She will be loved di madnesslight (/viewuser.php?uid=103812)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A promise you can't keep ***
Capitolo 2: *** Alive or just breathing? ***
Capitolo 3: *** Little steps ***
Capitolo 4: *** I don't wanna only survive, no more ***
Capitolo 5: *** Knots ***
Capitolo 6: *** Beside you ***
Capitolo 1 *** A promise you can't keep ***
Ommioddio
l'ansia.
Ciao
a tutti! Io sono Giuls, e sono emozionatissimissimissimissa,
e questa.. questa è una cosa
a cui
tengo davvero, davvero tanto, perchè l'ho scritta per una
persona speciale e
l'ho postata proprio oggi che è il giorno del suo
compleanno. Per cui, Ele,
tanti auguri, di nuovo :D
Sai
che avrei voluto fare di più, ma ci ho messo davvero il
cuore qua dentro e so
che per te è la cosa che conta di più. Ti voglio
bene, ma questo già lo sai.
Tornando
a noi, Penserete che sia strano postare una ff sui Robsten in questo
periodo ma
per me non lo è, e non solo perchè l'jo scritta
per il compleanno di Elena e
quindi non ci sarebbe potuto essere altro giorno (anche se ammetto di
averci
provato a farglielo spostare di un paio di mesi .________. LOL), ma
perchè io
ci credo ancora. Io credo ancora in loro e nel loro amore, e scommetto
anche
voi, oppure non avreste nemmeno aperto, no?
Come
avrete notato dal titolo a storia è stata ispirata dalla
canzone dei Maroon 5
"she will be loved" (che fra l'altro è pure una delle
preferite di
Ele u.u quanto sono prevedibile :')), però la versione dei
Boyce Avenue u.u Può
sembrarvi una stronzata ma probabilmente se avessi ascoltato prima la
versione
dei Maroon 5 e poi quella dei Boyce avenue la storia sarebbe stata
diversa.
sono psicopatica, lo so. Comunque, se volete ascoltarla, la trovate QUI.
E poi
ditemi che i Boyce Avenue non sono ahqfjsvwqjavswf.
Vabon,
vi lascio alla lettura, questo è solo il prologo ed
è pure piccolino, ma spero
vi piaccia ugualmente :)
She
will be loved
A
promise you can't keep
A
sedici anni, la mia vita era meravigliosa.
Avevo tutto. Una famiglia che mi amava, un ragazzo di cui
ero follemente
innamorata. Facevo il lavoro che mi piaceva. Uscivo, mi divertivo con le amiche, mi
consideravo la ragazza più
felice del pianeta.
Vivevo
in una bolla, una bolla di felicità.
Ma
a sedici anni non mi preoccupavo di chiedermi "Durerà
per sempre?", perché era scontato per me. "Certo che durerà per sempre",
mi ripetevo con un sorriso spensierato. Ero convinta che sarei stata al
sicuro
in quella bolla per tutta la vita, che nulla l'avrebbe scalfita. Che
sarebbe
potuto succedere?
Non
mi ero resa conto della sua fragilità fino a che non era
scoppiata,
devastandomi.
In
fondo avrei dovuto aspettarmelo. Ero stata una stupida a credere che
tutto
durasse per sempre. Quello che non mi sarei mai aspettata,
però erano le
conseguenze di quello che non doveva essere nulla. Una bolla di sapone
quando
scoppia non fa rumore. Non se ne accorge nessuno. Non ci sono tragiche
implicazioni per nessuno. E invece ogni cosa era distrutta, e io me ne
ero
accorta eccome, perché la mia vita non era più
meravigliosa. Non era più
nemmeno la mia vita.
Avevo
smesso di uscire con gli amici. Avevo allontanato la mia famiglia. Mi
ero
creata un guscio intorno al cuore, decisamente più
impenetrabile, più
resistente di una bolla di sapone. Ma ci avevo affogato il mio cuore
con le
lacrime, l'avevo coperto col dolore.
Micheal
non c'era più.
Trauma
cranico. Era morto sul colpo.
"Almeno non ha
sofferto", aveva detto uno
dei medici.
Già.
Lui non aveva sofferto. Io me l'ero vista brutta. Ero piena di
contusioni, ma
ero ancora viva, quando sarei voluta morire.
C'ero
anch'io su quell'auto. Avevo visto il terrore nello sguardo di Mike
quando si
era accorto dell'auto che ci veniva addosso, terrore che si rifletteva
nei miei
occhi. E allora lo sapevo, che aveva sofferto. Forse non il tipo di
dolore di
cui si occupano i dottori. Aveva paura di non riuscire a salvarci, e in
parte
aveva avuto ragione.
Lui
era morto. Ma perché io continuavo a respirare?
Perché il mio cuore continuava
a battere? Non ne aveva motivo. Che senso aveva continuare a vivere, se
tutto
ciò che dava un senso alla mia vita mi aveva lasciata?
Non
volevo crederci. Non potevo
crederci.
Mike
non poteva essere morto, semplicemente non poteva.
Non
poteva avermi lasciata, non dopo avermi promesso che sarebbe rimasto
con me per
sempre.
Avevo
sperato che si trattasse di un incubo, o di uno scherzo di pessimo
gusto, ma
non era stato così.
Me
n'ero resa conto nel momento in cui l'avevano seppellito, quando
avvertii un
forte dolore al petto che poco c'entrava con le mie ossa rotte. Un
dolore del
genere non puoi provarlo mentre dormi.
Non
sarebbe tornato mai più.
Urlai,
piansi, scalciai. Perché lui? Perché non io?
Avrei preferito morire io,
piuttosto che vedere il mio amore strappato dalle mie braccia. Avrei
volentieri
scambiato la mia vita con la sua. E invece no. Io ero ancora viva, e
lui era
morto, ed era peggio della morte stessa.
In
un istante mi passarono in mente tutte le risate, i litigi, tutte le
volte in
cui avevamo fatto la pace. I lunghi silenzi, le ore spese a parlare di
niente. E
i baci. Gli abbracci. Le notti passate a fare l'amore. Tutti i ti amo.
Non ti
lascerò mai. Sei l'unico per me. Staremo insieme per sempre.
L'istante
dopo, tutto era sparito.
Restava
solo il dolore. L'amore. Una promessa.
Ti
amerò per sempre. Giurai, a me
stessa e a lui. Non ci sarà mai
nessun altro. Soltanto tu,
amore mio. Soltanto tu.
Quel
genere di promessa che è impossibile mantenere,
perché l'amore è un sentimento
così irrazionale che non puoi controllarlo. E giunge quando
meno te lo aspetti,
quando non lo vuoi, quando non sei pronta, quando pensi di avercelo
già e credi
che sia abbastanza, e invece ti ritrovi a stringere niente, tranne quel
nuovo
amore. E per quanto tu lo respinga, prima o poi sei stanca di combattere e alla fine ti arrendi. Ma
senti comunque di
aver vinto, perché come puoi non vincere quando guardi negli
occhi di un'altra
persona e vedi la tua anima e la sua, insieme, confuse l'una nell'altra
e
decise a non separarsi mai più? Quegli occhi che incroci una
sola volta nella
via e allora combatti perché non smettano mai di guardare
nei tuoi.
E
allora lo senti, lo senti forte, lo senti vivo, lo senti vero dentro di
te, quando
guardi negli occhi dell'altra persona e ti senti amata di nuovo.
Ommioddio
(di nuovo). Okay. Aiuto.
Sappiate
che sono tipo... Terrorizzata? Di farvi leggere questa storia
perchè non è un
argomento facile ma ho comunque voluto mettermi alla prova in qualcosa
del
genere, sperando di non fare troppo casino, e per questo ci terrei ad
avere una
vostra opinione sulla storia, che sia positiva o negativa (non siate
troppo
brutali però ç_ç).
A
noi Robsten sembra strano ma se Kris è stata tutto quel
tempo col Makako è
perchè lo amava (orroooooooooore D:), quindi se vi aspettate
che cada tra le
braccia di Rob non appena lo vede vi sbagliate di grosso u.u
cioè, mi sarebbe
piaciuto xD ma non andrà così. Però...
Però. Però avete capito soprattutto
dalla parte finale che ci sarà un PERÒ. Beh
ovvio, che storia sarebbe senza
Robsten? È tipo il mondo senza la Nutella. Cioè,
voi davvero ve lo immaginate
un mondo senza la Nutella? Mi sarei già suicidata un milione
di anni fa .-.
No
okay basta parlare di Nutella o vado a fare un attentato alla mia
dispensa, e
non posso per due motivi: primo perchè ieri ne ho mangiata
abbastanza con
Ellipux (no cioè ommioddio ma quant'è figo avere
una delle Krisbian più fighe
di sempre a 10 minuti da casa tua? hsjfdcvehjvsj no okay basta, ho
già sclerato
abbastanza lol), secondo perchè non ho Nutella a casa -.-
Stronzate
a parte. Spero davvero che la storia vi piaccia e che vi trasmetta le
stesse
emozioni che ha dato a me scriverla.
Sicuramente
non ho detto tutto ma per il momento non mi sembra di dover agguingere
altro
.-.
Il
prossimo capitolo arriverà più o meno la
settimana prossima, perchè stasera
parto per il mare, quindi giorno più, giorno meno, non
avrete da aspettare. In
ogni caso, metterò degli spoiler su Facebook per alleviare
l'attesa (?). lol
A
questo proposito, vi ricordo:
Il
mio profilo
facebook
Il
mio profilo
twitter
E
il gruppo
facebook dove metto spoiler e dove potere farmi domande sulle
storie barra rompermi i coglioni
quanto volete.
E
ne approfitto pure per fare un po' di spam alle mie pagine facebook LOL
La
gelosia di Kristen nel vedere il bacio fra Rob e Tay -__-
Kristen
fucking Stewart ϟ
Robsten
is unbroken.
Vabbbbbbbene,
credo che a questo punto sia davvero tutto xD ci sentiamo su facebook
così
metto uno spoiler del prossimo capitolo, se volete xD
XO
Giuls
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Alive or just breathing? ***
Si,
lo so che non ci credete eppure eccomi qua. Scusate, davvero. Non avrei
voluto
fare tutto questo ritardo, ma cause di forza maggiore (alias io che mi
scordo
il quaderno col capitolo al mare *coff*) mi hanno impedito di postare
quando
avrei voluto ç_ç Perdonatemi vi prego u.u
Comunque,
detto questo. Ma... siete sicuri? Cioè, non è che
magari avete lasciato le
recensioni convinti che fossero per un'altra storia? No,
perchè a parte che non
me ne aspettavo così tante, e poi ciò che avete
scritto... Le avrò rilette
tutte almeno tre volte, e ogni volta mi sono commossa. Avete avuto
delle parole
meravigliose per me, che davvero non penso di meritare. In ogni caso,
vi giuro
che farò di tutto per essere all'altezza delle vostre
aspettative perchè,
ripeto, tengo moltissimo a questa storia e il fatto che vi piaccia mi
fa congolare
che manco ve lo immaginate. LOL
AHAHAHAHAHAHAH
okay, basta parlare, vi lascio al capitolo che tra l'altro è
pure un po'
deprimente xD ma porella, ha appena perso il suo ragazzo, concediamole
almeno
un capitolo di disperazione U_U
Vabbè,
ciao. Buona lettura :)
Ah,
e vipregovipregoviprego non ridete mentre leggete la prima parte del
capitolo.
Cioè io al solo pensiero muoio dalle risate ma non avevo
idea di come renderlo
diversamente e... Boh, niente, voi non ridete e
basta u.u
She
will be loved
Alive
or just breathing?
Il
finestrino abbassato. L'aria fresca sul volto in quella serata calda e
afosa.
Il mio sorriso, rivolto al cielo, a Mike, alle nostre mani intrecciate.
La sua
risata. La mia risata. Parlavamo, scherzavamo, ma non sentivo le nostre
voci.
Perché non le sentivo? Eppure ne ero sicura. Ci vedevo,
eravamo proprio lì, di
fronte ai miei occhi. Le nostre labbra si muovevano. Io risi di gusto
ad una
sua battuta, ma non mi sentivo divertita. Era più come se
fossi una
spettatrice. Era più come se fossi in un sogno.
Improvvisamente
due fari mi accecarono gli occhi. Osservai attentamente la mia
espressione e la
sua mutare, in un misto di consapevolezza e terrore, mentre quei fari
diventavano sempre più grandi, sempre più
luminosi.
Gridai.
Spostatevi. Maledizione, spostatevi.
Ma non riuscivano a sentirmi.
E
mentre le luci dei fari promettevano tutto l'orrore di cui erano
capaci, fu
allora che capii. Non si sarebbero spostati. Non ci saremmo
spostati. Perché quelli non eravamo noi, Kristen e Micheal
non esistevano più. Quello era solo un sogno, e sapevo
esattamente come si
sarebbe concluso.
Così
iniziai a pregare. Svegliati. Ti prego,
ti scongiuro, svegliati. Svegliati.
Ma
non mi svegliavo. Ero costretta a rivivere tutto ancora e ancora. Non
riuscivo
mai a svegliarmi. A dir la verità, era come se non mi fossi
mai svegliata, come
se si ripetesse tutto nella mia mente milioni di volte senza che
potessi farci
nulla.
Osserva
in silenzio, piangendo lacrime che nessuno avrebbe asciugato, mentre
guardavo
la fine di Mike, la mia fine, finché tutto non si fece buio.
I
fari scomparvero, al loro posto una luce fioca, così tanto
che credetti di
immaginarla. Ma la luce si faceva sempre più intensa. Non
sapevo cosa avrei
trovato dopo la luce. Volevo restare lì, al buio. Il buio
era confortevole, al
buio sapevo che ci sarebbe stato solo il buio. Solo il dolore. Solo la
sofferenza. Non era una bella prospettiva, ma almeno non avrei ricevuto
sorprese.
Non
sapevo cosa avrei trovato dopo la luce, eppure la seguii. Era intensa,
troppo.
Come quella dei fari, ma era diversa. Mi spaventava, ma non allo stesso
modo.
Strinsi
gli occhi quando la luce mi circondò completamente,
impedendomi di vedere.
Vedere cosa? Non c'era nulla da vedere. Se prima c'era solo il buio,
ora c'era
solo la luce. Il bianco.
Tremai.
Volevo tornare al buio. Non mi piaceva, lì. Era tutto troppo
bianco, E dopo il
bianco, ancora bianco. E dopo la luce, ancora luce.
Non
c'era luce, per me. Eravamo morti. Lo avevo visto. Avevo visto l'auto
che si
schiantava contro di noi, rubando tutto ciò che avevamo.
Tutti i nostri sogni,
le nostre speranze, i progetti. Tutto era svanito, come il buio. In
mezzo a
tutta quella luce non riuscivo a vedere nulla, nemmeno me stessa. Avevo
perso
il mio corpo, non lo sentivo più. Non sentivo altro che
dolore. Ma se ancora
soffrivo, allora dov'era il buio? E io? Dov'ero io? E Mike?
Tutto
era svanito.
Per favore,
ridatemi Mike. Rinuncerò
a me stessa, ma a lui no. Ridatemelo, vi prego.
Ma
lui non tornava. Nulla tornava, niente si muoveva. Era insopportabile.
Mi
agitai. Strinsi gli occhi ancora più forte, magari il bianco
se ne sarebbe
andato. Ma non se ne andava.
Tutto
restò uguale per un tempo infinito, finché non
sentii delle voci. Le conoscevo?
Non ne ero sicura, ma non importava. Mi aggrappai a quelle voci per
fuggire da
tutto quel bianco. Magari mi avrebbero riportata da Mike. Quelle
voci... Che si
facevano sempre più nitide nella mia mente, e io facevo di
tutto per non
perderle.
Continuavo
a tenere gli occhi sbarrati, ma non ce la facevo più.
Combattevo per non
aprirli, ma fui vinta dal bianco che mi circondava e aprii finalmente
gli
occhi.
Fu
strano, come rientrare nella propria pelle dopo un'esperienza
extracorporea.
Era stato improvviso, ma allo stesso modo dovevo abituarmi, come se non
mi
sentissi ancora me stessa. Come svegliarsi da un incubo... E trovarsi
dentro
un'altro. Sapevo che l'incubo non era finito. Per me, doveva ancora
iniziare.
Misi
a fuoco e riconobbi il volto di mia madre segnato dalla stanchezza. I
capelli
erano in disordine, e aveva il volto scavato, come se non mangiasse o
dormisse
da chissà quanto.
Ma
non importava. Tutto scomparve quando i miei occhi incrociarono i suoi.
Non
avevo mai visto degli occhi così vivi. Felici
non bastava a descriverli, non gli rendevano giustizia. Ma se stava
così allora
forse non avevo capito niente. Forse Mike non erra stato inghiottito
dall'oscurità, forse ce l'aveva fatta.
"Bambina
mia. Bambina mia. Stai bene, grazie a Dio sei sveglia. Stai bene."
Io
stavo bene. Non ne ero del tutto certa.
Mia
madre continuava a ripetere frasi sconnesse e senza senso, a piangere,
a sorridere,
ma io avevo bisogno di sapere. Non mi importava di me. Dov'era Mike?
Perché non
era con lei?
Provai
a parlare ma avevo la gola troppo secca. Lei capì e dopo
aver asciugato il suo
viso mi avvicinò alle labbra un bicchiere colmo d'acqua.
Provai a deglutire, ma
la gola bruciava.
Ignorai
il dolore.
"Mamma...",
biascicai.
"Oh,
si amore mio. Sono qui. Non ti preoccupare, andrà tutto
bene. Chiamo un medico,
si occuperanno di te. Starai bene, vedrai."
