Questa è la storia di uno di noi

di cdm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Yesterday ***
Capitolo 3: *** Sonetto 18 ***
Capitolo 4: *** James Byron Dean ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Note autore: Dopo un estate e non solo, ho ripreso a scrivere e su Dead like me.

Il titolo di questa raccolta è ripreso dalla canzone: Ragazzo della via Gluk di Adriano Celentano.

Spero che leggerete questa fanfic amando questi personaggi come li ho amati io e spero che il mio modo di raccontarveli possa farveli apprezzare.

La raccolta partecipa alle challenge “Syllables of time” e “The One Hundred Prompt”



Syllables Of Time

Writing Challenge

Autore:wodsec

1. Accecato dalla fede, non ho ascoltato tutti i bisbigli, gli avvertimenti così chiari

2. E improvvisamente sono diventato una parte del tuo passato, la parte che non dura

3. Se volevi sincerità

4. Lento come il miele

5. Sotto questa luce artificiale

6. Fluttui come una piuma in questo bellissimo mondo

7. Paradisi per illusi

Progresso: 3/7




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Capitolo 2
*** Yesterday ***


Autore: cdm

Titolo Fanfic: Questa è la storia di uno di noi

Titolo Capitolo: Yesterday

Personaggio: Mason

Prompt: 86.Sorte

Frase: Accecato dalla fede, non ho ascoltato tutti i bisbigli, gli avvertimenti così chiari.

Song: Yesterday dei Beatles

Rating: Arancione per contenuto di parolaccie ed argomenti poco leggeri.

Note: 1966 è l'anno in cui è morto Mason ed ho fatto concidere la morte al giorno prima del concerto dei Beatles di San Fransisco.

La piscia di gatto è un modo come un altro per chiamare l'eroina.

La tumbling tower è il gioco di legno della torre traballante.



Yesterday

Non sempre c'è un domani



Yesterday, all my troubles seemed so far away,
Now it looks as though they're here to stay,
Oh I believe in yesterday.


-Cazzo...letto, finalmente!

Il letto è così soffice, dopo aver dormito due notti in macchina prima di arrivare a San Francisco, vi assicuro che la sensazione è simile alla botta della canna!

-Ehi raga, anche voi per i Beatles?

Domani grande concerto dei Beatles, non vedo l'ora di sentirli, adoro le loro canzoni, soprattutto dopo che ti sei fatto un giro su lsd e quei miscugli là del mio amico.

-Sì, anche noi, io sono Mason e lui è Jack.

Amo gli ostelli è proprio una grande topa! E non sono l'unico che l'ha pensato, dato che quell'altro idiota gli ha già offerto le nostre scorte di droga ed alcool, già mezze consumate.

-Aspetta, almeno chiedile come si chiama.

-Tranquillo, sono Rachel e la birra l'accetto volentieri, ma il resto no.

Le bottiglie vengono stappate, mentre Jack mi ha già schiavizzato nel rollare le canne, è una vendetta per la figuraccia che gli ho fatto fare.

Fare le canne non è difficile: è come una ricetta di cucina bisogna avere gli strumenti giusti, gli ingredienti migliori e avere la tecnica giusta.

-Sei da sola, Rachel?

Forse non è il modo più adatto di approcciarsi, ma il primo tiro mi ha rilassato un po', quindi non mi preoccupo troppo di come ci si comporta con una figa del genere.

-Non più, ora ho voi due.

Cos'è quell'occhiolino? E' una allusione sessuale? Magari, ma forse saranno gli effetti della canna.

-Ehi Mas, ancora paura degli aghi?

-Jack è sempre quella la risposta.

-Ok allora tieniti un po' di piscia di gatto.

-Grazie fratello.

La serata è veramente divertente: Rachel che continua a parlare di tantissime cose, racconta storie anche da bacucchi e cose da intelletualoidi, di cui non ci capisco molto, ma è decisamente piacevole ascoltarla; Jack che un po' ci prova con lei ed un po', come sempre premuroso, riempe il mio corpo di droga e alcool, ed io che ricambio i favori ad entrambi i miei compagni di serata.


Suddenly, I'm not half to man I used to be
There's a shadow hanging over me.
Oh yesterday came suddenly.


Che muro pericolante!

I mattoni non sono neanche ben allineati e ci sono dei buchi in mezzo:sembra la facciata della tumbling tower di Mary, quella cogliona che ha spezzato il cuore a Jack e quasi ci ha messo in carcere per la sua lingua lunga, in tutti i sensi.

Il muro è ancora lì davanti a me, chissà chi cavolo l'ha costruita, cerco qualcuno, anche verso l'alto o verso il basso. O cavolo, l'ho costruito io! Potevo farlo decisamente meglio, va be, ora prendo i mattoni e tappo, almeno i buchi.

