Ci volevano le vacanze per farti aprire gli occhi,eh?

di Theresa_94
(/viewuser.php?uid=215470)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo *il solito Jane* ***
Capitolo 2: *** 2° CAPITOLO *TACI COSCIENZA* ***
Capitolo 3: *** 3°CAPITOLO *Teresa,credo di essermi...* ***
Capitolo 4: *** 4° CAPITOLO *Non voglio errori* ***
Capitolo 5: *** 5° CAPITOLO *So chi è il colpevole* ***
Capitolo 6: *** 6°CAPITOLO*In vacanza,io?* ***
Capitolo 7: *** 7°CAPITOLO*Ho bisogno di te* ***
Capitolo 8: *** 8° CAPITOLO *Ti amo* ***
Capitolo 9: *** 9°CAPITOLO *Mi è venuta un'idea!* ***
Capitolo 10: *** 10° CAPITOLO *La luna piena...* ***
Capitolo 11: *** 11° Capitolo *Non si sfugge... ***
Capitolo 12: *** 12°CAPITOLO*Buio* ***
Capitolo 13: *** 13°Capitolo *Il mio cielo cade a pezzi* ***
Capitolo 14: *** 14°CAPITOLO*Lacrime* ***
Capitolo 15: *** 15° Capitolo *L'inizio dopo la fine* ***



Capitolo 1
*** Prologo *il solito Jane* ***


Ecco a voi il primo capitolo,un pò corto ma già col prossimo mi farò perdonare ;) spero vi piaccia,sono gradite recensioni ;)
Buona lettura Th.




Sono quasi le 23 e io sono costretta a rimanere qui,nel mio ufficio,sommersa dalle maledette scartoffie che il mio adorato consulente mi “regala” ogni giorno.
“Aspetta un attimo,Agente Teresa Lisbon. Cosa hai detto,o meglio pensato? Il ‘tuo adorato consulente’? E da quando sarebbe tuo e soprattutto da quando lo definiresti adorato?” Maledetta coscienza. Decido di non pensarci su e alzo lo sguardo verso il bullpen. Sono tutti andati via,persino Jane.

“Hei Lisbon!”

Ecco parli del diavolo e spuntano le corna,anche se in questo caso più che altro hai a che fare con un angelo…
“Hei  Jane! Non eri tornato a casa?” dico velocemente,tentando di nascondere quel pensiero alquanto pericoloso.
 
“Quale casa? E poi non potrei chiedere di meglio,se non passare il mio tempo con una piccola donna dagli occhi verdi di mia conoscenza. Ah per tua informazione” dice il consulente avvicinandosi al mio viso,rosso per l’imbarazzo, con un sorriso da fare invidia stampato in volto. “ Sono contento che albergo nei tuoi pensieri, e grazie! La definizione di angelo mi si addice,devo ammetterlo” sto per replicare ma mi precede lui “un’ultima cosa … I tuoi pensieri non sono affatto pericolosi,anzi …” afferma scattando all’indietro e dirigendosi verso il divano.

Lo odio,ormai è ufficiale,se si azzarda ad entrare un’altra volta nella mia testa giuro che …

“ Giuri che?” sibila Jane,costretto ad abbassarsi velocemente per evitare che un ferma carte (lanciatogli dalla sottoscritta) gli finisca sul naso.

“ Dove sei stato tutto questo tempo,in cui mi hai fatto il piacere di non assillarmi?”sto cercando di cambiare discorso,lo ammetto.

“Beh cara Lisbon,avevo pensato di andare a comprare due ciambelle … ma sfortunatamente i negozi erano tutti chiusi,ho girato metà Sacramento,mi dispiace …”

Il solito Jane. Avanza con un piccolo sorriso, è sempre più vicino, pochi centimetri separano i nostri visi. ‘Lisbon mantieni la calma,ricordati che ci sono delle regole! Al diavolo le regole!’ perdo il mio autocontrollo e …




 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2° CAPITOLO *TACI COSCIENZA* ***


E…
Un rumore alquanto fastidioso mi costringe a svegliarmi. Con la mano spengo la sveglia felice che l’incubo sia terminato. “Ma a chi vuoi darla a bere Teresa? Più che incubo io direi che sia stato un bellissimo sogno, e non credo tu sia felice della sua fine!” “Taci coscienza.”
Guardo l’orologio,sono le sette. Mi faccio una doccia veloce,prendo un caffè al volo ed esco di casa. Vado verso la mia macchina e …

“Cavolo ho dimenticato le chiavi” grido a voce alta. “Sei tanto presa dal sogno di questa notte che dimentichi perfino le chiavi della tua macchina” “Ancora,coscienza quando ti metti sei molto peggio di Jane!”

“Beh, io non credo proprio!” sento una voce  provenire da dietro il mio SUV;non c’è nemmeno bisogno di chiedersi  da chi provenga. Sorrido. E’ incredibile: ora riesce anche a leggermi la mente anche a distanza! E’ proprio speciale. “Non iniziare nemmeno” ammonisco la mia coscienza,pronta già a dare qualche commento sul mio innocente pensiero.. “Eh,innocente!” “E’ meglio se ti nascondi,che se ti prendo …” Sento il mio(si l’ho detto di nuovo ,meglio non farne una dramma,che se inizia quella...) consulente  ridere a squarciagola. Si sta tenendo la pancia con un braccio ed è piegato in due. 

“E ora che c’è?” esclamo alzando gli occhi al cielo.

“Povera coscienza.” Poi si avvicina alla mia testa,ci bussa e inizia a dire, questa volta serio “sai fossi in te mi nasconderei davvero bene,la Teresa in questione non è un angelo come può sembrare”

Ora sono io a ridere,dovrei replicare sulla sua ultima frase,lo so, ma decido di cambiare discorso.
“Buongiorno  Jane.Sono stupita sai? Non credevo fossi capace di svegliarti presto la mattina.”

“Beh,Lisbon ,ci sono tante cose che tu non sai di me. Comunque sono lusingato che ci sono nei  tuoi sogni”

“Cosa te lo fa pensare,illuminami!” affermo,cercando di essere il più convincente possibile.

“Me lo hai appena detto tu,non negando la mia affermazione …”

Lo interrompo prima che possa continuare. “Ok,Jane! Ho capito,non c’è bisogno che mi spieghi altro” poi tra me e me penso “speriamo che non mi chieda troppi particolari. Vabbè nel caso userò la mia pistola…”

“Sai Lisbon non ho bisogno di chiederti niente perché so perfettamente ciò che hai sognato. E comunque l’importante è che ci sono stato nel tuo sogno,che io non  definirei affatto incubo!”

“Jane”esclamo con fare autoritario “se non la smetti di entrare nella mia testa sarò costretta ad usare veramente la mia pistola. E non dire che sono un libro aperto per te,perché non mi interessa affatto! Compresi?!” sbuffo  e mi dirigo verso la macchina.

“Lisbon”mi chiama lui.

“Non voglio le tue scuse,muoviti sali in macchina,si sta facendo tardi”lo interrompo bruscamente.

“ Beh,senza chiavi non so nemmeno come potrai aprire la tua macchina!”

“Giusto! Aspettami qui,non ci metterò molto!” .Così corro verso casa mia,apro la porta e inizio a cercarle. Ecco dove le avevo lasciate,sul tavolo. Le avrò appoggiate quando ho bevuto il caffè. Chiudo la porta di casa e.. non posso credere ai miei occhi. Jane è appoggiato alla mia macchina,la testa abbassata:si sta osservando la punta dei piedi. Un raggio di sole gli illumina i suoi bellissimi (eh si,gli ho sempre amati) capelli biondi e il resto del suo magnifico(è la prima volta che ci penso “Le bugie non si dicono,non ti preoccupare la tua coscienza se ne va da sola,probabilmente si farà una pennichella”) corpo. Stranamente oggi indossa solamente una camicia celeste e i suoi soliti pantaloni grigi(in effetti è una giornata più calda rispetto alle altre) il suo viso è all’ombra il che gli da quell’aria ancora più misteriosa(amo anche questo) “Sai Lisbon,secondo me ami troppe cose del consulente in questione” “Non dovevi andare a riposarti?”. In quello stesso momento Jane alza lo sguardo,ora tutto illuminato. I suoi occhi cerulei brillano ancora di più di come lo facciano normalmente. “Ecco,un’altra cosa..” “Ancora!Come ti devo dire di tacere?” “Si,si vado a dormire”. Il suo sorriso a trentasei denti  è la ciliegina sulla torta. Forse dovrei iniziare a ascoltare la mia coscienza. “Senza il forse. Non ti preoccupare me ne vado”. Scuoto la testa,forse sto iniziando a diventare pazza.. Con passo spedito mi avvio verso Jane,pregando mentalmente che non mi chieda perché lo stavo fissando. “Io gli salterei a dosso!” “Basta! Mi sono scocciata! Fila a dormire!” Ero così intenta a rimproverare la mia seconda metà (si perché forse è così che dovrei chiamarla) che non mi ero accorta come nel frattempo Jane si era avvicinato pericolosamente.

“Un consiglio,mia cara Lisbon,non trattare male la tua coscienza,si potrebbe offendere seriamente. E poi secondo me i suoi consigli non sono del tutto sbagliati.”

“Finiamola qui,vabbene Jane?” se continua così la giornata credo che impazzirò del tutto,fra Patrick e quella cattivona della mia seconda metà. “Cattivona a chi? Così mi fai fare brutta figura!” . Ignoro completamente la voce che mi assilla da stamani e metto le mani nella tasca dei pantaloni. Come può essere? Che fine hanno fatto le mie chiavi? C’è un’unica spiegazione.

“Jaane!!” mi accorgo che è già al posto di guida, mi arrendo,so che è una partita persa. Così mi siedo al posto del passeggero, mi metto la cintura e dopo aver lanciato un’occhiataccia a Jane,che mi sembra tutt’altro che preoccupato , ci avviamo verso il CBI,con un pensiero che mi frulla nella testa.
 


Eccomi sono tornata =D mi dispiace,forse ho deluso le vostre aspettative ma ho in mente qualcosa di gran lunga più romantica per loro :) . Che ne pensate di questo capitolo?? Bene, spero di avervi divertito anche con questo ,grazie per le recensioni. Alla prossima
Th.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3°CAPITOLO *Teresa,credo di essermi...* ***


Chissà perché questa mattina  Jane è venuto a trovarmi..forse dovrei  chiederglielo,ma decido di rimandare la domanda in un momento più opportuno.

“Lisbon” dice apparentemente preoccupato il mio consulente.

“Si…” rispondo con un velo di preoccupazione nella voce. Ultimamente è sempre teso,ho paura che centri qualcosa John.

“Non ti preoccupare,lui questa volta non centra. Ho un al-tro tipo di pro-pro-blema”.

“Jane che balbetta e che non è sicuro di se!? Credo che presto si abbatterà un temporale su Sacramento.”

“Ah ah divertente Lisbon! Io sto cercando di aprirmi e tu mi tratti così?” esclama mettendo su il broncio.

“Scusami, ma la tentazione era troppo forte … Se ti va puoi ancora raccontarmi ciò che ti affligge ultimamente.”

Per qualche secondo distogliamo gli occhi dalla strada e rimaniamo a fissarci. Le sue pupille mi sembrano allargarsi per un momento,ma non riesco a interrompere quel momento di magia per colpirlo con le mie frecciatine. E’ lui a distogliere lo sguardo per primo e a ritornare a fissare la strada.
“Teresa,credo di essermi …”

Lisbon,calmati,respira. Può essere qualsiasi cosa,non saltiamo a conclusioni affrettate.

“Essermi?” lo incalzo io,non riesco ad aspettare,l’attesa mi uccide.

Nel preciso istante in cui Patrick sta per aprire la bocca con l’intento di parlare, sento il mio cellulare squillare. Rispondo,ripromettendomi di punire chiunque si sia preso la briga di chiamarmi.
“Lisbon!”

“Agente Lisbon,sono il direttore Bertram. Appena arriva al CBI mi raggiunga col suo consulente nel mio uffico, è una questione di massima importanza”

“Certo,mi dia dieci minuti e sarò da lei” chiudo la telefonata abbastanza irritata. Non potrò punirlo,è il mio direttore! “Jane …”
“Si,si ho capito.”

“Ma io non ho detto niente!”

“Molte volte il silenzio vale più di mille parole” dice sorridendo dolcemente. Scendo dalla macchina,Jane mi lancia le chiavi. Sembra che gli sia passato quel momento di tristezza,meglio così. Non mi piace vederlo teso. Entriamo nell’ascensore e per qualche istante le nostre braccia si toccano e le nostre mani si intrecciano. E’ un movimento  involontario,comandato semplicemente dal cuore. Sposto lo sguardo per guardarlo,e lui fa altrettanto. Rimaniamo a fissarci nuovamente,con dei sorrisi innamorati stampati sulle labbra e con gli occhi illuminati dall’amore. All’improvviso sentiamo un telefono squillare,ci giriamo da dove proviene il suono. Non ci posso credere. Dietro di noi c’è Cho! Separo velocemente la mano da quella di Patrick,che cerca invano di riprendermela. Beh,non posso dire che sia contenta di questa divisione ma pensare a l mio sottoposto dietro di me mi obbliga a farlo. Sento un calore investirmi le guance e tento di nasconderle abbassando la tessa e coprendole con i miei capelli.
Appena la porta si apre,il primo ad uscire è Cho che freddamente esclama:
“Buongiorno capo, Jane.” Subito dopo si dirige senza indugi o altri commenti verso la sua scrivania.

Rimango paralizzata nell’ascensore,non posso aver fatto una figura del genere col mio sottoposto. Allo stesso tempo,però, mi sento felice e rilassata. Quel contatto col mio consulente mi ha sollevato il morale: la mia coscienza aveva proprio ragione: mi sono innamorata di Patrick Jane. O forse è semplice attrazione fisica? Eppure quel contatto finito mi fa pensare molte cose:come non posso stargli lontano,come mi fa piacere la sua presenza,il suo respiro vicino al mio,le sue frecciatine,i suoi occhi cerulei nei miei. Inizio a cercarlo e lo trovo nel cucinino con la sua solita tazza di Tè. Faccio l’indifferente e mi avvicino alla dispensa,ma all’improvviso sento il braccio del mio consulente circondarmi la vita. Avvicina la sua bocca al mio orecchio e sussurra tre parole che mi fanno andare in arresto cardiaco. “Bertram ci aspetta” faccio per giramrmi e mi ritrovo il viso del mio consulente a due centimetri dal mio. Il tempo sembra fermarsi e tutte le mie preoccupazioni scompaiono,Bertram non è più un problema ora.

  “Teresa credo di essermi…”




  
Eccomi di nuovo qui =D come promesso le scene romanticose (come direbbe Akiko__) sono iniziate.. ma cosa accadrà ora? Cosa sta cercando di dire Patrick a Teresa? Non vi preoccupate questa volta non è un sogno xD nel prossimo potrete rispondere a queste domande e ne sapremo anche di più sul caso difficile che devono risolvere.
Grazie ad Akiko__ per le sue recensioni, grazie mici 71 per aver inserito questa storia fra le preferite, e ringrazio kiara988 e marty15 per averla inserita fra le seguite.
 Recensite per favore,accetto anche le critiche :D Alla prossima,baci
Th.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4° CAPITOLO *Non voglio errori* ***


Si sta ripetendo quello che è già successo questa mattina. Eppure sento qualcosa che non va.. realizzo di non essere ancora pronta a qualcosa di serio con lui. Mi dispiace ammetterlo, ma non voglio che questa storia vada avanti,non per ora almeno.
 
“Jane,non ce la faccio… ho paura,mi sento insicura,non credo sia la cosa giusta per entrambi… forse ho solo bisogno di riflettere un pò, non è colpa tua. Giuro che quando risolveremo il problema di massima urgenza che ci ha affidato Bertram ci penserò su,ne parleremo. Ma ora no, ti prego lasciami andare” riesco a dire con un filo di voce.

“Lisbon,voglio solo dirti che ci sarò sempre e che non mi arrenderò facilente. Permetti almeno un’abbraccio?” dice lui,sorridendo.

“Certo,nonostante tutto la tua presenza non mi irrita, non sempre almeno ” esclamo abbracciandolo con tutta la forza che ho. Non sono matta,eppure credo che una parte di me ha bisogno di sentire la sua vicinanza,come amico per ora.

“Lisbon, così mi fai male!”  allento la presa,  forse un po’  troppo.. ma non sembra che Jane ne sia tanto contento. Tuttavia non ha il tempo di replicare,dato che una voce con tono autoritario interrompe il nostro momento.

“Agente Lisbon,Jane, che cosa  state facendo?” Cavolo il direttore.! Cerco di separarmi ma il mio consulente non molla la presa. Vorrei dire qualcosa ma ci pensa lui per me.

