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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Valigie, predizioni e stampelle *** Capitolo 2: *** Indagini, saponette ed evidenziatori *** Capitolo 3: *** Malinconie, inquinamento e riconoscenza *** Capitolo 4: *** Etichette, prese in giro e visite inattese *** Capitolo 5: *** Tatuaggi, cappelli e armi fuori posto *** Capitolo 6: *** Caffè, collaborazioni e sospetti *** Capitolo 7: *** HTML, planimetrie e linguaggio incomprensibile *** Capitolo 8: *** Fogne, nervosismo e armi improvvisate *** Capitolo 9: *** Soprese, spiegazioni e programmi tv *** Capitolo 10: *** Colpi in testa, addii e arrivederci ***
Capitolo 1 *** Valigie, predizioni e stampelle ***
Anderville: terra di eroi e detective
Anderville:
terra di eroi e detective
Valigie, predizioni e stampelle
Clacson. Grida.
Frenate brusche. Luci abbaglianti nelle strade principali, insufficienti a
illuminare le viuzze laterali dove venivano commessi
furti e borseggi a ciclo quasi continuo.
Insomma, il
normale panorama di Andeville di notte. Topolino si
stava abituando, ormai, anche se in fondo sapeva che non era una cosa positiva.
Ma quando entrava nel locale di Little Cesar,
gli sembrava per un attimo di tornare a casa. O per lo meno in una città
civile, senza che ad ogni passo si commettesse un crimine.
Eccoli tutti qua, come
sempre…
«
Ehi! sai
la novità? »
Topolino gli sorrise ironicamente accomodandosi al tavolo:« No, Ray,
illuminami! »
Dash ridacchiò:« Prova
a ordinare un caffè… »
Topolino li guardò
perplesso, mentre i due ridacchiavano allegramente fra loro.
«
Dov’è Little Cesar? »
Lo sghignazzamento
soffocato divenne una risata vera e propria.
«
Eccomi, eccomi! E guai
a chiunque apra bocca! »
Topolino guardò
sconvolto la porta del retrobottega aprirsi per mostrare il proprietario del
locale in persona, con tanto di termos del caffè ancora fumante, bretelle,
cappello e… stampelle?
«
Cosa ti è successo? »
Ray rispose per
lui:« Erano anni che lo avvertivamo, ma lui non ci ha
mai dato retta… »
«
… se non si decide a
portare a passeggio i suoi hamburger, quelli che ha nel frigo nel retrobottega
da almeno trent’anni, prima o poi si ribellano! »
Stan, l’edicolante, tradusse per Topolino
l’ultima enigmatica frase di Dash:«
Little Cesar è scivolato su una fetta di prosciutto abbandonata nel
retrobottega… »
Ripromettendosi di
non indagare mai sulla cucina del locale, neanche se lo avessero
pagato profumatamente, Topolino osservò con attenzione il proprietario
avvicinarsi alla sua tazza e riempirla, con un po’ di difficoltà viste le
stampelle, con il caffè appena fatto.
Strano, visto il suo
caratterino, che non reagisca…
Con totale
indifferenza, Little Cesar riprese il suo termos, si portò zoppicando alle
spalle di Ray e Dash e rovesciò il resto del caffè
sulle loro teste.
«
EHI!!! »
«
Vi avevo avvertito… »
Ah, ecco, volevo ben dire…
Topolino tenne per
sé i suoi pensieri e si guardò bene dal ridacchiare o dal fare qualunque tipo
di commento. Anche se il caffè era finito, Cesar era capace di rimettere la
caffettiera sul fuoco solo per togliersi la soddisfazione di vedergli colare la
calda bevanda dalle sue voluminose orecchie.
Il detective
privato rivolse la sua attenzione a un altro avventore classico del locale.
«
Allora, Eddie, che mi
racconti? Novità ad Anderville? »
Il bookmaker sorseggiò il suo caffè prima di rispondere, senza
mai staccare lo sguardo dal giornale. Topolino era convinto di non aver mai
visto il colore dei suoi occhi.
«
Sì. »
Topolino aspettò
il seguito della frase, ma non ottenendo risposta, si trovò costretto ad incalzarlo:« Quali? »
«
C’è un politico che
sembra aver alzato la cresta, ultimamente… hai mai sentito parlare di Sharkfish? »
Che razza di nome…
«
No, questo mi manca… »
«
Manca a quasi tutti gli
abitanti di Anderville, consolati! Era un politico di terz’ordine, sconosciuto
o quasi… anche perché tremendamente onesto, uno di quelli buoni fino al
midollo. Uno che in una città come questa fa poca
strada. »
Già, Topolino
l’aveva imparato a sue spese in quei mesi, purtroppo.
«
In che senso era? Hanno mandato anche lui a farsi un
giro nel molo con un paio di scarpe di cemento? »
Niente da fare,
non riusciva a scordarsi l’avventura in cui era stato risucchiato appena aveva
messo piede ad Anderville. Era quasi certo che neanche il professore si fosse
scordato di lui.
«
No, tranquillo, è
ancora vivo. »
Topolino sospirò
di sollievo. Si era sempre chiesto perché Sonny,
invece di aprire un’agenzia d’investigazione non ne avesse aperta invece una di
pompe funebri. Con tutti i delitti d’onore e i regolamenti di conti che c’erano
da quelle parti si sarebbe potuti diventare ricchi!
«
Da qualche settimana ha
tentato alcuni azzardi in borsa che gli sono andati straordinariamente bene, e
adesso si è aggiudicato con mezzi probabilmente poco puliti un paio di appalti
importanti per il comune. Secondo i giornali, è probabile che alle prossime
elezioni si candiderà a sindaco… non avrei scommesso un soldo su di lui, e
invece… »
Topolino drizzò le
orecchie. Eddie che sbagliava così clamorosamente una scommessa? Praticamente impossibile! E questo repentino e radicale
cambiamento di carattere di questo Sharkfish… ce
n’era abbastanza da incuriosirlo.
Anzi, di più.
Il suo istinto da
detective cacciaguai gli stava letteralmente urlando di approfondire l’argomento
appena possibile,
Tanto non posso mettermi nei
guai più di quanto non sia già…
Era proprio a
causa della sua maledetta curiosità e di una serie di sfortunate coincidenze di
eventi che Topolino si trovava bloccato da mesi in quella cittadina, legalmente
impossibilitato ad andarsene, a dover fare il detective per
poter mangiare almeno fino a quando Sonny non
sarebbe tornato a rilevare l’agenzia o a quando l’ispettore Clayton
gli avrebbe dato il permesso di tornare alla sua amata Topolinia.
Quanto gli mancava Minni… e Pippo… e Tip e Tap… e il
Commissario Basettoni… e…
No, non aveva
tempo di lasciarsi andare alla malinconia. Anderville non perdonava gli attimi
di debolezza, e lui aveva un appuntamento. Guardò l’orologio. Avrebbe dovuto andarci a piedi, ma la chiacchierata con
Eddie gli aveva fatto perdere tempo prezioso e a quel punto rischiava davvero
di arrivare in ritardo.
Anche se so che me ne
pentirò…
«
Burke, sei libero? »
Il tassista più
spericolato di Anderville buttò giù l’hamburger che stava mangiando in un solo
boccone.
«
Certo! Dove ti porto? »
Topolino sospirò, sollevato di essere vivo anche dopo quel passaggio.
Vorrei tanto sapere chi è il
pazzo che ha dato la patente a Burke… sempre che ne abbia davvero una! Un
giorno o l’altro dovrò chiedergli di mostrarmela…
Valutando la
possibilità di una carriera come vigile urbano, Topolino varcò la soglia di Akima Marshall, la madre di Tomoka.
La sua fuga era stata uno dei suoi primi casi, quando si era installato ad
Anderville. Una donna indiana molto simpatica, dopotutto. Una volta al mese prendeva il tè da lei e le faceva compagnia.
D’accordo, era una donna un po’… originale,
ma molto saggia.
Solo su una cosa
non andavano proprio d’accordo…
«
Di nuovo? »
«
Permettimi di leggere
il tuo futuro, Topolino… »
«
Le ho detto e ripetuto
che non credo a queste cose, signora Marshall, non sono né logiche né razionali…
»
«
Una volta me l’hai
fatto fare… »
Topolino sospirò,
rimpiangendo quel momento di debolezza.
«
Riguardava Sonny e non me. E poi ho accettato solo perché lei aveva
insistito tanto! »
Non avrebbe mai
confessato che in quel momento ci aveva veramente creduto. Ne andava della sua
fama di detective. Gli investigatori devono affidarsi solo ai fatti concreti.
Che poi la
predizione si fosse rivelata esatta non aveva importanza. Poteva essere stato
solo un caso. Anzi, doveva essere
stato solo un caso. Aveva il dovere morale di crederci, almeno per coerenza
professionale.
«
Insisto anche questa
volta, ho un brutto presentimento. Per far stare tranquilla una povera
vecchietta… »
Topolino alzò gli
occhi al cielo.
«
E va bene. Sonny aveva ragione, dopotutto, sono troppo buono per
questa città… »
Akima sorrise e tirò fuori i suoi sassolini.
Ubbidendo ai suoi ordini, Topolino stese una mano sul tavolo, mentre la donna,
dopo aver fatto alcuni movimenti curiosi con le mani, gettò le sue pietruzze
sacre sul suo guanto bianco.
«
Interessante… »
«
Allora? »
Akima sorrise:« Cos’è,
ora siamo curiosi? »
Topolino arrossì:« Dopo tutta questa preoccupazione nei miei confronti… »
«
Nuovi guai ti
raggiungeranno presto… »
«
Questa non è una
novità! Lo sapevo anche senza predizioni! »
«
… ma un amico vecchio e
allo stesso tempo nuovo ti aiuterà là dove il tuo formidabile intuito non può
arrivare! E allo stesso modo anche tu aiuterai lui… »
Topolino non capì esattamente
la frase, ma qualunque cosa stesse per succedere, fu
lieto di sapere che non sarebbe stato solo.
Perché lì, ad
Anderville, nonostante le nuove amicizie, si sentiva maledettamente solo.
«
È assurdo, Uno,
totalmente assurdo… »
«
Avevi idee migliori,
socio? »
«
Se le avessi avute, non
avrei lasciato fare a te, non credi? »
«
E allora cos’hai da
lamentarti? Ci serviva una scusa per far passare inosservata la tua assenza da Paperopolie io te l’ho data! »
«
Inosservata??? Inosservata??? Paolino Paperino che vince un viaggio premio ti pare una
cosa che passa inosservata??? »
Uno ringraziò che
lo scompartimento dove si trovava il suo socio fosse deserto. Probabilmente
qualcuno lo avrebbe preso per pazzo vedendo un papero insultare la sua valigia ultimo modello!
«
Ci hanno creduto, no?
Ho falsificato i documenti di viaggio e creato un finto regolamento per far
cascare tutti i tuoi parenti e amici… e poi quella della sfortuna cronica è
solo una tua fissazione! La sfortuna non esiste, così come la fortuna! »
Paperino guardò
malinconico fuori dal finestrino:« Vallo a dire a
Gastone… e mentre tutti mi credono ai Caraibi ad abbronzarmi, io sono qui, su
questo treno, che mi sta portando verso una città dalla nebbia fitta… »
«
Se per reggere la
copertura ti serve l’abbronzatura, quando torni alla Ducklair Tower ti faccio
fare un paio di lampade! »
«
Non mi prendere in
giro, Uno! Sto spendendo tutti i miei risparmi per venire il
questa metropoli malfamata e sconosciuta… »
Fece una pausa,
per riflettere sui suoi pensieri contrastanti.
«
… ma per i miei cari
amici evroniani si fa questo ed altro! »
«
Così ti voglio, socio!
Quello che voglio sentire ora è il supereroe, non il piccolo papero sfortunato!
»
«
Ehi, ma non eri tu
quello che non credevi alla sfortuna? »
Paperino rise e
Uno si unì a lui.
«
Per favore, rifammi il punto della situazione! »
Uno richiamò i
dati.
«
Hai ragione, con la tua
memoria una ripetizione in più non guasta! Mentre controllavo la presenza di segnali
inusuali sulla superficie del pianeta, ho notato un’anomalia,
più precisamente tracce di utilizzo di tecnologia evroniana
provenienti da questa città… e dato che l’utilizzo di questa apparecchiatura
misteriosa si ripete in modo regolare una volta ogni tre giorni, inviando un
segnale fuori dall’atmosfera, ne si può dedurre che… »
«
… che il nostro ospite
stia chiamando qualcuno! Me la immagino la telefonata: “Ciao
mamma, tutto bene, il tempo è buono, i terrestri sono saporiti… com’è il tempo
da te? E non mi chiamare la mia
piccola spora, sono un guerriero, mà!” »
Uno ridacchiò:« Più probabile che sia un rapporto regolare ai superiori… e
controllando i giornali del luogo c’è un’anomalia che mi lascia perplesso… »
Paperino tirò
fuori una pagina di giornale stropicciata dalla tasca della blusa:« Però a giudicare dalla foto questo Sharkfish
non mi sembra coolflamizzato! »
«
Non sottovalutare gli
evroniani, socio! Forse si sono sostituiti a lui… l’unica è scoprirlo di
persona! »
Il treno rallentò
fino a fermarsi. Paperino prese il suo extransformer
mimetizzato, scese dal vagone e si avvolse una sciarpa verde attorno al collo.
Faceva freddo lì, meno male che l’aveva portata.
Il papero posò la
valigia a terra per prendere la cartina e cercare l’ostello dove aveva
prenotato una camera, ma quasi immediatamente un
ragazzino gliel’afferrò e corse via.
«
Ehi! Fermo! »
Paperino iniziò a
correre. Ma quando mai si era visto un supereroe che
si faceva rubare l’arma dal primo ladruncolo fuori dalla stazione? Per fortuna
a forza d’inseguire criminali paperopolesi,
razziatori temporali e succhiaemozioni alieni aveva
sviluppato sufficiente velocità e riflessi per riacchiapparlo in breve tempo,
anche senza mantello e mascherina. Almeno lì non doveva nascondere le sue doti.
Dopo essersi fatto
“gentilmente” restituire la sua valigia, il papero si allontanò sbuffando,
mentre il ragazzino si massaggiava il braccio dolorante che gli era stato
brutalmente strattonato dietro la schiena.
Paperino alzò lo
sguardo al cielo nuvoloso e cupo, che ricopriva l’ambiente metropolitano come
una cappa minacciosa, e si aggiustò la sciarpa.
«
Anderville… ma in che
razza di posto sono finito? »
Ciao a
tutti! L’avevo annunciato da un po’, forse addirittura dalla
mia fanfic precedente “Perché. Proprio. Qui?”, ma ora finalmente metto in
pratica il mio insano proposito di fare questo che credo che sia uno dei più
folli crossover presenti su questo sito!
Non è
necessario ricordare a memoria né PKNA né MMMM, tranquilli! Ho messo solo degli
accenni in questo capitolo per far ritrovare l’atmosfera! Le frasi in corsivo e
centrate servono per far ritrovare le note “alla Dida” tanto tipiche di MM, ed è per questo che sono
assenti nella parte di PK. Topolino e Paperinik s’incontreranno? Se sì come? E…
lo scoprirete presto!
Non so
se qualcuno leggerà davvero questa follia, ma spero che troverà il coraggio di
scrivermi un parere! L’aspetterò volentieri!
Capitolo 2 *** Indagini, saponette ed evidenziatori ***
Indagini, saponette ed evidenziatori
Indagini, saponette ed evidenziatori
La porta dello
studio investigativo venne aperta poco elegantemente
da un calcio assestato con precisione. Ma dopotutto, con le mani e le braccia
completamente occupate da una pila di documenti e giornali di un altezza tale da coprirgli persino le orecchie, Topolino
non aveva potuto fare altrimenti.
«
No, state comoda, signorina
Sarah, faccio da solo! »
La donna non alzò
gli occhi dalla sua rivista di gossip:« Bene, capo! »
Topolino sospirò.
Ma perché diavolo devo anche darle uno stipendio?
Richiudendo la
porta altrettanto elegantemente col tacco della scarpa, Topolino gettò
letteralmente tutto il materiale sulla scrivania.
Aveva dovuto
chiedere a Stan di smontare l’edicola per procurargli
tutte quelle informazioni, ma ora poteva dichiararsi soddisfatto della quantità
di materiale recuperato. Tutto riguardante un solo individuo.
John Sharkfish.
D’accordo, non
aveva ricevuto alcuna richiesta su di lui, ma dopotutto non aveva ricevuto
nessuna richiesta d’indagine neanche su altro. Era momentaneamente disoccupato
e bloccato ad Anderville. Tanto valeva trovarsi un occupazione,
e un indagine su questo uomo misterioso poteva aiutarlo a tenerlo in
allenamento!
Sì, aveva anche un
computer con collegamento internet, ma uno come lui, così legato ai fatti
concreti, preferiva indubbiamente un pezzo di carta da poter tenere saldamente
in mano che non un evanescente dato sullo schermo cancellabile con un solo
tasto.
«
Bene… mettiamoci al
lavoro! »
Un paio d’isolati
più in là, un’altra persona indagava su John Sharkfish,
ma con mezzi decisamente più tecnologici.
«
Mentre ti sistemavi,
socio, ho continuato le ricerche sul nostro amichetto… ti aggiorno? »
«
Non potresti lasciarmi
il tempo di una doccia? Capisco che ai computer l’acqua faccia male, ma ai
paperi è particolarmente gradita! »
«
Esigenze biologiche… »
Paperino sospirò
alla piccola frecciatina del collega elettronico ed entrò in bagno.
Aprendo il
rubinetto, il papero si rilassò per un secondo, una volta
tanto solo con se stesso.
Perché doveva
sempre cacciarsi in situazioni assurde, al limite
dell’incredibile? Anzi, oltre il credibile, perché nessuno a casa gli avrebbe
creduto se avesse detto che stava indagando su un politico che forse era legato
in qualche modo agli alieni!
Paolino Paperino
che indaga…
Immaginò Zio
Paperone scoppiare a ridere come un pazzo, seguito molto probabilmente da
Gastone, forse anche da Paperina e Qui, Quo e Qua…
Gli avrebbero
detto che lui non era la persona adatta, di lasciare perdere,
che c’erano altre persone più brave di lui in queste cose. Già, in effetti una persona più adatta di lui l’aveva in mente,
un vecchio amico che non vedeva da tanto tempo e che non faceva altro che
lasciarsi coinvolgere in casi di polizia.
Chissà come se la
sarebbe cavata nei panni di Paperinik…
Se lo immaginò per
un secondo con il suo costume addosso e una risata gli uscì spontanea dal
becco. L’ilarità continuò immaginandoselo, rosso in viso per la vergogna, alle
prese con la mascherina nera, abbastanza inutile dato il suo colorito, mentre
magari litigava con le sue gigantesche orecchie per legarsela decentemente…
Paperino rise
talmente tanto che non notò che la saponetta gli era scivolata sul pavimento
della doccia e, immancabilmente, ci mise la zampa sopra cadendo. La fitta
brutale che lo colpì alla schiena lo riportò alla realtà.
Ma chi voleva prendere in giro? Lui non avrebbe mai fatto figuracce di
quel genere, aveva una dignità e un eleganza innata
che invidiava profondamente da sempre, da quando era solo un piccolo papero
sfortunato. Lui non aveva bisogno di
una maschera e di un costume per essere un eroe… lo era e basta!
