vorrei odiarti un po', senza nemmeno amarti.

di alexander michael karev
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** quando tutte le parole sai che non ti servon più. ***
Capitolo 3: *** chi ti ha dato il permesso di crescere? ***
Capitolo 4: *** You light up my world like nobody else. ***
Capitolo 5: *** i was here, i lived, i loved. ***
Capitolo 6: *** Rassicurazioni. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note dell'autrice: è la prima storia che pubblico su efp, la prima che scrivo su TPB. Anche se è passato molto tempo da quando hanno piantato la serie, l'ho vista poco tempo fa su mediaset extra e la coppia Luca/Sara mi ha fatto venire voglia di scrivere di loro.
Spero di avere recensioni e che la storia vi piaccia, buona lettura.


Prologo.



Non posso ancora crederci, non riesco proprio a capire come ho potuto permettere che succedesse. Pensavo che sarebbe andato tutto bene, pensavo bastasse tenerlo nascosto e non rivelarlo mai a nessuno e, non so come, pensavo che se non lo avessi ammesso nemmeno a me stessa non sarebbe stato poi così grave. Una cotta passeggera, solo perchè era l'unico uomo nella mia vita. Solo perchè io avevo tredici anni e l'unico interesse che assillava i ragazzi che conoscevo era il calcio, lui mi sembrava l'unico diverso. Credevo che questo sentimento fosse nato solamente per questo, perchè mi prestava un minimo di attenzioni. Era, doveva essere una cotta infantile, doveva passare nel giro di qualche settimana, qualche mese al massimo. Sono andata avanti anni a pensare che in poco tempo avrei incontrato un ragazzo della mia età che mi avrebbe fatto dimenticare, che mi avrebbe permesso di trascorrere un'adolescenza normale, come quella che vedevo vivere a tutte le mie amiche.

Sbatto la porta della mia camera e mi butto sopra il mio letto, cerco l'ipod sopra il comodino e quando lo trovo mi infilo le cuffie nelle orecchie. Premo il tasto “play” e faccio partire la canzone, seguita dalle inevitabili lacrime che essa porta con sé.

Ero certa, da stupida quale sono, che sarebbe bastata una vacanza, un viaggio. Sicura che due mesi in Irlanda a finire l'anno sarebbero stati sufficienti per non pensare più costantemente a lui. Non averlo sotto gli occhi tutto il giorno, non avere il suo profumo sempre dovunque mi girassi, pensavo sarebbe stato molto utile, vista la situazione che si era creata. Erano in gioco una famiglia, un'amicizia contro la mia unica felicità. Non potevo permettere che mio padre perdesse l'unico, insieme a Giuliano, amico vero che avesse mai avuto dai tempi delle superiori. Non potevo, soltanto per egoismo, permettere la rovina della mia famiglia. Ho sempre sperato di vederlo emozionato quando gli avrei confessato di essermi innamorata per la prima volta. Ho sempre sognato che, un giorno, sarei stata al suo fianco vestita di bianco nel giorno più bello della mia vita mentre mi accompagnava goffamente verso l'altare e l'uomo che sarebbe stato il compagno della mia vita, l'ho sempre immaginato emozionato e più felice ed orgoglioso che mai. Non potevo fare altro che sacrificare la mia felicità davanti a due cose così tanto importanti. Così sono partita piena di tristezza e speranza, molta più tristezza che speranza. Come potevo sperare davvero che accadesse la cosa che mi rendeva più triste?

 

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Capitolo 2
*** quando tutte le parole sai che non ti servon più. ***


Quando tutte le parole sai che non ti servon più.



-No Luca, ti dico che è impossibile fargli cambiare idea.. papà mi ha chiamato dieci minuti fa tutto eccitato, mi ha quasi supplicato di poter accompagnare lui Marta a danza oggi-

Sento nitidamente mio marito sbuffare dall'altro capo del telefono.

-Volevo davvero portare io mia figlia al primo giorno di danza-

Non posso fare a meno di sorridere, mentre un suono sempre più nitido si fa spazio nella mia testa, come una canzone che una volta conoscevo a memoria ma ora mi riporta solo un leggero ricordo. Come se associassi qualcosa a questa vecchia canzone, ma non ho la minima idea né di quale melodia sia né tanto meno che ricordo mi porti. La musica si interrompe in un istante e sento un profondo fastidio nel silenzio che si crea.

