The Rise and Fall

di Silvar tales
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Five Years ***
Capitolo 2: *** Soul Love ***
Capitolo 3: *** Moonage Daydream ***
Capitolo 4: *** Starman ***
Capitolo 5: *** It Ain't Easy ***
Capitolo 6: *** Lady Stardust ***
Capitolo 7: *** Star ***
Capitolo 8: *** Hang On To Yourself ***
Capitolo 9: *** Ziggy Stardust ***
Capitolo 10: *** Suffragette City ***
Capitolo 11: *** Rock'n'roll Suicide ***



Capitolo 1
*** Five Years ***


The rise and fall




Five years


Stiamo parlando di togliere agli inglesi la loro colazione, vogliamo scherzare?
Riconosciamo onore e gloria ai signori Sandwich e Bacon, e a lei signorina! Mi porti un altro the aromatizzato alle erbe.


Il baffone mattutino apre circospetto una copia del Times nuova di edicola, puzza ancora d'inchiostro e di cartone. Bagna le dita per girare meglio le pagine, legge i titoli con aria di sufficienza, gli occhi piccoli si stringono dietro le lenti.
«La borsa è prospera, cavalca l'onda del capitalismo come un destriero senza redini».
La cameriera reagisce simulando un sorriso bianco e finto, mentre serve una tazza fumante di the al suo facoltoso cliente. Solo riccastri e borghesucci nelle tavole calde di Square Mile, non tutti sono disposti a pagare tre sterline per un caffè.
«E chi sarebbero questi teppisti che vogliono dare alle fiamme il Regno Unito?» Segue una risata di scherno, colma di disprezzo. La cameriera s'agita dentro, si blocca, non riesce a simulare uno sguardo cortese.
«Ha letto l'articolo su quel concerto, immagino». Non ottiene risposta.
L'uomo d'affari si alza, la guarda negli occhi con un certo sospetto, lascia il quotidiano sul bancone.
È stata una provocazione estrema - offesa al pubblico decoro - l'imbarcazione è stata fermata - questi cosiddetti “punk” - i giovani trovano sfogo - violenza e mancanza di obiettivi...
Gli occhi della ragazza colgono alcuni stralci, mentre è impegnata a stampare lo scontrino.
«Buona giornata signore».
Si ritira un momento nel retrobottega, si slaccia il colletto della camicia e stringe il collare con le borchie che le cinge la gola.
Porci bastardi.



*



Ritagli di giornale assemblati insieme. Questo è Sid Vicious.
Uno scherzo della natura.
Alto, magro, jeans attillati e strappati, cintura stretta, anfibi scuri, giacca di pelle, parlata strascicata, occhio lento, pallido pallido come un fantasma.
John lo sa, lo sente a pelle che Sid è IL distruttore, è la negazione della negazione. Anche Malcom lo sa. Sid invece non lo sa. Non sa cosa pensare di se stesso, Sid. Si guarda allo specchio e vede un morto che cammina, un bestia da soma in corsa verso un precipizio. E allora, perché non darle una spinta?

Se dobbiamo farlo, facciamolo in grande stile!

«Sid, non capirò mai perché a quelli come te sta stretta la vita».
«Simon Lydon, Simon. Vogliamo fare i ragazzi seri?»
Le vie di Londra sono gremite, il mercato è brulicante di vecchie e ragazzini ingordi, l'immondizia si accumula nei vicoli meno in vista: fogli di riviste, fumetti, ferri da stiro, televisori... come se qualcuno si fosse messo in testa di vivere nel marciume, ma all'aria aperta.
Simon e John osservano con cura ogni categoria di vita umana che incontrano. Sono tutti indaffarati nella vita, tutti corrono verso una meta che credono essere giusta. Sempre meglio di te, Sid, che corri verso un baratro. Ma questa non gliela dice John, è troppo filosofica, molto probabilmente Sid lo guarderebbe come si guarda a una cartina geografica, sfoggiando una delle sue espressioni più ebeti e sghignazzando qualcosa del genere: eeehi Lydon ti sei messo gli occhiali da professorino?
«Sono tutti tranquilli e indaffarati, ma pensa cosa succederebbe se sapessero che la catastrofe è vicina!»
«Di che catastrofe vai farneticando Lydon? È in arrivo la bomba H?»
La loro generazione è cresciuta con l'incubo della bomba atomica, per cui tutte le disgrazie si associano automaticamente a una nuova esplosione termonucleare, il che è snervante.
John si porta una sigaretta alle labbra e gongola.
«Niente affatto, stasera suoniamo».
«Sai che merda...!»
Valori, etichette, cerimonie, doveri, diritti, regole, autorità sono accatastate insieme su stecchi di legno. La miccia è pronta, attende solo di essere accesa all'orrido suono del basso di Sid e delle corde vocali di John.
«Johnny, ai Sex Pistols do cinque anni di vita». Anche Paul vuole dire la sua. Giusto, fa parte del gruppo, è dentro.

Anzi no, non me ne frega un cazzo di quello che pensa!

«Molto meno, molto meno».
Strano, Sid che si fissa sul viso di John, che gli passa un braccio secco attorno alle spalle, che per un raro momento pensa che la sua vita possa non essere uno scherzo di cattivo gusto.
«Se la gente sapesse che il mondo che conoscono loro sta per finire, che è in arrivo la catastrofe Sex Pistols, probabilmente impazzirebbero e strillerebbero come poppanti».
«E tu che faresti Johnny?»
Lydon si toglie Sid di dosso, lo guarda male, poi tira su col naso.
«Io mi farei un gran vascone di popcorn e mi godrei lo spettacolo».


Vi immaginate le sirene antiaeree, il coprifuoco, gli altoparlanti? Attenzione, stanno per arrivare i Sex Pistols! Chiunque sia borioso, simpatizzante monarchico o hippie si rifugi nei bunker e attenda l'apocalisse punk!








Note: questa storia a più capitoli si è classificata prima al contest “When the music’s over” indetto da DazedAndConfused.
Come da consegna, ogni capitolo è ispirato a una traccia dell'album di David Bowie The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars.

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Capitolo 2
*** Soul Love ***


Soul love


Due ore prima del concerto John trova Sid a casa di Paul. Si è chiuso a chiave, ha dovuto spaccare un vetro per entrare, si è ferito le mani e, cazzo, fanno male. Non è un masochista come Sid.
Paul non c'è, bell'idiota a lasciare il suo appartamento, per quanto schifoso sia, in mano a Sid. In dieci minuti riesce a trasformare una merda in una merda distrutta: le tende strappate, la carta da parati tappezzata di scritte, il pavimento costellato di vetri rotti.
Sid è seduto nel bel mezzo del corridoio di servizio, occhi fissi, petto nudo, siringa infilata nel braccio. Bravo coglione.
«Cazzo fai stronzo? Ci aspettano tra due ore al Crunchy!»
Gli estrae l'ago dalla vena, lo mette in piedi di forza senza fatica, Sid è leggero.
«Non mi va Johnny, perché non ci facciamo una scopata?»
Con gli occhi semichiusi, Sid gli tormenta il muso con la mano, come per scacciare una mosca.
John lo guarda per alcuni secondi, cercando di capire se l'amico è fatto del tutto o se è lucido e sta solamente fingendo.
«Bene, fai come vuoi, vorrà dire che suoneremo con una nota stonata in meno stasera».
Lydon gli tira un calcio negli stinchi per nulla amichevole e si avvia verso la porta, per la rabbia dà un altro calcio a un mobiletto in legno che si rovescia, assieme a tutti i gingilli di vetro che vi sono appoggiati sopra. Sid lo ferma, lo tira per la maglia sbrindellata, gli volta il viso con ben poca grazia e gli ficca la lingua in bocca.
John risponde allontanandolo di petto, le spille attaccate ai suoi indumenti punzecchiano la pelle nuda dell'altro. Sid finisce ancora con il culo per terra, si graffia le caviglie sui vetri, Lydon lo raggiunge e lo bacia, senza inibizione e senza vergogna. Si porta una mano sul cavallo dei pantaloni in pelle, ce l'ha alzato.

