my best friend's brother

di nuvole_e_popcorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono tornato ***
Capitolo 2: *** Con il fratello della tua migliore amica, tesoro! ***
Capitolo 3: *** Una giornata al mare ***



Capitolo 1
*** Sono tornato ***


Capitolo primo: Sono tornato
-Ti prego, ti prego, ti prego-mi disse la mia migliore amica Marta chiudendo le mani a preghiera e facendomi gli occhi dolci. Conoscevo Marta da due anni. La mia classe la terza A era troppo piccola e ci avevano unito con la terza B, l’altra sezione. Non che mi dispiacesse; non sopportavo quelle bisbetiche delle mie compagne, e avevo incontrato Marta e Simona le mie due nuove amiche; Simona tuttavia con la sua indole ammaliatrice stava sempre con un ragazzo diverso e poco con noi.
-Okay-acconsentii prendendo il cellulare per avvisare mia madre che sarei arrivata alle cinque e non alle tre perché passavo da Marta. Mia madre Olivia (si a mia nonna piaceva tantissimo ‘braccio di ferro’) si era appena risposata con Giacomo che stava facendo il trasloco in casa nostra; mio fratello Nicholas li stava aiutando. –ma solo per due ore, Marta-la avvisai –perché poi voglio andare ad aiutare mamma e Giacomo.- lei annuì vigorosamente e mi prese la mano. Le volevo bene, come ad un sorella. Casa Molinari era una specie di reggia fuori la cittadina di Noniala in Abruzzo. Ci vivono in quattro: la madre Giorgia, il padre Nicolò e Matias il fratello gemello di Marta. Marta ha un altro fratello che però ora è a Pisa alla Normale, è una specie di genietto della matematica e non perde mai l’occasione di farlo notare. Non lo vedo da quasi un anno. Guidavo verso casa Molinari quando Marta sganciò la bomba. –Matteo mi ha chiesto di uscire.-ci rimasi, per poco non persi il controllo dell’auto. –chiedo scusa?-dissi prendendo grandi respiri. Matteo Bennati era il mio ex, mi aveva lasciata per Sophie Noinne, una nostra compagna di scuola di origine francese; modella. –Matteo. Mi. Ha. Chiesto. Di. Uscire.-sillabò la mia amica. Sospirai. –e tu?-lei mi sorrise. –No, Marta. Dimmi che non lo hai fatto..!-lei fece le spallucce. –lo sai che a me lui sta simpatico. E se non sarà un vero gentleman ti dò il permesso di dirmi ‘te l’avevo detto’.-sbuffai. Non che mi interessasse. Anzi, era un grandissimo stronzo; ma comunque.
