Everwood prequel

di Mave
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Settembre, 1992 ***
Capitolo 2: *** Maggio, 1993 ***
Capitolo 3: *** Giugno, 1994 ***
Capitolo 4: *** Luglio, 1995 ***
Capitolo 5: *** Settembre 1995 ***
Capitolo 6: *** Aprile, 1996 ***
Capitolo 7: *** Maggio, 1996 ***
Capitolo 8: *** Marzo, 1997 ***
Capitolo 9: *** Agosto 1998 ***
Capitolo 10: *** Febbraio 1999 ***
Capitolo 11: *** Settembre,2000 ***
Capitolo 12: *** Ottobre, 2000 ***
Capitolo 13: *** Luglio 2001 ***
Capitolo 14: *** Novembre 2001 ***
Capitolo 15: *** Gennaio 2002 ***



Capitolo 1
*** Settembre, 1992 ***


Settembre, 1992

Era uno dei fine estate più torridi degli ultimi 50 anni nella parte est al di là delle Montagne Rocciose: il sole calava a picco e tutti si ingegnavano per trovare refrigerio da quella situazione.

Harold Abbott decise per una chiusura anticipata dello studio medico nel quale, per anni, aveva esercitato la professione assieme al padre. I contrasti tra i due non erano mai mancati: anche il colore con cui tinteggiare le pareti dello studio era stato motivo di una disputa che li aveva impegnati per quasi tutta l'estate.

Ora che Harold Abbott Senior aveva deciso di appendere il camice al chiodo lasciava al figlio un enorme quanto gratificante responsabilità: essere l'unico medico di quella piccola cittadina di montagna.

Per il resto di quella giornata, però, Harold Junior riusciva a concentrarsi solo sui cocktail rinfrescanti di sua moglie Rose e sulla compagnia dei suoi bambini che, sicuramente, avrebbero fatto i diavoli per qualche capriccio.

Camminando verso casa, vide il vecchio Hans Freeman con la testa sotto la fontana della piazza principale.

"Ehi Hans rischi una congestione con quell'acqua fredda e il tuo dottore è fuori servizio fino a domani mattina!"

Sconsigliò quel metodo poco ortodosso per sconfiggere la calura e continuò a camminare felice verso casa.


La TV era sintonizzata su "Sesame Street", come succedeva ogni volta che la piccola Amy sedeva davanti allo schermo. La bambina era seminascosta dai cuscini, nel divano troppo grande per lei, succhiando un pollice e stringendo un peluche blu nella mano libera.

Rideva e indicava la Tv ogni volta che quel mostriciattolo colorato appariva anche sullo schermo.

Harold sorrise pregustando già l'idea di andare a coccolarsi la piccola e godere con lei lo show dei "Muppets". Prima andò in cucuna, dove Bright era impegnato a giocare con il suo tubetto di Crystal ball, e salutò la moglie con un bacio.

"Come mai i nostri figli oggi sembrano due angioletti?"

Chiese il medico con sospetto. Rose lo aiutò ad allentare il nodo della cravatta e sorrise.

"Probabilmente perchè è ricominciata la scuola!"

"Dovremmo fare una petizione allora perchè le scuole non diano vacanze...almeno non ad Everwood!"

La moglie si mise a ridere: anche se si era candidata per essere il prossimo sindaco di Everwood sapeva di non poter mai avallare una simile proposta nella sua campagna elettorale.

"Allora come è andato il primo giorno di scuola del mio ragazzo?"

Chiese scompigliando la chioma bionda del bambino, reduce dal primo giorno di scuola elementare.

"Non mi piace per niente: dicono che dobbiamo non solo giocare ma anche studiare d'ora in poi!"

La cosa non gli andava a genio.

"Si può imparare anche divertendosi, sai?"

La dolce saggezza di sua madre fece venire fuori anche gli aspetti positivi di quella nuova avventura.

"Però ho conosciuto un nuovo amico, si chiama Colin ed è il mio compagno di banco!"

Disse orgoglioso. La cosa non stupì i genitori: era noto il carattere estroverso del figlio e la facilità con cui conosceva nuove persone.

"Bright ha invitato il suo nuovo amico a venire a giocare nella piscina gonfiabile, davanti casa, questo pomeriggio!"

Avvisò Rose destando l'attenzione di Amy: alla bambina non piaceva molto l'idea che altri bambini toccassero i giochi suoi e di Bright e che, soprattutto, venissero a giocare con il fratello escludendola.

"Bene! Speriamo non ci distruggano casa!"

Si rassegnò Harold, che aveva visto sfumare un pomeriggio di relax.


Più tardi, tuttavia, la calura intorpidì anche l'uomo che si addormentò sul divano accanto ad Amy. La bambina, però, non trovava più divertente la Tv e moriva dalla curiosità di scoprire cosa combinassero Bright e il suo amico sentendoli ridere di gusto.

Portando con sè il suo mostriciattolo blu, si spinse fino alla porta-finestra che dava sul giardino e spiò, con un pò di infantile invidia e gelosia, i bambini schizzarsi d'acqua e poi far rimbalzare un pallone.

L'amico di Bright si accorse di lei, smise un attimo di palleggiare, e alzò una manina per salutare la piccola curiosa.

Essendo stata scoperta, Amy si ritirò prontamente in casa: quel bambino non le piaceva affatto!

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Capitolo 2
*** Maggio, 1993 ***


Maggio, 1993


Amy aveva imparato a contare fino a cento. Seguì con molta curiosità suo fratello quando lo sorprese a rompere il suo salvadanaio a forma di scarpa e fare, sulle dita, una sorta di conteggio degli spiccioli racimolati.

"Cosa vuoi comprare?"

Chiese la bambina, cogliendolo sul fatto.

"Non ti hanno inegnato a bussare? Comunque non sono affari tuoi...rompiscatole!"

"Lo dico alla mamma che continui a trattarmi male!"

Cercò di spaventarlo e di prendersi una piccola rivincita lei poiché il fratello la trascurava e non giocava più con lei come faceva un tempo.

La mamma le aveva spiegato che Bright stava crescendo e che, da quando aveva iniziato una nuova scuola, era normale per lui avere nuovi amici. Ma Amy restava dell'idea che essere sua sorella le garantiva uno status di privilegio maggiore per godere della compagnia di Bright rispetto agli altri, di Colin in particolare.

"Spia! E io le racconterò che hai rotto tu il suo vaso con la rosa!"

"Ma se siete stati tu e il tuo amico idiota a tirargli la palla contro!"

"Non l'abbiamo fatto di proposito e poi...la mamma non sa chi è stato!"

Sconfitta, la bambina tornò in camera sua e, abbracciando Grover, continuò a pensare e a ripensare a cosa potessero servire quei soldi a Bright.

**** ***

Qualche giorno dopo si trovarono passando innanzi ad un petshop ed Amy si accorse che Bright e Colin guardavano con interesse una schifosa rana.

"Sparky la mascotte!"

Gridò entusiasta Bright quando portarono l'anfibio, di nascosto, a casa degli Hart e decisero di dargli il nome del folletto con il tridente, del "Devil Dom" dell'Arizona State University.

"Sparky ammollo!"

Ordinò Colin, afferrando con la sua manina la pelle viscida della rana per far fare alla sventurata un tuffo in lavatrice.

"Sei sicuro che le piacerà nuotare?"

Ebbe qualche dubbio Bright.

"Sicuro amico! Ieri durante la lezione di scienze lo ha detto anche Miss Smith che è una brava nuotatrice!"

Bright aveva però perso quella parte della spiegazione e si ricordò che l'insegnante aveva anche cicalato con una bidella su alcune ricette di cucina.

Risero di gusto e aspettarono di vedere cosa succedesse.


Qualche minuto dopo si trovavano in piedi innanzi a Sharon Hart, dopo aver distruto la rana nell'elettrodomestico.

Amy, che era andata assieme a sua madre per riprendere Bright, se la rideva sotto i baffi e, stringendo il suo inseparabile peluche blu, aspettava di ascoltare la punizione che sarebbe toccata a quei due.

"Come ti è saltato in mente di mettere una rana in lavatrice?"

Chiedeva la madre a Colin.

"Pensavamo che a Sparky sarebbe piaciuto nuotare! L'altro giorno la maestra ha parlato della rana pescatrice e così...non pensavo che fosse così stupida da esplodere!"

"Colin James Hart!"

La madre non era per niente convinta di quella giustificazione ma il pesce tirato in ballo dal bambino fece ridere Rose.

"Sono solo ragazzate! Tra una decina d'anni rideranno insieme su quello che hanno combinato oggi!"

Addolcì la punizione dalla quale, tuttavia, nessuno dei due fu esonerato.

******* ********

In un primo momento Amy fu soddisfatta del fatto che il fratello non potesse uscire di casa, se non per prendere l'autobus ed andare a scuola, poi in lei subentrò una certa qual forma di dispiacere per quella situazione. Ma il dispiacere si trasformò in collera un pomeriggio, in cui stava guardando il VHS di "Casper", e sentì Bright ridere assieme a Colin e capì che loro punizione aveva avuto fine.

