Love in nineteenth century.

di vodkauhl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New student. ***
Capitolo 2: *** The closet. ***
Capitolo 3: *** Detachment. ***
Capitolo 4: *** I'm sorry. ***
Capitolo 5: *** Happy. ***
Capitolo 6: *** Everything's gonna be alright. ***
Capitolo 7: *** Adrenalin. ***
Capitolo 8: *** The story. ***



Capitolo 1
*** New student. ***


New student.



9 Febbraio 1879.
Stratford’s College, Contea di Stratford, Canada.

«Signorina Delacour! Signorina Delacour! Se davvero credete di essere abbastanza brava da potersi  permettere di fantasticare durante le mie lezioni allora ripetetemi cosa diceva Romeo a Giulietta nella strofa ventitrè!» urlò la professoressa McFalden interrompendo il meraviglioso viaggio immaginario verso l’India di Charlotte, che sobbalzò.
«Oh, ehm, si..Shakespeare nel verso tre dice…» cercò di rispondere la ragazza.
«Strofa ventitrè, Signorina! Non verso tre! Meritate una punizione! Il 22 febbraio nel mio ufficio alle sei, non un minuto di meno»
«Ma il 22 c’è l’uscita ai giardini!» protestò Charlotte.
«Non importa, siete in punizione» e detto questo la McFalden uscì dall’aula di Lettere assieme alle altre compagne di Charlotte che ridevano sotto voce per la solita distrazione della ragazza.
La bruna rimase lì a protestare per la punizione in silienzio fino a quando il suo stomaco interruppe i suoi pensieri rabbiosi. La ragazza prese la cartella e si diresse infuriata alla Sala Pranzo.
Giunta al grande salone, Charlotte si sedette vicino ad Emma che era l’unica della sua età che le rivolgeva parola allegramente. Erano praticamente amiche anche se totalmente diverse: Emma era rumorosa e sempre felice mentre Charlotte era timida, distratta e sognatrice.
Dal bancone delle ragazze del suo anno, giungevano risolini e mormorii, cosa era successo?
«Ehm Emma ma cosa è successo? Perché tutto questo baccano oggi?» chiese Charlotte all’amica.
«Cosa? Non lo sai?» rispose Emma sbalordita e Charlotte scosse la testa.
«Ah… Beh, vedi laggiù?» e indicò il tavolo dei professori «C’è un nuovo alunno, un certo Driw, Drou Biebir o come si chiama! E a quanto pare Alysha e le sue seguaci lo trovano molto attraenti» finì Emma finendo il suo pezzo di pollo.
Charlotte si girò e si sporse dalla panca per vedere il nuovo arrivato.
Notò una chioma bionda al tavolo degli insegnanti e, siccome nessun professore aveva capelli così belli, pensò che era proprio quel Driw Biebir. Nello stesso istante il ragazzo girò lo sguardo verso la parte di Charlotte e i loro occhi si incontrarono per un millisecondo che alla ragazza parve un secolo. Il cuore di lei, alla vista di quegli occhi color caramello, fece una capriola e lei sentì il calore invadere le sue guance.
Per evitare altre figure imbarazzanti, la ragazza si girò senza mai sapere che Driw fece lo stesso tristement.
Ad un certo punto il preside si alzò dalla tavola, richiamando l’attenzione di tutti e mettendo a tacere i chiacchericci.
«Buongiorno miei cari studenti! Ho interrotto il vostro buonissimo pranzo per presentarvi un nuovo allievo di questo stupendo collegio! Lui è Drew Bieber!Spero che vi faranno trovare a vostro agio, Signor Bieber» ah ecco come si chiamava! Beh Drew suonava meglio di Driw e quel nome era così perfetto per un ragazzo altrettanto perfetto.
Finito il pranzo, tutti gli alunni si alzarono e Charlotte si girò per dare un ultimo sguardo Drew e notò con tristezza che lui stava sorridendo, sorriso perfetto a quella strega di Alysha.
Di sicuro quei due entro poco si saranno fidanzati.
Lei era la figlia di un ricco Conte canadese e riusciva ad ottenere tutto. Aveva molti privilegi in quel collegio, tra cui parlare, baciarsi, con i ragazzi.
Era la peggior nemica di Charlotte e aveva al suo seguito un “esercito di oche” come lei.
La giornata di Charlotte continuò quasi normalmente e lei si ritrovò a pensare a quel sorriso e a quegli occhi fantastici. Doveva togliersi quel ragazzo dalla testa o ne sarebbe uscita matta!



Heilà belle Beliebers!
Sono sempre io, la ragazza che scriveva ''I will teach you how to love''.  
Non l'ho continuata perchè non me la recensivate e perchè non avevo ispirazione, scusatemi çç.
Comunque spero che questa nuova storia vi piaccia!
E' ambientata a fine ottocento quindi immaginatevi delle divise antiche (?), insegnanti molto severe (infatti si danno del voi) e un educazione mooolto strana per noi.
In questo capitolo non c'è molto Justin che ho deciso di chiamarlo Drew che mi sembra più nobile, boh.
Lei, è Charlotte e come potete notare è un pò distratta e ama sognare. Le ho dato il cognome di Fleur (le Potterheads capiranno) perchè suo padre era francese e molti nomi li ho ''copiati'' alla Rowling, lol.
Comunque vorrei un pò di recensioni, così posterò il prossimo capitolo in cui Drew c'è mooooltissimo.

Baci,
Giulia.
(
@ciastinshug on Twittah)

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Capitolo 2
*** The closet. ***


The closet.
 


I giorni passavano e gli insegnanti permettevano ad Alysha di parlare e scherzare con Drew ogni volta che lei desiderava, ovvero sempre, e i due diventavano sempre più uniti.
Tutte le volte che a Charlotte capitava di vederli scherzare e abbracciarsi lo stomaco le si contorceva, possibile che fosse sempre la fame?
Non aveva ancora avuto la possibilità di rivolgere la parola a Drew, solo uno scambio di sguardi misteriosi da parte del ragazzo. Impossibile riuscire a capire cosa volevano significare. Tutte le volte che la guardava non si sapeva mai se era con tenerezza, rabbia, interesse… E questo poneva a Charlotte un’altra sfilza di domande senza risposta.



