Non t'amo come se fossi rosa di sale.

di epiclove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8. ***
Capitolo 9: *** Chapter 9. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10. ***
Capitolo 11: *** Chapter 11. ***
Capitolo 12: *** Chapter 12. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Il giorno più bello della vita, è così che lo descrivono.
Quando sai di avere trovato il tuo posto nella vita di una persona, allora puoi ritenerti completato, perché hai trovato l'unica persona al mondo in grado di renderti felice, di occuparsi di te. 
Quel giorno, fu speciale, in ogni senso. 
Aveva tutto e tutto era al proprio posto.
Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di regalato, qualcosa di blu.
Sì, Brittany aveva proprio tutto.
Era una soleggiata e tiepida mattina di aprile, mentre si trovava fuori dalla chiesa, dove vi si trovava l'uomo che amava, il suo posto nel mondo.
Brittany amava profondamente William, e, nonostante fossero giovanissimi, avevano deciso di sposarsi. Sì, perché è così che si fa. 
Quello che molte persone non capiscono è che l'amore non aspetta.
non aspetta che tu sia pronto, non aspetta che tu prenda coraggio. E' questione di quell'attimo, poi scappa e Brittany non se lo sarebbe lasciato scappare.
Oramai era ora, udì debolmente la musica che risuonava all'interno della chiesa, le porte stavano per spalancarsi, lei, stava per diventare la moglie di qualcuno.
D'improvviso, Brittany udì dei passi accelerare nella propria direzione e si preoccupò. Quel giorno non glielo poteva rovinare nessuno, nemmeno quella che sembrava una dog-sitter. Ma la ragazza non intendeva fermarsi e le venne addosso. C'era un confine estremamente sottile tra sopportazione e odio. Santana lo aveva varcato di netto. 
Santana aveva il capo appoggiato sopra il seno sinistro di Brittany e, dopo essere arrossita violentemente, si ricompose.
< No, dico, che modi! > esordì Brittany, sgomenta.
< M-mi dispiace > balbettò Santana profondamente costernata. Brittany le schioccò uno sguardo di rimprovero. disse lei, prima di arrossire di nuovo < se in futuro avrai dei bambini, visto che è evidente che oggi sarà un lieto giorno... beh, questo è il mio biglietto da visita > le sorrise teneramente, ma Brittany non aveva intenzione di ricambiare, tutt'altro. 
Santana le fece cenno col capo per dirle addio e si rimise a correre, inseguendo un labrador.
 
Società di dog-sitting e baby-sitting di Santana Lopez.
262 Mott Street, New York, NY 10012
Telefono: (212) 925-3500
 
Brittany non aveva la più pallida idea di che diamine fosse successo, ma, ormai le porte si erano spalancate e lungo la navata vide lui, Richard, l'amore della sua vita, e lui vide lei, radioso in volto.
Brittany non sapeva che fare, così nascose il biglietto da visita in mezzo al bouquet. 
Mentre percorreva la navata, non faceva altro che pensare a quella imbarazzante ed elusiva ragazza.
No, certo che non poteva essere. Brittany non poteva veramente pensare ad un'altra persona, ad una donna, tra l'altro.
Scacciò ciò che era successo qualche minuto fa dalla sua mente e tornò alla realtà. 
Oggi, Brittany S. Pearce si sarebbe sposata con Richard Alexander Hobbes.
                                                                                                                                                               
                                                 
 
3 anni dopo
< Io non ce la faccio più, Brittany. Derek non mi sta facendo dormire da tre notti e io sono un commercialista. Mi sento frustrato e incazzato > esclamò Richard, nel cuore della notte.
< Derek non fa dormire nemmeno me, ma io non sto tutto il tempo a lamentarmi e poi parli come se tu fossi l'unico che porta il pane in tavola. Ti ricordo che sono una gallerista d'arte >
< Sai che orgoglio > disse, facendo fuoriuscire veleno da quelle parole.
< Che hai detto? > tuonò Brittany.
< Niente amore... è solo che sono stanco >
< Anche io, Rich. Non possiamo andare avanti così, lo so >
< Che ne diresti a questo punto, di ingaggiare una bambinaia? >
< Quelle costano >
< Sì, ma ci farebbero dormire. Senti, la cosa non si dovrebbe minimamente discutere, siamo stravolti entrambi >
< Ora dormiamo, domani ne parleremo con più calma > non si dissero neanche buonanotte e si girarono ognuno dal lato opposto del materasso.
 
La mattina dopo, Richard e Brittany si schioccarono un bacio veloce e si sorrisero in modo complice.
< Ho già fatto la lista delle migliori baby-sitter in circolazione. Tieni, pensaci tu > le disse Richard, calcando il tono sul 'pensaci tu'.
< Certo > sussurrò Brittany, con tono inespressivo. 
Richard prese la sua ventiquattrore, schioccò un baciò sulla guancia alla moglie e sbattè la porta, uscendo. 
Brittany si versò un una porzione generosa di succo di frutta all'ananas, prima di dare un'occhiata alla sua futura salvezza.
Iniziò con la prima.
 
< Santana Lopez baby-sitting & dog-sitting, come posso aiutarla? >
< Sì, salve. Io avrei bisogno di un servizio di baby-sitting per la notte, potrei usufruire del servizio? >
< Naturalmente! > esclamò Santana all'altro capo del telefono
< Solo uno, che è responsabile della mia insonnia involontaria >
< Capisco. Me lo può portare questa sera, dalle 19:00 in poi, lei è d'accordo? >
< Certamente! > esclamò Brittany, rincuorata.
< Perfetto. L'indirizzo è: 262 Mott Street, New York, NY 10012 >
< Benissimo, la ringrazio >
< E' un piacere > concluse Santana.
A chiamata terminata, Brittany rilesse l'indirizzo. 
Le suonava familiare.

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


< Singora Spearce, questo è il numero di un nuovo artista emergente di Astoria, le va di chiamarlo per vedere i suoi lavori? Dicono che siano magnifici > esordì Isobel, una delle assistenti di Brittany. 
< Non vedi che sto leggendo? Dio, la gente non ha più rispetto nemmeno per le cose più piccole > tuonò Brittany, irritata a morte.
< Mi perdoni, pensavo che... > ma venne interrotta da un gesto della mano poco aggraziato che Brittany usava per tagliare corto.
< D'accordo, lo chiamerò domani. Grazie > e ritornò a leggere.
 
< S-signora Spearce... > disse Isbobel, quasi in un sussurro.
< Ma che vuoi adesso? > tuonò, con più ira del solito.
< Mi dispiace interromperla ma... sono le 19:30 >
< Veramente? Grazie Isobel. La prossima volta porterò te al polso invece del mio Rolex > disse, più sarcastica che mai.
< Beh, lei mi aveva detto di avvertirla, perché deve portare il piccolo Derek dalla baby-sitter, ricorda? > Brittany s'illuminò.
< Giusto... > disse. Ormai, era diventato il suo modo per ringraziarla.
Brittany prese in braccio Derek, un po' con disgusto, un po' con amore.
Se l'era portato al lavoro e aveva pianto come solo il figlio di Satana poteva fare, ma a lei non importava.
Quel bambino era il suo unico spiraglio di luce.
 
