Do you believe in destiny?

di _itsnickymine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8. ***
Capitolo 9: *** Chapter 9. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10. ***
Capitolo 11: *** Chapter 11. ***
Capitolo 12: *** Chapter 12. ***
Capitolo 13: *** Chapter 13. ***
Capitolo 14: *** Chapter 14. ***
Capitolo 15: *** Chapter 15. ***
Capitolo 16: *** Chapter 16. ***
Capitolo 17: *** Chapter 17. ***
Capitolo 18: *** Chapter 18. ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 ***
Capitolo 20: *** Chapter 20 ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 ***
Capitolo 22: *** Chapter 22. ***
Capitolo 23: *** Chapter 23. ***
Capitolo 24: *** Chapter 24. ***
Capitolo 25: *** Chapter 25. ***
Capitolo 26: *** Chapter 26. ***
Capitolo 27: *** Chapter 27. ***
Capitolo 28: *** Chapter 28. ***
Capitolo 29: *** Chapter 29. ***
Capitolo 30: *** Chapter 30. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***



Saaaalve gente, come potete vedere sono tornata con una nuova storia. Eh sì, l'ispirazione è arrivata e non ho

saputo resistere. Spero che questa storia vi appassioni com ele altre che ho scritto :)♥

 

                                                                                                     'Do you believe in destiny?'



Chapter 1.

 

 

Samantha Katherine Edwards odiava quel genere di feste.

La musica assordante che non ti faceva capire una parola di quello che le tue amiche dicevano, le coppie che si baciavano agli angoli del locale e tremila ragazzi che ballavano appiccicati in mezzo alla pista da ballo. Un mix perfetto per una festa schifosa.

Si avvicinò al bancone del bar che sembrava più libero rispetto al centro della pista e si sedette su uno degli sgabelli guardandosi intorno.

Le sue amiche erano magicamente sparite appena avevano varcano la soglia del locale. Magnifico, pensò la mora.

“cosa prende?”  le chiese un cameriere e lei si voltò verso di lui.

“oh io? Beh… niente, grazie” rispose lei gentilmente

“mi dispiace me se è seduta qui deve prendere per forza qualcosa” la informò il ragazzo

“ah okay, una..una coca cola” rispose lei tranquillamente

“mi prende in giro?” chiese il cameriere scocciato.

“ho la faccia da una che prende in giro le persone?” chiese la ragazza

“qui non offriamo coca cola. Ma quanti anni hai? tredici?” chiese il cameriere

“ne ho diciotto e non bevo, quindi se vuoi mi dai una coca cola altrimenti non rompi i coglioni e vai a servire altre persone mentre io rimarrò seduta qui, con o senza la tua approvazione” disse la ragazza al cameriere per poi tornare a guardare la pista da ballo.

I tacchi la stavano uccidendo, si maledisse per essersi fatta convincere dalle amiche ad indossarli.

Si risistemò il vestito, o meglio il minivestito, per la millesima volta in dieci secondi e si sedette per bene sullo sgabello.

Odiava quel vestito. Era troppo stretto, troppo corto e troppo trasparente.

Non sapeva nemmeno lei perché era venuta a quella dannata festa, si era lasciata convincere dalle sue due migliori amiche.

‘non me ne frega un cazzo se non hai voglia di uscire, tu stai sera vieni con me e Tracy alla festa e dimostrerai a quel coglione che stai bene, anche senza di lui'

Ricordava perfettamente le parole della sua amica, Anne.

Erano due settimane che non usciva di casa se non per andare a scuola o per andare al cimitero a trovare sua madre.

Le sue due migliori amiche non ne potevano più di vederla così.

Ma il problema era che ormai quel coglione, così come lo chiamava Anne, l’aveva distrutta, aveva preso ogni parte di lei e l’aveva fatto in mille piccoli pezzi.

E si sa, una cosa rotta è difficile da aggiustare.

“ecco la tua coca cola”

I suoi pensieri furono interrotti dalla fastidiosissima voce del cameriere.

Sorrise all’uomo per poi bere la sua coca cola e continuare a fissare la pista dove tutti erano impegnati a ballare, si guardò intorno e notò che seduto sull’ultima sedia del bancone, situato proprio di fronte a lei c’era un ragazzo, o un uomo, che la stava fissando.

Abbassò automaticamente lo sguardo, odiava essere guardata in quel modo.

Bevve un altro sorso della sua coca cola e si guardò intorno cercando di trovare una delle sue due amiche, ma niente erano davvero sparite.

Passarono alcuni minuti e sentiva ancora lo sguardo di quel ragazzo addosso così alzò anche lei lo sguardo e i suoi occhi, azzurri come l’oceano, incontrarono i suoi color cioccolato.

Sentì il suo battito cardiaco accelerarsi, mai nessuno l’aveva guardata in quel modo. Si sentiva fottutamente in imbarazzo.

Non riuscì più a reggere quello sguardo così corse verso il bagno facendo cadere a terra il bicchiere di coca cola, frantumandosi così in mille pezzi.

Il bagno come previsto era pieno di ragazze. Una che si risistemava il trucco, un’altra che vomitava ed altre che ridevano tra loro.

Si avvicinò al rubinetto e aprì l’acqua, sciacquandosi velocemente la faccia.

Si era stufata di stare lì, così inviò un messaggio ad Anne e Tracy dicendo che se ne sarebbe andata.

Prese un bel respiro ed uscì dal bagno, dirigendosi verso l’uscita di quel dannato locale.

Una volta uscita sembrò quasi riprendere tutta l’aria che gli era mancata lì dentro.

Si avvicinò alla strada cercando un taxi libero, ma a New York di sabato sera di taxi liberi ce n’erano pochissimi.

“scusa” sentì una voce dietro di lei e si voltò velocemente.

Quasi non gli venne un infarto, davanti a lei c’era quello strano ragazzo che pochi minuti prima la stava fissando così intensamente.

Era molto più alto di lei e aveva i capelli dello stesso colore degli occhi ed inoltre erano ricci.

“hai perso questo” disse il ragazzo con il suo foulard in mano avvicinandosi di più a lei.

Guardò il foulard e automaticamente si toccò i capelli, quel foulard lo usava per legare i suoi lunghissimi capelli castani e doveva averlo perso mentre usciva dal locale.

“oh, si..è .. è mio, grazie..per averlo preso” disse lei velocemente e balbettando prendendolo.

“strano che una ragazza della tua età se ne vada così presto da una delle feste più amate di New York” disse il ragazzo

“odio queste tipo di feste” si lasciò scappare la ragazza

Il ragazzo la guardò stranito.

“cosa c’è? Mai incontrato una ragazza che odia le feste?” chiese ironica

“a dire la verità mai” confessò il ragazzo

“beh c’è sempre una prima volta” disse la ragazza sorridendo

“perché prima sei scappata via?” chiese il ragazzo

“oh ehm beh.. odio essere guardata in quel modo, mi mette in soggezione” disse Sam arrossendo

“scusami, la prossima volta non lo farò più”

“cosa ti fa credere che ci rivedremo una prossima volta?”

“il destino” disse il ragazzo sorridendo per poi rientrare nel locale pieno di gente.

 

 

 

 

 

 

SPOILER.

“Nate, che ne dici di andare a guardare un po’ di televisione?” chiese Nick al piccolo.

“d’accordo papà, ma dopo andiamo a giocare a baseball in giardino, vero?” chiese Nate

“certo” disse il riccio facendo l’occhiolino al figlio.

Nate corse in salotto ed accese la tv cominciando a guardare dei cartoni animati..

“allora? Che hai fatto?” chiese Joseph al fratello

 

 

 

 

 

Grazie a tutti quelli che hanno letto questo capitolo, spero di cuore che vi sia piaciuto e ve ne sarei grata se mi lasciaste qualche piccola recensione.

A domani, con il prossimo capitolo.

-Valentina.♥


 

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***



                                                                                                     'Do you believe in destiny?'



Chapter 2.

 


“quindi, è andato via dicendo che il destino vi avrebbe fatto rincontrare?” chiese Tracy all’amica.

Sam annuì sedendosi sul letto della sua camera e sdraiandosi.

“dio questo sta davvero fuori, ma quanti anni ha? Quaranta?” chiese Tracy facendo ridere Anne.

“a me sembrava giovane” commentò Sam

“anche mio padre sembra giovane eppure ha quarantacinque anni” disse Tracy

“va be lasciamo stare, almeno era carino?” chiese Anne all’amica che era sdraiata sul letto della sua camera a fissare attentamente il soffito.

“non lo so, non l’ho guardato bene.. A dire la verità non so nemmeno se riuscirei a riconoscerlo se lo rincontrassi per strada” disse Sam facendo ridere le sue due amiche

“sei unica, Sam” disse Tracy

“parliamo di voi invece, che fine avete fatto? siete sparite appena abbiamo varcato la soglia di quel dannato locale” disse Samantha

“scusami tesoro, ma sai benissimo che c’era Tom che mi aspettava” disse Tracy

“e la tua scusa? Qual è?” chiese Sam ad Anne

“beh a me c’erano tanti bei fighi ad aspettarmi” disse scoppiando a ridere

“quando la smetterete di uscire con tutti questi ragazzi e decidere per una buona volta di cercare quello giusto sarà ormai troppo tardi” disse Sam

“Sam, dovresti smetterla tu invece di comportarti come una santarellina! Hai passato un anno e mezzo dietro al tuo amore giusto e guarda un po’ com’è finita? L’hai trovato a letto con quella troia di Tanya. Ed ora non solo hai perso il tuo amore giusto ma il tuo cuore è anche a pezzi. Smettila di dedicarti così tanto ad un ragazzo, fai come noi, abbiamo tanti ragazzi ma nessuno è dentro di noi veramente” disse Anne

“io vorrei solo essere felice” sussurrò Samantha

“e lo sarai, noi ne siamo la prova” disse Anne

“sono stufa di stare qui, è domenica pomeriggio, per domani non abbiamo un cazzo da fare quindi vestitevi che si esce” disse Tracy cominciando a saltare sul letto.

“non ho voglia di uscire” disse Sam

“Sam” la richiamarono le due amiche

“sul serio ragazze, usciremo domani, per ora voglio solo stare un po’ da sola” disse la ragazza sospirando..

 

 

 

 

 

“che diavolo hai fatto ieri sera? Ti ho provato a chiamare si e no una quarantina di volte” disse Joseph vedendo il fratello rientrare con il piccolo Nate

“scusa bro, ma ero in un pub con amici” disse Nicholas

“ si, certo ogni scusa è buona per passartela con chissà quale donna” disse il fratello ridendo

“Nate che ne dici di andare a guardare un po’ di televisione?” chiese Nick al piccolo

“d’accordo papà, ma dopo andiamo a giocare a baseball in giardino, vero?” chiese Nate

“certo” disse il riccio facendo l’occhiolino al figlio.

Nate corse in salotto ed accese la tv cominciando a guardare dei cartoni animati..

“allora? Che hai fatto?” chiese Joe a Nick

“mm niente, sono stato in qualche locale con Jack.. Così tanto per perdere tempo, tu?” chiese Nick

“sono uscito con Emily” disse Joseph fiero

“ma allora la cosa è seria?” lo prese in giro il fratello

Joe annuì

“e ha delle amiche davvero molto carine, hanno la tua età.. Vuoi che te le presenti?”

“Joe, quando la smetterai di cercare ragazze per me? Posso trovarmele anche da solo” si lamentò Nicholas

“è che da quando Allie non c’è più non hai più avuto una ragazza fissa, non dirmi che stai pensando di passare all’altra sponda” lo prese in giro Joseph

“la smetti di dire cavolate?” chiese Nicholas stizzito

“sbaglio o oggi sei particolarmente nervoso?” chiese Joe guardandolo

“forse un po’” disse il riccio

“come mai?” chiese

“il lavoro mi stressa, non puoi immaginare la gente pazzoide che viene in ospedale, sul serio” si lasciò scappare il riccio lasciandosi cadere sul divano della cucina.

“non puoi immaginare tu i padroni possessivi che vengono in ambulatorio, poveri miei animali” disse Joe

Ebbene sì.

Nicholas era un dottore e lavorava all’ospedale di New York da un anno e mezzo, esattamente era un pediatra ed era anche tra i più bravi dell’ospedale.

Joe invece faceva il veterinario, ed aveva un ambulatorio per animali tutto suo, al centro di New York. Il più grande dei fratelli invece, Kevin era sposato con Danielle da molti anni ed insieme avevano aperto una catena di ristoranti, diventati poi i più famosi al mondo.

Ce n’era uno a Los Angeles, uno a New York, un altro a Londra e in altro in Italia, esattamente a Roma.

“kevin e Danielle? Dove sono?” chiese Nick al fratello

“oggi è domenica e dovrebbero essere a Los Angeles” lo informò il fratello “perché?” chiese poi.

“stasera ho una cena di lavoro e visto che mamma e papà non ci sono mi chiedevo se potevano tenermi Nate, per un paio d’ore” disse Nick

“Nick, mi meraviglio di te” disse Joseph guardandolo serio

“perché?” chiese il riccio

“cosa te ne fai di Danielle e Kevin quando hai Mr. Danger Joe Jonas?” chiese Joe “posso occuparmene io”

“Joe, devo ricordarti cosa è successo l’ultima volta che hai badato tu a Nate?” chiese il riccio

“Pff quel giorno non mi sentivo molto bene e poi non è colpa mia se tuo figlio è già un playboy e ha fatto avvicinare tutte le ragazze” disse Joe ridendo, seguito poi a ruota da Nick.

“sul serio Nick, posso occuparmene io, Nate mi adora” disse Joe

“lo so che ti adora ed è per questo che non mi fido di te, fa tutto quello che gli dici” disse Nick

“don’t worry bro, noi ci divertiremo, vero Nate?” disse Joseph guardando il piccolo che stava ancora guardando la televisione.

“siiiii” urlò il piccolo correndo verso lo zio “è da molto che non stiamo assieme zio Joe”

“Nate, cosa ti ho detto? No devi chiamarmi zio Joseph, per te sono tuo fratello Joseph” disse Joe al piccolo

Nick li guardò interrogativi

“ma che caz-?”

“è una tattica che uso con le ragazze, non sai quante mi fermano quando vedono che ho un fratellino così carino” disse Joe ridendo

“ma tu sei malato” commentò il riccio facendo ridere il figlio.


 

 


Salve :3

Eccovi il secondo capitolo, spero davvero vi sia piaciuto :) Un grazie di cuore alle meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite. Vi prego di lasciarmi una piccola recensione così posso capire se la storia vi piace e non la cancellerò.

 

 

 


SPOILER.

“Sei strana” commentò il riccio

“già” disse la ragazza “che liceo frequenti?” chiese poi.

Il ragazzo scoppiò a ridere e Samantha lo guardò interrogativa.

“ho finito il liceo” disse poi continuando a ridere

“oh ehm.. beh.. a che anno di università stai?” chiese la ragazza.

“ho finito anche quella” rispose il riccio.

Samantha rimase ferma a guardarlo.

“q..quanti anni hai, Nicholas?” chiese poi..


 


A domani con il prossimo capitolo, baci :)

-Valentina.♥

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***




                                                                                          'Do you believe in destiny?'




Chapter 3.

 

 

“signorina Edwards” Samantha si sentì chiamare.

Erano le 16:32 pm e la campanella era suonata da ben due minuti.

Tutti gli alunni erano già usciti da scuola e l’unica sfigata che si era offerta autonomamente di sistemare la biblioteca per tutto l’anno era stata lei.

Amava i libri e soprattutto amava leggere, ma mai si sarebbe aspettata che sistemare e chiudere la biblioteca fosse un lavoro così impegnativo.

C’era da controllare se tutti i ragazzi che avevano preso i libri in prestito li avessero sostituiti, c’era da risistemarli ogni uno nel proprio scaffale e un casino di altri compiti che anche solo a pensarli le facevano venire la nausea.

Con la lunga pila di libri in mano la ragazza si voltò e si trovò davanti una professoressa McGranit più nervosa del solito.

Come sembra portava un tailleur nero molto elegante, con dei tacchi abbastanza alti, Samantha si chiedeva come faceva a riuscire a portarli ogni giorno per così tanto tempo.

Inoltre i capelli, come sempre, erano legati in un chignon alto e aveva il viso leggermente truccato.

Strano, pensò la ragazza, la McGranit non si truccava mai.

“si, professoressa?” chiese gentilmente la ragazza anche se avrebbe voluto urlare che non ne poteva più e voleva uscire di corsa da quella dannata scuola.

Era la rappresentante d’istituto e nessuno le dava tregua.

Ogni giorno qualche alunno o addirittura qualche professore andava da lei e si lamentava per qualsiasi cosa. Anche se il cibo alla mensa faceva schifo.

“io devo correre a casa, potresti gentilmente chiudere tu l’aula di informatica e di chimica?” chiese la professoressa

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH.

Nella sua mente stava davvero urlando, perché tutte a lei?

Non aveva mai chiesto nulla di importante solo di avere un po’ di pace e tranquillità, oppure di andare da Starbucks e mentre beveva il suo frappuccino poteva leggere il suo libro preferito.

Non le sembravano delle richieste molto impegnative.

“d’accordo, chiuderò io” disse la ragazza sospirando

“oh grazie, sei sempre la miglior studentessa che questa scuola abbia mai avuto” disse la professoressa per poi sparire dopo aver voltato a destra…

Sbuffò per poi dirigersi verso l’aula di informatica..

Dopo un’ora passata a controllare che tutto fosse a posto in biblioteca, finalmente uscì dal cortile della scuola.

Erano le 17:44 pm aveva ancora il tempo di andare da Starbucks, che si trovava a soli tre minuti da scuola.

Nemmeno il tempo di uscire dal cortile della scuola che un tuono enorme la fece saltare e dopo nemmeno cinque secondi cominciò a piovere a di rotto.

“Vaffanculo” urlò

‘ che giornata di merda’ pensò mentre apriva l’ombrello per ripararsi dalla pioggia.

Odiava la pioggia soprattutto quella di ottobre, dove non faceva ne caldo ne freddo.

Arrivò fuori da Starbucks e una volta chiuso l’ombrello entrò ripensando a quanto quella giornata era stata una merda.

Fece la fila e dopo aver ordinato un frappuccino e pagato, si mise in cerca di un tavolo vuoto su cui sedersi.. Purtroppo però mentre cercava passò sul pavimento bagnato e scivolò facendo cadere il suo frappuccino sulla maglia del ragazzo dietro di lei.

 “oh mio dio… Scusa, scusa, scusa, scusa” disse la ragazza alzandosi da terra e avvicinandosi al ragazzo senza nemmeno guardarlo in faccia.

“ma allora è destino” disse il ragazzo guardandola

Samantha alzò lo sguardo rendendosi conto che il ragazzo a cui aveva sporcato tutta la maglia era quello strano ragazzo dell’altra sera.

Portava un paio di jeans scuri che gli fasciavano le gambe, una felpa grigia enorme che Samantha adorava e ai piedi delle converse nere.

Samantha lo squadrò per bene, era davvero un bel ragazzo.. E come avrebbe detto Tracy, era davvero figo.

“che vuoi dire?” chiese la mora poi.

“la prima poteva essere una coincidenza ma la seconda è il destino” disse il ragazzo sorridendole

 “è tutta una questione di destino per te, vero?” chiese la ragazza

“si… e spero che il destino la prossima volta ci faccia incontrare in un modo più semplice senza frappuccini e maglie sporche” disse il ragazzo facendola ridere

“scusa, ma per terra era bagnato e sono scivolata.. Te la laverò io” disse Samantha scusandosi di nuovo.

“oh ma non preoccuparti, vado a casa e mi cambio” disse il ragazzo “anzi.. ti va di accompagnarmi?” chiese poi tranquillamente

Samantha per poco non si strozzò, non si conoscevano nemmeno e voleva che l’accompagnasse a casa a cambiarsi?

“non ti conosco, potresti essere un molestatore”

“non ti sto offrendo caramelle”

“peggio, mi stai chiedendo di accompagnarti a casa tua” disse la ragazza ridendo

“facciamo così ti porti con te una mazza da baseball così se ti voglio molestare, puoi difenderti” disse il riccio alla ragazza

“uhm ora si che ragioniamo” disse la ragazza ridendo

“ah beh io comunque sono Nicholas, Nicholas Jonas” disse il ragazzo allungandole una mano

“io sono Samantha, ma preferirei mi chiamassi Sam” disse la ragazza stringendogli la mano

“d’accordo Samantha” disse Nick sorridendole e facendo ridere la ragazza

“vieni, la mia macchina è qui fuori” disse Nick sfiorandole un braccio e indicandogli l’uscita.

Salirono sulla sua mustang e sfrecciarono via.

“perché l’altra sera mi stavi guardando?” chiese Sam rompendo il silenzio che si era creato fra di loro.

“perché mi sembrava strano che una ragazza così carina stesse seduta da sola ad una festa”

“te l’ho detto non mi piacciono le feste e .. odio stare in mezzo alla gente” disse Sam guardando fuori dal finestrino “dio, non ci credo, io sono davvero in  macchina con uno sconosciuto” continuò poi scoppiando a ridere, seguita a ruota dal ragazzo.

“guarda che non sono uno sconosciuto, mi pare di averti detto il mio nome” disse Nicholas continuando a guardare la strada

“solo perché conosco il tuo nome non vuol dire che per me non sei uno sconosciuto. Ti faccio presente che per me sono tutti sconosciuti, anche quelli che conosco da quando sono nata.. beh in realtà ho due migliore amiche, che in realtà sono le mie uniche amiche” disse Sam

“Sei strana” commentò il riccio

“già” disse la ragazza “che liceo frequenti?” chiese poi.

Il ragazzo scoppiò a ridere e Samantha lo guardò interrogativa.

“ho finito il liceo” disse poi continuando a ridere

“oh ehm.. beh.. a che anno di università stai?” chiese la ragazza.

“ho finito anche quella” rispose il riccio.

Samantha rimase ferma a guardarlo.

“q..quanti anni hai, Nicholas?” chiese con un filo di voce

“venticinque, ho finito l’università due anni fa, ora lavoro” disse il ragazzo

“oh mio dio, non solo sono in macchina con uno sconosciuto ma anche vecchio” disse la mora ridendo.

“guarda che mi offendo, non sono tanto vecchio” disse il riccio

“oh per niente, diciamo che potresti essere mio padre” disse Sam prendendolo in giro “o mio nonno” continuò ridendo.

“davvero divertente, Samantha”

“è la seconda volta che mi chiami Samantha, ti ho detto che preferisco essere chiamata Sam”

“ti chiamerò Sam quando tu smetterai di darmi del vecchio”

“ma è la verità” si difese la mora

“anche Samantha è il tuo vero nome, quindi ti chiamerò con il tuo nome” disse il riccio

“bene” disse lei

“bene” continuò lui

“bene” continuò di nuovo lei

“vuoi avere sempre l’ultima parola, eh?” chiese il ragazzo

“sempre” rispose la mora divertita

Nick fermò la macchina.

“siamo arrivati, ti va di scendere o vuoi aspettarmi qui?”

“se scendo mi offrirai del liquore come fai con i tuoi amici vecchi?” chiese la ragazza scoppiando a ridere

“sei davvero spiritosa Samantha, davvero” commentò il ragazzo chiudendo la portiera dell’auto.

Samantha, che ancora stava ridendo, scese dall’auto.

“ti accompagno, ma solo perché potrebbe sbucare da qualche cespuglio un tuo amico pervertito e soprattutto vecchio” disse la ragazza seguendolo

“ripeto: sei davvero spiritosa”

“non essere ripetitivo, Nicholas” commentò la ragazza




Salve :33

Come state? io male perchè l'estate sta finendo D: spero che questo terzo capitolo vi sia piaciuto. Grazie alle tre fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo, siete meravigliose♥ . Come sempre vi prego di lasciarmi una recensione, anche piccola, per sapere cosa ne pensate :)





SPOILER.

Ne lesse uno: ‘mi manchi, per favore devo parlarti assolutamente. Ho bisogno di te’

Secondo messaggio: ‘sono uno stronzo lo so, tu non meritavi tutto quello che ti ho fatto, mi dispiace, sul serio. Io ti amo e spero davvero che mi perdonerai’

Terzo messaggio: ‘rispondi al cellulare per favore, ho bisogno di parlarti”

Quarto messaggio: ‘scusa’

 

 


A domani con il prossimo capitolo, baci.

-Valentina♥.

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***



                                                                                            'Do you believe in destiny?'



Chapter 4.

 

“uhm mi piace la tua casa, sai?” disse la ragazza una volta entrata e guardato ogni particolare.

Era un dolce appartamento situato all’ultimo piano del palazzo.

Aveva tutte vetrate in modo da poter vedere tutta New York e per chi, come Sam, amava quella città era davvero meraviglioso.

Appena varcata la soglia della porta, c’era un piccolo corridoio che portava alla cucina e che di fronte aveva il salotto con un’enorme televisore al plasma.

In ogni parete c’era un quadro od una foto attaccata. Le piaceva quella casa, emanava un non so che di dolce. Si proprio così.

“grazie” disse il ragazzo

“sai perché?” chiese Sam al ragazzo

“perché non è da vecchi?” chiese Nick ironico

“esatto” disse Sam scoppiando a ridere, seguita a ruota da Nick.

Era ancora più bella quando rideva, pensò il riccio.

Non aveva mai ascoltato una risata così bella, così dolce.

Nick stava per dirle quanto gli piacesse la sua risata e quanto fosse contagiosa ma la suoneria di un cellulare, non il suo, cominciò a risuonare per la stanza.

“scusa, è il mio” disse la ragazza aprendo velocemente la sua borsa e frugandoci dentro, in cerca del suo cellulare.

Nicholas la squadrò per bene.

Portava la divisa scolastica, si vedeva.

Doveva frequentare la Costance Billard-St Judes di Manhattan, solo quel liceo portava quel tipo di divise.

La gonna scozzese che arrivava sopra le ginocchia e la camicetta bianca che portava con se una piccola cravatta. Il tutto unito con una giacca nera.

Era davvero carina, allora quella sera non era mezzo ubriaco, aveva davvero visto una bella ragazza.

Aveva dei lunghissimi capelli castani che portava sciolti e che le ricadevano dolci sulle spalle.

Due profondi occhi azzurri come l’oceano che potevano ipnotizzarti, e le labbra molto sottili ma soprattutto di un rosso acceso, forte che saltava subito all’occhio.

Nel polso destro portava qualche braccialetto di stoffa mentre in quello sinistro un braccialetto d’argento che aveva un ciondolo a forma di cuore.

Nicholas quasi si incantò a guardarla.

Ne aveva viste di belle donne, ma lei superava di gran lunga tutte quante.

C’era qualcosa in lei che a Nick incuriosiva molto, non sapeva nemmeno lui cosa.

Forse era la sua aria un po’ americana mischiata con quella un po’ londinese, forse il suo modo di parlare, il modo in cui rideva oppure il sorrisetto che le compariva sul volto quando lo prendeva in giro.

Dio, stava impazzendo. Da quanto la conosceva? Un’ora?

“si?”

I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce della ragazza che aveva risposto al cellulare.

“si, certo…D’accordo, a dopo” disse infine terminando la chiamata e guardando il ragazzo.

“beh.. io devo andare” disse la ragazza dirigendosi verso la porta.

“ti accompagno” disse il ragazzo fermandola per un braccio “mi cambio la maglia e arrivo, due secondi” continuò il riccio andando in camera sua.

Entrò correndo in camera sua e si tolse velocemente la maglia, per poi aprire l’armadio e sceglierne una a caso.

L’indossò velocemente e senza nemmeno guardarsi allo specchio corse in salotto dove Samantha si era poggiata sul braccio del divano e guardava attentamente le sue scarpe.

Cosa avevano di così interessante? Si chiese il ragazzo.

“andiamo?” chiese poi alla ragazza.

Samantha alzò lo sguardo e gli sorrise per poi annuire.

Uscirono di casa e salirono in macchina.

“dove abiti?” chiese poi il ragazzo una volta messa in moto l’auto.

“1049 Fifth avenue” disse la ragazza sorridendogli per poi voltarsi verso il finestrino ad osservare la strada.

Amava farlo, soprattutto durante i lunghi viaggi. Amava osservare le persone dalla macchina, si chiedeva dove fossero dirette o sa stessero aspettando.

“quindi tu hai diciotto anni?” chiese Nick alla ragazza, facendola così voltare verso di lui.

Si guardarono negli occhi per due secondi e a Sam non scoppiò per poco il cuore.

Cavolo, Nicholas sapeva come metterla a disagio.

“si, sono giovane” disse la ragazza fiera.

“anche io, lo sono”

“parecchi anni fa” disse la ragazza ridendo

Nicholas scosse la testa.

“è divertente prenderti in giro” commentò poi Sam

“per niente” disse il ragazzo fermando l’auto.

“beh siamo arrivati” disse la ragazza sospirando e aprendo la portiera dell’auto per scendere.

“quando posso rivederti?” chiese poi Nick prima che scendesse.

Sam esitò un po’ prima di rispondere.

“..credi nel destino e vedrai che ci rivedremo”

“eh?” chiese lui

“me lo hai detto tu, se credi nel destino ci rivedremo se invece non ci rivedremo, allora vuol dire che non era nel nostro destino” disse la ragazza sorridendo a Nick per poi scendere di corsa dall’auto ed entrare nel palazzo di casa sua.

 


 

“sono tornata” disse la mora posando la borsa sul divano in salotto e dirigendosi verso la cucina dove il padre era seduto su uno sgabello e scriveva qualcosa sul suo portatile.

“finalmente, dove sei stata?” chiese l’uomo guardandola

“ho finito tardi oggi a scuola e dopo sono andata a farmi un giro” disse la ragazza

“ha chiamano Anne, ha detto che dopo scuola sei sparita” disse poi l’uomo

“dovevo sistemare la biblioteca e chiudere alcune aule. Credo che l’anno prossimo mi prenderanno come bidella della scuola” commentò sarcastica la mora aprendo il frigo per cercare qualcosa da mangiare.

“domani vengono Jennifer e i ragazzi qui”

Samantha sbuffò.

Jennifer era la compagna di suo padre, la sua nuova presunta fidanzata e la piccola Sam la odiava dal primo momento in cui l’aveva vista.

Era la solita bionda, bella e magra ma senza cervello. In più aveva una figlia ed un figlio insopportabili.

Erano gemelli e avevano entrambi l’età di Samantha. Krystal e Matthew. Solo a sentire i loro nomi a Sam veniva da vomitare.

Krystal era la solita americana newyorkese che amava solo se stessa e il suo shopping. Non sapeva cosa fosse un libro o essere gentili con le persone.

Matthew invece, era il solito americano newyorkese che amava le feste, le ragazze e ubriacarsi con gli amici.

Bleah.

“so che Jennifer non ti va molto a genio, ma fallo per me, è una brava donna”

“papà sai che farei di tutto per te, sopporterei anche Jennifer, ma i figli non riesco proprio a sopportarli” confessò la mora

“tu non gli dar retta e vedrai che anche loro non lo faranno” disse l’uomo sorridendole

“si, magari fosse così semplice” commentò la ragazza per poi andare in camera sua.

Entrò in camera sua e si buttò sul letto prendendo il cellulare e componendo il numero di Anne.

“ma che fine hai fatto?”

Nemmeno il tempo di rispondere che Anne la assalì.

“scusa ma a scuola ho finito tardissimo” disse Sam sospirando

“domani sera c’è una festa al Victrola, che ne dici di andarci?” chiese Anne

“non lo so, Anne, sai quanto odio questo genere di feste” disse Sam

“Sam” urlò Anne “hai diciotto anni quand’è che comincerai a goderti un po’ la vita?”

“Anne, godersi la vita non vuol dire andare a tremila feste a settimana” disse Sam

“tu domani vieni alla festa, nessuna obiezione” disse Anne per poi attaccare.

Samantha sospirò.

Avrebbe seriamente ucciso l’inventore delle feste. Domani sarebbe stata davvero una giornata di merda.

Accese il computer e trovò 10 messaggi da Tyler, il suo ex ragazzo ‘coglione’, così come lo definivano le sue amiche.

Ne lesse uno: ‘mi manchi, per favore devo parlarti assolutamente. Ho bisogno di te’

Secondo messaggio: ‘sono uno stronzo lo so, tu non meritavi tutto quello che ti ho fatto, mi dispiace, sul serio. Io ti amo e spero davvero che mi perdonerai’

Terzo messaggio: ‘rispondi al cellulare per favore, ho bisogno di parlarti”

Quarto messaggio: ‘scusa’

Quinto messaggio: ‘non merito nemmeno un tuo sorriso lo so, ma mi manchi troppo. Non so come ci sono finito a letto con quella. Perdonami, ti prego.”

Sesto messaggio: ‘lascia al,meno che ti spieghi come sono andate le cose, per favore Sam. Ho bisogno di te”

Settimo messaggio: ‘Okay ho appena scoperto che hai cambiato numero per evitare che ti chiamassi, mi odi parecchio allora. Ti sto pregandso però di ascoltarmi, possiamo vederci?”

Ottavo messaggio: ‘ti amo’

Nono messaggio: ‘mi manchi e ti amo’

Decimo messaggio: ‘Sono uno stronzo, e tu hai avuto sempre ragione, mi importa solo di me stesso ma forse questa volta no, prima di me ci sei tu. Spero che un giorno riuscirai a perdonarmi perché sto davvero male senza di te’

Sam li cancellò tutti, senza nemmeno leggerli una seconda volta.

Non solo l’aveva tradita con la troia della scuola, si permetteva anche di mandarle messaggi.

Dopo tutto quello che Sam aveva fatto per lui, dopo tutto quello che Sam provava per lui, dopo tutte quelle meravigliose giornate passate assieme lui l’aveva tradita.

Ogni volta che chiudeva gli occhi si immaginava la scena di quei due assieme che si baciavano. Le veniva quasi da vomitare.

Ricordava ancora quando li aveva scoperti a letto insieme.

Stavano insieme da un anno e mezzo quasi e ormai Samantha era di casa da Tyler, così aveva anche le chiavi.

Era domenica e aveva deciso di fargli una sorpresa presentandosi a casa sua con la colazione.

Ricordava tutto, ogni minimo particolare. C’era uno strano silenzio in quella casa e appena entrata notò anche un paio di scarpe con il tacco messe a terra in malo modo.

Quando poi aprì la porta della camera di Tyler voleva morire, o meglio voleva essere dovunque ma non lì.

Voleva picchiare lui, uccidere lei.

Erano entrambi sdraiati sul letto, nudi con solo un lenzuolo che li copriva.

Ricordava gli occhi di lei che la guardavano soddisfatti mentre lo sguardo di Tyler che non sapeva cosa fare.

Da allora non ci aveva più parlato e a scuola faceva finta di non vederlo.

Aveva persino cambiato scheda del cellulare per evitare le sue innumerevoli chiamate.

Non sapeva se era realmente innamorata di Tyler o se fosse per lei solo un punto di riferimento.

Avete presente il solito fidanzato dolce e premuroso che c’era in tutte le storie? Beh, Tyler era così.

Tyler era dolce e non era geloso, non litigavano quasi mai, andavano d’accordissimo. Tutti a scuola quasi li invidiavano.

Erano una coppia perfetta, forse anche troppo.

E beh si sa il troppo stroppia.

Lui era perfetto se non fosse stato un dongiovanni, tutte a scuola erano innamorate pazzamente di lui, compresa la ragazza con cui l’aveva tradita.

In realtà come si faceva a non essere innamorate di lui? Era biondo con due occhi azzurro mare, alto, bel fisico, dolce e chi ne ha più ne metta.

Sospirò per poi spogliarsi e andarsi a fare una doccia veloce. 


 


Salvee :33

How are you? Io sono eccitatissima per la live chat di stasera dei Jonas Brothers, cavolo non vedo l'ora, mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi! Voi siete eccitate? :3

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come sempre lasciatemi una recensione, anche piccola, per sapere cosa ne pensate  :))

GRAZIE ALLE MERAVIGLIOSE RAGAZZE CHE RECENSISCONO SEMPRE, SIETE BELLISSIME.♥





SPOILER.

 “cosa ci fai qui? Perché sei con lui?”

“Tyler, vai via, queste non sono cose che ti riguardano. È finita ormai, lasciami in pace” disse Sam

“no che non ti lascio in pace, Sam. Tu non provi nemmeno a lasciarmi spiegare” disse di nuovo il ragazzo

Samantha perse la pazienza

“cosa c’è da spiegare?” urlò la ragazza

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


 


                                                                                     'Do you believe in destiny?'





Chapter 5.

 

Era passata una settimana e Sam non aveva più visto Nicholas.

Stranamente i suoi pensieri molte volte la riportavano a lui e si chiedeva spesso cosa stesse facendo.

Cavolo, aveva venticinque anni e lei l’aveva preso per un diciottenne.

Si alzò di malavoglia dal letto per poi dirigersi al bagno della sua camera e farsi una doccia.

Era domenica e aveva deciso di andarsi a fare un giro con il suo cagnolino Max, un tenerissimo barboncino dal pelo color cioccolato, al Central Park.

Di domenica quel parco era sempre pieno di gente. Persone che facevano jogging, altri passeggiavano con i loro figli e poi infine c’erano le coppie di innamorati che camminavano mano nella mano con in mano un’enorme tazza fumante appena presa da Starbucks.

Era uno dei suoi sogni, passeggiare al Central Park con l’amore della sua vita.

Si domandava sempre chi sarebbe stato l’amore della sua vita, se doveva ancora incontrarlo o se invece l’avesse già incontrato.

Indossò un paio di jeans stretti e una maxifelpa con ai piedi i suoi UGG grigi, prese la borsa e il collare del suo cagnolino e poi uscì senza nemmeno aver fatto colazione.

Prese in braccio il suo cagnolino e si diresse verso Central park che non era molto lontano da casa sua..

Per strada si fermò da Starbucks e dopo aver comprato un’enorme tazza di cappuccino calda e aver messo il collare al cagnolino entrò al Central Park.

Tra due mesi sarebbe stato Natale e New York a natale era davvero meravigliosa.

Miliardi di luci che illuminavano ogni piazza. L’enorme albero di Tiffany&co che situavano nella piazza centrale e tutti i negozi con varie decorazioni natalizie.

Natale a New York era magico. E Samantha amava l’atmosfera che si creava, amava i regali, soprattutto quelli da Tiffany che il padre ogni anno le regalava.

“ciao”

I suoi pensieri vennero interrotti da una voce dietro di lei. Si voltò e Nicholas era davanti a lei in tenuta da jogging.

“wow, per essere un vecchietto ti tieni in forma” commentò la ragazza

“ricominciamo con questa storia del vecchio?” chiese il riccio passandosi una mano fra i capelli ricci e Samantha notò che quando lo faceva era maledettamente sexy.

Si insultò mentalmente. Che andava a pensare? Nicholas era un uomo, grande e forse era pure sposato.

“guarda che non ho mai finito” disse poi ridendo

“cosa fai qui?” chiese poi il riccio

“una passeggiata con il mio cagnolino. Max, lui è Nicholas un vecchietto che cercava di abbordarmi con la solita scusa ‘che ci fa una ragazza così carina tutta sola ad una festa?’. Nick, lui è Max il mio cagnolino” disse la mora al cagnolino facendo ridere il riccio.

Max abbaiò al ragazzo e Nicholas lo accarezzò.

“è molto carino” commentò

“già” disse la ragazza “tu, invece? Facevi jogging?” chiese Sam

Nicholas annuì

“si, e per chiarirci non cercavo per niente di abbordarti con quella stupida scusa” disse Nick

“ah no? E dimmi, mi hai fermata perché ti stava tanto a cuore la mia solitudine?” chiese Sam

“proprio così” rispose il ragazzo soddisfatto facendola ridere.

“ci incontriamo sempre in momenti meno opportuni” commentò il riccio passandosi di nuovo una mano fra i capelli e Samantha si morse il labbro inferiore, lo faceva sempre quando era nervosa o in imbarazzo.

“il destino gioca brutti scherzi” commentò poi la mora

“già, ma sai, a me piacciono gli scherzi” disse il riccio

“buon per te” disse la ragazza guardandolo

“ti ho cercato per tutta la settimana” si lasciò scappare il riccio dopo vari secondi di silenzio.

“davvero?” chiese la ragazza stranita.

“si, sono venuto anche a casa tua, ma non c’era nessuno” disse Nick sorridendole

“wow” commentò la ragazza

“cosa c’è? Ti sembra strano che un ragazzo appena conosciuto ti cerchi?”

“a dire la verità si” si lasciò scappare la mora

“vuoi dirmi che mai nessuno lo ha fatto per te?” chiese Nicholas

“non uno sconosciuto, almeno” ammise la mora

Nicholas la guardò attentamente.

Le piaceva si, proprio così.

Le piaceva quella ragazza.

“ti va di v-?” non riuscì a finire la frase che fu interrotto da un ragazzo che chiamò Samantha.

“Sam”

Nicholas e la ragazza si voltarono verso il ragazzo.

“cavolo, finalmente, per favore lasciami spiegare” si avvicinò di più a Samantha e Nicholas volle quasi strozzarlo.

Non solo l’avevo interrotto ma si avvicinava anche a lei.

Chi era?

Nicholas lo squadrò per bene, era un po’ più basso di lui ma più alto di Samantha. Occhi azzurri e capelli biondi. Solito ragazzino di diciotto anni pensò Nick.

“ti ho già detto che non c’è nulla da spiegare, lasciami in pace” si lamentò la mora

Lasciarla in pace? Chi era quello e che voleva da Samantha?

“lo so, sembra così ma invece non lo è” disse il ragazzo per poi guardare Nicholas “cosa ci fai qui? Perché sei con lui?”

“Tyler, vai via, queste non sono cose che ti riguardano. È finita ormai, lasciami in pace” disse Sam fredda

“no che non ti lascio in pace, Sam. Tu non provi nemmeno a lasciarmi spiegare” disse di nuovo il ragazzo

Samantha perse la pazienza. Voleva sul serio morire, come si permetteva di parlarle? Come poteva farlo davanti a Nick?

“cosa c’è da spiegare?” urlò la ragazza “quello che ho visto non mentiva, tu eri con Tanya, a letto! Cosa dovresti spiegarmi eh? I dettagli di quando l’avete fatto? Tyler io ti.. ti ho amato, ti ho dato tutta me stessa per un anno intero e come mi hai ricambiata? Tradendomi con la prima che passava. Mi dispiace, ma io non riesco a perdonarti, solo il pensiero di te con quella mi fa venire il voltastomaco.” Continuò poi la ragazza

Mentre parlava sembrava quasi si stesse sfogando, pensò il riccio.

Quindi quel ragazzo era il suo ex fidanzato e si erano lasciati perché lui l’aveva tradita.

Nicholas rimase fermo a guardare il ragazzo che non rispondeva. Guardava un punto fisso a terra senza dire niente.

“mi.. mi dispiace” sussurrò

“oh anche a me, molto” ammise la ragazza

Tyler alzò lo sguardo guardandola un’ultima volta per poi andare via.

Samantha aveva gli occhi lucidi e guardò Nick.

Si guardarono per alcuni secondo.

La ragazza non sapeva che dire o che fare. Respirò profondamente prima di parlare.

“scusa, mi disp-”

“non devi scusarti” la interruppe il riccio avvicinandosi di più a lei e accarezzandole un braccio.

Samantha abbassò lo sguardo, le veniva quasi da piangere.

Una scossa percorse tutto il suo corpo una volta che Nick le sfiorò il braccio.

Perché gli faceva quell’effetto?

Doveva andare via, non doveva più vederlo.

“io..io… devo andare” disse poi correndo via

Mentre andava via si sentì chiamare due o tre volta da Nicholas, ma non si voltò.

Non voleva che la vedesse piangere, avrebbe solamente pensato che fosse una bambina.

Il problema era che lei era fragile.

Ogni volta che litigava con qualcuno lei piangeva.

Non sapeva nemmeno lei il motivo, forse per sfogo, per rabbia, per tutto.

Arrivò velocemente a casa, ed una volta entrata corse in camera sua sedendosi sul letto.

Max si avvicinò a lei e si sedette fra le sue gambe

“oh tesoro” disse la ragazza accarezzandolo dolcemente “tu sei l’unico che non mi tradirà mai, vero?”

Il cagnolino abbaiò, facendo sorridere la ragazza.

Non sapeva nemmeno lei come si sentiva in quel momento, sapeva solo che aveva paura ed era stanca.

Tyler che non la lasciava in pace e Nick che la incuriosiva troppo.

Non sapeva perché la incuriosiva. Era un bel ragazzo si, ma era uguale agli altri se non qualche anno in più.

Accese il computer e trovò 11 messaggi da Tyler.

Sbuffò per poi cancellarmi senza nemmeno leggerli.

Avrebbe dovuto cambiare anche email se non la smetteva di inviarle messaggi.

Era stata tutta colpa sua, se non l’avesse tradita ore lei sarebbe stata felice, o almeno lo credeva.

Sarebbe stata sul serio felice con Tyler? Nell’anno in cui erano stati assieme erano stati bene, era stata innamorata di Tyler ma adesso l’unico sentimento che provava verso di lui era rabbia.

Rabbia, con tristezza e tanto dolore verso di lui.

Non meritava tutto l’amore che gli aveva dato. Lui non meritava niente.

“hei, sei già tornata?”

I suoi pensieri furono interrotti dalla voce del padre, che entrò in camera sua.

Sam annuì.

“è successo qualcosa?” chiese poi l’uomo sedendosi sul letto accanto alla ragazza.

“nah niente, soliti problemi” ammise Sam

“sono sicuro che riuscirai a risolverli.. beh volevo dirti che tra un po’ arriva Jennifer con i figli e--”

Sam non lo fece finire.

“e devo essere gentile con loro, si, lo so! Ci proverò” disse la mora

“brava la mia principessa” disse il padre abbracciandola “ti voglio bene”

“anche io” disse la mora, anche se dentro di se avrebbe voluto dirgli ‘strano modo di dimostrarlo’

Erano passati otto anni dalla morte della madre e Sam aveva ancora cicatrici.

Tutto la portava a lei, ogni cosa.

Le mancava da morire e si chiedeva come il padre avesse fatto a dimenticarla e a riuscire a stare con un’altra donna.

Da quando si era fidanzato con Jennifer lei ed il padre si erano allontanati molto, forse troppo. Non parlavano più come prima e Samantha non riusciva nemmeno npiù a dirgli i suoi problemi e a volte farsi aiutare, come succedeva tempo prima.

Quello non era uno dei suoi periodi migliori.

Aveva rotto con Tyler, lei e il padre erano distanti e a scuola tutti contavano su di lei.

Inoltre si sentiva vuota, sola, triste. A volte non riusciva nemmeno lei a spiegare come si sentisse.

Era ancora abbracciata al padre quando il campanello suonò.

Erano arrivati. I tre rompiscatole, erano lì.

“sono arrivati, su vieni” disse il padre sorridendole e prendendole la mano.

Samantha si alzò di malavoglia e andarono in salotto.

“amore” disse Jennifer abbracciando l’uomo

“come stai?” chiese l’uomo alla donna

“ora bene” ammise la donna.

Bleah. A Samantha venne quasi da vomitare.

“Matthew e Krystal?” chiese Kyle, il padre di Sam.

“stanno salendo” rispose la donna sorridendo, poi si voltò verso Sam.

“ciao tesoro” disse avvicinandosi alla mora e abbracciandola “da quanto tempo? Come mai l’altra volta non c’eri?”

“avevo degli impegni a scuola” mentii la mora.

In realtà era stata tutto il giorno da Anne, proprio per non vedere lei e i suoi due figli.

“oh l’importante è che oggi ci sei, io e tuo padre abbiamo un annuncio molto importante da fare” disse la donna

“oh speriamo sia un annuncio bello” disse la mora.

In realtà già sapevo che annuncio dovessero fare, ma Sam sperava sempre che fosse successo qualcosa e cambiassero idea.

Dovevano sposarsi, questo era l’annuncio. Aveva sentito il padre parlare con il suo migliore amico.

Pochi mesi e avrebbe condiviso la casa con quei tre che per lei erano estranei.

“buongiorno” urlò una voce da papera entrando ikn casa, Krystal.

Aveva dei capelli biondi molto ricci e un paio di occhi marroni. Era più alta di Samantha e vestiva sempre in modo molto appariscente.

“ciao tesoro” disse il padre di Sam abbraccianodla “come va?”

“tutto bene, anche se in questo momento vorrei tanto essere a fare shopping” disse la bionda

“perché non ci vai più tardi con Sam?” chiese il padre e fu assalito dalla mora.

“papà!” urlò Sam

“che c’è? Perché non vai con lei? Passereste un po’ di tempo assieme!” disse Kyle

“è che oggi.. oggi ho un impegno con il comitato studentesco” mentì la mora

“di domenica?” chiese Krystal

“si, perché io a differenza tua a scuola studio, non ci vado per riscaldare il banco e starnazzare come un’oca”

“Sam” disse il padre

“io vado in camera mia, quando sarete pronti per l’annuncio chiamatemi” disse la mora andando in camera sua.

“cos’ha?” chiese Jennifer all’uomo

“non lo so” rispose l’uomo sospirando

“dì a tua figlia di non parlarmi mai più in quel modo, chiaro? Mamma diglielo anche tu!” si lamentò la bionda

“cos’è questo silenzio?” chiese una voce entrando in casa, Matthew

“come sempre tua sorella e mia figlia litigano” si lasciò scappare Kyle

“oh non è una novità” disse il ragazzo.

 

La odiava, la odiava, la odiava continuava a pensare la mora.

Si chiuse a chiave in camera sua, non voleva che quella bionda finta/oca entrasse in camera sua.

“anche tu la odi, vero?” chiese la ragazza al cagnolino che era beatamente sdraiato sul suo letto.

Max abbaiò. “oh sei il migliore tesoro mio” disse accarezzandolo

Controllò l’ora erano le 12:34 am.

Come avrebbe fatto a resistere tutta la giornata con quei tre in casa sua? O meglio e quando si sarebbero sposati? Come avrebbe fatto a vivere con quelli?

Voleva picchiare qualcuno, urlare o almeno sfogarsi. Non ne poteva più.

Prese il suo ipod. In quel momento aveva solo bisogno della sua musica, solo quella riusciva a salvarla.

“tesoro” il padre la chiamò da fuori la porta.

Sbuffò sonoramente.

“vieni in salotto? Abbiamo un annuncio da fare” disse il padre per poi allontanarsi.

Oh si, il meraviglioso annuncio. Bleah

“vieni Max, andiamo a sentire il loro annuncio” disse la mora chiamando il cane che subito si alzò e corse in salotto con lei.

Samantha si diresse in salotto, dove Krystal era seduto su una poltroncina mentre Matthew  in piedi che girovagava per la stanza.

Max si avvicinò a Krystal

“levatemelo da vicino, aiuto” urlò la bionda finta

“Max vieni, non avvicinarti alle oche” disse Sam  ricevendo un’occhiataccia da Krystal mentre Matthew scoppiò a ridere.

“allora ragazzi” disse Jennifer cominciando il discorso “è da molto che io e Kyle ci stiamo pensando e beh credo che voi dovreste saperlo”

“vi lasciate?” chiese Matthew sarcastico

“no” rispose Jennifer

“abbiamo deciso di sposarci e dalla settimana prossima verrete a vivere qui, in modo da poter preparare i preparativi assieme” disse il padre di Sam.

“oh ma è fantastico” urlò la bionda finta abbracciando Kyle.

“sono davvero contento, Kyle mi piace” disse Matthew

Che stronzo, pensò la mora, facevano anche finta di adorarlo.

“e tu Sam? Non sei contenta?” chiese Jennifer

“certo che lo sono, cosa c’è dio meglio di vivere con voi tre?” disse cercando di essere credibile.

“io voglio una camera da sola, anzi a dir la verità la camera di Sam è carina e ha le vetrate, mi piace

“la mia camera non si tocca, è la mia e ci starò solo io per il resto della mia vita. Ci sono tre camere per gli ospiti, scegli una di quelle” disse la mora

“io ho già deciso la mia, quella accanto a Sam”

Samantha roteò gli occhi. Bleah.

“parleremo di stanze dopo, su ora andiamo a mangiare” disse Kyle sorridendo ai tre ragazzi e andando in sala da pranzo dove Amelia aveva già preparato tutto.

Amelia era una splendida donna di 46 anni che lavorava a casa loro da quasi 13 anni ormai.

Si occupava della casa, sistemava, cucinava, puliva e Sam le voleva un gran bene, le si era affezionata moltissimo. Era una fantastica donna.

Mangiarono in silenzio, o almeno Sam non aprì bocca.

Mathhey e Krystal erano entusiasti di andare a vivere a casa sua.

Certo perché loro non dovevano sopportare una bionda finta che girovagare per casa ed un ragazzo arrogante che al posto del cervello avesse una nocciolina, quelle che piacciono tanto agli elefanti. Solo che gli elefanti sono intelligenti, lui no.

Erano le 15.57 pm ed erano tutti in salotto.

Il padre di Sam e Jennifer erano seduto sulla poltrona di fronte il televisore a guardare un film.

Krystal giocava con il suo iphone a ‘fashion icon’, ma l’unica cosa fashion che aveva erano le sopracciglia, o forse nemmeno quelle.

Matthew invece era seduto sulla poltroncina e aveva il portatile sulle gambe.

Infine Sam, era seduta sul salotto dov’erano il padre e Jennifer, qualche centimetro più lontano e accarezzava Max facendo finta di vedere un film.

Noia totale. Ma non aveva voglia di uscire, se avesse chiamato le sue amiche sicuramente l’avrebbero portatya a qualche feste e se usciva poteva incontrare Nick o Tyler e non ne aveva proprio voglia.

Non aveva voglia di vedere Tyler, ormai lo odiava.

In quanto a Nick, quel ragazzo la incuriosiva troppo e no poteva permettersi di affezionarsi di nuovo a qualcuno perché alla fine quella che ci rimaneva male era sempre lei, sempre.

I suoi pensieri vennero scossi dal suo del campanello.

Chi era di domenica pomeriggio?

“vado io” disse alzandosi e aprendo la porta.

Si trovò davanti un uomo alto con uno scatolo bianco in mano.

“cercate qualcuno?” chiese Sam

“si, questo scatolo è per una certa Samantha, non c’è il cognome ma mi hanno detto che l’unica Samantha di questo palazzo abita qui” disse l’uomo

“oh si , sono io” disse

“beh questo è per lei” disse l’uomo dandole lo scatolo “può firmare qui?” chiese poi allungando un foglio bianco con varie firme verso di lei.

