A Day In The Life

di SilverNox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I "E la vide"

 
 
 
Il 16 Settembre 2010 era una giornata tiepida,che accoglieva la gente che già nelle prime ore del mattino viaggiava con un sole che avrebbe messo di buon umore chiunque,tranne un ragazzino. Quel giorno Antonio non aveva proprio voglia di alzarsi. Quello,sarebbe stato il suo primo giorno al Liceo Classico Francesco Scaduto di una città di cui voi ignorate l'esistenza,il primo giorno del liceo. Il suo umore non era dei migliori negli ultimi giorni,si era trasferito in una nuova villetta da neanche un mese,abbandonando la sua casa a Bagheria,in pieno centro storico. Non aveva voglia di fare nuove conoscenze,a scuola. Comunque fosse,anche se non lo sembrava,era un ragazzo parecchio introverso,pieno di paranoie,con pochissima autostima e con la costante paura di non piacere agli altri. Non aveva la più pallida idea di quanta strada avrebbe fatto,di quanto sarebbe cresciuto e maturato,anche se aveva ancora tutta la vita davanti. Alle 6:15,la sveglia che si trovava nel suo comodino,alla sua sinistra,che apparteneva da anni a suo padre,aveva già provato,seppur inutilmente,a dissuaderlo dal mondo dei sogni in cui si trovava,a riportarlo indietro e a prepararlo mentalmente per il nuovo viaggio che di lì a poco avrebbe dovuto affrontare. Ma nulla poté riportarlo indietro,a parte le urla di una madre arrabbiata,che non voleva assolutamente che suo figlio arrivasse tardi a scuola proprio quel giorno. Antonio fu costretto ad alzarsi dal letto,tuonando dentro di se "Ma che palle! Iniziamo bene." Iniziare con il malumore quella giornata non era il massimo,ma Antonio dovette farsi forza e alzarsi dal letto. Appena sceso dovette affrontere il suo peggior nemico nelle mattine di scuola,la colazione. Il ragazzo infatti,non poteva,non era proprio in grado di mangiare di mangiare la mattina a colazione,prima di andare a scuola,perché il risultato sarebbe stato nausea continua per tutta la giornata e nel peggiore dei casi uno o due viaggetti fino al bagno a buttare tutti fuori,ma non il suo primo giorno. Era ormai riuscito a convivere con questo problema,che in realtà era una sciocchezza,anche perché,pensava,che nonostante gli studiosi di un certo paese con un certo nome dicessero che fare la colazione aiutasse per dare il massimo nella giornata,lui era sempre molto più sveglio di quelli che la facevano. Successivamente entrò in bagno e ne uscì mezzora dopo,già vestito e sveglio per la giornata. Appena superò il cancello ed entrò in macchina,non sapeva quello che gli sarebbe successo,e per la prima volta penso che quello sarebbe stato il primo giorno della sua formazione da ragazzo e successivamente da adulto,ed ebbe paura.
Per tutto il viaggio in auto,nonostante non avesse mangiato nulla,Antonio ebbe ugualmente la nausea,che non era per niente un buon segno. Dopo una mini lotta con la madre,la convinse ad andare verso la scuola da solo. Rifiutò l'invito di un amico che conobbe un annetto prima,in una gita in terza media, di andare a scuola insieme. Arrivato davanti i cancelli di quella che sarebbe diventata per lui quasi una scomoda terza casa vide tutti i compagni delle scuole medie che come lui avevano scelto quell'indirizzo di studio. Dopo tutti i convenevoli e aver parlato di come fossero cambiati in quell'estate,vennero avviati tutti nelle rispettive classi. La classe di Antonio era quarta G. Andò in classe con l'amico Matteo di cui aveva rifiutato l'invito e si sederono nel penultimo banco della fila di destra accanto alla finestra. Dietro di loro erano presenti i due compagni della scuola media di Antonio. Davanti loro, Emanuele S.,seduto solo per esser arrivato in ritardo e non aver trovato nessuno con cui sedersi. Ma mentre parlavano, Antonio si girò verso la porta come se la sua mente l'avesse costretto ordinandogli "Girati un po',idiota!" e Antonio,girandosi,la vide.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2“Giulia”