-Sara-

Sento la voce di mia madre, lontana.

-Sara, amore, è pronto da mangiare-

Apro lentamente gli occhi, decisamente disturbata dalla sveglia. Mi stiracchio e poi mi posiziono seduta, tanto per riprendere contatto col mondo esterno.

-Dai Sara, veloce che ci sono Luca e Silvia a cena-

Perfetto. Se già prima la sensazione di fame scarseggiava, ora è proprio scomparsa. Si è dileguata in un istante, nascondendosi nel posto più remoto del mio stomaco.

Mi alzo e raggiungo il bagno, poi mi guardo allo specchio. Odio la mia pelle così tanto giovane, odio il fatto di non avere nemmeno una piccola ruga sul mio viso e, soprattutto, odio il brufolo che è comparso, segno inequivocabile della mia giovinezza. Apro il lavandino e butto entrambe le mani sotto il getto rinfrescante d'acqua, la sensazione di sollievo è immediata.

-Sara-

Mia mamma urla il mio nome per l'ennesima volta, neanche fossi l'anima della cena. Come se senza di me questa serata non potesse esistere, forse è proprio il contrario. Fosse per me, Luca e Silvia, mia zia Silvia, qui dentro non ci metterebbero più piede.

Raggiungo il tavolo in salotto, ignorando il senso di nausea che mi provoca la visione del bacio tra i due fidanzatini.

La cena scorre lentamente, non parlo praticamente mai, salvo i rari casi in cui vengo direttamente interpellata. Non sembro essere in grado di staccare lo sguardo da loro due, non riesco a perdermi nemmeno una carezza di lui. La tocca continuamente, anche sfiorandola. Ogni volta che parla, che racconta qualcosa, finisce per guardarla con un'espressione, mi fa venire l'orticaria anche il solo pensiero che lui la possa rivolgere ad un'altra. Quando siamo arrivati al dolce, dopo l'ennesimo sguardo preoccupato di mia nonna, sento Silvia schiarirsi la voce e cominciare a parlare, sembra agitata.

-Ehm, ragazzi, noi dovremmo darvi una notizia-

Luca sta attento a non incrociare mai il mio sguardo, non credo che questa notizia mi piacerà. Prendo a strofinarmi le mani, agitata anche io.

-Insomma, ci sposiamo, di nuovo-

Sento un tonfo, dev'essere il mio cuore che cade a picco verso il pavimento. Non sento più nemmeno un battito, come se il mio cuore fosse sparito, come se non esistesse più. Dev'essere questa la sensazione di un cuore che si spezza.

Sposto lo sguardo verso i miei genitori, entrambi guardano radiosi i due ragazzi. Mia madre si butta addosso a Silvia, cominciando a blaterare chissà cosa. Mio padre prende a congratularsi con Luca, anche se sorride chiaramente, sembra piuttosto confusa da questa notizia, almeno non sono l'unica. Mi volto verso mia nonna, mi sta guardando scioccata. Non se lo aspettava neanche lei a quanto pare. Mio papà si alza per abbracciare Luca. Ecco, così doveva andare, così l'avevo immaginata. Mio padre che abbraccia il mio futuro sposo, sinceramente contento della mia felicità. Sento le lacrime prepotenti iniziare a spingere per poter scendere lungo le mie guance. Tentando di passare inosservata mi alzo da tavola e raggiungo il bagno, più velocemente possibile. Mi chiudo la porta dietro le spalle, a chiave, e poi mi accascio per terra con la schiena contro essa. Lascio libere le lacrime di scorrere, accompagnate da chiari singhiozzi e spasmi. Proprio a me doveva capitare questo amore così impossibile e complicato. Non potevo innamorarmi di un ragazzo della mia età, uno come Tito, che non fosse il migliore amico di mio padre, trentatrenne.

Sento bussare alla porta delicatamente.

