Viola

di MissKuruta
(/viewuser.php?uid=198666)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1: Violet ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2: L'INIZIO ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3: INIZIO DI UNA NUOVA AVVENTURA ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


<< Mamma... cos’è il Sole? >> chiedevo incuriosita, seduta sulla mia sedia a dondolo preferita. << Tesoro, il Sole è una magnifica stella, che ci dona vita. E’ di uno splendido colore giallo dorato >> mi rispose allegramente, a giudicare dal tono della sua voce.
<< Mamma, cos’è il giallo? >> continuai imperterrita. << Tesoro, il giallo è un colore, molto chiaro, che ti abbaglia. Trasmette allegria e voglia di vivere >> rispose di nuovo alla mia domanda. << Mamma, cos’è un colore? >> terminai. << ... >> mia mamma non era in grado di rispondere. << Ecco... non so come spiegarlo... >> proseguì indecisa. << Provaci >> la spinsi << Cos’è un colore? >>. << Un colore è qualcosa impossibile da descrivere. E’ una tonalità visiva che un oggetto può assumere >> cercò di spiegare scientificamente. << Non capisco... >> mi lamentai. << Tesoro, ci sono cose che non puoi capire, a meno che tu non le veda >> cercò di consolarmi.
Sbuffai. Mi alzai dalla sedia e procedetti a tentoni verso la mia camera. La mia vita era sempre stata nera. O almeno credo. Quel colore è sempre stato qualcosa che viene associato alla malinconia alla tristezza. E’ un colore scuro. Ma io, che non avevo mai visto niente, come potevo sapere se qualcosa era chiara o scura?
 
<< Raccontami ancora dei colori >> sorridevo a mia madre, che si accingeva a rimboccarmi le coperte. Ormai avevo 10 anni, ma le storie che mia madre mi raccontava si insinuavano nella mia mente, e mi facevano vedere questi colori. Lei era i miei occhi.
<< Stasera di cosa vuoi parlare? >> mi domandò. << Blu! >> risposi impaziente. Il blu non mi piaceva tanto, ma volevo sentirlo descrivere da mia madre. Il mio colore preferito, da come li rappresentava mia mamma, era senz’altro il giallo. “Gioia di vivere” mi ripetevo ogni volta che mia mamma pronunciava il suo nome.
<< Il blu... il blu è un colore che trasmette tranquillità, serenità... ti culla, ti accoglie tra le sue braccia durante la notte stellata. Il blu è il colore delle coccole della mamma, della ninnananna che tuo padre ti canta prima di addormentarti, del cielo che ti invita ad addormentarti... il blu calma lo spirito e lo tranquillizza >> mi raccontò lei dolcemente.
Mi immaginai cosa potesse essere. << Mamma, i miei occhi sono blu? >> domandai incuriosita, aprendo le palpebre, per permetterle di guardarli.
La sentii esitare per un attimo, poi mi rispose << No, tesoro... i tuoi occhi sono di colore viola >>. << Viola? >> rimasi perplessa. << Mamma, cos’è il viola? >> domandai nuovamente. Non l’avevo mai sentito nominare. << Il viola te lo racconterò domani >> terminò baciandomi in fronte. << Ok, mamma... a domani... >> sorrisi, infilandomi sotto le coperte.
Non credevo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei potuto sentire la sua voce. 






Mini angolino dell'autrice:
Ehm... spero di avervi un pò incuriosito... qua viene spiegato il motivo del titolo... XD
E se non si fosse capito, anche se a nessuno importa, il mio colore preferito non è il giallo XD
E' proprio il blu ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 1: Violet ***