< Dove la porto, signora? > chiese il tassista, mentre si sistemava con il palmo della mano destra pieno di saliva, quella specie di uccello morto che aveva in testa, o meglio... un ciuffo >
< 262 Mott Street > disse, dopo avergli allungato una banconota da 20 dollari. 
Appena arrivata, ringraziò il tassista, lui ricambiò e si fece strada, con il piccolo Derek in braccio, tra le strade ed i tombini di New York.
Giunta all'appartamento, suonò ben due volte il campanello. Non si sà mai.
Santana aprì senza nemmeno chiedere chi fosse. Non era una cosa molto rassicurante per Brittany.
Non vi era alcun ascensore, così fu costretta a farsi sei rampe di scale, maledicendo se stessa di aver messo tacchi alti 9 centimetri.
< Salve > esordì una giovane e sorridente Santana.
< Ehm, certo. Questo è mio figlio Derek > disse Brittany, desiderosa di andarsene da lì. 
Appena vide Derek a Santana scoppiò il cuore. Era un bambino meraviglioso.
< Scusi se sono invadente, ma... non ci siamo già incontrate io e lei? > chiese Santana, sicura della risposta che avrebbe ricevuto.
< No, assolutamente. Ora devo andare, tornerò domani mattina, grazie > Brittany ormai era già sulla rampa di marcia, ma Santana la fermò.
< Non può andarsene! > a Brittany scoppiò il cuore. Nessuno le aveva più detto una cosa simile da tre anni a questa parte < ha i piedi gonfissimi e quei tacchi la stanno uccidendo. Venga dentro > ma quella non era una richiesta, era più che altro un ordine. 
Brittany, in bilico tra il sentirsi seccata e il sentirsi sollevata, risalì gli ultimi scalini. 
Santana la fece accomodare dentro il suo mini-appartamento, che Brittany trovò assolutamente delizioso.
< Non pensavo che una come lei... > ma si bloccò. Non era il caso.
< Una come me...? Cosa? Avesse un appartamento senza poster di gruppi Heavy Metal attaccati alle pareti? Sorpresa > rispose Santana, con la sua solita tranquillità.
< Mi scusi, non intendevo offenderla > disse Brittany. Cosa che non era da lei.
< Non l'ha fatto > la tranquillizzò Santana, che mise il piccolo Derek nella culla < va tutto bene? >
< Perché non dovrei stare bene? > esordì Brittany.
< Perché ha gli occhi lucidi > osservò Santana. 
< E' allergia > troncò Brittany.
< Lo sa, anch'io avrei paura > disse Santana.
< Non la seguo >
< Sì, insomma, se io avessi... quanti? 25 anni con un figlio piccolo sul groppone e un lavoro, insomma, sarei spaventata anche io. Avrei anche io gli occhi lucidi, capisce? >
Brittany questa volta non la guardò. Ma la vide davvero.
< Io non ho tempo per avere paura > esordì Brittany, con voce spezzata >
< Infatti. E' la paura che ha tempo per avere noi. Forse, però, la paura non è poi così male >
< Lo pensa davvero? >
< Sicuro! Insomma, chi ha paura fa attenzione alle cose, per paura di perderle, per paura di romperle, per paura di dimenticarsene. Forse, chi ha paura, ha un po' più cura delle cose che ha > rimasero in silenzio per oltre dieci minuti, guardandosi semplicemente negli occhi. 
Brittany era sconvolta.
< Ora devo andare > a quelle parole, Santana si limitò a sorriderle dolcemente.
< Io... sì, ecco... >
< Non c'è di che > concluse Santana. 
Appena chiuse la porte, sentì chiaramente la voce di Brittany che echeggiava nel pianerottolo.
 
< Non possiamo dirlo a nessuno, lo so. Pensi che non ci abbia pensato? No, basta, non fare il permaloso! Ti prego cerca di capire, è una cosa nostra. Sai che ti amo. Certo >
 
< Ehm, va... tutto bene? > appena Santana aprì la porta, Brittany si ricompose.
< Sì, a domani > senza nemmeno guardarla negli occhi, se ne andò di scatto.
Santana non capiva. Non aveva visto nessun telefono cellulare in mano a Brittany. 
E poi con chi stava parlando? Sembrava così elusiva... possibile che stesse tradendo il marito?
No, basta. Non voleva pensarci.

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


< Ma ti rendi conto? Persino la baby-sitter mi ha sentita. Bisogna che ci diamo un taglio, perchè i-io non so se posso reggere ancora per molto senza spezzarmi >
< Amore, quando ti spezzerai, io sarò qui a raccogliere i tuoi cocci per ricomporli >
< No, dannazione, non voglio! Non voglio spezzarmi per poi essere ricomposta, maledizione. Non voglio dover nascondere tutto a tutti. Non voglio più amarti senza sentirmi in colpa. Non voglio > disse Brittany, mentre le compariva un tic nervoso all'occhio.
< Lo so e nemmeno io lo voglio, credimi. Tu però sai qual'è la soluzione ad ogni nostro problema. Sì, insomma, se solo tu... >
< Mai > tuonò Brittany in modo velenoso < non lo farò mai. Ti prego, abbracciami e basta, sono stanca. Tra poco Richard tornerà e si accorgerà che non ho chiuso occhio. Lo farà. E poi io devo andare a prendere Derek >
< Vieni qui... > e si strinsero, come se quello fosse un addio.
< Che sta succedendo? > chiese Brittany in tono supplichevole.
< Ci stiamo ritrovando. E' una cosa rara, ma noi due siamo destinati a stare insieme, piccola mia >
< Lo siamo? >
< Lo siamo >
 
Come da routine, Brittany salì le innumerevoli rampe di scale fino ad arrivare all'appartamento di Santana.
< Oh, salve > disse Santana e senza troppi convenevoli la fece entrare.
< Com'è stato il mio Derek? >
< E' stato... un demionetto, ma è talmente carino che ho lasciato correre > disse, mentre si incamminò verso la culla per riconsegnarlo alla mamma.
< Sei stata davvero gentile
< E' il mio lavoro. Sà, infondo i bambini e i cani sono simili, solo che i cani sono più pelosi > stranamente, Brittany sorrise a quella giovane donna che l'aveva inquadrata molto più di quanto non si fosse inquadrata lei stessa < senta, visto che abbiamo praticamente la stessa età, che ne dice se ci dessimo del tu? >
< Io, ecco... non credo che mi sentirei molto a mio agio > rispose elusiva Brittany.
< Oh, ma davvero? E perché? Magari perché non indosso un tailleur da 4.000 dollari oppure perché non ho un attico nell'Upper East Side? >
< Come osa rivolgersi a me in questa maniera? >
< Ma lei si sente mentre parla? Io ho un lavoro onesto, pago le tasse, sono una cittadina rispettabile, siamo coetanee e mi sta dicendo che non si sentirebbe a suo agio darmi del tuo? Quanto è ipocrita >
< Se continua a parlarmi con questo tono, sarà costretta a licenziarla > disse Brittany, con un ghigno che lasciava poco spazio all'immaginazione.
< Lo faccia pure, poi la resa dei conti verrà quando non troverà nessuna baby-sitter disposta a tenere Derek la notte. Io ci penserei se fossi in lei >
< Va bene se te lo porto questa sera alle otto? > disse Brittany, senza nemmeno un filo di pentimento nella voce.
< Sì, signora > esordì Santana con tono provocatorio.
 
