Rivals

di Alissyachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rivals! - What we are; ***
Capitolo 2: *** Rivals? - It doesn't seem right; ***
Capitolo 3: *** Rivals. - What we were supposed to be; ***



Capitolo 1
*** Rivals! - What we are; ***


Qualche nota da parte dell'autrice:

1. Non è la prima fiction che scrivo ma è la prima riguardante questo fandom e, devo ammetterlo, l'accoppiata Prussia (sia femmina che maschio) Ungheria (sia femmina che maschio) non mi aggrada tranne se vista come migliori amici, perciò non aspettatevi scene romantiche tra le due;
2. E' da molto tempo che non scrivo e sono a conoscenza di non avere grandi doti di scrittrice ma ho voluto provare a pubblicare questa fiction, dopo tanto tempo, per... non so, semplicemente perchè mi andava probabilmente (?);
3. Accetto le critiche, sul serio, basta che siano costruttive.

Ora potete tranquillamente godervi (?) questa fiction.






≈RIVALS≈
Female! Prussia (Julchen) + Ungheria (Elizaveta);
Light Austria x Prussia + Light Austria x Ungheria;
Hetalia AU, probabile presenza di ooc.

 
 
 
1. Rivals! - What we are;
 
Era stanca, veramente stanca d' essere costretta ad avere a che fare con una certa ragazza tedesca - oh, pardòn, prussiana!- che, pur di ostacolarla in ogni sua mossa per conquistare il cuore di un certo giovane e promettente pianista, era disposta a fare di tutto: persino seguirla durante il tragitto che l'avrebbe condotta finalmente a casa, finita la scuola!
Poco importava alla gente sembrasse la situazione, la prussiana la stava seguendo e di questo non ne era certa, di più! L'albina, poi, non era di sicuro un tipo silenzioso e all'ungherese non erano di certo sfuggite quelle affermazioni su quanto la germanica si considerasse "troppo magnifica" per questo motivo o per quell'altro.
Sospirò irritata, stringendo una mano a pugno e girandosi poi verso la rivale con sguardo truce e le labbra contratte in una smorfia:
 
- Si può sapere perchè mi stai seguendo, Julchen?!-.
 
L'altra ragazza, presa alla sprovvista, si irrigidì appena per poi ritrovare subito dopo la sua normale postura sicura e proporre all'ungherese un ghigno beffardo dei suoi soliti.
 
-Seguendo? E chi ti sta seguendo! La magnifica me non si abbassa di sicuro a certi livelli, soprattutto se sei tu quella che dovrei seguire!-.
 
La guardò da capo a piede, additando l'abbigliamento della ungherese con il dito indice della mano destra: era da dire, la ragazza non aveva un gusto molto femminile nel vestire. Almeno per Julchen.
 
-Tu non abiti da queste parti e neanche i tuoi compari, perciò perchè saresti qui, altrimenti?-
 
La mora incrociò, allora, le braccia al petto e alzò un sopracciglio, portando infine tutto il peso su una gamba e rimanendo lì, immobile, a guardare l'albina che, presa di nuovo alla sprovvista, sembrava non riuscire a trovare una risposta - scusa?- adeguata alla domanda dell'ungherese. Ella sorrise, vittoriosa: quanto le piaceva mettere in difficoltà la rivale, non lo si poteva neanche immaginare.
Si voltò di nuovo, pronta a riprendere il suo cammino e lasciare lì l'albina nel suo piccolo mondo fatto di scuse improbabili.
 
-C-Comunque, Elizateva, anche se ti stessi seguendo non potresti farci niente! Sono talmente magnifica che posso permettermi di fare qualsiasi cosa io voglia, pure seguire te e di questo dovresti esserne onorata!-
 
Elizaveta girò solamente la testa verso la prussiana:
 
-Magnifica? Onorata? Pfm.-
 
E se ne andò per la sua strada, infine, lasciando l'altra basita e a bocca aperta, in un primo momento, e urlante ed indignata, in un secondo.
No, per Julchen non era assolutamente finita qui! Anzi! Anche se l'ungherese stava svoltando l'angolo per sparire alla sua vista e dirigersi verso casa, anche se per il momento lei avrebbe dovuto lasciar perdere il suo piano di disturbo della "quiete elizavetiana " - come la chiamava lei-, anche se ora non sapeva come tornare a casa e avrebbe dovuto chiedere indicazioni o, eventualmente, perdersi in maniera "magnifica", quella non sarebbe stata l'ultima volta che l'ungherese avrebbe pronunciato il suo nome con un tono così irritato!
Ghignò divertita a quel pensiero e si fece scappare una risata: oh, sicuramente d'ora in poi la sua giornata si sarebbe rivelata molto più interessante.
 
