Professor?

di La Chiave di Do
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (uno) ***
Capitolo 2: *** (due) ***
Capitolo 3: *** (tre) ***
Capitolo 4: *** (quattro) ***
Capitolo 5: *** (cinque) ***
Capitolo 6: *** (sei) ***
Capitolo 7: *** (sette) ***
Capitolo 8: *** (otto) ***
Capitolo 9: *** (nove) ***
Capitolo 10: *** (dieci) ***
Capitolo 11: *** (undici) ***
Capitolo 12: *** (dodici) ***
Capitolo 13: *** (tredici) ***
Capitolo 14: *** (quattordici) ***
Capitolo 15: *** (quindici) ***
Capitolo 16: *** (sedici) ***
Capitolo 17: *** (diciassette) ***
Capitolo 18: *** (diciotto) ***



Capitolo 1
*** (uno) ***






*



Si sporse sulla cattedra trattenendo la cravatta sul petto col palmo per appoggiarci la cartelletta, poi la apri' e ne estrasse una pila ordinata di ventun fogli; resto' in piedi, come suo solito, e non si tolse la giacca scura mentre ne batteva il bordo sulla scrivania per allinearli.

Nella classe regnava un silenzio quasi assoluto.

Grey, visti i risultati del tuo test l'ultima cosa che ti consiglio di fare è cinguettare con la tua compagna di banco” mormoro' come suo solito il professore senza alzare lo sguardo dal primo foglio.

La ragazza tacque arrossendo di colpo in uno scusi.

Il professore alzo' il sopracciglio in uno dei rari sguardi che rivolgeva alla classe, soffocando un colpo di tosse nella mano chiusa a pugno.

Grey, hai capito o no che devi venire a prenderti il brillante risultato del tuo pomeriggio in centro?”

Qualcuno ridacchio', ma ricalo' il silenzio quando la ragazza si alzo' avvicinandosi alla cattedra, pescando il foglio dalla sua mano.

Dickinson” recito' freddamente allungando un foglio al ragazzo appena alzatosi “accettabile...”

Lo studente esulto' vedendo la D rossa troneggiare accanto alla temutissima firma del giovane insegnante, ma si rabbuio' alla sua reazione.

Ma se vuoi posso impegnarmi per abbassarla, che ne pensi?”

Mentre scornato il ragazzo tornava al suo posto quello riprendeva a chiamare i suoi compagni.

White e Dawson, che ne dite di venire qui insieme e dirmi chi delle due dettava e quale scriveva?” commento' sarcastico indicando alle due compagne due compiti ripetutamente segnati di rosso “Non che cambi il voto a nessuna delle due, pura curiosità... mi piacerebbe sapere chi delle due aveva almeno provato a studiare qualcosa!”

Un ragazzo in seconda fila rise.

Bravo Douglas, fai bene a ridere” commento' con un sorrisetto storto “Sei riuscito a prendere la tua prima sufficienza dell'anno”.

I compiti successivi furono consegnati in silenzio, con qualche raro commento sui voti migliori, assai rari a dire il vero: la giovane età non era sinonimo nel professore di empatia nei confronti dei ragazzi, sembrava che la sua gioventu' fosse dolorosamente sfumata senza lasciare traccia nell'uomo severo ed elegante che quasi ogni giorno recitava con passione i versi di Thomas o della Dickinson di fronte ad una classe che sembrava non percepire tutto quell'amore per la letteratura che cercava di trasmettere loro; forse, ipotizzavano i colleghi, era quella frustrazione ad averlo reso orgoglioso e gelido, anche se la maggior parte assicurava che era nella sua indole un certo distacco, che l'ombra che aveva negli occhi fosse parte del suo fascino. Nonostante la sua durezza, infatti, gli studenti lo rispettavano, qualche studentessa arrivava a piangere amareggiata ad un commento negativo.

Jennifer?” fece leggendo dal foglio con aria perplessa mentre una ragazzina dai capelli corti si alzava maldestramente dal suo banco rischiando di inciampare sotto gli sguardi sprezzanti dei compagni; rossa d'imbarazzo e a testa bassa si avvicino' alla cattedra “Hai scordato il cognome” disse sfoderando un raro sorriso compassionevole aggiungendolo lui stesso “Finalmente un compito decente, in questa classe!” le consegno' la sua A e la osservo' tornare silenziosamente al posto: gli era sembrato di vederle tremare le mani mentre prendeva il foglio.

Qualcuno bisbiglio' un secchiona disgustato, dal fondo della classe sibilo' un puttanella.

Non do A in cambio di prestazioni sessuali da parte delle studentesse, Adams, se è quello che intendi” fece duramente appuntando qualcosa su un foglio “Ne do a chi studia, come la tua compagna... a chi fa insinuazioni del genere, invece, regalo una visita gratuita in presidenza” allungo' la nota allo studente, che lo raggiunse sbuffando per agguantarla “Buona chiaccherata” aggiunse mentre quello lasciava la classe.

Qualche altro commento su di me o su chi studia piu' di voi o posso finire di riconsegnarvi i test?”

Silenzio assoluto, a parte un sordo singhiozzo dal banco di Jennifer.

Se ne senti il bisogno esci un momento” disse gelidamente senza guardarla, poi prese l'ultimo foglio della pila.

Wilde” lesse “E con te abbiamo finito.”

Un ragazzino magro, coi capelli fino alle spalle si alzo' silenziosamente e si appoggio' alla cattedra in attesa della consegna: a quanto pare si era dimenticato di conteggiare i punti e mettere il voto finale.

Professor Turner?” chiese timidamente in attesa.

Uh?” non alzo' lo sguardo dal foglio mentre finiva di contare.

