Fu tutto un caso.

di danhausers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi volti. ***
Capitolo 2: *** Donna del mistero. ***
Capitolo 3: *** Sorpresa. ***
Capitolo 4: *** Tradita. ***
Capitolo 5: *** Ti odio ma ti amo. ***
Capitolo 6: *** Fortuna e segreti. ***
Capitolo 7: *** Hakuna Matata. ***
Capitolo 8: *** Mio. ***
Capitolo 9: *** Insicurezze inutili. ***
Capitolo 10: *** Ero pronta. ***
Capitolo 11: *** Isn't she lovely. ***
Capitolo 12: *** Tomlinson loves you. ***
Capitolo 13: *** Holding hands. ***
Capitolo 14: *** Your hands fits in mine like it's made just for me. ***
Capitolo 15: *** He's my angel without wings. ***
Capitolo 16: *** Save me tonight. ***
Capitolo 17: *** You were my summer love. ***
Capitolo 18: *** Follow your dreams. ***
Capitolo 19: *** You're welcome. ***
Capitolo 20: *** I dreamed Louis. ***
Capitolo 21: *** I can't, I'm sorry. ***
Capitolo 22: *** Turn around. ***
Capitolo 23: *** Everything's gonna be alright. ***
Capitolo 24: *** I'm a larry shipper. ***
Capitolo 25: *** I don't need love. ***
Capitolo 26: *** Fall into my arms instead. ***
Capitolo 27: *** I can’t believe that you are here and lying next to me. ***
Capitolo 28: *** Be yourself. ***
Capitolo 29: *** I just wanna hold you. ***
Capitolo 30: *** We accepte the love we think we deserve. ***
Capitolo 31: *** I wanna stay with you. ***
Capitolo 32: *** The only exception. ***



Capitolo 1
*** Nuovi volti. ***


«Ragazzi lei è mia sorella, Kristen», disse Harry ai suoi amici.
Esaminai di nuovo i quattro volti. Niall, il biondino dall’aria simpatica. Liam dagli occhi color cioccolato e il sorriso sempre stampato sulle labbra. Zayn con la sua pelle color cappuccino e il suo sguardo irresistibile. E Louis, con quegli occhi azzurri che farebbero innamorare chiunque.
«Che nessuno ci provi con lei», aggiunse poco dopo.
Tutti si lasciarono scappare una risata mentre io mi limitai a sorridere, abbassando la testa.
«Sono fidanzata, Harry», precisai nascondendo l’imbarazzo.
Salutai di nuovo i ragazzi e raggiunsi Guido, impegnato a parlare con i suoi amici. Due mesi in vacanza al lago, in pieno contatto con la natura. L’unico problema, erano mia madre e le sue amiche tutto il tempo con noi. Le condizioni erano queste, purtroppo.
Frequentavo sempre lo stesso gruppetto. Matt, Alan, Bruno e Josh. Insieme a Guido avevano una piccola band, suonavano in un locale della città, ogni sera. Ma Harry, non sopportava Guido. Ogni volta si giustificava dicendo che mi avrebbe fatta soffrire. E pure, stavamo insieme da più di un anno.
Guido intrecciò la mia mano alla sua e mi stampò un bacio sulle labbra, accarezzandomi la guancia. Gli sorrisi e ci incamminammo verso i genitori che ci stavano richiamando all’ordine.
«Adesso, prendete le vostre valigie e vi dirò in che casa starete. Internet e i cellulari sono ammessi un’ora, solo la domenica»
Subito si sentii sbuffare e bisbigliare qualcosa in segno di protesta ma mia madre continuò.
«Ci saranno dei turni per cucinare, lavare i piatti e, nella vostra stanza, dovrete organizzarvi da soli»
Osservai tutte le piccole case in legno circondate da grandi alberi e cespugli. Decine di metri più in la, si riusciva ad intravedere un sentiero.
«Forza, veloci e seguitemi!»
Tirai su la manica della valigia e la trascinai. La madre di Matt iniziò ad elencare i nomi stanza per stanaza.
«Louis, Liam, Niall, Harry e… Zayn, tra mezz’ora nel posto in cui siamo arrivati»
Ero l’unica ragazza quindi, sicuramente, mi sarei ritrovata in camera da sola, o peggio. Con mia madre.
Ci spostammo di qualche metro e ci fermammo davanti alla seconda piccola casa.
«Matt, Josh, Bruno, Guido e Alan, lo stesso è per voi, tra mezz’ora nello spiazzale dove sono le auto»
Ed io? Io ovviamente con mia madre. Almeno senza le sue amiche. Entrammo e, istintivamente, mi buttai sul letto sospirando rumorosamente.
«Kristen, disferesti anche la mia valigia? Io ho da fare con i turni e molte altre cose, a dopo»
Aprii l’armadio e sistemai tutti i vestiti. La stanza era molto accogliente. Pareti blu scolorite ricoperte da quadri che raffiguravano animali, un parquet.
Accanto ai due letti, decorati con incisioni di motivi floreali, c’erano due comodi con sopra delle piccole lampade. Il lampadario, invece, era semplice e bianco, bianco sporco.
Andai in bagno e sciacquai il viso. Io ed Harry eravamo uguali. Occhi verdi, capelli castano scuro, lui ricci io lisci, stessi lineamenti, entrambi con le fossette. Beh, abbiamo solo un anno di differenza, ma venivamo spesso scambiati per gemelli. Ma i nostri caratteri sono diversi. Lui è testardo e orgoglioso. Io timida al primo impatto, ma poi molto socievole. E’ raro che io mi fidi tanto di una persona, ho sempre avuto paura che questa mi tradisse. Non sono mai stata brava con le amicizie e le relazioni, preferivano sempre qualcun altro a me, lasciandomi sola, facendomi soffrire, in continuazione. Con lui… ero felice, e di sicuro non avrei rovinato tutto per le ‘’intuizioni’’ di mio fratello.
Uscii a grandi passi dalla stanza dove trovai Guido appoggiato al muretto di pietra. Automaticamente sorrisi e mi piazzai davanti a lui. Cinse i miei fianchi con le mani e avvicinò la sua bocca alla mia. Aprivo e dischiudevo le labbra velocemente, e le nostre lingue giocavano. I suoi baci erano passionali, niente a che vedere con quei baci dolci dei film. Quei baci dolci per la quale io stravedevo. Mi alzai in punta di piedi e mi aggrappai alla sua spalla, cercando ancora un po’ del sapore della sua bocca. Sorrise sulle labbra e si staccò.
Raggiungemmo gli altri e iniziammo ad ascoltare in silenzio.
«Bene, il tabellone è affianco al salone principale, appena aprite la porta trovate lì i vostri turni, andate pure a vedere»
 
Apparecchiare la tavola e lavare i piatti.
Lunedì:
Kristen e Louis.
Martedì:
Harry e Guido.
(questo sarebbe stato un bel problema)
Mercoledì:
Matt e Alan.
Giovedì:
Niall e Zayn.
Venerdì:
Liam e Kristen.
Sabato e domenica:
Giorno libero.
 
Perché avrei dovuto fare il doppio turno? Uno dei motivi per cui odiavo mia madre: sapeva che non mi sarei mai ribellata.
«Peccato non ci sia un turno con entrambi», mi disse Guido sfiorandomi l’orecchio.
Gli sorrisi e mi avvicinai ad Harry.
«Promettimi che non vi ucciderete tutti questi martedì», lo implorai.
«Mi costerà un certo sforzo ma, va bene», borbottò.
 
«Ci vediamo più tardi, aspettami davanti la mia stanza tra mezz’ora, va bene?» dissi a Guido prima di andare in cucina per dedicarmi ai lavori domestici.
Annuì e mi lasciò un bacio all’angolo della bocca. Sorrisi e varcai la soglia della porta arrivando in sala da pranzo, dove Louis era seduto.
«Ti stavo aspettando»
Alzai il viso e fissai i suoi occhi, ed in un attimo la mia testa si annebbiò. Tornai in me e distolsi lo sguardo, arrossendo.
«S-sì, iniziamo»
Perché stavo balbettando? Dovevo tornare in me. 
Presi il grembiule e lo legai intorno alla vita. Raccolsi i capelli in una coda disordinata ed aprii l’acqua del rubinetto. Aveva già sparecchiato.
«Tu lavi, io asciugo e metto nella credenza, va bene?» disse.
Annuii ed iniziammo il giro. C’era un silenzio imbarazzante. Ogni tanto canticchiava qualcosa o faceva qualche domanda inutile.
«Beh», sospirò «Pensavo fossi deficiente come tuo fratello e invece… mi sbagliavo»
Mi lasciai andare ad una risata fragorosa.
«Oh grazie, sei molto gentile!» risposi sarcastica.

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Capitolo 2
*** Donna del mistero. ***


«Il tuo fidanzato è uno spaccone di merda, però», aggiunse.
Oh no, anche lui no.
«Questi non sono affari tuoi», sibilai nervosa.
«Scusi principessa», bisbigliò alzando gli occhi al cielo.
Evidentemente non pensava avessi sentito. Mi girai verso di lui e gli lanciai un’occhiata sprezzante.
«Senti… Louis, tu non sai niente di me, non sai niente della mia vita e non sai niente di Guido, quindi potresti anche risparmiarti questi commenti idioti»
Fece un attimo di silenzio.
«Sei troppo orgogliosa per ammetterlo, ovviamente», sospirò e  tornò a strofinare il piatto.
Mi feci paonazza in viso. Non era nessuno per chiamarmi orgogliosa. Anche perché, io non lo ero!
«Già, hai proprio ragione. Sono anche orgogliosa per andarmene!» sbottai.
Mi diressi verso la mia stanza dove trovai mia madre intenta a prepararsi.
«Oh Kristen, preparati che dobbiamo fare un annuncio. Non vi abbiamo fatto vedere molte cose»
E addio momento romantico con Guido. Presi i vestiti e mi chiusi in bagno. Feci una rapida doccia e legai i capelli. Indossai un pantaloncino di pantaloncini di jeans a vita alta con un corpetto rosa coperto da un cardigan bianco, le converse, e la mia collana con il gufo. Penso che… mi porti fortuna. E’ il mio animale preferito.
Uscii con mia madre e ovviamente, trovai Guido.
«Devono fare un annuncio o una cosa del genere», gli spiegai mentre ci dirigevamo verso quella sala sconosciuta. Una volta entrata, fui davvero stupita. Era una grande sala, con un palco. Presi posto accanto a Guido e Alan, pian piano arrivarono tutti, anche Louis.
 «Come potete vedere, qui, ci saranno delle piccole feste. Ne faremo una domani, ce l’ha proposta Harry. Ci sarà una gara di canto e sceglieremo un vincitore che sarà esonerato dai lavori domestici per due settimane»
Incenerii mio fratello con lo sguardo. Mi mimò uno ‘scusa’ con le labbra poi alzo la mano.
«Si Harry?» rispose la madre di Louis.
«E se invece ci fosse una festa in maschera? Sempre con la gara di canto, ovvio»
«Ottima idea caro! E che festa in maschera sia!»
Mi rilassai all’instante. Sapevo cantare, molto bene, ma non riuscivo a cantare in pubblico. Quegli occhi puntati su di me mi mandavano in panico, così tanto che la mia voce se ne andava. Appoggiai la testa sulla spalla di Guido e tornai ad ascoltare.
«Arriveranno delle ragazze tra alcuni giorni, ma purtroppo Kristen dovrai rimanere in stanza con tua madre, poiché l’unica camera disponibile rimasta è quella da tre e loro, appunto, sono in tre»
Nessun problema. Annuii con un sorriso piuttosto convinto sulle labbra.
«C’è una piscina», proseguì «Per chi non sa nuotare poiché quella del lago è molto profonda»
Sapevo nuotare ma preferivo la piscina pulita al lago sporco e insicuro. Si, sono una maniaca dell’ordine e cose del genere.
«Bene, potete andare. Avete mezz’ora prima di andare a dormire e… ricordatevi! Domani sveglia alle sette, si va allo zoosafari!»
Uscii con la mano intrecciata a quella di Guido. Ogni volta che ero con lui non facevo altro che sorridere come un’idiota. Lo amavo, troppo.
«Torno subito», gli dissi stampandogli un bacio sulla guancia.
Camminai verso mio fratello che iniziò ad indietreggiare finché non finì a sbattere contro un albero.
«Se tu non riuscivi ad aggiustare le cose io ti uccidevo, capisci?» strillai.
Annuii terrorizzato. Mi alzai sulle punte e mi avvicinai al suo orecchio. Purtroppo sono quindici centimetri più bassa di lui.
«Mi devi aiutare a scegliere un costume», ammiccai e lui sorrise.
«Bel culo, Styles!» esclamò Louis.
Mi girai e lo fulminai con lo sguardo. Salutai i ragazzi e tornai da Guido.
«Facciamo un giro?» mi chiese.
Annuii e ci incamminammo verso il sentiero senza però una vera meta. Trovammo un grande albero, salimmo sul ramo più grande e più vicino alla terra. Mi accoccolai contro il suo petto e chiusi gli occhi.
«Allora? Com’è andata con Tomlinson?»
«Mh… bene», mentii «Purtroppo mi fa gli stessi discorsi che mi fa Harry»
«Quali discorsi?»
«Quelli su di te», ammisi tutto d’un fiato.
«Ti da fastidio? Se vuoi posso occu…»
«No», lo interruppi calma «Non preoccuparti»
Controllai l’orologio. Le nove e venticinque.
«E’ ora di andare», feci per scendere ma mi fermò.
«Voglio un bacio prima»
Buttai le braccia intorno al suo collo e annullai la distanza tra le nostre labbra. Gli morsi il labbro e restai così. Sorrise sulle labbra e si staccò. Scesi piano dall’albergo e mi pulii le gambe.
«Tu non vieni?»
«Resto a riflettere», disse serio «A domani»
Lo salutai per l’ultima volta con la mano e mi lasciai ammirare mentre camminavo verso la stanza.
 
«Buongiorno ragazzi!» dissi ad Harry e ad i suoi amici «Io vado in macchina con Guid…»
Harry mi prese per un braccio e mi trascinò contro lui.
«Tu vieni con noi»
Sbuffai e salii nella macchina di Louis. Mi sedetti accanto a Harry e Niall. Erano tutti euforici… tranne me. Pensavo sempre al peggio. Insomma, noi girovagavamo con la macchina con dei leoni in libertà vicino a noi, come si può non pensare alle conseguenze? Mah.
«Ti ho preso il vestito», mi sussurrò Harry.
Gli sorrisi e appoggiai la testa affianco al finestrino.
«Harry ho paura!» tirai la sua maglia.
«Così mi rompi la maglia, cogliona! Non succede nulla!»
Misi la testa sul suo petto e mi lasciai accarezzare i capelli.
«Se vuoi ti coccolo io», disse malizioso Louis.
«Tu zitto e pensa a guidare», borbottai.
«Louis smettila di fare il coglione con mia sorella»
Così va meglio. La curiosità mi stava divorando. Chissà cosa mi aveva preso Harry. La cosa più importante era che il viso doveva rimanere nascosto. Nessuno doveva riconoscermi. Quella sera sarei stata la donna del mistero.





I fratelli Styles:
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Sì, lei è Kristen Stewart, il mio idolo. E' la donna più figa del pianeta ed è protagonista nella FF in cui ci sono i miei idoli. (?)
Okay è tardi e le mie frasi cominciano a non avere senso.
Spero che il capitolo vi piaccia e... niente.
Cowabonga! c:

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Capitolo 3
*** Sorpresa. ***


«Hey ragazzi, siamo arrivati!» squittì la voce di una ragazza.
Mi asciugai la fronte con la mano. Eravamo appena tornati dallo zoosafari ed ero esausta. Non ero riuscita a stare con Guido nemmeno un secondo. Harry mi aveva sempre tenuta d’occhio. Però riuscii a parlarci due secondi e mi diede appuntamento al nostro solito albero.
Misi a fuoco i volti delle tre ragazze. Una bionda, una nera e una rossa. La madre di Guido si avvicinò a loro.
«Ragazze, loro sono Kate, Tanya e Sonny»
Analizzai Kate, la rossa. Capelli lunghi e mossi con una frangetta che le copriva le sopracciglia. I lineamenti era prorompenti e le labbra molto sottili. Gli occhi marroni erano ricoperti da molto trucco e le labbra erano fucsia. Tutte e tre indossavano un cappello di paglia rosa e anche… dei tacchi. Se vi vestirete così per i prossimi due mesi vi troverete molto male.
La seconda, Tanya, aveva i capelli biondi a caschetto, che le contornavano il viso magro e sottile. Lei, al contrario di Kate, era leggermente truccata, i suoi occhi erano piccoli e azzurri, di un colore molto intenso.
Sonny invece, aveva i capelli lunghi e lisci, raccolti in un’acconciatura elaborata. Il trucco nero imbruttiva i suoi bellissimi occhi color ghiaccio. Le lentiggini erano disposte su tutto il viso.
Avevano l’aria fiera, erano terribilmente sicure di loro stesse. Una caratteristica che non mi piace. Di solito, le persone così, sono infantili e finiscono per essere anche antipatiche.
Spostai lo sguardo sulle loro valigie. Tre a testa? Mh, bene. Si sarebbero cambiate ogni dieci minuti, presupposi.
Harry mi fece senno di seguirlo così ci spostammo verso la fitta vegetazione. Dietro ad alcuni alberi si intravedeva una piccola casetta di legno. Entrammo e i miei occhi iniziarono a brillare. Era tutto lì: il mio vestito, i trucchi...
«Allora ho pensato a tutto io però prima rispondi alla mia domanda», si sedette ed io annuii.
«Ti piacerebbe essere bionda?»
Ci pensai su. Perché no. Un periodo mi tinsi anche di rosso ma mi stufai subito.
«Proviamo a vedere come mi sta», sorrisi.
Sfiorai il vestito da angelo con le mani. Era lungo, di seta, senza spalline, con una scollatura a cuore. Accanto c’erano anche delle ali e una maschera da mettere sul viso. Le scarpe erano dei sandali bianchi, pieni di perline disposte nelle allacciature.
«Grazie, grazie, grazie!» lo abbracciai e lui mi strinse a sé, facendomi fare un giro.
«Ti sai fare la tinta, vero? E sai anche truccarti, spero… Cazzo ho fatto la rima»
Scoppiai a ridere poi annuii, di nuovo.
«Io… devo prima vedermi con Guido tu mi aspetti un attimo qui?»
Alzò gli occhi al cielo e sbruffò.
«Sì e muoviti che devo farti vedere un’altra cosa»
Alzai il pollice in alto e scappai fuori. Iniziai a canticchiare la melodia della canzone che avrei dovuto cantare quella sera. Camminavo a testa bassa, gesticolando e sorridendo. Mio fratello era un fottuto genio.
Arrivai nel posto stabilito e mi bloccai. «Non piangere, non qui», continuavo a ripetermi. Tutto il mondo si fermò, tutte le luci si spensero, solo quella scena era illuminata. La gola iniziò a bruciare e il respiro inizio a farsi lento e irregolare. Fu come se la Terra volesse vedermi soffrire, come se i miei piedi fossero stati piantati lì. Indietreggiai e poco dopo iniziai a correre. Caddi e istintivamente appoggiai le mani a terra come riparo così, oltre al ginocchio sbucciai anche i palmi. Mi girai indietro per vedere se avevano sentito quel rumore. Si erano staccati, stavano guardando verso la mia direzione in cerca di una spiegazione. Mi nascosi dietro un albero e in fretta e in furia raggiunsi Harry.
«Ma che fine avevi fatto?» urlò incazzato.
Scoppiai a piangere, mi buttai a terra e nascosi il viso tra le ginocchia.
«Fanculo, fanculo, fanculo!» continuavo a gridare, tra i singhiozzi e le lacrime.
«Kristen che dice una parolaccia, uhm», si passò una mano tra i capelli «Dev’essere proprio grave allora. Cos’è successo?»
Mi aiutò ad alzarmi e mi accolse tra le sue braccia.
«Guido si stava baciando con quella puttana con i capelli rossi!»
Lo sentii irrigidirsi. Si staccò e mi guardò in cagnesco. Poi divenne rosso, verde, viola, rosso…
«Gli spacco la faccia a quel coglione!» ringhiò puntando la porta.
«No, Harry, non sta sera, ti prego», lo supplicai tenendogli la mano.
«Non sta sera ma domani. Farò qualcosa, non ti aspettare che lascerò passare come se non fosse successo nulla»
Annuii e abbassai lo sguardo, tirando su con il naso.
«Beh, immagino che ti sia passata la voglia di cantare perciò…», lo bloccai.
«No, sta sera canterò e farò vedere chi sono davvero»
Il suo voltò s’illuminò e questo portò a farmi tornare a sorridere.
«Svelerai che sei tu alla fine della canzone?»
«Questo non lo so, ma ti giuro che ci proverò»
Mi abbracciò e mi condusse nell’altra stanza.
«E questo?» chiesi sbalordita.
Un altro vestito. Questo però più ingombrante. Era azzurro, senza spalline e con la scollatura a cerchio. Il rigonfiamento si trovava dai fianchi in giù. Sopra, invece, c’era un corpetto. Avevo sempre desiderato metterne uno, mi aveva sempre affascinata. E per finire, un mantello bianco con i bordi pelosi.
«Regina delle nevi», sussurrai.
«Per dopo l’esibizione. Appena arrivi dirai che non ti sei sentita bene e che sei potuta arrivare solo adesso»
«Harry, non dirò che ho cantato solo per indossarlo»
Scoppiò a ridere ed io gli mormorai un «grazie». Sentimmo la porta aprirsi e subito ci catapultammo dall’altra parte della piccola sala.
«Ragazzi!» esclamò Liam «Ehm… disturbo?» posò lo sguardo sui vestiti.
«Liam ti spiego io ma promettimi che prima non dirai nulla a nessuno. Kristen nel frattempo inizia a farti la tinta altrimenti non abbiamo tempo»
Mi sedetti e iniziai a prepararmi.
 
*tre ore dopo…
«Dai Kristen calmati», sbraitò mio fratello mentre io continuavo a mangiucchiarmi le unghie per l’ansia.
«Come faccio a calmarmi? E se mi riconoscono?»
Roteò gli occhi al soffitto.
«Non sanno che ti sei fatta bionda, poi questa maschera ti ricopre quasi tutto il viso!» mi indicò.
«Okay, okay. Sicuro che non può vederci nessuno qui?»
«No, controlla Liam e ora calmati cazzo, sei la prossima. Ora sta cantando quella che ha baciato Guido»
Trasalii.
«Forse è meglio che mi sto zitto», sussurrò più a sé stesso che a me.
«Grande idea», gli sorrisi acidamente.
Mi augurò buona fortuna e tornò di la. Solo lui e Liam sapevano di questo ‘’segreto’’ se così può essere chiamato.
Sonny scese dal palco e mi sorrise con il suo vestito da batton… ehm da cattiva ragazza.
«Buona fortuna, chiunque tu sia», ammiccò e si dissolse tra la folla.
Salii sul palco e presi il microfono. Iniziai a tremare e a sudare freddo. Lanciai uno sguardo ad Harry, che continuava a sorridermi, poi uno sguardo a Guido, che abbracciava Sonny.
Presi coraggio e iniziai cantare.

«Dicevano che non c’è l’avresti fatta ad arrivare fin qui 
E da quando te l’hanno detto, è stato difficile
Ma lascia perdere le notti in cui hai dovuto piangere
Perchè non hai mai lasciato che si impossessasse di te
Hai lavorato molto duramente
E sai esattamente cosa vuoi e ciò di cui hai bisogno
Perciò credici e non ti puoi proprio arrendere
Puoi raggiungere i tuoi obiettivi
Tu parla con la tua anima, e dille»

Iniziarono a comparire i sorrisi sui volti di ogni persona. Riuscii a vedere mia mamma, con le lacrime agli occhi. Sicuramente aveva riconosciuto quella voce, la voce della sua bambina. Le tre oche erano sbalordite, pensavano di essere le stelle della serata e invece, quella volta toccò a me. Quello era il mio momento.

«Io credo di potercela fare
Io credo che ce la farò
Io credo di sapere che i miei sogni sono reali
Io credo che rimarrò in piedi 
Io credo che ballerò
Io credo che crescerò molto presto e
Questo è ciò in cui credo davvero»

Durante il ritornello tutti battevano le mani e si muovevano a destra e sinistra. Louis sembrava… rapito. Non smetteva di guardarmi con un sorriso sul viso. Fu solo incrociando i suoi occhi che riuscii a perdermi, di nuovo. Cosa provavo per lui? Odio, amore? Non riuscivo a capirlo.

«Non importa quello che dice la gente
Tieni la testa alta e voltati dall’altra parte
Con tutte le tue speranze e i tuoi sogni
Io ci crederò
Anche se sembra che non sia per me
Non mi arrenderò, terrò duro
Guardando il cielo
Otterrò tutto ciò di cui ho bisogno
Ci crederò sempre»

Finii portando la mano in alto. Si sentii un applauso caloroso e un fischio, quello di Harry. Scesi gli scalini e corsi svelta verso la porta. Una mano fredda mi bloccò e quel tocco mi fece rabbrividire. Mi voltai e vidi Louis, vestito da carota. Sorrisi, di nuovo. Fece per togliermi la maschera ma lo fermai. Il mio istinto, in quel momento mi diceva di baciarlo. Annullai la distanza tra i nostri volti con un casto bacio a stampo poi, sparii nell’oscurità.
Una volta arrivata alla casa iniziai a spogliarmi. Continuavo a sorridere e sorridere. Ero stata meravigliosa, altro che modestia e modestia. Dopo anni e anni che rifiutavo questo talento finalmente l’avevo mostrato a me stessa. Ero nata per cantare.
La porta si spalancò ed Harry corse ad abbracciarmi.
«Ed io che pensavo che eri come Gemma del Sud»
«Sei bravissima Kris, mi hai lasciato senza parole», aggiunse Liam.
«Grazie ragazzi»
Harry mi allacciò il corsetto e mi aiutò ad acconciarmi i capelli velocemente. Erano legati in uno chignon da un piccolo mollettone rivestito di diamanti. Regalo di compleanno di mia madre. Mi guardai allo specchio. Questo vestito era decisamente più bello di quello da angelo. Arrivammo in sala e sul palco c’erano Guido e i suoi amici. Sbuffai e mi avvicinai ai ragazzi.
«Hey Jess», mi salutò Zayn «Ben arrivata»
«Grazie», gli sorrisi.
«Ma ti sei fatta bionda?» chiese Niall.
«Sì!»
«Eri tu quella che ha cantato prima?» aggiunse Louis.
Mi pietrificai ma cercai di rimanere naturale. Mi ricordai del sapore delle sue labbra e arrossii.
«No, come ti viene in mente? Io non so cantare».








Ciaaaaaaao. *-*
Questo capitolo mi piace un sacco e poi è lunghissimo!
Kristen bionda è sempre una figa. yeah.
Poi ad un certo punto si rifarà castana. Coooomunque, recensite e ditemi cosa ne pensate, va bene? :3
Grazie a tutti per i complimenti fino ad ora.
Cowabonga. =w=

Kristen bionda. (:

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Capitolo 4
*** Tradita. ***


Liam era un ragazzo molto simpatico, legai subito con lui. Louis era un vero e proprio coglione ma quando sei con lui non fai altro che ridere. Niall è un ragazzo dolcissimo e quando ride è davvero adorabile. Zayn, beh... Zayn è figo. Anche simpatico e molto vanitoso. Diciamo che non lascia mai il suo specchio. E' la reincarnazione di Narciso. Evitavo tutti gli sguardi di Guido e dei suoi amici, niente preoccupazioni per quella sera. Mia madre salii sul palco e iniziò a parlare.
«Bene, è il momento di proclamare il vincitore»
Sentite quelle parole uscii dalla sala e tornai in camera. Velocemente mi spogliai e misi dei vestiti comodi per dormire. Non volevo assistere alla premiazione perché se la vincitrice fossi stata io sarei sprofondata dall’imbarazzo.
Tirai le coperte fino al collo e chiusi gli occhi pensando ancora a cosa avrei fatto se tutti avessero scoperto che ‘l’angelo’ ero io.
Non riuscivo a dormire, forse per il troppo freddo a cui non ero abituata, forse perché avevo paura…
Mi giravo più volte sbuffando rumorosamente e a volte canticchiando qualche canzone. Sentii la porta aprirsi e dei passi, sempre più vicini. L’ombra si sedette sul mio letto e sobbalzai tirando uno schiaffo in aria. Feci per gridare ma l’uomo mi tappò la bocca con la mano.
«Kristen, Kristen sono Louis!» mi sussurrò.
Mi calmai e mi ristesi, rabbrividendo per la ventata d’aria fredda che aveva invaso la stanza.
«Che vuoi?» chiesi massaggiandomi le tempie.
«Hai vinto», disse sorridendomi.
Deglutii rumorosamente e iniziai a formulare il discorso che avrei dovuto fare a mia madre. Come aveva potuto? Lei sapeva meglio di chiunque altro che io non riuscivo a cantare in pubblico, e pure, l’aveva rilevato. Affondai la faccia nel cuscino.
«Perché non hai detto subito che eri tu?»
La rabbia continuava a padroneggiare su di me. Ero sempre stata zitta, non avevo mai reagito, se ne erano sempre approfittati di me, ma quella volta no. Ero stata tradita dalla mia stessa madre. Mi alzai rapidamente indossando le pantofole ed una felpa. Andai in bagno e buttai le mie cose in valigia, dopo di che, la chiusi.
«Che vuoi fare?» mi fermò Louis.
«Me ne vengo a dormire in camera vostra!» sbottai dimenandomi dalla sua presa uscendo fuori, lui mi seguì.
Aprii la porta e iniziai a sistemare il sacco a pelo accanto al letto di Harry. La loro camera era enorme.
«Potresti anche dormire con me», disse lanciandomi uno sguardo malizioso.
«Louis non rompere i coglioni ora», non avevo mai detto così tante parolacce in un giorno.
Ero una ragazza che ne faceva volentieri a meno. 
Misi la valigia in un angolo e iniziai a camminare avanti e indietro mangiucchiandomi le dita.
Si grattò il capo e mi guardò titubante.
«Sei in una crisi isterica?»
«Ho bisogno di sfogare la rabbia», mormorai.
Dalla sala da ballo provenivano ancora i rumori della musica e le luci erano ancora forti. Cinquanta metri più in la l’unica cosa che si riusciva a vedere era l’oscurità. Era il posto perfetto per non mostrare il mio imbarazzo. Io  e Louis andammo lì.
«Allora mi dici cosa succede?», sussurrò.
Era ad un centimetro, riuscii a capirlo perché sentivo il suo respiro sulle labbra. 
«Beh… mia madre sapeva che io non riesco a cantare in pubblico. Per questo mi sono messa la maschera e ho tirato su questa sceneggiata, ma, a quanto pare, non ha avuto senso perché Anne ha rivelato tutto, mi sento tradita»
Mi sentivo terribilmente a disagio. La gola continuava a bruciarmi e il respiro sempre più affannato. Una lacrima cadde, ma Louis, prontamente, l’asciugò.
«Beh, potrai restare nella nostra camera quanto vuoi»
«Grazie», sussurrai e mi accoccolai al suo petto.
 
