British Youtubers /GAY/ School Musical.

di literatureonhowtolose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo~! ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo~! ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo~! ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto~! ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto~! ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto~! ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo~! ***
Capitolo 8: *** Epilogo~! ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo~! ***


Allora, prima di iniziare con questa..cosa(?), ho molto da dire. Quindi se non volete ascoltarmi saltate direttamente alla storia(?). Oppure chiudete- non so, fate quel che volete(?).
First of all, perdonatemi. Perdonatemi perché è la cosa più idiota che mi sia mai venuta in mente e vi sto sottoponendo a tale scempio, ma l'ho finita e così mi sembra giusto postare. Cioè almeno per quelle pazze che vogliono leggerla (vi amo tutte, ragazze :'D) e perché comunque esigo(?) che ci sia una fanfiction su questa faccenda.
Basicalmente la storia è quella di High School Musical, le differenze sostanziali sono che 1. è una parodia, quindi chiunque non sappia cos'è il senso dell'umorismo non continui a leggere se vuole evitare di lanciarmi pomodori, 2. I protagonisti, come penso si intuisca dal titolo, sono i miei youtubers britannici preferiti (danisnotonfire, amazingphil, kickthePJ, crabstickz, charlieissocoollike e nerimon, cioè rispettivamente Dan, Phil, PJ, Chris, Charlie e Alex). L'idea per tutto ciò(?) mi è venuta soprattutto grazie a Phil e Dan, ed è per questo (e anche perché li shippo da morire) che sono loro i protagonisti.
Questo video in cui cantano "breaking free" (...leggermente riadattata), questo fanvid a riguardo e altre piccole cose ad esempio la meravigliosa maglia dei wildcats di Dan mi hanno fatto saltare in mente l'idea, e spero che a qualcuno possa far ridere e/o piacere. Magari anche se non li conoscete, non so, solo per leggere una versione comica e gaygaygaygaygaygaygay di HSM :'D
Ci tenevo anche a dire che la storia di HSM ovviamente non è mia, e neanche loro, i personaggi, sono miei (...purtroppo), l'ho messa fra le originali semplicemente perché non sapevo dove cribbio ficcarla :')
...ho parlato fin troppo, per ora mi fermo qua e comincio con il primo capitolo. La storia è già conclusa, quindi non dovrei aver problemi ad aggiornare regolarmente. Beh, niente, buona fortuna(?) con questo mindfuck, gente :'D 
Saluti(....?)~. 

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BRITISH YOUTUBERS GAY SCHOOL MUSICAL.

CAPITOLO UNO~!

Era l’ultimo dell’anno, e come farebbe ogni adolescente sano di mente, Phil Lester, un ragazzo dai capelli color ebano e gli occhi azzurri più del cielo, se ne stava seduto su un divano del piccolo hotel in mezzo ai monti in cui sua madre e lui stavano passando le vacanze invernali; stava leggendo uno dei suoi venticinque quintali di libri, tutti uguali e noiosissimi. Letti e riletti, oltre tutto.
Sua madre non appena lo vide corse da lui esasperata e gli strappò il libro dalle mani.
« Philip, è capodanno, basta leggere per l’amor del cielo! » esclamò.
« Ma mamma, ho quasi finito! E poi devo scoprire per la trecentoquattresima volta nella vita chi è l’assassino! »
« Sotto c’è una festa, ti ho preparato i vestiti perché so che non sei capace ad abbinare le cose. Vai a strusciarti contro persone a caso, al posto che stare qui da solo come un disadattato sociale! » gli intimò la madre.
« Okay, ma posso riavere il mio libro? Ne va della mia esistenza! » la pregò Phil.
La signora Lester riconsegnò il libro a suo figlio, poiché ci teneva, tutto sommato, alla sua vita.
Phil allora, calmatosi e contento di riavere il suo tesoro fra le mani, trotterellò via per andare a cambiarsi.
_____
 
Phil però non era l’unica persona a non sapere cosa significassero le parole “capodanno”, “festa”, “fuochi d’artificio”, “conto alla rovescia”, “lenticchie e cotechino”  e così via. Infatti Dan Howell, pur essendo il ragazzo più bello, fortunato e popolare nei paraggi, non aveva trovato nulla di meglio da fare se non decidere di subirsi suo padre che cercava, senza successo, di insegnargli a giocare a basket in modo decente.
Il signor Howell era il coach della squadra di pallacanestro della North Manchester High School, la scuola che frequentava Dan. E ovviamente Dan, probabilmente il ragazzo più pigro esistente sulla faccia della terra, ne era il capitano. Ma il nepotismo non c’entra assolutamente in questa faccenda, figurarsi.
Comunque sia, da quando erano entrati nella palestra dell’hotel, Dan se ne stava spalmato sul pavimento mentre suo padre si dilettava in mosse astute, finte e tecniche impeccabili illudendosi che suo figlio lo stesse a guardare.
La signora Howell entrò improvvisamente nella sala, con un’espressione rassegnata stampata in volto.
« Ragazzi, è l’ultimo giorno di vacanza! C’è la festa di capodanno Dan, cosa ci fai ancora qui? Vai a prepararti! » sbraitò, fissando entrambi indignata.
Un brontolio indistinto fu tutto ciò che uscì dalla bocca del ragazzo, che evidentemente non aveva intenzione di muoversi da lì. Così la donna prese posizione e ordinò al marito di obbligare Dan ad andare immediatamente nella sua stanza: aveva passato tutte le vacanze con lui fra i piedi, quella sera nessuno gli avrebbe impedito di amoreggiare con il suo uomo in santa pace, riportando alla vita i vecchi tempi.
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Con enormi sforzi e una buona dose di calci in culo da parte di sua madre, Dan alla fine si cambiò e si decise ad andare alla festa. Tuttavia passò gran parte della sua serata ad aggirarsi per la sala come un’anima in pena, dal momento che tutti i divanetti e le sedie erano occupati e lui non poteva accomodarsi da nessuna parte.
Phil, in un angolino della sala, se ne stava comodamente stravaccato su uno di quei divani tanto agognati dall’altro ragazzo a leggere appassionatamente la fine del suo celeberrimo libro, non curandosi del frastuono causato dal karaoke e degli sguardi modello “guarda-che-sfigato-quello-che-legge-al-posto-che-venire-a-ballare-come-una-papera-impazzita-con-noi”.
Ma la serata dei nostri due protagonisti non proseguì come volevano che proseguisse.
« Chi vuole cantare ora? » chiese un tizio a caso dopo l‘esibizione di due svogliati adolescenti, improvvisandosi presentatore.
Ovviamente nessuno si fece avanti, ma visto che qualcuno doveva cantare per forza altrimenti l’universo sarebbe imploso, il finto presentatore si improvvisò anche destino e decise di giocare con le uniche due persone che sembravano fregarsene altamente di tutta quella ridicola festa.
La regia, dall’alto, lo assecondò e puntò i riflettori prima su Dan, che non capì proprio ciò che stava succedendo e seguì inebetito chi lo accompagnò sul palco, e poi su Phil, che sfiorò l’infarto all’idea di dover abbandonare il suo amato libro proprio a due righe dalla fine.
Ora, una persona normale che non ha intenzione di cantare a uno stupido karaoke prende e se ne va, ma nessuno dei due lo fece. Protestarono solo, e Phil continuò a sudare freddo nel vedere il suo romanzo abbandonato sul divano ad addirittura quattro metri da lui, ma non si mossero di lì. E anzi, Dan cantò anche la prima strofa. Aveva una gran voce, ammettiamolo: la sua infanzia l’aveva passata a cantare le canzoni della disney davanti alla tv, uno che passa un’infanzia del genere come potrebbe non essere bravo?
Poi, già stanco, fece per tornare indietro e buttarsi sul divano ora libero, ma fu lì che Phil decise di prendere parte all’esibizione; aveva superato lo shock grazie alla voce dell’altro ragazzo, e voleva sentirla ancora.
Quando Dan sentì che Phil aveva deciso di continuare con quell‘esibizione, tornò indietro. Gli sembrava scortese abbandonarlo lì, e volle addirittura dilettarsi in qualche coretto improvvisato per fare da sfondo al meraviglioso timbro da tredicenne in piena esplosione ormonale del coetaneo.
Ogni secondo si sentivano più a loro agio, e alla fine si ritrovarono a scatenarsi sul palco come un branco di ragazzine in visibilio al concerto di una qualche celebrità del calibro di Justin Bieber, senza nemmeno più bisogno di leggere le parole sullo schermo sebbene non avessero mai sentito quella canzone prima.
Una volta finito l’allegro spettacolo tutti tornarono a farsi bellamente gli affari loro, dimenticandosi dell’esistenza dei due malcapitati, ammesso che mai se ne fossero accorti. Questa fu per loro l’occasione di appartarsi, quindi uscirono all’aperto per non dover fare la fatica di urlare per sovrastare la musica e le voci degli altri presenti.
« Daniel. » si presentò il primo ragazzo, tendendo la mano verso l’altro.
« Philip. » ricambiò timidamente il secondo, stringendogliela.
Tutt’intorno a loro il paesaggio era innevato ma la temperatura per i due, che erano vestiti praticamente da spiaggia, evidentemente non era un problema
« Hai una splendida voce, sei un cantante? » chiese Dan, guardandolo con ammirazione.
« Oh nono, preferisco leggere, non ci avevo mai provato, però è stato fantastico esibirmi con te..» mormorò Phil, stringendosi nelle spalle con un sorrisino. « Ho visto che tu ami cantare! » continuò.
« Beh sì insomma, mentre sto ore e ore sotto la doccia e la mia pelle diventa simile a uva passa pur di procrastinare, canto le canzoni della disney. Le so tutte a memoria, vuoi che te ne canti qualcuna? »
« Oh, interessante, sì mi- » Phil avrebbe voluto dire che gli sarebbe piaciuto sentire ancora la sua armoniosa voce, ma purtroppo venne interrotto dal conto alla rovescia che la gente intorno a loro aveva iniziato a gridare.
Quando i fuochi d’artificio esplosero in mille colori diversi, i loro sguardi si scontrarono, carichi di elettricità, di intensità, di sentimento.
« Meglio che vada a cercare mia madre per farle gli auguri. » esordì Phil, pensando che fosse una cosa opportuna da dire in un momento così cruciale.
« Oh, oh sì giusto, anche io dovrei cercare i miei. » lo assecondò Dan « Ma..ti chiamo! Lasciami il tuo numero, ti chiamo domani! »
Ovviamente lasciare il proprio numero di cellulare a un perfetto sconosciuto di cui sapeva solo che quando stava troppo tempo sotto la doccia la sua pelle si raggrinziva a Phil sembrò una buona idea, perciò decise di acconsentire e di salvarsi in cambio quello di Dan, con tanto di foto allegata. Poi, con un ultimo intenso sguardo, si congedarono entrambi, correndo via col vento e sperando che un giorno si sarebbero rivisti.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo~! ***




CAPITOLO DUE~!