< Basta, smettila di tormentarmi, Sean. Sto lavorando >
< Lo vedo e vedo anche quanto sei sgradevole con le persone, a cominciare dalla tua assistente. C'è ancora del bello nel mondo, sai? >
< Senti, senti. E tu che ne sai? >
< Lo so' meglio di te, Brittany >
< Tu sai solo esasperarmi >
< E tu sai solo irritarmi >
< Allora lasciami andare e facciamola finita >
< Non posso farlo, lo sai. Io le porte emozionali non le so chiudere. Le accosto, rimangono lì tutta la vita come per dire ''io non dimentico''. Io aspetto, ed è per questo che sono qui con te >
< E' curioso che tu parli della vita e dello starmi accanto e ora scusami, ma non ho tempo >
 
< Signora? >
< Tu che cosa ci fai qui? > chiese Brittany appena vide Santana varcare la soglia della galleria d'arte nella quale lavorava.
< Senta, mi dispiace, ma oggi non posso badare al piccolo Derek >
< Questo non è professionale >
< Lo so, è che... mia madre è all'ospedale, sà, al St. Luke's-Roosevelt Hospital Center e... è in coma e forse questa sera... >
< Oh. Mi dispiace > rispose Brittany in maniera automatica.
< Già. Ma, sarò disponibilissima a tenerglielo domani sera >
< Va bene. Ma, come facevi a sapere il mio luogo di lavoro? >
< Sono un'agente segreto della CIA >
< Che cosa? >
< Era una battuta. In realtà, volevo chiamarla, ma passavo di qui, l'ho vista e ho pensato di dirglielo di persona >
< D'accordo. Allora, buona fortuna con tua madre >
< Grazie > e se andò, chiedendosi cosa le avessero trapiantato al posto di un cuore che batte.
 
< Sei stata quasi gentile con quella ragazza >
< Smettila >
< Allora? Che vuoi fare stasera? >
< Badare a mio figlio >
< Senza dedicarti a me? >
< Sai essere davvero indelicato quando vuoi >
< Lo sapevi già questo >
< IO NON SO PIU' NULLA ORMAI! Io... io... >
< Brittany? >
< Devo andare! >
< Dove? >
< Da lei! >

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


Prima di potersi accorgere di ciò che stava facendo, Brittany si ritrovò nell'atrio del St. Luke's-Roosevelt Hospital Center.
Non aveva la più pallida idea di come fare a trovarla, non aveva la più pallida idea del perché fosse piombata lì come una furia, non aveva la più pallida idea del perché il suo cervello, ormai, fosse andato in tilt.
< Ha bisogno d'aiuto signorina? > le chiese una infermiera piuttosto corpulenta e maleodorante.
< Sì. Sia gentile, mi potrebbe dire dove si trova... dove si... trova... ecco, è piuttosto imbarazzante ma qui in questo ospedale vi si trova una mia conoscente della quale non ricordo il nome >
< Lei conosce una persona... senza sapere come si chiama? > chiese l'infermiera, scettica.
< Ci conosciamo da pochissimo e francamente non so' nemmeno io il motivo di questa mia apparizione in questo ospedale ma... eccomi qui. Ascolti, questa ragazza è a dir poco stupenda; ha i capelli di un nero accentuato, lisci, carnagione olivastra, fisico ineccepibile, sorriso... >
< Senta, qui ci sono un sacco di pazienti e pensa davvero che ora io possa mettermi alla ricerca della sua conoscente? >
< No vede, lei non è una paziente, è qui in visita. Sua madre sta molto male... ma immagino che questo non restringa il campo >
< No signorina, per niente >
< ... che ci fà lei qui? >
< Oh, salve! Grazie mille infermiera, ora l'ho trovata >
< Ma si figuri > concluse sarcasticamente l'infermiera, prima di dileguarsi.
< Salve... di nuovo! Va bene. Non so nemmeno io perché sono qui, so' solo che il mio istinto me lo ha quasi imposto e se me ne andassi, temo che starei da schifo > si sbrigò a spiegare Brittany.
< E' sicura che non sia una paziente? Sà, mi sembra parecchio fuori dai gangheri in questo momento > disse Santana, con una vena di acidità.
< Non ancora... io, non saprei... penso di dovermi scusare con lei per averla giudicata una hippie sfigata > Santana le aveva già voltato le spalle per ritornare da sua madre.
< No, aspetta... non può andare... ehm... >
< Mi faccia indovinare. Non si ricorda il mio nome, non è così? > 
< Nemmeno lei sà il mio >
< Sarà perché non me l'ha mai detto > osservò Santana.
< Brittany. Io sono Brittany Pierce > disse, accennando un sorriso.
< Brittany è un nome dolcissimo, meraviglioso. Francamente non pensavo che una persona come lei potesse avere un nome simile, anzi... ero convinta che si chiamasse Crudelia, Satana, oppure Mi Diverto Ad Essere Spietata Fino Alla Punta Del Mio Forcone >
< Va bene, incasso il colpo > ammise < come sta sua mamma? >
< E' appena morta >
< Sono profondamente addolorata >
< Non la conosceva nemmeno >
< Ma è sua mamma >
< Non conosce nemmeno me, francamente > 
< Perché non inizia, ricordandomi il suo nome? >
< Santana. Santana Lopez >
< Bene, Santana. Deve essere un momento orribile per lei >
< Lo è > 
< Santana, io... >
< San! Ma che ci fai qui? Di sopra abbiamo bisogno di te > disse una donna sulla settantina, che irruppe tra le due ragazze.
< Mi scusi, stavamo parlando > disse Brittany, tenendo a sottolinearlo.
< Mi scusi, ma non me ne frega un cavolo. Abbiamo appena avuto un lutto in famiglia e San deve stare con i suoi cari >
< Nonna, va tutto bene > la tranquillizzò Santana.
< San, tesoro, ti spiace se parliamo un attimo... in privato? > chiese la nonna, squadrando Brittany da capo a piedi.
< No, figurati > e si allontanarono, appoggiandosi entrambe ad una macchinetta per caffé.
 