Ora gli spacco il culo a questo stronzo, letteralmente.

Lydon ha proprio la pelle da inglese, pallida, quasi bianca, con le lentiggini in trasparenza. Ha il naso a punta, il mento sporgente, gli occhi allucinati. Un fisico magro e slanciato, senza un filo di muscolo.
Sid non lo guarda mentre si riveste, fissa il pavimento con una canna appesa alle labbra.
Non è amore quello che lo lega a John, è piuttosto competizione. D'altra parte Sid è in conflitto con qualsiasi cosa, anche con se stesso, è incapace di instaurare rapporti pacifici.
«Ora che hai avuto il biscottino, bello, puoi alzare quel culo e uscire?»
Manca mezz'ora al concerto.

Fuck all!


*



Concerto? Io la chiamerei piuttosto una dissacrazione di un concerto.

«Paul è questo che vogliamo far capire alla gente. Che ai concerti punk non c'è più artista e pubblico, ci sono tre figli di puttana sul palco che insultano un marasma di stronzi sotto».
Si blocca.
La figura slanciata di Sid premuta contro i cassonetti, appena fuori il locale, e tra lui e la lamiera la Nancy che lo divora.
Si blocca e si sgela, scuote forte la testa e tira fuori la lingua. Quanto fa schifo.
Non è gelosia, o almeno tenta di convincersene.
Sid e Nancy non mettono punto fermo alla loro storia, continuano a sfruttarsi a vicenda in una sorta di convivenza simbiotica. Allora lei non era solo un modo per scaricare lo stress post-concerto! Che poi, quale stress? Sid ha mai conosciuto lo stress in vita sua? Giammai. È un perfetto situazionista.
Non lavorare, rincorrere l'onda delle sensazioni, dedicarsi a una vita creativa.
Il punto è che a volte una vita creativa può risolversi in un nulla di fatto, se mancano la volontà e l'ispirazione.
«John, che ti succede?» Paul gli molla un pugno sulla spalla, lo richiama alla realtà, lo riporta all'odore dei gas di scarico e alla nebbia delle insegne luminose dei night club.
«Pensi che Sid non riesca a cavarsela da solo?»
«Mi chiedo se Sid sia in grado di sopravvivere alla Spungen».
«È ovvio, non ci riuscirà. Nancy è determinata a portare Sid con sé nella tomba».
Detto questo Paul lascia l'amico - parola grossa, compagno di band piuttosto - ai suoi pensieri.
Lydon osserva i due parlarsi a bassa voce, non si diranno niente di strano, niente di più che ti amo e ti amo usati come fazzoletti di scarsa qualità.
Ma amore non è sinonimo di amare.
Si può provare amore per il proprio carnefice, per il proprio gold retriever, per la propria casa in centro a New York. Amare è un'attività, l'amore è una stella cadente. Una cosa che dura un attimo, si guarda e basta.


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Capitolo 3
*** Moonage Daydream ***


Moonage daydream


«Stare quassù mi dà un enorme senso di soddisfazione. Mi viene voglia di pisciare in testa a qualche stronzo».
Sid dice porcate e se la ride.
Guarda le stelle assieme a Lydon avvolto in una nuvola di fumo, sigarette e birra non mancano mai.
La luna è sospesa e silenziosa nel cielo. Qualche ragazzina adulatrice una volta ha detto che le stelle cadenti sono opera dei punk. Nemmeno gli alieni sono stati salvati dal contagio, e dunque marziani con le creste e le spille prendono a martellate la luna, la distruggono, la dissacrano. E le stelle cadenti sono i pezzi di luna che si sgretolano, che schizzano via sotto colpi feroci di clava.
La metafora è piaciuta così tanto che si è deciso di pubblicarla sulle punkzine di maggior successo, con annessa illustrazione. Londra in poco tempo si è riempita di volantini raffiguranti un gruppo di alieni classici, verdi, bollosi, antenne intelligenti, che fanno a pezzi il satellite con ghigni assatanati, creste da moicano e pantaloni stretti di pelle alla Johnny Rotten.
Sotto il disegno la scritta: l'apocalisse punk è arrivata!
Qualcuno ha avuto il coraggio di chiedere a Lydon cosa ne pensasse di quelle provocazioni; Lydon ha strappato il manifesto in questione, l'ha appallottolato e ficcato in bocca allo sfortunato interlocutore.
«Si è offerta di fare la tua puttana?»
John passa la bottiglia a Sid che la secca in un sol colpo, rischiando di affogarsi. John, con un gran sospirone, gli molla una manata sulla schiena.
«N-non essere cattivo con lei John. Guarda che io le voglio bene».
«Non puoi fare sul serio con lei, è una troia, si è venduta agli hippie e al rock'n'roll», sputa per terra disgustato, «te la fai con una fottuta groupie americana!»
Sid non risponde, torna a guardare le stelle, la luna e quant'altro possa esserci di noioso e inutile nel cielo. Perché mai interessarsi a qualcosa che non si può raggiungere? Lui preferisce la cruda terra.
Con una mano sporca si slaccia la cerniera dei jeans, scavalca l'intimo e inizia a toccarsi.
Sid è fatto così, se gli va di fare una cosa la fa, non importa in che luogo, o con chi si trovi in quel momento. Lydon, poco aggraziato, segue i suoi movimenti e li intensifica, avventurandosi sulla sua pelle bollente e pallida, tanto conosciuta ormai.
Simon allora lo allontana, si alza in piedi, barcolla sulle tegole per effetto dell'alcol e si siede pochi metri più in là.
«Sono ancora capace di farmi una sega da solo Lydon, e comunque non era nelle mie intenzioni».
«Fanculo».
Seguono attimi di silenzio, ma sono attimi molto brevi. John non riesce a stare zitto, soprattutto se ha qualcosa da dire.
«È finta quella?»
Simon ha una pistola appesa a uno degli anelli della cintura, si vede lontano un miglio che è un giocattolo. Fa parte del suo look, vuole imitare i cowboy dei telefilm western.


Sex Pistols, le pistole del sesso, capisci? Ricordi la mia maglietta Lydon, quella di SEX? Cazzo, è praticamente il logo della nostra band!