Scossi
la testa, o almeno ci provai. Non era ciò che intendevo.
"Mi..
Mike... Dov'è Mike..."
Le
mie parole si persero nell'aria, ma capii che aveva capito. E capii
anche che
non avevo capito niente. Mi aveva mentito. Non sarebbe andato tutto
bene, io
non sarei stata bene.
Non
avevo bisogno di altre conferme, l'ombra che si posò sul suo
viso fu più che
sufficiente, ma parlò comunque,
"Non
ce l'ha fatta."
Avevo
chiesto il buio ed ero stata accontentata. In un secondo
l'oscurità calò su di
me.
Mike
era morto. Era davvero la fine.
**********
I
giorni successivi al mio risveglio furono tutti uguali e tutti diversi.
Ero
stata in coma per due giorni. Lo venni a sapere quando fui abbastanza lucida
quantomeno da capire ciò
che mi succedeva intorno, dopo essermi risvegliata la seconda volta,
quando mi
avevano dovuto sedare per calmarmi. Probabilmente non volevano darmi
notizie
scioccanti tutte insieme. Ma il fatto di essere stata in come non mi
aveva
scioccata. Sapevo di essere rimasta incosciente per un po'. Volevo solo
che
durasse più di quel che è durato effettivamente. Per sempre mi sarebbe andato
più che bene.
In
compenso era tornata l'oscurità, il buio. Ma era tutto nella
mia testa.
Non
sopportavo l'idea di dover rimanere in ospedale troppo a lungo,
così non appena
stetti meglio firmammo i moduli e tornai a casa mia.
Ma
casa era piena di colori. Non li volevo, mi ricordavano troppo
ciò che avevo
perso... Tutta la mia vita. Stridevano col mio reale stato d'animo e mi
facevano stare anche peggio. Mi dicevano "Ehi,
c'è un mondo intero lì fuori, fuori della tua
finestra. C'è una vita intera.
Che aspetti a viverla?"
Mike.
Aspettavo Mike.
Anche
mia madre me lo diceva sempre. Non a parole, no. Ma i suoi occhi...
Quegli
stessi occhi così pieni di vita al momento del mio risveglio
mi imploravano di
aprire uno spiraglio a quel mondo che stava fuori della mia finestra. E
vedevo
la vita scorrere via anche da lei, man mano che il tempo passava e io
mi
sentivo sempre più morta.
Come
mi sentivo morta quando gli avevo detto addio.
Avevano
aspettato a fare il suo funerale. Non so chi prese la decisione. Forse
sua
madre, che non era ancora pronta a salutare suo figlio; forse la mia,
come a
sperare che mi sarei svegliata presto per potergli dire addio. Mi ero
svegliata, ma non potevo comunque. Non ero pronta. Nessuno lo era.
Ascoltai
le parole di parenti, amici, perfino un paio di colleghi di lavoro.
Avevano
tutti parole così belle per lui. Ma erano così
tristi. Come se fosse la loro
ultima possibilità.
Tutti
si facevano avanti mentre io restavo seduta sulla mia sedia a rotelle
alla
quale ero costretta per il momento. Respiravo a fatica, guardavo il
braccialetto d'argento che mi aveva regalato per i miei sedici anni,
ascoltavo.
Quando
tutti smisero di parlare, strinsi il bracciale tra le dita come se
fosse la sua
mano.
"Kristen?"
Riconobbi
il mio nome e alzai lievemente il capo per guardare dritto negli occhi
del
prete, che mi guardava con sguardo compassionevole.
Non
risposi. Non rispondevo più a nessuno da quando mi ero
svegliata.
"Vuoi
dire qualcosa? Dare il tuo ultimo saluto a Micheal?"
Un
conato di vomito mi bloccò il respiro per un secondo. Quello
non sarebbe stato
il mio ultimo saluto.
Scossi
il capo iniziando a tremare.
"No..
No.. No, no. No.."
Erano
le prime parole che pronunciavo da giorni.
"Non
voglio. Non posso, non è un addio... Non... Noi ci amiamo.
Lui tornerà da me,
tornerà..."
Provai
ad alzarmi ma sentii una fitta lancinante alle costole, che ignorai.
Non era
nulla a confronto della fitta che avevo al petto, e poco aveva a che
fare con
le mie ossa rotte.
Una
presa decisa ma delicata allo stesso tempo mi impedì di
farmi male alzandomi
dalla mia sedia a rotelle.
Mio
fratello si chinò e mi abbracciò con dolcezza,
attento a non ferirmi,
carezzandomi lievemente il capo, mentre avvertivo intorno a noi la
presenza del
resto della mia famiglia.
"Shh,
basta. Kris, basta. È finita. Non puoi fare nulla."
Una
parte di me se ne rendeva conto, ma tutto il resto semplicemente non
era pronto
ad accettarlo.
Mi
appoggiai alla spalla di Cam e piansi.
Piansi
mentre tornavamo a casa. Piansi quando andai a dormire e sognai dei
suoi occhi
prima che si chiudessero per sempre. Piansi quando mi svegliai e
rivissi tutto
nella mia testa.
Piansi,
finché ormai non mi restavano più lacrime da
versare.
Ma
il mio cuore... Quello avrebbe continuato finché avessi
avuto sangue da pompare.
Ogni
battito era una pugnalata, ognuno in più del mio cuore era
uno in meno del
cuore di Mike.
**********
Non puoi
continuare così.
Devi andare
avanti.
Devi
dimenticarlo.
Lui non vorrebbe
questo.
Quante
volte avevo già sentito quelle parole? Centinaia, migliaia
di volte. Le
detestavo.
Cosa
ne sapeva la gente di quello che avrebbe voluto? Come si permetteva di
dirmi
come avrei dovuto sentirmi? Non ero un robot, non funzionavo a comando.
Non
potevo mettere in stand-by il cuore anche se mi sarebbe piaciuto. Non
sentire
niente. Sarebbe stato meraviglioso. Mille volte meglio che sentire
tutto quel
dolore.
Tutto
ciò che volevo era riavere Mike indietro. Sarebbe stato
l'unica cosa in grado
di scacciare via il male che avevo nel petto, ma sapevo che non sarebbe
mai
successo.
A
volte invece accadeva che davvero non sentivo nulla. Vuoto totale. E
invece
avrei voluto sentire, sentire qualunque cosa. Non c'era spazio per
niente nel
mio cuore. Spesso mi sembrava di non avercelo nemmeno più,
un cuore, sepolto
sotto lo strato di corazza che lo avvolgeva, proteggendolo da altro
dolore.
Quello per Mike era più che sufficiente.
Qualcuno
bussò alla mia porta.
Non
diedi alcun consenso, ma evidentemente quel qualcuno aveva interpretato
il mio
silenzio come un invito ad entrare.
"Kristen,
tesoro? Vieni a mangiare?"
"Si,
arrivo", sospirai.
A
dirla tutta, non avevo affatto fame. Ma avevo già saltato il
pranzo con la scusa
di aver fatto un'abbondante colazione, che in realtà
consisteva in mezzo
pacchetto di cracker al riso soffiato. Non potevo saltare anche la cena.
Mi
alzai e camminai svogliata verso la cucina. La sedia a rotelle era
fortunatamente ormai un lontano ricordo, e tutte le mie ferite, o
almeno quelle
visibili, erano guarite.
Mi
misi a tavola senza dire nulla e presi a giocare col cibo nel piatto.
La
sola vista di quei maccheroni mi dava allo stomaco, ma tentai un
boccone per
far contenti i miei.
Indossavo
sempre vestiti un po' larghi, e con tutto il peso che avevo perso
Taylor una
volta aveva scherzato dicendo che di quel passo sarei scomparsa dentro
la mia
felpa. Sapevo però che la sua era solo una battuta, sapevo
che erano realmente
preoccupati per me.
Imboccai
un'altra forchettata, e poi un'altra e un'altra ancora. Erano senza
sapore ma
mi riempirono lo stomaco. Non sarei riuscita a mangiare anche il
polpettone che
aveva preparato.
Restai
comunque a tavola a far loro compagnia anche se non parlai molto.
Nemmeno
loro erano così loquaci da un po', temevano sempre di dire
qualcosa di
sbagliato.
"Kris,
allora?"
"Come?",
chiesi confusa sentendo il mio nome farfugliato. Sorrisero come a dire non importa, poi Dana proseguì.
"Stiamo
uscendo. Vuoi venire anche tu?"
Sbattei
le palpebre. La tavola era già sparecchiata e loro erano
pronti per uscire. Beh,
lo erano già da prima in realtà, ma ci facevo
caso davvero solo in quel
momento.
"Io..."
"Dai,
vieni. Ti farà bene uscire un po'"
Mi
morsi un labbro, non del tutto certa delle loro parole.
"Non
mi va", bisbigliai.
Non mi va era
più o meno la mia risposta fissa
per tutto.
I
loro sguardi tristi e delusi mi attraversarono. Quanto avrei voluto che
non mi
toccassero davvero. Ma non era così. Dio, non era
già abbastanza quello che
provavo? Perché dovevo sentirmi anche peggio quando facevo
solo quello che mi andava
di fare - niente? Perché gli volevo bene, e loro ne volevano
a me. Ecco perché
ci provavano ogni volta, nonostante la risposta fosse sempre la stessa,
non mi va.
Avevo
perso parecchio. Molti dei miei amici
dopo un po' si erano stufati di aspettare che guarissi e avevano smesso
di
telefonare per sapere come stessi. Io non li avevo mai richiamati.
Certo,
quella era la mia famiglia, ma il modo in cui si preoccupavano per me
mi
commuoveva ogni volta, come se ci fosse ancora qualcosa in me che
valesse la
pena.
E
immaginai che se non mi aveva ancora ucciso l'incidente, con tutte le
sue
conseguenze, una serata fuori accompagnata da un gelato non lo avrebbe
fatto di
certo.
"Okay,
come vuoi. Vuoi che rimanga qualcuno con te?"
Stavo
torturando il mio povero labbro mentre rispondevo "No, io... Vengo con
voi."
Lo
sguardo di mia madre e mio padre si illuminò.
"Davvero?",
chiesero, e potevo vedere uno stralcio di quella vita che scorreva nei
loro
occhi quando avevano saputo che sarei stata bene, prima di scoprire che
in
realtà il peggio che potesse capitarmi era ancora iniziato.
Annuii
debolmente.
"Datemi
solo il tempo di andare a mettere qualcosa."
Salii
le scale senza troppo entusiasmo, mentre infilavo un paio di jeans e
delle
scarpe da ginnastica, ripetendomi che lo facevo per loro, soltanto per
loro, e
che avrei dovuto sforzarmi un po', visti tutti gli sforzi che facevano
per me.
"Eccomi."
Ricambiai
debolmente il loro sorriso.
Erano
così felici, nonostante un'uscita non fosse questa gran
cosa. Perché non potevo
esserlo di nuovo anche io? Un tempo riuscivo a trovare la
felicità anche in un
gelato, ora non ricordavo nemmeno cosa si provasse ad esserlo.
Camminavamo
per le strade di Los Angeles lentamente, parlando un po'. Arrivammo
alla solita
gelateria, dove il proprietario mi salutò per nome.
"Kristen!
Era un po' che non ti si vedeva da queste parti. Il solito?"
Annuii
ringraziando mentre mi porgeva il mio gelato, fragola e nocciola.
Lo
conoscevo, più o meno. Da bambini andavamo sempre in quella
gelateria, e poi ci
fermavamo a giocare al parco lì di fronte per delle ore. La
tradizione è andata
avanti per un po', e spesso ci tornavamo a fare una passeggiata, a
chiacchierare, a respirare la vita dell'uomo che stava dietro al
bancone e
trovava la forza di sorridere nonostante gli fosse stata portata via la
moglie
da una malattia, la vita di tutte le persone che passavano di
lì.
Eppure
non riuscivo più a sentirmi così.
Mi
portava sempre bei ricordi passare del tempo lì, anche solo
per pensare. Invece
da un po' gli unici ricordi che la mia mente riusciva ad evocare erano
tristi,
brutti, e sempre gli stessi. Ovunque.
"Ricordo
che da bambina passavi giornate intere qui. Ci venivi sempre, ti
fermavi a
chiacchierare col proprietario del bar, prendevi il tuo gelato. Eri
così
spensierata. Eri così... Viva."
Sussultai
alle parole di mia madre.
Eravamo
usciti per andare a sederci su una panchina poco lontano.
Lei
si era seduta accanto a me, aveva il suo cono in mano ma lo stava
lasciando
squagliare, persa nei ricordi, proprio come me. Allora non ero l'unica
ad
averci pensato.
"So
che lo hai fatto per noi", continuò. "Ma devi capire... Che
non devi
farlo. Non se non è per te stessa. Non devi uscire solo
perché fa piacere a
noi, ma perché ti fa bene. Respirare un po' di aria
pulita... Magari aiuta a
scacciare i brutti pensieri."
Scossi
le spalle. Nemmeno io stavo più mangiando il mio cono.
Ascoltavo le sue parole,
riflettendo sul loro peso.
"Sono
sempre lì, mamma. Sempre. Non basta una passeggiata e di
colpo svanisce
tutto."
"Lo
so. Ma non puoi nemmeno continuare in questo modo, sai? Tu non... Non
sei più
tu. È come se fossi morta in quell'incidente, come se non ti
fossi mai davvero
svegliata."
Strinsi
un pugno e iniziai a muovere il ginocchio, in una sorta di tic. Ero a
disagio,
non sapevo come rispondere per cui scelsi di restare in silenzio. E
cosa avrei
potuto dirle?
"Mi
dispiace" fu tutto quello che riuscii a sussurrare.
Lei
sospirò. Capì che andando avanti con quel
discorso non sarebbe arrivata da
nessuna parte.
"Lo
so. Anche a me."
La
sua voce era leggermente incrinata, e capii che quella di prima era
solo una
facciata. Come potevo sperare di farli contenti uscendo una sera se era
come se
non fossi lì con loro? Non gli bastava, eppure era tutto
ciò che ero in grado
di offrire loro.
Tornammo
a casa poco dopo.
Io
corsi subito in camera mia, senza dar loro il tempo di dir nulla. Non
che ce ne
fosse il bisogno. Sapevano che in fondo non è stato un
grande passo in avanti.
Me ne ero restata per conto mio tutto il tempo.
Quella
sera, però, avevo un motivo diverso. Non ero riuscita a
togliermi dalla testa
le parole di mia madre.
È
come se fossi morta in
quell'incidente, come se non ti fossi mai davvero svegliata.
Riuscivo
a rendermi conto quanto avesse dannatamente ragione.
Io
stessa lo pensavo sempre.
A
volte mi trovavo, stupidamente, a chiedermi se fossi davvero io, se non
mi
trovassi in un universo parallelo o qualcosa del genere. Magari ero
ancora in
coma e non lo sapevo. Non che facesse molta differenza.
Avevo
i ricordi confusi. È stato come svegliarsi da un grande
incubo, ma non
ricordare cosa fosse successo, cosa mi aveva davvero spaventata.
Ricordavo però
il senso di smarrimento, la paura, il vuoto che nulla riusciva a
colmare. Il
buio dentro e la luce fuori. Mi circondava ma dentro era sempre e
comunque solo
buio, non mi scalfiva nemmeno. Riusciva a mettermi solo una gran paura.
Come il
mondo. Come la vita che prima davo così per scontato e ora
invece non riuscivo
nemmeno a pensarla.
No,
effettivamente non era poi tanto diverso da quel limbo.
Okay,
come avrete capito (spero .-.) Kristen è rimasta in coma per
un paio di giorni,
nulla di grave. Non ho approfondito l'argomento perchè so
che avrei finito con
lo scrivere una marea di stronzate per cui è tutto molto
accennato. Il periodo
del "durante" però l'ho voluto scrivere e mi sa che facevo
meglio a
farmi gli affari miei perchè, come vi ho detto, tutto quel
"vedo una
luce" mi fa ridere troppo LOL spero che voi siate un minimo
più normali di
me e cogliate la vena drammatica della scena xD a meno che non sono
proprio io
a essere un'incapace, cosa probabile.
Tranquille,
comunque, che già dal prossimo capitolo le cose si
movimenteranno un po' :)
Comunqueeeeeeee
niente, grazie ancora davvero per le recensioni, le seguite, preferite
eccetera. Mi fate un monte felice
ç_ç
Vabbè,
io non penso di avere altro da dire, a parte che ovviamente se volete
lasciare
una recensione e dirmi che pensate del capitolo non vi morde nessuno u.u
E
poi vi ricordo:
Il
mio profilo
facebook
Il
Mio profilo
twitter
Il
gruppo facebook, per spoiler, o per chiedermi quello che vi
pare, o anche solo
per rompermi xD (io fossi in voi non mi perderei lo spoiler del
prossimo
capitolo u.u)
Ciao
a tutti!
XOXO
Giuls
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Little steps ***
Occhei.
So che avevo detto che avrei postato ieri, ma solo un'idiota come me
poteva
pensare di riuscire a postare qualcosa il giorno del suo compleanno -_-
AHAHAHHAHA a un certo punto sono uscita e niente, addio capitolo -_- Ma
è
comunque passata meno di una settimana so...
Niente,
vi adoro un casino per tutto il supporto che mi state dando, siete
fantastiche.
E sono lieta di constatare che nell'ultimo capitolo ho riso solo io.
AHAHAHAHAAH.
