalla poltrona e si sedette
accanto a Chris, sul letto. “Adoro questo film.”
“Ti va di guardarlo insieme? Posso mettere il DVD da capo.” Propose.
Per tutta risposta, Jon si tolse i mocassini e li
lanciò sul pavimento, mettendosi comodo sul letto.
“Ti ricordi quando stavamo ore sul letto a parlare
e a guardare film di vecchia data?” rammentò Groff, con una risata.
“Oddio, non facevamo altro che
vedere vecchi film! A volte erano talmente vecchi e noiosi!” Chris fece una
smorfia.
“Lo facevo apposta… più erano noiosi più
potevo farti… divertire io…” disse Jon, con un sorriso
angelico quasi abbagliante, nonostante il contesto delle sue parole.
Chris roteò gli occhi e gli diede una debole spinta,
ridacchiando.
“Questa tua faccia da bravo ragazzo non
rispecchia minimamente cioè che sei in realtà!” ridacchiò Chris.
“E tu chi saresti qui? Il
santo?”
Si stuzzicarono per tutto il tempo, anche durante il
film che Chris aveva fatto ripartire.
Di certo non sapeva se considerare quel
comportamento come qualcosa di buono.
Non si vedevano praticamente dall’inizio
dell’anno e ora, chiacchierava come due vecchi amici di bevuta.
La cosa che più sollevava Chris era la totale
consapevolezza che quell’improvviso rientro nella sua vita di Jonathan
non aveva portato quel scompiglio che credeva qualche mese fa, quando si erano
appena lasciati e pensava morire di mal d’amore.
Lea camminò velocemente fra i tavoli della sala da
pranzo dell’albergo, la sua unica preda, un ignaro Christopher Colfer che
sorseggiava caffè controllando di tanto in tanto il suo tablet con svogliatezza.
Si fermò davanti al ragazzo senza salutare, in viso
una conosciuta espressione di vittoria.
“Buon giorno a te, Lea.” Disse il ragazzo,
alzando lo sguardo, sistemandosi la montatura degli occhiali sul naso.
“Non devi dirmi qualcosa?” domandò, la
voce suonava strillante e acuta, tanto che alcune persone, intente a fare
colazione silenziosamente, le lanciarono occhiatacce dì avvertimento.
“Perché sprecare fiato se già sai tutto?”
rispose il soprano con un sorriso, invitandola a sedersi.
“Jonathan non risponde alle mie chiamate.”
“Hai mai pensato che forse a quest’ora
stia dormendo?” domandò Chris, ovvio, addentando un pezzetto di pancake
al cioccolato .
“Jon non dorme mai oltre le nove di
mattina!” ribattè la ragazza. “quindi i casi sono due o evita le
mie telefonate, cosa che trovo piuttosto improbabile, o è sfinito dopo una
lunga e bollente nottata di sesso con te.” elencò, ghignando fin troppo
per i gusti di Christopher.
“E’ molto strano perché la tua prima e
improbabile opzione è proprio quella giusta, visto che non c’è stata
nessuna nottata di sesso bollente.”
Chris vide, con una certa nota soddisfatta, il viso di
Lea perdere quell’espressione maliziosa e furba che si portava in giro
dal giorno prima.
“Ma come? È impossibile!”
“Tesoro, io e Jonathan non abbiamo fatto altro
che parlare e guardare un film.” Spiegò. “ha chiamato il suo
compagno per farsi riaccompagnare a casa dopo che tu l’hai brutalmente
scaricato davanti all’hotel!”
“Beh, perché ero certa della chimica e
dell’elettricità che c’è tra di voi!” si giustificò
l’attrice.
“Lea, io e Jonathan non siamo andati a letto
insieme!” mise in chiaro Chris, forse per la milionesima volta. Il tono
che usò, tuttavia, fu abbastanza alto da essere percepito dalla metà delle
persone che stavano intorno a loro. Il ragazzo arrossì e tossicchiò un
po’, prima di nascondere il viso dietro la sua tazza di caffè.
“Non capisco.” S’intestardì Lea,
incrociando le braccia al petto.
Chris prese un grosso respiro prima di parlare.
Sapeva che raccontare tutto a lei era come sparare
sulla croce rossa, ma non aveva alternative. Non aveva intenzione di vivere un
giorno in più con “Lea, la minaccia” appostata in tutti gli angoli.
Inoltre non doveva tenere la bocca chiusa per molto,
la sua storia con Darren stava per uscire allo scoperto, almeno con parenti e
amici stretti.
“Non possiamo parlare qui.” Esclamò,
guardandosi intorno. “andiamo nella mia stanza” si alzò da tavola
velocemente, afferrando il tablet e il polso dell’amica per poi
trascinarla verso gli ascensori e dritti nella sua stanza.
“Ehi! Non sono un trolley da
sbatacchiare di qua e di là!” brontolò la ragazza, sistemandosi i capelli
e la maglietta.
Chris non l’ascoltò e la fece sedere sul letto,
guardandola dritta negli occhi. “Lea Michele.” Iniziò, in tono
solenne. “prometti, giurami, assicurami in qualsiasi modo, con qualsiasi
rituale civile e non, che quello che sto per dirti non uscirà da questa
stanza.” La ragazza esitò. “ti farò firmare un foglio e se
non rispetti il patto venderò la tua anima al diavolo!”
“O-okay Chris inizio ad avere paura!”
“Devi averne!” esclamò il soprano,
annuendo alle sue stesse parole.
“Sì, va bene, ma ora parla!!”
lo spronò Lea.
Chris deglutì e si mordicchiò il labbro. Ci mise un
po’ prima di riuscire a spiccicare parola, ma quando iniziò a parlare,
rivelò tutto.
Tutto quello che le aveva tenuto nascosto, quello che
per paura aveva tenuto nascosto dentro di se.
Voleva bene a Lea, un bene infinito,
ma quel particolare difetto non era solo caratteristica di Rachel Berry.
Non che lo faceva con cattiveria, solo che non ci
pensava mai e parlava a sproposito.
Quando anche l’ultima parola uscì dalla bocca di
Chris, il ragazzo si prese il tempo necessario prima di riposare gli occhi
sull’amica che aveva sul viso un’espressione di totale shock.
Non parlò per i primi cinque minuti, limitandosi ad
aprire e chiedere la bocca senza la forza di far uscire fuori delle frasi di
senso compiuto.
“Tu…” riuscì a mormorare a un certo
punto. “Darren…” poi il viso di Lea s’illuminò.
“ma certo!!”
esclamò, picchiandosi la fronte con una mano, tanto forte da lasciare il segno.
“come ho fatto a non capirlo prima! Tutti quegli sguardi... e quella
volta che siete spariti insieme durante la tua festa di compleanno? Cavolo lo
sapevo che eravate scappati per fare le cosacce!”
Christopher roteò gli occhi, sbuffando.
“Lea per favore, non esserne troppo entusiasta,
ti ho appena rivelato che sono il suo amante e che lui è fidanzato.”
“Sì, ma mi hai anche detto che
lui la lascerà presto! E noi oggi partiamo per Toronto, quindi vuol dire che appena
torneremo negli States, tu avrai finalmente un fidanzato e io qualcosa di cui
sparlare con le ragazze!” esclamò eccitata, battendo più volte le mani.
“Lea! Cosa ti ho detto sul fatto di vendere la
tua anima al diavolo?!”
L’attrice scosse le spalle. “Quanto sei
noioso…”commentò. “non lo
dirò a nessuno, tranquillo! Anche se dovrei essere infuriata con te per non
avermelo detto prima!”
Chris sfoderò un dolce quando falso sorriso, capace
però di sciogliere la ragazza che si limitò a dargli un buffetto sulla guancia.
“ma non importa.”
“Giuro che non ti terrò nascosto più
nulla!” esclamò, non così sicuro di poter mettere sempre in atto le sue
parole.
Lea, che si era aperta in un sorriso luminoso, lo tirò
a sé per un abbraccio stritolante, tanto che Christopher sentì il fiato mancare.
“Cosa intendi fare, ora?” chiese lei, una
volta staccate le braccia dal collo dell’amico.
E Chris, come tutte le volte che gli ponevano quella
domanda, non aveva risposta.
Non ancora.
Continua…
Rieccoci qui!!! <3
Eeeeeeeeh sì, oramai ci siamo, il fatidico momento sta
per arrivare.
Mia avrà il benservito nel prossimo capitolo? Lo
scopriremo solo vivendo (ma che pessima battuta…)
Comunque! Come prevedibile, salterò le date del Canada
e accennerò qualcosa nel prossimo capitolo. Voglio concentrarmi su Darren, Mia
e Chris e fare questa cosa per bene!
In questo capitolo MOLTO DI
PASSAGGIO è comparso Jonathan e Chuck (fratello maggiore di Darren) spero
comunque vi sia piaciuto! E c’è un sacco di Lea/Chris friendship!! **
Appunto!! * la sera del nove
giugno Lea, Theo e Jonathan sono davvero andati a teatro a vedere “The
Book of Mormons”
Ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno recensito
lo scorso capitolo e anche hai nuovi lettori!
Capitolo 15 *** Capitolo dodicesimo - New York/Irving Plaza ***
capcrisscolfer12
Scusate l’assenza, davvero.
Spiegazioni a fine capitolo!
Buona lettura!!
Capitolo Dodicesimo
New York - IrvingPlaza 15 Giugno 2011
Il ritorno dal Canada era stato, per certi versi,
traumatico per Darren.
Non sapeva come definire tutte quelle orribili
sensazioni che gli attanagliavano lo stomaco.
Chris lo guardava sorridente, con una grande e accesa
aspettativa negli occhi e Darren si sentiva morire dentro sempre di più.
Il fatidico giorno era arrivato e a poche ore
dall’incontro con Mia, che sarebbe arrivata direttamente al suo albergo
prima del concerto all’Irving Plaza, il ricciolo aveva intrapreso la
strada verso la terza crisi isterica della giornata.
Lesse il decimo messaggio di Mia, che lo aggiornava
sui suoi spostamenti, e sbuffò scompigliandosi i capelli, camminando a passo
svelto nella sua stanza.
Aveva avuto, più volte, il desiderio di disdire tutto
e di autodiagnosticarsi una qualche malattia che lo avrebbe costretto a letto,
ma più pensava questo, più il viso di Chris gli si parava davanti, con quel suo
sorriso meraviglioso e gli occhi luccicanti di una felicità che non vedeva
l’ora di possedere.
Non poteva più fuggire da quella situazione.
Doveva lasciare Mia dopo il concerto. Doveva farlo per
lui, per Chris e per il loro amore.
Guardò il suo riflesso nello specchio, nuovamente
sicuro delle azioni che avrebbe compiuto per il bene di tutti.
Controllò l’ora sul cellulare e, costatando che
mancava più di una mezz’ora prima dell’arrivo di Mia, si precipitò
fuori dalla sua stanza per bussare, qualche secondo dopo, a
quell’accanto.
La stanza di Chris.
Il ragazzo gli aprì la porta quasi subito, in mano una
bustina colorata contenente degli orsetti gommosi che mangiucchiava con gusto.
Indossava una vecchia felpa di Darren e un paio di
pantaloncini, i capelli erano scompigliati e sparati in tutte
le direzione e la successiva occhiata al disastro della camera, fecero
intuire a Darren, che il soprano era immerso nel lavoro.
“Disturbo?” chiese, dondolandosi sui
talloni, prima che Chris lo lasciasse entrare.
“No, non preoccuparti, tanto sono in alto
mare.”
Darren diede un’occhiata al computer portatile
acceso e alla moltitudine di fogli e foglietti sparsi su tutto il letto.
“il libro?” chiese e guardò Chris annuire, mentre s’infilava
in bocca tre o quattro orsetti gommosi.
“E’ che sono in tensione…” si
giustificò, raccattando i fogli sparsi e sedendosi sul letto, imitato da
Darren, che gli posò una mano sul ginocchio.
“Sarà un best seller, ne sono certo!” lo
incoraggiò, facendo sorridere il soprano.
“Non è per quello… è che non riesco a
concentrarmi.” Rispose, sospirando. “Sta davvero succedendo…
tu ed io finalmente e... sono nervoso.” Borbottò.
Darren accennò a un dolce sorriso, mentre il suo cuore
faceva un pesante tuffo carpiato. “Sei sicuro che non
vuoi venire, questa sera?” domandò.
Non era la prima volta che gli chiedeva se voleva
venire anche lui al concerto dell’Irving Plaza, ma la risposta di Chris
era sempre stata negativa.
A nulla serviva il fatto che ci sarebbero stati i
Warblers e Naya insieme a Dianna, aggregate alla serata.
“Viene anche Lauren…” aggiunse
quella volta, cercando di dare a Christopher un motivo in più per venire.
“Per quanto ami la compagnia dei ragazzi, vorrei
proprio evitare d’incontrarla, se mi è possibile.” Spiegò, deciso a
rimanere in albergo. “non vorrei essere un intralcio fra voi visto quello
che le devi dire.”
Darren allontanò per un attimo gli occhi da quelli
cerulei del compagno, mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Darren?” lo richiamò Chris. “tu sei
sicuro vero?”
Bastò quel tono carico d’angoscia a risvegliare
Darren, che sollevò il capo e lo rassicurò con un sorriso.
Gli prese una mano fra le sue e accarezzò il dorso
morbido con i polpastrelli, notando qualche sbaffò di penna blu sulle dita.
“Voglio te.” dichiarò. “dovresti
saperlo oramai.”
“E’ che… sarò davvero sicuro che tu sei veramente mio e sicuro che quello che provi per me è
reale e non un mio stupido sogno, solo quando questa storia con Mia finirà.”
Mormorò Chris, arrossendo sulle gote.
Darren fece scontrare delicatamente le loro fronti, e
sorrise. “Non sai... non sai quanto ti amo in questo momento.”
Il soprano ricambiò il sorriso e unì le loro labbra in
un lungo e dolce bacio.
Mia si presentò alla reception all’ora
prestabilita. Aveva un enorme sorriso a incorniciarle il viso e i capelli
lunghi, un po’ scompigliati, le guance rosse. Lasciò cadere a terra il
borsone nero e si lanciò contro Darren appena lo vide uscire dall’ascensore.
Il ragazzo, non pronto a un’accoglienza del
genere, barcollò un po’ prima di ricambiare l’abbraccio e
sollevarla un poco da terra.
“Mi sei mancato così tanto!” stava
ripetendo Mia e Darren mai si era sentito più a disagio come in quel momento,
tanto che non se la sentì nemmeno di rispondere. Appena la ragazza mollò la
presa, lui la guardò intensamente, sorridendo.
“Come stai?” fu l’unica cosa che
riuscì a chiederle, infilandosi le mani in tasca.
Mia si riavvicinò e toccò i lembi della camicia del
ragazzo con le dita laccate di rosso.
“Bene, ora che sono qui.” sporse
lievemente le sue labbra per essere baciata, Darren ringraziò il cielo quando,
senza preavviso sentì chiaramente la voce squillante di Lea richiamarlo.
Tossicchiò un po’ e gli fece un cenno.
“Vieni ti presento i ragazzi.” Mia annuì sorridente e intrecciò la
mano con quella di Darren, che era stranamente un po’ fredda.
Solitamente era morbida e calda.
Alcuni dei ragazzi del cast stavano stravaccati senza
ritegno sui comodi divanetti della reception, chiacchierando di cose inutili.
Cory era l’unico ragazzo e in mezzo, teneva le
braccia sopra le rispettive spalle di Amber e Dianna, con la sua classica
espressione sogghignate.
Naya invece, prestava poco attenzione alla
conversazione, impegnata com’era a limarsi per bene le unghie e Lea
rideva, come al solito, per una sciocchezza detta da Cory.
“Darren!” esclamò Amber afferrandogli una
guancia per pizzicarla giocosamente.
“Ehi ragazzi!” salutò, mentre Mia stava in
disparte, un po’ indispettita.
“Ti siedi con noi a goderti il dolce far
nulla?”gli propose Naya, indicando la poltrona libera vicino a lei.
“Mi piacerebbe, ma vi avevo detto che oggi
sarebbe arrivata Mia quindi…” e indicò con un dito la ragazza che
sorrise incerta al gruppetto.
“Oh! La tua ragazza giusto!”
scandì lentamente Dianna, guardando Mia con disappunto.
“Ragazza?” domandò Cory, confuso.
“ma tu non eri gay?”
Naya e Lea ridacchiarono sommessamente.
“Quello è Blaine.” Chiarì Amber rifilando
un debole scappellotto dietro la testa di Monteith. “scusalo,
Mia, a volte fa un po’ confusione tra attore e personaggio! Comunque
piacere, Amber!” la ragazza di colore si sollevò quel tanto che bastava
per stringere la mano a Mia,che si era avvicinata e
aveva afferrato possessivamente il braccio di Darren, stringendoselo addosso.
Quando Mia fu presentata a tutti, Darren con un tono
piuttosto frettoloso insistette per salire, probabilmente allarmato dallo
sguardo indagatore delle ragazze che non facevano che rivolgergli.
“E’ stato un piacere conoscervi”
disse Mia, in tono zuccheroso. “è un peccato che non riesca a trovare un
minuto di tempo per guardare lo show!” commentò con un enorme sorriso.
“ma sono sicura che siete spettacolari!” e
li salutò con un movimento delle dita, sorridendo allegramente.
Darren la trasportò velocemente verso gli ascensori,
appena notò le narici del naso di Amber dilatarsi come se fossero pronte a
lanciare fuoco.
Non ascoltò nemmeno il suo chiacchiericcio insistente,
ma finse di farlo, sorridendole accondiscendente e lasciando un intenso sguardo
alla porta chiusa della camera di Chris con il solo desiderio di raggiungerlo.
Appena varcarono la porta della stanza di Darren, Mia
si buttò sul letto con una piccola risatina, scuotendo i capelli lunghi castani
e dalle poche ciocche colorate, che le erano finiti sul viso perfettamente
truccato.
“Perché hai detto quelle cose?” domandò
Darren, passandosi le mani fra i ricci. La ragazza scosse le spalle. “Non
pensavo di aver detto cattiverie.” Fu la sua risposta.
“Andiamo trasudavi sarcasmo e avevi
quell’espressione tipica che fai quando stai dicendo qualcosa di
assolutamente falso!” sbottò il riccio. “ti conosco dal college,
Mia, qualcosa l’ho pure imparata su di te!”
La ragazza sbuffò e si alzò in piedi per buttare le
braccia al collo del fidanzato, sorridendogli maliziosa. “Prometto che
d’ora in poi farò la brava!” sussurrò. “ora però perché non
pensiamo a noi?” domandò dolcemente. Darren non ebbe cuore di ribattere e
accettò le labbra di Mia sulle sue.
Fu un bacio lento e piuttosto casto, ma la ragazza non
se ne lamentò.
Gli era mancato troppo e non le importava se avessero
dovuto rimandare a dopo i “saluti approfonditi”. Con questo
desiderio in testa, Mia sorrise al ragazzo, portando una mano ad accarezzargli
la guancia lievemente irsuta.
“Mi sei mancato così tanto…” mormorò
ancora. “ti amo.”
Darren s’irrigidì lievemente e deglutì.
Con che coraggio avrebbe risposto, ora che era certo
che quel sentimento per lei era svanito?
Cercò di rispondere, tentando di essere più
convincente possibile, ma il suono insistente del suo Iphone li fece scostare e
Darren, con profonda gratitudine, dovette rispondere.
Mia d’altro canto si risedette sul letto a gambe
incrociate, scartando un chewingum e infilandolo sgraziatamente in bocca,
mentre attendeva che la chiamata terminasse.
“Era il mio agente.” Spiegò il suo
ragazzo, qualche minuto dopo. “devo già andare al
locale per il sound check. Vieni con me?” chiese
infine, mettendo mano alla sua giacca di pelle che s’infilò in fretta.
Mia annuì e lo seguì fuori dalla stanza.
Darren diede un’altra occhiata alla camera
chiusa di Chris, dove proveniva un leggero sottofondo musicale e sospirò
desiderando solo di mettere una pietra sopra a tutta quella storia e stare
finalmente con Christopher, senza fidanzate o tecnici del suono al seguito.
Se continuava in quel modo, pensò Chris, probabilmente
sarebbe aumento di tre taglie prima della fine del tour.
Guardò sconsolato la vaschetta vuota di gelato che si
era comprato al super market affianco all’hotel e raggiunse la busta di
Marshmallow lasciata sul letto.
Sospirò e cambiò canale, indirizzandosi su un film
horror appena iniziato.
Aveva rinchiuso il cellulare dentro il comodino, per
evitare il più assoluto contatto fra lui e Darren.
Dopo la seconda chiamata, a cui non aveva dato
risposta, aveva deciso che era meglio fare finta di nulla nell’arrivo
immediato del giorno dopo.
Ma il tempo era inesorabilmente lento e il concerto
doveva ancora iniziare.
Per farsi forza, aprì una gigantesca busta di patatine
al formaggio, guardando sconsolato il comodino.
Fu dieci minuti dopo che, come un urgano,
Dianna e Naya irruppero nella sua stanza. Chris le guardò con un sopracciglio
inarcato, la bocca piena di patatine.
Farfugliò un: “Voi che ci fate qui?”
deglutendo pesantemente.
Dianna gli passò la Diet
Coke che teneva sul comodino e si sedette
sul letto, mentre Naya accavallava elegantemente le gambe, racchiuse in stretti
jeans scuri, sulla poltrona di fronte al ragazzo.
“No, questa domanda abbiamo il diritto di
portela noi.” Disse l’ispanica. “cosa ci
fai TU qui? E il concerto di Darren?”
“Non ci vado.” Rispose il controtenore,
afferrando un Marshmallow.
“Temevamo questa risposta.” Esclamò
Dianna. “per questo siamo qui. Per convincerti.”
Naya annuì e si spostò i lunghi capelli neri da un
lato del collo. “L’abbiamo vista e penso, tutti pensiamo, che sia
un soggetto altamente pericoloso.”
Fu Dianna ad annuire, con enfasi.
“E’ un Killer Seriale
sottocopertura?” ironizzò Chris.
Naya scosse il capo, seria, forse troppo seria.
“Falsa, vipera, cozza appiccicosa e melensa e ha
un naso orribile.” Elencò. “questi aggettivi ti dicono
nulla?”
Chris sbuffò una risata, scuotendo la testa. “Un
motivo in più per non vederla, vi pare?”