Antonio non era un bel ragazzo. Non era quel ragazzo che fisicamente tutte desideravano, si limitava ad ascoltare i discorsi dei suoi amici sulle loro conquiste sentimentali, parlavano delle ragazze come degli oggetti, e a lui non piaceva affatto. Si chiedeva sempre perché si comportassero così, perché a nessuno piacerebbe se lo si trattasse in questo modo. Era da stupidi. Tuttavia, era un bravo ragazzo, con un cuore d’oro, sempre lì per te, anche se ti conosceva da solo 5 secondi. Guardandola entrare in classe non si rese più conto di cosa stesse succedendo attorno a lui. Non ascoltava più, era semplicemente fermo, sulla sedia, a guardare la ragazza che lo colpì all’istante. Era la ragazza più bella che avesse mai visto. Anche se non conosceva il suo carattere né tanto meno il suo nome ne rimase affascinato, come se avesse visto qualcosa di meraviglioso. Fu il minuto più bello della sua vita, rimase lì ad osservarla guardarsi intorno, un po’ imbarazzata. Non poteva fare altro che osservarla, era immobile. Il cuore non batteva più, era fermo, il cervello si era disconnesso e lui non capiva più niente. A poco a poco, il vociare della classe si fece sempre più forte fino ad assumere il suo reale livello, quando il suo compagno di banco e amico, Matteo, con un colpetto sulla spalla lo riportò nel mondo reale. “Antonio? C’è nessuno? Che è successo?” Girandosi, Antonio guardò Matteo negli occhi rispondendogli “Ni-niente, tranquillo..” si girarono entrambi a parlare con gli amici di Antonio, Carmelo e Mario. A quanto pare la discussione era incentrata sull’ultimo anno alla scuola media, Antonio non era affatto sorpreso. Si limitò ad ascoltare e ad annuire sorridendo quando ricordavano qualche episodio divertente di quei tre anni passati insieme. La mente però era ancora distaccata e il cuore era ancora titubante se battere o rimanere un altro po’ così. Di sottecchi, osservo la ragazza che prese posto nella fila più lontana dalla sua, anche lei al penultimo banco. Ora, più di qualunque cosa, voleva sapere il suo nome. Desiderava sapere come si chiamasse quella creatura maestosa che aveva avuto quell’effetto stupefacente su di lui. Alzarsi e andare da lei sarebbe stato assurdo. Tutti erano seduti con i compagni di banco e parlavano, alzarsi sarebbe stato un richiamo d’attenzione che Antonio non voleva. Inoltre, pensava che non avrebbe mai trovato il coraggio di parlarle, ma lui doveva sapere. Lui voleva sapere. Tutti gli alunni furono richiamati dall’entrata in classe della professoressa che si presentò e iniziò a parlare. Antonio non la seguiva nemmeno. L’unica cosa che si chiedeva era se quella donna davanti la cattedra l’avrebbe perseguitato per quei lunghi 5 anni o se sarebbe stata una buona professoressa. Ma la sua mente era ancora a quella bellissima ragazza che era entrata in classe. La professoressa poi, disse una frase, che Antonio apprezzò immensamente. “Allora, adesso vediamo come vi chiamate voi! Iniziamo da te, sì, tu qui davanti e dopo tutti gli altri. Dai, su!” In men che non si dica era venuto il suo turno, neanche se ne accorse che già doveva presentarsi. “Il mio nome è Antonio,sono Antonio Mineo.” La recita proseguì normalmente, Antonio non faceva altro che aspettare con il fiato mozzato che la ragazza parlasse, per conoscere il suo nome . Con voce un po’ imbarazzata la ragazza disse “Io mi chiamo Giulia Alioto.” Giulia. La ragazza che aveva illuminato i suoi occhi si chiamava Giulia. Il suo amico Matteo continuò a parlare, ma Antonio non lo ascoltava, non c’era più per nessuno. Tutta la mattinata gli alunni furono impegnati nello svolgere test di ingresso e di varie materie, che sarebbero andati avanti almeno per un altro giorno. All’uscita da scuola, osservo la ragazza fino a vederla scomparire dietro l’angolo della strada,mentre si incamminava con Matteo verso casa. A Matteo non piaceva quella classe, ma Antonio si rese conto che non aveva dato conto a nessuno se non all’immagine di Giulia. Camminando, ebbe un sussulto. Quella ragazza gli piaceva da morire.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Capitolo 3: “Debito con la musica”