Mi consente una domanda personale?”

Il professore rise mettendo mano alla penna rossa.

Sono eterosessuale, si” incredibilmente non si arrabbio' quando la classe scoppio' in una risata.

Veramente era un'altra, professore” continuo' Wilde “Ho sentito dire che... beh, prima di mettersi ad insegnare... voglio dire, prima dell'università...”

Ti prego Wilde, la suspence mi uccide!”

E' vero che aveva un gruppo? Intendo, faceva musica, e che componeva?”

Turner sfodero' un sorriso divertito che fece sperare che l'avesse presa bene, tranquillizzando lo studente.

Si Wilde, un gruppo, ma a differenza di te studiavo” il suo sorriso si spense, e anche quello del ragazzo “E' una F, scusa per il ritardo”.

 

*



                    La Chiave di Do
          IO NON VOLEVO. E' stato lui, con quella foto, ad ispirarmi.
          Ora torno nel mio antro. Pensavo di aggiungerci un altro capitolo o due ma me ne vergogno troppo.
          Ora potete trucidarmi, o dirmi di continuare.

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Capitolo 2
*** (due) ***


Quando la campanella suono' Jennifer fu l'ultima a lasciare la classe, attardandosi di proposito per evitare lo scherno dei suoi compagni, ma quando si ritrovo' sola con il professor Turner trovo' il coraggio necessario a sfruttare quella rara occasione.

Professore?”

Il giovane alzo' lo sguardo dalla sua cartella nera, in attesa che parlasse.

Lei raccolse la sua borsa e si avvicino' timidamente.

La disturba se le rubo qualche minuto?”

Sto andando in caffetteria” ammise l'insegnante alzando le spalle “Seguimi, se hai bisogno”.

Si avvio' senza accertarsi che lo stesse seguendo e scendendo le scale se la ritrovo' accanto, con lo stesso sguardo spento di sempre e l'aria colpevole. Raggiunsero il bar dell'istituto in perfetto silenzio, caratteristica comune ad entrambi.

Turner si sedette ad un tavolino discosto e ordino' un caffè mentre sfilava qualcosa dalla borsa nera.

La ragazza si sedette di fronte a lui senza prendere niente, poi sospiro' profondamente per attirare la sua attenzione, ma il professore non alzo' lo sguardo da un lungo documento che richiedeva la sua firma in fondo. Tossicchio'.

Dimmi Winston” freddamente si rese disponibile all'ascolto.

Beh, a dire il vero” balbetto' Jennifer tentando di non arrossire “Volevo ringraziarla per il suo comportamento di oggi in classe... per avermi difesa”.

Dovere” recito' lui “E interesse a mantenere una buona reputazione”.

Lei replico' d'impulso.

Mi ha fatto piacere” disse “Nessuno è gentile con me”.

Sbuffo', poi firmo' il foglio ripiegandolo nella cartelletta prima di alzare lo sguardo su di lei per la prima volta.

Sei consapevole del fatto che non era nelle mie intenzioni lusingarti?”

Certo...”

Turner fini' di sorseggiare il suo caffè, poi allontano' la tazzina e stiro' i polsi al di sopra del tavolo.

Bene. Preferirei che non ti facessi strane idee o illusioni di sorta”.

Quell'affermazione la gelo' completamente, stupendola prima, trapassandola come un colpo di pistola subito dopo; poi una domanda le sorse nel cuore e per la prima volta in vita sua oso' essere sfacciata, o provocatoria.

Lei se ne è fatte, professore?” chiese duramente “Di illusioni, s'intende...”

La ragazza della caffetteria si avvicino' in quel momento al loro tavolo raccogliendo la tazza in un sorriso tirato, raccogliendo la moneta appoggiata nel piattino.

Le porto altro?” chiese interropendo la loro discussione.

Sono a posto, chieda alla mia intervistatrice se vuole qualcosa...” sibilio' improvvisamente scuro in volto, ma quella fece un cenno negativo con la testa e la cameriera si allontano' taccheggiando; la osservarono allontanarsi assicurandosi di non essere ascoltati.

Il professore allungo' il collo sul tavolo, appoggiandosi sul gomito con una smorfia infastidita.

Non vorrei che la prendessi come una mancanza di rispetto, ma francamente non sono affari tuoi, Winston”.

Mi scusi” rispose la studentessa gelida, aspettandosi che il breve dialogo fosse finito.

Non credere che stia cercando di proteggerti dal farti male evitando i miei errori passati: ognuno è libero di fare le sue stronzate e pentirsene in maniera assolutamente indipendente e incondizionata, mi segui Winston?” si sistemo' il collo della giacca tirandone il tessuto scuro, lo sguardo indecifradile fisso nel suo: a quella distanza i suoi occhi neri avevano qualcosa di meno minaccioso rispetto alle lezioni, ma erano colmi di un'inquietudine piu' profonda e turbante.

E allora cosa sta cercando di fare, professore?”

Turner si esibi' in un sorrisetto cinico, poi ringhio' a bassa voce:

Di tirarmi fuori dalle tue stronzate.”

Illusioni” lo corresse lei con un nodo alla gola.

Sei sveglia” il professore si alzo', sistemo' la sedia sotto il tavolino e si riprese la cartelletta.

Dovere” oso' rispondere lei “E interesse a mantenere dei buoni voti”.

Una reputazione, certo, pensava aspramente il professore.

Ma hai perso una preziosa ora per la tua ricerca stando qui a parlare con me”.

L'ho terminata due giorni fa” rispose di getto.

Allora ti auguro una buona giornata” ribattè senza guardarla.

