Spell ~ Ti mostrerò un gioco che, no, non potrai dimenticare

di Tayr Seirei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cominciamo in questa pazza notte! ***
Capitolo 2: *** Nonostante l'oltraggiosa perfezione, qualcosa... ***
Capitolo 3: *** Anche gli attori principali devono compiere i loro preparativi! ***
Capitolo 4: *** Non è mai stata raccontata, questa è la sua storia... ***



Capitolo 1
*** Cominciamo in questa pazza notte! ***


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La pallida creatura - le mani e il viso erano macchie bianche nell'oscurità della notte - si portò un braccio al mento e, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, ripulì il sangue che gli era colato dalle labbra, tingendo l'incarnato chiaro di rosso. Ma, certo, non era ancora soddisfatto. Calciò via il corpicino e si allontanò piano, una canzone appena udibile che gli usciva dalle labbra.

E se ci sarà luna nera
balleremo la notte intera.
Se la luna sarà piena,
balleremo da mane a sera.
La luna e le stelle son così grandi, rubarle non puoi-

- ... e fra poco saranno davvero cavoli tuoi. - Concluse, pacata, una voce alle sue spalle. Una voce in cui vibrava una nota di divertita determinazione.
Il vampiro si voltò tranquillo, avvertendo solo un leggerissimo moto di sorpresa. Che brava, era riuscita ad arrivare alle sue spalle senza farsi sentire.
- In realtà, signorina - la contraddisse, educato e derisorio nel contempo - A quanto ne so io, l'ultima frase sarebbe "Il buio e la notte sono di tutti, non solo tuoi".
- Su questo hai pienamente ragione. - Lei inclinò la testa di lato, sempre con la sua aria vagamente divertita. - Ma le mie parole erano solo un preciso pronostico di come la tua situazione si evolverà nel prossimo quarto d'ora. - E sorrise.
- Vogliamo vedere se a cacciare sei brava come con le parole, donna? - L'eccitazione di uno scontro che sta per cominciare.
- Allora tu... vuoi fare un gioco con me!
La canna argentea di una pistola riverberò nel buio.


Era stato veloce, quella sera.
Temu ripose, soddisfatta, la sua fida pistola argentata - sempre quella. Sempre lei. Ne aveva di più grosse e pratiche e tutta l'artiglieria pesante del caso, ma... quella era la sua preferita. - nel piccolo fodero che portava appeso alla vita. I proiettili di riserva erano ben nascosti fra le mille tasche del suo abito, fra tante altre cosette e piccole utilità. (Più qualche chicca che si degnava di esibire solo nelle grandi occasioni). Di sicuro, non si poteva dire che la sua gonna non riservasse sorprese.
Unico problema: quello stronzo di vampiro era riuscito a strapparla, ovvero, nel gergo dei cacciatori, ferirla leggermente. Guardò il suo braccio sanguinante con un sopracciglio inarcato: le sarebbe toccato prendersi un paio di giorni di ferie. Indesiderate, ma tant'era. Dopodiché, lo sguardo si spostò sulla creatura stecchita ai suoi piedi. La cosa buona era che, almeno, si trattava di un "Vampiro di Classe C". All'alba il sole avrebbe illuminato il cadavere... con conseguente incenerimento.
Al contrario delle credenze popolari, non tutti i vampiri prendevano fuoco al sole, anzi. Era una tipologia abbastanza rara: proprio a causa delle varie autocombustioni, avevano finito per decimarsi da soli. Mah. Comunque, erano quelli che lei personalmente preferiva; perlomeno non doveva seppellirli in prima persona.
Fece qualche passo, decisa a controllare cosa il vampirastro avesse "spolpato" prima del suo arrivo. Abbandonato accanto alla roccia, v'era il corpicino esangue (... proprio) di un procione.
Questi maledetti vampiri...
Pensò lei, stringendo i pugni, furiosa Non hanno rispetto nemmeno per gli animaletti piccoli, carini e pelosi. Che siate maledetti, carogne!
Ma dico io. Anche se poi la colse un brutto dubbio: e se per caso fosse diventato un procione vampiro?
L'improvvisa visione di quell'affarino che svolazzava nel cielo notturno la convinse che, tutto sommato, poteva anche correre il rischio. Sarebbe stato così... così... PUCCIOSO!
Diede un discreto colpo di tosse e si tirò su. Vabbuo', comunque fosse, era arrivata prima che da quel semplice antipasto passasse alla prima portata con qualcosa di più sostanzioso, tipo la famiglia che abitava là vicino, in mezzo agli alberi.
Era tempo di tornarsene a casa. La granchiarrozza la aspettava lì vicino.
Ma non fece in tempo a muovere nemmeno un passo che la sentì lei, la voce alle sue spalle.
- Temu.
Lei si girò, irritata - Eh, come avrebbe potuto non riconoscere quella voce? O meglio, quel tono che sprizzava simpatia (Ma anche no.) ad ogni sillaba...? -, per fronteggiare un giovane che se ne stava piantato davanti a lei a gambe larghe e braccia conserte, uno sguardo severo negli occhi chiari.
- Ciao, Seth. Dimmi un po', salutare va contro i tuoi saldi principi morali?
- Preferisco dilazionare al meglio il mio tempo, e salutare è un qualcosa di superfluo e sopprimibile. Il cosiddetto "succo del discorso" non ne risente. E quel tuo braccio necessita di una disinfettata.
Come da copione, Temu gonfiò le guance, pentendosi tutt'a un tratto d'aver consumato tutto il tamburo della pistola per il vampiro di prima. - Stavo appunto andando via, prima che tu spuntassi dal nulla come al solito. Mi segui, per caso?
Per la prima volta da quando era apparso, le labbra di Seth si piegarono (diciamo così) nell'ombra di un sorriso. - Seguo, sì. Ma non te. Visto che ho incrociato la tua strada, però, vorrei dirti una cosa. - E stavolta sorrise davvero. Ma non era un sorriso tanto carino. - Mi è giunta voce che, di recente, ti saresti fatta sfuggire dalle dita una preda. Di quelle grosse.
... La ragazza, a volte, si chiedeva in tutta serietà come i cacciatori di vampiri - per questioni di logica persone schive, solitarie e serie - potessero essere così straordinariamente pettegoli.
- Non me lo sono fatto "sfuggire"... - Ribatté lentamente, scegliendo con cura ogni singola parola. - Soltanto, la nostra partita è finita in parità. Spel si merita più di "una mano".
- Appunto. - Proseguì l'altro, imperturbabile. - Il vampiro con quattro ali. Un mago. E brillante, in grado di studiare una grande scenografia per i suoi scontri. Era da tempo che non appariva una preda così divertente.
Seth stava sorridendo da troppo tempo. E questo non significava nulla di buono. - Quindi - concluse lui fissandola - Nel caso dovessi incontrarlo, ci penserei io.
Quasi una scossa. Ciò che avvertì Temu nell'udire quelle parole fu come una scossa, che la faceva riscuotere e accendeva la rabbia. E le parole le uscirono di bocca taglienti e autoritarie: - No, Seth. Spel è mio.
L'altro si chinò appena, quasi contento di averla fatta inviperire. - Questo è ciò che davvero credi? Si sta facendo una bella reputazione, Temu. Non sono interessato soltanto io. Ormai non è più un affare solo tuo... e qualcuno potrebbe arrivarci prima di te.
Ma toccò a Temu sorridere inquietante, stavolta. - Ho abbastanza fiducia in quel vampirastro. Sono sicura che mi aspetterà... eliminando qualsiasi altro ostacolo si pari sul percorso. E io mi impegnerò per fare altrettanto, cugino. - Lo guardò appena di sbieco, lasciando sottintendere il senso delle sue parole. A lei non piaceva minacciare; preferiva mettere direttamente in pratica cosa le suggerisse la fantasia. - Sai che non sopporto intromissioni, nelle mie giocate...
Detto ciò, gli diede le spalle mantenendo un'aria sicura.
- E allora vedremo, cugina.
Temu non si voltò ancora ma sapeva che, se anche l'avesse fatto, non avrebbe visto nessuno. Seth non rimaneva mai nemmeno due secondi più del necessario nello stesso luogo.
Sospirò. A questo punto, poteva davvero tornarsene a casa.
Si trascinò stancamente (l'aveva stancata più il dibattito con Seth che non la caccia. Cugino scemo.) fino al punto concordato con il suo ; quando davanti ai suoi occhi apparve una sorta di grosso granchio meccanico che sbuffava vapore da tanti piccoli fumaioli a ritmo cadenzato, le sembrò già di essere a casa.
- Signorina! - Fece Casimiro, detto Casimi, saltando giù dal "posto di guida" (situato sopra le zampette meccaniche tecnicamente di sinistra, relativamente anteriori) della granchiarrozza. - Com'è andata, tutto bene?
- Col vampiro tutto bene, sì... - Sospirò lei, aprendo lo sportello col braccio sano. Appena vide il lungo taglio che attraversava in verticale l'altro, di braccio, Casimi recuperò delle bende e dell'acqua dall'interno per aiutarla a fare la prima medicazione.
- Ma poi ho incontrato Seth.
- Oh. - Rispose lui semplicemente, trattenendo una risata: ben sapeva che razza di caratteraccio avesse il cugino della signorina. - E vi ha fatta arrabbiare, signorina?
- Ma poi ho incontrato Seth. - Ripeté lei, tetra.
- L'ha fatta arrabbiare - autoconfermò lui, con un largo sorriso che metteva allegria. - Per mille balene, signorina, non ci pensi! L'avventura di stanotte è finita, fra poco potrà riposare. Adesso occupiamoci solo di questo graffietto e poi si rilassi in carrozza! Siamo vicini a casa, tanto, per l'alba arriveremo. Vuole che intanto la intrattenga con qualche vecchio canto dei pescatori?
Tanto, anche se gli avesse detto di no, avrebbe cantato lo stesso. Ma quel ragazzino era divertente, quindi. - E va bene, Casimi. Almeno mi terrai sveglia. Soltanto, per l'amor del cielo, nessuna canzone che parli di cavallucci marini o altri rettiloidi. - Ogni riferimento a Seth era puramente casuale. - E magari evita pure le meduse, già che ci sei.
- Ma certo, signorina! Magari qualcosina a tema piratesco, eh!
Sarebbe stata una lunga notte, d'accordo.

Fu solo cinque lunghe ore dopo che lo sbuffante granchio meccanico si fermò davanti alla villa della signorina Temu (Ereditiera, cugina di uno dei medici più eminenti di Madrid, cacciatrice di vampiri, ballerina di flamenco a tempo perso. Oh, conosceva anche nozioni di magia.). Tra "Dodici uomini sulla cassa del morto YO-OOOOH e una bottiglia di RUM!" più annessi altri undici uomini sulla cassa del morto e via discorrendo (e nessuno ha mai detto che Casimi fosse intonato.), il braccio ferito che bruciava e un moto di rabbia (un moto omicida, diciamo) verso quello scemo del cugino che si metteva SEMPRE in competizione con lei, all'arrivo la ragazza aveva gli occhi grossi come tazzine da té, un'emicrania pulsante e la solenne promessa di non voler mai più sentir parlare di pirati e rum in vita sua. Scese barcollando dalla carrozza e osservò con stanca attenzione il magnifico edificio dove abitava. Eppure avrebbe giurato che prima ci fosse solo un portone d'ingresso. Com'è che adesso ve n'era un altro proprio accanto?
Aggrottò le sopracciglia, il mal di testa che continuava a pulsare: no, momento, forse era lei che era talmente stanca da vederci doppio.
In quel momento, entrambe le ante del (lei continuava a vederne due.) portone d'ingresso si spalancarono violentemente, come se qualcuno dall'interno vi fosse cozzato contro con un ariete; strizzò le palpebre nell'udire quel casino immenso, ma subito dopo sorrise. La fonte di tutto quel baccano non era altri che la sua migliore amica, Mana.
- TEEEEEMUUU! - La suddetta le si sfracellò addosso a tempo di record. - Come stai, eh? Tutto bene? Ma sono sicura di sì, ho fiducia nelle tue mille risorse! E il vampiro? Era antipatico? L'hai dovuto seppellire tu? Ogni volta ti lamenti che le scatole foderate di specchi costano un botto! E hai le occhiaie! Oddio, aspetta, ma sei ferita! Ti posso guarire io, stai ferma!
In tutta quella marea di parole pronunciate con un solo fiato, l'unica cosa che giunse chiarissima - e soprattutto pericolosissima - alle orecchie di Temu fu "Ti posso guarire io!".
Lei a Mana voleva davvero tanto bene e di sicuro la giovane se la cavava in diversi campi (come, ad esempio, quello sartoriale, tanto che era lei stessa a cucirle i vestiti con cui poi andava a caccia; anche se sospettava che Mana fosse diventata così brava col cucito solo per poterle preparare tanti abitini carini, come in effetti faceva...), ma affidarsi a lei per i riti di guarigione, come dire.... NO. No, no E no. N-O. Con tutto il mio amore, eh! Insomma, c'era soltanto il rischio che al posto del braccio si ritrovasse un tentacolo o giù di lì. L'altra aveva così tanta fantasia...
Si affrettò a fare un passo indietro, disinvolta, dando a Mana una calorosa (e salvifica. Per lei, almeno.) pacca sulla spalla. - No, Mana, non ti preoccupare. Un incantesimo di guarigione richiede un gran dispendio di energie, e tu sei ancora alle prime armi! Non voglio costringerti a sforzi più grandi del necessario, non sia mai! Un giorno lontano - calcò bene sul "lontano" - potrai sperimentare le tue arti su di me, non temere!
Ma anche no.

Poco convinta, Mana annuì comunque alle sue parole. - Sì, hai ragione, anche la Maestra Maha sarebbe d'accordo. Sei sempre così premurosa, Temu! - Aggiunse poi, quasi con gli sbrilluccichini negli occhi.
... Dovrei fare la diplomatica, altro che la cacciatrice di vampiri.
Si disse Temu, comprendendo di essere in salvo (o di aver salvato il suo braccio, per la precisione.) - Sai, Mana... - disse poi, mentre la fanciulla bruna la prendeva per il braccio sano e la accompagnava sul sentiero ciottolato che conduceva al portone - Ho incontrato Seth, questa notte. - Gliel'aveva detto per sviare definitivamente il discorso (il pensiero di ritrovarsi con una protuberanza tentacolare non era molto invitante...) ma anche perché fra di loro si dicevano tutto, proprio tutto. Non di certo perché voleva sfogarsi o perché Seth le avesse fatto venire un incredibile nervoso, come al solito, né perché avesse rigirato il coltello nella piaga, parlando proprio di Spel.
D'accordo, VOGLIO SFOGARMI ed esprimere al mondo intero la mia irritazione e- ma che diamine, c'erano tutti questi gradini all'ingresso?
Decisamente, doveva vederci doppio.
Mana la aiutò pazientemente a salire tutti i gradini, dato che l'altra si stava addormentando in piedi; in risposta alla sua affermazione di poco prima, emise uno sbuffo seccato. - Oh, certo, Seth, che immagino sarà stato il solito pallone gonfiat-
- Mana. - Perentoria, una voce venne dalle ombre dell'ingresso . - E' pur sempre il cugino della signorina.
E, a seguito della voce, fece la sua comparsa anche la proprietaria, una donna alta ed elegante, dai lunghi capelli castani e risoluti occhi color acquamarina; indossava solo un austero abito sfumato di viola, di un modello che si portava all'incirca un'ottantina d'anni prima (ma prima viene la praticità, e poi "l'essere fashion", magari).
Maha.
La donna che si occupava della Villa (e delle due fanciulline, alla fin fine), la "somma maestra" di Mana, quasi una sorella maggiore per Temu... e probabilmente la maga più potente dell'intera regione.
A mo' di saluto, Temu le rivolse un sorriso affettuoso. Sapeva che se non era andata subito a salutarla era solo perché, quando arrivava così tardi, prima di tutto si premurava di rifarle il letto e lasciarlo pronto per una soda dormita.
L'altra sorrise in risposta, poi i suoi occhi si posarono sul braccio ingiuriato, ma non disse niente. Non ce n'era bisogno. Avrebbe fatto qualunque cosa possibile per risanarglielo in uno schioccar di dita, che Temu fosse volente o nolente. Ma d'altronde, a lei andava benissimo così. Aver qualcuno che si prende cura di te è sempre uno dei più intimi piaceri...
Invece Mana, del tutto sbarazzina come al solito, rivolse un'allegra linguaccia alla Maestra. - Ma somma Maestra, Seth è un rompiscatole e lei lo sa benissimo! Che ci fa sempre in giro per boschi e posti strani, dico io, eh?
Maha sospirò, con malcelato divertimento, prendendo il posto di Mana come accompagnatrice di Temu. - Il suo lavoro, Mana. E' un cacciatore di vampiri anche il signorino Seth.
- Oh, sì, sì, certo. - Mana alzò gli occhi al cielo, quasi chiedendo a qualcuno ai piani di su di darle la forza. Alzò e riabbassò le mani con noncuranza - Come no. Va a caccia di vampiri, lui. E casualmente è sempre appresso a Temu. Ah, buon Dio...
Intanto che Mana sproloquiava, Maha si chinò e disse a bassa voce, all'altezza dell'orecchio della ragazza: - Bentornata, signorina. Dev'essere stata una serata più dura del solito, eh? Adesso è tutto nelle nostre mani. Voi dovrete solo dormire...
Senza rendersi bene né di come né di quanto, erano arrivati in camera sua (e non avrebbe nemmeno saputo dire come se ne fosse accorta, dato che aveva gli occhi quasi chiusi per il sonno...) ma c'era il persistente tarlo de "Tutte le cose di cui mi devo occupare" che ancora la manteneva sveglia.
- Ma io non posso dormire, Maha - protestò appena, senza troppa convinzione, tirando un enorme sbadiglio - Dobbiamo curare questo braccio e devo preparare le capsule ad energia, ma anche studiare una strategia contro Spel, certo, e poi mettere questo abito a lavare e riordinare la camera e... - La sua attenzione si soffermò su una particolare parte del mobilio. Una parte bella, comoda, soffice, invitante. - Toh, un letto. - Fu l'ultima cosa che disse, prima di crollarci sopra addormentata.
Fortunatamente era già persa nel mondo dei sogni, e non sentì Mana e Maha che, dal profondo del loro animo fangirlistico cuore, lasciavano andare un gran sospiro interito da quell'adorabile visione.
- Voglio dire... non è pucciosissima? Eddai, somma Maestra, posso? E' una settimana che aspetto!
- Mana, non mi sembrerebbe molto leale nei suoi confronti...
- Ti preeeeeego!
- ... E va bene. Ma puoi farle una foto sola. E ne voglio una copia.
- Sta bene!

