Hola!!!! Eccomi qui con il nuovo capitolo!! Questa volta
il ritardo non è solo colpa mia però!! Mi è saltato internet per più di un mese
e la cosa mi stava facendo saltare i nervi, poi ho avuto gli esami e il
computer potevo appena guardarlo da lontano ç_ç…ma ora è tutto risolto!!^^ (o
almeno lo spero…). Comunque…vi lascio al nuovo cap. che però non è l’ultimo
come avevo detto!! Stava venendo troppo lungo quindi l’ho spezzato
ulteriormente in due…perciò questo è il penultimo!!!^^ Buona lettura!!!^^
Ventidue dicembre. L’atmosfera natalizia aveva
ormai invaso l’intera città. Stelle e luci colorate erano appese in ogni angolo
delle grandi strade commerciali. I negozi si apprestavano a vendere gli ultimi
articoli regalo e musica di festa riecheggiava per le vie.
Kai guardò l’orologio: le cinque e mezza. Non
vedeva l’ora di tornarsene a casa. Fortunatamente rimaneva ancora un giorno poi
sarebbero cominciate le feste. Non che fosse mai andato pazzo per le
ricorrenze, ma si era stancato di lavorare e doveva ammettere che una pausa gli
era più che gradita. Senza contare che avrebbe potuto stare un po’ di più con
Hilary. Ultimamente aveva avuto molto da fare, a volte aveva anche dovuto
portarsi delle pratiche a casa dal lavoro.
Accese il computer, gli rimanevano da stampare dei
documenti e per quel giorno aveva finito. Ma le cose non andarono come le aveva
previste. Sul monitor del portatile gli apparve una finestra di dialogo che lo
avvertiva che la stampante non rispondeva ai comandi. Provò di nuovo ma ottenne
lo stesso risultato. Sbuffò, probabilmente si era guastata.
-Masaki e Kinomoto sono già andati via?- domandò
alla sua segretaria, uscendo dal suo ufficio.
Tamara alzò gli occhi su Kai, sfoggiando un sorriso
seducente. –Dieci minuti fa. Perché?-
-Dovevo stampare un documento ma la mia stampante è
rotta. Pensavo di usare la loro-
A quanto pareva però doveva rinunciare. Quando
andavano via dal lavoro i suoi colleghi chiudevano l’ufficio a chiave e la
portavano con sé. Non poteva nemmeno stampare il file a casa perché il computer
era ad aggiustare. Sembrava proprio che non avesse molta fortuna con gli
apparecchi elettronici.
-Beh…se vuoi…- esordì la donna alzandosi in piedi.
–Casa mia è a dieci minuti da qui, puoi venire a stamparlo da me-
-Non fa niente, lo chiederò domani ad uno dei mie
colleghi-
-Ma né Masaki né Kinomoto verranno domani. Si sono
presi un giorno di ferie per allungare le vacanze di Natale- gli annunciò
Tamara.
-Davvero- proseguì poi –A me non crea alcun
problema. Vedrai che non ci metteremo molto- gli disse cercando di convincerlo.
Kai gettò una rapida occhiata alla finestra.
Nonostante fosse ancora pomeriggio il cielo era buio come a tarda sera.
–D’accordo- accettò infine, non accorgendosi del sorriso soddisfatto che era
comparso sul volto della donna.
Nemmeno un quarto d’ora dopo Kai varcò la soglia
della porta dell’appartamento di Tamara, preceduto dalla donna. Si guardò
intorno, scorgendo velocemente il grande salone sul quale dava direttamente
l’ingresso. “Una casa piuttosto grande per viverci da soli” pensò.
-Vivo qui insieme a mio fratello- Tamara sembrò
leggere nella sua mente. –Ma oggi lui non c’è. E’partito per le vacanze di
Natale insieme alla sua ragazza- continuò, facendo accomodare il suo ospite sul
divano.
-Vuoi del caffè?- gli chiese e senza nemmeno dargli
il tempo di rispondere, si avviò verso la cucina con l’intenzione di andare a
prepararlo. Sparì oltre la porta del soggiorno prima che Kai potesse dirle che
non ce ne era bisogno. Non voleva trattenersi troppo, giusto il tempo che serviva
per stampare il file.