Jennifer rimase sola, fissando la biro dimenticata sul tavolino dal professore, realizzando cosa ci facesse li' solo dopo parecchi secondi di incantamento. La raccolse, osservandola come se non fosse un oggettino tanto comune.

Finalmente si decise ad alzarsi, osservando melanconicamente il posto vuoto davanti a sè.

Lascio' la caffeteria senza aprire l'ombrello nonostante la pioggia scrosciante: avrebbe mascherato quella lacrima di frustrazione, se mai si fosse decisa a capitolare.

Illusioni, pensava rabbiosa, stronzate, ripeteva dura la voce del professore.

Guardo' per un'ultima volta la penna stretta nel suo pugno prima di gettarla a terra calpestandola col tacco dello stivale.


 

*



                La Chiave di Do.
          Io continuo, ma la storia resta completa, perchè non sono sicura di volerla rendere una long o una raccoltina su questo character.
          E' piu' un delirio casuale, ecco.
          Comunque se volete ditemi che ve ne pare, se merita un continuo!

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Capitolo 3
*** (tre) ***


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Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

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Capitolo 4
*** (quattro) ***


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Capitolo 5
*** (cinque) ***


Quando appena rientrata dal lavoro Bianca Winston trovo' la figlia alambiccata sulla libreria, scoppiando a ridere rischio' di ucciderla per la caduta dalla sedia che usava per raggiungere gli scaffali piu' alti che le causo' la paura.

Si puo' sapere che cosa cerchi li' appesa, Jenny?”

La ragazza sbuffo' rumorosamente cercando di rialzarsi da terra rifiutando la mano tesa della madre, rossa per la vergogna e infastidita da quell'interruzione: i modi di sua madre erano decisamente diversi dai suoi, cosi' silenziosi e delicati, un riflesso, a quanto aveva sentito dire, di quelli di suo padre. Lei non l'aveva mai conosciuto, o comunque non poteva ricordarsene essendo morto di leucemia fulminante quando lei aveva poco piu' di otto mesi. In realtà non dava particolare peso alla cosa e non gradiva essere commiserata al riguardo non avendo mai realmente sentito la mancanza di una figura paterna: in fondo quelle sei antine piene di doppie file di libri erano tutto cio' che di lui aveva potuto acquisire, come poteva in qualche modo compiangerlo?

Keats” rispose Jennifer seccamente risalendo sulla sedia e riprendendo la ricerca, pensando una risposta alternativa dentro di sè: di non morire a sedici anni e mezzo, mamma, a causa delle tue risate irrefrenabili.

La madre la guardo' perplessa.

Ma se hai già letto tutto di Keats?”

Scuola” recito' la ragazza freddamente.

Bianca, esperta di quella libreria piu' dei suoi stessi ospiti, annui' e la affanco', indicandole il giusto scaffale ed estraendone una pila piuttosto consistente.

Tutti tuoi” disse “probabilmente oltre a Keats trovi anche qualche saggio su di lui, nel mucchio, qualche autore simile... o magari semplicemente qualcosa che abbiamo letto o comprato nello stesso periodo! La fissa di tuo padre di dividere per tematiche invece che per ordine alfabetico non l'ho mai capita, ma in questo specifico caso puo' tornarti utile...”

Bofonchiando un grazie Jennifer raccolse il mucchio di libri senza far caso alle parole della madre e filo' in camera sua a studiare, pronta a passare la notte sveglia su Keats per poter evitare di dover seguire le lezioni di letteratura almeno per qualche settimana, avendo cosi' la possibilità di sbollire la rabbia accumulata nei confronti del professore.

Scorse rapidamente fra i suoi appunti la lista delle opere stilata in classe da Turner per poterla confrontare con il piccolo tesoro ordinato sulla scrivania, quindi la copio' sul quaderno sotto lo spazio lasciato per copiarne la biografia e la inquadro' con una penna colorata per visualizzarla con maggiore facilità; man mano che trovava un titolo lo spuntava a matita, se ne scopriva di nuovi si premurava di aggiungerceli. Selezionava inoltre quelli che aveva già letto evidenziandoli e cercando di ricordarne i dettagli salienti, che probabilmente piu' tardi avrebbe annotato a fianco ai titoli per evitare di doverli rileggere da capo. Di fronte a un saggio ne controllava le tematiche principali e verificava se le avessero trattate in classe, in caso contrario li scartava.

L'operazione le occupo' un buon quarto d'ora, fino a quando, quasi alla fine, le capito' fra le mani un libricino che di Keats non era affatto: era una raccoltina di poesie d'amore sgualcita, finita li' perchè recava la stessa data di lettura, scritta a matita nella quarta di copertina nella calligrafia tondeggiante e infantile della madre, del volume appena visionato.

Stava per scartarlo quando lo sguardo mise meglio a fuoco il nome dell'autore, scritto in caratteri corsivi sotto il titolo Favourite Worst Nightmare, lasciandola prima soltanto stupita, poi sgomenta a fissare la copertina rossa di chissà quale edizione di stampa alternativa: Alexander Turner.

Tento' di immaginare un qualche errore o un'omonimia, ma l'aletta cancello' ogni dubbio, mostrandole una piccola foto in bianco e nero che, per quanto il taglio corto e l'espressione di ragazzo tentassero di distrarre dalla somiglianza, aveva gli stessi occhi del suo professore di lettere.
 

 
* 



                       La Chiave di Do
         
Credo che questa collaborazione, con una delle mie autrici preferite qui su EFP, porterà a una fanfiction come poche se ne vedono,
          o quantomeno lo spero: le premesse ci sono, la trama si evolverà col tempo e con la condivisione di idee come già sta accadendo.
          Io non credo che i nostri stili siano cosi' diametralmente opposti da creare immense disparità nella storia, ma è comunque una
          eterogeneità e variegatura che non puo' che giovare ad una storia.
          Mi scuso se la storia non proseguirà fino a lunedi', dato che rientrero' dalla gita scolastica domenica notte, ma vi bacio comunque,
          speranzosa di riscuotere successo anche con questa storia.

