Miracle of Gods.

di tizianosmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo e chappy 1 ***
Capitolo 2: *** chappy 2 ***
Capitolo 3: *** chappy 3 ***
Capitolo 4: *** chappy 4 ***
Capitolo 5: *** chappy 5 ***



Capitolo 1
*** prologo e chappy 1 ***


PROLOGO.

 
Ormai nessuno crede più negli dèi, e in fondo è meglio così: smettere di credere in qualcosa è un buon modo per continuare a crederci. Si dice che quando smetti di credere a qualcosa quella cessi di esistere e invece non è così; se tutti noi smettessimo di credere in qualcosa solo perché non è sempre presente o non è come noi ce lo aspettiamo allora niente dovrebbe più esistere. Molte persone non credono in molte cose, cose che invece ancora oggi esistono ancora.
Come gli dèi, appunto, ma non quelli che tutti conoscono come Zeus, Poseidone, Ade e così via, no. Sono diversi, con diverse origini e diverse culture. Certo, sono pur sempre esseri mitologici, non umani ma quasi: s’innamorano come gli umani e si arrabbiano, a volte anche troppo facilmente. Litigano e fanno pace, ma non muoiono. Eppure, uno di loro, Louis, è proprio il dio della morte. E voi adesso mi chiederete, ma è felice? Vedere sempre gente che muore e dare loro un cammino... E io vi rispondo: no, certo che non è felice, ma è il suo ruolo e lo svolge con devozione perché sa che se è stato destinato a quel regno, un motivo c’è. Louis è il più spiritoso dei sei dèi; fa battute, ride sempre e non è mai triste, o almeno a volte cerca di non darlo a vedere. Va molto d’accordo con il suo “rivale”, Justin il dio della vita. Justin da vita, quindi partecipa ai parti e cerca di far andare tutto bene. È lui che, senza saperlo, le donne incinte, o aspiranti madri, pregano. Lui è la vita, crea tutto ciò che di vitale c’è al mondo, che sia un bambino, una pianta o un animale.
Come ho già detto gli dèi sono sei e gli altri quattro hanno il potere degli elementi. Niall è l’aria, e grazie al suo elemento spesso ne approfitta per fare scherzi o altre volte per aiutare a portare messaggi agli altri dèi. Liam è la terra. Ha un cuore enorme e generoso e tutti gli vogliono bene a prescindere. Harry è l’acqua e spesso e volentieri è proprio lui il primo a istigare una litigata. I suoi scherzi non sono molto apprezzati, soprattutto da Zayn, dio del fuoco, che, oltre ad essere un maniaco dell’ordine è anche fissato con i capelli e ogni volta che Harry glieli bagna finiscono col litigare, gettando nel panico il mondo intero: maremoti ed eruzioni vulcaniche non passano certo inosservate.
Eh sì, ogni cosa che gli dèi facevano, si ripercuoteva anche sul pianeta. Se erano Louis e Justin a litigare, causavano morti e nascite ovunque, un gran casino. Liam e Niall erano gli unici che non litigavano mai: Liam per la sua aria dolce e tranquilla mentre Niall trovava ormai irritanti e noiosi i loro battibecchi.
Ed era così, che la vita nell’Olimpo andava avanti. Louis, Justin, Niall, Liam, Harry e Zayn erano sei dèi e rassegnati alla loro tranquilla noiosità finché un giorno...
 

CHAPPY 1. LA DECISIONE.

 
Era una bella giornata come sempre nell’Olimpo se gli dèi erano di buon umore e nel Giardino delle Rose, piegati a guardare nel pozzo dei Desideri, i sei dèi ammiravano la vita sulla Terra, dove c’erano bambini che giocavano nei parchi con le mamme e ragazzi innamorati seduti sulle panchine a confidarsi tutto il loro amore, ed è proprio su quella scena che i sei ragazzi si fermarono.
«Amore, ti amo... un giorno anche noi avremo un bambino vero?», domandò lei, con occhi pieni di aspettative.
«Ti amerò per sempre...», sussurrò lui, ma i ragazzi non sentirono la risposta completa perché una risata interruppe quel momento. «Per sempre?! Non sa cosa vuol dire vivere davvero per sempre. Vivranno entrambi fino agli ottant’anni, massimo, e nulla dice che staranno ancora insieme e con dei bambini. Magari avranno divorziato e il bambino maschio si drogherà mentre la femmina andrà a lavorare per strada come... -, scosse la testa mestamente, -...L’amore è sopravvalutato dagli umani. Pensano di sapere tutto!», sbottò Harry, il dio dell’elemento acqua.
«Quanto sei pessimista, Harry. Che ne sai, magari vivranno insieme fino a quando non sarà la loro ora», sognò Liam.
«Cambiamo scenario? Questo mi annoia, davvero. Sempre le solite frasi fatte, nessuna novità. Sparatorie, uccisioni, interrogazioni, bocciati, promossi... la vita terrestre è una tale noia!», borbottò Niall.
«Non che la nostra di vita, sia questo granché, Niall. Non facciamo mai niente per cambiare le cose...», si alzò Justin seguito poi dagli altri.
«Zayn... tu non vieni?», chiese Louis, girandosi verso l’amico, ancora seduto a guardare nel pozzo.
«No, io... guardo ancora un po’...», sussurrò.
Gli altri si allontanarono, per andare a giocare a calcio, un gioco scoperto grazie agli umani e che piaceva molto anche agli dèi, riusciva persino a divertire Niall e vinceva anche a volte. Si vantava di essere uno dei migliori giocatori al mondo.
 
Zayn.
Il mondo umano era così prevedibile. Amore, litigi, ancora amore e ancora litigi. Non sapevano proprio cosa fosse la pazienza o la fiducia. Cambiai diverse volte scenario nel pozzo. Era come guidare un automobile, non che io lo avessi mai fatto: dicevo al pozzo dove girare di traiettoria e quello girava, che fosse destra o sinistra non importava. Anche se finivo in un vicolo cieco, non importava, tornavo indietro e cambiavo strada. Era divertente alle volte. Andai avanti così per ore, finché non mi accorsi che sulla Terra era scesa l’oscurità. Si era fatto tardi perfino per me, così mi alzai e mi stiracchiai. Stavo per chiudere la connessione, quando dal pozzo giunse un canto. Mi sporsi per vedere meglio e vidi che su una panchina, per terra, vi era una ragazza con una chitarra che cantava ed era osservata da un po’ di umani.
Rimasi incantato ad ascoltarla e quando finii mi sembrò che il mondo fosse più silenzioso del solito. Sorrise e vidi le sue fossette. «Grazie per avermi ascoltata anche oggi», salutò.
A poco a poco tutte le persone se ne andarono, finché non rimanemmo solo io e lei. La vidi mettere a posto la chitarra e il ricavato del giorno. “canta per vivere”, pensai. Non era la prima, spesso mi ero imbattuto in cantanti strampalati che cercavano di intonare qualcosa per strada e alcuni erano anche bravi ma lei... lei era spettacolare. I suoi lunghi capelli castani legati in una treccia sembravano così morbidi che mi venne la folle idea di togliere l’elastico e toccarli... istintivamente allungai una mano, ma quando lei guardò nella mia direzione mi bloccai. “Non può vedermi, non può vedermi”, mi ripetevo. Eppure, più fissava la parte dove io dal pozzo la guardavo più sentivo crescere dentro di me la consapevolezza che potesse percepirmi, almeno un po’.
Da quel momento, ogni giorno ritornavo in quel punto, in quella strada e l’ascoltavo cantare. Dopo qualche tempo, mi accorsi che arrivava sempre verso le cinque, così mi ritrovai a spiarla anche di mattina e la mia curiosità ebbe la risposta: la mattina andava a scuola, ecco perché entrava solo alle cinque di pomeriggio.
Passarono giorni interminabili, ore lunghissime e lei continuava a cantare e io continuavo a seguirla. Guardava tutti con quei suoi occhi marroni brillanti e, pensai, che mi sarebbe piaciuto che per una volta guardasse con quegli occhi anche me.
Fu quel pensiero a spingermi a fare la proposta al gruppo, un giorno. Eravamo nella Sala Grande, dove pranzavamo, cenavamo e discutevamo di problemi. Avevamo appena finito di mangiare quando finalmente presi coraggio e mi alzai in piedi. Sospirai e gettai la bomba: «Voglio scendere sulla Terra...», esclamai.
 
Niall.
Spiavo Zayn da giorni. A un certo punto della giornata si allontanava dal gruppo e guardava nel pozzo. Ero troppo lontano per capire cosa fosse l’oggetto del suo desiderio, ma non m’importava molto. Lo guardavo sorridere e ne fui felice. Erano poche le cose che lo facevano stare bene, come giocare a calcio o disegnare, e ormai erano diventati rari i momenti in cui sorrideva. Il suo sorriso mancava a tutti.
 