Tutto quel discorso del "vedo una luce"... Boh, temevo l'avreste
trovato ridicolo ma per fortuna avete colto l'aspetto drammatico :D
Okay,
questo capitolo è molto.. Ricco? Non esattamente, ma dal
titolo del capitolo e
dallo spoiler avrete notato che succederà qualcosa di tanto
carino :') Vabbè,
voi leggete, ne riparliamo dopo LOL
P.s.
non mi ammazzate alla fine, plis.
She
will be loved
Little
steps
Avevo
ripensato alle parole di mia madre tutti i giorni, da quella sera in
cui
eravamo andate a mangiare il gelato fuori, e ancora non riuscivo a
farmene una
ragione.
Eri viva.
E
ora? Cos'ero ora? Viva non di certo. Mi ponevo quella domanda senza
riuscire a
trovare una risposta che mi soddisfacesse, perché in
realtà non c'era alcuna
risposta. Non ero più niente.
"Oh,
ma non è possibile!"
Dana
guardava corrucciato le carte sul tavolo della cucina, alternando
sguardi
omicidi a Taylor che aveva vinto un'altra partita.
"Sta'
zitto, Dana. Non sai perdere."
"Sei
tu che bari! Kris, diglielo anche tu."
Mi
morsi un labbro buttando giù le mie carte e alzando le mani
al cielo.
"Non
mettetemi in mezzo ai vostri giochetti. Non ne voglio sapere nulla."
"Ma,
Kris... Tu dovresti difendere il tuo fratello preferito, non schierarti
dalla
parte del nemico."
"Non mi schiero da nessuna parte, io", risposi regalando loro un
sorriso. Sapevo di doverglielo.
"Certo,
certo.", borbottò lui mentre io mi alzavo dal tavolo della
cucina.
Cam
mi intercettò e mi lanciò un'occhiata
significativa, a cui risposi con un altro
sorriso.
Lui
sembrò tranquillo. Tutti lo erano. Non facevo altro che
sorridere, ancora e
ancora. Era diventato un gesto automatico, ormai.
Eri viva.
Le
sue parole ancora bruciavano dentro di me, e facevo di tutto per
spegnere quel
fuoco che mi scottava da sotto la pelle. Facevo di tutto per essere
viva, anche
sorridere quando non ne avevo affatto voglia, ma era inutile. Non
cambiava
nulla, anzi stavo anche peggio perché cercavo di tornare
quella di sempre,
quella che era felice anche solo di fronte a un cono gelato comprato al
bar di
fronte al parchetto dove andavo sempre da bambina.
Era
piuttosto frustrante.
Andai
nella mia stanza, il mio rifugio a tutto ormai, e mi sedetti sul
cassettone che
dava sulla finestra. Mi raggomitolai su me stessa, posai il mento sulle
ginocchia e mi misi a guardare fuori.
Il
sole picchiava forte sull'asfalto. Tre bambini giocavano con la palla,
una
donna dava da mangiare a sua figlia nel passeggino una coppetta di
gelato che
non sarebbe durata a lungo con tutto quel caldo. C'era un uomo in fondo
alla
strada che litigava col suo cane che non ne voleva sapere di muoversi.
Più
avanti, una donna accanto al suo compagno, entrambi con le mani posate
sul
pancione di lei, come a cullare quella nuova vita, come a proteggerla.
Il mondo
là fuori è così pieno di dolore, di
male, ma nulla sembrava così cattivo nel
sorriso di quella coppia, nei loro occhi luminosi, che già
vedevano oltre
mentre quella nuova vita cresceva lentamente. Vite che crescono, vite
che
cambiano, vite che vanno avanti.
Lo
sapevo, che la vita avrebbe continuato, ma non prendevo nemmeno in
considerazione l'eventualità che sarebbe successo anche con
la mia. Ogni notte
sognavo dell'incidente, ogni giorno lo rivivevo nei miei ricordi.
Ero
come sospesa.
Non
volevo più vivere in funzione di quella notte. Non volevo
eppure... Eppure mi
avvicinai comunque al mio cassetto per cacciare fuori quelle maledette
foto che
non riuscivo a guardare e riguardare. Fu un'altra, però, a
catturare la mia
attenzione.
Risaliva
a poche settimane fa. Risaliva al 9 Aprile.
Il
giorno del mio compleanno, iniziato come un qualunque altro giorno.
Mi
ero svegliata ed ero andata in cucina per fare colazione senza dare una
ragione
al nervosismo della mia famiglia. Finché non mi avevano
fatto dei timidi auguri
a cui risposi con uno sguardo sconcertato.
"Tanti
auguri, Kristen."
"Auguri,
tesoro."
"Ti
stai facendo vecchia anche tu, eh?"
Io
li guardavo senza capire.
"Oggi...
Oggi è..."
"...il
9 Aprile, il tuo compleanno. Come hai fatto a scordarti?", concluse
Dana
al posto mio.
Già.
Come avevo fatto? Semplicemente non ci avevo pensato. Onestamente
festeggiare
il mio compleanno era l'ultima cosa che volevo fare.
"Quindi...
Scegli tu cosa fare. Andare in pizzeria, andare al cinema. O una
passeggiata?
Magari..."
"Niente",
avevo risposto scuotendo la testa. "Non mi va di fare niente."
Mi
sedetti sul bancone come se nulla fosse, li ignorai per tutti il giorno
anche
se non se lo meritavano e loro ignoravano me, forse feriti dal tono
freddo che
avevo usato. O forse avevano capito che davvero
non volevo fare nulla, se non passare quel giorno come se nulla fosse.
"Noi...
Abbiamo una torta.", furono le prime parole che sentii dirette a me.
"Ma se non vuoi... Insomma, abbiamo pensato che volessi spegnere le
candeline, mangiare un pezzo di torta. Però diccelo se non
ti va. Non vogliamo
costringerti a fare nulla."
Il
tono di mia madre, speranzoso e triste allo stesso tempo, mi aveva
fatta
vacillare.
No,
non era per niente giusto il modo in cui li trattavo. Tutto
ciò che facevano lo
facevano per me, e io li ripagavo con niente.
Sentii
il peso del mio comportamento nei loro confronti sulle spalle, come se
tutto il
resto non fosse sufficiente, e mi arresi.
Non
so se lo feci per loro, o semplicemente per diminuire il senso di
colpa. Forse
entrambe le cose.
"No...
Okay."
"Davvero?"
"Mh-mh.
Mi dispiace per prima."
Lei
scosse la testa.
"Dispiace
a me. Non avremmo dovuto fare nulla senza prima dirtelo."
Accennai
un sorriso, come a dire non importa,
è
passato.
Andammo in
cucina, dove spensero le
luci, anche se era inutile dato che era ancora pomeriggio e il sole
filtrava
dalle finestre. Insistettero per cantare "Tanti auguri a te" e io non
dissi nulla, anche se alzai mentalmente gli occhi al cielo.
Aspettai che
finissero la canzone e
feci per soffiare, quando una voce mi aveva fermata.
"Ricordati di
esprimere un
desiderio."
Non ricordavo
nemmeno chi avesse
parlato. Ricordavo solo la sensazione di disagio che avevo sentito
improvvisamente, la gola secca.
Tutto
ciò che desideravo era riavere
Micheal. Avevo annuito, e avevo immaginato il nostro sorriso felice
prima che
finisse tutto.
E ora, in piedi
nel mezzo della mia
stanza, con l'ennesima maledetta foto in mano, capii.
Non potevo vivere ancora in funzione di
quella notte.
Ero cambiata
quel giorno, la mia vita
era cambiata, era andata avanti. Continuava ad andare avanti e io
invece ero
rimasta indietro di mesi.
In quel momento
qualcuno bussò alla
mia porta. Sapevo che fosse mia madre ancora prima che aprisse.
"Ehi..
Tesoro", disse avvicinandosi accanto a me. "Perché piangi?"
Parlava
col tono di una che sapeva esattamente la risposta alla sua domanda.
Piangevo?
Mi portai una mano sul viso. Sì, stavo piangendo. Ma non per
il motivo che
credeva lei, non perché avevo perso Mike. Era
perché solo in quel momento avevo
realizzato che non potevo desiderare di averlo accanto,
perché il desiderio non
si sarebbe mai realizzato.
"Kristen"
supplicò. Il suo tono addolorato però non mi
raggiunse. "Sai che mi uccide
vederti così, vero?"
Sussultai
a quelle parole, consapevole che non fossero affatto casuali.
"Capisco
come ti senti. Siamo tutti addolorati, ma non puoi andare avanti
così. Devi
cercare di rifarti una vita, tesoro. Non puoi lasciarti morire in
questo
modo."
Di
nuovo la scelta delle parole era tutt'altro che casuale.
Avevo
già subito una perdita. In quel modo stavo perdendo anche
tutto il resto. I miei
amici non c'erano più, e stavo allontanando la mia famiglia
ogni giorno che
passava. Peggio: stavo perdendo me stessa. Mi ero già persa
in mezzo a tutto
quel dolore, e se avessi continuato non mi sarei più potuta
ritrovare. Era
questo il senso? Cercava di dirmi questo? Ma come avrei potuto
ritrovare me
stessa se la parte più bella di me l'avevo persa?
"Si
che posso" dissi, arrabbiata e tanto, tanto triste. "Io lo amo,
mamma. Non posso vivere senza di lui, non voglio. Io.."
Fui
costretta a bloccarmi quando un singhiozzo spezzò le mie
parole. Non mi ero
accorta di aver iniziato a piangere.
Lei
mi strinse in un abbraccio in cui mi rifugiai bisognosa.
"Tesoro
mio" sussurrò baciandomi il capo.
"Voglio
solo stare bene" cantilenai. "Voglio stare bene. Solo stare
bene."
Mi
aggrappai a lei come se fosse l'ultima cosa che mi restava, e forse era
proprio
così. Non avevo null'altro che la mia famiglia. Era sempre
lì, sempre per me, e
io non facevo mai nulla per dimostrar loro quanto gli fossi grata.
Mi
cullò per un tempo indefinito. Aspettò con
pazienza che versassi fino
all'ultima delle mie lacrime e, quando fu certa che la mia crisi -
l'ultima di
una lista lunghissima - era terminata, riprese a parlare.
"Quando
finirà, mamma? Quando? Io non voglio più
soffrire. Non ce la faccio più."
Lei
sospirò.
"Hai
bisogno di riprendere in mano la tua vita, amore. Ricominciare a
piccoli passi."
"Non
so se posso... Non so se ci riesco."
Tutto
quel non potevo più vivere in
funzione di
quella notte era scomparso improvvisamente. La
realtà mi era piombata
addosso quando mia madre aveva parlato di ricominciare,
e la realtà era che non avevo assolutamente la forza o il
coraggio di farlo.
Sapevo
però che dovevo. Non avevo idea di come,
ma dovevo farlo.
**********
La
risposta alla mia domanda era arrivata inattesa e non voluta solo pochi
giorni
dopo la chiacchierata a cuore aperto che avevo avuto con mia madre.
Non
avevo idea di come le era venuto in mente. Che diavolo le passava per
la testa?
Lei parlava di ricominciare a piccoli
passi e mi si presenta con la proposta di fare un passo che
di piccolo non
aveva un bel niente. Era questo che ottenevo a cercare di fare la
persona
normale, grata per ciò che facevano per me e più
sorridente del solito?
Avevo
sorriso, in quei giorni. Molto. Non erano dei sorrisi spontanei e
sinceri,
erano più automatici, ma ci stavo provando davvero. Volevo
trovare una ragione
per sorridere senza pensarci, come facevo prima, e immaginai che a
forza di
provare avrei trovato finalmente quella ragione. Non avevo idea che mi
avrebbe
portato a un nuovo lavoro.
"Ho
parlato con Ruth", disse quel giorno, come se nulla fosse. "Ti
abbiamo trovato un lavoro."
Alzai
subito lo sguardo verso il suo, sorpresa della piega che stava
prendendo la
conversazione.
"Non
sei costretta ad accettare, se non vuoi, se pensi sia troppo presto. Ma
se vuoi
davvero ricominciare..."
Io
la guardavo a bocca aperta, quando finalmente capii. Stava parlando di
un nuovo
film.
"Come
hai potuto?" l'aggredii con più rabbia di quanta intendessi
"Senza
dirmi niente! Io non voglio un lavoro! E se è questa la tua
idea per farmi andare
avanti, beh ti sbagli. È così che l'ho
conosciuto. Come pretendi che stia su un
set senza avercelo costantemente in testa?"
"Tu
ami il tuo lavoro, Kristen" disse dolcemente, per nulla offesa dalla
mia
piccola sfuriata. "Sarà difficile, ma più
difficile di così? Ti terrai
impegnata, per lo meno. Non pensare che stare qui a guardare le vostre
foto sia
il modo migliore di andare avanti."
"Sto
andando avanti. Mi hai vista negli ultimi giorni, no?"
"Ti
ho vista, si. Ti ho vista e vedevo tutto ciò che non volevo
vedere. Io rivoglio
la vecchia Kristen, non una semplice ombra."
Abbassai lo sguardo, sconsolata. Non ero riuscita ad ingannare proprio
nessuno.
Non
avrei mai potuto andare davvero avanti, in fondo lo sapevo. Che mi
tenessi
impegnata sul set o meno. Tornare a fare il lavoro che mi piaceva non
voleva
dire niente, perché già pensavo a lui tutto il
giorno. La verità è che lo
vedevo ovunque, sempre. Tutto mi ricordava di lui.
"Ci
riuscirai, tesoro mio.", disse rispondendo alla mia domanda silenziosa.
"Adesso
forse ti sembrerà impossibile, ma vedrai che presto sarai
pronta a
ricominciare." Scossi la testa tappandomi le orecchie. Mi rifiutavo di
ascoltarla. Mi rifiutavo di immaginarmi insieme a qualcuno che non
fosse lui.
Anche la sola idea era... Impossibile.
Mia
madre sospirò.
"Si
comincia con piccoli passi, tesoro. Però devi trovare la
volontà dentro di
te."
Mi
accarezzò la guancia portando via una lacrima che non ero
riuscita a
trattenere. Mi strinse ancora in un forte abbraccio che ricambiai con
tutta me
stessa.
"Promettimi
che almeno ci penserai."
Annuii,
sapendo di doverglielo.
Mi
lasciò da sola e io buttai la testa sul cuscino. Sul
soffitto c'era una macchia
leggermente più chiara rispetto al resto dell'intonaco. Era
così perché si era
formata una piccola crepa che avevamo ricoperto un po' di tempo fa. La
macchia
era quasi impercettibile, chi non lo sapeva non se ne sarebbe mai
accorto.
Pensai
alla crepa che aveva il mio cuore. Chissà, magari un giorno
qualcuno avrebbe
rimarginato le mie ferite, come aveva lasciato intuire mia madre. Era
come con
l'intonaco, però. Forse dopo un po' gli altri non
l'avrebbero più vista, ma io
sapevo che c'era. La sentivo in ogni cellula del mio corpo.
Scossi
la testa. L'intero pensiero era ridicolo. Poteva funzionare con una
piccola
crepa, ma uno squarcio così profondo non sarebbe mai
guarito. Nessuno l'avrebbe
mai rimarginato. Non mi sarei mai più innamorata di nessuno.
Ma
mia madre aveva ragione. Amavo il mio lavoro. Non ci avevo
più pensato da
quando Mike era morto, ma ora che me ne aveva parlato sentivo quanto mi
mancava
quella parte di me. E stare sul set o meno non mi portava a pensare in
modo
diverso a lui. Era comunque sempre nella mia testa, sempre nel mio
cuore
spezzato.
Magari
sarebbe andata meglio. ;Magari entrare in un nuovo personaggio mi
avrebbe
permesso di staccare un po' la spina con la mia vita.
Portai
le mani tra i capelli, chiedendomi se accettare fosse la cosa giusta da
fare.
Si comincia con
piccoli passi.
Riprendere
a lavorare era più di un piccolo passo, ma aveva sempre
rappresentato una parte
fondamentale di me.
Abbassai
lo sguardo e notai il libro che aveva prima mia madre in mano. Lo
guardai
meglio e capii che non era un libro qualunque, era un copione.
Lo
presi in mano, attirata dal titolo, e iniziai a sfogliarlo.
Twilight.
Più
andavo avanti con la lettura, più mi sembrava buono.
Non
aveva niente dei progetti che avevo portato a termine fino a quel momento. Era la
storia d'amore tra
un'umana e un vampiro, nulla di cui avessi mai sentito prima. Magari
cambiare
era ciò di cui avevo bisogno.
Mi
chiesi se sarei mai stata in grado di interpretare una ragazza
così follemente innamorata.
Sapevo cosa voleva dire, era ciò che provavo per Mike, ma
non ero sicura di
farcela. Recitare la parte della ragazza innamorata, baciare altri
attori...
Forse non ce l'avrei fatta.
O
forse era ciò di cui avevo bisogno: immergermi in un'altra
storia d'amore,
seppur fittizia, per dimenticare la mia.
Non
volevo dimenticare Mike, non potevo
dimenticarlo. Però volevo almeno smettere di soffrire, e
quello forse potevo
farlo. Un po'. Anche solo per poche ore.
Mi
alzai a aprii un cassetto dove tenevo le nostre foto più
belle. Presi in mano
la prima: eravamo a casa mia, il giorno del mio sedicesimo compleanno,
pochi
mesi prima del nostro incidente. Eravamo felici, eravamo innamorati,
pensavo
che nulla ci avrebbe mai divisi.
Non
mi ci volle più di qualche secondo per prendere la
decisione. Se la morte ci
aveva divisi, l'amore per lui era sempre lì. E sapevo che
anche lui, dovunque
si trovasse, mi amava in qualche modo. Nulla avrebbe potuto cambiare
questo.
