LA FEBBRA

di crazybulma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La febbra ***
Capitolo 2: *** La febbra 2 ***
Capitolo 3: *** La febbra 3 ***
Capitolo 4: *** La febbra 4 ***
Capitolo 5: *** La febbra 5 ***



Capitolo 1
*** La febbra ***


WEAKNESS

LA FEBBRA
by Crazybulma

Quel giorno Vegeta non riusciva proprio a concentrarsi sul suo quotidiano allenamento.
Spense il regolatore di gravità e si avvicinò ad uno degli oblò della Gravity Room, guardando oltre il vetro spesso. Sembrava tutto normale, una giornata come tante altre in quello stupido e splendido pianeta chiamato Terra.
Ed invece era una giornata molto diversa, perchè non avrebbe visto LEI.
Per la prima volta dopo mesi Bulma non sarebbe stata lì... E già gli mancava. Gli mancava vederla passeggiare davanti a lui con tutta la maturità del suo corpo, gli mancava la grazia naturale con cui si muoveva, con la testa eretta ed i suoi fianchi ondeggianti. Era sempre così semplicemente... erotica! Era quella la parola più adatta a definirla, pensò Vegeta frustrato.
E quel giorno non l'avrebbe incontrata.

Bulma era costretta a restare a letto, tramortita da una terribile malattia... O almeno, questo era ciò che la signora Brief gli aveva riferito quella mattina, durante la colazione.
Ed ora Vegeta non riusciva a pensare ad altro che a Bulma, delirante e sofferente, in preda alla FEBBRA. Era così che si chiamava quella malattia? Non lo ricordava con precisione.
Perchè si stava preoccupando per lei, poi? Non doveva già preoccuparsi dell'imminente arrivo dei cyborg? Che si arrangiasse! Senza contare che poteva contare su tutti i suoi stupidi amici terrestri che erano andati a trovarla, quella mattina. E perchè diamine non le avevano portato un senzu? Forse la febbra era una malattia incurabile?
Non voleva!
Vegeta non voleva provare per lei i sentimenti che già sentiva nascere in sé, sentimenti come l'amicizia o il bisogno di proteggere qualcuno. Era indignato con sé stesso, e si vergognava di quella debolezza così... umana. Aveva giurato solennemente che, dopo Freezer, mai più nessuno lo avrebbe fatto sentire vulnerabile. E allora perchè si preoccupava per quella donna?
Probabilmente perchè si sentiva quasi in debito verso di lei.
Bulma era sempre stata così gentile nei suoi confronti!
Eppure lui le aveva rivolto milioni di parole dure, nella speranza di stroncare ogni rapporto con lei per molto tempo. Non era stato così: Bulma era come impermeabile alle offese, e disponibile a confortarlo con il proprio sorriso, dandogli un calore che lui aveva sempre creduto non potesse esistere e colmandolo di ogni genere di attenzioni.
Doveva fare qualcosa, si disse infine.
Che fosse anche solo sincerarsi sulle sue condizioni!



Mezzora dopo stava già salendo la lunga scala di marmo che portava alla stanza da letto di Bulma.
Confidava nel fatto che probabilmente lei stava dormendo e che non si sarebbe svegliata, e strinse i denti quando la porta scricchiolò nell'aprirsi.
Eccola! Il sole di giugno, che filtrava delicatamente dalla finestra, tingeva d'oro le sue guance rosee.
Accanto al suo letto c'era un catino, ed una spugna impregnata d'acqua era posata sulla sua fronte. Era strano vederla così, immobile e silenziosa, proprio lei che sprizzava sempre vitalità, salute e gioia di vivere.
Vegeta si guardò attorno. Era la prima volta che entrava nella stanza di Bulma e non si sorprese di trovarla tutta sui toni del lilla, dalla tappezzeria al piumino orlato di pizzo che copriva il letto. L'odore che riempiva la camera era nuovo, così femminile, delicato, eccitante.

"Ciao, Vegeta!"
Lui sobbalzò, accorgendosi solo allora che Bulma lo stava fissando, in silenzio. Incontrò lo sguardo terso dei suoi occhi azzurri, poi indugiò sulle labbra piene e infine sulla rotondità dei suoi seni.
Bulma lo guardò con affetto, sollevandosi su di un gomito per vederlo meglio. Lui portava un paio di pantaloni grigi sportivi ed un maglione blu. Notò le sue spalle larghe e fianchi stretti e fu pervasa da un'ondata di desiderio, come spesso le accadeva quando lui era nelle vicinanze.
"E così... hai la febbra!" esordì Vegeta, serio e teso.
La febbra? Bulma avrebbe riso di gusto se solo un improvviso attacco di tosse non glielo avesse impedito. Che cosa diamine era LA FEBBRA?
"Sto bene" disse poi con voce malferma, quindi guardò Vegeta e gli fece un mezzo sorriso. Lui incrociò le braccia come per prendere le distanze. "Non sembra."
"Sei forse preoccupato per la mia salute?" domandò Bulma in tono sottilmente provocatorio, ma lui rispose con uno sguardo freddo.

Bulma sospirò. La testa le doleva e prese a massaggiarsi la nuca. Sapeva che doveva recarsi in ufficio, e per la prima volta dopo anni non ne aveva nessuna voglia e avrebbe preferito restare lì, nella propria camera da letto, in compagnia di quell'uomo oscuro e attraente. Ma allo stesso tempo detestava sentirsi così inutile e debole.
"Dannazione! Ho un mucchio di lavoro da sbrigare, non posso permettermi di restare sotto le coperte a poltrire. Io sono Bulma Brief e sono incrollabile!"
*Che stupida!* fu il pensiero di Vegeta nel sentire quelle parole. Quando lui era stato male, dopo l'incidente con la Gravity Room, quella donna aveva cercato di impedirgli in tutti i modi di riprendere gli allenamenti finché non fosse guarito completamente. Però ora si stava comportando in maniera irrazionale e sciocca, esattamente come aveva fatto lui!
La seguì con lo sguardo mentre si alzava faticosamente dal letto, e andava seminuda a scegliere un vestito pulito dall'armadio. Quando Vegeta la vide con addosso solo reggiseno e mutandine, il suo cuore si mise a battere all'impazzata.


