Eternity

di ellacowgirl in Madame_Butterfly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alba - 1 ***
Capitolo 2: *** Alba-2 ***
Capitolo 3: *** Prime Luci ***
Capitolo 4: *** Raggio di Sole ***



Capitolo 1
*** Alba - 1 ***


Capitolo Primo
Alba – 1

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Un sole luminoso si mostra nel cielo, donando a quel mondo un briciolo di luce, di tepore, quel tanto che basta a regalare un sorriso, piccolo ma sincero.
Alberi alti e maestosi delineano alcuni sentieri all’interno di un bosco non troppo fitto, mentre i rami lasciano trasparire solo una piccola parte dei raggi che vi si posano sopra.
 
-         Allora, sensei, quanto manca?? –
 
Uno sbuffo sonoro si ode dopo tale affermazione, mentre quella voce tanto solare e squillante interrompe il silenzio e la quiete di quell’atmosfera.
 
-         Naruto, piantala di fare sempre la stessa domanda. Quando arriveremo, lo vedrai! –
 
Due occhi di un verde limpido sono puntati sulla figura di un biondino dall’aria allegra, il quale indietreggia di mezzo passo alla vista dell’espressione infuriata della compagna.
Capelli rosati ed un visino d’angelo, certo, ma non si può dire lo stesso del carattere determinato.
 
-         Ma Sakura-chan, ci stiamo mettendo secoli! –
 
Brontola il ragazzo, mentre davanti ai due che battibeccano la figura di un uomo sulla trentina dai capelli argentei continua a camminare impassibile, attento a qualsiasi movimento.
 
-         Ogni volta che torniamo da una missione è sempre la stessa storia… Sei il solito baka, Naruto. –
 
Una voce fredda, quella che proviene da poco dietro i due, i quali si voltano per qualche istante e rallentano il passo, cosicché il compagno particolarmente tenebroso possa raggiungerli.
Non alza lo sguardo, quel ragazzo dai capelli scuri ed un kimono bianco e viola, eppure sembra essere legato agli altri due da qualcosa di profondo.
 
Il biondo incrocia le braccia  sul petto e mostra un’espressione imbronciata, almeno per il momento, mentre le iridi azzurre fissano l’amico con fare scocciato, benché privo di ogni rancore.
 
-         E tu il solito noioso musone, Sasuke! –
 
Asserisce infine, quando non fa in tempo a finire la frase che un sonoro pugno si scontra sul suo volto, catapultandolo a terra a qualche metro da loro.
 
-         Ahia! Ma che ho detto?? –
 
Domanda lagnosamente, mentre rialzandosi si massaggia una mandibola.
La rosa, in tutta risposta, si toglie il guanto nero indossato per il colpo e con molta non-chalance lo riallaccia alla cinta, riprendendo il cammino affianco al moro.
 
-         Sei un baka, e questo basta e avanza come risposta! –
 
Asserisce con fare canzonatorio, mentre il biondo si riavvicina a loro lamentandosi e Sasuke si limita ad accennare un sorriso: è vago, quel movimento di labbra, quasi invisibile, eppure la presenza significa molto…
 
-         Fermi. –
 
La voce sicura e ferma del maestro attira immediatamente l’attenzione dei tre ragazzi, i quali si fermano e puntano lo sguardo su Kakashi.
Restano immobili, attenti ed in ascolto a qualsiasi anomalia che il loro sensei abbia captato: flebili, flebilissime presenze, molto diverse da quelle a cui sono abituati…
 
-         Questo non è chakra… Non uno comune, almeno. –
 
Asserisce semplicemente il più giovane degli Uchiha, gli occhi neri fissi davanti a sé, mentre i compagni acuiscono i sensi.
 
-         No, non è chakra. Ed è questo che non mi tranquillizza… -
 
Appena terminata l’osservazione, una luce particolarmente accecante si fa viva davanti a loro, tanto che l’Hatake fa rapidamente un balzo indietro, posizionandosi davanti agli allievi che immediatamente si preparano ad affrontare la presunta minaccia.
Restano immobili, attenti e vigili, mentre in pochi istanti quella luce si dirada, si fa più fioca, permettendo così ai loro occhi di vedere le figura che si sono come materializzate in quella piccola radura.
 
-         E questi chi sono? –
 
Domanda impulsivamente Naruto, il quale ha quasi inclinato di lato la testa nell’osservare chi gli si è presentato davanti, in un modo tanto misterioso per giunta…
Sono cinque, le figure dinnanzi a loro: due ragazze e due ragazzi, mentre la quinta e più anziana si fa avanti di qualche passo.
 
-         Chiedo scusa per avervi spaventato, non era nostra intenzione farlo… Ma venire qui era necessario. –
 
L’occhio nero di Kakashi si posa immediatamente su quell’ometto basso e baffuto, sull’ottantina abbondante, il quale mantiene un’espressione piuttosto austera e severa, che cela in sé una preoccupazione piuttosto profonda…
 
-         Il potere di cui disponete non è certamente chakra, questo significa che non siete ninja… -
 
Asserisce impassibilmente il maestro, il quale resta comunque a debita distanza nonostante l’ometto dall’altra parte abbia fatto qualche passo, come volesse rendersi meglio visibile.
 
-         Siamo maghi, maghi di Fairy Tail. –
 
Dice semplicemente il Master, il quale continua un gioco di sguardi con Kakashi: nemici o amici? Questo nessuno dei due può saperlo.
 
-         Maghi? Intendi dire indovini, chiromanti, mangiatori di fuoco…? –
 
Domanda esuberante, quella del biondo la cui euforia non sembra poter essere contenuta, tanto che si volta verso i due compagni con un sorriso a trentasei denti ed un entusiasmo fuori dal comune, come ad un bimbo che viene dato un lecca-lecca.
 
-         Ragazzi, questa sera si và al circo!! –
 
Alza persino le braccia, Naruto, da tanto che quell’idea lo eccita, e mentre tutti i presenti restano scioccati da tale reazione, il ragazzo viene letteralmente travolto da qualcosa, o meglio qualcuno, che lo scaraventa a metri di distanza.
 
-         Natsu! –
 
L’ammonisce la voce preoccupata di una delle due ragazze, un codino biondo sulla nuca ed un mazzetto di chiavi tenuto in vita.
Lo sguardo dei ragazzi e posto su quei due che ora si stanno letteralmente prendendo a pugni, non molto distanti dai due gruppi, mentre fiamme e sfere bluastre si scontrano freneticamente.
 
-         Ehi ma che ti santa in mente?! –
-         Volevi i mangiatori di fuoco? Eccoti servito! –
 
La lotta continua, fin quando la voce fattasi più imperiosa del vecchietto non attira l’attenzione di uno dei due ragazzi.
 
-         Natsu, basta così. Siamo qui per chiedere aiuto, non per combinare i soliti casini! –
 
Un ultimo pugno viene sferrato da entrambi, tanto che il biondo ricade col sedere a terra, massaggiandoselo con cura mentre le iridi azzurre sono puntate sul mago di fronte a lui, in piedi ma con qualche livido in più: capelli rosa e sguardo infuocato, quello di Natsu, il quale non sembra tollerare minimamente l’offesa all’amata gilda.
 
-         Piantala di fare il bambino, Naruto, non stiamo giocando. –
 
Un’altra affermazione fredda proviene dal tenebroso Sasuke, il quale ha fissato lo sguardo prima sul mago delle fiamme e poi sull’altro, quello coi capelli mori che non sembra aver trovato nemmeno una camicia per vestirsi…
Sguardo ricambiato, naturalmente, tanto che Grey non gli toglie gli occhi di dosso: non gli piace per niente, quel tipo, troppo tenebroso e freddo per i suoi gusti...
 
Cala il silenzio per qualche attimo, Naruto ritorna affianco a Sakura, la quale gli molla un altro scappellotto, mentre Natsu nonostante sia vicino ai compagni continua ad emanare calore: rabbia, quella del rosa, ma una rabbia che viene sfogata solo per l’apprensione e la preoccupazione che tormentano lui e i maghi di Fairy Tail.
 
-         Non siete ninja, utilizzate un potere che non prevede il chakra, quindi è evidente che non siate come noi… -
-         Esattamente. Veniamo da un altro “mondo”, per così dire. –
 
Precisa Makarov, mentre lo studio reciproco continua, così come il dialogo fra i due.
Kakashi riflette per qualche istante, decisamente stupito da una simile affermazione ma cerca comunque di mantenersi impassibile e calmo, come ogni volta.
 
-         Suppongo che questa ipotesi posa essere vera, per quanto mi risulti un poco assurda… Ma perché dei “maghi” dovrebbero venire qui, nelle terre ninja? –
-         Per chiedere il vostro aiuto, come ho già detto. –
 
Altro silenzio, altri sguardi per una frazione di secondo, mentre la tensione sale lentamente…
Fairy Tail necessita di aiuto, un’angoscia troppo grande si è posata su di loro mentre i ninja, dall’altra parte, non possono che essere diffidenti dopo una terribile guerra appena terminata.
 
-         Spiegatevi meglio… -
 
Makarov fa un respiro profondo, soltanto uno, eppure mentre rialza lo sguardo dopo averlo abbassato per qualche attimo, chiunque intorno a lui può comprendere quale dolore stia provano, quale preoccupazione possa angosciare anche un saggio e potente mago come lui.
 
-         Due membri della nostra Gilda, cioè una ragazza ed un gatto, sono stati rapiti da un individuo che non apparteneva al nostro mondo di maghi. –
-         Dunque sospettate che sia opera di qualcuno di noi? –
 
Domanda Kakashi prontamente, mentre i tre dietro di lui si preparano ad un eventuale scontro, in base alla risposta del Master, ed altrettanto fanno i membri di Fairy Tail.
Tensione che sale, sale ancora, fin quando l’ennesimo sbuffo di Makarov fa tacere ogni ansia.
 
-         No. Ricordo perfettamente l’aura ed il potere che i rapitori di questi nostri compagni avevano ed è molto differente dalla vostra, da questo “chakra” di cui parlate. –
 
Lo sguardo dei ragazzi dietro all’anziano mago si posa subito su di lui con fare interrogativo, tanto che Grey prende subito la parola.
 
-         Allora cosa facciamo, Master? Se non sono loro i rapitori di Elsa ed Happy, qui non abbiamo più nulla da fare. –
 
Makarov riflette per qualche attimo, le palpebre leggermente chiuse mentre tutti attendono il proseguimento di quel dialogo.
Sakura tieni le iridi posate su quella ragazza bionda di fronte a loro, quella che ha richiamato Natsu poco prima: era una voce preoccupata, la sua, che trova fondamento nelle parole di Grey…
Le dispiace, le dispiace sinceramente che una loro compagna sia stata rapita: non li conosce, questo è vero, ma come loro sa bene cosa si provi a perdere un amico e non sapere se mai possa ritornare…
Uno sguardo rapido al compagno dietro di lei, mentre come ogni volta vede quel volto così affascinante perennemente serio, tenebroso, invaghito di chissà quali pensieri…
E lei, come ogni volta, rabbrividisce.
 
-         Hai ragione, Grey. -
 
Una risposta che avvilisce leggermente il gruppo, mentre Natsu presta più attenzione al fare buffo di Naruto: un po’ impacciato, un po’ brontolone ma solare… Ma no, non ammetterà mai che gli somigli, per il momento.
Makarov alza lo sguardo verso Kakashi, lo osserva per qualche attimo per poi rispondere con la solita pacatezza.
 