 
 
 
I giorni passavano e Julchen non accennava a voler allentare la presa sull'ungherese: non solo la perseguitava a scuola durante i cambi dell'ora o addirittura durante le lezioni, ma anche dopo! Elizaveta, insomma, stava per dare di matto e meditò seriamente di portarsi dietro ogni giorno almeno una padella, così da poterla sbattere in testa alla germanica ogni volta che ne avesse avuto l'occasione. Forse, in quel caso smetterebbe di fare tutto ciò.
 
-Non vedo l'ora di trovare una soluzione. Mi irrita ogni giorno di più!-
 
E presto, di sicuro, l'avrebbe trovata.
Solo, non sarebbe stata la soluzione che si sarebbe aspettata: il destino scherza sempre e non si potrà mai sapere che cosa potrebbe capitare in futuro e, per certo, né l'ungherese né la germanica si sarebbero mai immaginate una svolta di tali proporzioni.



---

Altro angolino dell'autrice:

Allora, dato che avete resistito e siete arrivati fino a questo punto, vi dico che questa fiction sarà composta da tre capitoli: i prossimi due più lunghi di questo e vorrei aggiornare velocemente dato che sono già stati scritti! <3
Vi ringrazio per aver letto almeno il primo capitolo! Grazie, grazie, grazie!
Vi adoro! <3

Saluti da
Alissyachan

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Capitolo 2
*** Rivals? - It doesn't seem right; ***


Info:
1. Non è la prima fiction che scrivo ma è la prima riguardante questo fandom e, devo ammetterlo, l'accoppiata Prussia (sia femmina che maschio) Ungheria (sia femmina che maschio) non mi aggrada tranne se vista come migliori amici, perciò non aspettatevi scene romantiche tra le due;
2. E' da molto tempo che non scrivo e sono a conoscenza di non avere grandi doti di scrittrice ma ho voluto provare a pubblicare questa fiction, dopo tanto tempo, per... non so, semplicemente perchè mi andava probabilmente (?);
3. Accetto le critiche, sul serio, basta che siano costruttive.



I personaggi di Hetalia non sono di mia invenzione, ma di Himaruya. Se fossero di mia invenzione probabilmente la SpaMano sarebbe dichiarata e altre belle cose sarebbero successe;


ATTENZIONE: probabile presenza di OoC.

---

≈RIVALS≈
Female! Prussia (Julchen) + Ungheria (Elizaveta);
Light Austria x Prussia + Light Austria x Ungheria;
Hetalia AU.

 


2. Rivals? - It doesn't seem right;



Era strano, a dire il vero, come dopo almeno un paio di mesi di persecuzioni continue, quella fosse diventata ormai una vera e propria abitudine per lei: ritrovarsi a camminare verso la sua casa, seguita dalla prussiana, era diventata cosa di tutti i giorni e lei, come era logico, non essendo riuscita a scacciarla o a tramortirla per un tempo che si potesse dire, da parte sua, "decente", aveva deciso di ignorarla. Se completamente o quasi, la cosa non poteva essere ben definita da parte dell'ungherese che, non sapendo come, trovava sempre più divertente il fatto che l'albina non avesse ancora deciso di "mollare la presa" e continuasse imperterrita a seguire il suo piano segreto che, infine, segreto non era più. Doveva concederle questo, però: era tenace; e lei si scopriva sempre più impaziente di ritornare a casa solamente per poter godere della strana compagnia della rivale. Più volte si era fermata più a lungo davanti al cancello della scuola, magari parlando con delle sue amiche di argomenti che, a volte, neanche le interessavano, solamente per aspettare che la prussiana uscisse e iniziasse a seguirla e a parlare a vanvera su quanto la sua nazione fosse magnifica e su quanto ella stessa fosse magnifica.

