Quel Pazzo Venerdì

di Jillian Greenleaf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il biscotto della fortuna ***
Capitolo 2: *** 2. Scambio di corpi ***
Capitolo 3: *** 3. Complicazioni ***
Capitolo 4: *** 4. Che fare? ***
Capitolo 5: *** 5. Tutta colpa di Takao ***
Capitolo 6: *** 6. Un bambino adorabile ***
Capitolo 7: *** 7. I guai non bastano mai ***
Capitolo 8: *** 8. Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** 9. Fine dei giochi? ***
Capitolo 10: *** 10. Ritorno burrascoso ***



Capitolo 1
*** 1. Il biscotto della fortuna ***


1

1. Il biscotto della fortuna

 

La scritta indicata sulla radio-sveglia di Rei non lasciava dubbi: erano già le 5.47 del mattino e di Kei Hiwatari ancora nessuna notizia. Era sparito ormai da giorni, il solito comportamento, dopo aver nuovamente litigato con Takao. Quella notte avevano fatto i turni e Max era appena andato a dormire. Anche Rei era piuttosto stanco, ma mai quanto preoccupato per il suo amico.

Solo dopo le 6 riuscì a sentire chiaramente il rombo di una moto vicino a casa Kinomija…non poteva essere che lui! Rei corse a balzi verso la porta spalancandola con tutta la forza che aveva in corpo…Kei si stava tranquillamente sfilando il casco dopo aver posteggiato la moto nera nel vialetto della casa di Takao.

-era ora che ti decidessi a tornare! Si può sapere dove sei stato?- tentò di non urlare il cinese

-non sono affari tuoi!- rispose freddo il russo passandogli accanto come se niente fosse

-aspetta, non crederai che abbiamo finito qui?!-lo trattenne Rei. Allora il russo, scocciato, si limitò a lanciargli un’occhiata a dir poco glaciale da che Rei comprese che sarebbe stato meglio per lui se non avesse insistito oltre. Trattenendo la rabbia lasciò andare l’amico che si chiuse in una stanza senza dire parola.

Già, Kei era molto cambiato in quegli ultimi anni! Ormai non pareva considerarli come suoi compagni di squadra, era freddo e distaccato, molto peggio di quando era a capo degli Shell Killer…e i continui rimproveri di Takao non facevano che peggiorare la situazione. Sarebbe stato bello tornare ad essere una squadra unita…come ai vecchi tempi…

-Rei…ancora in piedi?- chiese Hilary svegliata dal frastuono. E se…

 

-Buon giorno ragazzi!- mugugnò Max strofinandosi gli occhi ancora assonnati. La stanchezza dell’americano dovette scomparire subito poiché alle sue spalle comparve ben presto Takao che, prendendo l’amico alla sprovvista, lo spaventò facendogli fare un balzo felino. Sedutisi poi a tavola, dopo aver cominciato a mangiare, il discorso venne introdotto da Nonno Jay:

-questa mattina presto ho sentito arrivare una moto, Kei è forse tornato?-

-si, ma non sono riuscito a parlargli…- rispose Rei al che Takao sbatté violentemente una tazza sulla tavola:

-non è giusto che si comporti così nei nostri confronti!- mancò poco che urlò

-takao, forse te la prendi troppo! Sai com’è fatto…-

-no Max, non possiamo continuare così, deve adattarsi alle nostre regole!-

-calmati takao, io sono d’accordo con Max, non dimenticare che è appena tornato da un viaggio…-

-è proprio questo il fatto Rei! Non possiamo continuare in questo modo, non può! Non sappiamo cosa faccia, dove vada. Io mi sono proprio stufato!- urlò infine mettendo a zittire tutti, tutti tranne lo stesso Kei che proprio in quel momento era entrato in sala da pranzo.

-quello che faccio e dove vado non sono affari tuoi!- rispose brusco dirigendosi poi in corridoio, prendendo la giacca e dirigendosi nel vialetto dove aveva lasciato la moto. Ma prima di uscire, voltandosi verso i suoi compagni, rivolse loro una frase:

-non dovete più preoccuparvi per me, me ne vado…-e senza concludere la frase sbatté la porta dietro di se.

-vattene pure, tanto tornerai da noi presto!- gli rispose urlando Takao.

“speriamo che Hilary sia pronta…e che tutto vada a buon fine!” si ritrovò a pensare Rei preoccupato.

 

Svoltato a sinistra, dopo l’ultimo incrocio, si ritrovò a percorrere un viale quasi deserto. Quasi perché davanti a se, in mezzo alla strada, trovò presto Hilary che lo fissava immobile. Vedendolo arrivare a velocità sostenuta gli fece cenno di fermarsi ma…perché avrebbe dovuto?

Avrebbe tranquillamente potuto continuare per la sua strada…invece frenò e si accostò assieme a lei sul ciglio della strada, senza però sfilarsi il casco né spegnere la moto.

-che vuoi?-

-non usare quel tono con me!- rispose prontamente la ragazza al che il russo fece per ripartire, ma accortasi di questo Hilary lo trattenne per un braccio:

-Kei, il presidente vuole vedervi…-

-lasciami in pace Hilary, ormai non ho più niente a che vedere con vuoi…-

-come sarebbe a dire? Sei il campione del mondo e come tale hai delle responsabilità…-

-…voi non potete capire…- e a quelle parole quasi sussurrate, Hilary si trovò davanti ad un attimo d’esitazione ma poi, fortunatamente, si riprese:

-eddai, almeno questa volta!- una sola volta ancora…e perché no? Dopotutto non li aveva ancora salutati e nonostante tutto voleva bene a quei ragazzi.

-dove?- Hilary s’illuminò visibilmente:

-al ristorante cinese sulla 24esima. Dove ci ha portati Rei l’ultima volta…ma tu non c’eri!- s’incupì la brunetta. Kei diede gas alla moto dicendo che sarebbe arrivato tardi e poco dopo era sparito alla vista.

“speriamo solo che il piano di Rei vada a buon fine!” pensò e sperò la ragazza preparandosi poi a raggiungere il locale.

 

-Andiamo Rei, perché devo venire anch’io?-sbuffò Takao proprio mentre nonno Jay svoltava l’ultimo angolo che li separava dal ristorante.

-perché andiamo in QUEL ristorante cinese!- e fu a quelle parole che Takao parve svegliarsi del tutto, spalancando gli occhi, non certo abbastanza da raggiungere l’estensione delle sue mandibole.

-non mi stai prendendo in giro? Andiamo veramente in QUEL ristorante?-

-te l’ho detto: si!-

-EVVIVA!!!!- si mise a urlate il giapponese saltellando allegramente sul sedile. Max rideva allegramente anche perché era stato proprio Rei ad architettare quel grandioso piano e quindi non c’era nulla da temere!

Arrivati a destinazione Takao si fiondò letteralmente al tavolo dove, sorridente come sempre, li attendeva il presidente Dai-tenji ancora intento a sfogliare il menù del ristorante.

Mangiarono a sazietà, a spese della BBA ovviamente, ma c’era qualcosa che non andava: dov’era Kei?

-hei Hilary, sei sicura che verrà?- chiese Max che aveva fatto cadere di proposito il tovagliolo cosicché anche la brunetta si piegasse e ascoltasse.

-mi ha detto di si, che sarebbe arrivato tardi ma che sarebbe venuto!-

-speriamo che si muova, qui stiamo finendo!- concluse Max. allora Takao s’alzò in piedi dicendo:

-ragazzi che mangiata, ora possiamo andarcene!-

-NO!!!- sobbalzarono tutti, tranne il presidente che probabilmente si era dimenticato del perché era lì!

Per farle breve ordinarono altri 6 tipi di dessert finché il rumore della tanto attesa moto li raggiunse. Pochi istanti dopo anche Kei Hiwatari fece il suo ingresso nel locale. Con noncuranza si sedette accanto a Rei e al presidente, ignorando lo sguardo dei suoi compagni. Takao lo ignorò a sua volta e poco dopo Kei aveva rimandato in cucina la cameriera senza ordinare nulla.

-hai già mangiato?- certo che quando Max s’impicciava nei suoi affari era veramente odioso.

-non sono affari tuoi!- rispose il bel russo.

-non sono affari tuoi…- lo imitò malamente Takao per poi proseguire -scusa tento se ci preoccupiamo per te!-

-non mi pare d’avervelo chiesto!- fu la secca risposta del russo al che takao perse la calma e cominciò a litigare animatamente con l’amico, che impassibile come sempre, lo fronteggiava a testa alta. Alla fine, come al solito, vinse il russo.

Quanto quell’ennesima sconfitta bruciasse al capitano lo si poteva dedurre dalla sua camminata nervosa verso i bagni. Poco dopo anche il russo si diresse verso il bagno, notando che qualcosa sul suo braccio avrebbe potuto create non poco scalpore tra i suoi compagni di squadra.

La scena vista dagli occhi del resto del gruppo era la seguente: Takao e Kei s’incontravano davanti alla porta del bagno, cominciavano a litigare nuovamente e la madre di Mao li raggiungeva con un vassoio porgendo loro due biscotti della fortuna. Ovviamente entrambe li avevano presi solo per far tacere la donna che continuava a blaterale parole insensate in cinese. Poco dopo li raggiunse takao che aveva precedentemente messo in tasca il foglietto trovato nel biscotto della fortuna.

-andiamocene!-

-aspetta Takao, il presidente deve parlarci!- lo trattenne in extremis Rei proprio mentre Kei li raggiungeva, prendeva la sua giacca, li salutava e spariva nuovamente nel nulla.

Il piano di rei era così fallito…ma quello della madre di Mao no!

 

Quella mattina era rincasato piuttosto tardi ma nonostante questo avrebbe dovuto alzarsi piuttosto presto. S’era addormentato con i vestiti addosso, senza salutare nessuno, anche perché dormivano tutti.

Stranamente quella notte non sognò affatto e si sentì rassicurato, quella doveva essere la prima dopo molte notti che riusciva a riposare. Nonostante la stanchezza non oppose resistenza quando i primi raggi del sole lo destarono dal suo sonno. Dovevano essere le 6 del mattino quando Kei Hiwatari aprì i suoi bellissimi occhi ritrovandosi in una stanza che non era la sua. In una casa che conosceva, in una stanza piena di gente…

-ma che diamine…- presto si diresse verso il bagno sciacquandosi più volte la faccia per poi guardarsi allo specchio e…

-…non…non è possibile!- la persona riflessa nello specchio non era lui…!

 

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Capitolo 2
*** 2. Scambio di corpi ***


Ciao e grazie a tutti per i commenti

Ciao e grazie a tutti per i commenti! Mi ha fatto molto piacere e vorrei rispondere a coloro che chiedevano se la storia è stata tratta dal film di Freaky Friday: si! Ci saranno vicissitudini particolari e spiazzanti che metteranno a dura prova il carattere (e i nervi) dei nostri amici! Quindi non resta che augurarvi un buon proseguimento di lettura!

 

 

2. Scambio di corpi

 

Dopo aver attraversato correndo l’intero quartiere si ritrovò ad avere qualche muscolo indolenzito. Effettivamente non era una cosa tanto strana, per lo meno non più strana di quella situazione poiché quello non era il suo corpo!

Kei Hiwatari, il grande campione russo, si era risvegliato alle 5.15 di quella mattina nel corpo di un altro.

E quel corpo, non essendo abituato alla sua solita velocità e a tutti quei movimenti che dopo gli anni trascorsi ad allenarsi nel monastero in Russia gli venivano oramai spontanei, era parecchio indolenzito.

Ci mise parecchio più tempo del previsto a raggiungere la sua villa e vi entrò senza troppi problemi, scavalcando il cancello ed evitando tutti i sistemi di sicurezza che ormai era abituato ad eludere.

Per entrare in casa dovette faticare un po’ di più: sapeva bene che la finestra al terzo piano veniva lasciata aperta la notte, ma arrampicarsi senza far scattare i sistemi di sicurezza con quel corpo era parecchio difficile.

Entrato in casa, attento a non far rumore, raggiunse ben presto la sua stanza. Aveva lasciato lì il suo corpo ma non gli interessava minimamente come questo fosse stato possibile: doveva riprendere le sue sembianze e questo era tutto.

-hei, sveglia, sveglia!- borbottò tentando di non svegliare nessun’altro a parte colui che dormiva beato nel suo corpo.

Ma tutto fu vano: quell’essere continuava a dormire, russando e talvolta borbottando nel sonno. Fu allora che il russo lo scaraventò giù dal letto e solo allora l’altro si svegliò.

Strofinandosi gli occhi ancora assonnati guardò per qualche istante la stanza in cui si trovava per poi guardare la radio-sveglia: non erano nemmeno le 6 del mattino.

-insomma nonno, si può sapere perché mi hai svegliato così presto?- borbotto scocciato

-non so se te ne sei accorto, ma c’è qualcosa che non va!- disse il russo al che l’altro alzò lo sguardo: davanti a se, con le braccia incrociate e un’espressione a dir poco glaciale, vide se stesso.

-ha ha, bello scherzo nonno, complimenti!-

-sei incorreggibile! Non ti sei accorto di qualcosa che non va nella tua voce?- chiese il russo

-no, perch…che cavolo? Questa non è la mia voce!-

-meglio tardi che mai, Takao!-

-hei, aspetta un attimo, fammi capire…si, cioè, sono morto e tu sei il mio spettro, giusto?-

-no, io sono Kei! E tu sei nel mio corpo!-

-…COSAAA?- allora Kei si fiondò su di lui tappandogli la bocca:

-in questa casa non si urla, chiaro?!- bisbiglio, tant’è che nell’oscurità della sua stanza, con la voce così bassa e quegli occhi assassini sembrava veramente un fantasma.

-scusa, ma che diamine sta succedendo?- chiese allora Takao osservando i vestiti che indossava, notando che, effettivamente, erano quelli dell’amico.

-non ne ho idea, l’importante è tornare ciascuno nel proprio corpo!-

-questa volta non posso darti torto però…aspetta un attimo!- disse alzandosi in piedi e mettendosi di fronte a Kei nel suo corpo:

-che c’è?- chiese il russo al che Takao sorrise:

-sono più alto di me!!!-

-non ho parole…siamo seri, come facciamo a tornare normali?-

-ha, non lo so!- rispose Takao nel corpo di Kei mentre l’altro si sedeva sul letto: quel corpo da strapazzo non era abituato al minimo sforzo.

