Cornelia Finnigan - Love Is In The Air

di Marti Lestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si dice che il buongiorno si vede dal mattino: di risvegli solitari, italiani chiacchieroni e pubbliche relazioni ***
Capitolo 2: *** Are we really all sweet girls inside? ***



Capitolo 1
*** Si dice che il buongiorno si vede dal mattino: di risvegli solitari, italiani chiacchieroni e pubbliche relazioni ***


Ecco cosa vi siete persi… 

Ad Hogwarts sono tutti eccitati per l’imminente ballo di Halloween, l’arrivo delle squadre straniere e l’annuncio della formazione che rappresenterà Hogwarts al Torneo. Michael McLaggen ha sorprendentemente invitato Rose, ma lei ha preferito andarci con il bell’italiano Matteo Ferri. Michael, per ripicca, ha scelto come accompagnatrice l’oca patentata Leila. Victoria è di nuovo ai ferri corti con Tom, dopo che lui le ha confessato i suoi sentimenti e l’ha baciata davanti a mezza scuola, evidentemente deviato da qualche Burrobirra di troppo. Albus ha sentito tutto e ha deciso di rompere con Victoria. Rose e Matteo si sono divertiti parecchio al Ballo… a differenza di Scorpius che, accompagnato da Clarissa Reynolds, non ha fatto che lanciare occhiate a Cornelia: non sarà stato geloso del fatto che la nostra Cacciatrice è arrivata al braccio di Edward Thornhill? Naaaa, Scorpius sembrava più geloso di James, suo acerrimo nemico a Quidditch, che ha ballato con Cornelia una canzone tremendamente romantica e struggente, alla fine della quale la ragazza non se l’è sentita di cominciare una storia con lui, non dopo l’affaire Rebecca Mallory e la conseguente cocente delusione. L’annuncio della formazione di Hogwarts sembra che abbia lasciato tutti soddisfatti: Cornelia Cacciatrice, Tom Portiere e Capitano, il biondone Marcus Wilkins Battitore e, purtroppo per James, Scorpius Cercatore. Si dice “che vinca il migliore”, no? I giochi sono ufficialmente aperti!
 
 

 

 

Capitolo 1
“Si dice che il buongiorno si vede dal mattino:
di risvegli solitari, italiani chiacchieroni e pubbliche relazioni”

 
 
 
 

Esiste una legge di attrazione universalmente riconosciuta,
che non segue le regole della fisica,
più forte dell’attrazione magnetica,
più inarrestabile di quella gravitazionale:
è l’attrazione fra due individui.
La sola certezza è che, inspiegabilmente, esiste.
Paola Melone

 
 
 
 
1° novembre
 
Si dice che il buongiorno si vede dal mattino. Ecco, James aveva avuto un buongiorno non particolarmente roseo, quel giorno. Ricordava tutto quello che era successo la sera prima, al ballo di Halloween. Tom ubriaco, la scenata con Victoria, lui e Cornelia che riportavano Tom in sala comune, Cornelia che si addormentava tra le sue braccia. Ricordava i morbidi capelli di lei, la sua pelle candida, la sua vicinanza, il suo calore. Si era addormentato anche lui, per poi svegliarsi da solo, disteso sul divano della sala comune di Grifondoro. Di Cornelia non c’era più traccia. James aveva sperato di rivederla al tavolo della colazione in Sala Grande, ma a quanto pare si era sbagliato. C’erano solo Tom e Marcus, che lo aspettavano con la faccia a mollo nella tazza e lo sguardo vacuo di chi ha dormito poco e male.
“Amico!” esclamò Marcus poco convinto. “Finalmente hai deciso di alzarti da quel divano?”.
Tom, seduto accanto a lui, si espresse in una risatina stridula e nervosa, per poi tornare ad affogarsi nella sua tazza di porridge.
James si sedette di fronte ai suoi amici e agguantò un muffin al cioccolato.
“Presumo che tutto il Grifondoro mi abbia visto dormire sul divano, quindi” disse lui versandosi del caffè.
“Praticamente sì” rispose Marcus ridendo. “Nessuno ha voluto svegliarti, angioletto”.
James gli lanciò un pezzo di muffin e Marcus si scansò giusto in tempo. Il pezzo di torta volò verso il tavolo di Corvonero e finì nei capelli di una ragazza bionda e alta, che dava loro le spalle. I tre amici soffocarono le risate, cercando di non farsi sentire.
“Siete sempre i soliti idioti” commentò una sprezzante Rose Weasley passando loro accanto.
“Hey, Rose!” la chiamò James. Rose si girò a guardarlo.
“Hai visto Cornelia?” le chiese lui tutto d’un fiato.
Il viso di Rose si aprì in un sorrisino furbo.
“No, mi spiace, James” rispose la ragazza. “Non l’ho vista, stamattina”.
Rose alzò le spalle e poi si andò a sedere accanto al suo amico italiano, che quella mattina era seduto vicino a due ragazze che James non conosceva, probabilmente sue compagne di scuola.
“Perché cerchi mia sorella?” chiese Tom ritrovando il dono della voce.
“Così…” rispose in fretta James agitando una mano. “E’ che di solito è sempre la prima a scendere…”.
Tom continuava a studiare il volto di James, poco convinto della sua spiegazione.
“Tu non ce la racconti giusta, amico” buttò lì Marcus.
“Ma che dite!” esclamò lui scolandosi tutto il caffè d’un fiato.
In quel momento, Tom si abbassò nel suo piatto di bacon fin quasi a sparirci dentro. James e Marcus lo osservarono, preoccupati e stupiti, fino a quando James capì il motivo di tanta stranezza: suo fratello Albus era appena entrato nella Sala Grande in compagnia di Edward Thornhill.
Probabilmente, Tom ricordava qualcosa della scenata della sera prima, mentre Albus la ricordava molto bene, perché passò loro accanto facendo un cenno di saluto a suo fratello e a Marcus, ma senza degnare Tom di uno sguardo. Edward lanciò a James un’occhiataccia. Quei due non erano mai andati molto d’accordo e forse il ballo di James e Cornelia della sera prima non aveva fatto che peggiorare le cose. Bene, non avrebbe più avuto il controllo di uno dei suoi Battitori. Avevano perso la prima partita, non potevano permettersi errori. James scosse la testa, afferrando un altro muffin. Non era il momento di pensare al Quidditch.
Lanciò un’altra occhiata nervosa alle porte della Sala Grande, ma di Cornelia neanche l’ombra. Voleva vederla, voleva parlarle. Voleva chiederle perché era scappata via.
“Ragazzi, ho combinato un casino, vero?” disse Tom all’improvviso.
I due amici lo guardarono.
“Bè, io so solo quello che raccontano in giro” rispose Marcus fissando il suo piatto.
Tom guardò James in silenzio, in attesa di una spiegazione. Fu così che James gli raccontò tutto quello che era successo la sera prima, dal suo ballo con le due Serpeverde fino alla scenata con Victoria.
Il viso di Tom era passato dal ribrezzo, allo spavento, al terrore, per poi approdare all’angoscia del finale.
“Non ci posso credere” disse infine. “Avevo dei ricordi confusi, ma questo è…”.
Non finì la frase. La sua voce si spense in un sussurro.
“Dite che è per questo motivo che Victoria non c’è?” sussurrò.
James si guardò intorno e percorse il lungo tavolo di Grifondoro alla ricerca di Victoria Baston, ma inutilmente. Di lei, come di Cornelia, non c’era traccia.
“Magari è solo stanca e ha preferito non scendere, Tom” buttò lì Marcus.
Non ne era molto convinto, e nemmeno Tom, in verità.
James vagò con lo sguardo per la Sala Grande. I suoi occhi si fermarono sul raccapricciante spettacolo di Michael McLaggen avvinghiato senza pudore a Clarissa Reynolds, in fondo al tavolo di Serpeverde. Un altro elemento della squadra andato perso. Bene. Poco più in là, Scorpius Malfoy teneva banco in mezzo a un nutrito gruppo di compagni. Agitava in alto il pugno destro, il petto in fuori e l’espressione soddisfatta.
“Ragazzi, ho ottenuto il ruolo perché sono il Cercatore più forte di tutta Hogwarts” lo sentì dire James. “I giudici non hanno saputo resistere al mio talento… e al mio fascino”.
Lanciò un’occhiata a un paio di ragazze adoranti sedute lì vicino. Poco distante, il gruppo di Beauxbatons, che si era sistemato con i Serpeverde, ascoltava attento. Un ragazzo alto, moro e con un accenno di barba, vestito di un completo scuro e di una camicia azzurra, sedeva accanto a Scorpius, e lo ascoltava ridacchiando. Probabilmente si trattava del capitano della squadra francese, perché portava un distintivo argentato appuntato sul petto.
“Hey, guarda chi c’è!” esclamò Marcus tirandogli un calcio da sotto il tavolo. James saltò sulla panca e avrebbe tanto voluto ricambiare il gesto, ma si fermò, non appena vide Cornelia entrare trafelata nella Sala Grande. Era spettinata e indossava un paio di jeans e una felpa. Era strano, vederla senza divisa, lei che era un Prefetto attento alle regole. Era come se fosse uscita di corsa e avesse corso fin lì. Il petto andava su e giù per via della corsa. Gli occhi vagavano per la Sala, per poi andarsi a fermare su di lui. Cornelia lo guardò per un attimo, incerta. Anche James la guardava, cercando di interpretare l’incertezza che leggeva nei suoi occhi. Che cosa era successo?
Cornelia si mosse, avvicinandosi al tavolo di Grifondoro. Venne fermata da un paio di ragazzini adoranti del terzo anno, che la circondarono, gridando tutto il loro entusiasmo per via del suo ruolo di Cacciatrice nella squadra di Hogwarts. Cornelia li guardava stralunata. Stringeva le loro mani sudaticce e rivolgeva loro occhiate stupite.
“Grazie, grazie mille” James la sentiva sussurrare, per poi riuscire a liberarsi dal loro placcaggio e tornare a cercarlo con gli occhi.
“Si può sapere che ha tua sorella, Tom?” chiese Marcus dando all’amico una pacca sulla spalla. “Non indossa l’uniforme, cammina come in trance, tiene lo sguardo fisso… Sicuro che non abbia bevuto qualcosa di troppo, ieri?”.
Tom alzò gli occhi dal suo piatto, dove stava trucidando un pezzetto di bacon bruciacchiato, e si girò verso sua sorella con sguardo pigro. La osservò per un attimo e poi rivolse il suo sguardo verso James. Poi di nuovo su Cornelia. E infine su James.
“Amico, dovresti chiederlo a James” rispose Tom.
Anche Marcus aveva notato lo scambio di sguardi tra il suo amico e Cornelia. Rimase in silenzio, però, forse per non stressare James con domande inutili.
Cornelia si avvicinò incespicando a James, che si alzò in piedi per andarle incontro.
“Che succede?” le chiese preoccupato. “Stai bene?”.
Cornelia annuì, rispondendo: “Certo che sto bene…”.
La sua voce tremò per un attimo.
“E’ successo qualcosa?” le chiese ancora James afferrandola per le spalle.
Cornelia annuì con la testa, senza smettere di guardarlo.
James stava cominciando a preoccuparsi. Non era abituato ad avere a che fare con una Cornelia non padrona di se stessa, confusa e senza parole. Non era lei.
“Me lo vuoi raccontare?”.
Cornelia lo guardò e il suo volto si aprì in un sorriso.
“Vieni con me”, disse prendendolo per mano.
James si girò a guardare i suoi amici e loro gli fecero l’occhiolino. James seguì Cornelia fuori dalla Sala Grande, sentendo su di sé molti sguardi incuriositi.
Cornelia lo condusse su per lo scalone di marmo, e James si chiese dove lo stesse portando. Non aveva più detto una parola. Proprio quando James stava per riaprire bocca per chiederle spiegazioni, capì. Stavano salendo verso la torre nord. Non saliva lì sopra dai tempi delle lezioni notturne di astronomia. Bei tempi, quelli. Poco da studiare, tanto tempo per il Quidditch e il divertimento, meno problemi con le ragazze. James sorrise tra sé e sé.
Una volta che furono fuori, davanti a loro il paesaggio intorno a Hogwarts, nebbioso e indistinto, Cornelia si sedette per terra, e James la imitò. La ragazza fissava il cielo e i campi.
“Cornelia…” cominciò James.
“Prima mi hai chiesto che cosa è successo” lo interruppe lei.
James la guardò e annuì in silenzio. Cornelia tornò a guardare il cielo.
“E’ successo che ho aperto gli occhi, James” spiegò lei. “Quello che è successo tra Victoria e Tom mi ha fatto molto riflettere. E a te?”.
A dire il vero James non aveva pensato granché alla cosa. Il fatto di essersi risvegliato senza di lei accanto lo aveva assorbito talmente tanto che non era stato lì a pensare a Tom, Victoria, Albus o chiunque altro.
Cornelia non aspettò una sua riposta e continuò: “Cioè, quello che è successo è successo perché Tom non ha detto a Victoria dei suoi sentimenti quando ne aveva la possibilità. Si sono lasciati senza una ragione. Tom è innamorato di lei, ma quello che ha fatto e detto ieri sarà difficile da sistemare. Ho parlato con Victoria, stamattina presto. E’ tremendamente arrabbiata con lui. Non voglio che tra noi succeda la stessa cosa, James”.
Cornelia si girò a guardarlo. James la fissava, speranzoso. Lei gli prese una mano e la strinse.
“Ieri sera ti ho detto di non essere pronta ad aprire il mio cuore. Di non sapere quando lo sarei stata davvero. Ecco, non mi interessa. Non me ne importa niente di essere pronta oppure no. Voglio stare con te adesso, non tra un giorno, un mese o un anno o un secolo. Adesso. Per davvero. Che ne dici?”.
James le sorrise, furbo.
“Dico che ci sto, Finnigan. Eccome se ci sto”.
Così dicendo, James la baciò. Fu un bacio impetuoso e avido. Un bacio che entrambi avrebbero considerato come l’inizio di una nuova, stupenda stagione.
 