Ma porc...non ho più mattoni ho solo cemento e la spatola, che diavolo posso farci ora.

Va be, forse resiste, dai facciamo la prova del dito.

Il mio indice assapora solo per un momento la superfice ruvida del mattone, poi il muro crolla ed tutto buio.

-Mason

-mmm

E' tutto buio, ma chi cavolo è che rompe?

-Ehi, apri gli occhi Mason Smith.

Pure per congnome?

Mi da uno scossone ed obbedisco, adesso a chiunque sia gli spacco la fac...

-Ehi, finalmente!

-Rachel?

-mmm che c'è?

-Mi ero preoccupata che tu fossi già spirato!

-Eh che cavolo non portare sfiga, tesoro. Hai un bel visino che non dovresti pensare a cose brutte come quelle.

- Grazie, Mason, ma è il mio lavoro.

Ora gli occhi vedono meglio, sapere di avere una donna affianco a se, in realtà è sopra di me, e non poterne capire la figura è proprio un problema.

-In che senso, dolcezza?

-Lascia perdere Mas, ed ora divertiamoci noi due.

Evviva,me la faccio io Jack, alla faccia tua!


Why she had to go?
I don't know she woldn't say.
I said something wrong,
now I long for yesterday.


Oddio è stato fantastico, non so se è per le droghe o per altro, ma cavolo lei è veramente brava: cavolo è stato un giorno perfetto!

-Fra poco sarà mezzanotte, devo andarmene.

-Perchè?

Vederla ricoprire quel corpo che fino a due minuti fa era mio, su di me, e che invocava me, mi fa decisamente male, è meglio che prenda altra droga, dovrebbe esserene avanzata...infatti eccola lì.

-E' stato bello conoscere te ed il tuo amico, però il lavoro non si ferma.

­- Che diavolo di lavoro fai, Cenerentola?

-Faccio la fata madrina.

-Be, allora si spiega tutto.

Sono ironico, e dal suo sguardo rammarico credo di non essermi riuscito a trattenere. Chi se ne frega, alla fine tutte le donne fanno sempre la scelta di abbandonarti, per uomini migliori di te o per uomini peggiori di te, dipende da quanto sono masochiste.

-Mas, sei proprio un bravo ragazzo, avresti dovuto curarti di più.

La guardo instranita, ci mancava solo la lezione di moralismo, mi sto irritando è meglio che prenda ancora un po di polvere di fata, dato che siamo in tema. Dispongo quel poco che è avanzato di droga sul pavimento, fa un po' schifo, ma la snifferò sul pavimento, al massimo avrò qualche germe in più! Non guardo nemmeno più Rachel, la droga come al solito mi terrà compagnia fino a quando non arriva domani, perchè c'è sempre domani e domani ci sono i Beatles! La polvere viene risucchiata dalla mia narice sinistra, è veramente consolante sentire l'effetto immediato che d...

-Anche tu sei morto troppo giovane, Mas.


Yesterday, love was such an easy game to play,
Now I need a place to hide away,
Oh I believe in yesterday.


La camera con Rachel, la compagnia di Jack, quel muro che è crollato, la scopata del secolo, è stato il mio ultimo giorno? Ancora non ci credo che quello là era il mio corpo ed ora ne ho un altro. Che un tizio di nome Rube scuotendo la testa mi ha spiegato che sono entrato in overdose e che ora sono un assistente della morte. Che diavolo significi assistente della morte, non l'ho ancora capito, so solo che ora sto sostituendo Rachel che si è presa una lunga vacanza.

-Rube...

-Sì?

-Posso andare a vedere i Beastles?

-E' meglio che t'accompagni.


Eccoli lì a cantare, ma adesso ascoltarli è diverso, non so se mi piacciono ancora.

La gente urla ed applaude inizia una delle canzoni più famose: "Yesterday".

-Coraggio.

Solo quando Rube mi ha toccato la spalla mi sono accorto che sto piangendo, davanti ai Beatles, ero così accecato dalla fede che ci sarà un altro giorno,che non ho ascoltato tutti i bisbigli, gli avvertimenti così chiari, che ieri era il mio ultimo giorno da vivo.


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Capitolo 3
*** Sonetto 18 ***


Autore: cdm

Titolo Fanfic: Questa è la storia di uno di noi

Titolo Capitolo: Sonetto 18

Personaggio: George

Prompt: 56.Passato

Frase: E improvvisamente sono diventata una parte del tuo passato, la parte che non dura.

Citazione: Sonetto n°18 Di William Shakespeare

Rating: Arancione per contenuto di parolacce ed argomenti poco leggeri.