Per colazione, bevvi una tazza di latte poi mi preparai per andare in piscina. Harry aveva spiegato a mia madre il perché me ne ero andata dalla mia camera e da quel momento non c’era altro che il silenzio tra noi due.
Misi i rayban neri e appoggiai la borsa sul lettino accanto alla piscina. Mi guardai un po’ intorno e vidi Guido con Kate. Scossi la testa e tesi l’orecchio.
«Quando lasci quel cesso?» gli chiese stampandogli un bacio.
«L’ha già fatto!» gridai impedendo a Guido di parlare.
Lui si staccò e corse verso di me, con le mani alzate. Misi il giornale davanti agli occhi facendo finta di leggere.
«Kristen, non è come sembra, davvero!»
«Stai tranquillo, non sono arrabbiata, avrei preferito saperlo in un altro modo ma purtroppo è questo che succede quando ci si fidanza con uno squallido verme», gli lanciai un falso sorriso.
Lui abbassò la testa e se ne andò, raggiungendo quegli idioti dei suoi amici. Mi alzai in piedi e tolsi i vestiti, rimanendo in costume. Il cielo era blu e il caldo si era impossessato della giornata. Si riuscivano a sentire i cinguettii degli uccelli e il fruscio della cascata nascosta fra gli alberi. 
«Guarda che culo la sorella di Styles», sentii la voce di Zayn e risi sotto i baffi, facendo finta di nulla.
«Zayn, non ci provare, lei è mia», sussurro Louis sghignazzando.
Se avessi seguito l'istinto, mi sarei già girata e avrei dato uno schiaffo ad entrambi ma mi facevano solo ridere. Louis non avrà mai speranza con me. Era quello che diceva la testa, ma non il cuore. Continuavo a ripetermelo per convicere me stessa ma non era così.
Subito dopo li vidi dirigersi da Matt, Alan, Josh, Bruno e Guido, seguiti anche da Harry. Mi alzai in piedi nascondendomi dietro un albero. Conoscevo le intenzioni di mio fratello e se fosse scoppiata una rissa sarebbero stati guai per tutti.
«Hey pezzo di merda», lo chiamò Harry.
Si avvicinò e gli sferrò un pugno, facendolo cadere in acqua. Tutti si sentivano tirati dentro così la pericolosità di quel momento si fece più intensa. Ero preoccupata loro, perché erano in netto svantaggio. Cinque contro tre. Alan colpì Zayn ed esso cadde in acqua. Solo io me ne accorsi.
«Coglione non sa nuotare!» gridai.
Corsi verso il lago scansando gli altri, quella vacanza si stava trasformando in un vero e proprio incubo. Mi buttai in acqua e lo presi sotto le braccia stendendolo sulla passerella. Harry si avvicinò a lui ed io mi avventai su Alan.
Presi del fango e glie lo buttai in faccia. Tutti copiarono il mio gesto dando vita ad una guerra.
Ma dove sono le madri quando c'è bisogno di loro?
Zayn si era ripreso subito ed anche lui aveva iniziato a tirare fango a destra e sinistra. Mi ritrovai attaccata a Louis ormai tutta sporco. Il cuore cessò di battere, le farfalle nello stomaco esplosero e il mondo si fermò. Si avvicinò ed annullò la distanza fra i nostri volti facendo giocare le nostre lingue. Mi staccai e subito dopo caddi sopra di lui. Mi lasciai scappare una risata e lui, prendendomi per i fianchi, mi baciò, di nuovo.
Sorrisi sulle labbra mentre lui, aveva sempre più voglia di me, e io di lui.





Shamalabelli. *nuovo saluto*
TRE VMAAAAAAAAA, SIAMO FIGHIIIIIII YEEEEEEEEEEE
Solo io mi sono accorta che Harry era parecchio euforico? lol
Coooomunque, non sono convinta di 'sto capitolo e spero che voi mi facciate cambiare idea con tante recensioni. *occhioni dolci*
Anzi. Se non recensite, la Peazer indonderà la vostra casa di tantissime x.
Pensate che incubo. lol
Alla pppppprossimaaaaaaaa. *-*

 

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Capitolo 5
*** Ti odio ma ti amo. ***


Imbarazzata mi alzai e mi diressi a lunghi passi lungo la stanza ma, la voce di mia madre mi fermò. Mi girai verso di lei e sbruffai.
«Ma cosa ti salta in mente!?» strillò dandomi uno schiaffo.
«Ma che diamine... cosa vuoi?» mi massaggiai la guancia.
«Non parlarmi così signorina! E poi, spiegami una cosa, perché baci Louis se stai con Guido?»
«Perché Guido mi ha tradita!» gridai sul punto di una crisi isterica, correndo verso la stanza.
Pensava di conoscermi ma in realtà, non mi conosceva affatto. Solo Harry poteva capirmi ma me l’aveva detto… non voleva che mi mettessi con uno dei suoi amici e invece avevo baciato Louis. Ma forse, lo feci solo per far ingelosire la persona che amavo ancora, Guido. Ma qualcosa non mi era chiaro. Perché sentivo tutte quelle emozioni indescrivibili quando vedevo Louis? O quando lo baciavo? Ero confusa, non sapevo cosa mi stesse succedendo e perché stesse succedendo. Aprii l’acqua della vasca da bagno e chiusi la porta a chiave. Misi i vestiti nel bidone dei panni sporchi. Rabbrividii al tocco dell’acqua, poi chiusi gl’occhi e mi rilassai. L’acqua diventò marrone a causa del tutto il fango che avevo a dosso. Misi un asciugamano che arrivava poco più su delle ginocchia ed andai nella stanza principale.
Aprii l’armadio e presi tutti i vestiti per la sera. Iniziai a canticchiare qualcosa poi mi accorsi di alcune risate. Sobbalzai e trovai i ragazzi. Diventai rossa in viso e subito abbassai lo sguardo. Harry era l’unico che non rideva.
«Ehm, sì, tra poco vi lascio il bagno libero»
Asciugai i capelli e mi vestii. Tornai di la e trovai solo mio fratello.
«Dobbiamo parlare», mi disse.
Annuii e mi misi seduta, non eliminando il contatto tra i nostri occhi.
«Non mi piace come ti stai comportando, ti lasci con un cretino e ti baci con un coglione.
Non devi pensare a Louis, non riesce ad avere una relazione per più di una notte e non voglio che tu soffra, soprattutto con un mio amico»
Ma che dolce che era mio fratello geloso.
«Harry, non devi preoccuparti. Ho baciato Louis soltanto per far ingelosire Guido, visto che ci stava guardando», mentii «Ed ora, se non ti dispiace, devo andare ad apparecchiare con Liam»
Scappai dall’imbarazzo di quel momento. Avrei voluto rispondergli ma non ne avrei avuto il coraggio.
Certe volte penso perché sono nata con questo carattere di merda.
Entrai in cucina e trovai Liam appoggiato al bancone. I jeans erano stretti e il maglione rosso gli stava a pennello.
Lo salutai con la mano e lui mi accolse con un caloroso abbraccio. Rimasi titubante, all’inizio, poi ricambiai.
«Ci mettiamo al lavoro?» disse sorridendomi.
Annuii e prendemmo gli ingredienti per la cena. Avremmo fatto hamburger e patatine per tutti.
«Allora… tu e Louis», sussurrò sistemando la tovaglia.
«Io e Louis cosa?» deglutii.
«Beh tu e Louis… siete una bella coppia?»
Feci finta di tossire e lui sorrise imbarazzato.
«Io e Louis non stiamo insieme…»
«Ma a te piace»
«Ma cosa ti salta in mente? A me non piace!»
«Dai, Kris, puoi fidarti di me»
«E va bene… credo che mi piaccia», ammisi sconfitta.
 
*nel frattempo nella camera dei ragazzi….
«Hey Tommo, tu e Kris state bene insieme», disse Niall continuando a masticare la merendina.
«Io e Kristen non stiamo insieme», ribadì il ragazzo.
«Ne sei cotto, si vede»
Louis continuava a vestirsi, ignorando Niall ma quest’ultimo gli diede una spinta e lo fece cadere sul letto.
«Rispondimi, idiota», scherzò il biondo.
«Non mi piace, cazzo!»
«Non ti fidi di me e per questo non lo ammetti, bravo, complimenti, non ti darò mai più una mia merendina, ti lascerò morire di fame», fece il finto offeso.
Louis alzò gli occhi al soffitto e si lasciò scappare una risata.
«Va bene, va bene. E’ vero, mi piace»
«E il tuo amico figo ti aiuterà a conquistarla», si vantò cingendogli le spalle con un braccio.
«Che succede ragazzi?» chiese Zayn entrando.
«A Louis piace Kristen!»
«Sei morto, allora», scosse la testa «Harry ti ucciderà».
 
Misi una comoda tuta per l’escursione alle grotte. Tutti ci eravamo alzati alle cinque. Il problema era che io, di questa escursione, ne avrei fatto volentieri a meno. Mi misi davanti allo specchio e legai i capelli in una comoda coda. Avevo già nostalgia del mio vecchio colore. Preparai lo zaino con il necessario ed uscii, entrando nella macchina di Louis. Durante il tragitto parlai con Liam. Stavamo diventando ottimi amici. Era un ragazzo speciale, sapeva darti ottimi consigli e nello stesso momento riusciva a farti sorridere. Harry continuava a non parlarmi. Mia madre arrabbiata, lui arrabbiato. L’unica incazzata sarei dovuta essere io, ma va be.
Iniziammo a camminare, il percorso era abbastanza faticoso per colpa delle rocce ma meglio di una camminata in salita. Mia madre ne era ossessionata e in ogni vacanza ce n’era almeno una. Louis complottava qualcosa con Niall e Zayn. Harry era con Liam ed io, a pochi passi di distanza da tutti. La noia mi faceva diventare irritante. Qualcosa mi colpì la testa, guardai in alto e in un minuto mi ritrovai vicino Louis, che mi spingeva dietro.
«Ma che diamine stai…»
Il rumore delle rocce che caddero davanti a noi spezzarono la mia frase e subito dopo mi resi conto che Louis era sopra di me.
«Togliti!» gridai.
«Scusa se ti ho salvato la vita», disse sarcastico sbuffando.
«Scusa un cazzo!»
Mi alzai in piedi e mi guardai intorno spaesata.
«Sono bloccata nel mezzo del nulla… con te?»
«A quanto pare», sorrise maliziosamente ed io lo fulminai con lo sguardo.
Controllai il cellulare. La linea era totalmente assente. Peggio di così non sarebbe potuto andare! E fu così che cadde una roccia che mi schiacciò. No, fortunatamente non accadde. Sarebbe accaduto in un film, però.
«Meglio metterci in marcia!» disse speranzoso.
«Ti odio», sibilai.
«Non ricambio lo stesso sentimento»
«Ti odio da quando mi hai fatto cadere dallo scivolo a quattro anni», incrociai le braccia e lo superai.
«Il giorno più bello della mia vita. E quando ti buttai in piscina a quattordici anni? Ah, che tempi», sospirò divertito «Eri anche vestita per un matrimonio»
Mi feci paonazza in viso. Possibile che questo ragazzo si divertisse a rompermi i coglioni che non ho?
«Ti odio!» gridai.
«Ma mi ami», aggiunse.
Si avvicinò a me e i nostri nasi si sfiorano. Il respiro si fece irregolare e parlare divenne difficile. Aprii la bocca e il sospiro rimase a mezz’aria.
«No, ti odio e basta», incrociai i suoi occhi e la vista si appannò.
«Certo, ed io sono l’uomo più bello del pianeta», fece un secondo di silenzio «Oh, aspetta, io sono l’uomo più bello del pianeta!»
Mi spostai e misi una mano davanti al viso, iniziando a scuotere la testa. 







 

Il titolo di questo capitolo si chiama come una mia ff finita poco fa, awwwwwww. *u*

Cowabonga =w=
Carino 'sto capitolo, no?
La mamma rompicoglioni? Harry rompicoglioni? Louis rompicoglioni?
Niall merendina? Liam dolce?
Okay basta. lol
Ci sono poche recensioni e questo mi addolora molto çç
Se la storia non vi piace potete darmi tuuuuuuutti i consigli che volete, io li accetto. :)
Beh, alla prossima. :3


 

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Capitolo 6
*** Fortuna e segreti. ***


«Louis sono stanca», mi lagnai aggrappandomi alla sua spalla.
 «Siamo quasi fuori, ne sono sicuro, sta tranquilla»
Annuii e continuai a camminare, un passo alla volta, guardando sempre in basso. Inciampai tre o quattro volte sbucciandomi il ginocchio e i gomiti, ma non importava, riuscivo a farmi male anche su una strada liscia.
«Ci siamo!» disse strattonandomi.
Alzai il viso e sentii uno spiffero di luce sull’occhio destro. Misi a fuoco l’immagine davanti a me e riuscii a vedere l’uscita. Una volta fuori, raggiungemmo l’auto di Louis e tornammo al campo. Andai nella stanza di mia madre e accesi il computer, appoggiai la borsa a terra e mi rilassai sulla sedia. Misi l’email e la password di facebook e iniziai a girare per la home.
Louis Tomlinson: wohoho…
Aggiornai anche io il mio stato: Mai più in vacanza con mia madre.
Nemmeno tre secondi che aveva già commentato. Era anche uno stalker? Mah.
‘’Almeno hai me! ;)’’
Tamburellai le dita sulla scrivania e mi feci venire in mente qualcosa di geniale.
‘’Ti ho sopportato in una grotta per quattro ore, mi hai già stancata (:’’
Mise mi piace al commento e me lo ritrovai anche in chat. Assolutamente perfetto.
 
Louis: Hey…
Kristen: Ciao.
Louis: Ce l’hai con me?
Kristen: No, per niente.
Louis: Allora cos’hai?
Kristen: Niente Lou, niente!
Louis: Mh… qualsiasi cosa ho fatto, mi perdoni?
Kristen: Ti ho perdonato già troppe volte, ora vado, ciao.
Louis: Aspetta, non te ne andare, mi dispiace, okay? Ti voglio bene, ciao.
 
Sorrisi e spensi il computer, mettendolo nello zaino. Abbandonai la stanza e raggiunsi quella dei ragazzi dove trovai Louis ancora davanti al computer. Feci la disinvolta e mi stesi sul letto di Liam. La porta si aprii e mi ritrovai Harry e Liam con gli occhi spalancati.
«Si sto bene, grazie», borbottai sarcastica.
«Ero così agitato per te, il telefono non mi faceva chiamare, non sapevo dove fossi e poi-», lo bloccai.
«Harry sto bene, calma», lo rassicurai.
Mi diede un bacio sulla guancia poi si sedette sopra Louis, che sbuffò rumorosamente. Salutai Liam e mi diressi fuori seguita da tutti.
«Oh sei qui», mi corse incontro Guido.
Feci un passo indietro e lo guardai disgustata, lui cambiò subito espressione. Harry rimase al mio fianco e si sporgeva leggermente avanti.
«Quel signore ti sta aspettando», mi lasciò passare.
Era alto, goffo e senza capelli, vestito con un completo giacca e cravatta. Faceva sempre lo stesso movimento con il fazzoletto che aveva nel taschino. Lo prendeva, si asciugava la fronte, poi lo rimetteva a posto. Mi morsi il labbro perplessa poi avanzai verso di lui.
«Lei è la signorina Styles?» mi chiese.
Annuii e mi porse la mano, la strinsi.
«Molto piacere, sono il signor Jackson, produttore di una casa discografica»
La mia espressione cambiò in un attimo. Casa discografica? E cosa avrebbe voluto da me?
«L’ho sentita cantare e ha una voce assolutamente incredibile, mi piacerebbe fare affari con lei», continuò.
Ero emozionata e stupita nello stesso momento. Finalmente contavo qualcosa per qualcuno. Spostai lo sguardo su Harry, ancora poco convinto.
«Dovrei parlare con un maggiorenne, c’è sua madre?»
«Ci sono io», disse Harry.
Ovviamente mia madre non mi avrebbe mai permesso di incidere un disco o cose simili. Diceva sempre «devi avere un lavoro sicuro che ti permetta di vivere e sfamare i tuoi figli, se ti dedichi al canto non è detto che ce la fai, ci sono scarsissime probabilità», e io ovviamente le davo ragione.
«Bene, la ragazza, Kristen giusto? Deve partecipare ad un concorso dove ci sarà anche un’altra ragazza che conosci, mi sembra si chiami Sonny. Dovrai cantare due canzoni, una da sola e una accompagnata, ovvero un duetto. Che ne dici?»
Harry mi guardò e mi sorrise poi insieme annuimmo.
«Bene Harry, seguimi e ti faccio firmare alcune cose»
Ero al settimo cielo. Chi l’avrebbe mai detto che io, Kristen Styles, sarei potuta diventare famosa e avere dei fan che mi apprezzino? Chi l’avrebbe mai detto che avrei potuto trasmettere la mia passione ai miei concerti e sentirmi… felice. Perché il canto, è una delle poche cose che mi rende felici. Magari non sarebbe successo nulla, magari mi stavo illudendo, ma non m’interessava, io avrei vinto, avrei fatto di tutto per vincere.
 
Passammo gli altri giorni a preparare la nostra segreta sala per le prove. Avevamo scelto la casa in cui Harry aveva nascosto i vestiti per la festa in maschera, nessuno sapeva della sua esistenza e sarebbe stata perfetta per tenere nascosto tutto a mia madre. I microfoni, la chitarra di Niall, il computer, era tutto lì. Fingevamo di non sentirci bene per saltare le escursioni e per allenarci. Ballavamo, ci divertivamo e la vacanza era finalmente arrivata ad avere un senso. Io e Louis eravamo sempre più intimi. Ma c’era un filo di imbarazzo tra noi. Nessuno osava parlare del significato di quel bacio e nessuno osava parlare di cosa ci fosse davvero tra noi. Eravamo diventati una sola famiglia.
In quel momento, stavamo ballando, sulle note di I gotta Feeling, cantando e saltando sopra il divano. Zayn era assolutamente euforico e diceva anche di non saper ballare quando invece era un ballerino bravissimo. I maschi, prova a capirli. Mah.
Louis si avvicinò a me e mi prese per mano, portandomi fuori.
«Che c’è?» gli chiesi sorridendo.
«Ho parlato con Guido e», sospirò «Vuole rimettersi con te perciò, siccome ti piace ancora, gli ho detto di fare un passo avanti e venirti a parlare»
Mi feci paonazza in volto.
«Non mi piace Guido!» gridai.
«E chi ti piace?» chiese maliziosamente.
«Un altro ragazzo?»
«Chi?» insistette.
«Tu», dissi tutto d’un fiato.
Questo non avrei dovuto dirlo, non avrei dovuto dirlo. Abbassai lo sguardo e mi morsi il labro. Perfetta, avevi rovinato tutto Kristen, di nuovo.





Ciaaaao gente! pps. shamalaya. yo.
Si ce l'ho fatta ad aggiornare, ip ip hurrà per me. :3
Be è riniziata la scuola e già ci iniziano a riempire di compiti, che palls. çwç
Coomunque, recensite eh? Mi raccomando. u_u
Alla prossima gente. <:

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Capitolo 7
*** Hakuna Matata. ***


Lui sbarrò gli occhi ed io ne approfittai per scappare. Fortunatamente non mi fermò. Perché dovevo sempre parlare? Perché rovinavo sempre tutto? Mi stavo torturando le mani, come sempre, lo facevo sempre quando ero nervosa. Andai a sbattere contro qualcosa o meglio, qualcuno.
«Scusa», mugugnai appena mi accorsi che era Guido.
«Proprio te cercavo», mi disse.
«Scusa ma non voglio parlare con te»
Feci per proseguire ma mi bloccò. Sospirai e mi posizionai davanti a lui, guardandolo negli occhi. Guido era rimasto importante per me, non sarei riuscita a dimenticarlo facilmente, io… lo amavo. Ma mi aveva tradita e non l’avrei mai perdonato, mai. Ma ogni volta che lo guardavo provavo un po’ di nostalgia. Perché mi aveva tradita? Cosa avevo fatto per meritarmi una cosa del genere? Sono sempre stata fedele, mai gelosa, mi son sempre fidata di lui…
«Dimmi», sussurrai a testa bassa.
«In realtà… la cosa è un po’ lunga. Posso parlarti sta sera, dopo il turno in cucina?»
Annuii e camminai verso il lago. Tolsi le scarpe e le appoggiai a terra, tirai su i pantaloni e mi sedetti sulla riva, rabbrividendo al contatto dell’acqua fredda che mi invase fino a poco più giù del ginocchio. Era un bel posto per riflettere, nessun rumore, nessuna preoccupazione, niente. In quel momento nemmeno la mia testa era collegata al cervello. Ero in un’altra parte del mondo, chissà dove. In un mondo tutto mio o probabilmente, in un mondo che nemmeno esiste, un mondo in cui penso che tutto sia perfetto, che niente importi. Un mondo senza pensieri. Sentii una mano sulla mia spalla e sobbalzai cadendo in acqua. Mi rialzai e iniziai a respirare lentamente cercando di trovare buone parole per insultare Louis.
«Mi hai spaventata», fu l’unica cosa che riuscii a dire.
«Scusa», disse porgendomi la mano.
L’afferrai e mi tirai su. Iniziai a tremare, l’acqua era fredda e il vento leggero mi urtava facendomi rabbrividire.
«Aspettami, ti prendo un asciugamano»
E nemmeno dopo trenta secondi era di nuovo vicino a me, a scaldarmi e ad accarezzarmi.
Riuscivo solo a sorridere e lui ricambiava con quel sorriso fottutamente perfetto e quegl’occhi che sembravano mostrarmi tutta la sua vita. Volevo bene a Louis, nonostante tutto. Nonostante tutti gli scherzi, nonostante tutte le volte che gli ho urlato addosso per dirgli di non staccare la testa alle mie Barbie, nonostante tutti gli insulti gratuiti. E’ stato parte della mia infanzia, era uno di famiglia, ormai.
Vidi Harry e mi staccai da Louis, facendo finta di niente.
«Che hai fatto Kris?» mi chiese dopo aver salutato il suo amico.
«Mi sono esporta troppo e sono caduta»
Scoppiò a ridere poi annuii. Loro andarono nella sala delle prove e mi dissero di seguirli non appena avrei messo qualcosa di asciutto addosso. Misi un paio di pantaloncini gialli con sopra una canotta rosa fluo. Legai i capelli in una comoda coda e raggiunsi i ragazzi.
«Il concorso è tra due settimane perciò dobbiamo darci da fare»
Ero pronta a vincere, ero pronta a diventare qualcuno. Avrei cantato ‘last dance’ di Donna Summer come pezzo da solista e con i ragazzi avrei cantato una canzone scritta da loro chiamata ‘one thing’.
Era bellissima. Una delle più belle canzoni che avessi mai sentito. E le loro voci... erano qualcosa di spettacolare. Ogni volta che le ascoltavo rimanevo incantata, se fossero diventi famosi, tutte le ragazzine sarebbero andate pazze per loro. Belli, bravi... cosa vuoi di più dalla vita?
 
«Non abbiamo parlato di una cosa», disse Louis continuando a strofinare un piatto.
«Quale cosa?» non alzai lo sguardo.
«Lo sai bene, Kris», questa volta si fece più serio.
Deglutii rumorosamente e mi sedetti. Lui mi imitò e aspettò che iniziassi a parlare. Ma cosa avrei potuto dirgli?
«Allora?» insistette impaziente.
«Io…», mi morsi il labbro «Non lo so, non ho parlato con la testa ma ho parlato col cuore»
Solo dopo mi resi conto di quello che avevo detto. Avevo ammesso tutto quello che gli avevo detto quel pomeriggio, tutto.
«Quindi è tutto vero, quello che mi hai detto, intendo»
Volevo evitare tutto questo. Volevo evitare i momenti di silenzio imbarazzanti, volevo evitare che per colpa mia ci distaccassimo e magari, non avrei mai più avuto una possibilità con lui.
«Anche tu mi piaci», ammise poco dopo.
Ma un problema rimaneva. Harry. Sorrisi, un sorriso spontaneo e lui sembrò felice di questo gesto. Mi alzai e mi persi nell’oscurità del bosco. Presi la torcia dalla tasca dei jeans e illuminai il percorso davanti a me. Riuscii a vedere Guido, vicino ad un albero con… Kate? Mi stava prendendo per il culo? Doveva parlarmi e si faceva trovare con quella troia? Dopo che Louis mi aveva detto quelle cose su di lui? Mi sentivo umiliata. Come avevi potuto dargli un’altra opportunità? Era solo un uomo, un uomo senza cuore. Un uomo che ragiona col cazzo invece che con la testa. In preda alla rabbia tornai in cucina dove trovai ancora Louis. Intrecciai le dita ai suoi capelli e presi a baciarlo. Iniziai a baciarlo con foga, le nostre lingue quella volta erano travolte in un vero e proprio tornado. Aveva portato le mani sul mio bacino e mi aveva appoggiata sopra al bancone. Le mie gambe erano allacciate intorno al suo bacino e le nostre labbra non accennavano a staccarsi.
Quando poi la porta si aprì, fu la fine per entrambi.








PEPEPEPEEPEPEPEPEPEPE. HO AGGIORNATO, SI, CE L'HO FATTA. :')
Ciao gente, come state?
Io bene dai, è riniziata la scuola per questo non aggiorno più tanto spesso, eeeh c'est la vie.
Cooomunque, ditemi se vi piace 'sto capitolo, a me sì, stranamente piace tanto. *-*
Poii, passate anche nella mia nuova ff con Liam, okay? *occhi dolci* 
vi lascio il link qui sotto, dai. 
Recensite, mi raccomando.
Vi straamo. :3
cowabonga. 

I'm not beauty queen, I'm just beautiful me.

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Capitolo 8
*** Mio. ***


«H-Harry», balbettai staccandomi dal corpo di Louis e scendendo dal balcone.
Ero diventata pallida, avevo paura di litigare con mio fratello, non volevo litigare con lui. Louis si toccò le labbra  e cautamente si avvicinò ad Harry che, però, iniziò ad indietreggiare.
«Non mi toccare», sibilò chiudendo gli occhi.
Ero paralizzata. Non sapevo cosa volesse fare Harry e non sapevo quale fossero le sue intenzioni.
«Tu», mi indicò con poco entusiasmo «Va in camera»
Annui debolmente e uscii dalla cucina. Camminai svelta verso Niall e Liam, seduti davanti la porta della loro stanza. Mi sedetti senza far rumore e iniziai a fissare avanti a me. «Non può far del male al suo migliore amico, staranno solo parlando», pensai ad alta voce e Niall smise di sventolarmi la mano davanti al viso.
«Che è successo Kris?»
«Ho baciato Louis ed Harry ci ha visti»
Niall scoppiò a ridere ed io lo fulminai con lo sguardo.
«E diciamo addio a Louis», sospirò Liam.
«Era un ragazzo simpatico, gli ho voluto bene», aggiunse Niall.
«Non mi aiutate così!» gridai mentre li vedevo allontanarsi.
«Sai com'è fatto tuo fratello, sei la cosa più preziosa che ha», mi gridò a sua volta Payne.
Sbruffai e annegai il viso tra le ginocchia. Sentii dei passi, sempre più vicini. Quando cessarono, alzai lo sguardo e vidi Guido.
Mi sedette accanto a me ed io mi alzai. Feci per andarmene ma mi bloccò prendendomi per il polso.
«Ti ho aspettata per un'ora», sussurrò.
«Ho visto che eri impegnato e non ho voluto disturbare», dissi acida incrociando le braccia.
Mi lasciò e abbassò la testa.
«Non mi piace essere presa in giro»
«Ti posso spiegare!» disse interrompendomi.
Scossi la testa. «E' finita Guido, basta. Non riuscirò mai più a fidarmi di te», ed aprii la porta entrando dentro.
Mi cambiai e mi buttai sul letto. Mi sedetti a gambe incrociate e accesi il computer. Entrai su facebook e controllai la chat: Harry, Louis, Zayn e altre vecchie amiche. Sospirai e controllai la home.
Louis tomlinson: grazie.
Restai per un po' a riflettere. Si riferiva sicuramente ad Harry visto che l'aveva scritto dieci minuti fa. Ma che poteva significare? Cos'era successo in cucina?
Il suono della chat interruppe i miei pensieri:

Harry: dove sei?
Kristen: in camera..
Harry: Devi spiegarmi una cosa.... ti piace Tommo?
Kristen: Non te lo dico.
Harry: perché?
Kristen: Ti arrabbi.
Harry: Kristen, cazzo, dimmelo. Non mi incazzo se me lo dici.
Kristen: Ti sei già arrabbiato.
Harry: Allora preferisci dirmelo davanti a Louis? 
Kristen: quanto sei stronzo
Harry: lo so :)
Kristen: Si, okay, mi piace, ma non ucciderlo!
Harry: tranquilla, a dopo, ti voglio bene.

Riposi il computer sopra la scrivania e mi stesi, chiudendo gli occhi.
Al mio risveglio, la camera era vuota. Le valigie non c'erano, nemmeno il computer. Ai piedi del letto c'erano dei vestiti. Li indossai e uscii fuori.
C'erano tutti. Non riuscivo a capire il perché, ma tutti avevano la propria valigia in mano.
«Finalmente la principessa ci ha degnate della sua presenza», gridò Tanya guardandomi, seguita dalle risate delle sue amiche.
Sospirai e raggiunsi mio fratello. 
«Buongiorno», mi disse Louis sorridente.
Ricambiai il sorriso e presi la valigia. «Che dobbiamo fare?» chiesi iniziando a camminare.
«Campeggio dall'altra parte del lago», disse Liam sbruffando.
«E per due settimane!» aggiunse Niall.

«Abbiamo una nuova canzone!» gridarono entrando in tenda.
Chiusi il libro che stavo leggendo e alzai lo sguardo. «Come si chiama?»
«Live while we're young», esclamò Harry.
Non esitarono a farmela sentire. Era bellissima. Era diventata la mia preferita, in assoluto. Più tardi, decidemmo di stare un po' insieme vicino al lago.
Louis si aggrappò ad una corda e poco dopo finii in acqua. Si rialzò scuotendo la testa.
«E' stato una figata!» gridò.
«Io entro dentro quella palla», disse Zayn.
«Sembrerai un criceto!» gli rispose Niall.
Fece le spallucce ed entrò dentro. Poco dopo, si catapultò in acqua. Harry, invece, si inizò a muovere con una specie di triciclo. Io mi buttai come Louis. Risi da sola e mi aggrappai a Louis. Mi sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia. Io sorrisi, di nuovo e uscii dall'acqua.
La sera, poi, fu la più bella di tutta l'estate. Ci sedemmo in cerchio ed iniziammo a cantare. Io e Louis restammo attaccati tutta la sera. Si avvicinò al mio viso poi indietreggiò, lasciandomi spiazzata.
«Avrei dovuto baciarti, ma ho paura che tuo fratello mi uccida», mi sussurrò inumidendosi le labbra.
Poco dopo ci all0ntanammo insieme, camminevamo mano nella mano nella fitta vegetazione. Guido mi lanciava occhiate furtive e Kate cercava di distrarlo.
Louis guardò dietro di sè e sorrise acidamente al gruppo rivale poi, prese il mio viso tra le mani e annullò la distanza tra i nostri volti. Mi sentii morire. Finalmente un bacio, il bacio. Quel bacio dolce e passionale nello stesso tempo, quel bacio pieno d'amore. La sua lingua si muoveva lentamente con la mia, i nostri corpi combaciavano perfettamente, ero sempre più stretta a lui. 
«Se i piccioncini hanno finito», scherzò Harry interrompendoci.
Arrossii e mi staccai. Ebbi un deja-vu. «Scusa» 
«Di cosa?» mi chiese confuso. 
«Non sei arrabbiato?»
«Se tu piaci a lui e a te piace lui, qual è il problema? Louis lo sa che fine fa se ti fa soffrire», gli diede un buffetto sulla spalla.
«Sempre molto diretto», disse Louis rispondendo alla provocazione.
«Quindi?» sussurrai girandomi verso di lui.
«Mia», mormorò per poi attirarmi  di nuovo a se e baciandomi. 
Sorrisi sulle labbra. «Mio».