Evidentemente Tamara era di tutt’altro avviso.
Mentre riempiva la macchinetta con il caffè, e la metteva sul fuoco, pensava ad
un modo per farlo rimanere a casa sua il più a lungo possibile. Poi si sporse
appena oltre la soglia, senza farsi vedere, quel tanto che bastava per scorgere
il russo seduto sul divano, con le braccia incrociate al petto, intento a
studiare con sguardo serio i quadri appesi al muro del salotto.
“Come può un uomo essere così bello? Ed è ricco,
per giunta…” pensò, tornando a spostare lo sguardo sulla caffettiera. Abbassò
la fiamma al minimo e sorrise soddisfatta. Così il caffè avrebbe impiegato di
più a prepararsi. Si passò una mano tra i capelli biondi e, sicura di sé, tornò
nel salone.
-Allora…ti piace la mia casa, Kai?- gli chiese con
voce troppo seducente per essere una semplice domanda disinteressata.
-Carina-
-Beh, sai…-
-Ti dispiace se stampiamo quei documenti?- le
domandò, interrompendo quella conversazione sul nascere.
Tamara lo fissò scettica. -Ma…il caffè…-
-Lo prenderemo dopo- disse deciso. La donna restò
basita per qualche istante di fronte alla sua freddezza. Poi una mal celata
espressione di disappunto si manifestò sul suo volto. –Come vuoi-
Gli fece strada verso una piccola stanza, dove
c’era spazio per un computer, un vecchio armadio e una finestra. Era irritata
dal fatto che lui non la degnava neppure di uno sguardo. Non era abituata a
farsi trattare così dagli uomini. Solitamente gli bastava sfoggiare un sorriso
seducente, per ottenere da loro quello che voleva. Difficile incontrare
qualcuno che sapeva resisterle, davvero difficile.
-Prego, è tutto tuo- si rivolse a Kai,
accennandogli al computer.
“Poco male” pensò, mentre vedeva il suo capo
sedersi davanti l’elaboratore elettronico. Sarebbe stata una sfida più
interessante. Si chiedeva soltanto come poteva una ragazzina semplice e scialba
come Hilary essere riuscita a sposare uno come Kai.
-Kai…per caso tu ed Hilary avete un figlio?- gli
chiese all’improvviso.
-No- le rispose.
Lei parve riflettere su quella risposta. Nemmeno a
dire che Hilary fosse rimasta incinta e l’avesse costretto a sposarla. Non
riusciva proprio a capire.
-Allora…da quanto tempo tu ed Hilary siete
sposati?-
-Un anno e tre mesi-
-Oh…- esclamò. -Vi siete sposati molto giovani.
Solitamente i matrimoni così precoci non resistono a lungo-
-Stavamo insieme da molto tempo- gli diede come
unica spiegazione. Il loro matrimonio andava benissimo e sinceramente non
vedeva il motivo per cui doveva rendere conto a qualcuno di questo.
Kai inserì il compact disc nel lettore e attese che
si caricasse. In un attimo gli si aprì il documento davanti agli occhi e
l’attimo dopo stava già andando in stampa. In pochi minuti una piccola pila di
fogli uscì dalla stampante. Il russo prese a sfogliare rapidamente ogni pagina.
-Bene…c’è tutto- sentenziò. –Grazie- aggiunse poi
alzandosi dalla sedia.
-Figurati, Kai! Sono sempre a tua disposizione- il
tono della donna e soprattutto il suo modo di protendere avanti il petto
lasciava chiaramente alludere a ben altro.
-Credo che il caffè sia pronto- ribatté Kai, senza
staccare gli occhi dai documenti.
Aveva ragione. L’aroma del caffè si era diffuso per
tutta la casa fino a raggiungere i loro nasi. Tamara era andata in cucina,
pregando il suo ospite di tornare ad accomodarsi in salotto. Aveva riversato il
liquido in due tazzine e aspettato che si freddasse, poi aveva poggiato i
bicchieri sul tavolo del salone, prendendo posto vicino a Kai.