Una mattina, per passare il tempo, andai nel Giardino delle Rose, al pozzo dei Desideri, e la mia attenzione fu subito catturata da un gruppo di ragazzi che giocavano a calcio nel cortile di una scuola. Sorrisi. Mi sarebbe proprio piaciuto giocare con loro , ormai gli altri dèi erano diventati facili da battere, e conoscevo ogni loro mossa. Guardai i passaggi degli umani cercando di memorizzarne qualcuno per poi riproporlo in qualche partita con gli altri. Sussultai quando una squadra esultò per la vittoria gridando come pazzi e andando poi a baciare tutte le ragazze pon pon che facevano il tifo. Mi stranii. Sarebbe stato la fine del mondo andare sulla Terra e battere quegli sbruffoni. Trovavo irritante il loro modo di comportarsi. Ok, spesso e volentieri anche io mi pavoneggiavo ma non andavo a baciare chiunque, anche perché a parte gli altri dèi non c’era nessuno da baciare, e poi non urlavo... lo trovavo squallido e fastidioso. Perfino quando lo facevano gli altri, era l’unica cosa che riusciva a farmi arrabbiare. Odiavo le grida... amavo il silenzio, lo stesso silenzio di un soffio di vento...
Sorrisi. Io e i miei amici li avremmo potuti battere quei bambini che si atteggiavano a grandi. Sarebbe stata una soddisfazione che mi sarei portato dietro per sempre, e non per modo di dire.
Con la consapevolezza che i miei amici dèi avrebbero accettato una sfida simile, un giorno decisi di affrontarli mentre eravamo alla Sala Grande, luogo dove mangiavamo e discutevamo.
Avevamo finito di mangiare e scherzato un po’. Era l’occasione giusta. Presi un respiro profondo e... “ma che cazz...?”, imprecai vedendo che Zayn si alzava dal tavolo e prendeva fiato. Sospirò ed esclamò: «Voglio scendere sulla Terra...», lasciandoci tutti a bocca aperta.
Era la mia occasione, potevo spalleggiare Zayn e scendere sulla Terra o ignorare la cosa, come avrei sicuramente fatto se non avessi avuto la mia testardaggine: volevo battere quei mocciosi. In quel momento presi la mia decisione e non ci fu bisogno di pensarci oltre. Mi alzai in piedi e mi avvicinai a Zayn. «Io sto con Zayn», sorrisi.
 
Harry.
«Voglio scendere sulla Terra...», esclamò Zayn.
Subito dopo, «Io sto con Zayn», sorrise Niall.
Pensai che fosse la mia occasione. Luna mi aspettava, Luna doveva aspettarmi.
 
Una settimana prima.
Finalmente il pozzo era libero. Non ci si poteva proprio credere che Niall e Zayn monopolizzassero la nostra unica tv sul mondo umano. Con le ultime cose che erano successe all’Olimpo, tra le partite di calcio di Niall sempre più frequenti e i battibecchi miei con Zayn, mi ero dimenticato di andare a farle visita.
Indirizzai la visuale del pozzo verso l’ospedale dove era ricoverata Lei, il mio amore. Nessuno era a conoscenza del fatto che io mi fossi innamorato, ma, ovviamente, non era proprio il caso che lo venissero a sapere.
La cercai per tutto l’ospedale ed eccola. Era lei, alla finestra, che guardava il cielo. I suoi bellissimi occhi azzurri riflettevano la luce del sole e i suoi capelli biondi le volavano sul viso portati dal vento. Aveva un bicchiere d’acqua in mano e questo voleva dire che potevamo comunicare. Grazie al mio elemento, l’acqua, potevo comunicare con chiunque volessi, purché, appunto, ci fosse una fonte d’acqua lì vicino. E se lei aveva il bicchiere in mano voleva dire che mi aspettava. Sorrisi. La prima volta che avevamo comunicato, si era spaventata moltissimo e per giorni non aveva toccato l’acqua. Ma alla fine si era arresa ed ora eravamo amici... o almeno così credeva. Era in ospedale, ma non mi aveva mai voluto dire perché fosse lì. Speravo nulla di grave.
“Ciao, Luna”, pensai trasmettendo nell’acqua del pozzo il mio pensiero per farlo arrivare a lei e sapendo che lei poteva sentirmi, ma solo nei suoi pensieri.
«Ciao Harold», sussurrò lei, sorridendo. Io potevo anche pensare per parlare con lei, ma lei doveva per forza parlare a voce per fare in modo di parlare con me.
Ridacchiai. “Quante volte ti ho detto di chiamarmi soltanto Harry?”
Rise. «Tante... ma il fatto è che tu mi hai detto che nessuno ti chiama Harold e così...»
“Vorresti avere l’esclusiva?”, risi.
Sorrise mesta. «Sì, vorrei avere l’esclusiva, Harry», sussurrò.
“E perché adesso mi hai chiamato Harry? Puoi chiamarmi Harold, ma solo tu, nessun altro...”, borbottai.
Rise. «Decidi Harold, o diventerò pazza!»
“Bè, almeno dopo saremmo in due, no?”, sorrisi.
Non mi aveva mai chiesto come mai potevamo comunicare in quel modo strano, e un po’ mi dispiaceva. Non sapeva chi ero e se non faceva domande voleva dire che non le importava. Quando le espressi questi pensieri, lei ridacchiò. «Bè, tu non mi sei mai venuto a trovare...»
“E questo cosa centra?”, sbottai.
«Centra perché io quelle domande voglio fartele faccia a  faccia, così dovrai per forza guardarmi mentre mi parli... e così magari ti dirò io, il mio piccolo segreto».
Ci pensai su. Magari voleva dirmi il motivo per cui era in ospedale.
“Ok. Aspettami Luna. Dammi massimo una settimana di tempo e c’incontreremo, ok?”
«Ma, Harold... io ti aspetto ogni giorno. Tu sbrigati...», sussurrò sorridendo.
“Sarò lì che neanche avrai il tempo di dire Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban!”
Rise. «È il mio film preferito della Saga...»
La interruppi. “Lo so! Ciao Luna”, non le diedi neanche il tempo di rispondermi che interruppi la comunicazione. Era tempo di agire.
 
Una settimana dopo.
Eh già, era proprio tempo di agire. Perfino Niall aveva espresso la sua opinione. Toccava a me, ora, compiere il grande passo. Stavo per alzarmi e parlare quando fui anticipato da una voce accanto a me.
“Liam...”, pensai non appena si alzò. «Anche io sto con Zayn!», esclamò.
Alzai una mano. «Mi unisco anche io. Quindi, dato che ora siamo in maggioranza, converrà votare o no?»
Votavamo per tutto, anche se c’era una maggioranza. Era per non creare assurdi problemi.
«Sì, Harry ha ragione. Votiamo!», esclamò tutto infervorato Justin.
 
 

---------

Per votare i ragazzi usavano un mezzuccio comune, che avevano visto spesso usare nel corso degli anni: una bilancia. Il peso maggiore, ovviamente, vinceva. Ma non ci fu nessun peso minore, tutti avevano votato per andare a visitare la Terra. Il giorno dopo sarebbero partiti, usando la porta che collegava i due mondi così diversi eppure così uguali.
 
 
 
 
 
MYSPACE: Ok, nuova fanfiction... che ne pensate? Me le lasciate qualche recensione? Daaii, voglio sapere se vi è piaciuta, ci son Justin e i One Direction insieme e voglio sapere che ve ne pare.ç_ç
Se non ricevo qualche recensione, io non la continuo. D: anche perché mi sembrerebbe inutile.çç
Volevo anche fare un banner ma mi sono arresa perché... bè... non sono bona a fare banner e poi così su due piedi. (?) lo farò carino per il nuovo chappy, ok? *ùù*
Smack. xoxo

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Capitolo 2
*** chappy 2 ***


CHAPPY 2. NUOVA VITA.


Nel bosco Sacro, a qualche passo dalla grande villa che era l’Olimpo, i sei dèi si stavano preparando all’imminente viaggio che dovevano affrontare.
«Siamo pronti?», chiese Liam, guardando i suoi compagni.
Tutti annuirono e iniziarono a camminare verso la Porta dei Due Mondi: era un portale magico che hai lati aveva cornici in oro mentre in alto e in basso era in argento. In mezzo c’era il nulla ed era quello che i ragazzi dovevano attraversare. La Porta dei Due Mondi si trovava nel bosco Sacro degli dèi, quello che era stato costruito dal loro antico padre, Universo: era il dio dell’universo e aveva creato non solo il bosco Sacro, ma anche l’Olimpo, e tutto quel che vi era nascosto e protetto. Vi erano anche delle regole, regole ferree, che se venivano disubbidite avrebbero causato la rovina del mondo: la regola più importante era che nessun umano poteva oltrepassare la soglia della Porta dei Due Mondi, nessun umano doveva mettere piede nell’Olimpo. Oltretutto, era anche vietato trasformare un mortale in immortale: era un procedimento difficile e se il dio non era sufficientemente forte ne poteva causare la pazzia. Dato che gli dèi sono immortali nulla avrebbe potuto ucciderli, ma un atto simile li farebbe impazzire: nessuno è immune alla pazzia. Inoltre, un’altra regola fondamentale era che, se si attraversava il portale per andare sulla Terra, gli dèi non dovevano fermarcisi molto tempo, o avrebbero perso i loro poteri, avrebbero perso se stessi causando anche problemi sulla Terra. Se gli dèi avessero perso se stessi e i poteri rimanendo troppo sulla Terra, nessuno avrebbe più potuto controllare gli elementi, la morte e la vita. La Terra sarebbe diventata un luogo di caos e terrore. Il massimo che potevano reggere lontani dall’Olimpo era un anno terrestre, mentre nell’Olimpo sarebbe passato solo un mese. Trascorreva diversamente il tempo nell’Olimpo, era ovvio dato che si trovava in un altro mondo.
Una cosa buona era che potevano tornare sulla Terra quando volevano, purché passassero tre giorni sull’Olimpo prima del ritorno. Un’altra piccola regola che il Grande Capo aveva stabilito: troppi viaggi avrebbero portato scompiglio nello spazio temporale.
 