Mi facevo accompagnare dal mio fedele cane fino al cimitero.
<< Sun, cerca la tomba di mia mamma >> chiedevo come una stupida al mio animale. Figuriamoci se mi avesse davvero potuta capire.
Sentivo il rumore dei sassolini che ricoprivano le stradine del cimitero scricchiolare sotto i miei piedi. Poi, finalmente, arrivai ad una lapide incisa con il Braille. “Dedicato con amore da sua figlia” era scolpito.
<< Ti ho portato dei fiori, mamma. Il fioraio mi ha detto che sono dorati come il Sole >> la salutai appoggiando un mazzo di rose gialle sulla sua tomba.
<< ...E alla fine non sei riuscita a dirmi cosa sia il viola... >> sospirai, ricordandomi quell’orribile notte di sei anni prima in cui mia madre era morta.
<< Comunque non ti preoccupare per me: c’è Sun che mi aiuta a muovermi. E’ un cane davvero dolcissimo >> sorrisi. Ma una lacrima mi scese lungo la guancia << Mamma... io vado a scuola per persone normali. Come ho sempre fatto. Ma non capisco una cosa... >> cercai di chiederle spiegazione << ...perché io non ho il padre? >>.
Silenzio.
Certo, ovvio, sarebbe stato preoccupante se una tomba mi avesse risposto.
Mi alzai, a sguardo basso.
<< Andiamo Sun >>

 ----------------------------
La madre di Violet aveva sempre insistito per mandarla in una scuola pubblica, pagando lei stessa l’insegnante di sostegno che aiutava la figlia a scrivere e a leggere.
Tutti la ignoravano. Come se, dato che lei non poteva vedere gli altri, gli altri non potessero vedere lei.
Ma questa “regola” purtroppo non valeva per un gruppo di ragazzi con famiglie agiate e benestanti, che cercavano sempre di farla sentire inadatta e fuori luogo.
Erano in cinque: Dylan, il capogruppo, con i suoi scagnozzi, Edwin, George, Jesse e Desmond.
Ma di tutti loro il più insopportabile era senz’altro l’ultimo.
Infatti Desmond era la tipica persona che si crede superiore e che ti guarda dall’alto in basso, con lo sguardo di ghiaccio che non fa trasparire alcuna emozione. Nonostante tutto era molto ammirato dalle ragazze, che lo chiamavano con il soprannome di “mezzo demone”, per i suoi occhi alquanto bizzarri, ma affascinanti.
 
Violet non conosceva il motivo di quel nomignolo a dir poco ridicolo.
Nessuno parlava mai con lei, a meno che non ci fossero condizioni eccezionali che le permettessero di socializzare.
In ogni caso, lei provava un profondo odio per questo ragazzo, perché, a dispetto dei suoi amici, la ignorava totalmente.
Tutti, in classe sua, le avevano rivolto almeno una volta la parola. Lui no.
Sembrava che non sapesse nemmeno che lei era viva.
Per Desmond, Violet non era nessuno.
All’inizio la ragazza era rimasta parecchio scossa dal fatto che, quando gli chiedeva qualcosa, lui non si degnava nemmeno di aprire bocca. Ma poi con il tempo, aveva iniziato a detestarlo sempre di più, per la noncuranza che le mostrava
 ------------------------------------------

 
Il capogruppo degli scemi avanzò verso di me. Riconoscevo quell’insopportabile rumore di passi strascicati tipico dei ragazzi che “vogliono fare i bulli”.
<< Cosa vuoi Dylan? >> mi lamentai. Era una situazione che odiavo.
Quando lui si avvicinava a me era perché avevo fatto qualcosa che a lui non era andato a genio.
<< Beh, niente, a dire la verità >> rispose buttando per terra il libro di scienze sul mio banco. Mi piegai per prenderlo, tastando il pavimento. Perché venivo trattata così? Non avevo fatto niente di male, no?
<< Ma cosa volete? Si può sapere cosa vi ho fatto? >> alzai il volume della voce. Non ne potevo di più di subire le loro angherie tipiche dei poppanti.
<< Sei nata. Ecco cos’hai fatto >> rispose brevemente.
Quelle parole mi ferirono come più di mille lame.
<< Scusate >> mi congedai, uscendo dalla porta della classe.
 