-Sara, tesoro, sono la nonna.. fammi entrare-

Giro la chiave e mi scosto appena dalla porta, per lasciare libero lo spazio di apertura. La nonna entra e si chiude la porta alle spalle, poi mi guarda quasi commossa e si piega, sedendosi accanto a me. Mi abbraccia, trasmettendomi il calore che solo lei è sempre riuscita a trasmettere, il calore necessario affinchè i miei singhiozzi riprendano, ancora più forti.

-Perchè a me?-

Mi stringe, accarezzandomi la schiena, e sospira.

-Shh, tesoro non lo so.. non lo scegli tu-

Un altro singhiozzo, nascondo il mio viso sulla sua spalla e sento nitidamente il suo maglione cominciare a bagnarsi a causa delle mie lacrime.

-Perchè doveva capitare a me tutto questo? Mia zia, lo capisci?-

Si morde il labbro, sofferente. Non vorrebbe per niente al mondo vedermi in questo stato, darebbe qualunque cosa per potermi vedere felice.

-Si amore, è ingiusto-

Mi allontano da quell'abbraccio, appoggiandomi al muro ad aspettare che i singhiozzi si interrompano, aspetto semplicemente che tutto questo dolore se ne vada. Chiudo gli occhi mentre sento arrivare dall'altra stanza la risata sonora di Luca, seguita dagli altri.

Riuscirò mai a ridere così di nuovo?





Note dell'autrice: Posso capire che nessuno segua la storia, dopo tutto è passato un sacco di tempo da quando è finito il telefilm.. comunque continuerò a pubblicare, giusto per averla da qualche parte. 
E.

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Capitolo 3
*** chi ti ha dato il permesso di crescere? ***


Chi ti ha dato il permesso di crescere?



-Sara, che ci fai già sveglia? Il matrimonio è tra quattro ore-

Stanotte non ho chiuso occhio, non è che sono già sveglia. Non mi sono proprio mai addormentata. E come avrei potuto, oggi sarà il giorno peggiore della mia vita.

-Avevo caldo e mi sono svegliata, vado a farmi una doccia-

Mi sorride mia mamma mentre scompaio dalla sua visuale. Quanto vorrei essermi scoperta malata stamattina, talmente malata da dover stare a letto tutto il giorno, talmente malata da poter passare tutta la mia vita a letto.

Quando finisco di lavarmi, trovo già Silvia nel salotto e sta parlando con qualcuno in cucina, probabilmente la ragazza che le farà capelli e trucco. Appena mi vede salta in piedi.

-Sara ciao, come stai?-

Mai andata così male, sono innamorata del tuo quasi non più ex marito e se mio padre lo scoprisse non mi rivolgerebbe mai più la parola.

-Tutto bene, zia-

Mi sorride mentre una ragazza bionda fa la sua comparsa nel salotto.

-Tesoro ma che hai fatto? Pare che non dormi da'na settimana-

Diciamo che non ci sei andata molto lontana, tesoro. Silvia si mette a ridere, io non riesco a fare neanche un piccolo falso sorriso.

 

 

Si alzano tutti in piedi e la musica comincia a risuonare nella chiesa. Si voltano verso la sposa che comincia la sua marcia verso l'altare. Io continuo a guardare Luca, non riuscendo a non pensare che dovevo esserci io al suo posto. Non posso fare a meno di pensare che quel corridoio dovevamo percorrerlo io e mio padre.

-Luca Corsari, vuoi tu prendere la qui presente Silvia Belli?-

Senza rendermene conto, mi sono persa metà funzione. Sono già al momento clou, quello che rovinerà la mia intera esistenza. Il prete si riferisce a Luca, che resta in silenzio a guardare la sua futura sposa. Sposta poi, per un momento, lo sguardo su di me che non posso fare a meno di sorridergli nella maniera più sincera che conosca. Spero che lui possa capirmi, come ha sempre fatto. Voglio solo che riesca a capire quanto amore c'è in me, per lui. Vorrei solo che capisse che lo amo, che l'ho sempre amato e che può amarmi anche lui.

Si morde il labbro, nei suoi occhi vedo profonda incertezza.

-Non posso-

Sussurra, penso di essere stata l'unica, a parte Silvia, ad avere sentito la sua ammissione. Il resto della chiesa resta in completo silenzio, come se aspettasse la conclusione logica a questa domanda. Quell'ammissione, però, riaccende qualcosa dentro di me ed è come se per la prima volta dopo settimane, mesi, il mio cuore riprendesse a battere.