Poco prima di attraversare il portale, i ragazzi si presero la mano e si guardarono e sorrisero, non erano solo felici di andare sulla Terra, ma anche contenti di poter indossare quel che indossavano loro: di solito i ragazzi avevano una tunica di diverso colore ciascuno invece per quell’occasione avevano dovuto rimediare dei vestiti come quelli terrestri e per fortuna qualche vestito buono era nella camera d’esposizione che si trovava al piano superiore nella casetta a due piani in giardino. La camera d’esposizione era un posto dove gli dèi conservavano le cose prese dalla Terra: quello non era il primo viaggio che facevano sul pianeta, ma era la prima volta che si fermavano per più di qualche giorno. Si sentivano euforici: era ora di una nuova avventura e ognuno di loro aveva anche le proprie questioni personali. Non vedevano l’ora di divertirsi e imparare tutto. Sarebbero stati terrestri perfetti.
 
Il giorno dopo.
Era mattina quando Liam si svegliò dalla sua stanza che condivideva con Niall. Avevano deciso di stare in stanza insieme perché, anche se la villa che avevano costruito in poche ore il giorno prima su un colle disabitato vantava una decina di camere da letto, loro due si consideravano come fratelli e adoravano stare insieme. La villa in stile moderno bianca vantava anche di cinque bagni, due cucine e un giardino enorme, per la felicità di Liam. Avevano anche fatto sì di portarsi via un pezzo di casa loro, un pezzo dell’Olimpo: avevano preso un po’ d’acqua dal Pozzo dei Desideri e l’avevano messa nel pozzo in giardino. Come dall’Olimpo potevano vedere la Terra, anche dalla Terra, con la giusta acqua, potevano vedere l’Olimpo.
Il cielo era limpido, il sole splendeva alto e Liam andò in cucina e iniziò a cucinare. Era l’unico dei sei dèi che sapeva cucinare un pasto decente. A malapena gli altri sapevano fare le uova strapazzate. Ok, no. Justin sapeva cucinare la pizza e Louis aveva imparato a cucinare la pasta, ma a volte gli veniva troppo colla o troppo dura, quindi per votazione si era deciso che avrebbe cucinato Liam, mentre gli altri avrebbero pulito la casa e fatto altre faccende.
Poco dopo, anche Justin e Louis si svegliarono dalle loro rispettive camere e fecero colazione mentre Harry e Zayn si svegliarono solo verso l’ora di pranzo. Dopo aver mangiato, parlarono un po’ dei loro progetti per la giornata: Harry avrebbe fatto un giro per vedere i negozi e vedere se trovava qualche oggetto carino, Zayn confidò che voleva vedere gli artisti di strada esibirsi che fossero clown o aspiranti cantanti o anche solo persone che fingevano di essere statue, mentre Niall e Liam decisero di andare in giro a guardare parchi naturali e zoo e altre cose, dato che la città su cui erano andati ad abitare, Cherry City, in una contea sperduta degli Stati Uniti, vantava di parecchie attrazioni, tra cui parchi e zoo e circhi di ogni genere e con animali di ogni genere che fossero della terra ferma o marini. Mentre Louis e Justin decisero di comune accordo di andare a visitare delle sale giochi: Louis andava matto per quei rumorosi aggeggi e aveva contagiato anche Justin con la sua passione, anche se Louis adorava in particolar modo i giochi con le corse di macchine e Justin quelle delle moto.
 
Si salutarono in una piazzetta con un enorme albero al centro da cui diramavano diverse strade che portavano in posti diversi tutti da esplorare. Ognuno prese una strada diversa: Zayn prese quella che partiva alla destra dell’albero, Louis e Justin andarono dritti, Niall e Liam presero la strada che partiva da dietro l’albero e Harry invece andò a sinistra. Rimasero d’accordo sul fatto che quando fosse diventato sera si sarebbero ritrovati tutti a casa. Per fortuna sapevano orientarsi bene, grazie ai loro poteri ritrovare la strada di casa non sarebbe stato difficile, speravano.
 
Harry.
Il mio unico pensiero era Luna. Ai miei amici, quasi fratelli, non avevo detto che andavo in ospedale da lei, come avrei potuto? Le relazioni tra mortali e immortali erano sconsigliate dato che alla fine i primi sarebbero invecchiati e morti... ma non volevo pensarci. Volevo solo vedere Luna, abbracciarla e chissà, magari confessarle i miei sentimenti. Era dalla prima volta che l’avevo vista che me ne ero innamorato. Speravo che ricambiasse il mio amore, lo speravo con tutto il cuore. Camminai per un tempo che mi parve infinito, ma sempre perso nei miei pensieri: Luna, la sua immagine, il suo volto, riempiva tutto lo spazio nella mia mente... fino a che davanti ai miei occhi comparve un ospedale... anzi, quell’ospedale. Senza neanche rendermene conto, iniziai a correre, e tra scontri con gli infermieri e indicazioni sbagliate, mi ritrovai a riprendere fiato su una sedia. Non ero abituato a quelle corse, anche se Niall durante le partite ci faceva correre un sacco, quello era niente. Buttai la testa in avanti e i miei ricci mi ricaddero sul viso. Li spostai con la mano e buttai indietro la testa, mentre mi passavo la mano tra i ricci. Chissà come sarebbe stato toccare i capelli biondi di Luna? Sicuramente non lo avrei mai scoperto, se fossi rimasto lì.
Mi alzai, ma una voce mi fermò bruscamente. «Ehi, tu. Chi sei?».
Mi girai di scatto, ma sapevo... sapevo che non era lei. Non era la sua voce quella. L’infermiera alzò un sopracciglio. «Sono qui per un paziente», dissi avvicinandomi e costatando che negli occhi dell’infermiera si accese qualcosa... qualcosa che non capii cosa fosse finché non si passò la lingua sulle labbra. Avevo fatto colpo. Certo, sapevo di essere bello, come qualsiasi dio che si rispetti, ma non immaginavo di fare subito conquiste. Sorrisi e lei parve perdere il filo dei suoi pensieri. Le ci vollero alcuni minuti, prima che mi rispondesse. «Chi cerca?», chiese inspirando e indietreggiando di un passo ma tenendo sempre lo sguardo fermo. Aveva coraggio, da ammirare. Ma ero lì per Luna e non per divertirmi.
«Luna. Dov’è Luna?», chiesi in preda al panico.
Aveva promesso di aspettarmi. Doveva aspettarmi.
«Luna?», chiese confusa l’infermiera.
Mi stavo innervosendo. «Sì. Luna. Ragazza non molto alta. Bionda. Capelli lunghi. Occhi azzurri. Bellissima, ha presente?», sbottai, spaventandola.
Lei parve pensarci su per un po’ e poi un lampo luminoso passò nei suoi occhi. «Ah, sì! So di chi parli, la signorina Anderson, ma... guarda caro, è impossibile che tu vada a trovarla perché... - “Fa che non sia successo niente, fa che non sia successo niente, fa che non sia...”, pensai spaventato- ...è stata trasferita ieri in un altro ospedale. Posso darti il nome, ma non è sicuro che tu riesca a trovarla. Le sue condizioni sono peggiorate in un secondo», mormorò l’infermiera.
Rimasi come gelato. Trasferita. Nessuna sicurezza di ritrovarla. Condizioni peggiorate. Mi sentii morire dentro. Le avevo promesso che sarei stato con lei, che non me ne sarei mai andato, che ci saremmo incontrati... se non fossi riuscito a trovarla, avrebbe odiato e io non volevo che lei mi odiasse.
Poteva sembrare un atteggiamento egoistico, ma io volevo che mi amasse come io amavo lei, volevo che mi aspettasse come io aspettavo lei... e ora dovevo cercarla di nuovo, ma non mi sarei arreso.
 
 
 
 
 
MYSPACE: allora, premettendo che il terzo capitolo è già in scrizione (?) quindi non preoccupatevi, ma sto anche scrivendo il chappy dell’altra ff, quindi abbiate pietà se ogni tanto carico in ritardo.
Rimanendo in tema dell’episodio di Dawson che sto vedendo ora che tutti ringraziano tutti (?) io ringrazio chiunque abbia letto e recensito il primo capitolo e spero che continuerete a seguirlo. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, so che la storia di Harry è un po’ triste, ma pazientate ok?
Mi fa piacere che la mia ff abbia avuto successo: l’ho sognata alle 5 o 6 di mattina e boh, per paura di dimenticarmene l’ho scritta, ma non immaginavo di pubblicarla. Inizialmente la pensavo come os, ma sarebbe venuta troppo lunga.
Ok, se continuo sto myspace viene più lungo del necessario e boh, non vorrei mai annoiarvi con le mie parole.
Comunque bè, recensite e fatemi sapere che ne pensate. Questo @tizianosmile è il mio twitter, quindi se volete sono anche lì.
Xoxo
(quanto amo mettere ‘xx’ o ‘xoxo’ AHAHAHAHAH) 

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Capitolo 3
*** chappy 3 ***


CHAPPY 3. UNA GIORNATA DA RICORDARE... O DA DIMENTICARE?