 

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Capitolo 6
*** (sei) ***


Che cos'è questo, mamma!?” strillo' con un tono vagamente isterico Jennifer sventolando il libretto davanti agli occhi della madre, con il cuore in gola per la corsa giu' dalle scale.

La donna glielo sfilo' dalle mani e diede un'occhiata alle pagine sdrucite, sottolineate in diverse colori e con numerose orecchie al margine, poi scoppio' a ridere.

Questo me lo regalarono che tu non avevi ancora dieci anni!” disse intenerita “E' un libro di poesie...”

Lo vedo da me...”

Turner” lesse “Era uno studentello universitario fra i piu' brillanti del suo corso, a quanto ho letto, introverso e con una spiccata sensibilità romantica, e un giorno le sue poesie capitarono fra le mani di un suo professore che gli consiglio' di pubblicarle, questo mi disse chi me lo regalo'...”

Jennifer tossicchio' annoiata dalla logorrea materna.

Scusa Jenny, come fa il professor Turner di nome di battesimo?”

La ragazza arrossi' leggermente e respiro' profondamente.

Alexander” disse dolorosamente.

Bianca si porto' teatralmente la mano alla bocca in un gesto di esagerato stupore e mando' un gridolino intenerito realizzando a momento di aprire l'aletta che non si trattava soltanto di un omonimia.

Beh, leggilo” suggeri' alla figlia “Pensa che figurone farai a fargli autografare quello al posto della sua antologia di novelle, domani sera!”

Qualcosa nel suo cervellino si senti' immensamente stupido.

Domani sera?” nonostante gli sforzi quel momento le evocava decisamente poco.

Sua madre sbuffo'.

Jenny, tesoro, è da un mese buono che rompi l'anima con quella pubblicazione!”

Una molla scatto' improvvisa e immediatamente Jennifer ricordo': la sera dopo il professor Turner avrebbe presentato il suo nuovo libro, un saggio sulla poetica e la vita di Dylan Thomas, alla libreria piu' importante della città ed era da piu' di due settimane che progettava di andarci, con nervosismo crescente man mano che la data si avvicinava.

Ma dopo la discussione avuta col professore l'idea aveva smesso di ossessionarla al punto da finire nel dimenticatoio.

Riflettendo sull'affermazione della madre si rese conto che probabilmente, facendogli firmare quel libretto non avrebbe ottenuto altro che l'odio totale da parte di Turner.

Imbronciata e a passi pesanti sali' le scale raggiungendo camera sua: non aveva particolare fame, si sentiva lo stomaco serrato in una morsa, probabilmente sarebbe scesa piu' tardi a prepararsi un panino e quello le sarebbe bastato da cena. Si getto' sul letto, sfilandosi la T-shirt e restando in canottiera passandosi il volumetto da una mano all'altra nervosamente, come se morisse dall'impazienza di aprirlo ma al tempo stesso non volesse leggerne una sola parola; lo abbandono' sul comodino e agguanto' al suo posto il pesante libro di letteratura, ripassando inutilmente la biografia di Keats, che già sapeva a menadito.

Ma il libricino rosso la osservava da sopra il mobiletto, pallidamente illuminato dall'abajour come un miraggio o una piccola reliquia: quasi scaglio' via il librone per afferrarlo senza riuscire ad aprirlo.

Perchè dev'essere cosi' difficile? pensava, in fondo è solo un maledetto libro, che cosa potrei aver paura di trovarci?

Lo spalanco' di scatto e caccio' istintivamente un lungo sospiro liberatorio, come se la copertina pesasse moltissimo: era arrivata a leggere solo il frontespizio, che altro non faceva che ripetere i dati riportati in copertina, ma già aveva il batticuore.

Piu' risoluta che mai volto' le pagine fino a raggiungere un'introduzione che, per la prima volta in vita sua, decise di saltare, andando direttamente ai testi. Respiro' profondamente prima di iniziare a leggere, chiuse gli occhi, accarezzo' alla cieca la pagina, li riapri' e raccolse una matita dal comodino e un piccolo cartoncino ritagliato a rettangolo che usava come righello, poi oso' abbassare lo sguardo sul foglio.

In grassetto si riportava un titolo che la fece istintivamente sorridere: Dorothy was right thought, quattro parole che la riportavano con estrema tenerezza a certezze infantili a cui non faceva piu' affidamento da anni e in cui con incredibile naturalezza riusciva ancora ad immergersi, proprio grazie a un banalissimo titolo di poesia.
 

Old yellow bricks,
love's a risk.
My little Escapoligist
looked so miffed,
when you wished,
for a thousand places better than this:

you are such a fugitive but
Houdini, love, you dont know
what you're running away from.

 

Tutto le fu incredibilmente chiaro: sarebbe andata a quella presentazione, avrebbe smesso di fuggire e gli avrebbe fatto firmare quello stupido libricino. Non prima pero' di essere rimasta sveglia fino alle due del mattino per finire di leggerlo, ringraziando ogni divinità che il giorno seguente era sabato. 



