figlia della tempesta.

di athena from olympus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo due. ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***



Capitolo 1
*** capitolo uno. ***


 

- Corri Fulmine, più veloce! Più veloce! - urlò Jess in sella all'animale che  nitrì e aumentò la sua corsa alzando il terreno.
Fulmine era un puledro dal pelo nero corvino, un cavallo possente dalle grandi capacità agonistiche. 
Segni particolari? Era selvaggio, non lasciava domarsi da nessuno tranne che da Jessica, l'unica persona in grado di avvicinarsi, di accarezzarlo e che si prendeva cura di lui.
Avevano un rapporto speciale, erano.. sì, erano amici.
Migliori amici.
Fulmine saltò un ostacolo e atterrò splendidamente. 
- Ottimo percorso, questa volta siete stati più veloci di un millesimo! - esclamò Max, cugino di Jessica.
Sedeva su dei cubi di fieno e teneva in mano un cronometro, la faccia era sporca di terreno, lo stesso che il cavallo poco prima aveva alzato correndo. 
La ragazza saltò giù e accarezzò il puledro.
- Un millesimo? Ma è un ottimo risultato! Hai sentito Fulmine, stiamo migliorando sempre più! - si entusiasmò.
- Palla di fieno, vieni dentro, è quasi buio e mamma sta cucinando, fra poco sarà pronto! - le raccomandò Max.
- Smettila di chiamarmi 'palla di fieno' - lo spintonò e quasi non cadde nel fango.
- Palla di fieno, Palla di fieno! Quanti anni avevi quando rotolasti giù dalla valle come una Palla di fieno? - la canzonò. 
- Avevo sette anni, non pensi sia passato un bel po' di tempo? - 
- No, ahaha, comunque, vieni dentro che poi mamma si arrabbia se facciamo tardi -
- Ok, riporto Fulmine in stalla e vengo -
**
Calò la sera e la notte trascinò con se il maltempo, fulmini, tuoni, lampi e pioggia, tanta pioggia.
Il genere di panorama che Jess preferiva.
Il pollo di zia Katy era buonissimo, ma l'aveva riempita completamente e si sentiva pesante come una botte.
S'infilò sotto le coperte, credeva che il suo letto fosse il posto più sicuro al mondo, afferrò il libro dal comodino ed iniziò a leggere.
Circa un paio d'ore dopo, Max bussò alla sua porta per darle la buonanotte. 
Era molto affettuoso con lei, la considerava sua sorella, anche se in realtà erano cugini. Si sentiva molto responsabile di Jessica, anche lui perché era maggiore di due anni.
- Jess, sei sicura di stare bene? Sai, c'è la tempesta e.. - 
- Max non preoccuparti, sto bene e solo perché quando.. quando è successa quella cosa c'era un temporale, non significa che io ne debba essere intimorita -
Max assunse una smorfia meno preoccupata e le scompigliò i capelli.
- Dormi bene, Palla di fieno! - 
Gli lanciò un cuscino in faccia.
- Prendilo come un 'buonanotte' - rise lei.
- Domani mi vendico! - l'avvertì uscendo dalla camera.
- Ti aspetto, allora! - 
Jess sorrise, voleva molto bene a suo cugino. 
Era.. sì, era il fratello che gli mancava, quello che aveva perso dodici anni fa.
**
Quella notte, non fu serena per Jessica.
Sognò il suo peggiore incubo.
Era solita non voler pensare alla sera in cui perse i genitori e suo fratello durante il giorno, ma quel ricordo se la lasciava vivere serenamente di giorno, la tormentava spesso la notte.
' Pioveva a dirotto, la pioggia rendeva scivoloso l'asfalto.
Tornavano da una fiera di cavalli.
I fulmini spezzavano il cielo in due, Jessica ne era attratta. 
Al suo fianco, c'era suo fratello Mick, nei sedili anteriori sedevano i suoi genitori.
Erano una famiglia allegra e serena. 
Dalla radio, risuonava All You Need Is Love dei Beatles, band preferita di suo padre.
La cantavano e ridevano, erano felici.
- Jess, perché hai smesso di cantare? - domandò papà Micheal.
- Papà papà, che cosa sono quelle? - chiese la piccola.
- Tesoro, sono stelle - rispose sua madre Lucy.
- E di che cosa sono fatte le stelle? - continuò a sua volta Mick.
- Le stelle sono di roccia ma la sapete una cosa? Si dice che quando qualcuno muore, il suo spirito si trasforma in una stella! - raccontò Micheal.
Jessica si entusiasmò.
Ricominciarono a cantare, ma all'improvviso un enorme Camion sfrecciò sull'asfalto, il conducente si era addormentato.
Travolse l'auto. '
La sveglia suonò e Jessica si alzò, all'improvviso, di soprassalto.
Tremava, tremava ogni volta che sognava la sera in cui morirono i suoi genitori e suo fratello, lei fu l'unica a sopravvivere, ' un miracolo, un dono del cielo ' disse una volta zia Katy.
Si alzò dal letto e scese in cucina per far colazione.
- Buongiorno! - le sorrise zio Carl.
Jess ricambiò.
La mattina non era mai di buon umore, quindi i suoi parenti non badarono al suo silenzio.
Dopo aver terminato la colazione, si lavò e si vestì.
Indossò un paio di pantaloncini di jeans, una camicia a quadri, gli stivali e il cappello da Cawboy, in tipico stile 'fattoria'. 
Ma lei era bellissima, anche se non sapeva di esserlo, e qualunque straccio avrebbe fatto risaltare il suo bellissimo viso.
Lego i lunghi capelli biondi in due trecce e lasciò liberi un paio di ciuffi ribelli.
Guardò la foto che attaccò tempo prima allo specchio, ritraeva lei, i suoi genitori e suo fratello.
I suoi occhi erano identici a quelli di suo padre, verdi e brillanti. 
Sorrise.
Le venne un groppo in gola, lo ricacciò giù e scese avviandosi verso la stalla.
Andava a trovare il suo amico Fulmine.