17 Febbraio 1879

Una fredda sera di metà febbraio, Charlotte si dovette rifugiare nel buio e stretto ripostiglio della scuola per sfuggire alle grinfie di Alysha e delle sue “seguaci”. Si, proprio così: Alysha e le sue amiche la stavano rincorrendo per riuscire a farla mettere in punizione solo perché aveva fatto il verso ad Alysha.
Stava fortunatamente riprendendo fiato quando qualcuno entrò nel ripostiglio con la sua stessa fretta, facendole prendere un colpo al cuore. L’avevano trovata!
Cercò di urlare ma una delle ochette le mise una mano davanti alla bocca, evidentemente l’aveva vista entrare li.
«Shh! Volete farci scoprire?» disse bisbigliando una voce maschile con un suono molto dolce. Charlotte si era sbagliata, non era una delle oche di Alysha. In un certo senso era una fortuna ma se fosse stato un ragazzo con intenzioni non molto buone? Charlotte rabbrividì al solo pensiero.
«Chi siete?» mormorò la ragazza.
«Sono Drew! Drew Bieber» appena sentì quelle parole il cuore della bruna perse un battito. Si trovava sola in un ripostiglio assieme al ragazzo di Alysha, se solo lei lo avesse saputo!
«Ah..Ehm, perché siete qui?»
«Dovevo scappare da Alysha e dai suoi baci e ho visto di nascosto che lo stesso vale per voi, ehm…»
«Charlotte, mi chiamo Charlotte»
«Ecco giusto, lo stesso vale per voi Charlotte» finì Drew.
«Si, io scappavo da lei ma per me è una cosa abituale ma voi, perché scappate da lei se siete il suo fidanzato?» chiese incuriosita Charlotte.
«Io..Che cosa?! Io fidanzato con quella? Ma state scherzando, vero?» disse sconvolto Drew.
«Beh..state sempre insieme, amoreggiate ogni minuto e allora pensavo che..» cercò di dire Charlotte.
«Oh, lo so. Suo padre mi costringe a far finta di essere innamorato di lei. Ho provato a non frequentarla ma ogni volta che succedeva, lui mi faceva punire dal preside. E
per questo che mi nascondo nel mio ripostiglio» spiegò Drew.
«Vostro ripostiglio? Mi spiace contraddirvi ma mi nascondo qui dall’età di quindici anni quindi questo è il mio ripostiglio» rispose con aria beffarda Charlotte.
Drew parve pensarci un po’ e poi disse «Uhm, beh allora perché non lo facciamo diventare il nostro ripostiglio?» e le tese la mano. Charlotte l’afferrò e si accordarono, da quel giorno il ripostiglio di Charlotte era diventato anche quello di Drew. Il loro ripostiglio.
«Comunque intanto che ci nascondiamo, perché non ci conosciamo un po’?» chiese Drew.
«Oh, certamente» sorrise Charlotte che moriva dalla voglia di scoprire di più su quel dolce e misterioso giovane.
«Allora, io vi faccio una domanda e voi ne fate una a me, okay? » Charlotte annuì.
«Come mai siete qui?» chiese Drew.
«I miei sono morti quando avevo quindici anni e sono stata affidata ai miei zii i quali non avevano ottimi rapporti con i miei e mi hanno lasciata qui in questo collegio»
«Oh, Dio scusatemi per la domanda inappropriata io non volevo..» cercò di scusarsi Drew.
«State tranquilli, non è un problema per me» lo rassicurò sorridendo Charlotte. Prima che Drew potesse replicare lei fece la stessa domanda al biondino.
«Mio padre è un ricco avvocato e, non avendo tempo per me, mi ha lasciato qui fino a quando non avrò compiuto la maggiore età» spiegò Drew, «Comunque, la mia prossima domanda è, mmh.. Oh si! Siete fidanzata?» ed eccola la domanda che Charlotte non voleva sentir pronunciare. Se solo avesse saputo che lui era tutto ciò che desiderava…
«No, però avevo un fidanzatino quando ero piccola»
«Potete parlarmi di lui?» chiese curioso Drew.
«Certamente. Aveva la mia stessa età, circa tredici anni e veniva a montare un cavallo del nostro maneggio»
«Avevate un maneggio?» la interruppe Drew.
«Oh, si. Io e mio padre avevamo messo da parte i nostri risparmi per costruire cinque box e alla fine ce l’abbiamo fatta. Il mio cavallo si chiamava Sirius: era un morello (nero), alto ed era buonissimo. Tutte le volte che mi vedeva mi veniva incontro per salutarmi. Comunque, il bambino si chiamava Mark se non sbaglio e montava il cavallo che era appartenuto a mio nonno: un arabo stupendo di nome Lyon. Stavamo sempre insieme e praticamente era una cotta da migliori amici. Ci siamo lasciati perché avevamo capito che tra noi c’era un’amicizia tanto forte e non dell’amore»
«Wow, io adoro i cavalli! Mio padre mi ha sempre vietato di andarci, peccato. Comunque si è fatto tardi, dovremo andare»
«Giusto. Posso farvi un’ultima domanda?» chiese timida Charlotte.
«Certamente» rispose gentile Drew.
«Voi, voi siete fidanzato? Intendo con un’altra ragazza oltre alle finte che fate con Alysha?»
«No, però sono attratto molto da una ragazza di qui»
«Posso sapere chi è?»
«Per il momento no. Ve lo svelerò in futuro, sempre che non lo scopriate da sola» disse Drew sorridendo.
Charlotte ricambiò il sorriso timidamente e fece per andarsene quando Drew la fermò afferrandole il polso.
«Si, Signor Bieber?» chiese perplessa la bruna.
«Volevo soltanto dirvi che potete darmi del tu e chiamarmi per nome, Charlotte»
«Oh, ah, si. Lo stesso vale per voi, cioè, per te» e detto questo Drew le schioccò un bacio in una guancia facendola arrossire.
«A presto Charlotte»
«A-a p-presto Drew» e detto questo i due uscirono dal ripostiglio attenti a non farsi vedere insieme e poi Charlotte tornò al suo dormitorio fantasticando su quel dolce e fantastico ragazzo.



Beliebeeeeers a rapporto (?)
Ho aggiornato un giorno dopo, ma quanto sono puntuale? Amatemi u.u
Questo capitolo è più interessante del primo anche perchè qui Drew e Charlotte iniziano a fare amicizia.
Adoro l'idea che Charlotte in passato aveva un piccolo maneggio con il padre, mi rispecchia molto dato che anche io vado a cavallo.
E adoro Drew che è molto interessato ai racconti di Charlotte.
Scusate gli errori ma la pigrizia mi impedisce di rileggere il capitolo.
Comunque grazie alle due che hanno recensito: siete state dolcissime aksjshfgh.
Ringrazio anche chi ha messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate, vi amo!

Per questo capitolo vorrei più di due recensioni, ce la facciamo? *occhioni dolci*

Baci,
Giulia.
(
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Qui sotto vi lascio le foto di Charlotte, Alysha ed Emma.



CHARLOTTE






ALYSHA





EMMA

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Capitolo 3
*** Detachment. ***


Detachment.



22 Febbraio 1879.

«Ditemi cosa avete fatto! Ditemelo ragazzina insolente!» Alysha era su tutte le furie con Charlotte perché una delle sue ‘’schiavette’’ aveva origliato Drew che parlava di Charlotte ai suoi amici.
«Non abbiamo fatto nulla! Abbiamo soltanto parlato!» ripetè la bruna per l’ennesima volta.
«Sapete che non si può parlare con i maschi? Lo dirò alla McFalden!»
«No! Alysha, vi prego! Non lo fate! Farò tutto quello che volete ma non voglio prendermi una brutta punizione!» la scongiurò Charlotte che non voleva essere picchiata solo per aver parlato con un ragazzo. Le punizioni in quel collegio erano severissime, soprattutto se si parlava con i ragazzi. Alysha, ovviamente, era esentata.
«Ah, si? Fareste tutto quello che voglio io? Ma proprio tutto?» le chiese Alysha con sguardo crudele.
Charlotte annuì semplicemente.
«Bene allora voglio che voi non entriate più in contatto con Drew. Se lui vi cerca voi non rispondetegli. Chiaro?»
«No, voi, voi non potete fare questo!»
Alysha guardò male Charlotte e poi chiamò una delle sue ‘’serve’’.
«Merilyn, chiama la McFalden» disse Alysha alla ragazza.
«No! No, non la chiamate! Lo farò, starò lontana da lui. Non chiamate la McFalden» le pregò Charlotte.
«Bene, avete capito. Brava ragazzina. E ora filate via!» le disse Alysha ghignando soddisfatta.
Charlotte si diresse lentamente nel dormitorio. Tutti dovevano uscire ma lei non poteva: doveva aspettare le sei per colpa della punizione.
Entrò nel dormitorio e si buttò a peso morto sul letto che cigolò.
Si sentiva distrutta, vuota, triste. Alysha le aveva tolto la ragione del suo sorriso, le aveva tolto l’unica persona che amava davvero.
Non aveva più speranze di poter parlare di nuovo con quel biondino, non poteva più annegare in quegli occhi color miele. Non aveva neanche più la speranza di riuscire a toccare quelle labbra tanto belle e a forma di cuoricino.
Alysha le aveva reso la vita un inferno, più di quanto già non lo fosse prima.
Non riusciva neanche a piangere, era sola, più sola di prima.