"Ames puoi venire qua? Dobbiamo fare un esperimento di scienze e ci serve il tuo aiuto!"

La ragazzina ci pensò su: non le piaceva che la chiamassero con il nome di una città dell'Iowa da quando studiavano geografia.

"Non chiamarmi così! Comunque non ci vengo...non voglio fare la fine di Sparky!"

Cercò di sottrarsi alla richiesta di Colin ma, intanto, i suoi piedi erano già sulle scale e la curiosità aveva vinto sul suo orgoglio.

Bright e Colin erano spariti nella lavanderia a rovistare nella cesta dei panni sporchi raccolti da Rose.

"Dobbiamo fare un esperimento sull'invisibilità!"

La stuzzicò ancora Colin.

"Aspettaci di sopra e spegni le luci!"

Aggiunse Bright e lei obbedì.

Ridacchiando i due si avvolsero in due lenzuola bianche e inciamparono fino a raggiungere la piccola.

"Amy Nicole siamo Stretch e Stinkie e siamo venuti a prenderti!"

Fecero ondeggiare nel buio le braccia, avvolte nella stoffa, facendo finta di acchiapparla.

Dapprima riuscirono a spaventarla a morte ma presto Amy si accorde dello scherzo.

"Non siete divertenti! Siete dispettosi e molto, molto più cattivi degli zii di Casper!"

Li ammonì. Quei due iniziavano a renderle la vita impossibile.

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Capitolo 3
*** Giugno, 1994 ***


Giugno 1994


Il campionato di calcio, che quell'estate si sarebbe disputato negli stadi americani, aveva portato Colin ad accantonare la passione per schiacciate, tap-in e rimbalzi e ad esercitarsi su dribbling, colpi di testa e tiri in porta.

"Mamma torniamo a casa...la partita tra Stati Uniti e Svizzera inizia tra poco!"

Continuò a cantilenare mentre la madre spingeva il carrello della spesa e sua sorella Laynie perdeva tempo a curiosare nel reparto giocattoli.

Incontrarono la signora Abbott nel reparto orto-frutta e i bambini si accordarono per guardare insieme lo sport in Tv.

"Perchè non lasci venire anche Amy con noi, Rose? Credo che lei e Laynie abbiano molte idee su come divertirsi insieme!

Le due bambine infatti, dopo essersi studiate con curiosità, avevano cominciato a fare amicizia.

Colin accolse con un broncio l'iniziativa della mamma ma, sebbene quelle due lattanti avrebbero potuto rovinare il pomeriggio di "cose da maschi" che aveva organizzato con Bright, non osò contestare.

******

"Ho dei gattini molto piccoli! Vuoi vederli?"

Chiese Laynie sospendendo le costruzioni con i Lego in cui si erano impegnate lei ed Amy. L'altra bambina annuì.

Chiesero il permesso per andare a giocare fuori e Sharon glielo concesse, raccomandando loro di non avvicinarsi, però, al "vecchio pino".

"Cosa nasconde il vecchio pino?"

Indagò Amy, sprofondando le mani nelle tasche della gonna in jeans.

"Mostri! Dei mostri con degli enormi pungiglioni!"

Le rispose Colin, abbassando un attimo il volume del televisore. Amy lo ignorò e finse di non sentirlo.


Mamma gatta aveva cercato un posto riparato, lontano da occhi curiosi, per mettere al mondo i suoi micini grigi. Le due bambine si accoccolarono innanzi allo scatolone, sull'erba, e contemplarono i piccoli felini.

"Perchè non prendano freddo li ho avvolti nel maglione di mio fratello!"

Spiegò Laynie per poi mettersi a ridere assieme ad Amy per il dispetto fatto a Colin.

Giocarono per un pò assieme ai gattini ma Amy era attratta dal "vecchio pino" come un orso dal miele.


Gli Stati Uniti avevano appena segnato il gol del vantaggio quando, dopo aver esultato per la rete, Colin vide Amy, dalla finestra, allontanarsi lasciando indietro Laynie.

Era certo che si sarebbe cacciata nei guai e non voleva essere rimproverato a causa sua, per averla spaventata o incuriosita troppo con la storia dei mostri.

Decise di andare a fermarla.

Non aveva fatto nemmeno metà strada che udì Amy piangere e dimenarsi , cercando di togliersi qualcosa dai lunghi capelli biondi.

"Aiutami...sento uno di quei mostri ronzarmi nei capelli!"

La bambina aveva colpito un favo d'api e, prima di scappare, si era ritrovata con due punture sulle gambe nude.

"Sta ferma!"

Le ordinò Colin, riuscendo a toglierle l'ape che le era rimasta impigliata tra i capelli.

"Brucia!"

Confessò lei, indicando la gamba dove i puntini rossi iniziavano a gonfiarsi.

Colin la lasciò seduta sotto il portico e corse in cucina a ispezionare tra le verdure che la mamma aveva scelto per preparare un minestrone. Afferrò un pugno di patate sbucciate e tagliate a tocchetti e tornò da Amy per sistemargliele sulle punture d'insetto.

Il tubero fresco diede subito sollievo alla piccola Amy.

"Va meglio?"

Le chiese Colin, continuando a tenere l'impacco di patate sulla sua gamba e il fatto che si stesse preoccupando per lei assopì i contrasti e le gelosie che c'erano state fin da quando si erano conosciuti.

Anche Colin si stupiva delle sue attenzioni per la sorellina di Bright: da quando si conoscevano, far dispetti ad Amy era la cosa più divertente ma ora scopriva che sapeva anche preoccuparsi per lei.

All'improvvisò si chinò e sfiorò con le labbra la gamba della bimba, ancora arrossata.

"Voi femmine credete che i bacini facciano sparire il dolore!"

La spiazzò prima di correre via e riconcentrarsi sulle "cose da maschi".

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Capitolo 4
*** Luglio, 1995 ***


Luglio, 1995

Colin aveva ottenuto il permesso per restare a dormire a casa degli Abott: l'indomani lui e Bright sarebbero partiti presto per il campeggio.

Prima di cena, i due bambini restarono a giocare per vedere chi riuscisse a fare più canestri e trascurarono i loro compiti delle vacanze.

Amy corse a chiamare il fratello.

"Bright la mamma dice che devi venire subito a fare la lettura!"

Gli urlò stringendo Grover tra le braccia.

"La mamma dice un sacco di cose! Dille che ho letto tutto il libro!"

Cercò di sottrarsi ai suoi obblighi il ragazzo biondo, continuando a palleggiare con il pallone arancione.

"Ma non è vero!"

Si mise a ridere Colin, cercando di rubargli la sfera. Amy li guardò stizzita.

"Lo dico alla mamma che stai ancora a giocare con il tuo amico idiota!"

"Non sono un idiota!"

Si difese Colin, Amy fece ondeggiare lievemente le treccine e rientrò: l'ascia di guerra tra i due bambini non era ancora seppellita.


Quella sera i tre bambini ebbero il permesso di restare a guardare la televisione. Bright e Colin escogitarono il loro piano e continiuarono a farsi cenni di intesa aspettando il momento propizio per metterlo in atto. Amy, che si stava appisolando, mollò la presa sul suo mostriciattolo blu e i due bambini ne approfittarono per prenderglielo e nasconderlo.

La bambina allungò un braccio per abbracciarlo e invece trovò il tappeto vuoto.

"Dove lo avete messo? Dove avete messo il mio Grover?"

Chise sospettando di essere ancora vittima dei loro scherzi: sembrava che quei due ci prendessero gusto a farla piangere e a sentirla gridare!

"Forse è stato rapito! Ora scusaci ma noi andiamo a giocare di sopra e tu non puoi venire!"

La provocò Colin, alzandosi all'improvviso e correndo per non farsi accorgere di cosa nascondesse dietro la schiena. Amy però era molto furba e lo intuì subito.

"Ridammi Grover!"

Pretese correndo più veloce di lui per sbarrargli la strada.

"Vai via Amy! Non sai leggere? Qui è vietato entrare!"

Bright le indicò un adesivo su cui campeggiava il logo di "Super Mario" affisso alla porta delle sua camera e vedendo che la piccola non demordeva la prese di peso tra le braccia e la depositò oltre la linea di demarcazione del suo ipotetico "territorio".

Amy però non ci stava ad essere trattata a quel modo e tornò all'attacco.

"Avanti Grover fagli vedere chi sei!"

La incitò Colin graffiando l'aria con le unghie come se fosse un gatto. Amy e Bright fermarono la loro lotta e lo guardarono sorpresi e anche lui si stupì del fatto che partegiasse per Amy e del fatto che le avesse dato un soprannome carino. Un soprannome che avrebbe significato molto da quel momento in poi.

"Ehi amico da che parte stai?"

Bright gli fece subito notare l'illogicità del suo tifo.

"Dalla tua naturalmente!"

Si difese Colin con un pò d'imbarazzo che scomparve subito quando i due bambini ricominciarono a lanciarsi il peluche da un lato all'altro della stanza senza lasciare che Amy arrivasse a prenderlo.

