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di April_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Primo. ***
Capitolo 3: *** Secondo. ***
Capitolo 4: *** Terzo. ***
Capitolo 5: *** Quarto. ***
Capitolo 6: *** Quinto. ***
Capitolo 7: *** Sesto. ***
Capitolo 8: *** Settimo. ***
Capitolo 9: *** Ottavo. ***
Capitolo 10: *** Nono. ***
Capitolo 11: *** Decimo. ***
Capitolo 12: *** Undicesimo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***



Bene, sono qui con una nuova ff. Ho già in mente tutti i capitoli, quindi, la finirò presto senza dubbio.
E' dedicata ad un'amica di nome Antonella che so non leggerà mai niente di tutto questo, non saprà mai della ff ma a cui tengo tantissimo.
Il suo carattere è molto simile a quello di Skyler e nulla. Ringrazio Giulietta e Mire e anche Giulia :33
Un bacio, recensite mi raccomando.




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Skyler.


Skyler sorrise e sistemò la coda. La gonna a sbuffo azzurra ricadeva sulle gambe arrivando quasi a coprirle le ginocchia. La camicia bianca, che aveva fatto rientrare nella gonna, le illuminava il viso privo di trucco –se non uno strato di lucidalabbra trasparente- e faceva sembrare la pelle più chiara di quanto fosse in realtà.
Scese le scale, scoccò un bacio alla sorellina di pochi mesi e corse fuori di casa. La scuola era lontana, ma lei era in perfetto orario e, quando arrivò all’entrata dovette perfino aspettare qualche minuto, prima di potersi accomodare nel banco. Salendo le scale incontrò la sua migliore amica: Sharleen l’abbracciò da dietro, prima che lei si rendesse conto fosse lì. Lei ricambiò l’abbraccio con la sua solita delicatezza e Sharyl si chiese, per l’ennesima volta, se sarebbe stata capace di abbracciare mai qualcuno come una persona normale.
Sky era sempre stata famosissima, per questo. Per i modi di un altro tempo, di un'altra vita. Sharyl invece era conosciuta perché sapeva adattarsi a qualunque situazione, a qualunque persona. Conosceva quasi tutti, a scuola. Faceva parte di un numero illimitato di club. Era una di quelle popolari, ma non perché sono belle –anche se non era per nulla inguardabile- ma perché nessuno potrebbe dir di loro che sono noiose, o antipatiche, o diverse. Perché sono tutto. Aveva lunghi capelli biondi ed un sorriso tenero e coinvolgente. Non era bella come una modella, ma era di una bellezza naturale e delicata.
Anche Skyler era molto bella. I suoi capelli castani erano sempre in perfetto ordine ma, talvolta, li lasciava sciolti a contornarle il viso con tratti delicati e gli occhi celesti, proprio come il cielo. Il suo corpo era equilibrato per via degli anni di nuoto, che le avevano dato agilità, e di danza, che le avevano invece donato delicatezza. 
Quando arrivò in classe, ed abbassò lo sguardo, si rese conto che l’acqua di una pozzanghera le aveva rovinato le ballerine bianche, e sospirò. Prese il libro della prima ora e si sedette al banco. Solitamente sceglieva uno dei primi, per essere più attenta e Sharyl si sedeva nel banco dietro così da poterle chiedere aiuto.
Sky era un’ottima studentessa e spesso si occupava di fare da tutor ad altri ragazzi, prima di tutti la sua migliore amica. Si erano conosciute all’età di due anni, quando, la bionda aveva regalato un succo all’altra e l’aveva invitata a giocare. D’allora avevano passato l’elementari insieme, non le medie ma erano costantemente insieme comunque, e infine i primi quattro anni di liceo.
Non c’era mai stato giorno in cui non si fossero abbracciate o avessero parlato, o passato almeno due ore a casa dell’una o dell’altra. Avete presente quella vecchia serie, lo ‘sleep over club’? Loro erano così, solo che due e molto più mature e riservate.
Sky non amava farsi notare ed era brava a nascondersi. Così nessuno le dava fastidio, mai. Anche perché non avrebbe risposto a nessuna provocazione, pensavano. Lei invece non sapeva bene come avrebbe reagito e la semplice idea di non poter prevedere le sue azioni la mandava in agitazione. E non doveva succedere. Quindi, quando ad ora di pranzo Sharyl si unì alle pallavoliste e lei rimase sola si affrettò a rientrare in classe per non essere puntata da Marianne. Lei era la tipica ragazza che, appena il tempo glielo permette, cerca di infastidire qualcuno –spesso meno evidente di lei- per il semplice gusto di farlo. Attraversando il giardino inciampò sulla gamba di un ragazzo appoggiato ad un tavolino, con dei suoi amici intorno.
Era la squadra di football e Sky fu contentissima quando incontrò lo sguardo familiare e di ghiaccio del fratellastro di Sharyl. Lui sorrise, e si sentì ancora meglio. Poi una rossa, con delle ciocche più chiare di altre le porse una mano e lei si rialzò. Era Tess. Lei era un po’ come Sharyl: cheerleader, studentessa modello, gruppo di recitazione ed arte e vari altri club minori. Anche lei sorrise e l’invitò a seguirla. Sky si fidava di lei perché Niall –fratellastro di Sharyl e giocatore di football- le aveva sempre detto che era una bravissima e dolcissima ragazza. In quella scuola sembrava tutto rovesciato. Avete presente le cheerleader fidanzate con i giocatori e altezzose? Non esistevano ma, in compenso, c’erano quelle ragazze che avevano solo nove che si sentivano superiori a tutti.
Quando Tess propose a Sky di aiutarla perché serviva un ultimo componente per la squadra di tifo, la ragazza non capì subito e, quando lo fece, ci pensò qualche secondo prima di rispondere di no.  –Oh, su, almeno partecipa alle selezioni! Ce lo devi e, me lo devi. E poi sei una ballerina, fai danza. Ci manca una ragazza. Ti giuro che sarai la meno evidente.- disse la rossa e, quando Marianne le sorrise, Skyler annuì.
Quando più tardi, a cena da Sharyl, Sky raccontò di cosa fosse successo l’amica iniziò a saltare per la casa, ridendo. –Oh, su, si tratta solo di un paio di settimane. Finché non trovano qualcun altro.- -Ma sei nelle cheerleader! Ciò comporta: farsi vedere alle feste, essere d’aiuto, e tifare! Quindi partite e bei ragazzi.- -Come me!- era arrivato Niall, con ancora indosso la tuta. –Ah, bene.- disse Skyler abbattuta e consapevole di non potersi ritirare. 
-E, domani sera festa, giusto?- Sharyl stava cercando il numero della pizzeria, dopo aver bruciato la carne. -Che festa?- -Quella del tifo, ovvio.- rispose Niall. E Skyler pregò durasse poco, per non ritardare a scuola il giorno dopo.

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Capitolo 2
*** Primo. ***





-Buongiorno!- la svegliò l’amica sorridente. –Le va una cioccolata calda, latte, biscotti, pizza avanzata?- Skyler cercò di sedersi, nonostante Sharyl fosse seduta sulla sua gamba. Quando lei se ne accorse e si spostò, la ragazza fu libera. Le sorrise come per ricambiare il buongiorno e disse che non aveva voglia di mangiar nulla ma, Niall con la pizza calda, era già arrivato in camera. Anche lui sorrideva, ma era molto assonnato. Probabilmente quella notte era uscito e tornato dopo varie ore, mentre loro dormivano beate. Il ragazzo lavorava anche in un pub, qualche volta, ma nessuno di loro si era mai interessato a quale fosse, considerato che ci passava meno di due ore alla giornata in orari in cui le ragazze preferivano sonnecchiare o guardare un film. Si sedettero al bordo del letto e iniziarono a mangiare e sorseggiare quel po’ di succo che era –anche quello- avanzato. Tutto ciò principalmente perché i padroni di casa erano fuori da quasi una settimana, e lo sarebbero stati per altre due. Quando facevano un viaggio, durava a lungo e tanto più che i loro ragazzi oramai erano abbastanza adulti da poter badare a se stessi.  Anche se, spesso, nessuno dei due si preoccupava di fare la spesa la casa era quasi sempre in ordine.
Quando Skyler controllò l’orario erano le otto precise e, anche se Niall era già pronto e quindi i bagni disponibili erano due, avrebbero fatto certamente ritardo. La ragazza si lavò in fretta e furia, sotto la doccia, evitando di bagnare i capelli e quando uscì corse a prendere nell’armadio un paio di pantaloni al ginocchio e una maglietta grigia. Sharyl uscì dopo un paio di minuti ed indossò un paio di shorts e una t-shirt rosa acceso, molto acceso. Scesero di corsa le scale, ormai erano le otto e quindici. Niall le aspettava in macchina e, quando entrarono, partì a tutta birra verso l’entrata della scuola. Per le otto e venti, furono nelle rispettive classi: Niall era avanti a loro di un anno.
La giornata fu più noiosa del solito e sembrò durare un secolo, Skyler, come sempre, rimase attenta fino all’ultimo secondo, poi, suonò la campanella e tutti si ritirarono in cortile per il pranzo. –Sharyl!- qualcuno urlò, mentre le due si avviavano verso una panchina. –Oddio, dimenticavo! Sky, ti dispiace se sto con loro? Dobbiamo organizzare e…- -Tranquilla, vai. Raggiungo Niall.- disse Skyler, e così fece. Una volta arrivata al tavolo, si sedette accanto al ragazzo mentre gli altri –cheerleaders e giocatori- discutevano di quella serata. Sarebbe stato divertente, sostenevano tutti, ma per nessuno di loro era la prima volta. L’unica novellina era lei. Niall disse di non preoccuparsi: sarebbe stata una festa tranquilla.
Le sei arrivarono in fretta e Skyler tornò finalmente a casa: a scuola, fino all’una si studiavano le materie classiche, poi fino alle quattro quelle facoltative e infine, per due ore, si ci allenava. O almeno quello era il suo programma. Quindi, quando si lasciò cadere sul divano, era davvero sfinita ma presto fu costretta a salire le scale ed infilarsi sotto la doccia. Decise, quel giorno, di fare una doccia gelata e veloce.
Quando uscì si sentì rinata e chiamò  Sharyl, come le aveva promesso. Dopo circa due ore di litigi e discussioni sul colore che le stesse meglio, o sulla lunghezza della gonna da indossare per la festa arrivarono alla conclusione che Sky avrebbe dovuto decidere secondo i suoi gusti, ma mandando una foto all’amica che avrebbe ‘perfezionato’ l’abbigliamento.
La ragazza riguardò il suo guardaroba anche se non c’era bisogno di farlo per ricordarle che gli unici vestiti che avesse mai comprato erano eleganti, con perline o merletti: da cerimonia. Uno, per esempio, lo indossò alla sua cresima, qualche anno prima.
Il vestito più sbarazzino che avesse era probabilmente l’unico indossabile quella sera. Decise di utilizzarlo e lo infilò addosso. Un abito azzurro, a vari strati. Uno scollo a v e con le spalline che proseguivano a formare il vestito fino a metà coscia e una cintura, dello stesso tessuto, in vita. Cercò nell’armadio del corridoio un paio di scarpe e decise di indossare dei tacchi color oro chiaro, abbinati con una piccola borsa dello stesso colore.
Si riguardò allo specchio, dopo essersi vestita passò un velo di trucco. Era pronta. Inviò una foto a Sharyl, e senza aspettare una risposta, corse a infilare cellulare, chiavi, e un paio di banconote nella borsa. Scese le scale esi sedette sul divano, aspettò Niall che la passasse a prendere.
Pensò che una festa così sarebbe durata al minimo tre o quattro ore e decise di godersela per metà e tornare prima dei suoi, così si sarebbe risparmiata una ramanzina e un ritardo a scuola. Qualcuno bussò e lei si affrettò ad aprire, ritrovandosi davanti un Niall sorridente e pronto ad uscire. Indossava una t-shirt azzurra e un paio di pantaloni beige. –Mi hai copiato!- disse ridendo, mentre entravano in macchina. –No, tu hai copiato me, ammettilo.- disse lei fingendosi offesa.
Arrivarono in due minuti a destinazione. Una grossa villa nella periferia. Era davvero bella, quasi ottocentesca. Eppure le grosse casse, o la musica, o i ragazzi, o i motorini parcheggiati le davano un’aria moderna ed ospitale.
I due entrarono e subito ricevettero saluti dalla maggior parte dei ragazzi. Niall venne trascinato subito via da un paio di ragazzoni con le spalle larghe e un sorriso smagliante, Skyler si avvicinò a Tess. Lei le sorrise e la invitò a salire al piano di sopra, dalle altre ragazze che l’aspettavano per una ‘riunione’. E virgolettò la parola, come a dire che riunione non era.
Skyler fu titubante ma poi arrivò alla conclusione che nessuna di loro le avrebbe dato noie perché erano nella stessa squadra, e perché non portavano il nome di Marianne.
Quando furono in una camera letteralmente viola, la ragazza capì di essere entrata nella camera da letto di Kaya. Lei, infatti, era seduta su un grande letto ad una piazza e mezza e salutava le nuove arrivate con una mano. –Bene, ora dobbiamo conoscerci meglio, prima di tutto.- disse e guardò Skyler- Tu sei la nuova, inizia tu.- La ragazza iniziò a raccontare di se e si sentì in imbarazzo quando fu costretta a raccontare di alcuni episodi che la portarono ad essere amica di Sharyl, o a fare danza ma nessuno sembrò voler inferire.
Alla fine del racconto, iniziarono una dopo l’altra: Tess aveva due sorelle minori, Jennifer un fratello maggiore ed i genitori separati, Annabelle una sorella maggiore che l’aiutava nello studio e lavorava poiché la madre era morta, Caroline aveva perso da poco il padre mentre Tania viveva con i genitori ed una bambina adottata da qualche mese ma ognuna di loro amava la propria vita e non si lamentava di nulla, tutte tranne Kaya.
-Io ho un cugino…-iniziò e la sua storia durò a lungo. Sembrava che questo ragazzo fosse più grande di qualche anno, odiasse farsi mettere i piedi sulla testa e non poter fare di conto suo. Non una volta lo scoprirono ubriaco e dopo quel giorno che lo videro scambiarsi pasticche con gli amici i genitori –iperprotettivi- decisero di ‘aiutarlo’ e farlo trasferire nella stessa città di sua cugina e, presto, la ragazza avrebbe avuto un nuovo coinquilino che avrebbe frequentato una scuola pubblica per ragazzi ‘difficili’ –o così l’aveva definita lei- a pochi passi da casa di Skyler.
-Wow- fu il commento più comune, insieme alle condoglianze. Sky si chiese se fosse davvero così terribile aiutare il cugino per Kaya. Infondo era solo un ragazzo come tanti. Ubriacarsi era successo a tutti, almeno una volta. Anche a lei. E la droga, invece, era un carcere senza sbarre, era molto difficile uscirne e la ragazza scommise che, se ci fosse finita Kaya, non se ne sarebbe mai liberata. Probabilmente era vero, ma lei non lo conosceva quindi non poteva già giudicarlo.
Smisero di parlare della vita privata ed iniziarono a discutere, con grand esolliedo di Skyler, del tifo. Comunque in pochi minuti riscesero alla festa. Niall si avvicinò a Sky, quasi preoccupato. –Hey, allora eri su con loro! Ti ho cercata ovunque, sai?- nessuno dei due ebbe il tempo di aggiungere nulla perché Annabelle li trascinò in pista ed iniziarono a ballare, a ridere, a bere e divertirsi. Fino a quando, alle due inoltrate, Niall e Sky salutarono tutti e si avviarono alla macchina.
-E’ stato divertente.- decisero davanti alla porta di casa Cox. Si sorrisero e Skyler rientrò a casa. Era stato davvero divertente ma decise di non pensarci ed andare a dormire. Il giorno dopo avrebbe avuto gli allenamenti, una verifica e sarebbe anche stato –lo ricordava solo ora- il compleanno di Sharyl.