“Sa signor direttore che la violazione della privacy è un grave reato? Beh, in questo momento la ha appena violata,interrompendo un’importante discorso!” Non posso credere alle sue parole! Finalmente riesco a liberarmi e intervengo prontamente per riparare la situazione.

“Lo scusi. Non si preoccupi, non era niente di importante.”

“Meh,questo lo dici tu” esclama Jane interrompendomi e abbassando lo sguardo, privo ormai della scintilla che prima gli brillava negli occhi.

“Jane…” spero capisca,non posso aggiungere altro. Mi rivolgo poi a Bertram “Possiamo andare nel suo ufficio?”

“Facciamo in fretta,Jane ho bisogno anche della tua presenza”

Una volta arrivati io e Jane ci accomodiamo sulle poltrone;il direttore da dietro la scrivania inizia ad illustrarci il caso. “Un’importante procuratore di Los Angeles mi ha chiamato stamani per chiedere il nostro aiuto. Qualche mese fa trovò i cadaveri di due suoi stretti collaboratori impiccati nel suo ufficio. La prima vittima si chiamava Angie Stuart, 40 anni,sposata, con due figli. La seconda vittima è Rosalind,sorella di Angie,32 anni,sposata, con un figlio. Il procuratore non potrà esservi di aiuto, però ci sarà la sua assistente a darvi dettagli. Il resto della squadra sa già tutto. La polizia locale si è occupata fin’ora di questo caso,ma non è riuscita a venirne a capo. Voglio che partiate subito,non voglio errori ne’ lamentele,voglio il massimo ,dovete essere impeccabili. Non me ne fate pentire.”

“Non se ne pentirà!” dico io uscendo dall’ufficio tutt’altro che felice dall’ufficio. Odio questi casi, in cui sono coinvolti le maledettissime persone importanti. Spero che Jane si dia da fare e risolva il caso nel minor tempo possibile,se non ci fosse lui... “E vedi di darti da fare anche tu” “Ei,coscienza sei tornata? Certo che mi darò da fare anche io.”

“Lisbon,cercherò di fare il mio meglio,sono contento che mi consideri essenziale,almeno nelle indagini…”. Lo prendo per un braccio e ci dirigiamo verso il bullpen. Non abbiamo tempo per questo,non ora. Eh si,credo sarà proprio una lunga giornata.

“Capo noi siamo pronti” dice Cho,facendo le veci degli altri due. Annuisco,e mi dirigo verso l’ascensore.
 
***Due ore dopo***
Mi trovo di fronte ad un maestoso palazzo , circondato da guardie e poliziotti.

“Allora vediamo di darci da fare. Cho,tu vai a parlare con la famiglia di Rosalind. Van Pelt,Risgby voi andate alla casa di Angie e parlate anche con i figli se lo ritenete necessario. Jane,tu con me. Mi raccomando,niente errori. Cerchiamo di risolvere questo maledetto caso il prima possibile. Ci incontriamo fra un’ora vicino al SUV. Io parlerò con l’agente Lucas."

“Okay boss.” Dicono in coro i miei sottoposti che io saluto con un cenno del capo. Speriamo bene.

 Mi si avvicina un  uomo sulla cinquantina, con un’espressione tutt’altro che felice impressa sul volto. Non sono l’unica depressa allora.
“Sono l’agente Lucas,dirigevo io le indagini qui. Ora avete preso il voi il comando, siamo a vostra completa disposizione,noi non sappiamo che altro fare.” Bene per fortuna è venuto lui,non mi andava anche di cercarlo.

“Piacere,io sono l’agente Teresa Lisbon. Lui è Patrick Jane,consulente del CBI. Ci parli delle vittime” dico lanciando velocemente uno sguardo a Jane,comandandogli con lo sguardo di seguirmi. Non vorrei combinasse guai,non ne ho bisogno. “Di la verità che ti piace averlo accanto” “Taci.”

“La più grande,Angie, era molto conosciuta in città per il suo essere casta e pura. La prima relazione sessuale la ha avuta soltanto quando si è sposata,15 anni fa. Era comunque molto benvoluta da tutti,ed era diventata il modello per le ragazze che cercavano di imitarla. Ultimamente il marito si era dato all’alcool,e stavano per divorziare. Molta gente li ha visti litigare più volte,anche in luoghi pubblici,ma nessuno ha saputo mai dire su cosa e perché. Hanno due figli: Robert ha solo sette anni,mentre Bred ne ha 10.”

“Che mi dice della sorella,Rosalind?”

“ Beh di lei non si è mai saputo molto in città. Usciva di rado,e l’unico giorno in cui si riusciva a vederla era la domenica,in chiesa. Si è sposata da 3 anni,dopo aver avuto il piccolo Jordan. Povero bambino,perdere la mamma da così piccolo…”

“Si lasciamo perdere questi commenti inutili e falsi.” Interviene all’improvviso Jane. “Ci dica piuttosto, come erano finite a lavorare insieme?”

Dopo un momento di sgomento,l’agente riprende a parlare “ Circa 16 anni fa iniziarono a lavorare nella casa del procuratore come cameriere,poi,tutto di un tratto, sono diventate strette collaboratrici di quest’ultimo. Lui ne parlava sempre bene,diceva che il lavoro sodo porta sempre a grandi risultati, e che le due avevano seguito questo consiglio. Una grande verità. Non so chi ha fatto questo a Angie e Rosalind,che io sappia nessuno avrebbe voluto facessero questa fine. In ogni caso l’assassino o gli assassini non hanno lasciato alcun tipo di impronta. ”

“Beh lei è due volte bugiardo. Punto uno,odia il procuratore e trova che quella affermazione sia solo la verità dei ricchi. Punto due, le due sorelle dopo il loro successo erano  molto cambiate,si erano montate la testa per il loro successo e tutti avevano cambiato opinione sulle loro persone” “Ah punto terzo,” esclama Jane, avvicinandosi all’orecchio dell’uomo. “i sensitivi non esistono.”

“Ma chi sarebbe quest’uomo?” chiede Lucas,allontanando con un un braccio Jane.

“E’ una lunga storia… bene agente Lucas grazie mille per la sua collaborazione.”

“Bene, buona fortuna”

“Noi non ne avremo bisogno. Scommettiamo 100 dollari che entro oggi chiudiamo il caso.” Dice Jane allungando la mano.

“Affare fatto” risponde l’agente stringendo la mano al mio consulente. Patrick è senza speranza. Non sappiamo niente,se non che metà città non le poteva vedere, e in più non ci sono impronte. Altro che entro domani.

“Lisbon dovresti avere più fiducia. E comunque voglio vincere quei  100 dollari, quindi diamoci da fare e andiamo a sentire cosa hanno da dirci gli altri.” Dice prendendomi per un braccio e trascinandomi  verso il SUV.


***


Ci sediamo intorno ad un tavolo di legno di un parco. Il primo a parlare è Cho.



 
E rieccomi qui =D si,la nostra Lisbon sembra confusa,e forse vi ho deluso anche su questo punto,ma c’è un motivo perché faccio quello che faccio…  finalmente ne sappiamo qualcosa in più sul caso di massima urgenza che Bertram ha affidato alla nostra squadra.  Sembra davvero complicato… che avrà da dire Cho? Spero il capitolo vi piaccia,recensite,per favore. Ho bisogno di sapere le vostre opinioni =D
Un grande grazie a Akiko__ che continua a recensire e ha aggiunto la storia fra le seguite. Grazie Elina,per aver recensito e ringrazio bones 2012 per aver inserito la storia fra le segute. Un bacio a tutte, alla prossima
Th.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5° CAPITOLO *So chi è il colpevole* ***


Il primo a parlare è Cho.

“Ho interrogato il marito di Rosalind. Sembrava sinceramente dispiaciuto, non mi ha detto altro, se non che amava sua moglie e che gli dispiace per suo figlio,non ripeteva altro. Secondo lui Rosalind era perfetta e nessuno di Los Angeles avrebbe voluto che facesse questa fine …  per quanto riguarda l’alibi, ne ha uno di ferro per la notte dell’omicidio. Si trovava a festeggiare con degli amici in un Pub, mentre il figlio era a casa della nonna.” Dice tutto di un fiato il coreano,freddo, ma in ogni caso preciso.

“Risgby,cosa mi dite della famiglia di Angie?”

Noto che Rigsby è intento a mangiare un sandwich, così dò la parola a Van Pelt.

“Abbiamo parlato con loro. Il padre non ci è stato molto utile dato il suo stato. Continuava solamente a chiedere altro Vodka.”

Quelle parole mi fanno ritornare indietro nella mia infanzia, anche se non sono sicura potrei proprio definirla così. Vedo mio padre entrare dalla porta, faccio segno ai miei fratelli di andare in camera; non voglio che anche loro assistano. Un intenso odore di alcool si diffonde nella stanza, mentre lui,come se niente fosse, si butta sul divanetto e inizia a sbraitare qualcosa tipo “Voglio altro Wodka. Corro in cucina a prendere un secchio. So che fra un po’ vomiterà,ci sono talmente abituata che mi sembra quasi la cosa più normale del mondo. Corro nella sala da pranzo,dove trovo uno spettacolo disgustoso,che mi fa andare in collera, ma che allo stesso tempo mi fa piangere. Mio padre sta picchiando Tommy,con una bottiglia di chissà cosa nella mano sinistra e con una frusta in quella destra. Senza pensarci  due volte ,mi metto sopra mio fratello,per cercare di proteggerlo. Sento dolore, e vedo il mio sangue unirsi a quello del mio protetto.

“Capo, è tutto apposto? Si sente bene?” Fortunatamente la voce di Grace mi riporta alla realtà. Sento una lacrima rigarmi il volto. Cavolo, Teresa Lisbon ti posso permettere tutto, ma non piangere di fronte ai tuoi sottoposti! Velocemente con una mano mi asciugo il viso e riprendo il mio lavoro,cercando di essere il più naturale possibile.

“Ha un alibi per quella sera?”

“Lui dice di non ricordarselo,tuttavia era presente la mamma,mi ha dimostrato con un filmato che si trovava nel suo studio.”

“Maledizone. Quindi anche lui non è più un sospettato. Che mi dici dei figli,li hai parlato?”

“Ci ho provato,ma sembravano veramente sconvolti così non sono andata oltre da chiedere loro se volvano bene ad Angie… entrambi le volevano bene,anche se non c’era quasi mai. Tuttavia abbiamo notato che il giardiniere si muoveva in modo molto sospetto. Per questo lo abbiamo interrogato, e…”

“E…?”

“Ha detto che odiava Angie, così come la sorella. Inoltre per la sera non ha nessuna Alibi.”

“Perfetto,ottimo lavoro VanPelt. Almeno abbiamo un sospettato.” Dico,sollevata, lo abbiamo trovato,ha un movente e non ha un alibi.
 Finalmente.. i miei felici pensieri vengono interrotti dal mio consulente.

“Mia cara ingenua Lisbon,come puoi credere che sia stato lui? Un vero assassino non ammetterebbe così facilemte di odiarle,in più non credo sarebbe capace di fare una cosa del genere, insomma, è un semplice giardiniere.”

“Beh,questo lo dici tu,probabilmente lo ha ammesso per depistare le indagini…”

“Senti,Lisbon, so che vorresti tornare a casa il primo possibile, ma non puoi saltare a conclusioni affrettate. Dobbiamo ancora parlare con l’assistente del procuratore, forse ha qualche informazione più utile da darci..”

Già è vero,me ne ero completamente dimenticata. Decido di seguire il consiglio di Jane, come sempre d’altronde …

“Cho tu vai ad interrogare gli amici del marito di Rosalind,vediamo se confermano l’alibi.”

“A dopo.” Dice il coreano, alcune volte mi chiedo se sappia rispondere con più di due parole.

“Rigsby,Van Pelt. Voi seguite il giardiniere e cercate di parlare con i figli di Angie.”

“Certo boss” esclama Grace, che tira nel frattempo Risgby per un braccio, risoluto a non lasciare la sua postazione,non prima di aver finito il suo spuntino.

“Jane,tu con me.”

“Certo, Teresa.”

“Ti ha chiamato Teresa- ti ha chiamato Teresa- ti ha chiamato Teresa” “Coscienza,quale dovrebbe essere il problema, è il mio nome.” “Non capisco perché non vuoi ammettere ciò che provi per lui,insomma, lui lo ha amesso.Non mi dire che stai pensando ancora a quella lettera” “Non posso dimenticarla” 

“Hei, Teresa, è la seconda volta che ti incanti,pensare a me ti fa questo effetto?”

“Già” dico io con un filo di voce.


***


Ci troviamo nell’ufficio del procuratore, Jane si guarda intorno,mentre io mi soffermo a vedere una foto sul tavolo. Ci sono Angie e Rosalind in un parco,chissà perché si trova qui questa foto.

“Posso aiutarvi?” ci chiede una voce che proviene dalle nostre spalle. Mi giro per vedere chi sia e rimango senza parole. E’ una ragazza sulla trenitina forse, alta, con un davanzale niente male, e delle gambe da fare invidia. Okay,credo di essere gelosa. In realtà quello che più mi preoccupa è come potrebbe trovarla affascinante Jane. Si, nonostante ce l’abbia con Patrick, non posso nascondere ciò che provo per lui.

“Non ti preoccupare Teresa, ricorda che io non ho occhi che per te.” Mi sussurra Jane ad un orecchio. Okay,questo non posso sopportarlo. Ancora molto imbarazzata mi rivolgo alla ragazza,che continua a mantenere un sorriso da ebete sulle labbra.

“Sono l’agente speciale Teresa Lisbon. Lui è il MIO consulente” dico marcando,forse un pò troppo,quel mio.

“Patrick Jane” dice lui allungando la mano per stringerla alla signorina che risponde:
“Molto lieta,io sono Lucie Tunney,segretaria,nonché futura moglie del procuratore”

“Auguri allora. Per favore mi dica il suo parere sulle due vittime e su chi potrebbe aver fatto una cosa del genere” chiede con nonchalance Jane. Io nel frattempo infuriato li tiro un pungo al braccio,come per dirgli “quella parte toccava a me”.

“Ah si, Angie e Rosalind,due ottime persone. Avevano  lavorato sodo per ottenere quel posto. Mi dispiace per la loro fine. Niente da dire se non che ultimamente si erano montate la testa per il loro successo, e non tutti gradivano le loro presenze.”

“Sa, è la stessissima cosa che ci ha detto l’agente Lucas…” riflette Jane a voce alta, e questa volta devo dargli ragione.

“Vuol dire che dico la verita!” esclama Lucie,facendogli l’occhiolino. Credo la strozzerò.

“Lucie,chi ha accesso a quest’ufficio?” questa  volta sono io a parlare.

“Beh,quella notte era praticamente aperta al pubblico. Mio marito aveva dato una festa in onore del mio matrimonio e aveva invitato praticamente tutta Los Angeles”

“Mmm…”

“Che c’è Jane?” dico,sperando che stia iniziando a capire qualcosa,o che abbia qualche sospetto dato che io non so proprio come andare avanti.

“C’erano delle guardie a sorvegliare l’entrata dell’edificio o dell’ufficio?” prende prola nuovamente il MIO consulente.

“Si, ce ne erano due all’entrata e una qui..ma non mi ricordo chi con precisione,anche perché io non sono entrata per niente nel palazzo.

“Bene,signora Lucie, grazie per la sua collaborazione. Si tenga dispondibile,potremmo ancora avere bisogno di lei.”

“Certo,questo è il mio biglietto da visita” dice,porgendo un pezzo di carta a Jane. La saluto con un gesto dalla testa,prendo sotto braccio Jane e mi dirigo velocemente fuori dall’edificio. Aria finalmente.

“Jane,dammi quel biglietto.”

“Certo,signorina Lisbon”  mi prende anche in giro. Intanto il foglietto di carta era finito in mille pezzi,grazie alla sottoscritta.


***


“Eccovi finalmente. Cosa avete scoperto?” dico rivolgendomi al resto della squadra. I loro volti mi dicono che c’è qualcosa che non va.

“L’alibi del marito di Rosalind era totalmente inventato, non aveva festeggiato con i suoi amici,era a casa con suo figlio ha detto. Non credo si possa considerare un’alibi”

“Bene,almeno abbiamo un sospettato. Che mi dici Rigsby?”

“Anche per il marito vale lo stesso. Il video era un falso, e quella che doveva essere la mamma in realtà era la cameriera. I bambini non c’erano. Prima di andarcene ci ha fermato e detto questa frase:”erano  due ottime persone. Avevano  lavorato sodo per ottenere quel posto. Mi dispiace per la loro fine, non se la meritavano. Anche se stavo per divorziare io l’amavo ancora”

“Già ha detto la stessa cosa anche il marito di Rosalind,stesse parole,eccetto l’ultima frase: “Io l’amavo,non so lei,ma io l’amavo”

“Merda da non avere sospettati ora ci troviamo circondati.” Dico sbuffando

“So chi e il colpevole.” Dice Jane,attirando l’attenzione di tutta la squadra.



