Egomania

di Eliot Nightray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due punti di vista ***
Capitolo 2: *** Rotolando ***
Capitolo 3: *** Un boschetto ***
Capitolo 4: *** I love you ***
Capitolo 5: *** Un messaggio... spagnolo ***
Capitolo 6: *** Il triangolo no! Non l'avevo considerato ***
Capitolo 7: *** Ok lo ucciderò.. la geometria è UN REATO ***
Capitolo 8: *** Una cena con delitto ***
Capitolo 9: *** Scomparsa ***
Capitolo 10: *** Preghiera ***
Capitolo 11: *** Cantucci scozzesi... COSA??? ***
Capitolo 12: *** Maledetto ciuffo!! ***
Capitolo 13: *** Telefonate minatorie? ***
Capitolo 14: *** Bella moto! Grazie è un drago... WTF ***
Capitolo 15: *** baci inglesi e gelosie prussiane ***
Capitolo 16: *** Danzando sotto i pomodori ***
Capitolo 17: *** Gatti ***
Capitolo 18: *** Vecchi ricordi ***
Capitolo 19: *** Scosse ***
Capitolo 20: *** Ti farò una proposta che non potrai rifiutare ***
Capitolo 21: *** Magi magia di Doriggy ***
Capitolo 22: *** beißen e bite ***
Capitolo 23: *** Follia italiana ***
Capitolo 24: *** The end ***



Capitolo 1
*** Due punti di vista ***


 
Caterina Florentia Vargas
data: 10 agosto 

Pensi che sarò mai in grado di essere come te? Se tu provassi almeno a rispondermi capiresti, di sicuro capiresti perché l’ho fatto
. Quelle parole, quella domanda. Caterina alzò la testa dal tavolo delle riunioni per poi riabbassarla di colpo alla vista di Germania. Odiava quell’individuo e non per il semplice fatto che puzzava di wurstel e crauti marci, ma perché era tedesco, ecco tutto. Odiava i tedeschi anche se per motivazioni così vecchie che probabilmente nessuno le ricordava più. Si sentì pizzicare la spalla e fu nuovamente costretta ad alzare la testa. Inghilterra , accanto a lei, stava cercando di richiamare la sua attenzione e lei non si oppose anche se a giudicare dalla fuga improvvisa di America doveva avere un’espressione spaventosa. L’inglese la fissò per alcuni secondi senza spiccicare parola , se ne stava lì a guardarla negli occhi avvampando di tanto in tanto. Passarono circa due minuti così fino a quando Centro non si alzò infuriata, suo fratello spesso la definiva una vecchia bisbetica perché non riusciva a sopportare la gente.  Si sentì afferrare per il braccio e la sua prima reazione fu quella di voltarsi ed imprecare contro lo sconosciuto, ma non lo fece. Arthur , era di nuovo lui, con la testa bassa, rosso come solo Romano sarebbe potuto essere e le mani tremanti. Francia dal fondo della sala fischiettava una marcia nuziale mentre Giappone se ne stava ben nascosto ad armeggiare con la videocamera del cellulare.

-          Ti va.. – iniziò l’altro con un fil di voce.
-          Inghilterra non vorrei spaventarti, ma sono un tantino vecchia , un po’ come una quercia secolare quindi il mio udito non è tanto perfetto.. alza la voce.
-          Ti andrebbe – la situazione non sembrava essere migliorata di molto.
-          Voulez-vous sortir avec moi? – urlò Francis ridacchiando ad alta voce.
-          Come?
-          Non prenderla in modo sbagliato Italy, non ho voglia di uscire con te.. è solo che.. che.. dobbiamo parlare di lavoro da soli..
-          Cette chèvre
-          Shut the fuck up ASSHOLE!
-          Oggi non posso proprio, devo andare in un posto, facciamo domain, ti dico io dove poi. Scusatemi , ma vi devo lasciare.

Salutò con un lieve gesto della mano mentre usciva rapidamente dalla stanza circondata da schiamazzi di vario genere. Si slegò i capelli e corse in macchina, si sentiva il cuore in gola. Non è che a lei piacesse Inghilterra o cosa, non lo amava, certo che no, però non lo disprezzava ecco. Partì in quarta senza pensare al povero Romano rimasto solo assieme a Prussia e Spagna. Il telefono suonò una, due , tre volte, ma lo lasciò perdere presa come era dai suoi pensieri. Era il 10 agosto e tutti sanno che cosa simboleggi quella data, San Lorenzo, ma nessuno sapeva cosa significasse per Centro, era l’onomastico di suo padre. Era così che definiva Lorenzo il Magnifico, l’ ago della bilancia della situazione italiana. Assieme a lui aveva ritrovato quella felicità perduta con la scomparsa dei fratelli.  Era stato il primo a farle doni, ad insegnarle l’arte della spada e della penna, colui che aveva aperto la sua mente al magico mondo dell’arte. Tuttavia la vita umana è mero respiro confrontata con quella di una nazione e così si era ritrovata sola, ancora una volta. Poi erano giunti i veri problemi, le conquiste, le guerre, Pisa. Strinse le mani sul volante con forza mentre dava gas. La macchina sfrecciò sulla strada per poi rallentare in prossimità della sua casa. Spense il motore e rimase qualche minuto dentro il veicolo a riflettere su quel peso che si portava da secoli sulla schiena e che la stava distruggendo. Sbatté i piedi a terra nello scendere dalla macchina, per poi avviarsi nella piccola abitazione. 
 

 
Romano Lovino Vargas
data: 10 agosto
 
La sveglia suonò fin troppo presto quella mattina per Romano, secondo lui, se non era per lavorare nell’orto, una mattina da svegli, era una mattina sprecata, l’unica consolazione era che avrebbe visto il suo amico Prussia… si, un crucco bastardo ma lui lo capiva, riusciva a comprendere come ci si sentiva a non essere riconosciuti come nazione. Si alzò di malavoglia e si fece una doccia veloce, si bevve il suo solito caffè e si preparò per il meeting di quel giorno.

-          Chi cazzo ha voglia di andare a quel fottutissimo meeting!

Controllò l’ora ed iniziò a domandarsi dove fosse quel coglione, aveva promesso che sarebbe passato a prenderlo ma non era ancora lì. Ad un tratto, suonò il campanello e Romano corse a rispondere, sapeva già chi era.

-          Ciao bastardo, sei in ritardo!
-          Scusa Sud, traffico
-          Tsk! Vallo a raccontare a qualcun altro!
-          Mi sono alzato tardi ok? Non ho nemmeno fatto colazione!
-          Io di certo non ti offro niente! Ora andiamo

Il prussiano sbuffò e seguì il suo amico italiano che era già entrato in macchina.
Al meeting vide Veneziano che come al solito era tutto allegro ed appiccicato al Patata-macho e sua sorella Caterina, quel giorno sembrava molto triste.

-          Caterina, co-
-          Bene! Diamo inizio al meeting di oggi! Parlerò io per primo!

Con un sospiro, si sedette al suo posto, odiava profondamente America, era semplicemente un ragazzino viziato troppo cresciuto, mangiatore di schifezze ed amante degli Horror di cui poi aveva una fifa tremenda, il suo intervento non migliorava di certo ciò che pensava di lui, passò tutto il tempo a lanciare occhiate veloci a sua sorelle ignorando completamente lo spagnolo che gli parlava a fianco. Quando vide che il sopracciglione afferrò il braccio della sorella, non scattò solo perché Spagna lo tenne fermo, non poteva fare altro che assistere alla scena e… lanciare la sua biro contro quel fottuto francese del cazzo, vide sua sorella andarsene ed a quel punto nemmeno Spagna riuscì a fermarlo, scattò fuori dalla porta cercando di raggiungerla ma fu troppo tardi, ormai se n’era già andata.

 

Caterina Florentia vargas
data: 10 agosto
 
Entrò in casa sbattendo la porta, ci voleva una doccia, una sacrosanta doccia fredda.  Lanciò le scarpe da una parte all’altra del salotto , ma si bloccò improvvisamente. Una coltre di fumo aleggiava nell’aria, odore di sigaro e Caterina sapeva bene a chi apparteneva, Scozia.  Nathan si alzò dal divano, masticando il suo solito sigaro ed accennò un saluto con la mano libera.

-          Chiederti cosa ci fai in casa mia mi sembra quasi scontato
-          Finestra aperta, libero accesso, fratello in calore
-          COSA?
-          Ho sentito che il grande Regno Unito ti ha chiesto di uscire…
-          Non esattamente, dobbiamo parlare di lavoro da soli
-          Si ed io sono la Fata turchina, ma sei cretina?

Caterina sbottò in una serie di imprecazioni che non fecero che migliorare il già raggiante umore dello scozzese. Nathan le sorrise mentre Italia si colorava di una tinta rosso porpora e saltò giù dalla finestra canticchiando una canzoncina. A quel punto, forse, avrebbe avuto la sua maledettissima doccia in santa pace. Corse per le scale, si sfilò i vestiti e mise su “I say a little pray for you”. Sotto la doccia Caterina stava immobile canticchiando a bassa voce le parole della canzone, una cosa che solitamente la tranquillizzava , ma non quel giorno. A quel punto le venne in mente Romano, quasi sicuramente era furioso quindi la prima cosa da fare una volta asciugata era di sicuro chiamarlo. Con i capelli fradici ed un piccolo asciugamano in vita Centro spippolò col telefono fino a comporre un messaggio di senso compiuto. Scusa se sono scappata, ma avevo da fare anzi go da fare. La mia annuale serata di solitudine ha inizio. Ciao .  Sperò che il messaggio lo tranquillizzasse senza causare ulteriori problemi. Scese per le scale e ci mancò poco che cascasse scivolando sul pavimento bagnato. Altra ondata di fumo, ancora una volta, possibile che quello riuscisse sempre ad intrufolarsi in casa sua. Si lanciò sul divano in modo da coprirsi completamente e a quel punto rivide Scozia con tano di bigliettino in mano.

-          Vedi questo? Questo è il manuale anti cazzate inglesi elaborato da me dopo secoli di approfondito studio della specie inglese
-          Tuo fratello non è una bestia
-          Si che lo è… basta guardare i due coleotteri che si ritrova sopra gli occhi
-          Cristo santo..
-          Ascoltami attentamente : la sua cucina è pessima, le sue sopracciglia sono due mammut ed è acido come il limone, però rimane sempre uno stupido idiota, ricordalo.
-          Cosa centra tutto questo con me?

Scozia salutò nuovamente con la mano prima di defilarsi dalla porta. Cosa voleva , veramente? Centro armeggiò con il piccolo taccuino prima di rientrare in camera per indossare qualcosa di comodo. Il campanello suonò un’ennesima volta, ma per lei la soluzione migliore era ignorare il nuovo seccatore e dedicarsi ad una sana lettura. Si lanciò sulla biblioteca aggirandosi quasi come una pantera fra le pile di vecchi tomi impolverati. Amava leggere , amava scrivere e dipingere, ma soprattutto amava sognare, una cosa che le aveva insegnato Machiavelli. Niccolò era un tipo strano, ma allo stesso tempo era un genio dell’inganno. Due mesi passati dall’ultima partita di calcio storico, pensò intravedendo il pennacchio blu svolazzare fra i libri. Perse la presa dalle scale e si ritrovò con un osso sacro mezzo fratturato.

-          E ti pareva…

 
Romano Lovino Vargas
data:10 agosto
 
L’unica cosa che voleva fare in quel momento era correre da sua sorella ma sfortunatamente, venne fermato dal famigerato “Bad Touch Trio” e lo costrinsero a pranzare con loro.

-          Avanti Roma, non fare quella faccia! Vedrai che sta bene~
-          Oui, non devi preoccuparti anche se quel cipiglio, ti rende davvero attraente, chéri
-          Tieni giù le tue luride manacce!
-          Andiamo Sud, non  ti stava mica palpando! Hahaha!
-          Tsk!

Il resto della giornata lo passò a farsi trascinare in vari negozi e fare foto con i tre idioti, gli sembrava che la giornata non finisse mai e quando si separarono, rimase solo con Prussia.

-          Allora Sud, ti sei divertito?
-          Certo, è sempre stato uno spasso farsi molestare per tutto il fottutissimo giorno da tre deficienti come voi!
-          Mi fa piacere, anche io mi sono divertito molto
-          Bastardo…
-          Ma ti piace così tanto chiamarmi così?
-          È il nome che ti meriti, coglione!

Scoppiò a ridere e mise in moto la macchina per poter riaccompagnare a casa Romano, decise di fare la strada più lunga

-          Sud?
-          Che vuoi?
-          Perché non possiamo rendere ufficiale la cosa?
-          Perché no, cazzo! Non vedo quale sia il motivo di renderla ufficiale!
-          Ed io non vedo il perché bisogni tenerla nascosta! Per caso, non vai fiero del tuo ragazzo?
-          M-ma certo che no, coglione! È che…
-          Hai paura di come potrebbero reagire gli altri, vero?
-          …
-          Hahaha! Non preoccuparti Liebe, ci pensa il tuo magnifico ragazzo a proteggerti!
-          Non è questo il fottuto punto, io-
-          Lo so, non c’è bisogno di dirlo. Siamo arrivati.

Romano scese dalla macchina e si avviò verso casa
-          Sud!

Prussia gli mise una mano dietro la testa e se lo avvicinò per poterlo baciare, gli augurò la buona notte e se ne andò, Romano lo seguì con lo sguardo finché non sparì, entrò in casa e si accorse di avere ricevuto un messaggio da sua sorella.

-          Ah, ora ricordo… è di nuovo quel giorno

Se ne andò in camera sua per mettere in ordine gli appunti e pensare con calma a cosa avrebbe fatto la sera.

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Capitolo 2
*** Rotolando ***


Caterina Florentia Vargas

Rotolò un paio di volte sul pavimento prima di alzarsi ed uscire. Non era un giorno qualunque e quindi necessitava di una particolare procedura da lei stessa inventata. Per prima cosa però doveva farsi un giro per smaltire l’incazzatura che Scozia le aveva causato. Fuori dalla porta intravide una decappottabile rossa sfrecciare in curva, ma fece finta di non notarla. Cercava di mimetizzarsi nella folla con una gonna di jeans , una leggera felpa ed il ciuffo afflosciato. Sospirò ripensando alle parole di Nathan, Inghilterra non era tipo da appuntamento in più non sarebbero mai andati d’accordo: lui non sapeva cucinare, aveva delle foreste al posto delle sopracciglia ed aveva un pessimo carattere per non parlare del loro comune passato. Già, sorrise a quel pensiero, al ricordo di Arthur appeso come un salame al suo albero maestro mentre lei gli saltellava davanti. Scosse la testa con forza, no non poteva ridere, non per un pensiero così infantile. Una macchina si fermò dietro di lei, ma Caterina accelerò semplicemente il passo cercando di evitare lo sguardo della gente fino a quando due solide braccia non la bloccarono. Francia apparve sogghignando e subito accanto a lui uno spagnolo iperattivo. Centro maledisse il momento in cui aveva deciso di uscire di casa e tirò una forte testata a Francis prima che provasse a sfiorarla.
-          ASPETTA
Non  aveva tempo per le loro stronzate o i loro ragionamenti assurdi su Arthur. Riusciva ancora a sentire le loro voci quando svoltò l’angolo proprio davanti ad un negozio di fiori. Non era tipo da fiori o comunque nessuno le aveva mai regalato un bouquet. Si affacciò dalla vetrata per osservare le composizioni floreali e si meravigliò nel sorridere come un ebete davanti ad un mazzolino di rose blu. Ho dei gusti strani, pensò mentre tornava col pensiero a Spagna e Francia. Infatti eccoli già dietro di lei a stringerle le spalle come ad impedirle un’improvvisa fuga. Girò la testa ed in quel momento intravide la folta capigliatura di Arthur nel bel mezzo del negozio, sembrava discutere amorevolmente con il negoziante. Ancora una volta percepì un forte rossore sulle guance e Spagna ridacchiò.

-          Ehi non ti imbarazzare solo perché ti sfioro la spalla..
-          Che? Ma fottiti idiota.

Lo spinse via assieme alla rana e tornò a correre come una pazza. Una goccia, due alla fine la pioggia cadde, così fitta da sembrare un muro invalicabile. A forza di viaggiare però si era creata un istinto incredibile capace di riconoscere un luogo persino da un avvallamento del suolo. Camminò ancora, senza perdere il ritmo fino a trovarsi un piccolo boschetto, niente di particolare avrebbe detto qualsiasi persona. La pioggia cadeva fitta ancora e ancora componendo una dolce sinfonia fatta di battiti e crepitii. Ficcò la mano in tasca e ne estrasse una grossa rosa bianca che appoggiò delicatamente sulla sponda del fiume. La osservò allontanarsi ed assieme a lei rivide ancora una volta quel ricordo. La sua mano avvinghiata a quella del padre che la aiutava a far galleggiare una piccola barchetta di pergamena sul pelo dell’acqua.  Molti pensavano che fosse troppo attaccata al passato in primis Romano, però alcuni tentavano di capirla ad esempio Francia.  Anche lui si aggrappava tenacemente ad un ricordo, ormai marcio e vecchio, dimenticato da tutti. Recitò a bassa voce la breve novella che Lorenzo le aveva insegnato e si conficcò le mani in tasca cercando il cellulare. Niente, fantastico pensò mordendosi il labbro. Trovò una caramellina e la ingurgitò rapidamente, lo zucchero la aiutava a pensare, a tranquillizzarsi. Era un’ossessione nata a causa di Spagna e della sua cura per i dolci, alla fine ne era diventata dipendete pure lei. Sentì le voci di Francis ed Antonio chiamarla preoccupati, ma gli dette le spalle e proseguì verso la sua strada. A quel punto se ne aggiunse una terza ed infine una quarta, ma stanca come era non volle sapere a chi appartenessero.

 

Romano Lovino Vargas
 
Mentre se ne stava sdraiato sul suo divano con un bicchiere del suo vino preferito ed un libro, Romano sentì il suo cellulare intonare l’inno della sua patria, sbuffò pesantemente e rispose senza vedere chi fosse.

-          Che vuoi, bastardo? Se mi hai chiamato per dirmi che sei tornato a ca-
-          Roma! Sono io Spagna!
-          Si può sapere che diavolo vuoi fottuto spagnolo, mi hai disturbato!
-          Scusa Roma ma c’è una cosa che devo dirti, riguarda tua sorella!

Con quella frase, catturò completamente l’attenzione dell’italiano che appoggiò bicchiere e libro sul tavolino di fianco al divano e si mise a sedere, il suo sguardo vagava per la casa come se stesse cercando un significato alle parole dell’altra nazione dall’altro capo del telefono.

-          Che ha mia sorella?
-          Beh vedi, l’ho appena vista che si aggirava nel boschetto, quello dove giocavate da piccoli, ricordi?
-          Certo che mi ricordo cretino! Che c’è che non va con quel posto?
-          Stava correndo via da me e Francia, non ci ha voluti ascoltare!
-          E ti sembra una cosa strana?! Ha fatto fottutamente bene, chissà che cazzo volevate farle!
-          Ma Roma, io…
-          Taci, bastardo! Lasciatela in pace e andatevene subito, chiaro? Altrimenti vi prendo a mazzate!
-          Va bene, però qui c’è anche Inghilterra-
-          Che cazzo hai detto?!

Senza rendersene conto, Romano era già in piedi ed aveva agganciato in faccia a Spagna, trascorse qualche secondo a pensare ad una possibile ragione per la quale il damerino inglese fosse nello stesso posto in cui si trovava sua sorella e non poteva venirgli in mente altro se non un

-          La sta seguendo quel brutto figlio di puttana drogato di tè!

Detto questo, andò in camera sua a cambiarsi e corse in macchina per raggiungere il prima possibile sua sorella e salvarla dalle grinfie di tutti quei bastardi arrapati, era talmente preoccupato che non si fece problemi a prendere l’auto che usava di solito per flirtare invece dell’altra, non aveva di certo tempo da perdere a cercare le chiavi dell’altra! Era di fretta. Si sentiva esattamente come molti anni fa, quando era giovane e non sapeva ancora controllare la sua rabbia… quando era nel pieno degli anni della Mafia.
 
 

Caterina Florentia Vargas 

Affrettò il passo fino ad uscire dal piccolo parco e dovette nuovamente fermarsi quando intravide la chioma spettina di Arthur venirle in contro correndo. Si domandò se fosse in pericolo o in fuga e così facendo si ritrovò a correre nella stessa direzione dell’altro, inconsciamente. Quando realizzò il fatto si bloccò e fu a quel punto che anche Arthur le si fermò davanti. Benché avesse un ombrello in mano era fradicio dalla testa ai piedi, il che era decisamente strano per un inglese. Alzò lievemente la mano in segno di saluto , ma l’altro ammiccò freneticamente con la mano prima di spingerla sotto l’ombrello accanto a se. Non sembrava intenzionato a parlare , non che Centro ne avesse la minima voglia, però almeno il tempo sarebbe passato molto  più rapidamente. Così mise da parte il suo orgoglio e la sua ritrosia nel parlare con gli altri ed iniziò.

-          England come mai eri qui?
-          Io? C.. che DOMANDA SAREBBE QUESTA? Piuttosto tu che ci fai qui in un posto deserto e sotto la pioggia?
-          Ma saranno cazzi miei! In più sono io quella che ha fatto la prima domanda
-          Bene allora non sono affari tuoi… stavo solo passeggiando ecco tutto
-          Capperi e passeggi ad una velocità stile Ferrari di solito?
-          Ah ah

Inghilterra se ne restò così, sotto l’ombrello accanto a lei a fissare l’orizzonte preso da qualche tempesta interna a cui Italia non era interessato. Caterina no riusciva a sopportare quel silenzio , ma soprattutto non sopportava la sua ostinata voglia di sentire la voce dell’inglese. Arthur starnutì emettendo un suono simile ad uno squittio e saltellando sul posto. Ecco si era pure preso un raffreddore, che imbranato. Lo afferrò per il braccio e se lo trascinò dietro fino a casa senza trovare la minima resistenza nell’altro. appena entrati Arthur rimase per un po’ sulla porta, come un vampiro che ha bisogno del consenso del padrone prima di varcare la porta. Gli tirò un calcio così forte alle gambe che Arthur per poco non cadeva. Gocciolavano entrambi e di certo la sola idea di dover lavare tutto il pavimento non la entusiasmava molto. Corse in camera e fece cenno ad Arthur di aspettarla mentre tornava con un asciugamano. Lo fece sedere e prese ad asciugargli con forza i capelli, non voleva che si prendesse un raffreddore solo perché era uno stupido inglese imbecille. Arthur davanti a lei piegò la testa nascosto dall’asciugamano appena in tempo perché Italia notasse il forte rossore sulle sue guance.  Ecco fatto, proruppe improvvisamente con un gran sorriso sul volto. Arthur però rimase con l’asciugamano in testa, senza sollevare lo sguardo dal pavimento. Gli pizzicò una spalla, poi il naso e l’altro, a quel punto, si alzò mezzo scombussolato e rosso in volto.

-          Togliti la camicia..
-          EH?
-          Che diavolo Arthur non mi sfondare i timpani, togliti la camicia te ne do una di Veneziano, dovreste avere la stessa taglia..
-          Perché?
-          Sei fradicio, hai starnutito quindi ti sei preso un raffreddore e vorrei evitare che peggiorasse. Tanto sono abituata ai miei fratelli quelli si spogliano manco fossero in un locale notturno.

Scomparve ancora una volta infilandosi nella camera degli ospiti, tanto non avrebbe avuto alcun problema, dopotutto aveva visto così tante volte Veneziano o Romano svestirsi che non le faceva più effetto. Tuttavia, quando scese le scale e vide Arthur sfilarsi la camicia non poté fare a meno di restare come un ebete a fissarlo fino a quando quello non si voltò verso di lei. Allora scese le scale ed a testa bassa gli porse la camicia pulita. Si sentiva le guance in fiamme e quello stupido ciuffetto aveva di nuovo preso vita intrecciandosi come fosse stato un cuore. Arthur davanti a lei ringraziò mentre si vestiva nuovamente, ma non poté fare a meno di notare il guizzo dei capelli dell’altra. Tentò di sfiorarlo, ma Caterina evitò la mano dell’inglese agilmente con un sorriso beffardo ed un forte rossore.

-          Non toccare il mio ciuffo
-          Ma è un ciuffo
-          Beh è proprietà privata!!  

 
Romano Lovino Vargas
 
La sua corsa non durò molto, quel tanto che bastava per fargli rischiare la vita un paio di volte a causa della sua velocità.
-          Fottutissimo palo del cazzo!
Quando arrivò nel piccolo bosco, incontrò gli altri due, Spagna come lo vide, iniziò a sbracciarsi per attirare la sua attenzione e Francia… beh lui si mise a fare il francese.

-          Roma! Da questa parte!
-          Ti ho visto coglione, allora? Dov’è mia sorella?
-          L’abbiamo persa di vista qualche minuto fa
-          Che cazzo hai detto?!

A quella frase, la rabbia di Romano uscì, iniziò a colpire lo spagnolo con tutte le sue forze riempiendolo di calci e pugni.

-          Maledizione! Sei un fottuto bastardo buono a nulla! Mi spieghi che cazzo hai fatto tutto il tempo?!
-          Calmatimon petit chéri, non c’è bisogno di scaldarsi così tanto, se hai tutte quelle energie, perché non le scarichi con il fratellone Francia? Hohoho!

Lo prese alla lettera, lasciò andare lo spagnolo ormai tutto dolorante ed iniziò a colpire il francese, questo si mise ad urlare e piangere come una donnetta.

-          TI PREGO, LA FACCIA NO!
-          Ma come? Non eri stato tu a dirmi che potevo usarti per scaricare la rabbia?
-          R-Roma, calmati!
-          Lasciami maledetto bastardo!

Venne bloccato da Spagna che intanto si era ripreso, Romano continuò ad agitarsi per qualche minuto, imprecando e bestemmiando nei vari dialetti che conosceva, lentamente si calmò e venne liberato.
-          Dov’è quel sopracciglione bastardo?
-          Non lo sappiamo, è sparito.
-          COSA?! Potrebbe averla seguita e…
-          Ed ora si staranno facendo tante coccole… che invidia, tua sorella è davvero attraente, mi piacerebbe davvero molto av-
-          BASTARDO!

Questa volta Spagna non fermò l’ira di Romano che si scagliò contro il francese con l’obiettivo di strozzarlo, se lo meritava, non poteva fare dei pensieri perversi sulla sua piccola italiana, si sedette ed osservò la scena impassibile ignorando le richieste di soccorso dell’amico, era giusto che Romano si sfogasse un po’, no?

 
 

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Capitolo 3
*** Un boschetto ***


Caterina Florentia Vargas

-          Senti sono le sette ed io devo preparare la cena..
-          COSA?
-          Che c’è adesso?
-          Ma a che ora ceni?
-          Alle otto come chiunque, perché scusa a che ora ceni tu?
-          Alle cinque…
Caterina lanciò all’inglese uno sguardo misto di stupore e terrore, non era normale come cosa, anzi. Arthur la seguì in cucina mentre Caterina saltellava qua e là da un armadietto all’altro e gli ci volle un po’ prima di parlare.
-          Io..
-          Che vuoi?
-          NIENTE devo andare, quindi vado
-          Potevi dirlo senza urlare e che diavolo. Ci vediamo domani giusto? Vienimi a prendere alle cinque, non più tardi.  Notte , vedi di asciugarti per bene quando sei a casa.
-          N…n…notte a ricordati che non ti stavo cercando prima, non era a causa tua che ero infuriato
-          Ok ,ok ora però vai che ha smesso di piovere.

Caterina seguì l’inglese , camminandogli accanto , fino alla porta e rimasero come due pesci lessi a fissarsi davanti all’uscio aperto.  Il ciuffetto di Caterina danzò agilmente nell’aria e Arthur non poté che ridere davanti a quella strana danza. L’altra invece gli tirò un calcio così forte da cacciarlo direttamente sulla strada. Chiuse l’uscio per poi riaprilo ed urlargli contro di essere puntuale. Rimase a fissare la porta aperta mentre il ciuffetto continuava imperterrito nella sua danza , avere un ciuffetto così vitale non era molto divertente. Se ne tornò alla sua cucina, alle sue canzoni. Davanti ad una pentola di acqua bollente Caterina canticchiava a bassa voce , con la finestra in parte aperta così da lasciar entrare l’odore di terra bagnata. Era un odore familiare per lei, le ricordava la pineta e le lunghe passeggiate fatte sotto la pioggia. Ripensando alla pioggia Caterina si ricordò di essere fradicia.  Si sfilò la felpa e la gonna e le lasciò ammonticchiate assieme alla camicia di Arthur, l’imbecille OVVIAMENTE se ne era dimenticato. Corse in camera e nuovamente dovette usare un asciugamano per risistemarsi i capelli. Appena finito tornò giù con un abito leggero che portava sempre in casa. Francia e Spagna potevano essere veramente dei rompi scatole a volte, fortuna che non avevano visto Arthur in quel negozio. Si batté la mano contro la fronte mentre il pensiero dei due cretini alla sua ricerca le ritornava in mente. Di certo avevano chiamato Romano e quello doveva essersi decisamente infuriato. Afferrò il telefono e compose il numero di Francis, ma dall’altra parte udì soltanto un “no, ti prego la faccia” che la fece riattaccare immediatamente. Non pensava che quei due avessero una relazione o che comunque che si divertissero a fare strani giochi francesi. L’acqua già iniziava a riscaldare e Caterina pensò che fosse il momento più adatto per distendersi sul divano e godersi la luce soffusa del salotto. Se c’era una cosa che preferiva del rinascimento era l’assenza di lampade e neon, per lei candele ed olio erano più che sufficienti per starsene in casa la sera. Il telefono suonò e fu costretta ad interrompere la sua tanto ricercata pace.

-          Vee
-          Oddio… Veneziano per una dannatissima volta parla in modo decente
-          Vee ciao, come stai?
-          Come cazzo vuoi che stia?
-          Mi spiace.. senti mi ha detto Germania
-          Oh il Crauto
-          … che Inghilterra ti ha chiesto di uscire, un appuntamento che cosa adorabile
-          Uno parli come una donna, due non è un appuntamento
-          Vee, devi raccontarmi tutto poi, se vuoi un consiglio chiama
-          COSA?
-          Ciao
-          Fanculo  

 
Romano Lovino Vargas
 
Finito di torturare il francese, Romano si diresse verso la sua auto ancora furioso, era circondato da cretini che non sapevano nemmeno tenere d’occhio una persona sola.
-          Roma, dove vai adesso?
-          Me ne torno a casa, è quasi ora di cena!
-          Ma… e tua sorella?
-          Sicuramente se ne sarà già tornata a casa, quella non sgarra nemmeno di un secondo quando si tratta di cibo.
-          In effetti, ora che mi ci fai pensare, hai ragione.
-          Certo che ho ragione, è mia sorella!
-          Senti Roma, perché non mi inviti a mangiare a casa tua? Ci divertiremo~
-          Levati dai coglioni e già che ci sei, portati via quell’ammasso informe.
-          Intendi Francia? Ok, però mi devi promettere che un giorno mi inviterai da te! È da tantissimo che non vengo più!
-          Vedremo bastardo, ora sparisci!

Detto questo, Spagna se ne andò portandosi in spalla il suo amico e Romano, fu finalmente libero di tornarsene a casa per prepararsi la sua cena. Salì in macchina e sfrecciò verso casa senza, ovviamente, rispettare i limiti di velocità. Ad un tratto, gli suonò il cellulare.

-          Ciao Sud, il fantastico me stava pensando ad una cosa!
-          Perfetto, adesso ti metti anche a pensare!
-          Molto divertente Sud, davvero… comunque, volevo chiederti se ti andava di uscire questa sera, sai no, tanto per rilassarsi un po’.
-          E chi cazzo si riesce a rilassare con te in giro?!
-          Deduco che sei fin troppo incazzato, ok allora ci sentiamo, ci-
-          Alle nove a casa mia, se arrivi in ritardo, giuro che te ne pentirai!
-          Kesesese! Va bene, ci vediamo dopo Sud!
-          A dopo. Ciao.
-          Ciao
!

Arrivato a casa, pensò subito a preparare la cena, mise l’acqua sul fuoco e si mise a preparare il sugo per la pasta, utilizzava solo le verdure che aveva raccolto nel suo immenso orto dietro casa, non avrebbe mai accettato di andarle a comprare, era ancora preoccupato per la sorella ma decise di distrarsi cantando qualche canzone allegra delle sue regioni.
 
Caterina Florentia Vargas
 
Se ne tornò in cucina e mangiò con calma inforcando piccole mazzette di spaghetti, poi se ne tornò in salotto. Spense la candela, appoggiò il vino e strette il telefono fra le dita, avrebbe voluto chiamare Romano dirgli che cosa era successo con Arthur e col ciuffo, ma non ci riuscì, non trovava la forza di chiamarlo. Non aveva paura di suo fratello, non ne aveva mai avuta, però certe volte la somiglianza dei loro caratteri comportava la nascita di un blocco, un muro invisibile che la costringeva a stringere i denti e girare i tacchi. Era una cosa assurda certo, ma la loro relazione era fatta così, si amavano in modo sconsiderato , ma non potevano fare a meno di urlarsi in faccia. Il telefonò squillo e Caterina alzò appena in tempo per sentire la voce di Antonio prima di riattaccare con forza. Spagna le aveva portato via il fratello e benché fossero passati anni ed avesse sempre trattato Romano con i guanti provava ancora dell’astio nei suoi confronti. Ancora una volta il trillo del cellulare la costrinse ad abbandonare la scia dei suoi pensieri. Francia, ancora lui?

-          Oh oh oh
-          Francia non fare il francese, ti prego so che hai appena passato una fantastica serata con Antonio , ma fammi il sacrosanto piacere di riattaccare
-          Con Spagna? A vorrei, ma lui non vuole me e comunque chiamo per Inghilterra..
-          È appena andato via, lo stavi cercando
-          OH OH LO SAPEVO, il mio intuito non fallisce mai voi due era..

La linea cadde tutto perché la stretta sul cellulare si era fatta troppo forte. Ecco il disastro sarebbe scoppiato il giorno dopo durante il meeting, tutti avrebbero parlato della dolce serata di Centro Italia con Inghilterra. Francis avrebbe infiorettato la cosa aggiungendo i dettagli più repellenti il tutto condito con un fratello incazzato e uno scozzese felice. Sbatté la testa contro il tavolo mentre la sua mente volava al giorno dopo. Spippolò col telefono per inviare un messaggio vocale, almeno Romano sarebbe stato tranquillo o così sperava. Pigiò un paio di tasti, staccò la batteria, ma alla fine preferì sbattere il telefono contro il pavimento.

-          Fanculo al telefono. Caro Romano sono viva, quel coglione di Spagna ha cercato di trascinarmi via assieme a Francia, non so perché, comunque ho incontrato Inghilterra. Era fradicio da capo a piedi così l’ho fatto entrare in casa per darsi un’asciugata e beh adesso Franci lo sa. Quindi preparati perché domani scoppierà una catastrofe. Con amore Cate.
-          Dlin messaggio inviato correttamente?
-          Eh? NO! Stupido telefono, con una stupida memoria NO perché mi fai questo. Stupido Giappone dovrà vedersela con me. E ora?

Si ficcò le mani nei capelli annaspando quasi in cerca di aria, che fare? Inconsciamente afferrò le chiavi della moto ed uscì fuori per raggiungere Romano. Il telefono giaceva ancora a terra, successivamente avrebbe trovato un modo cruento per vendicarsi anche con quello. Sfrecciò rapida fra le macchine accerchiata da fari e clacson. Dopo un po’ rallentò, dopotutto Romano stava mangiando e lei avrebbe fatto irruzione nella sua casa, poteva anche essere in dolce compagnia. Scese dalla moto e quando intravide Spagna si ficcò subito il casco per ripartire, ma la cosa non bastò.

-          Hola
-          Ciao… si ehm.. ciao me ne vado
-          PERCHE’???
-          Che fate? – questa volta fu Prussia a fare capolino fra i due
-          Oh oh oh – ed ecco Francia
-          Misericordia… come si sol dire potrebbe andare peggio
-          Cherì non essere così negativa puoi spassartela con noi tre
-          Yeah che culo. Direi che devo proprio andare
-          Italia mi sembri arrabbiata ed io ho la soluzione, è una magia. Fu so so so
-          Che fa questo idiota?
-          Ti fa sorridere no? – commentò Prussia scuotendola per la spalla.

Nell’arco di pochi secondi se li trovò tutti ammassati su di lei, Francis aggrappato alle spalle, Prussia alla testa ed Antonio ciondolante sulla sua mano. Voleva morire, voleva farsi seppellire in un posto lontano per poi rinascere come zombie per perseguitarli.
-          Oh – iniziò Francis- chiamiamo Roma dai!
-          No vi prego
-          Troppo tardi

 
Romano Lovino Vargas
 
Finalmente la sua amata pasta era pronta, l’odore era fantastico e Romano si sedette tutto soddisfatto al suo tavolo sul quale, c’era una bottiglia del suo vino preferito, la serata si preannunciava perfetta. Mentre si stava gustando il suo piatto, gli squillò il telefono.

-          Chi cazzo è che rompe adesso?! Francia? Ma che diavolo?

Non rispose nemmeno e mise il cellulare da parte, il francese lo faceva incazzare solo parlando, figuriamoci quando lo interrompe mentre mangia! Un’altra telefonata, questa volta da Spagna… ignorò anche quella.
-          Ma che diavolo vogliono quei due?!

Fece cadere la chiamata, così per fargli capire che non voleva essere disturbato ma dopo nemmeno un minuto, lo chiamò Prussia

-          Che cazzo volete? Sto mangiando!
-          Scusa Sud è che… abbiamo tua sorella…
-          Cosa?! – si alzò di scatto dalla sedia e fissò il vuoto, era furioso
-          L’abbiamo vista in moto e gli altri due le sono corsi subito in contro, volevamo chiamarti per stare un po’ tutti assieme, una serata tra amici!
-          Adesso vengo lì e vi ammazzo tutti!
-          Ma io-
-          Tu vedi di non fare allungare le loro luride manacce su di lei e magari ti risparmio, capito fottuto bastardo?
-          Hahaha! Ok, ci vediamo dopo, ciao!

Non fece in tempo a riattaccare che era già corso in camera a cambiarsi, mise la prima cose che gli capitarono sotto mano e sfrecciò alla macchina, arrivò da loro in pochissimo tempo e ovviamente, non era andato là per farsi una bella chiacchierata tra amici.

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Capitolo 4
*** I love you ***


Caterina Florentia Vargas

Non ebbe il tempo di fermare Prussia che quello aveva già chiuso la conversazione, probabilmente era un masochista o una cosa simile. Quanto tempo avrebbe impiegato? Dieci minuti, cinque se si vestiva a caso. Ed eccolo infatti spuntare da dietro l’angolo con l’aria di uno che sta per commettere un massacro. Alzò leggermente una mano mentre Antonio continuava ad abbracciarla canticchiando quella sua canzoncina magica, come diceva lui.

-          Non sapevo che foste una massa di masochisti in pensione
-          Oui, a noi piace così.
-          Che culo, lo dici te a Spagna di mollarmi o deve pensarci Romano?
-          Uh? Ma sei così morbida.
-          Ok ci deve pensare Romano rispondo io per te Francis che è meglio.
-          Cosa c’è di male in un po’ di amore spagnolo donna?
-          Prussia stai zitto o ti caccio le chiavi della moto in gola.

Romano non sembrava intenzionato a calmarsi, cosa abbastanza ovvia.  Caterina lasciò stare lo spagnolo a cui si era aggiunto il francese, Prussia invece se ne stava da una parte in attesa di Romano. Una cosa decisamente strana. Lo fissò con tanta intensità da costringere Prussia a voltarsi spaventandolo. Si comportava in modo fin troppo socievole con suo fratello e la cosa non andava bene, affatto. Comunque la cosa più importante in quel momento era liberarsi dei due polpi appiccicosi ed utilizzare Romano in quel momento le sembrava la soluzione migliore. Sbatté un paio di volte gli occhi per renderli lucidi, spinse l’aria contro le guance in modo da renderle rosse e dondolò la testa trasformandosi in una sottospecie di fanciulla in pericolo.

-          Romano!!!
-          Eh?

Francia e Spagna la fissarono all’unisono con quelle strane espressioni che solo loro sapevano fare e Caterina si spaventò emettendo uno squittio degno di un topo alla presenza di un gatto. Non sembravano veramente intenzionati a mollare.

-          Ragazzi voi morirete lo sapete vero?
-          Meglio morire fra le braccia di una bella fanciulla
-          E ti pareva? Prussia te chiaramente non fare nulla..
-          Ovviamente la mia magnificenza sta già facendo qualcosa..
-          A davvero che cosa?
-          Sto facendo foto col cellulare da inviare al sopracciglio
-          EHHH!?!?

 
Romano Lovino Vargas
 
Dopo aver parcheggiato l’auto in un posto sicuro non molto distante da dov’erano gli altri, proseguì a passo spedito, svoltò un angolo e si ritrovò davanti la scena: sua sorella tra le braccia di Spagna e Francia mentre Prussia, da coglione quale era, scattava foto con il cellulare. Si avvicinò silenziosamente ai quattro, solo Caterina e Prussia l’avevano visto e quando sentì la voce di sua sorella, non ci vide più dalla rabbia e si scagliò contro i due.

-          Lasciatela immediatamente, brutti bastardi!
-          R-Roma? Sei già arriv-
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Romano l’aveva già colpito in piena faccia, continuò a colpirlo finché non sentì dolore alle mani ma ora toccava al pervertito francese, lui se le meritava almeno quanto Spagna.

-          Francia. – Gli lanciò lo sguardo più pauroso che potesse fare in quel momento, sembrava un pazzo omicida.
-          T-TI PREGO, NON FARMI DEL MALE! SONO TROPPO BELLO PER ESSERE PICCHIATOOOO!

Nulla riusciva a fermare la sua furia, in un giorno solo, aveva accumulato fin troppa rabbia, inutile dire che al francese andò peggio che a Spagna.

-          Ora tocca a te, bastardo – Romano si girò verso Prussia
-          Veramente non ho fatto niente, solo un paio di foto!
-          Appunto, preparati a raggiungere i tuoi amici all’inferno! – caricò un pugno ma l’altro lo fermò
-          Calmati Sud, in fondo si stavano soltanto divertendo un po’, no?
-          Con MIA sorella!
-          Tu credi che se fosse stata davvero in pericolo, mi sarei messo a fare le foto?
-          Si, sei un coglione!
Lo lasciò andare e caricandosi in spalle i suoi due amici, si girò per andarsene.
-          Ci si vede.
-          A-aspetta Pru- si bloccò, non poteva permettere che sua sorella scoprisse la loro storia, lei odiava profondamente Prussia quindi, non sarebbe successo nulla di buono
-          Il fantastico me come vedi, ha da fare, ci vediamo alla prossima riunione, ciao!

Stette li a guardare che se ne andava, probabilmente si era offeso da ciò che aveva detto, chi non lo farebbe se il proprio compagno non credesse in te? Si domandò intanto che tornava dalla sorella, quella giornata era stata una schifezza totale e non vedeva l’ora di andarsene a letto.



Caterina Florentia Vargas
 
Non aveva mai pensato a Romano come ad una persona eccessivamente cattiva, anzi le era sempre sembrato un tipo mansueto. Adesso però che lo vedeva a prendere a calci e pugni  nazioni grandi e forti come quelle si sentiva orgogliosa, anche se l’espressione di Romano tradiva un certo risentimento. Non era tanto il fatto che avesse picchiato Francis a renderlo così triste quanto piuttosto il saluto di Prussia, probabilmente erano diventati molto amici. Annuì con forza schiacciando il pugno contro il palmo della mano aperta prima di prendere il telefono…. Che aveva lasciato a casa. In presa alla disperazione sbatté i piedi istericamente pronta a far a brandelli chiunque le fosse capitato a tiro. Qualcuno le punzecchiò la spalla e nel voltarsi Caterina trovò Arthur, ma era ovunque quel tizio. Sembrava arrabbiato anche lui, quella doveva essere la giornata della gente incazzata quasi sicuramente. Sbuffò un paio di volte con le mani incrociate davanti al petto e le sopracciglia piegate sulla fronte.