-         Vi chiediamo scusa per il disturbo. Addio. –
 
Kakashi resta impassibile, semplicemente li osserva mentre Nasuto sta per reagire,per dire qualcosa quando la mano ferma di Sasuke lo blocca, stringendogli il polso: il biondo lo guarda un attimo perplesso, mentre l’Uchiha continua a vigilare sugli sconosciuti, diffidente e studioso al contempo.
 
Il Master volta loro le spalle, volgendosi verso i membri della propria gilda mentre Lucy prende Natsu per un orecchio, quel tanto che basta a costringerlo ad ascoltare il Master.
 
-         Non ho abbastanza potere magico per aprire nuovamente un varco dimensionale, perciò è necessario che trascorriamo qui un paio di giorni. –
-         D’accordo Master, io penserò alla legna allora. –
-         Lluvia può avere tutta l’acqua necessaria! –
-         Per il falò non ci sono problemi! –
 
Si sono radunati tutti attorno al loro Master, a quel vecchietto di mezzo metro che li ascolta, che vede brillare in loro quella speranza e quella voglia di andare avanti che sono, alla fine, l’unica vera motivazione che spinge alla vita.
Cercano di organizzarsi, ignorando per qualche attimo i ninja, quando la voce tanto flebile quanto decisa di Sakura attira la loro attenzione.
 
-         Potete venire da noi, a Konoha. –
 
I membri di Fairy Tail si voltano verso di lei, stupiti quanto perplessi: ha uno sguardo sincero, la ragazza coi capelli color del ciliegio, mentre i suoi pugni sembrano serrati, chiusi, come se aver incontrato quei ragazzi e aver visto la loro motivazione avesse risvegliato in lei sentimenti passati.
 
- Non so se sia una scelta saggia, Sakura. -
 
Asserisce semplicemente Kakahi, prudente come ogni volta, ma la rosa avanza di qualche passo verso i maghi che la osservano stranita: li guarda per qualche attimo, volgendosi poi verso i propri compagni, verso Naruto in particolare.
 
-         Anche noi abbiamo provato il dolore e la preoccupazione per la perdita di un amico… Anche noi sappiamo cosa significhi restare in ansia e voler lottare in ogni modo per riportarlo indietro… -
 
Non guarda Sasuke, mentre pronuncia quelle parole, eppure anche lui sa a cosa si riferisca.
Non cambia espressione, però, resta della sua impassibilità: eppure Sakura, dentro di sé, è convinta che qualcosa in lui si sia inevitabilmente mosso.
 
-         …perciò non vedo perché non aiutarli. –
 
Un silenzio piuttosto pesante aleggia per qualche attimo, fin quando anche Naruto fa un passo avanti al maestro, affiancandosi a Sakura: le iridi azzurre sono puntate su Kakashi, sono determinate almeno quanto quelle della compagna.
E sorride dentro di sé, Naruto, perché si rende conto di quanto la rosa sia maturata, di quanto nonostante il dolore abbia reagito: e soprattutto di come loro abbiano saputo credere fermamente in un’amicizia, vincendo.
 
-         Sakura ha ragione, siamo tutti sulla stessa barca no? E poi, se questo nemico è così potente, potrebbe arrivare anche qui, quindi è meglio prepararci! –
 
Asserisce con un sorriso smagliante, pieno di euforia per quella nuova presa di posizione: inutile dire che Natsu sia sconvolto dalla lunaticità di quel biondino, eppure quell’entusiasmo e quelle parole lo hanno piacevolmente colpito, così come i compagni.
Kakashi fa un sospiro, scuotendo appena il capo ma con rassegnazione, mentre Sasuke non dice nulla, né muta la sua espressione: ragiona, calcola, e nulla lascia trasparire.
 
-         Ne dovremo parlare con l’Hokage… -
 
Riflette tra sé e sé, volgendosi poi verso l’anziano signore a qualche metro da loro.
 
-         …ma nel mentre, potete considerarvi nostri ospiti, se volete. –
 
Naruto allarga il suo sorriso con fare soddisfatto e si volge verso Sakura, battendole il cinque con la mano mentre le iridi verdi di lei sfuggono per qualche attimo su Sasuke: ancora impassibile, ancora estraneo da quello che può essere il suo mondo, abbracciato dall’affetto e dalla bontà d’animo di chi gli sta intorno… Eppure lui, nonostante tutto, ancora non riesce ad accettarlo come parte di sé.
 
A quella gentile proposta, Makarov fa un lieve cenno con il capo e si volge verso i suoi ragazzi, senza mostrare loro la decisione che in realtà lui ha già preso.
 
-         Voi cosa ne pensate, ragazzi? –
-         Lluvia non è sicura, in fondo ci hanno aggrediti… -
-         Tecnicamente, è stato Natsu ad attaccare per primo, se vogliamo essere precisi…–
-         Ehi Lucy non dare la colpa a lui, è il biondino che l’ha offeso! –
 
Mentre si “consultano”, Natsu è rimasto in silenzio per qualche attimo, distaccato leggermente dal gruppo e con le iridi ancora puntate su Naruto.
 
-         Se loro possono essere anche un piccolo aiuto per recuperare Elsa ed Happy, allora credo valga la pena tentare… -
 
Si zittiscono, attendendo il proseguimento di quello che sembra un discorso serio, quando Natsu mostra un sorriso smagliante e punta il dito verso Naruto, più deciso che mai.
 
-         …e poi io quello lo voglio battere! –
 
Naruto accoglie con enfasi quella sfida, tanto che porta un pugno in avanti, in direzione di Natsu, mostrando il medesimo sorrisone divertito.
 
-         Questo è da vedere, mangiafuoco! –
 
Tale scenetta fa certamente sorridere i presenti, tanto che Makarov allarga appena le labbra, rivolgendosi a Kakashi.
 
-         Vi ringraziamo per la vostra offerta, siamo felici di accettare l’ospitalità. –
 
Ed in quell’attimo la tensione cale immediatamente, tanto che persino il freddo Sasuke sembra rilassare i nervi, almeno apparentemente, mentre Kakashi accenna ad un sorriso sotto la maschera.
 
-         Allora benvenuti nel paese del fuoco! Vi porteremo a Konoha, il nostro villaggio, e vi presenteremo all’Hokage che è la nostra massima autorità. –
-         Molto bene, anche io sono la massima autorità della Gilda. Vi seguiremo volentieri. –
 
E così dicendo, Makarov si affianca a Kakashi, mentre l’uno spiega qualche dettaglio in più all’altro riguardo al proprio “mondo”.
Natsu non ha perso tempo e ha già cominciato un euforico discorso di potenza e attacchi con Naruto, tanto che il biondo ha creato subito una copia di sé per mostrare al mago una piccola sfera di Rasengan, giusto per vantarsi della propria abilità mentre l’altro si è contornato di fuoco, assecondandolo riguardo ai “mangiatori di fuoco”.
Euforia e solarità, ciò che accomuna i due ragazzi, eppure dietro a quei sorrisi entrambi hanno provato il doloro di perdere chi, nella giovane età, ha insegnato loro le basi per diventare ciò che sono…
Un dolore che sanno celare, che sanno nascondere, ma che non possono purtroppo ignorare in quel loro cuore pulsante e vivo.
 
Con un poco più di timidezza, Lucy si è avvicinata alla ninja medico, allungandole amichevolmente la mano.
 
-         Io sono Lucy, molto piacere! –
 
Asserisce con un sorriso allegro, mentre Sakura le stringe la mano e ricambia il sorriso, anche se un poco più contenuto.
 
-         Sakura, il piacere è tutto mio. –
 
Ricambia garbatamente, mentre osserva con la coda dell’occhio quella ragazza dai capelli blu che la sta scrutando da cima a fondo, dalle spalle della maga degli spiriti stellari.
 
-         Sei stata molto gentile a volerci aiutare, col tuo intervento di poco prima! Ti siamo sicuramente debitori. –
-         Figurati, mi sembrava assurdo non aiutare qualcuno in difficoltà… Nelle nostre missioni, solitamente,è questo che facciamo. –
-         Oh allora siamo simili! Anche gli incarichi nella Gilda sono spesso in favore degli altri, anche se sotto ricompensa… -
 
Continuano a chiacchierare piacevolmente, cercando di avvicinarsi tra loro data l’affinità che sembra legarle dal primo istante: hanno già compreso, forse involontariamente, che saranno compagne di un’avventura molto, molto particolare, e l’avvicinarsi reciprocamente non può che aiutarle!
Soltanto Lluvia, delle tre, resta più distaccata al fianco della biondina: fissa Sakura intensamente, osserva ogni particolare dei suoi movimenti, dell’aspetto fisico, del modo di parlare…
Insomma, sta cercando di capire se possa essere una sua possibile rivale in amore, ecco!
 
Sguardo che vola subito a Grey, quel moro “privato” degli abiti che resta poco dietro al Master, mentre affianco a lui cammina la fredda figura di Sasuke: non lo guarda, l’Uchiha, con la sua solita altezzosità non lo degna di uno sguardo e questo non può che irritare il mago del ghiaccio, contrario a quell’atteggiamento tanto distaccato da chi gli sta attorno, quasi non gli appartenesse…
Certo è che non si fiderà di lui, nemmeno un po’, per il momento!
 
Mentre si chiacchiera e ci si presenta, il gruppo prosegue attraverso il sentiero nel bosco diretto a Konoha e nella mente di ognuno di loro, tra uno sbuffo ed un sorriso, la preoccupazione si fa sempre più viva: chi ha rapito Happy ed Elsa?
Da che mondo viene?
Ma soprattutto… Perché lo ha fatto?
 
 

----- Estratto dal Secondo Capitolo -----

-         Maledizione, ci è sfuggito di nuovo quel codardo! –
 
Rabbia monta in testa al giovane Shinigami, il quale stringe con forza la spada che tiene nella mano destra mentre le iridi sono puntate sul terreno.
 
-         Lo prenderemo, Ichigo, non potrà fuggire in eterno… Non prima di averci detto dove le tengono prigioniere almeno! –

Asserisce con una calma apparente la giovane Kuchiki, quando dinnanzi ai quattro shinigami si presenta nuovamente la figura di quella ragazza, di quell’umana dai capelli dorati ed il capo leggermente abbassato, l’arco ancora stretto fra le mani.
 
-         Portatemi con voi, vi prego… Non ho modo di raggiungere il “mondo” di quell’essere, e  mia sorella è tutto ciò che mi resta. -

 ------


Note Autrice:
Buonsalve a tutti! Questo è il primo Crossover che pubblico e scrivo, perciò se qualcuno ha qualche “dritta” da darmi è il benvenuto!! =)
Dovrei aggiornare ogni tre settimane circa, entro il mese, e non perché non abbia voglia di scrivere ma perché il tempo è sempre poco, soprattutto con l’avvicinarsi della scuola xD
Grazie per la lettura e l’attenzione, bye! ^^



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(Lascio il link di un Forum di Naruto gestito da me e da un'altra autrice di EFP, è soptrattutto un Gioco di Ruolo dove si possono interpretare, scrivendo, i personaggi di Naruto :D
http://ninetails.forumfree.it/
)

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Capitolo 2
*** Alba-2 ***


Capitolo Secondo:
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Una mattinata soleggiata, quella che si posa dolcemente sul bosco che ricopre l’intera vallata: alberi altissimi e rigogliosi, una flora vivida che sembra voler mostrare quanto, su quella Terra, vi sia una vita intenzionata a non spegnersi mai.
 