Questa volta, però, trovò che ci fosse qualcosa di strano: il comportamento di Julchen; non rideva sguaiatamente, non imprecava e non aveva ancora speso alcuna parola sulla sua presunta magnificenza.
Ma continuava a seguirla, almeno quello continuava a farlo.
Che fosse successo qualcosa alla prussiana? Elizaveta girò appena la testa per poterla guardare, magari analizzare: se l'albina non si fosse sentita osservata, si disse, probabilmente avrebbe potuto capire o intuire che cosa le stesse succedendo.
E lì la vide, camminata leggermente più lenta del normale, sguardo basso e spalle pesanti. Definitivamente: qualcosa non andava. Sembrava... triste? Giù di morale?

-Nh? Perchè ti sei fermata?-

Julchen si fermò a sua volta, notando l'ungherese guardarsi intorno come in cerca di qualcosa, e si lasciò scappare uno sbuffo.

-Cos'è, improvvisamente non trovi più la strada di casa? Quanto manchi di magnificenza, Elizaveta!-

Fece in tempo a fare una sola alzata di spalle, a chiudere gli occhi e scuotere la testa prima di sentirsi presa per il polso e tirata in avanti.

-Seguimi.-

Disse autoritaria l'ungherese che, presa la prussiana, si stava dirigendo verso la parte opposta alla sua dimora, facendo rimanere Julchen di stucco e a dirle quanto non fosse "magnifico" il suo comportamento. Ma sinceramente? Ad Elizaveta non poteva importare meno di quanto le sue azioni fossero poco magnifiche!

-Woh, lasciami andare!?-

-Ma tu, stare zitta? Mai? E comunque no.-

-Non sei per niente magnifica, lo sai?-

-Non m'interessa esserlo.-

-Resta di fatto che lo sei e anche se tu lo fossi stata, mai quanto me!-

-Vuoi una padellata in testa?-

-No, sono poco magnifich-- -


E cadde il silenzio. Alzando lo sguardo, Julchen si era ritrovata davanti all'insegna di una gelateria. Cosa stava a significare?

-Ohi, che ci facciamo qui?-

L'ungherese la guardò, non facendo vacillare il leggero sorriso che le era comparso sul volto, ed inclinò appena la testa.

-Siamo venute a prendere un gelato, mi sembra ovvio!-

La prussiana alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto e borbottando qualcosa a proposito dei suoi soldi che non bastavano, o qualcosa del genere. L'ungherese non aveva capito tranne che qualche parola di quello che l'altra aveva detto. Sul serio, a volte l'albina si comportava in maniera molto infantile.

-Senti, tu ordina. Pago io.-

Disse infine Elizaveta, guadagnandosi così lo sguardo ancora più stupito di una Julchen che, però, non si fece ripetere due volte l'offerta e andò ad ordinarsi una coppa gelato. Era seriamente tentata di prendere la più costosa, dato che pensava che un'opportunità di questo genere non sarebbe più potuta accadere, ma optò per quella che le parve più deliziosa. Che fosse la meno costosa, si disse, non centrava niente con il fatto che fosse l'ungherese a pagare. Assolutamente!
Ordinato anche il gelato della mora, calò di nuovo il silenzio, silenzio che nessuna delle due osava interrompere per il momento perchè troppo pacifico e surreale.
Ma si sa, cose del genere sono destinate a durare poco e, presa dalla curiosità e dall'orgoglio, Julchen non riuscì a trattenersi dal porre finalmente la domanda che le stava balzando in testa da qualche minuto.

-Perchè?-

Elizaveta la guardò, tenendosi il cucchiaino di plastica in bocca.

-"Perchè" cosa?-

L'albina sbuffò, irritata.

-Perchè mi hai offerto il gelato? Eh? Non credere che per questo io smetterò di perseguitarti! Non ti lascerò avere il "signorino con la scopa in culo" senza combattere.-

L'ungherese sospirò, chiedendosi come potesse una ragazza definire la persona per la quale aveva una cotta "signorino con la scopa in culo".

-Mi sembravi giù di morale e allora...-

-Cosa?-

-Il gelato aiuta a tirarsi su di morale,
non sapevi?-

Julchen scosse la testa, sbattendosi una mano sulla fronte e lasciandovi un piccolo segno rosso dovuto al colpo.

