Destinati a stare insieme fin dalla nascita.

di BrunoMars
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo. ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo 2° Storia. ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo 2° Storia. ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo. ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo. ***
Capitolo 9: *** 9° Capitolo. ***
Capitolo 10: *** 10° Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo. ***


Adoravo quel mio piccolo angolo di paradiso, quell' altalena, era la cosa più preziosa che fosse rimasta in quel luogo.. L' adoravo non tanto per l' oggetto in se stesso, anzi ormai era vecchia e malridotta, ma per le meravigliose emozioni e ricordi che mi trasmetteva mentre ci andavo. Anche quel giorno come tutti i sacrosanti giorni mi recavo nel mio angolo di paradiso, mi sedevo sull' altalena e mi spingevo da sola, chiudevo gli occhi e iniziavo a raccontare la mia giornata, piangevo spesso, senza rendermene conto, tanto sapevamo dell' esistenza di quel posto solo io e lui; fino ad un anno esatto fa non venivo da sola in questo luogo ma raccontavo delle mie avventure a lui, al mio migliore amico, a quella persona per cui vivo tutti i giorni nella speranza di poterlo rincontrare e avere un suo ultimo abbraccio. E' andato via un anno fa esatto proprio oggi fa un anno, è andato via il giorno del mio compleanno, è partito per inseguire il suo sogno, lui voleva cantare. Quell' anno di differenza che mi divideva da lui, aveva 19 anni, e io 18, aveva finito la scuola, ma io ancora no, mi voleva così bene che l' anno scorso più tosto di farmi andare al ballo di fine anno da sola si imbucò nella festa anche se era un anno più grande; lui era quello che si era fatto sospendere perchè aveva preso a pugni un cretino che mi insultava alle scuole medie. Mi aveva sempre difeso, era stato sempre al mio fianco, a me bastava come amico, anche se mi innamorai follemente di lui dal primo superiore. Non era mai stato arrogante ne viziato o presuntuoso, era un ragazzo d' oro, di una dolcezza infinita; era bellissimo, con quei capelli ricci e quel sorriso mozzafiato. Lo potevo vedere quando volevo, potevo dormire a casa sua per settimane e settimane, come lui poteva fare lo stesso, i nostri genitori, le nostre mamme meglio dire, si conoscono dall' elementari, quindi non avevamo problemi. Non c'era mai stato nulla di più tra me e lui, tranne che un amicizia meravigliosa, indivisibile forse, o era così che io pensavo. Gli era sempre ronzata in testa l' idea di andare via da Honolulu per inseguire il suo sogno; mi ricordo quando una sera d' estate eravamo sdraiati a terra a guardare le stelle e lui canticchiava e io lo interruppi dicendo: Quando andrai via io verrò con te vero? - Nicole, mi sembra ovvio, non potrei mai lasciare la persona più importante della mia vita qui. Io: Poi quando ti troverai una ragazza non la penserai più così! - Scema ma io non potrei vivere senza te MAI. Una sera, la sera prima del mio compleanno venne in camera mia, ma senza avvertire sta volta; era la prima volta che lo vedevo così, era triste, con lo sguardo spento, non poteva mentire, non sapeva mentire, o forse con me non ci riusciva proprio. Io: Cos' hai. -Scusa scusa. Io: Per cosa? - Non pensavo che questo momento sarebbe arrivato così presto, e non volevo che arrivasse proprio sta sera, era andato tutto così bene tutto.. domani è il tuo compleanno e non voglio rovinarlo. Io: Vedi l' orologio? Mancano solo 5 minuti a domani, allo scoccare della mezza notte sarà il mio compleanno, ma prima potrai dirmi questa cosa terribile. - Non ci scherzare su. Io: Ma dai mica starai partendo HAHAhhahahahha. -Si invece, scusa. Io: Cosa? -Sto partendo domani, per Los Angeles.. Io: Io verrò con te giusto? -Tu hai scuola. Io: Io non posso vivere senza te. -Io manco. Io: Perchè hai quegli occhi gonfi? -Per lo stesso motivo per il quale i tuoi lo saranno fra un' ora. Io: Ti prego non ci voglio pensare a domani per ora promettimi che starai con me, e che non mi abbandonerai.. -Non lo farò promesso. Mi venne ad abbracciare, e io ai suoi abbracci non sapevo resistere, lui era il mio mondo il mio tutto, un suo abbraccio mi bastava per farmi sentire a casa, amavo ancora di più quando mi sussurrava: Non piangere tutto si sistemerà, quando mi diceva così io lo stringevo più forte a me, quasi quasi a lasciargli i lividi sul corpo. Anche quella sera piansi abbracciata a lui come una bambina a cui manca la mamma. Ma quella sera qualcosa accadde, qualcosa che cambiò il nostro rapporto per sempre..