Alcuni passi, o meglio zoccoli, si odono all’interno di questa, i quali picchiettano su di un sentiero in selciato che conduce nel centro di quella vallata, dove la vegetazione lascia più spazio ai movimenti.
 

- Allora, Kanon, te la senti di provare oggi? – 

Iridi verdi si posano sulla figura di una bambina dietro di lei, le braccia che stringono il corpo snello della sorella maggiore che tiene saldamente le redini di un cavallo bianco e beige.
 
-
Va bene, sorellona… Oggi ce la devo fare! – 

Asserisce con una certa grinta e con un saltino scende dalla schiena del cavallo, posando poi il proprio sguardo sulla ragazza più grande di lei: capelli biondi legati dietro la nuca e l’arco posto dietro la schiena, assieme alle frecce.
Mentre lei, la piccolina, ne ha uno di modeste dimensioni stretto fra le mani.
 

- Brava, è così che voglio sentirti! Metticela tutta e cattura quel cervo, sono certa che sia qui nelle vicinanze… - 

Asserisce lanciando un rapido sguardo attorno a loro: ascolta i suoni della foresta, Hikari, ascolta quelle melodie e quei sussurri come se le parlassero, come se la natura stessa la guidasse.
Posa poi nuovamente la propria attenzione su Kanon, più piccola ma pur sempre grintosa e biondiccia come lei, la quale comincia già a correre all’interno del bosco alla ricerca del cervo che deve cacciare: dopotutto deve imparare a sopravvivere, no?
 

- Mi raccomando, suona il corno se ti trovi in pericolo! –

- Si si, tranquilla! –

Le urla la sorellina ormai lontana, mentre la maggiore fa semplicemente un respiro più profondo: vorrebbe seguirla e proteggerla, in eterno, ma sa che debba imparare a cavarsela da sola e per questo sprona il cavallo verso un’altra direzione, alla ricerca delle erbe medicinali che solitamente utilizza.
 
Nel frattempo, la corsa della bambina continua tra i cespugli e la vegetazione: piccoli salti per non inciampare nelle radici, l’arco che talvolta viene utilizzato per spostare rami che le intralcerebbero il cammino.
Ad un tratto si ferma, inginocchiandosi a terra mentre con una mano sfiora il terreno, delicatamente e con una certa attenzione: una piccola impronta di cervo, la sua prima traccia.
Soddisfatta della scoperta, prende tra le mani l’archetto ed una freccia, continuando ad avanzare con passo più silenzioso, attenta a qualsiasi rumore che possa esserle utile.
Deve stare attenta, non può fallire questa volta e così prosegue quella camminata veloce e rapida, fin quando non giunge dinnanzi ad una radura: non è molto grande, eppure gli alberi si sono quasi interrotti di colpo, lasciando spazio ad un’erba verde e luminosa, abbastanza alta da celare altre impronte.
 
Sbuffa sonoramente, la piccola Kanon, fin quando non ode un fruscio e sforzando lo sguardo poco più in là nota la figura che tanto stava cercando: un cervo di modeste dimensioni che bruca tranquillamente l’erbetta fresca.
Sorride appena, soddisfatta, cominciando a camminare un poco acquattata per non farsi udire dal cervo a qualche metro da lei.
Avanza, ancora e ancora, fin quando l’animale non alza improvvisamente la testa ed in pochi attimi fugge via, come spaventato da qualcosa di improvviso.
 

- Uffa, c’ero quasi! –

Si lamenta la bimba, mentre riassume una posizione eretta quanto scocciata: c’era andata vicino, molto vicino, ma per chissà quale motivo il cervo si era spaventato, nonostante lei fosse stata attenta ai propri movimenti.
Sta per avanzare nuovamente, sperando di non averlo perso completamente, quando un rumore strano e tutt’altro che naturale si ode nel cielo e così alza lo sguardo, sgranando le iridi marroni: uno squarcio si è come creato nell’azzurro, un taglio verticale che lentamente si apre lasciando che una figura vi passi attraverso.
Dallo stupore, arco e frecce le cadono a terra mentre il volto limpido mostra un’espressine completamente scioccata: una figura quasi umana, quella che vede sospesa a mezz’aria, i capelli neri ed una strana maschera bianca rassomigliante quasi ad un teschio spezzato.
 
Non appena quell’essere volge lo sguardo verso di lei, Kanon gli volta immediatamente le spalle e comincia a correre, spaventata come non mai: lui la osserva, il manto bianco e nero che si muove appena.
 
Pochi attimi dopo il suono del corno invade la vallata, alcuni uccellini volano via dall’albero in cui si trovano e gli animali si allontanano il più possibile dalla radura dal quale proviene la richiesta di aiuto.
Pochi attimi, e le iridi verdi di Hikari sono già puntate in quella direzione.
 

- Kanon! – 

Mette le erbe appena colte nel borsello che tiene in vita e monta immediatamente a cavallo, dirigendosi rapidamente in quella direzione: ansia, ciò che pervade la giovane ragazza, la quale sembra in perfetta sintonia con il destriero in quella serie di balzi e corse che compiono ogni giorno, in particolare in momenti rischiosi come quello.
Pochi minuti ed ha raggiunto la radura, tanto che il cavallo si ferma quasi improvvisamente e lo sguardo di Hikari si posa immediatamente su quella figura: è ferma a mezz’aria, non troppo distante da terra e le volta le spalle.
Ma soprattutto, tiene sotto braccio la figura della sorellina priva di sensi.
 
Non sa cosa sia quell’essere, non sa da dove provenga né cosa voglia e sì, ha paura, tremendamente paura… Ma non gli permetterà mai di prendere l’amata sorellina.
Prende rapidamente l’arco fra le mani e scocca una freccia in direzione di quello che sembra un mezzo uomo, la punta affilata che si dirige verso di lui e si conficca precisamente in una spalla, quella destra.
Follia? Impulsività? No, forse soltanto amore…
 

- Lasciala andare immediatamente!! – 

Gli grida con grinta ed enfasi, attendendo una sua reazione, mentre si stupisce di ciò che vede: non sanguina per la ferita, anzi con l’altra mano prende la freccia e la estrae dal proprio corpo, lasciandola cadere a terra.
Poi si volta, lentamente, e quando le iridi di Hikari incontrano quegli occhi placidi e tristi prova un senso di dispiacere, quasi pietà verso quell’essere che, solo a guardarlo, le pare disperato.
Il cavallo nitrisce, tende ad indietreggiare ma la ragazza non glielo consente, continua quella sfida di sguardi con un essere che non conosce: sa che sia più forte di lei, molto anche, ma non ha paura ad ogni modo.
 
Ulquiorra la fissa, cerca di capire perché un’insignificante umana debba intromettersi in qualcosa che va ben oltre la sua comprensione quando avverte la presenza di Raietsu particolarmente potenti e fa appena in tempo a spostarsi rapidamente di lato che un potente colpo nero distrugge letteralmente il terreno sotto i suoi piedi.
Hikari continua a tenere il cavallo quasi immobile, non consentendogli di scappare mentre resta attonita dinnanzi a ciò che ha visto, che sta accadendo.
 
L’espada si ricompone immediatamente, un’ondata di schegge di ghiaccio si abbatte su di lui, sta per investirlo in pieno ma questo si rifugia nuovamente dallo squarcio nel cielo da cui è venuto, tanto che questo si richiude rapidamente lasciando che la sua figura svanisca dalla vista della ragazza.
Rimane immobile per qualche attimo, attonita, le labbra leggermente dischiuse per lo stupore quando vede arrivare in tutta fretta altre tre figure: un ragazzo dai capelli arancioni, una più minuta dai capelli neri, una specie di bambino ed una donna alquanto prosperosa.
Loro invece arrivano quasi di corsa, con un balzo enorme che le sembra più un volo atterrano dove poco prima c’era quell’essere, mentre le iridi di tutti e quattro sono puntate verso lo squarcio con una certa rabbia.
 

- Maledizione, ci è sfuggito di nuovo quel codardo! – 

Rabbia monta in testa al giovane Shinigami, il quale stringe con forza la spada che tiene nella mano destra mentre le iridi sono puntate sul terreno.
Rabbia che non appartiene solo a lui, ma anche alle persone che gli stanno accanto ma che riescono a contenerla.
 

- Lo prenderemo, Ichigo, non potrà fuggire in eterno… Non prima di averci detto dove le tengono prigioniere almeno! –
 
Asserisce con una calma apparente la giovane Kuchiki, quando solo ora odono il picchiettare di zoccoli su quel terreno erboso che si avvicina a loro.
Si voltano immediatamente, puntando la figura di quella ragazza dai capelli dorati, l’arco ancora stretto fra le mani: non si erano accorti della sua presenza, loro che sono un Capitano, Luogotenente e quant’altro non avevano avvertito la semplice presenza di un essere umana.
Il suo cuore batte, batte all’impazzata perché sa di essere vulnerabile, non conosce quegli essere né può essere sicura che siano “buoni”…
Eppure sua sorella viene prima di tutto.
Smonta da cavallo, fermandosi a qualche passo da loro, quel ragazzo dai capelli arancioni che la fissa con maggior intensità degli altri: forse perché, fra i quattro, è l’unico a possedere ancora una buona parte di umanità.
O forse perché, semplicemente, non si stupisce troppo del fatto che una semplice umana possa vedere loro, degli shinigami, degli dei della morte.
 

- So che non sapete chi sono, e so che contro di voi o quell’essere non avrei alcuna possibilità… - 

Asserisce semplicemente, con una calma quasi innata ed una consapevolezza del pericolo particolarmente matura, mentre alza le iridi verdi verso di loro, verso quegli sconosciuti che la osservano increduli.
 

- …ma si è portato via la persona a me più cara e sono disposta a tutto pur di tentare di salvarla. – 

Ora abbassa leggermente il capo, mentre fra le mani stringe ancora l’arco: non si umilia, non ha così poca stima di se stessa, eppure è disposta a tutto per raggiungere quell’espada che le ha tolto qualcosa di troppo caro.
 

- Suppongo che voi sappiate chi sia, perciò vi chiedo di portarmi nel suo… ehm… “mondo”, cosicché io possa incontrarlo ed affrontarlo. –

- Umana, quello non è uno dei soldatini che guerreggia qui sulla Terra… Quello è un mostro, un corpo senz’anima privo di scrupoli e tu non avresti alcuna possibilità contro di lui. –

Una risposta fredda e precisa, quella che arriva dal Capitano di ghiaccio, i capelli argentati e gli occhi verdi che la fissano intensamente.
Uno sguardo gli viene lanciato dalla sua Luogotenente, la quale tuttavia viene preceduta dalla nobile Kuchiki a riguardo.
 

- Le tue intenzioni sono nobili, umana, ma troppo sangue è già stato versato per gente come loro. Perciò non ha senso che rischi, soprattutto se sei così vulnerabile. – 

Le dispiace, in fondo, pronunciare quelle parole, forse perché è stata salvata da un umano, forse perché conosce la nobiltà e la forza di un cuore che ancora batte
Eppure conosce i rischi che si corrono.
Hikari rialza lo sguardo, mentre stringe con più forza l’arco, quando Ichigo a quella reazione non può che fare un piccolo passo avanti: in fondo, la situazione di quella biondina non è poi molto diversa dalla loro, a quanto pare.
 

