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Cari lettori eccovi
a questo strampalato esperimento… è uscita un po’ per caso,
più per il bisogno di scrivere qualcosa di romantico. Non è
niente di particolare, ma la posto lo stesso…
Premetto che questa fic
è postata in contemporanea con la fic “Sei
la mia droga” anche se tra loro non vi sono
collegamenti di nessun genere sia chiaro… (diciamo che ho troppe fic arretrate da postare e allora ne approfitto :P)
Se avete voglia recensite fa sempre piacere
^^
Buona lettura.
Miss
Iceberg
Capitolo 1
L'inizio di una nuova vita
Lo vidi lì. Il mio
migliore amico, compagno di banco e di battute degli ultimi quattro anni,
seduto sul ciglio di quel marciapiede, che guarda l'asfalto, mentre le macchine
dei ragazzi dell'ultimo anno se ne vanno da quell'edificio.
Lo guardo e l'unica cosa che
riesco a fare è sedermi di fianco a lui. Lo sapevo, sapevo che lei aveva
intenzione di lasciarlo, la sera prima mi aveva telefonato e avevo parlato con
la sua, ormai ex, ragazza. Lui sospira e si guarda la mano insanguinata. Aveva
appena tirato un pugno al muro e io mi sentivo un verme.
Mi sentivo qualcosa di
disgustoso, perchè lo sapevo come sarebbe finita, sapevo che lei si
sarebbe comportata a quel modo. Come con tutti. E quella stessa mattina, a
lezione l'avevo visto stare male, soffrire, sentire che qualcosa non andava, e
mi aveva parlato, avevo scherzato con lui, ma non avevo avuto il coraggio di
dirgli nulla, non era compito mio.
Sospirò e alzò
la testa, un sorriso amaro era dipinto sulle sue labbra
mentre lo guardavo. Come avevo sempre fatto. Ma in cuore mio sapevo che
sarebbe stata la fine della nostra amicizia.
Anche se lui non lo diceva ad
alta voce sapevo che mi riteneva responsabile della sua sofferenza. Ero stata
io a fargliela conoscere e sicuramente lui stava pensando che se non fosse
stato per me non starebbe soffrendo a quel modo.
Una parte di me lo
odiò per questo. Non gli avevo detto di mettersi con lei, non l'avevo
obbligato a fare le scelte che aveva compiuto.
Ma non si può tornare
indietro.
Sospirai io, mi voltai a
fissare lo stop, mia madre sarebbe arrivata a prendermi a momenti.
Non riuscivo a dire nulla, la
gola mi si era seccata, ma non era il caldo di giugno a farmi sentire a quel
modo.
Lui finalmente si
voltò e cercò di sorridermi.
-Passerà- disse. -La cosa che mi fa imbestialire sai qual'è? Che mi stavo innamorando veramente di lei...-
Fu come se una lama mi
trafiggesse in quell'istante, ma la mia solita
maschera di perfezione prevalse. L'orgoglio dominò il mio istinto, come
aveva sempre fatto in quegli anni, facendomi arrivare ad essere una persona
inafferrabile. Sorrisi semplicemente, amaramente, e sospirai. -Capisco.-
Non riuscii a trovare altro
da dire. La macchina grigia di mia madre voltò l'angolo e mi sollevai
ripulendomi i pantaloni dalla polvere.
-Non ti dirò di farti
sentire... so che non è nel tuo stile... all'anno
prossimo allora...- parole fredde, quasi superficiali. Uscirono dalla mia
bocca. Erano il mio addio.
-Beh siamo sempre amici no?-
chiese lui ingenuamente, ma sapeva lui stesso di mentire.
-Certo!- gli strizzai
l'occhio e sferrai uno dei miei sorrisi falsi.
Salii in macchina e quel
giorno piansi, in silenzio. Mia madre rispettò per una volta i miei
sentimenti e rimase in silenzio, sapeva che c'era dell'altro
ma nessuno disse nulla.
***Tre anni dopo***
Da quel giorno, l'ultimo
giorno di quarta liceo, la nostra amicizia
finì.
Avevo infranto una delle
regole che mi ero imposta, innamorarmi del mio migliore amico.
Forse era anche per farmene
una ragione che avevo spinto una delle mie migliori amiche ad andare con lui.
In cambio
ottenni solo il disastro.
Dopo la maturità li
persi tutti e due.
Lui, lo sento ancora, ma come
si sentono i conoscenti, una volta ogni tanto, se si ricorda di me, allora mi
saluta.
So che si è fidanzato
ed è innamorato, e dopo due anni di distanza ero felice per lui,
nonostante un piccolo rimorso.
Lei, dopo aver conosciuto la
compagnia sbagliata, la persi. Ora non ci sentiamo più. Ha un ragazzo
anche lei, e ha voluto restare con delle persone con
le quali avevo litigato.
In due anni avevo visto gli
anni più felici della mia vita sfumare nel nulla, e ora, dopo diversi tentativi
e parecchie difficoltà ho ripreso le redini della mia vita.
Quella sera imprecai per
l'ennesima scenata che una ex compagna mi faceva.
La sua lamentela era sempre
la solita: "Non ti fai mai sentire"
In realtà se non mi
facevo sentire era per il semplice motivo che non era necessario sprecare soldi
nel telefono per sentirle elencare quanto le manco, quanto la vecchia scuola
facesse al caso mio e quanto, al contrario, quella nuova era
solo uno spreco di tempo. Poi avrebbe attaccato con le sue suppliche e
infine si sarebbe lamentata dei suoi genitori o della sua compagnia.
Ignorai totalmente la
finestra del pc che lampeggiava. Dopo di lei altre
due persone si stavano lamentandodel fatto che fossi sparita nel
nulla per giorni.
Sospirai, a volte mi chiedo
se capiscono che anche se sembro infallibile e perfetta ho anche io i miei
problemi.
Quella settimana i miei
problemi erano un taglio di due centimetri che rischiava di farmi infezione e
due esami da dare entro la fine della settimana.
Poi ecco la chiamata sul
cellulare. Sbattei con forza la penna sulla scrivania e afferrai con rabbia il
dispositivo che portava a chiare lettere il nome "Marco".
Era l'ultimo pazzo
così convinto da poter pensare di riuscire ad incastrarmi.
-Pronto- il tono che usai era
più simile a quello di una persona che veniva
svegliata alle 6.00 del mattino da una chiamata inattesa.
-Che allegria! Allora
è sabato usciamo?- chiese allegro Marco dall'altro capo.
-Ma tu hai già finito
di studiare per l'esame?- chiesi acida, sapendo che essendo del mio stesso
corso aveva i miei stessi esami.
-Ovvio che no! Ma tanto si
passa lo stesso è inutile studiare!- disse allegro.
Semplicemente schiacciai il
pulsante rosso.
Non venite a dirmi che
è maleducato... non dopo la sesta volta in una settimana che me lo
ripeteva.
Tornai sul mio libro, ma non
passarono nemmeno dieci secondi che il cellulare s'illuminò ancora.
-Maledizione!- non risposi e
spensi tutto quanto sbattendo la testa sulle fotocopie cosparse per la camera.
Mi portai le mani nei capelli, solo allora mi accorsi che erano ancora bagnati.
Era luglio ed ero semplicemente esausta. Volevo solo che arrivasse agosto
così da poter sperare di avere un po' di pace.
Pio fu il turno della porta.
Quella sera i miei erano
usciti per una cena e mio fratello era dagli amici per il fine settimana, vista
così sembrerebbe il paradiso... ma il paradiso
per me evidentemente non esiste.
Aprii senza stupirmi di
trovarmi di fronte Marco.
Mi chiedevo perchè
insisteva tanto. Nessuno in 20 anni di vita aveva resistito tanto alle mie
battute acide e ai miei rifiuti. Senza dubbio il ragazzo più
determinato. Ma restava comunque un povero illuso.
-Devo studiare- due parole,
tono gelido e fermo.
-Ma smettila! Sei più
preparata tu del prof!- disse lui, guardandomi esasperato.
-Non è vero! Mi
mancano ancora 400 pagine e poi ho finito! Non intendo mollare ora! E
Lunedì c'è il primo esame!- strillai incrociando le braccia.
-Quanto ci metti a finirle?-
chiese lui scocciato.
-Tutta la sera- sorrisi acida
facendo per chiudere la porta.
-Ti faccio compagnia allora!-
si infilò in casa e mi sorrise angelico.
In quel momento capii che non
sarei mai riuscita a finire quel libro.
Allora, ringrazio tutte le persone che
hanno letto il primo cap, e specialmente Hatori che ha lasciato il suo commento. Come sempre non
anticipo nulla e vi lascio alla fic^^
Ciauuuu
Miss
Iceberg
Capitolo 2
Appuntamento movimentato
Ammettiamolo, non è per
niente un brutto ragazzo, biondo, alto, ben proporzionato... insomma, davvero
niente male!
Anche questo mi fa pensare
molto, io non sono bella, non sono magra e nemmeno particolarmente intelligente
o simpatica...
Lanciai un'occhiata verso di
lui, e lo sorpresi a contemplare la mia libreria. Mi ri-dedicai al libro, ma non riuscivo a leggere nulla,
sospirai, quindi mi appoggiai allo schienale.
No, non potevo lasciarmi
incastrare da un ragazzo... non era mia abitudine, non mi fido degli uomini
figurarsi di uno che conosco solo da sei mesi.
Lo spiai di nuovo e lui
questa volta mi stava guardando, sorrideva, poi si avvicinò a me.
-Allora? Regina di ghiaccio
ci siamo decise o no?- chiese sarcastico guardandomi e
incrociando le braccia in attesa.
Mi limitai a lanciargli
un'occhiataccia quindi misi via la penna nell'astuccio. -Vai di là, mi
cambio...- sbottai acida, mentre lo spingevo via con la forza.
-Ma io non mi vergogno!-
ammiccò divertito opponendo resistenza.
-Sparisci!- mi avvicinai alla
scarpiera e afferrai la prima scarpa con il tacco a spillo che trovai,
minacciandolo di conseguenza.
-Quella non è nel tuo
stile! E poi è invernale!- sogghignò prima di dileguarsi dietro
l'angolo e chiudere la porta prima che tirassi
realmente la scarpa.
Decisi di optare per una
maglia lunga fino a metà coscia nera, con la cintura borchiata
che ricadeva larga sui fianchi, un paio di pantaloni a pinocchietto
della stessa tinta ele All Star nere a completare il tutto.
Afferrai uno dei miei
braccialetti in rame con i ciondoli e un orecchino, quindi mi diressi in bagno.
-Wow che velocità!-
esclamò Marco una volta che aprii la porta. -Anche a spogliarti sei
così veloce?- chiese malizioso mentre gli
passavo a fianco.
-Vaffanculo!- risposi
semplicemente, chiudendomi questa volta in bagno.
Una linea di matita nera, un
tocco di mascara, una coda semplice ed ero pronta.
-Come siamo gnocche!-
continuò lui insistendo con le sue battutine maliziose.