 
Ciao a tuttee! Che mi dite di questo capitolo?? Eh,Jane ha capito chi è il colpevole in tutto questo.. voi  chi pensate che sia? Aspetto con ansia i vostri pareri ;) .
Un enorme grazie a tutti quelli che hanno recensito la mia storia,spero continueranno a farlo!! :D Alla prossima,un bacio
Th.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6°CAPITOLO*In vacanza,io?* ***


“So chi è il colpevole” dice Jane attirando l’attenzione di tutta la squadra. Inizio a guardarlo con aria interrogativa, e credo che gli altri abbiano la stessa espressione dipinta sul volto. Lui nel frattempo se la ride,osservandoci abbastanza divertito.

“Ragazzi,vi stupite ancora? Insomma ormai lo conosciamo,non possiamo fare questa faccia ogni volta. Sentiamo Jane,chi sarebbe il colpevole?” dico io, sfidando il mio consulente.

“Non è affatto difficile, pensateci.”

“Per tua informazione noi siamo comuni mortali, e ragioniamo come tali. La mente superiore qui sei tu.” Dico io,sarcastica.

“Lisbon,il sarcasmo…”

“So bene cos’è il sarcasmo.Non c’è bisogno che me lo ripeti sempre.”

“Beh,vedo che ogni volta  te ne dimentichi”

“Sai,dover  fare la babysitter  a un bambino di cinque anni ogni giorno ha degli effetti collaterali.”

“Già. Ma per me non per te!” dice Jane,facendomi l’occhiolino. Penso di aver capito a cosa si riferisce.

“Questo lo dici tu!” affermo,pentendomi subito dopo di aver aperto bocca.

“Quando vi va,ricordatevi che ci siamo anche noi qui.” Esclama Wayne divertito.
Rossa per l’imbarazzo mi scuso con il resto della squadra, e giro la testa per chiedere a Jane di illuminarci. Scopro, molto stupita, che però lui non è li. Lo cerco dietro e nel SUV ma di lui non c’è traccia. Che fine avrà fatto?

“Ora che facciamo?” chiede Grace.

“Aspettiamo. Non possiamo fare altrimenti.”

“Sempre se torna.” Scherza Cho, senza cambiare minimamente la sua fredda espressione però,intendiamoci. Mi siedo su una panchina più lontana dalle altre e inizio a pensare… a chi altro, se non Jane? Ultimamente,devo ammetterlo, non faccio altro che pensare a lui. Ho capito di amarlo con tutta me stessa, ma c’è qualcosa che mi fa frenare la voglia di dirglielo,un peso che mi porto da alcuni anni sul cuore. Non gliel’ho mai raccontato, ma tempo fa trovai sulla mia scrivania un foglio di carta, era una pagina del suo diario. Ricordo ancora parola per parola cosa c’era scritto,parole che mi ferirono e che forse non mi permisero prima di accorgermi dei miei sentimenti.
<<  Un altro giorno è passato. Purtroppo nessuna novità su John. Vorrei solo trovarlo e ucciderlo con le mie mani. È inutile che Teresa continui a dire che la vendetta non porta a niente. Lei non sa cosa sopporto ogni giorno,agli altri appaio spensierato e felice,ma mi porto dentro il senso di colpa,che mi logora sempre più. Lei non mi conosce,non ci riuscirà mai. Crede di essermi amica ma è solamente un’illusa. Dovrebbe pensare ai suoi problemi e lasciare in pace me. Darei lei o qualsiasi altro membro della squadra,pur di riavere indietro la mia famiglia. So che non è possibile,ma se lo fosse lo farei. In ogni caso ora la cosa più importante è la vendetta,l’unica cosa che conta per me.  >>
Una lacrima mi riga il volto. Pensare a quelle parole mi fa rabbia,ma allo stesso tempo crea un vuoto dentro me. “Ora le cose sono cambiate,ha praticamente ammesso di amarti.” Ecco di nuovo la mia coscienza,ogni tanto si fa viva. “Non posso dimenticarla,far finta di niente,non posso perdonarlo.” Inizio a dire nella mia mente, e poi ad alta voce,sempre più alta. Sto piangendo,non ce la faccio più,ho bisogno di sfogarmi. Vorrei tanto capire il perché di tutte quelle parole. “Forse dovresti chiedere a lui.” “Forse…” .

Continuo a piangere finchè sento una mano appoggiarsi cauta sulla mia spalla.
“Grace” saluto la mia sottoposta,senza smettere di piangere del tutto,però.

“Se vuoi puoi sfogarti sulla mia spalla. Sai sono una tomba quando si tratta di segreti.” Non posso certo dirgli la verità,si dovrà accontentare di una bugia. Mi asciugo le ultime lacrime con un fazzoletto,prestatomi da Van Pelt.

“Il caso di oggi,quell’uomo ubriaco. Mi ha fatto pensare a mio padre”

“ Mi dispiace…” dice imbarazzata,probabilmente non sa che dire.

“Grazie Grace”

“E di cosa? Sai io e la squadra stavamo pensando a Jane…” dice vaga.

“Già”interviene Cho.

“Confermo!” dice Wayne con mezza bocca piena. Ma non si stanca mai di mangiare?

“E cosa pensavate a proposito  del nostro consulente?”

“Beh,ci sembra strano,quasi innamorato.” Afferma Cho. Forse dovrei iniziarmi a preoccupare!Calma Teresa,respira. Devi sembrare naturale, non vuoi che ti scoprano vero?

“Può essere” affermo,cercando di essere sicura.

“Ultimamente ti segue sempre,non dorme più sul suo divano di pelle,ma su quello del tuo ufficio, e in più quando è con noi fa spesso osservazioni su te,capo. Per non parlare dei suoi occhi quando parla con te” spiega tranquilla Grace.
Ti hanno scoperta. Ma che dico? Hanno scoperto Jane,ottimo lavoro mentalista. Cavolo in questo momento vorrei solamente sprofondare sotto terra.

“Questo non è possibile,lo sai Lisbon?” riecco Jane. Finalmente è tornato, giusto in tempo per salvarmi. Una volta tanto combina qualcosa di buono.

“Dove sei stato?” chiediamo quasi in coro.

“Vi sono mancato vero? Comunque ho attuato un piano per prendere il colpevole. Perché non andiamo nell’ufficio del procuratore, credo che lo troveremo li.”

Chissà cosa avrai in mente. Decido di fidarmi,come sempre: “Certo,signore!”dico io, prendendolo in giro.


***


“Eccovi tutti qui,che bella riunione fra amici.” E’ Jane a parlare. Io,infatti non riesco a spiaccicare parola,non capisco,cosa ci fanno qui quasi tutti sospettati dell’omicidio delle due sorelle?

“Jane,ma chi sono questi? E che ci fanno tutti qui?” chiedo confusa  al mio consulente.

“Quello che vedi in divisa è l’agente Lucas,accanto a lui c’è il signor Smiter,marito di Angie  e infine ecco la segretaria che avevi in mente di strozzare;sai quella che mi ha dato il suo biglietto da visita…”

“Jane! So benissimo chi sono!”

“Ma tu mi hai chiesto…”

“Era una domanda retorica! Mi spieghi che ci fanno qui?!” Ordino abbastanza irritata al mio consulente.

“Sono loro gli assassini.” Dice lui tranquillo,mentre io lo guardo con aria interrogativa.

“Non è stato difficile! Ora vi spiego. Rosalind e Angie andavano a letto col procuratore. Lucie,come sappiamo, è la futura sposa di quest’ultimo. Tuttavia non era questo il motivo principale per cui le ha uccise,o meglio,ha ucciso Rosalind. In breve la nostra cara segretaria da un po’ di tempo si vedeva con l’agente Lucas,due o tre volte alla settimana. Rosalind lo aveva scoperto e voleva raccontarlo al suo amante. Lucie  e Lucas,spaventati da questa minaccia decidono di farla fuori,proprio la sera della festa. Così la fanno ubriacare e la impiccano. Nel frattempo Mr. Smiter,che stava divorziando con la moglie, rischiava di perdere tutti i suoi beni,compresi i suoi figli. Accecato dalla rabbia fa lo stesso con Angie e sorprende i due nascondere le prove della loro colpevolezza; quindi decidono di stipulare un tacito accordo e di dire raccontare a chiunque la storia che entrambe erano diventate troppo smorfiose e che tutti non le potevano più sopportare. Avevano anche pensato di incastrare il marito di Rosalind e il giardiniere,ma non ne hanno avuto il tempo.” Racconta senza fare una piega Jane. Diamine dite voi se non è complicato!

“Già un piano perfetto. Posso chiederle come ha fatto?”

“No,questo preferisco tenerlo per me,non ti preoccupare Teresa,te lo racconterò dopo. Ora per favore leggete l’ultima riga della lettera che vi ho mandato.”

“Noi siamo i colpevoli. Arrestateci immediatamente.” Recitano all’unisono.

Li amanettiamo e mentre ci dirigiamo al SUV,il nostro mentalista si ricorda…
“Hei,Lucas,mi devi 100 dollari.”

“Sono nella tasca posteriore del mio pantalone.” Sembra abbastanza irritato.

“Lisbon, li prenderesti tu per me?”

“Scherzi,se ci tieni tanto vieni tu a prenderli.”

“Andiamo,non mi va di tastare il suo… posteriore. Sai con quella somma potrei offrirti una cenetta in riva al mare.!” Lo fulmino con lo sguardo. Così lui cambia terreno. “Cho. Faresti questo favore al tuo migliore amico?”

“Tu non sei il mio migliore amico” dice freddo Cho,stupendomi ancora una volta,insomma,ha risposto con più di due parole!

“Mi sento ferito,veramente.”dice,facendo il finto offeso. Vuol dire che aspetterò che siate voi a privarlo di tutti i suoi beni."

 
***Qualche ora più tardi***


Esco,fiera di me stessa dall’ufficio di Bertram,contentissimo per il nostro operato. Mi dirgo verso l’ascensore,pronta per andare a casa. Non posso dire che non sia stata una lunga giornata. Avrei bisogno di una bella dormita. All’improvviso sento il telefono squillare.

“Lisbon”

“Agente sono Bertram. Mi sono dimenticato di dirvi che siete forzati a un mese di vacanza. Ci vediamo” dice,chiudendomi il telefono in faccia e non dandomi il tempo di replicare. In vacanza,io? Ma ci pensate! Sono quasi tentata di andare a parlarne con il direttore,ma sento un braccio avvolgermi i fianchi e una voce roca(e sensuale,troppo sensuale) soffiarmi nell’orecchio.

“Ti farà bene un po’ di riposo, e poi avremo il tempo di parlare.”

“A volte le parole non servono” dico io girandomi verso di lui. Non posso più aspettare. E’ un attimo; mi avvicino alle sue labbra e poggio sopra le mie delicatamente.In un primo momento sembra sorpreso,ma in un secondo prende il mio viso fra le sue mani e approfondisce il bacio. Le nostre labbra sembrano combaciare alla perfezione,le nostre lingue si cercano l’un l’altra intrecciandosi. Ci separiamo per respirare,ma quella lontananza non resiste più di due minuti. Jane mi avvicina a lui stringendo le sue braccia contro i miei fianchi e inizia a lasciarmi una scia di baci lungo tutto il collo. Sta per arrivare alla scollatura della mia maglietta,ma lo fermo e riporto le sue dolci labbra sulle mie, e ne approfitto anche per infilare le mani fra i suoi morbidissimi capelli color grano.

“Teresa… ti … amo” sussurra mentre continua a baciarmi. Mi sembra tutto così giusto,così magico, in altre parole così perfetto. Ma all’improvviso,come nelle fiabe,l’incantesimo si scioglie e ricordo il perché tutto questo non può funzionare. Mi separo, seppur triste per questo, e mi avvio senza dire verso la mia auto. Jane mi prende per un braccio. Sembra molto giù.

“Che c'è non ti è piaciuto"chiede scherzando,tornando subito dopo serio."Non te ne andare ti prego. Ho bisogno di te,di averti accanto. Teresa io ti amo e non posso vivere più senza te.” Sento qualche goccia cadermi sul viso,alzo la testa e mi accorgo che sta piovendo. Giusto in tempo per nascondere le mie di lacrime.

“Perdonami.” Velocemente mi giro ed entro in macchina. Dallo specchietto noto che lui è rimasto lì,immobile sotto la pioggia. Inizio a piangere copiosamente,batto le mani sul manubrio e mi maledisco da sola. Poi mi riprendo. “E’ un sogno che non può funzionare.”  Entro i casa e preparo le valige,mettendo l’essenziale. Devo andarmene,via da qui. Almeno durante il periodo libero che avuto. Salgo in macchina e dopo un momento di esitazione parto,verso l’ignoto.






 
E rieccomi qui. Il capitolo è un po’ lunghetto ma non mi andava di spezzarlo.Il finale non è proprio quello che si possa definire un happy end. Ma in ogni caso spero di avervi incuriositi e di non avervi delusi con questo capitolo. Recensite perfavore! : )

P.S= ringrazio Elina e mici71 per aver recensito,spero continuerete a segurmi : ) e ringrazio anche MartyEvilQueen94 per aver inserito la storia fra le seguite : ) Baci,vostra
Th.

P.P.S=Akiko__ quale sarebbe stata la tua fine? Chi è stato a rapirti xD spero tornerai presto : )

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7°CAPITOLO*Ho bisogno di te* ***


Corro,corro via da tutto quello che mi è successo. Che sia bello non mi deve interessare,non è giusto,per entrambi. Accellero,prima me ne andrò e prima potrò sicuramente riposare.


***La mattina seguente***


Non so ancora dove andrò a finire,non riesco nemmeno a pensarci. Questa notte mi sono fermata in una stazione di servizio per dormire,ma non c’è l’ho fatta. Probabilmente ero  ancora troppo vicino. I miei pensieri vengono interrotti da un cartello che mi dà il benvenuto in una bellissima cittadina: “Rockport”. Quando ero piccola mia madre mi ripeteva sempre che ci sarebbe voluta andare in vacanza e che un giorno mi avrebbe portato. Già,mi avrebbe portato… “Basta brutti pensieri,Teresa. Cerchiamo un hotel così vediamo se riesci a riposarti” “Coscienza,ogni tanto le tue idee non sono affatto malvage,sai?” “Ogni tanto?” “Ei,non iniziamo a montarci la testa.”
Mi guardo allo specchietto della macchina. Dio! Ho un’ aspetto orribile! Ho gli occhi gonfi,sono palidissima,per non parlare delle occhiaie e dei miei capelli. Ecco che effetto mi fai Jane!
 “Non puoi fare almeno di pensarci,vero?” “A cosa?” “A lui, al bacio…” “Già è stato uno dei momenti più belli della mia vita,ma non posso…” “Di cosa hai paura?” “Basta coscienza,fai finta che non sia mai esistito per questo mese!” “Beh,ma questo lo dovresti dire a te!”. Prendo un profondo respiro,cerco di non fare caso ai miei pensieri,mi aggiusto per sembrare meno una zingara e mi preparo a prenotare una stanza.

“Buongiorno,vorrei una camera.”

“Certo,signorina. Ecco le chiavi, è l’ultima libera. Se ha bisogno,non esiti a chiedere. Sono anche disponibile per fare compagnia.” Dice l’uomo facendomi l’occhiolino.

Io lo ignoro e salgo velocemente le scale,sono sfinita,le valigie possono aspettare. Mi stendo a peso morto sul letto e inizio a piangere. Pensavo le lacrime mi fossero finite,ma a quanto pare non è così. Mi avvicino lentamente alla finestra:anche il cielo sta piangendo. Appoggio la testa al vetro e stringo le mie mani in due pugni chiusi. Sono stata una stupida,una povera stupida. Non dovevo baciarlo,così ho complicato la mia situazione. Il suo sapore,il suo odore,il suo respiro. Non li dimenticherò mai. Come non dimenticherò le farfalle che si agitavano nel mio stomaco mentre assaporavo le sua dolcissime labbra. E tutto questo non va affatto bene. Devo dimenticarlo,non posso fare altrimenti,devo togliermelo dalla testa e se sarà necessario resterò per sempre qui. Mi adagio sul letto, e mi addormento con l’immagine del suo volto mentre me ne andavo impressa nella mente.