- Corri Fulmine, più veloce! Più veloce! - urlò Jess in sella all'animale che  nitrì e aumentò la sua corsa alzando il terreno.Fulmine era un puledro dal pelo nero corvino, un cavallo possente dalle grandi capacità agonistiche. Segni particolari? Era selvaggio, non lasciava domarsi da nessuno tranne che da Jessica, l'unica persona in grado di avvicinarsi, di accarezzarlo e che si prendeva cura di lui.Avevano un rapporto speciale, erano.. sì, erano amici.Migliori amici.Fulmine saltò un ostacolo e atterrò splendidamente. - Ottimo percorso, questa volta siete stati più veloci di un millesimo! - esclamò Max, cugino di Jessica.Sedeva su dei cubi di fieno e teneva in mano un cronometro, la faccia era sporca di terreno, lo stesso che il cavallo poco prima aveva alzato correndo. La ragazza saltò giù e accarezzò il puledro.- Un millesimo? Ma è un ottimo risultato! Hai sentito Fulmine, stiamo migliorando sempre più! - si entusiasmò.- Palla di fieno, vieni dentro, è quasi buio e mamma sta cucinando, fra poco sarà pronto! - le raccomandò Max.- Smettila di chiamarmi 'palla di fieno' - lo spintonò e quasi non cadde nel fango.- Palla di fieno, Palla di fieno! Quanti anni avevi quando rotolasti giù dalla valle come una Palla di fieno? - la canzonò. - Avevo sette anni, non pensi sia passato un bel po' di tempo? - - No, ahaha, comunque, vieni dentro che poi mamma si arrabbia se facciamo tardi- - Ok, riporto Fulmine in stalla e vengo -


