Tutta questione di gossip. di Nella S Writer (/viewuser.php?uid=192734)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giornalismo. ***
Capitolo 2: *** Il primo incarico. ***
Capitolo 3: *** La sfortuna del principiante. ***
Capitolo 1 *** Giornalismo. ***
Mi chiamo Samantha e vi dico che è vero quando dicono che le cose accadono quando meno ce lo aspettiamo.
Avevo appena finito la mia vita da liceale, molto brillante, certo... ma abbastanza solitaria. Sono il tipo di ragazza che si concentra sul futuro e che non si "spreca" a fare quello che fanno gli altri adolescenti; uscire con gli amici, divertirsi, provare "il brivido" del primo bacio... esatto, non ho ancora avuto esperienze del genere. Sono del parere che un giorno, incontrerò la persona giusta a cui donare questa cosa estremamente preziosa e importante. Ovviamente, non molte la pensano come me, ad esempio, ci sono ragazze che ragalano baci al primo che capita, magari, neanche si conoscono, ma lo fanno tanto per farsi belle agli occhi degli altri. Lavoro nel giornale "A tutto news", adesso sono una giornalista completa, ho iniziato con il reparto "gossip", ero soltanto una matricola e non mi piaceva pensare di impicciarmi dei fatti altrui, non sopporto i pettegolezzi eppure, devo tanto a quel mio primo anno di specializzazione. Arrivai al giornale e conobbi subito il mio capo, alto e robusto, sempre con una giacca semi- elegante di un blu notte che si sovraopponeva ad una camicia bianco latte. Capelli castano scuro e occhi grigi. Si chiamava John Thompson, era il classico tipo "tutto lavoro, niente divertimento" ma in realtà era un pezzo di pane. Non esitava mai dal darmi una mano quando ne avevo bisogno. Stavo svolgendo il mio primo incarico, John mi aveva chiesto di intervistare una "nuova stella" del mondo della musica, un tipo di nome Thomas Moore che a quanto pare, aveva vinto la nuova edizione di un talent show più che famoso qui in America; American Idol. Come mio solito, andai a ricercare notizie su questa "prossima celebrità", sinceramente non ci trovo nulla di particolarmente meraviglioso nel diventare famosi grazie ad un programma televisivo dedicato ai talenti, si lo so, sono una persona noiosa ed esigente, non mi accontento mai, mi piace andare all'avventura e guadagnarmi le cose con il sudore e la mia forza di volontà, per questo credo che sia troppo facile diventare famosi così.
"Thomas Moore, ventun'anni, tipico londinese. Ha lavorato in molte caffetterie sparse per Londra racimolando così il denaro per un biglietto aereo e andare a sfidare la fortuna ad American Idol. Non si conosce molto su questo promettente ventunenne se non che è attualmente il vincitore del talent show più famoso d'America." |
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il primo incarico. ***
-
Penso sia arrivato il momento di iniziare il mio incarico, presto i fan
di questa new entry saranno aggiornati su tutto quello che
c'è da sapere.
Andai di corsa in macchina, con quella ricerca riuscii a trovare il
posto in cui alloggiava, era un piccolo bungalow fuori
città, fatto interamente di legno, situato in mezzo alla
natura incontaminata, lontano da tutto e da tutti. Si sentiva un
fortissimo odore di pino e quando camminavo sentivo i sassolini
scricchiolare sotto le suole delle mie scarpe. Non c'erano rumori di
clacson né tanto meno il vociare della gente, soltanto gli
uccelli che cinguettavano e tanti altri animali nel loro abitat che si
davano da fare per sopravvivere... devo dire che era proprio un bel
posticino, mi sarei fermata volentieri per una breve vacanza ma
putroppo, ero lì soltanto per lavoro. Mi avvicinai sul quel
balconcino tanto accogliente per bussare alla porta, una, due, tre
volte ma non rispondeva nessuno... così decisi di attendere
il ritorno del cantante andando a farmi un giro per il boschetto che si
trovava proprio dietro la casetta... si, sono una persona che non si
arrende facilmente, non sarei andata via di lì fino a quando
non sarei riuscita ad ottenere l'intervista.