***Giorno dopo***


Un caldo raggio di sole mi costringe a svegliarmi. Apro lentamente gli occhi e per caso il mio sguardo si posa sull’orologio. Sono le otto,non ci posso credere,ho dormito per una giornata intera. Guardo fuori la finestra e noto molta gente che si dirige in costume verso il mare.
Come se fossi stata investita da un ondata di energia corro giù,prendo le valige e velocemente torno nella stanza. Prendo il necessario per andare sulla spiaggia e in qualche minuto sono pronta. Il mare. Mi mancava,sono tre anni che non lo vedo più nemmeno nelle cartoline. Ora ho la possibilità di rilassarmi e sono decisa a godermi ogni secondo di questo mese. Appena scesa nella Hall dell’Hotel trovo l’uomo, che il giorno prima mi aveva servito, ad aspettarmi. Ieri non lo avevo notato, è proprio un bel fusto: probabilmente sulla trentina, occhi azzurri,capelli ricci e castani. Certo non arriva al fascino di Jane,però… “Jane,Jane e ancora Jane! Basta!”.

“Ei,Teresa giusto?”

“Si,piacere…”

“Michael. Mi chiedevo se le va di fare un giro con il qui presente che sarebbe lieto di fare da guida a una donna affascinante come te”.

“Beh,mi sa che non ho alternative,non conosco affatto la città… ma ora mi piacerebbe solamente andare al mare…” dico,arrossendo visibilemente per i suoi precedenti complimenti.

“Ma si,passiamo prima dalla spiaggia”esclama sorridendo e prendendomi sottobraccio. Credo sarà una giornata interessante…

“E’… bellissimo!” il paessaggio che mi si presenta difronte è a dir poco sensazionale. Una spiaggia di sabbia,circondata da delle enormi scogliere,alle mie spalle una piccola zona verde. Aveva ragione mia madre.

“Io devo scappare un’attimo. Nel frattempo ne puoi approfittare per farti un bel bagno rinfrescante.”

“Certo,ci vediamo dopo” gli rispondo sorridendo e accogliendo felice la sua proposta. Poggio il mio telo da mare vicino al bagnasciuga,mi tolgo il copricostume e correndo mi getto nel mare. Un’ondata di fresco e benessere mi travolge. Resto con la testa sott’acqua,assaporo quella pace che solo il mare mi sa dare. Mi immergo ancora di più,amo il mondo ovattato dell’acqua,non ci sono più rumori,non ci sono più pensieri. Riemergo per il bisogno di aria. Mi sento rilassata e quasi cambiata. Nuoto per un po’,per poi uscire e stendermi sul telo.

“Dovresti stare attenta. Qualcuno ti potrebbe arrestare per troppa bellezza.” Apro un’occhio  e guardo sorridendo Michael.
 
“Ah,ah la forza dell’ordine sono io quindi non devo avere paura per questo.”

“Sai,se tu non fossi  impegnata,ci farei un bel pensiero,ma purtroppo sono arrivato tardi.”

“Scherzi,io sono più libera di una farfalla.”

“Beh,questo lo dici tu,ma la tua mente,il tuo corpo dice altro. Tuttavia sarei felice di riaccompagnarti all’hotel.”

“Certo!” dico,alzando gli occhi al cielo. Un altro mentalista dei miei stivali,tutti io li vado trovando.

Entro in camera sprizzando gioia da tutti i pori. Mi sento libera da tutti i pensieri negativi che mi hanno assillato per almeno un mese. Mi infilo sotto la doccia e quasi perdo il respiro quando realizzo cosa è successo, e il perché della mia felicità improvvisa. Per tutto il tempo ho immaginato di essere accanto a Jane,ho immaginato il suo viso,il suo modo di parlare,il suo odore. “Non puoi scappare dai tuoi sentimenti Teresa” “E’ vero. Sono stata una stupida,non avrei mai dovuto lasciarlo così,sarei dovuta rimanere con lui,non posso negarlo,mi spaventa ma io lo amo. I miei pensieri vengono interrotti da un rumore proveniente dall’altra stanza. Mi infilo un piccolo accappatoio e cautamente mi dirigo ancora bagnata,grondante a dire la verità, verso la camera del letto… mi fermo sul ciglio della porta. Il mio cuore si ferma,troppe emozioni si sovrastano.

“Teresa,ho bisogno di te,non ce la faccio a starti lontano. Dammi la possibilità di dimostrarti che posso essere migliore di quello che tu possa pensare. Teresa,io ti amo, per favore…”

Non ha il tempo di finire la frase,perché io mi getto correndo fra le sue braccia e lo bacio più desiderosa che mai di sentirlo mio.
 
 
Rieccomi! Scusate l’assenza,ma la scuola è iniziata, ed è difficile coordinare entrambe le cose. Spero di non avervi deluso con questo capitolo,non l’ho approfondito volutamente,è un semplice capitolo di transizione. Fatemi sapere che ne pensate =)

Un grazie speciale a mici71,Elina, PopyMarroncina per aver recensito! Ringrazio di cuore anche chi mi ha inserito fra le seguite! ALLA PROSSIMA!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8° CAPITOLO *Ti amo* ***


Non ha il tempo di finire la frase,perché io mi getto correndo fra le sue braccia e lo bacio più desiderosa che mai di sentirlo mio.
Infilo le mie mani fra i suoi morbidissimi e scompigliati capelli,gli bacio il collo con foga,salgo sempre più fino ad arrivare alle sue labbra,che mordo delicatamente. Se in un primo momento mi era sembrato assente,forse stupito, ora mi accarezza i capelli ancora bagnati, e mi avvicina a lui circondandomi la vita con un braccio.
“Hai intenzione di fuggire anche questa volta” dice quasi come un soffio. “Perché io non ho intenzione di lasciarti andare di nuovo.” 

Mi fermo un attimo,ho capito che ho bisogno di lui,che lo amo. Ora devo solo dirglielo.
“No,Patrick. In questae due giornate ho capito quanto mi senti vuota senza di te,senza la tua costante presenza. Ho sbagliato a fuggire quella sera,sono stata una stupida. La mia razionalità ha sopraffatto i miei sentimenti,mi sentivo confusa e impaurita. Perdonami Patrick,io ti amo e non posso vivere senza te”

“Hai visto che le vacanze servono a qualcosa? Ti hanno fatto aprire gli occhi finalmente. Sul serio non so come hai fatto a resistere a un uomo affascinante come il sottoscritto per tutto questo tempo.”

Lo guardo sorridendo inclinando la testa. Ha proprio un ego infinito,ma è anche per questo suo modo di fare che mi sono innamorata di lui. Decisa comunque a fargliela pagare,gli tiro una piccola spinta,facendolo cadere sul letto. Mi metto in piedi di fronte a lui e sorrido ampiamente.
“Ora devo decidere cosa farne di te.” Scherzo.

“Beh,se questo è il tuo modo per te di punire la gente,non ti preoccupare,non opporrò nessun tipo di resistenza!” dice lui,prendendomi dai polsi e facendomi cadere stesa su di lui.

“Ti sto bagnando.”

“Lo so,ma hai un compito da portare a termine; mi devi punire!”

“Ma no, come potrei punire un uomo così affascinante come te!”

“Così non vale! e che fine fa la mia penitenza?”

“Beh,ma la punizione è proprio questa!” dico io scherzando e alzandomi per andare in bagno. Prima che possa aprire la porta,vengo fermata dal mio consulente.

“Tu non puoi vivere senza di me,senza la mia presenza. Insomma,lo hai detto tu qualche minuto fa,soffri di perdite di memoria?”

“Oh,Patrick Jane,non ho dimenticato le mie parole,non ti preoccupare,ma ricordati che non hai ancora scontato la tua punizione!” dico,stampandogli subito dopo un veloce bacio sulla guancia.

“Ma che ti amo te lo posso dire?” chiede quasi timoroso Jane.

“Mmm fammi pensare… si perché no!”

“Ti amo,agente Teresa Lisbon!”

“Ti amo,fastidioso consulente.” E così lo abbraccio,con tutta la forza che ho dentro,non lo  voglio perdere. Ho però, tanto da chiedergli,ma non trovo le parole giuste.

“Lo so Teresa,anche io devo dirti e domandarti molto,ma abbiamo tempo. Ora perché non ti vai a vestire e ti asciughi,il tempo è ideale per farsi una bella passeggiata in riva al mare!”

“Grazie,Patrick,grazie di essere qui con me! Vado a prepararmi,non ti preoccupare, non ci metterò molto!” dico io guardandolo dritto nei suoi occhi, tuffandomi in quel mare azzurro in cui amo tanto nuotare. Lo amo e ora che lui è con me sono la donna più felice al mondo.
Entro nel bagno,col sorriso stampato sul viso. Sono finalmente felice. Decido di mettermi i miei soliti pantaloni e una delle mie solite maglie.

Esco contenta e trovo Jane affacciato alla finestra,il che non dovrebbe preoccuparmi. Il problema è che sta litigando (?!)  con qualcuno. Mi avvicino cauta, e metto una mano su quella di Jane,per attirare la sua attenzione,ma non pare sentirmi.
“E non fatti vedere più da queste parti. La prossima volta scendo giù e ti faccio capire di che pasta sono fatto!” grida,chiudendo immediatamente dopo la finestra.

“Ora mi spieghi cosa è successo” faccio io,tranquilla,ma lasciandogli intendere che sono tutt’altro che calma.

“Amore,devi sapere che un certo Mi,mi… vabbè quello che è; ha lanciato una pietra alla finestra e ha iniziato a chiamare il tuo nome,che squallido. –Teresa,Teresa, ti sto aspettando per fare un giro paronimico della città- . Ma dovevi sentirlo, senza delicatezza e passione,non ci sa proprio fare. In ogni caso io gli ho fatto capire che non sei disponibile.”

“Povero Micheal,mi ha aiutato molto questi due giorni,mi ha accompagnato anche al mare,è stato molto gentile,e poi è anche una bella presenza.” Voglio proprio vedere la sua reazione.

“Lisbon,se stai cercando di farmi ingelosire,beh,hai colpito dritto al bersaglio. E poi,non puoi paragonare quell’individuo senza sapore,a me. Sono offeso sul serio.” Fa lui mettendo su il broncio.

“Oh,perché tu invece sei  ‘ saporito  ’ ?”

“ Parola mia!” esclama lui,ridendo di gusto e facendo ridere anche me. Non l’ho mai visto così. In ogni caso abbiamo molto da dirci, e credo che questa sera sia la sera giusta.

“Andiamo, gelosone?”

“Certo, agente!”



***Qualche minuto più tardi,sulla spiaggia***



Siamo seduti sulla soffice sabbia da quasi un’ora. Siamo rimasti così, lui che mi abbraccia da dietro e poggia la sua testa sulla mia spalla destra, senza parlare,senza rompere con nessuna  parola o sospiro quel magico equilibrio che si è venuto a creare da quando ci siamo rincontrati. ma non possiamo rimanere così in eterno, abbiamo bisogno di parlare, e credo che questo sia il momento migliore.

“Patrick, ti devo chiedere una cosa importante…”

“Dimmi pure, risponderò a qualsiasi domanda. Ma prima voglio io chiedere una cosa a te. Perché sei scappata,cosa è cambiato da allora a oggi? Lo so in teoria sono due domande,ma ho bisogno di sapere."

Sciolgo l’abbraccio,poggio la mia fronte sulla sua,prendo un lungo respiro, e inizio a parlare,lasciando che sia unicamente il mio cuore a guidarmi.

“Jane,io ti ho sempre amato,ma c’era qualcosa che frenava la mia voglia di ditelo. Quella sera sono arrivata al limite,volevo sentirti mio,stavo anche per dimenticare finché quelle parole non sono riaffiorate. In questi due giorni,ho capito che DOVEVO dimenticare se volevo finalmente essere felice. Ora che ti ho risposto,posso chiederti il perché di questa?” gli chiedo,porgendogli un foglio dove ho riportato le sue parole,volevo bruciarlo,come per cancellare il suo ricordo.

Scorre molto velocemente quelle maledette sillabe,vedo i suoi occhi farsi sempre più lucidi, forse ho fatto male.

“No,Teresa,hai fatto benissimo. Devi sapere che questa lettera la scrissi tempo fa,quando mi accorsi che stavi iniziando a entrare nel mio cuore. Pensavo che scrivendo quelle parole avrei potuto veramente dimenticare,ma non è stato così,scusa,per favore perdonami,non era mia intenzione ferirti.”

“Patrick ma io ti ho già perdonato. Quando ti sei accorto di provare qualcosa per la sottoscritta?” dico,finalmente libera di quell’enorme peso che mi schiacciava il cuore.

“Da quel giorno in cui ti ho salvato la vita. Per me non è stato facile ammetterlo,per molto tempo ho pensato che non fossi degno d te e che innamorandomi di nuovo avrei tradito la mia famiglia, ma con il passare del tempo,dei giorni,ho capito che loro mi avrebbero voluto felice, e io potevo essere felice soltanto con te. Non pensare,sono ancora deciso a vendicarmi,ma per questo mese lui non esisterà,te lo prometto.”

“Non credere,anche io sono ancora decisa a impedirti di fare il gesto più stupido che tu possa fare,ma anche io per questo mese non ci penserò.”

Detto questo,lui si avvicina lentamente, e comincia a baciarmi dolcemente, e io lo accompagno,intrecciando la mia lingua alla sua. Mi distacco un momento,sorrido, e poggio la mia testa sul suo petto. Ora non ho bisogno di nient’altro.

“Ti amo,Patrick”

“Anche io,luce della mia vita."







 
 
Evviva,finalmente si sono chiariti! :D ho deicso di terminare così il capitolo mi sembrava la cosa migliore. Che ne dite?fatemi sapere che ne pensate,ne sarei molto lieta. Alla prossima,bellissime/i(?)
Un grazie particolare a mici71 per la sua graditissima recensione! Baci
Th.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9°CAPITOLO *Mi è venuta un'idea!* ***




“Ti amo,Patrick”

“Anche io,luce della mia vita.”




Non posso credere a quello che sta accadendo. Io sono con lui. Lui è con me. Siamo insieme,finalmente, dopo tanti anni di battibecchi e flirt,finalmente abbiamo scavalcato quel muro che ci teneva divisi. Non so cosa sta provando lui in questo momento,ma io mi sento sicura,felice,libera da tutti i cattivi pensieri. Beh, se devo dire la verità questo lo provavo anche prima che ci dichiarassimo,ma ora la consapevolezza che nessuno ci potrà più separare mi rallegra e non mi fa pensare ad altro. La mia testa è appoggiata sulle sue gambe e lui nel frattempo mi accarezza dolcemente i capelli. Questo è un altro aspetto che amo del nostro rapporto: non abbiamo bisogno di parole,per noi sono superflue. Non abbiamo bisogno di un contatto fisico. Sono i nostri sguardi,respiri e sospiri che ci permettono di comunicare con un linguaggio solamente nostro,unico nel suo genere,semplicemente magico. E ora,che i miei occhi non si perdono nei suoi,sento terribilmente la loro mancanza. Non so se lo ammetterò mai a voce alta,rischierei di aggiungere altro ego al suo,che è già infinitamente smisurato. In ogni caso,decido di girare la testa,per poterlo guardare. Quello che posso dire per certo è che non mi sarei mai aspettata di vedere Patrick Jane piangere così,in silenzio,con i capelli scompigliati dal leggero vento e con un sorriso appena accennato. Un mix fra tenerezza e bellezza infinita.

“Patrick,è tutto apposto?” dico,alzandomi dalla mia posizione precedente e avvicinandomi al suo viso per poi asciugare le sue lacrime con la mia mano,delicatamente. E mentre faccio questo,lui,altrettanto delicatamente mi ferma la mano con la sua,lasciandomi un po’ stupita.

“Teresa,sono felice. Queste sono lacrime di felicità,non me le asciugare,anche perché d’ora in poi mi vedrai molto spesso in questo stato.” Lui mi guarda,io lo guardo. Le mie guance si colorano di un rosso acceso e i miei occhi diventano lucidi a causa delle lacrime desiderose più che mai di bagnarmi il volto. Gli accarezzo la guancia,lentamente mi avvicino al suo volto,desiderosa di assaporare nuovamente le sue labbra. Gli stampo un bacio,leggero ma carico di sentimenti. Non ho bisogno di altro.

“Tu forse ti accontenti di questo,ma io no!” esclama spingendomi e facendomi cadere stesa sulla soffice sabbia. Si stende sopra di me,premendo col suo corpo contro il mio. Lentamente si avvicina,con uno sguardo malizioso. Si ferma a due centimetri dalla mia bocca,sorride e mi fissa con un sguardo penetratore,che mi fa ancor più salire la temperatura corporea. Mi morde leggermente le labbra per poi avventurarsi con le mani calde sotto la mia maglietta, e mi  accarezza tutta la schiena. Decido di stare al gioco e gli sbottono la camicia,mentre mi avvicino alle sue labbra per assaporarle. Gli sfilo lentamente la camicia,mentre lui fa altrettanto con la mia maglia la butto chissà dove. Non andremo oltre,lo so,perché questo ci basta,perché la nostra sola vicinanza è sufficiente,perché le mie mani nei suoi morbidi ricci mentre lui mi bacia è la cosa più bella che entrambi possiamo chiedere. Restiamo così per qualche altro minuto fin che decidiamo di ritornare all’albergo,dopo esserci vestiti a vicenda,mano nella mano,con l’aria delle coppiette adolescenti che hanno appena scoperto cos’è l’amore. Ed è la verità perché con lui ho finalmente trovato il vero Amore.