E poi uno come lui non avrebbe mai potuto credere a
cose come gli alieni…
Uscì dalla doccia
un po’ dolorante e si avvolse nell’accappatoio, tenendosi la schiena come se
avesse avuto il colpo della strega.
«
Cos’avevi tanto da
sghignazzare, là dentro? È così divertente fare la doccia? »
«
Nulla d’importante… »
«
E la schiena? Non
dirmelo: sei scivolato sulla saponetta… »
«
Sì, e allora? Gradirei
che evitassi le battutacce sulla mia sfortuna! »
«
Ok… nervosetti? »
Paperino si morse
il becco. Uno non c’entrava nulla con le sue crisi d’inferiorità, non era
giusto coinvolgerlo nei suoi malumori.
«
Non è nulla, scusami… a
volte ai biologici capita di essere lunatici! »
«
Capisco… »
«
Allora? Cosa hai scoperto? »
L’immagine di Uno
sull’Extransformer sorrise e gli illustrò le sue
ultime scoperte.
Topolino si
stiracchiò sulla sedia. Erano almeno tre ore che non si muoveva, troppo
occupato a leggere e memorizzare dati che forse potevano essere interessanti.
John Sarkfish era un uomo di quarantatre
anni, proveniente da una possidente famiglia della zona e laureato con il
massimo dei voti in giurisprudenza e in scienze politiche all’università di
Anderville.
Anderville ha anche
un’università?
E allora perché Sonny è venuto fino a quella in cui abbiamo studiato insieme?
Forse non c’era il corso di criminologia?
O forse perché voleva
scappare da questa città?
Il suo uomo aveva
lavorato per una decina d’anni come avvocato, difendendo sempre le vittime di
qualche ingiustizia, ma quasi sempre fallendo.
Logico, in una città corrotta
come questa…
Sembrava anche che
si fosse indebitato perché molte dei suoi clienti non avevano soldi sufficienti
per pagare le sue prestazioni… o perché sparivano
prima di pagargli la parcella.
Sì, e immagino anche come…
I giornali riportavano
qualche notizia dei guai e delle proteste che aveva provato a fare per
denunciare quel sistema corrotto. Sembra che si fosse persino incatenato
davanti al tribunale. La foto dell’articolo in questione ritraeva un ometto
basso e leggermente curvo su se stesso, con un principio di calvizie e un paio
di occhialini tondi, legato a un palo della luce con tanto di catene e
lucchetti e con un cartello appeso al collo che recitava: “La giustizia è uguale per tutti… perché ad Anderville no?”
A Topolino ricordò
quel poeta italiano che in gioventù si era consumato anche fisicamente a forza
di studiare. Com’è che si chiamava, già? Ah, sì, Leopardi…
A parte questo, a
dirla tutta gli stava anche simpatico e un po’ lo capiva. Involontariamente
aveva cominciato a fare la stessa cosa fin da quando aveva messo piede lì:
combattere le ingiustizie e la società corrotta di Anderville.
E poi…
Il detective aveva
preso una serie di evidenziatori colorati e si era messo a pasticciare un paio
di articoli, evidenziandone similitudini e differenze.
Non avrebbe potuto
restituire a Stan le riviste, se ne rese conto quando
era già a metà del lavoro. Pazienza, glieli avrebbe
risarciti. Quello che stava scoprendo era troppo interessante per essere ignorato.
«
Che uomo integerrimo!
Sicuri che sia il nostro amico in combutta con gli evroniani? »
«
Questo era quello che era… fino a tre settimane fa, almeno a
giudicare dagli articoli sui giornali locali! »
«
E poi? »
Pikappa aveva
appoggiato l’Extransformer sul letto e ascoltava Uno
attentamente, a gambe incrociate, con il mento abbandonato sui pugni appoggiati
alle ginocchia.
«
Poi qualcosa è
cambiato. Sharkfish una mattina ha iniziato a
investire dei soldi provenienti da non si sa bene dove in azioni poco pulite. E
ci ha guadagnato parecchio! »
Paperino rise:« Non vorrai mica dirmi che ha più fiuto per gli affari di
Zio Paperone? »
«
Se non è così doveva avere
un ottimo informatore! »
«
Opto più per
quest’ultima! »
Uno lo interruppe:« Talmente bravo da fregare tutti, e dico proprio tutti gli altri giocatori di Borsa… tuo
zio compreso! Strano per uno che non aveva un quattrino in tasca fino al giorno prima e che non si era mai interessato di
economia! »
«
Quindi tu sospetti… »
«
Tre settimane fa sono
cominciati anche i primi segnali di tecnologia evroniana.
Non c’è bisogno di essere delle I.A.
molto sofisticate per fare due più due! »
Paperino saltò giù
dal letto:« Allora, abbiamo un evroniano molto ferrato
in economia terrestre che sta suggerendo a questo Sharkfish
come muoversi per pagare i suoi numerosi debiti… e finanziarsi una scalata
politica davvero niente male! »
Uno annuì:« Dai rapporti di polizia risulta che nel giro di due
settimane il nostro uomo abbia contattato tutti i malavitosi, i lestofanti, i
corrotti di questa città e abbia preso accordi molto vantaggiosi con ognuno di
loro… curioso, visto che fino a pochi giorni prima li combatteva con tutte le
sue forze! »
«
Pare proprio che i
nostri avversari ci abbiano messo in qualche modo lo zampino… anche se fino ad
ora non avevano mai agito così! Ma i tempi cambiano… »
Paperino indossò
la mascherina e Uno gli sorrise.
«
Esci? »
«
Devo pur farmi un’idea
di questa metropoli, non posso basarmi solo sulle tue cartine, per quanto ben
fatte! E poi è quasi notte… »
Uno completò la
frase per lui:« … il tempo del giustiziere mascherato!
»
Topolino
finalmente distolse gli occhi dallo stesso articolo che aveva visionato Uno fino
a poco prima. Troppe cose non gli quadravano… troppi
colpi di fortuna tutti insieme…
Si alzò e prese il
cappotto. Aveva bisogno di un caffè con molto zucchero per rimettere in moto i
neuroni, e il Little Caesar non sarebbe rimasto aperto ancora per molto.
Appoggiò la mano
sulla maniglia gelida e per poco non saltò sul soffitto.
Il telefono!
Recuperando un
battito cardiaco normale, Topolino afferrò la cornetta.
«
Agenzia
d’investigazioni, sono Topolino, chi parla? »
Una voce femminile
e tremante gli rispose con qualche difficoltà.
«
È lei il detective?
Avrei bisogno del suo aiuto, è urgente… »
Ciao! Ecco
qui il secondo capitolo di questa piccola follia!
Approfitto
per ringraziare Evose, Jan Itor19, Nigthrun e Crybaby per le recensioni e vi aspetto al prossimo capitolo…
dove finalmente ci sarà il tanto atteso incontro! Vi aspetto tutti!
Capitolo 3 *** Malinconie, inquinamento e riconoscenza ***
Malinconie, inquinamento e riconoscenza
Malinconie, inquinamento e riconoscenza
Notte. Il regno
dell’eroe mascherato.
Paperinik balzò
con agilità sul tetto e inspirò profondamente l’aria notturna, così tranquilla,
così salubre, così…
«
Cough, cough! »
Un accesso di
tosse interruppe quel momento di enfasi, mentre una voce elettronica lo
informò:« Ad Anderville sono presenti il 23% di
automobili e 18 fabbriche in più rispetto a Paperopoli…
di conseguenza la quantità di CO² è maggiore! »
«
Nebbiosa, piena di
criminali e ora pure inquinata… ma che schifo di posto! Nell’equipaggiamento
che mi hai dato c’è anche una maschera antigas, Uno? »
«
Modera i termini,
vecchio mantello tarlato! Questa è la nuova città su cui dovrai vegliare,
almeno per qualche tempo… »
«
Che spero sarà molto
poco! Prometto che appena torno mi faccio un periodo di riposo da Nonna Papera,
così recupero l’ossigeno che qui manca… »
Un urlo femminile
riecheggiò nel buio.
«
Sia come sia, qui c’è
bisogno di Pikappa! »
«
Così si parla, socio!
Vai e stendili tutti! »
Un’altra persona
si aggirava nella nebbiosa e inquinata notte di Anderville. Anche a lui lo smog
aveva dato dei problemi, nei primi tempi, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Come si era abituato ad aggirarsi nei vicoli più nascosti e pericolosi. Poteva
quasi essere scambiato per un criminale, se non fosse
stato per quell’impermeabile anni 50 che lo identificava come detective
privato. E per le sue inconfondibili orecchie che ormai, grazie alle foto sui
giornali nei casi in cui non aveva potuto fare a meno di essere coinvolto,
conosceva tutta Anderville.
Non era un buon
metodo per passare inosservati, ma di certo Topolino non poteva tagliarsele! E
un cappello o un qualsiasi copricapo atto a nasconderle avrebbe attirato ancora
più l’attenzione per le spropositate dimensioni necessarie a contenerle.
È da non credersi che
esistano ancora le nonnine che si rivolgono ai detective per ritrovare i gatti
scomparsi… e che abitino in queste zone così malfamate!
Eppure un
detective doveva adattarsi un po’ a tutto, soprattutto se quel gattino poteva dargli
quei 98 dollari al giorno con cui pagarsi i pasti! I casi ultimamente
scarseggiavano un po’…
«
Ehi, problemi? »
Un uomo dall’aria
tutto fuorché rassicurante uscì da un vicoletto laterale.
Topolino rispose:« Nessuno, sto solo cercando un gatto… »
«
Raccontala a un altro,
come scusa è vecchia! »
Un altro tipaccio
uscì dal vicolo alle sue spalle. Un piccolo agguato.
«
Sarà vecchia ma è la
verità… »
Il primo uomo
brandì il bastone chiodato che aveva con sé:« Forse sarà
anche così… vediamo se ci crede il nostro padrone? Ha detto “niente intrusi”… »
«
E chi sarebbe il vostro
padrone? »
Il secondo uomo
sorrise:« E ti pare che veniamo a dirlo a un ficcanaso
come te? »
«
Ci limiteremo solo a
farti scordare questo indirizzo… »
Topolino si mise
in posizione di difesa. In quei mesi il ripassino di boxe che aveva fatto gli era tornato incredibilmente utile. Cose
impensabili a Topolinia, senza dubbio. Chissà cosa
avrebbe pensato la sua Minni nel vederlo pronto a
fare a botte con due scagnozzi di chissà quale padrone…
Minni…
saremmo ancora insieme se invece di vivere a Topolinia
fossimo vissuti qui ad Anderville? Saresti tu, la
stessa di sempre? Sarei ancora io?
Un pugno lo stese
a terra.
No, Topolino, cosa stai
pensando? Non è il momento di farsi prendere dalla nostalgia! Reagisci, stupido
detective, reagisci!
«
Uno… quanti sono? »
«
Solo quei due. Secondo
il database della polizia sono pesci piccoli, non dovresti avere difficoltà! »
«
Bene. »
«
Attento, sei vicino
alla dimora del nostro obiettivo… »
«
Terrò presente… »
«
Aspetta! C’è qualcosa
anche sulla loro vittima… »
«
Di quello ce ne
occupiamo dopo! Vediamo se riesco a impedirgli di fare un occhio nero a quel
malcapitato e magari anche a farmi dire qualcosina di
più sul motivo per cui mi trovo qui… »
«
Aspetta, Pi… »
Paperinik chiuse
il comunicatore sull’Extransformer.
Il topo si rimise
in piedi quasi senza sforzo. Il pugno gli aveva fatto male, ma neanche poi
tanto.
«
Rispetto ai pugni di Gambadilegno queste sono carezze… »
«
E chi sarebbe? »
«
Un ladro… uno dei pochi
in circolazione con ancora un codice morale… »
«
Uno sfigato, insomma! »
«
Dipende dai punti di
vista… »
Gambadilegno! Ma come gli era
uscito? Possibile che sentisse la mancanza anche di lui, in quella città tanto
estranea?
Sì, sentiva anche
la sua mancanza. Come anche di Trudy, di Macchia
Nera, di… di gente che era magari malvagia, ma che qualche scrupolo ce l’aveva. E che difficilmente avrebbero concluso
una discussione a pugni. Ma lì non era Topolinia. Era Anderville. Ed era ora che si adattasse alla
situazione.
Paese che vai, usanze che
trovi… se capiscono solo il linguaggio dei pugni…
Topolino caricò un
gancio destro per restituire il favore di poco prima, ma l’uomo che aveva
davanti venne atterrato da un pugno nero prima che
potesse affondare il colpo.
Eh?
«
Ehilà! Non vi sembra un
po’ tardi per andare a fare scazzottate in giro? »
L’altro brutto
ceffo si voltò nella direzione da cui proveniva la voce.
«
Chi sei? »
«
Che delusione… in
un’altra città solo a sentire la mia voce dei volgari ladruncoli se la
sarebbero già data a gambe! Si vede che sono in trasferta… »
Un altro pugno
atterrò anche il secondo malvivente. Topolino lo guardò sconvolto sbattere
contro il muro. Una figura misteriosa, avvolta da un mantello scuro sollevato
dal vento notturno che nascondeva praticamente il suo
volto, atterrò sul marciapiede mentre il primo criminale si rialzava a fatica
brandendo la sua mazza.
«
Attento! »
«
Visto, grazie! »
Un preciso colpo
del paralizzatorebradionico
rese inoffensivo anche l’ultimo colpo di coda del malvivente.
Topolino guardò il
tutto con occhi sbarrati e la bocca spalancata dallo stupore. No, da Anderville
aveva imparato ad aspettarsi di tutto, ma decisamente
un tizio mascherato che piombava dal cielo a salvarlo superava la sua fantasia!
Solo allora si
rese conto che per tutta la scena era rimasto col braccio alzato, pronto a
sferrare un pugno di cui non c’era stato più bisogno. Abbassò l’arto ormai
intorpidito e fece per avvicinarsi al suo salvatore.
«
Devo… devo avvertire Sharkfish… »
Cosa? Ancora lui?
Topolino gridò:« Ehi, fermo! »
L’altro uomo tentò
la fuga, ma venne rallentato da una scheggia rossa che
gli piombò sul viso.
«
Aaah! Maledetto gattaccio, levati! »
Topolino si
ritrovò a dover afferrare al volo il motivo per cui si era cacciato in quella
situazione assurda. Al malfattore bastò quell’attimo di distrazione per sparire
nel nulla.
«
Scomparso… »
Una mano afferrò
il detective per la spalla. Istintivamente, avendo ancora i nervi a fior di
pelle, il topo afferrò il braccio e stese l’avversario sul terreno con una
mossa di karate.
«
Cosa… »
«
Ma tu… »
L’eroe e il
detective si guardarono sconvolti, l’uno coricato sul
terreno, l’altro in piedi, ignorando il gatto rosso che gli stava graffiando
una gamba.
Il papero dietro
la maschera era sconvolto. Cosa ci faceva lui
lì?
Possibile che il
pensiero che gli aveva rivolto poche ore prima l’avesse
improvvisamente evocato dal nulla?
Paperino conosceva
Topolino molto, molto bene, anche se le occasioni d’incontrarsi di persona
erano davvero poche, abitando in città diverse. Per quanto ne sapeva lui,
doveva trovarsi a Topolinia, non ad Anderville! E
pensare che molto probabilmente Uno lo stava per avvertire…
se non fosse stato il solito impulsivo…
Il topo si rese
subito conto di aver atterrato il suo salvatore.
Che razza di figura! Prima mi salva e come ringraziamento io…
Ehi, un attimo! Questo è… un
papero?
Ad Anderville aveva visto un po’ di tutto,
ma a pensarci bene di paperi non ne aveva ancora visto neanche uno. E questo
per di più, nonostante lo strambo travestimento, aveva un qualcosa, un elemento
familiare…
Il papero mascherato ridacchiò imbarazzato:« A quanto pare te la saresti potuta cavare anche senza di
me! »
Topolino lasciò andare il suo braccio con
il volto rosso dalla vergogna:« Oh! Mi… mi dispiace,
scusami! »
L’eroe si rimise in piedi:« Tranquillo, ne ho ricevute molte di peggio nella mia
carriera… piuttosto, cosa ci fai qui? »
Il detective afferrò per la collottola il
micio che ancora gli gironzolava intorno. Il fatto di essere un topo gigante
probabilmente lo rendeva attraente per la creaturina,
che non aveva fatto altro che rifarsi le unghie sui suoi pantaloni per tutto il
tempo.
« Cercavo questa piccola peste! »
Paperinik si morse la lingua. Non era quello
che intendeva. Avrebbe voluto sapere cosa ci faceva lì ad Anderville, ma prima di poter specificare la domanda si rese
conto di un paio di particolari decisamente
problematici e imbarazzanti.
Primo: Topolino non sapeva della sua
identità segreta. Probabilmente non aveva neanche mai sentito parlare di
Paperinik. Motivo per cui non poteva mostrare troppa confidenza con lui, anzi,
doveva proprio fingere di non averlo mai visto prima!
E qui subentrava il secondo problema: per
quanto fosse un bravo attore, aveva di fronte a sé un investigatore di fama
internazionale, la persona con l’intuito più sviluppato che avesse mai visto
dopo Uno, che dopotutto era sempre un computer. Topolino invece era un essere
umano, ed era un detective. Un detective professionista che per giunta
conosceva molto bene la sua identità segreta.
Paperino aveva la netta impressione di
essersi appena cacciato nei guai. Una volta di più.
Topolino ridacchiò:« Strano
che a un investigatore chiedano ancora di cercare gatti, vero? »
Il papero ridacchiò un po’ forzatamente a
sua volta:« Già… »
« Non ti ho ancora ringraziato per avermi
aiutato prima… io mi chiamo Topolino! »
L’investigatore allungò la mano. L’eroe
impiegò un paio di secondi di troppo a stringerla, indeciso su come dovesse
presentarsi.
« Pikappa. »
Sì, era la soluzione più sicura. Non doveva
mettere a repentaglio la sua identità segreta a meno di un’emergenza e
dichiararsi come Paperinik avrebbe potuto causare al topo
una nemmeno tanto curiosa associazione mentale vista la somiglianza di nomi.
A Topolino quel ritardo non sfuggì. Aveva
il gatto da restituire. Aveva il nome di Sharkfish
che gli frullava ancoraper la testa, soprattutto dopo
l’indigestione di articoli su di lui che si era fatto fino a poco prima. Ma quello strano papero lo incuriosiva da morire.
« Da dove vieni? Non sei di Anderville, poco
ma sicuro… »
Pikappa sbuffò:« Ma
perché c’è la fissa che tutti i paperi debbano venire da Paperopoli?
A Topolinia non ci sono mica
tutti topi! »
« Questo è vero! A dir
la verità ci sono più cani che topi… ma
non mi pare proprio di averti detto che vengo da Topolinia!
»
Ops! La sua solita linguaccia lunga!
« Era un esempio come un altro! Credo di aver
letto qualcosina di te sui giornali… aiuti spesso la
polizia o sbaglio? »
« Questo è vero! Scusami, come investigatore
essere sempre sospettoso è un difetto professionale! »
« Capisco… »
Topolino si chinò a raccogliere il gatto:« È ora che restituisca Sfruscio alla sua padrona! Spero di
rincontrarti ancora, Pikappa! »
« Anch’io, Topolino… ci vediamo! »
Il papero mascherato sparì fra i tetti di
Anderville, sotto gli occhi attenti dell’investigatore.
Pikappa,
eh?
Paperinik
riaccese il comunicatore dell’Extransformer.