-esaminiamo la cosa: cos’è successo ieri?- chiese il bel russo in un corpo che poco gli si addice

-vediamo…ho mangiato tre fiorentine, due porzioni di ramen, Max mi ha spruzzato di maionese…-

-non intendevo questo, idiota!- alla fine, dopo aver analizzato la loro precedente giornata, arrivarono alla conclusione che doveva esserci lo zampino di coloro che avevano organizzato il pranzo al ristorante cinese.

-e ora che facciamo, Kei?-

-non ne ho idea, non possiamo mica andare avanti così!-

-già che ci siamo direi di far finta di niente!-

-ottima idea Takao, così tu sarai il bersaglio mobile e io il pagliaccio del quartiere, non ci penso nemmeno!-

-scusa amico, ma che vuol dire bersaglio mobile?- il russo stralunò gli occhi

-niente, mi è uscito così!- si limitò a dire così da obbligare Takao a proseguire:

-ascoltami bene, russo da strapazzo, mi vuoi dire che sta succedendo?-

-come sarebbe a dire?-

-non parli mai così per dire, ti conosco!- da quando Takao era così perspicace?

-su questo avrei dei dubbi!- rispose freddo il bel russo dubitando che l’amico lo conoscesse bene come sosteneva

-sul fatto che non parli mai così per dire?- sì. Era proprio il solito stupido Takao

-senti, lasciami in pace e tentiamo di trovare una soluzione al problema, ora dobbiamo concentrarci solo su questo!- lo zittì Kei

-beh, non ci resta altro che fare a cambio!- aggiunse Takao, proprio non sopportava che l’amico lo trattasse così! Ma chi si credeva di essere?

-sarebbe a dire?- intervenne Kei

-io fingerò di essere te, tu fingerai di essere me, poi andremo dal presidente Dai-tenji a chiedere spiegazioni, la BBA non apre prima delle 11!-

-detesto quest’idea, ma non c’è altro da fare…allora è il caso che t’informi di alcune cose!-

-sta tranquillo, andrà tutto alla grande! Ora però…dato che siamo a casa tua…posso sapere dov’è il bagno?-

-non ci posso credere…-

-ooohhh…senti, a tutti capita di dover andare al bagno!-

-hem…sali le scale in fondo al corridoio e raggiungi il terzo piano, fa’ attenzione a non farti vedere ne sentire, la seconda porta a sinistra è il bagno…cerca di muoverti e sta attento!-

-ok, grazie!- disse Takao correndo in direzione del bagno, cercando di fare meno rumore possibile.

Kei, in camera sua, nel corpo di Takao, continuava a ripetersi che non era possibile, non ora che aveva ritrovato quello a cui più teneva, non ora che si trovava in pericolo…

D’altro canto nemmeno a Takao piaceva molto la situazione, ma se le cose stavano così allora bisognava darsi da fare e risolvere la questione il più in fretta possibile. Infondo che ci voleva a fingersi Kei? Bastava ripetere sempre “non sono affari tuoi” ed evitare gli altri. Sotto quest’aspetto sarebbe stato facile, ma non immaginava nemmeno lentamente quali segreti nascondeva il russo!

Tornato dal bagno, più allegro di prima dopo essersi scaricato di un impellente bisogno, dovette però nascondersi: qualcuno stava uscendo da una delle stanze di quell’immensa villa. Se ne accorse notando la maniglia che si stava lentamente abbassando e subito si fiondò dietro una sporgenza nel muro.

Era stato così rapido che quasi non riusciva a crederci…quel corpo era fantastico!

Quando poi il pericolo sembrò passato corse verso la stanza dove aveva lasciato l’amico e per poco non si perse nei corridoi.

-si può sapere quanto ci hai messo?- bisbigliò l’amico seduto comodamente sul letto

-ma tu guarda, non posso nemmeno andare al bagno ora?-

-sfotti poco Takao, abbiamo un grosso problema!-

-beh, almeno…hei, non ti ho mai sentito parlare così tanto!-

-…possiamo fare i seri?-

-he?- in quello Kei iniziò a preoccuparsi veramente: non ci sarebbero mai riusciti!

-allora, devi sapere che…-

-aspetta un attimo!-

-ma insomma Takao, si può sapere che c’è ora?-si trattenne dall’urlare.

Lo sguardo di Takao era caduto sulla foto che il russo teneva sempre sul comodino. La cornice era piuttosto arrugginita e la foto pareva bagnata. Vi era immortalata una donna bellissima, sorrideva in mezzo alla neve, pareva aspettare qualcuno. I capelli argentei le scendano sulle spalle e gli occhi dello stesso colore erano spalancati, le perfette labbra aperte in un sorriso sincero. Sullo sfondo s’intravedeva chiaramente la piazza centrale di Mosca e gli alberi erano ancora ricoperti di neve. Tuttavia la donna indossava abiti all’apparenza piuttosto leggeri: una giacca  nera decorata don filamenti di lana e una sciarpa bianca, molto simile a quella indossata quotidianamente da Kei. Teneva le mani dietro la schiena ma essendo di profilo risaltavano alla vista i suoi guanti, anche quelli indossati poi dal russo…

Takao s’era letteralmente incantato a guardarla.

-quella…ah, che vuoi saperne tu!- ma le parole del russo non avevano raggiunto il giapponese.

-Takao?- lo chiamò allora Kei, notando che non rispondeva alla provocazione. Doveva aver trovato qualcosa di veramente interessante oppure…

Quando il giapponese si voltò verso l’amico lo fissò con un gran sorriso:

-sento…sento odore di cibo!!!!!!- disse allora. Era proprio uno stupido secondo Kei, ma nemmeno lui sapeva la verità.

Kei annusò l’aria ed effettivamente lo raggiungeva un buon profumo: Raily doveva essersi già messo all’opera!

S’alzò, afferrò Takao per il colletto e lo attirò a se:

-ora ascoltami bene, per nessun motivo dovrai uscire da questa stanza, chiaro?-

-cosa? Ma io ho fame!-

-ma lo capisci che se ti devono capiranno subito che c’è qualcosa che non va? Che non sono io?-

-scusa, ma che intendi?-

-Raily è il mio maggiordomo da quando ero piccolo, mi conosce meglio di chiunque altro. Se ti vede stai pur certo che succederà un caos!-

-tu hai un maggiordomo? È lui che sta cucinando?-

-esatto, ma ricorda che nessuno deve vederti!-

-ok ok, ho capito, vediamo il resto dato che ci tieni tanto!-

-è meglio che tu sappia che in questa casa ci sono regole che non devono essere violate. Non parlare mai con nessuno, sii freddo e distaccato anche con Raily, se qualcuno ti chiede qualcosa, tu vattene come se nulla fosse. Non dimostrare mai affetto nei confronti di qualcuno e se vuoi dire qualcosa, qualsiasi cosa, non farlo!-

-ok, ho capito!-

-sicuro?-

-si, ora tocca a me! Devi sempre vincere tutte le sfide, imitarmi alla perfezione, litigare con mio nonno e…-

-scusa amico, ma tu sei quello più prevedibile della squadra!-

-detto da te è un complimento e…accidenti!-

-che succede ora?-

-no, non funzionerà mai Kei!-

-che intendi dire?-

-oggi devo partecipare alle premiazioni di un torneo e forse dovrò anche usare il bey! Io..cioè, tu…insomma, non posso presentarmi così!-

-è un problema! Io non sono in grado di usare Dragoon…non puoi disdire?-

-anche se lo facessi ci sarebbero gli allenamenti con il prof kappa! E ora che si fa?- Kei era ancora sovra pensiero quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Istintivamente il russo si nascose dietro le tende.

-…perdona l’intrusione Kei, volevo avvisarti che la colazione e pronta…sempre se oggi vuoi unirti a noi…-

-arrivo!- disse Takao nel corpo di Kei mentre quest’ultimo lo fulminava con lo sguardo da dietro le tende.

La voce che aveva precedentemente parlato si ritirò così, con solo il rumore dei passi nel corridoio. Non aveva aperto la porta e quindi, fortunatamente, non aveva notato la differenza con il vero Kei. Costui uscì così dal suo nascondiglio, trattandosi dal picchiare Takao.

-quello era Raily?- chiese Takao

-si…ed ora ti aspetta di sotto!-

-finalmente si mangia!-

-possibile che tu non sappia pensare ad altro? Hai combinato un bel casino!-

-eh?- perché era così difficile farlo ragionare?

-ascoltami bene, ora dobbiamo cambiare i piani e non ho tempo per inventarmi dell’altro. Presta attenzione alle mie parole…-

 

(da adesso in poi, salvo qualche piccolo accenno per ricordare la situazione, scriveremo solo Takao o Kei, senza precisare che l’uno si trova nel corpo dell’altro e viceversa, altrimenti salta fuori un caos! Ora possiamo proseguire con la storia, grazie dell’attenzione! Nd Autrici)

 

Il piano di Kei poteva funzionare anche se a Takao non piaceva affatto!

Affacciatosi alla finestra vide l’amico scavalcare abilmente il cancello, senza essere visto. Allora si legò la sciarpa del russo attorno al collo e scese le scale verso la cucina. Kei gli aveva lasciato la piantina della villa così avrebbe potuto orientarsi meglio, ma in fatto di cucine Takao non aveva rivali!

Entratovi incontrò il famigerato Raily: un uomo ormai avanti con gli anni, in smoking, con due grossi baffi bianchi e un portamento nobile che lo fissava quasi sorridendo.

Sistemò una tazza di te’ fumante sul tavolo davanti a Takao, ancora nel corpo di Kei, e servì una fetta di dolce ad una figura all’altro capo del tavolo.

-ci grazi oggi?- chiese la figura, una ragazza, sorseggiando il suo te’.

Per un attimo il cuore di Takao smise di battere: quant’era bella quella ragazza?

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Capitolo 3
*** 3. Complicazioni ***


3

3. Complicazioni

 

Una dea? Probabile. Un angelo disceso dal paradiso solo per lui? Sì, ecco cos’era! Quella era sicuramente un angelo…come poteva essere altrimenti?

I lunghi capelli scuri le incorniciavano il volto perfetto, disegnato dalle salde dita degli angeli. Quegli occhi color nocciola, più chiari della cioccolata, continuavano a fissarlo imprigionandolo in quel magnifico sogno. Le dita affusolate stringevano fermamente la tazza di te’ e la divisa del collegio, leggermente stretta alla vita, pareva anch’essa creata dalle mani d’una creatura sovrannaturale.

-Kei?- chiamò lei, con voce che pareva la melodia di una madre cantata al bimbo.

Ci volle un attimo, quelle parole, perché Takao ricordò: si trovava nel corpo di Kei, nella casa del suo amico…e quella stupenda ragazza era ospite in casa del russo…perché?

Ricordando poi anche le parole del russo, senza dire nulla, si sedette lì dove Raily aveva poggiato la tazza di te’ e con noncuranza cominciò a sorseggiarlo.

Doveva ammettere che non gli era mai piaciuto moltissimo come bevanda, ma lì, con quella ragazza angelica davanti agli occhi che non riusciva in nessun modo a non guardare, anche quella bevanda era veramente deliziosa.

-Kei, desideri dell’altro?- gli chiese Raily. Ma Takao era troppo concentrato su quella magnifica ragazza per accorgersi di lui. Raily prese quel silenzio per un no: era il tipico comportamento di Kei, fatta eccezione per quegli occhi che non smettevano mai di fissare la bella ragazza, quello non era da Kei!

-andrai anche oggi?- chiese allora la ragazza senza però ottenere risposta dal russo che la guardava imbambolato. Allora si sporse sino a raggiungere l’altra estremità del tavolo, afferrando il blader per il colletto:

-sto parlando con te!- sibilò assumendo lo stesso sguardo assassino che il russo aveva quando gli aveva impedito di urlare. Takao dovette ricomporsi alla svelata per non destare sospetti:

-…non sono affari tuoi…- disse imitando malamente l’amico, disprezzandosi per quella risposta nei confronti della ragazza. Allora lei assunse un broncio insicuro e poi lo lasciò andare.

-…Kes…- intervenne allora Raily rivolto alla ragazza, dunque era così che si chiamava?

Kes guardò il maggiordomo e dopo qualche istante di silenzio i due iniziarono a confabulare…in russo!

Ovviamente Takao non aveva capito nulla!

Anche voi siete impazienti di scoprire di cosa discutevano i due personaggi misteriosi?

Allora…

Eccovi accontentati!

-- chiese Raily parlando in russo

--

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--

-- concluse la ragazza sorridendo, quando sorrideva era ancora più bella. S’alzò dalla sedia e raggiunse Takao nel corpo di Kei per poi sedersi sulle sue gambe. Era sì leggera, ma Takao diventò viola! La ragazza gli mise le braccia attorno al collo accomodandosi tra le sue braccia:

-non sei stato molto gentile prima!- aggiunse con voce suadente sussurrandogli all’orecchio…

…Takao era in crisi!

-…K-Kes…-pronunciò con voce imbarazzata, sperando che quello fosse il nome della ragazza.

Fu allora che lei, scoccandogli un bacio sulla guancia e scompigliandoli i capelli, lo salutò prima di andare a scuola.

Un pensiero attraversava la mente di Takao: possibile che quella fosse la ragazza di Kei?

 

Che pessima situazione, in un momento del genere per giunta!

Al russo non piacevano minimamente come si erano messe le cose, non gli piaceva il fatto che non sapevano se effettivamente esisteva un modo per far tornare le cose come prima.

E poi…Takao…perché proprio lui? Perché non qualcuno che avrebbe preso la sua situazione più seriamente? Per quello sciocco, come lo considerava lui, questo era solo un gioco, uno scambio di ruoli e nulla più. Non poteva minimamente immaginare il pericolo che correva trovandosi in quella situazione, e lui certo non poteva dirglielo…ma perché Max doveva richiedere la maionese anche nel sonno? Non era capace di stare un po’ zitto quell’americano?

-uffa, ma quanto dormono?- bisbigliò Kei ormai abituato a svegliarsi a orari inimmaginabili, talvolta a non dormire per giorni, ormai disabituato a tutto quel fracasso.

E come dargli torto?

Tra Rei che faceva le fusa nel sonno, Max che, probabilmente, sognava di essere in una fabbrica di maionese, e il professor K che muoveva rumorosamente le dita come se stesse digitando qualche codice al computer, l’unico capace di continuare a dormire doveva per forza essere Takao.

Con questi pensieri s’alzò dal letto e senza fare alcun rumore sistemò accuratamente le coperte in un angolo per poi raggiungere la cucina. Qui si trovavano Hilary e Nonno Jay:

-buon girono Takao, ti sei svegliato presto oggi…-

-haha! Finalmente hai messo la testa a posto nipote!- disse nonno Jay interrompendo Hilary.