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo 2° Storia. ***


Rabbia, disperazione, dolere o odio, erano questi i sentimenti che provavo in quel momento, non poteva farmi questo non poteva, non avrei potuto sopportare tanta lontananza da lui. Io: Dormirai con me vero? -Si certo.. Io: Perchè non me lo hai detto prima. -Se te lo dicevo un mese fa dovevo poi fare una cosa.. E poi i nostro rapporto sarebbe cambiato.. Forse in peggio... Io: Cosa devi fare? -Questo. Ricordo tutte le sensazioni provate quella sera: Ero immobile, con le lacrime che si stavano asciugando sul mio visto, osservavo solo il suo sguardo che man mano si avvicinava sempre di più, eravamo naso contro naso e sentivo il suo respiro caldo sul mio viso; il mio cuore esplodeva, esplodeva d' amore, di voglia di vivere. La tentazione era forte, volevo avvicinarmi ancora di più a lui e sentire le sue morbide labbra sulle mie. Mi precedette, forse neanche lui seppe resistere e mi baciò. Non era il mio primo bacio, ma quello fu veramente sentito, non era un bacio, era amore, eravamo entrambi vogliosi di quel bacio. Il silenzio regnava in quella stanza, e neanche i nostri respiri si sentivano, eravamo immersi in tutte le emozioni che scatenò quel bacio, il sapore delle sue labbra, che ricordo ancora oggi, sembravano sapere di fragola, veniva voglia di morderle. Avevo dimenticato tutti i problemi TUTTI, con lui mi sentivo così sempre, ma in particolare in questo momento. Si staccò delicatamente da me, mi veniva voglia di urlare, di litigare con lui, perchè mi ha fatto questo io lo amavo da 8 anni, ancora oggi ne sono follemente innamorata, e lui non se ne è accorto? Non potevo urlargli contro e poi anche se volessi la voce non mi usciva, l'unica cosa che riuscì a fare fu sorridere, quello era scontato, con un sorriso come il suo non potevo far altro che sorridere anche io. Riuscì semplicemente a dire: Domani quando mi sveglierò tu sarai ancora qui? -Non lo so, questo era il mio modo per dirti ciao.. Io: Non era un addio vero? -No,non lo sarà mai. Lo andai ad abbracciare di nuovo e lui mi prese in braccio, alzai il viso che era appoggiato sulla sua spalla e lo ribaciai, sta volta era un bacio con più rabbia, con qualcosa di diverso da prima. Mi appoggiò sul letto e lui si mise accanto a me, mi accarezzava i capelli e mi dava dei piccoli bacetti sul collo.. Mi faceva il solletico, mi faceva ridere, così smisi di piangere. Sentivo gli occhi stanchi e pesanti, sentivo ancora le sue labbra e quel sapore meraviglioso.. mi addormentai non so in quale modo, lo sognai molte volte quella notte. Ma la mattina dopo quando mi svegliai non lo trovai accanto a me, trovai un album di foto con su scritto: Nicole e Peter, mi aveva mentito quello non era un Ciao, il suo era un Addio. Peter Gene Herdandez era partito, mi aveva abbandonato, per sempre.

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo 2° Storia. ***


L' anno successivo a quel giorno fu sempre la stessa routine: mi alzavo tutte le mattine, con gli occhi gonfi per tutte le lacrime versate la notte precedente su quell' album, andavo a scuola, e poi mi recavo nel mio piccolo angolo di paradiso, li mi sfogavo, parlavo piangevo e pensavo al vuoto che aveva lasciato dentro me da quella mattina. Tutti si preoccupavano per me anche se non lo davano a vedere, sapevano che lo odiavo, prima si preoccupava lui per me e non mia madre o qualcun altro. Erano tante le volte che andavo a casa di Peter, erano tante le volte che avevo detto : Basta, io non posso andare avanti, ma poi vendendo una foto, una dedica, mi sono sempre ricreduta, ho sempre trovato la forza, per dire: Devo avere un suo bacio, un altro ancora e poi posso anche morire. Non ebbi nessun ragazzo dopo Peter, non si può dire che stavamo assieme, anche se mentalmente lui era sempre MIO, era intoccabile. Passavano i giorni, le settimane e i mesi, il tempo passava ma io ero rimasta sempre a quel bacio, il tempo per me si era bloccato quella sera. Non c'era nessuno che mi poteva capire, NESSUNO, solo Presley mi fidavo, assomigliava tanto a suo fratello, così che molte volte vedevo lui al posto di lei avevano persino lo stesso profumo. La sera andavo in camera di Peter, con la scusa di passare da Presley non potevo rimanere in quella stanza per più di 10 minuti, tutti i ricordi mi passavano per la mente, ma preferivo stare li che in camera mia.. Dove quella sera mi baciò. Tutti mi vedevano forte, ma ero fragile, mi mancava la sicurezza che mi riusciva a dare lui anche con un solo Ti voglio bene. Così passò un anno, un anno fra lacrime, dolore e un vuoto dentro che solo lui poteva colmare. Non potevo affrontare un altro anno così, no, non potevo riuscirci, che senso aveva la mia vita senza di lui, non avevo un ragazzo, degli amici, non uscivo il sabato sera, non parlavo al telefono, non scherzavo, non ridevo MAI, l'unica cosa che mi riusciva bene oltre che piangere era studiare, amavo leggere e studiare, mi distraeva.. in quell' arco di tempo di dedicavo a qualcosa che non fosse pensare solo a lui. Volevo mettere fine alle mie sofferenze una volta per tutte. Durante l'anno raccolsi anche una bella sommetta, dando ripetizioni di algebra e latino a quelli del terzo e quarto anno... potevo viaggiare, cambiare aria e scappare dai ricordi; non posso andare via, non posso scappare dai ricordi, la mia vita è basata su quei ricordi. Era da tanto che ci pensavo, dovevo mettere un punto, basta i ricordi basta tutto, avevo deciso di mettere fine a tanta sofferenza.. Dovevo farla finita per sempre.