C’erano molte leggende su di me a scuola e nel mio quartiere. Si vociferava che io fossi la figlia del diavolo, poiché il colore dei miei occhi era diverso. Si diceva che, dopo aver visto le mie iridi, sarebbe sopraggiunta la tua fine.
“Solo perché mia mamma è morta dopo avermi guardata negli occhi” piansi.
Lei era caduta dalle scale, andando in camera sua, dopo avermi raccontato del blu. Tutti credevano che io fossi una specie di maga, di strega, qualcuno che andava eliminato radicalmente.
<< Io non sono maledetta >> cercavo costantemente di convincermi.
Ma agli occhi di tutti io ero una ragazza che, per punire chi riesce a vedere, toglie eternamente la vista a chi osserva i suoi occhi viola sbiaditi. 




Mini angolino dell'autrice:
Non sono ancora arrivata al "sodo"...
Qui introduciamo la situazione "attuale" di Violet.
Ha 16 anni (se non si fosse capito XD) ed è parecchio isolata, anche per il fatto che nessuno riesce a comprendere la situazione in cui si ritrova.
Facciamo anche conoscenza di Desmond (Dio, quanto lo odio quel Desmond è___é) e dei dementi presenti nella sua classe.
Ma perché mi ricorda tanto la "brutta gente" che gira in classe mia? XD
Fortuna che quest'anno cambio classe u.ù
Comunque... spero di aver seguito (più o meno) i consigli di tutti... se così non fosse avvisatemi please! >.<
Grazie a tutti coloro che hanno recensito e che mi hanno corretta ;P
grazie a HimeSuzumiya, erica nonesistoviz e BizarreBiscuit
e un grazie particolare soprattutto alle mie little_drawing e GiuliHazza_
Spero di essere un pò migliorata :P

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO 2: L'INIZIO ***


Avete presente le ragazze insopportabili, vanitose, antipatiche che girano per le classi?
Ecco, Violet non era così. Eppure per qualche strano motivo i miei compagni non la sopportavano.
Per me era indifferente quello che facesse. Mi importava di lei così tanto che sapere cosa stesse facendo una mosca dall’altra parte del globo mi sarebbe risultato più interessante.
 
<< Dylan, non capisco... perché la odi? >> domandai giustamente al ragazzo.
Il mio amico, se così si poteva definire, mi fissava << Ma che razza di domande fai? Tu perché la odi? >>
<< Io non la odio. Trovo ridicolo, al contrario, il fatto che tu la odi >>.
Dylan scoppiò in una fragorosa risata, mentre scuoteva la sua chioma bionda.
Sembrava pensasse di essere in una pubblicità per sponsorizzare l’ennesimo shampoo entrato in commercio.
Poi puntò i suoi occhi grigi nei miei << Lei è debole. E’ solo questo che mi spinge a odiarla. Lei, essendo in quella situazione, può permettersi moltissimi privilegi. Noi no. Perché? >>.
<< Ti sei dato la risposta da solo, deficiente >> sbuffai.
Dylan si bloccò un momento, ripensando alle sue parole.
<< Beh, non me ne frega. Non la voglio più in questa scuola. Le renderemo la vita impossibile >> sorrise maligno.
<< Bene... fai quello che vuoi >> sbuffai << ma non chiedermi di mettermi in mezzo. Non c’è cosa più insensata di quello che tu ora stai facendo >>.
Il loro era un ragionamento illogico. Loro la odiavano perché era cieca. La odiavano perché era diversa?
Non era mica colpa di Violet se era nata così!
Uscii dalla classe, dato che la campanella che annunciava la fine delle lezioni era già suonata da una decina di minuti.
 