Note: Post film, molto post sarebbe 75 anni dopo.

E' una What if in cui calcolo che tutti i vecchi compagni di George non ci sono più.

Sono i clichè a farvi guarire è una frase di Clancy Lass nel telefilm stesso.


The One Hundred Prompt Project


Sonetto 18

Sono i clichè a farvi guarire



Seduta sulla sedia li osservo dal primo all'ultimo, alcuni sono appena stati catapultati in questa esistenza chiamata non morte ed altri sono veterani, come me, che stanno attendendo l'ultimo post it.

Jane come al solito si abbuffa ed appena finisce rischia di infilarsi in automatico la forchetta in tasca. Jane è l'ultima arrivata, morta quattro settimane fa per una sua rapina in banca, soffre di cleptomania ed è stata l'ultimo post-it di Mason; il mio caro Mason ora è salito di livello, speriamo che ci siano Roxy e Rube a controllarlo se combina guai.

Affianco all'ultima arrivata c'è Kim, un signore anziano di bell'aspetto che è un appassionato di musica e filosofia; di solito alla vittima fa sempre una citazione, spaziando tra canzoni e libri, prima di toccarla e dopo quando l'accompagna alla luce. Lui come al solito sta bevendo il caffè amaro ristretto, come lo fanno in Italia, a quanto dice.

Dall'altra parte del tavolo ci sono Lauren e Margaret due sorelle di origine francese che sono morte nello Tsunami dell'Indonesia, sì quello fatto da quello stronzo di Cameron. Sono state mandate in questo gruppo da un due annetti ormai, è terribile tengo ancora il conto degli anni, e non mi ci trovo affatto male.

Ed io? Chi sono io? Be sono sulla sedia a capo tavola col mio caffè all'americana e un waffle pronto per essere fatto a pezzi. Io sono George, assistente della morte da ormai ottantatré anni, io come tutti loro sto aspettando il mio ultimo post-it.


-Bene è giunto il momento di darvi i compiti di oggi.

-Mica siamo dei bambini?

-S...

-No, Kim scusami, ma adesso non è il caso di una citazione. Eccoti il tuo post it. Questo è il tuo Lauren e questo è il tuo Margaret, invece tu ed io Jane andiamo insieme, vorrei evitare che succedesse di nuovo il casino dell'ultima volta.

-Ho capito che non si può evitare di farlo saltare, perchè ci sono degli effetti devastanti...dai non ho voglia di altri insegnamenti George.


L'ultimo casino di Jane diciamo che è lo stesso che feci io agli inizi, con la valanga di morti per la fascia dell'addome, e che commise Roxy con Arnold: saltare un appuntamento.

Nello specifico Jane aveva accuratamente evitato al ragazzo che le piaceva in vita, di evitare il luogo dove sarebbe morto a causa di una tegola, in cambio il giorno dopo lo stesso tipo avrebbe ucciso quattro persone e tenuto ostaggio la scuola che frequentava. Alla fine comunque è morto il ragazzo e se ne è andato verso la luce, dopo aver fatto la ramanzina alla cleptomane e aver dovuto dare delle spiegazioni a quei mocciosi, insopportabili.

Ritorniamo a noi, mentre vengo sgridata da Kim per averlo castrato, metaforicamente parlando, sulla sua sapienza ne subisco ancora lamentele da Jane.


-Suvvia Jane, sei ancora in apprendistato.

-Noi andiamo, vieni anche tu Kim? È vicino a dove stiamo andando noi?

-Sì, giusto.

-A dopo.

-Grazie mille Lauren e Margaret. A dopo.


Sono la mia salvezza, tendo dopo un po' a spazientirmi nell'accoppiata Kim e Jane, sembra che siano stati mandati da me con lo stesso scopo delle zanzare per gli uomini: esercitare più pazienza possibile.


-Dai finisco di mangiare il waffle ed andiamo, ci vuole un po' di strada da qui all'appuntamento.

-Uff...


Sorrido al broncio di Jane e finalmente mi gusto il mega waffle della House, sapete dopo che la Waffle's House era stata fatta esplodere nell'incendio, non pensavo più di ritornare nella stesso luogo, abbiamo cambiato sedi un bel po' di volte con gli altri, ma con questo nuovo locale, che offre un po' di tutto a buoni prezzi, io e Mason ci è parso di nuovo sentire l'odore e la sensazione che la Waffle's House ci dava, e non solo per il nome similare, ma per l'ambiente stesso: caldo ed accogliente, la gente gentile che ti conosce dopo la terza volta che ti rivede, una casa per noi che non dovremmo essere qui.

Il waffle finisce in fretta, come sempre essere assistenti della morte non ti priva di quegli appetiti di cui soffrono gli uomini in vita, ed ora ci tocca andare a vedere la prossima vittima di Jane.