-Non era questo che intendevo!-

-Avevo voglia di farlo, semplice. Ti ho visto giù e mi è venuta voglia di offrirti un gelato. Non mi sembra difficile da capire.-


L'ungherese alzò lo sguardo, infine, non aspettandosi di vedere quello che avrebbe visto tra pochi secondi: la prussiana, rossa in viso, che guardava il gelato come ipnotizzata e persa nei suoi pensieri e, addirittura, con un piccolo sorriso timido sul volto.
Sbattè un paio di volte gli occhi, non riuscendo ancora a credere a quello che stava vedendo.

-Non che io sia costretta a dirlo, dato che sono molto più magnifica di te, ma...-

Un attimo di pausa, era bastato solo quello per far incuriosire la mora.

-..grazie.-

Elizaveta ridacchiò, allora, sommessamente portandosi una mano chiusa alla bocca.

-Figurati.-

Si fermarono ancora un po' in quella gelateria, finito il gelato, rimanendo in silenzio e godendosi, difficile a crederlo, la compagnia dell'altra.
Ma il sole calava e l'ora di cena si avvicinava sempre di più e questo costrinse l'ungherese a porre fine a quella "gita fuori programma".
Pagato i due gelati, uscì dalla porta e si fermò appena arrivata alla strada, guardandosi indietro. Julchen era lì, ferma sulla porta, e la guardava.

-Allora, non mi accompangi per un pezzo?-

Gli occhi rossi della ragazza si spalancarono e non fece in tempo a sopprimere un sorriso ampio che esso era già presente sul suo volto e lasciava l'ungherese in attesa di una risposta.

-Beh, visto che stai praticamente pregando la magnifica me, oserei dire che sì, posso.-

-Non mi sembra d'averti pregato di accompagnarmi.-

-Non fare la timida, Liz!-

-
Liz?-

-Si, è molto più magnifico di Elizaveta! Dovresti essermi grata per averti trovato un nomignolo così magnifico! Non poteva essere altrimenti, avendolo scelto io!-

-Ma stai zitta, vàh.-


Ed infine, tra un punzecchiarsi e l'altro, si separarono andando ognuna per la sua strada e verso la propria casa ma non senza un sorriso stampato sul volto.
Per la prima volta, in tanto tempo, non avevano camminato l'una davanti all'altra ma affianco. E quella, poi, sarebbe stata solo una delle tante volte.



---

Note dell'autrice:

Avevo detto che avrei aggiornato velocemente dato che è già finita, come fiction.
Ringrazio chi leggerà questo capitolo (e quello precedente) e chi continuerà a seguirmi per il prossimo che potrebbe essere aggiornato domani, come la settimana prossima. Dipenderà dalla mia voglia, più che altro.
Grazie ancora.

Alissyachan

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Capitolo 3
*** Rivals. - What we were supposed to be; ***


Info:
1. Non è la prima fiction che scrivo ma è la prima riguardante questo fandom e, devo ammetterlo, l'accoppiata Prussia (sia femmina che maschio) Ungheria (sia femmina che maschio) non mi aggrada tranne se vista come migliori amici, perciò non aspettatevi scene romantiche tra le due;
2. E' da molto tempo che non scrivo e sono a conoscenza di non avere grandi doti di scrittrice ma ho voluto provare a pubblicare questa fiction, dopo tanto tempo, per... non so, semplicemente perchè mi andava probabilmente (?);
3. Accetto le critiche, sul serio, basta che siano costruttive.



I personaggi di Hetalia non sono di mia invenzione, ma di Himaruya. Se fossero di mia invenzione probabilmente la SpaMano sarebbe dichiarata e altre belle cose sarebbero successe;


ATTENZIONE: probabile presenza di OoC.

---

≈RIVALS≈
Female! Prussia (Julchen) + Ungheria (Elizaveta);
Light Austria x Prussia + Light Austria x Ungheria;
Hetalia AU.







3. Rivals. - What we were supposed to be;
 
I mesi passarono e più di una volta le due ragazze si erano ritrovate a fare "gite fuori programma", anche fino a tardi, andando a mangiare qualcosa ogni volta che ne avevano la possibilità, passeggiando assieme, comprando gelati quando una delle due era giù di morale o quando la temperatura diventava più calda e perciò sentivano il bisogno di qualcosa di rinfrescante. Insomma, non si sapeva come, ma le due erano rimaste, sì, rivali in amore ma stavano facendo nascere - o era già nata?- una forte amicizia e tutto sembrava andare per il meglio e senza intoppi.