-          Non potevi urlare? – fece l’inglese con tono acido
-          C’era mio fratello…
-          AH
-          E questo “AH” cosa mi dovrebbe significare?
-          Niente lascia perdere.. ho lasciato la camicia da te
-          Lo so… vieni a riprendertela.. anzi te la darò io domani, stai tranquillo
-          Si certo ovvio e come devo stare?Al massimo domani mattina ti rapiscono quei tre idioti..
-          Pensi che non sappia difendermi
-          Penso solo che tu sia una donna

Gli sfilò il telefono dalla tasca, il tempo sufficiente per scrivere un messaggio di scuse per Prussia da parte di Romano motivando il nuovo numero con un “ho rubato il telefono ad eyebrows”  e glielo tirò contro. Donna aveva sibilato a bassa voce, è così che mi definisci bene allora vattene a fare nel culo tu quella massa brulicante di individui che pensano che essere donna sia da deboli. A quel punto lo aveva schiaffeggiato con così tanta forza che la mano le doleva al tal punto da costringerla a stringerla nell’altra. Aveva così tanta rabbia in corpo che anche la cosa più banale la avrebbe potuta far scattare. Si voltò mostrando uno sguardo feroce , ma allo stesso tempo velato di tristezza al fratello e gli ringhiò contro.

-          Perché devi sempre trattare male i tuoi amici? Prussia sembrava scocciato era l’unico imbecille che non stava facendo niente. Tu devi essere sempre così testardo maledizione Romano..

La sua voce si era fatta acuta tanto era diventata isterica e la cosa non andava bene. Respirò rapidamente cercando di calmarsi , ma l’unica che le riuscì bene fu di spingere la testa nel casco per nascondere il pianto. Non era colpa di suo fratello, era colpa di Inghilterra di lui e dello stupido cervello che si ritrovava nella testa. Probabilmente c’era solo un criceto con una ruota che giocava o un banda di vermi stonati. Non le piaceva , ma allo stesso tempo non lo odiava. Voleva essere rispettata da lui, voleva che la guardasse dal basso come tutti avrebbero dovuto fare, voleva questo e che le sorridesse ogni tanto invece di aggredirla sempre. Sbatté una mano contro il casco prima di fare dietrofront e tornarsene dal fratello. Lo osservò per alcuni sitanti e poi lo abbracciò con forza cercando di fargli capire di non essere arrabbiata con lui. Aveva tentato in passato di pronunciare quelle tanto agognate parole “ti amo “ a Romano, ma quasi sempre si era ritrovata col fiato spezzato. Si voltò ancora una volta e alla vista di Arthur che strusciava freneticamente la mano sulla guancia arrossita sorrise schernendolo di gusto. Se l’era cercata no? Altro che impero inglese, quello era solo un piccolo, umile e debole ometto.  Montò sulla moto dette gas con tanta forza da farsi male alla pianta del piede e solo allora sentì un soffuso “i…i’m..sorry”.,per lei la frase si interrompeva lì tanto era assordante il rumore della marmitta accesa. Partì con forza diretta verso un pub vicino, almeno avrebbe passato la serata in compagnia di altri derelitti. Accostò dopo un po’ cacciando la mano nella tasca del giacchetto per trovare il cercapersone. Scusa Romano, davvero non volevo combinare tutto questo casino. Mi spiace tanto, perdonami. Lo so che non vale se lo scrivi comunque ricordati che ti amo. Ora tornatene dal tuo piatto di pasta e cambia quell’orribile camicia. Ciao. A quel punto si sgranchì le braccia sicura di aver fatto la cosa giusta e ripartì per fare una capatina a casa e recuperare il cellulare. Entrò dentro di corsa per non farsi notare dai vicini e riprese il telefono. 5 messaggi. Il primo era di Francia, il secondo e terzo di Spagna, il quarto di Prussia e il quinto di Inghilterra. Aprì il quarto e sorrise alla vista di un messaggio tranquillizzante. Romano era preoccupato? Kesese riesco a fare bene il mio lavoro scusa per prima. L’altro era di Arthur e le mani le tremarono aprendolo. Non volevo essere acido, perdonami davvero in effetti sei più un uomo che una donna considerata la forza che hai nelle mani. Storse il naso prima di scoppiare a ridere gli rispose con un semplice fottiti ci vediamo domani stessa ora e se ne tornò sulla moto. I rimanenti messaggi sarebbero stati letti placidamente sul divano, ma solo a sera. In realtà anche se il messaggio di Inghilterra la aveva fatto ridere si sentiva ancora un po’ ferita, quindi preferì tornare al suo giardino e farsi un bel giro sulle altalene. Perché non si è mai vecchi per quelle.

 
Romano Lovino Vargas 

Come sua sorella se ne andò, decise di fare lo stesso ignorando completamente l’inglese che era con loro, salì in macchina e sfrecciò a casa passando prima dalla pizzeria che stava a pochi chilometri da dove si trovava in quel momento, la pasta ormai era rovinata e non ci poteva più fare niente. Si mise a tavola e mangiò la sua pizza in santa pace, si gustò il suo buon vino e decise di guardarsi un po’ la televisione, giusto per far passare l’orario e distrarsi dai suoi pensieri che quella sera erano tutt’altro che buoni. Si rese conto di essersi addormentato solo grazie al suono del campanello, si alzò di malavoglia ed andò a vedere chi fosse.

-          Guten abend Sud! Kesesese!
-          Prussia? Che cazzo ci fai qui a quest’ora?
-          Che domande, sono venuto a trovare il mio fantastico ragazzo, no?
-          Ma pensavo fossi… arrabbiato
-          Non preoccuparti, è tutto passato – scrollò le spalle – mi fai entrare?
-          S-si… - prima di chiudere la porta però, Romano si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
-          Che facevi di bello senza di me?
-          Guardavo un po’ la televisione, niente di che
-          Meno male che è arrivato il tuo magnifico fidanzato! Hahaha!
-          Tsk!
-          Andiamo, non fare quella faccia e vieni qui!

Non ebbe nemmeno il tempo di replicare che si ritrovò sul divano stretto tra la braccia del prussiano, arrossì di botto e quel suo stupidissimo ciuffo gli prese quell’umiliante forma a cuore che appariva sempre quando Prussia lo toccava, era frustrante ma l’altro diceva che era adorabile.

-          Lasciami, b-brutto mangia patate!
-          No, non voglio – fece un sorrisetto
-          Maledizione… p-perché sei venuto?
-          Tua sorella mi ha mandato un messaggio, diceva che eri dispiaciuto per come ci eravamo lasciati.
-          Che cazzo hai detto?! – se possibile, arrossì ancora di più e guardò il prussiano dritto negli occhi
-          Che carino che sei, eri preoccupato che non venissi eh?
-          Z-zitto maledetto bastardo!
-          Ok, vorrà dire che userò la bocca per altre cose… hehehe…

Detto questo, Prussia iniziò a baciare il suo amante che ricambiò solo dopo un paio di tentativi di resistenza. Sembrava proprio che la giornata orribile di Romano, stesse per finire in modo completamente diverso da quello che l’italiano si era aspettato.

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Capitolo 5
*** Un messaggio... spagnolo ***


Caterina Florentia Vargas 

Si domandò se Prussia avesse ricevuto il messaggio ed avesse perdonato Romano. Scese dalla moto, sciolse i capelli e si infilò nel primo bar che intravide. Ancora non aveva letto i tre messaggi rimanenti, ma non è che la cosa la incuriosisse tanto. Francis aveva di certo fatto qualche commento sul suo corpo meraviglioso deturpato dal fratello e Spagna, in realtà era strano per lui scrivere due messaggi. Accese il telefono mentre chiedeva al barman di versarle un bicchiere di Brunello e iniziò ad armeggiare con i tasti. Come da lei previsto Francis aveva scritto: il mio corpo, il mio meraviglioso corpo oh oh. Assieme ad una serie infinita di faccine animate nell’atto di piangere. Drammatico, anzi, eccessivamente drammatico come suo solito.  I successivi messaggi erano in spagnolo e la cosa le impedì di capirci qualcosa, decise quindi di rinviarli a Romano in attesa di traduzioni adeguate. Il cellulare emise un sibilo indicando il successo dell’operazione e lei se ne poté tornare a rantolare nel locale come una disperata.

-          Fuck you now ok? I’m right you are wrong ah ah

Caterina si voltò nella direzione delle urla ed intravide America assieme ad Arthur. Il secondo sembrava completamente ubriaco mentre il primo solo un po’ alticcio. Alfred cercava di sostenerlo mentre Inghilterra se ne stava disteso sul tavolo piagnucolante. Non che ne avesse una gran voglia , però decise comunque di andare da lui. Starnazzava qualcosa sul suo ulteriore fallimento e di quanto avesse sbagliato. Questa volta fu lei a pizzicarlo sulla spalla, ma quello appena la vide sbottò in una risata colossale. L’americano la fissò scusandosi quasi con lo sguardo e le consigliò di andarsene, cosa che avrebbe fatto se Inghilterra non l’avesse spinta verso di se. Si sentiva rossa nel pieno del ciclone di sguardi del bar. Alfred accanto a lei si mosse immediatamente per riprenderla e alla fine si ritrovò per terra col sedere dolente. Arthur davanti a lei rideva ad alta voce indicando America.

-          Ah ah vedi è ostinata io te l’avevo detto ah ah
-          Perdonalo Italia non è così di solito
-          America ti prego lo conosco da quando era piccolo, so com’è fatto non credi? Avanti Arthur vieni che ti riporto a casa.

Arthur la evitò agilmente tornando sul bicchiere, ma a quel punto Caterina glielo strappò di mano con tanta violenza da graffiarlo con le unghie. Inghilterra emise un gemito di dolore mentre si fissava la mano leggermente insanguinata e poi puntò gli occhi in quelli di Caterina che ricambiò con un’occhiataccia degna di un gufo bagnato. Fu un secondo, forse un nanosecondo , ma Arthur si alzò la spinse con la mano sulla schiena e lei si ritrovò a baciarlo e non accidentalmente. Si sentiva pietrificata sotto le sue labbra con le mani strette in quella libera dell’inglese. Alfred davanti a lei arrossì di botto e si coprì gli occhi mentre Canada squittì come un topo. Non voleva farsi vedere così, non voleva che il suo secondo bacio fosse con un ubriaco per giunta amico suo, dopotutto le avevano già preso il primo con la forza, perché doveva succedere ancora? Due braccia calde la strinsero e Caterina si ritrovò attaccata ad Antonio con un inglese fumante davanti. America e Canada lo immobilizzarono mentre quello continuava ad urlare e Caterina se ne scappò via assieme allo spagnolo. Un punto a favore di Antonio decisamente.si sfiorò appena le labbra e non percepì disgusto nel farlo anzi provava un senso di vuoto e amarezza, come se avesse voluto ancora essere lì. Antonio accanto a lei sembrava agitato, di certo imbarazzato considerato il rossore.

-          Ti accompagno a casa?
-          Ho la moto..
-          Non sei un po’.. scossa?
-          No.. torno a casa.. – Spagna accennò ad andarsene e a quel Caterina trovò la forza di parlare.
-          Grazie per prima.

Si tuffò nel casco prima che potesse vederla e se ne tornò a casa a tutta palla. Appena scesa chiamò Veneziano per discutere della cosa.

-          Vee
-          TACI MANGIA POLENTA. Se uno ti manca, arrossisci se lo vedi nudo , non lo odi e provi nostalgia di un bacio benché ottenuto con la forza.. cosa significa?
-          Beh è ovvio lo ami no?
-          TACI STRONZO

 
Romano Lovino Vargas 

I due avevano deciso di trasferirsi sulla panchina in pietra che dava sull’orto di Romano, si trovava sul retro della casa e siccome quella sera c’era un venticello fresco, era il posto ideale per una serata estiva.
Se ne stavano lì abbracciati a coccolarsi nell’oscurità quando il cellulare di Romano suonò

-          Chi cazzo è a quest’ora?!
-          Non rispondi?
-          Chi se ne fotte, non voglio rompi palle!
-          Magari è importante…
-          Tsk! – tirò fuori il cellulare dalla tasca e lesse il messaggio di sua sorella che le chiedeva di tradurre dei messaggi che Spagna le aveva inviato.
-          Che è questa roba? – Prussia aveva cercato di sbirciare ma non capiva un cazzo di quello che c’era scritto
-          È spagnolo, ora guardo che dice… Mi dispiace se ti ho fatta arrabbiare, devi sapere che in realtà io sono innamorato di te MA CHE CAZZO?!
-          Vai avanti, sono curioso! – andò avanti a leggere aggiungendo qualche suo commentino ogni tanto
-          Volevo dirtelo da molto tempo ma non ne ho mai avuto il coraggio… Che bastardo… anche perché credo che Roma non la prenderebbe molto bene, penso che provi qualcosa per il Boss-
-          CHE DIAVOLO STA DICENDO QUEL MALEDETTO SPAGNOLO?! – ignorò il prussiano e proseguì
-          Te lo scrivo nella mia lingua così non lo capirai, preferisco dirlo prima a Roma e Ita… Ti ammazzo, fottuto bastardo… ah un’ultima cosa… questo però lo poteva capire
-          Si vede che non si è presa la briga di guardare il messaggio per intero – ipotizzò
-          Probabilmente hai ragione, dice di non inviarmi assolutamente il messaggio… che coglione!
-          Non è affatto una fantastica figura, che c’è scritto nell’altro?
-          Vediamo… Domani andrò da Roma a dirgli quanto ti amo e chiedergli il permesso di corteggiar- COL CAZZO CHE TI DO IL PERMESSO, MALEDETTO PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!
-          Domani… che hai intenzione di fare?
-          Affilare il mio bel pugnale!
-          Hahaha! Magnifico – per cercare di calmare l’italiano, Prussia rincominciò a baciarlo, poi si interruppe di colpo
-          P-perché ti sei fermato?
-          Tu… non provi niente per lui, vero?
-          Ma sei deficiente?! Perché cazzo starei qui con te se volessi lui?- lo guardò negli occhi, per quanto la luce lo premettesse
-          Si, hai ragione e poi, chi non preferirebbe il fantastico me a lui? HAHAHA!
-          Coglione…
Romano si calmò un po’ e la serata proseguì senza più interruzioni, il prussiano sapeva benissimo come far calmare l’italiano acido, perennemente incazzato e ci riuscì anche questa sera.

 
Caterina Florentia Vargas
 
Caterina aprì la porta , ma fu subito investita da Scozia con tanto di Arthur sulle spalle. Ammiccò qualcosa come un : tu l’hai ridotto così, sono cazzi tuoi, tienitelo in casa addio. Lo scozzese sparì e Caterina si ritrovò così con un inglese fradicio di alcool da testa a piedi. Se lo caricò sulle spalle e quello si svegliò spaventandola, temeva che avrebbe provato a baciarla di nuovo. Arthur le sorrise con quel suo fare da perfetto ebete e tuffò la testa nei capelli dell’italiana che saltò facendolo cadere a terra. L’inglese gemette rotolandosi sul pavimento pulito e Caterina lo punzecchiò prima di tirarlo su. Lo distese sul divano ed Arthur la afferrò per il braccio.

-          È stato bello..
-          Eh?
-          Prima Italy, è stato bello.. mi piace baciarti..
-          Oddio dormi Arthur che è meglio
-          No Italy.. non andartene- la tirò a se e la porta suono, fortunatamente doveva essere qualcuno venuto a prendere Inghilterra, doveva essere qualcuno venuto a salvarla.  – ferma.. ti prego… Italy I…love you

Nel dirlo Arthur sorrise e tentò di nuovo di baciarla, ma Caterina fu abbastanza svelta da riuscire a scappare via. Corse alla porta con il fiatone e davanti si ritrovò Antonio rosso dalla testa ai piedi. In quel momento avrebbe preferito sotterrarsi con le sue stesse mani. Cercò di spiegargli la situazione, ma lo spagnolo non sembrava essere molto .. calmo. Si infilò in casa senza chiedere il permesso si caricò l’inglese come un sacco di patate e si avviò verso l’uscita.

-          Caterina..
-          Oh.. di solito non mi chiami per nome
-          Nemmeno te.. prova a chiamarmi Antonio ogni tanto
-          Tu? Ah ah seriamente? Mi hai portato via mio fratello..
-          Senti il passato è passato, forse dovremmo pensare al futuro..
-          Che futuro?
-          Domani vedrai, senti passerò da Romano forse a pranzo ora vedrò vieni anche tu per favore.. ti chiamerò io..
-          Teoricamente devo parlare con l’ubriaco di lavoro, ma vedrò di trovare un posto. Notte Spa.. Antonio , notte Inghilterra
-          You are my only love
-          Che ha detto?
-          Niente , niente lascia stare ah ah
-          Bye bye my sunshine

Arthur si allungò verso di lei ma il colpò diretto sulla nuca datogli da Spagna lo mise completamente KO. Non poté trattenersi dal ridere a crepapelle cosa che lasciò sbalordito lo spagnolo, in effetti non la aveva mai vista ridere. Lo salutò un’ennesima volta e poi se ne tornò in camera sua dove trovò una lettera minatoria di Scozia. Solo io posso ammazzarlo psicologicamente e picchiarlo. Si cambiò, si lanciò sul letto e poi accennò un sorriso al grande ritratto famigliare appeso al muro accanto al letto. Sognò suo padre come spesso accadeva il 10 agosto e poi sognò qualcosa di sconvolgente. Lei , Spagna ed Inghilterra che facevano gare truccate di stelle cadenti con tanto di Romano come arbitro e Prussia con Francia come ragazze pon pon. Si alzò madida di sudore, era già tardi erano le nove doveva andare a prepararsi, c’era una sorpresa da scoprire no?  
 

 
Romano Lovino Vargas
 
La mattina arrivò fin troppo presto, voleva starsene lì tra le braccia del suo amante ancora un po’ ma sfortunatamente, il dovere chiamava, non sapendo a che ora quell’asino di Spagna voleva essere giustiziato, doveva portarsi avanti con il lavoro nell’orto.

-          Ti chiamo quando è pronta la colazione, ok?
-          Non avvicinarti alla mia cucina! Vuoi incendiarmi la casa?!
-          Andiamo, ho imparato qualcosa, sai? Potresti fidarti un po’ di più di me!
-          O-ok, ma se combini qualche disastro, ne subirai le conseguenze, chiaro?
-          Kesesese! Perfetto!

Detto questo, Prussia si mise ai fornelli con il suo solito sorrisetto trionfante mentre Romano, se ne andò sospirando nel suo amato orto, lì riusciva a dimenticarsi di tutte le preoccupazioni, anche delle più gravi.
La mattinata passò senza visite né sorprese… a parte il fatto che Prussia fece una colazione degna di quel nome.

-          Ammettilo che è la colazione migliore che tu abbia mai mangiato!
-          In effetti, non è male… bravo.
-          Hehehe!
-          Senti, per Spagna, io-
-          Non preoccuparti, una volta finita la colazione me ne vado, la mia magnificenza è richiesta altrove.
-          Va bene, però smettila di fare il cretino! – il prussiano si stava gongolando troppo
-          … fine del periodo di pace – sospirò guardando il suo ragazzo
-          Che cazzo vorresti dire con questo?
-          Solo che sei tornato il Sud di sempre, Incazzato col mondo intero e sempre imbronciato.
-          Tsk!

Finirono di fare colazione e si salutarono, appena rimase solo, Romano andò a farsi una doccia veloce e cercare qualcosa di decente da mettersi, non aveva affatto voglia di vedere lo spagnolo ed ancor meno, sentirlo parlare dei suoi sentimenti verso Caterina, non gli avrebbe mai dato il permesso di stare con lei, non perché era protettivo nei suoi confronti o la volesse tutta per se, non sarebbe mai stato così egoista ma perché era sicuro che lei l’avrebbe visto come un tradimento nei suoi confronti se lo avesse fatto

-          Poi lui è un asino bastardo, sempre fin troppo allegro e maledettamente povero!

Anche se poteva suonare cattivo era vero, lui era quasi sempre in crisi, non avrebbe sopportato l’idea di vedere sua sorella in difficoltà… non più.

Ad un certo punto, verso mezzo giorno, il campanello suonò.

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Capitolo 6
*** Il triangolo no! Non l'avevo considerato ***


Florentia Ctaerina Vargas

Avrebbe voluto chiamare Romano e dirgli della sera precedente, ma che senso avrebbe avuto? Suo fratello si sarebbe arrabbiato , così tanto da far scoppiare una nuova guerra mondiale e poi se la sarebbe rifatta con lei. Il campanello suonò un paio di volte e le ci volle un po’ per riprendere fiato. Aprì la porta e lì trovò Bielorussia assieme a Belgio e Ungheria. Le osservò storcendo il naso mentre la belga già iniziava a saltellare e squittire. Sembravano essere a conoscenza di qualcosa di segreto, almeno a lei. Ungheria entrò trascinandosi dietro un grosso pacco e Caterina stesso, armeggiò un po’ con la televisione e alla fine se ne uscì con un paio di telecomandi. Già era sabato, era il giorno della grande riunione e per l’appunto il tema della giornata era stato scelto da Ungheria, la cosa era decisamente inquietante. Belgio la spinse verso il televisore stringendole la mano mentre continuava a saltare, Natalia invece se ne stava dietro con la mano tremante sul coltello. Di sicuro era arrabbiata, forse anche più di Caterina.

-          Ecco, ecco ora tu e Belgio dovete danzare
-          Cazzo hai detto?
-          Balla Caterina dai
-          Non ho intenzione… cos’è quella?
-          Una padella no?
-          …. Penso che qualcosa di lento andrà più che bene

Belgio accanto a lei la abbracciò e ci mancò poco che la strangolasse. Odiava muoversi di mattina, soprattutto senza aver fatto colazione, tuttavia la padella inquietante di Ungheria poteva essere molto convincente. Alla fine si fece trascinare e si divertì pure fino a che non notò qualcosa di luccicante dietro di lei. La canzone terminò e finalmente poté voltarsi e lì la vide. Ungheria presa da uno dei suoi filmini con la telecamera con tanto di Natalia addormentata sul divano. Caterina si sentì sbiancare, quella macchinetta poteva persino inviare messaggi ad altri e la cosa non andava bene. Ungheria le sorrise mentre , una volta terminata la sua operazione, se ne tornò a fissarle con un sorriso gioioso. Stava tramando qualcosa, lei ne era certa. Le domandò cosa avesse fatto e lei rispose che non era colpa sua se erano così sincronizzate. Belgio le fece cenno di sedersi, quasi fosse stata casa sua , e lei la seguì.

-          Spagna mi ha detto che oggi ti farà una sorpresa..
-          Ehm.. si ma non ho capito che cosa sia… perché ridi?
-          Niente, niente lascia stare.
-          Parlando di altro – aggiunse Ungheria con un mezzo sorrisetto stampato sulle labbra- parliamo di Arthur…
-          Io vorrei evitare
-          MA SI E’ CONFESSATO
-          Ma cosa urli a fare? Maledizione non è successo niente era ubriaco
-          Ma… quella è la sua camicia?
-          Si… e allora
-          DIO SI E’ SPOGLIATO A CASA TUA.

Seguirono una serie di urletti e squittii di svariato genere che si conclusero con un grugnito di Natalia, un segno evidente del suo nervosismo. Belgio sembrava quella più agitata tanto che fu costretta a chiamare Olanda per farle portare via. A quel punto rimase a casa da sola. Il telefono suonò ed a rispondergli fu Inghilterra.

-          H…h….hello
-          Oh. Arthur che posso fare per te?
-          Per oggi…
-          Tutto apposto ci vediamo dopo scusa ma devo andare da Roma…
-          Mi dispiace..  non ricordo che cosa ho fatto da ubriaco, ma mi scuso..
-          A…
-          A? cosa? Che ho fatto?
-          Niente di importante, dopotutto se lo fosse stato te ne saresti ricordato. Ciao a dopo
-          Italy!
Gli riattaccò in faccia e , prima ancora di sentire il suono del telefono, se ne uscì di casa per fare un giro.

 
Romano lovino Vargas 
Quando aprì la porta, si aspettava fosse Spagna ma non fu così, era quell’idiota di suo fratello Veneziano, come sempre aveva stampato in faccia il suo sorriso da ebete e faceva strani versi, Romano lo guardò un po’ confuso.

-          Che ci fai qui?
-          Veeh sono venuto perché l’ha detto il fratellone Spagna!
-          Quindi fa sul serio quel bastardo – mormorò guardando altrove poi si spostò per far entrare il fratello che invece, gli saltò addosso
-          Fratello! Sono così felice di vederti, è da tanto che non vengo più a trovarti!
-          V-va bene, levati! – arrossì al contatto con il fratello, ovviamente era felice anche lui ma non poteva certo dirglielo! Lui era il fratello maggiore!
-          Veeh non è cambiato niente! – si staccò da Romano e se ne andò un po’ in giro per la casa.
-          Certo che non è cambiato niente! Mica faccio come un idiota qui presente che compra cose nuove se le altre sono ancora utilizzabili!
-          Tralasciando i vestiti, sei sempre stato conservatore tu!
-          Tsk!
-          Non fare così fratello!
-          MUOVI IL CULO E VATTENE IN CUCINA!
-          EEK! Va bene, non ti arrabbiare così! – corse in cucina
-          Aiutami a preparare da mangiare, come minimo quel fottuto bastardo arriva giusto per mangiare.

Si misero a cucinare e dopo una decina di minuti, suonò nuovamente la porta, questa volta era davvero Spagna.

-          Holachicos!
-          Ciao fratellone Spagna! – saltò tra le braccia dello spagnolo e l’altro ovviamente, lo accolse più che volentieri
-          Ita, sei già arrivato? Che bello vederti, sei sempre così carino!
-          Ciao brutto bastardo.
-          Ciao Roma! È bello vederti! – era felicissimo, probabilmente non sapeva ancora che il meridionale sapeva già tutto e che avesse intenzione di ammazzarlo.
Iniziarono a chiacchierare un po’ mentre tutti e tre si davano da fare per preparare il pranzo. Mentre Veneziano parlava di cazzate che aveva fatto con il suo amico crucco, arrivò un messaggio a Spagna che uscì per guardare cosa fosse e quando tornò in casa era completamente bordeaux.
-          Tutto bene? Veeh
-          S-si Ita, non preoccuparti
I due si sorrisero e tornarono ai loro compiti mentre Romano, voleva vederci chiaro sulla faccenda del messaggio, non era normale far arrossire così quell’idiota, decise che avrebbe scoperto cosa nascondeva.

 
Caterina Florentia Vargas 
Il telefono suonò e Caterina fu costretta a bloccarsi improvvisamente, era Belgio. Spippolò con i tasti fino ad aprire uno stupido messaggio con tanto di video annesso. Chiaramente era il video registrato da Ungheria. Lo osservò attentamente e sorrise nel notare come la gonna le calzasse a pennello. Tornò al messaggio e a quel punto collassò quasi. Chiaramente ho dovuto ripeto DOVUTO mandare il messaggio al boss ed anche a Scozia, mi aveva chiesto qualcosa con cui ricattarti, sai può essere molto convincente. Se il suo cellulare avesse potuto parlare avrebbe di certo urlato dal dolore, mentre le unghie di Italia si conficcavano dentro di esso. Non poteva fare a meno che ripetere parole come uccidere, distruggere, massacrare sotto gli sguardi inorriditi dei passanti. Si sentì chiamare e dietro di lei video Nathan con tanto di telefono in mano ed un sorriso beffardo stampato sul viso. Prese la rincorsa e travolse quasi una bambina , ma alla fine riuscì a colpire Scozia con tanta forza da farlo barcollare. Cercò di prendere il telefono e quello invece indicò il marciapiede opposto. Arthur se ne stava su una panchina, sembrava pensieroso. L’inglese si bloccò tuffando la mano nella tasca alla ricerca di qualcosa. Osservò il macchinario con quella tipica espressione di chi non vuole ricevere messaggi da una certa persona. Armeggiò con i tasti e poi sbiancò reggendosi alla panchina prima di scappare via rosso in viso. La sua vita era ufficialmente rovinata. Se prima si sentiva triste adesso era solo infuriata, come solo un russo davanti ad un americano sarebbe potuto essere.

-          Tu… tu..
-          Si?
-          Tu… morirai…
-          No io sono un genio tesoro, vedi cosa succede a fare ubriacare mio fratello?
-          EH? Che c’entro io?
-          La tua situazione mi lascia indifferente, fatto sta che solo io posso picchiarlo, comprendi?
-          Ma…
-          Ciao ciao Italia

Non se la sarebbe capitata così facilmente. Prese la rincorsa e questa volta sbatté la testa contro quella di Scozia che cadde a terra intontito. Adesso era il turno di Inghilterra. Lo cercò con lo sguardo, ma sembrava scomparso o comunque non era più nel suo raggio d’azione. Se ne tornò sui suoi passi , verso la moto , ma il ricordo della gonna la fece indietreggiare dirigendosi alla macchina. Salì e partì, poco più avanti vide Inghilterra ancora in corsa. Accelerò e gli lanciò contro una bottiglia da un litro di Fanta.

-          Imbecille!!!
Probabilmente non la sentì perché era troppo preoccupato ad abbracciare il marciapiede. Adesso ne mancava uno solo, Antonio. Forse non lo aveva ancora visto, forse Belgio aveva sbagliato numero, no lei non sbagliava mai. Armeggiò con il cellulare fino a sentire la voce di Nord dall’altro capo.

-          VENEZIANO
-          Eek! Che ho fatto?
-          Dov’è Spagna?
-          Con noi… perché?
-          NOI?
-          Eek! Io e Roma..
-          NO ODDIO ROMANO NO
-          AAA!! Perché urli?
-          TU AMMASSO DI POLENTA PRENDIGLI IL TELEFONO E BUTTALO VIA ORA.
-          Oo…o…ok..
-          Bravo arrivo subito.
Veneziano una volta riattaccato prese il telefono di Romano  e lo buttò via come gli era stato ordinato. Chiaramente per buttare via intendeva nascondere accuratamente. Attese l’arrivo della sorella che si ritrovò imbottigliata nel traffico.
-          Bene adesso ho del tempo ah ah posso ancora farcela.. si..

 
Romano lovino Vargas 
La loro conversazione fu interrotta da una telefonata a Veneziano il quale si mise ad urlare e piangere nel più totale panico, ad un certo punto poi, prese il cellulare dalle mani di Romano che, tranquillamente, si stava leggendo un messaggio mandato da Prussia.

-          MA CHE CAZZO FAI?!
-          EEK! M-mi dispiace, mi dispiace! Ho fatto solo quello che ha detto Caterina! Non picchiarmi!
-          Che c’entra nostra sorella adesso? – anche Spagna si era incuriosito
-          Ha detto che sta arrivando
-          Hai invitato anche lei?! – chiese rivolgendosi allo spagnolo che sembrava moto agitato
-          Si, devo parlare a tutti e tre!
-          Veeh deve essere qualcosa di importante!
-          Non me ne fotte un cazzo se è importante o no! Tu potevi benissimo avvertirmi che saresti venuto e tu… RIDAMMI QUELLO STRAFOTTUTISSIMO CELLULARE!
-          Fratello! Mi fai paura! – scoppiò in lacrime
-          Se mi ridai il cellulare, smetto di farti paura!
-          Ma non posso! Me lo ha detto Caterina!

Romano si avventò sul fratello ma fu fermato da Spagna, se non ci fosse stato lui, probabilmente Veneziano sarebbe morto. Il campanello suonò di nuovo e questa volta si sperava che fosse l’ultima.

-          Ah! È arrivata finalmente! Veeh – corse alla porta per accogliere la sorella
-          Finalmente! Ora il Boss è davvero contento, è con tutti e tre i suoi bei italiani! – seguì Veneziano
-          Fottetevi tutti e due! Tsk! – camminando, andò anche lui a rispondere
La scena che si presentava, era di Veneziano che saltò subito al collo della sorella tutto felice, Romano che salutò con un piccolo cenno del capo fingendo indifferenza e Spagna che parlava a vanvera di quanto fosse felice di vederla.

 
 

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Capitolo 7
*** Ok lo ucciderò.. la geometria è UN REATO ***


Caterina Florentia Vargas

Uccidere, è tempo di uccidere continuava a sussurrare. Veneziano attaccato al suo collo saltò giù e corse via. A quel punto si diresse direttamente verso Spagna che avanzò verso di lei con un sorriso ebete. Gli strinse l’orecchio con tanta forza da farlo urlare e lo spinse verso di se. Lo spagnolo arrossì violentemente mentre Centro iniziava a perdere il controllo.

-          Tu
-          Eh..i..o….
-          Tu, maledetto stupido allevatore di tartarughe non hai visto quel video vero?
-          Q…q…quale?
-          IL MIO VIDEO
-          N..e…s..g…..a…. forse
-          Oddio..

Caterina si strinse le guance con le mani liberando Spagna dalla sua stretta micidiale ed arrossì violentemente , mentre il ciuffo si afflosciava su se stesso. Che situazione imbarazzante, decisamente imbarazzante.  Si accomodò in cucina seguita a ruota dai tre con le mani conficcate nei capelli e la testa ritmicamente sbattuta contro il tavolo. Non stava succedendo veramente, se Romano avesse viso una cosa del genere avrebbe ucciso tutti e persino Veneziano avrebbe dato libero sfogo al suo lato oscuro. Cercò di riprendersi, sollevò la testa e punto gli occhi in quelli di Antonio che arrossì nuovamente accennando un sorriso.

-          Forse ti serve la magia della felicità
-          FOTTITI MALEDIZIONE
-          Non è così tremendo..
-          No dai l’hanno visto sia Scozia che Inghilterra, ciò significa che presto arriverà a Francis e poi non lo so nemmeno io.

 Infatti eccolo di nuovo. Il telefono squillò e Caterina poté costatare che persino il francese aveva visto quel video considerato il contenuto del messaggio. Ballerai sotto le stelle con me? La risposta più ovvia sarebbe stata solo se tu sei sotto un metro abbondante di terra, ma si trattenne cercando di apparire normale. Rialzò di nuovo il volto cercando di sorridere ed Antonio rimase lì come un ebete a guardarla. Veneziano saltò accanto alla sorella facendo segno al fratello di fare lo stesso.

-          Avanti fratellone Spagna parla
-          Bene il boss deve dirvi una cosa molto importante, davvero molto importante ed è… difficile da dire..
-          Antonio
-          Si Caterina??
-          Oggi è una giornata di merda quindi parla perché altrimenti ti stendo con una capata. Già ieri sera sono stata traumatizzata..
-          E normale piccola
-          PICCOLA A CHI?
-          Essere baciata da un uomo ubriaco contro la propria volontà è traumatizzante – continuò Spagna senza badare alla domanda dell’italiana.
-          Eh?eh? – Veneziano spostava velocemente lo sguardo da Spagna a Caterina senza fermarsi, per poi infine fermarsi davanti a Romano.
-          Tranquillo Veneziano, hai scarsa memoria.. è già successo una volta..
-          Oh già.. Emilio..
-          È già.. il nostro segreto..
-          Uh scusami..
-          Non importa tanto…  Romano…

Caterina si alzò ed andò accanto al fratello. Non aveva mai avuto un buon rapporto con Emilio soprattutto perché aveva il pallino fisso del matrimonio, ma non voleva sconvolgere il fratello o cos’altro. lo abbracciò dolcemente sperando che non si infuriasse e gli dette un bacio sulla guancia. Gli sorrise ancora per poi tornare a sedersi.

-          Avanti imbranato di uno spagnolo che vuoi..
-          Beh.. facciamola semplice.. te quiero
-          Che diavolo ha detto?

 
Romano Lovino Vargas
 
Quando sentì la parola “video” e vide sua sorella così furiosa, iniziò a preoccuparsi, la seguì assieme agli altri in cucina senza dire una parola, era infuriato e se avesse aperto bocca, sarebbe scoppiato sicuramente, quando la vide sbattere la testa sul tavolo, gli venne quasi da ridere e l’avrebbe fatto se non fosse stato così arrabbiato.
In cucina, le arrivò un messaggio che la fece disperare ancora di più, cercava di nasconderlo ma ormai, conosceva tutto dei suoi fratelli minori, li aveva sempre consolati e protetti ogni volta che serviva, li ascoltava e gli dava consigli. Veneziano lo riportò alla realtà facendogli segno di sedersi accanto alla sorella come aveva fatto lui, decise di imitarlo ma non disse niente, continuava a fissare fuori dalla finestra aspettando il momento in cui Spagna avesse parlato, finalmente arrivò anche perché incoraggiato dal fratello e… Caterina l’ha chiamato per nome?! Ma che cazzo sta succedendo qui?! Pensò Romano nascondendo tutto il suo nervosismo, quando Spagna la chiamò “piccola” sentì la sua bocca storcersi in una smorfia di disapprovazione, scattò subito in piedi e si diresse a prendersi un bicchiere di vino, giusto per rilassarsi un po’, funzionò meravigliosamente peccato che dopo saltò fuori l’argomento dei baci, a quel punto non aveva più senso cercare di calmarsi, sembrava che tutti lo volessero incazzato nero. Ad un tratto, si trovò a fianco Caterina che lo abbracciò causandogli l’ irrigidimento di tutto il corpo, il bacio invece lo fece rilassare meglio del vino, cercò di ricambiare il sorriso meglio che poteva ma gli venne fuori molto sforzatamente.
Infine, finalmente lo spagnolo si decise a parlare, pronunciò le parole con un po’ di imbarazzo e… in spagnolo… Ma è scemo o cosa?! Pensò subito, non era possibile che la ragazza capisse, di fatti si rivolse a Romano, fece un profondo respiro trattenendo per qualche secondo l’aria e cercò di calmarsi.

-          Preferirei che te lo dicesse lui!
-          Estoyenamorado de tipor mucho tiempo
-          Ma la smetti di parlare in spagnolo fottuto bastardo? Così ti capisco solo io! – gli diede uno scapellotto sulla nuca, sembrava avesse funzionato.
-          È vero perdonami, Boss tende a dimenticarsi che solo Roma ha preso lezioni! Hahaha... – era evidentemente agitato.
-          Ora muoviti e dillo!
-          Allora mi appoggi?
-          Col cazzo che ti appoggio, te lo faccio solo dire perchè è dovere di ogni fottuto uomo dire queste cose! Tsk! – si girò per nascondere la sua rabbia
-          Ok, allora... Cate, io... t-ti amo...

Le parole gli uscirono in un sussurro ma erano ben udibili da tutti coloro che erano presenti nella stanza, Romano cercò di non mostrare i propri sentimenti mentre cercava di capire quelli della sorella che al momento, sembrava più confusa che altro.

 
Caterina Florentia Vargas 

Caterina ascoltò la conversazione fra Romano ed Antonio senza capirci niente. Poi ecco la frase agghiacciante. Dovette reggersi a Romano per tenersi in piedi, ma questo non bastò perché le gambe le tremarono dalla paura. Oddio no, non stava succedendo. Antonio le sorrise ed accorciò la distanza fra di loro. Caterina scappò nascondendosi dietro Romano che era molto più alto di lei mentre  Veneziano respirava a fatica con la testa appoggiata al tavolo. Non ci voleva credere, cosa stava succedendo? Se ne scappò a prendere un bicchiere di vino poi tornò indietro per prendere tutta la boccia. Si sedette dette un gran sorso e fissò Spagna. Non sapeva che fare , non poteva essere felice , ma nemmeno essere triste.

-          Prima Inghilterra ed ora te?
-          Che c’entra lui ? – sibilò Antonio cupo in viso.
-          Avanti non sai cosa significa “I love you”?
-          … te amo?
-          Oh bravo…
-          Io.. ho bisogno di respirare scusate..

Al tentativo di fuga di Caterina seguì un movimento rapido , ma deciso di Antonio. E successe, di nuovo, per la terza volta. La baciò con tanta forza tanto che le labbra screpolate le si ruppero. Lo spinse via e seguì subito una capata forte. Lo lasciò mezzo intontito sulla sedia accanto a Veneziano, che se ne stava lì con gli occhi spalancati ed un lieve sussurro continuo dalla bocca. Caterina si morse il labbro sanguinante e si voltò verso Romano. Sapeva che si sarebbe arrabbiato.

-          Per cosa mi avete preso eh? Un lecca-lecca? Maledizione perché nessuno si prende più la briga di chiedere un bacio prima di prenderselo con la forza?
-          Perché mi sono fatto prendere dalla passione… sono Spagna
-          Si lo sappiamo tutti…
-          Senti io sono qui perché voglio corteggiarti , ma per farlo devo chiedere il consenso dei tuoi fratelli.. mi sembrava la cosa più ovvia ed educata
-          E baciarmi davanti a loro?
-          Passione mi spiace tanto… credimi…
-          Romano.. Veneziano.. per favore.. stasera noi tre usciamo e non mi importa se vi portate i crauti dietro e si ho detto I PLURALE.. ho bisogno di una serata tranquilla…
-          Posso venire?
-          NO ANTONIO TU RESTI A CASA TUA va a baciarti un pomodoro
-          E…..allora chi porterai?
-          Nessuno, maledizione nessuno. Io non credo nell’amore , è solo una stupida invenzione dei poeti fatta per abbindolare  le donne. Una cretinata , non esiste niente di romantico, non esiste niente di dolce! Mi sono già sentita rivolgere queste stesse parole e lo sai come è finita? Sono finita piena di botte , salvata per il rotto della cuffia dal mio stupido fratello che aveva dimenticato il cappello a casa mia.

Era tutto vero, Veneziano l’aveva salvata , ma non lo sapeva. Quando l’aveva visto e l’altro era scappato via gli era corso incontro, l’aveva stretto ed rimasta così mentre lui ciarlava di Marco Polo. Allungò il passo e se ne andò nell’orto di Romano dove avrebbe respirato finalmente. Rifletté sull’accaduto, Antonio era bello, stupido, divertente ed imbecille e l’amava? Anche Pisa era così no? Buffo, aitante, bello, idiota e poi si era rivelato un bastardo. Forse lui era diverso, forse anche Inghilterra era diverso, ma tanto quello non si era neppure ricordato del bacio, del ti amo. Si scompigliò i capelli prima di afferrare il telefono e chiamare Germania.

-          Ludwig buona sera..
-          Centro?
-          Si sono io, senta la invito ad unirsi assieme ai suoi fratelli alla mia famiglia per una cena. I no non saranno accettati. Grazie
-          Oh… Pruisen..

Riattaccò e spedì un messaggio ad Arthur. Scusami sto male, non riesco ad uscire, non oggi. Se potessimo rimandare a domani sarebbe perfetto. Dopo pochi secondi giunse la risposta. Non mi interessa, ma che succede? A quel punto rispose ancora niente.. non sto tanto bene, devo prendere un po’ di aria. Esco con i miei fratelli chiamami domani mattina o stasera , tanto tornerò presto.

 
Romano Lovino Vargas
 
La reazione della sorella gli sembrava più che sufficiente, anche perché se fosse intervenuto lui, sarebbe scoppiata una guerra seduta stante ed un’intera nazione sarebbe scomparsa dalla cartina geografica, non che gli importasse di quell’asino ma non voleva mettersi a lavare la cucina, era molto difficile lavare via il sangue. Quando Caterina propose di uscire tutti insieme, aveva deciso di rifiutare senza tanti giri di parola ma sentendo che aveva utilizzato il plurale per parlare dei crucchi, gli venne un colpo, non faceva altro che pensare: ha scoperto tutto? Come cazzo ha fatto?! Quel bastardo gli ha detto qualcosa? Ci siamo comportati in modo troppo esplicito una volta? – in poche parole stava impazzendo, non riusciva a trovare una spiegazione al fatto che proprio LEI abbia tirato in ballo anche il fratello del patata-macho.