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


Potevo mettere fine alla mia vita per sempre,ci avevo pensato e ripensato almeno un milione di volte, ma non potevo, non potevo uccidermi con il rimorso di: Chissà se avrei fatto questo, cosa sarebbe successo.. cosa sarebbe cambiato nella mia vita... 
La mia vita era piena di rimorsi, ora sono rimediabili, ma se mi uccidevo non lo erano più.. Anzi portavo alla disperazione i miei familiari.. Non potevo dare un dolore così grande ne hai miei genitori ne a Peter.. Dovevo però in qualche modo cambiare la mia vita, perchè anche se non mi ammazzavo, venivo uccisa dal dolore della lontananza da lui.. Allora le soluzioni erano 3 : O rimanevo qui a Honolulu e iniziavo finalmente a vivere, mi cercavo un ragazzo, degli amici, iniziavo a sorridere di nuovo e cercavo di dimenticarmi di lui.. Oppure mettevo fine alla mia vita in qualche atroce modo..Un altra opzione ancora era spaccare il mio dolce salvadanaio a forma di maialino rosa.. Contare tutti i soldini, i risparmi di una vita insomma! Quei soldi erano lavorati e sudati con fatica, è dalla 2 elementare che cerco di riempire quel salvadanaio, prima cercai di vendere la limonata all'angolo della strada con Peter.. Poi capimmo che era roba da film e che nessuno avrebbe comprato la nostra limonata.. Allora iniziammo a portare a spasso i cani, altra roba da film.. Infatti finimmo intrecciati da tutti i collari.. Poi tentammo di pulire le auto, non racconto neanche quell' esperienza perchè è stata pessima.. Dico solo che invece di pagarci per il ''lavoro'' abbiamo dovuto pagare i proprietari delle auto per il casino fatto.. (HAHAHAHHHAHHA)
Comunque dicevo.. Passai quasi l'intera giornata del mio compleanno a contare tutte quelle monete, ma non erano quelle a far la differenza dei miei ''averi'' ma la vera differenza la faceva quel gruzzoletto che proteggevo anche da me stessa e dalle mie tentazioni.
Era arrivato il momento di spenderlo giusto? Erano un bel pò di soldi, ci usciva un biglietto aereo due 3 notti in Hotel e se proprio non sgarravo neanche di un centesimo potevo riuscire a pagare un affitto in qualche mono vano diviso con altre 3 o 4 ragazze.. Lo so che non è il massimo per nessuno... Ma farei di tutto per vedere di nuovo quel sorriso.
Ero pronta, non sapevo come dirgli ai miei genitori che la loro ''Pippi Calze Lunghe'' era partita per sempre forse.. Ecco perchè gli scrissi una lettera di ''addio''... Non sono brava con le parole, ma cerco di fare il mio meglio. 
Non potevo scappare di casa come una ladra, no e poi no.. Quindi oltre che alla lettera andai a spiegare a mia madre a mio padre della mia scelta..
Era in cucina, mia madre scesi da lei come un Zombie, seguivo solo quell' odore meraviglioso dei muffins appena sfornati.. Pronti per essere consegnati chissà per quale ricevimento... Sta volta sentivo che però non erano per un qualsiasi cliente ma erano per me.. Avevo riconosciuto la glassa di quei Cup Cake, era alla vaniglia come piace a me.. Mia madre sa sempre come prendermi e come risollevarmi il morale. Sa che amo i dolci, e amo sopratutto i suoi, così cucina cucina e a ma non rimane solo che mangiare ed assaggiare. Si scusava sempre dicendo: Mangiali tu per me, visto che puoi! Ero magra di costituzione, magrissima, e forse anche troppo anche se non si direbbe visto tutto ciò che mangio.. 
Quel momento mi faceva pensare a tanti ricordi, ero sommersa dai ricordi, e non potevo neanche stare a riflettere più di tanto, avevo un volo che partiva fra non meno di 3 ore.. 
M: Nicole Auguri!
Io: Grazie mamma!
M:Dormito bene?
Io: I soliti sogni..
M: Vedrai che tornerà..
Io:Si..
M: Programmi per la giornata?
Io: Si..
M: Ohh finalmente non esci da..
Io: Non esco da un anno esatto..
M: Cosa hai in mente di fare?
Io: Prendere il primo volo per Los Angeles e raggiungere la mia unica ragione di vita per sempre.
 
 

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


Abbracciai mia madre e scoppiai a piangere. Mi sembrava di essere tra le braccia di Peter, il ricordo di quel bacio stava ormai svanendo per sempre. Non riuscivo a parlare, piangevo piangevo e piangevo, mia madre mi stringeva forte come faceva lui, stava per dire qualcosa ma io la fermai..
Io: No ti prego non dir nulla, troverai tutto qui, gli diedi la lettera; era scritta a mano, con una calligrafia perfetta, su una carta celeste che profumava di rose.. Peter diceva che la mia pelle facesse lo stesso profumo di quella carta.. 
Mamma annuì e mi abbracciò di nuovo e disse: Ti voglio bene piccola mia, va ad inseguire il tuo amore.
Si vedeva che era triste, triste perchè aveva perso la sua unica figlia, ora sarebbe stata monotona la vita in quella casa ( non che io facessi la differenza, visto la mia continua tristezza) ma per i miei genitori io ero la loro unica ragione di vita.. da quando mio fratello.. Bhè più in la racconterò anche del mio fratellino..
Io: Ti prego, fidati di me, non farò cazzate, promettimi di non piangere, ormai sono grande, questo è l'unico modo per vedermi felice; Papà lo saluterò in aereo porto, ho sentito che è di turno oggi.. Mi farà lui il Chek-in. 
Uscì di casa accompagnata da mia madre, avevo una valigia piccolissima, con qualche vestito di ricambio, e poi avevo portato con me il mio album, quell' oggetto sul quale avevo versato litri e litri di lacrime... Sprecate inutilmente forse..
C'era un taxi che mi aspettava sotto casa, c'era anche Prestely, lei sapeva tutto, da tempo, mi dava la forza di andare avanti, lei sapeva che non doveva dire nulla a Peter.
Salutai anche lei per l'ultima volta, e salii sul quel taxi giallo, tipico americano.. 
L' aereo porto non distava molto da casa mia, papà tutti i giorni, mattina o notte che sia si recava in quel luogo.. Erano circa dieci minuti di macchina... E poi era presto erano circa le 6, il sole era appena sorto.. E non c'era nessuno per le strade oltre che me e i ragazzi che si allenano sul lungo mare. 
Mi lasciò proprio davanti l' aereo porto il taxi, quel signore tanto gentile mi fece anche uno sconto e mi augurò buon viaggio. 
La giornata stava iniziando bene. Bene è una parola grossa ma per chi come me è abituata a non vedere altro che il peggio in tutto, bhè la giornata stava iniziando per il verso giusto.
Mi avviai verso il Chek-in, c'era una signora davanti a me, una francese, partiva anche lei per la grande Los Angeles.. Papà era tanto indaffarato che manco mi notò, di essere non capita tutti i giorni che tua figlia parte per Los Angeles e ti avvisa il giorno stesso.. Che non è altro il giorno del suo compleanno, non penso che gli balenò neanche per un momento che quella ragazza dai capelli rossi fuoco fossi io, anche se penso di essere l'unica in città ad essere così diversa.
Era finalmente arrivato il mio turno. 
Io: Buon giorno.
P: Salve, documento e carda d' imbarco prego.
Io: Tenga.
Papà aprì il documento e mi disse: Nicole?
Io: Ciao papà.
P: Auguri.
Io: Grazie.
P: Ma che ...
Io: Vado da Peter.. E non so quando tornerò. 
P: LO sapevo che prima o poi lo avresti fatto, fai bene.. 
- Scusa ma c'è chi ha una certa fretta potete fare più in fretta?
Io: Papi devo andare.. Vi chiamerò appena arriverò ok? Non vi preoccupate, vi voglio bene. 
Avevo quasi le lacrime agli occhi, ebbi solo il tempo di voltarmi, prendere il documento e correre via.
Non potevo più tirarmi indietro, ormai era fatta, ero su quell' aereo, non potevo più tornare indietro. 
 