* * *

 
Rose aveva saputo la bella notizia prima che Cornelia arrivasse da lei saltellando e gettandole le braccia al collo, sussurrandole solo due parole: “stiamo insieme”.
Era seduta nel solito banco, a lezione di Storia della Magia. Il professor Rüf era arrivato in anticipo, come sempre, e stava in piedi di fronte alla lavagna, cercando di abbozzare uno schema sulla lezione del giorno. Rose stava aspettando Cornelia e Victoria. Nessuna delle due si era fatta viva a colazione e Rose si era dovuta recare a lezione in compagnia di Daisy e Josephine, che non facevano che strillare del ballo della sera prima. Quella mattina si era svegliata in ritardo. Era stanca per via della nottataccia che aveva passato. Era preoccupata per Victoria. E per Albus. E anche per Tom, in fondo. Un po’ le faceva pena, ubriaco com’era.
Sul comodino aveva trovato un bigliettino di Cornelia, che le scriveva di non preoccuparsi, che era uscita presto per pensare. Il suo letto era intatto. Il letto di Victoria invece aveva ancora le tende tirate. Rose non aveva saputo se svegliarla oppure no, così le aveva lasciato un biglietto dove le diceva di essere scesa a colazione.
In quel momento, un gruppo di Serpeverde entrò nell’aula. Tra quelli, Rose riconobbe Scorpius, Zabini e Goyle. I soliti tre simpaticoni ridevano come dei matti. Fu però l’oca patentata Clarissa Reynolds a portare la notizia a tutti. Entrò in classe quasi volando, tutta eccitata.
“Volete sapere l’ultima?” esclamò ridacchiando.
Tutta la classe si girò a guardarla. Pur essendo un’oca, Rose doveva riconoscere il talento di Clarissa per il pettegolezzo: solo lei sapeva intercettare a quel modo le notizie più succose e interessanti. Un giorno in cui una Rose appena dodicenne si era lamentata per la stupidità delle compagne Serpeverde, sua madre le aveva detto che molto probabilmente il talento della Reynolds per il pettegolezzo era ereditario. Ne aveva avuto la prova negli anni successivi.
“La Finnigan e Potter stanno insieme!” gridò Clarissa saltellando.
Tutti cominciarono a mormorare eccitati. Rose si chiese come mai Clarissa fosse così contenta. Forse perché un’altra possibile minaccia sulla sua strada verso Scorpius era stata debellata. Dal canto suo, Rose non poté che essere contenta per la sua amica anche se, prima di crederci, voleva parlare con la diretta interessata.
“Che cosa?” aveva esclamato una stupida Corvonero, e le sue stupide amiche l’avevano imitata, tutte deluse che James non fosse più sulla piazza.
Rose si guardò intorno. Erano tutti incuriositi dalla notizia appena appresa. Rose aveva notato, non con un certo disappunto, che invece Scorpius teneva i suoi occhi fissi su Clarissa, cercando di decifrare la notizia e verificarne la correttezza.
“Ne sei sicura?” chiese.
Clarissa si girò a guardarlo, evidentemente stupita di vedere Scorpius per la prima volta partecipe e interessato a un suo pettegolezzo. Di solito si limitava ad annuire, annoiato.
“Certo, quando mai le mie notizie non sono attendibili?” rispose Clarissa, infastidita.
Rose si chiese come mai Scorpius fosse tanto interessato.
 

* * *

 
 