                                                                                                  **


Calò la sera e la notte trascinò con se il maltempo, fulmini, tuoni, lampi e pioggia, tanta pioggia.Il genere di panorama che Jess preferiva.Il pollo di zia Katy era buonissimo, ma l'aveva riempita completamente e si sentiva pesante come una botte.S'infilò sotto le coperte, credeva che il suo letto fosse il posto più sicuro al mondo, afferrò il libro dal comodino ed iniziò a leggere.Circa un paio d'ore dopo, Max bussò alla sua porta per darle la buonanotte. Era molto affettuoso con lei, la considerava sua sorella, anche se in realtà erano cugini. Si sentiva molto responsabile di Jessica, anche lui perché era maggiore di due anni.- Jess, sei sicura di stare bene? Sai, c'è la tempesta e.. - - Max non preoccuparti, sto bene e solo perché quando.. quando è successa quella cosa c'era un temporale, non significa che io ne debba essere intimorita -Max assunse una smorfia meno preoccupata e le scompigliò i capelli.- Dormi bene, Palla di fieno! - Gli lanciò un cuscino in faccia.- Prendilo come un 'buonanotte' - rise lei.- Domani mi vendico! - l'avvertì uscendo dalla camera.- Ti aspetto, allora! - Jess sorrise, voleva molto bene a suo cugino. Era.. sì, era il fratello che gli mancava, quello che aveva perso dodici anni fa.


                                                                                                  **


Quella notte, non fu serena per Jessica.Sognò il suo peggiore incubo.Era solita non voler pensare alla sera in cui perse i genitori e suo fratello durante il giorno, ma quel ricordo se la lasciava vivere serenamente di giorno, la tormentava spesso la notte.


' Pioveva a dirotto, la pioggia rendeva scivoloso l'asfalto.Tornavano da una fiera di cavalli.I fulmini spezzavano il cielo in due, Jessica ne era attratta. Al suo fianco, c'era suo fratello Mick, nei sedili anteriori sedevano i suoi genitori.Erano una famiglia allegra e serena. Dalla radio, risuonava All You Need Is Love dei Beatles, band preferita di suo padre.La cantavano e ridevano, erano felici.- Jess, perché hai smesso di cantare? - domandò papà Micheal.- Papà papà, che cosa sono quelle? - chiese la piccola.- Tesoro, sono stelle - rispose sua madre Lucy.- E di che cosa sono fatte le stelle? - continuò a sua volta Mick.- Le stelle sono di roccia ma la sapete una cosa? Si dice che quando qualcuno muore, il suo spirito si trasforma in una stella! - raccontò Micheal.Jessica si entusiasmò.Ricominciarono a cantare, ma all'improvviso un enorme Camion sfrecciò sull'asfalto, il conducente si era addormentato.Travolse l'auto. '


                                                                                                  **


La sveglia suonò e Jessica si alzò, all'improvviso, di soprassalto.Tremava, tremava ogni volta che sognava la sera in cui morirono i suoi genitori e suo fratello, lei fu l'unica a sopravvivere, ' un miracolo, un dono del cielo ' disse una volta zia Katy.Si alzò dal letto e scese in cucina per far colazione.- Buongiorno! - le sorrise zio Carl.Jess ricambiò.La mattina non era mai di buon umore, quindi i suoi parenti non badarono al suo silenzio.Dopo aver terminato la colazione, si lavò e si vestì.Indossò un paio di pantaloncini di jeans, una camicia a quadri, gli stivali e il cappello da Cawboy, in tipico stile 'fattoria'. Ma lei era bellissima, anche se non sapeva di esserlo, e qualunque straccio avrebbe fatto risaltare il suo bellissimo viso.Lego i lunghi capelli biondi in due trecce e lasciò liberi un paio di ciuffi ribelli.Guardò la foto che attaccò tempo prima allo specchio, ritraeva lei, i suoi genitori e suo fratello.I suoi occhi erano identici a quelli di suo padre, verdi e brillanti. Sorrise.Le venne un groppo in gola, lo ricacciò giù e scese avviandosi verso la stalla. Andava a trovare il suo amico Fulmine.