Tornato a casa,riempirono Antonio di domande su come fosse stato il primo giorno di scuola da liceale. Normalmente,avrebbe risposto “Normale,un po’ pauroso,ma normale”. Ma quel primo giorno non era stato un giorno normale,né un giorno pauroso. Era stato un giorno fantastico. Antonio si sentiva ancora intontito per ciò che era successo,ogni istante riviveva nella sua testa il momento in cui vide Giulia e di come non capì più niente nei attimi seguenti. Si rese conto di non aver parlato con nessuno a parte gli amici che già conosceva,ma era rimasto totalmente abbagliato da quella visione angelica. Il pomeriggio trascorse in fretta parlando delle impressioni della scuola,degli insegnanti,ma non aveva molto da dire sui compagni che non aveva notato,a parte Giulia naturalmente. Era solo il primo giorno e non poteva,né voleva,parlare con nessuno di Giulia. Aveva visto quella ragazza solo una volta,non le aveva parlato,ma già le piaceva. Pensando alla mattina poteva semplicemente dire “Ma che cavolo è successo?”,si rese conto che desiderava più di ogni altra cosa parlarle e conoscerla. Sai bene cosa è successo. Pensò,parlando con se stesso. Ti sei girato. L’hai vista e l’hai fissata per tutto il tempo. Ti piace da morire. Non è forse così? La mattina seguente Antonio era diviso. C’era l’Antonio che aveva paura di fare conoscenze,aveva il terrore di quella scuola,degli insegnanti,del fatto che non sarebbe piaciuto a nessuno. L’altro Antonio invece era felice. Era felice di andare a scuola per il semplice motivo che avrebbe visto Giulia,e se avesse avuto un po’ di coraggio e magari anche fortuna,l’avrebbe conosciuta. Guardandosi allo specchio si chiedeva cosa gli avrebbe portato quella mattina,se un tiro mancino o una qualche sorpresa gradevole. Ma l’unico modo per saperlo era darsi una mossa,no? Perché si tratta di questo in fondo,nessuno potrà mai sapere cosa ci accadrà tra tre giorni,un mese o un anno. Basta vivere per sapere. Quella mattina Antonio andò a scuola con il suo amico Matteo,e così avrebbe fatto per altre innumerevoli volte. Dopo aver salutato i compagni,iniziò a parlare con qualcun'altro e fece nuove conoscenze,ma la campana li chiamò tutti in classe. Arrivato in classe,la vide,e non poté fare a meno di osservarla ancora e ancora. Quella mattina svolsero altri test per testare le capacità degli alunni,e tra una risposta e l'altra,non sbirciava nei test dei compagni,ma guardava sempre lei. Non riuscì a distoglierle gli occhi di dosso,mai. Prima del suono della campanella,che decretava finita quella giornata,non c'era nessun insegnante in classe,per un problema o per un altro. Ad Antonio venne la folle idea di alzarsi ed andare da lei. Non ne avrebbe mai avuto il coraggio,sarebbe stato un suicidio. Ma mentre aveva dei ripensamenti era già in piedi che attraversava la stanza,dirigendosi verso il suo banco. Tutti parlavano,quindi nessuno avrebbe badato a lui. Ma gli mancava un pretesto per attaccare bottone! Trovandosi nel panico,osservò che Giulia stava parlando con Marta e Luna,con cui aveva fatto amicizia quella mattina. "Perfetto,ti siedi lì,hai la scusa." Inizialmente era molto imbarazzato e gli sembrò come se Luna,osservandolo,capì cosa stesse pensando e cosa provasse per Giulia. Era molto imbarazzato e provò a rompere il ghiaccio con “Ehi! Ciao,piacere,Antonio” "Ciao,io sono Giulia" Pensò che sapeva benissimo il suo nome dato che l'aveva impresso in mente da quasi un giorno intero.Antonio stava per farsi prendere dal panico,ma aveva tra le mani l'occasione che tanto desiderava. Doveva darsi una regolata ed essere se stesso. Dopo aver parlato delle scuole medie,scoprendo che Giulia,Marta e Luna erano compagne anche alle medie,andò sul personale,delle domande generiche. "Vedo che ti piacciono i Guns N' Roses eh?" Lei fu colta di sorpresa "Come lo sai?" "Bé,venendo ho visto che avevi il diario aperto e in una pagina c'era scritto il testo di November Rain,o sbaglio?" Pronunciò questa frase autocompiaciuto,con un sorrisino sul volto. Lei ridacchio. "Eh sì,ci vado pazza." Fortunatamente,era il genere che ascoltava Antonio e conosceva molto bene i Guns N Roses,avendo finalmente trovato un argomento per poter parlare. Appena suonò la campana,Luna propose di scambiare i propri numeri,e Antonio non poteva desiderare altro. Dopo averle salutate tornò da Matteo,parlando per strada dei test e della classe. Girando l'angolo e trovatosi solo,realizzò ciò che era successo. Le aveva parlato! E cosa più importante,aveva il suo numero. Sarebbe stato riconoscente a vita con i GNR