-Se non la smetti ti ficco un
dito in un occhio! Poi vediamo se sei ancora in vena di battute.- sibilai
sempre più acida, guardandolo con occhi furenti.
-Si tesoro, mi piacciono le
donne manesche!- disse facendo l'occhiolino.
-FINISCILA!- strillai mentre lo sbattevo fuori di casa e afferravo la
borsa e le chiavi.
Chiusi la casa e scesi le scale
dopo di lui, quindi iniziai ad avviarmi a piedi.
-Come non andiamo in
macchina?- chiese lui sollevando un sopracciglio.
-Scordatelo, in macchina con
te non ci salgo- risposi semplicemente, mentre camminavo con le mani in tasca
per la via. Mi fermai dopo una decina di metri e inclinai appena la testa,
facendo tintinnare l'orecchino. -Allora? Ti muovi?- chiesi scocciata.
Lui mi raggiunse in fretta e
presto si affiancò a me, mettendo a sua volta le mani in tasca.
-Guarda che so guidare bene...
e poi qui in paese non ci sono locali decenti- sospirò lui appena
arrivati allo stop.
-Non è della tua guida
che mi preoccupo infatti...- mi voltai verso di lui e
sorrisi angelica, quindi voltai l'angolo e mi diressi verso la piazza.
Parlammo del più e del
meno per tutto il tragitto, fino ad arrivare ad un pub che aveva da poco aperto
in zona. Non era certo nel mio stile, era pieno di ragazze e ragazzi vestiti da
capo a piedi con vestiti firmati e costosissimi, che ascoltava quello che io chiamavo
rumore e aveva perennemente la puzza sotto il naso.
Mi rifugiai con Marco in un
angolo, lui non sembrava affatto fuori posto, era abituato ad uscire senza
dubbio molto più di me, e ordinò senza
problemi il suo drink e il mio succo di frutta.
-Sempre astemia tu eh?-
chiese lui divertito appoggiandosi allo schienale e posando la mano destra sul
tavolo, dette un'occhiata veloce intorno, poi si dedico al suo passatempo
preferito, ovvero fare battutine maliziose sui miei modi di fare. -E dire che
non si direbbe...-
Mi limitai ad alzare le
spalle quindi scrutai preoccupata in giro, constatando che fortunatamente non
c'era nessuno che conoscessi.
-Miss ghiacciolo, a volte mi
chiedo se sei così anche tra le lenzuola...- mi
guardava mangiandomi a dir poco con lo sguardo. Le prime volte mi faceva
avvampare e sfiorare il colorito verde-violaceo, ma poi ho cominciato con il
farci l'abitudine e rispondere a tono con acidità, mantenendo il
personaggio che lui chiamava per l'appunto "Miss Ghiacciolo".
-Temo che resterai con il tuo
dubbio per tutta la vita...- finsi di sospirare. -Mi spiace, non è facile, masopravviverai.- battei
la sua mano fingendo comprensione quindi sorrisi acida.
-Emy, tesoro, cosa ti rende così sicura?- chiese
lui come sempre sarcastico.
-Perché mi conosco...- lo guardai seria.
-Ma non conosci me...-
constatò lui.
-A maggior ragione è
ancora più improbabile che tu scopra la
risposta alla tua domanda...- sorrisi angelica al cameriere che aveva appena
portato le bevande e lui pago. Non battei ciglio, lo guardai semplicemente
malissimo.
-E' inutile che protesti... rassegnati e non fare quella
faccia... ne abbiamo già discusso- disse lui
estremamente divertito dalla mia rabbia.
-E io ribadisco che non sei
in diritto di offrirmi le cose!- sibilai.
-Zitta altrimenti ti obbligo
a prendere qualcos'altro da bere..- minacciò
lui sempre più divertito.
Io afferrai semplicemente il
bicchiere, rovesciai il succo e presi a sorseggiarlo, incrociando le labbra e
fissando la porta con sguardo truce.
Lui rise, ma non udii una
virgola di quello che disse. La porta si aprì e nel locale entrarono le
due persone che meno avrei voluto rivedere in quel momento.
Come un flash i miei occhi si
incrociarono prima con la ragazza, poi con l'oggetto del terrore, alle sue
spalle.
La mia mente ripercorse il
tempo fino a riportarmi alle medie, e a quella giornata di dicembre, in cui
avevo rinunciato, forse per orgoglio, forse per paura, al mio primo amore, e
conseguentemente anche a tutti gli altri.
Sospirai e mi persi a fissare
la superficie lucida del tavolino del locale. La musica era diventata qualcosa
di insostenibile e posai il bicchiere sul tavolo.
-Non mi va...- sussurrai
appena, ignorando lo sguardo preoccupato di Marco, che ora, non scherzava
più.
Fece per aprire bocca, ma la
voce falsamente allegra di Valentina lo bloccò.
-Emma! Quanto tempo che non ci vediamo! Come stai?- la vidi
fingere un sorriso angelico, mentre scostava con gesto teatrale i capelli
lunghi e biondi dietro le spalle. Ovviamente si era tinta... chissà per
quale misteriosa ragione...
-Emma!- ecco che la voce di lui mi fece sobbalzare,
sollevai lo sguardo e sorrisi solare prima a lei poi a
lui. -Ti sei fatta rossa! Stai bene a quanto noto!- sorrideva, incrociai i suoi
occhi con i miei, mi sentii improvvisamente scoperta e inspirai a lungo prima
di rispondere come a mio solito...
-Già...- fanculo anche al vizio dei monosillabi... possibile che
ogni volta che vengo presa in contropiede debba
esprimermi a monosillabi?! Quanto sono cogliona!
-Emy, sono tuoi amici?- chiese Marco, sorridendo ai due e
poi lanciandomi un'occhiata da "dopo noi due
dobbiamo parlare".
-Si... Loro
sono Valentina- indicai lei. -E Daniele...- indicai lui.
La sedia davanti a me
cigolò -Piacere, Marco- offrì ad entrambi la mano.
-Beh allora è meglio che
andiamo...- disse Daniele, che continuava a fissarmi insistentemente. Io da
diversi istanti avevo spostato lo sguardo verso un punto imprecisato alle
spalle di Valentina e continuavo a sorridere cordiale, manco fossi ebete.
Annuii e mi limitai a parole
di saluto, quindi li vidi spostarsi verso il bancone e salutarono il
proprietario come vecchi clienti. Notai più volte Daniele fissarmi, ma
cercai di non farci caso.
-Finisci quel succo e poi
usciamo... qui si sta soffocando...- disse Marco con aria tetra.
Mi limitai a sorseggiare quel
che restava del succo, sebbene deglutire mi costava uno sforzo enorme...
Una volta terminata la
consumazione Mi alzai e non appena feci un passo sentii la mano di Marco
afferrare la mia e trascinarmi fuori salutando distrattamente il proprietario.
Una volta
lontani dal locale si decise a
rivolgermi la parola.
-Che cos'ha quel bamboccio?
E' il tuo ex?- chiese decisamente irritato voltandosi. Non aveva mollato la mia
mano e non aveva affatto intenzione di mollarla.
-Non proprio...- sospirai
tesa, non succedeva mai che alzasse il tono in quel modo, ma non era lui a
turbarmi.
-E allora cosa aveva tanto da
guardare?- chiese scocciato.
-Non lo so... non lo vedo
dalle medie...- sussurrai con un filo di voce.
-Dalle medie? A me quello
sembra saperla fin troppo lunga!- si lamentò continuando a tirarmi
avanti.
Mi fermai e sollevai lo
sguardo. -Non sono affari che ti riguardano, ti ricordo che non c'è
niente tra di noi!- questa volta fui io ad alzare il
tono.
Lui fece per ribattere ma si
arrese subito. Si avvicinò e lo sentii sospirare.
-Scusa...
ma davvero... non mi piace parlare
di lui e comunque è storia passata...- tornai a parlare come in sussurro
e abbassai lo sguardo.
-No, non ti è
passata... posso capire benissimo sia stato importante... e probabilmente anche
tu lo sei stata per lui... ma è passato...-
Avrei voluto rispondergli
male, ma non riuscivo, avevo solo voglia di piangere in quel momento.
-Ora tocca a me, non ti
lascerò andare via come se niente fosse, se non te ne sei accorta sono
sei mesi che ti vengo dietro e non mi pare mi sia risparmiato sul fartelo
notare!- la sua voce era tranquilla, mentre mi accarezzava i capelli e
stringeva la mia mano nella sua.
-Si... l'ho notato
tranquillo... così come l'ha notato tutta la scuola...- sibilai...
quella era una delle cose che non mi andava della nostra amicizia.
-Fregatene...- sospirò
lui quindi proseguì. -Non ti chiedo di venire a letto con me subito...-
sollevai un sopracciglio a quell'affermazione guardandolo
scettica. -Anche se vorrei farlo... non lo nego...- continuò lui
grattandosi la nuca imbarazzato. Sorrisi, era tenero
in quel momento. -Ecco, così va meglio! Comunque ti chiedo
solo una possibilità!- disse poi in tono gentile.
Lo osservai a lungo rimanendo
in silenzio, sospirai più volte mentre mi
guardavo intorno... era deserto data l'ora.
Lo vidi poi ammiccare
malizioso come al suo solito e lì mi imbestialii notando dove stesse
guardando.
Sciolsi la mia mano dalla sua
e gli sferrai un ceffone prendendolo in piena faccia e rivoltandogliela.
-Ma perchè!?- chiese tra l'indignato e lo sconvolto.
-Per quello che hai appena
pensato!- strillai irritata io avviandomi furente per la via deserta diretta a
casa.
-Andiamo! E' normale pensarle
certe cose!- mi rincorse lagnandosi per tutto il tempo. -E poi cerca di
capirmi, è sei mesi che ci provo!- continuava imperterrito nella sua
missione.
-Smettila di sprecare il tuo
tempo!- sibilai voltandomi, per poi proseguire sbattendo i piedi dalla rabbia.
-Se vedessi quello che vedo
io non la penseresti in questo modo... te l'ho mai detto che hai un bel....-
Mi fermai di scatto e gli
puntai il dito contro: -E' meglio per te che non
finisci quella frase!-
-Ma è vero!-
continuò piagnucoloso anche dopo che avevo ripreso
a camminare davanti a lui. -Posso tocc...-
Mi fermai ancora una volta e
mi misi le mani sul fondoschiena per precauzione. -Non pensarlo nemmeno!-
strillai indignata.
-Oh lo penso eccome!- rispose
malizioso lui.
-Non osare!- strillai ancora,
per poi prendere a camminare all'indietro e controllando di tanto in tanto dove
mettevo i piedi.
-Attenta che cadi, poi mi
toccherebbe salvarti, e a quel punto saresti in debito con me e dovresti
baciarmi! O ancora meglio magari sposarmi!- sorrise divertito dalla prospettiva
fermandosi.
-Ma nemmeno da morta!-
sbottai.