“certo” disse Sam sorridendo e firmando il foglio.

“ma siete sicuri che è per me?” chiese Smantha

“certo, sono stato pagato personalmente epr portare il pacco qui, ora vado, grazie” disse lasciando lo scatolo nella mani di Samantha

Samantha lo prese incerta, chi le mandava uno scatolo? E soprattutto cosa c’era dentro?

“chi ti manda uno scatolo?” chiese il padre

“non lo so” ammise la mora “vado in camera mia” continuò poi dirigendosi in camera sua seguita a ruota da Max.

Una volta entrata in camera, chiuse a chiave la porta e poggiò lo scatolo sul letto e lo guardò per bene.

Aveva quasi paura di aprirlo. Era uno scatolo bianco grande più o meno quanto uno scatolo da scarpe.

Aveva disegnato un enorme fiocco che decorava l’intero scatolo. Il fiocco era di colore rosa, un rosa molto chiaro.

Aprì lo scatolo e dentro ci trovò una rosa rossa con un biglietto bianco.

Lo lesse.

 

‘se ti va ti parlarne, io sono qui.

All’ultimo piano dell’Empire State Building, 22 pm.

Nicholas’ 





Salvee :3

Eccovi un capitolo, spero vi piaccia :3 Vi volevo solo dire che questa storia mi sta piacendo e mi gasa non so perchè ahahah.

Avete visto la livechat? Dio, io stavo tipo morendo sdvfbghjeds quanto sono meravigliosi? e il nuovo pezzo? FANTASTICO.

Ora smetto di rompervi e vado via, ci 'vediamo' domani con il prossimo capitolo, come sempre lasciatemi qualcjhe recensioni tanto per sapere cosa ne pensate della storia.

GRAZIE ALLE MERAVIGLIOSE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO. VI AMO TANTO♥



 

SPOILER.

“vieni, saliamo di più” disse il riccio allungandole la mano.

“ma non si può, è vietato” disse la mora

“vieni!”  disse Nicholas prendendole la mano e tirandola verso di se.

Salirono alcune scalini e si ritrovarono davanti ad una porta.

“ed ora?”

“chiudi gli occhi” disse il riccio alla mora.

“cosa? No, ho paura” disse

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Capitolo 6
*** Chapter 6. ***



                                                                'Do you believe in destiny?'




Chapter 6.

 

 Aveva l’ansia e non sapeva perché.

In fondo stava solo andando all’Empire per incontrare Nicholas.

Non faceva molto freddo quella sera.

Aveva indossato un jeans stretto con ai piedi le sue converse con le borchie, un maglione color panna di cashmere e la tua pochette Chanel nera.

Aveva portato con se anche la rosa rossa che Nick le aveva messo nella scatola.

Respirò profondamente prima di entrare nell’Empire e dirigersi verso l’ascensore per arrivare all’ultimo piano.

 

 

“ciao” disse la mora vedendolo, era già lì.

Nicholas si voltò velocemente verso di lei e le sorrise.

Portava un paio di jeans con ai piedi delle Nike nere e sopra una giacca di pelle.

“ehi” disse guardandola “credevo non saresti venuta” ammise il riccio

“mi piace sorprendere le persone” disse la mora sorridendogli ricevendo un fantastico sorriso da lui.

“c..come va?” chiese incerto Nicholas guardandola profondamente come se volesse leggerle l’anima.

 “va” disse la mora

Nicholas le sorrise, rimando per vari secondi in silenzio.

“vieni, saliamo di più” disse allungandole la mano ma le rimase immobile.

“ma non si può, è vietato” disse la mora

“vieni!”  disse prendendole la mano e tirandola verso di se.

Salirono alcune scalini e si ritrovarono davanti ad una porta.

Nick era davanti a lei, mentre lei qualche passo più indietro. E il ragazzo le teneva ancora la mano.

Stava davvero per avere un infarto.

“ed ora?” chiese la mora

“chiudi gli occhi” disse il riccio alla mora voltandosi verso di lei.

“cosa? No, ho paura” si lamentò la mora

“non devi avere paura di me, girati e chiudi gli occhi” disse il riccio sorridendole.

Samantha sospirò. Poetva fidarsi?

“d’accordo” disse per poi voltarsi.

Sentì nick prendere qualcosa dalla tasca, ma che stava facendo? Dio, quel ragazzo era strano e a Sam piaceva.

Nicholas intanto prese le chiavi dalla tasca e ne inserì una nella serratura, la porta si aprì e lui si voltò verso di lei, mettendo le sue mani davanti ai suoi occhi.

“non sbirciare” cherzò il riccio facendola voltare verso la porta

“fai qualche passo” disse facendola andare in avanti.

Sam sentiva la sua presenza dietro di lei, erano praticamente attaccati e a Sam stava per balzare il cuore fuori dal petto.

Cercò di calmarsi, non voleva che Nick capisse quanto stava male a causa della sua vicinanza.

Il cuore le batteva forte, da quanto non provava una cosa del genere?

“posso capire dove stiamo andando?” chiese la mora

“c’è uno scalino, attenta” disse il riccio ignorando la domanda della ragazza.

“cavolo sei strano, cosa stiamo facendo?” chiese la mora

“altri tre scalini e siamo arrivati”

Nicholas la ignorò di nuovo.

“la smetti di non rispondere alla mie domande?”

Samantha odiava essere ignorata, ma soprattutto odiava chi non le dava risposte.

“siamo arrivati” disse il riccio non rispondendo nemmeno all’ultima domanda della mora e togliendo le mani davanti gli occhi della ragazza.

A Sam mancò quasi il fiato.

Tutta New York vista dall’ultimo piano dell’empire era uno spettacolo, ma lei non si trovava all’ultimo piano su cui tutti potevano accedere, si trovava in un piano più alto, era un piccolo terrazzo e New York di sera era meravigliosa. Vista da lassù era uno spettacolo magnifico.

“è..è bellissimo” commentò la mora “ma tu sei pazzo, come hai fatto?”

“no, non sono pazzo, ho la chiave, il guardiano è un amico di mio fratello e beh posso venirci quando voglio” disse il riccio

“wow, è davvero pazzesco stare qui sopra” disse la ragazza continuando a guardare le magnifiche luci che illuminavano tutta New York.

Nicholas annuì

“beh ma chissà quante ne hai portate qui” disse la mora appoggiandosi alla ringhiera e prendendo un bel respiro.

“In realtà sei la prima” ammise il riccio lasciando la mora senza fiato.

“perché mi hai portata?” chiese curiosa

“Perché questo è un ottimo posto per pensare, per rilassarsi e credo che a te farebbe bene, ogni volta che ci vuoi venire basta chiamarmi” disse Nicholas sorridendole

“grazie” sussurrò la mora

“quel ragazzo era.. era il tuo ex fidanzato?” chiese Nick incerto, come se avesse paura di mettere in mezzo quel discorso, in realtà ne aveva.

Aveva una fottuta pausa che lei scappasse come era successo la mattina.

Samantha annuì.

“mi dispiace per oggi, per esser scappata così di fretta.. ma è che…”

Nicholas non la fece finire.

“cos’è che non va?” chiese

“Tutto non va bene, mia madre non c’è, mio padre è occupato con la sua nuova famiglia, con la sua nuova fidanzata e io suoi figli che sono insopportabili, a scuola tutti contano su di me ed io sto per avere una crisi. Mi sento sola, triste, inadatta e sono stanca. Ho il cuore a pezzi e vorrei andare via, scappare per  sempre da questo posto che mi ha portato solo sofferenza. Le mie amiche non fanno che portarmi a squallide feste dove tipi ubriachi ci provano con me e…. ed io non ne posso più”

Samantha si stava sfogando con quel ragazzo.

Da quanto non lo faceva?

“spero che con i ‘tipi ubriachi che ci provano con me’ non era riferito a me” disse il riccio facendola ridere

“oh no, magari fossero tutti come te” ammise la mora “ora so cosa starai pensando di me, questa è una pazza che dovrebbe stare al manicomio, lo so, adesso starai anche provando pena per me, ma non farlo, ti prego”

“in realtà non lo sto facendo, mi sto solo chiedendo perché ti senti così? Nessuna ragazza dovrebbe sentirsi inadatta o avere il cuore a pezzi”

“oh prova a vivere tu a casa mia, dove tuo padre non fa altro che metterti pesi sulle spalle. Il fatto è che tutti pretendono il meglio da me, ed io non ne sono capace, io odio tutto, odio tutti. È come se fossi in una stanza piena di gente ed io mi sento sola, tutti vogliono aiutarmi ma nessuno prova a capirmi”

“wow da quant’è che non parli con qualcuno?”

“credo anni” ammise la mora

“c..come mai tua madre non c’è?” chiese Nicholas

“è morta, otto anni fa in un incidente, c’ero anche io nell’auto” disse Sam

“m..mi dispiace molto” disse il riccio “t.. ti capisco”

“anche tu non hai più tua madre?” chiese la mora

“no, ma una persona davvero speciale per me non c’è più e beh sono passati quasi sette anni e non riesco ancora a scordarla” disse il ragazzo

“non devi dimenticarla” disse Sam “non provare nemmeno a farlo, anzi cerca di ricordare tutto di lei, io ricordo tutto di mia madre e mi piace quando ripenso a lei a quanto amava ridere o a quanto amasse cantare per casa”

“a volte però non ricordare è meglio, non ti fa stare così tanto male” disse Nicholas avvicinandosi a lei e appoggiandosi anche lui alla ringhiera del terrazzo.

“io più guardo new york di notte con tutte queste luci e più me ne innamoro” disse la mora cambiando discorso

“se ami new york perché prima hai detto che vuoi andare via?” chiese

“perché New York è così. Un secondo la ami, l’attimo dopo la odi. Un secondo ami tutta la gente che la popola, l’attimo dopo odi quando devi fare la fila perché c’è troppa gente” disse la mora ridendo

“hai ragione” commentò il riccio

“e tu? Sei fidanzato? Mi sono appena accorta che non so niente di te, scusa se prima ti ho assalito con la mia schifosa vita” disse la mora

“non mi hai assalito e poi sono un bravo ascoltatore, mi piace ascoltare e si, sono single” disse Nicholas sorridendole

Sam rimase a guardarlo per un po’.

Era davvero bellissimo.

Le sue labbra a cuoricino, quei ricci perfetti. Aveva mai visto qualcosa più meraviglioso di lui?

Quando era con lui tutte le sue paure scomparivano come per magia.

“e come mai sei single?”

“Beh vedi come tutti ho sia un lato migliore che uno peggiore, e beh quello peggiore non piace a tutti” ammise il riccio alzandosi poiché era ancora appoggiato alla ringhiera e appoggiandosi con le spalle al muro.

“È ovvio che non piace, è quello peggiore” disse la mora continuando a guardare quella magica veduta.

“È troppo peggiore” si lasciò scappare Nick

“In che senso?” chiese

“Urlo, perdo subito la pazienza, mi incazzo subito e cose del genere” disse il riccio

Samantha annuì continuando a guardare tutti gli altissimi palazzi di New York.

“Sai in questo momento, io..io sono…sono felice. Si, qui sopra, è come essere in un altro mondo, dove tu puoi guardare tutti ma nessuno può vedere te”

“già”

“g..grazie per avermi portata qui, sul serio. Non mi conosci e mi hai resa per un momento felice, perché?”

“perché mi piace rendere felici le persone”

“per questo lavori in ospedale? Ti piace aiutare le persone?” chiese la mora

Nicholas annuì sorridendole.

“wow Nick sei..sei ogni giorno una sorpresa” si lascio scappare la mora

“spero in positivo” disse il riccio

“si, in positivo” disse la mora più a se stessa che a lui “perché una rosa rossa?” chiese poi la mora dopo vari secondi di silenzio, mostrandogliela e guardandolo profondamente negli occhi.

“rosso come il colore delle tue labbra” disse lui

“e le spine?” chiese poi Sam

“anche, ognuno ha qualche spina o qualche fantasma del passato” disse

“come si fa a guarire dal passato?” chiese la mora sospirando.

“non si guarisce, si supera e come hai detto tu prima, non si dimentica ma qualcuno ti da la forza di andare avanti”

“e come lo trovo questo qualcuno?”

“il destino te lo fa trovare” disse il ragazzo facendola sorridere.

“e tu l’hai trovato?”

“credo di si”

Samantha fece un lungo respiro.

“mi piace parlare con te. Sei intelligente e maturo ed è come se mi capissi” ammise la mora

“grazie, anche tu, sei..sei p..piccola e..”

“guarda che mi offendo, ho diciotto anni” disse la mora

“non era mia intenzione, quel piccola era positivo” disse il riccio

Sam annuì sorridendogli.

Nicholas si avvicinò a lei, mentre lei indietreggiò finendo contro il muro.

“perché scappi?” chiese Nick con uno strano sorrisetto stampato sul viso.

“i..io non..non sto scappando, da cosa dovrei scappare poi?” chiese la mora balbettando.

Nicholas aveva una dannata voglia di baciarla.

Quella ragazza lo intrigava troppo. Sembrava quelle bambole di porcellana che se le stringevi troppo si potevano rompere.

Forse era la sua pelle, bianca come il latte e liscia come una bambola di porcellana. Forse la sua statura, non troppo bassa e non troppo alta.

I suoi lunghi capelli color castano e i suoi meravigliosi occhi azzurri come l’oceano, ti potevi perdere solo a guardarli.

“da quest-”

Non finì di parlare poiché fu interrotto dalla suoneria del cellulare di Samantha.

Chi era che rovinava quel meraviglioso momento?

Il ragazzo sbuffò dentro di se.

“è..è il mio” disse la mora prendendo il cellulare dalla borsa.

Lesse il nome sullo schermo.

‘daddy’

Oh mio dio. Il padre si era accorta che era uscita. Doveva tornare a casa, immediatamente.

“si?” rispose al telefono

“tesoro, ma dove sei? Sono le undici e mezza perché non mi hai detto che uscivi?”

La voce del padre era leggermente stizzita, notò la mora.

“oh.. io.. arrivo subito” disse la mora per poi attaccare velocemente e nervosamente.

“io devo andare” disse poi al ragazzo posando il cellulare nella borsa frettolosamente.

“ti accompagno?” chiese il riccio

“oh no, vado da sola, ci metto due minuti. Grazie di tutto, Nick” disse per poi guardarlo negli occhi e sorridergli.

“non devi ringraziarmi”

“oh devo farlo eccome, quando ci rivediamo?” chiese la mora

“..credi nel destino e vedrai che ci rivedremo” disse Nicholas imitando il suo tono di voce.

Sam gli sorrise per poi scendere le scale ed entrare nel primo ascensore che trovava libero.

Cavolo aveva ancora il cuore che le batteva forte a causa della vicinanza di Nick.

Avrebbe tanto voluto baciarlo, ma aveva una fottuta paura.

Era così insicura.

Non lo era mai stata così tanto, perché con quel ragazzo lo era?!

 





Bonesoir :3 *si scrive così, vero?*

Come va? a me benissimo perchè @jonasmusicnews ha appena annunciato che i Jonas Brothers faranno un tour fuori dagli USA asdzfdasf che cosa fantastica perchè tecnicamente potrebbero venire anche in Italia sdghnfghfgdf va be spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciatemi qualche piccola commentino please *ww*

Grazie alle meravigliose persone che recensiscono ogni capitolo, siete fantastiche, vi amo! :)

Al prossimo capitolo.


 

 


SPOILER.

“uh torno subito, c’è mio fratello” disse il ragazzo guardando verso l’entrata del ristorante.

“hai un fratello?” chiese curiosa Sam

“In realtà ne ho tre” disse Kevin facendole quasi sputare tutto ciò che aveva in bocca.

“cosa? Perché non me l’hai mai detto?” chiese la mora

“perché non me l’hai mai chiesto” si difese Kevin per poi allontanarsi verso l’entrata.

Samantha lo guardò allontanarsi  verso l’entrata del ristorante e non riuscì a vedere il ragazzo, vide solo una massa di capelli ricci parlare con Kevin, ma non ci fece molto caso.

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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***



                                                                        'Do you believe in destiny?'




Chapter 7.

 

 “Ciao Kevin” disse Samantha entrando nel grande ristorante situato al centro di New York.

Come sempre era pieno di gente.

“ehi tesoro, è da un bel po’ che non ti fai vedere, Danielle ed io eravamo quasi in pensiero” disse l’uomo sorridendole

Samantha si avvicinò al bancone, dove c’era la cassa e dove puntualmente c’era Danielle. Oggi però stranamente c’era Kevin.

“ho avuto tanto da fare, come mai ci sei tu qui?” chiese Sam sedendosi sullo sgabello davanti al bancone

“Danielle aveva una visita” disse Kevin “il solito?” chiese poi il ragazzo a Sam riguardo cosa volesse mangiare.

“ovvio” rispose la mora

Kevin le sorrise

“vieni, siediti qui, così parliamo meglio” disse il ragazzo alzandosi dallo sgabello dov’era la casa e andando verso il bancone dove chi voleva poteva sedersi e mangiare lì, invece di sedersi in un tavolino.

“a scuola? Tutto bene?” chiese Kevin una volta che Sam si fosse seduta, prendendo un bicchiere di vetro e mettendoci della coca cola.

“si.. soliti problemi da rappresentante” ammise la mora sospirando

“Tyler?” chiese poi il ragazzo dandogli il bicchiere di coca cola.

“te l’ho detto, ci siamo lasciati, non voglio più sapere niente di lui. Lo odio” disse la mora bevendo un po’ di coca cola.

Kevin le sorrise.

“l’ho sempre detto che quel ragazzo non faceva per te, meriti di meglio” disse Kevin scompigliandole i capelli.

“Guarda che sei solamente di undici anni più grande di me, quindi non sono una bambina che ogni volta mi scombini i capelli in quel modo” si lamentò la mora

“smettila di lamentarti come una ragazzina di dodici anni e mangia” la prese in giro Kevin porgendole il piatto.

Come sempre, carne con patatine fritte, una fetta della sua pizza preferita e un po’ d’insalata.

“Ogni volta che vieni sembra che non mangi da una vita” commentò il ragazzo

“in realtà lo è, ieri a casa mia c’era la mia nuova famiglia e non ho toccato cibo per tutta la giornata, dio non puoi capire quanto odio quella bionda finta”

“nuova famiglia? Tuo padre ha deciso di sposare Jennifer?” chiese

Sam annuì cominciando a tagliare la carne.

“mi dispiace Sam, ma vedi, sono sicuro che lui non si è dimenticato di tua madre, non si è dimenticato di te e di quanto ti volesse bene” disse Kevin alla piccola.

“lo spero tanto” disse Samantha mangiando un pezzetto di carne.

“uh torno subito, c’è mio fratello” disse il ragazzo guardando verso l’entrata del ristorante.

“hai un fratello?” chiese curiosa Sam

“In realtà ne ho tre” disse Kevin facendo quasi sputare tutto ciò che Sam aveva in bocca.

“cosa? Perché non me l’hai mai detto?” chiese la mora

“perché non me l’hai mai chiesto” si difese Kevin per poi allontanarsi.

Samantha lo guardò allontanarsi  verso l’entrata del ristorante e non riuscì a vedere il ragazzo, vide solo una massa di capelli ricci parlare con Kevin, ma non ci fece molto caso.

Chissà com’erano i fratelli di Kevin, sicuramente belli come lui.

Sentì Kevin ridere e automaticamente sorrise anche lei, la risata di Kevin era troppo contagiosa.

Sorrise per poi tornare al suoi piatto e continuare a mangiare.

Kevin era il proprietario del ristorante assieme a sua moglie Danielle.

Samantha li conosceva da quasi un anno, anzi li conosceva da quando aveva scoperto il loro ristorante che in poco tempo era diventato il suo ristorante preferito.

Aveva legato molto con loro due, che la consideravano quasi come una sorella.

Sam andava lì ogni venerdì a pranzo, certe volte anche a cena con il padre e quando aveva un po’ di tempo libero.

Kevin era un bellissimo uomo di ventinove anni, era alto, capelli marroni e occhi verdi e un bel fisico, ma la cosa che sam più adorava di lui era il suo meraviglioso carattere.

Era spiritoso, brillante e fantastico, Danielle era davvero fortunata. Con Kevin non ci si annoiava mai.

Ogni giorno era una risata. Tutte le volte che Samantha passava del tempo con loro moriva dal ridere e tornava a casa sempre con un enorme sorriso stampato sul volto.

Danielle era la sua splendida moglie, di un anno più grande di lui, un po’ più bassa rispetto a lui, molto magra, e bellissima.

Sam le voleva un gran bene, era una donna dolcissima e molto solare.

“vieni fratellino, ti presento una mia amica” sentì la voce di Kevin dietro di lei e si voltò subito rimanendo a bocca aperta.

Non ci poteva credere.

No, non poteva essere il destino, ma nemmeno una coincidenza.

No, qualcuno si stava davvero prendendo gioco di lei.

Kevin era il fratello di Nicholas, quel Nicholas.

Dio, stava davvero per morire.

“Samantha?” chiese Nicholas incerto

“Nicholas?” chiese Samantha guardandolo

“voi due vi conoscete?” chiese Kevin curioso

“No aspetta, tu conosci Kevin?” chiese il riccio alla ragazza “Kevin, tu conosci Sam?” chiese poi al fratello

“viene ogni venerdì sera a magiare qui, è la mia miglior cliente” disse Kevin facendo ridere Sam

“il suo ristorante è il mio preferito, oltre ad essere il migliore di tutta New York” disse Sam

“non ci credo, non è possibile. Io vengo qui praticamente sempre e non ti ho mai vista”

“beh c’è sempre una prima volta, no?” chiese Sam

“spero non sia l’ultima” disse Nick sorridendole

“ma come vi conoscete?” chiese Kevin

“storia lunga” disse Nicholas “ e poi non sono affari tuoi”

“quando si tratta di Sammy, sono sempre affari miei” disse Kevin mettendo un braccio sulle spalle di Samantha e abbracciandola

“kevin, quante volte ti ho detto di non chiamarmi Sammy? Sembra il nome di un criceto” disse Sam al ragazzo

“ma tu sei un criceto, e questo nomignolo è adatto a te” disse scompigliandole i capelli

“mi reclamano in cucina, torno tra due minuti” disse poi Kevin ai due per poi scomparire dietro le porte della cucina.

“wow” commentò Nicholas

“già” disse Samantha

“quindi tu conosci mio fratello.. da quanto?” chiese il riccio sedendosi sullo sgabello accanto a lei

“un anno credo” disse la mora

“un anno? Wow” commentò

“deve essere uno sballo vivere con Kevin, lui è magnifico” disse Sam sorridendo

“già, soprattutto le sue battute” disse Nicholas

Samantha rise

“non prendere in giro le battute di tuo fratello” disse Sam

“non lo sto facendo, anzi amo la sua simpatia, sai credo servirebbe a tutti un Kevin in famiglia, ti rallegra la giornata”

“già” ammise la mora

“conosci anche Danielle?” chiese Nick

Sam annuì

“sei una continua sorpresa, Sam” disse Nick

“oh anche tu” ammise la mora dando un morso alla sua pizza

“oh ehm.. ti va di vederci di nuovo all’empire? Stasera?”

“certo. Mi..mi piacerebbe molto” ammise la mora bevendo un po’ di coca cola.

Nick le sorrise.

“ehi Sam, è da un bel po’ che non ti fai vedere” disse Tom, un ragazzo che lavorava dietro il bancone “ciao Nick” disse poi notando Nick

“ho avuto molto da fare, sono venuta a casa tua alcuni giorni fa” ammise la mora “ma non ti ho trovato”

Samantha andava a casa di Tom? Perché?

Un senso di gelosia e fastidio pervase il corpo di Nick.

Perché Sam andava da lui?

“sul serio? Louis non mi ha detto niente”

“se ne sarà dimenticato..Il tuo amico è davvero molto strano e stupido” disse la mora

“ci ha provato con te?” chiese Tom ridendo

“si, per la millesima volta.. e non voleva nemmeno farmi andare via” di lamentò la mora

Tom rise

“ha una cotta per te da quanto ti ha vista al cinema con me” disse Tom ridendo

“mi porti una birra, Tom?” chiese Nick  interrompendolo leggermente infastidito.

Non sapeva nemmeno lui perché si era infastidito così tanto.

Non sopportava il fatto che lei fosse così in confidenza con te, non sopportava che un ragazzo ci avesse provato con lei.

Da quanto non provava una cosa del genere? Anzi, quando mai l’aveva provata?

“uhm certo, nick” disse il ragazzo prendendo una birra dal frigo del bancone e guardando Sam

“perchè sei andata da Tom?” chiese Nick sotto lo sguardo del ragazzo.

“oh così, non avevo nulla da fare e sono andata a trovarlo” disse la mora sorridendo a Nick.

Poteva andare da lui, perché invece è andata da quella sottospecie di ragazzo senza muscoli?

Nick annuì stizzito e la mora notò che c’era qualcosa che non andava nel suo sguardo, stava per parlare ma fu interrotta da Kevin che tornò da loro.

“dovete assolutamente provare questa mia nuova specialità” urlò Kevin avvicinandosi a loro, con un piatto.

“kev è un semplice muffin” ammise il riccio

Kevin lo guardò terrorizzato

“non è un semplice muffin, dentro c’è la mia ricetta segreta” disse Kevin poggiando il piatto davanti a Nick e Samantha

“su Sam, assaggialo” disse Kevin dandole una forchetta

Samantha annuì prendendone un po’ e portandolo alla bocca.

Nick la trovò dannatamente sexy mentre lo faceva.

“mm..buono” disse la mora sorridendo a Kevin

Kevin le fece un occhiolino per poi voltarsi verso Nick.

“assaggia anche tu, no?” chiese Kev al fratello

 “non ne ho voglia” disse il riccio distratto.

In quel momento l’ultima cosa che poteva pensare era il muffin di Kevin.

Perché si sentiva così? Cavolo non aveva diciotto anni, era un uomo maturo.

Non gli era mai successo.

Non gli era mai capitato di provare ‘gelosia’, o cose del genere, per una ragazza.

Doveva uscire da lì, aveva bisogno d’aria.

“io..io devo andare” disse il riccio alzandosi

“dove?” chiesero contemporaneamente kevin e Sam

“il mio turno al’ospedale comincia tra un po’” mentì il riccio.

Sam annuì abbassando lo sguardo.

Il riccio salutò tutti e si avviò verso l’uscita.

“nick” si sentì chiamare e si voltò velocemente.

“sam” disse vedendola avvicinarsi a lui.

“tutto okay?” chiese la mora a lui stranita.

“oh si, ho solo bisogno di uscire da qui” ammise il riccio

“ci vediamo stasera?”

“certo, ti ricordo che sono stato io ad invitarti” disse Nicholas sorridendo “non mancare” continuò

“non lo farò” disse la mora più a se stessa che a lui.

Sam gli sorrise mentre Nick le fece un occhiolino per poi andare via.

Appena uscito dal ristorante sembrò quasi riprendere tutta l’aria che aveva perso lì dentro.

Non sapeva nemmeno lui cos’aveva, sapeva solo che in quel momento aveva bisogno di suo figlio.

Salì in macchina e si diresse verso la scuola di Nate.

Doveva passare del tempo con lui.

In pochi minuti arrivò fuori il grande edificio e come sempre tutte le mamma attendevano in cortile l’uscita dei figli.

Nick si guardò intorno, notò che era l’unico uomo lì fuori.

Sospirò, nessun padre andava a prendere suo figlio a scuola?

La campanella suonò e tutti i bambini uscirono dal portone della scuola.

Nicholas vide Nate assieme ad una bambina bionda, stavano parlando e notò che Nate non faceva altro che guardarla e sorridere.

Il ragazzo pensò che somigliasse tanto a lui.

“nate” lo chiamò il papà e il piccolo alzò lo sguardo sorridendo e correndo verso il papà

“papà” urlò il piccolo “perché sei venuto tu a prendermi? Di solito viene nonna”

“volevo passare del tempo con il mio campione. Ti va di andare a giocare a baseball?”

“e me lo chiedi? Sai che è il mio sport preferito e che da grande sarò un ottimo giocatore!” disse il piccolo entusiasta

“chi era quella bambina?” chiese Nick al figlio dirigendosi verso la sua auto.

“la mia fidanzata” disse il piccolo con tranquillità

Nicholas quasi non si strozzò con l’aria che respirava

“cosa? Ma sei piccolo” disse Nick

“non sono piccolo, papà! A me piaceva e zio Joe mi ha dato dei consigli su come farla cadere ai miei piedi” disse il bambino salendo in macchina seguito a ruota da Nick che rideva “è bella, vero?” chiese poi Nate al padre guardandolo

“si, molto carina” disse il ragazzo mettendo in moto e partendo

“dovresti trovarla anche tu una fidanzata, lo sai?”

“ah si?”

Nate annuì

“anche zio Joe l’ha trovata, persino zio Frankie.. manchi solo tu” disse il piccolo

“ci penserò” disse il riccio

“quando ne troverai una, sarò io il primo a conoscerla, vero?” chiese Nate

“certo”

“e se non mi piace, la lasci” disse il piccolo sorridendo

“ovvio, deve piacere prima a te che a me” disse nick sarcastico

“ecco, anche la mia fidanzata piace a zio joe e quindi va bene”

Nick rise

“devo smetterla di farti passare del tempo con Joe” disse il riccio

“perché? Io da grande voglio essere come lui” ammise il piccolo Nate sorridendo

“rompiscatole e idiota?” chiese Nick

“bello e impossibile” lo ammonì Nate.

Nick rise, sorridendo al figlio.

 

 

 

“ciao”

“ehi hai fatto tardi”

“scusami, ma la mia sorellastra e il mio fratellastro non si scrollavano da dosso” ammise la mora avvicinandosi a ncik che era appoggiato con i gomiti sulla ringhiera dell’ultimissimo piano dell’empire.

Nick le sorrise

“tutto bene?” chiese poi lei

“si.. tutto okay, a te?” chiese lui

“mm.. bene” disse la mora ammirando la meravigliosa New York.

“ho voglia di parlare” disse poi la mora dopo un po’.

Nick la guardò per vari secondi

“sono qui”

“secondo te anche gli angeli vedono quello che stiamo vedendo noi adesso?”

“mm.. credo, credo di si”

“secondo me no, loro vedono oltre” ammise la mora

“che vuoi dire?

“che oltre a vedere fuori, vedono anche dentro. Sanno come le persone si sentono in determinati momenti.. Vorrei saperlo anche io”

“cosa vorresti sapere esattamente?”

“come ti senti tu, ora” disse sicura la mora.

“io?” chiese stupito Nicholas.

Perchè voleva sapere come si sentiva? Cvaolo, quella ragazza era davvero strana.

“si” 

“mi..mi sento bene” disse il riccio

“e stamattina?” chiese Sam

“anche”

“non sopporto le persone che mi prendono per il culo” disse la ragazza scocciata

“non lo sto facendo” la assicurò il ragazzo.

“allora dimmi perché stamattina sei andato via così, non credo che sei venuto da Kevin solo per tre minuti”

“avevo il turno in ospedale, te l’ho detto” si difese il ragazzo

“non è vero. Sono venuta in ospedale e mi hanno detto che oggi era il tuo giorno libero”

“wow” commentò il riccio.

Non poteva crederci, lei era andata in ospedale appositamente per cercarlo, per cercare lui, per cercare Nick.

“Sam” iniziò il riccio “volevo solo stare un po’ da solo.”

“okay, bastava dirlo”

Nick gli sorrise

“mi parli un po’ della tua vita? Io..io non so praticamente niente di te” ammise la mora guardandolo

“cosa vuoi sapere?” chiese Nick appoggiandosi al muro

“qualunque cosa” disse la mora

“mi chiamo nick, ho vent-“

Sam non lo fece finire di parlare.

“vai avanti per favore, so già queste cose” disse sorridendo

Nick annuì divertito.

“ho tre fratelli. Kevin, Joe e Frankie… vivo a new york da solo.. e ho..” nick esitò un po’

“hai?” chiese Sam

“ho un..”

“un?” chiese ancora la mora

“un ….ddebole per la pizza, la mangerei sempre e ovunque” disse il riccio.

“oh anche io” disse la mora sorridendo

“lavoro all’ospedale e… sei davvero andata lì oggi?”

“non ci credi?” chiese la mora

“no, ci credo.. è che ..mm..vedi .. è strano, mai nessuno l’ha fatto”

“beh allora sono contenta di essere stata la prima” disse la mora guardandolo attentamente

La ragazza notò che quando era nervoso si toccava i ricci e notò quanto fossero belle le sue labbra, erano sottili e a forma di cuore.

Aveva tanta voglia di baciarlo e di rimanere così per il resto della sua vita.

“sam?”

“mm?” chiese la mora

“posso baciarti?” chiese il riccio con un filo di voce

Sas sorrise istintivamente

“puoi baciarmi ogni volta che vuoi. Quando sei nervoso, triste, felice, quando sei in macchina, quando stai andando a lavoro oppure quan-”

Nick non la fece finire di parlare che la attirò a se, unendo finalmente le loro labbra, che da troppo tempo desideravano di essere unite.

Non riuscivano a spiegarsi nemmeno loro cosa stavano provando esattamente in quel momento.

Sapevano solamente che stavano aspettando quel momento da una vita.

 




Salve bella gente :3

Come state? spero bene u.u Mi scuso per il ritardo ma non ero proprio nel momento adatto per scrivere çç spero che questo capitolo vi sia piaciuto e per farmi perdonare ho già pronto il psossimo quiiiiiiiiiiiiiiiiiindi lasciatemi tante belle recensioni e il capitolo arriverà prestissimo u.u

Voglio ringraziare. come sempre le fantastiche ragazze che recensiscono ogni capitolo, grazie di cuore u.u

Bye, vale.♥



 

 

 

SPOILER.

“ehi, non..non è successo nulla, non scappare” disse il riccio prendendole un braccio cercando di farla voltare verso di lei, per poterla guardare negli occhi ma lei non si voltò.

“n..non sto scappando” ammise prendendo la borsa e respirando ancora a fatica.

Perché Nick le faceva quell’effetto? Perché doveva essere sempre lei a rovinare tutto? In fondo Nick non stava facendo nulla di male. Non riusciva nemmeno a voltarsi e a guardarlo negli occhi.

Era solo una stupida ragazzina di diciotto anni che ne dimostrava quindici.

“Sam, sul serio io ti..ti capisco.. ci conosciamo da così poco tempo.. e non pretendo nulla da te...”

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Capitolo 8
*** Chapter 8. ***


 

 

 

                                               'Do you believe in destiny?'

 

Chapter 8.

 

 

“dottor Jonas, c’è qualcuno per lei”

Nicholas sbuffò.

Aveva tanto lavoro da fare e inoltre alle quindici sarebbero venuti i primi pazienti.

“Katie sono impegnato, ti ho detto che non posso vedere nessuno fino alle 15”

“ma la ragazza è qui fuori da un’ora e ha detto che non se ne andrà fin quando non la farò entrare”

“una ragazza? Come si chiama?” chiese il riccio curioso

“una certa Samantha Edwards”

Nick sorrise.

“lasciala entrare” disse il riccio per poi attaccare

Sospirò quella ragazza era davvero unica.

Nick non faceva altro che pensare al loro bacio della scorsa sera.

Le sue labbra, così sottili e rosse.

Finalmente aveva avuto la fortuna di baciarle.

“certo che la tua segretaria è davvero rompiscatole”

Un uragano era appena entrato nel suo ufficio.

Perché si, lei era un vero e proprio uragano, entrava nella vita delle persone e le sconvolgeva.

Chiunque si avvicinava troppo rimaneva scottato oppure entrava nel cerchio.

Nicholas rise guardandola.

Samantha si guardò intorno e tolse la giacca di pelle che indossava e la poggiò sulla sedia di fronte la scrivania dov’era seduto Nick assieme alla borsa.

“Allora dottor Jonas, di cosa si occupa?” chiese la mora fingendosi una paziente.

“sono un pediatra”

“Oh..quindi non potrà curarmi se per caso…avessi la febbre o cose del genere”

Nick annuì

“eri occupato?”

“si, ma per te posso anche lasciare tutto”

Sam arrossì abbassando lo sguardo, cominciando a fissare le sue scarpe.

“mi piaci quando arrossisci” commentò il riccio fissandola

Sam alzò lo sguardo sorridendogli

‘a me piaci sempre’ pensò la mora

“come mai sei venuta? Niente scuola?” chiese il riccio

“sono uscita prima e ho pensato di venirti a fare una visita”

“sono contento che sei venuta” disse

Sam si sentiva in imbarazzo e non sapeva perché.

Seduta nell’ufficio di Nick, di fronte a lui, come fosse una sua paziente.

Quella cosa, o meglio quella situazione, la metteva in imbarazzo.

Come faceva Nick a stare seduto tutta la giornata in quella dannata sedia da dottore?

Si alzò di scatto.

“dio, come fai a stare sempre seduto?”

“beh..ogni tanto mi alzo…sai com’è devo visitare i pazienti, non si sdraiando sulla scrivania ma sul quel lettino bianco lì” disse il riccio sarcastico indicandogli un lettino bianco dietro quelle tende bianche.

“oh..ora capisco” disse la mora esplorando un po’ la stanza

“eri seria ieri quando mi hai detto che potevo baciarti ogni volta che volevo?” chiese Nick con tranquillità alzandosi e dirigendosi verso di lei

‘Cavolo, ma come faceva ad essere così tranquillo mentre le diceva una cosa del genere?’ pensò la mora

E poi perché le chiedeva se poteva baciarla? Ti pare che lei lo avrebbe respinto?

Mah. Gli uomini adulti erano davvero strani.

“c..certo.. che puoi, Nick” mentre parlava indietreggiò di alcuni passi finendo contro il muro.

Nick poggiò le mani sul muro, imprigionandola.

“ero seria” ammise poi la mora respirando a fatica..

La vicinanza di Nick le faceva sempre quell’effetto.

Nick sorrise e Sam si morse un labbro.

“sei..sei bellissima” si lasciò scappare il riccio guardandola attentamente.

Sam arrossì abbassando ancora lo sguardo..

“e lo sei ancora di più quando arrossisci” disse ancora Nick prendendole il mento e facendole alzare il viso, in modo che potesse guardarla negli occhi.

Lentamente Nick avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza e finalmente la baciò.

Sam aprì leggermente la bocca affinché la lingua di Nick potesse incontrare la sua.

Il cuore le batteva forte, come mai aveva fatto.

Quel ragazzo la mandava in tilt, come mai nessuno aveva fatto. Nemmeno con Tyler.

Sam si lasciò andare baciandolo con più passione e passando una mano fra i suoi meravigliosi ricci.

Nicholas cominciò ad accarezzargli un fianco con una mano mentre con l’altra l’avvicinava di più a se.

Era da molto che non baciava una ragazza con così tanta passione, con così tanta forza. Anche se aveva paura di farle del male, lei era così piccola, non solo di età, ma anche di statura.

Nicholas la prese in braccio mentre Sam attorcigliò le gambe attorno alla sua vita.

La poggiò sulla sua scrivania e cominciò ad accarezzargli le gambe mentre continuavano a baciarsi.

Samantha non riusciva più a staccarsi da quelle labbra e le mani di Nick che continuavano a toccarle le gambe le provocavano lunghe scosse in tutto il corpo.

Sentì le mani di Nick giocare con la lampo dei suoi jeans ed entrò in panico.

“Nick…f..forse dovremmo…dovremmo fermarci” disse con un filo di voce la mora ancora con il battito cardiaco accelerato.

Nick annuì allontanandosi un po’, prima che il suo lato da ‘sono un ragazzo e non faccio sesso da molto’ uscisse fuori.

“d..devo andare”

Sam scese dalla scrivania,e cercò la sua borsa.

“ehi, non..non è successo nulla, non scappare” disse il riccio prendendole un braccio cercando di farla voltare verso di lei, per poterla guardare negli occhi ma lei non si voltò.

“n..non sto scappando” ammise la borsa respirando ancora a fatica.

Perché Nick le faceva quell’effetto? Perché doveva essere sempre lei a rovinare tutto? In fondo Nick non stava facendo nulla di male. Non riusciva nemmeno a voltarsi e a guardarlo negli occhi.

Era solo una stupida ragazzina di diciotto anni che ne dimostrava quindici.

“Sam, sul serio io ti..ti capisco.. ci conosciamo da così poco tempo.. e non pretendo nulla da te, solo perché sono più grande di te di qualche anno non vuol dire che devi fare cose forzate con me. Okay?  Sam, ascolta… tu..  tu mi piaci, e sono una persona abbastanza matura per dirtelo così senza troppi giri di parole e giochetti da bambini. Mi piaci molto e… e stasera si, stasera sei impegnata, dillo a tutti i tuoi corteggiatori” disse Nicholas serio.

“c..cosa?” chiese le voltandosi verso di lui.

Nick la guardò attentamente.

“stasera, ti passo a prendere alle otto e trenta, okay? Vestiti elegante”

“n..non sto capendo”

“hai capito benissimo invece, ora sei libera di scappare, ma non mancare stasera, per favore” disse il riccio sorridendo

Sam sorrise stranita per poi uscire dallo studio di Nick.

Si toccò le labbra e si diresse verso l’uscita.

Sembrava una pazza, continuava a toccarsi le labbra e a fissare il vuoto.

“signorina, tutto bene? Signorina?”

Sentì la segretaria di Nick chiamarla due o tre volta e posizionarsi davanti a lei ma non le diede importanza.

Si erano baciati, ancora. E lei, aveva fermato Nick quando stava cercando di andare un po’ troppo oltre, e invece di incazzarsi lui l’aveva invitata a cena fuori.

Beh quello era il loro vero primo appuntamento.

Si, perché quelli all’empire erano..appuntamenti? Non sapeva nemmeno lei cos’erano, sapeva solo che le piacevano, le piaceva Nick, le piaceva la tranquillità con cui diceva le cose, le piaceva tutto di lui.

Non sapeva nemmeno lei come si sentiva quando pensava a lui.

Anzi lo sapevo, una nuova emozione stava nascendo dentro di lei, una cosa che non aveva mai provato e che non sapeva nemmeno lei come spiegarla.

Prese un bel respiro e senza degnare di una risposta la segretaria di Nick, uscì dall’ospedale.

Prese un taxi e in pochi minuti arrivò a casa sua.

Entrò e in salotto c’erano suo padre e Jennifer che parlavano.

“ehi, ciao tesoro.. sei tornata presto?” chiese il padre vedendola

Sam era ancora sulle nuvole, così annuì distrattamente al padre.

Prese un lungo respiro ed entrò in camera sua, buttando la borsa a terra e togliendosi le scarpe distrattamente.

Si fece una coda molto distrattamente, in quanto alcuni ciuffi di capelli le ricadevano lungo il viso.

Prese di nuovo un lungo respiro ed entrò nella sua cabina armadio.

Un appuntamento con Nick.

Un appuntamento con Nick.

Doveva essere almeno carina.

Doveva vestirsi elegante. Mm ne aveva tanti di abiti eleganti, tutti regalati dalle zie e dai nonni visto che lei non ne aveva mai comprato uno.

Lei amava la semplicità, amava uscire per le strade di New York con un semplice jeans stretto e una maxi felpa e a sua tracolla Chanel.

Beh si, amava Chanel, amava la semplicità delle sue borse.

Ma quella sera, niente, jeans, niente felpe.

Andò verso il lato degli abitini e cominciò a cercarne uno adatto.

C’era quello che le aveva regalato sua zia per il suo compleanno, ma era troppo lungo e troppo elegante.ù

C’era quello che le aveva regalato il padre, ma era troppo rosso.

Troppo lungo, troppo corto, troppo appariscente, troppo semplice, troppo troppo.

Sbuffò sedendosi sulla moquette.

Non sapeva cosa mettere.

“hei Sam, posso parlarti?”

Matthew entrò in camera sua, senza nemmeno bussare.

Doveva ancora abituarsi a quei tre in casa sua.

“Matthew, non è il momento, sono impegnatissima, vedi di sparire”

“no, sul serio, ti rubo solo tre minuti.. ma dove sei?”

“nella cabina armadio” disse la mora sbuffando.

Matthew entrò nella cabina armadio.

“wow, è più grande di quella di mia sorella”

“io non ci metto solo vestiti, ma anche i libri” disse la mora indicandogli un lato della cabina armadio pieno di libri.

Matthew si sedette sulla poltroncina che c’era nella cabina armadio, proprio di fronte la ragazza.

“allora? Cosa c’è?” chiese Sam incitandolo a parlare

“mi piace una delle tue amiche”

“uhm..bene, ed io? Cosa dovrei farci?”

“beh..non so volevo qualche consiglio, dovrei invitarla ad uscire?”

“non lo..non lo so, provaci…poi se ricevi un bel due di picche, ti farai una ragione”

“il fatto è che… mi piacciono tutte e due, e non so scegliere”

Sam lo fulminò con lo sguardo.

“ascolta Matthew, se sei venuto qui per prendermi per il culo è meglio che vai via” disse la mora alzandosi.

“no sul serio, aspetta”

Matthew si alzò e la seguì.

“secondo te sbaglio se esco con entrambe?”

“fai quello che ti pare, okay? Ora fuori di qui” disse Sam spingendolo fuori la porta.

Sbuffò chiudendo la porta a chiave.

Doveva assolutamente trovare un vestito adatto.

Sbuffò rientrando nella cabina armadio.

Doveva assolutamente trovarne uno adatto. Ricontrollò tra i vestiti e ne misurò uno che le sembrava carino.

Era corto, di un azzurro chiaro, con molto decori che partivano dalla scollatura alla fine del vestito.

Si, forse quello poteva andare bene.

 

 

 

“come sto?”

“sei bellissima, tesoro.. ma mi dici dove devi andare così elegante?” chiese il padre ad una Sam super ansiosa che non riusciva a stare nemmeno seduta.

“ho un appuntamento, papà.. e sono ansiosa”

“sei bellissima” commentò il padre guardandola.

“quanti anni mi dai?” chiese la mora.

“uhm..la tua età, diciotto, perché?”

Sam sbuffò. Voleva sembrare più grande.

“forse devo mettere un po’ di trucco in più” disse la ragazza voltandosi per andare verso il bagno ma il padre la fermò per un braccio.

“perché vuoi sembrare più grande?” chiese il padre

“io? Cosa? No, io..io non voglio sembrare più grande.. è solo che dimostro quindici anni, non diciotto”

“non è vero, sei perfetta, e bellissima, e di nuovo perfetta” disse il padre sorridendole lasciandole un dolce bacio sulla guancia.

“grazie, ma non ne sono  molto sicura”

“devi esserlo invece” le disse il padre sorridendo.

Il citofono di casa bussò.

“oh mio dio, è per me, è per me, devo andare, devo andare, è per me”

“stai calma tesoro, se è per te, vai. No?” chiese il padre

“giusto” disse la mora prendendo la sua pochette e indossando la giacca

“ti voglio bene e.. non fare tardi” le disse il padre prima che uscisse.

In ascensore era ansiosissima. Il cuore non smetteva di battere così forte e non riusciva nemmeno a parlare.

Come avrebbe fatto per il resto della serata?

Prese un lungo respiro ed uscì dal palazzo dove un Nick, in smoking, era appoggiato alla sua macchina con una mano in tasca.

Sentì il rumore dei tacchi di Sam e alzò lo sguardo, rimanendo quasi senza parole, o senza respiro.

“c..ciao” disse la ragazza fermandosi di fronte a lui.

Nicholas non riusciva quasi a parlare. Di belle donne ne aveva viste a migliaia, ma lei..lei le superava tutte.

“sei..sei bellissima”

“oh..g..grazie” disse la mora arrossendo “a..anche tu..lo sei”

Nick le sorrise

“oh non quanto te, su sali in macchina ti porto nel posto più romantico di New York” disse il riccio sorridendo alla mora e aprendole la sportiera dell’auto.

Sam si morse il labbro e poi salì in auto.

Nick salì in auto e partì velocemente.

“d..dove andiamo?” chiese la mora

“nel posto più romantico di New York” disse di nuovo il riccio

“new york non ha posti romantici” confessò la mora

“oh io ne conosco uno”

“empire?” chiese la mora

“mm.. si.. potrei paragonarlo all’empire” ammise Nicholas guardandola

Samantha rise, guardando fuori dal finestrino..

“e..siamo arrivati” disse il riccio dopo vari minuti parcheggiando la sua macchina.

Scesero dall’auto.

Sam si guardò intorno, era fuori un semplice ristorante di New York.

Cos’aveva di romantico?

La ragazza guardò meglio l’edificio, e notò che era abbastanza alto.

“ti..ti sei incantata?” chiese Nick sfiorandole con il braccio il fianco.

“oh..no..c..cercavo solo di capire cos’aveva di romantico questo posto” disse la mora

“aspetta e vedrai, su entriamo” disse il riccio prendendola per mano e entrando nel ristorante.

Sam si guardò intorno, il ristorante era molto elegante ed era pieno di gente.

Tutte le donne erano vestite elegantemente e ridevano bevendo i loro bicchieri di champagne.

“sei..sei bellissima, non dovrò più farti vestire così.” disse Nicholas, distraendola dai suoi pensieri.

“perché?” chiese curiosa

“perché tutti gli uomini di questa sala ti stanno guardando ed uno dei miei peggior difetti è la gelosia” ammise il riccio

Sam rise.

“non sto scherzando” la ammonì Nick

“mi scusi, dottor Jonas” disse la ragazza sorridendo

“buonasera Mr. Jonas” una cameriere si avvicinò a loro, squadrandoli per bene.

“ciao Elliot, la sala?”

“oh beh.. la signorina Evans ha scelto appositamente per lei quella all’ultimo piano”

Nicholas sorrise.

“ringraziala da parte mia” disse il riccio ritornando a guardare Samantha, le prese una mano e si diresse verso l’ascensore..

Chi era la signorina Evans? Si chiese la mora, e perché aveva scelto una sala? Erano solamente in due.

“ a che pensi?” le chiese Nicholas una volta entrati nell’ascensore

“oh nulla..solo..che.. mi piace questo posto, è molto elegante” disse la mora

Arrivarono all’ultimo piano e Samantha rimase a bocca aperta.

Era una sala molto grande, dove non c’erano tutte finestre ma enormi vetrate, sembrava quasi che stesse sospesa sul cielo mentre guardava giù..

Per terra c’erano molte candele, e al centro della sala un unico tavolo decorato molto elegantemente.

“nick..è.. wow” si lasciò scappare la ragazza.

Nicholas le sorrise.

Si sedettero uno di fronte all’altro e Nicholas si sporse in avanti per starle più vicino.

“è bellissimo, sul serio.. mai nessuno ha fatto una cosa del genere per me Nick, grazie” ammise la mora mordendosi un labbro.

Era maledettamente imbarazzata.

Sul serio un ragazzo come nick aveva fatto una cosa del genere per lei?

Nicholas, che sembrava quasi un angelo sceso dalla terra per salvarla, le aveva organizzato una delle cose più meravigliose che un ragazzo poteva organizzarle.

Forse era un sogno.

“mai nessuno? Wow, i diciottenni di oggi sono davvero noiosi” disse il riccio ridendo, facendola ridere anche la ragazza.

“non sapevo che a new york ci fossero posti del genere, sembra di essere in paradiso” ammise la ragazza

“già, è uno dei migliori ristoranti di New York” disse il ragazzo

“dopo quello di Kevin, ovviamente” lo ammonì la mora

“sei molto legata a mio fratello, vero?” chiese il riccio curioso.

Non sapeva perché ma provava una certa gelosia verso Kevin.

Si diede dello stupido, Kevin era suo fratello ed era sposato.

Samantha lo considerava quasi un fratello.

“molto, lui e Danielle sono così.. così dolci assieme, spero di trovare un amore come il loro” ammise la mora

“sarebbe?” chiese Nicholas

“non li hai mai guardati? Si capiscono con un solo sguardo, sono così sereni e felici quando sono assieme e… quando c’è Danielle in giro, Kevin non ha occhi che per lei, anche quando sta parlando con qualcuno o è alla cassa, Kevin non si volta nemmeno un minuto, è sempre lì fermo a guardarla, cercando di capire cosa sta dicendo, se sta parlando di lui o altro.. E poi quando la sente  ridere, beh lì automaticamente, sorride anche lui.”

Nicholas sorrise, notando quanto quelle cose fossero vere.

“sei…davvero diversa dalle newyorkesi di oggi”

“ah si?” chiese Samantha

“si” ammise il riccio abbassando lo sguardo “dove sei stata per tutto questo tempo?” chiese poi rialzando lo sguardo.

Samantha provava una strana sensazione ogni volta che lo guardava, non sapeva descrivere nemmeno lei cos’era.

“ti cercavo” ammise la ragazza guardandolo negli occhi.

Nicholas si sporse in avanti baciandola dolcemente.

La ragazza si sentiva quasi in paradiso in quel momento, assieme a lui.

Nicholas avrebbe voluto invece che quel momento sarebbe durato per sempre.

Furono interrotti dal cameriere

“oh scusate, volevo prendere le ordinazioni” ammise il ragazzo

“oh si certo, cosa prendi?” chiese Nicholas alla ragazza

“cosa avete per dessert?” chiese la mora

“oh torta alle mandorle, all’ananas e gelato alla fragola con panna”

“io prendo un gelato alla fragola con panna”

Nicholas e il cameriere la guardarono straniti.

“io c..comincio sempre con il dessert” ammise la mora imbarazzata

Nicholas sorrise.

“beh un gelato e per me, il solito” disse di nuovo Nicholas al cameriere

L’uomo scrisse qualcosa sul suo block notes e poi sparì.

“lo ripeto: sei davvero diversa dalle newyorkesi di oggi” ammise il riccio diverso “ma mi piaci" 

"molto" disse ancora il riccio marcando molto la parola.

E mentre Samantha mangiava il suo gelato alla fragola con panna e Nicholas il suo antipasto, i due si resero conto che non avrebbero voluto essere in un nessun altro luogo se non lì, insieme.

 

 

 

Eccovi il capitolo, scusate il ritardo ma ho avuto un po' di problemi, spero comunque che mi lascerete qualche recensione çç anche se non le merito.

Al prossimo capitolo, (prestissimissimissimissimissimissimo :3 ) 

 

 


 

SPOILER.

Kevin sospirò

“sei sempre il solito” ammise Kevin andando via ma Nick lo fermò.

“no aspetta, ho cercato di dirglielo ma non ci riesco, non è una cosa semplice, Kevin. Ho paura che possa scappare, lei è così fragile, avrebbe paura e scapperebbe” disse il riccio toccandosi i capelli.