 

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Capitolo 6
*** 6° Capitolo ***


In quelle sei lunghissime ore di viaggio potevo riflettere su tutta la mia vita, parlare di ciò che è importante o ciò che è superfluo.. Non ne avevo motivo, il mio mondo girava intorno a lui, lui era il mio tutto. Avevo il mio album e guardavo e riguardavo le foto. 
Avevo passato tutto un anno a fare questa vita, anche oggi no, lo chiusi e iniziai guardarmi intorno: ero seduta centrale, dal lato del finestrino c'era una ragazza, stette tutto il tempo in silenzio, portava dei grandi occhiali, (come quelli che porto io quando non ho le lenti a contatto), una coda di cavallo, i capelli erano neri, ma finivano alle punte con il rosso, erano stupendi e meravigliosi. Sembrava che vivesse in un altro mondo, passo tutto il tempo o quasi ad ascoltare musica, notai i suoi occhi gonfi e la matita un pò sbavata, forse anche lei stava soffrendo. 
Dall' altro lato invece c'era seduta una simpatica signora sulla settantina con i capelli tutti bianchi che leggeva, Romeo e Giulietta.
Parlava spesso con le Hostess era simpatica, sembrava una donna che sapesse il fatto sua, una donna colta, una signora d' altri tempi.
Stavo a fantasticare e a immaginare la vita di queste due donne, immaginavo i loro nomi, e mi chiedevo perchè erano sedute su quell' aereo.
-Quindi nei tuoi occhi c'è il mare. 
Io: Come?
-Hai degli occhi meravigliosi complimenti.
Io: Oh.. grazie mille.
-Di nulla è la semplice verità, non arrossire ti prego non volevo metterti in imbarazzo.
Io: No non ti preoccupare, faccio così sempre e con tutti. Perchè quegli occhi gonfi?
Mi resi conto subito della cazzata che dissi, come potevo chiedere una cosa così privata e personale ad una sconosciuta.
Io: Oh scusami non volevo e che solo.. Ti capisco, ci sono passata.
-Si notano così tanto i miei occhi gonfi ahhahahahhah?
Io: Ahahahha un pò.
Risi finalmente dopo un anno, non era un sorriso finto o costretto, avevo trovato qualcuno che mi capiva veramente.
-Nicole ti chiami giusto?
Io: Si.. come fai a saperlo?
-Ho letto il nome su quell' album che guardavi un' oretta fa.
Mi scomparve subito il sorriso dalla faccia.
-Scusa non volevo guardare..
Io: Ma no figurati. 
-Posso farti una domanda?
Io: Dimmi tutto certo!
-Quel ragazzo nelle foto ha un viso familiare, l'ho già visto da qualche parte lo conosco posso vedere una sua foto recente? 
Io: Io ma certo, anche se è quasi impossibile che tu possa conoscerlo...
-No invece si! Ma certo è lui.
Io: Lui chi?
-Aspetta cerco la foto, ho la canzone sul mio Ipod. 
Cosa mi sono persa in questo anno? Mi sono isolata così tanto da non sapere che Peter fosse diventato qualcuno?
-Ecco vedi è lui!
Io: Ma- ma è è impossibile!
-Credici è lui.
Io: Posso vederlo meglio?
-Certo fa pure.
Eh si era proprio lui, stesso sguardo, stesso sorriso.. 
-Se vuoi puoi ascoltare la canzone..
Io: No no dimmi solo il titolo per favore.
- Si, è di Bruno Mars ft. B.O.B il titolo è Nothin' on you.
Io: Grazie.. Aspetta io non so il tuo nome!
-Miriana, Miriana va benissimo.
Io: Allora piacere!
Non potevo crederci, il mio Peter non era più Peter ma era diventato Bruno Mars.

