The fear in a nightmare can be qualification on the bases of courage's quantity.

di Souls Rain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** La seconda Spartoi. ***
Capitolo 3: *** Welcome Back, Shibusen. ***
Capitolo 4: *** Testate e Inseguimenti. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***





"Souls Rain" fanwriters present ...







"The fear in a nightmare can be qualification on the bases of courage's quantity."

- Joker -








- Prologo -



Fece scorrere lentamente una mano sul cartello, ormai malandato ed arrugginito che, una volta, indicava l'entrata della città prima conosciuta come Death City, luogo dove sorgeva la prestigiosa Shibusen. Ormai non ne rimaneva altro che un cumolo di macerie.
Strinse i pugni, soffermando lo sguardo sui ruderi che lo circondavano: era andato tutto distrutto.
Non era più la città dove era cresciuto, non era più la città della giustizia, non era più Death City.
Il suo pensiero volò al padre: non avrebbe mai permesso che la sua città fosse ridotta così, avrebbe fatto di tutto per risollevarla. Eppure, suo padre era stato la principale causa di tutto questo. Se non avesse ingannato il mondo, se avesse detto che il nemico non era stato totalmente annientato, tutta quella distruzione sarebbe potuta essere evitata.
Procedette a passi lenti verso le mura distrutte di quello che, una volta, era stato il locale Chupacabra. Si poteva notare ancora qualche rimasuglio della tinta del muro, mentre la "C" dell'insegna era rimasta ancora integra.
Sorrise amaramente al ricordo dell'amica Maka che, ogni volta, passeggiando per quella strada, si fermava di colpo, affacciandosi dalle finestre alla ricerca del padre. E quando lo trovava, quante risate alla faccia arrabbiata della ragazza! Quelli erano stati veri momenti felici, che sarebbero rimasti per sempre impressi nella sua memoria.
La gioia che aveva condiviso con quel gruppo ristretto di amici era stata tanta, così come il dolore che li aveva spinti a maturare, forse anche prematuramente. Ma il dolore più grande è stato quello dell'essere costretti alla separazione, ma non temporanea, per sempre.
Lacrime amare spingevano sui suoi occhi, ancora, dopo tutto quel tempo.
Le ferite del corpo possono guarire in fretta, ma quelle dell'anima impiegano anni per guarire. E c'è bisogno di affetto per guarire quel tipo di ferite, ma in quel mondo dominato dalla follia non c'era neanche il minimo segno di quel sentimento.
Volse lo sguardo al cielo tinto di rosso, l'aria impregnata di dolore. Poteva quasi sentire sulla lingua il sapore metallico del sangue che era stato versato.
"Ora rimedieremo al guaio che ha fatto mio padre" pensò, posando lo sguardo sulla figura femminile dietro di lui. Sorrise, lei era l'unica cosa che gli rimaneva di un'amore perso per sempre.
La ragazza lo guardò incuriosita. Il suo sguardo si intristì al pensiero della madre che, anni prima, passeggiava ridendo assieme all'uomo che aveva amato.
Il ricordo delle sua morte riemerse involontariamente, ricordò il dolore provato quando aveva solo tre anni.
Elizabeth Patricia morse le esili labbra, cercando di mantenere la calma. Il velo di apatia con il quale si era circondata non avrebbe dovuto essere infranto così facilmente.
Fece cenno al padre di proseguire, per non incappare in spiacevoli incontri. Infondo, ormai la morte era all'ordine del giorno.
Continuarono a camminare, in muto silenzio, avvolti dall'aura del dolore che condividevano da fin troppo tempo.
Le strade della città non erano mai state così macabre. Ogni angolo pullulava di malviventi, corpi gettati per terra senza alcun riguardo. Persino il campo da basket su cui da giovane era solito giocare, era divenuto il luogo preferito delle uova di Kishin dove giocare a pallacanestro con le teste delle loro vittime.
La ragazza squadrò con aria critica le strade, pronta a trasformarsi in arma in caso di necessità. Guardò disgustata uno dei mostri squartare e cibarsi delle viscere di un povero innocente, il sangue riverso sul terreno.
Kid ormai ci era abituato, passava indifferente davanti a quel tipo di scene. "Ho visto di peggio" ripeteva ogni volta.
Una goccia cremisi si depositò sul naso della bruna, alzò lo sguardo al cielo. Un uovo di Kishin le sorrideva sadicamente, brandendo fra le zanne quello che doveva essere stato il braccio di qualcuno.
Patricia si mise subito in posizione di difesa, pronta a sfoderare i suoi poteri da Shinigami. Prima che potesse fare qualcosa, Kid la fermò "Non ce n'è bisogno" disse, per poi lanciare una potente onda dell'anima, che scaraventò via l'uovo.
Lo osservò, colpita e desiderosa di raggiungere tali capacità. Poi riprese a camminare fra le terrificanti strade che l'avevano vista crescere.
La fine della via si aprì e mostrò un grande spiazzo di terra, dove si poteva riconoscere un mezzo teschio e uno spuntone rosso dalla punta spezzata. "Sono tornato, Shibusen." sussurrò Kid, cercando di non farsi sentire.
Elizabeth Patricia sgranò gli occhi. Mai aveva visto una simile costruzione che, seppur ridotta in macerie, manteneva la sua imponenza e maestosità. Osservò gli scheletri, ridacchiò flebilmente: somigliavano proprio a quel suo nonno così buffo che giocava sempre con lei, quando era bambina.
"Ehi papà, cos'è questo posto?" chiese curiosa. Kid sospirò, i ricordi che portava quella costruzione erano tanti.
"Un luogo speciale." rispose l'uomo, come a non voler disperdere l'aura misteriosa che aveva sempre aleggiato attorno alla sua scuola.
Patricia non capì, ma non indagò ulteriormente. L'espressione che aveva suo padre sul volto non la vedeva da tempo, per cui decise di non interrompere il viaggio indietro nel tempo che sembrava stare compiendo.
Sedettero su un muretto, una delle uniche cose rimaste intatte dopo la grande guerra. Per lo Shinigami, fu come tornare a quando aveva quindici anni e stringeva allegramente la mano dell'amata mentre Patty gli saltellava attorno dicendo cose senza senso.
Involontariamente, preso dai ricordi, Kid strinse la mano di sua figlia. Patricia non obiettò e ricambiò la stretta del padre, cercando di dargli un po' di conforto.
Poi il moro si alzò, dirigendosi verso un cumulo di macerie alla ricerca di qualcosa. La ragazza lo osservò riemergere, cosparso di polvere, stringendo quello che somigliava al frammento di uno specchio.
Compose il numero dei vecchi amici, al suo riflesso si sostituirono i volti familiari ed addolorati dei vecchi compagni. "Nessuno è riuscito a ricominciare." pensò.
Vide scorrere sul frammento i volti felici del suo vecchio gruppo d'avventure. Soul e Maka, Black*Star e Tsubaki, Kim e Jacqueline... nessuno di loro era rimasto come in quelle immagini, sorridenti e felici.
Si riscosse dai ricordi del passato, iniziando a parlare con tono serio. "Amici, come ben sapete, la guerra ha cambiato radicalmente le vite di tutti noi, strappandoci di mano amore, gioia e affetti, per questo, avrei bisogno di parlarvi nel luogo dove sorgeva la vecchia Shibusen." iniziò.
"Arriva al punto, shinigami." la voce di Black*Star risuonò nell'aria, incitatando Kid a continuare.
"Impaziente come sempre, Black*Star." commentò. "Dicevo, forse ho trovato un modo per restituirci le nostre vecchie vite." disse infine, per poi chiudere la chiamata.
"Di che parli papà?" chiese Patricia, scendendo dal muretto.
"Te lo spiegherò quando arriverranno gli altri" concluse.