Parcheggiai nel cortile di Casa Molinari e subito vidi il fratello gemello di Marta che usciva skate sottobraccio. –Ciao Marta, amica di Marta-disse. Marta gli tirò uno scapellotto. –ha un nome sai?-gli fece presente. Sorrisi. –sì lo so. Ma non è di mio interesse ricordarlo.-ci fece notare. Alzai gli occhi al cielo. Marta alzò le mani in segno di resa ed entrammo in casa. In cucina Giorgia, una matita in testa e i capelli raccolti si versava del succo. –Ei ciao ragazze com’è andata a scuola?-domandò. –Bene, grazie.-rispondemmo. Giorgia era un’architetto piuttosto ricercato e anche quel giorno aveva un colloquio di lavoro. Ci salutò e noi salimmo in camera di Marta. Passammo quelle due ore a chiacchierare poi verso le cinque meno venti la salutai e uscii dalla camera. –Ei Viola attenta a... mio fratello!- troppo tardi ci ero già andata a sbattere contro. Alzai lo sguardo e trovai due occhi color ghiaccio a fissarmi con un strana espressione a metà fra la derisione, la curiosità e lo stupore. –Ciao Viola-mi salutò ghignando la fonte di tutti i mali del mio mondo. Mi svincolai dalla sua presa ferrea. –cos’è neanche un abbraccio?-mi domandò sembrava ferito e divertito. Aveva le labbra, quelle sue dannate labbra così baciabili..., incurvate in un sorriso. Inarcai un sopracciglio per paura che la voce mi tradisse. –Dai, nemmeno un salutino?-domandò ancora. La battaglia di sguardi era iniziata e non avevo intenzione di perdere. –Ciao-brontolai alla fine. –Ah ecco!- esclamò lui sorridendo –ora ti riconosco Brontolo!-lo fissai acida. –Davide come mai sei tornato di già?-domandò sua sorella. –sorpresa!-esclamò lui –sono tornato prima per il tuo compleanno scimmietta-ammise. Marta e Davide, sebbene litigassero di continuo erano molto legati. –va beh, ciao Marta. Io devo proprio scappare-dissi sporgendomi a baciarle la guancia. Lei sorrise. –e come ci torni a casa in bici?-mi prese in giro Davide. –No-dissi tirando fuori le chiavi, gliele sventolai in faccia: -con lamia macchina-enfatizzai. –Oddio! Ti hanno dato la patente? Ma chi è stato il pazzo??-Marta sghignazzò. –ora sei una triplice minaccia.-io e Marta lo fissammo incuriosite. –Uno.-disse –sei una donna.- buongiorno raggiodisole, lo presi in giro nella mia testa. Lui continuò imperterrito: -due. Sei una bella donna- questa non me l’aspettavo! Sbaglio o mi aveva appena fatto un complimento: -tre. Sei un danno patentato- concluse. Inarcai un sopracciglio. –Ciao- completai uscendo di casa e ignorandolo. –ma che ha?- lo sentii dire. –cosa, ti aspettavi che fosse ancora una ragazzina? Buongiorno raggiodisole-gli rispose Marta. Mi sedetti nella mia Cinquecento e presi un lungo respiro: meno di cinque minuti nella mia vita e già ero punto e a capo..! maledizione!  
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Che ne dite? vi è piaciuta vi ha fatto schifo? è ben accetta la critica costruttiva! fatemi sapere baci!