«Certo Johnny, che cosa credi?»
In un attimo Lydon attacca, lo raggiunge, lo sovrasta, vuole uccidere quel ragazzino viziato dalla lingua lunga. La famosa crudeltà dei suoi occhi rasenta il demoniaco, un demone del british punk, un iniziatore. Ma Sid non reagisce, non è nemmeno lontanamente intimorito. Lydon vuole picchiarlo? Che lo faccia, adora essere picchiato. Lydon vuole scoparlo? Tanto meglio, almeno dopo non potrà più negare di essere frocio.
Sid allarga la bocca, deforma il viso, ride. Libera la pistola dalla cintola e l'appoggia contro la tempia di Lydon.
«Ops, fai attenzione bello, potrei ucciderti!»
«Smettila di dire puttanate Sidney».
La sua voce è inaspettatamente bassa e seriosa.
Sid allora si ferma, si ghiaccia, tiene a bada persino il respiro. John è sopra di lui, la sua evidente erezione preme contro la sua zona pubica, quei pantaloni di pelle si fanno più stretti del solito, ma i suoi occhi sono elettrici di stelle, di sentimenti inesplicati, di parole non dette e del buio della notte.
Sid ha degli occhi che non sono nulla di speciale, ma ora riflettono il cielo, catturano il colore della luna. Non sono neri, sono lucidi, levigati come ossidiana.
Forse Lydon non voleva né ucciderlo né scoparlo, forse voleva solo parlargli.
Sid abbassa il revolver giocattolo e lascia che scivoli sulle tegole dissestate, alza un braccio irto di bracciali e di borchie, cinge il collo di John, si spinge contro di lui, alza il busto, le gambe, gli tira la maglia sformata. È un bacio al sapore di birra, sigaretta e chissà cos'altro, un bacio umido di saliva e pungente d'alcol.
Le loro bocche non sanno far altro che ammutolirsi a vicenda.
Nel cielo guizza una stella cadente, un pezzo di luna, a quanto dicono quei freakettoni che pretendono di essere scambiati per punk. Lydon chiude gli occhi, alza la maglietta di Sid, lo tocca sul petto magro, si spinge contro di lui col bacino, gli ruba non più di qualche sospiro roco.


Hai un desiderio da esprimere Lydon?

Non chiedere mai a un punk quale sia il suo sogno. Avere un sogno significa avere obiettivi, noi non facciamo pronostici, né abbiamo rimpianti. Viviamo il presente e vaghiamo alla cieca.

...e inoltre quella storia delle stelle cadenti che esaudiscono i desideri è una cagata bella e buona!



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Capitolo 4
*** Starman ***


Starman


Una donna dalla veste ampia e i sandali, è tutto ciò che ricorda della madre di Sid, perché poche volte si attentava a guardarla in faccia. La più squallida periferia di Londra era il teatro dei loro giochi, tra la spazzatura e le stazioni della metro. La città era un enorme parco divertimenti pieno di insidie, come il veleno per topi in granuli e i pedofili camuffati da hippie.
«Johnny, te lo affido».
Lydon aveva ringhiato e risposto male, non sopportava di essere chiamato Johnny. Un soprannome che allungava il nome non aveva alcun senso.
«Fai il bravo Simon».
Un bambinetto bianco come il latte, patito, asociale e con le finestrelle tra i denti: questo era Sid junior, e John avrebbe dovuto guidarlo tra i pericoli di Londra. Era un compito che lo riempiva di orgoglio.
John si muoveva come una scimmia in quella giungla, sapeva quali erano i posti da evitare per non venire pestati dai bulli più grandi, in quali viali si poteva giocare al tirassegno con i lampioni, in quali altri nessuno ti sgridava se facevi secchi i piccioni con i sassi, anzi, qualche barbone ti ringraziava pure.
«John, ho incontrato un signore molto strano, giallo come un asiatico. Mi ha detto che se volevo potevo giocare con lui, allora abbiamo ballato per strada dei vecchi pezzi rock, quelli che tu detesti. Poi se n'è andato, ma mi ha fatto promettere di non raccontare a nessuno di averlo incontrato».
John ascolta disinteressato, calcia una lattina, sputa per terra, pigia tutti i campanelli che vede. Poi assimila ciò che gli è stato appena detto.
«Che coglione che sei Simon! Quello era per certo un pedofilo!»
Sid junior ci rimane male. Non credeva che John lo rimproverasse.
«Secondo me era un astronauta».

John, avevi dieci anni, perché devi per forza ricordare quei momenti come un idiota sentimentale? Non eri tu che professavi l'I don't care? Possibile che tu non riesca a metterlo in pratica nella tua vita?


Lydon passa un braccio attorno alla vita di Sid, strizza gli occhi, mette a fuoco la stanza. Fortunatamente si trova nella propria camera, le pareti verde acido sono inconfondibili.
Sid è immerso in un sonno tenace, ha il respiro pesante, sta smaltendo tutto l'alcol ingerito quella notte. Con la faccia appiccicata al cuscino e la bocca aperta sembra essere tornato il bambino isterico e brufoloso che era.
John si alza in piedi scostando il groviglio di lenzuola, barcolla per alcuni metri e inciampa in una pila di dischi in vinile. Irritato li calcia e ne spezza alcuni, tra i quali uno in particolare attira la sua attenzione.
Si piega, lo prende in mano, guarda la cover.
The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. Il Duca Bianco, la passione di Sid.
Bowie d'altronde è immune da critiche, i punk l'hanno fatto loro parente.
«Ehi Sidney, alza il culo».
La voce impastata di Simon si leva dal mucchio di coperte come un mugolio dall'oltretomba.
«Cos'è successo Johnny? Ci siamo slinguati, siamo venuti a casa tua, poi abbiamo fatto del sesso...?»
John lo guarda con aria di sufficienza, ha ancora le cosce umide e gli provocano un certo fastidio al contatto con la pelle nera dei pantaloni. Sid è fuori dal mondo, come fa a non accorgersi di essere stato scopato? Che merda la droga.
«Sai Johnny, ho fatto un sogno davvero strano... incontravo un tizio giallo, un cinese, un coreano, boh, e abbiamo ballato il pogo per strada. Lui non riusciva a resistere senza ballare, perché da dove veniva lui c'è sempre musica, come un eco nel cielo, fighissimo. Poi se n'è dovuto andare, ma prima mi ha detto chi era, facendomi promettere di non dirlo a nessuno, e ora... non mi ricordo più cosa mi disse! Buffo no? Così nemmeno a te posso rivelare la sua identità».
John fa finta di essere impegnato a sistemare i dischi sullo scaffale, ma la sua attenzione stavolta è tutta per Sid. Passa una mano tra i capelli arancioni, li scopre bagnati di sudore. Ripone al suo posto l'album di Bowie, ormai rotto in pezzi, cercando di infilarlo alla meno peggio nella sua scatola.
«Non lo so Sidney, però penso che se tu raccontassi queste cose in giro ti ritroveresti in manicomio».
Io però ti credo. Sai, forse quell'uomo era un messaggero situazionista. Sa che poteva parlare con me, o te, o un altro punk autentico, perché solo noi siamo in grado di cogliere un messaggio così rivoluzionario. Chiunque altro impazzirebbe al solo pensiero di un mondo capovolto, fuggirebbe via terrorizzato e denuncerebbe l'uomo giallo alla prima stazione di polizia.
L'uomo giallo parla con i bambini - o con i punk, il che è lo stesso - perché sono gli unici che possono capirlo, non perché sia un maniaco. Non riesce a smettere di ballare perché la musica cosmica suona sempre dentro alle sue orecchie, senza cavi né casse. E se qualcuno gli parla, ride e scuote la testa, perché se ne infischia dell'opinione altrui. E magari alza il dito medio, e continua a ballare.
«Siiid, dimmi un po', non è che ci siamo anche fatti qualche canna ieri sera?»
Vicious è già in cerca di aria e imbocca l'uscita dell'appartamento ancora in mutande, seguito da un Lydon stranamente di buon umore.
La televisione, ferma dalla sera prima sul canale due, interrompe la sua trasmissione silenziosa, e l'immagine si riduce a un mucchio di linee grigie e nere.