 

Spero che questo capitolo non vi faccia schifo come fa a me .
Detto questo vi lascio con una domanda:
perché Zayn e Justin sono due tamarroni in ogni momento della giornata?
https://twitter.com/justinbieber/status/243984163156414464/photo/1 )
E, soprattutto, perché cucinano le tagliatelle alle sei di mattina? 
Bello, eh. 
Lasciate una recensione, please xoxo

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Capitolo 3
*** Secondo. ***



 





Quella mattina si svegliò davvero stanca e nulla –ne le urla della madre, ne la sveglia- l’avrebbero potuta smuovere dalle lenzuola calde. Si limitò a sporgere la mano per controllare l’orario del cellulare ma l’occhio cadde sul giorno. Cavolo, Sharyl. Si trascinò in bagno e si preparò in pochi minuti. Il suo abbigliamento era meno preciso del solito, ma non le importava. Non le avrebbe cambiato la vita avere un po’ più di colori addosso per un giorno. E poi, appena ripresa la solita lucidità, si sarebbe sistemata nel bagno scolastico.
Scese in fretta le scale come ogni mattina ma, prima di uscire, cercò nel cassetto un braccialetto che aveva fatto preparare per l’amica. Era una catenina d’oro che si interrompeva a metà con una scritta in corsivo: S. Michel. Per una qualunque persona non avrebbe avuto significato quella scritta, ma per loro sì.

Era successo anni prima, quando erano ancora bambine. Entrambe seguivano un corso di danza e, quell’estate, l’insegnante organizzò un campus estivo nei pressi di, appunto, Mont Saint Michel, in Francia.
In pochi giorni Skyler convinse la madre e preparò –per quanto una bambina di soli sette anni possa farlo- un borsone pieno di vestiti. Durante il viaggio si sedette accanto ad una bimba, di nome Catherine. Non sapeva che presto sarebbe diventata la migliore amica di Marianne o di come le piacesse controllare tutti, o di come si sentisse superiore. Non ancora almeno e, quindi, iniziarono a parlare decidendo di sistemarsi in camera insieme.
Il campus era splendido ma, dopo qualche giorno, Skyler iniziò a patire di una nostalgia di casa incredibile e a contare i giorni che la separavano dal riabbracciare i genitori, e il cugino, e rivedere il suo criceto o riaddormentarsi nelle lenzuola con le margherite che tanto amava.
Erano partite da una settimana, e ne rimanevano due, quando Sharyl si avvicinò a Sky, durante una passeggiata con il gruppo. Bastarono pochi minuti per farle diventare amiche e, nonostante le camere non potessero essere cambiate, le due si tenevano sempre compagnia.
Il sabato successivo avrebbero visitato quella splendida isoletta, chiamata Mont Saint Michel. Erano troppo piccole per capire i motivi per cui l’acqua si alzasse, o si abbassasse e lo spiegarono con alcune teorie, storie, inventate da loro. La sera prima, però, Sharyl si sentì male e Sky chiese ad una ragazza, già maggiorenne ma non ancora pronta per insegnare che però aiutava la loro ‘maestra’, di riaccompagnarle a casa.
Probabilmente il suo gesto fu dettato dalla nostalgia ma comunque funzionò per riportarle a casa. D’allora divennero inseparabili e quel posto, nonostante non l’avessero mai visitato divenne il loro simbolo, il luogo che aveva determinato l’inizio della loro amicizia ed anche il loro sogno, il loro viaggio ideale.
Era tutto, come il legame che c’era tra loro.

Quando arrivò a scuola l’amica non c’era ancora e, così, prese posto nel suo banco lasciando però cadere un giubbotto in quello dietro così, quando sarebbe arrivata Sharyl, avrebbe avuto l’occasione di augurarle buon compleanno. Ma l’occasione non si presentò fino ad ora id pranzo, quando Skyler la intravide seduta ad un tavolo con altri ragazzi. Le si avvicinò e le chiese di parlare un momento, da sole.
-Hey, buon compleanno!- le disse sorridendo e fece per prendere la bustina contenente il bracciale nella tasca dello zaino. –Grazie- disse impassibile l’altra. –Cosa c’è che non va?- rinunciò a cercare di tirarlo fuori in piedi e si sedette su una panchina, con ancora la zaino in mano. Sharyl la imitò. –Non è più la stessa cosa, non lo vedi?- Sky smise di cercare e la guardò. –Cosa non è più lo stesso?- -La nostra amicizia! Non te ne rendi conto, Sky? Tu sei tanto presa dalle tue esercitazioni e dalle tue amiche e…- -Anche tu hai i tuoi amici, le tue cose e io non ti ho mai detto di nulla. E’ andato tutto così bene fin’ora.- -No, non è vero. Stavamo solo cercando di fingere. Ma lo vedi come siamo cambiate? Per l’amor del cielo, Sky, come fai ad essere così cieca? Non ti sto accusando di nulla, è solo la verità. Non siamo più due bambine, noi due. Accettiamolo. – Skyler rimase senza parole. Com’era possibile che, quella ragazza che era come sua sorella, ora le stesse dicendo che non avevano più nulla in comune? Non era possibile, eppure stava accadendo. Era probabile che sarebbe rimasta da sola, escludendo le sue compagne, più che amiche, di squadra.
-Sia chiaro, io ti voglio bene, ma non possiamo fingere per sempre di andare d’accordo. E’ stupido. E soprattutto ora che hai trovato delle ragazze e dei ragazzi con cui stai bene, proviamo ad allontanarci. Ci stai?- E cos’altro avrebbe potuto rispondere? Non avrebbe potuto rifiutare, non con Sharyl così convinta, non in quel momento, non senza conseguenze. Non senza la fine anche di quel poco che era rimasto fra loro. Annuì e si sforzò di sorridere. –va bene, è a posto. Allora, a presto.- disse e se ne andò solo dopo averle lasciato in mano la bustina. Guardò Sharyl rimanere per qualche secondo, mentre fissava la scritta e accennava ad un sorriso. Poi la strinse in un pugno e chiuse gli occhi, non la indossò ma nemmeno la gettò. Si limitò a riporla nella busta e metterla nello zaino, poi tornò sorridente nel gruppo.

Che cosa stupida, pensò mentre si avvicinava ad un tavolo vuoto per finire il pranzo. Quasi dal nulla comparvero Tess, Kaya e Tania. –Hey-iniziò Tess- ti andrebbe di venire a casa di Kaya, stasera? I suoi non ci sono e vorremmo ordinare una pizza, guardare un film magari. A te va?- -Ehm, perché no. Solo che…a casa di Kaya, cioè, la stessa della festa, vero?- chiese. Non ricordava molto bene dove si trovasse, ma l’avrebbe chiesto a Niall o, magari, sarebbe andata lì con una delle altre ragazze. –Sì, organizziamo tutto da me –disse Kaya- perché i miei sono molto permissivi e la casa è gigantesca. L’unico problema sarà mio cugino ma, tranquilla, ha promesso di tenersi alla larga da noi.- sorrise. –Magari ti vengo a prendere io! Non siamo molto lontane, giusto?- Skyler guardò Tania e le sorrise, annuendo.

Il pomeriggio ci mise poco ad arrivare e, nonostante Sky non avesse la minima idea di quanto tempo avrebbe passato da Kaya, decise comunque di infilare nella borsa lo spazzolino. Odiava che il suo alito ed i suoi denti non fossero puliti, come del resto odiava anche utilizzare qualcosa che fosse di altri…quindi prese anche un asciugamano, di quelle piccole. Ne fu contenta quando vide Tania arrivare e iniziare a parlare della bellissima nottata che stava per iniziare. –Aspetta…nottata?- -Sì- -Ma io non ho il pigiama!- Ora era nella più totale crisi, ma si calmò subito. Al massimo, avrebbe tenuto il pantacollant e la maglietta, che aveva indossato proprio perché si sentiva più comoda così.
Arrivarono da Kaya verso le otto e, subito, ordinarono la cena. Poi si sedettero davanti allo schermo in soggiorno e scelsero il film che preferivano. –Ne ho affittati cinque, in caso poi volessimo continuare a star qui.- disse la proprietaria di casa. Sembrava che lei fosse quella che forniva sponsor per le divise, che ospitava feste –anche fuori di casa-, che, insomma, sosteneva economicamente la squadra. E questo non le creava problemi, anzi, la rendeva solo più soddisfatta del suo lavoro all’interno di questa. Comunque era un’ottima ballerina, e cheerleader. Risaltava ovunque andasse.
Quando arrivò la pizza, il film era già iniziato da qualche minuto. Il tempo passò in fretta e decisero di guardare anche il secondo in lista. A metà film Kaya si alzò in piedi ed interruppe il nastro. –Che succede?- chiese Skyler. –Quel cretino. Ha alzato il volume, e ora si sente fino a qui. Ah, gliele faccio ingoiare quelle casse.- E fece per andare da lui ma Tania, per fortuna per il ragazzo, la fermò e la calmò. –Ci andiamo noi.- disse e fece un segno a Tess, poi ad Elizabeth –che era appena tornata da una vacanza di una settimana e, quindi, aveva conosciuto Sky solo quella sera- ma nessuna delle due si mosse. La ragazza alzò gli occhi al cielo e Skyler la raggiunse e salirono le scale. –Menomale che sei venuta tu, sai. Lui non è così male ma con Kaya non va proprio d’accordo. Vieni.- fece ed invitò la ragazza in una piccola camera.
Le pareti erano grigie e i mobili di un bianco sporco. Una terrazzina era posizionata sul lato destro ed il letto proprio di fronte. Sopra c’era disteso un ragazzo dai capelli castani ed un sorriso da ebete stampato in faccia. –Tania, quanto tempo! La mia cuginetta se l’è presa, vero?- -L’hai fatto apposta.- l’accusò Tania, semplicemente. –Bè, sì, ma lo sai come sono, no? E poi, non mi presentate la nuova amica, lì.- Fece un cenno a Skyler. La ragazza fece qualche passo verso il letto del ragazzo e cerò di abbozzare un sorriso. –Piacere, Skyler. - -Piacere, Louis.- fece lui stringendole la mano. Tania lo guardò come ad ammonirlo per qualche secondo, poi lui si alzò in piedi e l’abbracciò. –Farò il bravo, ma, mi raccomando, non date tregua a Kaya. Credo mi odi.- Tania sorrise e se ne andarono. –Tu lo..- iniziò Skyler, intenzionata a chiederle come conoscesse il ragazzo ma lei la precedette. –Stavamo insieme, una volta. Cioè, non so cosa fosse esattamente il nostro rapporto, ma ci volevamo bene e ce ne vogliamo ancora, ma ora siamo come fratelli. Lui e Kaya da bambini erano cane e gatto, ma erano cugini e si sopportavano, a volte anche sostenevano. Poi tutto è cambiato, Louis è cambiato e lei è cresciuta continuando ad essere una bambina viziata, ma non c’è da meravigliarsi. E così lui non la regge, la provoca e lei risponde. Sono terribili.- disse lei, poi le sorrise e si fermò di scatto. –Credo di aver lasciato il cellulare da Lou: l’avevo in tasca.- -Tranquilla, vado io. Non mi ucciderà.- scherzò Sky, risalendo le scale. Si era proposta perché, così, avrebbe avuto almeno qualche secondo per stare da sola. Aveva bisogno di staccare da tutte quelle chiacchiere. Le serate da Sharyl non erano mai state così…ma ci sarebbero più state, comunque. Pensò la ragazza.
Quando aprì la porta Louis era nella stessa situazione di poco prima. Aveva in mano il telecomando dello stereo e le casse quasi al massimo. Nell’altra mano una sigaretta e gli occhi chiusi. Skyler si avvicinò alle casse e le spense, poi guardò Louis. –Hai idea di dove sia il cellulare di Tania?- chiese fredda. –E’ lì. Credevo sarebbe venuta lei, io, ecco…non dirai a Kaya che sto fumando, vero?- -Dipende cos’è.- -Malboro. Le usava un mio amico e me ne sono rimaste un paio.- -Allora non le dirò nulla, tranquillo.- -Bene!-disse lui contento- vuoi provare?- -No, grazie.- e fece per andarsene. –Oh, tu sei una di quelle brave ragazze. Quasi me ne dimenticavo. Tu non fumi, non bevi, non ti droghi.- -E’ così che dovrebbe essere, sai?- rispose lei –Sì, ma non ti sto offrendo nulla di più che un po’ di erba. Legale, fra l’altro.- -Non per me. Ho diciassette anni.- -Oh, capisco. Fa quel che vuoi.- Si avviò di nuovo verso la porta ma, arrivata all’ultimo scalino, sentii le ragazze urlare, poi ridere e poi ciarlare di tutto e di più e salii in fretta, senza dare nell’occhio. Entrò ancora in camera e Louis, con uno sguardo annoiato, le si avvicinò. –Problemi con le tue amichette, giù?- -No, però non mi va di star con loro.- notò il suo sguardo confuso e fin troppo curioso e, come per giustificarsi, gli sfilò di mano le Malboro e sussurrò un ‘da' qua’.