N/A Lily Inuzuka:
Hola bella gente! Allora, ehm, boh. Sinceramente io le note d'autore non ce le metto mai, nelle fic, ma Matryoshka rompeva le scatole perché voleva metterle e... eccomi qui.
Visto che non so cosa dire, spero che vi sia piaciuto il capitolo é_é
Ammetto che l'idea -bastarda- di chiudere con suspeeeeence è stata mia, perché invoglia a volere il continuo.
Cosa succederà ai nostri eroi? é_é
Ora quindi
 vi dirò cosa è avvenuto dietro le quinte di questo capitolo:
-Le autrici hanno fangirleggiato e fuckyeahreggiato dicendo che avrebbero voluto risollevare il fandom;
-Le autrici hanno fangirleggiato sui personaggi vecchi e sulla loro figaggine;
-Le autrici hanno fangirleggiato su Masamune, che è un bonazzo, dal disegno di Matryoshka, e su Mifune, che è così awwwoso;
-Lily ha fatto tanti facepalm perché Matryoshka piangeva continuamente a mo' di fontana, specialmente su quella parte di nonvidicosa che le ha inviato;
-Le autrici si sono incazzate coi vari social network perché non funzionavano.

N/A Matryoshka: Ok, facciamo i seri. Allor, questa ideuzza gironzolava per la mia testolina già da un po' di tempo, ma non ho mai buttato giù nulla. Ironia della sorte, ho trovato questa folle e ci siamo coalizzate per risollevare un po' il fandom, che ormai naviga in fyccyne,  scrivendo qualcosa in vero stile Soul Eater. Quindi, botte, armi, sbudellamenti, uova di Kishin.  Ovvero roba bella. ù____ù
Poi ne è seguito tutto il progetto, tempistica, caratterizzazioni dei personaggi (We hate Gary Stu and Mary Sue), tutto l'intrico della trama. Ma di questi particolari non interessa a nessuno. ;)
Alla fine, sono uscite più di mille parole, ed è solo un prologo. Uau :DD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che i veri amanti di Soul Eater si facciano sentire! :D

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Capitolo 2
*** La seconda Spartoi. ***


 

 

 

 

"The fear in a nightmare can be qualification on

bases of courage's quantity."

 

 

 

 

 

 

- Capitolo uno -

La seconda Spartoi.

 

 

 

 

 

Tre figure si intravidero nell'oscurità. Saltavano velocemente sui pochi tetti rimasti nella città, come degli assassini.

Lo sguardo serio fisso sulle tegole, non il minimo accenno di un sorriso sui volti leggermente provati. Il piccolo sembrò stare per inciampare, il maggiore gli rivolse un'occhiata apprensiva.

Davanti, un uomo faceva strada ai due giovani. Uno spiraglio di luce si fece largo tra le nuvole, illuminandone gli sgargianti capelli color cielo.

Con un balzo raggiunsero un nuovo appoggio, ai loro piedi, la città, ormai morta, giaceva nelle tenebre.

Lo sguardo dell'uomo era incredibilmente serio. Degli occhi verdi che, un tempo, avevano trasmesso energia e vitalità non era rimasta che una lieve sfumatura.