-Andiamo.

-Yuppi!

-Jane tira subito fuori le posate dalla tasca.

-Cos...ops

-Dai, andiamo.


Pago il conto e lascio la mancia, intanto non ho più questo eccessivo bisogno di soldi, dopo la Happy Time, ho lavorato per un giornale, come free lancer, e ora vado nelle varie case, la mia mania di curiosare nelle case altrui non è rimasta invariata, a pulire o assistere qualche anziano, cose in nero che non rubano eccessivamente tempo e mi danno il giusto necessario per badare a me ed ai miei colleghi.

Jane cammina, come al solito, con la schiena un po' ricurva, è una bella ragazza che tende ad essere timidissima, e la testa abbassata e quasi da rituale io le do una piccola sberla sulla parte della colonna non posizionata nel posto giusto.

Usciamo e la faccio salire sulla mia macchina definita dagli estimatori d'epoca per i suoi quarantanni di vita, ed io mi metto a guidare.

Guidare con Jane affianco è una tortura dato che lei desiderava tanto avere la patente, ma ora da non morta non po' più prenderla. Sì ha sedici anni, più piccola di quando ero morta io, ma rompi scatole quanto una sedicenne viva, nello stile della mia defunta sorellina. Sì, ormai delle persone che conoscevo in vita non è rimasto più nessuno, ma almeno non sono morti per eventi esterni.

Appena arriviamo freno di scatto, così che con il colpo che riceve Jane, almeno per due minuti, si azzittisca e scenda.

L'incarico è come al solito un lavoro alla TTT, codice inventato da Kim per definire le nostre fasi di lavoro: trovare il nominativo del biglietto, toccare il soggetto nominato, trasportarlo fino alla luce, non chiedetemi cosa c'è oltre alla luce che nessuno me l'ha ancora spiegato. Forse dovrei utilizzare uno di quei poeti italiani che cita sempre Kim per convincere al morto di attraversare la luce, per dare un senso o una profondità alla luminescenza dell'al di là.

Va be, il mio compito è solo controllare che la mia cara cleptomane faccia il suo dovere e non rubacchi in giro come al solito, in questi casi sembra quasi una fusione tra me e Mason, sicuramente è una cosa terribile credo che Rube si sarebbe trapanato la testa, e non per uno sballo permanente, ma sicuramente per non dover badare a alla nostra fusione.

Vederla andare in giro a strappare informazioni dal destino è divertente perchè lei tende alla schiettezza, eccessiva schiettezza per essere precisi, e domanda direttamente alla gente come si chiama. Mi rendo conto perfettamente che la cosa più imbarazzante e difficile di questo lavoro, non è tanto il toccare qualcuno per vederlo morire, è cercarlo tra la gente, perchè te la rende unica come persona e sinceramente non ti viene più voglia nemmeno immaginare come i graveling possano condurre il soggetto alla morte.

Be immagino dalla faccia del simpatico signore col gelato in mano, che Jane ha trovato a chi fare un favore nel tirarlo fuori prima di morire.

Ed eccoli là i grigi ed antipatici signori che fanno accadere l'inevitabile.

-Jane, vieni qua.

Le suggerisco di venire vicino a me, affetto da sorella maggiore che ora non posso più sfogare?Può essere.

Reggie, ormai non c'è più, morta nel sonno circandata dai suoi cari.

Mi ricordo ancora che fu Michael a contattarmi e dirmi che mia sorella sarebbe passata a miglior vita, nella speranza che non sarebbe rimasta affianco a me ad assistere morti su morti come le due sorelle francesi del mio gruppo.

Oddio nella mia mente è proprio impressa l'immagine dell'entrata in scena sua, sgargiante e pieno di se, ma che quel giorno non entrò bruscamente nei nostri discorsi a pavoneggiarsi per le avventure eroiche che aveva compiuto per arrivare al suo post-it, invece attese che finissimo di parlare, in piedi in silenzio.

Non l'avevo mai visto così, quindi decisi di sbrigarmi in fretta la consegna dei talloncini gialli, e suggerii di andare a fare il loro dovere.

Quando tutti i nostri simili uscirono dal locale, lui si sedette e iniziò a parlare.


-Mia cara, come stiamo oggi?

-Bene Michael e tu?

-Accompagnami al lavoro che ho oggi.

-Perchè mai?

-Non hai tu appuntamenti per oggi, altrimenti il post it sarebbe sull'agenda.

-Vero, ma posso avere altro da fare oggi, dammi un buon motivo per venire con te.

-Perchè sono figo.

-Dipende dai punti di vista.

-Non essere così crudele, George.