« Uno… avrei bisogno di un favore. Puoi cercarmi qualsiasi
notizia che riguardi un certo Topolino da quando è giunto
ad Anderville? »
« Certo… stavo per dirtelo prima, ma hai sempre fretta
d’intervenire… »
« Sì, hai ragione… »
Uno
rimase perplesso dall’assertività del suo socio.
« Cosa c’è da renderti così pensieroso? Lo conosci? »
Il
papero sospirò.
« Io no… ma mi dicono che sia un conoscente del mio caro amico Paperino… un conoscente
molto stretto… »
Topolino
passeggiava per le strade illuminate del centro di Anderville, diretto verso il
suo appartamento. Sfruscio era di nuovo fra le braccia della sua padrona, il
suo compenso era nella tasca, ma i suoi pensieri erano altrove.
Sharkfish, prima di tutto. Senza veramente volerlo gli
era arrivato tanto vicino, così tanto che ormai
probabilmente anche lui lo sapeva. Nonostante Anderville fosse una metropoli,
certe notizie potevano correre a una velocità impensabile. Forse sapeva persino
che aveva iniziato a indagare su di lui, e non avrebbe mai creduto che aveva
cominciato per pura curiosità e per tenersi in esercizio. Ormai era nei guai
fino al collo e non aveva altra scelta che continuare a indagare. Come sempre.
E
poi c’era quel Pikappa… il suo istinto gli diceva che anche una ricerchina su di lui non sarebbe guastata,
maStan aveva solo giornali locali, ed era
comunque troppo tardi per rivolgersi alla sua edicola.
Ho
l’impressione che anche stasera andrò a dormire tardi… e che la mia bolletta
per la connessione internet subirà una piccola impennata.
Ma potrebbe valerne la pena…
Ciao a
tutti! E così i nostri eroi si sono finalmente visti in faccia! Un incontro un po’
burrascoso, e vi assicuro che il successivo non sarà più tranquillo! Ma per il prossimo capitolo se ne staranno buoni… saranno
altri a esserlo un po’ di meno! Nuovi guai in vista… come se tutti gli altri
non bastassero!
Come sempre
ringrazio Nigthrun, Jan Itor19 e Crybaby per le
entusiastiche recensioni, sperando che queste non siano da meno!
Capitolo 4 *** Etichette, prese in giro e visite inattese ***
Etichette, prese in giro e visite inattese
Etichette, prese in giro e
visite inattese
« E adesso che faccio? Che faccio? Che faccio? »
« Prima di tutto ti calmi, socio! Che quando fai così sembri
proprio tuo zio! »
Paperino
si bloccò:« Perché? Cosa c’entra Zio Paperone? »
Uno
ridacchiò:« Stai girando in tondo esattamente come lui
quando gli va male un affare! Fra un po’ scaverai un fossato e ti ricordo che
sei in una camera d’albergo, non so se hai i soldi per pagare un pavimento
nuovo! »
Il
papero arrossì:« Ops…
maledetto DNA! »
Uno sorrise:« Ti preoccupi solo perché ti ha visto quel tuo
amico? Non è mica la prima volta che parenti o amici ti incontrano
nei panni di Pikappa e nessuno ti ha mai riconosciuto, no? »
« Gli altri non hanno la testardaggine e l’intuito di Topolino!
»
« Hai un’alta considerazione di lui… in effetti leggendo le
notizie che lo riguardano non posso darti tutti i torti, però… »
Paperino
sospirò:« Credimi, se si concentra su un caso non
molla fino a quando non ha scoperto tutta, e dico proprio tutta la verità! Posso solo sperare che abbia altro fra le mani di
più interessante di un eroe mascherato … »
La
stampante finì di stampare l’ultimo foglio. Topolino lo prese e lo mise con gli
altri in una nuova cartellina con un adesivo nuovo di
zecca appiccicato sopra riportante il nome Pikappa.
La cartellina era a fianco di quella su John
Sharkfish .
Due
cose altrettanto interessanti da approfondire, ed entrambe senza che nessuno
glielo avesse esplicitamente chiesto…
Sono
due casi separati, eppure…
Sarà
solo una coincidenza il fatto di aver incontrato
questo paladino mascherato proprio vicino alla casa di Sharkfish?
Forse sì, forse no…
Eppure
un motivo deve pur averlo per essere venuto fin qui da
Paperopoli! Credo che anche lì abbia abbastanza da
fare senza cacciarsi in nuovi guai qui ad Anderville!
Già,
il nuovo amico in maschera proveniva proprio da Paperopoli,
ne aveva avuta la conferma. E allora perché negare? E perché quelle piccole
esitazioni nella presentazione? Quale motivo aveva per essere nervoso con lui?
Non era certo un criminale, anzi, dava una mano alla polizia proprio come
faceva lui a Topolinia!
Altra
cosa che gli dava da pensare: su internet aveva trovato parecchi servizi su di
lui da parte di una rete televisiva locale, tale 00Channel. Curioso come i commenti sui suoi interventi
cambiassero tanto a seconda del giornalista! Entusiastici quelli della signorina Lyla Lay,
denigratori quelli di un certo AngusFangus.
Non
appena aveva visto il volto del kiwi, Topolino aveva avuto un moto di
repulsione. In passato aveva fatto anche il giornalista e sapeva che se le
notizie cambiavano così tanto da un’edizione all’altra
era perché qualcuno le manovrava. E ad intuito avrebbe
scommesso l’ufficio che si trattava proprio del signor Fangus!
Osservò
ancora la fotografia dell’eroe mascherato.
Eppure
c’è un qualcosa di tremendamente familiare in lui… se solo riuscissi ad isolarlo dal contesto…
Sospirando,
il detective posò la foto nella cartellina, rimise tutto il materiale nello schedario
perfettamente ordinato in ordine alfabetico e uscì. Aveva rimandato anche
troppo quel caffè da Little Caesar.
« Posso rassicurarti almeno su una cosa, socio? »
« Quale? »
« Il tuo amico ha continuato a cercarti in rete solo ed
esclusivamente come Pikappa, e non ha ancora trovato pagine che parlino di te
come Paperinik… o ancora peggio, come Paperino! »
Il
volto del papero assunse un colorito rossastro.
« Lo stai spiando? »
« Controllo solo le sue ricerche… »
« Bè, qualunque cosa tu stia facendo, piantala subito! È un mio
amico, non voglio interferire nella sua privacy! »
« Neanche se c’è in ballo la tua identità segreta? »
Paperino
non rispose e uscì a farsi un giro sbattendo la porta.
« Biologici… troppo contradditori per i miei gusti! »
Paperino
si ritrovò a passeggiare per le strade un po’ sconosciute di quella metropoli.
Un pochino gli ricordava Paperopoli centro nell’ora
di punta. Un pochino. Forse era come sarebbe potuta diventare la sua città
senza l’intervento dell’eroe mascherato.
Paperino
ridacchiò. No, se non fosse intervenuto Paperopoli
sarebbe stata piena di gente con allegre acconciature azzurrine…
Si
avvicinò alla porta di un bar. Il nome del locale lo incuriosiva. Sbirciò
all’interno dalla vetrina, ma si ritrasse quasi subito con il batticuore.
« Per tutti gli evroniani dell’universo, ma è una persecuzione!
»
Scappò
a gambe levate verso l’albergo prima di combinare altri guai.
« La mia solita sfortuna… speriamo solo che non abbia notato
troppo la mia blusa… »
Eh?
Little
Caesar lo guardò perplesso:« Cosa
c’è, Topolino? »
« Niente, per un attimo mi sono sentito osservato… »
Il
detective aveva intravvisto con la coda dell’occhio qualcosa di blu non ben
definito allontanarsi velocemente dalla vetrina del bar. Sperò solo non si trattasse
di uno scagnozzo di Sharkfish.
Ray
ridacchiò:« Cos’è, ti fischiano le orecchie? Qualcuno
ti pensa? »
Topolino
si voltò verso il suo caffè visibilmente irritato:« No,grrrazie, va
tutto benissimo! »
Dash diede una gomitata all’amico e gli bisbigliò:« È un tipo strano… non gli importa nulla della sua altezza,
ma sembra essere molto suscettibile se gli si toccano le orecchie! »
« Guardate che vi sento benissimo! Il locale è piccolo! »
I
due impallidirono:« Ops!
Scusami, non avevamo considerato il tuo ottimo
udito! »
Topolino
sbuffò stringendo con molta più forza del necessario la tazza, mentre Little Caesar gli versava il caffè:« Lasciali
stare, sono fatti così, amano giocare… sai da quanto tempo mi prendono in giro
per i miei hamburger, no? »
« Hai ragione, è che sono un po’ nervoso per il lavoro… »
Il
barista si sedette affianco a lui con un po’ di difficoltà, a causa delle
stampelle:« Casi complicati? »
Topolino
gli sorrise tristemente:« No, a dir la verità
ufficialmente sono disoccupato! »
« E ufficiosamente? »
Il
detective trovò improvvisamente un particolare interesse per il fondo della
tazza:« Ufficiosamente sto indagando su un uomo… anzi,
due! Due tipi molto interessanti, ma almeno uno dei due può essere molto
pericoloso… l’altro non so… »
« Sharkfish. E l’altro? »
Topolino
sbarrò gli occhi:« E tu come lo sai? »
« Sei uno che i guai se li cerca, ragazzo… ne ho conosciuti
molti come te… alcuni sono finiti a controllare se la baia di Anderville è così
inquinata come dicono e non sono mai tornati a dirmelo, ma ne ho conosciuti
comunque tanti… e una storia così curiosa come quella non poteva non attirarti
come una mosca sul miele! »
Il
detective non se la sentì di dargli torto.
« L’altro l’ho incontrato ieri sera, si chiama Pikappa… »
« Mai sentito! E voi, ragazzi? »
Dash rispose addentando uno dei panini che criticava sempre:« No, ma con un nome del genere gli consiglierei di andare
all’anagrafe e farselo cambiare… »
Allora
dev’essere da poco che è arrivato in città… di solito
nulla sfugge alle attente orecchie di Little Caesar…
figuriamoci uno così appariscente come un papero in maschera!
Little
Caesar gli mise una mano sulla spalla:« Stai attento! Quello Sharkfish è
uno pericoloso e tu sei già nei guai a sufficienza. Non escludo che abbia anche
agganci nella polizia… non andrei a trovare Clayton
in questi giorni, a meno che non sia strettamente
necessario! »
« D’accordo, eviterò di andare a fargli la mia solita lamentela
sul perché non mi lasci tornare a Topolinia! Di
sicuro ne sarà felice, quel poliziotto non ne può più di vedermi nel suo
ufficio! »
Il
topo s’alzò, pagò il conto e s’avviò all’uscita.
Little
Caesar lo richiamò ancora una volta:« Comunque se sento qualcosa ti faccio sapere! »
Ray
lo interruppe:« Anche se è più probabile che le
notizie arrivino prima alle tue di
orecchie… non dovresti avere problemi di ricezione con quelle, no? »
Topolino
sbatté brutalmente la porta del locale uscendo, mentre l’uomo ricevette una stampellata in testa dal barista.
« Ahi! »
« Dovresti imparare a tenere quella boccaccia chiusa, ogni
tanto… »
« Giuro che io di giorno non esco più in questa città! »
« Esagerato! Non sei neanche sicuro che ti abbia visto, no? »
« Ma potrebbe! E se… »
« Stai diventando paranoico! »
Paperino
sospirò:« Lo so… »
Uno gli sorrise comprensivo:« Nulla ti vieta di
aggirarti in costume anche di giorno! »
« A Paperopoli non sarebbe un
problema, ma qui temo di attirare troppo l’attenzione! E se mi fermasse la
polizia? Che documenti gli presento, quelli di Paperino? Non ho un buon
rapporto con le forze dell’ordine neanche a casa! »
« Questo è anche vero, però… »
« No, Uno, non rischierò per niente… e poi basta avere unpo’ di pazienza! »
Si
avvicinò alla finestra:« Sta calando il buio, l’ora di
Paperinik. E io ho un’indagine da concludere! Prima
finisco, prima torno a casa! »
« Ben detto! »
« Vado a cambiarmi. »
« Ma che cavolo… »
L’ufficio
era completamente a soqquadro. I cassetti erano stati rivoltati, le poltrone
rovesciate, ogni foglio presente nell’archivio era stato sparso disordinatamente
a terra. Sulle condizioni dell’archivio stesso era meglio sorvolare. Persino la
pianta era stata tolta dal vaso, spargendo terra per tutto il pavimento.
Qualcuno
mi ha evidentemente fatto una visitina… e credo di sapere anche cosa mi abbia
portato via…
Si
avvicinò all’archivio e provò a cercare. Rimise in ordine anche qualche foglio
per terra, ma ebbe quasi subito la conferma dei suoi sospetti.
La
cartella su Sharkfish… sembra abbiano preso solo
quella.
Cominciò
pazientemente a risistemare l’ufficio da solo, deciso a continuare il lavoro
per tutta la notte, se fosse stato necessario. Non avrebbe avvertito la
polizia, probabilmente Little Caesar aveva ragione. E
avrebbe fatto in modo che neanche la segretaria si accorgesse dell’accaduto, o
avrebbe fatto non poca fatica a convincerla a non chiamare le forze
dell’ordine, visto il suo caratterino impulsivo.
Meno
persone coinvolgeva, meglio era. Una regola d’oro che
aveva imparato suo malgrado, lì ad Anderville.
« Sette guardie nel giardino, quindici all’interno del primo
piano, altrettante nel secondo e sei nel sotterraneo… praticamente una
fortezza! »
« Senza contare il sistema di telecamere… sarà dura entrare lì
dentro, socio! »
Pikappa
annuì:« Sarà meglio ritirarsi e pensare a un piano,
Uno! »
« D’accordo. In fondo non sanno ancora della tua presenza… »
A
quanto pare mi sono sbagliato, c’è un’altra cosa che manca…
« State bene, capo? »
« Eh? Sì, state tranquilla, Sarah! Ho solo avuto una notte un
po’ agitata… »
« E si vede, avete delle occhiaie… ma… »
Topolino
impallidì improvvisamente.
« … non vi sembra che qui ci sia qualcosa di diverso? »
Il
detective deglutì a fatica. Non aveva rimesso tutto esattamente com’era?
Il
tipo iniziò a sudare freddo:« Ad… ad esempio? »
La
donna dai capelli rossi si aggirò per la stanza aggiustandosi gli occhiali.
« Ah-ah! »
Oh
no! È la fine! Ora andrà dalla polizia e…
« Il ficus! »
Cosa?
« Era ora che vi decideste a metterlo in una posizione più
soleggiata, stava soffrendo quella povera piantina! »
Topolino
nascose a stento il sollievo:« Ah, sì, certo… avevate
proprio ragione, sapete? Mi sembra che stia già meglio! »
La
donna annuì soddisfatta:« Bene! Torno alla mia
scrivania, se avete bisogno di qualcosa chiamatemi! »
Non
appena la porta dell’ufficio si chiuse, Topolino si lasciò andare senza forze
sulla sua poltrona. Che spavento! Dopo un paio di minuti ad
occhi chiusi per ritrovare il controllo sulle proprie emozioni, l’investigatore
si rialzò e riaprì lo schedario, ammirando ancora una volta quello spazio
vuoto.
Perché
hanno preso anche il tuo fascicolo, Pikappa?
Cosa nascondi in realtà?
Perché
stavolta sei coinvolto di sicuro, non negare ancora…
Sei
con Sharkfish… o contro di lui?
Ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a togliersi dalla
testa il pensiero di essere appena stato usato.
Ciao a
tutti! Scusate il ritardo, ma sapete com’è, arriva l’autunno, si inizia a sentire il richiamo primordiale del letargo, si
vedono cadere le foglie ingiallite, si ricomincia l’università… ok,
ammettiamolo, soprattutto quest’ultima! XD
Che dire?
Capitolino “un po’ moscio”, ma nel prossimo si ricompenserà tutta l’azione che
manca in questo. E poi Topolino con il complesso delle sue enormi orecchie volevo proprio metterlo! E non avreste mai sospettato il suo
“pollice verde”, ammettetelo! Consiglio di non lasciargli mai le piante da
bagnare mentre siete in vacanza, potreste ritrovarle imbalsamate al vostro ritorno… XD
Come sempre
ringrazio Nightrun, Jan Itor19, Crybaby e darkroxas92
per le recensioni positive!
Che altro
dire? Vi aspetto tutti al prossimo capitolo, università permettendo!
Capitolo 5 *** Tatuaggi, cappelli e armi fuori posto ***
Tatuaggi, cappelli e armi fuori posto
Tatuaggi, cappelli e armi
fuori posto
Questa
ormai è una guerra dichiarata, mio caro Sharkfish…
scoprirò cosa nascondi, ormai è una questione di principio! Giochiamo a carte
scoperte, allora… se mi volevi tenere lontano da qui un motivo
ci sarà, no?
E io sarò ben lieto di scoprirlo…
Topolino
si riaggirava per i vicoli dove
due sere prima aveva incontrato Pikappa. Voleva avvicinarsi quanto più
possibile alla dimora del misterioso avvocato per cogliere qualche particolare,
anche solo un minuscolo appiglio che lo potesse portare avanti con le indagini.
Mi
devi due fascicoli, una notte insonne… e un ufficio a soqquadro!
« Al mio tre oscuri le telecamere e io m’infiltro più
velocemente che posso sistemando le guardie con il paralizzatorebradionico, ok? »
L’ologramma
verde rispose:« Non so, socio, non mi sembra un gran
piano… »
« Ci abbiamo pensato tutto il giorno e non te ne è venuto in
mente uno migliore… »
« Questo Sharkfish è furbo! Ha
cancellato le piantine della sua abitazione da tutte le banche dati che ho
analizzato… non ho nemmeno idea della struttura della casa, è schermata a ogni
analisi che ho provato a fare! »
« Non possiamo restare fermi per tutta la vita qui ad
Anderville! Sei pronto, allora? Uno, due e… »
« … tre! »
Il
papero si voltò spaventato. L’ultimo numero non l’avevano pronunciato né lui né
Uno. Solo i suoi riflessi gli evitarono una botta in testa che lo avrebbe
sicuramente steso.
Alle
sue spalle c’erano una trentina di uomini dalle
intenzioni tutto fuorché amichevoli che lo costrinsero ad entrare nel cortile
della residenza, più al riparo da eventuali occhi indiscreti.
« Ehi, che fai, mi rubi le battute? »
L’uomo
che l’aveva interrotto sorrise:« Sei in gamba come mi
avevano detto, Pikappa… avanti, battiti
con noi se ne sei in grado! »
« Voi non mi date pensiero… ma non credevo di essere una
celebrità anche qui ad Anderville! »
Un
altro uomo ripose per lui:« Infatti non ti abbiamo mai
visto prima, né ti abbiamo mai sentito nominare… ma il capo sembra conoscerti
bene! E noi ci fidiamo di lui! »
Pikappa
si morse un angolo del becco. Sharkfish o, ancora
peggio, gli evroniani sapevano della sua presenza?
« Sarei proprio curioso di conoscerlo, il vostro capo… »
« Oh, lui ti conoscerà… o, almeno, conoscerà di te quello che
rimarrà dopo il nostro trattamento di favore! »
« Mi spiace, accetto botte solo se è piena di vino! »
« Spiritoso proprio come ci avevano detto… »
Quella
storia puzzava di bruciato da tutte le parti, rifletté Pikappa. Lo conoscevano
troppo bene, non doveva sottovalutarli. Non perché erano trenta contro uno,
aveva visto anche situazioni peggiori, non era questo il problema. Uno aveva
avuto la prontezza di zittirsi immediatamente, ma il fatto che non l’avesse
avvertito della presenza di tutta quella gente vicino a lui significava
probabilmente che non li aveva individuati, e per passare inosservati ai suoi
sensori bisognava essere dotati di una tecnologia particolarmente sviluppata.