*



                    La Chiave di Do
          Chiedo umilmente perdono per il ritardo, gestire tutte queste storie insieme è una vera tragedia, confido nella vostra infinita
          pazienza e comprensione. Detto questo non credo di aver molto altro capire, se non che questo è il primo capitolo della storia
          che non mi convince del tutto, ma forse solo perchè è mio. Credo che questo sia sufficiente a congedarmi e a passare di nuovo
          il testimone a Sall per i due capitoli seguenti che da un primo piccolo assaggio si prospettano già piuttosto gustosi, come tutto
          cio' che scrive d'altronde. Colgo l'occasione per invitarvi a tornare a leggere Oh, the boy's a slag! che dopo un momento di
          mancata ispirazione è tornato in auge.

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Capitolo 7
*** (sette) ***


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Capitolo 8
*** (otto) ***


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Capitolo 9
*** (nove) ***


Gli occhi di Grace, perle d'ambra bruna, lo inchiodavano ogni volta che saliva in auto al sedile, come inebetito per qualche istante: vi aveva osato un trucco piu' elaborato che richiamando le tonalità dell'iride li faceva assomigliare a quelli di un gatto selvatico. Un abito scuro la inguainava senza volgarità.

Provocatrice, la chioma dorata sciolta sulle spalle, sali' in auto studiando la sua espressione persa in quell'indagine delle sue forme precise, poi con un sorriso che voleva fingersi remissivo chiese timidamente, ma con tono sensuale:

Come sto?”

Turner si morse il labbro rimettendo in moto, cercando di mantenere la sua proverbiale calma mentre distrattamente le rispondeva che stava benissimo.

La mente del giovane professore macchinava febbrilmente alla ricerca della naturale freddezza delle sue reazioni, sospirava sommessamente ad ogni curva.

Accosta qui, ti spiace?” la voce della collega interruppe il flusso dei pensieri che lo facevano guidare sovrappensiero e quasi istintivamente sterzo' per fermarsi in uno spiazzo isolato.

Grace, ritarderemo, voglio ricordarti che la metà di quelle chiocce ansiose vorrà parlare solo con te...”

I genitori aspetteranno...” la donna allungo' una mano sul suo petto, giocherellando in punta di dita col noto della cravatta scura, accostandone mentalmente il colore a quello dei suoi occhi e delle onde morbide che i capelli gli dipingevano ai lati del viso magro.

Con intimo compiacimento ascolto' il ritmo del suo respiro farsi irregolare, la sua austerità venire meno mentre avvicinava la labbra carnose a quelle di lui, semplicemente respirandovi.

E pensare che all'università le colleghe di matematica le consideravamo frigide e complicate quanto la loro materia...”

Taci” lo interruppe lei, consapevole che quelle frasi non erano altro che sterili farmaci al nervosismo “Sai benissimo di non essere altro che uno sciocco secchione sentimentale che ama vestire la maschera di quello che ha già avuto tutto dalla vita...”

Le loro lingue si intrecciarono in un gemito impaziente, come se non attendessero altro da tutta una vita, le mani si allacciarono, appassionate, alle mani.

La donna corse con la propria a tirargli una ciocca di capelli dietro la nuca, invitandolo a darle di piu', allungando una coscia bianca a portata della sua mano che conosceva bene per la sua abilità a farla tremare con una sola carezza.

Ma lui si schiari' la voce, posticipando tacitamente la continuazione di quelle effusioni, scusandosi con un bacio leggero sotto l'orecchio e indicandole l'ora.

Mi porti fuori a cena dopo le stramaledette riunioni coi genitori, Alexander?”

Il giovane si riassesto' al posto di guida, riportandosi i capelli dietro alle orecchie con un lungo respiro, poi sbattè le palpebre piu' volte prima di annuire e rimettere in moto.

 

*



                    La Chiave di Do
          Ah-ah! Ammettetelo, una tresca con la professoressa di matematica era l'ultima cosa che vi sareste aspettati, lo so! E' stata una
          proposta che avevo quasi archiviato, poi Sall l'ha riesumata dall'archivio delle idee e abbiamo deciso di riutilizzarla, sperando
          nel discreto fascino del clichè (ci piace, ci piace il clichè!). Io sinceramente, se la mia collega è d'accordo le passerei subito la parola
          per una sorta di ping-pong, altrimenti mi scervellero' per il prossimo... Au revoir!

 

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Capitolo 10
*** (dieci) ***


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Capitolo 11
*** (undici) ***


Fumi?” gli chiese Grace mentre, accavallate le gambe nude con fare provocatorio, sfoderava elegantemente un pacchetto di Camel light.

“No” rispose seccamente; fumava da ragazzino, anche qualche canna, ma era un periodo che avrebbe fatto di tutto per dimenticare.

“Sei nervoso” noto' con voce morbida la collega, alzatasi per muovere un passo verso di lui “rilassati...” lo condusse a sedere al suo posto, poi poso' la sigaretta al bordo del posacenere, mettendosi dietro di lui con le mani sulle sue spalle.

“E' un bel posto” fece casualmente Turner godendosi la frescura della veranda e il panorama di stelle.

“Oh si, s potrebbero contare tutte le stelle da qui”.

“Non sono il tipo”.

La donna sembro' perplessa per un attimo, poi si chino' un poco per sussurrargli all'orecchio:

“Che tipo?”

Il giovane professore rise, poi cerco' le parole giuste.

“Beh, il tipo di scemo che si siede e ti parla delle stelle...” biascico' in un regurgito dell'accento profondo dello Yorkshire, di cui quasi si vergognava ma che tendeva sempre a tornare dopo un bicchiere di troppo o in presenza di una bella donna, come se fosse regredito all'età adolescenziale.

Lei noto' in qualche modo la sua insicurezza e la sottolineo' con un ma interrogativo.

“Ma sta notte, non so, o hai ubriacato me o sono ubriache loro, perchè vanno al contrario”.