Eccomi qui col terzo capitolo, spero  vi garbi(?).
Ecco che compare Louis! *coro di sottofondo*
E' un un po' particolare, decisamente. Però figo, no?
Come se non lo fosse sempre. 
 Comunque, lasciatemi una recensione, per favore. 
Se volete ricambio, ovvio v.v

Vi ringrazio per le recensioni, le visite e la pazienza.
Un bacio, April xx

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Capitolo 4
*** Terzo. ***











So di averci messo un po', ma ho avuto molto da fare e sono davvero stanca...colpa della scuola. Comunque ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia. Vi ringrazio per le visite e le recensioni (:
Un bacio xx






Louis sorrise e gliele passò. –Non ti facevo così…- La guardò e capii che le sue intenzioni erano diverse da quelle che credeva. Prese una sigaretta e la rigirò fra le dita per qualche secondo, alzò lo sguardo e il ragazzo si sentii attraversare da un’ondata di gelo. –Non sono solo sigarette, vero?- -No. Tu non lo dirai in giro, vero?- ribatté lui. Skyler ci pensò per qualche minuto, fece fare un altro giro alla sigaretta e si avvicinò alla finestra. Lanciò il pacchetto fra i cespugli e porse al ragazzo quella che ancora aveva in mano. –Questa è l’ultima che ti concedo.- disse seria, poi si sedette.
Lui, ancora scioccato, si sedette accanto a lei. ‘Le hai buttate!’- avrebbe voluto dire, ma alla fine riuscì solo a balbettare. Quando si riprese, era intenzionato a fargliela pagare.  –Tu, tu sei un mostro di ragazzina!- Lei si sentì orgogliosa e si avvicinò, piano. Lui indietreggiò. –Io, non sono una ragazzina. Tu, sei un cretino.- si fermò qualche momento- Ho intenzione di farti cambiare rotta.- -Non ne ho bisogno.- -Ah, no? Sei ancora al liceo e hai vent’anni, Louis! Sei un bambinone e l’unica cosa che sai fare è fumare, drogarti e bere. Tu hai bisogno d’aiuto e l’istituto non te lo darà davvero.- -E tu? Che ci guadagni?- -Nulla. Solo il fatto che non darai più fastidio a noi ragazze, nel tempo libero. – In realtà la ragazza non aveva interesse per quel genere di serate, altrimenti sarebbe stata giù con le altre. Non amava nemmeno farsi i fatti degli altri. Eppure Louis aveva qualcosa che la spingeva a dargli una mano. Forse era la sua strafottenza incredibilmente costante, o il fatto che non sembrava per nulla uno di quei ragazzi da carcere. O la pena che le avrebbe fatto sapere che, dopo qualche anno, sarebbe entrato in una di quelle celle luride, lui che la camera più sporca che avesse mai visto era probabilmente quella. E se Tania, che era così carina, aveva avuto una storia con lui, così male non poteva essere. Il ragazzo la guardò per qualche secondo. Voleva capire le sue intenzioni, ma non la conosceva così bene da riuscirci così, si limitò a continuare ad osservarla. –No- disse poi- sei troppo…carina, per aiutarmi. Troppo bambina.- -E’ questo il punto!- rispose Skyler, che aveva decisamente perso la pazienza. – Io ti aiuto a calmarti, tu ci stai da bravo ragazzo e cerchiamo una soluzione insieme. Okay?- -Va bene, ma…voglio che tu stia davvero un po’ con me. Che tu guardi il mio mondo con i miei occhi. Così, semmai farò o dirò qualcosa, tu saprai che non sono solo un cretino come dici.- Si strinsero le mani e Skyler si alzò. Si abbassò a prendere il telefono e quando si rigirò, Lou era di nuovo disteso sul letto con la sigaretta nella bocca. Nel giro di due settimane, pensò, sarebbe cambiato. E chissà che non avrebbe fatto bene anche al suo curriculum avere un ‘aiuto sociale’. Sorrise, chiuse la porta e tornò giù correndo.
Porse il cellulare a Tania, le sorrise e si godette il film. Durante gli ultimi minuti Tess chiese che fine avesse fatto prima. –Non trovavo il cellulare- rispose. Tania la guardò e lei capì che ricordava dove fosse e che era impossibile averlo ignorato, ma non disse nulla e si limitò a continuare a seguire la storia.
Dopo qualche minuto, ognuna era nei propri pigiami a dormire.
Otto e cinque, la sveglia suonò ma per fortuna era sabato. Le ragazze si sistemarono, indossando i cambi e Skyler si fece prestare un vestitino da Kaya, che portava quasi la sua stessa taglia. Dopo poco, decisero di preparare la colazione e lei ne approfittò per salire dal suo nuovo collega.
Lo trovò in uno stato di dormi-veglia e cercò di non svegliarlo, mentre rimuoveva ogni traccia di droghe, alcool e decise di lasciare solo le sigarette –quelle normali. Scese di sotto, sempre senza fare rumore e si unì alle sue compagne. Oramai avevano quasi finito, ma si prese la soddisfazione di versare lo sciroppo sulle piadine e si sedettero a tavolo.
Dopo meno di due minuti Louis scese. Il suo volto era una maschera di odio e disperazione. Skyler nascose il suo sorriso soddisfatto. Quella era guerra per Louis così si sedette accanto a lei ed iniziò a rubarle cibo dal piatto, ridendo ogni tanto. Lei intanto gli calpestava i piedi e, quando venne l’ora di andar via, fu l’unico a non essere salutato da lei. Non che, comunque, qualcuno a parte Tania si fosse curato del ragazzo. Eppure, proprio sulla soglia, quando Kaya era tornata dentro e le altre erano già lontane, Louis l’avvolse in quello che più che abbraccio era una stretta mortale.
–Sei morta ragazzina.- -Sei tu quello che non sopravviverà a questa lotta.- -Ma non eravamo alleati?- -Non ti posso aiutare senza levare quella roba di mezzo, e tu mi odierai comunque. Tanto vale chiamarla guerra.- La lasciò e tornò dentro, lei sorrise e raggiunse Tania. –Voglio sapere cos’è successo l’altra sera?- chiese Tania quando, la mattina del lunedì, incontrò Skyler per i corridoi. –Lo scoprirai, se devi.- sorrise, l’altra lanciò gli occhi al cielo e se ne andò. –Ma buongiorno!- era Niall, col suo fare eccessivo e con la tuta già indosso. –Sono appena tornato da una partita importante, e non ho nemmeno avuto un tuo abbraccio. Reputati una cattiva amica.- lo disse sorridendo ma, quella frase, colpì in pieno Sky.
Perché lui era così simile alla sua migliore amica e lei se n’era andata. Magari era stato per quello. Lui lo capì e la superò, per poi fermarsi davanti a lei e stringerla in un abbraccio. –Hey, farete pace.- -Non abbiamo litigato.- -Ah no?- -No. E’ questo il problema.- Niall cambiò argomento, e le chiese cosa facesse quella sera. La ragazza alzò le spalle. Probabilmente avrebbe studiato, ma non le andava di ammettere che non aveva altre persone con cui uscire, se non Sharyl. –Ti va se usciamo?- chiese il biondo. –Perché no.- disse, senza pensarci. Lui sorrise e se ne andò, solo allora Sky realizzò che quella non era ne una festa del tifo, ne una serata-party a casa Horan, ne un’uscita per una commissione, ne un lavoro di gruppo. Era un appuntamento, di quelli come nei film americani. Ma Niall era un suo amico, comunque. Non era interessato per davvero, giusto? Voleva solo tirarla su, ecco. Ma lei non aveva bisogno della sua pena. Proprio no. Eppure…si trattava solo di un’uscita. Decise di non pensarci, almeno finché l’ora di spagnolo non fosse finita ed aprì il libro.
All’uscita iniziò a piovigginare e Tania le offrì un passaggio. Quando la raggiunse sentì Niall salutarla poco dietro e si girò ricambiando il saluto ed incontrando gli occhi dell’amica. Lei sorrise e Sky provò a ricambiare, ma riuscì solo a non aggiungere altre gocce salate alla pioggia.
Quando arrivarono a casa di Sky, si era scatenato un temporale e Tania si fermò da lei.
Tutto era troppo e stranamente tranquillo e, infatti,poco dopo la sorellina di Sky iniziò a piangere e, lei, la portò con se in camera. Si addormentò in poco, ma non era tranquilla e quindi la tennero d’occhio. La ragazza raccontò a Tania del patto con Lou, ma non della ‘guerra’. E di Niall. Tania decretò fosse un vero appuntamento, ma la diciassettenne non le credette e continuò a pensarla a modo suo.
Quando furono le sette, Tania andò via ma non prima di scegliere l’abbigliamento per Skyler, quella sera.  Quando anche lei fu pronta, si guardò allo specchio. Un pantalone nero, aderente. Una maglia larga, con un velo ed un colletto dorato ed un paio di scarpe rosse come quella. Perfetta. Si meravigliò di come Tania avesse colto la sua idea di ‘eleganza’. Sorrise e si fece trovare da Niall e dalla sua auto nera metallizzata, sul vialetto. Salì all’interno e partirono, diretti in un ristorante non molto distante. Era elegante e Skyler fu felice di non aver indossato quei pantaloncini sbiaditi. –Bene, eccoci qui…- disse Niall. Skyler sorrise. Ordinarono e parlarono della scuola, poi del tifo, del fatto che Tania fosse molto simpatica e che i capelli di Sharyl non fossero pettinabili, che lei le mancava e, infine, poco prima del dessert iniziarono a parlare della loro amicizia.
Si conoscevano da quando erano piccoli, era vero. Non avevano mai parlato molto, fino al liceo, ancora vero. Solo ora si conoscevano bene, vero. E entrambi avevano cose in comune, vero. Skyler si sorprese quando, uscendo dal ristorante, si rese conto di aver detto la cosa giusta in ogni frase, di aver fatto la cosa giusta in ogni gesto. Ne fu contenta e non pensò ad altro fino a quando arrivarono davanti casa. –Bè, allora a domani. E’ stato…divertente, no?- disse la ragazza. –Sì, ma…Skyler, ti prego, non interrompermi adesso. Io..bè, volevo solo dirti che credo tu mi piaccia, davvero. E non so cosa pensi tu ma…- In quel momento nella testa di Skyler non c’era molto più che gli occhi e il sorriso di Niall e, lui era così dolce e si trattava solo di capire se le piacesse davvero. Così, senza pensarci molto, le sue labbra incontrarono quelle del ragazzo per qualche secondo, poi sorrise. –Buonanotte e scusa l’interruzione.- disse, tornando in casa. Perché in fondo Niall le piaceva almeno un po’.

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Capitolo 5
*** Quarto. ***



In primo luogo mi scuso per l'enorme ritardo, ma ho avuto molto da fare e poca ispirazione. 
Spero vi piaccia,anche se io stessa lo trovo un po' monotono, e forse lo è la storia in se...ci penserò e forse lascerò perdere.

Scusate eventuali errori, non ho riletto.
Per ora godetevi(o subite) quaesto capitolo.
-April xx






-Buongiorno!- esordì Niall, non appena Skyler varcò la soglia della classe. Si sorrisero e il ragazzo le stampò un bacio sulla guancia, per poi correre a lezione. Skyler sentì le guance andarle in fiamme e non tanto per il bacio più che innocente di Niall, ma per la gente che ora la fissava. Decise di lasciar correre e cercò un psoto libero per l’ora di biologia.
La sua migliore amica, anzi ex migliore amica, le indicava un banco libero al suo fianco. Si avvicinò, un po’ diffidente ma tutto venne sostituito dalla curiosità, quando vide il piccolo pacchetto con un fiocco dorato ed il suo nome in blu, appoggiato sul banco. Si sedette e lo scartò. Al suo interno c’era un braccialetto di oro bianco, esattamente identico a quello di Sharyl. L’unica differenza era la scritta. ‘S&S’, c’era scritto.
Sapeva esattamente cosa significasse, era solo un altro simbolo di un’amicizia che aveva creduto di perdere. “Skyler&Sharyl”. L’avevano scritta ovunque, quella sigla, da bambine e quando si presentava l’occasione ci tenevano a precisare che si trattasse di un vero codice segreto.  Sotto il braccialetto, nella scatola, in corsivo, c’era una grande scritta: ’Scusami’. Skyler sorrise: era proprio nello stile di Sharyl, tutto ciò. Faceva sempre tutto con stile ma in realtà non ci provava nemmeno. Era questo il lato interessante di lei. Non aveva bisogno di provare a fare qualcosa, le bastava farla ed era perfetto. Una volta però l’aveva vista cercare di applicarsi ad un disegno della professoressa, senza riuscirci nonostante il giorno prima avesse riportato il parco della città su carta in modo splendido.
Ecco, forse era questo che non andava: nessuno le doveva ordinare nulla. Quando incrociò i suoi occhi, lei le indicò il bracciale che portava al polso e Sky fece per indossare quello nuovo di zecca, mentre la lezione iniziava. Le ore passarono più in fretta del previsto e, quando le due ragazze si avviarono fuori scuola ebbero molto da dirsi.
Quando arrivarono al piccolo vicolo da percorrere per raggiungere casa della bionda, si salutarono con un abbraccio. Skyler continuò per la sua strada ma si sentì quasi in colpa per aver dimenticato l’allenamento e decise di tornare indietro, quando notò una scritta grigia su un’insegna malandata. Era una scuola. Anche se era difficile crederlo. Il giardino era incurato, le finestre piene di polvere, i cancelli malandati e le mattonelle all’entrata decisamente poco lucide. Certamente, non era come la sua di scuola: sempre in ordine, senza un difetto. Ricordò che, forse, Kaya le aveva parlato di quell’edificio che frequentava il cugino. Così la ragazza decise di entrare ed aspettarlo, ma il cancello era chiuso con un lucchetto, aspettò fuori. Dopo quasi venti minuti un uomo tozzo e nervoso, rimosse il lucchetto e permise agli studenti di uscire.
Notò subito il ragazzo pe rvia della sua sgargiante maglia a righe rosse e blu. Non gliel’aveva mai vista indosso ma, infondo, non si conoscevano da molto. Quando Lou la vide si chiese per qualche secondo se, quella ragazzina, avesse davvero avuto il coraggio di aspettarlo, da sola, in quella strada praticamente deserta e si rispose di sì.
La raggiunse e si salutarono con un ‘hey’ poco convinto. Il ragazzo si pentì del patto, perché avrebbe dovuto, e voluto, correre a casa a cercare di evitare la cugina e finire in fretta di mangiare ma, alla fine, si arrese al fatto di dover passare almeno un po’ di tempo con Skyler. Lei, invece, ogni momento che passava sentiva la nostalgia della sua divisa da cheerleader, delle sue compagne e delle coreografie.
Percorsero qualche metro verso casa di Skyler, ma poi decisero di entrare in un piccolo parco che, in realtà, era composto solo da qualche aiuola ed una fontana. Parlarono, e parlarono e parlarono, inaspettatamente. Scoprirono che le persone che Louis frequentava non erano così male, che Sharyl aveva quasi gli stessi gusti del ragazzo.
Skyler controllò l’orario, era quasi ora di pranzo e il cielo iniziava a riempirsi di nuvoloni. –E se andassimo a casa?- chiese, con l’intenzione di andare a controllare che la madre fosse tornata. –Ok, tua o mia…anzi, di Kaya?- rispose lui. Sky ci mise un attimo a capire cosa intendesse e realizzò di essersi espressa male ma non era una così pessima idea andare a casa di Kaya, che era più vicina, con la pioggia imminente. Proprio in quel momento iniziò a piovigginare e i due corsero verso il cancello.
Quasi subito si ritrovarono in camera del ragazzo, che propose di nascondere la presenza di Skyler a Kaya, per ovvi motivi. Lei la trovò un’ottima idea. –Anche se non credo verrà mai in questa camera, sta attenta mentre scendo un momento giù.- -Ok.- disse lei. Dopo pochi minuti Louis tornò su con una bottiglia di succo ed una che, la ragazza provò ad indovinare, conteneva senza dubbio qualcosa di altamente tossico. –Non hai mica intenzione di berlo, vero?- -Ovvio che sì! Vuoi?- -No, non puoi.- -Perché?- -Abbiamo un patto!- Si avvicinò e gli fermò la mano, che era già sul collo della bottiglia. Continuarono a contenderla per un po’, tirando, minacciando e, ad un certo punto, Skyler provò anche a tirare un calcio al ragazzo, senza molto successo. Skyler si arrese. –Se non bevi almeno da ieri, puoi sorseggiarlo. Ma davanti a me.- Lui sorrise ed iniziò a versare il drink. Le porse un bicchiere della bevanda appena creata col succo e lei l’accettò, ma non lo bevve. –Non bevi?- -No.- -Prova, su. Non diventerai dipendente per un bicchiere, Sky.- Allora si convinse ed imitò il ragazzo, poi si alzò e fece per chiudere la bottiglia, ma Louis la fermò. –Perché?- -Perché non abbiamo ancora finito, baby.- -Oh sì invece- iniziarono a litigarsela come poco prima e questa scivolò a terra, rompendosi in mille pezzi. Il ragazzo provò a raccoglierli, borbottando qualche maledizione nei confronti di Skyler che continuava a ripetere fosse colpa sua.
Dopo pochi secondi entrambi si sedettero. Skyler fissava Louis, mentre ingoiava l’ultimo sorso del suo drink. –Lou?- lo chiamò. Il ragazzo la guardò sbalordito, probabilmente senza rendersene conto l’aveva addirittura chiamato come fosse stata un’amica. –Sì?- rispose lui. –Perché ti piace tanto? Cioè, sei un bravo ragazzo in fondo…o almeno così sembra, perché ti vuoi rovinare così?- chiese, indicando gli ultimi residui di alcool sul pavimento. Lui non rispose, abbassò semplicemente la testa. –E poi non sembri uno di quei tipi che per strada, senza nessuno, senza casa…tu hai una famiglia che ti vuole bene. A parte Kara, che alla fine nemmeno ti odia più di tanto. Mi ha detto che hai delle sorelle a cui vuoi molto bene…qual è il problema?-
-Il problema è che sei una ragazzina, Skyler. Possibile tu non capisca? Non tutti sono perfetti come te, non tutti hanno una madre perfetta, una pagella perfetta, una sorella perfetta ed una vita senza nemmeno un fottutissimo difetto. Io sono il tuo contrario, lo dovresti sapere ormai. E quella gente per strada, che critichi, ha i suoi problemi. Non li puoi giudicare. E anche io ho i miei problemi e i miei motivi per fare ciò che faccio.
Skyler capì di avere, almeno in parte torto, e decise semplicemente di continuare ad ascoltare, mentre lui continuava a sfogarsi. Sembrava che i suoi problemi fossero nati quando era un ragazzino, e stava male. Nessuno l’aveva mai aiutato, tranne i suoi genitori che comunque molto non potevano fare, non lo capivano anche provandoci. E forse nemmeno lui si capiva. Poi si trasferì da Kaya, che allora era già una tredicenne poco dissimile da Skyler, e iniziarono a litigare. Poi arrivò Tania, che sembrava così vera, così dolce e iniziarono a frequentarsi, nonostante i due anni di differenza. Lei era una classe avanti alla cugina e orari diversi, così nessuno si accorse di loro fino a quando Lou dovette partire. Si ripromisero di sentirsi, ma Tania dimenticò in fretta, mentre lui no. Ora era di nuovo solo, e decise di dedicarsi a qualcosa che non gli avrebbe fatto pensare a nulla. –Con quel calore nelle vene non devo nemmeno sforzarmi di fingere di star bene, o di pensare.- concluse. –Scusa per la sfuriata, comunque. Immagino che anche tu abbia i tuoi problemi. Ti va di scendere a mangiare qualcosa? Per Kaya inventeremo qualche scusa, tranquilla.- Skyler sorrise e scesero in cucina mentre, la ragazza, si chiese se davvero avesse qualche problema. E la sua risposta fu un secco e deciso ‘no’. Mai possibile?