 
Zayn.
La strada che avevo scelto non era proprio la scelta più giusta che avessi mai fatto, anzi forse era anche una delle peggiori: salita ripida e piena di sassi sparsi qua e là, addirittura un sassolino mi era entrato in una scarpa e mi aveva fatto vedere le stelle... avevo dovuto bruciarlo per sentirmi meglio, almeno per metà: la strada andava sempre peggiorando, salite ripide peggio delle precedenti... e io odiavo le salite. Non che amassi le discese, anzi, non sapevo quale fosse peggio e sapere che al ritorno avrei dovuto fare la salita come discesa sarei morto... almeno Harry non era con me. Non faceva altro che infastidirmi, tipo bagnarmi i capelli o farmi scivolare su una pozza d’acqua e a volte mi veniva la tentazione di bruciarlo, ma non avrebbe avuto nessun risultato: fuoco e acqua si annullavano a vicenda, per mia sfortuna.
Arrivai a un bivio e superato quello, ce ne furono sempre di più, finché non riconobbi la strada della scuola della ragazza misteriosa... feci una piccola corsa e arrivai alla scuola. Purtroppo era ancora troppo presto perché lei uscisse, così decisi di entrare.
Passai inosservato per un po’, finché una donna dai capelli biondi a caschetto, bassa, grassa e con occhiali senza montatura, non venne verso di me a passo di carica e mi sbraitò in faccia: «Chi sei? E cosa ci fai nella nostra prestigiosa scuola? È un istituto rispettato e non tutti possono entrare, soprattutto ragazzi che non sono alunni! Allora si può sapere chi sei? Mi rispondi? Insomma!»
Tenevo le mani nelle tasche, alzai un sopracciglio e stavo per parlare, quando quel mostriciattolo m’interruppe, cosa che mi fece scendere di molto il mio umore già brutto. Purtroppo non me la potevo prendere granché, quella strega era umana, ma una cosa da da sapere sugli dèi era che sono facilmente irritabili e non vanno mai interrotti, quindi neanche a dirlo, l’avrei volentieri incenerita con lo sguardo se avessi potuto farlo, ma lei parve non accorgersene e io comunque non potevo incenerire quella che sembrava essere la padrona del “prestigioso e rispettato istituto”. «Allora? Non parli? Insomma, dì qualcosa! Sei muto? Ma io ti denuncio, sai?! Non puoi entrare così in una scuola che neanche frequenti, lo sai? Figurarsi, se a uno come te importa delle regole, sicuramente hai marinato la scuola, oggi. Che scuola fai? Di dove sei? Non ti ho mai visto e non è un grandissimo paese. E poi guarda come ti sei vestito, nono... – disse scuotendo la testa e fissandomi da capo a piedi – ...non sono abiti adatti per questa scuola. Che sbarbatello... Insomma? E deciditi a parlare una buona volta!»
Mi stavano saltando i nervi. Come cavolo pretendeva che parlassi se ogni volta che provavo, lei neanche mi faceva parlare? Alla quarta volta d’interruzione, sbottai: «Senta brutta megera sgangherata – dissi puntandole un dito contro – non sono qui per lei, quindi chiuda quella bocca, ok? E se si azzarda a interrompermi un’altra volta, se ne pentirà!», detto ciò le passai davanti e presi le scale, lasciando la strega a bocca aperta che fissava il punto dove prima c’ero io.
Feci un po’ di strada, quando poi sentii ridermi alle spalle. «Certo che hai proprio fegato, ragazzo».
Mi girai verso la ragazza appoggiata al muro e restai di sasso: non credevo di trovarla così presto. Sorrisi. «Sono stato bravo, eh?», mi vantai incrociando le mani dietro la testa e sorridendo.
Lei rise e mi si avvicinò come se ci conoscessimo da sempre. Mi prese sotto braccio e iniziammo a camminare vicini. «Come ti chiami, straniero? Sei nuovo nella scuola?», chiese.
Risi. «Certo che allora è proprio una malattia eh?», scossi la testa.
Lei si fermò, facendo fermare anche me, e mi guardò. «Cosa vuoi dire?», chiese confusa.
Indicai la strada da cui venivo. «Anche la strega faceva domande a raffica», risi.
Tornò a ridere anche lei, e ricominciò a portarmi in giro per il corridoio e parlammo a lungo per tutto il tragitto, finché non ci fermammo dentro un aula vuota.
«Non sarà pericoloso rimanere qui? Magari potrebbero entrare gli alunni col professore e...», iniziai mentre chiudevo la porta, ma mi fermai non appena vidi che faceva di no con la testa, andò alla finestra e si appoggiò al balconcino dandomi le spalle.
«Quest’aula è della mia classe, e la mia classe è in gita. Io non ci sono andata, perché sono in punizione», disse girandosi verso di me e sorridendo maliziosa.
«In punizione? – ricambiai sorridendo malizioso anch’io e avvicinandomi a lei – e come mai? Cosa hai combinato?», chiesi.
«Niente di grave... ho solo fumato in biblioteca col mio ragazzo e l’abbiamo incendiata...», ridacchiò.
Alla frase “mio ragazzo” mi sembrò che il mondo mi cadde addosso... non poteva essere vero...
Mi fermai di colpo appoggiandomi alla cattedra. «Hai... – deglutii - ...un ragazzo?», chiesi confuso.
In quel momento avrei volentieri incendiato qualcosa anch’ io...
Lei parve non accorgersi del mio cambiamento d’umore. «Sì. Solo che lui si è anche ammalato per questo non è qui e io mi annoio... – poi si girò verso di me e sorrise – bè... mi annoiavo prima, ma ora ci sei tu».
Quindi cos’ero diventato, la seconda scelta? Non ero mai stato la seconda scelta di nessuno e non avrei iniziato adesso. Sorrisi e, scuotendo la testa, feci marcia indietro e uscii dalla classe mentre lei mi urlava dietro di restare. Appena fuori dalla classe, m’incamminai verso il giardino e solo quando uscii fuori mi accorsi di essere arrabbiato... anzi, no... furioso. Era. Fidanzata. Ed io ero la seconda scelta. No, non avrei permesso a nessuno di fare di me la seconda scelta. Cercarla era stato tutto un errore, un grosso, enorme, colossale errore, ma non lo avrei ripetuto più. Abbassai lo sguardo sentendo del calore giù ai piedi: avevo bruciato il pavimento davanti al portone della scuola e ora c’erano le mie impronte di piedi. Risi e scossi la testa. Col piede destro sistemai il casino che avevo creato e andai in strada. Mi misi il cappello che avevo infilato nella tasca posteriore dei jeans appena uscito di casa e di cui poi mi ero dimenticato e poi infilai le mani in tasca. Presi un’altra strada per tornare a casa e ci misi meno tempo del previsto, in più per fortuna non incontrai ne salite ne discese. Mi ritrovai davanti casa con l’umore nero. Se Harry si azzardava a fare uno qualsiasi dei suoi scherzi lo avrei bruciato. Ancora non potevo crederci. Era fidanzata. Certo non ero un tipo che si scoraggiava facilmente  solo che odiavo mettermi tra due persone che si amavano. Quindi dovevo lasciar perdere. Il brutto era che mi ero fatto un sacco d’illusioni. Ci speravo davvero perché lei mi piaceva sul serio... e invece l’unica cosa che avevo adesso era un cuore ferito, l’umore nero e nessuna ragione per rimanere sulla Terra. Era per lei che ero sceso, e alla fine non sapevo neanche il suo nome.
 
Alla fine decisi di prendere la stessa strada di Louis e Justin, e magari chissà, se Fortuna voleva, li avrei incontrati che si sfidavano in uno stupido gioco di auto o moto. Odiavo quegli aggeggi, ma magari avrei potuto trovare una cameriera carina non fidanzata e che era disposta a uscire. Certo, non sarebbe stata la stessa cosa, ma almeno non mi sarei annoiato.
 