 
Dan non chiamò mai Phil. Non si sa se non lo fece perché se ne dimenticò o perché semplicemente pensò che sarebbe stato troppo faticoso, comunque Phil non ricevette mai nessuna chiamata, e dal canto suo non provò certo a contattare l’altro.
Passò una settimana e arrivò la fine delle vacanze. Era tempo di ritornare a scaldare i banchi.
Phil e sua madre si erano trasferiti per la centoventiduesima volta in due anni, questo fu il turno di Manchester, dove Phil avrebbe dovuto iniziare a frequentare la North Manchester High School, una scuola per ragazzi.
Dopo diverse crisi di panico e identità nelle quali Phil sperava di non essere di nuovo “il genio della scuola”, cosa impossibile dato che lì chi sa fare due più due è già considerato un secchione, riuscì a trovare la giusta via ed entrò nella sua classe con un ansia tale che perfino le sue ansie avevano l’ansia.
Dan, che guarda caso si trovava proprio in quell’aula, stava raccontando in tono entusiasta al suo migliore amico PJ come aveva trascorso la serata di capodanno, omettendo giustamente il dettaglio di essersi scatenato come una ragazzina eccitata su un palco insieme a un altro ragazzo di cui si era già dimenticato l‘esistenza. E cioè omettendo la serata stessa e inventandosi fantasmagorici allenamenti con suo padre e nient’altro all’infuori di ciò.
Ma proprio mentre raccontava allegramente queste storie fantastiche, Phil passò di fianco a lui non notandolo minimamente. E d’improvviso a Dan tornarono in mente tutte le sensazioni, quegli occhi così blu, quella voce così melodica, quel conto così alla rovescia e quei fuochi così d’artificio.
Però disgraziatamente gli si parò subito davanti Charlie McDonnell, il ragazzo più ricco, popolare e cotto di Dan in tutta la scuola.
« Ciao Dan! » esclamò, con la sua adorabile voce, sfoderando un sorriso a trecentosessantacinque denti.
Il moro lo salutò distrattamente, allungandosi in tutti i modi per cercare di riuscire a vedere oltre la figura di Charlie. Quando però decise che non ce l’avrebbe fatta e che alzarsi per andare a controllare di persona avrebbe richiesto troppo movimento, fece una cosa intelligente: prese il cellulare e chiamò Phil, in classe. Davanti al professore. Davanti al professore più petulante fra tutti i professori della scuola. Davanti al professor Smith, direttore del drama club.
Quando il cellulare di Phil si mise a suonare tutti si sbracciarono per cercare il proprio telefono, perché ovviamente ogni ragazzo presente in quella sala aveva la stessa suoneria e soprattutto ci teneva a farsi sequestrare il cellulare dall’insegnante e a passare delle splendide ore in detenzione, quel pomeriggio.
Si sa, la North Manchester High è una scuola di masochisti.
Dopo questa serie di sfortunati eventi in cui metà classe rimase priva di telefono e per cui sempre la stessa metà sarebbe successivamente rimasta priva di tempo libero, Dan e Phil finalmente riuscirono a vedersi, rimanendo completamente sbalorditi da quello scherzo del destino che aveva voluto farli incontrare ancora.
« Io non ci credo! » dissero entrambi, in perfetta sincronia. Dopo quella sera al karaoke avevano imparato ad andare a tempo.
« Che cosa ci fai qua? » domandò Dan, mentre i due giravano senza meta per le vie infinite e labirintiche della scuola.
« Per lavoro hanno di nuovo trasferito mia madre, e così ora siamo qui a Manchester. » spiegò Phil, mentre studiava attentamente i corridoi come fossero portali spazio-temporali o qualcosa del genere. Era talmente rapito da cotanta magnificenza che un paio di volte viaggiò per la sua strada, costringendo Dan a fare uno sforzo fuori dal comune per stargli dietro nei suoi caotici andirivieni, fin quando non lo perse completamente. Allora decise che si sarebbe fatto un sonnellino in un’aula a caso per poi avere le forze necessarie per cercarlo, ma non appena cominciò a camminare a passo lento verso il suo obbiettivo Charlie lo vide e non perse l’occasione di andare ad importunargli un po’ la vita, da bravo stalker ossessivo qual‘era.
« Sai Dan » urlò, piombandogli alle spalle e facendogli fare un salto di otto metri « mi sei mancato in vacanza! Cos’hai fatto? »
« Charlie! Beh..ho giocato a basket, ho fatto snowboard..e ancora basket. Bisogna allenarsi molto, manca poco alla finale del campionato. » rispose, colorando giusto un tantino la verità. Pensò che fosse comunque meglio che dirgli “Fatti dieci chili di casi tuoi”.
« Oh, tu sei uno che dà tutto. Proprio come me! » sussurrò Charlie, posandogli una mano sul petto. « Beh, ci si vede in giro. Spero verrai a vedermi al musical..saluti! » aggiunse infine, prima di trotterellare via, soddisfatto.
Dan lo guardò perplesso per un decimo di secondo, poi la sua attenzione venne meno e tornò a ciò che stava facendo poco prima: stare ad ascoltare il biondo gli aveva aumentato la stanchezza.
_____
 
Il tempo passò in fretta, e proprio quando Dan stava per rimettersi sulle tracce di Phil si rese conto che era l’ora di subirsi la detenzione. Così, sconsolato, si avviò verso il teatro dove con gli altri sfortunati coetanei avrebbe passato una squisita ora di punizione alla Smith style.
Con “una squisita ora di punizione alla Smith style” intendo “una squisita ora a dipingere e ad aggiustare stupide sceneggiature per uno stupido spettacolo a cui la maggior parte degli stupidi presenti non avrebbe neanche partecipato”.
Phil era già arrivato da qualche minuto, e si stava dilettando nel pitturare una gigantesca inutile luna di cartone quando si sentì chiamare da qualcuno.
« Hey, Phil! »
Il ragazzo si guardò intorno un po’ confuso, poi i suoi occhi si posarono su un individuo un po’ più basso di lui che gli sorrideva entusiasta.
« Piacere, mi chiamo Chris, questa mattina abbiamo frequentato gli stessi corsi! » continuò lo sconosciuto dopo aver catturato l’attenzione di Phil.
« Oh, ehm, ciao, piacere. Io sono Phil, ma vedo che lo sai già. » 
« Sai, io sono il presidente del club di chimica della scuola, ho notato che sei uno studente modello e che hai delle buonissime prestazioni scolastiche, quindi..volevo chiederti se ti andrebbe di entrare in squadra. Ci vediamo ogni giorno dopo scuola! » 
« Veramente io avrei voluto mettermi al passo con il programma prima di prendere parte a qualsiasi attività..» mormorò Phil. In realtà il fatto era semplicemente che non aveva voglia di passare l’anno in mezzo ai secchioni come aveva fatto per tutto il resto della sua vita, perché diciamocelo, uno come Phil le cose le sa, non ha alcun bisogno di “mettersi al passo”. Era questione di tatto.
« Oh, ma dai, starai con i cervelloni della scuola! Che offerta generosa, Chris! » si intromise Charlie, sbucando all’improvviso dal nulla come solo lui sapeva fare.
Phil non aveva idea di chi lui fosse, però non poté fare a meno di pensare “appunto”. Non aveva intenzione di passare il resto della sua vita scolastica a essere considerato il genio della scuola, ed entrando a far parte del club di chimica di certo sarebbe andata come sperava non andasse. Eppure non c’era altro che sapesse fare, perciò forse tanto valeva..
Proprio mentre Phil rimuginava su quella difficile scelta, qualcosa interruppe il lavoro di tutti: il padre di Dan, l’allenatore della squadra di basket della scuola, era venuto a reclamare i suoi pupilli per l’allenamento dopo che il resto del team gli aveva riferito della detenzione.
Il signor Smith e il signor Howell erano da sempre in lotta, perché ognuno dei due riteneva più importante la propria attività rispetto a quella dell’altro. Perciò ogni volta che il lavoro del coach veniva in qualche modo ostacolato, Smith era il primo su cui la colpa ricadeva, e viceversa.
« Che cosa diavolo ci fanno Dan e PJ qua a lavorare per te al posto che allenarsi? » sbraitò il coach, entrando in teatro.
« Si chiama “crimine e punizione”, Howell. E poi, un po’ di sano lavoro purifica l’anima. » si giustificò Smith.
« Dobbiamo parlare. » disse spazientito « E voi due filate in palestra, SUBITO. » aggiunse rivolgendosi ai due ragazzi che stavano momentaneamente lavorando a un enorme albero di cartone. Inutile quanto la luna di prima, per intenderci.
Dan sbuffò, pensando che avrebbe quasi preferito rimanere lì dal momento che tutto il lavoro lo stava facendo PJ e lui poteva tranquillamente sonnecchiare nascosto dentro l’interno della finta pianta, ma poi prese l’amico per un braccio e si avviarono entrambi a passo veloce verso gli allenamenti.
Phil si sporse leggermente per vedere Dan andare via, e si dispiacque per il fatto che si fosse cacciato nei guai; poi però tornò subito al lavoro, cercando di levarsi l’altro ragazzo dalla testa.

- GLUGLUGLUGLU(?), ANGOLINO. -
Buh. C: Volevo postare questo capitolo già tipo ieri, ma poi son dovuta scappare da mio padre e non ce l'ho fatta, perdonaaatemi. Comunque, ecco. Non ho molto da dire, solo sono davvero contenta che il mio stile "comico" venga apprezzato, perché non ero convinta per niente dell'umorismo di questa storia. Cioè non credevo facesse ridere almeno un po', ecco. Quindi niente, sono contenta di essere riuscita nell'intento e boh, grazie davvero a tutti quelli che leggono e recensiscono questa piccola pazzia. :'D E grazie soprattutto alle mie ragazze, a cui voglio un bene dell'anima e con cui sono contenta di poter shippare questi ragazzuoli LOL. <3
nfrnfkskjresrgesjrngeskjrjk mi dileguo, al prossimo capitolo~~!

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo~! ***




CAPITOLO TRE~!