-          Perché cazzo devono venire anche le teste di patata, scusa?! – non fu nemmeno preso in considerazione, Caterina stava urlando dietro Spagna qualcosa del tipo che l’amore non esiste, dei poeti che abbindolano le donne e di avere una serata con un pomodoro… non aveva molto senso la cosa… provò a ripetere la domanda ma fu ignorato di nuovo, questo lo fece incazzare ancora di più.
-          Fratello stai calmo, ci divertiremo!
-          Sai Veneziano, a volte mi chiedo se fai apposta per farmi incazzare!
-          Veeh? Fare che?
-          … Lasciamo perdere… Spagna? Penso che te ne possa andare ora, la tua risposta l’hai avuta no?
-          Credo di si, ma sappi che non è finita qui!
-          Cosa?
-          Mi corazónsiempre perteneceráa su!
-          Fottiti...

Se ne andò con uno sguardo combattivo negli occhi, inutile dire che a Romano diede molto fastidio. Dopo un paio di minuti, riapparse sua sorella che intanto se n’era andata nel suo orto a fare una telefonata istantanea ai crauti. Nessuno disse niente, se ne stavano semplicemente lì seduti immersi nei propri pensieri lanciandosi ogni tanto delle piccole occhiate, Romano stava letteralmente morendo d’ansia, l’unico che sembrava tranquillo era Veneziano che ogni tanto emetteva i suoi soliti rumori da idiota. Il campanello suonò e Romano fu costretto ad andare ad aprire borbottando

-          Che cazzo, tutti qui vengono?! – come aprì la porta, si trovò davanti i due bastardi
-          Guten nacht Romano spe-
-          Germania! – Veneziano saltò al collo del biondo che lo prese subito di riflesso
-          Hey Sud, come va? – eccolo lì, il suo amante nella sua posa fiera e con stampato in faccia uno dei soliti sorrisi trionfanti
-          B-bene, tu bastardo?
-          Magnificamente! – si avvicinò tanto quanto bastava per farsi sentire solo da lui – lei lo sa?
-          No! Almeno… non dovrebbe – si riallontanò non appena vide arrivare Caterina
-          Ciao Centro! Grazie per l’invito Kesesese!
-          Bruder ha ragione, grazie.


Così ebbe inizio questa strana serata organizzata su due piedi dalla ragazza in un momento di pazzia totale e Romano era nel panico, se ne stava il più lontano possibile da Prussia, cosa molto difficile dato che quest’ultimo continuava a tormentarlo, almeno sembrava uno dei loro soliti incontri, quando ancora si odiavano e si sarebbero sparati a vista.
 

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Capitolo 8
*** Una cena con delitto ***


Ctaerina Florentia Vargas

Caterina osservò attentamente Prussia e le ci volle un po’ per capire tutto quanto. Occhi persi in quelli di Romano, ricerca continua di contatto, parlantina sciolta, che dire quel poveretto si era innamorato di suo fratello. Si domandò se anche l’altro ricambiasse, ma presa com’era dai suoi pensieri non si disturbò a cercare prove, dopotutto lui era il fratello maggiore, lui doveva scegliere che fare senza aver l’opprimente occhio dei fratelli fisso su di lui. Libertà ecco che cosa aveva Romano. Già libertà, cos’è esattamente? Voglia di scappare, di correre, di fluttuare nel vento ? cos’è? Aveva combattuto per così tanto per avere uno spazio vitale proprio, poter stringere fra i denti un sapore nuovo fatto di sangue e sale. Salutò con delicatezza Germania ed uscì per tornarsene a casa e darsi una lavata. Con la testa schiacciata contro il muro della doccia Caterina se ne stava a pensare al passato, ai debiti di guerra, alle lotte. Uscì fuori , voleva raccontare a Romano tutto, voleva , ma non sapeva se lui avrebbe veramente capito. Si tuffò in un abitino blu e tornò da Romano salutando tutti con un lieve cenno della mano. Veneziano sorrise , ma Caterina preferì dondolare la testa, così pesante e carica di pensieri. Saltò in macchina da sola, seguendo quella di Romano rapidamente mentre girovagava fino a quando non si fermò. Scese rapidamente dalla macchina e corse accanto agli altri. Ristorante italiano chiaramente, se l’avessero portata in un locale francese si sarebbe uccisa sicuramente. Si accomodò al tavolo mentre gli altri chiacchieravano a voce alta, cioè Veneziano urlava come un matto, troppo felice mentre Romano sembrava evitare il prussiano. Detto uno sguardo rapido al locale e nel vedere Scozia ebbe come un blocco. Lo scozzese la fissò con un sorrisetto maligno sul viso prima di alzarsi e dirigersi verso Romano. Le gambe le tremarono mentre l’altro piazzava davanti al fratello un telefono… poteva essere? Quello ? il video, non poteva essere. Respirò confusamente mentre Nathan tornava al suo tavolo dove lo aspettava Inghilterra. Fortunatamente non l’aveva vista. Il tavolo degli inglesi era poco lontano e quindi riusciva distintamente a seguire la loro conversazione.

-          Mi manca
-          Arthur se sei deficiente non è colpa mia…
-          Non lo sono sei tu che sei stupido
-          No ecco che ti sbagli di nuovo? Sei tu quello che perde occasioni, quello che distrugge tutto quanto quello che possiede. Sei tu, proprio come con la nostra famiglia no? Su Scozia uniamoci insieme e poi?
-          Piantala con queste cazzate.

Le venne spontaneo a quel punto intervenire,  così si alzò e si impose davanti allo scozzese che la fissò trionfante con le mani incrociate sul petto.

-          Non parlargli così
-          CATERINA!

Arthur dietro di lei la fissava mezzo intontito e quando sentì il ciuffo piegarsi in un cuore Italia tornò davanti a Scozia che non aveva smesso di ridere. Tornò al tavolo di corsa, ma fu subito seguita da Inghilterra. Sembrava agitato, palesemente in imbarazzo considerato il forte rossore. Prima ancora che l’inglese avesse avuto il tempo di parlare lo scozzese lo aveva ficcato su una sedia e lo aveva attaccato a Caterina, per poi imitarlo posizionandosi accanto a Prussia, dopotutto quei due pazzi erano amici. Arthur accanto a lei deglutì con forza mentre tentava di sistemarsi sulla sedia in modo goffo. Le sfiorò accidentalmente la mano ed entrambi saltarono sulla sedia. Scozia accanto a loro sghignazzava assieme al prussiano, sembravano in perfetta sintonia considerato il livello delle risate.

-          Cosa posso servirvi?
-          Uh.. ehm..- fece Inghilterra con tono pacato
-          O CHE DIAVOLO  - urlò Caterina presa dal panico.

Spagna era lì con un sorrisetto ebete ed un abito da cameriere. Arthur accanto a lei lo squadrò prima di ridacchiare come solo lui sapeva fare. Lo guardò ancora e poi cominciò.

-          Ma che bel completino è così *idiota* davvero ti rende veramente *idiota* come dire *idiota* elegante.
-          Guarda un po’ chi c’è, quello che bacia le ragazze da ubriaco perché non ha il coraggio di farlo da sobrio.
-          Di che blateri?
-          Evitando l’imbecille, dolce signorina cosa..
-          SHUT THE FUCK UP. Devo iniziare io..
-          Ma non sai mangiare tu
-          E tu non sai essere una persona normale.
-          Tsk
-          Comunque … voglio un altro cameriere.
-          Eh? Il Boss non si tocca!
-          Io avrei una proposta – iniziò lo scozzese. – che ne dite se la piccoletta fa la cameriera?
-          Chi sarebbe la piccoletta ? – domandò Caterina confusa
-          Ma tu ovviamente.. noi scozzesi sappiamo sempre scegliere in modo impeccabile le cameriere e poi ad Arthur non di dispiace
-          COSA?! – risposero in coro Spagna ed Inghilterra.
-          Kesesese
-          Scheiße

 
Romano Lovino Vargas
 
Quando sua sorella tornò, si diressero alle macchine, lei ormai era già saltata nella sua ma gli altri no, avevano un piccolo problema…

-          Assolutamente no!
-          Ma fratello! – piagnucolò Veneziano
-          Non me ne fotte un cazzo! Quelli – additò i due tedeschi – non saliranno mai sulla mia macchina! Non la inquineranno con i loro germi!
-          Allora prendiamo la mia. – propose il biondo
-          Non entrerò mai in una macchina crucca! – a questa affermazione, Prussia borbottò qualcosa del tipo: “però nel letto si eh?” in modo che lo potesse sentire solo Romano che arrossì furiosamente
-          Dai fratello calmati, dovremmo pur andare in un qualche modo!
-          E va bene maledizione! Però se vi mettete a criticare la mia guida, vi sbatto giù tutti e due mentre la macchina è ancora in corsa!
-          Ok Sud, non diremo niente Hahaha!
-          Tsk!

Detto questo, furono pronti a partire e Romano decise di andare nel ristorante italiano che avevano aperto la settimana scorsa, molti dicevano che era molto accogliente ed il cibo era buonissimo. Arrivati al ristorante, su grande delusione di Prussia, Romano si sedette tra i suoi due fratelli, stava iniziando a rilassarsi quando arrivò Scozia “ma che cazzo vuole questo?” si chiese immediatamente, non fece nemmeno in tempo ad esprimere il suo disprezzo che quello gli fece vedere un filmato che, inutile dirlo, lo fece molto incazzare ma cercò di trattenersi, erano in un ristorante italiano dopo tutto e per mantenere la calma, non si accorse nemmeno che sua sorella era andata a parlare con i britannici e che alla fine, si erano uniti a loro, ora doveva davvero concentrarsi per non saltargli addosso. Alla vista del cameriere, spalancò gli occhi, non poteva crederci, Spagna era lì al loro tavolo per prendere le ordinazioni?! “Bene bene, vorrà dire che mi vendicherò su di lui” fece immediatamente un sorrisetto strano, uno di quelli che non faceva più dai tempi della mafia, si ricompose subito e benedì il fatto che non lo notò nessuno, erano tutti presi dalla conversazione e lui poté ideare il suo piano.
Quando finalmente finì quella conversazione completamente inutile, riuscirono ad ordinare e Romano chiese un piatto di lasagne, Spagna se ne andò in cucina a portare gli ordini… la sua vendetta aveva inizio…


Ctaerina Florentia Vargas
 
Spagna se ne era andato e lei poteva finalmente respirare. Arthur accanto a lei sembrava impacciato, incapace di starsene fermo sulla sedia. Incrociò le braccia stufa di tutta quell’agitazione che non aveva ancora comportato la nascita di un discorso sensato. Scozia e Prussia la fissarono per poi passare ad Arthur con un sorrisetto tutto loro.

-          Ehi voi due! – fece Scozia rivolgendosi a Germania e Veneziano
-          Scozia cosa desideri?
-          Vee , non farmi male..
-          Voi due siete alleati giusto?
-          Si certo.
-          Fantastico ed anche Prussia è “alleato“ di Meridione laggiù.. mancate solo voi due. Oppure io e te Centro scegli un po’.
-          Scelgo Inghilterra
-          COSA? – fece l’inglese con tanto di salto in aria.
-          Che c’è di male?
-          MALE? Non c’è niente di male va tutto benissimo
-          Pensa che il nostro inglese voleva proporti l’alleanza oggi, ma dato che è senza speranze tu hai troncato tutto. Aveva persino comprato i fiori
-          Shut u..u..up!
-          Vuoi allearti con me? Per me va bene…
-          A…davvero?
-          Devo farti un disegnino? Un’alleanza fa sempre bene , soprattutto di questi periodi.
-          A.. allora prendi questo.- Inghilterra le porse un anellino che osservò con circospezione
-          Cos’è?
-          Un anello dell’alleanza, da noi facciamo così…
-          A… ok…
-          Ehi Center anche io ne ho uno, ma ben nascosto, if you know what i mean.

Caterina storse la bocca in una strana faccia disgustata mentre si passava l’anello da una parte all’altra della mano. Un anello poteva avere così tanti significati. Ricordava che Cosimo il Vecchio ne portava un sacco, uno per ogni villa che si faceva costruire, erano tante. Mentre Machiavelli preferiva lasciare le dita libere per scrivere e quanto scriveva, con tutte quelle sue assurde macchinazioni  le aveva fatto passare anni nella piena certezza di poter costruire un impero gigantesco, con le sue sole forze. Il piccolo anello le calzava a pennello e la cosa fece sorridere Inghilterra che borbottò qualcosa come “ se fosse …“. Scozia tornò alla carica seguito a ruota da Prussia.

-          Ohi Center, ora dovrai trasferirti dallo scemo..
-          Perché?
-          Perché adesso siete alleati e gli alleati vivono assieme, mangiano assieme e dormono insieme. Guarda tuo fratello Veneziano
-          Veramente… non funziona così.
-          TACI MACCHERONE , comunque stavo dicendo che adesso devi farlo è la legge
-          Brother.. non so cosa tu abbia fumato recentemente , ma cambia spacciatore.
-          Concordo con Arty.
-          Arty? Mi hai dato un soprannome?
-          Mm… si perché? Non ti piace…
-          Non mi fa schifo ecco.. se vuoi usarlo va bene..
-          Uh uh che cosa dolce Arty zuccheroso inglese vieni dal tuo bellissimo fratellone .

Inghilterra lanciò un piatto contro la faccia di Scozia mentre accanto a lui Prussia continuava a ridere a crepapelle. Quei due erano decisamente insopportabili.  Finalmente Spagna tornò con tanto di ordini in mano con il suo solito sorriso ebete stampato in faccia.

-          Challenge accepted

 
Romano lovino Vargas
 
L’unica cosa che attirò l’attenzione di Romano fu il fatto che Scozia l’aveva tirato in ballo con Prussia, parlava di una qualche alleanza e si mise subito a pensare “Ma lo sanno tutti? Non è fottutamente possibile!” poi vide una cosa che non gli piacque affatto, Prussia e Scozia sembravano così intimi, sembrava stessero bene insieme e sicuramente, avevano più cose in comune loro. Romano fu colto da un’ondata di tristezza pensando che non era affatto un buon amante, così deludeva sia Nonno Impero Romano che tutti gli italiani, si sentiva gli occhi bruciare e per non piangere, concentrò i suoi pensieri sull’anello che Inghilterra aveva appena dato a sua sorella “Brutto bastardo figlio di puttana! Te ne approfitti così?!” la tristezza si era immediatamente trasformata in rabbia pura, non riusciva più a trattenersi e quando aprì la bocca per inondare tutti di bestemmie ed insulti vari, arrivò Spagna tutto allegro come suo solito e le loro ordinazioni “Perfetto…” pensò subito ed il sorrisetto riapparse sulle sue labbra ma questa volta non fece nulla per nasconderlo, tanto non lo cagava nessuno, non poteva chiedere di meglio! Richiamò tutta il suo talento di attore, cosa che lo aveva salvato parecchie volte anche dai suoi fratelli e calò nel personaggio.

-          Ecco qui, scusate per l’attesa! – mise i piatti davanti ad ognuno, arrivò infine a Romano che intanto si era ricomposto – ecco a te Roma~
-          Cos’è tutta questa confidenza eh, sentiamo? – lo guardò con aria di sufficienza incrociando le braccia ed accavallando le gambe, nei suoi occhi si poteva vedere tutto il suo disprezzo per gli altri
-          Emm… sc-scusa, non volevo mancarle di rispetto…
-          Così va decisamente meglio! – Spagna fece per andarsene ma fu fermato
-          Ah cameriere? Perché non ci porti il vino che avevamo ordinato prima? – gli lanciarono tutti uno sguardo confuso
-          Lo avevate ordinato?
-          Certo, ti pare che non beva vino quando mangio?! Tsk!
-          N-non lo avevo sentito allora, rimedio subito!
-          Sarà meglio! – seguì con lo sguardo lo spagnolo e prese una forchettata delle sue lasagne “Buonissime” pensò subito, erano davvero bravi come dicevano
-          Ecco qui il vostro vino, signore – appoggiò la bottiglia davanti a Romano e fece per andarsene
-          E come cazzo faccio ad aprirla, scusa?
-          Me ne ero scordato, mi dispiace!
-          Sei parecchio sbadato sul lavoro eh? – chiese mentre la bottiglia veniva aperta
-          Ecco…
-          Poi mi spiegheresti che senso ha un cameriere spagnolo in un ristorante italiano? Non è che anche i cuochi non lo sono?
-          No, le assicuro che sono l’unico a non essere italiano…
-          Va bene, ora sparisci!
-          O-ok, con permesso. – rincominciò ad allontanarsi e stavolta fece passare un po’ più di tempo, giusto per assicurarsi che nessuno lo stesse osservando e vece cadere la forchetta – E che cazzo! – esclamò subito per attirare l’attenzione dello spagnolo
-          Ecco a lei signore – apparse subito al suo fianco porgendogli una posata nuova, fece un salto per la sorpresa ma si ricompose subito
-          … grazie.

Continuò a stressare il povero spagnolo per quasi tutta la serata, la cosa divertente è che nessuno si accorse che stava facendo apposta… tranne Inghilterra che ormai conosceva benissimo le sue tecniche di recitazione ma a quanto pare, gli resse il gioco.

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Capitolo 9
*** Scomparsa ***


Caterina Florentia Vargas

-          Povero Antonio, Romano perché sei così crudele..
-          Ehm, alleata..
-          Caterina..
-          Kate..
-          Caterina..
-          Ca…
-          Te..
-          Cate..
-          Rina
-          Italy non aiutare la plebe, non vedi che non sta svolgendo in modo corretto il suo lavoro ?
-          Già non lo vedi Center, se Cornovaglia facesse così a me
-          Oh fuck, ci risiamo… non incominciamo con le tue storie d’amore, anzi con la tua attuale storia d’amore. A nessuno interessano i tuoi giochini…
-          Secondo me Center potrebbe imparare qualcosa..
-          Non ci capisco niente che giochi?
-          Monopoli – aggiunse Prussia
-          Monopoli?
-          Si Monopoli però ci sono anche le came.. AHIO
-          Oh.. sorry bro..
-          Sono of a

Caterina non ci stava capendo più niente, però il povero Spagna si meritava un trattamento degno di una nazione si alzò per aiutarlo a riprendere l’ennesima forchetta che Arthur aveva fatto cadere accidentalmente, ma l’unica cosa che ottenne fu un sorriso languido ed un abbraccio interrotto bruscamente da Arthur. Sembravano essere cane e gatto. Da secoli non si sopportavano dopotutto Inghilterra aveva sbaragliato la Invincible Armada spagnola, per non parlare di tutte le colonie. La musica cambiò trasformandosi in un tango. Antonio sorrise con scherno ad Arthur che mugugnò qualcosa in inglese.

-          Balli con me?
-          Scusami CAMERIERE tu sei solo un CAMERIERE in più lei è la mia alleata, al massimo balla con me
-          Perché tu inglese sai ballare? – fece Spagna scoppiando a ridere.
-          Cameriere – questa volta a chiamare fu Scozia con tanto di schiocco delle dita. – qui noi vogliamo una bella pizza e loro due – fece indicando Inghilterra e Caterina – devono avere solo un piatto
-          Come prego?
-          Mi ha capito ed ora lavori LAVORI, al massimo balla con me dopo. Ed ora andate a danzare, così le schiacci i piedi, sa ballare soltanto il tip tap quel coso biondo

Caterina se ne tornò a sedere con Arthur accanto, Scozia fissò il fratello ridendo sguaiatamente mentre faceva gesti ambigui. Le pizze arrivarono e come voleva dimostrare Inghilterra e Caterina avevano un solo piatto. L’inglese non sapeva che fare, ma prima ancora che potesse chiamare Spagna Scozia parlò.

-          Tu.. dopo dolcino chiaramente
-          Vee si Germania
-          Chiaramente i nostri alleati vogliono uno di quei milkshake con una cannuccia, sai quelli tutti intrecciati a forma di cuore..
-          BROTHER..

Arthur arrossì violentemente e la sua temperatura aumentò visibilmente tanto che Caterina si preoccupò. Appoggiò la sua fronte a quella dell’inglese e subito ci fu un rumore di piatti rotti, doveva essere un cameriere sbadato. Inghilterra non poteva sopportare lo sguardo dell’italiana così passava lo sguardo dagli occhi di Caterina al tavolo cercando di evitare la scollatura. Alla fine Caterina si spostò sorridendo.

-          Non hai niente, per fortuna..
-          U..h..u…m…h grazie
-          Di cosa?
-          S..se…sei premurosa, ma a me non è che piaccia capito?
 Romano sembrava teso, triste come se gli mancasse qualcosa. Si alzò e gli prese la mano tirandoselo dietro fino a raggiungere l’uscita. Si nascosero dietro un muretto così da non essere disturbati e la sorella incominciò.
-          Che hai… sembri triste.. è per via di Scozia? Lui è così in più da quando ha Cornovaglia sembra impazzito.  Devi stare tranquillo.

Gli strette la mano passandogli un fazzoletto e lo strinse a se mentre i loro ciuffi si incurvano in due cuori.

 
Romano Lovino Vargas
 
Cercò di impedire alla sorella di trascinarlo dove le pareva ma non ne aveva nemmeno la voglia, smise quasi subito di fare resistenza, ora che la sua rabbia si era alleviata, c’era spazio a sufficienza per la tristezza e la preoccupazione. Lo portò fuori dal ristorante, si nascosero da qualche parte e lo abbracciò dopo aver borbottato qualcosa riguardo a Scozia.
-          Non preoccuparti sorella, sto bene, davvero! Sono solo un po’ stanco per via della giornata – in realtà avrebbe voluto soltanto tornarsene a casa e buttarsi sul suo letto, abbracciare il cuscino e piangere per tutta la notte, si sentiva uno schifo, non poteva credere di essere un fidanzato tanto deludente, cercò di allontanarla ma il corpo non rispondeva nemmeno al suo volere, si ritrovò a stringere forte a se la sorella, in effetti era meglio così altrimenti avrebbe visto la sua espressione, era sul punto di piangere.
Restarono lì cosi per qualche secondo, il tempo di permettere a Romano di riprendersi, alla fine si staccò da lei e fece un piccolo sorriso

-          Grazie Caterina, sei una sorella fantastica, davvero! Però sono molto stanco… tieni questa è la mia parte – le prese la mano e ci mise dentro i soldi per il cibo – salutami gli altri, ok? Ci vediamo, ciao!

Non le lasciò nemmeno il tempo di rispondere, doveva andarsene il prima possibile, si incamminò verso la macchina, salì e sfrecciò verso casa.
Arrivato a destinazione, ormai con le lacrime che gli scendevano, corse in camera e si chiuse dentro, finalmente poteva lasciarsi andare, pianse così tanto che non riusciva nemmeno a respirare.

-          Cazzo, perché sono così?! Non posso essere più come Veneziano? Maledizione! Se Prussia vorrà lasciarmi dopo questa sera, avrà fottutamente ragione! Cazzo!

Continuò così per tutta la sera, solo la mattina tardi riuscì finalmente ad addormentarsi.

 
Caterina Florentia Vargas
 
-          ROMANO

Lui se ne andò e lei si sentì strana, c’era qualcosa che non andava , qualcosa che lo tormentava. Lo lasciò andare, conoscendo abbastanza bene Romano per sapere che avrebbe pianto da solo fino alla mattina.  Tornò nel locale e si scusò con tutti per l’assenza improvvisa di Romano. Prussia fu il primo ad agitarsi e a quel punto le scattò qualcosa nel cervello. Scribacchiò un ti devo parlare a Prussia e gli mandò il bigliettino. Quello si allontanò dal tavolo e poterono finalmente parlare.

-          Senti patata
-          Io non sono
-          TACI
-          Ok..
-          Senti si capisce che fra te e mio fratello c’è qualcosa e te giustamente ti appiccichi al pervertito scozzese. Conosci Romano? Pensi di si, beh a me non sembra. Guardalo se ne è andato e probabilmente si darà pure la colpa. Va a trovarlo, tornatene a casa cambiati dormi e vai da lui
-          Grazie… avrei
-          Sta zitto guarda, e corri.

Prussia si allontanò rapidamente e Caterina se ne tornò nel locale. Inghilterra sembrava preoccupato e di certo lei era stanca. Scozia si alzò trascinandosi dietro Inghilterra.

-          Che ne dici se ti riaccompagno a casa Center?
-          A… grazie.. sono un po’ stanca in effetti
-          Ti porti dietro anche il tuo Arty però
-          COSA?
-          Attualmente è senza casa… la sto occupando io, su siete alleati..
-          A….ok
-          Davvero? Italy sei sicura?
-          Si.. stai tranquillo… andiamo ora

Salutarono tutti lasciando così Veneziano e Germania da soli, almeno si sarebbero goduti la loro serata assieme al fantastico ed imbranato cameriere Spagna. Mai giudicare una macchina dalle dimensioni , MAI. La piccola cooper di Scozia volava quasi sulla strada e Caterina se ne stava attaccata al suo seggiolino. La macchina rallentò e finalmente scesero.  Inghilterra era teso mentre le cedeva il passo.

-          Ti va di guardare un film?
-          Di che genere?
-          Ehm.. un bel giallo?
-          Scherlock!

Una volta in casa gli ordinò di andare in salotto a sistemarsi mentre lei se ne andava in camera sua. Respirava piano, il cuore le pulsava quasi stesse per scoppiare. Si infilò qualcosa di comodo e tornò dal suo inglese. Suo? Perché aveva pensato che fosse il SUO inglese? Infilò il cd e si mise accanto ad Arthur. Sentiva l’odore di Arthur perdersi nella stanza , un odore di terra bagnata, polvere da sparo e carta di papiro, proprio come secoli prima. C’era stata una volta, una notte Inghilterra era giunto da lei sanguinante e lei se ne era presa cura. Alcune volte sembrava un ometto altre volte un leone. Sentiva il sonno appesantirle le ciglia, voleva dormire, ne aveva bisogno. Il film era già iniziato , ma sul piccolo divano sia Arthur che Caterina avevano solo voglia di riposarsi. Sentì le braccia di Inghilterra dietro la sua spalla, ma non fece resistenza. Lei appoggiò la testa all’incavo della sua spalla e socchiuse gli occhi. Arthur la strette più forte e si concluse così quella serata. Sognare, da quanto non lo faceva? Non più incubi, non più mostri solo quiete. Al mattinò si svegliò ancora fra le braccia di Arthur , sorpresa, spventata, ma soprattutto felice. Il telefono suonò.

-          Chi diavolo è adesso?
-          Mm…italy…
-          Shh..


Romano lovino Vargas
 
Si svegliò quasi subito, oltre alla notte insonne per il pianto, adesso aveva anche fatto un incubo in cui tutti quelli a cui voleva bene, iniziavano ad odiarlo a causa del suo fottutissimo carattere.

-          Sono un vero coglione… - pensò mentre si alzava stancamente dal letto, non voleva starsene lì a non far niente, l’orto non aveva bisogno di cure perché ieri gli aveva dedicato fin troppo tempo, decise quindi di fare una passeggiata.

Camminare lo aiutava sempre, non come curare le sue amate piante ma gli piaceva godersi il paesaggio della sua bella città, ed assaporare l’odore del mare. Le persone che incrociava, si spaventavano alla vista, non era il ragazzo sorridente ed allegro che erano abituati a vedere, questo era sciupato, aveva un’aria molto triste e non si accorgeva nemmeno che lo salutavi. Quando passò per la spiaggia, tre ragazze con cui flirtava ogni tanto lo fermarono.

-          Cosa ti è successo? Hai un muso lungo!
-          Ciao mie belle – fece un piccolo e triste sorriso – scusate ma non sono molto in vena di chiacchierare.
-          Andiamo, ti tiriamo su di morale noi! – lo prese per un braccio
-          Si, vieni a fare un bel bagno!
-          Davvero, non mi va adesso, voglio stare da solo… ci vediamo un’altra volta tesori, ok? – si tolse gentilmente dal tocco della ragazza
-          Certo bello!
-          Quando vuoi siamo qui!

Le vide tornarsene in acqua e se ne andò, non riusciva proprio a fermarsi ed alla fine, si ritrovò nel suo posto preferito, non andava mai nessuno li e poteva godersi la brezza marina in tutta pace e tranquillità.
Prussia non era quasi riuscito a chiudere occhio quella sera, se ne era tornato a casa solo per cambiarsi e prendere qualcosa da portare al suo italiano ma il fratello, lo aveva obbligato a tornarsene in camera e stare lì tutta notte.

-          Come può impedirmi di andare dove cazzo mi pare?! West sta iniziando a rompermi letteralmente le palle… mi vendicherò più tardi, ora ho da fare.
Uscì di casa facendo il più rumore possibile, così da dare un po’ di azione al fratello subito di prima mattina e si diresse dritto a casa di Romano. A metà strada però, si accorse di aver lasciato a casa il suo regalo.
-          Stupido West, è tutta colpa tua! Vorrà dire che si dovrà accontentare della mia magnificenza – ridacchiò – direi che è più che sufficiente per ora, tu che ne dici Gilbird? Sei d’accordo con me? Hahaha! – d’un tratto, tornò serio –
spero che Sud non si sia fatto delle stupide storielle su me e Scozia, se è così giuro che gliela faccio vedere io la storiella!

Arrivato a destinazione, parcheggiò la macchina a fianco a quella di Romano che stranamente, non era in garage. “Brutto segno” pensò subito e si diresse velocemente alla porta, suonò un paio di volte il campanello ma non ottenne alcuna risposta, decise quindi di fregarsene dei poveri vicini.

-          Hey Sud! Sono io, il magnifico Prussia! – nessuna risposta – andiamo, non sarai mica arrabbiato con me? Fammi entrare che ne parliamo! – nemmeno il suono dei passi o qualche imprecazione – Sud?
Bussò molto forte ma nessuno lo insultava… tranne qualche vicino… prese in mano il cellulare e chiamò Romano sperando che rispondesse ma non fu così, la cosa che lo colpì fu che la suoneria del cellulare si sentiva benissimo e proveniva da dentro la casa, riagganciò immediatamente e riprese a bussare.
-          Sud apri! So che ci sei, ho sentito il telefono! – niente nemmeno questa volta – Non fare il testardo, per una volta ascoltami ed apri questa fottuta porta! – adesso era estremamente preoccupato, non nel panico, lui non lo era
mai, troppo fantastico per esserlo, era solo un po’ preoccupato – riprese il cellulare e cercò il numero di una persona che, ne era sicuro, l’avrebbe aiutato a trovarlo conoscendo perfettamente il posto.

Il telefono squillò un paio di volte ma poi finalmente rispose, non le lasciò nemmeno il tempo di chiedergli cosa volesse che Prussia l’aveva interrotta.

-          Sud è sparito e non so dove sia, a casa c’è solo il cellulare nient’altro, vado a cercarlo nei posti che conosco ma non sono molti, ci incontriamo tra un’ora qui, ciao!

Come riattaccò, corse alla ricerca del suo amante, entrava in ogni genere di negozi e bar, si avvicinava il più possibile se vedeva un gruppo di ragazze attraenti e fermò un paio di moretti ma niente, non lo trovava da nessuna pare, nemmeno il suo piccolo animaletto sembrava avere individuato l’italiano.

-          Ok, sono nel panico…

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Capitolo 10
*** Preghiera ***


Caterina Florentia Vargas

Ebbe solo il tempo di sentire la voce di Prussia, diavolo, perché Romano doveva sempre mettersi nei guai. Saltò in piedi e fu agganciata subito da Arthur che la rispinse sul divano. L’inglese se ne stava lì col capo affogato nei suoi capelli borbottando qualche parola nella sua lingua. Lo respinse bruscamente e a quel punto Arthur si svegliò con tanto di faccia incazzata.

-          Perché mi hai svegliato così? Diavolo che problemi hai?
-          Ti prego..
-          Come?
-          Ti .. prego.. aiutami a trovare.. mio fratello
-          SUD E’ SCOMPARSO?

Caterina annuì delicatamente e l’inglese si pizzicò il naso confuso. Allungò la mano con calma e finalmente la prese per la vita stringendola a se per tentare di tranquillizzarla. Caterina non aveva mai chiesto aiuto a nessuno, non le era mai servito eppure in quel momento, la consapevolezza che suo fratello fosse solo la sconvolgeva. Restò un paio di minuti conficcata contro il petto di Arthur con gli occhi spalancati e il fiato corto. Non voleva perdere suo fratello, non voleva che soffrisse lei aveva già sofferto molto tempo prima e non voleva che anche lui provasse la stessa sgradevole sensazione. Arthur la allontanò con le guance rosse mentre fissava la finestra nel salotto. Si alzarono entrambi e si avviarono verso la casa di Romano, Prussia era già lì. Sembrava preoccupato e poteva capirlo. Scesero rapidamente di macchina per raggiungerlo e si distribuirono in diversi punti. Caterina doveva restare da sola e per una volta nella sua vita , la prima volta in assoluto nella sua secolare esistenza voleva avere qualcuno. Una mano che colmasse il vuoto della sua, il calore di un essere simile a lei e delle parole di conforto. Arthur accanto a lei sembrava restio dal lasciarla, ma Italia preferiva non farsi vedere debole. Annuì con forza alla proposta di Prussia ed assegnò a tutti un luogo da esplorare. A quel punto Inghilterra attese che Prussia si allontanasse prima di parlarle a parte, sussurrando a bassa voce.

-          Mi hai pregato di aiutarti..
-          Io..
-          Senti tu mi hai chiesto di aiutarti ed io voglio farlo quindi te lo chiedo direttamente, vuoi restare da sola?
-          i..

l’inglese la afferrò con forza per le spalle scuotendola e Caterina lo respinse sibilando un “ovviamente” mentre si allontanava con passo felpato nella direzione opposta. Arthur dietro di lei era preoccupato così pensò bene di  fare un giro più breve senza disturbarsi a trovare Romano, in modo tale da poterla seguire subito senza lasciarle il tempo di scappare via. Caterina camminava rapidamente pensando a suo fratello, il suo stupido Romano sempre pronto a fare da scudo agli altri senza avere mai del tempo per se stesso. Si sentiva in colpa perché in realtà era colpa sua, se non avesse parlato con Scozia, se non avesse protetto Inghilterra , Romano non sarebbe scappato via, non avrebbe sofferto. Tuttavia lei era un essere tendenzialmente egoista no? La sua libertà, la sua casa, le sue guerre avevano avuto un secondo fine per la sua famiglia? No. Si calò lentamente nel piccolo boschetto che molto tempo prima aveva ospitato lei ed i suoi fratelli ed ora i suoi ricordi. La prima volta che lo avevano visitato era stato nella prima metà del 300, Veneziano si era perso, come suo solito , e Romano , furioso, aveva deciso di trovarlo per fargliela pagare. Impiegarono due ore per ritrovarlo e alla fine lo videro con i piedi nell’acqua di un fiumiciattolo. Romano lo aveva buttato dentro e alla fine anche Caterina aveva spinto il fratello in acqua rimanendo la sola asciutta. Quel giardino era diventato poi parte dei confini di Romano e con il frazionamento dell’Italia Centro non era stata più in grado di rivederlo. Chiamò il nome del fratello , ma non ottenne niente. Una volta uscita dalla boscaglia il telefono
suonò, era Inghilterra. Inizialmente pensò bene di non rispondere poi sperando in accidentale ritrovamento di Romano rispose.

-          Pronto
-          Hello Italy
-          Novità?
-          Nessuna mi spiace, ma io e Prussia abbiamo pensato di riunirci, avere te come guida potrebbe aiutarci e comunque stare da soli non ci fa bene
-          Capisco..
-          Quindi torna alla casa di Romano e noi ti raggiungeremo.
-          Non penso sia una buona idea. Insomma avremo maggiori probabilità di trovarlo se siamo separati
-          Hai mai visto un horror?
-          Si..
-          Ecco tu sai che ogni dannato spettatore strepita alla frase dividiamoci
-          Si ma..
-          Senti non voglio finire in un film horror..
-          Che senso ha tutto questo
-          NON VOGLIO CHE TI ACCADA NIENTE

La comunicazione fu interrotta bruscamente e Caterina preferì continuare a camminare. Non riusciva a pensare ad altro se non a quello stupido mentecatto di suo fratello. Sempre ossessionato dall’idea di essere inferiore a lei e Veneziano, così incapace di esprimere i propri sentimenti. Chiunque lo avrebbe additato come un acido bastardo senza cuore, ma Caterina lo conosceva. Lo conosceva da così tanti secoli che ormai poteva prevedere ogni sua mossa, ed era per questo che si stava preoccupando. Romano era tipo da buttarsi nel mezzo di una mischia o cose simili. Si avvicinò ad una piazzola ed intravide un gruppo di ragazzi. Si avvicinò e vide che avevano accerchiato un altro ragazzo, che se ne stava in posizione fetale al centro del quintetto. Ci sono dei momenti nella vita in cui il cervello stacca la spina, diventa tutto buio e il tuo primo istinto è correre e Caterina era nel bel mezzo di uno di questi. Corse in mezzo al gruppetto di ragazzi e nel costatare che si trattava proprio di suo fratello ebbe l’istinto di prenderlo a calci da quanto era stato stupido. Gli ringhiò contro prima di spostare l’attenzione agli altri.

-          Bambolina vuoi divertirti con noi
-          Stupido scimmione ci sono due cose che devi fare per poter persino rivolgermi la parola : una smettere di picchiare mio fratello e due crepare
-          Senti com’è acida.. dai gattina
-          Non sono un gatto, solo perché tu appartieni alla razza dei cani non significa che coloro che ti circondano sono anche essi bestie.
-          Tu …

Suo fratello sembrava messo male, di certo non era in grado di alzarsi e lei se la sarebbe cavata, ne aveva fatte di battaglie no. Il primo pugno lo sferrò con forza tale da mandare la scimmia direttamente KO e non fu tanto complicato, così Caterina pensò di potersi sbarazzare rapidamente dei quattro rimasti però non aveva considerato quanto un quartetto di ubriachi potesse essere sleale.  Uno di loro le si avvicinò dalle spalle cercando di afferrarle il braccio e subito quello davanti a lei la colpì nell’occhio. Caterina barcollò premendo la mano contro l’occhio gonfiò e pensò che a breve si sarebbe ritrovata nelle stesse condizioni di suo fratello, ma non accadde. Prussia ed Inghilterra sbucarono dal nulla e pensarono bene di massacrare i quattro imbecilli, tanto che Arthur continuò a picchiarli persino quando caddero a terra e fu lei a fermarlo. Prussia si avvicinò a Romano, ma Arthur le impedì di fare alcun movimento. La strinse per il braccio bloccandola del tutto.

-          Come ti è venuto in mente?
-          Cosa? Dovevo salvare mio fratello
-          COME TI E’ VENUTO IN MENTE STUPIDA CRETINA
-          DI STUPIDA CRETINA VAI A DARE
-          STA ZITTA IMBECILLE
-          NON SONO UN IMBECILLE
-          SI CHE LO SEI TI AVEVO DETTO DI STARE FERMA E TU CHE FAI? VIENI QUI A FARE L’AMERICANA tsk.. ti avevo detto che ti avrei aiutato no? Ed ora guardati maledizione… te lo avevo detto, che non volevo che ti accadesse niente di male… no?

Non le riuscì di dire altro, mentre Arthur la stringeva a se cercando di rimanere calmo. La lasciò andare solo per controllarle l’occhio.

-          Devi farti vedere da un medico
-          No.. posso benissimo curarmi da sola
-          TI SERVE UN DOTTORE
-          NON MI SERVE
-          SO IO CHE COSA TI SERVE
-          A… ora vado da Romano..
-          Ti seguo..
-          Mica scappo..
Si avviò dal fratello stringendolo a se con forza mentre con la mano libera lo picchiettava sulla fronte.
-          Stupido.. stupido Romano..



Romano Lovino Vargas
 
Ovviamente, il destino gli era avverso, non passò nemmeno un’ora che il suo luogo tranquillo iniziò a riempirsi di persone.

-          E che cazzo, non c’è nemmeno un po’ di tregua!

Si alzò ed iniziò nuovamente a vagare senza una meta, cercando un posto isolato dove poter riflettere sulla propria inutile vita “Sarebbe stato meglio se fossi sparito dopo l’unione” pensò e fece un piccolo sorriso malinconico, quando erano separati, la sua esistenza aveva un senso ma ora? Che cazzo ci faceva ancora su quel fottutissimo mondo pieno di bastardi? Non riusciva proprio a capirlo, in fondo lui era solo Romano, suo fratello Italia e sua sorella sia Italia che Centro.

-          Se mi sentisse quel coglione di Prussia, me le darebbe di santa ragione – ridacchiò al pensiero del prussiano che si incazzava con lui – chissà che sta facendo…

Passò per diversi posti che gli ricordavano vari momenti della sua esistenza, quando giocava con Veneziano e Caterina, quando tutto passò a lui, il periodo della mafia, la guerra e quando portò per la prima volta in visita il suo amante. Ad un certo punto, si ritrovò davanti ad un boschetto, i suoi piedi lo avevano portato lì, in quel luogo c’erano i momenti più belli trascorsi con i suoi fratelli, qui incontrò un gruppetto di ragazzi che a quanto pare, avevano alzato un po’ troppo il gomito, non che fosse un suo problema però erano un po’ troppo rumorosi per i suoi gusti e come lo videro, notarono subito lo sguardo pieno di disprezzo che gli lanciò.

-          Hey piccoletto, hai qualcosa che non va? – si sentì tirare per un braccio dal ragazzo più alto
-          A parte il fatto che siete fottutamente rumorosi, no.
-          Ti da fastidio?
-          Si, molto ed ora toglimi quelle tue luride manacce di dosso! – questa frase, fece arrabbiare molto il ragazzo
-          Sentimi bene tu! – lo spinse contro un albero – non permetterti di trattarmi così chiaro?
-          Tsk! Cosa mi vorresti fare, sentiamo! – gli lanciò uno sguardo di sfida, voleva sfogarsi e quella era un’ottima occasione.
-          Ti ammazzo di botte!
-          Scommetto che senza i tuoi amichetti, sei solo un fottuto coglione!
-          Chi hai chiamato coglione?!
-          Tu, ne vedi altri qui in giro? Loro sono solamente dei deficienti perché seguono un coglione com-

Non fece in tempo a finire la frase che ricevette un pugno in piena faccia, fu talmente forte che si ritrovò a terra ma reagì subito scattando in avanti, caddero l’uno sopra l’altro e Romano iniziò a prenderlo a pugni, i suoi amici restarono lì a guardare la scena senza sapere cosa fare, non si aspettavano una reazione tanto energica dall’altro. Quando iniziò a sentirsi le mani bagnate, si fermò e se le guardò, non riusciva a capire se il sangue fosse suo o del ragazzo che giaceva col fiato corto sotto di lui ma si sentiva bene.

-          Fottetevi tutti quanti. – si alzò e se ne andò nella piazzola alla fine del boschetto, l’aveva fatta costruire lui, era molto bella e per essere così piccola, ci stava qualche panchine ed una fontanella al centro, si diresse verso quella ma si sentì una mano sulla spalla e gli si piazzarono davanti tre dei ragazzi di prima, tra cui quello mezzo ammaccato.
-          Scusa piccoletto ma noi non abbiamo ancora finito con te!
-          Hai deciso di coinvolgere i tuoi amici eh? Cinque contro uno… Tsk! - il ragazzo fece un cenno ai due che aveva alle spalle e questi gli bloccarono sia braccia che gambe
-          Ora come la mettiamo? Scommetto che – gli sputò in un occhio – BASTARDO!

I tre ragazzi liberi iniziarono a colpirlo violentemente in faccia ed allo stomaco, ben presto iniziò a sanguinare, il dolore aumentava sempre di più però, in un certo senso gli piaceva, in quel modo si beccava la lezione che avrebbe dovuto avere, era da molti anni ormai che nessuno lo pestava come si doveva e questo lo portò indietro nel tempo.