“Temiamo che possa fare
qualsiasi cosa per tenersi Darren ben stretto. Lo sai come vanno queste cose, una
donna con il cuore infranto è capace di tutto!” Dianna strappò dalle mani
la busta dei dolciumi, lasciando Chris imbronciato.
“E visto che lui le parlerà questa sera, devi
assicurarti che, dopo tutto questo casino, tu avrai ancora un fidanzato con gli
attributi al posto giusto.” Rincarò Naya, puntandogli il dito contro.
Chris fece per ribattere che non aveva alcuna
intenzione di muoversi da lì, quando una domanda gli sorse spontanea.
“Naya, cosa sai esattamente?” chiese,
oramai senza nemmeno esserne sorpreso.
“Beh, tutto ovviamente” rispose lei
“Lea non si è risparmiata i dettagli della vostra
chiacchierata cuore a cuore.”
Chris si esibì in uno strano verso sconsolato.
“Dico a una persona il mio segreto… e nel
giro di due secondi è già notizia pubblica!”
“Andiamo non farla tragica, Ryan ancora non lo
sa!” cercò di rincuorarlo Dianna.
Il soprano spalancò gli occhi e iniziò imprecare.
“Oh, grazie, bella consolazione!”
Naya sì alzò dalla poltrona e sospirò, sistemandosi i
vestiti. “Bene, se questa è la tua decisione, non resteremo qui a
convincerti un minuto di più.” Gli regalò un’occhiataccia e
afferrando Dianna, piuttosto confusa, per il braccio, lasciarono la stanza.
Chris guardò accigliato la porta che si richiudeva e
lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
E finalmente solo, ritornò con uno sbuffo alla sua
occupazione, riacciuffando i Marshmallow malamente lanciati sul letto da Dianna
prima di essere trascinata via.
Si sedette al centro del giaciglio a gambe incrociate,
sospirando soddisfatto.
Il suo BlackBerry vibrò su comodino e si stese
all’indietro per afferrarlo e scoprire un messaggio da parte di Darren:
“Sei proprio deciso a
restare chiuso in camera a ingurgitare dolci invece che venire a sentirmi
cantare?
Non sai cosa ti perdi,
Colfer.
Conserva qualche Marshmallow per me.
X XX”
Sorrise divertito e lasciò cadere il cellulare al suo
fianco, mentre la testa iniziava a riempirsi di dubbi e domande.
Forse non si era comportato nel modo giusto.
Forse sarebbe dovuto andare con lui e sostenerlo.
Non era una cosa facile, quella che Darren stava per
fare e lui invece di essere al suo fianco e sostenerlo, si era solo preoccupato
dei suoi desideri.
Certo, non voleva vederla, ma non si era chiesto
quanto quella situazione potesse essere difficile e dolorosa anche per Darren.
Aveva solo pensato a sé stesso e mai in vita sua si
era sentito tanto menefreghista.
Lasciò di lato la busta delle caramelle e corse come
un fulmine in bagno per una doccia veloce.
Quasi cadde a terra nell’intento di togliersi un
calzino, mentre pensava a cosa mettersi.
Finita la doccia, saltò fuori e si asciugò alla
bell’e meglio, mettendosi davanti all’armadio. Tirò dalla gruccia
un paio di pantaloni neri e pescò dal trolley una maglietta a maniche corte e
una felpa leggera da abbinarci sopra, si aggiustò i capelli con un poco di gel
e afferrò il primo paio d’occhiali da vista che gli capitò a tiro.
Ne teneva sempre un paio in più, in caso
d’emergenza.
Compose il numero della reception dal telefono in
dotazione alla stanza e gentilmente si fece chiamare un taxi.
Quando finalmente si sedette dentro l’auto ed
ebbe dato al taxista l’indirizzo del posto, Chris controllò
l’orario e visto che il concerto era già iniziato da una quindicina di
minuti, cercò il numero di Dianna in rubrica e picchiettò le dita sul
ginocchio, finchè la dolce voce della ragazza non gli arrivò alle orecchie.
“Chris?”
“Dì, non c’è tempo, trovami un pass per il
concerto e aspettami fuori.” Disse, agitato.
“Stai venendo qui?!”
esclamò sorpresa, prima di urlare a qualcuno, che probabilmente doveva essere
Naya, un : “la tua psicologia inversa ha funzionato!”
Chris roteò gli occhi e dopo un veloce saluto,
riattaccò.
Guardò con ansia il panorama di New York scorrergli
veloce davanti agli occhi, in testa il solo pensiero di raggiungere Darren e
farsi perdonare della sua totale indifferenza nei suoi confronti.
Mia non si era scrollata da Darren nemmeno un momento
e il ragazzo iniziava ad innervosirsi.
Lauren, seduta in braccio a Curt e con le gambe su
Riker, guardò la scena con un piccolo sorrisetto a incresparle le labbra.
Si chinò versò i due ragazzi, disse loro qualcosa ed
entrambi scoppiarono a ridere.
Mia d’altro canto non si era accorta del
nervosismo palpabile di Darren e continuava a parlare con Charlene, anche lei
lì per vedere il suo amico suonare e stare un po’ con lui dopo tanto
tempo.
Quando Dianna e Naya fecero la loro comparsa nel
backstage, Darren quasi si era illuso di poter vedere anche il viso di Chris.
Ci aveva sperato fino alla fine che lui cambiasse
idea, ma per non mostrarsi deluso, nascose tutto dietro un bel sorriso,
congedandosi un attimo dalla presa ferrea di Mia sulla sua mano per abbracciare
e ringraziare le ragazze.
“Sono felice di avervi qui!” esclamò,
posando ad entrambe un bacio sulla guancia.
“e onorato di averti sul palco per una canzone,
Naya.”
La ragazza interpellata ricambiò il sorriso e gli
strinse brevemente la spalla.
“Abbiamo provato a convincerlo, ma non c’è
stato verso.” Sussurrò Dianna, accortasi della luce delusa dentro gli
occhi enormi del ragazzo.
“Non fa nulla, mi aveva già detto che non aver
alcuna intenzione di mettere piede qui.” Disse Darren, scuotendo le
spalle.
“Se ti fidi almeno un poco di me, sta sicuro che
lo vedrai varcare quella soglia molto presto.” Esclamò Naya, indicando il
portone d’accesso alla saletta.
“Sì, ha usato una sorta di psicologia inversa,
ma non siamo certe che funzionerà!” affermò Dianna, prima di venire
interrotta dall’ispanica che ribadì l’efficacia del suo piano.
Darren riuscì a sorridere divertito e i tre si
avvicinarono al gruppetto composto dai Warblers e da Lauren.
Appena Riker notò Dianna, diventò di una bella sfumatura
rossa e distolse lo sguardo e la
Starkid non perse tempo a punzecchiarlo.
Era molto bello il legame che si era creato fra Lauren
e i suoi amici e colleghi di lavoro.
Mia invece non ci aveva nemmeno provato.
Parlarono del più e del meno finchè il manager di
Darren non lo richiamò per salire sul palco, seguito dai Warblers che per
quella sera lo avrebbero sostenuto con il coro.
Mia gli diede un bacio di buona fortuna e lui ricambiò
dolcemente salendo poi sul palco, subito assalito dalle urla dei fan incalliti.
Naya, dopo una bellissima esibizione a duetto della
canzone “Valerie” tornò dietro le quinte quasi saltellando,
accompagnata dagli applausi dei ragazzi e dall'incitazione di Darren.
Dianna fece scontrare il palmo della mano della
ragazza ispanica contro il suo, con un sorriso estasiato sulle labbra.
Anche Titus e Riker si congratularono con lei, prima
di ritornare sul palco dopo una meritata pausa.
Fu in quel momento che Dianna ricevette una chiamata e
prima di rispondere al telefono mostrò il mittente all’amica che esultò
soddisfatta.
Appena la chiamata si concluse, la
bionda sorrise “Ho bisogno di un pass.”
In aiuto corse prontamente Lauren, che frugò un
po’ nella sua borsa prima di pescare il pezzo di carta plastificata
legata a un cordoncino di stoffa.
“Prendete questo, doveva venire un nostro amico,
ma alla fine non ce l’ha fatta.”
Dianna le regalò un sorriso raggiante ed uscì dalla
porta di servizio, aspettando l’amico.
Chris arrivò cinque minuti dopo la telefonata, pagò il
taxista, lasciandogli una cospicua mancia e corse verso la biondina, che stava
sventolando pigramente la mano, in segno di saluto.
“E’ già iniziato vero?” domandò.
Aveva il fiatone, come avesse percorso chilometri e chilometri senza fermarsi
mai.
Dianna annuì e gli porse il pass che un energumeno
controllò prima di lasciarli passare all’interno del locale.
“Era ora che arrivassi!” lo accolse Naya.
“ti sei perso la mia esibizione!”
Chris si scusò con un sorriso e appena notò Lauren le
saltò praticamente addosso. Entrambi iniziarono a borbottare eccitati e Chris
la tenne stretta più del dovuto.
“Sei venuto a salvare il tuo principe dalle
grinfie della perfida strega?” gli sussurrò lei in un orecchio, facendolo
ridere nervosamente.
“Ci sta guardando?” chiese il soprano,
riferito a Mia.
“Se potesse lanciare raggi laser dagli occhi
saresti già morto” commentò sarcastica e Chris si staccò da lei per
avvicinarsi al duetto.
Provò a sorridere, ma l’unica cosa che riuscì a
tirar fuori fu un debole sorriso al lato della bocca, mentre le mani stavano
sudando terribilmente per il nervosismo.
La prima a presentarsi fu Charlene e Chris si
congratulò con lei per la sua bella voce, riuscendo a farla arrossire.
Quando dovette alzare lo sguardo verso Mia, per poco
non si morse il labbro a sangue.
Non provava rabbia nei suoi confronti, ma solo tanta
tristezza.
Chris le stava portando via probabilmente
l’amore della sua vita e non pareva nemmeno accorgersene.
“Ciao, io sono Mia” si presentò la
ragazza, masticando il chewingum rumorosamente. “la ragazza di
Darren” aggiunse e Chris trattenne a stento un commento sarcastico,
conficcandosi le unghie nel palmo della mano.
“E’ un piacere, Darren parla spesso di
te!”
Dietro di sé, Naya trattenne a fatica una risatina.
“Beh non avevo dubbi!” esclamò Mia
ostentando una sicurezza che a Christopher non piaceva per niente. “siamo
così affiatati!”
Effettivamente, Chris doveva dare ragione a Dianna e
Naya, quella ragazza non dava di sé una bella impressione, nonostante Darren
gli avesse sempre detto, nel periodo precedente alla loro storia clandestina,
quanto in realtà fosse insicura e dolcissima e che sicuramente, sarebbero
potuti diventare amici con un po’ di conoscenza, perché avevano molte
cose in comune.
Chris rabbrividì.
L’unica cosa che avevano in comune era lo stesso
uomo e quello bastava, grazie tante.
Si riscosse dai suoi pensieri quando la voce, appena
affannata, di Darren arrivò alle sue orecchie.
Si congedò dalle due ragazze per
sporgesi verso il lungo tendone nero che divideva il palco dal
Backstage.
Fece attenzione a non essere scoperto e con amore
fissò il viso di Darren, gioioso e sudato.
I riccioli bagnati gli ricadevano in modo scomposto
sulla fronte e quei occhi brillanti d’emozione, scossero il cuore di
Chris.
Il ragazzo parlò al microfono per un po’,
facendo battute con i fan, con Titus e Curt.
Solo Riker si accorse dello strano movimento dietro le
quinte, visto che era molto vicino.
Guardò Chris sorpreso e lo salutò con un cenno del
capo e un enorme sorriso bambinesco a increspargli le labbra, poi, con grande
sorpresa di Chris, si sporse verso Darren sussurrandogli qualcosa
all’orecchio.
Criss sgranò gli occhi si voltò velocemente verso il
soprano, le labbra dischiuse per la sorpresa.
Si guardarono negli occhi per interminabili secondi e
quando Darren distolse finalmente lo sguardo, sorrideva.
Sorrideva talmente tanto da illuminare l’intero
locale in semioscurità.
Confabulò con i Warblers e poi, tornò a rivolgersi al
pubblico, prima di far scorrere con maestria le dita sulle
corde tese della sua chitarra acustica.
“Say,
wasn’t that a funny day?
Gee, you had a
funny way - a way about you. A kind of glow of something new.
Sure - I’ll admit that I’m the same.
Another sucker for a game kids like to play,
And the rules they like to use…”
Quello che Chris sentì, appena la voce calda e un
po’ emozionata di Darren si liberò per il locale, fu la bellissima
sensazione di percepire, anche a quella distanza, il sentimento che li legava.
Senza dover contare sulla sicurezza delle sue braccia
forti printi a stringerlo.
Non ce n’era bisogno, perché Christopher poteva
sentire ogni cosa sotto quella voce roca.
E sapeva che era per lui quella canzone. Lo aveva
capito dal quel breve sguardo che si erano scambiati e quella era una
grandissima prova del suo amore.
“Don’t
you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel for you…?”
Molto spesso si era chiesto se davvero Darren
lo amava.
Si sentiva come se quei sentimenti, che a stento
riusciva a trattenere per sé, fossero diretti in un solo senso.
Ma quando Darren lo abbracciava o semplicemente gli
cantava una canzone, proprio come in quel momento, ogni stupido e inutile
dubbio spariva lasciando spazio alla felicità di qualcosa di talmente grande,
da lasciarlo quasi senza fiato.
“...The
sun, telling me the night is done.
Well I refuse to let it stop our fun.
Close your eyes - we’ll make it dark again And kiss; there’s a thought, so how ’bout
this?
Let’s pretend that both our lips are made of candy.
After all, we need sweets every now and then…”
Quelle parole calzavano a pennello alla loro storia.Era così frustrante ogni mattina separarsi dal tepore
dei loro corpi uniti, per farsi spazio nella realtà che stava, prepotente, al
di fuori di una stanza d’albergo. La notte portava loro baci al sapore di
marshmallow e promesse difficili da mantenere, ma che risuonavano così
rincuoranti e sacre.
“…Go?
How so very apropos:
A goodbye just as soon as I said ‘Hello.”
Well alright, I’ll see you later.
It’s true: it’s just a fantasy for two.
But what’s the difference if it all could have been true? I guess this is
better…”
Per quanto fosse bello, vivere in una fantasia di
colori e amore, la verità doveva saltare fuori e nonostante facesse male, male
da morire avrebbero affrontato tutto insieme.
“…But
don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel?
Don’t you want the way I feel for you?...”
“…Don’t
you want the way that I feel for you?”
Lo sguardo di Darren era rimasto nel suo per così
tanto tempo che non si era accorto che la canzone era finita e che il pubblico
era scoppiato in un’ovazione. Erano persi nel loro mondo e nemmeno si
rese conto di aver mimato un “ti amo” con le labbra, incantato
com’era dal sorriso luminoso del ragazzo.
Si riscosse solo quando Lauren gli passò accanto,
posandogli una mano sua spalla.
Le fece un sorriso d’incoraggiamento, visto che
toccava a lei cantare una canzone insieme a Darren e tornò dentro le quinte, il
cuore in subbuglio.
Guardò per un attimo le ragazze, intente a
chiacchierare con i Warblers appena scesi dal palco e con Charlene e Mia,
salutò tutti velocemente, beccandosi una profonda occhiataccia dalla ragazza di
Darren.
Voleva tornare in albergo e aspettare l’indomani
sotto le coperte, senza pensare a nulla.
Mentre era sul taxi di ritorno, mandò un veloce
messaggio a Darren, complimentandosi con lui e dicendogli che si sarebbero
visti direttamente il giorno successivo.
Appena Darren toccò il morbido letto nella sua stanza
d’albergo, sospirò beatamente, stiracchiandosi lentamente. Mia si stese
sopra di lui, con un sorriso malizioso ad incorniciarle le labbra ancora
sporche di rossetto.
Quello ricordò a Darren, che non era ancora il tempo
di rilassarsi.
Sentì la ragazza accarezzargli il petto coperto dalla
t-shirt, mentre gli mordicchiava sensualmente il mento. Il ragazzo spalancò gli
occhi e li rivolse al soffitto.
Non sentiva nulla.
Nessuna emozione, nessun senso di appartenenza. Era
come se, in quella scena non ci fosse nemmeno lui.
Serrò le dita nei palmi delle mani. “Mia,
ascolta…”
La ragazza si staccò da lui con un sorrisetto,
poggiandogli l’indice sulle labbra appena socchiuse. “Lasciati
andare” mormorò, strusciandosi interamente sul corpo di Darren.
“Sono stanco… e poi…” tentò
una scusa, ma Mia stava già sbuffando e si era buttata
al suo fianco con un’espressione contrariata.
“Vado a farmi una doccia” disse lei,
chiudendosi in bagno e lasciando Darren con i suoi pensieri e un sospiro di
sollievo.
Doveva dirglielo, era pronto a mettere fine a quella
storia per iniziare una nuova vita con Chris.
Si mise seduto sul letto e si fissò le mani, che
tramavano leggermente dall’ansia. Prese il telefono dalla tasca dei suoi
jeans e rilesse l’ultimo messaggio che Chris gli aveva mandato un paio di
ore prima.
Capiva il motivo per cui si era allontanato tanto in
fretta e non gliene faceva una colpa.
Come un ragazzino, si rilesse tutti i messaggi che si
erano scambiati in quelle settimane e si sentì rincuorato. Gli balzò il cuore
nel petto quando Mia uscì dal bagno, avvolta in un piccolo asciugamano e con i
capelli bagnati che stava tamponando con una salvietta.
“Ti ho spaventato?” lo raggiunse con un
sorriso e Darren si affrettò a spegnere il cellulare, lanciandolo sul comodino
con nonchalance.
“No tranquilla…” le accarezzò i
capelli umidi, sorridendole dolcemente. “farai meglio ad asciugarteli, o
prendersi un raffreddore…”
Mia fece spallucce e si accoccolò contro di lui.
“Mi sei mancato Dar, davvero”
Il ragazzo non rispose, mentre le braccia della
ragazza lo cingevano, portandoli nuovamente distesi. Gli regalò un altro
piccolo sorriso e un bacio sulla fronte.
Più guardava Mia, che restituiva il suo sguardo con un
caldo e amorevole, più il suo cuore veniva schiacciato in una morsa dolorosa.
Quanto era difficile dire parole semplici come:
“Mi sono innamorato di un’altra persona” .
Era così difficile, che la gola di Darren era bloccata
in un groppo doloroso. Tutta quella debole forza accumulata nelle ore passate,
stava volando via come vento. Quindi, lasciò che Mia gli aprisse la camicia
pulita che aveva indossato prima di tornare in albergo, lasciò che gli
riempisse il collo e il petto di baci e non fermò nemmeno la mano di Mia che afferrava
la sua per posarla sul suo seno ancora coperto dall’asciugamano. Ricambiò
docile il bacio che lei gli diede e non bloccò i suoi gesti veloci mentre gli
slacciava i pantaloni.
Sì eccitò, pian piano sotto il tocco delicato di Mia e
quando fu dentro di lei, nascose il viso nei suoi capelli, celando le lacrime,
senza riuscire a far smetter il suo corpo di tremare.
Perdonami,
pensava, perdonami Chris, ti prego.
La sveglia di Chris suonò puntuale alle otto e trenta
di quella calda mattina di fine giugno e il ragazzo, prima di aprire i suoi
occhi azzurri, piego le sue labbra in un sorriso.
Si stiracchiò e volse il capo verso la finestra. Non
aveva chiuso gli scuri la notte precedente e la luce del giorno gli colpiva
debolmente gli occhi ancora socchiusi.
Si alzò e si fece una doccia veloce, vestendosi con
abiti comodi per le prove. Non approfittò della colazione al ristorante
dell’hotel, ma uscì sotto il cielo un po’ nuvoloso, in cerca di un
bar per del caffè d’asporto e una brioche alla crema.
Incontrò un paio di fan per la via e con loro fece
alcune foto e scambiò qualche parola, prima di chiamare un taxi, diretto
all’auditorium dove si sarebbe svolto il concerto quella stessa sera.
Controllò il cellulare, ma esattamente come le volte
precedenti, la casella dei messaggi risultava vuota.
Forse il discorso con Mia era stato più complicato del
previsto e Darren non voleva avvertirlo finchè tutto non fosse pienamente
apposto.
Sospirò fra sé e pagò il taxista, una volta arrivato,
chiamando la sua agente, che lo stava cercando da un po’, per avvertirla
che era arrivato sano e salvo senza essere stato rapito da nessuno.
Salutò Harry che, già pronto sul palco, stava
rivedendo qualche coreografia e sorrise alle ballerine che con lui danzavano
“Single Ladies”.
Doveva solo poggiare la tracolla nel camerino comune,
e tornare sul palco per il sound check.
Quando vi entrò, con un enorme sorriso, pronto a
salutare gli altri, non trovò nessuno, eccezione per una testa piena di ricci
che sbucava da una poltrona rivolta verso il televisore spento.
Il suo viso s’illuminò ancora di più, abbandonò
la tracolla su una sedia e lo raggiunse.
“Ehi! Allora sei qui!” esultò,
avvicinando a Darren. “potevi anche mandarmi un messaggio!”
si finse imbronciato e ridacchiò.
Darren continuò a tenersi la testa con una mano, gli
occhi chiusi dietro le pesanti ciglia bagnate di lacrime.
Come poteva guardarlo ora?
“Darren, tutto bene?” lo richiamò
preoccupato Chris, finchè non fu talmente vicino che Darren riuscì a sentire il
suo profumo, mischiato a quello dolce del suo bagnoschiuma.
Fu costretto a sollevare gli occhi e puntarli nei
suoi, e si sentì ancora più male quando notò la sua felicità spazzata via in un
solo sguardo.
Si morse il labbro, talmente forte da assaporare il
sapore del sangue sulla lingua mentre una spessa lacrima gli cadeva dagli
occhi.
Christopher non ebbe bisogno di essere informato, il
suo viso stravolto e colpevole parlava da solo.
Si portò una mano in mezzo ai capelli e provò a
parlare, ma il fiato gli mancava, mentre i sogni che aveva costruito in una
notte cadevano a pezzi, fino a diventare polvere.
“Chris…” mormorò Darren, alzandosi
dalla sedia, cercando un modo per spiegarsi, per toglierli dalla faccia
quell’espressione delusa e farlo tornare a sorridere, proprio come prima.
“io-mi dispiace-“ Chris alzò una mano, bloccando le sue parole.
Parole, che non aveva voglia di sentire, o tutto
sarebbe diventato ancora più vero.