“io non mi preoccupo per questo, nick. Sono sicuro che appena lei saprà di Nate non potrà non essere felice per te

“E di che ti preoccupi?” chiese Nicholas.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Chapter 9. ***




 CHIEDO UMILMENTE PERDONO PER L'IMMENSO RITARDO, NON UCCIDETEMI<3

                                                                                   

                                                                                            'Do you believe in destiny?'


Capitolo 9.

 

“ehi finalmente tuo padre ti ha portato un po’ da me” disse Danielle abbracciando il piccolo Nate.

Danielle adorava Nate e Nate adorava Danielle.

Purtroppo però non si vedevano quasi mai a causa del brutto e scontroso carattere del padre.

“sei sempre occupata con il ristorante” si lamentò il piccolo

“ma per te ho sempre tempo, tesoro, lo sai” disse Danielle lasciandole un bel bacio sulla guancia “ciao Nick” disse poi la donna vedendo Nick entrare.

“ciao Dani, Kevin?” chiese il riccio

“in giardino” disse la donna “vieni Nate, lasciamo i noiosissimi fratelli Jonas a parlare da soli, e andiamo a giocare”

Danielle lo prese per mano salendo le scale.

Kevin e Danielle abitavano in una villetta in periferia di New York. Era molto carina, in stile molto moderno quasi simile al loro ristorante.

Nicholas uscì in giardino dove Kevin era seduto sulla poltrona sotto il gazebo intento a scrivere qualcosa con il suo iphone.

“Ehi, fratellino.. è da un bel po’ che non vieni qui… A cosa devo questa visita?” chiese Kevin posando il cellulare sul tavolino accanto al divano.

Intanto Nick si era seduto su un divano di fronte Kevin.

“Nate non vedeva Danielle da un bel po’ e gli mancavano le tue battute” disse il riccio sorridendo

“oh lo so, non avermi più in casa è davvero un lutto, ma sono cose che succedono” disse Kevin fingendosi modesto

“ma smettila” disse il riccio prendendo una birra che era sul tavolino e cominciando a bere.

“allora, sei venuto qui per parlarmi di Samantha, vero?” chiese Kevin, conosceva troppo bene il fratello e sapeva benissimo cosa voleva.

Nicholas rise.

“sei proprio mio fratello” ammise il riccio

“già” disse Kevin sistemandosi meglio sulla poltroncina.

“È bellissima”  ammise il riccio sospirando

“lasciala in pace” disse Kevin scandendo bene le parole.

“Troppo tardi” disse il riccio guardando il fratello

“What?” chiese Kevin incredulo.

“È troppo tardi, sul serio, dio ma l’hai vista? è la miglior ragazza che abbia mai visto, la più bella, la più sensibile, la più meravigliosa” disse il riccio

Kevin notò che mentre parlava di lei, i suoi occhi brillavano.

“Da quanto la consoci?” chiese curioso Kevin

“tre settimane credo, o forse di più” disse Nick passandosi una mano fra i capelli.

“Senti, se stai cercando di imitare quel film, uhm com’è che si chiama? Ah si, due settimane per innamorarsi, stai sbagliando di grosso, lascia in pace Sam, ha già troppi problemi” disse Kevin nervosamente

“Ecco, kev, lei… in realtà, lei non sa niente” disse il riccio torturandosi le mani

“Niente, niente?” chiese Kevin

“Niente” disse il riccio

Kevin sospirò.

“sei sempre il solito” ammise Kevin alzandosi e andando via ma Nick lo fermò.

“no aspetta, ho cercato di dirglielo ma non ci riesco, non è una cosa semplice, Kevin. Ho paura che possa scappare, lei è così fragile, avrebbe paura e scapperebbe” disse il riccio toccandosi i capelli.

“io non mi preoccupo per questo, nick. Sono sicuro che appena lei saprà di Nate non potrà non essere felice per te” disse il ragazzo al fratello

“E di che ti preoccupi?” chiese Nicholas.

“Del carattere che ti ritrovi, Nick. Tu cambi idea ogni dieci minuti, all’improvviso ti stanchi di tutto e ti sfoghi sulla prima persona che ti capita davanti, lei non lo merita e sono sicura che lì scapperebbe sul serio, dopo aver visto una delle tue sfuriate.”

“credo che lei sia diversa” ammise il riccio

“diversa non vuol dire stupida, che passerà davanti a tutte le cazzate che fai” disse Kevin

“Kevin, ho un figlio e un lavoro che mi richiede molte responsabilità, sono un uomo maturo”

“lo sei solo con Nate, poi te ne freghi di quello che pensa la gente o come si sentono le persone dopo le tue urla” urlò Kevin

“ce l’hai ancora con me per quando ho litigato con Danielle, vero? Mi dispiace Kev, sul serio, ho perso la pazienza e sono scoppiato, non ne potevo più di nessuno” disse il ragazzo sbuffando.

Erano passati più di cinque anni dalla litigata con Danielle e a Kevin non gli era ancora passata. Nicholas sapeva di aver avuto torto, infatti aveva anche chiesto scusa a Danielle ma a Kevin le scusa non erano bastate.

“e non dovevi prendertela con Danielle, lei voleva solo aiutarti” disse il ragazzo

Nick sbuffò, alzandosi e andando via.

“hei Nate, andiamo”

Nick entrò in cucina dove Danielle e Nate stavano ridendo.

“voglio rimanere un altro po’” si lamentò il piccolo

“sono le sette” disse Nicholas avvicinandosi a lui.

“puoi anche lasciarlo qui, lo accompagno io più tardi” disse la donna sorridendo

“siii” urlò il piccolo facendo ridere Nick e Danielle.

“fai il bravo, mh?” disse Nicholas scompigliandogli i capelli e lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.

“a dopo, allora” disse il riccio a Danielle “salutami tu Kevin”

In due secondi si trovava già al volante dell’auto.

Sospirò.

Non ne poteva più di nessuno.

Kevin che gli ripeteva sempre le stesse cose, Danielle che si mostrava così fredda con lui ed infine Samantha, che appena avrebbe saputo di Nate, sarebbe scomparsa dalla sua vita.

Sbuffò per la millesima volta e mise in moto l’auto dirigendosi verso casa di Sam.

“hey, puoi scendere devo parlarti”

“hey ciao.. io ho un figlio e sua madre non c’è, mi dispiace dirtelo così”

“ciao Sam, sai che ho un figlio di sei anni e mezzo?”

Mentre si dirigeva verso casa della ragazza ripensava agli infiniti modi per dirglielo ma nessuno gli sembrava adatto.

Un figlio non è una cosa con cui si scherza.

Non lo aveva mai detto a nessuna delle sue ‘fiamme’.

Ma Sam era oltre che una semplice fiamma, Samantha era diversa. Se lo ripeteva in continuazione, non sarebbe scappata. Ne era sicuro.

Sicuro era solo la morte, pensò.

La verità era che aveva paura, tutte le ragazze a cui l’aveva detto erano scappate, senza nemmeno sapere la sua storia e lui non voleva perdere Samantha, non voleva perdere l’unica persona che oltre Nate gli aveva riportato il sorriso.

“hey che ci fai qui?”

Samantha si avvicinò alla macchina.

Aveva ancora la divisa della scuola e in mano portava alcuni libri.

“Sam, oh beh.. io..volevo vederti” disse il riccio uscendo nervosamente dall’auto.

“ci siamo visti questa mattina” disse la ragazza scoppiando a ridere.

Nick non potè non pensare che quella risata era davvero una delle più belle che aveva mai sentito.

Sorrise.

“sono felice di vederti” ammise la mora avvicinandosi a lui.

Nick la attirò a se e la baciò.

Aveva bisogno di quel contatto, aveva bisogno dei suoi baci, così dolci e diversi da quelli che aveva dato in tutta la sua vita. Aveva bisogno del suo profumo, della sua voce, della sua risata.

Quella ragazza stava diventando una vera droga per lui.

Una volta staccati, si sorrisero.

“dove sei andata?” chiese appoggiandosi all’auto e prendendole una mano.

“dovevo prendere alcuni libri in libreria” disse la mora sorridendogli

“oh, ecco cosa sarà il prossimo regalo, una libreria” disse il riccio sarcastico.

Samantha amava i libri e aveva scritto una lista di tutti i libri che doveva leggere prima di morire. La ragazza rise.

 “mi basti tu” disse guardandolo negli occhi e cercando di gestire quel vortice di emozione che invadeva il suo corpo ogni volta che Nicholas la guardava.

Il cellulare di Samantha cominciò a squillare.

“rispondo un secondo” disse la ragazza frugando nella borsa, in cerca del suo cellulare.

Dopo averlo trovato, rispose velocemente.

“si?” chiese

“ciao Sam, sono Tom”

Tom? Il ragazzo che lavorava da Kevin, perché la chiamava?

L’ultima volta che l’aveva chiamata era perché voleva uscire con lei.

“c..ciao Tom” disse la ragazza abbassando lo sguardo.

Nick rimase a guardarla. Chi era Tom? Che fosse il ragazzo che lavorava da Kevin? Naaah non aveva il suo numero.

“beh volevo chiederti se sabato ti andava di uscire con me, è da tanto che non mi vieni a trovare da Kevin” disse il ragazzo.

“oh..no mi dispiace io sono…ehm..im..non ci sono” disse la ragazza balbettando.

“oh allora facciamo un’altra volta?” chiese il ragazzo

Nick la guardò e lei alzò lo sguardo.

“chi è?” le chiese

“mi dispiace Tom, ma devo attaccare, ciao” disse senza dar il tempo al ragazzo di rispondere.

“chi era?” chiese Nicholas

Samantha tentennò un po’ prima di aprir bocca.

“era Tom, il ragazzo che lavora da Kevin” disse

“perché ti chiamava? Che voleva? Non devi parlaci.” Disse il ragazzo cambiando subito espressione una volta sentito la frase ‘il ragazzo che lavora da Kevin’

Non lo aveva mai sopportato ed ora che chiamava anche Sam stava cominciando ad odiarlo.

“perchè?” chiese la mora

“mi da fastidio?” era più che una domanda retorica.

“sei geloso?” chiese la ragazza guardandolo.

“da quanto lo conosci? Ci sei mai uscita?” chiese Nicholas passandosi una mano tra i capelli e cambiando discorso.

“rispondi alla mia domanda” disse la ragazza

“tu rispondi alla mia” controbatté il moro.

 “si, lo conosco da un bel po’” ammise la mora

“siete usciti assieme?” chiese poi Nick

“q..qualche volta, ma perché?” chiese la mora fingendo di non capire quello che Nick volesse dire.

“vi siete mai baciati o-” Sam non lo fece finire.

“ma che stai dicendo? Nick,  che hai?”

“rispondimi” disse prendendola per un polso e facendola voltare verso di lui, ormai erano a 5cm di distanza.

“lasciami nick, mi fai male” disse la ragazza

“scusa.. mi ..  mi dispiace sul serio” disse lasciandola immediatamente e voltandosi verso la macchina

‘sei uno stupido, uno stupido’ continuava a ripetersi

“mi dici cosa c’è? Cos’hai?” chiese la ragazza prendendogli una mano.

Era fredda a differenza della sua, che era molto calda. Nick era così freddo fuori ma caldo dentro, forse anche troppo.

Quella sua aria da scazzato asociale si contrapponeva alla dolcezza che aveva dentro.

“c’è che quando si tratta di te.. io..io non sono più lo stesso, impazzisco, sono continuamente nervoso e in ansia.. Mi chiedo dove sei, con chi sei e cosa stai facendo, se mi starai pensando o addirittura se mi starai sognando.. sembro un ragazzino di diciassette anni alla sua prima cotta.. E non è un buon segno” disse il riccio nervosamente.

Quasi non le venne un colpo. Quelle parole, non le avrebbe mai dimenticate, sarebbero rimaste per sempre impresse nella sua mente e nel suo cuore.

“perché?” chiese la mora

“perché ho venticinque anni, cazzo”

“n..nick…io non ti capisco.. quello che..che mi hai appena detto è la cosa più bella che potessi dirmi” ammise la mora abbassando lo sguardo.

Nick le sorrise, alzandole il mento in modo da poterla guardare negli occhi.

“tu..sei..così..sensibile e piccola e vorrei tenerti sempre con me, non sopporto pensarti o vederti con qualcun altro.” Disse per poi attirarla a se e baciarla come solo lui sapeva fare. Poi però si fermò un secondo, e Sam lo guardò interrogativa.

“ah e per la cronaca, sono geloso”

 

 

 

 

 

 

Quella mattina Sam era stranamente felice, non sapeva nemmeno lei il motivo ma era felice. Forse finalmente la ruota aveva finalmente girato, ed era finalmente arrivato il suo momento.

Avete presente quelle mattina in cui vi svegliate e avete la forza di fare ogni cosa? Beh lei si sentiva così e non sapeva nemmeno il motivo.

Dopo aver fatto colazione, e aver comprato due cornetti ed un cappuccino da portare, si stava dirigendo a casa di Nick.

Era sabato e non doveva andare a scuola così aveva pensato di andare a fare una bella sorpresina a Nicholas visto che anche lui non andava in ospedale.

Arrivò sotto il palazzo ed una volta arrivata davanti la porta dell’appartamento di Nicholas bussò.

Ad aprirla fu un bambino, con dei bellissimi ricci, simili a quelli di Nicholas pensò.

Era biondo e aveva due profondi occhi color cioccolato.

“ciao” le disse il bambino vedendola

“ciao” disse la ragazza sorridendo stranita “ehm.. sto c..cercando Nick”

 “mio padre? Oh.. papàààà, c’è una ragazza per te” urlò il piccolo voltandosi verso il corridoio.

Sam rimase pietrificata. Aveva sbagliato casa, sicuramente. Forse l’appartamento di Nick era al piano superiore.

“arrivo”

Sentì la voce di nick da un’altra stanza e quasi svenne.

Le si fermarono le parole alla bocca quando notò che quel bambino era l’esatta fotocopia di Nicholas.

Il viso era uguale. Gli occhi. I capelli. Le labbra.

Era veramente suo figlio.

Non sapeva che fare.

“s..scusami..i..io non sarei dovuta venire mi.. mi dispiace, c..” disse per poi scappare via da quella porta, da quel palazzo, da Nicholas.

Perché non le aveva mai parlato di suo figlio? Nemmeno un accenno, niente.

Eppure avevano parlato tanto da quando si erano conosciuti.

Lei si era aperta con lui, gli aveva detto tutto.

“ehi Nate, chi era?” chiese Nick entrando in salotto dove il piccolo era ancora fermo davanti alla porta.

“una ragazza, ti cercava ma poi è scappata via” disse il piccolo chiudendo la porta e andando verso il padre che si era seduto sulla poltrona di fronte il televisore

“forse avrà sbagliato” disse il riccio invitandolo a sedersi accanto a lui. Nate non se lo fece ripetere due volte e si sedette accanto al padre.

“cosa guardiamo?” chiese il piccolo guardando il padre

“quello che vuoi” disse il padre sorridendo

 

 

 

SPOILER.

“Mi dispiace Sam, ogni volta cercavo di dirtelo ma non trovavo mai le parole adatte. Non è una cosa facile da dire” disse Nick

“stiamo insieme da quasi un mese e non mi hai mai detto di avere un figlio, di sei anni e mezzo” disse la ragazza

“avevo bisogno di tempo prima di dirti tutto, m..mi dispiace.” Ammise il riccio

“avevi bisogno di tempo per dirmi che avevi un figlio?!” chiese la mora





Saaaaalve :3 chiedo di nuovo scusa per il ritardo, ma per due settimane non ho avuto il computer e l'ispirazione era scappata :O

Anywayyyy ho già pronto il prossimo capitolo quindi se mi scrivere tante belline recensioni, io potrei postare anche domani.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Baci.

Valentina<3

 

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Capitolo 10
*** Chapter 10. ***


 

                                                                         'Do you believe in destiny?'

 


Capitolo 10.

 

 

“dov’è la madre?” chiese la ragazza senza nemmeno salutarlo e sedendosi di fronte a lui.

Kevin sospirò.

“te l’ha detto lui?” chiese il ragazzo appoggiandosi al bancone proprio di fronte a lei.

“no, l’ho scoperto io” ammise secca.

“mi dispiace, nick è..”

Samantha non lo fece finire.

“un bugiardo. È vero, forse non sono nessuno per lui, ma meritavo di sapere una cosa del genere, un figlio non è una cosa che si può nascondere.” Disse la ragazza

“hai tutte le ragioni di questo mondo… ma”

“Quanti anni ha?” chiese non facendolo finire.

Aveva troppe domande per la testa, doveva capire.

Perché Nick non le aveva detto nulla? Non si fidava di lei? Beh forse aveva ragione non si conoscevano nemmeno da due mesi.

“sei anni e mezzo” disse il ragazzo

“wow” commentò la mora

“la madre non c’è più.. lui non l’ha mai conosciuta”

A Sam le si strinse il cuore quando glielo disse. Lei almeno l’aveva conosciuta mentre quel povero bambino no.

Samantha abbassò lo sguardo prendendo un lungo respiro.

“Nick è una persona molto.. insicura e dovresti parlargli. Lui ha bisogno di farlo, si tiene sempre tutto dentro e poi scoppia, e  beh…quando lo fa è davvero pericoloso. Mi dispiace dirti queste cose, stiamo parlando pur sempre di mio fratello, ma è la verità, Nick è così”

“se non me l’ha detto prima perché dovrebbe dirmelo adesso?” chiese la ragazza “io..io non capisco perché me l’ha nascosto?”

“non dovrei dirti questo, però è meglio se ti allontani da Nicholas” disse Kevin sospirando

“c..cosa?” Samantha balbettava, ancora non riusciva a finalizzare la cosa.

“Nick non è una persona con cui puoi averci sempre a che fare” disse il ragazzo guardando Sam dritto negli occhi

“cosa? Ma..ma che dici? Lui… Lui ha un figlio, è u..una persona matura e-” la interruppe.

“solo con lui” disse freddo

“i..io non ti sto capendo..c..che vuoi dirmi?” chiese la mora sistemandosi meglio sullo sgabello.

“Nick non è una bella persona”

“c..cosa? certo che lo è, l..lui” Kevin non la fece finire

“hai conosciuto solo la parte ‘carina’ di Nick, lui non è così, con te si comporta come se avesse un’altra figlia”

Sam ormai aveva le lacrime agli occhi altri pochi secondi e sarebbe scoppiata a piangere. Perché Kevin le stava dicendo quelle cose?

“c..cosa? d..dimmi la verità Kevin, per favore, ho bisogno di saperla, ne ho davvero bisogno.. dimmi tutta la verità” ammise la mora ormai con le lacrime agli occhi.

 

 

 

Era ancora stordita da quello che le aveva raccontato Kevin il pomeriggio precedente, sapeva però che quella non era tutta la verità, la verità la sapeva solamente Nicholas e se lui continuava a nascondersi dietro i suoi segreti e dietro la sua finta perfezione non sarebbe andato lontano.

Nicholas Jerry  non era un semplice ragazzo di venticinque anni. Era un uomo con un figlio che aveva cresciuto senza una madre.

Aveva tanti problemi alle spalle, che cercava di nascondere. Un passato troppo violento e infelice, e che purtroppo non lo lasciava libero.

Doveva andare a scuola per una riunione pomeridiana con il comitato studentesco e non poteva assolutamente mancare, visto che era la rappresentante d’istituto ma purtroppo la sua mente era da tutt’altra parta. Continuava a pensare e ripensare a Nicholas. Era un pensiero fisso ormai.

Uscì di casa, chiudendosi il portone alle spalle.

Aveva mille pensieri che le passavano per la testa. Non sentiva Nicholas da ieri.

Lui aveva provato a chiamarla almeno dieci volte ma lei aveva deciso di non rispondergli.

Si voltò dirigendosi verso il cancello del palazzo, ma vide da lontano parcheggiata proprio di fronte al cancello la macchina di Nicholas. Sospirò mordendosi le labbra.

Cercò di uscire dal retro ma era troppo tardi, Nicholas si stava già avvicinando a lei con la sua solita e sexy aria da ragazzo sfacciato.

“sto provando a chiamarti da ieri” disse il riccio avvicinandosi a lei, cercando di baciarla ma lei si spostò.

Nicholas la guardò interrogativo.

“ho..ho dimenticato il telefono da Anne” mentì la mora, non guardandolo  negli occhi e uscendo dal cortile.

“non mentirmi.” Disse il riccio seguendola. “È successo qualcosa?” chiese poi nicholas notando il comportamento strano della ragazza.

“No” disse Sam fredda guardandosi le scarpe.

“E perché non mi guardi nemmeno in faccia?” chiese Nicholas

“È che sono in ritardo e d..devo andare a scuola” sussurrò la mora

“Di pomeriggio?” chiese il ragazzo sarcastico.

“Sono la rappresentante d’istituto e ho molte faccende da sbrigare” disse la mora spazientita.

“Allora ti accompagno, così fai prima” si offrì Nicholas

“Oh no sul serio, ci vado da sola, grazie lo stesso Nick” disse la ragazza

Nick la fermò per un polso facendola girare verso di lui, trovandosi così a 5 centimetri dal suo viso, ma la mora non alzò lo sguardo e continuava a guardare le sue scarpe.

“Mi dici che succede?” chiese stizzito Nicholas

“Non succede niente” disse Samantha

“guardami negli occhi quando ti parlo!” disse il ragazzo strattonandola per un braccio in modo da farle alzare il viso e poterla guardare negli occhi

“c..calmati per favore” disse la mora impaurita.

Che gli succedeva? Non lo aveva mai visto così.

“non mi calmo, dimmi che ti succede? Perché sei così? Cos’è successo?” chiese il riccio

Sam prese un bel respiro prima di parlare.

“Perché non mi hai detto che avevi un figlio e che la madre è..è morta. Cavolo Nick, un figlio, non è una cosa che puoi nascondere” urlò la ragazza a due centimetri dal suo viso.

Nicholas rimase spiazzato. Come se qualcuno gli avesse tolto lo scudo che per anni aveva avuto.

“Io..Io non volevo nasconderti t..tutto” disse il riccio

“E perché non me l’hai detto?” chiese Samantha guardandolo dritto negli occhi.

Una strana forza era entrata dentro di lei, una forza che la spingeva a conoscere tutto quello che poteva conoscere riguardo Nicholas.

Una forza che non faceva altro che premere.

“È che.. tu sei..” Samantha non la fece finire.

“Piccola? Non avrei potuto capirti? Eh?” chiese la mora arrabbiata

“Non.. Non dico questo” disse il moro abbassando lo sguardo.

Non poteva reggere gli occhi della ragazza che la guardavano con cos’ tanta forza, gli sembrava di rivedere gli occhi della madre o addirittura della madre di suo figlio quando faceva qualcosa di sbagliato.  Non riusciva a pronunciare più il suo nome da anni, era una ferita che non sarebbe mai guarita.

 “Oh ma l’hai pensato, per te sono solo una stupida ragazzina di diciotto anni, vero? Stai solo perdendo tempo con me?” chiese la mora

“Non ho mai pensato questo, Sam e tu lo sai” disse Nicholas

“E allora perché non mi hai detto la verità? Io sono stata sincera con te, mi sono sfogata con te, ti ho detto tutto quello sentivo anche su mia madre” ammise la mora

“Mi dispiace Sam, ogni volta cercavo di dirtelo ma non trovavo mai le parole adatte. Non è una cosa facile da dire” disse Nick

“stiamo insieme da quasi un mese e non mi hai mai detto di avere un figlio, di sei anni e mezzo” disse la ragazza

“avevo bisogno di tempo prima di dirti tutto, m..mi dispiace.” Ammise il riccio

“avevi bisogno di tempo per dirmi che avevi un figlio?!” chiese la mora

“si, quando le donne lo scoprono o scappano oppure mi assillano di volerlo conoscere e in realtà non mi sono mai sentito pronto a presentarlo a qualcuno, finchè …finchè non ho conosciuto te!”

“io..io devo andare, ciao nick”

“aspetta Sam, per favore” disse nick ma ormai aveva già voltato all’angolo.

Nick sospirò dando un calcio ad una lattina che era a terra.

Salì in macchina e si diresse verso la scuola di scuola figlio, sarebbe uscito tra quindici minuti. E lui aveva bisogno di vederlo.

Arrivò fuori la scuola e dopo alcuni minuti il piccolo uscì.

“dove andiamo?” chiese  il piccolo una volta salito in macchina

Il piccolo notò che il padre era troppo silenzioso.

“papà?”

Nicholas parve essersi adesso svegliato.

“ cosa c’è Nate?” chiese guardandolo

“dove stiamo andando?” chiese

“andiamo a trovare la mamma” disse Nick.

“mi parli di nuovo di lei?” chiese il piccolo

“ti ho detto tutto quello che potevo dirti, nate”

“era bella, vero?” chiese Nate

“si, come te” ammise il riccio con gli occhi lucidi.

 

 

Saaaaaaaaaaaaaaaalve :3

Come state? spero benissimo. Io sono stra/mega felice per le persone più importanti della mia vita, che stanno rivivendo il loro sogno.

Due parole. Tre ragazzi. Un sogno. JONAS BROTHERS.

Smeeeeto di rompervi e vi parlo un po' del capitolo.. Beeeh per quanto vedo la storia non sta piacendo molto, perchè ci sono poche recensione :// vi prego di lasciarmi qualche recensioncina, anche piccola, giusto per sapere cosa ne pensate perchè altrimenti sarò costretta a cancellarla. Spero che almeno questi vi sia piaciuto, anche se è corto.

Ho già pronto il prossimo quindi prima recensite e prima avrete il capitolo. Vi lascio con un piccolo spoiler.

Baci, valentina<3


 

 

SPOILER.

[…] ‘Lui mi ha raccontato una parte della tua vita.. sai perché solo una parte? Perché l’altra, la conosci solamente tu e non ne parli, tieni tutto dentro, da anni ormai. Non parli con nessuno di come ti senti, di cos’hai, tieni tutto dentro ma un giorno però scoppierai nick, sarai così pieno di tutto questo dolore che non potrai più tenerlo dentro! Dici di impazzire quando si tratta di me, ma non me lo dimostri. Ti nascondi dietro tuo figlio, dietro la scusa ‘non posso essere felice’. Perché non puoi? Io lo so perché, perché ti sentiresti in colpa. La madre di tuo figlio è morta e tu te la spassi con un’altra, ma non è così, Nick. Non lo è, tu devi andare avanti, perché è così che si fa in queste situazioni, si va avanti. Si cerca di essere felice, anche con tutte le cose che mancano, in questo caso le persone. Tu non c’entri con la sua morte, non è stata colpa tua. L..lei non può che essere orgogliosa di te, perché hai cresciuto vostro figlio in un modo meraviglioso.’ 



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Capitolo 11
*** Chapter 11. ***


                                                  

 

                                    'Do you believe in destiny?'



Capitolo 11.

 

“questo posto è molto triste” commentò Nate entrando nel cimitero.

“già” commentò Nicholas incintandolo a svoltare a destra..

Camminarono per vari metri e finalmente arrivarono alla lapide.

Allison Jessica Parker.

02/12/1987 – 10/09/2005

“non capisco.. perché siamo venuti qui? Non mi ci porti quasi mai e la nonna ti ha anche vietato di portarmi qui” disse il piccolo al padre.

“a me fa bene venire qua” disse il riccio

“fa bene? È un posto tristissimo” disse il figlio

“che ne dici di andare a comprare un bel mazzo di fiori da quel signore? Eh? Comprane uno bello” disse Nicholas al figlio dandogli i soldi.

“okay.. d’accordo”

“non ti allontanare troppo” disse poi al figlio voltandosi verso di lui.

Nate lo sorrise per poi andare verso l’uomo che vendeva i fiori.

“ciao allie” disse il riccio sedendosi sul marmo.

“n..non..non vengo da un bel po’, lo so.. Non so da dove cominciare, c..credo che sai già tutto e non c’è bisogno che io parli ma… m..mi dispiace, i..io non merito tutto questo. Non merito la felicità. Non merito un figlio come Nate e una ragazza come Samantha. Non merito di essere felic e Io..io non sono ancora pronto. S..sono stato con tante altre donne dopo di..te… ma nessuno mi ha mai preso sia mentalmente che fisicamente, lei mi sta prendendo troppo ed io sono troppo codardo. Non merito di essere felice, tu lo meritavi. Tu meritavi di conoscere Nate, di quanto è meraviglioso e quanto è intelligente, quanto è spiritoso e… c..credo saresti fiera di lui. Ma di me? Saresti fiera?”

Nicholas non finì di parlare che il piccolo  Nate tornò con un mazzo di rose bianche.

“perché rose bianche?” chiese il riccio

“è il tuo colore preferito, no?” chiese

“sei troppo intelligente per un bambino della tua età, Nate”

“con una famiglia come la mia, almeno uno intelligente doveva esserci” disse il piccolo

Nicholas rise e nate lo seguì subito dopo. Il piccolo poggiò il mazzo di rose sulla lapide e si avvicinò al padre che era ancora seduto sul marmo freddo, si strinse a lui.

“zio kevin dice sempre che somiglia a mia madre, ma io..io voglio somigliare a te”

“assolutamente no. Non dire mai più una cosa del genere, okay? Sentirsi dire ‘somigli a tua madre’ è il complimento migliore che qualcuno potesse farti” disse Nicholas

“io non la conosco”

“l..lo so, Nate e mi-”

Nicholas non riuscì a terminare la frase, le parole si fermarono alla bocca.

Perché aveva portato Nate lì? Era troppo piccolo.

“papà andiamo via, non voglio vederti triste. Io odio questo posto”

Nicholas sospirò, perché gli era ancora difficile parlare di quello che gli era successo?

“d’accordo, comincia ad andare verso la macchina..io…devo..”

“salutarla, si, okay” continuò il piccolo

Nicholas gli scompigliò in capelli alzandosi.

Nate cominciò ad allontanarsi e Nicholas volse lo sguardo di nuovo alla foto di Allison.

“mi dispiace Allison, lui è troppo piccolo ed io troppo irresponsabile. Ti ho promesso di crescere nostro figlio in modo responsabile, non so se ci sto riuscendo. Ciao Allison” disse Nicholas sospirando..

Si diresse verso l’uscita del cimitero e arrivò vicino l’auto dove notò Nate parlare con una donna.

Portava un paio di tacchi altissimi e aveva un cappotto che le arrivava fin sotto le ginocchia color beige. Aveva dei capelli biondi molto corti, quasi a caschetto e aveva tra le mani una pochette marrone.

“Nate” disse Nicholas avvicinandosi al piccolo

Il bambino e la donna si voltarono a guardarlo e Nicholas finalmente la riconobbe.

“avrei dovuto ricordare che prima o poi tutti tornano.. anche strisciando” disse il riccio prendendo per mano il bambino e posizionandosi proprio di fronte la donna.

“Nicholas” disse la donna

“cosa vuoi, Serena? E perché parlavi con mio figlio?” chiese Nicholas stizzito

“caro cognato, volevo ricordarti che sono pur sempre sua zia e lui è pur sempre mio nipote” disse la donna

“stai lontana da lui” disse Nicholas freddo alla donna

“non voglio fargli del male, volevo solo parlargli. Ti rendi conto che lui è pur sempre un nostro parente? È il figlio di mia sorella e noi abbiamo il diritto di parlargli” urlò la donna

“ ma certo, prima non volevate saperne niente di lui ed ora? Volete addirittura conoscerlo”

 La donna sospirò.

“per favore.. non ti chiediamo tanto.. i..i miei genitori vorrebbero solo conoscerlo, in fondo sono pur sempre i suoi nonni. Sii buono, nick, sii buono come lo eri con Allison e come lo sei con Nate, lascia che lui possa conoscere i suoi nonni” lo pregò la bionda

“lascia Allison e Nate fuori da questa storia. Non meritate di conoscerlo e lo sapete benissimo, lei nemmeno lo vorrebbe” disse Nicholas riferendosi ad Allison.

Allison odiava i genitori, li odiava per avergli proibito di vedere Nick quando aveva scoperto di essere incinta, li odiava per averla fatti quasi abortire, li odiava per essere dovuto scappare da loro.

“mi dispiace Nick,  per tutto quello che è successo in passato ma si va avanti, perdonaci” lo pregò ancora Serena

“no. Vai via, non farti vedere e la prossima volta che ti vedo vicino mio figlio giuro che finisce male” disse Nicholas prendendo in braccio il figlio e facendolo sedere in macchina.

Salì velocemente al volante e partì.

“cosa ti ha detto quella donna?” chiese Nicholas mentre guidava al bambino.

“mi ha chiesto se mi chiamavo Nathaniel Paul Kevin Jonas, e mi detto che ero uguale a lei.. Lei credo intendeva mia madre” disse  Nate

“non parlarci più, okay? Se si avvicina una prossima volta, tu allontanati” disse nick al figlio

“perché sei stato cattivo con lei? In fondo voleva solo conoscermi, so di essere una persona importante, potevi dargli questo onore” disse il piccolo sarcastico ridendo.

Seguito a ruota da Nicholas.

“quando sarai grande capirai” disse Nicholas

“uffa” commentò Nate

Serena era la sorella di Allison, la madre di Nate, e Nicholas la odiava come odiava ogni membro della famiglia di Allison.

 

 

Erano le dieci e trenta.

Samantha era uscita con alcune sue amiche, l’aveva costretta perché odiavano vederla chiusa in casa con la sua depressione, o forse malinconia.

Le avevano fatto indossare uno dei loro mini-vestitni, più mini che vestiti, e l’avevano portata in uno dei loro locali preferiti, dove solamente loro si divertivano e come sempre Sam si ritrovava seduta su uno dei tanti sgabelli del bancone a guardare le altre ridere e baciarsi con ragazzi appena conosciuti.

Anche lei avrebbe voluto essere come loro.  Anche lei avrebbe voluto la tranquillità con cui facevano quello che le pareva, senza preoccuparsi di nulla a nessuno.

Ma perché lei non riusciva ad essere così? Proprio non ci riusciva a comportarsi come una semplice teenager americana che va alle feste per ubriacarsi e incontrare ragazzi fighi.

L’unica cosa, o meglio l’unica persona, a cui riusciva a pensare era solamente Nick.

Era entrato così velocemente nella sua vita, sembrava quasi una di quelle storie da film, dove i due s’incontrano e magicamente una strana forza od emozione comincia a nascere dentro di loro, un amore a prima vista forse, ma lei non credeva a questi tipi di amori, lei credeva nell’amore per una persona che cresceva giorno dopo giorno e Nick era una persona troppo strana, misteriosa e soprattutto con tanti segreti. Non sarebbe andata molto lontano con lui.

Sospirò bevendo un po’ d’acqua. E si guardò intorno.

Le parve di rivivere un lungo flashback.

Fissava la pista da ballo dove tutti ballavano e si divertivano e guardandosi intorno notò qualcuno che la stava fissando.

Avrebbe riconosciuto quello sguardo da kilometri.

Il suo sguardo.

I suoi occhi.

Profondi e scuri.

Passarono alcuni secondi e quegli occhi non abbassavano lo sguardo.

Era lui, non c’era alcun dubbio.

Si alzò dallo sgabello e lo stesso fece anche lui, così si avvicinarono

“che fai qui?” chiese Nicholas squadrandola attentamente.

Portava un vestitino blu notte, molto stretto e corto, che metteva in risalto le sue curve, i capelli lasciati come sempre ricadere sulle spalle liscissimi e un po’ di trucco, giusto per mettere in risalto il suo viso e i suoi occhi.

“le mie amiche mi hanno praticamente costretta a venire qui dopo avermi vista per tre giorni non uscire di casa” disse Samantha a Nicholas, guardandolo attentamente.

Cosa ci faceva lui qui? Da solo?

“non voglio” sussurrò il riccio a se stesso, ma la mora lo sentì.

“non vuoi cosa?” chiese la mora curiosa

“non voglio che vieni qui, t..ti stanno guardando tutti” ammise il riccio infastidito

“guardano anche te” controbatté  la mora

“non come guardano te”

“e come mi guardano?” chiese la mora provocandolo

“smettila, Sam” disse il riccio infastidito

Samantha sorrise.

“tu perché sei qui? Non hai un bell’aspetto e non dovresti bere così tanto” disse la mora indicandogli le due bottiglie di birre sul bancone.

Il riccio sospirò.

“..mi dispiace, per … tutto” disse Nicholas quasi balbettando

“sono tutti bravo a dirlo” disse la mora freddamente

“il mio è sincero, io non sono una bella persona e ho fatto così tanti sbagli che adesso dovrei andare all’inferno anche senza essere ancora morto, ma credimi mi dispiace veramente, per tutto. Po..Possiamo cominciare da capo, sarebbe meraviglioso” le disse il riccio passandosi una mano fra i capelli

“come si fa a cominciare da capo un nuovo futuro quando non hai ancora chiuso con il passato?” chiese la mora

Nicholas lo guardò interrogativa.

“devi chiudere con il passato, nick. Devi superarlo, non andrai mai avanti” disse la mora

“n..non..non ti sento… andiamo via” disse il riccio cambiando discorso.

“cosa? Oh..no ..le mie amiche st-” Nicholas non la fece nemmeno finire che la portò fuori.

Fuori c’era un gruppo di ragazzi che stavano bevendo ed una volta che i due furono usciti squadrarono Sam da capo a piedi.

“tieni, metti la mia giacca” disse il riccio infastidito mettendogli la giacca

“ma non sento freddo” protestò la mora

“nemmeno io, quindi mettila”

“sai.. sei molto dolce quando fai il finto geloso” disse Samantha

“l’unica cosa di certo di me è la mia gelosia, sam… non farmi arrabbiare”

“oh che paura, la piccola diciottenne potrebbe far arrabbiare Nicholas” disse la mora, sistemandosi la giacca di Nick che le andava molto larga “io..non ho paura di te” disse poi avvicinando il suo viso al suo.

“mossa sbagliata, piccola diciottenne” disse Nicholas attirandola a se per baciarla ma Samantha si allontanò.

“non è così facile” ammise la mora

Nicholas sorrise.

 

 

 

“non credere che io sia sciocca, ricordo benissimo che prima hai cambiato discorso” disse Samantha entrando in casa, seguita da Nicholas.

Sam si guardò intorno. C’era già stata una volta e si diede della stupida per non aver notato delle foto attaccate al muro di Nicholas e suo figlil. Perché non le aveva notate prima?

Notò anche dei giocattoli per terra accanto al divano, sorrise, Nate doveva esere davvero un bel bambino,

“sam, è.. che..è che io non ce la faccio, tu..non..non sai tutto quello che ho passato e-” Sam non lo fece finire

“lo so” disse scandendo bene le due parole

“cosa?” chiese Nicholas incredulo. Sapeva cosa?

“lui ha sei anni e mezzo e la madre non c’è più, era la tua migliore amica e-” Nicholas non la fece finire

“Sta zitta, tu non sai niente di lei” disse Nicholas abbassando lo sguardo

Perché all’improvviso le parlava in quel modo? ‘Cosa nascondi, Nick?’ continuava a chiedersi la mora.

“So abbastanza da poter capire alcune cose. Le volevi un gran bene, era la donna più importante della tua vita dopo tua madre, vi conoscevate praticamente da sempre.” Disse la mora

“c… chi te le ha dette queste cose?” chiese con un filo di voce Nicholas

“Kevin” disse fredda Samantha poggiandosi al muro di fronte il riccio

“c..cosa? Perché te le ha dette? Lui doveva starne fuori” urlò Nicholas.

Che gli stava succedendo? Perché adesso cominciava ad urlare? Nicholas era troppo lunatico.

“Io gliele ho chieste, stavo male perché non riuscivo a capirti!” urlò Samantha.

Era il momento della verità, Nicholas doveva sapere quello che pensava e Sam doveva aiutarlo.

“Lui mi ha raccontato una parte della tua vita.. sai perché solo una parte? Perché l’altra, la conosci solamente tu e non ne parli, tieni tutto dentro, da anni ormai. Non parli con nessuno di come ti senti, di cos’hai, tieni tutto dentro ma un giorno però scoppierai nick, sarai così pieno di tutto questo dolore che non potrai più tenerlo dentro! Dici di impazzire quando si tratta di me, ma non me lo dimostri. Ti nascondi dietro tuo figlio, dietro la scusa ‘non posso essere felice’. Perché non puoi? Io lo so perché, perché ti sentiresti in colpa. La madre di tuo figlio è morta e tu te la spassi con un’altra, ma non è così, Nick. Non lo è, tu devi andare avanti, perché è così che si fa in queste situazioni, si va avanti. Si cerca di essere felice, anche con tutte le cose che mancano, in questo caso le persone. Tu non c’entri con la sua morte, non è stata colpa tua. L..lei non può che essere orgogliosa di te, perché hai cresciuto vostro figlio in un modo meraviglioso. È un bambino fantastico, con tanti principi ed è grazie a te, solo a te. Io..io sono sicura che lei sarebbe davvero orgogliosa di chi sei ora, io..non so se vi amavate e avreste voluto passare il resto della vita assieme, non lo so e nessuno lo sa, so solo che è passato molto tempo e tu non sei andato ancora avanti. Sei fermo con quello stato d’animo da anni e lei..lei non vorrebbe questo. Cosa insegnerai a tuo figlio quando crescerà? Che quando perdi una persona molto importante, automaticamente perdi anche te stesso? Può esserlo in un primo momento ma poi sai bene chi sei e cosa vuoi farne della vita che ti è stata donata…Forse è meglio se..se rimani un po’ da solo… io… vado a casa”

Finalmente gli aveva detto quello che pensava. Si sentiva libera, quel peso che le riempiva lo stomaco adesso non c’era più.

“aspetta sam” la chiamò il riccio

La ragazza si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi, mordendosi le labbra.

Aveva gli occhi lucidi.

Non l’aveva mai visto in quello stato.

“non andare via ti prego, non lasciarmi da solo, resta con me, stanotte” supplicò il riccio prendendole una mano. “per favore, sam, h..ho bisogno di te” disse ancora

“certo che non ti lascio solo, nick” disse abbracciandolo

Nick si lasciò andare e la abbracciò, beandosi di quel contatto.

Sam era la sua medicina.

“s..scusa..se sono stata un po’ dura prima, ma ne avevi bisogno”

Nick la strinse più forte a lui, aveva bisogno di quel contatto, aveva bisogno di lei in quel momento.

“sembra che sia io il diciottenne e tu la venticinquenne” ammise il riccio  baciandole i capelli.

Sam sorrise

“ti dirò tutto, tutto quello che mi è successo ma tu per stanotte, o anche per sempre, rimani con me” sussurrò il riccio.

 

 

Ciao bellissime<3 

..come promesso sono tornata davvero prestissimo, grazie alle CINQUE meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo asdfghgfds avevo proprio bisogno di quelle recensioni. Come sempre, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi avverto che nel prossimo scoprirete tutta la verità quiiiiiiiiiiiiiiiiiiindi prima recensite prima avrete la verità uhuhuh ripeto che siete MERAVIGLIOSE  e vi ringrazio di nuovo.

Baci, valentina<3




SPOILER.

[…] ‘mi disse che quella era stata la notte più bella della sua vita.. Avrei voluto sprofondare, mi confessò poi di essere innamorata di me da anni e così mi attaccai alla scusa che lei era stata falsa, che la sua amicizia era finta e che mi aveva mentito per tutti quegli anni.. Mi sento male solo a ripensarci, lei non meritava tutto quello che gli ho fatto ma io ero così, davanti agli errori scappavo, non prendendomi le mie responsabilità e facendo ricadere la colpa sugli altri’

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Capitolo 12
*** Chapter 12. ***


 

 

                                                                               'Do you believe in destiny?'



CAPITOLO 12.

 

Samantha aprì gli occhi, coprendosi meglio con la coperta, faceva proprio freddo quella mattina. Si sistemò meglio sul letto e notò una figura sul divano di fronte a letto.

Mise a fuoco rapidamente e notò Nicholas che la fissava con solamente i pantaloni della tuta addosso.

“b..buongiorno” disse Samantha guardandolo

“sei..sei bellissima mentre dormi” si lasciò scappare il riccio passandosi una mano tra i capelli.

“da quanto è che mi stai guardando dormire?” chiese la ragazza con la voce ancora impastata dal sonno.

“più o meno tutta la notte, non riuscivo a dormire e guardarti mi faceva stare meglio. Non te ne andrai, vero?” chiese il riccio

“andare dove?”

“via da me. Vieni a stare qui, per favore, sarebbe così perfetto”

“nick… sembri un ragazzino.. Io non ho ancora finito il liceo e anche se vorrei tanto passare il resto della mia vita con te, a partire anche da ora, mio padre non me lo permetterebbe mai” disse la mora alzandosi e andando verso Nicholas. Il ragazzo la fece sedere in braccio a lui e la mora si strinse a lui, beandosi di quel contatto.

“perché non riuscivi a dormire?” chiese la mora accarezzando i suoi meravigliosi ricci.

Nicholas le baciò una spalla lasciata scoperta dalla sua maglia che le aveva prestato per la notte.

Le andava larghissima, ma Nicholas amava vederla in casa sua con qualcosa di suo addosso.

Samantha quasi rabbrividì sentendo le labbra di nick, baciarle la spalla, per poi salire sempre più su.

“non …lo so” ammise il riccio

“hai fame?” chiese poi Nicholas

“si” rispose Sam sorridendo

“andiamo a fare colazione, allora” disse Nicholas

“devo andare prima in bagno, d..dov’è?” chiese la mora alzandosi da Nick.

Il ragazzo non le rispose poiché era intento a fissarla.

La maglia che le aveva prestato gli arrivava fin sopra le ginocchia, era scalza ed i capelli un po’ arruffati.

“sei bellissima” ammise il riccio

La mora arrossì.

“e lo sei ancora di più quando arrossisci” disse il riccio lasciandole un bacio a fior di labbra “ed il bagno è lì” continuò indicandogli la porta accanto l’armadio

Samantha sorrise entrando in bagno

Aveva bisogno d’aria, Nick le faceva sempre quest’effetto.

Si sciacquò la faccia e cercò di lavarsi.

Le sembrava tutto un sogno, aveva dormito a casa di Nick, aveva dormito con Nick, aveva dormito stretta tra le braccia di Nick e lui non aveva provato ad andare oltre.

Si, era un sogno. Si passò una mano fra i capelli, sospirando. Cosa avrebbe fatto quando Nicholas avrebbe voluto andare oltre? Si morse un labbro, nervosa.

Decise di non pensare al passato.

 Uscì dal bagno e tornò in cucina dove Nick stava bevendo un caffè e scriveva qualcosa al computer.

Fecero velocemente colazione e tornarono in camera da letto dove Sam si sedette con  le gambe incrociate sul letto e Nick la seguì dubito dopo.

“io ero una..una persona m..molto squilibrata, senza regole, il solito diciassettenne che non prendeva ordini da nessuno e che odiava tutto” cominciò il riccio.

Samantha lo guardò stranita, poi finalmente capì, gli stava raccontando il suo passato.

“Non andavo d’accordo con nessuno, sia in famiglia che a scuola litigavo praticamente con ogni professore e odiavo i miei genitori.. L’u..L’unica persona con cui andavo d’accordo, o che almeno era mia amica era lei, si chiamava Allison.. ed era l’esatta fotocopia di Nate, il modo di fare, la risata, Nate ha preso tutto dalla madre… Tutto, anche i difetti, ogni cosa… Lei era la mia unica amica che non mi ero portata a letto, le volevo un gran bene e la consideravo quasi una sorella, condividevamo tutto.. Tutti mi dicevano che lei era cotta di me, ma io non ci credevo, non volevo crederci ed ero troppo occupato alle sbronze per accorgermene e lei mi voleva troppo bene per dirmelo, teneva moltissimo a me.. Io.. io non credo di essere stato mai innamorato di lei, le volevo bene un gran bene e forse è stata l’unica persona a cui ho voluto quel tipo di bene, ma credo di non essere stato innamorato di lei. Una sera, ad una festa lei..lei era ubriaca io no, anzi ero lucidissimo e ho approfittato di lei, m..mi sento un verme solo a ripensarlo.. Non ho pensato a cosa volesse lei realmente, ho solo pensato ai miei ormoni che erano quasi impazziti vedendola con quel vestitino addosso.. Così siamo finiti a letto insieme, ricordo ancora tutto, nei minimi particolari… ma la cosa che fa più male è il fatto che io dopo me ne sia pentito, la mattina seguente lei dormiva ancora ed lì che mi sono sentito un verme.. Non mi ero mai interessato a come potesse sentirsi una ragazza dopo averlo fatto con me, non mi ero mai interessato a come potesse sentirsi dopo che me ne fossi andato senza nemmeno preoccuparmi di avvisarla o salutarla… Lì però speravo di riaddormentarmi e non svegliarmi più.  Era stata la notte peggiore della mia vita, io non dovevo approfittarmi di lei, non in quello stato così decisi di scappare, perché era così che facevo davanti i problemi scappavo, ma mentre mi stavo rivestendo lei si svegliò… Ricordava tutto e .. e mi disse che quella era stata la notte più bella della sua vita.. Avrei voluto sprofondare, mi confessò di essere innamorata di me da anni e così mi attaccai alla scusa che lei era stata falsa, che la sua amicizia era finta e che mi aveva mentito per tutti quegli anni.. Mi sento male solo a ripensarci, lei non meritava tutto quello che gli ho fatto ma io ero così, davanti agli errori scappavo, non prendendomi le mie responsabilità e facendo ricadere la colpa sugli altri. Non ci sentimmo per quasi un mese o forse di meno, in quel periodo litigavo spesso con i miei genitori, con i miei fratelli e non andavo più a scuola, stando tutto il giorno e anche la notte alla serra, il luogo delle corse clandestine. Una sera lei era lì, la notai subito perché era con un ragazzo, non so perché ma provai una profonda gelosia, avevo voglia di spaccare la faccia a quel ragazzo. Così mi avvicinai a loro senza farmi vedere e li osservai tutta la serata, erano più o meno le tre di notte e sentii lei lamentarsi, lui stava provando a baciarla ma lei si era allontanata e lui si era incazzato, stava per mettergli le mani addosso ed io in quel momento ero troppo preso dalla rabbia, dagli errori, da tutto quello che avevo dentro così lo picchiai, lo picchiai così forte da mandarlo in ospedale.. Lei mi intimava di smetterla, che non c’era bisogno di tutto quello che stavo facendo ma più lei mi diceva di smettere più io continuavo.. Ci divisero dei ragazzi, alcuni lo portarono in ospedale, io la presi di forza e la portai a casa, non c’era nessuno fortunatamente.. Così litigammo pesantemente, urlavamo e mi confessò di essere incinta. Rimasi spiazzato così scappai, non avvisai niente e nessuno. Per due settimane nessuno seppe dov’ero, con chi ero e cosa facevo. Lei aveva detto ai suoi genitori di essere incinta poiché avevano cominciato a sospettare qualcosa a causa della sua salute e volevano che abortisse, i suoi genitori erano delle persone spregevoli e perfide, così andarono dalla mia famiglia a raccontargli tutto. Mia madre mi chiamava piangendo ogni sera lasciandomi tremila messaggi nella segreteria telefonica implorandomi di tornare, una sera però mi chiamò lei, non mi aveva mai chiamato, e mi disse che se almeno le volevo un po’ di bene, dovevo tornare, per lei, per nostro figlio, per la mia famiglia, per tutto..così tornai dopo un paio di giorni tornai. Nessuno mi chiese niente, e tutt’ora nessuna sa dove sono stato per tutti quei giorni. Appena tornai andai da lei, i genitori mi guardarono con disprezzo, si vedeva lontano un miglio che mi odiavano ma mi lasciarono parlare con lei. Le dissi che potevamo provarci, che quel bambino era mio e non volevo che abortisse. Così decidemmo di tenerlo, di provarci almeno ma i suoi genitori non vollero, così una notte la fecero trasferire a Tokyo da sua zia, senza dire nulla a nessuno, senza dire nulla a me. Lì a Tokyo  avrebbe dovuto abortire. La cercai per una settimana, zii, parenti chiesi a tutti dove potesse essere e la trovai, grazie a sua nonna che si fece scappare il luogo in cui era, così  corsi da lei e scappammo. Venne a vivere da me, per otto mesi tutto sembrava filare liscio, i suoi genitori ci cercavano ma noi li avvertimmo che se solo avessero toccato Allie li avremmo denunciati, così provammo a vivere insieme, non andavo d’accordo con i miei come sempre, ma almeno con lei avevamo trovato un punto d’incontro. Eravamo, non felici, ma almeno sereni, facevamo mille progetti su Nate e su come sarebbe cresciuto.. Non importava se ci amavamo o meno, importava solo far avere un buon futuro a nostro figlio..Era più o meno al nono mese quando un giorno litigammo ed io uscii di casa sbattendo la porta, l..lei si sentì male..e..ebbe un ictus e…mi chiamò, io corsi subito a casa e la portai in ospedale.. Il bambino doveva nascere fra dieci giorni e per lei non c’erano speranze, i medici così decisero di provare a salvare almeno lui visto che per lei non c’erano più speranze e così ci riuscirono..P..prima che finisse, ricordo di essere riuscito a parlargli per alcuni secondi… Gli ho promesso che sarei cambiato, così cambiai scuola, amici, niente più canne e corse clandestine.. Dalla nascita di Nate sono diventato un’altra persona, ma più cercavo di cambiare, più il mio lato peggiore usciva. Nate è stato davvero il raggio di sole che mi ha riscaldato e che continua a riscaldarmi tutt’ora.. Per i primi mesi mi aiutò mia madre, o danielle, la mia famiglia insomma. Mi aiutarono a crescerlo ed inoltre mi iscrissi all’università e decisi di laurearmi in medicina.. Non sapevo nulla suo bambini appena nati, così scelsi questa facoltà per saperne di più… La mia vita era cambiata totalmente, pochi mesi prima mai mi sarei sognato di iscrivermi all’università ed invece in quel momento frequentavo la facoltà di medicina con ottimi risultati… Cercavo di tenermi occupato il più possibile per non pensare ad Allison, per non pensare a tutto il male che le avevo fatto.. Forse se quel giorno non avessimo litigato, lei non si sarebbe sentita male, non sarebbe morta e Nate adesso avrebbe una madre.. Non avrebbe una famiglia vera, ma almeno avrebbe un padre e una madre che gli vogliono molto bene”

“n..non è colpa tua, nick.. Queste cose le decide il destino, tu non c’entri” disse Samantha con la voce spezzata dal pianto.

Mentre Nick parlava si accorse di star piangendo.

“q..quando è nato Nate, non sapevo nulla su come crescere un bambino.. Devo la vita alla mia famiglia che mi ha aiutato così tanto, senza di loro non so che fine avrei fatto probabilmente a quest’ora non avrei nemmeno un lavoro e questo tipo di vita..” ammise il riccio torturandosi le mani.