Justin.
«Ma dai! Ti ho battuto ancora Lou, come la mettiamo?», risi alzando le braccia al cielo ed esultando.
Era da ore che io e Louis giocavamo alle macchinette della sala giochi, senza neanche un minuto di pausa e ci stavamo divertendo un mondo. Stavo anche battendo Louis al gioco che piaceva a me, forse anche per quello che vincevo...
«Mi hai battuto solo perché giochiamo ai giochi di corse di moto, le tue preferite. Ora giochiamo a ciò che piace a me, ok?», sogghignò Louis.
“Appunto”, pensai. Risi di gusto. «Tanto ti batto lo stesso...».
Dopo altre due ore di giochi, tra macchine e moto, e diverse esaltazioni sia mie che di Louis, ci mettemmo seduti a un tavolo a bere una bibita e a mangiare una pizza che la cameriera ci aveva gentilmente offerto per fare una pausa. Gli dèi facevano sempre colpo, perché per gli umani erano sessualmente irresistibili, infatti la cameriera non faceva altro che guardarci.
«Mi sta ancora fissando?», chiese Louis prima di bere la sua coca cola.
«Ma che dici? Sta fissando me! Comunque sì, se continua così mi sciuperà!», scherzai e iniziammo a ridere.
«Chissà come se la stanno cavando gli altri ragazzi...», sussurrai mentre rigiravo la cannuccia nel mio esta-thè.
«Boh, comunque non so se ci hai fatto caso, ma Zayn, Harry e Niall erano fin troppo gasati... chissà cos’hanno realmente in testa quei tre zucconi...», borbottò Louis.
Scrollai le spalle. «Non so, ma ehy, potremmo sempre parlarne stasera... nel frattempo potremmo farci qualche altra bella partitina, che dici?», offrì alzandomi dalla sedia.
Lou sorrise e annuii. «Certo, ma ehy, dove scappi? Dobbiamo ancora finire la pizza!», disse storcendo la bocca sull’ ”ehy”.
Ridacchiai. «Devo andare al bagno, ma non azzardarti a toccare la mia pizza o te la faccio pagare distruggendo la tua macchina!», scherzai.
Lui alzò le mani in segno di pace. «Un dio della vita che minaccia di morte una povera auto... ma dove siamo finiti?», rise.
Risi anche io e mi avviai verso il bagno, ma mi fermai prima a osservare una scena: una ragazza che veniva derisa da alcuni ragazzi e così senza pensarci mi tuffai nella discussione per aiutarla. Certo, non ero il tipo che s’intromette in questione che non lo riguardano, ma le ingiustizie simili mi davano i nervi.
«Ok, basta ragazzi. È solo una ragazza, perché ve la prendete con lei? Smettela!»
I ragazzi, in cerchio alla ragazza, si girarono verso di me e mi guardarono storto. Purtroppo con persone cattive come loro, l’attrazione per gli dèi non funzionava, ma a quanto pare la ragazza non riusciva a togliermi gli occhi di dosso. Non riuscii a non sorridere un po’ imbarazzato: non ero abituato a essere osservato, e poi la ragazza era anche molto carina. Scossi la testa e tornai con lo sguardo sui ragazzi che mi guardavano malissimo.
«E tu cosa vuoi? Mary è la mia ragazza, togliti dai piedi, ragazzino», minacciò quello che sembrava essere il capo della banda.
Deglutii, ma mi sentii subito rincuorato non appena vidi Louis prendere posizione accanto a me. Sorrisi e, senza pensarci due volte attraversai la calca di ragazzi e andai accanto alla ragazza, Mary. Lei mi si mise subito alle spalle, come a cercare protezione.
«Io non sono la sua ragazza, aiutami ti prego», disse lei, guardandomi supplichevole.
“Ok...”, pensai prendendo la ragazza per mano e portandola con me vicino a Louis. E ora sì che erano guai grossi.
 
Liam.
«Guarda Niall! Guarda che bell’animale! Che carino! Mi guarda! Oddio, mi sta guardando! Guarda, Niall! Mi guarda, che carino! E se lo portassimo a casa con noi? Dici che agli altri piacerebbe?», chiesi esaltato guardando il cucciolo di serpente chiuso nella teca di vetro e che mi guardava sibilando.
Niall mi si fece accanto e sbiancò. Mi guardò come se fossi pazzo. «Stai scherzando, vero?»
Ridacchiai. «E perché? Sono sicuro che a Zayn e Justin piacerebbe!»
Niall sbuffò, si girò dando le spalle al serpente e si appoggiò alla teca con i gomiti guardando il soffitto. «Sì certo... – annuì Niall facendo una smorfia – perché non glielo metti nel letto, già che ci sei? Così il serpente non si sente solo... poi, oh, sì. Sono sicuro che Zayn non strillerebbe come una donnetta e Justin non creperebbe d’infarto. – annuì sorridendo - ...Per non contare il fatto che se riesce a sopravvivere al fuoco di Zayn, è probabile che Harry lo affoghi per il “troppo“ – e virgolettò il “troppo” - amore», concluse guardandomi negli occhi e io non potei fare a meno di sganasciarmi dal ridere immaginando Zayn che strillava come una donnetta che vede il topo e bruciava il piccolo cucciolo, mentre Justin sveniva e Harry cercava di affogarlo... E magari Louis che cercava di ammazzarlo con un bastone...
Risi ancora più forte, anche se un po’ mi dispiace immaginare cose del genere. «Sì, forse hai ragione tu...»
Niall sgranò gli occhi e mi fissò. «Forse?!? – rise amaramente – no, Liam, tu sei pazzo. E poi credimi, i serpenti non piacciono neanche a me, sempre a guardarti storto con quello sguardo... Lo farei volare via dopo cinque secondi!».
Ridacchiai. «Ok, lasciamo perdere il serpente... uhm, che ne dici di un criceto?», dissi guardandomi attorno e cercando le gabbiette dei criceti, ma trovai solo piccoli topini bianchi con gli occhi rossi.
Niall, come se fosse capace di leggere nel mio pensiero, mi fu subito accanto e mi sussurrò nell’orecchio: «Non ci pensare neanche. Io quei cosi in casa non li voglio. Ma perché non scegli un cagnolino o un gattino?», domandò guardandomi confuso.
“Perché non ci ho pensato io?”, pensai. Feci una smorfia. «Non volevo prendere i topolini, e al cane io avevo già pensato... - guardai Niall che, scettico, alzò un sopracciglio – ...ok, non è vero. Ma il cane è una buona idea... però anche il gattino non sarebbe male... forse potremmo prenderli entrambi, che dici, Niall? – Non ricevendo risposta, mi girai verso di lui – Niall? – Ma lui stava parlando con un ragazzo, troppo lontano perché potessi riconoscerlo, eppure aveva qualcosa di familiare – Niall?», chiamai.
Niall e il ragazzo si girarono e vennero verso di me. Riconobbi il ragazzo non appena mi guardò e, non appena fu a portata d’orecchio, dissi: «Che ci fai qui, Harry?».





MYSPACE: EHILAA RAGAZZI! CIAO A TUTTI! QUESTA FF A QUANTO PARE è PIACIUTA MOLTO E NON SAPETE QUANTO MI FA PIACERE.** SPERO CHE CONTINUERETE A SEGUIRLA IN MOLTI, GRAZIE A TUTTI DAVVERO! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO NON VI ABBIA DELUSO, MA ANCHE SE FOSSE COSì DITEMI LA VOSTRA OPINIONE OK? CI TENGO, ANCHE SE SONO CRITICHE PERCHé POSSONO AIUTARMI A MIGLIORARE, E SCUSATEMI SE CI SONO ERRORI, NON HO RILETTO E HO SCRITTO DI FRETTA PERCHé AVEVO TANTISSIME IDEE!!!

VABBE ORA... FINISCO STO MYSPACE CHE STA VENENDO DAVVERO TROPPO LUNGO AHAHAHAH VABBè, CIAO A TUTTI!
@tizianosmile (su twitter)
xoxo

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Capitolo 4
*** chappy 4 ***


CHAPPY 4. UNA STRANA GIORNATA.

 
 