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Capitolo 6
*** Quinto. ***



Questo capitolo sarà un po' corto, ma importante :33
Me la lasciate una recensione? *occhioni dolci*
Grazie a chi si interessa alle mie cagate, e grazie alla bellissima, dolcissima e bho HAHA
DareToDream1D
Spero vi piaccia, posterò al più presto, un bacio.
April_

 

 

 

 

 






Il tempo passò più in fretta del previsto fra una chiacchiera e un’altra così, nonostante la loro poco voglia di apprendimento –soprattutto da parte di Louis- , i due ragazzi furono costretti a concentrarsi sui compiti.
Quando verso le cinque, Kaya chiese a Louis con un grosso urlo se fosse a casa e lui non rispose, lei entrò in camera e vedendo Skyler assunse un’espressione confusa e stordita. –Ehm…ciao.- disse poi –Ciao. Sono venuta a trovarti e Lou mi ha chiesto una mano con…storia e…- -E poi ho scoperto che sa giocare a FIFA!- - E non abbiamo saputo scollarci dal gioco.- si giustificarono. Kaya non credette loro per vari motivi, primo dei quali il fatto che storia era una delle poche, forse unica, materie in cui Louis non vacillava fra il quattro ed il quattro e mezzo. In realtà era intelligente e aveva quasi sempre la forza e la voglia di studiare, ma il suo comportamento lasciava a desiderare perfino i professori meno esigenti e, spesso, si rifiutava persino di andare a conferire. Ma il professore Sprouse, americano e costretto ad insegnare a quei ragazzi nonostante le numerosissime lauree, era aperto, simpatico e bonario. Soprattutto con Louis, che gli somigliava in molte cose. –Immagino tu non voglia unirti a noi, quindi…- disse Kaya, dopo aver lanciato uno sguardo ai libri e prima di lanciarne un altro quasi di rimprovero al povero Louis   che per la prima volta non aveva colpa. –No, ci stiamo divertendo.- sorrise lei, invitando il ragazzo a concentrarsi sulla prima guerra mondiale.  Kaya uscì quasi indispettita e Sky ne fu contenta, lo meritava. –Sai io non amo giudicare le persone…e non ho giudicato nemmeno te, prima di incontrarti. Non sono così superficiale come credi.- disse lei, girando l’ennesima pagina e sottolineando l’ennesimo libro. –Oh, lo so, cioè, l’ho capito. Tranquilla.- rispose lui, e con un movimento fulmineo chiuse il libro. –Divertiamoci un po’.- -Non posso, è tardi e Niall passa a prendermi per le sette, a casa.- Louis sussurrò un ‘Ah, capito.’ E tornò ai suoi libri. –Allora a domani?- Sorrise , era un sì. Alle sei le gocce clade della doccia, in camera le bagnavano la schiena e il viso. Cercò, una volta uscita, di trovare un abbinamento adatto alla serata. Alla fine notò, in fondo al cassetto, una maglia di lana leggera, con uno scollo sulle spalle, blu scuro e pensò di abbinarla ad un jeans comprato da poco. Fu pronta in pochi minuti. Asciugò per bene i capelli, ombretto celeste, lucidalabbra chiaro –quasi color carne- e dopo un’occhiata allo specchio scese giù. Scoccò un bacio veloce alla bambina che si dondolava nel seggiolone, mentre la madre cercava di farle ingoiare un cucchiaino di pasta. Sorrise anche a lei, la stimava molto. Aveva fatto tanto per loro. Il padre le aveva lasciate, anzi, l’aveva lasciata meno di un anno prima. Era stato terribile, per tutti. Per lei per prima che, la mattina della nascita della sorella, aveva trovato un biglietto sul suo comodino: ‘Non so quando la piccola Juliet nascerà, vorrei esserci ma ho bisogno di andar via. Urgentemente. Vi voglio bene, papà.’  Ricordava esattamente quelle parole e quanto fossero in contrasto l’una con l’altra. Delle sue lacrime di incredulità, di rabbia, di tristezza, bagnare quel piccolo foglio e riporlo in un cassetto, prima di correre nella camera dei genitori e rintanarsi nell’armadio del padre, che era ancora pieno del suo profumo. D’allora sembrava cambiato così tanto. La madre era tornata, lei aveva iniziato a cercare di guadagnare con qualche lavoretto e dopo poche settimane avevano trovato un equilibrio tale che Skyler si potesse concentrare solo, ed unicamente, sulla sua vita e sugli studi. E lo fece. Come la madre si occupò del suo lavoro e della bambina. Ogni tanto la sentiva piangere nella sua camera, ma mai davanti alle figlie. Odiava quei momenti, ma c’era abituata. Lei invece spesso, di nascosto, ancora tornava in quell’armadio nonostante il profumo fosse quasi svanito, o cercava di immaginare Juliet fra le braccia del padre, o vederlo tornare un giorno.  Ma sapeva che era solo un’illusione, ben diversa dalla realtà dei fatti. Quindi sbatté la porta ed uscì in fretta. L’aria fresca della sera le impedì di piangere, e ciò la fece star meglio. Poi arrivò Niall, senza macchina questa volta, con le mani nelle tasche ed un sorriso a trentadue denti. –Ho pensato di passeggiare un po’, oggi.-sorrise prendendole la mano.
Camminarono per qualche minuto, in silenzio. Poi Niall iniziò a raccontare degli allenamenti di quella mattina, di un’imminente gara per le cheerleaders, del nuovo club che la sorella stava organizzando –e Skyler si interessò molto a questo punto- poi di una partita, del telefilm che seguiva e infine le chiese cos’avesse fatto lei, invece. –Ho studiato e sono stata con amici.- rispose semplicemente lei e poiché passavano davanti ad una gelateria, decisero di entrare. Le pareti bianche con scritte rosa, il bancone anonimo e le luci al neon davano a quel posto un clima freddo ma i gelati, i loro colori, i loro gusto che si potevano assaporare anche da lontano, rendevano tutto incredibilmente più accogliente. Di fatto, i ragazzi decisero di rimanere lì dentro per qualche minuto, dopo aver ordinato una coppetta con cocco e cioccolato ed una brioche con stracciatella e zuppa inglese. Finirono in pochi minuti, e decisero di acquistare anche una bottiglietta d’acqua. Quando uscirono il cielo sembrava più scuro e gli alberi più grigi che verdi, illuminati dalle luci gialle e arancioni della strada. –Ci voleva un gelato!- dichiarò Niall sorridendo –Oh, sì, decisamente. Praticamente Louis è riuscito a recuperare solo un paio di crostini con la salsa.- rispose lei, prima di pentirsene guardando l’espressione confusa di Niall. –Ero con lui e Kaya, è stato divertente e non è così male. Quindi non far così, dai!- -Senti, a me non piace. Ti prego, non lo frequentare così tanto.- -E’ un bravo ragazzo, Niall. Non lo puoi giudicare senza conoscerlo. Nemmeno io lo conosco bene, è vero ma, fidati di me, è a posto.-Niall annuì e sorrise. –Va bene.- disse, e continuarono la passeggiata.
Quando Skyler rientrò a casa, si fiondò in camera. Aveva bisogno di rilassarsi, di star da sola, di pensare. E pensò. Al padre. Lui era un po’ come Louis. Deciso, ma incerto. Sprizzava gioia, ma era triste. E, soprattutto, amava divertirsi e poco gli importava del giudizio degli altri. Però non sarebbe mai andato via, mai. Allora perché? Lui e la madre, Michelle, mai e poi mai avevano litigato. Certo, anche loro avevano i loro battibecchi, ma erano cosa di dieci minuti, stupide. Non un motivo di una separazione.
Si alzò dalla sedia e corse nella piccola camera che utilizzavano ormai per tutto ciò a cui non trovavano altro posto. Ricordava che lì c’erano i documenti del padre. Cercò per qualche minuto senza risultato e, alla fine, trovò una piccola pila di carte e cartelle. La prese e la portò in camera. La gettò sul letto e si distese a pancia sotto, in modo da arrivare con le mani a sfogliare quella pila.
Guardò l’orologio: undici e un quarto. La mattina dopo aveva un test importante, ma non avrebbe rinunciato ora. I suoi sospetti probabilmente erano infondati ma avrebbe trovato le prove, e non si sarebbe data tormenti mai più su quell’uomo che le aveva lasciate.
Scoprì poco e niente. Michael –quello era il nome del padre- era stato licenziato, ma lo sapeva già questo. Cosa non sapeva invece era che, dopo essere stato assunto in un ufficio, avesse fatto richiesta di trasferimento. Negata, ovviamente. Perché avrebbe dovuto trasferirsi? Forse aveva già in mente di lasciarle. Però così loro lo avrebbero comunque trovato. Quindi c’erano altri motivi. Ora era l’una ed un quarto ed il suo computer emetteva dei ‘bip’ continui. Controllò, trovando un messaggio di Louis. ‘Ancora sveglia a quest’ora, ragazzina?’ – ‘Cerco informazioni. Tu?’ - ‘Nulla, ti aspettavo.’ - ‘Perché?’-‘Ti va di vederci…verso due o le quattro, sotto casa tua? Ti devo far vedere una cosa.’ – ‘Ok. Allora a domani…facciamo le tre e mezza? Così almeno mangio qualcosa.’ – ‘Perfetto, ti busso quando ci sono.’

La ragazza decise di chiudere tutto, e dedicarsi a dormire e a cercare di avere sogni tranquilli. ‘Non abbandonerò.’  Si disse, prima di cadere in un lungo e profondo sonno. Senza sogni, ma con tanti pensieri. L’avrebbe trovato.
 

 

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Capitolo 7
*** Sesto. ***


Dopo questo capitolo cortissimo mi odierete ma, purtroppo, la scuola mi 'spreme' del tutto e ho pochissimo tempo. 
Fra l'altro, sto lavorando ad una cosa un po' fantasy, sempre ff, probabilmente su Zayn e cerco di finire l'altra già in corso. 
Troppe cose, se ci aggiungo anche il latino, greco, matematica ecc. çç
Spero comunque vi piccia e vi chiedo extramegagentilmente di recensire e vorrei che, se ne avete voglia, deste un'occhiata
qui, è una specie di spin-off.