< Questo ospedale puzza di marciume >
< Ora non è il momento, Sean >
< Ti prego. Non sai nemmeno tu perché sei qui, quindi che ne dici di girare i tacchi? >
< Sai, non ti ricordavo così insensibile >
< La cosa è reciproca >
< Quindi sei qui per... quella lì? >
< Ha un nome >
< Che fino a qualche minuti fa ignoravi >
< Sean, ti prego... >
< Vorrei andarmene, sai? Ma non posso >
 
Santana e la nonna fecero ritorno, con due espressioni facciali completamente differenti.
< Mi scusi se prima sono stata sgarbata. Comunque piacere, io sono Alexandra Lopez > disse, mentre le porgeva la mano che Brittany strinse con decisione.
< Piacere mio signora Lopez, io sono Brittany Pearce > Alexandra non era minimamente intenzionata a mollare la stretta.
< Santana, tesoro, andresti a prendermi una cioccolata calda? >
< Ma certo, torno subito >
< Che le prende? > chiese Brittany.
< Lui è qui, non è così? >
< Non la seguo >
< Invece sì. Lui è qui e lei vorrebbe che stesse al suo posto, ma, d'altronde, lo è già > Brittany non disse una parola < tesoro, ascoltami, è inutile forzare i rapporti. Prima o poi ti renderai conto che se qualcosa si deve rompere si rompe e basta. In un modo o nell'altro. Anche se non vuoi. Anche se, come in questo caso, non dipende da te >
< Lei... come... >
< Come lo so? Dolcezza, ci sono passata >
< Ecco la cioccolata, nonna > Alexandra lasciò la mano di una Brittany in prenda all'ansia.

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


< Non è possibile che tu creda alle parole di una vecchia svitata >
< Sono stanca, Sean. Non voglio più discuterne >
< Brittany, ne discuteremo fino alla notte dei tempi, perché... >
< Non ti azzardare a continuare quella frase. Ne sono più che consapevole, cosa credi? Solo ora ho capito di quanto io sia stata stupida. E' evidente che c'è qualcosa che non va in me > al suono di quelle parole, Sean accarezzò dolcemente la gota destra di Brittany.
< Ti sbagli >
< No, credimi, non mi sbaglio. Sta accadendo di nuovo ed è più che evidente che l'ultima volta che sono... sì insomma, lo sai. Beh, non ha avuto l'effetto desiderato e ora, per l'amor di Dio, vattene >
< Sai che non posso >
< Non puoi fare molte cose se è per questo >
< Tipo? >
< Tipo starmi accanto! Dio, è così difficile da capire? Avrei bisogno di sentirmi dire un 'stai tranquilla, ci sono qui io' ma tu questo non te lo puoi permettere >
< Mi dispiace >
< Anche a me >
 
Richard, stanco e nervoso, vide Brittany, pensierosa, appoggiata allo schienale di una delle sedie della cucina.
< Dov'è Derek? >
< L'ho portato da mia madre per qualche giorno, dopo essere stata all'ospedale >
< Cosa? Sei stata male? >
< No, non io. E' una lunga storia. Tu, piuttosto, come mai sei rientrato così tardi? >
< Mi hanno trattenuto in ufficio, il mio nuovo capo è un tiranno. Piccola, andiamo a letto > disse Richard, facendole segno con la mano.
< Non ho sonno >
< Dobbiamo alzarci presto domani >
< Ti ho detto che non ho sonno > disse Brittany, con tono fermo.
< Chi ti capisce > e, come se nulla fosse, Richard andò a dormire.
 
Così, quando il marito si addormentò, Brittany prese il telefono.
< Pronto? >
< Ciao Santana >
< Chi parla? >
< Sono io... Brittany >
< Oh, ma certo, ciao! Va tutto bene? Ti sento strana >
< Cosa? No no, sto bene. Ascolta, ti andrebbe di vederci domani mattina... per prendere un caffè insieme? >
< Molto volentieri! > rispose Santana, entusiasta.
< Grazie, a domani > concluse Brittany, con il suo solito tono formale.
Dopo aver riattaccato, scoppiò a piangere.
 
< Mi dispiace vederti così, amore mio >
< Non chiamarmi amore mio. E' per te che sto così da schifo >
< Ah sì? Non è per quella baby-sitter? >
< Che cosa vorresti insinuare? >
 
L'appuntamento con Santana al bar era stato pianificato per le otto. 
Brittany arrivò lì alle sei.
< Ciao! > esordì una Santana entusiasta.
< Ciao. Grazie per aver accettato >
< Ma figurati! Allora, mi hai invitata per qualche motivo speciale? >
< In realtà, sì. La prima richiesta che devo farti è la seguente: vorrei rivedere tua nonna. Ho alcune cose da chiederle e mi piacerebbe farlo al più presto > Santana parve delusa.
< Ma certo, vedrò che posso fare. E la seconda richiesta? >
< La secondo richiesta è... beh, vorrei passare più tempo con te > le parole le vennero di getto < è strano ma... mi fai bene. Mi aiuti a scacciare via i brutti pensieri >
< E ne hai tanti? >
< Non immagini nemmeno quanti > Santana strinse d'impulso la mano di Brittany, aspettandosi un rifiuto, che non avvenne. Brittany la strinse ancora di più.
< Devi essere serena. Puoi avere me, puoi sfogarti. Stai tranquilla, ci sono qui io > concluse Santana.

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Capitolo 6
*** Chapter 6. ***


< Non ci posso credere che tu stia commettendo l'errore più significativo della tua vita >
< No, questa è l'unica cosa buona che sto facendo da molto tempo >
< Ti rendi conto che ti prenderà solo un giro? E' una ciarlatana, me lo sento >
< MA MI VUOI LASCIARE IN PACE? Dal momento esatto nel quale ho smesso d'amarti, ho iniziato ad odiarti e ti giuro che mi faresti un grosso favore se sparissi per sempre > appena pronunciate quelle parole, Brittany si sentì vuota.
< Britt... >
< No, basta adesso. Quando è troppo è troppo. Ora io suonerò questo campanello e chiederò consiglio ad una donna decisamente più saggia di me. Lo so che mi mancherai, lo so benissimo. Ma devo andare avanti e con te non si può >
< Se pensi che sarà quella vecchia a separarti da me... ti sbagli >
 
< Ciao, dolcezza. Entra pure > esclamò la nonna di Santana, con lo stesso identico sorriso della nipote, che scaldò il cuore a Brittany.
< La ringrazio molto per aver accettato di dedicarmi il suo tempo. Lo apprezzo >
< Non ringraziarmi, zucchero. Se ai miei tempi avessi trovato una donna che avesse passato quello che ho passato io, avrei fatto a cazzotti pur di parlare con lei. Allora, dimmi tutto >
< Volevo sapere... come ha fatto a capire la situazione tra me e lui, semplicemente stringendomi la mano? >
< Vedi, zuccherino... io ho un dono. In tanti mi prendono per una buffona e non li biasimo ma, io riesco a leggere le persone... a capire ciò che risiede nella loro anima, e poi so' cosa si prova a non amare più una persona che non si può avere >
< A... non amare? Che intende? >
< E' semplice. Io te lo leggo negli occhi che non sei più innamorata di lui, perché il dolore, come l'amore, ha i suoi limiti. Magari hai provato a spiegarglielo, ma lui non vuole sentire ragioni, nonostante non possa averti comunque > Brittany rimase ammagliata da quella donna tanto ambigua quanto sveglia.
< Sono terrorizzata, signora Lopez > disse Brittany, con il labbro inferiore tremolante.
< Lo so, dolcezza. Da quanto tempo ti vedi con lui? >
< Da un anno e mezzo, ormai >
< Magari dipende da ciò che è successo a tua madre > Brittany diventò di pietra.
< Non è possibile. Lei sa di mia madre? >
< Ti ho detto o no che ho un dono? > rispose la signora Lopez, accennando un sorriso. < zucchero, io lo so che tu ci hai provato a respingerlo, va bene? Ne sono sicura, lo sento. Ma non riuscirai mai a... togliertelo dalla testa se non... >
< No. So' già cosa sta per dire e la risposta è no >
< Il tuo orgoglio, è la tua più grande debolezza. Se vuoi davvero ricominciare a vivere, beh, prima di tutto dovresti lasciare quel, rompicoglioni di tuo marito. Perdonami il linguaggio >
< E se dopo mi ritrovassi sola? Se io lasciassi Richard e farei quello che lei... pensa che dovrei fare? Se dopo non avessi più niente? >
< Zucchero, tu hai un figlio meraviglioso > disse la signora Lopez, con un sorriso a trentadue denti.
< A volte penso che non sia abbastanza >
< Ma tu non hai solo lui >
< Ah no? M'illumini, allora >
< Mi dispiace, ma dovrai illuminarti da sola. Ma sarà difficile se non accetterai il consiglio che poco fa mi hai impedito di darti. Tu sai che devi ritornare lì. Affrontare la vita. Lo devi fare >
< No. Io... non posso > disse Brittany.