Niall.
Stavo guardando uno dei miei migliori amici davanti a me, con Liam vicino ed ero sicuro che anche lui si chiedeva cosa ci facesse Harry in un negozio di animali, visto e considerato che li amava solo quando gli stavano lontani. Non era cattivo, certo, solo che alcuni animali gli davano allergia ed era meglio non vedere come si gonfiava la sua faccia vicino agli animali. (Si gonfiava come una mongolfiera!)
«I negozi dove volevo andare mi annoiavano e così sono venuto qui... cioè, stavo passeggiando e... sì, insomma ecco... Vi ho visti. Dalla vetrina, sì. Perché dalla vetrina si vede tutto... fuori. Ecco, sono entrato, ma non è che... – e si guardò intorno, facendo una smorfia vedendo gli animali in gabbia, e alcuni non molto carini in teche di vetro - ...Vabbé voi che fate?», disse incrociando le braccia e alzando un sopracciglio passando lo sguardo da me a Liam e viceversa.
Finsi di non notare il suo balbettio di parole incomprensibili. Quella era la prima volta che lo vedevo balbettare e fu una sorpresa che non diedi a vedere perché Harry è una di quelle persone che odia sentirsi dire le proprio debolezze, soprattutto se cerca di sembrare forte. Guardando Liam di sottecchi per vedere la sua reazione, mi accorsi che stava per parlare e così lo anticipai, evitando che dicesse qualcosa che non doveva: Liam era un tesoro, dolce sempre gentile, il genere di persona che cerca sempre il bene in tutto e tutti, anche quando non c’è. È quel genere di persona che vorresti avere sempre accanto perché sa come rallegrarti la giornata anche solo portandoti in un negozio di animali e facendoti girare a vuoto per tutto il negozio, era una persona che non si lamentava mai, ne per il troppo caldo, ne per il troppo freddo, ne se era stanco, e non si arrabbiava mai. Era una persona incapace a volere e fare del male, lui era... allergico alle cattiverie, certo, ma era anche molto ingenuo e impulsivo a volte, soprattutto nel parlare: diceva tutto quello che gli passava per la testa senza pensare che forse a volte avrebbe fatto meglio a stare zitto, soprattutto se aveva Harry come interlocutore. Non diceva mai nulla di cattivo, questo sì, ma a volte si accorgeva di troppe cose, un cambiamento d’umore, una piccola scia di tristezza negli occhi e quindi faceva domande, senza pensare che magari l’altra persona avrebbe solo voluto tenere per sé quelle emozioni. Così, per il bene di Liam decisi di salvargli la vita, Harry non sembrava in condizioni da sopportare le domande di Liam. «Liam voleva comprare un animaletto da portare a casa...», sbottai.
Liam mi guardò strano, come se avesse capito che doveva stare zitto e buono. “Buon per lui”, pensai. Adoravo Liam, sul serio, era un amico fantastico, il meglio che si potesse mai desiderare, ma capitava fin troppo spesso che dovessi parargli il culo. Scrollò le spalle e guardandomi con un occhiataccia disse: «Sì, ma non gli piace nessuna delle mie scelte, è ingiusto!», si lamentò incrociando le braccia al petto e mettendo il muso come un bambino di pochi anni.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo. «Liam, serpenti e ratti non sono animali adatti da portare a casa...»
«Sì, ma qui li vendono, quindi sono domestici!», s’infervorò lui interrompendomi. Cosa che odiavo tra l’altro. Già gli dèi in generale odiavano essere interrotti, ma a me dava proprio sui nervi.
Lo guardai truce, pronto a una litigata degna di questo nome. «Vorresti davvero avere un serpente in giro per casa?! Bè io no e...»
«Che cosa?! ...Un che?! -, urlò Harry, saltandomi addosso spaventato e guardandosi attorno spaventato, come se avesse realizzato solo in quel momento che era in negozio di animali, con tanto di serpenti e ratti. Continuò a guardarsi in giro terrorizzato. - Qui... qui... vendono... serpenti? Cioè, serpenti veri? Che strisciano e... strisciano? Ma che razza di posto è questo?!», sbraitò.
Avrei riso di quella scena, se non fosse stato che Harry cercava di restarmi incollato addosso per non entrare in contatto con i mostri terrificanti. Ridacchiai a quel pensiero, ma la mia ilarità durò poco perché per me vigeva il detto “il gioco è bello quando dura poco” e infatti quella storia mi stava già annoiando. Cercai di scrollarmi Harry di dosso, perché nonostante sembrava piccolo e leggero in realtà pesava quanto tre elefanti incinti morti, con tanto di carri funebri. “Che pensieri carini che mi vengono”, pensai sarcastico. Cercai di guardare Harry negli occhi, ma l’impresa si rilevò ardua dato che Harry aveva le braccia intorno al mio collo, le gambe sui miei fianchi e la faccia buttata sulla mia spalla. Sbuffai. «È un negozio di animali, Harry. Qui, vendono animali. E i serpenti... sono animali», spiegai come se parlassi a un bambino piccolo. Ma l’unico maturo nel gruppo ero io? Iniziavo a rompermi sul serio.
Harry alzò la testa dalla mia spalla e mi guardò, scoccandomi un occhiataccia. «Lo so anche io che è un negozio di animali che vende serpenti che sono animali... ma... c’è gente che li compra sul serio?», sussurrò abbassando la voce e guardandomi con un espressione tra il confuso e sconcertato.
Stavo per rispondergli quando sentii dei gridolini alle mie spalle. Mi girai e vidi Liam che, in brodo di giuggiole, era tornato dal cucciolo di serpente e, con voce da cretino, gli dava stupidi nomignoli come ‘buffino’, ‘ciccino’ e ‘amoruccio’... per non parlare di ‘coccolino ciccioso’ e ‘occhietti dolci’. La mia voglia di vomitare venne sopraffatta da un’altra voglia: quella di tirargli qualsiasi cosa trovassi a portata di mano: foss’anche il serpente stesso. Sbuffai. Tornando a concentrarmi su Harry mi accorsi che anche lui aveva visto la stessa scena che avevo visto io, infatti fece un verso di disgusto e mi guardò come se cercasse conforto da parte mia, o anche solo qualcuno che lo capisse. In quel momento, come non mai, mi resi conto di provare la stessa cosa che provava Harry. Neanche a me piacevano i serpenti.
Addolcendo la voce, sussurrai: «Pensa che c’è gente come lui al mondo... se non peggio».
Rabbrividimmo entrambi al solo pensiero e tornammo a guardare Liam che coccolava e accarezzava il serpente, parlandogli pure. Ma chi si credeva di essere, Harry Potter quando parla serpentese?
«Pazzo...», borbottò Harry, scuotendo la testa.
 
Louis.
“Siamo nella merda fino al collo”, questo era il mio pensiero fisso mentre aiutavo il mio amico Justin a proteggere Mary, una ragazza mortale che era stata presa di mira da un branco di bulli arrapati.
«Che facciamo?», mi sussurrò Justin.
Lo guardai confuso. «È stata tua la brillante idea d’intrometterti. Pensa tu a qualcosa!»
Justin sbiancò. «Stai scherzando?»
Sbuffai. «E va bene! Pensiamo a qualcosa... tutti e tre... – dissi indicando anche la ragazza tra le braccia di Justin - ...non conta che sia una femmina, perché è colpa sua se siamo in questo casino! Quindi pensasse a qualcosa pure lei», sbottai.
E che cavolo. Se Justin voleva fare Superman buon per lui che volesse salvare la sua Lois, ma io non ero il suo aiutante e comunque mi toccava aiutarlo perché, non sarò stato il suo aiutante, ma rimanevo comunque suo amico. Sbuffai.
«Facciamo così – disse uno dei bulletti – se ci date la ragazza, sorvoleremo sul fatto che ci avete interrotti ok?», patteggiò.
Guardai Justin. «È perfetto! Riconsegnagli la ragazza e andiamocene! Abbiamo una partita in sospeso!»
Justin e la ragazza, Mary, mi guardarono confusi. «Che cosa? Stai scherzando, spero!», sbottò Justin.
Sbuffai. “No, non sto scherzando...”, pensai. «Sì, sto scherzando», borbottai.
Justin mi guardò di sottecchi, non convinto. Poi scrollò le spalle e disse, tutto pieno di coraggio: «Lasciate in pace Mary ok? Altrimenti dovremo passare alle maniere forti e non vi conviene perché... – si guardò attorno e si accorse solo allora che tutta la gente del bar nel negozio si era radunata lì attorno per osservare la scena - ...il mio amico è un campione di kakadè!», esclamò Justin indicandomi.
«Che cosa?!», esclamai girandomi a guardarlo confuso.
Lui mi guardò come a dire “tienimi il gioco” con gli occhi che m’imploravano e se avesse potuto si sarebbe inginocchiato, lo sapevo. Sbuffai. «Si dice karatè, comunque...», borbottai.
«Chi è che è un campione di karatè?», esclamò una voce familiare alle nostre spalle.
Quando mi girai a vedere chi è che avesse parlato in mezzo a tutta la calca di persone che si era creata lì attorno, riconobbi subito quegli occhi dorati, colorati dalla luce del negozio. Attorno a lui si era creato un mezzo cerchio di spazio, come se emanasse troppo calore dal corpo e la gente non sopportasse di stargli vicina. Lui alzò un sopracciglio e sorrise malizioso. «Gente – disse riferendosi ai bulli davanti a noi e a tutta la gente intorno a noi – se non vi levate di torno, qua finisce male», dichiarò.
Il suo consiglio suscitò l’effetto richiesto: tutta la gente rimasta lì a guardare il nostro litigio, velocemente come si era creata, altrettanto velocemente scemò, facendo rimanere solo i bulli confusi, mentre io mi trattenevo dal ridere, e Justin, felice di non dover affrontare i bulli da solo, che abbracciava la ragazza, Mary anche lei confusa.
«Noi non prendiamo ordini da nessuno», esclamò il capo della banda cercando di imporre il controllo assunto dal nuovo arrivato.
Zayn fece schioccare la lingua in un modo che molte ragazze avrebbero trovato sexy. Dio, quel ragazzo sì che era sexy da morire! «Se non sparite, ora, prima di subito, vi garantisco che non avrò pietà».
Qualcosa nella sua espressione dura e minacciosa, invitò i ragazzi a dargli retta e balbettando qualcosa sul “vendicarsi per una tale umiliazione” sparirono velocemente.
Io e Justin corremmo subito verso di Zayn ridendo come due pazzi. «Zayn che ci fai qui?», chiese tutto contento Justin.
Io incrociai le braccia al petto e sogghignai. «Non avevi altro di meglio da fare che venirci a tirare fuori dai casini?»
Zayn aprì le braccia in un segno di arresa e sorrise debolmente. «Una cosa del genere più o meno. Non è stata una bella giornata e non vedo l’ora di tornare a casa. Voi che dite?», chiese buttandomi un braccio sulle spalle, mentre l’altro lo buttava sulle spalle di Justin.
«A chi lo dici! Tutta questa tensione mi ha stremato, ho bisogno di un bagno e di una bella dormita!», esclamò Justin.
Risi. «Tensione? Amico, la prossima volta fatti i cavoli tuoi, che è meglio!»
Zayn s’intromise nella conversazione. «Che cosa è successo? Cioè, com’è iniziata la storia?», ridacchiò.
Risi ancora più forte. «Per una ragazza!»
Justin parve riprendersi e si colpì la fronte con una mano. «La ragazza!», si girò e tornò indietro di qualche passo, ma la ragazza era sparita.
«Dai, Justin, lascia perdere!», urlai.
Lui scosse la testa e tornò verso me e Zayn, che lo aspettava con un braccio sollevato. Dopo poco ci ritrovammo tutti abbracciati assieme che improvvisavamo una camminata di gruppo per uscire dal negozio. Certo, per uscire dalla porta ci volle un po’ dato che non riuscivamo a passare tutti e tre assieme e dovemmo lasciarci e passare uno per volta... per poi tornare abbracciati e cadere sul marciapiede perché eravamo finiti addosso ad altri tre ragazzi di un altro gruppo...
«Ahii!», si lamentò un ragazzo dell’altro gruppo.
«Ma perché cazzo non guardate dove mettete i piedi?!», ci sgridò Niall.
...
Niall?
Mi alzai di scatto e vidi Zayn addosso a Niall, uno sopra l’altro con le gambe intrecciate che cercavano di liberarsi, Justin era davanti ad Harry ed entrambi si massaggiavano la testa come se si fossero dati una testata, mentre Liam era a gambe all’aria sull’erba.
Scoppiai a ridere mentre Harry, Zayn e Niall mi fucilavano con lo sguardo ma alla fine anche loro scoppiarono a ridere, seguiti anche da Justin e Liam.
Guardando i miei amici che ridevano stesi per terra pensai a quanto quella era stata una giornata diversa, quasi piacevole nonostante tutto: davvero una giornata strana finita in un modo strano.
 