Fece cenno ai figli di seguirlo mentre con un agile salto si gettava in uno stretto e buio cunicolo, i due lo osservarono incuriositi.

Si fidavano del padre, ma scendere così all'improvviso era pericoloso, e lo sapeva. "Ehi, voi due, avete intenzione di rimanere lì?" urlò.

Lo raggiunsero, leggermente stralunati. Gli occhi sgranati mentre l'assassino tagliava, una ad una, le teste delle uova di Kishin che incontrava sul suo cammino, munito di un semplicissimo pugnale.

Avrebbero dovuto immaginarselo. Infondo, era pur sempre Black*Star: adorava mettersi nei guai da solo.

Il maggiore si lasciò sfuggire un sorriso nostalgico, ripensando all'esuberanza che il padre era solito mostrare quando lui aveva solamente due o tre anni.

Quella stessa vivacità che il minore non conobbe mai. La perdita di una persona può modificare radicalmente la vita e il carattere di chi le era stato vicino. Loro padre ne era la dimostrazione.

L'azzurro si concesse un sorriso, voltandosi di tanto in tanto ad osservare i figli che, ormai cresciuti, si destreggiavano abilmente in fulminei combattimenti.

"Quanto mi somigliano" pensò con orgoglio, dando l'ennesimo calcio all'uovo di Kishin che gli si stagliava di fronte.

Un rumore metallico echeggiò nell'aria. Masamune si gettò rapidamente accanto al piccolo Mifune, parando il colpo che uno dei tanti mostri stava tentando di infliggergli.

L'azzurro guardò la scena. Il ricordo del sacrificio di sua moglie riaffiorò e non poté fare a meno di sorridere. Alzò lo sguardo al cielo, "Non sei orgogliosa dei tuoi figli, Tsubaki-chan?" chiese. Il cielo sembrò sorridergli in risposta.

Si arrampicarono sulla cima di alcuni ruderi, i ragazzi osservarono stupiti l'enorme spiazzo di fronte a loro. Il padre procedette sicuro, saltando successivamente su uno degli spuntoni ancora intatti e procurando alcuni nostalgici sorrisi sui volti degli amici che li attendevano a terra.

Masamune ebbe un flash. Era lo stesso luogo in cui la mamma lo portava spesso quando era piccolo, di solito a vedere il padre allenarsi. Mifune era sempre più confuso: non ricordava assolutamente nulla.

Si avvicinò al gruppo di vecchi compagni, seguito dai figli. Mentre scrutava i loro volti, il dolore si riaccese nel cuore dell'assassino.

Erano tutti lì, ad aspettare. Soul, Maka e Kid. Dopo tempo immemore, la vecchia Spartoi - o quello che ne era rimasto - era nuovamente riunita. "Che ci sia qualche altro pericolo?" pensò.

Scese dalle vecchie rocce su cui era atterrato. Un tempo, lo Shinigami lo avrebbe sicuramente sgridato farfugliando stupide cose sulla simmetria, per aver distrutto un piccolo pezzo della sua adorata scuola. Ora, invece, lo osservava sorridendo. Qualcosa era profondamente cambiato nel suo animo, lo riusciva a percepire persino lui.

Atterrò sul terreno polveroso e si avvicinò al gruppetto.

"Allora, perché ci hai fatti chiamare, Shinigami?" esordì. Sedette su un vecchio masso, in attesa della risposta dell'uomo.

Kid prese un profondo respiro, "Cambieremo il passato" esalò con freddezza. I presenti sussultarono.

"Che cosa intendeva dire con questa frase?"  fu il pensiero collettivo, di genitori e figli.

"Con il futuro" terminò lo Shinigami, facendo cadere lo sguardo sui giovani combattenti.

Elizabeth Patricia osservò stralunata il padre mentre raccontava loro del piano. Mai, dalla morte di sua madre, aveva visto una simile speranza nei suoi occhi.

"Spiegati meglio." la voce femminile di Maka eccheggiò nell'aria, aumentando la presa sulla spalla di sua figlia.

"Ho scoperto, tramite alcune ricerche, che uno Shinigami ha il potere di modificare la realtà-spazio temporale." spiegò il moro.

"In termini comprensibili anche ai comuni mortali?" la bionda trattenne una risatina per poi dare una gomitata al marito.

"Posso mandare qualcuno indietro nel tempo, per cambiare il presente."

Calò un silenzio tombale per alcuni minuti.

"In sostanza, Tsubaki potrebbe tornare in vita?" chiese l'azzurro, con una vena di speranza negli occhi. Kid annuì.

 "Tutti i nostri cari potranno tornare in vita, la follia sparirà. Ma, perché tutto questo sia possibile, ci servono degli ambasciatori." prese fiato "E sareste voi.". Indicò i quattro ragazzi "Solo voi potete farlo."

"C'è qualche probabilità che corrano dei rischi?" domandò Maka, osservando preoccupata la figlia che sembrava essere fin troppo entusiasta della missione.

"Le percentuali che non ritornino sono molto basse." la voce dello Shinigami si fece seria. "Ho già previsto tutto e sono fermamente convinto che questo non accada. Fidatevi."

La bionda rivolse uno sguardo preoccupato al marito. Soul le strinse la mano.

"Saremo come una nuova Spartoi?" chiese Kami, incuriosita.

Kid sorrise nostalgico. "Sì" rispose, "Voi sarete la seconda Spartoi".

Black*Star guardò i suoi figli, poi ritornò allo Shinigami.

"Quando dovrebbero partire?" indagò.