*


«John, ehi John!»
«Sidney, perché devi scassarmi le palle anche a distanza?»
«Non fare lo scontroso, Johnny, ho trovato qualche moneta vicino a una cabina telefonica di King's Road, così ho pensato di fare una telefonata».
«Ma sei scemo? Io sarò nella via accanto!»
«Non è il punto Johnny, il fatto è che con tutte le persone a cui potevo telefonare ho scelto te! Capisci? Ho scelto te, non Nancy! Sei contento?»





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Capitolo 5
*** It Ain't Easy ***


It ain't easy


Volevo tenerlo lontano dalla Spungen perché sapevo che l'avrebbe ucciso. Non ero geloso, anzi, ero contento di aver lasciato a lei il compito di sopportarlo.

Tutte le periferie si assomigliano, New York, Parigi, Londra... tutte pullulano di sporcizia e di umanità, sono tutti anfratti grigi e pelosi, pasticciati di murales di pessimo gusto. I ricchi li evitano, i poveracci ne fanno la loro casa. Poi ci sono quelli come Sid, come i punk, topi usciti dalla fogna che si vestono di nuovo e bazzicano gli hotel più lussuosi, ma talvolta ritornano tra i bidoni dell'immondizia e i rioni malfamati.

Non bisogna dimenticare che anche i topi eleganti rimangono topi!

Sid, avvinghiato e sorretto dalla bionda e riccioluta Nancy, quella notte vaga come un fantasma tra gli alti condomini, i pezzi di intonaco, la spazzatura. Ormai nella spazzatura è immerso fino al collo.
Ha bisogno di un fazzoletto che argini quella crisi, ha bisogno di droghe.
John lo incontra, per caso, ed è forse il più triste incontro che abbia mai fatto in vita sua.
«Sid, che cazzo fai in giro a quest'ora! Portalo a casa bella, per i bambini è ora della nanna».
Nancy fa una smorfia ed ha il coraggio di chiedere a Lydon dei soldi. Fallo per Sid, guarda com'è ridotto, dice. Già, e chi è stata la stronza a ridurlo così, eh?, controbatte John alzando la voce. Guarda che Sidney fa quel che pensa sia meglio per lui!, non si arrende Nancy.
Sid intanto, in uno stato di semicoscienza, si accascia sul marciapiede e si mette a ronfare. Non si è nemmeno accorto della presenza di John. Sogna: quando avrò la mia dose di ero sarò soddisfatto. Quando potrò sposare Nancy e darle tutto ciò che desidera sarò soddisfatto. Quando potrò chiedere scusa a quel frocio di Lydon sarò soddisfatto. Quando...
Ma John ha già mandato a fanculo tutti e se n'è andato. Stavolta è anche una questione di orgoglio personale. Sa che, per la prima volta dopo dieci anni, potrebbe rischiare di piangere.
I Sex Pistols vogliono davvero risvegliare le coscienze, tirarle fuori dalla merda? Davvero pretendono di rivestire un ruolo così importante? Ma se stiamo scivolando verso il basso, uno dopo l'altro! Questo mondo ci travolge e ci accascia come birilli.
Sul serio il punk si risolve in questo modo? In una ricerca disperata della dose giornaliera? Vedrete i potenti come tremano, si faranno due grasse risate!
Chiuso nel rancore, John si imbatte in una discarica, una montagna di ferraglia e sacchi di plastica nera che si erge appena fuori le case popolari. Ecco, quella forse è l'unica vetta che potrebbe raggiungere Sid, fatta di cumuli schifosi di spazzatura, cumuli su cumuli.
Una volta in alto, potrebbe guardare in basso e osservare per bene il mare di petrolio che si è lasciato alle spalle. A quel punto, capirebbe che la sua vita è stata un'autentica merda, un fottuto vicolo cieco, una presa in giro, per cui la soluzione adeguata sarebbe gettarsi nel vuoto e farla finita.
Come per consacrare la sua acuta riflessione, Lydon scrive su un muro in rovina Here's the Sex Pistols.


La scritta è realizzata con uno spray rosso indelebile, questo vuol dire che ci riteniamo eterni? Niente affatto, perché il muro sta per cadere.





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Capitolo 6
*** Lady Stardust ***


Lady Stardust


L'adrenalina che ti scorre nelle vene non appena metti piede sul palco, l'adulazione dei fan che ti manda il cervello a mille, la tensione, la voglia di farla bene, perfetta, questa canzone.
Sono tutte cose che un punk non conosce.
Un punk insulta il suo pubblico, non lo ringrazia, un punk non vuole essere addomesticato dalle case discografiche, un punk fa musica per distruggere la musica stessa.
È così che si sente Lydon quando incontra l'altra faccia del suo disco (ovvero coloro che lo ascoltano): un distruttore di certezze.
E con gli yankees la sfida si fa più ardua.
Malcom ha avanzato loro la possibilità di un tour in America. Forse è un po' presto per parlarne, ma i Pistols si sono già abituati all'idea.
«I cowboy hanno così tante cose da insultare che ci perderei la voce...»
«Non essere imbecille Lydon. Ricordati che sono stati i Ramones a coniare il punk, non i Sex Pistols».
«Non farmi incazzare Malcom!»
John è diventato isterico da quando Sid se la fa con Nancy. Sid a sua volta, da quando se la fa con Nancy, è diventato tossicodipendente. Ne consegue che più aumenta il nervosismo di Lydon, più Sid si avvicina alla tomba.
E il gruppo si sente vacillare.
Lydon chiude la sua pacifica conversazione con Malcom sbattendogli la porta in faccia.

In realtà non era Nancy la groupie. La vera prostituta era Sid, una prostituta del pubblico, dei media.
Non sapeva suonare, e allora? Malcolm aveva visto bene. Il posto del basso doveva essere occupato da lui, perché la sua sregolatezza era l'evento mediatico che tutti quanti aspettavano. Sid è stato letteralmente dato in pasto ai pescecani, persino la sua morte sembrò ridursi a un testata giornalistica d'effetto.
Era una diva che saliva sul palco e apriva le gambe.
Non è così che si dovrebbe comportare un punk
.



«Per qualche tempo sembrava potesse funzionare. La nostra band era perfetta, ognuno era ai propri posti, c'era un intero mondo da distruggere. Ovviamente non poteva durare, ma forse è stato meglio così. Perché un'onda distruttiva dev'essere breve e catastrofica».
Lydon terminò così la sua intervista, i microfoni si ritirarono e la spia della telecamera si spense.
A vent'anni dall'episodio punk, tutto quanto sembrava essere stato un breve e stupido gioco da bambini. John portò una mano a nascondere il viso.
Le troupe televisive erano impegnate a sistemare i cavi, qualche giornalista gli stringeva la mano e lo ringraziava. Gli anni Settanta sembravano volati in un soffio, senza lasciare eredi diretti. Imitatori, tanti, ma nessuno che azzeccasse lo spirito autentico di quella breve follia.
Sid, a distanza di anni, sembrava solo ridicolo e buffo, un animaletto da palcoscenico che aveva consumato in fretta la sua vita tragicomica. Era questa la fine che spettava a chi si vendeva ai riflettori. Il brutto della vicenda era che Sid l'aveva fatto inconsapevolmente, erano stati gli altri a conferirgli quel ruolo.
John Lydon non l'aveva mai fatto in vita sua, ma questa volta decise di recarsi alla tomba di Nancy Spungen, dov'erano sparse le ceneri di Sid.
Triste, parlare con un grappolo di polvere disperso nel vento.
John si tolse gli occhiali da sole e fissò amaramente il viso di quella donna; non riusciva a non portarle rancore, nemmeno lì, nemmeno in quel momento.


Sid, vecchio coglione, come va lassù? Non hai abbastanza santi da insultare?