- Troveremo anche quella bambina a cui tieni tanto e te la riporteremo, non temere. – 

Asserisce semplicemente, per poi volgerle le spalle dopo uno scambio intenso di sguardi.
Anche Rukia compie lo stesso gesto, così come il Capitano Hitsugaya, quando la ragazza si mette in ginocchio, l’arco abbandonato a terra e le mani giunte, quasi fosse in preghiera, mentre il capo resta abbassato.
 

- Vi prego, portatemi con voi… Una volta giunti sul vostro mondo non dovrete pensare a me, me ne andrò e mi arrangerò, non sarò di alcun peso… - 

Matsumoto ancora non le ha voltato le spalle, tiene le iridi chiare posate su quella ragazza: era molto che non incontrava un umano, dopo Ichigo o Inoue, ed era molto che un cuore che batte, che pulsa, che vuole lottare senza timore della morte non le regalava un’emozione tanto forte, le stringeva il ventre in una morsa tanto profonda…
 

- Ma vi prego, vi prego portatemi con voi… Mia sorella è la cosa più importante per me… Se non lotto per salvarla, la mia vita non avrà più senso… - 

Un paio di lacrime scendono sul suo volto, le rigano le gote lasciando che le gocce tocchino il terreno e l’erba che ancora brilla alla luce del sole.
Si fermano tutti e quattro, gli shinigami, si fermano anche se sanno che non dovrebbero… eppure loro, più di ogni altra creatura, conoscono il significato e l’importanza della vita.
 
Cala il silenzio per qualche attimo, fin quando la prosperosa Luogotenente non fa qualche passo in avanti, verso la ragazza, ed una volta giunta dinnanzi a lei si volge verso gli altri compagni, verso il suo capitano in particolar modo.
 

- Mi assumo io le responsabilità su di lei, Capitano. – 

Un’affermazione secca, quella di Matsumoto, la quale resta decisa sulla sua posizione nonostante lo sguardo di disapprovazione del giovane Capitano Hitsugaya.
 

- Non credo sia una scelta che puoi fare da sola, Matsumoto. Portare un’umana alla Soul Society è proibito. – 

Altra opposizione da parte del Capitano, freddo ed impassibile come ogni volta.
Ichigo e Rukia si scambiano semplicemente uno sguardo, uno sguardo intenso e d’intesa, considerato l’argomento in questione.
Ma questa volta è Hikari a parlare, si rialza dopo essersi asciugata le lacrime e fa qualche passo avanti, superando di poco Rangiku: ha paura, anche se non sembrano intenzionati a farle del male, eppure lei deve andare in quel mondo, deve lottare per sua sorella a qualsiasi costo.
 

- Nessuno di voi dovrà prendersi la responsabilità di avermi portata nel vostro mondo, potrebbe essere stato qualcosa di casuale ed io là mi allontanerei immediatamente, senza darvi alcun impegno o disturbo! –

- E tu pensi che non ci siano dei controlli? O, ancora peggio, pensi di aver qualche possibilità di sopravvivenza in un mondo che non conosci minimamente? –

Fa un respiro profondo, Hikari, dopodiché si abbassa per recuperare il proprio arco e lo pone sulla schiena, accanto alla fodera con le frecce.
Mentre gli occhi di tutti sono puntati su di lei, la ragazza fa un leggero sorriso a Matsumoto, quasi impercettibile ma di riconoscenza, dopodiché ritorna a guardare gli altri tre davanti a lei.
 

- Rischiare è una scelta mia, no? A me serve solo un passaggio, non un babysitter. – 

Risponde in tutta tranquillità, tanto che Hitsugaya fa una leggera smorfia, accompagnata da uno sbuffo sonoro mentre Rukia ed Ichigo si lasciano sfuggire un sorriso appena divertito.
 

- Ok, hai vinto tu! – 

Asserisce il ragazzo dai capelli arancioni con appena un poco di umorismo, portandosi la spada sulla spalla.
 

- Grazie. – 

Risponde loro Hikari, mentre anche sul suo volto giovane resta un sorriso dolce: un sorriso che rivolge ai presenti, naturalmente, ma che riserva più intensamente a Matsumoto a qualche centimetro dietro di lei: testarda, la biondina, ma tutt’altro che irriconoscente, soprattutto verso una straniera di chissà quale mondo che ha visto in lei un coraggio non da tutti.
Dopotutto, umani o shinigami, entrambi hanno perduto qualcosa a cui tenevano particolarmente: e allo stesso modo, con la stessa grinta, intendono recuperarla!

*****
 

Sbatte le palpebre più volte, cercando di riprendersi da quello stordimento momentaneo, da quell’incontro che ha fatto…
Poi le spalanca, improvvisamente, non appena ogni ricordo torna al suo posto: lui che vola tranquillamente assieme a Natsu, Lucy, Grey ed Elsa. Poi il cielo che si apre improvvisamente ed un tizio dai capelli azzurri, mezzo mascherato e mezzo pazzo, che si avventa su di loro e li attacca. Non riescono nemmeno a combattere in modo decente, Elsa gli tiene testa ma muovendo la sua spada qualcosa di strano e magico avviene, di incomprensibile a loro, di mai visto nei loro paesi.
Artigli lunghi ed azzurri compaiono sulle mani di quell’individuo, quelli dal braccio destro afferrano Titania, quelli dell’altro si avventano su Lucy ma Happy si intromette, venendo dunque preso in quella morsa, perdendo i sensi…
 
Scuote nervosamente il capo azzurro, gli occhi che cercano di scorgere qualcosa in quella che sembra una stanza infinita e grigia, quasi priva di luce e terribilmente fredda…
Rabbrividisce e cerca di muoversi, ma si accorge di avere il collo bloccato da una catena. Le ali compaiono, cerca di muoversi sbattendole ma quella presa sembra stringersi ad ogni suo tentativo, tanto da costringerlo a ritornare appeso al muro, ansimante.
 
Sposta di nuovo lo sguardo in giro, alla sua destra c’è un’enorme capsula, alta e di un materiale trasparente molto strano, con all’interno un liquido verde ben poco rassicurante e… una donna, i capelli lunghi e neri raccolti in una treccia che si annoda sul petto, mentre un kimono bianco la avvolge.
E’ priva di sensi, immobile: rabbrividisce al pensiero che possa essere anche priva di vita.
Poi volge lo sguardo a sinistra e le pupille si sgranano, si spalancano: la figura di Elsa è incatenata ad una specie di ruota, punte affilate che le contornano il corpo, impedendole qualsiasi movimento, mentre l’armatura che la proteggeva è scomparsa, lasciandole addosso una fascia bianca ed una paio di pantaloni rossi.
 

- Elsa… -

Balbetta lui nel vederla priva di sensi, le lacrime agli occhi per l’ansia e la preoccupazione quando un piccolo movimento attira nuovamente la sua attenzione, proveniente sempre da destra, a qualche metro da quella capsula.
 

- Tranquillo… E’ ancora viva… -

Una voce buona e mite viene udita dal gattino, tanto dolce da tranquillizzarlo per qualche attimo quando in una gabbia vede rinchiusa una ragazza giovane, i capelli di un marroncino tendente all’arancio e gli occhioni che lo guardano.
Lui continua a piagnucolare, ossservandola senza rispondere mentre lei gli sorride dolcemente.
 

- Io mi chiamo Inoue… Tu? –

Gli chiede, attendendo una risposta. Lui fa un respiro profondo, tirando su con il naso, una lacrimuccia che cade dagli occhi.
 

- Happy. –
 

   ----- Estratto dal Terzo Capitolo -----
    

- …quindi pensate che possa essere questo il loro obiettivo? –

Occhi ambrati fissi sulla figura dell’anziano signore dinnanzi a lei, seduto su di una sedia particolarmente alta per consentirgli di essere all’altezza della prosperosa Hokage, ora più seria che mai.
 

- E’ affrettato dirlo ma… Sembrerebbe così. –

Asserisce con fare grave, in pensiero per i suoi ragazzi in pericolo, mentre i giovani ninja e maghi restano al di fuori dell’ufficio dell’Hokage, frementi in attesa delle decisioni prese dai loro maestri e superiori.
Riflette qualche istante, Tsunade, prima volgere lo sguardo al ninja copia alla sua destra, con un’occhiata decisa quanto intrinseca di una profonda preoccupazione.
 

- Manda un messaggio ai capi della sicurezza della Nebbia, voglio che la Mizukage sia protetta e sorvegliata a vista, ad ogni ora della giornata! E che nessuno di sospetto le si avvicini! - 

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Capitolo 3
*** Prime Luci ***


Note Autrice:
Ho notato che il numero di chi segue questa storia o l'ha messa tra le preferite è aumentato, e per questo ne sono immensamente felice :D
Tuttavia, non avendo ricevuto recensioni nello scorso capitolo, la cosa mi è parsa alquanto contrastante e non riesco a farmi un'idea precisa di cosa ne pensiate...
Dunque, ho fatto questo capitolo un pò più lungo e complesso, sperando che possa piacervi ed in base a questo deciderò se continuare o meno la storia...
Grazie dell'attenzione, buona lettura ^.^




Capitolo 3:
Prime Luci

 
*toc toc*
 
- Avanti! –
 
L’imperiosa voce dell’Hokage echeggia in tutto il palazzo, non appena le nocche coperte di Kakashi picchiettano sulla porta del suo studio.
Affianco a lui, la minuta figura del Master di Fairy Tail resta impassibile ed immobile, attendendo che il ninja apra la porta e gli consenta di entrare.
E’ leggermente perplesso all’idea che il capo di una simile terra sia una donna, ma non appena questa viene aperta i suoi occhi restano maggiormente colpiti nel vederla: in piedi dietro ad una possente scrivania, la figura di una donna bionda e particolarmente prosperosa non può che allettarlo involontariamente…
Ma si trattiene, naturalmente, deglutisce non appena si vede costretto ad avvicinarsi, affiancato dall’Hatake e doveroso di mantenere un’espressione autoritaria.
 
“Non guardare il petto non guardare il petto…”
 
Si ripete mentalmente quando, fortunatamente, la voce alquanto autoritaria della donna lo costringe a guardarla negli occhi, in quelle iridi ambrate e tanto fredde che per qualche attimo lo lasciano attonito.
 
- E così questo è il famoso “Master” di cui ho sentito parlare, un mago che decisamente non mi aspettavo di vedere mai in queste terre… -
 
Asserisce con diffidenza, scrutandolo attentamente mentre questo si avvicina, assottigliando appena lo sguardo.
 
- Immagino abbiate informatori efficienti, Hokage… -
- Abbastanza. –
 
Risponde semplicemente, incrociando le braccia sotto il seno prosperoso, come ad enfatizzare il suo ruolo nel paese.
 
“ Non guardare il petto non guardare il petto…”
 
Accanto alla scrivania, un cagnolino con un copri fronte blu ed il simbolo della Foglia si fa notare scodinzolando, mentre il muso è rivolto verso Kakashi che gli fa semplicemente un gesto del capo, in segno di approvazione per il lavoro compiuto.
 