Scacciò le lacrime, perché non voleva farsi vedere
così e guardò Darren negli occhi un’ultima volta e sperò, con tutto sé
stesso, di riuscire a trasmettergli il dolore, la delusione e la rabbia che
stava provando.
“Sei solo un vigliacco.” Mormorò prima di
andarsene, lasciando Darren solo con i suoi sensi di colpa.
Sei solo un vigliacco Darren.
Continua…
*****
Okay, prima di tutto, chiedo scusa per il ritardo
enorme nella pubblicazione. Ho avuto dei problemi con questa storia e con il
mio essere scrittrice in generale, è stato un periodo duro su questo fronte.
So che non ho molte scusanti, ma forse capirete che è
stato meglio così, piuttosto che scrivere e pubblicare un capitolo
insoddisfacente e senza senso. Quello che so è che NON abbandonerò questa
storia, ci tengo troppo, come tengo a tutti voi che la leggete. E spero di non
avervi fatto arrabbiare e che continuerete a seguirmi.
Bene oggi vi ho dato più di un motivo per odiarmi ma
non fatelo vi prego!!! ç_ç
Lo so, Darren è un cretino, molto più del solito e il
povero Chris soffre.. però… “haaaaappyendiiiing”
*fischietta*
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito il
capitolo scorso e quelli ancora prima (provvederò presto a rispondere a tutti!)
e grazie ai nuovi lettori e soprattutto a quelli vecchi. Grazie a chi ha messo
la storia fra le preferite, le seguite e chi ha semplicemente letto.
Sono un po’ emozionata perché questa è la prima
storia dove supero le cento recensioni e questo è grazie anche a voi!
Capitolo 16 *** capitolo tredicesimo - New Jersey ***
captredicesimocrisscolfer
Capitolo Tredicesimo
East
Rutherford, New Jersey. 16 Giugno 2011
Cory odiava i lunedì.
I lunedì volevano dire parecchie cose, prima di tutto,
la fine del week end e il ritorno estenuante al lavoro. Successivamente erano i
traumatici post sbornia di feste consuma fra alcool e belle donne.
In quel periodo però, Cory Monteith odiava i Lunedì
ancora più del solito.
Il tuor aveva spazzato i suoi week end folleggianti,
sostituendoli con la stanchezza del dopo concerto e le mille interviste.
Camminò sbuffando verso il camerino, buttando nel
pattume la barretta energetica che non riusciva più a finire.
Mugugnò un buon giorno ad Harry che stavo ascoltando
la musica seduto sulla sedia e con i piedi appoggiati al tavolo. Guardò
l’orologio al suo polso e convenne che era ancora presto per le prove,
così avrebbe potuto stendersi sul divano e dormicchiare un altro poco, con
l’unico ronzio della musica di Harry che usciva dalle sue cuffie.
I suoi piani vennero miseramente distrutti dalla
figura che aveva già preso possesso del divano.
Cory guardò Christopher, rannicchiato in parte sul
divano. Teneva fra le mani un enorme barattolo di burro d’arachidi già
iniziato e il viso, ricoperto da pesanti occhiaie, era percorso da una smorfia
di disgusto.
“Chris?” lo richiamò. “stai
mangiando burro d’arachidi con il cucchiaio?” chiesi disgustato.
L’amico alzò lo sguardo su di lui e poi lo
riabbassò sul barattolo. “Probabilmente vomiterò” commentò.
Cory scosse il capo e si sedette al suo fianco,
lanciando un’occhiata ad Harry che si era appisolato sulla sedia.
“Questo è un suicidio, Chris.”
Il più giovane scosse le spalle e lasciò il barattolo
sul tavolino davanti a loro e ritornò ad abbracciarsi le gambe.
“Forse era proprio quello che volevo
fare…” mugugnò, guardando altrove.
“Si può sapere che ti succede? Fino a ieri
sprizzavi gioia da tutti i pori!”
“Ieri era ieri” fu il commento senza
colore di Christopher. Il suo cuore si strinse in una morsa e dovette mordersi
il labbro per non scoppiare a piangere come un bambino.
“E questa cosa sarebbe? Una crisi adolescenziale tardiva
o… la tua anima da scrittore in pena?” chiese, quasi divertito dal
comportamento insolito del suo amico.
“Lascia stare, non capiresti…”
borbottò Chris, piuttosto infastidito. Fece per alzarsi ma il maggiore gli
afferrò un polso.
“Ehi amico!” lo richiamò,
ora seriamente preoccupato. Non era il solito Christopher. Lui avrebbe risposto
con una battuta sarcastica e il suo solito sopracciglio inarcato verso
l’alto. “che ti succede?”
Succede che sono a pezzi. Succede che non ho nemmeno
la forza di reagire o pensare coerentemente. Succede che lo amo e lui ha scelto
lei. E ora non so che farmene di tutto questo amore.
Chris non rispose, ma Cory notò il labbro tremulo e le
pensanti lacrime costrette ancora nei suoi occhi. Girò il capo e notò che Harry
aveva lasciato la stanza, chissà da quanto tempo. Sospirò mentre le spalle di
Chris tremavano e se lo tirò contro in un abbraccio consolatorio.
Non erano mai stati così espansivi,
ma Cory sentiva il suo bisogno di avere qualcuno su cui aggrapparsi.
“Andrà tutto bene, Chris, tutto bene”
ripeté più volte, nonostante non sapesse per certo cosa gli
stesse accadendo.
Quel ragazzo, che sembrava così fragile e piccolo fra
le sue braccia, non versò nemmeno una lacrima.
Cory lo sentì singhiozzare e stringergli la maglia
fino a deformarla un po’, ma non aveva importanza. Rimasero lì finchè lo
sfogo non finì. Il minore scostò dolcemente il loro abbraccio
e gli sorrise. Gli disse che era tutto apposto, anche se era palese la
sua sofferenza. Gli scompigliò i capelli, come una sorta di muto ringraziamento
e lasciò la stanza, con la sua tristezza sulle spalle.
Cory lo guardò andare via, salutandolo con un mezzo
sorriso e un breve gesto della mano.
Chris, fuori dalla porta, sospirò e si tormentò le
labbra con i denti, mentre si dirigeva fuori dal quel posto, come se si
sentisse soffocare.
Quattro caffè e due ciambelle dopo, Darren era stufo
di aspettare.
Lauren, arrivata nel New Jersey quella mattina, doveva
già essere lì, ma dopo i soliti dieci minuti di ritardo se ne erano aggiunti
altri venti e Darren era diventato talmente impaziente sa infastidire la coppietta
anziana che beveva tranquillamente il caffè nel tavolo affianco, con il suo
continuo tamburellare le dita sul tavolo, producendo un rumore fastidioso.
Lauren entrò nel locale al trentesimo sbuffò
spazientito e cercò con gli occhi la figura dell’amico che trovò
accovacciata e disparata qualche tavolo di distanza dall’entrata. Alzò
gli occhi al cielo e lo raggiunse, in faccia un cipiglio indagatore.
“ Trenta chiamate in venti minuti, Darren,
trenta.” Lo salutò, sedendosi pesantemente di fronte a lui e buttando con
stizza la sua borsetta di pezza sul tavolo. “Non vengo tutti i giorni nel
New Jersey! Ho bisogno del mio tempo!” esclamò la ragazza, incrociando le
braccia al petto. “e poi tu scegli di incontrarci in questo… posto
dimenticato anche da Dio stesso!”
Darren abbassò il capo e rilasciò un sospiro
angoscioso. Borbottò delle scuse e prima di parlare aspettò che Lauren
prendesse la sua ordinazione, un caffè forte e un muffin ai mirtilli, la guardò
levarsi la giacchetta di cotone, per rimanere in canottiera, visto il caldo di
quei giorni.
“Dopo puoi anche uccidermi e prendere di
accompagnarti a casa al trotto, ma ho bisogno di un aiuto ora.” Le
afferrò una mano e la strinse per un attimo fra le sue, prima di rilasciarla.
“ho combinato un disastro Lauren e non so se posso tornare
indietro…”
La Starkid sgranò gli occhi. “Mia è incinta?!”
Darren diventò improvvisamente pallido, le iridi
dilatate. “No! Per
l’amor di Dio ci manca solo questa…”
Lauren si portò una mano al cuore e tirò un sospiro di
sollievo. “Allora cosa? Perché mi hai fatto
venire qui così di corsa?”
Darren si scompigliò i capelli e poggiò la testa sul
tavolo e la ragazza si allungò verso il suo amico, con sguardo preoccupato.
“Dar, per favore dimmi che succede mi sto preoccupando a morte!”
Il cantante sollevò il capo e con sguardo triste
iniziò a raccontare.
Parlò della sua storia con Christopher, anche se lei
già sapeva qualcosa, le raccontò di Mia e del concerto, di come lui e Chris
avevano fatto dei piani per vivere finalmente felici e di lui che, in un solo
attimo aveva distrutto tutto.
Le disse che aveva fatto l’amore con Mia tutta
la notte e poi che avevano dormito abbracciati e lei era tornata a casa la
mattina dopo ancora ignara di quello che succedeva realmente alla
sue spalle.
Lauren ascoltò tutta la storia, stringendo fra le mani
la tazza di caffè, non disse una parola, finchè Darren non finì le sue.
Annuì, qualche volta, e quando l’amico rimase in
silenzio sollevò una mano e la battè violentemente sul suo capo pieno di ricci,
producendo un rumore sordo, seguito dalle imprecazioni del malcapitato.
“Mi hai fatto male!” strillò questi,
massaggiandosi la testa con energia.
“E’ perché siamo in un luogo pubblico, se
no avrei fatto anche di peggio!” sbottò la ragazza, incrociando le braccia
al petto. “quello che hai combinato non ha scusanti lo sai questo, vero?”
Darren annuì, senza avere più il coraggio di alzare il
viso e guardarla in faccia “Lo so-"
“-Insomma non che io provi molta simpatia per
quella ragazza,” lo interruppe “ma quello
che hai fatto proprio non se lo meritava!” continuò, inviperita. “e
a Chris! Stava solo aspettando di poter vivere la vostra storia da persone
normali e tu che fai?”
Il ragazzo iniziò a giocherellare con il fazzoletto
che aveva ridotto in piccoli pezzetti dal nervosismo. “Devi deciderti
Darren e devi farlo in fretta.”
“Io amo Chris!” ribattè finalmente,
sollevando il capo velocemente, punto sul vivo.
“Allora lascia Mia, per l’amor di
Dio!” Lauren battè un pugno sul tavolo, fregandosene della gente che aveva
iniziato a guardarli male. “non illuderla ancora, lei ti ama,
capirà.” Il tono della ragazza si era addolcito, osservando la figura
mogia del suo amico. Allungò una mano e la strinse brevemente nella sua, ancora
impegnata a torturare quel maledetto fazzolettino.
“Come?” domandò “Non ne uscirò vivo!”
“Probabilmente no,”
Lauren prese un sorso di caffè “ma almeno avrai fatto la cosa giusta!”
“Davvero consolante…” sbottò
sarcastico e Lauren scosse la testa, sorridendo appena e prendendo la sua mano.
“Troveremo un modo” gli disse, sorridendo
incoraggiante. “eChris
tornerà da te.”
Darren accennò un sorrisetto e annuì, nello sguardo
disperato uno spiraglio di speranza.
Prima del concerto di quella sera a East Rutherford,
nel New Jersey, la tensione era così palpabile che il silenzio regnava padrone
fra i ragazzi. Heather stava abbracciata a Naya guardandosi le scarpe, Harry e
Kevin avevano deciso di ripetere insieme qualche passo di danza silenzioso,
Mark e Chord ascoltavano la musica dallo stesso I-Pod e Cory giocherellava con
il microfono spento. Lea lanciava continue occhiate a Amber che a sua volta le
rispondeva continuamente con un’alzata di spalle. Jenna teneva sulle
ginocchia Dianna, con la testa poggiata alla sua schiena e in viso la stessa espressione
preoccupata della bionda.
Darren, dal canto suo, sapeva che quel silenzio era
generato dalla brutta aura che capeggiava sopra la testa di Chris.
Era triste, arrabbiato, amareggiato, ferito, deluso,
Darren poteva leggere tutte quelle emozioni sul suo viso pallido e serio e il
cuore gli si stringeva in una morsa pesante.
Christopher, aveva abbandonato il barattolo di burro
d’arachidi per dedicarsi a quello del gelato alla crema per tutto il
pomeriggio e in quel momento, dopo una lunga dose di Adele sparata a tutto
volume nelle orecchie, poteva dire di star peggio di prima.
Mal di stomaco e mal d’amore non erano un buon
connubio, soprattutto in quella situazione.
Dylan, interruppe il silenzio, presentandosi in
camerino con un sorrisone, immediatamente stroncato dalla brutta sensazione che
lo assalì.
“Ragazzi, tre minuti e si inizia.” Li
avvertì. “iniziate ad avvicinarvi al palco.” Nessuno rispose o
ringraziò, si alzarono tutti e si apprestarono ad uscire, Chris fu
l’ultimo della fila.
Il tecnico del suono fermò il controtenore prima che
uscisse e lo guardò negli occhi preoccupato. “Ehi, è tutto
apposto?”
Chris, prevedibilmente annuì, sforzando un sorriso.
“Ci becchiamo dopo, okay?” disse solamente, raggiungendo i suoi
colleghi già appostati vicino al palco, tanto che il brusio che proveniva dagli
spalti era ben udibile.
Darren si avvicinò a Chris, sorprendendolo di spalle,
tanto che il ragazzo sussultò come se si fosse appena scottato.
Si girò a guardarlo e non disse nulla, limitandosi a
trafiggerlo con i suoi occhi di ghiaccio. Darren deglutì e tolse di fretta la
mano dalla sua spalla, portandola lungo i fianchi e stringendola in un pugno.
“Chris…” disse solamente,
la voce bassa e piena di tristezza. Il controtenore, tornato a dargli le
spalle, sembrò non ascoltarlo nemmeno, nonostante il suo tono gli avesse
procurato una stretta micidiale al cuore. “ho bisogno di
parlarti…” tentò di nuovo.
Christopher, irritato, scacciò la mano che Darren
aveva nuovamente posato su di lui e si volto ancora, per fissarlo negli occhi.
“Toglimi le mani di dosso.”
L’esclamazione, piuttosto isterica, portò tutti sull’attenti e rimasero a fissare la scena senza
fiatare.
Darren non ebbe tempo di ribattere perché un addetto
richiamò tutti sul palco e lui rimase indietro, cercando di rimarginare la
ferita che quelle parole gli avevano procurato al cuore.
L’aveva fatta davvero grossa.
Chris uscì dalla doccia dopo quella
che gli pareva la giornata più lunga e straziante di tutta una vita.
Voleva solo buttarsi nel letto, nascondere il viso nel
cuscino e piangere fino al mattino.
Proprio mentre stava riponendo il Phon nello scaffale,
bussarono forte alla porta. Si strinse addosso l’asciugamano
e sperò con tutto se stesso che non si trattasse di Darren, ancora in cerca del
suo perdono. Aveva pronti già una sfilza d’insulti e la mano che gli
avrebbe chiuso la porta in faccia.
“Cazzo per fortuna hai aperto! Credevo di dover
sfondare questa diavolo di porta!”
Chris sollevò un sopracciglio e si appoggiò allo
stipite della porta.
“Ciao anche a te, Dylan”
Il più grande borbottò qualcosa ed entrò in stanza,
dirigendosi a passo svelto verso l’armadio.
“si può sapere cosa stai facendo?” domandò
Chris, una volta richiusa la porta alle spalle.
“Cerco dei vestiti, non vedi?”
Il controtenore sollevò gli occhi al soffitto e si
sedette sul letto. “Guarda che non ti vanno!” ribattè, incrociando
le braccia al petto.
“Infatti li devi
indossare tu, tondo” rispose, afferrando un paio di jeans a sigaretta
strettissimi e una maglietta blu. Glieli buttò praticamente in faccia e aspettò
che Chris si vestisse.
Il ragazzo guardò gli abiti senza capire e rimase in
silenzio, cercando di dare un senso a quella situazione. Si sentì in dovere di
parlare solo quando Dylan iniziò a frugare fra la sua biancheria, buttandogli
in testa un paio di boxer scuri.
“Io non mi muovo da qui.” Ribattè il
minore, lo sguardo di sfida rivolto al suo amico.
“Certo che lo farai!” lo rimbeccò.
“alza il culo, infilati quei dannati vestiti ed esci fuori da questa
stanza.”
“Avevo dei programmi, io.”
“Cosa? Nasconderti sotto le
coperte a frignare fino a consumare le lacrime?” domandò sarcastico.
“ non te lo permetterò.”
“Dylan, sul serio non è divertente!” disse
Chris, un’espressione di ghiaccio sul volto.
“Io non sto ridendo” Dylan scosse le
spalle e rimase a fissarlo, in attesa. “andiamo nel locale dove lavora
Nicholas, la sera fanno la musica dal vivo.” Continuò, come se Chris gli
avesse dato una risposta affermativa.
Quando, qualche minuto dopo, Christopher era ancora con
solo l’asciugamano indosso, Dylan sospirò. “Senti, io e le ragazze
non vogliamo che tu ti riduca ad un ammasso frignante perché quell’idiota
ha preferito rimanere con una persona che ha la vagina, ma
ehi! La vita non finisce qui!”
“Forse è meglio che rivedi le tue tecniche di
consolazione…”
“Hai bisogno di distrarti, Chris” continuò
ancora cercando di convincerlo, senza sapere che era sulla buona strada.
“non puoi rimanere chiuso qui dentro, sarà peggio, molto peggio.”
Il ragazzo non rispose, ma si passò una mano fra i
capelli morbidi e ancora un po’ umidi, sbuffando sonoramente.
“Mi prometti che, se io avrò voglia di tornare
in hotel anche dopo un minuto dopo aver messo piede nel locale, tu lo farai?
Senza scusa o qualsiasi altra cazzata che userai per convincermi?”
Dylan sorrise, trionfante e si fece una croce sul
petto. “Prometto.”
“Parola di lupetto?”
“Parola di lupetto.”
Chris annuì e sospirò prima di alzarsi e sganciare
l’asciugamano avvolto attorno ai fianchi. Dylan osservò il suo corpo
senza nascondersi e deglutii, quando riportò alla mente le loro appassionate
sessioni di sesso.
Non era passato molto tempo, si
e no qualche settimane, ma era come se fosse successo anni fa.
Con Chris si sentiva come se lo conoscesse da sempre e
per questo aveva da subito accantonato il classico modo di consolazione che le
ragazze utilizzavano in quella occasioni e che più o
meno partivano tutte da: “E’ normale sentirsi così, ti
capisco…” per arrivare a: “Ne troverai certamente uno
migliore.”
Aveva scelto quella linea perché sapeva che era il
modo adatto per spronare Chris.
Il locale dove lavorava Nicholas, cugino di Kevin e, a
quanto pareva, nuovamente ragazzo di Dylan, era il classico locale Newyorkese,
luce soffusa, palchetto sgangherato infondo alla sala e cameriere con le tette
in bella mostra.
Dylan lo trascinò per un braccio verso al tavolo, dove
tutte le ragazze erano riunite, brandendo cocktail e birre.
Quando videro il controtenore urlano di gioia, già
brille, inventando una canzoncina assurda, che si trasformò in una lode a
Dylan, che era riuscito a trascinarlo fuori dall’hotel.
Nicholas raggiunse il gruppetto quasi subito, stampato
in viso un bel sorriso e fra le mani un vassoio. Poggiò davanti al suo ragazzo
una birra rossa e a Chris passò un daiquiri alla fragola.
“E’ un piacere rivederti Chris.” Lo
guardò il ragazzo, con un sorriso sincero sulle labbra.
“Anche per me” sorrise educatamente e
osservò il ragazzo baciare dolcemente Dylan sulle labbra, prima di sparire di
nuovo.
“Non guardarmi così…” lo rimbeccò il
fonico, bevendosi la sua birra, un po’ a disagio. “è cambiato e
voglio provarci seriamente.”
Christopher fece spallucce. Sapeva che quello di
Nicholas era un percorso lungo, ma se Dylan gli aveva dato una possibilità, la
fiducia necessaria per tirare avanti, il soprano non aveva nulla da ribattere.
Ashley planò su di lui con una risata e un braccio
intorno alle spalle. “Bevi il tuo Daiquiri, Colfer!” la ragazza si
battè un pugno sul petto. “l’ho ordinato io, personalmente!”
Chris ridacchiò e ringraziò con un sorriso e un bacio
sulla guancia, ma Ashley aveva già cambiato rotta,
andando a importunare Jenna, così lanciò un’occhiata al palco dove, un
paio di signore di una certa età, piuttosto brille, stavano cantando una
vecchia canzone di Cindy Lauper. Ridacchiò divertito e sorseggiò dalla
cannuccia il suo drink che diventarono tre ne giro di quaranta minuti.
Lea barcollò verso di lui sorridendo e lo abbracciò di
slancio, strusciando il viso sulla sua maglietta.
“Chris!” gli urlò praticamente
nell’orecchio arrampicandosi su di lui. “è cooooosì bello vederti
qui!” il ragazzo cercò di scrollarsela di dosso, mandando dei chiari
segnali a Dylan che invece aveva afferrato Nicholas prima che sparisse e dietro
al bancone e i due stavo avendo un incontro di lingua piuttosto ravvicinato.
“non mi piace vederti cooooosì giù, non te lo meriti!” continuò la
ragazza, mettendo su un broncio e pizzicandogli le guance, tornando a
regalargli un enorme sorriso.
“L-Lea staccati mi
stai soffocando!” esclamò il soprano. L’attrice non se lo fece
ripetere e saltellò via con il sorriso, mentre Chris, ripreso il respiro, tornò
a sorseggiare rum e coca.
Sapeva che non era intelligente fare un tale
miscuglio, ma non gli importava.
Era lì, voleva sballarsi e fregarsene, anche e, al
momento, aveva solo l’aria triste e il classico macigno sulla schiena con
scritto “uomo tradito”. Sospirò e svuotò il suo bicchiere in un
paio di sorsi.
Guardò il fondo del bicchiere e picchiettò la spalla
di Nicholas che si scostò di malavoglia da Dylan per guardarlo in viso.
“Portamene un altro!” strillò, registrando senza molta importanza
che, settimane prima c’era lui attaccato alla bocca di Dylan.
“Subito, capo!” Nicholas scese dalla gambe del suo ragazzo e sparì verso il bancone,
ridendo sotto i baffi.