 
Fissavo il soffitto.
Non mi piaceva quella situazione.
Non lo facevo per Violet. No, di lei me ne importava davvero poco. Ma se fossi stato io il ragazzo al suo posto? Non potevo far finta di non vedere.
Pensavo al futuro di questa ragazza. Come avrebbe potuto continuare a convivere con quei bulli? Io li avrei già pestati a sangue.
Per me loro non erano amici. Solo qualcuno con cui divertirmi. Ma io ero superiore a loro, lo sapevo, ma non me ne vantavo.
<< DESMOND, SVEGLIATI! >> bussò violentemente mia madre alla porta.
Sbuffai. << Che rompi? >>
<< Cavolo, vestiti e prendi le tue cose. Ce ne andiamo subito. Sbrigati! >> urlava in preda al panico, mentre apriva la porta.
La luce del corridoio mi accecò momentaneamente.
Poi mia madre corse verso la camera di mia sorella.
D’improvviso un urlo raccapricciante mi perforò i timpani.
Scattai in piedi. Che era successo?
Sembrava la voce di Anne, mia sorella.
<< Anne! Anne! Che succede? Va tutto bene? >> mi diressi verso la sua stanza, ma quando la aprii scoprii amaramente che non c’era nessuno.
Chiudendo la porta scorsi qualcosa in salotto.
Mia mamma, seduta a terra, che piangeva di terrore.
<< Mamma, che succede?! >> mi avventai verso di lei.
<< Desmond, vai via di qui! Sono qui per te! DESMOND, SCAPPA! >>
La raggiunsi lo stesso. << Mamma, che vuol dire “sono qui per- >> la voce mi morì in gola.
Indietreggiai, mentre osservavo quelle cose di fronte a me.
<< Cosa sono? >> domandai spaventato.
<< Desmond, VAI VIA O TI PRENDERANNO! >> continuò mia madre terrorizzata.
Orripilato osservai quelle creature.
Non potevano essere umane. Non DOVEVANO essere umane.
Erano alte un paio di metri e avevano delle lunghe braccia, molto simili a tentacoli, che scendevano lungo i fianchi.
Le gambe erano molto fine, scheletriche, mentre la loro pelle era decisamente insolita. Era di un bianco tendente all’azzurro.
Avevano un occhi solo, che fissava avanti. Ogni tanto i due alieni sbattevano le palpebre, in perfetta sincronia, ma non mi guardavano. Fissavano il muro sopra di me.
E intanto le loro mani – tentacoli si tendevano in avanti, per afferrarmi.
O almeno pensavo. Infatti presero mia sorella che era sempre stata davanti di me, ma che non avevo nemmeno notato.
<< Anne... vai via... >> sussurrai.
Lei non mi ascoltava. Era immobile, paralizzata, e sussultò appena quando il tentacolo di un alieno le avvolse la vita.
Speravo e pregavo che avessero intenzioni amichevoli.
Ma in cuor mio sapevo che, forse, non era così.
Il secondo alieno raggiunse il tentacolo del primo. Apparentemente poteva sembrare che la stessero accarezzando dolcemente, ma ad un attento esame si vedeva che la stavano studiando.
Stavano studiando la sua spina dorsale, infilandole un sottile tentacolo tra le vertebre.
Il primo alieno mugugnò qualcosa d’incomprensibile, e il secondo scosse la testa.
Mia madre si tappò gli occhi, urlando, mentre gli alieni spietati spezzavano il collo a mia sorella.
Fu come se comprendessi per la prima volta la gravità della situazione.
Mio padre giaceva senza vita accanto al corpo di Anne.
Mia madre singhiozzò e gli alieni si diressero verso di lei, ripetendo l’esame che avevano fatto alla mia defunta sorellina.
Lei si dimenava mentre le lacrime le solcavano il viso << NON MI TOCCATE! >>.
Mi aspettavo che anche a lei avrebbero rotto l’osso del collo, ma non andò come previsto. Un alieno annuì soddisfatto. Poi l’altro pronunciò una parola incomprensibile e l’altro scosse nuovamente la testa.
<< DESMOND SCAPPA! >> fu l’ultima cosa che urlò mia madre, mentre mi voltavo verso la porta e con passi veloci mi allontanavo. Diedi un ultimo sguardo indietro.
Mia madre, al suolo, aveva la testa rotta, e gli alieni avevano un organo gelatinoso in mano, che pulsava ancora.
Mi tappai la bocca per non vomitare quando compresi che si trattava del suo cervello, con il midollo spinale attaccato.
Sbattei violentemente la porta dell’entrata, sperando di poter fuggire da quell’incubo.
Chiusi a chiave la serratura, dopodiché guardai avanti a me.
Le case erano distrutte, si sentivano urla ovunque, e qualche alieno avanzava per strada.
I soldati con i loro cannoni sparavano contro queste creature, che si rivelavano estremamente agili, avendo un corpo molto sottile.
Dove sarei fuggito? Per quanto sarei sopravvissuto?
Cosa volevano loro da noi?
Da dove erano spuntati fuori?
Mi voltai verso la strada che mi sembrava più deserta, ma un occhio privo di espressione mi fissava. 