-          Sei resistente, piccoletto – ridacchiò – ma non preoccuparti, abbiamo appena cominciato!

Se possibile, i colpi si fecero più forti e veloci, Romano iniziò a perdere conoscenza e crollò a terra.
Si risvegliò nel letto della sua camera, non capì cosa fosse successo ma si trovava lì

-          Ma che ca-
-          Hey Sud, ti sei svegliato finalmente! – fece un piccolo salto e fissò l’altro
-          P-Prussia? Cosa ci fai qui?!
-          Ti faccio da crocerossina! Hahaha! – tornò subito serio – ero venuto a chiederti scusa per il mo comportamento di ieri sera ma non c’eri… - si guardarono negli occhi, poi Prussia lo abbracciò – mi hai fatto preoccupare parecchio Süden, davvero! – Romano arrossì furiosamente e distolse lo sguardo
-          M-mi dispiace, non… volevo.
-          Non preoccuparti, però – gli prese il volto con la mano e lo costrinse a guardarlo – quando ci sarà qualcosa che non va, ti sarei grato se me lo dicessi – lo baciò – altrimenti che cazzo di ragazzo magnifico sarei se non sapessi nemmeno consolarti?! Hahaha!
-          Sei un coglione… - gonfiò le guance
-          Anche tu, niedlich

Si baciarono ancora, entrambi sentivano il bisogno dell’amore dell’altra persona, cercarono di avvicinarsi il più possibile l’uno all’altro e Romano ignorava il più possibile il dolore che sentiva in tutto il corpo, voleva solo stringersi all’ex nazione e dimenticare tutti i brutti pensieri della giornata. Quando sentirono abbassare la maniglia della porta, si allontanarono di scatto ed entrò Caterina con in mano un vassoio, quella fu una delle poche volte in cui Romano maledì mentalmente sua sorella ed anche Prussia, a giudicare dall’espressione scocciata, stava facendo lo stesso.


Caterina Florentia Vargas
 
Romano non sembrava intenzionato a svegliarsi, ma non era morto, quello lo sapeva. Avevano rischiato tutti e due di sparire con l’unità, ma alla fin fine sia il sud che il centro avevano mantenuto le loro abitudini, le loro festività ed ecco perché loro due erano ancora vivi. Scosse un paio di volte il fratello e alla fine Prussia lo prese in collo pensando che la soluzione migliore fosse portarlo a casa sua. Si divisero un’ennesima volta e Caterina si ritrovò nella macchina di Arthur, subito dietro di loro nell’altro veicolo se ne stavano Prussia e Romano. Centro sembrava in preda al panico, fissava il vuoto davanti a lei con le mani tremanti odoranti di sangue fresco. Le macchine rallentarono , ma mentre Prussia entrava col fratello Inghilterra non le permise di scendere. Non capiva cosa volesse quel tizio, l’aveva aiutata, non aveva rispettato il ordine certo, ma non capiva proprio cosa volesse da lei.

-          Tu vieni con me ad un ospedale
-          NON NE HO BISOGNO
-          SMETTILA DI URLARE
-          Fottiti stupido inglese!
-          Si da il caso che questo stupido inglese non vuole che ti succeda niente.
-          A me.. non..
-          Italy.. stai piangendo?
-          No mi fa male l’occhio ecco tutto..

L’inglese allungò la mano verso l’altra che la ritirò subito. Caterina non voleva essere toccata non in quel momento almeno, sentiva un fuoco bruciarla da dentro e non era il solo dolore a causarlo. La rabbia che cresceva e si trasformava quasi in una bestia la stava logorando ogni secondo che passava. Si fissò allo specchietto della macchina passandosi poi la mano sull’occhio ormai violaceo ed in parte rosso.

-          Faccio schifo vero?
-          What?
-          Come sorella dico.. faccio schifo non riesco nemmeno a salvare mio fratello da cinque deficienti
-          Sei stupida..
-          Grazie…
-          È la verità sei stupida, ma non sei per niente una cattiva sorella .. sai mi ricorda Scozia il tuo Romano, anche lui tornava a casa pieno di botte ed insisteva nel dire che essendo il maggiore andava tutto bene… e allora… piangevo.. sai dovresti farlo anche tu..
-          È da deboli..
-          E questo chi lo dice?
-          Io e questo basta credo..
-          Hai una lacrima la vedi?

Le raccolse la piccola goccia su un dito affusolato mostrandogliela ed allora sentì il viso rigarsi di lacrime, così calde e taglienti allo stesso tempo. Non voleva piangere, non voleva mostrarsi debole davanti a nessuno. Arthur non la vide debole, ma solo ferita, preoccupata ed arrabbiata. Le scompigliò i capelli e fece qualcosa per lui di fin troppo avventato, la baciò. Non un bacio passionale, solo un semplice bacio sulla guancia per farla sorridere, ma lei non fece che gemere aumentando l’intensità di quel pianto disperato strofinandosi gli occhi con forza. Ti farai del male, pensò subito dopo. Non ebbe il tempo di fermarla che corse in casa a preparare qualcosa da mangiare. Una volta trovato un vassoio ci infilò sopra un bicchiere d’acqua e un’arancia e salì su. Suo fratello se ne stava avvinghiato a Prussia, li aveva interrotti che peccato. Lasciò il vassoio sul tavolo e poi si voltò verso Romano. A quel punto la sua tristezza, la sua angoscia si trasformò in rabbia. Lo schiaffeggiò con tanta forza che Prussia rimase ammutolito dietro di lei.

-          Ti odio.. te lo dico subito io ti odio e non perché ho un occhio gonfio, o no SOLO PERCHE’ SEI UNO STUPIDO IMBECILLE. Quanto sei stupido Romano, nemmeno ti è passata per la camerata del cervello che ci fossi pure io lì eh?

Solo a Prussia devi pensare , bene pensa solo a lui con me hai chiuso. E con questo ti mando a fanculo.
Detto questo uscì di corsa incrociando Inghilterra per le scale. Si sentiva strana, come fosse stata improvvisamente svuotata della sua stessa essenza. Arthur dietro di lei la chiamò ad alta voce e alla fine le corse davanti. Sembrava spaventato, come avesse visto un fantasma.

-          Italy..
-          Che cazzo vuoi te ora?
-          Tu..
-          COSA VUOI?
-          Sei… trasparente…
-          Eh?
-          Guardati le mani maledizione
-          Giusto dovresti fare come dice l’inglese…
-          E…m..Emilio?
-          Italy con chi stai parlando
-          Dai voltati Repubblica Fiorentina sono proprio dietro di te..

Era proprio lì con quel suo solito sorrisetto malizioso. Le venne incontro e Caterina indietreggiò con gli occhi sbarrati. Inghilterra accanto a lei non riusciva a vedere altri nella stanza se non l’immagine poco nitida di Centro. Provò a prenderle la mano , ma la attraverso e a quel puntò si sentì nel completo panico. Urlò ed era da tanto che non lo faceva cosa che attirò l’attenzione di Caterina che si voltò verso Arthur interrompendo la discussione con il così detto Emilio, Pisa se non ricordava male.

-          Lo sai cos’è una mezza nazione vero Fiorentina? Finché mantieni il legame che c’è fra te ed i tuoi fratelli forte puoi vivere altrimenti soccomberai e sembra proprio che tu l’abbia spezzato perché puoi vedere me…
-          Io..
-          ITALY
-          Povera piccola bestiolina stai morendo e nemmeno il mago può fare qualcosa
-          ASCOLTA PARLA CON ME.. TROVEREMO UNA SOLUZIONE NON MI LASCIARE
-          Quanto tempo pensi di avere ancora?
-          Stai zitto.

Caterina si tappò le orecchie con forza e l’ombra di Pisa svanì mentre il suo aspetto terreno tornava a farle visita, era di nuovo lei, un essere palpabile e fisico. Arthur le strinse la mano con forza tirandola a se, sembrava disperato, ma Caterina non riusciva a capire cosa fosse successo… inghilterra la trascinò fuori dalla casa e lei lo seguì senza pensarci due volte.


Romano lovino Vargas
 
Vide la faccia di sua sorella cambiare completamente espressione, appoggiò il vassoio e si diresse verso di lui.

-          Caterina, io-

Gli diede un forte schiaffo sulla guancia, il dolore era accentuato a causa dello scontro avuto con quei ragazzi. Rimase immobile a fissare la sorella con gli occhi sbarrati mentre questa sbraitava sulla sua stupidità e di quanto lo odiasse “Hai ragione, non ti meriti un fratello del genere” pensò ma quando la vide andarsene, sentì una strana sensazione, come se sarebbe successo qualcosa di terribile se l’avesse lasciata andare.

-          Sorella… - gracchiò, aveva la gola secca ed aveva dolori ovunque ma cercò comunque di correrle dietro, fu fermato da Prussia
-          Devi restare qui!
-          Fottiti, io vado da mia sorella!
-          Sei debole e parecchio ammaccato, non ti muovi. – lo ributtò giù nel letto
-          Prussia, lasciami – gli lanciò un’occhiataccia
-          Nein!
-          Perché? – il prussiano fece un sorriso triste e lo guardò dritto negli occhi
-          Perché sono preoccupato per te, non immagini nemmeno che paura che ho avuto, ad un certo punto, ho addirittura temuto di averti perso…
-          Beh ora sono qui no? Lasciami.
-          E va bene – sospirò – però se vedo che stai male, ti riporto qui con la forza!

Come il prussiano si tolse, scattò fuori dalla porta giusto in tempo per vedere Inghilterra gridare nel panico, capì subito il perché, sua sorella era trasparente, stava scomparendo.

-          C-Caterina… - sussurrò e crollò a terra, non riusciva a smettere di fissarla con il terrore negli occhi “No, cazzo, non può succedere, non a lei! Non lo accetto, NO!” le lacrime iniziarono a scendergli.
-          Sud… - non ottenne nessuna risposta, l’italiano era evidentemente in preda al panico
-          Sorella…

La vide coprirsi le orecchie e tornare quella di prima, osservò il damerino prendere la mano di Caterina e stringersela a se, aveva un’espressione simile alla sua sul volto, questo era ovvio, lui amava sua sorella, ormai l’aveva scoperto da parecchio ma non ci dava molto peso, sua sorella non sembrava ricambiarlo.
I due se ne erano andati da un po’ ma Romano rimase lì a fissare il vuoto dove si trovava prima sua sorella a piangere e Prussia era molto preoccupato, non l’aveva mai visto così scosso.

-          Sud, forse è meglio se torni a dormire – cercò di metterlo in piedi ma era come se fosse un pupazzo – fammi il favore di riprenderti, il magnifico me non ha intenzione di farti da balia, sappilo! – ancora nessuna reazione, sembrava privo di volontà – non devi pensarci, è ancora viva! Ha rischiato di sparire, è vero ma non è successo! Devi concentrarti sul presente! – era la sua politica di vita da quando aveva visto tutto il suo regno sgretolarsi davanti a lui – Sud ascoltami!
Povero Prussia, in quel momento era come se parlasse ad un muro, sospirando lo prese in braccio e lo portò in camera, l’italiano non fece alcuna piega, ad un certo punto però iniziò a parlare.
-          Caterina sta scomparendo? N-non può essere, non deve andarsene, non lei! Se c’è qualcuno tra noi fratelli che se ne deve andare, sono io!
-          Sud adesso esageri…
-          Non esagero affatto, io… io

Non finì nemmeno la frase, si buttò tra le braccia del prussiano e scoppiò a piangere mentre, lo strinse delicatamente e gli accarezzò la testa, non aveva idea di che altro fare, rimasero lì per qualche ora, nessuno dei due accennava a muoversi o parlare, si sentivano solo i singhiozzi di Romano soffocati dal petto di Prussia. Improvvisamente il pianto si ruppe ed al suo posto, nacque una risata isterica

-          Mia sorella mi odia, non vuole più avere niente a che fare con me! Il bello è che ora sta pure scomparendo ed io me ne sto qui come un fottuto idiota! – rise di nuovo – sono un pessimo fratello, nessuno se ne merita uno simile!
-          Sud-
-          Anche con te mi comporto da coglione, ti tratto da schifo e voglio pure tenere segreta la relazione! Dovresti lasciarmi come ha fatto lei, staresti molto meglio con qualcun altro! – rise
-          Prima di tutto, voglio stare con te, se il tuo comportamento mi avesse rotto, ti avrei già salutato da un po’. Secondo, sei un fratello fantastico, forse un po’ troppo orgoglioso ma sei un buon fratello!
-          Talmente bravo da lasciar andare la propria sorella in giro con un pervertito damerino assatanato!
-          Addirittura assatanato? – non rispose e tornò a ridere istericamente
-          Ho paura Prussia, ho tanta paura per mia sorella!

L’ex nazione strinse più forte l’altro che, ricambiando l’abbraccio, continuava a ridere e piangere.

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Capitolo 11
*** Cantucci scozzesi... COSA??? ***


Caterina Florentia Vargas

Cos’è la paura si domandò mentalmente Caterina mentre Arthur continuava a strattonarla. Aveva provato una volta qualcosa di simile alla paura, ma probabilmente si trattava di angoscia. Il cuore pulsante , le gambe molli e quell’inspiegabile sensazione di apatia completa. Inghilterra sembrava completamente perso nei suoi pensieri. Non si era neppure accorta di essere arrivata a casa dell’inglese. A casa dell’inglese? Oddio lei era una signora non poteva entrare nella casa di un uomo non appartenente alla sua famiglia. Si bloccò davanti alla porta , ma l’altro la spinse dentro con forza. Il primo ad apparire fu Scozia con una grossa zuppiera in mano, sembrava essere nel bel mezzo di un dolce. Le venne incontro e le lanciò una pallina di pasta da dolci in faccia, cosa che la fece ridere fino alle lacrime. Arthur non sembrava della stessa idea. Irlanda comparve subito dopo, un tipetto tutto pepe come spesso Scozia lo aveva descritto ed i capelli color carota. Si chiamava Patrick , ma tutti lo chiamavano Pat. Le si avvicinò e sorrise, una cosa strana da vedere in un inglese a parer suo. Gli spuntò un cappellino verde, una bombetta verde! Le fece un breve inchino e saltellò sul pavimento, forse aveva visto un insetto. Le sorrise e scomparve stupendo Caterina, seguì Galles. Un ragazzo alto , assonnato, con un pupazzo a forma di drago in mano.  La salutò e poi si eclissò sul divano ronfiando con una voce tale da sembrare un drago.

-          Stiamo facendo i… Pat come si chiamano?
-          Cantucci Nat, cantucci
-          Taci volevo vedere se eri attento
-          O… grazie ma..
-          Ti piaceranno Cat, posso chiamarti vero Cat? Io mi chiamo Pat.  Sei carina, molto più bella di quanto Arthur mi avesse detto.
-          SHUT UP!!
-          Arty è geloso…
-          SCOTLAND! SHUT UP
-          Ma non urlare citrullo inglese…
-          Non siamo qui per divertirci… Caterina..
-          Si….
-          Lei….
-          TI SPOSA?
-          NO IDIOTA sto scomparendo.

La zuppiera cadde a terra frantumandosi  e Galles urlò davanti a tutto quello spreco. Patrick sembrava preoccupato, ma non per lei quanto per Inghilterra. Gli corse accanto , ma Arthur lo evitò trascinandosi dietro Caterina. Le aprì una porta e scesero una piccola scalinata. I fratelli Kirkland dietro di lei sembravano ammutoliti, tutti eccetto Galles che parlava con la sua lucertola.

-          Ragazzi..
-          Che c’è SCOZIA?
-          Pensavo no, dato che questi sono gli ultimi giorni di vita di Center non dovreste godervi l’attimo.. vorrei sottolineare il verbo godere.
-          Nat… you are an idiot

Rispose Irlanda con voce tremante prima che Arthur lo investisse di libri. A terra c’era un cerchio di luce o qualcosa di simile a dei cerchi alchemici. Inghilterra le indicò di mettersi al centro e lei lo seguì un po’ titubante. Non devi aver paura le sussurrò voglio solo aiutarti.

-          Voglio provare a fare una cosa..
-          Di che cosa si tratta?
-          È un tipo di legame magico, ci uniremo
-          EEEEEEEK!
-          TRANQUILLA NON CAPIRE A DOPPIO SENSO
-          Uh uh il nostro fratellino fa doppi sensi, si Center tu e lui uniti nell’A-M-O-R-E
-          Shut up
-          Dovrai prenderti le tue responsabilità fratello
-          PATRICK ANCHE TU ?
-          Uh? Dove siamo?
-          Galles torna a dormire che è meglio qui siamo nel bel mezzo di un porno
-          Vado a chiamare Irlanda del sud …
-          Torna a sognare i draghi coso…
-          Vogliamo tornare al discorso principale stupidi fratelli maggiori?
-          Scusaci Arty..
-          Arty?
-          Si non lo sapevi Pat? La nostra Caterina lo chiama così.
-          Insomma Caterina dammi la mano… se lo facciamo
-          SE LO FACCIAMO VORREI SOTTOLINEARE L’USO DELLE PAROLE
-          Se…se… riesco  a creare questo legame non sparirai.. però
-          Però ?
-          Però se tu sparissi sparirebbe anche Inghilterra- rispose Galles con voce rauca.
-          No
-          Cosa perché no?
-          Tu… sei diverso, dagli altri.. io non ho paura di sparire mi va bene significa che i miei fratelli staranno molto meglio. Però tu… - i fratelli kirkland sparirono lasciandoli soli, ci sapevano fare con la magia quei tre. – però tu hai qualcosa in più. sei una persona buona e dolce e.. non voglio che ti succeda..
-          Sta zitta! Tu sei quella buona, tu sei quella dolce, tu non devi sparire e ora dammi la mano, non ti permetterò più di aver paura, non sarai più sola.

Le strinse la mano che si strinse in un pugno contro quello di Inghilterra e poi sentì una sensazione di caldo pervaderla. Si risvegliò intontita e confusa con la testa di Inghilterra , addormentato, contro il petto. Sorrise come un ebete mentre gli accarezzava una guancia, ma si colorò subito di rosso fuoco alla vista di Scozia. Quello se ne stava sulla poltrona davanti a loro con un  sorrisetto malizioso.

-          Esco?
-          Ma…a….
-          Eh lo so le sopracciglia fanno tanto sesso
-          ZITTO!
-          Italy…no…

Due volte , per solo due volte aveva avuto un incubo. La prima dopo la scomparsa di sua madre ed ora con Caterina. Lei se ne stava lì sorrideva impugnando la vecchia spada di suo nonno senza smettere di fissarlo. Lui la aveva baciata e poi lei si era frantumata fra le sue braccia. Quando riaprì gli occhi la vide confusa ed assonnata, viva. La strinse con tanta forza da lasciarla senza fiato e Caterina rispose con un pizzicotto che lo fece saltare su.

-          Incubo.. scusa.. eh eh
-          Per me ha fatto un bel sogno a luci rosse
-          SHUT UP


Romano Lovino Vargas
 
Quella mattina, si svegliò tardi e tra le braccia di Prussia, si sentiva uno straccio ma almeno, non aveva fatto sogni strani, l’altro a quanto pare, era già sveglio da un po’

-          Guten morgenniedlich.
-          Buongiorno bastardo…
-          Come stai? Tutto bene?
-          S-si, non preoccuparti
-          Sicuro?
-          Ne sono fottutamente sicuro, non rompere!
-          Va bene Sud, come vuoi.
Si alzarono entrambi ed andarono in cucina per la colazione, il prussiano fu mandato alla macchina del caffè così da non fargli provocare danni mentre Romano, si mise a cucinare, era molto pensieroso
-          Starà bene, non devi pensarci
-          Facile dirlo, non è tuo fratello quello che rischia di sparire da un momento all’altro
-          Hai ragione, LUI non ha questi problemi – a quel punto, Romano capì le cazzate che stava dicendo, anche Prussia sarebbe potuto sparire un giorno, non essendo più una nazione, nessuno riusciva a capire perché fosse ancora in giro a rompere le palle a tutti
-          S-scusa… non
-          Lascia perdere, te l’ho già detto tempo fa: non ci penso io, non devi pensarci tu

Calò il silenzio e continuò per tutto il tempo della colazione, ad un certo punto, squillò il cellulare di Prussia, entrambi fecero un salto sulla sedia, la chiamata veniva da Germania.

-          Scusa, è mio fratello – disse prima di uscire dal retro
-          Che cazzo vuole adesso quello, non può starsene tranquillo una buona volta? Deve sempre rompere la minchia tutte le sante volte?! – borbottò intanto che aspettava il ritorno dell’altro
-          Eccomi, ti sono mancato? Hahaha!
-          Che voleva il patata-macho?
-          Niente di importante
-          Devi tornare a casa?
-          Non prendo ordini da nessuno io, tantomeno dal mio fratellino! Io sto qui con te
-          Vuoi andartene?!
-          No! Se non mi volessi va bene ma se mi dici di andare solo perché me lo chiede mio fratello, allora resto – erano entrambi molto testardi, si guardarono negli occhi per qualche secondo poi Romano si alzò
-          Oggi passerò tutto il giorno nell’orto, non sarò di molta compagnia, poi la patata muscolosa solitamente non ti chiede di tornare, se non ci fossero problemi… io sto bene, puoi andare – in effetti, stava molto meglio oggi, era ancora preoccupato ma la strana sensazione che aveva sentito quando sua sorella era diventata trasparente, era svanita del tutto, fece un piccolo sorriso cercando di convincerlo e ci riuscì
-          Va bene Sud – si alzò nuovamente e si avviò verso la porta di casa seguito dall’italiano – allora ci sentiamo
-          Certo – arrossì – f-fammi… sapere q-quando sei arrivato…
-          Come sempre – lo prese per i fianchi e se lo avvicinò per potergli dare un bacio – tschüs


Se ne andò e Romano, dopo averlo visto sparire con la sua auto, si cambiò e si diresse nel suo amato orto con tanto di cellulare a portata di mano.

Caterina Florentia Vargas
 
-          Vedi se non fosse che piaci al cretino io
-          WHAT THE FUCK
-          Oh.. si è svegliato.. ciao fratello stupido hai dormito sulle tette di Italia
-          COSA? Mi dispiace te lo giuro
-          Gli dispiace, ma erano comode devi capirlo
-          SHUT UP

Italia li osservò bisticciarsi e si ricordò improvvisamente di suo fratello, il suo Romano. Si sfiorò l’occhio e si accorse di avere una piccola benda, Nathan gli spiegò che era stato Arthur la sera prima a farlo.  Saltò in piedi decisa a tornare dal fratello per scusarsi, tuttavia sapeva che lui era con Prussia e c’era quindi un grosso problema. Dondolò verso la cucina indossando un grembiule , tanto per non sporcarsi mentre Arthur la fissava sconvolto.  Patrick sembrava preso da qualche ricetta strana mentre Galles se ne stava a spiegare il libro di cucina ad un’iguana, ma quante bestie aveva quello? Scozia subito dietro Inghilterra lo spinse con forza facendolo finire contro Caterina. L’altra storse il naso dolorante e subito Inghilterra scappò ad indossare un cappello da cuoco, ma un inglese non può essere un cuoco se non all’inferno.  Caterina impasto un paio di ingredienti nel tentativo di cucinare qualche biscotto e Arthur le dava una mano anche se a modo suo. Quando infornarono i biscotti ottennero una metà carbonizzata e l’atra cotta in modo impeccabile.

-          Ti servirebbe solo un po’ di esercizio..
-          Beh mi puoi insegnare tu.. CIOE’ non fraintendere a me non importa tsk voi italiani non
-          Ok. Però zitto.

Gli portò un dito sulla bocca per zittirlo e quello per tutta risposta si incatenò al suo sguardo e le baciò l’indice rendendola un pomodoro.  Caterina fece un passo indietro e si ritrovò contro la parete, Arthur davanti a lei eliminò la poca distanza tra di loro curvando la testa verso il basso. Quando sentì il respiro leggero di Inghilterra sulle labbra Caterina socchiuse gli occhi avanzando inconsciamente.  Le prese delicatamente la testa curvandola di poco e la baciò, un bacio a cui non si oppose , ma intrecciò semplicemente le dite attorno ad i capelli dell’inglese gustandosi ogni secondo di quel momento. Lo seguì semplicemente in ogni suo gesto senza opporsi mai neppure quando socchiuse di poco le labbra. Italia si staccò mal volentieri, ma doveva farlo perché era una signora ed Inghilterra la fissò amareggiato, ma allo stesso tempo felice. Si illuminò con uno di quei suoi rari sorrisi mentre il ciuffo di Caterina si intrecciava in un cuore, la strinse a se e lei non poté fare a meno di inspirare a pieni polmoni l’odore dell’altro.

-          Non voglio che tu sparisca, non potrei vivere senza di te. Dovresti aver capito perché..
-          Credo che valga anche per me no? È per questo che non voglio che tu faccia niente di stupido… tipo sparire insieme a me.. se scomparirò andrà bene
-          NO CHE VA BENE secondo te ti lascio morire così??
-          Ragazzi se dovete farlo nella mia cucina almeno chiudete la porta e lasciatemi godere dei vostri urli
-          SCOZIA
-          Fratello… potresti almeno bussare.. no?
-          Volevo cogliervi sul fatto quindi faccio una foto.
-          NO LE FOTO NO TI PREGO BASTA
-          Cos’ha la tua italiana?
-          Fratello metti giù quel telefono..
-          Ok faccio una chiamata.. pronto ciao Sud.. Arthur è con tua sorella contro un muro
-          ROMANO NON E’ VERO!

Lo scozzese riattaccò e li lasciò soli, la mano di Arthur si avvolse lentamente attorno alla sua e Caterina arrossì se possibile con maggior intensità. Gli disse di voler tornare dal fratello e Arthur non sembrò molto contento della proposta, dopotutto era solo a causa sua se Caterina stava svanendo. Alla fine accettò e la riaccompagnò indietro. Appena scesa Arthur la seguì per assicurarsi che trovasse Romano. Caterina suonò un paio di volte e quando sentì un movimento dentro la casa si alzò rapidamente sulle punte per poter baciare l’inglese sulle labbra. Arthur cercò di trattenerla , ma quando vide la porta aprirsi la lasciò andare fissando Sud in modo aggressivo. Se Caterina fosse scomparsa lui avrebbe fatto sparire Romano per sempre. L’italiana gli sorrise e lui salutò dopo aver ricontrollato il bendaggio.

-          Caterina..
-          Eh?
-          Dopodomani alle cinque.. dobbiamo ancora avere quella celebre discussione fra alleati ..
-          Sarebbe fantastico..
-          Allora… ciao.. se..
-          Ti chiamerò..
-          Uhm.. grazie..
Richiuse la porta e fece un gran respiro prima di fermarsi su Romano. Gli controllò rapidamente le ferite e poi gli saltò al collo.
-          Mi dispiace di essere una così brutta sorella davvero non voglio che ti capiti niente ecco perché mi sono comportata così ieri.. davvero.. mi spiace io non ti odio lo sai ti amo però.. quando fai così… e poi.. senza di te.. ho paura… però non piangere se sparisco promettimelo.


Romano lovino Vargas
 
Dopo un’ora dalla partenza, ricevette una telefonata da Prussia

-          La mia magnificenza è arrivata sana e salva, puoi lavorare tranquillo! Kesesese!
-          Ok, comunque non ero affatto preoccupato!
-          Certo, come no!
-          NON LO ERO!
-          Ok calmati, non ti sto mica accusando di qualcosa! Hehehe.
-          Tsk!
-          Ti lascio continuare, devo anche aggiornare il mio blog
-          Che cosa fottutamente inutile!
-          Ti andrebbe di uscire insieme nel fine settimana? Hanno aperto un bel ristorante e volevo provarlo.
-          Tedesco?
-          Ja
-          No, grazie
-          Suuuuud! – sospirò profondamente prima di rispondere
-          E-e va bene, non ti aspettare che riesca a mangiare quella roba però!
-          Kesesese! Fantastico, adesso ti devo davvero lasciare, ci metteremo d’accordo un altro giorno, ciao!
-          Ciao.

Riattaccò e riprese il suo lavoro, il corpo gli doleva ma decise di ignorarlo, voleva rilassarsi e prendersi cura delle sue amate piante.
Suonò il campanello, fu un caso perché essendo sul retro, non lo sentiva affatto però fortunatamente per chi stava alla porta, era dovuto entrare in casa per un momento. Appoggiò la cassa che stava portando e corse alla porta, si ritrovò davanti Inghilterra e sua sorella, lui lo guardava con un’espressione “fottutamente spaventosa” e ricambiò lo sguardo meglio che poteva, sua sorella invece, dopo aver salutato il damerino, lo spinse dentro casa e chiuse la porta, sospirò e gli saltò addosso chiedendogli scusa, Romano si sbilanciò e caddero sul pavimento.

-          Ahi, cazzo!
Si rialzarono subito ed invitò Caterina ad accomodarsi in soggiorno, in fondo aveva da scusarsi anche lui. Passarono un paio di minuti prima che riuscisse a parlare, era arrossito furiosamente e si sentiva a disagio, non gli piaceva affatto chiedere scusa.
-          N-non è affatto colpa tua – guardò altrove con un’espressione triste – sono io il coglione, non avrei dovuto comportarmi in quel modo… ti ho fatta solamente preoccupare, poi… - la guardò in faccia – ti ho quasi fatta sparire… io – distolse ancora lo sguardo - sono un fallimento totale come fratello, come amante e come nazione… - si sentì le lacrime rigargli il viso, odiava farsi vedere così ma questa volta, le avrebbe detto tutto, non si sarebbe fermato a causa della sua debolezza – m-mi dispiace davvero… questo è l’unico modo che conosco per fare le cose, lo sai… tu sei la mia preziosa sorella, t-ti amo così tanto…

Il pianto ormai gli impediva di parlare, se ne stava lì in piedi davanti a lei, tutto rosso e tremante, con le mani che sfregavano furiosamente contro gli occhi ed i singhiozzi che non accennavano a rallentare, il ricciolo si era raggrinzito e tutto questo lo imbarazzava da morire ma non sarebbe scappato, doveva calmarsi e continuare il discorso, aveva ancora così tante cose da dirle.

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Capitolo 12
*** Maledetto ciuffo!! ***


Caterina Florentia Vargas

Lo fissò dal basso e si sentì invadere da una sensazione di tristezza mischiata ad amarezza. Gli strinse le mani e poi lo spinse sul divano accanto a lei così da coccolarlo a suo piacimento.

-          Sei uno stupido stronzo con la testa bacata, ma non devi farmi preoccupare così! Lo sai quanto ci ha messo Arthur a rimettermi apposto l’occhio? E comunque.. non ci sono problemi, se sparisco significa soltanto che voi due siete più vicini e questo va bene no? Credo sia un po’ come morire, però mi fa un po’ paura la cosa…  ma non importa non ci devi pensare. Comunque sei un fratellone fantastico così fantastico che, beh non so descriverti. Non chiedermi come sei come amante ah ah però anche io faccio pensa, povero Arthur….

Arrossì violentemente mentre il ciuffetto si addolciva in un cuore intrecciandosi a quello di Romano. Di Arthur gli avrebbe parlato con calma poi, dopotutto era già scosso di suo. Il telefono suonò e Caterina rispose senza muoversi di un passo da Romano che se ne stava accucciato contro il suo petto.

-          Pronto..
-          Hello
-          Arthur che succede tutto ok?
-          Mm… più o meno..
-          Che succede…
-          i…. i…. miss you..
-          ENGLAND
-          SORRY
-          Che ti viene in mente…
-          Scusa ma dovevo dirtelo… perché stavo male e…
-          Mi manchi anche tu
-          DAVVERO?
-          Si , ma non sfondare un timpano
-          Uh… scusa.. io
-          Smettila di scusarti…
-          Digli che se ti fa male poi gli faccio male io..
-          Ok.. Arthur devo andare…
-          Uh.. Italy… I love you.
-          A…a….. ti… a….m…o CIAO

Riattaccò rapidamente tornando dal fratello. Lo tenne stretto cullandolo quasi fosse stato un bambino. Ora sarebbe stata costretta a raccontargli tutto altrimenti ci avrebbe pensato Scozia nel modo più terribile possibile. Gli scoccò un bacio sulla guancia e si distese accanto a lui, fra Romano e il divano in una piccola fossa fatta solo per lei. Si accucciò nel migliore dei modi e poi le venne in mente che Inghilterra l’avrebbe vista il giorno dopo, doveva sbrigarsi a trovare qualcosa di perfetto. Saltò su Romano dondolando le gambe come una bimba e gli scoccò un altro bacio.

-          Romano…. Mi faresti un favore? Mi aiuteresti a comprare un vestito per un appuntamento?
Saltò su dirigendosi in cucina, di sicuro avrebbe stupito suo fratello con uno dei migliori pasti mai fatti nella sua vita. Preparò pasta, antipasti e secondi e nel mentre che la pentola bolliva se tornò dal fratello per regalargli uno dei suoi migliori sorrisi. L’unica cosa che la terrorizzava era l’idea di restare sola assieme ad Emilio, perché era stato lui a picchiarla, lui ad odiarla, lui ad uccidere le sue speranze. Al solo pensiero le tremarono le mani ed il sorriso svanì, piegandosi in una smorfia di dolore. Ridacchiò istericamente prima di tornarsene in cucina, Romano doveva stare tranquillo, doveva essere se stesso e respirare senza temere più niente.
-          Romano..
La voce di Caterina era solo un sussurro e sapeva benissimo che lui non l’avrebbe sentita, però continuò a parlare perché ne aveva bisogno, aveva bisogno della sola idea di avere Romano accanto a lei ad ascoltarla.
-          Romano.. io.. ho paura.. di restare con lui.. per sempre… mi dispiace di essere così stupida e misera e timida , impacciata e codarda.. ma se esiste un demonio lui lo è stato con me… perdonami.. a muro mio buon vecchio muro continuiamo a parlare degli unicorni di Inghilterra che è molto meglio.

 
Romano lovino Vargas
 
Si lasciò trascinare dalla sorella, aveva bisogno di sentire il suo calore ed il suo profumo, come si sedette sul divano, la strinse forte a se ed affondò la testa nel suo collo, i singhiozzi diminuirono e Romano ascoltava silenziosamente tutto quello che diceva sua sorella, non aveva né la forza né la voglia di ribattere, voleva solo stringerla e sentire la sua voce, non fece storie nemmeno quando rispose alla chiamata del bastardo inglese o gli disse di amarlo… “Un momento… LA AMA?! Che cazzo è questa storia?” il suo istinto di protezione nei confronti della sorella si riaccese, d’un colpo mise da parte tutto il disprezzo per se stesso e si concentrò su quello che aveva per l’inglese, ad un tratto però fu riportato nel presente a causa della sorella che gli era saltata sopra “Ma che cazzo fa questa?!” se il suo scatto lo sorprese, la frase che ne seguì fu ancora più efficace “Un appuntamento? Non sarà mica con… no, non può essere, non con quel sopracciglione!” non fece nemmeno in tempo a parlare che Caterina era già sparita in cucina.

-          Che cazzo avrà quello stramaledetto damerino beone… non capisco proprio. La sua cucina è orribile, non parliamo della moda! Poi ha un caratteraccio, va bene che non dovrei essere io a parlare di carattere ma comunque è insopportabile! Si continua a vantare delle sue invenzioni e parla con degli amici immaginari! È tutto fumato quello! – borbottò mettendosi seduto composto sul divano – perché proprio lui? – pensò per qualche secondo – sotto certi punti di vista però mi ricorda qualcuno… - arrossì furiosamente al pensiero del prussiano – c-comunque non la capisco p-proprio!

Non gli andava giù la relazione tra i due ma era comunque felice che la sorella fosse lì, la vide riapparire dalla cucina e fare uno dei suoi bellissimi sorrisi che ovviamente, ricambiò come meglio poteva “Se penso che quel sorriso lo rivolge anche a QUELLO” non andava affatto bene, la sua stupida gelosia stava prendendo il sopravvento, non doveva pensarci. Il sorriso della sorella si trasformò in una smorfia e fece una risata strana prima di tornarsene in cucina, questo lo fece preoccupare, aspettò qualche secondo e la raggiunse cercando di non fare rumore, la sentì parlare a bassa voce, faceva quasi fatica a sentire ma non perse nemmeno una parola, prima che potesse accorgersene, aveva già avvolto le sue braccia intorno ai fianchi della ragazza e dato un piccolo bacio sul collo.

-          Non sei affatto stupida, sei solo un po’ spaventata per quello che è successo – arrossì leggermente mentre cercava di farsi uscire le parole di bocca, non era affatto facile ma Caterina aveva bisogno di sentirla, questo lo sapeva benissimo e sua sorella, veniva prima del suo stupido orgoglio - n-non devi avere paura sorella, io… sono qui, non ti l-lascerò mai più, non permetterò c-che ti accada qualcosa di brutto, te lo giuro… - appoggiò la testa sulla spalla dell’altra, era rosso come un pomodoro e continuava a stringerla forte a se – s-sai che darei la vita per te… i-io… io ti a-a… - sospirò - ti voglio bene, n-non immagini nemmeno quanto…
Si zittì e rimase lì a stringerla per qualche secondo ma poi, non resistendo più, scattò verso l’uscita della cucina, era troppo imbarazzato per restare lì, continuò a camminare per la casa finche non decise di rifugiarsi in camera sua, si buttò sul letto e si nascose sotto le coperte, si sentiva un bambino e non riusciva a smettere di arrossire, come se non bastasse, il suo ciuffo era piegato in un piccolo cuore

-          Ti odio profondamente, fottutissimo ciuffo del cazzo!

Disse fissandosi il ricciolino, a causa sua tutti potevano capire cosa provava, era imbarazzante, specialmente per uno come lui, era anche molto sensibile e quando si annodava con quello di uno dei suoi fratelli, faceva talmente male che scoppiavano entrambi in lacrime cercando di districarli.

-          Maledetto…

Sussurrò prima di zittirsi e cercare di calmarsi, sperava dal profondo del suo essere che la sorella avesse il buon cuore di lasciarlo solo nella sua vergogna ma non ci credeva molto, in fondo era anche un po’ simile a Veneziano, in poche parole, non poteva fare altro che sperare.

 
Caterina Florentia Vargas
 
Sentì il contatto col fratello e subito si bloccò. Aveva ragione, non doveva aver paura, o almeno non doveva averne in presenza dei suoi famigliari , loro non dovevano sapere niente. Cercò di fermarlo , ma l’altro era già scappato via. Era così rosso che Antonio avrebbe potuto scambiarlo per un pomodoro, probabilmente si era rintanato in camera sua sotto le coperte o nell’armadio, come suo solito. Sbuffò infastidita mentre spengeva la pasta e la condiva. Ancora una volta sentì quella strana sensazione, come ci fosse stata una presenza accanto a lei.

-          Eccoci qui, ancora io e te
-          Tu non mi lasci mai Emilio…
-          No, in effetti ho osservato le tue mosse da questa mattina
-          È sempre un piacere sapere di avere un fantasma come stalker..
-          Che significa?
-          Niente , sei il solito scassapalle…
-          Non dovresti parlarmi così sai..
-          Perché non vai a fanculo e la smetti di pedinarmi?

La strana sensazione sparì così anche il fantasma di Pisa o almeno sperava. Aveva preferito rimanere con lo sguardo fisso sul pomodoro piuttosto che scorgere quello diabolico dell’altro. Si stiracchiò con calma mentre tornava alla borsa. Il telefono suonò ancora una volta , ma non si sorprese nel leggere il numero di Arthur, doveva essere molto preoccupato.

-          Arthur vuoi tranquillizzarti per l’amor del cielo ..
-          Veramente non era per disperazione che ti ho chiamato..
-          A… che c’è?
-          Dai un occhio nella borsa..
-          Che diavolo.. – infilò una mano nella borsa e dopo poco ne estrasse un pupazzo a forma di leoncino. Non poté fare a meno di squittire alla vista della bestiolina per poi tornare imbarazzata al telefono. – si lo vedo..
-          Era un urlo di gioia quello che ho sentito?
-          No… ho schiacciato il dito… della mano.. sotto.. un sasso..
-          Ma se sei in casa! Ah hai uno strano modo di ridere, così femminile.. – l’inglese scoppiò in una risata e Caterina imbarazzata grugnì svariate volte finché l’altro non si placò.
-          Tsk non ero felice…
-          Allora posso riaverlo..
-          NO
-          AH! Allora ti piace..
-          No.. però.. gli darò un nome.. ma tu non lo saprai.. ciao..

Appoggiò il telefono sul divano caricandosi il pupazzetto sulla testa, lo avrebbe chiamato Lammy perché era morbido e spumoso. Salì le scale e quando arrivò alla porta della stanza di Romano la socchiuse trovandolo sotto il letto. Si accomodò sulla sponda di quest’ultimo senza scoprirlo e si distese con la testa sul cuscino.

-          Sai ieri quando ti ho visto lì in mezzo a quella gente ho temuto di averti perduto , per sempre. Non riuscivo nemmeno ad immaginare ad una vita senza di te ed ho avuto paura. Non avevo mai provato una sensazione così forte e lacerante. Lo so che tu mi vuoi proteggere, però non farti del male nel tentativo. Sei il mio eroe da quando eravamo piccoli e non importa che tu ti sacrifichi per me, non te lo perdonerei. Beh vado ad apparecchiare, scendi appena hai finito.

Scivolò dal letto passeggiando nel corridoio. Sapeva che da qualche parte c’era la sua stanza, una vecchia cameretta in cui aveva abitato per un periodo molto breve durante l’Unità. Sorrise al ricordo e poi se ne tornò in cucina per terminare i preparativi. Imbandì la tavola ed attese che il fratello scendesse. Non avrebbe preso bene la sua relazione con Arthur, ma non poteva farci niente il problema di quei due era che si assomigliavano TROPPO: iperprotettivi, gelosi, testardi. Un po’ come due caproni nello stesso recinto. Certo Inghilterra era più vecchio di loro, vedeva fatine e carbonizzava qualsiasi cosa avvicinasse alla cucina, ma rimaneva sempre un adorabile farabutto. Romano invece era  testardo, timido e restio dal rivelare i propri sentimenti, ma rimaneva sempre il migliore fratello che qualsiasi persona avrebbe mai potuto desiderare. Il cellulare di Caterina suonò un’ennesima volta, numero sconosciuto.

-          Pronto..
-          Hello..
-          Scozia?
-          Yep..
-          O Dio … che c’è??
-          No .. volevo darti qualche consiglio per domani..
-          Faccio da sola
-          Allora prima di tutto l’abito deve essere sobrio ed elegante allo stesso tempo, niente gonne troppo corte altrimenti sviene e poi devo riprendermelo io. Sconsigliati i tacchi, perché Arthur è un tipo che impiega secoli a scegliere un locale e cammina, tanto. Terzo per quanto riguarda gli affari veramente importanti if you know what i mean, io andrei su una giarrettiera
-          COSA STAI DICENDO ??
-          Ti sto consigliando
-          TACI NON HO BISOGNO DI UNO CHE MI DICA COME VESTIRMI
-          O meglio… cosa avere sotto i vestiti
-          ZITTO NON ROMPERE LE PALLE ME LO SCELGO IO IL COMPLETO
-          Uh uh quindi arriverete
-          FOTTITI.

Sbatté il telefono contro il muro ancora fumante di rabbia e se ne tornò al tavolo col viso rosso per l’imbarazzo, quel tizio riusciva sempre a sconvolgerla, era impossibile salvarsi.


Romano Lovino Vargas
 
Le parole della sorella, lo avevano calmato un po’ ma non avevano di certo aiutato con il problema dei suoi capelli

-          Stupido ciuffo

Aspettò ancora qualche minuto, giusto per dargli il tempo di tornare normale, si alzò dal letto e lentamente, si diresse al piano terra, verso la sala da pranzo, il profumo che proveniva dalla cucina era fantastico e più gradini scendeva, più la fame aumentava, inoltre non vedeva l’ora di passare la giornata con sua sorella.