-Va beh dai, mi accontento di
un contentino... una notte di passione dovrebbe bastare!- Mi fermai e strinsi i
pugni dal nervoso che mi stava facendo venire, notai una pigna a bordo della
strada e la afferrai lanciandogliela contro.
-Ok, ok, magari non tutta la
notte, rispetto i tuoi limiti...- continuò lui schivando la pigna.
Ne afferrai un'altra e la
lanciai di nuovo.
-Due ore?- chiese lui alzando
l'indice come per rispondere ad una domanda.
Ne lanciai un'altra ancora e
questa volta lo sfiorai ad una spalla.
-Mi accontento di una sveltina! Va bene?- sorrise divertito, ma questo lo
rovinò perchè al nuovo lancio lo beccai
in fronte.
Lui cadde portandosi le mani
alla testa e io preoccupata gli corsi incontro.
-Scusami, non volevo!- dissi
preoccupata, ma poi lo vidi scoppiare a ridere.
-Adesso mi devi un bacino
sulla bua... qui magari...- e si indicò il labbro, che nemmeno era stato sfiorato.
-Te lo faccio vedere io il
bacio!- strillai tirandogli un altro ceffone sull'altra guancia.
-Anche io ti amo tesoro...-
sibilò tenendosi la guancia con le cinque dita.
La settimana seguente riuscii
a dare i miei esami, e finalmente potei godermi l'unico mese di vacanza che mi
era concesso.
Me ne stavo sul mio balcone a
leggere un libro appena acquistato, con gli occhiali da sole e con il costume
da bagno e una veste leggera che mi arrivava alle cosce di un bianco quasi
accecante. Nonostante fossimo in paese potevo vantare un balconcino interno
alla casa quindi nessuno mi avrebbe visto nel mio ozio totale. I miei erano
usciti per andare a pescare e l'unico rumore erano le urla di mio fratello e
dei suoi amici intenti a giocare alla play station,
abilmente soffocate dalle note del mio I-Pod che suonava nelle mie orecchie la
mia musica preferita.
La casa era appena stata
pulita, mia nonna era da mia zia, la mia cola con ghiaccio era sul tavolino al
mio fianco, e l'ombra delle piante di mia madre mi proteggeva dal caldo. Entro
due ore sarebbero arrivate le mie amiche, e sarei tranquillamente andata a
cambiarmi, e poi sarei uscita sotto il sole delle cinque del pomeriggio, non più
caldosebbene
non fosse nemmeno fresco.
Voltai la pagina e scorsi
velocemente le varie frasi appassionandomi a quel racconto. Parlava di un
ragazzo che scopriva di avere dei talenti nascosti e che presto avrebbe
scoperto d'essere membro di una tribù di ninja... tra vari complotti e
uccisioni.
Afferrai il bicchiere
rinfrescandomi al tocco con il vetro ghiacciato e sorseggiai la bevanda. Faceva
un caldo terribile.
Ad un certo punto vidi
un'ombra passare e uno strano ronzio nelle orecchie. Ignorai e ripresi a
leggere fino a che non mi vidi la testa di Marco sporsi lentamente sopra la mia
e la sdraio che lentamente si abbassava sotto di me per il peso eccessivo.
Istintivamente ingoiai di
botto il liquido ghiacciato e quasi soffocai.
Mi staccai dalle orecchie le
cuffie e tutta la splendida atmosfera fu inesorabilmente rovinata.
-Cosa cazzo ci fai tu qui!
Non dovevi andare in vacanza con i tuoi?- sibilai acida mettendo il muso.
-Poi ho deciso di non
partire, ho lasciato il biglietto a mia cugina.- se fossi stata in un cartone
animato, molto probabilmente delle lacrimone giganti
sarebbero sgorgate, assieme alla mia disperazione, dai miei occhi.
Invece non fu così.
Rimasi semplicemente immobile e disperata a fissare un punto della parete, con
una gran voglia di piangere dal nervoso; mentre vedevo il mio "caro"
ospite servirsi da solo del ghiaccio e della cola davanti ai miei occhi, per
poi sedersi a gambe spalancate di fianco a me sulla sedia di plastica bianca.
Sospirai rassegnata. -Scusa,
ma nessuno ti ha detto che potevi servirti...- dissi in tono piatto, quasi
depresso.
-Beh ormai, già che ci
sono, tu leggi pure, io mi godo lo spettacolo...- sorrise angelico sorseggiando
la sua cola ghiacciata.
Lo fissai chiedendomi a quale
spettacolo si riferisse... solo dopo mi ricordai che
cosa avevo e cosa NONavevo
addosso.
-MANIACO!- strillai tirando a
me le ginocchia e coprendomi tirando giù la sopravveste.
-Tanto è trasparente,
vedo lo stesso... - sorrise lui estremamente divertito dalla cosa. -Mai pensato
al topless?- chiese malizioso.
-Fottiti!- sibilai a denti
stretti.-
-Tanto dovrai alzarti per
andare a cambiarti... e lì avrò anche la visione posteriore!-
incrociò le braccia dietro la testa e sorrise. Si mosse solo per calarsi
sugli occhi gli occhiali da sole e quindi tornò a fissarmi divertito.
-Ti detesto...- sussurrai
appena, poi vidi il ghiaccio nel secchiello ed ebbi l'idea.
La mia espressione si
mutò in un sorriso diabolico. Lui scattò sull'attenti
preoccupato.
Mi alzai, lasciando pure che
mi vedesse. Lo vidi sorridere compiaciuto mentre mi
guardava avvicinarmi a lui, sebbene non potevo leggere nei suoi occhi date le
lenti nere, capii da altri movimenti che la cosa gli era gradita.
Mi fermai davanti a lui,
spostando appena le sue gambe e incastrandomi, quindi sorrisi di nuovo, questa volta angelica.
-Cosa stai tramando?- chiese
lui sospettoso, ma senza muoversi.
-Io? Niente, volevi la tua
visione no?- chiesi con falsa aria innocente. Mi chinai su di lui, spingendolo
a tirarmi a sè. A malincuore gli presi la mano e la posai sul mio
fondoschiena, l'altra sul mio fianco.
-No... non può
essere... è troppo bello per essere vero...- sospirò lui, poi mi
avvicinai per baciarlo. La mia mano staccatasi dalla sua, ancora sul mio
fondoschiena, aveva raggiunto il secchiello del ghiaccio, quindi aveva
afferrato due cubetti ancora integri.
Con l'altra iniziai a giocare
con l'elastico dei suoi pantaloni. Sfiorai appena le mie labbra con le sue,
quindi prima che lui potesse approfittarne, presi velocemente l'elastico lo
scostai e ci buttai dentro i due cubetti.
Mi allontanai di corsa mentre lo vedevo urlare per il contatto freddo nelle
parti intime e risi diabolica anche dopo essere entrata nella mia stanza.
-Tu! Piccola!... Ah....- lo sentii gridare da fuori.
Quando uscii di nuovo dalla
stanza, con delle vesti decisamente più coprenti, fui cauta. Lo trovai
davanti alla porta a guardarmi decisamente furioso.
Dall'altra stanza gli amici
di mio fratello, che si erano goduti tutta la scena ridevano come delle iene.
Sorrisi angelica, ma lui non
fu altrettanto divertito.
-La pagherai cara signorina
per il tuo scherzetto!- sibilò furente con una venuzza che gli pulsava
sulla fronte.
-Davvero?- chiesi sempre
angelicamente, portando un dito alle labbra, ma senza staccarmi dalla maniglia
della porta, pronta a richiudermi dietro di essa.
Poi lo vidi avanzare e
spingersi verso la porta.
Scappai subito indietro
cercando di chiudere la porta a chiave, ma purtroppo non ero abbastanza forte e
ora si che ero effettivamente nei guai.
Lui mi spinse lontano dalla
porta e la richiuse a chiave.
Poi sorrise diabolico,
aprì l'elastico dei pantaloni come avevo fatto prima e ci infilò
dentro la chiave. -Ora vieni a prenderla...- sorrise di nuovo.
Io sprezzante incrociai le
braccia. Poi guardai l'orologio alle mie spalle. -Tra due ore circa arriveranno
i miei... cosa credi che penseranno se mi trovassero
in camera chiusa a chiave con una persona che non conoscono?- fui io a
sorridere e lui cambiò immediatamente espressione.
-Non ti arrendi mai tu eh?-
chiese acido.
-Mai- risposi angelica.
-In ogni caso mi importa poco
di quello che penseranno i tuoi, non riuscirai a scappare adesso...- lo vidi
avanzare di tre passi e io indietreggiai a mia volta, ritrovandomi spalle al
muro.
Cercai di mantenere la mia
solita freddezza e sgusciai verso la mia parte di camera, dovevo avere del profumo
nei cassetti...
Appena arrivai alla sponda
del letto a fianco del comodino lui scattò avanti e mi spinse contro il
materasso.
Era sopra di me... potevo
sempre tentare un calcio nelle parti intime, ma evidentemente lui aveva intuito
il mio piano e mi bloccò le gambe con le sue.
-No signorina-
sussurrò guardandomi.
-Mollami o urlo! Se provi a
toccarmi ti denuncio!- sibilai con il poco fiato che mi restava.
Cercai di divincolarmi
ma mi bloccò le braccia sopra la testa e rimase a fissarmi con i
suoi occhi scuri. Ero seriamente preoccupata da quello sguardo e decisi di
ricorrere ad un metodo decisamente scorretto e infimo...
Iniziai a far finta di
piangere. Le mie doti di attrice e i saggi fatti in passato mi avevano aiutato
a imparare a piangere a comando.
-Ti prego... lasciami...- mi
lasciai sfuggire un singhiozzo e volsi la testa in
modo che le lacrime bagnassero le lenzuola.
Le lacrime non piacevano agli
uomini, infatti lui mi mollò e si
staccò. Prese la chiave dai pantaloni e me la porse.
-Non voglio averti
così...- sibilò irritato.
Un po' schifata afferrai la
chiave e corsi verso la porta, poi dopo averla aperta mi voltai sorridente
verso di lui.
-Sei un boccalone!- gli feci
la linguaccia e lui rimase a guardarmi completamente spiazzato. Fuggii fuori dalla stanza e non appena uscii riconobbi le voci
delle mie amiche arrivare dal fondo della strada.
Mi bloccai come se mi
avessero colpito, e una strana idea mi fece sobbalzare lo stomaco. Tornai
indietro in camera e mi richiusi la porta alle spalle. Mi diressi verso la mia
parte di letto e lo guardai ansimando preoccupata.
-Cosa c'è? Puoi anche
finirla di fare la sceneggiata, lo ammetto mi hai fregato...- sospirò
lui guardandomi dal bordo del letto, dove era rimasto seduto.
-Devi nasconderti!- fu
l'unica cosa che riuscii a dire. Lo presi per un braccio e lo portai fuori dalla stanza, spingendolo nel bagno e quindi nella
vasca.
-Che diavolo ti prende ora?- chiese lui, gli tappai la bocca con la mia mano
e controllai che le voci non fossero ancora troppo vicine.