Ma, come detto in precedenza, il destino scherza e non si può mai sapere che pieghe farà prendere alla vita.
 


Appoggiata allo stipite della porta della classe, Julchen guardava Elizaveta che, intenta a tentare di parlare con la sua cotta, non si era ancora accorta dello sguardo della prussiana su di sé. Ella sospirò, portandosi una mano tra i capelli e grattandosi la cute con la punta delle unghie, ricoperte di smalto nero. Tirò fuori, poi, il cellulare e scrisse un messaggio diretto proprio alla ungherese: "Passeggiata. Sta sera. Non accetto "no". Non sono magnifici."; si rimise l'apparecchio in tasca e andò a sedersi, infine, al suo solito posto mentre la mora controllava chi le avesse potuto scrivere durante l'orario scolastico e, ovviamente, non si stupì di leggere il nome dell'albina al posto del mittente.
Lanciò una rapida occhiata alla rivale, notando lo sguardo perso con il quale guardava fuori dalla finestra e decise che no, un rifiuto non sarebbe stato possibile.
 
La prussiana era fuori dal cancello, appoggiata al muretto, in attesa che l'ungherese si facesse vedere e sperando che lo facesse al più presto: le giornate si erano accorciate moltissimo e stava iniziando a fare buio. Lei odiava il buio, le metteva disagio e paura.
Si strinse appena nelle spalle, borbottando qualcosa di incomprensibile, prima di sentirsi prendere per la spalla da una mano ferma, forte e probabilmente sconosciuta.
Sobbalzò e si lasciò sfuggire un urletto terrorizzato, guadagnandosi una risata beffarda da parte dell' "aggressore".

-Spaventata, Jul?-


-Fanculo, Liz!-
 
Si portò una mano all'altezza del cuore e respirò profondamente: maledetta ungherese!
Le lanciò una occhiataccia storta, sperando che questo l'ammonisse dal fare più una cosa del genere, ma il suo gesto riuscì solo a guadagnare altre risate da parte della mora.
Mise il broncio.

-La vuoi finire?!-

-Mhn, fammici pensare per un attimo...-

-Liz, vaffanculo.-

E la mora sbuffò, allora, lasciando cadere la risata e le prese in giro rivolte verso la prussiana per concentrarsi sulla ragione per la quale ella aveva voluto che andassero a farsi una passeggiata, quella sera.

-Mi dovevi parlare, per caso?-

Julchen la guardò per la prima volta, forse in mesi, con serietà e, questo sguardo così innaspettato, lasciò basita l'ungherese che, presa alla sprovvista, non era ancora riuscita  a pronunciare nessun'altra parola.
 
-Non qui.-
 
-E dove?-

-Seguimi.-

Ben presto le due si ritrovarono in un parchetto isolato, con poca illuminazione, e con pochi giochi per bambini. Elizaveta si guardò attorno, leggermente preoccupata, e si portò una mano all'altezza del petto.

-Jul?-

Ella sospirò, facendo un leggero movimento con la testa e avvicinandosi ad una delle due altalene per poi sedervici sopra e iniziare a dondolarsi piano, senza mai staccare i piedi, come lo sguardo, da terra.
 
-Dopodomani parto per la Germania.-
 
Disse infine.

-Cos'hai detto?-

Elizaveta non sapeva che cosa dire: era una notizia troppo importante e detta in maniera troppo diretta per poter essere metabolizzata subito.

-Hai capito bene, Elizaveta.-

Abbassò lo sguardo, non riuscendo più a sopportare la figura dell'albina nel suo campo visivo. Partiva, eh? Non dovrebbe sentirsi così distrutta dalla notizia, infondo. Cioè, loro erano pur sempre rivali e se lei se ne andava, beh, avrebbe avuto più speranze con il suo amato, no? E allora, si chiese, come mai il suo cuore era così pesante? Era davvero diventata così importante?
 
-Quella volta alla gelateria.-

-Cosa?-


 -Ricordi?*-
 
-Si, ricordo.*-

-E' stata la prima volta che io e te abbiamo camminato fianco a fianco.*-

La mora rimase zitta mentre Julchen alzava lo sguardo verso il cielo. Il suo sguardo, perso in chissà quali pensieri, era fisso sulle poche stelle che riuscivano ancora a brillare nonostante le forti luci della città e non sembrava volersi spostare da quel panorama.
 