Chris comprese l’esatto momento in cui perse
totalmente la testa. Doveva essere per l’ennesimo miscuglio di alcol con
qualche bibita cassata o succo di frutta e si ritrovò con la cintura
stranamente slaccia e Heather sulla schiena che pretendeva un giro del locale
al trotto.
Baciò selvaggiamente Naya mentre ballavano al ritmo di
una canzone di Jennifer Lopez e si accorse troppo tardi che non era la faccia
di Darren che aveva immaginato di baciare, così si ritrovò fra le braccia di
Amber, a urlare quanto era ingiusta la viva che non gli aveva donato una vagina.
Ashley, stanca di sentire i suoi piagnistei gli porse
un nuovo drink e la storia si ripeté nuovamente.
Fu Dylan a staccarlo da un ragazzo che si stava
strusciando su di lui promettendogli numeri da circo sotto le lenzuola che
Chris non riuscì a comprendere.
“Ora io e te ce ne
torniamo in albergo, okay?” disse il fonico afferrandolo per le braccia.
“o domani ti ucciderai per la vergogna.” Aggiunse sottovoce.
Avvertì tutte le ragazze, ma probabilmente gli diede
ascolto solo Jenna. Trascinò Chris fino al bancone e salutò Nicholas che, quasi
divertito dalla situazione, lanciò le chiavi della sua macchina al suo ragazzo.
“Me la porterai domani mattina, io chiederò a
Karla un passaggio fino a casa.” Dylan buttò l’occhio sulla collega
di Nicholas e le fece un cenno, prima di sparire con Chris attaccato al collo.
Fu un’impresa metterlo in macchina e ancora di
più guidare, visto che il controtenore non faceva che agitarsi e frugare nel
cruscotto alla ricerca di un chewingum.
Ma portarlo fino in camera fu veramente il peggio.
Nel viaggio in ascensore Chris si era tramutato in una
sottospecie di koala ubriaco e non gli lasciò nemmeno il tempo di aprire la
porta della stanza.
“Sai di zucchero filato” borbottò Chris,
strusciando il viso sulla maglietta di Dylan, mugugnando deliziato.
“Credo sia colpa di Nicholas.” Rispose
lui, entrando finalmente in camera. Chris smise di strusciarsi e sollevò la
testa per guardare Dylan con i suoi occhi vacui e lucidi.
“Dio, mi sta proprio sul cazzo.” Proclamò.
“ma ha un buon profumo, glielo concedo” si staccò dall’amico
e barcollo fino a letto e si lasciò cadere supino.
Dylan si passò una mano fra i capelli e rise divertito.
“Sai... l’ultima volta che qualcuno mi ha
riportato in camera ubriaco poi… poi mi ha scopato!” esclamò Chris
ridacchiando e scompigliandosi i capelli.
Dy sospirò e si sedette al suo fianco, guardandolo con
una nota triste negli occhi.
“anche tu voi scoparmi, Dy?” domandò, con
tono roco Chris, sollevandosi a sedere e accarezzandogli piano il collo.
Ammettere che non lo desiderava sarebbe stata una
grossa bugia alla quale nemmeno lui avrebbe creduto.
Chris era una meraviglia dentro e fuori di sé.
La sua personalità, il suo essere sincero,
appassionato, la sua forza e la sua stessa debolezza erano per Dylan qualità
perfette per innamorarsi di lui.
E se non fosse stato così tanto aggrappato alla storia
con Nicholas non se lo sarebbe lasciato scappare.
Chris era qualcosa di meglio di un angelo, era reale.
I suoi occhi, le sue labbra e il suo intero corpo erano una tentazione così
difficile da sopportare che Dylan temette di mandare all’aria tutto e
accanirsi su quelle labbra rosse e lucide e quella pelle
bianca.
Fu in quel momento, perso nei suoi pensieri, che
Christopher lo baciò.
Un tocco maldestro che lo fece ridacchiare,
riprovandoci.
“Su Darren non farti pregare…”
mugugno Chris, sulle labbra immobili di Dylan.
Fu forse quello il momento che il più lucido dei due
si scostò.
Aveva il fiatone come se avesse corso chilometri e
chilometri senza fermarsi. Guardò il suo amico fissarlo inconsapevole e ricordò
a sé stesso perché aveva portato Chris lì.
“Devi dormire ora” disse, alzandosi dal
letto e scostando le coperte. “domani sarà una giornata difficile.”
Colfer lo seguì con lo sguardo e mugugnò qualcosa di
incomprensibile prima di scattare verso il bagno.
Fece un rumore infernale, sbattendo contro la porta
chiusa e successivamente buttarsi verso la tazza del water, producendo rantoli
che al confronto Linda Blair poteva solo vergognarsi.
Dylan non entrò nel bagno, ma aspettò paziente che vi
uscisse.
“Dio sto di merda…” fu il commento
del controtenore appena tornò a barcollare verso il letto.
“E’ questo che succede bevendo”
“Giuro Dy, se non ci fossi tu non saprei che
farmene nelle mie convinzioni.” Esclamò sarcastico, buttandosi di peso
sul letto.
Il fonico si sedette sul letto e gli levò le scarpe,
buttandole scompostamente a terra. Quasi gli venne da ridere, ripensando a qualche
minuto prima quando era pronto a saltargli addosso.
Dopo qualche minuto di silenzio Chris mormorò delle
scuse attraverso la federa del cuscino.
“Non importa, davvero.” Rispose lui,
accarezzandogli piano una spalla sopra il tessuto caldo e morbido della
maglietta e lo sentì fare spallucce.
“cos’hai Chris?”
Non rispose subito, si aggrappò alle sue sicurezze per
un attimo e quando si accorse che erano tutte crollate, strinse le lenzuola fra
le dita. “Sto male.”
Dylan lo sapeva che non era un malessere dovuto alla
sua stupida sbronza, sapeva cosa provava era quasi lo stesso dolore che aveva
provato sulla sua pelle.
Si tolse le scarpe a sua volta e si sdraiò sul letto,
passando una mano su tutta la schiena di Chris contratta e in tensione.
“Io sono qui.” Disse soltanto e bastò per
fargli scostare il viso dal cuscino e guardarlo. I suoi occhi colmi di lacrime,
il labbro tremulo e il muro della sua forza crollato al suolo in mille pezzi,
furono abbastanza per Dylan che lo trascinò in un abbraccio dove Chris si
rifugiò e iniziò a piangere, i singhiozzi fuori controllo e i brividi che non
volevano abbandonarlo neanche quando Dylan lo compri con il lenzuolo.
Si calmò solo alle prime luci dell’alba, cadendo
in un sonno agitato e per tutto il tempo, Dylan rimase al suo fianco.
Continua…
****
E anche questo capitolo è andato! Spero che vi sia piaciuto! Lo so, lo so
c’è un po’ di angst, ma era dovuto!
A chi non andava tanto a genio Dylan, beh con questo
capitolo vi avrà sicuramente conquistati!u.u dai è un amore!!
**
Io ringrazio tutti da chi recensisce fino a chi mette fra i preferiti. Siete
meravigliosi, davvero!!!
Scusate se non ho risposto alle recensioni, mi farò
perdonare!
A presto!!!
VI AMO! ps: https://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006?ref=tn_tnmn questa è la mia pagina ufficiale su FB, se volete chiacchiere con me o avere anticipazioni sulla storia mettete mi piace!! :)
Capitolo 17 *** Capitolo quattordicesimo - Uniondale/New York ***
crisscolfercap14
Capitolo Quattordicesimo
Uniondale - New York, 18 Giugno 2011
La situazione era diventata
insostenibile.
Darren sapeva di non essere
un tipo molto paziente, ma in quei giorni stava davvero superando sé stesso.
Il suo bisogno, perché di
impellente bisogno si trattava, di parlare con Chris era diventato
incontenibile e non sapeva che fare per rispondere a quei continui mutismi ed
occhiate assassine.
Camminò a passo svelto per i
corridoi del teatro, dove quella sera si sarebbero esibiti per l’ultima
volta in America, prima di partire per Londra.
Non rispose nemmeno al saluto
di Naya e Amber che, quando lo videro passare oltre, si guardarono perplesse.
Chris stava provando, forse
per la milionesima volta, il balletto di Single Ladies. Dietro di lui, Jenna,
Heather e le altre ballerine lo guardavano con sconforto.
E forse perché era troppo
concentrato sui passi, che non si accorse dell’arrivo di Darren, che si
avvicinò con circospezione, fino ad appoggiare i gomiti sul palco e guardarlo
dal basso.
Rimase incantato dalle sue
mosse, senza evitare di arrossire.
Solo alla fine della canzone
si permise d’intromettersi, facendo sussultare il più giovane.
“Vattene.”
Rispose questi, all’ennesima supplica d’ascolto di Darren.
“Non me ne vado finchè
non ti decidi ad ascoltarmi!” ancora una volta quei occhi gli erano
puntati addosso, come se fossero fuoco.
Chris scese dal palco,
incurante delle ragazze che, dietro di lui avevano iniziato a borbottare.
“Nessun problema me ne
vado io!” esclamò, afferrando una bottiglietta d’acqua e bevendone
un sorso generoso.
“Chris, ti prego
aspetta!” Darren lo raggiunse a metà strada fra i camerini, toccandogli
fugacemente il braccio. Il più giovane si girò a guardarlo, con espressione
scocciata e le braccai conserte. “v-vorrei che mi ascoltassi, solo un
minuto!” pregò, oramai senza più la speranza di poter aver il suo perdono.
Christopher sospirò e chiuse
un attimo gli occhi, prima di muovere un poco il capo nella sua direzione, come
se gli stesse dando la possibilità di spiegarsi.
Darren non perse tempo e iniziò con una carrellata di scuse che alle orecchie
del controtenore risultavano solo patetiche, per quanto sincere potessero
essere.
Continuava a ripetere che era
un verme, che non avrebbe dovuto tradirlo in quel modo. Disse che era pronto a
lasciarla e a farlo sul serio. Sussurrò che lo amava, perché era vero e i suoi
occhi sinceri non potevano mentire e nonostante Chris stesse andando in pezzi
dentro di sé, non lasciò trasparire nessun segno di cedimento. Darren tentò di
farsi vicino, di afferrargli le mani per poi abbandonare l’idea a un
soffio dalla sua pelle.
Non sapeva cosa fare, si
sentiva svuotato di ogni sua capacità e aspettava le mosse di Chris per
imitarle.
“Io voglio lasciarla,
davvero.” Continuò a ripetere, dando forse l’idea del pazzo, alla
gente che gli passava affianco. “voglio stare con te e sono disposto a
tutto pur di dimostratelo!”
“Non riesco a crederti,
mi dispiace” mormorò Chris, scuotendo il capo e Darren lasciò cadere le
braccia lungo i fianchi, abbassando il capo pieno di ricci scompigliati e a
Chris fece quasi tenerezza. “non riesco nemmeno a pensare che possa
valerne la pena…” le sue parole non erano arrabbiate, ma deluse e terribilmente
tristi e questo mandava Darren nello sconforto.
“Ne
varrà! Te lo
giuro!” provò ancora, tornando a sollevare lo sguardo verso il suo,
vedendo solo sfiducia nei suoi confronti.
Era quello il punto, Chris
non si fidava più di lui.
Aveva creduto troppo volte
alle sue promesse e con quell’enorme cazzata stava perdendo tutto ciò per
cui valeva la pena andare avanti.
“Non ti girare
subito, ma credo che tua madre stia correndo verso di te brandendo una borsetta
gialla.” Darren, lo guardò interrogativo e
deluso per la deviazione del discorso. Non fece nemmeno in tempo a chiedere a
cosa si riferiva che Cerina Criss gli planò addosso, parlando talmente
velocemente da sembrare incomprensibile.
“Mamma!” borbottò
Criss Junior, abbracciandola velocemente prima di guardarla come se fosse
appena uscita da un cartone animato giapponese. “cosa ci fai qui?!”
“Sono venuta a vederti
ovviamente!” rispose lei ovvia, colpendolo con la sua borsetta sul
braccio. “e Chuck ha così insistito per venire con qualche ora
d’anticipo e stare tutti insieme!”
“Chuck?” Darren
sollevò lo sguardo verso suo fratello che si stava avvicinando con passo lento
e strascicato, ridacchiando sotto i baffi.
“Certo
tesoro! Mi
dispiace solo che tuo padre non sia potuto venire!” esclamò la donna,
allungo solo qualche secondo dopo lo sguardo verso Chris e sorridergli cordiale.
“Oh Christopher!” disse, sporgendosi verso il soprano per un
abbraccio e Darren si sentì in dovere di mormorare che non era il caso di
farlo, nonostante sua madre non avesse sentito una sola parola, impegnata
com’era a fare mille complimenti a Chris.
“Fratellino!”
Chuck, piombò su Darren con una pacca sulle spalle e un sorriso furbo sulle
labbra. Guardò prima il fratello e poi Chris, aumentando l’estensione
della sua bocca. “E lui deve essere Chris!” esclamò, facendosi
largo e porgendogli la mano. “il famoso Chris!”
l’interpellato sorrise nervosamente e strinse la mano che il ragazzo gli
stava porgendo.
Non aveva mai avuto
l’occasione di conoscere Chuck e quasi gli venne da ridere constatando
che il ragazzo era anche più basso di Darren.
“Piacere mio”
disse, cercando di essere più cordiale possibile e si scambiò una fugace
occhiata con Darren, anche lui avrebbe preferito morire piuttosto che
ritrovarsi in quella situazione imbarazzante.
“Mio fratello parla
così tanto di te, che mi sembra già di conoscerti!” esclamò Chuck,
sorridendogli mentre Cerina, gli afferrava il braccio, annuendo energicamente.
Il più piccolo dei Criss, si
schiaffeggiò la fronte, certo che inferno peggiore non lo poteva trovare.
Christopher rispose
gentilmente alle domande di Cerina, che era così entusiasta e di buon umore che
non se la sentiva di contraddirla.
Era una donna molto
stravagante e soprattutto colorata, ma al soprano dava l’impressione di
essere una donna forte.
“… E così ho
deciso di venire a New York!” stava raccontando la donna, con un sorriso
dolce ed orgoglioso sulle labbra. “Chuck non voleva venire da solo e io
ci tenevo così tanto a rivedere il mio Darren prima della partenza per Londra!”
Chris le sorrise, annuendo, non trovando alcun modo per ribattere, se non in
toni sarcastici e preferiva stare zitto, piuttosto che mozzare
l’entusiasmo della signora Criss.
“ma la parte migliore
deve ancora venire!” continuò Cerina e sembrava non riuscire a contenere
uno strillo di eccitazione. “Questa sera conoscerò
finalmente la ragazza di Darren! Non è magnifico?!”
La reazione fu piuttosto
simile per tutti e tre i ragazzi.
Darren si sentì sprofondare e
si portò le mani nei capelli, cercando, come un disperato, lo sguardo di Chris,
rimasto immobile davanti a sé.
Anche Chuck fece sparire il
suo sorrisino, per sostituirlo con una smorfia preoccupata.
Cerina non si perse
d’animo e cominciò a raccontare di quanto era bello che suo figlio avesse
trovato l’amore, ma Darren voleva urlare che non
era così, che non l’amava che non era vero che era felice come diceva lei
e che si sentiva soffocare se pensava ancora di stare fra quelle braccia.
Guardò Chris disperatamente e
pensò a quanto lo amava e quanto era ingiusto non potergli dire come stavano le
cose, perché aveva la gola bloccata e non sapeva più che fare.
Il controtenore strinse le
mani sulla bottiglietta d’acqua che produsse un rumore fastidioso, mentre
tutte quelle parole diventavano solo un rumore sordo e lontano.
“I-io… devo
andare adesso.” Disse, più a se stesso che agli altri e senza nemmeno
preoccuparsi delle buone maniere scappò da quel posto come se stesse per
soffocare.
Cerina lo guardò andare via
con la bocca socchiusa dallo stupore. “Ho detto qualcosa che non
va?” domandò hai suoi figli e Chuck le sorrise,
circondandole le spalle con un braccio.
“Certo
che no! E’
un ragazzo pieno d’impegni!” esclamò. “perché invece
noi, non andiamo a prenderci un caffè, eh?” propose e Darren non sapeva
come dirgli quanto gli era grato per averlo salvato dall’ennesimo giro di
domande imbarazzanti.
Dylan era arrivato alla sua
terza sigaretta della mattina e un po’ infastidito per la fatica del
lavoro se ne accese un’altra, aspirando con gli occhi chiusi il fumo e
appoggiando la testa alla parete.
Quella per lui era la pausa
perfetta.
Sigaretta, qualche litro di
caffè forte e di nuovo al lavoro.
Guardò il cielo nuvoloso di
New York e si ricordò che doveva rispondere a un messaggio di Nicholas, ma
appena mise mano al cellulare la porta d’emergenza si aprì con uno scatto
violento, facendolo sussultare.
Quasi non si stupì di vederne
uscire fuori Chris, con il fiatone e gli occhi rossi.
“Ehi tornado!” lo
salutò, aspettando che il ragazzo lo raggiungesse, aspirando ancora un
po’ dalla sua sigaretta.
“Non è aria
Dylan!” sbottò il più piccolo, torturandosi le labbra con i denti.
“E quando mai lo è con
te?” scherzò, senza preoccuparsi di moderare i toni, visto il nervosismo
visibile e palpabile dell’amico. “cos’ha combinato questa
volta?”
“E’ sua
madre…” borbottò Chris, senza nemmeno cercare scuse per il suo
nervosismo.
“Come scusa?”
“Sua
madre è qui! E sai perché, eh?!” strillò, avvicinandosi all’amico. “per
conoscere la fidanzata del suo adorato figlio!” finì, senza
aspettare nessuna risposta da parte di Dylan.
“La cornuta viene qua
sta sera?!” Domandò Dy, piuttosto divertito,
buttando il restante della sigaretta a terra e pestandola con il tallone per
spegnerla.
Chris sfoderò una delle
occhiatacce che teneva nel suo repertorio e Dylan smise di ghignare apertamente.
“Seriamente non è
divertente.” Sbuffò. “E’ una tragedia! Dovrò assistere alla
loro felicità, ti rendi conto?!”
“Non devi stare per
forza a guardare…”
“Mi sbatteranno in
faccia la loro relazione come se avessero vinto un trofeo.”
“Non fare il
melodrammatico adesso e calmati!” Dylan lo afferrò per le spalle,
accarezzandole con energia.
“Non posso è la mia
natura…” borbottò, sbuffando subito dopo e poggiando il capo sul petto
ampio del suo amico. “non posso continuare così…”
“E cosa vorresti fare,
sentiamo?” il fonico decise di circondargli le spalle con le braccia ed
attirarlo a se in un abbraccio.
“Devo togliermelo dalla
testa…” sussurrò il soprano.
Erano così semplici da
pronunciare quelle parole, anche se dirle gli procurava una stretta al cuore,
ma il peggio sarebbe stato certamente metterle in atto.
Eppure lo amava così tanto,
come se quello che aveva fatto non avesse contato nulla per i suoi sentimenti
che erano ancora lì, più vivi e travolgenti di quanto si aspettasse.
Sì maledì per non aver scelto
Dylan per averlo scaricato appena Darren era corso da lui. Si pentì di avergli
detto che lo amava perché così era ancora più difficile disfarsene.
“Senti, non puoi
disfartene come un pantalone bucato!” lo rimproverò Dylan, scostandolo
dal suo abbraccio. “io lo so, fidati non è così.”
Chris si fidava di lui,
sapeva che stava dicendo la verità, l’aveva provato sulla sua stessa
pelle e il suo cuore ancora ne stava risentendo, nonostante la sua ritrovata
relazione con Nicholas.
“Cosa devo fare?”
chiese in un sussurro, forse troppo disperato. “dimmelo tu, io non lo so
più…” si strofinò con una mano gli occhi rossi, simbolo delle notti
insonne e dello sforzo di non versare nemmeno una lacrima.
Dylan non rispose, ma lo
strinse nuovamente in un abbraccio.
Gli sembrava di essere
tornato a qualche giorno prima, quanto lo teneva fra le braccia e gli
sussurrava di non piangere e che tutto sarebbe andato per il meglio.
Era contento di vedere Chris
così propenso a mostrare quel lato di se che di solito teneva riservato, ma era
già stanco di vederlo così a pezzi.
“Se vuoi posso provare
a parlargli…” propose, pur sapendo di essere l’ultima persona
che Darren Criss avrebbe ascoltato.
“Così finirete per
uccidervi…” borbottò il più giovane, sospirando e facendo
ridacchiare Dylan.
“Giusto, non abbiamo un
bel trascorso.”
Ci fu un intero minuto di
silenzio, prima che Chris si staccasse dal suo abbraccio rassicurante.
“Ora vado.” Annunciò, sporgendosi per un veloce bacio sulle labbra.
Fece in tempo a
scompigliargli i capelli e vederlo tornare dentro, con la testa bassa.
Dylan si accese la quinta
sigaretta della giornata, osservando preoccupato la porta che si richiudeva
dietro le spalle di Chris.
“...Non
posso credere che tua madre sia qui e io ancora non sono riuscita ad
incontrarla!”
Mia Von Glitz, come le
piaceva farsi chiamare da amici e fans, stava seduta sul tavolo, dondolando le
gambe e facendo scontrare i tacchi vertiginosi, dei suoi stivaletti neri e
lucidi, fra loro.
“Mia madre è una che
perde molto tempo, quanto è in posto che non conosce” giustificò Darren,
finendo il terzo succo di mela in meno di dieci minuti.
“Ma se mi hai sempre
detto che New York è come una seconda casa per lei!”
Il ragazzo saettò lo sguardo
a destra e a sinistra, stringendo troppo forte il cartone facendo uscire un
po’ di succo dalla cannuccia mangiucchiata per il nervosismo.
“Ehm,”
farfugliò “è buffo sai, perché dice sempre che come la prima volta!”
ridacchiò istericamente e tirò fuori il suo I phone, mandando un veloce
messaggio a Chuck, pregandogli di tenere sua madre il più lontano possibile dai
camerini, fino all’inizio dello spettacolo.
Non voleva farle incontrare, questo l’avrebbe capito anche uno
schiocco.
Mia scese dal tavolo con un
ghignetto sulle labbra, avvicinandosi al fidanzato. “Non preoccuparti,
prima o poi riusciremo a beccarla!” lo rassicurò, credendo che il suo
nervosismo e la sua ansia fossero dettati dal loro mancato incontro.