-Adesso aspetta che me ne
vada con le mie amiche, poi tornatene a casa senza farti vedere, ti spiego
dopo!- dissi sussurrando in fretta, quindi uscii dal bagno ricomponendomi, e
salutando tranquilla le nuove arrivate.
Volevo molto bene alle mie
amiche, ma forse per problemi passati forse per l'imbarazzo, non me la sentivo
ancora di dirgli di Marco.
Un po' perchè non
avevo risposte chiare da dar loro ad un'eventuale domanda del genere: "Ma
lui almeno ti piace?"... Dopo qualche breve
chiacchiera spinsi le due nuove giunte, Mara e Ilenia, giù per le scale
e passai con loro il resto del pomeriggio.
Per tutto il tempo passato
con loro non riuscii a dimenticare Marco che mi guardava stranito nella mia
vasca da bagno e sospirava.
Avrei dovuto dare delle
spiegazioni, ma non sapevo nemmeno cosa dire, e soprattutto cosa non dire... o
meglio... avevo paura che lui si facesse strane idee... oppure che capisse
che... no, quello non era possibile! Non potevo essermi innamorata di lui,
questo no! Categoricamente no!
A sera, dopo aver
riaccompagnato a casa le mie due amiche mi trascinai decisamente depressa verso
casa.
Mille pensieri mi passavano
per la testa, non sapevo più cosa pensare e come affrontare Marco e
dirgli il perchè l'avevo spinto a nascondersi.
Salendo le scale notai che la
sdraio e tutte le cose che erano rimaste sul balconcino erano sparite, la
macchina dei miei era parcheggiata e le canne da pesca erano rimaste fuori dalla porta.
Prima di raggiungere l'ultimo
scalino qualcosa mi afferrò alle spalle e mi trascinò di peso
giù per le scale.
Marco mi aveva colto di
sorpresa ed evidentemente voleva spiegazioni. Sospirai, avevo sperato in una
notte almeno, passata a pensarci sopra, ma non avevo quel lusso.
-Perchè quando sono
arrivate mi hai nascosto! Non sono una refurtiva!- sussurrò nell'ombra
in cui mi aveva appena trascinato.
Sentii nelle mie tasche vibrare
il cellulare quindi risposi notando il numero di mia madre. -Ciao, sono in
strada... si.... ok arrivo.... ciao....- attaccai e
sollevai la testa. -Io...- iniziai.
-Non voglio frottole!- mi
ammonì lui, sempre a voce bassa.
-Non sanno di te... e non
voglio che lo sappiano...- sperai non mi chiedesse spiegazioni, sebbene sapessi
che era impossibile.
-Perchè?- ecco, come
volevasi dimostrare.
-Perchè.... non mi va...- evadere... dovevo evadere le sue
domande... non poteva tenermi tutta la notte lì.
-Fino a che non mi dici
perchè non ti lascio andare- odiavo quando mi
leggeva nel pensiero a quel modo... misi il broncio e fissai altrove.
-Non sanno di te
perchè non gliene ho parlato...- cominciai... almeno potevo
temporeggiare.
-E perchè non gliene
hai parlato?- odiavo quando faceva domande... e non
volevo dargli quella risposta... avrebbe sicuramente tirato le sue conclusioni.
Mi rimase a fissare per tre
minuti abbondanti, senza dar segni di cedimento.
-Perchè è
meglio che di ragazzi con loro non ci parli?- chiesi sarcastica, cercando di
far risultare la cosa ovvia.
-Smettila di temporeggiare,
cosa c'è?- chiese scocciato.
-Tre anni fa....- no non potevo dirlo... mi sentii incredibilmente
stupida.
-Cosa?- chiese più
comprensivo, notando che stavo cedendo.
-Tre anni fa una delle mie
migliori amiche... si era messa con il mio migliore amico... e come risultato...
persi sia lei come amica... che lui...- conclusi
infine.
-Mi consideri il tuo migliore
amico?- chiese quasi amareggiato.
Lo guardai un
poco stupita da quella domanda, rimasi in silenzio senza sapere cosa
dire... Aprii bocca più volte ma la richiusi senza saper trovare le
parole giuste.
-Aspetta....
ma .... Daniele e Valentina...?- chiese lui intuendo qualcosa...
-Si beh... lui alle medie...
ma poi è ricapitato alle superiori...- ammisi
cercando di cacciare le lacrime che mi bruciavano gli occhi.
-Alle
superiori? Vuol dire che è
successo più volte?- chiese perplesso.
Annuii semplicemente con il
capo, vergognandomi a morte.
Lui si limitò a
baciarmi la fronte, scostandomi appena i capelli. -Scema-
si staccò da me e mi schioccò con le dita nel punto dove poco
prima mi aveva baciato.
-Mi hai fatto male!- sibilai
acida e guardandolo torvo.
-Ma smettila! In ogni caso le
tue preoccupazioni sono stupide, le tue amiche non mi interessano- e se ne
andò via così, infilandosi le mani in tasca e sparendo oltre
l'angolo.
Eccomi con il
4° capitolo, ringrazio tantissimo chi legge la storia, e mi fa piacere sia
gradita ^^ Non mi aspettavo tante letture da una fic
nata così per caso :P Spero di non deludere nei
capitoli successivi! (in proposito vi anticipo che tra
3 capitoli saprete che fine farà la storia… U_U)
Ora scappo
davvero che ho un mucchio di panni da stirare XDD
A presto!
BySayu
Miss
Iceberg
Capitolo 4
Gita al lago...
Per quattro giorni Marco non
si fece nemmeno sentire. Il cellulare rimase immobile per tutto il tempo,
mentre io cercai di rifugiarmi dentro ai miei romanzi per non pensare al fatto
che non chiamava.
La mattina del quinto giorno
alle sette sussultai quando sentii la suoneria
partire. Presi di corsa il cellulare, dandomi almeno cento volte della scema e
aprii leggendo il display. C'era un messaggio del servizio
operatori e lanciai il telefono ai piedi del letto con rabbia, prendendo
poi il cuscino e tentando di soffocarmi.
-Non è bello tentare
il suicidio, so che ti sono mancato ma mi pare
decisamente eccessivo come gesto...-
La voce di Marco mi spinse a
sollevare il cuscino e guardarlo dietro l'angolo dell'armadio. Immediatamente
gli lanciai un'occhiataccia: -Ti sembra l'ora?- chiesi scontrosa mettendomi a
sedere.
-Wow, se è un sogno
non svegliatemi! Ma dormi sempre così?- mi chiese con il suo solito modo
di fare malizioso, all'inizio non capii poi il caldo sulla pelle mi fece notare
che ero solo in reggiseno.
Istintivamente mi coprii con
le lenzuola e mi ficcai sotto le coperte avvampando come un peperone.
Lui scoppiò a ridere
appoggiandosi al mobile con il braccio.
-Finiscila!- brontolai da
sotto le coperte, vergognandomi.
-Su su vestiti tesoro, che oggi ti porto al lago!-
esclamò tutto felice. -Se vuoi porta pure il costume! Altrimenti
facciamo pure senza! Non è strettamente indispensabile!- continuò
sempre divertito.
-Ma sei scemo! Abbassa la
voce che di là ci sono i miei!- sibilai piagnucolando terrificata dalla
possibile reazione di mio padre.
-I tuoi sono appena usciti,
quindi siamo soli in casa- disse prontamente.
-E mio fratello?- chiesi
scettica.
-Con loro, prima tua madre mi
ha offerto il caffè mentre dormivi... lo sapevi
che dormi con la bocca aperta?- chiese quindi sarcastico.
-Sparisci!- strillai
lanciandogli il cuscino.
-Ma no! C'è una
così bella vista!- sogghignò divertito.
Nel lanciare il cuscino avevo
lasciato scivolare le lenzuola e ora ero di nuovo mezza nuda.
-Mi raccomando, il bikini
azzurro dell'altro giorno!- disse prima di sparire dietro l'angolo.
Controllai che non mi spiasse mentre mi cambiavo, e per sicurezza indossai anche
il costume, quando mi spostai in cucina notai che aveva già tutto
pronto, con thermos e asciugamani.
-Fammi capire bene, ma questa
roba chi ti ha detto di prenderla?- chiesi acida, non mi piaceva chi frugava in
casa altrui.
-Tua madre me le ha
preparate! Donna adorabile!- disse sempre allegro afferrandomi per un braccio e
trascinandomi fuori. -Ah, verrai in macchina con me, che ti piaccia o no-
aggiunse senza mollarmi anche mentre chiudevo la porta.
Dopo un'oretta di viaggio
raggiungemmo una località vicino ad un lago di modeste dimensioni.
L'aria era ben diversa da quella delle città, mentre l'acqua pareva
molto pulita.
Marco prese il suo
asciugamano e lo stese sulla ghiaietta, quindi prese
a spogliarsi.
Io restai a guardarlo, aveva
un bel fisico, nonostante un po' di pancetta era ben tenuto e non somigliava ad
una scimmia per lo meno... Ma a cosa vado a pensare?
Scossi la testa e mi tolsi i pantaloni. Presi la crema solare a protezione 60 e
presi a spalmarla dalla punta dei piedi in su.
-Non mi fai vedere niente di
più?- chiese malizioso lui sedendosi di fianco. -comunque se vuoi sulla
schiena te la spalmo io- ammiccò divertito.
-Piuttosto tengo su la maglia tutto il giorno!- sibilai prendendo a spalmare
anche le braccia.
-Avanti, scherzo! Togli la
maglietta che ti aiuto...- disse questa volta serio
aspettando.
Mi tolsi anche gli ultimi
indumenti e gli passai la crema.
Sentii il liquido freddo
scivolare lungo la pelle e poi le sue mani calde a spalmarlo. Uno strano
brivido mi percorse, fino a che non si staccò da me.
Poi toccò a me
spalmargli la crema. Fu una cosa a dir poco ridicola... ad ogni tocco emetteva
gemiti osceni, ringraziai semplicemente del fatto che non c'era nessuna
sentirci.
-Ah! Si
Tesoro lì!- continuava sghignazzandosela ogni
volta.
-Smettila!- strillai
tirandogli un pizzicotto, per lo meno adesso gemeva per qualcosa.
-Ah! Donna manesca!- lo
guardai malissimo.
-Ti faccio vedere io la donna
manesca!- lo guardai diabolica e iniziai a fargli solletico fino a farlo
piegare in due dal dolore.
-Smettila, ok mi arrendo! Basta!- continuava a lamentarsi, mentre mi
sedevo sopra di lui e lo bloccavo.
Lui si girò, mi prese
per i fianchi e mi costrinse a rimanere seduta su di lui. Non disse niente, ma
si limitò a sorridere e a guardarmi.
Feci per alzarmi
ma le sue mani mi rimisero a sedere. -Ancora qualche secondo...- disse
lui.
Lo guardai negli occhi e
stranamente mi ripassò alla mente lo scherzo di qualche giorno prima.
Una strana voglia di chinarmi su di lui e baciarlo mi colse di sorpresa.