Meglio
se evroniana.
Il
papero strinse con forza il pugno avvolto nel guanto nero dell’Extransformer.
« Se è i guai che cercate, io sono uno specialista nel fornirli…
fatevi sotto! »
Un
gruppetto di una ventina di malviventi lo assaltò, ma con scarsi risultati.
Dopo meno di tre minuti erano a terra, tramortiti o paralizzati. Quello che gli
aveva rivolto la parola per primo, che aveva tutta l’aria di essere il capo,
non sembrò sorpreso.
« Sei troppo buono per questa città, Pikappa, al posto tuo io li
avrei uccisi… ma se hai bisogno di lezioni di cattiveria prego, io sono un
ottimo insegnante! Prima lezione, papero: presentarsi sempre con le armi
giuste… »
Paperinik
stava per fare una delle sue solite battutacce ironiche, ma si zittì quando
vide cosa il
suo avversario dalla testa pelata e tatuata stava tirando fuori da sotto il
giubbotto di pelle.
L’investigatore
respirava silenziosamente, cercando di evitare che il freddo pungente rivelasse
la sua posizione grazie alla condensa. Acquattato sotto il muretto di cinta
della residenza diSharkfish,
osservava lo scontro cercando di passare inosservato. Sì, alla fine aveva
ritrovato Pikappa. E aveva anche ragione, lui e Sharkfish
erano in qualche modo collegati. A giudicare dall’accoglienza che aveva
riservato all’eroe mascherato, dovevano essere avversari. Tuttavia gli eventuali
dubbi su di lui erano stati dissipati dall’ultima frase che aveva udito.
A
quanto pare, mio caro Pikappa, oltre a Sharkfishabbiamo un’altra cosa in comune… la gente del posto ci
ritiene troppo buoni per vivere ad Anderville! Non è vero, Sonny?
È quello che mi ripetevi sempre, ogni volta che ti proponevo di venire a
trovarti…
Eppure
ora siamo qui, e in qualche modo dobbiamo uscire da questa situazione per
tornare a casa, io a Topolinia e tu a Paperopoli…
Si
concentrò nuovamente sulla scena. L’uomo pelato aveva tirato fuori un’arma da
sotto la giacca.
Che
razza di modello di pistola è? D’accordo, da quando io e Sonny frequentavamo criminologia le armi si saranno
un po’ evolute, ma fatte in quel modo così strano…
Tuttavia
la sua attenzione fu attirata di più dalla reazione di Pikappa. Il suo volto
era letteralmente sconvolto.
« Ma quella è… »
« Un utile giocattolino che mi ha
fornito il capo! Non avevo ancora avuto modo di provarlo, vorrai dire che tu
sarai la prima cavia! »
Il
papero scosse la testa, senza mai distogliere lo sguardo sbarrato dall’arma:« Tu non hai la minima idea di cosa stai stringendo fra le
mani. Se solo lo sapessi la butteresti via
terrorizzato… o disgustato… »
Ma
evidentemente tu lo sai, Pikappa… e da quello che posso capire dal tuo volto non dev’essere niente di
buono…
« Vorrà dire che lo scoprirò ora! »
L’uomo
premette il grilletto e Topolino chiuse gli occhi aspettandosi il rumore di uno
sparo.
Zaap?
Da
quando le pistole fanno questo rumore? Che fine ha fatto il classico bang?
Con
un po’ di sorpresa, l’investigatore riaprì gli occhi. L’uomo non aveva ancora
smesso di sparare. Topolino ammirò stupefatto i curiosi raggi azzurri che
partivano dall’arma al posto dei classici proiettili, mentre Pikappa, in
qualche modo, li schivava tutti.
« Pessima mira, ragazzone! Non mi colpirai così facilmente,
ormai sono un veterano, dopo anni passati a schivare raggi coolflamizzanti!
»
Il
detective non era certo di aver compreso l’ultima parola e attribuì la
storpiatura alla distanza. Tuttavia fu lieto di notare che l’eroe mascherato
aveva ancora fiato e voglia di fare battute ironiche.
Significa
che non sei ancora messo così male… e sei già a conoscenza di quella strana
pistola probabilmente non ti coglieranno impreparato!
Tuttavia
ho un debito nei tuoi confronti, Pikappa… vediamo cosa posso fare per ripagarlo!
Paperinik
continuava a schivare agilmente i colpi. Ancora non capiva come un terrestre avesse potuto entrare in possesso di una evrogun. Se ancora
avesse avuto dubbi sul coinvolgimento dei suoi nemici violacei in quella
storia, la sorpresina di quella notte glieli aveva tolti
del tutto. Ma in compenso una considerazione
continuava a passargli per la testa, distraendolo dallo scontro.
Una
evrogun in mano a un terrestre era sostanzialmente inutile.
Sì,
d’accordo, poteva sempre rendere gli avversari degli schiavetti miti come
agnellini, ok, ma perdeva la sua funzione primaria, ovvero
quella di fornire pranzo e cena a un qualunque evroniano di qualsiasi grado
della loro complessa scala sociale. Se non ricordava male, le loro pistole
erano tarate per rispondere solo al DNA evroniano e nessuno di quegli alieni
viola avrebbe ceduto volontariamente e così facilmente a un essere umano
l’unico mezzo per il proprio sostentamento, di questo Pikappa era certo. Ed era
altrettanto certo che la razza umana non si nutrisse ancora di emozioni. E
allora cos’era successo ad Anderville di tanto
miracoloso da sconvolgergli anche quelle poche certezze?
Per
qualche secondo aveva valutato l’idea di avere come avversari degli evroniani
ben camuffati, ma l’aveva scartata subito. A parte che non era il loro stile,
Paperinik si riteneva non a torto il miglior esperto sulla Terra della razza evroniana, visti tutti gli scontri che aveva dovuto
affrontare. Era certo di saper riconoscere il comportamento e la postura di
quegli alieni e dei loro coolflame a colpo d’occhio
ed era sicuro al cento per cento che l’individuo che aveva di fronte era umano
e perfettamente cosciente anche senza le approfondite
analisi di Uno.
Per
questo motivo aveva ritirato l’Extransformer e continuava a saltare come una
cavalletta per schivare i colpi sparati un po’ a casaccio dal pelato tatuato,
che aveva evidenti difficoltà di puntamento con la nuova arma. Con lo scudo
avrebbe potuto sicuramente ripararsi meglio, ma c’era il rischio che qualche
colpo di quella evrogun, rimbalzando, andasse a
colpire per errore qualcuno dei presenti. Con degli evroniani non si sarebbe
fatto problemi, i colpi delle evrogun erano innocui per loro, ma non avrebbe
mai e poi mai causato la coolflamizzazione di un
terrestre, per quanto criminale incallito. Ne aveva visti
troppe di specie aliene, anzi, di interi pianeti ridotti in schiavitù, non ne
poteva più di quegli sguardi vuoti e senz’anima che ormai tormentavano anche i
suoi incubi notturni. No, non si sarebbe mai abbassato al livello degli
evroniani, ne andava della sua deontologia professionale di eroe e della sua
coscienza, anche se in un angolino suo cervello ormai avvezzo alle battaglie
continuava a ripetersi che se avesse allargato nuovamente l’Extransformer con
il giusto tempismo avrebbe potuto far rimbalzare il colpo coolflamizzante
direttamente contro il suo avversario e renderlo innocuo. Ma
non poteva. Doveva pensare a un’altra soluzione e doveva farlo in fretta, prima
che i suoi riflessi venissero meno per la stanchezza e si ritrovasse con una
nuova capigliatura azzurrina sulle piume della nuca.
Ma dov’era Xadhoom quando serviva? Possibile che non ci fosse
nessuno ad aiutarlo?
« EHI! »
Ma cosa…
I
pochi criminali che non l’avevano assaltato e il pelato si ritrovarono
improvvisamente sbalzati a terra dalla fortissima pressione di un idrante
antincendio che sparava acqua alla massima potenza. L’evrogun sfuggì dalle mani
del tatuato, che però riuscì ancora a premere il grilletto un’ultima volta e a
lanciare un raggio coolflamizzante a pochi millimetri
dal braccio del papero mascherato.
Per
evitare di essere atterrato insieme ai suoi avversari, Paperinik riaccese
l’Extransformer e si alzò in volo quanto bastava a evitare l’ondata. Dall’alto
poté vedere chi teneva il provvidenziale idrante.
Non
sapeva se esserne felice o meno.
Ok,
il diversivo è riuscito anche senza essere armato e Pikappa si è salvato, ma…
Oh
oh!
Chi
ha chiuso l’interruttore dell’acqua proprio ora???
Infatti la pressione in uscita dal tubo che
Topolino stava tenendo in mano stava diminuendo a vista d’occhio, fino a quando
non rimase che un rivolo d’acqua.
« Diavolo… »
Il
pelato si rimise subito in piedi e lo guardò con sguardo assassino.
Cavolo,
credo di aver peggiorato la situazione…
« Socio, qualcuno dall’interno della casa ha attivato un sensore
per chiudere l’acqua in tutta la proprietà… »
« Ricevuto, Uno! A quanto pare Sharkfish
non è solo un innocuo spettatore… e adesso mi tocca andare a salvare il
salvatore! »
L’intervento
di Topolino, però, non era stato del tutto inutile. Il pelato aveva perso
definitivamente di vista l’evrogun e il papero si sentiva più libero di agire.
Senza contare che il detective gli aveva già dimostrato nel loro precedente
incontro di sapersela cavare in uno scontro fisico. Aveva ancora il tempo di
mettere fuori combattimento gli altri rimasti ancora a terra storditi
dall’improvvisa doccia notturna prima di occuparsi del tatuato.
Come
si dice, il dolce si tiene per la fine…
Topolino
stava sudando freddo. L’energumeno che gli si stava avvicinando forse era un
po’ troppo grosso per lui. Ripassò mentalmente tutte le mosse di combattimento
che conosceva cercandone una appropriata alla
situazione, ma il tempo non era dalla sua parte.
« Cosa abbiamo qui? Un altro impiccione? Bene, allora vengo a
prenderti per le orecchie e ti riporto a casa… »
« Cosa hai detto??? »
Al
sentire il breve scambio di battute fra i due, Pikappa fece una smorfia.
L’energumeno non lo sapeva ancora, ma aveva fatto il più grosso errore della
serata ad insultare il detective sui suoi padiglioni
auricolari. Paperino sapeva benissimo che il topo era particolarmente sensibile
all’argomento.
« Poveraccio, non lo invidio… »
Era
tentato di lasciarlo all’ira di Topolino, ma poi si rese conto che sarebbe
stato troppo crudele e decise d’intervenire lanciando l’Extransformer in modalità boomerang.
Però…
Topolino
si era improvvisamente ricordato delle mosse più crudeli di savate
che aveva imparato in quei mesi ad Anderville nella palestra dove si allenava
anche Tomoka, quando vide il suo avversario venire atterrato dal più grosso boomerang metallico che
avesse mai visto.
E
notò anche uno dei primi scagnozzi che Pikappa aveva atterrato si era rialzato
e che si trovava proprio dietro all’eroe mascherato.
Con
una spranga metallica in mano.
« Attento! »
« Cos… »
Troppo
tardi. Il violento colpo alla nuca fece cadere Pikappa sul cemento senza sensi.
Tuttavia il curioso boomerang colpì di ritorno l’ultimo criminale facendo
svenire anche lui.
L’unico
rimasto in piedi era proprio Topolino. E Sharkfish,
al sicuro all’interno della sua fortezza inespugnabile. Il detective si voltò
per un attimo verso la casa, chiedendosi se avesse dovuto tentare di entrare.
Poi il suo sguardo cadde sul papero svenuto.
No,
tanto di sicuro l’interno è sorvegliato, non farei che pochi passi prima di
finire nuovamente nei guai… meglio che invece mi
preoccupi di lui!
La
tensione lo abbandonò tutto d’un colpo, lasciandolo
stanco e spossato. Sospirando, raccolse a terra il curioso boomerang e si
avvicinò a Pikappa.
Non
gli manca qualcosa?
Ah,
già, il cappello!
Si
voltò e lo vide poco lontano. La violenza del colpo l’aveva spedito a un paio
di metri di distanza dal suo proprietario.
Meccanicamente
Topolino si chinò per recuperarlo, ma si bloccò a metà del movimento.
Aspetta…
questo non è…
Con
la gola secca, il detective afferrò il copricapo blu afflosciato d’umidità
notturna dalla fettuccia nera alla marinara, con la punta delle dita.
Aveva
passato quasi due ore sulla foto di Pikappa cercando l’elemento che gli era
così familiare e che non riusciva a identificare nel contesto.
Distratto dal costume appariscente, dalla curiosa quanto semplice maschera sul
viso, sui tratti del volto, non aveva prestato attenzione a quel piccolo,
fondamentale dettaglio…
Hai
cercato di isolare per ore un dettaglio dal contesto…
ed è dovuto intervenire un delinquente con una spranga per fartelo notare,
Topolino?
Stupido,
stupido detective…
Ma era davvero così?
O
forse, più semplicemente, aveva preferito non vedere?
O
forse, ancora, era solo una curiosa coincidenza? Però la
foggia del copricapo, la provenienza, la somiglianza…
Topolino
scosse la testa stringendo nella mano il cappello alla marinara con tutta la
sua forza. Troppi pensieri, troppe emozioni per quella notte.
E in quel momento, dopotutto, non aveva neanche troppa importanza. Si stava
avvicinando un temporale. Erano appena sfuggiti a un pericolo mortale. Colui che l’aveva salvato era a terra, indifeso, nella tana
del lupo. Tutto il resto era secondario.
Appoggiò
delicatamente scudo e cappello sul petto di Pikappa e lo prese, con un po’ di
difficoltà, in braccio.
« Avanti, per questa sera verrai con me, mio sfortunato amico… »
Ciao a
tutti! Non mi dite che questo non era un capitolo d’azione! Hihi…
Allora,
come sempre ringrazio Jan Itor19,
Nightrun, Crybaby e darkroxas per i commenti! Spero di non avervi deluso
neanche stavolta!
Sono molto
presa con l’università e non so quando riuscirò ad aggiornare, spero presto…
Capitolo 6 *** Caffè, collaborazioni e sospetti ***
Caffè, collaborazioni e sospetti
Caffè, collaborazioni e
sospetti
Solo. Pikappa correva nella
notte di quel dedalo di vicoli che qualche buontempone aveva deciso di chiamare
Anderville, nel freddo gelido che gli passava sotto le piume, nel silenzio
rotto solo dal suo respiro affannoso. Era inseguito, lo sapeva. Ed era
disarmato e solo. Uno si trovava a chilometri di distanza, così come Lyla, Urk o chiunque altro. Persino di Xadhoom non aveva notizie.
Sarebbe stato felice di vedere anche il Razziatore o un paio di evroniani in
quel momento. E invece era inseguito da qualcun altro. Un
qualcuno dalla testa pelata e tatuata, con una familiare pistola in mano.
Una parete bloccò improvvisamente
la sua corsa. Era saltata fuori dal nulla come se si fosse trovato nella sala
IIT della Ducklair Tower. Eh sì, stavolta era davvero con le spalle al muro,
altro che le sue solite battute di spirito!
Si voltò terrorizzato. Lui
era lì, con quella evrogun in mano, pronto a
sparargli, a renderlo un coolflame, uno schiavo senza
emozioni né volontà. Vide il suo ghigno, mentre si avvicinava un passo per
volta. E finalmente il papero poté osservarlo in volto, chiaramente, stupendosi
del fatto che non fosse chi aveva pensato fino a quel momento, mentre
l’avversario lo fissava con un espressione feroce di
cui Paperinik a malapena riusciva a capacitarsi.
« T…
Topolino? »
« NO!!! »
Il
papero si drizzò a sedere, tutto sudato.
Era
un incubo, uno schifoso e spaventoso incubo. Anche
abbastanza comprensibile, vista la notte che aveva appena passato. Mentre
riprendeva fiato, lamentandosi del dolore alla nuca, Paperinik si rese conto
essere stato steso su un divanetto vecchio e consunto in quello che aveva tutta
l’aria di essere un ufficio. Ancora un po’ assonnato e confuso, Pikappa s’alzò titubante e si guardò intorno: due poltrone della
stessa foggia ed età del divanetto su cui aveva dormito fino a quel momento,
una scrivania su cui era poggiato un altrettanto vecchio computer, una sedia da
ufficio dotata di rotelle dietro di essa, un ficus affianco all’unica porta e,
soprattutto, un gigantesco schedario, abbastanza grande da occupare l’intera
parete.
« Dove sono? E come ci sono arrivato? »
L’eroe
cercò di spremersi le meningi. Cosa ricordava? Ah,
già, era nel giardino di Sharkfish, stava combattendo
con l’energumeno con l’evrogun, aveva cercato di difendere Topolino da alcuni
aggressori e poi…
Un
rumore lo mise in allerta. Con la coda dell’occhio vide l’Extransformer
appoggiato su una delle poltrone, lo afferrò facendo volare in aria il suo
berretto che era stato posto sopra di esso e l’impugnò,
pronto a colpire qualsiasi cosa volesse aggredirlo.
Avrebbe
venduto care le piume, poco ma sicuro.
Le
chiavi, le chiavi, le chiavi… ah, eccole!
Topolino
riuscì ad afferrare il mazzo di chiavi faticosamente, destreggiandosi con
inaspettata abilità fra un sacchetto di carta che teneva con i denti e due
bicchieri bollenti e sigillati che in qualche modo era riuscito a tenere in
equilibrio. Aprì la porta praticamente con un mignolo
ed entrò nel suo ufficio, sennonché si trovò un papero mascherato accucciato
fra le sue poltrone, con quel suo strano scudo puntato proprio verso di lui,
pronto a colpire.
Avrebbe
alzato le mani, se le avesse avute libere, ma il massimo che riuscì a fare fu
alzare entrambi i bicchieri di carta e mugugnare dei versi indefiniti con il
sacchetto in bocca, mentre dal suo mignolo destro continuavano a tintinnare le
chiavi, tenute solo con l’anello portachiavi.
Pikappa
arrossì completamente e abbassò l’arma. Non sapeva se era più imbarazzatodalla figuraccia che
aveva appena fatto o divertito dall’assurda posizione assunta dall’amico.
« Scusami, non sapevo dov’ero né chi mi avesse portato qui…
potevi essere un nemico! »
Topolino
annuì e posò faticosamente sulla scrivania tutto quello che aveva portato con
sé.
« Se accogli tutte le persone così, chissà quant’è avventurosa
la tua giornata tipo! Non pensavo che ti saresti svegliato così presto dopo la
botta che hai ricevuto… »
« Dove siamo? E quanto tempo ho dormito? »
« Solo poche ore, tranquillo, sono a malapena le otto del mattino.
E siamo nel mio ufficio. »
« Tuo… ufficio? »
« Non ti avevo detto di essere un investigatore privato? »
« Bè, sì, ma… »
Paperino
si costrinse a zittirsi. A Topolinia il suo amico
faceva il detective solo per hobby, non aveva un vero e proprio ufficio! Perché
lì ad Anderville ne aveva dovuto aprire uno? Decisamente
non era stato aggiornato sulle ultime novità.