 
« La nostra squadra di chimica non ha mai vinto nelle varie competizioni a cui abbiamo partecipato, forse tu potresti essere la nostra carta vincente! » spiegò Chris mentre camminava di fianco a Phil, quel pomeriggio.
Si erano scontrati durante la pausa pranzo e Phil aveva deciso di passare del tempo con lui visto che non conosceva nessun altro. 
« Questo semestre mi concentrerò sullo studio e aiuterò mia madre con la nuova casa, magari il prossimo anno! » si giustificò Phil « Ma..cosa sai di Dan Howell? » aggiunse poi, cambiando discorso.
« Dan Howell? Beh, non so molto di lui, però so che è inavvicinabile. Insomma, è il capitano dei Tamedogs, la squadra di basket della scuola, è sempre circondato dai suoi compagni idioti e schifosamente popolari e..non rivolge la parola ai comuni mortali. Non può permetterselo, ha una reputazione da difendere e cose così, sai come funziona al liceo. » 
« Oh, capisco. » disse semplicemente Phil. 
Era rimasto un po’ deluso dalla descrizione del coetaneo, perché a lui la sera di capodanno non era sembrato così. Non gli era sembrato così per niente.
Comunque decise di metterci una pietra sopra ed ascoltare il nuovo amico, che sicuramente ne sapeva più di quanto ne potesse sapere lui avendo frequentato quella scuola per un tempo maggiore. Insieme i due si diressero verso il loro corso, parlando tranquillamente senza più pronunciare una sola volta il nome “Dan Howell“.
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Più tardi quella sera il signor Howell stava cercando di far allenare un po’ suo figlio, ma vedeva che c’era qualcosa che gli premeva. Infatti, al posto che stare sdraiato sul pavimento come suo solito, il ragazzo era seduto a bordo campo con espressione assorta.
Dan stava seriamente pensando, senza un motivo preciso, di prendere parte al musical di quell’anno, ma non riusciva a scollarsi di dosso l’idea che nessuno l’avrebbe appoggiato in quella scelta.
« Dan, c’è qualcosa che ti turba? » chiese allora, mollando la palla a terra.
« No, è solo che..hai mai voluto provare qualcosa di nuovo ma avuto paura che i tuoi amici non lo capissero? »
« Se vuoi usare una nuova tattica prova a spiegarmela, magari andrà bene! » rispose entusiasta il padre, che pensava sempre al gioco.
« No, intendo..provare qualcosa di veramente nuovo, di cui però tutti i tuoi amici riderebbero. »
« Beh, se ridessero di te non sarebbero veri amici. Voi dovete supportarvi a vicenda in qualsiasi cosa, perché siete una squadra! E tu sei il capitano di questa squadra, e fra due settimane avete la finale! » 
« Papà io non stavo parlando di- »
« Concentrazione Dan, concentrazione! » urlò il padre, interrompendolo; poi andò a riprendere la palla e gliela lanciò. « Forza, voglio insegnarti qualche finta. »
Il ragazzo non disse più nulla. Avrebbe voluto che suo padre capisse, ma era ovvio che non c’era speranza. Era talmente confuso e giù di corda che non se la sentì nemmeno di star fermo a far nulla: andò incontro a suo padre e aspettò che gli spiegasse quello che doveva spiegargli.
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Nella prima ora del giorno dopo ci fu il corso del professor Smith. Phil e Dan incrociarono gli sguardi un paio di volte, ma Phil era deciso a non dare più importanza all’altro dopo ciò che aveva imparato, quindi cercò di evitarlo.
« Dopo il lavoro di ieri spero che tutti abbiano imparato come comportarsi in classe, ma nel caso non l’aveste ancora fatto restano alcuni camerini da riverniciare. » esordì il professore, catturando l’attenzione di tutti. « Ora ho qualche importante annuncio da farvi! Questa mattina durante la pausa si terranno le audizioni sia singole che di coppia per il musical. In più, io sarò in teatro fino a mezzogiorno per quelli che non potranno venire prima. Dopo ciò, vorrei iniziare a parlarvi dell’importanza di Shakespeare nel..»
L’attenzione di Dan una volta finiti gli annunci riguardanti lo spettacolo si affievolì man mano fino a sparire. Sapeva che non avrebbe dovuto pensarci, eppure non riusciva a fare a meno di continuare a rigirarsi quelle informazioni nella mente, desiderando di partecipare a quel progetto.
Con Phil, magari.
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« Hey Dan, durante la pausa tutto il team si ritrova in palestra per allenarsi, vieni? »
La voce di PJ risvegliò Daniel dai suoi pensieri, e lo spinse a chiudere la porta dell’armadietto nel quale stava rovistando.
« Oh ehm, non posso, ho dei compiti da finire. » sparò, non sapendo trovare scuse migliori.
« Compiti? Oh andiamo, i compiti sono secondari. Io sono indietro con i compiti da quando ero all’asilo. » commentò PJ.
Dan finse una risata che rassomigliò più a un’oca strozzata o qualcosa del genere.
« Divertente! Ci vediamo dopo. » disse prima di correre via.
Arrivare in teatro non fu un impresa facile. PJ, suo padre e altra gente a caso lo seguirono per quasi tutta la strada, obbligandolo a fingere di entrare in classi piene di gente sconosciuta, appoggiarsi a muri random con nonchalance e improvvisarsi bidello pur di non farsi notare da nessuno. Insomma, non faticò mai così tanto in vita sua, e una volta arrivato in teatro era stremato.
Come se non bastasse dovette assistere a una decina di orribili esibizioni, non contando un ballerino fuori come un cammello che tutto ad un tratto aveva deciso di entrare in scena, fare due piroette e poi andare a schiantarsi contro le sceneggiature che mezzo mondo si era fatto il culo per finire il giorno prima.
Ma le avventure del nostro amico non erano ancora finite. Infatti, proprio mentre stava per rilassarsi un attimino dietro al suo carrello scippato a un inserviente per sfuggire ai suoi inseguitori, ecco che per poco non gli venne un attacco cardiaco.
« Scusa, non volevo spaventarti! » si giustificò Phil dopo avergli fatto fare un salto di sei metri arrivandogli all’improvviso alle spalle. 
Dan scosse la testa, pensando che se si metteva anche lui a comportarsi come Charlie sbucando dal nulla come un Pokémon selvatico il suo cuore non avrebbe retto a lungo. Però non glie lo disse.
« Che cosa ci fai qui? Hai deciso di prendere parte allo spettacolo? » chiese curioso il suo amico.
« No, io stavo solo..e tu? » chiese Dan, non specificando cosa “stava solo”. Perché in fondo non lo sapeva. Semplice.
« No, assolutamente..perché ti stai nascondendo dietro a un carrello? »
Dan non disse nulla, lo allontanò semplicemente e mise su un sorrisino idiota. Il solito.
« I tuoi amici non sanno che sei qui, vero? » tirò a indovinare Phil, trattenendo a stento un risolino molto poco virile.
« Vero. » ammise Dan, fissando il pavimento. « Ehm..il signor Smith è un po’..severo. » aggiunse poi, ripensando a come aveva trattato tutti i poveri talenti incompresi saliti su quel palco.
« La superstar dei Tamedogs ha paura? »
« No, no, non ho paura, sono solo..terrorizzato. »
Poi la voce del professor Smith interruppe i loro discorsi, ed entrambi in preda a un attacco di panico si rifugiarono dietro al fantomatico carrello, salvatore di vite. 
« Ed ora, per le audizioni a coppie abbiamo due sole persone che si sono prenotate. E questi ovviamente sono Charlie McDonnell e Alex Day, le nostre giovani promesse! Forza, salite sul palco e ricordateci perché siamo qui, cari. » annunciò entusiasta. Non erano i suoi favoriti, certo che no.
Silenziosamente Phil e Dan sgusciarono fino all’ultima fila e si sedettero cercando di non dare nell’occhio, per riuscire a vedere meglio l’esibizione dei due.
Phil si ricordò vagamente di Charlie, ma non seppe proprio riconoscere l’altro.
« Loro sono i pupilli del professore, non c’è stato uno spettacolo in cui non siano stati protagonisti. Charlie farebbe qualsiasi cosa pur di essere sempre al centro dell’attenzione, e Alex gli sta dietro come un cagnolino. » sussurrò Dan, avvicinandosi un po’ a Phil per farsi sentire. Stargli così vicino gli faceva uno strano effetto, sentiva un’insolita morsa allo stomaco. Poi si ricordò che quella mattina non aveva fatto colazione.
Nel frattempo Charlie e Alex erano saliti sul palco e avevano preparato tutto per la loro esibizione. Avevano riadattato la canzone nel loro stile, che era leggermente più..allegro rispetto a come avrebbe dovuto essere.
Phil non aveva mai visto nessuno scatenarsi così tanto. Non si erano scatenati in tal modo nemmeno lui e Dan la sera del primo dell’anno e figurarsi, nemmeno lui quando aveva scoperto che la versione disney della sirenetta finiva bene e non come la versione originale. Erano così pieni di passione, e di talento, e di ambizione. Charlie aveva una voce spettacolare, simile a quella di una bambina di due anni col singhiozzo mischiata al verso di un gatto a cui avevano tirato il collo. Nulla al mondo era più melodico.
E la voce di Alex, calda e sensuale quanto il verso di un ippopotamo in calore, la accompagnava perfettamente, creando un piacevole contrasto.
Per non parlare poi dei loro passi di danza, così coordinati, così fluidi, così studiati. Un paio di volte Alex rischiò di ammazzare Charlie facendolo quasi rotolare giù dal palco, ma fu proprio questo a rendere il tutto meraviglioso, pieno di suspance.
Quanto quel magico spettacolo finì, lasciando ogni presente senza fiato e il signor Smith assolutamente soddisfatto, tutti avevano la certezza che i due si fossero già aggiudicati i ruoli di protagonisti, come al solito.
Phil e Dan si alzarono lentamente dalle sedie e andarono nuovamente a nascondersi, in attesa di poter scappare via senza venire scoperti.
Il professor Smith chiese una, due, tre volte se c’erano ancora coppie che volevano provare ad esibirsi, ma nessuno rispose. Così disse che le audizioni erano finite e che gli studenti erano liberi di andarsene.
Ma Phil, il cui cervello lavora un tantinello a scoppio ritardato, decise di saltare fuori e offrirsi proprio mentre Smith stava lasciando la sala.
« Aspetti, vorrei fare l’audizione! » urlò, facendo fermare di colpo l’adulto.
Dan rischiò l’infarto ancora una volta e decise che nei prossimi giorni avrebbe chiamato un’ambulanza ogni mattina, così magari se avesse avuto un qualche attacco di cuore durante la giornata quella sarebbe arrivata in tempo. Si sa che arrivano sempre quando ormai ci sarebbe bisogno del carro funebre.
Comunque sia, tirò giù tutti i santi del mondo mettendosi le mani fra i capelli. Cos’era saltato in mente a Phil, per l’amor del cielo? 
« Mi dispiace, ma le audizioni singole sono finite da un bel pezzo e tu sei solo. » rispose il professore, girandosi verso il ragazzo.
Allora Dan fece una cosa di cui, lo sapeva, si sarebbe pentito per il resto della vita.
« Canto io con lui. » si offrì, sbucando da dietro il suo celeberrimo nascondiglio.
« Daniel Howell? Dov’è il tuo branco di ignobili compari o come usi chiamarli? » disse sprezzante il signor Smith.
« Squadra. Li chiamo squadra. Comunque sono qui da solo, sono..sono qui per cantare con lui. » 
« Oh, fantastico. Ma vedi, qua prendiamo gli show molto seriamente. Io ho chiesto se c’erano altre coppie che volevano esibirsi e voi non avete detto nulla, quindi fine della questione. »
« Ma lui ha una voce mozzafiato e..» tentò Dan.
« Magari per il prossimo musical. » concluse il professore, levando le tende.
Dan e Phil decisero allora di andarsene, convinti che non fosse proprio destino questa cosa del cantare, per loro.
Il povero compositore dello spettacolo però, che doveva sempre sottostare alle idee di Charlie e Alex e non poteva mai far nulla di testa sua, si inciampò nel suo stesso pianoforte mentre si alzava per andarsene a piangere in qualche angolo al pensiero di doverseli subire per un altro musical. In fondo era solo un povero compositore e musicista, non potevano pretendere che sapesse alzarsi correttamente dal fottuto piano che usava per sette quinti della sua giornata.
Ci fu un’esplosione di fogli che finirono sparsi per il pavimento, aumentando la voglia di piangere al povero ragazzo già di per sé in crisi. 
Dan salì sul palco e si mise a raccoglierli, subito seguito da Phil. Il compositore rimase sbalordito: Dan Howell, menefreghista di prima categoria e celebrità inavvicinabile, che osava aiutare uno sfigato? Per poco non ebbe un mancamento.
Quando però il capitano gli tese i fogli e lo aiutò ad alzarsi esso si riprese dallo shock e lo ringraziò imbarazzato.
« Sei il compositore? » chiese Phil, dolcemente.
Il ragazzo annuì.
« Come ti chiami? » domandò ancora.
« Kyle. »
« Perché ti fai sempre mettere sotto da Charlie e Alex? Cavolo, sei tu il playmaker qui, non loro! » disse convinto Dan.
« Il playcosa..? » mormorò confuso Kyle.
« Devi decidere tu come le canzoni vanno fatte, non loro! Fatti valere! » continuò imperterrito Dan ignorandolo, mosso dal desiderio di infondere coraggio in quel suo coetaneo così insicuro. 
Kyle non aveva ancora capito cosa significasse quella parola sconosciuta e di così difficile comprensione, però si commosse per l’immensa gentilezza di quell’individuo che ai suoi occhi era sempre stato nient’altro che un inutile scherzo della natura troppo narcisista per essere vero.
« D-devo? »
« Certo! Lo spettacolo è tuo più che loro, no? » 
Kyle sorrise, contento di sentirselo dire. Nessuno era mai stato così carino con lui, e si pentì istantaneamente di aver osato pensar male di Dan.
« V-volete sentire come la canzone dovrebbe essere in realtà? » 
Phil e Dan si guardarono e annuirono simultaneamente, entusiasti.
Allora il ragazzo davanti a loro si avvicinò nuovamente al pianoforte, facendo attenzione a non rischiare la vita ancora una volta, e si sedette nella sua postazione. Mise lo spartito davanti a sé e cominciò a suonare una versione della canzone di Charlie e Alex molto più lenta di come l’avevano cantata loro.
Poi si girò verso i due ragazzi e fece loro un cenno con la testa, come a dire “Forza, cantate!”.
Sicuramente se vi foste trovati voi in una simile situazione non avreste fatto assolutamente nulla, sareste rimasti fermi come degli ebeti a fissare i fogli come fossero mostri sacri. Ma i nostri protagonisti, ormai lo sappiamo, sono magici, e infatti cantarono.
Nessuno dei due aveva mai letto uno spartito in vita sua, e l’unica volta che avevano sentito quella canzone era stata dieci minuti prima e con un ritmo completamente diverso, ma cantarono. La voce da bambino cresciuto cantando i capolavori Disney di Dan e quella da ragazzina in piena esplosione ormonale di Phil finalmente si amalgamarono di nuovo, dando vita a una superba miscela di suoni spettacolari. Phil riuscì addirittura a superarsi e fare delle perfette seconde voci che un comune mortale che ha cantato una sola volta nella sua vita non si sognerebbe mai di fare, e tutti ne rimasero sbalorditi. Con tutti intendo Dan e Kyle, gli unici due sfigati che insieme all’altro ragazzo erano rimasti a mezzogiorno in un teatro abbandonato a cantare allegre e romantiche canzoncine piuttosto che andarsene a mangiare.
Quando la canzone finì e l’atmosfera sognante si estinse, una voce stridula e irritante ma famigliare irruppe dal fondo della sala.
« Howell, Lester, siete convocati per il provino finale. Kyle, da loro il duetto del secondo atto e lavorateci insieme. » annunciò il professor Smith. Poi, così com’era entrato in scena, se ne andò.
Phil quasi implose per la felicità, aspettandosi la stessa reazione dal suo compagno.
Però a Dan venne solamente l’ennesimo principio di attacco cardiaco, e fu lì che decise che magari l’ambulanza avrebbe cominciato a chiamarla già da quel pomeriggio.