Scattai in piedi e mi
avvicinai all'acqua. Lui rimase a fissarmi per qualche istante puntellandosi
sui gomiti poi si decise a sollevarsi e seguirmi sulla riva.
Mi bagnai appena i piedi
nell'acqua, mentre lui mi prendeva per i fianchi e mi abbracciava. -Perchè sei scappata?- mi sussurrò ad un
orecchio.
Non risposi restando in
silenzio e scostandomi appena da lui. Il suo contatto mi faceva rabbrividire.
-Aspetta....
tu non sei...?- iniziò, lo guardai sollevando un sopracciglio distratta.
-Cosa?- chiesi distratta
avanzando di un passo nell'acqua fredda.
-Sei mai stata a letto con
qualcuno?- chiese di botto facendomi diventare rossa quanto i miei capelli.
-N...non sono affari che ti
riguardano!- strillai acida, tornando verso l'asciugamano.
Lui scoppiò a ridere
di gusto quindi mi si avvicinò e anche da seduto continuò a
ridere.
-Non vedo cosa ci sia da
ridere...-
Non smetteva... continuava a
tenersi la pancia e ridere, fu così che frugai nella borsa e presi il
primo contenitore vuoto che trovai. Mi avvicinai all'acqua ne raccolsi un poco,
quindi tornai da lui che tra le risa mi guardò, poi sorrisi e gli gettai
direttamente in faccia l'acqua presa.
Almeno così aveva
smesso.
-Dai, non ci credo! Hai
vent'anni non puoi essere ancora vergine!- disse trattenendo nuove risate.
Mi limitai a guardarlo con
freddezza e sorridere diabolica. -Non sono certo come le troie che sei abituato
a scoparti-
Sapevo fosse cattiva come
frase, ma me l'aveva tirata fuori!
-Andiamo ti sei offesa? Non
è una colpa!- si affrettò a dire.
-Allora dimmi cosa ci trovi
da ridere!- sibilai furiosa.
-E' che... non l'avrei mai detto...
cioè... parli con facilità con i ragazzi, anche se sei spesso
fredda con loro... e non sono certo l'unico del corso che...- si bloccò
prima di proseguire.
-Cosa?- chiesi scioccata
guardandolo.
-Ehm si... un paio di nostri
compagni hanno fatto certi apprezzamenti...- disse voltandosi dall'altra parte.
-E tu come fai
a saperlo?- sollevai un sopracciglio sospettosa.
-Ne stavano parlando in
classe... solo che parlano e basta... - mi sorrise.
-Io faccio direttamente i fatti!- ammiccò.
-Quali fatti?!- commentai sarcastica.
-L'altro giorno stavamo per baciarci!- disse lui.
-Stavo facendo finta per
metterti il ghiaccio...-
-Si e mi sono anche rimasti i
geloni per quello!- sibilò lui furente.
-Tu fai il maniaco!-
constatai.
-Se fossi maniaco lo farei
con tutte, invece lo faccio solo con te!- sorrise angelico
puntellandosi sui gomiti.
-Sei maniaco per le tue
battute non per le persone a cui le fai...- commentai
acida.
-Non sono maniaco solo perchè
voglio portarmi a letto la ragazza che mi piace...- constatò questa
volta lui.
Mi limitai ad ignorarlo
voltandomi a pancia in giù e fingendomi addormentata.
Dopo una mezz'oretta mi
addormentai seriamente e quando mi svegliai avevo un telo che mi copriva le
spalle. Al mio fianco mi voltai e con gli occhi appannati notai Marco che stava
poggiato sul braccio e mi guardava.
-Buongiorno principessa...-
mi sussurrò scostandomi un granello di ghiaia dal volto.
-Quanto ho dormito?- chiesi
stiracchiandomi e lasciando cadere il telo.
- Un'oretta...-
sussurrò lui in tono gentile.
Sorrisi e mi riappoggiai a
terra socchiudendo gli occhi un altro istante.
-Sei davvero tenera quando dormi...- mi sussurrò abbracciandomi.
-Ho caldo... e non aiuti!-
sibilai irritata.
-Uffa!- si lamentò per
poi voltarsi dall'altro lato. Mi sollevai e sogghignai, quindi, presa da uno
strano moto di gentilezza lo afferrai alle spalle e gli scoccai un bacio sulla
guancia.
Lui si voltò e mi
prese tra le braccia. Mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio,
mentre mi guardava. Eravamo vicini, ma questa volta
non mi spaventava, gli sorrisi e chinai il capo poggiandolo sulla sua spalla e
mi accoccolai.
-A volte
sei strana...- mi sussurrò.
-Ci sono momenti in cui sei più fredda del ghiaccio, ma quando ti
intenerisci sai essere molto dolce...-
-Non farci l'abitudine...-
-Mi basta che tu sia
altrettanto dolce tra le lenzuola, tesoro, per il resto puoi recitare la parte
dell'iceberg con chi vuoi...- sogghignò, spingendomi sulla mia stuoietta e sovrastandomi con il suo corpo. Lo guardai
male, come sempre, ma lui sorrise. -Anzi! Devi fare l'iceberg con tutti gli
altri meno che con me...- mi sussurrò per poi chinarsi e baciarmi.
Sentii le sue labbra sulle
mie e all'inizio fui decisamente sorpresa da quel contatto, poi, però,
iniziò a piacermi. Sentii la sua lingua farsi spazio e invadermi, mentre
non facevo nulla per fermarlo, anzi. Gli portai le braccia al collo e
approfondii il contatto inarcando anche la schiena.
Lui si staccò e mi
sorrise ancora. Non disse nulla, mi baciò ancora una volta e poi,
sebbene fossi particolarmente riluttante ce ne tornammo a casa.
Carissimi lettori, annuncio che da questo capitolo la
pubblicazione diventerà settimanale! Quindi i prossimi capitoli
arriveranno più in fretta!
A fine capitolo lascio due righe a coloro che hanno commentato,
un grazie invece a chi legge comunque^^
Buona lettura!
A presto^^
BySayu
Miss
Iceberg
Capitolo 5
Scottatura
Per tutto il restante mese di
agosto i miei mi trascinarono in un'estenuante, terrificante e decisamente
noiosissima vacanza al mare.
Tralasciando il fatto che la
mia pelle è sensibile al sole, e consumai la bellezza
di due bottiglie di crema a protezione 80 (peggio che per i bambini)...
aggiungendo che non so nuotare, in quanto ho la fobia dell'acqua da che avevo 4
anni... con il contorno di mio padre che mi insultava per ogni più
piccolo, insignificante e inutile motivo, quando tornai a casa mi sentii come
un uomo che ha passato due settimane in mezzo ad una tempesta marina e tocca la
terra per la prima volta.
Mi arrampicai alla maniglia
della porta quasi piangendo, stritolai la mia povera gatta ricoprendola di baci
(ovviamente lei rispose con unghie e artigli per punirmi dell'averla
lasciata due settimane sola, anche se per scelta dei miei), mi fiondai sul mio letto abbracciando il cuscino, accarezzai
il mio pc e baciai i miei adorati libri. Insomma,
cercate di capirmi... due settimane senza la mia routine abituale, senza i miei
amori, in un posto deserto in mezzo a pescatori che puzzano di pesce ammuffito
e vermi per esca... con la scottatura (che poi riuscii a beccarmi comunque,
nonostante la crema) ero a dir poco felicissima
d'essere tornata a casa!
Passai la mattina a sentirmi
urlare di ripulire a destra e a sinistra per aiutare mia madre, mio padre
ovviamente seduto sul divano con la giustificazione: "C'è il
programma di pesca al tonno!" e mio fratello attaccato alla playstation con i suoi amici.
Nel guardarli provai odio
allo stato puro per quell'ingiustizia! Io e mia madre
a pulire, loro a rilassarsi... mondo crudele!
Terminata anche quella
giornata crollai esausta sul mio letto verso le 5 del pomeriggio (ricordo che
comunque avevo passato 8 ore in macchina e non avevo chiuso occhio la notte
prima). Era così dolce il contatto con le lenzuola fresche! L'aria nel
mio paese era decisamente più fredda, quindi era un sollievo incredibile
per la mia pelle che scottava ancora per il sole. Lentamente mi lasciai cullare
dal cuscino morbido fino a rilassarmi completamente. Sentii osso per osso
scricchiolare, fino a raggiungere i muscoli tesi, finalmente in pace anche
loro.
Ma secondo voi poteva durare
a lungo tutto quello? Ovviamente no...
-Tesoro! Sei tornata!- la sua
voce, di Marco, mi colpì alla testa come uno sparo. Se fossi stata un
gatto gli avrei soffiato arricciando la coda!
Sollevai, a fatica, la testa
dal cuscino di piume, tortura indicibile, e lo fissai, con occhi furenti. -Che
vuoi! Sparisci voglio dormire!- sibilai lasciando cadere la testa a peso morto,
esausta.
-Ma come, io ti vengo a
trovare e tu mi tratti così? Non ti sono mancato?- chiese lui con tono
falsamente dispiaciuto.
Quello che feci fu come una
specie di ringhio soffocato dalle lenzuola.
-Era un sì quello?-
lui si avvicinò e sentii il letto, il mio meraviglioso, comodissimo
letto, sprofondare.
Di nuovo un ringhio... non mi
avrebbe lasciato in pace, ficcai direttamente la testa tra le lenzuola, il
soffocamento mi sembrò quasi la via della Salvezza.
-Amore, ma così
soffochi!- disse lui toccandomi una spalla e scostando le lenzuola.
A quel tocco fu come se mi
avessero marchiato a fuoco! Dico ma non la vedeva la
scottatura! Ero quasi viola! Strinsi i denti e mi feci sfuggire unalacrimuccia dal dolore. -No....n toccarmi!- sussurrai a denti stretti.
-Ops... scottatina?- chiese
fingendo un tono innocente.
-Noooo secondo te? Di norma la pelle umana ti pare
rosso-violetto?- sibilai sollevandomi sulle braccia e mettendomi a sedere, attenta a non tirare la pelle della schiena.
-Come hai fatto a scottarti?-
chiese lui con tono più preoccupato questa volta.
-Tuo padre ha di nuovo tolto
l'ombrellone mentre dormivi eh Emy?- una voce
femminile mi fece sussultare, se non fossi stata scottata sicuramente sarei
diventata bianca... Mara e Ilenia erano sbucate da
dietro l'armadio, e ora mi salutavano con la mano sogghignando per la
scottatura. -Oh ma che bel rosso aragosta! Che ne dici
Ily, ci cuociamo la
bistecca?- chiese ridente la più bassa all'altra.
Se vi stiate chiedendo, come
era possibile che due oche di quel calibro potessero essere mie amiche, beh me
lo chiedevo spesso anche io... Mara era la tipica mora
bella e ammirata da tutta la scuola, con la fama di essere sempre la più
focosa e passionale, dagli occhi nocciola da cerbiatta, e le forme abbondanti.