 

shamalayi.
Allur, come state? bene dai.
l'ultima parte è ispirata a lwwy, xk sn trasgry (?)
Oddddddd ma quanto sono dolci quei due, ho il diabeteeee.
Vedete che ce la faccio ad aggiornare, lalala
SI MA RECENSITE, ç_ç ALTRIMENTI NON AGGIORNO PIU', OKAY? gne.
Allllla prossima. 
cowybonghy.

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Capitolo 9
*** Insicurezze inutili. ***


Eravamo seduti in cerchio, sopra il terreno umido. Al centro, il fuoco illuminava i nostri volti e ci dava un po’ di calore dato che l’aria quella sera era abbastanza fredda da poter gelare i nostri volti. Pochi più alberi in la c’erano Guido e i suoi amici. Il sonno mi stava divorando. La mia testa era appoggiata sulla spalla di Louis e gli occhi si sforzavano di rimanere aperti.
«Cantiamo?» consigliò Zayn.
Tutti annuirono e Niall andò a prendere la chitarra. Suonò l’introduzione e Liam iniziò a cantare, con poco entusiasmo.
Tamburellai le dita sul prato mentre Zayn cantava il suo pezzo con un po’ più di felicità, che contagiò tutti. Durante il ritornello, tutti si sentivano più carichi, la voglia di andare a dormire era sparita, tranne per me. Louis girò la testa e mi schioccò un bacio sull’orecchio. Sorrisi e lui se ne accorse, mi prese la testa tra le mani e mi lasciò un altro tenero bacio sulle labbra. Sorrisi, di nuovo. L’atmosfera era magica. Se prima l’unica cosa che volevo era tornare in tenda e dormire, in quel momento volevo solo che Louis mi fosse accanto. Amavo i suoi baci. Mi sentivo protetta e finalmente sicura. E poi, le occhiatine gelose che mi mandava Guido erano assolutamente deliziose. Quando toccò a Louis cantare, mi strinsi forte a lui poi gridai il ritornello.
Mio fratello era gasato, troppo gasato, e sono poche le volte in cui lo è.
Appena tutto finì, tutti si alzarono e si diressero verso le tende. Louis mi porse le mani e io le strinsi, tirandomi su. Mi cinse la vita con un braccio.
Entrammo e ci posizionammo dentro i sacchi a pelo. Salutai tutti e chiusi gli occhi, girandomi verso il verde scuro del tessuto della tenda.
«Buonanotte», mi sussurrò Louis stampandomi un bacio sulla fronte.
Sorrisi e mi addormentai.
 
Quella mattina eravamo liberi. Saremmo andati in città per comprare le ultime cose dato che il giorno avrei avuto la gara. La prima fase. Da lì sarei passata alla seconda. Chissà quanta gente ci sarebbe stata, chissà davanti a quanta gente sarei dovuta esibirmi, chissà quante persone erano migliori di me… Il rombo improvviso della macchina di Louis interruppe i miei pensieri. Ci dividemmo. Ci saremmo ritrovati tra mezz’ora nel posto in cui eravamo arrivati. Io, ovviamente, entrai con Louis in un negozio di abiti, dovevo trovarne uno perfetto.
«Blu o verde?» chiesi indecisa.
«Rosso», indicò a destra.
Lo analizzai bene. Era senza spalline, di seta. Una cinta nera con al centro un fiocco legava la vita. La parte della gonna era più lunga da una parte e più corta dall’altra. Ci pensai un po’ poi annuii.
«Ottimo lavoro Tomlinson», gli diedi il cinque che lui ricambiò accennando una risata.
Dopo il vestito, passammo alle scarpe. Optai per un paio di ballerine nere.
«Ma poi perché devo mettermi un vestito elegante per una semplice audizione?»
«Ti preferisco con jeans e converse», disse attirandomi a sé e lasciandomi un bacio sulla guancia. Rabbrividii.
«E se questo lo tengo per l’ultima serata? Sempre se ci arrivo eh», ipotizzai.
«Prima cosa, ci arrivi perché sei fantastica, seconda cosa prendilo e smettila di rompere i coglioni con le tue insicurezze inutili», mi diede un buffetto sulla spalla.
Ci presentammo alla cassa e Louis volle pagare. Glie lo lasciai fare, non riuscivo mai a vincere contro di lui. Quando tornammo davanti all’auto non c’era ancora nessuno. Mi appoggiai sulla fiancata dell’auto e Louis schiacciò il suo petto contro al mio. Iniziai a sentire i brividi su tutto il corpo. Riuscivo a sentire il suo respiro, regolare e divertito, al contrario del mio, affannato e irregolare. Rise ed io storsi la bocca. Finalmente annullò la distanza tra i nostri volti e finalmente i nostri corpi combaciavano. Le nostre lingue si muovevano in sincrono, dando vita a quella danza passionale ma allo stesso tempo dolce che io amavo.
«Guarda come ci va dentro Styles», sentii da dietro una voce seguita da alcune risate.
Guido, Matt e Alan. Sospirai e, controvoglia, mi staccai da Louis che incenerì Guido con lo sguardo. Gli strinsi la mano.
«Cosa vuoi?» gli chiesi acida.
«Ti diverte farmi impazzire?»
«Ti diverte prendermi per il culo?» alzai il tono della voce.
Lui fece un passo indietro e intenerì lo sguardo. Sapeva che aveva sbagliato ma era troppo orgoglioso, troppo, per ammetterlo.
«Non voglio la pena di nessuno, voglio solo che ora mi lasci vivere la mia vita in pace, non voglio più niente da te, non voglio nemmeno che mi saluti! Ed ora, se non ti dispiace, ti conviene andare perché se arriva Harry ti spacca quella faccia da cazzo che ti ritrovi»
Louis scoppiò a ridere e Matt avanzò verso di lui ringhiando e mostrando i pugni.
«Vuoi un osso per caso? Magari riesci a placare la rabbia. O magari ti serve solo una ragazza da amare visto che te le scopi poi le mandi a fanculo, ma forse tu non sai cosa significa amore»
E dopo questo, anche lui si paralizzò. E chi l’avrebbe mai detto che sarei riuscita a reagire una volta per tutte? Un sorriso soddisfatto comparve sul mio volto. Li guardai allontanarsi finché non diventarono figure sbiadite.
«Ti giuro, sono ancora più fiero di essere il tuo ragazzo», disse ancora ridendo.
«L-la t-tua ragazza?» chiesi tremando.
«Ovvio», sorrise compiaciuto.
«E chi ti dice che voglio essere la tua ragazza?» volevo fare la difficile.
«Me lo dicono i tuoi occhi, che mi guardano con aria sognante.
Me lo dicono le tue gambe, che cedono ogni volta che vengo verso di te.
Me lo dicono i tuoi brividi, che compaiono ogni volta che ti bacio.
Me lo dice il tuo respiro affannato, che compare ogni volta che sto vicino a te.
Me lo dice il tuo sorriso, che compare ogni volta che ti parlo.

E’ esauriente come risposta?» mi sussurrò all’orecchio quest’ultima frase.
Gli occhi si fecero lucidi. Cercai di nascondere il viso, ma fu inutile. Louis mi prese le mani e fui costretta a guardarlo.
«Sì, Boobear», mormorai baciandogli le labbra.
«Allora signorina, che ne dice di lasciare suo fratello e i suoi amici qui?» esclamò con uno strano accento che mi fece ridere.
«No, altrimenti quando tornano mi uccidono!»
«Allora mi concede un giro al centro?»
Misi la mano sopra la sua e iniziammo a saltellare sotto gli sguardi delle persone che sicuramente pensavano: ‘’ma chi sono ‘sti due deficienti?’’. 







 

shamalayi.
mimimimimi, so pucciorenzap.
ciaaaaaaaaaaao.
allora? perché ci sono sempre e solo quattro recensioni? vorrei aumentassero, almeno... sei. çwç
chiedo troppo? naah.
dai fatemi sto regalo lol
io amo kristen e louis, okay? li amo troppo. basta. u_u
ma presto le cose si complicheranno (?) zan zan zaan.
Okay, mi dileguo, sciao bele.
cowabonghy.

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Capitolo 10
*** Ero pronta. ***


Quello era il giorno. La prima prova. Dovevo farcela. Fummo abbastanza fortunati perché le nostre madri vollero passare una giornata da sole quindi non dovemmo nasconderci o cose simili. Fui svegliata da Louis, tutti gli altri stavano provando.
«Kristen», mi sussurrò «Kristen, amore, svegliati»
Aprii gli occhi e istintivamente sorrisi.
«C-come mi hai chiamata?» chiesi buttandogli le braccia al collo.
«Amore», disse prima di schioccarmi un leggero bacio sulle labbra.
«Ridillo», ordinai sorridendo.
«Amore, amore, amore, amore, amore!»
«Ancora»
«Amore…. Ora vai a vestirti cogliona», raccolsi un cuscino e glie lo tirai.
«Rifallo e non ti lascio andare», mi avvertì.
Scoppiai a ridere e glie ne tirai un altro. Mi prese per i fianchi e iniziò a farmi il solletico.
«Ho detto, se non avessi capito, che devi vestirti», mi baciò la pancia e se ne andò. Aprii la valigia e decisi come vestirmi. Optai per uno stile semplice, volevo farmi vedere per quello che ero: una ragazza normale, con i piedi per terra. Misi una canotta bianca infilata dentro un pantaloncino di jeans a vita alta e le solite victoria nere. Misi la collana con il gufo. Doveva portarmi fortuna.
Iniziai subito a farmi un milione di paranoie. Ci sarebbero state chissà quante ragazze. E solo venti di noi sarebbero passate. Perché dovevo passare proprio io? Perché avrei dovuto avere quella fortuna? Ero brava, lo sapevo, ma c’erano ragazze più brave di me. Scrollai la testa e scacciai via quei brutti pensieri, dovevo decisamente calmarmi, altrimenti non sarei riuscita nemmeno a cantare. Ecco che spuntò fuori un altro problema. Ero riuscita a cantare, sì, ma ero mascherata, come avrei fatto? Deglutii rumorosamente e presi il pettine dalla valigia, iniziando a spazzolare i capelli. Uscii dalla tenda e l’unica cosa che riuscii a vedere era il sole. Quel giorno era caldissimo. Raggiunsi i ragazzi e iniziai a torturarmi le dita. Guardavo in basso e pensavo a tutto quello che potesse succedere.
Non riuscivo a pensare positivo.
Passai tutta la mattina a mimare il testo della canzone che avrei dovuto cantare, isn’t she lovely, avevo paura anche di scordare le parole. Dopo di che, mangiammo seduti a terra. Ero sdraiata sul tavolo da picnic e guardavo il cielo, senza un motivo preciso, mi aiutava a rilassarmi. Avevo la testa di Louis sopra il mio grembo e, accarezzandogli i capelli, riuscivo a rilassarmi ancora di più. Sospirò e si sedette, iniziandomi a guardare.
«Che c’è?» sussurrai.
«Sei bella», disse appoggiando le sue labbra sulle mie.
Sentii il battito accelerare. Sorrisi sulle labbra e mi strinsi al suo petto.
«Ho paura»
«Non devi, ce la farai Kristen, davvero»
Spostai l’orecchio sul suo cuore. Sentii i suoi battiti e mi rilassai. Avevo la fortuna di avere Louis, ed era già tanto.
«Louis! Finisci di rompere i coglioni a mia sorella e vieni a prepararti!» gridò Harry.
Sbruffai e lo lasciai alzare. Louis accennò una risata. Mi lasciò la mano e raggiunse mio fratello. Quell’idiota rovinava tutti i momenti più romantici, doveva trovarsi una cazzo di ragazza. Riuscii a percepire dei passi, girai il viso e mi ritrovai in braccio ad un ragazzo. Aprii gli occhi e misi a fuoco l’immagine di Alan.
«Cosa vuoi fare?» lo vidi avvicinarsi al lago. «Alan, cazzo, mollami o ti raso quei ricci!»
Sussurrò qualcosa di incomprensibile e mi buttò in acqua. Mi alzai e presi a respirare pesantemente. Perché l’aveva fatto? Mi alzai e corsi in tenda. Non c’era nessuno.
«Che diamine hai combinato?» sentii una voce familiare e mi voltai.
Louis, Niall, Zayn, Liam e Harry.
«A-A-lan m-mi ha b-b-buttata in ac-cqua», balbettai a causa dei brividi di freddo.
«Figlio di puttana», sibilò Zayn.
«Ora spacco il culo a Alan, Guido e quella puttanella», ringhiò Louis.
«N-no! Davvero, andiamo, mi asciugherò»
«Ti si vede il reggiseno! Devi cambiarti!» esordì Liam.
«Non c’è tempo, dobbiamo andare», disse Harry avvolgendomi con un asciugamano.
Entrammo in macchina e per tutto il tragitto ci fu solo silenzio. Ero seduta dietro, accanto a Liam che continuava a chiedermi come stessi. Parcheggiammo e velocemente entrammo nella grande sala. Mi venne un nodo in gola. Lo inghiottì velocemente provando un forte dolore. Era piena. Piena di ragazze bellissime, vestite bene, truccate bene e poi c’ero io: bagnata, vestita male e con tante imperfezioni. Volevo piangere, volevo scappare e tornare a cantare dentro la doccia. Louis mi prese per mano e mi fece mettere in fila.
«Ciao! Tu sei…?» mi chiese una ragazza dai capelli biondo miele, gli occhi color cappuccino e i lineamenti ben definiti.
«Kristen Styles», gridai a causa del troppo rumore.
Fece su e giù sulla lista finché non trovo il mio nome poi mi sorrise e mi diede una targhetta da mettere sulla maglia.
«Voi l’accompagnate?» chiese prima che potessimo oltrepassare la ringhiera.
«Sì», dissero in coro.
«Bene, allora passate di qua e andate a sedervi, così potete vedere tutte le ragazze»
Mi augurarono buona fortuna e se ne andarono. Louis sarebbe voluto restare, glie lo leggevo negli occhi. Anch’io l’avrei voluto accanto me. Avrei voluto tutti e cinque accanto a me.
Riuscii a vedere la chioma corvino di Sonny. Avrei voluto prenderla e sfogare tutta la mia rabbia contro di lei ma non avevo il coraggio. Non avrei mai avuto il coraggio. Restai in fila per un’ora e mezza e per tutto quel tempo, non feci altro che cantare a bassa voce. Riuscii a rilassarmi, avevo offuscato la mia mente e mi ero concentrata solo sul testo delle parole. Ero pronta. Oltrepassai quella tenda rossa di velluto e mi ritrovai di fronte a tre giudici. Due donne e un uomo. Dopo i giudici, c’era il pubblico, ovvero tutti coloro che avevano accompagnato le concorrenti.
«Ciao», mi sorrise la donna più giovane.
«Salve», sussurrai timidamente.
«Allora, come ti chiami, da dove vieni e quanti anni hai?»
«Mi chiamo Kristen Styles, ho diciassette anni e vengo da Londra»
«Bene», disse l’uomo, aveva una voce calda e piacevole «Cosa ci canti, Kristen?»
«Isn’t she lovely»
«Stupiscici!»







 

saluto alternativo. posci posci bom bom bom turi turi. (?)
ciao belleeeeeeeeee!
ma quant'è caruccio sto capitolo? soprattutto la scena iniziale :')
mamma mia che dolcezza asdfghk
si ma io mi sento triste, perché non recensite?
se questa ff non vi piace la cancello, chiaro? çç
non costringetemi a minacciarvi con cose tipo:
'se non arrivo a cinque recensioni non aggiorno più' lol
perfavore, recensite, mi stimola a scrivere altimenti penso che non ve ne frega 'ncazzo. lol
va bene, vado via che ho già scassato la minchia.
adios.

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Capitolo 11
*** Isn't she lovely. ***


Mi bloccai. Non ce la facevo, vedevo tutte quegli occhi puntati su di me e mi sentivo morire. Dovevo cantare senza base; balbettavo senza emettere alcun suono, i miei occhi erano fissi sui giudici. Spostai lo sguardo su Louis, Harry, Niall, Liam e Zayn, che cercavano di incoraggiarmi con sguardo rassicurante. Lo spostai di nuovo su Guido e gli altri che mi guardavo sogghignando divertiti. Feci un lungo sospiro e iniziai a cantare.

«Isn't she lovely?
Isn't she wonderful?
Isn't she precious?
Less than one minute old 
I never thought through love we'd be 
Making one as lovely as she 
But isn't she lovely made from love».

Cantavo ogni singola parola con l'anima. Stavo dando il meglio di me, ero concentrata solo su quelle tre persone, solo su quelle parole, solo su me stessa. 
Tenevo il microfono stretto con due mani, sorridendo e sentendomi finalmente a mio agio, sentendomi nel mio mondo. Quando cantai l'ultimo verso, feci un piccolo inchino e tornai dietro le quinte. Alcune ragazze si congratularono e io risposi solamente con un sorriso timido. Mi misi seduta sopra una delle sedie di plastica color rosa fluo e accavallai le gambe. La mia mente era completamente vuota, girava solo una frase, ripetutamente e insistentemente: ce la farai. 
Qualcuno scostò la tenda di velluto e nella stanza calò il silenzio. Alzai gli occhi e vidi il giudice -l'uomo calvo e con un accenno di simpatia sul viso- che ci invitava ad entrare. Tutte ci alzammo e ci mettemmo in fila davanti a loro. Non c'era più nessuno, le poltroncine rosse bordeaux erano vuote. 
«Allora ragazze», disse la donna mordendosi il labbro colorato dal rossetto color salmone «Siete state tutte fantastiche ma, come sapete, solo venti di voi passeranno. Noi abbiamo già tutti i nomi», fece una pausa e ci scrutò. «Perciò, ora vi leggeremo i nomi uno dopo l'altro, niente suspance o cose del genere», disse con un filo d'ironia. 
L'altra donna si alzò in piedi e si schiarì la voce, dicendo il primo nome. La ragazza si fece rossa e le lacrime iniziarono a rigarle il piccolo e delicato viso. Ogni nome, per me, era una fitta al cuore. Io non c'ero, io non ero in quelle venti. Mancava solo l'ultimo nome e ormai avevo perso tutte le speranze. 
«E ultima, ma non meno importante», annunciò «Kristen Styles!»
Sentii il mio nome e sobbalzai. Ce l'avevo fatta? 
L'uomo mi strinse la mano e mi sussurrò un «congratulazioni». Sorrisi e mi catapultai fuori. Vidi Louis di spalle, pensieroso. Iniziai a correre e finii sopra di lui. Mi guardò stupito poi sorrise. «Sì!» gridai prima di annullare la distanza tra i nostri volti.
Subito dopo mi rialzai e abbracciai mio fratello. Aveva le lacrime agli occhi e mi stringeva forte a sè. Era tutto merito suo, senza di lui non avrei mai cantato e non ci sarei mai riuscita. «Grazie Harry», sussurrai.
Mi accarezzò i capelli e mi sorrise. Dopo di che ci fu un abbraccio di gruppo e una serata di soli festeggiamenti.

«Dai, Josh, fammi girare la bottiglia!» squittì Tanya.
Alzai gli occhi al cielo e misi le mani all'interno della tasca della felpa. I genitori ci avevano obbligati a giocare al gioco della bottiglia tutti insieme, mentre loro controllavano le stelle dall'altra parte del bosco. Eravamo tornati a dormire, e a stare, in comodi letti.
«Giro io», disse poco dopo Guido, scocciato dai loro litigi.
Tanto non sarei capitata io. La bottiglia fece un ultimo lento giro poi si fermò su di me. Sgranai gli occhi e sbuffai rumorosamente.
«Kristen deve baciare...», disse Alan guardandomi sprezzante e facendo fare un altro giro alla bottiglia.
«Zayn!» gridò Bruno facendo partire un coro di 'oooh'.
Sentii la mano di Louis spostarsi dalle mie spalle e la sua mascella irrigidirsi. «Deve proprio farlo?» chiese.
«E' la regola amico, sta tranquillo, è solo un gioco», lo rassicurò Zayn.
Quest'ultimo si posizionò davanti a me e mi sorrise. Mi guardai intorno poi avvicinai le sue labbra alle mie. Iniziarono a muoversi insieme; sapevano di vaniglia. Ma non provai nulla, e ne fui contenta.
Mi girai verso Louis che mi guardava titubante. Sospirai. «E calmati», dissi sorridendo.
Annuì debolmente e mi prese la mano, stringendola forte. Toccava a Zayn girare la bottiglia. La prese e la posizionò sul terreno umido, dandole una leggera spinta.
«Kate dovrà baciare...»
«Louis?» Niall finì la frase con poco entusiasmo.
Quella ad irrigidirsi, questa volta fui io. Mi guardò con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra e andò davanti alla rossa prendendole il viso con le mani. Harry lo stava uccidendo con lo sguardo. Mi alzai, scocciata e delusa, e andai a sedermi davanti alla casa della zona cucina. Iniziai a cantare un motivetto deprimente, guardando le stelle. Sapeva essere stronzo, quando voleva, e non lo sopportavo. La panca traballò e solo in quel momento mi resi conto di essere con qualcuno. Sapevo di chi si trattava perciò non alzai lo sguardo. 
«Che vuoi?» quelle parole mi uscirono come un sibilo tra i denti.
«Oh andiamo!» sbruffò. «Non dirmi che te la sei presa!»
Mi girai verso di lui furiosa. «Stavi per uccidere Zayn per un cazzo di bacio senza alcun significato e io non posso prendermela?»
«Nemmeno per me ha avuto significato! Insomma Kristen che cazzo ti prende oggi? Sembri esaurita!»
«Non mi prende nulla!» gridai. «Tu ti sei preoccupato quando dovevo baciare Zayn! Tu sei andato tutto felice e vaffanculo!» sbottai camminando a passo deciso verso non so dove. Mi sedetti a terra e appoggiai la testa contro la corteccia di un albero. Chiusi gli occhi e inspirai l'odore del muschio. Un'ondata di vento mi fece rabbrividire e in un attimo iniziai a tremare. 
«Kristen», sentii sussurrarmi all'orecchio. «Scusami»
«Scusa, sono solo un po' nervosa e non mi sento molto bene» 
«Sta tranquilla», mi sollevò e mi portò fino alla camera.
Sentii le coperte avvolgere il mio corpo ma il freddo continuava a persistere. Louis mi strinse a sè. 
«Ti amo», mi sussurrò prima di schioccarmi un tenero bacio sulla punta delle labbra.







 

cowabonga.
sono incazzata con tutte voi, brutte bimbe cattive. :c
perché non recensite e perché togliete la storia dalle seguite?
mi sento una merda perché penso che è colpa mia e perché questa ff fa schifo. 
per favore, potete dirmi se la devo eliminare? davvero non so più cosa fare.
per il resto tutto okay, ringrazio le solite quattro amorine che recensiscono sempre.
asdfghjk, addio!
shamalaya.

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Capitolo 12
*** Tomlinson loves you. ***


Aprii gli occhi. La camera era vuota; in quel periodo mi svegliavo sempre tardi, non sapevo bene per quale motivo. Mi passai una mano sulla fronte e sentii il sudore bagnarmi i polpastrelli. Mi alzai e un filo di sole mi passò davanti agli occhi; sospirai e chiusi le tende. Andai in bagno e iniziai ad osservarmi allo specchio: avevo due occhiaie molto evidenti e le guance rosse a causa del caldo. Aprii l’acqua della vasca e, dopo essermi spogliata, mi ci buttai dentro. Non osavo chiudere gli occhi, mi sarei riaddormentata. Lavai con cura i capelli ed il corpo poi mi sciacquai; mi asciugai i capelli, mi vestii leggera e uscii dalla stanza.
Iniziai a camminare verso la sala delle prove ma qualcuno mi bloccò, avvolgendo le sue braccia intorno alla mia pancia. Alzai la testa e riuscii a vedere l’azzurro degli occhi di Louis. Sorrisi e distolsi lo sguardo. Abbassai la testa e lasciai che mi lasciasse un tenero bacio.
«Buongiorno», dissi ancora attaccata alle sue labbra.
Sorrise e infilò la lingua nella mia bocca, iniziandola ad esplorare. Un brivido mi percorse la schiena. Mi girai di fronte a lui e mi alzai in punta di piedi, buttandogli le braccia al collo. Le nostre lingue continuavano a muoversi insieme, e nessuno dei due osava farle smettere.
Si staccò e mi fece girare. «Buongiorno anche a te», sussurrò poco dopo abbracciandomi.
«Ti ricordi cosa mi hai detto ieri… prima che io mi sono addormentata?» gli chiesi e lui annuì. «Ecco, lo pensavi veramente o eri ubriaco per le due bottiglie di birra bevute?»
Si lasciò scappare un debole risata. «Tomlinson la ama, lei ama Tomlinson?»
Intrecciai la mia mano alla sua. Lui la strinse forte.
«Styles ama Tomlinson. Tomlinson ama Styles»
La mattina passò velocemente, così come il pomeriggio. Non facemmo nulla, Zayn era riuscito a comprare una playstation in città e l’aveva subito attaccata alla televisione, così per tutto il giorno non si staccarono da lì. Io li guardavo mangiando popcorn.
«Louis lasciami giocare, dai!» piagnucolò Niall.
Tommo sbruffò e si alzò da terra, dando un buffetto sulla spalla di Harry. Passò il joystick al biondo e si sedette vicino a me, prendendo un popcorn dalla ciotola.
«Ora però voglio un bacio»
Scosse la testa e mise un altro popcorn in bocca, toccandomi il naso con il dito.
Mi alzai e coprii il mio cibo con le braccia. «Niente bacio niente cibo»
Si alzò e prese la ciotola, scoppiando a ridere.
«Louis se proprio non vuoi la bacio io», s’intromise Zayn guardandomi malizioso.
«Ora ti ammazza», esclamò Liam.
«Sta zitto», mugugnò Louis. «Prova a toccarla e ti uccido»
«Ricordatevi che state parlando di mia sorella», disse Harry esasperato.
Mi buttai addosso a mio fratello e lasciai che mi desse un bacio sulla guancia. «Se non fossi mio fratello mi sarei messa con te da un secolo, forse saresti già mio marito».
Erano le otto e mezza di sera. Stavo uscendo dalla cucina quando mia madre mi fermò. Era strano perché non ci parlavamo da tanto, eravamo diventate quasi estranee, come se non ci conoscessimo.
«Che succede?» chiesi.
«E’ arrivata una ragazza, c’è ancora una camera libera e quindi dovresti andare con lei», rispose imbarazzata.
«Oh… va bene», dissi e girai i tacchi.
Mi prese per un braccio; sospirai e la fissai insistente.
«Che c’è ora?»
«Senti Kristen a me questa situazione fa male… sei mia figlia, non ci parliamo da tanto. Scusami, per favore, non ce la faccio più»
Mi sentii morire dentro. Era sincera, mia madre non mentiva mai, diceva sempre tutto anche se a volte faceva male. La accolsi tra le mie braccia e lei iniziò ad accarezzarmi i capelli, mi era mancata ma non potevo dirle tutto, anche se avrei voluto con tutto il mio cuore.
«Non fa niente, non preoccuparti», le sorrisi.
«Scusa Anne», ci interruppe una tenera voce.
Ci girammo verso di lei.
«Oh Faith!» esclamò mia madre. «Questa è mia figlia, Kristen, starai in camera con lei»
Mi porse la mano e io la strinsi. Le feci cenno di seguirmi. Entrammo nella mia stanza e richiamai tutti all’ordine con un colpo di tosse.
«Lou, vestiti, per favore», sussurrai ridendo. «Lei è Faith, starà in camera con me perciò, addio», continuai scherzando.
Tutti si presentarono ed io iniziai a buttare i vestiti in valigia.
«Ci vediamo domani», salutai tutti uscendo fuori.
Percorremmo il sentiero buio ed arrivammo davanti alla casa, era la più lontana rispetto al ritrovo principale. Accesi la luce e iniziai a guardarmi intorno.
Era come le altre, parquet, pareti rosse, letti decorati con motivi floreali, armadio, comodino e bagno. Spostai lo sguardo su Faith. Prima non l'avevo guardata bene: era davvero una bella ragazza. Aveva i capelli biondi e corti, con una frangia laterale che le ricadeva verso sinistra. Era alta e magra, indossava un paio di pantaloncini di jeans, una maglia bianca a bretelle con una scollatura ovale e delle converse nere.
«Allora, come ti sono sembrati i ragazzi?» le chiesi.
«Simpatici, in particolare uno», arrossì.
«Eh lo so, sono tutti fighi», risposi accennando una risata.
«Beh, forse ci provo con Louis»
Mi girai verso di lei e la guardai sorridendo.
«Perché mi guardi così?»
«Non per smontarti ma… Louis sta con me, è mio»
«Oh che peccato», sussurrò ironica pensando che non la sentissi. «Lo dici solo perché ti piace ma lui non ti caga»
Scoppiai a ridere. «Vuoi le prove?»
Annuì. La presi per un braccio e la trascinai fino alla camera dei ragazzi. Louis era sopra al letto, scorrendo i messaggi sul cellulare con il pollice. Mi misi sopra di lui e annullai la distanza tra i nostri volti. Sorrise sulle labbra.
«Buonanotte amore», mi disse prima che lasciassi la stanza.
Spostai lo sguardo su Faith che mi guardava con disprezzo. «Ora mi credi tesoro?»







 

cowabongas.
ma quant'è dolce questo capitolo?
oh louis, let me love you.
oh zayn, tranquillo se vuoi ti bacio io.
oh harry, se vuoi ti sposo io.
okay basta è tardi e sicuramente sto solo scrivendo minchiate.
vi voglio taaaaanto bene, scusate se aggiorno sempre più tardi
ma purtroppo c'è una cosa di merda chiamata 'scuola' ç___ç
spero vi piaccia, ya.
alla prossima. c:
shamalayas.