Lei indossò velocemente un'elegante camicetta rosa ed una gonna nera, e mentre si osservava attraverso il grande specchio attaccato sull'anta dell'armadio, ebbe un lieve mancamento.
La vista le si annebbiò, e per un lungo istante non si sentì più le gambe...
La reazione di Vegeta fu pronta, automatica. Fece un passo avanti e la sorresse con le sue forti braccia, stringendola contro di sé perchè non cadesse.
Bulma si appoggiò a lui con i palmi delle mani sul suo petto e sentì il suo cuore battere furioso sotto le dita.
Respirò il suo profumo ormai familiare, selvaggio e invitante. Poi lo ringraziò con un filo di voce e alzò il capo.
Vegeta incontrò i suoi occhi. Occhi enormi e dalle lunghe ciglia, due zaffiri incastonati nella pelle liscia e chiara. L'aveva fissata per qualche istante senza parlare, sorpreso di scoprirla tanto bella. La dolce sensazione che provò nel tenerla stretta a sé gli sembrò la continuazione di un sogno, e averla tra le braccia risvegliava in lui sensazioni primordiali. Lei gli piaceva, non poteva più negarlo a sé stesso.
I suoi occhi indugiarono sulle labbra, e vi rimasero fissi per diversi istanti quasi non volessero staccarsene, e Bulma fu sicura che Vegeta si sarebbe chinato a baciarla.
Invece la scostò da sé e, bruscamente, la spinse in direzione del letto. Lei sbuffò, delusa e sopraffatta dall'amore che provava per quell'uomo, e che per qualche istante si era persino illusa fosse ricambiato.
"Uffa! A quanto pare non ho ancora le forze per lavorare!" brontolò Bulma, ritornando ad infilarsi sotto le coperte. Notò subito l'espressione pensosa di Vegeta, e sapeva che probabilmente voleva tenere per sé le sue riflessioni, per cui decise di non fargli domande. Socchiuse gli occhi e cercò di rilassarsi e riposare.

Poi, lentamente, Vegeta si avvicinò al letto dove lei giaceva indifesa.
Era così perfetta, con quell'espressione confusa e quei suoi morbidi capelli sparsi sul cuscino.
I suoi seni sembravano quasi protesi verso di lui e per un attimo fu tentato di sentirli sul palmo della sua mano. Ma tenendo ancora con sé un briciolo di autocontrollo, Vegeta poggiò la mano poco sopra il seno di Bulma, in prossimità del collo.
"Che cosa stai facendo?" chiese lei, allarmata e allo stesso tempo emozionata. Scrutò il suo viso, ma era impenetrabile, una maschera che probabilmente aveva imparato a costruirsi per sopravvivere. Ma Bulma era certa che Vegeta, dentro di sé, era traboccante di passione e di collera. A lei sembrava di conoscerlo da sempre. Strano, ma era così!
Una forte luce circondò il braccio del saiyan e Bulma chiuse gli occhi, infastidita da quel bagliore accecante.
Passarono pochi minuti, dopodichè sentì la mano di Vegeta staccarsi.

"Ti ho trasferito po' della mia energia" disse lui, con tono noncurante.
A lei parve che Vegeta si aspettasse una risposta, così tirò fuori quel filo di voce che l'emozione le concedeva.
"E' così. Mi sento molto meglio..." sussurrò, mettendosi seduta sul bordo del letto.
Vegeta annuì, compiaciuto. Si diresse verso la porta, felice di poter riprendere gli allenamenti senza più nessuna preoccupazione, ma fermò i propri passi quando sentì qualcosa di molto simile ad un gemito.
Si voltò e notò che Bulma aveva cominciato a piangere calde lacrime, singhiozzando.
"C-che cosa ti succede? Perchè..." Vegeta non riuscì a terminare la frase, troppo terrorizzato da una tale reazione. Adesso Bulma, che gli era sempre sembrata tanto forte e piena di carattere, si stava sciogliendo in lacrime davanti a lui. Che cosa le aveva fatto?
Lei si sforzò di sorridergli, continuando a piangere. "Scusa. Va tutto bene. Sono solo... contenta!"
Purtroppo era una frase banale, ma le veniva dritta dal cuore e non c'erano altre parole per esprimere quello che sentiva dentro. Era la prima volta che Vegeta faceva qualcosa per lei. Qualcosa di buono, qualcosa di così tremendamente giusto e incredibilmente generoso.
Bulma era felice, e soprattutto era consapevole che la barriera che Vegeta aveva costruito attorno a sé stava cominciando lentamente a sbrecciarsi. Ne era certa: tra loro si stava creando un nuovo legame, speciale e splendido, ma anche fragile come una tela di ragno. Doveva stare molto attenta a non spezzarla.


Impotente davanti a tutto quel piangere, Vegeta accolse con sollievo l'ingresso della signora Brief. Si defilò a gambe levate, deciso più che mai a non farsi più vedere da Bulma per almeno una settimana.
Lei pianse ancora, e ancora, sotto lo sguardo sbigottito di sua madre.
"Che ti è successo?"
"Mi è solo... passata la febbra".

- Fine -
Sono graditi commenti, belli o brutti, ma soprattutto belli! :p




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Capitolo 2
*** La febbra 2 ***


FEBBRA 2

LA FEBBRA 2
by Crazybulma


Ormai andava avanti da mesi...
Durante il giorno si ignoravano quasi completamente, ma quando la sera s'incontravano in camera da letto Bulma e Vegeta diventavano le due prede di un magico incantesimo.

Lui era su di lei tutte le notti. Respirava
a lungo il profumo dei suoi capelli, vi affondava la faccia come un assetato nell’acqua di una sorgente. Sentire il corpo di lei chiudersi intorno al suo gli dava una sensazione nuova, come se solo Bulma potesse fargli provare il vero piacere. Un piacere diverso da quello che provava nel combattere, nell'uccidere, nel vincere...
Lei era diventata come una droga alla quale si stava inesorabilmente abituando. Ma quello che più lo incuriosiva era il contrasto tra la donna spensierata e bisbetica con cui aveva a che fare di giorno, e la libertina amante dei piaceri della carne con cui trascorreva le notti. Ogni volta si amavano fino a sentirsi esausti, per poi addormentarsi l'uno tra le braccia dell'altra. E al mattino Lui non c'era più.