-Ti do la possibilità di ritentare poi, vado a pagare e me ne vado.

-George, ho il biglietto di tua sorella per sta sera.


Quando me lo disse non ebbi fiato, eppure avrei voluto insultarlo per non avermelo detto prima e aver cazzeggiato liberamente con sciocchezze, ringraziarlo che voleva farmela salutare un ultima volta, pregarlo che lei non sia l'ultimo suo post it. Ero terrorizzata da quel pensiero.

Solo dopo una probabile apnea di un minuto, almeno credo so che dopo quel minuto di vuoto mutismo dovetti respirare con forza per avere aria in corpo.


-Andiamo allora.

-Dopo di te, mia cara.


Da lì in poi mi ricordo solo di essere salita sulla sua vettura e ebbi come compagnia vocale solo i cd country di Michael, li conoscevo a memoria, dopo anni di frequentazione imparai i suoi gusti e le sue canzoni, e questo in retrospettiva mi ha decisamente calmato e preparato ad dire addio all'unica persona che conoscesse realmente chi era George Lass.


Arrivammo nella villetta dove viveva la nonna Reggie, nonna a causa dei bambini troppo piccoli che giocano nel giardino ed adulti che fanno cambio di turno nel controllare la prole. Michael parcheggiò di fronte al vialetto che conduceva all'ingresso della casa attirando l'attenzione dell'adulto di turno. Scesi dall'auto, avevo la voglia irrefrenabile di correre da mia sorella ed abbracciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene, fu Michael a trattenermi, col il suono della voce.


-Milly andiamo a parlare con la signora Lass?


Milly, il nome di questo corpo, il nome d'arte per l'attore che deve recitare un tranquillo cittadino.


-Certo, Efram


Ci avvicinammo, e osservai i miei bis nipoti così piccoli e così pestiferi, hanno proprio ereditato i geni dei Lass, ed i miei nipoti, i figli di mia sorella, che si erano riuniti quasi a fare muraglia sulla porta per non farci passare, almeno era quello il mio pensiero momentaneo.


-Buongiorno, signori è in casa la signora Reggie Lass?

-Buongiorno sì è in casa a prendere il the e chi la starebbe cercando.

-Io sono Efram e lei è Milly siamo i figli di una vecchia amica della signora Lass, e dato che non si poteva muovere ci ha chiesto di parlare con la signora.

-Entrate pure.


In tutto quello scambio di parole io osservai come i geni dei Lass avessero saltato una generazione, i figli assomigliavano a tutt'altra famiglia, non riuscii a riconoscere in loro nulla di Reggie, di nostra madre e di nostro padre. Si non spiaccicai parola e quando entrammo nel salottino dove mia sorella stava bevendo, feci fatica a riconoscerla.


Quanto il tempo passa e trasforma i viventi, noi non morti non subiamo questa decadenza, eppure per quanto ormai i capelli dorati non ci fossero più e le rughe si erano moltiplicate, i suoi occhi appena mi videro ebbero quello scintillio della Reggie che mi aveva appena scoperto essere un'assistente della morte.


-Mamma questi sono...

-Lo so tranquilla, so chi sono. Sedetevi pure e figliola puoi preparare dell'altro the, ormai questo è finito e vorrei offrirlo a loro.

-Aspetti signora le do una mano in cucina.

-Ma non c'è prob...

-Insisto, mi dispiace che vi scomodiate solo voi.


Michael per quella giornata mi vizziò, mi lasciò solo con la mia adorata sorella che fra un po' sarebbe morta. Avrei voluto parlarle subito domandarle se stava bene o cose del genere, ma non mi uscivano, un'altra volta, le parole di bocca. Il silenzio calò per un minuto abbondante e poi fu mia sorella a parlare.


-Quanto ancora stari qua?

-Qui in questa casa, non posso starci molto.

-No, quanto ancora farai l'assistente?

-Non lo so, il mio ultimo compito lo scoprirò solo quando accadrà.

-Ed oggi ti tocca guardare la mia di dipartita.

-Mi dispiace.

-Oh no, è solo che...Ora tocca a me. E tu rimarrai sola.

-Non ti preoccupare, ho tanti colleghi e un giorno anche io verrò. E tu hai una bellissima famiglia.

-Sì, è stato bellissimo vivere la vita, sai come si chiama mia figlia, quella che ti sta preparando il the?

-No.

-George, l'ho chiamata come te, ma per fortuna non abbiamo mai avuto il rapporto che avevate tu e la mamma.

-Almeno quello.


Ridacchiai, in quel momento la tensione era calata ed io avevo per un attimo immaginato le litigate tra me e mia mamma dal punto di vista della mia piccola sorella.


-Sarai tu a prelevarmi?