"Brighton Harold Abbott!"

La voce furiosa di Rose interruppe quei giochi e Bright capì di doversi inventare presto qualcosa per aggraziarsi la mamma e consegnò Grover a Colin che lo nascose subito dietro le spalle.

"Ridammi Grover, stupido!"

Continuò ad inveire contro di lui Amy.Lui rispose con un sorriso furbo e decise di ricattarla, sicuro che la bambina non avrebbe mai ceduto alla sua richiesta.

"Va bene te lo ridò ma in cambio voglio qualcosa!"

Lei era disposta a contrattare.

"Cosa vuoi?"

Uno scintillio balenò negli occhi azzurri del bambino.

"Voglio un bacio!"

"Cosa?"

"Scegli: o il bacio o mi tengo Grover!"

Amy si sentiva in trappola: non poteva perdere il suo amato peluche e per sottrarlo dalle grinfie di quello era disposta a qualsiasi cosa.

"Va bene ti do un bacio ma tu devi chiudere gli occhi!"

Aveva infatti visto in un film che maschi e femmine prima di un bacio seguivano questo rituale e fu mentre formulava questa richiesta che un'idea le balenò in testa.

Si avvicinò a Colin e, con tutta la forza che aveva, gli tirò una ginocchiata in pancia. Lui si piegò in due dal dolore e iniziò a strillare spaventando Amy, ben più preoccupata, però, di andare a riprendersi Grover.

Gli strilli del bambino fecero accorrere i genitori di Amy. Rose si precipitò nel punto in cui Colin era rannicchiato a terra e si teneva le mani sulla pancia.

"Colin tesoro che cos'hai?"

Chiese preoccupata, sollevandogli la testa mentre i lacrimoni continuavano a solcargli il viso ed Amy assisteva con un certo senso di colpa. Harold sollevò la maglietta del bambino per scoprire un bel livido violaceo.

"Sei caduto?"

"No!"

Singhiozzò lui.

Amy capì che ora avrebbe raccontato tutta la verità ai genitori.

"Grover! é stato Grover a prendermi a calci!"

I grandi non capirono ma lo fece Amy.

Capì di essere pentita per averlo colpito a quel modo.

Capì che le piaceva essere chiamata in quel modo da lui.

Capì che qualcosa nel suo cuore stava cambiando.

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Capitolo 5
*** Settembre 1995 ***


Settembre 1995

Per il suo compleanno Amy voleva un pallone di basket: ormai aveva quasi otto anni e voleva praticare uno sport, voleva giocare a pallacanestro per dimostrare che non solo Bright era in grado di farlo.

Quando il fratello lo aveva scoperto aveva fatto di tutto per scoraggiarla.

Amy però era testarda e non demordeva.

Con l’inizio dell’anno scolastico le mamme delle bambine, che frequentavano la scuola elementare di Everwood, progettavano le attività extrascolastiche in cui coinvolgere le piccole. Volevano in questo modo aiutarle a socializzare e a coltivare amicizie più profonde.

La mamma di Kayla, una compagna di classe di Amy, andò nell’ufficio del sindaco un pomeriggio e cercò di ottenere l’approvazione di Rose perché mandassero le loro figlie a scuola di danza.

La signora Abbott prima di prendere qualsiasi decisione pensò di esporre la proposta ad Amy.

“Io voglio giocare a basket, come Bright!”

Ripeteva la bambina quasi come una cantilena e non c’era verso di farle cambiare idea.

“Tu sei una femmina e le femmine sono delle schiappe negli sport!”

Le disse anche Colin, palleggiando attorno a lei con il pallone arancione prima di lanciarlo verso la sua direzione prendendola alla sprovvista. Il risultato fu che Amy mancò la presa e avvalorò la tesi di Colin.

La piccola però non ci stava a sentire quelle discriminazioni. Iniziò ad allenarsi con i palleggi e con i canestri. Il cesto da basket, fuori da casa loro, però si trovava troppo in alto perché potesse centrarlo.

Decise di farsi aiutare da Colin.

“È che non sei abbastanza alta, Grover!”

Le spiegò dopo che aveva fallito tutti i tentativi. Amy sentiva una sensazione di felicità ogni volta che lui la chiamava con quel soprannome: ormai era diventata quasi un’abitudine dalla sera in cui gli aveva sferrato un calcio.

“Quanto dovrei essere alta allora?”

Chiese la bambina pensando ai modi che le permettessero di aumentare di statura. Colin ci pensò su e poi corse via.

Quando tornò portava un album tra le mani: era l’album con i giocatori dell’NBA. Il ragazzino lo sfogliò a caso e fermò sulla pagina che ritraeva la squadra dei Nuggets.

Amy li guardò perplessa e guardò con timore l’atleta che campeggiava sulla copertina dell’album di Colin.

“Sono enormi! Sono dei giganti…non voglio diventare come loro!”

Rifiutò quella condizione Amy correndo via, lasciando basito l’amico.

Il giorno dopo disse a Rose che avrebbe voluto imparare a danzare e scoprì un mondo di piroette, chassé, reverence e prima, seconda, terza posizione.

I giorni passarono ed Amy fece della danza la sua vera passione. Quando tutte le bambine del suo corso furono abbastanza brave si decise di organizzare un saggio con l’avvicinarsi del Natale.

Mentre la scuola di ballo preparava l’evento le bambine continuavano con i loro impegni scolastici. Durante l’intervallo della mattina, Amy cercò Bright e lo trovò a giocare con i compagni della sua classe nello spiazzale davanti scuola.

L’aveva talmente derisa e presa in giro nei mesi passati che decise di prendersi una piccola rivincita.

Marciò spedita, avvolta nel suo cappotto rosa, e si parò innanzi ai bambini più grandi quindi, essendo sicura che il fratello la notasse, si alzò sulle punte.

“Tu non saprai mai fare questo e, soprattutto, non diventerai mai un giocatore dei Nuggets perché sei un nano!”

Lo spiazzò facendo ridere i suoi amici. Bright meditava già vendetta e cercava di giustificare la lingua lunga della sorella davanti ai compagni.

Colin scosse la testa e si allontanò verso le altalene, dove era scappata Amy.

“Ehi Grover tuo fratello non te la farà passare liscia!”

Lei si strinse nelle spalle e i lunghi capelli biondi svolazzarono nell’aria. Prese forza con i piedi e spinse l’altalena per dondolarsi.

“Aspetta, ti do io una spinta!”

Propose Colin facendola in questo modo volare più in alto.

“Senti…volevo dirti…credo che sarai molto bella con il tutù!”

Era impacciato nel rivolgerle un complimento ma Amy seppe apprezzarlo.

“Puoi venire a vedermi ballare…se vuoi!”

Lo invitò lei.

“Verrò sicuramente!”

Quando l’altalena si fermò, Colin le diede un bacio sulla guancia prima di spingerla di nuovo e tornare dalla sua classe.

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Capitolo 6
*** Aprile, 1996 ***


Aprile 1996

Faceva freddo nella distilleria e Colin iniziava ad avere fame: fino a poche ore prima il suo più grande interesse era quello strano strumento in rame che produceva l’acquavite e ancora l’aroma erbaceo e fruttato della grappa infastidiva le sue narici.

Si era fatto buio e aveva anche un po’ di paura. Quando, dopo la gita alla distilleria, erano tornati al pullman e non aveva sentito Amy rispondere all’appello si era preoccupato e, alla prima sosta ad un autogrill, aveva deciso di tornare indietro a cercarla approfittando di un momento di distrazione delle insegnanti.

Aveva camminato a piedi per cinque chilometri , tanto che le piante dei piedi ora bruciavano nelle sue sneakers, e si era intrufolato come un ladruncolo.

Non era rimasto nessuno a lavoro e la solitudine spaventava il ragazzino.

“Devo essere coraggioso, Amy avrà molta più paura di me!”

Si era ripetuto per farsi forza e per trovare la motivazione necessaria a proseguire le sue ricerche.

Non avendo successo, ad un certo punto si era arreso, si era rannicchiato e aveva deciso di aspettare lì Amy finché si era addormentato.


Per Amy il momento più bello di quella gita scolastica era stato quando le classi della signorina Clark e della signora Mills avevano potuto consumare le loro colazioni a sacco e lei aveva barattato il suo panino con prosciutto con lo snack al cioccolato di Kayla.

Salì sul pullman per cercare le sue amiche sistemando la bottiglietta di brandy che aveva preso per il suo papà nello zaino. Era sicura che Kayla e Paige le avessero tenuto un posto accanto a loro.

La sua entrata sul mezzo fu però accolta da fragorose risate: era salita sull’autobus sbagliato.

L’autista partì prima che l’equivoco fu chiarito.

“Mamma ho perso il pullman!”

La canzonarono i ragazzini più grandi facendo la parodia di un famoso film di qualche anno prima. Amy però non era intraprendente come Kevin McCallister e si affidò alla maestra che, comprendendo il suo disorientamento, le mise una mano sulle spalle e la invitò a sedersi accanto a lei per tutto il tragitto.