In realtà era così spaventato
che potesse accadere perché, beh, stava per parlarle, stava per dirle che non
l’amava e che non l’avrebbe mai fatto, almeno, mai come quanto
amava Chris.
Doveva tirare fuori il
coraggio per farlo, volente o meno.
Mia si avvicinò con
espressione preoccupata. “Tutto bene?” domandò, accarezzandogli una
guancia. “Sei strano.”
Come scottato, Darren sfuggì
al quel tocco camuffandolo in un gesto naturale delle mani. “Va tutto
bene” si ritrovò a mentire ancora.
“Non sono stupida,
Darren.” Ribattè lei, incrociando le braccia al petto e guardandolo,
accusatorio. “Sono giorni, se non settimane che non sembri più tu.”
L’interpellato sbuffò
irritato. “Senti non è giornata, okay? Voglio
solo che finisca e andare in camera.”
Mia non rispose perché
Charlene entrò in stanza, sorreggendo una lattina di birra che passò
all’amica. “Ho interrotto qualcosa?” domandò,
un po’ maliziosa.
Darren si sforzò di farle un
sorriso, in fondo era venuta per lui. “Nulla, non preoccuparti.” Si
avvicinò all’amica e gli accarezzò una spalla. “perché non andate
ai vostri posti?” poi controllò l’orologio “mancano venti
minuti e io devo passare in sala trucco.”
“Okay Blaine
Warbler!” scherzò Charlene “ci si vede dopo il concerto, vero?”
“Sempre se ha tempo per
noi.” Disse Mia, sarcasticamente, sorpassandolo e uscendo dal camerino.
Charlene la guardò andare via
senza capire. “Ha ingurgitato veleno?” chiese ironicamente.
Darren si passò una mano fra
i capelli e scosse il capo. “Non penso sia colpa mia.”
La cantante gli sorrise comprensiva e, dopo un in bocca al lupo, seguì
Mia fuori dalla stanza.
Rimasto solo Darren si
appoggiò al tavolo, socchiudendo un attimo gli occhi per riprendere un attimo
fiato.
Si sentiva come in trappola,
come se non riuscisse a respirare. Voleva davvero uscire da quella situazione e
se non accadeva quella sera, probabilmente non sarebbe stato più in grado di
farlo.
Uscì anche lui, con uno
scatto e rincorse le due donne, fortunatamente ancora dietro le quinte.
Afferrò Mia per un braccio e
la tirò da parte.
“Finito il concerto, ho
bisogno di parlarti”
Non aggiunse altro e aspettò
che la ragazza annuisse, prima di tornare sui suoi passi.
Chris stava morendo di sete,
per questo arrancò nel suo camerino e afferrò una bottiglietta d’acqua,
calda per giunta, e la tracanno in un solo sorso.
Era grondante di sudore ed
era certo di non emanare un odore gradevole, per questo si tolse il giacchetto
blu e lo lasciò su una sedia. Prese un asciugamano e si asciugò un po’ i
capelli, mormorando fra se quanto era dura la vita del tuor.
Era stato piuttosto
divertente esibirsi quella sera: aveva ballato, cantato e scherzato,
crogiolandosi negli applausi dei fan.
Aveva mangiato un sacco di
coriandoli, ma la cosa non gli importava.
Era piuttosto sorpreso anzi,
di non aver notato nessuno sguardo insistente, nessuno sfioramento
“casuale” da parte di Darren.
Ed era anche riuscito a
strappargli un sorriso quando, rivolto alla folla aveva professato il suo amore
per sua madre.
Quel ragazzo era la sua
felicità e la sua rovina.
Non sapeva cosa provare se
rabbia e risentimento o amore e dispiacere.
Si sedette sulla poltrona e
scalciò con i piedi gli anfibi che erano diventati fastidiosi, sbuffò per
l’ennesima volta e scacciò un capogiro, allungandosi verso il frigo bar
per tirarne fuori una bottiglietta di Diet Coke. Ne bevve un paio di sorsi,
congratulandosi con chiunque ci fosse aldilà della sua testa per aver permesso
di inventare una cosa tanto buona quanto dipendente.
Con uno sforzo disumano si
alzò dalla poltrona e si guardò al grande specchio, notando con disgusto che le
ragazze lo avevano riempito di brillanti sul viso.
Afferrò una delle salviette
di Lea e la passò sul viso, sfregando con insistenza fino ad arrossare ancora
di più le guance già bordò per il caldo.
Sentì a malapena la porta che
veniva aperta, dopo un leggero bussare impegnato com’era a imprecare a
mezza voce.
Quando Chris intravide una
sagoma dietro di lui, si voltò di scatto, pensando a qualche fan che si era
intrufolata nelle quinte di nascosto.
Fu ancora più sorpreso di
incontrare gli occhi cerchiati di nero di Mia.
Il suo cuore perse un battito
e stupidamente cercò nella stanza qualcosa di contundente da poter usare contro
la ragazza, nel caso di attacco.
Mia teneva le mani chiuse
sulla stoffa della sua gonna stropicciata, guardando Chris con rassegnazione.
“N-no è questo il
camerino di Darren.” Riuscì a commentare, appoggiandosi al tavolo da
trucco.
Mia richiuse la porta alle
sue spalle, con una certa calma e fece qualche passo in direzione del ragazzo.
Cosa ci faceva lì?
Voleva forse metterlo in
guardia?
Dirgli che con Darren era
partita persa?
“Non è lui che
cerco.” La ragazza si sistemò le pieghe della gonna, incrociando le
braccia al petto.
“Avevi bisogno di
me?” domandò Chris, fingendosi sorpreso, visto che era piuttosto evidente
il motivo per cui lei era lì.
“Inutile che fai finta
di non saperlo,” lo rimproverò, guardandolo
negli occhi con una certa sfida. “Darren mi ha detto tutto.”
Chris alzò lo sguardo e lo
puntò direttamente nei suoi occhi.
Quel “tutto”
voleva dire tante cose, ma la menta del ragazzo era stata affollata da così
tante domande e pensieri che non sapeva cosa dire.
“Sai sono sempre stata
convinta della tua cotta per lui.” continuò Mia, avvicinandosi di un
passo “ma non ero minimamente preparata a…” fece un ampio e
ovvio gesto con la mano “…tutto questo”
Chris era sempre stato pronto
a calci e graffi, ricordandosi un po’ com’era fatta la ragazza, ma
in quel momento, quello che vide furono occhi di una donna amareggiata, delusa
e tradita.
“I-io…”
iniziò il controtenore, senza sapere come continuare.
“Pensavo mi amasse
davvero, sai?” lo interruppe lei. “pensavo di aver trovato qualcuno
che, nonostante i miei mille e ripetuti sbagli, mi amasse per quella
sono.” Sbuffò una risata amara. “E invece, eccomi qui a parlare con
il suo amante.”
Lo indicò, sporcando la
reputazione di Chris con poche parole, ma non poteva ribattere, non ne aveva
alcun diritto.
“Avevamo parlato di
comprare casa, volevo trasferirmi a Los Angeles per non rendergli difficile la
sua vita lavorativa.” Tornò a raccontare dopo una breve pausa.
“Avrei fatto qualsiasi cosa per lui, qualsiasi.”
Nel tono oggettivamente calmo
di Mia, Chris notò come il disprezzo e la rabbia erano mal celati nei suoi
occhi lucidi.
“Poi sei arrivato tu e
non so che cazzo gli hai fatto, perché è cambiato.” Sbuffa un’altra
risata sprezzante “dice che si è innamorato, che non ha mai provato nulla
del genere per nessun altra persona.”
Nonostante l’ansia del
momento, Chris non riuscì a impedire al suo cuore di balzare nel petto e
trattenne a stento un piccolo sorriso mordendosi le labbra. Il chiaro gesto non
sfuggì all’occhiata della ragazza che lo guardò con disgusto.
“Mi ha chiesto di
trovare a capirvi, che il vostro è un sentimento vero, ma solo a pensarci, mi
fa capire solo quanto mi fate schifo!”
Sussultò quanto i toni di Mia
si fecero più alti, ma ancora non riteneva giusto ribattere.
Con quali scuse, poi?
“Spero che tu capisca
presto quanto a Darren piaccia giocare con il cuore delle persone.”
sibilò, ora ad un passo da lui “E spero che soffrirai, perché è quello
che ti meriti.”
“Tu non sai niente,
forse è meglio che ti pulisci la bocca prima di parlare.” Fu il primo
commento agito di Chris.
Non sopportava che i suoi
sentimenti venissero messi in mezzo in quel modo, non poteva accettarlo.
Comprendeva il suo stato
d’animo, addirittura riusciva a capire perché di quel veleno che gli
stava spuntando addosso.
Poteva insultarlo,
picchiarlo, se preferiva, ma non aveva il diritto di mettere mano ai suoi
sentimenti.
“Fidati, conosco Darren
da così tanto tempo che si possono contare sulle dita di una mano le volte in
cui è stato serio!” ribattè.
“Quindi sei venuta qui per avvertirmi o per insultarmi? Perché
mi stai facendo perdere tempo.”
Mia inarcò un sopracciglio e
incrociò le braccia sotto al seno. “Sono solo venuta a dirti che ora puoi
benissimo tornare ad essere la sua puttana senza intralci.”
Ci fu un lungo silenzio che
Mia utilizzò per mordersi il labbro ed evitare di piangere davanti
all’uomo che le aveva rovinato una parte della sua vita che credeva
perfetta.
Non si sarebbe abbassata a
tanto, voleva essere esattamente come la dipingevano gli altri, per poi lasciarsi
andare nella solitudine di casa sua.
Non aggiunse altro e non si
aspettò nessuna risposta da Christopher, così girò i tacchi, spalancando la
porta della stanza e uscendo di gran carriera, in cerca della sua amica
Charlene per tornare a casa.
Chris sbattè le palpebre, non
ancora certo che tutto quello fosse accaduto sul serio.
Si lasciò scivolare a terra e
raccolse le ginocchia al petto, guardando la porta spalancata con la mente
totalmente svuotata.
Era tutto finito.
Niente più segreti, niente
più bugie. Non avrebbe più dovuto condividerlo, non sarebbe rimasto più in
ansia a ogni gesto e a ogni parola lasciata a metà per paura di una reazione
troppo brusca, troppo sentita.
Erano liberi, almeno in
parte, di vivere quello che li legava.
E nonostante fosse arrabbiato
con lui, sapeva che l’avrebbe perdonato, qualsiasi cosa fosse successa,
prima o poi Chris sarebbe ricaduto in quel sentimento.
Perché lo amava e non poteva
fare altro.
Quella era, in definitiva, la
giornata più lunga e orribile di tutta una vita.
Ancora peggio del giorno che
ha letto l’ultima frase di Harry Potter e i doni della morte, ancora
peggio di qualsiasi altro giorno storto della sua vita.
Aveva portato sua madre e suo
fratello a cenare in un piccolo ristorante di New York e per tutta la durata
della cena Cerina non aveva fatto altro che domandare dove fosse la sua
ragazza, perché non era venuta e se era normale quel comportamento.
Fu Chuck a salvarlo da quella
situazione, ponendo fine alla serata con un “Andiamo Mamma Darren sarà stanco
e deve partire domani.”
Cerina si pulì le labbra,
dopo aver finito il suo dolce e annuì. “Hai ragione,
l’Inghilterra non è dietro l’angolo!”
Quando si alzarono da tavola
e Darren insistette per pagare il conto, Chuck prese da parte il fratello,
approfittando della fuga alla toilette di Cerina.
“Quindi?”
domandò, ovvio.
“Quindi cosa?”
“L’hai lasciata?”
Darren si guardò intorno e
annuì. “E’ stato come combattere tutte e due le guerre mondiali,
più la guerra fredda, ma ce l’ho fatta.”
Chuck ghignò divertito.
“Ora tu e Chris…”
Darren scosse il capo.
“Non lo so, abbiamo litigato, cioè lui ha deciso di non parlarmi più.”
Suo fratello gli riservò
un’occhiata ovvia. “Credo che Chris sia fin troppo buono con
te.”
“Mai una volta che
provi a sostenermi, eh?” sbottò il minore, sarcastico, proprio mentre
Cerina faceva ritorno dal bagno.
Presero un taxi, e quando
questi fermò davanti all’Hotel di Darren, quest’ultimo salutò
calorosamente sua madre e Chuck, promettendo loro che avrebbe chiamato una
volta arrivato in Inghilterra.
Sua madre lo riempì di baci e
coccole quasi imbarazzanti e Darren si staccò da lei dando al taxista i soldi
per entrambe le corse.
Guardò l’auto
sfrecciare via, poi, con le mani in tasca, si diresse in Hotel.
Non era molto tardi, ma
sentiva la stanchezza gravargli addosso.
Arrivò alla reception e
salutò con garbo il portiere. Si fece dare le chiavi e fece per tornare in
camera quando gli venne in mente di porre una domanda.
“Scusi,
il ragazzo della 307 è già rientrato?”
Il portiere controllò il
tabellone e notò che le chiavi erano ancora appese al piccolo chiodino.
“No signore.” Fu la sua risposta.
Darren gli regalò un piccolo
sorriso di gratitudine “La ringrazio.” E dopo un altro breve saluto
se ne andò.
Non prese la direzione delle
camere, ma uscì nuovamente dall’albergo, appostandosi vicino a una
colonna.
Controllò il cellulare e
digitò il numero di Chris che oramai sapeva a memoria.
Doveva parlargli e dirgli
quello che era successo con Mia, doveva supplicare il suo perdono, mettendosi
in ginocchio se fosse stato necessario.
Ma Chris non rispose né la prima, né la seconda né la terza volta e a Darren
non rimaneva da fare altro che aspettarlo pazientemente.
Fu solo dopo un’ora e
una ventina di sbuffi dopo che Chris apparve dal nulla, a braccetto con Ashley.
Darren si fece avanti e si
fermò, appena i due lo notarono.
La ragazza non disse nulla,
ma sorrise al riccio, prima di rifilare un buffetto al suo migliore amico e
sparire dietro le porte scorrevoli dell’hotel.
Christopher lo guardò,
mordendosi le labbra e avvicinandosi a lui con le mani dentro le tasche.
“Ciao.” Disse
Darren, sentendosi piuttosto stupido. Aveva così tante cose da dirgli e lui
iniziava con uno stupido saluto.
“Ciao a te.” fu
la risposta del soprano, abbozzando un sorriso.
“Devo parlarti”
iniziò poi il più grande dopo un attimo di silenzio.
Chris calciò la ghiaia con un
piede e lo guardò negli occhi.
“Non serve.” Disse
a mezza voce. “so tutto.”
Continua…
*****
Eccomi quiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!
Non vi ho fatto attendere
molto, vero? Sono o non sono stata brava questa volta?
Ora forse mi odierete per la fine del capitolo, ma tranquilli, tuttoooo a tempo
debito!
Okay, è finito il tour
americano e ora ha inizio quello europeo.
Volevo avvertirvi che beh,
mancano solo tre capitoli alla fine. Mi piange il cuore solo a dirlo ç_ç
Volevo ringraziarvi, dal più
profondo del mio cuoricino pieno d’amore per voi e per la CrissColfer.
Grazie per avermi messo la
storia fra le preferite, le seguite, le ricordate e grazie anche e soprattutto
a chi ha recensito e ha speso qualche minuto del suo tempo per dirmi cosa ne
pensava.
Ps: per chi volesse (lo
scrivo anche a fine di questo capitolo, va) questa è la mia pagina ufficiale su
Facebook: http://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006 , per qualche spoiler sulla ff o per chiacchierare , se
vorrete, con me :) :)
Pss: Se vi va lasciate una
recensione, sono sempre gradite <3
Questo
capitolo è dedicato a Bea, il
mio Blaine perfetto. Get
better, honey.
Capitolo
quindicesimo Manchester/Milano,
21-22 Giugno 2011 “…E
questo è tutto quello che è successo.” Darren
stiracchiò le braccia, portandole in alto, continuando a fissare lo schermo del
suo pc, dove una sconcertata Lauren Lopez lo guardava come se fosse pazzo. Le
aveva raccontato quello che era successo fra lui e Chris appena un paio di
giorni prima. “Tutto qui?” proruppe all’improvviso la ragazza, guardando l’amico
con una sorta di vena isterica nella voce. “Già!”
affermò Darren con un sorriso. “ehi aspetta! Non mi sembra che tu sia felice
per me!” costatò quando si accorse della mancanza d’entusiasmo di Lauren. “Certo
che non lo sono!” rispose lei, piuttosto ovvia. “Mi aspettavo riappacificazioni
stile cinema hollywoodiano e il racconto di una notte bollente, di promesse e
amore!” continuò e pareva piuttosto indignata. Darren
ridacchiò, suo malgrado, e si grattò il collo. “Avrei voluto, sai?” le confidò.
“ma Chris ancora non se la sente di… tornare come prima, ecco.” Lauren
sbuffò e incrociò le braccia sotto il seno. Infatti,
le cose fra lui e Christopher erano davvero andate più o meno in quel modo. Dopo
essersi incontrati davanti all’hotel, avevano parlato a lungo. Darren gli aveva
spiegato cosa l’aveva spinto a compiere, finalmente, quel gesto e Chris gli
raccontò del suo spiacevole incontro barra scontro con Mia. Darren
gli disse di amarlo e Chris, invece di andarsene, gli aveva sorriso. Quel
sorriso che gli era mancato da morire. Il
riccio aveva pregato il suo perdono ancora una volta e il controtenore
gliel’aveva concesso. Ma
al di là della riappacificazione, Colfer non si sentiva ancora pronto a tornare
insieme a lui, questa volta senza terzi incomodo, perché la ferita del
tradimento non si era ancora rimarginata del tutto e Darren, in religioso
silenzio, attendeva il verdetto finale. “Cosa
intendi fare ora?” domandò Lauren, mentre si sistemava sul suo letto e
appoggiava il computer sulle gambe incrociate. “Quando
tornerò a Londra, domani, gli farò nuovamente la mia dichiarazione.” Annunciò,
piuttosto sicuro di sé. “Questa volta è per davvero Lauren, voglio stare con
lui e non voglio più dover nascondere il fatto che amo con tutto me stesso una
persona meravigliosa come Chris.” “Se
fossi lì, ti pizzicherei le guance e ti direi quando sei adorabile!” commentò
Lauren, battendo le mani e Darren ridacchiò, scompigliandosi i capelli. Parlarono
ancora, a lungo e quando il ragazzo alzò lo sguardo verso l’orologio elettronico
appoggiato sul comodino, sgranò gli occhi. “Purtroppo
devo chiudere adesso,” la informò. “domani dovrò svegliarmi presto e prendere
un aereo per Londra.” Lauren
annuì. “Goditi gli ultimi istanti di movida milanese, perché non ricapiterà di
nuovo!” “Ora
come ora mi godrò queste lenzuola e la colazione all’italiana di domani che sai
quanto adoro!” Dopo
qualche altro convenevole e venti minuti di raccomandazioni da parte di Lauren,
Darren spense il pc e invece di coricarsi, si alzò dal letto e uscì sul piccolo
balcone dalla sua stanza d’albergo. L’aria era umida, ma piacevole sulla pelle.
Si sporse sul davanzale e guardò il panorama. Milano
era una bella città e di notte, nonostante l’ora tarda, si sentivano i brusii
del centro. Mosso lo sguardo verso il Duomo, ne riusciva a vedere solo una
parte, ma era bello da morire. Sospirò
e sorrise. Non
sapeva cosa aspettarsi da Chris, ma sapeva di meritarsi quella indecisione che
era frutto della sua assoluta titubanza e stupidità. Nonostante
avesse detto a Lauren di avere un aereo presto quella mattina, rimase sveglio
parecchie ore, fermo su quella piccola terrazza a guardare la lenta salita del
sole. Dylan
veramente non riusciva a smettere di ridere e questo faceva sì che Christopher
perdesse totalmente la pazienza. Sbuffò
e pestò il piede a terra, alzandosi dal letto e rifugiandosi in bagno, battendo
la porta così violentemente che i vetri della finestra vibrarono per qualche
secondo. Questa
reazione causò in Dylan un'altra serie di risate piuttosto sguaiate che lo
portarono ad accasciarsi sul letto. Solo
quando si fu calmato e asciugato gli occhi con il jersey della maglietta, si
alzò in piedi e andò a bussare alla porta del bagno chiusa. “Dai
Chris, esci fuori!” pregò, accostandosi all’imposta per sentire meglio. “Non
volevo ridere così di te!” “Eppure
l’hai fatto, imbecille!” lo sentì strillare. “Perché,
ammettiamolo, è stato esilarante!” esclamò ricordando la mezz’ora precedente. Il
fatto era che, dopo l’arrivo a Londra Chris aveva sostenuto un’intervista via
webcam e Dylan, che sostanzialmente non aveva nulla da fare, era rimasto in
disparte ed in silenzio, ascoltando l’intera conversazione, praticamente
sdraiato sulla moquette della camera, mentre giocava con il suo cellulare. Solo
a un certo punto, Chris aveva detto una cosa, forse non troppo pensata, che
aveva fatto scoppiare l’ilarità di Dylan, che si era dovuto ficcare il pugno in
bocca per non invadere la stanza delle risa. “Non
è stato esilarante,” corresse Chris, uscendo dal bagno . “è stato imbarazzante.