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Capitolo 2
*** Con il fratello della tua migliore amica, tesoro! ***


Capitolo secondo: Con il fratello della tua migliore amica, tesoro!
-Mamma? Giacomo? Nicholas?-chiamai entrando in casa e appoggiando le chiavi sulla mensola in soggiorno. –Ei ciao tesoro!-chiamò mia madre dalla cucina. Lei, Nicholas e Giacomo erano tutti seduti attorno al tavolo a mangiare una delle torte di Giacomo: pasticcere. –ei Babi-mi salutò mio fratello. Quello era il mio soprannome; mio fratello quando era piccolo sentendo mio padre chiamarmi ‘Baby’ aveva detto ‘Babi’ e quel nomignolo mi perseguitava ancora a diciotto anni. Ghignai. –ciao puzzola-lo apostrofai. Lui mi fissò gelido e cantai vittoria. –vuoi un po’ di torta-sorrisi. –No grazie Giacomo-dissi-ma ho mangiato con Marta e sono strapiena. Anzi penso che farò una bella corsettina-dissi defilandomi. –tanto non diventi bella!-mi gridò dietro mio fratello. –ti voglio bene anch’io, Paz-dissi. Lo sentii brontolare; e meno male che ‘Brontolo’ ero io!
La mattina dopo, in ritardo come al solito all’appuntamento con Marta nella piazza della Colonna, parcheggiai in un solo fluido movimento. Era domenica e io e Marta avremmo speso tutta la giornata, e i soldi, in shopping e chiacchiere. In piazza non c’era nessuno, fu allora che pensai di prendere in mano il telefono, Marta mi aveva scritto ‘Scusa. Matte è passato con un mazzo di rose rosse.. rose rosse, capisci! E mi ha detto che voleva portarmi al barbecue con i suoi.. vero che non te la prendi? Ti voglio bene. Marta’ alzai gli occhi al cielo e ora? Le risposi: ‘Kay.. ci vediamo presto. Ti voglio bene anch’io’. Bene, shopping da sola. Ad un certo punto suonò il telefono: numero sconosciuto. –pronto?-sentii ridacchiare dall’altra parte –mi piacciono i tuoi pantaloncini-cercai di non andare in iperventilazione. –come hai avuto il mio numero?-domandai. –oh insomma, mia sorella lascia il telefono in giro per casa come credi che lo abbia avuto? Gliel’ho chiesto-disse. –che vuoi, Davide?-domandai ancora. –come siamo brontolose di prima mattina!-esclamò lui. –beh considerando che tua sorella mi ha appena dato buca per il mio ex e un barbecue con i suoi credo di averne tutte le ragioni-dissi. Lui ridacchiò. –ho mente la giornata giusta per tirarti su il morale-disse. –ah ma davvero? Fammi indovinare? Farti da servetta?-lui rimase zitto. –girati-mi disse dopo un po’. Me lo ritrovai di fronte con un mezzosorriso sghembo. Alzai gli occhi al cielo. –sto ancora aspettando la tua idea.- gli feci presente. –e sei anche ancora in debito di un abbraccio-completò lui. Inarcai un sopracciglio. –è una sorpresa.- alzai gli occhi al cielo. –dai, non mi dire che non ti fidi di me!-scossi la testa sorridendo divertita. –mettiamo il caso che lo faccia. Niente flirt okay?-lui mi guardò divertito –mi stai davvero rovinando la giornata!-mi fece presente. –è così prendere o lasciare? Allora posso fidarmi di te?-lui sorrise. E mi tese la mano aperta. Inarcai un sopracciglio: -le chiavi- mi disse –a meno che tu non preferisca la moto.-mi disse. Riposi le chiavi in borsa e inarca un sopracciglio a mo’ di sfida. Lui sorrise. –Okay, ragazzina-disse conducendomi verso la sua moto. –sei sicura di sapere come salire?- mi chiese porgendomi il casco, lo presi e in tutta risposta salii sulla moto. Lui alzò gli occhi al cielo e salì anche lui. Forse avrei dovuto ringraziare Marta per avermi dato buca. Mi portò al mare. –al mare? Sul serio?-domandai. Lui fece le spallucce, assomigliava un sacco alla sorella quando faceva così. Mi suonò il telefono. –pronto?- era mia madre. –tesoro dove sei?-domandò. Alzai gli occhi al cielo. –al mare-dissi-con Davide.-silenzio. –chi è Davide? Che fine ha fatto Francesco?- Francesco era il figlio, nerd, di una sua amica con il quale mi aveva costretta ad uscire. Era odioso. Alzai gli occhi al cielo –mi sembravate così carini insieme..-continuava a blaterare mia mamma. –mamma per piacere. Sul serio, Francesco? E comunque Davide è il fratello di Marta-sganciai la bomba, sapevo come la pensava mia mamma sui fratelli delle migliori amiche, dato che papà era il fratello di Angela la sua migliore amica al liceo ed ecco come era finita.. –con il fratello della tua migliore amica, tesoro!-cominciò. –Ciao Mamma.-le chiusi il telefono in faccia. –tutto okay?-mi domandò. –certo. Solo mia madre e le sue paranoie.-assicurai con un sorriso. –Allora signorina, mi permette?-domandò tendendomi il braccio sorrisi e feci un buffo inchino: -ma certamente-dissi e cominciammo a passeggiare lungo mare sottobraccio.
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per piacere, per piacere ditemi che ne pensate!! pleaseeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

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Capitolo 3
*** Una giornata al mare ***