I forti rintocchi della pendola fecero sobbalzare la fanciullina distesa sul letto.
- Ma porc- accidenti alla pendola. - Mugugnò Temu, affondando il viso nel morbido cuscino. - Che ore sono? - Scoccò al grosso orologio un'occhiata poco amichevole: erano le cinque e mezza, fantastico. Poteva pure tornarsene a dormire, alla faccia della pendola rompiballe.
Solo pochi istanti dopo, però, realizzò che erano le cinque e mezza di sera.
- Oddio, quant'ho dormito! - Esclamò, tirandosi su come una molla - E soprattutto, sono più di venti ore che non mangio niente!
Ecco, quello era più importante. (Temu è una buona forchetta, sì.)
Nel mettersi così in fretta seduta, però, aveva registrato vagamente che v'era qualcosa di strano; la mente ancora ottenebrata dal sonno, cercò di ragionare. Si era puntellata sulle braccia, e...
Ah.
Comprese, posando lo sguardo sul suo braccio destro. Era perfettamente liscio, integro e sano, e il fatto che al suo posto non vi fosse un tentacolo schiumoso o un barattolo di marmellata, significava solo che vi aveva pensato Maha in persona (tenendo a bada, nel contempo, l'esuberante allieva, che sicuramente ci teneva a darle una mano...).
Quella donna ha salvato il mondo solo con la sua nascita.
Si disse, sentendosi rincuorata solo al pensiero di non abitare da sola con Mana.
Certo era che quelle ore di sonno l'avevano ristorata per bene; quindi si stiracchiò piacevolmente, sentendosi fresca e riposata, pronta per tornare alla carica.
Che abbiamo alcuni
affarucci da risolvere!
Prima di tutto, però, occorreva cambiarsi. O meglio, ad onor di cronaca, sarebbe stato più necessario un bel bagno, ma non aveva voglia di farselo in quel momento, quindi amen. D'altronde, la sera prima non l'aveva neanche spappolato troppo, quel vampiro (Piccino caro, ora sarà una pallina di polvere. Ricordò, ridendosela. Non è che fosse cattiva, ma quei... cosi meritavano un trattamento senza riguardi. Specialmente se andavano in giro a farsi cocktail di procioni.) quindi non si era sporcata di robe poco simpatiche come, ad esempio, interiora o materia cerebrale. Che poi levare le macchie dai vestiti era una tragedia.
Premurosa e attenta come al solito, Maha le aveva preparato il vestito con cui cambiarsi, lasciandolo appoggiato ad una sedia vicino al letto. Un vestito come piaceva a lei, bianco, leggero, senza maniche. Di quelli tutti svolazzosi e impalpabili. (In generale, la piccola, per un motivo che non riusciva a comprendere, non amava indossare molti capi d'abbigliamento... Lo spirito egiziese)
Vestiti che andavano all'incirca contro tutte le convenzioni della società riguardo il vestiario "ufficioso", ma non erano le convenzioni della società ad indossare corpetti scomodissimi e gonne a gabbia che rendevano pure il salire una scalinata un'impresa eroica. In più, lei, Maha e Mana vivevano un po' fuori dal mondo. (Ovvero, si vestiva in maniera "classica" solo quando doveva andare in città, di giorno e senza missioni omicide di sorta).
Levò in fretta l'abito nero, semplice, che indossava - anche quelli che utilizzava per la caccia, naturalmente, mettevano prima di ogni altra cosa la praticità, e solo dopo un accenno di civetteria giusto per gradire - e lo buttò sul letto; dall'interno, vennero vari scricchioli e tintinni metallici.
Beh, l'aveva detto lei che la sua gonna riservava tante sorprese.
Si infilò al volo l'abito di ricambio et voilà, la sua tenuta classica. Certo, ogni volta che si cambiava, all'inizio, le sembrava un po' strano indossare abiti che non pesassero dodici chili a causa delle armi e la varia ed eventuale chincaglieria nascosta all'interno, ma la sensazione sarebbe svanita presto.
Bene,
stabilì mentalmente Ora possiamo pensare a quelle faccenducole lasciate in sospeso.
Si risedette sul letto; aveva bisogno di un po' di sana riflessione prima di fiondarsi in cucina/soggiorno/dispensa/qualunque posto dove ci fosse cibo a rifarsi lo stomaco. Il punto della situazione, diciamo.
Punto Uno dell'ordine del giorno: doveva decidere se fosse il caso di sopprimere suo cugino Seth.
Scosse il capo e si lasciò ricadere all'indietro, fra le soffici coltri. Per quanto fosse irritante e presuntuoso, non avrebbe mai potuto fare del male al suo caro (...?) cugino.
... Be', oddio, fare del male magari sì. Un po'. Tanto si scazzottavano spesso. Sopprimerlo pareva un po' drastico, invece.
Quell'uomo che riusciva ad essere arrogante in tutto. In realtà, il suo vero nome era Sergio. Aveva scelto "Seth" come nome d'arte, però, perché trovava che ci fosse qualche somiglianza fra sé e il dio della distruzione egizio. Sì, e anche delle tempeste e dell'ubriachezza: personalmente, Temu concordava in pieno con l'ultima parte.
Così come lei aveva fatto del flamenco la sua seconda professione (cough cough) che fungeva da copertura, Seth aveva invece intrapreso la carriera del medico, divenendo di fatto uno dei più ricercati di Madrid. (Secondo il suo modesto parere, però, piuttosto era "ricercato" perché spariva in continuazione...) Con la scusa del voler approfondire le sue conoscenze di medicina, poi, svolgeva degli studi segreti sull'alchimia. Infatti c'erano alcune regole d'oro da rispettare quando si interagiva con lui. Prima di tutto, mai accettare qualcosa da bere che fosse offerto da Seth. Dopodiché, evitare accuratamente di lasciargli vicino, incustodite, cose che poi si sarebbero dovute ingerire. Infine, tenere sempre d'occhio dove avesse le mani: non potevi mai sapere quando gli sarebbe venuta voglia di infilarti una pietra filosofale in gola. Sospirò. Per il momento, era meglio lasciarlo perdere.
Fintanto che non si fosse intromesso di nuovo.
Punto Due dell'ordine del giorno: Spel.
Per essere precisi, Seth era stato solo una distrazione. In una maniera contorta l'aveva distolta da quello che quei giorni era il suo pensiero fisso, spostando su di sé l'asse dell'irritazione. Ma solo per poco. Ciò a cui lei quei giorni pensava sempre, continuamente, senza quasi poterne fare a meno, era Spel.
Tornò a buttarsi sul cuscino, sulla tempia una piccola vena che pulsava. Lei non se l'era fatto sfuggire. Era stato solo il primo turno. Dovevano fare conoscenza, ecco, vedere un po' come l'uno avrebbe cercato di uccidere l'altro, prendere confidenza...
... D'accordo, magari l'aveva sottovalutato e magari era stata un po' sborona, tanto che non aveva nemmeno preparato le capsule ad energia in anticipo (e non si era nemmeno portata il cannoscopio). Pensava di farla finita in fretta, ma lui non si era dimostrato... dello stesso parere. Riuscendo a tenerle testa e poi svolazzarsene via pacifico e illeso. Va bene. Ma si sarebbe rifatta alla prossima occasione!
Perché ormai si era fatta punto d'onore dell'ucciderlo personalmente e... e...
... Quello stronzo ha pure strappato il mio vestito preferito, DANNAZIONE!
Ecco, anche il suo vestito esigeva vendetta.
E lei non si sentiva di certo ferita nell'orgoglio per quello che a tutti gli effetti era stato un fallimento, no, certo, figurarsi... Affondò di nuovo il viso nel cuscino, aggrappandovisi con le unghiette e mugugnando qualcosa di incomprensibile. E pure tutti gli altri cacciatori ora ne stavano allegramente spettegolando, e... ma...
- DOVE ACCIDENTI E' LA MIA PISTOLA!? - Saltò su lei, infuriata (come ormai era diventata consuetudine appena pensava al vampirastro dagli occhi viola...). Scese dal letto con uno scatto felino, ben decisa ad andare alla ribalta! Una volta individuata la pistola sulla scrivania la arraffò e si rilassò tutta d'un botto, sentendo la tensione accumulata sulle spalle sciogliersi.
Pensava sempre a Spel quando lucidava la pistola - A proposito... prese un panno dal cassetto per eliminare delle microscopiche macchie di sangue o qualche altro liquido corporeo -. Sempre.
Ogni proiettile gli era affettuosamente dedicato.
Fino al momento in cui lo avrebbe, con immensa soddisfazione, trapassato da parte a parte.
Sorrise nel riflesso argenteo della pistola e sollevò l'arma, immaginando di puntarla ad un nemico immaginario.
- Eh, sì, Spel - Guarda caso, mirava dritta dritta al cuore - La prossima volta, metteremo fine alla partita. Te lo posso garantire. Uhm, potrei anche dire "scacco matto" al momento opportuno. Sarebbe fico. Magari un po' presuntuoso, ma bisogna pur pensare alla scenografia...
Tanto era sicura che lui avrebbe approvato, teatrale com'era. Idiota d'un vampiro.
Certo, trovarlo sarebbe stato una cosa difficile. Checché ne dicesse Seth, ultimamente non stava facendo notizia e continuava tranquillo ad aggirarsi nell'ombra, per quanto strano fosse che non andasse in giro con pure le fanfare al seguito.
Inclinò il capo di lato, pensierosa. - Cosa stai facendo, Spel? Dove sei?
... Anzi, forse la domanda più corretta, per la verità, sarebbe stata "Cosa sei".
Un vampiro con quattro ali, dalla velocità spaventosa, immensi poteri magici e capacità di autorigenerazione avanzate. Ma che cazz-?
Tornò a salirgli un moto di nervoso. Poteva capire i poteri rigenerativi, d'altro canto li avevano anche i Vampiri di Classe A che erano proverbialmente i più rompiscatole (per ucciderli bisognava inventarsi l'impossibile). Poteva capire che fosse più veloce del normale (ogni vampiro in generale si allenava per conto proprio, quindi non era strano che alcuni presentassero qualche peculiarità piuttosto spiccata come talento nel corpo a corpo o un'agilità estrema). Ma le quattro ali? E i poteri magici? Aveva studiato magia con un mago tutore come Maha e Mana, oppure venivano dalla sua - a lei ancora ignota - natura?
Se fossero stati poteri naturali, allora che sarebbe sorto un gran problema...
Temu portò due dita alla tempia con la vena pulsante di prima, discretamente stressata. L'avrebbe dovuto uccidere solo per tutte le emicranie che le aveva fatto salire.
Quel... quel... Vampiro scemo!
Basta! Strinse forte i pugni e sul viso le si dipinse un'aria risoluta. Avrebbe subito scardinato l'intera biblioteca di casa alla ricerca di informazioni su di lui o la sua specie e, perdiana, un modo per sconfiggerlo sarebbe pur dovuto venir fuori!
- TEEEEMUUU ABBIAMO PREPARATO I BISCOTTI!
- OMMIODDIO, ARRIVO!
Uhm, subito. Beh, magari un po' meno di subito. Diciamo cinque minuti...
Afferrò un fodero bianco appeso alla stessa sedia di prima - giustamente, aveva pure vari foderi abbinate al colore dei vestiti. Ma per una questione di mimetizzazione ed effetto sorpresa, naturalmente! - e se lo legò in vita, per poi infilarci al volo la pistola. Eh, no, non stava in cielo né in terra che non si portasse dietro nemmeno un'arma, ovunque fosse.
Corse fuori dalla stanza e decise di raggiungere un compromesso fra la sua fame e Spel. Portò le mani a coppa sulla bocca e gridò: - MANA! PORTAMENE UN VASSOIO IN BIBLIOTECA!
Ridacchiò nell'udire borbotti in risposta: probabilmente, Mana stava dicendo qualcosa sul suo essere sempre accampata in quella benedetta biblioteca a fare chissà che.
E poi via! Corse subito nella biblioteca della casa - che ormai era diventato un incrocio tra una biblioteca, uno studio, un salotto e un camera da letto (considerando tutte le volte che passava la notte lì... secondo Maha, potevano anche piazzarci un letto e farla finita) e, appena davanti agli attrezzatissimi scaffali (si sentiva tanto felice ogni volta che vedeva quelle fila di libri...e libri... e libri...) cominciò a girovagarci davanti, scegliendo ciò che le poteva servire. Era esaltata/agitata e si vedeva: ne prendeva uno, lo rimetteva giù, ne sceglieva un altro, poi lo metteva nel posto sbagliato e tornava dal libro prima.
- Così non credo che concluderai molto, Temu cara. - Le fece notare un'appena arrivata Mana, sorniona, sbattendole davanti al naso un vassoio di biscotti fumanti. - Su, su, riempiti la pancia. Lo sappiamo benissimo entrambe che quando hai fame ti perdi per strada!
L'altra rise in risposta (perché aveva pure ragione.) e acchiappò senza problemi quattro biscotti in una volta; a costo di causarsi un'ustione di lingua e palato di dodicesimo grado, se li ficcò tutti in bocca insieme.
Oh, MIO DIO, i biscotti di Maha. Che cosa sublime.L'ho detto che quella donna salverà il genere umano!

- Grazie, Mana! - Riuscì a dir Temu, appena ebbe mandato giù la deliziosa palla di pastella e cioccolata - Adesso, con i biscotti al mio fianco - Se la rise di nascosto al vedere l'occhiataccia della bruna - E anche te, Mana, certo. Non ti metto sicuramente dopo i biscotti... insomma, con voi al mio fianco potrò studiare una strategia contro quell'idiota d'un vampiro!
- Così si fa! - Esclamò Mana, entusiasta, evitando a stento di farle l'applauso.
- SPEL! - Continuò poi a sbraitare Temu, ormai lanciatissima, alzando il pugno verso il cielo - Scoprirò COSA diamine sei, DOVE diamine sei e soprattutto COME diamine farti secco!
E stavolta, a Mana l'applauso partì davvero.