La terra secca non rispose, l'erba si piegò al vento, indifferente. John si sentiva incredibilmente stupido a parlare da solo, per cui si limitò a pensare. Certo è che Sid non era mai stato un tipo molto telepatico, lui la testa la usava solo per sbatterla contro i muri.

Comunque ti ho portato una cosa. No, tranquillo, niente profilattici usati. Non sono così romantico.

Ripose sulla lapide di Nancy un paio di jeans strappati, zeppi di pieghe e scritte, con qualche borchia che spiccava qua e là sul blu del tessuto.

L'ultima volta che sei venuto da me li hai dimenticati sotto al letto. Non sono ancora riuscito a riportarteli.

Sid era un centro gravitazionale che aveva attirato l'attenzione di molti. Nancy, la femme fatale - più fatale che femme a dire il vero -, per Malcolm era un fenomeno da baraccone, e Lydon invece, aveva fatto la cosa più sbagliata di tutte.
Il sole bollente di luglio si posò sull'indumento, sulla lapide, sui rampicanti che la infestavano.
I punk non si abbandonano a pensieri nostalgici, i punk si preoccupano di guardare al presente, di vivere il presente. Aberrano anche il futuro, dopotutto il No future è stato professato dai Pistols.
Ecco perché all'alba del duemila il punk è morto. Viaggia nel vento come pulviscolo, ma non ha ancora trovato un luogo dove riporre le sue radici.
Lydon sospirò, guardando con ironia a quei fiori riposti con cura nell'apposito vaso in ceramica. Fiori.
Immaginava il commento di Sid a proposito: e cosa ci faccio con questi? Non sono da mangiare, e nemmeno da fumare...
John disse per sempre addio alla tomba di Sid e Nancy.
Ormai non credeva nemmeno lui a ciò che aveva scritto nelle sue canzoni. A ciò che era stato diciotto anni prima.
Con il suo passo a gambe larghe si diresse verso l'uscita del cimitero ebreo. Il sole rosso del tramonto gli feriva la retina, come per ricordargli quanto tempo gli rimaneva.
Ciao Sid.


E comunque, la prossima volta potevi chiedere di farti seppellire accanto al tuo criceto!


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Capitolo 7
*** Star ***


Star


Ehi John, è l'America!

Il primo concerto è un disastro. Lydon sta perdendo la sua carica iniziale, come una macchinina a molla l'ha consumata tutta all'inizio.
Per coronare lo schifo di quella serata, Sid svuota lo stomaco sulla ghiaia del parcheggio retrostante.
John lo raggiunge ma si risparmia i rimproveri. Che cosa gli dovrebbe dire, che ha suonato da panico? Che anzi non ha suonato affatto? Tanto se ne rende conto, il punto è che non gliene frega un cazzo.
Sid si alza da terra e guarda John con occhi spenti e distanti, fatica a focalizzare il suo viso.
«Senti Lydon, se tu mi prestassi la tua stanza per stanotte...»
«Senti Ritchie, il problema è che nella mia stanza ci dormo io stanotte».
«E sarebbe un problema?»
John lo guarda storto, ma non nega a se stesso che quelle sono le esatte parole che voleva sentirsi dire.


*

Fare l'amore con Sid è problematico. Sid è passivo, disinibito, non collabora. L'unica cosa che fa è alzare leggermente il bacino, inarcare quella schiena lunga che si ritrova e aspettare quel lieve dolore. Nemmeno John è bravo, almeno non con i maschi; ne consegue che il sesso tra loro è disastroso, ma si accontentano.
Sid ha una pelle bianchissima, più bianca di quella di John. Le loro gambe e le loro braccia si intrecciano, i loro toraci magri respirano l'uno contro l'altro. La differenza si vede, non si sono mai confrontati meglio, non hanno mai fatto sesso completamente nudi. Il che è stato un grave errore, perché dalla pelle si capiscono molte cose. Molte parole non dette trasudano sulla pelle, anche se non è il caso di Sid. Lui quando deve dire una cosa la dice, sia pure un ti amo o un vaffanculo frocio.
John si butta di schiena sui cuscini. Non vuole dare a Sid la soddisfazione di vedere il suo viso sfatto dall'orgasmo.
È confuso, si trova in una di quelle situazioni antipatiche né bianche né nere che gli fanno venire voglia di bestemmiare. Non riesce a capire che cosa lo leghi a Sid, ma spera con tutto il cuore che sia solo attrazione fisica, così che possa chiudere lì la questione.
«Tu non sei una star Sid. Sei solo un bambino che gioca con il basso».
«Io non ci tengo ad essere una star».
Sid si sta già addormentando. John lo guarda, gli tocca i capelli scuri, li tira sperando in una sua reazione. Ma lui non ha nemmeno più le forze di mandarlo a fanculo.
«È un ruolo che ti sta stretto».
«Anche a te sta stretto John», mugugna Sid nel dormiveglia.
Lydon non si aspettava certo un'affermazione del genere. Nemmeno lui ha intenzione di fare la star, non vuole diventare una celebrità, non vuole prendere il volo della fama.
Ora che ci pensa, se i Pistols facessero veramente successo, questo automaticamente segnerebbe la loro fine. La beffa più grande sarebbe vendersi a tutto ciò che hanno cercato di distruggere. Che ironia se una critica alla commercializzazione e al conformismo venisse commercializzata!
«Ma ti sei divertito a far finta di fare la star?»
«Senti John lasciami dormire... sì, tutte queste robe eleganti, tanti fan, cibo... però l'America mi fa cagare».

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Capitolo 8
*** Hang On To Yourself ***


Hang on to yourself


«Andiamo John, cosa ti fa pensare che io sia un ammiratore di Bowie?»
«Questo!»
Lydon mette sotto al naso di Sid la cover malandata di The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars, trafugata dalla sua borsa.
«Ma non ti preoccupare Sidney, lo siamo tutti qua. Solo, non negarlo!»
John infila il disco nello stereo e la voce strozzata del Duca Bianco inizia a cantare Five Years.
Sid si annoia. È una canzone con lo strascico, priva di carica, non si riesce a ballare
come intenderebbe lui.
«Avevo anch'io una copia di questo album, poi è andata in pezzi ma... dove cazzo vai?»
Simon infila la giacca di pelle sul torace nudo e apre la porta con un calcio; all'urto, il vetro che protegge il quadro per l'uscita d'emergenza cade a terra e le schegge si spargono per tutta la stanza.
«A prendere del cinese».
«Potevamo ordinarlo. Sicuro che non ti ritrovo in qualche rione periferico a elemosinare della droga?»
«Sicuro! Ho fame John!»
Non è che Sid non sappia mentire, è che non ci si impegna neppure; il disco fa in tempo a riavvolgersi per due volte che lui non è ancora tornato. Lydon, nonostante non ne abbia la minima voglia, esce a cercarlo. Forse nel profondo si sente ancora in dovere di proteggere Sid dalle insidie della grande città dove sono cresciuti, forse sta ancora ubbidendo alla richiesta che gli fece Anne, anni addietro in quel pomeriggio nebbioso d'autunno.
Lo ritrova riverso sul marciapiede, pochi isolati più in là, con le ginocchia sbucciate, i jeans rotti e il viso sporco di sangue e lividi.
Lo tira su per le braccia, lo schiaffeggia piano, lo appoggia contro il muro alle sue spalle. Cerca di afferrare il suo sguardo, ma Sid ha gli occhi semichiusi e si ripara il viso con le braccia, come se temesse di venire nuovamente picchiato. Abbandonata per terra c'è una borsa di plastica con all'interno due bottiglie di birra.
«Cos'hai fatto Sid? Hai incontrato un paio di skinhead?»
«Li pendo a calci nel culo io li scinead», biascica Sid mentre pulisce il sangue che gli cola dal labbro con una manica della giacca.
Sorretti uno all'altro riescono ad arrivare fino alla stanza d'albergo, Sid si lancia sul letto senza controllare le ferite. Lydon ha il dubbio che l'amico sia un masochista seriale, gli piace essere picchiato.
Le tende ingrigite dallo smog danzano al vento notturno, un lieve fumo si alza dal posacenere sul comodino, Bowie canta la traccia numero otto, Hang on to yourself.
«Sembra un orgasmo questo passaggio», commenta Sid, che ha deciso di tamponare la piccola emorragia contro il cuscino. Lydon sorride strafottente ma approva.
«Non ti manca Nancy?» Gli chiede all'orecchio mentre con poca grazia sale a cavalcioni sulla sua schiena e si slaccia i pantaloni in pelle.
«John, smettila di ingelosirti, è una cosa che mi innervosisce», risponde Sid mentre si abbassa l'elastico dell'intimo piegando un braccio dietro la schiena. L'erezione di Lydon gli preme contro il culo, ma è una sensazione che stranamente gli piace, gli annebbia i sensi quel poco che basta a dimenticare il presente immediato.
«Come on, ah, come on, ah!»
«Piantala di fare il coglione».