Verso le sei Charlotte trovò le forze di alzarsi. Si sistemò la divisa e i capelli e si diresse a grandi passi nell’ufficio della McFalden. Non vedeva l’ora di mangiare, era affamatissima. Infondo, lei era sempre affamata dato le scarse porzioni di cibo.
Bussò alla porta dell’ufficio ed entrò.
Rimase a bocca aperta quando si accorse che, oltre a lei, c’era anche un biondino dall’aria familiare seduto su una sedia. Che Alysha avesse spifferato tutto? No, impossibile.
«Sedetevi, Signorina Delacour» disse in tono piatto e severo la McFalden.
«Con voi sarò veloce, non avete combinato nulla di grave» disse indicando Charlotte «ma con voi, Signor Bieber.. Oh e chi se lo aspettava da un bravo ragazzo come voi? Far cadere la professoressa Mason nel fosso! Un comportamento davvero sgradevole» oh e quindi Drew aveva fatto cadere la professoressa Mason nel fosso? Che ridere! Aveva fatto bene: quella vecchia stava antipatica a tutti!
Charlotte riuscì a trattenere a stento le risate. Si immaginava già la scena!
Dopo una mezz’oretta la McFalden li fece uscire dal suo ufficio, la punizione era stata “gradevole” dato che gli aveva fatto solo una lunga predica.
 Charlotte e Drew si stavano incamminando verso i propri dormitori, erano uno accanto all’altro ma nel silenzio più assoluto.
«Buonasera Charlotte» disse Drew per rompere quel silenzio imbarazzante.
«Buonasera Signor Bieber» rispose fredda Charlotte.
La ragazza si girò verso di lui e vide che era rimasto un po’ deluso da quella sua risposta secca.
Le faceva male il cuore a vederlo così ed era tutta colpa sua.
Aveva preferito allontanarsi da lui che ricevere una brutta punizione e solo ora si accorgeva di quanto era stata stupida; non aveva lottato per amore, per il suo amore.
«Ehm, brutta giornata oggi?» chiese imbarazzato Drew.
«In che senso, scusate?»
«Intendevo il tempo, il tempo là fuori!» si giustificò in fretta Drew.
«Ah, si, giusto. E’ brutto tempo» si affrettò a rispondere Charlotte.
«Sei arrabbiata con me?» chiese Drew.
«Cosa? Io? No, solo che non si può parlare con i ragazzi, non lo sapete?»
«Si, lo so però…»
«Però nulla. Io non voglio finire in punizione per colpa vostra. E ora, se non vi da fastidio, dovrei andare a studiare» e detto questo Charlotte sgattaiolò velocemente nel suo dormitorio maledicendosi di tutto ciò che aveva detto a Drew.
Intanto il biondino era arrivato al suo dormitorio e si chiedeva cosa aveva fatto o detto di male per meritare di essere trattato così.
Certo, se fosse stata un’altra delle amiche oche di Alysha, non gliene sarebbe importato più di tanto ma..lei, perché proprio lei? Perché proprio Charlotte lo trattava così? Doveva scoprirlo al più presto, non riusciva a vivere felicemente senza di lei. Era strano: la conosceva da poco, anzi non si poteva neanche dire che la conoscesse bene però le si era affezionato molto, molto più del normale.



Aye Beliebers!
Ecco il terzo capitolo. Scusate se non ho aggiornato prima ma non avevo nè tempo, nè ispirazione.
Tra tutti i compiti da fare non so neanche quando potrò continuare cwc
Quanto posso odiare Alysha? Troppo! Credo che anche voi la odiate, giusto?
Comunque avete visto quanto è ahskfgh Charlotte? Ho messo solo la foto ma in un capitolo Drew la descriverà dalla testa ai piedi u.u
A me piace anche tanto Emma *w* Ha una bellezza particolare, proprio come la immaginavo.
Alysha invece ha proprio la faccia da troietta lol.
Scusate gli errori ma non sono una professionista e non mi va di ricontrollarli lol.
Grazie mille per le quattro recensioni, siete fantastiche!

Per questo capitolo almeno quattro recensioni? Senza le recensioni non continuo u.u

Baci,
Giulia.
(
@ciastinshug on Twittah)

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Capitolo 4
*** I'm sorry. ***


I'm sorry.



25 Febbraio 1879.


Erano tre giorni che Drew e Charlotte non si parlavano, tre giorni di un silenzioso inferno per entrambi.
Drew si domandava cosa aveva fatto o detto di sbagliato per meritare di essere trattato così da Charlotte. Non aveva fatto in tempo a creare un “noi” ma tra l’altro, cos’erano loro? Non si potevano neanche definire amici, avevano parlato soltanto una volta e di lei non sapeva neanche il cognome. Sapeva però che era una ragazza meravigliosa, e non solo d’aspetto.
Ormai conosceva i suoi movimenti e i suoi atteggiamenti a memoria, colpa di tutte le volte che si ritrovava a fissarla durante i pasti o durante le uscite al parco.
Adorava quando arrossiva anche per un semplice complimento. Adorava quando teneva i lunghi capelli sciolti sebbene questo succedeva raramente dato che li teneva sempre legati in una treccia disodinata.
Adorava quando si distraeva, sognando chissà cosa.
Adorava lei, insomma.
Doveva parlarle al più presto e capire perché lo evitava così.

Erano le sette di una piovosa sera di fine febbraio e tutti gli studenti si stavano dirigendo alla sala pranzo per fare cena.
Drew stava aspettando Charlotte che, di sicuro, sarebbe passata per il corridoio principale di li a poco.
Di solito lei andava in giro con la sua amica dai capelli rossicci ma lui doveva parlarle in privato. Stava arrivando una ragazza, Drew guardò meglio la figura che si avvicinava tranquillamente e il suo cuore fece un balzo quando si accorse che era proprio Charlotte e che quella sera era sola!
Non la voleva far scappare quindi si nascose dietro ad un angolo attento a non fare rumore. Lei passò e Drew iniziò a camminarle dietro marcando di più il rumore dei passi per farsi sentire.
«Hey» disse Drew calmo.
Charlotte si girò di colpo e appena si accorse chi era, alzò gli occhi e aumentò il passo senza dire una parola.
Non poteva continuare ad evitarlo, non così, non senza una ragione precisa.
«Charlotte, ti prego!» le disse Drew che stava quasi correndo per tenere il passo della ragazza.
Lei faceva come se non avesse sentito ma il suo cuore cercava in tutti modi di urlare ciò che provava.
«Charlotte! Fermati!» le urlò Drew.
«Che cosa volete?!» rispose Charlotte alterata, fermandosi e girandosi di scatto.
Drew aveva notato che aveva riniziato a chiamarlo per cognome e a dargli del voi.
«Ti devo parlare, ora» disse Drew con tono serio.
Charlotte sbuffò e lui la prese per mano, stranamente non si oppose.
La portò nel loro ripostiglio e la fece sedere per terra, lui le si sedette davanti.
La guardò severamente negli occhi, Charlotte vide anche un filo di tristezza in quegli occhi così belli.
«Ora mi spieghi perché mi eviti» le ordinò Drew cercando di fare il duro.
«Io non vi evito» rispose Charlotte guardandolo negli occhi con aria beffarda.
«No? Hai ricominciato a darmi del voi, tutte le volte che cerco di parlarti non rispondi, quando mi affianco a te scappi. Cosa ti è successo? Cosa ti ho fatto?» disse furioso Drew, non riusciva a controllarsi.
«I-io, c-cioè» cercò di dire Charlotte mentre una lacrima le rigava il viso. Credeva che a Drew non importasse nulla di questo distaccamento, si sbagliava di grosso.
Drew si accorse della lacrima e subito si preoccupò per Charlotte, non voleva aver peggiorato le cose.
«Scusami Charlotte, non volevo spaventarti» le disse dolcemente il biondino accarezzandole la schiena.
Charlotte riuscì a fermare le lacrime.
«Non sei stato tu Drew, sono stata io ad essermi comportata da immatura» disse Charlotte con aria pentita.
«Ma ci dev’essere un motivo, no?»
«In effetti un motivo c’è…»
«Dai dimmi, Charlotte» la incitò Drew.
«Alysha… Una delle sue amiche ti ha sentito mentre parlavi di me ai tuoi amici e lei è andata su tutte le furie. Mi ha costretto ad allontanarmi da te o mi avrebbe fatta punire. Io mi sarei anche fatta punire ma io, io non volevo che punissero te» confessò Charlotte.
Drew le sorrise e l’abbracciò. Charlotte era così dolce, aveva fatto tutto ciò per lui. Si era allontanata, pur controvoglia, solo per non farlo mettere nei guai.
E tutto per colpa di chi? Per quella sgualdrina di Alysha, gliene avrebbe dette delle belle prima o poi.
«Scusami Drew, mi dispiace» disse mortificata Charlotte con un tremore nella voce.
Drew la strinse ancora più forte a lui, voleva farle capire che l’aveva perdonata ma non con le solite parole.
Dopo un po’ Charlotte si tranquillizzò e Drew sciolse l’abbraccio.
Si guardarono negli occhi, uno sguardo profondo, uno sguardo profondo che valeva più di mille parole.
Charlotte vedeva Drew farsi sempre più vicino, riusciva a vedere i graziosi e piccoli nei che il ragazzo aveva sul viso, il suo cuore batteva talmente forte da sembrare di voler esplodere, Drew era troppo vicino, troppo vicino…