Desidero ringraziare "Juls___" che mi ha aiutato in questi tre capitoli e che mi è sempre vicina,grazie di cuore!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
Capitolo 4: "Si comincia bene"

La vibrazione del cellulare di Giulia la fece svegliare nel più peggiore dei modi possibile. Certo, l’intelligentona si era addormentata col cellulare tra le coperte, ed ovviamente, il messaggio dell’amica che le augurava un buon primo giorno di scuola non era per niente appropriato. Rispose e si alzò rumorosamente, facendo cadere il libro dal comodino e la lampada. “Iniziamo bene.” Pensò.
La madre l’aspettava in cucina, rito quotidiano, con la colazione più esagerata che avesse mai visto. Rifiutò tutto, a parte un buonissimo cornetto, e salì in camera con la voglia di coricarsi e non alzarsi più. Ma non poteva.  Si vestì velocemente, più decentemente possibile, e corse in macchina per non fare tardi. Durante il tragitto il cornetto protestava nella sua pancia, e Giulia sperava di non dover andare a vomitare il primo giorno di scuola. “No signore!” disse tra se e se “non oggi.” Arrivata davanti a quella scuola, che sapeva sarebbe stata la sua prigione per altri cinque anni, si incamminò verso l’unica ragazza che conosceva e che sarebbe stata nella sua classe, e neanche arrivata, ricevette il primo pugno in pancia della giornata. Si, questa cara ragazza, non sarebbe stata con lei durante la prima giornata perché era con un’altra ragazza ancora, nel banco. Quindi Giulia già delusa, si incamminò, e si sedette nello spiazzale delle scuola aspettando che il preside chiamasse i ragazzi delle nuove classi e li accompagnasse nelle proprie aule. Quarta G. Maledetto liceo classico. Arrivata in classe, si senti sperduta, ognuno aveva già preso il  suo posto e lei che era sola, si sedette in un banco aspettando che qualcuno si sedesse accanto a lei. Ed arrivò, ma non gradì la sorpresa. Una ragazza già stata bocciata ben due volte, in carne, coi lunghi capelli ricci, accennò un “ciao”  e prese posto nella sedia accanto a lei. “Perché, perché, perché, perché?” diceva Giulia nella sua testa. Dopo i test, scappò dalla classe, sbattendo contro numerose persone, e chiedendo numerose volte perdono, si diresse in macchina e la madre le disse “Come è andato il primo giorno di scuola?” “Bene, è andato bene.” Rispose frettolosamente. “Tutti la stessa risposta date.” Disse irritata la madre. “Raccontami che avete fatto.” “Ok, mamma” e cominciò a parlare.
Voleva urlare e dare pugni a tutti il giorno dopo, quando il padre aprì la porta della camera facendo entrare la luce che la svegliò. Non voleva andare a scuola, non ci riusciva. Gli occhi le si chiudevano da soli, e il sonno prevaleva su di lei. Ed ovviamente, si riaddormentò. Quando le urla del padre la svegliarono, era abbastanza tardi. E quindi con malavoglia si vestì di fretta e furia, e arrivata a scuola corse a più non posso. Ma appena arrivata in classe col fiatone, si accorse che metà della classe mancava e che alla fine poteva evitare di correre, dato che era la cosa che odiava si più fare. Si sedette e guardò i compagni che mano a mano entravano. Non conosceva i nomi di nessuno. Promise che avrebbe fatto amicizia, o almeno ci avrebbe provato, dato che non era tanto socievole. Maria. Matteo. Carmelo. Elisa. Nomi e altri nomi, numeri di cellulari ed indirizzi e-mail. Erano tutti agitati, volevano che tutti avessero il loro numero.  Invece Giulia voleva scappare lontano da quel gruppo di esauriti. Così li chiamava lei. L’unico normale era un solo ragazzo, con cui aveva parlato e che aveva manifestato interesse nelle frasi del suo diario, frasi delle canzoni dei Guns ‘N Roses, uno dei suoi gruppi preferiti. Non sapeva come li aveva visti, perché non aveva mai aperto il diario davanti a lui. Che la guardasse? Bho, però era stato carino con lei. Andava bene. Sorrideva. E sorrise anche lei.