La risposta non tardò ad arrivare "Stanotte".

I ragazzi si scambiarono uno sguardo complice.

"Io ci sto!" esordì Elizabeth Patricia, sotto lo sguardo fiero del padre.

"Anche noi!" anche i fratelli si unirono, con l'aggiunta di Kami all'appello.

"Però, vi devo avvisare." l'attenzione del gruppo ritornò al moro. "Questo potere ha un effetto collaterale".

Calò nuovamente il silenzio.

Kid non indugiò oltre e continuò "Se il passato verrà cambiato, di conseguenza il futuro sarà diverso. In poche parole, non ricorderete più nulla di questo mondo dominato dalla follia."

"Siamo disposti a tutto, pur di riavere nostra madre." disse Masamune, osservando il piccolo Mifune accanto a sé.

"E sia." decretò lo Shinigami. "Ci incontreremo tutti qui, stanotte." le sue labbra si dischiusero in un sorriso fiero e, finalmente, felice.

 

 

La notte giunse veloce, come se fosse stata chiamata. Si ritrovarono di nuovo vicino a quel muretto, ma i quattro ragazzi erano consapevoli della grande responsabilità di cui si erano fatti carico.

Genitori e figli si rivolsero occhiate cariche di sentimenti. La speranza negli occhi dei più grandi, desiderosi di riavere di nuovo fra le braccia le persone che avevano perduto.

All'improvviso qualcuno scoppiò a piangere. Soul quasi si spaventò per le lacrime di Maka: aveva deciso di non piangere più parecchi anni prima. La donna abbracciò sua figlia.

"Quanto mi mancherai" le sussurrò all'orecchio. Anche l'albino si unì, cingendo in un abbraccio le sue donne.

"E quando torni nel passato, non dare fastidio alla Maka bacchettona" ridacchiò.

Black*Star rivolse uno sguardo fiero ai suoi due ragazzi.

"Siate degni di quel big di vostro padre, campioni." disse loro.

"Anche più forti." rispose Masamune, dandogli il cinque e sfoggiando un sorriso determinato.

Elizabeth Patricia affondò il naso tra la stoffa nera del vestito del padre. Le carezzò la testa per rassicurarla.

"Guarda il lato positivo, potrai rincontrare la mamma e zia".

La ragazza sorrise.

"Ah, e dai un bacio a Liz da parte mia" concluse lo Shinigami.

"Mi mancherai, papà." sussurrò, avvicinandosi agli altri, riuniti in cerchio. Congiunsero le mani ed una luce abbagliante li travolse, mentre i genitori li osservavano ripercorrere le loro orme.

 






N/A Lily Inuzuka:Allora, cari spettatori e spettatrici (che poi, il fatto che voi non vediate proprio
niente è solo un futilissimo dettaglio!), eccoci qui con la nostra rubrica dei capitoli quotidiani - WTF?!-
Souls Rain Productions è lieta di persentarvi i -ta ta ta taaaa!-:
DIETRO LE QUINTE.
Questa volta abbiamo l'onore di presentarvi la vostra Matryoshka che piange a fontanella (doh, ma che novità!) e si auto-spara con la pistola spargilacrime. (che a me sa tanto del martelletto dei funghi di Mario Party 4!)
Poi ci sono gli amabili scleri sulla figaggine del nostro Masamune caro, perché si sa che pure gli autori c'hanno le preferenze, cari miei!
Dopo c'è di nuovo la Matryo che lacrima (TsuStar, le fanno brutti effetti) e Lily che sclera perché dovrà seriamente comprare qualcosa che le faccia evaporare tutte quelle lacrime.
Infine abbiamo le meravigliose discussioni sui pairing: TsuStar o BlackMa? E ecco che le nostre due care folli -ma sì- fangirleggiano per il proprio OTP.
Il tutto condito da lacrime e tanti scleri,cari miei!
 
 
 
N/A Matryoshka:Ma perché devi dire che piango sempre? Sono cose private! U_U
Cooomunque, non vi aspettavate questo aggiornamento repentineo eh, eh eh? Adorateci ù_ù
Questa storia ci sta talmente coinvolgendo che prima dell’inizio della scuola saremo già a quota dieci capitoli! E siamo prese dalle idee delle spin-off, quindi diventerà un bella serie, magari la tradurrò pure in inglese. *_*
In questo capitolo dovevo far piangere qualcuno – non mi sembrava giusto che dovessi piangere solo io, eh – quindi, patpattiamo Maka tutti assieme! *patpatta Maka*
Prima di salutarvi, ringrazio misscollins, LoAle e Wocky per aver recensito! Ci seguite già in quattro, grazie! *_*
Al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 3
*** Welcome Back, Shibusen. ***




"The fear in a nightmare can be qualification on the bases of courage quantity."

 

 

 

 

- Secondo capitolo -

- Welcome back, Shibusen. -

 

 


Aprì la portiera del furgoncino - rigorosamente celeste - e balzò dentro, producendo un piccolo tonfo sedendosi. Girò la testa verso il conducente, e lo guardò infastidita: addormentato sul volante, con tanto di bavetta che gli colava dalla bocca.

"Black*Star!" urlò, già pronta a sfoderare uno dei suoi leggendari libri, quando l'azzurro non balzò in piedi "Eh? Sì sì, guido io, guido io!" ripeté meccanicamente.

Avviò il motore, sotto lo sguardo accigliato della bionda. Quando aveva accettato di farsi accompagnare al lavoro dall'amico, sapeva già che, probabilmente, sarebbe andata incontro a rischi assurdi.