 
 
 
 
MYSPACE: CIAO A TUTTI E SCUSATE PER IL RITARDO, MA HO AVUTO DEI PROBLEMI DI RECENTE E NON SONO STATA IN VENA DI SCRIVERE. AHAHAHAHAH ^________^ MI SCUSO ANCORA. POI DOVRò CONTINUARE ANCHE L’ALTRA FF. D: MAMMA MIA, CHI ME LO HA FATTO FARE DI INIZIARNE DUE? AHAHAHAHAHAHAH VABBè FARò IN MODO DI FARCELA. XK IO POXXO AHAHAHAHAHAH (?) FORSE...
VABBE VI LASCIO ALLA STORIA, O ALLE RECENSIONI.
FATEMI SAPERE SE VI è PIACIUTO OK?
BACI. XOXO

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Capitolo 5
*** chappy 5 ***


CHAPPY 5: SI CHIAMA SPERANZA.

 
 
Non è mai semplice andare avanti dopo un giorno pieno di cattive notizie, eppure i nostri sei dèi ci riuscivano. Mangiavano nella loro nuova casa e parlavano anche di quella che era stata la loro giornata, ma alcuni di loro raccontavano più delle bugie che delle verità: il dio del fuoco, Zayn, raccontò di aver visto un sacco di persone fare un sacco di cose diverse per strada, ma non raccontò la verità: cioè che era andato a trovare una ragazza in una scuola e ne era rimasto deluso. Sperava solo che nessuno venisse mai a saperlo, sarebbe stata una batosta troppo grande da sopportare per il dio più orgoglioso dell’universo con l’ego più grande; Harry raccontava invece che i negozi lì non avevano cose molto carine, ma come aveva fatto Zayn, anche lui optò per una bugia perché di negozio ne aveva visto solo uno: quello di animali. Non disse di aver cercato Luna per altri tre ospedali nella zona senza risultato. Cominciava a temere che fosse già troppo tardi e questo non faceva altro che aumentare il suo nervosismo e la sua tristezza; Niall invece si dimostrò quasi contento della tristezza mostrata da Liam: la maggioranza (e cioè tutti tranne Liam) aveva categoricamente vietato al giovano dio di portare a casa un serpente... o un topo... o un qualsiasi altro animale poco carino e molto pericoloso; Justin non faceva altro che pensare alla ragazza che aveva salvato da quei teppisti e più ci pensava e più veniva voglia di rivederla; Louis invece era triste e demoralizzato perché aveva perso la maggior parte delle partite di video game contro Justin e contro Niall.
«Quanta allegria, eh», scherzò Zayn.
«Non parlate tutti insieme che poi non si capisce niente», ironizzò Niall, dato che nessuno, a parte Zayn, aveva più aperto bocca.
Tutti li guardarono come se fossero impazziti e poi scoppiarono a ridere.
«Domani che facciamo? Stiamo insieme o ci dividiamo come oggi?», domandò Justin.
Harry fu il primo a rispondere. Si alzò dalla sedia e si appoggiò con le mani al tavolo piegandosi in avanti. «Io... farò un giro. Da solo. Scusate, una gita di gruppo la facciamo un’altra volta, ok?», borbottò, per poi andarsene in camera chiudendo la porta a chiave.
Dopo qualche secondo di silenzio, Louis sospirò: «Ook. E voi altri? Che fate?»
Zayn si guardò attorno e poi appoggiò il gomito sul tavolo e  il mento sul palmo della mano. «Scusate, ma io credo che domani passo. Rimarrò a casa, non mi va di uscire», sussurrò.
Niall sbuffò. «Certo che siete di un’allegria voi due. Non fate quasi mai niente insieme a noi altri, che c’è, vi facciamo schifo? Comunque io sono libero come un uccellino, se voi fate di qualcosa di divertente, contate su di me!», si offrì.
Justin e Louis si guardarono e annuirono. «Avevamo intenzione, io e Justin, di andare a visitare meglio la città, fare giretti sulle barche o poi verso sera andare al Luna Park... tu, Liam, sei dei nostri?», chiese Louis.
Liam li guardò con sguardo triste, da cucciolo bastonato e per qualche minuto anche Niall si sentì in colpa per essersi sentito sollevato dalla sua tristezza. “Come si può volere la sua tristezza?”, si chiese mentalmente. Poi, come se avesse schiacciato un pulsante, gli tornò in mente quel che era successo nel pomeriggio e del desiderio di Liam di portarsi a casa un animale che non piaceva a nessuno. Il senso di colpa di Niall sparì in fretta così come era arrivato e si voltò dalla parte opposta a Liam per non vedere il suo sguardo.
«Liam, non sarai ancora triste per il serpente, vero?», chiese Justin.
Liam annuì, triste. «Mi voleva già bene...»
«Te lo ha detto lui?», chiese Louis.
Liam era il dio della natura, quindi capiva le piante e poteva parlare con gli animali, qualsiasi animale di qualsiasi taglia, anche se alcuni animali si rivelavano molto poco propensi a parlare con gli dèi. Uno di quegli animali era proprio il serpente: animale viscido e falso, era la razza che più odiava gli dèi per la storia di Adamo ed Eva. È risaputo da tutti che fu il serpente a dire a Eva di mangiare la mela, ma gli umani avevano “umanizzato” tutta la storia. In realtà Adamo ed Eva erano due dèi, molto potenti, che cedendo alle parole del subdolo animale, avevano poi perso tutto: la loro immortalità, i loro poteri, tutto, divenendo umani a tutti gli effetti. E il luogo dove si svolgeva tutto non era il Paradiso, ma bensì nell’Olimpo e l’albero della mela, simbolo del peccato, era nel giardino dove vi era anche il magico pozzo. In passato, altri dèi avevano cercato di estirparlo per paura che potesse fare di nuovo del male, ma era impossibile: l’albero pareva indistruttibile, se moriva l’albero poi subito tornava a rivivere. Per questo non vi erano più dèi a parte i nostri sei: nel tentativo di estirpare la minaccia dell’albero, alcuni dèi erano spariti, come volatilizzati. Mentre l’albero viveva, gli dèi sparivano, quindi attorno all’albero vi era stato costruito un tempio a mo’ di barriera. Nessuno poteva avvicinarsi al tempio, era vietato, eppure era anche considerato sacro, e spesso e volentieri usato come luogo di preghiera e pensiero spirituale.
Dato tutto quello che era successo con Adamo ed Eva e il serpente, anche per quel motivo i cinque ragazzi erano scettici al fatto di avere un serpente in casa. Oltre al fatto che faceva un po’ schifo e quel suo sibilare dava i brividi, non c’era da fidarsi, esseri subdoli i serpenti. Facevano solo quello che più conveniva a loro e solo qualcuno buono e ingenuo come Liam poteva fidarsi di un animale simile, pronto a pugnalarti alla schiena alla prima buona occasione.
«Sì... – continuò Liam, rispondendo alla domanda di Louis - ...ha detto che mi si era già affezionato e che sarebbe stato per me un amico migliore di qualsiasi altro essere al mondo...», mormorò.
Niall alzò un sopracciglio. «Mi reputo offeso».
Liam lo guardò sgranando gli occhi. «No! Perché mai?»
Niall lo guardò truce. «Sono tuo amico e sono un dio come te, ma non basta per essere davvero tuo amico? Per me sei come un fratello, ma forse a te piacerebbe avere un serpente per parente!», s’infervorò.
«Non ho detto questo. E accetto e capisco la vostra decisione di non avere un serpente in casa, solo che lui ha detto...», borbottò Liam.
«Non m’importa cosa lui ha detto! È un viscido, un falso, un ipocrita. E se sei davvero un dio e nostro amico – disse storcendo la parola per far sentire quanto fosse offeso dal commento di Liam – non tornerai in quel negozio di animali, non lo cercherai più e non ti farai avvicinare da nessuna razza proibita, siamo intesi? – quando Liam annuì alla sua domanda, Niall si calmò e sorrise malizioso – se vuoi un animale domestico, bene, ma trovati un cane!», lo sgridò, per poi alzarsi da tavola e andare nella stanza che condivideva col dio.
Le razze proibite erano quegli animali che avevano segnato nella storia come esseri falsi e non degni di fiducia, come i serpenti (che a parte la storia di Adamo ed Eva, un altro serpente nella storia aveva ucciso la dea Cleopatra), i leoni, (perché hai tempi dei Romani durante le persecuzioni sbranavano i cristiani), e i cavalli, come il cavallo di Troia.
Scese il gelo nella sala da pranzo, silenzio rotto solo dal rumore dei respiri dei quattro dei rimasti.
Fu Zayn a rompere del tutto il silenzio: «Bene, dopo tutta questa allegria un po’ di tv ci vuole. C’è un film particolare che volete vedere o scelgo io?».
 