Qualcosa, uno strano nodo al polmone sinistro le blocco' il fiato per un momento a quelle parole, la bocca si socchiuse un momento in segno di stupore prima di ricomporsi nell'espressione calda e posata di sempre: il loro era l'incontro di due spiriti orgogliosi, che mai avrebbero osato dimostrare qualsiasi forma di calore aldilà di quello del corpo. Si protese appena oltre la sua spalla e stampo' con morbidezza le labbra sulle sue, schiudendogliele con la punta della lingua alla ricerca di un bacio piu' profondo.

“Evita di dire cose di questo genere durante la gita di settimana prossima o mi costringerai a creare scandalo di fronte a tutta la classe, perchè potrei saltarti addosso davanti ai ragazzi, sai?”

In tutta risposta Alexander Turner strattono' la collega per un braccio facendola ricadere seduta sulle sue gambe, poi realizzo' quelle parole.

“Gita?”

“Si Alexander, la maledetta gita” ripetè spostando una gamba oltre quelle di lui, finendogli a cavalcioni e impegnandosi a slacciargli la cravatta e cercando di farlo tacere di nuovo con un altro incontro di bocche.

Se ne era completamente scordato. Cinque giorni a stretto contatto con Jennifer Winston sarebbero stati un inferno, pensava; poi si chiese perchè lo pensasse e si spavento' di quel pensiero che respinse per fermare l'amante.

“Grace, siamo sulla tua veranda”

“E con questo?”

“Potrebbero vederci”

La vide sfilarsi l'abito dalla testa in una mossa sinuosa e gettarlo a terra, la osservo', rimasta in biancheria, o meglio, in un completino di lingerie che di matematico e sterile aveva ben poco.

Al diavolo, penso' mentre affondavano come sempre in una peccaminosa conclusoone di serata.

***


L'aveva accontentata, e mentre ancora nuda e profumata di sesso gli giaceva addosso si era fumato una pessima Camel, nel rispetto del clichè, poi si era rivestito in fretta ed era rientrato in casa; la veranda dava sul salotto.

Era rimasto folgorato.

“Cos'è quella!?”

“E' una chitarra, non ne hai mai vista una?” rise lei reinfilando il completo “L'ho trovata in cantina, era di mio padre suppongo”.

Il giovane si getto' sullo strumento e lo imbraccio', immediatamente accenno' un paio di arpeggi.

“No, ma è da tempo che non ne vedo una”.



*



               La Chiave di Do

          Dopo secoli e secoli... siamo tornate! Il team al completo è pronto per rimettere mano a "Professor?" quindi tenetevi forti,
          nella vita alternativa di Mr. Turner nulla è già scritto dal destino... lo scriviamo noi!

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Capitolo 12
*** (dodici) ***


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Capitolo 13
*** (tredici) ***


*



Quando la collega lo raggiunse in camera sua dopo cena erano quasi le dieci, ma pronto a intervenire nel caso i ragazzi facessero troppo baccano non si era ancora spogliato, si era limitato a sistemare le sue cose nello spaziosissimo armadio offerto dall'albergo: in quanto ad alloggio erano stati fortunati, sembrava che ogni stanza fosse un piccolo appartamento da quattro persone.
“Ehy”
“Non è una buona idea presentarti qui, Grace”.

La donna rise di gusto mentre appoggiava il coprispalle su una sedia.

Alexander, chi vuoi che...”

Ne abbiamo discusso: mai sul lavoro”.

La bionda abbasso' lo sguardo di colpo e balbetto' qualcosa prima di riprendere il giacchettino.

Molto bene allora...” sospiro' “Quindi cosa farai? A letto presto e guai chi fiata?” il tono sarcastico lo innervosi' al punto che l'avrebe schiaffeggiata: la giornata era stata dura per tutti, per lui in modo particolare, anche se non avrebbe mai potuto confidargliene il motivo.

Un suono familiare gli diede il pretesto di troncare la discussione con un sorriso.

Con permesso...” e lascio' la stanza dirigendosi verso la fonte del suono.

 

***

 

Merda, merda, arriva Turner, mettete via tutto!”

Non affannarti cosi' Douglas, anche se la nascondi tutta non potrai cancellare l'odore di erba in cosi' poco tempo”.

Il silenzio calo' improvviso e per un momento nel giardino dell'albergo non si senti' altro suono che il lontano frinire di qualche cicala; il terrore si era impadronito degli occhi di tutti gli studenti presenti, un gruppetto di una decina scarsa nel quale non riusci' a scorgere Jennifer Watson. Il professore fece un paio di passi in direzione del detentore dello spinello e allungo' una mano, con calma, senza nessuna espressione sul viso, per farselo consegnare.

Professore...”

Taci Douglas” fece strappandogli di mani il rotolino di marijuana e rigirandoselo fra le dita con aria incuriosita; sotto gli occhi sbarrati di quasi metà classe l'austero professore di lettere si porto' alla bocca la canna e fece un lungo tiro, strizzando leggermente gli occhi, poi dopo quella che agli studenti sembro' un'eternità butto' fuori il fumo, lascio' cadere quasi metà della sigaretta a terra e la schiaccio' con il tacco della scarpa “Evitero' di espellerti se mi lasciate suonare” fece accennando alla chitarra che Wilde, il ragazzino coi capelli lunghi, stringeva gelosamente sulle ginocchia.

Jeremy, dagliela” ordino' con aria autoritaria Tom Douglas al capellone.

Beh, Tom, potrei sempre sospenderti per atti di bullismo” sillabo' pacato Turner facendo ridacchiare un paio di ragazze.

Douglas sbuffo'.

Jeremy, gliela daresti?”

Il chitarrista porse l'acustica all'insegnante mentre questi si sfilava la giacca.