 

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Capitolo 2
*** capitolo due. ***



Se per Jess era complicato spiegare le emozioni che provava cavalcando un qualsiasi cavallo, descrivere quelle che ogni volta le provocava correre con Fulmine era totalmente impossibile, non esistevano parole adeguate, che si avvicinavano, almeno in parte, alle sensazioni che percepiva.
Era un cavallo speciale, un po' come lei, e anche il loro incontro non fu da meno.
Jessica ricordava spesso la lontana mattina in cui degli spari e delle urla condussero lei e la sua famiglia ancora in pigiama nel cortile della loro casa.
Il puledro era inseguito da due uomini a cavallo, lo sceriffo Barton, uomo baffuto di mezza età e dal contadino Gladstone, uomo ben oltre la mezza età, mingherlino e ricoperto di rughe.
Fulmine si fermò vicino lo steccato e i due gli furono subito alle calcagna.
Lo zio Carl urlò loro il motivo dell'inseguimento e lo sceriffo raccontò che quel ' dannato cavallo ' ogni notte s'intrufolava nei campi di Gladstone pestandoglieli con i suoi pesanti zoccoli, se fossero riusciti ad acchiapparlo, l'avrebbero venduto a qualche fante proffessionista, data la sua visibile velocità, agilità e resistenza.
Ma da tempo ormai, tentevano invano di acciuffarlo, ma il suo essere selvaggio prevaleva sulla ' furbizia' dei due uomini, impossibile come acchiappare un fulmine.
Tanta di quelle furbizia che Barton canzonava, Jess non l'aveva mai notata, anzi, l'aveva sempre ritenuto un tipo stupido, ma era talmente concentrata sull'animale, da non rendersi conto dell'ultima ' perla di saggezza ' dello sceriffo. 
Anche il cavallo sembrava guardarla, scrutarla. I loro sguardi si incrociarono e in un'unica occhiata, si raccontarono la loro vita.
Ma quando Gladstone, sogghignando, provò a legare il cavallo, questi si rivoltò contro facendolo cadere dall'animale su cui lui era poggiato.
Zio Carl e Max corsero ad aiutare il contadino mentre lo sceriffo tentava di calmare i cavalli, il selvaggio e quello di Gladstone, con buffi e insensati movimenti. 
Jessica, allora, si avviò verso Fulmine, mentre Barton gli urlava di allontanarsi.
Non l'ascoltò e con grandi sforzi, riuscì ad accarezzarlo.
Contrariamente a ciò che pensava l'uomo, il cavallo si calmò, all'improvviso.
Da allora, dopo una lotta che continuava tutt'ora con entrambi i tizi, Fulmine, il cavallo selvaggio, era rimasto nella stalla di Jessica, divenendo il suo migliore amico.
Lei aveva bisogno di lui, come lui aveva bisogno di lei.


                                                                                                                                                                **

- Jess, mi ascolti cinque secondi ? - le urlò Max.
La ragazza sbuffò. - Non puoi parlarmi dopo? - 
Il ragazzo la suppliccò, tant'è che per non ascoltare più le sue lamentele, fermò Fulmine, mal volentieri.
Detestava essere disturbata quando lo cavalcava.
- Allora, che c'è? - 
- Devo chiederti un enorme favore - 
- Quale? Finire i tuoi compiti di geometria o di trigonometria prima che ricominci la scuola? - ridacchiò.
- No, sciocca, ho bisogno che tu vada a Sydney al posto mio domani mattina -
Jess si stupì.
- E perché? -
- Non posso andarci io, devo aiutare mio padre a sistemare la stalla e poi.. be' appunto, ho ancora i compiti da finire e.. -
- Occhei, ci vado io. -
- Grazie cugina! - Max le saltò addosso e la strinse forte stampandole un bacio sulla guancia.
- Sappi che mi devi un favore per questo! - protestò Jessica.
- Tutto quello che vuoi! - e le stampò l'ennesimo bacione, questa volta sulla fronte.
- La smetti di riempirmi della tua bavosa saliva? ahaha - 
- Non apprezzi i miei gesti d'affetto? Ah, occhei.. - Max mise il broncio, ovviamente fingendo.
Jess sapeva benissimo che era una delle tante ' rappresentazioni teatrali ' di suo cugino, per loro due era come un gioco.
Allora gli si arrampicò sulla schiena quasi fosse una scimmia e lo abbracciò forte.
Si volevano molto bene.
Dopo un po', Max tornò in casa e Jess tornò da Fulmine che intanto si aggirava il più lontano possibile dal ragazzo, ma la giusta distanza per ' controllare ' la ragazza.
- Hai visto Fulmine? Domani mattina non ci alleneremo - 
Il cavallo girò il muso, offeso.
- Ma dai, anche tu fai come Max? Voi maschi siete tutti uguali ahaha -
Gli accarezzò la criniera e lo sguardo fiero dell'animale si addolcì.