In realtà era tutta apparenza, vestiva alla
moda e cambiava umore con la stessa facilità con cui cambiava il paio di
scarpe. Ilenia era più moderata, ma alle volte
anche più superficiale. Non seguiva molto la moda, ma in compenso
seguiva molto i ragazzi. La tipica bionda ossigenata, di cui si ha il dubbio
sia tinta e che conferma lo stereotipo della bionda bella e stupida.
Imprecai silenziosamente, specialmente quando da me, spostarono gli occhi su Marco.
Per questo non volevo che
sapessero di lui. Certo, sebbene superficiali, non erano cattive, ma quando
vedevano un ragazzo diventavano delle iene, fregandosene se lui fosse stato
più o meno impegnato, l'avrebbero braccato, un po' come fanno le sirene.
Con loro due potevi
divertirti, scherzare, parlare di tutto, anche perchè entrambe
studentesse universitarie sapevano muoversi molto bene nei loro campi di
studio...
Ma non potevi presentargli il
tuo ragazzo... considerando poi che Marco non lo era
nemmeno ufficialmente... nel senso, ci eravamo solo baciati una volta, niente
di più... ecco... ora stava per scoppiare un bel problema.
"Chi sono?" mi
chiese Marco, facendo il labbiale in modo da non essere
sentito.
-Piacere! Io sono Mara!- fece
la mora per prima.
-E io Ilenia!-
aggiunse l'altra, entrambe porsero la mano, guardandolo con occhi quasi
famelici.-Emy cara! Non ci avevi detto che avevi il
ragazzo!- sorrise maliziosa poco dopo.
-Marco- fu l'unica replica di
lui, mentre mi lanciava un'occhiata non poco
preoccupata.
-E pure così carino!-
la mora partì subito all'attacco. La vidi chinarsi appena mostrando la
scollatura della maglietta, per poi sorridere angelica.
-Eh... eh... non ve l'ho
detto? Deve essermi passato di mente...- cercai di giustificarmi, entrambe mi
guardarono furenti, non l'avevano presa per niente bene, sapevo cosa avevano in
mente, ma non l'avrei permesso... no, non questa volta, non ancora!
-E poi le ho chiesto io di
non dirlo in giro! Vero amore?- chiese Marco, tentando di salvarmi, povero, non
immaginava in che disastro stava per cacciarsi.
-Comunque vedo che Emy, stai
proprio male... non credete sia meglio lasciarla da sola?- chiese Mara,
guardando l'amica e fingendosi preoccupata. -E poi sei stanca! Su su, meglio che andiamo, devi riposare!- aggiunse dopo,
afferrando con il suo tentacolo il braccio di Marco e trascinandolo fuori.
Lo vidi andare via e mi
sentii decisamente distrutta.
Non solo fisicamente, ma ora
anche mentalmente.
Sospirai posando la schiena
alla parete, il freddo mi fece sussultare. -Ah!- gemetti dal dolore, prima di
riuscire a rilassare i muscoli tesi e abituarmi a quella frescura.
L'avevano braccato, in due, e
me l'avrebbero fatta pagare... me lo sentivo.
Mi sentii distrutta, sapevo
che come amiche sarebbero state pericolose, ma mi ero illusa che, data la mia
condizione di single perenne, non si sarebbe mai presentato un ostacolo simile.
Mi sdraiai cercando di
rilassarmi un poco, ma riuscii solo a farmi salire le lacrime agli occhi. La
gola mi bruciava per via del magone, ma non volevo piangere, in fin dei conti
era solo colpa mia...
Potevo solo sperare che
quelle due perdessero presto la loro indole da cacciatrici
di uomini e si stancassero di Marco...
Anche se sapevo, che fino a che lui sarebbe piaciuto a me loro non avrebbero smesso di
torturarlo. Forse, se lui non fosse stato tanto carino ci sarebbe stata qualche
speranza.
La mattina dopo, quando mi
svegliai, avevo un terribile mal di testa e la pelle bollente. Fissai il
soffitto per chissà quanto, fino a che non sentii il cellulare vibrare
sulla scrivania.
Mi sollevai tenendomi la
testa, quasi si potesse staccare dal corpo, quindi risposi alla chiamata.
-Come stai?- era Marco, dal
tono fu molto dolce.
-Potrei stare meglio...- la
mia voce suonò roca.
-Uh si sente...-
sogghignò lui. -Volevo vederti... beh... nel senso, con calma...-
Sospirai, mi portai la mano
tra i capelli, dovevo essere un disastro, non sapevo nemmeno che ore fossero.
Sollevai la testa e notai che erano le 10.30 del mattino. -Non credo sia il
caso... è meglio se per un po' non ci sentiamo ok?-
dissi mezza assonnata. -Magari... ci vediamo a scuola...-
Lo sentii annuire quindi
attaccare.
Sospirai, era meglio
così in fin dei conti.
Quando tornammo al corso di
restauro tuttavia non ci parlammo. Passarono due settimane abbondanti in cui
stavamo l'uno dall'altra parte dell'aula rispetto all'altro. Era una tortura ma cercavo di ripetere a me stessa che era la cosa
migliore.
Stavo intagliando la gamba di
un tavolino in stile Luigi XVI, quando una voce mi riscosse dai miei pensieri.
-Emma, ciao!- era Micael, un
compagno di corso. Lo vidi appoggiarsi poco distante da me e iniziare a
lavorare sul suo di lavoro.
-Ciao.- risposi educata, non troppo
propensa ad una discussione.
-Ma tu e... Marco...- lo
indicò con la testa quando mi vide rivolgergli un'occhiata. -Si
insomma... state assieme?- chiese con un tono abbastanza timido.
Rimasi un
poco spiazzata da quella domanda ma scossi la testa, dedicandomi al
pezzo di legno.
-Non prendertela, ma molti
pensano che... beh tra voi ci fosse...- cercava di
dire una cosa ovvia, perdendosi in inutili chiacchiere. Posai una sgorbia sul
bancone in legno e lo guardai.
-Insomma, salta al punto!-
esclamai scocciata.
-No, niente, visto allora che
tra voi non c'è... beh quello... ti andrebbe di uscire qualche volta?-
rimasi a fissare un punto vuoto tra le mie mani.
Un pensiero crudele mi
sfiorò, ma lo ricacciai subito, per quanto potessero
chiamarmi Regina dei Ghiacci, non volevo mi attribuissero anche l'appellativo
di stronza, o ancora peggio.
Feci un profondo respiro e lo
guardai. -Non prendertela, ma non me la sento...- cercai di sorridere pacata,
ma non bastò evidentemente.
Micael mi fissò indignato -Allora forse deve essere
vera la storia che sei lesbica!- detto ciò se
ne andò sbattendo gli attrezzi sul tavolo.
Sospirai e inchiodai lo
scalpello nel tavolo. Tutti mi guardarono e la prof mi riprese. -Emma! E' forse il caso che tu vada
a prendere un po' d'aria!- sbraitò dal fondo della stanza.
Fantastico anche buttata
fuori... prima mi insultano e ovviamente devo pagare io per questo.
Mi diressi a prendere un the,
magari sarebbe servito a tranquillizzarmi. Arrivata alla macchinetta misi
l'importo e aspettai appoggiandomi al muro.
-Emma... cosa è successo?- la voce di Marco,
così preoccupata e allo stesso tempo dolce mi fece sciogliere.
Sentii le lacrime bruciarmi
agli angoli degli occhi, afferrai il bicchierino e mi avvicinai al balconcino
ricacciando indietro il pianto. -Niente- riuscii a
dire.
-Ok, questa è la versione per la stampa, a me puoi
dire la verità, cosa ti ha detto quel coglione
di Micael?-
Magari fosse stato solo lui a
farmi stare male... stavo dando la colpa ad una scemenza, per qualcosa di cui
ero responsabile io. In realtà mi mancava lui, ma non osavo dirglielo.
Non volevo legarlo a me.
-Niente ho detto, s'è
solo offeso perchè non ho voluto uscire con
lui...- alzai le spalle, sorseggiando la bevanda calda, in un certo senso mi
sollevò anche se contribuì a farmi venire più caldo.
-E allora perchè hai
piantato lo scalpello nel tavolo?- chiese con quel tono gentile, quasi
irritante, mentre si appoggiava dando la schiena al piano inferiore.
Alzai le spalle ed evitai di
rispondere.
-Sono due settimane che
è iniziata la scuola...- iniziò lui. -Alcuni sostengono che
stiamo assieme... altri pensano che tu sia lesbica...-
Alzai gli occhi al cielo.
-Capirai, è una vita che mi becco insulti, uno vale l'altro, oramai.-
-Micael sta facendo girare la seconda voce... a loro piace
avere cose su cui sparlare... tempo fa avrei riso anche io, ma francamente non
mi va che sia tu a rimetterci...- mi guardò intensamente, facendomi
venire quasi i brividi. Mi voltai dall'altra parte.
-Dovresti tornare in
classe...- sussurrai gettando il bicchiere vuoto nel cestino.
-Non posso...-
sussurrò lui.
-E perchè non puoi?-
chiesi scettica guardandolo.
Lui sollevò la mano
con le nocche sbucciate. -Sono stato mandato dal preside... - alzò
l'altra mano con il numerino della coda.
-Ma sei impazzito?- gli
chiesi controllandogli la mano e sfiorando appena la pelle escoriata.
-Tranquilla ho preso a pugni
il tavolo... anche se avrei voluto ci fosse il suo
naso....- disse lui. -Credo stiano ancora tentando di staccarlo dall'appendino
però...- ammise poco dopo.
-Sei uno stupido!- strillai
guardandolo male. -Fila dal preside!- dissi indicando la presidenza.
-Si mamma!- sogghignò
lui scoccandomi un bacio veloce sulle labbra e scendendo le scale.
***
Come ho fatto
la settimana scorsa per “Sei la mia droga” questa settimana tocca
anche a “Miss Iceberg”…
Confesso che un
successo simile per una fic nata davvero per caso e
che tra l’altro non sarebbe dovuta essere nemmeno pubblicata non me lo aspettavo… Ma a quanto ho notato le fic nate in modo spontaneo sembrano essere gradite e questo
non può che farmi tantissimo piacere… (non so quando ricapiterà
ancora una cosa simile :P visto che sono affetta dal classico “blocco
dello scrittore” e non è piacevole >.< specialmente quando
hai mille idee in testa ma nessuna abbastanza soddisfacente da poter arrivare
ad una stesura decente).
Ma veniamo ai
lettori ^^
Hatori: non posso non citarti pre prima, hai commentato la mia fic
diverse volte, quindi … non posso che ringraziarti e dirti che mi fa
piacere la fic ti piaccia ^^
Spero di non deluderti, così come spero di non deludere nessuno nella
fine (chi ha già letto altre fic mie sa quanto
questo sia uno dei miei timori maggiori…) spero continuerai a leggere :P
Chaosreborn_the_Sad: Spero tu stia continuando a leggere e
ringrazio personalmente anche te per il commento e per la lettura della
storia^^ (riguardo al capitolo con lo scherzo del ghiaccio… eh era una
vita che volevo inserire quella scena in una delle mie fic,
ma non avevo mai trovato l’occasione giusta, in quel caso si addiceva
troppo bene e non ho saputo resistere XD)
etoil
noir: Spero di non
deludere nemmeno te con questa ficO_O comunque Marco è un personaggio che
personalmente adoro^^ mi fa piacere sia apprezzato
Ginny002:ehehe grazie
anche a te per il commento… ^^
kagome84
(>AnGeL<): non so come chiamarti, quindi utilizzo entrambi i nick, comunque, esaudisco le tue richieste e da questo
capitolo l’attesa verrà ridotta ad una settimana (salvo
imprevisti) ^^ grazie anche a te per il commento.