Per
questo mi sentii bene per la prima volta dopo tanto quando comunicai la
notizia
a mia madre. Un lavoro mi avrebbe aiutata a distrarmi dal dolore della
sua
perdita. Desideravo poter amare Mike senza stare male, e quello mi
sembrava un
buon modo di gestire la cosa.
Il
giorno dopo, dopo un breve provino, la parte di Bella Swan era mia.
**********
Erano
tutti entusiasti e su di giri per il mio lavoro.
Forse
una parte di loro temeva che recitare in un film d'amore mi avrebbe
ricondotta
nel baratro. Non capivano che in realtà non ne ero mai
uscita, solo che,
immersa nel lavoro, non lo davo a vedere più di tanto. Ma
andava bene così.
Avrei continuato ad amare Mike, ma non avrebbe fatto più
così male. O almeno
era ciò che speravo.
Mia
madre invece sperava in una mia distrazione, e almeno lei era stata
accontentata fin da subito.
Vedermi
entusiasta per qualcosa per la prima volta dopo tanto, vedermi
addirittura fare
gesti spontanei come mangiare senza il bisogno di qualcuno che me lo
ricordasse, offrirmi di accompagnarla a fare compere, la rendeva felice.
Vedermi
sorridere ancora la rendeva felice.
Anche
se il mio sorriso era spezzato dal dolore. Perché
più triste di un sorriso
triste c'è solo la tristezza di non saper sorridere. Erano
dei progressi
enormi, per lei, anche se non me lo diceva. Lo capivo dal suo sguardo.
Avevo
sempre qualcosa a cui pensare. Gli ultimi giorni specialmente erano
stati
terribili.
Se
per la mia parte non c'era stato alcun dubbio fin da subito, per quella
del
tenebroso e bellissimo vampiro Edward era un'altra storia.
Ci
erano voluti giorni di casting, ore di prove che si erano rivelate poi
sempre
un buco nell'acqua.
Tutti
pieni di sé, tutti convinti di essere perfetti
nell'interpretare il ruolo della
perfezione.
Finché
non era arrivato lui, all'ultimo momento, quasi in punta di piedi. Era
perfetto, per noi. Era perfetto per me.
Sinceramente:
quante
vorrebbero fucilarmi per aver terminato in questo modo? AHAHAHHA
scusate,
davvero avrei voluto mettere anche il pezzo del casting dell'attore che
interpreterà Edward, ma poi veniva un cosone troppo lungo e
non mi pareva il
caso.
Questo capitolo
è
già abbastanza pieno di suo... Come avrete notato Kristen
è piuttosto
combattuta con se stessa. Vuole ricominciare ma allo stesso tempo non
appena si
presenta questa possibilità in maniera concreta è
terrorizzata e si rifugia.
Però... Però poi alla fine decide di accettare
spinta dalla sua passione più
grande che è la recitazione. Eeeeeeeeeee... Niente, non
pensate che ora solo
perchè fa il film tutto si risolve e Rob e Kris loro fallono
in love for the
last time subbbbito. Vabbè, ignoratemi, sono malata.
Okay, visto che
c'è gente su facebook che mi sta pressando per postare LOL
io la pianto qui.
Tanto vi devo dire altro ma ora non me lo ricordo, quindi... Al limite
ve lo
dico nel prossimo capitolo o su facebook :D
Come sempre vi
ricordo:
Il mio profilo
facebook
Il mio profilo
twitter
Il
gruppo
facebook,
dove
metterò gli
spoiler (so che l'ho detto anche per lo scorso capitolo, ma vi giuro
che questo
spoiler non ve lo vorrete perdere per nulla al mondo.
Perchè, sapete, faranno
il casting dell'attore che interpreterà Edward, e tra le
scene che hanno
provato c'è anche un certo bacio... AAHAHHAHAHA ciao.)
Ah, una cosa. Vi
siete accorte che io non ho nominato nessun attore, ma solo "L'attore
che
farà Edward". Ebbene, un premio Nobel a chi indovina chi
è questo fantomatico
attore. HAHAHAHHAHAHAHHAHA
Okay, ora vado
davvero LOL fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, se vi va :D
XOXO Giuls
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** I don't wanna only survive, no more ***
Buoooooonasera
:D come va? Tutto apposto? Scuola, lavoro... Il tempo! Non è
una bellissima
notte limpida e stellata? (si come no .-.) Che poi fateci caso, quando
uno non
sa di che parlare ci ficca in mezzo il tempo, poraccio, manco avesse
fatto
qualcosa a qualcuno u.u AHAHHAHAHAHAHAHAHHAA okay, la pianto xD sto
divagando
un po perché so che aspettavate questo capitolo giusto un po
(ma poco, eh) e
quindi...
BHAHAHHAAHHAHAHA vabbè, ignoratemi, l'amore ha un cattivo
effetto su
di me buahahhahaha quindi vi lascio al capitolo senza aggiungere
altro.. Lo
spoiler sul gruppo vi ha mezze uccise a tutte quindi... Lol
P.s. Ehm... Non so se dovrei dirvelo ma... Preparate i fazzoletti, va.
She
will be loved
I
don't wanna only survive, no more
Raggiunsi
casa di Catherine, la regista, dove si sarebbe tenuto l'ennesimo
provino per
trovare l'attore che mi avrebbe affiancata sul set. I precedenti si
erano
rivelati un vero disastro.
Erano
tutti troppo convinti di essere il ragazzo giusto per interpretare
quella
parte. Era proprio questo a renderli inadeguati: Edward era perfetto
agli occhi
di Bella, ma lui si vedeva tutt'altro che in questo modo.
Salutai
Cath con un abbraccio. Eravamo entrate subito in sintonia, avevamo la
stessa
visione del personaggio di Edward, e per questo teneva molto al mio
parere, ma
fin'ora l'impressione era stata per entrambe "assolutamente no".
Sperai
tanto che quel giorno sarebbe stato più fortunato dei
precedenti.
Facemmo
entrare il primo attore, ma non si rivelò diverso dai
candidati precedenti. Il
successivo fu addirittura più presuntuoso, e mi trovai
costretta ad
interrompere la scena a metà.
Lui
uscì dalla stanza e io mi sedetti sul letto di Cath,
sospirando frustrata.
"Vuoi
prenderti una pausa?"
Annuii
e lasciai scivolare una lacrima. Mi sentivo estremamente mortificata.
Cath non
si era dimostrata particolarmente entusiasta degli attori, ma io avevo
escluso
da ogni possibilità anche quelli ch la convincevano anche
solo un po'.
Nessuno
mi sembrava adatto.
"Ehi,
tesoro." Si sedette
accanto a me e
mi cinse le spalle con un braccio. "Ne vuoi parlare?"
Scossi
la testa.
sapeva
quello che avevo passato e che stavo ancora passando. Il mio timore fin
da
subito era stato quello rovinare tutto a causa dei fantasmi che ancora
non mi
abbandonavano, ma lei mi aveva rassicurata.
"Se
te la senti di iniziare questo viaggio, io mi fido di te e della tua
professionalità.", mi aveva detto. "L'importante
è che tu te la
senta."
Avevo
annuito, ma tutta la mia convinzione stava scemando. Mi sentivo
terribilmente
demoralizzata.
"È
colpa mia", sussurrai. "Mia e della mia stupidità. Siamo a
pochi
giorni dall'inizio delle riprese e ci troviamo senza protagonista
maschile per
colpa mia."
Come
avevo potuto pensare di riuscire a recitare in quel film?
Ero
stata un'idiota. Nessuno mi sembrava adatto perché non
riuscivo ad immaginarmi
al fianco di nessuno che non fosse Mike.
"Non
è affatto colpa tua. Quegli attori erano tutti inadatti, lo
sappiamo entrambe.
Devi essere tu la prima a darmi l'okay. Se non ti senti a tuo agio con
un
attore allora non puoi recitare con lui, o il film verrà un
disastro."
"Sono
convinta che verrà comunque un disastro, se la protagonista
sono io."
"Niente
affatto". Scosse la testa rassicurandomi ancora. "Io continuo ad essere
convinta che tu sia perfetta per quella parte. Tu sei ancora convinta,
però?
Sei ancora in tempo per rinunciare, se non pensi di farcela."
La
sua sincera preoccupazione mi commosse. Non le importava se le riprese
avrebbero ritardato ulteriormente, come avrebbe fatto qualunque regista.
"Se
vuoi puoi pensarci ancora per qualche giorni, okay?"
Annuii
ringraziandola debolmente e chiesi il permesso di andare in bagno per
darmi una
rinfrescata.
Mi
sciacquai il viso ed eliminai ogni traccia del pianto, ma non potei
fare nulla
per gli occhi leggermente arrossati.
Sospirai,
grata che Cath mi avesse dato la possibilità di pensarci
ancora e,
eventualmente, tornare indietro.
Forse
ero stata tropo avventata ad accettare, spinta dal desiderio di non
soffrire
più e attirata dalla storia di quell'amore così
intenso e, in un certo senso,
ossessivo.
Forse
era davvero troppo presto.
Uscii
dal bagno e tornai in camera di Cath per recuperare la mia borsa e il
mio
giubbetto, e la trovai a parlare ad un ragazzo voltato di spalle.
Era
alto, biondo, e non faceva che muovere
piedi, forse dal nervosismo.
Si
voltò verso di me quando avvertì la mia presenza,
e dal modo in cui mi guardava
e si mordeva il labbro capii che, sì, era nervoso.
I
nostri sguardi si incrociarono per un istante. Non avevo mai visto uno
sguardo
così intenso e degli occhi così...
Così blu. Distolsi subito i miei e li
spostai a Catherine.
"Kristen"
chiese cautamente "Lui è un attore venuto per la parte. Te
la senti di
provare? Altrimenti non ha importanza."
"No,
no. Va bene. Io sono Kristen" dissi poi amichevole al ragazzo.
"Lo
so" rispose lui "Cioè... Ti ho già vista in un
tuo film. Into
the Wild. Sei molto brava. È per
quello che ho... Cioè, che ti conosco."
Arrossii
ridacchiando imbarazzata.
Era
molto impacciato e, in qualche modo, tenero.
Ci
sedemmo l'uno di fronte all'altra. Presi un respiro profondo,
annullando ogni
pensiero.
"Potete
cominciare", disse Cath sorridendo fiduciosa.
Avremmo
dovuto girare la scena del bosco. L'avevo già interpretata
due volte quella
mattina e non era stato affatto stimolante. Sperai che questo non
avrebbe
rovinato l'interpretazione che stavo per fare con quel ragazzo. C'era
qualcosa,
nel suo impaccio, nel suo nervosismo, che rendeva fiduciosa anche me.
Stavo
per fare la mia battuta, quando lui mi interruppe.
"Io
comunque sono Robert."
Lo
guardai sbalordita e lui si lasciò scappare un'imprecazione,
scusandosi per la
sua gaffe.
Scossi
la testa sorridendogli.
"Lo
so."
"Come?",
chiese stupito.
"Ho
letto il tuo nome tra i candidati, prima.." gli spiegai.
"Capisco."
"Continuiamo?"
"Certo",
rispose subito.
Sorrisi
e cancellai ogni pensiero che non riguardasse la scena che stavamo
provando,
scoprendo quanto fosse facile. Mi veniva incredibilmente naturale
recitare
accanto a lui, e quando mi sfiorò il viso sentii il legame
che cercavo e capii
che lui era quello giusto.
Non
avevo bisogno di ulteriori prove, ma Cath aveva accennato di voler
provare
anche la scena del bacio.
Accettai
notando il suo entusiasmo: lo potevo percepire anche senza guardarla,
perché
era lo stesso che avevo io.
Quando
però mi sedetti sul letto e lui accanto a me, mi sentii
improvvisamente
nervosa.
Stavo
per baciare un ragazzo per la prima volta dopo Mike. Che sciocca. Era
un film
d'amore, era ovvio che avrei dovuto baciarlo. Ma quello non era un vero
bacio,
in fondo, si trattava solo di lavoro, come era sempre stato. Incrociai
per un
attimo i suoi occhi e mi sentii subito tranquilla. Non era un vero
tradimento,
quel bacio non avrebbe avuto nulla di più del bacio che
avevo dato ad Adam
Brody, o a Eddie
Redmayne. A Mike non aveva mai
dato fastidio.
Posso farcela, mi dissi.
Accumulai
concentrazione e iniziai a recitare
le mie battute.
"Come hai fatto
a entrare?"
"Dalla finestra."
"L'hai fatto
tante volte?"
"Solo
nell'ultimo paio di mesi."
Ma ancora, le
parole mi uscivano in maniera naturale.
"Vorrei provare
una cosa, ma non ti devi
muovere.
Iniziò
ad
avvicinarsi, così lentamente che sembrava quasi non si
muovesse. Sentivo
l'elettricità nell'aria crescere mentre le distanze tra le
nostre bocche
diminuivano.
"Non ti muovere",
ripeté.
Io non mi
muovevo. Stavo lì, seduta su quel letto, in attesa che si
avvicinasse ancora.
Era a pochi millimetri da me ma non decideva a muoversi. Mi chiesi
distrattamente se non volesse che fossi io ad annullare le distanze
quando posò
le sue labbra sulle mie.
Inizialmente fu
dolce, appena accennato, ma ci volle poco perché le nostre
labbra prendessero
confidenza e iniziassero una danza decisamente più
passionale. Portai le mani
tra i suoi capelli mentre una parte di me si chiedeva che diavolo
stessi
facendo.
È
solo lavoro, continuavo a
ripetermi, è solo lavoro.
Dischiusi appena
le labbra ma improvvisamente sentii l'assenza del suo corpo accanto al
mio. Mi
colpì, facendomi quasi male, ma ignorai le mie sensazioni e
spalancai gli occhi
avvertendo un tonfo, chiedendomi cosa fosse successo.
Guardai in basso
e vidi che Rob era precipitato dal letto.
A quel punto,
non
avevo neanche la possibilità di concentrarmi sulle maledette
sensazioni, tanto
assurde quanto inappropriate: scoppiai a ridere, seguita da Cath e,
fortunatamente, anche da Rob. Non volevo offenderlo, ma era...
Esilarante.
"Perfetto",
disse Cath dopo che ci fummo tutti calmati. "Assolutamente perfetto.
Forse
anche troppo passionale", disse facendo l'occhiolino a Rob, che
arrossì.
"Ma era... Perfetto."
Anche le mie
guance si colorarono vagamente di rosso. Sembrava non conoscere altra
parola
sul vocabolario, e la cosa mi imbarazzava un po'.
"Grazie
mille, Robert. Ti faremo sapere."
"Grazie a
voi. Spero di rincontrarvi presto. Ciao, Kristen." disse poi
rivolgendosi
a me e accennando un sorriso.
"Kris",
dissi automaticamente per metterlo a suo agio, anche se ormai stava per
andarsene. Qualcosa mi diceva che ci saremmo rivisti davvero presto.
Funzionò,
e mi
rivolse un sorriso più sincero del precedente.
"Ciao,
Robert" lo salutai.
"Rob",
mi fece eco lui.
"Rob."
Rimanemmo a
fissarci
per un altro secondo ancora prima di uscire dalla stanza. Non appena
sparì mi
voltai raggiante verso Cath.
"È
lui", dissi certa come non mai.
"Sicura?"
"Cero!
È
perfetto", dissi scimmiottandola, ma lo pensavo sul serio.
"Non vuoi
prenderti qualche giorno per pensarci?"
Riflettei bene
sulle mie parole, perchè sapevo che avrei dovuto convivere
con la mia scelta
per i prossimi mesi almeno.
"No, non
è
necessario. Sono sicura. Posso farcela, davvero, e lui è
l'Edward perfetto, non
ci sono dubbi."
**********
"E
così,
vampiri che luccicano, eh?
Alzai gli occhi
al cielo continuando a mangiare la mia pizza. Erano giorni che i miei
fratelli
mi sfottevano, era inutile spiegar loro che il fulcro della storia era
l'amore dei
personaggi, non il fatto che uno dei due fosse un vampiro con la
brillantina
addosso. E poi non me la prendevo. Sapevo che erano felici per quel
ruolo,
avevano solo un modo tutto loro per dimostrarlo. Un modo che mi aveva
reso il
maschiaccio che ero, e che tutto sommato mi era mancato.
"Stai zitto,
Cam."
"Non puoi
negare che non sia una cosa di cui andranno tutti pazzi."
"Ovvio. Ma
credo molto in questo film, brillantina o meno."
"Non avresti
preso in considerazione il copione, altrimenti."
Aveva ragione.
L'ottimo copione, insieme alla voglia - e al bisogno disperato - di
stare bene,
era una delle ragioni per cui avevo accettato il lavoro.
"A proposito
di copione!", esclamò Dana. "Com'è quel Pattinson?
"E che
c'entra col copione?"
"Nulla.
Voglio solo sapere se è degno di recitare accanto alla mia
sorellina
preferita."
Ridacchiai. Ovviamente ero la loro sorellina
preferita.
"Piantatela,
se l'abbiamo scelto è perché era il migliore.
Piuttosto, spero di non essere io
a rovinare tutto", aggiunsi in tono cupo.
Nonostante
ciò
che avevo detto a Cath, avevo ancora il timore di non farcela. Allo
stesso
tempo, non volevo che la paura mi condizionasse.
"Ora sei tu
a doverla piantare. Non rovinerai un bel niente. Il film
sarà un successo,
renderai tutti orgogliosi."
"Lo spero.
Vorrei che lui fosse qui. Vorrei che... Che mi dicesse che è
orgoglioso",
aggiunsi sorridendo triste.