Anche quella mattina Bulma si svegliò nel suo letto completamente sola. Si alzò e aprì le tende della finestra. Gli uccelli avevano cominciato il loro coro mattuttino e a est l'orizzonte si stava schiarendo. D'improvviso trattenne in fiato, avvertendo un malessere diffuso in tutto il corpo e tremendi giramenti di testa. Inoltre si sentiva incredibilmente stanca anche se aveva dormito tutta la notte come un ghiro. Bulma si avvolse in una vestaglia blu e si diresse in cucina decisa a prepararsi un tè; del caffè non sopportava più nemmeno l'odore da un po' di giorni.

Trovò Vegeta seduto al tavolo, probabilmente in attesa che qualcuno gli preparasse la colazione.
"Buongiorno. Vuoi il caffè?" chiese lei, accompagnando la domanda ad uno sbadiglio.
Vegeta la fissò attentamente, studiando il suo viso emaciato. I grandi occhi luminosi erano ancora un po' assonnati, e la sua pelle aveva un orribile colorito giallastro.
"Caffè, allora?" ripeté Bulma, innervosita da quello sguardo perforante.
"Sì, caffè." disse lui, addentando una fetta di pane imburrato e guardando altrove.
Lei mise sul fuoco il bollitore, e si sforzò di combattere contro la nausea provocata dal forte odore di caffè che aleggiava nella stanza. Dopo pochi minuti dovette addirittura premersi una mano sullo stomaco. Vegeta se ne accorse e si alzò dalla sedia. "Che ti prende?"
Bulma non riuscì a rispondere, il dolore al petto e la nausea erano diventati insopportabili. La sua voce tremò nel dire "Scusa un momento, io devo..." Ebbe appena il tempo di correre in bagno, chiudere la porta a chiave, e vomitare.


Che cosa le stava succedendo?
Vegeta bussò insistentemente alla porta, ma lei lo ignorò. Si sciacquò il viso con acqua fredda, e fu mentre osservava il proprio volto pallido allo specchio che improvvisamente capì.
Possibile che... fosse incinta? Bulma contò mentalmente le settimane passate dall'inizio dell'ultimo ciclo. Sette. Era possibile.

"Donna, sto per sfondare la porta!"
Con un sospiro, Bulma girò la chiave e aprì la porta del bagno ritrovandosi faccia a faccia con l'uomo che amava e che non la amava.
"Non sono stupido. Ho capito tutto, sai?" disse lui, infuriato.
"Davvero? Io l'ho capito solo adesso altrimenti te lo avrei detto prima, credimi..." replicò Bulma, con un tono infelice della voce.
"Ma certo... Sei proprio una debole! Hai di nuovo quella malattia chiamata Febbra!"


Inizialmente Bulma spalancò la bocca, incredula. Ma dopo cominciò a ridere piano, e poi in maniera incontrollabile, inginocchiandosi sul pavimento del bagno. Rise fino ad avere le lacrime, senza riuscire più a fermarsi. Ma le sue risate si tramutarono in un pianto di sconforto quando si rese conto di colpo che non c'era assolutamente nulla di divertente nel dover crescere un bambino da sola. Che cosa avrebbe detto a Vegeta? Bulma era certa che lui si sarebbe arrabbiato, e la sola idea di come avrebbe reagito le fece venire la pelle d'oca. Tempo addietro lui le aveva detto chiaro e tondo che non c'era posto per lei nella sua vita, figuriamoci per un figlio!
Alzò lo sguardo verso Vegeta. Lui aveva un'espressione imbronciata ed offesa in volto, e Bulma pensò che le sarebbe piaciuto avere un maschietto con quello stesso viso. Si asciugò una lacrima e decise che non le restava altro che comunicargli la notizia.



"Vegeta, non ho la... febbra, come la chiami tu. Sono incinta."
"Ah! E allora?"
Bulma lo guardò sbigottita: aveva previsto una reazione completamente diversa da parte del saiyan.
Vegeta scrollò le spalle, e con ovvietà disse "C'era da aspettarselo. Facciamo sesso in continuazione."
Lei sorrise e si chiese se Vegeta conoscesse la parola "contraccettivo", ma immaginò che in un popolo primitivo e barbaro come quello Saiyan non esistessero metodi per evitare gravidanze.
"Forse avrei dovuto capirlo da solo... In effetti sei un po' ingrassata!"
Bulma lo fulminò con lo sguardo, afferrò la prima cosa che le capitò tra le mani (una saponetta) e gliela scagliò contro. "Io non sono ingrassata!" strillò, mentre un'immagine di sé stessa con un enorme pancione le balenò nella mente con orrore.
Vegeta sogghignò, afferrando la saponetta al volo. Poi si fece di colpo serio, e borbottò "Comunque non mi interessa. Per quel che mi riguarda, del bambino puoi farci quello che vuoi..."
La guardò negli occhi e ciò che vi lesse fu stanchezza e delusione.
Bulma chinò il capo, evitando quello sguardo in cui non c'era neppure un pizzico di comprensione e d'amore, ma solo indifferenza e rifuto.
Fu allora che Vegeta si chinò su di lei e le sussurrò all'orecchio qualcosa che, per un attimo, la fece smettere di respirare per l'emozione. "Sono contento che tu non abbia di nuovo la febbra. Significa che hai ancora abbastanza energia per ricevere lo stesso trattamento di ieri, questa notte..." Lo disse a bassa voce, ma Bulma lo udì comunque e si sentì tremare da capo a piedi. Vegeta era un uomo così complesso, diretto e dalla lingua tagliente, ma sapeva anche essere un amante tenero e sensuale. Si scoprì improvvisamente entusiasta all'idea di avere un figlio da lui.
"Vado ad allenarmi, ho perso fin troppo tempo!" disse poi, allontanandosi oltre la porta del bagno. Bulma lo guardò andare via e si sentì strana, più leggera, come se il suo amore per quell'uomo fosse una fortuna e non, come invece aveva sempre sospettato, una maledizione.
Amava Vegeta. Amava quell'uomo arrogante e seducente, affascinante e brusco al tempo stesso, invincibile eppure vulnerabile. Amava la sua vena sarcastica e i suoi segreti oscuri e dolorosi, ed era certa che avrebbe amato anche il suo bambino.