Quando i due autobus raggiunsero la scuola i compagni di classe di Amy tirarono un sospiro di sollievo perché ora c’era una giustificazione al fatto che non avesse risposto all’appello.

“Stupida!”

Le disse Bright che si era preoccupato di lei e ora era sollevato di sapere la sorellina al sicuro.

“Manca un altro ragazzino!”

Informò la signorina Clark e l’altra maestra si rese conto che era un suo studente.

“Colin non era sull’autobus con te?”

Chiese Bright ad Amy non avendo più visto l’amico da quando erano ripartiti. Lei scosse la testa e iniziò a preoccuparsi.


Non avendo notizie di Colin i suoi genitori ad un certo punto pensarono di allertare lo sceriffo.

Tornarono a cercarlo alla distilleria ma a quell’ora era chiusa e il proprietario irraggiungibile.

“Credo che Colin sia nei guai!”

Aveva confidato ad un certo punto Bright alla sorella.

Fu una notte piena d’angoscia per Amy. Il suo fu un sonno popolato di incubi: sogni di Colin che sprofondava in quegli strani contenitori di metallo e cercava di nuotare nell’acquavite, visioni di Colin da solo nell’autobus parcheggiato nel deposito.

La mattina dopo fu svegliata da Rose.

“Amy ho una bellissima notizia: hanno ritrovato Colin! Era rimasto nella distilleria!”


Tutti erano sollevati per quel “tutto è bene quel che finisce bene” ma non Amy.

Trovava esagerato che tutti coccolassero Colin quando invece avrebbe meritato solo rimproveri per averli fatti preoccupare tanto.

Appena il bambino vide Amy le corse incontro felice di averla ritrovata.

“Amy stai bene? Pensavo tu fossi rimasta nella distilleria e sono tornato indietro per cercarti?”

“Hai camminato a piedi e sei tornato per me?”

Non gli sembrava vero di essere il motivo dei gesti sconsiderati di Colin.

“Si! Non potevo perderti!”

Amy gli affondò uno schiaffo in pieno viso.

“Sei stato uno stupido!”

Gli disse prima di scappare via piangendo: non sapeva perché si sentiva felice nell’aver scoperto che Colin teneva a lei e arrabbiata.

Quella notte di preoccupazioni aveva fatto chiarezza anche in lei.

Nemmeno lei poteva perdere Colin.

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Capitolo 7
*** Maggio, 1996 ***


Maggio, 1996

Nonna Edna e papà Harold non andavano molto d’accordo negli ultimi tempi e la cosa intristiva Amy.

Il nonno era morto pochi mesi prima e quando una persona vola in cielo è giusto essere tristi. Nonna Edna però non aveva pianto a sufficienza per il Dottor Abbott Senior e aveva preso una decisione coraggiosa: si era risposata.

La piccola Amy aveva chiesto, confusa, se ora avrebbe avuto un nuovo nonno ma Edna le aveva spiegato che è impossibile sostituire le persone che abbiamo amato. Ad Amy era sembrata una cosa giusta e aveva iniziato a provare simpatia anche per Irv.

Lo stesso non aveva fatto Harold e tra lui e la madre c’era ancora un po’ di maretta.

I mesi erano passati e nella famiglia Abbott si erano avuti segnali di distensione così Bright ed Amy potevano andare a fare visita alla vecchia infermiera una volta a settimana.

Quelle visite erano una seccatura per Bright e un piacere per Amy che, da sempre, ammirava in segreto la nonna.

Quel sabato pomeriggio Edna propose ad Amy di preparare i biscotti insieme e le consegnò un grembiulino da cuoca che aveva comprato apposta per lei.

“Nonna?”

Attirò l’attenzione della donna ad un certo punto la bambina, smettendo di rimestare nel composto di uova.

“A te piace Irv?”

“Certo che sì, soldato! L’ho sposato per questo!”

Sorrise, contro il suo solito, Edna.

“Ma però hai sposato anche il nonno! Come hai fatto a capire che, forse, Irv ti piace un po’ di più?”

Edna si sedette: sapeva che Amy era nell’età dei “perché” ma non si aspettava che, nella loro semplicità, ponesse domande a cui era difficile rispondere.

“Vedi Amy aver amato una persona non significa che poi tu non possa innamorarti di qualcun altro!”

“Papà non sopporta Irv perché ha un colore di pelle diverso dal nostro?”

L’esperto autista dello scuolabus era finito sulle bocche di tutti quando era arrivato in paese e ora si poteva fregiare del titolo di primo afroamericano residente ad Everwood.

“No tesoro! Ricordi quando mi hai chiesto se avresti avuto un nuovo nonno? “

Lei accennò lievemente con la testa.

“Junior anche se è grande ha paura che io possa dimenticare il suo papà ma questo non accadrà mai!”

Nel frattempo mise nelle manine di Amy un cucchiaino e le insegnò come fare le forme dei biscotti con l’impasto.

“Nonna? Credo di avere le farfalle nello stomaco ma non so se è una malattia!”

Edna si mise a ridere: la sua dolce nipote stava conoscendo i primi amori e chiedeva consigli a lei.

“Quindi senti un leggero formicolio allo stomaco e vorresti fare mille cose?”

“Esatto nonna non riesco più a star ferma dopo la gita alla distilleria!”

“E cosa è successo quel giorno?”

“Ho sbagliato pullman e pensavano che mi fossi persa!”

Spiegò guardando la nonna regolare il forno.

“E come mai era sparito anche quell’altro ragazzino?”

A quell’allusione a Colin, Amy sentì di nuovo le farfalle “volare” nel suo stomaco.

“È tornato indietro per cercare me!”

Edna studiò gli occhi della nipotina.

“Soldato non è che ti stai cacciando nei pasticci?”

Amy si coprì il volto rosso d’imbarazzo con le mani.

“Tua zia Linda mi parlava dei suoi fidanzatini quando era più giovane e quando li nominava aveva uno sguardo come il tuo!”

Aggiunse vedendo che Amy non rispondeva.

“Grooover vuoi venire a vedere il mio nuovo skateboard?”

Sentendo il suo soprannome Amy saltò sul davanzale per spiare fuori: anche quel sabato Bright e il suo amico erano riusciti a trovarsi.

Amy ebbe l’istinto di richiudere le tendine delle finestre e di mostrare indifferenza. Edna se ne accorse.

“Soldato!”

“Agli ordini sergente!”

Scattò sull’attenti Amy. La nonna era stata in Vietnam durante una terribile guerra e perciò con la nipotina, di tanto in tanto, rinvangava quell’esperienza con quelle gerarchie.

“Puoi battere la ritirata per oggi e andare a giocare con i ragazzi! Vi chiamo io quando i biscotti sono pronti!”

Amy afferrò Grover e fece per andare, prima però si fermò per chiedere ancora una cosa.

“Nonna Posso portare anche a Colin un biscotto poi?”

Edna annuì ma Amy aveva ancora una domanda.

“Nonna com’è il mio sguardo quando somiglia a quello che aveva zia Linda?”

“Hai dei bellissimi occhi sognanti!”

Irv ascoltò in disparte e sorrise: erano gli occhi di una ragazzina innamorata.

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Capitolo 8
*** Marzo, 1997 ***


Marzo, 1997

Amy sistemò l’impacco di ghiaccio sulla caviglia gonfia e sbuffò cercando di distendere la gamba su un cuscino.

Il dolore era quasi sparito ma la piccola donna non poteva scacciare la tristezza e il cattivo umore: la sua classe e metà di quelle della scuola quel giorno sarebbero andate a visitare lo zoo.

Anche Amy a quell’ora avrebbe dovuto essere, con le scarpe di ginnastica ai piedi e le raccomandazioni di Harold nelle orecchie, a correre giù per i pendii del parco, a scimmiottare gli animali strani che avrebbero visto insieme a Kayla e a Paige, ad appuntare qualche nota sul comportamento di Bright per poi fare la spia con i genitori.

Invece lei era stata costretta a rinunciare alla gita a causa di una distorsione rimediata durante un esercizio alla sbarra, le sue amiche si sarebbero divertite anche senza di lei e Bright avrebbe fatto intrattenimento sul pullman e annoiato qualche ragazza carina.

Si chiese cosa avrebbe fatto Colin durante la gita e si ritrovò ad arrossire e a nascondere il viso contro il cuscino.

Ormai era quasi un anno che “sentiva le farfalle nello stomaco” quando era con lui e si accorgeva che anche il modo di trattarla di Bright e Colin era cambiato. Da un pezzo i dispetti erano cessati e i ragazzi avevano preso a trattare Amy con più riguardi: non la escludevano più ma cercavano di coinvolgerla in più attività possibili.

Erano diventati un trio: affiatati come i tre moschettieri, fraterni come i tre porcellini, asimmetrici ma uniti come i tre musici di Picasso.

Amy cercava di mostrare indifferenza quando il suo cuore faceva le capriole e, di tanto in tanto, Colin la indispettiva come faceva quando erano più giovani. Non provava lo stesso affetto per lui e per Bright, voleva bene ad entrambi ma in modi diversi.