Brucy: grazie anche a te, mi fa piacere ti
siano piaciuti i personaggi^^
Machi: Anche a te un grazie^^ Noto che Marco
sembra vincere su tutta la linea rispetto agli altri personaggi :P non può che farmi piacere^^ spero continuerai
anche tu a leggere. Ciau^^
Gaia:ehehe Emma senza dubbio sa
essere molto tenace, io decisamente non so essere come lei :P
comunque grazie mille per il commento e spero continuerai a leggere ^_-
Giuly
n: grazie mille anche a
te, (se sbagliassi qualche tempo fammi sapere eh? A volte non mi accorgo di
alcuni “orrori” di battitura o di ortografia^^;)
costy24: come da richiesta, velocizzerò l’aggiornamento^^
grazie mille per il commento e spero continuerai a leggere^^
E con questo
non dovrei aver dimenticato nessuno:P se dovessi aver
dimenticato fatemi sapere mi raccomando!^^
A prestissimo
(e chi lo sa, magari anche con una nuova fic…
se mi passa il blocco U_U)
Come promesso ci
ritroviamo qui dopo una sola settimana… che posso dirvi, la fine si
avvicina… questo è il penultimo capitolo T_T
Già mi
dispero! La fic, così come “Sei la mia
droga” mi mancheranno… così come mancano già di loro
le idee per storie nuove… ma prima o poi qualcosa riuscirò a
scavare da quella mente bacata! Farò fare al criceto che fa funzionare
la ruota nella mia testa gli straordinari…. Sperando che il tempo a mia
disposizione mi conceda un attimo per fermarmi a scrivere!
Rispondo qui velocissimamente ad una persona che ha commentato solo lo
scorso capitolo… riguardo al
carattere di Marco, beh ho voluto farlo di proposito così, ma se devo
dire il perché non saprei cosa rispondere, le mie storie (a volte questo
è anche un lato negativo della cosa) le scrivo di getto, come mi
vengono, senza stare troppo a pensare… cerco di sforzarmi di scrivere
come l’ispirazione vuole… e riguardo alla domanda sulla scuola,
frequentano un corso post diploma a metà tra l’università e
il lavoro U_U nell’indirizzo di restauro…
(o almeno l’idea originale era quella…)
Ora scappo
velocemente… (sono stanchissima :P)
Alla prossima U_U
BySayu
Miss
Iceberg
Capitolo 6
La prima volta…
Non appena Marco sparì
dietro l'aula della presidenza scorsi dietro l'angolo la figura di Micael che si avvicinava.
-Avevi detto che non stavi con
lui!- la sua voce era alta, e mi guardai in giro sperando che dalle classi non
arrivasse nessun professore. Sospirai e mi avviai all'aula di decorazione. Lui
mi seguì come speravo. -Rispondi! Stronza!- mi
prese per i capelli costringendomi a girarmi.
-Non ti permettere di usare
quel tono con me!- sibilai gelida, fulminandolo con lo sguardo. Mi
lasciò andare di scatto ma restò
comunque ostile. -Non sono affari che ti riguardano!- sibilai infine,
tornandomene nell'aula.
La porta poco dopo si
riaprì e Micael entrò furente
strillando a squarciagola: -SEI SOLO UNA TROIA!-
Tutti si voltarono a
guardarci, era caduto nella trappola come mi aspettavo. Subito la voce della
prof risuonò minacciosa. -Micael! Nota sul
registro e immediatamente dal preside!-
Mi voltai e sorrisi, era
stato incastrato, mi pentii quasi di non averlo usato per liberarmi di Mara e Ilenia, uno così sarebbe stato a dir poco perfetto
per loro.
Per tutto il resto della
lezione il ronzio del pettegolezzo risuonò nell'aula, specialmente
quando Marco rientrò in classe e si spostò a lavorare al
mio fianco.
Il giorno dopo nella scuola
tutti sapevano della scenata di Micael, ma potevano
solo ipotizzarne il motivo.
Stavo tranquillamente seduta
sotto l'ombrellone durante il pomeriggio, lavorando su una tavola di disegno
geometrico, che dovevo ripassare a china e colorare per il giorno dopo, quando
sulla sedia di fianco si sedette Marco, con dietro anche la sua di tavola.
-Mia maestra del disegno
geometrico, mi aiuteresti a capire una cosetta?- sogghignò lui
scoccandomi un bacio sulla guancia.
-Fa vedere...-
Dopo due ore passate a
lavorare, a lavoro ultimato, ci dedicammo ad un rinfrescante the ghiacciato.
-Ti hanno braccato anche a te
oggi?- chiese lui, aspirando dalla sua cannuccia rossa, giocando con i cubetti
di ghiaccio dentro al bicchiere.
-Scherzi? Hanno troppa paura
di venire a chiedermi le cose... a meno che non siano inerenti alle lezioni...-
sogghignai diveritia. Il mio titolo di Miss
Ghiacciolo aveva i suoi vantaggi.
-Mi continuano a chiedere se
stiamo assieme...- disse lui cauto... capii in quel momento dove voleva andare
a parare.
-E tu cosa gli hai risposto?- sollevai un sopracciglio, aspettando.
-Bhe mi pare ovvio...- disse lui con tono angelico e
ammiccando.
Lo fissai spalancando gli occhi.
-Cosa-hai-risposto?- scandii
le varie parole.
-Ehm....-
stava temporeggiando. Mi sollevai in piedi e lo fissai incrociando le braccia.
-Più o meno...-
-Più o meno, cosa?-
chiesi a denti stretti.
-Gli ho detto questo...
"Più o meno"- lui si grattò la nuca, socchiudendo un
occhio aspettandosi un ceffone.
-Che razza di risposta sarebbe?- lo guardai esterrefatta.
-Non lo so, ma dovremmo
decidere cosa rispondere forse...-
Lo fissai per qualche istante,
in fin dei conti non potevo scappare per tutta la vita. In quei due giorni in
cui ci eravamo riavvicinati avevo capito quanto mi era mancato nelle settimane
di lontananza. Mi sentii arrossire un poco ma non
riuscivo a trovare le parole giuste per rispondere.
Lui aspettò per
qualche istante, poi lo vidi alzarsi e accarezzarmi la guancia. Sciolsi le
braccia che mi ricaddero lungo i fianchi, quindi lui mi scostò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sentii il suo respiro sfiorarmi la pelle
della guancia e poi le labbra. Stavamo per baciarci quando
due strilli da oche in calore ci spinsero a voltarci.
-Ciao Marco!- urlarono in
coro Mara e Ilenia, sorpassandomi e trascinandolo via
da sotto i miei occhi. Lui mi fissò preoccupato, quasi come un pese braccato da due gatte affamate.
Respirai... una volta...
due... tre... contai fino a dieci e poi mi voltai verso di loro.
-Ragazze!- strillai,
sovrastando le loro urla da gatte in calore. -Giù le mani!- aggiunsi con
un sorriso.
-Cosa? Mica è
tuo!-gracchiò Mara guardandomi con aria di superiorità.
-E' proprio qui che ti sbagli...-
mi avvicinai a loro, posando gentilmente una mano sulle loro spalle e
scostandole da lui, che mi guardò con un misto di gratitudine e di
divertimento. Le spinsi via e posai le mani sulle spalle di Marco, mi alzai in
punta di piedi e lo baciai come non avevo mai fatto prima d'ora in vita mia.
In un certo senso mi sentii
come se stessi marcando il mio territorio, ma ben presto ignorai quei pensieri,
persa nel bacio.
Mi ero quasi dimenticata
dell'esistenza delle due, che strillavano indignate, era come essere sospesi in
un'altra dimensione parallela, in cui esistevamo solo io e lui.
Quando mi staccai, lessi nei
suoi occhi una luce strana. Sorrisi, vergognandomi e allo stesso tempo restando
piacevolmente soddisfatta di quello che avevo combinato. Abbassai un istante lo
sguardo per poi rialzarlo ancora una volta.
-Certo che sei
proprio una stronza quando fai così!-
sibilò a voce bassa Mara, guardandomi malissimo.
-E per quale motivo scusa? Chi
primo arriva primo alloggia no? Non lo dici sempre?- gli feci il verso
voltandomi verso di lei.
-E' così che mi tratti? Prima esci con me e poi
vai con lei?- strillò indignata la mora, sbattendo i piedi per terra.
A quella frase qualcosa mi
fece rovesciare lo stomaco. Lo guardai, non capendo a cosa si riferisse. Lui si staccò e questo mi colpì
quasi come una freccia al cuore.
-Hai frainteso...-
iniziò lui guardando Mara negli occhi.
Mi sentii umiliata in quel
momento. Restai immobile a fissarlo, dimenticando completamente l'esistenza di
quelle due, volevo solo spiegazioni.
-Emma, anche tu... non è come pensi lasciami
spiegare....- si voltò verso di me, ma non
riuscii a restare come mi chiedeva, mi diressi verso la mia stanza, sbattendo
la porta alle mie spalle, girando la chiave nella toppa.
-Emma, ti prego, non è come pensi... io non... è stata lei a pedinarmi fino a casa! Emma,
avanti ascoltami! Lo sai che non me ne frega nulla di quelle due!-
Cercai di respirare, mentre
nella mia testa sentivo solo le frigne di Mara che
faceva finta di piangere e le parole di Marco che venivano
intervallate dalle botte che dava sulla porta.
-Emma! Aprimi!- continuava a ripetere, mentre le due dietro
di lui dicevano scemenze su scemenze.
Mi decisi ad aprire la porta
e lui subito entrò richiudendo a chiave. -Lasciami spiegare, non
è come pensi...-
Guardai il pavimento,
stringendomi nelle spalle, aspettando.
-Mi hanno pedinato fino a
casa l'altro giorno... e settimana scorsa quella mora si è presentata
alla porta di casa mia saltandomi addosso... ti posso giurare che non è
successo niente, l'ho rispedita a casa e basta... - mi guardava con occhi
supplichevoli e si era persino inginocchiato.
Sciolsi le braccia e lo
guardai, sospirai. Poi mi abbassai e lo abbracciai senza dire niente.
-Tu sei solo mio...- gli
sussurrai all'orecchio.
-E tu sei mia...- sorrise e
mi strinse tra le sue braccia.
Dall'altra parte della porta
era caduto il silenzio, evidentemente le due oche se ne erano andate.