Tutto il tavolo di Grifondoro era in estasi. Due dei suoi migliori studenti stavano insieme. Rose non poté fare a meno di notare quanto la sua casa fosse unita, nella gioia e nelle avversità. Avevano fatto tutti scudo intorno a Cornelia dopo il suo incidente del bolide, avevano difeso James - che era stato incapace di prendere il Boccino durante la partita contro Serpeverde -, avevano fatto il tifo per tutti loro ai provini per la squadra di Quidditch, avevano gioito e pianto tutti insieme. Rose era fiera di essere una Grifondoro ogni giorno di più.
Cornelia e James sedevano vicino a lei, insieme a Tom, Marcus, Daisy e Josephine. Dall’altra parte stava Victoria, che sedeva quanto più lontano poteva da Tom e Albus, che invece stava in fondo al tavolo con Edward e altri compagni. Victoria era impegnata in un’animata conversazione con una studentessa italiana, Beatrice Ferri, sorella di Matteo. Beatrice era una bella ragazza dalla carnagione scura e un sorriso solare. Portava i capelli scuri lunghi fino alle spalle. Un paio di curiosi occhi scuri guardavano Victoria con attenzione. Le due si erano da subito piaciute, non appena Rose le aveva presentate. Rose aveva conosciuto Beatrice quella mattina a colazione. Aveva trovato Matteo già seduto al tavolo di Grifondoro in compagnia di due ragazze molto carine, che le avevano rivolto subito un grande sorriso.
In quel momento, Rose era impegnata a chiacchierare con Matteo e Isabella Minelli, una mora molto simpatica che era risultata essere l’ex fidanzata di Matteo. Nonostante quello, Rose l’aveva da subito presa in simpatia. Era tremendamente sbadata, ma non lo faceva apposta. Rideva di tutto ciò che Rose diceva e faceva e le aveva raccontato di giocare come Cercatrice da quando aveva undici anni. La squadra italiana era davvero un temibile avversario, per Hogwarts. Rose non se ne intendeva molto di Quidditch, ma sapeva riconoscere un buon giocatore, quando ne incontrava uno. Ricordava ancora tutte le ore che suo cugino Fred aveva speso per insegnarle le regole del Quidditch, seduti fuori in giardino alla Tana, durante le vacanze estive. Disegnava schemi e faceva schizzi, solo per lei. Si era impegnato molto, ne andava della sua reputazione. Alla fine dell’estate dei suoi dieci anni, Rose poteva dire di conoscere il Quidditch, anche se solo in parte. Diciamo che conosceva la parte necessaria a seguire una partita senza perdersi.
Gli italiani parlavano un inglese contaminato da alcune parole italiane che li rendeva particolarmente simpatici. Con loro la conversazione scorreva piacevole e Rose rideva come una matta. Matteo era carinissimo, e la sera prima si erano divertiti un mondo. Rose arrossì al ricordo della loro fuga dalla mischia. Erano usciti dalla Sala Grande e si erano chiusi in un’aula del primo piano, per poi uscirne parecchio stropicciati. Si erano baciati senza ritegno e Rose non riusciva a non arrossire al ricordo. Di solito non si lasciava andare così, soprattutto con una persona che conosceva da così poco tempo. Matteo però aveva fatto risvegliare la sua parte più selvaggia, ridestando i suoi istinti. A proposito di istinti… la sua attenzione venne catturata dal triste spettacolo di Clarissa Reynolds avvinghiata a Michael McLaggen al tavolo di Serpeverde. A quanto pareva, Michael aveva dimenticato presto Leila. E Clarissa non sembrava granché interessata a Scorpius. “Bè, anche lei avrà le sue necessità”, pensò Rose. Si pentì in fretta di quel pensiero malsano, cacciando dalla mente l’immagine scabrosa di Clarissa e Michael in posizione orizzontale. Un leggero senso di fastidio le attraversò lo stomaco, ma lei lo spinse via, allontanandolo dai suoi pensieri e dal suo petto. Che cosa gliene importava con chi andava a letto Michael? Poteva fare quello che gli pareva.
Rose posò con forza sul tavolo il bicchiere di succo di zucca e Isabella alzò gli occhi dal suo piatto di stufato.
“Tutto bene?” le chiese studiandola.
Rose la guardò e le sorrise.
“Oh, certamente” rispose.
Lanciò un’ultima occhiata ai due: Clarissa stava imboccando Michael con dell’uva. Uno spettacolo tremendo. Rabbrividì e si concentrò sul suo piatto ancora mezzo pieno. In quel momento, la professoressa McGrannit si alzò in piedi dalla sua sedia al centro del tavolo delle autorità e richiamò l’attenzione dei suoi studenti.
“Buonasera a tutti” esordì. “Ho una comunicazione di servizio per i giocatori di Quidditch partecipanti al torneo”.
Rose lanciò un’occhiata a Cornelia, ancora raggiante per il ruolo ottenuto la sera prima. Dall’altra parte della Sala Grande, Scorpius Malfoy aveva arcuato il petto come un gallo e si guardava intorno con un’aria di superiorità più insopportabile del solito.
“Quel ragazzo sembra insopportabile” bisbigliò Isabella intercettando lo sguardo di Rose e forse leggendole nel pensiero. Rose si girò verso l’italiana alzando gli occhi al cielo.
“Togli il sembra” sbuffò. “E ti consiglio di stare lontana da lui, se vorrai ricordare il tuo soggiorno qui in modo piacevole”.
Isabella scoppiò a ridere, con quell’alta risata che faceva sempre girare tutti a guardarla. Alcune teste si voltarono, forse stupite che uno studente osasse ridere durante un discorso della preside. Invece la McGrannit sembrò non accorgersene, perché stava srotolando una pergamena e parlottava a bassa voce con il vicepreside Paciock.
“Grazie del consiglio” aggiunse Isabella sottovoce. “Ieri sera ne ho approfittato per guardarmi intorno, e vedere quel Malfoy sul palco mi è bastato per inquadrarlo”.
Isabella le fece l’occhiolino e Rose ridacchiò.
“Molto bene” continuò la preside. “Domani pomeriggio saranno organizzate delle riunioni per spiegare ad ogni squadra il regolamento e per comunicare loro il calendario, che sarà successivamente affisso nelle bacheche di ogni sala comune”.
La McGrannitaprì la pergamena e si sistemò gli occhiali sul naso.
“Le riunioni sono state organizzate in due turni, con due squadre per turno. Dalle quindici alle sedici, Hogwarts e Beauxbatons.”.
I giocatori di entrambe le squadre si girarono a guadarsi, forse studiandosi a vicenda. Rose osservò con attenzione la squadra francese, stranamente seduta al tavolo di Serpeverde. Quello che sembrava il leader - e il Capitano, visto il distintivo argentato - sedeva accanto a Scorpius, e quel particolare non poté che preoccuparla: che razza di elemento era se aveva scelto di stare in compagnia di Malfoy? Accanto a lui, due ragazze si guardavano intorno con quell’aria di superiorità tipicamente francese che Rose detestava. Erano molto belle, certo, ma ciò non giustificava la loro tremenda puzza sotto il naso. Rose si sentì all’improvviso osservata. Vicino alle francesi, uno studente di Beauxbatons dai capelli biondi la stava guardando con attenzione. Rose intercettò il suo sguardo, incuriosita. Anche da lì poteva vedere che era davvero molto bello. Le rivolse un sorriso impertinente e Rose distolse i suoi occhi da lui per puntarli sulla McGrannit.
“Ho sentito dei pettegolezzi succosi su alcuni studenti francesi” sussurrò Beatrice sporgendosi sul tavolo.
“Dai, Bea, ancora con queste storie?” sbuffò Matteo alzando gli occhi al cielo.
“Bè, Rose non le conosce, no?” esclamò lei ridendo.
Beatrice non poté aggiungere altro, perché la McGrannit si apprestava a continuare il suo discorso.
“Dalle sedici alle diciassette, Durmstrang e l’Istituto Italiano di Magia”.
I suoi tre amici italiani rivolsero i loro occhi agli studenti russi, seduti al tavolo di Corvonero.
Dio, quanto è carino!” esclamò Beatrice sporgendosi sulla sua panca per vedere meglio.
“Chi?” chiese Rose curiosa.
Serghjej Wronski” sussurrò Beatrice ridacchiando.
Quel nome non le disse assolutamente nulla. A parte, forse, il cognome Wronski. L’aveva già sentito nominare, prima di quel momento, ma non ricordava dove e in quale occasione.
“E allora?”.
“Come, e allora?!” esclamò Beatrice scandalizzata.
“Evidentemente non lo conosce, Bea” disse Matteo sbuffando e venendole in aiuto.
Rose gli rivolse un sorrisone.
“Serghjej Wronski e sua sorella Anna giocano entrambi nella squadra di Durmstrang” cominciò Isabella. “Sono i pro pro pro nipoti o che so io del polacco Josef Wronski, il cercatore che ha inventato la Finta Wronski”.
“Oh, ma certo!” esclamò Rose dandosi una pacca sulla fronte. “Ecco dove ho sentito il cognome Wronski!”.
“Bè, chi non conosce la Finta Wronski?” commentò Beatrice.
“Non la conosce chi non gioca a Quidditch, Bea” intervenne Matteo. “Rose non gioca e magari non si ricordava, no?”.
“Bè, certo certo” si affrettò a dire Beatrice. “Però vedi che già l’aveva sentita?”.
Rose si mise a ridere. Adorava quelle schermaglie tra fratelli intervallate da parole italiane che la facevano sorridere.
“Mio cugino Fred mi ha spiegato qualche regola” commentò Rose.
“Comunque” continuò Isabella. “I due Wronski sono quei due biondoni che vedi seduti là”.
Così dicendo, Isabella le indicò due ragazzi alti e incredibilmente biondi seduti proprio di fronte a loro al tavolo di Corvonero. Serghjej era davvero bello, Beatrice aveva ragione. Anche Anna non scherzava, però. Con quei lunghi capelli biondi, gli occhi chiarissimi e un viso d’angelo, attirava gli sguardi di tutta la Sala Grande. Sia della parte maschile, ammaliata da tanta bellezza, sia della parte femminile, che non si spiegava come una ragazza potesse essere tanto perfetta.
“Si dicono tante cose su di loro…” commentò Beatrice.
“I due sono gemelli” aggiunse Isabella. “E dicono che siano amanti. Assurdo”.
“Bè, non puoi saperlo” protestò Beatrice.
“Tu tendi sempre a vedere il lato succoso delle vicende, sorellina. Sono solo dicerie”.
Rose adorava il pragmatismo di Matteo e la sua razionalità.
“In ogni caso, i due hanno una madre mezza Veela” concluse Isabella. “E su questo ne siamo quasi sicuri”.
Rose si girò di nuovo a guardare i fratelli Wronski. Certo, ora capiva. Una madre mezza Veela. Proprio come i suoi cugini, Dominique, Victoire e Louis. Erano bellissimi, tre affascinanti e biondissimi spettacoli della natura. La loro madre - e sua zia -,  Fleur Delacour, discendeva dalle Veela e a suo tempo aveva portato parecchio scompiglio a Hogwarts, come lei stessa le aveva raccontato e come suo zio Bill non smetteva di rimarcare. Rose adorava i suoi cugini, e se Dominique e Louis sembravano ignari del loro fascino, sua cugina Victoire sapeva bene l’effetto che faceva sul genere umano, e non perdeva occasione per sfruttare le sue potenzialità. Rose non la sopportava, quando faceva così. Sapeva essere dolce e comprensiva, una sorta di sorella maggiore, ma a volte sapeva rendersi insopportabile.
La McGrannitinterruppe i suoi pensieri riprendendo la parola.
“I due incontri si terranno nell’aula di Incantesimi. Confido nei Prefetti e nei Capiscuola di Hogwarts, che provvederanno ad accompagnare gli studenti stranieri. E’ tutto, grazie”.
La preside si risedette e gli studenti si immersero nei desserts e nelle chiacchiere.
“Io voglio accompagnare Serghjej, questo è certo” commentò Beatrice.
“Bea” commentò Matteo impaziente. “Non hai sentito? La McGrannit ha detto di Hogwarts. Tu dove studi? All’Istituto Italiano”.
Rose e Isabella scoppiarono a ridere.
“Eh, bè, mi farò prestare una divisa da Rose, no?!” commentò Beatrice facendole l’occhiolino.
 

* * *

 
 