Come andare in giro con un cocomero sul pacco ammiccando alla gente!” Dylan
lo guardò con un sopracciglio inarcato, cercando di capire il nesso di quel
discorso. Il
problema era solo una frase uscita senza nemmeno tanto pensarci. E
beh, inutile dire che il protagonista di tutto quella faccenda era Darren. “Oh
God yes!” strillò il fonico, imitando in falsetto la voce dell’amico. Schivò
per un soffio un pugno sul naso, scappando dalla parte opposta della stanza. Christopher,
invece di darsi alla carica, si accasciò sul letto, affondando il viso nel
cuscino e iniziando a mugugnare insulti fra se e se. “Potrei
morire…” esclamò rivolgendosi all’amico. Quest’ultimo si sedette sul letto e
allungò una mano ad accarezzargli i capelli, sorridendo addolcito. “Non
essere così drammatico, dai…” “Domani,
se non già fra qualche ora, tutto il web sarà pieno della mia colossale figura
di merda!” Esclamò, alzando le braccia al soffitto e sbuffando di frustrazione. “Non
la chiamerei così, lo definirei un piccolo momento di distrazione!” Provò a
risolvere il tecnico, beccandosi l’ennesima occhiataccia da parte dell’amico,
che preferì di gran lunga non commentare più. “Credi
che Darren si pavoneggerà per questo?” chiese Dylan dopo lunghi momenti di
silenzio. “Non
farà solo quello. Sarà estremamente estenuante perché me lo rinfaccerà ogni
giorno ad ogni ora e io sarò costretto ad ascoltare e guardare quel viso
soddisfatto finchè non deciderò di scappare in Messico!” rispose tutto d’un
fiato, diventando rosso in volto per lo sforzo. Dylan
ridacchiò e scosse un po’ il capo. “Quindi fra di voi è di nuovo tutto okay?”
domandò, sperando di non essere troppo invadente. Chris
fece una smorfietta e inclinò un poco il capo. “Sto cercando di perdonargli
tutto quello che ha fatto..” “Oh
andiamo non mentirmi, tu l’hai già perdonato!” costatò Dylan, guardandolo in
viso con una certa nota ironica nel suo sorriso. “Si vede che è così.” Christopher
sbuffò e si sistemò meglio sul letto, gli occhi che andavano a chiudersi
lentamente per la troppa stanchezza che aveva accumulato in quei giorni. “E’
piuttosto difficile essere arrabbiati con lui… “ borbottò, accucciando il viso
contro il cuscino, sbadigliando sonoramente. “a volte l’amore è veramente…
stronzo.” Dylan
non replicò e si limitò a sorridere mentre Chris si addormentava piuttosto
profondamente. Il
primo concerto fu un delirio e un successo totale. Il
pubblico era assolutamente andato fuori di testa per loro, così come i ragazzi
lo erano per Manchester. Darren
aveva passato, dopo il suo ritorno quella mattina, metà del tempo a lanciare a
caso parole in italiano che nessuno riuscii a comprendere, a parte pochi
fortunati. Aveva cantato le canzoni della dolce vita durante tutte le prove
esordendo all’improvviso in mezzo a tutt’altro genere musicale. I Warblers
erano assolutamente stufi e frustrati della situazione, a parte Riker,
piuttosto entusiasta, che si divertiva a seguirlo con la chitarra in canzoni
delle quali non conosceva nemmeno il ritmo. Chris
lo fissava in disparte, mentre faceva stretching in un angolino del palco. Avevano
parlato giusto quella mattina, appena Darren aveva varcato la soglia dell’hotel
e si era seduto al suo tavolo per pranzare insieme. Avevano
parlato del più e del meno e Darren gli aveva raccontato tutti i dettagli della
sua giornata a Milano. Furono
un po’ in imbarazzo per il silenzio che si creò subito dopo le chiacchiere. Un
silenzio carico di parole, visto che, entrambi, volevano parlare all’altro dei
propri sentimenti. Non si dissero nulla e si limitarono a sorridere un po’
impacciati, mentre l’ora di andare a lavorare scoccava. E
dopo il concerto, con l’adrenalina ancora in circolo uscirono tutti insieme,
verso uno dei tipici pub inglesi. Chris
non bevve quasi nulla, giusto una tequila offerta da Ashley perché lo vedeva
troppo mogio e silenzioso. La
realtà era che stava pensando a Darren, come spesso capitava certo, ma quella
volta, con più enfasi e insistenza. Voleva
parlargli e mettere finalmente un inizio a quella storia. Ci sarebbero state
delle promesse, delle confessioni, ma era giusto così, ora si sentiva pronto. Quello
che certo non sapeva era che Darren, in mezzo a Chord, Kevin e Mark stava
pensando più o meno alla stessa cosa. Quello
che più premeva al ragazzo era quello di farsi perdonare totalmente, senza più
mentire e senza più restrizioni. Così,
a fine serata, quando l’orologio segnava le tre di notte, i ragazzi rientrarono
in albergo e mentre Chris si stava dirigendo nella sua camera, già con la
chiave in mano, Darren lo fermò, posandogli gentilmente una mano sul braccio. “Devo
parlarti.” Disse con un sorriso gentile. Il
controtenore annuì e gli fece cenno di seguirlo. Appena
entrati in camera, il cuore di Darren prese a galoppare furiosamente e si
guardò intorno, mentre Chris chiudeva la porta. Si strofinò le mani sudate una
contro l’altra e regalò al ragazzo un sorriso nervoso, fermo al centro della
stanza. “Tutto
okay?” chiese il controtenore, guadagnandosi un altro dolce sorriso e uno scossone
di spalle. “Non ti ho neanche chiesto com’è andata a Milano!” continuò poi,
sedendosi sul bordo del letto e alzando lo sguardo sulla sua figura. “Immagino
che tu ti sia divertito molto, non è così?” Darren
annuì e continuò a non parlare, strisciando il piede sopra la moquette,
mordendosi il labbro. “Ne
ero certo, mi avevi detto di amare l’Italia!” Darren
si sedette al suo fianco, allungando le gambe e poggiando un piede sull’altro. “Mi
sono divertito sì e ho avuto anche modo di pensare.” Parlò, continuando a
guardare a terra. “Pensare molto.” Chris
lo guardò, incastrano le mani fra le cosce. “Oh.” “E
sono arrivato ad una conclusione importante.” Finalmente, Darren trovò il
coraggio di alzare gli occhi e puntarli in quelli chiari e leggermente umidi di
Chris. Darren
si ficcò le mani dentro la tasca della felpa che si era tolto in precedenza,
rimanendo solo con una camicia leggera dalla trama a quadri, estraendone un
pacchettino di carta bianca, un po’ stropicciata e piena di nastro adesivo
trasparente. Lo porse a Chris, che lo prese in mano con un cipiglio
incuriosito. “Aprilo
dai” lo incoraggiò, con un piccolo sorriso e Chris non se lo fece ripetere due
volte e iniziò a scartarlo con cautela. Quando
liberò l’oggetto dall’involucro, un po’ di scaglie rosate gli caddero sui
jeans. “Ehm,
cos’è?” domandò, portando quella che era una riproduzione in miniatura di un
monumento. “Il
duomo di Milano!” rispose il riccio con ovvietà. “Certo è un po’ rovinato e mi
dispiace, ma il tizio al check in non è stato clemente con la mia valigia e
deve essersi un po’ frantumato ma…” continuò, con un’adorabile tono che fece
sorridere Chris. “…
è il pensiero che conta, grazie mille” concluse il più giovane. “Ma a cosa
serve esattamente?” “Beh,”
Darren fece spallucce. “Cambia colore con il tempo” spiegò. “Ora è violetto quindi
presumo che fuori si stia per scatenare un temporale o qualcosa del genere.” Colfer
annuì e si rigirò la statuetta fra le mani. “Solo questo?” “In
realtà no.” Rispose Darren. “Puoi prenderlo come un simbolo.” “Simbolo?” Darren
annuì e fece un sorriso. “Ti amo Chris.” Rivelò, annegando nei suoi occhi. E
per una volta, per la prima volta, nei suoi occhi non c’era traccia di
disperazione o altre cose non dette. Era così naturale, così vero e dolce che
Chris ci mise qualche secondo in più a capire cosa gli avesse detto. Sbattè
le palpebre per un attimo, socchiudendo le labbra. “Ti
amo dal giorno in cui sei entrato nella mia vita, ti amo dal quel giorno in cui
vedemmo Harry Potter insieme e facemmo quell'assurda promessa, ti amo Chris
anche quanto ti arrabbi e fai l’isterico, ti amo perché con te nulla è semplice
e non devo dirti se sto male perché ti basta un’occhiata per capirmi.” Ci fu
uno strano silenzio di una manciata di secondi, in cui Chris non riuscì a
pensare a nulla, guardando prima lui e poi la statuetta che reggeva a palmo
aperto. “Mi
hai regalato una statuina tutta sbriciolata per fare pace?” proruppe
all’improvviso e sapeva che non doveva andare così e evitò lo sguardo di Darren
imbarazzo, mentre questi scoppiava a ridere, piuttosto rilassato. “Già,”
disse stringendosi nella spalle. “per l’anello mi pareva ancora troppo presto”
scherzò, avvicinandosi un poco a Chris, che pareva ancora scosso per la
dichiarazione del ragazzo. “Mi sembri più sconvolto dal fatto che ti abbia dato
quel regalo piuttosto che dalla mia dichiarazione!” Scherzò ancora una volta
Darren, riscuotendo il più piccolo da una specie di trance. Aveva
detto di amarlo in un modo bellissimo e sincero e lui si preoccupava per la
brutta riproduzione in miniatura di un Duomo? Si
diede mentalmente dello stupido e si segnò di picchiarsi una volta passato lo
shock. “Scusami…”
borbottò, tornando ad evitare il suo sguardo. “Ehi…”
Darren attirò ancora la sua attenzione afferrandogli gentilmente il viso e
circondandogli il collo con i palmi caldi e morbidi. “Dimmi solo che non ce
l’hai più con me, è l’unica cosa che voglio sapere.” Chris
accennò un sorriso e lo guardò in viso. “Sì” rispose. “Ti ho perdonato già da
tempo, ma ero troppo orgoglioso per dirlo.” Darren
annuì, consapevole e lo guardò riscoprendolo più bello che mai. “P-posso
baciarti ora o devo aspettarmi un pugno?” disse poco dopo, facendo scoppiare
Chris in una risata isterica. “Idiota” Darren
ridacchiò divertito, facendosi subito serio quando notò, dentro gli occhi di
Chris, l’aspettativa di un bacio che, esattamente come lui, aveva atteso per
giorni interi. Si
avvicinò al suo viso con cautela, sfiorando il naso con il suo e abbassando
giusto un poco gli occhi per osservargli le labbra piene e umide. Il
secondo dopo lo stava baciando ed era come se tutto fosse tornato al posto
giusto. Mosse, con timore la bocca, comprendo perfettamente quella di Chris che
la seguì in ogni movimento. Gli occhi erano chiusi e le ciglia leggermente
tremolanti e Darren pensò di non aver mai visto nulla di più spettacolare in
vita sua, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle emozioni. Chris
allungò una mano per afferrare uno dei polsi di Darren, mentre le sue mani
percorrevano con devozione la pelle arrossata e calda delle guance. Il
controtenore si accorse che qualcosa era cambiato quando le sue spalle
incontrarono la morbidezza del copriletto e il petto di Darren si univa al suo.
Ignorò un battito perso e allacciò le braccia attorno al collo del ragazzo,
sospirando dolcemente. Non
seppe per quanto tempo rimasero a baciarsi, forse minuti interi, ma non gli
importava realmente perché era lì che voleva essere e in nessun altro posto al
modo. Il suo piede urtò la statuina, che aveva in precedenza abbandonato sul
letto, e si staccò dalle labbra di Darren con un breve schiocco. “Aspetta…”
mormorò Chris, un po’ roco e quando il ragazzo si scostò, recuperò la statuetta
e la posò sul comodino, per evitare che si rompesse con una caduta accidentale
dal letto. Quando
si voltò a guardare Darren si ritrovò davanti al suo bellissimo sorriso e
Chris, come ogni volta ne rimase affascinato. Si rituffò su di lui tanto che
Darren, preso alla provvista, cadde all’indietro sul letto, ridacchiando
sommessamente per l’improvviso attacco. “Ehi…”
mormorò Darren, quando il fiato divenne di nuovo corto e Chris era sceso a
baciargli il mento e la mandibola con dolcezza. Il
minore sollevò lo sguardo e gli regalò un sorriso tutto fossette. “Cosa?”
Darren non rispose, ma rimase in ascolto dei loro cuori che battevano all’unisono,
affascinato. Chris
approfittò del momento di silenzio per riappropriarsi delle sue labbra,
baciandolo appassionatamente Quando
entrambi capirono che quel semplice, ma bellissimo contatto non bastava più, si
limitarono a guardarsi, sorridendosi quasi scioccamente. Chris,
dalla sua posizione, ne approfittò per sistemarsi a cavalcioni sul suo bacino,
accarezzandogli il collo e il petto prima di dedicare la sua l’attenzione ai bottoni della sua camicia, sbottonandoli uno
ad uno con lentezza. Una volta finito, scostò i lembi e infilò le mani sotto la
stoffa, accarezzando e scoprendo calde e toniche parti del suo meraviglioso
torace. Darren
sollevò la testa, con le labbra sporgenti per raggiungere quelle di Chris in un
bacio pieno di bisogno. Rilasciò la testa e chiuse per un attimo gli occhi,
mentre le mani morbide di Chris lo riscoprivano con dolcezza e fermezza. Sfiorò
il bordo dei boxer che s’intravedevano dai jeans e si dedicò a slacciargli la
cintura marrone che sfilò dai passanti con frenesia. Toccò i bottoni dei
pantaloni con un dito e Chris alzò gli occhi, cercando una conferma che arrivò
prontamente dagli occhi innamorati di Darren. Quest’ultimo allungò una mano per
accarezzargli la guancia con le dita e Christopher si spinse contro quel tocco
delicato. Quando
i jeans di Darren furono completamente aperti, il ragazzo capovolse le loro
posizioni, premendosi contro il corpo caldo e fremente di Chris con sentimento
e bisogno. Si concentrò sulla sfumatura grigia dei suoi occhi lucidi e gli
sorrise scendendo con il viso a toccare le labbra con le sue, baciandole con
lenta precisone e passione. Accarezzò
i fianchi scoperti, sentendone la morbidezza sotto le dita. Allontanò le labbra
dalla sua bocca per scendere lungo la linea sottile della mascella e poi, sul
collo sensuale, succhiando, più in basso, la cicatrice delineandola con le
labbra, ricevendo, in risposta, un gemito. Darren sorrise, contro la pelle
increspata del suo collo. Fece risalire i polpastrelli, sollevando nel suo
percorso la maglietta. Aspettò che Chris sollevasse un poco il busto per
potergliela sfilare e gettarla dietro di sé, sorridendo giocosamente alla sua
espressione maliziosa. Tracciò un lento percorso con lo sguardo, innamorandosi
ancora una volta di quella pelle calda e così candida. Stuzzicò
con le labbra e la lingua la carne più scura dei capezzoli, sentendo il suo
corpo tendersi contro di lui. Disse il suo nome e per quanto fosse solo un
sussurro, Darren lo sentì quasi quanto un urlo. Sorrise contro la sua pelle e
alzò gli occhi, alla ricerca di quelli di Chris che erano socchiusi con le
ciglia che tremavano leggermente. Gli baciò le labbra morbidamente, tornando a
dedicarsi alla pelle liscia del petto, baciando l’ombelico. Chris sussultò e
allungò una mano per accarezzargli i ricci delicatamente. C’era
una sorta di serena pace fra loro come se anche il tempo avesse capito
l’importanza e la gioia del momento. Le
dita di Darren andarono a slacciare i jeans già tesi di Chris e li tolse
manovrando il suo corpo fra le mani. Gli baciò un polpaccio nudo quando
riabbassò le gambe del più piccolo, e s’insinuò all’interno, premendosi su di
lui e lasciandogli un bacio leggero sul cuore. Christopher, insinuò entrambe le
mani nei suoi capelli, massaggiando lievemente mentre i suoi occhi e la sua
bocca sorridevano. Lasciò scendere le dita lungo le sue spalle e agguantò la
stoffa della camicia che Darren non si era ancora tolto e la sfilò con facilità
e qualche sorriso divertito. Darren inizio a oscillare con il bacino,
scontrando quello di Chris in un movimento sensuale e lento. Si baciarono
ancora, con più passione, man mano che le spinte diventarono più profonde e
veloci. “Darren…”
sospirò il controtenore, inarcando un poco la schiena e graffiando la sua nel
percorso delle sue dita sui muscoli tesi. Il
riccio si alzò, e agguantò il bordo dei suoi boxer calandoli velocemente,
mentre Chris con dita tremanti
e frettolose tolse i suoi, sedendosi di fronte lui una volta nudo.Darren lo attirò a se, stringendogli le
braccia dietro la schiena di Chris e attirando le sue gambe in modo che
intrecciassero i suo fianchi. Si
abbracciarono, mentre ricadevano con un sospiro sul letto e la frizione tornò
appassionata e contornata da forti gemiti di piacere. Chris
tornò ad attirarlo a sé, legando le gambe dietro la sua schiena e alzando la
testa dal cuscino per baciarlo. Darren
gli accarezzò la coscia e cercò conferma negli occhi di Chris e quando la
trovò, iniziarono davvero a fare l’amore. Fu
lento, dolce e appassionato. Darren
lo preparò con calma godendosi ogni sguardo, gemito e ansito uscire dalle
labbra umide del ragazzo perfetto che amava. Lasciò
scivolare un primo dito nella sua apertura ben lubrificata sorridendo quando la
schiena di Chris s’inarcò, spingendosi contro quell’intrusione.Quando introdusse anche il secondo dito,
spingendo a fondo, incontrò quel punto che fece sussultare e tendere il corpo già
scosso dai brividi di Christopher. Le sue mani si aggrapparono alle spalle di
Darren con forza e chiese di più, pregandolo di accontentarlo. Il maggiore
ridacchiò e gli baciò a pelle umida del collo, mentre dopo qualche altra debole
preghiera lo accontentava, inserendo un terzo dito per farlo urlare di piacere. Aveva
imparato a conoscere quel corpo in così poco tempo che quasi si sorprese di
riscoprirsi ogni volta più attratto da lui. Chris
lasciò scivolare la mano lungo la curva della sua schiena, accarezzandogli in
fianco fino ad afferrargli l’erezione pulsante. Si diedero piacere per lunghi e
intensi minuti , fin quanto anche per Darren la sopportazione fu al culmine. Lasciò
che Chris gli mettesse il preservativo e dopo qualche altro attimo si
ritrovarono di nuovo corpo a corpo e occhi negli occhi. Non
ci fu bisogno di molte parole e Darren si ritrovò a entrare nel corpo di Chris
con lentezza, chiudendo gli occhi e aggrottando la fronte dalla concentrazione. Quanto
fu interamente dentro di lui, aspettò qualche secondo in più, tornando a
baciare le labbra lucide e rosse di saliva di quello che poteva chiamare,
finalmente, suo ragazzo. “Ti
amo” pronunciò Chris, con voce rotta, quasi come se stesse piangendo. Non c’era
più spazio per le parole, se non quelle pronunciate ad alta voce per il
piacere, una volta che iniziarono a muoversi quasi in sincronia. I
movimenti e gli ansiti diventarono incontrollabili man mano che i minuti
passarono. Chris si aggrappò ai ricci di Darren e si spinse contro di lui,
incitandolo a dargli di più, sempre di più, mentre Darren lo accontentava e gli
riempiva il viso di baci. Si sosteneva con una mano, per non gravargli costantemente
addosso, mentre l’altra era scesa ad accarezzargli la pelle del fianco e della
coscia umida di sudore. Gli portò la gamba sulla spalla e gli baciò una
caviglia, sorridendogli e mordendosi successivamente le labbra quando un gemito
di Chris lo colpì direttamente al basso ventre. Sapeva
che era amore, lo sapeva e lo sentiva, nulla poteva cambiare le cose e fingere
che le cose non fossero cambiate dall’anno precedente era come una grossa
menzogna. Era
arrivato sul set di Glee con tanta voglia d’imparare e di affermarsi come
attore, di conoscere gente nuova e inaugurare nuove e durature amicizie.
L’unica cosa a cui non era pronto era innamorarsi per davvero di una persona
che no, non era la sua fidanzatina di fine college. Baciò
Christopher sulla bocca, ricalcando con dolcezza i contorni delle sue labbra,
succhiando, in seguito, il labbro inferiore, mentre il respiro veniva meno e
l’orgasmo era ad un passo da loro. Gemette
a voce alta quando la mano di Chris scese a darsi piacere, visto che la sua erezione
era rimasta trascurata, nonostante tutto quel piacere che il controtenore stava
sentendo. Darren
lo lasciò e lo guardò venire, godendo del suo corpo inarcato e delle sua bocca
spalancata, dalla quale usciva un suono
quasi strozzato. Rimase a guardarlo con espressione concentrata e in attesa del
piacere che urlò quando questi arrivò quasi all’improvviso, che lo costrinse a
nascondere il capo nell’incavo del collo di Chris, stringendo le mani tra i
suoi capelli, come se si volesse aggrappare a qualcosa per non cadere
nell’oblio dei sensi. Rimase
in silenzio per interi minuti, ascoltando il respiro frenetico e pesante
attenuarsi piano, piano, stretti ancora in un abbraccio che non aveva né
uninizio e né una fine. Quando
Chris aprì gli occhi, non aveva proprio idea di dove si trovava.Era piuttosto spaesato e indolenzito e quel
maledetto raggio di sole puntato dritto negli occhi non era per nulla d’aiuto. Quando
la mente cominciò a farsi più lucida, si alzò a sedere, grattandosi la testa.