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Capitolo 13
*** Holding hands. ***


Il giorno dopo mi svegliai prima di tutti. Ero ancora infastidita per il comportamento della nuova arrivata, Faith. Non volevo problemi con Louis, lui era mio e lo sarebbe stato per sempre, nessuno ci avrebbe potuto dividere. 
Mi alzai dal letto e notai che la bionda stava ancora dormendo, meglio così. Mi lavai, mi vestii e uscii fuori.
Mia madre stava parlando con un ragazzo che non avevo mai visto. Appena mi vide mi fece cenno di raggiungerla e il ragazzo si girò per guardarmi: era bellissimo. Gli occhi verde scuro ti attiravano come una calamita e il suo sorriso era qualcosa di stupendo; i capelli castani gli ricadevano lateralmente lungo il viso.
«Ciao», dissi stringendogli la mano.
«Ciao, piacere Edward»
«Kristen», e gli sorrisi.
«Ecco, Edward farà parte di questa vacanza, è l'ultimo», precisò mia madre.
Annuii e mi lasciò sola con lui. Sembrò subito simpatico, non mi sentivo in imbarazzo. Iniziai a fargli vedere le varie case. Nel frattempo mi parlava di lui, della sua famiglia e delle sue passioni. 
«Ti piace la musica?» chiesi.
«Canto e suono il pianoforte», disse sorridendo. «Tu?»
«Io canto», ammisi.
«Un giorno mi farai sentire la tua voce, allora», ammiccò.
Uscimmo dalla cucina che la maggior parte delle persone era già in piedi. Louis era con Faith. Lo incenerii con lo sguardo ma non se ne accorse perciò continuai a parlare con Edward senza degnarlo di una minima attenzione. Ero… gelosa. Doveva allontanarsi da lei, subito.
Venne verso di noi e mi cinse la le spalle con un braccio, sorridendo acidamente.
«Lui è Edward», gli dissi.
«Louis», si presentò. «Il fidanzato di Kristen»
Edward alzò gli occhi al cielo e se ne andò lasciandomi un bacio sulla guancia, cosa che non fece molto piacere a Louis.
«Possiamo parlare?» chiese.
Annuii e sospirai. Harry era con Zayn, Niall e Liam in piscina, ovviamente Zayn se ne stava sulla sedia a sdraio guardando minaccioso l’acqua, era la cosa di cui aveva più paura. Gli altri erano ancora a fare colazione, inclusa Faith. Mi prese per mano e lo seguii dentro la ‘’stanza della musica’’. Mi sedetti sopra di lui e appoggiai la testa sul suo petto.
«Faith ci vuole provare con te», sospirai tenendo gli occhi bassi.
«Anche questo Edward a quanto vedo»
«Ma Faith me l’ha detto», obbiettai.
«Tu sai che non me ne frega un cazzo di lei»
Presi la sua mano e sorrisi. Non volevo ammettere che ero gelosa. Odiavo essere gelosa ma amavo quando lo era lui. Era terribilmente adorabile quando faceva il geloso. Mi girai verso di lui con le ginocchia sopra le sue cosce; con le mani mi teneva i fianchi.
«Voglio solo che gli stai lontano, okay? E’ arrivata da poco più di un giorno e già mi sta antipatica», sbruffai.
Prese le mie mani e rise. «E tu sta lontana da quello, amore»
Mi alzai e sospirai poi annuii. Mi lasciò un bacio sui capelli poi si diresse verso la porta, prima di uscire mi disse:
«Mettiti il costume e raggiungici in piscina»
Tornai velocemente in camera e mi spogliai. Optai per un costume intero stile anni ottanta. Era a pois rosa e bianco con una scollatura a forma di cuore. Raccolsi i capelli in uno chignon disordinato e andai dagli altri.
«Io l’ho sempre detto che Kristen ha un bel culo», gridò Zayn facendo ridere tutti.
«Quel culo è mio», gridò a sua volta Louis dando uno schiaffetto sul collo a Malik.
«State parlando del culo di mia sorella, vi faccio presente», sospirò Harry.
Sorrisi e mi stesi vicino a lui. La giornata era calda così ne approfittai per prendere un po’ di sole, dato il mio colorito bianco cadaverico, ma non c’era niente da fare. Io non mi abbronzavo mai. Qualcuno si posizionò davanti a me coprendomi l’ombra così, alzai gli occhiali posizionandoli sopra i capelli. Era Niall.
«Che succede?» chiesi.
«Ci vogliono nella sala grande».
 
Uscimmo dalla stanza io e Louis, mano nella mano. Si era fissato i capelli all’insù e gli stavano terribilmente bene, gli davano un’aria sexy.
Ci avevano detto che quella sera ci sarebbe stata una festa perciò anch’io mi preparai al meglio. Avevo indossato una gonna nera di seta aperta, dei pantaloncini mi coprivano la parte davanti. La maglietta bianca mi lasciava una spalla scoperta e le vans nere ricoprivano i miei piedi. Entrammo dentro la sala, ormai piena, e iniziammo a ballare uno di fronte all’altro.
«Vado a prendere da bere», mi sussurrò all’orecchio prima di sparire in mezzo alla folla.
Annuii e andai a sedermi. La situazione era calma, più o meno. Guido era seduto a dieci metri da me, vicino a Bruno, e non smetteva di fissarmi. Sorseggiava la sua birra scrutandomi dalla testa ai piedi. Sbruffai e spostai lo sguardo. Tanya, Sonny e Kate si strusciavano contro Alan, Matt e Josh. Faith invece, accarezzava la guancia di Louis. Mi alzai in piedi e sbattei i piedi, dirigendomi infastidita verso Edward. Lo salutai con un caloroso abbraccio che lui gradì e iniziammo a muoverci.
«Sei qui perché ti fa rabbia che Louis stia con Faith, eh?» chiese sorridendo.
«No», mentii.
«Dai, si vede da come lo guardi male ogni due secondi», rise.
«E va bene! Non ce la faccio più, deve stare lontana da lui!»
«E tu devi stare lontana da lui», disse una voce, quella voce.
Mi voltai e vidi Louis, mi prese per un braccio ma Edward lo bloccò. Merda.







 

cowabonguz.
awawa, ciao bellissime!
okay sono: depressa perché ci sono i oned a milano ed io sono a casa.
felice perché andrò a verona asdfghjkkgf
speriamo di riuscire a prendere i biglietti...
comunque! questo capitolo non mi piace molto
boh. aggiorno sempre meno spesso.
i know. ho dovuto studiare per l'interrogazione di storia. 
se volete farmi domande, mi trovate qui. http://ask.fm/iceandlight
shamalayuz.

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Capitolo 14
*** Your hands fits in mine like it's made just for me. ***


«Lasciami subito», ringhiò Louis scandendo bene le parole.
«Lasciala andare», disse Edward lanciandomi uno sguardo.
Avevo paura potesse scoppiare una rissa, odiavo quel genere di cose, odiavo la violenza e soprattutto odiavo vedere Louis soffrire.
«Ragazzi basta», sussurrai.
«E’ la mia ragazza viene con me», impose mettendo un braccio intorno al mio collo.
Edward sospirò e si fece portare via da Faith. Quella troia stava sempre in mezzo, in un modo o nell’altro. Faceva uscire il lato peggiore di me. Seguiti dai ragazzi, ci radunammo nella loro camera.
«Ti ho detto che, cazzo!» gridò. «Non devi avvicinarti a quello!»
Avevo Harry vicino che non smetteva di accarezzarmi la schiena. Non volevo parlare, sarei scoppiata in lacrime sicuramente.
«Lou calmati», s’intromise Zayn.
«Non mi calmo per niente, lasciami stare», rispose sbruffando.
«Tu sei stato con Faith e io sono andata da Edward», mugugnai a testa bassa.
«Vaffanculo Kristen!» e uscì chiudendo la porta con un calcio.
Perché non potevo mai essere completamente felice? Perché c’era sempre qualcuno che doveva rovinarmi i momenti più belli? Volevo solo averlo tra le mie braccia, ero stanca di litigare, stanca di tutto. La gelosia ci stava rovinando. Gli occhi si erano gonfiati, la gola continuava a fare male. Dovevo sfogarmi, dovevo gridare e scaricare tutta la mia rabbia, tutto quello che mi sono sempre tenuta dentro.
«Vado a parlare con quel coglione», disse Harry sospirando.
Niall mi schioccò un bacio sulla guancia e uscì insieme a mio fratello, così come Zayn e Liam. Restai un attimo a fissare il soffitto, inerme. Raggiunsi velocemente la mia camera e iniziai a spogliarmi. Legai i capelli nervosamente e mi struccai. Misi un paio di jeans, una maglietta bianca, senza disegni, senza scritte, neutra, proprio come lo ero io in quel momento e le solite vans nere. Aprii la finestra e il vento freddo invase la stanza perciò avvolsi il mio esile corpo con la coperta di lana che si trovava sopra il mio letto.
Camminavo scalciando i piccoli sassi per terra finché non caddi. Istintivamente appoggiai le mani a terra ma qualcuno mi sostenne. Alzai lo sguardo e incontrai due occhi verdi che notai subito non appartenevano a mio fratello.
«Edward», dissi allontanandomi di qualche centimetro dal suo volto.
«Hey, mi dispiace per prima non volevo metter-», l’interruppi.
«Non preoccuparti, ora però è meglio che tu vada»
Sorrise e se ne andò, raggiungendo Josh e Alan. Perfetto, era diventato perfino amico di quegli idioti.
Louis era seduto sulle rive del lago, si era tolto le scarpe e l’acqua gli arrivava alle caviglie. Mi sedetti accanto a lui e sentii il mio cuore accelerare i battiti.
«Scusa», sussurrò girando poco la testa.
Rimasi spiazzata, non mi aspettavo delle scuse, non così presto almeno. Mi avvicinai e appoggiai la testa al suo petto. Inspirò e mi lasciò un bacio sui capelli.
«Non voglio litigare. Ho solo paura che tu vada via da me, che qualcuno possa portarti via da me. Tu sei mia, solo mia, lo resterai per sempre»
Mi aprii in un grande sorriso e mi strinsi ancora di più a lui.
«Sono fortunata… non tutti hanno un Louis Tomlinson»
Lo sentii ridere e mi sentì meglio, il peggio era passato e speravamo non tornasse. Eravamo solo due ragazzi, due ragazzi innamorati.
 
«Okay, amate Little Things, sono due ore che la cantate e suonate, basta ora», mi lagnai.
«But you’re perfect to me!» cantò dolcemente Louis avvicinandosi.
Sorrisi timidamente e mi rigirai nel letto. Avevo sonno, non mi ero alzata dal letto nemmeno per fare pranzo e non avevo intenzione di alzarmi nemmeno per la cena.
«Io vado a provarci con Faith», annunciò Liam uscendo fuori.
«Stronzo!» esclamai tirandogli un cuscino.
«Sto scherzando Kris, io amo solo Zayn»
Annuì ridendo e alzai le coperte fino a coprire la testa. Harry continuava a parlarmi ma io non lo ascoltavo, i suoi problemi mi angosciavano e basta. Sinceramente non me ne fregava nulla dei suoi tatuaggi. Poi mi si buttò addosso e fui costretta ad ascoltarlo.
«Fatti tatuare una K sul polso», gli proposi.
«Manco morto!» rispose.
«Allora togliti», chiesi implorante. «E Zayn, non usare più la mia tinta per tingerti il ciuffo»
Niall scoppiò a ridere e il moro gli diede uno schiaffetto dietro al collo. La porta scricchiolò e con un rumore assordante si aprì.
«Preparatevi, dobbiamo uscire», annunciò Maura, la madre di Niall.
 
Una volta usciti fuori ci dividemmo nelle due auto: io e Liam nella macchina di Louis e Zayn e Niall nella macchina di Harry.
Il viaggio in auto non fu breve, in quel bosco eravamo isolati dal mondo perciò passammo un’ora dentro quell’auto.
Erano quasi le otto, il programma ce l’avevano già detto: cena e lunapark. Ero sicura che nessuno l’avrebbe rispettato, i ragazzi volevano andare in discoteca. Io e Louis entrammo in una pizzeria piuttosto affollata ma l’aria del locale era accogliente. Ci accomodammo in un tavolo nell’angolo. Una cameriera ci fece subito ordinare e dieci minuti dopo potemmo mangiare pizza e patatine fritte.
«Ti amo, sai?» disse mettendo in bocca l’ultimo pezzo di pizza.
Non so come il mio cuore sia riuscito a sopravvivere a quelle parole. Alzai la mano e la intrecciai alla sua. «Anche io», risposi sorridendo.
Lo amavo, lo sapevo. Lo amavo perché mi sentivo persa senza di lui. Lo amavo perché la sua voce e il suo sorriso era la migliore medicina per me. Lo amavo perché mi sentivo morire quando le sue labbra sfioravano le mie. Lo amavo perché non riuscivo a stare senza di lui.
«A che pensi?» chiese interrompendo i miei pensieri.
«A te», confessai arrossendo.
«Allora continua a pensarmi»
Mi lasciai scappare una risata e mi alzai. «Andiamo?»
Annuì e ci dirigemmo alla cassa, le nostre mani non si staccavano, erano perfette insieme. Harry, Liam, Niall e Zayn ci stavano aspettando davanti al parcheggio, stranamente. Insieme ci dirigemmo al luna park. Prima tappa: casa degli orrori.
«Lou», sussurrai. «Io ho paura»
«Tranquilla amore, ci sono io», e mi sentii subito più serena.





 

ccowybbonghy.
ciaaaaaaaaaao amorine.
questo capitolo mi piace, yep.
louis è l'amore, edward pure però fanculo.
faith muori brutta stronza e lascia in pace la coppia felice.
oh, ho preso i biglietti asdfgfds
voi andate?
se sì, sono felice.
se no, sono dispiaciuta per voi ma tranquille,
il vostro momento arriverà:)
ora finisco di rompere
sshammalayi.

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Capitolo 15
*** He's my angel without wings. ***


Mi strinsi al suo braccio e poco dopo entrammo. C’era solo buio, non si vedeva nulla. Odiavo il buio e odiavo gli horror. Chiusi gli occhi e pensavo solo a mettere i piedi nel posto giusto. Sentii un vento gelido oltrepassarmi così iniziai ad ansimare. Ma perché tutto a me?
«Kristen sta morendo», disse Niall ridendo.
Louis accanto a me camminava tranquillo ma la cosa sembrava non rassicurarmi. La luce si accese e in un attimo aprii gli occhi ritrovandomi faccia a faccia con uno scheletro. Sobbalzai e caddi a terra lanciando un urlo che risuonò nella stanza. Sentii tutti ridere e sbruffai.
«Andate a fare in culo», farfugliai alzandomi.
«Quanto sei drammatica!» sbottò Harry divertito.
«Sta zitto. E’ colpa tua se ho paura degli horror. E’ da quando ho otto anni che mi traumatizzi»
Di nuovo il buio e un urlo, un urlo agghiacciante che mi fece rabbrividire. Cercai il braccio di Louis ma non c’era niente. Estrassi il cellulare dalla tasca e cercai di illuminare ma non c’era nessuno. Deglutii rumorosamente e continuai a camminare, questa volta con gli occhi aperti.
Arrivai davanti a delle piccole poltroncine disposte una dietro l’altra. Titubante mi dondolai sui talloni e poco dopo mi sedetti su una di loro ma, appena mi poggiai, iniziò a girare velocemente. Chiusi gli occhi e pregai Dio che dopo questa ‘cosa’ ci fosse l’uscita. La poltrona si fermò facendomi sbattere la testa contro un pezzo di legno. Di bene in meglio, insomma.
Mi alzai e mi massaggiai le tempie. Continuai a camminare borbottando qualcosa di incomprensibile quando qualcuno mi chiamò. Mi girai di scatto e sorrisi.
«Ciao», sussurrai.
«Hey, che ci fai qui tutta sola?» mi chiese Edward.
«Non ero sola, mi hanno lasciata sola»
Rise di gola e iniziò a camminare al mio fianco. Louis non sarebbe stato affatto felice. Riuscii a vedere i capelli ricci di mio fratello così iniziai a correre fino a raggiungere l’uscita.
«Stronzi!» gridai.
«Ce l’hai fatta, eh?» mi punzecchiò Zayn.
«Ah, ah, ah», dissi sarcastica e mi strinsi a Louis.
«Amore!» disse quest’ultimo.
«C’entri anche tu perciò sta zitto»
E rise schioccandomi un bacio sui capelli.
 
«Kristen, guardaci», disse Harry.
Eravamo nella stanza della musica, erano più o meno mezzanotte, se non più tardi. Misero il cd e partì c’mon c’mon.
Fecero passare la prima parte della canzone poi, durante il ritornello iniziarono a muovere le braccia e le gambe come pazzi furiosi. Quella robba non si poteva definire ballare. Io, Zayn e Niall ci godevamo lo spettacolo in silenzio ma, quando Harry cadde, Niall scoppiò a ridere.
«Liam, ti sei fatto contagiare?» chiesi sperando in un no.
«A quanto pare»
Restarono un altro po’ a scherzare poi, andarono a dormire. Io e Louis rimanemmo soli. Si stese sul divano e mi fece accomodare accanto a Louis. Avevo il viso rivolto verso lo schienale.
«Quella camicetta sembra facile da sbottonare», sussurrò scostandomi i capelli.
Mi girai verso di lui e mi persi nei suoi occhi. Era così perfetto ed era tutto mio, non potevo ancora crederci. Sorrisi. «Non fare l’idiota», dissi poi baciandolo.
Appoggiò la mano sulla mia guancia mentre continuava a baciarmi, dolcemente e lentamente, facendomi sentire in paradiso.
«Sai, alla mia ex fidanzata dissi ‘ti amo’ dopo cinque mesi mentre con te… non ci ho nemmeno pensato, le parole sono uscite e basta»
«Sono onorata Tomlinson»
Rise e aprì due bottoni della camicia. Lo fermai sospirando.
Non è un posto sicuro, se entra Harry ci ammazza e se comunque arriva domani mattina e ci vede nudi non credo gli possa far piacere»
«Giusta osservazione», sussurrò e prese una coperta che mise sopra di noi. «Hai ancora freddo?», aggiunse.
Scossi la testa e chiusi gli occhi. Louis era il mio angelo, il mio angelo senza ali. Sapeva come farmi stare bene lui era semplicemente Louis. Non c’erano parole per descriverlo particolarmente, lui era Louis e bastava.
 
Mi svegliai per terra e con cinque occhi puntati su di me.
«Ma che…», mormorai stanca.
«Buon compleanno!» gridarono in coro provocandomi un forte mal di testa.
Il mio compleanno? Era già il diciotto luglio? Bene. Avevo perso totalmente la cognizione del tempo in quel posto.
«Grazie», dissi afferrando la mano di Harry per alzarmi.
Sentii la testa girarmi e caddi di nuovo a terra. Inizio perfetto.
«Sta sera ci sarà una festa in maschera in tuo onore!» gridò Liam.
«Festa in maschera? Ancora?» sbruffai.
«E dai, è il tuo compleanno, entusiasmo no?» e mi schioccò un bacio sulla guancia.
«E’ il mio compleanno, yuppi», dissi con finto entusiasmo.
Andai in camera e mi feci una rapida doccia e dopo di che mi cambiai. Quando uscii dal bagno Faith era già sveglia.
«Buongiorno», disse stiracchiandosi.
«Ciao»
«Come mai non sei tornata sta notte?»
«Ho dormito con Louis», ammisi sorridendo.
Alzò le spalle e andò in bagno, sbattendo la porta.
La giornata fu in pratica la più brutta di tutta l’estate, o quasi. Mia madre non perse l’occasione di dire a tutti che era il compleanno della sua ‘’piccolina’’. Ci furono anche dei regali, purtroppo. Il più bello fu quello di Louis, una collana con la sua iniziale, “L”. Ma anche gli altri non erano male. Arrivò un regalo anche da parte di Guido, un paio di vans nuove. Passai il pomeriggio a prepararmi. Tornai castana e mi boccolai i capelli. Avevo un vestito nero di seta, abbastanza gonfio, che Harry e mia madre mi avevano regalato per l’occasione. Misi un paio di stivali neri borchiati e una maschera che mi copriva la parte sopra e sotto degli occhi. Mi riconoscevo solo per la collana di Louis. Presi i lati del vestito con le mani, mi stavo quasi convincendo che fossi la principessa di quel giorno. Entrai e nessuno sembrò accorgersi di me. Le mie convinzioni sparirono all’istante ma tanto c’ero abituata.
Andai da Louis, era vestito da principe, o più o meno, con una camicia bianca, pantaloni neri e bretelle nere. Aveva anch’esso una maschera simile alla mia. Mi avvicinai al suo viso e lo baciai. Non era il suo sapore. Mi allontanai schifata. Tolsi la maschera dal volto misterioso e vidi Edward.
«Mi fai schifo», sibilai lanciandogli uno schiaffo. 







 

shamalayuppiyuppiyu.
ma che figa sta robba. lol
ciao amorine. 
si, ce l'ho fatta ad aggiornare ma questo capitolo è bello, no? :c
ieri mi son messa a immaginare uno dei capitoli finali che è triste però niente. lol
edward, mi stavi simpatico però. ç_ç
louis, dovevi insistere, strappagliela la camicia come fa edward cullen!
no okay basta.
mi aspetto le vostri opinioni.
grazie per cagarmi da così tanto tempo. lol
cowabonguppiyuppiyu.

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Capitolo 16
*** Save me tonight. ***


Mi tolsi la maschera, gettandola a terra. Quella settimana era iniziata male e finita male. Non c’era stato nulla di buono, e la colpa risale sempre alle stesse persone. Louis con Harry e gli altri si avvicinarono ancora ignari della situazione.
«Che succede?» chiese Zayn passandosi la lingua tra la labbra.
Lanciai un’occhiataccia a Edward che sorrise beffardo. Avrei voluto ucciderlo. Ma la mia forza non aiutava molto.
«Succede», dissi dopo un minuto di silenzio. «Che il deficiente qui davanti si è vestito come te per farsi baciare da me», incrociai le braccia e sbuffai rumorosamente.
Non mi interessava nulla, Louis poteva picchiarlo, ucciderlo, bruciare il cadavere, rompergli il collo e tutte le torture possibili e immaginabili. Lui con me aveva chiuso, completamente.
«Ti ho avvertito una volta. Lei è mia, capisci?» disse in un ringhio.
«E cosa ti fa credere che lei non preferisca me?» rispose Edward avvicinandosi e accarezzandomi il viso.
Mi dimenai dalla sua presa e gli lanciai un altro schiaffo. Ero disgustata. Lui batteva tutti i coglioni che c’erano nella mia scuola. Odiavo le persone come lui. Pronti a distruggere una relazione pur di arrivare a uno scopo personale. E non mi interessava quello che provava per me, se c’era qualcosa che provava. Se avessi scoperto che mi stava usando per divertirsi non avrei esitato a chiamare gli amici pakistani di Zayn.
«Non ti azzardare a toccarla», e detto questo gli sferrò un pugno sullo stomaco.
Spalancai gli occhi e indietreggiai velocemente. Edward si piegò in due e cadde poggiandosi sulle ginocchia. Louis mi prese per mano, come se non fosse successo niente, e fece per andarsene. Poi successe tutto troppo velocemente. Si ritrovavano in giardino prima erano in due, poi diventarono sei, tutti contro Louis. Era steso a terra. Io ero immobile, tutto si era fermato. Per la seconda volta mi ero sentita bloccata in un posto. Come quando avevo visto Guido con Kate. Ma sta volta mi sentivo dieci volte peggio. Il mio Louis era immobile, come me, non reagiva. Non mi ero nemmeno accorta che vicino al mio fianco ora c’era solo Liam, che cercava di consolarmi. Ma io non riuscivo a sentirlo.
Quando si alzò, con l’aiuto di Zayn, Niall e Harry, scattai in avanti e gli presi le mani. Era buio, ma riuscivo a vedere il sangue colare lungo il suo viso, fino a sporcargli la camicia. Non riuscii a trattenere le lacrime. Non potevo vederlo così.
«Non piangere», sussurrò posando una mano sulla mia guancia. «Sto bene»
Disse ai ragazzi di andarsene, così ci dirigemmo insieme verso la solita casa, la casa in cui potevamo stare in pace. Accesi la luce e chiusi gli occhi. Lui sospirò.
«Tranquilla, non sono così messo male»
Esitai un po’ ma poi feci come mi disse. Aveva l’occhio gonfio, il labbro spaccato e il viso insanguinato. Istintivamente lo abbracciai e gemette dal dolore.
«Scusa, non ci stavo pensando»
Scosse la testa e mi schioccò un casto bacio sulle labbra.
«Su spogliati», dissi mentre si stendeva sul divano.
Inarcò un sopracciglio e mi guardò divertito. Scoppiai a ridere e presi la valigetta delle emergenze.
«Sai cosa intendo, idiota»
Mi sedetti e lo guardai togliersi i vestiti, tranne le mutande. Il suo corpo era perfetto. Mi incantai a guardarlo.
«Asciuga la bava», disse una volta che mi sedetti accanto a lui.
Gli scompigliai i capelli e iniziai a passare il disinfettante sul suo corpo. L’atmosfera si fece più seria. Una volta alzato lo sguardo incrociai i suoi occhi. Non smettevano mai di brillare.
«Scusami», gli sussurrai sulle labbra.
«Non è colpa tua», rispose. «Nessuno deve toccarti»
«Ti sei fatto male per colpa mia»
Si raddrizzò e mi fece appoggiare la testa al suo petto freddo. «Potrei anche morire per salvarti»
«E mi salveresti anche stanotte?», mormorai voce flebile.
La situazione si capovolse e in un attimo Louis fu sopra di me. Le nostre lingue iniziarono a giocare velocemente, senza fermarsi. Ci staccavamo solo per riprendere fiato. Il mio respiro era diventato irregolare, non sapevo cosa fare ed ero terribilmente eccitata all’idea di diventare sua.
«Louis», ansimai tra i continui baci.
«Che c’è?» chiese anche lui con l’affanno.
Mise una mano dietro la mia schiena e fece scendere la cerniera del vestito.
«E se viene qualcuno? Poi io sono vergine», ammisi velocemente.
Si staccò e mi guardò per un attimo. «Esce di nuovo sangue dal tuo labbro», dissi poi.
Se lo toccò e sorrise scrollando le spalle. «Davvero sei vergine? Come ha fatto Guido a resistere?»
«Non mi sentivo pronta, tutto qua», feci un sospiro. «Se entra qualcuno non credo rimarrà contento»
«Sta zitta e baciami», e mi tolse il vestito gettandolo a terra.
 
Mi svegliai aprendo e chiudendo le palpebre più volte. Un raggio di sole m’illuminava il viso. Il mio corpo era appiccicaticcio a causa del caldo che era protagonista di quella giornata; mi tolsi la coperta di lana dal corpo e mi girai verso Louis. Il suo viso era rilassato e rivolto verso il mio. Le braccia stese lungo il corpo e la schiena scoperta. Eravamo a terra, non più sul divano. Sorrisi ripensando alla notte precedente. Nessuno avrebbe potuto dividerci ora, eravamo diventati una cosa sola. Louis era stato magnifico, aveva fatto il tutto con estrema delicatezza. E mi sentivo davvero bene, a parte qualche dolore.
Mi ristesi e mi accoccolai al suo petto, cercando di non svegliarlo. Sentivo il suo respiro sul collo e in un attimo le sue braccia circondarono le mie spalle.
«Buongiorno», mi sussurrò all’orecchio.
Mi girai verso di lui e gli schioccai un caldo bacio sulle labbra. Come poteva una persona farti sentire così bene? Farti sentire così bene con un sorriso o magari solo con il suono della sua voce. Perché era questo che provavo quando ero con Louis.
«Dormito bene?» chiese.
Mi chiedevo come si fosse sentito lui quella prima volta. Come si fosse sentito ad avermi tra le sue braccia.
«Tra le tue braccia dormo sempre bene», dissi risparmiandogli i miei pensieri.
«Facciamoci una foto per immortalare il momento», propose. «E la mettiamo su facebook. Tutti devono sapere che sei mia»
Sorrisi e si alzò per prendere il telefono. «Quell’imbarazzante momento in cui il tuo fidanzato ha il culo più bello del tuo»
Scoppiò a ridere e mi passò la sua maglia. La indossai e aprii le braccia, era enorme. Ci potevo entrare due volte.
Girò il telefono e lo posizionò davanti ai nostri volti. Sorrisi e aspettai il rumore dello scatto per tornare normale. Accedette e caricò la foto, scrivendo una descrizione e taggandomi.
‘’Ti amo.
La mia ragazza è bellissima anche appena sveglia e senza trucco ;)
’’






 

cowwwwwwwwwwwwwwww.
ma quanto è dolce questo capitolo omggg
mi sono superata :')
ho il diabeteeeeeeeeeee.
louis, vi prego regalatemelo per natale.
la sua ragazza, la sua ragaaazza.
e la prima parte state tranquille.
nel prossimo capitolo scoppierà un casino sadfghjgf
fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, non costa nulla çç
shammmmmmmmmmmmm.

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Capitolo 17
*** You were my summer love. ***


«Dov’è Louis?» chiesi ai ragazzi intenti a prepararsi.
Harry si guardò intorno, poi scosse la testa.
«Aveva detto che tornava subito», aggiunse Liam.
Misi l’altra scarpa e cercai di tenermi in equilibrio su quella specie di trappola mortale chiamata ‘tacchi’. Tra meno di un’ora dovevamo trovarci in teatro dove sarei dovuta esibirmi.
Avrei potuto vincere come avrei potuto perdere. Ero la solita pessimista, ci ero diventata. Se ci credi troppo alla fine rimani delusa. Il vestito rosso che aveva scelto Louis un paio di settimane prima mi calzava a pennello. I capelli erano sciolti lungo le spalle e il trucco era leggero.
Aprii la porta della stanza e iniziai a camminare, in cerca dell’idiota del mio ragazzo. Vidi la sua auto sulla strada. Stava caricando le valigie. Corrugai la fronte e accellerai il passo verso di lui.
«Che stai facendo?» gli gridai.
Si girò e spalancò gli occhi. Ero confusa e iniziavo ad avere paura.
«Non posso credere che stai facendo le valigie», dissi.
«Me ne vado, scusa… dobbiamo dirci addio»
Sentii mancarmi il respiro. Andarsene?
«Perché?» sputai forse troppo velocemente per l’ansia.
Continuavo a torturarmi le mani e i capelli in attesa di una sua risposta.
«Sei stata il mio amore estivo Kristen, e dopo la notte scorsa ho capito che è finita, non sei la ragazza giusta per me»
Cercavo con tutta me stessa di non piangere. Deglutii rumorosamente e mi sentii vuota. Non ero nulla per lui, i suoi ‘ti amo’ non erano valuti nulla. Desideravo poter essere sola con lui in un posto dove nasconderci. Nella mia testa era come se qualcuno avesse premuto un bottone avesse riavvolto il nastro. Tutti i nostri momenti, i nostri baci, le sue carezze giravano nella mia mente e i miei occhi verdi cedettero e lasciarono cadere la prima lacrima, che scese dritta fino al mento, per poi cadere per terra e sparire per sempre.
«Non guardarmi in quel modo», mi pregò.
Salì in auto e chiuse la portiera, mentre io rimanevo a fissare il vuoto. Solo quando il motore rombò, tornai in me.
Mi appoggiai sul finestrino mezzo aperto e cercai le parole giuste da dire, le parole che lo convincessero a rimanere con me. Fece per parlare ma lo zittii.
«Non promettermi che mi scriverai o che mi chiamerai. Promettimi solo che non ti dimenticherai quello che abbiamo avuto.
Promettimi che ti ricorderai di me quando il cielo sarà grigio e per favore, non farlo più difficile perché so che non c’è niente che io possa cambiare»
Vidi una lacrima sul suo viso e mi si strinse lo stomaco. Poi accellerò e lo vidi sparire tra gli alberi.
Non avrei più visto i suoi occhi azzurri tanto vicino ai miei, non avrei più accarezzato i suoi capelli, le sue occhiate innamorate non sarebbero state più riservate a me.
«Povera Styles, in un’estate l’hanno scaricata due ragazzi», disse Sonny seguita da Kate che si stringeva al braccio di Guido. Lui sembrava dispiaciuto. Lui, nonostante tutto, continuava a volermi bene e si considerava un ‘’amico’’.
«Scommetto che non verrai a teatro, insomma, sembri uno zombie cara», mi diede una leggera spinta.
Barcollai ma riuscii ad aggrapparmi ad un ramo, facendo entrare una scheggia nel polpastrello dell’indice. In un attimo ritrovai Harry accanto a me.
«Andiamo?» mi disse e una volta che mi girai verso di lui tacque. «Che è successo? Dov’è Louis?»
«Louis se ne è andato», s’intromesse Kate. «Allora Kristen, ora devi farti un ragazzo, no? Che ne pensi di Bruno? Tanto tu sei la puttanella di turno»
«Kate che cazzo dici?» la bloccò Guido e lei si pentì immediatamente.
«Ti ricordo», cominciò Harry. «che sei stata tu a metterti con un ragazzo fidanzato»
Faith mi circondò le spalle con un braccio. «Mi dispiace», mi sussurrò abbracciandomi.
Ricambiai l’abbraccio, non so per quale motivo, sentivo che lo stava facendo perché voleva aiutarmi, perché voleva darmi un po’ di conforto.
«Non ci vado, non voglio cantare, voglio solo stare sola, non mi interessa più niente»
«Kristen, no. E’ il tuo sogno e non permetterò di rovinartelo perché lui se ne è andato. La tua vita non sarà mai la stessa. Tu meriti di avere successo, meriti di avere fan quindi o ti asciughi le lacrime e mi segui o ti prendo in braccio e ti trascino», disse Harry.
Trasalii. Presi un fazzoletto e tolsi i segni neri dagli occhi. «Andiamo», mormorai.
 