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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***


< Mamma, mamma! Che cosa sono queste? > chiese una dolce ed innocente Brittany.
< Brutta bambina, cattiva e ficcanaso > disse la madre, prendendole il barattolino dalle mani con violenza.
< Io... mammina io volevo solo sapere cosa sono >
< Caramelle, amore. Ora vai, torna a giocare >
 
< Brittany... Brittany! > al suono della voce di Santa, tornò alla realtà.
< Che c'è? > 
< Ti senti bene? Mi sembravi assente >
< No, è solo che stavo ricordando. Niente di speciale >
< Porca miseria, l'incontro con mia nonna ti ha proprio scombussolata. Mi dispiace > esordì Santana, costernata.
< Non dirlo neanche per scherzo! Tua nonna mi è stata di grande aiuto. In un certo senso mi ha aperto gli occhi, ma forse non sono ancora pronta per guardare attorno a me >
< Puoi chiudere gli occhi e lasciare che i problemi si accumulino, oppure puoi alzarti, stare a testa alta e reagire >
< Pensi che sia facile? > chiese Brittany, in tono di rimprovero.
< Assolutamente no. Ma so' cosa significa portare un peso sullo stomaco e danneggiare te e tutto ciò che ti circonda >
< Che vuoi dire? >
< Te spiegherò un altra volta. Come sta Derek? > 
< Sta bene. Mia madre lo adora. Mi manca, al momento né io né Richard siamo in grado di occuparcene. E poi c'è una cosa che mi assilla e... non riesco a smettere di pensarci, è come un ossessione >
< Di che si tratta? >
< Richard. Penso che mi tradisca > disse Brittany, senza un cenno di risentimento nella voce.
< Tradire te? Deve essere pazzo >
< Speriamo di no. Il punto è che torna sempre più tardi del solito e... mi è venuto questo prurito, ecco >
< Allora ti conviene andare a fondo alla questione. Possiamo farlo insieme > disse Santana, stringendole la mano mentre passeggiavano per il centro. Brittany, per la seconda volta, gliela strinse, ma non con forza. Con amore.
< Dannazione... non capisco. Io pensavo che il mio matrimonio... la mia vita potessero diventare perfetti. Fa schifo quando ti rendi conto che nulla si può minimamente paragonare alla perfezione >
< Brittany, dovresti metterti in testa che la vita non va come decidiamo noi. E neanche l'amore. Semplicemente tutto va come deve andare. Noi dobbiamo solo adeguarci >
< E' incredibile. Tu... mi stai accendendo. Lo sai, tua nonna mi ha detto che devo illuminarmi da sola e tu... mi stai proprio accendendo. Non so perché ma mi sento più viva quando sei con me > esordì Brittany, serenamente. Santana si limitò a sorridere.
< Ora devo andare. Una signora tra mezz'ora mi porterà il suo bambino e penso proprio che farmi trovare a casa sarebbe una cosa gradita > disse Santana.
< Ma certo, vai pure >
< Tu però... stai bene? >
< Alla grande > disse Brittany, sorridendo.
< Bene, allora ci vediamo domani sera. Dovrai toglierti questo prurito e io sarò al tuo fianco tutto il tempo >
< Già. Allora ci vediamo >
 
Appena varcata la soglia del tuo appartamento vuoto, Brittany si precipitò in bagno, aprendo l'armadietto accanto allo specchio, prendendo in mano un flaconcino arancione.
Clopixol, 80 mg.
Le buttò giù con un generoso bicchiere d'acqua e andò a dormire.

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Capitolo 8
*** Chapter 8. ***


< Prendi le tue cose e vattene da casa mia, lurida peccatrice >
< No mamma, ti prego, non lo fare! Io non mi schiodo da qui, tu devi ascoltarmi! > urlò disperata Santana, con le lacrime che le marcavano le borse sotto gli occhi.
< Se non te ne vai di tua spontanea volontà giurò che ti butto fuori di peso > disse la madre di Santana, senza nemmeno riuscire a guardarla.
< Mi disgusti! Vuoi davvero cacciarmi di casa per un motivo così idiota? Ho solo 15 anni, dove andrò a vivere? >
< Questo è un problema tuo >
< Bene. Però ti invito a riflettere su questo: tu, stai cacciando me di casa, proprio me, che sono tua figlia. Allora... chi delle due marcirà all'inferno? Dopo che me ne sarò andata tu vai pure a piangere da quel dannato figlio di puttana che io amo chiamare 'patrigno'. Sì, va da lui. E, mi raccomando, con le tue amiche urlami pure alle spalle finché sul viso non ti sarà cresciuto il coraggio di smentire l'orgoglio >
Così, una persa 15enne Santana, si perse per le strade del Queens, senza voltarsi mai indietro.
 