Camminavo tra gli immensi alberi ormai già da una buona
mezz'ora e mi decisi a tornare indietro pensando che il signorino Moore
fosse già tornato... ma poi, mi accorsi di non ricordare
più il sentiero che avevo imboccato all'andata. Cercai di
mantenere la calma e di tenere sotto controllo l'ansia e la
preoccupazione per ricordare la strada, ma niente da fare... Inziai a
correre su e giù per il bosco senza concludere niente, la
paura di essermi perduta aveva preso il sopravvento. Quando tutto mi
sembrava ormai inutile, notai da lontano una casetta di legno,
così mi avvicinai di corsa, ricordo che pensai: "finalmente
sono riuscita a tornare indietro" ma invece mi sbagliavo, era un altro
bungalow simile al precedente. Si era ormai fatto buio e non potevo
continuare a girovagare per il bosco mettendo il pericolo la mia vita,
così decisi di passare la notte in quella casetta tanto
accogliente, non sembrava affatto abbandonata, era piuttosto messa bene
per non avere abitanti. Stavo serenamente dormendo su un lettino quando
sobbalzai per un rumore di pentole che toccano terra. Mi alzai
lentamente, con il battito velocissimo... andai a passo felpato in
cucina per capire cosa stesse accadendo. C'era un uomo, alto, vestito
da boscaiolo, camicia larga a quadroni neri, bianchi e rossi, pettorina
di jeans e stivaloni di gomma neri. Aveva una folta barba bianca, occhi
blu e grigi come il mare in tempesta, un fisico abbastanza scolpito,
doveva avere almeno una sessantina d'anni. Decisi di avvinicinarmi e la
sua reazione mi sorprese.
- Finalmente siamo sveglie, dormito bene?-
Rimasi sorpresa, sapeva che ero lì, che avevo approfittato
del fatto che il bungalow fosse aperto per usufruire del suo letto e
non sembrava affatto arrabbiato.
- Uhm, si
grazie.-
- Sto preparando la colazione, spero ti piacciano le uova di merlo,
avevo soltanto queste in frigo, non aspettavo visite.-
- No, non si disturbi, non ho fame grazie.-
Nel frattempo andai a sedermi.
- Cosa ci facevi nel mio letto?-
- Mi scusi, sul serio... pensavo fosse abbandonata, dato che stava
facendo buio e non sapevo come tornare indietro, all'altro bungalow ho
pensato di entrare.-
- Okay, tranquilla, ma stai bene? ti sei ferita?-
- No, sto bene grazie mille... anzi, mi scusi il disturbo, mi rimetto
subito in cammino.-
Cercai di alzarmi dalla sedia ma lui mi mise una mano sulla spalla e mi
spinse giù facendo di modo da farmi tornare a sedere. Mi
guardò e mi fece segno di aspettare, raccolse una borsa,
andò vicino la porta d'ingresso e mi disse di seguirlo. Mi
alzai con un po' di paura... certo, mi aveva accolto bene e in un certo
senso gli dovevo la vita, però non lo conoscevo e avevo
tutti i motivi di essere spaventata. Mi bloccai davanti alla sedia.
- Su dai, vieni, non voglio farti niente, voglio soltanto accompagnarti
all'altro bungalow.-
Lo guardai scrupolosamente ed infine accettai di seguirlo.
- Sicuro di conoscere la strada?-
- Ci vivo ormai da sempre, conosco questi sentieri come il palmo della
mia mano.-
Decisi di fidarmi. Mentre camminavamo tra di noi c'era un silenzio
alquanto imbarazzante ed il primo a rompere il ghiaccio fu lui.