-Cosa?-

Mormora Silvia, con tutto l'odio che possiede e la speranza di avere sentito male.

-Non posso farlo, non più-

Silvia scaraventa il bouquet addosso a Luca, con tutta la forza che ha facendogli piuttosto male, poi percorre correndo la navata ed esce dalla chiesa, rincorsa da mia mamma. Vedo Luca sparire dietro l'altare e tra gli invitati inizia un vocio quasi fastidioso. Vado incontro a mio padre, che sta per raggiungere Corsari.

-Papà, fai andare me-

Mi guarda senza capire, poi vedo il suo corpo rilassarsi.

-Tanto non gli farei cambiare idea io, come non lo farai te.. però lo hai sempre fatto ragionare-

Gli sorrido grata e poi corro verso la stanza dove sono sicura sia. Lo trovo seduto a guardare il crocefisso e poi tira un calcio alla scrivania di fronte a lui.

-Luca-

Si volta in un istante appena riconosce la mia voce, mi piace pensare che se non fossi stata io non si sarebbe girato, mi piace pensare da sempre di avere un posto speciale nella sua vita.

-Che ci fai te qui?-

Vedo chiaramente i suoi occhi brillare, l'indecisione di poco fa è scomparsa.

-Perchè l'hai fatto?-

Vorrei tanto mi dicesse che lo ha fatto perchè ama me e perchè non può stare con un'altra donna per tutta la vita.

-Il mio matrimonio era finito tempo fa-

Gli sorrido debolmente compiendo qualche passo verso di lui, che si alza.

-L'hai vista?-

Scuoto la testa quando anche lui si avvicina.

-Abbracciami Sara-

Non me lo faccio ripetere due volte e mi faccio spazio tra le sue braccia, appoggiando la testa alla sua spalla. Sento un brivido al contatto con il suo corpo.

-Chi ti ha dato il permesso di crescere?-

Sospiro rumorosamente. È incredibile la capacità di quest'uomo, riesce a farmi sentire a casa solo quando sono tra le sue braccia, molto più di quanto mi ci senta in camera mia o con i miei genitori.

-Dimmi quello che provi davvero-

Lo sento fare dei respiri profondi, proprio mentre penso sia arrivato il solito momento in cui si ritrae, sento la sua stretta farsi leggermente più forte.

-Non posso, Sara-

Alzo lo sguardo ed incontro i suoi occhi. Dovrebbero essere catalogati tra le meraviglie del mondo. Sono così maledettamente belli da perdercisi dentro.

-Puoi, Luca.. Se provi qualcosa, puoi dirmelo.. Nessuno può impedirti di provare sentimenti-

-Tuo padre è il mio migliore amico-

Si allontana velocemente da me, poi mi sorride appena ed esce dalla stanza.



Note dell'autrice: ci tengo a ringraziare elis90 che ha recensito ed anche tutte le persone che hanno semplicemente visitato, grazie.
Venendo al capitolo: il cognome di Silvia è frutto della mia fantasia, visto che non lo conosco. Spero che vi piaccia.
E.

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Capitolo 4
*** You light up my world like nobody else. ***


You light up my world like nobody else.



Cammino lentamente, percorrendo tutto il salotto nel tentativo di compiere il minimo rumore possibile. Spingo, altrettanto lentamente, verso il basso la maniglia della porta d'ingresso e, una volta aperta, esco sul ballatoio che unisce gli appartamenti del condominio. Resto sorpresa di quanto possa fare freddo questa notte, nonostante sia Aprile inoltrato. Aspetto qualche secondo prima di iniziare a muovere i pochi passi che mi separano dalla porta di casa sua, per assaporare un attimo l'aria incredibilmente fresca e naturale, tutto il contrario di come mi sento in realtà. Giro la chiave che Luca ha lasciato a mio papà in caso di emergenza e vengo accolta dal calore della sua casa, so per certo che Giuliano non è qui. Dopo le varie preghiere di Luca per restare solo, ha deciso di dare ascolto a Katia ed è andato da lei per la notte. La vista del suo corpo semi nudo, questo improvviso calore e il letto mezzo vuoto mi procurano un leggero arrossamento delle gote. Mi chiudo la porta alle spalle e resto in piedi, immobile, a guardare ciò che più mi ricorda casa. Credo di restare in quella posizione per delle ore, la sensazione di tranquillità che mi trasmette anche solo mentre dorme è impareggiabile a qualunque altra cosa.