-…buon giorno…Hilary dovrei parlarti!- disse allora Kei

-mah, gioventù d’oggi, io me ne vado in palestra!- sbottò nonno Jay andandosene. Kei rimase così da solo con la ragazza:

-dimmi, c’è forse qualcosa che non va Takao?-

-perché questa domanda?-

-non saprei, ti vedo così…strano oggi! È forse successo qualcosa?-

-…non mi va di parlarne, piuttosto, vorrei sapere una cosa! Sai dirmi chi ha organizzato il pranzo di ieri al ristorante cinese?-

-cert…beh, a dire la verità non esattamente…come mai?- si trattenne la ragazza ricordando le indicazioni di Rei: Takao non doveva saperne niente. Peccato che Hilary non poteva immaginare che davanti a lei non c’era Takao, bensì Kei!

-semplicemente perché mi piacerebbe tornare a mangiare in quel ristorante favoloso!- disse Kei facendo l’occhiolino alla brunetta che arrossì visibilmente. Proprio in quel momento arrivarono anche gli altri:

-heilà amici, che mattinieri che siete oggi!-

-hai ragione Rei, Takao s’è anche alzato prima di noi, it’s fantastic!-

-ridi pure Max, tanto sono io il campione del mondo!- disse sorridendo Kei…sorridere, anche se nel corpo di un altro, per lui non era affatto facile!

-questo è tutto da vedere!- disse Rei fiondandosi sulla colazione, sfidando i suoi amici. Alla fine si misero tutti a mangiare allegramente, spruzzando Max di maionese e semi-distruggendo il computer portatile del prof che tentava di salvare Rei dal soffocarsi dopo aver mandato giù un boccone troppo grosso. Kei mangiò come non mai, temendo che poi si sarebbe sentito male, divertendosi come poche volte aveva fatto…dopotutto non era difficile imitare Takao!

 

-che programmi hai oggi, Kei?- disse Raily tentando di darsi un tono serio e autoritario, fissando il Kei che aveva davanti, ancora viola per il bacio della ragazza. Takao dovette riflettere un po’…ma sì, avrebbe anche potuto dirglielo, dopotutto si trattava solo del maggiordomo!

-la sede della BBA apre alle 11, devo parlare con il presidente!- e così dicendo fece per andarsene in camera dopo la deludente colazione: una tazza di te’ e una fetta di dolce. Come cavolo faceva Kei a saltare anche un pasto misero come quello?

Takao stava ormai svanendo nell’oscurità delle scale, sperando di non perdersi nei corridoi, quando la voce di Raily lo fermò:

-ricordati di andare a prenderlo!- Takao i voltò incuriosito e stava per chiedere spiegazioni quando lo sguardo assassino e le parole dell’amico gli tornarono alla mente:

-…se vuoi dire qualcosa, qualsiasi cosa, non farlo!- fu così che ignorando le domande che gli crescevano nella mente, il nostro eroe (vabbè dai, ci stava! Nd Autrici) condusse i suoi passi verso la camera dell’amico. Arrivatovi scostò le lunghe tende nere, lasciando entrare un po’ di luce, ammirando il magnifico giardino che vedeva ora per la rima volta. Raily percorreva il lungo vialetto con la nera limusin mentre accanto al cancello l’attendeva Kes.

Incrociando nuovamente i suoi occhi Takao avvertì una scossa lungo la schiena. La ragazza lo guardò per qualche istante e poi sorrise, salutandolo con la mano prima di salire in macchina.

Anche Takao la salutò e sorrise al solo vederla sorridere, il cuore che gli batteva a mille nel petto…

Solo dopo qualche istante, finalmente, se ne accorse…

-…e se fosse….- bisbigliò sconvolto…

…Si era appena accorto di esseri innamorato della ragazza di Kei!

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Capitolo 4
*** 4. Che fare? ***


4

4. Che fare?

 

Dopo la movimentata colazione si prepararono per l’ennesimo allenamento a bey, inutile ribadire che data la situazione Kei era non poco scocciato all’idea di doversi battere in quelle condizioni.

Per questo motivo se ne stava seduto in un angolo, in disparte, osservando le tattiche dei suoi compagni. Come ovvio quello non era da Takao, ma per portare a termine il suo piano non vi era altra scelta.

D’altronde doveva solo attendere ancora un paio d’ore e poi avrebbe tranquillamente raggiunto la sede della BBA e parlato con il presidente, forse lui avrebbe capito o almeno sperava che gli avrebbe aiutati.

Sì, l’unica cosa importante in quel momento era poter tornare normale…

-Takao tocca a te!- gli urlò Max venendogli incontro…ci mancava solo quello scocciatore!

-allora? Perché non ti prepari? Non ti senti bene?- chiese l’americano pronto a fare da crocerossina all’amico.

Kei dovette trattenersi dal tirargli un pugno in faccia limitandosi a rispondere:

-non mi va di allenarmi!-

-ma sei forse impazzito? Sei il campione in carica, devi mantenere alto il tuo onore!- gli urlò contro il prof

-andiamo, vai a prendere Dragoon e comincia ad allenarti, subito!- sbraitò Hilary.

Ci mancava solo quella ragazzina a fargli la predica…

Come se non bastasse nonno Jay passava di lì proprio in quel momento (certo, non è normale che il padrone di casa passaggi in cortile proprio in un preciso momento! Nd autrice1)(eri d’accordo anche tu di metterlo così, quindi taci!Nd autrice2) e aveva udito le urla di rimprovero, immaginando che il nipote ne avesse combinata un’altra delle sue.

Tuttavia era bello vedere che anche lui si era fatto tanti amici!

S’avvicinò loro con fare brusco per poi iniziare a sua volta una bella predica:

-sei il solito pigrone, se ti allenassi nell’arte della spada potresti arrivare molto lontano…- riprese quindi a dire sovrastato dalla voce degli altri, voci che al russo non parevano altro che piccole mosche che gli ronzavano attorno alla testa, infastidendolo e nulla più.

Ma poi Max parve ricordarsi di qualcosa e…:

-HAAAAAAAAAA…!!!!…!!- urlò diventando blu in faccia e guardando l’amico, interrompendo i rimproveri degli altri.

Ora tutta l’attenzione era fissa su di lui.

Un pensiero attraversò la mente del russo: possibile che quello stupido abbia scoperto la verità?

Per tutta risposta Max lo prese per il polso e lo trascinò via, dietro la casa, dove avrebbe potuto parlargli, nonostante la vergogna:

-scusa amico, scusa!- disse in principio, Kei non capiva nulla!

-che hai?- chiese allora il russo al che Max si gettò ai suoi piedi invocando il perdono:

-ricordi la lettera? Beh…ecco…mi sono completamente dimenticato di consegnarla!- ammise in fine il biondo…di che lettera stesse parlando Kei non lo sapeva e non gliene interessava, almeno finché…

-mi dispiace tantissimo amico, ora Hilary continua a ignorare il fatto che lei ti piaccia, ma ti prometto che gliela consegnerò appena possibile…- ma dopo le parole “Hilary continua a ignorare il fatto che lei ti piaccia”, il russo non aveva più udito nulla.

Takao innamorato di Hilary…già, proprio una bella situazione, veramente un bel momento per uno scambio di corpi! Ma che altro gli doveva capitare?

Intanto Max continuava a fissarlo in ginocchio con gli occhi lucidi e le mani giunte, il russo dovette decidersi a dargli una risposta per non destare sospetti, anche se la sua precedente espressione (del tipo morale a terra o non ci posso credere) era bastata per far capire a Max d’averla combinata grossa!

-promettimi che gliela consegnerai al più presto!- disse tentando di imitare il tono, certe volte piagnucoloso, di Takao.

-non sei arrabbiato con me?- chiese Max che stava per scoppiare a piangere

-no, ma devi promettermi che gliela consegnerai, sai quanto ci tengo!- continuò il russo sempre nello stesso tono. Allora Max scoppiò in un pianto disperato, inzuppando la maglietta del capitano:

-grazie, grazie amico, grazie di cuore, ti prometto che farò del mio meglio!- continuava a piagnucolare l’americano mentre Kei si congraturava con se stesso per la magnifica interprestazione da oscar e tentava inutilmente di ripararsi dalle lacrime di gioia di Max.

Con una scusa si rifugiò poi nella cucina (ma chissà poi che scusa si è inventato se è andato in cucina!nd Au 1) (guarda, nessuno ha capito che Takao ha sempre fame e quindi il suo ambiente preferito è la cucina!nd Au 2) e una volta solo si limitò ad osservare l’orologio affisso alla parete: mancava ancora un’ora abbondante all’apertura della BBA, doveva resistere solo un altro po’ e poi tutto sarebbe tornato normale…

-allora Takao, si può sapere che hai oggi?- chiese Hilary facendo capolino dietro di lui.

Kei sussultò per lo spavento per poi ricordarsi quello che gli aveva detto Max: Takao aveva una cotta per Hilary, come doveva comportarsi?

Alla fine decise di agire come farebbe normalmente il capitano dal berretto al contrario:

-si tratta di Kei, mi da sui nervi il suo comportamento!- disse.

Già, se c’era da dare la colpa a qualcuno Takao la dava sempre a lui anche se la cosa non gli interessava molto, anzi, non gli interessava affatto!

-ma dai, sei ancora arrabbiato con lui per la faccenda di ieri?- il russo rispose imitando la goffaggine del capitano: voltò il volto imbronciato nella direzione opposta alla ragazza costringendola a continuare:

-sai che ti comporti come un bambino? Avrà anche lui i suoi buoni motivi! E poi vorrei proprio sapere perché ieri al ristorante s’è ne andato verso il bagno così di corsa, non so se hai notato ma nascondeva qualcosa con il braccio!- l’ultima frase la brunetta la disse con fare misterioso.

Per un attimo il russo rimase senza fiato: possibile che era stato così sciocco da lasciar trasparire qualcosa?

Il giorno precedente era stato molto fortunato a cavarsela con solo quel taglio sul braccio, ma se i suoi amici avrebbero scoperto qualcosa…no, non poteva nemmeno pensarci, dopotutto lo stava facendo solo per loro!

-indovina: affari suoi! Rispose allora con lo sguardo basso, andandosene verso la sede della BBA, lasciando Hilary di sasso.

Lungo la strada si sarebbe fermato a riflettere, ne aveva bisogno.

 

Quant’era bella la moto di Kei? Takao rimase letteralmente incantato da quel mezzo cui non aveva mai attribuito importanza, scoprendo così tutta la sua bellezza. In un certo senso era come in sintonia con l’animo nero del russo. Voleva tanto provare a salirci, metterla in moto e partire veloce per la città con le ragazze che lo guardavano con ammirazione…

Però Kei non aveva detto nulla riguardo alla moto…un giretto sarebbe stato possibile, doveva solo fare attenzione a non farsi scoprire.

S’infilò il casco, calò la visiera sugli occhi (il che lo fece sentire un mega figo) per poi accorgersi… che non aveva le chiavi!

Accidenti, Kei non aveva neppure accennato alle chiavi per mettere in moto quel gioiellino!

Sconsolato Takao dovette rassegnarsi a raggiungere la BBA a piedi e non è azzardato dire che si trattò di una vera e propria missione: non conosceva quel quartiere, ignorava persino il fatto di trovarsi nella stessa città, e solo dopo parecchio tempo scorse davanti a se il cartello che indicava la via per il centro.

Corse per la strada cercando di arrivare puntuale all’appuntamento con l’amico mentre i suoi pensieri erano rivolti ad un'altra persona.

Non sarebbe mai riuscito a dirglielo… accidenti, si era proprio innamorato della ragazza di Kei e lei lo credeva un altro…che guaio!

Come se non bastasse, se nemmeno il presidente li avrebbe aiutati, avrebbe dovuto continuare quella falsa, nella sua stessa casa, per chissà quanto ancora…

D’altro canto se fosse tornato subito tutto alla normalità, forse, non avrebbe più potuto rivederla…

Così preso da questi pensieri arrivò alla sede della BBA con solo 30 minuti di ritardo, ritrovandosi davanti all’amico:

-era ora che arrivassi!- sbottò il russo

-non farla tanto lunga, non sapevo dove abitavi e poi sono stato veloce, ci ho messo meno del solito!- ribatté Takao al che il russo non poté altro che incrociare le braccia per poi iniziare un argomento delicato in attesa del presidente:

-Max mi ha detto che… ti piace Hilary!- Takao si paralizzò.

Letteralmente si paralizzò.

Come aveva fatto a dimenticarsi di Hilary? La sua cotta per quella ragazzina rompiscatole era già passata? Beh, se la definiva come una ragazzina rompiscatole la risposta doveva essere per forza affermativa…

Si era innamorato della ragazza di Kei e subito dimenticato della sua prima cotta…come se non bastasse Max doveva averle consegnato la sua lettera!

Che disastro!!!!

-beh ecco, possiamo dire che…- fece per continuare lui, interrotto dalla dura voce del russo:

-non m’interessa sapere come stanno le cose, dimmi solo che dovrei fare!-

-come?-

-non vorrei ricordartelo, ma io sono te e tu sei me, e Hilary non mi stuzzica nemmeno un po’!- concluse il russo.

“Ovvio che Hilary non ti fa alcun effetto, hai già una ragazza!” pensò Takao per poi tentare di darsi un tono un po’ più dignitoso e affrontare la conversazione, ma non gli avrebbe mai rivelato di essersi innamorato della sua ragazza poiché, come minimo, l’avrebbe pestato!

-comportati come se nulla fosse, come se tu avessi una cotta per lei…-

-non è un discorso molto coerente!-

-che vuoi che ti dica, Hilary…mi piace un pochino…- che qualcuno salvi il povero Takao!

Miracolosamente il presidente fu presto pronto a riceverli e l’interrogatorio del russo si concluse con l’imbarazzo di Takao.

Una volta nell’ufficio privato del presidente i due cominciarono a chiedere spiegazioni riguardo al pranzo del giorno precedente, scoprendo così che era stato Rei ad organizzare il tutto solo per farli riappacificare.

Tuttavia Rei non era abbastanza furbo per organizzare una situazione del genere, uno scambio di corpi in perfetto stile… bisognava formulare alla svelta un nuovo piano!

Kei sarebbe così tornato a casa di Takao per parlare con Rei, poi avrebbe raggiunto il ristorante cinese per discutere anche con il personale.