“k..kevin mi ..mi ha raccontato di..di un litigio con..con danielle” disse la mora

“ora ci arrivo, non ho finito, non è finita qui”

“Nate aveva più o meno due anni ed io ero così preso dagli esami, dallo studio e inoltre cercavo anche un lavoro, perché non volevo essere un peso per i miei genitori che già mi aiutavano a crescere nate e mi pagavano l’università… Così ero spesso molto nervoso, non parlavo con nessuno, mi tenevo tutto dentro e cercavo sempre di mostrarmi felice… Un pomeriggio mi scordai di andare a prendere nate a scuola e tornai a casa.. c’erano tutti e stavano aspettando me e Nate, quando rientrai tutti mi guardarono in modo strano ed lì che mi tornò in mente che quel giorno dovevo andare a prender io Nate a scuola. In casa mia non si capì più nulla, urla, grida, salii in macchina accompagnato da Danielle e Kevin e raggiungemmo la scuola. Erano le sei di sera ormai, ed i bambini non c’erano più, la maestra mi disse che una donna era venuto a prenderlo ed aveva detto di essere sua zia. Diedi di matto, cominciai a litigare con la mestra, dicendole di essere un irresponsabile, non poteva dare un bambino di un anno ad una sconosciuta che non aveva mai visto prima, urlavo così tanto che Danielle cercò di fermarmi, dicendo che la maestra non aveva colpe, quella donna le aveva detto di essere sua zia, così litigai con Danielle, scaricando tutto quello che avevo dentro su di lei. N..Non mi era mai successo, ero sempre riuscivo a contenermi ma quella sera, non riuscii a stare zitto. Kevin ancora mi odia per questo e-”

“lui non ti odia, nick” disse la mora

“mi vuole bene, ma ce l’ha con me ancora per come ho trattato Danielle. Non sai quanto me ne sia pentito, il fatto è che Nate era l’unica persona che in quel momento mi aiutava e stare con lui mi faceva stare bene e per colpa mia, solamente mia potevo perderlo”

“e poi cos’è successo?” chiese Sam

“E poi Serena, la sorella di Allison, lo riportò a casa.  Era stata lei a prenderlo a scuola. Quasi non la picchiai, le dissi che non doveva più avvicinarsi a Nate, che non meritavano di conoscerlo” disse Nicholas freddo e carico d’ira.

“p..perchè?” chiese

“volevano che allison abortisse, quando nacque nemmeno vennero a vederlo, dicevano che per colpa sua avevano perso una figlia.  Anche io ho perso Allison, ma di ceretro non è stata colpa di Nate, non potevano incolpare un bambino per la morte di Allison, inoltre  lei prima di morire mi ha fatto promettere che non gli avrei amai fatto passare del tempo con la sua famiglia, loro erano persone con troppo odio dentro e Nate doveva crescere pieno d’amore”

“era una persona tranquilla, allison?”

“si, molto. Voleva che tutti fossero felici, ma questo è un mondo di merda e non credo che succederà mai” disse il riccio

“cosa è successo dopo?” chiese poi la mora

“cacciai Serena di casa, dicendole di non farsi vedere più e cambiai scuola a Nate, mi scusai invano con Danielle, dicono di avermi perdonato ma so bene che in fondo ce l’hanno ancora con me. E beh hanno ragione, so..sono stato davvero un mostro, sembravo un pazzo uscito da un manicomio quando urlai a Danielle e ha tutta la ragione di questo mondo per tenercela ancora con me” ammise il riccio

“tutti compiamo sbagli” iniziò la mora

“io ne ho fatti troppi. Mi pento sempre di quello che faccio, il fatto è che non riesco a stare zitto quando accade qualcosa che non era nei miei piani la mia bocca e quello che ho dentro mi trasforma in un mostro” disse Nicholas

“non è vero, nick. Sei …una..una persona molto irrascibile, impulsiva.. ma tutti abbiamo miliardi di difetti e nemmeno li sappiamo. Tu non sei solo quello. Nick.. tu.. sei.. dolce, premuroso, ti preoccupi prima della felicità di tuoi figlio e poi della tua, spaccheresti il mondo per le persone che ami, sei speciale. Tutti compiamo sbagli, non siamo perfetti, siamo umani e ci è concesso anche di sbagliare” disse la mora prendendogli la mano

“grazie Sam” disse il riccio sdraiandosi sul letto e Sam si avvicinò a lui

“non devi ringraziarmi, quello che ti sto dicendo è la verità” disse la mora stringendosi a lui e cominciando a disegnare cerchi sul torso nudo di Nicholas.

“dove sei stata per tutto questo tempo?” chiese Nicholas

Samantha sorrise, questa domanda gliel’aveva fatta anche quando erano andati a cena assieme e provò la stessa sensazione che aveva provato allora.

“t..ti cercavo” disse la mora sporgendosi verso di lui per baciarlo.

 

 

 

 

 Heeeeeeeeeelo beautiful, how's going?

A me tutto bene, come vedete sto aggiornando moooolto velocemente, non è proprio da me AHAHAH :3

Ringrazio le cinque meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo: GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

Ora sapete tutta la verità riguardo Nicholas, ma su Sam? c'è ancora qualche segreto oppure ha detto tutto? AHAHAH non vi dico nulla. Come sempre, vi ripeto che prima mi lasciate tanti piccole recensioni e prima avrete il capitolo MHUAHAHAH sono cattiva :3

Inoltre volevo dirvi che se volete essere avvertite su twitter ogni volta che aggiorno, basta che mi lasciate il vostro nickname nella recensione e vi avviserò.

Grazie di cuore, al prossimo capitolo.

Valentina<3

 

 

SPOILER.

“ehm.. Nick non..non c’è.. tu.. sei?” chiese la mora mordendosi un labbro.

“sono suo fratello. Perché hai il telefono di Nick? Lui non dimentica mai il suo cellulare” disse il ragazzo con aria arrogante

“non l’ha dimenticato, è solo sceso un secondo. Ti farò richiamare appena arriva” controbatté la mora

“meglio per te” disse il ragazzo

“come scusa?” chiese la mora incredula

“fammi chiamare da lui dopo” ripeté il ragazzo

“modera i termini stai pur sempre parlando con una ragazza” disse Samantha stupita.

Meglio per te. Ma che era una specie di minaccia?

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Capitolo 13
*** Chapter 13. ***


 

 

                                                                    'Do you believe in destiny?'



CAPITOLO 13.

 

“buongiorno”

Samantha entrò pimpante nell’auto di Nick.

Il ragazzo si voltò a guardarla sorridendo, amava la sua solarità, la sua vivacità e il suo contagioso sorriso.

Poteva un sorriso essere contagioso? Di solito una risata poteva essere contagiosa. Ma il sorriso di Sam, secondo Nicholas, era meraviglioso e contagiosissimo.

“sai che amo quando vieni a prendermi a scuola? Che facciamo oggi?” chiese Samantha sorridendo poggiando i piedi sul cruscotto di Nicholas, cosa che il ragazzo odiava, ma che la mora faceva sempre.

“te lo dirò solo se togli i piedi dal cruscotto della mia meravigliosa auto” disse Nicholas sottolineando ‘mia meravigliosa auto’

Samantha annuì sbuffando.

“sei vecchio” commentò la mora

“comunque oggi ti presento Nate”

“cosa? Oh no…io..io non sono pronta…e se mi odia? Se gli sto antipatica? Non sono pronta” si lamentò la mora

Nicholas la interruppe.

“non potrai mai stargli antipatica, Sam. Sei fantastica e gli piacerai” la rassicurò il riccio

“non credo.. di solito tutti i bambini mi odiano” ammise la mora

“Nate non è tutti i bambini e non ti odierà, sta tranquilla” disse Nicholas lasciandole un dolce bacio a fior di labbra e mettendo in moto l’auto dirigendosi verso la scuola di Nate.

Arrivarono in pochi minuti e Nicholas parcheggiò  la macchina.

“aspettami qui, ci metto due minuti” disse il ragazzo sorridendole

“d..d’accordo” disse la mora cercando di essere più sicura.

“sta tranquilla, andrà tutto bene” disse baciandole le labbra.

Stava per allontanarsi ma Sam approfondì il bacio. Aveva bisogno di sicurezza, di amore e solo con i suoi baci poteva sentirsi meglio. Perché ormai Nicholas Jerry Jonas era la sua droga.

Dopo essersi sorrisi, Nick scese dall’auto ed entrò nel cancelletto della scuola.

Samantha si guardò intorno non era mai stata in quel quartiere di New York, pensò. Beh tutto sommato era carino.

Accese la radio, cercando una canzone carina da ascoltare. Dopo varie stazioni, finalmente ne trovò una carina.

Begin again di Taylor Swift. Le sembrava proprio adatta alla sua situazione.

Con Nicholas era stato un nuovo inizio.

 

‘Chiudo la porta ed indosso le cuffie, lui ha sempre detto che non capiva questa canzone, ma io sì. Entro, aspettandomi che tu sia in ritardo ma eri lì in anticipo, e stavi fermo ed aspettavi, e mi sono avvicinata a te. Mi hai spostato la sedia e mi hai aiutato, non sapevi quanto bello fosse quel gesto, ma io sì.  Hai gettato la testa all’indietro ridendo come un bambino, mi sembra strano che tu pensi che io sia divertente, perché lui non l’ha mai pensato. Ho passato gli ultimi 8 mesi pensando che tutto ciò che fa l’amore è irrompere, bruciare e finire. Ma un mercoledì, in un bar… l’ho visto ricominciare di nuovo.’

 

Si, quella canzone era assolutamente per lei. Era quasi arrivata al secondo ritornello quando un cellulare cominciò a squillare. Non era il suo. Cercò tra i due cruscotti e finalmente lo trovò.

 Era il cellulare di Nicholas. Prese l’iphone e lesse il nome: Adam.

Chi era? Avrebbe dovuto rispondere?

Si morse il labbro, indecisa su cosa doveva fare.

Erano passati più di quindici secondi e il cellulare continuava a squillare così decise di rispondere, in fondo ne aveva in diritto, no?

Nicholas non le aveva mai detto di essere la sua ragazza, ma lei si sentiva la sua ragazza. La ragazza di Nicholas, suonava bene.

“p..pronto?” disse quasi balbettando

“Nick?”

La voce era maschile e Sam non l’aveva mai sentita prima d’ora.

“ehm.. Nick non..non c’è.. tu.. sei?” chiese la mora mordendosi un labbro.

“sono suo fratello. Perché hai il telefono di Nick? Lui non dimentica mai il suo cellulare” disse il ragazzo con aria arrogante

“non l’ha dimenticato, è solo sceso un secondo. Ti farò richiamare appena arriva” controbatté la mora

“meglio per te” disse il ragazzo

“come scusa?” chiese la mora incredula

“fammi chiamare da lui dopo” ripeté il ragazzo

“modera i termini stai pur sempre parlando con una ragazza” disse Samantha stupita.

Meglio per te. Ma che era una specie di minaccia?

“una ragazza che stranamente ha il cellulare di mio fratello” disse il ragazzo

“si, e allora? Non l’ho mica rubato, ho solo risposto al posto suo, visto che lui non c’è” si difese la mora

“e dov’è?” chiese curioso il ragazzo

“non sono affari tuoi, ti farò chiamare da lui più tardi. Buona giornata” disse la mora attaccando.

Che sbruffone, antipatico, stupido, presuntuoso fratello di Nicholas. Come poteva essere suo fratello? Come poteva essere fratello di Kevin? Nicholas e Kevin non erano affatto così.

Era davvero stupita.

“come si chiama?”

Sentì la voce di un bambino dirigersi verso l’auto.

“si chiama Samantha”

Era Nicholas.

Samantha sorrise involontariamente.

“è carina?” chiese il bambino

“è bellissima, ma non guardarla troppo, sono geloso” sentì dire da Nicholas.

“non hai sempre detto che ciò che è tuo, è anche mio?”

“smettila di essere così intelligente, Nate” commentò il padre facendo ridere il piccolo.

Samantha sorrise, dopo aver ascoltato la loro conversazione.

“ciao” disse Nate, una volta vista Samantha.

“ciao Nate” disse la ragazza sorridendogli

I due salirono in auto e Nate si sporse in avanti per guardare meglio la ragazza.

“quindi tu sei la ragazza di papà?” gli chiese Nate

Okay, suo figlio sapeva di essere la sua ragazza e lei stessa non lo sapeva?

Guardò Nicholas arrossendo.

“si, nate, è la mia ragazza”

“mi piace” commentò il piccolo “che facciamo oggi?” chiese poi

“non lo so, tu dove vuoi andare?” chiese Nicholas mettendo in moto l’auto

“sai bene dove, è vero che ci andiamo? È vero? È vero?” lo supplicò Nate

“ci siamo stati la settimana scorsa” si lamentò il padre

“papà” urlò il piccolo “devo tenermi in allenamento”

“posso sapere di cosa state parlando?” chiese la mora

“io voglio andare a giocare a baseball, vieni anche tu? Ti insegno a giocare” le disse il piccolo

“d’accordo, andiamo” disse la mora sorridendo

“siiiiii” urlò il piccolo felice

Ci misero più o meno dieci minuti per arrivare al campo da baseball, non c’era quasi nessuno.

“vai a prendere tu la roba, nate noi ti aspettiamo qui”  disse il padre al piccolo

“okay” disse il piccolo sorridendo andando verso il bancone

“lo mandi da solo?” chiese Sam al ragazzo

“si, è lì che deve andare, lo vedo da qui” disse il riccio indicandogli un bancone dove dietro c’era un ragazzo che distribuiva tutti gli attrezzi.

“vieni qui” le disse poi Nicholas prendendole una mano e attirandola a se.

“p..prima ha chiamato tuo fratello” disse la ragazza abbracciandolo

“joe?” chiese Nicholas baciandole i capelli

“non lo so, sul cellulare c’era scritto Adam, quanti fratelli hai?”

Nicholas rise.

“si chiama Joseph Adam, io l’ho salvato come Adam” disse il riccio sorridendo

“richiamalo, ti cercava” disse la mora

“dopo lo farò” disse il riccio sorridendo “ora però ho bisogno di un tuo bacio, mi sento sfinito”

Samantha rise.

“ e cosa ti fa credere che con un mio bacio riavrai tutte le tue energie?”

“è un po’ come quel cartone, no? Com’è che si chiama? Quello dove la principessa trasforma in principe un rospo” disse nicholas

“tu non sei un rospo ed io non sono una principessa” disse Sam

“volevo essere romantico” si difese nick

“non ci sei riuscito” commentò la mora ridendo

“ah mi prendi in giro?” chiese Nicholas

“per niente” si difese la mora

Nicholas sorrise attirandola più a se e guardandola nei suoi meravigliosi occhi blu, la baciò.

“potreste evitare queste schifezze davanti un bambino piccolo?” chiese Nate con in mano tre mezza da baseball, dei guantoni e una palla.

“non sei poi così tanto piccolo, hai anche tu una fidanzata, no?”

“io non faccio queste cose davanti suo padre” disse il piccolo

“quindi le fai anche tu?”

“mai detto questo” si difese il piccolo

Samantha rise, seguita dai due.

“vieni Samantha ti insegno io a giocare a baseball visto chemio padre è una schiappa”

Sam rise ancora guardando il piccolo venire verso di lei e prenderla per mano per portarla in mezzo al campo.

“io tiro la palla e papà deve riuscire a colpirla con la mazza da baseball”

“mm okay… deve essere facile” disse Sam

“per chi lancia la palla si, per chi deve colpirla no.. Papà è una schiappa in entrambe le cose” disse il  piccolo ridendo, seguito a ruota da Sam

“la smettete di prendermi in giro?” urlò Nick da lontano

“non ti stiamo prendendo in giro” si difese Sam facendo un occhiolino al piccolo

“okay, allora lancio prima io, Samantha”
“okay, ma puoi chiamarmi anche Sam” disse la mora sorridendo

Nate le sorrise

“va bene, Sam” disse il piccolo.

Passarono l’intera giornata tutti e tre assieme, era da tanto che Nicholas non si sentiva così felice e così completo. Aveva sempre sognato di vivere una giornata così.

Con suo figlio e con la donna della sua vita.

Perché si, Samantha non era una semplice ragazza di diciotto anni, era matura quanto una donna di trent’anni e soprattutto lo rendeva felice.

Gli sembrava un sogno, finalmente dopo anni passati nella tristezza, nel dolore e nel passato aveva ritrovato qualcosa che potesse aiutarlo, perché Samantha lo aiutava ad andare avanti ad essere felice finalmente dopo anni con il suo meraviglioso figlio.

 

 

“cos’è questa storia? Diciotto anni, Nick?”

Nicholas entrò nella cucina di casa Jonas, dove Joe, non era andato a lavoro e stava facendo colazione. Erano più o meno le nove e trenta.

Samantha era a scuola e Nick aveva appena accompagnato Nate alle elementari, per le dieci doveva trovarsi in ospedale così aveva deciso di passare prima a casa della madre.

“di che parli?” chiese Nick scocciato avvicinandosi al tavolo

“della ragazza che ha risposto ieri al posto tuo. Mi sono informato” disse il ragazzo immergendo un biscotto al cioccolato nella tazza di latte.
“gli affari tuoi?” chiese nick retorico.

“mai, mi conosci” si difese Joseph
Nick rise sedendosi di fronte a lui e passandosi una mano tra i capelli.

“allora?” lo intimò joe

“allora cosa? È una ragazza, mi piace e ci sto assieme. Fine della storia” disse Nicholas sospirando.

“non so, una donna, e sottolineo donna, della tua età non ti piaceva?” chiese Joseph

“guarda che ho solo venticinque anni, non quarantacinque” disse il riccio

“okay, non sei vecchio teoricamente, ma per lei lo sei. Andiamo nick, fai sul serio?”

“ti sembro uno che scherza? a me piace e poi tu non la conosci quindi non puoi giudicarla” disse Nicholas prendendo una bottiglia d’acqua e mettendone un po’ in un bicchiere di plastica.

“ci ho parlato al telefono l’altro giorno e non mi è sembrata molto simpatica” disse Joe

“mi ha raccontato quello che vi siete detti, tu l’hai praticamente aggredita” disse il riccio bevendo.

“ascolta, potrebbe anche essere la persona più bella di questo mondo, ma tu hai venticinque anni e lei ne ha diciotto” disse Joseph guardandolo negli occhi.

 

 


 

Heeeeeeeeeelo beautiful, how's going?
A me tutto bene, ho postato più velocemente che potevo e spero sarete contente.
No ma dico mi volete far morire? 9 recensioni? 9? afghgfd cioè io sono morta appena le ho viste. Grazie di cuore a queste sette meravigliose persone. GRAZIE, GRAZIE GRAZIE.
Questo capitolo è molto dolce, non so mi sono sembrati un piccola famigliola felice AHAHAH asdfghjhgfds sarà sempre tutto così perfetto? no, MHUAHAHA vi ricordo che sono mooolto cattiva e ho forse troppa fantastia quindi mi inventerò certe cose assurde AHAHAH
Va bene mi sto dilungando troppo lo so u.u sorry 
Come sempre, vi rpego di lasciarmi qualche recensione, per sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Accetto ogni genre di critica, le critiche servono a crescere ed io ho ancor amolto da imparare.
Oggi mi sento un po' Dante Alighieri AHAH dovrebbe vedermi la mia professoressa di italiano AHAHAH 
Vaaa bee, vi ricordo che se volete essere avvertite su twitter ogni volta che aggiorno, basta che mi lasciate il vostro nickname nella recensione e vi avviserò.
Se volete trovarmi su twitter sono @_itsnickymine [https://twitter.com/_itsnickymine ]
mentre su facebbokm sono Vale Niley [ http://www.facebook.com/vale.niley?fref=ts ] 
Grazie di cuore, al prossimo capitolo.
Valentina<3

Heeeeeeeeeelo beautiful, how's going?

A me tutto bene, ho postato più velocemente che potevo e spero sarete contente.No ma dico mi volete far morire? 9 recensioni? 9? afghgfd cioè io sono morta appena le ho viste. Grazie di cuore a queste sette meravigliose persone. GRAZIE, GRAZIE GRAZIE, GRAZIE.

Siete meravigliose<3

Questo capitolo è molto dolce, non so mi sono sembrati un piccola famigliola felice AHAHAH asdfghjhgfds sarà sempre tutto così perfetto? no, MHUAHAHA vi ricordo che sono mooolto cattiva e ho forse troppa fantastia quindi mi inventerò certe cose assurde AHAHAH

Va bene mi sto dilungando troppo lo so u.u sorry. Come sempre, vi rpego di lasciarmi qualche recensione, per sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Accetto ogni genere di critica, le critiche servono a crescere ed io ho ancora molto da imparare.Oggi mi sento un po' Dante Alighieri AHAH dovrebbe vedermi la mia professoressa di italiano AHAHAH 

Vaaa bee, vi ricordo che se volete essere avvertite su twitter ogni volta che aggiorno, basta che mi lasciate il vostro nickname nella recensione e vi avviserò.

Se volete trovarmi su twitter sono @_itsnickymine [https://twitter.com/_itsnickymine ]

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Grazie di cuore, al prossimo capitolo.
Valentina<3

 




 

SPOILER.

c..cosa?”

“ciao. Io sono così, sono geloso e mi da un fastidio tremendo pensare che tu sarai ad una festa senza di me, con un mini vestitino e con tutti gli uomini della sala che ti guardano come pesci lessi e muoiono dietro le tue gambe”

“cosa?” chiese di nuovo la ragazza stupita. Ma che stava dicendo?

“ma ti sei vista, Sam? H..Hai delle gambe lunghissime e magrissime, anzi sei tu magrissima, a volte mi chiedo anche se mangi abbastanza o se non sei sottopeso.. Sei magrissima, hai un fisico troppo perfetto, farebbe invidia ad ogni modella, hai un viso meraviglioso, degli occhi che ipnotizzano nel vero senso della parola, un sorriso contagiosissimo. Sei perfetta ed ogni uomo morirebbe dietro di te. Scusami tanto se sono geloso” si sfogò il riccio

“sei passato dal ‘vai via, io sono così’ al ‘sei perfetta e sono geloso’”  disse la mora sarcastica.

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Capitolo 14
*** Chapter 14. ***




                                                                         'Do you believe in destiny?'



CAPITOLO 14.

 


“buongiorno”

Sam entrò nella camera da letto di Nicholas, aprendo le finestre in modo che il sole illuminasse tutta la stanza.

Nicholas si lamentò mettendo la testa sotto il cuscino.

“sveglia nicholassss” disse la mora sedendosi sul letto

“mmm”

“nate non c’è?” chiese Sam

“è in camera sua, dorme ancora”

“sono quasi le dodici e trenta, nick. Non puoi dormire fino a quest’ora non hai sedici anni” si lamentò la mora

“nemmeno tu” si difese Nick

“io infatti, sono sveglia, pimpante e tutta tua” disse la mora

“mm..l’ultima è la mia preferita” disse il riccio malizioso mordendosi il labbro.

Sam sorrise sdraiandosi accanto a lui e stringendosi a lui.

“ho tanta voglia di te sai? Di stare abbracciati, stretti in questo letto per il resto della nostra vita oppure di svegliarci assieme e fare colazione assieme per poi fare lunghe passeggiate a parlare, parlare e a baciarci e poi di nuovo parlare e poi di nuovo baciarci” sussurrò la mora

“possiamo farlo, se vuoi” disse il riccio accarezzandole un braccio

“è una promessa?” chiese la mora

“si” disse Nicholas baciandole i capelli

Samantha sorrise.

“stasera devo andare  ad una festa” disse la mora togliendosi le scarpe e tornando a sdraiarsi accanto a lui

“mm? Di chi?” chiese il riccio

“un mio amico di classe, compie diciotto anni” disse la ragazza appoggiando la testa sul petto del ragazzo

Nicholas cominciò ad accarezzarle i lunghi capelli.

“discoteca?” chiese poi

Sam annuì

“niente vestitino, tacchi non troppo alti e niente trucco” disse il ragazzo velocemente

“che?” chiese la ragazza

“niente vestitino, tacchi non troppo alti e niente trucco” ripeté Nicholas

“che?” chiese di nuovo la ragazza voltandosi e guardandolo negli occhi.

“non farmelo ripetere, hai capito” disse il riccio infastidito

Samantha rise.

“io sono già brutta di mio, poi non mi preparo nemmeno, wow sarò miss bruttezza duemiladodici” si lamentò la mora

“tu per me sei bellissima ed è questo quello che conta, devi piacere solo a me” disse il ragazzo sedendosi meglio sul letto e Sam si mise davanti a lui.

“ma ho già comprato un vestitino carissimo e dei tacchi bellissimi” ammise la mora

“li metterai per uscire con me, non per una festa dove stupidi ragazzi diciottenni non sano tenere a freno gli ormoni” le disse Nicholas

“sono tutti miei amici, nick” ammise la mora

“e allora? Io sono geloso lo stesso e mi sale il sangue al cervello se penso ai commenti che possono fare” disse Nicholas

“io non sono una bambola che puoi spogliare e vestire a modo tuo, Nick” si lamentò la mora

“non ho mai detto questo, ho solo detto come devi vestirti” disse il ragazzo

“e se non lo facessi?” chiese Samantha sorridendo

“smettila” le disse Nicholas

“di fare cosa?” chiese

“di non fare quello che ti dico”

“io non sono una bambola che puoi comandare a tuo piacimento. Faccio quello che voglio” si difese la mora

“non ho detto di comandarti a mio piacimento ti ho solo detto di come vestirti” ripeté la ragazza

“nemmeno mio padre lo fa”  disse la ragazza

“lo faccio io allora”

“ma ti rendi conto su che cosa ti stai attaccando? È una cosa stupida” ammise la mora

“per me non lo è.” Si difese il riccio

“si che lo è. Cosa cambia se metto un paio di jeans o un vestitino?”

“cambia tutto” disse Nicholas

“io ho diciotto anni, non puoi dirmi cosa devo indossare ad una festa” ammise la mora
“io ho venticinque anni, sono più maturo di te e posso dirti quello che voglio.” Controbatte il riccio

Samantha lo guardò stupita. Stava scherzando?

“non so come hai fatto in passato con le tue ex, ma io non sono una bambolina che puoi comandare a tuo piacimento. Faccio quello che mi pare”

“allora ciao” le disse Nicholas

“c..cosa?” chiese Sam fingendo si non aver capito

“ciao. Io sono così, sono geloso e mi da un fastidio tremendo pensare che tu sarai ad una festa senza di me, con un mini vestitino e con tutti gli uomini della sala che ti guardano come pesci lessi e muoiono dietro le tue gambe” disse il riccio tutto d’un fiato

“cosa?” chiese di nuovo la ragazza stupita. Ma che stava dicendo?

“ma ti sei vista, Sam? H..Hai delle gambe lunghissime e magrissime, anzi sei tu magrissima, a volte mi chiedo anche se mangi abbastanza o se non sei sottopeso.. Sei magrissima, hai un fisico troppo perfetto, farebbe invidia ad ogni modella, ha in viso meraviglioso, degli occhi che ipnotizzano nel vero senso della parola, un sorriso contagiosissimo. Sei perfetta e ogni uomo morirebbe dietro di te. Scusami tanto se sono geloso” si sfogò il riccio

“sei passato dal ‘vai via, io sono così’ al ‘sei perfetta e sono geloso’”  disse la mora sarcastica.

“io sono così” ripeté il riccio

“smettila di dire ‘io sono così’ anche io sono così, odio essere comandata e non mi metterai i piedi in testa solo perché sei più grande di me. Cosa credi che io non sia gelosa? Eh? Ci saranno più di dieci mila donne lì fuori che ti vogliono, più belle, più mature, più grandi con un lavoro e che soprattutto hanno già finito la scuola” disse la ragazza

“ma allora non hai capito nulla di me?” disse il riccio

“che?” chiese la mora

“a me non importa niente se sei al liceo e hai diciotto anni, okay? A me piaci così come sei, non ti cambierei per nulla al mondo e sono geloso, non voglio perderti, sai quanti ragazzini diciottenni ci sono lì fuori che ti vorrebbero tutta per loro? Eh? Che sono soprattutto migliori di me, meno gelosi, meno possessivi, più liberi e tanti altre cose?”
“adesso sei tu a non aver capito nulla di me” disse la mora

“cosa? Io ho capito tutto di te”

“no, che non lo hai capito. A me non importa un cazzo dei ragazzi qui fuori o di quelli che saranno alla festa, a me importa solo di te.  Vorrei solo che non mi trattassi come una bambola da usare a tuo piacimento”

“no ti uso come una bambola a mio piacimento” si difese il riccio

“no? Mi stai dicendo cosa indossare!”  disse la mora spazientita, stava perdendo la pazienza

“sono così” disse il moro

“smettila di dire che sei così”

“Voi due siete sul serio pazzi”

Una voce vicino la porta parlò, facendoli voltare verso di lui.

Nate era in piedi appoggiato alla porta, ancora in pigiama che li guardava divertiti.

“nate, da quanto ci ascolti?” gli chiese il padre

“da un bel po’” ammise il piccolo”

“lasciaci soli, stiamo discutendo” disse il padre a Nate.

Il piccolo non se lo fece ripetere due volte e corse in cucina per accendere la tv.

“non andarci”
“cosa?”

“non andarci, rimani con me” disse il riccio prendendole una mano e tirandola verso di se, in modo da farla appoggiare su di lui.

“nicholas, sembri un quindicenne, è solo una festa” gli disse la ragazza

“son-”

Nicholas stava per dire ‘sono così’ ma la mora lo fermò

“giuro che se dici di nuovo ‘sono così’ ti picchio” lo minacciò la mora

“mi sta minacciando, mrs. Edwards?” chiese il riccio

“per niente, mr. Jonas” disse la mora stringendosi a lui.

Passarono altri trenta minuti in quella posizione.

Fermi, stretti, abbracciati avendo paura che se solo si fossero mossi tutto sarebbe finito.

Nicholas non sapeva perché si stava comportando così, sapeva che non faceva altro che allontanarla solamente ma era più forte di lui.

Samantha invece, avrebbe fatto benissimamente come le diceva il ragazzo ma odiava prendere ordini dalle persone, odiava essere usata come un burattino.

“ci andrai alla festa?” le chiese di nuovo il riccio alla mora

Sam sospirò.

“non voglio parlarne per tutta la giornata, voglio solamente passare del tempo con te e Nate, ed essere felice. Ti chiedo solo questo” le disse la ragazza
“ed io invece ti chiedo di non andare a quella stupida festa, così sarò felice anche io” le disse il ragazzo

Samantha sbuffò.

“è solamente una semplice festa dove ci saranno alcuni mi miei amici di classe e amiche, li conosco tutti e nessuno mi guarderà” disse Sam voltandosi a guardarlo.

“non è per niente vero” disse il riccio

“si che lo è”

“okay, vacci, ma ti vesto io, okay?”

“fortunatamente ho due braccia, posso vestirmi da sola” disse la mora

Nicholas sbuffò.

“so che può sembrarti una cosa sciocca, n..non non l’ho mai fatto con nessuna… ma tu sei Samantha, la mia Sam ed io..sono così”

“ti odio” disse la mora

“perché non vi baciate e la fate finita?” chiese Nate entrando in camera

“nate” lo ammonì il padre

“scusatemi tanto se sto guardando un cartone e odio sentire i vostri litigi stupidi” disse Nate sedendosi sul letto accanto a Sam.
“non sono stupidi” disse Nicholas

“si che lo sono, papà. Sam ha ragione, è una festa e poi non preoccuparti, se qualcuno la guarda posso correre io ad ucciderlo con la pistola di ben ten” gli disse il piccolo.

Samantha rise, seguita a ruota da nick.

 




Saaaaalve bellissime<3 come state? io mooolto bene, finalmente ho un po' di pausa con la scuola.

Scusate il piccolo ritardo, ma ho avuto un po' da fare. Per farmi perdonare domani avrete il prossimo capitolo quiiindi prima recensite prima avrete il capitolo u.u  Inoltre volevo dirti che ho avuto una GRANDISSIMA ISPIRAZIONE per questa storia ora devo solamentre scriverla bene u.u asdfghjk

Ringrazio le meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo, come sempre, siete meravigliosa. GRAZIE DI TUTTO.

Se volte seguirmi su twitter sono @_itsnickymine

mentre su facebook ho una pagina dedicata a niley gestita da me ed un'altra mia amica :) http://www.facebook.com/pages/Before-The-Storm/174927692535085?fref=ts 

Vi prego di lasciarmi qualche recensione, anche piccola, per farmi sapere se il capitolo vi sia piaciuto u.u

Al prossimo capitolo, baci<3








 

SPOILER.

"io non sono tua figlia,  nick” urlò la ragazza “tu non mi hai dato nessun permesso, io faccio quello che mi pare, okay? E poi .. avevo il cellulare in borsa e non l’ho sentito. Smettila di essere così ossessivo.”

“non sono ossessivo, tengo solamente a te, a differenza di qualcun altro”

Sam lo guardò allibita.

“s..stai insinuando che io non tengo a te? Ma quanti anni hai Nicholas? Quindici?” chiese la mora stizzita.

“sto insinuando quello che io credo” ammise il riccio

“sei uno stronzo” disse la mora aprendo lo sportello della macchina e scendendo

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Capitolo 15
*** Chapter 15. ***


 


                                                                       'Do you believe in destiny?'




Capitolo 15.

 

“hey finalmente abbiamo l’onore di vedere la nostra rappresentante d’istituto”

Samantha sorrise ai ragazzi, entrando nel locale con Anne

“ciao Matthew” disse la mora sorridendo

“come stai? A scuola non ti vedo quasi mai e volevo parlarti di un progetto molto carino per il college” disse il ragazzo avvicinandosi a lei.

“sono davvero occupata Matt, devo studiare, occuparmi di tanti altri  progetti  e molte altre cose. Lascialo nel mio armadietto, magari se ho tempo lo leggo” disse la ragazza

Matt annuì sorridendo.

“dov’è James? Volevo fargli gli auguri” chiese la mora

“già” commentò Anne

“fuori il locale, sta fumando” ammise il ragazzo.

Samantha e Anne si diressero verso il retro del locale, dov’era James, il festeggiato.

“mi spieghi perché non hai messo quel meraviglioso vestitino che abbiamo comprato assieme?” chiese Anne sistemandosi i capelli.

Samantha infatti era scesa a compromessi con Nicholas, indossando un jeans stretto e un paio di tacchi con sopra una maglia con lo scollo a barca.

“non parliamone, guarda, sono stata tutta la giornata a litigare con Nick riguardo quello stupido vestito” disse la mora sospirando

“che?” chiese Anne stranita.

“mi ha praticamente vietato di indossarlo quando non sono con lui, cioè ora.” Ammise la mora con un enorme sorriso stampato sulle labbra.

“questa storia ti sta prendendo un po’ troppo. Ed è strano” ammise l’amica

“strano cosa?” chiese la mora
“andiamo? Siamo a New York, nel 2012. Dove si è visto che il ragazzo sceglie cosa deve indossare la ragazza?”

“è molto geloso” ammise sam

“ci sono molti modi per esprimere la gelosia, questa è ossessione e malattia mentale” disse Anne

“invece la sua è solo gelosia, lui è così e..non so, per quanto mi dia fastidio che lui mi comandi, mi piace. Mi piace che si interessi a me, a quello che faccio, a dove vado e con chi sono. Lo so, sembra un vecchio dell’ottocento ma è tremendamente figo quando lo fa e mi piace!”

“hei, non eri quella che odiava la gelosia? sei la stessa Samantha Edwards? La rappresentante d’istituto che come motto usa sempre: nessuno può metterci i piedi in testa e comandarci, scegliamo noi il nostro destino?” chiese Anne sarcastica

Samantha rise.

“tu..tu non puoi capirmi ancora Anne, ma spero che troverai una persona che ti faccia sentire esattamente come mi sento io quando sono con nick, che ti faccia provare le stesse cose. Sul serio, ho sempre pensato che l’amore delle favole non esistesse, che era tutta una montatura, che ero io la tipa strana e che sognava ancora il principe azzurro…. Ma sai forse, forse mi sbagliavo… L’amore delle favole esiste, dobbiamo crearcelo noi, dobbiamo affidarci al destino ma soprattutto crederci”

Anne le sorrise.

“vorrei tanto crederti” le disse Anne

Uscirono fuori e salutarono l’amico.

Passarono una serata tranquilla tra chiacchiere e balli. Era più o meno la mezza e Samantha decise di andare a casa

“hey Anne, io..io vado a casa, sono molto stanca” disse la mora ad Anne cercando di farsi capire, visto che la musica era molto alta.

“okay.. ti accompagno?” chiese l’amica

“no, prenderò un taxi, salutami gli altri” disse la mora mandando un bacio all’amica e andando a prendere la sua giacca.

Uscì dopo vari secondi e finalmente prese aria, non ce la faceva più a stare lì dentro. C’era troppa gente, faceva troppo caldo e la musica era assordante.

Cominciò a camminare ai lati della strada in cerca di un taxi ma dopo vari secondi una macchina si avvicinò a lei.

“hey bella, vuoi un passaggio?”

Un ragazzo che doveva avere più o meno vent’anni con uno stupido sorrisino stampato sul volto.

Sam stava per rispondere ma una macchina si mise affianco a quella del ragazzo, quella macchina le sembrava familiare.

“hai un secondo per andartene”  disse un riccio freddo.

Sam sorrise involontariamente. Che ci faceva Nicholas lì? A quell’ora?

Il ragazzo sfrecciò via, non facendoselo ripetere due volte.

“Sali” disse il riccio alla mora

Sam salì velocemente in macchina.

“che ci fai qui?” chiese la mora una volta chiuso lo sportello.

“tu cosa ci fai in giro a quest’ora? Ti rendi conto che se non c’ero io quello chissà cosa faceva? Ed inoltre ti sto chiamando dalle nove ma non mi hai mai risposto, ho fatto più o meno una quarantina di chiamate. Quando ti ho dato il permesso di andare alla festa, non intendevo anche il ‘non rispondere alle chiamate’”

Nicholas stava praticamente urlando. Ma che gli accadeva? Era davvero sconcertante come lui cambiava umore e modo di fare in meno di un minuto. A volte quando urlava, le face va persiono paura.

“io non sono tua figlia,  nick” urlò la ragazza “tu non mi hai dato nessun permesso, io faccio quello che mi pare okay? E poi .. avevo il cellulare in borsa e non l’ho sentito. Smettila di essere così ossessivo.”

“non sono ossessivo, tengo solamente a te a differenza di qualcun altro”

Sam lo guardò allibita

“s..stai insinuando che io non tengo a te? Ma quanti anni hai Nicholas? Quindici?” chiese la mora stizzita.

“sto insinuando quello che io credo” ammise il riccio

“sei uno stronzo” disse la mora aprendo lo sportello della macchina e scendendo

“dove cazzo vai? Non vedi che è pericoloso per le strade a quest’ora?” disse il riccio scendendo e raggiungendola, riuscendo a fermarla

“lasciami in pace, Nick. Okay? Con i tuoi stupidi modi e con la tua stupida bocca che dice cose insensate non andrai lontano”

“aspetta” le disse il ragazzo, prendendola per un braccio

“lasciami, prendo un taxi” disse la mora, liberandosi dalla presa del ragazzo e allontanandosi.

Salì sul primo taxi che passò, senza voltarsi.

Perché si comportava in quel modo? Solamente perché non aveva risposto al cellulare? Non era colpa sua se la musica era alta e non aveva sentito le chiamate.

Aprì la borsa prendendo il cellulare.

42 chiamate perse da Nicholas.

Wow, allora faceva sul serio.

 

 

 

 

“buongiorno tesoro, oggi rimani a pranzo con noi? È da una vita che non passi del tempo con me”

Il padre di Sam entrò in stanza, aprendo le finestre per far filtrare un po’ luce.

Sam si rigirò nel letto, sbadigliando e sedendosi meglio.

“t..tu sei sempre occupato con la tua nuova famiglia”

“e tu non sei mai a casa. Perché stai uscendo così tanto ultimamente?” chiese l’uomo

“ho tanto da fare” ammise la mora “che ore sono?” chiese poi.

“le undici e mezza ed è domenica” disse il padre ridendo credendo che la figlia si fosse dimenticata che giorno era.

Il cellulare di Sam cominciò a squillare. Era nel cassetto del comodino e lo aprì velocemente per vedere chi la chiamava.

Era Nicholas. Decise di non rispondere, così abbassò la suoneria e riposò il cellulare nel cassetto.

“chi era?” chiese il padre

“Anne” disse la mora, dicendo la prima persona che le passava per la mente.  “ma non ho voglia di parlarle” continuò

“avete litigato?” chiese l’uomo

“oh..no.. piccola discussione, ma non preoccuparti si risolve tutto. Ora devo studiare” disse la mora alzandosi dal letto

“d’accordo, se vuoi parlarne io sono qui. Okay? Ah e poi all’una e trenta mangiamo, vieni per favore” la pregò il padre

“okay, vengo” disse la mora.

Il padre uscì dalla camera e Sam cominciò a sbuffare.

Prese il cellulare e notò che Nicholas nella notte le aveva fatto più di venti chiamate. Wow lui e quelle chiamate non l’avrebbe finita più.

Per quanto gli piaceva Nick e per quanto fosse legata a lui, odiava quando si comportava in quel modo.

Amava la sua gelosia, ma quello era troppo.

E odiava quando metteva in dubbio quello che lei provava per lui.

Poteva amare e odiare allo stesso tempo alcuni comportamenti di una persona?

Nicholas era entrato così velocemente nella sua vita che non se n’era neanche resa conto. Era entrato nella sua vita e le aveva preso un pezzo di se, portandolo via da lei.

Il cellulare ricominciò a squillare, era sempre Nick.

Non aveva voglia di parlargli, se avesse risposto avrebbero ricominciato a litigare di nuovo e non aveva voglia di litigare con lui.

Odiava litigare con lui, non poteva essere tutto perfetto come quando l’aveva portata a cena fuori oppure quando le aveva fatto conoscere Nate?

Sospirò alzandosi dal letto e legandosi i capelli in uno coda molto larga.

Aveva molto da studiare per il giorno successivo e nel pomeriggio doveva anche andare al centro commerciale con Anne e Tracy.

Anne doveva comprare una borsa, Tracy un vestito per una festa e Sam aveva bisogno di un nuovo libro.

Cercò di studiare ma proprio non ci riusciva, aveva un pensiero fisso.

Nicholas.

Come poteva un semplice ragazzo averla presa così tanto? Ormai a Tyler non ci pensava nemmeno più.

Sospirò per la millesima volta. Prese il cellulare.

2 messaggi di Nicholas.

‘Possiamo vederci? Per favore.’

‘mi dispiace’

Si morse un labbro leggendo i due messaggi.

Perché Nick era così? Perché prima lanciava la pietra e poi se ne pentiva? Perché?

Non aveva mai conosciuto un ragazzo come Nick, così strano.

Lunatico, geloso, possessivo ma allo stesso tempo dolce, premuroso, divertente e così dannatamente perfetto.

Le arrivò un messaggio e lo lesse velocemente.

‘scendi, per favore, sono giù’

Era Nicholas, ovviamente.

Si avvicinò alla finestra e sbirciò senza farsi notare da chi era giù.

Notò la macchina di Nicholas parcheggiata di fronte la strada e lui appoggiato, come sempre, sullo sportello laterale con le mani in tasca e quel sorriso che a Sam piaceva tanto.

Sorrise e corse vero la cabina armadio.

Prendendo la prima cosa che le comparì davanti.

Corse in bagno lavandoci velocemente e indossò un paio di jeans ed una camicia azzurra e uscì dalla stanza.

“dove vai?” chiese il padre che era in salotto con la sua futura moglie.

“scendo un secondo, non preoccuparti ci sono per pranzo” disse la mora uscendo di casa.

Scese velocemente tutte le scale, quasi correndo e una volta arrivata al piano terra corse fuori.

Nicholas le sorrise e lei si avvicinò a lui.

“hey” le disse il riccio sorridendo

Samantha gli sorrise.

“dormito bene?” chiese Nicholas

“più o meno... uno schifo” ammise la mora “tu?” chiese

“lo stesso” disse il riccio

Sam annuì.

Perché quando si trovata davanti a lui era sempre in imbarazzo, balbettava e non riusciva a dire una parola? Perché Nicholas continuava a farle quell’effetto?

“mi dispiace, sam… I..Io ho un carattere davvero…davvero orrendo e forse… forse non ti merito nemmeno ma ormai ci sono troppo dentro.  Ti chiedo scusa se non sono come vorresti, il fatto è che non riesco ad essere nemmeno io come vorrei e..e mi ..mi dispiace. Il fatto è che q..quando si tratta di te, impazzisco. N..non so spiegarti cosa sia l’amore perché sul serio non ho mai creduto in questo genere di cose. So solo che appena dici ‘devo andare’, sento un groppo alla gola e mi inizi già a mancare.  Non ce la faccio a lasciarti andare, non ora, non domani e nemmeno tra qualche anno. Sono la tua palla al piede e non ti libererai di me così facilmente”

Paradiso ed inferno. Così era con nick.

Per trenta secondi ti ritrovavi in paradiso, gli altri trenta nell’inferno. Al centro dell’inferno.

 Sam gli sorrise.

“i..io non s..sono una persona che dimostra tutto quello che prova, sono fredda e distaccata, ho paura di fidarmi delle persone ed io..io proprio non ci riesco a dimostrarti quello che sento dentro ogni volta che mi guardi. Perché tu mi guardi sempre ed io non so se posso reggere il tuo sguardo tutte le volte, okay? Mi guardi profondamente, dritta negli occhi, guardi quello che faccio, q..quello che dico. D..Devi smetterla, okay? Smettila di guardarmi in quel modo perché io non posso respirare se lo fai e continui a farlo tutt’ora”

Nicholas continuava a guardarla sorridendo.

“non sai..q..quanto vorrei non guardarti più, ma non ci riesco. Cosa credi? Che lo faccia apposta? Ho venticinque anni, ho un figlio, un lavoro che mi richiede molte responsabilità. Tu mi fai perdere il controllo, mi rendi tutto impossibile e mi viene il mal di stomaco se penso che qualcuno prima di me ti abbia sfiorata. Cosa credi? Che perderei tempo dietro te se non fosse che provo qualcosa? Eh? I…Io sono uno stronzo, lo so… non mi è mai importato di niente e di nessuno se non di mio figlio e della sua felicità E .. E tutti lo sanno e ormai lo hanno accettato ma tu invece, tu…. Non..non lo hai mai pensato.. puoi far uscire fuori il meglio di me e contemporaneamente il peggio. Probabilmente quella di ieri sera sarà una delle migliaia sfuriate che farò e che ho fatto. Mi dispiace, sam. È che..che io non sono abituato a parlare, tengo tutto dentro. Io non..non sono stato sincero con te.”

“c..cosa?”

“non ti dico…tutto quello che penso… A me da anche fastidio che tu parla con il cameriere per dirgli cosa vuoi ordinare. Lo so, sembro un pazzo ossessivo appena uscito da un manicomio, non..non mi era mai successo, ma tu…dio… tu…sei …non ci sono parole per riuscire a descriverti.. non ci sono”

“s..sei…wow… hai detto che non sei abituato a parlare, che tieni tutto dentro.. ma ..ma non è vero… ogni v..volta che apri bocca..m..mi fai sentire amata, mi fai sentire bellissima, anche se..se non lo so, quando mi sfiori io…io perdo il controllo, nick per non parlare di quando mi guardi. Lì proprio cominciò a balbettare e a dire cose insensate, quindi smettila okay? Smetti di guardarmi”

“mm..okay.. guarderò le tue amiche o le mie colleghe” disse il riccio

“smetti anche di guardare loro, ti ho visto l’altra volta in ospedale come parlavi con quella biondina”

“sai che per me ci sei solo tu, non essere gelosa”

“io gelosa? Io?” chiese la mora scoppiando in una fragorosa risata “si”

Nicholas si avvicinò di più a lei.

“che fai? Mi baci? O rimaniamo qui fermi ancora per un po’?” chiese la mora per poi attirarlo a se e baciarlo copn tutta la forza che aveva dentro.

Loro erano così. Un minuto prima se ne dicevano di tutto i colori, un minuto dopo confessavano tutto quello che avevano dentro e l’altro minuto lo passavano a baciarsi.

 

 

 

Samantha si era completamente scordata della promessa fatta al padre, quella di restare a mangiare con la nuova famiglia.

Quando si trattava di Nicholas dimenticava tutto e non se l’era fatto ripetere due volte dal riccio infatti stavano proprio andando a casa di Nicholas.

Arrivarono nel palazzo di Nicholas e presero l’ascensore.

“sai una cosa?” chiese il riccio premendo il pulsante per portarlo al suo piano e voltandosi a guardarla.

“cosa?” chiese la mora

“n..non ho.. mai baciato in ascensore” disse il riccio prendendola per il polso e avvicinandola a se per poi  baciarla velocemente.

Samantha sorrise mentre la baciava, notò che c’era qualcosa di diverso in quel bacio. Sia in lei che in lui.

In lui c’era troppa ‘violenza’ se così si poteva dire, in lei c’era troppo un vortice di emozioni dentro.

Nicholas cominciò ad accarezzarle la gamba, per poi salire sempre più su e ad arrivare ai bottoni della camicia azzurra della ragazza.

A Sam cominciò a battere il cuore velocemente, tropo velocemente.

Aveva paura.

E se Nicholas se ne fosse accorto? Non voleva che lo sapesse. Sicuramente l’avrebbe lasciata.

Mentre si baciavano e mentre Samantha gli accarezzava i suoi ricci perfetti Nicholas cominciò a sbottonarle la camicia.

Samantha chiuse gli occhi fortemente.

E quasi le parve rivivere tutta la scena.

 

 

 

“sta tranquilla, baby.. non ti farà tanto male”

“l…lasc..lasciami..p..per favore”

Non le uscivano più le parole di bocca, non riusciva nemmeno più a respirare.

Perché era andata a quella stupida feste? Dov’erano le sue amiche adesso?

“a…aiuto” cercò di urlare ma non ci riuscì.

Le sue mani che continuavano a toccarla ovunque. Che schifo.

Le alzò il vestito, cominciando a toccarle le gambe.

Sam cominciò a piangere.

“che cazzo piangi?”

“la..lasciami, per favore”

“dai, ci divertiamo un po’” disse il ragazzo baciandole il collo e  toccando la sua femminilità abbassando le mutandine.

“n..non..non toccarmi…aiuto”

Le sue mani sempre più dentro. E le sue lacrime che non smettevano di bagnare il suo viso.

Le faceva del male anche se solo la baciava e la sfiorava. Che aveva fatto di male per meritarsi quello?

Serrò gli occhi pronta a provare quel dolore, ma non provò nulla anzi il suo peso sopra di lei era sparito.

Aprì gli occhi trovando il ragazzo che prima stava sopra di lei, ora era per terra che si toccava il labbro.

James. Suo cugino che a quel genere di feste se ne faceva tre, era lì e l’aveva salvata.

Sam scoppiò a piangere correndo fra le braccia del ragazzo.

“è tutto apposto, sam.. ci sono io, non..non è successo niente”

Continuò a piangere.

 




 Saaaaaaaaaaaalve bellissime.

Come state? io muy bien (?) Okay sto male, lo so u.u

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Grazie alle meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo, siete meraaavigliose, vi amo tanto asdfghjkjhgf.

Vi prego come sempre di lasciarmi qualche piccola recensione, per sapere cosa ne pensate.

PS. Una meravigliosa ragazza alias @heyjerryjonas mi ha fatto notare che nello scorso capitolo ho scritto che ben ten usa una pistola beh volevo....volevo dirvi che ben ten non usa pistole AHAHAHAHAHHAAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHHAHAHAHA vi giuro che non lo sapevo e quindi l'ho scritto HAHAHAHAHAHAHHA okay me ne vado, cià<3 

 

 

 

SPOILER.

 “portami via Nick, per favore” disse la mora stringendosi a lui, stringendo il suo viso nell’incavo della sua spalla.

“che succede, sam? Che è successo?” chiese Nicholas preoccupato accarezzandole la schiena.

“v..voglio a..andare via, ho..ho paura, ho paura, ho paura” continuava a ripetere Sam

“…d..di c..cosa hai paura? Parlami sam!” disse il riccio spazientito.

Che le succedeva?
Samantha cominciò a piangere, aveva il viso tutto bagnato.

“voglio andare via… voglio andare via” disse con un filo di voce

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Capitolo 16
*** Chapter 16. ***



                                                                                'Do you believe in destiny?'



Capitolo 16.

 

Nicholas continuava a sbottonarle la camicia.

Sam cominciò a respirare a fatica.

Ma quando cazzo arrivava ‘sto ascensore?

‘Stai calma, sam’ continuava a ripetersi.

Lui non è quello stronzo di merda che voleva violentarti. Lui è Nicholas. Nicholas. Nicholas.

Ti vuole bene ed è un uomo, è normale che chiede una cosa del genere. È normale.

Nicholas cominciò a slacciarle la cintura che aveva e a sbottonargli i bottoni del jeans che aveva.

Un vuotò cominciò a riempirle lo stomaco. No, no, no, no. Non poteva reagire così. Erano passati tre anni. Tre anni. Credeva di aver dimenticato tutto.

La psicologa aveva detto che con il tempo tutto passava, perché non passava?

Era una stupida, era stata una stupida, Nicholas non sapeva un cazzo e quindi era normale che ci provasse.

Non le era mai successo con nessun’altro.

Con Tyler ogni volta che si avvicinava, lo allontanava.

Dio, perché doveva essere così difficile?

Cominciò a respirare a fatica. Le sembrava di rivivere la stessa scena, in continuazione, senza fermarsi mai.

“n..no..no nick, f..fermo”

Nicholas alzò lo sguardo, guardandola negli occhi.

“io..io non posso” ammise la mora

“c..cosa?” chiese il riccio

Finalmente il campanellino dell’ascensore suonò, erano arrivati sul piano di Nick.

“vieni, entriamo” la intimò nick

“no..nick, io…mi dispiace… forse..io..non posso”

“c..che stai dicendo, sam?” le chiese il riccio

“d..devo..devo andare, m..mi dispiace” disse la mora uscendo dall’ascensore e correndo per le scale.

Era una stupida, una stupida, una stupida.

Nicholas era un uomo e aveva il diritto di voler fare sesso con una ragazza. Chi era lei per dirgli di no?

Non avrebbe voluto vederla più, ecco.