 2 novembre
Cornelia e Rose uscirono dall’aula di Pozioni ridendo. Avevano fatto guadagnare dieci punti a testa al Grifondoro per aver risposto brillantemente alla professoressa Greengrass. Avevano in parte compensato i cinque punti persi da McLaggen, beccato a sbaciucchiarsi con Clarissa Reynolds nei banchi in fondo, convinti che la Greengrass fosse ancora intenta a scrivere sulla lavagna. Almeno anche a Serpeverde erano stati tolti cinque punti. Cornelia aveva beccato Rose a guardare la Reynolds con gli occhi ridotti a fessure sottili. La sua amica ovviamente non se n’era neanche accorta. Victoria era bloccata in infermeria con una leggera influenza e non voleva vedere nessuno, tranne Cornelia e Rose. Evitava Albus come la peste e Tom a sua volta evitava lei. Cornelia tremava al pensiero di tutti quanti loro, riuniti in Sala Comune. Prima o poi sarebbe successo…
La Sala Grandeera come al solito affollata e Cornelia si diresse con Rose ai soliti posti al tavolo di Grifondoro. Ed eccolo lì, colui che le faceva dimenticare tutto il resto. Colui che, guardandola, le faceva desiderare che tutto il resto del mondo scomparisse; colui che le scombussolava la mente e le obnubilava i sensi; colui per il quale il suo stomaco ballava la conga senza freni e faceva le capriole come un forsennato; colui che le faceva battere il cuore, profondamente e vividamente. James Sirius Potter. Il suo ragazzo. Pensarci le faceva ancora impressione. Dopo tutto quello che era successo, dopo tutte le parole sprecate e le notti insonni, eccoli lì, a baciarsi sulla cima della Torre Nord, dimentichi del vento gelato di novembre, manovrati da una magnetica forza, come delle marionette in balia di fili invisibili. Cornelia raggiunse James, che le sorrideva sornione, e lo baciò, mentre lui le cingeva la vita con le braccia e inspirava il suo profumo.
“Hey, hey, hey, è pur sempre mia sorella, quella”, esclamò Tom.
Cornelia si staccò da James a malincuore e guardò suo fratello, mentre tutti gli altri ridevano.
“Sei geloso, Tom?”, esclamò Isabella Minelli, seduta accanto a Rose e a sua sorella Beatrice.
Tom si girò verso di lei.
“Tesoro, posso avere una ragazza quando voglio, io”, le rispose. “Basta che io schiocchi le dita…”.
“Sì, Tom, certo”, disse Rose agitando una mano. “Magari dopo parecchie Burrobirre, eh?”.
In mezzo alle risate generali, Cornelia si era seduta accanto a James.
“Mi sei mancato”, gli aveva sussurrato.
“Anche tu”, aveva risposto lui scostandole una ciocca di capelli dalla fronte.
Lei gli rubò un altro bacio e poi si concentrò sul pranzo, esclamando: “Oggi abbiamo l’incontro con Beauxbatons. Cosa sapete della squadra francese?”.
“Oh, ai pettegolezzi ci penso io”, esclamò Beatrice Ferri alzando una mano.
Cornelia la guardò sorridendo.
“Oh, bene, Bea, sono curiosa”.
“Bè, le vedi quelle due ragazze sedute al tavolo di Serpeverde? Stanno sedute vicino a quel Malfoy”, sussurrò Beatrice.
Cornelia si girò con circospezione verso il tavolo dei Serpeverde e cercò Scorpius con lo sguardo. Era seduto e teneva banco, come al solito. Al sua fianco, due ragazze molto belle, che indossavano un vestito di seta azzurra di pregiata fattura, evidentemente la divisa femminile di Beauxbatons. Avevano entrambe i capelli lunghi, di due sfumature differenti. Una delle due sembrava più grande e seguiva Scorpius con sguardo attento. Sedeva accanto a un ragazzo con un leggero accenno di barba che portava un distintivo argentato appuntato sul petto: il capitano. L’altra ragazza aveva i lineamenti più dolci e uno sguardo non particolarmente interessato. Teneva la testa poggiata a una mano e rivoltava il suo pasticcio di carne svogliatamente. Proprio al fianco del capitano, un ragazzo biondo osservava la ragazza annoiata e intanto seguiva attentamente il monologo di Scorpius. Poco più in là, stavano gli altri francesi.
“Quelle due sventole?”, esclamò Tom rianimandosi e allungando il collo verso il tavolo di Serpeverde.
Cornelia gli assestò una sonora pacca dietro la nuca, seguita da un urlo soffocato di Tom, che sprofondò nel suo piatto in silenzio.
“Dicevi?”, disse Cornelia girandosi verso Beatrice sorridendo, mentre tutti gli altri ridevano.
“Amico, devi stare attento”, mugugnò Tom rialzandosi lentamente e rivolgendosi a James.
Cornelia sollevò di nuovo la mano, ma Tom si scansò abbastanza in fretta per evitare un’altra pacca.
“Bè, James non ha fatto nulla che meriti una pacca…”, commentò Rose. “Almeno per ora…”.
James guardò sua cugina sorridendole ironico e Cornelia rise.
“Dicevi, Bea?”, le chiese.
“Quelle due sono le sorelle Dubois”, continuò la ragazza. “Tutti i ragazzi spasimano per loro, e non parlo solo degli studenti di Beauxbatons, vero Matteo?”.
Matteo arrossì, diventando rosso come un peperone.
“Dai, Bea, è una storia vecchia…”, si schermì lui agitando una mano.
Rose lo guardava interessata, curiosa di saperne di più.
“E’ una storia vecchia, sì, ma sempre attuale”, rispose Beatrice. “Ben prima che Matteo si mettesse con la mia migliore amica Isabella”, e indicò Isabella Minelli, che sorrise, alzando gli occhi al cielo. “Matteo aveva una colossale cotta per Madelaine Dubois, quella più grande seduta alla destra di Malfoy, quella con la faccia da gatta e gli occhi da cerbiatta, che sbatte sempre le ciglia”.
Le ragazze si girarono a guardarla. Madelaine era molto bella, sì, e sì, sbatteva sempre le ciglia, soprattutto all’indirizzo di Scorpius, e agitava i capelli e si inumidiva le labbra. Insomma, una tigre nascosta sotto le sembianze di una cerbiatta indifesa.
“Proprio lei, sì”, annuì Beatrice sospirando. “E sempre lei ha avuto una storia super tormentata e decisamente bollente con il capitano della squadra, quel super figaccione seduto accanto a lei, e che di nome fa Alexandre Mercier”.
Alexandre Mercier era decisamente, e veramente, e ineluttabilmente, sexy. Trasudava sesso da ogni poro della pelle, da quella barba accennata alla cravatta slacciata, dalla camicia azzurra ai capelli scuri e spettinati, come se una mano femminile ci fosse appena passata attraverso. E quello sguardo… Cornelia si girò, focalizzando i suoi occhi su Beatrice.
“Bè, a quanto pare i due non stanno più insieme. Però si dice che continuino a vedersi, di tanto in tanto… sapete… sono amici di letto”, concluse lei come se avesse appena dato loro un insegnamento per la vita. Annuì e sospirò, poggiando il mento sul palmo della mano destra.
“E l’altra sorella?”, chiese Tom. “Anche lei è carina”.
Questa volta la pacca di Cornelia lo raggiunse sull’orecchio sinistro, lasciandolo stordito e lamentoso.
“Smettila, Tom”, esclamò James. “Sono nemiche…”.
“Che peccato…”, sembrò che borbottasse l’altro, ma Cornelia non ebbe il coraggio di propinargli un’altra pacca su quella testa vuota.
“Catherine. Bè, lei è piuttosto dolce e carina. Simpatica, direi. Non gliene frega niente delle strategie della squadra e di tutti i sotterfugi che Alexandre e Madelaine stanno architettando per incastrare il vostro Cercatore…”.
Cornelia sbuffò.
“E’ tanto evidente, eh?”, chiese.
“Bè, è quello che si dice su di loro in giro. Magari non è vero…”, commentò Isabella alzando le spalle.
“Dovremmo parlare a Scorpius”, rifletté Cornelia. “Dovresti farlo tu, capitano”.
Tom sobbalzò sulla panca e la guardò.
“Sì…”, rispose. “Penserò a qualcosa…”.
Cornelia gli lanciò un’occhiata obliqua, ma non aggiunse altro.
“E quel biondo?”, chiese Rose osservando il ragazzo seduto accanto a Mercier.
“Oh, si chiama Baptiste Dumont, gioca come portiere”, rispose Isabella. “E’ molto carino e anche parecchio hot, non so se mi spiego…”.
Le ragazze risero e James, Tom e Matteo si lanciarono un’occhiata eloquente.
“Ok, è hot, d’accordo”, intervenne Matteo. “In ogni caso, non è un portiere imbattibile”.
“Sa usare bene le mani, questo è certo”, ridacchiò Isabella.
Le ragazze risero di nuovo.
“Come mai sapete tutte queste cose sulla squadra francese?”, chiese James.
“L’anno scorso abbiamo giocato un’amichevole”, rispose Matteo. “Siamo stati ospitati nella loro scuola e lì i pettegolezzi girano. Se ne sentono di tutti i colori. Qui in confronto sembra di essere in convento…”.
Tutti scoppiarono a ridere e Tom commentò: “Amico, non hai ancora visto niente…”.
“Oh, sì, invece, ho già visto parecchie cose…”, commentò Matteo guardando Rose con sguardo obliquo e un sorrisino impertinente.
Rose arrossì fino alla punta dei capelli e quasi si affogò con il suo succo di zucca. Cornelia ridacchiò.
“Anche qui girano parecchi pettegolezzi, Matteo”, disse. “Aspetta e vedrai”.
Alle ore quindici, Cornelia, Tom e Marcus Wilkins erano fermi di fronte all’aula di Incantesimi, in attesa del resto della squadra e di Beauxbatons. Nessuno di loro si era preoccupato di accompagnare la scuola straniera fin lì. Ci avrebbe pensato Scorpius: in fondo si stava specializzando in pubbliche relazioni, no?
Infatti, Scorpius arrivò quasi subito. Alla sua destra, Madelaine Dubois camminava sinuosamente, muovendo i fianchi e ondeggiando per il corridoio, facendo roteare la gonna di seta della sua divisa. Era appollaiata sul braccio di Scorpius e batteva le ciglia verso di lui con insistenza. Malfoy, dal canto suo, nemmeno guardava dove andava, ammaliato dalla bellezza della sua compagna di passeggiate e dalle sue doti espositive, situate proprio sul suo petto e nascoste da un sottile e impalpabile velo di seta azzurra. Ah, gli uomini…!
Dietro di loro, Alexandre Mercier camminava come se il castello fosse suo. Peggio di Scorpius. Forse quest’ultimo gli aveva consegnato le chiavi del castello… Sì, probabilmente era così. Avevano fatto una sorta di baratto: Madelaine Dubois e le sue ciglia in cambio di tutte le ragazze del castello, dai quindici ai diciassette anni, alte, slanciate, pettorute e possibilmente senza foruncoli. Ecco spiegata la camminata trionfante di Mercier.
Ancora dietro, Catherine sbuffava mentre un esagitato Baptiste Dumont, tutto rosso in faccia, le raccontava le sue gesta sportive azione per azione. Manco fosse McLaggen… Il suo ciuffo biondo ondeggiava quasi quanto la gonna di Madelaine. Catherine teneva le braccia incrociate sul petto, in un evidente atteggiamento scostante e annoiato. Cornelia si chiese perché non li mandasse tutti al diavolo, facendo i bagagli e partendo per i Caraibi.
La squadra di Beauxbatons si fermò dietro Scorpius, che si avvicinò a Cornelia e agli altri.
Finnigan”, la salutò con un cenno.
Malfoy, che onore…”, commentò Cornelia sarcastica.
Lanciò un’occhiata a Madelaine, che a sua volta la guardò con attenzione. Leggermente più bassa di lei, più magra, e presumibilmente più veloce. Una Cacciatrice da temere, anche se era forse un po’ troppo esile per difendersi dalle pacche degli avversari. Cornelia la immaginò sgusciare via verso gli anelli, una veloce e indistinta macchia azzurra su una scopa super veloce e moderna.
Le due si scambiarono uno sguardo lungo e indagatore, e gli altri poterono quasi sentire la musica di sottofondo, le trombe che annunciavano l’inizio della guerra.
“Ciao!”, esclamò una voce allegra da un forte accento francese.
Cornelia si girò e si ritrovò faccia a faccia con Catherine Dubois, che le tendeva una mano sorridendole.
Dopo un primo momento di stupore, Cornelia ricambiò il sorriso, stringendo la mano alla ragazza, che esclamò: “Mi chiamo Catherine Dubois, Cercatrice. Molto piacere”.
“Cornelia Finnigan, Cacciatrice. ”.
“Oh, lo sappiamo chi sei”, commentò Mercier. “Si dice in giro che tu sia una delle più brave Cacciatrici di sempre”.
“Qui a Hogvarts”, commentò Madelaine con voce strascicata.
Cornelia la guardò.
“E tu saresti?”.
“Madelaine Dubois, sorella di Catherine, Cacciatrice”.
“Oh, ora ho capito tutto…”, commentò Cornelia, ironica.
“Io mi chiamo Alexandre. Alexandre Mercier”.
Cornelia si girò verso il Capitano dei francesi. Lo squadrò per un momento, poi si girò verso Catherine.
“E’ stato un vero piacere, Catherine”.
Cornelia entrò nell’aula di incantesimi, seguita da Tom, Marcus e dal resto della squadra di Hogwarts, che intanto era arrivata.
“Ah, Malfoy”, esclamò Tom girandosi verso di lui. “Vorrei ricordarti che la tua squadra è questa. Se il tuo regale deretano avesse voglia di raggiungerci…”.
Tutti risero. Scorpius, rosso di vergogna e sdegno, raggiunse la squadra e si sedette scompostamente accanto a Cornelia, che gli rivolse uno sguardo divertito.
“Allora, come sta Potter?”, le chiese Scorpius.
“Molto bene, grazie. Gli riferirò che hai chiesto di lui con tanta premura…”.
“Non è divertente… Lo consolerai, immagino, visto che piange ancora per aver perso il ruolo da Cercatore”.
“Non sono affari tuoi, Malfoy”.
Non sono affari tuoi, Malfoy”, ripeté lui facendole il verso.
Lei gli assestò una pacca dietro la testa e Malfoy cacciò un urlo.
“Hay!”, esclamò. “Mi hai fatto male”.
“Lo so”.
“Ti piace farmi male, eh?”, sussurrò Malfoy. “Provi piacere guardandomi soffrire…”.
“Oh, sì, mi piace tanto, Malfoy”, rispose lei ironica. “Si può sapere perché fai così? Ora siamo in squadra insieme, dovremmo andare d’accordo”.
“Non andremo mai d’accordo, tu e io”, concluse Malfoy.
Cornelia lo guardò, seria.
“Già, forse hai ragione”.
Già”.
Già!”.
I due si lanciarono un’occhiata e poi si spostarono. Cornelia andò a sedersi accanto a Tom, mentre Scorpius raggiunse Madalaine. Le poggiò una mano sulla gamba e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Lei ridacchiò.
Cornelia fece una smorfia e, non appena Malfoy si girò verso di lei, fece finta di vomitare. Lui la guardò, serio, e poi tornò ad amoreggiare con Madelaine.
“Che gli prende?”, chiese Tom. “Di solito non si comporta così in pubblico…”.
“E che ne so, Tom”, rispose Cornelia. “A volte voi uomini siete troppo complicati. E poi parlate di noi donne. Ci rinuncio a capirvi.”
Cornelia e Scorpius si lanciarono un’ultima, penetrante occhiata.
 
Continua…
 
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Marti’s Corner
Finalmente i nostri eroi sono riusciti a mettersi insieme, per la vostra gioia. Ovviamente non mi riferisco ai pochi – ma buoni – fans della coppia Cornelia/Scorpius. Solo due parole: non disperate! Scorpius sembra parecchio interessato ai risvolti della vicenda… Avete conosciuto le new entries: gli studenti italiani e quelli francesi. Che ne dite? Isabella e Beatrice sono davvero spassose, soprattutto insieme. Mentre Madalaine sembra essere misteriosa e anche parecchio frivola – ma non fermatevi alle apparenze! - , Catherine si è dimostrata dolce ed educata, desiderosa di fare nuove conoscenze – per lei potete fermarvi alle apparenze: è davvero dolce ed educata. Invece Alexandre e Baptiste? Che ne dite? Due gran figaccioni… Vi consiglio di farvi un giretto su Facebook, sul mio profilo (trovate il collegamento sulla pagina del mio profilo qui su Efp), dove troverete l’album dei prestavolto aggiornato con i nuovi personaggi. Il russo Serghjej Wronski - nominato da Beatrice -, e sua sorella Anna, sono definiti discendenti di Josef Wronski: ovviamente questa storia è tutta di mia invenzione, non so se nella mente di zia Row – sempre sia lodata! – siano mai esistiti o esistano tuttora dei pro nipoti o che so io del campione polacco. In ogni caso, sappiate che sono frutto della mia mente malata. Nel finale, sembra che Scorpius e Cornelia mal sopportino i rispettivi accompagnatori/partner/fidanzati/friends with benefits e chi più ne ha più ne metta: che siano gelosi l’uno dell’altra?