Infatti il ristorante era di proprietà della madre di Mao.

D’altro canto Takao sarebbe tornato buono buono a casa di Kei e si sarebbe chiuso nella stanza dell’amico, finché le cose non si sarebbero sistemate.

Inutile ribadire che al capitano non piaceva affatto il piano dell’amico!

-perché sono sempre io quello che deve stare fermo in un posto fisso?- chiese in tono presuntuoso al che il russo gli lanciò uno sguardo che gli fece raggelare il sangue nelle vene:

-te l’avrò spiegato mille volte: se scoprono la situazione succederà un caos!-

-e perché tu te ne vai tranquillamente in giro?-

-non me ne vado tranquillamente in giro, io devo raccogliere informazioni, non ci tengo a restare ancora sotto queste sembianze!-

-pensi che per me sia diverso? Anch’io voglio rendermi utile!-

-sarai più utile chiuso in camera!-

-ma si può sapere che hai?-

-che intendi?-

-una volta non eri così, una volta eri nostro amico. Si può sapere che diamine ti è successo Kei?-

-…non sono affari tuoi!-

-perché non provi a cambiare frase?-

-ti ho chiesto qualcosa della tua cotterella per Hilary? Mi pare di no, quindi io penso ai fatti miei e tu ai fatti tuoi!-

-ma se no sai nemmen…- non ebbe il tempo di dire altro che subito Kei lo bloccò:

-ora basta, chiudiamo qua il discorso! Abbiamo altro a cui pensare!- e detto questo uscì dalla sede della BBA per poi fermarsi a fissare l’amico:

-ci ritroviamo qui questa sera, tenta di non farti vedere, è per il tuo bene!-

-uffa, la smetti di fare discorsi che non si capiscono?- sbraitò Takao al che Kei sospirò:

-se facessi un discorso lineare non riusciresti a seguirlo!-

-eh?- appunto, come volevasi dimostrare Takao non era riuscito a tenere le fila della premessa del tanto famigerato discorso lineare!

Il russo non gli fece molto caso e s’allontanò alla svelta, diretto verso casa Kinomija dove avrebbe potuto parlare con Rei, ma prima doveva pensare alla questione “allenamenti e tornei di Bey!”

 

Non era affatto giusto!

Kei lo lasciava sempre così, sempre con l’amaro in bocca, e questo non gli piaceva affatto!

Tuttavia, se lui non c’era, poteva almeno vedere la sua ragazza e sotto sotto non gli dispiaceva il fatto di poter restare ancora sotto quelle sembianze.

Kes vedeva davanti a se l’amato ragazzo, non un’altra persona che neppure conosceva e con cui, probabilmente, non avrebbe mai avuto a che fare.

Lei era bellissima, Takao non riusciva a credere che una creatura come quella potesse realmente aver scelto un tipo presuntuoso e antipatico come Kei!

Camminava su e giù per le vie della città con questi pensieri, incurante della gente e del traffico.

Esistevano solo lui e il ricordo di quella ragazza che, ferma davanti al cancello, lo salutava allegramente…

Accidenti, si era proprio innamorato!!!

La cosa più importante era fare in modo che il russo continuasse ad ignorare la cosa altrimenti l’avrebbe ridotto veramente male!

Però era anche vero che il povero Takao non conosceva quasi nulla del passato dell’amico…se gli stava nascondendo qualcos’altro?

Dopotutto, il primo campionato di Bey in Russia aveva scosso non poco il ragazzo, rivelando aspetti del suo passato che nemmeno immaginava, o che aveva preferito dimenticare.

Il campione russo non era mai stato molto chiaro su quest’aspetto del suo passato!

E poi c’era anche suo nonno!

Da quando l’avevano arrestato non se ne era più fatta parola, un po’ per non ferire i sentimenti del Blader della fenice, un po’ perché con il passare del tempo la storia era stata sepolta da altri avvenimenti.

Effettivamente, dopo il ritorno di Vorkof ai tornei contro la BEGA, dopo la sua brillante vittoria contro Brooklyn, Kei Hiwatari aveva cominciato ad allontanarsi…Takao non ricordava più se anche Vorkof fosse stato arrestato o meno… (incredibile, non avrei mai immaginato che il suo misero cervello potesse ricordarsi fatti così lontani…di qualche mese prima addirittura!!!nd Au 1) (oppure che riuscisse ad elaborare così tante informazioni! It’s incredibile!!!nd Au 2) (hem, stai parlando come Max!nd Au 1) (lasciami vivere con la mia illusione di sapere l’inglese dato che c’ò piccone! Nd Au 2)

Un suono metallico lo distrasse dai suoi pensieri.

Era sicuramente il suono di un bey che girava, ma da dove proveniva?

Ma si, certo!

Veniva sicuramente dal parco ove ogni giorno diversi giocatori si riunivano per dar vita a memorabili sfide. Una volta anche lui frequentava quei posti, ma da quando era diventato campione del mondo, non aveva più molto tempo da dedicare alle tranquille sfide a bey, si parlava solo d’allenamento.

Non che la cosa gli dispiacesse, dopotutto il bey era la sua più grande passione…chissà se anche Kes era una blader abile quanto il ragazzo, quanto Kei?

E chissà perché alla fine il suo pensiero tornava sempre a quella ragazza!

E si, era proprio cotto!

…chissà se nella tasca dei pantaloni avrebbe trovato il famigerato Dranzer?

Vi frugò e…

-ma, che diamine?- si disse: Dranzer era tutto ammaccato, in certi punti persino bruciato…com’era possibile? Forse la potenza sviluppata dal bit della fenice era così potente da distruggere il metallo…no, quella doveva essere opera di un altro bey!

Era questo il pericolo a cui aveva accennato l’amico?

Per sicurezza decise d’incamminarsi verso la casa del russo, sempre se sarebbe riuscito a ritrovarla! Mentre nascondeva Dranzer nella tasca, non poté fare a meno di notare qualcosa di bianco che gli ricopriva parte del gomito.

Sollevò la manica e…

-ma cha diamine è?- l’intero braccio era ricoperto da una spessa benda di cui non se ne era ancora accorto! (no scusa, l’aveva addosso da praticamente una mattina intera e aveva tranquillamente compiuto chissà che azioni e non se ne era accorto?nd Au 1) (andiamo, lo sappiamo tutti com’è! Ha la soluzione sotto il naso ma non riesce a vederla! Chissà se quest’esperienza non cambierà qualcosa?nd Au 2) (di che esperienza parli?nd Au 1) (scocciatrice! Leggi, anzi, scrivi e piantala!nd Au 2) (sigh, mi picchia!nd Au 1) (ma se non ti ho neppure sfiorata! Tu sei a casa tua e io a casa mia, che vuoi di più?nd Au 2) (o la piantate o la piantate!nd tutti) (passami il vaso!nd Au 1) (ecco, tieni!nd Au 2 con un grembiulino da giardinaggio con su scritto “pollice verde”) (… -_- …!nd Tutti)

Takao non capiva che diamine stesse succedendo, ma la cosa migliore che poteva fare era tornarsene subito a casa dell’amico e una volta lì indagare a sua insaputa.

Non è azzardato dire che il passato del russo lo spaventava parecchio…

Chi avrebbe mai immaginato che all’improvviso, mentre percorreva una via poco movimentata, un’auto nera sarebbe sbucata dall’incrocio, diretta a tutta velocità verso il blader?

Takao non se ne accorse e fu preso alla sprovvista da una piccola 500 gialla e piuttosto affollata con i finestrini scuri.

Una mano l’afferrò e lo strascinò nell’auto che con un suono stridulo, corse via in direzione del parco.

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Capitolo 5
*** 5. Tutta colpa di Takao ***


5

5. Tutta colpa di Takao

 

(oddio, ma da quant’è che non scriviamo?nd Au 1)(da quando abbiamo scritto l’ultima volta!nd Au 2)(sai che non mi ricordo nemmeno a che punto eravamo arrivate?nd Au 1)(c’è da preoccuparsi, potresti essere stata contagiata da Takao…nd Au 2)(uff, tutta colpa di Takao!nd Au 1)(ecco spiegato il titolo…-_- nd Au 2)(e ora? Io non mi ricordo dove eravamo arrivate!nd Au 1)(ci penso io, Hitoshiman ci dirà tutto! Ma che dico? Nella puntata precedente avevano appena rapito Takao!nd Au 2)(davvero??? Allora è meglio sbrigarsi!nd Au 1)(…-_-…è quello che si aspettano tutti!nd Au 2 ormai rassegnata!)(…nd Au 1)

 

-Rei, devo parlarti!- gridò Kei con fare nervoso correndo dall’amico intento ad allenarsi. Il cinese lo vide venirgli addosso e per un attimo, conoscendo Takao, ebbe paura di venir travolto da un treno in corsa. Ma dal momento che nel corpo di Takao vi era Kei, non che i suoi metodi fossero più delicati, lo prese per un braccio strattonandolo via. Il povero Rei ebbe paura di perdere un braccio più volte durante i pochi metri da percorrere.

Una volta al sicuro i due cominciarono a lanciarsi occhiate mentre rei tentava di rimettere in sesto il povero braccino:

-indovina!- disse allora Kei con tono cupo, come nessuno aveva mai sentito parlare Takao se non negli ultimi tempi. Rei stralunò gli occhi:

-cosa?-

-ho parlato con il presidente Dai-tenji e mi ha detto che sei stato tu ad organizzare il pranzo dell’altro giorno!-

-…ah si?- chiese il cinese facendo finta di niente anche se la notizia l’aveva non poco sconvolto: aveva un accordo con il presidente il quale non avrebbe dovuto dire niente a Takao, invece l’aveva fatto.

-Rei, voglio delle spiegazioni!- continuò il russo

-e su cosa?-

-smettila di fare il finto tonto! Prometto che non mi arrabbierò ma ho il diritto di conoscere la verità!- si ritrovò quasi ad urlare il blader con quel suo sguardo assassino, che poco gli si addiceva in un corpo simile.

Evidentemente quello sguardo aveva portato a termine il suo ruolo e il povero cinese fu costretto ad accontentare l’amico che comunque non doveva sapere nulla di quella faccenda. Infondo non sarebbe stato difficile mentire a Takao, un piccola bugia non poteva fargli nulla…inutile ripetere che nemmeno Rei sapeva cosa stava succedendo a Takao e Kei.

-ok, ok, il presidente era molto preoccupato perché da un po’ di tempo gli sembrava che sia tu che Kei avevate uno strano comportamento. Sinceramente non me ne sono interessato molto ma quel giorno sembravi veramente arrabbiato con lui. Così ho deciso che un bel pranzetto nel tuo ristorante preferito ti avrebbe tirato su di morale! Evidentemente il presidente deve aver contattato anche Kei e posso assicurarti che è stata una sorpresa per tutti…-

-Rei, il presidente sarà anche in preda alla vecchiaia, ma non ancora così rimbecillito da dimenticarsi d’aver invitato Kei!- l’interruppe il russo con voce acida: non aveva tempo da perdere, possibile che non riuscivano a capirlo? In fin dei conti voleva sapere che diamine gli era successo e dal momento che era stata proprio Hilary a dirgli dove trovarli era più che logico che la storia di Rei non reggesse.

-Rei, ti ho già detto che non mi sarei arrabbiato, ora voglio sapere la verità!-

-te l’ho appena detta! E poi sei stato proprio tu a dire che il ristorante della madre di Mao è il migliore del mondo. Testuali parole tue!-

D’un lampo qualcosa scattò nella memoria di Kei: lui e Takao avevano ricominciato a litigare e la madre di Mao li aveva raggiunti con un vassoio porgendo loro due biscotti della fortuna. Ovviamente entrambe li avevano presi solo per far tacere la donna che continuava a blaterale parole insensate in cinese.

Ma allora…

Ma certo!

Ecco la soluzione!

Con un balzo felino Kei s’alzò in piedi dirigendosi verso la porta di casa quando venne fermato dal professore che con aria severa gli intimava di tornare ad allenarsi poiché nel pomeriggio avrebbe dovuto disputare un incontro molto importante.

D’altra parte Hilary e nonno Jay chiamavano tutti a raccolta per il pranzo…Hilary! Ma certo!

Con fare piuttosto scorbutico il bel russo si precipitò verso la brunetta, prendendola alla sprovvista, afferrandola per la mano e trascinandola con se sul retro della casa. In quel momento era la sua unica speranza!

-insomma, che ti è preso?- contestò la ragazza non poco seccata delle maniere dell’amico che quel giorno si comportava veramente in modo strano. Il giovane le rivolse un’occhiata veramente glaciale, nonostante gli occhi caldi e profondi di quel corpo inutile.

-so che ieri hai parlato con Kei, o meglio, che gli hai detto di andare al ristorante!- la brunetta si ritirò indietro sentendo una vampata di gelo arrivarle dalla posizione dell’amico

-beh…che intendi?- non aveva nemmeno finito di pronunciare quelle parole che subito il russo l’attirò a se:

-dimmi chi ha organizzato tutto!- per un attimo le parve quasi che Takao si fosse fuso con il carattere di Kei.

Ci mise un po’ per riprendersi:

-veramente non so di cosa stai parlando!-

-non mentire Hilary, è una cosa molto importante!-

-non riesco a capirti…-

-ascoltami bene, è veramente importante per me arrivare in fondo a questa faccenda prima che…che Kei si metta nei guai, quindi puoi aiutarmi?- non è azzardato dire che Hilary era non poco confusa e le parole dell’amico la mettevano in crisi. Ma che stava succedendo?

-ma insomma, si può sapere che stai dicendo?- si fece avanti la ragazza al che il russo decise di rinunciarci momentaneamente: sarebbe prima andato al ristorante cinese e poi avrebbe parlato nuovamente con i suoi amici…sperando che non fosse troppo tardi!

 

Ma insomma, che diamine stava succedendo?

Riusciva a ricordarsi solo di essersi voltato e subito una piccola 500 gialla e sin troppo affollata era sbucata da dietro l’angolo correndo a tutta velocità, mentre qualcuno l’aveva afferrato e trascinato dentro la macchina. Non riusciva a vedere niente: aveva la testa premuta contro la portiera e una mano gli ricopriva la bocca, riusciva solo vedere qualche piccola figura sfocata attraverso i neri finestrini. Il rombo della macchina era ancora piuttosto forte, nonostante la velocità del mezzo fosse calata un bel po’.