- Vedi, Mana? - Puntualizzò la cacciatrice, picchiettando l'indice su uno dei dossier che aveva accuratamente stilato di una delle sue precedenti avventure. - Il fatto è che i vampiri sono divisi per tipologie. Di ogni esemplare, Classe A, B o C che fosse, ne ho sempre incontrato più di uno e in posti diversi. O comunque ci sono cronache di altri che vi si sono imbattuti. - Veleggiò intorno alla scrivania che aveva fatto opportunamente piazzare in biblioteca e sollevò un altro dei libri aperti: - Ci sono anche tipologie di vampiri più rari, come quelli che, per metà, sono ancora in vita, dato che hanno il cuore funzionante, oppure i vampiri onnivori, che non necessitano di sangue per sopravvivere, se non in via periodica, visto che mangiano anche altro. Ma anche in questo caso, non si è mai trattato di un unico esemplare. Quel pirla di Spel, invece... - Si mordicchiò un labbro. Possibile che quel tizio là le facesse venire il nervoso solo a nominarlo?
Ma prima che Mana potesse esporgli il suo parere, Maha entrò nella biblioteca, avvicinandosi con la sua solita aria seria e pacata. Portava un vassoio. Sul suddetto si trovava una lettera.
- Casimiro ha appena portato questa, signorina.
- Una lettera? - Disse lei, più riflettendo ad alta voce che altro - E chi potrebbe... - La sua voce scemò mentre leggeva il contenuto della missiva. Appena la rimise giù, un certo sorrisetto le si dipinse sul volto. Non il sorriso allegro che condivideva con Mana o quello che aveva rivolto a Maha al suo arrivo; era il sorriso cinico della cacciatrice.
- Pare che il mio informatore di fiducia abbia qualche notizia interessante per noi. - Mise al corrente le altre due, già palesemente pregustandosi il seguito. - E che queste notizie comprendano qualcosa su un certo vampiro chiamato Spel.
Senza lasciare il tempo a nessuno di replicare, si fiondò all'uscita ed invitò Mana a seguirla con un gesto ampio delle braccia. - Forza, Mana, si salta subito in carrozza! Maha, avverti Casimi, per cortesia! Abbiamo un appuntamento in città: Jonas ci aspetta!

Una figura ammantata, comodamente seduta all'ombra di uno dei tanti comignoli del tetto della villa, osservava i preparativi frettolosi che avvenivano nel cortile: vide il ragazzino - Casimiro - rimettere in moto il grande granchio meccanico, facendogli sbuffare vapore a tutta forza; vide l'altra ragazza, Mana, correre sul selciato ed inciampare a causa della pesante gonna che portava; infine uscì Temu, per una volta abbigliata come una qualsiasi giovane dama, che usciva di casa ed aiutava l'altra a tirarsi su - per quanto sembrasse impacciata quanto lei con quegli abiti. Alla fine, riuscirono ad arrivare alla carrozza sane e salve, aiutandosi a mantenere l'equilibrio a vicenda. Ah, tacchi e gonne rigide, la solita maledizione.
Inclinò appena la testa e si sistemò appena più indietro, in modo da risultare del tutto invisibile dalla strada, il granchio meccanico che poteva cominciare a muoversi e imboccava il sentiero.
E allora parlò.
- Cosa stai facendo, Spel? - Ripeté le parole che aveva sentito in precedenza, con appena l'accenno di un sorrisetto. - Prima regola, mia piccola Temu - Per quanto sapesse benissimo che, se avesse udito una definizione del genere, l'altra gli avrebbe come minimo sparato sul naso - Studiare il proprio nemico.
E, se doveva essere sincero, quella creaturina gli risultava sempre più affascinante.
Ma prima di proseguire queste attività di spionaggio
- Direi di più "stalkering" - ci vuole uno spuntino, che ho la gola secca!
Non ti preoccupare, Temu, ci rivedremo prima di quanto pensi. Parola di Spel!


Fine del primo capitolo, làlàlà!


YOH!
E così, finalmente, mi trovo per le mani (pixel, tecnicamente) il primo capitolo di Spell!
D'accordo, in tutta franchezza non pensavo che sarebbe saltato fuori così presto; volevo aggiornare altre cose, postarne di nuove, concludere almeno una long prima di questa in particolare.
Ma poi mi è venuta l'ispirazione forte forte... et voilà, la graziosa cacciatrice e il vampiro pervertito son di ritorno! Con al seguito alcuni esempi del variopinto mondo in cui si muovono: perché, decisamente, questo è solo l'inizio.
L'idea dell'ambientazione sarebbe la Spagna del 1874 (anche se viaggeranno qui e là e ci saranno personcine di altre contrade U.U), ma non la Spagna classica, nossignori! Una sorta di bizzarra versione steampunk (Per chi non lo sapesse, lo steampunk è una diramazione del fantasy. Facendola breve, un genere che pone avanzate tecnologie a vapore in epoche passate. XD), come si sarà già potuto vedere dalla granchiarrozza (Che, sì, sostanzialmente è una carrozza meccanica a forma di granchio.). Diciamo, avete presente il film Wild Wild West? Ecco, per certi versi ci siamo vicini. XD
Naturalmente, essendo i personaggi di differenti nazionalità, ho adeguato i nomi alla provenienza. Temu e Mana mi sembra che stiano bene anche così. XD Altri personaggi, invece, come Jonas (che apparirà nel prossimo capitolo e di cui NESSUNO sicuramente indovinerà l'identità *rotola*), ne assumono uno più tipico. "Maha" è ovviamente l'abbreviazione di "Mahado", ma lei è di origine araba (E poi è assonante con "Maho", magia in giapponese). Casimiro, invece, forse è più difficile da individuare dal nome... ma non dalla parlata! U.U Comunque sia, sarebbe Kajiki Ryouta. Infatti, abbreviando il nome in "Casimi", suona piuttosto simile. Seth non è proprio Seth; è abbronzato come il suddetto, ma caratterialmente sarebbe più SetO. Tra parentesi, Atemu e Mahado non saranno gli unici personaggi in genderbender. XD (Non saranno tantissimi, ma almeno altri due/tre sì....)
Dopodiché. A me i vampiri, come figura mitologica, non piacciono eccessivamente (piuttosto, trovo che siano strausati, così come gli elfi e i licantropi =__=''') quindi, come si evince dal testo, non mi baserò sulla leggenda popolare. Né ne inventerò un tipo a parte. Nah, TANTI tipi di vampiri diversi! *O* *Si sbizzarrisce* Quindi alcune caratteristiche del vampiro classico torneranno qui e là, ma per il resto abbiamo vampiri innovativi. E cacciatori innovativi di conseguenza.
Poi, poi, facciamo tutto per bene! Per chi non lo ricordasse/sapesse, l'idea di Atemu in versione CacciatRICE di vampiri&Yuugi alto/figo/vampiro l'ho presa da una doujinshi (le tre pagine che c'erano XD) trovata su Pixiv ( questa) diamo tutti all'autrice Meno la nostra benedizione! Come l'altra volta, ricordo che ho preso SOLO quella come idea... per il resto nomi, background, location, a tutto ho pensato io! (Quindi il resto della doujinshi originaria, in sostanza, non c'entra una mazza.) *^* E naturalmente anche la trama di questa long in particolare è tutta mia, dato che rispetto alla doujinshi e al prequel prende il largo!
(Consiglierei comunque di visionare quelle pagine, dato che Spel d'aspetto lo immagino così. Temu, invece, ha i capelli bassi. ^^ In più, nella doujinshi pare che la ragazza sia una suora, mentre qui non lo è. Infatti nelle mie idee anche il suo abito è diverso, lo vedrete nel prossimo capitolo *O*)
Dopodiché, ricordo che il prequel di questa storia, con il primo incontro di Spel e Temu, è Spell ~ Da Gioco ad Incantesimo il passo è breve, e viceversa!. Con la spiegazione sull'origine del nome Spel e il gioco di parole del titolo! Mica per altro, ma per capire questa fanfic - o almeno i primi capitoli - quella ci vuole. XD
E dopo queste note, direi che posso anche salutarvi!
Bye!







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Capitolo 2
*** Nonostante l'oltraggiosa perfezione, qualcosa... ***


F:\Spell II.rtf



Nonostante l'oltraggiosa perfezione, qualcosa...




- No, Mana.
- Come facevi a sapere cosa stavo per chiederti, eh...?
Temu si sistemò meglio sul comodo sedile della granchiarrozza, sbuffando appena, divertita. - Intuito...
Certo, Temu poteva vantare un ingegno fine e un intuito non da tutti; quel genere di caratteristica che, ad esempio, durante un combattimento, permetteva di prevedere le mosse dell'avversario o di valutare i repentini cambi di situazione e decidere come agire di conseguenza. Tuttavia, non aveva bisogno di contare su di ciò e sulla sua modestia perduta per giustificare la sua improvvisa, ma non miracolosa, capacità di prevedere le domande dell'altra. - ... o forse il fatto che me l'hai già chiesto quarantasei volte è stato una specie di indizio. Comunque, no, non siamo arrivati.
- Mh. - L'altra osservò il panorama dal finestrino per un po', per quanto la visuale al novanta per cento fosse coperta dalla nebbia prodotta dalla granchiarrozza stessa.
Ma la mora non si arrendeva in fretta, quindi, dopo un po'... - E poi, io avrò chiesto la stessa cosa quarantacinque-
- Quarantasei. - La corresse Temu, senza nascondere un mezzo ghigno - sapeva di essere stressante e se ne compiaceva pure.
- ... Ma tu hai già "invocato il nome di Spel invano" almeno settantasette, di volte. - Stavolta fu il turno di Mana di sogghignare, ben consapevole di aver toccato un tasto dolente.
- ... Touché. - Ammise la cacciatrice, dopo qualche secondo.
Portò una mano alla tempia, profondamente stressata. Sapeva che la frequenza con cui lo nominava/insultava/minacciava (speranzosamente) di morte ormai rasentava l'ossessivo compulsivo, ma non riusciva a farci granché.
- ... Mana, senti... - chiese ad un certo punto, inquieta - Ma io non parlo di Spel anche quando dormo, vero?
Gli occhi che le rivolse Mana erano sinceri e compassionevoli. - Sei proprio sicura di volerlo sapere?
Temu ci pensò. Scosse piano la testa.
- Ecco, appunto.
Forse era più saggio, per il bene della sua pazienza sanità mentale, più che altro cambiare argomento, va'.
- E di' un po', Mana... - Non era concepibile che in un qualsiasi scontro (?), anche verbale, lasciasse vincere qualcun altro. - Com'è che ti sei messa l'abito giallo, oggi?
Osservò, con un certo maligno compiacimento, le reazioni dell'altra: prima gli occhi che si sgranavano appena, per la sorpresa di una domanda inattesa; le guance che si imporporavano leggermente; il distogliere precipitosamente lo sguardo, trovando d'improvviso i perni dello sportello accanto oltremodo interessanti.
- Mi andava. - Bofonchiò Mana alla fine, probabilmente sperando di concluderla lì.
Seh, come se Temu non avesse saputo che quello era il suo abito preferito e non avesse notato che, per puro caso, se lo metteva sempre quando andavano ai loro "loschi incontri" con Jonas.
- E' solo che il giallo ti piace molto. - Annuì Temu, con aria fintamente comprensiva. - O forse piuttosto ti piacciono i biondini...
Be', oh, la frecciatina su Spel non poteva restare impunita.
E passarono il resto del viaggio in carrozza così, punzecchiandosi e infine ridendo insieme - o cercando di evitare che l'una uccidesse l'altra sradicando lo sportello ed utilizzandolo come arma impropria.
D'altronde, tra loro due funzionava così. Erano amiche, praticamente sorelle; si conoscevano a vicenda meglio di chiunque altro. Giocavano a stuzzicarsi, toccando i punti più deboli, ma a conti fatti non facevano altro che rafforzarsi reciprocamente - e divertirsi parecchio, ovvio.
Ad ogni modo, che all'altra piacessero i biondini era vero. Tsk.

- Ora SI' che siamo arrivati! - Esclamò Temu, entusiasta, spalancando in modo altrettanto entusiastico lo sportello (e, sempre molto entusiasticamente, fregandosene della remota possibilità di stendere qualche ignaro passante, spalancando senza fare attenzione...). Saltò giù - in modo alquanto spericolato, considerando che le crinoline della gonna si sarebbero perfino potute incastrare nell'atto.
Si guardò intorno, con una vaga soddisfazione; amava Madrid e già il fatto di essere lì era motivo di buonumore, per quanto al momento si trovassero in periferia.
Dopodiché, visto che Mana tardava a scendere, le rivolse un'occhiata interrogativa, prima di chiudere lo sportello.
- Aspetta! Aspetta! - Fece quella, frenetica, allisciandosi un ciuffo di frangia già perfettamente liscio. - Mi sto sistemando!
Con un sopracciglio inarcato e un sospiro malcelato, Temu richiuse lo sportello senza aggiungere altro - tanto lo sapeva che quando c'entrava Jonas l'amica cominciava a sclerare.
Portò le mani sui fianchi e si rivolse a Casimiro, al posto di guida, che aspettava istruzioni.
Ora, per la verità, sarebbe dovuto essere, tipo, il primo a scendere, per aprire gli sportelli alle passeggere; tuttavia, aveva da tempo imparato che avrebbe potuto anche lanciarsi giù dalla carrozza ancora in corsa... e non sarebbe comunque arrivato prima che Temu fosse scesa da sola. Aveva quindi concluso che era meglio starsene buono dov'era e aspettare.
- Allora, Casimi: il solito. Massimo un'ora e saremo di ritorno. Tu vai pure a bere qualcosa, quando Mana si decide a scendere... - Temu alzò un attimo gli occhi al cielo.
- Ma certo, signorina. - Casimi le rivolse un gran sorriso. - E buona fortuna. Che ci sia pesca grossa, stasera!
Quel ragazzo faceva venire allegria solo a stargli vicino.
La ragazza annuì in risposta e, cercando di nascondere quel gradevole senso di aspettativa che la coglieva prima di quel genere di incontri, si diresse verso la locanda dove, di solito, si incontravano. Non c'era nessun volto noto in vista, ma sapeva benissimo che, in certi casi, non bisognava far altro che aspettare e ascoltare.
Infatti non passò molto prima che sentisse un "Signorina Temu, quanto tempo..." e dei passi vicino a lei. Così, dal nulla, il momento prima non c'era e ora sì, ma pareva ci fosse stato per tutto il tempo. Temu non ne fu sorpresa e nemmeno finse di esserlo.
- E se qualcuno notasse i tuoi trucchetti, Jonas...? Sai che se scoppiasse un conflitto così, per le strade, anche io avrei serie difficoltà a proteggerti.
- Sempre premurosa, Temu... - Replicò lui, abbandonando ben presto le formalità. Tono leggermente ironico, eppure la ragazza sapeva benissimo quanto lo colpissero quelle attenzioni.
Ma Temu aveva tutti i buoni motivi del mondo per preoccuparsi per lui: prima di tutto, erano... amici. E tanto sarebbe dovuto bastare. In secondo luogo, era il suo informatore personale. Poi... non capitava spesso di trovare un vampiro francamente buono.
Perché Jonas era un vampiro, ma lei lo conosceva da ben prima della vampirizzazione: aveva dovuto fare l'impossibile per convincere i suoi colleghi che non era pericoloso - ma che, anzi, sarebbe potuto essere un prezioso alleato.
Nonostante questo, se fosse rimasto invischiato in qualche problema, si sarebbe ritrovato in automatico tutti i cacciatori contro. E questo Temu avrebbe decisamente preferito evitarlo.
- Premure meritate, penso. Comunque sia, è un piacere rivederti.
Si fermarono di fronte all'ingresso della locanda, e finalmente Jonas le rivolse uno dei sorrisi allegri che si adattavano molto meglio al suo viso spensierato.
- Anche per me! Sei sempre così impegnata, ultimamente...
Temu dovette mordersi la lingua per non pensare a quel nome che cominciava per S. E, no, non era Seth. - Sai com'è... - concesse, esasperata, facendo un cenno vago con la destra - Un lavoro a tempo pieno, il mio. Prende MOLTO sia fisicamente che mentalmente...
Soprattutto, ultimamente mette a durissima prova la mia di per sé scarsa pazienza.