Il
topo prese il sacchetto:« Hai fame? Ero uscito a
prendere la colazione… purtroppo qui non c’è la cucina e non ho potuto
prepararti delle frittelle, ma spero che un croissant al cioccolato mi faccia
perdonare per questo! Li fa un mio amico che ha un bar qui vicino, insieme a un
ottimo caffè… »
« Certo… »
Pikappa
afferrò la brioche e il bicchiere con il caffè d’asporto marchiato “Little Caesar”.
Si ricordò che in effetti lì aveva già intravvisto
Topolino, quando aveva fatto quel giro ad Anderville in abiti civili.
A
proposito…
…
perché diavolo, con tutte le possibili colazioni esistenti, aveva nominato
proprio le frittelle che lui, come
Paperino, cucinava sempre?
Possibile che…
Topolino
sorseggiò lentamente il suo caffè, non distogliendo mai lo sguardo dal suo
ospite.
Quando
si era presentato da Little Caesar a chiedergli
quella colazione d’asporto per due, l’amico barista gli aveva consigliato di
fare molta attenzione. Chissà quanto aveva capito, in realtà? Chissà quanto
aveva capito lui stesso della verità… di quella verità
che ora gli sembrava di sfiorare, ma non ancora di afferrare appieno…
Ho bisogno di risposte. E
forse Pikappa o… no, non ho ancora vere e proprie prove su cui basarmi per fare
certe affermazioni! Solo fondati sospetti, molto fondati… quasi certezze, ma la
prima regola di un buon detective è quella di trovare
delle vere prove prima di accusare qualcuno! E di quelle, per ora, non ne ho…
Comunque sia, forse lui potrà
darmi almeno qualche informazione su Sharkfish!
Prima
di addentare il croissant, Pikappa ebbe uno scatto improvviso, portandosi una
mano al volto.
« Tranquillo, non ti ho tolto la maschera mentre dormivi… non che
la tentazione non ci fosse, sia chiaro… »
Il
papero sembrò leggermente rilassarsi, anche se non del tutto, e finalmente si
decise a mettere quella brioche sotto il becco.
« Grazie… »
Il
detective annuì:« M’incuriosisci molto, ma penso anche
che come investigatore debba intuire chi ci sia sotto quella maschera prima di togliertela… anche se questa
non è la mia priorità, al momento. Non ho nulla contro di te, Pikappa, anzi… ti
assicuro che la mia attenzione su di te è causata solo da una deformazione
professionale difficile da correggere! »
« Lo so… »
« Ma ti prometto che terrò a bada la mia curiosità il più
possibile. »
Il
papero finì di bere il suo caffè.
« Senti, Topolino, vorrei proprio chiederti una cosa… »
« Spara. »
« Sei venuto ad Anderville per Sharkfish?
»
« Chi, io? Assolutamente no! È solo per caso che mi sono messo a
indagare su di lui! Ma quando ho letto sui giornali della
suo strano… stravolgimento caratteriale,
mi trovavo già ad Anderville da un po’! »
Topolino
lesse negli occhi del suo interlocutore la curiosità sulla sua storia e, con un
sospiro, si decise a vuotare completamente il sacco, forse nella segreta
speranza che anche lui facesse lo stesso.
« Qui ad Anderville vive, anzi, viveva un mio vecchio amico dei
tempi dell’università, un certo Sonny… anni fa mi
aveva promesso che come risarcimento per molti favori che gli avevo fatto,
soprattutto economici, quando avrebbe aperto un’agenzia d’investigazione mi
avrebbe nominato socio alla pari. Pensavo scherzasse, anche perché poi non l’ho
più sentito per anni… ma poi ho ricevuto la comunicazione della sua scomparsa.
E del fatto di essere socio al cinquanta per cento di questa
agenzia. Sono venuto qui per capirci qualcosa e sono
rimasto… come posso dire… affascinato
da questa città! Nel senso che ho pestato i piedi a qualcuno di grosso e ora
sono legalmente impossibilitato ad andarmene da Anderville almeno per un po’,
giusto per specificare. E in qualche modo dovevo pur guadagnarmi da mangiare,
no? Così ho continuato a portare avanti l’agenzia di Sonny… »
« E questo… Sonny? »
« Oh, sta bene! Ma ora è in Messico, anche lui ha fatto
innervosire gente che sarebbe stato meglio lasciare tranquilla e sta aspettando
che sbolliscano un po’ le acque… »
« Capisco… »
No,
Pikappa, non sono sicuro che tu possa comprendere appieno la mia situazione… ma
forse nemmeno io posso farlo con la tua!
« Io invece sono qui proprio per Sharkfish.
»
Topolino
ne fu sorpreso.
« Davvero? Perché un politico di queste parti dovrebbe portarti
addirittura a lasciare Paperopoli per venire fin qui?
»
« Perché… »
Pikappa
non sapeva bene cosa rispondergli. Per essere sincero avrebbe dovuto tirare in
mezzo gli evroniani, e Topolino certamente non gli avrebbe creduto. Poteva
inventare una scusa… ma quale?
« Oh, insomma, ora basta! »
Pikappa
impallidì di colpo. Topolino s’alzò in piedi.
« Chi è? Chi ha parlato? »
« Io! »
« Io chi? Sono le otto del mattino e non sono
proprio dell’umore giusto per certi scherzi puerili! Questa è proprietà privata
e non è ancora orario d’apertura dell’ufficio, per cui visto
che non siete stato invitato siete pregato di andarvene, chiunque voi
siate! »
« Conosco benissimo il codice civile e penale di questo stato,
ce l’ho tutto in memoria… ma in questo caso il problema non si pone, visto che
siete stato voi a portarmi qui dentro! »
« Io avrei fatto cosa?
»
Paperinik
si alzò a sua volta, agitatissimo. Non sapeva come fare a salvare la
situazione. Cosa gli era saltato in mente,pardon, nel software?
« Bha, intelligenze biologiche… non sei molto diverso dal mio
socio, vero? Anche tu hai bisogno di un’interfaccia video…
e allora facciamo così! »
Dall’Extransformer
partì un raggio verde che proiettò una piccola immagine dell’ologramma di Uno.
Topolino
dalla sorpresa fece un balzo che per poco non lo portò ad aggrapparsi al
lampadario.
« EHI!!! CHI O COSA È QUELLO???
»
Paperinik
sospirò:« Uno!!!
Non potresti evitare certe entrate ad effetto??? »
« Ma voi biologici siete troppo lenti nello scambio di dati… e
poi a questo punto, secondo le mie simulazioni d’azione, c’era ben il 98,6% di
probabilità che tu non sapessi come spiegare la situazione! O sbaglio? »
« Bè, sì… ma c’è modo e modo! Gli hai fatto prendere un infarto!!! »
« Se non l’hai preso tu la prima volta che ci siamo incontrati…
»
Mentre
i due battibeccavano, Topolino si avvicinò prudentemente allo scudo e iniziò a
girare intorno all’immagine verdognola. Poi, con un po’ di titubanza, provò a
toccare la pallina verde. Il dito l’attraversò e il
detective ritirò immediatamente la mano.
« Scusatemi, signor Topolino, quella che avete davanti è solo
una simulazione olografica. Purtroppo non mi è possibile essere lì fisicamente.
A dirla tutta, mi è impossibile presentarmi fisicamente in qualsiasi luogo. »
« Ma allora… »
« Immagino la vostra sorpresa, permettetemi di presentarmi. Mi
chiamo Uno, è sono la più sofisticata Intelligenza
Artificiale attualmente presente su questo pianeta, creata dal più geniale
inventore esistente. »
Topolino
sbarrò gli occhi sorpreso. Pikappa gli diede una
gomitata.
« Che gli ha donato un sacco di doti, tranne quella della
modestia… comunque, attualmente siamo soci e collaboriamo per la salvaguardia
di Paperopoli… e ultimamente anche della Terra
intera! »
« Addirittura? E come mai questo salto di
qualità? »
Il
papero gli sorrise:« Da quando anch’io sono andato a
pestare i piedi a qualcuno che non avrei dovuto… solo che era qualcuno un po’ più in alto della gente che hai
incontrato tu. Letteralmente. »
« Non capisco… »
Fu
Uno a rispondere:« Parliamo di esseri provenienti da
un altro pianeta. Evroniani, per la precisione. »
Topolino
fece una faccia che definire perplessa sarebbe stato quantomeno riduttivo. Uno cercò
di riassumere in modo essenziale le ultime avventure extraterrestri del papero
mascherato. Mentre davanti ai suoi occhi scorrevano immagini olografiche di
grande impatto visivo, Topolino ascoltava e osservava tutto senza dire una
parola, a braccia incrociate.
Assurdo,
totalmente assurdo e irreale…
Però…
…
però anche la presenza di questo Uno è incredibile, e
sono quasi certo che Pikappa non abbia le capacità e la creatività d’inventare
un così sofisticato artificio!
Che
faccio? Che penso? Sono davvero disposto a ripudiare le convinzioni di una vita
per così poco?
No.
Non così facilmente.
« Cosa volete da me? »
« Vi pregherei di aiutarci, signor Topolino. Voi conoscete
questa città molto meglio del mio qui presente socio,
e le vostre capacità deduttive potrebbero aiutarlo a frenare un po’ la sua…
impulsività, ecco! »
Pikappa
sbuffò:« Prego, cervelloni, fate pure come se io non ci
fossi… »
Topolino
ridacchiò.
Se
ho ragione e ho davvero indovinato chi si cela sotto quella maschera, non ho
dubbi che Pikappa creda davvero a quello che lui e il suo amico supercomputerone verde mi stanno raccontando… ma da qui a
dire che questa sia la verità… non è uno sprovveduto, ma forse qualcuno lo sta
ingannando… anche se…
« D’accordo. Vi aiuterò, dopotutto Sharkfish mi ha già inserito nella sua lista nera. »
Pikappa
lo guardò stupito.
« Però… »
« Ah, ecco, mi sembrava! »
Topolino
sorrise:« … però non chiedetemi di credere a tutta
questa storia degli alieni e compagnia bella! In questa storia c’è sicuramente
qualcosa di strano, ma continuo a essere profondamente
convinto che l’origine sia tutta terrestre! »
Paperinik
sorrise, rassicurato. Qualsiasi altra risposta avrebbe stonato sulle labbra del
suo razionale amico Topolino, ma era anche molto felice che avesse accettato di
aiutarli.
Topolino
riprese, indicando l’Extransformer:« Una cosa ve la
concedo! A giudicare da quella curiosa pistola di ieri sera, Sharkfish sembra in possesso di strani apparecchi
tecnologici… un po’ come i vostri! E che io sappia, dagli studi che ha fatto,
da solo non dovrebbe essere in grado né di crearsene né tantomeno di
procurarsene… »
L’ologramma
di Uno sorrise:« Credo che io e voi andremo
profondamente d’accordo, signor Topolino! Anch’io ero arrivato alla vostra
stessa conclusione, anche se per me ha avuto bisogno di collaborazione per
adattare parte della tecnologia evroniana… e so anche
chi può avergliela fornita! »
« Davvero? »
« C’è una persona ad Anderville specializzata in piccoli
brevetti tecnologici, con una preparazione informatica tale da poter accedere
alla banca dati evroniana… oppure, per rimanere in
linea con il vostro ragionamento, signor Topolino, per creare armi tanto
tecnologiche. Il suo nome è Richard, ed è originario proprio di Anderville. »
Topolino
sorrise furbescamente:« Anche qui ad Anderville
abbiamo il nostro Archimede Pitagorico e non ne sapevo niente? Interessante… »
Paperino
rabbrividì all’ulteriore frecciatina che lo
riguardava.
Uno
continuò:« La cosa più interessante, però, è il
cognome… »
Pikappa
lo interruppe:« Perché? »
« Si chiama Sharkfish. Richard Sharkfish. È il fratello maggiore del nostro avvocato. »
Pikappa
batté la mani soddisfatto:« Tombola! Tutto in
famiglia, eh? »
« Quindi John potrebbe aver chiesto aiuto al fratello Richard
per i suoi sporchi traffici… se quest’ultimo fosse anche un bravo hacker,
spiegherebbe anche i suoi improvvisi successi di Borsa! Potrebbe aver rubato le
informazioni a qualche magnate e averne copiato le
mosse battendolo sul tempo! »
« Magari proprio da Z… da Paperon de Paperoni, tanto per dirne una! »
Topolino
ridacchiò sotto i baffi. Il mini lapsus non gli era
sfuggito.
Ma
a chi la vuoi dare a bere, Topolino? Per quanto
assurda possa essere questa storia, tu in fondo credi già a questi due pazzi…
altrimenti perché saresti ancora qui ad ascoltarli? Chiunque altro fosse
arrivato con una storia del genere l’avresti già cacciato fuori a calci nel
sedere!
Se
non lo ammetti apertamente, è solo per orgoglio…
Qualcuno
bussò alla porta.
« Oh, cavolo… presto, nasconditi! »
Pikappa
afferrò il suo cappello:« Non c’è tempo, userò il
comando morfosimbiotico! »
« Il che? »
« Tu fai finta di niente e ignorami! »
Il
papero armeggiò con la cintura e poco dopo al suo posto comparve una seconda
pianta di ficus. Topolino lo guardò sconvolto, ma recuperò il suo sangue freddo
quando la porta dell’ufficio si spalancò.
« Buongiorno, Topolino! »
« Ispettore Clayton, che sorpresa! Non
ditemi che avete bisogno dei miei servizi! »
« Questo mai… solo mi sono alquanto sorpreso del fatto che per
ben tre giorni consecutivi non vi siate presentato da me per chiedermi il
permesso di ritornare a Topolinia! Credevo vi foste ammalato… »
« Non credevo vi interessasse tanto la mia salute, ne sono
lusingato… »
L’uomo
lo guardò con aria rassegnata:« Se il motivo non era
la salute, allora significa che vi state cacciando nei guai. Di nuovo. »
« Sono solo stato un po’ occupato con le scartoffie… ho fatto
ordine nello schedario, ho aiutato una nonnina a ritrovare il suo gatto… »
« Questa scusa è vecchia. »
« E io questa l’ho già sentita, ma, per quanto possa sembrare
strano, è la verità. »
Chissà
perché ad Anderville cose più difficili da credere sono le più scontate… probabilmente
mi crederebbe di più se gli confessassi che c’è un eroe mascherato nascosto in questo ufficio perfettamente mimetizzato da pianta da
interni!
Clayton sospirò:« Facciamo
finta che vi creda, Topolino… però tenete sempre presente che siete già
impossibilitato ad allontanarvi da Anderville. Non vi conviene aggravare la
vostra posizione. »
Topolino
incrociò le braccia:« Come posso scordarmi della mia
prigionia? »
Non
bastava già Little Caesar a farmi da mammina, adesso
anche l’ispettore… forse qui ad Anderville mi vogliono più bene di quanto
credessi!
L’ispettore
fece quasi per andarsene, poi, improvvisamente, afferrò il bicchiere vuoto di
caffè d’asporto lasciato sulla scrivania:« Curioso… da
quando prendete ben due caffè alla volta? »
Lo
sguardo di Topolino cadde sul bicchiere semivuoto che ancora stringeva in mano.
Non aveva avuto il tempo di rimediare a quei dettagli.
« Ho passato la notte in bianco a sistemare l’archivio, ve l’ho
detto… »
Clayton sorrise divertito:« Attento,
Topolino, troppa caffeina fa male alla salute! »
E,
senza aggiungere altro, uscì dall’ufficio buttando il bicchiere nel cestino.
Quando
fu certo che l’uomo si fosse allontanato, Pikappa tornò normale:« Però! A quanto vedo anche tu sei riuscito ad attirarti le
antipatie delle forze dell’ordine… »
« A quanto pare… e tu come mai? Non li aiuti? »
« Oh sì, proprio come te… ma di solito non vedono di buon occhio
le persone che girano con il volto coperto! E neanche tu, o sbaglio? »
« In linea di principio sì, ma per stavolta farò un’eccezione…
direi di cominciare a metterci all’opera! Io andrò a recuperare qualche
informazione su questo Richard Sharkfish dai miei
informatori di fiducia. »
Topolino
ridacchiò fra sé e sé pensando alla definizione che aveva appena dato a Little Caesar e ai suoi abituali avventori.
Pikappa
s’alzò dalla sedia indossando il berretto:« Io andrò a
recuperare il materiale lasciato nella mia base segreta qui ad Anderville… »
Uno
aggiunse:« E io farò una ricerca in rete… sareste
d’accordo a incontrarci qui a per le dieci, signor Topolino? »
Topolino
indossò il suo impermeabile:« Andata! Oggi l’ufficio
resterà chiuso, così avremo tutto il tempo di organizzarci. A dopo, Pikappa! E,
Uno… dammi del tu, ti prego! Sono o non sono anch’io vostro socio, ora? »
Chiuse
la porta, allegro come non si sentiva da tanto tempo. Sì, si era cacciato
nuovamente in guai più grossi di lui, ma ora non sentiva più quella nostalgia
opprimente che lo tormentava da mesi.
Parlare
con Pikappa lo faceva sentire quasi a casa…
« Uno, quanto pensi abbia capito di me? »
« Forse tutto, forse niente. Avevi ragione, è in gamba! Sei
arrabbiato con me per averlo coinvolto in questa storia, vecchio mantello
tarlato? »
« No… ci era già dentro fino al collo per conto suo… e mi fa
piacere rivederlo, dopo tanto tempo! »
« E io sono contento di avere finalmente un biologico quasi al
mio stesso livello intellettuale con cui parlare! »
Pikappa
fece una faccia offesa:« Ehi! »
Poi
rise e, badando a non farsi notare troppo, tornò in albergo passando dai tetti
e rientrando dalla finestra.
Eh
sì, avevano molto da lavorare…
Ciao a tutti! Scusate l’enorme
ritardo, ma in questo periodo l’università non mi ha lasciato il tempo di
respirare, figuriamoci di scrivere! E poi con lo stress da esoneri, dal tirocinio
appena iniziato e una miriade di laboratori, vi assicuro che la mia ispirazione
sembrava svanita… ero ridotta praticamente a un coolflame! Santa finestra esami che mi concedi
qualche giorno di respiro…
Torniamo a noi, che della mia
vita privata non ve ne frega un granché (o, per dirla all’evroniana,
non ve ne importa unoyiostly!).
Ovviamente devo ringraziare chi mi ha lasciato un commento nello scorso
capitolo, ovvero darkroxas92, Nigthrun,
Jan Itor 19 e Crybaby. Spero
che mi direte il vostro parere anche questa volta…
Nel prossimo capitolo avremo un
paio di risposte… e ancora più domande! Ma il tempo
delle risposte vere si avvicina inesorabilmente, sia per Pikappa, che per
Topolino, che per voi lettori… e anche per me! XD
Capitolo 7 *** HTML, planimetrie e linguaggio incomprensibile ***
HMTL, planimetrie e
linguaggio incomprensibile
Topolino
rientrò nell’ufficiopuntualmente. Anche
Pikappa si presentò puntuale. Saltando dalla finestra, però.
«
I supereroi hanno l’obbligo per contratto di fare queste entrate scenografiche?
»
«
Non esattamente, ma aiuta l’autostima! »
Topolino
sorrise mentre il suo ospite appoggiava a terra la sua valigia ultimo modello.