"Vedi di non coinvolgermi in qualche incidente." gli aveva detto, per poi sorridere divertita.

Lui ignorò l'affermazione dell'amica, continuando a fissare la strada. Le evidenti borse sotto gli occhi non preannunciavano nulla di buono. Che ne avesse combinate una delle sue?

"Ehi Black*Star, perchè quella faccia?" chiese.

"Tsubaki ha un nuovo gatto." iniziò l'azzurro, assumendo un'espressione disgustata."Mi ha tenuto sveglio tutta la notte perché mi graffiava la faccia e lei mi ha proibito di lanciarlo dalla finestra."

Maka trattenne a stento le risa, osservando scioccata il ragazzo.

"Il mitico Black*Star si fa battere da un innocuo gattino." lo sbeffeggiò.

"Ehi, io non mi faccio battere da un gatto!" controbattè. "Me lo ha chiesto Tsubaki, di non farlo fuori." terminò.

Maka scosse la testa. "Non ci credo." disse convinta.

"Ha insistito, minacciandomi di una cosa orribile." rispose, ricordando la sera precedente.

"Ah, fammi indovinare: ti ha detto che ti saresti scordato il sesso per un paio di mesetti?" chiese sarcasticamente.

Silenzio.

"Allora avevo ragione" ridacchiò lei, beccandosi un'altra occhiataccia dall'azzurro. "Non ti preoccupare, sai quante volte l'ho fatto a Soul." disse con nochalance.

"Mi ricordo come si ridusse dopo due settimane. Voi donne siete crudeli." rispose lui. La faccia dell' amico gli era rimasta impressa nella mente.

"La signora Malefica è pregata di scendere dal taxi, siamo arrivati." scherzò Black*Star. Maka sorrise divertita, per poi aprire lentamente la portiera e scendere nella piazzola di fronte alla maestosa Shibusen.

"Grazie, tassista!" disse, prima di avviarsi verso la scuola.

"Neanche la mancia al conducente?" le urlò lui, mentre la bionda, ormai lontana, raccoglieva i capelli in una coda alta, pronta per la sua prima lezione.

"Insegno alla shibusen" pensò fiera. Lei: la più giovane insegnante che la Shibusen abbia mai avuto, aveva ricevuto la cattedra solo qualche mese prima del suo diciannovesimo compleanno. Non vedeva l'ora di essere seduta dietro quella cattedra, un libro in mano e gli occhiali calati sul naso, in perfetto stile professore.

In quel momento, desiderò che Soul andasse ancora a scuola, solo per potersi sadicamente divertire a torturarlo. Si appuntò mentalmente che, una volta a casa, avrebbe mantenuto l'aria da austera insegnante ancora per un po', giusto per lo sfizio di far impazzire leggermente il compagno.

Cominciò a salire le scale con entusiasmo. Il suo sogno di divenire una fra i Meister migliori del paese si era finalmente avverato, eppure non avrebbe mai pensato di tornare a scuola, il luogo che preferiva in assoluto, come un'insegnante. Presa dai pensieri e dall'ansia, senza rendersene conto, iniziò a correre.

Asciugò una goccia di sudore che le colava dalla fronte, sistemò nuovamente i capelli, ansiosa e spalancò la porta. Percorse la stanza a grandi falcate, evidentemente tesa, per giungere di fronte alla grande lavagna. Sorrise: c'era riuscita.

La Crescent Moon non era cambiata affatto: la cattedra, i banchi, e persino quel piccolo scalino vicino alla porta dalla quale entrava Stein, cadendo rovinosamente ogni volta dalla sedia. L'unica differenza? Ormai era lei a parlare di teoria dell'anima e correggere i test.

Con la ritrovata pace, Maka aveva anche raggiunto i suoi obiettivi. Lanciò uno sguardo ai suoi allievi e, in un gruppetto seduto un po' in disparte, le sembrò di rivedere i suoi amici, ai tempi precedenti alla liberazione del Kishin.

Due ragazzi parlottavano tra loro, forse di videogiochi, altre due ragazze parlavano del più del meno, ridacchiando, e, nel mezzo, una ragazza leggeva. In quel momento ebbe un tuffo al cuore.

Sorrise nostalgica e rimproverò i due di fare attenzione, per poi ricominciare a spiegare. Osservò una ragazza, minuta e dai lunghi capelli rossi, creare origami con la carta. Erano tutte gazzelle.

Quasi le venne da ridere. Avrebbe dovuto impegnarsi, per far sì che i suoi studenti diventino un giorno coraggiosi come lo era stato il suo gruppo, durante la guerra.

Un ragazzo alzò la mano, aveva lunghi capelli viola e occhi verdi. Maka gli fece cenno con la testa di parlare. "Sensei, è vero che lei ha partecipato alla guerra con il Kishin Ashura ed è riuscita a sconfiggerlo?" domandò, negli occhi ammirazione e curiosità.

"Sì, è vero." rispose sorridendo.

Nella classe si levò un brusio di chiacchere.

 "Come ha fatto? Ashura era fortissimo!" chiese un'altro studente, per poi essere seguito da altre numerose domande. Per un momento Maka si spaventò, ma riuscì a riattirare a sé l'attenzione degli studenti con una risposta: "C'è voluto una buona quantità di coraggio e gioco di squadra. Senza i miei compagni, e la mia arma, non ce l'avrei mai fatta."