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Capitolo 7
*** 7° Capitolo. ***


Il mal di aereo iniziava a farsi sentire, quelle maledette turbolenze, le odiavo, a ognuna di esse mi dava la sensazione di cadere nel vuoto.
Un'ora mancava alla fine di quell' incubo,meno male che il tempo stava passando in fretta.
-Cara hai paura?
Io: Si.. un pò.
- Oh.. non ti preoccupare, faccio questo tratto almeno tre volte l' anno per andare a trovare le mie figlie, come mai stai andando via da un paradiso come le Hawaii?
Io: Storia lunga...
- Ah.. capisco c'entra un ragazzo... Quel Peter.
Usava un tono molto pacato e gentile, quella voce trasmetteva serenità e amore, mentre parlava con me tirò fuori dalla sua borsetta di cuoio un porta pillole, una scatolina rosa dipinta a mano, con dei fiorellini celesti. 
Osservavo ogni suo gesto e movimento. 
-Vedi cara Nicole, non importa quanti anni tu abbia, vecchia o giovane, l' importante e che tu segua sempre i tuoi sogni, banali o stupidi che essi siano; vedevo come guardavi quelle foto, la tua non è una stupida cotta adolescenziale, è amore vero.
Mentre lei parlava io tenevo gli occhi chiusi e stringevo forte i braccioli del mio sedile anche se ascoltavo quelle parole un pò stupita, come poteva aver capito tutto in 5 ore e mezza di viaggio dove non avevamo manco spiccicato una sillaba. 
-Cara prendi una di queste, sono delle gomme contro il mal d' aereo, con me funzionano, spero lo facciano anche con te, vedrai che passerà subito.
Io: Grazie mille, lei è molto gentile.
-Figurati.
La signora riprese a leggere mentre io cercavo di addormentarmi, forse così mi sarebbe passato il mal di testa che mi stava assillando da un' oretta.
Stavo per chiudere gli occhi e cercavo di non pensare al nulla, avevo ancora mal di testa, ma almeno il senso di vomito era passato, la voce dell' Hostess mi rimbombò nella testa almeno tre o quattro volte, come quando si urla sporgendosi da un pozzo senza fondo, e si sente il rimbombo della propria voce.
-Comunichiamo a tutti i signori passeggeri che la manovra di atterraggio inizierà fra un paio di minuti, si prega di allacciare le cinture di sicurezza, si prevede qualche turbolenza ti troppo, il tempo a Los Angeles sta mattina è molto nuvoloso con qualche precipitazione, con massime di 16°. Vi raccomandiamo di rimanere seduti fino alla fine della manovra di atterraggio.
Chiusi gli occhi e cercavo di pensare a qualcosa che non riguardasse quel volo. Quando li riaprii lo feci per scendere da quell' ammasso di ferro, mi ripromisi davanti a lui stesso che non ci sarei più saluta per un pò di tempo.
Salutai la vecchietta, e salutai anche Miriana.
Varcata l' uscita di quell' aereo porto mi accorsi che non avevo mai vissuto la mia vita, il mondo non aspettava me per andare avanti, dovevo incominciare a viverlo e a far parte di esso.

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Capitolo 8
*** 8° Capitolo. ***


 
Gente che correva a destra, gente che correva a sinistra, chi parlava inglese e chi spagnolo, chi chiedeva indicazioni stradali e chi prendeva un Taxi. C'era un brusio generale, a primo impatto pensai che fosse successo qualcosa, ma poi capii che questa confusione qui è all' ordine del giorno, non ero abituata a tutto questo movimento, la mia vita era piatta.
Sono a Los Angeles e ora? Potevo prendere un solo taxi, perchè se è no, non mi bastavano i soldi.. Dovevo raggiungere l' albergo, ne avevo trovato uno vicino casa di Peter em.. di Bruno..
Urlai con tutta la voce che avevo: Taxi!
Tre o quattro taxi si fermarono. 
Per correttezza entrai nel primo che si fermò.
-Buongiorno signorina, dove vuole che la porto?
Io: Ah bhè, non lo so neanche io, a quest'indirizzo perfavore.
-Perfetto!
Io: Ci vuole molto?
-No neanche 10 minuti, poteva andare anche a piedi, sono due passi dall' aereo porto.
Io: Ah..
-Eccoci arrivati, vuole che l' aiuto con i bagagli?
Io: No no non si preoccupi ho solo questo, quanto le devo?
-Non si preoccupi sarà per la prossima volta. Benvenuta a Los Angeles.
Entrai dentro quell' albergo, se così si poteva definire, casa mia era più curata.. Questo posto invece sembrava una palazzina decadente.. Bhè chi si accontenta gode, non mi feci tanti problemi ed entrai, anche perchè il tempo si stava mettendo male, stava per piovere.
Bussai, su quei sottili vetri ormai impolverati da tempo.
-Ciao piccola, dimmi.
Io: Buon giorno.. Le avevo chiamato ieri si ricorda?
-Ah Nicole, sei giusto? Accomodati mia cara su!
Io: Entrai dentro quella casa e rimasi estasiata. 
-Scusami per la polvere, la tua camera però è pulita e messa in ordine. 
Io: Si figuri.. 
-Ecco la chiave, la stanza è la numero 420, spero che sia tutto di tuo gradimento; non c'è l' ascensore, devi salire fino al quanto piano a piedi...
Io: Non si preoccupi.
-Ah cara, io non preparo mai il pranzo per i miei ospiti, ma se mi vuoi fare compagnia sta sera con piacere. 
Io: Oh. signora..
-Margot...
Io: Margot grazie ma sta sera vado a far visita ad un amico, sa è da tanto che non lo vedo.
-Bhe ora ti lascio riposare, per qualunque cosa io vivo al primo piano, devi passarci per forza, quando esci avvisami per favore. 
Mentre salivo tutti quei gradini passai il tempo a contarli, 101 per essere precisi. 
Aprì la porta della mia camera ed entrai. 
Era meravigliosa come lo era tutto; quando si dice l' apparenza inganna.
Quella carta da parati celeste, con i fiori rosa, mi ricordavano tanto la scatolina porta pillole della signora in aereo. Il tetto era dipinto di un bianco panna, e a terra c'era la moquet dello stesso colore; un comodino con delle bambole di porcellana sopra, un cassettone e una scrivania, era tutto così perfetto e profumato,a partire dalle lenzuola, cucite a mano; sopra il letto c'era un foto meravigliosa, anche se un pò ingiallita dal tempo della Tour Eiffel. 
Avevo anche il bagno in camera, sopra il lavandino c'era anche un mazzo di rose profumatissime..
Mi misi davanti alla specchio, ( Anche esso macchiato dal tempo) e iniziai a cantare: Tanti auguri a me, tanti auguri a me, tanti auguri a me, tanti auguri a me.
Scoppiai a piangere, piangere di disperazione, un pianto di sfogo, ero da sola e potevo distruggermi senza che nessuno se ne accorgesse.
E ora che fare? Cosa dovevo fare? Dovevo andare da lui sta sera vero? Ero arrivata fin qui per un fottuto motivo, ora dovevo affrontarlo.