Hey Beliebers!
Non uccidetemi, sono in ritardo lo so cwc.
Non avevo ispirazione, non avevo tanta voglia e i prof ci hanno già caricati di compiti.
Sto capitolo mi fa schifo, so già che non me lo cagherete più ç_ç
L'altro capitolo avevo chiesto quattro recensioni ma, come al solito, non mi avete cagata minimamente, ok '-'
Qua se non mi cagate cancello la storia e non continuo più, sono davvero demoralizzata.
Scusate gli errori ma sono stanchissima e questo pc non funziona neanche bene >.<
Sebbene questo capitolo fa schifo è importante perchè si baciano shfjgskl.
Povera Charlotte (e povero Drew) tutto per colpa di quella "sgualdrina" di Alysha .-.
Io mi ritiro nel mio letto a scrivere cazzate su Twittah.

Baci,
Giulia
(
ciastinshug on Twitter)

 

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Capitolo 5
*** Happy. ***


Happy.

 

 

Dedicato ad Avalanna,
un angelo andato in cielo,
l'angelo più bello che Dio possa avere,
la nostra piccola Mrs. Bieber.

 


28 Febbraio 1879.

Charlotte e Drew avevano fatto pace, lui l'aveva perdonata e aveva finalmente chiuso con Alysha.
Erano passati tre giorni, tre giorni di felicità per entrambi. Una felicità che, però, doveva essere silenziosamente segreta.


Charlotte era lunga sul suo letto, tutte le sue compagne già dormivano ma lei, come le sere precedenti, non riusciva a prendere sonno.
Ripensava ancora a quelle labbra, alle loro lingue che si intrecciavano, che danzavano, lingue che facevano l'amore.
Riusciva ancora a sentire il suo profumo delicato, come se lui fosse sempre accanto a lei.
Era felice, si sentiva estremamente felice.
Tutto questo per un semplice bacio. Semplice, non proprio: per lei erano stati i secondi più belli della sua vita.
Aveva sentito le famose "farfalle" nello stomaco, il cuore le batteva fortissimo, sembrava che volesse uscire fuori dal corpo.
Però, cosa erano loro se non due amici? Erano solo Drew e Charlotte, amici che si erano baciati.
Perchè si erano baciati? Perchè lui l'aveva baciata? E perchè lei aveva continuato a baciarlo? Era tanto felice quanto confusa. Voleva sapere cos'erano loro due, non riusciva più a capirlo.
Immersa in questi pensieri intricati, Charlotte si addormentò.

Drew non sapeva che ore erano ma di sicuro era notte tarda.
Non aveva un orologio ma, dalla finestra del dormitorio, riusciva a vedere la luna un pò oscurata dalle nuvole grigie di fine febbraio.
Aveva baciato Charlotte. Era riuscito a farlo, aveva assaggiato quelle labbra che da circa un mese desiderava.
Aveva provato ciò che con Alysha non era mai riuscito a provare, Charlotte era speciale.
Ma c'era una cosa che lo rattristava: il fatto che erano semplicemente amici e l'essere amici ormai non gli bastava più.
Lei doveva essere sua, sua e solo sua. Aveva paura che qualcuno arrivasse, le rubasse il cuore e gliela portasse via.
Anche Drew, dopo ore di pensieri complicati, riuscì ad addormentarsi in un sonno pieno di sogni, sogni pieni di lei.

 

La mattina dopo.


Charlotte si svegliò alle sei in punto, come tutte le mattine. Si sentiva strana, poi si ricordò dei pensieri della sera prima. Si lavò e si mise quell'orrenda divisa color tortora che portavano tutte, persino Alysha.
Assieme alle altre ragazze si diresse verso la Sala Pranzo, moriva di fame.
La prima cosa che fece fu cercare Drew ma, stranamente, non c'era. Che si fosse pentito del bacio? Impossibile: erano passati già tre giorni, se ne sarebbe dovuto pentire prima, o forse no.
Charlotte venne sopraffatta dall'ansia e mangiò in fretta quella piccola porzione di cibo che aveva sul piatto.
Si alzò e si diresse al tavolo degli insegnanti.
«Signora McFalden, potrei avere il permesso di uscire anticipatamente dalla Sala Pranzo? Non mi sento molto bene» chiese educatamente Charlotte alla Direttrice del collegio, cercando di sembrare malaticcia.
«Oh, certamente Signorina Delacour. Riesco a leggervi un malessere nel volto. Se vi sentite eccessivamente male, andate in infermeria»
«Vi ringrazio, Signora. Per ora credo che mi basti un pò di riposo» rispose Charlotte e di fretta uscì dalla grande sala.
Si incamminò lungo il corridoio e si diresse furtivamente verso il dormitorio dei ragazzi. Stava infrangendo le regole alla grande, questa cosa non le andava bene ma cosa non si fa per amore?
Entrò nel dormitorio e lo vide: era li, lungo sul suo letto, con le mani incrociate sotto la testa e gli occhi aperti.
Charlotte iniziò a camminare verso di lui e si sedette sul suo letto, accanto a lei.
Appena Drew la vide sgranò gli occhi e si mise a sedere.
«Cosa fai qui Charlotte?»
«Mi mancavi» disse lei sospirando e si allungò accanto a lui. Lui la strinse a sè, voleva sentirla più vicina a lui di quanto già non lo fosse.
«Perchè non sei venuto a colazione?»
«Pensavo» rispose Drew alla domanda della bruna.
«A cosa Drew?»
«A noi» disse Drew sincero. Charlotte alzò lo sguardo e lo fissò poi lui si avvicinò, come quella magica sera, si avvicinò di più e le diede un bacio a stampo.
«Pensavo a questo anche io» rispose tranquilla, o quasi, Charlotte.
«Cosa siamo?» chiese Drew serio.
«Non lo so. Vorrei che fossimo più di normali amici» rispose Charlotte.
«Noi siamo più di normali amici Charlotte. Lo siamo sempre stati e lo saremo per sempre» disse Drew per poi ribaciarla più volte, facendola sorridere.
«Andiamo a fare una passeggiata?» le chiese dopo un pò Drew.
«Magari. Ma non posso, sai che sono orfana e si approfittano di chi non è ricco» disse a sguardo basso Charlotte.
«Ma io sono rispettato e guai se da oggi in poi non ti rispetteranno. Gliela farò pagare, se solo provassero a toccarti» disse Drew alzandosi e prendendola per mano.
Era freddo ma il cielo era sereno e le nuvole erano scomparse per lasciare il posto a un sole pallido.
Drew e Charlotte uscirono correndo e ridendo.
Charlotte non era mai stata così felice in vita sua e mai prima d'ora si era sentita così libera, senza aver paura di commettere errori.
Lei e Drew passarono tutta la mattinata a scherzare e giocare nei giardini del collegio, non preoccupandosi di saltare le lezioni dato che entrambi avevano detto di non sentirsi bene.
Drew baciava spesso Charlotte e, verso le undici, si erano rilassati sotto l'ombra di una grande quercia vicino al laghetto.
Saltarono le lezioni, saltarono anche il pranzo e continuarono a divertirsi per tutto il pomeriggio.
Solo quando arrivò il freddo delle cinque, decisero di rientrare.
«Grazie per avermi fatto passare una giornata così bella» disse Charlotte a Drew.
«Sei speciale Charlotte. E ora và, se le insegnanti provano a dirti qualcosa fammi chiamare e ci penso io. D'accordo?» le chiese Drew.
«D'accordo» rispose Charlotte sorridendo dolcemente. Drew la baciò per un'ultima volta e poi si separarono diretti ognuno alla propria Sala Comune. 




