INKHEART: riflessioni

di MartinaGaladriel98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dita di Polvere ***
Capitolo 2: *** Mortimer Flochart ***
Capitolo 3: *** Maggie Folchart ***



Capitolo 1
*** Dita di Polvere ***


Il fuoco…lui era il suo vero compagno di viaggio.
Non si era mai soffermato, fino a quel momento, a pensare come il fuoco avesse completamente occupato l’essenza della sua vita da quando aveva perso tutto ciò che gli era caro.
Il fuoco per Dita di Polvere rappresentava ormai ciò per cui ancora stava in quel mondo, il motivo che lo spingeva a non lasciarsi andare alla disperazione più totale…era la suasperanza, come lo è la barca di un pescatore in lontananza per un naufrago.
Era si, anche la sua libertà, la fiamma guizzante sulla sua mano che sfumava in un vento incandescente nella notte, urlando alle stelle indifferenti la sua potenza, incurante degli sguardi impauriti della gente, lo faceva sentire grande e libero.
Si sentiva come quella fiamma, solo ed incompreso da chi gli stava intorno, facce incuriosite ma che erano pronte a  deriderlo alle spalle e screditarlo, comparandolo al male.
Ormai aveva imparato che quel mondo funzionava  così, ciò che le persone non capivano lo definivano male.  Dita di Polvere sapeva cosa era invece il suo mestiere: era la voglia di scappare da quel posto che non gli apparteneva ed il fuoco gli ricordava la sua casa.
Dove la gente lo acclamava ,  conscia che ciò che faceva non era male ma magia.
 Ecco, il fuoco era il suo mondo: libero, fiero e magico.
 
 

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Capitolo 2
*** Mortimer Flochart ***


Gli avevano insegnato ad andare avanti quando tutto sembrava perduto. Gli avevano detto che la forza di rialzarsi quando si era caduti troppo in basso negli abissi della disperazione, lui ce l’aveva. Ora sapeva soltanto di essere solo fuori e nell’anima, prosciugato di ogni sensazione. Mortimer Flochart guardava impassibile il tappeto che una volta era solamente un innocuo pezzo d’antiquariato e pochi  giorni prima  era diventato invece come un buco nero dell’universo infinito del suo maledetto potere: aveva risucchiato colei con cui aveva condiviso gli anni felici della sua esistenza. Si era accorto dell’immensità di ciò che poteva creare e distruggere il suono della sua voce che liberava le stupide parole di un dannato libro… Capiva di essere diverso, solo, rinchiuso tra le catene del suo destino, differente dal resto dell’umanità. Prese il  fatidico libro che giaceva indifferente. Strappò in un impeto di rabbia la copertina, scagliandolo lontano.
Si coprì istintivamente il viso con le mani, abbandonandosi al suo dolore. La pioggia batteva forte sui vetri, incrementando il drammatico clima di quel salone di una villa apparentemente normale.
‘’Che brutta è la tristezza’’, Mortimer poteva ancora vedere il volto della moglie, nitido come fosse ancora lì… e parlava… ‘’ è  un tornado che ti trascina via, tra le sue spire oscure, nascondendoti il mondo come fosse l’unica speranza a cui sei appeso…
La tristezza fa male, brucia, essa ti apre ferite indelebili, ti mostra  fantasmi che da tempo avevi dimenticato…’’. Teresa s’inginocchiò davanti a Mortimer, guardandolo negli occhi cristallini ‘’ ma solo i deboli non lottano per liberarsi dai suoi tentacoli, e  tu sei forte. Lascia entrare uno spiraglio di luce in quel turbinio confuso che sono le tue certezze distrutte, e permetti loro di ricostruirsi… so che ci sarà qualcuno che vi potrà aiutare’’ sorrise, alzandosi. Mortimer la seguì nell’altra stanza, una piccola Maggie ancora in fasce dormiva tranquilla nella culla, Teresa aggrottò le sopracciglia ‘’guarda, Mortimer, sii un buon padre per lei, vai avanti… falla diventare grande e forte non lasciare che il tornado ti travolga, coraggio… hai la tua speranza’’ e indicò la bambina.
‘’ Teresa…dove sei?’’ improvvisamente si accorse di essere solo. Era stato tutto frutto della sua mente.
Si avvicinò alla culla e prese Maggie in braccio. La strinse in un rassicurante abbraccio, ninnandola. Le ultime lacrime scivolavano via.
‘’ Ce la faremo, Maggie, riusciremo a liberarla…te lo prometto, te lo assicuro con tutto me stesso’’
E sempre cullandola guardò l’edera rigogliosa che si arrampicava su per il muro del giardino, grondante di pioggia, resistente al vento.
‘’ Noi due siamo come due viaggiatori che hanno perso la meta, anime sole che brancolano nel buio alla ricerca del proprio posto nel mondo ’’
Le proprie certezze si stavano via via ricomponendo, sorrise. Il tornado volava via, verso altri orizzonti. Il suo adesso era una distesa devastata ma tranquilla.