La storia continua… Stay tuned, babies!

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Capitolo 2
*** Are we really all sweet girls inside? ***


Ecco cosa vi siete persi…
Cornelia e James si sono finalmente messi insieme, dopo un’attenta analisi e riflessione da parte di lei. Scorpius sembrava parecchio interessato alla cosa, come mai?
Abbiamo appreso le date delle prime riunioni tra squadre, e abbiamo conosciuto le ragazze italiane, Beatrice e Isabella, che sembrano essersi integrate bene tra i Grifondoro. Anche Matteo sembra aver trovato un trait d’union con i rosso-oro, forse nella figura di Rose? 
Beatrice è una fonte inesauribile di pettegolezzi, soprattutto sulla squadra francese, ospite dei Serpeverde. Anche sui russi non si scherza, con i temibili fratelli Wronski. Serghjej sembra riscuotere un certo successo tra il pubblico femminile…
Un imprevisto primo faccia a faccia tra Madelaine e Cornelia pone i presupposti per una sana competizione tra le due, e non solo nel Quidditch. La sorella di Madelaine, Catherine, è tutto il contrario di lei, e si dimostra fin da subito simpatica e disponibile. La stessa cosa non si può dire di Alexandre Mercier, il capitano di Beauxbatons, che cerca, evidentemente, di fare comunella con Scorpius, ma a che scopo? Le sue intenzioni sembrano tutto tranne che limpide e sincere. 
Infine, un altro insperato battibecco tra Cornelia e Scorpius chiude il capitolo. Vi erano mancati, ammettetelo. 
 
 

Capitolo 2
Are we really all sweet girls inside?
Racconto di come le apparenze ingannino.
 
 

“And you heart’s against my chest,
your lips pressed to my neck,
I’m falling for your eyes,
but they don’t know me yet.
With a feeling I’ll forget,
I’m in love now”.
-Ed Sheeran
 
 
 
4 novembre
Tom si svegliò piuttosto eccitato, i capelli biondi spettinati e sconvolti e il pigiama a righe tutto storto. Si guardò nello specchio del bagno e sorrise alla sua immagine riflessa: quello sarebbe stato un giorno perfetto, se lo sentiva. Anzi, ne era sicuro. James entrò nel bagno e si fermò, inquadrato nel vano della porta. Guardò il suo amico come si guarda un dinosauro allo zoo. 
“Che ti prende?” gli chiese ironico. Ovviamente i capelli di James non avevano niente che non andava, nonostante si fosse appena alzato. E il suo pigiama era liscio e immacolato, come se fosse appena uscito da uno dei lavaggi furiosi della signora Potter. 
“Non è che è successo qualcosa che non so…” continuò James, nonostante Tom gli avesse lanciato un’occhiata obliqua e poco intelligente. “Sei stato a letto con qualcuna? Sembra che tu sia reduce da una notte di fuoco”.
Tom scoppiò a ridere, piegandosi in due e accasciandosi sul lavandino. James lo guardava sempre più stranito.
“Okay, tu stai male,” concluse.
“Chi sta male?” chiese Marcus Wilkins comparendo accanto a loro, già vestito e pronto per la colazione.
“Tom, ovvio,” rispose prontamente James. “Secondo me si è portato a letto qualcuna, anche se io non ho sentito niente…”.
“Bè, tu hai il sonno pesante, James, è risaputo,” commentò Marcus saccente.
“Hey, hey, hey,” esclamò Tom agitando le mani di fronte ai loro visi.
I suoi amici si zittirono e lo guardarono.
“Non sono stato a letto con nessuna, è chiaro?”.
James lo guardò, deluso, e sospirò.
“E, per la cronaca, oggi c’è il primo allenamento con la squadra di Hogwarts, non sto nella pelle!” esclamò scuotendo Marcus per le spalle. Quest’ultimo lo guardava orripilato, cercando di tenersi a distanza.
Tom uscì dal bagno senza essersi minimante sforzato di fare qualcosa per quei capelli, e aprì il baule, alla ricerca della sua divisa. 
“Amico,” lo richiamò James. “Sono contento per te e posso anche condividere il tuo vivace entusiasmo, visto che passerai parecchio tempo con Malfoy, ma non vorrei dirti quello che sto per dirti, ma dato che sono il tuo migliore amico lo devo fare, devo essere sincero con te, fino in fondo”.
Il tono ironico di James non fece breccia nell’entusiasmo di Tom, che si girò a guardarlo, annoiato.
“Non c’è niente e nessuno che oggi possa rovinare questa giornata,” asserì convinto, tornando a chinarsi nel suo baule, alla disperata ricerca del calzino mancante.
“Ti ricordi che il vostro allenatore è Oliver Baston, vero?” cominciò James, cauto, e facendo qualche passo verso l’amico. “Quel Baston padre di una certa Victoria, vero?”.
Le spalle di Tom si irrigidirono e lui si fermò, un vecchio cannocchiale reduce dalle lezioni di Astronomia sospeso a mezz’aria, il volto che, piano piano, perdeva colore. Si girò verso James, stralunato, come se gli avessero appena annunciato che il Natale era stato soppresso.
“Cosa…?” chiese senza fiato.
James annuì, mentre Marcus osservava la scena cercando di non ridere.
“Mi spiace, amico, ma è così,” rispose James avvicinandosi.
Tom si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso.
“Oliver…” cominciò. “Oliver Ba…”.
Non riuscì a terminare la frase, perché ricadde svenuto sui cuscini. Furono necessari parecchi effluvi di scadente Whisky Incendiario per farlo riprendere. Al suo ritorno nel mondo dei vivi, Tom guardò i suoi amici con timore.
“Sono morto,” disse, ricadendo pesantemente sui cuscini.
 