Arrivammo con dieci minuti di ritardo ma fortunatamente, fino a quel momento, nessuno si era accorto della mia assenza. Quando arrivai venni subito mandata in un camerino, se così si poteva chiamare. Sembrava più una cella per carcerati. Mi sedetti sulla piccola sedia davanti allo specchio e iniziai a guardarmi. Cosa c’era che non andava in me? Ero destinata a rimanere triste e sola, ma per quale motivo? Passai le dita sulle labbra. Sorrisi. Riuscivo ancora a sentire il suo profumo e il suo respiro. Non ero arrabbiata con lui. Ero arrabbiata con me stessa. Estrassi il cellulare dalla borsa e guardavo le immagini. Dalla prima all’ultima. Eppure sembrava così felice.
«Non ti meriti tutto questo», disse una voce femminile alle mie spalle.
Alzai lo sguardo e asciugai una lacrima, l’ennesima.
«Faith»
«Scusami, ho sbagliato a provarci con Louis, vi ho fatto litigare e probabilmente è il motivo per cui lui se n’è andato, mi sento in colpa»
«Non è colpa tua, lui… non mi ama, tutto qui»
«Non ti merita, è questa la verità, chiunque vorrebbe una ragazza come te: bella, intelligente, simpatica. Davvero, non credere di essere sbagliata perché non lo sei»
Sorrisi e mi accolse tra le sue braccia. Era l’inizio di una grande amicizia. Bussarono alla porta e mi avvisarono che dopo un’esibizione sarebbe toccato a me.
«Stendili tutti», gridò Faith prima di andarsi a sedere vicino ai ragazzi.
Afferrai il microfono e chiusi gli occhi. Respirai lentamente e mi calmai.
«Ed ora Kristen Styles», annunciò il giudice.
«Vincerò per te Louis», pensai prima di salire sul palco.
Salii i soliti gradini e mi ritrovai di fronte ad un pubblico più grande, potevano essere trecento persone o anche più; l’importante era non andare nel panico.
«Ciao Kristen!» mi salutò il giudice che mi era rimasto più simpatico, il più vecchio.
«Salve», salutai timidamente.
Mi sorrisero e la bionda chiese: «Che ci canti per farci credere che meriti di vincere?»
«If I were a boy di Beyonce»



 





TWITTER.
ASK.
shamalaya.
la storia non è finita e non sta per finire, quindi tranquille lol
no, louis, amore mio, ti prego aw çç
kristen spacchi i culi però uff
vi dico che questa storia, 
*decisione presa due giorni fa*
si suddividerà in due parti e la prima parte finirà tra poco c:
grazie delle sette recensioni, siete delle tesore uh 
okay, me ne vado sks
cowabonga.

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Capitolo 18
*** Follow your dreams. ***


«If I were a boy
Even just for a day I’d roll outta bed in the morning
And throw on what I wanted then go
Drink beer with the guys
And chase after girls I’d kick it with who I wated
And I’d never get confronted for it.
Cause they’d stick up for me».

 
Tutti gli occhi puntati su di me. Aspettavano un mio errore per sbranarmi. Avrei deluso tutti. Non era il momento di agitarsi, avevo perso lui, non dovevo perdere tutto. Non dovevo rinunciare ai miei sogni, dovevo vincere, dovevo mostrare al mondo chi ero davvero. Chiusi gli occhi e tutti i miei pensieri si concentrarono in un unico punto. Potevo contare solo sulla mia voce, su me stessa.
Non c’era niente di più importante, o almeno credo.
Lui se ne era andato ma potevo essere felice, o almeno credo.
Mi ha usata ed io ero ancora a sperare che sarebbe entrato dalla porta, si sarebbe seduto e avrebbe iniziato a guardarmi, sorridendo, come ogni volta che cantavo per lui. Si, stavo cantando per lui. Tutto quello che stavo facendo era per lui.
Non mi sarei più svegliata accanto a lui, su quel divano talmente piccolo che ogni volta uno dei due finiva a terra.
Non avrei più sentito il sapore dei suoi baci, la dolcezza delle sue carezze, la sincerità nei suoi sorrisi. E i suoi occhi. I suoi occhi non sarebbero più brillati per me.
Le palpebre si aprirono al solo ricordo.
Cantai l’ultimo verso e le lacrime non esitarono ad uscire. Ti ho amato, Louis. E probabilmente, ti amavo ancora. Con tutta me stessa.
Tenevo il microfono tra le fragili mani sudate, lo stringevo e mi mordevo il labbro. Partì un lungo applauso e il mio tormento diminuì. Ero piaciuta, le persone mi sorridevano, nessuno fischiava.
I giudici sembravano soddisfatti. Gli occhi di Harry brillavano. Niall fischiava. Zayn applaudiva. Liam sorrideva. Era andata bene.
Uno dei giudici prese si avvicinò al microfono. «Ti faremo sapere, appena ti chiamiamo sali sul palco»
Annuì leggermente con il capo e tornai dietro le quinte. Mi tolsero il microfono e mi sedetti su una delle piccole sedie di plastica blu. Presi il cellulare dalla borsa e mi soffermai sullo sfondo. 
Senza darmi spiegazioni. Il suo ‘’amore estivo’’. Ma per favore. Avrei dovuto continuare a vederlo, avrebbe passato i pomeriggi a casa mia, a giocare con Harry. Si sarebbe fatto altre ragazze e io sarei dovuta rimanere a fissarlo da lontano, in silenzio. Come un’estranea.
Qualcuno mi scosse. Mossi più volte le palpebre e misi a fuoco la persona davanti a me. «Mamma», mormorai.
Non disse niente, mi corse incontro e mi abbracciò. Mi abbracciò come solo una madre poteva fare.
«Ti voglio bene», le dissi.
Mi strinse più forte. «Sono fiera di te, meriti di diventare qualcuno. Meriti di far conoscere la tua voce a tutto il mondo, meriti di avere fan che ti apprezzano, ti meriti tutto questo e mi dispiace averti ostacolato questi anni»
La porta si aprì e Faith entrò a piccoli passi.
«Disturbo?» chiese.
«No no», rispose mia madre. «Torno a sedermi»
Mi schioccò un bacio sulla fronte e se ne andò.
«Sei stata… wow», si bloccò per un secondo. «Ho ancora i brividi, meriti di vincere Kris, davvero»
 
«Forza tu», un omone vestito di nero mi fece cenno di avvicinarmi. «E’ ora di salire sul palco»
Mi alzai e mi aggiustai il vestito. Feci un respiro e salì quei gradini, e li avrei saliti per l’ultima volta. Li avrei riscesi piangendo. Ma solo la sorte avrebbe saputo se sarebbero state lacrime di gioia o di tristezza.
«Ecco le nostre venti finaliste!» ci accolsero.
Si alzarono in piedi. Rachel, la giudice bionda, si alzò maneggiando una piccola busta bianca.
«Bene», disse. «Diremo la prima, la seconda e la terza classificata, gli altri risultati li posteremo fuori»
Esitò un po’ prima di aprire la busta, se la sventolò davanti al viso e si leccò le labbra. Prese fiato e iniziò a parlare.
La mia ansia saliva in ogni sua parola. Come sottofondo partì una melodia che non fece altro che peggiorar la situazione. Le altre ragazze provavano le mie stesse sensazioni, a parte qualche eccezione.
«La terza classificata è….
Jade White!»
La ragazza, incredula a quello che stesse sentendo, si avvicinò e ricevette il suo premio per poi stringere le mani dei giudici. Fece qualche foto poi tornò dietro le quinte. Eravamo ancora diciannove. Erano rimasti due premi. Solo il primo premio ti assicurava una casa discografica e l’incisione di un disco.
«La seconda classificata è…
Maggie Smith!»
E la sua fu la stessa reazione della ragazza di prima. Forse anche più emozionata. Mi stavo scoraggiando, il primo posto non poteva essere mio, c’erano ragazze più brave, anche se non le avevo sentite. Io ero solo una delle tante. Sonny sorrideva beffarda, al contrario di me lei era sicura di sé, era convinta che ce l’avrebbe fatta.
«E adesso arriviamo alla prima classificata, al posto più importante… ricordatevi che siete state tutte bravissime e solo perché non avete vinto non abbandonate i vostri sogni», sorrise.
«Bene. La prima classificata è una ragazza semplice, una ragazza che ci ha dimostrato di meritare di diventare qualcuno, una ragazza che riesce ad emozionarti con la sua voce, complimenti Kristen Styles», la musica tacque.
Spalancai gli occhi e il mio cuore smise di battere.
«Hai vinto»
Una pioggia di coriandoli cadde sul palco. Le ragazze, sconfitte, mi lasciarono sola con i giudici. Mi abbracciarono e si congratularono con me.
L’inizio di tutto. L’inizio della mia nuova vita.





 

FINE PRIMA PARTE.




TWITTER.
ASK.
cowabonga.
è tutto finitoooo, la prima parte è finitaaa.
ha vinto oddio, che brava la mia piccola.
sono così fiera di lei.
secondo me la seconda parte vi piacerà di più. uu
va be.
aggiornerò quando posso, il più presto possibile, ja.
colori natalizi nei saluti :')
shamalaya.

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Capitolo 19
*** You're welcome. ***


INIZIO SECONDA PARTE.
un anno dopo.
 
Faith non sapeva guidare. Cioè si, ma non si stava rendendo conto di quanto stesse andando veloce. Mi tenevo al sedile sperando di non morire.
«Faith ti prego rallenta», la implorai.
Le scappò un risolino e premette ancora di più l’acceleratore facendomi trasalire.
«Questa macchina è nuova!»
Era un regalo di Harry per Natale, una mini cooper azzurra, semplicemente adatta a me.
«Vedo l’albergo!» esclamò e iniziò a rallentare. «E vedo anche molte ragazze», aggiunse meno entusiasta.
«Devono essere directioners»
«Oppure Krisbians, non solo loro hanno fan, sai?»
Lasciammo l’auto nel retro dell’albergo e iniziammo a camminare verso l’entrata. Si sentiva il crepitio delle scarpe sulla neve mista a ghiaccio che si era accumulata sulle strade.
«Sarà così tutti i giorni?» le sussurrai mentre iniziavo a firmare autografi.
«Sei famosa, abituatici», mi disse e raggiunse Harry, seduto su uno dei comodi divani della hall.
Si diedero un veloce bacio sulle labbra. Stavano insieme da quattro mesi ed erano davvero bellissimi.
Firmai più autografi possibili e cercai di accontentare tutte ma non era facile. Dopo circa dieci minuti al gelo, salutai e raggiunsi gli altri.
Io, Faith, Perrie, Danielle e i One Direction, tranne uno. Per mia fortuna Louis era rimasto a Doncaster con la sua famiglia.
Ci diedero le chiavi e iniziammo a decidere come avremmo organizzato ogni stanza. Io sarei rimasta da sola, poiché Faith ora dormiva con Harry. Almeno avrei potuto dormire in un letto comodo, tutta sola.
Sentivo ancora le gambe stanche perciò il mio passo era lento e pesante. Cliccai più volte il bottone per l’ascensore ma non arrivava niente.
Quarto piano.
Sbuffai dal naso e iniziai a salire le scale trascinando l’enorme valigia. Ero famosa ma nessuno si degnava di portarmi la valigia, bene. Girai a destra e camminai per il lungo corridoio in cerca della camera. 457.. 458..
459. Questo hotel era enorme, probabilmente il più grande che avessi visto. Inserii la chiave e la girai ma la porta non si apriva. Provai l’altro verso ma con lo stesso risultato.
«Iniziamo male», sibilai dando un debole calcio alla porta.
Qualcuno mi scansò e in dieci secondi riuscii a rendermi libero l’accesso.
«Grazie», dissi spingendo dentro la valigia.
«Prego», rispose e riconobbi la voce.
Mi girai terrorizzata. Non poteva essere lui. Non doveva, non volevo fosse lì.
Si tolse gli occhiali, il cappello e sorrise beffardo. Il mio stomaco si contrasse. «Merda», sussurrai sbattendo la porta e appoggiandomi su di essa. Il mio respiro si fece irregolare, la vacanza sarebbe passata come se fossi all’inferno. Cercavo di sentire tutto quello che stava succedendo fuori dalla mia porta.
«Louis, amore, andiamo?» gli chiese una ragazza di cui non conoscevo l'esistenza.
Mi aveva rimpiazzata, ero già sparita dalla sua vita. Le palpebre s'impregnarono di lacrime e gli occhi si fecero rossi. Oh fanculo, non soffrirò più per te. Certo, era quello che credevo. Cercai il cellulare nella borsa. Composi il numero di Harry e aspettai che rispondesse.
Appoggiai la guancia sulla grande finestra ma mi pentii subito poiché il contatto con il freddo mi fece rabbrividire. Tolsi la giacca e l’appesi.
«Kristen che c’è», rispose esasperato mio fratello.
«Che c’è?» gridai isterica. «Qui c’è Louis!»
«Beh», la sua voce si fece acuta. «Non te l’avevo detto?»
«Fanculo», borbottai.
«Ti voglio bene anche io, ciao!» si affrettò a chiudere.
Presi la collana tra le mani e la strinsi. Non l’avevo mai tolta, era rimasta sempre lì. La collana con la lettera “L” che lui mi aveva regalato. Ricadeva esattamente sul cuore, perché era lì che doveva stare. E il suo profumo, ce l’avevo sempre in mente. Non mi aveva mai abbandonato.
La porta bussò e prima di aprire esitai.
«Se sei Louis vattene»
«Sono Niall», brontolò accennando una risata.
Lo lasciai entrare e mi salutò con un abbraccio che mi lasciò piuttosto spiazzata.
«Frigo bar, fico», esclamò aprendolo e prendendo un gelato.
«Gelato a dicembre?»
Alzò le spalle e si buttò sul divano. Incrociai le braccia e mi sedetti accanto a lui.
«Siamo forever alone a quanto sembra»
«Esatto», ci scherzai su.
«Possiamo farci compagnia»
Corrugai la fronte e gli lanciai un’occhiataccia.
«Che hai capito, idiota! Possiamo essere una specie di migliori amici», mi offrì la mano.
«Niente brutti scherzi James», e glie la strinsi. 





 

cowwwwwwwww oh oh oh.
saluto natalizio giustamente.
alllllllora. è iniziata la seconda parte, ye.
è corta perché è tipo il prologo (?) va be, avete capito.
louis, oh louis, ciao louis, sparisci louis. 
la ragazza è eleanor ):
brutto stronzo.
niall ha buone intenzioni e credo che non si innamorerà di kristen
ma tutto può succedere uu
ora vi lascio perché devo vedere adventureland in grazia di dio
buon anno nuovo poiché non aggiornerò prima del 2013.
shaaaaaaaaaaaaam oh oh oh.


 

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Capitolo 20
*** I dreamed Louis. ***


Camminavo rapida e spedita verso il tavolo dei ristorante in cui mi stava aspettando Niall. Dietro di me, mano nella mano con Eleanor Calder, c’era Louis. La tentazione di voltarsi era forte, ma serravo i pugni e acceleravo.
Mi sedetti furiosamente e nascosi il viso tra le mani. «Perché la mia vita deve andare così?» mugugnai sul punto di una crisi isterica.
Ordinai una pizza ma non riuscii a mangiare nulla. Il pensiero di avere Louis dietro di me mi rimbombava dentro e non riuscivo a pensare ad altro. Niall mangiò la mia cena senza esitare, anzi, ne fu contento.
Harry volle farmi fare il giro dell’albergo, lui c’era già stato. In realtà la sua era solo una scusa per poter rimanere solo con me. Mi teneva la mano senza smettere di parlare, a volte perdevo anche il filo del discorso.
«Qui c’è la piscina», disse e mi continuò a trascinare. «Louis e Eleanor stanno insieme da quattro mesi, credo. Erano già stati insieme e non ho mai capito perché si siano rimessi insieme. Gli avevo detto di non venire, non volevo che fossi a disagio, so che tu lo ami ancora»
Scossi la testa. C’era qualche possibilità per me?
Dovevo togliermelo dalla testa.
Lo odiavo con tutta me stessa ma non riuscivo a reprimere l’amore, era troppo forte.
Mi sentivo impotente davanti a quella situazione. Volevo dimenticarlo ma non potevo, era terribilmente frustrante.
«Ci dev’essere una spiegazione, non può averti lasciato senza un motivo», replicò.
«Harry, è uno stronzo! Ecco qual è la spiegazione, non capisci? Voleva solo divertirsi. Mi ha fatto credere che fossi diversa, che fossi una ragazza speciale. Mi ha fatta sentire bella ma il suo scopo era solo portarmi a letto. Mi ha lasciato il giorno dopo che pensavo fossi diventata sua, sono un’idiota», deglutii al ricordo.
«Tu non sai niente di me Kristen»
Mi voltai e vidi che mi fissava, con le mani nelle tasche dei jeans. Abbassò la testa e si inumidì le labbra. Il mio cervello andò a fuoco. Mi sentii avvampare e mi paralizzai. Il suo sguardo mi penetrò. Era freddo e distaccato.
«Andiamo Harry? C’è una festa in discoteca», aggiunse senza smettere di guardarmi.
«No, sto con mia sorella», rispose stringendomi la mano e rassicurandomi.
«Vai Harry, io vado a dormire, buonanotte»
Girai i tacchi e raggiunsi la mia stanza. Uscii dal bagno e guardai un po' di televisione. Nemmeno gli episodi di GLEE riuscivano a distrarmi. Legai i capelli in una coda alta e mi buttai sul letto. Nonostante sentivo la stanchezza padrona del mio corpo, addormentarsi fu difficile.
«Louis per favore, tireresti su la cerniera di questo orribile vestito?» chiesi sbattendo le ciglia con finta innocenza.
«Solo se prima mi baci», e mi trascinò sul letto.
Misi la mia mano dietro la sua nuca e appoggiai le mie labbra sulle sue. Dischiusi la bocca e lasciai entrare la sua lingua che si intrecciò alla mia. Rise e si staccò. Mi sedetti davanti a lui, abbastanza vicina per farmi aiutare.
«Ecco fatto», esclamò e tornò a baciarmi, cullandomi tra le sue braccia.
Aprii gli occhi e lanciai un gemito. La fronte era coperta da un velo di sudore e sentivo il sangue pulsare veloce nelle vene. Era un sogno, purtroppo.
«Una vita sociale, ecco cosa mi serve», mi alzai e infilai nervosamente i piedi nelle pantofole.
 
Bussai alla porta della stanza di Niall. Erano le tre e quarantadue ma dubitavo che stesse dormendo. Aprì. Non sembrava assonnato o cose del genere, sorrise e mi invitò ad entrare. Le stanze erano molto calde perciò ci ritrovammo entrambi con una canotta bianca e lui, con il suo solito cappello verde.
Salutai Zayn seduto sbracato sul divano con il telefono in mano. «Disturbo?» chiesi timidamente.
Scrollò le spalle e mi fece l’occhiolino.
Mi stesi sul letto e Niall mi si affiancò, cingendomi le spalle e facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
«Come mai sei qui?» mi sussurrò sfiorandomi l’orecchio e facendomi rabbrividire.
«Ho fatto un brutto sogno», risposi sarcastica.
«E qual’era?» rispose alzando la voce e prendendo la chitarra.
Iniziò a suonare una melodia inventata al momento, dalle noti semplici e rilassanti. Riuscii a calmarmi in un attimo.
«Beh ho sognato Louis», farfugliai.
Iniziò a muovere le dita sulla chitarra suonando note gravi. Gli diedi un buffetto sulla spalla e sorrise. Saltai e finì addosso a Zayn che iniziò a farmi il solletico. Mi dimenai ma ogni tentativo era inutile, ero troppo debole. Mi allungai accanto a lui e finii per riaddormentarmi.
La mia testa ondeggiava e il mio corpo rimbalzava ad ogni passo. Il mio respiro era regolare e la sensazione era quella di essere cullata dal mare. Due mani mi tenevano. Una avvolgeva la pancia e l'altra la gamba. Mi accorsi di essere entrata in camera quando la temperatura cambiò e si fece più calda. Mi adagiò dolcemente sul letto e mi lasciò un bacio sulla fronte. Incosciente non aprii gli occhi.
Il mattino dopo mi tormentai.
Niall e Zayn non avevano lasciato la loro stanza e quando lo sconosciuto mi portò via, loro già dormivano. Io e Faith uscimmo subito dopo colazione. Come ogni giorno mi fermai ad accontentare i miei fans. Ma non era un fastidio, era un piacere. Finalmente ero accettata da qualcuno. Amata e stimata per quello che ero.
Qualcosa di ghiacciato mi colpì il collo e s’infilò dentro ai vestiti. Facendomi lanciare un urlo per il contatto con il freddo. Mi girai furiosa. «Louis!» gridai.
Alzò le mani e indietreggiò balbettando qualcosa. Faith mi fermò ma riuscii a scrollarmela subito di dosso. Niall intervenne e mi prese per le spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Non vale la pena, ci sono le tue fans, i paparazzi, lascialo perdere»
Gli lanciai un’ultima occhiata di disprezzo. «Idiota», ringhiai.
 
«Io vado», borbottai a Niall dopo che vidi Louis entrare.
Attraversai la soglia della porta sbattendo contro la sua spalla. La sua mano mi fermò. «Non mi toccare», sibilai.
Rise di gusto. «Non possiamo rimanere amici?»
«Amici?» quella volta fui io a ridere. «No, mi dispiace»
Abbassò lo sguardo, ma non verso terra. Gli lanciai uno schiaffo e mi sentii ribollire di rabbia, la stessa sensazione che ebbi quella mattina.
«Non ti stavo guardando le tette, cogliona», spiegò massaggiandosi la guancia. «Porti il ciondolo che ti ho regalato al compleanno»
Come aveva fatto ad essere visibile? Lo tenevo nascosto sotto la canottiera, ogni tanto si vedeva la collana, ma mai la ‘L’.
«Perché la porti ancora?»
Perché ti amo, idiota.
«Non devo darti spiegazioni».






 

cowabonga.
ciao bellizzime e buon anno<3
questo capitolo non mi convince, cioè in parte non mi convince.
non so cos'abbia che non va ma ok.
-5 giorni a kiss you zizizi.
beh, ultimi giorni di vacanza e devo finire tutti i compiti ewe
fatemi sapere cosa ne pensate di questa cacca sks
shamalaya.

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Capitolo 21
*** I can't, I'm sorry. ***


Le note di una chitarra si rincorrevano lentamente una dietro l’altra.
Ero sveglia, ma non ero ancora pronta per aprire gli occhi. Nonostante la stanza fosse buia, qualche raggio di luce penetrava dalla tenda e illuminava il mio viso. Mi girai dall’altra parte del letto facendo comparire un leggero sorriso sulle mie labbra.  
«It’s time to get up, in the morning», riconobbi la voce di Niall e mi convinsi che fosse tutto un sogno.
La sua voce era perfetta. E insieme al suono della chitarra erano la perfetta combinazione.
Me lo immaginavo seduto a terra mentre muoveva le dita sulle corde della sua chitarra.
Una mano mi sfiorò la guancia, e un’altra mi accarezzò i capelli. Non riuscivo a capire chi fossero.
«In the morning», aggiunge la voce della persona che un tempo amavo.
Doveva essere un sogno, solo che sembrava tutto troppo reale.
«Got McDonalds breakfast for you», Niall risvegliò la fame del mio stomaco che brontolò.
La colazione da McDonalds era la mia preferita.
«Just for you», riconobbi la voce calda e profonda di Liam.
«We drove two miles just to get it», e scommessi che se non mi fossi svegliata il tempo l’avrebbe mangiata tutta James.
«So you better get up and eat it»
Mugugnai qualcosa in segno di protesta. Poi regnò il silenzio. Corrugai la fronte. Era già finito? O mi ero svegliata? La risposta arrivò presto.
 «So we gotta get up!»
Ero sempre stata sveglia. Nessun sogno. E c’era Louis Tomlinson nella mia stanza.
Erano tre, forse. Tre pazzi esauriti che saltavano sul mio letto gridando. Qualcuno mi prese per i polsi e iniziò a scuoterli da una parte a l’altra. Poi tutto si calmò di nuovo. Louis zittì Niall e Liam.
«It’s time to get up!» e finirono allungando l’ultima parola.
Aprii gli occhi e spalancai le braccia. «Sono sveglia, voglio la mia colazione, veloci», e risero.
Niall indossava un tenero maglione e un paio di pantaloni. Liam era a petto nudo e… Louis aveva un cappello e anch’esso un maglione. Mi alzai e mi stiracchiai. Ridacchiarono e mi ricordai che ero in mutande.
Arrossii e presi la coperta, avvolgendomela velocemente intorno alla vita.
«La mia colazione, ho fame», mi lagnai.
Liam gli fece cenno di andare e Louis sparì dalla stanza.
«Io vi uccido», scandii bene ogni parola.
«Ha insistito! E’ voluto venire per forza!», si giustificò Niall.
Li scrutai attentamente. «Chi ha avuto l’idea di comprarmi la colazione da McDonald?»
Il biondo alzò la mano sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi e si lasciò abbracciare. Louis tornò e mi porse il vassoio. «Grazie Tomlinson»
«Prego Styles».
 
«Kristen!» riuscivo a sentire solo il mio nome.
Le mie fans mi chiamavano. Cercavo di restare calma, cercavo di non piangere, cercavo di non farmi vedere debole davanti a tutte quelle persone. Ma la cosa era difficile avendo davanti Louis e Eleanor intenti a scambiarsi effusioni. Con una scusa uscì dalla folla e mi sedetti in uno dei tanti divani distanti dalla hall, dove nessuno poteva guardarmi. Arricciai il naso per evitare di piangere, la gola mi bruciava per lo sforzo che stavo facendo. Avrei voluto sfogarmi, ma con chi? Afferrai il telefono e aprii twitter:
“scusate se non ho accontentato tutte, domani resterò di più con voi:)”
E subito dopo lo riposi nella tasca dei jeans. Vidi Liam corrermi incontro. «Ho lasciato Danielle», disse con l’affanno.
Lo guardai con sguardo interrogativo. «Che è successo?»
Alzò le spalle. «Danielle non mi piaceva più da tempo, l’ho sorpresa con un altro e ho avuto la scusa per lasciarla»
«Ah», fu l’unica cosa che riuscii a dire, i miei pensieri sovrastavano tutto.
La mia testa riproduceva le stesse immagini da ormai venti minuti. Louis e Eleanor. Eleanor e Louis.
«Hai l’aria di una che non sta tanto bene»
Gli feci un sorriso forzato. «Non importa, tanto ora mi passa», mi inumidii le labbra. «Che giorno è oggi?»
«Il trentuno, perché?»
Avevo perso totalmente la cognizione del tempo. Era l’ultimo giorno dell’anno. Solo poche ore e ne sarebbe iniziato uno nuovo. Ma la vita sarebbe sempre stata la stessa, niente sarebbe migliorato o peggiorato. «No, niente», mentii.
 
«Come sto?» chiese Faith uscendo dal bagno della mia stanza.
«Sei bellissima», ammisi e abbassai lo sguardo.
Faith sbruffò e mi lanciò un pugno sulla spalla. La guardai male e iniziai ad accarezzarmi il braccio.
«Okay, scusa Kristen, ma non è colpa mia se la sera di capodanno vuoi stare con maglia e jeans.  Ma ora che ti guardo meglio devo ammetterlo, sei elegante anche in questa semplicità perciò si, può andare»
Misi gli occhiali da vista. Non progettavo niente di speciale per quella sera, nessuno si sarebbe rovinato la serata per me. Presi la borsa e la adagiai sulla spalla, lasciandola penzolare lungo i fianchi.
Faith era il massimo della sensualità. Harry sarebbe impazzito. Scendemmo le scale. Non sapevamo dove andare ma fu il rumore della musica alta a dirigerci. Nemmeno dieci secondi e fui sola, in mezzo alla folla. Sospirai e mi sedetti. Tirai fuori dalla borsa il mio libro preferito, l’Ospite. Ammiravo Wanda, lei avrebbe dato la vita per liberare l’anima che aveva dentro di lei, per lasciarla libera di vivere con l’uomo che ama e con suo fratello. E amavo Ian, perché era innamorato di Wanda, e non l’avrebbe mai lasciata andare. Con un libro riuscivo a isolarmi dal resto delle persone. “Ti sei mai sentita sola in una stanza affollata?”.
In quel momento ero Wanda, e stavo cercando di salvare la mia anima. Al contrario di Wanda, io mi stavo distruggendo.
Alzai lo sguardo e riuscii a distinguere pochi volti. Zayn con Perrie. Liam con Niall. Danielle con Eleanor. Harry con Faith. Allungai il collo spostandomi a destra e sinistra.
«Mi cercavi?» gridò una voce al mio orecchio.
Restai pietrificata. «Vieni», aggiunse.
Mi alzai rimettendo il libro a posto e riprendendo la borsa. Mi prese per mano e una serie di brividi attraversò il mio corpo. Era tanto che non sentivo quella sensazione.
«Vi prego fermate questo momento», sussurrai convinta che non potesse sentirmi. Tornammo al piano di sopra, nella sua stanza. Aprì le tende e restammo a fissare il cielo stellato.
«Manca poco», sussurrò sulla mia spalla.
Chiusi gli occhi e deglutii rumorosamente. Rise della mia goffaggine. «Esattamente cinque, quattro, tre», ad ogni numero la sua voce si affievoliva e il suo viso era sempre più vicino al mio.
Respiravo a fatica e il mio cuore batteva velocemente, troppo velocemente.
«Due, uno», le sue parole diventarono flebili e i nostri nasi si toccarono. «Buon anno»
Partirono i primi fuochi d'artificio. I nostri volti venivano illuminati dai vari colori.
Fece per fiondarsi sulle mie labbra. «Non posso, mi dispiace», e corsi via.







 

cowabonga.
tanti auguri a zayn, tanti auguri a zayn.
tanti auguri al pakistano lalalalala.
okay questo capitolo mi piace quindi amatemi.
louis william tomlinson let me love you.
lo amo di nuovo, skstm :')
vi lascio, è tardi e sto già fuori di testa.
shamalaya.