Doveva inventarsi qualcosa. Nessun uomo che era
entrato in quella casa, a parte suo fratello, ne era uscito come se avesse
appena fatto visita ad un suo vicino d’appartamento. Non sopportava l’idea di
uscirne sconfitta, lei aveva sempre ottenuto tutto quello che voleva.
Mentre portava la tazza alla bocca osservò il suo
capo. Notò che indossava una camicia a maniche lunghe bianca, piuttosto
semplice, una con cui era solito venire al lavoro. Suo fratello ne aveva una
simile.
Un sorriso ambiguo comparve sulle sue labbra. Aveva
finalmente trovato l’idea che stava cercando. Curiosa di vedere se avrebbe
funzionato non aspettò oltre per metterla in pratica.
Finì in fretta il suo caffè e si alzò dal tavolo,
urtandoci contro volontariamente, quel tanto che bastò per far rovesciare la
tazzina di Kai, ancora piena per metà. Il caffè finì addosso al ragazzo.
-Oh, Kai! Mi dispiace tanto! Sono proprio
maldestra! Non era bollente, vero?- fece fingendosi terribilmente dispiaciuta.
-No, era tiepido- replicò l’altro alzandosi in
piedi.
-Mi dispiace davvero! Ti laverò io la camicia per
scusarmi!-
-Non ce n’è bisogno-
-No, insisto! E’ colpa mia se si è macchiata!-
Tamara si diresse velocemente nella camera del fratello, uscendone poco dopo
con in mano una camicia simile a quella che portava il ragazzo.
-Indossa questa e lasciami la tua. Domani te la riporterò
pulita- gli disse, mettendogli in mano l’indumento.
-Ma…-
-Puoi cambiarti in bagno. O in una delle camere.
Dove vuoi- dichiarò la bionda, senza lasciargli il tempo di finire la frase.
Kai parve rassegnarsi. La donna lo vide entrare in
bagno e chiudere la porta dietro di lui. Sorrise trionfante. La prima parte del
suo piano aveva funzionato.
Spostò lo sguardo verso l’attaccapanni vicino alla
porta d’ingresso. Appesa ad uno dei pomelli c’era la giacca del suo capo. Si
avvicinò e mise la mano in una delle tasche. Vuota. Passò all’altra e ne
estrasse un cellulare. Il cellulare di Kai.
Si affrettò a nasconderlo tra i cuscini del divano
non appena sentì la porta del bagno aprirsi.
-A quanto pare avevo visto giusto. Tu e Pete avete
la stessa taglia- disse quando vide Kai con addosso la camicia del fratello.
Era molto simile a quella che il ragazzo portava poco prima. A parte la
rifinitura delle maniche…e quel piccolo particolare che distingueva tutti gli
indumenti di Pete, anche se non risaltava immediatamente all’occhio.
Tamara pensò che forse la moglie avrebbe potuto
accorgersi di quella sottile differenza…ma se così non fosse stato ci avrebbe
pensato lei stessa a fargliela notare.
-Bene…allora domani ti riporterò la tua camicia
pulita. E scusami ancora- gli ripeté prima di accompagnarlo fino alla porta. Lo
salutò e Kai ricambiò con un lieve cenno.
Quando fu sola si sedette sul divano e raccolse il
cellulare di Kai, nascosto tra i cuscini. Lo osservò con noncuranza mentre
ripensava alla messa in scena che aveva architettato. Certo doveva ammettere
che visto dall’esterno quello era proprio un piano stupido, e quasi patetico.
Ma spesso erano proprio i piani più stupidi a funzionare…e l’ennesimo sorriso
di soddisfazione comparve sulle labbra della donna.
Hilary si portò una mano alla bocca sbadigliando
sonoramente, mentre annoiata faceva zapping tra i programmi della televisione.
Non trasmettevano niente di bello a quell’ora. La verità era che non sapeva
cosa fare. Aveva passato tutto il giorno a leggere, pulire la casa, preparare
la cena, cercando di far passare il tempo, ma i minuti sembravano scorrere a
rilento. I corsi all’università erano sospesi per le vacanze di Natale, così
aveva passato tutto il giorno a casa, da sola.