*L'intero quarto capitolo è stato scritto da "Juls___",sotto il punto di vista di Giulia

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


                                                          Capitolo 5:”Il momento della verità”


I giorni, così come le settimane o i mesi passavano, ed Antonio e Giulia impararono a conoscersi e diventarono subito amici. Avevano legato molto e in poco tempo. Antonio non le aveva ancora detto cosa provasse per lei, per mille motivi. Era riuscito, con molta difficoltà, a parlarne con Matteo, che era diventato uno degli amici a lui più caro se non un suo migliore amico. Antonio parlò con Matteo moltissime volte, e tutte le volte il consiglio fu lo stesso "Devi dirglielo" Antonio non poteva fare altro che respingere "Non se ne parla neanche! Non ci ricaverei nulla, non si interesserebbe mai a me." "E così cosa stai ricavando? Che sei qui a parlarne con ME quando invece dovresti essere non so dove a parlarne con LEI" A tutte queste discussioni si aggiunse anche Emanuele S. che appoggiava Matteo, e anzi, sembrava già avere pianificato tutto, nonostante Antonio non ne avesse voglia. Questo argomento erano perennemente al centro delle loro conversazioni, non solo Matteo o Emanuele infatti davano ad Antonio questo consiglio, ma anche Luna, che conosceva bene Giulia gli consigliò di parlargliene. “E se si rivelasse tutto un grave errore? Se non dovrò mai farlo? Se la perderò come amica? È un bel rischio…” Con Luna pensava di poter parlare più liberamente, senza un preciso motivo “Nella vita si rischia, si fanno scelte che portano delle conseguenze, e noi ne siamo responsabili. Ma ci sono cose alle quali non puoi scappare, portarle dentro non aiuta. Se non lo facessi rimarrai con il rimorso di non averlo fatto per troppo tempo, quando sarà troppo tardi. Quindi rivedi i tuoi compiti, e datti una mossa!” Antonio ci pensò su per un buon minuto, poi le rispose con un sincero “Grazie”. Antonio non fece altro che pensare, fare una lista dei pro e dei contro tra dirlo e non dirlo sarebbe stato assurdo e non lo avrebbe portato da nessuna parte. Era già Novembre, e questo gli fece sembrare tutto una pazzia. La conosceva da due mesi, più o meno, e già si dichiarava. Solo un’idiota l’avrebbe fatto. Perché tutta questa fretta? Quella ragazza gli piaceva troppo, non poteva aspettare ancora. Una notte, rispose a se stesso che la mattina seguente avrebbe deciso se dirglielo dopo un paio di giorni o se aspettare ancora. Giulia non sospettava nulla, o almeno lui credeva così. “La notte porterà consigli” pensò. Prima di addormentarsi però, come ogni sera prima di andare a dormire, pensava a Giulia. Da quando la conobbe fino a quel momento. Si accorse solo mesi dopo che la vide, che il suo cuore stava di nuovo battendo, ma con un ritmo irregolare, troppo forte. Ora il suo cuore batteva per lei. “La amo” pensò. Si sentì stupido e vulnerabile in un colpo solo. Già la amava? La conosceva bene, anche se da troppo poco tempo, ma la amava, e lui lo sapeva. Non prese sonno. Non