D’un tratto sentì delle voci:

-fiuuuuuù… appena in tempo…per festeggiare ci vuole della musica!- e così dicendo il guidatore accese la musica a tutto volume, facendo sobbalzare gli altri che subito protestarono, scatenando un vero e proprio putiferio:

-ma sei impazzito?-

-abbassa subito, anzi, spegni subito!-

-già ho il gomito di Kei conficcato nello stomaco, ancora con questa musica!-

-Serjei se non chiudi subito quella maledettissima radio giuro che ti lancio Wolborg addosso!-

-ma sei impazzito Yuri? Siamo in un ambiente chiuso e sin troppo piccolo, ci vuoi distruggere?-

-ma a me piace questa musica!-

-scusate, tra un po’ muoio soffocato, possiamo aprire un finestrino?

- non se ne parla!-

-chiudi subito quella radio!-

-attento alla strada…-

-… SILENZIO!!!!!…- aveva urlato in fine uno dei suoi… “rapitori”… che evidentemente era il capo e che mise tutti gli altri a tacere, persino la radio che con un suono poco incoraggiante si ruppe di botto.

-bene, ora sì che si ragiona!- concluse il capo

-certo che ti va bene, non sei tu che devi guidare con le ginocchia attaccate al petto perché dietro c’è qualcuno che vuole stare comodo!-

-oppure che non riesce a vedere la strada perché mancavano i soldi per aggiustare il sedile davanti!-

-…o che ha il gomito di Kei conficcato nello stomaco…hei, amico, ti spiacerebbe darti una sistemata? Sei quello messo meglio qua dentro!- disse una voce e subito Takao tentò di muoversi, cosa praticamente impossibile data la sua posizione.

-quante storie, guardate che anch’io sono spiacciato dall’attrezzatura…Kei, togli quel gomito, non vedi che mi soffochi Bo!- disse la voce del capo al che Takao s’accorse che già conosceva quelle voci.

Fece per sollevare il capo, impresa che gli costò non poca fatica, senza però riuscirci e subito dopo provò ad emettere qualche suono nel tentativo che gli fosse almeno tolta quella mano dalla bocca.

-hei, ma che stai dicendo amico? Non ci capisco niente!-

-…Boris, lo stai soffocando, prova a lasciarlo andare!-

-e credi che sia facile? Guarda come sono messo!-

-riesci almeno a spostare la mano?-

-se mi sposti la borsa con le ricetrasmittenti posso almeno provarci!-

-…uffa… ho le mani bloccate, Ivan riesci a fare qualcosa?-

-ma se sono dalla parte opposta dell’auto!-

-puoi provarci?-

-posso liberare te, Yu, ma arrivare a Boris è impossibile!-

-allora liberami!- subito si sentì il rumore di un qualcosa metallico cadere a terra e poco dopo la pesante borsa sul petto di Takao venne deposta altrove e la mano sulla sua bocca lo lasciò libero.

Takao poté dunque alzare un po’ di più la testa, riconoscendo così i suoi rapitori: Serjei era spiattellato contro il volante con le ginocchia attaccate al mento; sul sedile davanti stava Ivan che non riusciva nemmeno a vedere la strada data la sua statura. Dietro, Yuri era stravaccato su delle pesanti e scomode borse, la gamba sinistra di Takao sulle sue e quella destra dietro la testa; Boris lo teneva per la giacchetta assieme alla ruota di scorta e ad un pesante borsone.

-…Yuri, ragazzi…- disse in fine interrottò dalla flebile voce di Boris che fece capolino da dietro il borsone:

-…scusa…amico…ti spiacerebbe spostare il gomito…per favore…?- riuscì a dire nonostante gli stesse per mancare l’aria. Takao provò a muoversi portando il gomito parallelamente al suo fianco, posizione relativamente scomoda dato il pesante borsone che portava sul petto.

-parliamo di cose serie: Kei, si può sapere che diamine ti è saltato in mente? Potevamo anche non arrivare in tempo!- lo rimproverò Yuri con voce insolitamente cupa: lui che non legava mai con nessuno si stava preoccupando per uno come Kei?

-scusa ma… che intendi?- chiese Takao curioso come non mai

-e me lo chiedi? Non hai notato che ti stavano seguendo? E poi vorrei sapere perché non ti sei presentato questa mattina, li conoscevi bene i piani!-

-ho avuto un problema Yuri…-

-e continuerai ad averlo, sai meglio di noi quanto sia pericolosa questa situazione…ieri hai avuto fortuna a cavartela solo con quel taglio! Nonostante tutto mi tocca ripeterti ogni giorno di fare attenzione, non possiamo pedinarti per sempre!- concluse il capitano dei Neo Borg non poco arrabbiato.

Seguì qualche istante di silenzio.

Serjei affrontò una curva e subito la piccola macchina si fermò per far scendere Takao e il rosso. Anche questa fu una vera impresa: Ivan dovette scendere e aiutare Yuri a spostare tutte le borse su Boris, che ovviamente protestava, e poi a tirare fuori Takao lasciando Boris in quelle pietose condizioni.

Una volta portato a termine questo difficile incarico, i due, sedutisi su un muretto nel parco, iniziarono a parlare:

-allora, che è successo Kei?-

-…niente che tu possa risolvere Yuri!-

-ha qualcosa a che fare con loro?- Takao si voltò incuriosito e stava per chiedere chi fossero “loro” quando ricordandosi le parole dell’amico si limitò a rispondere negativamente.

-allora che è successo?- continuò Yuri

-…non sono affari tuoi!-

-ok, allora veniamo al sodo!- e subito dopo quest’affermazione Yuri iniziò a parlare in russo e Takao ad annuire fissano un punto impreciso nel parco nella disperata speranza che l’amico iniziasse a parlare anche una lingua più comprensibile.

Ovviamente la sua speranza non fu mai realizzata e Yuri continuava a passargli informazioni che, fatto che il povero Takao ignorava, erano vitali per Kei. Ad un certo punto, dopo un bel po’ di tempo che quella scenetta proseguiva, Yuri rivolse all’amico una domanda che noi autrici malefiche abbiamo deciso di tradurvi:

-<…se pensano che sarà così facile sconfiggerci si sbagliano di grosso, pensano forse che ci travestiremo da pantere rosa per girare per la città?>- Yuri aveva infatti visto la sera precedente il film della pantera rosa.

Takao, che non riusciva più a continuare quella falsa, decise di modificare un po’ la sua parte… palando!

-si potrebbe fare!- disse al che Yuri stralunò gli occhi, non tanto per il fatto che Kei aveva insolitamente parlato, quello era abbastanza normale nella loro situazione, quanto per quello che aveva detto.

-scusa…ma…ne sei sicuro?-

-beh, è una cosa fattibile, vero?- Yuri rimase di sasso

-…p…penso…di …sì…-

-e allora va bene, pensi di riuscire per domani mattina?-

-cosa?- Kei si era forse rincitrullito? Oppure si trattava di uno dei suoi piani geniali che era ancora al di fuori della comprensione di Yuri?

-domani mattina a casa mia…ora devo andare…ciao Yuri!- e così dicendo Takao s’alzò tranquillamente dal muretto andandosene: dopotutto non era così male tentare di capire il russo…solo che non aveva capito nulla! Subito sentì la voce di Yuri urlarli:

-Kei…Gnerieò…- (traduzione: -Kei…non ti preoccupare…- si pronuncia come l’abbiamo scritto, si spera…! Nd Au 1 e 2) segiutando a parlargli di altro che ovviamente il povero Takao non riusciva a comprendere.

Si limitò a fare un cenno della mano all’amico e svanì dietro delle casette affacciate sulla strada.

Ora sarebbe subito tornato da Kes per passare del tempo con quella magnifica ragazza e poi avrebbe indagato su Kei.

 

Svoltato l’angolo Kei aveva finalmente raggiunto il tanto ricercato ristorante da dove, molto probabilmente, il giorno precedente aveva avuto origine quel errore che aveva permesso a lui e Takao di scambiarsi di corpo.

Quel giorno c’era molta gente e un conseguente via vai di camerieri.

Accostatosi al balcone Kei attese per qualche istante, ripercorrendo tutti gli eventi del giorno precedente nella mente…

E sì, era stato proprio fortunato a cavarsela con solo quel taglio sul braccio: la moto era slittata verso il dirupo senza che potesse fare nulla e s’era fermata a pochi centimetri da una buona decina di metri di possibile caduta. Come se non bastasse Dranzer stava ancora combattendo contro quel bey nero che l’aveva ridotto molto male. Alla fine la cosa migliore da fare era fuggire! Così aveva abbandonatola moto, sapendo che Yuri sarebbe tornato a prenderla, richiamato Dranzer, e s’era deciso a saltare nel vuoto sperando nell’atterraggio sui cespugli del bosco che lo sottostava.

Per fortuna la sua traiettoria era giusta ma fu subito costretto a nascondersi: quegli uomini gli davano la caccia e scesero subito nel boschetto, sparando ad ogni cosa che si muovesse. Lui era subito risalito sulla parete di roccia, aiutato anche da Yuri e dagli altri, e fasciata la ferita sul braccio era subito corso al ristorante dove lo aspettavano i suoi amici.

E una volta lì, la ferita, aveva ripreso a sanguinare costringendolo a raggiungere il bagno per non far preoccupare nessuno…

-ciao Takao!- aveva salutato Mao correndo da lui che le rivolse uno sguardo glaciale, il che parve molto strano alla cinese. Kei le spiegò il più vagamente possibile quello che era successo e subito Mao parve capire a mandò a chiamare la madre che, dopo aver visto il volto di Kei nel corpo di Takao, volle subito fuggire, trattenuta però dalla voce della figlia:

-che hai combinato, mamma?- le due ricominciarono a parlare in cinese, facendo perdere la pazienta al russo che richiamò l’attenzione su di se:

-voglio solo sapere che sta succedendo!- alzò lui la voce al che Mao abbassò lo sguardo:

-…mi dispiace…-

 

Dopo quella movimentata giornata non c’era niente di meglio che sdraiarsi su un comodo letto e magari schiacciare un pisolino. Eppure…c’erano ancora troppi enigmi sullo strano comportamento di Kei… ma certo! Come aveva fatto a dimenticarsi della benda che aveva visto prima?

Si rimboccò la manica della maglietta, sfilando la fascia che da bianca diventata lentamente rossa.

Alla fine, nonostante l’oscurità regnasse sovrana nella stanza dell’amico, riuscì chiaramente a vedere il grosso taglio che attraversava il braccio partendo dalla spalla per poi toccare il gomito. Era un grossa ferita, non c’era dubbio, e pareva anche cucita da qualcuno che sicuramente non era un medico. Forse Kei s’è l’era cucita da solo…

Un rumore proveniente dalle scale lo distrasse: Kes doveva essere tornata, non c’erano dubbi! Corse a grandi passi verso di lei per poi trovarsela davanti con aria quasi incredula.

-non sei andato a prenderlo?- chiese la bella ragazza con una strana espressione sul volto

-chi?- chiese, quasi senza accorgersene Takao, poi rimpiangendo quella domanda:

-come chi? Nostro figlio, oggi dovevi andare tu a prenderlo!- il cuore di Takao mancò un battito: Kes aveva…Kei aveva un figlio?

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Capitolo 6
*** 6. Un bambino adorabile ***


6

6. Un bambino adorabile

 

Un figlio! Kei aveva un figlio e non gliel’aveva mai detto. E cosa forse ancora peggiore l’aveva avuto da quella magnifica creatura… ma che stava succedendo? All’improvviso nulla era più come lo ricordava, quella fervida amicizia che caratterizzava i Bladebreakers sembrava scomparsa…

-siamo quasi arrivati, non preoccuparti!- disse Raily guardando la figura di Kei nello specchietto retrovisore, mentre guidava la nera limousine. Il ragazzo era insolitamente agitato, e anche quello non era sicuramente un tipico atteggiamento di Kei. No, quando si trattava di andare a prenderlo Kei affidava quel compito a Kes o qualche volta al maggiordomo stesso, non sarebbe mai andato a prenderlo sapendo il pericolo che correva.

Ma Takao non sapeva nulla e da un verso era meglio così, dall’altro era la cosa peggiore!

La nera limousine si accostò alla strada, proprio davanti ad un grosso cancello che segnava l’entrata in una scuola. Dei bambini uscivano da qui con le rispettive madri, trascinandole da tutte le parti, raccontando le loro avventure di quella magnifica giornata.

Tra questi solo uno se ne stava in disparte, seduto sulla panchina, ad attendere qualcuno che pareva non arrivare mai.

Raily fece scendere Kei dalla macchina e subito chiamò a gran voce:

-Krist!- all’udire quella voce il bambino voltò lo sguardo e subito spalancò gli occhi vedendo accanto al maggiordomo una figura che conosceva bene. Il suo volto s’illuminò notevolmente mentre, con una gran sorriso, correva verso i due. Quando fu abbastanza vicino spalancò le braccia pronunciando il nome di Kei, ignorando la presenza di Raily che pareva sorridere, anche se sempre preoccupato.

Takao ebbe un breve istante d’indecisione vedendo quel bambino corrergli incontro felice come una pasqua, ma poi si riprese e accovacciatosi attese che il piccolo lo raggiungesse per poi stringerlo in un tenero abbraccio. (ovviamente, Takao m’ispira tantissimo di peluches!nd Au1) (ormai mi sono rassegnata…andiamo avanti va, che è meglio!nd Au2)

Il piccolo si fiondò su di lui, gettandogli le braccia al collo e stringendolo fortissimo, non voleva più lasciarlo andare e solo dopo le suppliche di Raily, che notava un certo imbarazzo in Kei, riuscirono finalmente a scostare leggermente il piccolo che però continuava a sorridere al Blader. Takao poté allora osservarlo meglio: non c’erano dubbi che quello fosse il figlio di Kei, la somiglianza tra i due era incredibile anche se nel carattere del piccolo non vi era nulla che potesse ricordare l’amico.

Il bambino, a quello sguardo confuso di Takao, rispose con un buffo sorriso per poi chiedere allegro:

-come mai sei qui, fratellone?- fratellone? A quella parola il blader rimase per un breve istante confuso, ma poi comprese che era ovvio che il piccolo lo considerasse come un fratello piuttosto che un padre e quindi non volle rompere quella piccola serenità, che le menzogne di Kei avevano creato nel figlio.