-No


Le risposi di getto e come di getto lei mi aveva ricordato che cosa ero io, ed in quel momento mi aveva ferita, ma non potevo farglielo capire.


-Sarà Efram a farlo.

-Sentirò dolore?

-No, lo facciamo proprio perchè non proviate dolore.

-Allora grazie.

-E' il nostro dovere.

-E' ironico, non credi?

-Cosa c'è più ironico della vita?

-Il fatto che improvvisamente sono diventata una parte del tuo passato, la parte che non dura. E sarai tu a portarmi fiori sulla tomba e a rimpiangermi.


Il destino è sempre stato ironico, e in quel caso l'ironia che aveva colto mia sorella era veramente crudele, ma vera. Non so' perchè lo feci, ma mi venne in mente uno dei sonetti di Shakespeare che papà decantava tanto nelle aule universitarie, quelle stesse aule in cui riuscì dopo due mesi dalla mia morte a superare il dolore della mia perdita.


-Quando penso che ogni cosa che nasce
resta perfetta solo per brevi istanti,
che questa immensa scena ci offre sol fantasmi
su cui le stelle tramano con arcano influsso;
quando vedo gli uomini, al pari delle piante,
illuminati e minacciati dallo stesso cielo
vantarsi in gioventù, all'apice decrescere,
e cancellarsi da memoria l'orgogliosa primavera:
allora il pensiero di questa precaria vita
ti presenta agli occhi miei, ricco di giovinezza,
mentre il Tempo distruttore cospira con l
a Morte
per cambiare il tuo fresco giorno in fetida notte:

ed in piena guerra col Tempo, per amor tuo,

come esso ti strappa, io ti ripianto ancora.

Grazie Reggie, di tutto sono una sorella orgogliosa.

Quel sonetto decretò la fine della cortesia ed un milione di lacrime da parte della mia sorellina, che per tutta la vita mi aveva ripiantato nei suoi gesti, nel chiamare sua figlia come me ed io che avrei visitato d'ora in poi la sua tomba e a avrei vissuto il dolore di un'ennesima perdita e che mi potevo solo piantarla nei miei ricordi.

Arrivarono subito dopo Michael ed i loro figli tutti preoccupati per cosa stava succedendo, non riuscimmo a smettere, era troppo liberatorio, ci impegammo molto tempo, non chiedetemi quanto, avevo smesso di controllare l'ora da quando mi era stata data la notizia della morte della mia piccola sorellina, colei che aveva vissuto una vita incredibile, aveva avuto dei figli e dei nipoti, colei che era riuscita a vivere al meglio delle possibilità.

Appenna finimmo di piangere lei mi chiese subito da dove avevo tratto il sonetto.


-E' un sonetto di Shakespeare, leggiteli sono molto belli.

-E' ora di andare Milly.


Quella frase fu l'affermazione che la sua ora stava per scoccare. Annuii e salutai i parenti miei, che non sapevano di esserlo, e poi non dissi più nulla a mia sorella, ormai le parole che ci dovevamo dire erano state dette. Non spostai lo sguardo quando Michael le strinse la mano e segnò che il suo compito era stato eseguito alla perfezione.

Uscii di casa con calma, ora ero pronta a vivere senza mia sorella, e ci introducemmo in auto e il saccente Michael mi chiese, fingendo ovviamente di aspettarlo che aveva dimenticato qualcosa in casa. Avrebbe condotto mia sorella dall'altra parte, quella parte che non era a me concessa.



-George! Ehi George.

-Dimmi Jane.

-Andiamo, ho voglia di andare da qualche parte.

-Sì, ma prima restituiscimi ciò che mi hai preso dalla tasca.

-Io non ho preso nulla...adesso te lo dimostr...


Sorrido e gli accarezzo il capo dopo che mi sono ripresa le chiavi dell'auto.


-Dove vuoi andare?

-Qual'è il luogo più indicato per noi?

-Il cimitero, ma non credo che tu abbia voglia di andarci.

-Infatti è lugubre!

-Be allora se vuoi andiamo al cinema.

-Ci sto! Offri tu ovviamente!

-Mi sorprenderei del contrario.


Saliamo in macchina ed accendo l'auto, premo l'acceleratore ed andiamo, fin quando la morte non ci dirà basta.


-Cosa andiamo a vedere?

-Un vecchissimo film del 1998.

-E di che parla?

-Dato che ti piace Shakespeare, c'è all' Old Cinema Shakespeare in love.

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Capitolo 4
*** James Byron Dean ***


Autore:cdm

Titolo Fanfic: Questa è la storia di uno di noi.