poté dormire dopo quella constatazione. La sua finestra era ancora aperta nonostante fosse Novembre e fuori un vento  freddo soffiava più forte che poteva. Si mise nel vano della finestra, con le gambe sospese sopra le tegole, a guardare le stelle, con due magliette e una felpa di sopra. La cosa che più gli piaceva della nuova casa era la splendida vista da Torre Normanna, fino alle spiagge di Capo Zafferano. E di notte, le stelle gli sembravano brillare più forte lì che su qualunque altro posto sulla terra. “ La amo” pensò di nuovo. Si era fatto già tardi e in un lampo si infilò sotto le coperte calde. La mattina seguente, sapeva di avere sognato ma non ricordava cosa. L’ultimo ricordo della notte precedente erano solo due parole. “La amo” pensò di nuovo, era la terza volta nel giro di 9 ore.
 Era già il 17 Novembre 2010 e Antonio quella mattina prese una decisione. Gliel’avrebbe detto, ma non le avrebbe detto che la amava.  Aveva paura che l’avrebbe preso per stupido anche solo a confessare che le piaceva, non voleva neanche immaginare le conseguenze se le avesse detto che la amava. Non aveva un piano ne niente. Entrambi frequentavano uno stesso corso pomeridiano a scuola e aveva pensato di potersi confessare all’uscita da questo corso. Era perfetto, davanti i cancelli non ci sarebbe stata molta gente, bastava solo farsi coraggio. Il primo giorno d’incontro del corso era il 20 Novembre, aveva tre giorni per farsi più coraggio possibile e cercare di destreggiarsi tra i compiti della scuola, i vari impegni e la lotta contro se stesso. La notte del 19 Novembre rimase per tutta la serata ad ascoltare musica e a pensare all’indomani. Pensava a tutta la giornata, ma non appena cercava di pensare alla confessione, si bloccava e tutto si dissolveva. Rimase nel letto a fissare il soffitto per un bel po’ di tempo, senza pensare a nulla, poi il sonno lo portò con se. “Oggi è il grande giorno eh?” Esordì così Matteo non appena si incontrarono la mattina del 20 Novembre “Eh già..” Sapeva benissimo che sarebbe stato tutto un lungo aspettare l’uscita dal corso pomeridiano. La giornata, fortunatamente, passò velocemente, ma Antonio non prestò particolare interesse a nulla delle cinque ore di lezione. Chiuse gli occhi solo per un attimo, contò mentalmente dieci secondi per rilassarsi, ma appena li riaprì si ritrovò in un'altra classe, con un'altra professoressa, con altri ragazzi che non conosceva per niente. Si guardò intorno e capì. Era al corso pomeridiano, subito dopo aver capito cosa stesse succedendo suonò la campanella e tutti iniziarono ad uscire. Non aveva tempo per pensare, doveva agire e basta. Vide Giulia che si stava volatilizzando tra la folla di alunni che usciva e la raggiunse fuori la scuola. Il cuore gli batteva così forte da fargli male, sembrava quasi che stesse chiedendo di uscire dal petto e poter correre lontano. “Giulia!” Le urlò dietro “Ehi, Giulia!” Giulia si girò e si fermò, aspettandolo sul posto. “Hey, ciao..” “Ciao…” “Senti, io… Cioè devo dirti che… Insomma, tu mi piaci.”