* * *
 
 
“Buongiorno a tutti!” esclamò Oliver Baston.
L’ex portiere del Grifondoro, campione del Puddlemore United e della nazionale inglese, non era solito gridare o parlare ad alta voce. Era abituato ad essere ascoltato, fin dai tempi della scuola. Il ruolo di capitano gli era congeniale, e sapeva catalizzare l’attenzione dei presenti solo con uno sguardo. Incuteva un certo timore, in effetti. E non solo a Tom, che in quel momento lo temeva per svariate ragioni, partendo dal fatto di avere come allenatore un campione di Quidditch, passando per il fatto che lo conosceva da anni e arrivando alla ragione più ovvia, cioè che era il padre della sua ex fidanzata, che solo qualche sera prima aveva baciato nel bel mezzo del salone d’ingresso, sotto gli effetti poco carini del whisky incendiario, contribuendo alla fine della storia di lei con Albus Potter, che ora nemmeno lo guardava più in faccia, e inimicandosi Victoria per un tempo indefinito. Bene
Sedeva con il resto della squadra nell’ufficio del Capitano. Accanto a lui, sua sorella Cornelia sembrava tranquilla, come se fosse seduta davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio e volesse solo godersi lo spettacolo, mentre il suo stomaco si contorceva dall’ansia. Sapeva che Baston l’avrebbe trattato come si tratta un babbeo, un idiota, un verme senza cervello e favella. Si era comportato in un modo deplorevole e… 
Oliver Baston interruppe i suoi pensieri sventolandogli davanti una mano.
“Signor Finnigan, tutto bene?” gli chiese deciso.
Tom sobbalzò sulla sedia e tutti scoppiarono a ridere. Cornelia gli diede una gomitata nel fianco destro.
“Ehm…” balbettò lui, agitato. Baston lo guardava, indeciso se picchiarlo selvaggiamente per farlo riprendere o se buttarlo nel Lago Nero, in pasto alla piovra gigante. Anzi, si sarebbe buttato lui stesso, aveva deciso.
“Che risposta esauriente…” commentò Baston battendo le mani.
“Sta bene,” si affrettò a rispondere Cornelia per lui. “E’ solo che ha dormito male, troppa Torta alla Melassa…”.
Tutti risero di nuovo e Scorpius lo guardò ghignando. Tom gli avrebbe volentieri spaccato la faccia, a quell’idiota. Cosa aveva da ghignare?
“Molto bene,” commentò Baston distogliendo lo sguardo da Tom e tornando a guardare la squadra. “Benvenuti alla nostra prima riunione ufficiale”.
Tom si rilassò, emettendo un sospiro di sollievo. Forse, per il momento, aveva eluso battute imbarazzanti.
“Spero che tutti voi abbiate ben focalizzato in mente il nostro obiettivo finale, cioè vincere questo torneo. Dobbiamo trionfare a tutti i costi, ragazzi!”.
Eric Beckford sobbalzò leggermente sulla sedia e Tom notò lo sguardo schifato di Scorpius. 
“Per questo motivo, dobbiamo impegnarci fin da subito. Il primo incontro è stato fissato per il tredici di novembre, e vedrà Beauxbatons contro Durmstrang, quindi questo vuol dire che a noi resta l’Istituto Italiano, e giocheremo il sabato successivo, cioè il venti”.
L’Istituto Italiano, pensò Tom. Gli vennero in mente le ragazze che mangiavano al loro tavolo, gli venne anche in mente quel Matteo che usciva con Rose. Erano simpatici, ma all’improvviso divennero solo avversari da sconfiggere.
“Penso che il signor Wilkins abbia preparato qualcosa per noi, vero?” chiese Baston camminando su e giù per la stanza, le mani unite dietro la schiena.
Tom si girò verso Marcus. Cosa intendeva dire, Baston, con quel “qualcosa”? Marcus tirò fuori dalla borsa alcuni fogli di pergamena arrotolati e si andò a posizionare accanto a Baston. Tutti sembravano vivamente incuriositi, soprattutto di sapere che cosa avesse in mente Marcus.
Il ragazzo posizionò i fogli attaccandoli alla lavagna, di modo che tutti potessero vedere. Sul primo foglio era attaccata una foto di gruppo. Ritraeva una squadra di Quidditch al completo, e Tom riconobbe da lontano la squadra dell’Istituto Italiano. 
“Ho chiesto al signor Wilkins di raccogliere alcune informazioni sulla squadra italiana, la nostra prima avversaria in questo torneo,” spiegò Baston facendo un cenno a Marcus. “Prego, signor Wilkins”.
Tom era parecchio contrariato: perché Baston non aveva chiesto a lui? In fondo, era il Capitano, o no? Lasciò perdere le sue elucubrazioni e si concentrò sul suo amico.
“Bene,” cominciò Marcus schiarendosi la gola e lanciando un’occhiata alla lavagna. “Quella che vedete davanti a voi è una foto che ritrae la squadra dell’Istituto Italiano di Magia, scattata il giorno dopo l’annuncio della loro formazione. Lì il Quidditch funziona diversamente. Non hanno quattro dormitori, come qui da noi, quindi non c’è nessun campionato interno. La sfida avviene tra loro e alcune formazioni italiane che giocano a livello nazionale. Niente di emozionante e stimolante, e spettacolare, come il Quidditch qui da noi”.
Marcus diede un colpo al primo foglio, e quello si fece da parte per lasciare il posto al secondo, che ritraeva Matteo Ferri in un primo piano piuttosto minaccioso.
“Questo qui è il Capitano, e Cacciatore, Matteo Ferri,” continuò Marcus indicandolo. “Non si sa molto di lui, tranne che è al settimo anno, ha ottimi voti, gioca a Quidditch praticamente da quando era un bambino e ha una sorella, Beatrice, anche lei nella squadra”.
“Una sorella niente male,” bofonchiò Eric Beckford ridacchiando.
Cornelia e Alicia lo guardarono con disapprovazione, mentre i ragazzi risero, ovviamente approvando la battuta di spirito di Eric. Oliver Baston guardò il Corvonero come si guarda una mosca molesta, e questo si zittì, all’improvviso intimidito.
“Visto che abbiamo citato Beatrice…” continuò Marcus. Il terzo foglio apparve sulla lavagna e una sorridente Beatrice cominciò ad ammiccare dalla fotografia.
“Beatrice Ferri, Battitrice. E’ molto strano, immaginarla in questo ruolo, visto che non è un gigante tutto muscoli”.
“Certo, perché solo voi uomini forti potete ricoprire certi ruoli, vero?” esclamò Alicia ridendo.
“Per me sono meglio le donne di certi uomini…” aggiunse Cornelia.
Scorpius le lanciò un’occhiata e rispose: “Vuoi che ti illustri la differenza, Finnigan?”.
Tutti risero, mentre Tom guardò Scorpius malevolo ed esclamò: “Finiscila di importunare mia sorella, Malfoy, o alla prima occasione ti butto giù dalla scopa, ti avverto”.
“Oh-oh, tremo di paura, Mr-sono-ubriaco-e-grido-ti-amo-davanti-a-tutti,” ghignò Scorpius.
Tom si alzò di scatto dalla sedia, intenzionato a fargliela pagare, a quel muso insopportabile, ma Baston lo fermò in tempo.
“Calma, Finnigan, calma,” brontolò facendolo risedere.
Tom bofonchiò qualcosa, infastidito, ma obbedì all’allenatore in silenzio.
“Vediamo di darci una calmata, okay?” esclamò Baston guardando tutti quanti in viso e scandendo bene le parole. “Siamo una squadra, ora, dovremmo mettere da parte i dissapori. Tutti quanti”.
La fa facile, lui, pensò Tom. E non mi sembra che lui abbia messo da parte i suoi dissapori per me. Ha cominciato subito a mettermi sotto torchio.
“Wilkins, dicevamo…”.
“Dicevamo che è strano immaginare la minuta Beatrice come Battitrice, ma vi assicuro che è molto forte, e anche parecchio dotata. Mi sono documentato, e scaglia via quei Bolidi come fossero caramelle”.
Beatrice e il suo volto ironico lasciarono il posto alla sua compagna di ruolo, una bella ragazza mora, dalla carnagione ambrata e con due grandi occhi scuri.
“Lei è l’altra Battitrice, Sofia Micheli,” la presentò Marcus.
“A quanto pare, l’Italia ha una vera e propria tradizione di Battitrici…” commentò Scorpius.
Alcuni ridacchiarono e Cornelia gli lanciò un’occhiataccia. 
“Sofia è fisicamente più forte di Beatrice, lo si può notare anche dal vivo, ma meno agile e dai riflessi più lenti. In ogni caso, non sottovalutatele solo perché avete davanti delle ragazze. E non fatevi incantare”.
Gli occhi scuri di Sofia furono sostituiti da quelli minacciosi di un ragazzo e una ragazza, entrambi dai capelli scuri e i lineamenti forti. 
“Monica e Alessandro Ponti, fratelli,” spiegò loro Marcus indicando i due ragazzi. “Monica gioca come Cacciatrice e dobbiamo a lei il maggior numero di punti della squadra. E’ una vera e propria macchina, ed è raro che davanti agli anelli perda tempo in quisquilie o si deconcentri. Ci va un Portiere davvero forte per tenerla a bada”.
Marcus guardò Tom, e i due si sorrisero.
“So che il nostro Tom sarà all’altezza del compito,” aggiunse Marcus.
“Lo spero bene,” commentò Baston, le braccia incrociate sul petto. Stava appoggiato alla parete e ascoltava Marcus con attenzione.
“Suo fratello Alessandro gioca come Portiere,” continuò il ragazzo. “Si pensa che i due si allenino insieme durante l’estate e, da come ho saputo da fonti abbastanza sicure, i due si allenano soltanto tra loro, senza nessun altro e senza nessuna interferenza esterna”.
“Bè, sono parecchio snob, non trovate?” commentò Charles Pringle. 
Tutti si dimostrarono d’accordo con lui, anche Tom.
“Snob o no, sono bravi,” continuò Marcus con voce ferma. “E parecchio”.
I fratelli Ponti scomparvero e una ragazza sorridente e dall’espressione simpatica apparve sulla lavagna.
“Lea Martinelli, Cacciatrice. Figlia dell’allenatore, Ettore Martinelli. Levatevi dalla testa la storia della raccomandata,” aggiunse Marcus notando le facce dei suoi compagni. “Lea è parecchio dotata, gioca a Quidditch da quando era una bambina e ha già un posto assicurato nella squadra più forte della nazione. Non sottovalutate il suo fisico minuto e il suo sorriso aperto. Sul campo tira fuori la belva”.
Infine, anche l’ultimo foglio cadde a terra, per lasciare posto all’ultimo giocatore.
“Per concludere, Isabella Minelli, la Cercatrice. Di lei sappiamo poco, tranne che parla parecchio e tende a dare una certa immagine di sé di ragazza fragile e minuta, e simpatica, ma in realtà nasconde del potenziale”.
“Molto bene,” commentò Baston intervenendo e avvicinandosi alla lavagna. “Ringraziamo Wilkins per la sua brillante introduzione”.
Marcus raccolse i fogli e tornò a sedersi. 
“Dopo questa presentazione, procederei con qualche schema…” continuò Baston.
Tom si sporse verso Marcus e sussurrò: “Perché non mi hai detto nulla della presentazione?”.
“Finnigan,” esclamò Baston.
Ma che udito ha?, pensò Tom girandosi verso l’allenatore.
“Vuoi spiegarci tu qualche schema, visto che oggi hai voglia di chiacchierare? Prego, prego…”.
Tom lanciò un’occhiata a Cornelia, che lo guardava con disapprovazione.
Proprio una bella giornata, rifletté Tom.
 
* * *
 
 
Scorpius sedeva al tavolo di Serpeverde, la sua solita e beata espressione di trionfo e boria dipinta sul volto, un braccio mollemente e casualmente poggiato dietro le spalle magre di Madelaine Dubois e l’altra mano che tamburellava sul piano in legno. Al suo fianco, il suo fido Owen Zabini lanciava ogni tanto qualche occhiata malevola all’amico, forse meditando di sferrare un colpo alle sue dita con un coltello affilato e di darle poi in pasto a un Kappa feroce. Scorpius era segretamente soddisfatto di come la faccenda si stava svolgendo. Aveva ottenuto il ruolo da Cercatore in modo assolutamente meritato, battendo quella mosca insignificante di James Potter, pallone gonfiato da quattro Zellini che non era altro. Aveva forse pensato di battere Scorpius Malfoy? Bè, gli aveva dato una lezione. 
La prima riunione della squadra si era rivelata interessante. La squadra italiana sembrava solo un ammasso di babbei insulsi e con uno strano accento, che ridevano troppo e che facevano comunella con i Grifondioti. Sarebbe stato facile batterli, durante la prima partita. La Cercatrice, quell’Isabella Cimelli, Minelli o come diavolo si chiamava, non gli sembrava particolarmente pericolosa, nonostante Wilkins avesse messo in guardia tutti loro parecchie volte sulle potenzialità – che a Scorpius sembravano molto nascoste – dei giocatori italiani, soprattutto delle ragazze. Scorpius aveva trovato interessante quella Beatrice Ferri, la Battitrice, che al momento rideva di gusto in compagnia di quell’idiota pallido di Edward Thornhill, che evidentemente cercava di conquistarla con il suo sorriso da beota, visto che con la Finnigan sembrava non avere più speranze. Tutti ridevano dei suoi goffi tentativi di farle la corte e Clarissa Reynolds gli aveva illustrato tutte le gravi mancanze di Thornhill e tutti i difetti di Cornelia, durante i loro cinque minuti di conversazione al ballo di Halloween. Del resto, parlare non gli era mai importato granché, soprattutto con Clarissa. Certe ragazze non erano fatte per fare conversazione. Ovviamente, c’era sempre qualche eccezione alla regola. Madelaine Dubois sembrava una di quelle rare creature scese dal cielo a bordo di una Firebolt 3000, circondate dai raggi del sole e sorridenti come dee, pronte a baciarti oppure ucciderti dopo atroci dolori. Scorpius era pronto anche a morire, pur di passare una notte con lei. Bè, insomma… Forse stava esagerando. 
Madelaine sembrava davvero interessata, non faceva che lanciargli sguardi pieni di significato e si era anche seduta accanto a lui a pranzo, permettendogli di metterle un braccio dietro le spalle. Alexandre Mercier gli sedeva di fronte e rideva praticamente a tutto quello che veniva detto, soprattutto se detto da lui. Scorpius lo riteneva simpatico e anche furbo: fare comunella con il giocatore più forte di Hogwarts gli faceva onore. Lo stesso valeva per Scorpius, ovvio. Di fronte a Madelaine, sua sorella Catherine lanciava sguardi disgustati a tutti loro, intervallati da qualche assaggio titubante al pranzo. Aveva dipinta in volto una strana espressione nauseata, e Scorpius non sapeva se imputarla al pasticcio di carne di rognone fumante nel suo piatto o alla sua mano sulle spalle di sua sorella. O forse alla scomoda presenza di Baptiste Dumont, il secondo di Mercier, proprio accanto a lei, che non faceva che parlarle e farle battute, tutto con l’obiettivo di portarsela a letto, ovviamente. Dumont non sembrava avere molte speranze, però. Catherine gli rispondeva a monosillabi e sbuffava una frase sì e l’altra pure. Ogni tanto rivolgeva qualche occhiata a sua sorella o alzava gli occhi al cielo. 
“Allora,” cominciò Alexandre. “Oggi avete avuto la vostra prima riunione, giusto?”.
“Sì,” annuì Scorpius compiaciuto sporgendosi sul tavolo. “La squadra italiana sembra innocua. Sono per la maggior parte ragazze e non sembrano granché pericolose, devo essere sincero”.
Catherine gli lanciò un’occhiata di disgusto, ma non fece commenti.
“Bè, il vero pericolo sono i russi,” disse Madelaine, con quell’accento incantevole che Scorpius adorava. La trovava incredibilmente sexy.
“Sono tutti piuttosto pericolosi, soprattutto i gemelli Wronski,” continuò lei. “Si dice però che anche gli altri siano giocatori ottimi e temibili”.
“Non avete ancora visto noi,” esclamò Scorpius beffardo, ridendo. 
Alexandre si unì a lui e disse: “Lo stesso vale per noi”.
I due si scambiarono un’occhiata e tornarono al loro pranzo. La loro sarebbe stata una guerra all’ultimo sangue. E all’ultima ragazza… Anche perché Alexandre era lo storico ex fidanzato di Madelaine e per Scorpius non sarebbe stato facile affrontare la situazione. Ma che stava dicendo? Lui era Scorpius Malfoy, nessuna ragazza sana di mente poteva resistergli. 
“I vostri pranzi sono parecchio noiosi, trovo,” disse Madelaine sbuffando e rigirando con poca grazia i resti del suo pasticcio. 
“Tu dici?” le chiese Scorpius ironico.
I due si guardarono per un momento, e Madelaine si morse un labbro, tirando quella carne rosea e morbida fino a farla sanguinare. Scorpius avrebbe tanto voluto baciarla e assaporare il suo profumo. 
“Io dico, oui,” rispose lei lanciando un’occhiata alle labbra socchiuse di Scorpius e scompigliandogli i capelli chiari.
Lui le prese la mano afferrandola per un polso. 
“Ti faccio vedere una cosa interessante, vuoi?” le chiese sottovoce avvicinandosi al suo orecchio.
Madelaine annuì, uno sguardo malizioso stampato in volto. Le avrebbe fatto vedere come ci si divertiva a Hogwarts.
 