Ci alzammo da terra e lo
trascinai con me sul mio letto. Spinta da un'audacia che nemmeno sapevo di
avere lo baciai, più e più volte, sulle labbra, sul collo, sulla
fronte.
Sentivo le sue mani
percorrermi lungo i fianchi, sul fondoschiena e poi risalire a sfiorarmi il
seno.
Mordicchiai il labbro
inferiore, mentre sentivo le sue dita scostare la stoffa e risalire fino al
gancio del reggiseno, per poi slacciarlo.
Staccatosi da me prese a
baciarmi il collo e scendere lentamente, abbassando le spalline del top, fino a
scoprire ciò che poco prima era celato dalla stoffa azzurra e dal pizzo.
Scese ancora fino ad arrivare al seno, toccandolo, baciandolo.
Mi abbandonai a quei tocchi
per diversi attimi che parvero durare troppo poco.
-Vuoi andare oltre?- mi
chiese tra un bacio e l'altro.
A quella domanda mi sentii
raggelare. Il mio corpo voleva solo invitarlo, mentre la mia testa era
paralizzata dalla paura. Non sapevo come rispondere.
-Non sentirti obbligata...-
sussurrò ancora, fermandosi ad aspettare la mia risposta.
Lo guardai per qualche
istante, poi cercando di aggrapparmi a quel poco di coraggio che mi restava
annuii con il capo e ripresi a baciarlo.
In tutta risposta mi
aiutò a spogliarmi e poi io feci altrettanto con lui. Mi fece sdraiare
sotto di lui e lo sentii guardarmi in ogni più piccolo dettaglio.
-Ti prego no!- avvampai
vergognandomi a morte, poi lui sorrise e riprese a baciarmi prima lentamente,
poi con più passione.
Mi abbandonai a quei momenti,
prima con paura, poi guidata da lui, tra un bacio ed un sorriso al termine del
pomeriggio di settembre.
Per l'ora di cena ci
decidemmo a vestirci, e nel silenzio quasi imbarazzante che si era creato fu
lui il primo a parlare.
-Sai... dovremmo rivedere il
tuo soprannome, Miss Ghiacciolo non ti si addice per niente!- sogghignò
lui.
In tutta risposta gli tirai
una cuscinata in piena faccia. -Non è
divertente!- sibilai. -Prova a dirlo in giro e ti strangolo con queste mani!-
Lui scoppiò a ridere mentre si infilava la maglietta. -Va bene... ci tengo
a vivere...-
-Bene...- mormorai dopo un
po', risistemando le lenzuola del letto.
Da quel giorno in poi, la mia
vita con Marco fu molto più semplice. Nella scuola non abbiamo mai
dichiarato apertamente che stavamo assieme, penso semplicemente che l'abbiano
capito da soli. In quanto a Mara e Ilenia non si
fecero più vive, se non per mandarmi diversi insulti, tutti
rigorosamente via sms, non avrebbero mai avuto il
coraggio di dire quelle cose apertamente.
Io continuai tranquillamente
il corso di restauro.
Mi stavo recando in
università, per le materie teoriche, quando in stazione una figura
attirò la mia attenzione.
Era un ragazzo di poco
più alto di me, e portava i capelli lunghi e lisci. Marco in quel
momento era rimasto indietro per via di un libro, e mi trovavo sola, con poco
distante Micael che mi guardava male, non aveva preso
affatto bene la punizione del preside.
Mi avvicinai alla figura e lo
chiamai, mentre restava voltato. -Luca?- chiesi educata.
Lui si voltò, avevo
visto bene. Sorrisi pacata a quello che un tempo fu il mio migliore amico.
Salve ragazzi…
come questo capitolo si intitola “L’ultimo saluto” anche io
vi do l’ultimissimo saluto per questa fic…
non so quando tornerò con una nuova storia…
al momento sto lavorando, studiando e ho una montagna di fantasy
da leggere… (aspettatevi anche la possibilità di ritrovarmi con
una storia in quel genere… U_U stavo pensando
se riprendere o no una vecchia trama di molti anni fa …) che dire…
con il dispiacere nel cuore vi do l’arrivederci. Per Miss Iceberg ho
concluso…
Spero di non deludere con il finale che ho scelto… ma
come la storia è nata di getto anche il finale ho cercato di farlo
altrettanto di getto… Molti probabilmente lo troveranno breve… ma
preferisco comunque lasciare immaginare a voi cos’altro potrebbe
succedere…
Ringrazio quindi Hatori, Chaosreborn_the_Sad, etoil
noir, Ginny002, kagome84, Brucy, machi,
Gaia, Giuly n, ciocco, e kikka_hachi…
spero di non aver dimenticato nessuno dei commentatori della fic… e ringrazio anche coloro che hanno comunque
letto fino alla fine^^
Spero a presto^^
BySayu
Miss
Iceberg
Capitolo 7
L’ultimo saluto…
Mi sedetti di fianco a lui
che pareva quasi illuminato dalla mia comparsa.
-Emma! Non mi avevi detto della tua decisione di
trasferimento... come mai ?- chiese riferendosi alla scelta dell'anno prima di mollare
l'Accademia di Belle Arti per restauro.
Alzai le spalle e fissai le
mattonelle della stazione. -Non faceva per me, invece ora mi trovo bene...-
sorrisi, come non sorridevo da tanto, come forse non avevo fatto mai. Mi
sentivo felice, e il merito era soprattutto di Marco.
-Mi fa piacere!- sorrise, poi
di colpo si incupì. -Mi mancate tanto voi della vecchia scuola...-
disse.
-Anche a me mancano le superiori...- ammisi, con un po' di tristezza.
-Allora, a fidanzato come
stiamo?- chiese ammiccando e dandomi un colpetto al braccio.
Arrossii un poco e poi mi
voltai verso l'entrata, sperando che il mio lui arrivasse. -Dovrebbe arrivare a
momenti!- Tornai a guardarlo con un po' di vergogna.
-Wow! Ti perdo di vista per
un po' e tu cambi così di colpo! Non è la prima volta... ogni
volta che ti succede qualcosa ne esci sempre mutata!- disse lui, dandomi una
pacca sulla spalla.
-Tutti dobbiamo crescere no?-
in fin dei conti anche tu sei cambiato... pensai con amarezza, ripensando
all'amico che avevo e che ora mi rendo conto non esiste più.
Lo osservai nei gesti, era
gentile, ma non era il ragazzino spiritoso che una volta mi stava seduto di
fianco e mi consolava quando piangevo. Sospirai e poi
mi voltai di nuovo verso l'entrata. Micael ci stava
guardando curioso, mentre vedevo scendere Marco dalle scale. -Aspetta qui!-
dissi a Luca, mentre correvo incontro all'oggetto della mia attesa.
Una volta di fronte a lui gli scoccai un bacio e lo trascinai. -Vieni ti voglio far
conoscere una persona...- gli sussurrai appena, portandolo vicino
a Luca.
Lo sguardo che si scambiarono
non fu certo dei più amichevoli. Marco mi prese per la vita e lo sentii
stringermi. Continuai a far finta di niente, ma scrutandolo notai un pizzico di
gelosia. -Tesoro, questo è un mio ex compagno delle
superiori, Luca.- lo presentai.
-Piacere, Marco- si
presentò lui. Era freddo, certo, era strano come aggettivo
riferito a lui.
-Complimenti sei riuscito a
farti chiamare "Tesoro" da lei... nessuno ci era mai riuscito, prima-commentò
quasi acido Luca. Non capivo cosa stesse succedendo,
ma se non ci salvava il treno sarebbe stato un problema.
Fortunatamente le mie
preghiere furono esaudite e il treno si fermò proprio davanti a noi. -Il
nostro treno- feci trascinando Marco verso di me. -Ciao!- salutai con la mano e
salimmo appena le porte si furono aperta.
Micael si sedette a distanza fortunatamente, così da
poterci permettere di parlare più appartati.
-Cosa c'è?- chiesi
preoccupata, guardando Marco negli occhi non appena fummo abbastanza appartati.
-Non mi piace il commento che
ha fatto il tuo amichetto!- sibilò lui, voltandosi verso il finestrino e
appoggiando la schiena contro il sedile.
-Non siamo più
amici...- precisai io. -Solo conoscenti.-
-Certo, si vede da come ti
guarda!- brontolò lui irritato e incrociando le braccia.
-Non fare il
geloso, sai che non ce ne è bisogno!- mi lamentai io sfiorandogli
il braccio.
-Lo so, ma visti come vi ho
visti io sembravate una coppia perfetta!- fissava ancora fuori
dal finestrino e teneva il muso.
Lo presi per il meno e lo
costrinsi a guardarmi negli occhi. -Almeno un migliaio di volte all'anno ce lo ripetevano alle superiori, ma la sai una
cosa? Ora sono qui con te, non con lui!- lo lasciai andare, mettendo io il
broncio.
-Fammi indovinare? Magari leggete
gli stessi fumetti, giocate tutti e due di ruolo e vi piacciono gli stessi
film!- alzò la voce girandosi verso di me.
-E con questo? Non è
in base a queste cose che si stabilisce un rapporto!- sibilai irritata da
quelle insinuazioni.
-Ma avete molte più
cose in comune di quante ne abbiamo noi due!- lo
fissai apertamente negli occhi.
-E allora? Non voglio un
fidanzato così! A me tu piaci proprio perchè sei
diverso da tutti gli altri!- esplosi, mi alzai in piedi e mi diressi
verso un altro sedile.
-Vieni qui!
Non abbiamo finito!- sibilò lui afferrandomi il polso.
-Se la pensi così
allora è finito tutto!- ora sentivo i lati degli occhi bruciarmi. Mi
pesava dire quelle frasi, ma non sopportavo le sue parole.
-Non ci pensare nemmeno!- mi
tirò verso di se e mi spinse contro il sedile. -Non ti lascio per questa
scemenza!- lo guardai negli occhi, erano lucidi come i miei.
-E allora non dire più
che starei meglio al fianco di un altro!- sussurrai
tutto d'un fiato.
Lui rimase in silenzio, a
guardarmi, poi mi abbracciò tirandomi verso di se. -Scusami...- disse in
un sussurro.
Le lacrime presero a scendere
senza controllo e cercai di nasconderlema lui fu più veloce. -Non
piangere! Ti prego...- mi sussurrò accarezzandomi la testa.
Non rividi più Luca
alla fermata della stazione, quindi la discussione non si ripeté.
La mia vita con Marco divenne
parte della routine di tutti i giorni e dopo tre anni, un'impresa di restauro
di mobilio antico in comune e una villetta pagata attraverso il mutuo, ci
sposammo.
In quanto a Ilenia e Mara, la prima si è sposata, il fidanzato
è perennemente cornuto, ma comunque felice, si occupa dei loro bambini e
ignora tutti i dispetti che la moglie gli combina. La seconda invece è
attualmente single, lei dice "per scelta" sua madre aggiungerebbe
"altrui".
Luca, a quanto mi è
stato riferito, si è sposato poco dopo di me e ora si occupa dei suoi
bambini.