Per favore, lasciate una recensione :) grazie, SilverNox & Juls

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6: “Ricominciare”


“Insomma, tu mi piaci” Ma che diavolo aveva fatto? Gliel’aveva detto. Era successo, in un attimo, un giro di parole e aveva detto quello a cui cercava di prepararsi da una settimana. Si rese conto solo in quel momento, che non lo era per niente. Non poteva tornare indietro. Non poteva dire “No, stavo scherzando”, era al punto di non ritorno. Quei secondi gli sembravano interminabili. Passavano quasi come ore. Dicendo quella frase, la guardò negli occhi. Stava per perdersi nei suoi occhi, commettendo ciò che sarebbe stato un errore fatale farlo dinanzi ai suoi occhi quando lei lo osservava e non di nascosto, quando nessuno poteva guardarlo, quando vide le sue labbra muoversi in una semplice parola. Lui sapeva che Giulia era una ragazza timida. Non avrebbe mai parlato di argomenti di quel genere apertamente. Non si aspettava un discorso. Sapeva come era fatta, la conosceva. Nel peggiore dei casi, sapeva già che non le avrebbe mai portato rancore nel cuore. Lui non era fatto così. Non era programmato per odiare. E poi, non lo avrebbe mai fatto. Lui la amava. Non poteva mica costringerla a provare qualcosa che lei non provava. La capiva perfettamente. Sapeva che non sapeva cosa rispondere. Glielo leggeva negli occhi. Dopotutto, era pronto per questo. L’avrebbe superato, lo sapeva per certo. Gli rispose “Ok…”. Antonio avrebbe voluto spiegarle che andava tutto bene. Non voleva che lei si odiasse per questo. Non poteva costringere le persone a provare quello che non provavano. L’avrebbe superato.
 Dopo essersi salutati, lei si incamminò proseguendo dritta per la sua via. Dall’altra parte della strada c’era Emanuele S. ad aspettare Antonio. “Ehi! Com’è andata?” “Niente Ema, niente. E’ andata.” Non era sicuro che lui avrebbe capito, ma non aveva voglia di spiegare. Si dileguò il più in fretta possibile da lì, doveva tornare a casa e aveva la madre che dopo un’intera giornata di lavoro lo aspettava. Salito nell’auto, pregò affinché la madre non gli chiedesse nulla. Ma evidentemente, quel pomeriggio, non lo ascoltarono. “Eccolo l’ometto! Com’è andata?” Odiava quando la madre lo chiamava così. Aveva 14 anni, e odiava gli si attribuisse ancora la parola “ometto”. “Bene, bene. Al solito. Tu? Tutto bene a lavoro?”. Fortunatamente riuscì ad evitare una valanga di domande scomode dandole qualche argomento per fare conversazione. Doveva solo ascoltarla e basta. Il telefono iniziò a suonare, aveva ricevuto qualche messaggio. Uno o due. Tuttavia non li lesse prima di arrivare a casa ed essersi messo sotto le coperte al caldo. A momenti era ora di cena, ma non aveva per niente fame. Mise le auricolari al telefono e ascolto il primo album dei The Coral, sperando che si addormentasse e che tutto passasse. Il sonno tuttavia non arrivò e si trovò costretto a leggere i messaggi che gli arrivarono quasi venti minuti prima. Uno era di Luna, che sapendo che si sarebbe dichiarato gli chiese come fosse andata. Raccontò tutto a Luna, lei voleva vederlo per rassicurarlo e tirargli un po’ sul il morale, ma lui era già scappato da lì. L’altro messaggio invece era di Giulia, che portava con se un “Mi dispiace”. Antonio non voleva parlare con nessuno quella sera fatta eccezione di una persona. Non voleva parlare dell’accaduto e sapeva che nemmeno questa persona voleva. Ma tutti gli altri lo cercarono, e alcuni non poté evitarli. Come tutte le sere prima parlò con Giulia. Tutto era diverso però. Antonio non riusciva a sopportare quella situazione. Non voleva neanche lontanamente pensare che poteva averla persa anche da amica. Non riuscì a pensare un altro minuto a quella situazione e le chiese se potevano evitare persino di pensare a quel pomeriggio. Di evitare di ripassarci sopra. Lei acconsentì, e così ricominciarono.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7: “Benvenuta primavera”