“Ahia!”

Piagnucolò la ragazzina, ricevendo le attenzioni di mamma Rose. Più che la caviglia ad angustiarla erano i suoi pensieri.

“Mamma credi sia possibile amare e odiare una persona allo stesso tempo?”

Chiese all’improvviso per far ordine nel suo cuore cercando di restare sul vago per non scoprire i suoi sentimenti.

Rose si strofinò le mani in un canovaccio e si sedette accanto a lei: era uno dei più importanti discorsi tra madre e figlia. Quei discorsi erano rari poiché Amy tendeva a rivolgersi più spesso al papà e perciò Rose fu orgogliosa di essere interpellata.

“Direi di sì cara! A volte non solo è impossibile ma anche inevitabile, soprattutto in amore! Conosci quel motto: chi si odia si ama?”

Amy pareva dubbiosa.

“Questa domanda ha a che fare con un ragazzo?”

Indagò Rose scatenando le flebili negazioni della figlia le quali non fecero che confermare la supposizione della mamma.

“Devo andare ad aprire!”

Lascio in sospeso il discorso Rose quando le due donne sentirono il campanello.

“Amy c’è una visita per te!”

Avvisò il sindaco di Everwood facendo strada all’ospite in soggiorno dove Amy era stravaccata sul divano.

“Colin!”

Si ricompose subito, con un po’ di imbarazzo per essere stata colta in disordine da lui, cercando di non far fare bruschi movimenti alla gamba.

“Pensavo fossi in gita con gli altri!”

Il ragazzo si strinse nelle spalle impacciato. Rose sorrise e li lasciò soli.

Colin estrasse un dvd da un piccolo carniere di passatempi che aveva portato per l’amica.

“Titanic sarà pure un Kolossal ma non mi andava di guardare affondare una nave da solo!”

In maniera implicita le fece capire che voleva passare del tempo con lei.

“Ho portato anche il videogioco di Super Mario…potremmo usare il Nintendo di Bright per giocarci, dopo il film!”

Amy annuì soddisfatta e gli indicò il posto vuoto sul divano accanto a lei.

Amy sorrideva e il suo cuore rideva: quel programma era meglio di tutti gli itinerari di qualsiasi gita.

Mangiarono pop-corn guardando il film ed Amy pianse per Kate e per Jake, fecero combattere Mario e Luigi contro il malvagio Bowser, re dei Koopa Troopa per salvare la principessa Peach e il tempo volò.

“Almeno questa volta non dovrai tornare indietro a cercarmi perché ho sbagliato pullman!”

Scherzò Amy superando un altro mondo per cercare di riportare la pace nel Regno dei Funghi. Colin le sorrise.

“Allora…perché non sei andato un gita con gli altri?”

Cercò di soddisfare la sua curiosità l’amica senza staccare gli occhi dallo schermo.

“Perché non ci sarebbe stato divertimento senza te, Grover!”

Le disse semplicemente, continuando ad armeggiare con il joystick.

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Capitolo 9
*** Agosto 1998 ***


Agosto 1998


La parrocchia organizzava ogni estate un campeggio nei pressi del parco nazionale delle Montagne Rocciose. Il reverendo Keys si presentava a quell’appuntamento con i pantaloncini corti e lo spirito d’avventura da trasmettere ai giovani al suo seguito: proponeva loro lunghe passeggiate lungo i sentieri e, negli anni precedenti, si era concesso anche qualche arrampicata anche se i ragazzi non erano ancora riusciti a convincerlo a provare con il bouldering.

I ragazzi ora erano occupati a montare le tende e a sistemare i sacchi a pelo per il pernottamento.

Durante un giro di perlustrazione sulle sponde del lago, Colin aveva scoperto un pavimento formato da cortecce, erba secca e schegge di legno sulla riva più riparata. Sorrise e si nascose per meglio osservare lo spettacolo che, era sicuro, si sarebbe verificato da lì a poco.

Era qualcosa di talmente insolito e straordinario che decise di doverlo condividere con qualcuno. Tornò dagli altri e si avvicinò alle ragazze.

“Grover puoi venire un momento con me? Devo mostrarti una cosa incredibile!”

Tutti sapevano della profonda amicizia che era nata tra i due ragazzi e le amiche si erano convinte che per Amy Colin era come un secondo fratello.

La prese, con impazienza, per mano e l’allontanò dagli altri.

“Avanti dimmi dove stiamo andando!”

Lo incalzò lei curiosa. Non le aveva lasciato la mano quando erano rimasti soli ed Amy, in cuor suo, sperò che quella presa non si allentasse mai.

Colin le mise un dito sulle labbra e le ordinò di tacere per non far rumore. Si sistemarono nell’erba e stettero in attesa.

Una famiglia di castori trasportava ramoscelli e tronchi d’albero nell’acqua.

“Stanno costruendo una diga!”

Amy restò a contemplare quel nuovo mondo di fatiche animali.

“Qui nel parco è stata trovata una diga lunga più di 300 metri e in Canada i castori ne hanno costruito una visibile dallo spazio!”

Le disse Colin, rivelandole la sua passione per quelle notizie curiose.

“Voglio vederli più da vicino!”

Si intestardì Amy.

“Ma così li farai scappare!”

La ragazzina non sentiva ragioni. Mise male il piede e il terriccio sotto di lei franò. Colin l’afferrò in tempo e rotolarono per qualche metro giù per il declivio.

“Stai bene?”

Le chiese Colin, tenendola ancora tra le braccia.

“Io si e tu?”

Annuì e nascose qualche graffio, ripulendosi dal terriccio.

Amy guardò, sconsolata, la strada che avrebbero dovuto risalire.

Colin si inginocchio e le fece un cenno.

“Salta sulle mie spalle…ti porterò io finché la strada non sarà più comoda!”

“Ma ti farò stancare in questo modo!”

“Beh io non ti lascio qui da sola! O accetti di farti portare da me o starò qui finché non verranno a cercarci!”

Sapeva che era testardo e lo avrebbe fatto sul serio. Sospirò e gli mise le mani intorno al collo per farsi sollevare.

In quel momento Amy si sentì sicura e protetta: sapeva che lui l’avrebbe difesa da tutto e da tutti.

“Colin?”

“Sì?”

“Ora che non litighiamo più credi che possiamo essere amici?”

“Come Grover e Kermit la rana?”

“Si come loro!”

Anche se il loro rapporto di odio e amore ricordava molto di più quello di Kermit e Miss Piggy.

** **

Bouldering: attività di arrampicata su massi.

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Capitolo 10
*** Febbraio 1999 ***


Febbraio 1999


Amy si pavoneggiava nel suo tutù bianco e romantico nello spogliatoio della palestra: aveva ottenuto la parte più importante del saggio, quella della protagonista.

Sarebbe stata Odette, la fanciulla cigno del celebre balletto musicato da Cajkovskij.

Si sentiva bella e aggraziata nei suoi abiti di scena, sensuale con i capelli raccolti in un toupé: una vera ballerina e non più una bambina.

Aveva ormai tredici anni, era nell’età dell’adolescenza e delle ribellioni, l’età dei primi amori e delle prime decisioni autonome. L’età in cui crescere e avere e dare le prime soddisfazioni.

Amy sapeva che tutta la sua famiglia sarebbe stata in platea per applaudirla quella sera. Ciò la inorgogliva e la stimolava a dare il meglio di sé in quella sera di danza.

Prima di salire sul palco e tornare in camerino per mettersi le scarpette da ballo, scostò la tenda del sipario per dare uno sguardo d’insieme al pubblico.

C’era davvero tanta gente quella sera nel teatro che avrebbe ospitato l’evento e se non avesse, per puro caso, incrociato subito la figura di suo padre sicuramente Amy sarebbe stata colta dal “panico da palcoscenico”.

I suoi genitori, invece, sedevano tranquilli uno accanto all’altra e ciò ebbe un effetto calmante anche sulla figlia. Pochi posti al di là da loro c’erano sua nonna Edna e Irv e alla fila sopra la loro c’era Bright.

Bright che sicuramente avrebbe fatto dell’ironia e dei commenti poco carini sulle performance della sorella anche se, alla fine, avrebbe ammesso che era stata davvero brava e sarebbe tornata la pace tra loro. E vicino a Bright c’era Colin. Il cuore di Amy prese a battere più forte.

Accanto a Colin c’era una ragazza, parlava allegramente con lui e sembrava esserci molta confidenza tra loro. Il cuore di Amy si spezzò.

Colin aveva una ragazza. L’ovvietà della situazione colpì Amy come un fulmine a ciel sereno. Non aveva mai pensato che lui un giorno sarebbe uscito con qualcun'altra.

Erano sempre stati Amy, Colin e Bright e ora era gelosa e arrabbiata che un’intrusa, una sconosciuta che non aveva mai visto prima, venisse a minare la loro amicizia.

Quell’amicizia però non era stata più la stessa da quando, quell’anno, Bright e Colin erano andati all’high school.