- Fine -
(...ma La Febbra 3 sta per arrivare! Commentino?)



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Capitolo 3
*** La febbra 3 ***


FEBBRA 2

LA FEBBRA 3
by Crazybulma


Quando Bulma lo vide, il cuore quasi le si fermò per l'emozione.
Là, di fronte al cancello che delimitava il giardino della Capsule Coorporation, c'era Vegeta in persona, con il suo familiare cipiglio e la tuta da combattimento ricoperta di fango e sangue.
Ed era vivo!
Bulma lo chiamò per nome, agitando la mano, con il viso illuminato per la gioia di rivederlo sano e salvo. Stordita dal sollievo, gli corse incontro e si gettò tra le sue braccia, premendo il viso sul ruvido tessuto della sua tuta e crogiolandosi nel rifugio sicuro del suo petto. Si accorse che era ferito al braccio, e si diede della sciocca per avere anche solo pensato che Vegeta potesse morire per mano di Cell.
Il suo uomo era il più forte!

"Donna, ascoltami" esordì lui, a bassa voce. La prese per le spalle e la staccò da sé, bruscamente, in modo da guardarla in faccia. Lei era bellissima, col viso arrossato e le labbra socchiuse in un sorriso di assoluta felicità. Una felicità che, lo sapeva bene, lui avrebbe distrutto in un attimo con poche parole.
"Sei qui, e sei salvo! Tutto il resto non conta" sussurrò lei.
"Credo invece che ti importerà sapere che Trunks e Kakaroth sono morti durante lo scontro..."
Non aggiunse altro perchè il cuore gli si strinse dolorosamente nel vedere il viso di lei diventare tutt'a un tratto bianco e privo di espressione.
"Va avanti" disse, con calma innaturale. "Va avanti, Vegeta."
Lui, disperatamente, si costrinse a continuare.
"Trunks è stato riportato in vita con le Sfere del Drago. Sento la sua aura, sta bene... Ma Kakaroth non tornerà".
Bulma rimase immobile, con il viso trasformato in una maschera inespressiva. Vegeta aveva visto altre volte quella reazione, in uomini e donne che avevano perso amici o fratelli che lui stesso aveva provveduto ad uccidere per ordine di Frezeer, ma... in vita sua non si era mai sentito così colpevole e impotente come ora, di fronte al muto dolore di Bulma.
Le raccontò brevemente della battaglia, di come Gohan avesse superato il limite del super saiyan in preda alla collera, della decisione di Cell di farsi auto-esplodere, del sacrificio invano di Goku, della morte pietosamente rapida di Trunks. L'immaginazione di Bulma colmò prontamente i dettagli che Vegeta aveva omesso. Poteva raffigurarsi la scena con angosciosa chiarezza...
E infine, con un gemito, scivolò nel dolce oblio dell'incoscienza.


*********************************************************

Si erano tutti riuniti nel giardino della Capsule Coorporation, sia per salutare Trunks che sarebbe ritornato nella sua epoca, sia per condividere il lutto per l'amico scomparso. Era un'occasione per scambiarsi ricordi su Goku, bere punch, scuotere la testa alle ingiustizie della vita e della morte, e battere colpetti confortanti sulle spalle dei propri amici.
Bulma sentì le solite frasi fatte, le solite cose che già sapeva... Che Goku era stato un uomo buono e puro, un eroe forte e giusto, un marito, padre e allievo devoto. Quello che non sapeva, e che nessuno poteva dirle, era perchè, se Goku era stato tutte quelle cose belle, era dovuto morire così prematuramente.
Si sentì di nuovo le lacrime salire agli occhi e lottò per trattenerle, sforzandosi di non pensare a come era morto e di ricordare invece le incredibile avventure che aveva condiviso con lui.
Doveva essere forte e prendere esempio da Chichi: la morte di suo marito sembrava averla resa vecchia e fragile da un giorno all'altro, ma lei non aveva versato nemmeno una lacrima. E per la prima volta Bulma provò un autentico moto d'affetto per quella donna che sopportava, con forza degna d'una guerriera, una terribile perdita.

D'altra parte Vegeta, all'ombra di un albero, non riusciva a distogliere lo sguardo da Bulma. La trovava splendida come non mai, con i capelli illuminati dalla debole luce del sole invernale e quel grosso maglione di lana che tentava di nascondere invano le sue meravigliose curve. Teneva la testa alta e le spalle risolutamente dritte: anche nel dolore, pensò Vegeta, Bulma dimostrava tutta la sua grazia e il suo coraggio.
Non l'aveva più rivista da quando era svenuta in giardino e lui l'aveva riportata, priva di sensi, nella sua camera da letto.

Poi notò che gli altri stavano entrando in casa, e che Bulma si era girata a fissarlo.
"Bulma, non vieni?" domandò la signora Brief, cullando tra le braccia il piccolo Trunks.
"Andate pure, vi raggiungo dopo..." mormorò lei senza staccare gli occhi da Vegeta.
Quando rimasero soli, lei gli si avvicinò piano temendo di infastidirlo. Era probabile che volesse restare solo dopo quanto era accaduto.
Bulma si accorse delle ombre sotto i suoi occhi a denunciare molti notte insonni, e percepì come il dolore avesse offuscato la sua vibrante virilità. Capì di non essere l'unica a soffrire: lei aveva perso un amico, ma Vegeta aveva perso TUTTO.
"Che brutta cera! Non avrai mica preso la febbre?"
"Non sono un patetico terrestre con patetiche malattie terrestri. E comunque si dice FEBBRA" la corresse Vegeta.
"Ma no, si dice febbre. Te lo assicuro!"
"Io sono il principe dei Saiyan e la chiamo come mi pare e piace..." concluse lui, arrabbiato.
Ma subito dopo entrambi si ritrovarono a sorridere per quello stupido battibecco privo di senso. Bulma arrossì nel vedere il sorriso di Vegeta: era perfetto, e tanto speciale in quanto talmente raro!
Quasi s'intristì quando lo vide di colpo tornare serio.
"Lascio la Terra domani. Tuo padre mi sta preparando la navicella..."
"Oh, capisco..." il disappunto di Bulma era palpabile. "E posso chiederti come mai?"
Vegeta si strinse nelle spalle. "Non ho più niente che mi tenga legato a questo posto. Il mio acerrimo nemico è morto, e non ci sono altri cyborg indistruttibili da combattere."