Jonas le diede una simbolica pacca sulla spalla.
- Non temere, fanciulla, lo capisco! Però, quando vuoi fare un po' di baldoria e distrarti... - sorrise ancora, sbarazzino - Chiamami pure. Non voglio certo che ti dimentichi come ci si diverte!
- Pfft... - L'altra gli fece la linguaccia. - Se non ci pensassi tu, guarda...
- Qui per servirla. - Aggiunse lui, sfacciato. - Ora, una domanda...
E Temu sapeva già cosa stava per chiederle; si riconosceva istantaneamente, lo sguardo trasognato di un amante. - ... c'è Mana?
... e le domande altamente intelligenti che i suddetti erano in grado di fare.
Ora: lei usciva SEMPRE con Mana, che in un futuro molto vicino sarebbe diventata sua personale assistente - un po' come antichi cavalieri&scudieri, anche i cacciatori avevano sempre un assistente, che però ricopriva un ruolo piuttosto importante, come se fossero "partner". - e quando si incontravano con Jonas la mora arrivava sempre un quarto d'ora dopo. (Per non parlare del fatto che entrambe avevano una salute d'acciaio, in pratica...)
Quante probabilità c'erano che Mana NON ci fosse...?
Ma rispose semplicemente "Arriverà a momenti, Jonas", perché tanto aveva già afferrato come funzionava - ed erano teneri, dopotutto; un po' cretini, ma teneri.
- RAGAZZI! ECCOMI! - Ah, lei, giustappunto. Con una capacità di correre e non inciampare e rotolare via che sfidava le crinoline, i tacchi e la sua stessa imbranataggine, Mana "piombò" su di loro alla velocità della luce, suscitando i complimenti mentali di Temu - che non aveva mai capito come d'improvviso acquistasse l'agilità di un felino, ma qualche sospetto lo aveva...
- Salve, Mana! - La salutò Jonas, mettendosi praticamente sull'attenti.
- SalveJonas! - Rispose lei, quasi mangiandosi le parole per la fretta.
E poi si fissarono. Molto... pucciosamente.
Cos'è quest'improvvisa voglia che ho di tirarmi un'epocale manata in fronte...?
Si chiese Temu che, da "capo", era simpaticamente passata a "candela".
Spostò lo sguardo dall'una all'altro, che continuavano a fissarsi e sbrilluccicare.
Rischiava di andare per le lunghe, va bene. Odiava rovinare i momenti "carini", ma... prese entrambi per mano, riportandoli in quel tempo e luogo, e li trascinò senza troppe cerimonie nella locanda. - Andiamo, "concretizzerete" in un altro momento. Adesso abbiamo alcune faccende discretamente urgenti cui pensare...!

- Bene, Jonas... - esordì Temu, una ventina di minuti dopo, quando tutti si furono accomodati col piatto prescelto davanti. (Anche Jonas mangiava: con la bocca larga e la fame che si ritrovava, non poteva che essere un vampiro onnivoro. E preferiva di gran lunga carni e risotti a tazze di dubbi liquidi corporei.) Spiluccò un pezzetto di carne dal suo cocido madrileño e, prima di portarselo alla bocca, continuò: - Ci hai promesso una storia, per oggi. E allora avanti, racconta...
Il biondo fece un cenno affermativo col capo, più serio di quanto sarebbe dovuto essere. Questo perché, naturalmente, le storie che raccontava non erano altro che le sue scoperte: si trattava pur sempre di "soffiate", perciò doveva esprimerle in un modo che non fosse troppo facile da individuare per chiunque.
Cominciando a sbocconcellare anche lui dal suo piatto, intraprese il racconto.
- Si racconta che, molto tempo fa, a Pontevedra, la notte cominciarono ad accadere cose strane. Prima lugubri lamenti che riecheggiavano per le strade buie, accompagnati da grida strazianti; alcuni abitanti avrebbero giurato di aver sentito come rumore di unghie che raschiava le porte, o i vetri delle finestre. I cittadini, quindi, cominciarono ad avere paura e a barricarsi in casa, la notte, non osando uscire più tardi del tramonto. Eppure... una volta, capitò che un viaggiatore ignaro di tutto ciò si attardasse con gli amici. Quando si mise in marcia verso la locanda dove pernottava, era ben più che mezzanotte. Il giorno dopo, fu ritrovato morto... - Jonas fece una piccola, scenografica pausa, approfittandone per prendere un sorso con cui rinfrescarsi le labbra. - ... ma il suo "corpo" aveva una particolarità: non era rimasta né pelle, né organi. Solo il teschio coperto dai suoi abiti. E da quella notte, altri ritrovamenti simili ci furono quasi ogni giorno...
- E come finisce la storia...? - chiese la cacciatrice, con un'espressione enigmatica.
Jonas scrollò le spalle. - Non ne ho francamente idea. Il finale di questa storia è ancora da scrivere. E l'antagonista... lo conosci già.
L'udienza era finita.

Viaggio verso casa. Il grande granchio meccanico era tornato sui suoi passi, spargendo vapore come al solito. Casimiro, invece, era tornato con un bel carico di polpi freschi - sì, la maggior parte del suo stipendio veniva investita in prodotti ittici, e quel che rimaneva in parti per i suoi giocattolini a vapore, dato che era anche il meccanico ufficiale della villa e si divertiva a sperimentare.
Nell'area passeggeri, invece, si stava tenendo una "riunione a ristretto numeri di partecipanti" - ovvero, Mana e Temu stavano cercando di raccapezzarsi circa le nuove scoperte.
- Quindi... - stava riassumendo Temu, puntigliosa: - A Pontevedra, c'è un vampiro che si diverte a terrorizzare la gente e, per motivi ignoti ma sicuramente stupidi, leva pelle e organi a tutte le sue malcapitate cene. E costui dovrebbe essere Spel.
Si mordicchiò l'unghia dell'indice, pensierosa - no, non si mangiava le unghie, ma capitava che le mordicchiasse, di tanto in tanto.
C'era qualcosa...
E Mana era brava ad afferrare i suoi stati d'animo. - Sbaglio o c'è un "però..." sospeso da qualche parte, nel tuo sunto?
Temu le rivolse un sorrisino, ma tornò subito seria. - C'è qualcosa che non mi convince. Non tanto nel racconto, più che altro... in Jonas stesso. Era strano, poco convinto. Poi, non l'hai notato? Non ha praticamente toccato il suo migas, eppure sai bene quanto me che quand'è entusiasta per qualche scoperta c'è il rischio si mangi pure il piatto...
Mana spalancò gli occhi. - Oddio, è vero! ... E se avesse avuto mal di pancia, poverino!? Temu, dobbiamo subito controllare, presto!
Il preciso, sincero e spassionato pensiero di Temu fu, esattamente: ... Ma perché gli innamorati sono COSI' pirla...?
- Mana, non si è mai sentito di un vampiro col mal di pancia.
A meno che non abbia appena avuto un incontro ravvicinato con la mia pistola, ah ah ah.

- Anche questo è vero. - Concesse lei, cogitabonda. - Ma allora...?
Temu non voleva rattristarla né dare per scontato cose che, forse, si stava immaginando; però... negli occhi di Jonas, aveva visto una luce... strana. Le stava nascondendo qualcosa, e di questo era sicura.
- Mana... - disse con una voce più gentile, prendendola per mano - Non voglio che ti preoccupi di nulla, okay? Io mi fido di Jonas. Forse ci sta nascondendo qualcosa, ma prenderò la sua parola per buona. Al massimo dopo torneremo a parlarci!
La mora annuì, palesemente confortata. - Grazie, Temu...!
- Che poi, mh... - continuò Temu con tutt'altra faccia - Come hai fatto a non vedere che non ha quasi mangiato, se non gli hai staccato gli occhi di dosso un momento?
Avrebbe potuto tacere, o arrabbiarsi, o cercare di picchiarla.
Ma tutto sommato anche lei doveva essersi resa conto che era piuttosto inutile. Quindi Mana si limitò a sospirare e chiedere di rimando: - Si notava così tanto...?
- Eh, già. In compenso anche lui ti ha guardata parecchio.
L'altra la guardò di traverso, ma non aggiunse altro.
Per qualche motivo che nemmeno da sola avrebbe saputo spiegarsi, Temu si indispettì; che diamine, lui piaceva a lei e lei piaceva lui, allora perché non darci un taglio e confessarsi?
E poi... fu colta da un flash.
- A te piace Jonas. - Decretò, sicura del fatto suo. - Però ti trattieni. ... Non lo starai facendo perché è un vampiro, vero?
Ovvero, si tratteneva solo perché non voleva fare qualcosa che desse un dispiacere a lei.
Il fatto che l'altra continuasse a tacere, se da un lato era inquietante, dall'altro sincerava che ci aveva preso: Mana era fisicamente incapace di mentire e non tollerava essere accusata di falsità. Quindi, se non le stava sbraitando contro, c'era solo un motivo...
D'un tratto, aveva voglia di abbracciare quell'adorabile scema.
- Mana, sappi che per me non c'è assolutamente alcun problema. Prima di tutto Jonas è un mio amico, e poi io i vampiri mica li odio a prescindere - a parte Spel! Se quelle creaturacce non andassero in giro a succhiare gente a caso, io non li sterminerei uno per uno - a parte Spel. Per odiare qualcosa o qualcuno occorrono dei motivi sensati e fondatissimi - a parte per Spel, ovviamente, che-
- Temu, ma quante volte lo nomini Spel al giorno? - Chiese infine l'altra, senza riuscire più a trattenere le risate.
- ... Tante. - Concluse la cacciatrice, gli occhi a mezz'asta, dopo una lunga pausa di riflessione.
- Però, se davvero per te non c'è problema... - Mana era già presa in tutt'altro flusso di pensieri - E' che Jonas...
Temu inclinò il capo di lato e sorrise. - Lo so, Mana. - Rispose, semplicemente.
Ad ogni modo... Jonas, io mi fido di te. Ma sappi che, qualora tu mi abbia fatto uno scherzetto - specie dopo che ho incoraggiato la donna dei tuoi sogni a dichiararsi - sei un vampiro
seriamente morto.

Non moltissimo tempo dopo la fine del loro incontro, Jonas uscì dalla porta sul retro della locanda. Dava su un vicoletto spoglio, tranne che per il lerciume che vi dominava. Privo di alcuna attrattiva. Eppure Jonas si fermò e aspettò.
Non dovette attendere troppo a lungo.
- Le hai detto tutto quello che ti ho chiesto?
Lo conosceva, non aveva bisogno di voltarsi. - Sì, parola per parola.
- Perfetto. - Il tono di chi sorride sornione. - Sai che quando tornerà sarà furiosa con te, vero...?
Jonas prese un profondo respiro. Gli era costato un bello sforzo, quel pomeriggio. - Correrò il rischio. - Si bloccò un istante e poi aggiunse, esitante, la domanda che aveva paura di fare: - "Quando tornerà"... perché tornerà, vero?
- Non pecco di mancanza di fiducia in quella fanciulla.
Lui neanche, ma la preoccupazione...
- Ora andrò a casa. - Asserì Jonas. - Selene mi aspetta.
- D'accordo. Ah, Jonas... grazie.
- Non c'è di che, Spel.
Mi dispiace, Temu.


Fine capitolo, già!

Note

- La crinolina è, in sostanza, la struttura rigida che dava forma alla gonna e la teneva su, per l'appunto del 1800. Il nome indica anche il tessuto di cui è costituita o il genere di abito in cui è presente. Riguardo questa storia, figuratevi crinoline che cadevano normali sul davanti ma spostavano tutto lo "spessore" della gonna sul retro - con tanto di abbondanti strascichi, dato che era il tipo di abito che indossavano in quella decade (ricordo che parliamo del 1874 *O*). Da notare, nel 1873 fu inventata la "tournure", che è simile, ma più semplice, e col tempo finì col sostituire la crinolina. Dato lo scarso stacco temporale, mi sembra plausibile avessero ancora abiti in crinolina (d'altronde, Temu non è tipo da rifarsi l'armadio ogni stagione). Tuttavia, essendo un mondo tendenzialmente steampunk, aspettatevi uscite strane riguardo i vestiti.
- Cocido madrileño e Migas. Ricette spagnole. La prima è sostanzialmente uno stufato con ceci, verdure, carni e insaccati; il secondo è un piatto la cui base è costituita da briciole (ebbene sì LOL) che possono essere state imbevute di aglio, paprica o olio, oppure condite con pancetta. Quelle di Jonas immaginatevele con la pancetta. Per la cronaca, Mana aveva preso la paella (di carne), ma questa presumo la conosciate tutti. XD
- Il titolo di questo e del precedente capitolo sono ispirati alla Night ∞ Saga dei Vocaloid.
- BONUS TRACK. QUI (è sul mio blog) alcune simpatiche immagini, sempre della nostra beneamata Meno, riconducibili ai nostri eroi. (?)
Gnoccosità portami via



YOH!
... Ommioddio. Sì, lo so, siete atterriti e sconvolti. Non vi nascondo che lo sono pure io.
Eppure, ebbene sì: ho aggiornato Spell! *___*
*Brindiamo tutti, ubriachiamoci, inaffiamo di spumante la moquet!*
Semplicemente, qualche giorno fa mi è venuto un particolare slancio nei confronti di questa storia - con cui me la sono presa comoda perché, oltre ad avere anche varie altre fic, necessitavo di documentarmi prima di continuarla. Quindi, sì, negli ultimi giorni mi sono abbondantemente documentata sulla Spagna dell'800, saltando dalla storia all'architettura, dalla cucina all'abbigliamento. Ciò non significa che seguirò ciò che dicono i libri di storia, tutt'altro! Ho deciso di farla molto più "fantasy/steampunk" di quanto avessi in mente all'inizio, senza rispettare il reale filo storico degli eventi. Prenderò vari elementi qui e là delle cose "effettive", soprattutto per la cucina e l'architettura, per ricreare meglio l'atmosfera; per il resto, è abbondantemente reinventato. Ho deciso, ad ogni modo, di creare un post sul mio blog dove spiego alcuni dei temi generali man mano che vengono toccati nella fanfic - visto che la storia stessa non è su quelle cose, nella narrazione non mi ci posso soffermare più di tanto; tuttavia, se a qualcuno va di approfondire... e.e *Sì, si sta studiando tutto nel dettaglio.* Ah, e pure l'elenco delle corrispondenze dei nomi. X°
Come tutti avevano sagacemente sospettato, l'insgamabilissimo Jonas è Jonouchi! *O* Ma anche stavolta viene nominato un altrettanto losco soggetto: tale "Selene" che aspetta Jonuchi, chi potrà mai essere...? *LOL*
Questo capitolo è spudoratamente Impulse. Una Impulse nel canon la immagino meno impacciata e timida, ma penso che ci possa stare in queste particolari circostanze.
Vi pregherei di notare come Spel, pur apparendo solo nelle ultimissime righe, sia praticamente onnipresente. X°D (Provate a contare quante volte viene nominato!)
Questo capitolo è più corto del precedente, tuttavia è più complesso e ricco di informazioni, quindi penso vada bene così.
Ci sto prendendo gusto con i piatti spagnoli.
Poi... Spell si sta rivelando elaborata e imprevedibile. Sapevo già che sarebbe stato un universo, come dire... molto pittoresco; ecco, man mano che lo scopro lo diventa sempre di più. XD Aspettatevi qualsiasi cosa.
Vorrei seriamente aggiornare le mie storie in tempi UN PELINO più decenti, quindi mi impegnerò. Abbiate fede. E' possibile che il prossimo capitolo NON sia fra sei mesi. ewe
E adesso veniamo ai ringraziamenti, neh? Quindi, tantissime grazie a: Soe Mame, Hikari93, ALEXISsimpleandclean, nefertiti91, Aidalya, ikarikun, AliceWonderland, Agnese_san, frabells, gatta1290, Lady Ophelia, Shenhazai e JennyMatt! Le quali hanno recensito e/o aggiunto a Preferite/Seguite. E un grazie grosso così anche ai soli lettori, naturalmente! Scusatemi tanto se non rispondo subito alle recensioni °A°, ma lo farò questi giorni, credetemi! Per adesso, spero che vi godiate il capitolo. <3
E... no, non era questa "Quella Certa Long" cui lavoravo. Quella è ancora in stesura. Chissà che non arrivi prima di quanto pensiate, LOL.
E adesso vi saluto, carissimi.
Bye!