Heilà Beliebers!
Scusate se ho pubblicato in ritardo ma non ho più molto tempo tra la scuola, i compiti, l'equitazione cwc
E scusate anche per la grafica del testo che è fatta a cazzo ma sono su un altro pc e non mi fa modificare alcune cose D:
Cooomunque ho avuto sette recensioni e dico sette recensioni allo scorso capitolo *-----*
Ma che è, solo con le minacce riesco ad ottenere più recensioni?
Lol, vi amo davvero tantiximo, pisellove truxxè forevah. No okay '-'
Per favore, questo capitolo mi fa tanto schifo, soprattutto alla fine ç_ç
Però sono pucciosi Charlotte e Drew, Drarlotte (?)

Vabè, mi ritiro!
Un bacio,
Giulia
(
ciastinshug on Twittah)

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Capitolo 6
*** Everything's gonna be alright. ***


Everything's gonna be alright.


 

23 Marzo 1879.

Era passato circa un mese da quando Drew e Charlotte avevano saltato tutta una giornata di scuola.
La McFalden aveva osato sgridare Charlotte e Drew l’aveva difesa e protetta.
Il ragazzo aveva affermato che, se qualcuno avesse provato un’altra volta a sgridarla, sarebbero stai guai seri.
Stavano ufficialmente insieme e ad Alysha questa cosa non andava affatto giù. Odiava ancora più di prima Charlotte ma non provava neanche a sfiorarla tanta era la paura di venir ripresa da Drew.
Charlotte era al settimo cielo e tutto grazie a quel biondino dagli occhi color nocciola.
Il primo Marzo avevano festeggiato il diciassettesimo compleanno di Drew e lui e Charlotte erano usciti per la giornata. Avevano passato il giorno al cortile e si erano nascosti in una piccola grotta che alcuni amici di Drew avevano trovato nel giardino.
Drew amava quella ragazza più di quanto amasse sé stesso. Era bellissima e riusciva sempre a farlo sorridere e a fargli battere il cuore.
 


«Buongiorno mia piccola Charlotte» disse Drew appena incrociò la ragazza nel corridoio, dandole un bacio in fronte.
«Buongiorno mio grande Drew» lo salutò ridendo Charlotte. Lo chiamava “grande” solo perché lui si vantava di avere già diciassette anni mentre lei ancora sedici.
«Oggi è domenica, dopo le ore di compiti cosa facciamo?» chiese Charlotte.
«Oh, lo so io» rispose con un sorriso Drew.
«Cosa, cosa?» chiese curiosa come una bambina la ragazza.
«Sorpresa» rispose con finto tono saccente Drew.
«Ma io odio le sorprese!» disse Charlotte sbuffando e incrociando le braccia, fingendo di essere arrabbiata.
«Questa ti piacerà, vedrai» rispose il biondino passandole un braccio attorno le spalle.

Quattro ore dopo.

«Finiti i compiti, Lottie?» disse Drew mentre entrava nell’aula dove le ragazze stavano svolgendo i loro esercizi.
«Lottie? Che nome è?» rispose alzando la testa la ragazza.
«Un soprannome, inventato da me stesso»
«Uhm… non mi piace» rispose pensierosa Charlotte.
«Ma a me si» disse Drew e Charlotte gli fece una linguaccia per poi tornare a concentrarsi sulle operazioni di algebra.
Dopo una ventina di minuti la ragazza chiuse finalmente i libri e si alzò assieme a Drew.
«Dove mi porti?» chiese Charlotte mentre lei e il biondino attraversavano il corridoio. Il ragazzo fece finta di non aver sentito.
«Dai, dai ti prego! Dimmelo!» continuò a chiedere Charlotte e Drew la zittì baciandola ripetutamente.
«Shh, vieni con me e vedrai» rispose il ragazzo continuando a camminare mano nella mano con lei.
La scuola si era svuotata ed era completamente vuota dato che tutti gli alunni e anche gli insegnanti erano andati fuori per prendere un po’ d’aria e per divertirsi. Non doveva essere tanto bello divertirsi sotto la pioggia che continuava a scendere incessantemente, pensò Drew.
I due percorsero il corridoio ed entrarono nel  grande e cupo dormitorio dei ragazzi. Drew si diresse subito verso il suo letto e iniziò a spostarlo da un lato, Charlotte riuscì ad intravedere che nel pavimento c’era una botola di legno. Il biondino l’aprì e scese la scaletta di legno all’interno. Raggiunta la metà si fermò per tendere la mano a Charlotte.
«Vieni con me, non ti preoccupare» le disse incoraggiante Drew notando la buffa espressione preoccupata di Charlotte. La mora si decise e scese dopo del ragazzo.
Si ritrovò in una stanzetta spettacolare: aveva le pareti di legno ed una grande finestra ad arco da cui si riusciva a vedere tutta la vallata di Stratford.
Per terra c’erano alcuni tappeti, cuscini di ogni tipo e colore e un sottile materasso ricoperto da una coperta di cotone. Su alcuni scaffali c’erano dei barattoli pieni di caramelle e dolciumi vari.
Charlotte era rimasta senza parole, non aveva mai visto un posto così bello in vita sua.
«Oh mio Dio! Drew è semplicemente stupendo qui! Ma non si è mai vista da fuori!» eclamò la ragazza.
«Lo so. Mi sa che è molto vecchia perché quando l’ho scoperta era piena di polvere e ragnatele. Io e i miei amici l’abbiamo pulita tutta e ci abbiamo nascosto tutte le cose che non volevamo ci sequestrassero. E’ meravigliosa, vero?» disse Drew con il sorriso stampato in viso.
«Più che meravigliosa!»
«E non hai ancora visto il bello, guarda un pò…» Drew lelasciò la mano e chiuse le tende della grande finestra. Poi, accese le piccole lucine che si trovavano intorno alle pareti della stanza, creando un effetto estremamente romantico. Si sentiva solo la pioggia che picchiettava delicata sul vetro della finestra.
«Oh Dio, Drew Hai fatto tutto tu?» Drew si avvicinò a Charlotte e le prese le mani, guardandola intensamente negli occhi tanto da farla arrossire.
«L’idea delle luci è stata mia. Abbiamo stabilito di accenderle solo se si è soli con una ragazza speciale in modo tale che se qualcuno vuole scendere qui, vedendo la luce soffusa, capisce che non è il momento adatto. E, sinceramente, questa è la situazione perfetta per me. Qui, io e te. Io e una ragazza speciale» disse dolcemente Drew.
«I-io? Una ragazza speciale per te?» chiese Charlotte impacciata mentre il cuore le batteva all’impazzata.
«Si, proprio tu. Mi vuoi scusare un attimo? Vado su a fare una cosa» Charlotte annuì è Drew uscì velocemente dall’accogliente stanzetta che odorava di lavanda, cannella e vaniglia.
Il biondo rientrò dopo tre minuti con il fiatone.
«S-scusami, ho messo un-un bigliettino dicendo che non si può entrare, non si sa mai» spiegò ancora affaticato.
«Non ti preoccupare» disse Charlotte che si era seduta su uno dei morbidi cuscini.
Drew aprì l’anta di un armadietto e ne tirò fuori una benda color porpora.
«Mi dispiace ma devo farti una sorpresa e non puoi fare la furba» disse ridacchiando mentre bendava gli occhi della graziosa ragazza.
Charlotte era al settimo cielo. Lei e Drew, davvero soli. Non le importava cosa sarebbe successo se qualcuno l’avesse trovata li con lui. Per lui avrebbe fatto di tutto.
Ad un tratto sentì una voce melodiosa iniziare a cantare accompagnata dal suono dolce di una chitarra.
Si tolse la benda e vide Drew che cantava per lei, sorridendole.
Era così perfetto, sembrava irreale. Come poteva lei, una semplice povera orfana avere lui, lui che era così dannatamente stupendo in tutto ciò che faceva. L’aveva notato sin dal primo momento, l’aveva rapita subito con un semplice sguardo.
Charlotte non sapeva di questo talento di Drew. Era un angelo sceso in terra per salvarla dalle ingiustizie del mondo, ne era sicura.