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Capitolo 3
*** Maggie Folchart ***


Maggie Folchart

Se dovesse capitarti di camminare in un bosco, in autunno, in mezzo a quel fresco serale di tramonto che s’insinua trasformandosi in vento tra le cuciture del tuo maglione o sotto la sciarpa accuratamente legata intorno al collo, ti accorgerai che seduta su un grande tronco che si crogiola coricato sotto un manto di foglie secche  dal profumo pungente, c’è una bambina.
Tale bambina ti sembrerebbe a prima vista una semplice figlia di un qualche contadino  che abita tra quelle lande odorose di muschio.
Ma osservandola meglio si capirebbe subito ch’ella è figlia di un qualche artista stravagante, un boehme scappato dalle rigide ed ingiuste quanto banali convenzioni sociali.
Sono terribilmente dispiaciuta di farti notare che quella creatura tanto assorta dalla lettura è appena a due passi dalla sua casa e ha un padre altrettanto dedito ai libri da averne le stanze piene prendendo il posto talvolta di mestoli, soprammobili, posate e persino tovaglie.
Il nome di questa ragazzina è  Maggie Folchart, e mai come in questo giorno di Ottobre ha assaporato il piacere che la lettura le da.
Ora allontanati, vai via, ritorna nel tuo mondo. Perché quello in cui cammini appartiene solo a Maggie.
Mentre si osserva le punte delle scarpe sporche di fango, si accorge di non essersi mai soffermata a pensare da cosa potesse davvero scaturire tutto questo amore verso le parole. Forse questione di geni, ereditati dal padre, o probabilmente l’aura di assoluto soprannaturale che si crea quando posa lo sguardo su una pagina.
Patetico, direbbero le sue compagne di classe. Eppure per lei niente è più vero di quello che la gente invidia ma non capisce e perciò chiama patetico. Solo lei e Mo sanno cogliere le affascinanti melodie che possono schiudersi nel corso di una storia, librandosi nel vuoto come granelli di polvere sulla scia luminosa del sole.
E quelle stesse melodie l’hanno fatta crescere ed insegnato a vedere più lontano, oltre le apparenze. Perché sono queste ultime a rendere le persone deboli, che si affidano solo a ciò che vedono ma non osservano.
I compositori di quella musica lei li vede come fossero davvero qui: un guerriero intrepido, un’eroina ribelle, un artista incompreso dalla gente, un cantastorie, un brillante investigatore, un medico di guerra o un robot… animano continuamente la sua vita.
E lei li ascolta.
Li sente, ma soprattutto liascolta. Perché le loro vicende lo meritano, ciò che sono per quanto strano lo merita, non sai mai cosa potrebbero raccontarti. Ed ogni volta è una sorpresa e non ti annoi di sicuro.
Ti guidano e certe volte ti voltano le spalle, tradiscono ciò in cui credi  e le tue aspettative.
Ma non ti abbandoneranno a costo della loro stessa vita, a costo che le parole che li descrivano vengano cancellate e mai più riscritte.
A costo di deluderti.
Maggie Folchart non sarebbe  Maggie Folchart senza suo padre ed i suoi libri.  Lei lo sa bene.
Scosta le foglie per distendersi, guarda la copertina del suo libro “Il ritratto di Dorian Gray” , appena iniziato, e lo chiude.
Buonanotte Dorian, ciò che pensa la gente non importa, a domani.
 
 
 

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