Mentre aveva finito di badare all'ennesimo bambini piagnucoloso, Santana si concesse una passeggiata per le strade di Manhattan, accompagnata dai propri pensieri, con protagonista, Brittany Pearce.
Era quasi infastidita di averla sempre in testa, ma non riusciva a scacciare via il suo così raro sorrise che, al solo pensiero, gliene spuntò uno proprio sul volto.
Mentre camminava con le mani dentro la sua felpa preferita, si imbatté in una persona.
Questa persona, non era sola, bensì, era accompagnata da due uomini con aria tutt'altro che raccomandabile.
Non ne capì la ragione, ma sapeva di doverlo inseguire, ne sentiva il bisogno fisico.
L'uomo, con un volto più che familiare, si fermò a parlare con i tizi che lo circondavano, impedendo a Santana di ascoltare.
Dove aveva già visto quella persona?
Vuoto. 
Vuoto totale.
Quando smisero di confabulare, Santana si rimise sulle loro tracce e la loro aria era sempre più furtiva. 
Indossavano tutti quanti delle giacche di pelle nera con sotto, per quello che sembravano a Santana, delle tuniche dello stesso colore.
Era come se qualcosa le stesse dicendo che doveva andare da loro, proprio come accadde a Brittany nei riguardi di Santana.
Questi tre uomini fecero un ulteriore pausa per scambiarsi qualcosa... ma non riusciva a vedere niente essendo buio pesto.
Il freddo era tagliente ma Santana non era intenzionata a fermarsi.
Ma i tre uomini, lo fecero.
Santana si rese conto, non solo di essersi persa, ma di ritrovarsi di fronte ad un prato.
Possibile che fosse Central Park? 
Decisamente no.
Santana cercò di aguzzare la vista che però non sembrò migliorare granché.
Non poteva avvicinarsi troppo, ma, per quello che riusciva a vedere, i tre uomini... erano diventati trenta.
Erano un gruppo numerosissimo e Santana si sentì sempre più confusa e curiosa.
I trenta uomini si tolsero le giacche di pelle e iniziarono a blaterare cose totalmente incomprensibili per Santana.
Sembrava una lingua aliena, e all'improvviso, uno degli uomini appiccò un fuoco, ma non aveva l'aria di un incendio... aveva l'aria di... sì.
Santana capì. 
Non solo si rese conto di aver capito l'identità della persona, ma aveva anche capito cosa stessero facendo.
Prese dalla tasca destra dei jeans il proprio cellulare e si mise a filmare per qualche minuto.
Poi, subito dopo aver salvato il video, fece una telefonata.
< Pronto, parlo con Blaine Anderson? Oh, ciao Blaine, sono Santana. Ho bisogno di te > disse, subito prima di riattaccare.

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Capitolo 9
*** Chapter 9. ***


< Io non so veramente chi credi che io sia, sul serio. Sono molto impegnato e tu lo sai, ma te ne importa qualcosa? Certo che no. Non ho tempo per queste scemenze > esordì Blaine, col suo solito tono astioso.
< E poi ti sorprendi se Kurt ti ha lasciato >
< Che hai detto? >
< Ho detto che è sorprendente che Kurt abbia lasciato un ragazzo dolce, sensibile e soprattutto ben disposto come te > disse Santana, sarcastica.
< Scusami, è che sono molto impegnato >
< A fare cosa? A chattare in siti per omosessuali talmente arrapati da farsi venire un erezione guardando un paio di addominali? Maddai >
< D'accordo, esci subito dalla mia libreria > disse Blaine, spingendola verso l'uscita.
< No, aspetta! Mi serve davvero il tuo aiuto. Devi dirmi cosa significa 'O Deus mala' > Blaine ci pensò su' per qualche istante, prima di rammentare.
< E' un elogio a Satana. Perché? >
< Cazzo > disse, poco elegantemente.
< Che ti prende? >
< E' che... ora mi hai tolto un dubbio che invece avrei preferito che smentissi >
< Santana, parlami. Cos'è che ti turba? >
< Non posso riferirti molto. Il fatto è che centra qualcosa con una ragazza e... >
< Frena frena. Una ragazza? Perché non mi hai detto che hai una nuova fiamma? >
< Perché non ce l'ho. Lei è la creatura più irritante, rigida ed egocentrica che sia su questa terra >
< Ma certo, ed è per questo che ti stai mettendo in mezzo a chissà quale macello, non è così? > chiese Blaine, con il tono di chi la sa lunga.
< Accidenti... a volte vorrei che fosse un po' meno importante: sarei molto più simpatica. E di te che mi dici? Qualche nuovo giovane focoso? >
< Non proprio. In questo periodo sto chattando con un nuovo ragazzo: GrossaMazzaPerTe > sentendo quel nickname, Santana rischiò di strozzarsi con la propria saliva.
< Oddio... BLAINE! >
< Non giudicarmi, donna >
< Ma come faccio? Insomma, mi stai servendo l'incentivo su un piatto d'argento >
< Comunque sia, sicuramente non è alla mia portata. Lui si descrive come un gran bel pezzo di ragazzo e... non so proprio cosa fare, essendo il mio nickname DickNovePollici >
< Fatti curare! E poi io non ti capisco... tu sei un ragazzo splendido! >
< Sì, ma lui dice che lo è ancora di più >
< Oh, andiamo Blaine, perché? Tu li hai davvero quei nove pollici? >
< Va al diavolo >
<... D'accordo. Ma tu verrai con me >
 
< Non posso credere che tu mi abbia convinto ad una sciocchezza simile, e poi questo camice nero è di mio cugino e mi sta stretto >
< Sssssh, altrimenti ci sentiranno > esclamò Santana, nuovamente all'inseguimento dei tre tizi della scorsa notte.
 
< M-mi scusi > chiese Blaine, mentre se la stava facendo sotto.
< Tu chi saresti? > chiese scettico uno dei tre uomini incappucciati.
< Io sono... sono uno di voi > rispose Blaine, con voce da femminuccia.
< Parola d'ordine? > chiese l'uomo incappucciato.
< Ehm... oh diavolo... >
< Bene. Tu e la tua amica potete passare e... buona permanenza > Blaine e Santana erano a dir poco increduli.
< San... penso di essermela fatta sotto >
< Per l'amore di Dio, zitto! >
In meno di qualche minuto, si ritrovarono a fare la stessa identica cosa che fecero i precedenti uomini incappucciati la notte scorsa.
Il rito fu atroce, non volendo scendere nei dettagli.
Santana rimase a fissare tutto il tempo l'uomo per la quale era lì.
E ora non aveva più dubbi.
 
La mattina, all'alba, Santana corse.
Corse fino a perdere il fiato, ma doveva farlo.
Il portone era aperto e mentre salì le scale, si imbatté nell'uomo della setta.
< Salve > disse lui. Lei si limitò a farle un cenno.
Era così. L'uomo era il marito di Brittany.

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Capitolo 10
*** Chapter 10. ***