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Capitolo 3
*** Anche gli attori principali devono compiere i loro preparativi! ***


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Anche gli attori principali devono compiere i loro preparativi!





Riassumendo i più recenti e salienti fatti: un Simpatico Vampiro (ma anche no) imperversava per le strade, divertendosi a scuoiare qualche malcapitato qui e là - e, certo, tutti i vampiri avevano una gran fantasia, di questo Temu doveva dar loro atto (sebbene la loro capacità di irritarla fosse di gran lunga superiore...)
E dunque, destinazione Pontevedra?
Beh, ovviamente, no.
A parte i necessari preparativi e la stranezza di Jonas, che ancora a ripensarci le causavano perplessità, c'era un altro "buco" in quella faccenda: com'era possibile che la notizia, fino a quel momento, non fosse ancora trapelata...?
Quindi Temu aveva mobilitato le due maghe al suo servizio per ricontrollare qualunque giornale in loro possesso - naturalmente, la stampa a modo suo era sempre un'ottima fonte di informazioni -, scandagliando ogni singola pagina alla ricerca del, seppur minimo, trafiletto in cui se ne facesse menzione.
Ma nulla da fare. Ciò straniva abbastanza la cacciatrice; perdiana, Pontevedra era una provincia in rapida crescita... possibile che macabri ritrovamenti del genere non facessero un po' di notizia? E nessun altro dei cacciatori ne sapeva niente, nessuno degli informatori prezzolati, neanche uno dei suoi speciali "contatti"...?
Insomma, nemmeno Kisara aveva mandato alcuna notizia...
Poteva capire che la donna, in quanto moglie di Seth spesso sola, dovesse occuparsi della casa e non avesse tempo per "scrutare il mondo" con i suoi poteri da veggente, ma...
Perché, sì, Seth era già sposato, nonostante avesse solo tre anni più di lei, e aveva scelto una fanciulla molto particolare. Secondo il modesto parere di Temu, comunque, la più grande peculiarità di Kisara non erano né i suoi poteri da veggente, né il suo insolito aspetto albino, quanto la pressappoco infinita pazienza che aveva per sopportare quell'uomo. Ad ogni modo, le peripezie sentimentali di Seth non erano all'ordine del giorn-
... e finalmente, pensando al summenzionato "quell'uomo", Temu comprese. Chi altri avrebbe potuto avere tanta influenza sui cacciatori da tenere tutti lontani dal caso... o chi altri avrebbe avuto i mezzi per impedire a quelle vicende di naufragare sui giornali...?
Seth, certo. Anzi, no, ma quale Seth: quel pirla di SERGIO, ecco.
(Quanto Temu era MOLTO frustrata verso il cugino, lo chiamava col suo vero nome. Questo perché lui odiava quel nome e lei odiava lui).
Le sembrava quasi di vedere quel briccone che, con un'espressione mortalmente seria in volto, convinceva la moglie a non parlare con nessuno della vicenda di cui di sicuro sapeva da giorni: - Sono preoccupato per mia cugina, Kisara. - Calcando bene sul grado di parentela. - Stavolta ha scelto un avversario difficile per chiunque, perfino per me. - E mentiva spudoratamente. - Preferirei occuparmene io, prima che qualcosa possa andare storto. In nome del profondo affetto che univa i nostri padri...
... Carissimo SERGIO, dovresti proprio smetterla di raccontare idiozie più grandi di te.

Ecco perché due notti prima era andato a parlarle; si stava sicuramente sincerando che fosse all'oscuro della faccenda. Così avrebbe finalmente avuto l'occasione di mettere le mani su Spel - e diventare, di fatto, uno dei cacciatori più abili e ricercati.
Ma Jonas aveva mandato gambe all'aria i suoi progettini segreti.
Temu sogghignò. Era improbabile che il biondo conoscesse anche questo risvolto della situazione - forse - ma sicuramente cadeva a fagiolo, per lei - e il suo "lavoro in corso", e loro - che si odiavano alla follia.
Certo, per carità, Seth era odiato da un sacco di gente - chi a ragione, chi meno, Temu simpatizzava per tutti (no, nessuna pietà per chi cercava di sottrarle Spel.) - ma con lui e Jonas si arrivava ai limiti del ridicolo, tanto che non li si poteva lasciare nella stessa stanza da soli per più di due minuti senza che cominciassero a volare insulti - e mobilio.
Qualunque cosa avesse avuto in mente Jonas, quando avesse saputo che aveva disturbato un piano di Seth, sicuramente si sarebbe fatto molte risate.
E adesso...
Temu sorrise, ponendo giù l'ora mortale spada a cui stava facendo convulsamente il filo mentre era persa nelle sue riflessioni, Possiamo passare ai veri preparativi!

Fu in cucina che ritrovò le altre due, impegnate a riordinare le pile e pile di giornali che avevano dovuto tirar fuori.
- Sono giunta ad una conclusione. - Dichiarò subito, convinta, senza nemmeno annunciarsi prima (ma con Temu funzionava così; era una sorta di vulcano in eruzione deambulante, che piombava dove doveva facendo un gran casino e agitando la pistola. Però era simpatica.) - E' stato Seth a fare in modo che la notizia non circolasse. Potrei anche sbagliarmi, certo, ma il nostro dialogo di due sere fa non lascierebbe spazio a molti dubbi...
Le maghe si scambiarono un'occhiata: entrambe sapevano quanto ciò fosse concretamente possibile.
- Che le dicevo, somma maestra? - Mana esibì un sorriso tutto denti - Seth è una sorta di presagio di sventura: quando spunta, vuol dire che stanno arrivando ca-aho.
Dalla faccia di Mana e dallo sguardo molto eloquente di Maha, Temu dedusse sagacemente che, dall'alto della sua compassata serietà, la donna aveva pestato il piede all'allieva, sotto il tavolo.
La "vittima" strizzò le palpebre, offesa. - Casini. Stavo per dire CAsini.
- Ad ogni modo, del cugino della signorina non dovresti parlare come se fosse un gufo del malaugurio...
Ah, Temu avrebbe potuto rimanere ad ascoltare i loro battibecchi anche per ore, era un totale sollucchero. Purtroppo, c'erano faccende più urgenti, con stampato un grosso "SPEL" sopra. - Suvvia, mie care. - Allargò le braccia, conciliante. - Basta con quelle scartoffie. C'è un viaggio da preparare! Bagagli da fare, armi da ricontrollare, Casimiro dovrà sistemare la carrozza... e ci terrei a partire ben presto, quindi voglio tutti quanti al lavoro! Ah - specificò prima di voltarsi e fare per tornare in camera sua a trafficare con la sua armeria personale - Per "ben presto" intendo domani. Qualunque altra attività (anche pulire, dormire o mangiare.) è da considerarsi secondaria fino a nuovo ordine. Seth non l'avrà vinta, ecco!
- Se il mangiare è secondario, allora non vorrà neanche i biscotti, signorina...?
... Wait-
Ma prima che potesse aggiungere qualcosa per contravvenire al suo stesso ordine (di fronte a cotale inoppugnabile argomentazione, non si poteva certo fare altrimenti...), intervenne anche Mana.
- Mia cara Temu... - Oh, porca-. Conosceva benissimo quel tono. E sapeva che voleva dire FUGGI ALL'ISTANTE. Ma non sarebbe stato molto dignitoso, quindi tornò a guardare le due... e il sorriso che vide in volto all'amica non era affatto rassicurante, no, per niente. - Non ti starai mica dimenticando qualcosa...?
- Ehm, possibile. - Tossicchiò. - Sai che ho delle piccole dimenticanze, di tanto in tanto.
Mica tanto piccole,
a dire il vero, ma tant'era.
- Noi siamo qui anche per questo. - Continuò a sorride l'altra, malefica. - Hai un'esibizione di flamenco, fra tre giorni!
... Ah.
Mierda.

Ora. Non poteva dire che non le piacesse davvero ballare, questo no, ma era un segreto che avrebbe dovuto portare con sé nella tomba, ecco cosa succede ad ubriacarsi di sangrìa... ma ancora non era riuscita a conciliare bene la parte cacciatrice di vampiri con quella ballerina di flamenco.
Cioè, bene. Non ci era riuscita per niente. Il pensarsi al centro di una serata, musica forte in sottofondo e un abito estroso addosso, cozzava terribilmente con l'idea di se stessa che voleva dare e avere - la cacciatrice senza scrupoli che si muoveva nell'ombra e mieteva vampiri e successi uno dietro l'altro... non una creaturina pucciosa con gli occhioni viola che, quando ballava, in qualche modo si sentiva felice.
Insomma, senza tirarla molto per le lunghe, la imbarazzava. Ecco.
Tutto sommato, avrei anche potuto scegliere una copertura che NON implicasse gonne sgargianti e svolazzose.

- E sarebbe la terza che rimandi nel giro di un mese. - Proseguì Mana, implacabile, ben pensando cosa frullasse per la sua testolina scarmigliata.
- Sarà l'ultima che rimando, giuro! - Pigolò lei per tutta risposta, probabilmente cercando di impietosire le due maghe con la combo musetto da cucciolo in crisi depressiva+vocina puccia. - Mi impegnerò, sarò bravissima, diventerò una stella nel firmamento del flamenco (?), tutto dal mese prossimo, anzi, facciamo fra due mesi, magari tre, così mi preparerò mentalmente e...
- Signorina, se posso... - Era stata Maha a parlare. ADESSO sì che era fot-rovinata. Rovinata. - Non può continuare a rimandare. Sono pur sempre impegni che prende con altre persone che hanno fiducia nell'accordo, e per i quali viene anche retribuita. - Ogni parola era un masso da cento chili sulla sua capoccia, anche e soprattutto perché aveva ragione. - E' pur sempre un lavoro, anche se secondario, cui dovrebbe dedicarsi con la stessa serietà e impegno dell'altro. Altrimenti, sarebbe meglio abbandonarlo del tutto, se non si sente in grado...
A questo, Temu avrebbe risposto con un colloquialissimo e sonoro "BAH" e un socchiudere le palpebre; quelle precise parole contenevano una sottile e mirata frecciatina puntata dritta dritta al suo orgoglio (Perché Maha, come tutte le più astute figure materne, era esperta di psicologia inversa, quindi si adoperava al meglio per intortare le sue pargole). Che aveva discretamente colto nel segno, anche considerando lo sguardo divertito con cui era stata lanciata. (In tutto ciò, aveva ignorato il "Ah, bello quando sgrida qualcuno che non sono io..." in pieno relax di Mana.) Temu non aveva mai saputo resistere alle sfide, di qualunque genere, e certo il flamenco si presentava come una sfida su più piani, per lei - anche se quella fondamentale era riuscire ad indossare gli abiti appositi...
E poi... era esigente. Con tutti, se stessa per prima. A rischio di ammazzarsi, voleva essere brava in quello che faceva. Rinunciare al flamenco sarebbe stato, a conti fatti, un fallimento... anche se per portarlo avanti avrebbe comunque dovuto ingoiarne un po', di orgoglio.
- E sia. - Accettò alla fine, imbronciata, le braccia incrociate sul petto. Eppure, se era un gioco, tanto valeva spingerlo ad un livello superiore, o no? - Ma il piano d'azione non varia. - Adesso sorrideva, terrificante, sfidando mentalmente chicchefosse a metterle i bastoni tra le ruote. - Partiremo domani e torneremo in tempo, anche se dovessi presentarmi là mezza morta.
Mana sembrava pronta a lanciarsi in un coro da stadio (sebbene i suddetti non fossero ancora stati inventati...), ma la ragazza la bloccò subito con un cenno della mano. - Io e te abbiamo un paio di cosette da fare. Maha, ti prego, comincia i preparativi necessari, torneremo fra un'oretta.
- Naturalmente. E, signorina...?
- Mh?
La donna sollevò il pugno ed esibì il segno dell'OK. - E' così che la vogliamo!
... Sbrilluccica.
... Mi inquieta, quando sbrilluccica.

Aveva decisamente bisogno di Mana, sì. Anche se CHIUNQUE suo buonsenso incluso, probabilmente, le avrebbe consigliato di rivolgersi a... be'... qualunque altra persona a disposizione, per ciò che aveva in mente. Giusto per non rischiare che la fine della sua villa consistesse in un prematuro quanto infelice "BOOM".
Ma lei, tsk, LEI aveva fiducia nella sua migliore amica! ... Ed era abbastanza sicura che tutti sarebbero sopravvissuti ad un'eventuale crollo, avevano la pellaccia dura.
E poi sapeva che a Mana faceva piacere quando si rifaceva a lei piuttosto che a Maha. "Quando mi chiedi aiuto, mi sento potente." diceva, stringendo i pugni decisa e guardandola con intensità. Be', d'altronde prima o poi sarebbe diventata la sua assistente, doveva sussistere un legame di fiducia reciproca indistruttibile fra loro due e... no, d'accordo, pensava semplicemente che abituarcisi fin da subito fosse più rapido e indolore. Comunque.
La Losca Attività cui si doveva dedicare era una cosa estremamente semplice a livello concettuale ma discretamente complessa all'atto effettivo: preparare le capsule ad energia di cui favoleggiava da giorni.
Come il nome lasciava intendere, alla fin fine non erano altro che proiettili caricati con l'energia (o meglio, magia). Il punto era che, ovviamente, occorreva usare la PROPRIA, di magia. Rilasciare energia "grezza", così, era una cosa che stremava sia a livello fisico che mentale; di conseguenza andava fatto con calma, dilazionando la preparazione delle cariche nel tempo. Temu non era certo una maga, ma Maha faceva il possibile per istruirla nelle basi, permettendole di fare incantesimi simili - be', il novanta per cento delle magie che conosceva e utilizzava erano tutte relative alle armi... eh, sì, la fanciulla aveva un particolare affetto nei confronti dei suoi giocattoli.
Conosceva perfino qualche tecnica difensiva di base, ovviamente. Anche solo l'idea di incrociare le lame con una di quelle bestiacce, senza saper nulla di magia, era impensabile.
Per quanto ci capisse qualcosa, però, la supervisione di un mago era l'ideale.
E poi il visino entusiasta dell'amica quando riusciva ad accaparrarsi ruoli importanti - anche se al potenziale costo dell'esplosione della stanza - era un'ottima ricompensa.
Intanto che rimuginava, erano giunte in una delle stanze in cui conservava alcune delle sue preziose armi. Ad accoglierle, una raccolta di eleganti spade di tutti i tipi - spade d'armi e daghe, a doppio taglio, semplici oppure molto decorate ma, a conti fatti, inutilizzabili (però sulla parete facevano la loro figura.) - sistemate ordinatamente nelle loro rastrelliere, accompagnate da una piccola raccolta di lance (Quasi sospirò, persa nei teneri ricordi degli allenamenti che facevano da piccoli lei e il cugino...), più un paio di pugnali.
E un cacciavite sulla scrivania.
Poteva sempre servire, un cacciavite.
Temu prese un bel respiro: okay, era uno dei momenti cruciali (?). Forza e sangue freddo.
- Allora, Mana... - cominciò, quasi cattedratica, alzando un dito - Devo ricaricare le capsule ad energia. Tu dovrai controllare che i flussi energetici non si sbilancino troppo... insomma, se rischio di farmi esplodere la mano, avvisami. Per il resto, NON toccare niente - specie se comincia a muoversi -, NON distrarti al momento sbagliato - ce la puoi fare. - e se qualcosa va storto - molto storto - corri a chiamare Maha.
- Sai che somigli un sacco alla somma maestra, quando fai così...? - commentò l'altra, gonfiando le guance, a metà tra il "D'accordo, me lo sono meritato..." e il "Adesso non esageriamo, su!".
A prescindere dal bene che voleva alla donna, non era del tutto sicura che fosse una cosa positiva. - ... diciamo che il succo del discorso era chiaro comunque. Per ora direi solo... bene, facciamolo!
Con l'amica accanto, afferrò una delle capsule vuote che aveva già preparato sul tavolo e cominciò a fare come Maha le aveva insegnato.
Chiuse gli occhi e rilassò il corpo, radunando tutta l'energia possibile e dirigendola verso il palmo della mano. Una volta lì, poi, la lasciava libera, e la capsula predisposta la assorbiva. Non era difficile come procedimento, il problema era farlo e rifarlo in un ciclo...
La capsula cominciò a pulsare. Contò fino a cinque, con calma, dopodiché riaprì la mano, interrompendo il flusso.
Guardò Mana. - Allora?
- Non è esploso niente! - L'informò l'altra, in un trillo, orgogliosa del loro buon operato.
Come se fosse una cosa stran- ah, giusto, lo è.