Ah, mi hanno detto che Skyler e Sharyl sono detestabili, bè, lo so, lo sono davvero. HAHAHAH

Un bacio, April_

 





Quel pomeriggio gli allenamenti erano terminati un quarto d’ora prima, così da permettere alle ragazze che avrebbero aiutato ad organizzare l’inaugurazione del nuovo club quella sera, di prepararsi per bene. Skyler che aveva pregato Sharyl affinché la lasciasse dormire, fu a casa per le cinque e trenta e si sedette sul letto. Accese il pc, mettendo in ripetizione alcune delle sue canzoni preferite dalla playlist delle ‘slow’ e finì quasi immediatamente nelle braccia di Orfeo, per poi svegliarsi verso le sei e mezza ed entrare sotto la doccia, attenta che i capelli non le cadessero sulle spalle per non bagnarli.
Alle sette sarebbe dovuta essere già al locale, chiamato ‘The night tale’, ma pensando che, comunque, non sarebbe stata l’unica ritardataria, che le iscrizioni sarebbero rimaste comunque aperte, che Sharyl non contava su di lei per nessuna parte dell’organizzazione e che Niall era a casa con l’influenza, se la prese comoda.
Il club era stato battezzato da Sharyl, come ‘Live your world’, nonostante gli altri due co-amministratori non fossero propriamente d’accordo. E di lì a pochi minuti, la ragazza si sarebbe trovata fra gente di cui non ricordava il nome, intenta a far cose che non le interessavano, ma era lì per le amiche, per sostenerle. E anche per Louis, che aveva bisogno di trovare qualcosa a cui dedicarsi.
Quando comunque uscì dalla doccia, trovò un vestito azzurro –il colore che più amava- lungo fino a sopra le ginocchia, a pieghe come quelle tradizionali e fuori moda gonne scozzesi, una cintura oro in vita e anche attorno al colletto alto, sotto, erano appoggiate un paio di scarpe in perfetto abbinamento alla borsa sul letto. Non poté far a meno di ringraziare la madre in tutte le lingue che conoscesse, ed indossare ciò che le aveva preparato. Una volta pronta, decise di controllare se ci fossero messaggi, ma nulla. Sperò con tutta se stessa che Louis non avesse la pessima idea di non presentarsi, perché era solo per lui e Sharyl se stava andando fino a lì, con tutta quella stanchezza sulla pelle.
Quando scese le scale si accorse che non aveva idea di come arrivare al posto poiché Niall aveva un problema con l’auto e quindi era andato con la sorella un’ora prima. Decise che ci avrebbe pensato fuori o, magari, avrebbe chiesto a Tania. Appena arrivata all’entrata fu fermata dalla madre, che le porse una giacca bianca e le stampò un bacio. –C’è Louis.- disse, poi. E lui comparve dal nulla, con in braccio la piccola Juliet che reclamò un abbraccio dalla mamma e, lui, con dolore gliel’aveva restituita. Poi avvolse  Skyler in un abbraccio, sorrise, salutò la madre e trascinò la ragazza su quella moto che tanto amava. –Ha, ha. No. Io non ci vengo.- fece lei, provando a scendere ma lui la precedette e partì a razzo. Seguì un urlo spaventato e poi Sky si aggrappò a Lou e, quando si sentì più sicura alla moto. –Non ti conviene tenerti lì: ora partono le curve, aggrappati.- e lei seguì il consiglio.
In poco arrivarono al posto e capì presto il nome. Era buio, illuminato solo da un lampadario che più che riscaldare l’ambiente, lo rendeva asciutto e noioso, le sedie e i tavoli sparsi qua e la  erano occupati da studenti poco interessati che, fuori dalla scuola, diventavano pazzi scatenati, spesso, senza molto ritegno. Era anche per quello che Sky non frequentava la feste. Odiava quella confusione e, comunque, la sopportò per un paio d’ore buone sempre tenendo sott’occhio l’accompagnatore e vietandogli di toccare bottiglia, o anche solo bicchiere. Dovette urlare il suo nome più volte fino a quando non fu il momento delle iscrizioni. Loro furono quasi i primi e, appena firmato, Louis trascinò la ragazza dietro i cespugli, e ancora più dietro fino a quando non arrivarono al limite di una strada e l’attraversarono.
Ormai Skyler si fidava più o meno ciecamente di Lou, e lo seguì senza molte storie. A parte quando si buttò per strada, poco prima del passaggio di un camion. Quando arrivarono, e Sky lo capì perché Louis si fermò e si sedette per qualche secondo, erano quasi le undici.
–Siamo arrivati. Seguimi, niente domande finché non ci siamo solo io e te e, ti prego, ascoltami senza troppe storie. Tu mi stai aiutando, e io aiuterò te.- -No, il patto era diverso. Non voglio casini, Louis.- -Il patto era che tu saresti entrata nella mia vita. Bene. Anche io sto entrando nella tua e, credici o no, mi sento responsabile del fastidio che ti do, quindi, rimedierò. Abbi fiducia in me, ancora, dai.- Skyler, stremata dalla corsa e curiosa, annuì e lo seguì.
Appena dopo un paio di minuti, davanti a loro, comparve un locale. Un pub di quelli frequentati da camionisti o gente che ha tempo e soldi da spendere. Entrarono e molti squadrarono la ragazza, ma la lasciarono stare quando invece videro Louis. Sembrava quasi lo conoscessero e, probabilmente, era così. La ragazza si appese letteralmente a lui. –Paura ragazzina?- disse ridendo, a suo agio. –Ah, ha. No. Per nulla.- disse lei, ma, poco dopo si corresse –ok, forse un po’.- Lui sorrise e si sedette ad un tavolo, lontano dal bancone. In realtà nessuno avrebbe mai fatto del male, innervosito, offeso nessun altro lì dentro ma era un po’ come vedere Lou per la prima volta, sembrava strano e diffidente.
Di punto in bianco Louis si avvicinò ad una donna sulla trentina, che gli sorrise. Parlarono per un po’, mentre Skyler giocava con un tovagliolo e si sentiva come quando Sharyl la portava a mangiare la pizza col suo gruppo sportivo e parlavano di gare, allenamenti e record mentre lei, sola, continuava ad immergere le patatine nella maionese.
Per fortuna il ragazzo tornò presto. Non parlarono per un po’, ma poi si rese conto di quanto lei si sentisse a disagio ed iniziò ad ironizzare su tutto, in quel posto. A partire da un uomo di mezza età, che beveva della birre al bancone e ci provava con la donna di poco prima. Lui però se ne accorse e lanciò un’occhiataccia ai due, che trattennero a stento le risate.
–Lou?- Il ragazzo annuì. –Che ci facciamo, davvero, qui?- -L’altro giorno quando abbiamo studiato insieme, abbiamo parlato anche molto, ricordi? –annuì- Bè, mi è venuta in mente una cosa importante e siamo qui per questo…e perché quel posto mi annoiava davvero tanto. Non è per me, scusa.- -Tranquillo, nemmeno per me.- sorrisero e tornarono a parlare.
Pochi minuti dopo, suonò il cellulare di Skyler e la ragazza dovette allontanarlo per evitare che la ragazza le facesse perdere l’udito. –Dove sei? Che cosa…oh, dio, perché sei andata via! Dovresti vedere…No, Tania, no, quello non va lì!- -Ehm…mia madre, è venuta a prendermi per tenere Juliet, deve andare a lavorare.- -Meno cazzate, ho chiamato prima a casa.- -Ti spiegherò, promesso.- così chiuse il telefono e lo mise in borsa.
-Tomlinosn! E’ un po’ che non ti fai vivo, eh. Compagnia questa sera…?- chiese un uomo e si sedette di fronte ai due. La ragazza strinse il polso di Louis, non sapendo bene cosa provare e poi sentì il cuore sprofondarle nel petto. Si sentì…vuota e sola, ma, per fortuna, c’era ancora il calore del braccio del ragazzo che le stava accanto. 

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Capitolo 8
*** Settimo. ***




 

Inizia sinceramente a farmi voitare questo banner e, appena potrò, lo cambierò, decisamente v.v
Coooomunque, riguardo alla storia...non è lontanissima dal finire, ma nemmeno vicinissima.
So che in generale è corta, ma non sono così tanto abile, ecco, a tirarla molto. 
In qualunque caso, io AMO MANCHESTER. 
Dio, è splendida e questo capitolo è un po' suo(?). 
Cose strane succederanno(?) HAHAHAH ok, no, seriamente spero vi piaccia. 
Grazie mille per le recensioni e le visite e i compimenti, grazie davvero.
Un bacio, April_




 



Quella mattina Skyler si sveglilò di pessimo umore e fin troppo presto per i suoi gusti. Quando infatti controllò l'orario si rese coto fossero solo le sei e mezza. Comunque decise di andare in bagno per rinfrescarsi, prima di tornare a letto ma quasi immediatamente ricordò che, quel giorno, l'aspettava una lunga e stancante gita, ma l'aveva desiderata lei con tutta se stessa, e ancora avrebbe voluto partecipare ma avrebbe preferito magari più rilassata.
Fece una doccia veloce, poi indossò un lungo maglione blu ed un jeans scuro, le scarpe simili al maglione in quanto a colore e passo una linea di matita che, comunque sapeva, si sarebbe rovinata presto. 
La valigia era pronta, accompagnata dalla borsa, pronta dal giorno prima con dentro una maglietta più leggere, una bottiglia d'acqua, il portafoglio -con documenti, carte,soldi e vecchi scontrini-, cuffie, cellulare ed una guida del posto che stavano per visitare.
Non che non lo conoscesse come le sue tasche: Manchester.
"Capoluogo della contea metropolitana inglese della Greater Manchester. Fondata dagli antichi romani come magnum castrum, i suoi abitanti vengono chiamati Mancunians." questo, diceva Wikipedia di quella città e questo era decisamente poco per descriverla.
Lì, nonostante molti lo ignorassero, c'erano grandi e moderni grattaceli e antiche e bellissime chiese gotiche. Era un insieme di tempi e culture, un piccolo gioiello e Skyler stessa aveva voluto con tutta se stessa convincere la professoressa ad organizzare, proprio lì, una gita. Non sarebbe durata più di quattro giorni, ma a lei bastava. 
Certamente, se non fosse diventata un'archeologa famosa, o una ricercatrice, scrittrice in una città americana, o giapponese si sarebbe trasferita lì e si sarebbe allora accontentata anche di essere una professoressa -universitaria, ovviamente- stimata in tutto il mondo. 
Comunque non aveva molto tempo per fantasticare, se voleva davvero essere presente quando i suoi compagni avrebbero toccato quel suolo, così lasciò un biglietto alla madre con la promessa di chiamarla presto, un leggero bacio -come suo solito- alla piccola Juliet e corse per le vie della città, fermandosi solo quando vibrò il cellulare. "Ma dove sei?"chiedeva Niall. 
Decise di non rispondere e correre, correre, correre, fino a quando non sarebbe arrivata a destinazione: il pullman. Lo vedeva, da lontano e velocizzò il passo. A pochi metri, decise di rallentare, ma fu una pessima mossa perché quello partì, senza che nesuno la vedesse. Si sentì morire, ma subito dopo un altro pullman comparve poco dietro, con fermata 'Machester' e Sharyl che la salutava animatamente. 
Salì in fretta e si sedette accanto all'amica. Era un po' che non la vedeva, con tutti quegli impegni per la ragazza, la squadra, il tifo, i compiti per lei. Era semplicemente difficile, ma ci tenevano davvero troppo ora per lasciare tutto andare ancora. 
-E...Niall?- chiese Sky, poco dopo la partenza. -E' nell'altro pullman.- sorrise lei. Era stata una fortuna che le terze e le quarte avessero deciso di unirsi per la gita, e quindi che i tre amici fossero capitati nello stesso gruppo. 
Il viaggio non fu così lungo, ma stancante e quand arrivarono decisero di visitare prima l'Imperial War Museum North, e poi andare in albergo. 'The Birch Hotel', si chiamava ed era uno dei migliori o comunque più prenotabili pe runa studentesca. 
Sharyl e Skyler, per fortuna, ottennero di condividere la stessa camera e, con loro, capitaron Tania e Tess, per grazia divina probabilmente. Skyler si sentì sollevata e portò subito le valigie, anzi, la valigia in camera. 
Erano le dodici e, presto, il pranzo sarebbe stato servito a breve così le ragazze decisero di avvicinarsi alla sala principale. Era grande, bella e dorata...maolto dorata, tanto che Skyler -non così tanto amante dello sfarzo- non apprezzò molto. 
Si sedettero ad uno degli ultimi tavoli e decisero di aspettare in silenzio, ma finirono col raccontare di fatti, avvenimenti, e teorie più diverse e strane. Fu divertente, per tutte e la ragazza quasi dimenticò la sera prima, finché Sharyl non le chiese che fine avesse fatto, e lei non rispose. Se avesse saputo, non avrebbe fatto più domande, non in pubblico almeno. Così si ripromise di dirglielo al più presto. 
Il pranzo venne servito, e le ragazze mangiarono continuando a ridere fra un boccone e l'altro. -Bene, ora tutti a teatro!- disse la professoressa, e tutti la seguirono senza molte storie. 
Lo spettacolo fu bello, elegante e pieno di ballerine fin troppo magre, con curve inesistenti e volti concentrati. Era incredibile come, comunque, sembrassero bellissime nei loro movimenti leggiadri e delicati, nei loro sorrisi rari e nella loro emozione ben nascosta. 
E così, all'uscita non fecero molti commenti. Quando la Cohen annunciò che si sarebbero fermati in un piccolo parco poco lontani dal teatro, furono tutti felici di non dover ancora camminare. 
Una fontana era l'elemento principale, lì. Ricoperta di rami verdi e pietra era bellissima, antica, eppure nuova e erfetta per quell'ambiente. La ragazza la guardò allungo, passò la mano nell'acqua più volte, prima di essere svegliata da Niall che la invitava a seguirlo, per parlare.
Lei lo fece e si ritrovò faccia a faccia col ragazzo. -Dimmi.- disse, anche se sapeva perché si torvava lì dalla faccia del biondino. -Noi, ultimamente...Skyler, non siamo una coppia. Siamo...- ecco, lo sapeva. E sapeva anche avesse ragione. Quei pochi baci dati, sorrisi regalati e risate fatte erano fuin troppo fredde anche se reali erano...- amici. Ecco cosa siamo, e lo sai, no?- Lei annuì. -Io direi di non fingere, rimaniamo ciò che siamos empre stati.- -Cioè conoscenti?- -No, non questo ma amici.- La ragazza abbassò la testa: si pentiva di quel bacio, di quella sera, non avrebbe dovuto. -Tu mi piaci, molto anche ma, diciamoci la verità, io non ti interesso se non come spalla, come qualcuno con cui ridere, giusto? -dopo meno di un seodo aggiunse -No devi rispondere per forza, sorridi solamente. Non è la fine del mondo, no?- Lei sorrise. -No.- e si abbracciarono, come cari amici. 
Quando la ragazza decise di tornare alla sua fontana, gli altri proposero di tornare all'albergo e riposarsi, almeno per quella sera. E così fecero, infatti, in pochi minuti, Skyler entrò in bagno, si rinfrescò, sistemò il letto, infilò il pigiama e provò a riposare nonostante le chiacchiere di Sharyl e Tania, ma non riuscì. 
Si avvicinò Tess, con la sua chioma costretta in uno chigon. -Che succede?- -Nulla.- disse Skuyler, più che sincera. -Ieri eri con Louis, dì la verità.- Skyler spalancò gli occhi e si costrinse ad annuire. In fondo, non avevano fatto nulla di male così le raccotò la giornata. Quando ebbe finito, Tess non si scompose per nulla. Le chiese, semplicemente: -Tuo padre?- lei annuì. -Capisco...Skyler, sei un'amica e ti consiglio vivamente di non...ecco, non avvicinarti a Louis più di tanto. Non è un cattivo ragazzo, ne ha cattive intenzioni ma cade facilmente nelle tentazioni più stupide, come l'alcool, per esempio ma anche in quelle più grandi, se qualcuno lo spingesse a farlo...- si fermò, per poi riprendere -Ora comunque vad, a domani: ho sonno.- sorrise e tornò al letto. 
Skyler provò ad imitarla, ottenendo solo di riuscire a distrarsi pensando alle parole di Tess, e al padre. Louis allora, per come la vedeva lei, non era 'il tentatore', come in quei film, ma era il cretino che cade nella trappola? Non ce lo vedeva così male. E suo padre, stessa cosa?
Non fece in tmpo a rispondersi che il display del cellulare s'illuminò. "Come procede la gita, babe? (:"- era Louis, che la distrasse dai suoi pensieri e la tirò un po' su. Era sempre così spontaneo, e semplice e ppure ormai sapeva che in realtà il ragazzo aveva ben altro alle spalle, oltre che scherzi e giochi. "Bene, ma mi manca già casa. xx" -rispose lei, addormentandosi finalmente.
 