-  Puoi lasciarci soli, Kakashi. –
 
Dice la donna nei confronti del ninja copia, per poi volgere lo sguardo verso la figura snella e benevola di una ragazza dai capelli scuri, che tra le braccia regge un maialino rosa con tanto di collana di perle lilla.
 
- Shizune, vorrei che ti occupassi tu degli ospiti. –
- Certamente, Tsunade-sama –
 
Asserisce la giovane con un sorriso, facendo un lieve inchino con il capo in direzione dell’amata maestra e si incammina verso la porta, uscendovi assieme a Kakashi.
Makarov resta immobile al centro della stanza per qualche attimo, gli occhi esperti quanto indagatori che scrutano la figura di Tsunade, come stesse studiando un alleato che per il momento non conosce.
 
- Siete una donna troppo autoritaria ed esperta per avere l’età che dimostrate, Hokage… -
 
Asserisce semplicemente, come dare una prova delle sue potenzialità ed una semplice smorfia appare sul volto perfetto di Tsunade, assieme ad un sorriso appena accennato mentre si siede alla scrivania.
 
- Una donna non parla della propria reale età, caro Master… -
 
Dice facendogli segno di sedersi, una poltrona sulla quale sono già stati posizionati una serie di cuscini data l’altezza dell’ometto baffuto, il quale fa semplicemente una sbuffo prima di seder visi e trovarsi più o meno all’altezza della donna.
 
“Non guardare il petto non guardare il petto…”
 
Deve sforzarsi, poveretto! Ma se non vuole rischiare di venir abbassato ulteriormente è meglio che si impegni…
Lei si schiarisce appena la voce, per poi lasciarsi cadere sullo schienale.
 
- Siete venuti qui per chiederci aiuto, da quanto ho capito. E immagino che sia stato tu ad aprire il varco dimensionale fra mondi, una magia decisamente molto potente… -
- Una magia che immagino conosciate anche voi, Hokage. –
 
Sorrisetto quasi divertito, quello sul volto di Makarov: Tsunade non dice nulla, né mostra un’espressione diversa dall’impassibilità, quasi non volesse dargli una risposta.
 
- Raccontami qualcosa su questi due tuoi allievi rapiti… Una ragazza ed un gatto sono una scelta alquanto particolare, non decisamente logica da parte di un nemico. –
 
Ragionamento freddo e lucido, quello della donna, in attesa che il Master le dia le dovute spiegazioni.
 
- Le cose non sono andate propriamente così… Quando i miei ragazzi sono stati attaccati, l’obiettivo erano questa Elsa ed un’altra ragazza, Lucy, maga degli spiriti stellari che è venuta con noi adesso. –
- L’avete portata per proteggerla, immagino… -
- Esattamente. –
 
Si lanciano una serie di sguardi, che non necessitano di alcuna parola esplicativa: Tsunade lo sa, cosa significhi temere per i propri allievi, per l’incolumità di qualcuno caro e tentare di fare di tutto per proteggerlo…
Non si conoscono, eppure da maestri e capi conoscono le responsabilità ed il peso delle apprensioni.
 
- Spiegami qualcosa di queste ragazze, cosicché io possa avere una vaga idea del motivo per cui degli individui di un mondo esterno ai nostri dovrebbero catturarle… -
- Elsa è una maga di livello S, il grado più alto all’interno della nostra Gilda. E’ in grado di cambiare l’armatura e l’arma con cui combatte a seconda della necessità, è calcolatrice, razionale eppure densa dei valori più nobili e puri. –
 
Abbassa appena le palpebre, quasi tentasse di reprimere la profonda preoccupazione che lo avvolge al pensiero di una delle sue più valorose allieve, forse la migliore, in pericolo e in mano a chissà quali nemici.
Una stretta al cuore, una preoccupazione di maestro, di Master, forse di padre quasi…
 
- E di questa Lucy che mi puoi dire? –
 
Lo interrompe quasi bruscamente, costringendolo a rialzare il capo in sua direzione, mentre tutto ciò che incontra è uno sguardo impassibile: resta colpito da tali espressioni, da come quella donna sembri totalmente immune alla sensibilità ed ai sentimenti altrui.
Oppure abbia semplicemente sofferto troppo e sappia cosa significhi mettere da parte le emozioni per il bene comune.
 
- E’ entrata nella Gilda da non molto tempo. E’ una maga degli spiriti stellari, ovvero apre tramite delle chiavi dei portali dai quali può richiamare gli spiriti delle stelle, come quelli dello zodiaco e simili. –
 
Tsunade corruga appena la fronte a quel dire, non potendo nemmeno lontanamente immaginare qualcosa di simile, non avendone mai sentito parlare.
 
-  Una sorta di evocazione, quindi, da noi non esistono questi spiriti stellari… -
-  Spero che comunque siano evocabili, qui, o sarà un problema per lei, dato che la sua magia consiste in questo. –
 
Spiega brevemente, facendo un respiro profondo prima di continuare quel dialogo, doloroso ma necessario.
 
- Non è fra le più potenti maghe, ma certamente la sua magia è molto ricercata ed efficace, lei inoltre è particolarmente in gamba nell’utilizzarla e sa legare con gli spiriti in un modo molto profondo, quasi unico direi. –
 
Piccola pausa, le iridi ambrate dell’Hokage sembrano perse in ragionamenti che potrebbero dare una spiegazione ai rapimenti, anche perché se quei rapitori sono stati in grado di giungere sul mondo dei maghi, ciò non esclude che possano giungere anche in quello dei ninja…
 
- Due tipi di magie molto particolari e potenti, da quello che ho potuto capire, come fossero delle abilità tutt’altro che comuni e facilmente maneggiabili… -
- Noto che intuite molto in fretta, e questo non può che semplificarmi la spiegazione che mi sono dato riguardo questi rapimenti. –
 
Asserisce il Master con tranquillità, catturando senza troppa difficoltà tutta l’attenzione della donna.
 
-  Come avete detto, si tratta di magie potenti, maneggiate da due maghe con potenzialità sviluppate e particolari, per non dire uniche nel loro genere. Sono state obiettivi già di alcuni rivali sul nostro stesso mondo, dunque sospetto che questi stranieri volessero impossessarsi di loro in particolar modo… –
-  …ma? –
 
Inarca un sopracciglio, l’Hokage, mentre il Master fa semplicemente un sospiro, riprendendo a parlare con un sorriso interiore e soddisfatto: di certo ha un’alleata in gamba, così come lei si è resa già conto della sua potenza magica.
 
- …ma non riesco a capire perché abbia tentato di catturare due ragazze. Anche Natsu ha dei poteri molto particolari e ricercati nel nostro mondo, eppure non è stato minimamente preso in considerazione. –
-  Pensate che gli obiettivi siano stati scelti non sono perché possessori di particolari abilità, ma anche perché donne? –
-  Sì, sospetto che in un qualche modo centri anche questo. Anche perché Lucy, per quanto in gamba, non ha la stessa potenza magica di Natsu o di Grey… -
 
Nuovamente il silenzio spadroneggia all’interno dell’ufficio dell’Hokage, le iridi ambrate della donna che riflettono lo sguardo angosciato quanto freddo dell’ometto che le sta dinnanzi: bastano pochi attimi, perché la situazione si faccia chiara, ad entrambi.
 
- Quindi pensate che possa essere questo il loro obiettivo? –
 
Occhi fissi sulla figura dell’anziano signore dinnanzi a lei, seduto su di una sedia particolarmente alta per consentirgli di essere all’altezza della prosperosa Hokage, ora più seria che mai.
 
- E’ affrettato dirlo ma… Sembrerebbe così. –
 
Asserisce con fare grave, in pensiero per i suoi ragazzi in pericolo, mentre i giovani ninja e maghi restano al di fuori dell’ufficio dell’Hokage, frementi in attesa delle decisioni prese dai loro maestri e superiori.
Riflette qualche istante, Tsunade, prima volgere lo sguardo oltre la finestra.
 
- Kakashi. –
 
Questione di pochi attimi, ed il ninja copia si palesa alla sua destra, con un’occhiata decisa quanto intrinseca di una profonda preoccupazione.
 
- Manda un messaggio ai capi della sicurezza della Nebbia, voglio che la Mizukage sia protetta e sorvegliata a vista, ad ogni ora della giornata! E che nessuno di sospetto le si avvicini! -
 
L’Hatake ancora non conosce i dettagli di tali ordini, ma visto il tono autoritario e soprattutto apprensivo dell’Hokage non dice altro, fa semplicemente un inchino con il capo e sparisce nuovamente oltre la finestra, diretto verso il luogo a lui indicatogli.
 
- Shizune! –
 
Di nuovo la voce prorompente della donna aleggia per il palazzo, sin quando la porta non si apre, lasciando che la minuta figura dell’allieva dell’Hokage faccia il suo ingresso.
La porta viene lasciata aperta, tanto che oltre a questa si possono notare le figure dei ragazzi che sbirciano, ascoltando incuriositi quel discorso tanto importante, considerando i volti seriosi dei loro maestri e capi.
 
- Sì, Tsunade-sama? –
- Convoca immediatamente Anko Mitarashi, Kurenai Yuhi e tutte le kunoici più forti della Foglia, ho urgenza di spiegare la situazione in cui ci troviamo. –
- Anche noi la vogliamo sapere, nonna Tsunade! –
 
Interviene euforico Naruto, quando un sonoro pugno gli viene tirato sulla nuca da Sakura, la quale lo guarda con sguardo ben poco rassicurante.
 
- Razza di baka, non rivolgerti così alla signorina Tsunade! –
-  Ma Sakura-chan, tu mi tratti sempre male… Ahia… -
 
Si lamenta lui, tanto che tale scenetta fa sorridere un po’ tutti, rasserenando quasi il clima sin quando la voce tetra e profonda di Sasuke non si fa largo in quella pseudo-confusione.
 
-  Hokage, potrebbe darci delucidazioni? –
-  Delu-che? –
 
Domando Grey e Natsu in coro in direzione di Sasuke, il quale non li rivolge nemmeno lo sguardo ma si limita semplicemente ad una smorfia.
 
- Sembra che questo fantomatico nemico abbia intenzione di rapire gli abitanti più potenti dei nostri “mondi”, in particolare quelli con abilità innate e tutt’altro che comuni. Di sesso femminile, precisamente. –
 
Spiega con freddezza Tsunade, lo sguardo fisso sull’Uchiha, come se in quell’attimo avesse voluto fargli comprendere quanto la questione la preoccupasse, come se tra i ragazzi lui fosse l’unico a poter comprenderne la gravità.
 
- Tsunade-sama, allora voi siete la più in pericolo! –
 
Asserisce Shizune con una certa apprensione, stringendo maggiormente a sé il povero Ton Ton che boccheggia dinnanzi all’ansia della ragazza: un timore improvviso la invade, nonostante conosca le capacità della sua maestra teme per la sua incolumità.
 
- Shizune-san ha ragione, maestra. Siete l’Hokage, una Ninja Leggendaria, erede del primo Hokage e miglior ninja medico delle terre… Se l’obiettivo di questi individui sono le donne più potenti, voi sarete la prima della lista sul nostro mondo! –
 
Interviene Sakura subito dopo, le iridi chiare che vanno a scontrarsi con quelle della maestra: fredde entrambe, ad una prima impressione, ma ancora una volta la kunoichi dai capelli rosati si trova costretta a mettere da parte le proprie emozioni dinnanzi ad una forza di volontà che và ben oltre.
 