Ed in un secondo tutto quello che si erano detti, era sparito. Era sparito tutto.

Corse velocemente, non prese nemmeno un taxi per arrivare a casa.

Erano le 14:12 e prima di entrare in casa si asciugò le lacrime, cercando di sembrare guardabile. Entrò in casa.

Suo padre seduto a tavola con Jennifer, Matthew e Krystal.

In quel momento si ricordò che doveva pranzare con loro.

“oh cazzo.. papà..scusa.. ho..ho. avuto un contrattempo..mi..mi dispiace” ammise la mora

“non so..cosa.. ti sta succedendo ultimamente, Sam. Ma spero vivamente che tornerai quella di prima.”

“n..non mi sta succedendo proprio niente, ho..ho solo scordato di dover pranzare qui”

“siamo la tua famiglia, ogni famiglia mangia sempre assieme, Matthew e Krystal pranzano sempre con noi di domenica, non dico ogni giorno ma almeno la domenica, potresti fare uno sforzo” le disse il padre.

Proprio non ci vide più, come poteva paragonarla a quei due essere senza un minimo di cervello?

“ma che vuoi tu da me, eh? Ti presenti un giorno con la tua nuova bella e perfetta famiglia e pretendi che io stia tutto il tempo con voi? Per quanto possano essere belle persone, non..non sono la mia famiglia, okay? Non lo sono. La mia famiglia sei solamente tu e James. Questo è quello che mi rimane della mia famiglia. Solamente questo.” Si sfogò la mora

“so che non sono la tua vera famiglia, ma almeno potremmo costruire una nuova famiglia con loro, cercare di essere felici” disse il padre

“sostituendo la mamma” disse fredda Sam

“sai che non la sto sostituendo” si giustificò il padre

“Sam” cominciò Jennifer

“no, non dire nulla Jennifer. Mi dispiace per quello che ti sto dicendo ma tu non sei la mia famiglia, ne tu ne i tuoi figli. Mi dispiace, ma noi non potremmo mai essere una famiglia, le famiglie non si scelgono, fortunatamente.”

“smettila, sam” la ammonì il padre

“smettila tu di comportarti come se non fosse successo nulla. Smettila di far finta di esserti dimenticato di lei, smettila.” Urlò la mora

“io non mi sono dimenticato di lei. Su, vieni non parliamo di questo adesso. Siediti e mangiamo” disse l’uomo

“n..no” disse Sam scostando la testa

“cosa?” chiese Krystal

“non mi va di mangiare, io…io devo andare. Ciao” disse la mora voltandosi e andando via

“sam” la chiamò il padre ma lei non tornò indietro.

Uscì di casa.

Dove sarebbe potuta andare?

Nicholas? No, non poteva scappare e tornare.

Dio, perché doveva essere tutto così difficile?

Il suo passato, la storia con Nick, suo padre e la sua nuova famiglia.

Sbuffò.

Forse, c’era una persona che poteva aiutarla.

Sorrise, mordendosi un labbro. E chiamando un taxi

“Van Brunt Street, Brooklyn per favore”

“certo” disse l’uomo sorridendole

Si sedette meglio sul sediolino.

E trovò due chiamate perse da Nicholas.

Perché doveva essere cos stronza? Nicholas non meritava tutto quello, doveva sapere la verità ma lei non voleva che lo sapesse, non voleva.

Aveva una fottuta paura che Nick dopo averlo saputo, se ne fosse andato.

Lo chiamò.

“hei” Nicholas rispose dopo nemmeno uno squillo.

“c..ciao” balbettò la mora

“perché sei scappata? Guarda che con me puoi..puoi parlare, lo sai.. Se ho..ho fatto qualcosa di sbagliato, puoi dirmelo c..cercherò di non farlo più” le disse il riccio

“sono io che sono sbagliata, non tu” ammise Sam

“non dire stupidaggini, perché sei scappata?” chiese il riccio

“n..non lo so”

Nicholas sospirò.

“dove sei..adesso?” chiese

“Brooklyn” disse Sam

“che fai a Brooklyn?”

“d..devo parlare con una..una persona”

“devo essere geloso?” le chiese il riccio facendola ridere.

“beh se sei geloso anche dei miei parenti.. sto andando a trovare mio cugino, devo parlargli”

“d’accordo.. dopo passi da me?” chiese Nicholas

Sam rimase zitta. Se fosse andata di nuovo da lui sarebbe successo quello che era accaduto prima.

“sta tranquilla, vo..voglio solamente vederti”

Nicholas la precedette.

Sam tirò un sospiro di sollievo.

“certo, un paio d’ore massimo e sono da te. Grazie Nick, sei davvero la mia salvezza” disse la mora

“ ..e tu la mia” disse il riccio attaccando.

“siamo arrivati signorina” le disse il tassista.

Sam gli sorrise e dopo averlo pagato uscì, dirigendosi verso il portone di uno dei tanti palazzi.

Come sempre era aperto, ma quand’è che quel ragazzo sarebbe diventato più responsabile?

Sospirò sorridendo entrando e salendo tutte le scale, per poi arrivare all’ultimo piano dove, come sempre, la porta era aperta.

Entrò nell’appartamento.

Era esattamente come l’aveva lasciato l’ultima volta che l’aveva visto, tutto in disordine.

Piatti e bicchieri sul lavandino, cartoni di bizza e birre per terra, nemmeno una cosa a posto.

Quel ragazzo era impossibile.

“c’è qualcuno? James?” urlò ma nessuno le rispose.

Forse era fuori al terrazzo, pensò la mora.

Infatti il suo amatissimo cugino di due anni più grande di lei era proprio sul terrazzo che scriveva qualcosa al computer e aveva le cuffiette nell’orecchio.

“ma ciao Jammy” disse la mora togliendogli una cuffietta.

Il ragazzo si alzò subito da dove era seduto abbracciandola e quasi prendendola in braccio.

“Sammy, cavolo, è da un bel po’ che non mi vieni a trovare”

“lo so, la scuola sai..” disse la mora ancora abbracciata a lui.

“come stai?” chiese poi il ragazzo lasciandola libera e incitandola a sedersi sul divano che c’era in terrazzo.

“beh…bene..più o meno bene, tu? Come stai?” chiese Sam

“benone dai, devo solo dare altri 10 esami e poi sono laureato, cosa vuoi che siano dieci esami?” chiese sarcastico il ragazzo facendola ridere.

James era il figlio della sorella della madre.

Fin da bambini avevano avuto un rapporto davvero molto legato, erano come fratelli e sorella, si volevano un gran bene e James era quasi un eroe per Sam, nel vero senso della parola, l’aveva salvata molte volte.

Aveva vent’anni e frequentava la NYU.

“vieni, andiamo dentro ti offro qualcosa da bere” disse il ragazzo tirandola per un braccio ed entrando dentro.

Sam annuì, seguendolo

“sempre molto ordinata questa casa, sai?” disse la mora

James rise.

“non è colpa mia, è Rob che non sistema mai” si difese il ragazzo

“si, certo” disse la mora spostando tutta la roba che c’era sull’isola di marmo e sedendosi sopra.

“allora, mamma mi ha detto che tuo padre… si vuole risposare” disse il ragazzo aprendo il frigo cercando due Red Bull

“già… non puoi nemmeno immaginare come sono, lei è..è disgustosa, per non parlare dei figli” ammise la mora                                                                                       

“dai, io l’ho vista, è una bella donna” ammise il ragazzo

“si , è carina, ma non è adatta per mio padre”

“nessuno sarà adatta per tuo padre se continui così. Lui… sta cercando di essere felice come stai cercando di farlo tu, solo in modo diverso” disse James sorridendole mettendo le due Red Bull in due grandi bicchieri di vetro.

Samantha sospirò bevendo dal bicchiere che James le aveva dato.

“allora… come mai qui? Ti conosco benissimo e so che odi Brooklyn e non verresti mai qui solamente per una visita al tuo cugino preferito” disse James facendola scoppiare a ridere.

“sei il mio unico cugino” ammise la mora

“dettagli” disse James sedendosi sulla parte della cucina dove non c’era nulla. “allora.. dimmi tutto” continuò poi

Sam prese un lungo respiro prima di parlare.

“ecco…vedi.. c’è…c’è un..un ragazzo, si, un ragazzo che …che mi..”

James la interruppe.

“ti piace?” chiese il ragazzo

“si” ammise la mora

“mm beh mi fa piacere, spero sia migliore di quel Tyler perché altrimenti gli spacco la faccia, lo sai?” chiese James divertito.

Sam sorrise.

“ti ricordi quello che è successo tre anni fa?” chiese la mora tutto d’un fiato e James cambiò subito espressione.

“s..si… perché ne parli?” chiese il ragazzo guardandola

“ecco… io… è da quasi un anno che non.. non vado più dalla psicologa e beh c..credevo di aver…di aver dimenticato tutto. Di stare bene, di ‘essere guarita’..invece no..” disse la ragazza

“perché non ci stai andando più? cazzo Sam, se ti avevano consigliato una psicologa è perché forse c’era un motivo valido e ti avrebbe aiutata” sbraitò il ragazzo

“lo so, erano passati due anni e c..credevo… beh che fossi guarita” ammise sconfortata la mora

“e come mai ultimamente non lo credi più?” chiese James

“beeh..te l’ho detto no.. mi..mi piace questo ragazzo”

“e lui ci ha provato?” chiese il ragazzo

“beh..non proprio, più o meno” ammise la mora

“quindi?” chiese il ragazzo

“quindi ho bisogno di te. Lui non lo sa ed ogni volta..c..che mi sfiora o mi tocca… io non…non ce la faccio e scappo.” Confessò la ragazza guardandosi le scarpe.

“perché non glielo dici?” chiese il ragazzo

“sei pazzo? Io sono ancora vergine, lui è..grande.. chissà con quante di loro lo ha fatto e poi…poi ho..ho paura…se poi mi lascia?” chiese

“se ci tiene veramente a te non se ne andrà… quanti anni ha?” chiese

“cosa c’entra l’ètà?” chiese la mora

“c’entra, c’entra” si giustificò il ragazzo “ allora?” la intimò

“venticinque” disse la ragazza

“che?”

“venticinque anni” ripeté la mora

“sei anni di differenza? Ma sei pazza Sam?” chiese James

“guarda ci sono ragazze che stanno assieme a quarantenni ed io non posso stare con uno di soli sei anni più grande? La ‘differenza’ di età, se così possiamo chiamarla, non è per niente un problema.” Disse la mora

“non ne sarei così sicura.. Avete due stili di vita completamente diversi, lui avrà già finito l’università tu ancora devi finire il liceo e-”

Sam lo interruppe

“mancano pochi mesi, poi lo finirò”

James sospirò.

“che fa..? Lavora?” chiese James sospirando ancora

“si, è un pediatra, ha un ufficio in ospedale e..”

“e?” la intimò James

Sam si morse un labbro prima di parlare.

“e ha un figlio”

James stava per strozzarsi con la Red Bull che aveva bevuto.

“che cosa? Ma stai male sul serio Sam?”

Samantha roteò gli occhi

“si ha un figlio, e sono bellissimi.. lui è.. è meraviglioso, fidati di me” lo supplicò la mora

“mi fido, mi fido… sono gli altri che non hanno la mia fiducia e lo sai benissimo” ammise James

“io…credo.. di fidarmi di lui”

“e allora perché hai paura?” chiese James

“non lo so James, perché deve essere tutto sempre così complicato?” chiese Samantha più a se stessa che al cugino.

“è la vita, sam.. e comunque sai il mio consiglio, se ti fidi di lui dovresti dirglielo, ne ha il diritto e poi ha venticinque anni non credo sia un bambino” disse il ragazzo

“n..non lo so..è che ...”

“smettila di pensare al dopo o cosa potrebbe pensare lui, devi essere sincera con lui, se ti fidi davvero di lui dovresti dirglielo e vedrai che troverete una soluzione e lui non ci proverà più” disse James

“non posso chiedergli questo” disse la ragazza

“perché non puoi? Sam è la tua vita” ammise il ragazzo

“io.. io vorrei tanto far l’amore con lui”

“cosa? ma sei la stessa Sam che conosco? Che diceva di voler aspettare al matrimonio?” chiese James ridendo

“ lo facevo perché avevo paura e con Tyler beh bastava allontanarlo e lui se ne stava buono.. con nick però… beh io non ce la faccio ad allontanarlo..sul serio, james.. io..io non credo di essere innamorata di lui, non ancora almeno.. solo che ho una voglia disperata di sentirlo vicino, ogni volta che lo vedo non vedo l’ora che mi baci o che mi abbracci.. non mi è mai capitato, mi sento un’impossessata ma è la verità”  ammise

“ma guarda che è normale per una ragazza della tua età, anzi ci sono ragazze che lo fanno la prima volta a quindici anni, eh… avevano ragione le tue amiche quando ti dicevano che non avevi ancora trovato la persona adatta. Tu dicevi di voler aspettare con Tyler, ma quando ti piace qualcuno veramente tu senti il bisogno di..di avvicinarti, in tutti i sensi possibili” le disse James

“vorrei tanto..tanto.. farlo ma ogni volta che chiudo gli occhi e ci provo…quelle immagini mi riappaiono davanti”

“f..forse dovresti ritornare dalla psicologa, prova a parlarne e vedrai che lei ti troverà una soluzione” le consigliò il ragazzo

“non lo so” ammise la ragazza

“fallo, sam! Vai dalla psicologa e parlane con lui” ridisse James

“ci penserò” ammise la mora

“ah e voglio assolutamente conoscerlo eh? Devi avere prima il mio permesso” disse il ragazzo facendola ridere.

“certo che te lo presento, jammy”

“..e vienimi a trovare più spesso” disse il ragazzo abbracciandola.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Joseph” disse il ragazzo una volta aperta la porta di casa

“nicholas” disse Joe entrando in casa

“come mai qui?” chiese il riccio chiudendo la porta di casa

“eh..niente, sono venuto a controllare che tutto fosse okay” ammise il ragazzo guardandosi intorno.

Nicholas lo guardò stranito.

“hey, sono pur sempre più grande di te” ammise Joseph

“è inutile che giri intorno, lei non c’è” lo anticipò il riccio

“mmm…peccato, sai?” disse Joseph “nate mi ha detto che era carina”continuò poi.

“lo è infatti, è bellissima” ammise il riccio

Joseph sospirò.

“io sul serio non ci credo che stai perdendo tempo dietro una liceale”

“non sto perdendo tempo” disse il riccio

“ah no?” chiese il ragazzo

“no, joe, lei a me piace ed è solo questo che conta, solamente questo” disse il ragazzo

“non hai diciotto anni Nicholas” disse Joseph

“non voglio averli infatti, ho venticinque anni, lei diciotto, sono solamente sei anni di differenza, ed è come se ne fossero due, lei è davvero molto matura”

Joseph rise.

“la smetti?” lo intimò Nicholas

“non la finirò fin quando non sarai guarito da questa sbandata” ammise il fratello “ora devo andare, la mia fidanzata, adulta che ha un lavoro e che soprattutto ha finito il liceo, mi aspetta” continuò sorridendo e andando via.

Nicholas sbuffò sedendosi sul divano e mettendo i piedi sul tavolino.

A lui non importava quanti anni avesse Sam o se avesse finito o meno il liceo.

A lui importava solamente di lei.

Samantha. La ragazza che negli ultimi tempi non faceva altro che farlo impazzire con i suoi modi così dolci e semplici ma allo stesso tempo provocatrici.

Sentì il campanello suonare e corse ad aprire.

“finalmente” disse il riccio vedendola

Sam lo abbracciò stringendosi a lui e facendosi invadere dal suo meraviglioso profumo, che adorava tanto.

“scusami, ho fatto.. fatto tardi” ammise la mora

“non preoccuparti, vieni entra” la intimò Nicholas.

“allora? Mi spieghi perché prima sei..sei praticamente scappata?” chiese il riccio una volta che la mora si fosse seduta sul divano proprio di fronte a lui.

Sam abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro.

“sc…scusami…ma”

“non voglio le tue scuse sam, tu non devi scusarti di nulla. Devi fare solamente ciò che senti ed io… vorrei solamente sapere perché sei scappata, non te ne sto facendo una colpa” disse il riccio

“non sono ancora pronta” disse la mora guardandosi le scarpe e torturandosi un labbro.

“cosa?” chiese il riccio non avendo capito cosa intendesse dire

“io..non…non sono ancora pronta per parlartene, non è facile” ammise la ragazza

Nicholas rimase fermo, senza muoversi.

“si, lo so, mi dispiace, ma io..io…” provò a giustificarsi la mora, ma Nicholas la interruppe.

“no, non preoccuparti… f..forse sono..sono stato io un po’ troppo veloce con te, le cose vanno fatte con calma” disse il riccio più a se stesso che alla ragazza.

“no, nick, non è assolutamente così, tu non hai fatto nulla di sbagliato, sono io ad essere… strana per non dire sbagliata”

“smettila sam, okay?” disse il riccio alla ragazza e questa annuì.

“su, usciamo, andiamo a farci un bel giro per new york, ti va?” chiese il riccio

La mora annuì, mordendosi ancora una volta il labbro.

“e smettila di morderti il labbro perché non puoi capire l’effetto che mi fa” disse il riccio sorridendole.

Sam rise

“d’accordo” disse la mora facendolo di nuovo, senza nemmeno pensarci.

Nicholas la guardò.

“scusa, scusa” disse ridendo la mora.

Passarono il pomeriggio in giro per New York, tra foto, risate, chiacchiere e baci.

Samantha quando era con lui si sentiva completa, felice, serena.

E non avrebbe mai voluto andarsene o allontanarsi da lui per nemmeno dieci secondi.

Erano più o meno le dieci e mezza di sera ed erano appena entrati in un locale pieno di gente per mangiare.

Samantha stava ridendo perché Nicholas non conosceva quel tipo di locale poiché era per i giovani di new york.

“sei vecchio, nick. Accettalo” disse ridendo ancora, facendo la fila per un tavolo.

“divertente, piccola sam, davvero divertente” disse il riccio ridendo

Sam stava ancora ridendo quando sentì una voce dietro di lei.

Si sedettero finalmente in un tavolo e dopo aver ordinato, Sam andò in bagno sotto le occhiatacce che le inviava Nick mentre si dirigeva verso la toilette.

Entrò in bagno e notò che era in comune, che schifo pensò.

Il bagno doveva essere diviso, quello per i maschi e quelle per le femmine. Perché lì era unito?

Le faceva troppo schifo così si sciacquò le mani e mentre le asciugava sentì una voce da dietro le mura, dove c’erano tutte le cabine.

Una voce che conosceva troppo bene e che non credeva di ricordarla ancora dopo tutto il tempo che era passato.

Ma il passato era così, tornava all’improvviso e faceva i conti con il presente.

“no ma dico, l’hai vista, è una bomba, me la scoperei lì”

Quella voce, erano anni che non la sentiva, anzi era da quello spiacevole avvenimento che non l’aveva più sentita.

In 5 secondi tutta la sicurezza che aveva acquistato in quegli anni, tutta la forza, tutto quello che aveva fatto per riuscire a dimenticare l’accaduto era andato a farsi fottere.

Si appoggiò al muro  di fianco il lavandino e non riuscì più a muoversi.

E se si fosse a vicinato a lei e l’avesse riconosciuta?

Doveva andarsene da lì, doveva andarsene.

Perché Nick non veniva a cercarla?

Cominciò a tremare, cercando di ricordare quello che le diceva la psicologa.

Il problema era che non ricordava praticamente nulla. Non andava da circa un anno ed aveva dimenticato quasi tutto.

Sentì quella voce ancora parlare ma ormai la sua vista si era quasi annebbiata.

Un ragazzo entrò nel bagno e sam lo riconobbe subito e con tutta la forza che aveva si avvicinò a lui.

“p…portami via Nick, p..per favore” disse la mora stringendosi a lui, stringendo il suo viso nell’incavo della sua spalla.

“che succede, sam? Che è successo?” chiese Nicholas preoccupato accarezzandole la schiena.

“v..voglio a..andare via, ho..ho paura, ho paura, ho paura” continuava a ripetere Sam

“…d..di c..cosa hai paura? Parlami sam!” disse il riccio spazientito.

Che le succedeva?
Samantha cominciò a piangere, aveva il viso tutto bagnato.

“voglio andare via… voglio andare via” disse con un filo di voce

“ora andiamo via, io vado a pagare, tu rimani qui”

“no” disse fredda la mora “ho..ho paura, non lasciarmi sola”

“n..non ti lascio sola, sam! Devo solo pagare” disse il riccio

“n..non mi..mi sento più le ..le gambe.. mi g..gira la testa” disse la ragazza

“che cazzo ti succede sam?” chiese il ragazzo spazientito.

“mm…mi d..dispiace” disse la mora per poi perdere i sensi.

Nicholas la prese subito in braccio, uscendo dal bagno.

 

 

 

 

“voglio la verità.. okay non sei pronta per parlarmene, ma merito di saperlo non credi? Mi hai fatto morire prima.. che cosa ti sta succedendo Sam? Io..ho paura”

La ragazza si sedette meglio sul letto per poi mordersi un labbro.

“m..mi dispiace tu meriti.. tutte le spiegazioni di questo mondo, ma non è facile… non lo è”

“parlamene o scrivimelo, non so, ma ho bisogno di saperlo, per favore” disse il ragazzo inginocchiandosi davanti il letto e prendendole le mani.

Samantha respirò profondamente prima di ricordare tutto.

“Tre anni fa più o meno, avevo quindici anni ed ero andata ad una festa, mio padre non voleva ma io ci sono…ci sono andata lo stesso, lo so, non è per niente da me ma ero stanca di essere definita come la figlia dolce e buona, che non da preoccupazioni, che non fa domande, che non fa nulla e vive praticamente sola… Io.. cercavo solo qualcuno che mi aiutasse, ch emi chiedesse come stavo, cos’avevo, se la mamma mi mancava. Così andai a quella festa con alcune mie amiche e…..incontrai mio cugino James, lui…. Lui è sempre stato molto geloso di me, mi..mi vuole un gran bene ed io ne voglio a lui.. così beh…quando mi vide litigammo perché quel posto non era adatto a me, ma io me ne infischiai di lui e continuai a stare lì, in mezzo a quegli stupidi ragazzi senza cervello che facevano canne a non finire… Erano più o meno l’una ed io non mi stavo per niente divertendo, quel posto non era adatto a me e quasi non riuscivo a respirare lì dentro… così…così uscii fuori, nel retro della discoteca, non c’era nessuno ed mio mi appoggiai al muro prendendo un po’ d’aria.Venne un ragazzo, io..io no lo conoscevo di persona ma sapevo chi era, poiché una volta aveva provato a baciare una mia amica e lei si era incazzata. Lui..era..ubriaco, non lo so, ma lui cominciò a t..toccarmi e…”

“e? cosa è successo dopo? Dimmi che non è successo quello che sto pensando, dimmelo sam”

“no, non..non del tutto….” sussurrò la mora

“cos’è successo dopo?” chiese Nicholas stringendole le mani

“prima che…a ccadersse del tutto… beh…venne mio cugino che lo picchiò e da allora non…non l’ho visto più”

“ e ieri cos’è successo? L’hai rivisto?” chiese il ragazzo

Samantha sospirò.

“ho..ho sentito la sua voce…era…era nel bagno. Io non mi sono mai preparata psicologicamente a questo, credevo di non vederlo mai più, di stare bene invece non è così, nick. Non lo è”

“stamattina sei scappata perché sono andato troppo oltre, vero?” chiese il riccio

Sam non rispose e guardò il pavimento.

“voglio la verità, rispondi” sibilò il riccio

Sam annuì mordendosi il labbro.

“hei, ascoltami” disse il riccio prendendo il suo viso fra le mani “i..io non sono lui, okay? Non sono lui, non..non ti farei mai del male, mai e devi dirmelo la prossima volta okay? Io sono…sono un uomo e non sempre capisco quando è il caso di fermarmi, devi dirmelo okay? Promettimelo”

“no..io..forse..non siamo adatti per s..stare assieme” disse la mora balbettando

“cosa? Ma sei pazza? Perché non dovremmo essere adatti? Tu..tu sei la persona più meravigliosa, sensibile, simpatica, bellissima che io abbia mai incontrato e noi due, dobbiamo stare assieme”

“non…non… ti.. da fastidio che.. io sono..”

“sei?..” chiese Nicholas.

Non la stava capendo.

“cerca di capire, nick. Un ragazzo mi ha cercato di violentare quando avevo quindici anni, se solo mi sfiori la pancia io ho paura, non hai visto cos’è successo stamattina? Sono scappata senza degnarti di una parola perché tu mi stavi sbottonando la cintura”

“hai avuto tutte le ragioni di questo mondo, sam. Non è una cosa facile da affrontare, fortunatamente a te non è successo, ma ci eri quasi ed è normale che tu abbia paura, è normale” disse il riccio

“io sono..vergine” sbottò la ragazza

Nicholas sorrise malizioso

“e allora?” chiese curioso

“e allora le tue bellissime colleghe non lo sono e sono pronte a tutto per averti, io non sono niente di che e tu ti stancherai di me facilmente” disse la mora

“sai una cosa? Sei paranoica” disse il riccio ricevendo un’occhiataccia dalla mora

“n..non potrei mai stancarmi di te, mai… finalmente ti ho..trovata e non ti lascerò andare così facilmente”

Sam si morse il labbro e Nicholas la attirò velocemente a se, baciandola.

Forse era vero, lui non si sarebbe stancato di lei e avrebbero avuto una vita felice.

Forse.

 

 

 

 

Salve bellissime, volevo ringraziarvi prima di tutto per le meravigliose recensioni che mi lasciate, grazie davvero, passerei ore a leggerle, siete davvero, davvero, davvero bellissime<3 non sapetre che piacere leggere e rileggere i vostri meravigliosi commenti.

Scusate per l'immenso ritardo ma in quest'ultimo periodo non sto molto bene, soprattutto psicologicamente e quindi non riuscivo a scrivere più nulla.. Spero davvero che mi passi in fretta perchè stare così è davvero uno strazio.

Scusate per questo capitolo che è davvero penoso e schifoso ma non sono riuscita a fare di meglio.

Grazie di tutto, al prossimo capitolo<3

twitter: @_itsnickymine 

 

 

 

SPOILER

“tu stai delirando, nick” disse joseph guardandolo negli occhi.

“lei è perfetta e sarebbe tutto perfetto se non fosse per quella merda di carattere che mi ritrovo, okay? La differenza di età è davvero il mio ultimo problema” disse il riccio spazientito.

Non ne poteva più di Joseph e delle sue continue frecciatine.

“ragazzi, mi dite che succede?” chiese la madre immischiandosi, notando che i due stavano litigando.

succede che Nick esce con una minorenne” disse joe alla madre

“non è una minorenne, ha diciotto anni” si difese Nicholas

“frequenta ancora il liceo” ribatté Joseph 

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Capitolo 17
*** Chapter 17. ***



                                                                         

                                             'Do you believe in destiny?'



Capitolo 17.

 

 

 

Era passata una settimana da quando Samantha aveva raccontato la verità a Nicholas e stranamente le cose tra loro due sembravano andare perfette, certo, c’erano sempre i loro stupidi litigi, le stupide frecciatine di Joseph ma più meno potevano dire di stare bene insieme, di aver trovato finalmente qualcuno con cui essere ‘felice’.

Sam stava uscendo da scuola assieme alla sua migliore amica Anne, ma in cortile fu fermata da un ragazzo, non era della scuola, poiché non lo aveva mai visto ed era greda per frequentarla ancora, doveva avere più o meno diciannove/venti anni..

“Hey moretta, sei Samantha Edwards, vero?” chiese il ragazzo a Sam.

Sam ed Anne si guardarono.

Chi era? E cosa voleva da Sam?

Sam annuì.

“ si, sono io..Cosa vuoi?” chiese la ragazza curiosa.

“Dì al tuo ragazzo di stare lontano da Klark, okay? Perché la prossima volta non sarà lui quello a prenderle”

Sam sperava di non aver sentito bene, in quel momento avrebbe voluto sparire.

“c..cosa?” chiese la mora di nuovo

“hai sentito benissimo. Si, sto parlando dello stesso Klark che stai pensando tu, donna avvisata mezza salvata”disse il ragazzo sfacciato epr poi andare via.

“oh mio dio” disse Anne all’amica “nick ha picchiato klark?” continuò l’amica

Sam si morse il labbro.

“wow, si sta proprio comportando maturamente, non gliel’ho detto per far sì che picchiasse klark”

“glielo hai detto?” chiese Anne curiosa

Sam annuì

“wow, finalmene, sono fiera di te, sam”

Samantha prese il cellulare e compose velocemente il numero di nick, che ormai conosceva a memoria.

Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che lo assalì.

“che cavolo hai fatto Nicholas?” chiese la mora

“ehm…niente, piccola, perché?” chiese il ragazzo

“nick credevo che fossi una persona matura. Non ho bisogno di bambini vicino a me, okay accetto la tua eccessiva gelosia ma che tu abbia picchiato Klark, davvero non ci credo” ammise la mora

Passarono alcuni secondi in silenzio.

“mi…mi dispiace, ma l’ho fatto solamente per te.” Si difese nicholas

“ma..poi..come hai fatto a sapere come si chiamava e dov’era?” chiese la mora

“ho i miei informatori” disse il riccio ridendo

“non è divertente, nick. Non lo è affatto”  disse la mora attaccando

“che ha detto?” chiese Anne

“è stato lui, ha detto che l’ha fatto solamente per me… non l’ha fatto per me, l’ha fatto per il suo stupido orgoglio maschile. Perché gli uomini sono così?” chiese la mora

“me lo chiedo anche io, sam da quando sono nata” disse Anne

Samantha sbuffò.

“dai non pensarci, ti vuole bene” disse Anne sorridendole

“è che… credevo che con lui sarebbe stato diverso” ammise sam mordendosi il labbro.

“non mi hai sempre detto che lo è?” chiese l’amica

“si, lo è.. ma lui… dio…lui è impossibile, certe volte quando litighiamo mi verrebbe da picchiarlo ma poi facciamo sempre pace” ammise

“ed …è una cosa carina, no?” chiese Anne

“si, però…beh noi ..noi litighiamo quasi sempre… non credo sia una cosa buona” ammise la mora

“secondo me lo è,  anzi sai che noia stare con una persona ed andarci d’accordissimo.” Ammise Anne sorridendole

“non lo so, è che nick è imprevedibile ed io..”

“la smetti di essere paranoica? Okay ha picchiato quello stronzo di klark, l’ha fatto perché ti vuole bene e anche se sembra una cosa brutta per me è carina, nessuno aveva mai picchiato qualcuno per te” disse Anne sorridendole
“la smetti di fare la quattordicenne in calore? Avrei preferito che nick non conoscesse klark e non voglio che si metta in questa situazioni per me” ammise la ragazza

“la smetto di fare la quattordicenne in calore solo se tu smetti di fare la santarellina paranoica” disse Anne “ devi goderti più la vita, sam. Sii felice. Ora devo andare, ci sentiamo stasera” disse infine lasciandole un bacio sulla guancia per poi salire in macchina ed andare via.

Samantha sbuffò uscendo dal cortile della scuola e dirigendosi verso casa sua.

Il suo cellulare cominciò a squillare, era Nicholas.

Non le diede nemmeno il tempo di risponderle.

“mi dispiace, sam… davvero, ma è..stato più forte di me, mi conosci e sai come sono, in queste situazioni non mi so contenere”

“klark non mi ha violentato, okay? Ci ha solo provato e non ci è riuscito. Sono io che ho ingigantito le cose perché fa parte di me, ingigantire le cose e- ” nicholas non la fece finire.

“lo so, fortunatamente non ti ha fatto nulla ma dovevo fargli capire che non doveva avvicinarsi più a te”

“ci ha pensato già mio cugino a dirglielo, tre anni fa, cosa c’entravi adesso tu? Nick, io non voglio essere trattata come una dolce bambola di porcellana difesa dal suo principe, okay? A me non piacciono queste tipo di cose e non dovrebbero piacere nemmeno a te, cosa insegnerai a tuoi figlio? Che bisogna picchiare la gente che ti sta sulle palle? Hai anche un lavoro serio, cosa penserebbero le mamme dei tuoi pazienti?”

Nicholas rimase.

“ecco, rimani in silenzio che è meglio” sussurrò la mora

“io l’ho fatto solo per te, okay?” si giustificò il riccio

“io non te l’ho chiesto…forse ho sbagliato..a…a dirti tutto” ammise la mora

“no” disse il riccio pe telefono “aascolta, a me…dispiace, mi dispiace davvero.. scusami..non lo farò più”

“nick io non voglio che ti scusi con me, voglio solo farti capire che comportandoti come fai tu non concludi nulla, io ho sempre le mie paure e tu con me, è..è sato un gesto.. che mi ha fatto capire che ti ci tieni a me e non sai quanto questo mi renda felice ma la prossima volta dimostramelo in un altro modo, okay?”

“va bene, sei sempre così meravigliosa sam, mi chiedo come ti tuoi genitori poissano aver fatto un essere così opefetto e meraviglioso come te”

Sam rise

“ora devo attaccare, sta per entrare una signora, è tipo la trentesima volta che viene in questa settimana perché il figlio ha il raffreddore” ammise il riccio

“devo essere gelosa?” chiese sarcastica la mora

“impazzisco se lo sei” disse il riccio

Sam sorrise mordendosi un labbro

“e non morderti il labbro”

“come fai a saperlo?” chiese la mora guardandosi intorno

“lo fai sempre quando sorridi, e ti ho appena sentito sorridere” disse il riccio

 

 

 

 

“allooora piccolo Nate di’ a tuo padre quanto ci siamo divertiti oggi”

Joe e Nate entrarono in casa Jonas, dove Nick era seduto sul davanzale della cucina a leggere un giornale mentre Denise, la madre dei ragazzi, stava preparando una torta.

“ciao nonna” disse il piccolo correndo verso la donna

“hey tesoro”

Denise gli lasciò un bacio sulla guancia per poi continuare a leggere la ricetta del dolce che stava preparando.

“dove siete stati?” chiese Nicholas guardandoli

“in giro” disse Joe bevendo un po’ d’acqua.

Nick li guardò interrogativo

“ sai quante ragazze conosci in giro per New York?” disse Joe al fratello

Nick scosse la testa.

“devo smetterla di farti passare del tempo con Nate, Joe” disse il riccio alzandosi e andando verso il figlio che si era appena seduto sul divano per cercare qualcosa d’interessante alla tv.

“Kevin ti cercava stamattina” disse Joe al riccio

“si?”

Joe annuì

“stasera ci sei?” chiese Joe

“no, devo uscire con Sam” ammise il riccio

“ah giusto, devi crescere l’altra tua figlia” disse Joe spiritoso.

Denise che stava impastando la torta guardò stranita i due ragazzi.

“sta tranquilla, mamma non dare peso alle sue parole” disse il riccio

Joseph rise.

“è la verità” ammise il ragazzo

“non..non immischiarti nella mia vita, okay? Non immischiarti” ammise il riccio alzandosi e chiudendo la porta del salotto, dove Nate si era appena addormentato.

Tornò in cucina seguito da joe, dove la madre stava finendo di cucinare.

“ma non capisci che lo faccio per te? Per far avere un futuro migliore a tuo figlio?” disse Joseph

“ma ti ascolti quando parli? Stai delirando” disse stizzito il riccio

“tu stai delirando, nick” disse joe

“lei è perfetta e sarebbe tutto perfetto se non fosse per quella merda di carattere che mi ritrovo, okay? La differenza di età è davvero il mio ultimo problema” disse il riccio spazientito.

Non ne poteva più di Joseph e delle sue continue frecciatine.

“ragazzi, mi dite che succede?” chiese la madre immischiandosi, notando che i due stavano litigando.

“succede che Nick esce con una minorenne” disse joe alla madre

“non è una minorenne, ha diciotto anni” si difese Nicholas

“frequenta ancora il liceo” ribatté Joseph

“e allora? Non vedo dove sia il problema” ammise  il riccio

“come fai a non vederlo? Mamma digli qualcosa” disse Joseph alla madre che ascoltava attenta.

La donna guardò il riccio.

“io..non…non so se ho capito bene..ma tesoro, forse joe ha ragione.. diciotto anni?” chiese la madre preoccupata

Nicholas sbuffò.

“la vita è la mia, e non mi importa di quello che pensate” disse Nicholas scocciato.

“a noi importa invece, a dovrebbe importare anche a te” disse Joseph

“Joe ma che cazzo vuoi da me? La vita è la mia” ripeté il riccio stizzito

“perché ti stai accanendo così tanto per quella ragazzina? Sei sempre stato un tipo schematico, hai sempre pianificato tutto della tua vita anche quando Allie era incinta non hai mai perso il controllo, hai gestito la tua drammatica situazione in un modo brillante”

“E allora?” chiese curioso il riccio

“E allora le diciottenni non sono facili da gestire, Nick, sette anni possono sembrarti poco ma credimi non lo sono, avete due mentalità diverse. Lei va ancora in discoteca con le amiche”  disse joe

“E allora? Anche tu ci vai” si difese nicholas

“si, è vero ci vado ma non per acchiappare ragazzi ‘fighi’, come dicono loro” disse Joseph

“senti, la smetti con questo discorso? mi stai facendo sentire vecchio” ammise nicholas

“lo sei, per una di quelle, lo sei!” controbatté joseph

“perché non ti piace? Lei è.. è la ragazza più fantastica e meravigliosa che io abbia mai conosciuto, credimi Joe, mi conosci sai che non perderei tempo se fosse solo una sbandata” ammise nick

“ infatti è solo una sbandata. Poniti delle domande, che futuro hai con lei?” chiese

“un futuro meraviglioso” ammise nick sorridendo

“si certo, oltre che crescere tuo figlio dovrai crescere anche lei. Non ricordi io com’ero a diciotto anni? O vogliamo parlare di com’eri tu a diciotto anni?” chiese Joe guardandolo

Intanto Denise guardava attenta la scena, cercando di capire cosa pensasse Nick, ma cosa gli passava per la testa? Un diciottenne?

“Joseph lei è diversa” ammise Nicholas

“si cert-”

Nick non lo fece finire

“te la presento, vedrai che ti rimangerai tutto quello che hai detto” disse il riccio

“non ci tengo, grazie” disse Joseph

“non ci tieni a conoscerla? Bene, non parlarmi più di lei, okay? A Nate piace e soprattutto a me piace quindi evita commenti fastidiosi” disse il riccio alzandosi dal divano e dirigendosi in salotto  dove Nate stava dormendo beatamente sul suo letto.

Si sedette sul divano a fissarlo, era bellissimo.

I capelli ricci come il padre e gli occhi verdi come la madre.

A volte si domandava cosa sarebbe successo se Allison fosse ancora viva, se avrebbero continuato a stare assieme nonostante i loro litigi oppure si sarebbero lasciati.

Lui non amava Allison, mai lo aveva fatto, gli volevo solo un gran bene e lo stesso provava Allison per lui.

Si conoscevano dalla nascita ed erano migliori amici, mai avrebbero pensato di avere un figlio assieme.

Tutto era iniziano a quella stupida festa in cui si era ubriacati ed erano finiti a letto assieme.

Nicholas sospirò ricordando il giorno in cui era nato Nate ed Allison era morta.

 

“s..sarai un buon ..p..padre” disse la ragazza balbettando cercando di parlare nonostante le forze la stavano abbandonando.

“no Allie, per favore, io ho bisogno di te” la supplicò il riccio

“p..promettimi che.. sarai felice con nostro figlio, con Nate, che non gli farai mancare niente” disse la ragazza

“t..te lo prometto, Allie”

“i..io invece.. t..ti prometto.. che da lassù..cercherò di proteggervi, m..ma tu….tu promettimi anche che cambierai” disse ancora

“Allie, io ho bisogno di te, non puoi lasciarmi, sono solo uno stupido ragazzino immaturo, non so cosa…cosa fare”

“anche io lo sono, ma nostro figlio è stato l’errore più bello della mia vita, la cosa più bella della mia vita e so che con te sarà al sicuro, sei il mio migliore amico Nick e…. e ti voglio bene.” Disse la ragazza ancora.

Un lunghissimo rumore assordante proveniente dalla macchina era collegata al corpo di Allison cominciò a rimbombare nella stanza

Nicholas cominciò a piangere stringendo ancora la fredda mano di Allison.

“te lo prometto, Allie”

 

 

 


Saaalve bellissime<3 ho fatto più presto che potevo u.u spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se fa schifo :/ 

Grazie delle meravigliose recensioni che mi lasciate, siete bellissime, perfette, meravigliose u.u

Lasciatemi qualche recensione anche a questo capitolo ,se vi va, voglio sapere cosa ne pensate :)

twitter: @_itsnickymine

baci<3


 

 

SPOILER.

“ chi è quella donna, nate?” chiese la ragazza sedendosi a terra di fronte a lui, mentre il piccolo giocava con le sue macchinine.

“non lo so, papà mi ha detto di non parlarle e non darle mai confidenza” ammise il piccolo

“l’hai già vista altre volte?” chiese ancora

Il piccolo annuì.

“si, una volta l’ho vista al cimitero quando siamo andati a trovare la mamma” disse il piccolo.

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Capitolo 18
*** Chapter 18. ***


 


                                                                               'Do you believe in destiny?'



Capitolo 18

 

 

 

“sai una cosa? non sono mai stata a Parigi, ma ci vorrei andare..è il mio sogno”

“davvero?” chiese il riccio

La mora annuì accarezzando il torace nudo del ragazzo.

Era domenica mattina, esattamente le 10:45  ed erano sul letto di Nicholas.

Sam appoggiata al muro del letto e Nicholas con la testa sulla sua pancia, appoggiato a lei.

Erano più o meno due ore che si trovavano in quella posizione e non decidevano a spostarsi, sarebbero stati così per il resto della loro vita.

Nicholas indossava solo i pantaloni della tuta e Sam avevano uno shorts che metteva in risalto le sue lunghissime gambe ed una maglia larga che lasciava una spalla scoperta.

“ ci andremo insieme” sussurrò il riccio

“cosa? Sei pazzo, mio padre non mi lascerebbe mai venire” si lamentò la mora

“lo convincerò” ammise il riccio

“si certo”

“hey stai dubitando della mia efficienza?” chiese il riccio

Sam rise

“ma no, è solo che ultimamente io e mio padre non andiamo molto d’accordo e tu che chiedi a lui di voler andare a Parigi con me, sarebbe davvero il colmo” disse la ragazza accarezzandolo ancora

“sei anche tu che ti stai allontanando da lui” ammise il riccio

“è lui che è sempre occupato con la sua nuova famiglia” disse la mora

“la sua vera famiglia sei tu e dovresti difenderla da questa presunta nuova famiglia” disse il riccio alzando il viso in modo da poterle guardare gli occhi, anche se al contrario

“non è così facile” ammise la mora

“lo è, basta solo un po’ di forza o qualcosa che ti faccia trovare un po’ di forza… Tipo a me basta un tuo bacio e potrei scalare una montagna” disse il riccio sorridendo avvicinando con il braccio il viso della ragazza al suo in modo da poterla baciare.

Samantha sorrise mentre il ragazzo la baciava.

“e che schifo, ma passate il tempo solo a baciarvi o a litigare?” chiese Nate entrando in camera e saltando sul letto.

Sam e Nicholas risero guardandolo.

“io ho fame” si lamentò il bambino

“in cucina ci sono i cornetti, e se tuo padre te ne ha lasciato uno dovrebbe esserci uno al cioccolato” disse Sam sorridendo

“siiii” urlò il piccolo scendendo dal letto e correndo in cucina.

Sam rise

“su, alzati e andiamo di là”

“non ho la forza per farlo” ammise il riccio divertito

Sam gli lasciò un bacio sulle labbra sorridendo “ecco ora va meglio.” disse il riccio poi alzandosi prendendole la mano e andando con lei in cucina scalzi.

“papà, che ore sono?” chiese il piccolo mangiando il suo cornetto

“quasi le undici perché?” chiese il padre sedendosi sul divano accendendo la tv mentre Sam apriva il frigo per bere un po’ d’acqua.

“perché all’una mi viene a prendere zio joe, andiamo a giocare a basket”

“ma quanti sport ti piacciono nate, ci giochi a tutti?” chiese la mora

Il piccolo annuì ridendo.

“beh ci vuole ancora tempo, mancano quasi due ore” disse il riccio

“Sam sai che a scuola tutti i bambini sono innamorati di te?” chiese il piccolo alla mora

“cosa?” Chiesero il riccio e la mora all’unisono

“si, quando sei venuta a prendermi l’altro ieri tutti mi hanno detto che eri bellissima e quando ho detto che non ti dovevano guardare perché papà era geloso loro mi hanno detto che ti guardavano lo stesso. Bha. Questi bambini di oggi” disse Nate facendo ridere Sam, ricevendo invece un’occhiataccia da Nick.

“anche tu sei un bambino, nate” disse la mora ridendo

“no, aspetta, fammi capire meglio, nate. A  scuola tutti i bambini guardano Sam?” chiese Nicholas al piccolo

“si, hanno detto che è bellissima.. Ma io ho detto che non era bellissima, era super bella e che non dovevano guardarti più” ripeté il piccolo

Sam rise di nuovo

“io non trovo nulla da ridere” ammise il riccio

“sono bambini, nick” disse la mora sorridendo scompigliando i capelli al piccolo

“non andrai più a prendere nate a scuola” ammise il riccio sorridendo

Sam e nate risero.

La ragazza stava per controbattere ma il campanello di casa suonò.

“chi sarà?” chiese il piccolo

“non so” ammise il riccio alzandosi ed andando ad aprire la porta.

Una volta aperta Nick sbuffò.

Come faceva adesso a sapere la sua casa? Come l’aveva trovata?

Non si sarebbe mai liberato di loro.

“ciao nicholas” ammise la donna togliendosi gli occhiali da sola.

“serena” ammise nicholas “non mi libererò mai di te e della tua famiglia, vero?”

“no, fin quando non ci accontenterai” ammise la donna

Sam guardava la scena curiosa.

Chi era quella donna? E cosa voleva da Nick? Provava gelosia, si, era proprio gelosia.

“mi fai entrare?” chiese la donna

“no” ammise il riccio “lasciaci in pace”

“peccato, io entro lo stesso” disse la mora passando sotto il braccio di Nick entrando in casa.

Nicholas sbuffò.

“ciao nate” disse la donna al piccolo ma nate abbassò lo sguardo ricordano le parole del padre che gli dicevano di non dover dar confidenza a quella donna.

“lascia stare nate” sibilò il riccio mettendosi davanti la donna.

“devi andare via di qui, non so come hai fatto a trovare casa mia, ma non me ne importa devi lasciare in pace me e nate” disse il ragazzo

Mentre i due litigavano Sam prese per mano nate

“andiamo a giocare di là, nate, su.. qui devono parlare” disse la mora sorridendogli.

“non credo di chiederti molto, per favore” ammise la ragazza

“vai via, serena, vai via” disse il ragazzo

“Per favore Nick, oggi..è il compleanno di mia madre e …e vorrebbe passare del tempo con lui… non lo vede da quando… da quando l’ho preso da scuola anni fa” ammise la ragazza

“vai via, nate non passerà del tempo con voi, non vi conoscerà” ripeté il riccio

“so che hai promesso ad allie che lui non sarebbe diventato come noi… ma noi non vogliamo tenerlo sempre con noi, ci..ci rendiamo conto che lui è tuo figlio e tu hai tutte le priorità su di noi.. ma per favore vogliamo solo vederlo per qualche ora.. siamo ca..cambiati, abbiamo sbagliato in passato, ma..ma dacci un’altra possibilità… ti..ti chiediamo di vederlo solo una volta al mese per qualche ora, giusto per far sapere a lui che noi..noi siamo anche suoi parenti e gli vogliamo bene” lo supplicò la ragazza

Nicholas rise.

“adesso gli volete bene? Ti ricordo che i tuoi bellissimi genitori quando Nate è nato non hanno nemmeno voluto guardarlo in faccia, ma mi hanno detto testuali parole ‘quel bambino ha ucciso mia figlia’, devo ricordartelo, serena? Eh? Devo ricordarti che da quando Nate è nato sono solamente io che mi prendo cura di lui, è solo la mia famiglia che mi aiuta e sempre lo sarà, non ho bisogno di voi e soprattutto Nate non ha bisogno di voi, chiaro?”

“..mi..mi dispiace Nick, i miei …genitori si sono pentiti di aver detto quelle cose, ma cerca di capirli avevano perso una figlia” disse la ragazza

“ed io? Io ho perso la mia migliore amica, la madre di mio figlio… Non sono gli unici ad aver subito una perdita, serena non sei l’unica… e non per questo dovevate prendervela con un bambino appena nato… io non do seconde possibilità, mi dispiace” urlò il riccio tanto da far sentire quello che disse a Nate e Sam che erano in un’altra stanza.

Sam rabbrividì sentendo le parole di Nicholas mentre a Serena cominciarono a scendere alcune lacrime che bagnarono il suo caldo viso.

La ragazza prese un respiro prima di parlare.

“tu…tu hai tutte le ragioni di questo mondo per odiarci, non solo per quello che abbiamo detto quando è nato Nate, ma anche per quello che abbiamo fatto durante la gravidanza di Allison, sul serio hai tutte le ragioni di questo mondo….. Odiaci, urlaci contro ma per favore…facci vedere Nate, mia..mia madre…vorrebbe tanto vederlo”

“tua madre? La stessa madre che voleva che Allison abortisse e che ha detto quelle cose quando Nate è nato? Mi dispiace, serena ma non posso. Proprio non ce la faccio ad essere preso per il culo da voi. Non è solo per la promessa che ho fatto ad Allison ma è per quello che avete detto, io..io.. ricordo come se fosse ieri le parole di tua madre e quelle di tuo padre… Nate non conoscerà persone così spregevoli, non le conoscerà” disse Nicholas a Serena guardandola negli occhi.

“noi non vogliamo che stia con noi, solo vederlo per un paio d’ore al massimo, per favore, nicholas, ti sto implorandolo, per favore” disse Serena pregandolo ancora piangendo.

Nicholas scosse la testa.

“non lo meritate, mi dispiace. Ora sei pregata di andare via, perché altrimenti sarò costretto a chiamare la polizia” disse il ragazzo sperando che la donna finalmente se ne andasse.

Serena sospirò un’ultima volta..

“Allison non vorrebbe questo”

Nicholas rise.

“non lo vorrebbe? Ma se me l’ha fatto addirittura giurare?      Se… lei…se lei fosse ancora viva non vi avrebbe fatto conoscere Nate ed io..sono come lei” disse il ragazzo

“certo, sei proprio come lei, non sei cambiato affatto da sette anni fa, te la spassi con stupide sgualdrine. È questa l’educazione che stai dando a tuo figlio, eh?”

Nicholas non ci vide più.

“giuro..che…giuro che sto per metterti le mai addosso, serena” disse il riccio trattenendosi dal tirargli un ceffone.

“io non me la spasso proprio con nessuna, sto solo con le persone che voglio nella mia vita, okay? Fuori di qui, questa è davvero l’ultima volta che te lo dico, la prossima chiamerò direttamente la polizia senza parlarti nemmeno” disse il riccio spingendola verso la porta per poi buttarla letteralmente fuori e chiuderle la porta in faccia senza darle nemmeno il tempo di risponderle.

Sbatté la porta, rientrando in casa prendendo un bel respiro.

Come si permetteva Serena di dare della sgualdrina a Samantha? Non la conosceva, nessuno la conosceva, perché tutti continuavano a giudicare? Serana, Joseph, sua madre.

Sbuffò, notando solo allora che la stanza era vuota, entrò in camera di Nate dove il piccolo e Sam stavano ridendo.

Non poté non sorridere anche lui a sentire quelle due risate così contagiose e perfettamente splendide.

“che fate voi due?” chiese il riccio sedendosi sul tappeto dove era seduta Sam  e stringendole la mano.

“giochiamo” rispose il piccolo sorridendo.

 

 

 

“hey, Nate è appena uscito con mio fratello, ti va di andare a mangiare qualcosa da Kevin?” chiese il riccio entrando in camera sua dove Samantha era appoggiata al davanzale della finestra mentre guardava Nate salire in macchina con il fratello di Nicholas, Joseph.

La ragazza si voltò a guardarlo.

“certo che mi va, però…prima…vorrei sapere cosa voleva quella donna da te, scusami se ti sembro invadente ma… nate mi ha detto che non è la prima volta che vi cerca”

“hey, tu..tu non sei invadente, hai tutto il diritto di volerlo sapere… Quella era Serena, la sorella di Allison” ammise il ragazzo sorridendole

“e voleva vedere Nate?” chiese la mora

Nicholas annuì

“lei e i suoi genitori…vorrebbero conoscerlo, o passare del tempo con lui, ma io non posso lasciarlo fare… ho promesso che Nate non li avrebbe conosciuti” disse il ragazzo

“però..sono..pur sempre i loro nonni” continuò la mora

Nicholas la guardò.

“quando lui è nato hanno detto delle cose spregevoli, non posso, mi dispiace” disse il ragazzo scuotendo la testa.

“forse…Allison te l’ha fatto promettere perché p..pensava che i suoi genitori sarebbero sempre stati ostili nei confronti di Nate, ma le..le persone cambiano, nick… si rendono conto degli errori che fanno e ritornano.. ritornano sempre” ammise la ragazza

“io..non posso… mi dispiace” disse il ragazzo

Sam sospirò accarezzandogli una guancia, per poi avvicinare il viso al suo ed eliminare la distanza che rimaneva con un bacio.

Nicholas cominciò ad accarezzarle la scena intrufolando la mano sotto la maglia larga della ragazza mentre ancora si baciavano con passione.

“perché devi…essere…così…perfetto?” chiese la mora mentre si baciavano.

Nicholas sorrise..

“solo con te lo sono” disse il riccio

La mora sospirò e il riccio allontano il viso per poterla guardare meglio.

“cosa c’è?” chiese preoccupato.

“vorrei…. vorrei tanto poter fare l’amore con te, felicemente” ammise la mora guardando a terra.

“possiamo farlo” disse il riccio divertito

“no…io..io sono marcia dentro” ammise la mora.

“c..cosa dici? Sei perfetta e bellissima, non dire più una cosa del genere. Smettila, ti..ti odio quando fai così… Forse non ti conosco da anni ma ti conosco per quello che mi hai dimostrato da quando ci siamo conosciuti, mi hai dimostrato di essere una persona splendida, forte, che ottiene sempre quello che vuole, che non si fa abbattere da nessuno. È ovvio, ci saranno sempre quei momenti non ottimi in cui la tua autostima sarà azero, ma lì ci sarò io a ripeterti all’infinito quanto tu sia meravigliosa e fantastica.. Ma tu… devi credere di più in te stessa, sam. Okay?” chiese il riccio guardandola e prendendole il viso fra le sue mani.