Sbadigliò e allungò le gambe per stiracchiarle un poco. Si guardò intorno e
quando posò il suo sguardo sul letto, gli venne da sorridere. Darren
era placidamente addormentato in una posizione forse poco normale, visto che
una gamba pendeva dal letto e il suo corpo era sistemato di traverso, con la
testa seppellita sotto il cuscino. Avevano
passato tutta la notte a fare l’amore, come diceva Darren, per recuperare il
ritmo perduto, ma Chris quasi non si sentiva più gli arti e il petto e il collo
erano coperti di succhiotti. Pensò che avrebbe dovuto chiedere un correttore ad
Ashley per riuscire a coprire la quantità indegna di segni violacei. Non fece
neanche in tempo a muovere una gamba fuori dalle coperte che una mano di Darren
si posò sul suo braccio e la sua testa piena di ricci scompigliati uscì dal
cuscino, guardandolo intontito. “Dove
vai?” chiese, con voce impastata. “In
bagno.” Rispose prontamente Chris, che aveva davvero un impellente bisogno di
svuotare la vescica. “Con chi hai lottato questa notte?” chiese, guardando come
il lenzuolo gli si era attorcigliato fra le gambe. Il ragazzo per tutta
risposta strisciò verso Chris e appoggiò il capo sul suo stomaco, sospirando e
donandogli un piccolo bacio proprio sull’ombelico, prima di risalire lungo il
petto e strusciare il naso sul suo collo. “E’
un modo per dirmi che dovrò tenermela fino a scoppiare?” Darren
ridacchiò e negò con il capo. “In quel caso ti lascerò andare…” Bofonchiò
annusando l’odore della sua pelle. “Hai un profumo buonissimo…” Chris
ridacchiò e si lasciò coccolare da quello che sembrava un enorme orsacchiotto
in cerca di dolcezza. “Ringrazia
Marc Jacobs” fu la risposta del controtenore. “Gli
spedirò un mazzo di fiori e una lettera di ringraziamento…” Tornò a
bofonchiare. Solo dopo qualche minuto alzò lo sguardo e puntò gli occhi in
quelli di Chris. “Sai
cosa mi ha deluso di questa notte?” domandò con fare disinvolto, mentre il più
giovane, inarcava il sopracciglio pronto a offendersi. “Cosa,
di grazia?” Darren
fece spallucce. “Beh, che tu non mi abbia urlato nemmeno una volta ‘Oh God
Yes’, naturalmente!” Rivelò imitando perfettamente il tono in falsetto del suo
meraviglioso, e sull’orlo di un attacco isterico, fidanzato. Chris
ci mise un po’ a rispondere, ma Darren notò chiaramente il lieve spasmo dell’occhio
destro. “Faresti
meglio a scappare, sai?” lo informò con tono calmo. “Posso darti giusto cinque
secondi di vantaggio, ma se ti prendo…” Gli sorrise in modo inquietante. “sei
morto.” Darren
rise, ma smise quando un lampo di furia passò negli occhi di Chris. “Uno…
due…” iniziò a contare il controtenore. “Dai
stavo scherzando…” Cercò di dire, allontanandosi giusto un poco. “Tre…
quattro…” Llo sai no, Chris?” ma lo sguardo omicida nei
suoi occhi non diminuì per nulla. “Aspetta, Chris…” “Cinque.” Ci
fu un lunghissimo secondo di silenzio, poi la guerra ebbe inizio. “CHRISTOPHER!!!” “Sei
morto Darren Criss!” Continua… ****
No,
va beh, io faccio davvero, davvero schifo. Mi
dispiace se ci sto mettendo così tanto. Sono imperdonabile, nessuna scusa. Volevo
dirvi che beh, il prossimo è l’ultimo capitolo e poi ci sarà l’epilogo. Questa
mia avventura sta quasi per finire e sono davvero triste per questo, ma anche
soddisfatta per il percorso intrapreso!
volevo ringraziarvi a modo, ma penso farò un video più avanti, visto che vanno
tanto di moda, e così riuscirò a ringraziarvi per bene e poi credo che vi
meritiate che io ci metta la faccia, visto quanto siete spettacolari con le
recensioni e il resto. Semplicemente
vi adoro. Ringrazio
Bea per essere stata la prima a leggere questo capitolo e per essersi offerta
di betarmi. Grazie di cuore <3 Okay,
inutile dire quale sia il video citato nel capitolo, ma nel caso in cui
qualcuno se lo fosse perso, eccolo qui:http://www.youtube.com/watch?v=KAgeAat3HeU
Bene, scusate anche se non ho risposto alle recensioni e se volete sgridarmi o
parlare con me questa è la mia pagina ufficiale (più vuota di uno sgabuzzino in
una casa di fantasmi) : https://www.facebook.com/pages/Elfo-Mikey-EFP/346814708703006 Beh,
al prossimo capitolo, fanciulli bellissimi. Grè.
Capitolo
sedicesimo Dublino,
Irlanda, 3 luglio 2011, Quell’idea
stava balzando nella mente di Darren da un paio di giorni oramai e più il tempo
passava più la trovava geniale, escogitando modi per rendere perfetto quel
piano che, quella mattina, aveva deciso definitivamente di attuare. Inutile
chiedersi a chi fosse rivolto, era chiaro come il sole che il destinatario di
quella che Darren soprannominava l’idea del secolo, era Christopher. Perso
nei suoi malefici piani di giustizia, il riccio saltellò verso la sala ristoro
allestita nel backstage di quell’immenso teatro che li avrebbe ospitati quella
sera. Quando
varcò la porta della sala, le prime persone che vide furono Ashley e Mark,
intenti a dividersi un pacco di patatine mentre la prima sfogliava
svogliatamente una rivista e il secondo ammazzava zombie in un videogioco che
aveva compratodurante la tappa a
Londra. “Ehilà,
Hobbit!” salutò Ashley, alzando gli occhi dalla rivista e regalandogli poi un
sorrisetto, mentre Darren frugava sul tavolo delle vivande alla ricerca del
succo di mela e di qualche snack da sgranocchiare. Pensare
in grande gli faceva venire fame. “Ciao
Ash!” le rivolse un enorme sorriso. “Ciao anche a te Mark!” aggiunse, guardando
verso l’amico che gli concesse solo un distratto movimento del capo. “Allora
come va con il mio uomo?” domandò la ragazza, mangiucchiando una patatina. “Mi
ha riferito che avete fatto pace in grande stile!” aggiunse, ammiccando. Darren
lanciò uno sguardo cauto verso Mark e la ragazza lo rassicurò. “L’ho insultato
prima, per ben cinque minuti e non ho ottenuto risposta.” Darren,
rassicurato, si concesso un sorriso dolce, ripensando a quella intera settimana
passata come fidanzati. Okay,
non era cambiato molto, ma almeno non litigavano più e non avevano il peso
sulla coscienza di essere solo amanti. “Va
tutto alla grande Ashley! Non potrei desiderare di meglio al momento!” La
ragazza gli diede una pacca sulle spalle e Darren quasi fece cadere a terra il
sacchettino di M&M’s che teneva in mano. “So
che ora è in albergo, concentrato per lo skit di questa sera!” continuò lei. “
Ha in mente un’idea niente male, come al suo solito!” Darren
annuì e sul volto gli si aprì un sorrisetto diabolico. “Ho
anche io la mia idea…” disse. “E sarà in grado di fare impallidire tutti i suoi
tentativi di mettermi in imbarazzo sul palco!” aggiunse, con espressione
trionfante. “Impossibile,
Colfer è troppo intelligente.” Interruppe Mark, allungando una mano per
afferrare una manciata di patatine dal sacchetto, dopo aver messo rigorosamente
in pausa il gioco. Darren
lo guardò, risentito. “Questo lo pensi perché ancora non sai qual è il mio
grandioso piano!” “Illuminaci,
nanerottolo.” Esclamò Ashley, mettendosi più comoda, mentre Mark al suo fianco
annuiva, incuriosito. Darren
decise di non prenderla per il nomignolo e con un sorrisone furbastro si fece
avanti con il busto ed iniziò a raccontare. Chris
aveva capito che c’era qualcosa che non andava da un po’ di giorni. Sentiva
delle frequenze maligne solleticargli il collo e la cosa no, non era
divertente. Soprattutto
se Darren continuava a guardarlo e a ridacchiare senza un motivo apparente. Stavano
insieme da poco più di una settimana ed era bellissimo, romantico e tutte
quelle cose che gli innamorati pensavano all’inizio di una storia d’amore. Chris
nonostante il suo cinismo e il suo sarcasmo non si vergognava di provare quelle
cose, certo evitava accuratamente di parlarne con certe persone, come Dylan,
per evitare sbeffeggiamenti della durata di un’eternità. Trovò
Darren a confabulare con Heather e Naya che, appena lo videro, scapparono via
ridacchiando, tenendosi per i mignoli, come due bambine. Il
riccio si girò verso Chris e gli rivolse un sorriso pieno d’innocenza,
avvicinandosi per stringergli la vita con le braccia. “Che
cosa vi stavate dicendo?” domandò il controtenore, Con lo sguardo indagatore. Il
sorriso di Darren diventò ancora più ampio e candido e Christopher fu sicuro
che stava tramando qualcosa alle sue spalle. “Nulla
d’importante” fu tutto ciò che rispose, cercando di tenere testa a quello
sguardo indagatore, alquanto insistente. “Tu piuttosto dov’eri?” virò il
discorso Darren, guardandosi intorno prima di posargli un bacio veloce sulle
labbra. “In
albergo, stavo scrivendo una cosa…” Fu la risposta distratta del ragazzo, che
con quel cipiglio davvero inquietante continuava a mettere Darren a disagio. “Per
la tua sceneggiatura?” domandò il più grande. “Sì,
qualcosa del genere.” tagliò corto “Senti Dar,” iniziò, portando lebraccia a circondargli il collo. Non spesso
si concedevano quelle effusioni pubbliche, ma il corridoio era vuoto e Chris
doveva pur trovare un modo per scoprire cosa stavano architettando alle sue
spalle. “mi vuoi dire cos’hanno tutti questa mattina?” domandò. Darren
si morse il labbro, non era facile rimanere in silenzio quando, Chris
incominciava a fare i grattini dietro il collo per puri scopi malefici. “S-sarà
solo agitazione…” mormorò, chiudendo gli occhi e appoggiando il capo sulla
spalla del ragazzo, per dare maggiore accesso a quelle carezze deliziose. “è
l’ultimo concerto…” riaprì gli occhi di scatto quando la mano di Chris scivolò
via dal suo collo velocemente. “So
che menti.” Lo rimproverò Christopher, staccandosi da lui per puntargli contro
il dito. Darren
si portò una mano al cuore. “Non ti mentirei mai,cucciolo mio.” “Risparmiami
questi vezzeggiativi dell’orrore, voglio sapere perché siete così misteriosi.” Il
riccio ridacchiò divertito e tornò a stringere a sé il suo ragazzo, posandogli
un altro bacio sulla bocca. “Perché
invece di pensare a questo,non ci richiudiamo in un camerino e passiamo
quest’ultima ora prima della prove in modo costruttivo, uhm?” propose,
scendendo a baciargli il collo, insistendo soprattutto su quella cicatrice
piuttosto sensibile che aveva al lato sinistro. Chris pronunciò qualche
rimprovero e borbottò minacce di morte che ovviamente non furono ascoltate e si
ritrovò sdraiato su un divanetto di chissà quale camerino, con la bocca di
Darren impegnata a togliergli il fiato. Dylan
aveva trovato un nuovo passatempo per trascorrere le ore di ozio regalategli
dal suo capo, ovvero prendersi gioco di Chris. Adorava
farlo solo per vedergli quel broncio tenerissimo che assumeva quando non
riusciva a fare valere le sue convinzioni e amava follemente i suoi occhi che
si assottigliavano minacciosi dopo una presa in giro. Non poteva farci nulla e
poi quel girono non era l’unico. Tutti
stavano nascondendo qualcosa a Christopher, qualcosa che era partito da Darren
e, anche se Dylan non lo sopportava più di tanto, doveva ammettere che la sua
testa piena di ricci aveva partorito un’idea proprio niente male. E
in quel momento, trovandosi seduto sul prato, a gambe incrociate, fra le labbra
una sigaretta mezza consumate e si passava fra le mani una bottiglietta
d’acqua, oramai calda, ascoltava Christopher parlare di quanto fossero tutti
strani e annuiva a tutte le sue parole, fingendosi sorpreso di quella novità. “Chissà
cosa stanno nascondendo!” rispose distrattamente, mentre Chris annuiva,
agitando le mani. “Esatto!”
rispose sospirando. “ho provato a farmelo dire da Darren ma è riuscito a
distrarmi…” Chris assunse un cipiglio ovvio e Dylan ricambiò, ridacchiando
comprensivo. “E’
una tattica vecchia come il mondo” commentò, spegnendo la sigaretta e
buttandola in una lattina di cola finita. “ma funziona sempre!” “Purtroppo
o per fortuna, dipende dai casi, è così e io devo aspettare fino a questa
sera!” borbottò il controtenore. “Andiamo
sono due ore e mezzo d’attesa! Che sarà mai!” disse Dylan ridacchiando. “Ho
aspettato tutta la giornata, Dylan e non è il massimo sentire in sottofondo
tutte quelle risatine e non sapere cosa diavolo succede!” Chris
sbuffò e il suo amico gli diede una pacca consolatoria sulle spalle, che non
servì a molto. “Tu cosa hai preparato per questa sera?” domandò curioso Dylan. “Ho
scritto una bella lettera struggente e piena d’amore, piacerà a tutti!” Rispose
con tono fiero. “sarà spettacolare!”continuò sfregandosi le mani con un’espressione vittoriosa sulla faccia. “Farai
un figurone allora!” Chris
sospirò soddisfatto e si stese sul prato, portando le braccia dietro la testa e
guardando il cielo d’Irlanda. Una parte di lui voleva correre da Darren e
obbligarlo a dirgli cosa stava succedendo, utilizzando i mezzi di tortura più
maligni che conosceva, ma dall’altra, chissà come, aveva dentro di sé quella
scintilla dell’attesa che rendeva tutto molto più eccitante. La
sera del concerto arrivò troppo cauta per i suoi gusti e Chris si stava quasi
per mettere le mani nei capelli dalla frustrazione. Si
era dovuto chiudere in camera per sfuggire a quei continui e sorrisini che
avevano solo la capacità d’irritarlo. E
in quel momento, ad una manciata di minuti dallo skit, che non era altro che un
modo per permettere a tutti di cambiarsi e tenersi pronti per le canzoni
successive, si stava rigirando fra le mani il microfono. Quando
arrivò il suo turno, scattò sulla scaletta e guardando Heather con la testa
lievemente inclinata, ripeté per l’ultima volta “Brittany, stai flirtando con
il mio uomo?” Non
fece nemmeno in tempo a godersi lo scrosciare degli applausi, che dall’altro
lato del palco, spuntò una sorridente Naya che dopo un paio di battute, che
Chris non riuscì nemmeno a comprendere, impegnato com’era a capire cosa stava
succedendo, baciò Heather sulle labbra. Fu
un piccolo scontro di bocche e le due suggellarono il momento con un dolce
abbraccio, sorridendo alla folla che si era agitata più di quanto già non
fosse. Quando
le ragazze se ne andarono, saltellando e tenendosi la mano, Chris accantonò per
un attimo lo stupore e recitò, come ogni volta, la sua parte. Si
presentò a pochi centimetri da Darren e salutò tutta la folla, prima di tirare
fuori dalla tasca posteriore dei jeans scuri la poesia che avevo ripiegato
accuratamente in quattro. “Ho
scritto una poesia!” spiegò guadagnando l’espressione sorpresa di Darren. Sospirò
teatralmente e iniziò: “Blaine
Warbler Anderson, Non
ho mai amato nessun altro…” notò
il piccolo sorrisetto di Darren mentre si picchiettava piano il microfono sul
mento. Chris proseguì a recitare la sua scena, utilizzando un tono
esageratamente commosso, continuando a saltellare di qua e di là come se fosse
un folletto impazzito. “Eccetto
lo scorso anno, quando ero innamorato del mio fratellastro.” Dal
pubblico si levò una lunga risata e il controtenore notò come Darren aveva
incurvato le labbra in segno divertito. Andò
avanti, cantando le sue lodi con ironia ed enfatizzando l’amore fra Kurt e
Blaine, quello che, più di tutti, aveva donato a sua volta il loro di amore. “Sono
così grato di aver trovato un compagno talentuoso come me, E
lo saremo per sempre, a meno che gli sceneggiatori non cambino le cose nella
terza stagione!” Finita
la poesia, ripose il foglietto e, come diceva il copione originale, si
inginocchiò a terra, facendo la proposta di unirsi al Glee Club, agitando le
gambe per aria. Fino
a quel punto tutto sembrava normale, come al solito. Toccava
a Chris stupire Darren con effetti speciali e lui ne rimaneva sempre
sbalordito. Quella
sera però, Darren lo sapeva, che avrebbe mescolato le carte in tavola a suo
favore. Tenne
le braccia conserte finchè non richiamò Chris, in odo che si alzasse in piedi.
Dovette farlo più di una volta perché il ragazzo si guardò in giro un po’
spaesato, prima di decidere di accontentarlo, avvicinandosi con un saltello e
nascondendo le mani dietro alla schiena, lo guardò con un cipiglio curioso. “Kurt,
mi avevi convinto ad Emmy…” Chris
non ebbe nemmeno il tempo di sbattere le palpebre o quasi di respirare perché
le labbra di Darren furono sulle sue. Rimase
impalato dalla shock per qualche secondo con gli occhi spalancati fissi sul suo
viso e per qualche strana ragione, anche se in pubblico, gli venne naturale
sollevare le mani per circondargli il viso, salvo poi ricordarsi dov’era e cosa
Darren stava facendo in quel momento. Lo
lasciò senza fiato, senza una parola di senso compiuto da dire e quando Darren
abbasso le mani che gli teneva il viso fermo e stacco le labbra dalle sue con
un breve schiocco, quello che riuscì a pensare, fra le urla impazzite dei
presenti e il sorriso compiaciuto sulle labbra del ricco, fu solo: “Ha vinto.” Alla
fine di tutto, quando i ragazzi si radunarono tutti nel backstage, Chris capì,
finalmente, da come tutti lo guardavano, che era quello che gli stavano
nascondendo. Alzò
gli occhi al cielo e guardò il sorrisetto divertito di Darren mentre si
avvicinava cauto per paura di essere preso a parolacce. Christopher
invece, allungò la mano verso di lui, con fare professionale. “Devo
ammetterlo Criss, hai fatto impallidire tutti i miei tentativi di sorprenderti,
dopo questa sera!” Darren
afferrò titubante la mano di Chris e la strinse, mentre il silenzio che si era
creato intorno a loro, esplose in un grido ed un applauso collettivo. Dylan
raggiunse Christopher e Darren facendosi largo fra la gente e regalò un enorme
sorriso ad entrambi, scontrando il pugno chiuso con quello del riccio. “Com’è
che vuoi due siete così in sintonia, adesso?” Domandò il controtenore,
incrociando le braccia al petto. “L’ho
aiutato a tenerti lontano da tutti per un po’, in modo che non potessi
torturarli di domande!”Rispose il fonico facendo spallucce. Darren
annuì, “Se non fosse stato per lui, il mio piano avrebbe avuto vita molto
breve!” Chris
provò a ribattere, con il suo solito tono sarcastico e la sua battutina pronta,
ma quella cosa l’unica cosa che fece fu alzare la mani e scuotere il capo. “Lo
ripeto, accetto la sconfitta.” Darren
rise e lo abbracciò di slancio. Festeggiarono
la fine del tuor in un locale tipicamente irlandese e tutti, nessun escluso, fu
invitato a quell’evento. Chris
pensò che era la degna conclusione di qualcosa di grande ed epico e per questo
furono piuttosto tristi di abbandonare i festeggiamenti, quando Ryan
praticamente impose, alle cinque del mattino, di tornare in albergo visto che
alcuni di loro, come Christopher, sarebbe dovuto ritornare a Los Angeles in
poche ore. Darren
non si prese la briga di chiedere se sarebbe andato da lui e quando entrambi
presero le tessere delle loro camere, una volta arrivati al piano, Chris si
fermò davanti alla porta e aspettò che Darren l’aprisse. “Sei
stanco?” Chiese una volta chiusa la porta alle sue spalle. Il
controtenore scosse la testa e si sedette al bordo del letto. “Dormirò
più tardi in aereo.” Commentò, quando il cantante provò ad insistere. “Ora,
perché non vieni qui e ti prendi il compenso della tua vincita?” mormorò
malizioso. Darren
si tolse la maglietta sudata e la lasciò cadere a terra. Ci
avrebbe pensato più tardi. “Non
sapevo che ci fosse un compenso…” ribatte sorridendo. “Beh,
so riconoscere una sconfitta quando è così evidente,” rispose Chris, allungando
le mani sul suo petto. “ e inoltre sono rimasto sbalordito per la tua totale
mancanza di discrezione e per l’ingegno, ma soprattutto per avermi lasciato
davvero senza parole!” Darren
ridacchiò e si mise a cavalcioni sul suo grembo, portando le braccia dietro al
collo di Chris. “Quindi
in base a questo io posso chiederti di fare qualunque cosa?” domandò, ad un
soffio dalle sue labbra. Christopher
annuì. “So
che mi pentirò di averti concesso questo…” borbottò, senza smettere di fissare
con desiderio le labbra di Darren. “Non
preoccuparti, perché non dovrai nemmeno alzarti da questo letto…” e in un
attimo il controtenore si ritrovò steso sul materasso, con la bocca ben salda a
quella del ragazzo e quella volta ci mise tutto il suo impegno per ricambiare. Si
staccarono giusto per stare più comodi e lasciarono dietro di loro un’alba che
saliva limpida in un cielo bluastro e quando si lasciarono cadere esausti su le
lenzuola stropicciate, per Chris era già ora di prepararsi. “Devi
andare…” Borbotto Darren rotolando al suo fianco con un sospiro stanco e
soddisfatto. “Già…”
fu la risposta del più piccolo, mentre si sistemava sul fianco per poter
osservare meglio il viso di Darren. Percorse con il dito indice le occhiaie
scure e si lasciò scappare un sorriso quando il riccio gli afferrò il polso per
portarsi la mano alle labbra e baciarla dolcemente. “Raggiungimi presto…” parlò
ancora dopo qualche secondo. Criss
ampliò il suo sorriso, un po’ assonnato. “Sarà a casa il prima possibile.” Chris
si ritrovò a ricambiare il sorriso mentre le ciglia di Darren sfarfallavano
come impazzite, cercando di non abbandonarsi alle braccia di Morfeo. Il
soprano prese a passargli una mano fra i capelli, così delicatamente che quei
ricci sembravano smossi dal vento. Quando
i suoi occhi finalmente si chiusero, Chris si sporse per lasciargli un debole
bacio sulla fronte. “A
presto, amore mio.” The
End. ****
Buona sera e BUON CRISSCOLFER DAY A TUTTIIIIII!! Sì, avete letto bene, è la fine. Prima
dell’epilogo, ovviamente u.u
Il Glee Tour si è concluso l’anno scorso e in questo stesso giorno e io posto,
WEIRD.
Comunque sia, volevo ringraziarvi per quello che fate per me ogni volta che
leggete e recensite la mia ff. Mi rende davvero felice e orgogliosa saper di
aver creato qualcosa che piaccia alla gente. Ringrazio
soprattutto la mia Sara, la mia beta ufficiale (e non più provvisoria), ci
siamo scambiate i giuramenti pochi giorni fa e ora siamo legate nel segno della
scrittura.
un legame indissolubile u.u Che
altro dire… ho voluto rendere al meglio il “dietro le quinte” di quel bacio sul
palco di Dublino e spero di non avervi deluso.
Chris aveva deciso di
intraprendere il viaggio Los Angeles – Clovis in auto, così da evitare di
scomodare suo padre fino all’aeroporto di Fresno, nonostante la distanza non
fosse molta, visto l’agitazione del giorno e dell’aiuto di cui certamente mamma
Karyn aveva bisogno. Si erano messi in viaggio
quella mattina presto, in modo da non trovare molto traffico e la macchina di
Chris, considerevolmente più grande di quel catorcio che Darren si ostinava
ancora a chiamare: “La sua auto”, era piena di regali e cibi precotti che
traballavano ad ogni piccolissima buca.