-          Se proprio deve uscire con quel damerino bastardo, deve essere fottutamente sexy così capirà l’enorme differenza tra di loro – borbottò e fece un piccolo sorriso – ho già in mente dove portarla.

Arrivato in sala, sentì uno strano rumore, sua sorella aveva appena gettato il cellulare contro il muro, la guardò un po’ confuso ma giudicando l’espressione della ragazza, decise di lasciare perdere, sospirò facendo rotare gli occhi, si sedette semplicemente al suo posto ad aspettare che si calmasse. Questa volta, fu il suo telefono a suonare, non si aspettava nessuno quindi fu colto di sorpresa, guardò chi fosse e scattò subito in piedi.

-          Scusami, devo rispondere – se ne andò nel retro assicurandosi che la sorella non lo seguisse, non voleva che sapesse con chi parlava e quello che si sarebbero potuti dire, si sedette sulla sua panchina di pietra e rispose – che c’è?
-          Hola Roma! Come va?
-          Che cazzo vuoi?
-          Awww Roma, sei sempre così freddo! Se solo fossi un po’ più com-
-          Vuoi arrivare al punto fottuto idiota?! – ci fu una specie di gridolino dall’altra parte del telefono
-          Volevo sapere come stava Caty
-          Sta bene – cercava di moderare la voce per non farsi sentire, non voleva certo far preoccupare la sorella o cose simili
-          Allora, ti ha detto qualcosa? – chiese con un po’ di incertezza
-          Riguardo a cosa? – Romano cercava di trattenere la sua rabbia, faceva molta fatica
-          Alla mia dichiarazione, ne avete parlato? – alzò leggermente la voce ma comunque, rimase moderata e all’apparenza, tranquilla
-          Non c’è niente di cui parlare, non ti vuole, l’argomento è chiuso.
-          Senti Roma, so che sei arrabbiato con me perché non ti ricambio ma io amo tua sorella, non ci posso fare niente! – questo lo fece esplodere
-          CHI CAZZO TI HA MAI DETTO UNA COSA DEL GENERE?! NON ME NE PUO’ FOTTERE UNA MINCHIA DI TE! IO AMO UN ALTRO ED ANCHE CATERINA OK?! QUINDI NON ROMPERCI LE PALLE E VAFFANCULO!

Riattaccò subito senza dargli il tempo di rispondere e se ne tornò dalla sorella, si sedette nuovamente al suo posto, incrociò le braccia sulla tavola, guardò Caterina negli occhi e le fece un grande sorriso, uno di quelli rari che faceva solo quando era davvero felice di qualcosa.

-          Allora sorella, dov’è la pasta?

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Capitolo 13
*** Telefonate minatorie? ***


Caterina Florentia Vargas

-          È qui nella zuppiera ,ma prima ci sono dei crostini !!

Quando Romano sorrise Caterina lasciò subito la zuppiera stracolma di pasta sul tavolo e si lanciò sul fratello solo per stringerlo con forza. Adorava davvero quei suoi rari sorrisi avevano un che di casa e le venne da pensare che Prussia dovesse essere un uomo davvero molto fortunato. Gli scompigliò i capelli, ma prima che se ne potesse tornare al posto il telefonò di casa suonò. Lo lasciarono stare così partì la segreteria telefonica. Dopo un pianto disperato seguì un bisbiglio soffuso e Caterina riconobbe la voce di Francia.

-          Tu donna come ti sei permessa di distruggere il cuore del mio amico, non posso continuare. Francis torna qui tu sei quello abile con queste cose. Ragazzi dove sono i fazzoletti? A quelli sono sul tavolino, diamine Antonio è casa tua…
-          Pronto..
-          EEEK!
-          Spagna?
-          No sono… il postino
-          Da quando i postini in Italia sono spagnoli e hanno amici francesi di nome Francis e ti chiamano a casa per giunta
La linea cadde e Caterina sbuffò mentre tornava al tavolo, sistemò la piccola Lammy sul tavolo accanto a lei e sorseggiò un po’ di vino. Si sentiva in debito con Romano e voleva raccontargli tutto. Lui non le aveva detto niente di Prussia, ma adesso voleva sapere veramente tutto, dal primo bacio al primo regalo. Mordicchiò un crostino toscano ed arrossì prima di cominciare. Il ciuffetto a forma si addolcì in un cuore e dondolò seguendo i suoi movimenti incerti.

-          Senti.. so che stai con Prussia.. insomma vi stavate baciando quindi è logico che state insieme, però non mi hai raccontato com’è stato la prima volta e che cosa è successo. Non fraintendere voglio sapere del primo bacio, chiaramente io ti descriverò il mio. – fece un gran sospiro e il rossore aumentò di intensità mentre teneva lo sguardo fisso su quello di Romano – sai in realtà è stato Inghilterra a baciarmi per primo, no aspetta un bacio sul dito non è un vero primo bacio ok ricomincio. Ero contro un muro NON FRAINTENDERE lui si è avvicinato e mi ha baciato ed è stato bellissimo sai? Non pensavo potesse essere così bello anche se Scozia ci ha interrotti. Comunque ecco tutto, prova a fartelo piacere, avanti Arty è carino e dolce e simpatico anche se un po’ lunatico lo so.

Giocherellò con l’anello che portava sull’indice mentre ingoiava l’ultimo antipasto a quel punto si alzò e cambiò le portate in tavola. Passò un piatto di pasta a Romano e si sedette tranquillamente davanti al piatto di pasta fumante. Addentò una forchettata di spaghetti ed osservò il piccolo leoncino sorriderle nella sua assoluta immobilità. Il leone era da secoli un simbolo del Regno Unito e forse era per quello che le aveva fatto un regalo simile. Punzecchiò la guancia dell’animaletto e nel farlo ricominciò a parlare.

-          Sai non posso amare Spagna, dopotutto lui ti ha portato via da me no? Non posso fare a meno di odiarli tutti, Francia, Germania persino il tuo Prussia, li odio tutti con tutta me stessa. Certo tu mi potresti dire che siamo liberi ormai ed uniti, ma se non ci fossero stati loro avrei potuto avere una famiglia. Quindi anche se gli sorrido e faccio finta di essere tranquilla ed amichevole dentro di me conservo un odio che mi porto appresso da secoli. Per te è stato diverso , tu forse hai sentito con minore forza la necessità di riunirsi, dopotutto avevi un capo, io invece con tutte le guerre che ho avuto e le nazioni che ho visto sparire temevo sempre che anche voi avreste fatto la stessa fine.
Ecco perché stare con Inghilterra per me è semplice come bere un bicchiere d’acqua, ecco perché è l’unica persona che posso amare.

Si scompigliò i capelli ed abbandonò subito quell’aria tetra di cui si era dipinta la faccia. Gli sorrise in modo energico e gli lanciò una mollica di pane, tanto per  rallegrarlo un po’.

-          Ah! Dove andiamo dopo?? Voglio saperlo subito, Scozia mi ha chiamato prima per … darmi.. consigli… quando ho distrutto il telefono dico

 
Romano Lovino Vargas
 
Non si aspettava l’attacco improvviso della sorella ma non la allontanò anzi, stava per stringerla a se quando suonò il telefono di casa, stette fermo a fissarlo come se potesse farlo esplodere poi, partì la segreteria, era Spagna… a quanto pare aveva esagerato prima al telefono ma non gli importava molto, voleva soltanto che lasciasse in pace sua sorella e lui. La linea cadde o meglio, Spagna riagganciò e Caterina, tornò al suo posto e si mise di fianco quel suo pupazzetto che era apparso da chissà dove, poi iniziò a parlare di lui e Prussia “Aspetta, ma come cazzo fa a saperlo?!” Impallidì tutto d’un botto ed iniziò a tremare “C-ci ha visti? Quando? N-non può essere fottutamente possibile!” era nel panico ma poi si mise a parlare del SUO primo bacio “Cazzo, perché me ne deve parlare?! Io non sono un tipo da robette simili! Perché non chiama Veneziano piuttosto? Lui è molto meglio di me su queste cose!” arrossì furiosamente e cercò di sembrare calmo guardando altrove.

-          Quel damerino bastardo simpatico? Ma stiamo scherzando?!

 Borbottò ma a quanto pare, o fu ignorato o non lo sentì perché si mise a rigirarsi l’anello ed accarezzare il leoncino immersa in chissà quali pensieri poi riprese a parlare come una macchinetta, elencava i motivi per cui odiava o amava le altre nazioni, si rattristò al pensiero che lei se l’era passata peggio di lui e Veneziano, non se lo meritava affatto, avrebbe voluto esserci lui al suo posto ma non andò così, non ci poteva fare niente, solo pensare con rabbia al passato. Caterina gli lanciò del pane e lui fece un piccolo salto sulla sedia, era troppo concentrato sui suoi pensieri.

-          Volevo portarti in un negozio davvero carino, non è molto lontano da qui ed è uno dei miei preferiti, sono sicuro che ti piacerà, ci sono così tanti capi! – fece un piccolo sorriso, non avrebbe permesso a nessuno di rovinargli la giornata – troveremo tanti vestiti fantastici, vedrai! – prese una forchettata di pasta e se la mangiò – è buonissima sorella, davvero… - continuò a mangiare poi aggiunse – ah si, c’è anche un negozio di scarpe ed accessori vari un po’ più distante, non è grandissimo ma dovrebbe esserci tutto il necessario per avere un aspetto italiano – ridacchiò – ci divertiremo oggi!

A metà del loro pranzo, arrivò un messaggio da parte di Prussia che diceva “Cavolo Sud, sei stato cattivo con lo spagnolo, potevi andarci giù meno pesante non credi? Ti ricordo che è mio amico!” sbuffò e rispose velocemente “Non me ne fotte un cazzo se è tuo amico, rompeva ed ho fatto in modo che la smettesse!” non fece nemmeno in tempo a mettere il cellulare in tasca che ne arrivò un altro “Ci sono modi meno violenti, quel poveretto ama davvero tua sorella, almeno questo potresti concederlo!”

-          Quanto cazzo rompe questo! – bisbigliò cercando di non farsi sentire dalla sorella

“La smetti di fare l’amicone e mi lasci mangiare in pace?! Hai rotto il cazzo!” quello rispondeva alla velocità della luce “No perché io sono un amico magnifico! Comunque ho ancora una cosa da dirti”

-          Ma allora è deficiente! – questa volta si dimenticò di abbassare la voce

“Potevi benissimo scriverlo nell’altro messaggio, coglione! Che cazzo vuoi ancora? Spero che sia importante!” la risposta arrivo quasi subito “Domani, al solito orario, il fantastico me verrà a prenderti per andare nel ristorante CRUCCO che ti avevo detto, non accetto rifiuti, se non vuoi soccombere alla mia magnificenza, ti consiglio di non inventarti scuse! A domani niedlich! Kesesese!” dopo questo messaggio, sbatté il cellulare sul tavolo, arrossì leggermente ed il suo ciuffo, si piegò leggermente in una forma a cuore, non era ben definita ma pur sempre visibile, a volte sapeva essere così cretino quel bastardo! Tornò al suo piatto, ad immaginare la bellissima giornata che avrebbe avuto con la sorella e non poteva fare a meno di sorridere all’idea.


Caterina Florentia Vargas
 
Caterina sorrise davanti all’imbarazzo enorme del fratello , le divertiva vederlo così. Dopotutto lui era il suo sciocco , timido fratellone. Ripulì il piatto e si alzò per raccogliere anche quello del fratello. La proposta di Romano le sembrava meravigliosa, almeno avrebbero passato un pomeriggio in famiglia.

-          Era Prussia?

A giudicare dall’imbarazzo doveva esserlo. Il telefonò suonò di nuovo, era il suo cellulare. Era un messaggio, ma lo avrebbe controllato dopo. Lasciò il telefono sul tavolo e si dedicò alle faccende. Pulire i piatti era sempre stato per lei un divertimento, soprattutto per via delle bolle. Il bagno per lei era sempre stato un momento di rilassamento ed infilare le mani in acqua la immergeva nuovamente nei ricordi. Memorie di acqua bollente e di latte tiepido versato in grosse vasche dove adagiarsi con calma. Una volta aveva persino fatto il bagno nel vino, anche se la cosa non era stata poi così intelligente perché era finita a macchie e leggermente alticcia. Lasciò i piatti in un armadietto e si asciugò le mani mentre saltellava qua e là per la cucina. Tornò in salotto ed abbracciò Romano, prese il telefono e controllò il messaggio. “ Mi sono dimenticato di dirti che gli piacciono le cose strane, vedi bacio sul muro eh eh”

-          CRISTO SANTO NON NE POSSO PIU’! Scozia mi sta dando il tormento lui e le sue ossessioni sessuali che palle, avanti andiamo, sei pronto no?

Infilò il telefono nella borsa e saltò sul posto elettrizzata, era la prima volta che lei e suo fratello uscissero assieme per una cosa del genere, era anche la prima volta che lei aveva un ragazzo. Uscirono insieme dalla casa e Caterina si infilò di corsa sulla moto . Aspettò che il fratello  salisse e mise in moto. Lasciò che lui le indicasse la strada. Il negozio era ben illuminato, di media grandezza e con una meravigliosa vetrina colorata.

-          Arthur è simpatico, devi capire che lui…. Lui.. è rimasto solo per tanto tempo esattamente come me in più suo fratello è un pazzo pervertito discepolo di Francia. I suoi fratelli sono dei tipi strani che ballano sul posto o dormono  emettendo suoni degni di un drago in calore, però sono carini. Ti ricordi la prima volta che lo abbiamo incontrato? Era così piccolo, pretendeva sempre di aver ragione – si mise a ridere a bassa voce mentre il tintinnio della porta accompagnava la loro camminata. – quando lo vidi per la prima volta pensai che fosse un folletto con tutta quella tinta blu in faccia. Mi ha persino tirato una freccia e poi abbiamo iniziato a parlare, anche se lui se ne stava nascosto in una siepe per timidezza. Quando ce ne siamo andati è rimasto a fissare il mare in attesa, chiaramente me lo ha raccontato Sebastian questo, lui è troppo orgoglioso. Poi i secoli sono passati e siamo diventati grandi, però penso che ci amassimo fin dall’inizio, credo almeno e che ti odiasse fin dall’inizio anche.

Prese per mano Romano e lo tirò con se alla ricerca di qualche vestito. Amava gli anni trenta quindi probabilmente si sarebbe buttato su uno di quelli. Afferrò un paio di vestiti e si infilò nel camerino prova trascinandosi dietro il povero Romano. Il primo era un abito increspato blu, ma non aveva fatto i conti con l’altezza a giudicare dalla faccia del commesso poco più in là. Lo fulminò  con lo sguardo e si accostò a Romano.

-          Secondo te evitando la lunghezza come mi sta?
-          Vee..
-          Oddio no.. dimmi che non è lui…
-          Vee
-          Sembra la musica dello Squalo, da da da però in versione vee
-          Sorellina- Veneziano le si lanciò addosso facendola planare a terra con un gran botto. Germania dietro di lui sbatté la mano con forza sulla fronte in attesa che l’alleato si riprendesse. – ma lo sai che stai benissimo con questo vestito? Perché siete qui? Perché non mi avete chiamato? – finse un pianto disperato mentre Ludwig si accomodava contro il muro – ve a giudicare dall’abito direi che devi andare ad un appuntamento..
-          O, congratulazioni Caterina
-          Tu – Caterina si alzò di scattò per punzecchiare il tedesco – crucco per te sono solo la signora Vargas oppure Italia del Centro ed ora togli il tuo culo crucco dalla mia vista, mi appesti l’aria..
-          Possibile che siate sempre così aggressivi?
-          Se fossi aggressiva ti avrei picchiato
-          Bene… Veneziano possiamo andare prima che venga preso a cazzotti dalla pulce?
-          PULCE?
-          Ve…  - Veneziano fu trascinato di forza via mentre strepitava e scalciava ammiccando alle ragazze del negozio.
-          Meglio se vado a cambiarmi.

Rientrò nel camerino uscendo poi con un altro vestito. Si accomodò accanto a Romano e gli scoccò un bacio sulla guancia mentre di sottofondo risuonava la loro canzone, almeno lei la definiva così. Una canzone antica che avevano sentito insieme per la prima volta a teatro, non ricordava perché loro due la considerassero come il loro tema, un po’ come in un film, però era sempre stato così. Appoggiò la testa sulla spalla di Romano ed attese che terminasse la musica prima di alzarsi.

-          Ti ringrazio, per tutto questo dico.. so che per te è un po’ uno sforzo però… questo lo devi sapere, sei un fratello meraviglioso.


Romano Lovino Vargas
 
Alla domanda della sorella su chi fosse al telefono, divenne bordeaux e si mise a fissare un punto indefinito della parete, non si era affatto abituato all’idea che qualcuno sapesse della sua relazione con il prussiano ma non poteva farci niente, erano stati scoperti e non era nemmeno colpa di Prussia, inoltre il modo in cui l’aveva scoperto, era la parte più imbarazzante di tutta la storia

-          E-ecco… emm… e-ecco…

Quando squillò il telefono della sorella, benedì quella persona ma a sentire il commento di Caterina, cambiò completamente idea e desiderava soltanto ammazzare lo scozzese pervertito “Quel maledetto bastardo, prima se la prende con me perché esco con Prussia, adesso vuole rendere la vita impossibile anche a mia sorella?! Io lo riempio di piombo questa volta, davvero!” si alzò ed andò di corsa a cambiarsi, non sarebbe di certo uscito con degli abiti del genere! Cercò di metterci il meno tempo possibile e raggiunse di nuovo la sorella per uscire. Un po’ riluttante, salì sulla moto borbottando un

-          Sarebbe meglio andare in macchina

Ma fu rigorosamente ignorato, si misero in viaggio, mentre dava indicazioni, si stringeva alla sorella e continuava a sorridere al pensiero che, dopo tanti anni, finalmente erano di nuovo insieme a fare quello che gli pareva senza nessuno che dava loro ordini.
Scesi dalla moto, si mise a parlare del suo damerino sopracciglione, della prima volta che lo incontrammo “Perché dobbiamo parlare di queste cose? Sembra quasi Veneziano, non fa altro che parlare di lui!” sospirò e guardò altrove “Io non parlo mai del bastardo perché so che lo odia, potrebbe fare lo stesso anche lei no? Che cazzo, come se mi importasse se mi ha odiato fin da subito o no, comunque la cosa è reciproca e non ho la minima intenzione di cambiare le cose!”.
Una volta nel negozio, fece solo in tempo a salutare qualche commessa che la sorella l’aveva già trascinato a prendere qualche vestito e nei camerini, come uscì con il suo primo abito, si illuminò alla vista della sorella, era bellissima se non fosse per la lunghezza dell’abito, si accorse dello sguardo del commesso e gli lanciò uno sguardo omicida, si accorse poi che sua sorella aveva fatto lo stesso e si mise a ridacchiare, quel poveretto impallidì e si allontanò immediatamente.

-          Sei bellis- venne interrotto da uno strano verso… Veneziano…

Sospirò e si girò verso il fratello che si era portato dietro quel suo cagnolino gigante, non prese nemmeno in considerazione l’idea di dire qualcosa, ci stava già pensando sua sorella, se ne stava semplicemente lì a godersi la scena. I due rompi palle se ne andarono e Caterina tornò ai suoi vestiti, uscì con un abito ancora più bello di quello che aveva provato prima, si sedette accanto a lui e rimasero entrambi ad ascoltare quella nostalgica canzone, lo riportò indietro di un po’ di anni, la musica terminò e Caterina si alzò, alle sue parole, arrossì leggermente e guardò verso il basso

-          N-non preoccuparti, non è affatto uno sforzo… sai che m-mi piace comprare vestiti - si alzò di scatto – a-aspetta qui, ho visto un abito perfetto per te!
Scappò subito via senza aspettare la risposta e tornò con in mano un abito lungo, uno dei più belli che avesse mai visto, era sicuro che le sarebbe stato bene ed in fatto di moda, non sbagliava mai!
-          S-secondo me, ti starebbe benissimo… se non ti piace lo vado a rimettere giù, non ci sono problemi… n-non voglio certo c-costringerti… - era completamente rosso e non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, poi gli venne in mente dell’appuntamento con Prussia – o-ora che ci penso… devo comprare anche io un completo… non è importantissimo ma n-ne ho visto uno c-che vorrei provare… - ancora più rosso – non ho nessun motivo in particolare, davvero! Però i miei c-completi stanno d-diventando fuori moda, quindi…

Non resistette oltre, buttò il vestito tra le braccia della sorella e si rifugiò nel reparto uomo per calmarsi un po’ e cercare un vestito adatto all’appuntamento
-          Ristorante crucco…


Bisbigliò con una smorfia di disgusto, non ne era affatto entusiasta ma ormai era deciso, ora doveva solo cercare un bel completo di classe.

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Capitolo 14
*** Bella moto! Grazie è un drago... WTF ***


Caterina Florentia Vargas

Romano parlava ad un tono di voce così basso che solo un pipistrello avrebbe potuto sentirlo, quindi Caterina dovette impiegare ogni cellula del suo timpano per capirci qualcosa. Quando le lasciò in mano il vestito  per poi sparire alla ricerca di un completo l’italiana capì al volo che cosa intendesse. Si infilò nel camerino per cambiarsi d’abito e quando si osservò allo specchio fu felice del risultato. Dietro di lei qualcuno applaudì lentamente e quando si voltò vide un uomo seduto elegantemente sulla sedia dove poco prima era stato Romano. Le ci volle un po’ per inquadrarlo, per capire che non era lei ad essere invisibile, ma lui reale.

-          Che…
-          Suvvia non essere scortese, iniziamo con un bel ciao sono felice di vedere che stai bene.
-          Come…
-          Avanti Italia, è così che ti chiami giusto? Strano per te cambiare ancora una volta nome, dopo tutti questi anni di libertà eccoti legata ad una catena. Niente più comuni eh? La vita qui è strana, voi siete la terra dei vitelli
-          Come fai ad essere vivo?
-          Non sono esattamente vivo, diciamo che attualmente sono un parassita mi nutro delle discordie e dei problemi del vostro paese, non sono Pisa sono come dire.. scissione ecco. A quanto pare il fato ha voluto che fossi proprio io , non credo che resterò per molto o almeno tu dovresti sperarlo. Non sei felice? – le si avvicinò così rapidamente che Caterina ebbe solo il tempo di sospirare un fievole no prima che le facesse scorrere una mano dietro la schiena stringendola a se con forza – non sei felice che possiamo continuare da dove avevamo interrotto?  Devo ammettere che hai gli stessi occhi..
-          VA AL DIAVOLO.- lo spinse via indietreggiando rapidamente e l’altro sorrise con malignità osservando la mano destra dell’altra.
-          Un anello… beh ci vuole poco a tagliare un dito non credi o forse sarebbe meglio tagliare l’altra mano..
-          Non ci pensare nemmeno…
-          Povera piccola Caterina sempre cocciuta e stupida, non vuoi proprio capire eh? Beh sarà il caso che vado è quasi ora di pranzo e voglio sperimentare un po’ di cose. Ciao angelo mio

Quando scomparve dalla vista di Caterina quella si lasciò andare sulla poltroncina impregnata di una vecchia colonia. Rimase lì alcuni secondi e poi scattò verso il cellulare voleva assicurarsi che Arthur stesse bene e che non fosse nei guai.

-          ARTHUR
-          U… Italy.. stai bene? È successo qualcosa?
-          A.. – ci pensò su se gli avesse raccontato cosa era successo si sarebbe soltanto spaventato proprio come Romano.
-          ITALY
-          No tranquillo volevo solo dirti che ti amo – seguirono una serie di borbotti e rumori dall’altra parte del telefono
-          I love you
-          Ciao..
-          Sei sicura di stare bene?
-          Ovviamente ah ah sto sempre bene…
-          Non ti perdonerò..
-          Come?
-          Se mi hai mentito, non ti perdonerò.
-          Stai tranquillo… ciao…

Rimise il telefono in tasca e si affacciò nel corridoio per controllare che Romano fosse ancora lì, ed infatti eccolo tutto preso dalle sue spese. Si sfilò il vestito e rimise i vecchi abiti per poi tornare dal fratello. “ se glielo dico finirà nei guai, proverà di nuovo a salvarmi e finirà male, lo sento. Meglio lasciar perdere e fare tutto da sola, come al solito”.  Gli saltò dietro le spalle, senza far rumore.

-          Secondo me quel colore con la tua carnagione sarebbe semplicemente perfetto. Uh avevi ragione su questo vestito è semplicemente meraviglioso davvero, scusa per prima lo so che dovevo essere più brutale ma sarebbe finita con la morte del purè se avessi continuato. Poi mi sarei sorbita Veneziano con i suoi pianti da bimbo deficiente. Lo sai che mi è venuta voglia di cantare? Eh dopo cerchiamo un karaoke e stasera a casa tua mi esibirò. Uh vado a pagare tu compra quello te ne prego altrimenti ti ucciderò

Si fece largo nella folla , ma la fila la bloccò. Doveva pensare ad una soluzione al suo epico problema, eliminarlo non sarebbe stato un grosso problema , ma non sapeva che avrebbe avuto sul testo della popolazione. Forse sarebbe stato un po’ come assassinare quel citrullo di Pio, Vaticano, cosa che avrebbe fatto volentieri. Si ritrovò a fissare il vuoto davanti a lei e si svegliò solo quando una vecchietta le sbatté gentilmente l’ombrello sulla testa, stava bloccando la fila. Pagò rapidamente e corse per strada per dare un rapido sguardo, sembrava essersi dileguato e forse era un bene. Alla fine della strada intravide il negozio di scarpe di Romano e ritornò quindi dal fratello sperando che non si fosse arrabbiato troppo. Lo seguì nel camerino ed attese con uno dei suoi rari sorrisi per stupirlo ancora una volta.


Romano Lovino Vargas
 
Ne trovò uno niente male, i colori erano davvero belli e la giacca era ben fatta, decise di provarselo intanto che aspettava la sorella, di certo non voleva farla aspettare erano andati lì per lei. Come uscì dal camerino, si osservò allo specchio e notò lo sguardo di due clienti fisso su di lui, a quanto pare il completo andava bene, gli fece un sorrisetto ed ammiccò alle ragazze che arrossirono e scapparono nei camerini riservati alle donne, si osservò ancora per qualche secondo chiedendosi se sarebbe piaciuto anche a lui e venne attaccato alle spalle.

-          Che cazzo?!

Si voltò e vide sua sorella che lo stava squadrando, poi fece i suoi commenti di apprezzamento, gli chiese pure scusa per non aver dato il giusto trattamento alla patata-macho e se ne andò alla cassa parlando della serata che a quanto pare, voleva passarla con lui, sorrise al pensiero e su ordine della sorella, decise di comprare quel completo, si cambiò e come uscì si ritrovò davanti una Caterina tutta sorridente

-          Che diavolo hai in mente? Mi fai preoccupare se mi sorridi così!

Rise e si diresse alla cassa ma prima si fermò a chiacchierare con una commessa, era parecchio attraente ed a quanto pare era nuova, non poteva certo fare lo scortese e non presentarsi, lo conoscevano tutti lì!

-          Ciao bella, io sono Lovino molto piacere – fece un piccolo inchino ed il baciamano – non penso di averti mai vista qui, altrimenti mi ricorderei della tua bellezza, sei nuova?
-          S-si, ho iniziato d-da poco – la ragazza arrossì e fece un timido sorriso fissando Romano
-          E come sta andando? – finse di essere incuriosito ed intanto si avviò alla cassa seguito dalla giovane
-          Bene, credo… ah io mi chiamo Laura
-          Che bel nome, davvero molto grazioso, tesoro – ammiccò mentre pagava provocando un’intensificazione del rossore già acceso della ragazza
-          G-grazie
-          Bene, scusami tanto ma devo andare, spero di vederti la prossima volta, magari potremo parlare di più, mi piacerebbe conoscerti meglio – le sorrise
-          Certo, torni a trovarci!
Uscì dal negozio di vestiti con la sorella e si diressero a quello per gli accessori, anche qui conosceva praticamente tutti, erano molto ospitali ed il posto era molto bello.
-          Bene sorella, siediti li ed aspettami, ho già in mente vari accessori da portarti, vedrai che assieme all’abito ti staranno benissimo!

Scattò verso un punto preciso del negozio e prese vari oggetti, tutti intonati con l’abito, andò dalla parte opposta per prendere delle paia di scarpe adatte, tornò dalla sorella solo per mettere giù gli oggetti e ripartì alla ricerca di qualcosa che risaltasse la sua amata sorella, ad un tratto, ricevette una telefonata da Prussia.

-          Che cazzo vuoi, bastardo?
-          Mi stavi tradendo!
-          Che?!
-          Stavi flirtando con una, lo so! – spalancò gli occhi
-          Come diavolo hai fatto a scoprirlo?
-          Allora lo ammetti!
-          Tsk!
-          Sono talmente magnifico che ora riesco anche ad osservarti standomene a Berlino! Hahaha!
-          Mi stai pedinando? – si guardò intorno sospetto, cercando una chioma platino
-          No, ti assicuro che sono a casa
-          Allora come cazzo hai fatto?! – era difficile trattenere la voce
-          Ho i miei informatori – ci fu una piccola risata – fai compere per il nostro appuntamento eh? Che carino~
-          Non metterti a fare lo spagnolo adesso! E comunque, non sto facendo compere per te, mi servono dei fottutissimi vestiti nuovi quindi non rompere, ok? Ciao!
-          Aspetta Sud, ti do un indizio per scoprire chi ho mandato hehehe!
-          Spara.
-          Gli piace rendere la vita impossibile alle persone
-          Tu?
-          Così mi ferisci Sud! Comunque no, il fantastico me non ha tempo per queste cose, devo aggiornare il mio blog!
-          Che attività stremante! – ovviamente era sarcastico
-          Di quello che vuoi ma sono molto popolare, adesso devo andare ci vediamo domani, tschüs!
-          Ciao
Prese le ultime cose e tornò da Caterina, continuava a guardarsi intorno con sospetto “Quel bastardo!”
-          Ecco qui, prova pure tutto quello che vuoi, dovrebbero andare bene con quello che hai preso e per il prezzo, non preoccuparti tanto te li pago io! – sorrise e si mise su un cappello che aveva trovato durante la sua ‘caccia’ – consideralo un ricordo per la bella giornata.

 
Caterina Florentia Vargas
 
Vide Romano allontanarsi con il telefono attaccato all’orecchio. Dopo pochi secondi si sentì chiamare e vide Galles poco distante da lei, non sapeva ancora il suo nome e la cosa la imbarazzava. Le venne incontro sorridendo energeticamente e la abbracciò, cosa che la sconvolse in parte, non era abituata a prove di affetto di quel genere. Si allontanò impappinata dal ragazzo che le scompigliò i capelli prima di iniziare a parlare. Doveva ammettere che la sua versione sveglia era molto dinamica, di certo più di Scozia ed Inghilterra messi assieme.

-          Hello , io sono Galles lo so ci siamo già conosciuti , ma ero in stato catatonico e non ricordo molto. Comunque tu sei Italia del centro so già tutti di te, grazie a Scozia, ma suppongo che per te non sia molto positivo. Sai Inghilterra parla sempre di te ed era molto preoccupato così mi sono detto andiamo dai, così ho preso il drago e puff eccomi qua.
-          D…d..drago?
-          A si la mia moto
-          AAH!!
-          Quello vero lo tengo nascosto in garage
-          COSA?
-          Sto scherzando ah , ah chi terrebbe un drago in garage.. è in cantina al fresco
-          A…capisco..
-          Insomma che fai qui?
-          FA COMPRERE IDIOTA DI UN GALLESE.
-          Scozia? – eccolo lì dietro di lei come al solito. – ma devi sempre apparirmi dietro le spalle.
-          È la mia posizione preferita
-          ODDIO NO i doppi sensi luridi no
-          Sei te che gli cogli, non io..
-          Dov’è finito Galles?
-          O sarà scomparso, come al solito.. mm vedo che ti stai preparando per il grande evento di oggi.. ci sarà da divertirsi, sono venuto proprio per aiutarti..

Lo scozzese scomparve e Caterina, confusa come non mai, armeggiò con un paio di orecchini fino a trovarne un paio adatti a lei. Quando Romano tornò stracolmo di nuovi accessori  lo fermò, per lei era fin troppo. Gli sorrise dolcemente emettendo quel suo tipico squittio di felicità che la caratterizzava un po’ come il vee di Veneziano. Si provò un paio di orecchini, dei braccialetti e pensò bene che fosse il momento giusto per delle scarpe. Prese la mano di Romano e lo seguì, non voleva fargli spendere troppo, insomma era pur sempre il suo appuntamento non quello di Romano. Gli indicò un paio di scarpe e ci si avvicinò, ma non ebbe il tempo di prenderle che le venne in mente un’idea. Firenze da anni era ricordata per il suo prestigioso negozio di profumi, l’unico capace di creare un’essenza per ogni persona, così da renderla unica. Non avendo il tempo di farne preparare una per Romano si sarebbe arrangiata un po’ a modo suo.

-          Senti dopo ti compro un bel profumo, qualcosa di sensuale penso già di aver una bella idea..
-          Mmm mi piace la parola sensuale. – Scozia , di nuovo dietro di lei, la fissava con le braccia incrociate sul petto. Portava un paio di sacchetti di colore rosato.
-          Scozia… ancora qui..
-          Ovviamente , ma che domande fai avevo un paio di commissione da fare per non parlare di un lavoretto per un amico comune. Senti dato che tu sei un ghiacciolo completo ho pensato di aiutare il mio fratellino, chiaramente non li ho ancora comprati per via della taglia, ma penso di averci azzeccato.
-          MA DI COSA PARLI?
-          Stai tranquilla e non sfondare i timpani. – infilò una mano nel sacchetto e ne estrasse un completo..
-          QUELLO E’..
-          Un completo intimo, vedi come ti avevo detto ad Arthur piacciono le cose strane vedi primo bacio sul muro anzi divoramento sul muro
-          Ma che diavolo dici??
-          Dico solo che vi ho interrotti ed ho una foto… - accese il telefono e la passò a Sud. – vedi Sud è molto divoratore mio fratello.. molto…
-          Cosa? Una foto??
-          Si comunque riprendiamo il discorso ecco quello che ti serve ho scelto il colore nero, perché il nero veste lo sappiamo ho dovuto, mi dispiace, ma ho dovuto comprare questa giarrettiera, Sud può capirmi. Per le coppe però… io andrei su una terza abbondante, ma non saprei… se tu mi facessi provare..
-          Provare?
-          Palpare..
-          Palpare? COSA??
-          Come faccio altrimenti a capire??
-          Ma… ma….
-          A lui è un po’ spastico quindi aiutalo te a sganciare ogni cosa
-          VA VIA..
-          Io te li compro poi… ehi guarda la foto – le passò il telefono ed alla sola vista inorridì, era un falso niente di più. si gonfiò di rosso e squittì ad alta voce gli tirò una botta in testa così forte che lo scozzese scappò.
-          Romano.. è un falso… davvero… non è vero…
-          Vero.. ho usato photoshop
-          Sei ancora qui?

 
Romano Lovino Vargas
 
Si lasciò trascinare dalla sorella, aveva anche lei ottimi gusti… tranne in fatto di uomini ma su quello, nessuno dei tre fratelli ne aveva a quanto pare, la vide allungarsi a prendere un paio di scarpa e fermarsi di scatto quindi, così ci pensò lui mentre ascoltava l’idea di sua sorella, non le dispiaceva l’idea di un profumo ma di certo non glielo avrebbe permesso, non accettava l’idea che qualcuno spendesse soldi per lui, tantomeno sua sorella. Sentì una voce fin troppo familiare dietro di lui e si voltò mostrando l’espressione più scocciata che riusciva a fare, non lo guardava nemmeno, continuava a parlare con sua sorella “Lasciala stare brutto cretino di uno scozzese!” poi il ragazzo, gli passò il cellulare e vide un’immagine di sua sorella e di Inghilterra che lo fece impazzire, l’inglese la teneva contro al muro e la stava toccando, le aveva abbassato i pantaloni e lei, cercava di spingerlo via, era orribile! *io lo ammazzo quel fottuto damerino allucinato* il telefono gli sparì tra le mani e lo vide tra quelle della sorella, arrossì ed urlò che era un falso, confermato anche dallo scozzese che si era allontanato senza il cellulare… grave errore.*

-          Scozia, ti devo chiedere un favore – fece un sorrisetto strano e prese il cellulare dalle mani di Caterina – vaffanculo e già che sei di strada, passa a prendere il bastardo albino. - fece cadere il telefono per terra e lo pestò violentemente un paio di volte frantumandolo
-          Ma cosa?!
-          Lasciaci in pace, dalla nostra ultima chiacchierata, sai che ho sempre con me una pistola, no?
Si toccò la giacca e spinse la sorella verso una poltroncina per provare le scarpe, guardò con un sorriso mafioso lo scozzese dando un calcetto a ciò che restava del telefono per avvicinarglielo e tornò alla sorella
-          Allora, ti piacciono queste scarpe? Secondo me ti donano molto, hai fatto davvero un’ottima scelta – si rese conto di essere troppo entusiasta, sembrava quasi il suo stupido fratello ed arrossì – d-devo prendere delle cose anche io… vado e torno, a-aspettami qui!

Se ne andò di corsa a cercare qualcosa da abbinare con il completo e magari qualcosa da aggiungere all’abito di sua sorella, la stava riempiendo di roba ma su queste cose lui non permetteva il minimo errore, ci teneva che tutti i particolari fossero perfetti e che nulla stonasse o facesse risaltare meno Caterina, non lo avrebbe mai detto a nessuno ma andava molto fiero della sua bellissima sorella.

-          Adesso cerchiamo quella borsetta che ho visto prima, deve essere da queste parti se non ricordo male…

Si dimenticò completamente dei suoi accessori e si rimise a ‘caccia’ per la sorella.

* se non vi bastasse la fantasia chiedete a me e vi invierò la foto XD una fan art di un altro autore che ho modificato XD

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Capitolo 15
*** baci inglesi e gelosie prussiane ***


Caterina Florentia Vargas

-          Ahio… qui finisce male..
-          L’hai detto sorella avrò la mia vendetta in questa od in un’altra vita-..
Lo scozzese fece un gran sorriso prima di infilarle le mani in tasca e ciacciare rapidamente. Le prese il telefono e scappò via sghignazzando come non mai. Suo fratello tornò con una paio di scarpe e Caterina le indossò subito volteggiando su se stessa.
-          Caterina..
-          Eh?

Quando si voltò Italia trovò Inghilterra con la faccia più spaventosa che avesse mai visto in vita sua. Un paio di commesse spaventate scapparono via mentre Caterina gli andava incontro con un gran sorriso. Sembrava agitato ed arrabbiato , ma quando le labbra dell’italiana si posarono delicatamente sulla sua guancia la bocca gli si tirò in un sorriso e tutti i suoi pensieri scomparvero. Dopo un po’ scosse la testa e le rivolse una smorfia.

-          Si può sapere cosa significava quel messaggio?
-          Quale messaggio?
-          Quello inviato dal tuo telefono con scritto “aiuto Spagna “?
-          Eh? Oddio quel coglione..
-          Appunto dov’è lo spagnolo?
-          Ma no è stato tuo fratello!
-          Io? Povero me che c’entro – Scozia comparve alle spalle di Caterina ed Arthur la sollevò di peso per portarsela accanto. – io sono innocente, credimi
-          INNOCENTE? Mi ha rubato il telefono
-          Tuo fratello ha rotto il mio
-          Hai creato una foto pornografica di me ed Inghilterra
-          COSA?
-          Tranquillo Arty quel capolavoro non poteva essere perduto quindi l’ho inviato al tuo cellulare. – l’inglese aprì rapidamente il telefono per poi sbiancare. Si voltò verso Caterina e quella giurò di aver visto un rivolo di sangue colargli dal naso.
-          Tranquilla sta solo perdendo conoscenza ha letto troppi manga di Giappone per morire.. è solo ehm felice ecco tutto
-          Felice?
-          CATERINA STAI TRANQUILLA. TU! Che ti è venuto in mente di fare?
-          Lo so dovevo metterci Caterina in reggiseno però non sapevo le misure in più volevo lasciarti vagare con l’immaginazione, mi sembrava più divertente così..

Entrambi arrossirono di botto alle parole dello scozzese e Caterina si lasciò andare sulla poltroncina mentre Arthur restava fermo in mezzo alla stanza acceso come un fiammifero. Si voltò verso il fratello e Nathan alzò di poco la mano prima di scappare via. L’inglese tornò dall’italiana ancora rosso in volto e non poté fare a meno di distogliere lo sguardo dall’altra, incapace di mantenere il contatto visivo senza aumentare la colorazione delle guance. Gli ci volle un po’ ma alla fine le si sedette accanto e portò lo sguardo sul vestito.

-          Uh.. quello
-          Non è come sembra, non sto comprando niente per te
-          Ah… - Inghilterra si voltò dall’altra parte per nascondere il leggero velo di tristezza di cui si erano coperti gli occhi..
-          Cioè… si in realtà si.. ma non farmelo ripetere.
-          Davvero? Anche io ho comprato un completo nuovo .. cioè .. – l’inglese ora entusiasta ed elettrizzato arrossì di nuovo chiudendo gli occhi con forza forse pensando di poter diminuire il rossore.

Per tutta risposta Caterina lo baciò delicatamente sulle labbra e l’altro la fissò con sguardo di disapprovazione  mentre si staccava da lui. Affondò la mano fra i capelli dell’italiana e se la tirò addosso senza badare alle commesse curiose o al fratello che saltellava fuori dalla vetrina ridendo come un pazzo, Scozia aveva un modo tutto suo di esprimere i sentimenti. Inghilterra invece amava poche cose ed una di queste era l’odore di mare di cui era impregnata la pelle di Caterina, gli ricordava il suo mare, la sua casa. Non avrebbe voluto lasciarla, ma l’avrebbe soffocata alla fine. Così si staccò di poco dandole lo spazio necessario per riprendere fiato ed aprì gli occhi trovando quelli dell’italiana alla sua stessa altezza. Così rossa in volto da potersi mimetizzare perfettamente col il colore porporino delle tende dietro di loro. Non la lasciò andare comunque, anche se tentava di fuggire come un coniglio spaventato davanti allo sguardo affamato della volpe.  Caterina gli prese la mano ancora legata ai capelli e la poggiò delicatamente sul grembo in modo tale da liberarsi. Cercò di mantenere lo sguardo fiero che la caratterizzava da sempre, ma i suoi occhi così lucidi la fecero sembrare una bambina desiderosa di affetto. Tentò di dire qualcosa, ma finì col tapparsi la bocca da sola serrando la mascella. Era da un po’ che aveva voglia di chiedere una cosa ad Arthur, ma la timidezza glielo aveva sempre impedito. Si risistemò i capelli garbatamente mentre il rossore si faceva sempre meno evidente, non poté fare a meno di maledire Arthur quando la baciò ancora una volta. Si irrigidì come una corda di violino ed il rossore aumentò di nuovo.

-          Mi dispiace..
-          Di cosa Italy?
-          Io… non ho mai… avuto una storia e non so come ci si comporta. Mi dispiace se ti sembro timida o cattiva o sgarbata, ma non sono così io..
-          Italy..
-          Eh?
-          Io… t.. ti amo così come sei, amo te e poi anche io mi comporto così spesso. 
-          Posso farti una domanda?
-          Spara.
-          Tu.. ehm.. come dire.. sei molto abile a baciare quindi mi chiedevo.. se tu avessi mai avuto un’altra storia, solo per curiosità.
-          Ovviamente NO! Che domande fai? Se ami una persona la aspetti per sempre.
-          Scusami..
-          Non ti scusare. Era una domanda ovvia.. credo..tsk e io che pensavo che tu fossi stata fidanzata con Pisa, così almeno mi aveva detto lui. Per colpa di quell’idiota ho scatenato una guerra dopo l’altra, mi aveva fatto impazzire.. era lui che avevi visto ieri vero?
-          Già… eviterei di parlarne..
-          P..perdonami, non volevo…
-          Tranquillo Arty.. ci vediamo domani stasera no?
-          OVVIAMENTE. – la strinse con forza e le sussurrò un i love you nell’orecchio prima di scappare sorridendo come un perfetto idiota.