“Across the ocean, across the sea,
starting to forget the way you look at me now,
over the mountain, across the sky,
need to see your face and need to look in your eyes.
Through the storm and through the clouds,
bumps in the road and upside down,
I know it’s hard babe sleep at night,
don’t you worry, cause everything’s
gonna be alright”


Drew cantava e Charlotte credeva di essere in paradiso.
Il biondino finì la canzone, posò la chitarra ed andò ad abbracciare Charlotte.
«Ti amo, piccola mia» le sussurrò. Non le aveva mai detto “ti amo”, Charlotte si sentì mancare l’aria tanto da non riuscire a rispondere.
Le diede un bacio sui soffici capelli marroni e cercò il suo sguardo. Una vola trovato le si avvicinò sempre di più e la baciò; la baciò a lungo e con passione. Non l’aveva mai baciata così prima d’ora.
Le loro lingue che si intrecciavano, i loro cuori che battevano forte. Avevano ognuno bisogno dell’altro.
Le mani di Drew passarono dai fianchi di Charlotte ai bottoni della sua blusa color tortora, il ragazzo li slacciò velocemente sempre continuando a baciare la sua ragazza.
Le tolse la camicetta e lei fece lo stesso con il maglioncino e la camicia di lui.
Drew sfilò la gonna e le calze a lei lasciandola in intimo e lei si affrettò a togliergli i pantaloni.
Il biondo iniziò a baciare il collo della ragazza facendola ansimare poi la prese in braccio e la poggiò con la schiena sul muro. La baciava con foga, le sue mani esperte la tenevano per i fianchi mentre le gambe di lei erano saldamente intrecciate alla vita del ragazzo.
Lui decise di toglierle il reggiseno e, dopo averla lasciata soltanto con gli slip, la fece allungare sul materasso e si mise carponi su di lei.
La guardò negli occhi e, dopo aver letto un “si” nello sguardo di lei, le tolse l’ultimo indumento rimasto.
Charlotte, diventando di colpo rossa in viso, abbassò lo sguardo. Si vergognava davanti a lui ma, allo stesso tempo, si sentiva a suo agio. Lui le schioccò un bacio sulla guancia.
Anche lei decise di togliere i boxer al ragazzo e potè ammirare tutta la sua perfezione. Aveva un fisico muscolo ma non eccessivamente, aveva già detto che era perfetto?
«Charlotte, i-io ti voglio, ora» sussurrò Drew all’orecchio della bruna. La desiderava troppo, voleva sentirla sua, sua e solo sua.
«Ti voglio anche io. Dal primo istante che ti ho visto, fallo Drew» gli mormorò Charlotte.
Ormai si sentivano solo i loro respiri irregolari, i loro gemiti d’amore e la pioggia che batteva insistemente sul vetro.
Non erano più due persone distinte, erano solo loro: Drew e Charlotte, due cuori uniti.




Beliebers a rapporto!
Come al solito, mi scuso per il ritardo ma ho vari problemi: scuola, equitazione, compiti ecc.
Questo capitolo mi fa abbastanza cagare, specie verso la fine.
Però è importante perchè finalmente scopano fdkghslk 
Mi sono trattenuta e non sono entrata nei dettagli, cosa difficile per me che sono pervy lol.

Grazie mille per le 7 recensioni, ne vorrei tantissime per questo capitolo *w*
Ma non pensate che ora vada tutto bene solo perchè hanno finalmente fatto l'amour, eh no.
Se non recensite cancello, giuro, come ho fatto con una vecchia ff.
Ne ho già un'altra in mente, yeee.
La stanzetta è stupenda per come l'ho immaginata io, spero che per voi sia simile.
E' piccola, tipo una casetta sull'albero che però non è sull'albero (?)
Non so se avete visto Tata Matilda, quando i bambini stanno sulla casetta sull'albero: mi sono ispirata a quella.
Poi le lucine sono quelle che tante americane usano in camera loro, ho reso l'idea?
Scusate gli errori, troppa stanchezza cwc
Mi dileguo lol.

Baci,
Giulia
(
@ciastinshug on Twittah)

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Capitolo 7
*** Adrenalin. ***


Adrenalin.