< Le serve qualcosa? > chiese l'uomo, che iniziò ad irritarsi a causa dello sguardo penetrante che Santana gli stava schioccando.
< No, signore. Sono qui perché devo parlare con sua moglie > disse Santana, lapidaria.
< Lei è una amica di Brittany? > chiese Richard, profondamente sorpreso.
< Una specie > rispose Santana, le gli schioccò nuovamente uno sguardo penetrante.
< Benissimo, allora percorriamo le scale insieme, sempre se lei è d'accordo >
< Mi sembra inevitabile, non crede? > replicò Santana, repentina e tagliente. 
Richard si limitò a guardarla con disappunto e salirono le scale.
Appena lui infilò la una delle chiavi nella serratura, la fece entrare per prima.
L'appartamento di Brittany era gigantesco ed estremamente ordinato.
Vi erano un sacco di finestre.
A Santana piaceva moltissimo.
< Posso offrirle qualcosa da bere? > chiese Richard, dandole una pacca sulla spalla.
Santana non rispose e si limitò a scuotere la testa per rifiutare l'offerta, reprimendo una smorfia.
< Dov'è Brittany? > chiese lei.
< Molto probabilmente a starà ancora dormendo > rispose lui, con disinteresse.
A Santana qualcosa non quadrava.
Erano due giorni che tentava di chiamarla senza ricevere alcuna risposta.
Possibile che stesse dormendo da due giorni? 
Santana si mise alla ricerca della stanza da letto e, dopo vari tentativi, la trovò.
Brittany sembrava una di quelle principesse che Santana avrebbe tanto voluto diventare.
Si avvicinò a lei e mentre le accarezzava i capelli dorati, si accorse di un particolare.
Affianco al letto vi si trovava un comodino in mogano e sopra di esso notò un flaconcino di Clopixol completamente svuotato.
Nel panico, le controllò il polso.
C'era ancora.
Uscì dalla camera senza fare alcun rumore e in men che non si dica si trovò nuovamente nella sala.
< Perché Brittany prende del Clopixol? > chiese Santana.
< Perché le piace > incalzò lui, ilare.
< Che razza di risposta è questa? > esclamò lei, infervorata. 
< Che razza di domanda è la tua, semmai. Sono affari miei e di mia moglie. Tuoi no di certo >
< Ma certo, ora capisco. Non lo sai! >
< Questo è troppo, fuori di qui > tuonò lui.
< Nemmeno per idea. Ero venuta qui per parlare con Brittany a proposito del suo caro maritino ma essendo il caro maritino qui dinnanzi a me, parlerò direttamente con lui > incalzò lei.
< Che cosa vuoi? >
< Voglio sapere perché una persona di valore come Brittany abbia deciso di sposare un elemento come te, che non si cura di mettere a repentaglio la vita della propria famiglia! >
< Per l'amor di Dio, mi dici di che parli? >
< E' strano che tu stia nominando Dio > lo stuzzicò lei. 
Così, senza tante paranoie, lui capì.
< Ma certo, tu sai delle mie attività notturne > disse lui, abbozzando un sorriso tutt'altro che raccomandabile.
< Bingo. Appena Brittany lo verrà a sapere, ho come l'impressione che non ti guarderà più come prima. Sai com'è, Richard, ci vuole tanta attenzione perché un amore non inizi a finire >
< Mi stai minacciando? > chiese lui, scosso.
< No. Ti sto solo avvisando >
< Come... come diavolo facevi a sapere chi io fossi? >
< Semplice. Una volta sono andata a trovare Brittany alla sua Galleria e sopra la scrivania vidi una cornice d'argento con all'interno Brittany e... te. Capii subito che dovevi essere il marito >
< Sei sveglia. Ad ogni modo, grazie per la visita, non ci mancherai > disse lui, invitandola ad andarsene.
< Io non mi schiodo, da qui, capito? Tua moglie sta prendendo del Clopixol e tu sembri fregartene alla grande. Ma come puoi farle questo? >
< Senti, ci sono già io che la tengo a bada! >
< Veramente? E per te tenerla a bada significa invocare Satana una sera sì e l'altra pure? Brittany ha bisogno di qualcuno che la sostenga, maledizione! >
< Tu non sai cos'è meglio per lei! >
< Lo so meglio di te! > esclamò lei, ormai al massimo della pazienza.
< Senti, io so quello che faccio ed è per il suo bene >
< NO, E' PER IL TUO! > ad un certo punto, vennero interrotti da una presenza fuori dall'ingresso della sala.
Erano dei passi ovattati, quasi impercettibili.
Era Brittany, che si era svegliata a causa del loro bisticcio, che le procurò una terribile emicrania.
< Amore... da quanto stai ascoltando? >
< Da abbastanza > rispose lei, priva di sentimento. 
Appena Brittany posò il proprio sguardo su Santana, la fissò con occhi fieri, ma non aggressivi.
Ma, appena spostò lo sguardo sul marito, fece per andare ad aprire la porta, ma lui la bloccò.
< Non toccarmi! > urlò lei, in preda ad una crisi di nervi.
Riuscì a fuggire via da quell'enorme appartamento, che in quel momento le sembrò esageratamente stretto.

< Allora, ti hanno fatta arrabbiare? > chiese Sean.
Brittany non lo degno d'attenzione, sfoggiando la sua solita maschera imperscrutabile < Così mi ferisci >
< Non sono dell'umore >
< Perché? >
< Non fingere che ti importi! >
< Voglio solo il tuo bene, Brittany >
< Tu vuoi tante cose ma il mio bene non è tra queste >
< Ah sì? E chi lo vuole, allora? >
< Santana > disse lei, fiera della propria risposta.

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Capitolo 11
*** Chapter 11. ***


Nonostante Brittany avesse lasciato il domicilio, la discussione tra Santana e Richard, non si era affatto conclusa.
< Sei contenta? L'hai fatta scappare, da me! > tuonò Richard, esasperato.
< Sicuramente è stata la cosa più intelligente che potesse fare >
< Giuro che questa me la paghi >
< Davvero? Accidenti, che paura che mi fai. Dimmi un po', vorresti spogliarmi, squartarmi e mischiare il mio sangue con quello di un agnello? Dio, sei patetico >
< Io patetico, ma ti sei vista? Non sono un idiota e l'ho capito che tu nei confronti di mia moglie senti molto di più di un leggero riguardo >
< Quindi, oltre alla pazzia, hai anche le allucinazioni > disse Santana, provocandolo.
< Che coincidenza. Nominando la pazzia, hai praticamente scritto la biografia di Brittany > Santana diede sfogo al prurito che sentiva alle mani dal primo istante che vide il brutto muso di quell'uomo.
Per l'appunto, gli diede uno schiaffo.
< Povera stupida. Non sai nemmeno tu in cosa ti stai immischiando >
< Lo vedremo > concluse Santana, prima di sbattere la porta così violentemente da far cadere un quadro all'interno dell'appartamento.
 
< Nonna, ti sto chiedendo di farlo, per me! >
< Zucchero, io non so proprio come aiutarti > disse la signora Lopez, in tono fintamente innocente.
< Tu... non sai come aiutarmi per una sciocchezza del genere? Tu che hai predetto l'attentato alle torri gemelle? TU che non sai qualcosa? Non dire stupidaggini >
< Santana > esordì la nonna, suscitando nella nipote una certa quantità d'ansia. Era davvero raro che la chiamasse per esteso < ti stai immischiando in qualcosa più grande di te, più grande della stessa Brittany. Non dico che tu stia facendo male a preoccuparti ma... è lei che deve risolvere la situazione >
< Come puoi dire questo? Senti, io so' cosa fosse quella scatoletta arancione che ho trovato sul suo comodino. Devo restarle accanto >
< Perché? > le chiese la signora Lopez, accondiscendente.
< Perché cosa? > chiese Santana, irritata.
< Perché devi restarle accanto? >
< Ma sei impazzita? Che domanda è? Insomma, la risposta è logica! >
< Logica? Tesoro, tutto questo non è logico. Vedi, il fatto è che tu hai tante amiche che ora sono in giro per il mondo; amiche alle quali tu eri profondamente legata e che hanno passato dei momenti difficili ma tu mai e sottolineo mai... hai provato un tale senso di protezione. Sei sicura che quello che mi avevi detto in ospedale fosse la verità, giusto? > 
< Sono sicura. Senti, ma che c'è di male a voler aiutare una persona? >
< Niente, anzi. Però tu la conosci da neanche tre mesi eppure stai facendo il possibile e anche l'impossibile per starle accanto in qualcosa che nemmeno riesci a comprendere. Io darei un nome a quello che provi, vuoi? >
< So' dove vuoi andare a parare e ti assicuro che sei fuori strada >
< Amore mio, sono anziana non idiota. E poi, penso che dovresti prenderti del tempo per riflettere. Quello che vuoi che io ti dica... potrebbe portarti in una situazione di disagio >
< Nonna, mi conosci. Anche se avessi più tempo, mi ridurrei comunque agli ultimi cinque minuti > la nonna, così, cedette alla richiesta della nipote, passandole l'informazione che tanto desiderava >
< Ti ringrazio, nonna >
< Avrei preferito non farlo. Ricordati: l'amore che provi per lei non potrà salvarla da se stessa. Solo Brittany può > Santana fece finta di non aver sentito e si incamminò fuori dall'appartamento della nonna.
 