-Sara-

Mormora con il tono piuttosto assonnato. Cazzo, mi ha scoperta. Resto immobile ancora, sperando che arrivi alla conclusione che non sono qui davvero, speranza piuttosto vana visto che pochi secondi dopo si alza e me lo ritrovo di fronte, sempre mezzo nudo.

-Cosa ci fai qui? È successo qualcosa? Stai male?-

-Sto benissimo-

E per la prima volta da settimane è vero, tra l'abbraccio di stamattina e la visione di stanotte mi ha trasmesso serenità pura.

-Però non hai ancora risposto alla mia domanda di stamattina-

Lo sento sospirare nel buio, cerco i suoi occhi ma noto solamente una leggera luce appena sopra di me.

-Sara, per favore-

Sbuffo facendo più rumore possibile, così da essere sicura che mi senta chiaramente.

-Cosa provi per me, Luca?-

Fa un passo avanti, avvicinandosi. Sento il suo corpo addosso al mio, questo mi provoca un palese brivido lungo la schiena e la pelle d'oca. All'improvviso percepisco calore sulla guancia, me l'accarezza con estrema dolcezza.

-Purtroppo io ti amo-

Soffia sulle mie labbra mentre rimango interdetta. Mi appoggio alla porta cercando di capire se lo ha detto davvero, oppure l'ho solo sognato.

-Ora però è meglio che torni a dormire-

Appoggio la mano sul suo petto, si ritrae velocemente sospirando.

-Non puoi dirmi che mi ami e poi pretendere che io, senza dire nulla, me ne torni a dormire-

-Invece sì, io ti amo ma è inutile perchè io e te non possiamo stare insieme-

Mi mordo il labbro cercando di trovare una soluzione. Non voglio assolutamente tornare a casa, nel mio letto. L'unica cosa che davvero vorrei sarebbe stare qui con lui, tra le sue braccia.

-Noi ci amiamo, Luca.. è così ingiusto-

Mi avvicino un po' di più al suo corpo ed accarezzo ancora una volta il suo petto perfettamente muscoloso, alzo lo sguardo su di lui e poso la mano sul suo fianco facendo pressione in modo che si avvicini fino ad essere attaccati. Posiziona le sue mani all'altezza del mio viso, sulla porta, in modo da evitare di toccarmi. Continuo a guardarlo negli occhi e mi mordo delicatamente il labbro. Mi alzo sulle punte e premo delicatamente le mie labbra sulle sue.

-Sara, è meglio che vai-

Sbuffo ancora e lo bacio di nuovo.

-Perchè? Hai detto di amarmi, Luca-

Si allontana in un secondo e fa in modo da farmi scostare dalla porta.

-Perchè se resti qui, continuerò a baciarti e finirà male la cosa, perchè non credo che riuscirei a continuare a pensare-

Appena finisce di parlare apre la porta, per invitarmi ad uscire. Esco sul ballatoio e mi volto a guardarlo, le lacrime agli occhi.

-Mi dispiace-

Mi asciugo la prima lacrima fuggitiva e giro i tacchi, in direzione di casa mia, girando le spalle all'unico uomo che mi abbia mai fatto sentire veramente viva.


Note dell'autrice: 
- il titolo è preso da una canzone dei One Direction (lo so, mi piace solo questa frase del loro intero repertorio) e significa t
u accendi il mio mondo come nessun altro. 
- volevo ringraziare Bcnlife per aver recensito, ringrazio anche tutti quelli che hanno visitato la mia storia.
Detto questo, spero che il capitolo sia gradito e vi lascio. Alla prossima.
E.

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Capitolo 5
*** i was here, i lived, i loved. ***


I was here, i lived, i loved.



Chiudo la porta di casa mia e rimango fermo per qualche secondo, cercando in ogni modo di mantenere la calma, mi sfrego per qualche istante le mani e faccio un respiro profondo. Faccio qualche passo e poi busso alla porta di Bruno, non sono completamente sicuro che ne uscirò da questa casa stavolta. Rosi mi apre la porta, sorridente come al solito.