***in albergo***



“Lo sai che sei proprio antipatica?”

“E tu sei irritante e scansafatiche!”

“Strega!”

“Idiota!”

“Ok,credo che possa bastare” dice il mio consulente baciandomi il collo con foga. Mentre tornavamo all’albergo avevamo deciso di raccontarci tutto ciò che pensavamo l’una dell’altro,e naturalmente non sono tutte rose e fiori le nostre opinioni.

“Dai,vatti a preparare,sbaglio o mi devi una cena?”

“Ti sbagli,si,perché non li prendesti i 100 dollari dalla tasca dell’agente.”

“Ei,e tu credi che 100 dollari bastino per soddisfare le mie esigenze culinarie?”

“No,lo so,ma poiché non sono un uomo che si può definire ricco,non credo ti potrei essere utile. Mi dispiace deluderti,forse dovresti cercare qualcun altro…” Non può dire sul serio! Non gli faccio terminare la frase,perché mi butto fra le sue braccia,e con il tono più dolce che esista gli dico:

“Idiota,e credi che per me i soldi valgono qualcosa? Per me l’unico che vale sei tu!”

“Ok,allora se la mettiamo su questo piano mi vado a preparare,non mi spiare dalla fessure della porta mi raccomando”

“Ah ah ah,non ne ho nessuna intenzione.”

“Cerca di non morire per la tristezza di tenermi lontano.”

“Non ti preoccupare,ora vai!” esclamo,spingendolo lievemente. Appena entra nel bagno,mi viene in mente una cosa. Gliela dirò dopo… la sua giacca attira la mia attenzione. La prendo fra le mani e mi immergo nel suo odore. Non posso credere a quanto sia buono,ho sempre sognato di poterlo sentire così da vicino e ora… un attimo ora che ci penso. Da dove salta fuori questa giacca se lui era in camicia quando è arrivato. E soprattutto con cosa si starà cambiando? Non mi dire che…

“Jane! Copriti devo entrare! Ora!”

“Oh,lo sapevo che non ce l’avresti fatta a restare senza di me. E son anche convinto che non hai tutta questa voglia di vedermi coperto. In ogni caso lo farò perché so che sei troppo orgogliosa per ammetterlo e poi rimarresti troppo stupita e non riusciresti a parlare.”

Una faccia sorridente e divertita mi da il benvenuto. Non penso a quello che ha detto prima che mi venisse ad aprire,perché forse ha ragione.Ei,cosa vai a pensare?

“Mi dici come si trovano qui le tue cose,i tuoi vestiti. Non mi dire che sei venuto convinto che io non ti avrei mandato velocemente a quel paese e sarei finita nelle tue braccia.”

“Ok,non te lo dirò.”

“Maledetto egocentrico di merda,non posso crederci. E cosa ti dava questa immensa certezza?”

“Beh,dopo quel bacio così pieno di amore sapevo che eri solo confusa e spaventata, e sapevo anche bene che saresti fuggita da Sacramento. E poi diciamoci la verità,non sarebbe stato troppo pesante riportare la valigia indietro,sarebbe stato più difficile separarmi da te una volta ritrovata. Che poi resistere a un tipo come me è scientificamente impossibile,è solo un piccolo particolare.”

“E toglimi una curiosità,come hai fatto a trovarmi?”

“Non è stato affatto difficile seguirti… questo non dovevo dirlo.”

“Brutto bastardo! Ti potrei denunciare sai?”

“Si che lo so. Ma che importa,con le mie conoscenze non sarà affatto difficile uscirne. Per esempio conosco una bellissima agente di nome Teresa Lisbon, ha degli occhi stupendi e potrei definirmi un suo ottimo amico.”

“Sei incredibile,bene ora esci perché tocca a me sistemarmi.”

“Ma io non ho finito.”

“Allora facciamo così,io entro nella doccia e tu ti finisci di sistemare qui. Non sbirciare però!”

“Sai che in questo modo il tuo subconscio mi sta invitando a fare il contrario.”

“Beh,e perché non lo ascolti?”

“Agli ordini.” E così successe. Ci scoprimmo lentamente, assaporando ogni centimetro della pelle del nostro compagno. Facemmo l’amore,lì sotto la doccia,senza fretta,ma non perdendo un solo secondo di quello che stavamo provando. Credevamo di poter resistere ma non era così, avevamo perso già troppo tempo per aspettare ancora.



***qualche minuto più tardi,sul letto***



“Mi è venuta un’idea!” dico,fingendomi maliziosa.

“Ei,non ti è bastato,sei incontentabile sai?” chiede lui avvicinandosi per baciarmi,ma io mi sposto,per lasciare un Jane sorpreso e finto ferito.

“Cosa vai a pensare? Mentre ti lavavi mi è venuta in mente una cosa carina che possiamo fare. L’ho vista tante volte nei film,e sarebbe bello viverla di persona: faremo finta di non conoscerci,tutta la serata,inizieremo a pranzare su due tavoli diversi fin che tu farai la prima mossa e così via. Che ne dici?”

“Dico che è un’idea stupenda e soprattutto molto divertente,così eviteremo di annoiarci.”

“Ok,allora vestiti,io chiuderò gli occhi,non voglio sapere come ti vestirai,deve essere anche quella una sorpresa.”

“Va bene. Ti amo principessa.”

“A dopo principe azzurro. Ti amo anche io”

E così ci stampiamo un altro bacio,prima di salutarci in attesa del continuo della serata.







 
 
 
Eccomi,scusate se vi ho fatto aspettare troppo,non era mia intenzione. Che ne dite di questo capitolo?! Vorrei sapere tanto i vostri pareri,perché sono nuova e ho bisogno delle vostre recensioni,per favore recensite.
Un grazie particolare a mici71 per aver recensito anche lo scorso capitolo. Vostra,
Th.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10° CAPITOLO *La luna piena...* ***


E così ci stampiamo un altro bacio,prima di salutarci in attesa del continuo della serata.

Appena sento che apre la porta della stanza,apro finalmente gli occhi. Ora il mio obbiettivo è quello di stupire Jane. E per fare questo ho bisogno di quel vestito che non uso mai,che tuttavia ho portato insieme in caso di occasioni speciali e,a mio avviso, questa è un’occasione abbastanza speciale. Rovisto nella valigia,e appena lo vedo mi si illuminano gli occhi. Non me lo ricordavo così… così. Non mi ricordo chi me lo regalò,ma in questo momento lo sto mentalmente riempiendo di ringraziamenti. Corro in bagno e decido di farmi un’altra doccia. La terza del giorno. Mentre l’acqua mi scivola sulla pelle penso a lui,chissà come si sarà vestito? E poi… non abbiamo fissato il ristorante dove incontrarci… vuol dire che dopo lo chiamerò .Lentamente mi asciugo,prendo il vestito e lo indosso…
“Teresa,ti devo fare i miei complimenti,davvero. Credo che non farai colpo solo su Patrick questa sera.” “Ei,credevo fossi scomparsa, e se devo dire la verità ne ero anche contenta.” “Ah ah,simpatica. Buona serata!” “Grazie,coscienza”

Mi rispecchio per più volte e posso dire che mi ritengo soddisfatta. Il vestito è di un colore rosso scuro,lungo fino alle ginocchia,senza spalline. Ho raccolto i capelli in un leggero tuppo, e ho messo degli orecchini verdi,che si abbinano con i miei occhi. E come scarpe ho indossato quel tipo di scarpe che non credevo avrei messo mai: un paio nero con un tacco vertiginoso. Non so quanto resisterò con queste ai piedi,ma per lui,questo ed altro. Prendo un copri spalle nero e lo infilo nella borsetta verde che ho deciso di portarmi dietro. Vedo il cellulare e mi ricordo che devo chiamare Jane,ma evidentemente,lui mi aveva preceduto:


<<   Lisbon,ci vediamo al ristorante italiano accanto alla spiaggia,quello che avevi intravisto e dove sognavi di andare. Ho già prenotato il tavolo numero 7 per te,non ti preoccupare,faremo finta di non conoscerci…
P.S=spero che mi stupirai col tuo abbigliamento,e spero indosserai quel vestito rosso che ti regalai quattro anni fa a Natale,avrei sempre voluto vedertelo addosso.
P.P.S= ti consiglio di affrettarti,affascinante come sono,ho già attirato l’attenzione di un gruppetto di ragazze  accanto al mio tavolo. A dopo cara.   >>


Ok,ora la mia faccia e ufficialmente rossa come il mio vestito. I motivi penso siano anche abbastanza chiari. Non so come,in pochi minuti mi trovo di fronte al ristorante: la gelosia fa fare cose che non ti aspetti,soprattutto che non ti aspetti con un paio di scarpe come le mie.
Mi avvicino a una cameriera,le chiedo dove si trova il mio tavolo. Scorgo dove si trova, e scorgo anche Jane. Ok. Devo trattenermi,perché ci sono due cose che in questo momento vorrei fare,ma che per evitare di fare una figura abbastanza vergognosa,per non dire altro,non devo fare. Uno: prendere per i capelli quelle due smorfiose che gli girano intorno. Due: buttarmi addosso a Patrick e mandare all’aria tutta la serata. Beh,forse mi credete esagerata,ma vedere Jane in costume, fa questo effetto,ve lo posso assicurare. Respiro più volte, indifferente respingo i miei pensieri precedenti, e senza nemmeno guardarlo,mi dirigo al mio tavolo,nel modo più sensuale che io sia capace di fare. Mi sistemo il tovagliolo sulle gambe,e prendo il menu fra le mani. In realtà non sono molto interessata a quelle scritte senza senso,ciò che veramente è importante in questo momento è capire cosa stia facendo lui. Noto con immenso piacere che ha mandato via quelle ragazze. Prendo un respiro di sollievo,mi rilasso e mi preparo a farmi desiderare ancora di più.

Non avrei mai creduto che un giorno avrei fatto tutto questo per un uomo. Io la fredda,dura,severa,impassibile Lisbon. Eppure da quando lui aveva iniziato a lavorare con noi avevo percepito qualcosa cambiare in me. Le farfalle nello stomaco quando lo vedevo,la mia preoccupazione quando non lo vedevo e soprattutto la mia voglia di difenderlo e tirarlo fuori dai guai a tutti i costi,anche al costo di mettere al repentaglio il mio lavoro. Però non sono affatto scontenta di averlo fatto,di averlo aiutato,di aver creduto nel mio amore verso di lui. Lui è la metà che mi completa,e ora niente potrà separare l’intero che si è formato.

Vedo Jane chiamare il cameriere e sussurrargli qualcosa nell’orecchio. Questa cosa mi eccita sempre più.

“Lisbon,se non ti dai una calmata,manderai all’aria tutto quello che avete ideato per questa sera.” “Coscienza,ricorda che tra dire e il fare c’è di mezzo il mare."

Una voce mi distoglie dai pensieri…
“Scusi,signorina,il signore del tavolo due le offre questo vino. E c’è anche questo biglietto per lei.” Dice gentilmente il cameriere,lo stesso che aveva parlato con Jane.

“Grazie mille!” lo ringrazio io,rossa in volto. Beh,si,non sono abituata a sentirmi chiamare signorina e a farmi vedere vestita così. Lentamente apro il foglietto, e emozionata come se fosse veramente la prima volta che lui mi rivolge la parola,leggo il suo contenuto:


<<  Cara signorina

 il suo arrivo in questa sala mi ha rallegrato la serata,ha illuminato il giardino del mio cuore,che da un po’ era privo di luci. Probabilmente lei non crede nell’amore a prima vista,ma la sua bellezza,eleganza, fa ricredere molte persone,ne sono sicuro. La prego di accettare il mio umile pensiero,vorrei tanto conoscere il suo nome,suo

il misterioso signore del tavolo due.  >>


Teresa,mantieni la calma. E chi lo avrebbe mai detto. Patrick Jane romantico? Non capisco come faccia a stupirmi così tanto ogni volta. In questi momenti mi passa per la mente che io non lo abbia mai conosciuto veramente. Ora però devo agire. E mi è venuta una grandiosa idea. Mi alzo,poggio il tovagliolo sul tavolo e con passo felpato,passo dal tavolo dove il “misterioso signore” è seduto,sfiorando delicatamente la sua spalla. Vado in bagno,mi specchio e dopo qualche minuto ritorno al mio tavolo,questa volta poggiando un foglio sul suo di tavolo. Lo vedo sorridere,sicuramente per le parole che ho scritto. A differenza sua sono stata molto meno romantica. Non passa molto perché lui si alzi e mi raggiunga.

“Signorina,mi sento solo e trascurato in quell’angolo del ristorante. Potrei unirmi a lei se non sono di troppo disturbo.”

“Sa,mi trova perfettamente d’accordo. Anche io mi sento trascurata qui. Si sieda pure.”

“La ringrazio,singorina?”

“Teresa,signor?”

“Patrick.”

E la cena continua così,senza parole,ma con semplici sguardi divertiti e di ammirazione. La svolta accadde dopo. Ci eravamo divisi, sto camminando verso la spiaggia,quando nemmeno a farlo a posta cado,rompendo un tacco, e ferendomi leggermente la mano.

“Si è fatta male.?” Mi chiede Patrick,esaminando preoccupato la mia mano.

“Mi sta seguendo per caso!?” esclamo invece io,un po’ divertita.

“No,non era mia intenzione,mi stavo dirigendo verso la spiaggia.”

“Che casualità! A questo punto propongo di andarci insieme.” dico io ancora più divertita di prima.

“Già non si sa mai, ci potrebbe essere qualche male intenzionata  pronta a violentarmi.”

“Ah,noto con piacere che non le manca l’autostima!” dico io mentre lui fa spallucce. Mi aiuta ad alzarmi prendendomi dalla mano “sana”. Mi tolgo l’altra scarpa e lentamente ci incamminiamo.


***


“La luna piena,l’ho sempre amata.”

“Già,ha qualcosa si magico” dico io,con gli occhi lucidi per la gioia.

“Qualcosa di magico proprio come la sua grazia,la sua eleganza,la sua bellezza.”

“Io direi,qualcosa di magico come questo momento. E come la sua autostima”

Scoppiamo insieme in una fragorosa risata. Poi,come se un fulmine avesse attraversato le nostre menti, un’idea ci balena nella mente.

“Sa signorina,qui in paese dicono che se una coppia fa il bagno di sera,con la luna piena che si riflette sulle onde del mare,quella coppia rimarrà insieme per sempre.”

“Si, è vero,ne ho sentito parlare anche io,ma so che bisogna aspettare mezzanotte.”

“Guardi il suo orologio,siamo arrivati giusto in tempo.”

Lo guardo,vorrei baciarlo,ma finirei per rovinare tutto. Mi spoglio lentamente, togliendomi il vestito e gli orecchini. E poi osservo lui mentre fa lo stesso col suo costume. Quando anche lui ha finito,ci prendiamo per mano. Senza fretta,camminiamo sulla soffice sabbia,fino ad arrivare sul bagno asciuga. Nonostante la temperatura dell’acqua senza sussulti o ripensamenti ci immergiamo, e nuotiamo fin dove la luna si specchia.

“E quindi ora nessuno ci potrà più dividere?”

“Questo dice la leggenda.” Dice lui,prendendomi il viso fra le sue mani,e lasciando la traccia delle sue labbra sulle mie.

“A questo punto spero non sia solo una leggenda.” Esclamo io prima di baciarlo molto più avidamente di come lui aveva fatto. Ci lasciamo cadere nelle profondità marine,senza però mai staccarci. Quando ritorniamo in superficie qualcosa turba la pace in cui ci eravamo immersi.

“NON-CI-POSSO CREDERE” grido io spaventata da ciò che vedo sulla spiaggia.





 
 
Inanzitutto scusatemi per la mia prolungata essenza,vi chiedo umilmente perdono. Spero che questo capitolo vi piaccia(scusatemi,per la non-lunghezza [xD] del capitolo!),e spero di sentire i vostri parei a riguardo,lo spero veramente.
Secondo: ringrazio di cuore mici71 per continuare a recensire la mia storia,e ringrazio anche chi ha aggiunto la storia fra segutita e preferita. Vostra,
Th.