 

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Capitolo 9
*** Ottavo. ***


 





ECCOMI QUI! Ecco, in ritardo e senza biglietto ma sto bene. Meglio, comunque.
Anyway, questo è un capitolo che mi piace tanto. Uno dei più belli, forse e non sono solita lodare le mie opere, lol.
Ma ci sono dei punti da chiarire:
Punto uno: la Rachel del sogno è il primo prodotto della mente geniale della mia migliore amica:
DareTodream1D.
Punto due: quale banner preferite? Sì, so che quello tipo giallo è meno proporzionato, ma io un po' lo preferisco. 
Punto tre: vi prego, recensite.
Punto quattro: scusate eventuali errori.xx

April_









 
 
"Questa sera, lì fuori, per te, ci sarà il finimondo! Lo sai tesoro, vero?" disse una donna dalla pelle scura ed i capelli corvini. La ragazza sorrise: lo sapeva. Uscì e dincontrò un ragazzo dai capelli cenere, lo sapventò e poi corse ancora nel camerino, si guardò allo specchio. I suoi capelli castani ccadevano sulle spalle, in disordine, i suoi occhi scuri e profondi erano carichi di adrenalina ed anche il suo sorriso, che abbelliva e marcva ancora di più i tratti spigolosi del volto. Non era Skyler, quella. Lei non avrebbe indossato quei vestiti, non si sarebbe mai eccitata così tanto per una cosa come un concerto ne mai avrebbe sopportato quei capelli eppure, in qualche modo, era lei. 
In pochi secondi si ritrovò a salire sul palco; un ragazzo moro le si avvicinò e le disse che l'amava, lei sorrise perché sapeva di ricambiare e la ragazza quasi sentì il cuore batterle più forte. Il concerto finì, in pochi secondi ed una donna bionda chiese alla ragazza un autografo ma lei, disprezzandola, non la considerò più di tanto e anzi, si diresse verso una piccola bambina dallo sguardo dolce, che prese in braccio. Ma lei scappò e la inseguì fino a quando cadde a terra, stremata. Allora un gruppo di ragazzi con t-shirt con su scritto 'Rachel' e la incitarono. "Rachel, tu sei forte, vai, ce la puoi fare!" "Sei il mio idolo, ragazza!" e cos,lei, sorrise e tornò ad inseguire la bambina. Quando l'ebbe raggiunta l'abbracciò e le cantò una ninna nanna con parole dolci che, se non fosse stato per quell'amore che provava nei suoi confronti, non avrebbe mai osato pronunciare. 
 
E poi un urlo, e qualcosa la svegliò. Skyler tornò alla realtà rendendosi conto di aver sognato. Si sistemò i capelli con ancora l'immagine della ragazza del sogno, e controllò allo specchio che i suoi occhi fossero ancora azzuri cielo, poi, lanciò uno sgurdo alla sveglia: erano le sette. 
Una Sharyl dai cappelli biondi come il miele, come sempre, sembrava molto più eccitata ed entusiasta del solito, che già bastava. Skyler era sul punto di chiedere cosa succedesse, ma la ragazza si girò mostrandole le sue nuove ciocche rosa. -Wow.- mormorò poco convinta lei che decise di tornare a dormire, ma venne fermata da Tania. 
-Dobbiamo parlarvi, svegliatevi!- disse, rivolgendosi alle due che ancora avevano voglia di dormire. Tess urlò isterica. -Andate.a.fare.in.culo.- disse, pronunciando ogni parola con enfasi e gettandosi poi un cuscino in faccia. 
-Vi piacciono rosse?- chiese Tania, poco curandosi della vera rossa lì, e mostrando le sue ciocche molto simili a quelle di Sharyl che spiegò, -Le abbiamo fatte stanotte.- sorrisero entrambe e si lanciarono uno sguardo compiaciuto.
E mentre Tess lanciava un cuscino alle due, che intanto erano corse in bagno a creare nuovi colori, qualcuno bussò alla porta. Skyler, davvero stanchissima, si nascose fra le lenzuola. -Tranquille, apro io!- disse sarcastica Tess, poi mormorò un 'tanto non riprenderò sonno...'
Alla porta una Kaya dallo sguardo stanco, come il loro, entrò senza molte spiegazioni. -Sono stanca, e inoltre non possiamo nemmeno andare all'Università perché ci sono dei test imprtantiche non possono essere interrotti!- immediatamente quattro paia di occhi la guardarono sconcertati, chiedevano una spiegazione e, lei, alzò semplicemente le spalle gettandosi sulle lenzuola. 
-Idea!- urlò Tania -Facciamo un giro per la città...c'è una scuola, poco distante da qui e credeteci o no, i ragazzi son splendidi. Andiamo, dai, su.- -Veniamo con te ma solo perché non abbiamo altro da fare- disse Tess,e  si avviarono. -Non vieni?- chiese invece Sharyl a Sky e lei scosse la testa. -Sono stanca.- si giustificò, e sorrise. 
Quando le ragazze furono uscite, Skyler si chiuse in bagno e ci rimase per parecchio, sotto la doccia. Aveva bisogno di rilassarsi e quello era il momento giusto. Uscì solo quando decise che ormai lo specchio non poteva essere più opaco. Così si asciugò, indossò il vestito che aveva portato solo di riserva e si sedette al bordo del letto, guardando i video di MTV.
Qualche minuto dopo un forte rumore la distrasse e la ragazza andò alla finestra per rendersi conto di cosa stesse succedendo. Solo in quel momento si rese conto di quanto bella, grande e popolata fosse Manchester ed iniziò ad immaginare la sua vita lì, qualche anno dopo però una chiamata dalla madre interruppe i suoi pensieri.
Rispose e corse in bagno per provare a sistemare il disordine lasciato dalle sue compagne poco prima.
 
Louis salì i tre piani di scale con ancora in tasca le mani e la giacca aperta, come gli aveva detto quella donna bionda all'entrata, e si ritrovò davanti una serie di porte tutte contrassegnate da un numero: 325, 326, 327... 
Perfetto,insomma, se solo avesse avuto idea di quale numero fosse quella che stava cercando. Non ce n'erano più di sei, così, provò ad indovinare. Non fu molto fortunato e infatti, quando aprì la terza, si ritrovò davanti una mora in procinto di uscire. Lei sorrise e sussurrò un 'ciao', lui si scusò immediatamente e fece per andarsene. -Non ti presenti nemmeno? Chi cerchi?- -Ehm, sì, scusa...sono Louis -e le strinse la mano- cerco un'amica: Skyler Cox. Sai dov'è?- La ragazza parve prima confusa, poi nervosa, poi quasi contenta nel giro di pochi millesimi di secondo. Gli indicò la porta. -Comunque, io sono Marianne.- disse chiudendosi la porta alle spalle e andandosene. 
Il ragazzo non diede molto retta a Marianne ed andò direttamente a bussare alla 329, ma nessuno rispose. Così ribussò, ancora senza risposta. Allora non si fece molti problemi a provare ad aprirla, e non essendoci chiavi, ci riuscì perfettamente.
Entrando riconobbe subito il letto di Skyler perché, nonostante fossero in un albergo e avessero la possibilità di non dover mettere a posto, quello era ancora(o già) a posto a quell'ora. Sorrise fra se e si ci sedette sopra. Certo, avrebbe potuto anche sceglierne un altro, ma la soddisfazione di disfarlo e la possibilità di vedere Skyler andare su tutte le furie era davvero una tentazione troppo forte. 
Un rumore arrivò dal bagno e il ragazzo venne preso da un'irrazionale paura che, quella, non fosse la camera giusta o che la ragazza non ci fosse e al posto suo una sua amica. Così si gettò sotto il letto con l'intenzione di uscirne appena possibile e scappare via. 
Ma poco dopo capì di non aver fatto errori perché la ragazza iniziò a pralare al telefono. -Sì, mamma...no, mamma. Come sta Juliet?- disse e ad un certo punto urlò perfino per colpa del volume troppo alto che poi, subito abbassò. 
Louis si alzò quasi nel momento stesso in cui Skyler chiuse il telefono e sentì di volerla abbracciare appena la vide. 
Gli era mancata davvero tanto, nonostante fossero passati solo pochi giorni, ora che ormai si vedevano quotidianamente e in realtà, in quel poco, si era reso conto come spesso capita di volerle bene davvero o comunque di esserne cotto ed aveva deciso di dirglielo togliendosi un peso, qualunque sarebbe stata la sua reazione. 
C'era stato anche un momento, in treno, in cui il cuore gli si era fermato immaginando che Skyler lo potesse rifiutare, troncando perfino quella relazione di amicizia a cui entrambi tenevano e che li aveva aiutati così tanto. Poi però si era detto fosse tardi per tornare indietro. 
Ora la paura era tornata ma doveva, necessitava, aveva bisogno di parlarle e così, semplicemente perché sentiva di farlo, da dietro le strinse le braccia attorno ai fianchi e le stampò un bacio sulla guancia . 
Lei quasi saltò ma poi si girò e lo abbracciò. -Ma che...che ci fai qui? Non dovresti, sai.- -Skyler, tranquilla, è vero che sono un casinista, alcolizzato e quasi mezzo drogato anche, ma non sono ancora agli arresti domiciliari.- Lei alzò gli occhi al cielo. -No, infatti, sei già in carcere. Comunque non intendevo questo, voglio dire che io teoricamente sarei in gita e se, se la professoressa venisse, o anche Tess, Tania, Sharyl e ci vedessero insieme? Sarebbe la fine.- -Perché?- -Perché tu sei tu, Louis!- Il ragazzo abbassò la sguardo e sussurrò qualcosa simile a 'capito'. Perché infatti aveva capito benissimo cosa Skyler intendesse e si sentì stupido ad aver creduto che, in fondo, almeno lei, non temesse il giudizio e le chiacchiere di altri come tutti.
Evidentemente si sbagliava. la ragazza però notò la sua reazione e si sentì in colpa. -Lou?- sussurrò e lui evitò il suo sguardo e sul suo viso si stampò, più che disegnò, un sorriso forzato. 
-Dovrei andare in bagno un secondo, giuro che non sporco nulla, il viaggio è stato lungo.- così si chiuse nel bagno per qualche minuto.
Skyler, intano, si distese sul letto e chiuse gli occhi, come per pensare ad altro ma l'unica cosa a venirle in mente furono quegli occhi così belli, così brillanti e dolci che fuggivano e quell'espressione...triste? No, delusa. 
Lei però non avrebbe voluto fargli del male, anzi. Il punto era che non si sarebbe mai aspettata una reazione simile dallo stesso Louis che la mandò a quel paese con giri di parole, sorsi alla bottiglia e un sorriso strafottente. Allora capì: lui aveva deciso di essere se stesso, quello vero e sincero, almeno con lei. Di migliorare, per e con lei. Di crescere insieme, cambiare, condividere idee e problemi per aiutarsi a vicenda. 
E lei, con quelle poche parole gli aveva fatto capire di aver sbagliato. Era perfino arrivato fin lì, per cosa poi? Essere deluso da una persona che credeva così vicina. 
In quanto amica, doveva rimediare -pensò, ma subito la frase le sembrò sbagliata e mentre l'analizzava con la mente, il cuore le aveva già ricordato che loro non erano amici, ma nemmeno si amavano o almeno così non le pareva. 
Forse erano a metà, fra i due estremi, fra le due cose ed erano in tempo sia a tornare indietro che ad andare avanti. Ma quale sarebbe stata la soluzione giusta? Chiuse gli occhi e rivide quel sorriso strafottente dei primi incontri, sincero di qualche giorno prima, di ringraziamento, di scusa, di dolcezza come pochi minuti prima e infine l'ultimo, forzato. E le fece male ricordarlo, perché Louis non aveva mai forzato un sorriso ne in sua presenza, ne di altri. Ed era stata colpa sua, se era stato costretto. 
Comunque la soluzione arrivò solo quando il ragazzo uscì dal bagno. -Scusa, Sky, ecco, io...volevo solo vederti. Ora vado...insomma, se fossi in te io...- lei sorrise ironica: stava per dire una cosa talmente stupida da essere praticamente comica. Lei, al suo posto, avrebbe odiato a morte chiunque l'avesse ferita in quel modo e davvero non avrebbe avuta la forza, o il coraggio di scusarsi ed andarsene. 
Così, prima di sentirlo continuare, lo attirò a se stringendogli le mani e trovandosi  occhi millimetri di distanza, lo baciò. Non fu un bacio ne intenso, ne appassionato ma semplice, immediato e quasi vuoto. Molto diverso da quello che lo seguì.
Le braccia del ragazzo avvolsero il bacino di lei, che faceva lo stesso col collo e continuarono ad avvicinarsi, finché lui non separò le loro labbra. -No, che...che ti prende? Non è il caso, Sky..io...- Skyler sorrise: non aveva mai visto Louis così rosso da quando lo conosceva e desiderò accadesse più spesso, perché era davvero dolce. -Sì che è il caso.- disse lei. Lou rise, ma non si riavvicinò come fece invece lei, anzi, divenne serio. -Io credo, Skyler, credo di essere davvero molto cotto di te e non voglio ferirti, o essere denunciato per abuso di minore -rise- ne che io sia uno dei tanti bei ragazzi che incroceranno la tua strada. Non mi illudo di essere l'unico, ma almeno vorrei essere importante, vorrei che anche fra dieci, vent'anni tu mi ricordassi e non come il drogato della porta accanto, ma piuttosto come quello che per dirti una cosa così semplice ha aspettato il momento meno opportuno ed ha viaggiato per mezza Inghilterra. Per cui, per favore, fermiamoci qui, ok? Facciamo come se nulla di tutto questo sia mai accaduto.- Skyler sorrise e l'attirò ancora una volta a se. -Come si fanno a dimenticare questi occhi e questo sorriso? O scambiarli per quelli di un cretino capace dolo di farsi?- Louis sorrise, e tornò a baciarla senza però rendersi conto della grandezza della camere.
Di fatti, Skyler inciampò spinta da Louis, nel mobiletto della televisione e per poco non finì per tessa, ma sul letto. Allora si staccarono e risero. -Uh, guarda!- urlò Louis, diventato un bambino tutto ad un tratto. -Cosa?- -C'è la replica di XFactor! Lo vediamo?- lo chiese quasi ironicamente poiché già si stava preparando sedendosi sul letto di Sky e disfacendolo. 
Lei, però, non ci diede molto retta e si sedette al suo lato appoggiandosi alla sua spalla. 
Lo guardò per qualche secondo, mentre si gasava per un cantante particolarmente bravo e cantava con lui, così non poté far a meno di pensare che era stata una grande fortuna rimanere lì, piuttosto che andare con le sue amiche a quella scuola, o essere a qualche festa del tifo con Niall.
 

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Capitolo 10
*** Nono. ***


Non me lo dite nemmeno, sono una ritardataria cronica çç
In realtà non è stata tutta colpa mia, ma dei professori e quel cazzo di latino.
Comunque eccomi qui :33
Ho fatto un calcolo e fra all'incirca cinque o sei capitoli, la storia finirà. 
"Grazie a dio finirà di inviarmi messaggi e aggiornamenti!" direte voi, e invece no.
Perché? Ho in mente un'altra fanficion. Figa, molto figa.
E questa so che vi sta annoiando, ma spero la leggiate fino alla fine, un bacio, April_

AH, SCUSATEMI IMMENSAMENTE PER GLI ERRORI DELL'ALTRA VOLTA, e per quelli che potrebbero esserci qui.  
Sono stata attenta ma chi lo sa, di solito sono in un altro mondo çç


 
Nono.