Bulma si inumidì nervosamente le labbra, e inghiottì a vuoto. Doveva assolutamente convincere Vegeta a rimanere sulla Terra, il solo pensiero di non rivederlo più le spezzava il cuore. Poteva sopportare la perdita di Goku, ma non anche quella dell'uomo che amava.
"Ci sono tanti buoni motivi per restare, invece!" affermò, sollevando il mento e apparendo così molto più sicura di quel che in realtà era.
"Cioè?" chiese lui, stringendo gli occhi.
*Devi restare per me e per Trunks. Perchè ti amo. Perchè non voglio vivere senza di te!* avrebbe voluto urlare. Ma sapeva che così avrebbe ottenuto solo l'effetto contrario, ovvero farlo scappare... e di corsa!
Così si sforzò di trovare qualche altro valido motivo. E gliene venne solo uno in mente.
"Devi restare perchè non puoi permettere che Gohan sia più forte di te! Più forte addirittura di Goku! Devi superarlo... Se non tu, almeno Trunks! Pensa che soddisfazione se tuo figlio battesse il figlio del tuo rivale! Per farlo dovrai però allenare il nostro bambino molto duramente, appena sarà un po' più grande."
Il viso di Vegeta era privo di espressione, i suoi occhi freddi e imperscrutabili. Le speranze di Bulma crollarono: avrebbe rifiutato. Ma continuò comunque il suo discorso.
"Hai visto anche tu quanto era forte Trunks nel futuro. Pensa solo quanto potrebbe diventarlo, con te a fargli da maestro!"
L'idea avuta da quella donna non era affatto malvagia, pensò Vegeta. Si ritrovò a fantasticare su come avrebbe potuto allenare Trunks, su quali metodi usare per farlo diventare un guerriero invincibile, su come avrebbe battuto Gohan in potenza.
Forse, in modo indiretto, Vegeta poteva ancora sconfiggere l'odiato Kakaroth.
Forse, grazie a Bulma, c'era ancora un motivo per lottare. Un motivo per restare in vita e non abbandonarsi allo sconforto.


"D'accordo" disse Vegeta, semplicemente.
Bulma sussultò. "Significa che non partirai?"
"Già!" rispose lui, secco.
Il resto accadde così velocemente da cogliere di sorpresa entrambi.
La bocca di Vegeta era scesa sulla sua all'improvviso, violenta ed esigente. Aveva avuto l'intenzione di baciarla solo quel tanto che bastava per confermarle che sarebbe rimasto con lei, ma il suo sangue ardeva di un misto di rabbia e desiderio più infiammabile di quanto avesse previsto. E quando sentì Bulma rispondere al suo bacio, fu quasi sul punto di lasciarsi andare. Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi ora, immediatamente, prima che qualcuno di quei suoi stupidi amici terrestri decidesse di uscire in giardino e li vedesse... e invece la strinse ancora più forte, vinto dalla passione.
Con un piccolo brivido, Bulma si abbandonò al fascino del tocco di Vegeta e gli insinuò le dita fra i capelli, sulla nuca, attirandolo più vicino. Dopo tanti momenti di sofferenza e di lutto, sentì che tutti i suoi sensi si risvegliavano, e la ruvidezza del suo viso contro le sue labbra le suscitava piccoli fremiti di piacere in tutto il corpo.

"Buuulma! Bulma, dove ti sei cacciata?!"
Sentendo qualcuno chiamarla dall'interno della casa, si staccò a malincuore da Vegeta. Lui si passò la lingua sulle labbra, come un predatore che termina di gustare la sua preda.
"Vai!" le ordinò, e lei gli sorrise con dolcezza, prima di allontanarsi.
Quando raggiunse gli altri, si sentiva ancora tremare come una foglia, sia per l'emozione di essere riuscita a convincere Vegeta a restare sulla Terra, sia per l'evidente attrazione che lui ancora provava nei suoi confronti.
"Si può sapere che stavi facendo fuori?" gli domandò Crilin, curioso.
"Io... ero con... Vegeta, e..."
Le salirono le fiamme al viso quando ripensò a come l'aveva baciata e toccata. Era così felice!
"Bulma, sei tutta rossa! Non è che hai la febbre?"
Lei annuì leggermente, perchè l'Amore che provava per Vegeta era proprio come una febbre: la rendeva debole e confusa, e le faceva venire voglia di trascorrere intere giornate... A LETTO.


- Fine -
Un dovuto ringraziamento a tutti coloro che hanno letto le precedenti "febbri", e che sono stati così gentili da lasciare una piccola recensione. Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate delle mie storie.
Non perdetevi "La Febbra 4", già in fase di stesura e prossimamente online! :)




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Capitolo 4
*** La febbra 4 ***