"Lo
è"
disse Cam serio. "Ovunque sia, lui è orgoglioso di te. E
anche noi lo
siamo. Quello che stai facendo... Sappiamo quant'è difficile
per te, ma almeno
ci stai provando. Bisogna fare piccoli passi, no?"
Sorrisi. La
mamma
lo diceva sempre. Me l'aveva ripetuto così tante volte.
"E se stessi
facendo il passo più lungo della gamba?"
"Non
è così.
Mi fido di te, so che puoi farcela o non avresti mai provato."
"Magari
adesso mi sembra di farcela, ma che succede se poi non ce la faccio?"
"Non partire
da questo presupposto, è inutile. Se hai ricominciato
è perché ami il tuo
lavoro. Ricordati di questo e andrà tutto bene."
Annuii
abbracciandolo stretto. Sapeva sempre cosa dire al momento giusto.
"Non
pretendiamo che tu lo dimentichi dall'oggi al domani. Non devi affatto
dimenticarlo. Devi solo imparare a convivere con la sua assenza, e
riprendere
in mano la tua vita."
Annuii. Era
quello che volevo. A piccoli passi.
Pagammo la pizza
e andammo in macchina per tornare a casa.
Cam sapeva
quando
ancora fossi nervosa all'idea di salire su un'auto, nell'ultimo anno ho
viaggiato pochissimo, prediligendo lunghe passeggiate le rare volte che
uscivo
di casa, per andare sempre nello stesso posto.
Ed era proprio
lì
che volevo andare anche ora.
Chiesi a Cam di
fare una piccola deviazione, e lui acconsentì sospirando.
Di che si
lamentava? L'aveva detto lui, nessuno pretendeva da me che dimenticassi
Mike da
un giorno all'altro. Non che volessi dimenticarlo nemmeno dopo
cent'anni.
Potevo continuare ad amarlo come avevo sempre fatto, e come avrei
continuato a
fare se solo avesse fatto meno male. Ma potevo farlo, potevo continuare
ad
amarlo in silenzio senza che il suo ricordo mi trafiggesse l'anima ogni
volta.
Dovevo solo
capire come.
Mi lasciarono
davanti al cimitero con un'occhiata che mi diceva "Vuoi che veniamo con
te?", ma li lascia andare. Avevo bisogno di parlare con Mike
apertamente, e
non avrei potuto farlo con loro accanto.
Feci un breve
percorso che ormai conoscevo fin troppo bene, per poi fermarmi di
fronte alla
sua lapide.
Leggere quel
nome
sul marmo freddo era ogni volta orribile. Anzi, era sempre peggio.
C'erano dei
momenti, soprattutto negli ultimi giorni, in cui pensavo che avrei
potuto
farcela. Con il tempo pensavo che sarebbero guarite tutte le mie
ferite,
pensavo che in fondo non ero la prima né l'ultima a vivere
un lutto, e molte
persone prima di me erano sopravvissute alla perdita. Quindi
perché avrei
dovuto star male per sempre?
Ma poi ce
n'erano
altri in cui sapevo che sarei
stata
male per sempre, c'erano momenti in cui pensavo che non sarei mai
guarita,
momenti come quello. Una parte di me lo voleva davvero, ma sapevo che
non era
giusto. In quella macchina c'eravamo entrambi, e allora
perché lui era morto e
io ero ancora viva?
Era peggio che
essere morti. La mia non era più vita. Io non vivevo, io
sopravvivevo.
"Ciao,
Mike", sussurrai.
Attesi un po'
prima di riprendere a parlare. Era stupido, ma speravo sempre in una
mia
risposta, tutte le volte. Tirava un vento leggero che mi fece
rabbrividire, e
chiusi gli occhi immaginando che non era il vento ad accarezzare le mie
braccia. Immaginai di trovarmi stretta in un suo abbraccio.
Ma poi la
direzione del vento cambiò, risvegliandomi.
Iniziai a
piangere silenziosamente, rivivendo il dramma di quella sera, quando me
l'avevano portato via. Ora anche quella mera illusione mi era negata.
Mi sedetti di
fronte alla lastra di pietra e ripresi a parlare. In qualche modo
rendeva il
nostro legame più vero. Se parlavo a voce alta era come
avercelo lì, di fronte
a me, ancora ad ascoltarmi, ancora a proteggermi.
"Mi manchi,
sai? Mi manchi ogni giorno di più, ma tiro avanti. Ci provo.
A volte vorrei
solo raggiungerti, ovunque tu sia... So che non ti fa piacere.
Probabilmente
però lo sapevi già. Tu sai tutto, vero? Certo che
è così. Tu mi guardi da
lassù, e mi proteggi, e mi ami. Ti amo tanto anche io. Io...
Ho trovato un
nuovo lavoro. Ma credo sapessi anche questo. È davvero un
bel film, la regista
è meravigliosa e il mio co-protagonista,
Robert...È davvero in gamba. Sono
tutti bravissimi, e io ho paura. Quando te ne sei andato, una parte di
me è
morta insieme a te. E se vale lo stesso per la recitazione? Io amo il
mio
lavoro, Mike, ma amo anche te e... E tu non ci sei. Te ne sei andato e
io... Ho
paura che... Che non riuscirò a essere più la
stessa. Ho paura di non... Tutti
mi dicono di ricominciare, ma è difficile. Non posso
ricominciare, non senza
te. Cosa devo fare, Mike?"
Parlavo a
fatica,
ormai le lacrime erano diventate singhiozzi, ogni parvenza di
felicità che
avevo racimolato insieme ai miei fratelli era scomparsa del tutto.
Nemmeno
ricordavo come si facesse ad essere felici. Probabilmente non ne ero
più
capace.
Attesi, pregai
per una risposta che non arrivava, ma non mi diedi per vinta. Avevo bisogno di quella risposta, un qualunque
segno che mi facesse capire che non stavo facendo un errore.
"Ti
prego, dimmi che non sto sbagliando tutto. Dimmi che andrà
tutto bene. Che...
Che riuscirò ancora ad essere felice..."
Ormai
deliravo. Sapevo di chiedere anche troppo. Essere felice senza di
lui... Come
se fosse possibile. Come se lo volessi davvero.
Continuava
a non rispondere. Tutto restava uguale a com'era un secondo prima, ma
non era
rassicurante. Era solo un altro secondo senza Mike. Un altro secondo
senza
vita. Un altro secondo senza sapere che non stavo incasinando tutto col
mio
disperato bisogno di sentirmi bene.
"Non
odiarmi per favore", lo pregai. "Io... So che non riuscirei a... A
essere felice. Non voglio, non senza di te. Non potrò mai
amare nessun altro
dopo di te. Voglio solo stare bene, ti prego... Solo..."
E
poi qualcosa cambiò.
Il
telefono vibrò nella tasca dei miei pantaloni. Asciugai in
fretta le lacrime e
calmai il respiro prima di prenderlo tra le mani.
Un
nuovo messaggio, da Cath.
"La produzione
ha dato l'okay
per il ruolo di Robert. Tu te la senti ancora?"
Eccolo,
il segno che aspettavo.
Per
la prima volta da troppo feci un vero sorriso.
Alzai
lo sguardo al cielo, il sole era alto e non c'era nessuna nuvola a
coprirlo.
Non mi era affatto difficile immaginare il volto di Mike guardarmi
orgoglioso.
"Grazie",
sussurro, così piano che a mala pena riuscii a sentire la
mia voce. Ma sapevo
che lui poteva. "Grazie, amore mio. Ti prometto che ti
renderò fiera di
me."
Digitai
in fretta la mia risposta.
"Si. Non sono
mai stata più
certa."
**********
Me
la presi comoda per tornare a casa.
Il
tragitto a piedi era abbastanza lungo ma non avevo nessuna fretta:
sapevo di
avere gli occhi rossi e gonfi, e i segni del pianto sul viso. Non
volevo che i
miei se ne accorgessero e che si preoccupassero ancora. Solo in quel
momento mi
resi davvero quanto avessero sofferto per me, solo ora che avevo smesso
di
crogiolarmi nel mio dolore.
Non
aveva smesso improvvisamente di fare male,
ma riprendere in mano la mia vita era un buon modo per cominciare.
Quando
finalmente arrivai ed entrai in casa, mi resi conto subito ce c'era
qualcosa
che non andava.
Troppo silenzio.
Questo
poteva voler dire che i miei fratelli non erano ancora rientrati, e che
si
erano fermati da qualche parte dove avermi lasciata, oppure...
"Tesoro!",
esclamò mia madre spuntando fuori dal salotto, dove c'era
anche il resto della famiglia.
"Tutto bene?", chiese preoccupata.
Sospirai.
Che altro potevo aspettarmi? Era ovvio che si stessero mangiando le
unghie
aspettando che tornassi. Mi ero ridotta più o meno allo
stato di un vegetale
nei mesi precedenti e...
"Tesoro,
sei fuori dall'ora di pranzo. Si sono fatte le sette di sera, ormai. Ci
eravamo
davvero preoccuapati."
Merda. Non mi ero
affatto resa conto del
tempo che era passato.
Comunque, avevo intenzione di
cambiare. Non volevo più
dar loro motivo di preoccuparsi se rientravo un po' più
tardi dopo essere
uscita. Sapevo che non ce l'avrei fatta da sola, sapevo di aver bisogno
del
loro sostegno e del loro amore. Forse però avevano ragione e
stavo facendo il
passo più lungo della gamba. In fondo, il fatto che volessi
riprendere in mano
la mia vita non voleva dire che sarebbe stato facile. Probabilmente
attendevano
cauti il momento in cui sarei inciampata. Lo attendevo anche io,
timorosa e per
nulla impaziente.
"Sto
bene, mamma", risposi tentando di rassicurarla. "Davvero. Mi sono solo
trattenuta un po' di più. Io... Dovevo dirgli tante cose."
Mi
vergognai ad ammetterlo, anche se sapevano che ero ancora molto legata
a Mike.
Sapevano che ero ancora innamorata di lui.
"Sicura?"
Annuii,
accennando un sorriso.
"Vieni a
mangiare?"
Mi morsi un
labbro, avevo ancora lo stomaco un po' chiuso ma di fronte lo sguardo
speranzoso di mia madre non potei dire di no. Avevo perso quasi dieci
chili
nell'ultimo anno, non mi pareva il caso di farla preoccupare ancora.
"D'accordo",
dissi col tono più convincente che avevo.
Di solito a cena
non parlavamo granché. Mi resi conto che lo facevano per me:
qualunque cosa era
in gradi di farsi scattare. Quella sera fu diversa. Parlammo molto, di
cose
futili, del mio nuovo progetto, della quasi-forse-nonloso
fidanzata di Taylor, cose così.
Sentirlo parlare
con tanto entusiasmo e imbarazzo al tempo stesso però mi
fece male, anche se
non lo diedi a vedere. Ero un'attrice, in fondo, e quello della ragazza
innamorata sarebbe stato il mio prossimo ruolo. Per una sera soltanto
non
sarebbe stato così difficile fare la parte della ragazza non
in pena.
Ma nella vita
reale ero sempre stata pessima, ed ero stanca di recitare un ruolo
anche a
telecamere spente. Presto se ne accorsero tutti e il discorso
passò bruscamente
da come Taylor aveva conosciuto Sidney all'ultima partita di baseball
in TV.
Taylor mi
rivolse
uno sguardo di scuse ma lo rassicurai con un sorriso. Non volevo
più che
smettesse di vivere la sua vita per paura me. Anche se faceva male.
Mi dichiarai
sazia e bisognosa di un letto prima ancora che arrivasse il dolce, e
così mi
rintanai in camera mia.
Misi il
pigiama e con le
cuffie alle orecchie
presi a studiare il mio copione e a prendere qualche appunti a matita
di cui
avrei discusso con Cath non appena ci saremmo incontrate.
Dopo nemmeno
dieci minuti avvertii il letto muoversi e alzai lo sguardo, trovando un
Taylor
dal sorriso gentile e imbarazzato.
Quasi non
cacciai
un urlo dallo spavento.
"Sei
pazzo?", dissi togliendo le cuffie. "Mi hai fatto prendere un colpo.
Perché
non hai bussato?"
"L'ho fatto,
ma non hai risposto. Pensavo fossi arrabbiata e così... Ti
ho portato la torta
per addolcirti un po'. Vengo in pace."
Lo guardai
confusa e con un sopracciglio leggermente inarcato.
"Perché
dovrei essere arrabbiata?"
"Ti ho vista
prima a tavola", disse triste. "Mi spiace, non avrei dovuto parlare
di Sidney."
"Tay, ti
prego. No! Non voglio che tu ti tolga la possibilità di
essere felice solo perché
io..."
"Non sei
più
felice?" chiese timido, ma la sua non suonava come una domanda.
Abbassai lo
sguardo.
"No. Non
sono felice. Ma non preoccuparti per me."
"Sei la mia
sorellina. Certo che mi preoccupo per te.
Sorrisi.
"E tu sei il
mio fratellone. Devi farmi conoscere questa Sidney, voglio assicurarmi
che sia
una brava ragazza e che sia degna di stare al tuo fianco", dissi,
ripetendo le sue parole di quella mattina. Il contesto era leggermente
diverso,
ma il concetto era lo stesso.
"Magari, un
giorno...", borbotta nuovamente imbarazzato, ma chiaramente sollevato
del
fatto che ne parlassi così apertamente.
"Come
stai?", chiese poi, serio. "E dico davvero. Non rifilarmi le
stronzate che dici a mamma, per favore."
"Non le dico
stronzate."
Di fronte al suo
sguardo, così scettico da sembrare addirittura comico, mi
sentii in dovere di aggiungere
"Non ultimamente, almeno."
"E che le
hai detto ultimamente?"
Sospirai
poggiando il viso su una mano.
"Quello che
ho detto a re. Che non sto bene anche se lo vorrei tanto. Sto facendo
di tutto
per stare di nuovo bene."
"E
funziona?"
Il mio sguardo
valse più di mille parole. Prima ancora di chiederlo sapeva
la risposta: no, non sto bene.
"Sai qual
è
l'unica cosa che mi farebbe bene."
"Lo
so", disse accarezzandomi il braccio. "Ma devi imparare a trovare la
felicità anche in altre cose. Penso che tornare a lavorare
sia stata un'ottima
idea. Ti renderà felice, vedrai. Le cose andranno sempre
meglio."
"Da quando
sforni queste perle di saggezza, tu?
Strinse le
spalle
come a darmene atto e lo abbracciai riconoscente.
"Ora
però
voglio il mio dolce."
Sorrise
smagliante
e mi consegnò il mio piattino. La torta era ormai mezza
squagliata, ma non
importava. Restammo a parlare del più e del meno
finché non crollai tra le sue
braccia. Per la prima volta da un sacco di tempo feci un sonno
tranquillo. Per
la prima volta non dovetti sforzarmi di non fare pensieri tristi. Ce
n'era solo
uno, quella sera, che mi riempiva la testa impedendomi di concentrarsi
davvero
su altro di più importante.
Non voglio
più
solo sopravvivere.
Okay, quanto
è
triste la scena del cimitero da uno a dieci? Vi dico solo che il
quaderno su
cui ho scritto la prima bozza del capitolo è tipo..
fradicio? Vi giuro, mi sono
ridotta a un cosino singhiozzante e gocciolante (che scenario
incantevole °-°)
che si disperava insieme a Kris, povero amorino mio
ç_ç quindi niente, ci tengo
davvero a sapere cosa ne pensate del capitolo. Cioè, se vi
ho commosse
minimamente posso ritenermi più che soddisfatta (parlo
soprattutto con te,
VIOLET).
Coooooooomunque,
volevo dirvi anche un'altra cosa in merito a quella scena: quando
Kristen
riceve il messaggio. Lei lo interpreta come un segno inviatole da Mike
e...
Okay, non vi sto a dire tutto il mio pensiero personale riguardo a
questi
benedetti segni del destino o finisco tipo dopodomani, solo... Kristen
avrebbe
potuto interpretarlo come un'occasione per rinunciare e cambiare idea,
no? E
invece ha pensato che fosse il modo di Mike per dirle che sta facendo
la cosa
giusto, e non perché sia Mike o perché
è vero che sta facendo la cosa giusta...
lei semplicemente ha bisogno di crederci. Ha un fottuto bisogno di
credere che
non stia incasinando ancora di più la sua vita,
perché vuole davvero andare
avanti, e si aggrappa a quella che per chiunque sarebbe stata una
coincidenza.
Niente, non ce
la
faccio a fare i discorsi brevi, manco per niente -.- Sopportatemi, vi
prego.
Spero almeno di essere stata chiara ç_ç in caso
ditemelo xD
Eeeeeeeeeee
niente, passando a cose più allegre: hsjvajhvcxdjavs
OMMIODDIO SI SONO BACIATI.
Cioè, è per lavoro, manteniamo la calma xD
però si sono baciati ç_ç non sono
bellini? ç_ç
Però
davvero il
loro è solo un bacio "lavorativo", a parte la chimica
pazzesca che li
farebbe scopare dopo mezzo secondo che si sono visti ma... quello
è un altro
discorso u.u per Kris al momento non c'è spazio per nessuno
nel suo cuore, che
per Mike. Certo, per un altro posto...
AHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAH
vabbè, ignoratemi, sul serio ignoratemi.
Coooomunque
niente, siete troppo belle. Cioè, 32 recensioni? Ma
siete serie? o_O
*jumping and vomiting arcobalens all around*
Risponderò
a
tutte tra oggi e domani, penso che al momento sia più
importante il capitolo
u.u
Quindi, boh.