 

Si rialzarono lentamente da terra, chi massaggiandosi il sedere, chi tentando di togliere la polvere dagli abiti. Posarono lo sguardo sulla costruzione.

"Allora, è così, la vera Shibusen." disse Elizabeth Patricia, meravigliata.

Tutti alzarono lo sguardo verso la struttura. Al posto dei ruderi che ricordavano, vi era la grande e imponente struttura della scuola. Cominciarono a salire le numerose scale, sotto gli sguardi stupiti degli studenti, che non li avevano mai visti prima d'ora. "Wow, ma quante sono?!" esclamò Kami, aggrappandosi alla ringhiera con il fiato corto.

Mifune ridacchiò.

"Kami-chan, guarda qui!" le gridò, facendole cenno di raggiumgerlo.

Si affacciarono al vetro che dava su una delle tante aule, la scritta "Crescent Moon" in caratteri gotici spiccava sulla porta.

Lo sguardo di Kami vagò per l'aula, finchè non scorse la figura al centro della stanza. Sgranò gli occhi.

"Ma quella, quella è mia madre!" esclamò, sorpresa.

La ragazza sorrise, ritrovandosi a pensare che sua madre doveva essere stata proprio una donna forte, da giovane. Il volto di Mifune si intristì, anche lui avrebbe desiderato poter vedere sua madre.

"Ehi, e voi chi siete?" chiese una voce delicata e femminile. I ragazzi si girarono verso la donna: alta, capelli neri legati in una treccia vestita con un camice bianco da infermiera. Masamune per poco non scoppiò a piangere.

"E' il nostro primo giorno! Siamo i fratelli..." rispose Elizabeth Patricia, fulminea.

"Moon!" continuò Kami, scrutando la targa.

I ragazzi osservarono le due stupiti.

"Oh," rispose sorpresa Tsubaki "allora dovreste sbrigarvi, le lezioni sono già inizate. In quale sezione siete?" chiese.

 I ragazzi si guardarono, per poi esclamare all'unisono "Crescent Moon!".

La professoressa Albarn osservò attentamente i quattro ragazzi che l'infermiera aveva condotto all'interno dell'aula, sorridendo.

Maka ringraziò Tsubaki, per poi rivolgersi ai nuovi arrivati: "Voi chi siete?".

"I fratelli Moon" rispose prontamente Kami.

"Bene, potete mettervi a sedere, ragazzi" disse, per poi scribacchiare qualcosa sul registro.

Masamune scrutò Elizabeth Patricia, dubbioso.

"Non avremmo potuto dire semplicemente la verità?" domandò, tornando poi a prestare attenzione alla lezione.

"Ma sei impazzito Masamune?!" Kami controbattè, "Non possiamo dire la nostra identità così, potremmo mettere a rischio le nostre stesse vite!"

"Maka, cioè... Professoressa Albarn!" la porta venne spalancata con un calcio, improvvisamente, un uomo dai capelli azzurri entrò nell'aula. "Kiddo, cioè, il preside vuole vedere i fratelli... mhn, Moon." spiegò.

La donna lo guardò accigliata. "Possono andare." disse, portando lo sguardo sui ragazzi. "Star, smettila di chiamarmi per nome, però!" si rivolse all'azzurro arrabbiata, colpendolo col  

primo libro che si era ritrovata sottomano.

"Oh, cacchio." pensarono tutti, tranne Elizabeth Patricia, desiderosa di rivedere il padre.

"Che cosa mai vorrà il preside?" chiese Mifune, per rompere il silenzo. I quattro ragazzi camminavano per il lungo corridoi di ghigliottine.

"Non saprei" rispose Masamune. Tutti rivolsero lo sguardo verso Elizabeth.

"Non ne so nulla." sentenziò la ragazza.

Finalmente giunsero nella Death Room. Si guardarono attorno: le pareti bianche, un grande specchio al centro della sala e una sedia, dalla quale si poteva intravedere qualche ciuffo di capelli neri -e parte di una familiare striscia bianca.

"Oh" pronunciò Kid, alzandosi dalla sedia. Elizabeth Patricia guardò estasiata il padre, nelle vesti di shinigami, con tanto di maschera a forma di teschio sul lato della testa.

 "Bene, voi sareste i Moon, giusto?" i ragazzi annuirono. "Non mi pare di avervi visti nel registro degli alunni" concluse.

L'uomo li scrutò, uno ad uno. Sorrise, ascoltando le sciocche scuse con cui tentavano di giustificarsi. Ne analizzò le anime.

"Va bene, potete andare, per stavolta." li congedò.

Rivolse un ultimo sguardo alla moretta che continuava ad osservarlo, meravigliata. Le labbra di lei si schiusero in un dolce sorriso, poi raggiunse gli altri.

 

 

 



N/A Lily Inuzuka: Hola **
Visto che qua stiamo sempre a fare note (Capitan Ovvio, è la fine del capitolo!) e io non c'ho mai cose sensate da dire, lascio la serietudine (?) alla mia collega.
E... ta ta ta ta!
I DIETRO LE QUINTE.
Stavolta potete osservare una Lily alquanto in fangirl mode per tutta la durata della prima parte ** cioè, insomma, ma li avete visti?
Nyaaa, il mio OTP, il mio OTP!
 Anche se Matryoshka mi ha abbastanza bloccata ç_ç Volevo più BlackMa!
Poi... MOMENTO MOMENTO MOMENTO. Abbiamo una rivelazione scioccante!
Non ha pianto in nessuna parte del capitolo!
Poi va be', s'è sclerato sulla figaggine di Kiddo, sui propri OTP (e staremo sempre in guerra, noi, per i pair!) e boh, sono lieta di annunciarvi che è il capitolo più lungo che abbiamo mai fatto! 1503 parole, guys!