Samantha sorrise per poi baciarlo appassionatamente.

“ho tanta voglia…di te” disse il riccio continuandola a baciare.

“e…allora… prendimi” disse la ragazza accarezzandogli i capelli.

Il riccio la guardò.

“sei..sicura?” chiese il ragazzo guardandola negli occhi

“si” ammise la mora

Nicholas sorrise per poi baciarla.

Si avvicinarono al letto mentre ancora si baciavano e Nicholas continuava ad accarezzarle la schiena con le sue mani fredde, facendo venire dei veri brividi alla ragazza..

“però…” cominciò la mora

“hey” lo interruppe il riccio “non devi sentirti obbligata a fare nulla, okay?  Se non vuoi ancora farlo, io impazzisco, ma va bene” coninuò

“io voglio…farlo con tutta me stessa…però…tu…sei…il..primo”

Nicholas sorrise

“non potevi dirmi cosa più bella, essere il primo per te e spero anche l’unico…è ..è una cosa meravigliosa” disse il riccio per poi baciarla

La mora sorrise durante il bacio.

“aspetta” disse il riccio staccandosi “prima… voglio darti una cosa” continuò poi dirigendosi verso il suo armadio e aprendolo. Ne esytrasse una bustina che conteneva una scatola, la porrse alla ragzza.

“cos’è?” chiese la mora

“è un regalo, per te” disse il riccio imbarazzato “non..non sapevo cosa regalarti, gli unici regali che faccio sono per Nate o la mia famiglia, quindi se…se non ti piace,, hai il diritto di cambiarla”

Sam aprì la scatola, rimanendo a bocca aperta.

Era una collana d’argento con un ciondolo a forma di cuore, con sopra inciso una parola ‘destiny’.

Destino.

Samantha alzò lo sguardo guardando Nick negli occhi e sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi solo per lui.

“sei…sei…meraviglioso…è bellissima” disse la mora sorridendo

“beh..sono..quasi due mesi che stiamo assieme e beh…volevo farti un regalo.. su, mettila” disse il riccio

La mora se la mise per poi ritornare a guardarlo.

“sei…sul serio meraviglioso, nicholas” ammise la mora

“tu lo sei” disse il riccio per poi attirarla a se e baciarla.

Si stesero sul letto e Nicholas cominciò a baciarla il collo mentre sbottonava gli shorts a Nicholas.

Sam cominciò a mordersi il labbro, quasi torturandolo.

“hey, sono Nicholas, sta tranquilla, non..non ti farei mai …mai del male” ammise il ragazzo mentre ancora le baciava il collo.

Samantha gli sorrise per poi catturare le sue labbra in un dolcissimo bacio.

In poco tempo si ritrovarono entrambi nudi sul letto di Nicholas a fare l’amore.

Per Samantha sembrava un sogno. Mai aveva immaginato che la vita, o meglio il destino, le avesse riservato una cosa così meravigliosa.

Era finalmente felice perché finalmente aveva trovato qualcuno che forse, poteva amare veramente.

Amore, era quello che provava per Nicholas? Amore?

 



 

Ciao bellissime<3

Volevo innanzitutto dirvi che siete meravigliose, sul serio grazie per le recensioni che mi lasciate, vi amo, ve lo giuro amo leggere quello che mi scrivete e fin quando ci saranno sempre tante recensioni come quelle dello scorso capitolo io aggiornerò molto frequentemente u.u ( sembra una minaccia? lol)

Anyway spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho fatto del mio meglio, ormai siamo proprio al centro della storia, non so quanti capitoli mancano ancora poichè la mia fantastia non si è fermata qui e devono succedere ancooora tantissime cose, quiiindi ne avremo ancora per molto AHAHAH purtroppo per voi u.u

Devo proprio scappare perchè mio padre è appena tornato da lavroro e stranamente mi ha portato due tavolette di cioccolato, un kinder bueno e un pacco di ferrero rocher HAHAHAHAHAHAHAH non so il motivo ma questo è un giorno da ricordare quindi credo che lo insererò nelle date più importanti della mia vita AHAHAHAHHA, lasciatemi qualche piccola recensione e mi renderete felice anche voi<3

-vale.



 

SPOILER.

“avevi detto che saresti stata a casa fin quando non venivo a prenderti” ripeté il riccio

“si, okay, l’ho detto ..ma poi Anne mi ha chiesto di accompagnarla e l’ho fatto, dov’è il problema?” chiese la mora

Nicholas sbuffò.

“vengo a prenderti” disse senza darle il tempo di rispondere e chiudendo immediatamente la chiamata.

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Capitolo 19
*** Chapter 19 ***



                                                                     'Do you believe in destiny?'



Capitolo 19.

 

 

“finalmente sam, eri praticamente l’unica americana diciottenne ancora vergine” disse Anne sdraiandosi sul suo letto.

Samantha rise.

“guarda che se non avessi incontrato Nicholas, lo sarei stata ancora per molto.. E poi ho mantenuto la promessa che ho fatto a me stessa” disse Samantha fiera.

“quale? Vergine fino ai diciotto?” chiese l’amica ridendo

“ma la smetti? Quella di fare l’amore solamente con la persona di cui ero innamorata veramente”

“quindi tu sei innamorata di Nicholas?” chiese la ragazza sorridendo

“non lo so, credo..credo di si” disse la mora accarezzando la collana che aveva al collo.

Da quando avevano fatto l’amore e da quando l’aveva indossata, non l’aveva più tolta, nemmeno per un secondo, nemmeno per farsi la doccia.

“dov’è ora?” chiese Anne

“al lavoro, però..dovrebbe aver finito già da un pezzo.. perché non viene?” chiese la mora

“eravate rimasti che ti veniva a prendere da me?” chiese Anne

Sam annuì guardando fuori dalla finestra, speranzosa di vedere la macchina del suo fidanzato.

“forse ha fatto tardi, o sta con il figlio” disse l’amica

“no, oggi è venerdì, e Nate è con la nonna” ammise la ragazza

“mm..sai tutti gli orari” disse Anne sorridendo

Samantha rise.

“si, è che … quella famiglia..è meravigliosa” ammise la mora poi.

“non mi avevi detto che aveva un fratello che non ti sopportava?” chiese Anne

“si, Joseph ..però…non me ne importa, lui dice che sono troppo piccola per Nick e la cosa che non ho ancora finito il liceo lo spaventa ma a me e soprattutto a Nicholas non importa”

“ma l’hai conosciuto? Te l’ha detto in faccia?” chiese Anne

“ma no, ovvio che no, me l’ha detto Nick” ammise Sam guardando fuori la finestra.

Samantha sbuffò tornando a sedersi sul letto dell’amica.

“dai, sta tranquilla…magari ora arriva” disse Anne rassicurandola

“è strano, non avrebbe perso nemmeno un secondo, lo conosco…deve essere successo qualcosa” ammise la ragazza sospirando
“magari è solo in ritardo? Sta tranquilla e non fare la fidanzata ossessiva” la rimproverò Anne

“ultimamente lo sono” ammise la mora

“eh?” chiese stupita l’amica

“si, davvero, ho…paura… mi sono legata a lui così tanto e non voglio stare male” disse Sam guardando le sue scarpe.

“beh…a quante vedo lui ha proprio perso la testa per te..quindi non vedo come potresti soffrire” ammise Anne sorridendole

“e allora perché non viene?” chiese Sam più a se stesse che all’amica.

“che cavolo ne so, avrà fatto tardi, ci sarà traffico per strada, prova a chiamarlo” le propose Anne

“non lo so..non voglio sembrare una fidanzata ossessiva.. il problema è che ultimamente gli sto troppo addosso” ammise la mora

“beh lui ti sta addosso da quando vi siete conosciti, io sul serio non riesco a credere al fatto che lui ti abbia vietato di indossare gonne e vestitini quando non sei con lui. Ma dove siamo nell’700?”

Samantha rise.

“è geloso, cosa posso farci?” chiese la mora

“come cosa puoi farci? Non devi farti mettere i piedi in testa da nessuno, ne tantomeno da un ragazzo che solo perché è grande si comporta da padrone” ammise la mora

“perché non sopporti Nick?” chiese la mora ad Anne

“ perché ti fai calpestare da lui, ecco perché.” Ammise l’amica

“Non è assolutamente vero” ammise Sam

“ah no?” chiese la mora

“no” rispose Sam decisa.

“bene, allora ora usciamo e ti metti quello che dico, ci stai?” chiese Anne, sfidandola.

“io..non credo..sia una buona idea” ammise di nuovo Sam

“allora, lo vedi che ti fai calpestare? Hai paura di quello che potrebbe dire, non è vero?” chiese Anne

“ma certo che no” replicò Sam

“allora…” disse Anne alzandosi e prendendo dei vestiti dal suo armadio “indossa questa gonna di jeans, con questa maglia scollata, metti anche le calze così non ti lamenti del freddo” continuò

“d’accordo” disse Samantha sicura di se.

Si vestirono velocemente entrambe. Samantha indossò quello che l’aveva consigliato, o meglio imposto, l’amica mentre Anne uno shorts con sotto un paio di calze chiare ed una maglia larga,

Erano le sei del pomeriggio, e New York come sempre era affollata.

“dove andiamo?” chiese Samantha guardandosi intorno, una volta uscita dalla casa dell’amica.

Anne sorrise.

“come dove andiamo? Hai dimenticato il punto d’incontro del nostro liceo da quando sei con Nick? Andiamo al Premiere” disse Anne

Il premiere era un bar, molto spazioso che si trovava vicino la loro scuola, dove puntualmente ogni pomeriggio quasi tutti gli alunni si incontravano lì.

“e se nick mi chiama? Mi faccio venire a prendere lì?” chiese Samantha

“ovvio, gli dici che mi hai accompagnato qui visto che c’erano le nostre amiche” disse Anne sorridendole

“d’accordo” disse Sam mordendosi un labbro.

Aveva uno strano presentimento, e non sapeva nemmeno il perché.

In fondo sapeva già che dopo che Nicholas avrebbe sfogato la sua ira una volta visto come si era vestita, avrebbero fatto pace come sempre.. ma qualcosa la tratteneva e non sapeva cosa.

Guardò l’ora erano quasi le sei e un quarto, Nick doveva aver finito il turno in ospedale da quasi un’ora e mezza. Perché non la chiamava o la andava a prendere?

Decise di chiamarlo, per togliersi ogni dubbio.

Da quando avevano fatto l’amore, quella mattina.. tutto era cambiato. Tutto.

Ogni comportamento, ogni gesto, ogni parola.

Tutto quello che provavano si era moltiplicato e stare lontani ormai era praticamente impossibile.

Inoltre Samantha era diventata più insicura, più gelosa, più ossessiva.. in dei momenti le sembrava di comportarsi proprio come Nick faceva con lei quando era geloso.

Dopo vari squilli finalmente rispose.

“hey ma dove sei? Non dovevamo vederci?” chiese Samantha mordendosi un labbro

“certo che ci vediamo, è che Joe è venuto in ufficio e beh, come sempre, mi ha fatto perdere tempo… ma sento casino, tu dove sei?” chiese il riccio

“io? Oh..beh…sono al premiere con Anne” ammise la mora

“cosa? Non avevi detto che saresti stata a casa con la tua amica?” chiese Nicholas cominciando a scaldarsi.

“oh si,  solo che lei doveva incontrare alcune nostre amiche e allora l’ho accompagnata”  disse la mora

“avevi detto che saresti stata a casa fin quando non venivo a prenderti” ripeté il riccio

“si, okay, l’ho detto ..ma poi Anne mi ha chiesto di accompagnarla e l’ho fatto, dov’è il problema?” chiese la mora

Nicholas sbuffò.

“vengo a prenderti” disse senza darle il tempo di rispondere e chiudendo immediatamente la chiamata.

“una ragazza matura, non si sarebbe mai comportata così” disse Joseph guardandolo

“vaffanculo Joe” disse il riccio prendendo le chiavi della sua auto e il portafogli che erano sul tavolino davanti il divano.

“è inutile che scappi, è la verità, te la fai con una diciottenne e sono queste le conseguenze” sentì dire da Joe prima di uscire.

Salì in macchina e si diresse verso il bar dov’era Samantha..

Intano la ragazza si guardava intorno, mordendosi continuamente le labbra.

“hey, vieni dentro, no?” disse Anne avvicinandosi

“vaffanculo anne, nick si incazzerà tantissimo” si sfogò la mora

“sta venendo qui?” chiese l’amica guardandola

“si, ed è incazzato figurati quando mi vedrà vestita così” disse la mora

“ma ti senti quando parli? Ti tratta come una bambina che può vestire e comandare a suo piacimento e tu ti fai anche trattare in questo modo, senza dirgli nulla” urlò la ragazza all’amica

“lui è così, è una battaglia persa contro di lui” ammise la mora

“battaglie perse? Non esistono battaglie perse. Ora tu prendi un bel respiro e aspetti quel coglione qui e appena viene gliene dici quattro con tutta la forza che hai, perché tu ce l’hai. Okay?” disse

Samantha sospirò mordendosi un labbro.

“io odio litigare con lui” ammise la mora

“e quindi ti fai trattare in questo modo? Come una bambina? Nemmeno tuo padre ti dice dove andare, cosa indossare e se uscire o meno” ammise Anne

“ma lui…non fa questo” disse Samantha

“ah no?” chiese Anne

“no, lui è solamente molto geloso” lo giustificò la mora

“tu odi la gelosia, Sam” la riprese l’amica

“lo so, ma fa parte di lui e non lo odierò mai” ammise Samantha

“sei impossibile, fatti calpestare, fatti mettere i piedi in testa ma non venire da me quando ti mollerà per qualche altra donna” disse Anne andando via.

“Anne” la chiamò Samantha ma l’amica non si voltò ed entrò nel bar, lasciando l’amica fuori.

Sbuffò guardandosi intorno.

Vaffanculo.

Odiava tutto e tutti.

“Sam” sentì una voce dietro di lei, una voce che avrebbe saputo riconoscere anche a 10 kilometri di distanza.

Si voltò velocemente e lo guardò negli occhi.

“perché sei qui fuori sola?” chiese il riccio avvicinandosi a lei.

Samantha si morse un labbro.

“voglio andare a casa…portami a casa” ammise la mora

“perché sei vestita così carina?” chiese il riccio sorridendole “hai violato il nostro accordo” continuò ridendo, facendole notare il tipo di abbigliamento che aveva indossato.

Sam sorrise.

“quindi adesso mi arresterai?” chiese la mora

“sono serio” ammise il riccio

“anche io” ammise la mora

“Sam, per favore.. Ti ho detto di rimanere a casa ed invece sei venuta qui, ti dico di non mettere gonne e roba varie quando non sei con me ed ora hai una gonna che è più mini che gonna” disse il riccio

“tu non me l’hai chiesto, me l’hai imposto.. che è ben diverso” ammise la mora

“ che succede?” chiese il riccio notando qualcosa di strano in lei.

“succede che mi tratti come una bambola ancora ed io…io sono stufa” ammise la ragazza

“credevo che eravamo andati avanti” ammise il riccio

“eravamo andati avanti perché io avevo accettato le tue ‘regole’, se così possiamo chiamarle” ammise la mora

Nicholas sbuffò passandosi una mano tra i capelli. Odiava litigare con Sam, sebbene accadeva quasi ogni giorno per le stesse cose.

“perché dobbiamo litigare sempre per le stesse cose?” chiese il riccio poggiandosi al muro

“perché tu ti incazzi per stronzate, ieri sera ero con te e quasi non picchiavi il cameriere perché guardava le mie gambe” disse la mora

“cosa posso farci se sono geloso? Sei anche tu che indossi sempre le gonne e pantaloncini corti” si difese Nicholas

“ah bene, adesso non posso nemmeno mettere più questo insieme a te?”chiese Sam spazientita

“non solo insieme a me, mi pare che l’hai messo anche ora” disse il riccio facendole notare il suo abbigliamento.

“Nick io ho diciotto anni, non mi vestirò mai da trentenne come vuoi tu” ammise la mora

“io non voglio che ti vesti da trentenne, vorrei solamente che non indossassi quello che indossano le tue stupide amiche” disse il riccio

“oh bene, ora le mie amiche sono anche stupide? Lasciale fuori da questa storia, loro si vestono da diciottenni, io ho diciotto anni e tu non puoi dirmi cosa indossare o se uscire o meno, dovresti fidarti di me” ammise la mora

“non è una questione di fiducia, Sam” disse il riccio passandosi una mano fra i ricci

“ ah no? e cosa?” chiese curiosa la ragazza

“perché non capisci? Io sono così” ammise Nicholas guardandola negli occhi

“perché con te un giorno pensi di aver trovato finalmente una tranquillità e il giorno dopo invece sei punto e a capo?” chiese la mora

“perché sono così. Per me una ragazza fidanzata non dovrebbe perdere tempo fuori un bar con le sue amiche” ammise il ragazzo

“e..e cosa dovrebbe fare? Dio, Nick, ma ti senti? Sembri mio nonno” si lamentò Samantha

“io ragiono così” ripeté il riccio

“non credevo di poter sentire la differenza di età, ma forse la sento” ammise la mora

Nicholas sbuffò.

“io dovrei sbuffare, Nicholas non tu. Non sei tu quello a cui hanno vietato di uscire con le amiche e indossare solo pantaloni che massimo possono arrivare al ginocchio” disse la mora imitando il tono di voce di Nicholas

“che bisogno c’è di uscire con le tue amiche? Quando hai voglia di uscire mi chiami e ti porto dove vuoi” ammise il riccio

“non è questo il problema Nick, ma io ho delle amiche e non posso abbandonarle” ammise

“sono più importanti della mia felicità?” chiese il ragazzo

“ma ti rendi conto di quello che dici?” richiese la mora

“no sul serio, io sono felice solo se tu sei assieme a me.. quindi per rendermi felice devi stare sempre con me, le tue amiche le vedi ogni giorno a scuola” si lamentò il riccio

Questa volta fu Samantha a sbuffare.

“discutere con te, è come farlo con un muro” disse la mora allontanandosi da lui e cominciando a camminare lungo il marciapiedi “io..sto facendo di tutto per te, ed è questa la differenza tra noi due. Io faccio di tutto per te, per cercare di accontentare ogni tuo stupido ed inutile capriccio mentre tu? Tu non provi nemmeno a rendermi felice” continuava la mora mentre camminava.

“dove vai? Ferma” disse il riccio arrivando vicino a lei e fermandola per un braccio, facendola così voltare verso di lui in modo da poter guardarla negli occhi, ma lei abbassò lo sguardo mordendosi un labbro.

“io…lo so, di non essere perfetto” cominciò il ragazzo “di attaccarmi su cose inutili e trovare sempre il pretesto per litigare o altro ancora, lo so. Sono geloso, possessivo e ti chiedo quasi sempre  l’impossibile.. ma purtroppo questo lato del mio carattere fa parte di me e non se ne andrà, ci ho provato ma non ce la faccio, finisco per tenere tutto dentro e poi esplodo prendendomela con chi non c’entra. Mi dispiace Sam, è la millesima volta che te lo dico, promettendoti ogni volta di cambiare o di essere migliore, ma i cambiamenti non avvengono in due giorni, ma con il tempo e forse magari io con il tempo cambierò” continuò il riccio ma la mora continuava a guardare le sue scarpe, cosa che infastidì molto il riccio.

“potresti guardarmi in faccia quando ti parlo? O la diciottenne è troppo impegnata a pensare a cosa indossare quando esce con le amiche?” chiese il riccio perdendo la pazienza.

Sam alzò lo sguardo stupita, non riuscendo a proferir parole.

“no, ma okay, io…me ne vado.. non ho voglia di stare a sentire le tue stupide dolci parole se poi dopo due secondi devo essere insultata da te” ammise la mora avvicinandosi alla strada in cerca di un taxi.

Odiava quello stupido carattere che si ritrovava, perché rovinava sempre tutto?

“si, certo, vai, scappa, scappa davanti ai problemi, così si fa” disse il riccio lasciandola andare ma la mora si voltò.

“io non sto scappando dai problemi. Sto scappando da te, dalle tue stupide parole, che mi illudono sempre e che in un secondo si trasformano in pura cattiveria. Ti odio quando ti comporti così, ti odio, ti odio. Ti attacchi su cazzate e pretendi anche di avere ragione quando in fondo sai che non è così ma pur di aver ragione infanghi me. Ecco cosa fai, e non è la prima volta, non lo è. Ascoltami bene Nicholas Jonas io ho diciotto anni e mi vesto come cazzo mi pare per andare dove cazzo mi pare con chi cazzo voglio. Non prenderò ordini da te solamente perché sono innamorata di te, siamo chiari?” urlò la ragazza.

Non si era nemmeno accorta di quello che aveva detto, aveva parlato velocemente e soprattutto senza nemmeno pensarci.

“a…anche io sono innamorato di te e l’ho capito da un bel po’, solo che….non l’ho detto perché credevo che tu non lo fossi di me e.. ”

Samantha non lo fece finire.

“credevi che io non lo fossi di te? Certo che di solito sono le femmine ad avere il prosciutto sugli occhi non il contrario” ammise la mora sarcastica

Nicholas rise.

“sono felice” continuò con un sorriso a trentadue denti.

“ora?” chiese la mora

“si” rispose sorridente Nicholas

“perché?” chiese Samantha curiosa

“perché mi hai detto di essere innamorata di me, cioè tu sei innamorata di me, non so se mi spiego, io ..forse non ne sono all’altezza e forse non ti merito e… dio.. tu sei innamorata di me, non me l’avevano mai detto così.. cioè come hai fatto tu, con tutto quell’amore mischiato a odio negli occhi.. ti posso baciare?”

Samantha lo guardò stranita, era ufficiale, Nicholas Jerry Jonas era impazzito.

“lo prendo come un si” continuò per poi fiondarsi sulle labbra della ragazza.

 

 

 Saaaalve bellissime<3

No ma dico, volete farmi morire? 10 recensioni? dieci? io vi amo TUTTE, proprio tutte, siete meravigliose.

Vi ringrazio moltissimo per quello che mi scrivete, siete meravigliose e non sapete che gioia e felicità sapere che siete legate alla mia storia asdfghgfd come avete notato sto aggiornando sempre più frequentemente quindi più recensite più io posto prima (piccola minaccia HAHAHA) inoltre volevo dire alcune cose, molte ragazze mi stanno dicendo che questa storia somiglia molto a cinquenta sfumature di grigio, beh volevo dirvi che non ho letto questo libro quindi non so proprio il perchè ci somigli, una ragazzi mi ha spiegato che il tipo del libro somiglia molto a Nicholas, beh che dire...Nicholas è più figo AHAHAHHAHAHAH scherzavo, mi sono informata e so che questo libro è uno dei più letti in tutto il mondo quindi è un onore per me sapere che per voi (?) la mia ff somigli a cinquanta sfumature di grigio, ora smetto di scassarvi i maroni e vado via.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come leggerete tra trenta secondi, o forse di meno, il prossimo è quello che contiene la parte che ho messo nella trama iniziale quiiiiindi spero di avervi messo sulle spine HAHAHAHAHHA

lasciatemi qualche recensioncina, mi raccomando.

Baci, valentina<3




 

 

SPOILER.

“ha diciotto anni, Nicholas” disse Joseph guardandolo attentamente cercando di capire cosa passasse per la mente del fratello.

“e allora?” chiese il riccio interrogativo

“e allora hai già tuo figlio da crescere, non puoi perdere tempo dietro una ragazzina immatura che frequenta ancora il liceo” sbraitò Joseph

“non la conosci” si difese il ragazzo

“Nick hai venticinque anni, un lavoro che ti richiede tempo e soprattutto un figlio di sei anni e mezzo da crescere solo! È vero, meriti anche tu una donna al tuo fianco che ti sappia amare, che ti sappia amare veramente, ma questa donna di certo non sarà una ragazzina di diciotto anni!” disse il fratello

Nicholas non ne poteva più.

 

 

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Capitolo 20
*** Chapter 20 ***



                                                                          'Do you believe in destiny?'


Capitolo 20

 

“buongiorno amore”

Sam gli era praticamente saltata addosso, una volta che il ragazzo le aveva aperto la porta di casa sua.

“sai che sei meravigliosa quando mi saluti in questo modo?” chiese il riccio sorridendole

Samantha gli lasciò un dolce bacio sulle labbra per poi stringersi a lui.

“è che.. sono felice.. tanto felice” ammise la ragazza

Nicholas le accarezzò la schiena baciandole i capelli.

“dov’è Nate? Gli ho portato i suoi dolcetti preferiti” disse la ragazza staccandosi

“dorme ancora” ammise il riccio “ e a me? Non hai portato nulla?” chiese il riccio spiritoso.

“oh tu hai già avuto troppo” disse la mora avvicinandosi a lui per poi attirarlo a lui e baciarlo in un modo non proprio casto.

Passarono quasi dieci minuti in quella posizione, quando poi furono interrotti dal piccolo Nate che si era svegliato.

“che schifo” commentò il piccolo entrando in salotto.

I due si staccarono divertiti.

“Nate, buongiorno, ti ho portato i tuoi dolcetti preferiti”  disse la mora al piccolo

“finalmente li hai trovatii, evvaii” urlò il piccolo entusiasta avvicinandosi alla mora e prendendo la bustina dove c’erano i dolcetti.

“non credi che mi merito un bacio?” chiese Sam sorridente al piccolo

“Certo” ammise il piccolo

Sam si abbassò un pochino in modo da poter abbracciare il piccolo e Nate le lasciò un dolce bacio sulla guancia

“non se se essere geloso o meno” commentò il riccio

“devi esserlo, quando sarò grande sam ti lascerà e diventerà la mia fidanzata” commentò il piccolo stringendo sia  Sam

 

 

 

 

 

Erano passate altre due settimane, il tempo volava e Nicholas e Samantha lo passavano sempre assieme.

 Avevano trovato quella felicità che non speravano di trovare, erano felici, sereni ed innamorati. Cosa potevano volere di più?

Nate si era affezionato tantissimo a Samantha, tanto che adorava passare i pomeriggi assieme a lei.

Adoravano trascorrere del tempo tutti e tre assieme, come una famiglia, una vera famiglia.

“quindi mentre stavate litigando, tu gli hai detto di essere innamorata di lui?” chiese Anne guardando Samantha mentre si vestiva.

“esattamente” ammise Samantha guardandosi allo specchio dopo aver indossato un paio di shorts con sotto delle calze di lana, ultimamente faceva veramente freddo.

“sei davvero strana, Samantha” ammise l’amica

La ragazza scoppiò a ridere.

“io sono felice, Anne. Con lui sono felice, anche quando litighiamo, io amo le nostre litigate perché esce fuori ciò che siamo veramente”

“Due persone strane con seri problemi mentali?” chiese Anne guardandola

“due persone innamorate” disse Samantha sorridendole.

“che due persone siano innamorate non vuol dire che si amino anche” disse Anne

“lo so, io e Nick ci conosciamo da poco tempo e quindi.. beh…è normale, amare una persona vuol dire.. beh vuol dire mettere quest’ultima prima di te, amare significa condividere gioie e dolori assieme soprattutto i periodi più scuri..sarebbe troppo facile starsi vicini solo nel bene..amare significa stare bene con una persona in tutto e per tutto, capirsi e fare dei compromessi per amore dell’altro.. significa avere un contatto con questa persona che..che vince tutte le altre barriere. Non so se mi sono spiegata bene, ma per me..beh per me l’amore è questo” disse Samantha sorridendole

Anne le sorrise, per poi prendere il suo cellulare notando che c’erano due nuovi messaggi

“hey, Tracy e Katie stanno andando al premiere ci andiamo anche noi?” chiese l’amica a Samantha che stava mettendo i suoi stivali bassi che tanto adorava.

Samantha ci pensò su, mordendosi le labbra.

“allora?” la intimò Anne

“d’accordo, mando un messaggio a Nick e scendiamo” disse la mora sorridendole avvicinandosi alla scrivania dov’era poggiato il suo iphone.

Lo prese e scrisse velocemente un messaggio:

‘Abbiamo appena finito di studiare e sto per andare al premiere con Anne ed alcune mie amiche, mi trovi lì papino. Un bacio dolcissimo, come quelli che sai darmi solo tu, a dopo. Sam’

Dopo averlo scritto velocemente , lo inviò per poi posare il cellulare nella borsa.

“allora? Andiamo?” chiese Samantha all’amica

“sei sicura? È strano che tu abbia detto di si, Nicholas non si arrabbierà?” chiese Anne guardandola

“si arrabbierà sicuramente ma io ho diciotto anni e ho il bisogno di uscire con le mie amiche, poi non sto facendo nulla di male andiamo solo a prendere un caffè tutte assieme, no?” chiese Sam

“hai ragione, così ti voglio” commentò Anne fiera facendo ridere l’amica.

Intanto Nicholas aveva dimenticato il cellulare a casa della madre, alias casa di Joe che non aveva riflettuto un secondo a leggere il messaggio che era appena arrivato al fratello e violare così la sua ‘privacy’, se così si poteva chiamare.

Fece una smorfia dopo aver letto il messaggio e risposando il cellulare sul tavolino del salotto, sentì la porta di casa sbattersi.

Aprì una lattina di birra e cominciò a berla.

“ho dimenticato il mio cellulare qui, per caso?” chiese il riccio entrando ed avvicinandosi al divano dov’era seduto Joe.

“si, eccolo” disse il fratello porgendolo

“uhm, grazie” commentò prendendolo

“la tua bellissima ragazza diciottenne ti ha appena inviato un messaggio, ha detto che usciva con le sue amiche, andava al premiere, il premiere è quell’enorme bar frequentato da tutti diciottenni, vero?” chiese Joseph

Nicholas lo guardò interrogativo, sbloccando il cellulare e leggendo il messaggio.

“capisco che sei mio fratello ma non ti ho mai detto di leggere i miei messaggi” ammise il riccio

“ah è più importante che io abbia letto un tuo messaggio invece che della tua bellissima ragazzina che esce con le amiche e va al bar?” chiese il riccio

Nicholas sbuffò.

“non incominciare anche tu, okay? Lei ha diciotto anni e anche se mi da un fastidio tremendo sapere che è lì, non posso vietarglielo”

“e perché mai? Ma allora lo vedi che conta la sua età per te?” chiese Joseph “voi due non state bene assieme, Nicholas. Nate mi ha anche detto che litigate spesso, secondo te a cosa sono dovuti questi litigi, eh? Alla differenza di età, al fatto che lei frequenta ancora un cazzo di liceo e tu lavori, lei vuole ancora uscire con le sue amiche, perdere tempo con le sue amiche, mentre tu non puoi permetterti di perdere tempo” continuò il fratello guardando negli occhi Nicholas sperando che almeno quella volta il riccio lo ascoltasse.

“perché non capisci? Anzi perché non lo vuoi capire? Sabato io..esco con la mia fidanzata, ha un’amica che ha la tua età, che ne dici di venire? Ti farò vedere cosa vuol dire stare assieme ad una persona matura che non perde tempo” continuò Joseph

“Joe…io..non posso, voglio stare con lei” disse il riccio balbettando

“ha diciotto anni, Nicholas” disse Joseph guardandolo attentamente cercando di capire cosa passasse per la mente del fratello.

“e allora?” chiese il riccio interrogativo

“e allora hai già tuo figlio da crescere, non puoi perdere tempo dietro una ragazzina immatura che frequenta ancora il liceo” sbraitò Joseph

“non la conosci” si difese il ragazzo

“Nick hai venticinque anni, un lavoro che ti richiede tempo e soprattutto un figlio di sei anni e mezzo da crescere solo! È vero, meriti anche tu una donna al tuo fianco che ti sappia amare, che ti sappia amare veramente, ma questa donna di certo non sarà una ragazzina di diciotto anni!” disse il fratello

Nicholas non ne poteva più.

Non ne poteva più dei litigi tra lui e Samantha, di Joseph che gli diceva sempre le stesse cose, delle loro incomprensioni, di Sam che usciva minimo due volte a settimana con le amiche, delle amiche di Sam che non facevano altro che allontanarla da lui, di sua madre che stava diventando come Joseph e la pensava come lui, non ne poteva più.

Forse il fratello aveva ragione, la differenza d’età c’era e si vedeva, si vedeva troppo.

Lei aveva ancora bisogno di stare con le sue amiche, lui aveva bisogno solamente di lei.

“f..forse hai ragione” cominciò il riccio

“ho ragione, nessun forse” disse Joseph soddisfatto finendo di bere la sua birra.

 



 Saaalve bellissime<3 vi ho fatto un bel regalino di domenica eeh? haha spero vi sia piaciuto il capitolo anche se è corto e non è assolutamente da me, ma oggi volevo postare assolutamente, non so nemmeno io il perchè u.u

beh che dire, siete meravigliose con le vostre meravigliose recensioni e per questo capitolo vale ancora la regola: prima recensite in tante prima posto u.u

Volevo inoltre dirvi che su twitter io sono @_itsnickymine quindi se volete essere avvisate ad ogni aggiornamento basta chiederlo :)

Ora scappo, grazie di tutto<3

Ps. so già che leggendo lo spoiler morirete HAHAHAHAHHAHAHAHA vi amo<3

-valentina.





 

SPOILER.

“e ..e le nostre promesse? T…tutto quello che abbiamo passato? Tutti i nostri sentimenti? Tutto quello che mi hai detto?” chiese la mora mentre alcune lacrime cominciavano a bagnarle il viso

“sognavamo Sam” ammise il riccio

“tu sognavi. Io vivevo” urlò la mora piangendo.

“non..non piangere, per favore..non farlo..” le disse il riccio guardandola negli occhi.

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Capitolo 21
*** Chapter 21 ***


 

 

 

                                                                      'Do you believe in destiny?'


Capitolo 21.

 

 

Era davvero strano vedere come il tempo passava e come due semplici persone potevano legarsi.

Era davvero strano come una semplice persona poteva compiere una scelta che poteva cambiargli la vita.

Nicholas non era sicuro di quello che stava facendo, ma ultimamente le cose non andavano più bene.

Non era vero che l’amore bastava a tutto, l’amore non bastava, l’amore non bastava alla gelosia, alle incomprensioni, ai caratteri diversi, alle diversità.

Per quanto potesse voler bene alla sua Sam, il carattere che aveva era troppo diverso da quello della ragazza e non sarebbero mai andati d’accordo, mai.

In quel momento avrebbe voluto sparire da quella città, da quella vita, da quel mondo.

Stava per far soffrire la sua cara Sam, ma ormai lui non ne poteva più e anche lei un giorno si sarebbe stancata.

Si, le parole di Joseph gli erano entrate in testa con quelle della madre.

La differenza di età, anche se era poca, si vedeva. Si vedeva troppo ed anche se le voleva un gran bene ed era innamorato di lei, il suo carattere non avrebbe mai accettato tutto quello che adesso gli stava facendo passare. E Samantha aveva ragione quando diceva che aveva diciotto anni e non poteva vietarle di uscire, ma il problema era che Nicholas era così e non sarebbe cambiato. A lui dava fastidio anche se Samantha parlava con il cameriere di cosa c’era di buono nel menù.

Notò la ragazza uscire di casa e avvicinarsi a lui con un enorme sorriso stampato sul viso.

Era uno stronzo, avrebbe rovinato quel meraviglioso sorriso, solo perché era un egoista.

“Hei, che fine hai fatto ieri? Ti ho chiamato tre volte” ammise la mora abbracciando ma Nicholas esitò un po’.

“Ho..ho lavorato molto” rispose il riccio allontanandola

“che succede, Nick?” chiese la mora notando qualcosa di diverso in lui.

Era strano che non l’avesse baciata quando l’aveva visto.

Ogni volta che si vedevano la prima cosa che Nick faceva era darle uno dei suoi meravigliosi baci.

“n..niente” ammise il riccio

“ti vedo strano” commentò la mora, cercando di capire a cosa stesse pensando.

“e che ho ripensato a noi, alla nostra storia… la..la situazione non va bene” disse il riccio un po’ titubante.

“ancora il problema della differenza d’età? Dai, nick.. p..pensavo che l’avessimo superato, noi possiamo superare tutto se siamo insieme” disse la mora sorridendogli.

“sam, solo a diciotto anni si hanno queste convinzioni,ma la..la vita non è così semplice” disse il riccio amareggiato.

“perché?” chiese la mora

“perché ci siamo divertiti, abbiamo sognato” rispose il riccio

“non è vero, noi abbiamo accettato il nostro destino.. lo hai detto tu? Ricordi? Sia tu che io credevamo nel destino ed è stato grazie a lui che ci siamo incontrati. È così sbagliato vivere un sogno?” chiese la mora guardandolo negli occhi che già si stavano riempiendo di lacrime.

Aveva capito dove voleva arrivare, lo aveva capito purtroppo.

“non è realista” ammise il riccio

“sei un vigliacco, uno stronzo! Io mi sono messa in gioco per te, ti ho dato tutto quello che potevo darti, ti sei preso tutto di me e non puoi far finire tutto così, con tante, stupidi ed inutili parole! Le cose finiscono se c’è un motivo valido, tu ce l’hai?” chiese la mora

“forse no, non ho nessun motivo valido ma non ho nemmeno un motivo valido per stare con te” rispose il riccio secco.

Samantha avrebbe voluto morire, sparire, essere dovunque ma non lì. Non lì con Nicholas.

Mai avrebbe pensato che gli avesse potuto fare così del male, mai.

“e ..e le nostre promesse? T…tutto quello che abbiamo passato? Tutti i nostri sentimenti? Tutto quello che mi hai detto?” chiese la mora mentre alcune lacrime cominciavano a bagnarle il viso

“sognavamo Sam” ammise il riccio

“tu sognavi. Io vivevo” urlò la mora piangendo.

“non..non piangere, per favore..non farlo..” le chiese il riccio

“ah non dovrei piangere? Sei uno stronzo, un vigliacco, un bugiardo ed …io pensavo che stesse andando tutto bene, che saremmo stati pronti ad affrontare qualsiasi cosa insieme invece..”

Nicholas non la fece finire.

“abbiamo corso troppo” disse il riccio

“si, ma delle cose si parla, potevamo condividere anche questo insieme… Le tue insicurezze, le tue paure ….ed invece hai deciso tutto da solo!”  disse la mora cercando di asciugare le lacrime.

“Ci siamo tuffati in una cosa troppo grande di noi, di te” ammise il riccio

“sai una cosa? Io potrò anche essere più piccole di te ed andare ancora al liceo ma preferisco essere cento mila volte me che essere una persona immatura ed incoerente come te” finì la mora per poi voltare le spalle ed andare via.

“aspetta sam, non voglio che ci …ci lasciamo così” ammise il riccio passandosi una mano fra i capelli.

Sam si voltò di scatto e quasi non lo picchiò.

“e come ci dovremmo lasciare? Eh? Cosa ti dovrei dire? Buona fortuna? Adesso puoi inserirmi nella lista delle ragazze che ti sei portato a letto, complimenti! Eh? Cosa dovrei dirti? come ci dovremmo lasciare? Vattene nel  tuo stupido studio a lavorare e trovati una donna, e sottolineo donna, che ti faccia sentire amato solo per cinque minuti, una che riesca a sopportare le tue paranoie ed ossessioni”

Sam stava urlando e Nicholas si avvicinò cercando di abbracciarla.

“n..non toccarmi” sibilò a denti stretti “non provare nemmeno più ad avvicinarti a me, ti odio, sei un vigliacco e … ti odio” disse infine per poi andare via.

Aveva diciotto anni ed aveva superato tutto nella sua vita, avrebbe superato anche questo.

Anche se sarebbe stato difficile, lo sapevo, quella non era come le altre volte.

Non si voltò nemmeno una volta a guardarlo, anche perché stava piangendo e non voleva che la vedesse piangere.

Avevano ragione le sue amiche, gli uomini erano tutti uguali.

Tutti stronzi, vigliacchi e senza cuore.

Non ci poteva credere.

Tutto quello che avevano costruito, che avevano creato lui l’aveva distrutto in un secondo con le sue stupidi parole.

Non aveva un valido motivo per stare con lei, non aveva un valido motivo per stare con lei.

Ed allora perché c’era stato con lei fin’ora? L’aveva preso in giro, l’aveva fatta prima innamorare poi l’aveva lasciata.

L’aveva usata per poi gettarla via come una stupida maglietta che non piace più.

Entrò nel suo palazzo e salì per le scale fino all’ultimo piano, entrò in casa sua che fortunatamente era vuota e corse in camera sua sbattendo la porta, prima di buttarsi sul letto diede un’occhiata alla finestra. Nicholas non era più lì, se n’era andato e non sarebbe mai più tornato.

Si morse il labbro, cominciando a piangere di nuovo e passandosi una mano fra i capelli.

Non ci credeva, non poteva essere vero, quello non era il suo Nicholas, non lo era.

Nicholas non l’aveva lasciata, non poteva essere vero.

Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato, forse lei non andava bene per lei. Forse, forse, forse.

Se una persona tiene veramente a te, non ti lascia, non ti abbandona.

Si sentiva ferita. Ferita dentro, con i graffi delle sue parole incise dentro di lei.

Non aveva nessun motivo per stare con lei.

Qualcuno bussò alla porta della sua camera.

Inaspettatamente sperò che fosse lui, lo sperò con tutta l’anima ma quando andò ad aprire e si trovò il viso Matthew quasi non gli richiuse la porta in faccia.

“c..cosa c’è?” chiese la mora asciugandosi il più possibile le lacrime, per non farlo notare.

“hey… ti…ti ho sentita rientrare ed ho notato che eri  abbastanza arrabbiata, quasi non si rompeva la porta quando l’ha sbattuta” commentò il ragazzo sarcastico

“matthew non mi va di ridere, non è giornata, cosa vuoi?” chiese la ragazza

“perché piangi?” chiese il ragazzo

“Perché voi uomini siete dei vigliacchi, stronzi, senza cuori, che prima fanno di tutto per una persona e poi distruggono tutto con stupide parole” urlò la ragazza arrabbiata

“hey, hey, calma.. non generalizzare, non tutti gli uomini sono così” ammise il ragazzo

“non ho voglia di parlare con te, ne con nessun’altro quindi dimmi cosa cazzo vuoi e sparisci” disse la mora fredda.

Non si sarebbe mai più legata a nessuno, il suo destino era quello di stare da sola, lo aveva capito.

“okay, stai calma tesoro, volevo solo dirti che noi dobbiamo andare a pranzo fuori, con noi si intende anche tu” sottolineò il ragazzo

“noi chi?” chiese la mora

“io, mia madre, mia sorella, tuo padre e tu” ammise il ragazzo

Samantha sbuffò.

“non penso che verrò” ammise la mora

“no, mi dispiace, adesso sono io ad incazzarmi okay? Noi stiamo facendo di tutto per riuscire a piacerti. Okay mia sorella ti sta antipatica ma mia madre? Lei ci sta male se tu non ti presenti mai ai nostri pranzi e alle nostre cene, per non parlare di tuo padre. Smettila di pensare solo a te stessa, smettila di essere egoista, tuo padre e mia madre si amano e voglio sposarsi, adesso tu o lo accetti o lo accetti, sono queste le condizioni” urlò il ragazzo lasciandola senza parole.

Da dove gli era uscita tutta questa intelligenza?

Samantha si morse il labbro nervosa.

“ mi dis..dispiace Matthew, sono..stata…molto superficiale con voi…c..cercherò di rimediare, ma oggi proprio non ce la faccio, domani. Si, domani è domenica e cercherò di esserci ma oggi non..posso..non mi va di uscire” ammise la mora
“perché? Non esci nemmeno stasera?” chiese il ragazzo

“no, non ho voglia di uscire ne tanto meno di vedere qualcuno, quindi di’ tu a mio padre che resterò a casa, m..mi dispiace” ammise la mora

“posso sapere il motivo?” chiese il ragazzo curioso

“fatti gli affari tuoi” disse la mora per poi chiudergli la porta letteralmente in faccia e tornare a sedersi sul suo letto.

Sospirò guardandosi intorno, tutto le ricordava quel ragazzo riccio con quegli occhi così profondi che potevano ipnotizzarti.

Già le mancava, poteva essere vero? Poteva già mancarle Nicholas?

Era così dipendente da lui?

 

 



Saaaaaaaaaalve :3 so che in questo preciso momento vorreste uccidermi ma chiedo perdono HAHAHAH non potrebbe andare tutto rose e fiori e poi.... io non..sono una tipa da lieto fine HAHAHAH no, ma dico 13 recensioni? sdfghjgfds è la prima volta che succede e quindi festeggiamo, vi invito tutti nella mia villa con piscina (?) per un party con i Jonas asvghgfd okay, sto sclerando. Spero che il capitolo vi sia 'piaciuto' HAHAHAHAH tipo che nelle recensioni dello scorso capitolo eravate tutte: 'IO. TI. UCCIDO. ADESSO. JOE. È. STRONZO'

Ora sono già sotto terra HAHAHAH va be, che dire, prima recensite prima arriva un nuovo capitolo quindi lascio a voi la scelta u.u

Al prossimo capitolo, spero in fretta quindi recensiteee, vale :)

twitter: @_itsnickymine 


 

SPOILER.

“ma come? Sei tornato single! Qui fuori c’è un mondo pieno di donne, e sottolineo donne, che stanno aspettando te.. tu cosa aspetti ad uscire?” lo incitò il fratello.

“non..non sono dell’umore adatto, okay? Facciamo che usciamo con questa tua amica la settimana prossima” disse il riccio alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.

“okay, ma non cominciare a fare il depresso, per favore.” Lo pregò Joseph

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Capitolo 22
*** Chapter 22. ***



                                     'Do you believe in destiny?'



Chapter 22.

 

“buongiorno tesoro”

La voce del padre la fece svegliare dal quel meraviglioso sogno.

Quel sogno in cui era sdraiata  a terra in un enorme giardino con Nicholas che aveva la testa sulle sue gambe e mentre lei gli accarezzava i suoi meravigliosi ricci, parlavano, parlavano e ancora parlavano.

Felici, sereni, innamorati.

Strizzò gli occhi, prima di aprirli definitivamente.

“c..ciao papà” disse la ragazza con la voce ancora impastata dal sonno.

“come stai, tesoro? Ieri sera Matthew mi ha detto che stavi male, ma quando sono tornato stai già dormendo.. come mai non sei uscita? Strano da parte tua” disse il padre accarezzandole i capelli.

“abbracciami, papà” disse la mora sedendosi meglio sul letto e abbracciando il papà più forte che poteva.

“hey, piccola… cosa c’è?” chiese il padre abbracciandola “sai, che è una vita che non mi abbracci così?” continuò poi…

“m..mi dispiace se..mi sono allontanata” ammise la mora staccandosi e guardandolo negli occhi.

“avevi bisogno di tempo ed io te ne ho dato troppo poco, credendo che ti sarebbe stato bene tutto quello che decidevo…però adesso…voglio parlare di te, cos’è successo? Matthew mi ha-”

La ragazza non lo fece finire.

“nulla, papà. Sto…bene, non preoccuparti” cercò di convincerlo Sam, cercando di essere credibile.

“sei sicura?” chiese il padre guardandola

“certo, ora però devo vestirmi.. non dobbiamo andare a pranzo fuori con la nuova ‘famiglia’?” chiese la mora sorridendo

“si, vestiti, vedrai che ti divertirai tantissimo… Matthew e Krystal non sono poi così male” disse il padre sorridendole per poi alzarsi, ma prima di uscire le lasciò un bacio sulla guancia.

Una volta uscito il sorriso che aveva Sam si spense, prese velocemente il cellulare sperando di trovare una chiamata da Nicholas ma nulla.

Non una chiamata, non un messaggio, nulla.

Zero. Non l’aveva cercata, anzi l’aveva solo illusa per tutto quel tempo.

Sospirò, cercando di far rientrare le lacrime.

Il suo cellulare cominciò a squillare, lo prese velocemente e notò che era Anne.

“anne” disse la mora rispondendo

“hey, sammyna mia, come stai?” chiese Anne particolarmente felice.

“una merda. Vieni da me?” chiese Samantha mordendosi un labbro, sperando di poter contare sull’appoggio della sua amica.

“in questo momento dovrei essere a casa a studiare, ma visto che sei tu che me lo chiedi, sono da te fra tre minuti” disse la ragazza attaccando.

Sam chiuse la chiamata e si diresse in bagno per lavarsi.

Non faceva che pensare a Nicholas.

Nicholas. Nicholas. Nicholas.

Il suo nome continuava a rimbombargli nella testa.

Si fece una doccia veloce, per poi vestirsi velocemente.

“hey, tesoro, cos’è successo?” chiese Anne entrando in camera sua e abbracciandola subito.

“tuo padre mi ha detto che non stai bene e che ieri non sei uscita, perché non mi hai chiamato? Io credevo che fossi con nick” continuò la ragazza

Sam si allontanò per poi guardarla negli occhi.

Prese un bel respiro per poi mordersi un labbro e parlare.

“io e nick ci siamo lasciati…lui…lui mi ha lasciata” ammise la mora con le lacrime agli occhi

“c..cosa?” chiese Anne stupita

La mora annuì

“ieri mattina.. mi ha… detto che non ha nessun valido motivo per ..per stare con me” ammise la ragazza

“ma io a questo stronzo lo castro, giuro che lo castro” sbraitò la ragazza

“no, anne, davvero.. è tutto okay” ammise la mora cercando di essere convincente.

“tutto okay? Ma ti sei vista? Sembri uno zombie. Dov’è tutto l’amore che diceva di provare per te? Eh? Una persona innamorata non ti avrebbe mai lasciato, mai”

Sam si morse un labbro abbassando lo sguardo.

“io…non..non lo so.. mi fidavo così tanto di lui…e” sam non riusciva quasi a parlare.

“ed hai sbagliato” continuò Anne  “io te l’ho sempre detto di non affezionarti troppo, tu non mi hai mai voluto ascoltare, i ragazzi grandi sono così, prendono e lasciano, peggio dei sedicenni”

“non mi sei molto d’aiuto, Anne” disse la mora sedendosi sul letto appoggiandosi al cuscino

Anne le sorrise.

“sam, tu sei bellissima e meravigliosa, sai quanti ragazzi farebbero la fila per te? Lui non ti merita, non merita le tue lacrime, non merita che tu stia male” disse Anne

“io..sono innamorata di lui e.. non mi importa” ammise la ragazza cercando di non far uscire le lacrime.

“ti ha lasciata, sam. Ti ha detto che non ha nessun valido motivo per stare con te, ti ha preso in giro, ti ha illusa per tutto questo tempo.. come puoi non odiarlo?” chiese Anne

“n…non…non lo so” ammise la ragazza mordendosi un labbro

 

 

 

 

 

“sono le due nicholas, le due, ti rendi conto che tuo figlio è sveglio da due ore e tu no?”

Joseph entrò nella stanza del fratello aprendo tutte le finireste, in modo da poter illuminare tutto.

La luce cominciò ad entrare nella stanza ed il riccio nascose la testa sotto il cuscino.

“notte brava, eh, ieri?” chiese Joe

“per niente” commentò il riccio con la voce ancora impastata dal sonno

“nate mi ha detto che siete stati qui, come mai? La tua liceale era in punizione e non poteva uscire?” chiese Joseph sarcastico ridendo.

“smettila, joseph” commentò il riccio infastidito

“di fare cosa?” chiese Joseph, ignaro del fatto che Nicholas avesse lasciato Samantha.

“di parlare di lei, ho fatto quello che volevi. L’ho lasciata, sono stato uno stronzo colossale” ammise il riccio passandosi una mano fra i capelli.

“credimi un giorno ti ringrazierà, voi due non potevate stare insieme, eravate troppo diversi…e quindi stasera per festeggiare esci con me? Eh?” chiese il ragazzo sorridendo

“no, voglio… solo stare con Nate” ammise il riccio

“ma come? Sei tornato single! Qui fuori c’è un mondo pieno di donne, e sottolineo donne, che ti stanno aspettando.. tu cosa aspetti ad uscire?” lo incitò il fratello.

“non..non sono dell’umore adatto, okay? Facciamo che usciamo con questa tua amica la settimana prossima” disse il riccio alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.

“okay, ma non cominciare a fare il depresso, per favore.” Lo pregò Joseph

“non faccio il depresso” disse il riccio

“lo stai facendo, su vestiti che andiamo a pranzo da kev” disse poi Joe sorridendo per poi tornare in cucina dove Nate stava guardando la tv.

“allora, campione, sei pronto?” chiese guardandolo

“sono nato pronto” urlò il piccolo saltando facendo sorridere il ragazzo

“dove andiamo? Viene anche Sam?” chiese il piccolo

“sam?” chiese Joseph stupito, non aveva detto nulla al figlio?

Nicholas entrò in cucina velocemente, era ancora a torso nudo ed indossava solo i pantaloni della tuta.

“no, sam non c’è oggi, deve studiare” disse il riccio

Joseph lo guardò male ed il riccio gli fece cenno di andare in camera sua per parlargli.

“mi spieghi che cazzo fai? Perché non glielo hai detto?” chiese Joseph chiudendo la porta

Nicholas si passò una mano fra i capelli nervoso.

“nate, si..è affezionato molto a Sam e..non voglio farlo soffrire…glielo dirò più in là” ammise il riccio

“perché devi prenderlo per il culo?” chiese Joe

“non lo prendo per il culo, gli nascondo solo la verità per un po’, il tempo che lui non mi chiede più di lei e glielo dirò” disse poi il riccio

Joseph sospirò.

“perché gliel’hai fatta conoscere? Hai sbagliato, se non gliela facevi conoscere adesso non dovevi mentirgli” disse Joseph

“gliel’ho fatta conoscere per lei è una persona meravigliosa e Nate non avrebbe potuto che imparare da lei” urlò il riccio “e comunque adesso non importa, io sto bene e anche nate starà bene.. non era mica sua madre” continuò il riccio

“bene, su vestiti, andiamo a pranzo da kevin” gli disse Joseph per poi tornare in cucina da Nate.

Per Joseph il piccolo era quasi come un figlio, anzi per lui era un figlio, erano legatissimi ed adorava passare del tempo con lui.

Sembrava cattivo, ma in fondo non lo era, voleva solo il bene per suo fratello ed il figlio.

Una volta che nick finì di vestirsi uscirono ed andarono al ristorante di kevin.

Danielle era alla cassa ed una volta entrati la salutarono.

“hey, piccolo” salutò Danielle

Nate le corse incontro abbracciandola.