- Non sono Hokage per farmi proteggere, Sakura, sono io a dover proteggere chi mi sta affianco. –
 
Una risposta secca e decisa,di chi ha patito troppo dolore e troppe perdite per poter continuare a restare nascosto.
Makarov osserva quella scena, quelle reazioni, e si limita ad abbassare appena il capo, mentre le palpebre si socchiudono lentamente: immaginava che quella donna fosse una delle più potenti, in quel mondo, ma non avrebbe mai pensato che dentro di lei scorresse lo stesso dolore e la stessa volontà che accompagnava anche lui da molti, moltissimi anni.
Rialza il capo, per poi interrompere il silenzio che si è appena creato.
 
- Grey, Natsu, lluvia, Lucy. Voglio che vi facciate insegnare quanto più possibile da questi gentili ninja. Voglio che, nel caso di un attacco, siate in grado di difenderli. –
 
Piccola pausa, mentre l’attenzione è ora posta sull’ometto ancora seduto sulla poltrona rialzata, un tono grave che caratterizza la sua voce.
 
- Ora non siamo più maghi e ninja. Dobbiamo combattere insieme, se vogliamo evitare il peggio. Probabilmente il nemico verrà anche qui per continuare nei suoi intenti e questo ci darà modo di incontrarlo nuovamente… Ma questa volta, saremo pronti a riceverlo. –
 
Sguardi decisi, ora, rivolti verso il Master: Grey stringe i denti, Natsu lascia che le fiamme ricoprano appena i suoi pugni mentre le due ragazze restano vicine, sicure, determinate a fare quanto gli è stato detto.
Per la prima volta, Tsunade si lascia sfuggire un leggero sorriso, tanto che tende una mano verso il Master, in un’occhiata che stranamente pare complice e non freddamente distaccata, diffidente.
 
- Allora possiamo considerarci alleati, Master di Fairy Tail? –
 
Lui la osserva, lo sguardo fisso su quel volto fin troppo giovane, sin quando anche in lui si mostra un leggero aprirsi di labbra.
 
-  Naturalmente, Hokage di Konoha. –
 
E le loro mani si incontrano, stringe dosi, sotto un grido di esaltazione da parte di tutti i presenti.
Solo Sasuke resta immobile e freddo, ancora diffidente, mentre Shizune non può che osservare la figura della sua maestra con una velata preoccupazione: la conosce fin troppo bene, sa cos’abbia in mente.


*****

La porta di quella stanza indefinita viene aperta senza troppo ritegno, mentre una figura magra e dal manto bianco, con tanto di maschera e corna sulla nuca, fa il suo ingresso.
La porta non sbatte, sembra quasi inesistente mentre a quell’arrivo le iridi ambrate della giovane Orihime si spalancano, una mano che viene lentamente portata sulla bocca a quella vista.
 
- Uquiorra… -
 
Non è l’Espada a spaventarla, quanto più ciò che tiene sotto il braccio: una bambina, priva di sensi.
Le sbarre che la tengono imprigionata non le impediscono di ricevere un’occhiata penetrante da parte di Ulquiorra, tanto che questo sembra tuttavia ignorarla e dirigersi verso un’altra gabbia, più piccola.
 
- E’… E’ una bambina. –
 
Balbetta, stupita e sconvolta ma nemmeno questa volta viene ascoltata, tanto che pur di farsi udire si aggrappa a quelle lamine oscure e verticali che la tengono prigioniera.
 
-  Lasciala andare, almeno lei! –
 
Lo implora, questa volta alzando la voce, mentre i capelli tendendo all’arancio sono scompigliati, forse per il troppo tempo trascorso in quel luogo, in pessime condizioni.
Solo a questo punto lui le concede uno sguardo, interrogatorio quanto impassibile mentre appoggia il corpo della bambina all’interno della gabbia, e lì la chiude.
 
- Non sono affari tuoi. –
 
Una semplice risposta, fredda ma concisa la mette a tacere, mentre lei è ancora inginocchiata nella propria gabbia.
Ulquiorra resta immobile ad osservarla, a lasciare che il suo mostruoso volto venga riflesso in quegli occhi troppo ingenui, troppo dolci, troppi puri perché restino dinnanzi a lui…
Il silenzio cala per qualche attimo, sin quando una presenza viene avvertita da tutti, tanto forte ed irruente che persino il piccolo gattino azzurro, ancora con le catene alla gola, si sveglia di soprassalto, trattenendo un grido di stupore e paura.
Trema, dinnanzi al nuovo mezzo umano che si è presentato.
Trema, davanti a quei capelli color del ghiaccio che, ribelli, non possono che mostrare una creatura troppo forte per lui.
 
- Vedo che la caccia non è andata a buon fine, Ulquiorra. –
 
Lo sbeffeggia subito, senza tanti ripensamenti, mentre l’altro si limita ad uno sguardo cauto ed impassibile, anche se colmo di rancori.
 
- Una su due non è un pessimo risultato. –
-  Credo ti sarà difficile recuperare l’altra, sai? La Terra è grande. –
 
Ulquiorra gli volge le spalle, osservando attentamente la figura della bambina ancora svenuta, i capelli biondi e boccolosi che le celano il volto almeno in parte.
 
- Patetico. –
 
Asserisce semplicemente e Grimmjow si limita ad uno sbuffo, sparendo e riapparendo in pochi attimi dinnanzi alla figura di Inoue.
Lei ha un sussulto nel ritrovarselo davanti d’improvviso, ma non fa in tempo ad indietreggiare, ad allontanarsi da quelle sbarre che la mano gelida dell’Espada le ha cinto il mento, costringendola a guardarlo.
 
- La mia preda, invece, sta più che bene. –
 
Asserisce con fare divertito, fin quando una voce flebile ma coraggiosa si fa avanti in quel gioco di orgoglio.
 
- L-Lasciala stare… -
 
Balbetta il gattino blu, con quel poco di coraggio che ha in corpo: lo sguardo glaciale di Grimmjou lo fulmina letteralmente, per poi tornare a volgersi verso lo sguardo tanto ingenuo di Inoue, la quale resta immobile senza nemmeno il coraggio di opporsi.
 
- Io faccio quello che mi pare, gatto insignificante. –
 
Asserisce senza tanti giri di parole, con tono quasi dispregiativo ed estrae la propria spada, puntando la punta contro il viso della ragazza, quasi a volerla stuzzicare, mentre la lama le sfiora la guancia.
 
- Allora, femmina, a cosa giochiamo? –
 
Chiede divertito al massimo, Ulquiorra che resta immobile e lo osserva con disprezzo: ma non può attaccarlo, chi di dovere lo punirà al momento opportuno.
Ma non guarda Inoue, non ne ha il coraggio….
 
La ragazza non dice nulla nemmeno questa volta, cerca di opporre una leggera resistenza tentando di tirarsi indietro e a quel gesto l’Espada sembra divertito, tanto che accenna a ferirla con la lama.
Questione di una frazione di secondo, qualcosa sembra aggredirlo e lui fa un rapidissimo balzo indietro, di un paio di metri, mentre lo sguardo è ora puntato sulla figura torturata della rossa alla destra di Happy.
 
- Elsa! –
 
La chiama il gattino, in un misto di preoccupazione e contentezza, mentre lo sguardo stupito di Inoue si posa sulle ferite profonde della giovane maga, la quale tuttavia regge lo sguardo di Grimmjou senza fatica, senza paura.
E la sua spada è puntata contro il muro opposto: lo ha mancato per un soffio, anche da legata e incatenata.
 
- Gli amici… di Happy… sono anche… miei amici… -
 
Afferma a fatica, volge il capo di lato per lasciare che un rivolo di sangue le esca dalle labbra, segno delle sue pessime condizioni e al contempo della volontà di non arrendersi.
 
- Quindi… non osare… toccarla… -
 
Sguardo deciso che torna sull’Espada, il quale si rialza con un fare divertito, portandosi la spada sopra la spalla.
Mentre gli occhi ambrati di Orihime fissano quella coraggiosa maga con estrema ammirazione e timore allo stesso tempo, forse perché conosce la spietatezza di Grimmjou, soprattutto se lo si sfida tanto apertamente.
 
- Ma guarda, il mio giochino preferito ha ripreso conoscenza… Immagino tu voglia unirti, ed io non te lo impedirò di certo! –
 
Termina con una risata ironica ed esaltata, quasi folle, e mentre Elsa si prepara al peggio sotto gli occhi terrorizzati di Happy, una lacrima solca il volto delicato di Inoue: quella ragazza è una straniera, una maga che potrebbe essere sua nemica, che appartiene ad un mondo per il quale lei non ha fatto nulla, nemmeno conosceva.
Eppure, nonostante tutto, solo per un legame, per un’amicizia, sta rischiando la vita.
 
Questi…sono i maghi di Fairy Tail?
 
 

----- Estratto dal Quarto Capitolo -----

 
La finestra non era aperta prima, questo se lo ricorda bene.
Le iridi verdi di Hikari scrutano la stanza, vedono l’arco e le frecce appoggiate alla parete opposta ed i muscoli pronti allo scatto…
 
- Io non lo farei, fossi in te… -
 
Una voce divertita, ironica, tanto che lei si volge immediatamente in quella direzione: sulla finestra, seduto, vi è un ragazzo dai capelli argentei ed il fisico asciutto, uno Shinigami deduce dato il kimono lungo e bianco.
Eppure, da qualche parte le sembra di averlo già visto.
 
- Tu cosa vorresti? –
 
Chiede lei, scettica, diffidente poiché non lo conosce, poiché lo ha già visto ma non sa dove.
 
- Farti un affare, umana. –
 
Le dice semplicemente, con quel sorriso che non sembra avere alcun senso, in un momento simile.
 
- E sarebbe? –
-  Tu scegli di diventare una shinigami… ed io ti riporto tua sorella. –
 
E in quel momento sgrana le iridi, mentre lo fissa in un misto di stupore e diffidenza, forse rabbia.
Ora lo ricorda, in una fotografica custodita dalla signorina Matsumoto.

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Capitolo 4
*** Raggio di Sole ***


Capitolo Quarto:
Raggio di sole

 
Avevano lasciato il gruppo di Shinigami ormai da un’ora, secondo le stime della sua ora umana, anche se in quel luogo tanto particolare non sembrava nemmeno possibile distinguere le fasi della giornata.
Galoppava, in groppa al cavallo bianco e beige che seguiva le sue indicazioni, anche lui un tantino disorientato da quell’aria completamente diversa, da quell’assenza quasi totale della natura.
 
-Pensavo che fosse simili alla Terra, questo luogo, invece ha caratteristiche ben differenti… Ma non dobbiamo arrenderci! –
 
Asserì con convinzione la bionda, l’arco in spalla e le iridi verdi che scrutavano i dintorni in modo assiduo: sembrava di trovarsi nella periferia di una grande metropoli, quindi in pessime condizioni, sporca ed abbandonata a se stessa, quasi fosse un rifiuto della società.
 