Otto studenti stavano ora in attesa davanti al professore, seduto per terra di fronte a loro a gambe incrociate, nella stessa posa un po' impacciata di Jeremy Wilde. Lo videro allungare una mano e sfilare dal pacchetto di Tom due Marlboro Gold, una la infilo' fra le chiavi della chitarra, l'altra se la infilo' fra le labbra e aspetto' un accendino. Una delle ragazze glielo lancio', ma anche dopo quel gesto il silenzio sembrava non accennare a sciogliersi.

Oh insomma ragazzi, non siamo in classe, e io sono comunque... beh...”

Un ragazzo” fece notare Emily Grey, non senza arrossire.

Insomma Grey, volevo dire essere umano, ma se vuoi metterla cosi' sono lusingato!”

Risero tutti, meno Emily, troppo mortificata.

Beh, professore, che ci suona?” fece Wilde con un mezzo sorriso.

Alexander Turner indugio' un momento con le dita sulle corde, cerco' di ricordare gli accordi e poi finalmente le dispose in un re settima prima di fare un lungo sospiro.

 

Up rolled the riot van
And sparked excitement in the boys...

***

Quando Jennifer usci' in giardino portava un paio di occhiali da lettura e stringeva in mano una guida turistica; indossava una canottierina azzurra e un paio di pantaloncini troppo corti per non essere provocanti. Sembrava arrabbiata.

State facendo un chiasso infernale, se i profes...”

Si interruppe subito, rapita, quando le sue orecchie furono raggiunte dalla ventata baritonale e sensuale della voce del professor Turner, i suoi occhi da quelli di lui, pieni di una specie di nostalgia incatturabile: riconobbe le parole, la musica non sarebbe potuta essere piu' adatta, la voce era esattamente come l'aveva immaginata.

Quando fuggi' via, con quello sguardo negli occhi, per rifiondarsi in camera, l'unica rimasta vuota, la canzone era appena finita, e la frase con cui si era congedata l'avrebbe potuta dire lei al suo posto, oltre a ripetere parola per parola tutto il testo:

S'intitola Riot Van, l'ho scritta io sette anni fa”.

 

*
 


                    La Chiave di Do
          No, non siamo sparite, anzi! Ecco a voi il nuovo capitolo, passo la difficile parola a miss Sall!

 

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Capitolo 14
*** (quattordici) ***


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Capitolo 15
*** (quindici) ***


*



Winston?”

Jennifer rallento' il passo fino ad annullarlo, ma non ebbe il coraggio di voltarsi a guardarlo: il suo tono duro l'aveva paralizzata, come sempre faceva, il battere calibrato e lento delle scarpe sul corridoio di legno regolava quello del suo cuore.

Professore?” riusci' a rispondere dandogli le spalle.

Una F”.

Che cosa!?” per poco non lascio' cadere il libro che aveva in mano mentre si voltava di scatto, fra lo sgomento e l'allibito.

Hai capito benissimo Winston” ripetè calmo aggrottando la fronte per mostrarsi piu' strafottente “E' esattamente quello che ti meriti”.

La ragazza continuo' a fissarlo con la bocca spalancata e il respiro mozzo, senza capire. Lui si stava avvicinando ancora, portandola a spingersi sempre piu' contro il muro accanto alla porta della sua stanza.

Lo vide appoggiare una mano, col palmo aperto, sul muro sopra la sua spalla, sovrastandola e mettendole in ombra il viso, ma senza smettere di fissarla.

Anzi” aggiunse con un tono piu' scuro “Per come ti ostini a tenere quel libro allacciato al petto una F è troppo, sai?”

Professore...”

Le sfilo' il libro di mano e lo lascio' scivolare a terra, poi le poso' una mano all'orlo dei pantaloncini, lasciando che il contatto a pelle la facesse trasalire, la fece vagare piu' in basso, sfiorandole una coscia mentre le sue labbra si avvicinavano già socchiuse a quella della studentessa.

Lei tremava, tremava senza riuscire a fermarsi, e il respiro era pesante già mentre quella bocca tanto agognata non le respirava che sul mento, e mentre tremava, terrorizzata e speranzosa, già socchiudeva gli occhi, pronta a ricevere il bacio che nessuno aveva mai avuto il coraggio di darle.

Ma il bacio non arrivo' mai.

Alexander Turner, suo professore di lettere, era già ricomposto, e si stava riabbottonando i polsini della camicia quando lei realizzo': le raccolse il libro e glielo porse con garbo.

Sei la prima della classe in tutto” osservo' con un ghigno soddisfatto “Ma in quanto a flirtare sei sempre stata insufficente: un peccato non poterti valutare in maniera ufficiale”.

Detto questo si volto' con un sorriso disarmante e le rivolse un tiepido saluto mentre finalmente posava la mano sulla maniglia della propria porta:

Buonanotte, Jennifer”.
 

***
 

Era quasi l'una quando fra le lacrime Jennifer senti' un sordo rumore battere ripetutamente al vetro della sua stanza.

Si asciugo' gli occhi nel cuscino prima di andare alla finestra e scostare le tende: era Jeremy Wilde, il ragazzo dell'ultimo banco, quello con una gran passione per la musica... probabilmente era sua la chitarra; apri' la finestra.

Jeremy, è tardi!”

In risposta il ragazzo scavalco' il davanzale e si fiondo' nella sua stanza, atterrando sul letto. Jennifer soffoco' una risata.

Che ci fai qui?” sussurro' richiudendo la finestra.

Non avevo sonno” disse sistemandosi il ciuffo dietro all'orecchio “E tu sei qui da sola...” aggiunse in un tono che non voleva suonare commiseratorio.

Oh” la ragazza si sedette a gambe incrociate sul letto e tiro' su col naso.