Guardò fuori dalla finestra, il cielo buio come a
notte fonda. Sospirò, Kai non era ancora rientrato…
Proprio in quel momento però sentì scattare la
serratura della porta d’ingresso. In fretta si alzò dal divano, spense la
televisione e si precipitò sull’uscio, gettando le braccia intorno al collo del
marito, appena rientrato.
-Ciao amore! Mi sei mancato tanto!- lo salutò,
poggiando la testa sul suo petto.
-Sono solo andato al lavoro- ribatté lui.
-Si, ma oggi sono rimasta a casa tutto il giorno e
mi sono annoiata a morte senza di te…-
Kai abbozzò un sorriso, portando una mano sotto il
mento della ragazza, sollevandolo quel tanto che bastava per incrociare i suoi
occhi. Lentamente si avvicinò al suo viso, sfiorando le sue labbra in un lieve
bacio. Un bacio breve e semplice. Hilary non sapeva il perché, ma le piaceva da
morire quando la baciava così.
-Come mai sei rientrato così tardi? Ti aspettavo
più di un’ora fa- gli chiese quando si separarono.
Il russo la fissò per qualche istante, in silenzio.
Parve riflettere prima di risponderle. –Ho preferito rimanere di più in ufficio
a terminare il lavoro, piuttosto che portarmelo a casa-
-Ho capito- annuì la ragazza. –Almeno adesso avremo
tempo solo per noi- gli disse sorridendo. Si allontanò da lui, rivolgendogli
uno strano sguardo.
-Cosa c’è?-
-Ti va di fare un bagno…con me?- gli propose, un
guizzo di malizia nella voce.
-E’ una proposta interessante…- ribatté lui, mal
celando un sorrisino compiaciuto.
La brunetta rise. –Bene. Allora io vado a preparare
il bagno. Ti chiamo quando è pronto- disse avviandosi nella stanza accanto.
Kai la seguì con lo sguardo finché non scomparve
oltre la soglia. Sospirò appena. Non gli piaceva averle mentito ma non poteva
rivelarle la verità sul perché aveva fatto tardi. Se gli avesse detto che era
stato a casa di Tamara, come avrebbe reagito Hilary? Si ricordava perfettamente
quanto gli aveva detto su quella donna il giorno prima. Ed era chiaro che non
le piaceva per niente.
Scosse la testa, aveva fatto la cosa migliore. In
fondo non era successo niente e lui non aveva niente da nascondere.
Il pomeriggio del giorno dopo, il pavimento del
salotto della casa di Kai ed Hilary era cosparso di pacchi e pacchettini.
-Vediamo un po’…questo è per Max, e questo per
Rei…- fece la ragazza, indicando due scatole di diversa grandezza avvolte con
carta natalizia.
-E quello di Takao?- si domandò guardandosi
intorno, non trovando il regalo per l’amico. Stava preparando i regali da
portare la sera successiva, per la Vigilia, quando avrebbero festeggiato tutti
insieme. Si alzò da terra, dirigendosi nella sua camera e aprì l’armadio di
fronte al letto.
Ispezionò gli scaffali uno ad uno, ma la sua
ricerca non diede i frutti sperati.
-Eppure ero certa di averlo messo qui…- si portò
una mano al mento, pensando a dove potesse aver messo il pacchetto, quando il
campanello della porta interruppe le sue riflessioni.
Andò ad aprire, aspettandosi di trovare Kai sulla
soglia che tornava a casa dal lavoro, ma le sue aspettative furono deluse. La
persona che si trovò di fronte era l’ultima che si aspettava di vedere. Il
sorriso che aveva riservato per il marito sparì immediatamente dalle sue
labbra.
-Ciao Hilary! Scusa il disturbo!-
-Ciao- ribatté lei, senza entusiasmo. Tamara
Johnson. Che diavolo era venuta a fare a casa sua?
-Kai è in casa?- domandò la bionda, sfacciata.
-No, Kai non c’è- e non ci sarà mai per te, avrebbe
voluto aggiungere.