Quando l’inglese se ne andò Caterina rimase a sedere con le gambe molli ed un sorriso tutto suo dipinto sul volto. Appoggiò le scarpe sopra la busta del vestito ed attese che Romano se ne tornasse con il vestito. Necessitava del suo telefono, aveva bisogno di chiamare Deborah per fare un’ordinazione per suo fratello. Non sapeva esattamente dove fosse però scappò per un secondo nella zona profumi da dove tornò dopo poco con un pacchetto. Era vissuta fra gli odori, le spezie e le essenze e sapeva quindi scegliere dopo poco. Nascose il pacchetto dietro la schiena quando lo vide e sorrise saltellando verso di lui. La borsa, le scarpe ed il vestito erano ancora tutti lì dove li aveva lasciati.

-          Ehi Romano

 
Romano Lovino Vargas
 
Trovò la borsetta che stava cercando ed iniziò a tornare dalla sorella ma si bloccò immediatamente alla scena che gli si presentava davanti “Che ci fa qui il sopracciglione?! L-la sta baciando?!” decise di non fare scenate a causa del luogo e girò sui tacchi e si nascose.

-          Che diavolo, li incontriamo tutti oggi! Manca solo il bastardo prussiano e siamo a posto!
-          Ciao! – fece un salto e si girò di scatto, sospirò alla vista di una commessa – posso aiutarla?
-          Ciao bella, non preoccuparti, volevo soltanto lasciare un po’ sola la mia sorellina sai, è il suo ragazzo e non vorrei essere di troppo – fece un piccolo sorriso, alle ragazze piacevano i fratelli che lasciavano il loro spazio alle sorelle
-          Ma che cosa carina!
-          Sentiamo, tu ce l’hai il ragazzo? – fece uno dei suoi sorrisetti e le si avvicinò, Prussia non aveva più il suo informatore quindi, aveva via libera
-          B-beh no, sono single…
-          Ma come? Una così bella fanciulla come te? – le accarezzò la guancia e la ragazza avvampò
-          V-veramente io non credo di essere p-poi così bella c-come dici
-          Certo che lo sei, mio tesoro – le fece l’occhiolino
-          Emm s-scusa ma devo proprio andare
-          Di già? Ma ci siamo appena incontrati! - mise il broncio
-          Già… allora, se torni in q-questo negozio magari ci rivediamo… c-ciao!
-          Ciao!

La vide andare via e ricevette subito una telefonata da… Prussia “Ma che cazzo?! Come ha fatto a scoprirmi? Non è fottutamente possibile!” guardò fuori dalla vetrina e vide Scozia fissarlo con uno sguardo divertito mentre si batteva sul mento un cellulare.

-          Bastardo! – rispose al telefono – Prussia?
-          Va bene che sei italiano ma cerca ti trattenerti! Non sei più single e si dà il caso che io sia estremamente possessivo, lo sai benissimo! – sospirò, sembrava davvero arrabbiato
-          Va bene maledizione, la smetto! Contento?!
-          Ja
-          Tsk! Sei così all’antica su certe cose!
-          Beh scusami se sono fatto così – ci fu una piccola pausa – ti piacerebbe se il magnifico me cercasse di portarsi a letto tutti quelli che gli capitano a tiro?
-          Lo fai…
-          In effetti… comunque – cercò di cambiare argomento - per domani, sappi che ho già prenotato il tavolo! Non hai più scampo! Kesesese!
-          Non avevo intenzione di darti buca, non sono mica un coglione come qualcuno!
-          Ok Sud, devo tornare da West, sta rompendo ancora le palle, ci sentiamo questa sera.
-          No, non chiamare – ci fu una risata
-          Dici così ma non riesci nemmeno a dormire senza aver sentito prima la mia fantastica voce! Hahaha! – sospirò
-          Fa come ti pare, ciao!
-          Ciao!
Riattaccò e tornò dalla sorella porgendole la borsa che aveva trovato, questa gli andò incontro saltellando “Come fa ad essere felice con uno come lui?!”
-          Allora sorella, sei pronta per andare? Si è fatto parecchio tardi!
Le sorrise e prese le cose che aveva scelto, si diresse alle casse dove c’era una commessa niente male ma, purtroppo, era sposata ed uscì per andare a studiare un modo per mettere tutte quelle borse sulla moto
-          Lo sapevo, era meglio la macchina

Borbottò ed in un qualche modo, riuscirono a mettere tutto e tornare a casa sani e salvi.
 
Caterina Florentia Vargas
 
Caterina sembrava tranquillo benché non fosse riuscita a contenersi dal saltellare come un teletubies sotto steroidi. Quando riuscirono finalmente a salire sulla moto Caterina dette una leggera impennata , tanto per spaventare il fratello e ripartì con calma. Al semaforo decelerò lentamente e si affiancò una ducati, nuova di zecca. Sia lei che suo fratello indossavano un casco integrale come il loro “vicino”, ma a Caterina sembrò di aver capito l’identità dell’uomo misterioso. Tuttavia così presa com’era dal fratello e dalla necessità di tornare a casa lo evitò, anche quando sgassò un paio di volte lanciandole qualche occhiata. Allo scatto del semaforo evitò la strada principale e si infilò in una viuzza stretta, una scorciatoia che aveva scoperto qualche tempo prima. La ducati tenne il passo per un po’, ma alla fine scomparve e la cosa la tranquillizzò. Dentro di lei temeva che lo sconosciuto scoprisse l’ubicazione della casa di Romano , quindi le era sembrato scontato depistarlo. Scesero dalla moto e si infilarono rapidamente in casa. Romano si allontanò nella sua stanza e Caterina armeggiò con la segreteria costatando che vi erano ben cinque messaggi. Il primo era un pianto disperato, il secondo una serie di perché e il terzo era vuoto. Si fermò un secondo con la faccia completamente schiacciata contro il muro e le venne quasi in mente di smettere di ascoltare tutto. Si staccò dal muro e lasciò nuovamente passare che i messaggi scorressero. Il quarto messaggio era di Prussia quindi lo saltò, in modo che Romano potesse ascoltarlo da solo. Al quinto messaggio si spostò in salotto per sistemare il pacchetto sul tavolo. La musica di un corion risuonò nella stanza, qualcosa di vecchio probabilmente il meccanismo di un ciondolo. Quando terminò Caterina si avvicinò alla segreteria , ma non sentì altro se non un lieve sospiro. Chiamò Romano per avvertirlo del messaggio di Prussia e si accomodò sul divano in attesa. Erano le sei ormai passate a breve avrebbero preparato la cena assieme e le sembrava che cucinare una pizza fosse il miglior modo per coronare quella serata.  Se non ricordava male quella melodia era Lilium, una composizione da lei stessa creata dopo che un orologiaio le aveva spiegato come costruire un ciondolo. Non ci era voluto molto, dopo un paio di mesi le riusciva già di costruire un piccolo orologio. Aveva provato a costruirne qualcuno per i suoi fratelli, ma si erano tutti persi. Lilium, già, l’aveva composta per Firenze, dopotutto il lilium ricorda in parte il giglio. Si domandò chi lo avesse ritrovato, dopotutto la portava lei al collo dentro un ciondolino. Saltò in piedi e si affacciò per capire dove fosse finito Romano. Un gattino entrò dall’orto miagolando mentre le si strusciava contro. Se ne stava su due zampe saltellando e premendosi contro il suo ginocchio. In realtà anche lei aveva un gatto , anche se randagio, si chiamava Coriandolo, un nome assurdo per un felino ne era consapevole. Giocherellò con il micino fino a quando quello non le saltò sulla spalla e rimase lì, immobile con gli occhi spalancati e la coda dolcemente posata sul braccio dell’italiana. Non pesava troppo quindi non le dava molto fastidio. Dopo meno di un minuto ne apparve un altro  molto simile al primo , ma leggermente più chiaro. Le si strusciò contro anche lui e il primo gatto gli saltò addosso costringendolo alla ritirata per poi tornarsene al suo posto su Caterina. Quando vide Romano gli porse il pacchettino con un gran sorriso e lo costrinse a tenerlo in mano.

-          Tu mi hai regalato una giornata meravigliosa quindi mi sembra ovvio farti un piccolo regalo. Ti avevo detto che avrei trovato per te un profumo adatto alla tua pelle e al tuo viso, ma non potendo crearne uno personalmente mi sono dovuta arrangiare. È un ottimo profumo, c’è voluto pochissimo per riconoscerlo fra gli altri. Ha una fragranza molto particolare, forse un po’ esotico ma ti calzerà a pennello.
Nel mentre il gatto non si era spostato di un millimetro troppo perso nella sua costante osservazione di Romano. Il telefonò suonò nuovamente e questa volta Caterina non dette il tempo alla segreteria di sorpassarla in velocità.
-          Pronto
-          Hola..
-          Oddio… Antonio?
-          Si cara mia… senti Caterina ho analizzato la nostra situazione..
-          Nostra?
-          Si… so che deve essere difficile convivere con un fratello innamorato del boss.
-          Ma… sei scemo?
-          Tuttavia io ti salverò da Inghilterra..
-          Salvarmi da Arthur?
-          Quel punk maniaco pervertito e ubriacone non ti avrà io ti salverò, sarò il tuo principe azzurro.
-          Fermo un attimo, preferisco il finale della principessa col pirata
-          Sono stato anche quello.. stai tranquilla non gli permetterò di farti del male
-          Spagna.. ti prego smettila di drogarti, ti fa male
-          Ti proteggerò
-          Romano questo è partito da solo
-          No Antonio noi la proteggeremo!
-          Francis?
-          Si! – seguirono una serie di urla di giubilo che terminarono con un ciao ed una risata francese.

Povero Arthur avrebbe finito col togliersi la vita o evocare un demone se non avessero smesso di tormentarlo. Riattaccò rapidamente e tornò da Romano mentre si aggiustava il ciuffo. Il gatto alla vista di una tale meraviglia gli si lanciò contro cercando di afferrarlo con le zampette pelose. All’ennesimo fallimento saltò a terra e con fare da perfetto felino orgoglioso si sistemò sulla poltrona a pancia all’insù e si addormentò. Caterina lo fissò e non poté fare a meno di rivedere Romano in quella posa, almeno di un piccolo e paffuto mini Romano.

-          Senti prima di tutto devi provarti il completo davanti a me, faremo tipo sfilata se vuoi pensarla così e devi assolutamente sentire questo odore. Poi prepareremo la pizza insieme perché noi la adoriamo quindi mi sembra che vada più che bene e poi ci guarderemo un film. Yep! Non per fare il Germania della situazione , ma la mia scaletta è sensazionale ah ah . – la sua mente passò rapidamente da Germania a Prussia e quindi tornò su Romano – senti il prussiano ha un blog tutto suo vero? Che cosa ci scrive? Vorrei aprirne uno anche io , una cosa del tipo : voglio annientare il bad trio. Che ne pensi?  


Romano Lovino Vargas
 
Una volta in casa, Romano sparì in camera sua, doveva mettere subito a posto il completo che aveva comprato, lo mise da parte nel “reparto appuntamenti” del suo armadio, lì ci stavano i completi che considerava i migliori, non conteneva mai più di un capo perché una volta usati, raggiungevano il resto dei suoi vestiti, prima di scendere però si riprovò il cappello, era l’unica cosa che si era preso ma non lo convinceva molto “Si, è bello pero… non saprei, alla ragazza sembrava piacesse, avrei dovuto chiederglielo” sospirò e tornò dalla sorella che si stava coccolando il suo gatto

-          Scusa se ti ho fatto aspettare, stavo mettendo in ordine quello che ho comprato – Caterina gli passò un pacchetto – ma che…
Non gli permise di restituirglielo così decise di lasciar perdere ed aprirlo, era una boccetta di profumo molto bella, emanava un odore particolare e molto gradevole, arrossì leggermente e guardò l’orto
-          G-grazie, è molto b-bello

Suonò il telefono e non fece nemmeno in tempo a girarsi che sua sorella aveva già risposto “meno male che è casa mia!” pensò mentre si sedeva affianco al gatto ed iniziò ad accarezzarlo, questo fece le fusa e si mise sulle sue gambe, quando riapparse sua sorella, scattò verso di lei nel tentativo di prenderle il ciuffo, con lui ormai non lo faceva più da anni, aveva imparato a sue spese che era meglio non toccarlo.

-          Scusalo, Toma è un giocherellone – ridacchiò ed osservando l’espressione confusa della sorella, spiegò – sta per Tomato, l’ho trovato una mattina intrappolato nella cesta dei pomodori, da lì non se n’è più andato, di solito se ne sta nell’orto ma quando fa troppo caldo o ci sono delle belle ragazze, viene in casa.

Caterina cambiò argomento, probabilmente lo trovava fin troppo stupido, specialmente se a sostenerlo era il fratello serio, parlò di una sfilata e la cosa lo interessò parecchio, gli piacevano molto le sfilate dopo tutto, era il paese della moda! Anche la programmazione della serata non gli dispiaceva, della pizza ed un semplice film magari d’azione o romantico assieme a sua sorella, la serata si prospettava perfetta, alla domanda di cosa scrivesse il prussiano sul suo blog, rispose semplicemente

-          Cretinate, è un coglione pieno di sé ed il suo blog non è da meno – sentì l’idea della sorella e prima di riuscire a bloccarsi, gli sfuggì – per forza tutti e tre?
Arrossì furiosamente e scappò nell’orto, si vergognava troppo per rimanere dalla sorella, non avrebbe dovuto dire una cosa simile.
-          Ma che cazzo dico?! Sono deficiente, che diavolo… maledizione!
Continuò a vagare per il suo immenso orto per un po’ cercando di calmarsi e trovare una giustificazione da dare a Caterina alla sua frase. Tornò indietro dopo essersi assicurato che il rossore se ne fu andato
-          Secondo me non è una bella idea quella del blog, non mi piace quella roba! – si sedette vicino al gatto e lo accarezzò un po’ alla pancia – per il fatto di ‘annientare’ il trio di coglioni, a me va benissimo, non m’importa molto – scrollò le spalle, in fondo se ammazzava Prussia prima dell’appuntamento, non sarebbe più dovuto andare nel ‘ristorante’ – anzi, se ti servisse una mano, chiedi pure – fece un piccolo sorriso e si alzò per grande dispiacere di Toma – allora, facciamo questa sfilata?

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Capitolo 16
*** Danzando sotto i pomodori ***


Caterina Florentia Vargas

Osservò il gatto farsi coccolare da Romano e quando quello scappò via rosso come un pomodoro rise accorgendosi del suo sbaglio. Si accomodò sul divano accanto al felino che le saltò in testa deciso a fare suo il ciuffo dell’italiana. Cercava di mordicchiarle lo strano ciuffo , ma l’unica cosa che gli riusciva era scivolare fra le braccia di Caterina soffiando arrabbiato. Quando Romano rientrò lasciò andare il gatto che se ne tornò felicemente dal padrone. Caterina sollevò un sopracciglio per poi scoppiare a ridere. Gli prese la mano e dondolò su se stessa prima di scompigliarli capelli.

-          Due cose: prima di tutto Prussia non te lo tocco, ho detto bad trio tanto per non dire Francis ed Antonio. Secondo non mi devi ringraziare per il profumo, non l’ho nemmeno fatto io. Però uno di questi giorni te ne preparo uno tutto per te, vedrai sarà fantastico. Comunque sarà meglio metterci in cucina, insomma io ho fame, si sono una botte ah ah

La cucina di Romano era particolarmente grande molto più della sua. In angolo se ne stavano casse di ortaggi vari mentre al centro un immenso tavolo di legno, probabilmente ciliegio. Saltellò qua e là fra uno scompartimento e l’altro alla ricerca della farina. Prima di fare qualsiasi cosa voleva fare l’impasto. Improvvisamente si ricordò della mini sfilata familiare e tornò indietro di corsa spingendo Romano fino a che non cadde sul divano con tanto di gatto ronfante di lato. Lo zittì con l’indice , ma ricordandosi che quello aveva comportato il suo primo bacio arrossì di botto e si rizzò.

-          Vado.. a cambiarmi, tanto ti imbarazzi se mi spoglio davanti a te quindi vado nell’altra stanza e torno. Comunque il nome del gatto è adorabile, mi chiedo se possa andare d’accordo con la piccola Folia.. è un gattino che ho trovato qualche anno fa nel mio giardino, ma è molto minuto e pasticcione. Sapessi quante volte è tutta grigia con le zampette bianche ed è piena di pelo, è una balla di pelo stile Texas.

Se ne andò nell’altra stanza dove c’erano i pacchi dei vestiti. Indossò il vestito e poi corse a truccarsi decentemente così da avere il tempo di risistemarsi anche i capelli. Si infilò le scarpe e si incamminò verso la stanza. Ad un certo punto sentì un odore, quella stessa puzza di colonia che aveva Emilio si era infilata nel suo nuovo vestito. Spalancò gli occhi e sperò che Romano non lo natasse. Aprì di poco la porta e le ci volle un po’ prima di entrare.  Prese un gran respiro ed entrò col viso rosso e le mani intrecciate che si sfregavano nevroticamente. Non sapeva perché , ma l’idea di essere lì davanti al solo fratello la imbarazzava. Attraversò rapidamente la stanza e fece una piccola piroetta su se stessa. Sorrise al fratello e nell’imbarazzo prese a giocherellare con la collana che portava al collo. Era di colore verde simile per fattezze ad una mela, la forma l’aveva scelta il suo orologiaio, si chiamava Giacomo. Le aveva detto che se una mela aveva portato una rivoluzione tale in campo scientifico, anche se colma di peccato, allora avrebbe portato una svolta nella sua vita. Toma le saltò di nuovo fra le braccia e lei se lo cullò quasi fosse stato un bambino.

-          È stato carino da parte tua dargli un nome così particolare, è veramente unico come è anche lui d’altro canto. – lo strinse con maggiore forza e il gatto miagolò a bassa voce ronfiando – ti ho mai fatto sentire la canzone che ho scritto per te? Suppongo di no.. beh per una volta Austria è servito a qualcosa perché adesso hai un pianoforte. - gli fece l’occhiolino e lo prese per mano tirandoselo fino a farlo sedere accanto a lei davanti allo strumento – chiaramente tu non sei salvo dopo ti vesti anche te. Ehm ci sono anche delle parole , ma le dico a bassa voce così fai a meno di ridere…

Le dita di Caterina si mossero rapide ma sicure le aveva insegnato tutto Caterina de Medici un giorno di ritorno da Parigi. Non aveva mai suonato un piano per via di Austria, odiava quell’uomo. Tuttavia le era sembrato così meraviglioso il suono di quello strumento, così armonico, quasi ci fosse stata la voce di un angelo intrappolato nelle sue corde. A forza di suonare era riuscita a comporre la sua armonia ideale una volta per Veneziano e poi per Romano. Sapeva di aver perduto i due preziosi ciondoli che doveva donare ai suoi fratelli, ma rimaneva sempre la sua musica scritta nella sua testa. Iniziò così la sua melodia con una tona alta accompagnata dal suono dolce della sua voce
/suonata sulle note di servant of evil)
-          Esistono storie di principesse e principi che attraversano montagne per le sue belle , ma questa non è una novella ed appena il bimbo apre gli occhi e diviene un uomo capisce che il suo incubo può essere solo la realtà.
-          Se tu fossi il Sole io sarei la Luna destinata a volteggiare nella tua scia senza mai goderne la luce se non per un fievole attimo,  così sei il respiro che mi da vita e come tempesta conduci me fiore solitario nelle vie della vita. 
-          In una gabbia di cristallo fatta di ombra e sogni se ne stava una promessa, lì sola attendeva che un sorriso la riportasse in vita , ma poiché essa era stata spezzata aveva perso le sue ali così incapace di spiccare il volo poteva solo bruciare nell’ombra divoratrice.
-          Se tu fossi il Sole io sarei la Luna destinata a volteggiare nella tua scia senza mai goderne la luce se non per un fievole attimo,  così sei il respiro che mi da vita fossi tu allora mi trascineresti assieme a te come fa la tempesta con un fiore.
-          Sola e fuggiasca la promessa scappò via tra i sospiri del vento ansioso, condotta sulle spalle di un petalo mai in vita ma alla viste del principe il suo cuore fatto di carte e cenere sbocciò quasi fosse stato una rosa, ma quel fiore troppo raro non poteva essere dono di un Sole così grande.


Romano Lovino Vargas
 
Quando la sorella gli scoppiò a ridere in faccia, il rossore tornò anche più di prima, sarebbe scappato via ancora se non lo avesse preso, odiava quella sensazione ma a quanto pare, Caterina aveva qualcosa da dirgli, una volta finito, stava già correndo in cucina senza nemmeno aspettare una possibile risposta o replica da parte sua, decise di seguirla ma eccola che riapparse e si mise a spingerlo finché non caddero sul divano, per poco non schiacciavano Toma.

-          Che cazzo, Cat-

Venne subito zittito dalla sorella che subito dopo arrossì e si rizzò, non ci aveva capito molto ma era contento di non essere più sotto di lei, si ricordò della sfilata e parlò di una gattina che aveva trovato.

-          Beh se è femmina, andrà sicuramente d’accordo con lei

La seguì con lo sguardo mentre se ne andava nell’altra stanza, intanto che l’aspettava, si mise a giocherellare con il gatto che però era troppo pigro e si allontanò subito da lui per andare a sonnecchiare in santa pace. Caterina riemerse dalla stanza, si era truccata ed aveva messo tutti gli accessori che gli aveva preso, era bellissima ma come vide il suo rossore ed i suoi modi di fare così incerti, non poteva fare altro che sorridere teneramente e pensare “Ma che carina!” questo però non glielo avrebbe mai detto, sapeva quanto era odioso sentirsi chiamare in quel modo, specialmente quando ci si impegna per sembrare più maturi ma questa è un’altra storia, il gatto si alzò di colpo e le saltò addosso.
Improvvisamente, Caterina saltò su con una canzone, a quanto pare ne aveva scritta una sia per Veneziano che per lui, si lasciò trascinare al piano e la ragazza, iniziò a suonare. Chiuse gli occhi ed ascoltò la sorella lasciandosi travolgere dalla melodia, amava anche lui la musica e la canzone era bellissima, senza nemmeno accorgersene si ritrovò, a fine canzone, ad abbracciare la sorella senza dire niente, stava semplicemente lì a stringerla, arrossì e la lasciò andare

-          È d-davvero una canzone b-bellissima – si alzò in piedi – v-vado a cambiarmi anche io, così mi dici come sto!
Corse al piano superire seguito dal gatto, aprì l’armadio ed iniziò a spogliarsi, sentì un miagolio dietro di sé
-          Toma, che cazzo ci fai qui? – si avvicinò al gatto e gli diede una piccola carezza sulla testa – dovresti stare giù ad intrattenere Caterina!
Si rialzò ed iniziò a vestirsi, almeno il gatto lo aveva aiutato a calmarsi, ci riusciva sempre con il muso che aveva, ridacchiò mentre si metteva il profumo che gli aveva regalato la sorella
-          Come immaginavo, è buonissimo… vero Toma?

Il gatto miagolò in tutta risposta e se ne andò a farsi coccolare dalla sorella, Romano lo seguì ma appena prima di uscire dalla porta, ritornò sui suoi passi per prendere il cappello, se lo mise su dandosi un’ultima occhiata allo specchio e scese le scale. Come previsto, Toma e sua sorella si stavano facendo le fusa a vicenda, sospirò e si avvicinò ai due.

-          Sorella? Come sto? – si mise in posa e fece l’occhiolino alla sorella – non sono figo? – scoppiò a ridere e gli venne in mente un’idea – per le pizze c’è ancora tempo, adesso… - prese Caterina per la mano e con quella libera, schiacciò il tasto del telecomando per lo stereo che era nascosto chissà dove nella stanza – ti va di ballare un po’ con tuo fratello maggiore?


Caterina Florentia Vargas
 
Alla risposta del fratello Caterina sbiancò per poi diventare rossa. Se ne stava stretta fra le sue braccia felice di aver condiviso un altro piccolo frammento della sua storia con Romano. L’altro se ne andò ed il gatto lo seguì. Toma era già su quando il secondo gattino comparve di nuovo. Era del tutto identico al primo se non per una grossa macchia bianca dipinta sulla faccia. Saltò sul panchetto accanto a lei e le si attaccò al braccio mordicchiandola per attirare la sua attenzione. Lo prese in collo e il gatto prese a fare le fusa in modo quasi anomalo considerato il volume di quest’ultime. Se lo portò sulla testa , ma al gatto non piacque l’idea perché cappotto di sotto per farsi coccolare un po’. Dopo poco apparve Romano assieme al piccolo Toma. Quest’ultimo una volta puntato il felino estraneo lo rincorse fino a quando pigramente se ne tornò sul divano. Suo fratello era sempre splendido, non c’era alcun modo in cui sarebbe potuto apparire brutto o fuori moda. Sorrise al gesto di Romano e sollevò il pollice in segno di approvazione.

-          Sei bellissimo secondo me Prussia picchierà qualcuno perché avrai tutti gli occhi puntati, davvero sei fantastico come tuo solito dopotutto. – gli sorrise ancora una volta mentre Toma ronfiava a suo agio sul divano – pensi che andrebbero d’accordo, speriamo perché avevo una mezza idea di farmela portare qui, altrimenti sarà tutta sola, a meno che lei non mi abbia già individuato…

Romano disse qualcosa sul fatto che di tempo ce n’era ancora e la prese per mano, la stanza si riempì di musica e nuovamente Caterina sbiancò, non sapeva ballare. Era rimasto un po’ indietro con balli, era certa di sapere ancora i passi della polca , ma mai avrebbe saputo destreggiarsi in un ballo moderno. Gli strinse la mano e si alzò, cerco di mischiare quello che aveva visto nelle foto a quello che ricordava e portò la destra sulla spalla di Romano mentre con l’altra continuava a stringergli la mano. Gli pestò un piede e subito arrossì staccandosi e portando le mani ai capelli.

-          Scusami non so ballare, posso farti una conga … ma ricordo pochi passi.. mi puoi insegnare se ti va l’unica cosa che ricordo bene è il tango..

Si fece forza e si inventò qualcosa. Tirò il bracciò di Romano e fece una giravolta sotto di esso senza perdere il contatto con la mano, tornò fra le braccia del fratello e gli fece una linguaccia per scherzare con lui. Allora le venne in mente qualcosa di importante da chiedere a Romano. Ora avere un odore maschile sull’abito non era fantastico, anzi Inghilterra avrebbe potuto fraintendere. Così mentre dondolava appoggiata al collo del fratello parlò.

-          Romano senti non è che odori un qualche profumo diverso dal tuo dico? UH! Il mio profumo sapevo che ti avrebbe calzato perfettamente, esattamente come un guanto.  Non è poi così difficile ballare, solo che mi devo togliere le scarpe altrimenti finirò col scavare a terra un fossato. E non credo che Toma voglia ritrovarsi dei coccodrilli in casa.

Si sfilò le scarpe lasciandole a terra in un cantuccio sicuro e se ne tornò davanti a Romano. La canzone cambiò, questa volta si trattava di qualcosa di più dinamico così le venne in mente di fare qualcosa di stupido, veramente stupido.

-          Vediamo se riconosci chi balla così.

Il primo che imitò fu suo fratello Veneziano , ovviamente, saltellando qua e là nella stanza. La volta dopo fu quella di Germania e se ne stette quindi ferma con le spalle in alto e le braccia incrociate muovendo la testa a tempo, come avrebbe potuto fare un piccione. Per Francia non si complicò molto la vita , le bastò sculettare come una matta intorno a Romano mandando baci ai suoi finti spasimanti. Per Spagna invece la cosa si complicò, prese un fiore lo morse e afferrò Romano come avrebbe fatto un vero ballerino spagnolo, con tanto di casquè! Evitò Scozia, dopotutto per Nathan il concetto di danza era sempre legato alla vita sessuale e non voleva nemmeno immaginare i dettagli. Infine si nascose in un angolino con tanto di tenda in testa a ripetere una formula magica in inglese. Alla fine fece un breve inchino raccolse delle rose immaginarie e tornò dal fratello con tanto di balzelli. Toma miagolò ad alta voce attirato da qualcosa e quando Caterina si voltò la vide. La sua piccola Folia piena di foglie zampettava verso di lei miagolando a bassa voce. Il gatto di Romano saltò giù e le passò intorno strusciandole la coda per attirare la sua attenzione, ma quella scappò di corsa dalla padrona nascondendosi fra le sue gambe. La raccolse da terra e la pulì rapidamente, aveva un che di zuccheroso e Toma sembrava attirato dalla bestiolina. Benché di piccole dimensioni Folia era un gatto adulto. Folia tornò a terra timidamente ed emise un gridolino quando Toma dopo aver sollevato la coda come fosse stato un radar le corsa. La fuga di Folia durò poco perché Toma l’aveva già bloccata per la coda mordendola e tirandola via. Non capiva il perché di tutta quella disperazione, dopotutto era solo un gatto mica un leone.

-          Stai tranquilla vuole solo giocare, vedi? – il gatto la fissò e si piazzò a sedere mentre Toma continuava a studiarla, ricordava molto Romano. – devo ammettere che il tuo gatto è un grande amatore.. mentre la mia è solo una gran fifona, che scema ah ah

 
Romano Lovino Vargas
 
Iniziarono a ballare, o meglio, a girare in modo del tutto casuale per la stanza, a causa dei continui cambi di genere, quando Caterina pestò il piede a Romano, si staccarono subito

-          Cazzo! – più preoccupato per la scarpa che dolorante, si guardò il piede e rispose alla sorella dopo aver tirato un sospiro di sollievo per la scarpa – non preoccuparti, non mi hai fatto male – le sorrise – se va a TE, mi piacerebbe insegnarti qualcosa, di certo non ti obbligo.

Venne trascinato in un giro dalla sorella che si rifugiò tra le sue braccia, lui la strinse di conseguenza e sorrise alla sua smorfia, a volte era così infantile, ad un certo punto si mise a parlare di profumi e coccodrilli poi, si tolse le scarpe ed iniziò ad imitare varie persone, il primo fu Veneziano, era molto somigliante… al turno della testa di patata, non riusciva più a trattenersi e scoppiò a ridere, era un’interpretazione perfetta! Francia era ancora più esilarante ed arrivati a Spagna, aveva ormai le lacrime agli occhi, era dannatamente divertente

-          Sei fottutamente brava a fare le imitazioni, sai?

Sentirono un miagolio e si girarono entrambi a guardare Toma, il gatto stava fissando una palla di pelo tutto sporco diretta verso Caterina, all’esclamazione della ragazza, scoprì che era la sua gatta Folia, come previsto, Toma scattò verso la gattina per studiarla un po’ ma questa, spaventandosi corse tra le gambe della propria padrona, dopo un po’ di esitazione, riuscirono finalmente a stare muso a muso, si fissarono per qualche secondo poi Toma fece un miagolio all’altra che scattò di nuovo dalla padrona.

-          Toma non spaventarla, ti ricordo che è nostra ospite e poi è una signora! – prese il gatto in braccio e si avvicinò all’altra che intanto, era saltata tra le braccia di Caterina – Lui è il mio gatto Toma ed io sono Romano, piacere di conoscerti – con la mano libera accarezzò la gatta che si mise a fare le fusa – sai che sei davvero una bella gattina?
Rise ed avvicinò lentamente Toma in modo che si potessero vedere senza il rischio che il gatto spaventasse l’altra.
-          Hai presente il gatto che vedi apparire ogni tanto? È quello di Veneziano, se ne va sempre in giro a cercare delle gatte ed ogni tanto viene a far visita a Toma – ridacchiò – come avrai capito, non lo vuole tra i piedi, il mio gatto è molto protettivo – Romano mise il gatto sul divano e si avviò verso le scale fermandosi appena prima per guardare la sorella – è meglio se ti cambi adesso, non vorrei che ti si sporcasse, dopo non avrai niente da mettere all’appuntamento e darai la colpa a me!

Le fece un sorrisetto e partì su per le scale diretto a camera sua, prese un vestito che usava solitamente per starsene in casa e tornò al piano inferiore, si sedette sul divano e mentre giocherellava con i due gatti, aspettò la sorella.
Una volta che tornò, andarono in cucina a preparare le pizze, aveva molta fame anche lui e non vedeva l’ora di far assaggiare a Caterina una delle sue, le aveva perfezionate nel corso degli anni e ne andava molto fiero.

-          Come le facciamo le pizze? Ho tutti gli ingredienti che vuoi, quindi chiedi pure senza problemi, basta che non salti su con roba crucca – fece una piccola smorfia di disgusto – meno male che non sei come nostro fratello in fatto di gusti!

Intanto, tirò fuori tutto l’occorrente, passò un grembiule alla sorella ed aspettò che questa gli desse gli ordini, era sicuro che si sarebbero divertiti molto e che finalmente, non sarebbero più stati interrotti da un conoscente a caso che passava di lì.

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Capitolo 17
*** Gatti ***


Caterina Florentia Vargas
Il fratello rise fino alle lacrime e Caterina sorrise a sua volta felice di aver rallegrato il fratello. Ripensò alla piccola peste avversaria di Toma, il gatto di Veneziano , per quello che ricordava dai racconti del fratello si chiamava Gino. Veneziano narrava sempre delle sue avventure straordinarie con le gatte che si concludevano quasi sempre con serate romantiche.

-          Oh grazie a forza di parlare con tutte quelle nazioni, ma soprattutto tentare di stipulare accordi alla fine ho imparato le loro abitudine ed i loro gesti, non che per copiare Francis ci voglia tanto, basta un movimento del bacino.

Romano raccolse il piccolo Toma fra le braccia e lo avvicinò all’altra, Folia fissò la padroncina che a sua volta avvicinò il felino. La gatta avvicinò il naso a quello dell’altro animale e gli mise una zampa sul muso quasi a respingerlo.

-          Folia su saluta il tuo nuovo amico invece di miagolare come un’isterica – la gatta si girò fra le braccia della padroncina e poi saltò giù. Toma la fissò e lei rimase qualche secondo a guardarlo studiandolo.- gatta… cerca di avere una conversazione decente mica è Gino lui… - la gatta allungò il muso e mordicchiò l’orecchio di Toma che miagolò – non intendevo uccidi il gatto, ma stai col gatto.

 Romano se ne andò a cambiarsi e lei fece lo stesso dopo poco, se ne salì su in camera e sin infilò un cambio leggero tanto per stare in casa.  Appena tornata giù trovò Romano intento a trovare ogni occorrente per una pizza perfetta. A casa sua non era un piatto tradizionale, certo faceva parte della loro cultura italiana, ma erano abituati a ricette a base di carne come il lampredotto o la trippa. Alle parole del fratello inerenti i crucchi scoppiò a ridere e dovette sostenersi sul tavolo per non cadere.

-          O mamma , ma sei impazzito? Secondo te mi metto a mangiare pizza con wurstel o roba simile, bleah! Solo Veneziano potrebbe mangiare della roba così schifosa , ma lui è in parte crucco almeno nelle radici lo è. – gli strinse la mano e sorrise tranquillamente – ma noi due siamo fatti così. Comunque mi saresti davvero utile con delle rapide lezioni di ballo, non voglio pestare i piedi ad Inghilterra per tutto il tempo, se mai mi invitasse a ballare chiaramente. Tu invece sei molto più bravo di me.. suppongo sia dovuto al fatto che ai balli preferivo declinare qualsiasi invito, ma come si può accettare un invito di Francia o peggio ancora di Scozia? Quelli non ballano…

Gli sorrise energicamente e improvvisamente si ricordò di una cosa che portava nella borsa. Se ne andò quindi in salotto per riprendersi la borsa ed il suo contenuto, ma trovò i gatti in assetto da arrampicata. Folia se ne stava per con il muso e le zampe anteriori nella sacca mentre Toma la spingeva dal basso. Alla fine la gatta era riuscita a cadere nella borsa con grande sorpresa ed angoscia di Toma che si ficcò subito dietro alla sua ricerca, sembravano andare d’accordo. Caterina sbuffò con forza e infilò una mano nella borsa, la gatta tentò di scappare , ma nel piccolo spazio non trovò vie di fuga. La sollevò tenendola per la collottola e quella scalciò arrabbiata consapevole di aver perso il suo antro dei segreti. Toma accanto a lei le saltò sulla spalla e poi direttamente sulle braccia come un vero funambolo. Lasciò andare Folia a terra e Toma la seguì subito dopo trascinandola con se, stringendole la collottola fra i denti. Li lasciò perdere e si prese la macchina fotografica, subito dopo strisciò lentamente nella stanza e scattò una foto a Romano, era passato troppo tempo dall’ultima volta che si erano scattate delle fotografie. Fece un passo avanti, allungò il braccio e scattò una foto di lei assieme a Romano.

-          Chiaramente questa serata deve essere immortalata, non si può farne a meno.

Accese lo stereo, anche se a basso volume e raggiunse il fratello.

-          Per me margherita classica, chiaramente niente fior di latte la odio quella roba, bufala BUFALA l’unica e sola mozzarella napoletana.

 
Romano lovino Vargas 
Sentendola parlare delle radici craute del fratello, fece una piccola smorfia che sparì subito quando la sorella gli strinse la mano, la guardò con un’espressione felice e quando accettò la proposta delle lezioni di ballo, cercò di nascondere un sorriso e rispose

-          Anche se lo facessi, rimarrebbe lì a soffrire in silenzio – ridacchiò pensando alla scena – comunque, è logico che sono più bravo essendo un uomo, ho il dovere di conoscere più balli possibili per poter far felice la propria dama poi – le fece fare una piroetta – i ragazzi che sanno ballare, cuccano di più!

Scoppiò a ridere mentre la sorella, presa da un suo pensiero, se ne andava chissà dove, si ricompose, nel prendere altri in gradienti, per poco non pestò i due gatti che corsero come dei dannati fuori dalla porta, sospirò pensando che almeno loro non avevano quei grandi problemi che affliggevano sempre le persone, l’unica preoccupazione era decidere se era meglio dare la precedenza al dormire o al giocare con i piccoli animaletti che si trovavano nell’erba. Iniziò a spargere la farina sul banco da cucina intanto che aspettava la sorella, vide un lampo di luce e si voltò di scatto, come vide la sorella con in mano una macchina fotografica, le sorrise

-          Ma che cazzo stai facendo? Non dovevamo fare le pizze?
Pur dicendo così, appena la sorella lo prese per una foto, guardò dritto l’obiettivo e sorrise, Caterina sparì ad accendere lo stereo e tornò dichiarando la sua fedeltà alla bufala
-          Perfetto sorella, come desideri
le sorrise e si misero a fare varie foto, poi nel guardarle, ne saltò fuori una strana con Caterina e Giappone che sorridevano allegramente, la ragazza cercò di nascondere la macchina fotografica ma Romano riuscì a prendergliela
-          E queste foto? Che storia è? – si mise a guardarle con un sorrisetto sulle labbra – quindi sei amica di Giappone, siete ad una di quelle fiere dove ci si traveste? – osservò la sorella che nella foto aveva addosso dei vestiti strani – stai bene vestita così!

Caterina riuscì a riprendersi la macchina dalle mani di Romano che in risposta, si mise a preparare l’impasto, non stette nemmeno lì a pesare i vari ingredienti, l’aveva fatta talmente tante volte che andava benissimo ad occhio, senza togliere gli occhi da ciò che stava facendo, indicò alla sorella la sua postazione

-          Ti ricordi ancora come si fa, vero?

Scoppiò a ridere e riprese ad impastare, quando la pasta fu pronta, la mise a riposare ed aspettò che finisse anche la sorella, era più lenta di lui ma era giustificata, non era mica una cosa che faceva così spesso come lui.
I gatti rientrarono in casa tutti trionfanti, a quanto pare la loro caccia aveva dato i suoi frutti, si stavano trascinando dietro Gino, tutto ammaccato e dolorante

-          Che diavolo gli avete fatto?! Adesso Veneziano mi romperà le palle tutto il tempo!

In tutta risposta, ricevette un “Miao” da Toma che, tra i miagolii disperati dell’altro gatto, si trascinò il prigioniero di guerra nell’altra stanza per poterlo interrogare assieme a Folia.

Caterina Florentia Vargas
Italia sorrise mentre piroettava nella stanza per poi ricadere fra le braccia del fratello. Romano era davvero speciale anche se solo pochi fortunati potevano osservare tutta la luce che riusciva ad irradiare con un solo sorriso. Si pizzicò il naso e si fermò per un secondo a pensare all’inglese.

-          Beh.. mi dovrai comunque insegnare altrimenti Arthur cadrà insieme a me per terra… posso già immaginare la scena e poi Scozia potrebbe prendermi in giro per tutto il giorno.. anzi tutta la vita.

Caterina cercò di eliminare le prove della sua amicizia con Giappone, ma ormai era tutto chiaro, anzi cristallino. Giappone le era sempre sembrato una persona piuttosto tranquilla, evitando alcune sue strane attenzioni verso i polpi, così si era avvicinata a lui durante alcune riunioni. Dopo un po’ si era aperto a lei ed aveva scoperto di avere molte cose in comuni con l’asiatico, persino la sua mania nel fotografare qualsiasi cosa anche nelle posizioni più assurde. Dopo un po’ le aveva spiegato tutto sulle sue tradizioni, fra questi i manga e alla fine l’aveva convinta ad andare ad una fiera. La prima volta si era imbarazzata così tanto che alla prima foto aveva urlato contro il giapponese, poi si era abituata all’idea di essere al centro dell’attenzione divertendosi come non mai.

-          Si diciamo che siamo amici… e che mi diverto a vestirmi, è un passa tempo come un altro. pensa che abbiamo fatto anche un servizio fotografico.. scusami se ho scattato così tante foto, ma lo trovo così eccitante , insomma posso immortale ogni momento ed è quello che voglio fare. Lo so, sembra da maniaci , ma è complesso e serio il mio discorso.

Romano ridacchiò accanto a lei con la pasta già pronta coperta da un panno, Caterina gonfiò le guance e si dette da fare. Sembrava quasi stesse picchiando quella povera pasta considerata la rabbia e la ferocia che stava impiegando.  Il suo ciuffetto dondolava a tempo con i suoi movimenti tentando disperatamente di rimanere ancorato alla fronte della ragazza senza alcuna speranza.

-          Ecco fatto!! – coprì anche la sua pasta e si allontanò in salotto – non penso che tu possa avere alcun problema con le ragazze, anche se non sapessi ballare riusciresti comunque a conquistarle , ne sono sicura.

Quando giunse in salotto notò tre gatti presi da qualche strano gioco. Toma trascinava Gino con tanto di Folia dondolante sulla schiena del secondo felino. Cosa diavolo stavano combinando quei due? Era vero, un gatto tende ad assomigliare al proprio padrone. La piccola gatta drizzò le orecchie e scodinzolò verso il tavolo su cui balzò agilmente, raccolse il pupazzo che Inghilterra le aveva donato e fuggì via. Caterina le corse dietro e quando riuscì finalmente ad acciuffarla Folia si limitò a soffiare tirando fendenti all’aria con le zampette.

-          Che paura… sono terrorizzata. – la lasciò andare a terra e quella le mordicchiò le scarpe , cosa che non cambiò assolutamente la situazione. – quando troverai un inglese che ti regala cose di questo tipo avrai il tuo leoncino, adesso torna al posto e non scassarmi le palle rincitrullita! – la gatta soffiò ancora , ma optò nell’indirizzare la propria rabbia sul povero Gino che fu subito assalito. – credo che Veneziano ucciderà me prima Romano, quindi puoi stare tranquillo. Almeno faremo una morte da eroi, una morte americana! Bleah..