**

 

Detto fatto.
La mattina dopo, Jessica si avviò nel suo paese per prendere la metropolitana, così in pochi minuti sarebbe arrivata a Sydney.
Si recò dall'edicola vicino il negozio di antiquariato.
Ancora non capiva che ci facesse un negozio pieno di antiquaglie in un paese così piccolo.
Lo riteneva un po' inutile.
Dall'edicola del vecchio Ferdinand, acquistò due biglietti, andata e ritorno, per la grande città.
Percorse il tragitto fissando prevalentemente per terra, ogni tanto calciava qualche sassolino qua è la.
- Ehy, Jessica Barclay! - esclamò qualcuno.
Si voltò, era Dowson Barton, figlio dello sceriffo, probabilmente più stupido e più antipatico dello stesso padre.
Era al volante di una costosa auto e al suo fianco sedeva la sua ragazza, Jane, una bionda cotonata.
Dowson e Jane erano il ragazzo e la ragazza più cool del paese, i più popolari, i più invidiati e ovviamente, i più coinvolti nel gossip.
Entrambi non avevano chiaro il concetto di ' relazione ' ed erano insieme solo per dire ' Wow, la mia ragazza/o è il figo/figa de paese, devi rispettarmi  '.
Quindi, la maggior parte degli adolescenti pendevano dalle loro labbra, li idolavano e avrebbero pagato qualsiasi cifra pur di far parte della loro cerchia d'amici. 
Una delle poche persone nel paese a non poter soffrirli, era Jessica e Dowson di questo ne era infastidito, anche perché da sempre, dai tempi delle elementari, aveva una certa influenza per lei e quando lui dalla sua auto la chiamò provando ad attirare l'attenzione e da lei non ebbe altro che un'occhiataccia, si sorprese e contemporaneamente si alterò.
- Sei la solita, neanche un ' ciao ' al tuo vecchio amico d'infanzia? - continuò.
- In quale vita io e te siamo stati amici, Dowson? - scoppiò Jess.
- Siamo nervosette oggi? - sogghignò.
- Gira al largo - terminò senza neanche guardarlo.
- Allora, ci si vede - sorrise maligno, prima di rimettere in moto l'auto.
Jane la squadrò quasi schifata.
' Gente stupida, mi chiedo se hanno un cervello sotto quello strato di gelatina, lacca e tintura ' pensò riprendendo leggermente innervosita il suo percorso.

**

 

Arrivò a Sydney un quarto d'ora dopo, Jessica adorava quella città.
Era così grande, così vasta, così rumorosa.
Completamente diversa dalla fattoria degli zii. 
Racattò il foglio che le aveva consegnato lo zio Carl e lesse il contenuto.
Doveva acquistare  un particolare tipo di medicina per uno dei conigli. 
Conosceva la città, le risultò semplice orientarsi.
Prima di tornare a casa, si fermò in un piccolo bar a cui era molto legata.
Lì dentro erano conservati dei ricordi bellissimi.
Da piccola suo padre la portava spesso con suo fratello e acquistava loro un gelato.
Ogni volta che tornava a Sydney, quasi fosse una tradizione, entrava in quel bar e ne prendeva uno, lo stesso cono di cui da piccola era golosa, al cioccolato.
Uscì soddisfatta e si avviò verso la metropolitana per tornare a casa.

**

 