24 Marzo 1879.

«Signor Bieber, ci sono visite per lei» disse la McFalden guardando Drew con sguardo triste e compassionevole, come se provasse pena e tristezza per lui.
Il ragazzo lasciò i libri dove erano e seguì la signora fuori dall’aula di storia dove il professor Connor stava spiegando, con la solita cadenza e monotonia nella voce, agli alunni del quarto anno.
«Ecco entri, Signor Bieber» disse con un filo di voce l’insegnante e fece entrare Drew nello studio del Preside.
Appena il ragazzo entrò, vide l’ultima persona che avrebbe mai voluto incontrare: il padre di Alysha.
«Bene, eccolo il ragazzo» Drew deglutì rumorosamente, come se volesse mandare giù la paura.
«Dove eravate ieri, Signor Bieber?» chiese il padre di Alysha mentre si accendeva un sigaro, sedendo sulla poltrona del Preside che, in quel momento, era in piedi e aveva lo stesso sguardo impaurito e triste della McFalden; Drew aveva capito il perché, sapeva che non sarebbe finita bene, sapeva che contro di lui non poteva vincere.
«Ero a scuola a fare i miei esercizi, Signore» rispose Drew cercando di sembrare calmo e tranquillo.
L’uomo lo guardò male.
«Ve lo ripeto: dove eravate ieri?»
«Ve lo ripeto anche io: a scuola, a fare i miei esercizi» rispose il biondo.
Il Signor Blackrode si alzò furioso e diede uno schiaffo al ragazzo. Non sopportava venir preso in giro, per di più da un ragazzino di diciassette anni.
Drew rimase impassibile, con lo sguardo vuoto, la guancia iniziava a bruciargli; la McFalden gemette e si coprì gli occhi. Era severa, si, ma era affezionata ai suoi alunni.
«Non mi prendete in giro, stupido ragazzino! Io so dove eravate ieri, e intendo ieri sera, non ieri mattina! Eravate con quella sgualdrina vero? Con quella poco di buono per cui avete lasciato mia figlia! Avete preferito una povera orfanella a mia figlia!»
«Charlotte non è una sgualdrina!» urlò Drew, ricevette un altro schiaffo, più forte del primo.
«Ah si? Allora, ditemi, cosa avete fatto ieri sera?» disse l’uomo, abbassando i toni e massaggiandosi le tempie.
«Sono, io… io sono stato con…» le parole gli morirono in gola.
«Con la vostra poco di buono, vero? E cosa avete fatto con lei?!» urlò irato il padre di Alysha.
«Nulla, Signore. Nulla che vi possa e che vi debba interessare»
«Non mentire ragazzo! Ho le prove, le prove di tutto. So dove vi nascondete: nella botola sotto il vostro letto, li c’è una stanzetta! E in quella stanza vi ho trovato un materasso, un materasso sporco di sangue. A meno che voi non abbiate ucciso nessuno, quel sangue significa solo una cosa…» Drew perse un battito, anzi, il suo cuore si fermò proprio per qualche secondo. Il sangue gli si gelò nelle vene, pensava solo al sangue nel materasso, il sangue della sua piccola. Era stato uno stupido, non aveva pensato a ripulire. Forse aveva fatto a posta: voleva lasciare tutto li, per ricordarsi ogni volta di quanto amasse quella ragazza. Scelta sbagliata, pensò; era riuscito a farsi scoprire, perché non aveva tolto tutto? Perché non aveva cambiato coperte? Perché non aveva pensato che Charlotte, essendo vergine, avrebbe perso del sangue? Era tutta colpa sua, sua, sua e solo sua. Sapeva già che le conseguenze sarebbero state terribili.
La voce del Signor Blackrode interruppero i pensieri di Drew.
«Vi ho colto nel sacco, ragazzino. Lo sapevo! Lo sapevo! Come siete potuto arrivare a questo? Sono estremamente disgustato. So che amate quella ragazzetta, so che non mi permettereste mai di farle del male ma sapete anche che io ne sono in grado. Se non volete che io tocchi la vostra sgualdrina, dovrete lasciarla perdere, dimenticarla, fate finta che non esista. L’unica ragazza per voi è mia figlia, lei è il vostro futuro, solo ed esclusivamente lei. E detto questo, io torno in viaggio.
Cordiali saluti, Signor Preside. Arrivederci
» il Signor Blackrode uscì dall’ufficio. Drew era rimasto li, immobile. In testa gli rimbombavano ancora quelle parole “fate finta che non esista” “dovrete lasciarla perdere, dimenticarla”.
Si sentiva vuoto, cosa aveva senso?
Il tocco delicato della McFalden lo distolse dai suoi pensieri, era triste anche lei, lo accompagnò nel dormitorio; sapeva che voleva soltanto stare solo.
Drew si butto sul letto e chiuse gli occhi.
Gli tornarono in mente tutti i bei momenti passati con Charlotte: dal loro primo incontro nel ripostiglio, al loro primo bacio, il loro distaccamento, i pomeriggi interi passati a scherzare, e poi quella notte: la notte più bella della sua vita ma anche la notte che l’aveva rovinato.
Non avrebbe più potuto parlare con Charlotte, non avrebbe più potuto assaggiare le sue labbra tanto morbide, non avrebbe più visto un sorriso sul suo volto.
Non riusciva neanche a piangere per quanto era vuoto. Non provava più nulla: odio, amore, tristezza? Tutti consumati, era già caduto nel vortice di tutti coloro che erano stati forti per troppo tempo, era caduto nella depressione.
Drew si addormentò con il volto di Charlotte stampato in testa, non poteva dimenticarla.



26 Marzo 1879.

Dal diario di Charlotte.

Non so cosa ho sbagliato, forse ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire?
Non lo so neanche io, fatto sta che Drew non mi rivolge la parola da quella notte.
Non uno sguardo, non un cenno del capo, non un breve saluto, nulla di nulla.
Mi sento sola, spero che le cose migliorino.
Forse gli parlerò ma ho paura di fare peggio, aspetterò un poco.



4 Aprile 1879.

Dal diario di Drew.

Credo che la mia Charlotte stia iniziando ad odiarmi, come biasimarla.
Tutte le volte che cerca di parlarmi io mi allontano o distolgo lo sguardo.
Sono un’essere orrendo, vorrei morire.
Mi manca, tantissimo.
 


18 Aprile 1879.

Dal diario di Charlotte.

Perché? Perché mi odia? Sono sicura che mi voleva solo usare, non sono una bambola.
Io cerco di parlargli in qualche modo ma non posso neanche chiarire il perché di questo distaccamento se lui continua a trattarmi così.
Cosa posso fare? Lo amo, mi sento così inutile, sola e impotente senza di lui.



24 Aprile 1879.

Dal diario di Drew.

Basta, non posso più sopportarlo.
Non mi importa se mi faranno del male, se mi picchieranno, io devo stare con lei.
E’ come aria per me.
Ho visto che sta male, è dimagrita più di quanto non lo fosse già prima.
E’ pallidissima in viso, ha sempre gli occhi arrossati e cerchiati da profonde occhiaie.
Dov’è il suo sorriso? L’ha perso e tutto per colpa mia.
Ma come gliel’ho tolto, glielo farò tornare.
Lo prometto, croce sul cuore.



25 Aprile 1879.

Charlotte stava camminando nel buio corridoio per andare a lezione di Letteratura.
Era diventato tutto monotono: alzarsi, mangiare, scuola, compiti, dormire; alzarsi, mangiare, scuola, compiti, dormire. Aggiungiamo anche il piangere e il vomitare.
La ragazza era immersa nei suoi pensieri quando si sentì tirare da un braccio.
Alzò lo sguardo e incrociò quegli occhi che aveva sognato per notti: intensi, profondi, color caramello, espressivi.
«Drew» disse in un sussurro.
Il ragazzo non disse nulla, prese saldamente il volto magro della mora e la baciò.
La baciò con violenza, aveva bisogno di lei.
Era un bacio che racchiudeva tutti quelli che non le aveva dato nell’ultimo mese.
«Perché?» disse la ragazza sempre a bassa voce.
Non capiva, era confusa.
«Lottie, dobbiamo scappare»
«Cosa?»
«Non dire nulla, raccatta tutte le tue cose velocemente; non ti far scoprire. Quando hai finito vai al nostro vecchio ripostiglio, d’accordo?» spiegò velocemente Drew.
La ragazza, pur essendo confusa e impaurita, obbedì.
Corse silenziosamente nel suo dormitorio, mise i suoi pochi e miseri vestiti in una sacca di tela ed uscì rapida da quella grande e triste stanza.
Raggiunse il ripostiglio, fortunatamente non incrociando nessuno. Bussò e Drew le aprì.
Senza dirle una parola la prese per mano, con l’altra afferrò la sua bella valigia di pelle e corse via veloce verso il portone d’ingresso.
Charlotte non capiva perché lo stava seguendo ma sapeva che era la cosa giusta da fare.
Oltrepassarono il grande portone di quercia e uscirono dal cancello di ferro dove sopra era scritto “Stratford’s College”. Charlotte si girò e diede un ultimo sguardo a quella che era stata per anni la sua casa, se così si poteva chiamare. Era stato il posto dove aveva passato i peggiori anni della sua vita, poi era arrivato lui.
Charlotte guardò Drew negli occhi e gli sorrise, come se non fosse successo nulla.
Era piena di adrenalina e, insieme al biondino dagli occhi color caramello, riprese a correre nei vasti prati della campagna canadese.





No, non sono morta.
Solo che non avevo nè voglia, nè idee, nè tempo di aggiornare.
Sono rimasta delusa dalle 6 recensioni del sesto capitolo, lo ammetto.
Pensavo che avesse avuto almeno 8 recensioni perchè era quello più importante e invece no.
Spero davvero che non mi abbiate abbandonato, veramente.
Avrei potuto finire la storia così ma non è spiegato bene quindi
il prossimo capitolo...sarà l'ultimo *musica macabra*.
Dopotutto mi dispiace, questa storia è come un'amica per me.
Mi ci incazzavo se non sapevo che scrivere, ero felice se avevo tante recensioni ecc. lol.
Comunque, per favore, abbiate pietà di questo capitolo stra merdoso e cortissimo ma non sapevo come farla finire.
Poi, dovevo farli separare in qualche modo ewe.
Odiatemi cwc.