Capitolo terzo: Una giornata al mare

-Scherzi-esclamai portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio –non ci credo che lo hai fatto!- lui sorrise. –e ti conviene crederci. Avresti dovuto sentirla sbraitare quando si è guardata allo specchio e si è ritrovata tutti i capelli tagliati la mattina dopo.-disse lui. Alzai gli occhi al cielo. –beh io ho fatto a Marta la tinta bionda ‘per sbaglio’ quando mi ha fatto uscire con Daniele-dissi con un sorrisetto maligno sul volto. –diavola.-mi disse. Feci la linguaccia. –come mai alla fine sei voluto venire qua?-gli domandai bevendo il mio succo. Eravamo seduti in un bar sul lungo mare. Lui ponderò bene la risposta. –non lo so.-ammise –se dovessi pensare a un posto in cui ti vedo bene direi al mare e allora ho pensato perché no?-sorrisi. Era una cosa dolce. –e poi hai presente tutte le ragazze in bikini? Ecco quella potrebbe essere un’altra ragione-disse. Eccolo, mi fa ricredere subito. Beh effettivamente a giugno.. sì poteva starci. –ahah-fu il mio commento. mi portai per l’ennesima volta la stessa ciocca di capelli dietro l’orecchio anche se stava lì da un bel pezzo, mi sorrise, lo guardai incuriosita: -perché fai sempre così?-mi domandò. –ah questo? Ehm tick nervoso-ammisi. Non glielo avrei dovuto dire lo sapevo, ora mi avrebbe preso in giro. –perché ti rendo nervosa?- ci pensai su, poi decisi per la verità: -ogni tanto.-lui si lasciò andare sullo schienale. E rimase in silenzio. L’avevo offeso? –perché?- domandò dopo un po’. Bella domanda. –Non so. Perché non ti capisco proprio forse, e non so mai come comportarmi con te.-dissi –insomma. Un momento mi prendi in giro, quello dopo sembri adirittura dolce!-dissi. Rimase zitto: -vedi!-dissi indicandolo –in momenti come questi non so minimamente cosa ti passa per la testa! E non so come comportarmi di conseguenza sono nervosa. Si può dire che sono una maniaca del controllo nevrotico, ma ei, sono fatta così...-continuavo a blaterare.. ecco la sedicenne fifona e nervosa che torna all’attacco. Lui sorrideva e la cosa mi metteva ancora più in imbarazzo: -Viola..-disse lui, ma continuavo a blaterare.. bla, bla, bla, bla... –Viola..-nulla da fare. –ecco..! vedi io proprio non vi capisco..!-lui alzò gli occhi al cielo –oh per l’amor del cielo!..-esclamò prendendomi il volto tra le mani, mi ritrovai il suo naso contro il mio, fronte a fronte. Respirai lentamente, zittendomi. Sentivo il suo profumo di cologna e il suo respiro sul viso. –meglio?-domandò. Annuì, ma non mi lasciò andare. –comunque-mi fece presente –penso che eri tenera tutta rossa e in imbarazzo-divenni color pomodoro, molto probabilmente. Mi allontanai schiarendomi la gola: -mm.. non avevamo detto niente flirt?-domandai. Lui fece le spallucce: -sono fatto così.-disse –mi viene naturale e poi mica te lo volevo dire sei tu quella che è andata fuori di testa perché non sapeva cosa mi passasse per la testa-mi fece presente. Sbuffai. –va beh. Per questa volta passa-dissi indicandolo con l’indice accusatore –ma la prossima volta..-feci, lui sorrise e si avvicinò pericolosamente: - la prossima volta cosa, Viola? Ammettilo che ti piace-disse. Alzai gli occhi al cielo cercando di scaricare la tensione che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Nulla continuava a fissarmi. –Non voglio finere come le altre-buttai fuori, lui sembrò stupito dalla mia sincerità così lo zittii e continuai: -sai con tutti questi flirt, uno magari ci crede pure e alla fine si finisce cornuti e mazziati perché è la tua natura, scusa, ma non voglio fare la fine di tutte le altre.-conclusi. Si massaggiava il mento. –pensi davvero che te lo permetterei. Che ti lascerei farti male?-fu il mio turno di fare le spallucce. –Non lo so. Ma cerco solo di preservarmi-dissi. –solo perché qualcuno ti ha ferita prima non significa che lo farò anch’io-disse. Ci rimasi di sasso. –Okay. Ora ho voglia di gelato. Mr. È la mia natura.-dissi cercando di cambiare discorso e alzandomi. Lui sorrise. –Dico davvero.-mi disse –comunque andiamo. Ogni suo desiderio è una ordine Madame.-disse facendo un buffo inchino. Dannazione a lui! Ci stavo cascando con tutte le scarpe. 