Erano cresciuti e l’avevano un po’ messa da parte e allontanata dai loro progetti poiché ancora lei stava frequentando l’eight grade. La vedevano entrambi come la loro sorellina.

Amy si accorse che una lacrima era scesa, dispettosa lungo la sua guancia incipriata. Era la prima volta che piangeva per un ragazzo.

Sarebbe dovuta essere Odette, condannata al suo tragico destino, tra poco. Le venne da pensare a Colin come il principe Siegfred e alla sconosciuta che rideva accanto a lui come Odile, la figlia del mago Rothbart, vestita col tutù nero.

Non conosceva quella ragazza e provava già sentimenti avversi e non proprio nobili nei suoi confronti.

“Grover!”

La voce la fece sussultare e, svelta, si asciugò un’altra lacrima. Era rimasta sola negli spogliatoio e non si aspettava che venissero a cercarla così presto.

Un bouquet composto da fiori di campo e tre rose arancioni si parò innanzi ai suoi occhi.

“Questi sono per te Odette!”

Lo sguardo limpido e disinteressato di Colin inghiottì tutte le sue lacrime e tutti i suoi pensieri. In quel momento, mentre era da sola con lui, scoprì di provare un sentimento molto forte e scopriva sensazioni che non aveva mai dovuto gestire prima.

“Grazie! Sei stato molto gentile!”

Balbettò lei. Colin parve non accorgersi dei suoi turbamenti e dei suoi repentini cambiamenti.

“Il fioraio dice che i fiori si devono regalare solo in numero dispari! Chissà perché poi!”

Amy non lo sapeva. Era la prima volta che un ragazzo le regalava dei fiori.

“Non potresti restare qui! Sai tra poco tornano le mie compagne e poi…qualcuno ti starà aspettando in platea!”

Non si trattenne da rivolgergli quella stoccata. Colin parve pensieroso per qualche attimo.

“Ho invitato un’amica di Laynie al tuo saggio, sai le piace il balletto e le ho assicurato che stasera la mia più cara amica sarebbe stata una bomba! Spero non ti dispiaccia!”

Una cara amica!

L’equivalente femminile di Bright.

Una sorellina a cui volere bene come faceva con Laynie.

Amy non poteva pretendere di più da lui.

“No!”

Mentì.

“È la tua ragazza?”

Chiese a bruciapelo portandolo ad indugiare prima di andarsene. Si passò una mano tra i capelli prima di rispondere. Amy arrossiva violentemente e lo trovava davvero, davvero carino quando compiva quel gesto istintivo.

“No Grover, non è la mia ragazza! È solo una storia…la mia prima storia da quando vado all’high school!”

Significavano passeggiate innocenti, mano nella mano, tra i cortili di scuola.

Baci appena soffiati e risate allegre da condividere nelle noiose giornate sui libri.

Cioccolatini e frasi romantiche il giorno di San Valentino.

Cose su cui Amy fantasticava da un pezzo e che ora Colin avrebbe condiviso con qualcun'altra.

“Amy!”

Quando la chiamava con il suo nome, senza nessun nickname, c’era sempre qualcosa di profondo che voleva dirle.

“Né a lei né a nessun’altra ragazza regalerò mai dei fiori! Tu sei speciale per me!”

Amy deglutì e sentì vibrare un turbine di emozioni nel suo tutù. Colin si era allontanato prima che lei potesse dire qualcosa.

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Capitolo 11
*** Settembre,2000 ***


Settembre,2000

Amy era tutta un fremito:era agitata, spaesata ma eccitata all'idea di avere nuovi amici.

Essere al liceo era strano:aveva insistito con i genitori per rinnovare il suo guardaroba e li aveva convinti di avere bisogno di una cartella nuova. Non voleva presentarsi con lo zaino "da bambina" con i fiorellini stampati sul tessuto.

Bright le aveva assicurato che quel giorno di "homecoming"sarebbe stato noioso tra presentazioni, appelli, suddivisioni delle classi e discorsi di magnificenza da parte del preside. Secondo suo fratello la situazione si sarebbe ravvivata solo all'inizio della parata della banda musicale ( di cui Amy presto avrebbe fatto parte)per le vie della città e con la partita di basket che si sarebbe disputata nella palestra della scuola tra studenti ed ex studenti.

Amy non aveva portato libri con sè ma solo qualche foglio in un raccoglitore per prendere qualche appunto, se mai ne avesse avuto bisogno.

Si era fermata all'armadietto che le era stato destinato, guardando le ragazze dell'ultimo anno:innanzi alla loro fierezza e ai loro passi certi si sentiva piccola piccola.

"Ragazze siamo all'High School!"

Annunciò euforica Paige, circondando Amy assieme a Kayla.

Amy cercò di farsi coinvolgere da quell'euforia ma con lo sguardo vagava tra quei corridoi nuovi per cercare qualcuno di familiare.

"Chi stai cercando, Amy?"

La sua inquietudine non passò inosservata alle amiche.

"Ah...nessuno!"

Fece finta di niene controllandosi le unghie.Quando però l'oggetto delle sue ricerche le si materializzò ad un palmo dal naso non potè più restare indifferente e iniziò a balbettare.

Colin indossava un paio di jeans in denim slavato, una felpa rossa e la spallina di uno zaino nero, (nel quale Amy ci avrebbe scommesso, non aveva messo nemmeno un libro) era gettata su una spalla.

I capelli erano spettinati e questo lo faceva sembrare più grande.

Amy non lo trovava bello. Lo trovava bellissimo.

"Amy non è possibile! Non può succedere! Non tra voi due!"

"Cioè...tu e lui siete praticamente come fratello e sorella!"

Kayla e Paige che avevano intuito a chi fossero dovuti i suoi strani comportamenti, cercarono di riportarla sulla terra e di evidenziare l'illogicità di quella cotta.

"E poi per tutto lo scorso anno è uscito con Karen Donovan!"

Quelle due pettegole glamour non si perdevano una mossa delle storie romantiche di Everwood! Venne da pensare ad Amy.

Tuttavia lei sapeva che quella tra Colin e Karen non era stata un storia romantica. Erano usciti insieme, questo era vero , ma soltanto due volte.

Colin le aveva confidato che trovava Karen "petulante ed insignificante" ed Amy si era rallegrata quando aveva visto la ragazza allontanarsi da Colin.

"Non capisco da dove tiriate fuori le vostre sciocche illazioni!"

Ora Amy era arrabbiata con le amiche mentre richiudeva, con foga, il suo armadietto ma solo perchè la verità dei suoi sentimenti era leggibile nelle sue espressioni.

Le distanziò un pò prima di avviarsi in palestra dove si sarebbe dato il benvenuto agli studenti del primo anno.

Cercò un posto tra tutti quei ragazzi nuovi cercando di vincere la confusione che le provocava quel vocio indistinto.

"Ehi Grover!"

Si sentì sfiorare il braccio. Colin le sorrise e fece per passarle oltre ma poi si fermò.

"Resterai per la partita dei Miners?"

Amy interpretò quella domanda come: resterai per me? Per vedermi giocare?

Annuì e ricambiò il sorriso. Colin le strizzò l'occhio e raggiunse i suoi amici.

Era bastato quel semplice gesto di complicità per far fare le capriole al cuore di Amy.

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Capitolo 12
*** Ottobre, 2000 ***


Ottobre 2000


“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti quelli che verranno. Ma quello che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai oggi!”

Colin evidenziò di giallo la citazione di Ernest Hemingway sul libro che stava sfogliando in biblioteca e la rilesse, a voce alta, ad un perplesso Bright.

L’amico pareva assorto dalla lezione di letteratura quando all’improvviso sbottò.

“Quindi se Gemma Hill oggi mi facesse trovare una pigna attaccata al mio armadietto…questo potrebbe rivoluzionare la mia vita!”

Concluse esultante con un’ispirazione improvvisa.

“Non credo che un ballo possa cambiarti l’esistenza!”

Era tradizione, al liceo di Everwood, che per il ballo d’autunno le ragazze lasciassero un biglietto attaccato ad una pigna all’accompagnatore che avrebbero voluto invitare.

“E tu, goldenboy, non hai almeno una speranza perché una ragazza molto carina ti inviti?”

Colin storse il naso e continuò a spaginare il libro. Gli piaceva essere ammirato e apprezzato ma odiava quell’appellativo.

Gli faceva piacere che le ragazze lo trovassero interessante e cercassero di attirare la sua attenzione verso di loro. Ma Colin non sapeva ancora cosa fosse l’amore.


Terminata la pausa, prima delle lezioni del pomeriggio, andò a cambiare i libri. Mentre camminava, sovrappensiero, nel corridoio verso il suo armadietto si scontrò con qualcuno.

I libri e gli appunti di Amy si sparpagliarono per terra. La mano di Colin cercò, svelta, di riordinarli.

“Ehi Grover avevi la testa tra le nuvole?”

Le gambe le diventavano di gelatina, negli ultimi tempi, quando le si avvicinava così tanto.

“Eri tu ad essere distratto!”

La puntualizzazione non avrebbe scatenato nessuna disputa.