- Harry, sbrigati! - lo trascinò Zayn, ansimante.
I cinque ragazzi, immaginate un po' chi, scappavano da un branco di fans che probabilmente li avrebbero strappato i vestiti, che gli avrebbero strattonati. 
Soggiornavano a Sydney perché facevano parte di un nuovo programma televesivo e sarebbero rimasti in quella stupenda città per un paio di mesi.
Purtroppo, le directioners, li scovarono e quasi fossero un branco di lupi, inseguivano le loro prede da almeno una decina di minuti.
Correvano senza conoscere le direzioni, alla fine si sarebbero persi.
Niall ormai, non aveva più fiato, i ricci di Harry gli cascavano dinanzi gli occhi, Louis era del tutto ansimante, Zayn non riusciva a correre per via dei pantaloni che gli arrivavano quasi a terra. Liam era il meno stanco e il più allenato di loro cinque per via delle ore passate in palestra. 
- Niall, girati, ci sono ancora? - esclamò il riccioluto.
- No no, le abbiamo seminat.. NO NO, correte correte! Hanno preso una scorciatoia e ci stanno raggiungendo! - urlò con voce stridula per via del fiato che man mano si indeboliva.
- Svoltiamo l'angolo, magari è riusciamo a seminarle seriamente - consigliò Louis e i ragazzi seguirono il suo consiglio.
Il biondino però, continuò a correre con il capo voltato tentando di controllare le mosse delle 'predatrici' ma.. BOOM.
Si scontrò con qualcuno e si ritrovò per terra, e come se non bastasse, con la maglietta sporca di gelato al cioccolato.
Per un momento vide buio, poi alzò lo sguardo per capire con chi si fosse scontrato.
Rimase senza parole.
- Lo sai che quando cammini, anzi, nel tuo caso, quando corri dovresti guardare davanti e non dietro? - trillò irritata una ragazza bionda, con gli occhi verdi.
Non sembrava essere di quella città, ma l'accento era di Sydney, forse vagamente alterato.

**

 

Jessica era furiosa. Ma da quando la gente camminava senza guardare davanti?
ll ragazzo con cui si era scontrata, aveva un'aria familiare, ma in quel momento non diede peso a  quell'impressione, più che altro notò il suo gelato sulla maglietta di quel tipo che inoltre, non spiccicò parola.
- Il gatto ti ha mangiato la lingua? Potresti almeno rispondere - esplose e sul viso del biondino si espanse un lieve rossore.
Capì che si doveva sentire mortificato.
Intanto si avvicinarono altri quattro ragazzi, uno diverso sall'altro.
I loro tratti non erano tipici australiani, ma di una terra ben lontana di quell'enorme isola sperduta nel Pacifico.
- Ecco, ehm, hai la bocca sporca di cioccolato - spiccicò impacciato il ragazzo biondo, ancora per terra, indicandola.
Jessica si sentì sprofondare e alla  fine scoppiò a ridere.
Il pensiero di essersi infuriata  di aver aggredito quel poveraccio con dei baffi marroni di cioccolato, la portò a sentirsi un pagliaccio.
Probabilmente lo stesso pensiero vagò anche nella testa del ragazzo, tant'è che rise anche lui.
La sua risata, colpì Jess.
Era limpida, cristallina, allegra, di quelle che ti coinvolgono.
Lo aiutò ad alzarsi.
- Tu non sei di qua, vero? - chiese lei.
- No, ma neanche tu mi sembri di questa città - le rispose.
- Infatti abito vicino Sydney, ma io sono australiana mentre tu mi sembri.. -
- Irlandese
- Ecco, avevo immaginato che venissi da lontano! Comunque scusami per essermi arrabbiata.. -
- Non preoccuparti -
- E mi dispiace anche per la maglietta.. -
- Non fa niente, davvero -
Si sorrisero.
Lo stomaco di Jess si contorse, sembrava fosse invaso da.. farfalle.
Le sue ginocchia le sembravano improvvisamente deboli e sarebbe caduta da un momento all'altro.
Che le prendeva? Non si stava mica.. no, non era possibile.
Lei non si era mai innamorata di nessuno e l'unico amore che conosceva era per Fulmine.
Intanto, i quattro ragazzi, li osservavano frastornati, stupiti, sorpresi e soprattutto preoccupati. 
Il  ragazzo dai capelli ricci e ribelli, diede un'occhiata verso la strada e le fans li avevano quasi raggiunti.
- Ragazzi, mi dispiace interrompere questo grazioso momento, ma noi dobbiamo scappare!- esclamò trascinando il biondino.
- Ma Harry, aspetta - non lo lasciò finire di parlare.
- E' stato un piacere conoscerti ragazza.. ragazza Cowboy - sorrise un altro di loro, aveva dei fantastici occhi azzurri e dei capelli castani lisci.
- Ma perché andate via?- domandò sorpresa.
- Non capisci? Ci sono delle fans abbastanza aggressive che ci stanno per raggiungere e noi ci dobbiamo nascondere!- spiegò velocemente un altro di loro, dalla pelle ambrata e dallo sguardo sensuale, con una cresta nera.
- Fans? - chiese ancora più confusa. 
- Certo, non ci conosci? Noi siamo i One Direction, una band anglo-irlandese!- esclamò stupito il ragazzo dall'espressione dolce, con i capelli castani con un taglio che le ricordava Taylor Loutner. 
- Band? Non vi ho mai visti in vita mia - si mortificò.
Il ragazzo biondo assunse una smorfia. -E' stato un piacere incontrarti, ma noi dobbiamo scappare - aggiunse.
- Ciao!- la salutarono ricominciando a correre.
No, non poteva lasciarli vagare così per una città a loro sconosciuta.
Si sarebbero persi!
Li rincorse.
- Aspettate ragazzi, vi posso nascondere io, almeno per qualche ora!- urlò. 
I One Direction si voltarono.
- E dove? - esclamò il ragazzo dai ricci ribelli.
- A casa mia! Presto, seguitemi! - 
I cinque, senza farselo ripetere una volta in più, non esitarono ad ubbidirle cambiando strada, ma comunque dovevano correre.
- E com'è che ti chiami, ragazza Cowboy? - le sorrise il ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli castani.
- Jessica, Jessica Barclay, ma chiamatemi Jess - rispose, ricambiando il sorriso.