Quando Skyler aprì gli occhi, le sei erano passate. Si alzò di scatto, notando il sole sempre più basso e aspettandosi di trovare Louis addormentato al suo fianco, ma non c'era. Si rese conto soli dopo qualche secondo del cellulare che vibrava e lo prese in mano.
Cercò nei messaggi, trovandone uno non letto. "Alle cinque ho il treno, quindi vado. Ho messo un po' a post. Ci vediamo martedì, babe.(:"  sorrise e si sentì sollevata, perché a momenti sarebbero tornate le sue compagne e, nonostante tutto, non voleva ascoltare i loro commenti più che inutili sul suo ragazzo. Perché era quello che Louis era, ora.
Così andò in bagno e si sistemò al meglio, ma sembrava non essersi mossa più d tanto o, almeno, i suoi capelli non avevano deciso di riempirsi di nodi. 
Qualcuno rise, da fuori e lei rientrò in camera. Le tre erano distese sui loro letti e Kaya stava uscendo diretta in camera. 
Sembrava fossero riuscite a conoscere dei ragazzi, ma avevano dimenticato di chieder loro il numero per potersi sentire e decisero di cercarli su Facebbok. Così passarono la serata e poiché erano troppo stanche per uscire, guardarono un film.
Il pomeriggio seguente, Skyler era a casa a giocare con la piccola Juliet e a pensare a quale regalo fare alla madre poiché sarebbe stato presto il suo compleanno. 
Anche quella giornata passò in fretta e il unedì arrivò presto. -Niall?- chiese la ragazza quando la mattina, uscendo di casa, incontrò il ragazzo. -Skyler! Ti devo parlare di una cosa...che ho sentito, diciamo. Ti dispiace se andiamo insieme a scuola?- -No, anzi. Dimmi.- chiese lei.
Niall iniziò a parlare di Marianne, di come lei fosse estremamente pettegola e fissata e poi di Louis. 'so che ci tieni', ripetè più volte senza arrivare ad un punto in particolare, poi si fermò un attimo. -Insomma, Marianne ha messo in giro la voce che voi, ecco, vi frequentate.- Skyler continuò a camminare e poi alzò le spalle. -Cioè, è così?- chiese lui, e lei annuì. -Non vorrei distruggerti un sogno, Sky, ma sai che appena varcherai il cancello inizieranno a sfottere te e lui, sì?- -Perché dovrebbero? Non ho mai infastidito nessuno, nemmeno mi ha notato nessuno, mai. Ora dovrebbe essere un problema il frequentare un ragazzo?- 
Niall la nciò gli occhi al cielo. -Non si tratta di frequentare un ragazzo qualsiasi, ma Louis, capisci? Lui è tutto tranne che normale, tranquillo, simpatico...- Skyler lo fermò. -Questo non lo puoi dire, non lo conosci. E' un bravo ragazzo e non ho intenIone di farmi trascinare dalla massa e dargli addosso.- -Se si tratta di non conformarti, puoi farlo in altre mille modi. Perché uscire con un coglione simile?- quasi urlò. Era nervoso, stanco e non capiva. -Non si tratta di questo. A lui ci tengo. E da come tistai comportando, dimostri solo di essere tu il coglione, Niall.- ed entrò a scuola raggiungendo le amiche. 
Niall sbagliava a parlare così di Louis, ma aveva visto giusto dicendo che sarebbero partiti a criticarla, a scuola. Perché così fu.
In realtà, dopo le primedue battute, Skyler si aspettava qualche insulto per lei, ma non arrivarono. Ce ne furono solo peril ragazzo che, ovviamente, non avrebbe potuto difendersi non potendo nemmeno sentirli, quei tipi.
Successe varie volte, nel corso della giornata, e la ragazza rimase sempre concentrata sulle sue attività. Almeno finché non arrivò l'orario dell'allenamento e, allora, si sfogò con le sue compagne. 
-Per me non hanno così torto...- disse una, mentre Kaya lanciava gli occhi alc ielo ogni volta che Skyler cercava di spiegare quanto lo giudicassero male. -Ognuno sta con chi vuole, solo stai attenta.- disse Tess, chiudendo la conversazione.
Tess era come un capo, che capo non era. Un po' come un 'princeps' romano. La repubblica c'era, in teoria. Di fatto comandava lei in quel gruppo di studentesse. 
Non ebbero il tempo di cambiarsi la divisa, che subito dovettero correre al club per il primo incontro. 
Louis arrivò in ritardo, e si sedette al fianco di alcuni ragazzi con cui iniziò a scherzare. Cosa che Skyler al suo arrivo, trovò assurda poiché erano stati loro alcuni di quelli che si erano divertiti a criticarlo, ma si limitò a seguire ciò che diceva Sharyl.
-Allora, benvenuti! Qui faremo un po' di tutto. Canteremo, reciteremo, balleremo anche se vi va. Ma soprattutto, si esibiremo. La prima volta sarà qui, a scuola, fra due settimane. Preferisco che partecipiate ad ogni prova e se non potete, ditecelo prima. Ora ci conosciamo, ma senza dire nomi, cognomi, età ecc. Cerchiamo di capire le persone che siamo.- 
E così fecero. Skyler osservava, in silenzio, ciò che i ragazzi e Louis facevano, le battute e i sorrisi ebeti tipici degli adolescenti stupidi e al liceo. 
-Bene, ora potete dire i vostri nomi, se volete.- urlò Sharyl, ma non se ne curò nessuno poichè erano tutti molto presi dalle loro chiacchiere. 
-Hey, Skyler, il tuo ragazzo drogato potrebbe venire qui. Magari ce lo fai conoscere, no?- gridò uno di loro che, probabilmente, era Josh. Niall lanciò uno sguardo a Louis, che si fermò un attimo turbato, poi vedendo le faccie stupite e preoccupate di quelli che lo conoscevano, rise. 
-Skyler, da quand'è che mi tradisci con un drogato?- disse, e lei scoppiò a ridere. Ringraziò mentalmente chiunque ci fosse sopra di lei perché quel cretino non aveva lanciato offese anche peggiori, come la mattina, e il ragazzo non se l'era presa.
-E' molto più simpatico di te, se proprio lo vuoi sapere.- scherzò lei e per ripicca a Josh, gli lanciarono tutti uno sguardo di rimprovero, meno che Louis troppo impegnato a cercare le labbra della ragazza per poter dar conto ad altro.
-Allora a presto!- urlarono, mentre tornavano a casa i due. 
Quando entrarono in casa, Michelle li accolse subito con un sorriso e chiese alla ragazza se potesse tenere la piccola Juliet per qualche settimana, la sera, poiché il lavoro le impediva di essere a casa e si sarebbe potuta far male. Prima che lei rispondesse, lo fece Louis. -Michelle, non si preoccupi, ci sto io con la piccola: Skyler si addormenterebbe anche prima.- e i due si sorrisero, con uno sguardo contrariato di lei, che si fingeva offesa.
Così, quella sera, Juliet, Louis e Skyler si trovarono in soggiorno. La piccola nel seggiolone, Louis sul divano e Skyler vicino a lei, sulla poltrona. 
-Ah, mi sono dimenticato di dirti di tuo padre!- esclamò lui, quando ormai la piccola dormiva e la ragazza lo guardò confusa. -Mi ha chiesto di organizzarvi un appuntamento, però non può sempre venire. Magari potreste vedervi dopo l'esibizione.- -Ma è fra due settimane!- -Prima comunque non potrebbe.-alzò le spalle il ragazzo e le sorrise. -E' una buona occasione per chiarirvi una volta per tutte, Sky. Ora sai che sta bene, ma non perché è andato via. Davvero non vorrseti scoprirlo?- -Sì...oh, va bene.- così Louis inviò un messaggio e poi tornò a guardare la televisione.
-Comunque...simpatici i tuoi compagni.- Skyler rise egli lanciò un cuscino. -No, seriamente, sono contento non te la sia presa.- -Idem. Non c'era bisogno.- -Esatto.- e si sorrisero.

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Capitolo 11
*** Decimo. ***


*LEGGETE QUI*
Scusate il rirtardo e scusate la cagata di capitolo. 
Sappiate che non c'è molto ammmmmore(?) qui, 
ma nel prossimo già mi rifarò, lol.
Ah, scusate eventuali errori, sono una capra(?) çç
Spero vi piaccia e scusate ancora se non rispondo subito alle recensioni, 
lo faccio quando posto per non darvi troppa noia c:

 


 
Decimo.
 
Quella mattina Skyler si alzò di ottimo umore ed avendo deciso che poiché la domenica l'aveva passata a dormire, i suoi capelli erano abbastanza puliti, li legò in una coda e fece per indossare i vestiti del giorno.
Mentre cercava di allacciare i jeans esageratamente stretti perfino per le sue gambe, ricordò che quel giorno Michelle avrebbe compiuto gli anni e corse da lei a farle gli auguri. 
Poi, si avviò a scuola. 
QUando aprì l'armadietto venne investita da un'ondata di freddo. In parte per colpa dei pessimi riscaldamenti, in altra per la trsitezza del contenuto della scatola di latta che aveva davanti. 
Libri, libri, libri. Aveva più volte visto quella di Sharyl piena di bigliettini e frasi carine, penne sparse ed evidenziatori, una volta era capitata perfino una piuma. Era disordinatissimo, ma illuminava la giornata. 
Così decise che, prima o poi, avrebbe trovato ilmodo di renderlo migliore e prese i libri per le prime lezioni e così passò la mattinata fra un'aula e l'altra, una spiegazione ed una verifica.
Alla fine delle lezioni, corse agli allenamenti. Quasi più duri del solito e quasi più noiosi, ma passarono fra risate ed ironia da parte delle sue compagne.
Grazie al cielo, nessuno fece più battutine si Louis e la innervosì troppo, tranne Sharyl che prima di uscire iniziò a parlare senza tregua, senza ripetere e senza far arrivare alla ragazza una sola parola del suo discorso. 
Alla fine, disse, doveva indossare un vestito per quella sera. Così Skyler lo provò prima di rindossare il maglioncino verde. 
Era 'lungo' fino a metà coscia, con uno scollo a mezzo cerchio e liscio, verde. Non era così male e infondo avrebbe dovuto indossarlo per meno di qualche minuto, così lo portò a casa facendo attenzione a non rovinarlo.
Tornò a casa e raggiunse la madre che era intenta a cullare la piccola Juliet, sul divano. Dopo pochi minuti l'adagiò nella culla e tornò alla maggiore. 
-Com'è andata a scuola, amore?- chiese, perfino più dolce del normale. 
-Al solito.-Skyler sorrise e seguì la madre in cucina, per provare a preparare un dolce per quella sera. Erano quei momenti che amava, quelli in cui la dolce Michelle cercava di sembrare più sua consigliera, sua amica che sua madre. 
Quando il docle fu pronto, lo posarono al centro del tavolo e vi si avvicinarono per decorarlo. 
La ragazza, due giorni prima, aveva comprato alcune decorazioni e della pasta di zucchero, così ci lavorarono per molto sopra.
-Mamma?- la donna alzò lo sguardo. -Credi che io sia, come dire, cambiata? Ultimamente mi sento diversa, da prima intendo...- Michelle sorrise e rispose continuando a lavorare la forma che stava dando a dello zucchero. -Non credo, Skyler. Sei sempre la stessa ragazza solo un po' più matura, o forse più bambina. Stai recuperando i sorrisi e il divertimento che hai perso fin'ora.- Skyler ci pensò un po' su e si ritrovò nelle parole della donna, forse era davvero così ma ancora non ne capiva il motivo. 
-Magari è per il tifo...-ipotizzò- quelle ragazze sono così energiche, simpatiche.- 
-Non credo, sai? Nessuna attività o amicizia così leggera può cambiare così radicalmente una persona. Ma una persona sola, a cui si tiene molto, sì.- 
E la ragazza immediatamente immaginò Louis con loro a combinare guai con l'impasto e la farina, e sorrise. Sì, era decisamente lui il motivo. 
Ora, ricordando la sua camera la prima volta, nona vrebbe creduto fosse lo stesso ragazzo che l'aveva mandata via in malo modo. Non poteva essere di certo quello che l'avvolgeva nei suoi abbracci la sera, prima di correre a casa; quello che vedeva ogni giorno con un pantalone diverso perché li sporcava tutti, sedendosi sull'erba bagnata ed attirandola a se. 
Louis stava bene lì, in camera sua a giocare al pc, a canticchiare canzoncine assurde e stamparle baci senza nessun preavviso anche davanti a Michelle, stava bene al suo fianco come lei stava bene con lui.
Dopo pochi minuti ebbero finito ma non resistettero a non assaggiarne nemmeno un pezzo, così, divisero una fetta e poi un'altra ed un'altra.
-Ti manca mai papà? Cioè, lo ami ancora dopo ciò che ha fatto?- Michelle alzò lo sguardo verso la figlia, ma non sembrò sorpresa della domanda, nonostante fosse arrivata in un momento di silezio. -Mi manca tanto, spesso. E sì, ancora lo amo tanto soprattutto perché non possiamo sapere cos'ha fatto davvero. E non lo posso capire proprio per questo. Comunque, lo aspetto. Aspetterò sempre che quel posto vuoto nel letto venga riempito da lui, un giorno.- e sorrise malinconica. 
Non la capiva, ma l'animo umano -ormai l'aveva capito- era davvero troppo complicato per essere compreso e avrebbe seguito il suo esempio, quella sera. Avrebbe provato a perdonarlo e capirlo come ci provava lei. 
Dopo qualche minuto, Skyler notò fossero ormai le sei e si affrettò ad indossare l'abito verde, delle scarpe nere e correre a scuola assicurandosi che la madre sapesse sarebbe rimasta con Louis per un po', dopo.
Il giubbotto che aveva deciso di indossare le copriva buona parte di ciò che invece il vestito scopriva ma il freddo arrivava comunque alla sua pelle, così, entrando a scuola fu davvero felice di sapere che i riscaldamenti erano accesi.
Lo spettacolo, alla fine, non durò più di una mezzoretta così i ragazzi poterono avviarsi in fretta verso il locale, ma solo dopo aver sviato Tania e le sue domande noiose. 'Ma come in un locale? Insieme? Ma dove? Ma non volete, ecco, fare un bis? E la nostra pizzata?' 
-Ma che ha?- chiese Skyler, appena fuori dall'aula e Lou alzò le spalle. -Magari è cotta di me, pff.- la ragazza alzò gli occhi al cielo e si avviarono all'auto.
Alle otto precise erano davanti al 'Jake's' "E' un locale tranquillo", aveva detto Louis fra una coca cola ed un'altra, guardando con fin troppo interesse le bottiglie di birra sul tavolo vicino, tanto che Skyler gli tirò un calcio e riportò l'attenzione sul motivo principale di quell'uscita: suo padre.
-Eccolo.- avvertì Louis, girato verso l'entrata. L'uomo arrivò e si sedette di fronte alla ragazza, e le sorrise. -Ciao Sky.- disse poi. -Ciao.- ricambiò lei, più dura di quanto volesse perché nonostante avesse fatto una promessa a se stessa, non riusciva a trattarlo come avrebbe voluto. 
-Bene, io andrei a bere qualcosa...- disse Louis, alzandosi e Skyler lo tirò per un braccio. -Non. osare. toccare. alcool.- scandì bene ogni parola, così che il ragazzo lo tenesse a mente e poi lui sorrise. -Nella coca cola c'è alcool?- e se ne andò.
-So che probabilmente mi odi, Skyler. E un po' mi odio anche io ma la vita non è stata del tutto giusta con me.- disse, dopo qualche secondo di silenzio.
-Nessuno ti odia, ma nessuno ti capisce.- Michael si rincuorò, con quelle parole e finalmente si sciolse almeno un po' ed iniziò a spiegare. 
Aveva avuto problemi economici, disse. Paura che Michelle lo scoprisse e ci stesse male, si preoccupasse così li aveva coperti con qualche prestito e aveva riscosso debiti che aveva nascosto con altri debiti, finendo a essere costretto ad aiutare gente poco raccomandabile. Ma come fare, altrimenti? Diceva, e Skyler ascoltava. -Così sono andato via per risolvere e proteggervi. So che non è una giustifica, avrei dovuto far altro ma, ma non ho avuto il coraggio...- 
-Ma non hai più debiti! Ora potresti tornare a casa, magari...- propose lei, senza nascodere quella speranza che aveva. 
-Non mi sento ancora sicuro di farlo...ma succederà, è una promessa.- e le strinse una mano. Lei fece lo stesso.
Passò qualche minuto e la conversazione si spostò alla scuola, alla madre, alla piccola Juliet, agli amici, a Louis e a tanti piccoli argomenti che resero la serata migliore.
Quando Skyler ricevette un messaggio dalla mamma, che le chiedeva di tornare un po' prima, si salutarono.
-Allora?- chiese Louis, sul miretto davanti casa. -Allora nulla, è andata bene, sono contenta. Grazie.- si sorrisero e Skyler lasciò un bacio sulla guancia del ragazzo, che la strinse in un abbraccio. 
-Ah, dimenticavo! Il prossimo appuntamento è dopodomani.- Skyler lo guardò confusa. -Ma...ma papà non ha detto che sarebbe stato lontano per un po'?- lui annuì. 
-Infatti l'uscita è con me. Fatti trovare per...ehm, diciamo per le sei, qui.- 
-Dove andiamo?- Louis sorrise. -Lo scoprirai, buonanotte Sky.- 
-'Notte Lou, ci sentiamo domani?- Annuì e si salutarono.