- Tu, invece... - domandò, indagandola con lo sguardo - Sei stanca?
Temu scosse il capo. - No. - Inspirò. - Per ora no. - Ma sapeva che non sarebbe durato a lungo. Sentiva già una sorta di pizzicorino sulle giunture, specie gomiti e ginocchia, come se avesse appena fatto dell'attività fisica. O inseguito un vampiro. Insomma, quella piacevole (?) sensazione dopo i preliminari. Un po' di inseguimento, così, per cominciare a conoscersi... ma proseguiamo.
La seconda fu già più difficile: mentre le energie fluivano via, sentiva le spalle indolenzirsi e un principio di torcicollo farsi strada dal nulla. Eppure anche la seconda capsula fu riempita.
- Umph! - Respirò a fondo prima di posare anche quella vicino alla sorella già pronta; sembravano dei piccoli ovetti tutti viti e rondelle. Tra l'altro, tremolavano un po'.
- E ora...
- Non starai mica pensando di riempirne un'altra, vero? - La precedette Mana, una mano sulla sua spalla.
- Già cinque sarebbero poche - spiegò la cacciatrice, senza rispondere davvero - Se mi trovassi di fronte Spel, quattro non potrebbero mai bastare...
- Dovrei essere io quella che fa le cretinate, Temu. - Osservò l'altra, pragmatica.
In effetti, tecnicamente, non avrebbe dovuto riempirne più di una al giorno; già due erano abbastanza sconsigliabili, ma tre... però, il tempo di sicuro non era una cosa a loro disposizione.
- Se qualcuno non avesse insistito per quella benedetta esibizione, avremmo un paio di giorni in più...
- Se qualcuno non avesse una testa più dura del granito...
Le due si fissarono (sempre amorevolmente, ovvio) in cagnesco per un po'.
Ma era fisicamente impossibile che un loro bisticcio, serio o meno, si protraesse per molto. Temu si sciolse in un sorriso rassicurante. - Va bene, lasciamo perdere. D'altronde non siamo nemmeno sicure che ci sia Spel di mezzo...
Mana fece tanto d'occhi, nel sentirla mollare l'osso di sua spontanea volontà: - Dici sul serio?
- Ovvio che no. - E, in un batter d'occho, la testona cacciatrice arraffò la terza capsula dalla scrivania, prima che l'altra potesse sottrargliela. Quel che davvero la stupì, però, fu che un altro paio di mani, ben più calde, calarono subito sulle sue. Guardò la ragazza che le sorrideva serafica accanto, mentre le prestava la sua energia magica. - ... ma sono davvero così prevedibile? - chiese infine, sospirando.
Intanto, la mora gongolava perché... be', fre-ga-ta. - Uhm, un pochino...
- E sai pure che, mescolando due tipi di energia diversa, quest'affare diventerà un esplosivo vero e proprio anche al semplice tocco...?
- ... oh, giusto. Almeno - Il luccichio soddisfatto nei suoi occhi era un pelino... diciamo... inquietante - Ti ho fornito un'arma di sterminio pericolosissima!
... a volte, tutto sommato, penso che basterebbe portarmi te appresso.

L'amica era, a conti fatti, un simpatico pericolo pubblico. Oh, be', le voleva bene anche per quello.
Lo sforzo, nel frattempo, le stava prosciugando anche le ultime energie; le gambe cominciavano a tremare appena, le mani a raggerlarsi. Se non fosse stato per l'aiuto dell'amica, sicuramente non sarebbe riuscita a riempire anche quella capsula...
- Su, su, apri la mano, ora. - Ordinò ad un certo punto Mana, in tono pratico, facendole aprire gentilmente, ma con decisione, le dita intirizzite. Levò la capsula (Che pulsava visibilmente... e non era proprio-proprio un segnale positivo, come dire... - ma quando le cose cominciano a muoversi per conto proprio, non lo è mai.) con cautela e la posò vicino alle altre. Piano piano.
Un leggero senso di vertigine.
- Ecco fatto! - Esclamò la mora... o meglio, probabilmente lo avrebbe fatto se la sottospecie di bomba a mano sulla scrivania non l'avesse indotta a pensare che fosse meglio mantenere un tono di voce pacato; quindi, esclamò a bassa voce (?). - Le tue tre capsule sono pronte e... Temu, sembri islandese. - Non-troppo-sottile riferimento al suo essere decisamente sbiancata. - Ti senti bene...?
- Visto che mi posso fidare di te? - disse la cacciatrice, forse più a se stessa che altro, chiudendo gli occhi.

Mana riuscì ad acciuffarla al volo prima che crollasse per terra.

- Prima o poi, a voi due dovrò mettere collare e guinzaglio.
- Ma tu ci ami proprio perché siamo così spericolate, no, somma maestra?
- ...
ah. Ora ci servono Quelli. Non si riprenderà finché non si sarà abbuffata...

Il risveglio neanche troppo in ritardo della fanciullina fu indubbiamente causato dal vassoio di biscotti posato su un tavolo, dal nulla apparso, davanti al suo letto. Stavano spargendo per l'intera stanza un odore che... ah... l'avrebbe fatta tornare indietro anche dalla morte. Quando riaprì gli occhi, però, realizzò davvero la sua felicità: accanto al vassoio, c'era un meraviglioso bicchiere ricolmo di un meraviglioso, spumoso liquido bianco panna.
E pure l'ombrellino sopra.
- HORCHATA! - Saltò su, afferrando al volo il drink corretto con un pizzico di cannella e tracannandone la metà in un sorso. No, non ha bevuto pure l'ombrellino.
Oh.
Oh. Ma quanto le A M O io quelle due, eh!?
(In realtà Temu, dal profondo del suo spirito pratico, aveva in grande simpatia chiunque le procurasse del buon cibo, ma non stiamo a puntualizzare...)
A quel punto, con estrema calma che di certo non scappavano, cominciò a mandar giù quattro biscotti alla volta, bevendo qualche altro sorso qualora si fermassero le palline in gola. Biscotti. Buoni. Assai. Ora va - chomp - meglio.
No, era ignoto come facesse di preciso a non soffocarsi.
E anche, in effetti, come fosse possibile che Maha avesse sempre pronta una scorta di biscotti. Non la vedeva poi così spesso ai fornelli, salvo quando era necessario, eppure... se tu avevi bisogno dei biscotti, loro c'erano. Tipo uno-due chili, sempre da parte per qualsiasi evenienza. Bah, meglio così.
Però, ora andava davvero meglio, per quanto rimanesse un accenno di torcicollo appena più giù della nuca e dallo stato delle sue ginocchia le sembrasse di aver appena fatto tutta Madrid di corsa - oddio, qualche volta lei e Jonas ci erano pure andati vicini, ma questo era un altro discorso...
Avrebbe volentieri evitato di spomparsi tanto da sola in vista di uno possibile scontro importante, ma... d'accordo, non era sicura che dietro la faccenda di Pontevedra ci fosse Spel. Ma se se lo fosse davvero trovato davanti? Gioirò un sacco.
Le capsule erano uno dei migliori strumenti per affrontarlo: avrebbero causato il triplo dei danni di un normale proiettile, eppure la loro caratteristica più affascinante non era quella. No. Dato che contenevano la sua energia magica, le capsule, esplodendo e liberandola, avrebbero contrastato quella di Spel. Ovvero, magari non avrebbe del tutto bloccato le sue spaventose capacità di rigenerazione, ma di sicuro le avrebbe quantomeno rallentate, ottenendo la possibilità di causargli danni seri e, nel caso, farlo (finalmente) secco.
Oh. <3
Pensare a Spel che tirava le cuoia era sempre così... rinvigorente, tralàlàlà!
Una volta finiti biscotti e bevanda, sfregò le mani con fare compiaciuto; magari non si era del tutto rimessa in sesto, ma la mattina dopo sarebbe sicuramente stata benissimo.
E ora, poteva dedicarsi amorevolmente a tutti i preparativi rimasti.
E devo ringraziare Mana per non avermi fatta schiantare prima, e Maha per l'horchata che era sempre uno spettacolo, già!

Ma prima, una tappa in biblioteca veloce: voleva prendere un paio dei suoi libri sui vampiri, per ripassare le varie categorie e controllare che non se ne fosse scordata qualcuna che aveva la poco carina abitudine di scuoiare le vittime. Poi le sarebbero servite carta e penna per stilare qualche teoria e prendere appunti... - al solito, se entrava Mana in biblioteca, finivano per giocare all'Impiccato sullo stesso foglio. Ma aiutava i processi deduttivi, eh!
Non si aspettava certo che, una volta spalancata, fischiettando, la porta della biblioteca, avrebbe trovato un uomo seduto sulla SUA poltrona preferita a leggere uno dei SUOI libri preferiti. Visione che le fece quasi prendere un coccolone, la cosa tuttavia era secondaria. Shh, non ditelo a nessuno! *Che Temu ci tiene alla sua reputazione. Voi sorridete e annuite...*
- Shadi, sai, io apprezzo infinitamente le tue visite sempre così... sorprendenti - Indubbiamente. Le ci mancava solo di trovarlo nella credenza a sbafarsi i biscotti di Maha. - Ma potresti, per cortesia, piantarla di spuntare dal nulla, apparire in stanze a caso e neanche avvertire prima!?
E mai nessuno che lo vedesse entrare o uscire dalla porta di ingresso. Come ci riuscisse, era uno dei più grandi misteri di Spagna.
- Lo facevo già ai tempi di tuo padre. - Fece presente il diretto interessato, con voce quasi pacata (avrebbe detto pure "trasognata"...), continuando a sfogliare il libro con vaga curiosità.
... strano passatempo ha quest'uomo.

Comunque fosse, presumeva di dover prendere la semplice risposta come un "No.".
- Ah. - Si lamentò lei, passandosi una mano fra i capelli multicolor, già abbastanza scompigliati di loro senza aiuti esterni: - Prima o poi farai davvero prendere un infarto a qualcuno.
Per tutta risposta, Shadi le rivolse un mezzo sorriso che la spinse seriamente a chiedersi se non fosse già accaduto.
- Ieri mi sono recato da tuo cugino, quindi era giusto che oggi passassi a trovare te.
Temu ghignò: almeno, aveva sempre la spassosa consolazione che quelle assurde comparsate dell'uomo col turbante le condividesse anche Seth - lui e la sua facilmente intuibile pazienza verso tizi che spuntavano a casa sua dal nulla. Ma, d'altronde, Shadi era un amico di famiglia che teneva d'occhio i pargoletti (?) in nome della buona relazione con tutta la stirpe (... 'spetta, ma quanti anni ha questo qui?). Non che la ragazza non ne gradisse la compagnia; in fondo era un uomo atipico, ma con cui si potevano fare delle ottime conversazioni.
Solo, se avesse smesso di apparire a caso sarebbe stato meglio.
- Capisco. - Povero il buon Seth. Fece un cenno di saluto col capo, benché Shadi non stesse guardando. - Comunque era da qualche mese che non capitavi anche qui...
Shadi rispose al saluto (... appunto. Che avesse degli altri occhi imboscati sotto il turbante...?) e chiuse il libro con un gesto più deciso di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da una figura così serena. - Perdonami per la lunga assenza. Al momento, cerco nuove reclute per la Spagna: è un grande paese... solo tu, Sergio e Valon prima o poi non basterete per difenderla appieno.
... Ah, giusto.
Anche lui va a... caccia.
Non di vampiri, ma di nuove reclute per i cacciatori, appunto. Talvolta, capitava che ne allenasse di persona...
... Tuttavia, preferisco NON indagare sul come di preciso ne scelga di nuove, o come li convinca a intraprendere Quest'Oscuro Sentiero.

L'unica cosa che riusciva a pensare era che li tormentasse con apparizioni casuali finché il soggetto, per esasperazione o arrivo al confine della pazzia, lo accontentava.
Non riusciva mai ad impedirsi di immaginare Shadi che appariva dal nulla e trascinava via il fortuito prescelto per le caviglie. Pffft-
- E' vero che i cacciatori spagnoli sono pochi... - ribatté Temu, prima che Shadi notasse che se la stava ridendo da sola - Però facciamo un lavoro impeccabile. E quando c'è bisogno, i nostri colleghi intervengono sempre!
Senza confini né frontiere, LOL!

No, okay, scherzi a parte, nessuno di loro era davvero poi tanto territoriale (a parte Seth, ma quello era proprio un caso a parte...). Più grande era la plancia di gioco, più divertente si sarebbe rivelata la partita! E poi, sì, ne approfittavano tutti impunemente per farsi le vacanze qui e là. - Ad ogni modo - specificò, educata - Nel caso trovassi qualcuno che vuole unirsi a noi, gli daremo il benvenuto più che volentieri.
Lei e Valon, quantomeno. A proposito, Valon. Chissà se l'uomo ne sapeva qualcosa...? - Hai notizie di Valon?
- E' in viaggio.
... Temu lasciò che le si spalmasse in volto un'espressione da "Ma non mi dire...".
Considerando che Valon, al contrario di lei e Seth, non aveva fissa dimora ma passava la vita viaggiando e cacciando in sella al suo motorso, si poteva capire quale immensa importanza avesse una simile affermazione.
- Mentre tu... - continuò Shadi, come se nulla fosse - Ho saputo che c'è stato un piccolo incidente di percorso, ultimamente. Sono venuto anche per constatare di persona che andasse tutto bene...
... S p e l.
Pensò, lentamente, scandendo ogni singola lettera.
Così, giusto per non rischiare di scordarselo...
Mi farai perdere il senno, sappilo.

Come. Diamine. Facevano. A. Saperlo. Tutti?
Cos'era, avevano cominciato a stampare una rivista di gossip su cacciatori&mondo vampirico a sua insaputa? Ci spettegolavano fra un bicchierino di sangrìa e l'altro...?
Strinse brutalmente un pugno, immaginando con quale sublime piacere l'avrebbe usato per appiattire il bel nasino di quel vampirastro da quattro soldi... perché, sì, Spel aveva un bel naso. Ci aveva fatto caso. Ma solo perché lei aveva un Acuto Spirito di Osservazione.
Non certo perché fosse grazioso. Tsé.
- Va tutto benissimo. - Rispose, con occhi spiritati. - Lo definirei piuttosto Piccolo Incoveniente Tecnico. Ma stiamo lavorando per sistemare la faccenda al più presto: già domani partiremo per Pontevedra!
- Pontevedra, eh...? Non va tutto bene, là. - Shadi rivolse il suo ermetico sguardo alla finestra. Sembrava... divertito?
- Anche tu ne sei al corrente?
- Non proprio. Ma anche tuo cugino ieri è partito per la stessa destinazione... e ciò significa che sta per accadere qualcosa.
. . .
Sergio caro...

Lui... lui stava osando...
Questa se la sarebbe legata al dito, decisamente.
Spel, non ti preoccupare: lo accoppo e torno. Un attimo di pazienza!


Fine terzo capitolo - YEEEEE!



Note

- Sangria, horchata. (Il primo molti di voi lo conosceranno anche XD) Entrambi drink spagnoli. La sangria è una bevanda a base di vino rosso, frutta e zucchero (sostanzialmente, sì, è una macedonia ad alto tasso alcolico). L'horchata, invece, è a base di zigoli dolci (dei tuberi) e zucchero. Non è alcolica. Dalle foto, pare possa essere corretta con cannella/cacao. °^°
- Motorso. Sì, è esattamente quello che pensate: una moto a forma di orso. Ma si vedrà solo fra un po'. U.U
- Se il titolo del primo capitolo si rifaceva a Crazy Night e quello del secondo a Twilight Night, quello del terzo non poteva che essere ispirato a Bad End Night.