Erano le sei di pomeriggio ormai, avevamo passeggiato su quel lungo mare avanti e indietro almeno quattro volte, eppure non ero per niente stanca. Parlare con Davide mi veniva molto più facile di qualche anno prima anche se.. ovviamente, non potevo non avere alcun problema con quei suoi dannati occhi a calamita, insomma mi sembrava di sprofondarci dentro a quel color oltremare. Certo non mi aiutava il fatto che mi continuasse a fissare. Ma ora come ora stavo guardando il mare che placidamente con le sue onde mi bagnava i piedi. Lui si teneva un po’ a distanza sul bagnasciuga e continuava a fissarmi, fu allora che dal nulla tirò fuori la macchina fotografica che aveva nello zaino e mi scattò una foto. Mi voltai. –ei, ma che fai! Lo sai che odio farmi fare le foto! Non sono fotogenica!-brontolai additandolo, lui mi fece la linguaccia. Alle volte sapeva essere proprio un bambino di cinque anni. mi avvicinai e in tutta risposta gli rubai la macchina fotografica cominciando a fotografare lui, che ovviamente (avendo l’ego della grandezza della Russia) cominciò a mettersi in posa. Risi quando riuscii a fargli una foto in cui non era venuto bene come al solito. In tutta risposta mi schizzò d’acqua. Risposi allo schizzo e in men che non si dica lui aveva di nuovo preso possesso della macchina fotografica e continuava a farmi foto. Sorrisi e lo spruzzai copiosamente, fu allora che, assicuratosi la macchina al polso mi venne incontro, mi passò un braccio sotto le gambe l’altro alle spalle, mi tirò su di peso e mi buttò in mare completamente vestita. Quando riemersi cominciai a insultarlo: -Davide! Questa me la paghi!!- ma rimasi zitta quando notai che aveva abbandonato felpa, maglia e jeans insieme allo zaino sulla spiaggia e mi si stava buttando addosso. Dopo aver giocato ancora un po’ con l’acqua mi aiutò ad uscirne. –Ora credo di doverti un vestito-mi disse. Risi. –credo di sì-gli feci presente strizzando l’orlo della mia maglia. Ci dirigemmo in un negozietto lungo mare. La proprietaria era una signora sulla sessantina con una brutta messa in piega, occhiali a mezzaluna sul naso assicurati al collo con una cordicina con delle perle rosa, ma con un sorriso gentile. –Ah che bella coppia!- esclamò –oh tesoro, ma sei fracida. Vieni so esattamente il tipo di vestito che va bene per te!-mi prese per un polso e mi condusse di là. Mi diede un vestitino a metà coscia blu e bianco a fantasia a poix, molto carino a dire il vero. Mentre lo indossavo e mi fissavo allo specchio la sentii far entrare Davide. Uscii e feci un giro su me stessa. –Ti sta a meraviglia-si complimentò. –lo prendiamo-disse alla signora. Che si diresse a fare los scontrino. Io entrai a recuperare la borsa. Fu allora che lo sentii:
-Ei amico, carina la tua amica.. come si chiama?-chiese un ragazzo. –Non sono affari tuoi, è questo il suo nome, ma va anche con Brontolo, Babi o Puzzola.-disse Davide, mentre uscivo lo vidi ghignare –ed è comunque un po’ lontano dalla tua portata amico-enfatizzò. Mi schiarii la gola. –Ah eccoti-mi disse –dai indiamo che altrimenti tua madre e mia sorella mi denunciano per rapimento-risi alla battuta, salutai la signora e ci dirigemmo alla moto. La giornata era finita e mi ritrovai a dispiacermi di ciò anche se era stata dannatamente divertente.
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Che ne dite??? :)) 

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