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Torni a casa dopo una faticosa giornata di lavoro al Ministero, a casa, quella casa che per anni non hai avuto, da una famiglia che per anni non hai potuto avere.
Apri piano la porta, è tardi e non vuoi svegliare nessuno, ma sai già che ti stanno aspettando, sai già che i tuoi figli e tua moglie sono ancora svegli.
Continui comunque a fare piano, il più piano possibile, magari i piccoli stanno già dormendo.
Posi le chiavi di casa sopra al mobile all'ingresso e ti avvicini al salotto e per un istante ti fermi, vedendo una delle scene più belle di tutte.
E per un istante tutto si annulla intorno a te, rimane solo l'immagine di quel piccolo bambino che accarezza la pancia di Ginny, dove sta crescendo la sua sorellina, e ti senti realizzato, senti che tutto quello che è successo, tutto il dolore, tutte le sofferenze ora sono ricompensate.
Sposti lo sguardo, in cerca di Albus e lo vedi appisolato sul divano, non è riuscito a rimanere sveglio, dopotutto ha solo due anni, è solo un bambino e i suoi sogni ora saranno sicuramente popolati da tutti quegli eroi babbani di cui gli parli sempre, o chissà magari da te.
Torni di nuovo a fissare Ginny e James, senti un calore al cuore, un calore che senti sempre da quando sei con loro.
Ora capisci cosa significa avere una famiglia, ora riesci veramente a capire il gesto che Lily fece per te, lo stesso che tu faresti per loro.
Poi vedi Ginny che ti indica e James che ti corre incontro urlando:
'Papà!', mentre le tue braccia si sono già abbassate per prenderlo in braccio e alzarlo in aria, per sentire i suoi gridolini gioia, e per finire inevitabilmente a scompigliare i suoi capelli perennemente ribelli come i tuoi e quelli del suo omonimo.
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