 
* * *
 
 
8 novembre
Scorpius aveva creduto di conoscere le donne parecchio a fondo. Molto a fondo. Aveva avuto moltissimi flirt, veri o presunti, e parecchie storie, serie o passeggere, ma quasi tutte erano state parecchio dirette. Aveva sempre trovato ragazze più interessate alla sua fama e al suo corpo che alla sua testa. Non che Madelaine gli avesse chiesto di tenere una conferenza sulle Pozioni, o di scrivere un saggio. Anzi, gli aveva fatto capire fin da subito chi comandava. 
In quel momento, mentre cercava di ricomporsi dopo un incontro bollente in uno stretto sgabuzzino e – per dirla tutta - non trovava più la sua cravatta, si sentì afferrare per il colletto ormai stropicciato della camicia. Madelaine lo inchiodò al muro di pietra per la terza volta in mezzora, e lo guardò negli occhi con quell’espressione che lui aveva imparato ad associare a una delle sue voglie più spregiudicate. 
Erano ormai tre giorni che lui e Madelaine si incontravano in luoghi e ritrovi improbabili per dedicarsi a un tipo di ginnastica alternativa che niente aveva a che fare con il riscaldamento pre-partita, e che comportava sempre un alto dispiego di energie e due addominali d’acciaio e che solitamente si svolgeva in posizione verticale, vista la scarsa disponibilità di superfici soffici. Scorpius non si era mai sentito più divorato in tutta la sua esistenza dissoluta. Nessuna delle sue ex ragazze o fiamme o, detto blandamente, scopamiche di fiducia, aveva niente da spartire con Madelaine. Era una forza, in tutti i sensi. Da quel giorno in cui avevano lasciato la Sala Grande dopo pranzo per andare a rinchiudersi nello sgabuzzino del quarto piano, Scorpius non aveva avuto un momento di respiro. Madelaine sembrava posseduta da una strana forza che lo risucchiava in un vortice fatto di intimo nero e seducente, vestiti lanciati su scope ormai in disuso e baci soffocanti. Scorpius arrivava la sera esausto. Owen Zabini gli lanciava strane occhiate piene di significato e i silenzi prolungati e offesi di Clarissa Reynolds gli facevano capire che tutta la scuola era ormai a conoscenza della sua tresca. A Scorpius non importava. Faceva tutto parte della sua reputazione, e essere diventato l’amante per nulla occasionale di quello schianto di Madelaine Dubois era senz’altro uno dei colpi più importanti della sua carriera di sciupafemmine.
Madelaine intrappolò le sue labbra in un bacio avido. Quella ragazza non si stancava mai. Circolavano strane voci sul fatto che andasse ancora a letto con il suo ex ragazzo, Alexandre, e si diceva anche che i due avessero una specie di relazione morbosa e passionale che sfiorava la violenza, da ambo le parti, ovviamente. Se Madelaine picchiava Alexandre così come afferrava lui per la cravatta e gli faceva capire chi comandava, allora sì che la ragazza ci sapeva fare. Eccome. Aveva un talento innato. A dirla tutta, a Scorpius non andava giù che girassero tali pettegolezzi, anche perché lui ci faceva la figura dell’idiota - per non dire altro -, visto che la sua ragazza, o fiamma, o amante, se la faceva - nello stesso momento - anche con un altro ragazzo. La cosa lo eccitava segretamente, e gli faceva pensare a una Madelaine segreta, nascosta in qualche stanza, a baciare Alexandre così come baciava lui. Certo, a volte provava delle fitte di gelosia al pensiero di lei con quell’altro, ma poi si diceva che, in fondo, la loro era una relazione basata sulla condivisione di qualche momento proibito e hot tra una lezione e l’altra, non si trattava di una storia seria, o con fini platonici, come la storia tra Cornelia e quel bamboccione di Potter. Loro sì che puntavano all’eternità. A volte li beccava intenti a sbaciucchiarsi con tranquillità dietro qualche statua e una strana sensazione gli risaliva dallo stomaco fino in gola, quasi come bile amara e bruciante che gli divorava le viscere. 
Cavolo, doveva finirla di partorire strani pensieri malsani. Affondò le mani sui fianchi di Madelaine e li cinse con forza, premendo il corpo contro quello magro di lei. Voleva solo lasciarsi alle spalle certe immagini di rancore. Non era fatto per i tormenti dell’anima. Era fatto per tre cose: ragazze, Whisky Incendiario e del buon sesso scacciapensieri. Insomma, cosa c’era di meglio?
 
 
* * * 
 
 
Victoria non riusciva ancora a capire l’utilizzo dei Patroni per inviare comunicazioni importanti ad altri maghi. Insomma, già era difficile evocarne uno, e pensare di inviare il suo cavallo semitrasparente - quello era l’animale apparsole durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, seppur pallido e debole - a qualcun altro come messaggero la mandava in confusione. Aveva perso quattro giorni di lezione per un’antipatica influenza imprevista che l’aveva costretta all’immobilità dell’infermeria. Dopo l’ennesimo starnuto, Rose e Cornelia l’avevano portata di peso fino al locale bianco e asettico, dove un’anziana ma ancora sveglia Madama Chips l’aveva messa a letto con una bella dose di sciroppo. 
Doveva trovare il professor Lupin per chiedergli alcune delucidazioni sul tema che avrebbero dovuto scrivere per la prossima lezione. Aveva solo più due giorni di tempo e quei Patroni non volevano saperne di essere compresi.
Camminava per i corridoi con aperto davanti al naso il libro di Difesa Contro le Arti Oscure, intenzionata a capirci qualcosa. Aveva sempre avuto dei problemi in quella particolare materia, ma il professor Lupin era un bravo insegnante e, grazie a lui, Victoria aveva compreso nozioni anche parecchio difficili e ostiche. La presenza di Teddy Lupin in aula era diventata ormai la routine, per loro. Il fatto di conoscerlo già, di aver vissuto con lui un paio di festività natalizie e di ritrovarlo ogni tanto in visita alla Tana, non dava loro nessun particolare disagio. Anzi, Teddy faceva di tutto per evitare punti di contatto che potessero far pensare a eventuali favoritismi o trattamenti di favore, soprattutto da parte dei Serpeverde, che erano sempre con le orecchie tese e attente a captare qualsiasi parola. I loro occhi si soffermavano spesso su Teddy quando, secondo i suoi doveri di professore, si chinava su un tema di Rose, o sfogliava un attimo il libro di Cornelia perché aveva dimenticato il suo. Clarissa Reynolds aveva anche cercato di fare la gatta morta, torcendosi i capelli e battendo le ciglia. Patetica
La porta della sala insegnanti era socchiusa, così Victoria bussò piano e si sporse all’interno, dove un sorpreso e sorridente Teddy Lupin le fece segno di entrare. 
“Signorina Baston, vedo che si è ripresa”.
“Sto molto meglio, grazie,” rispose lei con un sorriso.
“A cosa devo l’onore?”.
Teddy lanciò uno sguardo al suo libro e alla sua cartella, dalla quale spuntavano dei fogli di pergamena. 
“Avrei bisogno di aiuto per il tema, se non è troppo impegnato,” disse lei.
Teddy le fece segno di sedersi nella sedia accanto alla sua e richiuse la spessa agenda.
“Nessun disturbo,” disse lui. “Di che si tratta?”.
“Il tema sull’uso dei Patroni come messaggeri,” spiegò lei aprendo il libro alla pagina inerente l’argomento e tirando fuori i suoi appunti.
“Ah, sì, quello che ho assegnato per giovedì,” esclamò lui. “Non si deve preoccupare, l’avrei dispensata dal compito, visto che era assente alla spiegazione dell’altro giorno”.
“Oh, grazie,” esclamò Victoria sorridente. “In ogni caso, sarei più tranquilla se potesse spiegarmelo, in poche parole. L’ho trovato un tantino difficile, sono sincera”.
“Certamente, nessun problema,” acconsentì lui tirando verso di sé il libro di Victoria.
La ragazza gli lanciò un’occhiata attenta, mentre lui cominciava a spiegarle le nozioni base sull’utilizzo dei Patroni autorizzati dalla legge. Non aveva mai notato quanto gli occhi di Teddy fossero profondi, chiari e limpidi, come uno specchio. Si toccava sovente i capelli, che ogni tanto si scurivano o schiarivano, a seconda dell’umore. Victoria aveva sempre trovato affascinante quella sua innata capacità di mutare se stesso. E trovava che Teddy fosse anche molto intelligente. Lo aveva apprezzato nelle vesti di insegnante e doveva ammettere che averlo lì, solo per lei, la lusingava. Era particolarmente attento alla spiegazione, alle parole da usare per farle comprendere al meglio l’argomento. Insomma, si impegnava in modo evidente. Victoria si ritrovò ad osservare le sue mani che vagavano per il libro, girando pagine e cercando collegamenti. 
“Tutto okay, Victoria?” le chiese lui, riscuotendola dai suoi pensieri. Victoria sobbalzò leggermente sulla sedia e lo guardò. L’aveva chiamata per nome.
“Mi hai appena chiamata Victoria…” disse lei.
Teddy girò lo sguardo, puntandolo sulla parete di fonte, dove un vecchio armadio sbilenco faceva bella mostra come contenitore di fascicoli polverosi e vecchie carte. 
“Mi dispiace…” sussurrò Victoria chiudendo il libro. “Non sarei dovuta venire”.
Teddy le afferrò il polso.
“Aspetta,” disse. “La colpa è mia, tu non c’entri… Non avrei dovuto superare una certa soglia, sono stato indelicato”.
Victoria guardò la mano di Teddy stretta sul suo polso magro e una strana sensazione di calore ed eccitazione cominciò a bruciarle nello stomaco. 
Che diavolo sta succedendo qui?, si chiese.
Si sentiva confusa ed eccitata, e anche parecchio accaldata, come se la temperatura si fosse alzata all’improvviso di parecchi gradi in quella stanza spoglia. Da quando Teddy le faceva quell’effetto? Tante volte avevano riso e scherzato alla Tana, e si erano anche abbracciati per augurarsi buon Natale, ma mai aveva provato un tale mix di sentimenti e sensazioni che erano allo stesso tempo giuste e sbagliate, come se il suo cuore gliele suggerisse e il suo cervello le rifiutasse, respingendole via. Sapeva che non era giusto, ma come avrebbe potuto frenare il battito incessante che le premeva nella gabbia toracica? I Patroni avevano perso ogni particolare interesse, da quando si era soffermata sul suo viso buono e gentile, su quell’accento tanto particolare con il quale pronunciava alcune parole, su quella cravatta allentata e quel colletto stropicciato. 
“La colpa è anche mia,” continuò lei, non sapendo bene cosa fare. “Sono una distratta cronica, non capisco niente e stresso le persone perché mi spieghino le cose. E non sarei dovuta venire qui, stasera, qualcuno potrebbe pensare chissà che cosa…”.
Victoria guardò Teddy per un secondo, e quel secondo bastò perché gli occhi di lui le rivelassero mille cose, e mille sfaccettature del suo cuore. La ragazza si chinò su di lui e lo baciò. Fu un bacio dolce, riparatore, durante il quale Victoria tenne le labbra premute su quelle di lui. I due si guardarono, e Teddy le rivolse quasi una preghiera, e fu come se le chiedesse il permesso. Un mezzo sorriso di lei bastò perché Teddy si gettasse sulle sue labbra morbide, baciandola con più forza. Quello fu un bacio particolare. Victoria sentiva il suo stomaco torcersi, e brontolare, e agitarsi impazzito, mentre il cuore stava per esplodere. Si ritrovò seduta sul tavolo, e Teddy continuava a baciarla, mentre lei gli cingeva il collo con le braccia, tenendolo stretto. Non le importava che cosa lui pensasse di lei. Non le importava se lui la considerasse una studentessa idiota e preda degli ormoni. Voleva Teddy, voleva baciarlo con tutta se stessa, e non solo perché era bello, e tenero, e intelligente. Voleva baciarlo perché lui era lì, con lei, in quel momento, e l’aveva guardata con uno sguardo che Victoria non vedeva da parecchio tempo. Necessitava un bacio così. Un bacio adulto, fermo, seppur instabile nella sua bellezza e violenza. Nonostante tutto, Teddy era un cavaliere. L’aveva sempre saputo. 
Teddy si staccò da lei ed entrambi ripresero fiato, e Victoria fece un gesto allo stesso tempo coraggioso e spiazzante: lo afferrò per la cravatta e lo attirò a sé, baciandolo con passione. Si sentiva carica di una forza nuova, e di una rinnovata fiducia in se stessa. Gli prese una mano e gliela adagiò su una gamba, e sentì il corpo di Teddy irrigidirsi al contatto con la sua pelle calda. Non era mai stata più avventata in tutta la sua vita. Avrebbero potuto scoprirli da un momento all’altro, ne era sicura, ma non le importava, non per davvero. 
“Aspetta…” ansimò Teddy scostandosi da lei.
Victoria lo guardò, delusa.
“Cosa stiamo facendo, eh?” sussurrò ancora lui. “Io sono il tuo insegnante, e tu un’amica di famiglia, conosci Victoire, noi non…”.
Teddy si interruppe, meditabondo. I suoi occhi vagavano dal viso rosso di Victoria alle sue gambe fasciate dalle calze spesse della divisa. Scosse la testa e si diresse alla sua borsa, che giaceva lì vicino sul tavolo di legno. Victoria si rimise in piedi e lo osservò. 
Che stava facendo? Lei conosceva Victoire, era sua amica. Andavano anche d’accordo, nonostante le innate manie di protagonismo della cugina di Rose. Le piaceva Victoire. Non poteva farle questo. Non poteva amoreggiare con il suo fidanzato, e per giunta suo professore
“Devo andare,” disse Teddy guardandola. “Dimentica tutto, ti prego”.
Così dicendo, Teddy uscì rapido dalla sala insegnanti, lasciando Victoria sola, un senso di disagio e di abbandono a tormentarle l’anima.
 