-Oh…non è ancora tornato? Io ho staccato prima
dall’ufficio oggi, ma a quest’ora pensavo di trovarlo a casa-
Hilary continuò a fissarla senza dire una parola.
-Beh, non importa, ero venuta per riportargli
questa…ma posso anche darla a te- continuò la donna porgendole una busta.
La brunetta la prese in mano, scettica. Posò
un’ultima volta lo sguardo sulla Johnson, prima di spostarlo sulla busta e
aprirla, per controllare il suo contenuto. Rimase sorpresa di trovarci dentro
un indumento bianco. Una camicia.
-Kai l’ha lasciata a casa mia…oh, e non
preoccuparti, l’ho già lavata io!- disse come fosse la cosa più naturale del
mondo, fingendo di non accorgersi dell’espressione confusa che era comparsa sul
volto di Hilary. Poi si avviò come se niente fosse verso le scale del
pianerottolo.
-Aspetta!- la voce della giovane la bloccò sul
primo gradino. Le sue labbra provocanti si incurvarono in un sorriso maligno.
Si voltò appena.
-Quando…quando è stato a casa tua Kai?- le domandò
la brunetta.
-Ieri pomeriggio…perché?- ribatté l’altra.
-Non…non è possibile. Kai mi ha detto che è rimasto
di più in ufficio perché non voleva portarsi il lavoro a casa-
-Sono sicura che ti ha detto così, tesoro…- le
rispose Tamara, con un sorriso e un tono di voce chiaramente allusivo.
-Cosa stai cercando di insinuare?- l’espressione di
Hilary passò in un attimo da confusa a dura e fredda.
-Penso che tu l’abbia capito benissimo…- ridacchiò
la Johnson, lisciandosi con la mano i suoi capelli biondi.
-Sei solo una bugiarda-
-Davvero? Eppure quella se non sbaglio è proprio la
camicia di Kai- indicò con un dito l’indumento che la brunetta teneva in mano.
Hilary guardò la camicia. Era vero, era uguale a quella
di Kai. Uguale. Ma questo non significava che fosse necessariamente la sua.
-Potresti averne comprata una uguale, per quanto ne
so, dicendomi che in realtà è la sua. Come stai facendo adesso-
-Oh! Mi credi davvero così meschina?- fece la
bionda portandosi una mano al petto, fingendo di essersi offesa, enfatizzando
la battuta per darle un’aria palesemente teatrale.
-Anche di più- replicò la giovane, stringendo gli
occhi castani a due fessure. –Senza contare che quando Kai è tornato a casa
ieri sera, ce l’aveva la camicia-
-Beh sai…io vivo con mio fratello e lui è un tale
disordinato…nella fretta di rivestirsi, Kai deve aver scambiato la camicia di
mio fratello per la sua, vestono in modo molto simile…-
Hilary sembrò vacillare sotto l’effetto delle parole
della donna. Per un attimo si sentì mancare il fiato, ma pochi secondi dopo
tornò a respirare regolarmente. Non poteva crederci, non poteva essere così.
Quella donna voleva solo ingannarla.
-Non ci credo. Kai non farebbe mai una cosa simile-
affermò decisa.
La Johnson ridacchiò nuovamente in modo stridulo.
–E perché no, scusa? Perché ti ama? Tu continua pure a credere nelle favole se
vuoi…in fondo sei poco più che una bambina!-
-Vattene!- le urlò contro la ragazza.
Tamara però, invece di andarsene salì di nuovo sul
pianerottolo avvicinandoci ad Hilary, squadrandola dall’alto in basso.
-Kai può avere tutte le donne che vuole, mentre
tu…beh, guardati…l’ho appena detto: sei poco più che una bambina-
La brunetta afferrò con forza la porta di casa con
la chiara intenzione di sbattergliela in faccia, ma la donna di fronte a lei la
bloccò con una mano poco prima che potesse chiuderla del tutto.
-Un’ultima cosa…mio fratello si chiama Pete-
Dopodichè un boato assordante risuonò per tutto il
palazzo.