 

N/A Matryoshka: Essì, questa volta mi sono trattenuta! xD

Lily, dovresti essere contenta! E' meno male che il gatto di Tsubaki salva la situazione, sennò era più TsuStar. ù_ù

E, che altro, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e continuate a seguirci! 

Ringrazio tutte quelli che hanno recensito nello scorso capitolo, 7 persone, e quelli che seguono, ancora 7 persone.

Ma io voglio un simmetrico 8! è___é

 

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Capitolo 4
*** Testate e Inseguimenti. ***


“The fear in a nightmare can be qualification on the bases of courage quantity.”

 

 

 

 

 

     Terzo Capitolo

 

Testate e inseguimenti.

 

 

 

 

Passò la palla rapidamente, l'azzurro la prese al volo, correndo a canestro con un ghigno fiero stampato sul volto. Patty gli corse incontro, nel tentativo di bloccarlo.

Un semplice sgambetto era bastato a fermare la corsa di Black*Star, facendogli perdere l'oggetto. La bionda l'afferrò, non perdendo tempo, prese la mira e fece centro. "Canestro!" esclamò, la voce squillante.

Liz sorrise, osservando la sorellina saltellare gioiosa attorno al povero Star, ormai a terra.

"E' sleale!" urlò, infervorato. Soul gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla. "Ora vedranno di cosa siamo capaci, amico." disse. Black*Star ghignò.

La partita ricominciò all'istante. Patty era al centro del campo con la palla in mano, i due ragazzi ai lati. Al segnale, si avventarono sulla ragazza per rubarle la sfera. Purtroppo per loro, lei si spostò con un piccolo salto e i due diedero una testata memorabile.

Maka scoppiò in una fragorosa risata, poggiando il libro che teneva stretto fra le mani. "Sono proprio degli sciocchi." le sussurrò dolcemente Tsubaki.

I due cominciarono a litigare, mentre Patty rideva.

"Sono rimasti all'età di quattordici anni." disse l'altra, con un velo di nostalgia.

Death the Kid approfittò di quell'attimo di distrazione per gettarsi a capofitto verso il canestro.

"Ben otto centri: ora sì che il mondo potrà divenire simmetrico." esordì, lisciando le pieghe della tuta nera.

"Senti, preside dei miei stivali, a te piace essere preso a botte, vero?" lo minacciò Black*Star, stringendo i pugni.

I due scattarono all'inseguimento dello Shinigami, mentre le ragazze -ormai raggiunte da Patty-, sedute a guardare, ridevano divertite.

Kid si spostò rapidamente sulla destra, evitando la goffa entrata di Soul, nel tentativo di farlo cadere. L'azzurro, nel frattempo, lo aspettava, aggrappato al canestro.

"Non so se questo sia permesso dalle regole." sussurrò Maka, rivolgendo uno sguardo curioso a Liz, che si limitò ad alzare le spalle.

Il moro si beccò un calcio in piena schiena, che lo fece volare fino a metà campo.

"Bambini! Smettetela!" li rimproverò Maka, sarcasticamente.

"Bionda, smettila di rompere! C'è in gioco l'onore di noi guerrieri." le urlò Black*Star, correndo a recuperare la palla. Lo Shinigami si rialzò rapidamente, correndo a vendicarsi.

Le ragazze si rivolsero uno sguardo stanco.

"Infantili erano, infantili rimarranno." sospirò rassegnata Liz, scuotendo la testa. "Non cambieranno mai." aggiunse Maka, guardando i diciottenni dibattersi la palla.

Patty ridacchiò quando Soul finì col sedere a terra per l'ennesima volta. Tsubaki li osservò, rassegnata.

"Black*Star non cambierà mai." sbuffò.

Liz diede una leggera pacca sulle spalle della ragazza.

"Non dirlo a me." disse rassegnata, dopo aver sentito l'ennesimo "Brutto sgorbio asimmetrico" fuoriuscire dalla bocca dello Shinigami.

Maka si alzò improvvisamente, artigliando il libro che teneva sulle gambe.

"Torno subito." sussurrò alle ragazze. Gli occhi verdi producevano scintille di ira. "Se non terminate questa stupida partita entro cinque secondi, giuro che vi darò dei Maka-chop talmente forti da scavarvi il cervello!" urlò, brandendo pericolosamente l'enorme tomo.

I tre, alla vista dello spesso libro, fuggirono spaventati. Maka sorrise soddisfatta: le sue minacce funzionavano sempre.

"Che fifoni" esclamò, tornando a sedersi accanto alle amiche.

Kami scoppiò a ridere, seduta a terra, nascosta dietro il grande cespuglio. Mifune e Masamune si gettarono su di lei, nel tentativo di metterla a tacere, mentre Elizabeth Patricia li osservava sogghignando.

"Ci farai scoprire, così!" la rimproverò Masamune, tentando di tenerla ferma.

Soul si girò verso di loro. "Ho sentito qualcuno" disse, avvicinandosi al cespuglio.

Death the Kid lo raggiunse rapidamente, turbato.

"Sarà stata una tua impressione! Andiamo, che le ragazze stanno andando via senza di noi." esclamò.

Il gruppo si allontanò. Masamune sospirò di sollievo. "Menomale! Non ci hanno scoperti!" esclamò, per poi lanciare un'occhiataccia a Kami.