Non c’erano più dispetti e malcelate antipatie tra loro.

Non c’erano più complicità giocosa e divertimenti fraterni.

C’erano balbettii improvvisi, particolari a cui non si era mai fatto caso, sorrisi che rischiavano di far prender fuoco ad Amy o di mandarla in orbita.

Su uno dei fogli che si erano sparpagliati a terra aveva disegnato un cuore con una A e una C agli estremi, uniti da una freccia.

Il foglio finì nelle mani sbagliate.

“Sei innamorata Grover?”

Amy abbassò lo sguardo a disagio e non rispose.

“E come si chiama il fortunato? Fammi indovinare…Charles, o Conrad…oppure Cristopher…!”

Nemmeno sospettava di essere proprio lui la causa del disagio di Amy.

“Non sono affari tuoi!”

Con un moto d’orgoglio si riappropriò del suo foglio e se ne andò.


Il giorno dopo osservava, con misera infelicità, le altre ragazze tutte indaffarate ad ultimare le loro pigne.

Amy era di umore nero: non avrebbe avuto il coraggio di lasciare la sua pigna all’armadietto di Colin.

Se avesse riso di lei non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia.

Girovagò per la scuola e finì in palestra dove la squadra di basket aveva appena terminato gli allenamenti.

“Ehi Amy…hai visto che bel canestro?”

Avendola notata, Colin le si avvicinò.

“No, non stavo guardando!”

Sospettò che fosse ancora arrabbiata con lui.

“Senti mi dispiace per ieri! Non volevo prenderti in giro, davvero!”

Dallo sguardo indulgente di Amy capì che non ce l’aveva più con lui.

“Allora…sei riuscita a dare il bigliettino al tuo C?”

Amy scosse la testa.

“Secondo me dovresti buttarti! Dovresti fargli sapere che ti piace…!”

“E se io non piaccio a lui?”

“Almeno lo saprai e ti metterai il cuore in pace! Credo che la certezza sia meglio del dubbio!”

Amy decise che doveva osare. Doveva far capire a quel ragazzo che non potevano più essere amici fraterni.

Scrisse il biglietto, lo attaccò alla pigna, e lo lasciò all’armadietto di Colin.

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Capitolo 13
*** Luglio 2001 ***


Luglio 2001

I fuochi pirotecnici che, quell’anno, avrebbero chiuso la festa dell’”Indipendence day” erano entrati nei discorsi di tutti i cittadini di Everwood.

Luce, rumore e fumo avrebbero concluso quella giornata d’estate.

Colin se ne stava a palleggiare nello spiazzale davanti a casa degli Abbott, in attesa di Bright, quando intravide Amy con la coda dell’occhio.

La ragazza, impegnata nelle attività della banda musicale, era nel gruppo che organizzava la festa per il 4 luglio.

“Ehi Grover!”

La salutò lanciando il pallone verso di lei. Negli ultimi mesi aveva preferito far finta di niente. Far finta che nulla fosse cambiato.

Quando aveva trovato la pigna di Amy al suo armadietto aveva accettato di andare con lei al ballo della scuola. Come amici.

Si era convinto di essere stato un ripiego per Amy e la cosa lo aveva sollevato in un primo momento.

“Sei orfano di Bright?”

Rispose lei con una punta di acidità. Non poteva sopportare che Colin fosse così cieco, che non si rendesse conto di quanto lei tenesse a lui.

E dire che era stato proprio lui a suggerirle di farsi avanti…

Ma Colin aveva fatto finta di non vedere. Aveva ignorato i segnali di Amy per timore che tra loro le cose non potessero più essere le stesse.

Si accorgeva ora che, inevitabilmente, il loro rapporto sarebbe cambiato ugualmente.

“Andiamo al campo con gli altri ragazzi! Ti va di fare due tiri insieme?”

Amy storse il naso, lanciando la palla verso il canestro. Non si preoccupò di nascondere il suo disappunto nel constatare che negli interessi di Colin, probabilmente, lei era all’ultimo posto.

“Ho una festa da organizzare!”

Puntualizzò facendo per andarsene.

“Dicono che quest’anno i barbecue e i picnic saranno superati dalla parata della banda musicale!”

“Mi stai prendendo in giro?”

Amy fraintese quello che voleva suonare come un complimento. Colin voleva solo mettere in risalto il fatto che lei sarebbe stata nella banda con il suo clarinetto basso.

“E dire che John Adams era sicuro che sarebbe stato il 2 luglio il giorno più memorabile della storia d’America!”

Continuò Colin senza rispondere alla supposizione della ragazza. Voleva darle prova delle sue conoscenze. Dimostrarle che anche lui aveva la passione per i libri.

Ed Amy lo guardò meravigliata da quella informazione.

“Ho fatto qualche lettura leggera sul giorno dell’Indipendenza!”

“Beh Adams sbagliò la sua previsione di soli due giorni!”

Si addolcì Amy e si sentì bene. Si sentiva così felice nello stare da sola con lui a parlare. Le venne voglia di baciarlo.

“Devo andare!”

Scappò da lì. Da quello che voleva ma che non sapeva più se fosse giusto chiedere.

******** **********


La sera del quattro luglio Everwood era ancora vestita con decorazioni colorate di rosso e di bianco. La mattina si era tenuta la parata della banda musicale e per tutto il giorno si erano sentiti canti patriottici e l’inno nazionale “The Star- Spangled Banner” era risuonato in quasi tutte le famiglie legate dal patriottismo di quella giornata di festa americana.

Nel parco si procedeva già ad inzuppare la polvere con acqua e a preparare lo stoppino mentre i nasi di molti si levavano all’insù, verso il cielo.

I ragazzi avevano trovato un buon posto per assistere allo spettacolo pirotecnico e si erano stretti in cinque su una panchina per condividere quei giochi di luce.

“Il signor Mckenzie non ha badato a spese! Il reverendo Keys raccontava a mio padre che ha voluto offrire lui i fuochi, quest’anno, e pare gli siano costati una fortuna!”

Nel buio in cui era calata la piccola cittadina, Amy riconobbe la voce di Colin che raccontava quei pettegolezzi agli amici.

Un brivido e una gioia improvvisa nel sapere che anche lui era lì.

Le prime bombe a raggi colorarono il cielo spargendo pezzetti di colore.

Amy sentì un contatto contro la sua pelle. Qualcuno si era seduto molto vicino a lei.

Le bombe a stella precipitavano lentamente nell’aria disegnando la forma di un ombrello.

Con la stessa flemma, Colin studiò il viso liscio, perfetto, brillante con i colori dei fuochi ad illuminarlo e quel sorriso. Il sorriso che voleva fosse suo.

Un intreccio di piccole granate schiarì ancor di più il cielo.

La mano di Colin aveva preso quella di Amy. E la mano di Amy si era stretta forte in quella di Colin.

Si tenevano per mano immersi in una girandola di sfere di colore. E nel fragore della bomba oscura del gran finale pirotecnico trovarono la convinzione per un nuovo inizio.

Tutto sarebbe cambiato quando le loro mani si sarebbero lasciate. Ma la novità poteva portare con sé anche cose belle.

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Capitolo 14
*** Novembre 2001 ***


Novembre 2001


Il mucchio di vestiti sul letto di Amy aveva ormai formato una piccola montagna di tessuti tra i più svariati.

La ragazza si diede una veloce occhiata allo specchio e la sua decisione durò solo un secondo prima che anche l'ennesima gruccia andasse a far compagnia al disordine formato dagli abiti già scartati.

L'armadio era ormai svuotato ed Amy in preda alla disperazione nel non trovare nulla di adatto da mettersi per uscire.

Per quello che considerava il suo primo appuntamento.

Non poteva credere che Colin avesse telefonato e chiesto di parlare con lei anzichè che con Bright; che le avesse proposto di andare al cinema da soli quel pomeriggio.

Eppure c'erano stati dei segnali di avvicinamento eloquenti tra di loro in quei mesi, anche se poi lui aveva fatto finta di niente:come quando si era ritrovato la pigna sull'armadietto di scuola o come quando le aveva preso la mano durante i fuochi d'artificio.

"Sto per uscire con un ragazzo!"

Si disse euforica trovando, finalmente, la mise adatta all'appuntamento. Passò al trucco studiando ogni sfumatura di ombretto e si passò con parsimonia il lucidalabbra pensando di voler essere bella.

Di desiderare che Colin la trovasse bella.


Il ragazzo l'aspettava al boxoffice del multiplex di Everwood. Amy era sicura che avrebbe ricordato per sempre i jeans scuri e la giacca di felpa con la cerniera che lui indossava in quel momento.

"Ciao!"

Lo salutò passandosi nervosamente la mano tra i capelli che aveva fermato con un fermaglio dietro l'orecchio. Lui sembrò non accorgersi di quell'improvviso imbarazzo che c'era tra di loro. <

Eppure anche Colin voleva che quell'uscita fosse perfetta, voleva impedirsi di fare qualche gesto sbagliato. Non voleva deludere Amy.