P.S=chi sta seguendo la quinta stagione?. Non vedo l’ora che arrivi domani: 100° episodio,sto arrivando!!!!! XD a prestooo :*

P.P..S=no,scherzo,vi lascio in pace ora xD ( questo è l’effetto della quinta stagione!)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11° Capitolo *Non si sfugge... ***


In questo capitolo,riprendo in parte il finale dell’altro per approfondirlo meglio,spero vi piaccia e vi prego lasciate qualche recensione! Accetto volentieri anche le critiche!





“E quindi ora nessuno ci potrà più dividere?”

“Questo dice la leggenda.” Dice lui,prendendomi il viso fra le sue mani,e lasciando la traccia delle sue labbra sulle mie.

“Spero che non sia solo una leggenda.” Esclamo io prima di baciarlo molto più avidamente di come lui aveva fatto. Ci lasciamo cadere nelle profondità marine,senza però mai staccarci. L’acqua,la pace ci avvolge. Non esiste più un mondo al di fuori del nostro,al di fuori di quello che ci siamo creati in questo momento. Ci stacchiamo e prima di emergere rimaniamo a guardarci,a specchiarci uno nell’altra. Siamo felici, siamo insieme. Emergiamo lentamente senza lasciarci le mani. Ci avviciniamo,questa volta semplicemente per abbracciarci.

Improvvisamente mi viene in mente la squadra. Chissà cosa penserà,come reagirà quando verrà a saperlo. E come per magia qualcosa turba la pace in cui ci eravamo immersi. Quanto è vera l’affermazione: “parli del diavolo e spuntano le corna!”

““NON-CI-POSSO CREDERE” grido io spaventata da ciò che vedo sulla spiaggia.

“Ei,che sarà mai. Sono solo Cho e Summer. Aspetta ora li chiamo così ci uniamo a loro.”

“No tu ora taci!” dico io,spingendolo sott’acqua. Non possono scoprirci,questa situazione è troppo imbarazzante. Avevo immaginato che Cho avesse finalmente una relazione,certo non credevo che l’avesse intrapresa con Summer, ma in fondo si sa: “gli opposti si attraggono” e la riconferma di questo siamo io e Jane.

 Le mie preoccupazioni di interrompono all’improvviso. Ricado in quel mondo ovattato da cui ero appena riemersa. E la colpa è nuovamente del mio consulente. Già,perché lui,per vendicarsi,aveva deciso di tirarmi per una gamba e portarmi con lui sott’acqua,sotto quel mondo magico illuminato dai raggi lunari. E se non fosse per la presenza del mio sottoposto lì fuori,non mi sarei mai immaginata di ritornare alla realtà..

Riemergiamo in sincrono.

“Jane…” sussurro
 
“Si ho capito,anche se credo che la tua sia una preoccupazione più che stupida. Lo sapevano prima di noi che saremo finiti insieme e non credo affatto che ne sarebbero tanto stupiti. Certo,che coincidenza…”

“Se scopro che tu centri qualcosa sei un uomo morto.” Dico io facendomi autoritaria e alzando un po’ troppo il volume della voce. Abbastanza per farmi sentire da Cho.

“Che succede? E’ tutto apposto lì?”

“Oh,oui c’est bien. Ma cherie est un peu imaptient.!” *

“Ok.” Risponde come sempre secco Cho. Ok,sono l’unica a non sapere il francese? Chissà…

“Dove hai imparato il francese?”

“Ho viaggiato per un po’ quando facevo parte del Circo. Siamo stati una settimana al Albi e lì ho imparato un peu! Non ti stupire,non è difficile imparare una lingua quando si è sul posto.” Sussurra Jane,avvicinandosi nuovamente al mio viso per stamparmi un dolce bacio sulle labbra.

“E questo?”

“Mi mancavi”

“Che cosa hai detto a Cho?!” chiedo io cambiando completamente il discorso,senza però dimenticarmi di tenere basso il volume della mia voce.

“Nient’altro che la verità!”

“Ovvero..?”

“Che sei una donna incontentabile.”

“Ah,e così io sarei incontentabile? Voglio proprio vedere se tu questa sera ti accontenterai del divano della hall.”

“Non ho detto mica che sono un tipo che si accontenta di poco!”

“Non capisco perché io non riesca a rimanere arrabbiata con te,davvero non riesco a comprenderlo.”

“Il mio fascino ha su tutti questo effetto.”

“Sai,in questo momento sembriamo due adolescenti che parlano delle loro cose ‘  proibite  ’ . comunque credo che se continuiamo a rimanere a mollo anche il tuo fascino ne risentirà.”

“Sai,sono d’accordo. Però almeno che tu non voglia andare in giro in mutante , bisogna  aspettare che Cho se ne vada.”

“Ma potrebbe rimanere qui per ore.”

“O non dobbiamo aspettare molto,l’importante è aspettare che si accenda il fuoco della passione fra i due, e non credo che ci metteranno molto.”

“Jane, sai, non tutti pensano solo al…”

“Guardali. O ora o mai più.” E così davvero come due ragazzini che devono nascondere il loro amore ai propri genitori lentamente usciamo dall’acqua e in punta di piedi recuperiamo i nostri vestiti per poi rintanarci dietro un alto scoglio. Ci rivestiamo velocemente e scappiamo via da quella spiaggia. Ok,ora sono al sicuro.
Mano nella mano ritorniamo in albergo. Credo che il fuoco della passione si sia riacceso anche in noi. Apro la porta,e no. Non mi sarei mai aspettata di vedere Micheal  grondante di sangue, e lo smile di Red John ad accoglierci. Vedo un foglietto sul paviemento. Lo raccolgo e lo leggo con Jane al mio fianco.

<<  Lisbon, ci volevano le vacanze per farti aprire gli occhi,eh?
 Ma vi siete dimenticati che non si sfugge così dai propri incubi. A presto.
                                      RJ    >>
 





 
 
*oh, è tutto a posto. La mia cara un pò impaziente.


E rieccomi = )) Perdonate per il capitolo non molto lungo,ma è un capitolo di transizione.. si perché siamo finalmente arrivate all’inizio della seconda parte,della parte Thriller. Spero che comunque vi piaccia =) fatemi notare se ci sono imprecisioni,non ho avuto il tempo di rileggerlo,ma non potevo far aspettare ancora.
Ringrazio ancora una volta mici71, grazie di cuore. E anche un bacio a tutte coloro che mi hanno aggiunta nelle preferite o nelle seguite. Merci,
Th
.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12°CAPITOLO*Buio* ***


Vedo un foglietto sul paviemento. Lo raccolgo e lo leggo con Jane al mio fianco.

<< Lisbon, ci volevano le vacanze per farti aprire gli occhi,eh?

 Ma vi siete dimenticati che non si sfugge così dai propri incubi. A presto.

                                      RJ   >>


Non posso credere a cosa i miei occhi hanno appena letto. Non ci eravamo dimenticati di lui,ma credevamo che per questo mese potevamo accantonarlo in un piccolo angolo della mente,credevamo potesse prendere polvere lì,per poi tornare a rispolverarlo e riportarlo alla luce solo una volta ritornati al CBI. Evidentemente avevamo commesso un grosso errore. Alzo lo sguardo lentamente.

Sono abituata a vedere cadaveri,ma il suo volto,la sua espressione mi lascia un non so che,un retrogusto amaro. La sua testa penzola dal letto,le braccia sono poggiate lungo il corpo e le gambe sono rigide,in una posizione completamente diritta. I suoi occhi spalancati sembrano fissarmi,sembrano ancora vivi. Mi avvicino al corpo è ancora caldo, il che vuol dire che non è morto da molto.  Inizio a tremare,sento freddo e le mie mani sudano. Non è la prima volta che mi trovo di fronte a una situazione del genere,ma è la prima volta che mi ritrovo ad essere minacciata personalmente. E più di questo mi spaventa Jane,la sua reazione,cosa farà ora che per forze di cose riprenderemo ad indagare sulla sua nemesi. Mi giro per cercare i suoi occhi. Ma ottengo solamente la vista del mio consulente rannicchiato in un angolo,con la testa fra le mani. Lentamente mi avvicino a lui.

“Patrick…”

“Allontanati Lisbon. Sono un mostro e ancora una volta stai rischiando di ferirti per rimanere vicina a me.”

“Ma che cosa stai dicendo? Sei impazzito forse?” cerco di rimanere calma. La situazione mi spaventa ma devo essere forte,ora la cosa più importante e non farlo ricadere nel baratro oscuro che lo ha inghiottito per troppi anni.

“Lo apprezzo,davvero. Il tuo sforzo intendo. So che anche tu hai paura e ti chiedo perdono,ti chiedo scusa per essere stato così egoista ancora una volta,per aver pensato solo al mio benessere. Sapevo che prima o poi sarebbe andata a finire così. Avrei dovuto lasciarti andare quella sera,perché almeno ora sarei tranquillo nel sapere che tu sei al sicuro. L’ho nascosto così bene per tanti anni,il fatto di amarti. Dovevo solo aspettare ancora,purtroppo il mio egocentrismo è prevalso. Solo il pensare che ti possa accadere qualcosa,mi fa sentire un verme. E se lui ti tocca,se ti sfiora… sarò costretto a portarmi anche questo peso sulla coscienza. Sono solo un mostro,vicino al quale la possibilità di ferirti è più che altro una certezza.”

Più che un discorso,il suo era un sussurro. Il suo volto è solcato da pesanti lacrime. Le lacrime del senso di colpa che lo aveva portato quasi all’autodistruzione, e che ora minaccia di riportarlo nel suo stato di follia purosa.

“Jane,andrà tutto bene. Ho superato situazioni peggiori di queste. Ti sei dimenticato che sono una poliziotta con tanti duri anni di carriera? Guardami” dico,alzandogli con due dita il suo viso “lo sai anche tu,ora nessuno potrà dividerci. Dobbiamo restare uniti, e tu devi restare lucido. Questa volta lo prenderemo” cerco di consolarlo. Gli stampo un dolce e casto bacio sulle labbra e con una mano gli asciugo le lacrime.

“Ti amo.” Prima che io possa rispondergli però, un forte dolore alla testa e la luce lascia il posto al buio.


 
Buio. Apro gli occhi. Ancora buio. Una fitta alla testa, sento qualcosa di caldo bagnarmi la nuca. Cerco di portare una mano alla ferita, e solo allora mi accorgo di essere legata a un muro con una catena. Così mi affido agli ultimi due sensi che mi sono rimasti a disposizioni. Cerco di concentrarmi al massimo sull’odore del luogo in cui mi trovo. Attizzo l’udito e cerco di catturare rumore o suono che sia,utile per comprendere qualcosa in più. Mi trovo in un luogo chiuso,abbandonato probabilmente,dato il forte odore di muffa e polvere. Ma nient’altro. Mi ritornano in mente gli ultimi minuti in cui ho visto la luce e una lama mi trafigge il cuore. Che fine ha fatto Jane? Hanno rapito anche lui?

“Ah,Teresa,Teresa,Teresa. Non posso credere che pensi sempre agli altri. Per una volta prova a pensare al tuo stato e a come uscirne. Anche se non credo sia possibile farlo.” Una voce lugubre,ma conosciuta finalmente rompe il silenzio. Almeno so di non essere completamente sola.

“Posso avere l’onore di sapere il tuo nome?”

“Cara Teresa,il mio nome lo conosci già e non mi va di perdere tempo con le presentazioni che a mio avviso sono inutili.” risponde la stessa voce avvicinandosi,legandomi le mani con lo scotch e con delle manette probabilmente, liberandomi poi da quelle che già avevo. In questo momento so che ribellarmi o cercare di colpirlo non porterebbe nessun risultato. Devo prima capire… . Fiuto un odore che mi ricorda qualcuno,ma non riesco ancora ad associare a chi appartenga. “ A dopo,cara” dice,lasciando dietro di se un rumore non indifferente,provocato sicuramente dalla porta chiusa alle sue spalle. Non serve un mentalista per capirlo, è Red John, e se a preso me ha preso sicuramente anche Jane. Quello che mi stupisce è che la mia mente mi dice che lo conosco.

Improvvisamente una luce si accende ,fioca ma abbastanza luminosa per chiarire dove mi trovo. E’ una stanza non molto grande,con un tavolo al centro e delle scatole accantonate nella parte sinistra. Dopo essermi assicurata di essere da sola,decido di alzarmi per sgranchirmi le gambe indolenzite. Sento il cuore battermi forte nel petto. Sembra quasi una sala di interrogatori,quelle che uso io,che conosco tanto bene,quelle in cui entro con la costante presenza di Jane. Ma ora lui non è con me,lui è chissà dove nelle mani di quel mostro. Sento di nuovo una fitta alla testa,seguita da un'altra dei miei polsi. Mi avvicino alla porta,che mi accorgo presto essere blindata. Non so se è la paura o il luogo,ma inizio a sentire freddo. Sto per andare verso le scatole ma di accorgo di un particolare che prima non avevo notato. Dietro di me c’è un vetro. Uno di quelli neri,attraverso cui non puoi guardare, e probabilmente però,dall’altro lato hai la visione completa della situazione. Che sia lì Red John?
Una lacrima scende dal mio viso,il dolore si fa sempre più forte e il pensiero che Jane sia in pericolo ritorna prepotente a farsi strada nella mia mente.



POV JANE


Buio, apro gli occhi e una forte luce mi acceca gli occhi. Dopo aver dato tempo a questi ultimi di abituarsi alla loro nuova situazione inizio a mettere a posto i vari tasselli,ciò che i miei sensi possono fornirmi. Devo assolutamente capire dove mi trovo.

Una stanza semivuota,con una sola brandina senza materasso e una sedia vicino a quello che sembra un vetro. Mi avvicino alla porta e senza troppo pensare capisco che è blindata,forse rimasta troppo al lungo chiusa,dato il terribile odore  che governa tutta la stanza. Mi accorgo solo ora di avere le mani legate, e tuttavia il mio pensiero va a quel vetro. Mi avvicino e noto una stanza molto simile alla mia, con al centro una sagoma dolorante e sofferente. Sento il cuore mancarmi di un battito.
E’ lei. E’ Lisbon. Vedo del sangue scivolarle sul volto,sangue che si mescola alle sue lacrime. I vestiti strappati e sporchi. E i suoi occhi,privi di quella scintilla che mi illumina ogni giornata. Vorrei gridare il suo nome ma dalla mia bocca non esce altro che un semplice sussurro. Tutti ma non lei,non la mia Teresa.
Sicuramente non può vedermi,sarà uno di quei vetri come le sale del CBI. Quindi se è così, lei non può vedermi e non può nemmeno sentirmi. Mi accorgo che vicino al vetro si trova uno di quei pulsanti che usiamo per comunicare con chi si trova dall’altra parte. Con la fronte lo premo.


 
POV LISBON


“Teresa..”

“Jane! Dove sei?!” grido iniziando a piangere come non avevo mai fatto prima.

“Sono dall’altro lato…”

Vorrei rispondergli ma una forte fitta alla testa,provocata da quel dolore,mi fa ritornare nello stato di buio assoluto.
 
 
Che ne dite di questo capitolo?! E’ un pò malinconica ma la parte Thriller deve esserlo per forza!Fatemi sapere che ne pensate. Cosa succederà ai nostri poveri protagonisti? Beh,nel prossimo capitolo avrete molte spiegazioni.
Ringrazio mici71 e chi mi continua a seguire in questa mia pazzia. Spero di sentire qualche parere in più questa volta.
Th.



Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13°Capitolo *Il mio cielo cade a pezzi* ***


POV JANE

“Teresa,Teresa,svegliati ti prego!!” continuo a gridare con tutta la voce che ho in corpo,con la speranza che mi senta. Sto piangendo,sto tirando pugni all’impazzata al vetro che mi è di fronte,anche se so che non servirà a niente. Sento una morsa al petto,le forze mi iniziano a mancare,le gambe tremano. Ho bisogno di rivedere i suoi occhi,voglio poter sentire la sua voce. Non voglio rivivere quello che ho dovuto passare per otto anni, e so che questa volta non sarei capace di andare avanti,perché nessuno sarà capace,come invece è stata lei, di rimettere a posto i pezzi della mia vita e di riattaccarli uno ad uno.

La testa mi gira,i miei occhi non vedono più, le mie orecchie sembrano non recepire più nessun rumore. Non posso svenire,no. Devo essere forte,non mi posso fare vedere debole di fronte a lui. I can’t.

Mi poggio al tavolo dietro me e preso dall’ira e dalla voglia di vendetta sempre più grande,lo chiamo.

“John!”quasi fosse  mio fratello.

“Ora mi hai,non c’è bisogno di trattenere anche lei. Sii uomo e uccidi me se ne senti il bisogno.”

“Ahahah si vede che le tue doti ti stanno abbandonando,Patrick. Sai benissimo che la morte non è mai la punizione più dolorosa, e tu devi soffrire,devi pagare per avermi sfidato.”