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Capitolo 22
*** Turn around. ***


Camminavo spedita, guardando a terra, mentre le lacrime sgorgavano dagli occhi stanchi e pesanti. Un bellissimo capodanno, insomma. Perché mi stava facendo questo? Non gli era bastato farmi soffrire in quel modo? Lasciandomi sola, senza un motivo valido? Non volevo ripensare alle sue parole. Amore estivo. La rabbia saliva e le lacrime si unirono ai singhiozzi. La collana sembrava pesare tonnellate e la sentivo pesante gonfiarmi il petto.
Dei passi. Mi fermai.
«Girati», ordinò.
Non mi mossi e deglutii.
«Apri gli occhi e guardami», continuò.
I fuochi d’artificio illuminavano quei corridoi desolati. Il rumore era forte e Louis era costretto a gridare per farsi sentire. Anche se avessi voluto, non sarei riuscita  a dire niente. Ero paralizzata.
Mi prese per il braccio e mi costrinse a voltarmi. Mi dimenai dalla sua presa e lo guardai in cagnesco. «Cosa vuoi?» gli ringhiai contro.
«Andiamo Kristen, so che lo sai»
«So cosa?» risposi distogliendo lo sguardo.
«Che ti amo! E anche tu mi ami!»
Iniziai a fissarlo e per una volta sentii la speranza accendersi. Incrociando i suoi occhi, ricordai tutti i nostri momenti. Il nostro tocco, il nostro primo bacio, la nostra prima notte. Quando io ero diventata sua, sua e di nessun altro. Scossi la testa violentemente, erano diventati brutti pensieri. Pensieri dolenti. Pensieri che portavano dolore, dolore e basta. Ma solo il dolore mi aiutava a tenere vivo il mio amore per lui. Mi avvicinai e mi tolsi la collana porgendogliela.
«Tutte cazzate!» ruggii. «Tu mi hai usata, usata e basta! Vaffanculo Louis Tomlinson, vaffanculo!»
E non gli diedi il tempo di replicare, mi fiondai sull’ascensore finalmente funzionante e premetti il pulsante del primo piano. Mi accasciai a terra, coprendo il viso con le mani. Un pezzo di me se ne era andato, per sempre. Avrei dovuto pensare ad altro. Avevo tutto quello che una ragazza di diciotto anni potesse desiderare. Il successo, i fan, gli amici. Eppure mi mancava quella parte fondamentale. Lui.
Poco prima che le porte si aprissero mi rialzai e asciugai le guance con la manica della camicia. Raggiunsi la sala e non era cambiato assolutamente niente. Lo stesso rumore, lo stesso caos. Niall mi venne incontro e mi abbracciò. Ricambiai, con meno entusiasmo.
«Buon anno!», e mi lasciò un bacio sulla guancia.
Mi sforzai di sorridere. Fortunatamente le luci erano basse, avrei scommesso che tutto il mio trucco fosse finito lungo il viso. Forse sembravo un panda.
«Dove sei stata?» mi chiese.
Passai la mano tremolante tra i capelli e sospirai. «Beh», balbettai. «C’era molto casino e mi è venuto un forte mal di testa perciò sono salita un attimo sopra», mentii e sembrò crederci.
Avrei dovuto valutare anche le mie doti d’attrice. In questo periodo mentire mi riusciva bene, ero diventata più forte, avevo imparato a proteggermi da sola.
Gli altri ci vennero incontro, tranne Eleanor e Danielle. Erano tutti elettrizzati, e ubriachi. Harry era piuttosto nervoso, aveva il terrore dei fuochi d’artificio. A volte faceva anche ridere. Quando aveva sedici anni iniziò a gridare tappandosi le orecchie. Tutti non smettevano di ridere. E al solo pensiero, fece ridere anche me.
«Ecco Tommo!» gridò Liam circondandogli le spalle con un braccio.
Mi lanciò uno sguardo e mi sentii avvampare. Il caldo si fece insopportabile e mi allontanai da tutti.
Ebbi l’istinto di andarmene. E fu quello che feci. Tornai di sopra ed afferrai le chiavi dell’auto, una borsa in cui misi l’indispensabile. Sarei stata fuori un giorno, il tempo di riprendere lucidità. Alzai il cappuccio del piumino e corsi verso la mia Mini. Quando fui finalmente dentro, sospirai.
Inserii le chiavi e i motori si accesero silenziosamente, insieme alle luci che illuminarono la strada davanti a me. Premetti l’acceleratore e sfrecciai verso la strada. Avevo deciso di scendere, verso uno dei paesi più vicini, con pochi abitanti. Un paese tranquillo in cui poter stare in pace per ventiquattro ore.
Guidai per un’ora, forse di più. Ci fu ‘up all night’ a farmi compagnia lungo il viaggio. Stranamente riuscii a stare sveglia.
La scritta ‘welcome’ era intagliata su un grande pezzo di legno, pochi metri più in là riuscii a vedere le prime abitazioni. Le persone erano ancora nella grande piazza, a festeggiare insieme. Le luci che coloravano il cielo iniziavano ad essere meno frequenti, ma aveva preso il loro posto la musica popolare che danzava nell’aria. Girai per altri dieci minuti finché non trovai un hotel. Parcheggiai ed entrai. Un signore sulla cinquantina d’anni mi accolse. Secondo la spilla che aveva si chiama Greg Smith. Le labbra s’intravedevano sotto i suoi baffi. Gli spuntarono delle rughe agli angoli degli occhi quando mi sorrise.
«La signorina Styles, vero? E’ un onore averla qui, mia figlia è una sua grande fan», mi porse la mano.
Arrossii e glie la strinsi. «Oh, l’onore è tutto mio», risposi.
«Scusi se le sembro invadente, è tardi e scommetto sia stanca, potrei chiederle un autografo? Mia figlia impazzirebbe»
«Oh, certo, non si preoccupi», mi porse un foglio ed una penna.
«Si chiama Silvia», mi disse mentre i suoi occhi iniziarono a brillare.
Scrissi lentamente, per paura di rendere la mia calligrafia non leggibile.
“Alla mia più grande fan Silvia. Spero che il nuovo anno sia fantastico. Ti aspetto al mio concerto
Kristen Styles.”
«Grazie mille!» esclamò infilandosi la lettera nella tasca della giacca. «Una camera singola?»
Annuii. «Penso di andarmene domani, sono qui di passaggio»
«Una notte, perfetto», mi consegnò la chiave e mi indicò le scale.
Nessun hotel con gli ascensori. Storsi la bocca in segno di disapprovazione poi, contro voglia, iniziai a salire finché non arrivai al secondo piano. Inserii la chiave nella serratura, e la girai. Accesi la luce e iniziai a guardarmi intorno. Era piccola, ma molto accogliente. Il muro, in cui era appesa la televisione, e il pavimento erano di legno. Il letto ospitava delle coperte di lana rosse. Davanti a quest’ultimo una piccola scrivania con affianco la porta del bagno. C’era anche un piccolo balcone che dava sulla piccola piazza del paese. Al centro c’era un bellissimo albero decorato. Presi il telefono ed entrai su twitter, augurando il buon anno. Lo lasciai aperto e mi divertii a vederlo vibrare ogni secondo, seguii e risposi a qualche fan.
«Dieci chiamate perse, quattro nuovi messaggi», sbuffai e spensi definitivamente il telefono.
Mi tolsi i vestiti, mettendo una delle mie felpe enormi. Quando mi stesi, il sonno s’impossessò di me.
 
Toc toc.
Aprii gli occhi e fui lieta di trovarmi ancora in quella stanza, da sola. La porta si aprì cigolando e misi a fuoco l’immagine di una ragazzina, con un mano un vassoio. Era la mia colazione?
«Ciao», sussurrò lei flebilmente non riuscendo a contenere l’emozione.
Collegai il cervello. «Buongiorno», risposi sorridendole e issandomi sui gomiti. «Tu sei Silvia, vero?»
Accenno un sì con il capo e appoggiò il vassoio sulla scrivania. Mi alzai e mi stiracchiai, affacciandomi alla finestra e vedendo neve, solo e ancora neve.
«Grazie per la colazione, adesso mi vesto, mi lavo, mangio poi scendo sotto e se vuoi ci facciamo una foto, va bene?» 
Mi mostrò un sorriso a trentadue denti e uscì saltellando. Entrai in bagno e aprii l’acqua della vasca. Mi immersi e il mio corpo freddo entrò a contatto con l’acqua calda. Rabbrividii e iniziai a passare il sapone sul mio esile corpo. Ero molto attenta a non chiudere gli occhi, avrei potuto addormentarmi anche lì, e non sarebbe stato il caso.
Quando uscì, indossai il completo che avevo infilato in borsa la sera prima di partire. Non mi truccai, i miei occhi erano gonfi e stanchi e imploravano pietà. Ripresi tutte le mie cose e mi concessi due minuti di tranquillità. Gustai il cornetto e il cappuccino, poi raggiunsi la hall.
«Buongiorno Kristen, dormito bene?» mi chiese cortesemente.
«Si, è davvero bello qui, sono stata bene», mi avvicinai al bancone e gli porsi i soldi.
Li prese poi si scambiò uno sguardo con la figlia e ci lasciò sole. Mi avvicinai a lei, sedendomi sul divano. Mi guardava, era tesa. Speravo fosse una di quelle fan con cui puoi scambiare due parole.
Feci per parlare ma la sua attenzione si rivolse altrove. Niall entrò e Valeria gli corse contro, abbracciandolo. Niall fu molto felice di accontentarla. Come aveva fatto a trovarmi? Quel ragazzo mi stupiva ogni giorno di più. Dopo alcune foto, fummo liberi di andarcene.
Mi girai verso di lui e lo guardai. «Primo, come hai fatto a trovarmi? Secondo, con cosa sei venuto?»
«Il mio telefono ti ha rintracciata», e sorrise vittorioso. «Sono venuto con Liam e Danielle, dato che quella psicopatica vuole tornare a Londra e si è fatta accompagnare da Liam alla stazione»
Borbottai qualcosa di incomprensibile e iniziammo a camminare per le vie che quella mattina erano deserte. Eppure, erano le due di pomeriggio.
«Eravamo preoccupati», disse dopo minuti di silenzio.
Mi strinsi nelle spalle. «Me la so cavare, non ho bisogno dell’assistenza»
«Voglio solo capire perché cazzo sei venuta qui, da sola, e senza avvertire!»
«Perché sono stufa. Dal momento in cui ho visto Louis la mia idea di vacanza è sparita, non sono nemmeno riuscita a godermi Capodanno!»
Gli spiegai cosa successe la sera prima, senza molti particolari, la mia mente era completamente annebbiata. Lui rispose con il silenzio, ora poteva capirmi.
«Secondo me c’è un motivo preciso del perché ti ha lasciata, e non è quello che ha detto a te, Louis è un bravo ragazzo, non farebbe mai soffrire così nessuno, nemmeno il suo peggior nemico.
Secondo me ci tiene ancora a te».





 

cowabonga.
capitolo lungo, amatemi, veneratemi.
mi sentivo particolarmente ispirata oggi uwu
allora niall ha intenzione caste e pure, sappiatelo.
avrei intenzione di mettere una svolta(?) ma non ne sono sicura.
louis, oh dear louis.
povera kristen che se ne scappa zola zoletta.
spero vi piaccia lalalala
shamalaya.

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Capitolo 23
*** Everything's gonna be alright. ***


«Vorrei capire cos’è successo subito dopo il campo estivo, non penso abbiate perdonato Louis», dissi calma ma sentivo già la gola bruciarmi.
Niall sospirò e rallentò di poco il passo; lo raggiunsi velocemente, occhi fissi sulla strada e mani intrecciate.
«Beh la cosa è stata soprattutto molto difficile per Harry, ancora oggi continua ad essergli piuttosto ostile. Litigavano sempre ed ogni volta che lo facevano Harry tirava fuori questa cosa per farlo sentire in colpa e ovviamente ci riusciva.
Poi si è messo con Eleanor che era stata la sua ragazza, sembrava avesse un peso che volesse schiacciare, non si sentiva bene solo, era diverso», fece una pausa. «Non era più l’idiota che conoscevamo tutti, poi lui e tuo fratello hanno trovato un accordo»
«Che genere di accordo?» chiesi.
«Louis non si deve avvicinare mai più a te altrimenti Harry lascia la band»
Mi sentii una morsa allo stomaco. Deglutii rumorosamente. Potevo farli sciogliere e impedirgli di realizzare il loro sogno solo per un mio capriccio? Ma Louis non era un capriccio, era tutt’altro. Ero confusa.
«Ma secondo me non farebbe mai una cosa del genere, tutto andrà bene, tranquilla», aggiunse rassicurandomi.
Scossi la testa. «Lui ci tiene a me, farebbe di tutto per proteggermi e se io e Louis torniamo insieme odierà anche me»
«Vuol dire che non vuole la tua felicità, hai diciotto anni Kristen! Penso sia ora di smetterla con questa protezione fratello e sorella», sbuffò. «Pensa a te, la vita è la tua, non di Harry, non è nessuno per impedirti di stare con la persona che ti fa felice»
Non aveva tutti i torti, anzi, aveva ragione, aveva perfettamente ragione ed io avevo torto. Ero maggiorenne, potevo fare tutto senza l’aiuto di nessuno.
«Un’altra domanda poi smetto di disturbarti», mormorai.
«Tu non disturbi mai, e lo sai», mi circondò le spalle con un braccio e mi sorrise.
«Chi l’ha fatto venire qui? In vacanza, intendo»
«Idea nostra, mia di Zayn e di Liam», rise. «Quando Harry l’ha saputo è andato su tutte le furie, avresti dovuto vederlo. Era in mutande sul letto e gridava “Giuro vi ammazzo, io non vengo più da nessuna parte, non vengo in tour!” è stato il giorno più divertente della mia vita»
Feci una smorfia divertita e immaginai quella scena.
«Torniamo in albergo?» mi chiese dopo pochi minuti di silenzio.
Annuii e invertimmo la marcia, tornando nel parcheggio. Fu lui a guidare, io ero ancora stanchissima e dormì lungo tutto il tragitto. Quando aprì gli occhi, osservai la situazione attuale. Era tutto calmo e feci un sospiro di sollievo. Non ero in vena di vedere nessuno, eccetto una persona. La temperatura si era alzata, era più caldo rispetto ai giorni precedenti ma la neve di quella notte si era accumulata sopra uno strato di ghiaccio.
Il sole si nascondeva dietro le nuvole che assumevano un colore bianco sporco, quasi grigio. Concessi qualche risposta a Liam, che mi guardava come se fossi stata l’unica superstite di un viaggio su Marte, poi salii in camera. Misi in carica il cellulare e sistemai tutte gli oggetti che avevo preso al loro posto.
Aprii la porta, per poi richiuderla subito, ed uscii ritrovandomi davanti agli occhi la persona che avevo intenzione di cercare. Mi rivolse uno sguardo, apatico, poi tornò a camminare per la sua strada. Ce la potevo fare, io ero coraggiosa. Si, certo.
«Louis», non fui in grado di controllare le mie parole, uscirono da sole. «Posso dirti una cosa?» la mia voce tremava.
Si girò e mi fissò impaziente, soffiando dal naso.
«Le parole che mi hai detto ieri sera… erano vere?»
«No, ero solamente ubriaco, dimenticati tutto», e fece per andarsene.
«Aspetta!» gridai sul punto di una crisi isterica.
Tornò a guardarmi e aprì le braccia. «Si può sapere che cazzo vuoi?» sbraitò.
«Voglio sapere perché», la mia voce si spezzò e le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. «Perché mi hai lasciato in quel modo, un anno fa, non ci credo alla cazzata dell’amore estivo, ti prego dimmi la verità»
Il suo volto cambiò espressione, si addolcì, sembrava odiasse vedermi così, sembrava uno di quei sguardi che mi rivolgeva quando temeva che stessi male. Ma probabilmente era solo illusione, desideravo così tanto averlo di nuovo vicino a me che era sempre protagonista dei miei pensieri e dei miei sogni. Aprì la bocca, poi la richiuse velocemente. Mi lanciò un’ultima occhiata e mi mimò uno ‘scusa’ con le labbra. Scese le scale e mi lasciò sola.
«Dio mio Louis calmati!» sentii ringhiare Faith e i suoi passi si fecero sempre più vicini. «Sta diventando odioso, che succede?» cambiò argomento appena mi vide.
«Lui», riuscii a dire e mi abbracciò, non serviva altro, lei mi capiva.
Avevo bisogno della mia migliore amica.
«Guarda cos’ho comprato!» disse entusiasta sventolandomi una busta davanti al viso.
«Cos’è?» chiesi ridendo.
«Due costumi, uno per me, uno per te!»
Tornammo nella mia camera e li posizionò sul letto. «Scegli quale vuoi, io li amo entrambi»
Il primo era a pois, bianco e nero, con il pezzo superiore fatto a fascia e con un fiocco al centro. Semplice e perfetto per me. Il secondo era viola, pieno di strass e brillantini, decisamente adatto a Faith. Ci cambiammo e ci dirigemmo nella piscina dell’hotel. L’aveva prenotata solo per noi quel giorno.
L’acqua era tiepida, adatto alla temperatura della stanza perciò non ebbi brividi quando mi immersi. Ci sedemmo nella parte settentrionale della piscina, dove l’acqua era più bassa. Come sottofondo c’era una melodia rilassante, ma quella pace durò poco. La porta si aprì seguita da schiamazzi e risate e Zayn, Liam, Harry, Niall, Perrie… Eleanor e Louis entrarono buttandosi in acqua subito dopo aver tolto l’accappatoio.
L’irlandese si avvicinò e mi schioccò un bacio sulla guancia facendomi arrossire. Louis ci fissava ed io fissavo lui. Si sedette accanto a me e mi fece sedere sopra di lui. Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, sorridendo.
«Sei comodo, sai?» gli dissi.
«Lieto di farti da cuscino», rispose divertito e iniziò ad accarezzarmi i capelli.
«Sono fortunata ad essere la tua migliore amica», e mi rannicchiai contro il suo petto.
«Poi ti racconto della ragazza che ho conosciuto ieri sera», mi sussurrò all’orecchio facendomi ridere.
«Horan», gridò Louis facendogli cenno di avvicinarsi.
Si alzò e lo raggiunse, poi uscirono e l’ansia s’impossessò del mio corpo. Niente andava bene, assolutamente niente.





 

cowabonga.
oh my fucking louis quando cazzo ti decidi a non fare lo stronzo?
ok, fuori una, la peazer è sparita SUCAMELA PEAZEEEEER XXXXXXX
boh, sto capitolo non ha nulla di speciale però mi piace so, spero piaccia anche a voi.
adios e amatemi perché anche se ho tante interrogazioni trovo il tempo di aggiornare c':
shamalaya.

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Capitolo 24
*** I'm a larry shipper. ***


Nessuno sembrò preoccuparsi, continuavano a scherzare come stavano facendo prima e nessuno si accorgeva di quanto mi sentivo a disagio. Avrebbero parlato? Perché l’aveva chiamato? E se avessero litigato a causa mia? L’ultima cosa che volevo era un litigio tra loro. Muovevo piano i piedi nell’acqua che per me era diventata fredda. Tremavo e avevo i brividi. C’era una parte della mia testa che mi considerava stupida. Gridava e schiacciava i miei pensieri. ‘Cosa c’è da preoccuparsi? Calmati’ continuava a ripetere. Ma non mi convinsi, non ero per niente convinta.
«Vaffanculo
Delle grida, era Louis. Nella stanza regnò il silenzio. Girai istintivamente la testa verso la porta poi mi alzai e uscii velocemente dalla piscina. Tutti mi seguirono, preoccupati.
«Vuoi calmarti?» gridò Niall. «Non mi piace Kristen, è mia amica, e basta!»
«Non sembrava un’amica quando le sussurravi all’orecchio e quando l’abbracciavi», ruggì sferrandogli un pugno sullo stomaco per la quale io lanciai un grido.
Quella scena si stava ripetendo, era già successa, e quella volta mi sembrava anche peggiore, il mio cervello collegò i fatti. Guido e Louis. Il mio corpo fu scosso da spasmi e mi posizionai tra loro due tenendo una mano sui loro petti.
«Basta», sibilai nel tentativo di dividerli, ma non servì a niente.
Harry mi prese da dietro e serrò le mani intorno ai miei polsi, impedendomi di muovere e di fare qualcosa. Possibile che nessuno aveva intenzione di aiutarli? Possibile che restavano immobili a guardarli senza fare nulla? Poi Zayn lasciò Perrie con Eleanor e si catapultò su Louis, bloccandolo al muro.
«Ora Tomlinson va a farsi una bella dormita così ripensa alle stronzate che sta facendo in questi giorni», lo minacciò Harry e Louis strinse i punti soffiando dal naso.
Dopo di che, mi lasciò ed io e Niall ci allontanammo a passo veloce. Niall non era quel tipo di ragazzo, non voleva complicazioni, soprattutto con uno dei suoi migliori amici. Entrammo nella sua stanza e velocemente chiusi la porta. Si stese sul letto lanciando un gemito di dolore. Mi avvicinai sedendomi accanto a lui, attenta a non toccarlo. Non volevo fargli più male.
«Giuro che se avesse toccato te non so cosa gli avrei fatto», sussurrò sospirando.
Gli presi la mano, nel tentativo di calmarlo. «Non capisco perché gli interessa di me, perché è geloso? Perché è geloso se non sono nemmeno sua?»
«Kristen sarà la decima volta che te lo dico, lui prova ancora qualcosa per te, apri gli occhi»
Alzai le spalle con nonchalance. «Ormai sono quasi apatica all’amore, troppi problemi, andrò a vivere da sola con dieci o più gatti»
Rise ma il suo volto tornò subito serio subito a causa del dolore.
«Dove ti fa male?» chiesi.
«Lo stomaco e la spalla», rispose con poca voce, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
Andai al bagno e presi una di quelle pomate per le ammostature.  Ne spalmai un po’ sul dito poi la passai sulla sua pancia e sulla sua spalla.
«Stai tremando?» mi chiese sorridendo debolmente.
Annuii. «Ho freddo», ammisi.
«Prendi una delle mie maglie», disse poi indicandomi l’armadio.
Presi il primo maglione che trovai e me lo infilai, senza esitare. Ci volle un po’ di tempo prima che il mio corpo s’abituasse e il freddo non sparì del tutto poiché il costume era ancora bagnato.
Niall s’addormentò e restai a guardarlo. Trasmetteva sicurezza, ora capivo perché le loro fan lo amavano così tanto. Poi me ne andai, sbadata com’ero sarei potuta cadere e far rumore, svegliandolo. Salii le scale e mi diressi in camera di Harry e Faith.
«Stai bene?» mi chiese mio fratello non appena entrai.
«Perché non dovrei stare bene?»
Fece spallucce. «Niall si è fatto male?»
«Un po’», risposi. «Ora dorme»
«Kristen Jaymes Styles, dicci la verità», Faith mi guardò minacciosa. «Ti piace Niall?»
«No!» quasi gridai. «E’ il mio migliore amico e basta, dio mio, calmatevi», brontolai.
«Mh», mugugnò Harry e gli lanciai un’occhiataccia.
«Sul serio, non mi piace e io non piaccio a lui, l’unica cosa che dovete fare è dire a Louis di calmarsi perché sta iniziando a farmi incazzare»
«Non solo a te», incrociò le braccia. «E’ il mio migliore amico ma a volte faccio fatica a capirlo»
La porta si aprì e andò a sbattere contro il muro. «Harry sai dove posso trovare tua», si bloccò appena mi vide. «sorella», farfugliò poi. «Kristen posso parlarti?»
Inarcai un sopracciglio. Mi stava portando all’esasperazione. Non sapevo cosa volesse, non sapevo cosa stesse tramando, non riuscivo a capire qual’era il suo piano. Un giorno mi evitava, un giorno mi cercava.
Ma alla fine cedetti e lo seguii senza indugiare oltre.
«Che vuoi?»
Il suo sguardo si spostò sul maglione. Avvampai e il freddo sembrò sparire.
«Il maglione di Niall, perfetto», sospirò chiudendo gli occhi.
«Senti, finiscila di farti seghe mentali perché mi stai stufando», sbottai.
«Per fortuna che tu eri quella che diceva poche parolacce», scherzò.
«Con te che ti comporti in questo modo è inevitabile dirle!»
«Quale modo?» mi provocò.
Dio dammi la forza di non ucciderlo. Di nuovo quella parte della mia testa iniziò ad opprimermi. ‘Dagli uno schiaffo e vattene’. Quella parte era già morta, spenta, vuota. Come se dentro di me ci fosse un’altra persona, completamente diversa da me, che non aveva perdonato Louis e che non l’avrebbe perdonato mai. Era una persona forte, io no. Non riuscivo a guardarlo senza pensare di nuovo a noi due.
«Da str», mi tappai la bocca e rise, facendomi arrossire. «Seriamente, cosa vuoi?» insistetti cercando di farlo parlare.
«Volevo chiederti scusa perché non so cosa mi sia preso, non volevo aggredirlo, ma davvero ero fuori di me, e non so nemmeno il perché», si grattò la testa e corrugò la fronte.
«Louis basta finger, sono una Larry shipper, so che sei gay e che stai insieme a mio fratello, rivelatevi al mondo», le parole uscirono insieme alle risate.
Il suo viso divento rosso, bianco, e di nuovo rosso. Me ne andai sghignazzando mentre lui restava fermo fissandomi inerte. L’avevo fatta grossa, per questo si sarebbe davvero arrabbiato. E ne fui felice.
«Kristen?» mi chiamò Liam quando passai davanti la sua stanza.
«Si?» chiesi voltandomi verso di lui e fermandomi.
Era appoggiato allo stipite della porta e si guardava le mani, imbarazzato.
«Verresti a cena con me sta sera?»
Sgranai gli occhi e inizia a balbettare. «C-cosa?»
Scoppiò in una fragorosa risata per la quale io mi confortai. «Niente di romantico, tranquilla», mi rassicurò. «Ho bisogno di consigli e penso che tu sia la persona adatta».





 

cowabonga.
*larry shippers non uccidetemi non ho nulla contro larry solo che mi sembrava una cosa carina da mettere nel capitolo*
et voilà ho aggiornato.
visto che siamo in tema parlo francese uauau
we have the best idols on the planeeeet
okay basta.
questo capitolo mi piace, *approva*
yaya, mi piace.
spero piaccia anche a voi. c:
shamalaya.

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Capitolo 25
*** I don't need love. ***


“Domani mattina alle 9.00 hai un’intervista in hotel, sii puntuale”
Il mio manager. Sospirai e spensi il telefono, appoggiandolo sul comodino. Un tempo la parola vacanza significava riposo.
Improvvisamente bussarono alla porta e sobbalzai. Corsi ad aprire, mentre con un fazzoletto pulivo il disastro che avevo fatto con l’eyeliner. Non ero portata per il trucco, proprio per niente.
Niall entrò schioccandomi un bacio sulla guancia e si stese sul letto, sorridendo.
«Andiamo a mangiare?» mi chiese.
Mi girai verso di lui, mordendomi il labbro. «Devo andare con Liam, scusa, scusa, scusa!»
Fece il broncio e incrociò le braccia. «Ed io con chi mangio?»
«Con qualcuno, Zayn, Harry, Louis magari no», e risi nervosamente. «Appena ho finito ti chiamo e andiamo a fare un giro, va bene?»
Annuì, ancora non del tutto convinto e mi guardò beffardo. «Sai cosa voglio»
Corrugai la fronte, non sapevo di cosa stesse parlando.
«Posso mangiare qui? Ti prego! La televisione è più grande e c’è il calcio stasera! Ti preeeeego», piagnucolò.
Scrollai le spalle e annuii, mentre disordinatamente gettavo le ultime cose nella borsa. «A dopo», dissi prima di chiudermi la porta alle spalle.
Quando arrivai di sotto, fermai un cameriere e chiesi di Liam Payne. Lui mi indicò un tavolo nella parte più remota della stanza. Giocava con un pezzo di pane, strappandone un pezzo ogni tanto e mettendoselo sotto i denti.
Mi salutò, era distratto, nervoso. Si vedeva dai lineamenti contratti del suo viso, dai suoi movimenti limitati e dalle mani che gli tremavano.
«Wow, dev’essere davvero importante», gli sussurrai una volta che il cameriere che aveva preso le nostre ordinazioni se ne andò.
«Più o meno», farfugliò grattandosi la nuca.
Mangiammo in silenzio, lui teneva la testa bassa, guardando il cibo e portando la forchetta dal piatto alla bocca, senza fare altro. Io ogni tanto lo fissavo, ed ero anche preoccupata.
Liam si faceva sempre vedere sorridente, era quello che risolveva i problemi, era quello che ti dava dei consigli, non se li faceva dare. Una volta finita la seconda portata, iniziò a parlare, spedito e senza fermarsi.
«Io e Zayn siamo stati insieme, poi abbiamo litigato e lui si è messo con Perrie ma io lo amo ancora», chiuse gli occhi, intimorito, e poco dopo li riaprì per vedere la mia reazione.  
Per un attimo non dissi nulla. Pensavo di aver capito male ed il mio cervello stava già immaginando Malik e Payne insieme. Per quella sera mi ero aspettata di tutto, tranne quello che mi aveva detto.
«Ami Zayn?» gli sussurrai ancora incredula.
Annuì, abbassando la testa e intristendo il suo sguardo.
«Non fare così», gli presi la mano e lui sembrò calmarsi. «Non c’è nulla di male, se tu lo ami non importa se è uomo, donna o alieno.
Ti aiuterò ma solo perché ti voglio bene», gli feci l’occhiolino e gli angoli della sua bocca si incurvarono in un sorriso.
Si capiva che lo amava. Certo, nemmeno io lo avrei mai notato se lui non me lo avesse detto. Ma quella sera avevo visto gli occhi di Liam brillare mentre parlava di Zayn, avevo visto le sue mani tremare, avevo visto un atteggiamento diverso, avevo visto l’amore, l’amore e basta. Lui aveva paura del giudizio delle persone. Lui avrebbe ignorato la sua felicità pur di non essere criticato e offeso.
«Buonasera piccioncini», ci salutò acidamente Louis che con una mano stringeva la vita di Eleanor.
Lasciai la mano di Liam e mi alzai, pulendomi la bocca con il fazzoletto piegato che non avevo ancora usato.
«Scusate ma ho lasciato una scimmia in camera e devo scappare», sbuffai. «Ci vediamo», mi rivolsi poi a Liam, addolcendo il tono.
Me ne andai sfiorando la spalla di Tomlinson, non curante a vedere la sua reazione. Raggiunsi Faith, fortunatamente non aveva ancora raggiunto Harry, e le restituii la giacca che mi aveva prestato.
Poi tornai in camera, era buio, ma si riusciva a vedere il bagliore che trasmetteva la televisione.
«Si, vai così
Accesi la luce e vidi Niall, in piedi sul letto, imbavagliato, mentre sgranocchiava un’ala di pollo. Scoppiai a ridere e lui, fece lo stesso, arrossendo.
«Sei normale?» gridai divertita.
«No», rispose lui, scendendo e mettendo in pausa.
«Vado a spogliarmi poi vediamo un film, d’accordo?» gli dissi, ancora ridendo.
Entrai in bagno, tolsi i jeans e il maglione, e mi aggrappai alla maniglia della porta, cercando di togliermi le scarpe con i piedi. Legai i capelli e sciacquai il viso. Misi una canotta e i pantaloni della tuta, e tornai di la, dove Horan aveva riordinato, più o meno.
Ci stendemmo sul letto, sotto le calde coperte. Iniziò a fare zapping tra i canali e quando trovò Tarzan, fu entusiasta di lasciare.
«E’ il mio cartone preferito», farfugliai assonnata.
«Anche il mio», rispose sbadigliando.
Vidi forse metà film, cercando di tenere le palpebre aperte, ma poi il sonno prese il sopravvento e s’impossessò del mio corpo stanco.
«Brò!» gridarono in coro.
Mi svegliai, non poteva essere passato tanto tempo da quando mi ero addormentata. Tenni gli occhi chiusi. Entrarono e rise, Zayn rise, credo.
«Niall», lo strattonò Liam.
«Fate veloce perché mi costa già tanto vedere questa scena», ringhiò Louis.
Ma quanto poteva essere strano quel ragazzo? Dio, peggio di una donna con il ciclo, sbalzi d’umore improvvisi.
«Che volete?», mugugnò Niall alzandosi.
«Vieni con noi sotto? Andiamo a divertirci»
«Andiamo», disse lui rassegnato. «Ma prima devo cambiarmi», mi lasciò un bacio sulla fronte e mentalmente sorrisi.
«Oh non fare il romantico, coglione», borbottò Louis.
«Non mi rompere», sospirò Niall mentre gli altri ridevano.
 