- Angolino trullallero -
BUONZZZAAALVE. Come promesso, a pochissimo tempo dall'altro capitolo ecco qua il terzo. :) Sto andando veloce perché è già finita, come ho detto, e perché so che c'è gente che è felice se aggiorno, e mi basta. (:
QQQQQQuindi. Nulla in particolare da dire, se non che il nome "Tamedogs" basicalmente è il contrario di "Wildcats", e boh, siccome ho cambiato tutti i nomi mi sembrava giusto cambiare anche il nome della squadra :'D Poi, questo capitolo è lungo. Almeno, per i miei standard è lungo. Fine(?) dei miei raggggggionamenti scrausi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto/vi abbia divertito, passo e chiudo, yo. B|
...ah, prima di passare e chiudere e yoare(?), ringrazio come sempre ogni persona che legge e recensisce, davvero. (:
..ora passo, chiudo e yo davvero. YO! B|

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto~! ***




CAPITOLO QUARTO~!

Un urlo lancinante si levò dall’esile corpicino di Charlie, la mattina dopo. Urlava come se un rinoceronte impazzito lo stesse inseguendo, e la cosa migliore era che nessun insegnante venne a dirgli niente fin quando non svegliò metà vicinato e decise di fermarsi. 
Il motivo di tanta frustrazione? Lui e Alex erano andati a controllare i tabelloni delle parti assegnate per il musical, convinti del fatto che un’altra volta sarebbero stati loro i protagonisti. Eppure no, tutte le loro certezze erano andate in frantumi non appena avevano letto che erano convocati per i provini finali insieme a Daniel Howell e Philip Lester.
Com’era possibile? Era risaputo che quello era il LORO campo, che erano i migliori in quella disciplina e che nessuno aveva mai osato superarli. E come se non bastasse, Charlie non li aveva neanche visti esibirsi, perciò come potevano essere segnati su quel maledetto cartellone?
Al sentire quelle grida strazianti PJ e i suoi amichetti della squadra, che erano peggio che delle donne di mezza età in quanto a gossip e robe varie, decisero di andare a vedere cosa fosse successo per poter eventualmente sfottere un po’ Charlie e il suo compare in allegria. Ma quando videro la catastrofe che si era verificata nessuno ebbe più il coraggio di spiccicare parola.
Era tutto fuori dagli standard, il mondo si era capovolto e bisognava assolutamente rimetterlo a posto. 
In fretta.
_____
 
Durante il pranzo Dan decise finalmente di farsi vivo. Aveva passato tutta la mattina chiuso nei bagni a nascondersi, ma poi gli era venuta una certa fame e aveva deciso di affrontare la reazione sicuramente negativa dei suoi compagni pur di poter avere un po’ di cibo con cui saziarsi. Ma una volta entrato in mensa venne subito aggredito da PJ.
Il ragazzo infatti era indispettito dal fatto che metà della scuola, dopo aver visto che il grande Dan Howell aveva il coraggio di ammettere di amare qualcos’altro al di fuori del basket o del dormire, aveva deciso di confessare le sue più grandi passioni segrete spesso imbarazzanti o insospettabili. I secchioni che rivelavano di amare l’Hip Hop, gli Skater che confessavano di suonare un qualche strano strumento musicale, e il resto dei Tamedogs che blateravano stupidi discorsi sulla cucina.
Lo status quo era rovinato, ed era  tutta colpa di Dan e del suo nuovo amichetto.
« Che hai? » chiese Daniel dopo che il suo compagno lo ebbe preso per il collo. In realtà sapeva benissimo la risposta a quella domanda, ma tanto valeva tentare, magari era solo una nuova forma di saluto.
« Che ho? Vediamo, mh..hai perso l’allenamento ieri per fare i provini per un ridicolo musical, e adesso tutti si stanno confessando! Il resto del team fa dolci, ti rendi conto? Il resto del team cucina! A cosa può mai servire saper cucinare nella vita? Che senso ha? Mica si vive col cibo! La squadra sta andando a pezzi perché ti sei messo a cantare! Ora perfino gli attori del musical e i secchioni si illudono di poterci rivolgere la parola! Gli skater non ci mollano! Sono tutti convinti di poter fare qualcosa di diverso, qualcosa che non hanno nel DNA! Il mondo si sta rovesciando, l’universo imploderà e sarà solo colpa tua, Dan! E noi abbiamo i playoff fra una settimana, te lo ricordo nel caso una di quelle tue stupide canzoncine ti avesse occupato troppo spazio nel cervello per poterlo tenere a mente! » 
Dopo aver sfogato le sue frustrazioni PJ mollò il colletto della maglia dell’amico e se ne andò, lasciando Dan a rimuginare su tutta la sua vita e su ciò che aveva sbagliato. L’inquinamento, la mafia, la fame nel mondo, l’effetto serra, il surriscaldamento globale e il fatto che non ci fosse mai abbastanza carta igienica nei bagni era colpa sua, ormai ne era certo. Avrebbe voluto ammazzarsi, ma i coltelli di plastica della mensa non tagliano un tubo, si sa.
_____
 