PS. Una mia amica mi ha detto che questa gif le ricorda Lou e Sky. Anche a me oybvourniurn. Ok,non vi interessa HAHAHA. Ciao xx

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Capitolo 12
*** Undicesimo. ***


*LEGGETEMI*
Eccoci qui.
L'altro giorno rileggendo la storia ho pensato fosse un po'....affrettata?
Bè, forse. Ma dovete comunque considerare che dall'inizio sono passati quasi due mesi.
E già tre settimane(se non forse di più) da quando Sky e Lou si frequentano tutti i giorni, anche se per un po' come amici.
Godetevi il capitolo,se le reazioni sono esagerate scusate çç



 

Undicesimo.
 

 

Così, due giorni dopo, Skyler si fece trovar pronta da Louis in perfetto orario.
-Allora, qual'è la destinazione?- -Non lo so. Pensavo di decidere oggi, poi mi sono addormentato quindi...quindi dovremmo improvvisare, suppongo!- Skyler lanciò gli occhi al cielo e spostò poi lo sguardo versoil finestrino. 
La costa, non era così lontana. Forse venti minuti o di meno, ma con i suoi non si era mai avventurata fin lì perché, comunque, era sempre troppo freddo per non ammalarsi sul serio bagnandosi. 
Però le sarebbe piaciuto, prima o poi, poter vedere il mare da vicino, poter sentire l'acqua salata sulla pelle e l'odore forte di salsedine che in quelle piscine artificiali dove andava lei, d'estate, non c'era.
-Che bello che è.- disse poi, quando si intravide da lontano una piccola striscia azzurra che divideva la terra dal cielo nebbioso. 
Louis sorrise e continuò a guidare senza una meta precisa, dopo qualche minuto, si fermò.
-Arrivati.- disse, ed uscì. Skyler lo imitò e quando lo raggiunse e aspettò trovasse le chiavi che erano cadute a terra, si rese conto che qualcosa non andava nell'aria. 
Odorava...odorava di sale, di mare? Precisamente. Louis si rese conto che la ragazza aveva capito quando fece per allontanarsi sul sentiero, verso la spiaggia.
Non era molto grande, ne molto bianca ma era sabbia lì a terra, di quella vera e doppia. Il mare era agitato e delle piccole goccie arrivavano fino alla pelle della ragazza. 
Il ragazzo arrivò alle sue spalle qualche secondo dopo, correndo e nonfece per fermarsi finché non si scontrò con l'acqua e invitò anche lei a seguirlo.
Skyler però rimase a riva, per qualche minuto mentre Louis si faceva cullare dall'acqua continuando a chiederle di andare con lui.
Dopo un po', si convinse e passo dopo passo l'acqua le arrivò fino alle ginocchia, poi ai fianchi e alle spalle.
Si schizzarono, risero e alla fine rimasero semplicemente fermi a parlare, sempre in acqua. Poi risalirono e poiché il vento era più forte di prima, non ebbero il coraggio e la resistenza di rimanere lì.
Così, dopo un po', semplicemente rientrarono in macchina e aspettarono -con il riscaldamento al massimo- di asciugarsi quantobastasse per rientrare in casa.
-Louis, vieni da me?- -Stasera dici? Ma non devi badare a Juliet?- Skyler annuì. -Ma sai com'è, la sua ocmpagnia non è delle migliori.- -Se mi lasci vedere il World Stage di B.o.B., vengo.- disse lui e la ragazza mormorò un 'come vuoi'.
 Quando varcarono la porta di casa, scoprirono che Michelle era dovuta andare a lavoro prima e non riuscendo a chiamare Skyler in nessun modo, aveva portato Juliet da una vicina.
Pen dispiacere del ragazzo, lo Stage era stato rimandato e quella sera in TV c'erano solo film, così semplicemente scelsero il primo capitato. -Beastly? Quello con la Hudgens e Pettyfer?-
Alla prima scena, quella di un Pettyfer intento a far pesi, si gettarono sul divano.
-Cavolo, voglio il suo corpo.- commentò Louis. -Mmmh.- mormorò Skyler, in disaccordo e snetendosi lo sguardo scioccato del ragazzo addosso, si sentì costretta a spiegarsi. -Hai un bel corpo, Lou e poi il suo è semplicemente troppo!- Lui rise. -A volte mi chiedo se tu sia davvero un adolescente normale. Sai, come quelle che se si trovassero Pettyfer davanti lo stuprerebbero piuttosto di commentare, come hai fatto. Sei sicura di avere ormoni funzionanti?- sorrise e lanciò gli occhi al cielo. -Certo, qualche modo per scoprirlo ci sarebbe...- fece lui scherzando e dopo aver osservato la reazione di Skyler, confusa e turbata, scoppiò a ridere. -Ti prego dimmi che stai capendo di cosa sto parlando.- Skyler scosse la tesa e Louis si trovò costretto a dimostrarglielo. Così si avvicinò a lei e fece in modo che si sedesse sulle sue gambe e tornarono a guardare il film. C'era solo il piccolo e di poco conto cambiamento che, ora, Skyler si sentiva il respiro del ragazzo a pochi millimetri dalla pelle e le sue labbra si posavano sul collo di lei in piccoli baci. 
La ragazza sospirò. -Potrei vedere il film?- disse, ad un certo punto, per evitare di ritrovarsi paonazza sia per l'imbarazzo che per il caldo che, tutt'a un tratto nonostante i tre gradi di temperatura, sentiva addosso. 
-Sai che sai ancora di salsedine? Aspetta, mica ti disturbo?- chiese lui, nascondendo un sorriso soddisfatto. E smise di torturare la sua pazienza per qualche minuto, poi, iniziò a disegnare con la punta delle dita cerchi, cuori, e forme varie su un lembo di pelle scoperto, sulla vita della ragazza che però ancora provava a seguire i discorsi della Hudgens, nel film.
-Prima della fine del film, ti farò impazzire Sky. A meno che tu non decida di ammettere che sono un grande insegnante e so spiegare anche le cose più difficile come 'l'attrazione', in modo semplice ed efficace. - e si sentì quasi fiero delle sue parole, ridendo ancora sotto i baffi.
Skyler decise di accettare la sfida. Perché voleva davvero vedere il film, perché Louis così avrebbe smesso di comportarsi da stupido e perché, ne era sicura, avrebbe vinto lei poiché lui presto si sarebbe stancato.
-Non ho intezione di mentire.- disse decisa. Lui mormorò qualcosa di simile a 'vedremo' e tornarono, almeno per allora, al film.
Dopo qualche minuto Louis fece per muoversi. -Non fa caldo?- chiese. Skyler si girò e lo fissò per qualche secondo. -Ci sono sì e no cinque gradi fuori, Lou. No, non fa caldo nemmeno se sei un pinguino.- Il ragazzo si trattenne dal ridere. Skyler era davvero esilarante quando iniziava ad innervosirsi ed era sicuro lo stesse facendo, perché non erano solite quel genere di battute almeno per lei.
-Bè, io ho caldo.- affermò, e fece per togliersi la maglia. -Vado a prendere del ghiaccio se proprio vuoi ma, davvero, tienila.- disse lei. -No, ti da fastidio anche questo?- e sorrise. -No, affatto, ma se poi ti ammali sappi che non ti vorrò vedere fino a quando non starai bene.-
-Io redo che non resisteresti e mi verresti a trovare.- la ragazza lanciò gli occhi al cielo, e tornò alla tv mentre Louis toglieva la maglia senza alcuna intenzione di dargliela vinta. 
-Cambiamo film?- chiese poi lui pensando che, per quanto Skyler potesse adorarlo, c'era pur sempre Pettyer il più delle volte con poco più che una maglietta addosso, in quel film e sarebbe stato il doppio difficile attirare la sua attenzione. 
Così, girò canale e quando trovò Mean Girls,decise fosse perfetto. Anche perché la Lohan non era per nulla un brutto spettacolo. 
-Sono fighissime, cavolo.- commentò senza pensarci molto, dopo qualche minuto. Skyler fece una smorfia: non le andava affatto bene che quelle tipe in TV attirassero la sua attenzione più di lei a pochi centimetri. Così, decise di fare il suo gioco.
-Non sono un po' esagerate, e lontane soprattutto?- chiese. -Bè, sì. Sono esageratamente fighe ed esageratamente lontane ma che importa? A me basta vederle per sentirmi in paradiso.- Skyler si trattenne da diventare isterica. Possibile fosse così stupido? C'erano due possibilità: o davvero non ci arrivava, o stava ancora giocando. 
Decise di alzarsi, e andare a preparare qualcosa da bere. Entrò in cucina e versò dell'acqua in due tazze. -Tisana o thè?- urlò, verso l'altra camera ma Louis le arrivò alle spalle con due bustine di thè in mano. -Ci terrà svegli.-annuì lei- Il film è ancora lungo e le possibilità di addormentarci devono essere poche se vogliamo capirci qualcosa, no?- Louis annuì.
-Sì, ma se poi siamo stanchi nel letto in camera ci stiamo benissimo in due.- fece lui, mentre si sedeva su una sedia. -Certo.- rispose Skyler e girandosi per vedere la reazione del ragazzo, sorrise. Sembrava quasi traumatizzato da quella risposta. -Posso chiederti che fine abbia fatto la mia dolce, ingenua e rompipalle Sky?- -Oh, è ancora qui...da qualche parte ed è sempre pronta a riprenderti per le cazzate che fai, non temere.- e sorrise quasi soddisfatta.
Una serie di 'bip' interruppero il discorso riportandolo al thè. Entrambi presero una tazza e tornarono al divano, questa volta occupavano due posti diversi però. 
-Forse è più bella Rachel, però...- sussurrò Louis, come se parlasse da solo. -No, forse è più bello Alex.- decretò Skyler e avvicinòle ginocchia al petto. -Comunque, Louis, visto che adesso stai più largo e la tua pelle può prendere più aria, potresti rimetterti anche la maglia...- disse, nervosa. Poi però ricordò che aveva intenzioni precise, e sicuramente fargli rindossare la maglia non era fra quelle. -...oppure, se proprio hai cos' tanta voglia di stare senza potresti farti il televisore. La Lohan è così bella, no?- e sorrise, andando a posare la tazza di tisana in cucina. Si fermò un attimo, una volta entrata. Prese un respiro e decise che, al suo ritorno in camera, avrebbe tentato di avvicinare il ragazzo e non mandarlo via nervosa. 
Gettò la tazza nel lavandino meno delicatamente del solito e prese un altro respiro, chiarendo le idee. E, mentre si accingeva a tornare al divano, incontrò Louis diretto in cucina. 
-Che succede? Venti secondi fa eri così tranquilla e ora mi mandi a quel paese? Non credevo nemmeno conoscessi termini simili!- 
-Credi troppe cose che non sono vere, evidentemente! E, comunque, ti esortavo solo a fare ciò che senti, visto che idolatri così tanto quelle tipe in 2D.- 
-Preferisco le 'tipe' in carne ed ossa, di solito e comunque nessuna di loro mi attrae così tanto, alla fine.- 
Skyler lanciò gli occhi al cielo. -Non è questo il punto!- urlò, prima di superarlo e tornare alla televisione, portare l'altra tazza in cucina e correre al piano di sopra senza molto considerarlo.
Entrò in camera e sbattè forte la porta, perché sentisse. Lui, qualche minuto dopo, bussò ed aspettò una risposta che, non arrivando, si diede da solo ed entrò.
La ragazza era seduta al bordo del letto, a fissare un televisore spento. Si sedette al suo fianco. -Allora, me lo dici che hai?- Skyler incrociò le braccia, come una bambina. 
-Tu,tu, tu! Ah, tu sei più interessato a quelle ragazze senza pudore in televisione che alla tua ragazza. Ecco il problema! Perché ti ricordo che sono io, la tua ragazza e non la Lohan.-
Louis la guardò per qualche secondo, poi l'abbracciò. -Ma davvero?- -Sì, sono io!- -Ma no! Ma davvero sei gelosa, volevo dire.- 
-No infatti mi piace che tu non mi consideri e faccia commenti su quelle lì.- disse, sempre più nervosa.
-No ma, ascolta, eri tu che non consideravi me! Skyler ci è mancato poco che mi togliessi anche pantaloni e boxer, per attirare la tua attenzione!- 
La ragazza abbassò lo sguardo e si sciolse. Ora si sentiva in colpa per quella reazione esagerata, così ricambiò l'abbraccio. -Ci sono ancora gli ultimi venti minuti da vedere.- disse, e tornarono giù.
Qualche minuto dopo Skyler era chiusa fra le braccia e il bacino di Louis che quasi dormiva. Evidentemente il thè non aveva fatto effetto. Si avvicinò piano al suo collo, e gli lasciò un bacio umido. Lui si riprese e la fissò per qualche secondo, prima sorpreso, poi anche scioccato e infine turbato. -A cosa devo questo?- -Sai, pensavo...hai presente il fatto di attirare la mia attenzione?- lui annuì. -Bè, visto che essere a petto nudo non funziona, e nemmeno lodare Pettyfer e la Lohan poi ha perso d'importanza, potresti provare con quel piano b di cui mi hai parlato prima.- il ragazzo si impegnò, nonostante la stanchezza, e cercare fra i ricordi quale fosse, il 'piano b' e quando ci arrivò, non seppe se ridere o spaventarsi di quanto davvero avesse osato quella sera la sua ragazza. E, nel dubbio, la baciò guidandola verso camera sua.

 
Eccomi di nuovo...per favore, recensite. E' importante per me sapere che ne pensate çç
Grazie mille per le visite e le recensioni, a proposito! xx

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