Yoh!
... Oddei.
ODDEI.
OCCIELO QUANTO SONO SCIOCCAT- no, okay, basta.
Però... sto aggiornando una long dopo solo due settimane! *___* Evento epico da commemorare e annotare nei calendari! *__* *Si china per accogliere le ovazioni* Grazie, grazie. <3 *Sì, fa tutto da sola. Voi sorridete e annuite.*
E... LOL, per stavolta non credo di avere troppe note da fare. XD Questo è un capitolo transitorio, ma necessario - non posso decisamente saltare a quello che c'è dopo dal nulla. XD Inoltre introduciamo anche alcuni nuovi personaggi nella nostra commediola magica, anche se alcuni come Kisara e Valon per il momento solo di nome! (E, sì, avete letto bene, Kisara e Seth qui sono allegramente sposati. Fan della Mizu, gioite.)
Non c'è granché altro da dire, penso. Il gioco comincia e prosegue.
Quindi passiamo direttamente ai ringraziamenti. ^o^ Per il momento sto rispondendo alle recensioni del secondo capitolo, a quelle del primo ci sto lavorando (ma arriveranno tutte, non preoccupatevi!). Davvero molte molte grazie a: Soe Mame, ikarikun, Hikari93, Aidalya, JennyMatt, nefertiti91, Agnese_san, frabells, gatta1290, Lady Ophelia, Riley_S e Shenhazai! Che hanno aggiunto a Preferiti/Seguite e/o recensito il precendete capitolo. Tanto love per voi - e anche per tutti i lettori, naturalmente!
E adesso vi saluto, ecco. U.U
Bye!





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Capitolo 4
*** Non è mai stata raccontata, questa è la sua storia... ***



[Dedico il capitolo a quella santa di Soe Mame che, per evitarmi una crisi isterica/prematura dipartita, è stata così buona da mettere l'html al posto mio - A MANO. Grazie!]


Non è mai stata raccontata, questa è la sua storia...





Un colpo d'ala e si fermò, abbastanza vicino - lui - per vedere le persone che si muovevano dietro le finestre delle case affacciate sul mare; abbastanza lontani - loro - per non vedere lui, sebbene la sua figura si stagliasse chiara nel cielo in quella mattina soleggiata.
Inspirò a fondo l'aria salmastra. Gli piaceva, il mare.
Trasmetteva un certo senso di indomabilità... ciò che lui stesso avrebbe voluto essere.
Pontevedra. Anche il nome non suonava male. Aveva scelto un ottimo set per la seguente scena.
E Spel rimase semplicemente lì, sospeso in aria, il sole sul viso e il fragore delle onde sotto di sé.
Certo Temu non sapeva ancora che, fra gli attori, stavolta lui non figurava (dato che il ruolo prescelto per sé era quello dell'autore). Tuttavia, nulla gli impediva di andare a darle un piccolo benvenuto, giusto...? Tanto per essere sicuro che si sgranchisse gambe e braccia prima del vero inizio.
Riaprì gli occhi, quasi pigramente, abbracciando tutta la città assiepata sulla costa con un unico sguardo. Oh, sì, si poteva fare.
Soltanto, prima avrebbe dovuto schivare il grosso uccello meccanico che, al momento, si stava dirigendo, con precisione a dir poco millimetrica, verso di lui, a circa centocinquanta chilometri all'ora.
... eh?
Riprendendosi appena in tempo dal blando languore che l'aveva colto, si scansò quel tanto che bastava per impedire a quel volatile tutto ferro e vapore di schiantarsi contro la sua gabbia toracica.
Mentre il suddetto svolazzava via come se niente fosse, gli lanciò dietro un'occhiata seriamente pessima.
Ovviamente, quei simpatici trabiccoli meccanici mossi dall'energia a vapore cominciavano a diffondersi a macchia d'olio per tutta la Spagna; quindi, perché non adoperarli anche per la consegna della posta? Pittoresco e moderno! Nessuno che pensasse a chi usufruiva del cielo per viaggiare, tsk.
Non che io abbia qualcosa contro un servizio postale più efficiente e sofisticato... Si disse, scompigliandosi i capelli, più incasinati di quelli di Temu, con la mano destra. ... ma gradirei molto se i loro uccelli postini smettessero di cercare di usarmi per il tiro al bersaglio.
... Tiro al bersaglio.

Ci pensò e rise nel ricordo di una pistola argentata e proiettili che gli sibilavano a fianco - proiettili che laceravano i vestiti e si piantavano nella carne. Ma tanto sono pseudoimmortale, LOL.
Potrei dire che, in questo senso, il tiro al bersaglio è una delle costanti della mia "vita"!
Ad ogni modo...

Per quanto originale, era pur sempre un vampiro e non esattamente quel che si poteva definire stinco di santo.
Quindi, del tutto consapevole di quanto fosse... uhm... infantile il suo gesto, tirò una palletta d'energia concentrata all'uccello meccanico, ormai lontano - ma lui aveva davvero un'ottima vista...
E l'uccello, senza troppi problemi, la schivò.
Spel rimase lì, quasi piantato in aria, ad osservarlo con cipiglio corrucciato finché non fu troppo lontano perfino per lui.
... Ma allora cerca davvero di tirarmisi contro DI PROPOSITO.
Scosse con energia il capo; a parte la moltitudine di gente/altri vampiri/cose che cercavano caparbiamente di ucciderlo, aveva attività più urgenti cui pensare. Posò la punta di uno dei lunghi artigli neri sul mento, riflettendo. Cosa c'era da...?
Oh, giusto! Temu-chan!
E si allontanò alla velocità della luce, già pensando a quale simpatico gioco avrebbe potuto organizzare. Fosse mai che la cacciatrice (Pfft-) non trovasse una degna accoglienza al suo arrivo....!

Durante un lungo viaggio, vi sono certo molti metodi per passare piacevolmente il tempo e non soccombere al crescendo di noia che vi coglierà entro dieci minuti dalla partenza.
Si potrebbe, ad esempio, cantare a squarciagola, come stava giustappunto facendo il nostro buon Casimiro alla guida della grande granchiarrozza; tuttavia, visto che la signorina Temu era quel genere di persona che imparava dai propri errori, dopo l'ultima notte passata ad ascoltare canzoni piratesche aveva fatto insonorizzare l'abitacolo. Con tutto l'amore per Casimi, ma non poteva seriamente spararsi ogni volta cinque ore (se andava bene) di canti marinari. Alla fine, ci si ritrovava i neuroni (morti) a forma di anguilla.
Tornando ai modi per ingannare il tempo. Si potrebbe anche, ad esempio, sonnecchiare, stravaccati senza alcun pudore sul soggetto che ha la sventura di trovarsi più vicino; su questo era ricaduta la scelta di Temu, praticamente collassata&spalmata sul braccio di Mana - che con buone probabilità, avrebbe poi avuto bisogno di un triplo by-pass per poter rianimare le sue povere dita atrofizzate.
Oppure ci si potrebbe dedicare a tutta una serie di raffinate e sottili torture ai danni degli altri passeggeri, quello che aveva allettato di più Mana. Per parcondicio, dato che l'amica le stava spaccando un braccio con il suo peso-piuma, era da almeno un'ora che la tormentava nel sonno, passando dal solleticarle il naso con una ciocca di capelli al mordicchiare le sue unghie. (...?)
Un braccio glielo stava spaccando Temu, certo, ma l'altro era libero. E lei era ambidestra.
La scelta più semplice, invece, specie se avete compagnia, potrebbe essere quella di accavallare elegantemente le gambe, inforcare le braccia sul petto e stare semplicemente così, a rimirare le idiozie che compiranno gli altri, verificando anche che nessuna delle suddette sfoci in qualcosa di potenzialmente letale. Questa, come da copione, era stata l'alternativa prediletta da Maha.
Quest'ultima aveva giusto cominciato a chiedersi se fosse il caso di fermare la sua fantasiosa apprendista prima che la signorina le sparasse accidentalmente (seh) su un ginocchio; tuttavia, proprio in quella, Temu si riprese dal coma etilico in cui era piombata. Forse perché, perfino nel sonno, il suo lato tsunderico era stato colpito e affondato dall'affermazione con cui se n'era appena uscita un'insofferente Mana: "Mi sta pure sbavando sul braccio...".
E così la bimba si tirò su, stropicciando gli occhioni violacei e passando fugacemente una manica sulle labbra, così, giusto per. - Io non... yawn... sbavo nel sonno, Mana...!
Al che, l'altra ritenne opportuno uscirsene con un diplomatico: - Tutti sbaviamo nel sonno ogni tanto, su. - L'argomento, in effetti, era interessante (diciamo così) e meritava approfondimento. - Insomma, capita talvolta di sognare cose proprio... be'... sbavose!
- Oh, sì. - Annuì Temu, con fare impietoso, mentre si riassettava. - Immagino che nel tuo caso sia vero quando si parla di una certa testa bionda...
La mora sibilò, stile serpente a sonagli, ma bastò un colpo di tosse di Maha per impedire un bagno di sangue. ... Anche se, tutto sommato, la signorina ha pure ragione a vendicarsi, seppure in maniere così altamente subdole.
- Aspetta! - Trillò Mana, unendo le mani, giuliva - Ma somma maestra, anche tu a volte avrai sognato delle cose che ti hanno fatto sbavare, no?
... Ahia. Anche senza avere poteri magici e doti mistiche, non ci voleva un genio per prevedere la brutta piega che il discorso avrebbe preso di lì a breve....
- Giusto! - Le diede - ovviamente - manforte Temu. - Non ci hai mai parlato degli amanti della tua gioventù, Maha. Insomma, storie d'amore, avventure passionali e torbidi segreti di un misterioso passato!
...?
Maha preferiva non indagare su cosa intendesse per "torbidi segreti"; probabilmente, era da imputare alla mania di leggere QUALUNQUE cosa della signorina - che si fosse imbattuta in qualche dubbio harmony...?
- Gli amanti della gioventù della maestra... - sospirò Mana, sognante, forse figurandosi chissà quale baldo giovane a dorso di cammello. Tutt'a un tratto, però, la scena nella sua testa doveva essersi fatta meno amena, dato che se ne uscì così: - Gioventù... perché tu sei stata giovane, vero, somma maestra? - Domandò, d'improvviso atterrita. - Insomma, non sei... venuta fuori... già grande, no?
Se Temu non avesse fatto notare che Mana, diamine, siamo cresciute insieme., probabilmente la donna avrebbe cominciato a prendere lo sportello a capocciate.
Comunque.
Stavolta, fu Maha a sospirare. - In effetti, molto tempo fa, ci fu... qualcuno. Un bambino. Ma parliamo della mia infanzia...
... A giudicare da come le due fanciulline avevano, nell'ordine: squittito entusiaste; allisciato le gonne; tirato fuori dei biscotti da non si sa bene dove; cominciato a guardarla con occhioni - viola ametista e verde fiume - carichi di aspettativa, a Maha spettava l'ingrato compito di svelar loro tutti gli altarini.
Ovvero, si aspettavano una storia, ora.
Reclinò il collo e alzò lo sguardo, sbuffando appena, ma era divertita. - E va bene, va bene. Vi racconterò qualcosa della mia infanzia. - Non lo faceva certo solo per dimostrare che quelle due sgallettate non erano le uniche ad aver/avuto spasimanti qui e là.
Gli occhi rapiti dai suoi stessi ricordi, iniziò: - La storia di come conobbi Osiris e salutai l'Egitto...