Basta, penso. LOL
Vi ricordo solo:
Il mio profilo
Facebook
Il mio profilo
Twitter
Il
gruppo
Facebook
e... niente, ciao
xD
XOXO Giuls
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Knots ***
Okay,
avevo postato ieri ma non so perchè il capitolo a un certo
punto non era più
disponibile ._. penso qualche problema di Efp, altrimenti non saprei
spiegarmelo. Coooooomunque riecco a voi il capitolo :D l'ho leggermente
modificato rispetto a ieri. Nel senso, ho solo aggiunto una parte in
più che
ieri non c'era, niente di che XD si tratta dell'ultima parte, per cui
se
avevate già letto ieri basta che iniziate a leggere a
partire dagli asterischi.
E'
venuto un po lungo ma ho preferito così... Quella scena
doveva stare all'inizio
del prossimo capitolo ma fa nulla. Qualcuna di voi mi ha detto che
preferisce i
capitoli più lunghi per cui ho cercato di accontentarvi,
anche perchè manco
tipo da un mese o.o
Vabbè,
buona lettura :D
She
will be loved
Knots
Mi guardai allo
specchio un'ultima volta. Non ero mai
stata attenta a questo genere di cose, ma quello sarebbe stato
tecnicamente il
primo giorno di lavoro dopo secoli. Per lo più si trattava
di un incontro per
pranzo in cui avremmo parlato del film, nulla di troppo impegnativo, ma
ci
tenevo comunque a rendermi quantomeno presentabile. Indossavo una
maglia larga
e un paio di jeans non troppo aderenti. Non volevo che tutti si
accorgessero di
quanto fossi magra. Non mi importava di quello che avrebbero pensato,
ma gli
sguardi penosi... Quelli non li avrei sopportati. Ero certa che tutti,
chi più
chi meno, sapessero, ma non per questo volevo essere trattata in
maniera
diversa.
Sentii mia madre
suonare il clacson, segno che era ora
di andare, e mi precipitai fuori. Durante il tragitto però
incrociai Cam e feci
di scatto dietro-front per bloccarlo per un polso.
"Dimmi buona
fortuna."
Cam mi rivolse
uno sguardo dolce.
"Non ne hai
bisogno. La parte è già tua, tu l'hai
resa tua, e andrai benissimo. Ma se proprio ci tieni... Buona fortuna",
disse baciandomi una guancia. "Spaccali tutti, mi raccomando."
"Si.
Farò valere il nome degli Stewart,
promesso."
Feci per andare
via ma mi voltai una seconda volta
verso di lui. Era ancora lì, col pigiama indosso e
l'espressione estremamente
divertiva.
"Cam?"
"Si?", chiese
trattenendosi dal ridere.
Evidentemente vedermi in agitazione per qualcosa a cui tenevo lo
divertiva
molto. Ma poi pensai che era normale, che mi ero sempre sentita
così e che
avevo sempre voluto sentirmici. Era
normale, quell'agitazione. Era salutare, e mi era mancata.
"Grazie",
sussurrai. Non avevo pronunciato
molto spesso quella parola negli ultimi tempi, anche se l'avevo sempre
sentita
dentro di me. Forse non me n'ero mai resa pienamente conto... Ma avevo
bisogno
che lui, che tutti loro lo sapessero.
Fece un gesto
con la mano, per sminuirmi, e in quel
momento capii: loro lo sapevano. Non c'era affatto bisogno che li
ringraziassi,
sapevano perfettamente come mi sentivo nei loro confronti.
"Dovresti
andare, ora. Non vorrai fare tardi al
pranzo."
"Certo che no!"
Mi precipitai
fuori ed entrai in macchina come un
razzo. Ero entusiasta e mia madre lo percepiva.
"Pronta?"
"Pronta."
Mia madre
partì e io cercai di rilassarmi ma finii
inevitabilmente per rileggere il copione. Avremmo iniziato le prove di
lì a
qualche giorno, ma già conoscevo alla perfezione la mia
maggior parte delle mie
battute.
Arrivammo che
ero immersa nella scena dell'ospedale,
quella in cui Bella dice a Edward che sa che c'è qualcosa
che non va, ma che
può fidarsi. Cercavo di capire cosa ci fosse di sbagliato in
quella scena,
quando mia madre mi diede uno strattone.
"Passi a
prenderti più tardi, tesoro."
"Ok, a dopo."
Scesi dall'auto
e posai il manoscritto nella borsa.
Non che ne avrei avuto bisogno, ma ormai ero talmente immersa in quel
progetto
che lo portavo ovunque.
Entrai in casa
di Cath, ormai durante i provini avevo
imparato a conoscerla piuttosto bene, e raggiunsi la sala da pranzo
dove
probabilmente si trovavano gli altri.
C'erano
parecchie persone che non avevo mai visto
prima, ma lo scopo di quel "pranzo di lavoro" era proprio quello di
farci conoscere. Sarebbe stato imbarazzante arrivare sul set senza
sapere nulla
degli attori con cui avrei collaborato nei prossimi mesi. Nonostante
non avessi
riconosciuto parecchi volti, sapevo che eravamo un cast ampio e
mancavano
ancora tre o quattro persone, tra cui Robert.
"Kristen!"
Non appena Cath
mi scorse fare capolino timida dalla
porta del salotto si avvicinò a me entusiasta. Beh, lei era
sempre entusiasta,
quindi non mi stupii più di tanto, ma soprattutto negli
ultimi giorni si era
sempre mostrata felice e ben disposta. Era davvero contenta di avermi
nel cast.
Lo ero anche io, tanto.
"Sono
così contenta che tu sia qui."
Sapevo che
intendeva sono contenta che tu non abbia
abbandonato il progetto.
E non per il progetto in se, era felice per me, perché stavo
abbastanza bene da
potermi entusiasmare per qualcosa di nuovo, qualcosa di così
importante.
"Anche io,
davvero."
Anche se forse parlare di stare bene era
un po' prematuro. Okay, un po' tanto prematuro. Non stavo bene. Non
sarei mai
stata davvero bene. Ma ero sulla strada giusta, sentivo di esserlo.
"Ragazzi, questa
è la nostra Bella."
Salutai
distrattamente, e
loro ricambiarono educatamente. Mi fecero
un paio di domande - "da dove vieni",
"quanti anni ha"i, "sembri così matura per una ragazza di
diciassette anni", cose così - ma non sembravano
fatte per cortesia,
sembravano davvero interessati, e lo ero anche io agli aneddoti che
raccontavano.
E più
passava il tempo e più cresceva la mia euforia,
e non riuscivo davvero a spiegarmela.
"Oh, ecco il
nostro Edward, finalmente!"
O forse era così semplice da spiegare, che non volevo
rispondere per paura che
svanisse tutto.
Mi voltai e vidi
un Robert dall'aria un po'
allampanata. Sembrava piuttosto stanco, probabilmente per via del fuso
orario.
Da quel che sapevo era appena arrivato da Londra.
Salutò
gli altri membri del cast e poi si avvicinò a
me.
"Ciao, Kris",
disse con un sorriso sincero.
"Ciao, Robert.
Rob", mi corressi subito.
"Come ti senti? È il tuo primo grande ruolo, scommetto che
te la fai
sotto", lo presi in giro.
"Sono un po'
agitato", ammise. "Ma più
che altro lo sono di lavorare con te."
"Come?", chiesi
aggrottando la fronte.
"Si, beh...",
cercò di riprendersi
dall'ennesima gaffe. "Sei una
grande attrice. Spero di non fare una pessima figura."
Scossi la testa,
arrossendo.
"Ti ringrazio,
ma sono tutt'altro che una grande
attrice. E tu non farai affatto una pessima figura."
"Speriamo", lo
sentii sussurrare.
Cath ci
interruppe, invitandoci ad accomodarci a
tavola. Prendemmo a parlare del più e del meno, e la
conversazione mi veniva
piuttosto facile, almeno finché si ponevano solo domande
innocue. A molte
rispondevo in maniera evasiva, ma meglio che no rispondere affatto.
Infondo mi
stavo divertendo.
Sento un
colpetto alla gamba e mi volto verso Rob che
mi guarda divertito. Arrossisco di botto, persa nei miei pensieri non
mi ero
resa conto che mi avessero rivolto qualche domanda, ne chi me l'avesse
fatta.
"Ehm... Come?"
"Stavamo
parlando dei vari ruoli che ha avuto
Rob", disse Nikki.
"Si beh... In
realtà non sono poi così
tanti."
"Di certo non
come la nostra Kris!",
aggiunse Cath facendo l'occhiolino a entrambi. Era ovvio che volesse
solo scherzare
e prenderci in giro ma... Oh, Dio.
"Qual
è stato il film che ti è piaciuto di
più
tra quelli che hai fatto?", chiese Ashley, mi pare si chiamasse, in
modo
del tutto innocente. Ma dal groviglio che si era formato nel mio
stomaco era
ovvio che per me la domanda non fosse poi così innocente.
"Beh... Tutti i
ruoli che ho interpretato mi
hanno dato qualcosa, e ho dato qualcosa ad ogni mio personaggio ma..."
Ma
Speak mi aveva dato
tutto, e io avevo messo tutta me stessa in quel film, e ora mi
ritrovavo senza
più nulla.
Inghiotti il
groppo alla gola.
Era ovvio che,
buona strada o meno, ero ancora lontana
dal mio traguardo. Era tutto uguale a prima in fondo, bastava poco, una
parola,
una frase all'apparenza innocua, per scatenare in me ricordi niente
affatto
innocui.
Sospirai
profondamente e chiesi il permesso di andare
a rifugiarmi in bagno.
Mi appoggiai
alla parete, tentando di calmare il
respiro.
Non
piangere, mi ripetevo. Non piangere. Ce la fai. Tu sei forte. Ce la fai.
Quante volte me
l'ero ripetuto nell'ultimo anno? Lo
stesso numero di volte in cui avevo fallito. Tante, troppe volte. Non
ci avevo
mai creduto, in fondo, perché non ero mai stata forte.
Eppure una nuova
emozione si fece strada in me. Non seppi definirla. Era...
Determinazione?
Convinzione? O forse era semplicemente consapevolezza e rassegnazione?
In fondo
lo sapevo che i miei sforzi erano vai, che avrei potuto provare per
sempre ma
non sarei mai più stata la stessa di prima.
Fino a pochi
minuti prima - o erano ore? non mi
rendevo più conto del tempo che passava - ero stata serena,
ma era bastato così
poco per farmi scoppiare.
Cacciai indietro
le lacrime quando avvertii dei passi.
Pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta.
"Kristen? Tutto
bene?"
Era Cath.
"Si, si. Tutto
okay. Solo un piccolo giramento di
testa", mentii e probabilmente se ne accorse ma non disse nulla.
Mi alzai
lentamente e mi sciacquai il viso. Dopo tutto
stavo migliorando, no? Non avevo nemmeno pianto. Quando fui sicura di
essere
presentabile, e che non si sarebbero scorti sul mio viso i segni della
mia
tristezza, aprii la porta a Cath e le feci il sorriso più
costruito che avessi,
ma si sarebbe dovuta accontentare. E poi, avevo almeno la forza di
fingere, il
che era tanto considerata la mia perenne apatia dopo... Comunque.
Di fronte al suo
sguardo perplesso e decisamente
preoccupato mi affretto a dire: "Non provarci, Cath. È tutto
okay,
davvero. Ero solo un po' triste, ma è normale, no? Non
avrò ancora dubbi su
questo lavoro. Voglio farlo, ho bisogno
di farlo."
"Va bene. Sicura
che è tutto okay?"
"Sicura,
davvero", dissi, e stavolta il mio
sorriso era più sincero.
Era solo da
quando avevo ripreso a lavorare che mi era
parso di vedere uno spiraglio di luce infondo a quel tunnel buio e
spaventoso,
pieno solo di dolore e solitudine. Finalmente avevo ritrovato la
passione, o
per lo meno ci ero vicina. Non volevo rischiare di perderla solo per un
momento
di debolezza. Avevo bisogno di quella passione che mi faceva sentire
viva, e
allo stesso tempo ne ero spaventata, ma non avrei rinunciato anche se a
volte
mi sembrava l'unica strada.
Ma c'era
qualcosa che mi diceva che non dovevo
percorrere la strada della rinuncia solo perché sembrava
quella più facile.
C'era qualcosa che mi spingeva ad andare avanti con quella cosa,
perché avrebbe
portato solo qualcosa di buono.
Non avevo idea
di cosa fosse... Eppure ne ero
attratta. Da così tanto tempo non mi sentivo in quel modo
che non volevo
assolutamente perdere quella sensazione di vita.
Scendemmo le
scale in silenzio e tornammo in sala da
pranzo dove si trovavano ancora tutti gli altri.
Mi rivolsero uno
sguardo perplesso, probabilmente
chiedendosi cosa avessi fatto per tutto quel tempo.
"Io... Scusate",
sentii il dovere di
giustificarmi. "Ero... Mi ero sentita poco bene."
Wow,
Kristen, che
spiegazione esaustiva, mi complimento con te.
Sospirai alla
mia vocina interiore. Che avrei potuto
dir loro? Sto ancora così
schifosamente
male per la morte del mio ragazzo che ad ogni cosa che mi ricorda lui
devo
combattere contro un attacco di panico? No, decisamente non
avrei potuto
dire la verità.
Mi sedetti e
mentre gli altri continuarono a mangiare,
probabilmente sollevati dal fatto che sembravo stare bene, Robert si
avvicinò a
me per sussurrare in un mio orecchio.
"Come stai
adesso?"
Mi immobilizzai,
un po' per la sorpresa di un contatto
così ravvicinato, un po' per la domanda.
"Io... Bene,
grazie."
Mi sforzai di
sorridere voltandomi leggermente verso
di lui ma attenta a non incrociare i suoi occhi. Ma inarcò
un sopracciglio e
incuriosita allacciai il suo sguardo al mio, e seppi che sapeva.
"Sei una pessima
attrice dall'altra parte della
camera, sai?", sussurrò.
La sua non
voleva essere un'accusa, anzi. Il tono
dolce e carezzevole con cui si era pronunciato mi fece intendere la sua
sincera
preoccupazione. Eppure fui ugualmente colpita dalle sue parole,
perché vere.
Nessuno sembrava
essersene accorto. Lui sì. Eppure non
ci conoscevamo per nulla... Certo, non conoscevo così bene
nemmeno Cath, ma con
lei era diverso. Sapeva cos'avevo passato, e mi aveva vista in bagno.
Okay,
forse stavo ingigantendo il tutto. In fondo, occhi rossi o no, ad un
interlocutore appena un po' attento non sarebbe dovuta sfuggire la
tristezza
del mio sguardo. Non era poi così speciale il fatto che si
fosse accorto della
mia bugia.
Eppure c'era una
parte di me - una parte che credevo
sopita da tempo, una parte che non ero nemmeno più sicura di
avere -, che mi
diceva che era più di questo. Era la stessa parte che mi
suggeriva che non
avrei dovuto rinunciare a quella parvenza di vita che stavo lentamente
riacquistando... Il mio cuore.
**********
I giorni
successivi furono pieni e frenetici, avevamo
pochi giorni per le prove visto il budget limitato e sfruttavamo tutto
il tempo
possibile. Ero minorenne, però, per cui non potevo lavorare
quanto avrei
voluto. Nonostante quest'ulteriore limite, non avevo avuto un secondo
per
respirare, tornavo a casa stanca ma i miei non si lamentavano,
perché avevo
sempre il sorriso sulle labbra. Timido e incerto, appena accennato, ma
c'era.
Da quando avevo
realizzato, pochi giorni prima, che
nonostante tutto un cuore che pulsava nel mio petto ce l'avevo ancora,
malgrado
a volte faticassi a sentirlo, mi sentivo positiva e piena di energie.
Non mancavano i
momenti di angoscia e inquietudine, ma
non avevo quasi mai tempo di preoccuparmene troppo. Il lavoro mi teneva
impegnata, e di questo ero estremamente grata.
Questo di
giorno, almeno. Di notte... Era un'altra
storia.
Per un po' non
avevo più avuto incubi, ma era stato
abbastanza presuntuoso da parte mia pensare che questo voleva dire che
erano
scomparsi per sempre. Non si guarisce dall'oggi al domani, certe ferite
restano
per sempre. Potevano rimarginarsi, magari, ma la cicatrice non se ne
sarebbe
andata.
Quella notte,
però, ma sentivo pulsare.
Mi svegliai con
cuore in gola dopo aver vissuto quella
notte per l'ennesima volta.
Il giorno dopo
sarebbero iniziate le riprese e mi
sarei trasferita a Vancouver dove avremmo girato la maggior parte delle
scene.
Erano solo le
quattro del mattino, mi sarei dovuta
alzare alle sette per andare in aeroporto ma ormai non sarei
più riuscita ad
addormentarmi.
Mi alzai e presi
un DVD dallo scaffale, inserendolo
poi nel lettore.
Le prime
immagini iniziarono a scorrere sullo schermo.
Più il film andava avanti, più mi sentivo bene.
Mi bastò poco, e mi ritrovai
sul set di Speak. Ogni scena aveva un significato speciale, anche
quelle in cui
non eravamo insieme sullo schermo, perché lui era comunque
dall'altra parte
della telecamera a sostenermi. Era grazie a questo film che ci eravamo
conosciuti, lì era nato il nostro amore.
Quasi mi
sembrava si sentirlo accanto a me, ora.
Di solito non lo
riguardavamo mai insieme, perché il
nostro amore era nato lì ma noi l'avevamo coltivato giorno
dopo giorno, e non
avevamo bisogno di nulla che ce lo ricordasse. Ma adesso che non c'era
più...