Caterina tastò per un secondo il pupazzetto e si accorse della presenza di un qualcosa al suo interno. Tastò un’ennesima volta il leoncino e trovò una specie di cucitura che tirò senza farsi troppi problemi. Dentro vi trovò un bigliettino I'm so obsessed  My heart is bound to beat  right out my untrimmed chest. Caterina gonfiò le guance inviperita con se stessa, odiava l’idea di trovare le cose troppo tardi. Lo cacciò in tasca assieme al leoncino e tornò dal fratello leggermente rossa in viso.

-          Senti ora come ora abbiamo abbastanza tempo per vederci un po’ di film, quindi che cosa guardiamo? O forse preferisci farmi da “maestro”, come vuoi tu per me è indifferente. – la porta sbatté con forza rivelando un aumento della forza del vento. – credo che stia per arrivare un bel temporale.. mmm comunque non facciamoci distrarre da queste cavolate dimmi tu quello che vuoi fare, ti avverto odio i film romantici, sono così insensati e sdolcinati che mi fanno avere attacchi di diabete ancor peggiori di quando Veneziano viene a raccontarmi ogni dettaglio della sua serata con la patata muscolosa..  

I due gatti si accomodarono sul divano entrambi in perenne agguato del suo povero pupazzo e Caterina non poté che fissarli in malo modo costringendoli ad una fuga improvvisa. Strinse la mano di Romano e si ritrovò a fare una giravolta da sola, la cosa strana era che si sentiva così emozionata e allo stesso tempo euforica che non riusciva a contenersi. Non poteva che ridere ed aspettarsi qualsiasi cosa da quella giornata celestiale. Nemmeno l’intervento di Scozia e Francia assieme avrebbe potuto distruggere la tranquillità di quella giornata. Al primo tuonò Caterina si bloccò per un secondo e restò tranquilla con la mano sempre più stretta a quella del fratello. Pochi sapevano che era terrorizzata dai temporali, era successo tutto quando era molto piccola. Era solo una bambina quando si ritrovò sola nella sua fin troppo grande casa a fronteggiare un temporale. Per non parlare del fatto che le ricordavano i colpi di mortaio e la ferocia dell’esplosioni delle granate tipiche della guerra. Sorrise comunque a Romano dandogli un chiaro segno della sua tranquillità.

-          Beh avanti dimmi cosa vuoi fare sono ai tuoi ordini completamente.

 
Romano Lovino Vargas 
Osservò la sorella per qualche secondo domandandosi perché fosse arrossita ma decise di non farci caso, si alzò dalla sedia, fece una smorfia disgustata quando sentì parlare della ‘felice coppietta’.
-          Beh il film si può guardare dopo cena e – ci fu un tuono dove si irrigidì, riuscì a ricomporsi subito e continuare – l’appuntamento è vicino, non vorremo mica fare brutta figura con il damerino sopracciglione, no?

Detto questo, alzò il volume della musica ed iniziò la loro lezione accelerata di ballo, Caterina imparava in fretta anche se faceva esasperare l’insegnante

-          Ti ho detto che è l’uomo a condurre, non la donna! Smettila di fare di testa tua e segui ME, non devi fare altro!

Sembrava non volesse capire ma Romano era non solo il fratello maggiore ma anche il più cocciuto, alla fine riuscì a farglielo entrare in testa ed iniziarono a ballare sempre più a ritmo con la musica

-          Visto che non è difficile? Sei già bravissima! - le diede un bacio sulla guancia e ridendo, la fece sedere sul divano con una piroetta – è ora di preparare le pizze.

Se ne andò in cucina seguita dalla sorella, la tempesta sembrava già passata ma il celo non prometteva niente di buono.
Preparare le pizze, fu quasi una battaglia, entrambi erano molto soddisfatti della giornata e Romano, era stufo di essere serio, era giusto che si lasciasse andare un po’ anche lui, no? Prese un pezzo di mozzarella e senza voltarsi, lo tirò alla sorella che si girò di scatto verso di lui chiamandolo

-          Che c’è, è successo qualcosa?

Cercò di fare l’espressione confusa ma non riuscì a nascondere un piccolo sorriso divertito, questo diede inizio alla guerra. Infornarono le pizze nel forno e si misero a discutere per il film, lei ne voleva uno horror mentre lui uno d’azione o romantico, nessuno dei due voleva cedere, per calmare la situazione intervennero i loro gatti, il povero Gino se l’era svignata qualche minuto fa approfittando del momento di distrazione degli altri due intenti a studiare un piano per la conquista del leoncino.

-          Toma, che vuoi? – il gatto gli saltò in braccio ed iniziò a fare le fusa tutto felice delle coccole del padrone – piccolo bastardo, sai sempre quando intervenire in aiuto di una ragazza, eh? – ridacchiò – ti ho insegnato bene!

Il tempo di cottura passò tutto con i due che accarezzavano i propri gatti e la scelta del film fu rimandata. Si misero a tavola e si scambiarono qualche fetta giusto per fare qualche critica… da parte di Romano

-          Niente male sorella, davvero! Ti è venuta bene.

Continuarono a mangiare parlando un po’ del più e del meno, poi Romano ricevette una telefonata

-          Chi cazzo è che rompe adesso?! Veneziano? – guardò la sorella e sospirando, rispose anche se di malavoglia – Pronto?
-          Fratelloneeeee!
-          Non urlare idiota, così mi assordi!
-          Ma… il mio gatto! Sei cattivo fratellone! – si sentì piagnucolare
-          Senti, io non gli ho fatto un bel niente ok? Non rompere che sto mangiando!
-          Ma è stato il tuo gatto, lo so!
-          Non hai nessuna fottutissima prova e se anche fosse stato Toma, non è mica colpa mia se il tuo si fa aggredire così facilmente!
-          Ma-
-          Ciao!

Riattaccò e tornò alla sua pizza sbuffando dall’esasperazione, purtroppo però non era finita lì, ricevette un’altra telefonata

-          Perché cazzo devono chiamare tutti! – vide il numero ed arrossì leggermente  - s-scusa – cattò via in cucina – Prussia? – la sua voce era un sussurro
-          Ciao Sud, mi hai pensato? Hahaha!
-          Che diamine vuoi?
-          Te lo avevo detto che ti avrei chiamato!
-          Pensavo più tardi…
-          Se vuoi il fantastico me può chiamare anche dopo, dimmi tu l’orario – ci fu del silenzio poi una risatina – non è che vuoi fare del se-
-          NO! Che cazzo vai a pensare, pervertito?! – era diventato bordeaux
-          Io? E tu che hai capito quello che volevo dire, non lo sei? Hehehe
-          Tsk!
-          Non dici niente eh? Kesesese!
-          Vaffanculo!
-          Se tu fossi qui, molto volentieri – scoppiò ancora a ridere
-          Ma mi hai chiamato per queste cretinate?!
-          No, volevo anche dirti che ci vediamo domani!
-          Tutto qui?
-          Si, guten nacht
-          B-buona notte, bastardo

Anche se non voleva ammetterlo, era felice quando l’albino lo chiamava, dopo si sentiva subito meglio, se non riceveva niente per tutto il giorno, andava nel panico in fondo, Prussia non era più una nazione e non sapevano perché fosse ancora vivo, sarebbe potuto sparire da un momento all’altro lasciando Romano completamente solo, il prussiano aveva già scoperto questa sua paura e quindi senza che l’altro glielo chiedesse, prese a chiamarlo tutti i giorni così da tranquillizzarlo.
Chiusero la chiamata e tornò dalla sorella dopo aver aspettato qualche secondo per calmarsi un po’, era sicuro che il rossore fosse sparito ma non poteva dire la stessa cosa del ciuffo…
-            Scusa, adesso lo spengo così non ci rompe più nessuno.

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Capitolo 18
*** Vecchi ricordi ***


Caterina Florentia Vargas 
Odiava essere guidata, lei doveva essere il capo della situazione sempre, in qualsiasi situazioni che si trattasse di guerra, assalti o un maledettissimo ballo. Non le importava se lui era l’uomo, perché anche lei portava i pantaloni in casa ed anche altrove.

-          Non me ne frega IO conduco e TU mi stai dietro. Ho più palle io di una qualsiasi nazione maschile dell’Europa.

Dopo un po’ cedette, si lasciò andare e si mosse molleggiando sulle gambe seguendo le parole del fratello. Per un secondo pensò che il giorno dopo al posto di Romano ci sarebbe stato Inghilterra, il suo Arthur e sorrise come una beota. Quando ormai la musica si era impadronita di lei, rendendola leggera ed armoniosa il fratello si staccò per dirigersi verso la cucina. Appena entrati si misero ad impastare e tirare la pizza , ma ad un certo punto Caterina giurò di aver sentito qualcosa dietro la schiena ed infatti c’era un pezzo di.. mozzarella? Si staccò il pezzetto di mozzarella e fissò il fratello con un mezzo sorrisetto, mentre quello non riusciva a nascondere l’ilarità per lo scherzo appena fatto.  

-          ROMANO!!

Tornarono nuovamente in salotto mentre le pizze cuocevano rapidamente nel forno. Nessuno dei due sembrava deciso ad arrendersi, se lei voleva un film horror di Giappone, una di quelle cavolate su cui ridere e scherzare, lui voleva guardarsi uno di quei film americani o uno di quelli romantici. Il telefono di Romano suonò e in quel momento Caterina si accorse che il povero Gino era scomparso, ma suvvia chi chiamerebbe mai un gatto GINO? Solo a Veneziano sarebbe potuto venire in mente un nome simile. Sembrava agitato , forse era arrabbiato per il gatto considerati i giochi a cui gli altri due lo avevano fatto partecipare. Toma saltò fra le braccia di Romano mentre Folia se ne stava sul bracciolo del divano, fissandola. Sapeva a cosa puntava, ma non le avrebbe mai permesso di prendersi il suo leoncino, mai per alcuna ragione al mondo. Le saltò sulla spalla e da quelle si infilò nella maglietta, come era solito fare quando aveva freddo. Fuori il tempo non sembrava intenzionato a calmarsi , ma cercò di liberare la mente da qualsiasi pensiero. Appena il forno suonò Caterina si avviò assieme al fratello in cucina e poterono gustarsi delle ottime pizze, una veramente napoletana e l’altra italiana. All’apprezzamento del fratello Caterina rise ad alta voce , con quella sua risata da conquista malvagia del mondo e gli fece una piccola linguaccia.

-          La tua è ottima, come al solito però.. eh eh

Il cellulare di Romano suonò nuovamente e a giudicare dalla colorazione doveva trattarsi di Prussia. Il piccolo Toma sgattaiolò in cucina guidato da Folia, quella gatta sapeva sempre come farsi capire. Si allungò sorreggendosi sulle gambe posteriori mentre con le anteriori le agguantava la coscia. Caterina evitò di urlare, tanto ci era abituata, e le passò un pezzetto di mozzarella che la gatta vittoriosa trascinò con se dal nuovo compagno di giochi, sembravano essere diventati grandi amici quei due. Quando finalmente Romano tornò nella cucina il suo ciuffo aveva quella sua tipica forma a cuore ed un lieve rossore giaceva ancora sulle sue guance, evitò di farglielo notare e sorrise
semplicemente. Una volta terminata la cena ripulì i piatti, anche se contro la volontà di Romano e tornarono entrambi in salotto. Il telefono di casa suonò fino a quando non partì la segreteria telefonica.

-          Buongiorno sono Galles avrei necessità . Non è così difficile avanti Inghilterra fingi che io sia Caterina ed andiamo avanti e un due tre segui i miei passi DEVI COMANDARE TE NON IO, bravo così ecco adesso ti do un consiglio fa scivolare un po’ la mano. Ma che stai dicendo? Così finirò col..  palparle il culo sei perspicace quando vuoi sai? I won’t do it! Si… SHUT UP sono al telefono dannazione volete piantarla voi due! Galles con chi stai parlando? Con il drago, penso che si stia scusando…. SHUT UP. Perdona la confusione , ma qui siamo nel panico stiamo dando lezioni di ballo ad Arthur e ti dirò farsi ballare il tiptap sui piedi NON E’ PIACEVOLE.
-          Perdonami Romano, ma devo rispondere. Pronto Galles
-          Oh hello Caterina!!
-          Ciao allora di cosa hai bisogno?
-          Uh niente di particolare , Arthur è troppo orgoglioso per dirlo quindi lo chiedo io: ti è piaciuto il suo leone?
-          Si molto carino
-          Bene perché ha impiegato quattro giorni per finirlo…
-          Accidenti, senti Galles ho una domanda da farti… scusa se te lo chiedo , ma come ti chiami?
-          Io.. uh… William
-          Che nome meraviglioso
-          Uh.. grazie.. WILLIAM PERCHE’ STAI ARROSSENDO?? Ho capito! Parla con Center. What? Credo che Arthur si stia arrabbiando ahio, ahio fratello smettila di picchiarmi.
-          William…
-          NO SONO ARTHUR
-          Ehi! Come va?
-          Perché fai i complimenti ai miei fratelli e non a me?
-          Ho solo detto che ha un bel nome… - italiana sorrise in modo beffardo prima di continuare la conversazione – sei geloso?
-          Geloso io? AH AH ovviamente no…
-          Allora ripassami William..
-          NO.. non posso.. sta dormendo..
-          Allora passami Scozia…
-          NO QUELLO E’ UN PERVERTITO
-          Allora lo devi ammettere!
-          Tsk… non lo farò… e comunque ti volevo telefonare io… perché non lo hai fatto tu?
-          Evitando il fatto che tuo fratello ha il mio cellulare?  Comunque mi ha chiamato Galles..
-          Già.. non è vero , cioè si è vero, ma lo avrei fatto subito dopo…
-          E sentiamo perché..
-          Ks dj wi
-          Non ho capito niente
-          Non posso parlare ad alta voce… io…. Volevosentirelatuavoceprimadiaddormentarmi
-          Aiuto.. era troppo veloce Arthur!
-          Devo andare.. notte … sogni d’oro…
-          ARTY! Tsk… ti amo
-          Ah ah ah ah ah ho sentito quel ti amo Caterina!!! MUORI STUPIDO SCOZIA… I… love…you.
-          Ti chiamo prima di dormire ..
-          Tsk.. non che serva ma grazie ciao

Caterina tornò accanto al fratello ed inserì il dvd da lui scelto, era troppo felice per badare a quel piccolo fraintendimento. Era un film d’azione, ma non si sarebbe aspettata mai così tanto sangue e sparatorie in un film americano.

-          Certo che il sangue è proprio finto… ne ho visto tanto e quello è veramente fatto male..  

 
Romano Lovino Vargas 
Si sedettero sul divano e la loro discussione riguardante il film da scegliere riprese, questa volta nemmeno i due gatti riuscirono a calmarli e le loro voci, si alzavano sempre di più mano a mano che i minuti che spendevano a litigare, aumentavano. Squillò il telefono di casa e Romano non ci vide più, si alzò di scatto dal divano

-          BASTA! IO LO FRANTUMO QUELLO STRAMALEDETTO AGGEGGIO INFERNALE! – si avviò verso la causa della sua rabbia pronto ad insultare chiunque fosse stato dall’altra parte della cornetta ma fu ributtato sul divano dalla sorella – lasciami maledizione! – cercò di spingerla via – devo distruggere quel fottutissimo telefono! Non lo sopporto più ogni volta che cerchiamo di rilassarci, inizia a squillare! Non è fottutamente possibile!
Si dimenò per qualche secondo poi si arrese ed ascoltò paziente la segreteria, quando si sentì la voce di Galles, Caterina scattò a rispondere, Romano incrociò le braccia e borbottò

-          Quella che non voleva essere disturbata da nessuno… tsk!

La fissò per qualche secondo, Toma gli saltò sullo stomaco ed iniziò a fare le fusa sotto il tocco leggero del suo padrone, lentamente arrivò anche l’altra gattina, era molto timida ma dopo qualche carezza, si lasciò andare anche lei, le urla del damerino drogato di tè arrivavano fino a lui, gli dava parecchio fastidio la sua voce ma non poteva farci niente

-          La tua padrona ha gusti strani, sai?

La telefonata finì e la ragazza, mise su il film che aveva preparato sul lettore senza nemmeno dover cercare di convincerla, si sedette accanto a lui e fece partire il dvd.  Iniziò con una sparatoria e ne seguirono molte altre, con tanto di sangue e morti strane e Romano iniziò a sentirsi a molto a disagio, non perché gli facesse impressione, figuriamoci se dopo tutto quello che aveva passato quella robetta gli faceva paura! L’unico motivo era che tutti quelli spari e sangue, lo riportavano indietro nel tempo, in una specifica fase della sua vita che non avrebbe mai voluto rivivere, quando la sua rabbia era incontrollabile e così anche la sua violenza, gli anni in cui era completamente sotto il controllo della mafia, era anche uno dei motivi per cui non amava i film horror ma ovviamente, questo non lo avrebbe raccontato a nessuno, nemmeno a sua sorella. Cercò di resistere e scacciare quei pensieri ma non ci riuscì.

-          S-scusami… - si alzò di scatto e fingendo di andarsene in bagno, uscì dalla porta sul retro e si ritrovò così nel suo amato orto, si sedette sulla panchina di pietra che stava vicino al muro della casa e stringendosi le gambe al petto, si mise ad osservare l’acqua che cadeva dal cielo sulle varie piante – è così rilassante il rumore della pioggia… anche il suo odore… - sospirò tristemente e rimase lì a fissare la pioggia immerso nei suoi pensieri – perché cazzo deve sempre finire così? Sono un fottuto fifone buono a nulla.

Ripensò ai vari momenti di quel periodo, non riusciva proprio a scacciarli dalla mente, tutte quelle morti insensate, la cosa che lo faceva stare ancora peggio è che si divertiva, trovava esilarante il modo in cui lo guardavano le persone prima che le uccidesse o le torturasse magari tagliandogli qualche arto.

-          Tutte quelle persone… il mio stesso popolo…


Si sentiva le lacrime agli occhi ed un estremo bisogno di urlare ma non lo avrebbe fatto, non con sua sorella lì in casa che poteva sentirlo, sospirò nuovamente e chiuse gli occhi ascoltando quel battere irregolare sulla terra e vegetazione circostante, lentamente rincominciava a prendere il controllo dei suoi pensieri e tornare sé stesso.
 
Caterina Florentia Vargas 
Romano sembrava agitato, forse spaventato. Gli prese la mano, ma ancora prima che potesse fare qualsiasi cosa era già scappato. Lo seguì con la coda dell’occhio e lo vide entrare nell’orto. Perché è così stupido, si domandò mentre spengeva il dvd. Eppure aveva messo il film che lui aveva scelto, non capiva cosa ci fosse di tanto agghiacciante in un genere di azione. Cercò un ombrello ma non trovandone nessuno si prese un asciugamano e corse fuori. L’acqua cadendo creava una sinfonia naturale fatta di tintinnii e dolci sbuffi di vento. Si avvicinò al fratello e carpì qualche parola riguardo al suo popolo, ma non collegò le cose. Forse gli ricorda la guerra pensò mentre gli lanciava in testa l’asciugamano.

-          Qui fuori piove se non te ne fossi accorto.. ti prenderai un raffreddore e anche bello pesante se seguiti a stare qui. Quindi adesso alza il culo e vieni dentro con me… non è possibile che tu sia così sciocco seriamente.

Romano si infuriò sotto l’asciugamano scuotendola quasi ci fosse stato uno scoiattolo rabbioso. Il temporale non sembrava intenzionato a placarsi. Il cielo si scosse avvolto da un fascio luminoso fino a cadere a terra con un tonfo tale da scuotere Caterina. Non resistette, scappò via dentro la casa rincorsa dai due gattini. Si nascose in camera di Romano, serrandosi nell’armadio. Fuori i gatti miagolarono per un po’ per poi sparire sotto il letto. Era passato così tanto tempo dalla prima volta che si era spaventata per un temporale. La prima volta avrà avuto si e no due secoli, era piccola e sola.  Era stato dopo una battaglia e il buio della casa immensa nella sua minutezza accompagnata dal rimbombo costante dei tuoni la avevano riportata su il campo. Così si era nascosta dentro il vecchio cassettone di famiglia dove ancora riusciva a sentire l’odore dei suoi fratelli, di Veneziano e di Romano. Alla fine Matteo l’aveva ritrovata , ma non l’aveva coccolata, ne abbracciata, le aveva semplicemente sfiorato il capo. Da allora si era imposta , un po’ per orgoglio e un po’ in ricordo dei vecchi tempi, di non farsi vedere piangere tantomeno tremare. Avvolse le braccia attorno alle gambe portandole con forza al petto. Avrebbe voluto che almeno una volta qualcuno la salvasse, un po’ come in quelle storie dove la principessa trova un suo cavaliere e la salva dal sonno eterno. Sapeva però che quelle erano solo cavolate inventate per fare dormire i bambini.

-          Rom….a…no..

Le venne spontaneo sussurrare il nome del fratello , ricercarlo con la voce anche se inutilmente. Sperava soltanto che non fosse ancora nell’orto, perché alla fine si sarebbe preso un bel raffreddore e non voleva che gli accadesse niente di male. Sentì una lacrima rigarle il viso ed arrossì all’idea di essere stata così sciocca e debole. Afferrò una camicia di Romano e se la tirò addosso carpendone l’odore avidamente. Suo fratello a parer suo portava sulla pelle una fragranza di spezie e peperoncino, amava quell’odore, ma non glielo avrebbe mai detto. I due gatti fuori dalla porta graffiavano l’armadio con rabbia quasi volessero nascondersi anche loro. Alla fine drizzarono le code e scapparono per la tromba delle scale all’inseguimento di Romano. Tentarono di uscire fuori , ma la pioggia ed il vento li fecero scappare indietreggiando di nuovo in casa.

-          Maledizione perché posso essere così stupida? Sono una debole idiota.. mi odio.. maledizione… proprio adesso che sono a casa di Romano mi tocca subire tutto questo? Fra tutti gli stramaledetti giorni in cui poteva scoppiare un temporale…

  
Romano Lovino Vargas 
Arrivò sua sorella ma non ci fece caso, continuava a tenere chiusi gli occhi cercando di calmarsi, sentì la voce di Caterina che inizialmente lo fece arrabbiare ma poi, lo aiutò a calmarsi. Ci fu un tuono che fece scappare la ragazza e Romano si tolse l’asciugamano dalla testa

-          Com’è infantile, scappare così per un tuono! Tsk! – ce ne fu un altro ma più potente che lo fece alzare di scatto – cazzo!

Corse dritto in casa e si rannicchiò sul divano, come sua sorella, odiava i temporali ed i tuoni gli facevano parecchia paura, restò lì per qualche minuto ma poi pensò a sua sorella, tra i due era quella più terrorizzata quindi, si fece coraggio ed iniziò a cercarla per la casa. Saltò la corrente e con lui, anche Romano

-          E ti pareva! Questa casa è così fottutamente vecchia che basta un cazzo di temporale per far saltare l’impianto! E che cazzo! - prese una torcia e continuò la ricerca, non la trovava da nessuna parte, nemmeno nella sua vecchia camera – dove diavolo è finita?!

Improvvisamente, si ricordò di una volta in cui era stata da lui anni fa e c’era stato un temporale, in quella occasione si era rifugiata nell’armadio di camera sua, non capì il perché sua sorella si fosse nascosta proprio tra i suoi vestiti ma ora era lì davanti, fece un piccolo sospiro ed aprì le ante, Caterina se ne stava rannicchiata tutta tremante coperta da una sua camicia

-          Caterina-

La ragazza scattò e richiuse l’armadio, probabilmente era arrabbiata per via del suo comportamento, ci fu un altro tuono e Romano si rannicchiò lì vicino “Sono suo fratello, dovrei riuscire a farla stare meglio ma ho troppa paura, sono inutile…” pensò, subito dopo gli venne in mente come aveva fatto a convincere Caterina ad uscire l’ultima volta che si era trovato in una situazione simile, arrossì furiosamente ed iniziò a cantare.
La sua voce era tremante ma riusciva ad essere comunque intonato, era una cosa che non faceva mai davanti agli altri perché se ne vergognava però ogni volta che un suo fratello stava male, usava questo metodo, aveva una canzone per ognuno di loro.

-          I secoli passano ininterrottamente ma tu resti sempre la mia amata sorella, colei che mi è più cara al mondo e che non mi tradirà mai.
-          Sento di doverti proteggere e che un giorno, ti strapperanno via da me, sarai felice con una persona che non sono io e questo mi fa impazzire di rabbia.
-          Cerco di nascondere i miei sentimenti e di essere distaccato così da non ostacolarti ma non è facile lasciarti andare così.
-          Lo so, è egoista ma vorrei che restassi al mio fianco e che mai te ne andassi, litighiamo spesso questo è vero ma non riesco ad immaginare una vita senza di te, sorella.


Un altro tuono, ebbe un tuffo al cuore ma continuò la sua canzone, aveva paura e voleva morire dalla vergogna ma finché sua sorella non si sentiva meglio, sarebbe rimasto al fianco di quel vecchio armadio a cantare anche per tutta la notte, non l’avrebbe mai lasciata sola.

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Capitolo 19
*** Scosse ***


Caterina Florentia Vargas

Sentì un tonfo, come quando un fusibile si brucia causando il blocco del sistema elettrico. Sospirò a bassa voce e si infuriò con se stessa, ma soprattutto con Romano. Quell’imbranato , testardo di suo fratello riusciva sempre a farla arrabbiare, era incredibile. Era stata una serata semplicemente fantastica, ma lui con i suoi segreti l’aveva rovinata. Che male c’era a spaventarsi? Lei si spaventava spesso, anche se non lo confessava a nessuno, tuttavia Romano conosceva ogni sua paura, mentre lei? Lei non sapeva di che cosa Romano avesse paura, che cosa lo terrorizzasse. Ancora una volta sentì dei rumori fuori dall’armadio ed aprì gli occhi leggermente.
Romano era davanti a lei e tentava di aprire le ante dell’armadio, ma Caterina preferì richiudere subito, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla piangere. Si accomodò come meglio poté nell’armadio lanciando via la camicia del fratello, più passava il tempo più sentiva un sentimento di rabbia e paura insinuarsi in lei. Sentì dei movimenti fuori e poi ci fu solo silenzio. Dopo alcuni secondi percepì un bisbiglio che si fece sempre più distinto fino a quando non percepì quelle parole, le stesse della ninna nanna che Romano aveva creato per lei e Veneziano. Così prese anche lei a cantare in silenzio cercando di tranquillizzarsi e di trovare il coraggio di uscire fuori. Socchiuse di poco l’anta , ma nel vedere Romano così indifeso accanto a lei si sentì stupida ed egoista. Saltò fuori, scivolando sul pavimento, e lo accolse fra le sue braccia senza dargli il tempo di vederla. 

-          Scusami… sono una sorella tremenda lo so.. ma almeno potresti avvisare quando hai paura non credi? Sei proprio come un puffo brontolone.. in più hai ancora i capelli fradici… hai una voce carina lo sai? Davvero dolce.. – gli scompigliò i capelli e si alzò per poter cercare qualcosa di asciutto con cui evitare il raffreddore del fratello. – vado un attimo a cercare qualcosa per asciugarti del tutto, torno subito.

Si alzò e si avviò e dovette sostenersi al muro per non cadere. I due gatti le passarono fra le gambe facendola inciampare a terra. Fortunatamente cadde di schiena quindi, benché il botto fosse stato epico, non si era sbucciata le ginocchia. Giocherellò con la torcia di Romano fino a trovare qualcosa di asciutto che a tatto indicò come un asciugamano nuovo. Se ne tornò quindi dal fratello e gli “cotonò” i capelli con dolcezza, tanto per non fargli male. Il temporale tuonò ancora e Caterina si aggrappò a Romano per non scappare via.

-          Sai penso che l’armadio sia il posto più sicuro attualmente. Ora è solo una mia idea chiaramente, ma io di nascondigli me ne intendo, non riuscivi mai a trovarmi da piccolo. – gli scompigliò i capelli ormai asciutti e gli scoccò un bacio sulla fronte. – scusami per prima davvero e grazie per aver.. cantato per me.. so che per te è difficile, ma so anche che per me faresti qualsiasi cosa. Forse persino mangiare dei crauti – scoppiò a ridere cercando di sdrammatizzare la situazione e il piccolo Toma apparve ancora una volta per poi rifugiarsi anche lui nell’armadio – vedi anche i gatti seguono il mio geniale schema ah ah. Forse è meglio andare a dormire, te che dici?

 
Romano Lovino Vargas 
Quando la canzone finì, si ritrovò la sorella tra le braccia, non si era nemmeno accorto che fosse uscita dal suo nascondiglio, la strinse leggermente.

-          Non è vero, sono io quello buono a nulla, non avrei dovuto comportarmi così – si lasciò scompigliare i capelli ed all’affermazione della sorella, arrossì furiosamente – G-grazie…

Sussurrò nell’ombra in modo appena percettibile, peccato che la sorella se ne era già andata a prendere qualcosa di asciutto da dargli, gli sfregò i capelli e parlò del ‘nascondiglio perfetto’

-          Già, sparivi e sbucavi di nuovo da chissà dove – arrossì dopo che la sorella gli diede il bacio – n-non preoccuparti – parlò di crauti e fece una smorfia di completo disgusto – penso che lo farei anche se dopo, mi precipiterei a buttare fuori tutto… sono fottutamente disgustosi quei cosi – ridacchiò e ripensò a ciò che aveva appena detto mentre osservavano Toma entrare nell’armadio, a quanto pare la sorella non ci fece caso “meglio così” pensò – credo che tu abbia ragione

Si alzò e si diresse verso la camera di sua sorella per prendere una cosa, tornò e mostrò a Caterina ciò che teneva in mano, era un pigiama da donna color verde-smeraldo

-          L’ho preso tempo fa – arrossì e guardò altrove – non sapevo s-se ti saresti mai… fermata q-qui e… per sicurezza…

Lo mise sul letto ed uscì nuovamente dalla stanza per permettere alla ragazza di cambiarsi, quando fu pronta tornò da lei ancora rosso e la guardò per qualche secondo

-          È della tua misura? Meno male, temevo fosse troppo grande, ho dovuto prendere come modello Veneziano, dovevi vederlo – ridacchiò al ricordo – sta quasi meglio a lui che a te!

Questa volta non riuscì a trattenersi e scoppiò in una sonora risata, ricordava ancora quando il fratello lo aveva indossato e gli aveva pure chiesto se gli donasse “Che scemo!” riuscì a smettere solo a causa di un forte tuono che lo fece saltare

-          Cazzo, questo era forte! – tornò serio e guardò la sorella, a quel punto si accorse che aveva fatto uno scatto in avanti e stretta tra le sue braccia, la lasciò subito e guardò altrove – S-scusa…

Sbucarono fuori Toma e Folia e saltarono sul letto con grande disappunto di Romano che cercò subito di scacciarli ma non si sa come, si ritrovò sdraiato sul letto e con i due gatti sopra di lui in una posa trionfante

-          Fottetevi, tutti e due! Tsk! – se li levò di dosso e parlò alla sorella con voce appena percettibile, sempre più rosso in viso ad ogni parola che pronunciava – Senti sorella… t-ti andrebbe di… d-dor…

Tacque, non riusciva proprio a dirlo, era talmente impacciato su queste cose che si faceva pena da solo “con le altre ragazze non è così difficile, cazzo!” si grattò la testa mentre si avvicinava alla sorella

-          Ti accompagno in camera


Le sorrise tristemente e porse il braccio, almeno l’avrebbe accompagnata nella sua stanza, questo gli bastava.
 
Caterina Florentia Vargas 
Romano fuggì via trascinandosi dietro tutto il suo peso, tornò dopo poco con un leggero sorriso sul volto tenendo in mano un abito verde smeraldo. Le spiegò che si trattava di un pigiama da donna e non poté fare a meno di sorridere ingenuamente alla sola idea che Romano avesse atteso il giorno in cui si sarebbe fermata a dormire da lui per la notte.

-          Tu l’hai preso.. per me? Davvero ? quindi… oh.. beh anche io ho degli abiti per te a casa ho sempre aspettato che tu mi venissi a trovare – sorrise imbarazzata e continuò ad ascoltare il fratello che sembrava persino più imbarazzato di lei.

Romano uscì nuovamente, giusto il tempo per lasciarla cambiare da sola. Si sfilò la felpa e i pantaloni , che lasciò ammonticchiati su una sedia e si infilò il pigiama. Era della sua misura, Romano era veramente incredibile in fatto di abiti. Aggiunse che Veneziano era stato il suo modello e a quel punto Caterina si tenne lo stomaco in preda ad una risata colossale. Il povero disgraziato di Veneziano con un pigiama da donna e per giunta di quel colore era una visione apocalittica per il suo cervello. Folia saltò sulla schiena per poi infilarsi nella felpa impregnata del suo odore, era una cosa normale per la gatta dormire nei suoi vestiti lasciando ammassi di pelo ovunque. Spostò lo sguardo verso la finestra e subito la stanza fu invasa dalla luce improvvisa di un lampo, quello avrebbe di certo fatto un bel botto. Si coprì le orecchie e prima ancora che il rimbombo del tuono la assordasse Romano l’aveva tirata a se nascondendola fra le sue braccia. Non ebbe il tempo di trattenersi in quella nicchia naturale che già il fratello si stava scusando per il suo comportamento.

-          Ohi , ma di cosa ti scusi? Maledizione era piacevole.. uf… - notò che Folia si era spostata dalla felpa al letto, di certo un luogo più piacevole per dormire. Subito dietro di lei Toma scodinzolava seguendo la sua nuova guida quasi fosse stato la sua marionetta. Romano aveva tentato, invano, di scacciarli via e si era ritrovato inspiegabilmente sul letto con i due animali seduti sul suo stomaco, quasi fosse stato il loro personale trono. – suvvia non essere così brutale con loro, vogliono solo dormire con noi ecco tutto.

Caterina ridacchiò sotto i baffi ed allungò una mano verso Romano per aiutarlo ad alzarsi. Le sue parole erano lievi, come un sospiro, ma riuscì a capire cosa stesse dicendo. Tuttavia sembrò titubare e cambiò subito discorso , le porse il braccio, ma Caterina si lasciò andare sul letto avvolta dalle code paffute dei due felini.

-          Eh no ciccino io non me ne vado, resto qui… dopotutto è questo quello che volevi chiedermi no? Se Veneziano può farlo perché non posso farlo io? Essere donna non mi ha mai impedito di fare niente, nemmeno difendere il mio fratellone da una massa di ubriachi molesti. Avanti non mi rompere i meloni e vieni a nanna, le pulci le mando via io.

Afferrò i due gatti e li pose delicatamente dentro la sua felpa. I due si attorcigliarono nel fili e si rannicchiarono dentro il cappuccio, ronfando.

-          Visto? C’è voluto poco!! Basta usare l’odore giusto, ecco tutto. Ora vieni a dormire con me ? neh? Pensavo… domani mattina preparerò la colazione e poi avremo le nostre serate… mi fa male la pancia a pensarci vedrai domani mattina sarò tesissima, lo sono già adesso e sto già facendo discorsi strampalati… aa cosa devo fare?? – nascose la faccia sotto un cuscino e cercò di far passare quello strano movimento di farfalle che si ritrovava nello stomaco – non voglio che succeda niente di male… e ho una brutta sensazione al riguardo, un po’ come se un bambino scoprisse che davvero si nasconde un mostro nell’armadio, che la sua paura è reale. Tempo fa ho visto un film c’era un ragazzo e la sua sorellina più piccola che finivano assieme ad altri in una scuola infestata. – Caterina si allungò su letto smascherando il viso dal cuscino. – in pratica dovevano scappare da un tizio mezzo zombie che voleva ucciderli tutti, una cosa tipicamente giapponese. Alla fine quattro riescono a fuggire , ma il fratello della bimba alla vista della ragazza amata torna indietro. A quel punto la sorella vede dietro di lui il killer e lo chiama, una, due al terzo urlo capisce di non poter fare niente – scese dal letto e con passetti sveltì eliminò la piccola distanza fra i due, appoggiò la testa contro il petto del fratello e socchiuse gli occhi. – a quel punto si lancia contro il fratello e lo protegge dal colpo mortale, anche se questo la uccide lei è felice. Quello che voglio dire è che non devi mai avere paura di niente, finché esisterò ti difenderò a qualunque costo. – gli occhi si fecero pesanti e Caterina si addormentò con la testa contro il petto di Romano e le gambe flosce che si ripiegarono su se stesse incapaci di sorreggere il peso – ma… tu… dovrai uccidere il mio msotro… ti prego..

 
Romano Lovino Vargas 
La risposta della sorella, lo sorprese un po’ e rimase lì ad osservarla mentre si stendeva sopra al letto,  gatti compresi, si mise a parlare

-          C-ciccio?! – arrossì lievemente e fissò la sorella – che cazzo c’entra quell’idiota di nostro fratello adesso? – si mise a parlare di quando lo difese dal gruppetto – veramente le hai prese pure tu… - arrossì ancora di più - va bene, per questa volta ti lascio dormire qui…

Dopo che Caterina aveva fatto sloggiare le bestiole, si spogliò rimanendo come sempre in boxer, si distese di fianco a lei e tirò su di loro le coperte, la ragazza si mise a parlare dei loro appuntamenti, ormai aveva rinunciato a cercare di ‘spiegarle’ che il vestito acquistato, lo aveva preso per capriccio e non per un appuntamento

-          Non devi aver paura, non succederà niente di mele… perché dovrebbe?

Saltò fuori un film dell’orrore giapponese e Romano, ci capì ben poco ma le parole che disse dopo, gli fecero spuntare un piccolo sorriso ed iniziò ad accarezzarle la testa mentre Caterina, scivolava lentamente nel ‘mondo dei sogni’

-          Farò tutto quello che serve per renderti felice sorella… - sussurrò pur sapendo che ormai si era addormentata – te lo giuro – le diede un piccolo bacio sulla fronte – buonanotte.

La strinse leggermente tra le sue braccia mentre chiudeva gli occhi, il temporale era ancora parecchio forte ma non gli importava più, ora era al sicuro al fianco della sua amata sorella, si addormentò canticchiando tra sé e sé la canzoncina per Caterina, era secoli che non la cantava più ma se la ricordava fino alla fine.
Sognò dei tempi in cui erano bambini, quando lui, Caterina e Veneziano avevano passato una settimana insieme in quella casa, aveva promesso di portarli al mare e venne svegliato bruscamente dalla sorellina

-          Romano? Svegliati Romano! – aprì gli occhi
-          Che caz-
-          Dai alzati, oggi dobbiamo andare al mare! – osservò Caterina che gli aveva preso la mano e lo tirava giù dal letto
-          Mare?
-          Si, non ti ricordi più fratello? Ce lo avevi promesso! Veeh~ - Veneziano si unì alla sorella e Romano ci pensò su… era vero, il giorno prima gli aveva promesso che sarebbero andati al mare tutti insieme
-          No non preoccupatevi, me lo ricordo benissimo – si alzò stancamente dal letto ed andò a cambiarsi
-          Muoviti!
-          Arrivo! Non rompermi le palle di prima mattina! – entrambi lo guardarono come se avesse detto una cosa orribile
-          Fratello, non si dicono quelle parole!
-          Veneziano ha ragione! – corsero giù dalle scale ridendo e scherzando
-          Tsk!

Non ebbe il tempo di raggiungerli che la situazione era completamente cambiata, ora era un’adolescente vestito elegantemente e tutto ricoperto di sangue, la scena davanti a lui era orribile ma non faceva altro che ridere divertito da tutta questa carneficina…

-          Questo è ciò che si merita chi non sta alle mie fottutissime regole!

Si girò dall’altra parte e cambiò di nuovo, ora era adulto e se ne stava tutto solo nel suo orto, fu raggiunto dalla sorella e da Prussia

-          Ciao Romano!
-          Hey Sud, che fai qui tutto solo? Vieni con noi!
-          Sto lavorando, non vedi fottuto coglione?
-          Come siamo acidi oggi… hehehe
-          Prussia ha ragione, muovi il culo e vieni con noi!
Improvvisamente, Caterina cadde a terra priva di sensi, Romano scattò immediatamente da lei e la prese tra le braccia
-          CATERINA! PRUSSIA AIUTAMI, TI PRE- non appena guardò l’altro si bloccò subito, stava scomparendo – NO! NON PROVARCI NEMMENO!
-          Mi dispiace Sud, a quanto pare la mia magnificenza è troppo grande per starsene in questo mondo, avrei preferito starmene qui ancora un po’ però… hehehe…
-          PROVA A SPARIRE E GIURO CHE… che… t-ti odierò a vita – si mise a piangere continuando a stringere la sorella
-          Sud non fare così, lo sapevamo tutti e due che sarebbe successo prima o poi!
-          N-non voglio che… t-tu sparisca – il prussiano si avvicinò al suo amante e gli mise una mano sulla spalla… Romano non riusciva nemmeno a sentirla
-          Pensa a tua sorella, ormai il mio tempo è finito e non possiamo farci nien-
-          NO! – il pianto divenne disperato
-          Italia Romano, smettila di fare il moccioso frignone, lo sai che lo odio!
-          …
-          Prima di sparire… per sempre, vorrei d…irti una cosa che non ti ho mai detto… - ormai si faceva fatica a vederlo ma Romano riuscì a fissarlo negli occhi – Ich… Liebe… Dich… – detto questo, sparì completamente
-          P-Prussia… - decise di non pensarci e concentrarsi sulla sorella, come diceva sempre l’albino: “Il passato non conta, è solo un mucchio di ricordi!” – resisti sorella, io… io… - si mise a correre, non aveva idea di dove andare ma continuò, avrebbe fatto tutto quello che poteva per salvarla ma ad un tratto, Caterina sparì, non come Prussia che sbiadì lentamente, lei se ne andò d’un colpo – SORELLA! – si fermò e cadde a terra con lo sguardo perso nel vuoto ed urlò con tutta l’aria che aveva in corpo.

Si svegliò di soprassalto e si guardò intorno, era mattina, il temporale era passato ed i due gatti lo guardavano preoccupati, si coprì gli occhi con una mano

-          Un sogno… solo un fottutissimo sogno!


Voleva assolutamente sentire i due il prima possibile ma prima, si sarebbe dovuto calmare.