Tu hai pianto” disse lui senza nessuna intonazione “Anche io piango, ogni tanto” lo disse con un tono tanto naturale e gentile che le venne da sorridere “Facciamo cosi', se al posto di piangere domani sera uscissi un po' con noi?”

Jennifer rimase di sasso, poi finalmente la sua risata squillo' gioiosa e gli disse di si.

 

*

 


          La Chiave di Do
          Non sappiamo perchè ma Sall non puo' rispondere alle vostre recensioni!
          In ogni caso grazie di seguirci, spero gradiate questo capitolo (:

 

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Capitolo 16
*** (sedici) ***


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Capitolo 17
*** (diciassette) ***


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Capitolo 18
*** (diciotto) ***


*



Quando sbirciando fuori dalla finestra alle undici e un quarto si rese conto che la metà delle ragazze si era messa in ghingheri per incontrarsi con gli altri in giardino Jennifer fu colta dal panico e si mise a pescare alla rinfusa in valigia alla ricerca di qualcosa di minimamente carino per evitare di fare la figura della sciatta: scovo' una camicetta azzurra che tentava di nascondersi fra le t-shirt e un cardigan leggero e li trovo' appropiati, poi si stupi' nel trovare sul fondo del beauty case una vecchia matita per occhi e un mascara, probabilmente rubati a sua madre ai tempi delle medie. Pettinarsi, coi capelli cosi' corti, era del tutto inutile.

Si stava infilando l'unico paio di ballerine che aveva quando senti' bussare alla porta: Jeremy.

Ehy Jen, sei...” le sue parole si fermarono sulle labbra per un momento mentre cercavano di inquadrarla “in ritardo”.

Lui aveva i capelli legati e la chitarra in spalla nella sua custodia nera.

Sono pronta, scusami!” pesco' le chiavi della camera e il cellulare dal comodino e usci'.

Levale” ordino' Jeremy bruscamente.

Che cosa!?”

Le scarpe, levale, non dobbiamo fare rumore!”

Si sfilo' lui stesso il suo paio di Vans e la prese per mano con quella libera conduncendola lungo il corridoio fino alla porta finestra della balconata che dava sul giardino; la apri' lentamente per non fare rumore e scivolarono fuori, correndo sull'erba a piedi nudi per non farsi scoprire: il resto della classe era già seduto in cerchio sotto un pesco.

Eccoci” fece il ragazzo reinfilandosi le scarpe e poggiando la chitarra al tronco.

Lei che ci fa qui?” domando' duro Douglas alzandosi in piedi.

Tranquillo Tom, sta con me” rispose Jeremy imbracciando l'acustica “Volevo solo...”

Seguire i consigli del prof, che bravo ragazzo!” butto' là una ragazza che giocherellava con una ciocca di capelli.

O cuccare” accenno' un'altra voce, nascosta nell'oscurità.

Ah, Will, sei una serpe!” ribattè Jeremy sedendosi fra loro e invitando Jennifer a fare lo stesso facendole spazio accanto a sè “Le ho chiesto di venire per stare un po' in compagnia, tutto qui!”

La questione fu seppellita dopo un paio di canzoni, fra qualche birra e un paio di spinelli, sovrastata completamente dalle immense balle di Tom Douglas, convinto che le sue avventure in periferia con tanto di coltelli e pistole potessero risultare credibili, ma Jennifer dopo due soli tiri e neppure mezza birra già si sentiva cosi' stanca da doversi abbandonare sulla spalla del suo cavaliere.

Oh-oh, qui qualcuno sta partendo!” Tom interruppe i suoi improbabili racconti per fare notare a tutti lo stato della Winston.

Che carina, non regge!” ribattè una ragazza sorridendo.

Prova a baciarla principino, magari si riprende!” ridacchio' qualcun altro.

Eddai!” rise Jeremy posando la chitarra per accarezzarle il mento con un dito e cercando di accomodarsela meglio contro il braccio; in un sussurro si rivolse a lei “Jen, se sei stanca ti accompagno in camera...” ma lei scosse vigorosamente la testa.

Facciamo due passi” propose con voce assonnata.

Ce la fai ad alzarti?”

In risposta lei barcollo', incespico', rischio' di cadere ma alla fine di mise in piedi da sola, e lo stesso fece Jeremy con un po' piu' di sicurezza, cingendole un fianco per sostenerla, il tutto fra le risate dei compagni.

Camminarono lungo il vialetto allontanadosi dal pesco fino a raggiungere un angolino in cui un grosso masso avrebbe potuto far loro da panchina e si fermarono li'; di nuovo Jennifer si ritrovo' costretta ad appoggiarsi a lui per la stanchezza.

Forse è davvero meglio che ti riporti in camera, Jen”.

Voglio stare con te”.

Anche io... voglio...”

Stare con me?”

Jeremy rise, imbarazzato ma piuttosto disinibito dall'alcol.

No, in realtà voglio baciarti”.

Non fece in tempo a stupirsene che si ritrovo' le labbra di Jeremy, morbide e alcoliche, contro le proprie, prima timide ed immobili, poi piu' audaci nel tentativo di fare incontrare la lingua con quella di lei, senza fretta, con la dolce voracità propria degli adolescenti.

Molto bene, piccioncini colti in flagrante. Mi dispiace interrompere questa importante lezione di anatomia comparata, ma siete fuori coprifuoco di due ore” quella voce era troppo adulta, profonda e cinica per appartenere a qualunque dei loro compagni.

 

*



                    La Chiave di Do.
                    Quanto sono dolcina, eh? E stronza, eh?
                    NON OSATE chiedere cosa succederéà che non lo so manco io!

 

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