FEBBRA 2

LA FEBBRA 4
by Crazybulma


"Perchè diavolo Trunks ha saltato gli allenamenti, oggi?"
Bulma sentì una mano serrarle la spalla e la voce di Vegeta, fatta di rabbia e di fiato ancora caldo, rimbombare nella sala.
Lei non parlò e tenne il viso, una maschera cupa e sofferente, chino sul tavolo. Allungò verso di lui il braccio, mostrandogli ciò che teneva in mano: un termometro digitale che segnava i 40 gradi.
Vegeta spostò rapidamente lo sguardo dall'oggetto alla donna, fissandola in modo interrogativo.
Lei si lasciò sfuggire un sospiro prima di parlare.
"Trunks si è ammalato. Gli ho detto io di restare a letto e saltare gli allenamenti... Non aveva mai avuto la febbre così alta, sono molto preoccupata."
"E' colpa tua" Vegeta si piantò le mani sui fianchi e scrutò Bulma da capo a piedi.
Lei si alzò di scatto, ed esclamò una sola parola incredula "Cosa?"
"E' colpa tua e del tuo sporco sangue terrestre. Se Trunks fosse stato un vero saiyan, e non un moccioso mezzosangue, non si sarebbe mai preso quella stupida malattia". Pronunciò quelle parole con calma, ma anche con un tale sdegno che quasi se ne vergognò subito dopo. Vide le labbra di Bulma muoversi senza parole, ed il suo viso arrossarsi nell'impeto dell'ira.
Non capì che lei non era arrabbiata con lui, ma con se stessa perchè non trovava niente di valido da ribattere: quello che Vegeta aveva appena detto, per quanto crudele, le pareva rigorosamente vero.
"Non puoi pensarlo davvero" disse poi Bulma, quando ebbe recuperato il controllo di sé. "Nemmeno voi scimmioni siete imbattibili... Ti ricordo che Goku una volta rischiò di morire per una malattia al cuore! Per un microscopico virus che non potevate né individuare né sconfiggere con la vostra incredibile forza."
Nel sentir nominare Goku, Vegeta si ritrovò suo malgrado con una smorfia amara sul viso.

Intanto una piccola sagoma, avvolta nell'ombra del pianerottolo, aveva ascoltato ogni singola parola, nascosta nel tetro rifugio del buio. E il luccichio delle sue lacrime rifletté la semioscurità della notte che c'era intorno a lui e dentro il suo cuore.

****************************************************************


Bulma prese nota della temperatura di Trunks, e mise in ordine sulla scrivania le diverse pillole che avrebbe dovuto prendere; accanto vi erano una bottiglia d’acqua ed un bicchiere.
“Vuoi che ti legga qualcosa?”
“Si, se vuoi” disse Trunks, infelice. Aveva la faccia bianchissima e due occhiaie marcate. Stava disteso immobile nel letto e sembrava molto distante.
Bulma sedette accanto a lui e cominciò a leggere a voce alta un avvincente racconto di fantascienza, ma si accorse quasi subito che lui non l'ascoltava affatto, nonostante quel libro gli fosse sempre piaciuto tantissimo.
“Come ti senti, tesoro?” chiese.
“Come prima” farfugliò lui, imbronciato.
Bulma continuò a leggere per conto suo, aspettando l’orario per somministragli la prossima medicina.
Pensò che presto il bambino si sarebbe addormentato ed invece, quando alzò gli occhi dal libro, notò che lui la stava guardava fisso, con un’espressione strana.
“Perché non cerchi di dormire un po’? Quando sarà l’ora della medicina, ti sveglierò io.”
“Preferisco stare sveglio. Ma se ti sei stancata di stare qua, puoi anche andare.”
Bulma scosse la testa e pensò che il figlio avesse solo un po’ di delirio a causa della febbre che permaneva alta. Continuò la sua lettura per lungo tempo, finché non fu lei la prima a scivolare nel sonno. Il piccolo ne approfittò per sgattaiolare, in silenzio perfetto, fuori dal proprio lettino. Lasciò sua madre a dei sogni placidi e sereni che lui, quella notte, non sarebbe riuscito a trovare.

*********************************************************

Trunks sentì le proprie gambe cedere sotto la forza magnetica della gravità. Gli sembrò di non riuscire quasi più a respirare, e il battito del suo cuore era diventato un susseguirsi rimbalzante di brevi contrazioni. Un velo di sudore gelato gli copriva la fronte e cercò di sollevare le braccia per asciugarsi il viso ma la gravità, unita alla debolezza delle febbre, gli impediva ogni movimento.


"Che diavolo stai facendo, Trunks?!"
Il bambino girò lentamente la testa, e fissò terrorizzato la minacciosa figura di suo padre sulla soglia della Camera Gravitazionale.
"Mi... sto... allenando!" rispose, deglutendo a fatica.
"Ma hai la Febbra, dovresti essere a letto adesso!" lo rimproverò Vegeta, spegnendo il controller di gravità.
"Papà, non si dice febbra..."
"Osi contraddire tuo padre? Credi di sapere più cose di me, moccioso?"
"No... certo che no..."
Trunks chinò il capo, sfregando lo stivale sul freddo pavimento della Camera.
"Ed ora spiegami cosa ti è saltato in mente! Sai che non devi entrare in questa stanza se non ci sono anche io."
Vegeta lo stava fissando con occhi così gelidi che il bambino temette di ricevere uno schiaffo da un momento all'altro. Si morse il labbro per non piangere e poi, facendo ricorso a tutto il suo coraggio, disse. "Vi ho sentiti prima, in cucina... Ti sei arrabbiato con la mamma per colpa mia, perchè oggi non mi sono allenato". Trunks si obbligò a non distogliere nemmeno un istante lo sguardo da suo padre e, notando che Vegeta non diceva niente, sentì di dover continuare a spiegarsi.
"Hai detto che il mio sangue è sporco, e che un vero saiyan non si ammala mai... Ma io sono forte, papà!"
Vegeta sentì gli occhi inumidirsi di colpo, e l'immagine di Mirai Trunks si sovrappose per un istante a quella del bambino di fronte a lui. Anche lui, nella Stanza dello Spirito e del tempo, gli aveva detto quelle stesse parole, con lo stesso tono di voce insolente e disperato allo stesso tempo.
"Io sono forte, papà!"
Come poteva fargli capire? Come poteva dirgli che lo considerava fortissimo per la sua età, che era terribilmente orgoglioso di lui, che era l'unica cosa bella che avesse mai fatto nella sua vita, che gli voleva bene?
"Io voglio che tu sia fiero di me, papà! Voglio diventare un vero saiyan, proprio come te!" aggiunse il bambino singhiozzando. Desiderava davvero essere un degno figlio per suo padre, e lo desiderava con la forza, l'intensità e la malinconia che solo un bambino può avere.
*Spero che non diventerai mai come me, Trunks. Ho fatto troppe cose di cui non vado fiero, e sarebbe un grave errore prendermi da esempio... Tu sei perfetto così come sei, capriccioso, onesto, coraggioso... tale e quale a tua madre!* pensò Vegeta, dandogli la schiena per non mostrargli l'espressione di sofferenza e rimpianto che le sue parole gli avevano dipinto in volto.
"Vai subito in camera tua!" gli ordinò dopo qualche minuto.
"E vedi di guarire al più presto... ho intenzione di appesantire gli allenamenti non appena ti sarai ripreso."
Trunks sorrise e annuì energicamente.