 
* * * 
 
 
Victoria ritornò nella sala comune quasi subito. Si riassettò la divisa, raccolse la sua roba e uscì dalla stanza, attenta che non ci fosse nessuno in corridoio.
Raggiunse il dormitorio dei Grifondoro quasi in stato di trance, come se tutto quello che era appena successo non fosse capitato a lei, ma a qualche ragazza estranea e lontana. Una sconosciuta, che la guardava da uno dei vetri del corridoio. Era ancora tutta rossa in faccia, se lo sentiva. Si mise una mano sulla guancia: scottava. Sembrava quasi che le fosse tornata la febbre. Forse avrebbe fatto meglio ad andare da Madama Chips per una notte in infermeria, fingendo i sintomi di una possibile ricaduta, piuttosto che affrontare la sala comune e, forse, le sue amiche ancora in piedi a fare i compiti. Sospirò e, dopo aver sussurrato la parola d’ordine - “torta alle melassa” -, entrò nella sala circolare. 
Rose e Cornelia stavano - come previsto - sedute al loro solito tavolo accanto alla finestra. Rose fissava il foglio bianco, le palpebre stanche. Sembrava proprio sul punto di crollare sul banco. Cornelia poggiava la testa sulla mano sinistra e con l’altra pasticciava il suo foglio, sul quale aveva scritto solo poche righe. Non appena lei sbucò dal ritratto, Cornelia alzò lo sguardo e le sorrise.
“Hai trovato Lupin?” le chiese.
“No,” rispose Victoria sedendosi accanto a Rose, che sobbalzò sulla sedia.
“Oh, Vic,” esclamò. “Bentornata”.
“Rose, perché non vai a letto?” disse Victoria carezzando i capelli rossi della sua amica. Quest’ultima si esibì in uno straordinario sbadiglio degno di suo padre e si alzò, raccattando la sua roba. 
“Hai ragione, il tema lo finirò domani,” sbadigliò di nuovo Rose. “Buonanotte, ragazze”.
“Buonanotte, Rose,” disse Cornelia ridacchiando.
“Allora,” cominciò Victoria. “Come procede?”.
Era decisa a parlare del tema di Trasfigurazione, che lei aveva già fatto, piuttosto che tornare sull’argomento spinoso di Difesa Contro le Arti Oscure.
“Non procede,” rispose Cornelia richiudendo il suo libro. “Non riesco a capirci un’acca”.
“Sei vuoi domani ti aiuto,” si propose Victoria sorridendole.
“Sei un tesoro,” disse Cornelia carezzandole un mano e sorridendole.
“Hey,” aggiunse poi. “Sei caldissima, non è che stai di nuovo male?”.
“No, è solo che ho corso fin qui dal secondo piano,” mentì lei. “Mi è parso di aver visto un topo…”.
“Oddio,” esclamò Cornelia rabbrividendo. 
“Già, un vero schifo”.
“E quindi hai detto che non hai trovato Lupin…”.
Eccola di nuovo! Avevo accantonato l’argomento, Corny, dai.
“No, in sala insegnanti non c’era e non mi andava di disturbarlo nel suo studio a quest’ora…” spiegò lei.
“Oh, ti devo raccontare l’ultima notizia,” esclamò Cornelia. 
Victoria si mise in ascolto, felice che la sua amica si fosse decisa a lasciar perdere Teddy.
Lupin, Victoria, lui è Lupin, non Teddy, ficcatelo in testa!
“Mi ha scritto Roxanne,” cominciò Cornelia abbassando la voce con fare cospiratorio. Roxanne e Cornelia erano in ottimi rapporti da sempre. Erano come cugine. O sorelle.
“Oltre che dirmi che sarà qui per la prima partita di Hogwarts contro l’Istituto Italiano, mi ha anche detto - preparati! - che Vic e Teddy si sono lasciati!”.
Che cosa?” esclamò Victoire saltando sulla sedia.
Un malcapitato uccellino che si era posato sul davanzale della finestra volò via infastidito.
“Hai capito bene,” confermò Cornelia. “Questa cosa è già successa una settimana fa, solo che loro l’hanno saputo solo ieri, perché Rox ha incontrato Dominique a Diagon Alley, era andata al San Mungo a trovare Chris ed è passata di lì per salutarla”.
Chris Whtiman era il fidanzato di lunga data - e futuro marito, come rideva sempre Fred - di Dominique, e lavorava come guaritore al San Mungo. Roxanne invece lavorava nella sezione sportiva della Gazzetta del Profeta come free-lance, oltre che ricoprire il ruolo di Cacciatrice nella squadra dei Falmouth Falcons.
Victoria era senza parole, davvero. Teddy e Victorire si erano lasciati. E allora perché Teddy aveva alluso a Victoire, prima?
Bè, anche se si sono lasciati, ciò non toglie che vi conosciate, sciocca, le sussurrò la sua coscienza, che si era risvegliata dopo un sonno profondo.
“Caspita,” commentò solo lei.
“Rox non sa come è successo e perché, nemmeno Dominique lo sapeva. A quanto pare, Vic non ne ha voluto parlare. Anche se Roxanne pensa che ci sia un altro ragazzo. Sai che lei si occupa del Quidditch, no? Per la Gazzetta del Profeta…”.
Victoria annuì e Cornelia continuò: “Gira voce che il campione dei Falmouth Falcons, e compagno di squadra di Roxanne, Ryan Whitman - che poi è il fratello di Chris, ricordi? -, stia uscendo con Victoire”.
Victoria strabuzzò gli occhi, stupita. Victoire che tradiva Teddy con un altro? Ma era forse idiota?
Smettila di sputare sentenze, Victoria. Qui se c’è un’idiota, quella sei tu.
Victoria scosse la testa e Cornelia la guardò stranita.
“Forse è meglio se andiamo a letto anche noi, và…” disse alzandosi. “Sembra che stasera tu abbia baciato un Ungaro Spinato”.
 
 
* * * 
 
 
Clarissa Reynolds uscì fuori da dietro la statua di Merlino, posizionata accanto alla sala insegnanti, e osservò Teddy Lupin uscire trafelato, la borsa mezza storta e la cravatta allentata. Sul viso gli si leggeva una strana espressione di colpa mista a imbarazzo crescente. Dopo pochi minuti, una Victoria Baston eccessivamente disordinata - da notare i capelli scompigliati e la divisa stropicciata - uscì dalla stanza, dopo essersi guardata intorno con circospezione. Chissà cosa aveva da temere… In fondo, li aveva sentiti solo lei. E con lei il suo segreto era al sicuro. Almeno per il momento…
 
 
Continua…
 
 
Marti’s Corner
Bene, eccomi qui dopo un mostruoso ritardo. Potete perdonarmi? Ero oberata dai contest, che adesso mi stanno dando un po’ di tregua. Conto di prendermi una pausa dalle competizioni, mi mettono sotto pressione e mi stressano e poi mi vengono le rughe. Dico bene?
Bene. Che ne dite del nuovo capitolo? Tom è il solito scemo, e James deve sempre riportarlo sul pianeta terra. La riunione è forse un pezzo noioso, lo so, ma necessario per conoscere i giocatori italiani. Tra parentesi, potete trovare l’album dedicato ai loro prestatolo sul mio profilo Facebook (il collegamento è nella mia pagina autore). 
Scorpius si dà da fare con la bella Madelaine, eh?! Cosa ne pensate? Lei sembra parecchio assatanata, ma non fatevi un’idea sbagliata di lei. Vi ricrederete. Catherine non sembra gradire la relazione di sua sorella con Scorpius, ma non pensate che sia gelosia. Assolutamente No.
Victoria ha il suo momento da bad girl. Lo so, non picchiatemi. Lo so che non ve lo aspettavate, ma a volte si possono anche fare delle pazzie, no? E questa è una vera e propria pazzia. Fan neofite del Victoria/Teddy, non scoraggiatevi. Non è finita qui. E non è finita qui nemmeno per il Victoria/Tom, tranquille. Siate fiduciose, Victoria si redimerà.
Infine, sembra che Teddy abbia lasciato Victoire. Una coincidenza, direte voi. Bè, senza dubbio le impressioni e supposizioni di Roxanne su Vic e quel Ryan Whitman sono parecchio verosimili… chi lo sa cosa è successo davvero… Solo il tempo ce lo dirà.
Inaspettato colpo di scena, che non avevo messo in programma, ma che è saltato fuori stamattina mentre scrivevo: la Reynolds ha sentito tutto. Esattamente. Aspettatevi problemi. E, tra parentesi, non so se ci sia una statua di Merlino accanto alla sala insegnanti… piccola “licenza poetica”… ;)
 
Stay tuned!
 
Ps il mio gruppo su Facebook è aperto a tutte voi, basta farmi un fischio, così rimarrete aggiornate sugli sviluppi di questa long infinita e sui primi dettagli e le prime indiscrezioni su una nuova e inaspettata long sulla New Generation. Love u all.

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