 L’hotel era invaso da fan. Erano ovunque, fuori e dentro. Dentro, nello studio dove ci sarebbe stata l’intervista, fuori appiccicate alla finestra. Ma la cosa non poteva che farmi piacere, a parte per le urla a cui non ero ancora del tutto abituata ma le capivo. Nel backstage vedevo tutti, ma nessuno vedeva me. Stavo solo aspettando che il conduttore chiamasse il mio nome.
«Sembri tesa», mi disse Niall.
Annuii velocemente. «Sono tesa», lo corressi.
«Rilassati Kristen, vedrai che una volta lì sopra sarai perfettamente al tuo agio»
«Ci sono tutte persone che ti amano lì, ricordatelo», aggiunse Faith abbracciandomi.
«Ed ora una delle star emergenti della Gran Bretagna, un applauso per Kristen Styles
Il mio cuore perse un battito e, senza indugiare oltre, iniziai a camminare verso la poltroncina dove mi sarei dovuta accomodare, sorridendo e salutando il pubblico.
Il conduttore mi porse la mano e io glie la strinsi, accavallando le gambe.
«Come stai, Kristen?» mi chiese.
«Bene», dissi sospirando, per poi tornare a sorridere.
«Allora, che effetto fa passare ad essere una semplice ragazza ad una internazionale?»
Il pubblico iniziò a battere le mani.
«Beh, diciamo che è ancora tutto strano, sì strano è la parola giusta, per me è ancora una realtà del tutto estranea. A volte mi meraviglio di quando le mie fan mi fermano per strada chiedendomi un autografo perché io non sono abituata a vedermi come Kristen Styles la popstar, ma Kristen e basta, sono ancora quella piccola ragazzina introversa»
«Ti amiamo Kristen!» gridarono.
«Vi amo anch’io», e questo diede il via ad altre urla.
Provai ad analizzare i visi delle persone presenti in stanza. Chi scattava foto, chi sorrideva, chi piangeva. Era bellissimo provare una sensazione simile. Persone che ti amano anche se non ti conoscono.
«Beh, non è magnifico? E’ sempre meglio rimanere con i piedi per terra, non credi?»
Annuii e intrecciai le mani, cercando di alleviare la tensione.
«Chi ti ha spinto a partecipare a quel concorso?»
«Mio fratello Harry, lui ha sempre creduto in me e gli sono grata per tutto, senza di lui non sarei riuscita ad arrivare dove sono», lasciai che gli applausi finissero poi tornai a parlare. «E anche grazie ad un’altra persona anche se purtroppo ora non siamo in bravi rapporti»
«Si tratta sempre di uno della band dei One Direction?»
«Esattamente», risi e il pubblico fece lo stesso.
«E ora sei single
«Totalmente disponibile»
Il conduttore rise e sfogliò alcuni fogli che aveva sulla scrivania accanto a lui. «Avete sentito? Kristen è libera e single perciò potete farvi avanti»
Partì un coro di ‘ooh’ poi ancora risate.
«Non ho bisogno di amore per ora, o almeno credo, mi bastano i miei amici».





 

MIA FF CHE SE CAGATE VI AMO, CLICCATE, LEGGETE E RECENSITE, BRAVE<3
cowabonga.

ma che dolcino questo capitolo.
oddio, vi ho infilato ziam e prevedo morti.
non mi uccidete, i ziam sono dolcissimi, dai :c
a me non stanno simpatiche ne daniellina ne peralda.
mi dispy, ziam is the way.
niall e kristen, il diabete come sempre.
lou, we miss you.
shamalaya.

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Capitolo 26
*** Fall into my arms instead. ***


«Sei stata grande!» mi accolse Faith non appena fui dietro le quinte.
Risi nervosamente, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Andiamo?»
Niall annuì e mi circondò le spalle con un braccio. Mi sentii subito più calma.
«Noi andiamo dai ragazzi», mi disse Niall.
«Io vado da Harry», lo corresse Faith.
Horan sbuffò e la spinse verso l’ascensore.
«Vi raggiungo dopo!» gridai prima di vederli sparire.
Le tempie mi battevano forte, provocandomi un’insopportabile mal di testa. Mi guardai intorno. Non dovevo fare nulla di speciale, nulla di urgente. I miei impegni erano finiti per quel giorno e speravo anche per tutta la vacanza. Perché non ero andata con loro? Sbuffai e mi diressi verso le scale. Ogni volta che l’ascensore era occupato impiegava più di mezz’ora a tornare al piano terra.
«Ma perché sono cretina», borbottai col fiatone, dopo aver finito la seconda rampa di scale.
«Ci sei nata Kristen, non puoi farci niente», sentii mio fratello e istintivamente scossi la testa, sospirando.
«Peccato che tu lo sei più di me», mi girai e feci per andargli incontro.
Ma mi bloccai.
Mi bloccai perché c’era Louis Tomlinson che camminava ridendo, probabilmente per la battuta di Harry. Alzò la testa ed anche da lontano riuscivo a contemplare la magnificenza dei suoi occhi azzurri. Aveva una delle sue camicie, quelle che lo rendevano ancora più perfetto di quello che era.
In poco tempo li ritrovai davanti a me. Harry mi scompigliò i capelli ed io arrossii, rimettendoli al loro posto.
«Non dovevi andare da Faith?» gli chiesi scocciata.
Mi guardò con sguardo interrogativo. «Faith è andata a fare shopping in città con Perrie e Eleanor»
Ora anche la mia migliore amica mi mentiva. Assolutamente perfetto, no? Non che fossi gelosa di Perrie però lei avrebbe potuto dirmi la verità, non l’avrei mangiata.
Non riuscivo nemmeno a litigare con lei, era una delle persone più importanti della mia vita. Mia sorella, era esattamente tutto quello.
Mentre di Eleanor ero gelosa. Ero tremendamente gelosa di Eleanor. Ma non per il suo fisico, o il suo bel faccino. Io ero gelosa del suo ragazzo. Tutto quello che mi bastava per rendermi felice l’aveva lei.
«Chissà perché non ti hanno chiamata», mi stuzzicò Louis.
«Perché mi sarei sentita a disagio con la ragazza del ragazzo che am», m’interruppi, sbarrando gli occhi e tappandomi la bocca con le mani.
S’inumidì le labbra con la lingua e rise. «La ragazza del ragazzo?»
Sbruffai rumorosamente e distolsi lo sguardo per un attimo. «Esci dalla mia testa!» gridai esasperata.
«E cadi tra le mie braccia», canticchiò ricordando il motivetto della loro canzone.
Si girò verso di Harry e gli poggiò una mano sulla spalla. «Ci lasci soli?»
Scossi la testa, pregando mio fratello con lo sguardo.
«Certo, devo avere la rivincita da Niall a fifa», mi schioccò un bacio sulla guancia e si allontanò, ridacchiando.
Quel ragazzo aveva le ore contate. Questione di poco e la sua vita sarebbe terminata. Non era lui quello del patto “se ti metti di nuovo con mia sorella lascio la band”? Beh, con un migliore amico come Tomlinson , in effetti, non poteva essere molto coerente.
Mi porse il braccio e io ci incastonai il mio. Non avevo nemmeno controllato quel movimento, era stato spontaneo. Quando c’era lui, la mia testa non rispondeva più ai miei comandi ma faceva quello che le consigliava il cuore. Quell’idiota del cuore che finisce sempre per essere ferito.
«Dove la porto signorina?» chiese galante.
«Non su una stella», risposi divertita.
«E dai», si lagnò. «Segui il copione»
«Ti prego, Titanic? Troppo romantico»
«Grease?»
Ci pensai su. «Si, Grease mi piace»
«E’ il mio film preferito»
E poi ci fu silenzio. Non avevo idea di come rompere il ghiaccio e aspettavo che fosse lui a parlare, era quello che si sentiva più a suo agio. E non avevo ancora capito dove mi stesse portando. 
«Dove stiamo andando?» chiesi curiosa vedendo che era una zona dell’albergo che non avevo mai visto.
«Ti fidi di me?»
«Oh basta con le frasi dei film e poi no, non mi fido di te»
Scoppiò a ridere e spinse il suo piede intrecciò la sua gamba alle mie, facendomi cadere. Rapidamente, mi prese per il braccio e, prima di toccare terra, fui di nuovo in piedi accanto a lui.
Respirai mantenendo la calma, mentre lui intonava il ritornello di ‘look after you’.
«Come sei simpatico», farfugliai, mordendomi il labbro.
Aprì la porta e mi invitò ad entrare. Al primo impatto, non vidi niente, c’era solo buio.
«Dove siamo?» sussurrai poco prima che la porta si chiuse alle mie spalle.
Sobbalzai e sentii la serratura chiudersi. Iniziai a dare calci e pugni alla porta, nel tentativo di sfondarla, ma senza risulatato.  
«Calmati!» gridò.
«Fammi uscire o giuro che farai la stessa fine di Harry», gridai.
«Non uscirai finché non farai quello ti dico»
Serrai i pugni e li tenni fermi lungo i fianchi. «Fammi uscire, subito», imposi.
«Bene, accendi la luce, si trova alla tua destra»
Appoggiai le mani al muro finché non trovai un rigonfiamento. Premetti l’interruttore e la stanza fu illuminata.
«Scusa per il disordine», aggiunse.
Era un grande salone, e sembrava piuttosto familiare. C’erano due divani, posto uno davanti all’altro. Erano bianchi, di pelle, contornati da strisce oro. Poco più in là, c’era un armadio a muro, affiancato da uno specchio. Lo aprii e trovai un telo bianco. Corrugai la fronte.
«Hai trovato il vestito?» mi chiese gridando per farsi sentire.
«Ti sento anche se non gridi», risposi. «Si ho trovato una specie di telo»
«Perfetto», c’era un qualcosa di soddisfatto nella sua voce. «Aprilo»
Feci scorrere la zip e presi il vestito tra le mie mani. Sorrisi, senza rendermene conto. Era bellissimo.
«Ti piace?»
Annuii, anche se non poteva vedermi. «E’ perfetto», mormorai con voce spezzata.
«Bene, segui i biglietti, passo a prenderti alle otto»
«ALLE OTTO? LOUIS SONO LE UNDICI DI MATTINA, DEVO STARE UN INTERO POMERIGGIO QUI DENTRO? GIURO CHE TI TAGLIO LE PALLE!» gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
Ma se n’era già andato. Mi buttai sul divano. Almeno era comodo. Come avrei passato il tempo? Come avrei fatto mangiato? Io avevo bisogno di mangiare. Piuttosto, aveva parlato di bigliettini. Girai a vuoto in quella piccola stanza prima di accorgermi che il primo era attaccato alla porta. C’era un numero di telefono.
“Chiama questo numero, ti dirà qualcosa”
Afferrai il cellulare dalla tasca dei pantaloni e mossi i palmi sullo schermo. Poi lo poggiai all’orecchio e dopo nemmeno due squilli, una voce calda iniziò a parlarmi. Non era per niente familiare. 
«Non era ubriaco»
«Che significa?»
«Rifletti, e trova il prossimo biglietto», e riattaccò, lasciandomi come un’idiota con il telefono in mano.
Non era ubriaco. Sarebbe stata una lunga giornata. Restai forse mezz’ora, ferma a riflettere, poi vidi delle bottiglie di vodka e iniziai a frugare. Il biglietto era sotto la bottiglia più grande. Un altro numero, sempre con lo stesso messaggio.
«Si nasconde qualcosa sotto quello che ha dovuto dirti»
Presi una penna e scrissi tutto quello che i vari numeri mi dicevano. Ognuno di loro aveva una voce diversa.
Il terzo biglietto lo trovai dentro il telo bianco.
«Lui non la ama e nemmeno lei ama lui»
Trovai altri sei biglietti, in totale erano nove. Grazie ad un indizio trovai delle merendine dentro il comodino. E quello fu il mio pranzo. Mi ero vestita, avevo messo le ballerine che avevo trovato ed ero rimasta ferma, trovando qualcosa per far scorrere il tempo. Mancavano ancora cinque ore alle otto.
Poi il mio telefono vibrò. Il numero era sconosciuto. Ma la curiosità era troppa e risposi, senza esitare.
«Girati».






 

cowabonga.
aww, che bello questo capitolo.
kristen e louis.
prossimo capitolo.
eh eh eh eh.
vedrete che mi amerete:*
ma queste nove recensioni fisse? belline siete<3
vi lascio che vado a lavarmi lalala
shamalaya.

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Capitolo 27
*** I can’t believe that you are here and lying next to me. ***


Mi girai di scatto.
Mi guardai intorno e mi accorsi che ero sola.
«E’ una presa per il culo?» chiesi sbuffando.
Poi la porta si aprì cigolando e Louis si fece avanti, sfoderando uno dei suo sorrisi migliori. Teneva le mani in tasca, e mi guardava.
Sentivo le gambe tremarmi e il cuore battere. Il cervello era annebbiato. Aprii la bocca per poi richiuderla subito dopo. Le emozioni che provavo scorrevano velocemente, facendomi sentire confusa. Ma ero felice. Per una volta non avevo paura di dimostrare ciò che provavo. Eppure, entrambi eravamo imbarazzati e limitavamo a guardarci. Verde nell’azzurro.
Era così lontano ma lo sentivo così vicino.
Poi successe tutto velocemente. Mi ritrovai a baciarlo. Ero contro il muro e le mie labbra premevano sulle sue. Mi sollevò e intrecciai le gambe intorno al suo bacino.
Le mie mani giocavano con i suoi capelli mentre le nostre lingue danzavano, felici di essersi rincontrate. Mi era mancato il suo profumo. Mi era mancato tutto di lui.
Pensai a Eleanor mentre lo baciavo.
Avrebbe sofferto.
Basta pensare agli altri, pensa alle tue esigenze!
Per una volta ascoltai la voce nella mia testa, e mi lasciai andare.
Non interrompendo il bacio, tirò giù la cerniera del vestito e me lo sfilò velocemente, scaraventandolo nella parte opposta della stanza. Iniziai a slacciare i bottoni della sua camicia, uno alla volta, fino a lasciarlo a petto nudo.
Mi staccai per riprendere fiato. Louis rise e mi poggiò a terra. Si inginocchiò davanti a me, iniziando a lasciarmi piccoli baci sul collo, mentre con abile mossa mi slacciava il reggiseno. Avvampai e mi ritrovai a desiderare la persona che mi aveva fatto soffrire. Ma non potevo non perdonarlo.
Lui era parte di me. Una parte che non sarebbe mai potuta andarsene.
Si tolse i pantaloni, sfilandoli con le gambe. Lanciai le scarpe, e qualcosa si ruppe. Ma nessuno dei due si fermò. Eravamo presi da noi stessi. Io e lui.
Non contava nient’altro.
Posò le mani sui miei fianchi e mi guardò. Annuii e mi lasciò nuda.
«Ti amo», sussurrai troppo piano perché potesse sentirmi.
Poi fui di nuovo sua, per la seconda volta.
Fu tutto un caso.
Avrei potuto prevedere che mi sarei innamorata del migliore amico di mio fratello?
Avrei potuto prevedere che mi sarei innamorata di Louis William Tomlinson?
Era come una medicina.
Ti basta lui per sentirti meglio.
Il suo sorriso, la sua voce, lui.
Sarei tornata sua. Forse. Era davvero quello che desiderava?
Forse non provava gli stessi sentimenti forti che provavo io. Forse non si oscurava il mondo quando mi vedeva, come succedeva a me. Forse non ero la persona più importante della sua vita. Forse non contavo nulla. Forse ero una delle ultima persone a cui pensava o forse, non mi pensava per niente.
Ma nonostante tutto, lo amavo.
 
Aprii gli occhi, deboli e pesanti, e sbattei le ciglia più volte. Mi ci volle poco per realizzare che la mia mano era intrecciata a quella di Louis, che mi guardava sorridendo.
Mi posizionai sul fianco destro, in modo da poterlo guardare. Sentivo la schiena urlare di dolore. Dormire sul pavimento non era il massimo. 
«Non posso credere che sei qui stesa accanto a me», sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Il mio stomaco si attorcigliò. Potevo essere più felice di così?
«Ti senti bene?» chiese.
Annuii, incapace di parlare. Ero persa nei pensieri, la scena di poche ore si ripeteva in continuazione nella mia mente.
«Cos’è, sei diventata muta?» mi chiese di nuovo, ridacchiando.
«Perché…», mormorai. «Perché l’hai fatto? Tu hai una ragazza e mi hai fatto capire che non te ne importa più nulla di»
«Credi sempre a tutte le cazzate, eh?» mi zittì.
Mi morsi il labbro e lo fissai. La vita con lui sembrava un enigma da risolvere.
«Eleanor è un’amica, un’amica e basta, non l’ho mai amata e lei non ama me, ne sono sicuro, era una storia così», si grattò la testa.
«Ancora non capisco»
«Sto dicendo che voglio stare con te, piccola palla di pelo», mi scostò una ciocca di capelli da davanti al viso e rise. «E che ti amo»
I miei occhi si illuminarono e fu felice della mia reazione. Mi accarezzo la guancia e mi lasciò un piccolo bacio all’angolo della bocca.
«Posso farti una domanda?» chiesi incerta.
«Spara», rispose, issandosi sui gomiti.
Alzai la schiena, restando seduta, e mi coprii con il lenzuolo. «In realtà te l’ho già fatta questa domanda ma spero che tu ora mi risponda sinceramente», corrugai la fronte. «Perché mi hai lasciata la scorsa estate?»
Restò fermo per qualche secondo poi sospirò.
«Ti ricordi Sonny?» annuii e lo lasciai continuare. «Ecco, mi ha minacciato, se si può dire così», abbassò lo sguardo.
Sbarrai gli occhi. «Cosa?»
«Beh, lei e i suoi amici», ricordai i visi di Bruno, Alan, Matt e Josh. «Mi hanno detto ‘o te ne vai, o faremo di tutto per non farla vincere, anche a costo di farle del male’»
Rabbrividii.
«Mi sono sentito così in colpa a lasciarti sola nel momento in cui avevi bisogno di me ma non avevo scelta, e ancora mi pento di ciò che ho fatto, sono stato orribile. Ho cercato, queste settimane, di starti lontano, perché non ti merito, ti ho fatta soffrire e basta. Ma non posso reprimere i miei sentimenti, sono troppo forti»
E in quel momento niente poteva cambiare il mio umore. Scossi la testa e lui mi guardò interrogativo.
«Mi sento io in colpa, hai fatto tutto questo per il mio bene, ma ora non c’è niente che ci impedisce di amarci»
Si alzò, rimettendosi i vestiti, e frugando qualcosa nella tasca dei suoi jeans. Aprii le tende e il poco sole che c’era illuminò il mio corpo. Si inginocchiò dietro di me.
«Devo preoccuparmi?» chiesi senza voltarmi.
«Chiudi gli occhi», fu l’unica cosa che disse.
Obbedii senza esitare. Sentii qualcosa di freddo sfiorarmi il collo e un’onda di brividi mi passò per la schiena. Quando fu di nuovo accanto a me, abbassai lo sguardo e vidi la collana con la scritta ‘L’ che mi aveva regalato per il mio compleanno.
«Ora è per sempre», mormorò.
«Lo è sempre stato»
«Ma ora non ti lascerò più»
«Promesso?»
«Promesso, quindi vedi di passare meno tempo con l’irlandese», mi disse scompigliandomi i capelli.
«Iniziamo già ad essere gelosi?»
«Lo sono sempre stato, tu non hai mai smesso di appartenermi».





 

cowabonga.
potete solo amarmi per questo capitolo :)))))
è la dolcezza assoluta dai, finalmenteeeeeeee
stanno finalmente insiemee, stappate lo spumanteeeeee
oppa gangnam styleeee
okay no basta
so che amate la coppia krouis(?) quindi questo capitolo passerà nella storia
ah sì, grazie per le tante recensioni, vi lowo tutte, lo sapete
shamalaya.

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Capitolo 28
*** Be yourself. ***


Mi prese per mano e aprii la porta. Era tornato tutto come prima e mi sentivo felice, non potevo essere più felice di quanto lo ero in quel momento.
Come quando a Natale regali ad un bambino il regalo che ha aspettato per mesi. Ho finalmente tutto quello che ho sempre desiderato. Lui al mio fianco. Camminavamo silenziosi, ma si sentiva la nostra esuberanza, lo sentivo ridacchiare ogni tanto, immerso nei suoi pensieri e non potevo far a meno che sorridere nel guardarlo.
«Kristen ma dov’eri? Idiota, ti ho cercata per tre ore!» mi urlò contro Faith appena mi vide.
Indietreggiai e alzai le mani.
«Era con me», rispose Louis calmo.
Faith gli lanciò un’occhiata annoiata, poi rielaborò il significato delle sue parole e lo guardò sbarrando gli occhi. «L-lei era c-con te?» balbettò.
Annuì e mi circondò la vita con un braccio.
«Siete tornati insieme?» la sua voce si accese d’entusiasmo.
«Si ma calmati!» le dissi prima che mi strinse in un abbraccio.
«Sono così felice per voi!» esclamò scappando verso la camera di suo fratello.
Niall si girò, guardandola confuso. «Ma che ha?»
«Sai com’è fatta», dissi accennando una risata.
Si leccò le labbra e si passò una mano tra i capelli spettinati. «Usciamo oggi? Ti porto a cena fuori», e mostrò uno dei suo sorrisoni.
Feci per rispondergli ma Louis mi precedette. «Scusa Horan, oggi è mia», e mi avvicinò ancora di più a sé.
Deglutii mostrando un’evidente imbarazzo. Niall guardò prima me, poi lui, e sorrise nervoso. «Okay, fa niente», si salutarono con una pacca sulla spalla e Niall se ne andò, sentendosi il terzo incomodo.
Mi girai, furiosa, verso di lui.
«Che c’è?» mi chiese, facendomi entrare nella sua stanza.
«Non trattarlo così! E’ il mio migliore amico e anche il tuo, e non smetterò di vederlo»
«Stiamo litigando?» chiese buttandosi sul letto.
Scossi la testa e sospirai.
«Allora litighiamo così facciamo pace facendo sesso», mi lanciò un’occhiata maliziosa.
Presi un cuscino e glielo tirai in piena faccia, scoppiando a ridere. Mi stesi accanto a lui e mi stiracchiai. Erano appena le sette, e nessuno dei due aveva idea di cosa fare. Non avevo fame, non avevo sonno, ma sarei potuta rimanere con lui per sempre.
«Stanotte non dormirò per niente», ammisi annoiata.
«Bene, tanto la notte non serve a dormire»
Mi staccai e gli mollai uno schiaffetto sul collo. «Ma la smetti?»
«Dobbiamo recuperare un anno Kristen, dobbiamo darci da fare»
Non ricordavo fosse così idiota. Forse era anche peggiorato. Avevo visto un video in cui giocava con un piccione di plastica. Era proprio fuori di testa.
La porta si spalancò e Zayn entrò in lacrime, chiudendosi al bagno.
«Merda», sussurrò Louis alzandosi e iniziando a battere pugni contro la porta. «Apri, cazzo!»
«E’ tutta colpa tua, coglione! Non puoi mai pensare a te invece di rovinare la vita agli altri?»
«Che è successo?» gli chiesi terrorizzata.
Non avevo mai visto Zayn piangere, si faceva vedere come un duro ma alla fine era il più dolce e sensibile.
«Quelli che ti hanno chiamato quando eri nella stanza erano lui e Liam, evidentemente è successo qualcosa», si morse il labbro e continuò a tirare calci e pugni alla porta. «Giuro che la sfondo!» minacciò.
Aprì e riuscimmo a vedere i suoi occhi gonfi, con le lacrime che ancora gli rigavano il viso. Louis l’abbracciò e lui ricambiò con un po’ di distacco. «Scusa, per qualsiasi cosa sia successo»
«Mi ha rinfacciato tutto, mi ha detto delle cose orribili, quella non è la stessa persona con cui sono stato», singhiozzò con un po’ di rabbia.
«Liam ti ama Zayn, si vede che non ce la faceva più, doveva sfogarsi e ha trovato una circostanza adatta per farlo, non rovinare tutto, sono sicura che tutto quello che ti ha detto non è vero e che rimedierà se tu glie ne dai l’occasione», intervenni io.
Scosse la testa, asciugandosi il viso con le mani. «Non lo voglio più vedere».
 
«Louis, no! Stiamo andando verso Eleanor, non voglio parlarci, dai!» cercai di dimenarmi dalla sua presa ma fu inutile.
«Kristen, tranquilla», mi rassicurò lei venendoci incontro.
Aveva sentito tutto, perfetto. Forse avevo gridato un po’ troppo. Giusto un po’, eh.
«Ho visto la chimica che c’è tra te e Louis, sembrate stati creati per stare insieme, so che tu non puoi stare senza di lui e lui non può stare senza di te, non ce l’ho con nessuno dei due, stavo solo ostacolando il vostro amore, ed è ora che io mi faccia da parte», cercò di sorridere, poi ci lasciò soli.
«Vedi? Non è successo nulla, rilassati»
Feci un respiro e chiusi gli occhi. Erano successe troppe cose in poco tempo e dovevo ancora rendermi conto di tutto.
«Andiamo a fare un giro in città?» mi chiese poi.
«No!» risposi istintivamente.
Sospirò e si appoggiò al muro. «Che problemi hai oggi?»
«Ho paura di tutto», confessai iniziando a mangiarmi le unghie.
Soprattutto di farmi vedere con lui. Avevo paura di essere giudicata e di essere attaccata. Avevo paura di essere insultata solo perché ero con lui. Io non ero poi così forte, avevo solo una maschera. Ero ancora terribilmente debole.
Ero una persona che non dimenticava. Ricordavo ogni singolo insulto, ogni singola pietra che mi hanno scagliato contro.
«Parli, amore?»
Sorrisi. «Mi hai chiamata amore»
«Come devo chiamarti? Trottolina amorosa dududadada?»
Sbruffai. «Mi sembrava strano che per un attimo stessi facendo il dolce»
«Eddai, vieni qui piccola bimba indifesa», scherzò.
Mi accolse tra le sue braccia e iniziò ad accarezzarmi il braccio facendo movimenti circolari con il pollice. Rabbrividii.
«Mi dici cos’hai ora?» insistette.
«Ho paura delle vostre fan, ecco, l’ho detto», gli diedi le spalle e iniziai a camminare avanti e indietro.
Scoppiò a ridere e alzai gli occhi al cielo.
«Non di tutte», dissi. «Di alcune, alcune iniziano a insultarti, a mandarti minacce di morte e cose del genere», mi fissai le mani. «E io non voglio che succeda»
«Kristen, questo succede a tutti, e ti basterà di vedere i messaggi delle nostre fan, quelle con un po’ di coscienza», specializzò. «E ti sentirai meglio»
Scrollai le spalle e spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Allora andiamo»
Feci un passo ma poco dopo iniziai a essere trascinata da un pazzo che correva.
«Ho bisogno di te, domani è il compleanno di Zayn!» gridò terrorizzato.
Salutai Louis da lontano e lasciai che Liam mi riempisse la testa delle sue stupide preoccupazioni.
«Come mi vesto? Che gli dico? E se non mi vuole? E se gli rovino la festa?»
Gli presi i polsi, nel tentativo di calmarlo. «Basta! Sei peggio di me!» lo vidi arrossire e abbassai la voce. «Sii te stesso, e se non basta vuol dire che non ti merita, non devi cambiare per gli altri, Liam»
«Kristen devo parlarti», disse Harry serio, interrompendoci.
I miei problemi non potevano finire, vero?





 

cowabonga.
okay, questo capitolo non ha niente di particolare però è dolcino.
zayn e liam, i miei ziam omg
prossimo capitolo vi ucciderò tutte, skst
cioè nel senso che morirete perché sarà pieno di lkjhgfdsa
non so esprimermi, lo sapete c':
12 RECENSIONI? SOLO UNA COSA:
GRAZIEEEEEEE, SIETE DELLE 'TROTTOLINE AMOROSE DUDUDADADA' <33
shamalaya.

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Capitolo 29
*** I just wanna hold you. ***


Per un attimo restai a fissarlo poi sospirai e lo seguii. Liam ci guardò perplesso.
«Che c’è?» chiesi.
Il suo sguardo era dritto verso di me, pungente.
«Come se non lo sapessi», si prese la testa tra le mani.
Aggrottai la fronte e scossi la testa. «Qual è il problema?»
Mi prese per i polsi e me li strinse, così tanto da farmi male.
«Harry lasciami!» gridai. «Mi fai male, lasciami!»
«Se succede una cosa simile a quella che è successa l’anno scorso io l’ammazzo, okay?»
Mi scrollai dalla sua presa, e mi allontanai terrorizzata. Mi toccai i polsi, arrossati e doloranti. Aprii la porta e tornai da Liam scoppiando a piangere.
Mi venne incontro e mi abbracciò, iniziando ad accarezzare i capelli.
«Sh, va tutto bene, tranquilla», mi rassicurò.
«Liam, non ce la faccio più, non so cosa gli sia preso», singhiozzai. «Perché non posso semplicemente fare quello che voglio? Sono maggiorenne!»
Mi raddrizzai e mi asciugai le lacrime con la manica della maglia. Non avevo mai visto mio fratello in quello stato. Lui non era mai stato violento con me e con chiunque altro. Diceva che voleva proteggermi ma in quel momento era proprio da lui che dovevo proteggermi. Per la prima volta avevo paura della persona che mi aveva sempre fatto sentire bene.
«Ho bisogno di Niall», mugugnai.
Annuì e prese velocemente il telefono, componendo il numero.
«Puoi venire? Kristen non sta bene», gli disse e annuì con la testa. «Va bene, ti aspetta qui»
Mi schioccò un bacio sulla fronte dicendomi. «Zayn vuole parlarmi», e sorrise eccitato.
Risi e gli indicai la porta. «Sopravvivo per cinque minuti, vai pure»
Mi stesi, iniziandomi a massaggiare le tempie. Il mio cervello rielaborava le immagini di quello che era successo. Chiusi gli occhi e sbattei violentemente le mani sul letto, cercando di smettere di tremare.
Il cellulare vibrò e sbruffai.
“ho incontrato delle fan, che è successo? stai bene? massimo cinque minuti e sono da te x”
Era di Niall e non esitai a rispondere.
“tranquillo, sto bene, non del tutto ma nel complesso sì, ti aspetto”
Chiusi gli occhi e annebbiai la mente. Il tempo passava lentamente, ed ero sola.
Il tonfo della porta mi svegliò. Sembrava fossero passati pochi minuti.
«Niall sei pronto?» gridò Liam entrando.
«Un secondo!» gridò anche lui, probabilmente dal bagno.
«Buongiorno!» mi salutò sorridendo e io ricambiai.
Mi alzai, stiracchiandomi, e non appena appoggiai completamente il piede a terra lanciai un urlo.  «Merda!» sbraitai.
Il sangue iniziò ad uscire veloce e il tappeto bianco divenne rosso. Mi sentii subito più debole e la mia vista si annebbiò.
«Niall prendila che cade!» gli disse Liam avvicinandosi cauto. «Mi spieghi che cazzo ci faceva una bottiglia di vetro rotta a terra!?»
«Mi è caduta!» rispose lui cercando di difendersi. «Avevo intenzione di pulire sta mattina»
«State zitti e portatemi da un dottore», biascicai.
 