Insieme uscirono dalla Camera Gravitazionale e percorsero lentamente il corridoio, in un silenzio tale che Vegeta ebbe l'impressione di poter sentire il battito furioso del proprio cuore.
Quando raggiunsero la cameretta di Trunks, la prima cosa che Vegeta vide fu Bulma addormentata sulla scrivania adiacente al letto, con un libro per bambini stretto tra le dita. Riaffiorano subito alla mente ricordi di un pomeriggio di molti anni addietro...
Lui, costretto all'immobilità su di un letto, dopo una tremenda esplosione della Camera Gravitazionale.
Lei, premurosa e testarda, intenta a prendersi cura di lui giorno e notte senza mai lasciarlo solo.
"Prendi la medicina e fila a letto. A lei ci penso io..." mormorò verso Trunks, interrompendo il flusso dei propri ricordi. Poi si chinò a sollevare tra le braccia la donna terrestre di cui tanto aveva disprezzato il sangue, e di cui non avrebbe mai più potuto fare a meno.
Pochi minuti dopo la stava adagiando nel proprio letto, ma non fu abbastanza delicato perchè lei si destò.
"V-Vegeta... Dov'è Trunks? Sta meglio?" mormorò con la voce impastata dal sonno.
"Certo che sta meglio. Lui è mio figlio".

- Fine -
Credo che questo sarà l'ultimo episodio, al momento non ho nessuna idea per una 5° febbra.
Intanto ringrazio tutti coloro che hanno recensito, e in particolare:


ACCHAN: sei sempre gentilissima, e non mi vergogno ad ammettere che senza i tuoi incoraggiamenti probabilmente non riuscirei a scrivere nulla di decente. Non te l'ho mai detto ma sono veramente contenta di averti conosciuta.
LILLY81: Ricevere i tuoi pareri è molto importante per me giacché, come saprai, ti apprezzo moltissimo come scrittrice. Ed hai perfettamente ragione quando dici che il mio Vegeta è un po' troppo *sensuale*; purtroppo molto spesso tendo a renderlo esattamente COME LO VORREI IO, e da brava pervertita quale sono finisco con renderlo troppo appassionato, in amore come in guerra.Spero in futuro di riuscire a correggermi e a migliorarmi.

LILAC: In effetti il filo conduttore della Febbra è stata un'idea un po' folle che mi è venuta mentre ero tramortita dall'influenza. Ti ringrazio tanto per aver commentato ogni episodio e sono veramente felice di averti trasmesso così tante emozioni.
E ancora grazie a TOPY (anche tu pazza per Vegeta? :p Ma mai quanto me!), HELEAMICACHIPS, SHAVANNA, MAJINANNETTA, LORIGETA, VEGETA83, SOPHIE e il mio adorato SAMAUN.




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Capitolo 5
*** La febbra 5 ***


FEBBRA 2

LA FEBBRA 5
by Crazybulma


Vegeta spalancò gli occhi nel sentire squillare il telefono.
Rimase per qualche istante immobile a fissare il buio della stanza, poi si mise seduto sul letto e allungò il braccio per afferrare la cornetta.
"Ciao, tesoro!" esordì Bulma. "Va tutto bene?"
"Sì..." biascicò lui, assonnato.
"Ma stavi dormendo? Oh, scusami, scusami! Avevo dimenticato il fuso orario. Volevo solo sapere come sta Bra, ero in pensiero per lei."
Vegeta guardò oltre la porta della propria camera e tese l'orecchio verso la stanza dove dormiva sua figlia.
"Dorme. E vorrei dormire anche io..." si lamentò lui, ma Bulma lo ignorò e continuò a parlare.
"Mi dispiace essere andata via proprio quando la mia piccolina stava male, ma questa conferenza era davvero importante. Sono una pessima madre, ora non dovrei trovarmi dall'altra parte del globo!" disse in tono colpevole.
"Ha solo un po' di febbra, dopotutto. Sta bene" borbottò Vegeta, per tranquillizzarla.
"Ti ringrazio di esserti preso cura di lei, sei proprio un bravo papà!"
Vegeta ripensò con un sospiro alla giornata appena trascorsa.
Aveva messo Bra davanti alla televisione e le aveva fatto guardare "La Bella e la Bestia", un cartone animato che la bimba conosceva a memoria. "Anche tu eri una Bestia, ma poi la mia Bella mamma ti ha trasformato in un principe! Me lo ha detto lei..." le aveva confidato la bambina, allegramente.
Poi lui aveva trascorso il resto della giornata nella Camera Gravitazionale, lasciando che fosse Trunks ad occuparsi della sorellina di quattro anni.
Era stato lui a farle il bagnetto, e a darle un bicchiere di latte caldo. Trunks le aveva letto una storia, e Trunks le aveva dato le medicine e le aveva rimboccato le coperte.
"Lo sai, io non sono capace di fare il padre. E' stato Trunks a prendersi cura di lei..." ammise, onestamente.
"Vegeta, mi manchi..." disse lei, in un dolce sussurro. "Ci vediamo domani".