-Ottantesimo distretto, mi sembra abbiano detto… Credo che qui dovremo darci da fare. –
 
Un minimo di sospetto, nel vedere solo qualche abitante nei dintorni, bambini vestiti di stracci che si rincorrono, donne malvestite che portano ceste di vestiti sporchi sulla nuca e vecchi malandanti.
Non le piaceva, quel luogo, nemmeno un po’.
 
Ad un tratto, alcune urla attirarono la sua attenzione, il cavallo sembrò quasi impennarsi, alzarsi sugli zoccoli posteriori per il timore ma Hikari lo costrinse a resta immobile dov’era, mentre le sue pupille si sgranavano, stupite ed impaurite allo stesso tempo: davanti a loro, una creatura quasi deforme bianca e nera, con un grande foro nero nel petto, sembrava intenzionata a distruggere abitazioni e terrorizzare gli abitanti.
Li inseguiva, ne prendeva con le tre mani e se le portava alle fauci, mangiandole senza pietà: le riconosceva, le vedeva, le individuava senza alcuna esitazione, come se le percepisse.
 
Hikari si portò una mano al petto nel percepire quella creatura, quell’anima maledetta che, tuttavia, non sembrava riuscire ad individuarla, non tanto chiaramente quanto i normali abitanti di quel luogo.
Fece un respiro profondo e scese da cavallo con un balzo, dando una pacca sul sedere al grande destriero.
 
Allontanati, Hotaru. –

Disse semplicemente e la cavalla ubbidì, mentre lei estraeva l’arco ed una freccia pronta ad essere utilizzata: sgattaiolò tra le macerie, avvicinandosi sempre più a quella creatura che non conosceva, mentre questa sembrava non essere minimamente in grado di percepirla.
Forse l’avrebbe vista, ma lei doveva giocare sull’effetto sorpresa e per questo non aveva intenzione di provare se il mostro, anche detto Hollow, fosse davvero in grado di vederla.
Si portò con la schiena ritta, attaccata ad una parete, perpendicolare alla stradina dissestata che il mostro stava percorrendo: prese una corda, la legò alla freccia e qualche istante prima che il mostro le arrivasse affianco, scagliò la freccia dall’altra parte, tanto da centrare una specie di barile in robusto legno ed in tal modo l’hollow inciampò, almeno sul momento, cadendo a terra.
Sì, di certo non l’aveva percepita, o si sarebbe accorto di lei.
 
Una volta che questo cadde, Hikari si portò subito davanti a lui, l’arco teso ed una freccia che gli mirava la nuca, mentre le sue iridi determinate quanto ingenua lo fissavano.
 
-Non ti muovere! –
 
Gli intimò, ma quell’esitazione, quel suo in fondo voler essere democratica e non uccidere subito, senza precedenti, fu un errore fatale: lui si rialzò subito e con una manata la scaraventò parecchi metri più indietro, facendola cadere rovinosamente a terra.
 
-Anf anf… ma allora… sei proprio un tipo simpatico. –
 
Commentò ironicamente lei, mentre si rialzava tenendo sempre ben saldo l’arco.
L’Hollow le ringhiò contro con fare minaccioso, quasi volesse intimarle di andarsene, mentre la fissava con quelli che sembravano due teschi, piuttosto che occhi.
 
*Un’umana… un cibo prelibato…*
 
Commentò il mostro fra sé e sé ed indirizzò una delle grosse mani verso la ragazza, la quale grazie ai riflessi pronti e al suo combattere ogni giorno con creature del bosco riuscì a schivarlo miracolosamente di lato, scagliando una freccia che colpì l’essere alla mano stessa.
La ritrasse, appena dolorante ma senza dare troppi segni di addolora mento e di conseguenza Hikari non poté che stringere i denti: voleva fare l’eroina? Accontentata!
 
Insoddisfatto di quella scivata, l’Hollow lasciò che tutte e tre le sue manone si avventassero su di lei e dopo aver schivato la prima, la ragazza venne intrappolata nella seconda, che andava lentamente ritirandosi, avvicinandosi dunque al mostro.
 
Lasciami! –
 
Gli sgridò lei con un certo impeto, mentre la vita e le gambe erano bloccate da quella consistenza bianca e nera: solo le braccia erano libere, e con esse l’arco e la freccia.
 
*Cibo cibo… io mangiare eroina del giorno… *
 
Commentò lui, tutto soddisfatto e all’apparenza particolarmente tondo, ma quando aprì le fauci per ingoiarla, Hikari non si fece prendere dal panico e e scagliò la freccia, tendendo l’arco dinnanzi al proprio viso ed un occhio socchiuso per prendere meglio la mira.
Mirò lì, al petto, a quel foro che venne letteralmente trapassato, considerando che la ragazza vi avesse messo tutta la propria forza, e così lentamente il mostro si dissolse, in un urlo di disperazione e di dolore.
 
Lei venne lasciata cadere a terra, tanto che grazie ai riflessi non sbatté la nuca ma solo ora poteva riprendere a respirare, considerando che la forte stretta dell’Hollowe gliel’avesse impedito sino a quel momento, tanto che sentì lentamente le energie diminuirle in corpo, la vista appannarsi e mentre cadeva all’indietro sentì solo due braccia sostenerla.
 
- Hotaru! –
 
Si sveglia di colpo, il respiro ancora affannato al ricordo di quanto le è accaduto tempo prima, anche se non saprebbe stimarlo.
Ma si ricompone subito, le iridi verdi che cercano di comprendere dove si trovi: una stanza semplice ma arredata con gusto, alcune finestre, due porte e lei sdraiata in un letto bianco, sotto le coperte.
Cerca immediatamente l’arco e le frecce con lo sguardo, tanto che non appena le nota appoggiate alla parete accanto a lei assieme alla borsa farebbe per alzarsi ma una voce attira la sua attenzione.
 
- Qui sei al sicuro, non ti serviranno. –
 
Lo sguardo si porta immediatamente sulla figura di una bellissima ma prosperosa donna, il kimono nero che la fascia ed i capelli ambrati sciolti sulla schiena: è lei, la donna a cui deve evidentemente il suo salvataggio, la Shinigami che per qualche motivo l’ha portata alla Soul Society.
 
- Immagino che mi abbia portata lei qui, signorina Matsumoto… -
 
Presuppone la ragazza, mentre lo sguardo resta fisso su quella donna da cui sente provenire una particolare fonte di energia: raietsu, da quanto ha sentito dai loro fugaci discorsi, ma per lei è soltanto una sensazione, la percezione di un’anima ancora viva.
La donna sorride appena, avvicinandosi al letto della ragazza con passi lenti e ben calibrati.
 
- Ti ho seguita non appena ci siamo separati, poi ho visto il tuo… ehm… cavallo, aggirarsi nel distretto Ottanta e mi sono insospettita: è il più malfamato e peggiore di tutti, non mi sembrava il caso di lasciarti lì e così mi sono inoltrata. –
- Quindi ha visto quel mostro anche lei? –
 
Le domanda, un’espressione sì un poco sospettosa ma dopotutto ingenua, considerando che non conosca nulla di quel luogo.
La donna fa semplicemente un sospiro, fermandosi a qualche passo dal letto e versando del liquido in un bicchiere, da una piccola caraffa.
 
- Era un Hollow, mia cara, un tipo di mostro che io combatto ogni giorno. –
 
Le porge il bicchierino, dal liquido ancora fumante, mentre Hikari lo osserva incuriosita.
 
- E mi sono stupita che tu sia riuscita a sconfiggerlo, così come il fatto che lui non riuscisse a percepire la tua presenza… -
 
Si fa più pensierosa per qualche attimo, tanto che le iridi chiare volano al soffitto bianco, sin quando Hikari non osserva più attentamente quella bevanda, ancora un poco diffidente.
 
-Cos’è? –
 
Chiede, e la Luogotenente si fa improvvisamente più solare, tanto che sfoggia un sorriso che farebbe invidia al sole, stupendo la ragazza di tanta lunaticità.
 
-  Saké, Hikari! La soluzione a tanti problemi. –
 
Le dice facendole l’occhiolino, mentre accenna ad allontanarsi.
 
-  Ma io non ho problemi, signorina Matsumoto. –
 
Ammette con un’espressione perplessa, mentre regge fra le mani la tazzina fumante.
Lei, nonostante le volti le spalle, ha ormai abbandonato il sorriso per lasciare spazio ad uno più malinconico, mentre lo sguardo vaga oltre la seconda porta aperta, quasi stesse guardando qualcosa di preciso in quella direzione.
 
- Spero non ne avrai mai, Hikari. –
 
Dice semplicemente ed il silenzio cala per qualche attimo.
Hikari non dice nulla, fa un respiro profondo e sul suo volto si fa largo un’espressione appena dispiaciuta: non le ci vuole molto per comprendere che la sua salvatrice stia meditando su qualcosa che, a quanto pare, l’addolora particolarmente, e questo non può che dispiacere all’umana fin troppo sensibile.
 
- Mi dispiace, non volevo –
-  Non ti preoccupare.-
 
La interrompe subito, un tono appena più addolcito mentre si allontana verso la porta dalla quale era entrata, volgendole solo uno sguardo fugace.
 
-Fai come fossi a casa tua, tornerò tra non molto. –
 
Asserisce prima di scomparire, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando nuovamente regnare il silenzio.
Hikari fa un altro respiro profondo, dopodiché beve un sorso di quel Sakè di cui non ha mai sentito parlare e lo ingoia a fatica, lasciando spazio ad una smorfia dopo averne assaggiato il sapore.
 
-Che schifo, ma come fa a bere questa roba?! –
 
Asserisce con un certo disgusto, per poi alzarsi ed avviarsi verso l’altra stanza, una cucinetta sembrerebbe, per gettare quel liquido che proprio non manda giù.
Tuttavia, ha notato la direzione dello sguardo malinconico di Rangiku, poco prima, così cerca di capire a cosa si riferisse e nota una serie di fotografie su di uno scaffale, rappresentate la Luogotenente ed altre persone che non conosce, escluso Hitsugaya, Ichigo e Rukia conosciuti quel giorno.
 
Non si sofferma troppo a riguardo e ritorna nell’altra stanza ma, quasi in un gesto istintivo, si ferma: qualcosa è cambiato, lì dentro, e la sua attenta attenzione lo ha notato immediatamente, senza contare la strana sensazione che ora prova.
Ascolta, osserva, cercando di ricordare quei pochi dettagli che qualche attimo le hanno concesso di vedere: la finestra non era aperta prima, questo se lo ricorda bene.
Le iridi verdi scrutano la stanza, vedono l’arco e le frecce appoggiate alla parete opposta ed i muscoli pronti allo scatto, come se ci fosse un pericolo imminente…
 
- Io non lo farei, fossi in te… -
 
Una voce divertita, ironica, tanto che lei si volge immediatamente in quella direzione: sulla finestra, seduto, vi è un ragazzo dai capelli argentei ed il fisico asciutto, uno Shinigami deduce dato il kimono lungo e bianco.
Eppure, da qualche parte le sembra di averlo già visto.
 
-Tu cosa vorresti? –
 
Chiede lei, scettica, diffidente poiché non lo conosce, poiché lo ha già visto ma non sa dove, perché sente in lui fin troppi sentimenti, un’anima contorta, coraggiosa e al contempo vile.
 
- Farti una proposta, umana. –
 
Le dice semplicemente, con quel sorriso che non sembra avere alcun senso, in un momento simile, un sorriso ironico e sadico, divertito quasi.
 