Arrivata a destinazione, iniziò ad irrigidirsi parecchio ma ormai era lì.
Dovette suonare più volte al campanello, prima che qualcuno le venisse ad aprire.
< Salve > esordì una signora paffuta e dagli occhi gentili.
< Salve, signora Pearce. Sono Santana, una amica di Brittany > disse Santana, con tono rassicurante.

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Capitolo 12
*** Chapter 12. ***


< Dunque tu davvero saresti una amica di mia figlia? > chiese la signora Pearce a Santana, con la stessa espressione scettica che ebbe Richard quando lo scoprì.
< Sì, signora e sono venuta qui proprio per Brittany > rispose lei, decisa.
< Oddio santissimo, le è successo qualcosa? Ha avuto un incidente? > chiese la signora Pearce, in preda al panico.
< Assolutamente no signora, niente del genere. Ad essere sincera, mi sentirei molto più a mio agio se ne potessimo parlare... dentro casa >
< Oh, ma certo. Entra pure, cara > le disse la madre di Brittany, facendole strada.
Appena si accomodarono in sala da pranzo, la signora Pearce già scalpitava per sapere cosa avesse la figlia.
< Ascolti, io non sono venuta fin qui per farla preoccupare, ma... penso che Brittany non stia bene > le disse Santana, con una sincerità disarmante.
< Ti prego, spiegati meglio > le disse la signora, incitandola a proseguire.
< Io... sono andata a trovare sua figlia, nemmeno due giorni fa e stava dormendo... sì insomma, appoggiato sopra il comodino, della sua stanza da letto, vidi un flacone di Clopixol e, sia chiaro, non voglio insinuare nulla, però... quello è uno psicofarmaco estremamente potente ed era vuoto > concluse Santana, sentendosi il cuore pesante.
< Se sei così allarmata, potevi chiederle cos'è che non andava > rispose la madre, quasi indignata.
< Non mi avrebbe mai risposto con sincerità. Insomma, se voglio che qualcuno mi racconti una bugia, gli chiedo se per caso è felice >
< Tu sei saggia, devi aver sofferto molto. Buon per te > al suono di quelle parole, Santana inclinò lievemente il capo, perplessa, ma si ricompose subito quando si accorse che la signora non aveva ancora finito < ehm, ma... tu sei sicura che fosse del Clipixol? >
< Sì signora, sicurissima > rispose Santana sentendo il cuore ancora più pesante.
La donna scosse il capo energicamente < Signora Pearce... si sente bene? >
< No, per niente. Non posso credere che stia accadendo di nuovo > rispose la donna, quasi tra sé e sé.
< Che stia succedendo... cosa? > le chiese Santana, allarmata.
< Non so se posso fidarmi di te, Santana. Io non ti conosco e una storia come questa non può essere udita da chiunque >
< Signora Pearce, io capisco il suo scetticismo, ma io tengo veramente tantissimo a Brittany e farei qualunque cosa per vederla sorridere > la madre della biondina si intenerì e corse il rischio.
< D'accordo, allora. Vedi, Brittany è sempre stata una brava ragazza. Sempre educata, sveglia, senza tanti grilli per la testa > Santana, mentre l'ascoltava, annuiva energicamente < ed era sempre stata così... fino a due anni fa. Vedi, circa sei mesi dopo il suo matrimonio con Richard... lei si ammalò, proprio come accadde a me quando lei era piccola, solo che le nostre sono circostanze completamente diverse >
< Ma, come successe sei mesi dopo al matrimonio? Richard la trattava male? >
< Oh no, non è questo. Vedi... una tragedia. Il migliore amico che Brittany avesse al mondo, morì tragicamente un un incidente d'auto e lei cadde all'inferno. Non mangiava più, non usciva più di casa. Tutti noi pensavamo che fosse depressione ma in realtà, la morte di questo ragazzo fece scattare in lei qualcosa che la stava divorando. Quando si ammalò, non era più la stessa. Iniziò ad incidersi i polsi con un coltellino che giorno dopo giorno diventavano sempre più profondi, iniziò ad urlare se qualcuno la toccava, iniziò addirittura a parlare da sola > il cuore di Santana divenne di piombo. 
Crollò.
Era sconvolta ma una di quelle situazioni era familiare.
< E dopo che accadde? >
< Dopo, con l'aiuto di tutti i suoi amici, la ricoverammo in una clinica psichiatrica e ci restò per sei mesi e quando ne uscì, notai qualcosa di diverso.
La mia Brittany era fredda e distante, nonostante fosse guarita, ma da quello che mi dici... immagino anche tu l'abbia trovata addormentata alle sette del mattino, vero? >
< Io... ecco... sì, signora > rispose Santana. la signora annuì amaramente < ma, insomma, sarà stato solo un caso, non le pare? > chiese ingenuamente Santana.
< Lo vorrei >
< Io... io le prometto che Brittany non sarà mai sola, mai > disse Santana, con l'amore nella voce.
< Sei una cara ragazza. Ti prego di mantenere la parola >
< Lo farò, signora Pearce. Ma, solo per curiosità... come si chiamava l'amico di Brittany? >
< Sean. Sean Miller >
 
< San, tesoro, ti spiace se parliamo un attimo... in privato? > chiese la nonna, squadrando Brittany da capo a piedi.
< No, figurati > e si allontanarono, appoggiandosi entrambe ad una macchinetta per caffé.
< Ma si può sapere chi diamine è quella? E che ci fa in questo momento, qui, in ospedale? >
< Nonna, calmati! E' soltanto una alla quale tengo il figlio qualche sera >
< A me non sembra che sia solo quello. Sicura che non ci sia qualcosa tra voi due? > chiese la nonna, sfoderando uno dei suoi sorrisini.
< Eddai, basta. Io e lei ci disprezziamo >
< Chi disprezza compra >
< Senti, ora hai seccato >
< D'accordo, scusami se sono una povera signora impicciona. Hey, ma che sta facendo? > chiese la nonna, posando lontanamente il suo sguardo su Brittany.
< Non saprei... penso che stia parlando con qualcuno, muove le labbra >
< Con chi? Non c'è nessuno lì accanto a lei >.

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