Il mattino dopo Antonio non era sicuramente di buon umore. Ancora meno del solito. Negli altri giorni, andava a scuola con piacere per Giulia. La vedeva, la osservava e la contemplava in silenzio. Come qualcosa di inattaccabile e irraggiungibile. Ma cosa avrebbe fatto quella mattina? Non era sicuro di poterla guardare senza farsi lacrimare gli occhi. Ma non poteva non salutarla. Non era arrabbiato,non aveva rancore per lei ma solo per se stesso. Quella mattina fu difficile persino guardarsi allo specchio e prepararsi. Naturalmente,la madre non sapeva ciò che successe il pomeriggio del giorno prima, e continuò a sbraitare ad Antonio di muoversi. Di certo non lo aiutava,ma non poteva dirglielo. Per tutto il viaggio in macchina ignorò le sue domande,fece finta di avere troppo sonno e di essere ancora in uno stato di torpore. Dopo essere arrivato in città si incontrò con Matteo per andare a scuola. Matteo guardandolo capì. Capirono entrambi che non c’era bisogno di parlarne,ma le domande arrivarono comunque. Con la voce spezzata,Antonio rispose vagamente fino a quando non ce la fece più e scoppiò in lacrime, per la prima volta da ieri. Prima di andare da scuola e farsi vedere da tutti con le guancie scalfite dalle lacrime,passò dalla sua vecchia casa in  città a lavarsi la faccia. Matteo non parlò,non disse nulla. Gli stette vicino e basta. Ed era quello che lui voleva. Arrivati in classe,erano già tutti lì. Domande. Non fecero altro che domande. Antonio non capiva se non lo avessero ancora guardato negli occhi o se non gliene fregasse nulla di come stava lui. La giornata fu uno strazio. Alla ricreazione stava per piangere di nuovo,prima di rientrare in classe, ma riuscì a non farlo e a trattenersi.
I giorni passavano lentamente ed erano atroci. Non poteva fare altro che pensare a lei. A quanto la amava. Si chiedeva spesso se anche lei pensasse a quello che era successo. Se pensava un po’ a lui. Ogni volta che pensava queste cose si sentì stupido. Quello non era assolutamente un buon periodo. Il ricordo faceva ancora male e non riusciva a pensare a nulla se non a lei. La amava per davvero. Gli amici cercarono sempre di tirarlo su di morale,ma era impossibile. Ci voleva tempo. Il ricordo non sarebbe svanito,ma il dolore si sarebbe attenuato. Parlava sempre con Giulia,doveva fingere ai suoi occhi. Erano amici intimi,ma lui non era se stesso. Sopprimeva i suoi sentimenti per non perderla completamente. Quell’inverno fu il più freddo e rigido che lui potesse ricordare. Non sapeva se per le reali condizioni atmosferiche o per il periodo che stava passando,ma fu brutto. Il primo giorno di primavera l’aria era sempre fredda,ma il sole era un po’ più luminoso e nel cielo si erano quasi disperse completamente le nuvole. Quel pomeriggio,dopo aver fatto i compiti,andò a correre. Prima di casa sua infatti,c’era una strada che portava a una schiera di villette,di solito abitate nel periodo estivo, e poi nel paese di cui non posso dirvi il nome. Antonio corse,non badò al dolore ai polpacci o al petto. Non badò alla musica che stava ascoltando grazie alle cuffie collegate al telefono. Ebbe un lampo di lucidità e si fermò. Non c’era nessuno. Solo lui e qualche cane che gli ringhiava contro da dietro il cancello di qualche villa. Si chinò,piegando le gambe e tenendo dritta la schiena. Si strappò le cuffiette dalle orecchie e non poté fare a meno di ricominciare a piangere. Non aveva risposte per nessuna domanda. Sapeva solo una cosa. “La amo? Sì. Più di ogni altra cosa al mondo.” 

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