“come stai?” chiese danielle

“bene bene.. zio kevin?” chiese il piccolo

“è in cucina, due minuti ed arriva.. cosa vuoi mangiare di buono?” chiese Danielle

“mmm.. non lo so… panino hamburger e patatine?” chiese il piccolo

“mate, non mangiare sempre le stesse cose” gli disse nick

“ma papà, non mangio da zio kevin da tantissimo tempo, vero zia dani?” chiese Nate sorridendo

Kevin uscì dalla cucina e si diresse verso di loro sorridendo.

“finalmente, vi rendet4er conto che sono quasi le tre? E dobbiamo ancora mangiare?” chiese il ragazzo, sedendosi in un tavolo da 6 posti.

“su, mangiamo” ammsie il ragazzo divertito sorridendo al piccolo e scompigliandogli i capelli

“sam?” chiese Kevin guardando Nicholas, che cambiò espressione

“soveva studiare tantissimo e quindi non èp venuta.. lo sai che sam è una specie di presidente degli stati uniti nella sua scuola? Non so come si dice” disse il piccolo

Kevin sorrise

“si dice rappresentante, tesoro. Sam è la rappresentante della sua scuola” disse sorridendo

“ehm…kevin..posso parlarti un secondo?” chiese il riccio facendogli segno di andare fuori.

Salirono al secondo piano dove c’era un’altra sala che kevin usava per le cerimonie.

“ che succede?” chiese Kevin sedendosi su una poltrona..

Nicholas si morse in labbro e quasi istintivamente gli venne in mente Sam mentre lo faceva e come adorava questa sua ‘caratteristica’.

“io.. e sam ci siamo lasciati” ammise il riccio

“cosa? Perché? Stavate bene assieme” disse Kevin stupito

“ehm..beh… io l’ho lasciata” ammise nicholas

“cosa?” chiese kevin

“mi dispaice… ma io e lei..” nicholas non riuscì a finire che venne interrotto da kevin..

“sei uno stronzo, ti avevo detto di non farla soffrire”

“lei non sta male… da quando ci siamo lasciati non ha nemmeno provato a chiamarmi, tutto questo amore che diceva di provare io non l’ho visto” disse il riccio

Kevin lo guardò  male.

“tu l’hai lasciata e pretendi che lei ti cerchi?” chiese Kevin

Nicholas sbuffò passandosi una mano fra i ricci.

“sono uno stronzo, kevin… lo so, ma io e lei eravamo troppo diversi e Joseph e la mamma dicevano che lei non era adatta a me ed avevano ragione, ha diciotto anni ti ricordi com’ero io a diciotto anni?”  chiese poi il riccio

“ma quanti anni hai nick? Avrei preferito mi dicessi che non provavi nulla per lei piuttosto che ‘ha diciotto anni e per la mamma e joe non andava bene’, ma ti senti quando parli? La vita è la tua e devi decidere tu cosa è meglio per te. Giuro che io picchio a Joseph, lo picchio” disse il ragazzo innervosito.

“no, non è colpa di joe, io e lei non andavamo d’accordo.. sai come sono io, chiedo troppo e lei ha diciotto anni” ammise nicholas

“ma guarda che tu ne hai venticinque, questi anni di differenza, se così possiamo chiamarla, per me non contano nulla. Sono inutili, Samantha è una delle persona più matura che conosco e credimi se ti dico che lei è molto più matura di te e quello stupido di joe messi assieme, la mamma poi, davvero non commento il suo comportamento” ammise kevin

“kevin..” incominciò il riccio

“no, smettila. La vita è la tua, tu devi scegliere con chi essere felice e non loro. Smettila di farti comandare a bacchetta da quei due, io per questo me ne sono andato a vivere lontano da loro e non nella villetta accanto alla casa di mamma. Avevo bisogno dei miei spazi, dovevo fare le mie scelte e sottolineo mie, e danielle non poteva subire ventiquattro ore su ventiquattro mamma e joe chje le dicevano cosa fare, dove andare e cosa dire. Hai venticinque anni, un lavoro ed un figlio. Sei in grado di prendere le tue scelte” urlò kevin

“non è così facile, kevin.. Io e Samantha siamo… molto diversi… io sono una persona possessiva  ed ossessiva, lei non sopporta questo mio lato” si giustificò il riccio

“ ma non mi pare che lei ti abbia lasciato perché odiava questo tuo lato”

Nicholas sbuffò

“ascolta, sai che voglio solo il bene per te, se sei felice senza di lei, okay, mi sta bene.. ma se stai male, se ti manca, se ti rendi conto di provare di più, torna indietro.. ora sei ancora in tempo, tra un paio di settimane… no” gli consigliò Kevin

Nicholas sospirò guardandolo.

“scendiamo, giù.. sto morendo di fame” ammise poi Kevin dandigli una pacca sulla spalla.

Nicholas gli sorrise e seguì il fratello.

 

 

 

Saaalve bellissime<3 oggi sono particolarmente depressa e questo capitolo fa pena, il prossimo sarà migliore, ve lo giuro çç spero che qualcuno almeno recensirà e voglio ringraziarvi davvero di cuore per ogni meravigliosa recensione che mi lasciate, vi amo tutte<3

Il prossimo già l'ho scritto, quindi prima recensite, prima lo posto :) baci<3



 

SPOILER.

“sei Samantha, giusto?” chiese la donna sedendosi meglio sulla panchina e guardandola negli occhi.

“si, sono io… solo che io non vi conosco” ammise la mora

“oh.. guardami meglio, mi hai già vista una volta” disse la donna sicura di se, con uno strano sorriso stampato sul suo viso.

Samantha cercò di ricordarla ma niente, davvero non riusciva a capire chi era quella donna e cosa voleva da lei.

“Nicholas? Ti dice qualcosa?” chiese la donna e Samantha sgranò gli occhi.

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Capitolo 23
*** Chapter 23. ***


                                                                          'Do you believe in destiny?'


 

Chapter 23.

 

“ciao Samantha, posso parlarti?” chiese Krystal entrando in camera sua.

“sono quasi le otto, Krystal. Possiamo parlare più tardi?” chiese Samantha finendo di riposare i libri nella sua borsa

“frequentiamo due licei diversi.. ed il pomeriggio qui non ci sei mai” ammise la ragazza

Samantha sbuffò. Cosa voleva adesso?

“okay.. cinque minuti. Dimmi tutto” ammise la ragazza entrando nella sua cabina armadio per prendere una giacca.

“ecco… io..in realtà.. volevo”

Krystal cominciò a balbettare mentre Samantha andava avanti ed indietro per la stanza preparandosi.

“potresti fermarti un minuto e guardarmi per favore?” le chiese Krystal stizzita

Samantha si fermò a guardarla per poi sospirare.

“okay.. parla, ti ascolto” cominciò poi.

“c’è una donna.. che.. che vorrebbe parlarti” ammise la ragazza

“una donna? Parlare con me?” chiese Samantha curiosa

“s..si.. Non so come si chiama, so solo che lei mi ha cercato e mi ha chiesto di te, sapeva che abitavano sotto lo stesso tetto e mi ha chiesto se poteva incontrarti.. Quasi non mi minacciava e sinceramente ho avuto paura, per questo te lo sto dicendo, non avrei perso tempo, lo sai” ammise Krystal

“ti avevo chiesto di non dire a nessuno che abitavamo assieme” si lamentò Sam

“ed io ti avevo chiesto lo stesso.. sai come cambierebbe la mia reputazione se tutti sapessero che abitiamo assieme?” domandò nervosa Krystal

“se tu non lo hai detto a nessuno e nemmeno io, come faceva questa a saperlo?” chiese Samantha

“non..non lo so..e poi sapeva moltissime cose su di te. Quando mi ha fermato ha cominciato ad elencarmi tutto su di te, ho avuto sul serio paura. È una stalker” disse Krystal sarcastica

Sam rise.

“e quando dovrei incontrarla?” Chiese poi la mora

“stasera alle 8pm vicino la quinta panchina di central park” ammise la ragazza

“okay, se ho tempo ci vado” disse Samantha

“no, non hai capito. Devi andarci per forza, quasi non mi minacciava, non voglio più essere importunata dalle tue stupide fan”

Samantha sbuffò

“okay, ora devo proprio andare, ciao Krystal” disse la mora prendendo la borsa e uscendo dalla stanza.

Chi era quella donna? E cosa voleva da lei? Era davvero curiosa di saperlo.

Decise di andare a scuola a piedi, così poteva passare fuori l’ospedale di Nicholas.

Era più forte di lei, aveva bisogno di vederlo, aveva così tanto bisogno di lui che quasi le mancava il respiro.

Orami era passato quasi un mese da quella domenica, dal quel orrendo giorno in cui l’aveva lasciata.

Non lo vedeva da allora ed aveva tanto bisogno di vederlo, non per capire cosa provava anche perché lei era ancora innamorata di lui, aveva bisogno di vederlo perché aveva bisogno di lui, non c’era una spiegazione plausibile.

Passò fuori l’ospedale, ma di lui nulla. Non c’era nemmeno la sua auto nel suo solito posto, dove la parcheggiava sempre.

Sospirò. Doveva andare avanti, le sue amiche avevano ragione. Orami quella storia era finita, lui non era tornato indietro, non lo aveva fatto e non l’avrebbe mai fatto anche se sperava con tutta se stessa che lui tornasse da lei, che tornasse con il suo solito sorriso stampato sul volto che tanto amava e le dicesse che era ancora innamorato di lui, che l’amava.

Sospirò ancora per poi andare via e dirigersi verso la sua scuola.

Proprio mentre lei si allontanava, Nicholas parcheggiò l’auto al suo solito posto per poi prendere la sua cartellina con i suoi documenti e scendere dalla sua auto.

Da lontano vide una ragazza che somigliava tantissimo a Samantha, in realtà era ancora lei, ma lui scosse la testa.

Erano giorni che non faceva altro che pensare a lei tutto il tempo e aveva strani incubi la notte.

Aveva bisogno di una pausa, si, forse era troppo stressato e vedeva Samantha ovunque.

Era assolutamente così.

Entrò in ospedale, salendo nel suo reparto ed entrando nel suo ufficio per poi indossare il camice e chiamare la sua segretaria.

“buongiorno dottor jonas, la prima visita è alle nove, aveva ancora qualche minuti libero” disse la donna al telefono

“oh, benissimo, allora vado a prendermi un caffè, al terso piano, non faccia salire nessuno fino al mio rientro” disse il ragazzo per poi attaccare ed uscire dal suo ufficio.

“nicholas”

Elenoire, una donna di ventiquattro anni che lavorava in ospedale da più o meno un anno, lo chiamò ed il riccio si voltò sorridendole.

“hey, ciao Elenoire, come va?” chiese il riccio

“tutto bene..a te? Sono mesi che non ti trovo mai un ufficio, o sei impegnato con le visite oppure non ci sei proprio” ammise la ragazza

“ehm.. sono stato molto impegnato.. mai tornerò di nuovo come prima” ammise il riccio

“impegnato con tuo figlio?” chiese la donna sorridendole

Ormai a lavoro tutti sapevano che nicholas avesse un figlio.

“mm.. anche” ammise il riccio “sto andando a prendermi un caffè, ti va?” chiese poi il riccio

Elenoire esultò dentro di se, finalmente dopo quasi un anno che lo cercava, Nicholas la invitava a prendere un caffè.

“ma certo, il mio turno comincia tra dieci minuti” disse la ragazza sorridendo

Si diressero verso il distributore del terzo piano.

“allora.. come va qui? Ti trovi bene?” chiese il riccio

Forse se usciva con un’altra ragazza, avrebbe dimenticato Sam una volte per tutte.

“si.. bene.. ormai sono affezionata a tutti qui dentro.. Ammetto che all’inizio sono stata…un po’ insicura ed impaurita ma fortunatamente ho legato con tutti” ammise la ragazza sorridendo.

Che cazzo ci aveva da sorridere ogni minuto? Si chiese il riccio fra se.

“mi fa piacere, in fondo qui.. si sta bene” disse il ragazzo digitando sul display del distributore, scegliendo due caffè.

“già.. un giorno mi piacerebbe prendere il tuo posto” ammise la ragazza

“oh.. salva la vita di qualcuno e vedrai che ti avanzano di posto.. io per la mia età non dovrei essere già pediatra ma mia madre era ossessionata da questa ambizione e non so come conosce tutti i medici di new york… un giorno poi casualmente ho aiutato un bambino che stava per perdere la vita.. così mi hanno promosso e sono diventato pediatra di quest’ospedale” ammise il riccio prendendo un bicchierino di caffè e porgendolo a lei.

“oh.. io non sono brava come te, non credo di poterlo mai fare” ammise la ragazza bevendo un po’ di caffè.

“almeno provaci” disse il riccio prendendo il so di caffè e bevendolo tutto d’un sorso, come se fosse un po’ di whisky .

Un qualcosa nella sua tasca cominciò a vibrare, il suo cercapersone stava vibrando.

La segretaria lo stava chiamando, forse era arrivata la prima visita.

“ora devo proprio scappare, alla pross-” la ragazza non lo fece finire

“domani ho lo spacco all’ora di pranzo, ti va di pranzare on me?” chiese Elenoire sorridendo

“oh.. ma certo.. a domani allora” disse il riccio per poi andare via.

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano le otto e cinque di sera, era buio ormai ma Central Park era come sempre piena di gente.

Si strinse nel suo cappotto, poiché faceva davvero molto freddo e si diresse verso la quinta panchina del parco.

Era tutta la giornata che continuava a chiedersi chi era quella donna e cosa voleva da lei.

Si avvicinò alla panchina e notò che una donna bionda era già seduta.

Forse era quella.

Era avvolta in un lungo cappotto nero e aveva in mano una pochette rossa con il marchio di uno dei suoi stilisti preferiti, louis vuitton.

Inoltre era bionda, magra e davvero molto bella.

A Samantha parve avere l’impressione di averla già vista, solo che ricordava poco di lei.

“ciao” disse la donna facendola quasi sussultare una volta che lei si era avvicinata.

“ciao” disse la mora imbarazzata

“sei Samantha, giusto?” chiese la donna sedendosi meglio sulla panchina e guardandola negli occhi.

“si, sono io… solo che io non vi conosco” ammise la mora

“oh.. guardami meglio mi hai già vista una volta” disse la donna sicura di se, con uno strano sorriso stampato sul suo viso.

Samantha cercò di ricordarla ma niente, davvero non riusciva a capire chi era quella donna e cosa voleva da lei.

“nicholas? Ti dice qualcosa?” chiese la donna e Samantha sgranò gli occhi.

Quella era la sorella della madre di Nate, era venuta a casa di Nicholas quando avevano fatto l’amore, si era proprio lei.

“cosa vuoi da me?” chiese Samantha sfacciata

“mi sono informata su di te e.. da come tutti dicono sei una ragazzina davvero molto intelligente e sono sicura che tu riuscirai a convincere Nicholas” cominciò la bionda

“convincere Nicholas?” chiese la mora curiosa

“non fare la finta tonta, sai bene di cosa sto parlando, c’eri anche tu quando sono venuta a casa di Nick e sai cosa voglio” ammise Serena

“se mi parli con questi toni non avrai proprio niente” disse la mora stizzita

“quindi tu.. puoi darmi quello che sto cercando?” chiese Serena guardandola attentamente

“no, non posso” ammise sam

“per favore, non chiedo tanto, io… vorrei tanto passare del tempo con lui e anche i miei genitori lo vorrebbero”

“io e Nicholas non stiamo assieme, non più.. quindi non..non capisco come io possa aiutarti” disse Samantha

“vi siete lasciati?” chiese la donna

Samantha annuì

“finalmente Nicholas ha capito ed ha seguito i consigli dei suoi parenti” ammise la donna soddisfatta

“che vuoi dire?” chiese Samantha

“hai capito bene, Samantha.. Nicholas è troppo impegnato a nate ed alla sua vita non può perdere tempo dietro una ragazzina” si lamentò Serena

“con me non perdeva tempo, lui ci teneva a me” urlò la ragazza

“e allora come mai non state più assieme?” chiese Serena “l’hai lasciato tu?” chiese ancora

“sai una cosa? quando ti sei presentata a casa sua, quella mattina, ho cercato di far cambiare idea a Nick perché mi sembravi davvero pentita.. ma adesso se mai dovessi incontrarlo gli direi di allontanarti per sempre da lui e da nate, che aveva ragione, sei spregevole e nate non conoscerà mai né te né la tua famiglia” disse la ragazza per poi andare via.

 

 

 


 Saaaaalve belle<3 so che questo capitolo è proprio noioso çç e quindi vi chiedo perdono, il prossimo sarà migliore.. anzi è migliore visto che l'ho già scritto.. ora tocca a voi u.u lasciatemi taaaaante belle recensioni ed io aggionerò preeestissimo :3

GRAZIE INFINITE A CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA LE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE E CHI HA RECENSITO, siete meravigliose<3

ricordo che se volete parlarmi (?) su twitter sono: @_itsnickymine :)

Al prossimo capitolo bellissime<3

 



SPOILER.

Mentre camminava aveva lo sguardo fisso su Nicholas che sentendosi osservato alzò lo sguardo e gli occhi del riccio si mischiarono con quelli della mora.

A Samantha quasi non venne qualcosa, tanto da farla fermare e non riusciva quasi a reggersi in piedi.

Si morse il labbro cercando di non piangere e automaticamente si voltò correndo via, lasciando lì il cameriere, lasciando lì Nicholas con la sua nuova ragazza.

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Chapter 24. ***


 

 

                                                                           'Do you believe in destiny?'


Chapter 24.

 

 

Forse quella donna aveva ragione, Nicholas l’aveva lasciata perché aveva seguito i consigli della sua famiglia e soprattutto di Joe.

Non aveva dormito per tutta la notte, aveva un pensiero fisso, il suo unico pensiero fisso, Nicholas.

Le mancava. Sembrava una depressa ossessionata ma le mancava, le mancava come l’aria.

Non credeva che le fosse mai mancato qualcuno in quel modo.

Le mancava il suo sguardo, quello sguardo che faceva solo quando la guardava.

Le mancava parlargli, le mancava toccarlo, le mancava tutto di lui.

Erano giorni che di notte per dormire non usava più il suo pigiama ricamato di cashmere ma una sua felpa.

Un’enorme felpa blu con un divertente disegnino stampato davanti.

Non l’aveva mai lavata da quando l’aveva, per evitare che il suo profumo svanisse.

Quella felpa profumava ancora di lui, sapeva ancora di lui, ma purtroppo non era solo quella felpa, tutto quello che la circondava sapeva di lui.

Il suo sapore era presente nelle cose più impensabili della sua vita.

Ogni giorno, ogni ora lei lo sentiva.

Anche in quel periodo che era lontano, anche quando era distante chilometri, lei lo aveva dentro, lo sentiva.

Dentro di lei lo malediceva, gli urlava di essere uno stronzo perché lei era innamorata di lui, fottutamente innamorata di lui ma lui non era lì con lei.

Lei continuava a pensarlo e lui non era lì.

Lei continuava a sperare che lui stesse bene e lui non era lì.

Leggeva, ascoltava musica, incontrava persone, parlava con le amiche, cercava di andare avanti e lui non era lì con lei.

E si ripeteva che non era giusto, non era giusto che lui gli mancava.

Gli mancava come qualcosa che aveva fatto parte sempre di lei e lui non sapeva nulla perché era uno stronzo.

Non c’era, chissà dov’era e probabilmente non ricordava più nemmeno il suo nome.

Ed era quella la cosa che le faceva più male, che lui non sapeva che a lei mancava e il dubbio di quello che avrebbe fatto se lo avesse saputo, la uccideva.

La sveglia cominciò a squillare.

9.30am.

Era sabato e come al solito, non c’era scuola.

“hey, buongiorno tesoro” disse il padre entrando in camera sua.

Samantha disattivò la sveglia e si sedette meglio sul letto ancora assonnata.

“oggi, io e Jennifer andiamo a Los Angeles con Krystal, te ne ho parlato già, vero? non ti dispiace rimanere con Matthew, vero?” chiese il padre sedendosi sul letto

“no.. ormai sono abituata” ammise la ragazza con la voce ancora impastata dal sonno.

“guarda che Matthew è di ottima compagnia, e poi non mi va che stai da sola a casa per due giorni, quindi rimane lui con te” ammise l’uomo

“due giorni?” chiese Samantha

“si, te l’ho detto ieri” ammise

“oh si, giusto” disse la ragazza alzandosi dal letto “ a che ora hai il volo?” chiese poi

“tra tre ore, quindi devo proprio scappare, volevo salutarti almeno”

“hey, guarda che sei fuori per due giorni, non vai in guerra” disse la mora sorridendo

“lo so, è che ultimamente mi sembri sempre così triste e-”

Samantha non lo fece finire.

“sto bene, papà.. sono solo stanca” ammise poi

“beh..allora cerca di risposare, sono sicura che Matthew non ti darà fastidio e mi raccomando, pranzate assieme e stai più tempo con lui, almeno non sarò in pensiero” disse il padre lasciandole un bacio sulla guancia

“papà ho diciotto anni, so badare a me stessa” ammise la ragazza

“lo so, ma prevenire è meglio che curare, ora scappo, ti voglio bene” disse il padre lasciandole un altro bacio per poi andare via e chiudere la porta alle sue spalle.

Sorrise per poi appoggiarsi al davanzale della finestra e guardare fuori.

Sperava tanto di vedere la macchina di Nicholas parcheggiata di fronte il suo palazzo e magari  che si fosse proprio lui appoggiato allo sportello che la aspettava per trascorrere una meravigliosa giornata assieme.

Matthew entrò in camera sua senza bussare e Sam di scatto abbassò la felpa di Nicholas, in modo da farla arrivare almeno fin sopra le ginocchia

“hey, scusa, pensavo fossi vestita” disse il ragazzo passandosi una mano fra i capelli imbarazzato e voltandosi verso la porta, in modo da non guardarla.

“oh no.. è tutto okay” disse la ragazza uno shorts a caso che era sulla scrivania e indossandolo velocemente mentre guardava se Matthew era ancora voltato.

“puoi girarti Matthew” disse la ragazza sorridendo

Il ragazzo sorrise girandosi per poi guardarla..

“io.. adesso devo uscire, ma ci metto un’ora al massimo, fatti trovare pronta che andiamo a magiare fuori.. non mi va di stare qui” ammise il ragazzo

“oh, ma Matt.. se per te è un problema io posso anche rimanere qui, chiamo le mie amiche e..”

Matthew non la fece finire.

“nessun problema, Sam. Mi fa piacere, sul serio” ammise il ragazzo

“okay.. allora quando torni, bussa ed io scendo” disse la ragazza sorridendogli

“okay, a dopo” disse il ragazzo facendogli l’occhiolino per poi uscire.

Samantha entrò in bagno per poi lavarsi velocemente, decise di non asciugare i capelli lisci ma un po’ mossi con il ferro, era da molto che non li faceva così.

Entrò nella cabina armadio e scelse un paio di calze ricamate di lana con una gonna di jeans, un top rosso con una maglia larga nera da indossare sopra.

Si truccò e aggiustò meglio i capelli che si erano quasi tutti appassiti.

Dopo mezz’ora passata davanti allo specchio, a riempirsi di complessi finalmente Matt la chiamò e scese, per poi salire nella sua auto.

“wow..non sapevo avessi questo tipo di auto” disse la mora una volta salita e voltandosi a guardarlo.

“non sai molte cose di me” ammise il ragazzo mettendo in moto l’auto “allora, dove andiamo a mangiare?” continuò poi.

“non so.. per me è uguale” ammise la mora guardando fuori

Si era appena accorsa che Matthew aveva imboccato la strada per andare verso il ristorante di Kevin. Che volesse portarla lì? No avrebbe preferito morire.

“ti piace questo?” chiese il ragazzo indicandogli l’entrata del ristorante di Kevin.

Wow, solo i numeri alla lotteria non indovinava.

“ecco, po..potremmo andare in un altro?... questo non..non mi piace molto” ammise

“come mai?” chiese Matthew continuando a guardare la strada

“è.. che…io..” cominciò la mora

“ci andavi con il tuo ex ragazzo, vero?” chiese Matt

“che?” chiese la mora

“tipico comportamento da ragazza innamorata che non riesce a dimenticare” sussurrò il ragazzo

Samantha lo guardò interrogativo.

“guarda che non sono poi così idiota, vivo con mia sorella da quando sono nato e so quando una ragazza sta male per un ragazzo” ammise il ragazzo continuando a guidare e fissare la strada

“che?” chiese di nuovo la mora

“sei stata lasciata, e tu ci sei ancora dentro.. lo so, l’ho capito, appena vi lasciati gli altri ragazzi sono tutti vecchi e invisibili.. non mi hai degnato di uno sguardo” si lamentò il ragazzo

“ti ho guardato, ti ho guardato ed ho visto il figlio della donna che mio padre dovrà sposare” ammise la mora

“se va be” disse il ragazzo  “perché non vai a cercarlo?” chiese poi il ragazzo continuando a guidare e cambiando discorso

“lui mi ha lasciata ed io devo anche cercarlo?” chiese la mora

“quanto orgoglio… se vuoi che torni, devi provarle tutte” ammise il ragazzo

Samantha non rispose, rimanendo perplessa alle parole del ragazzo.

“ ti piace qui?” chiese poi il ragazzo indicandogli un ristorante.

“..si…va bene” ammise la mora “facciamo che mentre tu parcheggi io ti aspetto dentro, okay?” chiese poi la mora

“okay va bene, tanto non c’è il rischio che guardi altri” disse il moro sarcastico

“divertente” disse la mora scendendo dall’auto e chiudendo la porta.

Sorrise per poi entrare nel ristorante

Un cameriere le si avvicinò.

“ha bisogno di qualcosa?” chiese alla mora

“si, un tavolo per due.. e possibilmente vicino le vetrate” disse Samantha guardandosi intorno

“ma certo, mi segua” disse il cameriere facendo segno di seguirla.

Samantha lo fece e mentre il cameriere la accompagnava verso il suo tavolo, notò un ragazzo.

Era seduto ad un tavolo per due e mentre Sam camminava lo aveva proprio di fronte, era riccio con due profondi occhi color nocciola.

Notò che non era solo ma con una donna, non riusciva a vedere il viso poiché era di fronte a lui ma notò che aveva due lunghissimi capelli biondi perfettamente lisci e che parlava e il ragazzo la ascoltava con attenzione.

Quel ragazzo era Nicholas, dio ma quanto era sfortunata?

Doveva proprio incontrarlo con un’altra donna?

Mentre camminava aveva lo sguardo fisso su Nicholas che sentendosi osservato alzò lo sguardo e gli occhi del riccio si mischiarono con quelli della mora.

A Samantha quasi non venne qualcosa, tanto da farla fermare e non riusciva quasi a reggersi in piedi.

Si morse il labbro cercando di non piangere e automaticamente si voltò correndo via, lasciando lì il cameriere, lasciando lì Nicholas con la sua nuova ragazza.

Corse fuori, senza una meta, mentre correva però si sentì afferrare un polso così si voltò.

“sam”

Quella voce la conosceva troppo bene, avrebbe potuto riconoscerla anche a chilometri.

Samantha sforzò un sorriso.

“chi è quella? Un’altra zia di Nate?”

Nicholas sospirò accennando un “no”

Samantha scosse la testa.

“perché non mi hai detto che avevi un’altra?” chiese la mora dispiaciuta

“sam lei non è..” cominciò il riccio ma Samantha lo interruppe non facendolo finire.

“non c’è un valido motivo per stare con me? Eh? Mi hai fatto credere che fossi io a non andare bene.. Sai una cosa? Mi sono illusa, sono stata una stupida illusa, noiosa e rompicoglioni… Mi ero illusa che il nostro amore avrebbe potuto superare tutta la gente che ci giudicava, che diceva che non potevano stare assieme, che eravamo diversi, che io avevo diciotto anni e tu venticinque. Mi ero illusa che tu ed io insieme…potessimo vincere..potessimo finalmente essere felici… ma mi sbagliavo..mi sbagliavo su tutto..peccato” sussurrò la mora

“mi…dispiace” ammise il riccio abbassando lo sguardo, non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi.

“e dì alla zia di nate di starmi lontana, ripetile anche tu che non stiamo più assieme, credo che festeggerà come hanno fatto joe e la tua famiglia”

Nicholas stava per rispondere ma furono interrotti da Matthew che si era avvicinati a loro.

“sam?” chiese il ragazzo chiamandola

“andiamo in un altro ristorante, Matt. Non mi va di stare qui” ammise la mora

Un senso di gelosia pervase il corpo di Nicholas.

Chi era quello?

Perché era con Samantha?

Perché Samantha era con lui?

Perché Sam era sempre così fottutamente bellissima?

Anche per una semplice uscita?

 Perché aveva quei meravigliosi capelli?

 Perché aveva quei meravigliosi occhi che potevano farti avere un infarto?

Perché era così dannatamente perfetta?

Nicholas non riusciva nemmeno a parlare.

“ciao Nick” disse la mora cominciando a camminare verso la macchina di Matt con il ragazzo

“ah e un’ultima cosa” disse la mora per poi rivoltarsi verso di lui e guardarlo.

Si strappò la collana da collo che non aveva ancora mai tolto, la collana che LUI le aveva regalato, la collana della loro prima volta.

“questa è meglio se la tieni tu, regalala alla tua nuova ragazza, o meglio donna” disse per poi andarsene definitivamente senza dare il tempo a Nicholas di rispondere.

 

 


 Heello beautiful, how's going?

A me una merda çç ho un raffreddore schifoso, devo studiare e devo anche dimagrire. Avete qualcosa per me? sdfghj Oggi mi sento praticamente uno schifo e non so con quale coraggio ho aggiornato. Ho delle 'amiche' che non sanno far altro che giudicare, giudicare e giudicare ed io sono ancora la stupida che vede solo il buono nelle persone. Perchè le persone non capiscono che sono un'umana ed anche io ho un cuore e dei sentimenti? Anche io ci rimango male se ogni cazzo di volta mi dite che sono grassa.... Va be non mi va di parlarmi della mia schifosa vita quindi finisco di deprimervi con i miei problemi, spero che il capitolo vi sia piaciuto a differenza dello scorso che ha avuto poche recensioni in confronto alla norma, quindi spero che a queste c'è ne saranno di più. Al prossimo capitolo, baci<3

Se non avete nulla da fare e volete rompere a qualcuno, ci sono io @_itsnickymine :)

 

 

SPOILER.

“ascolta.. io..” cominciò Joseph

“no, non dire nulla, perché tu non hai colpe, volevi solo il bene per me e credevi d’avermi dato il consiglio giusto.. quello che ha sbagliato sono io, sono solo io.. Perché se l’amavo veramente non la lasciavo andare.. non lo avrei mai fatto” Nicholas lo interruppe quasi balbettando

“quindi lo sai che non la ami veramente?” chiese Joseph guardandolo

“non lo so, joe.. so solo che….”

Il riccio prese un lungo respiro prima di parlare.

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Capitolo 25
*** Chapter 25. ***




                                                                                'Do you believe in destiny?'




Chapter 25.

 

“hey mi ha chiamato mamma e ha detto che tarderanno, hanno cancellato tutti i voli fino a giovedì quindi rimarranno ancora un po’ a Los Angeles” disse Matthew entrando in camera della ragazza che era seduta sul letto intenta a leggere uno dei suoi libri preferiti.

“cosa?” chiese la mora alzando lo sguardo dal libro e fissandolo

“tornano giovedì” disse il ragazzo “ti va di raccontarmi chi era quello?” chiese Matthew  poi sedendosi accanto a lei “ho capito che è il tuo ex ragazzo ma..” continuò

“non c’è nulla da raccontare, vorrei non averlo mai conosciuto, almeno così non dovrei stare male per lui” ammise la ragazza alzando lo sguardo verso di lui.

“è più grande di te” cominciò Matt

“non  cominciare anche tu. Non ha quarant’anni, solo qualche anno in più a me e non c’è nulla di male, non c’era nulla di male nella nostra storia” urlò la ragazza

“okay… tranquilla.” Disse il ragazzo rassicurandola “ti va.. di vedere un film? Visto che non vuoi uscire, non mi va di lasciarti da sola”

“se vuoi uscire esci, non c’è alcun problema, sono abituata a stare sola ormai” ammise la ragazza

“non mi pare che tu sia mai stata sola” disse il ragazzo sedendosi sul letto accanto a lei

“è che io mi sento sola anche in una stanza affollata, l’unica persona che potrebbe farmi sentire bene, viva e non sola, è lontano da me, non c’è e non ci sarà più” si sfogò la mora

“okay, tu hai proprio bisogno di sfogarti lo sai?” chiese il ragazzo

“cosa?” chiese Samantha curiosa

“vieni con me” disse il ragazzo prendendola per mano e trascinandola in camera sua.

“perché siamo venuti in camera tua?” chiese la mora

Il ragazzo la ignorò, mostrandole un sacco da boxe enorme attaccato al soffitto.

“perché hai questo coso in camera tua?” chiese poi la mora

Il ragazzo la ignorò nuovamente, prendendo due paia di guanti da boxe che aveva in un cassetto.

“hai bisogno di sfogarti, e questo è il metodo perfetto” disse il moro dandogli i guanti da boxe

La ragazza lo guardò stranita.

“su mettili” la incitò Matt

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e mise subito i guanti.

Matthew si mise dietro il sacco, mantenendolo con le braccia e spostando la testa in  modo da poterla vedere.

“su, sfogati” ammise il ragazzo.

Samantha diede un piccolo pugno , che non fece muovere nemmeno di un millimetro il sacco.

“è questa tutta la forza che hai dentro? Tutta la rabbia che hai dentro? sei proprio una femminuccia” la prese in giro Matt

“io sono una femmina” commentò la mora

“allora ti sei fregata da sola, oggi hai detto a quello di tornarsene dalla sua donna.. quindi sai che tu sei solo una ragazzina e non una donna”

Sam lo guardò male, dando un pugno al sacco cacciando tutta la forza che aveva.

“beh..va già meglio” commentò il ragazzo “quando qualcuno ti abbandona, perche dovrebbe continuare ad essere importante?” continuò poi.

Sam annuì infastidita continuando a dare pugni al sacco, sempre più forti, sperando che tutta la rabbia che aveva dentro andasse via..

 

 

 

 

 

 

“sono le sette di sabato sera e tu sei seduto su uno stupido divano a guardare una partita di wrestling” commentò Joseph entrando in casa del riccio

“non mi va di uscire” commentò il ragazzo facendo zapping fra i canali.

“è più di un mese che non ti va di fare un cazzo e sinceramente mi hai scocciato” commentò Joseph spegnendo la tv

“ora tu ti fai una bella doccia, ti vesti ed usciamo in cerca di belle donne” disse Joseph ancora.

“non…non mi interessa la tua offerta” commentò il riccio

“non era un’offerta… era un obbligo” disse Joseph “tra un po’ vado a prendere la mai ragazza, le dico di portare un’amica?” continuò il ragazzo

“ma non capisci che non me ne importa un cazzo di te, della tua ragazza e delle sue amiche? Eh? L’unica cosa.. persona che mi interessa in questo momento è con uno stupido diciannovenne a fare chissà cosa, a fare l’amore si, forse stanno facendo proprio quello… Quel viso, quelle labbra, quel corpo, quella dannatissima ragazza non è più mia… ti rendi conto? Non lo è più… Eh solo dio sa quanto io stia morendo dentro. È passato più di un mese, Joseph ed io per tutte queste notti non ho fatto altro che pensare a lei a quanto sono stato stronzo, a quanto mi manca, a quanto la amo, perché si… io la amo…la amo…ma.. l’ho persa… e lei ha avuto fottutissimamente ragione ad avermi ridato quella collana, ha fottutamente ragione”

Joseph rimase spiazzato dalle parole del fratello.

“sono stato uno stupido, un ignorante a considerare quello che mi dicevate tu e la mamma, sono stato uno stupido… A me non interessava e non interessa tutt’ora della sua età, del fatto che andasse ancora a scuola… a me interessava solamente di lei, della sua persona, del suo carattere, della sua bellezza, della sua perfezione… e l’ho persa, l’ho persa perché sono stato uno stupido” sbraitò il riccio

“ascolta.. io..” cominciò Joseph

“no, non dire nulla, perché tu non hai colpe, volevi solo il bene per me e credevi d’avermi dato il consiglio giusto.. quello che ha sbagliato sono io, sono solo io.. Perché se l’amavo veramente non la lasciavo andare.. non lo avrei mai fatto” Nicholas lo interruppe quasi balbettando

“quindi lo sai che non la ami veramente?” chiese Joseph guardandolo

“non lo so, joe.. so solo che….”

Il riccio prese un lungo respiro prima di parlare.

“…che mi addormento pensando a lei e mi sveglio pensando a lei.. A lavoro penso a lei, quando sono con Nate, quando esco, penso praticamente tutto il tempo  a lei… e più cerco di scacciarla dalla mia testa più penso a lei.. Senza di lei, sto cadendo a pezzi. Lei è una persona timida, una che sta in silenzio ma che nota ogni minimo dettaglio. Una che non parla sempre, ma che se prende confidenza non la smette più. Una che si affeziona, sempre e viene sempre delusa da tutti. Ed io sono fra quei ‘tutti’. Tu.. tu non puoi capirmi, Joseph.. non puoi  e non sai quanto mi dispiace perché credo che ogni uomo sulla terra dovrebbe provare quello che ho provato e  che provo tutt’ora per lei. Avevo tutto quello che ho sempre voluto, tutto quello che ho sempre desiderato, tutto quello che mi rendeva veramente felice…e l’ho perso. L’ho perso per colpa mia… Sono uscito con una mia collega e l’ho chiamata ‘sam’ almeno cinque volte.. Mi ha detto esplicitamente di andare da questa ‘sam’ perché non era una semplice cotta.. Io…io non ce la faccio più Joseph, ho resistito troppo senza di lei.. Nate ha capito tutto già da tre settimane e non fa altro che ripetermi quanto sia stupido.. ti rendi conto? Un bambino di sei anni e mezzo che mi ripete in continuazione quanto io sia stupido.. Joseph, io… io non so amare, proprio non so come si fa. Sono ossessivo, geloso, rompipalle a volte anche violento e finalmente qualcuno mi.. voleva bene per quello che ero, finalmente qualcuno era innamorato di me, di me, Nicholas Jonas.. Dio, io non so come ho fatto.. se ripenso al fatto che lei in questo momento non è con me ma con un altro ragazzo, mi viene.. da picchiare tutto quello che trovo davanti, tutto.. compreso te” ammise il riccio

Joseph sospirò.

“non so che dirti nicholas, se.. tu…sei veramente legato a lei.. allora va’, va’ da lei.. Mi dispiace di averti spinto a fare cose che non volevi fare, cose di cui poi ti sei pentito… Io credevo di fare la cosa giusta, anche se devo dire che in questo mese ogni volta che ti vedevo mi maledicevo per averti detto tutte quelle stupide cose. Non ti ho mai visto come in quest’ultimo mese, sembrava essere torni a quando Allie è morta e tu eri da solo con Nate… Sembravi spento… quindi se tu…credi sia la cosa giusta va’ da lei” ammise Joseph sospirando

“non posso” ammise il riccio

“perché?” chiese curioso Joseph

“chi me lo da tutto questo coraggio? E se lei non vuole più parlarmi?”

“Hey nicky, tu sei una delle persone più forti che conosco e Nate ne è la prova vivente, davvero non sai dove trovare il coraggio?” chiese Joseph

“non è…così facile, joe” ammise il riccio passandosi una mano fra i capelli nervoso.

“lo è, invece. Se tu, che hai venticinque anni, pensi ancora così tanto a lei e stai così una merda senza di lei, figurati la ragazza, che ha diciotto anni, come sta? Dai, sono sicura che basterà qualche parolina dolce e tornerete assieme” ammise Joseph

“non credo, joe. Lei è stata male, le se lo leggeva negli occhi. Era così…spenta”

“beh se è stata male, vuol dire che ti vuole ancora bene e ci tiene ancora, no?” chiese Joseph

 

 

 

 

 Saaaalve belle<3 grazie alle dolcissime recensioni che mi avete lasciato nello scorso capitolo, siete meravigliose, splendide e come direbbero i jonas  'siete amazyng' u.u

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è un po' corto.

Vorrei dirvi che la storia si sta volgendo al termine mancano cinque o sei capitoli, non sono ancora sicura su quanti ne farò. Ho già scritto i prossimi due quindi sta a voi recensire in tante u.u tra un po' arrivano le vacanze natalizie ( asdfghjjuhytgrfvdc amo il natale<3) e quindi penso che posterò ogni due o tre giorni così non starete in ansia u.u

Al prossimo capitolo, baci<3

ps. lasciatemi taaante recensioni :3




SPOILER.

Lui le preparava la colazione? C..cosa?

Come cazzo si permetteva?

Quella era la sua ragazza e non poteva portarle la colazione a letto, non poteva starle così vicino, non poteva farla ridere, non poteva abbracciarla, non poteva baciarla, non poteva fare nulla.

Lei era sua.

 

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Capitolo 26
*** Chapter 26. ***



                                                                               'Do you believe in destiny?'


Chapter 26.


 

Domenica. Ore 11.26

Nicholas era appostato sotto casa di Samantha da almeno due ore.

Non aveva il coraggio di bussare e sperava che lei si affacciasse almeno una volta in modo da poterlo vedere.

Ma in casa non c’era nessuno, tutte le finestre erano chiuse.

Sbuffò.

Ma dov’era?

In un momento un’idea passò nella mente del riccio.

Forse era a casa di quel ragazzo, avevano passato la notte assieme.

Solo al pensiero che si fossero baciati a Nicholas venne il voltastomaco, aveva intenzione di spaccare il mondo.

Mise in moto l’auto, era uno stupido, era uno stupido se pensava che avesse un’altra possibilità con Sam. Era un stupido.

Prima di sfrecciare via vide una ragazza con due buste in mano assieme un ragazzo con altre due buste.

Man mano che si avvicinavano al portone di casa Nicholas capì che era proprio Samantha, ed era ancora con quel ragazzo del giorno precedente.

Sbuffò.

Notò che Samantha stava ridendo e sorrise ascoltando la sua meravigliosa risata.

Dio, quanto gli era mancata.

“questa volta è meglio che cucino io, non vorrei che finisse come ieri sera e stamattina” la ragazza aveva parlato ridendo e il ragazzo la guardò attentamente.

“è il forno che non va bene, io sono un ottimo cuoco.. e stamattina ne è stata la prova” disse il ragazzo sicuro di se.

“si, certo. Stamattina è stata un’altra prova della tua non-bravura in cucina, per poco non incendiavi casa solo per aver riscaldato un bicchiere di latte” disse la mora ridendo ancora.

“scusami tanto se volevo portarti la colazione a letto” disse il ragazzo fingendosi offeso.

Colazione a letto? Colazione? A letto?

Avevano dormito assieme?

Lui le preparava la colazione? C..cosa?

Come cazzo si permetteva?

Quella era la sua ragazza e non poteva portarle la colazione a letto, non poteva starle così vicino, non poteva farla ridere, non poteva abbracciarla, non poteva baciarla, non poteva fare nulla.

Lei era sua.

Spense l’auto.

Avrebbe tanto voluto scendere e spaccare la faccia a quel ragazzo, ma non poteva. Doveva comportarsi maturamente, aveva venticinque anni.

Spero che il ragazzo se ne andasse, così lui poté scendere e parlare con Samantha ma entrambi entrarono nel palazzo e Nicholas rimase lì, nella sua auto a morire dentro.

Si sentiva come se qualcuno gli avesse afferrato lo stomaco e glielo torcesse.

Anche Samantha si era sentita così quando l’aveva visto con quella donna e lui adesso meritava di star male.

Meritava tutto quel dolore.

Mise in moto la macchina per poi dirigersi verso casa sua.

Aveva bisogno di dormire. Era stato tutta la notte a pensarla, a sognarla.

Nate era da Kevin e Danielle e finalmente avrebbe potuto cercare di risposare.

 

 

 

“Matt, è pronto” urlò la mora dalla cucina.

Aveva cucinato l’unico piatto che sapeva cucinare, pasta con la panna e prosciutto.

“sei sicura che sia commestibile?” chiese il ragazzo entrando in cucina.

Si era cambiato ed adesso indossava i pantaloni della tuta con un maglia intima bianca sopra che metteva in risalto i suoi muscoli.

“divertente, ti ricordo che ho cucinato io, non tu. Quindi non c’è alcun rischio di far incendiare la casa” ammise la mora posando il piatto del ragazzo sul tavolo, dove subito il moro si sedette.

Mangiarono assieme, guardando un po’ di televisione e parlando un po’ tra loro.

Samantha si era ricreduta molto su lui, credeva che fosse il solito ragazzo carino con una nocciolina al posto del cervello invece si sbagliava.

Era molto intelligente e la capiva molto. Diceva di aver passato anche lui una situazione del genere e Sam si era confidata molto con lui.

Sapeva che per lui Sam non era solo una semplice sorellastra ma molto di più, ma la mora cercava di non pensarci. In quel periodo non aveva proprio bisogno di un altro ragazzo.

Uno: perche stava ancora male per Nicholas e le mancava come l’aria.

Due: perché ormai il suo cuore apparteneva a Nicholas e mai nessuno l’avrebbe mai più fatta innamorare.

“sei un’ottima cuoca” commentò il ragazzo dopo aver assaggiato la pasta.

“lo so” ammise la mora sedendosi accanto a lui e cominciando a mangiare.

Promo mentre stava per mettere in bocca il secondo bottone il telefono di casa cominciò a squillare.

“vado io” disse Matthew alzandosi e prendendo il telefono che era sulla mensole accanto al lavandino.

“pronto?” disse il ragazzo rispondendo ma non ricevette alcuna risposta

“pronto?” ripeté

“chi è?” chiese la mora mangiando

“non lo so, non parla nessuno” disse il ragazzo per poi chiudere la chiamata.

In realtà era Nicholas, che si trovava sdraiato sul divano con la collana che aveva regalato a Sam in mano e il telefono.

Quel ragazzo aveva anche la confidenza di rispondere a casa sua?

Buttò il telefono a terra, riducendolo in mille pezzi.

Sbuffò alzandosi e dirigendosi in bagno.

Forse una doccia l’avrebbe aiutato.

Intanto Samantha aveva finito di mangiare assieme a matthew.

“oggi pomeriggio ti va di andare a fare un giro in centro?” chiese il ragazzo guardandola

“mm..okay.. si, finisco di studiare ed andiamo” ammise la mora sorridendogli

 

 

 

“io amo new york” commentò la mora passeggiando per le enormi vie newyorkesi accanto a Matthew.

“anche a me piace tanto” commentò il ragazzo accendendosi una sigaretta.

“fumi?” chiese la mora curiosa, non l’aveva mai notato.

Matthew annuì.

Samantha si accorse solo dopo aver visto l’insegna, che era proprio fuori il ristorante di Kevin.

Come ogni giorno era aperto e pieno di gente, nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio.

Gli oggi le si inumidirono guardando dentro.

La sua vita era cambiata così tanto da quando aveva incontrato nick, ed ora si trovava sola, ferita e senza Nicholas.

“sam” sentì la voce di un bambino chiamarla.

No, avrebbe voluto morire. Non voleva vedere essere vista così male da Nate.

“ciao nate” disse Sam sforzando un sorriso.

Il piccolo si avvicinò alla mora abbracciandola più forte che poteva.

Sam rimase un po’ stupita da quel gesto, e rimase fredda ma poi si lasciò incantare da quel meraviglioso bambino.

“non ci vediamo da tanto” ammise il piccolo

“lo so, scusami…mi dispiace..è che..” cercò di parlare ma proprio non ci riusciva

“sam”

Danielle si avvicinò a loro.

“ciao danielle” disse poi la mora.

“come stai?” chiese premurosa danielle

Era da tanto che non andava a trovarla e Danielle sapeva che c’era qualcosa, anzi sapeva già cos’era.

“ti va di vederci più tardi? Per parlare un po’? è da tanto che non ci vediamo” le disse Danielle

“si, lo so, è che..sono stata impegnata con la scuola” mentì la mora

“mi sei mancata così tanto, è vero che torni a giocare con me e ad uscire con me e papà?” chiese il piccolo

Samantha cercò di parlare ma proprio non ci riuscì, aveva una voglia matta di piangere, di urlare, di picchiare qualcuno, di picchiare Nicholas.

“certo che Sam torna a giocare con te, ora però torna dentro che zio kevin ti aspetta” disse dolcemente Danielle a nate

“d’accordo. Ma sam?” la chiamò il piccolo “prometti che vieni di nuovo a prendermi a scuola e a giocare con me?” chiese poi

“c..certo…a…appena sarò libera verrò..e giocheremo assieme a baseball, ti va?”

“siiii” urlò il piccolo lasciando un bacio sulla guancia a sam e andando via.

“danielle..io..” cominciò la mora

“non…non dire nulla, io so…come ti…senti e mi..mi dispiace… più tardi perché non vieni qui? Ora sei impegnata” disse Danielle indicando Matthew che era rimasto tutto il tempo a due passi da loro e non aveva aperto bocca “ ma più tardi.. ti va di venire un po’ qui?” continuò la donna

“non..non lo so…cercherò di passare” ammise la mora

“ti aspetto allora” disse Daniele sorridendole

“c..ciao” disse poi sam tirandosi verso di se Matthew.

“il tuo ex ragazzo ha un figlio?” chiese stupito il ragazzo mentre si allontanavano

Sam anuì mordendosi un labbro

“oh mio dio. Quanti anni ha? Quando l’ho visto l’altra volta, non mi è sembrato poi così tanto vecchio”

“l’ha avuto quando aveva diciotto anni” ammise la mora

Matthew annuì.

“ci andrai dopo? Intendo, da quella donna” disse il ragazzo

“non..non lo so” ammise la mora

Era come in trans.

Rispondeva guardando un punto fisso, anzi aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Non sapeva cosa fare, che dire, come comportarsi.

“è tutto okay?” chiese il ragazzo

“come potrebbe essere tutto okay, matt? Io sto male, ho un vuoto dentro di me che riempie tutto il corpo, ho qualcosa…che..mi trafigge lo stomaco..non..non riesco a parlare, a pensare, non riesco…a fare nulla.. io non ce la faccio più, matt.. non credevo si stesse così male per amore, sul serio non lo credevo… È da più di un mese che sto così, e non..non ne posso più” urlò la mora lì in mezzo alla strada, non curandosene della gente che passava.

“io..non..non so..cosa stai provando adesso, posso solo immaginarlo..però…io..sono qui..e se hai bisogno di qualcosa beh..io sono qui” ammise il ragazzo allargando le braccia

“io..ho..ho bisogno di lui, mathew..solamente lui” ammise la mora “s..sono stanca di sentire la sua mancanza. Io…non..non… ne posso più”

Matthew la attirò a se, abbracciandola.

Samantha non si lasciò andare all’abbraccio, anzi avrebbe voluto che al posto di matthew ci fosse Nicholas, si proprio lui.

Dopo tutto il dolore che gli aveva provocato lei non riusciva ad odiarlo. Nemmeno un po’.

Gli sembrò che al posto di Matthew ci fosse Nick, che la rassicurasse, che le dicesse che tutto sarebbe andato bene, che il destino aveva riservato un lieto fine anche per loro.

 




 Saaaaaaaaaaaaaalve belle, piaciuta la sorpresina? Non credevo di riuscire ad aggionare durante la settimana, ma stranammente ce l'ho fatta e sono fiera di me stessa u.u Spero che il capitolo vi sia piaciuto e cooomunque volevo dirvi che mancano altri quattro capitoli alla fine della storia çç  finalmente la vostra curiosità sarà placata così saprete se i due torneranno assieme oppuuuuuuuure si lasceranno definitivamente. Vi lascio con il dubbio AHAHAHAHAH 

Coomunque ringrazio le meravigliose persone che hanno commentato e spero che questo capitolo riceverà taaante recensioni visto che ultimamente c'è ne sono poche. Okay, ora scappo, un baaaacio grandissimo<3

Vi amo.

 




SPOILER.

Samantha stava urlando e finalmente era riuscita a guardarlo negli occhi.

“io…” cominciò il riccio “m..mi dispiace se ti ho fatto stare male, non..non volevo lasciarti.. io..dentro di me speravo che tu mi dicessi qualcosa, che non mi lasciassi ansare”

“ah quindi adesso la colpa sarebbe mia? Che cazzo dovevo fare? Dopo tutto quello che mi hai detto? Eh? Che dovevo dirti? Che ti amavo? Mi dispiace ma io la dignità sotto i piedi per te non la metto. È stata una bella storia, nick. Ora mi sono scocciata, addio e buona fortuna” 

 

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Capitolo 27
*** Chapter 27. ***



                                                                             'Do you believe in destiny?'

 

Chapter 27.

 

 

Samantha entrò nel ristorante di Kevin e Danielle.

Stranamente non era molto incasinato e pieno di gente, ma c’erano solo qualche coppia che cenava dolcemente a lume di candela.

Erano più o meno le nove e mezza.

Si avvicinò al bancone dove trovò Danielle intenta a scrivere qualcosa su un block notes.

“ciao Danielle” disse cercando di sorriderle.

“hey tesoro” disse la donna scendendo dalla sedia e avvicinandosi per abbracciarla.

“come va?” chiese poi..

“va” ammise la mora

Danielle sospirò

“vieni andiamo sopra, staremo più tranquille”

Danielle la intimò di seguirla e sam così fece.

Andarono al secondo piano del ristorante e si sedettero ad un tavolo vuoto.

“vuoi qualcosa da bere? O da mangiare?” chiese Danielle

“no, grazie..sono…a posto” ammise Sam

Danielle annuì e prima di parlare prese un lungo respiro.

“io…e Nick..non..parliamo molto ma-”

Samantha la interruppe.

“per..favore..io non voglio parlare di Nicholas, o..ormai è finita” ammise la mora abbassando lo sguardo.

“lo so e mi dispiace” ammise Danielle

“anche a me”

“non devi stare male per Nicholas, lui..non..non merita le tue lacrime” le disse Danielle accarezzandole una mano, come per darle forza.
“facile a dire” ammise Samantha

“hai diciotto anni, sei bellissima.. sai quanti farebbero la fila per te?” le chiese Danielle

“a me non importa nulla di chi farebbe la fila per me, Danielle” ammise la mora un po’ acida.

“okay…” disse Danielle abbassando lo sguardo.

“no, non è okay, Danielle. A me manca come l’aria, ma ormai de..devo andare avanti” ammise la mora scocciata.

“brava, è..è già un passo avanti..” cercò di dire Danielle.