Titolo Capitolo: James Byorn Dean

Personaggio: Daisy

Prompt: 78. Vanità

Frase: Sotto questa luce artificiale

Rating: Arancione

Note:

What if: qui a differenza della realtà, James Dean è da solo sulla sua auto, non è accompagnato da Rolf Wutherich.

 

Ho fatto in modo che venisse riconosciuta, anche se dal telefilm si enuncia che solo nel giorno dei morti si riesce a riconoscere il vero aspetto di un assistente della morte.

La società degli Amici o quaccherismo è una corrente della religione cristiano protestante.

Scusate per il ritardo, ma quest'anno è stato un periodo un po' critico per poter continuare l'opera, andrà ancora a rilento, ma la concluderò, tranquilli e grazie mille della pazienza e del sostegno.

The One Hundred Prompt Project 

 

James Byorn Dean

 

 

 

Avete mai visto la Porche 550 Spyder? Bellissima e degna di chi è famoso, ricco e bello.

Sapete di chi era quell'auto?

James Dean, ci è morto su quell'auto ed io sono stata l'ultima a vederlo.

Volete che la vostra affascinante Daisy, ve lo racconti?

Vi racconterò come prelevai la mia bellissima star.

Sapete quella giornata era la tipica giornata di caldo, ero impeccabile i miei boccoli biondi fissati e che sembrano naturali al tocco, il trucco con quel velo di cipria in più da rendere la pelle perfetta, una donna con pelle di porcellana che fa battere i cuori di tutti gli uomini.

 Ero sul quel pezzo di strada impolverata, i miei tacchi rossi attendevano lì da qualche minuto, ovviamente mi ero fatta accompagnare da un muscoloso camionista che si era rifornito di alcool nel bar in cui la mia maestosa e affascinante figura attendeva che un cavaliere osasse, con qualche lusinga e qualche sciocca e fine allusione di qualcosa in più, portarmi al luogo dove Dean mi avrebbe vista ed accolta.

Indossavo un abito color beige con spalline e una bellissima scollatura triangolare sul davanti, e come accessori un grazioso foular rosso, come il rossetto, e la mia pochette dove era inserito il biglietto da visita, una volta si usavano quelli al posto dei post it, con la data la ora e le iniziali J.B. Dean.

 Si mi fece attendere tanti secondi, che sono diventati 3 minuti in totale prima di vedere la sua auto che sfrecciava avvicinarsi alla graziosa e affascinante Adair. Si fermò affianco a me ed io con infinita maestria nella recitazione gli dissi con voce leggermente tremula, ma composta.

 

Oh la ringrazio, mi scusi bel ragazzo, potreste darmi un passaggio? Devo andare da quella parte.

 

Ehm, va bene.

 

Grazie mille, tesoro!

 

Il mio fascino unico aveva fatto dono al mio perfetto fondoschiena di appoggiare su un sedile degno di un auto di lusso, modificata appunto per la gara di quel giorno, a cui il nostro protagonista "Ribel without case" non avrebbe partecipato, la sua ora è decisamente prima di quella della gara.

 

Come mai eri sola sulla strada?

 

Semplicemente il mio compagno mi ha abbandonato lì.

 

Usai un tono melodrammatico tipico da donna contenuta, che trattiene a stento la rabbia e l'agitazione, mossi pure le mani in modo più nervoso attorno alla borsetta. Oh quanto è stato un peccato che io sono morta, sarei diventata una attrice famosissima, più di quanto non lo fossi prima.

 

Pensavo il contrario.

 

Lo guardai sorpresa, sempre recitando il mio ruolo, ma in fondo mi sentivo lusigata il bellissimo Dean mi considerava una bellissima femme fatale, quale io sono.

 

Si figuri, o comunque piacere io sono Daisy.

 

Io sono James, piacere.

 

Sa più la guardo meglio e più mi ricorda James Dean, l'attore.

 

Sì son proprio lui.

 

Come da copione strabuzzo gli occhi sorpresa, e poi faccio un sommo gridolino d'imbarazzo per coprirlo con la mia candida mano. Oh che attrice che sono.

 

Oh che figura, ehm la ringrazio signor Dean.

 

Lui ridacchiò e per un dieci o quindici minuti di strada chiacchierammo del più del meno: dei problemi di lavorare sul set, di chi ama gareggiare in gare, e tutte le cose che una fan e un attore parlerebbero. Almeno quello che abbiamo fatto io e lui, o che avrei fatto io con i miei fan. In quel periodo di chiacchierata mi ha guardato, mentre teneva premuto l'accelleratore e controllava ottimamente il volante, interessato: il fascino Adair aveva colpito ancora. Iniziò a rallentare l'auto dolcemente, non me ne accorsi all'inizio, solo quando le punte dei mei fili dorati, chiamati capelli, ritornarono sulle spalle. Lo guardai leggermente rossa ed imbarazzata, pensavo che volesse chiedermi di fermarci per una piccola "sosta", ma quello che uscì dalle sue labbra mi scioccò parecchio.