Sarebbe bastato solo dare un’occhiata al suo contenuto, controllare se per caso
ci fosse stata almeno una blusa da marinaio…
Pikappa
sbatté le mani:« Allora, riepiloghiamo! Novità? »
Topolino
incrociò le braccia:« Non ho saputo un granché… i
miei informatori non sapevano neppure dell’esistenza di questo Richard Sharkfish! »
Uno
intervenne:« Io invece ho trovato qualcosa… »
L’investigatore
indicò sorpreso la valigia:« Ehm… Uno, da quando ti
sei trasferito lì dentro? »
«
Se preferisci ti parlo da qui! »
Topolino
si voltò, sorpreso di vedere il faccione di uno sullo schermo del suo vecchio e
scalcinato computer. Soprattutto perché era sicuro che l’apparecchio fosse spento.
«
Temo che voi due mi farete impazzire… »
«
Scusami, Topolino, credo di aver dimenticato di dirti che posso usufruire di
qualsiasi apparecchio elettronico per interfacciarmi…
»
Il
topo sospirò:« Fammi solo il favore di non apparirmi nel tostapane o nel
frullatore, ti prego… »
«
Va bene. »
Ma
con che razza di gente mi sono andato ad associare?
Uno
riprese:« Gironzolando per la rete ho trovato un po’ d’informazioni…
diciamo di prima mano! »
Pikappa
squadrò il socio con aria molto perplessa:« Cioè? »
«
Sono riuscito a identificare e isolare da alcuni siti web molto frequentati
delle stringhe di dati apparentemente estranee alla programmazione in HTML… »
Il
papero sbuffò:« Ti prego, Uno, in un linguaggio comprensibile anche per noi
semplici esseri umani, grazie! »
«
Guarda che non stavo dicendo nulla di così difficile! Ti perdi proprio in un
bicchiere d’acqua, caro il mio vecchio mantello tarlato! Stavo solo dicendo che
ho trovato un messaggio in codice… curiosi di sapere
cosa dice? »
Pikappa
sbuffò:« Ma certo! Cosa vuoi per dircelo, la musichetta da telequiz? »
Topolino
scoppiò a ridere:« Ma fate così tutti i giorni? »
Uno
rispose:« Anche di peggio… »
«
Bè, anche se non dovessimo scoprire nulla su Sharkfish, a collaborare con voi due ci avrò guadagnato in
buonumore! Allora, questo messaggio? »
«
Aiuto, mio fratello è impazzito. »
Pikappa
sbarrò gli occhi:« Non mi vorrai mica dare a bere che il nostro Richard è
venuto a cercarci di sua spontanea volontà? »
«
Incredibile, ma vero, socio! »
Topolino
incrociò le braccia:« Coincidenza assurda, ma nella vita non si può essere
sempre sfortunati… »
Paperino
rabbrividì ancora una volta.
Uno
continuò:« Il codice era molto ben inserito, un hacker qualsiasi non l’avrebbe
individuato facilmente, figuriamoci uno inesperto di tecnologia come sembra
essere John Sharkfish… comunque mentre vi aspettavo,
ho iniziato a intrattenere una comunicazione epistolare con il nostro amico… »
Topolino
intervenne:« Potrebbe essere pericoloso… forse sta
solo fingendo di essere dalla nostra parte per portarci allo scoperto. »
«
Ti ringrazio per la preoccupazione, ma non sono così sprovveduto. Non gli ho
detto certamente chi sono e ti assicuro che individuarmi non è così facile, se
non sono io a volerlo… »
Paperinik
ridacchiò ricordandosi l’irruzione della PBI nella redazione di Channel 00, quando credevano che a sbirciare nei loro
database fosse stato Angus.
«
… e poi, a giudicare dai toni dei suoi messaggi, in questo momento accetterebbe
aiuto anche dal Razziatore in persona talmente sembra terrorizzato! »
Topolino
intervenne:« Da chi? »
Pikappa
lo ignorò:« Terrorizzato? Addirittura? Dal suo stesso fratello? »
Uno
rispose:« Pare che qualche settimana fa l’abbia contattato chiedendogli di dare
un’occhiata a qualcosa di eccezionale… »
Il
papero ridacchiò:« Fammi indovinare… tecnologia evroniana nuova di zecca? »
Topolino
gli rifilò un’occhiataccia che valeva più di mille parole.
«
Oh, di preciso non mi ha rivelato di cosa si trattasse, ma mi ha detto che da
allora John l’ha recluso in casa fino a quando non ne avesse ricavato qualcosa
di utile. Sa cosa il suo dolce fratellino stia combinando solo grazie a
internet. »
Topolino
si portò una mano al mento:« Ingenuo lasciargli la rete a disposizione, viste
le sue abilità di hacker… può darsi che la trappola
ci sia davvero e che stia sfruttando l’ignaro fratello per farci cascare nella
sua rete come topolini… »
Pikappa
lo guardò e scoppiò a ridere. Topolino lo guardò male, poi ripensò alle sue
esatte parole e capì il motivo della sua ilarità.
«
Ok, ho scelto una frase infelice… »
Uno
trattenne a sua volta una risatina e continuò il discorso:« La tua ipotesi è
molto ragionevole, Topolino, visto che per darmi le prove della sua sincerità
mi ha mandato due file molto interessanti… uno è
questo. »
Sullo
schermo del computer di Topolino cominciarono ad apparire schemi e grafici. Per
Topolino non avevano alcun significato, ma a Paperinik un paio di disegni
risultarono molto familiari.
«
Ehi, ma quella non è un’evrogun? »
Il
detective si portò una mano alla testa:« Ragazzi, temo che per parlare
decentemente con voi due avrò bisogno di un dizionario…
che cos’è ora questa ev… »
Uno
lo interruppe subito:« Evrogun, Topolino. È l’arma
con cui vi hanno attaccato ieri sera. Questi sono gli schemi di progettazione
di un adattamento che Richard è stato costretto a creare per suo fratello. Una
mossa particolarmente intelligente… è riuscito a
estrarre DNA evroniano e a inserirlo in un guanto. In
questo modo è riuscito a ovviare al sistema di sicurezza dell’arma… »
Pikappa
sospirò:« Ok, ma io non ho notato guanti, ieri sera…
»
Topolino
scosse la testa:« Quello sarebbe il problema minore, era buio e alcuni guanti
sono trasparenti… »
Il
papero ci rifletté un po’ su:« Sì, ma le emozioni risucchiate? Quello di ieri
sera non aveva un serbatoio, di questo sono strasicuro! »
«
Sembra che il nostro Archimede andervilliano non
abbia capito a fondo le potenzialità di quest’arma… e
nemmeno che risucchia le energie psichiche trasferendole all’utilizzatore. Dice
che suo fratello gliel’ha presa prima che completasse le analisi…
ti ricordi? Ieri sera l’energumeno ti aveva detto di non aver mai provato l’arma… se per puro caso ti avesse preso, la tua energia
emozionale avrebbe sovraccaricato il suo sistema nervoso centrale e periferico… »
«
Taglia, Uno! Cosa sarebbe successo? »
«
Avrebbe creato due coolflame in una botta sola. Te e
se stesso. »
Pikappa
sospirò, ringraziando il cielo di avere dei riflessi più buoni della media.
Topolino
aveva capito meno della metà di quello che avevano detto. Non sarebbe stato
semplicissimo collaborare con loro se continuavano a parlare quel linguaggio
tutto loro.
«
Scusate di nuovo… non voglio sapere cosa siano questi
cosi di cui avete parlato ora, ormai ci ho rinunciato, ma non c’era un altro
file? Magari questo è comprensibile anche per me… »
Un
altro schema comparve sullo schermo.
«
Come te la cavi con gli impianti catastali? »
Il
detective sorrise:« Abbastanza da capire che questa è la carta della dimora dei
fratelli Sharkfish! »
L’ologramma
gli restituì il sorriso:« Proprio quella che non ero riuscito a scaricare dagli
archivi del comune! »
Pikappa
sorrise a sua volta:« Il biglietto d’invito l’abbiamo, la piantina pure… cosa aspettiamo? »
«
Aspettiamo un piano, socio, uno vero
questa volta… Richard ci offre la sua collaborazione
a patto che lo liberiamo, ma non dobbiamo sottovalutare l’ipotesi che questa
sia una trappola… senza contare un fattore
fondamentale! »
Il
topo chiese:« Quale? »
«
So che sei riluttante ad accettare questa ipotesi, ma se hanno creato un guanto
partendo da DNA evroniano, significa che hanno a
disposizione della materia prima… e tu, Pikappa,
dovresti sapere bene che gli evroniani non sono
assolutamente da sottovalutare! Non permetterò che tu ti getta ancora nella
mischia come un ariete da sfondamento! »
«
Tranquillo, non glielo permetterò neanche io, alieni o meno…
non sottovalutare gli umani, Uno, sanno essere pericolosi almeno quanto te,
proprio perché non usano la logica a dei livelli alti come il tuo… »
«
O come il tuo. »
Il
tuo commento mi lusinga, Uno, ma non so quanto ne sia veramente degno… più mi addentro in questa storia e meno ne capisco!
La
stampante si mise in funzione da sola stampando il prospetto della villa.
Topolino afferrò il foglio e lo guardò con attenzione.
Uno
continuò:« Studiatevela un po’ insieme, io continuo a raccogliere informazioni
dal nostro amico… »
Pikappa
sbuffò e guardò il foglio molto distrattamente. Sì, decisamente il papero era
più un tipo d’azione che da ragionamento, al contrario di Topolino. Il
detective lo vedeva soffrire all’idea di stare fermo lì dentro con due
cervelloni. Ma forse forse, molto in fondo, l’idea lo
divertiva anche un po’.
Non
so cosa ci aspetta d’ora in poi, ma la prossima volta che entreremo in casa Sharkfish saremo preparati… e non
saremo soli!
Non
è vero, Pikappa?
Ciao a
tutti! Sì, lo so, è un po’ che non mi faccio viva, chiedo scusa…
è colpa dell’università che mi ha assorbita, come sempre…
il capitolo è un po’ più corto, così come probabilmente lo sarà successivo, ma
preparano il terreno per le grandi rivelazioni che scoprirete fra poco (scuola
permettendo!).
Ringrazio
come sempre Nightrun, Jan Itor
19, Crybaby e darkroxas92 per le recensioni, che
spero di rivedere anche questa volta!
Capitolo 8 *** Fogne, nervosismo e armi improvvisate ***
Fogne, nervosismo e armi
improvvisate
Pikappa
fece una smorfia disgustata, scrollando quello che sperava essere fango dai
suoi adorati stivaletti gialli.
«
E questo sarebbe il vostro piano geniale? LE
FOGNE??? Ve lo potevo dire anche io di passare da qui senza perderci tutta
la giornata, in tutti i film di spionaggio gli eroi passano dalle fogne! »
Topolino
sospirò: « Non credevo fossi così schizzinoso! Col lavoro che fai non vorrai
farmi credere di non essere mai entrato nelle fogne! »
Paperinik
non rispose. La risposta, se detta ad alta voce, sarebbe stata probabilmente un
piccolo insulto sul fatto che se il suo amico amava tanto quei luoghi era
probabilmente perché era un topo. Ma non voleva litigare né offenderlo. Era
solo nervoso.
Se
le fogne non gli piacevano era proprio perché le aveva già visitate, in
particolare quella volta che dovette riacciuffare quel evaso pazzo di nome RostoGramash. Aveva avuto incubi
per un bel po’ dopo quella avventura, di cui i migliori riguardavano una
metropolitana che cercava d’investirlo, un’ondata di acqua e ammorbidente e
quel TUMB, TUMB…Angus
che batteva sul tubo per essere trovato, disperso in un dedalo infinito di
tunnel e tubi…
Sì,
nonostante avesse affrontato ben di peggio nella sua carriera, aveva ancora gli
incubi per quell’avventura. Non gli piaceva ripensarci. E Topolino non poteva
capire.
Il
detective alzò la testa: « Secondo la carta di Richard, il punto dovrebbe
essere questo… »
Pikappa
si ridestò dai suoi brutti ricordi: « Bene, lascia fare a me, allora! »
Il
papero mascherato impugnò l’Extransformer e mirò con attenzione.
Sì,
non doveva perdere la concentrazione. Il passato era passato, quella storia si
era conclusa da un pezzo e ora aveva altro a cui pensare. Non gli bastava un
terrestre implicato in qualche strana faccenda evroniana
e il suo amico Topolino pronto a indagare su di lui?
Dallo
scudo partì un colpo e un piccolo buco apparve sul soffitto del tunnel dove si
trovavano. Con nonchalance, il papero afferrò il detective e attraversò volando
il nuovo passaggio, ritrovandosi sommerso di giacche di varie forme e misure.
Erano all’interno di un ampio armadio di cui, quanto pareva, con l’ultima mossa
il supereroe ne aveva sfondato il fondo insieme al pavimento sottostante.
Il
papero ridacchiò: « Sei allergico alla naftalina? »
«
No. L’importante è essere entrati. Uscendo di qui dovremmo trovarci nella
prigione di Richard… riesci a disturbare le
telecamere di sorveglianza? »
Una
familiare voce artificiale s’udì dallo scudo: « Tranquilli, a quello penso io!
Voi fate attenzione! E siate discreti! »
Paperinik
sorrise: « Roger, capo! »
E
immediatamente aprì le ante dell’armadio con un calcio, atterrando sul
pavimento con un balzo felino.
Se
per i supereroi questa è la discrezione, non sono sicuro di voler sapere cosa
facciano quando vogliono farsi notare…
Topolino
uscì dall’armadio sospirando. Il detective si guardò intorno con attenzione.
«
Temo che sia stato scoperto… e di conseguenza forse
anche noi! »
Topolino,
chino a terra, mostrò all’amico i segni di lotta. Molti strani oggetti non
facilmente identificabili erano sparsi disordinatamente per la stanza, ma se di
primo acchito aveva pensato al classico disordine creativo degli inventori (a
quel che ricordava neanche il laboratorio di Archimede era il massimo
dell’ordine), alcuni piccoli indizi
gli avevano fatto intuire la verità.
Ehm… può essere disordinato quanto vuole, ma
dubito che metta abitualmente la tastiera del computer appesa al lampadario e
il mouse sotto al divano… senza contare lo schermo
bruciato!
Pikappa
annuì serio. Forse l’intera missione era a rischio.
«
Uno, cosa ne pensi? »
«
Tracce di bruciatura per tutta la stanza, procurate con uno strumento in grado
di produrre almeno 375 gradi centigradi… in più,
tracce recenti di utilizzo di una evrogun. »
Il
papero deglutì: « Il colpo è andato a segno? »
«
Potrei dirtelo se solo avessi le immagini della telecamera di sorveglianza che,
guarda caso, in quel momento
risultava spenta… a meno che fra i tuoi gadget non ci
sia anche una sfera di cristallo e io non ne sia al corrente! »
«
Molto spiritoso! »
Topolino
si sentiva sempre più inutile. Forse si era cacciato in qualcosa di più grande
di lui… forse senza di lui fra i piedi Pikappa
avrebbe potuto muoversi meglio…
Ma
che sto dicendo? Impulsivo com’è finirebbe subito per farsi catturare! No, non
capirò nulla di armi aliene e hacker informatici, ma qualcosa mi dice che è
meglio che rimanga qui lo stesso!
Topolino
fece segno di fare silenzio e sussurrò: « Ormai siamo qui, non possiamo
andarcene senza scoprire qualcosa, un’occasione come questa potrebbe non
ricapitarci più! »
Pikappa
annuì: « Giusto! »
Il
topo afferrò la manica dell’eroe: « Con attenzione,
però! Se hanno scoperto Richard, significa che saranno già in allerta… dobbiamo muoverci con prudenza! Prudenza! Lo conosci il significato di
questa parola o devo spiegartela? »
Il
papero strappò nervosamente la manica dalle mani di Topolino: « Non sono
stupido! So muovermi con discrezione se serve! »
Il
detective lo fissò con i suoi profondi occhi scuri: « Lo spero…
»
Uno
tossicchiò nervosamente: « Scusate, ma non mi pare proprio il momento di
mettersi a litigare! Ma che vi prende? »
Pikappa
scosse la testa: « Scusa, sono solo un po’ nervoso… »
Topolino
sorrise imbarazzato: « Anch’io… e, per la cronaca,
non mai pensato che tu sia stupido! »
Uno
sospirò: « Biologici… certe volte non vi capisco
proprio! »
Paperinik
aprì lentamente la porta e uscì, seguito a ruota da Topolino. Non sapeva
davvero cosa aspettarsi di trovare, anzi, non sapeva cosa sperare di trovare. Era meglio scontrarsi con il pelato di qualche
sera prima, con un gruppetto di evroniani o
direttamente con questo misterioso John Sharkfish?
Nonostante
l’agitazione, Paperino riuscì a prestare un minimo di attenzione ai dettagli
architettonici della casa. Era in un ambiente di stile molto austero, poco
colorato, con prevalenza di marmo grigio e di mobilia nera. Le tende scure
erano tirate e davano all’ambiente spoglio un aria ancora più cupa.
Un ambiente freddo.
Perfettamente adatto a un
alleato degli evroniani.
Entrarono
in cucina, perfettamente lucida e pulita. Anche troppo. Dava l’idea di non essere
mai stata usata. A Paperinik vennero i brividi.
Uno
sussurrò: « Socio, rilevo nuovamente il segnale evroniano…
»
«
Sai individuarne la fonte? »
«
Le cantine. »
Il
supereroe sospirò: « Speriamo stiano comunicando alla nave madre il grado di
stagionatura del formaggio… »
Uno
ridacchiò: « Certo, come no, la famosissima gorgonzola di paura xerbiana! »
Pikappa
non commentò. Uno non aveva in memoria un ricettario evroniano,
chissà, magari esisteva pure! In tutti i casi, non era disposto ad entrare nel
menù, né a farci entrare l’amico detective, praticamente indifeso nella tana
del lupo.
«
Ok… Topolino, torna nell’armadio e chiuditi dentro!
Qui è meglio che ci pensi io! »
«
Stai scherzando, vero? »
«
Neanche un po’. Non sei armato e voglio andare ad affrontare una cosa di cui tu
non credi neppure l’esistenza. »
Topolino
non rispose, ma non si mosse neppure.
Pikappa
lo incalzò: « Mi hai sentito? »
«
Perfettamente. Ma non ho intenzione di ubbidirti. »
Il
detective aprì le ante di un armadio, c’infilò la testa, indugiò qualche
secondo e ne riemerse con un sorrisetto risoluto brandendo un batticarne.
«
Bene, ora sono armato! E per quanto riguarda i tuoi fantomatici evroniani, prima di poterne totalmente escludere
l’esistenza devo avere delle prove… seguirti è il
metodo più veloce per ottenerle! »
Pikappa
si sbatté una mano sulla fronte, profondamente indeciso se tramortirlo o
ringraziarlo. E poi era lui l’impulsivo! E uno che si buttava in una battaglia contro
gli evroniani armato solo di batticarne come doveva
definirlo, incosciente?
No.
Semplicemente
un amico, lo sapeva benissimo.
Nonostante
le differenze di carattere e di vedute, erano amici da tanti anni ed era una
cosa che non si poteva cambiare. E fra amici ci si perdona anche le leggerezze.
Topolino
strinse con tutte le sue forze quel martello improvvisato. Non era molto sicuro
di quello che stava facendo, ma non aveva molta scelta. Seguì in silenzio
l’amico mascherato per i gradini di una grossa scalinata buia e anche un po’
scivolosa. Per appoggiarsi con entrambe le mani alle pareti infilò il suo
batticarne nella cintura dei pantaloni, imitando un po’ lo stile di quel
supereroe marveliano nordico di cui gli sfuggiva il
nome.