-E' ok se vuoi dimenticare la mia esistenza.*-

L'ungherese alzò lo sguardo, rimanendo in silenzio, in uno stato di shock. Cosa? Perchè? Perchè dovrebbe fare qualcosa del genere? Non le era neanche passato per la testa!

-Perchè dovrei farlo?-

-Perchè sono troppo magnifica per rimanere impressa nella memoria delle persone..?-

-Mi dispiace ma... no. Non ti dimenticherò*.-

Julchen, allora, spostò lo sguardo dal cielo alla mora e le sorrise timidamente, riuscendo ancora a trattenere le lacrime che volevano scenderle con prepotenza. Ma lei era magnifica, magnificamente forte e non si sarebbe mai mostrata più debole di quello che si era già dimostrata davanti ad Elizaveta in altre occasioni.
Scosse la testa: Dio, non si sarebbe mai immaginata che si sarebbe affezionata così tanto ad una persona come l'ungherese. Le scocciava ammetterlo ma, in realtà, più che ad una rivale lei pensava alla mora come ad un'amica preziosa. E, Dio, da quando era diventata sentimentale?!
Sospirò.

-E' meglio andare, sai? La magnifica ha bisogno delle sue dodici ore di sonno per poter essere perfetta.-

Fece per alzarsi, ma la voce di Elizaveta la fermò.
 
-E se rimanessimo ancora un po'? -

La guardò, inclinando la testa e facendo cadere i capelli chiari mollemente sulle spalle, senza dare importanta a come stessero al momento. Fece un ampio sorriso.

-Vuoi proprio rovinare la mia bellezza, eh?-

E rise, rimanendo seduta sull'altalena, venendo ben presto raggiunta dalla mora che, ancora in silenzio, si sedette sull'altalena gemella ed iniziò a dondolarsi come fosse una bambina di cinque anni. Lo fece anche la prussiana e, ben presto, tra loro due si creò una sorta di competizione a chi riusciva a raggiungere il punto più alto possibile: ovviamente vinse l'ungherese, anche se l'albina non lo avrebbe mai ammesso. Nella sua versione dei fatti, sarebbe stata solo fortuna per Elizaveta. Lei era troppo magnifica per poter perdere, infondo!

-Ora è meglio andare, però.-

La mora annuì, non trovando la forza di dire qualcosa per paura di poter far trasparire la sua tristezza per la partenza dell'altra in maniera ancora più evidente di quella che già non era. Non doveva piangere, non poteva permetterselo, o il tutto sarebbe diventato troppo reale per lei da sopportare. Quando era successo? Quando si era affezionata così tanto? Quando?!
Camminarono per alcuni minuti prima di ritrovarsi ad un bivio che avrebbe portato le due a dividersi per chissà quanto tempo. Si guardarono.

-Sei... sei stata un'ottima rivale*.-

-A-anche tu. Complimenti per avermi tenuto testa nonostante non sia magnifica quanto me!-

Ed Elizaveta sorrise, così come Julchen, prima di dirsi addio e separarsi definitivamente.
Nessuna delle due si voltò di nuovo verso l'altra: era impossibile perchè entrambe sapevano che se l'avessero fatto, avrebbero visto la debolezza e le lacrime di quella che una volta era una rivale ma che poi, infine, era la migliore amica che potessero avere.




Fin.

---

Angolo dell'autrice:

Ed eccoci, infine, con il terzo e ultimo capito di questa fiction che spero sia piaciuta.
Devo dire la verità: mi sono divertita a scriverla, rileggerla e pubblicarla e mi scuso in caso ci siano errori di grammatica! So che può essere noioso.
Grazie ancora a chi ha commentato, a chi commenterà, a chi ha favorito, ha chi ha messo tra le fiction seguite o tra quelle ricordate questa mia piccola creazione. Grazie di tutto, davvero.

Baci,

Alissyachan

Ps:
*= frasi ispirate dal testo della canzone a cui mi sono ispirata per scrivere questa fiction, ovvero: Akatsuki Arrival, cantata da Miku Hatsune e Luka Megurine e coposta da Last Note.

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