Sentivo la mia vita scivolarmi come sabbia tra le dita, e io non potevo
fare
nulla per fermarla. Potevo chiudere le mani e stringere il
più possibile, ma
sarebbe arrivato il momento in cui mi sarei ritrovata a stringere il
nulla,
senza nemmeno rendermene conto, e cosa mi sarebbe rimasto allora?
Non volevo
trovarmi senza più nulla. Avevo giurato che
il nostro amore sarebbe durato per sempre, ma ero stanca di soffrire,
non ce la
facevo più ormai. E come potevo amarlo e stare bene allo
stesso tempo? I due
desideri erano inconciliabili.
Il solo pensar a
lui faceva male. Mike era la persona
più importante della mia vita, non sarebbe mai arrivato un
giorno in cui il suo
ricordo, il ricordo di ciò che avevamo avuto e di
ciò che avevamo perso, non mi
avrebbe ferita.
Il film
terminò prima di quanto volessi, portando con
se le mie false illusioni e lasciando posto solo ad un grande vuoto
dentro di
me.
Tentare di
addormentarmi a quel punto sarebbe stato
davvero impossibile, così scesi in cucina a fare colazione
dove trovai mia
madre intenta a cucinare qualcosa. Un dolce, forse.
Lo faceva sempre
quando era nervosa per qualcosa e non
riusciva a dormire. Chissà, magari avrei dovuto seguire il
suo esempio.
"Ehi", sussurrai
per non spaventarla.
Lei si
voltò lanciandomi un'occhiata per nulla
sorpresa.
"Che ci fai in
piedi a quest'ora?"
"Potrei farti la
stessa domanda", dissi
sorridendo debolmente.
"Non riuscivo a
dormire", ammise tornando a
sbattere le uova.
"Nemmeno io",
sospirai. "Posso darti
una mano?"
Non rispose ma
si scansò e mi fece spazio sul bancone.
Rimanemmo in
silenzio per un po', ognuna immersa nei
propri pensieri quando lei, dopo aver glassato la sua torta, mi disse:
"Mi
mancherai tanto, sai?"
Mi morsi un
labbro. Non volevo piangere, non di nuovo.
Pensavo di aver
superato questa fase, ma a quanto pare
ero ancora estremamente sensibile ad ogni tipo di dimostrazione di
affetto.
"Oh, mamma", mi
affrettai a dire
stringendola forte. "Anche tu."
"Lo so, ma
è la cosa giusta da fare. Vero?",
chiese, in attesa di una conferma da parte mia che non
arrivò.
"Kristen", disse
ferma prendendomi il viso
tra le mani. "Dimmi che non ci stai ripensando."
"Non ci sto
ripensando", dissi a voce bassa.
"E' solo che non mi sembra giusto."
"Cosa non
è giusto?"
Deglutii a
fatica, la gola fu improvvisamente secca.
Non potevo darle
un dispiacere, sapevo che se le
avessi detto la verità l'avrei solo fatta soffrire, ma
sapevo anche che non
potevo dirle una bugia.
Aprii la bocca
senza emettere alcun suono, cercando
parole da dire che non arrivarono.
Qualcun'altro
parlò al posto mio.
"Eccole le mie
donne preferite!"
Taylor. Sospirai
di sollievo cercando di non farmi scoprire.
Lo ringraziai mentalmente perché mi aveva appena salvata da
quella situazione
senza nemmeno saperlo.
Si accorse
dell'atmosfera tesa e lo sguardo gelido che
le rivolse la mamma lo fece trasalire sulla porta della cucina.
"Ho...
interrotto qualcosa?"
"No", mi
affrettai a rispondere. "Solo
i soliti saluti strappalacrime."
"E non siete
nemmeno ancora in aeroporto."
Alzò
gli occhi al cielo ma capii che aveva capito che
c'era più di questo.
Presto
arrivarono anche gli altri miei fratelli e mio
padre.
Facemmo
colazione tutti insieme, poi andai a vestirmi
e tornai in salotto, pronta a salutare tutti.
Abbracciai forte
Dana e Taylor, e ancor più forte mio
padre.
Mi sarebbero
mancati tutti un sacco.
All'aeroporto mi
accompagnarono solo mia madre e Cam.
Non era il caso di farne un affare di stato.
Fu anche
più terribile.
Non tanto
perché avrei dovuto salutare mia madre e
Cam. Mi sarebbero mancati quanto il resto della mia famiglia, e l'idea
di
affrontare una cosa così enorme da sola dopo un anno di
fragilità mi intimoriva
un po'.
Furono le parole
di mia madre.
Le sue
raccomandazioni.
Il suo "Prenditi
cura di te".
Annuii, fingendo
che gli occhi umidi fossero dovuti
solo al momento dei saluti.
Superai il
check-in e feci la fila per salire
sull'aereo.
Ormai non
riuscivo più a scorgere le figure di mia
madre e mio fratello tra la folla.
Ripensai alle
parole di mia madre mentre mostravo
all'Hostess il mio biglietto e mi accingevo a prendere posto, e
ripensai al
motivo principale per cui avevo accettato di tornare a lavorare.
Equivaleva a
tornare a vivere.
Ora che ero
sola, potevo anche smettere di fingere, e
lasciai che lacrime calde scivolassero giù dai miei occhi.
Non potei
evitare allo stomaco di stringersi in una
morsa tutt'altro che piacevole.
Kristen
è sempre combattuta coi suoi sentimenti, e presto lo
sarà ancora di più.
Combattuta e confusa, molto confusa. La sua testa le dice una cosa ma
il suo
cuore gliene dice un'altra e prima che recepirà il messaggio
passerà un po',
sorry XD
Nel
frattempo mi divertirò a farla disperare e ad alternare ai
momenti di
disperazione i momenti di confusione ai momenti sweet tra Rob e Kris
(che non
vedo l'ora di scrivere, più di quanto voi non vediate l'ora
di leggere u.u)
E
questo nodo allo stomaco che sente Kristen... Purina, mi fa una pena.
Saranno
un bel casino per lo sviluppo della storia, ve lo assicuro fin da ora
ù_ù quindi
diciamo che questo capitolo è abbastanza fondamentale. Tipo
ieri era una mezza
cacca e adesso è il capitolo più importante (o
quasi o.o) della storia .-.
vabbè LOL
E
a chi indovina il motivo dei suoi.. ehm. nodi allo stomaco... Vince un
spoiler
(?) LOL
Vabbè,
vado u.u al prossimo capitolo che spero di postare prima dell'uscita di
Breaking Dawn perchè dopo so che sarò troppo
impegnata a fangirlare per pensare
di scrivere.
Spero
mi lascerete una recensione per farmi sapere cosa ne pensate :D
Vi
ricordo solo, come al solito:
Il
gruppo
facebook, per spoiler o anche solo per una chiacchierata XD
Il
mio profilo
facebook
il
mio profilo
twitter
Alla
prossima, siete fantastiche come sempre :D
XO
Giuls
P.s.
ROBSTEN IS UNBROKEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEN HDECFVEWUIJSGHVDUJCEUV
FUCK
YEAAAAAAAH!!!!!!!!!!
Scusate,
ma dovevo dirlo. Ora posso anche andare :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Beside you ***
Ciao
a tutti! Scusate il leggero (Leggero? Beh, più o meno xD)
ritardo lol ma posso
stare sempre troppo poco al pc per cui non ho mai tempo di battere i
capitoli
che sono scritti sul mio quadernino da mesi e mesi ahahahah
vabbè ._.
Grazie,
grazie, grazie. Non ho avuto tempo nemmeno di rispondere alle vostre
recensioni, ma lo farò non appena mi sarà
possibile. Sappiate comunque che le
leggo e le adoro una per una. Sono un vero toccasana per il mio ego (Y)
LOL
Vabbè,
scemenze a parte (quando mai so essere seria, io), vi lascio il
capitolo. Il
titolo, Beside you, l'ho preso da
una
canzone di Van Morrison. In realtà non c'entra molto col
capitolo, solo una
piccola parte ._. ma a un certo punto i due parlano delle loro canzoni
preferite e questa è una delle preferte di Rob ed
è tanto tanto bellina *-* (e
io non ho googlato "canzoni prefrite di Robert Pattinson",
assssssssolutamente no u_U) quindi boh, vabbè, se la volete
ascoltare la
trovate QUI,
ma comunque non l'ho ascoltata mentre scrivevo il capitolo, il
testo non c'entra una mazza XD
Okay,
ora la smetto sul serio.
Buona
lettura :3
She
will be loved
Beside
you
Ambientarmi
a Vancouver fu abbastanza facile. I membri del cast erano tutti
amichevoli e
sperai saremmo diventati più che semplici colleghi. Non
avevo un amico da così
tanto tempo che quasi non ricordavo cosa si provasse.
Certo,
un po' era anche colpa mia. Avevo allontanato tutti, e alla fine tutti
avevano
smesso di cercarmi. Non li biasimavo, ma sapevo di quanto avessi
bisogno di
qualcuno con cui confidarmi.
Quella
mattina mi alzai presto. Sarebbero ufficialmente iniziate le riprese,
finalmente, e io non vedevo l'ora. Mi era mancato tutto di quel lavoro,
compreso il costante disordine che regnava nella mia roulotte, dato che
non
avevo mai tempo di ordinare.
Le
truccatrici si occuparono di me, il parrucchiere mi sistemò
i capelli e, messe
le lenti a contatto, non ero più Kristen. Fu come se
improvvisamente i problemi
di Kristen non esistevano più. C'era solo Bella Swan. Bella,
umana goffa e
noiosamente normale. Bella, innamorata del suo Edward e disposta a
tutto pur di
salvargli la vita. Non era un sentimento a me estraneo, sapevo
esattamente cosa
voleva dire.
Anche
io avrei dato la vita pur di salvare quella di Mike.
Però,
siccome al momento c'era solo Bella - ci doveva
essere solo Bella -, accantonai il pensiero.
Lascia Kristen
da parte, mi rimproverai.
Raggiunsi
l'area del set in cui avremmo girato una scena molto intensa e
difficile:
quella della sala da ballo. Di lì a poco avrei avuto
parecchio di cui urlare.
In
gruppo, impegnati a
parlare, c'erano già
Cath e un paio di uomini della troupe e...
"Rob!",
esclamai avvicinandomi a grandi passi.
A
differenza di Cath e del resto del cast, l'avevo già visto
più di una volta
dopo quel pranzo di lavoro a cui avevamo partecipato tutti insieme la
settimana
scorsa.
Dati
i tempi che ci erano voluti per scegliere il protagonista maschile,
avevamo
solo pochi giorni per provare prima di iniziare effettivamente a
lavorare sul
set.
"Tu
e Rob potreste vedervi questa settimana", aveva suggerito Catherine.
"Avete quasi tutte le scene in comune ed entrare in confidenza con il
personaggio è meglio per entrambi."
Non
avevamo potuto far altro che accettare.
Io
e Rob ci eravamo messi d'accordo per incontrarci a casa mia
anziché nell'hotel
in cui alloggiava.
Lo
guardavo mentre mi avvicinavo sempre di più a lui, e non
potei fare a meno di ammirare
il suo sorriso dolce, e il pensiero dei suoi occhi blu mi fece venire
le
vertigini, proprio come durante le prove.
"Kristen!"
L'urlo di mia
madre da sotto le scale
mi scosse, e mi sbrigai a dare un'ultima sistemata prima di scendere le
scale
di corsa. A mala pena riuscii ad infilare le ciabatte, in ritardo
com'ero.
"Eccomi,
eccomi", mormorai
trafelata.
Avevo perso
tempo sotto la doccia ad
immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco, cosa ci
saremmo detti, e sì, a
tentare di calmare un po' quell'inspiegabile agitazione che provavo.
Non ci saremmo
detti nulla. Ci
saremmo scambiati i soliti convenevoli, avrei fatto gli onori di casa e
avremmo
iniziato a recitare le nostre battute per prepararci a quando saremmo
stati
davanti ad una telecamera. Fine.
L'agitazione era
tanto stupida quanto
inutile.
Presa dalla
fretta, non mi accorsi
nemmeno del muro finché non ci andai a sbattere contro e per
poco non persi
l'equilibrio.
Ouch.
Però
era strana, morbida... E a dirla
tutta non c'era mai stata una parete tra l'ingresso e il salotto, erano
due
ambienti collegati.
Ci misi
più tempo del dovuto per
realizzare che in realtà si trattava di Rob.
"Kristen?", mi
chiese a
metà tra il preoccupato e il divertito. "Tutto okay?"
"Sto bene...
Scusa ma non ti
avevo visto... Non mi ero nemmeno accorta che fosse così
tardi e mi sono
lasciata prendere dalla fretta."
Agitò
la mano di fronte a sé.
"Non importa",
disse
accompagnando il gesto con le parole.
"Beh, io vado.
È stato un piacere
conoscerti, Rob."
"Anche per me,
signora."
"Chiamami Jules.
Ci vediamo
stasera. Tra poco comunque dovrebbero tornare i tuoi fratelli. Buon
lavoro,
divertitevi."
"Certo, a dopo."
Sparì
dietro l'angolo e solo quando
sentii la porta sbattere mi voltai verso Rob.
"Scusa...",
ripetei arrossendo.
Non sapevo nemmeno perché mi sentissi così in
imbarazzo... Beh, a parte la
figura del cavolo.
Lui sorrise, ed
era così genuino che
non potei non sentirmi nuda per un istante,
Non mi piaceva
granché, come sensazione.
Mi faceva sentire a disagio in modo strano.
Per cui, dato
che ormai potevamo dire
addio ai normali convenevoli - la mia entrata aveva decisamente rotto
il
ghiaccio -, decisi che potevamo saltare anche la parte degli onori di
casa.
Eravamo lì per lavorare, non per divertirci. E non mi andava
che vedesse la mia
camera. Io stessa non volevo entrarci insieme a lui: c'erano un paio di
foto di
me e di Mike attaccate alla bacheca sulla scrivania che facevano male
ogni
volta che le guardavo ma che proprio non riuscivo a staccare. Non
volevo che le
vedesse, che sapesse qualcosa di me in più del necessario.
Già mi sapeva
leggere dentro abbastanza senza dover aggiungere certi dettagli
importanti di
me, e quello era più che sufficiente.
"Andiamo in
salotto? Ci mettiamo
lì, stiamo più comodi."
"Certo."
Si
guardò un po' in giro, incuriosito
dalla vasta collezione di musica.
"Però..."
"Lo so. Non
è tutta roba mia,
comunque", mi difesi quando buttò l'occhio su un CD di Lady
Gaga, facendo
uno sguardo piuttosto eloquente.
"Giuro che
quello non è
mio", dissi con una risata imbarazzata. Taylor aveva dei buoni gusti...
A
volte.
"Ci credo, ci
credo", alzò
le mani. "Quali sono i tuoi? Sono in camera tua?"
"La maggior
parte sì. Di mio ce
n'è qualcuno di Van Morrison e..."
"Conosci Van
Morrison?"
"Certo. E' uno
dei miei
preferiti."
"Davvero?"
Annuii e tirai
fuori il CD. Inserii
il disco nello stereo e premetti play.
Le note di Beside you si diffusero nell'aria, e per un momento nessuno
dei due parlò.
Ascoltavamo in
silenzio le parole, e Rob
canticchiò il ritornello.
"And
I'll stand beside you, beside you child, to never wonder why at all."
Rimasi incantata
ad ascoltare la sua
voce. Non sapevo sapesse cantare così bene. Ma il formicolio
che sentivo allo
stomaco andava oltre il suo talento.
Erano i suoi
occhi, mentre continuava
a cantare.
"Past
the brazen footsteps of the silence easy. You breathe in, you breathe
out. You
breathe in, you breathe out. And you're high on your high-flying cloud,
wrapped
up in your magic shroud as ecstasy surrounds you. This time it's found
you. You
turn around and I'm beside you."
Mi morsi il
labbro e distolsi lo
sguardo dall'intensità del suo.
La canzone
finì, ne iniziò un'altra e
io tornai a respirare normalmente.
"E' una delle
mie
preferite", commentò.
Mio malgrado
annuii, dandogli
ragione.
Mi
parlò di musica, della sua musica,
di quanto fosse parte di lui. Io gli dissi di quanto la recitazione
fosse
importante per me, raccontare storie, dar vita ai personaggi, e di come
mi
sarebbe piaciuto un giorno scrivere la mia, di storia.
"Metti una buona
parola per me
quando scriverai la sceneggiatura, voglio assolutamente far parte del
progetto."
"Sicuro",
scherzai.
"Posso chiederti perché hai deciso di fare questo film? Non
che mi
dispiaccia. Ma la tua vera vocazione pare essere la musica... Devono
esserti
piaciuti molto i libri. No?"
"Mmh, immagino
di si."
"Immagini?",
chiesi
inarcando un sopracciglio.
"La
verità?"
Alzai le spalle
invitandolo a
continuare.
"Non avevo letto
i libri. Non ne
avevo mai nemmeno sentito parlare. Ho dato loro un'occhiata in aereo, e
della
storia ho capito solo che c'è questa Bella, un'umana un po'
sfigata, che si
innamora di un vampiro che anziché bruciare sotto la luce
del sole si illumina
come una lampadina e... Niente."
Ascoltai le sue
parole con la fronte
aggrottata e lo sguardo perso.
"Io... Non credo
di seguirti. Se
non avevi nemmeno idea di che parlasse la storia, perché
diavolo..."
"Per te."
"Me?", chiesi
con gli occhi
sgranati.
"Si, ti ho vista
in Into the Wild, te l'ho detto. Sono rimasto così
colpito da te che... Dovevo
conoscerti."