Più
cerco di capirci qualcosa e più mi confondo le idee…
e se questi due pazzi avessero ragione, con le loro strambe idee sugli alieni?
«
Bzzz…bzzz…
»
Pikappa
picchiettò il suo scudo: « Uno? Uno, mi senti? »
«
Lo scantin…bzz…
è scherm…bzzz… »
Paperinik
imprecò: « Accidenti, abbiamo perso il contatto con Uno! Questa non ci voleva… »
Topolino
annuì: « Senza il suo aiuto sarà molto più difficile orientarsi qua dentro… »
Pikappa
lo interruppe: « Aspetta, guarda! Laggiù c’è un porta chiusa a chiave! »
«
Se la sfondi commettiamo un altro reato, questa tecnicamente è già violazione
di domicilio… »
«
Appunto, siamo arrivati fino a qui, cerchiamo di arrivare fino in fondo! Le
cose o si fanno bene o non si fanno proprio… »
«
Hai ragione, credo sia deformazione professionale. »
O
forse l’inconscia paura che Clayton trovi altre scuse
per trattenermi ad Anderville più del previsto…
«
Pronto? »
«
Sì. »
Pikappa
impugnò il suo scudo con un sorrisone a tutto becco: « E allooora
andiamo! »
Il
papero sfondò la porta con l’aiuto dell’Extransformer, sollevando una quantità
di polvere molto superiore a quella che si sarebbe aspettato. Tossì un paio di
volte, aspettando che la visuale tornasse accettabile. Non sapeva se ad
accoglierlo ci sarebbe stato Sharkfish in persona,
suo fratello o l’uomo pelato della sera prima.
Quello
che invece vide lo stupì molto di più di quando aveva incontrato Topolino lì ad
Anderville la prima volta.
«
Ma cosa… »
Ciao a tutti! Scusate, volevo
pubblicare prima di Natale, ma ho avuto qualche imprevisto che non vi sto a raccontare…
Intanto ringrazio Jan Itor 19 e Crybaby per le
recensioni positive. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto…
perché per il prossimo vi aspetta davvero di tutto! Tutto quello che volevate
sapere e forse anche qualcosa in più… siamo quasi ai
capitoli finali!
Capitolo 9 *** Soprese, spiegazioni e programmi tv ***
Sorprese, spiegazioni e
programmi tv
«
Ma cosa… »
Pikappa
evitò per un pelo d’inciampare, non solo perché il grosso catenaccio col
lucchetto che fino a poco prima aveva tenuta chiusa la porta era caduto a terra,
ma soprattutto perché si poteva davvero aspettare di tutto, tranne di trovare
due evroniani incatenati.
Uno
era evidentemente un generale o qualcosa di simile, vista la tuta nera che
indossava. Aveva un aria decisamente più sveglia del suo compare, un semplice
soldato viola dall’aria molto rimbecillita, che, ridacchiando, osservava con
attenzione l’unico oggetto presente nella stanza, un vecchio televisore dotato
di videoregistratore.
«
TU! »
Ok,
decisamente il generale evroniano non provava molta
simpatia nei suoi confronti!
«
Cosa ci fai tu qui, Pikappa? »
«
Oh, un giro turistico… secondo te? A capire cosa ci
fanno degli evroniani da queste parti! »
L’evroniano ridacchiò: « Sei davvero l’ultima persona che mi
aspettavo ricevesse la mia richiesta di soccorso… »
«
Richiesta di…soccorso?
»
«
Non vorrai mica dirmi che sei venuto qui senza neanche aver tradotto il
messaggio? »
«
Se avessi saputo come tradurlo non mi sarei fatto ore di treno per arrivare ad Anderville… »
L’alieno
ridacchiò ancora, seguito a ruota dal collega, che però si sciolse una risatina
ebete e idiota.
Il
generale gli diede un calcio: « Piantala, yiostly
sottosviluppato! Sei la vergogna dell’esercito evroniano:
non solo hai permesso che ci riducessero in catene, ma sei rimasto anche vittima
dei sporchi trucchi terrestri per il lavaggio del cervello…
»
«
Lavaggio del cervello? »
Sì,
in effetti l’evroniano aveva più o meno la stessa
espressione intelligente che
sfoderava suo cugino Sgrizzo.
«
… le caprette ti fanno ciao! Acci…picchia… qui c’è un mondo fantastico… »
Paperino
trasalì. Questa la conosceva anche lui, e sicuramente non era una marcia
marziale evroniana!
Il
generale tirò un altro calcio al sottoposto: « E tu come la chiami questa
macchinetta infernale che non fa altro che trasmettere ininterrottamente da tre
settimane questi stupidi programmi idioti d’intrattenimento terrestre? »
Pikappa
guardò lo schermo, dove un’allegra bimba svizzera dai capelli neri giocava
sull’altalena. Il suo sguardo passò nuovamente all’evroniano
impazzito. Si ripromise che, se gli effetti erano quelli, al suo ritorno
avrebbe impedito a qualsiasi costo ai nipotini di attaccarsi allo schermo
televisivo per tutto il pomeriggio.
«
E perché non ti sei ridotto anche tu come lui? »
«
Tipica stupida domanda degna della specie inferiore alla quale appartieni… se io sono un generale e lui un soldato
semplice ci sarà un motivo, no? Ci vuole ben altro per mandarmi fuori di testa… »
Paperinik
scosse la testa perplesso. Decisamente si era perso qualcosa. Perché imbottire
due soldati evroniani di puntate di anime giapponesi,
o di chissà cos’altro fosse contenuto in quella videocassetta?
Tuttavia
almeno di una cosa poteva essere certo.
«
Bè, allora, che mi dici, Topolino? Questi sono o no
alieni? »
Paperinik
si voltò con un sorrisone soddisfatto, aspettandosi un detective perlomeno
sconvolto.
Il
corridoio alle sue spalle era deserto.
«
Topolino? »
«
Con chi stai parlando, terrestre? Hanno fatto anche a te il lavaggio del
cervello? »
Il
papero impallidì: « Che fine ha fatto la persona che era con me? »
L’evroniano lo guardò perplesso: « Di quale persona stai
parlando? Sei entrato da solo in questa
stanza, Pikappa… »
Topolino
sbatté gli occhi più volte, senza che la sua mente annebbiata gli permettesse
di riconoscere il posto dove si trovava. Un’emicrania gli premeva le tempie in
modo familiare.
Dove
ho già sentito questa sensazione?
Ah,
sì, quella volta che Gambadilegno e Trudy mi hanno addormentato col cloroformio…
Un
attimo! Ho detto cloroformio?
Topolino
spalancò gli occhi, improvvisamente lucido. Ora ricordava tutto.
Stavo
entrando con Pikappa nelle cantine e poi… poi quel
fazzoletto bianco sulla bocca mi ha impedito di gridare…
evidentemente era stato immerso nel cloroformio o in qualcosa di simile…
Il
detective si guardò intorno.
«
Bene, dove siamo finiti? »
L’ambiente
non era dei migliori, anzi, era piuttosto spoglio. L’unica nota di colore era…
«
Richard! »
Topolino
si precipitò verso l’uomo coricato a terra. Era lievemente ferito, e dagli
abiti strappati si poteva dedurre che aveva lottato. Per un attimo gli venne il
terribile sospetto che potesse essere…
Si
avvicinò al suo volto. Respirava tranquillamente.
Il
topo tirò un sospiro di sollievo. Probabilmente era stato drogato con qualcosa
di più pesante del cloroformio che era stato riservato a lui, ma niente di
grave. Tranquillizzatosi sulla sorte del suo compagno di prigionia, Topolino
iniziò a guardarsi intorno.
Una
prigione tenuta a regola d’arte… cosa posso fare per
uscire?
La
mano gli corse spontanea al batticarne appeso alla cintura. Sicuramente quello
non avrebbe sfondato le pareti metalliche, per farlo avrebbe dovuto avere la
forza di un toro, e lui toro non era. Era solo un piccolo topolino dalle enormi
orecchie.
Orecchie…
Topolino
impugnò il batticarne, ma al contrario, con il manico rivolto verso l’esterno,
e iniziò a battere alla parete, a volte più forte, a volte più piano, con
alcune pause, apparentemente a casaccio. Ma lui non faceva mai nulla per caso.
Coraggio!
Puoi sentirmi. Devi sentirmi! Non sarò solo io ad avere un buon
udito, no?
Sei
o no un eroe, Pikappa? E allora vieni, sono, anzi, siamo
qui a fare le principessine in pericolo! Tirarci fuori di qui è più un lavoro
per te, che non per me!
Spero
soltanto che tu non abbia solo la giubba da marinaio…
o almeno che qualcUno ti dia una mano…
Pikappa
risaliva le scale lentamente, permettendo agli evroniani
debilitati dalla lunga prigionia e dal digiuno forzato di fare gli scalini con
i loro tempi. Non gli avrebbe mai proposto di aiutarli, nonostante fossero
davvero malmessi; come minimo gli avrebbero sputato in un occhio a quella
proposta. Sempre che ce l’avessero, la saliva…
«
Non guardarmi…anf…
con quell’aria pietosa, Pikappa…anf… ho ucciso per molto meno…anf… »
Il
papero sbuffò: « Risparmia il fiato per salire, che ne hai bisogno! »
«
Hihi!!! »
Il
generale ansimò profondamente: « Piantala…anf… almeno ora… anf…mostra…anf… un po’ della dignità…anf…evroniana…anf… »
L’evroniano con il cervello fuso non rispose, ma Pikappa notò
che stava facendo una bella linguaccia al suo superiore. Per sua fortuna era
girato, altrimenti probabilmente sarebbe stato ucciso senza troppi complimenti
per insubordinazione.
Il
papero nel frattempo aveva raggiunto la cima delle scale e incrociò le braccia
nell’attesa che i suoi strani compagni lo raggiungessero.
«
Vediamo se ho capito bene… volevate coolflamizzare John Sharkfish per
avere uno schiavo negli ambienti legali terrestri, ma durante lo scontro l’uomo
è riuscito ad aggrapparsi al serbatoio dell’evrogundel…genialoide
là dietro… »
Il
generale era riuscito faticosamente ad arrivare in cima alle scale, e rispose
all’eroe ansimando per lo sforzo: « …
anf…quello…anf…
dove conserviamo…anf…
le emozioni negative di cui non…anf… possiamo nutrirci…anf… e le ha…anf… assorbite involontariamente…anf…»
Pikappa
ragionò velocemente: « E quindi il nostro amico si è praticamente fatto una
sniffata concentrata di cattiveria e rabbia ed è diventato così…
»
«
Riassunto delle precedenti puntate di
Patemi: mentre i nostri eroi hanno incontrato gli allievi, pardon,
alieni nella giungla… »
Pikappa
si grattò la testa: « Ma ha imparato tutta la cassetta a memoria? »
Il
generale annuì disperato: « Purtroppo…anf… e non fa altro che ripeterla…anf…»
Il
papero rifletté ad alta voce: « E perché lui non ha il fiatone? »
L’evroniano lo ignorò e tirò fuori un paio di oggetti: « Per
tornare al discorso di prima, sono riuscito a nascondere prima che venissimo catturati…anf…il comunicatore d’emergenza, che però può
inviare solo un messaggio ogni due settimane a causa…anf…della batteria quasi scarica, e il serbatoio dell’evrogun…anf…»
«
Capisco… ecco perché qualcUno
mi ha detto che se il pelato mi avesse sparato ci saremmo coolflamizzati
in due! »
Una
lucetta sull’Extransformer s’accese all’improvviso: «
Socio, mi senti? »
«
Uno! Finalmente! Non sai quante cose ti sei perso! Ho trovato due evroniani imprigionati e… »
L’I.A. tagliò corto: « Me lo racconterai dopo! Abbiamo
un’emergenza! »
«
Più di due evroniani a piede libero? »
Per
tutta risposta Uno gli trasmise una serie di picchiettii irregolari.
«
Uno? Stai di nuovo perdendo il segnale? »
Pikappa
non poteva vederlo, ma dal tono della risposta immaginò senza troppa difficoltà
quale espressione potesse avere l’ologramma verde: « Mai sentito parlare di alfabeto morse? »
«
Non è quello che… aspetta, Uno, fammelo risentire!
Una volta lo sapevo, vediamo se riesco a… »
«
Faccio prima a tradurtelo direttamente io! »
«
Bene, e allora? »
«
Noi puffi siam
così, noi siamo tutti blu, pesiamo su per giù… »
«
E BASTA CON QUESTE INTERFERENZE TELEVISIVE!!! È IMPORTANTE!!! MA QUESTO
EVRONIANO NON HA UN TELECOMANDO PER SPEGNERLO??? »
Il
generale, che finalmente aveva smesso d’ansimare, sospirò: « Non so cosa sia un
teleordino,
ma per spegnerlo il metodo migliore è questo! »
Con
un’insospettata energia, l’alieno tirò un pugnò in testa al collega.
Pikappa
alzò gli occhi al cielo: « Scusa, Uno, abbiamo qualche piccolo problema
tecnico, come puoi sentire… dicevi? »
«
Che la traduzione del messaggio è: “Sono prigioniero con me c’è Richard sto bene
ma non so dove mi trovo e non riesco a uscire solo con il batticarne…”
»
Il
papero sbiancò: « Batticarne? Non sarà… »
Paperinik
si mise una mano sugli occhi, mordendosi un angolo del becco. Ma che razza di
supereroe era? Si faceva rapire gli amici proprio sotto il naso! E ora Topolino
si trovava indifeso nelle mani di un uomo totalmente fuori di testa!
«
Inutile piangere sul latte versato, eroe! Se non ti dai da fare non riuscirai a
liberarlo! »
Pikappa
si riprese: « Giusto! »
«
Veniamo con te, dobbiamo riprenderci ciò che è nostro! »
«
Stai parlando dell’evrogun o di John Sharkfish? »
Il
generale sospirò. Avrebbe voluto in effetti riprendersi entrambi, ma nelle sue
condizioni aveva decisamente bisogno di aiuto.
«
Solo dell’evrogun, terrestre…
»
«
Se ve la riportassi indietro io alla fine di tutta questa storia? »
Il
generale strinse un pugno: « Devo fargliela pagare per queste due settimane di
tortura psicologica! »
«
Allora, Giorgio, hai rifiutato l’offerta
del Dottore… per 500.000 euro, vuoi aprire il pacco
della Lombardia o quello della Valle… »
Pikappa
e il generale gridarono in coro: « E PIANTALA!!! »
Topolino
si sedette a terra. Aveva ripetuto il messaggio sette volte, aveva decisamente
bisogno di una pausa.
Mi
avranno sentito… sì, mi avranno sentito…devono avermi sentito… devi crederci, Topolino!
«
Oh, finalmente un po’ di silenzio! Credevo di aver catturato un picchio, invece
che un topo! »
Topolino
alzò la testa. Da una porta perfettamente mimetizzata con la parete, che prima
non aveva notato, era uscito un volto che non aveva mai visto di persona, ma
che aveva imparato a conoscere dalle fotografie.
Sorrise
ironicamente: « Piacere di conoscervi, signor Sharkfish!
Mi perdonerete se non vi do la mano, il cloroformio di cui prima mi avete fatto
gentile omaggio mi lascia ancora un po’ intontito… »
L’uomo
sogghignò: « State prendendo lezioni d’ironia dal vostro amico? »
Topolino
tornò serio: « Cosa volete da me? »
«
Semplicemente che smettiate di mettere il naso dove non dovete! Questa è
l’occasione più grande della mia vita, non me la rovineranno un topolino e un
paperotto fuori sede! »
«
Cosa vi è successo? Cosa vi ha fatto addirittura aggredire vostro fratello? »
Sharkfish girò le spalle: « Non lo so… mi andava e basta! »
«
Questo non siete voi. È successo qualcosa che… »
«
BASTA!!! »
L’uomo
in un batter d’occhio aveva afferrato Topolino per il bavero, alzandolo da
terra di un bel po’.
«
Basta… non voglio più sentire altro…
non so come o perché, so solo che ho una profonda rabbia che mi rode dentro… e che se continui a parlare a sproposito la
sfogherò su di te! »
Topolino
rabbrividì. Gli occhi dell’uomo che aveva di fronte erano piccoli e penetranti,
con un espressione quasi indemoniata. In quell’istante fu certo che quegli
occhi avrebbero tormentato i suoi incubi negli anni a venire.
«
EHI!!! »
Un
colpo di Extransformer allontanò Sharkfish da
Topolino. In pochi secondi Pikappa era di fronte all’amico, pronto a
proteggerlo.
«
Scusa il ritardo… »
Topolino
ridacchiò: « Di nulla, ormai ho imparato che gli eroi fanno solo entrate
spettacolari per contratto! »
«
Peggio per voi! »
John
tirò fuori l’evrogun, puntandola direttamente verso
testa di Topolino.
«
QUELLA È MIA!!! »
Il
generale evroniano buttò a terra l’avvocato,
continuando a gridare come un forsennato: « Posa le tue zozze mani da quell’evrogun, scarto di yiostly! »
Topolino
sbarrò gli occhi, mentre un altro paperoide viola
entrava tranquillo e beato.
«
Boni, boni, state boni, questo è il Maurizio Costanzo Show, non un incontro
di boxe… »
Pikappa
si grattò la testa: « Devo ancora capire se ci è o ci fa…
»
Topolino
indicò un po’ sconvolto l’ultimo arrivato: « Non dirmi che quello è… »
Paperinik
si voltò perplesso, per poi scoppiare a ridere. Quanto aveva aspettato quella
faccia?
Una
lucina verde sullo scudo di Pikappa s’illuminò.
«
Scusate se interrompo, ma sarebbe il momento di attuare il piano…
»
Pikappa
guardò storto Uno: « Quale piano? »
Topolino
gli fece l’occhiolino: « Sai, non solo i supereroi amano le entrate in scena spettacolari… »
E,
approfittando dell’occasione unica della distrazione offertagli dall’alieno,
prese qualcosa dallo scudo dell’amico e lo puntò verso il soffitto.
«
… ammira quelle che possono fare i detective privati! »
Ed eccoci
qui, signori! Questa non ve l’aspettavate, eh? Almeno spero…
troppo facile dare sempre e solo la colpa agli evroniani!
Mentre scrivevo questo capitolo ho avuto un paio d’idee nuove per altre due
storie a tema Pk… che inizierò a scrivere fra breve,
visto che il prossimo è l’ultimo capitolo…
Come sempre
ringrazio Jan Itor 19 e Crybaby
per i commenti e tutti quelli che seguono la storia (nel prossimo li ringrazierò
uno per uno come si deve!)
Capitolo 10 *** Colpi in testa, addii e arrivederci ***
Colpi in testa, addii e
arrivederci
Uno
fece partire dall’Extrasformer un raggio che fece un
buco nel soffitto, sufficiente per far sparare a Topolino un razzo di
segnalazione rosso, che si espanse in cielo come un fuoco d’artificio. Il
detective sorrise soddisfatto.