 

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


Jessica e i cinque ragazzi raggiunsero la metropolitana, ma li avrebbero notati.
Da quel che lei comprese, al suo fianco c'erano cinque super star di cui non sapeva assolutamente nulla, ma che si sentì in dovere di aiutare. Quindi, esporli dinanzi a tutta quella gente, non sarebbe stato d'aiuto. 
Li condusse al di fuori della metropolitana, avrebbero raggiunto il paese a piedi.
- Ragazzi, non posso portarvi in metropolitana, vi scoprirebbero.. dobbiamo camminare, ci state? - spiegò Jess.
I ragazzi la guardarono titubanti.
- A piedi? - ripetè il ragazzo con i capelli ricci.
- Sì è l'unica soluzione se volete evitare un altra mandria di fans inferocite.. -
- Va bene, cammineremo. - parlò a nome di loro cinque il tipo con il taglio alla 'Taylor Lautner'. 
Durante il tragitto, però, ebbero modo di conoscersi. 
Si chiamavano Niall, Harry, Liam, Louis e Zayn e si ricordò delle pagine dei diari delle sue compagne di classe tapezzati da loro foto. 
Le tornò in mente quella volta in cui per purissimo caso ascoltò una loro canzone, More Than This. Sì, le era piaciuta, ma non aveva mai approfondito e non si era mai informata su chi la cantasse. 
Camminarono per una mezz'ora abbondante, il tragitto da Sydney al piccolo paese di Jessica era privo di asfalto, quindi i giovani si imbrattarono le scarpe di terreno.
Zayn non fece altro che lamentarsi. ' Mi sto rovinando le Blazer nuove '. 
Louis lo prendeva in giro e Liam rideva. 
Harry parlò con Jessica a lungo, sembrarono intendersi. 
L'unico che non pronunciò una sola sillaba, fu Niall. 
Rimase zitto a lungo, ogni tanto contemplava la macchia del gelato sulla maglietta per poi spostare lo sguardo verso la ragazza. 
Non riusciva a spiegare cosa provasse per lei, emozioni indescrivibili. 
Che si stesse..innamorando di una sconosciuta? 
Amore? No, forse era troppo presto per parlare di un discorso serio come l'amore.
E poi, chissà se l'avrebbero mai più rivista questa Jessica. 
Infondo di lei conosceva solo il nome, eppure.. eppure non capiva cosa provasse.
E sopratutto non riusciva a comprendere perché Harry, da quando l'avevano conosciuta, non aveva fatto altro che rivolgerle la parola. 
All'improvviso, Jess e il riccioluto scoppiarono a ridere. 
Una fitta travolse l'irlandese. 
Ma che cosa gli prendeva? 
Che si trattasse di gelosia? 
Era geloso di una persona che conosceva da neanche un'ora? 
Doveva approfondire questa storia. 
** 
Jessica si trovava bene con quei cinque ragazzi. 
Le erano simpatici.
Harry la stava facendo ridere e le raccontò la loro storia, quella dei ' One Direction '. 
Ne rimase molto colpita e si ripromise di ascoltare tutte le loro canzoni. 
Louis, da quel che aveva capito, era il più grande di loro, ma si divertiva e burlava Zayn come se di anni ne avesse quindici. 
Zayn, appunto, era il più vanitoso. Di questo se n'era resa conto anche senza il suggerimento di Harry, però infondo le era simpatico. 