- Allora, come ti chiami?-
- Mi chiamo Samantha.-
- E cosa ci facevi da queste parti? Non sei vestita in un modo adatto.-
Avevo un completo blu\grigio di giacca e pantaloni classici. Sotto la
giacca una camicia bianca con tanti "fronzoli" vicino alla cucitura
dove si trovavano i bottoni.
- Beh vede, sono una giornalista di gossip ed ero venuta qui per
intervistare...-
- Fammi indovinare, Thomas Moore.-
- Esatto, ma come fa a... -
- Saperlo? Beh vedi, io conoscevo la sua famiglia, venivano qui in
inverno e in primavera, quando il piccolo Tom non aveva scuola, si
divertivano a passare un paio di settimane qui, salivano spesso anche
sopra da me per far giocare Thomas con la mia...-
Improvvisamente si zittì senza finire la frase. Rimasi
perplessa, intuii che qualcosa non andava ma non volevo mettere il dito
nella piaga e quindi lasciai perdere. Il sentiero era tutto in discesa
per fortuna, con pericoli ovunque. Il pendio dava la spinta necessaria
ad arrivare prima, infatti, da lontano si intravedeva la dimora dei
Moore.
- Siamo arrivati, vuoi che te lo chiami?-
- No grazie, preferisco tornare a casa e lavarmi da capo a piedi,
tornerò tra qualche giorno.-
Salutai l'anziano signore dal nome sconosciuto molto cordialmente e con
un passo affrettato mi avviai in macchina.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** La sfortuna del principiante. ***
- Tornai a casa,
appena aprii la porta i miei due bellissimi cani vennero a salutarmi.
Uno era un pastore tedesco di nome Fox e l'altro un cane lupo di nome
Artù.
Mio padre me li regalò al mio diciottesimo compleanno, era
da molto che li desideravo e lui mi accontentò.
- Per un po' sono
stati a Newar con i miei genitori, purtroppo non potevo dargli molte
attenzioni a causa del mio lavoro, ma qualche tempo dopo ricevetti una
chiamata da mia madre dove mi comunicava che Fox e Artù non
stavano bene, sentivano la mia mancanza.
Erano
sempre abbattuti e non mangiavano quasi niente, si stavano ammalando ed
io non me la sentivo di lasciarli così. Subito dopo la
chiamata corsi all'aereoporto e comprai un biglietto andata e ritorno
dalla California al New Jersey per prendermi cura dei miei adoratissimi
cagnoloni.
-
- Mi ero tolta il
completo sporco di terra, foglie, polvere, escrementi e quant'altro per
andare a fare una doccia quando, con un tempismo aldilà che
perfetto mi chiamò John.
Voleva sapere com'era andata l'intervista e perché non ero
ancora al giornale.
- - E' successo
un guaio...-
- spiegai con un
tono scocciato.
Gli raccontai tutto lo sgradevole episodio e lui si mise le mani nei
capelli. Rimase letteralmente sconvolto e sorpreso dal fatto che fossi
ancora viva.
- In effetti,
sono stata proprio fortunata, non tutti quelli che vagano per il bosco
e si addormentano in casa di uno sconosciuto hanno il privilegio di
raccontarlo.
- -Bene, allora
riprenditi, cambiati e vieni al giornale... abbiamo bisogno di
quell'intervista!-
- -D'accordo
d'accordo, va bene ho capito, farò il più in
fretta possibile!-
- Staccai la
chiamata e mi catapultai nella doccia, mi diedi una grandissima
ripulita, corsi nella camera da letto e in me che non si dica avevo in
dosso un nuovo completo, pulito, stirato e simile all'altro... di
diverso c'era il colore, anziché blu\grigio era
beige.
- Arrivai alla
porta d'ingresso dove c'erano appese le chiavi della macchina,
le presi,
salutai i miei due bei cuccioloni e me ne andai.
- -Maledizione,
anche il traffico!-
- Tra
nottataccia, vestiti rovinati, ritardo al giornale e traffico la giornata
era iniziata davvero male, non poteva andare peggio di così
giusto? e invece no, mi sbagliavo, il peggio doveva ancora arrivare.