 

Sei un fantasma vero?

 

Ma che va dicendo signor Dean.

 

Daisy Adair morta diciasette anni fa, perchè sei su questa auto?

 

Qui dovetti fare uno sforzo enorme per rimanere nel personaggio che interpretavo in quel momento, difficilissimo da farsi dato che mi aveva lusingata e scoperta in poco tempo.

L'auto si fermò come il tempo in quel momento sembrava un paesaggio irreale su quella strada sabbiosa, ricordò per alcuni versi film horror degli anni 80.

 

Sono sorpresa che la conosciate mia madre mi diede il nome proprio ispirandosi a quella grande attrice, morta sul set, poverina.

 

Lui mi guardò studiandomi, per poi scuotere la testa, si era reso all'evidenza che non posso esistere dopo la morte.

 

Sta bene?

 

L'auto non partiva, e solo un sospiro, dopo un due minuti di silenzio, volò nell'aria come volai io sul set di Gone with the Wind e venne accesa la radio.

 

Sì, sono solo un po' agitato per la gara, per me è importante.

 

Immagino signor Dean.

 

Dammi pure del tu, Daisy.

 

Oh grazie, James.

 

Cosa la...ti spaventa James?

 

Mi guardò un istante, non riuscii ad interpetrare il suo sguardo, era intenso come pochi attori sanno fare oggi, io ovviamente ci riesco.

 

Morire in gara, per quanto ami la velocità, la sensazione di fresca libertà che ti da, voglio andare avanti nella vita, puntare ancora più in alto.

 

Non morirai. James, sono sicura che lì della gara ci saranno tutti pronti a qualsiasi in toppo.

 

Ritornò a fare quello sguardo intenso e mi sorrise dandomi uno piccolo e giocoso sbuffo sulla guancia. Lo guardai scioccata e perplessa, mica ero una bambina? Anzi in confronto lui era un bambino.

 

E' quello che hai pensato quando è bruciato il set?

 

Questa era veramente una cosa assurda, essere riconosciuta da Dean, essendo lui la mia prima star significava aver fallito o almeno lo credetti a quel tempo.

 

Non so cosa ha pensato che la signorina Adair abbia penato, e mi sembra un po' strano che tu mi confonda con lei, le assomiglio tanto?

 

Sai che cos'è la Società degli amici?

 

Ehm,ammetto di no.

 

Ti dico solo una cosa che ti calza a pennello: loro credono che tutti possono essere usati dallo Spirito Santo, quindi tu sei un messaggiero della Sua Volontà.

 

Ero sorpresa non sapevo che James Dean fosse cristiano, più avanti scoprii che la società degli amici erano i quaccheri, ma fino a quel momento non ne avevo mai sentito parlare, non avevo mai recitato in un film dove dovevo essere una di loro.

 

Scusami James, se tu pensi che sia un messaggiero di Dio, che messaggio dovrei comunicarti?

 

Ridacchiò divertito e scosse la testa un paio di volte, per poi fermarsi un po' bruscamente con l'auto.

 

Semplice di prepararmi non stare più sotto i riflettori di Hollywood, ma quelli di Dio.

 

Lo guardai perplessa e scioccata , per poi dargli un bacio sulla guancia, approffitando di quel contatto per separare l'anima dal corpo, prima del danno collaterale che è la morte.Oh sono pure poetessa.

 

Sono arrivata, ora ti saluto James, ed in bocca al lupo per la gara.

 

Mphf. Crepi il lupo.

 

Scesi dall'auto e lui sfrecciò più forte di quanto andava agli inizi, terrorizzato dalla morte o rilassato e pronto per andare sotto i riflettori di Dio?

 

Non me lo disse, lo rincontrai una mezz'oretta dopo nell'ospedale, ormai morto e pronto ad anadare dall'altra parte, nella sua luce: un set cinematografico con tante persone che ridevano felici e spensierate.

 

Prima però si rivolse a me e rise contento di essersi finalmente fermato.

 

Daisy Adair, quando finirai di gongolarti a stare sotto questa luce artificiale io ti aspetterò nella luce vera. A proposito cerca di toglierti l'accento del Georgia e cambia look, altrimenti è difficile non riconoscere colei che è famosa per essere andata con Chaplin.

 

Ecco cosa mi aveva fatto crollare il trucco della estranea, be da quel momento in poi mi esercitai ogni giorno con la dizione, ancora di più di quel che feci prima e diventai ancora più bella ed affascinante che mai.

 

Non lo vedete il risultato?

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