Semplicemente stralunò gli occhi:

-come che ci faccio qui?- il piccolo abbassò la voce

-non vieni quasi mai a prendermi perché…perché e pericoloso…-

-non sei felice di vedermi… Krist?- chiese Takao pregando che fosse quello il nome del bambino che scosse la testa e gli gettò le braccine al collo:

-certo che sono felice!- non poco sorpreso e addolcito da quel gesto Takao ricambiò la stretta e subito dopo la nera limousine ripartì verso casa Hiwatari mentre il piccolo continuava a fissare Takao. Per tutto il viaggio non gli tolse gli occhi di dosso, anzi, ad un certo punto si fece avanti chiedendo, seppur con la paura di un rifiuto:

-fratellone… quando mi allenerai a bey?- Takao rimase sorpreso da quelle parole: anche quel piccolino era un blader? Allora doveva sicuramente esserlo anche Kes… chissà se avrebbe potuto battersi con lei… ma che andava pensando? Kes era la madre di quel bambino e Kei era il padre, non vi era altra soluzione che dimenticarsi di lei, anche se la cosa era veramente difficile…

-fratellone?-

-… sì… magari più tardi, va bene piccolo?- il sorriso sul volto del bambino s’allargò notevolmente:

-grazie mille fratellone, vedrai che non ti deluderò!-

-ne sono certo!-

-però non usare tutta la tua forza, per una volta vorrei riuscire a tenere il mio bey in campo per più di qualche secondo! Sai fratellone, credo che Blue voglia essere all’altezza della tua fenice, anche se solo per pochi istanti!- disse il piccolo stringendo un bey blu scuro nella mano, il bit chip brillava leggermente sfoggiando una magnifica aquila dalle ali blu.

-non preoccuparti, vedrai che un giorno riuscirai a diventare un campione anche tu!- rispose Takao rapito dalla tenerezza di quel bambino che scosse il capo:

-non sarò mai alla tua altezza, lo so! Però preferisco così, tu sei pur sempre il mio fratellone e non m’interessa diventare un campione se non posso restare accanto alla persona a cui tengo di più!- era veramente un bambino adorabile, spontaneo e proprio gentile, non aveva assolutamente nulla del carattere di Kei!

-allora va bene, come vuoi tu, però dovrai riuscire a battermi a bey… un giorno!-

-ce la metterò tutta fratellone mio, non ti deluderò, non posso deluderti dopo tutto quello che hai fatto per me!-

-ma che dici?- inutile ribadire che Takao non conosceva tutti i dettagli della storia del russo. Il piccolo abbassò lo sguardo e divenne più triste, forse aveva detto troppo

-non serve fingere, so bene che l’hai fatto per difendermi… stai facendo tutto questo per difendermi ma… ma vedi… io non voglio che tu vai via di nuovo a causa mia, non voglio perderti…-

-…ma che stai dicendo?!- la voce di Takao era uscita quasi agghiacciante come quella del russo e se ne stupì molto, il piccolo abbassò lo sguardo, costringendo Takao a  proseguire:

-senti, non mi perderai mai, intesi? – il piccolo si limitò ad annuire: non avrebbe dovuto parlarne!

Il resto del tragitto proseguì nel silenzio mentre Takao osservava il bimbo che non osava alzare lo sguardo. Accidenti! Era solo colpa sua se quel meraviglioso bambino era triste, doveva fare qualcosa per tirarlo su di morale!

… E la sua idea non era affatto male!

 

Non c’erano dubbi in proposito: Kei era finito in un magnifico guaio e tutto a causa della madre di Mao. Perché diamine nessuno si faceva gli affari propri in quella compagnia?!

Andando al ristorante aveva scoperto come stavano effettivamente le cose ma non c’era apparentemente modo per farle tornare normali!

-come sarebbe a dire?- aveva quasi urlato il russo sbattendo violentemente i pungi sul tavolo.

-ti prego Kei, calmati, non serve agitarsi tanto!- tentava invano di tranquillizzarlo Mao

-senti, non vorrei ricordarti che questa magnifica situazione è tutta opera di tua madre!-

-lo so Kei, e mi dispiace, non avrebbe dovuto impicciarsi dei vostri affari, ma arrabbiarsi non risolverà certo la questione! Se vuoi che tutto torni normale devi “rispecchiare i tuoi sentimenti in quelli dell’altro”!- concluse la cinese, citando la frase del biscotto che aveva dato origine a tutto quel trambusto.

-e pensi sia facile “ rispecchiare in miei sentimenti in quelli di Takao” ? Svegliati, hai dato il via ad una impresa impossibile!-

Mao s’offese di brutto, tenendo il broncio e perdendo la pazienza: come poteva, quel tipo scontroso e antipatico, essere il migliore amico di Rei?

Sbattè le mani sul tavolo e alzò la voce:

-allora arrangiati!-e detto questo s’incamminò a grandi passi verso la cucina, visibilmente scocciata.

Il russo aveva capito che la ragazza stava cercando d’aiutarlo, ma quella situazione era troppo da sopportare e come se non bastasse, loro erano ancora in libertà, magari nascosti dietro qualche vicolo buio, a spiare Takao…

Magari avevano anche già cercato di catturarlo…

Chi poteva sapere cos’era successo mentre il povero blader tornava verso la casa del  russo?

Kei proprio non sopportava quest’idea: aveva fatto tanto per non metterli in pericolo, per consentire almeno ai suoi amici di non vivere nel suo incubo…

Si era allontanato da loro assumendo quei comportamenti provocatori solo per poterli salvare e alla fine, uno stupido biscotto della fortuna, li stava mettendo in pericolo più di quanto potessero immaginare!

Era subito uscito dal locale ed ora si trovava davanti all’ultimo incrocio che lo separava da casa Kinomija.

-cavolo, Takao dovrebbe decidersi a fare un po’ di ginnastica… il suo corpo è una vera topaia, mi fanno male tutti i muscoli solo per aver corso qualche miglio!- bisbigliò con il fiatone, poggiandosi al muro.

Era veramente stanco!

Come se non bastasse, gli incubi notturni lo sfinivano tutte le volte che chiudeva gli occhi e quella notte, la prima dopo molte dove quegli incubi non lo tormentavano, non era riuscito a chiudere occhio a causa dei suoi compagni.

Entrò finalmente in casa salutando gli altri e subito si sedette a tavola.

Lo stomaco brontolò rumorosamente, facendolo sorridere: erano diversi giorni che non faceva un pasto decente e il cibo in scatola che gli portava Yuri non era poi il massimo.

-sei il solito Takao, hai sempre fame!- diceva Rei sorridendo

-altrimenti non sarebbe più lui!- aggiungeva Max

-in effetti ho un po’ d’appetito!- balbettò Kei fingendo che la cosa fosse normale

-non avevamo dubbi!- tuonò la voce di nonno Jay dalla cucina.

Subito Hialry gli mise davanti un buon piatto di riso mentre più in la si cucinavano le bistecche.

Kei si tolse la giacchetta e subito tutti gli altri, il prof K per primo, si paralizzarono:

-hei Takao, che ti è successo?- chiese Rei, sorpreso certo, ma non abbastanza da poter essere paragonabile al prof K.

-niente ragazzi, non preoccupatevi: mentre andavo dal presidente sono passato accanto a parco e lì uno in bici mi ha quasi investito! Non è niente di grave per fortuna!- rispose Kei sperando che la questione finisse lì: s’era appositamente sistemato una benda sul braccio cosicché non potesse partecipare al famigerato torneo che si sarebbe svolto quel pomeriggio.

Inutile dire che il prof K iniziò una bella ramanzina:

-come sarebbe a dire nulla di che preoccuparsi? Ma non ti ricordi? Oggi hai un torneo, non puoi certo combattere in quelle condizioni! E si può sapere cosa pensi di fare?-

-calmati prof, stai esagerando!- lo trattenne Max, inutilmente!

-come faccio a stare calmo? Sai perfettamente che ho ragione Max! Non si saltano gli allenamenti con tanta leggerezza come hai fatto oggi, e poi dovevi fare più attenzione, Takao!-

-sta calmo prof, non serve agitarsi tanto, ci ha già pensato il presidente!- lo zittì Kei con una calma spiazzante: Takao si sarebbe messo ad urlare e litigare con tutti, soprattutto in quelle giornate dove era veramente arrabbiato con Kei.

-come sarebbe a dire?- sbottò nervoso il piccoletto

-sarebbe a dire che dal momento che sono andato dal presidente di persona per farmi medicare, mi ha detto che avrebbe tentato di rinviare il torneo oppure avrebbe chiamato Rei o Max, come vedi non c’è di che preoccuparsi!-

-se non del fatto che sei un incosciente!- gli gridò contro il prof.

Per qualche istante Kei rimase spiazzato dal suo tono di voce: erano assai poche le volte che il prof si era scaldato così tanto…

-calmo prof… non ha senso sfogarsi con lui!- lo trattenne Rei al che il piccoletto s’alzò e si rifugiò nel bagno dove vi restò per circa 20 minuti buoni.

-hei, ma che gli è preso?- azzardò la parola Kei.

Subito gli altri lo squadrarono:

-sai meglio di noi che da quando Kei ha quello strano comportamento siamo facilmente irritabili!- forse quello che stiamo per dirvi può sembrarvi strano, ma allora il gelo che ricopre il cuore del russo divenne solo acqua: si era comportato in modo così distaccato solo per riuscire a salvarli, perché credeva fosse la cosa migliore e on voleva che anche i suoi unici amici soffrissero come aveva fatto lui…

E ora…

Ora si reso conto di aver sbagliato tutto! Con il suo comportamento aveva solo peggiorato le cose ed ora quella famigerata amicizia che aveva permesso loro di superare tutte le difficoltà, era svanita in una folata di vento e nel rumore della sua moto, di quando tutte le volte spariva nel nulla e tornava dopo giorni interi, talvolta malconcio, sempre stanchissimo.

Tuttavia era anche impossibile parlarne apertamente con loro: la terribile consapevolezza era che se solo avesse pronunciato una parola su quella disperata situazione, molto probabilmente, li avrebbe messi tutti in gravissimo pericolo…

No, solo lui poteva rischiare così tanto!

L’armonia del gruppo si sarebbe ripristinata in seguito, ora la cosa più importante era riuscire a… accidenti!

Per un attimo si era completamente dimenticato della sua situazione. Prima di tutto doveva riuscire a trovarsi in sintonia con Takao, cosa praticamente impossibile per uno come lui, e provare le sue stesse emozioni…

Impresa affatto facile per il russo che dopo aver mangiato pervaso da questi pensieri, sospirò nervosamente abbassando lo sguardo e suscitando un certo interesse da parte degli altri:

-hei amico, tutto a posto?- intervenne Max, ormai il russo non ne poteva più del suo impicciarsi negli affari degli altri, tuttavia apprezzava il suo interessamento:

-si, non ti preoccupare!- si limitò così a chiudere il discorso, suscitando una maggiore attenzione da parte di Rei: di solito Takao saltava in piedi insultando la prima cosa che gli capitasse a tiro pur di sfogarsi per quella tesa atmosfera che si era creata a causa di Kei.

Dal canto suo il russo era pervaso da altri pensieri, troppi pensieri tutti concentrati in una volta:

-speriamo solo che Kes sappia tenere a bada quel rammollito… e che Krist stia bene!- sussurrò appena così da non essere udito, pensando a cosa, la bella ragazza, stava facendo passare al povero Takao.

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Capitolo 7
*** 7. I guai non bastano mai ***


7

7. I guai non bastano mai

 

Una volta che tutti i BB ebbero finalmente concluso il loro pranzo si ritirarono tutti nella stanza accanto dove il prof li mise subito al lavoro, rivolgendo ogni tanto qualche occhiataccia  a Takao che se ne stava seduto in fondo alla stanza. Quel giorno si comportava in maniera veramente strana, quasi sospetta.

In quel bizzarro corpo si trovava invece lo spirito irrequieto del campione russo la cui mente era ora più che mai sommersa dai dubbi. Sebbene non voleva darlo a vedere era veramente preoccupato per i suoi amici, era cambiato molto da quando era a  capo degli Shell Killer ed erano stati proprio quei ragazzi con la loro simpatia a farlo cambiare. Doveva loro molto più di quanto pensassero, e questa sarebbe forse stata l’occasione giusta per ripagarli...

-hemm… Takao, posso parlarti?- si fece avanti Hilary tutta rossa in volto e con un notevole imbarazzo nella voce. Si era avvicinata a lui senza che nemmeno se ne rendesse conto, preso com’era dai suoi pensieri. Acconsentì e subito le ragazza lo condusse sul retro della casa dove, sperava, nessuno avrebbe potuto sentirli.

-ora posso sapere che succede?- s’affrettò a chiedere il russo con noncuranza. La brunetta lo squadrò da testa a piedi prima di sospirare e…

-no!- rispose secca

-no cosa?- Hilary storse gli occhi visibilmente seccata

-no alla tua richiesta!- di che richiesta stesse parlando Kei non lo sapeva e più di tanto non gliene interessava saperlo

-vedi Takao, se tu me l’avessi chiesto di persona avrei anche potuto pensarci prima di rifiutare, ma non ti facevo così codardo ma mandarmi una lettera tramite Max per chiedermelo!-

Una lettera? Chissà perché il russo stava ricordando qualcosa a proposito…

-mi dispiace Takao, ma per me tu resterai solo un grande amico, non posso diventare la tua ragazza e la ragione è… beh, in realtà è molto più semplice di quanto tu possa immaginare…- in un attimo la mente di Kei ricordò: la lettera! Ecco spiegato il mistero: la lettera d’amore rivolta a Hilary che Takao aveva affidato a Max. Come aveva fatto a dimenticarsene?

Hilary, intanto, continuava a volto basso la sua confessione:

-vedi… il fatto è che… io… io sono innamorata di Kei!- Kei si pietrificò!

-c…come?- chiese petulante. Aveva capito bene? Hilary si era presa una cotta per lui?

-ma sì, lui è così misterioso, affascinante… e quando ti guarda con quegli occhi ti scruta sino in fondo all’anima…- e con che occhi dovrei guardarti? Pensava irrequieto il russo dall’animo di ghiaccio, senza però mai scomporsi. Tuttavia doveva risolvere la situazione:

-Hilary, permetti una parola? Non credo che Kei sia molto interessato. Se non l’ahi notato il mio…SUO unico obbiettivo è raggiungere la perfezione nel Bey, non ha tempo per dedicarsi a te!-

Hilary esplose:

-come sarebbe a dire? Guarda che sei tu quello che non fa altro che arrabbiarsi con lui per ogni sciocchezza, e poi che ne sai tu? Sarà anche vero che lo conosci da molto più tempo di me ma non sai quello che prova, non l’hai mai guardato negli occhi sino a vedere la sua tristezza. So bene perché mi dici questo, perché vuoi a tutti i costi che diventi la tua ragazza, ma non funzionerà mai…- nemmeno il tempo di finire di dire la frase che subito il russo l’afferrò per il polso, guardandola con quegli occhi che la ragazza tanto amava, il che le fece raggelare il sangue nelle vene:

-ascoltami bene. Sei sicura che saresti felice con lui? Pensaci: non conosci nulla della sua vita, di quello che ha passato e di quello che dovrà ancora passare. Se un giorno incontrassi qualcun altro che sia la persona giusta per te, credimi, rimpiangerai di stare con lui!- come era riuscito Kei e parlare così tranquillamente di quello che gli stava accadendo?