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Capitolo 9
*** 9° Capitolo. ***


Asciugai in fretta le lacrime e aprii la valigia.
Mi feci un bel bagno caldo e mi vestii. Dieci minuti dopo ero pronta. 
Non sono una ragazza che perdo ore e ore davanti allo specchio per truccarsi, ma ben si per pettinarmi i capelli. Ho i capelli rossi fuoco, lunghi fin sopra il sedere,con le sopracciglia leggermente più scure; gli occhi azzurri, così scuri che sembrano blu con dei riflessi grigi alla luce del sole. Ho la pelle bianca come la porcellana, colorata e occupata in quasi tutto il corpo da numerose lentiggini, e poi non mi truccavo anche perchè a Peter non piacevano i trucchi, visto che passavo 24 ore su 24 con lui, lo ''accontentavo''.
Erano tante le domande che mi martellavano il cervello: Mi pensa? Sono importante per lui? Ha una ragazza? Perchè non mi ha mai cercata? Perchè non mi ha chiamata per farmi gli auguri?
Troppo domande con nessuna risposta, solo confusione. 
Bhè ero a Los Angeles, chissà in quante sarebbero volute essere al mio posto, e io sto a piangermi addosso? No, andiamo da Peter così invece di piangermi addosso piangerò sulla sua spalla.
Non avevo ancora chiamato mia madre, così andai a prendere il cellulare nella borsa e trovai un bigliettino con su scritto: Ricordati cara di inseguire sempre i tuoi sogni banali o stupidi che essi siano, ricordalo sempre, era stata la signora seduta accanto a me in aereo; e Miriana? Come potevo rintracciarla.. Avevo un intesa particolare con lei, anche se le avevo parlato per pochi minuti..
Mandai un messaggio a mia madre, e le dissi che andavo a mangiare fuori con un' amica che avevo conosciuto oggi, così lei non si preoccupava, o almeno speravo che non lo facesse..
Presi la mia tracolla di cuoio, la chiave della stanza l' indirizzo di Peter e chiusi la porta. 
Scesi quei interminabili 101 gradini e andai a dire alla signora Margot che sta sera facevo tardi..
*toc toc*
-Avanti cara prego, accomodati.
Io: Mi scusi le volevo dire che sta sera farò tardi.. a domani... 
-Ok non preoccuparti per l' orario, vado a letto tardi..
Io: Grazie.
-Ah, una cosa sola.
Io: Mi dica!
- Ti conservo una fetta di torta e la poso sopra il tavolo della tua camera?
Io: Si grazie mille, mi scusi se mi permetto, perchè questa torta?
-E' il mio compleanno, anche se sono 65 anni, continua a spegnere le candeline, ogni hanno lo stesso desiderio, da 15 anni. 
Io: Allora ci facciamo gli auguri a vicenda?
-Perchè?
Io: Oggi è anche il mio compleanno!
-Auguri cara.
Io: Auguri anche a lei.
-Dimmi sta sera vai a festeggiare? Le spegnerai le candeline?
Io: Io, no non penso che le spegnerò, ma sto uscendo a riprendermi ciò che è mio.
-Allora cara corri da lui.
Io: Grazie a domani. 
Uscii e a piedi mi avventurai tra le strade di quella nuova città in cerca di quell' indirizzo. 
Camminai per un oretta abbondante e ebbi modo di osservare anche uno dei tramonti più belli della mia vita; mi dimenticai momentaneamente il motivo di quella lunga camminata e sopratutto la destinazione; appena arrivai davanti a quella casa mi sentii il respiro mancare, il cuore battere a mille e le gambe tremanti, e ancora non ero entrata, non immagino cosa avrei fatto dopo.. Mi presi di coraggio un bel respiro, aprii il cancelletto che era socchiuso.. attraversai il giardino davanti alla casa e arrivai davanti la porta d' ingresso, stavo per bussare quando mi voltai e feci per andare via.
Ero ormai lontana quando qualcuno aprii la porta, mi fermai di colpo come se fossi un ladro sorpreso con le mani nel sacco; 
-Hey tu cosa stai facendo qui?
Non mi voltai, cercavo qualcosa da dire... Ma la voce non era la sua... Riuscivo ad intravedere tre ombre.. Le altre 2 sembravano di due ragazze.. 
Io: Parli c-con m-me?
-Si, vedi qualcun altro? Allora cosa fai.
Io: Mi sembrava che non ci fosse nessuno in casa, c-comunque sono una vecchia amica di di Peter.. em... di Bruno. 
-Sta sera Bruno non è in vena di visite, ritorna domani... 
Io: No, devo vederlo ora. 
Mi voltai e andai davanti quell' uomo.
Io: Digli solo che era passata Nicole, quella Nicole. 
Mi voltai e andai via, ma qualcuno mi fermò e mi prese per mano.