"Pare che a quest'orario proiettino solo un film d'animazione e un polpettone storico...cosa preferisci guardare?"

Amy sapeva che il cinema e i videogames erano le più grandi passioni di Colin eppure quel giorno dava a lei la possibilità di scegliere.

"Shrek promette di essere un bel film!"

Decise Amy dando un'occhiata alla locandina del cartone animato del simpatico orco.

L'addetta alla biglietteria li concedò con un sorriso consegnado due biglietti a Colin.

Si avviarono verso la sala di proiezione con un bicchierone ciascuno in mano, stracolmo di popcorn.

"Mi piacerebbe molto che un giorno qualcuno trovi il coraggio di fare un film sui Muppets!"

Disse Colin mentre camminavano. Era il modo per palesare ad Amy che le cose che le piacevano non erano sottigliezze per lui. Per farle capire che teneva a lei.

"Magari con Grover protagonista?"

Sorrise più distesa Amy, trovandola un'idea un pò bizzarra.

"Guarda che Grover era un Muppets piuttosto sottovalutato!"

Si misero a ridere e riscoprirono di trovarsi bene quando stavano insieme.

"Mi piaceva anche per questo quando ero piccola!"

Quel mostricciattolo blu aveva risvegliato tante sensazioni in Amy, tanti ricordi legati a lei e a Colin.

"Sei molto carina oggi!"

Si azzardò a farle un complimento Colin mentre si sedevano tra le poltroncine rosse in una delle file centrali.

"Grazie!"

Avvertiva uno strano calore sulle guance.

"Mi piace la tua camicetta! Ti sta davvero bene!"

Divagò Colin spiazzandola con tutti quei complimenti.

"L'ho usata altre volte! Non è niente di particolare!"

Farfugliò Amy forse sottolineando il fatto che lui non l'avesse notata le altre volte.

"Comunque...sei molto carina con la camicetta, il trucco e tutto il resto!"

Elargì tutti quei complimenti all'unisono Colin impacciato e non avendo il coraggio di incrociarne lo sguardo.

Rispondere grazie appariva ad Amy piuttosto banale, contraccambiare i complimenti dicendo chiaramente che anche lui era bellissimo significava scoprirsi troppo.

Decise di tacere.

Verso metà del primo tempo del film le loro mani si ritrovarono nello stesso contenitore di popcorn. Amy, presa alla sprovvista, allontandò la sua mano e si voltò verso di lui.

"Ti va di finire prima un contenitore di popcorn e poi l'altro...insieme?"

Le propose Colin. Lei annuì.

Poi sentì un braccio scorrere lungo le sue spalle e cingerla.

Colin la stava abbracciando e l'avrebbe tenuta così fino al resto del film.

Amy sapeva già che Shrek, anche se non ne avesse captato nessuna battuta, sarebbe stato il film più bello visto al cinema nei suoi quattordici anni.

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Capitolo 15
*** Gennaio 2002 ***


Gennaio 2002


Pochi giorni dopo il Capodanno era tradizione che i giovani di Everwood trascorressero un weekend sulla neve.

Quell'anno il Dottor Abbott si era offerto come accompagnatore di quella gita ma, all'ultimo momento, aveva dovuto rivedere i suoi piani e, con grande sollievo dei figli, si era accontentato di vederli allontanarsi a bordo dell'autobus in una fredda alba invernale.

Circolavano romantiche leggende sulle storie che potevano nascere tra le montagne di quella stazione sciistica.

Il bollettino metereologico prevedeva abbondanti nevicate per quel primo sabato dell'anno e ciò esaltava i ragazzi patiti di sport invernali.

A bordo dello scuolabus, Colin faceva progetti con Bright sulle prossime discese con gli sci e, di tanto in tanto, rivolgeva un sorriso ad Amy.

Lei si sentiva importante nel ricevere quelle attenzioni ma era restia nel rivelare anche alle sue migliori amiche il motivo della placida espressione dipinta sul suo volto che l'accompagnò per tutta la durata del viaggio.

Appena giunti, il reverendo Keys sbrigò l'organizzazione delle stanze quindi lasciò il pomeriggio libero ai ragazzi perchè si divertissero come meglio credevano.

"Ti va di fare una passeggiata?"

Propose Colin avvicinandosi ad Amy. Probabilmente la stava invitando ad unirsi ad uno spaurito gruppo e, durante la camminata, la ragazza avrebbe diviso a malincuore Colin anche con gli altri.

Dopo che, qualche mese prima, l'aveva abbracciata al cinema la loro complicità era aumentata. Era sicura di piacere a Colin ma non sapeva quanto gli piacesse.

"Va bene!"

Cercò di non mostrarsi stupita quando si incamminarono da soli.

"Potremmo raggiungere la vetta di quella montagna! Credi di farcela?"

Colin indicò la cima innevata.

"Sicuro se la salita sarà lenta e graduale!"

Rispose temeraria e spavalda lei.

" E se poi qualcosa va storto...potresti sempre portarmi in braccio!"

Aggiunse mentre la sua voce vibrava di emozioni mentre ricordava la gita al parco delle Montagne Rocciose.

Quanto tempo aveva passato assieme a Colin e come erano cambiati i suoi sentimenti negli anni!

Colin era stato l'antagonista quando le aveva sottratto il tempo e le attenzioni di Bright.

Era stato il nemico quando l'aveva indispettita con scherzi e dispetti fanciulleschi.

Era stato il primo ragazzo da odiare e con cui combattere.

Ma Colin era stato anche il primo ragazzo a preoccuparsi per lei, a cercarla quando temeva di averla persa in una distilleria.

Era stato il tenero tormento di quando le aveva regalato i primi fiori e di tutti i sorrisi e le premure che le aveva offerto nei corridoi di scuola.

Colin era stato amico, confidente e, per qualche tempo, quasi un secondo fratello.

Ma Amy voleva di più. Non poteva amarlo, volergli bene, nello stesso modo in cui faceva con Bright.

La mano del ragazzo scivolò fino alla sua, coperta dai guanti di lana, e la strinse.

Proseguirono la salita tenendosi per mano.

Colin sapeva che c'era un tempo per tutto.

C'era stato il tempo in cui disprezzare le bambine e litigare con loro.

E poi era venuto il tempo delle prime insicurezze e delle prime attenzioni da destinare ad una ragazzina bionda.

E in quel tempo aveva iniziato ad affezionarsi ad Amy, a rassicurarla e a considerarla sempre con meno indifferenza.

Ora era il tempo dei primi sospiri, dei primi baci che sarebbero stati anticamera di un nuovo sentimento.

"Speriamo che smetta di nevicare presto...altrimenti ridiscendere sarà un'impresa!"

Disse Amy.

"Io conosco un modo per ordinare alla neve di fermarsi!"

Rispose sicuro Colin.

"E come pensi di fare? Potremmo provare con una danza della neve all'incontrario ma se falliamo rischiamo di scatenare una tormenta!"

Aggiunse con tono divertito Amy rifacendosi alle danze della pioggia con cui antiche tribù nordamericane, come i Cherokee, cercavano di propiziare i raccolti.

"Sono sicuro che la neve smetterà di cadere se tu mi dai un bacio, Grover!"

Era come essere tornati bambini, nella camera di Bright, la prima sera che aveva udito quel soprannome.

Non era una minaccia dispettosa a cui rispondere con un calcio questa volta.

Era, piuttosto, una richiesta maliziosa e furba.

Un'ammissione. Una dichiarazione.

"Chiudi gli occhi!"

Amy non cercò di guadagnare tempo. Di emulare i film.

Era certa che così sarebbe stato davvero magico.

"Chiudiamoli insieme!"

I fiocchi di neve si posarono per qualche secondo sui loro cappotti, sulle sciarpe e sui cappelli per poi liquefarsi e bagnarli.

Gli odori si mescolarono e i respiri si fecero più corti.

Ad Amy sembrava che dentro di lei fosse in corso un terremoto.

La mano sinistra di Colin scivolò fino ad abbracciare la sua vita mentre la destra le accarezzava il viso.

Iniziò a sfiorarle con dei baci timidi e poi sempre meno incerti le zone del viso vicine alle labbra.

Continuarono a rincorrere, a fuggire, a giocare finché le loro labbra non si dischiusero e si ritrovarono in un contatto morbido e caldo.

A oltre mille metri di altezza, in uno scenario mozzafiato, Amy e Colin si erano scambiati il loro primo bacio.


***********************


Questa storia è nata come un prequel e come un genere fluff perciò credo sia giusto interromperla qui e non indagare quanto trattato poi nel telefilm.

Quindi ho volutamente evitato i fatti drammatici che dovrebbero interessare questa coppia, tanto bella quanto sfigata, nell'oridine cronologico di pochi mesi dalla fine di questa storia. Mi sono concentrata soprattutto sull'esplorare i sentimenti di una prima storia, di una prima cotta, del primo bacio.

Ringrazio quanti hanno letto o leggeranno la storia, chi ha semplicemente curiosato e chi, magari un giorno ,lascerà una piccola recensione!

A presto con altre storie!

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