Hilary rimase interdetta dalle parole dell’amico e per qualche tempo non osò contestare, ma poi si riprese:

-che vuoi dire?-

-fidati, non saresti mai felice, puoi anche chiederlo a lui se vuoi!- e con queste precise parole la lasciò sola nel suo silenzio, andandosene in quel suo posto segreto che gli aveva sempre permesso di schiarirsi le idee. E lì, su un’altura rocciosa, rimase a contemplare il mare sino al tramonto, il suono delle onde infrante sulla scogliera a consolare i suoi proibiti pensieri.

 

La nera limousine parcheggiò nel viale di casa Hiwatari e subito Krist corse in casa con un gran sorriso sulle labbra, spalancando la porta d’ingresso senza nemmeno aspettare che Raily e Takao scesero dall’auto. Entrò correndo nel salone principale della villa e qui chiamò euforico a gran voce:

-Kes! Kes!- subito la ragazza dalle sembianze di un angelo scese le scale correndo ad abbracciare il piccolo che ricambiò l’affettuoso abbraccio. Allora la ragazza lo sollevò tra le braccia e gli fece fare una piroetta, sorridendo alla vista di quel bambino che si divertiva. Poco dopo entrarono in casa anche Raily e Takao e subito la ragazza, posto a terra il piccolo, abbracciò forte il blader per poi chiedere a Raily di preparare il pranzo. Il maggiordomo accolse la richiesta di Krist e subito si diresse in cucina, lasciando Takao a fantasticare sulle prelibatezze che avrebbe cucinato.

-andiamo fratellone, voglio sapere qual’è la sorpresa!- cominciò a saltellare Krist, entusiasta all’idea di scoprire quale fosse la sorpresa a cui Takao aveva accennato durante il loro viaggio di ritorno in macchina. Subito Kes lo fissò in modo strano e curioso, sguardo che Takao ricambiò sorridendo:

-Krist, volevi che ti allenassi a Bey, dico bene? Allora cosa aspetti a prepararti?- inutile dire che il volto del piccolo s’illuminò visibilmente e Kes rimase quasi sbalordita.

Negli ultimi tempi Kei non aveva tempo da dedicare a loro, lo sapeva bene… ma forse, per Krist, sarebbe stato meglio riuscire a divertirsi, anche se quello non era il vero Kei.

Takao sorrise alla bella ragazza facendola leggermente arrossire: era parecchio che il russo non le sorrideva, talvolta solo la guardava di sfuggita.

Poco dopo Krist trascinava Takao sul retro del giardino dove era allestito un grande beyblade stadium. Doveva essere qui che Kei si allenava, pensò Takao le cui tesi furono subito demolite dal piccolo:

-va bene se combattiamo qui? L’arena dove ti alleni tu è un terreno troppo difficile per me!- eh? Aveva capito bene? Già quell’arena circolare era piena di dislivelli e doveva sicuramente nascondeva altri trabocchetti, in quale altra arena complessa si allenava quotidianamente Kei?

-non preoccuparti piccolo, andrà benissimo!- se il bey riuscirà a restare in capo, pensava scoraggiato il povero Takao.

Senza contare che avrebbe combattuto con Dranzer, e non con il suo Dragoon, il che rendeva sempre più complicate le cose.

Ma non si scoraggiò: estrasse il bey e lo lanciò. Dranzer vacillò pericolosamente e diminuì la sua velocità di rotazione dopo pochi secondi, giusto il tempo di consentire a Blue di attaccarlo, rivelando in tutto il suo splendore una possente aquila blu: la creatura custode del piccolo Krist che senza troppe difficoltà vinse il match. Takao rimase a bocca aperta:

-e tu che pensavi di non essere alla mia altezza! Sei diventato fortissimo, Krist!- il piccolo abbassò lo sguardo, riprendendo il bey tra le mani e inserendolo nuovamente nel dispositivo di lancio:

-ma posso fare di meglio se continuo ad allenarmi!- e si, quel piccolino era davvero simile a Kei! Subito i due ripresero a combattere e si può affermare che quello fosse il giorno più fortunato per Takao: il piccolo riusciva a batterlo sempre pochi istanti prima che Dranzer si fermasse.

Ma quando il piccolo gli chiese di combattere seriamente, senza diminuire la sua potenza per farlo vincere, le cose si misero veramente male!

Per pura fortuna, proprio in quel momento, Kes si affacciò alla finestra, chiamandolo a gran voce, chiedendogli di entrare in casa poiché aveva urgente bisogno di parlare con lui.

Takao emise un sospiro di sollievo e rassicurato il piccolo dicendo che avrebbero continuato l’indomani, sgattaiolò dentro casa.

Salì le scale tentando di trovare Kes senza riuscire a perdersi in quella villa immensa, e alla fine la trovò proprio in camera del russo. Se ne stava lì, in piedi davanti al comodino del russo,  con lo sguardo perso nel vuoto, la maglietta leggermente stropicciata e i calzetti a strisce colorate ai piedi.

Per parecchio tempo non riuscì a staccare lo sguardo da una foto che il blader teneva sempre lì sul comodino e mentre tutte le altre erano talvolta ricoperte di polvere, la cornice di questa era sempre lucida.

Kes passava allora le dita sui bordi della preziosa cornice, poi rimise delicatamente al proprio posto il prezioso tesoro di Kei e senza alzare lo sguardo, con Takao fermo sulla sommità della porta, disse con voce profonda:

-non m’importa chi tu sia realmente, dopotutto sei stato capace di far sorridere veramente Krist… ma voglio sapere dov’è lui! Dov’è Kei?- Takao fu come scosso da quelle parole e si ritrasse indietro. Kes l’aveva scoperto, probabilmente già da quella fantomatica mattina, ed ora ne parlava con una tranquillità e una calma invidiabile.

Ma che avrebbe dovuto fare il povero Takao? Dopotutto i sospetti di Kes potevano anche non essere fondati, la cosa migliore era continuare a fingere, sicuramente sarebbe stato quello che avrebbe fatto anche Kei. Ormai era il tramonto e si trovava da solo ad affrontare la bellissima Kes che gli aveva rapito il cuore e svelato il suo segreto.

 

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Capitolo 8
*** 8. Rivelazioni ***


8

8. Rivelazioni

 

Gli occhi di Kes non gli erano mai sembrati più tristi, così agghiaccianti. Trasmettevano tutte emozioni nuove e…inquietanti, chiuse in quella stanza rischiarata dai colori del tramonto.

-dov’è Kei?- chiese ancora la ragazza impassibile, immobile in attesa di riposte. Takao incrociò le braccia al petto, tentando d’imitare l’amico, abbassando il volto:

-davanti a te!- e a quella risposta Kes lo guardò ancora un po’, per poi gettarsi a sedere sul letto. Incrociò le gambe e portandosi una mano d’appoggio al mento, continuò ad osservare il blader appoggiato di schiena alla sommità della porta. Dal comportamento del blader, la bella Kes aveva capito che quello doveva essere un suo amico, magari mandato per tranquillizzarli… dopotutto era riuscito a far sorridere Krist.

Ma era anche evidente che quello non era sicuramente Kei. Lo conosceva bene, più di quanto lui stesso sospettava, negli ultimi tempi era rimasta sveglia, tutte le notti, ad aspettare che rientrasse dai suoi pericolosi turni spartiti equamente con Yuri e gli altri della squadra russa. Appena sentiva i suoi passi nel corridoio scendeva le scale a piedi scalzi senza far rumore e si fermava sulla soglia della porta della stanza di Kei giusto in tempo per vederlo crollare dal sonno.Molte volte il suo viso era teso anche mentre dormiva quel poco e la mattina presto, poco prima del sorgere del sole, era già sparito verso una nuova pericolosa giornata.

Chissà con quale scusa Kei aveva convinto il suo amico? Tuttavia avrebbe dovuto metterlo al corrente della pericolosità della sua situazione, anche se non in modo esplicito.

Però si sarebbe divertita con lui, e questo non poteva impedirglielo nessuno!

-… Kei…quella foto, te la ricordi?- Takao s’avvicinò alla ragazza e fissò immobile la foto che quella mattina l’aveva come incantato. Ora, con la luce del sole del tramonto, poteva notare particolari che prima non gli era possibile percepire, ad esempio il fatto che la foto fosse tutta stropicciata, in alcuni punti bagnata, sfocata.

-…non molto…!- rispose allora, curioso come non mai di scoprire cosa nascondesse l’amico, quale fosse la sua storia. Kes sorrise:

-dovresti ricordare più di me!…Tua madre era veramente bella, in quella foto non sembra che sia preoccupata!- quindi, quella donna nella foto era la madre di Kei! pensò Takao dato che la somiglianza tra i due era molto sfocata.

-la piazza centrale di Mosca, è lì che è stata scattata…- disse in tono disinvolto riconoscendo lo scenario alle spalle della donna. Kes, con un mugolio, gli fece intendere che aveva ragione:

-è stata scattata poco prima che morisse.- Takao spalancò gli occhi: anche sua madre era morta.

-Kei…quante lacrime hai versato su quella foto? La tenevi sempre con te, anche quando il nonno ti ha portato al monastero. Un giorno riuscirai a dirmi cosa pensavi quando la guardavi, ferito e solo com’eri nei sotterranei del monastero?…-nonostante non fosse mai stata così libera di parlare con qualcuno anche solo somigliante a lui, Kes sentì le parole soffocarsi nella gola: non ce la faceva, era troppo dura ricordare tutto quello che gli avevano fatto, e parlarne era ancora più dura.

Takao rimase come paralizzato. Finalmente riusciva a intravedere qualcosa dietro l’atteggiamento freddo e distaccato dell’amico, dietro le sue risposte approssimative, il suo modo così scontroso di fare…

Ma c’erano ancora segreti troppo dolorosi per essere rivelati, indispensabili.

-…un giorno…- rispose approssimativamente. Kes non osò alzare lo sguardo, ma notando che il blader stava per andarsene con quel suo silenzioso passo, altrettanto silenziosamente lo abbracciò dalla schiena. Takao arrossì dalla gioia, ma la sua mente non era mai stata così colma di pensieri che decise che avrebbe trascorso qualche tempo con la splendida Kes più tardi, tanto se la situazione restava così complessa non ci sarebbero state svolte decisive per un pezzo.

Ora sentiva il bisogno di schiarirsi le idee…

-vado a fare una passeggiata, ho bisogno di restare solo…- Kes lo lasciò andare, osservandolo mentre scompariva dietro il portone della villa, lo sguardo basso in cerca di risposte.

Il cielo cominciava a diventare più scuro e le prime stelle stavano lentamente apparendo nell’immensità della volta celeste, le vie cittadine non era poi così affollate come durante il giorno.

Takao camminava a volto basso, coperto dagli argentei ciuffi del russo, le mente piena di pensieri: dopotutto certi aspetti del passato di Kei li capiva benissimo. Entrambe erano cresciuti senza una madre, entrambe avevano dovuto cavarsela da soli,  entrambe avevano scelto strade diverse che alla fine si erano incrociate.

Un cigolio poco rassicurante lo distrasse presto dai suoi pensieri ed ebbe appena il tempo di voltarsi che subito riconobbe davanti a se una figura inquietante nell’oscurità di quella stradina. La figura di un uomo alto, con un profilo marcato ( e un prorompente naso!nd Au) dal ghigno avido e crudele, un uomo che si avvicinava a lui con fare poco rassicurante. Quando fu illuminato dalla flebile luce di un lampione lo riconobbe sentendosi gelare il sangue nelle vene: Vorkof!

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Capitolo 9
*** 9. Fine dei giochi? ***


9

9. Fine dei giochi?

 

Vorkof. Proprio lui doveva incontrare? Allora non era stato catturato dalla polizia assieme al presidente della Hito spa! Con un ghigno s’era avvicinato pericolosamente a lui, tendendo le mani verso il suo obbiettivo quasi se volesse abbracciarlo con quel suo tipico fare di finta gentilezza.

Era proprio questo suo comportamento che più di una volta aveva tratto in inganno Takao, facendolo cadere nelle sue trappole:

-Kei! Che piacere rivederti, ne è passato di tempo da quando mi sei sfuggito l’ultima volta!- a quelle parole Takao si guardò attorno alla disperata ricerca di una possibile via di fuga: niente.

Era solo nel parco, assieme a quell’essere spregevole. Vorkof rise:

-che succede? Non trovi i tuoi amici? Forse è meglio così, non credi? Almeno se catturo te loro non ne pagheranno le conseguenze. Ormai dovresti conoscermi e sapere che i miei uomini stanno già seguendo tutte le persone a cui tieni di più: il piccolo Krist, la bellissima Kes e persino i tuoi compagni di squadra. Ma ora mi sono stancato di giocare: mi sei sfuggito più volte e poi star certo che Yuri la pagherà per questo, per aver intralciato i miei piani aiutandoti nella fuga, ma tu non potrai più fare nulla. Vedi Kei, tuo nonno mi ha ordinato di concludere i giochi, perciò ora si farà sul serio e se non vuoi che qualcun altro, scelto a caso tra quelle persone a cui tieni di più, paghi per te…ti conviene non opporre resistenza. Prometto di fare in fretta, non t’accorgerai di nulla!- sorrise maligno Vorkof mentre, con uno schiocco di dita, richiamava a se numerosi scagnozzi che subito circondarono il povero Takao.

Il blader aveva infatti capito molte cose, ma prima di tutto doveva pensare a scappare: sicuramente anche Kei avrebbe agito così, anche se era molto rischioso.

Subito un uomo alle sua spalle gli si scaraventò contro per immobilizzarlo, ma Takao lo schivò abilmente (anche grazie al fantastico corpo di Kei) e subito un altro ricevette dal blader un magnifico calcio.