- E sarebbe? –
- Tu scegli di diventare una shinigami… ed io ti riporto tua sorella. –
 
Ed in quel momento sgrana le iridi, mentre lo fissa in un misto di stupore e diffidenza, forse rabbia: rabbia perché la sta ricattando.
Rabbia perché vuole barattare la sua vita per quella della sorella.
 
-Se mi fate questa proposta, significa che allora non è mia sorella ad interessarvi, o non vi preme così tanto… -
- …e deduco che quindi non prema nemmeno a te. –
 
Risponde in tutta tranquillità Ichimaru, con una prontezza che quasi disarma la ragazza, ancora disorientata da quel mondo tanto assurdo, da ricatti che non ha mai ricevuto, da una scelta che non avrebbe mai pensato di dover fare…
Hikari darebbe la vita per la propria sorella, e questo è evidente che Gin lo sappia bene: eppure non si fida, non sa cosa ci sia sotto e per questo non azzarda, non ancora, lasciando soltanto un silenzio alquanto ambiguo.
 
- Hai tempo fino al tramonto di domani. Fatti trovare nell’ultimo distretto, lì mi darai la tua risposta e sarai partecipe delle conseguenze. –
 
Asserisce ora con uno sguardo più freddo e serioso, quando l’attenzione di entrambi viene attirata da un rumore rapidissimo di passi e così la ragazza si volta in quella direzione, vedendo una serie di persone entrare con una velocità impressionante all’interno della stanza.
 
-Giiiiiiiiiiin! –
 
Il grido di Matsumoto echeggia in tutta la zona, il suo volto quasi disperato e sporto dalla finestra dalla quale Gin Ichimaru è svanito in un attimo.
Ora lo ricorda, in una fotografica custodita dalla signorina Matsumoto.
 
-Dannazione, ci è sfuggito un’altra volta! –
 
Si lamenta con tono irritato il giovane Capitano dei ghiacci, mentre una serie di altri shinigami tenta di inseguirlo, altri restano lì immobili ad attendere ordini.
Le iridi verdi e pure di Hikari sono tuttavia puntate su Rangiku, su quegli occhi chiari che implorano, che sperano, che sembrano quasi chiedere pietà.
 
- Tu hai un po’ di cose da spiegarci, umana! –
 
Sembra quasi un’accusa, quella nervosa del capitano Hitsugaya, forse perchè il rivedere quell’altro ex capitano lo ha mandato in bestia, rivedere la sua amata luogotenente in quelle condizioni gli ha completamente rovinato la giornata e l’umore, oltre che segnato l’animo.
Ma la ragazza non si volta a guardarlo, sembra quasi ignorare il dire del Capitano, tanto è concentrata sulla figura di quella donna così angosciata e dolorante, eppure così tremendamente sincera.
 
- Lui vi ama… -
 
Dice semplicemente, un sussurro quasi dalle sue labbra: le è venuto spontaneo, ha detto ciò che ha sentito, ha detto ciò che ha visto dinnanzi a quell’uomo, nel momento in cui i due si sono appena intravvisti.
E così, mentre Hitsugaya bestemmia in tutte le lingue shinigami per quella sua affermazione, Rangiku si volge a guardarla, le labbra appena tremanti e lo sguardo perso…
Perso verso di lui.

******

 
- Mizukage, deve ascoltarmi, lei non può fare una cosa simile! –
 
La voce supplicante di un giovane shinobi della Nebbia echeggia con fare insistente nel bosco poco lontano da Kiri, la nebbia ormai calata a rendere la visuale estremamente difficoltosa, almeno per chi non è abituato ad una terra tanto indisposta ed avversa.
 
- Non accetto obiezioni, Ao. Dubito fortemente che l’Hokage si faccia mettere in una camera blindata per una minaccia simile ed io non posso permettermi di abbandonare il paese! –
 
Una voce chiara e decisa, quella di una bellissima donna sulla trentina scarsa, i capelli lunghi e castani che le ricadono dolcemente sulla schiena, mentre un ciuffo tiene celato l’occhio destro.
Corre rapidissima tra gli alberi mentre due sono gli uomini che la seguono, che la proteggono: uno sulla quarantina e l’altro molto, molto più giovane, che si porta appresso una grande e grossa spada.
 
- Questo non significa nulla, Mizukage! Mettere in pericolo la sua vita equivale esporre Kiri a qualsiasi tipo di attacco. –
 
Tenta di protestare nuovamente l’uomo, sin quando uno sguardo fin troppo freddo per un viso tanto bello lo fulmina, lo costringe al silenzio: non è nella sua natura essere tanto autoritaria, né imperiosa, ma vivendo nella cosiddetta “nebbia insanguinata” ha ormai imparato a reprimere quel suo lato dolce.
 
- Anche nascondersi piuttosto che affrontare il pericolo è da codardi. Ed io con quale coraggio direi al mio popolo di avere fede e continuare a lottare se sono la prima a fuggire? –
 
Domanda secca e brusca, la sua, mentre il volto torna a concentrarsi su quei balzi rapidi e precisi: vuole raggiungere Konoha al più presto, incontrare questi “maghi” di cui l’Hokage le ha parlato e soprattutto confrontarsi con lei, con l’unica persona al di fuori delle sue guardie del corpo di cui davvero si fidi.
 
- Mizukage a destra! –
 
Mei non fa in tempo a volgersi in quella direzione che Ao le è addosso, quel tanto che basta a spingerla violentemente verso il lato opposto, tenendola per la vita.
 
- Ao ma cosa –
 
Un’esplosione avviene poco lontano, abbastanza violenta da radere al suolo diversi alberi, senza contare che l’onda d’urto abbia investito la Mizukage ed il suo protettore, tanto da sbalzarli ancora più lontano.
E per fortuna che col Byakugan l’uomo ha potuto prevedere una simile catastrofe.
La donna si rialza immediatamente, accorrendo in aiuto del valoroso ninja di Kiri, il quale si rialza a fatica avendo subito il colpo al posto della donna.
 
- Ao! –
-  Sto bene, Mizukage, non vi preoccupate… -
 
Asserisce lui cercando di essere convincente, nonostante l’affanno nel pronunciare tali parole.
Mei si mostra appena preoccupata, pur mantenendo il sangue freddo di sempre quando l’iride smeraldo si volge immediatamente verso quella che ora è una nuvola di fumo e cenere.
 
- E Chojuro?! –
 
Domanda preoccupata, accennando ad avanzare almeno sino a quando non si ode ringhiare e questo la trattiene: sforza lo sguardo per capire di cosa si tratti, mentre grazie al Byakugan Ao ha già individuato di cosa, o meglio chi, si tratti: un’orda di lupi famelici, gli occhi aggressivi ed assetati di sangue che si avvicinano, inesorabilmente ma lentamente.
 
- Questo… Non è chakra. –
 
Nota la Mizukage, un attimo dubbiosa nel vedere ora quegli animali avvicinarsi, volerli circondare senza troppi scrupoli.
 
- Potrebbe trattarsi di quei poteri strani di cui avevano parlato i maghi, una volta giunti a Konoha. –
- Hai ragione, Ao. Non era chakra, né consistenza di anima, ma… -
- Raietsu, per essere precisi. –
 
A rispondergli è una voce abbastanza tranquilla, per non dire annoiata, che fa gelare il sangue nelle vene per la sola potente forza che emana: una forza spirituale, come fosse un’anima dannata pronta ad uccidere con la sola presenza.
 
- Chi siete?! –
 
Domanda la Mizukage senza tanti ripensamenti, rimanendo in guardia mentre il suo protettore le resta dinnanzi, pronto ad intervenire nel caso la donna venga attaccata.
 
- Non credo che questo sia importante, giovane ninja. –
 
Asserisce in una risposta annoiata ma tranquilla, una figura che non pare umana avanza tra il fumo e la nebbia, le gambe e le braccia coperte di un pelo scuro mentre i capelli castani, lunghi sino alle spalle, risaltano un volto impassibile, quasi disinteressato a quanto sta accadendo.
Sotto un braccio, l’Espada tiene il corpo privo di sensi del giovane spadaccino della Nebbia, privato ora della sua arma ed incapace di poter reagire ad una simile tortura.
 
- Lascialo… -
 
Bisbiglia a denti stretti la Mizukage, una rabbia le sale nelle vene, quasi irrefrenabile, tanto che la mano decisa quanto fredda di Ao le afferra il polso, come a volerle impedire qualsiasi attacco avventato: è abile ed intelligente, Mei Terumi, ma lui sa anche quanto sia terribilmente emotiva.
 
- Una reazione alquanto prevedibile, per una donna della vostra forza, da quello che posso immaginare e percepire. –
 
E’ l’unica e semplice osservazione dell’uomo, il quale inclina appena il capo di lato, come voglia osservare meglio le due figure che gli stanno dinnanzi, una in particolare.
 
-E’ un vero peccato dover lottare contro una donna così bella… Ma finchè non mi avrete mostrato la vostra abilità più forte, non vi darò la tregua del rapimento. –
 
Questa volta è Ao a stringere i denti, considerando che la rivelazione dell’uomo implichi che li farà combattere fino allo sfinimento, per poi rapire la Mizukage che da sempre protegge con dedizione e, soprattutto, affetto.
Solo il silenzio invade quell’atmosfera, la nebbia che viene trasportata dal vento con fare esitante mentre l’ululato dei lupi echeggia alla luce della luna calante.
 
- Non avete intenzione di attaccare per primi, eh? Saggia decisione, ma qualcuno dovrà pur aprire le danze… -
 
E così, dopo uno sbuffo annoiato e le iridi puntate sulla figura della Mizukage, sua preda serale, con molta non-chalance Stark lancia il corpo di Chojuro verso i lupi, i quali sembrano intenzionati ad aggredirlo senza tanti ripensamenti e lo puntano ringhiando.
 
- Chojuro! –
- No Mizukage! –
 
Ma la donna è scattata in direzione del giovane spadaccino, le mani rapide a formare i sigilli mentre la sua guardia del corpo la segue a ruota, uno sguardo di disprezzo e timore verso quella creatura ai suoi occhi abominevole.
 
- Divertente. –
 

----- Estratto dal Quinto Capitolo -----

 
- Hai paura, non è vero? Paura che possa ferire la tua amichetta, portartela via, ucciderla… -
 
Una voce agghiacciante, quella dell’Espada dai capelli azzurri che ora si diverte, gioca con la vita altrui, tenendo per i capelli la figura di Lucy priva di sensi.
 
- Se non la lasci… giuro che ti faccio pentire di essere nato! –
 
Il suo corpo prende letteralmente fuoco, mentre il biondo accanto al Dragon Slayer ha già creato una copia di sé per poter formare una delle sue tecniche più potenti.
Lo fissano, decisi ed arrabbiati, mentre solo qualche passo più indietro Sakura e Lluvia si preparano a scontrarsi contro quell’essere fuori dal comune.
 
E lui invece ride, ride di gusto, divertito come non mai nel vedere quanto quelle creaturine, maghi o ninja, siano terribilmente legati ad una semplice ragazzina, ad un affetto che, per una creatura senza cuore, non ha alcun valore.
Ma quella risata viene improvvisamente interrotta da un altro suono, molto più macabro e deciso: una lama, un taglio netto, sangue che fuoriesce senza una mezza misura.

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