Hilary rimase con la schiena appoggiata alla porta
d’ingresso. Immobile, in silenzio. Sui vetri delle finestre intanto
cominciarono a scendere piccole gocce di pioggia, prima lente poi sempre più
veloci. La brunetta restò in quella posizione fino a che la pioggerella non si
trasformò in un vero e proprio temporale. Poi, quasi i suoi piedi si muovessero
da soli, si avviò verso la camera da letto.
Entrando nella stanza sussultò non appena scorse la
camicia bianca di Kai poggiata sullo schienale della sedia della scrivania. Quel
giorno ne aveva indossata un’altra per andare al lavoro.
La
osservò da lontano per qualche istante, non riuscendo a far niente per impedire
alle parole di Tamara di vorticarle ancora per la mente.
“Nella fretta di
rivestirsi, Kai deve aver scambiato la camicia di mio fratello per la sua”
Hilary
scosse la testa, doveva levarsi dalla mente le parole di quella donna. Tamara
voleva Kai e a quanto pareva era disposta a tutto per averlo. Anche a
raccontarle sfacciatamente bugie con lo scopo di confonderla e insinuarle il
dubbio che il marito potesse tradirla. Non doveva caderci.
“Kai può
avere tutte le donne che vuole, mentre tu…beh, guardati…”
Pur non volendo, le parole di quella donna
continuavano a riecheggiare nella sua testa trascinandola lentamente verso la
sedia sulla quale era poggiato l’indumento. Prese in mano la camicia
studiandola. Non le sembrava molto diversa da quella che Kai indossava di
solito. Istintivamente le sue dita finirono sul colletto, rivoltandolo…
Un lampo squarciò il cielo, illuminandolo per un
istante come se fosse giorno, seguito subito dopo dal rombo scrosciante di un
tuono.
Hilary rimase paralizzata, ma non per il lampo o
per il tuono, ma per due semplici lettere ricamate sul colletto della camicia:
P.J.
“Un’ultima cosa…mio fratello si chiama Pete”
Pete Johnson.
Si sedette sul letto continuando a fissare la
camicia. Non poteva crederci, Kai non poteva averle fatto questo. Doveva
esserci una spiegazione, doveva per forza essere così.
In fretta prese il telefono e compose il numero del
cellulare del ragazzo, attendendo che rispondesse. Uno squillo. Due squilli.
Tre squilli.
-Si, pronto?- sentì una voce risponderle dall’altra
parte. Una voce di donna. La “sua” voce.
Attaccò il telefono che le scivolò tra le dita
andando a finire a terra. Hilary non si preoccupò di riprenderlo, troppo
shockata.
Restò a fissare il vuoto davanti a lei, in
silenzio, immobile, per quella che le parve un’eternità, mentre la sua mente
non riusciva a pensare a niente. Poi si alzò da terra, infilò il cappotto e si
diresse verso la porta d’ingresso, aprendola per richiudersela immediatamente
alle spalle, lasciando l’appartamento nel buio più totale.
Tamara, dall’interno della sua macchina, vide
Hilary uscire in gran fretta dal portone del palazzo ed entrare in un auto
grigia metallizzata parcheggiata a pochi metri di distanza. La vide azionare il
motore, e poco dopo, sfrecciarle accanto, senza accorgersi della sua presenza,
per imboccare una via secondaria.
Rimase a guardare per qualche istante l’angolo in cui
la brunetta aveva svoltato, mentre i tergicristallo si muovevano avanti e
indietro sul parabrezza, davanti ai suoi occhi, cercando di asciugare il vetro
dalla pioggia che continuava a cadere ritmicamente.
Spostò poi lo sguardo sul cellulare che aveva in
mano, quello a cui aveva risposto poco prima, quello che aveva sottratto alla
giacca di Kai il giorno precedente.
-Che sbadata…ho dimenticato di restituirle anche
questo…- disse, mentre sul suo volto compariva un sorriso soddisfatto.
Hilary parcheggiò la macchina e scese dall’auto
senza preoccuparsi di prendere l’ombrello. Pioveva a dirotto ma non le
importava. Oltrepassò il cancello di casa Kinomiya e percorse sotto l’acqua il
vialetto che la separava dalla porta della villa. Suonò il campanello ed attese
che qualcuno venisse ad aprirle.