Mi manca da morire. Ne ho bisogno come l'aria. Ne ho bisogno come la droga. John, ma non ti rendi conto che sei solo un riempitivo, una pasticca di zucchero, una sigaretta di vapore?

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Capitolo 9
*** Ziggy Stardust ***


Ziggy Stardust


«Sid suonava - per modo di dire - il basso, ma non era quello il suo compito nella band. Lui era un intrattenitore, saliva sul palco e tutti si aspettavano che facesse qualcosa di strano, di oltraggioso, di indecente».
«E lei come giudicava questo comportamento trasgressivo?»
«Mi sta chiedendo se avrei condannato un comportamento trasgressivo? Vuole scherzare?»
Il punk è trasgressione, i Sex Pistols sono i fondatori del punk, cosa si aspettano i giornalisti da un'intervista a John Lydon?


«Ehi John, mi sto fracassando le palle. So che non te ne frega un cazzo, ma potresti almeno far finta di essere interessato...»
Lydon si avvicina a Sid con una certa nonchalance, afferra il basso e gli passa la tracolla sull'altra spalla. Sid lo guarda con quel suo solito sguardo annebbiato dal fumo, è come se si trovasse sempre in uno stato di stordimento.
«Ora mi spiegherai perché suoni il basso con la sinistra. Cos'è, sei diventato anche mancino tutto d'un colpo?»
Sid scuote la testa spinosa come se volesse scacciare una mosca particolarmente molesta.
«Non so, e tu perché non tieni il microfono con la destra?»
«Perché a differenza di te sono mancino, coglione!»
È vero che Lydon ha l'offesa facile con Sid, ma è anche vero che Sid fa di tutto per attirarsele.
John si siede sullo scalino del palco con una birra in mano, ne offre all'amico che incrocia gli anfibi sulla piattaforma di legno della ribalta e ingoia metà bottiglia.
«Ho come l'impressione che non dureremo a lungo».
«Non è un'impressione Simon, è una certezza, io non sopporterei di stare nella stessa band con te per più di due anni».
Sid la prende come una dichiarazione ostile, ma quando incrocia lo sguardo di Lydon questo è piegato in un raro sorriso. Rarissimo, è una perla d'ostrica, un quadrifoglio, un aculeo d'istrice, ma c'è, stampato su quel volto spigoloso e pallido.
È un attimo, Sid si slancia, John non si fa indietro, Sid si appoggia con una mano per terra e attacca le labbra a quelle sottili di John. Un bacio profondo e istintivo, privo di romanticismo ma colmo d'eccitazione, un bacio al sapore di birra, polvere e nicotina.
«Neanch'io John, neanch'io».


Sono un egoista della peggior specie, ma questa è l'ultima delle mie spine nel fianco. Esistono due buoni metodi per eliminare i problemi: ignorarli o assecondarli, e in entrambi i casi occorre avere un forte spirito autodistruttivo. Io ce l'ho, il mio conto alla rovescia è già iniziato, ma quando me ne andrò non farò casino. E sarà la prima volta in vita mia.

Il jukebox canta canzoni di merda, il cielo è coperto pronto pronto a liberare cisterne di pioggia, Sid quando non è fatto è in astinenza: i Pistols sembrano pronti a cadere.

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Capitolo 10
*** Suffragette City ***


Suffragette city


«La nave dei Sex Pistols si è scontrata con l'ice-berg degli yankees ed è colata a picco, significa forse che il capitalismo, il conformismo, la commercializzazione, il sistema, hanno vinto? Forse, ma io credo che i motori della nave si siano fusi prima dell'impatto. I Pistols hanno deciso volontariamente di abbandonare i riflettori, proprio quando erano a un passo dalla fama. Ed era proprio questo il problema! La fama.
Passatemi il paragone. Come a Seneca, lo stoico, si contestava di vivere nel lusso quand'egli predicava il distaccamento da ogni bene materiale, così ai Pistols si sarebbe contestato l'asservimento alle case discografiche, l'essere entrati anch'essi a far parte di quel ciclo perverso della mercificazione e del conformismo che avevano tentato di distruggere».


L'America pare un po' il paese dei balocchi, all'inizio, poi capisci che è solo uno dei tanti buchi merdosi del pianeta. Solo, un po' più sporco e corrotto degli altri. L'America è fatta di oro che cola su ferro arrugginito.
Ma ormai Sid vive in una scatola chiusa.
Esiste l'America con Lydon, poi esiste l'America con Nancy. La prima è stata breve e intensa, Sid e John sembrano tornare ragazzini, si divertono a scorrazzare per la città, a imbrattare i muri come due perfetti teppistelli. La seconda è stato un grosso scivolo imbrattato di sapone, una caduta libera verso il baratro.
Il primo atto con Lydon è anche l'ultimo del loro rapporto, che si incrina, si sgretola, si riempe di crepe. John si è incazzato con Sid quando lui gli ha chiesto dei soldi solo per appendersi alla cornetta pubblica con la Spungen. Poi c'è stato un altro episodio, Sid rimorchia - non si sa per quale motivo - una pollastra americana doc, capelli biondi, labbra marcate, cipiglio da anatra, un paio di cosce tonde grasse e vertiginose. Solo una botta e via!, le dice, con John a fianco che assiste alla scena con due occhi a palla, Sid non si comporta così di solito. E invece se la porta a letto, con grande disappunto di Lydon che per tutto il giorno seguente gli tiene il muso.
Perché Sid ti comporti così? Vuoi dimenticare Nancy? Beh, dal punto di vista di Rotten non sarebbe un male.


No. Sid è egoista John, un egoista della peggior specie.

«John, non devi essere scortese con lei».
«Io sono scortese con chi mi pare, va bene?»
«Tanto alla fine rimarrai fottuto John perché io sceglierò una sola persona, e sceglierò Nancy! Non te, Nancy! Hai capito?»
Lydon non ha mai visto Simon così fuori di sé, così aggressivo, cattivo, feroce. Immediatamente dopo la sfuriata infila la porta della stanza d'albergo, dove infine tra odio e amore può dire di aver provato solo dell'arido e amaro divertimento.
John gli urla qualcosa lungo la tromba delle scale, giusto per avere l'ultima parola. Sid non si cura nemmeno di capire cosa gli è stato detto, improvvisamente si trova nella grande città di New York, brillante di luci e divertimenti d'ogni tipo, ma fredda.
Con Johnny pareva diversa.