« Quel Charlie ora ce l’ha con me? » mormorò Phil mentre cercava di fare pranzo in santa pace, evitando gli sguardi famelici degli altri scolari.
« Sai, nessuno ha mai battuto quel ragazzo in un musical fin dall’asilo. » spiegò Chris.
« Ma io non volevo batterlo! Non abbiamo fatto l’audizione, stavamo solo cantando. »
« Non convincerai mai Charlie. Credimi, se trovasse il modo di interpretare sia Romeo che Giulietta farebbe a meno di Alex. »
« Te l’ho detto, è successo per caso, ma è stato fantastico. Hai mai avuto la sensazione che ci sia un’altra persona dentro di te che cerca il modo di emergere? »
Chris lo guardò stranito per un attimo.
« No, per fortuna. Sai, di solito quello si chiama disturbo di personalità, e non è una cosa positiva. Vieni, ti presento alla psicologa della scuola. » disse poi, prendendo Phil per un braccio e obbligandolo a mollare il vassoio sul tavolo e il pranzo a metà.
_____
 
Charlie nel mentre era andato a farsi un giro per la scuola per sbollire la sua esasperazione, ma proprio mentre stava per arrivare al suo armadietto per darsi una sistematina il più alto della squadra di basket, Zeke - che da sempre aveva una cotta per lui -, gli si parò davanti bloccandogli la strada.
Il biondo cercò di schivarlo, ma non riuscì nel suo intento, così si fermò e gli puntò gli occhi addosso.
« Hey Charlie, visto che Dan Howell sarà nel tuo Musical..» tentò di dire il coetaneo, ma Charlie lo fermò immediatamente.
« Dan Howell NON è nel mio Musical. » affermò, irato.
« Okay, capito, però pensavo..pensavo che magari potevi assistere a una partita. » propose, innocentemente.
Charlie emise un risolino strozzato, poi con il suo solito fare gentile spintonò Zeke.
« Preferirei infilarmi degli spilli negli occhi. » ammise, teneramente.
« Non lo trovi un po’ estremo? » 
« EVAPORA, SPILUNGONE. » sbraitò, tornandosene nella direzione dalla quale era arrivato. Un po’ contradditorio, visto che aveva appena urlato in faccia all’altro di sparire e alla fine era sparito lui.
_____
 
Dopo aver fatto visita alla psicologa che aveva deciso di dimettersi una volta ascoltati i suoi discorsi assurdi, Phil era andato al suo armadietto per prendere dei libri e ci aveva trovato dentro un foglietto con su scritto che Dan lo aspettava alla serra della scuola, che si trovava praticamente sul tetto. Ovviamente in due giorni Phil aveva avuto tutto il tempo per imparare a memoria ogni corridoio e anche gli eventuali posti inutili e/o inaccessibili della scuola, e infatti non ebbe problemi a trovarla. Ricordiamoci sempre che i nostri protagonisti sono magici, non babbani come noi, perciò per loro cose del genere erano giochi da ragazzi.
Quando arrivò nel luogo da Dan stabilito si guardò intorno e rimase sbalordito dalla quantità di fiori, decisamente immensa. Roba che neanche una foresta amazzonica. Come se fosse possibile, in una scuola che per altro era in piena crisi economica. In ogni caso, corse incontro a Dan e lo salutò.
« E’ il tuo posto segreto, Tamedog? » 
« Grazie al club della scienza! I miei amici non sanno nemmeno che esiste. » disse Dan, sorridendo.
« Hai tutta la scuola ai tuoi piedi eh? Sembra che tutti vogliano essere tuoi amici. » osservò Phil.
« Se non perdiamo. »
« Deve essere difficile la vita da figlio del coach. »
« Mi fa allenare un po’ più degli altri. » disse Dan. Ma se non si allenava nemmeno la metà degli altri. « Forse. » si affrettò ad aggiungere, per non sentirsi un completo bugiardo. « Non so come reagirà quando scoprirà che canto. »
« Preoccupato? » 
« Gli amici dei miei dicono sempre “vostro figlio è nato per il basket, dovete esserne così fieri”. A volte non vorrei essere nato per il basket. Vorrei essere..come tutti gli altri. »
« Ho visto come hai trattato Kyle all’audizione. I tuoi amici ti conoscono così? » domandò Phil, andando a sedersi su una panchina lì vicina.
« Per loro sono solo il playmaker. » ammise, sconsolato.
« Allora non ti conoscono abbastanza. Sai, nelle altre scuole io sono sempre stato il genio matematico, ma quando sono arrivato qua e ho cantato insieme a te mi sono sentito davvero ciò che voglio essere..una ragazza. »
Probabilmente se ci fosse stato Chris avrebbe nutrito ancora più sospetti riguardo a eventuali doppie personalità, ma fortunatamente non c’era, e Dan lo assecondò.
« E sembri anche una ragazza! » affermò andandosi a sedere vicino a lui.
Risero entrambi, poi Phil attaccò di nuovo discorso.
« Allora, vuoi farlo questo provino? » 
« Assolutamente, puoi contare su di me per qualsiasi provino. » accettò Dan.
Subito dopo quella frase la campanella suonò, riportando entrambi sulla terra dalla quale erano evacuati con quella conversazione così intensa, ed entrambi si affrettarono a scendere le scale per arrivare in tempo a lezione, mano nella mano.

- Angolino shalalala -
Buonassssera. Ho aggiornato, è presto(?) ma ho aggiornato. Non so cosa dire :'D
A parte forse il fatto che..non so, non lo so :'D Questa storia mi diverte. Loro mi divertono. :'D Mi è piaciuto scriverla! E..sono contenta che leggerla stia divertendo anche voi, perché sapete che vi voglio bene, gurls. (:
Quindi nulla, l'ultimo discorso di Dan e Phil avrei dovuto cambiarlo al maschile (cioè scrivere "un ragazzo" e non "una ragazza"), ma poi ho pensato fosse più divertente così :'D Alla fine è un gay school musical, no? ARCOBALEEEENI. ♥
Bene, spero che questo capitolo vi aggradi e grazie davvero a tutti quelli che leggono e recensiscono ;w; ♥
Al prossimo! ♥

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto~! ***




CAPITOLO CINQUE~

 
Quel giorno Dan mancò all’allenamento, perché lui e Phil provarono insieme a Kyle nell’aula di musica. Quando arrivò in palestra la squadra aveva appena finito di giocare, e lui dovette fare i conti con un padre furioso. Ci litigò, perché egli sosteneva che lui fosse il playmaker e non certo un cantante, mentre Dan voleva poter essere entrambe le cose.
Più tardi, in biblioteca, si scontrò con PJ, che non perse tempo e continuò con i suoi fantastici discorsi che avrebbero portato qualunque essere umano al suicidio. Aveva un incredibile talento nel farti sentire in colpa per il solo fatto di esistere.
« Si può sapere cosa ti ha fatto questa fatina dal quoziente superiore alla media per convincerti a cantare in uno stupido musical? » gli urlò contro. Evidentemente l’essere in biblioteca non gli impediva di sbraitare e regalare mal di testa in giro.
« E’ successo, che importa? » rispose Dan, esasperato.
« Che importa? Non pensi al tuo migliore amico? » 
All’ennesimo grido la bibliotecaria venne giustamente a rimproverarlo, ma da bravo migliore amico - appunto - qual’era PJ dette la colpa a Dan, per poi continuare indisturbato nel suo discorso.
« Senti, tu sei un cestista, non un attore. Hai mai visto la foto di Michael Crawford su una scatola di cereali? »
« Chi è Michael Crawford? » chiese, facendo fatica a seguire il suo coetaneo.
« Visto? Non sai chi è! Era il fantasma dell’Opera a Broadway. Mia madre ha visto quel musical ventisette volte, e ha messo la foto di Michael Crawford nel nostro frigorifero. Non sul frigo, nel frigo. Quindi, se giochi a basket finisci su una scatola di cereali, se canti in un musical finisci nel frigo di mia madre. »
Dan doveva ammettere che il suo amico aveva un innato talento nello spiegare le cose e nel persuadere la gente. Forse sarebbe stato un buon insegnante, tanto per essere irritante lo era eccome.
« Perché ha messo quella foto nel frigorifero? » si limitò a domandare, perché in fondo era l’unica cosa che aveva veramente afferrato del concetto.
« Perché dice che la aiuta con la dieta, senti, non voglio tentare di capire la mente femminile, è zona minata per me. Non sono mica venuto in una scuola maschile in cui ogni essere umano è gay per niente, no? Non era questo il punto comunque, non distrarmi. » 
Dan spalancò gli occhi, come a voler dire che aveva fatto tutto lui, ma non ebbe il tempo di aprire bocca perché il compagno parlò di nuovo.
« La squadra ha bisogno di te, Dan. Svegliati. » 
Detto ciò lo mollò lì da solo a rimuginare, andandosene sotto gli sguardi assassini della bibliotecaria: aveva qualcosa di importante da fare.
_____
 
Infatti, dopo aver parlato con il suo capitano, si diresse verso l’aula di chimica insieme ad altri due compagni di squadra. Quando intravide Chris che lavorava a uno dei suoi insensati esperimenti gli si avvicino e posò la sua fidata palla da basket, che si portava sempre appresso, sul tavolo da lavoro per farsi notare.
« Noi due dobbiamo parlare. » sputò, fissando il ragazzo.
« Ti ascolto. » mormorò Chris, allontanandosi leggermente, intimorito.
PJ, che come ormai ben sappiamo aveva una vera e propria passione per le spiegazioni intricate, si mise allora a comunicargli il piano che avrebbero teoricamente dovuto attivare insieme la mattina dopo per salvare in un colpo solo Dan e Phil dal diventare due inutili cantanti da musical. E come ci si poteva aspettare, Chris fu più che d’accordo: bisognava agire in fretta o non ci sarebbe più stata alcuna speranza per loro di vincere una qualche gara di scienze.
_____
 