«Quindi?» chiese Louis al dottore.
«Quindi non potrà camminare per un po’, il vetro le ha procurato una brutta ferita e dovrà portare le stampelle, due settimane bastano»
Sbruffai e incrociai le braccia al petto.
Il dottore mi porse le stampelle e, con l’aiuto di Louis, mi alzai e le infilai sotto al braccio, prendendole con le mani nella parte intermedia.
I due si salutarono e io me ne andai scocciata fuori dall’ufficio.
«Succede tutto a me!» sbottai una volta che fu di nuovo al mio fianco.
«Sei un cerotto vivente amore, che vuoi farci», rispose ridendo.
Gli lanciai uno sguardo annoiato e accelerai, anche se con quegli affari non potevo andare molto veloce.
Prese le chiavi dalla mia borsa e aprì la porta della mia stanza. Mi sedetti e sbruffai, di nuovo.
«Cinquantasette», sospirò.
«Cinquantasette cosa?»
«Tutte le volte che hai sbruffato»
«Le hai contate?» chiesi sbarrando gli occhi. «Sei impossibile», gli dissi dopo che lo vidi annuire divertito.
Saltai su un piede fino all’armadio e, una volta arrivata, mi appoggiai alle ante. Presi il primo completo che vidi e ci aggiunsi un paio di scarpe, tirandone via una.
«Sei impossibile», rise citandomi.
«Peccato che non ti ho preso con lo stivaletto», esclamai acida.
Tolsi velocemente il pigiama e mi vestii; mi feci aiutare quando era il momento di mettere le scarpe. Dopo di che strusciò sopra di me e mi lasciò un dolce bacio sulle labbra, un altro, e un altro, e un altro ancora. Sorrisi e gli presi la mano, stringendola alla mia.
«Non sai cos’è successo ieri sera», sospirai e si issò sui gomiti accanto a me. «Harry è stato violento con me solo perché ora siamo fidanzati», ingoiai il groppo che avevo in gola.
«Violento?» gridò. «Che ti ha fatto?» scandì per bene ogni parola.
«Mi ha stretto i polsi», sussurrai e velocizzai la spiegazione quando lo vidi agitarsi. «Non dire niente, okay? Sai com’è fatto Harry si scuserà lui»
I suoi occhi si riempirono d’odio e ebbi paura di nuovo. Odiavo quello sguardo, odiavo vederlo così.
Mi aiutò ad alzarmi e, dopo che mi offrì il braccio, ci incastonai il mio. «Non voglio arrabbiarmi», aggiunse. «Andiamo alla festa di Zayn»
In dieci minuti arrivammo sotto. Impiegammo molto più tempo di quanto impiegavamo di solito e questo solo grazie al mio ritmo da bradipo. Ero imprigionata in quelle stampelle, non potevo nemmeno stare ferma sui due piedi.
Mi aspettavo di trovare una calma festa tra amici, e invece, era peggio di una discoteca. Gente che beveva, gente che ballava buttandosi a destra e sinistra. Da lontano vidi Zayn, che baciò Liam prima di venire verso di noi.
«Hey ragazzi», ci abbracciò poi lanciò uno sguardo dispiaciuto al mio piede. «So cosa si prova, è successo anche a me, beh divertitevi!»
Louis si guardò intorno, poi cautamente mi trascinò, non sapevo dove, facendosi spazio tra tutti. Aprì la porta e mi fece entrare. Eravamo in bagno.
Mi inumidii le labbra e scoppiai a ridere. «Mi spieghi perché siamo entrati in bagno?»
«Perché qui non viene nessuno e io voglio stare calmo con la mia ragazza», mi fece appoggiare il piede sopra le sue scarpe e gli gettai le braccia al collo.
«Ma è un bagno, non è romantico», protestai. «Puzza anche!»
Fece spallucce. «Voglio soltanto stringerti, non importa dove»
Avvicinai il suo viso al mio. «Ti senti Edward Cullen?» gli sussurrai.
«Un po’», confessò ridendo e spostando la sua bocca sul mio collo.
Lanciai un gridolino. «Sei stupido?»
«No, sono innamorato, e quando si è innamorati non si capisce più niente».





 

cowabonga.
devo scappare questo capitolo è l'amore.
addio.
ps. vi amo tutte quante.
shamalaya.

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Capitolo 30
*** We accepte the love we think we deserve. ***


«Usciamo da questo bagno, ti prego», protestai.
Si passò una mano tra i capelli sbruffando poi annuì e ci trovammo di nuovo tra la folla. Lanciò occhiate fugaci, per poi concentrarsi in un punto. Niall.
«Torniamo dentro, dai», mi spinse e quasi caddi.
Mi aggrappai velocemente ad una delle sedie e restai a guardarlo confusa.
«Il problema è Niall? Cos’hai al posto del cervello?»
«Non voglio che stai con lui, nega l’evidenza e mi da fastidio», disse digrignando i denti.
Corrugai la fronte. Non poteva dire sul serio. Niall era il mio migliore amico, e non poteva tenermi lontana da lui. Non avrei perso tutto per qualche sua mania ossessiva. Strinsi la prese tra le stampelle e cercai di raggiungerlo, nonostante dietro di me Louis imprecasse.
Mi sedetti, esausta, e mi divertii a  guardare l’espressione arrabbiata del mio ragazzo.
«Ti amo», gli mimai con la bocca.
Rise e capii che non era poi così arrabbiato o almeno, non più. Iniziava a fidarsi di me. Mi mostrò il telefono facendomi segno che mi avrebbe chiamata dopo. Gli mostrai il pollice e scosse la testa, divertito, raggiungendo Zayn e Liam. Seguii i suoi passi finché non li persi, poi mi concentrai su Niall, che sembrava del tutto assente.
«Oh, ciao Kristen!» mi salutò poi cogliendomi di sorpresa.
«Vedo che ti sei svegliato, buonasera!» risposi sarcastica.
Arrossì all’istante. «Scusa, pensavo ad una cosa», si rabbuiò.
«E’ successo qualcosa, sono pronta ad ascoltarti», appoggiai i gomiti sul tavolo e la testa sopra i palmi della mano.
Capivo che era successo qualcosa dal suo comportamento. Niall era sempre attento, non si accorgeva di te dopo dieci minuti che gli stavi vicino. Non arrossiva così facilmente. Non dava risposte vaghe.
«Davvero, pensavo ad una frase… accettiamo l’amore che crediamo di meritare», sussurrò.
Mi morsi il labbro e mi sentii a disagio. «Perché pensavi proprio a questo?»
«Storia lunga e non voglio scombussolarti le idee, ci vediamo domani», si alzò scompigliandomi i capelli e lasciò la stanza a grandi passi.
Decisi di andarmene anch’io. Le parole di Louis rimbombavano nella mia testa. ‘’Nega l’evidenza” e se fosse stato vero?
Se Niall avesse provato qualcosa per me? Come avrei reagito?
Mi venne da piangere pensando a farlo soffrire. Lui non se lo meritava ma che altra scelta avrei avuto?
Io non provavo nulla per lui, o almeno credevo. Non riuscivo ad immaginarmi insieme a lui. E se con il mio comportamento l’avessi illuso?
Aprii la porta della mia stanza e mi buttai sul letto, lasciando cadere le stampelle.
Ero confusa. Era impossibile mettere a confronto il mio rapporto con Louis e il mio rapporto con Niall.
Io e Louis, beh, io e Louis eravamo tutto. Ci completavamo. Non riuscivo a stare senza di lui, non riuscivo a non pensarlo per un secondo. Ogni notte mi addormentavo sperando in un suo messaggio. Lo stomaco sussultava ogni volta che veniva nominato il suo nome. Le labbra si aprivano in un grande sorriso ogni volta che lo vedevo.
Ma Niall c’era stato, c’era stato quando avevo avuto bisogno. Era vicino a me. Pronto a darmi una mano per farmi rialzare. Pronto a motivarmi. A dirmi che ce l’avrei fatta e che non mi sarei dovuta arrendere. I suoi abbracci mi facevano sentire meglio. Dormivo tranquilla tra le sue braccia. Lui venne a cercarmi, non gli altri, lui.
Ma a dirla tutta, forse ero paranoica per niente, forse quella frase non era riferita a me. E allora perché il comportamento strano di Louis?
Infilai le dita nei capelli e strizzai gli occhi, cercando di liberare la mia mente. Tirai le coperte fin sopra alla testa e rimasi nascosta lì, finché non mi addormentai e nel sonno iniziai a muovermi.
Sentii delle mani sul mio viso.
«Buongiorno», mormorò preoccupato.
«’Giorno», mugugnai.
Feci per alzarmi ma mi prese per un braccio.
«Le stampelle»
«Ah già», borbottai stizzita. «Ma come fate a entrare tutti nella mia stanza senza chiavi?»
«Harry ne ha una copia», ridacchiò.
Incrociai le braccia e mi appoggiai allo stipite della porta. «Non sono una bambina, vorrei avere anche io la mia privacy», detto questo entrai in bagno e raccolsi i capelli in una disordinata coda.
«Si può sapere cos’hai oggi?» chiese affacciandosi.
«Niente», mentii e iniziai a passare lo spazzolino sui denti, totalmente indifferente.
«Chissà quante cose significa quel niente, ormai ti conosco Kristen», sospirò.
Prevedibile. Tutti riuscivano a leggermi. Ero un libro aperto.
«Beh, per una volta non succede niente sul serio», tornai di là e aprii l’armadio, iniziando a guardare ogni singolo vestito.
Tutto pur di non farmi vedere in difficoltà.
«Metti la mia felpa e i jeans e dimmi che hai!»
Mi rassegnai e feci come disse, sedendomi accanto a lui.
«Credo di piacere a Niall», dissi tutto d’un fiato.
«Quindi tu ora lo scopri? Sei un genio.
Niall l’ha confidato ad Harry e lui voleva farvi mettere insieme perché ovviamente tutti tranne me»
Affondai la testa nel cuscino e subito dopo le sue mani iniziarono ad accarezzarmi i capelli.
«Amore io piaccio a una marea di ragazze eppure non mi sembra che tu ne faccia un dramma», riuscivo a percepire l’umorismo nella sua voce.
«Idiota», borbottai.
«Su dai, sposiamoci, così si rassegna una volta per tutte»
Gli sferrai un pugno sul braccio e rise. «Scherzavo!» aggiunse in sua difesa.
Poco dopo scendemmo sotto insieme, lui e gli altri avevano un’intervista da fare perciò mi lasciarono con Faith su una panchina fuori dall’albergo.
Ma poi andò via anche lei.
Mi ritrovai sola. E stava iniziando a nevicare.
I fiocchi cadevano lenti, strizzavo gli occhi per riuscirli a vedere. Alcuni si posavano sul mio palmo aperto verso l’alto, poi si scioglievano. Erano sempre di più, e si attecchivano al suolo, rendendo di nuovo tutto bianco. Tutti tornarono dentro. Io restai lì.
Per il semplice fatto che la mia mente non reagiva, era completamente annebbiata.
Poi percepii il calore di chi si sedette accanto a me. Riconobbi la sua voce che mi diceva di tornare dentro.
Mi prese il volto tra le mani e i suoi occhi mi resero ancora più impotente.
Avvicinò il suo viso al mio.
Non capii più niente.





 

cowabonga.
devo farvi tremila scuse, lo so.
ma è un brutto periodo e oggi avevo anche poche idee.
scusatemi se non vi piace.
mi rifarò nel prossimo.
shamalaya.

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Capitolo 31
*** I wanna stay with you. ***


Le sue labbra si posarono sulle mie. Erano calde, al contrario delle mie, ormai fredde e secche. Restò fermo poi, come se mi stesse chiedendo il permesso. Dentro la mia testa era in corso una guerra, una parte voleva che baciassi Niall, l’altra voleva me ne andassi.
Per qualche strana ragione lo baciai. Avevo voglia di baciarlo. Volevo baciare Niall.
La sua lingua iniziò ad esplorare la mia bocca, io ero sempre più partecipe. Avevo le mani sulle sue guance come per impedirgli di muoversi.
Solo poco dopo mi accorsi di quello che stavo facendo, e di quello che avevo fatto.
Mi staccai, con gli occhi lucidi. Con le poche forze che avevo riuscii ad alzarmi e con le stampelle, tornai dentro, senza guardarlo.
Cercavo di non pensare, cercavo di oscurare tutto ma era impossibile. I sensi di colpa mi stavano assalendo. Presi l’ascensore e schiacciai il pulsante per arrivare al secondo piano. Saltellai velocemente su un piede cercando di arrivare in fondo al corridoio, dove c’era la mia stanza. Frugai nelle tasche ma non trovai la chiave. Scoppiai in una crisi di pianto e mi accasciai a terra piangendo. Ero sbagliata. Meritavo di rimanere sola. Avevo illuso tutti. Per sino mio fratello non voleva rivolgermi la parola.
«Kristen!»
Alzai la testa e vidi Niall corrermi contro.
Strinsi i denti e chiusi gli occhi. Avrei voluto pregarlo di lasciarmi sola ma non avevo più forze.
Si sedette accanto a me. Sentivo il suo respiro pesante e affannato. Guardava avanti a sè, con un mezzo sorrisetto stampato sul viso.
Lui non capiva. Non capiva il disastro che aveva creato. Non capiva la confusione alla quale mi aveva condannata. Ai sensi di colpa, ai rimorsi.
«E’ stato fantastico», mormorò.
Increspai la fronte e lo guardai, un misto tra rabbia e delusione. «Fantastico? Ti rendi conto di cos’hai combinato?» avrei voluto dirlo in tono minaccioso invece che da bambina che si è appena persa in una piazza affollata.
«Oh scusa», sembrò pentirsi un attimo e tornai a nascondere lo sguardo.
Stesi la gamba con il piede fasciato e sospirai.
«Scusa Kristen ma dovevo baciare la ragazza che amo e giuro che lo rifarei un milione di volte, anche ora…»
Appoggio una mano a terra e riavvicinò il suo volto al mio.
«No», implorai. «Ti prego»
«Louis non lo deve venire a sapere», si alzò.
Sentii lo stomaco reagire con una fitta. Non ce l’avrei fatta a tenerglielo nascosto. Mi morsi un labbro poi afferrai la sua mano pronta per aiutare ad alzarmi.
La cosa migliore da fare?
Non ne avevo idea.
La cosa peggiore?
Nemmeno.
Chi amavo?
Louis, di questo ne ero certa.
E perché non avevo respinto Niall?
Questo non riuscivo a capirlo.
Ma c’era un abisso tra loro. Beh con Louis era tutto totalmente diverso. Non riuscivo a stare senza di lui. Anche in quel momento, lo stare sola, senza le sue braccia pronte a stringermi, senza lui che mi rassicura, senza i suoi baci sulla fronte.
Non avevo idea di dove fossero tutti in quel momento, nemmeno di dove fosse Faith. Afferrai il telefono, almeno quello lo avevo, dalla tasca dei jeans e composi velocemente il numero di Louis.
Tornai seduta contro la parete e portai il telefono all’orecchio. Dopo tre squilli rispose.
«Oh Kristen amore dimmi», lo sentii ridere tra le parole.
«Niente, volevo solo chiederti dove sei», mi resi conto di quanto fosse flebile la mia voce e tossii.
«Sono appena tornato! Sono andato in città con Zayn e mi dispiace, ho io la tua chiave, anzi ho anche la copia»
Sorrisi e sospirai. «Già, grazie genio»
«Un minuto e sono da te», e riattaccò.
Asciugai il viso con le lacrime della maglia e aggiustai i capelli. Mi trascinai fino alle scale e mi appoggiai alla ringhiera per rialzarmi. Odiavo quello stupido piede fasciato che mi impediva di fare tutto regolarmente.
L’ascensore si aprì e mi venne in contro stampandomi un bacio sulle labbra. Non credo avrei retto se fosse andato oltre. In quel momento era tutto così sensibile. Mi sentivo il mostro. Forse lo ero.
Entrammo dentro e mi sedetti, mentre lui si tolse il giubbino e mi mostrò una piccola scatolina decorata con un nastro rosa.
Deglutii silenziosamente.
«Che cos’è?» chiese entusiasta.
«Ho fatto shopping», e scoppiò a ridere. «No ho comprato qualcosa per il mio cerotto vivente»
Feci una smorfia per come mi aveva chiamata e rise.
Me lo porse e delicatamente lo aprii. Alzai gli occhi e lo guardai. «Stai scherzando spero, dei calzini con la faccia di un orso?»
«Sono pelosi! Ti terranno caldo il piede, non è colpa mia se sei un cerotto vivente», enfatizzò le ultime due parole.
«Smettila di chiamarmi così!» strillai mentre mi calzava quei calzini ridicoli.
«Nervosa oggi», alzò un sopracciglio e si stese accanto a me. «Successo qualcosa?»
Non arrossire, non arrossire, non arrosire.
«No perché?»
Alzò le spalle e iniziò a canticchiare. Forse non si era accorto di nulla, ma io non ero molto convincente. Facevo casini poi speravo nel meglio.
«Tu invece? E’ successo qualcosa?» gli chiesi.
«Sono solo felice di stare di nuovo con te», ammise prendendomi la mano.
Rabbrividii.
«Eddai», rise. «Ti faccio ancora questo effetto? Reagivi così i primi i giorni, quando dovevo proteggerti da Guido uuuh»
Gli tirai un cuscino e mi infilai cautamente sotto le coperte. «Ho sempre reagito così e penso che lo farò per sempre», borbottai.
«Potrebbe piacermi, mi ispira dolcezza, visto che non lo sei quasi mai»
«Io sono dolce, coglione. Ops», mi tappai la bocca con le mani e avvampai all’istante.
Rise e iniziò ad accarezzarmi i capelli. Appoggiai la testa sul suo petto. Riuscivo a sentire il suo cuore. La sua mano si allacciò dolcemente sul mio fianco.
«Devo parlarti di una cosa seria ora però», sussurrò con un tono di voce completamente diverso.
Non lo interruppi. Spostai lo sguardo verso la vetrata ben visibile dato che avevo lasciato le tende aperte. Era già calata la notte. Benché non fosse piena, la luna era bellissima.
«Tra due giorni tutto questo finirà»
«Cos’intendi con tutto questo?» lo fermai prima che continuasse la frase.
«Non entrare nel panico, tranquilla, intendo la vacanza.
Beh ecco, volevo chiederti cos’hai intenzione di fare»
«Io in realtà non ci ho pensato, ma penso che tu sappia già la risposta»
La sua risata risuonò nel mio orecchio. «Voglio che sia tu a dirmelo»
Sbruffai. «Devi rendermi sempre le cose difficili… io voglio rimanere con te»
Mi strinse a sé e inspirai il suo profumo.
«Per me è lo stesso», mi sussurrò.






 

COWABONGA SONO QUIIIIIII
DAI LO SO CHE MI AMATE FOREVEEEEEEER
SCUSATE IL RITARDO MA E' UN PERIODACCIOOOOOOOO
SAPPIATE CHE NON MI SONO DIMENTICATA DI VOOOOOOOOI
SPERO DI AVER RIMEDIATO ALMENO UN PO' CON QUESTO CAPITOLOOOOO
DOLCE PIU' O MENOOOOOOOO
okay basta parlare così. 
davvero, spero vi piaccia, lo scritto con tutto il mio corazon che batte per le mie krouis shippers
(PERCHE' VOI SIETE KROUIS SHIPPERS, EH?)
SHAMALAYA TORNO PRESTOOOOOOOOOOO

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Capitolo 32
*** The only exception. ***


Aprii gli occhi.
Venni subito colpita da un fascio di luce che era penetrato dalla vetrata. Li richiusi immediatamente sentendo le palpebre più stanche e pesanti. Mi girai dall’altra parte, facendo attenzione al piede e trovando il viso di Louis a un centimetro dal mio.
Sorrisi, osservandolo. Sorrideva anche durante il sonno. Aveva quella dannata voglia di vivere che faceva felice anche me.
Gli lasciai un bacio sul naso poi mi alzai, afferrando le stampelle e dirigendomi verso il bagno. Mi spogliai e aprii il rubinetto della doccia, lasciando cadere i primi getti d’acqua calda. Feci per entrare ma il mio buon senso mi fermò. Non potevo fare la doccia con le stampelle. E non potevo bagnarmi il piede.
Nella mia stanza non c’era una vasca da bagno.
Ero fottuta. Come avrei fatto a lavarmi? Non potevo non farlo per due settimane.
La porta si aprii cigolando e spostai lo sguardo verso di essa, vedendo entrare Louis.
«Buongiorno», mugugnò soffermando il suo sguardo su di me e sul mio corpo.
Arrossii all’istante.
Scoppiò a ridere e, in qualche modo, cercai di coprirmi.
«Oh andiamo, ti vergogni del tuo ragazzo?»
«Sparisci, ho da fare», borbottai facendo la finta offesa.
Mi aiutò a rimettermi il pigiama poi mi abbracciò da dietro, lasciandomi dei piccoli e dolci baci sul collo. Rabbrividii chinando la testa verso la sua spalla.
«Sai una stanza dove c’è una vasca da bagno? Ho bisogno di lavarmi», gli sussurrai.
Si grattò la nuca poi con un gesto veloce e inaspettato mi prese in braccio, catapultandosi fuori.
«Sei completamente idiota?» sbraitai. «Sei uscito in mutande!»
Bussò alla porta della sua stanza e fu Niall ad aprirci. Arrossii, di nuovo. Era una situazione piuttosto imbarazzante e non sapevo come comportarmi.
Louis si fece spazio e mi lasciò sul pavimento del bagno, mentre parlava agli altri.
«Devo lavare Kristen quindi se entrate siete morti, capito?»
Tutto perfetto tranne per il fatto che non ero un cane.
«Amico se non ci hai fatto caso stai parlando a due gay», borbottò Zayn affondando la testa nel cuscino.
Io e Liam ridacchiamo mentre Niall tornò a fissare lo schermo del telefono, forse incapace di sostenere le occhiate di Louis.
Lo feci girare, poi mi spogliai. Nel frattempo riempii la vasca con l’acqua. Poi mi prese di nuovo in braccio e mi immerse, tenendomi il piede fuori.
Presi lo shampoo e iniziai ad insaponarmi i capelli, poi passai al corpo. Louis mi guardava in silenzio, con lo sguardo serio. Percepivo la tensione.
Mi sciacquai e mi avvolsi nell’accappatoio. Mi prese di nuovo in braccio e tornammo nella mia stanza. Mi fece sedere su una sedia, davanti allo specchio. Volle asciugarmi i capelli. Il suo viso non lasciava trapelare alcuna emozione e iniziai a preoccuparmi. Forse avevo fatto, o detto, qualcosa di sbagliato.
«Grazie», sussurrai zoppicando davanti all’armadio.
Lui si limitò a chinare la testa, senza sorridere.
Mi vestii più leggera del solito, oggi il sole era il protagonista del cielo e il caldo della giornata. Louis si appoggiò allo stipite della porta, fissando un punto.
Sbruffai rompendo quell’odioso silenzio. «Vuoi dirmi che succede?»
«Dovresti saperlo», si limitò a dire.
Si avvicinò, a passo lento, e si sedette accanto a me, prendendomi la mano. «Niall ti ha baciato»
Persi un battito. Mi si mozzò il respiro. Louis mi guardò negli occhi e riuscii a percepire la delusione. Avevo deluso anche lui. Avevo deluso la persona più importante della mia vita e la stavo perdendo, di nuovo.
Scoppiai in lacrime e nascosi il viso tra le mani, piegandomi sopra le ginocchia. Non riuscivo a sostenere tutta quella tensione. Lo sentii accarezzarmi i capelli così mi raddrizzai.
«Non piangere», sussurrò stringendomi. «Devo solo sapere una cosa… perché l’hai fatto? Perché non l’hai respinto?»
«Non ne ho idea, è stato tutto così veloce che non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare e quando l’ho fatto era troppo tardi», era quella la verità, doveva esserlo.
«Solo a immaginare le sue labbra sulle tue mi fa incazzare», ringhiò.
«Io amo te»
«Anch’io, non sai quanto», si affrettò a dire prima di fiondarsi sulle mie labbra.
Lasciai che la sua lingua iniziò ad esplorare la mia bocca. Lasciai che si sfogasse con quel bacio. Lasciai scendere le mie lacrime che si mischiarono al sapore delle sue labbra.
Restò vicino al mio viso. Il suo naso contro il mio. Mi lasciò un altro bacio poi prese i vestiti e si chiuse in bagno. Ripresi fiato, poi scrissi un biglietto.
Appena hai fatto vieni nella sala grande sotto.
Kristen x
Lo lasciai sopra la scrivania poi afferrai le stampelle e scesi sotto.
Mandai un messaggio a tutti. I primi ad arrivare furono Zayn e Liam. Mano nella mano. Erano bellissimi.
Poi Niall insieme ad Harry e Faith.
Restai in silenzio, seduta, con le braccia conserte, finché non arrivò Louis.
Quando entrò anche lui, iniziai a parlare.
«Okay, domani ce ne andiamo e io devo chiarire tutte le situazioni, ne ho bisogno», abbassai lo sguardo verso le mie mani poi lo rialzai, spostandolo ad Harry. «Credo che tu mi debba delle scuse»
Si morse il labbro e mi guardò con gli occhi lucidi. «Hai ragione, mi sono comportato da idiota, stavo per allontanarti dalla tua felicità, ho sbagliato. Scusa Kristen»
Si avvicinò, facendomi alzare, e abbracciandomi. Cercai con tutta me stessa di non piangere.
«Ti voglio bene», gli sussurrai.
Mi accarezzò la guancia poi tornò vicino a Faith. E iniziai a parlare proprio con lei.
«Ti sei allontanata da me, stai solo con Perrie, non capisco cosa ti succeda. Cos’ho fatto?»
Si guardò la manicure poi sbruffò. Era la persona che capivo meglio mentre in quel momento, era come se non la conoscessi. Era tornata la Faith dell’anno precedente.
«Vuoi la verità? Sono incazzata con te perché hai fatto lasciare Perrie e Zayn, io sono… omofoba ecco!»
Sbarrai gli occhi.
Zayn si alzò, dando un calcio alla sedia e si posizionò davanti a lei. Liam lo seguì.
«Vuoi dare la colpa a Kristen? Lei ha solo aiutato Liam a dichiararsi, lo ha aiutato ad essere felice, come lei lo è con Louis! Mi fai schifo»
«Vedi di calmarti», sbottò Harry. «Ognuno ha le sue scelte»
«Harry ma dove sei finito? Sei davvero tu? Beh, vado a cercare il mio migliore amico perché non lo riconosco più. Ti stai facendo monopolare da Faith e nemmeno te ne accorgi», s’intromise Louis.
Harry fece per rispondere ma lo bloccai.
«Okay basta! Chiarirete dopo, io ho bisogno di parlare con le ultime due persone», mi passai una mano tra i capelli e sospirai. «Niall, io non voglio perderti, non voglio perdere il mio migliore amico, ma non posso andare avanti così, la scelta è tua… o mi resti vicino come amico o sarai costretto ad allontanarti»
Si inginocchiò davanti a me, prendendomi le mani. Lo guardai negli occhi. Non avrei mai voluto farlo soffrire.
«Nemmeno io voglio perderti, resterò al tuo fianco, da amico», scandì per bene l’ultima parola. «E ci sarò quando ne avrai bisogno»
Gli sorrisi. Mi alzai e mi posizionai davanti a Louis.
«Potete andare», disse lui sorridendomi.
Aspettò che la stanza fu vuota prima di farmi iniziare a parlare.
«Beh, cosa devo dirti? Sei la seconda cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita» «Quale sarebbe la prima?» m’interruppe.
«Arrivare dove sono ora, vincere quel concorso, e emozionare le persone con la mia voce.
Stavamo parlando d’altro. Io ti amo, okay? Tutti mi hanno deluso, tutti se ne sono andati, tu anche ma poi sei tornato e questo è l’importante. Tu sei l’unica eccezione, l’unica persona che mi fa sentire un angelo, l’unica persone che mi fa sentire viva»
Finalmente sorrise e mi sentii completa.
«Sarò sempre con te, non ti lascerò mai, potremmo andare a vivere in una casa a Londra, e magari fare tre figli e prendere un cane, come vuoi tu», rise. «Ti chiederò di sposarmi, ti regalerò un anello che non toglierai più, proprio come la collana»
Cautamente mi fece volteggiare poi mi strinse al suo corpo. Iniziammo a ballare. Non riuscivo a parlare, ero troppo felice. Appoggiai la testa sopra la sua spalla.
Mi sentivo come in un film.
C’era una melodia felice che volava per la mia testa insieme a tutti i momenti passati con lui. Il primo sguardo, il primo bacio, la prima notte insieme, le parole di qualche minuto fa
«Ti ricordi come ci siamo messi insieme?»
Annuii. «Come posso dimenticarlo?»
Si staccò e mi guardò compiaciuto.
L’unica differenza era che non c’era Harry a minacciarlo di ucciderlo se mi avesse fatto soffrire.
Sentivo le gambe cedermi. Non ero abbastanza forte, le lacrime iniziarono a scendere. Ma erano lacrime di gioia.
Era tutto perfetto. Avrei passato la mia vita con lui, felice. Con lui, non avevo bisogno di nessun altro.
«Mia», mormorò per poi attirarmi di nuovo a sé e baciandomi.
Sorrisi sulle labbra. «Mio». 





 

THE END.

allora, come posso ringraziarvi?
ho le lacrime agli occhi, amo troppo questa storia e mi dispiace anche finirla.
sono otto mesi che va avanti fu tutto un caso. oddio. mi sono troppo affezionata. 
il titolo è perfetto, louis è l'unica eccezione. 
voglio ringraziarvi tutte perché ci siete state ad ogni capitolo. avete sclerato con me con i miei 'cawabonga' e 'shamalaya'.
ci siete state durante guido e kristen, ci siete state durante il periodo odioso tra i krouis, ci siete state durante le selezioni, durante kristen emozionata perché doveva cantare, DURANTE LA PRIMA NOTTE. insomma. GRAZIE DI TUTTO, okay?
e no, non sto piangendo, fa solo caldo (mh, ci sono cinque gradi) e sto sudando dagli occhi çwç
vorrei che tutte lasciaste una recensione, così da dare un ultimo saluto. ULTIMO CAPITE, ULTIMO.
OMG. NON SONO PRONTA. *si dondola in un angolino a singhiozzare* 
se volete rimanere con me e con la mia pazzia, passate qui -> Who's gonna make you fall in love?
è sempre sui ragazzi, in particolare su zayn, ma si accentuano tutti e cinque.  
e non posso non finire con questo.
grazie ancora, davvero.
shamalaya.
cowabonga.

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