Paperinik
guardò sconvolto il suo scudo: « E quello da dove spunta fuori? »
«
Era lì da un po’. Uno mi spiegato dove incastrarlo senza che tu potessi
notarlo. »
«
E quando avreste avuto il tempo di fare tutto questo? »
Topolino
sorrise: « Prima, in ufficio, mentre io e Uno preparavamo il piano e tu te la
dormivi della grossa sulla poltrona! »
Il
papero arrossì violentemente: « Lavoro solo di notte, io, è normale che di
giorno possa venirmi un po’ di sonnolenza… ma a chi
hai segnalato? »
«
Oh, solo a un gruppo di amici che ogni tanto mi tira fuori dai guai senza fare
troppe domande… »
«
ALL’ATTACCO!!! »
Pikappa
si voltò e vide entrare dalla porta il più strampalato gruppo di persone che
avesse mai visto, guidati da un uomo molto robusto dotato di una minacciosa
stampella.
Topolino
gli diede una gomitata: « Little Caesar odia che gli
si attenti alla clientela, soprattutto quella più affezionata…
ne ha talmente poca… »
«
Ma… le guardie? »
Little
Caesar diede al supereroe una stampellata
che lo stese a terra: « Ci abbiamo già pensato… non
saranno due uomini in più o in meno a spaventarci! »
Paperino
sbarrò gli occhi: ecco perché nel tragitto non avevano incontrato nessuno!
«
L’unico ad averci dato qualche fastidio è stato un tizio pelato con un
tatuaggio, ma abbiamo messo fuori combattimento anche lui…
»
Pikappa
tirò un sospiro di sollievo, poi si rivolse a Topolino: « E perché non me l’hai
detto? »
«
Perché ero certo che Sharkfish avrebbe controllato i
nostri movimenti, e se fossimo stati sufficientemente convincenti, c’erano
buone probabilità che avrebbe ignorato gli altri, soprattutto se entravano un
po’ per volta. E comunque ci conviene muoverci, abbiamo poco tempo! Dubito che Clayton ignori quel razzo sparato dal centro di Anderville… e se mi trova qui sono dolori! »
«
Ah, bè… ma dopo io e te dobbiamo farci una chiacchierata… »
Nel
frattempo il generale evroniano era finalmente
riuscito a riprendersi la sua arma e la puntò contro l’avvocato. Pikappa
scattò.
«
NO! »
Il
colpo andò a vuoto.
«
Sei impazzito? Avevamo un patto! Solo la evrogun! »
L’alieno
sorrise: « Volete che smetta di comportarsi come un pazzo assassino? Coolflamizzarlo è il metodo più veloce! »
«
Ci dev’essere un altro modo…
a proposito, dov’è? »
«
Fermi tutti o gli sparo! »
Tutti
si voltarono verso l’avvocato. Aveva in mano una normale pistola e la stava
puntando alla tempia dell’ostaggio più inoffensivo che era riuscito a trovare.
Il
generale evroniano si sbattè
una mano sulla fronte: « Ora si fa persino prendere come ostaggio, quella
sottospecie di yiostly… ma quando torniamo su Evron, altro che corte marziale, lo strozzo io con le mie
mani! »
L’evroniano viola si guardò intorno, sorpreso da tanta
attenzione nei suoi confronti: « Allora,
tolgo la busta? Sì, Maria, toglila… »
Pikappa
si morse il becco.
Topolino
aveva fatto finta di niente fin dall’inizio, e continuò ad ignorarlo anche in
quel frangente. Era il suo asso nella manica.
Avanti… è il momento!
E,
quasi come se gli avesse letto nel pensiero, Richard Sharkfish
si alzò, sgattaiolò alle spalle del fratello e cercò d’immobilizzarlo.
«
Tu? »
«
È ora di smetterla con questa follia, John! »
Topolino,
nel suo intimo, esultò.
Mi
ero accorto che si era svegliato già mentre trasmettevo il messaggio, e gli avevo
detto di fingersi ancora sedato in eventualità di mosse come questa… per fortuna Richard è un bravo attore, oltre che un
genio!
«
Gallo goduto dice un minuto! Chi vincerà
oggi la sfida, il pomodoro rosso o il peperone verde? »
La
lotta fra i due fratelli sembrava non avere un vincitore. La pistola rimaneva
in alto, ancora nelle mani dell’avvocato, ma senza che avesse la possibilità di
abbassarla. L’evroniano era troppo preso
dall’imitazione della Clerici per andarsene da solo, così Pikappa lo andò a
prendere per la manina come i bambini piccoli per riportarlo docilmente dal suo
generale, ma senza mai perdere di vista lo scontro fra i due fratelli. Cercava
il momento giusto per intervenire senza mettere a rischio l’inventore.
Improvvisamente
un oggetto volò per la stanza, buttando a terra la pistola. Pikappa si buttò a
terra per recuperarla mentre Topolino e i suoi amici del bar immobilizzarono
l’avvocato. Solo una persona rimase da parte, appoggiata al muro per non
cadere.
«
Non sottovalutate le stampelle… soprattutto se è
Little Caesar a impugnarle! »
Topolino
sospirò: « È finita! »
Paperinik
scosse la testa: « Non ancora. È rimasto il problema più grosso da risolvere. »
Il
suo sguardo si posò su John Sharkfish, immobilizzato.
«
Che ne facciamo di lui? »
Il
detective rispose: « Ovvio, lo lasciamo alla polizia! »
«
Non è così semplice. È diventato così a causa degli effetti di quell’arma evroniana. Qui non c’è un vero colpevole. Alla fine, siamo
tutte vittime, l’uno dell’altro… »
Il
generale fece un passo avanti: « Te l’ho detto, Pikappa, io ho una soluzione
semplice e immediata… »
«
No! »
Il
papero puntò l’Extransformer contro l’evroniano: «
No. Non ho mai fatto coolflamizzare un terrestre
senza reagire. Non perderò le buone vecchie abitudini ora. Ci dev’essere un altro modo! »
«
Dalle analisi e dagli schemi a mia disposizione, dovrebbe essere sufficiente
stimolare con decisione e nell’esatto ordine il lobo frontale, quello
occipitale, quello temporale e il parietale, concludendolo con l’amigdala. »
«
In linguaggio umano? »
«
E il Mignolo col prof, prof, prof, prof… »
Uno
sospirò all’ennesima interruzione televisiva: « Bisogna colpirlo in testa
nell’ordine che ho detto. »
Paperino
fece una smorfia: « Andiamo bene… sei sicuro che in
un cervello ci sia tutta quella roba? »
Sharkfish protestò ancora, incurante di tutto e
tutti: « Non mi arrenderò mai! Non mi farò fermare da un papero vestito come
fosse carnevale e da un topo con due orecchie che sembrano i coperchi del
bidone dell’immondizia! »
Tutti,
ad esclusione dei due evroniani, sbarrarono gli
occhi. Qualcuno si portò la mano alla bocca, Paperino la mise sugli occhi.
Senza saperlo, l’avvocato aveva appena firmato la sua condanna.
Topolino
divenne prima tutto rosso, poi tornò del suo colorito normale, ma con uno
strano sorrisetto sul volto.
«
Ti dispiace, Pikappa, se faccio gli onori di casa? »
«
Ehm… prego! »
Tutti
si voltarono, perché nessuno aveva il coraggio di guardare cosa sarebbe
accaduto di lì a poco. Pikappa intravide solo Topolino afferrare il batticarne
che aveva alla cintura. Pregò solo che l’amico avesse buona memoria e una
conoscenza migliore della sua dell’anatomia umana.
Mentre
alle loro spalle si scatenava l’inferno della furia di un topo detective
toccato nel suo punto vivo, il papero, l’inventore e l’allegra combriccola del
bar si dedicarono a una vivace conversazione sul tempo atmosferico, cercando
d’ignorare le grida e i rumori violenti dietro di loro. Solo quando Topolino
tornò togliendosi la polvere dalle mani con aria evidentemente soddisfatta,
qualcuno s’arrischiò a guardare l’accaduto.
Il
batticarne giaceva a terra, a fianco di Sharkfish,
dall’aria decisamente confusa, assistito dal fratello.
«
Ma cosa… Richard, dove siamo? »
«
Bentornato, John. »
L’inventore
abbracciò il fratello, stranito. Topolino sorrise, poi si avvicinò a Pikappa.
«
Nella foga mi è partito un colpo anche al tuo amico viola…
forse dovrei andare a scusarmi… è che quando mi
toccano le orecchie perdo la testa… »
Il
papero gli mise una mano sulla spalla e andò a saggiare le condizione dell’evroniano.
«
La testa…generale… »
Il
generale nero lo guardò sconvolto: « È la prima volta in due settimane che non
mi parli citando quella maledetta macchina terrestre! Sia gloria a Evron, forse le mie orecchie avranno un po’ di pace! »
«
Generale…perché
tua mamma è qui! »
Paperinik
sospirò: « Sì, carramba che sorpresa! »
Il
soldato scosse la testa: « Perdonatemi, mio generale, va e viene…
»
L’eroe
sorrise: « Pare che il nostro amico avrà ancora qualche problema d’interferenza
con l’antenna, ma penso che migliorerà pian piano… »
Il
generale alzò gli occhi al cielo, a metà fra il sollevato e l’esasperato.
Pikappa
gli chiese ancora: « In tutta questa storia, non mi avete ancora detto i vostri
nomi… »
Il
soldato fece per rispondere, ma il generale gli tappò la bocca: « Scordatelo,
Pikappa! I nostri nomi non imbratteranno la gloriosa storia di Evron con l’ignominia della prigionia e della tortura da
parte di un popolo inferiore! »
Il
papero alzò le mani in segno di resa: « Ok, ok, come volete! Tornate su Evron? »
«
Sì… per questa volta non coolflamizzeremo
i presenti. Consideralo un ringraziamento per te, che hai aperto la porta… e per il topo là in fondo, che mi ha liberato da questa
tortura psicologica… »
«
Matti, siamo tutti matti, urliamo, c’insultiamo,
dal terrore siamo afflitti…ops,
di nuovo! »
Il
generale sospirò: « …oquasi…
»
Pikappa
sorrise, divertito dall’azzeccatissima sigla di Ciao
Darwin: « Ci rivedremo? »
«
Chissà… »
I
due evroniani sparirono e Pikappa non li fermò,
almeno per una volta. La loro punizione l’avevano già avuta, e non era escluso
che non ne avrebbero avuta un’altra tornando al loro pianeta madre.
Una
sirena si udì in lontananza e si scatenò un fuggi fuggi
generale.
«
La polizia! »
Anche
Topolino impallidì: « Oh no! Se Clayton mi trova qui… »
«
Non lo farà. Tieniti forte, ce ne andiamo! »
L’eroe
prese l’amico e attivò la modalità di volo dell’Extransformer, mentre l’urlo di
terrore del detective preso alla sprovvista si confondeva con le sirene delle
volanti.
«
Ma cos’è successo, Richard? Continuo a non capire… »
«
Te lo spiegherò con calma, John… abbiamo un po’ di
cose da sistemare… »
«
E così te ne vai? »
«
Il mio lavoro qui è finito. Paperopoli mi aspetta. »
«
Mi attende anche Topolinia, ma purtroppo mi toccherà
rimanere qui ad Anderville ancora per un po’… »
«
Non sono preoccupato. Ho visto cosa sei in grado di fare con un batticarne… »
Topolino
rise.
«
Sicuro che non vuoi che ti accompagni alla stazione? »
«
Non posso mica salire sul treno conciato così! Devo rimettermi i miei abiti
civili e tu non puoi vederli. »
«
E se io avessi… »
Pikappa
mise un dito sulla bocca di Topolino: « Non dirlo. Ti prego, non dirmelo. Ci
sono persone che hanno scoperto il volto che si nasconde sotto questa maschera.
A tutte, tutte, nessuna esclusa, anche a quelle che amo di più, soprattutto a loro, ho dovuto cancellare
la memoria con delle caramelle apposite. Ti prego, non costringermi a usarle
anche con te. »
Topolino
lo guardò sorpreso, ma poi annuì: « Mi dispiacerebbe molto dimenticare questa
stramba avventura con te. »
Pikappa
sorrise.
«
Anche se continuo a pensare che quelli non fossero alieni, ma attori cinematografici
ben truccati! »
«
Ehi! »
«
In fondo non hanno fatto niente di eccezionale, e di aspetto non erano poi così
diversi da dei paperi terrestri… »
Il
detective fece un occhiolino e Pikappa rise.
«
Testardo come sempre, eh? »
Topolino
sorrise: « Fai buon viaggio. E salutami Uno! »
L’eroe
mascherato raccolse la valigia e s’avviò verso la stazione: « Oh, è probabile
che lo risentirai ancora, di solito si tiene in contatto con le persone che gli
sono simpatiche… e tu gli stai davvero molto in
simpatia! »
Il
topo lo salutò ancora con la mano, con un crescente senso di tristezza che lo
prendeva alla gola.
Paperino,
vestito di nuovo con la sua solita blusa, si accomodò, di nuovo solo, in uno
scomparto. La sua valigia ultimo modello lampeggiò di verde.
«
Dai, socio, su con la vita! Il mistero è risolto e stai per tornare a casa, dai
tuoi nipoti, dalla tua fidanzata, dal tuo zione con
la sua infinita lista di debiti e dalle mie frittelle! »
Il
papero sorrise: « Mi dispiace un po’ lasciarlo qui, nei guai…
»
«
Se la caverà, è un tipo in gamba. »
«
Lo so. »
«
A proposito, se vuoi ancora salutarlo è sulla banchina della stazione! »
«
COSA? »
«
Difficile non notarlo dalle telecamere di sorveglianza con quelle orecchie… »
Paperino
stava istintivamente per affacciarsi dal finestrino, ma ebbe ancora la
prontezza d’indossare almeno la mascherina. Topolino in effetti era lì, a
salutarlo con la mano, mentre sotto braccio teneva un giornale che prima non
aveva.
Paperinik
sorrise: « Quando tornerai a Topolinia ti verrò a trovare!
Non è un addio! »
Il
treno si mise in moto, mentre il detective privato continuava a salutare con la
mano. Paperino non gli staccò gli occhi di dosso finché gli fu possibile, poi
richiuse il finestrino e si tolse la mascherina. Sperò che in lontananza non si
fossero visti i suoi occhi lucidi. Un supereroe non poteva piangere in
pubblico.
Con
la voce leggermente incrinata, si rivolse ancora a Uno: « Comunque, tu e
Topolino me l’avete proprio fatta, eh? Non sapevo di questo comparto segreto
all’interno dello scudo… »
«
Lo so, non hai mai letto le istruzioni! »
Paperino
sorrise e Uno continuò: « E comunque il piano si è svolto alla perfezione… »
«
Perché, cosa prevedeva? »
«
Di usare il razzo non appena fossero apparsi gli evroniani.
»
«
Eh? Ma se Topolino non ci credeva… »
Paperino
sbarrò gli occhi e si sbatté una mano sulla fronte, immaginando il sorrisino
soddisfatto di Uno alla DucklairTower:
« Me l’ha fatta ancora una volta! »
Oh,
lo so bene che non è un addio…
Sì,
aveva voluto salutarlo ancora una volta prima di lasciarlo andare. Nonostante
le assurde avventure che aveva vissuto con lui, era un pezzo di normalità che
se ne andava, lasciandolo solo con i suoi guai andervilliani.
Ne aveva avuta la prova quando aveva visto salire sul treno un piccolo papero
con una blusa alla marinara e un cappello blu con la fettuccia nera che ormai
aveva imparato a conoscere bene.
Si
avviò stringendo sottobraccio il giornale che aveva comprato all’edicola della
stazione. C’era un articolo dove l’avvocato John Sharkfish
si scusava con la popolazione di Anderville per i
guai che aveva combinato. L’articolo spiegava che un gruppo di malviventi non
ulteriormente specificato aveva rapito suo fratello e l’aveva costretto a
stringere rapporti con la mala e a candidarsi sindaco sotto ricatto.
Ovviamente, ora che la polizia aveva liberato Richard, aveva immediatamente
provveduto a ritirare la sua candidatura e a riprendere il suo solito lavoro in
magistratura. Una storia talmente assurda da poter essere vera in una città come
Anderville.
Topolino
immaginò la faccia di Clayton quando aveva dovuto
interrogare i due fratelli. Dovevano essere stati abbastanza convincenti, o
almeno dovevano aver evitato in ogni modo di coinvolgerlo, visto che
l’ispettore non era ancora venuto a cercarlo come al solito. Probabilmente per
questa volta se l’era cavata, Clayton sicuramente
aveva fiutato qualcosa, ma senza prove non poteva accusarlo di nulla, almeno
per questa volta. E per evitare ogni sospetto nel pomeriggio si sarebbe recato
in commissariato a richiedere il famoso permesso per tornare a Topolinia.
Topolino
si risollevò dai suoi pensieri. Era praticamente arrivato al Little Caesar. Come al solito i suoi amici l’avevano aiutato senza
chiedere nulla. D’accordo, aveva dovuto far passare i due alieni come attori
cinematografici, ma per il resto era filato tutto liscio. Anche se ora gli
sarebbe costato offrire la colazione a tutti.
Il
detective alzò lo sguardo verso il cielo terso, azzurro, sereno. Una parte di
lui si chiese se avrebbe ancora rivisto quegli strani evroniani,
soprattutto quello a cui aveva tirato una martellata in testa. Ridacchiò.
Dopotutto Akima aveva avuto ragione ancora una volta,
aveva risolto il mistero (anche se non come aveva immaginato) e Pikappa era
tornato a casa, dai suoi soliti guai.
Arrivederci,
Paperino… magari in un’occasione più tranquilla, eh?
E
varcò la porta del locale, preparandosi ad essere subissato di domande alle
quali non avrebbe risposto.
«
Tranquillo, Paperino impiegherà ancora un po’ di ore di treno prima di tornare
a casa… »
«
Allora, Uno, cosa mi racconti questa volta? »
L’ologramma
verde sorrise: « Che ne dici di una grande avventura, dove il nostro eroe si
ritrovò ad allearsi con l’ultima persona che avrebbe immaginato d’incontrare? »
Il
paperotto si accomodò sulla poltrona, pronto ad ascoltare.
«
Era una giornata fredda, ad Anderville, quando
Paperino scese dal treno… »
… e dato
che questa storia l’abbiamo già sentita, direi di chiudere qui! Spero che vi
sia piaciuto anche il finale di questo strambo cross-over! Tranquillizzo chi
non avesse capito il finale, è solo un piccolo aggancio alla mia fanfic precedente, ma non toglie né aggiunge nulla a ciò
che avete letto.
Come sempre,
devo fare un po’ di ringraziamenti, stavolta un po’ più approfonditi. Ringrazio
dunque:
·Tutti quelli che hanno letto;
·Tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite, ovvero: Crybaby, darkroxas92, Fipsi, Jan Itor 19, mari23, MildeAmasoj e Nigthrun;
·Tutti coloro che hanno commentato, ovvero: Evose,
Jan Itor 19, Nigthrun, Crybaby e darkroxas92.
Prossimi
progetti riguardanti Pk? Due già in cantiere, e di
cui di entrambi ho già scritto l’inizio: nel primo Uno e Paperino saranno
vittime di un curioso imprevisto che indubbiamente li aiuterà a capirsi di più… ma che li caccerà anche in un mucchio di guai; nella
seconda avventura, ambientata nel futuro, il Razziatore e OdinEidolon si ritroveranno alleati per capire chi ha
potuto sconfiggere la micro contrazione per lasciare a casa nel nostro crono
rapinatore preferito un souvenir dell’Antica Roma… e
per rubare la cosa più preziosa che possiede, e che potrebbe sconvolgere il
tempo stesso! Vi ho incuriositi? Spero proprio di sì, e spero di rivedervi
tutti nelle prossime storie! Alla prossima!