Non capisco da dove arrivi la sua voce,mi guardo intorno cercando di fare luce su questo problema.
“Tu ti devi solo vergognare per quello che fai ogni giorno. Guardati, non hai nemmeno il coraggio di parlarmi senza nasconderti,non sei capace di affrontarmi personalmente. E  fin ora chi hai ucciso? Praticamente solo donne. E tu ti definiresti uomo?  Vergognati.”  Cerco di essere il più convincente possibile,devo cercare di confonderlo,di farlo uscire allo scoperto. E poi la vedo la luce rossa in alto. Ci osserva attraverso delle telecamere nascoste negli angoli delle stanze,e probabilmente vicino c’è un altoparlante.

“Sai,credi di essere astuto,ma qui comando io. Le tue parole non mi feriscono,quello che faccio lo faccio per un motivo più alto,la mia missione è così grande che tu nemmeno potresti capire. Comunque se la tua preoccupazione e vedermi, non dovrai aspettare molto. Mi vedrai mentre metto fine alla vita della tua cara,anche se credo che le sue condizioni siano già abbastanza critiche…”

Un tic mi fa capire che ha chiuso qui la sua conversazione. E di nuovo quel peso sul cuore. La ucciderà,ma io non posso permetterlo,non posso,devo salvarla,come lei finora ha salvato me. E’ c’è solo un metodo per farlo. Morirò io,ucciderò me stesso,in modo che lui non abbia più motivo per ucciderla. Vorrei sbraciarla in questo momento,vorrei dirle addio,vorrei assaporare per un ultima volta le sue labbra. C’è ancora tempo,potrei almeno farla svegliare…



POV LISBON

La vedo, è una luce calda,chiara e accogliente. Vorrei toccarla,lasciarmi cullare da lei,ma so di non essere pronta,di non volerlo ancora. Io ho bisogno di vivere la mia vita accanto all’uomo che ho scoperto d’amare,voglio formare una famiglia con lui. E per fare questo devo essere forte,devo combattere contro il dolore terreno,quello che mi impedisce di essere lucida. E come se qualcuno mi prendesse per la mano e mi riportasse indietro,nel mondo dei vivi,sento una voce dolce,che io conosco benissimo,riportarmi alla realtà.

“Teresa, Lisbon, svegliati per favore. Fallo per me,anche se so di non meritarmelo,so di averne paurosamente bisogno. Teresa…”

Apro lentamente gli occhi, e riprendo coscienza e consapevolezza di quello che sto provando. La ferita mi pulsa,così come i polsi. Riesco a mal la pena ad alzarmi sulle mie fragili gambe. Vorrei davvero rompere quel vetro,so che dall’altro lato c’è lui. Prima di morire ho bisogno di sentirlo di nuovo mio. Così mi ricordo di un trucco che avevo imparato all’accademia, con un rapido movimento delle mani riesco a sfilarmi le manette e a strappare lo scotch. Prendo con le ultime forze che ho in corpo il tavolo. E lo scaravento sul vetro,che finisce in mille pezzi.

Eccolo li,stupito probabilmente,con gli occhi lucidi,belli come sempre. Scavalco il muretto,lasciando che le schegge di vetro mi passino attraverso la pelle delle gambe e delle mani. Il dolore che provo sarà ricompensato dal sapore delle sue labbra,dal contatto con quei ricci color grano, dalle sue mani che si insinuano sotto la mia camicetta. Almeno questo era quello che volevo vivere,ma prima che io e lui ci possiamo sfiorare,arriva lui, Red John,mi prende dalle braccia e strattonandomi con forza mi allontana da lui. Mi agito,ma altre schegge mi finiscono sotto i piedi. Cerco di colpirlo,invano perché so di non essere abbastanza forte.

 E così lo sento farsi strada prepotente dentro la mia gamba sinistra,trapassandola letteralmente. E così velocemente come lo aveva affondato,lo strappa fuori. Non grido però,non ho nemmeno la forza di fare questo. E di nuovo il suo coltello si conficca dentro me,questa volta poco sopra il mio cuore. Vomito,vomito sangue. Probabilmente lo sto perdendo anche dal naso. E lo perdo dalla testa,dalla gamba,dal petto. E in questo momento non posso fare altro che piangere. La mia vita mi sta per abbandonare,sta lasciando il mio corpo, e con lei sto perdendo anche colui che portavo in grembo da una settimana. Con lei perderò la sua visione, la sua voce, il suo amore. E mi pento,mi pento per averlo fatto innamorare di me,mi pento per non essere riuscito a proteggerlo,mi pento di non avergli detto che avevo una sua creatura dentro di me. Mi pento e con un ultimo filo di vita glielo dico.

“Patrick,perdonami.”

 

POV JANE

E’ incredibile,è debole,sta perdendo le sue forze eppure è riuscita a romperlo questo vetro che ci separava. E con altrettanto coraggio attraversa il muretto,e si lancia verso di me. Sento il suo calore raggiungermi,il suo odore inebriarmi le narici. E sento la sua voce dirmi che mi ama,le sue mani fra i miei capelli e le mie sotto la sua camicetta. La sua mano è vicina alla mia,il suo calore mi riscalda. Ma prima che il mio sogno diventasse realtà,arriva lui, pronto a riportarmi alla triste situazione in cui ci troviamo che avevo quasi dimenticato.
Lei non ha forza di urlare, e io non riesco a reagire. Ancora una volta sono stato egoista,avrei dovuto uccidermi prima, e ora vedo lui che le ruba l’anima piano piano.

“Stai fermo, finiscila,ti prego.” Quello che ricevo è solo una sua ristata maligna.

“Maledetto,lascialaa!” grido con tutto il fiato che ho in gola. Poi la guardo. Non grida,non parla e probabilmente nemmeno sente la mia voce. Solo ora sta piangendo.

“Patrick perdonami.” Mi viene quasi da ridere. Dovrei chiederle io perdono, è capace di addossarsi sul quel piccolo ma grande corpo che si ritrova tutte le colpe di questo mondo.  La sua voce,seppure molto flebile mi dona una nuova forza interiore. E così mi butto su di lui,che finalmente la molla. E lei cade a terra,probabilmente priva di sensi. Prendo il suo coltello e glielo conficco dritto nello stomaco,due,tre quattro volte. Si perché due manette non erano state difficili da sfilare. Finchè anche lui è completamente senza vita. Dovrei toglierli la maschera che indossa,per sputargli addosso,ma ora è solo lei che mi importa. E così la prendo fra le mie braccia. So che l’ho ucciso,che ho portato a termine la mia vendetta,che probabilmente lo conoscevo,che quasi sicuramente i suoi occhi sono ancora dilatati per lo stupore. Ma non mi sento meglio,niente affatto.

“Lisbon..”

“Ter-esa è il-mio nome. Baciami.”riesce ancora a parlare,è un buon segno. Prima di esaudire il suo desiderio, mi strappo la camicia e lego una metà alla sua gamba. E con l’altra le tampono la ferita. Poggio le mie labbra sulle sue. E lei cerca la mia lingua,per qualche secondo. Perché poi la sua testa si accascia sul pavimento,il suo corpo perde quel poco di forza che aveva.



E così il mio cielo cade a pezzi.





 


Rieccomi! Vado di fretta e vi chiedo di farmi sapere che ne pensate di questa pazzia.
Recensite per favore!
Grazie sempre a mici71,la One-shot  la pubblico o oggi pomeriggio o domani ;) vi avviso,il prossimo sarà il penultimo capitolo

Th.

sso 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14°CAPITOLO*Lacrime* ***


E il mio cielo cade a pezzi.



Piango,piango lacrime che ormai da tempo non mi appartenevano più.

Poso spaventato e esitando la mia mano destra sul suo polso. Aspetto,riprovo più volte,sperando con tutto il mio cuore che io mi stia sbagliando.

Niente,non ci sono pulsazioni.

Ho spento un’altra luce,ho spento lei,ho ucciso Teresa,la luce più bella che io avessi mai visto.

Dovevo solo aspettare,ma sono stato ancora una volta egoista.

E ora chi mi rimprovererà,chi mi perdonerà ogni volta,chi asseconderà i miei trucchetti per prendere il colpevole? Chi verrà a dormire con me la sera,chi mi sveglierà la mattina per non arrivare tardi al lavoro? Con chi creerò una famiglia,con chi camminerò mano nella mano negli uffici del CBI?

Nessuno.

Perché ora lei non c’è più.

Perché senza di lei non ho ragione per vivere.

Avvicino delicatamente il suo viso al mio,assaporando per l’ultima volta le sue labbra sulle mie,le mie mani fra i suoi capelli. Attiro e imprimo nella mia mente il suo odore.

“Ti chiedo perdono. Addio Teresa”

Piango,piango lacrime che ormai da tempo non mi appartenevano più.

Forse dovrei morire anche io,spegnere anche la mia vita. In fondo non ho fatto altro che male in questo mondo.

Ormai il mio cielo è caduto a pezzi.

Ormai la luce della mia vita si è spenta.

Ormai il mio cuore non ha più ragione per vivere.

Piango,piango lacrime che ormai da tempo non mi appartenevano più.

Non so quanto tempo sia passato,quello che so è che da allora non ho smesso di piangere,accarezzando il suo viso, incapace di parlare. O almeno questo è quello che credevo stessi facendo.

Si,perché in realtà da tempo la squadra,Cho,Van Pelt e Risgby mi avevano portato in ospedale, e con me il corpo senza vita di Teresa.
Mi avevano raccontato cosa avevano trovato su Red John, chi era Red John. Mi avevano chiesto come fosse successo. Io però non avevo forze per raccontare. In effetti, non c’era proprio niente da raccontare. Cosa avrei dovuto dire? Che Teresa Lisbon, quella piccola-grande donna, ha lasciato questo mondo per colpa mia,ha affrontato il mio più grande incubo,soccombendo sotto quel peso troppo grande,ha messo la mia vita al disopra della sua?Beh,questa è una storia vecchia,che ho raccontato troppe volte.

Chiudo gli occhi e rivivo tutto quello che ho passato questa settimana con lei.
Rivivo la sua fuga.
Rivivo il nostro re-incontro.
Rivivo i nostri baci e le nostre carezze.
Rivivo la nostra serata,quando avevamo finto di non conoscerci. Sorrido al pensiero.
Rivivo il bagno a mezzanotte,sotto i raggi di quella luna che doveva essere magica.

“E quindi ora nessuno ci potrà più dividere?”

“Questo dice la leggenda”

“A questo punto spero non sia solo una leggenda.”

Sorrido di nuovo e insieme un’altra lacrima,di quelle più salate che io abbia mai pianto,mi riga il volto.
I miei pensieri vengono interrotti da una voce timida,rotta dal pianto.

“Jane”

Vorrei non rispondere e continuare a ricordare,ma ,in questo momento, devo consolare Grace,se lo merita.

“Hey,Grace,vieni qui” dico,asciugandomi il volto ancora bagnato dalle lacrime e alzando un braccio,sotto il quale poi lei si posiziona. Una fitta mi penetra il cuore: ultimamente io e Teresa passavamo molto tempo così.

“Basta piangere,fallo per lei; lo sai che non vorrebbe soffrissimo così!”

“Si-lo-so. Ma non ci rie-sco.”

“Sai,in questa settimana ci eravamo incontrati. Avevamo ammesso quello che provavamo l’uno per l’altra.” mi fermo un attimo,fa più male di quanto ricordassi. “Avevamo promesso l’uno all’altra che niente e nessuno ci avrebbe separato. Ho passato i più belli momenti della mia vita. E ti posso dire che fa male,ma l’unico che dovrebbe sentirsi in colpa sono io non tu. E’ colpa mia se è morta,non vostra.”

“Jane,questo è bellissimo,ma non dire così,non è ancora detta l’ultima parola. Le sue condizioni sono gravissime, è ancora sotto i ferri da due ore,ma questo non vuol dire che…” non riesce a finire di parlare perché scoppia di nuovo a piangere.

Io frattempo l’abbraccio e un nuovo e flebile calore mi pervade l’animo. Io avevo sentito il suo polso,non c’era vita. Avevo fatto più volte la stessa operazione.  Mi sono sbagliato e non posso esserne che felice questa volta. Se lei fosse qui,mi prenderebbe in giro. Sorrido di nuovo. Non è detta l’ultima parola. E poi mi sale un dubbio. Grace non sembrava affatto stupita,come se sapesse cosa io e Tess avevamo passato…

“Grace,mi racconteresti gentilmente cosa è successo da quando siete arrivati e soprattutto come è successo che ci avete trovati?”

Si sistema un poco,caccia le altre lacrime che prepotenti desideravano di uscire e spiega: “Lisbon mi aveva chiamato due giorni fa,mi aveva raccontato tutto. Era tremendamente felice e voleva condividerlo con qualcun altro. Poi il giorno dopo,gli altri lo hanno scoperto, anche io ne ero davvero contenta. La stessa sera Cho con Summer vi raggiunse,no per spiarvi o altro,ma perché credeva che in effetti quello fosse un posto fantastico e abbastanza romantico. Quando tu hai parlato in francese,lui ti ha riconosciuto…”

“Credevi davvero che ci cascassi così facilmente?” interviene Cho. “Così ho pensato di venirvi a trovare. Tuttavia quando sono arrivato non vi ho trovato e appena visto quella firma sul muro,il corpo, ho chiamato gli altri.” Spiega con naturalezza,sedendosi sulla sedia accanto a quella mia.

“E poi dopo qualche indagine,abbiamo trovato il posto dove vi teneva prigionieri John. Quando siamo entrati tu ti eri buttato su di lui,non abbiamo fatto in tempo a intervenire. Appena abbiamo visto il capo in quelle condizioni abbiamo fatto entrare i medici che avevamo già chiamato. L’hanno  caricata su una barella,dopo che tu l’hai baciata e le hai messo quei pezzi di stoffa per tamponare le ferite…non ti sei accorto di niente,sei restato per tutto il tempo immobile” racconta Risgby,in questo punto con un filo di imbarazzo. “E il resto,come si suol dire, è storia.” Finisce,accennando un piccolo sorriso e affiancando Grace,che si sposta dalle mie alle sue braccia.

“Grazie,ragazzi. Grazie davvero .”

“Non devi ringraziarci,in fondo siamo una famiglia,giusto ragazzi?” domanda Van Pelt.

“Già.” Questo è Cho,non c’è nemmeno di girarsi per capire che appartiene a lui questa voce.

“Certo”-Risgby.

Sorrido,con una nuova speranza nel cuore. Mi fa bene averli vicino. Devo molto anche a loro. E così quella era stata tutta un illusione…
Non passa molto che un dottore ci raggiunge. Mi alzo velocemente,accompagnato dagli altri,cercando di sistemarmi. Solo ora mi accorgo di avere la camicia strappata e di essere sporco del suo sangue. Esitante,infine il dottore si rivolge a me.

“L’intervento è andato a buon fine, tuttavia abbiamo una buona e una cattiva notizia. La cattiva è che ha perso molto sangue e c’è una vena preoccupante vicino al cuore che è stata sfiorata dal coltello,il quale per fortuna non ha toccato organi vitali. Bene,questa vena si potrebbe rompere entro la giornata e questo provocherebbe la morte della paziente. La buona notizia è che se riesce a passare oggi senza che quella vena si rompi,quest’ultima si cicatrizzerà da sola e quindi non dovrà preoccuparsi per il resto della sua vita. Anche l’altra ferita,quella  della gamba non darà problemi,se non una debolezza particolare per le prime due settimane.”

“Grazie,possiamo vederla?” chiedo, e lui mi squadra nuovamente,non è molto convinto.

“Senta,voglio solo vedere come sta,sono uno a posto,non si preoccupi. La prego,mi lasci passare.”

“Ok,ma entrate uno alla volta. Si trova nella sala due. In questo momento è molto debole quindi non l’affaticate.”

Guardo gli altri e come sempre non c’è bisogno che parlino. Vogliono che sia io il primo a vederla. Con passo lento,debole e preoccupato mi dirigo verso la sua stanza. Metto una mano sulla maniglia,di nuovo. Lo avevo già fatto una volta e lo spettacolo che avevo trovato mi aveva spezzato il cuore. Ma ora so che lei è viva,che ha la possibilità di continuare ad andare avanti. E io le devo stare accanto.

Eccola lì, ha gli occhi aperti, una smorfia di dolore sul viso. Non si è nemmeno accorta che io ora sono qui. Fosse stata in altre condizioni l’avrei presa in giro o l’avrei fatta spaventare,ma devo stare attento a non farla affaticare.

“Teresa,posso..” è quasi un sussurro il mio,non posso credere che lei sia ancora viva,non riesco a credere che tutto il dolore che ho passato sia stato un illusione. E dato che già mi ha fatto male,spero che non sarò costretto a rivivere tutto per una seconda volta.