La ragazza si morse le labbra, chinando lo sguardo, colpevole. "Scusatemi." sussurrò.

"Seguiamoli." propose Mifune, indicando con il dito i sette ragazzi che si dirigevano verso il centro.

I quattro ragazzi iniziarono a pedinarli, cercando di non farsi vedere.

"Sembriamo degli stalker!" esclamò Elizabeth Patricia.

"Dobbiamo sempre essere con loro, la vera guerra potrebbe scoppiare da un momento all'altro e il nostro compito è proteggerli." spiegò Kami, tornando seria.

Gli altri annuirono. Erano tornati dal passato proprio per quel motivo, non potevano allontanarsi per troppo tempo.

"Ciò non toglie che, in caso ci scoprano, saremo ridotti a fettine." aggiunse Elizabeth.

"In quel caso, daremo la colpa a tuo padre, Pat!" la prese in giro l'altra, nascondendosi dietro un albero.

"Ehm, ragazzi, ho come l'impressione di essere seguito." l'albino si rivolse al gruppo.

"Ma che ti prende, Soul?"  domandò Maka, sorpresa dal comportamento del partner.

"E' come se fossimo spiati da qualcuno!" esclamò lui.

"Tramite la percezione dell'anima, non noto nessuno." lo tranquillizzò Kid, facendo l'occhiolino alla bionda.

"Neanche io." disse la bionda, assecondando lo Shinigami. Gli altri si rivolsero uno sguardo.

"Cosa state tramando, voi due?!" esclamarono in coro, mentre Patty ripeteva "Tramando, tramando!" come un pappagallo.

Liz scrutò l'altra, gelosa. "Cosa mi nascondi, Kid?" domandò, sospettosa. Il moro le rivolse uno sguardo dolce. "Assolutamente nulla." rispose.

"Ti tengo d'occhio." disse infine, il tono minaccioso.

Intanto, acquattati dietro il tronco dell'albero, i quattro ragazzi osservavano la scena.

"Sbaglio, o tuo padre ha detto che non ha percepito nessuno?" chiese Mifune a Elizabeth.

"Mio padre è sempre stato perspicace, probabilmente sa chi siamo dalla prima volta che ci ha visti." spiegò lei, una scintilla d'adorazione negli occhi azzurri.

"Anche tua madre ha la percezione dell'anima, se non ricordo male." disse Masamune, riferendosi a Maka.

"Sì, anche lei è in grado di vederle." rispose Kami. "Probabilmente ci avrà scoperti."

I ragazzi continuarono a pedinare il gruppo, fin quando, ormai giunti ad un incrocio le tre coppie -più Patty- si separarono.

"E ora che si fa?" domandò Kami.

"Dividiamoci, ognuno segue i propri genitori." comandò il più grande.

Un luccichio si accese negli occhi del piccolo Mifune, che osservava il fratellone gioiosamente. "Potrò rivedere la mamma." sussurrò, mentre Masamune gli sorrideva lieto.

I due fratelli seguirono silenziosamente i genitori, fino ad arrivare alla villa Star. "Wow, è bellissima!" esclamò Mifune che non aveva mai visto la loro vecchia casa, ormai distrutta dalle uova di Kishin poco dopo la sua nascita.

Kami sorrise quando, ormai giunta a casa dei suoi genitori, riconobbe i luoghi di quella piccola abitazione accogliente in cui era cresciuta.

Elizabeth Patricia quasi scoppiò a piangere, arrivata davanti all'entrata della villa di Kid. In quel punto, erano morte sua madre e sua zia.

Fin troppi ricordi, dolorosi, nostalgici, riemersero in quei giorni felici. La quiete prima della tempesta.

 

 

 

 

 

 

N/A Lily Inuzuka: Tanto ormai ho accordato che io comincio così, quindi subito ai DIETRO LE

QUINTE, offerti dalla Souls Rain production!

In questo capitolo abbiamo visto la nostra cara Matryoshka affetta da dislessia compulsiva, della

serie che ogni cinque parole ne scriveva una storpiata, ma capita a tutti.

Specialmente se si ha a che fare con le fyccine!

Poi, la vostra Lily è stata a metà fra il morire tra le risate (ma sì, chi non ride degli amici in difficoltà)

o disperarsi per tutte le correzioni che avrebbe dovuto fare, più del solito auto-correggersi

correggere.

Inoltre, no, forse stiamo perdendo il bel vizio di piangere ad ogni capitolo, perché non ci sono state lacrime qui!

Eh, ma poi con la guerra é_é  SANGUEEEE! **

Ah, inoltre si è scoperto che io sono anche più sadica di quanto già non pensassi di essere, sì.

Ci siamo anche dannate per scoprire il nome della villa di Kid, non so come poi lei ha risolto, perché io non ne ho la minima idea!

 

 

N/A Matryoshka: Io sono un’amabile sadica dislessica. E sì, le fyccyne fanno male alla mia grammatica!  (Oramai  il fandom i SE nuota  nelle fyccyne *depression*)

Ho bisogno di una seduta di lettura decente, forse di qualche fic yaoi, e poi farmi una dormita pazzesca, così il cervello si riprende.

Comunque, cara Lily, prima della guerra ci saranno molte cose … canon. Uh, quanto dovrai soffrire! Così ti impari a buttare i miei ideali nel gabinetto!

Non ho nient’altro da aggiungere, solamente un grazie a chi ci segue e recensisce!

Al prossimo capitolo!

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