- -John, la
macchina mi si è fermata.-
- -Cosa?! Sammy,
fai sul serio?-
- -Ti sembra che
si possa giocare su un qualcosa del genere?-
- -No no, hai
ragione... tra quanto tempo sarà riparata?-
- -Il meccanico
dice che posso venire a ritirarla domani in mattinata, non è
nulla di grave, si è soltanto guastato il motore.-
- -Bene, allora
aspettami lì, vengo a prenderti...
per il resto della giornata userai la mia macchina.-
- -Ti fidi
davvero così tanto?-
- ovviamente lo
dissi scherzando, ero e sono una persona abbastanza affidabile e
responsabile, non avrei fatto accadere nulla alla sua macchina.
- -Sammy
smettila! non mi sembra il momento di scherzare, dobbiamo muoverci,
anzi... devi! Adesso stacco così vengo a prenderti.-
- Passarono
neanche quindici minuti che John era già arrivato, per
fortuna l'officina si trovava poco distante dalla redazione.
- Tra me e lui si
era creato una specie di legame di amicizia e di confidenza
assolutamente magnifico, quando ero in sua compagnia mi divertivo
tantissimo e sentivo di potergli raccontare qualsiasi cosa.
Gli impiegati al giornale sparlavano spesso di noi, dicevano che prima
o poi ci saremmo frequentati, che saremmo diventati
più che amici ma il nostro rapporto si fermava
lì, un'amicizia semplice e reale... la cosa non era
fattibile, almeno per me.
Finalmente riuscimmo ad arrivare in ufficio, tutto era tornato alla
normalità e sembrava che la giornata stesse migliorando, non
mi restava che tornare da Thomas Moore per quella benedettissima
intervista anche se, qualcosa mi diceva che sarebbe andata male come il
giorno prima. Non so perché ma ogni volta che il mio istinto
"parla" si avvera sempre tutto.
- -Ti sei degnata
di arrivare eh?!-
- Era Ross, una
persona alquanto solare, sempre allegra e socievole con tutti, amante
della vita e del suo lavoro, aveva sempre la battuta pronta, era un
tipo molto sveglio e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno,
neanche dal suo capo. Il suo vero nome è Rossana e in
ufficio la ritenevano la più simpatica, tanto da
soprannominarla "raggio di sole".
Aveva i capelli molto ricci, di un castano che si avvicinava al
cioccolato, non era molto alta, insomma era quanto me. Il fisico era
quello di un'altleta, non muscolso intendiamoci, ma era magra al punto
giusto anche se lei non faceva che autocommiserarsi. Oltre tutto
ciò, era anche la mia migliore amica.
- -Ehi Ross, mi
hai spaventata! perché sbuchi sempre così
all'improvviso?-
- -Non cambiare
discorso, dove sei stata? e perché sei venuta in ufficio con
Thompson?-
- -Sempre ad
intendere male tu! mi si è fermata la macchina a causa del
motore, ho chiamato John per avvisarlo che avrei fatto più
tardi e lui si è offerto di darmi un passaggio fino a qui e
di prestarmi la macchina fino a domani mattina-
- -Oh che
galanteria... gli piaci!-
- Arrossii
all'istante e non conoscevo il motivo, insomma, io e lui eravamo
soltanto buoni amici, no che non gli piacevo!
- -Tu sei
impazzita! mai possibile che dobbiate pensare sempre lo stesso!?,
è galante e quindi? siamo amici, buoni amici!-
- -Come vuoi Sam.
Adesso sarebbe il caso che tu vada ad intervistare quel cantante,
altrimenti la rivista non uscirà in tempo.-
- -Forse hai
ragione, a dopo Ross!-
- Andai verso
John per farmi dare le chiavi della macchina e poi uscii dalla
redazione. Aveva un fuoristrada grigio metallizzato, uno di quelli
tipicamente americani, era davvero bello ma per me, difficile da guidare.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1128377
|