Continuò così per un po’, schivando e colpendo quando era possibile… finchè non si gasò troppo! (verbo gasarsi: utilizzato dalle mie parti per dire… mettersi in mostra, suppongo si possa tradurre così!nd Au2) A quel punto ricevette un pugno dritto nello stomaco che lo atterrì. In un attimo il dolore arrivò anche al collo dove era stato nuovamente colpito.

Prima di perdere i sensi riconobbe davanti a se il volto di Vorkof che sorrideva.

Per tutto il tragitto poteva però udire distintamente le voci di quelli che l’avevano preso, anche se gli occhi erano troppo pesanti per riaprirli e lo stomaco era tutto un dolore.

Come se non fosse abbastanza il cerchio alla testa non lo voleva proprio lasciare in pace e aveva paura a muovere il collo.

D’un tratto si sentì sollevare e poi subito ricadere a terra, allora ricevette un potente schiaffo che lo costrinse ad aprire gli occhi, nonostante la sua visuale fosse sfocata, davanti a se rivide Vorkof sorridere, ridere:

-che succede Kei? non dirmi che sei già mal concio… con così poco!-

Takao non era mai stato così male fisicamente e sentiva ribollire il sangue per la rabbia, come poteva Vorkof sorridere ancora? Che altro aveva in mente quel maledetto?

Il blader si guardò attorno tentando di riconoscere il luogo in cui si trovava, ma nell’oscurità risultava un compito assai arduo: la poca luce filtrava dalle finestre dai vetri rotti, rischiarando quella stanza vuota. In sottofondo alla risata di Vorkof riusciva a distinguere il fruscio degli alberi, ma la testa continuava a pulsare così da rendere ancor più difficile quel duro compito.

Guardò verso il soffitto di quella stanza e poi passò a esaminare le pareti… perfetto!

Ad una parete era affisso uno specchio, che seppure rotto e polveroso, rifletteva chiaramente il paesaggio esterno alla stanza: il lago accanto alla zona di periferia.

Un posto perfetto per un vigliacco come Vorkof poiché in quella zona vivevano pochi contadini che non si preoccupavano certo dei suoni provenienti dalla direzione della città.

Subito Takao dovette abbandonare quei pensieri poiché Vorkof s’era accovacciato davanti a lui, sorridendo come sempre, il che lo preparava a qualcosa di terribile:

-coraggio Kei, prometto che sarà una cosa breve. Vedi, avrei voluto risparmiartelo, se tu avessi accettato subito senza opporre resistenza, ma a quanto pare sei più cocciuto del previsto! Noto che gli anni trascorsi ad allenarti con me ti sono stati utili. Ma se avessi saputo prima che mi avresti tradito, ti avrei inferto quelle ferite più spesso, così da farti passare la voglia di metterti contro di me. E non sei crollato nemmeno alla prigionia di tuo nonno: complimenti! Ma la tua ribellione sta per concludersi!- allora Vorkof fece oscillare davanti agli occhi di Takao una fiala contenente un liquido trasparente. Subito il blader si ritrasse istintivamente: non aveva voglia di scoprire cosa fosse, soprattutto dopo che Vorkof la inserì in una siringa, pronto ad iniettargliela.

-vedi ragazzo, basteranno poche gocce di questa per farti cadere per sempre nel sonno eterno. Peccato per i tuoi amici, avresti voluto salutarli vero? Chissà, magari domani andrò a fargli una visitina per informarli che sei morto!- rise di più Vorkof, avvicinandosi ulteriormente al blader, inconsapevole che stava sbagliando tutto.

Subito Takao fece pressione per ritirarsi indietro nel minor tempo possibile…

Eppure… c’era qualcosa che non andava…perché non riusciva a muoversi?

Possibile che quelle botte gli facessero così male da impedirgli qualsiasi movimento? Ben presto s’accorse che era legato ad una sbarra di ferro, impotente davanti alla figura di quel maledetto.

Come faceva Kei, tutte le volte, a restare impassibile nonostante la paura fosse così forte? Come cavolo faceva a vincere sempre, anche contro Vorkof, e a sfuggirgli? Perché non gli aveva mai detto la verità su quello che gli stava succedendo?

Dopotutto erano amici… amici… loro erano amici. In un attimo ricordo quello che gli aveva detto Vorkof stesso poco prima: quel maledetto avrebbe potuto servirsi di lui e dei suoi amici in qualsiasi momento pur di catturare Kei, e di certo non si sarebbe fatto alcuno scrupolo.

Aveva capito.

Finalmente aveva realmente compreso il motivo di quel comportamento così schivo da parte dell’amico. E se solo se ne fosse accorto prima avrebbe potuto aiutarlo, invece l’aveva condannato per sempre. Il dispiacere che provava allora era veramente forte, tanto che per la prima volta dopo molto tempo, lasciò che una lacrima vera scese a rigargli il volto. Chiuse gli occhi attendendo il peggio…

Confusione… luci e ombre sovrapposte…

Ma che stava succedendo?

In un attimo il dolore allo stomaco era scomparso e il baccano di gente che festeggia gli giungeva dalle spalle. Forse era morto, forse…

Fattosi coraggio aprì gli occhi, ritrovandosi a casa sua, nel bel mezzo di una cena in compagnia dei suoi amici e temendo che fosse solo un sogno, si diede numerosi pizzicotti, suscitando la curiosità di Rei e Max.

Infatti i due amici guardavano il giapponese con una bizzarra espressione, soprattutto Max.

-tutto bene amico?- si fece avanti Rei notando che, effettivamente, Takao pareva un po’ spaesato.

-…R…Rei… certo, certo, va tutto a meraviglia!-rispose alla svelta, tentando di non destare sospetti mentre, furtivamente, si guardava le braccia per verificare che non fosse già effettivamente morto e causa di Vorkof.

Ma niente, era tutto a posto, fatta eccezione per una benda che gli ricopriva il braccio, anche se non faceva affatto male.

…Era tornato a casa, nel suo corpo, come non lo sapeva, ma era tornato.

Felice di essere a casa, per qualche istante parve dimenticarsi di quello che era successo, ma in un fulmine ricordò e subito corse fuori dalla propria casa.

Corse per la città il più velocemente possibile, sperando di essere ancora in tempo, pregando che Kei stesse bene.

Oltrepassati tre incroci svoltò a sinistra e poi subito a destra dove prese una scorciatoia, dimenticandosi che li si trovava anche una scalinata. Infatti rotolò giù, fermandosi per un attimo a controllare che fosse ancora intero, e poi riprese a correre.

Finalmente, dopo parecchi minuti parsi come un’eternità, riuscì a intravedere tra gli alberi il lago che aveva riconosciuto nel riflesso dello specchio. Attraversò velocemente il bosco e raggiunse il lago. Si fermò per riprendere fiato, guardandosi attorno.

Eccola!

La stanza dove l’avevano portato era sicuramente in quella casetta trasandata e a sostegno di questa tesi vi erano diversi uomini, stesi sul prato, quasi fossero stati travolti da un uragano.

Ma nessuna traccia di Kei.

Con il cuore in gola s’affrettò ad avvicinarsi alla meta e senza pensarci due volte entrò in quella stanza chiamando il nome dell’amico, ma al suo interno vi erano solo altri uomini stesi a terra, e Vorkof, anche lui mal messo.

Dove si era cacciato Kei?

-ce ne hai messo di tempo!- disse una voce alle sue spalle e non è azzardato dire che Takao non fu mai così felice di trovare l’amico appoggiato al tronco di un albero, a fissarlo con sufficienza, stanchissimo e mal concio.

Fortunatamente vivo!

 

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Capitolo 10
*** 10. Ritorno burrascoso ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti! Come prima cosa vorrei ringraziare tutti per i commenti che ho apprezzato tantissimo, grazie mille! Come seconda cosa mi scuso per il ritardo ma ho avuto delle difficoltà con la scuola che mi hanno impedito la prosecuzione di questa storia, ma ora eccoci arrivati all’ultimo capitolo. Ma non pensiate che mancheranno sorprese e colpi di scena. Ma basta parlare che è meglio, vi lascio alla lettura, agurandomi che sia di vostro gradimento. Ancora grazie a tutti!

Jillian Greenleaf

 

10. Ritorno burrascoso

 

-ce ne hai messo di tempo!- chiese alle sue spalle Kei come se niente fosse, un po’ scocciato dall’ennesimo ritardo dell’amico, ma non poté trattenersi dal farsi scappare un lieve accenno ad un sorriso. Da parte sua, Takao temette di crollare a terra, un po’ perché le gambe non gli reggevano più a causa di quella corsa, un po’ perché si era preoccupato tantissimo e Kei lo accoglieva con quel suo tipico modo di fare.

Era proprio lui, era vivo, ed era la cosa importante!

I due amici si sedettero sul prato, poggiando la schiena contro l’albero.

Dopo qualche attimo di silenzio fu Takao il primo ad iniziare la conversazione, senza però voltarsi verso l’amico: non ci riusciva a guardarlo, non dopo aver intravisto i molti tagli che si era causato nello scontro.

-Kei… Vorkof ha detto che ci saremmo andati noi di mezzo, se tu non avessi collaborato. Che intendeva dire?- il russo rimase per qualche istante con gli occhi chiusi senza rispondere, poi si decise:

-che se non sarebbe riuscito a uccidermi vi avrebbe utilizzati per arrivare a me!-

-è per questo che ti comportavi così, Kei?-

-l’hai capito!- sbottò il russo, ora visibilmente più tranquillo che quella brutta avventura fosse finita.

-mi dispiace di essermela presa con te…- fece per dire Takao, visibilmente imbarazzato

-tranquillo, mi hai facilitato le cose! Piuttosto…. Ne hai combinata una delle tue a casa mia?- l’interruppe il bel russo facendo sprofondare l’amico nell’imbarazzo più totale:

-ma… ma che vai pensando… come… come potrei… io… no…ma… -farfugliò imbarazzatissimo. Notando però che il russo non rispondeva, decise di controllare e si sporse in avanti, scoprendo così che Kei stava dormendo.

E come dargli torto?

Da una cena a casa Kinomija  s’era ritrovato prigioniero di Vorkof, a un passo dalla morte, e aveva dovuto battersi contro tutti quegli uomini, procurandosi diverse ferite. Stanchissimo s’era finalmente lasciato andare al sonno.

Takao sorrise e sollevò piano l’amico, portandolo a casa sua.

Quando il mattino seguente Kei si risvegliò, trovò le ferite medicate per bene il che non era sicuramente  opera di Yuri, e i suoi amici radunati a tavola. Sorrise e si sedette come se niente fosse. Ma la cosa che fece insospettire più di tutto Rei fu lo strano comportamento dei due, in particolare di Takao. Infatti i due conversavano tranquillamente e il giapponese non sembrava badare al fatto che il russo non lo considerasse più di molto.

L’armonia sembrava essere tornata finalmente nella squadra!

Quel pomeriggio Kei si preparava a tornare a casa e Takao ad andare nel parco dove avrebbe potuto sfidare tutti col suo Dragoon.

-Takao! Ho parlato con Hilary, è tutta tua!- disse il russo prima d’incamminarsi e sparire dalla vista entro breve come suo solito.

Hilary.

Un altro piccolo problema da risolvere. Come avrebbe fatto a spiegarle che si era innamorato di un’altra e che quest’altra fosse, tra l’altro, la ragazza di Kei e madre di Krist di cui il russo era il padre?

Uscì in direzione del parco, senza nemmeno accorgersi che aveva preso una strada molto più lunga, accorgendosene solo quando sollevando lo sguardo riconobbe davanti a se villa Hiwatari.

Quanti ricordi, anche se riguardanti solo una giornata. Avrebbe voluto trascorrere più tempo con la bellissima Kes, ma ora era tutto tornato alla normalità…

Lanciò un ultimo pensiero a quella ragazza angelica, fissando un’ultima volta le tende, e continuò il suo cammino. La sola cosa che poteva fare era dimenticare quella meravigliosa creatura.

Ad aiutarlo in questa difficile impresa arrivarono ben presto una banda di ragazzini, pronti a sfidare il grande campione che già cominciava a vantarsi della sua fama.

Dopotutto era sempre il solito Takao!

 

Finalmente poteva tornare a casa e salutare le sua famiglia, senza dover poi scappare all’inseguimento di Vorkof. Quella brutta faccenda era finita e anche se non l’avrebbe mai ammesso apertamente, doveva ringraziare Takao che era riuscito a rassicurare Kes e il piccolo Krist e che senza saperlo aveva rischiato molto.

Kei Hiwatari aveva appena rinunciato alla ricerca di Yuri Ivanov e degli altri della squadra russa, che parevano scomparsi, e si era diretto verso casa, inconsapevole di quello che lo attendeva, di quello che aveva combinato Takao durante quel periodo di scambio.

Infatti, subito dopo aver aperto la porta d’ingresso, si ritrovò Kes davanti che gli saltò al collo, e non è esagerato affermare che il modo in cui era vestita fece arrossire il russo che l’aveva vista pochissime volte con la minigonna e la maglietta così attillata.

-K…Kes…cosa…- fece per dire capendo che qualsiasi cosa strana o fuori luogo che sarebbe successa era opera di Takao. La ragazza lo guardò per un po’ in modo curioso, poi, riconoscendo che si trovava davanti al vero Kei, si lasciò sfuggire una leggera espressione d’imbarazzo:

-K…Kei… che ci fai qui?- chiese sorpresa

-sorellina… che è successo?-

-vedi, fratellone, è che un tizio aveva preso il tuo posto…- Kes si guardò allora attorno alla disperata ricerca di un salvatore che potesse, ad esempio, essere Raily che le fece intendere di non coinvolgerlo con un cenno della mano. Kei abbracciò la sorella:

-mi dispiace di avervi fatto stare in pensiero, ora è tutto risolto!- concluse il russo e allora anche Krist corse verso il fratello, abbracciandolo.

-fratellone, devi darmi la rivincita a bey come promesso!- si fece subito avanti Krist e Kei annuì, pensando a cosa avrebbe fatto passare a Takao…

Ma le sorprese non erano ancora finite!

-Kei, dove ti eri cacciato, ti ho cercato a lungo questa mattina!- disse una voce dal cancello di villa Hiwatari e voltandosi il campione russo vide una figura familiare vestita da pantera rosa. Nel riconoscerla gli venne un colpo: si trattava di Yuri Ivanov. Vedendolo, ripensando a cosa Takao aveva combinato nell’arco di nemmeno una giornata, iniziò a pensare seriamente a cosa gli avrebbe fatto passare.

Per questo motivo la storia si conclude qui!

 

 

FIN

 

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