-Hilary! Che ci fai qui? La Vigilia è doma…- Takao
si bloccò, non concludendo la frase. La ragazza che aveva di fronte era
completamente bagnata dalla testa ai piedi e aveva un’espressione vuota in
viso.
-Cosa è successo?- domandò preoccupato.
-Posso…posso entrare?- fu tutto ciò che la brunetta
riuscì a dire.
Il giapponese le fece spazio per lasciarla passare
e le andò subito a prendere un asciugamano per asciugarsi. Faceva freddo e se
rimaneva bagnata rischiava di prendersi un malanno. Le preparò anche del tè
caldo mentre lei, seduta su una delle sedie della cucina, guardava come in
trance la pioggia che batteva sui vetri della finestra. Non le chiese niente,
limitandosi a gettarle delle occhiate ogni tanto.
Le porse la tazza con il liquido bollente e si
sedette di fronte a lei.
Hilary la prese tra le mani mormorando un sommesso
-Grazie- mentre lentamente se la portava alle labbra. Soffiò appena sul suo
contenuto e ne bevve un sorso. Poi poggiò il bicchiere sul tavolo, in silenzio.
-Hilary…cosa è successo?-
La ragazza si riscosse appena, ma non rispose.
-Se non ti va di parlarne non sei costretta…ma sei
venuta fino a qui e…poi da quanto ci conosciamo? Dieci anni? Non pensi di
poterti fidare di me?- le sorrise cercando di rassicurarla.
La giovane sollevò lo sguardo sull’amico per poi
riabbassarlo subito dopo. Tornò a fissare il contenuto della tazza e sentì
improvvisamente riempirsi gli occhi di lacrime.
-Si tratta di Kai…io…io credo…che abbia un’altra-
disse, cercando di non far tremare la voce.
-Cosa?! Ma che dici, Hil! E’ impossibile, e questo
lo sai!- ribatté Takao, scioccato da quell’ultima affermazione.
-Ah, davvero? E perché?- replicò cercando di essere
sarcastica. Cosa che non le riuscì affatto.
-Perché lui ti ama! Non capisco…perché pensi
questo?-
Hilary gli raccontò ogni cosa. Del fatto che la
sera prima era rientrato tardi, dello scontro avuto con Tamara, della camicia,
della voce della donna che aveva risposto al cellulare di Kai.
L’amico l’ascoltò senza interromperla. Gli sembrava
impossibile che Kai avesse fatto una cosa del genere. Sapeva benissimo quanto
lui amasse Hilary, bastava osservare il suo comportamento per accorgersene. Per
quanto potesse sembrare freddo all’apparenza, c’era qualcosa nei suoi gesti, di
appena accennato, ma che contribuiva a raddolcire quella sua immagine
impassibile che da anni si portava dietro. Più volte l’aveva sorpreso a
guardare la ragazza, e poteva giurare di non averlo mai visto rivolgere a
nessun altro lo stesso sguardo.
La brunetta si asciugò gli occhi rossi con la
manica del maglione, tirando su col naso.
Eppure, stando a quanto gli aveva appena detto
Hilary, i fatti parevano affermare il contrario.
Takao si alzò, andando a sedersi accanto alla
compagna. –Dovresti parlare con Kai e farti spiegare come stanno esattamente le
cose- le disse, posando una mano sulla sua.
-Lo so…ma ho paura. Se lui mi dicesse che…che ha
davvero un’altra e non vuole più saperne di me…io non saprei…- disse con la
voce spezzata.
-Io non saprei cosa…- non riuscì a concludere la
frase perché un singhiozzo le arrivò alle labbra. Abbracciò l’amico,
ricominciando a piangere. Aveva bisogno di sfogarsi e Takao glielo lasciò fare.
Le accarezzò dolcemente la testa aspettando che si calmasse.
-Va meglio adesso?- le chiese quando la ragazza
smise di singhiozzare. Hilary
annuì appena.
-Io non sapevo dove andare...non volevo rimanere a
casa ad aspettare che tornasse Kai-
-Puoi rimanere qui per stanotte, se vuoi- propose
il ragazzo.