Il giorno seguente, esattamente a mezzogiorno e cinque, secondo il volere di PJ, l’operazione di salvataggio di anime innocenti iniziò. Dan venne portato fino agli spogliatoi da alcuni compagni di squadra, e quando arrivò davanti alla porta d’entrata vide tutto il resto del team in divisa davanti a lui. Fu lì che essi cominciarono a elencare tutti gli ex-capitani dei Tamedogs dal 1625 in poi, perché era l’unica cosa che in tutti quegli anni di scuola era riuscita a entrare in testa a quelle macchine da sport.
Una volta finita l’interminabile lista, PJ si mise a blaterare uno dei suoi tipici discorsi senza né capo né coda e senza nemmeno grande sostanza, ma che accompagnato ai continui “CONCENTRAZIONE” del resto della squadra, quasi come un coretto di sottofondo, fu una delle cose più pesanti che Dan avesse mai sostenuto.
« Chi è stato il primo studente del secondo anno a essere già opzionato? » domandò poi al resto della squadra.
« DANIEL! » risposero all’unisono.
Ovviamente questo fatto del “già opzionato al secondo anno” non era mai sembrato strano a nessuno. Cosa ci sarà mai di strano nel fatto che il figlio del coach sia già opzionato al secondo anno pur non avendo fatto altro che dormire in campo da sempre?
« E chi l’ha votato quest’anno come capitano della squadra? » chiese ancora.
« NOI! » poverini, era risaputo che il loro punto forte non era l’intelligenza. Mai persona fu meno adatta per quel ruolo, ma a loro poco importava.
« E chi rischia di essere massacrato nella partita che decide il campionato venerdì prossimo se Dan pensa a un provino? »
« Noi. » dissero ancora, con molto meno entusiasmo.
Giustamente Dan si fece avanti e provò a dire che la squadra era formata da ben dodici persone e non solo da lui, ma PJ dimostrò per la prima volta nella sua vita di saper contare meglio di qualcuno. Non che ci volesse molto, però fu un piccolo traguardo per lui.
« Ti stai dimenticando il tredicesimo, il più importante componente della squadra. Il miglior giocatore del campionato 1981. Campione, padre e ora Coach. E’ una tradizione che non ha paragoni. »
Pronunciò quelle parole con così tanta convinzione che a Dan sembrò quasi di sentire il tizio della pubblicità della Trony: “Trony, non ci sono paragoni”. E pensò che sarebbe stato un altro possibile lavoro per il suo amico, quello di doppiatore, presentatore o qualcosa del genere. Se non si fosse fossilizzato così tanto sulla pallacanestro, insomma.
Poi guardò il resto della squadra, che lo fissava con occhi pieni di orgoglio, e gli venne in mente che forse si distraeva troppo facilmente perché per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarsi il motivo di quel ritrovo. Gli era solo venuta voglia di guardare la TV, ma dubitava fosse quello il risultato a cui i compagni sarebbero voluti arrivare.
_____
 
« Tutto il processo dell’evoluzione ci porta, praticamente, all’esemplare dell’uomo del basket. » cominciò Chris, in piedi davanti a Phil nell’aula di chimica, assieme al resto del club di scienze che aveva accompagnato il ragazzo fin lì all’orario stabilito. « La nostra cultura ha idolatrato “l’aggressore” attraverso i secoli, e ora ci ritroviamo dei presuntuosi, strapagati, montatissimi atleti il cui unico contributo alla comunità è fare schiacciate e canestri! Ma il nostro lato, il lato buono del processo di crescita dell’umanità, il lato dell’istruzione e della realizzazione è il futuro della nostra civiltà! Ed è questo il lato a cui appartieni! » 
Phil lanciò un’occhiata all’orologio, e benché il discorso di Chris avesse in qualche modo una minima parte di senso non riuscì a concentrarcisi: era in ritardo per le prove, Kyle lo stava sicuramente aspettando all’aula di musica.
 
_____
 
Dopo aver fatto uno sforzo immane per ricordarsi la motivazione della sua presenza negli spogliatoi finalmente Dan venne a capo del mistero e riuscì a trovare qualcosa da dire.
« Ragazzi, se non capite che ho investito il 110% di me stesso in questa partita, allora non mi conoscete affatto. » 
In effetti c’era da dire che mai in vita sua aveva osato prendere in mano un pallone e farsi insegnare qualche tecnica da suo padre, e in quell’anno invece aveva addirittura sforato gli standard. Certo, era depresso e tutto momentaneamente, però si era davvero impegnato.
« Ma noi pensavamo..» tentò di dire PJ, ma Dan non lo fece finire.
« Vi dico io cosa pensavo. Pensavo fossimo amici. Vincere insieme, perdere insieme..una squadra! »
« Ma..c’è quel..”ragazzo”. E..e il musical. » balbettò il suo migliore amico, procedendo col piano. Infatti in mezzo alla sala avevano piazzato un computer, e lui si sporse in avanti per accendere la webcam di quest’ultimo. Ovviamente Daniel non si accorse di niente, perché preso com’era dall’inventarsi un discorso che facesse credere ai suoi compagni che davvero ci tenesse al basket non aveva il tempo di concentrarsi sul resto dell’universo.
« Ma io vivo per la squadra! Mi interessa solo la squadra, lui non mi interessa! Cantare per me non conta niente, è solo un modo per scaricarmi, non ha nessun valore per me! Voi siete la mia squadra, e siete i miei amici. Phil non è importante, lo dimenticherò. Dimenticherò l’audizione e vinceremo la finale del campionato, siete soddisfatti? » concluse Dan, quasi convincendo anche sé stesso.
Quello che non poteva sapere era che dall’altra parte della scuola, nell’aula di chimica, Phil aveva assistito a tutta la scena grazie al collegamento video stabilito da Chris e PJ. Il piano aveva avuto successo, e sia Chris che PJ ora avevano ciò che desideravano: i loro pass per il successo.
_____
 
Più tardi quel pomeriggio Dan trotterellò allegramente verso l’armadietto di Phil, nel quale quell’ultimo stava ordinando alcuni libri.
« Hey! » esclamò una volta arrivatogli alle spalle. « Come stai? Senti, ho bisogno di parlarti. »
« Sì, anche io. » rispose Phil, girandosi verso di lui con espressione triste. « So che cosa vuol dire metterti contro i tuoi amici, lo capisco. Sta tranquillo, tutto chiaro. »
« Chiaro cosa? Io volevo parlarti del provino finale. » spiegò Dan in assoluta tranquillità, non capendo il motivo di quel discorso.
« Nemmeno io voglio fare il provino. » mugugnò Phil.
“Nemmeno io”? Quando mai lui gli aveva detto di volersi tirare indietro?
« Chi vogliamo prendere in giro? Tu hai la tua squadra e io la mia. Io farò la gara di Scienze e tu vincerai il campionato. E’ meglio così. » 
Poi il ragazzo dai capelli neri ritirò un foglio dall’armadietto e glie lo porse.
« Forza Tamedogs. » mormorò.
« Ma io- » cercò di dire Dan.
« Nemmeno io. »
Detto ciò Phil se ne andò senza guardare indietro neanche quando sentì Dan urlare il suo nome. Aveva chiuso con gli uomini del basket, per sempre.

- Angggggolino. -
Bonsoooooir gentah. C: Ho gli occhi che bruciano perché ho passato la serata a scrivere una angst Phan abbastanza difficile da tirar fuori e abbastanza- LACRIME OVUNQUEEHHHHFEBSHGHR comunque, ecco il capitolo che boh, ho deciso di mettere C:
Non ho granché da dire, se non come al solito grazie a chi legge/preferisce/ricorda ma soprattutto recensisce- avere i vostri pareri è importantissimo per me. ;w; ♥
E niente, spero che questo capitolo vi piaccia quanto è piaciuto scriverlo a me~ gubbaaaay, al prossimo! ♥

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto~! ***




CAPITOLO SEI~

 
Quella sera Dan si allenò seriamente per la prima volta nella sua vita. Era talmente giù di corda che non chiese nemmeno a suo padre di aiutarlo, prese il pallone e scese in cortile per allenarsi sui tiri liberi. Scoprì che era piuttosto bravo se si sforzava di prendere una palla in mano, doveva essere il gene. Ma nessuna di queste cose lo consolò. Suo padre si affacciò e lo vide, capendo che doveva essere successo qualcosa di davvero grave se si era spinto così oltre. Eppure non volle intromettersi, perciò lo lasciò giocare fino a quando fu troppo stanco perfino per camminare e sperò soltanto che sfogarsi sul basket lo avrebbe aiutato.
Il giorno seguente Dan andò a scuola ma non frequentò le lezioni. Si rifugiò nel suo “nascondiglio segreto”, la serra, che gli ricordava così tanto Phil e il suo modo di essere.
Ad un tratto sentì dei passi e quasi sperò fosse lui, per questo rimase leggermente deluso quando invece vide salire per le scale PJ e Zeke.
« Hey. » esordì il suo migliore amico. « Abbiamo fatto un’altra riunione. »
« Oh, splendido. » commentò Dan, che di riunioni varie ne aveva piene le palle.
« Abbiamo parlato del fatto che non ci stiamo comportando da amici. Intendo noi, non tu. Senti, a proposito del musical..»
Dan lo fermò al sentire quella parola.
« No, zitto, non ne voglio neanche parlare. »
« Volevamo dirti che ti verremo a vedere. Faremo il tifo per te. »
« Eh? »
« Sì, se ci tieni a fare quel musical dovremo incoraggiarti, non scoraggiarti. » affermò Zeke.
« Già. Vinci o perdi siamo una squadra. E‘ questo lo spirito, anche se fossi il peggior cantante del mondo, cosa che non sappiamo perché non ti abbiamo mai sentito cantare. » concluse PJ.
« E non mi sentirete, perché Phil non vuole parlarmi. E non so perché. » Dan era sull’orlo delle lacrime, fra circa un decimo di secondo si sarebbe messo a frignare come un bambino a cui è caduto il gelato per strada e PJ lo sapeva bene, sapeva com’era fatto. E il peggio è che era tutta colpa loro. Era tutta colpa sua.
« …noi sì. » ammise allora, sentendosi la persona più crudele e stupida dell’intera galassia.
Dan li guardò confuso, e PJ cominciò a raccontare la verità.
_____
 
« Philip. »
La voce di Chris riecheggiò nell’aula di chimica, completamente vuota se non per il ragazzo in piedi davanti alla gigantesca lavagna. Il resto del club di scienze entrò ad con calma e si piazzò davanti a lui, che guardò tutti curioso.
« Siamo stati egoisti. No, peggio. Cattivi. Pensavamo che Dan e la storia del musical fossero gli insormontabili ostacoli che ci impedivano di averti nella nostra squadra di chimica, e..»
« Ho sentito le sue ragioni, ora sono nel team, basta. » lo interruppe Phil, che al solo sentire il nome dell’altro entrava in confusione. Era meglio evitarlo, evitarlo del tutto, per sempre.
« No, non basta! Noi..sapevamo che PJ avrebbe potuto spingere con facilità Dan a dire cose che ti avrebbero ferito, faceva parte del nostro piano e..ce ne vergogniamo da morire. » spiegò Chris, guardando per terra.
« Nessuno l’ha obbligato a dire nulla, e comunque va bene così, ora dobbiamo prepararci perciò mettiamoci al lavoro. »
« No, non va bene così! La gara è..non importa. Quello che provi per lui è la cosa più importante. »
Phil lo ignorò completamente, girandosi nuovamente a ultimare di copiare i dati di un processo chimico sulla lavagna. Chris allora mormorò qualcosa del tipo “ci ho provato” e girò sui tacchi, con gli altri che lo seguirono in tutta fretta lasciando di nuovo solo il ragazzo dagli occhi azzurri.
_____
 