Io non sapevo
che dire. Ero immobile,
e tentavo di dare un senso alle sue parole. Si era inventato tutto? Era
così
incredibile il fatto che voleva fare quel film solo perché
io ero la
protagonista che sembrava costruito.
"Sai", aggiunse
cauto,
"non sapevo ancora se volevo fare l'attore o no... Non lo so tutt'ora a
dire il vero ma vederti recitare in quel modo mi ha fatto venir voglia
di
recitare al tuo fianco."
Mi morsi un
labbro, senza sapere bene
come prendere le sue parole. Comprare un biglietto aereo, attraversare
l'oceano
e fare un provino per un film di cui non sapeva praticamente nulla...
Mi
sentivo stranamente lusingata. E lui era certamente un continuo mistero.
Se in sua
presenza mi sentivo costantemente
scoperta, lui era tutt'altro che facile da leggere. Era trasparente ma
una
parte di me faticava a capire lui e il modo in cui mi faceva sentire.
La stessa
parte che ancora non riusciva a dimenticare la sua voce mentre cantava you turn around
and I'm beside you. La stessa parte che,
quando incrociava i
suoi occhi, poi non riusciva a lasciarli ansare. Non voleva lasciarli andare. Non lo capivo, e mi
spaventava.
Sobbalzai quando
sentii la porta
dell'ingresso sbattere e il vociare dei miei fratelli.
Mi voltai,
pronta a cogliere
quell'occasione per eliminare il contatto visivo coi suoi occhi,
chiedendomi
che ci facessero già a casa. Non dovevano essere di ritorno
prima delle 5 e...
E a rispondermi ci pensò l'orologio, che segnava le 5.12.
Rob era arrivato
alle 3. Che fine
aveva fatto il tempo? Davvero avevamo passato più di due ore
a parlare del
nulla?
"Ehi, Kris!"
"Dana, Tay",
salutai
simulando un sorriso. "Lui è Rob. Vi ho parlato di lui, no?
Rob si alza dal
divano sul quale
eravamo seduti, tendendo una mano per presentarsi.
"Come no. Tu sei
la lampadina
ambulante."
"Tay!", lo
trucidai con lo
sguardo, rossa di vergogna. Poco importava che Rob si fosse definito
più o meno
allo stesso modo solo pochi minuti prima.
Lui rimase
interdetto per un secondo
prima di unirsi alla risata dei miei fratelli.
"Temo di si."
Stropicciai il
volto con una mano,
frustrata. Ovviamente il loro arrivo non poteva che liberarmi
dall'imbarazzo
della situazione con altro imbarazzo.
"Beh, noi
andiamo di
sopra", disse Dana portandosi dietro Tay, "e vi lasciamo lavorare in
pace. Addio!"
"Grazie",
sibilai.
Entrambi mi
fecero l'occhiolino e
poi sparirono su per le scale.
"Scusa. Taylor
da bambino ha
sbattuto la testa un bel po' di volte."
"Non
preoccuparti, sono
simpatici."
Non era per
niente offeso.
"Lo sono... Ma
sono meglio se
tengono la bocca chiusa. Ora è meglio metterci sul serio al
lavoro, abbiamo
perso un sacco di tempo."
Lui
annuì e tornò a sedersi accanto a
me afferrando il copione e iniziando a sfogliarlo.
Non tornammo
più sull'argomento, e fu
meglio così, ma dentro di me non potevo fare a meno di
rimuginare sulle sue
parole. Ed era anche abbastanza stupido, visto che non c'era proprio
niente a
cui valesse la pena di pensare.
Lui aveva
esagerato, preso da un
momento di melodramma, e io stavo aggiungendo altro melodramma a
qualcosa che
non significava proprio nulla.
Tentai di non
pensare al fatto che
non ci eravamo scambiati i convenevoli, che non gli avevo fatto fare il
giro
della casa né che fino a quel momento non avevamo recitato
nessuna battuta.
Ignorai il ridicolo pensiero che in fondo la stupida e inutile
agitazione che
avevo provato prima che arrivasse Rob non fosse poi così
stupida e immotivata.
Solo perche non
avevamo fatto ciò che
avremmo dovuto fare - studiare il copione, recitare - non voleva dire
che mi
stava sfuggendo tutto di mano.
Convincermene,
però, con gli occhi di
Rob così belli e così blu e che mi facevano
sentire nuda e fragile, non era per
niente facile.
Furono
proprio gli occhi di Rob a risvegliarmi dai miei pensieri.
Erano
arancioni.
Ora
che indossavamo le lenti era più facile. Non eravamo Rob e
Kris, non poteva più
mettere a nudo la mia anima. Era nascosta sotto i panni di Bella Swan.
"Ciao,
Rob", lo salutai quando me lo ritrovai di fronte. "Ops, volevo
dire... Edward."
Era
pieno di cerone bianco. Come poteva essere ugualmente bello? E come
potevo
essere comunque attratta dai suoi occhi, ora che non avevano proprio
nulla dei
suoi occhi?
Ridacchiai,
scacciando i miei pensieri.
"Si,
sfotti pure, Non sei mica tu quella che deve andare in giro con quattro
chili
di trucco addosso."
"Sei
un ragazzo e sei più truccato di me. E aspetta di girare la
foto nella foresta!
Mio fratello ti crede già gay. Cioè, crede che
Edward lo sia per cui di
conseguenza..."
"Logica
inattaccabile", disse corrucciato. "Sono piuttosto sicuro di non
esserlo, comunque. Anche se su Edward ho i miei dubbi."
Ora
la mia risata era più genuina.
Era
così facile quando ero con lui.
"Ragazzi!".
Cath ci interruppe. "Siete pronti?"
Annuimmo
con convinzione.
"Bene.
Sarà fantastico, vedrete. Ora voglio un po' di azione!"
**********
L'entusiasmo
di Cath era contagioso. Si vedeva quanto credesse in quel progetto. Io
stessa
vi credevo, e più giravamo e più ero convinta che
ne valesse la pena.
Quel
giorno fummo costretti a interromperci un po' prima del previsto,
perché Rob si
fece male, ma quel poco che girammo fece trasparire la sua
validità. Era stata
la scelta più giusta, anche se prima dei provini non sapeva
nemmeno di che
parlasse la storia.
Il
mio pensiero corse di nuovo a quei giorni passati a casa mia, durante i
quali
più che provare avevamo passato il tempo a parlare, a
conoscerci.
Avevo
ascoltato Beside you ancora e
ancora,
e non riuscivo a togliermela dalla testa.
Per
quanto tentassi di prendermi in giro, non potevo negare che aveva poco
a che
fare con la canzone in se.
Era
il modo in cui l'aveva cantata Rob, il modo in cui mi guardava e... Oh,
d'accordo. Il modo in cui mi aveva sempre
guardata.
E
proprio mentre ripensavo a quelle parole, you
turn around and I'm beside you, sentii una voce chiamarmi.
Mi
voltai istintivamente, riconoscendola all'istante.
"Ehi,
Kris!"
Un
sorriso spontaneo fiorì sul mio viso, specchio del suo,
così spensierato che
per un istante mi fece dimenticare ogni mio pensiero. Smisi di
preoccuparmi di
tutte quelle strane sensazioni che sentivo crescere in me e pensai
soltanto al
suo sorriso.
"Rob.
Come va lì sotto?"
Assunse
un'espressione sofferente e forse un tantino melodrammatica mentre
portava le
mani ai pantaloni come a proteggersi.
"Ouch.
Perchè me lo hai ricordato? Avevo quasi scordato che mi
faceva male."
Io
cercai in tutti i modi di non ridere. Non sarebbe stato affatto carino
e poi
doveva fargli davvero male.
Stavamo
girando la scena nella sala da ballo, e durante una sequenza, non so
nemmeno
come, prese uno strappo inguinale. Decisamente l'attività
fisica non era il suo
forte.
"Scusa,
non lo faccio più. Volevi dirmi qualcosa? O è
solo l'Edward che è in te ad aver
avuto il sopravvento sul tuo corpo? Che c'è, non potevi fare
a meno di me per
più di due ore?"
Fece
un mezzo sorriso.
"Qualcosa
del genere. In realtà noi del cast stavamo pensando di
andare a prendere una
pizza tutti insieme. Sai, per festeggiare la mia performance da Oscar,
e per
conoscerci un po' meglio."
"Oh.
Grazie ma... Passo. Tutte quelle urla, prima, mi hanno un po' stancata.
E poi
volevo ripassare un po'..."
"Oh,
ti prego", alzò gli occhi al cielo. "Mentre provavamo
conoscevi a
memoria la tua parte e la mia. Puoi concederti una pausa."
"Magari
sei tu quello che ha bisogno di studiare un po', allora", lo presi in
giro.
Gonfiò
le guance come fosse un bambino, il che lo fece apparire
incredibilmente
tenero.
"Oggi
sono andata alla grande, stiramento a parte."
"Certo",
lo rassicurai. "E' inutile che fai l'offeso, sei un pessimo attore
quando
si tratta della vita vera."
Gli
diedi uno schiaffetto sulla spalla e lui abbandonò l'aria da
ragazzino mettendo
su un'espressione decisamente seria.
I
suoi occhi mi scrutavano, dolci e attenti.
"Anche
tu."
Mi
morsi un labbro. Come diavolo faceva?
"Sono
davvero stanca", mentii.
Lui
non se ne accorse, o forse finse di non accorgersene.
Comunque
Nikki ci raggiunse, interrompendoci, e le fui estremamente grata.
"Ehi,
ragazzi! Rob, tu sei dei nostri stasera, vero?"
"Certo."
"Kris,
tu che fai? Rob te l'ha detto? Usciamo tutti per una pizza."
"Si,
me lo ha detto. Grazie dell'invito", risposi attenta a non incrociare
gli
occhi di Robert, "ma sono stanca."
"Come
preferisci", disse non dando troppo peso al mio rifiuto. "Allora ci
vediamo stasera", sorrise poi a Rob.
"Si,
a stasera."
Rob
tornò a concentrarsi su di me mentre lei si allontanava.
Sembrava
voler scoprire ogni mio segreto trapassandomi con lo sguardo. Che cosa
ridicola. Probabilmente mi stavo immaginando tutto. Magari ero davvero
stanca.
"Che
c'è?", sbottai a un certo punto.
"Nulla",
scosse la testa. "Allora, la prossima volta? Staremo insieme?"
Alzai
gli occhi al cielo.
"Va
bene."
Non
ne ero sicura, in realtà. Certo, magari una serata fuori mi
avrebbe fatto bene,
ma per quella sera avevo bisogno solo di starmene da sola, lontana da
Rob e
dall'assurdo effetto che aveva su di me.
Lui
inarcò un sopracciglio, non del tutto convinto.
"Okay,
okay!", dissi scoppiando a ridere. "Te lo prometto. Giurin giurello e
mano sul cuore."
"Così
va meglio", replicò regalandomi il suo sorriso migliore. "Ci
vediamo
domani."
"A
domani."
"Buonanotte,
piccola."
Prima
che mi rendessi conto di cosa stesse accadendo, si era già
pericolosamente
avvicinato al mio viso.
Posò
le labbra sulla mia guancia, indugiando qualche istante di troppo sulla
mia
pelle e provocando uno di quei nodi che da un po' di tempo non mi
abbandonavano
più.
Era
diverso stavolta però. Era quasi piacevole.
"Sogni
d'oro", soffiò su di me prima di scostarsi, rivolgermi il
suo mezzo
sorriso e voltarsi verso la sua roulotte, lasciandomi lì.
Con i miei nodi allo
stomaco, le dita a sfiorare il punto in cui pochi istanti prima erano
state le
sue labbra, e l'eco delle sue dolci parole nella mente.
**********
Tutto
il buonumore accumulato nel corso della giornata era ormai andato. Ora
che mi
trovavo sola nella mia roulotte con il copione tra le mani e le cuffie
alle
orecchie, restare da sola non mi sembrava più una
così buona idea.
Rob
aveva perfettamente ragione, non avevo davvero bisogno di ripassare la
mia
parte. Le mie erano tutte scuse.
L'unico
problema era che adesso, lontana da Rob, avevo fin troppo tempo per
pensare. E
non era affatto un bene, perché non riuscivo a pensare ad
altro che a lui.
Cercai
un modo per scuotermi di dosso quei pensieri e quelle sensazioni
assurde.
Dopo
una videochiamata infinita con i miei genitori e i miei fratelli in cui
li rassicuravo
su quanto fosse fantastico essere tornata a far parte di quel mondo,
aver fatto
una doccia, sistemati tutto ciò che non avevo ancora avuto
il tempo di
sistemare quando ero arrivata, non sapevo più cosa fare per
passare il tempo.
La
tristezza si era impadronita di me. No, non la tristezza. Il vuoto.
Ma
non lo stesso vuoto di quando Mike se n'era andato - quello mi avrebbe
accompagnata per tutta la vita.
Un
vuoto diverso. più indefinito, pieno di sfumature, lo
sentivo dentro di me e
non ero del tutto certa che mi piacesse come sensazione, ma non potevo
nemmeno
dire che mi dispiacesse.
Era
come quando mi aveva baciata Rob, e avevo sentito un formicolio
attraversarmi
lo stomaco.
Accolsi
la sensazione con gioia ma allo stesso tempo non mi piaceva
perché mi faceva
paura.
Non
sapevo come definirlo, né sapevo spiegarlo. Sapevo solo che
mi faceva paura.
Ero
certa che, se avessi mandato un messaggio a uno qualunque del cast, non
sarebbe
dispiaciuto a nessuno se li avessi raggiunti. Rob aveva insistito
tanto. Non
avevo molta confidenza con gli altri, ma non avevamo nemmeno avuto
grandi
occasioni per parlare. Quella poteva essere un'occasione. Sarebbe stato
divertente
e, soprattutto, non avrei avuto modo di pensare a quel groviglio di
emozioni a
cui non sapevo dare un nome.
Ma
poi pensai che se fossi andata mi sarei trovata faccia a faccia con la
causa
della mia confusione e mi nascosi dietro la giustificazione che ormai
era
troppo tardi per raggiungerli.
Ignorai
il mio lo schermo illuminato del mio telefono che, quasi a prendermi in
giro,
mi segnalava l'ora. Le 9.27.
Ignorai
il fatto che le mie fossero solo scuse, e ignorai il ricordo di Rob che
mi
diceva quanto fossi pessima nel recitare i panni di una Kristen che non
fossi
io.
Aveva
ragione anche in questo.
Scossi
la testa e aprii una pagina a caso, fingendo di leggere.
Mi
addormentai poco dopo, col profumo del bacio di Rob e la melodia che
aveva
canticchiato pochi giorni prima a casa mia.
You
turn around and I'm beside you...
Quella
sera avevo mentito a me stessa tutto il tempo, per cui non cambiava
molto se l'avessi
fatto ancora un ultima volta, e mi dissi che quel bacio era solo un
bacio, quella
canzone era solo una canzone e che i nodi e il vuoto che avevo provato
erano
soltanto qualcosa che avevo mangiato che mi aveva fatto male. O magari
la
stanchezza.
Per
la prima volta da troppo, troppo tempo, non chiusi gli occhi con la
segreta
speranza di non riaprirli mai più.
Oddio,
non so davvero che dire su questo capitolo. L'ultima parte l'ho scritta
tipo a
giugno o_O e ci ho messo un casino di tempo per integrarla con la trama
visto
che il capitolo scorso non ce l'avevo pronto. Facevo prima a riscrivere
da capo
-.- Ricordatemi di non scrivere mai più senza seguire la
cronologia o rischio
di incasinarmi un'altra volta ahahahah.
Diciamo
che Kristen sta sempre più confusa perchè
è abbastanza chiaro che è attratta in
qualche modo da Rob e questo la spaventa. Ma è ancora
innamorata della scimmia
e lo sarà per
un bel po' u.u ma non per
sempre, tranquille XD (ops u.U)
Coooooomunque
ah, si, una cosa la voglio dire: è vero che Rob si
è strappato l'inguine (ha
avuto uno strappo all'inguine? Ha fatto uno strappo al'inguine? o_O Non
ho idea
di come si dice ahahahhahaa) girando la scena della sala da ballo,
quando è saltato
con l'imbracatura addosso, l'ha detto lui stesso nel commento a
Twilight
AHHAHAHAHAHAH e niente, mi ha fatto troppo ridere come cosa e ce l'ho
dovuta
mettere per forza LOL. Se non avete ancora guardato il film commentato
dagli
attori... FATELO. E' un ordine. Vi sbellicherete dalle risate... Anche
se più
che altro ci sono Rob e Kris che fanno battute che capiscono solo loro
o.o ma
vabbè XD
Poi...
Boh? Non lo so. Lascio la parola a voi... Spero davvero che il capitolo
vi sia
piaciuto, che non vi annoi la storia e che non vi faccia troppo schifo
il mio
modo di scrivere lol so che posso migliorare per cui se avete consigli,
fatevi
pure avanti. Accetto tutte le critiche (basta che non mi prendiate a
parolacce
XD anche perchè so essere molto scurrile e sarebbe una
battaglia persa in
partenza u.u)
Vi
ricordo come al solito:
Il
mio profilo facebook
Il
mio profilo Twitter
Il
gruppo Facebook
E...
Niente, alla prossima :D
Ah,
no, wait. Mi sto dilettando ad imparare Sony Vegas, e niente, avrei
fatto un
video su Kristen. E' una mezza cacchetta e la canzone è
stata usata miliardi di
volte su di lei LOL ma sto imparando u.u comunque niente, se volete
vederlo, lo
trovate QUI.
Spero vi piaccia :)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1216949
|