Il film che scelse il dio del fuoco era davvero più deprimente della serata che avevano trascorso, così per votazione dei quattro dèi (tre favorevoli, Liam per primo seguito subito da Justin e Louis, uno contrario, solo Zayn) si cambiò canale e si mise su un programma comico che li fece morire dal ridere fino alle due di notte. Quando andarono nelle loro rispettive stanze, Zayn si mise a sedere sul letto pensando alla ragazza senza nome. Si chiamò stupido per essersi lasciato attrarre da una ragazza del genere, eppure le era sembrata così semplice: suonare per strada cercando un modo di vivere e continuare gli studi, ai suoi occhi era sembrato che fosse la ragazza migliore del mondo, coraggiosa, forte, intraprendente. Insomma il suo tipo. E la sua voce! Quella aveva amato prima di tutto il resto. Si sdraiò sul letto, incrociando le braccia sotto la testa. Tutta la notte pensò a quando l’aveva vista la prima volta, e quando poi l’aveva conosciuta. Soppesando passo per passo tutta la conversazione si sentì ridicolo... ridicolo e stupido. Così stupido che neanche le aveva chiesto il nome, non che gli importasse chissà quanto, si disse che la sua era solo curiosità. Si sentì ancora più stupido perché stava cercando delle scuse e per tutta risposta, guardando il soffitto, si mise a canticchiare. Solo qualche nota dopo si rese conto che era la stessa canzone che aveva sentito cantare lei.
 
Appena entrato in camera Harry aveva tirato fuori dalla tasca la cartina della città e si era messo alla ricerca di tutti gli ospedali che doveva ancora visitare. Gli sembrò passata un’eternità da quando aveva sentito Luna l’ultima volta, quando invece erano stati solo pochi giorni. “Possibile che in pochi giorni, la situazione sia peggiorata tanto?”, si chiese. Si segnò tutti i nomi degli ospedali e si disse che il giorno dopo l’avrebbe cercata dalla mattina fino a sera e così i giorni a seguire. Non si sarebbe arreso. Erano passati solo pochi minuti quando sentì Niall litigare con qualcuno e poi sbattere la porta della camera che condivideva con Liam. Sentì anche quando gli altri quattro accesero la tv e, data la scelta deprimente, poteva scommettere che era stato Zayn a scegliere il film. (Avrebbe scommesso su Niall se il dio non fosse andato in camera). In quanto a film quei due gareggiavano per scelte di film non proprio divertenti: dichiaravano che i film tristi erano più veri e sentiti di quelli comici o romantici. Harry e Louis adoravano i film comici, era una delle cose che avevano in comune, mentre i film romantici avevano conquistato Liam e Justin. Scuotendo la testa tornò a pensare alle cose che per lui erano più importanti: trovare l’ospedale di Luna, trovare Luna e cercare di aiutare Luna. Luna, Luna, Luna. C’era solo lei nella sua testa.
 
Quando entrò in camera cercando di non fare rumore per non svegliarlo, Liam si chiese se Niall fosse davvero arrabbiato con lui. In fondo, nessuno dei due amava davvero le liti e prima di allora non era mai successo. Per questo andavano tanto d’accordo. Tra di loro non c’erano motivi di disaccordo, e temette che con la storia del serpente, lui avesse perso l’amico che considerava come un fratello più di tutti gli altri. Si avvicinò al proprio letto e si sedette. Per qualche minuto rimase ad osservare la stanza: era grande, spaziosa e di giorno molto luminosa, (come tutte le altre stanze), ma la loro aveva i colori che li distinguevano: le pareti erano colorate di verde chiaro (colore di Liam) e di grigio chiaro (quello di Niall), e stranamente i due colori si prendevano bene. Il grigio di Niall sembrava quasi argento e il verde di Liam sembrava quasi smeraldo. Avevano fatto sì di sistemare nella stanza più oggetti possibili (due armadi, una scrivania) e la finestra scorrevole era così grande da prendere da soffitto a terra. I due letti erano sistemati in modo di avere di fronte l’uno e l’altro, e in modo da stare entrambi vicino alla grande finestra. Niall, il dio del vento, non riusciva a stare in una stanza lontano dalla finestra e lo stesso valeva per Liam, dio della natura, che aveva bisogno di aria e sole per stare bene. L’armadio era posizionato vicino alla porta che dava al bagno, mentre la scrivania (non molto grande, tanto nessuno l’avrebbe usata) era stata messa vicino al letto di Niall.
Quando sentì Niall sospirare, Liam si avvicinò temendo che stesse facendo un incubo. Si sedette sul letto dell’amico e gli accarezzò la schiena per calmarlo. Quando Niall si girò verso di lui, Liam sorrise. «Scusa se ti ho svegliato. Stavi facendo un brutto sogno?», sussurrò.
Niall sbadigliò. «Veramente non stavo dormendo, e ho solo sospirato Liam. Era un sospiro da “non voglio litigare, facciamo pace”. Ti stavo aspettando».
Liam si accoccolò sul letto accanto a Niall e rimasero così per un po’. «Avete ragione voi. Niente animali proibiti. Anzi, meglio nessun animale, dato che poi dovremo andare via... Facciamo pace, Niall».
Niall annuì, e si abbracciarono. «Anche per me sei come un fratello», sussurrò Liam.
E la loro serata finì così. Si tennero stretti finchè entrambi non caddero addormentati ed essendo uno nelle braccia dell’altro, protetti dal sentimento di amicizia-fraterno che li univa, gli incubi non li toccarono. Liam sognò di vivere con Niall e i suoi amici dèi in un mondo pieno di natura e animali. Niall sognò di vincere un’importante partita di calcio, e venire poi premiato con un ricco banchetto.
 
Justin e Louis anche se avevano due camere ciascuno, si ritrovarono nella camera di Louis per parlare un po’. Parlarono di Mary, della strana giornata e parlarono anche del fatto che Louis era stato battuto da Justin e da Niall, il che era tutto dire dato che Niall non era quello che si poteva definire un esperto, ma l’ego di Louis e il suo orgoglio gli dicevano che avrebbe dovuto riavere la rivincita. Non poteva finire così. Justin gli confidò che c’era rimasto male della storia di Mary, che lei fosse sparita così, ma Louis lo tranquillizzò: l’avrebbe rivista, prima o poi. Si addormentarono sul letto matrimoniale di Louis e nella notte cambiarono posizioni diverse volte, così tante che ogni tanto si colpivano a vicenda. Alla fine si addormentarono nella stessa posizione: braccia distese lontane dal corpo e gambe spalancate, teste vicine.
 
Justin, Louis, Liam, Niall e Zayn sognarono così bene e così profondamente da non accorgersi che nella stanza di Harry vi era ancora la luce della lampada accesa: il dio era animato dalla speranza di poter ritrovare Luna, ma ognuno degli dèi era animato dalla speranza di qualcosa: Liam aveva la speranza di un mondo pieno di natura, Niall sperava di poter realizzare il suo sogno di vincere un’importante partita di calcio, Justin voleva ritrovare Mary, Louis sperava di poter vincere nei video game e Zayn sperava... bè, lui sperava e basta.


 
MySpace: Ciao a tutti! Come avrete notato, non ho scritto da un po’, motivo? Bè sono stata in vacanza in campeggio per una settimana e prima della settimana non ho avuto molto tempo dato che dovevo organizzarmi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, certo, la storia di Harry è un po’ deprimente ma si sistemerà tutto, penso. (?) non lo so neanche io, quindi capite com’è la situazione? Ahahahah vado a momenti, a volte voglio far finire tutto bene, a volte invece tutto male. Vedrò come si svolgerà la storia. Se state leggendo questo post vi spoilerizzo che i capitoli non saranno molti. Io per prima odio le storie troppo lunghe per questo motivo i capitoli saranno di una quindicina. Poi vedrò insomma, comunque presto farò anche un banner decente. O magari me lo faccio fare da una mia amica che li fa bellissimi.
Comunque nello scorso capitolo avevo scritto di aver avuto dei problemi e qualcuno di voi mi aveva chiesto se erano gravi: bè, diciamo di sì, ma non preoccupatevi. Per quanto riguarda le storie, questa mi piace quindi non penso che mi ci vorrà molto per pubblicare altri capitoli, mentre l’altra... è che son presa da questa e la fantasia non mi aiuta, ma vedrò di combinare qualcosa. Spero di non starvi annoiando e se vorrete recensire la mia storia per dirmi cosa ne pensate, mi farebbe piacere.
So che piace, ma magari se avete dei consigli (ci credete che stavo per scrivere conigli? LOL) ditemi che io li terrò presente. Poi se nel commento volete dire la vostra, e cioè magari l’idea secondo voi come continua e cose così potete farlo, mi fa piacere quando v’interessate tanto, perché mi va capire che vi piace sul serio. Comunque grazie a tutti quelli che hanno commentato e a chi mi ha mandato dei messaggi dico: adesso vi rispondo a tutti! Ero in vacanza e dal cell non potevo fare molto, dato che non avevo campo.
Un bacione a tutti, e buon ferragosto da @tizianosmile ! :) xoxo

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