Quella sera Dan, dopo essere venuto a conoscenza della verità per mezzo dei suoi compagni di squadra, provò ad andare a casa di Phil per chiarire. Se vi state chiedendo come caspita potrà mai aver avuto l’indirizzo di casa sua, non dimenticatevi dei superpoteri del nostro eroe, che comprendevano anche qualcosa del tipo “navigatore universale”. O più semplicemente era un bravo stalker.
Purtroppo però la signora Lester fu costretta a dire che Phil stava disgraziatamente studiando e che perciò non poteva assolutamente parlargli, insomma, la scusa più campata in aria che avrebbero mai potuto pensare di usare, fra madre e figlio.
Ma visto che a volte il cervello correva in aiuto anche a Dan, egli pensò bene di usare il cellulare e chiamare il ragazzo, senza essersi allontanato dall’abitazione.
Quando sentì la suoneria di Phil provenire dalla finestra di sinistra al secondo piano gli venne un’Ideona.
Intanto Phil stava rileggendo per la trecentocinquesima volta lo stesso libro che aveva letto a capodanno, in ricordo dei bei vecchi tempi. Rispose al telefono con estrema esitazione, e subito Dan gli espose tutte le ragioni del mondo, cercando di spiegargli perché aveva fatto quel che aveva fatto.
« Quello che hai sentito l’altro giorno non è affatto vero! Ero stufo perché i miei amici mi stressavano e allora ho inventato qualcosa per farli smettere, mia madre è entrata in menopausa da un mese e non hai idea di quanto possa essere stressante avere una madre in menopausa da un mese, mi è morto il pesce rosso, ho scoperto che Babbo Natale non esiste e mi si è rotta la stufa, ma ciò che hai sentito non era la verità! » 
Phil ci mise un po’ a metabolizzare tutte quelle notizie, però alla fine le ingoiò e riuscì a rispondere.
« A me sembravi piuttosto convincente. »
« No, senti, io sono il ragazzo che hai conosciuto in vacanza, non quello che ha detto quelle cose assurde! »
« Dan, quel musical sta mandando in tilt tutta la scuola! L’hai detto anche tu che nessuno ti tratta più come prima. » 
Mentre teneva il telefono con una mano, col cervello pensava a cosa rispondere e con la bocca rispondeva, il nostro magico Dan, ragazzo più pigro di tutta la terra, riuscì perfino ad arrampicarsi su un albero, pensate. Cosa non si fa per amore, no?
Ebbene, mentre compiva quest’impresa spericolata - ovviamente senza che Phil avvertisse il minimo rumore - continuò col suo discorso, dicendo che la gente voleva che lui fosse per forza solo il playmaker, ma che ciò che voleva la gente o la squadra o suo padre o gli alieni o il suo defunto pesce rosso non era un suo problema, ma bensì il loro. E che dal momento che non era stato lui a deludere tutti ma erano stati tutti (sì, anche il pesce) a deludere lui, avrebbe fatto il provino.
« E tu? » gli chiese.
« Non lo so. » ammise Phil.
« Beh, devi dire di sì, perché ti ho portato una cosa. » 
« Che vuoi dire? »
« Voltati. »
Phil si girò e proprio dietro la porta finestra trasparente che separava la sua stanza dal balcone c’era Dan, in piedi, col telefono all’orecchio.
Al posto che incazzarsi come una bestia e scaraventarlo giù dal secondo piano accusandolo di stalking, tuttavia, andò ad aprire con un sorriso ebete stampato in faccia. Dan si mise a cantare la prima canzone che avessero mai cantato insieme, come se uno potesse pensare di ricordarsi una canzone sentita una volta nella vita a un karaoke da quattro soldi, ma la sua meravigliosa voce emozionò Phil proprio come se fossero improvvisamente tornati indietro a quella magica serata.
« E’ un provino a coppie. » disse Dan dopo aver finito la sua performance, facendo vedere a Phil il foglio che il ragazzo stesso gli aveva restituito prima di dirgli “addio”.
Phil afferrò lo spartito e si andò ad affacciare al balcone. Dan prese tutto questo come una risposta positiva al suo invito a esibirsi ancora e in quello spettacolare attimo tutto tornò al suo posto.

- Angolo acuto(?) -
Non so- questo capitolo è cortino rispetto agli altri, ma vabbè ;w; Ho deciso di aggiornare oggi perché sì(?), YO BD
Allora, non ho tanto da dire riguardo al capitolo quanto riguardo ai lettori. Quindi comincio. Mh.
Grazie mille per tutti quelli che leggono/preferiscono/ricordano/seguono, davvero. Sono contenta che la storia stia piacendo un minimo, anche perché è la mia prima "parodia" e non ero sicura di fare la cosa giusta :'D
Vorrei ringraziare soprattutto
CathLan, Iclemyer e pane perché sono le mie cocchine adorabili e mi recensiscono sempre, e soprattutto mi sopportano ogni giorno della loro vita, perciò grazie. Poi WarmilkInKentucky, che ultimamente è la mia compagna di sclerate sul fantastic foursome e ships varie, e che mi ha spinta a postare questa cosa e mi fa sapere le sue opinioni a ciò ogni volta che legge. Grazie tesoro. (:
Infine, vorrei dire un grazie speciale anche a
Tormenta, che nonostante non segua la storia da quando ho iniziato a postarla si è presa la briga di recensire ogni singolo capitolo. Ti sono grata per questo, davvero, significa molto. (:
Bene, direi che ho finito. E che perciò posso andare. Ci sentiamo al prossimo capitolo, dolcezze ♥

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo~! ***


CAPITOLO SETTE~!


 
Nei giorni seguenti Phil e Dan riuscirono a zigzagare perfettamente fra tutte le loro attività, ed è qui che viene da chiedersi come mai prima non ce la facessero. Ma poco importa. Erano pieni di vita e di determinazione, e soprattutto il loro rapporto andava crescendo sempre di più. Nessuno dei due si era mai trovato così bene con qualcuno prima di quel periodo, e correre mano nella mano per i corridoi mentre di fretta si avviavano verso le prove era il loro momento preferito nella giornata.
Charlie e Alex però non erano affatto contenti di tutta questa faccenda, e furono ancor meno contenti dopo che li ebbero sentiti cantare passando di fianco all’aula di musica per puro caso mentre loro si stavano esercitando.
Fu lì che a Charlie venne una terribile idea. La partita e la gara di scienze sarebbero state quel giovedì, mentre i provini finali si sarebbero tenuti venerdì. Se solo in qualche modo fossero riusciti ad anticipare le audizioni in maniera di poterle fare combaciare con gli altri impegni dei due rivali ecco che tutti i loro problemi si sarebbero risolti in un batter d’occhio.
Charlie non perse tempo e corse subito dal professor Smith a parlargli di quanto secondo lui sarebbe stato molto più producente spostare i provini finali a giovedì, e siccome l’uomo si fidava ciecamente dei co-presidenti del drama club - che erano proprio Charlie e Alex - decise di dare loro ascolto. Come se un insegnante non sapesse da solo cos’è meglio e cosa non è meglio fare.
Ma i nostri eroi non si lasciarono assolutamente intimidire da tutto questo, e anzi, quando vennero a sapere dello scempio a cui quelle carogne avevano dato vita decisero di lavorare davvero TUTTI insieme per la prima volta. Perfino Chris e PJ dovettero ammettere che rimanere allo status quo non era poi una cosa così positiva. Addirittura uscire dagli schemi poteva essere divertente, ed era vero: secchioni e uomini del basket avrebbero potuto creare una squadra esplosiva.
_____
 
Il grande giorno, dunque, Dan era negli spogliatoi a prepararsi mentalmente per la finale quando suo padre andò da lui per parlargli.
« Come ti senti? » esordì, andandosi a sedere vicino al figlio.
« Nervoso. » ammise Daniel.
« Già, beh, io di più. »
Dan stava per dirgli che non era possibile dato che quelli che alla fine avrebbero avuto tutta la fottuta partita in mano sarebbero stati loro, ma si contenne, cercando di recitare al meglio la parte del figlio emozionato; in fondo avrebbe anche esercitato l’attore che c’era in lui per il provino finale, in quel modo.
« Sai che cosa voglio da te? » domandò il signor Howell.
« Il campionato? » tirò a indovinare il ragazzo, certo che fosse quella la risposta esatta.
« No, quello viene dopo. Voglio solo che tu ti diverta. So che senti la pressione, e probabilmente in parte è colpa mia, però..quello che voglio è vedere mio figlio che si diverte come un pazzo nel gioco che tutti due amiamo. Se mi darai questo mi addormenterò con il sorriso sulle labbra, a prescindere dal risultato. »
Dan pensò che quel discorso fosse un po’ esagerato, soprattutto nell’ultima parte. Sembrava più qualcosa come un testamento o una discussione fatta prima della morte prematura del genitore, ma ne era rimasto comunque commosso. Suo padre non gli aveva mai parlato in quel modo.
« Grazie Coac- » cominciò a dire, interrompendosi subito per correggersi « papà. Grazie papà. » 
E lo intendeva. Lo intendeva davvero.
_____
 