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Capitolo 10
*** 10° Capitolo ***


Desideravo tanto che quella mano fosse di Bruno, speravo che fosse stato lui a fermarmi, invece lo fece quel ragazzo.
-Tu, tu sei q-quella Nicole?
Io: Si, penso che Peter non ne conosca altre..
-Puoi en-trare...
Io: Grazie..
-Io vado, di a Bruno di chiamarmi domani..
Io: Si, lo farò ciao.
Mentre quel ragazzo si allontanava da casa di Bruno con le due ragazze, io mi sentivo svenire. Le gambe deboli, la gola secca e lo stomaco in subbuglio, pronto per vomitare il CupCake di sta mattina. Iniziai a sudare ed a agitarmi, non potevo rimanere tutta la serata davanti a quella porta, così entrai e chiusi la porta cerando di fare meno rumore possibile, volevo che non si accorgesse della mia presenza. 
Era tutto buio, non c'era neanche una luce accesa, tranne quella dell' ultima stanza a destra, alla fine del corridoio; sempre con molta cautela mi avvicinai alla porta a vetri, e lo osservavo, anche se riuscivo a vedere solo la sua sagoma, visto che la porta era di vetro opacizzato. 
Aprii una fessura di quella porta scorrevole e lo vidi li, sdraiato sul letto, con dei fogli scarabocchiati, e altri appallottolati a terra; Aveva gli occhi cerchiati, come se avesse pianto..
Spensi la luce della sua stanza e iniziai a parlare, avvicinandomi sempre di più al letto.
Io: Non ti alzare, non accendere la luce, sta seduto e ascoltami, non ti preoccupare sono io. 
Rimasi in silenzio per abbondanti tre o quattro minuti, sentivo il suo respiro veloce lo stesso che aveva quella lontana sera di 365 giorni fa.
Io: L' altalena; il nostro angolo di paradiso, tutti i giorni eravamo buttati in quel luogo, fino a tardi. 
17 anni passati con te meravigliosi e unici; eri la mia ragione di vita, solo grazie a te riuscivo ad andare avanti; ti amavo con tutta me stessa; mi avevi promesso di non  mi lasciarmi  e invece un anno fa esatto mi hai lasciata, se non sarei qui ora tu saresti mai tornato da me? Perchè io l'ho fatto? Si sono una cogliona ma ti amo; Ora ti prego solo di una cosa, non parlare, ma abbracciami, come solo tu sapevo fare ti prego. Le nostre mani si cercavano, i nostri corpi facevano la stessa cosa, mi sfiorò la mano, era li, mi buttai addosso a lui e iniziai a stringerlo, e a soffocarlo in uno di quei abbracci meravigliosi. Sentivo il suo dolce profumo, sentivo il suo respiro sul mio collo, piangevo, ma a differenza di tutte le volte passate, piangevo di gioia. Mi accarezzò i capelli e mi disse: Ora ci sono, non ti lascerò mai. 
Lo strinsi così forte da fargli mancare il fiato, si appoggiò al muro, e con la schiena accese la luce. 
Si staccò da me, anche se io opposi un pò di resistenza, mi guardava negli occhi, mi fissava. 
-Scusami io non dovevo farlo.
Io: Tu ora sei qui, mi basta un tuo abbraccio per riuscir ad andare avanti.
-Vorrei tanto ritornare ad un anno fa, e rimanere li con te.
Io: Sei ancora in tempo, ritorniamo ad un anno fa.
-Bhè per ritornare ad un anno fa, devo rifare anche questo.
Mi prese il viso tra le sue mani e mi baciò, oddio quel sapore meraviglioso, mi ero scordata di quella sensazione unica, mi ero scordata del calore e della morbidezza di quelle labbra, era un tornado di emozioni quel bacio. 
Si stacco dolcemente da me, e piano piano io riaprii gli occhi mi trovai davanti uno dei sorrisi più belli.
-Sei bellissima, quanto posso amare quelle lentiggini. Mi asciugò le lacrime.
Io: Ti prego abbracciami ancora.
Mi abbracciò più forte di prima e mentre mi disse: Auguri.
Io: Te ne si ricordato!
-Non mi sono mai scordato di te neanche per un secondo.

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Capitolo 11
*** 11° Capitolo ***


-Scusami, non mi sono fatto sentire, sapevo che ci stavi male e non volevo aggravare la situazione.
Io: No, tu non capisci, tu così mi hai fatto solo del male, io pensavo di..
-Cosa pensavi?
Io: Io volevo uccidermi! Io passavo tutte le notti a piangere, tutte le giornate in camera tua, o su quell' altalena.
-Io, sono stato uno stupido.
Io: Perchè mi hai baciata?
-Volevo farlo.
Io: Lo hai rifatto anche ora.
Si alzò dal letto e iniziò a rimproverarmi.
-Nicole sveglia! Non ti rendi conto che ti amo? Non te ne sei mai resa conto? E' dalla 3 media che sono fottutamente innamorato di te, farei di tutto per te.
Io: Ma ma io..
Scoppiai di nuovo a piangere...
-Scusa non piangere non piangere ti prego non volevo aggredirti.
Si avvicinò a me, per farmi una carezza..
-Non piangere non piangere.
Io: Vattene!
Gli diedi uno schiaffo, violentissimo, gli stampai in faccia cinque dita.
Io: Oddio scusa scusa.
-Questo è il minimo che tu mi possa fare, sei io fossi in te mi odierei.
Il suo sguardo si fece sempre più triste, si spese piano piano riempiendosi d' acqua, sbattè velocemente le palpebre fino a che non caddero due grossi lacrimoni..
Io: Ti prego non farlo.
-Tanto non è la prima volta.
Mi alzai, e lo abbraccia, cadde sul letto tipo peso morto, ero sdraiata sopra di lui e lo fissavo dritta negli occhi, le sue labbra, oddio mio non potevo fare a meno di fissare anche quelle.
Io: Hai gli occhi cerchiati.
-Anche i tuoi non sono da meno.
Io: I miei sono così da un anno esatto.
-Ora non lo saranno più.
Appoggiai la testa sul suo petto e lui continuava ad accarezzarmi i capelli.
-Niky, alzati prefavore, c'è il tuo regalo sotto di me, si starà schiacciando tutto..
Non risposi, ero immersa in uno dei miei film mentali ._.
-Nicole alzati.
Io: Si.
Peter si alzò e iniziò a raccogliere tutte le carte appallottolate e non che c'erano a terra.
-No questa non è, no, non è questo, no, non è quest' altro, ma dove cazzo lo mess... Eccolo!
Io: Che cosa fai ahhahahahah.
-Sai mi mancava la tua risata e il tuo sorriso.
Io: A me mancavi tu.
Si avvicinò a me.
-Alzati in piedi, prima di darti il regalo devo fare una cosa.
Mi prese per mano e mi alzai in piedi.
-Dammi tutte e due le mani.
Feci come disse.
-Cosa senti?
Io: Ti sento vicino a me, mi sento sicura, sento che ho qualcuno su cui contare, ti sento amico.
Poi mi prese e mi baciò con un bacio che durò minuti secondi o forse ore.
-Ora cosa hai sentito.
Io: Sento le farfalle nello stomaco, e il cuore battermi forte come se volesse uscire dal mio petto; mi sento amata e protetta, mi sento tua, sento che tu mi appartieni; perdo la cognizione del tempo quando sto con te, mi sembra tutto infinitamente perfetto, sopratutto questi baci che mi levano il respiro.
-Ti prego non tornare a Honolulu, la nostra favola è appena iniziata.
La nostra favola, quella che sognavo da una vita, avevo il mio principe azzurro anche se un po rimodernato, e poi c'ero io che facevo la parte del ranocchio. Il suo profumo meraviglioso con il tempo si sarebbe mescolato e fuso con il mio e il sapore delle sue labbra sarebbe diventato un ricordo indelebile.
Avevo desiderato milioni e milioni di volte questo momento,e ora che lui era li davanti a ne non sapevo cosa dire il silenzio venne interrotto dalla sua voce: Vieni qui stringiti a me, ecco il tuo regalo,aspetta però prometti di non piangere.
-Promesso.
Ecco qui leggi, é dedicata a te,quasi tutto ciò che scrivo é dedicato a te.
Long distance era questo il titolo della canzone:
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Ci sarebbero così tante canzoni che
potrei cantare per passare il tempo
e sto per esaurire le cose da fare
per tenerti fuori dalla mia mente
tutto quel che ho è una foto in una cornice
che tengo stretta per vedere il tuo volto ogni giorno
 