“Mmm” è davvero debole,ma è allo stesso tempo incredibilmente forte. Mi siedo senza fare troppo rumore accanto a lei e le sorrido,formulando la più ovvia domanda che un uomo può fare in questa situazione.

“Come ti senti?”

“Mi sento come se avessi un peso enorme sul cuore e come se la mia gamba destra non ci fosse più. Per il resto sono felice.  Sono felice che siamo ancora vivi.”

“Sei stata forte Teresa, mi dispiace per quello che ti ha fatto, avrei dovuto esserci io al posto tuo. Perdonami se non ho saputo aspettare.”

“Non è colpa tua,smettila di pensarlo… Jane ti devo chiedere un fa-vo-re.”

“Certo,amore,quello che vuoi. Non ti affaticare però.”

“Perdonami.”

“E di cosa? Questo dovrei…”

“Smettila e dimmi se mi perdoni o meno.” Questa volta la sua voce è un poco più alta, devo darmi una calmata.

“Certo,anche se non ho niente da perdonarti.”

“Ok, Jane ti devo confessare che… che sono in cinta.”

Patrick mantieni la calma. Non puoi mica metterti a urlare per la gioia per tutto l’ospedale. Lei è incinta,se tutto andrà bene potrò diventare di nuovo padre.
Lei è incinta. Piango,questa volta sono lacrime meno salate di quelle che ho pianto nella sala di attesa. Sono felice,ma allo stesso tempo ho una paura pazzesca di perderla, e con lei la vita che alberga nel suo ventre.

“Ecco lo sapevo. Lo so non avrei dovuto nasconderlo,ma non volevo esultare ancora,il dottore mi aveva detto che c’era la possibilità di perderlo,a questa età non si sa mai. Per lui era già un miracolo che…”

“Da quanto ..?” la interrompo, devo sapere a tutti i costi. Il mio non è un rimprovero e lei sembra essersene accorta.

“Una settimana”

“Mmm, sei diventata brava a mentire… e…”

“No Jane, ne l’intervento,ne tutto quello che ho passato quando John, beh forse è meglio che ora lo chiami per nome, Mashburn, ci ha catturati ha danneggiato minimamente la gravidanza.”

“Senti il mentalista dovrei  essere,no? Come hai capito…”

“Beh era ovvio che mi volesti chiedere come “Sta” anche il bambino.  E chi fosse Red John,beh,l’ho capito quando è caduto inerme accanto a me. Ricordavo il suo profumo.”

“Il dottore aveva detto che sicuramente dovevi essere debole. Mi dici dove trovi tutta questa forza?” la canzono io.

“Io sono Teresa Lisbon,no? E ti dico un’altra cosa. Supererò questa giornata. Tu promettimi che non mi lasci! E promettimi che…”

E non riesce a finire la frase,perché si addormenta. E ora non ha più smorfie sul viso. E’ semplicemente felice. E con lei lo sono io. Supereremo anche questo insieme. Questa volta lascerò davvero che niente ci separi.

E piango,piango lacrime di felicità.






 
E rieccomi. Mi dispiace che questo capitolo sia un poco triste,ma la fine appaga il vostro desiderio di un lieto fine,vero? Bene,questa volta vi chiedo davvero di recensire,ne ho bisogno, accetto volentieri critiche! comunque ho in mente una Jisbon natalizia che probabilemente pubblicherò domani,così vi auguro buone feste :*

Se vedrò più recensioni aggiungerò un sedicesimo capitolo,altrimenti il prossimo sarà l’ultimo.

Ringrazio mici71 e Fras per aver recensito precedentemente. Grazie davvero.

Th.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15° Capitolo *L'inizio dopo la fine* ***


E piango, piango lacrime di felicità.

Invio un messaggio a Risgby, ho bisogno di cambiarmi.

Mi avvicino alla finestra e il mio sguardo si posa sul suo viso. E’ teso, ma allo stesso tempo rilassato.

E’ preoccupata, ma allo stesso tempo è felice.

E’ la dura agente Lisbon, ma allo stesso tempo è la fragile e sensibile Teresa.

E’ incredibile come quel corpo esile e piccolo ci sia tanta forza di rialzarsi, di vivere. Nonostante la possibilità che quella vena si possa rompere mettendo fine alla sua e a quella di suo, no, di nostro figlio, ha mantenuto per tutto il tempo un atteggiamento sereno e rilassato, pur sapendo che potrebbe perdere tutto.

E così mi ritrovo a pregare, non so chi, ma so per chi, questo è quello che conta. Prego che lascino questo angelo sulla terra.

Perché ne ho bisogno io.

Perché ne ha bisogno lei.

Perché ne ha bisogno il bambino.

Già, il bambino. Non ci credo ancora. Sento le farfalle nella pancia al solo pensiero che se tutto va bene potrò creare una famiglia con lei che tanto amo. E poso una mano sul suo ventre. Li’ c’è anche lui o lei che sia, che non vede l’ora di vedere la luce, di poter far parte anche lui/lei di questo mondo, di poter vivere.

Improvvisamente sento bussare e vedo Van Pelt con una busta nella mano destra. Mi alzo lentamente con l’intento di aprire la porta. Il problema è che vengo fermato da una mano calda, che mi strige lievemente e dolcemente il  polso.

“Ti ho detto che non mi devi lasciare”

“Si,amore, so che sono la tua linfa vitale, ma credo che per cinque minuti potresti anche sopravvivere.”

“Non esiste tu non ti muovi di qui.” E’ spaventata, i ricordi sono ancora troppo vividi nella sua mente. Ma io cerco di rissolevarle il morale.

“Mmm potrei anche approfittare del tuo stato per disubbidirti una volta tanto..”

E questa volta non replica, non parla. Semplicemente sorride come mai aveva fatto prima. Allenta la presa non lasciandomi ancora del tutto però.

“Sei la solita” e lentamente mi avvicino alle sue labbra, solleticandole col mio respiro.

“Cosa aspetti a baciarmi?”

“Aspettavo proprio questo, che fossi tu ad incitarmi.” Chiudo gli occhi. Inizialmente ci sfioriamo solamente. Ho quasi paura di farle male.

Ci separiamo  per qualche secondo.

Ci avviciniamo di nuovo, facendo combaciare perfettamente le nostre labbra, intrecciando intensamente le nostre mani, sorridendo.

“Se hai finito, vorrei salutare il capo!”

Quasi come un ragazzino scoperto dalla mamma con le mani nella marmellata, mi allontano, sorrido a Van Pelt e le prendo la busta che ha in mano.

“Vi lascio sole, ripasso fra qualche minuto, il tempo di cambiarmi.



***quattro giorni dopo***


POV TERESA

Mi alzo di scatto. Sento il sudore freddo scendermi sulla fronte. Sarà almeno il terzo incubo nell’arco di due ore.

Eh, il dottore mi aveva avvisato che ormai i dolori fisici sarebbero stati gli ultimi dei miei problemi. Non ci avevo dato troppo peso e ora capisco quanto mi sbagliavo.

La vena si è cicatrizzata autonomamente e questo è un bene, anche la vita nella mia pancia è a posto. E quindi l’unico problema è che sussulto a ogni rumore, a ogni fitta nella gamba; l’unico problema è che continuo a sognare quel terribile momento, senza far a meno di piangere; l’unico problema è che ho bisogno di lui ventiquattrore su ventiquattro. Mi spiego meglio, il problema è che in questo modo il suo ego è lievitato enormemente.

“Così mi offendi. Sono tremendamente affascinate, è la pura realtà, non è il mio ego che lo dice.”

Sorrido e mi poggio sul suo petto nudo.

“La verità è che l’amore rende cechi.”

“La verità è che sono talmente bello che sei accecata da codesta bellezza.”

“La verità è che hai un ego sconfinato.”

Si, può essere… - poi facendosi serio- tutto a posto?  Vuoi raccontarmi cosa hai sognato?”

“Il solito, questa volta era solo più violento.” dico stringendo le mani in due pugni.

“Non ti preoccupare, passerà prima o poi. Io sono qui, e rimarrò con te fin quando lo vorrai, questo lo sai vero?”

“Si, lo so, e ti chiedo infinitamente grazie per tutto, per sopportare un’ invalida come me ogni giorno.”

“Beh,anche il tuo non è un compito facile…” dice, baciandomi con passione, troppa passione.

Mi ritraggo velocemente, portandomi una mano sul petto. Fa ancora male, molto male.

“Scusami…” sussurra e mi abbraccia, mentre io mi addormento cullata dal suo respiro e assicurata dal calore del suo petto.


 
***un anno dopo***


 
La rigiro più volte fra le mani. E’ una foto che ho fatto rimpicciolire e che porto sempre con me. La sera in particolare,  prima di tornare  a casa, mi perdo ad osservarla.

Io indosso un abito molto semplice, verde, lungo fino sotto le ginocchia. Patrick porta una camicia bianca, abbottonata a metà, con dei pantaloni neri. Entrambi abbiamo i capelli scompigliati dal vento, entrambi stringiamo tra le braccia una meravigliosa bambina di nome Diana, una piccola principessina di appena due mesi, con capelli biondi e occhi verdi.

Si, come avete sicuramente compreso, insieme avevamo superato il brutto periodo dopo il fatale evento.

Dopo otto mesi Patrick  aveva chiuso definitivamente col suo passato, liberando la sua mano destra dalla fede, riposta sulla tomba della moglie. Non che le avesse dimenticate, i fiori non mancavano mai, semplicemente ora le ricordava con gioia.

Dopo nove mesi esatti era venuta alla luce la piccola Diana, un perfetto mix di entrambi i genitori.

Dopo undici mesi Patrick Jane mi aveva chiesto di sposarlo.


 
***falsh-back, un mese prima***



“Si può sapere dove stiamo andando? Questa benda inizia a infastidirmi, parecchio.”

“Fidati Teresa e pazienta ancora un poco.”

Sbuffo, so che non ho speranza contro la sua testardaggine di un bambino di cinque anni. Ho appena terminato il mio lavoro al CBI e sono stanchissima. Mi ha pure costretto a lasciare Diana da Van Pelt ( è in cinta anche lei, tre mesi, di Risgby. Sapevo che prima o poi sarebbero tornati insieme.) Improvvisamente inizio a sentire profumo di salsedine e una piacevole frescura mi accarezza il viso.

“Siamo quasi arrivati” sussurra lui, con voce roca, decisamente troppo sensuale, tanto da far si che la mia schiena sia percorsa da un lungo brivido. E poi in una frazione di secondo lo sento scendere dall’auto, prendermi in braccio e dirigersi verso l’ignoto.

“So benissimo dove sto andando!” interrompe il miei pensieri e inizia a lasciarmi una dolce scia di baci sul collo e sulle guance.

“Dovresti iniziare a fidarti, sai?”

“Di te? Mai.”

“Teresa non mentire, ormai non ne sei più capace, oppure sono io che sono troppo bravo?”

Non gli rispondo e impegno semplicemente le sue labbra con le mie.

Dopo qualche minuto mi appoggia a terra, tenendomi la mano destra. Quello che sento sotto i piedi (scalzi per suo ordine) non è asfalto, non è nemmeno terreno… è sabbia! Mi investe un’ odore di salsedine, di verde. Il rumore delle onde che si infrange sul bagnasciuga è troppo forte, tanto che capisco velocemente che su questa spiaggia ci sono anche scogli. Mmm sto iniziando a capire dove mi ha portato.
 
“Lisbon, calmati, sei al sicuro no c’è bisogno che inizi a controllare in così ossesionamente ciò che ti circonda. Calma il tuo istinto di agente, per favore”

“Jane, è la mia natura. Hai in mente di farmi entrare in acqua?  Perché io ho delle robe non proprio adatte…”

“Ssh, Teresa, goditi questa meraviglioso silenzio…”

Lentamente mi leva la benda e per poco non piango nel vedere quello spettacolo.

La spiaggia è quella di Rockport, il cielo stellato, la luna…sulla riva c’è una piccola barchetta apparecchiata per due e lui ha in mano un vestito. Ma non un vestito qualsiasi: è proprio quello che mi aveva regalato tempo prima, che avevo indossato quella magica sera.

Mi fa segno di indossarlo, mentre vedo che ha pronto anche lui il cambio giusto.

Senza rompere il silenzio, ci svestiamo, con calma; chiudo gli occhi per un momento, respiro profondamente.

La pace di questo luogo è davvero magica e la presenza di Patrick mi rasserena ancora di più.

Apro gli occhi e noto i suoi vestiti cadere, per lasciare posto al completo di quella sera. Tutto questo lo fa senza smettere di fissarmi, con quei suoi occhi cerulei, lucidi per l’emozione.

Io non mi muovo, sono troppo in pace, felice…

Appena finisce di sistemarsi si avvicina e mi sfila quello che ho indossato per tutta la giornata. La mia pelle sembra bruciare al contatto con quella delle sue mani, calde, fredde allo stesso tempo. Prende il vestito e delicatamente me lo fa indossare.

I nostri occhi sembrano incantati gli una da quelli dell’altro. verde ne blu, blu nel verde. Entrambi sono lucidi, trattengono lacrime di felicità e gridano parole che non hanno bisogno di essere gridate, trasmettono sentimenti , sentimenti che possono essere detti solo con lo specchiarsi del blu nel verde, del verde nel blu.

E poi lo vedo sorridere, come solo lui sa fare. Mi prende le mani, le bacia. Entrambi abbiamo paura di parlare, la pace che si è venuta a creare è surreale e magica, proprio come questo luogo.

Dopo un tempo indefinito mi porta sulla barca, che spinge in acqua, per saltarci dentro anche lui poco dopo.

Mangiamo in silenzio e poi lui finalmente si decide a parlare.

“Teresa”

Il cuore mi sale in gola. Apre una piccola scatola di velluto rosso. Un piccolo anello, tempestato di piccoli smeraldi.

“Vuoi sposarmi?”

“Si!”

“Ti amo”

“Anch’io Patrick.”
 

***Fine flash-back***


Leggete se potete ascoltando happy Handy di Mika.

…Avevamo deciso di sposarci su quella spiaggia il giorno dopo. Non voleva perdere tempo e io ero d’accordo. E’ passato un mese, forse più, ma ricordo ancora tutto come fosse ieri.

“Ei” mi saluta un uomo dalla testa bionda, un uomo che ormai è mio marito.

“Ei, Jane”

“Odio quando mi chiamo così.”

“Io invece amo farlo, perché ricordo ogni volta cosa abbiamo passato insieme prima che tutto iniziasse. Mi fa capire che ne è valsa la pena.”
“E’ stato un po’ l’inizio dopo la fine, eh?” dice, riferendosi e indicando la foto.

Mi abbraccia da dietro  e inizia a baciarmi.

“Patrick, non qui.”

“Mmm…- si interrompe improvvisamente- Diana!” grida poi e corre nel bullpen. Ripongo la foto nel…beh questo è un segreto… e raggiungo gli altri.

Ringrazio Grace per essere stata così gentile ad averla portata.

“Ei, piccola” prendo tra le braccia il mio angioletto. Gli occhi verdi, i pochi capelli biondi. Patrick si avvicina, abbraccia anche lui Diana e fa segno agli altri, che ormai sono diventata parte integrante della nostra famiglia, di avvicinarsi.

“Non è bellissima?”

“Con due genitori così!” La piccola Grace, la solita.

“Si”-Cho, non cambierà mai..



Mi giro per vedere che fine abbia fatto..

“Risgby credi che un panino sia così importante da ammirare? Almeno mangialo.” Ecco l’ammonizione della sua fidanzata, nonché sua futura moglie, in cinta.

Nel frattempo Jane mi bacia dolcemente, mentre Diana applaude e sorride.

L’amore è l’arma più forte che esista. Può far male, ma quando è nelle tue mani potrai superare tutto.

Si, questo Teresa Lisbon lo sapeva bene…
 
 
 
 
Sto piangendooooo :’’) è finita! :’( scusatemi per il ritardo, non mi aspetto di essere perdonata, ma sapete la scuola mi ha occupato parecchio in questo periodo. Spero solo vi piaccia come ho concluso questa long che ho amato tanto scrivere e aggiornare.
Ringrazio tutti, quelli che hanno solo letto, quelli che hanno con pazienza recensito qualche capitolo (Fras,  Elina, Akiko__,  kate24, CarmenLove, bluebox) o chi li ha recensiti tutti, come mici71. GRAZIE!!!
Sono arrivata fino alla fine di questa impresa grazie a tutti voi, ve ne sono grata.
Ho già in mente un’altra long, in cui le protagoniste saremo noi! Inizierò a pubblicarla appena la scuola me lo permetterà.
*piangendo* alla prossima long, vostra
Th.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1215988