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Capitolo 11
*** Rock'n'roll Suicide ***


Rock'n'roll suicide


Il tempo non è tempo, è ticchettio d'orologio, è ansia. Si passa dal voler cercare una dose, al trovarla, al finirla, al volerla cercare di nuovo. Il tempo non esiste. È un ciclo, ed è troppo.
Nancy è già uscita dal tempo, sarà serena ora, senza paranoie e attacchi isterici. John Simon Ritchie attende ancora che il suo si esaurisca.
Ha mandato a fanculo Rotten, i Pistols, la sua vita. Persino il punk.
Poco male, tanto i Sex Pistols si sarebbero sciolti da soli, lui ha rappresentato soltanto la scintilla in un mare di carta straccia. I Pistols se ne sono andati con una monumentale fiammata, un fuoco di scintille che nessuno dimenticherà.


John, non essere arrabbiato con me. In fondo siamo sempre strati amici, no?

Il fumo della sigaretta si scioglie nell'aria. Ecco, ormai è finita. Ne dovrà iniziare un'altra, è più semplice, è più divertente, è la discesa. Può essere divertente morire?
Chiude gli occhi e sogna. Era tanto che non succedeva. Vede immagini sbiadite, il dolore che prova non è più del tipo che gli piace, è pungente e complicato, forse non è nemmeno dolore, forse è l'incolmabile pozzo nero della noia.
John e John, una coincidenza che abbiano lo stesso nome, forse era una cosa che innervosiva anche loro, ecco perché Lydon si è affrettato a trovargli un soprannome.
«Il tuo cazzo di criceto mi ha rosicchiato i lacci degli anfibi!»
Simon sorride nel sonno.
«Non fare del male a Sid, è il mio topo da compagnia, ed è un regalo di mia madre».
«But it's vicious».
Forse è un peccato che i Pistols abbiano composto un solo album, forse è un bene. Quelle canzoni erano orribili, sguaiate come urla di cani, ma in fondo era proprio quello l'obiettivo di Rotten.


Il punk è anti-musica, è neodada, è rumore!

Hanno dormito tutti quanti in sala registrazione, il tempo passava e la canzone non arrivava. Ma a chi interessavano i soldi! A chi interessava la musica!
Simon si gira su un fianco con la bocca aperta contro il cuscino, come un moribondo vede il sunto della sua vita.
È Nancy o l'ero la sua droga? Quale delle due è più letale? In ogni caso ora Nancy non c'è più, non ha scelta.
Un'altra immagine. John tira un petardo contro un cassonetto e libera un cane legato a un palo. Avrà avuto sì e no quindici anni. Il suo sorriso sghembo è irritante e indimenticabile, e quella faccia appuntita da adolescente non gli è mai cambiata.
Ormai è sbiadita, è una foto vecchia da stracciare.
«Simon, fammi vedere le mani, sanguinano».
Non gli è mai successo. Le mani sporche di Lydon sono fottutamente rassicuranti. Strano. Gli danno come la sensazione di essere in compagnia, di non essere solo. Come se un angelo custode vegliasse sempre su di lui. Un angelo con i pantaloni in pelle e gli anfibi, che di angelico non ha proprio nulla.
«Mi sono tagliato, non è niente, non sono ancora riuscito a prendermi il tetano».
Lydon l'ha lasciato andare quando Sid ha scelto di autodistruggersi. Ma c'è stato, fino alla fine. Ora, è come se Sid fosse già morto, tanto vale lasciarlo andare. Un calcio nel culo... e via!


Non cedere al conformismo amico. Non sei nato da uno stampino, non comportarti come se lo fossi.

Il punk sembra un ricettario, lo puoi seguire - non - alla regola e non funzionerà, te l'assicuro.
Ma il punk non è morire d'overdose a vent'anni.
Non è morire d'overdose a vent'anni.


«Io non mi volevo immolare in nome del punk. Io...
Mi sono sbagliato».





Note dell'autrice:
Inizio subito con due piccole note tecniche: nel flash-forward il cambio di tempi verbali (da presente a passato) è voluto, mentre le frasi in corsivo non hanno un punto di vista fisso o sempre determinato, a volte sono i pensieri di Johnny, a volte di Sid, a volte di una voce anonima o collettiva, e hanno un chiaro ruolo enfatico, evidenziano un concetto.
Spreco due parole per quanto riguarda la storia in sé. Più che una fanfiction è forse una riflessione sull'episodio Sex Pistols, e in particolare sulla vita di Sid e sulle sue scelte. Sid si è sbagliato (riprendendo le battute finali) a cadere nel vortice della droga, perché è diventato inevitabilmente suo schiavo, mentre il punk è fondamentalmente ribellione e libertà.
Il titolo riassume la trama stessa, e anzi, sono rimasta piacevolmente stupita del fatto che la parte iniziale del titolo dell'album di Bowie che dovevo usare descriveva perfettamente l'evolversi della mia storia, per cui ho deciso di chiamarla The rise and fall. L'ascesa e la caduta dei Sex Pistols, ma anche l'ascesa e la caduta di Sid Vicious.

Questa storia è stata scritta per il contest multifandom When the music’s over indetto da DazedAndConfused e si è classificata prima (su due partecipanti).
Qui potete leggere la storia della mia collega di podio: Play. di Snafu . Ve la consiglio vivamente!
E di seguito posto il bellissimo giudizio di Dazed, che ringrazio per la sua accuratezza ed esaustività.