Mini angolino dell'autrice:
Ok, mi scuso per il ritardo, ma non avevo l'ispirazione per scrivere ç.ç
Una mia amica (ogni riferimento a GiuliHazza_ è puramente casuale u_ù) ne sa qualcosa LOL
Ok, non mi sembra che sia una cosa così violenta da dover alzare il rating O.o
Ma se secondo voi è meglio alzarlo ditemelo :/
Spero vi sia piaciuto il capitolo ^w^
Alla prossima...
Cosa succederà al nostro eroe? Lo scopriremo nella prossima puntata! *parte la sigla di Dragon Ball*
Ok, basta fare pubblicità occulta!
E ricordate... i porcellini d'india comanderanno il mondo................................

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO 3: INIZIO DI UNA NUOVA AVVENTURA ***


 
“BOOM!” un suono assordante mi svegliò bruscamente nel cuore della notte.
<< Sun! Dove sei? >> urlai spaventata. Il mio cagnolino mi raggiunse subito e mi diede il guinzaglio del suo collare.
Mi tirò verso le scale per scendere, e mi accompagnò in cantina, senza che io sapessi il perché.
<< Sun! Dove mi porti? >> chiesi impaurita. << Woof! >> rispose agitato. Non capii cosa intendeva, ma mi fidavo di lui al 100%, pertanto lo seguii fiduciosa.
Mi face accomodare su un materassino di lenzuola e si accoccolò vicino a me, come per chiedermi di dormire. Feci quanto mi imponeva e ripresi sonno.
 
Al mio risveglio una leggera brezza mi soffiava in faccia. Questo mi stupì molto. << Sun, chiudi le finestre >> ordinai ancora mezza addormentata. Nessuna risposta.
<< Sun? >> chiamai. Nessuna risposta ancora.
<< Sun, dove sei? >> ripetei. Mi alzai in piedi e procedetti a tentoni con il mio bastone. C’erano un mucchio di macerie vicino a me, come se fosse passato un uragano.
<< Sun... non dirmi che sei... >> sussurrai.
Non volò una mosca. Mi scese una lacrima e mi inginocchiai.
<< SUUUUUUUUN! >> urlai disperata. Ora sapevo che la mia vita era finita definitivamente.
Percepii una presenza muoversi dietro di me. Tacqui, immobile. Il mio cuore iniziò ad accelerare. Non sapevo come reagire. Chi era a seguirmi?
<< Fatti avanti! >> urlai coraggiosamente, tremando, però, di paura.
Una mano da dietro mi tappò la bocca. << Taci! Vuoi forse farci scoprire? >> la sua voce mi era tremendamente familiare.
<< Mollami! >> urlai mordendo la mano a Desmond. Non lo sopportavo. Non lo potevo sopportare.
<< Ti ho detto di tacere imbecille! >> mi rimproverò.
C’erano miliardi di persone al mondo. PERCHE’ lui?!
<< Adesso non ho nemmeno libertà di parola?! >> sibilai stizzita.
<< No, ma... >> cercava di trovare una scusa, quando tacque improvvisamente.
<< Non muoverti, non dire una parola... >> mi ordinò.
Non volevo dargliela vinta, ma sentivo che, questa volta, era davvero necessario che facessi quello che richiedeva.
Non avendo mai potuto vedere, sono sempre stata allenata ad ascoltare i rumori più deboli.
E per capire cosa stesse succedendo intorno a me, dovetti respirare quasi impercettibilmente, altrimenti il suono del mio respiro mi avrebbe impedito di fare una completa analisi della situazione.
Sembravo entrata in una specie di trance.
Tesi le orecchie così tanto da poter percepire il ronzio di una zanzara a 15 metri di distanza, se ce ne fossero state.
Ma intorno a me, apparte il “rumoroso” respirare di Desmond, non udivo nient’altro. Come se fossimo nel deserto.
Come se la città fosse deserta.
<< Arrivano. Non muoverti, non fare niente >> mi disse sottovoce. Irritata dal suo comportamento, ma tuttavia timorosa di quello che stava succedendo, a fatica feci quello che mi aveva chiesto. Ma COSA stava arrivando?