“posso sapere perché volevi parlarmi?” chiese la mora

“vo..volevo vedere come stavi, non mi venivi a trovare da molto.. e.. mi chiedevo come stessi” cominciò la mora

“come potevo venire al ristorante del fratello del ragazzo che mi ha lasciata? Non ho tutto quel coraggio, tutta  quella forza quindi non sono venuta.” Ammise la mora stizzita

“mi..mi dispiace” ammise Danielle

“oh anche a me, Danielle.. non sai quanto” ammise la  ragazza

Danielle stava per parlare ma furono interrotti da delle voci provenienti dalla scale.

Sam le riconobbe all’istante, erano Nicholas e Kevin che stavano andando verso di loro.

Sospirò, chiudendo gli occhi e cercando di avere la forza di andare avanti. Un altro po’ e la giornata sarebbe finita.

“danielle dovrebbe ess-”

Kevin non finì la frase che rimase impalato notando Danielle e Samantha sedute che lo guardavano.

“Perché ti sei fermato?” chiese Nicholas entrando in sala.

Quasi non ebbe un infarto vedendo Samantha seduta, con un viso spento accanto a Danielle.

Avrebbe voluto correre da lei, abbracciarla, baciarla, fare l’amore con lei. Dirle che l’amava, che aveva sbagliato, che la sua vita era fatta solo di sbagli e che doveva perdonarlo ma non fece nulla.

“Sam” sussurrò il riccio

“ciao Sam.. ehm.. come stai?” chiese Kevin avvicinandosi alle donne.

“b..bene” disse la mora senza guardare negli occhi ne Kevin ne Nick, aveva lo sguardo basso.

Cercò di parlare invano “i..io devo andare, Danielle.. ci..ci sentiamo, okay? È…È stato un..un piacere” inventò la mora balbettando cercando di non guardare negli occhi nessuno

“no, Sam, aspetta” disse il riccio anche lui guardando le sue scarpe.

“c..cosa c’è?” chiese Samantha

Perché diavolo era andata lì? Non poteva starsene a casa con il suo dolore.

Che cosa diavolo voleva ancora Nicholas da lei? Dirle che si sposava?

“vi lasciamo soli” ammise Danielle, andando via con Kevin mentre Samantha si morse il labbro guardando a terra.

“Finalmente ti trovo sola” disse il riccio con le mani in tasca guardandola attentamente.

“Che vuoi dire?” chiese curiosa la mora

“Che sono due giorni che ti seguo e sei sempre con quel ragazzo” ammise Nicholas stizzito

“Quale ragazzo?” chiese Samantha, ancora doveva capire dove Nicholas volesse arrivare.

“Quello che ho incontrato assieme a te al ristorante dietro l’angolo” ammise di nuovo scocciato Nicholas

Samantha si avvicinò alle vetrate della sala, nella quale si vedevano le strade di new york.

“E allora?” chiese Samantha

Cosa voleva adesso Nicholas da lei? “Non posso nemmeno più uscire con un amico?” continuò

“Ah..perchè è un amico? Ti sta appiccicato” disse Nicholas

“Nick, ma cosa diavolo vuoi? Eh? Prima mi lasci e poi pretendi che io non veda nessuno?” chiese stizzita la mora

“Allora ho ragione, stai con quel ragazzo?” ribattè il riccio

“Ma..co.cosa stai dicendo? E poi anche se fosse, qual è il problema?” chiese Samantha

“come qual è il problema? Stai con una altro ragazzo che non sono io” urlò il riccio

“Tu mi hai lasciato Nicholas, mi hai lasciata. Si, mi hai detto che non hai nessun valido motivo per stare con me, hai buttato  all’aria tutto quello che avevamo costruito, o meglio che IO avevo costruito. E mentre tu te la spassavi con quelle troie delle tue colleghe io ero a casa e stavo male, a chiedermi cosa c’era di sbagliato in me” urlò scocciata la mora.

Non ne poteva più. Perché quel ragazzo era così impossibile?

“m..mi dispiace…io..ho sbagliato lo so..” ammise il riccio con lo sguardo basso

“ti…ti dispiace? Ed ora cosa pretendi? Che io torni con te dopo quattro paroline carine?  Dopo che io sono stata una merda per colpa tua eh?”  disse la mora

Samantha era incazzata.

“beh..tanto male non mi sembra, non mi hai mai chiamato e sei stata tutto il tempo con quel ragazzo” puntualizzò il riccio

Samantha rimase a bocca aperta, ma stava delirando?

“tu mi hai lasciato ed ora pretendi anche di avere ragione, sai una cosa nick? Tu non sai amare  e non andrai lontano, rimarrai per sempre solo.. perché è quello che ti meriti. Tu non sai cosa vuol dire la parola amore, per te gira tutto attorno alla gelosia, alle tue stupide ossessioni..e non ti importa di niente e di nessuno se non di te stesso, ti nascondi dietro il tuo egoismo, dietro tuo figlio. La verità è che tu pensi solo a te stesso, dietro la tua virtù c’è solo egoismo. Se solo.. riuscissi a vedere quanto io..tenga a te, quanto ti amo dopo tutto quello che mi hai fatto, perché si, io ti amo.  Io ti amo, io sono disposta a fare tutto per te, mentre tu cosa sei disposto a fare per me?”

Samantha stava urlando e finalmente era riuscita a guardarlo negli occhi

“io…” cominciò il riccio “m..mi dispiace se ti ho fatto stare male, non..non volevo lasciarti.. io..dentro di me speravo che tu mi dicessi qualcosa, che non mi lasciassi ansare”

“ah quindi adesso la colpa sarebbe mia? Che cazzo dovevo fare? Dopo tutto quello che mi hai detto? Eh? Che dovevo dirti? Che ti amavo? Mi dispiace ma io la dignità sotto i piedi per te non la metto. È stata una bella storia, nick. Ora mi sono scocciata, addio e buona fortuna” disse Samantha prendendo la borsa che era sul tavolino dov’era seduta pochi minuti prima con Danielle e dirigendosi verso la porta che portava alle scale.

“no, aspetta…sam” disse il riccio ma Samantha non si voltò anzi rimase ferma con la mano sulla maniglia della porta. “i..io…ti amo” ammise il riccio

La mora si morse il labbro, accorgendosi solo adesso delle lacrime che le avevano bagnato tutto il viso.

Si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi nonostante i suoi fossero pieni di lacrime e quelli di Nicholas spenti.

“n..non…basta” ammise la mora mordendosi il labbro mentre ancora piangeva.

Si voltò verso la porta e andò via.

Mentre scendeva le scale sperava che nick corresse da lei e le dicesse che il suo amore poteva bastarle, che sarebbe cambiato, che le dicesse di nuovo che l’amava.

Samantha non sapeva spiegare come si sentiva.

Nicholas le aveva detto di amarla, per la prima volta e lei se ne stava andando.

Anche lei aveva detto di amarlo per la prima volta e lei se ne stava andando.

Scendeva di corse ancora le scale e non si fermò quando kevin e danielle le corsero in contro per vedere cos’era successo.

Non qualcosa di buono, pensarono visto il viso di sam che era pieno di lacrime.

Uscì dal ristorante e mentre tornava a casa no riusciva a smettere di piangere.

Tutti si voltavano a guardarla ma lei aveva lo sguardo basso e piangeva, piangeva, piangeva.

Non aveva mai pianto così tanto.

Entrò in casa sua e trovò Matthew addormentato sul divano.

Sai morse un labbro cercando di non fargli sentire i suoi singhiozzi.

Si tolse la giacca rimanendo in top e si avvicinò al ragazzo, sedendosi vicino alla sua pancia con la testa fra le mani.

Piangeva ancora e non riusciva a smettere.

 la mano di Matthew che si appoggiò sulla sua gamba la fece saltare.

“h..hey” aveva ancora la voce assonnata “vo..volevo aspettarti ma mi sono addormentato”

Samantha tirò su con il naso, asciugandosi le lacrime che ancora non smettevano di scendere.

“cos’è successo?” chiese Matthew notando solo ora delle sue lacrime, si sedette meglio sul divano.

Samantha cercò di parlare, di spiegargli tutto ma non ci riuscì, continuava solamente a piangere.

“vieni qui”

Matthew la attirò a se, abbracciandola per la seconda volta.

 

 

 

 Saalve belle<3 come state? io una merda :/ ho la febbre, un mal di gola schifoso e mi scoppia la testa.. Non so come ho fatto a postare :S

Spero che almeno questo capitolo vi sia piaciuto, visto che ultimamente state lasciando poche recensioni :/ significa quindi che la storia non vi sta più piacendo come prima sdfghjnkjhgfdf migliorerò dai ma vi prego, lasciatemi qualche recensione, è l'unico modo per capire se la storia vi sta piacendo o no. Ora scappo perchè proprio non ce la faccio, ho già scritto tutti i capitoli quindi dovete solo recensire in tante e avrete il prossimo capitolo al più presto :)

Se avete voglia di parlarmi, su twitter sono @_itsnickymine 

Grazie alle splendide ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, vi amo :*

baci :))

 

 


 

SPOILER.

“sono seria” ripeté la mora

“no, non lo sei” la accusò il ragazzo guardandola negli occhi.

“solo perché ho diciotto anni non vuol dire che non sono mai seria. Dimmi quello che hai dai dire perché altrimenti me ne vado” ammise la mora scocciata.

“mi dispiace” cominciò Joe

“mm..è già un passo avanti” disse la ragazza

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Capitolo 28
*** Chapter 28. ***


 

                                                                                'Do you believe in destiny?'




 Saaalve bellissime<3 passato un bel natale? spero tanto di si u.u Io mi sto già deprimendo per quando ricomincerà la scuola (si, lo so, sono ansiosa) çç

Eccovi un nuovissimo capitolo tutto per voi<3 spero tanto che vi piaccia. Ormai la storia si sta volgendo al termine e sono depressa. Un po' perchè non so se finirla ed iniziarne una nuova oppure continuarla facendo tipo una seconda parte.. non so proprio che fare. HELP ME! Ditemi un po' voi cosa vorreste perchè io non so proprio scegliere u.u

Ora vi lascio al capitolo, sarete curiosissime, lo so. Finalmente vederemo il nostro bellissimo joseph parlare con la dolce e bella sam.

Che si diranno? Lo scoprirete tra pochissimo. xoxo gossip girl

.

.

.

Okay AHAHAHAHAHAHAHAHAAH ho sempre sognato farlo AHAHAHAHAHAHAHAHHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH






Chapter 28.

 

“cosa sono queste valigie in salotto?” chiese Joseph entrando nella cucina dell’appartamento di Nicholas

“vado …a Londra, devo fare… un incontro lì e ci starò per un po’, mi farà bene cambiare aria.” Ammise il riccio prendendo dei panni e buttandoli in un’altra valigia ancora mezza vuota.

“cosa stai dicendo?” chiese Joseph scioccato

“non..non voglio rimanere qui, joe.. Vado a Londra poi torno, ma devo andare lì, devo staccare la spina, cambiare aria” ripeté Nicholas

“e nate?” chiese Joseph

“viene con me, ovviamente” ammise il ragazzo

“cosa? Non ..non puoi” ribattè il fratello

“si, che posso, sono il padre e decido quello che mi pare” disse nicholas

“ma no, tu e lui non..non potete andare via, cos’è successo?   Kevin mi ha parlato di qualcosa ma non ci ho capito molto” disse Joseph guardandolo

“non..non c’è nulla da spiegare. Me ne vado, fine della storia” ammise il riccio

“ma non puoi…qui.. hai un lavoro, non un lavoro semplice, tutti i tuoi pazienti? Che diranno?” chiese Joe

“troveranno un sostituto” ammise Nicholas

“mi spieghi cos’è successo? Per favore, troveremo una soluzione” cercò di aiutarlo il fratello

“non c’è nulla da spiegare, joe cazzo, nulla” urlò il riccio

“abbassa la voce, sveglierai nate” lo intimò il ragazzo

“io urlo quanto cazzo mi pare, okay? Ci siamo lasciati definitivamente, io le ho detto che la amo e lei ha detto che non basta, non basta un ti amo a tutto quello che le ho fatto ma io non so che fare joe, ed andarmene è l’unica soluzione migliore per me e per lei. Basta, abbiamo chiuso, è finita ed anche se sto morendo dentro, devo accettarlo” disse il riccio

“no, che non devi accettarlo. Cosa ti ho insegnato? Che nella vita si lotta per ciò che si crede, per ciò che si ama. Se tu la ami, devi lottare, devi rischiare perché se non lo fai vuol dire che non la ami” disse il ragazzo

“non siamo in una favola. Ora vai per favore, devo finire di preparare la valigia di nate e devo inventarmi qualcosa con lui” ammise il riccio

Joseph sbuffò guardandosi intorno e notò che sul tavolo della cucina c’era una busta bianca.

Si avvicinò al tavolo e prese la busta fra le mani, Nicholas lo vide e gli strappò la busta dalle mani.

“un po’ di fatti tuoi, no?” chiese il riccio con la busta fra le mani

“cos’è”? chiese

“una lettera, l’ho scritta stanotte per sam..ma è inutile” disse il riccio buttandola in un cestino accanto al frigorifero.

A Joseph un’idea pazzesca balenò la mente.

“tra quanto hai il volo?” chiese

“ehm..” Nicholas guardò l’orologio “più o meno quattro ore.. sono le undici  e mezza ed il volo è alle tre e mezza più o meno.” continuò il riccio

“oh… mi sembra aver sentito nate chiamarti” mentì Joseph

“torno subito” disse il riccio andando in camera di Nate

Joseph si avvicinò velocemente al cestino, prendendo la lettera e mettendola in tasca.

“sta ancora dormendo” Nicholas rientrò in cucina

“oh si…mi sarò sbagliato…comunque ripensaci, okay? Io ora devo andare…al lavoro” inventò la prima scusa che gli passava per la mente.

“al lavoro? Ma se oggi è il tuo giorno libero?” chiese Nicholas

“oh..si…c’è stata un’emergenza.. ci sentiamo okay? Salutami nate” disse Joseph prendendo la giacca e uscendo di corsa.

Forse poteva far cambiare idea a Nicholas ma doveva parlare prima con una persona. E sapeva bene chi.

Samantha.

Arrivò fuori la scuola della ragazza, non c’era ancora nessuno. I ragazzi uscivano a mezzogiorno o all’una.

Sperò che Samantha uscisse a mezzogiorno perché altrimenti sarebbe stato troppo tardi.

Non sapeva nemmeno che faccia aveva, come poteva riconoscerla?

Alcune ragazze cominciarono ad uscire e Joseph uscì dall’auto mettendosi fuori al cancello.

“scusate..ragazze” Joseph fermò alcune di loro.

Dio, da quanto non andava fuori ad un liceo per rimorchiare? Gli veniva da ridere.

“Sto cercando una ragazza, si chiama..samantha.. è la rappresentante di’istituto”

“ma che palle, perché cercano sempre lei?” si lamentò una di loro.

Joseph sorrise

“per favore è importante, sapete dirmi dov’è?” chiese ancora

“dovrebbe uscire a quest’ora, ma visto che è sempre una delle ultime ti conviene aspettare” rispose gentilmente la ragazza

“il problema è che non so nemmeno com’è, come la riconosco?” chiese Joseph

“oh beh..non lo so..dai vestiti” consigliò una

“ma sei scema? Se abbiamo le divise” disse un’altra ragazza all’amica.

“scusate, per favore, potreste aiutarmi? Mi aiutate a trovarla?” chiese ancora Joseph

“solo se esci con me” le disse la ragazza

“sei troppo piccola, tesoro, ma se mi aiuti ti porto alle giostre” ammise Joseph

“ma vaffanculo” disse la ragazza andando via.

L’altra rimase a guardare Joseph

“sei fortunato, Samantha sta uscendo proprio ora. È quella con i capelli lunghi, mora con quei libri in mano. Sta parlando con un ragazzo”

Joseph riuscì a vederla. Era davvero carina.

“oddio, grazie, grazie. Dirò a tuo padre di farti ritirare quando ti pare” disse Joseph sorridendo avvicinandosi a Samantha

“quindi è meglio il laboratorio di chimica?” chiese il ragazzo accanto a Samantha, la mora stava per rispondere ma Joseph li interruppe.

“sei Samantha, vero?” chiese Joseph

La ragazza lo guardò attentamente.

Sapeva benissimo chi era, era praticamente uguale a lui.

Abbassò lo sguardo scocciata.

“cosa vuoi da me?” chiese la mora

“devo parlarti, per favore, è importante. So che mi odi, ma è importante” ammise Joseph

“jim, ti aiuterò un’altra volta, okay?” disse la mora al ragazzo accanto a lei.

“d’accordo, ciao bellissima” disse il ragazzo andando via.

“dimmi” disse la mora guardandolo

“ti va di parlare seduta in un bar? Ti offro un caffè. Ho molto da dirti” ammise Joseph

Samantha annuì.

Entrarono nello starbucks vicino alla scuola e si sedettero nel primo tavolo vuoto, uno di fronte all’altro.

Samantha sospirò aggiustandosi i capelli nervosamente

“allora? Non ho molto tempo” ammise Samantha

Joseph prese un lungo respiro.

“so che mi odi e che in questo momento vorresti essere dappertutto ma non qui, ma io ho bisogno di parlarti” le ripeté il ragazzo

“dimmi” disse di nuovo la mora

“seriamente” ammise il ragazzo

“sono seria” ripeté la mora

“no, non lo sei” la accusò il ragazzo guardandola negli occhi.

“solo perché ho diciotto anni non vuol dire che non sono mai seria. Dimmi quello che hai dai dire perché altrimenti me ne vado” ammise la mora scocciata.

“mi dispiace” cominciò Joe

“mm..è già un passo avanti” disse la ragazza

“no, davvero, mi dispiace per tutto. Ti ho sempre considerato una bambina che stava attorno a mio fratello e mi sbagliavo, mi sbagliavo dall’inizio” cominciò Joseph

“solo che…non capisco adesso a cosa servono queste tue scuse? Ti ha mandato nicholas? Se è così, puoi anche andartene..” chiese

“no, no, non mi ha mandato lui…lui sta preparando le valigie in questo momento” ammise Joseph

“le valigie?” chiese sam curiosa

“se ne va”

“c..cosa?” chiese sam cambiando espressione

“si, se ne va dice che qui non sta più bene.. è un cretino insomma, ma tu non avevi detto che non ti interessava?”

Samantha scosse la testa

Joseph guardò l’orologio.

“okay, non abbiamo molto tempo… quindi fammi parlare”

“non abbiamo molto tempo? Per fare cosa?” chiese sam curiosa

“fammi finire di parlare, lo capirai dopo” ammise Joseph

Samantha annuì, aspettando con curiosità quello che Joseph doveva dirle.

Chissà cosa, prima la odiava ed ora addirittura le veniva a parlarle.

Il mondo si era davvero capovolto.

Nonostante odiasse Joe le faceva piacere che le fosse venuto a parlare.

Era ancora turbata per quello che le aveva detto. Nicholas andava via, con chi? Dove? Perché? Quando?

Una sfilza di domande le riempivano la testa.

“quando tu e nick avete cominciato a stare assieme, io..beh..credo che lo sai..non ero molto favorevole alla vostra storia un po’ perché tu eri..ancora..beh..si ecco, andavi ancora al liceo e un po’ perché so cosa fanno i diciottenni e nicholas ne è la prova vivente. Beh, si…si è ritrovato ad avere un figlio con una donna che nemmeno amava e beh ecco non volevo che rifacesse lo stesso errore, così ho…cercato di fare di tutto per farvi allontanare. All’inizio credevo che quella di Nicholas fosse solo una sbandata ma poi mi sono reso conto che più il tempo passava più voi vi legavate, vi legavate così forte che nemmeno il tempo avrebbe potuto farvi slegare.. così..ho parlato con mia madre, eh si.. beh ..si, non sono stato molto buono nei tuoi confronti e così… beh..così, anche lei ha cominciato a non essere favorevole alla vostra storia. Ed ogni giorno gli dicevamo quanto fosse sbagliato, sia per lui che per nate… così beh… credo che lui si fosse scocciato di sentire ogni giorno le nostre stupide lamentele e ..beh ti ha lasciato-”

Samantha lo interruppe, non facendolo finire.

“a me non-”

“fammi finire. Quando stavate insieme non c’era giorno, ora, minuto che vedevo Nick male o triste o scocciato. Da quando stava con te sembrava rinato, era felice, con nate, con te..e da quando vi siete lasciati invece, non c’è stato giorno che ho visto Nicholas così. Era sempre depresso, chiuso in casa con Nate o da solo. Così vedendolo in quel modo ho cominciato a rivalutare tutto, a credere che quello che avevo fatto era sbagliato” continuò Joseph

“se ci teneva davvero a me, non mi lasciava solo perché tu e tua madre gli dicevate in continuazione di farlo!” accusò la mora d’un tratto.

Aveva già gli occhi lucidi, ed odiava questo suo lato.

Piangeva per ogni singola cazzata, piangeva, piangeva e piangeva,

“si, quello che tu dici è giusto, ma per..per nick… la famiglia è importante e noi siamo molto legati in famiglia. Quello che dice mia madre o mio padre è legge, perché sappiamo che lo dicono per noi, per il nostro bene” si giustificò joseph

“tu prima hai detto che ti sei reso conto che avevi sbagliato” cominciò Sam

“è questo il punto, tutti possono sbagliare, anche mia madre…Abbiamo sbagliato, Samantha, lo so e non mi perdonerò mai per aver fatto stare così male mio fratello, mi dispiace, per te, per lui, per Nate, perché anche lui è stato male… Io…davvero no riesco a credere a tutto quello che sia accaduto tra di voi quando stavate assieme. A me non è mai successo.” Disse joe guardandola negli occhi

Samantha sorrise mordendosi un labbro e cacciando dentro le lacrime.

“ e comunque lui stava davvero male, così una sera sono andato da lui,  era solo in casa e beh sembrava un drogato depresso davanti alla tv dopo essersi fatto una canna. Io non..non l’ho mai visto così, sembrava di essere tornati a quando è morta Allison..e beh lui lì stava davvero male, così mi ha detto quello che pensava, che era ancora innamorato di te, allontanandoti aveva cercato di dimenticarti ma non c’era riuscito, tu eri sempre dentro di lui, fra i suoi pensieri.. Si è praticamente sfogato con me, mi ha detto tutto quello che pensava e da lì… ho capito che avevo maledettamente sbagliato, che ero un idiota stupido senza cuore. Gli ho detto che se ci teneva davvero a te, doveva riprovarti, ricercarti e beh…credo  l’abbia fatto ieri sera… ma a quanto pare non è finita bene” concluse poi il ragazzo

“Joseph..nicholas..non è una persona-” cominciò la ragazza ma joe la interruppe

“facile, lo so, è mio fratello, lo conosco meglio di chiunque altro e davvero non riesco a credere a quello che mi ha detto. Lui non si è mai legato così tanto a qualcuno, nemmeno con allie che era la sua migliore amica, non ha mai detto tutto quelle cose davanti a me, guardandomi negli occhi, sicuro di se. Nicholas è difficile, stare con lui è difficile ma se tu…tu lo ami, gli vuoi bene..dagli un’altra possibilità, non ti lascerà più andare, lo so, anche perché se lo fa, giuro che lo mando in ospedale” disse Joe divertito.

“io..non..”

“so che le mie parole non ti faranno cambiare idea o altro, non so  quello che tu stai provando o pensando in questo momento ma ti prego di dargli un’altra possibilità” disse il ragazzo alzandosi e prendendo qualcosa dalla tasca.

“qui…c’è una lettera l’ha scritta nick, non l’ho letta e non so cosa c’è scritto ma credo che dovresti leggerla, è per te..Lui non ha voluto che te la portassi, è troppo orgoglioso, così te l’ho portata io di nascosto. Leggila e pensaci. Fai in fretta però perché l’aereo di Nicholas diretto a Londra parte alle tre e mezza” disse il ragazzo “ devo proprio scappare ora, ciao Samantha, è stato un piacere parlarti” disse poi andando via lasciando lì Sam con le sue paure, con le sue incertezze, con il suo amore per nicholas, con la sua indecisione, con il suo dolore, con la voglia di correre da nicholas e di baciarlo, ma con un enorme vuoto dentro.

Guardò Joseph allontanarsi mentre lei rimase lì seduta che fissava la lettera che Joe aveva messo sul tavolo a pochi centimetri da lei.

L’istinto, il cuore le diceva di prenderla e leggerla.

La testa le diceva di stracciarla in mille pezzi e buttarla via.

Lui l’aveva fatta soffrire, le aveva detto che non aveva nessun motivo per stare con lei. Cosa poteva esserci di peggio? Non poteva permettersi di soffrire ancora e se l’avesse perdonato avrebbe sofferto ancora, ne era sicura. Avrebbe sofferto a causa dei loro stupidi litigi, a causa del carattere di Nicholas, del suo carattere.

Un cameriere si avvicinò a lei.

“vuole ordinare qualcosa?” chiese guardandola.

Notò che la ragazza fissava attentamente quella lettera sul tavolo e si chiese cosa ci fosse scritto.

“signorina?” chiese il cameriere ancora allontanandola dai suoi pensieri.

“si? Oh..si.. un cappuccino, grazie” disse balbettando e passandosi una mano fra i capelli.

Il cameriere annuì e si allontanò sorridendo.

Fu un secondo, non riuscì nemmeno a controllare quello che stava facendo. Prese la lettera fra le mani e la guardò attentamente.

Fuori c’era scritto ‘Sam’.

Era la scrittura di Nicholas, l’avrebbe riconosciuta anche fra cent’anni.

La aprì velocemente quasi rompendola mentre lo faceva. Era più forte di lei.

Quel ragazzo, quell’uomo aveva una grande influenza su di lei.

Prese un lungo respiro, un respiro che le desse tutta la forza e cominciò a leggere.

 

 



Spero vi sia piaciuto, lasciatemi qualche piccola e dolce recensione, please u.u 

vi amo<3


 

 

SPOILER

 

[..] La cosa più triste è che ci eravamo promessi che saremmo stati vicini per sempre. La cosa più triste è che, quando ce lo siamo detti, ci credevamo per davvero.
La cosa più triste è che le lacrime, i litigi, le chiacchierate che durano ore, l’allegria, le promesse, a volte non bastano.

Ed è  triste sapere che, certe volte, volersi bene non basta. Come hai detto tu a volte non basta l’amore, non basta il volersi bene, non bastano tutti questi sentimenti.

Io ti amo, Samantha Edwards e [….]

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Capitolo 29
*** Chapter 29. ***


                                                     'Do you believe in destiny?'





Saaaaaaaaaaaaaaaalve bellissimeeeee<3 buon 2013 a tutte, che sia un anno ricco di dolcezza e amore sdfghjhgfds come cominciare questo nuovo anno? con un mio capitolo, ebbene sì questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà una specie di epilogo.

Sono particolarmente legata a questa ff e non sapete che tristezza finirla. Ho deciso di cominciarne una nuova perchè cambiare un po' mi farà bene, non potrei rimanere legata sempre alle stesse ff quindi a breve ne pubblicherò. Spero davvero di avervi lasciato qualcosa di me con la mia storia e di avervi fatto in qualche modo 'emozionare', spero inoltre che questo capitolo vi piaccia e vi chiedo di lasciarmi qualche recensione, anche piccola, ne sarei felicissima. 

ora smetto di rompervi e vi lascio leggere, tanta dolcezza e buon anno<3

Dedico questo capitolo a tutte voi ma in particolar modo a  e  che hanno aspettato questo capitolo con ansia AHAHAHAHA siete bellissime, ragazze<3







Chapter 29.

 

 

 

Prese un lungo respiro, un respiro che le desse tutta la forza e cominciò a leggere.

 

 

'Altre inutili parole.

Lo so ti riempio di parole, di promesse che non manterrò, ti dico cose che non farò e che mai penserò di fare. È da quando ci conosciamo che lo faccio e più lo penso e più mi manca il fiato.

Okay. Ricomincio da capo.

Ciao amore  mio, si, è la prima volta che ti chiamo così ma credo sia il termine più adatto per descrivere quello che tu sei per me. Sei l’amore della mia vita, il mio amore . Scusa il disturbo. Lo so che non vorresti sentirmi, che non potrei scriverti, ma stasera proprio non riesco a trattenermi. Domattina me ne pentirò e cancellerò tutto, lo so. Ma ho bisogno di scrivere in questo momento, di sfogarmi, di parlare di te, di dirti che ti amo, di dirti che sono uno stronzo, di dirti che sei la miglior cosa che mi sia successa, di dirti che non ne posso più di tutto questo dolore, di dirti che mi manchi, di dirti che vorrei tornare indietro e non lasciarti andare mai più, di dirti che ti terrei stretta fra le mie braccia in questo momento, di dirti tante cose, forse troppe.

Come stai? Senza me, intendo. Come stai senza me? Riesci ancora a sorridere mentre cammini, a fare finta di niente? Riesci a dire ai tuoi amici che mi hai dimenticato? Io non ne sono in grado. La mattina appena alzata non mi pensi mai, lo so, ma a volte mi chiedo se dopo tre o quattro ore che sei in piedi ti passo per la testa. E ancora mi chiedo, cosa fai quando ti passo per la testa? Quando il mio nome si fa spazio tra le tue fantasie, come reagisci? Sorridi? O fai quella smorfia tipica di chi ha una mosca sul naso? Io immagino che quando mi pensi, chiudi gli occhi. Io li chiudo sempre, quando ti penso forte. Li chiudo perché sento che sei più vicina, come se le tue labbra toccassero le mie per sussurrare “torno presto”.  Domattina vorrei svegliarmi e trovarmi accanto te, che mi accarezzi i capelli e ti stiracchi emettendo versi strani. 
Vorrei sentire la tua voce, sempre. 
La voglio come colonna sonora della nostra vita assieme.

Io …Voglio stare con te perche amo il tuo modo di abbracciarmi e dirmi sottovoce che ti piaccio. Voglio stare con te perche ogni volta che guardo i tuoi occhi perdo ogni capacità mentale. Voglio stare con te perchè adoro il tuo sorriso e la tua risata travolgente, cosi tanto che provo sempre a farti ridere. Voglio stare con te per il modo in cui mi tocchi i capelli e mi baci il collo. Voglio stare con te perchè amo il modo in cui mi guardi. Voglio stare con te, e non m’importa se sarà difficile. Tutti gli amori sono un po’ difficili, quando ne valgono la pena. Voglio addormentarmi abbracciato a te, con le gambe intrecciate alle tue e la tua mano nella mia. Voglio sapere cosa sogni e cosa ti fa paura. Voglio stare con te perche anche se l’amore fa paura ne vale sempre la pena, sempre.

Che poi lo so, lo so che tutte queste cose che sto scrivendo sono dette e stradette, so che sono un niente, so che non le leggerai e che forse io le cancellerò, perché mi sento troppo stupido e banale, ma io, dal profondo, sento tutte queste cose, le sento dentro, nella gola. 
E odio sentirle, odio pensarti, perché non ti ho, perché sono una gran testa di cazzo, perché ti amo. Merda, ti amo. Non l’ho mai detto a nessuno, sei la prima. La prima che mi ha fatto provare cose che altre nemmeno lontanamente immaginano. Dio, ma cosa mi hai fatto? Eh? Con quei tuoi occhi profondi, con la tua dolce voce, con le tue labbra a forma di cuore, proprio come le mie, con la tua pelle che sa sempre di vaniglia e cioccolata, con la tua risata, con il tuo splendido modo di sorridere. In casa si sente ancora il tuo profumo, è passato tanto tempo e quando cammino per casa ti sento, ti sento mentre mi dici che staresti qui con me fino all’eternità, ti sento mentre mi dici che sono troppo paranoico, mentre mi guardi, mentre arrossisci ai miei complimenti, mentre mi baci, ti sento, ti sento, ti sento. E mi odio perché so che ti amo ed invece di venire a riprenderti sono qui da solo. È che sono un codardo, un vigliacco ed uno stupido e tu non meriti di stare con uno come me, con uno che non sa mai quello che vuole, con uno paranoico, rompipalle, ossessivo, che s’incazza per ogni cosa, tu non meriti di stare con uno come me.

Domani parto, forse mi farà bene stare lontano, forse riuscirò a non pensarti. Si, stare lontano, un mese, un giorno, un anno non lo so. Ma devo almeno provarci.

La cosa che mi fa più incazzare è che una volta in tutta la mia vita so bene cosa voglio: VOGLIO TE, ogni giorno della mia vita, voglio te, per sempre, voglio te.

Mi manca il fiato, perché ti cerco ancora, perché ti amo ancora, perché ti voglio ancora e ripenso alle nostre meravigliose giornate assieme, al nostro primo abbraccio, al nostro primo bacio, alla nostra prima volta.

Ricordo quando ci siamo baciati per la prima volta, e come non volevo lasciare le tue labbra.

Ricordo la prima volta in cui ho fatto l’amore, si perché io con te ho fatto l’amore, mi sono sentito per la prima volta completo con te e ti ho lasciato andare come un idiota.

Mi manca fare l’amore con te, guardarti mentre studi o mentre ridi, mi manca farti ridere, mi manca baciarti e riempirti di complimenti, mi manca farti arrossire, mi manca dirti quanto sei meravigliosa. Mi manca tutto di te.

Ciao. Devo andare, ho sentito una parte del cervello sussurrare “cancella tutto, tanto non serve a niente”.

Non l’avrà vinta, non l’avrà vinta.

Io non ti cancellerò mai. Finché ci sarà una parte del mio cuore che mi dirà di scriverti, io ti vorrò bene.

 Io ti vorrò dentro di me.

Ti amo e… questa volta il destino non ci ha aiutato.

La cosa più triste è che ci eravamo promessi che saremmo stati vicini per sempre. La cosa più triste è che, quando ce lo siamo detti, ci credevamo per davvero.
La cosa più triste è che le lacrime, i litigi, le chiacchierate che durano ore, l’allegria, le promesse, a volte non bastano.

Ed è  triste sapere che, certe volte, volersi bene non basta. Come hai detto tu a volte non basta l’amore, non basta il volersi bene, non bastano tutti questi sentimenti.

Io ti amo, Samantha Edwards e sarò per sempre tuo ovunque andrai o ovunque sarai, una parte di me ti apparterà per sempre.

Ti amo così tanto che ormai sono dipendente da te e sto male se penso che uscirai con i tuoi amici ed io non potrò esserci, starai bene anche con altre persone che non siano me.

Quando ami una persona vuoi ogni giorno sempre di più. Ed è vero, è così. Più attenzioni, più abbracci, più baci.

Mi sento addosso una strana sensazione, si, la sensazione che ti amerò per il resto della mia vita, che non ti dimenticherò mai..ma è okay. Va tutto bene, perché io non voglio dimenticarti, voglio amarti per sempre anche se tu non lo saprai mai, anche se saremo lontani chilometri.

Ti amo, Samantha. Ti amo, ti amo, ti amo.

T i a m o.'

 

 

 

 

Si accorse solo dopo aver finito di leggere di star piangendo. Avevo il viso tutto bagnato e non riusciva a fermare i singhiozzi.

Guardò l’orologio sul muro di fronte a lei. Erano le due meno venti.

L’aereo di Nicholas decollava alle tre e mezza, forse poteva farcela.

Si alzò di scatto dalla sedia facendola cadere a terra e prendendo la lettera e la sua borsa correndo via.

Mentre usciva fuori scontrò il cameriere che le portava il cappuccino, facendo cadere tutto il bicchiere di cappuccino a terra e sporcando tutto.

“mi dispiace, ripagherò tutto, ma devo scappare” disse correndo via lasciando il ragazzo senza parole.

Salì velocemente su un taxi giallo e dopo aver detto ‘all’aeroporto, il più velocemente possibile’ cominciava a pensare a quanto la sua vita fosse cambiata da quando conosceva Nicholas.

Nicholas Jerry Jonas. Amava tutto di lui. E anche se lo sapeva già da molto era giunta l’ora di dirglielo, di essere felice, perché si, poteva essere felice solo con lui. Solo ed esclusivamente con Nicholas.

Non sapeva cos’aveva dentro di se, sapeva solamente che non riusciva a descrivere il tutto, un vortice di emozioni che a pensarci troppo le faceva girare la testa.

Il suo cellulare cominciò a squillare, era Matt.

“hey, ti sto aspettando da un’ora a casa, dove sei finita?” chiese Matthew

“scusa Matt, ma non credo che torno oggi, o almeno spero di non tornare oggi” ammise la ragazza guardando fuori dal finestrino

“che intendi dire?” chiese curioso il ragazzo

“sto cercando di andare a riprendermi la persona che amo più della mia stessa vita” disse la mora sicura di se, ancora con le lacrime agli occhi.

“come mai solo adesso te ne rendi conto?” chiese il ragazzo

“perché sono stata una stupida e lui è troppo paranoico ed orgoglioso per farlo , così vado io, a riprendermelo” ammise la ragazza

“sei fantastica, Sam. E lui è davvero un ragazzo fortunato. Ci sentiamo stasera, e mi racconti com’è andata, okay?” chiese il ragazzo

“okay, a dopo” disse la mora chiudendo la chiamata.

Aprì il finestrino e respirò a pieno l’aria di New York. Un po’ inquinata, si ma bella, maledettamente bella.

Sono le nostre scelte a determinare chi siamo e chi saremo. Magari uno sbaglia la prima volta, ma la seconda? No, la seconda non sbaglia, non lascia andare ciò che ama e lei non avrebbe mai lasciato andare Nicholas. Lei era sicura di se, era sicura di tutto quello che aveva fatto. Forse non era mai stata più sicura in tutta la sua vita.

Aveva ancora tra le mani la lettera e mentre si dirigeva in aeroporto non faceva altro che leggere e rileggere ogni singola parola. In pochi minuti l’aveva imparata a memoria.

La vita era così. Nella vita si cambia sempre, le persone si feriscono, si dicono cose bruttissime per poi cominciare tutto punto e a capo.

A volte, o meglio quasi sempre, ci sono cose che provi e che non riesci nemmeno a spiegare. Non ha senso. Ed è così che lei si sentiva.

Continuava a fingere che tutto fosse okay, ma nulla era okay senza Nicholas. Nulla.

Sperava con tutta se stessa che Nicholas non fosse ancora partito, che fosse ancora nella sala d’aspetto dell’aeroporto.

“può andare più veloce, per favore? Non ho molto tempo” intimò la mora al tassista.

“d’accordo signorina” disse l’uomo aumentando la velocità.

Il suo cellulare cominciò a squillare di nuovo. Era suo padre.

“hey tesoro” disse il padre una volta che lei aveva accettato la chiamata.

“hey, come va?” chiese la mora

“tutto bene, ma tu? Dove sei? Ho chiamato a casa ma matt ha detto che non eri lì”.. dove sei?” chiese il padre dolcemente

“ehm..lunga storia, papà.. Un giorno te la racconterò” ammise la  mora

Il padre rise.

“ci conto… noi pensiamo di tornare dopodomani, ti trovo quando torno, vero?” chiese

“certo che mi trovi, abitiamo ancora sotto lo stesso tetto” disse sarcastica la mora

“va be, ora ti lascio, ti voglio bene, tesoro e ricorda fa sempre ciò che ti dice il cuore perché è quello che ti mantiene in vita”

La mora sorrise salutando il padre e poi chiudendo la chiamata.

Dopo 27 minuti, finalmente, era arrivata in Aeroporto.

Entrò velocemente e diede un’occhiata al tabellone dei voli.

Oh merda, c’erano più di sei voli per Londra.

Controllò gli orari di ognuno e notò che ce n’era solamente uno che partiva alle 15.30 pm si diresse verso l’entrata di quel volo quasi correndo.

“I passeggeri del volo 611 diretto a Londra Gatwick, sono pregati di dirigersi verso al gate numero 3. L’aereo parte fra tre minuti”

La voce dell’altoparlante rimbombò per tutta la sala.

Oh merda, merda, merda. Doveva muoversi.

Mentre correva andava a sbattere con quasi tutte le persone che le si trovavano davanti.

Entrò nell’unica sala che portava al gate numero 3 ed una quindicina di persone stavano facendo la fila per mostrare le carte d’imbarco.

La mora però non riusciva a vedere la testa riccioluta di Nicholas ne il dolce faccino di Nate.

Si avvicinò scrutando fra la gente, ma nulla Nick e  Nate non c’erano.

Diede un’occhiata al gruppo di persone che già avevano passato il controllo e si stavano dirigendo verso la porta che portava all’aereo.

Vide Nate che parlava con Nick mano nella mano.

“nick” urlò e tutti, TUTTI si voltarono  nella sua direzione a guardarla.

Nate formò un sorriso a trentadue denti mentre Nicholas rimase a fissarla per alcuni secondi.

Poi fu un attimo, lasciò la mano del piccolo e corse verso di lei.

Quando finalmente furono vicini, Sam si attaccò letteralmente a lui, e Nicholas la prese in braccio.

Sam appoggiò la testa fra l’incavo del collo.

“perdonami sam, perdonami, davvero. Sono stato un’idiota, stronzo e ancora idiota. Ti amo con tutto me stesso, ti amo come non potrei mai amare qualcun’altra, ti amo, ti amo… e ..sei sei..il mio futuro. Perdonami” sussurrò il riccio accarezzandole i capelli.

Samantha scese dalle braccia di Nicholas e lo guardò negli occhi.

Prendendogli le mani.

“io…io..ti ho già perdonato, nick. Tu..sei.. il mio destino e non ho mai amato nessuno come amo te, ti amo oggi, domani, dopodomani, per sempre. Ti amo da quando ci siamo conosciuti, da quando il destino ci ha fatto incontrare e non mi importa di quello che penseranno gli altri. Io ti amo”

“nemmeno a me importa, no, non mi importa. Mi importa solo di te. Sei la …la mia vita ed il mio destino” disse il ragazzo baciandole le mani.

Samantha si morse il labbro, cercando di non piangere.

Perché era così stramaledettamente romantica e sensibile?

“posso baciarti?” chiese il riccio

“ancora? Quante volte ti ho detto di non-”

Nicholas non la lasciò finire, che le prese il volto fra le mani e la baciò.

I suoi baci, come gli erano mancati.

Tanto, troppo.

“scusate, perché anche tutta questa gente deve vedere i vostri baci che fanno venir da vomitare?” chiese Nate ad un passo dai due con la faccia disgustata.

Samantha e Nicholas si staccarono ridendo e la mora si avvicinò al piccolo prendendolo in braccio.

“come mi sei mancato, nate” disse infine lasciandole un dolce bacio sulla guancia.

“io sono ancora geloso” si lamentò Nicholas ridendo.

 

 

 

 

 

 Nb: vi volevo inoltre informare che due frasi della lettera di nicholas sono le mie frasi preferite e prese da tumblr/weheartit quindi non intendo in alcun modo rubare o dire che sono mie. 

Mi lasciate qualche recensione, vero? vi amo asdfghj<3

GRAZIE DI CUORE A CHI HA AGGIUNTO LA FF TRA LE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE E CHI MI HA LASCIATO UNA DOLCE RECENSIONE. Siete meravigliose asdfghjhgfd

 

 

 

 

 

SPOILER.

[...] Lui, Jojo e papà sono gelosissimi.

Anzi la gelosia fatta persona.

Sul dizionario accanto alla parola ‘gelosia’ ci sono scritti i loro nomi.

Mamma dice sempre che non vorrebbe essere nei miei panni.

Litighiamo quasi ogni giorno per questo motivo.

E papà mi ripete sempre che questo lato del mio carattere l’ho preso dalla mamma.

 

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Capitolo 30
*** Chapter 30. ***


                                                                                'Do you believe in destiny?'





Chapter 30. The end.

 

 

20 anni dopo.

 

 

 

Papà crede molto del destino, per non parlare della mamma.

Sono entrambi molto attaccati a questa cosa, io non ci credo.

Per me ogni persona sceglie il suo destino e siamo noi i padroni delle nostre vite. Ma ogni volta che lo dico, mamma mi dice che senza il destino io non sarei mai nata.

Forse però ha ragione, se mamma e papà non si fossero mai incontrati io non sarei mai nata o forse sarei nata nel corpo di un delfino o di una tartaruga. Che cosa imbarazzante.

Va be, credo proprio che non sapete chi sono e perché adesso stia parlando. Ma mi presento.

Mi chiamo Elizabeth Allison Jonas, ma tutti mi chiamano semplicemente Liz, frequentò la Costance di New York ed oggi compio diciassette anni.

Sono  nell’immenso salotto di casa mia.

È domenica ed è strano che io alle 7.26 am sia già sveglia.

Non riuscivo a dormire, si lo ammetto sono in ansia. Papà dice che non cambia nulla dai quindici ai sedici anni, per me invece cambia tutto.

Penso proprio che avete capito chi sono, si sono la figlia di Samantha e Nicholas.

Ho un fratello gemello, della mia stessa età, nato tre minuti prima di me, cosa che mi rinfaccia ogni qualvolta io voglia fare più tardi di lui.

Si chiama Joseph Kevin Junior, io lo chiamo Jojo.

È il mio fratello gemello quindi inutile dirvi quanto andiamo d’accordo.

Quando lui è triste, lo sono anche io. Quando lui è felice, lo sono anch’io. Ancora non riesco a spiegarmi questa cosa.

Abbiamo un rapporto bellissimo, anche se litighiamo spesso per le solite motivazioni.

In famiglia sono considerata la piccola di casa e tutti hanno quasi paura di toccarmi.

Sono la principessa di papà, la sorellina di jojo. Bleah.

Sono una persona molto sfacciata ed a scuola litigo spesso con le mie compagne.

Dico sempre la mia ed anzi odio quando non vengo considerata.

Ho anche  un altro fratello, un fratello più grande di me,  il mio eroe. Nate.

Ha ventisette anni ed il sogno erotico di tutte le mie amiche ma lui è solo mio. Mio e della mamma.

Papà mi ha spiegato che in realtà la madre naturale di Nate non è mia madre ma la migliore amica di papà, Allison.

Persona da cui deriva il mio secondo nome,  che è andata via dando alla luce Nate.

Lui sa chi è la sua vera madre e non capisco come faccia a chiamare Samantha, che sarebbe mia madre,  ‘mamma’.

Lo stimo molto per questo.

Lui dice sempre che è stata la prima figura femminile a cui si è legato e quindi per lui è come una madre. Anzi è una madre. Si vogliono tanto bene e mamma dice che per lui è un figlio.

D’altro canto per me i figli sono di chi li cresce e non di chi li fa.

È una persona molto matura e simpatica, dolce, gentile, premuroso e si preoccupa sempre per tutti.

Siamo molto legati anche se vorrei picchiarlo quando non mi fa ritirare quando voglio io e quando fa il geloso.

Lui, Jojo e papà sono gelosissimi.

Anzi la gelosia fatta persona.

Sul dizionario accanto alla parole ‘gelosia’ ci sono scritti i loro nomi.

Mamma dice sempre che non vorrebbe essere nei miei panni.

Litighiamo quasi ogni giorno per questo motivo.

E papà mi ripete sempre che questo lato del mio carattere l’ho preso dalla mamma.

Lui dice sempre che sono uguale a lei e quando mi guardo gli sembra di essere tornato a quindici anni fa. Io rido sempre, papà sta invecchiando.

Io e Jojo nonostante frequentiamo la stessa scuola e abbiamo la stessa età, non stiamo in classe assieme.

Mia decisione, non volevo che mi dimostrasse la sua stupida gelosia anche a scuola, ma mi sbagliavo.

Lui dimostra la sua stupida gelosia soprattutto a scuola.

Non posso parlare con un  ragazzo che mi piace, ne tanto meno posso baciarlo, per non parlare dell’uscirci. Credono di avere a che fare con una suora, io non voglio farmi suora anzi.

Voglio sposarmi e costruire una famiglia come la mia.

Un giorno spero di trovare una persona che mi ami esattamente come papà ama mamma.

Ma credo che sarà una cosa davvero impossibile, in quanto non posso avvicinarmi a nessun ragazzo.

Papà si sveglia sempre prima della mamma e ogni mattina cerca di preparare la colazione, cerca perché è una frana in cucina, a stento riesce a fare il caffè.

La accompagna a lavoro nonostante mamma abbi la macchina ed è molto geloso di lei, tantissimo.

Io amo la gelosia di papà, è dolce anche se a volte un po’ ossessiva. Ma se ami una persona ami anche i suoi lati negativi.

Tutti nella mia famiglia sono gelosi, anche zio Joseph e Zio Kevin.. quindi è inutile scaldarsi, è una cosa che non cancelleranno mai dalle loro vite.

Mamma mi dice sempre che quando erano più giovani lei e papà litigavano sempre per questo motivo. Lei non poteva indossare minigonne e vestitini se non quando era con lui.

Io fortunatamente posso indossare quello che voglio anche se poi ogni volta che metto una gonna devo sentire Nate e Jojo che si lamentano ma poco importa.

Sono le 8.52 am.

E ancora non si è svegliato nessuno. Che palle.

Mi alzo velocemente dal salotto su cui ero seduta e mi dirigo verso la camera di Nate.

Apro la porta, dorme ancora.

Sorrido notando la strana posizione in cui dorme.

Vado verso la camera di jojo, dorme anche lui.

Ieri hanno fatto tardi entrambi.

Nessuno dei due è fidanzato, cosa che adoro.

Sarei gelosissima delle loro fidanzate, non come lo sono loro di me, ovviamente ma sarei comunque gelosa.

Jojo non crede molto nell’amore mentre Nate si, tantissimo.

Sono molto diversi fra loro ma vanno molto d’accordo soprattutto a prendermi in giro.

Entro nella sua camera e mi siedo sul salotto.

Mi piace molto stare in camera sua e guardarlo dormire. Sembra un piccolo cucciolo di panda.

Tra noi non ci sono segreti e posso davvero dire che gli unici miei amici sono lui e Nate.

A scuola tutti si avvicinano a me solo per conoscere Nate o perché vanno dietro a Jojo.

Questo è il risultato quando hai due fratelli strafighi.

“quando la smetterai di entrare in camera mia e guardarmi dormire?”

La voce di Jojo mi distrae ed io lo guardo sorridendo per poi buttarmi letteralmente addosso a lui.

“buon compleanno jojo” dico abbracciandolo

“buon compleanno sorellina” mi dice lui lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.

“in salotto ci sono i tuoi regali” dice ancora sedendosi meglio sul letto e passandosi una mano fra i capelli ricci.

“li aprirò dopo con gli altri” dico sorridendo “prima devo parlarti” continuo

Lui mi guarda.

“parlarmi?” mi chiede curioso

“già” annuisco.

Mi incita a parlare.

“ecco..io…io..mi sono innamorata” dico balbettando

Lui mi guarda sorridendo.

“sai vero che sarà geloso di lui fino alla morte?” mi chiese retoricamente

Io rido.

“ti voglio bene, jojo e voglio…” cerco di dire ma proprio non ci riesco.

“vuoi?” mi chiede

“voglio che tu lo conosca, nessuno lo sa..nemmeno la mamma, nemmeno nate..ma conto di dirlo almeno a lui, voi..siete i miei adorati fratelloni e ... anche se a volte dico di odiarvi perché siete troppo gelosi, io amo quando lo siete.” Dico e jojo mi abbraccia sorridendo.

“sei la mia sorellina preferita” mi dice mentre ancora mi abbraccia

“sono l’unica tua sorellina, jojo” dico ridendo

“dettagli” dice lui.

Il nostro abbraccio viene interrotto da Nate Che entra in camera di jojo

“hey, che fate? Una riunione tra fratelli, senza il fratello più grande e bello?” chiese sorridendo e chiudendo la porta dietro di se.

“ma certo che no, nate” dico staccandomi da jojo e sorridendomi

“i miei gemellini oggi compiono diciassette anni” urla entusiasta abbracciandoci entrambi e scombinando i capelli ad entrambi. Ridiamo tutti e tre assieme.

Nate è un bambinone, ride sempre, ha sempre un enorme sorriso stampato sul viso e penso che sia questa la cosa che amo più di lui. Il fatto che lui sorrida sempre e che mi faccia sempre sorridere. Mi ripete sempre che nessuno è così importante da toglierti il sorriso, ed io ci credo, ci credo perché è la verità.

Nessuno potrà mai togliermi il sorriso ed io sono certa di essere felice, ora, domani e anche dopodomani.

Sono felice, tanto felice. Con una famiglia come la mia come non si può essere felici?

“buongiorno” mamma e papà entrano nella camera di jojo.

Ormai è proprio una riunione di famiglia. Mi viene quasi da ridere, in casa mia ogni giorno c’è sempre una novità, una risata, un sorriso, un motivo per sorridere..

“buon compleanno ai miei bellissimi gemelli” dice mamma abbracciando prima me e poi jojo.

“buon compleanno principessa”

Papà mi abbraccia, come solo lui sa fare, facendomi sentire al sicuro, protetta e amata come solo sa fare ancora.

“ti voglio bene, papà” dico lasciandogli un bacio sulla guancia, lui mi sorride facendomi l’occhiolino e dopo andando ad abbracciare jojo.

Mi volto verso la loro direzione.

Mamma sta parlando con Nate, stanno sorridendo entrambi. Un sorriso che non si forma sulle loro bocche ma sui loro occhi, si vede lontano un miglio che sono felici, felici dentro però.

Papà e Jojo invece stanno ridendo. Sono uguali, hanno la stessa risata.

Mi verrebbe da fotografarli, proprio così, tutti e quattro. Corro in camera mia prendendo la mia nikon professionale e ritornando in camera di jojo.

E proprio appena entro scatto una foto, il flash li acceca tutti e mi guardano curiosi.

“mi piacevate e così ho scattato la prima foto della giornata” dico sorridendo.





Si, proprio così. La ff è UFFICIALMENTE conclusa çç devo dire che mi è piaciuto tantissimo scriverla, e sam e nicholas mi mancheranno un casino sdfhgfdsd ho anche deciso di non fare un continuo e di cominciarne una nuova ma chissà.. magari un giorno deciderò di fare una seconda parte dove i protagonisti saranno nate, jojo e liz asdfghhgfd Ad ogni modo voglio ringraziare davvero con tutto il cuore tutte le fantastiche ragazze che mi hanno seguito, grazie di cuore, grazie, grazie, grazie. Siete meravigliosamente meravigliose e vi amo. Grazie per aver recensito i capitoli, davvero :) 

Credo proprio che ora vi devo lasciare, volevo solo dirvi che ho iniziato una nuova ff e se vi va datici un'occhiata :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1521578

Su twitter sono @_itsnickymine quindi se vi va di parlarmi, i'm here :3

Grazie di tutto.

Valentina<3

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