-Grazie, sei gentile. Tu aiuti sempre tutti…lo hai
sempre fatto…-
-Già! Forse dovrei cominciare ad andare in giro con
un mantello!- scherzò. Anche la brunetta abbozzò un sorriso. Si separò da lui,
allontanandosi appena. I loro visi si trovarono a pochi centimetri di distanza
e i loro nasi quasi si sfioravano.
Si guardarono negli occhi in silenzio, poi Hilary
si sporse leggermente verso di lui finché le loro labbra si toccarono soltanto,
in un delicato bacio.
Takao poggiò le mani sulle spalle dell’amica
allontanandola dolcemente da sé. –Hil…Hilary…sei sconvolta adesso…- le disse in
un sussurro.
-Finiresti per fare qualcosa per cui poi ti
pentiresti…- continuò, alzandosi dalla sedia.
-E tu? Ti pentiresti?- domandò lei.
Il ragazzo non le rispose, rimase in silenzio,
immobile a fissare un punto indefinito davanti a sé.
-Vado a sistemare la mia stanza. Puoi stare lì per
stanotte, io dormirò in palestra-
La ragazza lo vide sparire oltre la soglia della
porta. Poggiò un gomito sul tavolo, portandosi una mano alla fronte. A forza di
piangere le era venuto un forte mal di testa e si sentiva sfinita.
-Takao?- si appoggiò allo stipite della porta della
camera del ragazzo, guardandolo preparare il letto. Non sapeva cosa dirgli
esattamente, si era comportata da stupida. Mettersi a baciare uno dei suoi migliori
amici non era certo il modo per risolvere la situazione. Il problema riguardava
solo lei e Kai e nessun altro.
-Senti…mi dispiace per prima. Io non so davvero
cosa mi abbia preso…- fu tutto ciò che riuscì a dire.
-Sei confusa e sei stanca- le disse il moretto.
–Adesso non preoccuparti per questo-
-Ma io…-
-Dovresti avvertire Kai. Chiamalo e digli che
questa notte rimani a dormire da una tua amica. Domani parlerete con calma- le
mise in mano il telefono e la lasciò sola nella stanza.
Hilary rimase a guadare la porta dietro alla quale
Takao era sparito, poi si avvicinò al letto sedendosi sul materasso. Fissò il
ricevitore per qualche secondo, come fosse indecisa sul da farsi. Non voleva
chiamare a casa. Se Kai avesse risposto non sarebbe stata capace di dire
niente. E poi perché doveva avvertirlo? Per non farlo preoccupare? Se davvero
l’aveva tradita con quella donna probabilmente a lui non importava più niente
di lei adesso…
Con mani tremanti compose il numero, impiegandoci
un’eternità. Portò il telefono all’orecchio trattenendo il fiato. Attese un po’
prima di tirare un sospiro di sollievo. Le aveva risposto la segreteria
telefonica, Kai quindi non era ancora rientrato a casa. Lasciò il messaggio in
segreteria, rendendole la cosa più semplice.
Si sdraiò sul letto, era stanca, ma non riuscì ad
addormentarsi. I pensieri la tormentavano. Con gli occhi spalancati fissò il
soffitto pensando che era trascorso molto tempo dall’ultima volta che aveva
dormito in quella casa, insieme agli altri ragazzi. Ormai erano cresciuti…si
divertiva sempre a stare insieme a loro, sotto quel tetto, lo stesso tetto
sotto cui Kai ed Hilary erano tornati
insieme. Il giorno in cui lui le aveva chiesto di sposarlo…
TO BE
CONTINUED…
Ed
eccoci alla fine…cosa succederà?? Niente anticipazioni, lo scoprirete alla
prossima puntata!! :-P Con l’ultimo capitolo!! (questa volta sul serio!!!).
Bene…aspetto vostri commenti, quindi fatevi sotto!!! Intanto ringrazio tutti
quelli che continuano pazientemente a seguirmi e che leggono, e in particolare
chi ha commentato lo scorso cap!!: Kayx_chan; lexy90; Hilly89; Hilaria; ValeHiwatari;
gabbiano9173; !!!!! Grazie e alla prossima!!!^^