The Rise and Fall
 - Deidaradanna93

Grammatica: 9.5/10 Impeccabile, se non fosse per qualche svista, tipo “un bestia da soma”, “Malcom” anziché “Malcolm”, “gold retriever” anziché “Golden Retriever”, “ice-berg” anziché “iceberg”, “strati amici” o qualche virgola o due punti mancanti. 
Stile e lessico: 10/10 La scelta stilistica e lessicale è stata davvero felice: è come se tu ti fossi calata nei panni di un punk dell’epoca, persa tra i bassifondi londinesi e con gli occhi ben aperti per non lasciarti sfuggire nessun particolare. I termini sono perfetti e lo stile è versatile: rapido e frenetico nei momenti adatti, lento e perfino melodico quando un’atmosfera più rarefatta e intima lo richiede. Non ho alcun appunto da farti! 
Attinenza alla tracklist: 10/10 Innanzitutto devo complimentarmi con te perché non solo sei riuscita ad adoperare tutte le tracce in un modo davvero appropriato e originale, ma lo hai fatto mantenendo l’ordine originale della tracklist! Non era cosa da poco, ci tengo a dirlo. 
Cooomunque! Come ti ho appena detto, i brani sono stati utilizzati correttamente: che io ricordi, non hai citato direttamente versi tratti dai suddetti, ma dai fatti narrati nei capitoli si evinceva benissimo il senso generale della canzone scelta. 
Ho apprezzato in particolar modo i capitoli legati alle canzoni “Starman” (il dialogo finale è di una tenerezza veramente straordinaria, l’ho adorato!), “Lady Stardust” (John che riporta i jeans mi ha letteralmente stretto il cuore, è un’immagine straziante ma allo stesso tempo bellissima), “Hang on to yourself” (mi sono piaciute le definizioni finali che Sid appioppa a Lydon, in particolare “sigaretta di vapore” :3), “Suffragette City” (adoro l’ultimo scambio di battute tra i due e il paragrafo finale: mostrano molto bene la sofferenza arrecata da questa relazione folle) e “Rock n’ Roll Suicide” (capitolo finale da urlo: trovo particolarmente azzeccata la descrizione di Lydon e delle sue mani, e le ultime righe… brividi!) 
IC e Caratterizzazione: 10/10 Non so veramente come dirlo, ma… sicura di non aver conosciuto di persona Sid e John? Li hai descritti talmente bene con una manciata di parole e s’intravede un sacco della loro essenza anche tra le righe che… boh, io non so che altro dire x’D Amo questo tipo di caratterizzazioni: non lasciano niente al caso ma non sono neanche pompose e ridondanti… il giusto equilibrio tra il detto e il celato, ecco. 
Originalità: 5/5 Come avrò modo di dirti nel punto successivo, penso che questa storia sia una delle più fantastiche che io abbia mai letto. Sono rimasta piacevolmente stupita dalla maniera in cui le vicende narrate s’incastrino alla perfezione con l’album… chi l’avrebbe mai detto! E poi non ti sei per nulla fermata alla soluzione facile della “relazione con finale triste perché uno dei due schiatta”, anzi; ho apprezzato la crudezza con cui mi hai sbattuto in faccia la verità. In questa storia non c’è nulla dell’amore ma, allo stesso tempo, c’è molto della natura umana e dei sentimenti contrastanti che ci perseguitano per tutta la vita. 
Gradimento personale: 3/3 Quando si pensa ai Sex Pistols, è inevitabile che il nostro pensiero non corra subito ai due coglioni (passatemi il termine, è la verità!) che sono stati i pilastri della band: Rotten e Vicious. 
Non ricordo di aver mai letto una slash-fiction su di loro, ed è anche comprensibile il motivo: non sono personaggi facili, è già complicato “catturarli” in una fanfiction priva di pairing, figuriamoci se dovessimo star lì a ipotizzare un’eventuale relazione tra i due! 
Però tu sei riuscita a stupirmi, dico sul serio! 
Non è la classica “storia d’amore”, anzi… non lo è per nulla. 
Qui si parla di due disadattati che hanno un rapporto atipico, che nessuno sa definire con certezza, loro per primi: sembrano amici ma si sbranano alla prima occasione servita su un piatto d’argento, si odiano ma passano il tempo a cercarsi e rincorrersi… secondo me sei riuscita a catturare la loro essenza, io in questa storia ho veramente visto John e Sid. 
E ho inoltre apprezzato la tua decisione di non concentrarti esclusivamente sul loro rapporto malato, ma anche sulla quotidianità dell’epoca: con poche parole sei riuscita a descrivere luoghi e situazioni talmente bene che, mentre leggevo, mi sembrava di essere accanto ai protagonisti (: 
Sei stata davvero brava, non è da tutti riuscire a raccontare così bene vicende e posti ormai dimenticati, e per di più senza farli passare in secondo piano rispetto alla narrazione! 
Spero veramente che questa storia possa essere letta da molta gente, è un piccolo capolavoro. 
Per finire questa valutazione, ti citerò i pezzi di questa long-fic che ho apprezzato di più, con annessi commenti/deliri della sottoscritta :3 

"Qualche ragazzina adulatrice una volta ha detto che le stelle cadenti sono opera dei punk. Nemmeno gli alieni sono stati salvati dal contagio, e dunque marziani con le creste e le spille prendono a martellate la luna, la distruggono, la dissacrano. E le stelle cadenti sono i pezzi di luna che si sgretolano, che schizzano via sotto colpi feroci di clava." 
Ora, io non so se questa metafora sia stata veramente pubblicata su qualche fanzine dell’epoca o se sia stata un’invenzione partorita dal tuo cervello, ma… è geniale. È geniale, non ho parole! Secondo me è una raffigurazione perfetta del punk, ed è strano vedere come un’immagine poetica possa benissimo essere accostata ad un movimento così sgraziato e totalmente folle. 

"Non chiedere mai a un punk quale sia il suo sogno. Avere un sogno significa avere obiettivi, noi non facciamo pronostici, né abbiamo rimpianti. Viviamo il presente e vaghiamo alla cieca." 
Amen. Direi che non ho altro da aggiungere. 

"L'uomo giallo parla con i bambini - o con i punk, il che è lo stesso - perché sono gli unici che possono capirlo." 
Piango, Starman non poteva essere citata in maniera migliore! E l’accostamento punk-infanzia, come quello precedente delle stelle cadenti, è assurdo ma assolutamente azzeccato. 

"(Sid) Era una diva che saliva sul palco e apriva le gambe. 
Non è così che si dovrebbe comportare un punk.
" 
Anche qui posso soltanto togliermi il cappello per il paragone incredibilmente perfetto. 

"La differenza si vede, non si sono mai confrontati meglio, non hanno mai fatto sesso completamente nudi. Il che è stato un grave errore, perché dalla pelle si capiscono molte cose. Molte parole non dette trasudano sulla pelle, anche se non è il caso di Sid. Lui quando deve dire una cosa la dice, sia pure un ti amo o un vaffanculo frocio." 
Qua mi sono venuti i brividi, seriamente. Nonostante i loro rapporti siano sempre al limite della decenza e sicuramente non inclini alla dolcezza, la frase sulla pelle ha donato una luce tutta nuova. È vero, dalla pelle possono trasparire un sacco di sensazioni e pensieri che magari non abbiamo il coraggio di esprimere a voce… a me, per esempio, è venuta la pelle d’oca per la bellezza di questa frase. 

"L'America è fatta di oro che cola su ferro arrugginito." 
Tu mi dovrai spiegarmi come diamine ti vengono in mente delle definizioni così azzeccate, cazzarola! In poche parole hai descritto la magnificenza e lo sfacelo di una nazione, no words. 

"Le mani sporche di Lydon sono fottutamente rassicuranti. Strano. Gli danno come la sensazione di essere in compagnia, di non essere solo. Come se un angelo custode vegliasse sempre su di lui. Un angelo con i pantaloni in pelle e gli anfibi, che di angelico non ha proprio nulla." 
Piantala di farmi venire i lucciconi, non posso piangere leggendo una storia sui Sex Pistols, è un controsenso! LOL a parte gli scherzi, che descrizione magnifica çç adoro questi accostamenti tra la miseria e la poesia, tra il sacro e il profano. 

"Il punk sembra un ricettario, lo puoi seguire - non - alla regola e non funzionerà, te l'assicuro. 
Ma il punk non è morire d'overdose a vent'anni. 
Non è morire d'overdose a vent'anni." 
La scelta di ripetere quella frase, in un certo senso la frase, l’ho trovata molto appropriata: mandare giù per il cesso una vita appena iniziata non è punk. 

«Io non mi volevo immolare in nome del punk. Io... 
Mi sono sbagliato».
 
Ok, adesso posso piangere! In due righe hai praticamente fatto emergere l’ingenuità e l’innocenza di Sid: sì, non esagero definendolo “innocente”, perché era una testa di cazzo ma, come hai avuto modo di far capire tu, alla fine è stato risucchiato in un buco nero che non gli ha lasciato via di scampo. 

Sviluppo trama: 5/5 Una long-fiction di nome e di fatto: la trama è ben sviluppata e lineare, presenta dei flashback accurati e che non appesantiscono la narrazione… insomma, ottimo lavoro! 
Bonus album completo: 2/2 Ancora complimenti, il bonus è meritatissimo! 

Totale: 54.5/55 


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