Poi c'era Liam, le trasmetteva una spiccata dolcezza. Era un ragazzo gentile, buono ed educato, quello che tutte le mamme desiderano. Jess pensò che Liam sarebbe stato il preferito di Zia Katy. 
E poi, infine, c'era Niall, l'irlandese. 
Secondo i racconti di Harry, il biondino era allegro e sorridente, ma in quel momento lui non dimostrò niente di tutto ciò che le raccontò.
Le sembrava che fosse presente solo fisicamente, che di mente fosse in un'altra dimensione. 
Non si rivolsero la parola neanche una volta, si scambiarono qualche leggero sorriso un paio di volte.
Non seppe spiegarsi il perché, ma Jess in cuor suo sperò che le prestasse una minima attenzione. 
Invece no, lui le sembrò quasi assente e lei ci rimase male.
Ma perché? 
Nei suoi diciassette anni di vita, non aveva mai desiderato una cosa simile. 
All'improvviso, portò le mani alle treccie.. e se fosse stata spettinata, Niall l'avrebbe considerata una svitata? 
E il se il suo abbigliamento fosse stato inadeguato, che cos'altro avrebbe potuto pensare di lei? Che non avesse gusto?
Caspita, all'improvviso si sentì del tutto in imbarazzo. 
Ma un attimo, perché le interessava ciò che pensava un ragazzo che conosceva da neanche un'ora?
Di nuovo la stessa sensazione di prima le attraversò lo stomaco. 
Sì, erano farfalle, le stesse che percepiva quando cavalcava Fulmine, forse leggermente 'diverse'. 
Ma che le stava accadendo? 
Doveva assolutamente parlarne con qualcuno.
In quel momento desiderò che ci fosse la sua mamma, lei le avrebbe consigliato.
Ma lei una madre non ce l'aveva più.
E allora con chi parlarne?
Con Fulmine? 
L'animale l'avrebbe ascoltata, lui l'ascoltava sempre.
**
Dopo aver raggiunto e attraversato il piccolo paese, i ragazzi arrivarno in fattoria.
- Così, tu vivi qui con i tuoi genitori? - domandò Liam sorpreso. 
- No, non con i miei genitori. Con i miei zii e i miei cugini.. presto entrate! - Jess sorrise amaramente. 
Bussò alla porta e l'aprì Max.
- Ma si può sapere che fine hai fat..- le parole gli si smorzarono in gola.
- Max, facci entrare, abbiamo fame! - si lamentò la ragazza. 
- HAI PORTATO I ONE DIRECTION A CASA NOSTRA? - urlò suo cugino. 
I ragazzi lo guardarono sorpreso.
Jess sbuffò. - Si può sapere perché sono l'unica che non li conosceva prima di un'oretta fa? Mi sento esclusa - 
Zayn ridacchiò. 
 Intanto zia Katy li raggiunse. - Jessica, hai portato degli ospiti? Oh, ma sono cinque giovanotti.. avete fame? Suu, entrate! - afferrò la mano di Louis e lo trascinò in casa.
Gli altri quattro lo seguirono mentre Max continuava a fissarli a bocca aperta.
- Max, chiudi la bocca che entrano le mosche! - lo canzonò Jessica.
Il ragazzo la guardò perplessa. -Giurami che mi spieghi tutta questa storia-.
- Certo! - gli stampò un bacio sulla guancia e raggiunse sua zia Katy e i One Direction in cucina. 

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