è con te che piuttosto vorrei stare
ma siamo bloccati qui dove siamo
ed è così difficile, essere così lontani
questa enorme distanza mi sta uccidendo
vorrei che tu fossi qui con me
ma siamo bloccati qui dove siamo
ed è così difficile, essere così lontani
 
questa enorme distanza mi sta uccidendo
è così difficile, così difficile
quando siamo, quando siamo
siamo così distanti,
questa enorme distanza mi sta uccidendo
è così difficile, così difficile
quando siamo, quando siamo
così distanti,
questa enorme distanza mi sta uccidendo
 
adesso i minuti sembrano ore
e le ore sembrano giorni
mentre sono via, tu sai che
non posso essere a casa proprio adesso
ma verrò a casa presto, verrò a casa presto
tutto quel che ho è una foto in una cornice
che tengo stretta per vedere il tuo volto ogni giorno
 
è con te che piuttosto vorrei stare
ma siamo bloccati qui dove siamo
ed è così difficile, essere così lontani
questa enorme distanza mi sta uccidendo
vorrei che tu fossi qui con me
ma siamo bloccati qui dove siamo
ed è così difficile, essere così lontani
 
riesci a sentirmi piangere?
------------------------------------------
Con quelle semplici parole capii come si sentiva,e io che pensavo che lui si fosse scordato di me.
Io: Perché mi hai fatto soffrire per un anno?
-Pensavo che se non ti parlassi tu ti saresti scordata di me..
Io: Io non mi sono dimenticata di te, ma tu invece?
-In che senso?
Io:Nulla è prematuro parlare di queste cose..
-No dai ormai dimmelo
Io: Non voglio rovinare il momento..
-Posso rubarti un altro bacio?
Io:Mi chiedi anche il permesso?
Durante quel bacio le nostre bocche sorridevano. Non riiuscii a trattenere le mie voglie e morsi il labbro inferiore della MIA ragione di vita.
-Aspetta!!
Io: Cosa c‘è?
-Ma tu dove passerai la notte, dove vivi??
Io:Sto momentaneamente in un hotel... sono l ‘ unica ospite, siamo io la padrona di casa e tanta polvere.
-Si ma sta sera rimarrai qui giusto?
Io:Certo, se tu mi vorrai.....
-Devo andare a prendere una cosa..
Io: Ok ma sbrigati, non basterà una sera per recuperare un anno senza te.
Si diresse verso un altra buia stanza e mentre io curiosavo un po in camera sua, spartiti testi cartacce e tanti fogli, c' era solo questo in giro.
-Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a te.
-Dai su soffia ed esprimi un desiderio.
*soffia*
Io: Ok fatto.
-Cosa hai espresso .
Io:Eh eh se te lo dico non si avvera.
-Lo scoprirò prima o poi.
Io: Tieni sempre una torta in casa?
-Hahahaahha no, phil aveva invitato degli amici per tirarmi su il morale anche se lo rispedito a casa.
Io: Ahhh quindi quel ragazzo che mi ha fatto entrare si kiama phil...
-Si.... è il mio migliore amico....
Io:Ahh ecco perche quando gli ho detto chi ero ha cambiato modo di fare...
Io:Sa tutto di noi vero?
-Si... ma stai tranquilla è uno che si fa i fatti suoi.
-Vuoi un pezzo di torta?
Io:Perché cambi argomendo?
-Hahaha voglio pensare a noi ora, non agli altri...
Voglio pensare a noi, mi suona strano questo noi, anche se l ho sempre sognato. Mi sdraiai sul letto e osservai Peter mangiare quella torta, è peggio di un bambino si è sporcato tutto il viso, fino al naso. Ho aggiornato il capitolo dopo mesi, scusate..

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