... una storia che sembra antica, ma non lo è.
Un certo pomeriggio, mi trovavo per i vicoli del Cairo. Mio fratello Fares, come al solito, ciondolava in giro, vestendo i panni del perditempo che tanto faceva infuriare nostro padre; il mio scopo era proprio riportarlo a casa prima della tarda sera, in modo da evitare l'ennesima lite.
Non so bene come mi imbattei in quella strana coppia.
Fatto sta che, mentre esploravo i peggiori vicoli in cui però eravamo spesso andati a giocare, quasi andai a sbattere contro un bambino dai corti capelli neri e profondi occhi azzurri. Quando lo vidi, quegli occhi erano offuscati e dalla bocca usciva una fiumana di parole, un po' poco comprensibili a causa della sua palese agitazione. "Aiuto", "Salvatela", "Sta per cedere", "Stiamo scappando". Solo con qualche secondo di ritardo, mi resi conto che, aggrappata mollemente al suo braccio - sembrava vi si reggesse più per forza d'inerzia e la presa dell'altro - v'era una bambina, molto più piccola, dai disordinati capelli biondi. In effetti, quest'ultima aveva gli occhi arrossati e un'espressione sofferente, la fronte imperlata di sudore. Capendo a cosa fossero riferite le richieste d'aiuto, posai una mano sulla fronte della piccola: scottava più del metallo esposto al sole di mezzogiorno.
Come sapete, mio padre ha un lavoro... "particolare", ma, pur non essendo un mago, conosceva alcuni riti di guarigione. La cosa più sensata cui pensai, in quel momento, fu di condurre quei bambini a casa mia, mio fratello ormai lontano dalla mia mente. Proposi loro questa soluzione e il maggiore, forse per disperazione, forse per ispirazione, accettò.
Avevano entrambi vestiti strappati e lerci, gambe deboli: pareva avessero camminato per giorni e giorni, e ciò doveva aver portato al limite la bambina. Strada facendo, non si persero molto in chiacchiere, forse per risparmiare le ultime energie, limitandosi a seguirmi per le strade più tortuose in silenzio. Fu solo quando arrivammo in vista di casa mia, quando ormai avevo rallentato il passo, che parlarono di nuovo. Il bambino, per la precisione. Toccò appena la mia spalla per richiamare l'attenzione e disse, semplicemente: "Io sono Osiris, e lei mia sorella Malika. Grazie per averci ascoltati."
E così, con quelle parole e il cigolio della porta d'ingresso che si apriva, Osiris e Malika entrarono nella mia casa e nella mia vita.
Come avevo previsto, mio padre fu in grado di curare la bambina che, in pochi giorni, tornò in buona salute.
Intanto, sia lei che il fratello erano stati benaccolti in casa nostra, provvisti di nuovi vestiti e di letti dove dormire - Osiris nella stanza di mio fratello, Malika nella mia. Tanto, Fares non era quasi mai in casa e io avrei potuto assistere meglio la bambina durante la sua guarigione, qualora avesse avuto bisogno di qualcosa. Inizialmente, Osiris non parlava quasi mai. Diffidente, Si limitava a sedersi vicino alla sorella e ad osservare attentamente ogni nostra singola mossa, indagandoci con i suoi occhi azzurri, senza mai chiedere o commentare. Malika, invece, appena aveva cominciato a sentirsi meglio, si era sbizzarrita con le domande: come si chiamava la città, quant'era grande, se c'erano tante persone e, oh, come sono i mercati?
Domande che potrebbero sorprendere ma, sebbene loro non l'avessero - né mai l'avrebbero fatto - detto, avevo concluso che dovessero essere in fuga da una prigione, o un qualche posto buio. Soprattutto Malika pareva essere ansiosa di sentirsi meglio e andare fuori a vedere il mondo. Mi pregava sempre di tenere la luce accesa, la notte. "Ho visto fin troppe ombre", si schermiva. I primi tempi usavo delle normali candele, poi cominciai a sperimentare con i miei, all'epoca ancora labili, poteri, per creare luci cangianti che catturassero la sua attenzione di bambina. In effetti, quei giochi di luce le furono graditi - sì, signorina, gli stessi che ho creato talvolta nella sua stanza.
Quando la sorella fu del tutto guarita, invece, anche Osiris cominciò a lasciarsi andare. Appena.
Non posso certo dire che facessimo lunghe conversazioni, ma pareva che ci fossimo conquistati la sua fiducia e, in tal modo, il diritto di parlarci. Era terribilmente riservato, tuttavia... a volte, riuscivo a parlarci. E si concludeva sempre in modo interessante. Una cosa che mi è rimasta particolarmente impressa di lui è che credeva fermamente in quella strana forza chiamata "destino".
Io, tutt'ora, non saprei dire cosa penso di quest'idea.
Invece lui, già a quella giovanissima età, pareva esserne assolutamente convinto. Comunque... forse non parlava con le labbra, certo, ma i suoi occhi compivano tutto il lavoro. Occhi che a volte mi trovavo fissi addosso, occhi velati e apparentemente irraggiungibili. Un suo sguardo riusciva sempre a dire più di parole e parole.
Intanto, si poteva affermare che fossero praticamente entrati a far parte della famiglia: mio padre li aveva ormai "adottati" e trattava i due nuovi arrivati nello stesso modo in cui trattava me.
Non saprei dire cosa ne pensasse mio fratello; era ormai da mesi che parlavamo pochissimo e, per dir la verità, ancor meno lo vedevo in casa. Dopo l'arrivo degli altri due bambini, sembrava essersi fatto ancor più sfuggente, e ad ogni ritorno lui e mio padre discutevano, sempre e ancora, per ore che sembravano infinite.
E a proposito di questo... una sera, Fares e nostro padre ebbero una discussione più violenta del solito. Non arrivarono alle mani - mio padre non potrebbe mai far del male ad un figlio, a prescindere dalla situazione, e mio fratello non era così irrispettoso - ma si dissero cose che sarebbe stato meglio tacere. Parole in cui nessuno dei due credeva, eppure pesavano come macigni.
E semplicemente, Fares... se ne andò. Per l'ultima volta. Sentii la porta chiudersi e, dalla finestra, intravidi la sua ampia schiena allontanarsi, ben presto inghiottita dall'oscurità calante.
Non tornò mai più. Perfino ora, non l'ho ancora rivisto.
Nonostante avessi quell'orribile senso di abbandono fin nelle ossa, non volevo arrendermi all'evidenza: mi precipitai giù per le scale e mi piazzai in cucina, seduta a poca distanza dalla porta d'ingresso, pensando che, nel momento in cui fosse tornato, l'avrei accolto io stessa per fargli una lavata di capo. Ed evitare ciò che, in realtà, era appena accaduto.
Aspettai. Aspettai. Le ore passavano, la notte diventava sempre più buia e silenziosa e la consapevolezza di ciò che era appena stato mi feriva piano, per quanto ancora la rifiutassi.
Alla fine, crollai addormentata. Cosa successe dopo, posso solo immaginarlo.
Il mattino seguente, mi risvegliai alle prime luci dell'alba nel mio letto. Confusa e furiosa, tornai in cucina, pronta ad aggredire chiunque avesse avuto l'ardire di allontanarmi dalla porta e... con mio stupore, nella stanza trovai solo una persona. Osiris. Era seduto sulla stessa sedia dove mi ero sistemata io; fissava attentamente la porta, pareva quasi che fosse in quella posizione da ore.
Quando mi sentì arrivare, si voltò. E sorrise per quella che, a memoria mia, era la prima volta da quando l'avevo incontrato.
"Vogliamo fare colazione insieme?".
Mio fratello se n'era andato. Non potevo farci nulla. Ma... in quel momento, compresi che, anche se avevo perso qualcuno di importante, v'erano anche altre persone da amare.
Avanzai piano verso la porta della cucina e la richiusi bene, quello che la sera prima non avevo avuto il coraggio di fare. Poi mi voltai e annuii nella sua direzione. Non c'era bisogno di troppe parole, nessuno avrebbe potuto saperlo meglio di lui.
Il "grazie" doveva avermelo letto negli occhi.
Da quel giorno, i rapporti fra me e lui cominciarono a divenire più stretti. Senza ovviamente trascurare mai la sorella, capitava che avessimo dei momenti solo e unicamente per noi. Come, ad esempio, quando ci dedicavamo agli studi insieme - sia io che lui ci interessavamo a materie classiche e simili. In special modo, ci divertivamo a studiare legge, interrogandoci poi a vicenda. No, Mana, non fare quella faccia, posso assicurarti che non era un'esperienza così... noiosa e polverosa come potrebbe sembrare, anzi.
Per non parlare, poi, di quando ci dedicavamo all'attività preferita di Malika: l'esplorazione di ogni singolo angolo della città. Non ricordo di essermi mai divertita tanto, da bambina.
Finalmente, io e lui potevamo parlare a lungo e liberamente. Non mi spiegò mai bene da dov'erano scappati lui e la sorella, ma una cosa era chiara come il sole: ci erano profondamente grati per quello che avevamo fatto. "Il destino migliore in cui potessi imbattermi."
Grati a noi, e Osiris in particolare a me...
Come, Mana? Ci siamo mai baciati...? Mh... chissà. Questo lo lascio immaginare a voi...!
Fu un periodo sereno, quello. Sereno e felice. Oh, certo, fu felice anche quello in cui mi trasferii qui e tutto quello che ne conseguì, signorina, ma... non penso di poterlo definire propriamente "sereno e pacifico", ah!
Ma come tutto, anche quella situazione era destinata (come direbbe Osiris) a cambiare.
Dopo un po' di tempo, come sapete, il padre della signorina cominciò a manifestare problemi di salute che, in breve, divennero debilitanti. Mio padre, che ha sempre ritenuto il signor Isidoro il proprio più caro amico e ne aveva un profondo rispetto, non poteva certo restare indifferente: tanto, il suo "lavoro" avrebbe potuto svolgerlo in una qualsiasi parte del mondo, quindi... decise di trasferirsi in Spagna, vicino all'amico, per poterlo aiutare e, nel caso, stagli vicino fino alla fine.
Non subito, ma presto; il tempo di sistemare alcune faccende.
Nel frattempo, anche i fratellini avevano cominciato a comportarsi in maniera un po' strana, uscendo spesso solo loro due e tornando dopo molte ore. Alla fine, per quanto volessi rispettare i loro segreti, chiesi loro dove andassero di preciso; a quella domanda, mi rivelarono che avevano ritrovato, dopo tanto tempo, quello che definirono "il loro fratello maggiore", le loro sparizioni non erano altro che gli incontri con lui.
Già da qui, cominciai ad intuire come sarebbe andata a finire.
Mio padre intendeva, ovviamente, portare via anche loro due, ma... quando ne parlammo, dichiararono di non essere disposti ad abbandonare l'Egitto. "Ci sono cose a cui non si può scappare...", aveva detto Osiris, ermetico come sempre. In quell'occasione, ebbi modo di conoscere anche questo loro fantomatico fratello, Rishid. Avevano scelto di andare a vivere con lui.
In quel caso, non potevamo far altro che accettare la loro decisione, per quanto mi addolorasse molto. Anche mio padre si era particolarmente affezionato a loro. Fu una divisione forzata che fece male un po' a tutti.
Osiris, Malika e Rishid vennero a salutarci, alla partenza. Malika aveva portato con sé una candela che mi consegnò. "Ricordati che la notte è più bella, illuminata." Quella candela non l'ho mai accesa, ma la frase l'ho sempre tenuta presente.
Con Osiris, invece, ci allontanammo per parlare solo io e lui. Aveva due promesse per me.
"Quando tornerai, io sarò qui. Ti aspetterò. E poi, quando quel momento arriverà, vorrei farti trovare un regalo. Quindi... ti prometto che ritroverò tuo fratello!".
Mi lasciò senza parole, lo confesso. Tuttavia, ancora confido nel potere che hanno gli occhi di parlare al posto nostro.
E così, ci salutammo. Non sono - ancora - tornata in Egitto, eppure... ho come la sensazione che, se lo facessi, scoprirei che ha mantenuto la parola data.
Fu triste, sì, però trovai anche delle belle cose ad attendermi, nel regno di Spagna...

"EHI! Io sono Temu, tanto piacere. Tu sei... sei...
... oddio, ma perché ho una memoria così pessima?
Vabbé, non ti preoccupare, dimmi il tuo nome
e non lo scorderò più, promesso!
Benvenuta qui, sono sicura che starai benissimo!
Se qualcuno o qualcosa ti dà fastidio dimmelo e gli
sparerò, va bene?"




- Oh... - riuscì solo a dire la signorina che, dal profondo del suo animo nobile, era quasi sul punto di commuoversi.
Mana, solidale, la prese per mano. - Che storia dolcissima, somma maestra! Davvero!
- Tanto che meriterebbe una trasposizione teatrale. -
L'assecondò l'altra, afferrando il braccio dell'amica e passandosi sugli occhi la SUA manica. - Embé? Avevo prurito alle palpebre. - Asserì, senza scomporsi, in risposta all'occhiataccia che le giunse.
- Comunque, finalmente ho capito! - Mana strinse i pugni e guardò la somma maestra con grande ammirazione (nonostante questo, Maha continuava ad avere la sensazione che il discorso stesse per degenerare...) - La somma maestra non vuole deliberatamente restare zitella per tutta la vita, se non si è mai fidanzata e/o non ha mai mostrato il minimo interesse per un quale che sia maschio... è solo perché sta aspettando il suo amato, e lo aspetterà sempre!
- Ho sempre saputo che sei una persona fedele fino alla fine, Maha.
Maha, che non si aspettava reazioni tanto allegre, dal canto suo stava riflettendo se fosse il caso di portare sottilmente il discorso su un altro binario (leggasi: tergiversare senza il benché minimo pudore) o, in maniera più drastica ma fuor d'ogni dubbio efficace, stordirle direttamente.
- Temu, dobbiamo aiutare la somma maestra a realizzare il suo sogno d'amore e avere un'abbondante figliata. -
Cominciò Mana, lanciatissima, ignorando in tutta tranquillità il "Ma, veramente..." della donna. - Tanto i vampiri ci sono pure in Egitto, no?
Nella mente di Temu apparve una terra da sogno, caldo torrido, sabbia, robe fighe antiche e, soprattutto, niente Seth e niente Spel. O, almeno, era quello che pareva dal suo visino improvvisamente giubilante. - Ovviamente, Mana! Potremmo proprio organizzarci una piccola scampagnata, così...
- ... la somma maestra ritroverà il suo antico fidanzato e potrà sposarsi!
- Sicuramente sarai una moglie magnifica, Maha.
Ormai persa in un mondo tutto suo, la moretta concordò facendo un cenno col capo, estatica. - E anche una nonna magnifica!
- I tuoi biscotti saranno apprezzati, già. - E Temu, visto che li aveva giustappunto nominati, se ne infilò in bocca uno. E vi ricordo che li avevano tirati fuori prima del puccioso flashback.
In seguito a questo dialogo, abbiamo concisamente spiegato come mai Maha considerasse le due a metà strada tra adorabili sorelline minori e la più grande disgrazia della sua vita.
Comunque fosse. Prima che Mana e Temu potessero continuare, detto terra terra, a sbiellare, la granchiarrozza dette un brusco scossone, facendo quasi precipitare il pacchetto di biscotti dalle ginocchia di Temu - Giammai! Sì, furono salvati appena in tempo. -, per poi fermarsi definitivamente.
- Dev'essere successo qualcosa... - ragionò ad alta voce Temu, incontrando il consenso delle altre due.
Poi rimasero così, a fissarsi.
- ... Oh, giusto. - Parlò ancora la cacciatrice imbranata, stirando le labbra in un sorriso; si era appena ricordata di essere lei, il capo. - E' finita la pausa merenda. - Con un sospiro, ma in realtà non era così tanto dispiaciuta (A detta sua, gli imprevisti potevano essere... spassosi), aprì lo sportello e saltò fuori, in mezzo alle spire di vapore prodotte dalla granchiarrozza - che, però, si sarebbero dissolte ben presto. - Casimiro? Casimi!
Chiamò il ragazzo, attraversando ad ampie falcate la cortina nebbiosa. Quando il suo campo visivo fu finalmente libero, si rese conto di due cose: uno, Casimiro era sceso dalla carrozza, e questa non era una buona cosa.
Due: ... proprio in mezzo alla strada, c'era un'enorme barriera composta da... alberi caduti. Ma non erano classici alberi caduti, no: erano alberi fatti a rondelle, le suddette poi impilate ordinatamente una sull'altra, fino a formare un muro di colonne di legno.
... Ma
WTF.

- Spel. - Sibilò soltanto, stringendo il pugno e poi simulando un sorriso colmo di gratitudine (?). - Grazie, grazie davvero, per tutte le premure che hai nei miei confronti!

E, lei non poteva saperlo, ma a pochi metri di distanza in senso orizzontale e MOLTI metri di distanza in senso verticale, Spel si era gonfiato d'orgoglio, pensando all'incirca "Oh, come sono innovativo!".
Tuttavia, sicuramente se lo immaginava.


Fine quarto capitolo - Ebbene sì.

Note | Curiosità
- Il fantomatico fratello di Maha, Fares, non è un OC - non proprio, almeno XD. Sarebbe il Mago Nero abbronzato, con capelli bianchi e pizzetto di Pandora. Il nome gliel'ho dato io, sì.
- "Isidoro", come dovrebbe essersi evinto dal testo, è il nome che ho scelto per Aknamkanon in questa storia. Non mi piace tantissimo, tuttavia non c'era proprio altro che ricordasse il suo (a parte Aquilino e, per favore, no). Isidoro, comunque, è di derivazione egizia. ^o^ (Iside d'oro/Regalo di Isis).
- Le parti che di tanto in tanto troverete corsivate e centrate non sono dette da nessuno, solo dei ricordi che li colgono talvolta. L'ultima parte del flashback di Maha - la presentazione di Temu - è una cosa cui pensa solo lei (naturalmente, perché le altre due lo sanno benissimo che è successo quanto si sono incontrate e non avrebbe avuto senso inserirlo nel racconto. XD).
- Sarebbe dovuto essere già chiaro dal primo capitolo, ma magari qualcuno non ci aveva fatto caso. Comunque, sì, Spel può stare anche al sole, in seguito verrà spiegato perché.
- Non ne ho fatto il nome e in questa fanfic probabilmente neanche apparirà, ma il padre di Maha e Fares sarebbe Karim. U.U'
- Siccome sono un amore (?) e con i nomi si comincia a delirare, ho preparato l'elenco dei nomi dei PG in Spell e delle loro corrispondenze: QUI. Ci sono anche i cognomi (non di tutti, per alcuni ci sto ancora lavorando).
Ovviamente, ho scelto anche vari altri nominativi, ma ho reso pubblici solo quelli non spoiler. ù-ù


Yoh!
... Eh, sì. Sto aggiornando. Presto. Di nuovo. Potremmo prenderci gusto, eh? *A*
*Mi fa un effetto strano...**... molto strano*
Oh, well. Di questo capitolo, più che altro, mi inquieta che inizialmente sarebbe dovuto essere solo la parte iniziale di tutt'altro - ovvero la prima parte di Pontevedra - il flashback, invece, ha fatto da protagonista. Dato che a scrivere pure tutto il resto veniva una cosa immensaH, ho preferito tagliare (e nonostante tutto, il prossimo capitolo sarà suddiviso comunque!).
Ebbene, abbiamo svelato altri due genderbendisti: Osiris e Malika, ovvero Isis e Malik! *Yeee*
Che, sì, in futuro riappariranno cresciuti e magari un po' meno pucci, ma sicuramente interessanti in altri sensi, LOL.
Quanto al fratello di Maha, invece, due parole. XD
Qualche settimana fa, mentre parlavo con Soe, ad un certo punto ho commentato che ancora mi chiedevo chi o cosa fosse il Mago Nero stralunato di Pandora (se tutte le carte sono Ka, quello da dove...?). E Soe se ne uscì con "E' il fratello di Mahad." Di tutta risposta, io dissi: "Se fosse così, lo vedrei come un tipo scansafatiche e attira guai, di quelli che causano sempre problemi.". Dopo ho pensato al passato di Maha e... be', sì, è andato da sé. XDD *Saluta Soeluche*
Ah, sì: nella prima parte vediamo direttamente il PoV di Spel perché sto sclerando che lo voglio in scena, cazzo. Sbrigati a tornare, pirla. <3
E bene, passiamo ai ringraziamenti, neh? Quindi, tante grazie e un pacchetto di biscotti di Maha a: JennyMatt, nefertiti91, uranie, Aidalya, Riley_S, _Morgan, Hikari93, Agnese_san, frabells, gatta1290, Shenhazai, Milady Ophelia, ikarikun e Soe Mame! Che hanno aggiunto a Preferiti/Seguite e(o) recensito il precedente capitolo. ^o^ Ma quanto vi amo! E amo tanto anche tutti i miei lettori, anche se silenziosi! Venite, un abbraccio di gruppo! (?) *Abbraccia tutti*
E ora vi saluto! *A*
Bye!


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