-Luca, ciao-

Le sorrido debolmente, continuando a sfregarmi le mani.

-C'è Bruno?-

Lei annuisce lentamente, poi mi invita ad entrare e mi fa accomodare sul divano. Suo marito fa la sua comparsa appena mi siedo, ed è al telefono. Agita le mani mentre è sempre più preso dalla sua conversazione, facendomi poi segno di aspettare un secondo. Sento l'agitazione salire ancora, prendo a muovere in modo molto veloce la gamba. Questo movimento mi ha sempre fatto tornare la tranquillità, fin da bambino. Ogni volta che ero agitato, ogni volta che avevo combinato qualcosa e attendevo la sgridata di mio padre, muovere le gambe mi ha sempre aiutato molto. Non stavolta.

Bruno interrompe la telefonata e si volta verso di me.

-Luca avevi bisogno? Che è successo qualcosa a lavoro?-

Scuoto lentamente la testa e continuo a guardarlo negli occhi, senza dire nulla.

-Mi devi dire qualcosa?-

Annuisco sempre più lentamente.

-Forse è meglio se ti siedi-

Segue il mio consiglio e comincia a guardarmi molto preoccupato.

-Prometti che non mi ucciderai-

Alza il sopracciglio.

-Che è successo, Luca?-

Comincia anche lui a muovere le gambe su e giù e mi guarda, esortandomi a parlare.

-Volevo spiegarti la mia decisione di ieri-

Sembra rilassarsi appena. Vedo passarmi davanti agli occhi le immagini di come mi ucciderà da qui a poco, appena saprà che amo sua figlia.

-In effetti ero un po' curioso-

Mi sorride sereno.

-Mi sono reso conto che il mio matrimonio era finito da tempo, che ero andato avanti e.. c'è un'altra persona-

Sbarra gli occhi, decisamente sorpreso dalla mia confessione.

-Un'altra persona? La conosco?-

Non sai quanto, non sai quanto. Cerco nei meandri del mio cervello le parole più adatte, quelle necessarie a non farmi ammazzare.

-Allora, chi è questa persona?-

Sento il cuore cominciare a battere all'impazzata, mi mordo il labbro e poi prendo fiato.

-Sara-

Cerco di studiare la sua espressione, passa dall'estrema sorpresa alla profonda incomprensione in un secondo.

-Sara chi? Non conosco nessuna..-

Sembra interrompersi mentre la sua espressione si tramuta in rabbia pura. Cerco di giustificarmi in ogni modo ma dalla mia bocca non esce nemmeno una sillaba.

-Dimmi che non è Sara mia figlia-

Abbasso lo sguardo, senza rispondere.

-Esci di qui-

-Brù cerca di ragionare-

Si alza, lo imito e mi punta un dito contro.

-Non posso, non posso ragionà Luca perchè se me metto a pensà che hai toccato mia figlia, ti ammazzo-

-Non l'ho mai toccata, te lo posso giurà-

-Esci da questa casa-

Urla, non l'ho mai sentito urlare così tanto. È decisamente arrabbiato. Obbedisco e mi chiudo la porta alle spalle, ma cosa m'è venuto in mente? Come ho potuto pensare di poter dire a Bruno che sono innamorato di Sara, della sua bambina, e pensare che avrebbe potuto anche prenderla bene. Sono stato un'idiota.

Mi volto verso la strada e noto una meravigliosa testa castana avvicinarsi all'inizio delle scale. Frettolosamente, mi muovo ed entro in casa mia.



NdA:
-ringrazio Elis90 e chi ha visitato la mia storia
-il titolo del capitolo è tratto dalla canzone di Beyonce, i was here
Spero che questo capitolo, molto delicato, vi piaccia.
E.

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Capitolo 6
*** Rassicurazioni. ***


Rassicurazioni.


-Sara per favore, vai a raccogliere le cose stese?-

Alzo la testa dal libro dopo quelli che sembrano secoli, questo compito proprio ora non ci voleva. Praticamente metà programma di quest'anno da preparare entro dopodomani, in più è quasi una settimana e mezzo che Luca non si fa vedere. Esco dalla mia camera e raggiungo mamma in cucina.