Il viaggio fortunatamente non era molto lungo e Darren si era appisolato un
paio di volte con il capo reclinato verso il finestrino. Dietro di loro, l’instancabile
chiacchiericcio di Cerina, teneva più o meno occupata la testa di Christopher. Solo il pensare che quella
fosse la prima vera riunione di famiglia, gli faceva tremare le mani.
Lui e Darren stavano insieme da un anno e qualche mesetto e le rispettive madri
avevano insistito molto per quell’ incontro. A nulla erano servite le parole
di Chris per poter rimandare la cosa ancora di qualche mese e Darren non gli
era stato certo d’aiuto, visto che, appena Cerina aveva esposto la sua idea
durante una cena a casa di Chuck e sua moglie, aveva iniziato a saltellare
insieme a sua madre.
Charles, era quietamente contento, limitandosi a mostrare un lieve sorriso e commentando con un:
“Cucinerò l’oca.” Oca che era riposta
strategicamente fra due pacchi regali, già bella cotta e pronta, dentro un
grosso tegame di rame, per essere mangiata. Chris l’adocchiò dallo
specchietto e sospirò, tornando ad osservare la strada,effettuando poi, un sorpasso.
Chuck e sua moglie invece, avevano dovuto declinare l’invito, forse con troppo
entusiasmo per essere davvero rammaricati. “Sei pensieroso…” commentò
Darren, appena la signora Criss chiuse la bocca. Chris si girò nella sua
direzione giusto per una frazione di secondo, regalandogli un sorrisetto. “Sei
per caso agitato?” “No…” rispose, concentrandosi
subito sulla strada. “Davvero” aggiunse, quando si sentì addosso gli occhi
color miele del ragazzo. “Chris…” Per tutta risposta, il
controtenore, allungò una mano, che teneva sul cambio, per posarla sulla coscia
di Darren. “Giusto un po’.” Mormorò,
mentre il suo uomo gli stringeva la mano per infondergli quel po’ di coraggio
che gli mancava. “Andrà tutto a meraviglia” fu
la risposta di Darren che si avvicinò per baciargli la guancia. “E devi fare
qualcosa per questo tuo modo di guidare!” mormorò. Chris inarcò un sopracciglio
e lo guardò per un altro secondo. “Perché?”domandò curioso. Notò Darren che si avvicinava
pericolosamente, per quanto potesse permettergli la cintura di sicurezza e posò
la mano sulla coscia del ragazzo più piccolo, facendola scorrere leggermente
avanti e indietro. “Perché sei assolutamente
scopabile.” Si sentì sussurrare all’orecchio, Chris, avvampando subito sulle
orecchie facendo ridacchiare il riccio, che tornò composto, sotto lo sguardo
stranito dei suoi genitori. “Questa me la paghi.” Parlò
Chris fra i denti, mentre la risata di Darren si faceva più intensa. Tim Colfer si asciugò la
fronte impregnata di sudore con un fazzoletto di stoffa, mentre aggiungeva altra
carbonella al barbecue. La giornata era piuttosto calda, nonostante fosse
autunno inoltrato, e sua moglie aveva deciso di fare un’enorme tavolata dietro
la loro casa, sopra il giardino che Tim aveva sistemato la settimana prima. Hannah fece scoppiare per
l’ennesima volta il palloncino di gomma da masticare, che le sporcò il naso,
mentre guardava in silenzio suo padre, seduta sul dondolo, con le mani dietro
la testa. Il silenzio e l’ansia
dell’uomo erano talmente palpabili che la figlia non aspettava nient’altro che
un’esplosione di nervi. Dentro casa invece, oltre al
perenne odore di buono, che da quella mattina presto aveva invaso la casa, si
sentiva una voce allegra canticchiare un motivetto simpatico. Karyn passò una
ciotola piena d’insalata da condire a sua madre, che la guardava scettica. “Nicole, tesoro, potresti
controllare le patate nel forno?” chiese gentilmente la signora Colfer a sua
nipote che quasi si addormentava sul tavolo. “Karyn, tesoro, potresti
spiegarmi il motivo della tua felicità irritante di questa mattina?” domandò
Margaret. “Nulla mamma, sono solo
felice che Christopher ritorni a casa, tutto qui.” La donna più anziana la
guardò con un cipiglio interrogativo, ma rinunciò a fare altre domande quando
la vide tornare a canticchiare. “Quante persone hai invitato,
zia Karyn?” domandò la ragazza, richiudendo il forno, dopo aver controllato che
le patate non fossero bruciate. “Le solite…” borbottò
l’interpellata, senza nascondere un sorrisino che le stava nascendo sul volto.
Bastò giusto un secondo di silenzio, dove le tre donne si guardarono fra loro.
“Okay, Chris porta degli ospiti!” rivelò eccitata, saltellando sul posto un
paio di volte, prima di venir distratta dal sugo che bolliva in pentola. Margaret e Nicole non fecero
nemmeno in tempo a pensare chi potesse essere l’ospite che Chris portava con sè
quel giorno, che Hannah corse in cucina alla velocità della luce, scavalcando
il povero Marley che stava facendo un pisolino. “Sono arrivati!Sono
arrivati!” strillò, dirigendosi in scivolata verso la porta d’ingresso che
spalancòcon forza, saltellando poi,
verso l’auto di suo fratello parcheggiata nel vialetto. Christopher scese dall’auto,
stiracchiandosi la schiena, prima di aprire con garbo la portiera a Cerina che
gli regalò un’occhiata di ringraziamento e un sorriso prima di saltellare giù,
con le braccia colme di roba.
Darren scese allo stesso momento, aiutando il padre a trasportare il tegame,
adocchiò Chris che si era portato gli occhiali da sole alla testa e lo vide
sospirare. Gli regalò l’ennesima occhiata di conforto. Karyn corse fuori,
asciugandosi le mani sul grembiule sporco qua e là di macchie di sugo. Salutò calorosamente Cerina e
suo marito, riservando una strizzatina alle guance del proprio figlio, prima di
sciogliersi davanti allo sguardo gentile di Darren, baciandolo sulle gote. Finite le smancerie,
sollecitati da Chris, entrano in casa, dove Tim, li accolse con un enorme
sorriso sotto i baffi e raccolse alcune delle cose che sua figlia Hannah gli
stava porgendo, troppo svogliata per portarle in cucina. Ci fu un lungo silenzio
imbarazzante quando tutti, tranne i genitori dei due fidanzati, si riunirono in
salotto La nonna di Chris stava fissando con
insistenza Darren, rendendo quest’ultimo nervoso, tanto da guardarsi intorno
con circospezione, incontrando solo lo sguardo malizioso di Nicole. “Questa si che è stata una
sorpresa Chris.” Iniziò la ragazza, schioccando la lingua in direzione del
cugino. “Zia Karyn è stata silenziosa e misteriosa per tutto il giorno!
Pensavamo che avessi vinto un altro di quei premi e invece… “ Ammiccò verso
Darren ridacchiando. Chris, accanto a sua sorella,
le lanciò un’occhiata freddante che non mise fine alle sue risatine. “Ragazzo.” Nonna Margaret
attirò l’attenzione di tutti, nonostante stesse guardando solo Darren, che
ricambiava il suo sguardo con timore ma con un bel sorriso sulle labbra. “Da
quanto tu e mio nipote state insieme?” domandò. Christopher lasciò scivolare lo
sguardo da sua nonna al suoragazzo. “Un anno, cinque mesi e 27
giorni, signora.” Risposa prontamente, mantenendo la schiena dritta e rigida. La donna rimase in silenzio
per qualche secondo, annuendo. “Deve essere molto importante se ti ha portato
qui insieme alla tua famiglia.” Commentò, abbozzando un sorriso. “Chris non ha
mai portato nessuno ragazzo da farci conoscere.” Darren aumentò il volume del
sorriso, facendolo diventare quasi abbagliante. “Lo è.” Sentì Chris
rispondere, dall’altro lato del divano. Si guardarono e si Christopher gli
sorrise, mentre Darren gli regalava un occhiolino scherzoso. “Okay direi che la cosa
peggiore è ritrovarmi in mezzo a due innamorati!” sbottò Hannah, alzandosi.
Rivolse un sorriso ai ragazzi prima di scomparire in cucina, gridando a sua
madre di avere sete. Chris ne approfittò per
scivolare vicino al suo ragazzo e toccare il ginocchio con il suo, ammiccando. Margaret continuò a fare
domande alla coppia per un buon quarto d’ora, almeno finchè il campanello di
casa non suonò di nuovo e Chris si alzo per andare ad aprire. Fu praticamente assalito
dalle sue adorabili e urlanti zie, nonché sorelle di sua madre, che lo presero
e lo sbaciucchiarono, riempiendolo di complimenti e qualche raccomandazione sul
peso che sembrava aver perso. Inutile dire che la reazione
delle donne quando videro Darren e il resto della sua famiglia, fu davvero esilarante
e forse troppa piena di urletti e felicitazioni. Insomma non si stavamo per
sposare. Almeno non subito, pensò
subito Darren, mentre sorrideva e stringeva le mani a quelle tre signore
dall’aria molto simpatica. “Chris non ci aveva avvertito
di un incontro tanto importante!” esclamò la prima, che Darren sapeva chiamarsiLorinda. “Lui deve sempre fare così!”
ribattè Kathryn con un sorriso. “non ci aggiorna mai sulle cose importanti,
preferisce farci queste sorprese!” Christopher si grattò la
nuca, ridacchiando in imbarazzo. “Il nostro Darren ce l’ha
rivelato giusto qualche settimana fa!” venne in salvo Cerina. “non che ce ne
fosse bisogno, io l’avevo capito da mesi!” esclamò poi, agitando una mano. Anche Karyn si ritrovò ad
annuire, trovandosi a dare approvazione alla donna. Le due stavano facendo
amicizia un po’ troppo in fretta, secondo i gusti di Chris, che si limitò a
sorridere nervosamente consolato un po’ dalla leggera pacca sulla schiena che,
un Darren rilassato e quasi completamente a suo agio, gli riservò. I pranzi di ringraziamento a
casa Colfer non erano mai stati contenuti, soprattutto nel cibo, che restava in
abbondava per settimane successive, e nel numero delle persone.
La casa, dove Chris era cresciuto, era talmente piena di gente che Darren si
meravigliò che ancora non fossero ancora scoppiate le mura.
Mentre sorseggiava del vino, servitogli da uno zio che si ricordò venire dal
Maine, guardò il giardino, dove un silenzioso Tim stava cucinando sulla
griglia.
Cercò Chris con lo sguardo e non trovandolo, ne approfittò per uscire.
Appena Tim sentì la porta della finestra aprirsi, sollevò lo sguardo e lo puntò
con un piccolo sorriso imbarazzato verso il fidanzato di suo figlio, che gli
stava porgendo un bicchiere pieno di vino afferrato prima di uscire.
“Grazie” fu tutto quello che borbottò, prendendone un sorso mentre girava un
paio di verdure.
“Volevo parlarle, signor Colfer” trovò il coraggio di dire Darren.
“Sono in ascolto.” Ribattè l’uomo.
Tim era il lato un po’ scontroso e riservato di Chris, Darren lo riconosceva
facilmente ed era contornato da un sorriso gentile che proprio non si poteva
non ricambiare.
“So che forse non vede la relazione fra me e Chris di buon occhio…” Iniziò,
osservando con il sopracciglio di Tim si sollevava in un modo che Darren aveva
visto già troppe volte in suo figlio.
“Non mi pare di averlo mai detto”
“Non è servito che lo dicesse.” Ribattè Criss. “A volte il silenzio vale molto
più di mille parole, ma non in questo momento” continuò. “Voglio farle capire
quanto amo suo figlio. So che non crede molto in questo, so che probabilmente
non mi crederà perché prima stavo con una donna e poi ho deciso di cambiare
sponda così all’improvviso ma, innamorarmi di suo figlio è stato lento e
graduale e…”
Tim Colfer alzò una mano per farlo smettere di parlare e assunse un’espressione
corrugata. “Mi stai chiedendo la benedizione per sposare Christopher, per
caso?”
Darren boccheggiò per qualche secondo, come se fosse in apnea, le lunghe ciglia
che sfarfallavano come impazzite.
“No!” esclamò “non lo so! …forse?!” disse alla fine, rendendosi pateticamente
sorpreso per le parole del padre di Chris.
“Ascolta,” iniziò, appoggiando la pinza su un tavolino di plastica, mentre la
carne continuava a cuocere indisturbata. “non sono molto favorevole a questa
relazione, ma Christopher è grande e vaccinato per prendere da solo le sue
decisioni” dichiarò “Tu mi stai simpatico Darren, davvero, ma non hai bisogno
della mia benedizione per chiedere a mio figlio quello che realmente senti.”
Il ragazzo non fece in tempo ad aprire bocca perché il protagonista di tutta
quella breve conversazione uscì in giardino, con le mani dentro le tasche dei
jeans.
“Ehi!” salutò. “Di che parlate?” domandò curioso, posando una mano sulla spalla
del suo ragazzo.
“Tempi di cottura.” Venne incontro Tim, ad un Darren ancora senza parole. “ E
mi ha portato del vino!”
Chris sorrise, soddisfatto, mentre suo padre toglieva gli ultimi pezzi di carne
dal fuoco mettendoli in un vassoio.
Quando rimasero soli, con il compito di aiutare Tim a portare la roba sul
retro, Chris allungò una mano sul collo di Darren e lo accarezzò, con un tenero
sorriso sulle labbra. “Sono felice che di essere venuto, alla fine.”
Darren ricambiò il sorriso e appoggiò una mano sul fianco del ragazzo, accarezzandolo
amorevolmente. “Anche io.” Rispose sinceramente.
“Mamma ha preparato la mia vecchia stanza e ha detto che il mio letto era
abbastanza grande per contenere tutti e due.”
“Non chiedo di meglio che stare in un letto piccolo, stretto a te.” Ribattè
Darren, rendendosi conto che amava come riusciva a far arrossire Chris anche
con queste piccole parole.
Chris fece per rispondere, ma Darren ne approfittò per avvicinarsi e baciarlo.
Fu abbastanza breve ma non abbastanza per non essere visti da Hanna che li
osservava con le braccia interamente colme di bibite.
Si annunciò con un colpo di tosse e staccandosi, Chris arrossì mentre Darren
simulò il suo imbarazzo, correndo ad aiutarla.
Afferrò la maggior parte delle bottiglie, sparendo nel giardino del retro.
Hannah, rimasta sola con il fratello ghignò maliziosamente.
“Sei bordeaux.” Commentò, prima di sgattaiolare via.
Il pranzo fu lungo, ma talmente piena di gioia che le ore passate seduti erano
volate.
L’intera famiglia di Chris era egualmente allegra e gioiosa alla sua e Darren e
i suoi genitori, si erano sentiti in un ambiente familiare.
Verso le quattro, quando lo stomaco fu esageratamente pieno e la sonnolenza
stava facendo le sue prime vittime, Darren si lasciò cadere sul divano,
massaggiandosi lo stomaco teso.
“Potrei svenire” rantolò. “O morire” aggiunse.
Chris, si sedette al suo fianco, la stessa espressione soddisfatta e la mano
sullo stomaco.
“Mettiti in coda…” borbottò il più piccolo, appoggiando la testa sulla sua
spalla. “Potremmo approfittare e andare sul letto, così da lasciarci morire
sdraiati e in pace con noi stessi.” Propose poi e prese il mugolio di Darren
come un assenso.
Il salotto e l’intera casa erano apparentemente vuoti e Chris ne approfittò per
strusciare il viso contro il collo del ragazzo, sollevando una gamba per
posarla sulle sue circondandogli il
busto con le braccia.
Darren girò il capo per baciargli la punta del naso, sorridendo poggiando poi
il palmo della mano sul suo ginocchio, tracciando il percorso della sua coscia
diverse volte. Chris mugolò e lo abbracciò
più stretto, sulla via di un ristoratore riposino pomeridiano.
“Posso stare così per sempre?” lo sentì borbottare, Darren. “Prometto che non
darò fastidio…” Il riccio ridacchiò e tornò a
posargli un bacio sul viso. “Fastidio?” domandò. “Non pensarci nemmeno” Chris allungò le labbra in un
sorriso e si strinsi ancora un po’ a lui, preso da una pesante sonnolenza.
Darren gli accarezzò i capelli alla base, lentamente, approfittando del
silenzio per ripensare alla conversazione avuto con Tim Colfer qualche ora
prima. Non sapeva se voleva
sposarlo, quello che sapeva era lo amava così tanto da far male qualche volta. Pensare ad un matrimonio, ad
un’ unione, come si preferiva chiamarla, era ancora troppo per loro. Chris
aveva un mondo di cose da fare e da scoprire, non poteva pensare di mettere su
famiglia, secondo il pensiero di Darren. Ammetteva che gli era passato
di mente, qualche volta, il pensiero di poter vivere insieme, ma si era dovuto
immediatamente riportare alla realtà.
Non voleva legare Chris più di quanto già non faceva. Sapeva che non era un bel
pensiero e che Christopher avrebbe dissentito, picchiandolo se fosse stato
necessario, ma Darren non riusciva ancora a credere di poterlo avere al suo
fianco, nonostante tutto quello che gli aveva fatto, e pensare troppo in
grandeera una cosa che non voleva e non
poteva permettersi. Guardò Chris, le labbra rosse
e dischiuse, le ciglia lievemente scosse e il respiro caldo e regolare. Quanta innocenza in un solo
viso. Sorrise, pensando che il
ragazzo che gli dormiva beatamente addosso era l’amore della sua vita, e che da
solo, con le sue mani, la sua testa e il suo talento era riuscito ad arrivare
così lontano, tanto lontano che a Darren sembrava irraggiungibile. Era per questo che non voleva
fare proposte troppo azzardate, voleva prima permettergli di mandare avanti
tutti i suoi sogni. Forse sbagliava,
probabilmente, ma andava bene così. I suoi pensieri e il sonno di
Chris vennero interrotti dall’arrivo di Hannah che, entrando in salotto,
brandendo scatole di giochi di società , li obbligò ad alzarsi e a raggiungere
gli altri in giardino. Christopher cacciò qualche
parolaccia e si alzò barcollando dalla spalla di Darren, grattandosi la testa,
mentre Hannah saltellava nuovamente via. “Non ho nemmeno avuto il
tempo di sognare” borbottò fra sé, facendo ridacchiare Darren. “Recupererai questa
sera.”Rispose Dar,scompigliandosi i ricci. Chris si girò verso di lui e
sorridendo si morse il labbro inferiore, passando le mani, in una lenta
carezza, sul petto di Darren. “In realtà, avrei altri
programmi per questa sera…” accennò, la luce maliziosa negli occhi. “Se capisci
cosa intendo.” Criss fece un sorriso saputo
e circondò la vita di Chris con le braccia,avvicinandolo al suo corpo. “Sei un diavolo tentatore…”
disse, ad un soffio dalle sue labbra che ebbe la premura di baciare con
passione, mentre Chris chiudeva le mani sulla stoffa della sua maglietta,
premendosi con forza contro il suo corpo e facendo mugolare Darren d’aspettativa. Fu di nuovo Hannah ad
interromperli. “Mamma ha esplicitamente detto di smetterla di sbaciucchiarvi e
di venire fuori!” “Come diavolo fa a sapere
che-“ Le parole di Chris furono
interrotte dallo sguardo attonito e imbarazzato di Darren, girato verso la
finestra del salotto che, sfortunatamente, dava sul giardino sul retro. Avevano dato uno spettacolo
più o meno gradito all’intera famiglia, visto che le tende non erano tirate e
tutto quello che succedeva in salotto era di dominio pubblico. Chris imprecò ancora, e
nascose il viso nel collo di Darren prima di separarsi da lui e darsi un
contegno.
“Pensavo che mamma avrebbe avuto sempre una visione di noi diversa da quello
che ha visto ora!” commentò “Come? Dormire in letti
separati e salutarsi con un casto scontro fra guancia e guancia?”rispose Darren, ridacchiando. “Una cosa del genere.” Chris,
nonostante il disagio sorrise e si riavvicinò per passargli un braccio sulle
spalle.
“Andiamo, su!” lo incoraggiò Dar. Se c’era un momento in cui
Chris non si era pentito di aver accettato, quel lontano giorno del 2011, la
sua condizione di quasi amante era lo sguardo che Darren gli stava rivolgendo
in quel momento. Diceva tutto, sebbene fosse
in silenzio. Era uno sguardo che parlava
di tutto l’amore che li univa, nel bene e nel male, di tutte le cose dette e
passate e di quelle che insieme avrebbero affrontato.
E in quel momento, Chris capì che nessun altro uomo sarebbe stato più in grado
di farlo sentire in quel modo tutto speciale e unico, quel modo che apparteneva
solo a Darren. E fu per quel motivo che,
quando parlò, non si rese quasi conto di aver dato voce ad un solo, bellissimo
pensiero.
“Sposami.” THE END.
*****
Eccoci qui, la fine.
Non posso dire di aver pianto perché sono ancora così incredula che
probabilmente verrò colpita da un attacco isterico e lacrimoso dopo aver letto
la parola: “completa” Questa storia ha avuto molti
alti e bassi con me, non sapevo mai se scrivevo la cosa giusta o se poteva
piacere. C’erano volte che alcune parti sembravano provenire direttamente dal
mio cuore per poi capire che, tutta questa storia è il mio cuore. L’impegno e un po’ di fatica
per un’ispirazione altalenante ( Vi dico solo che questo capitolo
l'ho iniziato un mese fa!) e la mia costante voglia, nonostante gli
attacchi isterici, di continuare e finire. Ci sono tante persone che
voglio ringraziare e non scriverò il perché, ma solo grazie con tutto il mio
cuore e il mio amore: Grazie a: Tutti quelli che
hanno letto, quelli che hanno recensito, la fantastica Elisa che commenta ogni
capitolo, Roberto (Sunshine), Sara (la mia beta), LA
SETTA DEI SETTEBIS (è perché vi amo troppo
profondamente), e in particolare la
Fede, hai ascoltato i miei deliri su questa storia tutte le
mattine prima di andare all’università, Jessika, e naturalmente Chris Colfer e
Darren Criss.
Okay, ora vado e non vi annoio più con i miei addii da latte alle ginocchia. See you soon!!!