Chiuse la chiamata e si riaddormentò.
Dopo qualche minuto però si ridestò, non a causa dello squillare del telefono ma per via di un corpicino che si dimenava sotto le lenzuola. Quando la testolina di Bra spuntò fuori dalla trapunta, Vegeta la guardò inorridito.
"Che c'è? Che vuoi?"
Scostando con impazienza le coperte, Bra si mise in ginocchio e fissò il padre con aria adorante.
"Papà, tu sei il più forte del mondo, vero? Più forte anche di Mister Satan?"
"Certo!" affermò Vegeta, con una punta di orgoglio nella voce.
"Allora puoi cacciare via i mostri dei miei incubi?" domandò la bambina, asciugandosi gli occhi colmi di lacrime con una mano e allungando l'altra verso Vegeta.
"Di nuovo con gli incubi!" sbuffò lui, capendo che non avrebbe più dormito per quella notte.
Anche la sera precedente era accaduto un simile episodio. Nel bel mezzo della notte la bambina si era svegliata urlando. Aveva gli incubi e Bulma gli aveva spiegato che erano dovuti alla Febbra.
Bra era stata insopportabile, più capricciosa e piagnucolosa che mai, e se non ci fosse stato Trunks Vegeta era certo che avrebbe perso la pazienza.


Sollevandola facilmente con le braccia, stupito come sempre di quanto fosse leggera, Vegeta decise di andare in cucina a prendersi un caffé.
Depositò Bra su una delle sedie vicine al tavolo e si soffermò a studiare la figurina che gli stava accanto. Bra era davvero graziosa nel suo pigiamino a fiori gialli, le pantofole a forma di coniglietto, e i riccioli azzurri che le ricadevano sulle spalle. Aveva le guance e il nasino arrossati per via della febbre.
Vegeta si accorse di non sapere nulla si lei, anche perchè per la maggior parte delle giornate cercava di starle alla larga. Sapeva che amava il rosso, il suo colore preferito. Sapeva anche che sceglieva cosa mettersi e che si vestiva da sola, ma che non riusciva ad allacciarsi le scarpe. Sapeva anche che aveva già imparato a leggere e contare. A parte queste cose, Vegeta non sapeva nient'altro su sua figlia.

"Papà, ti piace il mio pupazzo" farfugliò la bimba con un dito fra le labbra.
Vegeta si versò del caffé, e con uno sbadigliò puntò lo sguardo sul peluche che Bra teneva tra le manine. "Proprio un bel cavallo!" commentò, scocciato.

"Ma papino, non è un cavallo. E' un unicorno. Vedi... ha un corno!" spiegò lei.
Annoiato, Vegeta lasciò Bra intenta a coccolare con amore il suo pupazzo, e andò a distendersi su una sdraio in veranda.
E mentre fissava il cielo stellato, ripensò a tutta la sua vita, a ciò che il destino gli aveva riservato. L'infanzia segnata da sangue e terrore, l'arrivo sulla Terra, Kakaroth ed i mille sforzi per diventare più forte di lui, l'amore incondizionato di Bulma, gli errori e le battaglie contro tanti nemici, ed ora... finalmente la pace. Non sapeva se esserne lieto, o se desiderasse incontrare nuovi avversari da combattere, nuove avventure da affrontare, nuovi limiti da superare.


"Guardi le stelle?"
Vegeta si voltò di scatto e vide Bra accanto a sé.
"Torna dentro, hai la febbra!" ordinò Vegeta, che desiderava soltanto riposare in pace.
"Posso stare con te?" domandò lei, e non attese la risposta. Si arrampicò subito accanto a lui e si appoggiò alla spalliera della sdraio, allungando davanti a sé le gambette rosee.
"E adesso? Che si fa?"
"Tu non so, ma io DORMO!" rispose lui, piegando il capo da una parte e chiudendo gli occhi.
"Vorrei dormire anche io. Ma ho paura che tornino i mostri di prima..."
Rimasero a lungo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Poi a Bra venne un'idea.
"Forse, se mi da un bacino, non farò più brutti sogni. Me lo dai un bacino, papà?"
Quella domanda inaspettata lasciò Vegeta senza parole. Si girò ed incontrò gli occhioni blu di Bra che lo fissavano speranzosi, quasi amorosi, come in attesa di una risposta affermativa. Vegeta aveva un nodo alla gola. Che cosa poteva dire a quella bambina che aveva un disperato bisogno di un padre, di un amore che lui non era capace di darle?
Si sforzò di vincere l'emozione e rispose con la massima serietà.
"Quando tornerà tua madre, ti farai baciare da lei, d'accordo?"
"Ti prego, papà!" lo supplicò lei, gettandogli le braccia al collo.
"No!" rispose lui, secco.
"Non è giusto però! Tu dai i bacini alla mamma e a me no! Trunks me lo ha detto che tu dai i bacini alla mamma, e anche io voglio i bacini! Li voglio, li voglio! Ti prego, papà! Dopo farò la brava e..."
Bra si zittì di colpo. Vegeta si era chinato su di lei, e sfiorava la scottante fronte della bimba con le labbra.
"Se lo dici a qualcuno, non ti perdonerò mai..." le sussurrò sulla pelle delicata, con un basso ringhio.
Soddisfatta e felice, lei si rilassò contro di lui, con la testa posata sulla spalla e le braccine intrecciate intorno al collo. "Grazie. Ti voglio tanto bene, papino" gemette piano. "Più di tutti i pesci del mare e più in alto della Luna!"
Vegeta rimase immobile a fissare le stelle, con il cuore in tumulto, finché non si accorse che Bra si era addormentata. Si spostò delicatamente in modo che la bambina gli si accoccolasse in grembo, e la coprì con una copertina di lana.

Fu così che Bulma li trovò al suo ritorno, e la vista della figlia fra le braccia di Vegeta le suscitò un moto di tenerezza infinita. Avrebbe voluto correre verso di loro per abbracciarli, e non lasciarli andare mai più. Invece si limitò ad avvicinarsi furtiva a Vegeta. Si chinò e gli sussurrò nell'orecchio "Ho sempre pensato che se ti avessi trovato tra le braccia di un'altra mi sarei infuriata..."
Vegeta aprì un occhio, e le sorrise beffardo.
"Ma come vedi non sei l'unica donna della mia vita".


- Fine -
Stavolta è davvero la Fine. La smetto sul serio di scrivere fesserie, giuro!






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