Baci,
Giulia.
(
@ciastinshug on Twitter)

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Capitolo 8
*** The story. ***


The story.



9 Aprile 1908.

«Victoire ancora non dormi? E neanche tu Joseph?»
«Non riesco a prendere sonno! Volevo la favola per addormentarmi…» disse la piccola Victoire.
La giovane madre sospirò e si sedette alla fine del lettino di Joseph.
«Quella che vi sto per raccontare è una storia vera» disse la ragazza con un sorriso che le spuntava agli angoli della bocca.
«Dai mamma racconta! Non farci aspettare!» disse eccitata la piccola biondina.
«C’era una volta una ragazza orfana che era costretta a vivere in un collegio della sua città.
Era molto triste lì perché non aveva amiche e c’era un gruppo di ragazze che la odiavano e la prendevano sempre in giro, facendola picchiare o punire anche per una piccola sbadatezza. Questa ragazza aveva sedici anni ed adorava viaggiare e sognare; ogni tanto le capitava di perdersi nell’immaginazione e molto spesso veniva rimproverata per questo.
Un giorno la ragazzina vide una chioma bionda nel tavolo degli insegnanti: era un nuovo alunno ed era bellissimo, se ne innamorò subito. Purtroppo, però, questo ragazzo sembrava interessato all’ochetta che lei tanto odiava. Agli alunni del collegio non era permesso di avere relazioni con compagni ma a loro due era concesso perché erano entrambi figli di ricchi signori.
Un pomeriggio la ragazzina orfana si ritrovò in un ripostiglio a far conoscenza, per caso, del ragazzo di cui era innamorata. Scoprì che a lui non piaceva la ragazza odiosa e che era costretto ad essere il suo fidanzato. Da quel giorno i due diventarono sempre più amici, incontrandosi di nascosto fino a quando, un pomeriggio, si baciarono. Erano fidanzati, tutto andava per il verso giusto, la loro relazione era stata ammessa dagli insegnanti e la ragazza era finalmente felice. Un brutto giorno, però, il padre della ragazzina tanto odiosa arrivò al collegio perché aveva scoperto che la figlia era stata lasciata per una povera orfanella. Si arrabbiò moltissimo e vietò al biondino di vedere la ragazza. Tutti e due erano tristissimi e la povera ragazza non capiva cosa aveva fatto di sbagliato, perché lui non le parlava più.
Fortunatamente un giorno decisero di scappare da quell’inferno di collegio e corsero il più lontano possibile per non farsi trovare…
» la ragazza non finì di parlare che la piccola Victoire la interruppe, «ma li hanno trovati alla fine?» chiese tutta preoccupata.
La madre le sorrise e le accarezzò il viso, guardando anche Joseph che ascoltava incantato.
«Con loro grande fortuna sono riusciti a scappare senza essere trovati. Leggevano sui giornali che i direttori del collegio li stavano cercando disperatamente ma a loro non importava, non sarebbero più tornati in quell’orribile posto. Dopo alcuni anni di viaggi per il mondo, vacanze e divertimento i due decisero di sposarsi e nacquero due bei bambini di nome Victoire e Joseph» finì di raccontare la madre ai bambini che, stupiti, si guardarono.
«Mammina ma i bambini si chiamano come noi?» chiese il piccolo con la sua vocina acuta e impastata dal sonno.
«Beh, i bambini siete proprio voi e la storia è quella di me e vostro padre» spiegò con un sorriso a trentadue denti la madre.
La ragazza si sentì abbracciare da dietro e, alzando la testa, incrociò lo sguardo di suo marito che le sorrideva.
«Hai ascoltato la nostra storia, amore?» chiese lei al giovane marito.
«Si, sono appena tornato e ho avuto la fortuna di ascoltare il racconto»
«Mamma, papà, sapete una cosa? Questa è la più bella favola che voi ci abbiate mai raccontato! Sono sicura che anche a Joshy è piaciuta, vero Joshy?» chiese sorridente al fratello che, però, non rispose perché era crollato in un sonno profondo.
«Grazie piccola mia, ma ora dormi che è tardi!» disse la madre dando un bacio sulla guancia a entrambi i figli rimboccandogli le coperte.
Lei uscì silenziosamente dalla stanza, mentre il padre dei bambini li salutava prima di dormire.
Anche lui uscì e guardò profondamente negli occhi sua moglie.
«Ti amo Lottie» disse baciandola a lungo.
«Anche io Drew, per sempre» rispose lei tra un bacio e un altro.




26 Dicembre 1938.

«Ci mancherete tanto» disse singhiozzando una ragazza con biondi boccoli che le ricadevano lungo le spalle.
«Già, ci mancherete tantissimo. Ma non dovete preoccuparvi, vi ricorderemo sempre» aggiunse triste un ragazzo moro con degli occhi verdi, con tratti simili alla ragazza bionda.
«Addio mamma, addio papà» dissero i due per poi allontarsi dal cimitero dove giacevano le tombe dei loro genitori, morti entrambi in un incidente in carrozza.



Due anni dopo, villa del ragazzo moro.

«Papà, papà! Mi racconti una storia?» chiese la piccola Marie Charlotte.
«Oh, certamente. Stasera ti racconterò una storia vera, la più bella di tutte»
«C’era una volta una ragazza orfana che era costretta a vivere nell’orfanotrofio della sua città. Lei era molto triste perché non aveva amiche e tutti la trattavano male…» cominciò a raccontare il padre alla sua adorata bambina.
La bimba lo ascoltò senza mai interromperlo, era come incantata e non si era persa nemmeno una parola di ciò che il papà le raccontava.
«Papà ma questa storia è bellissima! Sono convinta che la ragazza sembrava una principessa!» disse la piccola alla fine del racconto.
«Oh si, lo era» rispose sorridendo il ragazzo.
La biondina corrucciò le labbra, «ma..come fai a saperlo?» chiese interrogativa e perplessa.
«Perché lei era tua nonna, nonna Charlotte e lui era tuo nonno Drew»

 

The End.




Ebbene si, è finita.
Sono tristissima, mi ero affezionata troppo a questa storia e vedere 'completa' mi ha fatto uno strano effetto.
Era diventata come un'amica per me.
Adoravo la trama.
Adoravo Drew e Charlotte insieme.
Adoravo il carattere di Charlotte perchè è il mio carattere.
Charlotte sono io.
Drew è Drew.
Me lo sono immaginato come Justin.
Non Justin stronzo, puttaniere ecc. di alcune ff che sto scrivendo.

E' stata la mia prima ff, ne sto scrivendo un'altra spero davvero che vi piaccia e che la seguiate fhdkd
Grazie mille per le recensioni che mi avete scritto, per aver letto i miei capitoli che puntualmente erano sempre in ritardo lol.
Anche questo è in ritardo, lo so, ma non ho avuto il computer per due settimane cwc
Spero che lo leggiate comunque.
Vi do il link di una os che ho scritto, parla di me, del bullismo, dell'autolesionismo ecc.
Ha avuto molte visualizzazioni ma nessuna recensione, ci terrei davvero a far sapere cosa ne pensate: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1339988&i=1
Sotto vi metto le foto dei figli di Drew e Charlotte c:

Much love,
Giulia.
(@ciastinshug on Twittah)





Joseph da piccolo: http://data.whicdn.com/images/32929100/tumblr_m7ddv5lVur1r8ojddo1_500_large.jpg

Victoire da piccola: http://data.whicdn.com/images/33377361/tumblr_m2wjfr6pe41qa6xbno1_r2_1280_large.jpg

Joseph da grande: http://data.whicdn.com/images/42831216/tumblr_md8pol5jDB1r8a0jco1_500_large.jpg

Victoire da grande: http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc7/485175_324818737578147_1365905485_n.jpg
 okay non si capisce tanto ma non trovavo un immagine giusta cwc

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