-Poi la metto con il resto da stirare?-

Annuisce senza prestarmi troppa attenzione, corro in bagno per recuperare la bacinella ed esco dirigendomi verso la terrazza comune. Cerco di prestare la minima attenzione possibile al corpo così familiare che trovo vicino agli stendini. Ha detto di amarmi e poi è sparito, avrei almeno voluto una spiegazione. Raccolgo i vestiti mentre mi rendo conto che ignorarlo non è la soluzione migliore.

-Sai, oggi è il 24 marzo-

Decido che prenderla larga sia sufficiente, magari si renderà conto da solo che sono piuttosto arrabbiata.

-Domani è 25 e ieri era 23.. cosa vuoi Sara?-

Appoggia la bacinella sopra il suo stendino, come fosse spazientito.

Mangiato cereali e simpatia a colazione?

-E' passata una settimana e mezzo da quando ti è scappato dalla bocca di amarmi e ci siamo più o meno baciati.. pensavo di meritare almeno una spiegazione-

Alzo lo sguardo su di lui per la prima volta da quando sono arrivata e quasi mi sento svenire. Ha delle occhiaie piuttosto marcate, la barba abbandonata a se stessa, gli occhi più rossi e gonfi che abbia mai visto. Faccio un passo verso di lui, gli accarezzo una guancia.

-Che è successo?-

Il tono che mi esce è decisamente preoccupato. Lo guardo negli occhi, così spenti e tristi eppure così maledettamente sensuali. Sposta il viso, in modo che non riesca a toccarlo.

-Niente, tutto a posto-

Mi avvicino ancora e gli prendo il mento, costringendolo a guardarmi, non me la bevo di sicuro questa. Solo mio padre lo conosce bene quanto me, sono più che certa che saranno almeno un paio di notti che non dorme e se Luca non dorme, deve essere successo qualcosa.

-Ti conosco, Luca-

Lo vedo abbassare lo sguardo e mordersi violentemente il labbro inferiore. È talmente fragile, non l'ho mai visto in questo stato. Mollo la bacinella, che casca per terra, e lo abbraccio, stringendolo più forte che posso.

-Mi puoi dire tutto, lo sai-

Appoggia la fronte sulla mia spalla. Mi fa terribilmente male vederlo così, darei qualsiasi cosa per vederlo sorridere in questo momento.

-Ho parlato con tuo padre-

Così non mi aiuta, loro parlano tutto il giorno.

-Parli sempre con lui-

-Di te.. gliel'ho detto-

Mi sento gelare il sangue, pensare che si è ridotto così per colpa mia, della mia stupida età.

-Come mi ha guardato, Sara, pensando che t'avevo toccata, come fossi un maniaco-

Quindi è per questo, per questo non dorme da giorni, per questo si tormenta. Perchè mio padre non può capire, non potrà mai capire. Ci guardiamo di nuovo negli occhi, gli accarezzo la guancia.

-Tu non sei un maniaco e, soprattutto, non hai mai, mai fatto nulla che io non volessi-

Accenna ad un sorriso ma non dura molto.

-E per questo che non ti si vede da una settimana e mezzo?-

Annuisce lentamente ed io mi alzo in punta di piedi, mi guarda spaventato. È commovente quanto sia fragile, quanto stia soffrendo, quanto mi ami.

-Chiudi gli occhi-

Obbedisce, mi avvicino ad essi e li bacio entrambi, poi bacio la pelle che ha preso il colore livido delle occhiaie.

-Devi dormire, mi hai capito? Perchè io soffro quando non ci sei, mai quando sei con me.. tutto quello che è successo l'ho voluto profondamente, e adesso.. sto per baciarti-

Vedo che si allontana appena ma in un attimo rompo la distanza tra le nostre labbra, dopo poco dischiude le sue ed il nostro bacio si approfondisce.

-Adesso è meglio che vada, mia madre mi avrà data per dispersa-

Sorride sulle mie labbra e, subito dopo, premo le labbra sulle sue. Prendo la bacinella e mi allontano. Se lui ha parlato con mio papà, potrei farlo anche io. Non mi ucciderà, forse.

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