Mentre la partita di basket e la gara di scienze iniziavano, Charlie e Alex erano a prepararsi nel loro camerino con tanto di versi osceni e rituali scaccia sfiga e quant’altro. Praticamente quei due passavano ogni sacrosanta volta più tempo a preparare i loro animi per l’esibizione che a esibirsi.
Entrarono in scena solo quando il professor Smith ebbe finito di farneticare qualcosa sull’importanza del teatro nella vita di ogni essere umano e non umano, e si misero in posa attendendo che la musica partisse.
Charlie indossava un meraviglioso completino blu pieno di paillettes e piume ovunque, e i suoi capelli biondissimi luccicavano sotto le luci del palco. Probabilmente li aveva lavanti con uno shampo targato Panténe o Garnier o l’Oreal Paris o con qualsiasi cosa permettesse ai suoi capelli di fare “swish”, si prendesse cura di lui o gli aumentasse l’autostima già sopra le stelle dicendogli che “lui valeva”.
Alex invece aveva optato per il bianco e il nero, decidendo che sarebbe stata l’occasione giusta per sfoggiare il suo nuovo capellino. Amava così tanto i capellini.
Insomma, erano proprio in tinta l’uno con l’altro. Se a guardarli era un daltonico. O direttamente un cieco.
Iniziarono a cantare qualche secondo dopo l’entrata in scena, sculettando come ossessi e facendo mossettine sexy lungo tutto il palco.
Nel frattempo dall’aula di chimica il club di scienze, che aveva appena vinto la prima parte della competizione, riuscì a trafficare un secondo col computer e ad avere il tempo necessario per mandare un virus informatico al server della scuola; ciò fece saltare la corrente in palestra, e la partita di pallacanestro dovette fermarsi. Dan non perse tempo, e appena l’arbitro disse che ci sarebbe stata una pausa e che tutti avrebbero dovuto lasciare la palestra per motivi di sicurezza corse a perdifiato verso l’audizione.
Il composto chimico sul quale Phil, Chris e gli altri avevano lavorato qualche minuto prima di mandare il virus iniziò a fumare e a emanare un terribile odore, e i giudici diedero l’allarme facendo evacuare la sala. Immediatamente anche Phil, contento che il piano fosse andato in porto, si diresse verso il provino con i compagni alle calcagna.
Purtroppo però Charlie e Alex finirono di cantare, e quando il signor Smith chiamò i nomi di Phil e Dan quelli erano ancora a metà strada e perciò non presenti. Kyle tentò di spiegare al professore il problema e cercò di convincerlo che sarebbero arrivati da un momento all’altro, ma lui non volle sentire ragioni. Il teatro non aspetta. I due co-presidenti del drama club si guardarono con un ghigno malefico stampato in faccia: ce l’avevano fatta, il musical era loro.
« SIAMO PRONTI, POSSIAMO CANTARE! » urlò Dan, entrando in teatro e vedendo Phil che arrivava dal lato opposto al suo.
« Vi ho chiamati ben due volte! » protestò il signor Smith.
« Professore la prego, per favore! » aggiunse Phil, disperato.
« Le regole sono regole. »
Ma proprio sotto quella nota triste ed ingiusta una folla piuttosto consistente iniziò ad entrare da ogni porta possibile e immaginabile, un po’ di qua, un po’ di là. Tutti erano lì per vedere Dan e Phil cantare: dagli uomini del basket ai secchioni, dagli skaters ai punk. La cosa sbalordì non poco l’insegnante, che decise di dar loro un’ultima possibilità e andò a sedersi in mezzo al vasto pubblico.
Quando la musica iniziò però Phil, che era rimasto tranquillissimo fino a due secondi prima,  pensò bene di avere una crisi di panico. Non riuscì a cominciare la canzone, e così Dan dovette avvicinarsi a lui e tranquillizzarlo, dicendogli di fare come la prima volta che avevano cantato, di cantare per lui. Poi diede nuovamente il via a Kyle e la musica partì.
Iniziò Dan a cantare, pensando che così Phil si sarebbe sentito più a suo agio.
« We’re soarin’, flyin’, There’s not a star in heaven that we can’t reach..» 
Si avvicinò a Phil e prese la sua mano, guardandolo negli occhi per incoraggiarlo.
« If we’re trying, so we’re breaking free. » continuò Phil, accarezzando la mano dell’altro e ringraziandolo con gli occhi. 
« You know the world can see us in a way that’s different than who we are..» cantò ancora Dan, incrociando le dita a quelle dell’altro e girandosi verso il palco con lui.
« Creating space between us, ‘til we’re separate Hearts. »
Le loro mani si separarono, e i due ragazzi si allontanarono un po’ l’uno dall’altro.
« There’s a snowman in the yard, is trying to believe…that we’re breakin’ free! »
In quel momento il teatro si accese: tutti si alzarono e iniziarono a battere le mani insieme, non credendo ai loro occhi. Quei due ragazzi su quel palco erano lo spettacolo migliore a cui si potesse assistere, e furono costretti ad ammetterlo anche il padre di Dan e la madre di Phil, che inizialmente erano contrari a questa loro follia del musical.
« We are soarin’, flyin’, there’s not a star in heaven that we can’t reach If we’re trying Yeah, we’re breaking free. »
« Oh, we’re breakin’ free. » cantò Phil, iniziando a togliersi il camice che aveva indosso dalla gara di chimica.
« Ohhhh! » gli fece da coretto Dan, prendendo a ondeggiare in giro per il palco.
La loro esibizione andò avanti così. Ogni secondo conquistavano un po’ di più il pubblico, e gli sguardi pieni d’amore che si lanciavano li spingevano ad andare avanti senza paura, a buttarsi fra le braccia del destino insieme. 
Volteggiavano per il palco, facendo piroette e tripli salti carpiati, ma non smettevano di cantare. Gli spettatori entusiasti battevano le mani a ritmo e ballavano alzandosi dalle loro poltrone. Perfino il professor Smith diede sfogo al suo senso della danza, muovendosi in convulsi movimenti che avrebbero fatto preoccupare chiunque non fosse stato troppo impegnato a concentrarsi su Phil e Dan.
Quando la musica finì e le voci dei due artisti si spensero con essa, tutta la sala esplose in un tripudio di applausi e grida entusiaste. Dan guardò Phil, Phil guardò Dan, e si sorrisero. Poi il playmaker si avvicinò all’altro e gli diede un bacio sulla guancia, facendo arrossire entrambi fino alla punta dei capelli.
Era filato tutto liscio, i genitori li avevano accettati, la gente li aveva accettati, il pupazzo di neve nel cortile li aveva accettati e loro erano lì, a sorridersi e ringraziare il cielo di aver iniziato quel viaggio insieme con le urla infervorate del resto del mondo a fare loro da sottofondo.
E in quel momento, sì, stavano volando.

Angolo Giro(?).
BUONCIORNIAHH- cioè, in realtà buonano- no, buonciornia, perché alla fine sono le tre del mattino.
Bene, a parte le indicazioni temporali, ciao a tutti e benvenuti al penultimo capitolo, spero vi sia mangustato! C: Al più presto metterò l'epilogo, che è davvero cortino. Originariamente sarebbe stato parte di questo capitolo, ma mi sembrava carino metterlo a parte. Così(?).
Quindi. Nulla da dire. Solo scusate per il ritardo, sono pigra e non avevo voglia di aggiornare(.....). Sì, potete picchiarmi.
Ah, lo snowman in the yard di breaking free. Nella canzone originale ovviamente non dice così, ma sì insomma- il
video di Dan e Phil che la cantano, che vi avevo linkato anche nel primo capitolo, spiega perché l'ho scritto. E fine. Addioh. Vi voglio bene(..?). ♥

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Capitolo 8
*** Epilogo~! ***


EPILOGO~!


 

Ma non c’è uno senza due e tre, e infatti i Tamedogs vinsero il campionato mentre la squadra di chimica si aggiudicò la prima vittoria dopo anni di tentativi.
Phil corse in campo subito dopo la fine della partita e abbracciò da dietro Dan.
« Congratulazioni, capitano! » esclamò.
« Oh, e la tua squadra? » domandò Dan, girandosi verso di lui.
« Abbiamo vinto! » disse entusiasta.
Fu lì che Dan si avvicinò a lui e finalmente poggiò dolcemente le sue labbra su quelle del compagno. Era un momento che entrambi aspettavano da tanto, e fu meraviglioso. Tutte le vittorie del mondo insieme non avrebbero potuto rimpiazzare quel singolo attimo.
Attimo che durò letteralmente un attimo, visto che arrivò PJ a fracassare le balle come al solito.
« TI HANNO VOTATO MIGLIORE IN CAMPO, CAPITANO! » urlò, interrompendoli.
« Sì, grazie, grazie tante. » mormorò Dan scocciato, spingendolo altrove e ritornando a ciò che era rimasto con Phil.
PJ però non aveva finito la sua opera, doveva prima rubare del tempo a qualcun altro. Quando intravide Chris gli corse incontro e lo prese per i fianchi, attirandolo a sé.
« Allora, ci vieni con me alla festa? » chiese.
« Un..un appuntamento? » balbettò Chris, non capendo più nulla.
« Oh, è il tuo giorno fortunato. » confermò PJ, sorridendogli.
Chris sorrise e annuì, ma al posto che rimanere lì con lui ovviamente scappò da Phil e spinse via Dan per annunciargli il lieto evento.
« PJ mi ha invitato alla festa! » gridò estasiato. 
Phil si unì al suo giubilo e rimasero lì per un minuto buono a fare urlettini osceni. Poi arrivò Charlie e Chris pensò bene di scappare via col vento.
« Congratulazioni. » sputò quindi Charlie, rivolto a Phil. « Io vado a studiare la parte nel caso tu non potessi fare una replica. In bocca al lupo. »
Phil rimase a fissarlo senza aprire bocca, non sapendo cosa fare altrimenti.
« Sono sincero, sul serio. » aggiunse allora Charlie, ridendo.
Il moro si mise a ridere a sua volta, ringraziandolo con la mente, e il biondo se ne andò seguito da Alex.
La serata andò avanti così, piena di risate, sorrisi, amore, amicizia, canzoni cantate a caso, pupazzi di neve stalker che guardarono tutta la scena dal cortile della scuola, arcobaleni, unicorni rosa, gay e polverina magica. E credetemi, fu la serata migliore che ogni singolo presente avesse mai potuto desiderare, perché in fondo basta poco per essere felici.
Basta essere insieme, uniti contro un mondo di stereotipi che al giorno d’oggi è la normalità. Perché insieme si può cambiare tutto, insieme si può volare.
E la loro storia lo dimostra.
 
- FIN -
 
-Angolo a novanta(.......) gradi.-
HO FINITO. Okay lo so che mi odiate perché avevo promesso di aggiornare tipo presto e invece ho aggiornato tipo tardi. PERDONATEMI VI SCONGIURO- siamo arrivati alla fine del percorso. La mia prima long comica è finita. Mi sono trovata incredibilmente bene nello scriverla e sono contenta che abbia coinvolto anche le persone che ha coinvolto, spero vi sia piaciuta davvero e vi abbia divertiti almeno un minimo.
Niente, non ho nulla da dire. Solo grazie, grazie per essere arrivati fin qua e grazie per l'eterno supporto. Vi voglio bene (: E voglio bene anche a British youtuber Gay school musical. ♥
A presto! ♥

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