 
 
In lontananza udii il rumore di macerie che venivano spostate. Uno strano odore iniziò a espandersi nell’aria. Era dolciastro, ma allo stesso tempo rivoltante. Era quasi “metallico”.
Tacqui, cercando di catalogare quell’odore.
Ma, sebbene io non ne avessi ancora capito la fonte, il mio istinto l’aveva già percepita e analizzata.
Ero combattuta. Il mio corpo voleva scappare, il mio cervello mi ordinava di non muovermi, dato che non aveva ancora afferrato il pericolo che si stava avvicinando.
“Cosa devo fare?” pensavo.
“Scappa!” mi dicevo da sola.
“NO!” diceva l’altro lato di me.
Ormai stavo per voltarmi e iniziare in qualche modo a fuggire, ma un urlo disperato di qualcuno poco distante mi fece capire: “Troppo tardi”.
 
Un sibilo avanzava verso di noi. << Se ti muovi ti “vedono” >> sussurrò Desmond a voce bassissima, che a malapena riuscii ad udire.
<< E se ti “vedono” ti uccidono >> concluse con lo stesso volume.
Lo sentivo. Il sibilo era di fronte a me, ma, adesso che ascoltavo meglio, era un respiro ansimante. Chi poteva essere? L’odore che era presente nell’aria si fece più pungente. Era emesso da quella cosa di fronte a me. Dentro di me stavo urlando dalla paura, stavo piangendo, mi stavo nascondendo, stavo svenendo. Ma all’esterno ero perfettamente immobile.
Dovevo distrarmi. Dovevo pensare a qualcos’altro. Non potevo stare immobile a lungo, sapevo di avere davanti QUALCOSA di pericoloso.
A cosa potevo pensare?
 
<< Ehi! Mi senti? >> qualcuno mi chiamava.
<< Chi...? Cosa...? >> domandai intontita.
<< Sono Desmond. Sei stata brava... non ti hanno vista... >> disse allegramente. Sorrisi. << Sono brava quando si tratta di sparire... o di essere ignorata >> dissi in tono allusivo.
Lui ridacchiò sottovoce e mi aiutò a salire le scale per arrivare al piano terra. Ma credo che non esistesse, dato che sentivo chiaramente il Sole che mi scottava la pelle.
<< Che è successo? >> domandai incuriosita, guardandolo.
Desmond non rispose. << Sei vivo? >> chiesi sarcasticamente. Voltai la testa dritto di fronte a me. Una leggera brezza calda mi soffiò in viso.
<< Oh, no >> dissi rendendomi conto di quello che era successo.
Il vento non mi avrebbe mai colpita nel posto dove vivevo. Ero circondata da case, da palazzi, da alberi... non ci sarebbe mai potuto passare lì il vento. Intorno a me non c’erano più palazzi, strade, alberi e case.
Ero nella desolazione.
<< Di fronte a noi ci sono solo macerie, vero? >> chiesi rassegnata a Desmond. Con un flebile suono mi rispose << Sì >>.
<< Capisco... >> terminai il discorso, mentre una lacrima mi scendeva lungo la guancia. 



---------------------
Mini-angolino dell'autrice
>.< mi scuso per il ritardo!!! D:
Anzi, ringrazio MegJung per avermi ricordato della sua esistenza xD
Ecco... qua i nostri due protagonisti si incontrano al di fuori delle mura scolastiche... e Violet si dimostra sfrontata nei suoi confronti!! (?)
Alla prosshima!!
Un grazie anche a little_drawing (oddio, si scriveva così? D:) e GiuliHazza_ <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1213376