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Capitolo 20
*** Ti farò una proposta che non potrai rifiutare ***


Caterina Florentia Vargas

Caterina prese sonno dopo poco, ma nell’arco di un’ora aveva già gli occhi spalancati davanti a quelli del gatto. Giocherellò con il pendaglio aiutando il gatto a rincorrerlo su e giù per il letto.  Si sgranchì le ossa mentre con la punta del dito seguiva i movimenti del felino, che gironzolava sotto e sopra le coperte. Spostò l’attenzione verso il temporale che ancora premeva con forza sulla finestra quasi avesse voluto fare irruzione nell’abitazione. Quando finalmente richiuse gli occhi , accucciata al petto di Romano, rivide un piccolo frammento ormai dimenticato del suo passato. La sua prima grande conquista: riportare a casa Matteo, conosciuti da tutti con nome di Lucca. Non era un tipo facile, sempre così preso dai suoi libri di stregoneria , mai una volta che avesse avuto del tempo da dedicarle. Il suo popolo si era ribellato a quello di Caterina e subito era scoppiata la guerra. In realtà non era mai riuscita a portarlo a casa definitivamente. Si domandò se quella sua ossessiva voglia di conquista fosse legata alla necessità di avere qualcuno in casa, persino Pisa sembrava andare bene all’epoca. Riaprendo gli occhi si sentì stringere con maggiore forza, Romano sembrava nel pieno di un incubo. Si alzò lentamente per non svegliarlo e lo coprì nuovamente. Scendendo le scale ripensò al suo sogno e rimuginando qua e là si domandò il perché di quello strano ricordo, di quel particolare ricordo. I gatti non la seguirono, ma se ne restarono accucciati assieme a Romano. Caterina dondolò , saltellando in modo composto per la stanza fino a raggiungere la cucina. Il frigo, come sempre, era stracolmo  quindi non le ci volle molto per trovare il latte, tantomeno il caffè. Nel preparare la macchinetta si bruciò , anche di poco, il dito contro il fornellino, ma non ci badò. Lasciò che il caffè salisse con calma mentre preparava tazze e fette biscottate. Erano solo le nove, ma era così agitata che era pronta a fare qualsiasi cosa per rilassarsi. Tornò in camera mentre Romano ancora dormiva muovendosi a scatti e si riprese i vestiti. Tornò in bagno e da lì uscita con una lieve fragranza di timo, un vecchio profumo che aveva comprato a Romano anni prima.  Si decise a preparare un’insalata per il pomeriggio tagliuzzando rape rosse e pomodori come fosse stata una pazza omicida. La maglia bianco si macchiò anche se di poco di rosso e anche se era vecchia Caterina se ne rammaricò, togliere la rapa era un gran bel problema. Sentì un rumore improvviso su di sopra , nella camera del fratello. Salì rapidamente i gradini ed aprì la porta trovandolo madido di sudore disteso sul letto. Quel sogno doveva essere stato terrificante per ridurlo così. I gatti attorno a lui lo fissavano preoccupati e quando la videro si dileguarono per la tromba delle scale. Qualcuno suonò alla porta e Caterina dette un ultimo sguardo a Romano , ancora confuso dal sogno, prima di svanire per andare ad aprire. Aprendo trovò Prussia con il suo solito sorriso ebete, la sua prima reazione fu quella di chiudere la porta , ma conoscendo la situazione non poteva permettersi un simile affronto verso il fratello. Il prussiano le sorrise ancora una volta prima di abbracciarla con forza. La faccia di Caterina si tinse di rosso, ma non fu lei a staccarsi quanto una terza mano che con forza la tirò via. Sollevando la testa Italia trovò Arthur con quella sua solita faccia spaventata che da giorni si portava dietro. Le prese la mano e la analizzò. Caterina sbuffò e gli tirò un pugno con forza sulla testa mentre Prussia sghignazzava ad alta voce.

-          Siete carini insieme
-          NON SIAMO CARINI!! – risposero in coro gli altri due
-          Si che lo siete..
-          Sta zitto tu, Italy perché non mi hai detto che ti eri ferita?
-          Eh?
-          La bruciatura..
-          Uno: come fai a saperlo? Due: come facevo a dirtelo, usavo dei segnali di fumo all’indiana considerato che non ho il cellulare?
-          Io il tuo numero me lo ricordo.. e poi abbiamo fatto quel legame… ricordi?
-          LEGAME? Ah ah mi chiedo come reagirà tuo fratello a questa
-          Sta zitto !!! – seguì l’ennesimo coro e poi Prussia si infilò in casa.

Arthur e Caterina fecero lo stesso, anche se in direzione cucina. L’ultima volta che quei quattro si erano ritrovati sotto lo stesso tetto Caterina stava svanendo. Arrivati in cucina l’inglese si accomodò su un panchetto e non smise nemmeno per un secondo di fissarla. Alla fine Caterina non resistette, gli chiuse gli occhi con un forte rossore sulle guance. Arthur sogghignò e poi le sorrise prima che Caterina riuscisse a trovare la forza per liberarlo. Quando vedeva gli occhi di Inghilterra si sentiva sempre strana, avevano quel qualcosa di inconfondibile, riuscivano a trascinarti in fitti boschi dall’odore di rugiada fino alle segrete dimenticate di castelli in rovina. La strinse per i polsi tirandola a se e Caterina si ritrovo seduta sull’inglese che sorrise cercando di nascondere il rossore. Cercò di scappare , ma la forza di un uomo contro quella di una donna non può vincere.

-          Perché hai paura?
-          Come?
-          Perché hai paura.. di essere baciata?
-          NON E’ PAURA
-          Allora cos’è?
-          ….
-          Parla….
-          Mi imbarazzo..
-          Forse la realtà è che non vuoi essere baciata da me
-          Ma perché devi sempre dire cose stupide? A me piacciono i tuoi baci!!
-          Davvero?
-          … - rendendosi conto di ciò che aveva appena detto Caterina divenne violacea per l’imbarazzo mentre Inghilterra continuava a restare rosso come un pomodoro.
-          Allora baciami.. adesso
-          Eeeeeek!!
-          Cosa c’è di male? Tu mi ami e io ti amo, quindi non dovresti essere imbarazzata
-          Parla il gambero
-          Tsk parla la prugna… - prima ancora che Inghilterra potesse aggiungere altro Caterina lo aveva già baciato premendo il viso contro quello dell’altro con tale forza indietreggiare.
-          Tsk… visto?
-          Ok… ora tocca a me
-          EEEEEK!!

Caterina saltò giù dalla sedia e scappò in salotto seguita subito da Inghilterra. Tentò di nascondersi dietro il divano , ma l’altro fu più veloce di lei. Le scompigliò i capelli divertito e alla vista della forma così curiosa e dolce del ciuffo di Caterina non poté resistere dall’intrecciare un dito attorno ad esso. Italia fece un salto e cercò di staccarlo.

-          È un ciuffo.. per Dio
-          È il mio ciuffo..
-          Di un po’… è normale che abbia questa forma?
-          Mm…
-          Ha la forma di un cuore…
-          E’ TUTTA colpa tua stupido inglese, ora lascialo andare ADESSO.

Questa volta fu Inghilterra a baciarla e Caterina non poté trattenersi dal sollevare di poco la gamba. Quando Arthur la lasciò andare, aveva quel suo tipico sorriso infantile ed uno strano guizzo negli occhi. Cercò di sembrare tranquilla ed appoggiò la testa contro Arthur per poi abbracciarlo. L’altro barcollò e tremò di poco prima di stringerla a se. Quel tizio riusciva a baciarla ovunque, ma tremava comunque, che imbranato.

-          A… stupido inglese…
-          Mm.. che c’è?
-          Ti amo… però è un segreto capito? Io pensavo di non crederci a queste cose… ma a questo punto lo devo fare… perché… uffa… te lo dico un’altra volta… anzi te lo dico stasera!
-          Perché non anticipiamo ad ora comprendendo anche la sera?
-          …. Ehm… non saprei..
-          Devo chiedere il consenso di tuo fratello?
-          Yep..
-          Ok vada per Romano.. vado da lui..

 
Romano Lovino Vargas 
Sentì che qualcuno si era seduto accanto a lui, era sicuro che non si trattasse di sua sorella, non si disturbò nemmeno ad aprire gli occhi per vedere chi fosse

-          Hey tutto a posto? – quella voce, anche se era un sussurro, la riconobbe immediatamente, aprì gli occhi e lo fissò per qualche secondo
-          P-Prussia… - si sedette e lo abbracciò, fu imbarazzante ma ne aveva bisogno
-          Un altro incubo? – lo strinse a sé – cavolo Sud, lo sai che non devi avere paura di queste cose, io non me ne vado! Hehehe
-          Come cazzo fai a saperlo, potresti sparire da un momento all’altro!
-          Beh per ora sono ancora qui, ti basta sapere che non ho intenzione di andarmene, dovrai sopportare la mia magnificenza ancora per parecchi secoli! Hahaha!
-          Coglione…
-          Bene – si alzò dal letto – a giudicare da ciò che vedo e tra parentesi, mi piace molto – ridacchiò mentre guardava l’italiano coprirsi e lanciargli uno sguardo omicida – non hai ancora fatto colazione, giusto?
-          No, mi sono svegliato da poco…
-          Allora andiamo, non ho mangiato nemmeno io
-          Che scroccone bastardo! – sospirò e si vestì con le prime cose che trovò, non voleva stare troppo tempo mezzo nudo con un pervertito simile in camera, non era molto sensato vista la loro relazione ma non poteva farci niente, non si fidava molto infatti appena si girò, il prussiano gli diede una pacca sul sedere facendo anche dei commentino di apprezzamento – Tsk!
-          Kesesese! Muoviti su, ho fame!
-          Io non prendo ordini da un bastardo come te! – si girò a guardarlo e se lo ritrovò davanti a pochi centimetri di distanza – c-che vuoi f-fare?
-          Darti il mio magnifico bacio del buongiorno! – detto questo, si chinò su Romano prendendolo per i fianchi e lo baciò, Romano in tutta risposta, lo prese per i capelli e se lo avvicinò di più, si staccarono e Prussia mostrava il suo solito sorrisetto trionfante – Guten Morgen
-          B-buongiorno…
-          Ti ho mai detto che il tuo ciuffetto è fantastico? Kesesese! – glielo sfiorò con un dito
-          T-taci bastardo! – rispose con un pugno
-          Va bene, andiamo? – gli porse la mano, non gli piacevano queste cose ma sapeva che all’italiano faceva piacere un po’ di contatto
-          Tsk! – arrossì ancora di più e gli prese la mano senza nemmeno guardarlo.

Si diressero verso il piano terra, a metà strada però incontrarono Inghilterra che stava salendo le scale, Romano lasciò andare subito la mano di Prussia ed andò sulla difensiva

-          Che cazzo ci fai a casa mia, fottuto damerino beone?! Vattene dal mio territorio!
-          Sud sta calmo, non siamo mica più in guerra – ridacchiò
-          Ma lui – lo additò – è pur sempre Inghilterra! Non c’è da fidarsi!
-          Ti ho già detto di calmarti – gli prese la testa e se lo avvicinò per dargli un bacio sulla fronte
-          C-che cazzo stai facendo, b-bastardo?! – si allontanò di scatto dal prussiano
-          Ti do un bacio, adesso non posso nemmeno baciare il mio fantastico ragazzo? – gli venne un infarto
-          R-r-ragazzo?! Ma che diavolo-
-          Non fare scenate, tanto lo sa già devi rassegnarti – riprese a scendere le scale ridendo
-          A-anche lui?! – sospirò cercando di calmarsi – ma c’è stata una fuga internazionale di notizie? E che cazzo!
Fissò la schiena di Prussia che se ne andava e quando non fu più visibile, si rivolse all’inglese incrociando le braccia e guardandolo con aria di sufficienza
-          Allora, che cazzo vuoi da me? Non ti basta avermi fregato la sorella, damerino assatanato che non sei altro?
 
Caterina Florentia Vargas 
-          ARTHUR DOVE VAI??
 
Lo vide allontanarsi salendo per le scale, lo seguì con lo sguardo ed apparve Romano. I due si fissarono in cagnesco e poi il fratello cominciò con la sua solita ramanzina. Li rincorse e si posizionò accanto ad Arthur proprio davanti a Prussia.

-          Ohi voi due si può sapere che state facendo?
-          E lo chiedi a me? Tuo fratello  mi da dell’assatanato..
-          COSA?
-          Tranquilla Centro è solo preoccupato per te..
-          Perché dovrebbe? Non le voglio fare del male IO…. Dopotutto non sono Io quella che l’ha fatta mezza sparire
-          Arthur non esagerare..
-          ESAGERARE? Sono semplicemente realistico..
-          Bene allora smettila di esserlo, Romano è già scosso di suo non importa che ti ci metta anche te..
-          D’accordo ho esagerato.. ma lui deve chiedermi scusa ADESSO non tollero il suo atteggiamento io sono un gentleman
-          E in più è single dalla nascita kesesese
-          PRUSSIA!!!
-          Calmati Caterina non importa urlare stavo solo scherzando con il damerino..
-          Ok sto per arrabbiarmi e se mi arrabbio evoco qualcosa
-          Del tipo sentiamo? – domandò Prussia curioso.
-          Qualcosa di cattivo che odia i tipetti come il tuo fidanzatino..
-          Ehn… Arthur io sono identica a mio fratello finirebbe con l’uccidere pure me..
-          Ma ti sembra di essere come quel .. quel.. coso?
-          Non chiamare mio fratello coso..
-          Tsk..
-          Chiedi scusa..
-          NO
-          Ora…
-          NO
-          Ho detto.. ORA
-          AAAH! Ok , ma non fare quella faccia scusa Prussia
-          No devi scusarti con Romano..
-          Ahahahahha nemmeno se mi stacchi un braccio ha cominciato lui.

Gilbert le si avvicinò mentre Arthur e Romano si fronteggiavano a suon di battute acide e risolini tirati. Le scompigliò i capelli ancora crespi e le fece cenno di seguirla. In realtà non aveva una grande voglia di seguire il mangia crauti, ma restare con quei due non le sembrava la soluzione migliore.  Prussia si appoggiò al muro con quel suo fare da finto figo vero idiota e ridacchiò a bassa voce, come suo solito.

-          Ti andrebbe di assistere ad un incontro di box?
-          Parli di quei due?
-          Esatto kesese
-          Non so cosa fare con loro… non riesco più a spaventarli, possono solo litigare
-          Io opterei per un approccio pratico..
-          Mmm… del tipo?
-          Chiudiamoli in una stanza ..alla fine troveranno qualcosa che odiano in comune
-          Non è malvagia come idea sai?
-          Allora facciamolo…
-          Ok… ma come facciamo a buttarli in una stanza? Per te sarà facile, ma per me è impossibile battermi contro Arthur…
-          Prova ad attirarlo con un inganno… del tipo..
-          Qualcosa mi inventerò..
I due se ne tornarono nel corridoio nuovamente. Prussia fu il primo ad agire, sollevò Romano di peso e se lo trascinò via. Caterina si spostò verso Arthur e le fece cenno di seguirla, dopo soli due passi l’inglese si fermò, sospettoso.
-          Dove mi stai portando..
-          Mm… avevo voglia di darti un bacio, così volevo portarti nella mia stanza
-          La tua camera…
-          Si.
-          Quella dove dormi… e vivi?
-          Si..
-          Ovvio che vengo

Quando intravide Prussia, Arthur si bloccò, ma l’altro fu più veloce. Così l’inglse si ritrovò chiuso nella stessa stanza di Romano fumando dalla rabbia come un treno a vapore.

-          Caterina mi hai mentito… e mi vendicherò non appena uscirò di qui ricordalo!! E tu fratello maccherone che cos’hai da guardare?

 
Romano Lovino Vargas (Tomato) ed Arthur Kirkland (Eliot)
Sicuramente né Romano né Inghilterra, si sarebbero mai aspettati di trovarsi in una situazione del genere, i due se ne stavano lì a fissarsi con sguardi omicidi, Romano era seduto su di una sedia con le braccia incrociate e quando l’altro parlò, si alzò di scatto furioso.

-          Io guardo quel cazzo che mi pare e se provi a sfiorare mia sorella, ti riempio di piombo, chiaro?!
-          Tu non guardi cosa ti pare secondo tua sorella l'ho già sfiorata SVEGLIA e non mi sembra di avere nemmeno un po’ di piombo addosso
-          A parte che mi riferivo alla tua fottutissima vendetta che non voglio nemmeno sapere che cazzo è però… per il piombo, si può sempre rimediare – si avvicinò ad un comodino mettendoci sopra una mano e fissò l’inglese con sguardo di sfida
-          sto morendo di paura cos'hai lì dentro un pomodoro di piombo o una granata per farti esplodere da solo? Illuminami ti prego...
-          A te che diavolo sembra? – estrasse una pistola, l’aveva comprata da poco e non vedeva l’ora di usarla su qualcuno – avrei preferito tenerla per quell’asino di Spagna ma a quanto pare, c’è qualcuno che ha più fretta di lui – ridacchiò, ormai era entrato nella sua ‘modalità mafioso’ seppur molto contenuto
-          ah ah con quei proiettili potresti uccidere solo un imbecille come Spagna... ehi un momento tu odi Antonio? Non eravate grandi amici per la pelle, no perché io lo voglio vedere morto, sepolto e successivamente clonato ed ucciso ancora all'infinito
-          Tsk! Dopo quello che ha fatto a mia sorella, ti aspetti che lo perdoni? Ma sei scemo o cosa? E comunque, ci ha separati quando eravamo piccoli! – fissò un punto della stanza con uno sguardo triste, scosse leggermente la testa e si riprese – è un bastardo.
-          Francamente forse la colpa è anche tua sai? Dopotutto eri tu il fratello maggiore, dovevi restare in piedi per non farti spodestare. Comunque anche io lo odio ho come la netta sensazione che gli piaccia Caterina...
-          Come se non avessi mai provato a tornare da lei! – sospirò – sai che sei proprio scemo? Lui le si è confessato!
-          Beh evidentemente non è bastato no? Se fossi stato nei tuoi panni io avrei mosso mari e monti... EEEK! Che cosa hai detto - lo sollevò per il colletto furioso - dimmi che scherzi
-          Lasciami – disse calmo puntandogli la pistola alla testa – ti racconto tutto… è giusto che tu lo sappia…
-          Mi sembrerebbe il caso... e comunque non importa che mi punti quel ferrovecchio addosso - lo lasciò andare incrociando le braccia mentre scivolava su una sedia- bene racconta sono a tua disposizione.. tsk.. scusa non volevo sollevarti – Romano gli lanciò un’occhiataccia mentre si sistemava il colletto, si sedette anche lui e parlò
-          Le ha confessato il suo amore il giorno in cui siamo andati al ristorante, ricordi? Ci siamo incontrati – fece una smorfia di dissenso al ricordo – se fosse solo per quello, lo lascerei anche stare dato che l’ha rifiutato ma dopo… - aveva un’espressione infuriata – ha osato baciarla.
-          Certo che me lo ricordo... e come dimenticarsene il giorno dopo è scoppiato quel putiferio.. - quando Romano terminò il discorso Arthur sentì le gambe cedere. Si aggrappò alla sedia per poi alzarsi sentendo crescere la rabbia in lui - COSA DIAVOLO HA FATTO QUELLO? Come si è permesso di baciare la MIA Italia??
-          Si è permesso eccome! – lo scocciava un po’ il fatto che l’avesse chiamata Italia però lasciò correre… come sempre – se lei non lo avesse schiaffeggiato, sarei intervenuto io ma ora – fece un sorrisetto strano – ho tutto quello che mi serve per farlo sparire dalla cartina – fece una risata inquietante – sarà divertente… - era immerso nei suoi pensieri
-          Sai come fare a cancellarlo via in modo doloroso e lento? Allora voglio immediatamente esserne messo a conoscenza, insomma Caterina è mia e non ho intenzione di condividerla con nessuno. Quindi spiegami ah dimmi una cosa, gli ha fatto molto male al cretino ambulante?
-          Tsk! Io non prendo ordini da un damerino sopracciglione bastardo – guardò altrove gonfiando le guance
-          beh dovrai farlo perché per una volta abbiamo in comune lo stesso nemico quindi stringiamo un accordo – attirò subito la sua attenzione
-          Prima di tutto cambia tono, mi fa incazzare parecchio e mica puoi decidere tutto tu, visto che il piano è mio! – si girò a guardarlo - Che tipo di accordo?
-          Io... ok per favore potrei sapere il tuo piano considerato che voglio ammazzare quello che si è permesso di prendere ciò che è mio.. una cosa Romano, io amo tua sorella questo te lo devi ricordare capito? Comunque un semplice accordo anti Spagna.. poi lo annulleremo
-          Non saprei, di te certo non mi fido – ci pensò su – è vero che odio di più quel fottuto bastardo amante dei tori che un damerino inglese drogato di tè però… - lo fissò – definisci l’accordo e possiamo riparlarne
-          Un semplice accordo che prevede l'annientamento dello spagnolo, un foglio di carta straccia andrà più che bene. Se vedrai Antonio dovrai chiamarmi e noi lo sistemeremo assieme, viceversa se lo vedessi io. Se Caterina ricevesse chiamate o altre molestie da quell'individuo dovrai contattarmi e viceversa. La cosa continuerà fino a quando non desisterà.. ci stai?
-          Ancora non mi fido di te… è vero che l’hai preso a calci in culo molte volte – rifletté per qualche minuto “Lui è forte, potrebbe servirmi per quando si incazza ed io, conosco perfettamente il bastardo” fece un sorriso ‘cattivo’ – e va bene, facciamo questo accordo – si alzò e gli porse la mano
-          Perfetto non voglio intravedere mai pietà , ripeto mai in alcun caso dovrà esserci rammarico verso quel bastardo nei tuoi occhi.. lo voglio morto più di te, dopotutto stiamo combattendo per la donna che amiamo no? Ora spiegami il piano - sussurrò stringendogli la mano
Passarono il resto dell’ora a ridefinire i vari punti del piano di Romano che ora era di entrambi, riuscirono pure a scherzare un po’ sul povero spagnolo, per qualcuno la cosa era sospetta…
-          Senti Centro, quei due sono fin troppo silenziosi, il magnifico me non è molto tranquillo, anche perché Sud porta sempre con se una pistola oppure un pugnale, lo sai… - si alzò – io direi di andare a controllare, che ne dici?

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Capitolo 21
*** Magi magia di Doriggy ***


Caterina Florentia Vargas

Caterina strabuzzò gli occhi alle parole del prussiano e corse nella stanza. Non riusciva a crederci, quei due se ne stavano tranquilli a ridacchiare scherzando su qualcuno. Italia fece un passo avanti e alla vista della pistola svenne quasi. Corse verso Romano e si affrettò a coprire Arthur con il suo corpo.

-          Romano non osare fargli del male…
-          Centro.. non pensi che l’avrebbe già ammazzato se avesse voluto..
-          Uh… hai ragione crucco
-          Kesesese
-          Per me puoi anche restare qui.. sto comodo
-          AAAK!! Stai zitto caprone..
-          Non sono un caprone
-          ZITTO!
-          Si può sapere di cosa parlavate, Sud.. mi sembri strano..
-          Com’è che non vi siete uccisi? Arty parla.. ora…
-          Mmm? Niente…. Abbiamo trovato qualcosa in comune
-          Ovvero?
-          Te.. mi sembrava scontato…
-          E vi è servita un’ora per capirlo..
-          Siamo un po’ lenti..
-          Bah…
-          Comunque mi devo vendicare.. scusatemi un secondo.

Arthur si alzò e la sollevò di forza portandosela sulla spalla. Prussia rise a quella vista, mentre Inghilterra si avviava a lunghi passi fuori dalla stanza. Caterina scalciò aggrappandosi alla porta con forza tale da finire col chiuderla. L’inglese sghignazzò sotto di lei e percorse le scale rapidamente. Si fermò per lasciarla andare sul divano e Caterina cambiò completamente di colore, una prugna sarebbe stata meno violacea. Tirò un paio di calci a vuoto mentre Inghilterra continuava con quel suo sorrisetto sadico. Alla fine la punzecchiò sulla pancia e Caterina saltò improvvisamente, soffriva di solletico. Continuò così per un po’ tanto che Caterina piangeva già dalle risate e non riusciva più a fermarsi. Era una vendetta tutta sua, questo era certo. Per un secondo aveva pensato a ben altro. Arthur si accomodò sul divano tirandosi Caterina dietro così che appoggiasse la schiena contro il suo petto mentre se ne stava seduta sulle sue gambe.

-          Perché non mi hai detto che Antonio ti ha baciato?
-          Perché avresti reagito male
-          OVVIAMENTE
-          Visto?
-          Devo forse ricordarti che sei mia?
-          Smettila di dire queste cose imbarazzanti stupido idiota…
-          Tsk… dovresti trattarmi meglio..
-          No… col cavolo
-          Scusate!!!!!!
-          Chi urla così?
-          Oddio no…
-          Smettetela di fare qualsiasi cosa voi state facendo, ho gli occhi chiusi.. non vi sto guardando quindi..
-          Alfred.. – l’americano entrò nella stanza ad occhi chiusi, ma cosa stava pensando e da dove era entrato. Beh la porta era aperta dopo tutto no? – sono venuto per prendere un gioco di Giappone… te lo aveva prestato… credo..
-          Ehm… Alfred so che sei deficiente, ma riprenditi non stiamo facendo niente
-          Caterina ha ragione… è proprio un idiota
-          Non potrei definirlo che così Arty…
-          P..p….perchè mi trattate così?
-          Perché sei stupido America
-          Inghilterra so che sei arrabbiato con me per quella vecchia questione
-          Eh? E chi ci pensa più a quello
-          Lo so un eroe manca sempre
-          Arthur scusa , ma questo è scemo…
-          Si cara lo è…
-          Come lo mandiamo via… ha iniziato un monologo…
-          Tsk basta poco… voltati verso di me
-          Eh? – Arthur le prese la testa e la baciò delicatamente, Caterina si dimenticò completamente dell’americano e si lasciò andare, cosa che fece anche Inghilterra…
-          AAAAAAAAAAAAK!! Cosa state facendo.. io… oddio… cosa… AAAAK!!! Io vado addio…

 
Romano Lovino Vargas 
La porta si aprì improvvisamente, Romano si voltò verso i due e nascose subito il foglio che spiegava il piano, venne accusato dalla sorella solo perché aveva in mano la sua pistola “Roba da matti!”

-          Guarda che non volevo fare niente al tuo bello! Tsk!
Inghilterra prese in spalle Caterina e se ne andò in soggiorno mentre Romano, furioso cercava di fermarlo ma fu ostacolato
-          Che cazzo vuoi?!
-          Lasciali soli, non le farà del male e lo sai benissimo!
-          Tsk!
-          Allora, di che avete parlato?
-          Fatti i cazzi tuoi bastardo!
-          Va bene, non c’è bisogno di sembrare una ragazzina-
-          Zitto!
-          Sai come fare! Kesesese!
La faccia di Romano andò a fuoco in un lampo, si avvicinò al prussiano che fece la sua solita risatina e gli avvolse le braccia intorno alla vita
-          Guai a te se fai brutti scherzi, capito bastardo?
-          Sarò magnificamente immobile!

Gli mise le braccia attorno al collo e lo baciò, ovviamente Prussia non stette fermo, non capì come ma si ritrovò sdraiato sul proprio letto con il prussiano sopra di lui che gli baciava il collo

-          C-che cazzo fai?
-          Ti sto facendo le coccole, non vedi? – gli diede un morso
-          E queste ti sembrano coccole, fottuto bastardo?! – si interruppe per mettersi un dito sul mento e pensarci su, aveva del sangue alla bocca
-          Mmm… no hai ragione, questa è sottomissione! Kesesese!
-          Te la faccio vedere io la sottomissione, brutto coglione!

Iniziò una battaglia in cui venne coinvolto qualsiasi tipo di oggetto, non ne venne risparmiato nessuno e la stanza… meglio non descriverla…

-          Guarda che hai combinato alla mia stanza, cretino!
-          Ich? Guarda che sei stato tu a cominciare, il magnifico me si è solo difeso!
-          Se tu non mi avessi morso, non sarebbe successo!
-          Se tu non fossi così dannatamente sexy, non ti avrei morso!
-          Allora è colpa del fatto che sono fottutamente figo?
-          Ja
-          … - sospirò e scese dal letto
-          Dove scappi?! – lo prese e lo spinse di nuovo sul letto
-          Andavo dagli altri due, non voglio che stiano troppo da soli – Prussia gli tornò sopra e sospirò rumorosamente
-          Perché non li lasci da soli e non ti concentri su di noi? Hehehe
-          Perché non posso, è mia sorella e… e sono preoccupato, ecco! – arrossì dalla vergogna e guardò altrove
-          Sei così carino quando fai quella faccia… - gli leccò la guancia – davvero adorabile
-          Tsk!


Continuarono a stuzzicarsi a vicenda intanto che aspettavano l’orario di uscire e non vedevano l’ora che gli altri due se ne andassero da un’altra parte.
 
Caterina Florentia Vargas 
Dalla confusione del piano di sopra Inghilterra fece due più due e si immaginò che non volessero essere disturbati, Caterina accanto a lui sembrava inquieta, probabilmente tutto quel fracasso la stava mettendo su di giri. La tirò su con forza lasciandola urlare e strepitare, era ormai un’abitudine quella per lui.

-          Senti.. tuo fratello è impegnato..
-          EEE??
-          Fai due più due…
-          Ehm..
-          Prussia + Romano + confusione + stanza ….
-          A… ODDIO MI STA STUPRANDO IL FRATELLO
-          Poffarbacco sono fidanzati… quindi la cosa è consensuale non trovi?
-          Non mi fido di quello…
-          Bene io non mi fido del mondo quindi ora andiamo..
-          Dove scusa?
-          A casa mia…
-          Ehm..
-          Tranquilla solo io e te… niente Scozia, niente foto, niente draghi… saremo soli
-          SOLI????????
-          Io cammino tu resta ferma
-          Cosa? No! FERMO!!!

Inghilterra attraversò l’entrata ed uscì tranquillamente. Caterina si lamentò della mancanza del vestito e così fu costretto a rientrare per prenderlo, cercò di essere silenzioso così da non destare sospetti ne dare fastidio al suo nuovo alleato. Se ne tornò fuori trovando Caterina in attesa in mezzo al marciapiede. L’italiana sollevò di poco il viso per salutarlo e quello le strinse la mano trasportandola nell’arco di pochi secondi nel bel mezzo del salotto di casa Kirkland. Caterina accanto a lui sbarrò gli occhi, si trattava forse di magia? Probabile… Arthur lasciò andare il pacco a terra e la spinse contro il muro mentre Caterina diveniva nuovamente bordò. Per un attimo si sentì come un uccellino in gabbia o meglio come un coniglio incastrato nella tana consapevole che all’entrata lo aspetta la volpe. Il guizzo strano degli occhi di Arthur le fecero perdere un battito accelerando di molte le pulsazioni del suo cuore. L’inglese la baciò nuovamente per poi mordicchiarle in collo fino alla spalla.

-          CHE DIAVOLO FAI?
-          Sono affamato
-          EHHHH??
-          È colpa di quei due… in più sei … come dire… appetitosa…
-          EH??
-          Italy… non voglio farti male.. lo sai vero? – le sollevò il viso con un solo dito e Caterina distolse lo sguardo che Arthur ricercava accanitamente. Sapeva che non doveva apparire troppo fredda, dopotutto amava anche lei Arthur no? Prese un gran respiro e gli si lanciò contro provocando una inversione di ruoli. Gli strinse i polsi, anche se le ci volle molta forza, e lo baciò con forza. Era la prima volta che provava da sola a dare un bacio alla francese.

Si staccò lasciando un inglese frastornato e rosso come un pomodoro.

-          Com’era?
-          ….
-          A ok… ehm…
-          DOVE VAI?
-          Non lo so io..
-          Era perfetto.. davvero… una sensazione meravigliosa… ma non devi scappare via da me… ho bisogno di tenerti vicino.. sai…
-          A… capisco…
-          Senti è ancora tardi per l’appuntamento.. però che ne dici se faccio passare il tempo, solo un pizzico di magia… tu Sali su a vestirti ok?

Caterina se ne andò in camera a cambiarsi e quando uscì trovò accanto a lei Arthur in smoking. L’inglese la guardò ed arrossì violentemente alla vista dell’italiana.

-          Perché…
-          Cosa?
-          Perché sei così maledettamente sexy?
-          ARTHUR SMETTILA DI DIRE QUESTE COSE… comunque… stai bene anche tu…
-          Quello era ovvio..

Caterina si sentì tirare e voltandosi trovò un gatto bianco con macchie color crema sulla schiena. Quello la fissò e poi ringhiò per spaventarla. Arthur fece cenno al gatto di andarsene , ma quello si impose sulle scarpe di Caterina.

-          Mi odia?
-          È molto protettivo nei mie confronti..
-          Sarò geloso del suo padrone..
-          Tsk…
-          Ma di gelosa ci sono già io..
-          Sei gelosa di me?
-          CERTO
-          Bene allora siamo in due… a riprenditi il cellulare – le ridette il telefono che aveva rubato prima a Scozia. – sono riuscito a riprenderlo..
-          Uh.. grazie.. ma che ore sono?
-          Le  sette… perfetto no?
-          Come diavolo..
-          Magia…

 
Romano Lovino Vargas 
Arrivò l’ora di uscire, la giornata passò stranamente veloce tra una battaglia e l’altra ma Romano non era mai stato così rilassato come adesso, almeno non con qualcuno che non fosse un membro della sua famiglia, se ne stavano sdraiati sul letto ad abbracciarsi a vicenda, dandosi qualche bacio o morso ogni tanto… i morsi avevano la maggioranza…

-          Kesesese! – questo suono faceva preoccupare Romano ogni volta…
-          Che ti prende adesso?
-          Niente, stavo solo pensando…
-          Adesso pensi anche? Oh cazzo, è la fine del mondo!
-          Ha ha ha… comunque, il magnifico me ha appena avuto un’ideona! – continuò mentre si stringeva più vicino l’italiano
-          Come minimo sarà una cretinata, spara
-          Beh dato che ormai la nostra relazione non è più un segreto, stavo pensando che-
-          Pensavi male brutto coglione che non sei altro!
-          Ma perché no?
-          Ma sei deficiente?! Se ci scoprono dopo non avrei più il permesso di insultare la testa di patata!
-          Sud… - fissò l’altro negli occhi – è soltanto questo il motivo?
-          No! È… è imbarazzante ok? – si alzò e tutto rosso, si diresse verso l’armadio ed il prussiano sospirò, non gli piaceva tenere nascosta la cosa
-          Mi sono rotto di questa situazione… voglio dire a tutti del mio fantastico amante sexy! Hahaha! – Romano arrossì mentre iniziava a cambiarsi per l’appuntamento
-          C-comunque sia, n-non mi va di dirlo in g-giro
-          Va bene, aspetterò ancora un po’
-          Vuoi proprio farlo sapere? Non stiamo benissimo così?
-          È che ancora non vedo quale sia il problema! – sospirò di nuovo – lasciamo perdere… andiamo?

Uscirono di casa e salirono sull’auto di Prussia, partirono diretti verso il temutissimo ristorante crucco, Romano continuava a non esserne contento ma ormai non poteva fare altro che restarsene seduto a fissare la strada che lo avrebbe portato in quel luogo pieno di patate ambulanti “evviva…” Prussia ruppe il silenzio

-          Dopo avrei in mente di portarti in un posticino tranquillo, davvero è magnifico e scommetto tutte le bottiglie di birra che vuoi che ti piacerà! Kesesese!
-          Vedremo…
-          Come sei freddo, pensare che prima eri così-
-          Zitto e guida!
-          Hehehe…
-          Tsk!

La macchina si fermò e dopo aver parcheggiato, i due si ritrovarono davanti ad un ristorante dal nome impronunciabile, non era né troppo grande né troppo piccolo, Romano si guardò intorno e stranamente il design gli piaceva

-          Abbiamo fatto progressi in fatto di buon gusto? – il prussiano arrossì, era raro ma quando succedeva, si notava subito a causa della sua pelle chiara
-          Mi fa piacere che lo approvi…
-          Prussia, sei… imbarazzato? – “Questa è davvero la fine del mondo!” pensò subito mentre fissava il suo ragazzo
-          Nein!
-          Si invece – fece un piccolo sorrisetto, lo trovava davvero carino quando arrossiva in quel modo
-          Perché dovrei? Io sono magnifico, non mi imbarazzo mai! Hahaha… - ad un tratto, a Romano venne in mente che qualche mese fa Prussia stava lavorando ad un progetto, doveva essere quel ristorante…
-          Certo, comunque è bello per essere crucco – gli diede un bacio sulla guancia – entriamo? Mi è venuta un’insana voglia di provare qualcosa, farò una cazzo di morte da avvelenamento ma chi se ne fotte!

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Capitolo 22
*** beißen e bite ***


Caterina Florentia Vargas
Erano passate ore, fuori era già buio, però non aveva voglia di uscire. Scendendo per le scale notò una luce leggera filtrare dal salotto vi entrò e trovò una tavola imbandita con tanto di candele profumate. Si voltò verso Arthur e quella la spinse leggermente dalla schiena, verso la sedia. Spostò quest’ultima e la fece accomodare. Le sorrise dolcemente mentre le accarezzava il volto e poi si accomodò anche lui dalla parte opposta. Davanti a lei stava un piatto coperto e così lo sollevò, ecco quindi apparire qualcosa di indefinibile simile a degli spaghetti carbonizzati, la sola vista le dette il voltastomaco. Tentò di inforcarla e di assaggiarla, ma non riuscì a resistere, sorrise con forza all’inglese che a sua volta apparì allegro, quasi raggiante.

-          Scommetto che sono più buoni dei tuoi spaghetti..
-          A…e…m…
-          Dimmi..
-          Deliziosi, ma oggi ho mangiato troppo a casa… devo.. andare in bagno
-          COME?
-          Scusa.. – scappò in bagno con un forte mal di stomaco serrando la porta.  Arthur le corse dietro e si attaccò alla porta in attesa, sperava che non fosse stata la sua cena a ridurla così..  quando uscì Caterina era frastornata, ma almeno non aveva vomitato..
-          Stai bene?
-          Si… ho mangiato troppo da Romano.. ieri..
-          Ma non avevi mangiato oggi?
-          Si a colazione, ed anche ieri a cena
-          A… capisco.. mi spiace..
-          Tranquillo… passeremo il tempo in un altro modo
-          Mm.. ma io sono ancora affamato
-          Eh?

Per l’ennesima volta Arthur la baciò con voracità sollevandola di peso fino a farla ricadere sul divano. Quando Caterina riaprì gli occhi si ritrovò l’inglese sopra di lei tutto perso in uno di quei suoi strani sguardi. Si irrigidì e quando lo vide riavvicinarsi curvò la testa così da fargli perdere il bersaglio. Arthur però non si perse d’animo, cambiò semplicemente soggetto. Le baciò il collo alternando dei piccoli morsi fino a bloccarsi su un singolo punto. Il fiatò di Caterina si bloccò e fu costretta a girarsi del tutto per impedire all’altro di divorarle il collo. Cercò di sollevarsi di poco, ma fu respinta e ricacciata sul divano, l’altro le sorrise in modo beffardo e fece scivolare la mano dietro la schiena della ragazza fino a raggiungere la cerniera che fece scendere lentamente. Italia avvampò di colpò ed ancora una volta le mancò il respiro. La cosa imbarazzante era che la situazione non le dispiaceva anzi, per non parlare del fatto che i suoi timidi tentativi di opporsi sembravano accendere maggiormente l’inglese. Incrociando ancora una volta lo sguardo di Arthur, le parve di notare un lieve rossore e la cosa la fece sorridere. Si allungò rapidamente verso di lui e lo baciò a sua volta, cercando di farle capire che stava bene.

-          Ohi.. quando hai finito di massacrarle il collo passa ad altro.. mica sei un vampiro, almeno che io sappia non lo sei..
-          Sco…
-          Bro..
-          Salve ragazzi sono tornato prima a casa ed indovinate cosa trovo? Il set di un film porno proprio a casa mia…
-          SHUT UP!
-          Eh eh perché devo stare zitto… Italia versione uke è adorabile..
-          Uke?
-          Non sai cosa significa? Me lo ha spiegato Giappone, in pratica è il come dire… succube
-          ZITTO
-          SHUT UP
-          Voi aggiungere una cosetta… prima di tutto io sono il dominatore di tutto il mondo questo in tutti sensi possibili, secondo.. non c’è due senza tre
-          VATTENE VIA ORA..
-          Quanto siamo cattive, lo sai mi piacciono le ragazze violente
-          Se ti lanciò contro il divano ti basta?
-          Tsk.. riferirò a Prussia l’accaduto…

Scozia si allontanò ed Arthur si sedette in modo composto sul divano, pensieroso. Caterina gli si sedette accanto e gli strinse la mano delicatamente mentre l’inglese si dipingeva di rosso.

-          Mi spiace..
-          Di cosa ?
-          Per come mi sono comportato…
-          A me … ehm.. è piaciuto … davvero..
-          SUL SERIO?
-          Si… ero imbarazzata ecco tutto..
-          In più.. c’era Scozia.. non so come abbia fatto.. davvero
-          Tranquillo Arthur..
-          Sei speciale lo sai vero?
-          O certo sono perfetta IO
-          o cavolo..
-          eh?
-          Il tuo collo…
-          Cosa?
-          C’è… ehm… un segno
-          Segno?
-          Si chiama succhiotto te lo spiego io Center, che questo è deficiente… succhiotto è un segno rosso che fa trasformare i fratelli premurosi in tori incazzati … è carino però… e bravo il mio fratellino
-          EEEEK
-          EEEK….. oddio… Romano mi ucciderà…

 
Romano Lovino Vargas 
La cena per Romano fu una cosa estremamente imbarazzante, non capiva niente di ciò che c’era scritto sul menù e Prussia, continuando a ridacchiare, di certo non aiutava molto

-          Vuoi dirmi che cazzo c’è scritto, maledizione?!
-          Calmati Sud, so già cosa ordinare! – Romano osservò l’altro con sospetto
-          Cosa?
-          Bier und Würstchenmit vielKartoffeln! – scoppiò a ridere di gusto e l’italiano si spazientì
-          Che diavolo hai detto? Smettila di ridere come un coglione e rispondi!
-          Nein!
-          Si! – sbatté i pugni sul tavolo mentre l’altro sghignazzava
-          Nein~ - lo tirò per la cravatta e gli diede un bacio, Romano divenne rosso come un pomodoro e si risedette al suo posto coprendosi la faccia con una mano dopo che l’altro, ebbe rilasciato la sua cravatta
-          Tsk! – arrivarono i piatti e Romano si ritrovò davanti una birra, delle salsicce e delle patate, guardò il tutto con disgusto – io dovrei mangiare questa roba? – sentì un suono provenire da Prussia e lo guardò malissimo
-          Scusa ma non ho resistito – mise via il cellulare – avevi un’espressione fantastica! Hahaha!
-          Bastardo…
-          Ja?
-          Fottiti! – si mise a mangiare, il cibo non era male anzi, gli piaceva ma non lo avrebbe di certo detto ad anima viva!
-          Allora? Com’è?
-          Come credi che sia secondo te? – gli lanciò un’occhiataccia
-          Magnifico! – rispose subito facendo un sorriso trionfante
-          Tsk! – continuò a mangiare
-          Kesesese!

Finirono la loro cena ed andarono in un parchetto, era deserto proprio come piaceva a Romano, si sedettero su una panchina e rimasero lì

-          Tu che ne pensi di quei due? – chiese Romano un po’ esitante
-          Intendi Centro ed Inghilterra?
-          Si
-          Secondo me non stanno poi così male insieme – il prussiano scosse le spalle guardando altrove mentre l’italiano, fece un’espressione preoccupata
-          Non mi fido di quel damerino bastardo -  Romano sentì prendersi il viso e si ritrovò il viso di Prussia a pochi centimetri di distanza, lo stava fissando intensamente negli occhi
-          Tu non ti fidi mai di nessuno – si baciarono e dopo aver interrotto il bacio, l’italiano rispose tutto rosso in volto
-          D-di… - sospirò – di te mi fido…
-          Awww Sud così mi fai arrossire! Hahaha! – si prese un bel scappellotto da Romano
-          Io ero serio, bastardo! Tsk!
-          Lo so – lo baciò nuovamente – e la cosa è reciproca Liebe~

Passò un po’ di tempo poi decisero di andare a casa dell’italiano perché da Prussia, c’erano Germania e Veneziano che si stavano… intrattenendo a vicenda.
Arrivati a casa, Romano fece restare fuori Prussia per fare un’ispezione, non voleva che sua sorella vedesse che si portava a casa il ragazzo anche se ormai, era ovvio.

-          Ok, entra pure non c’è nessuno
-          Veramente sono dietro di te
-          AAK! – fece un piccolo salto e si voltò di scatto per vedere il prussiano che se la rideva come un matto – bastardo!
-          Già molti mi chiamano così! Hahaha!

Salirono in camera di Romano e ripresero da dove avevano interrotto quel pomeriggio.
 
Caterina Florentia Vargas 
Arthur la fissò intensamente mentre il rossore di entrambi aumentava col passare del tempo. Scozia rientrò seguito a ruotata da William e Patrick. Caterina si sentì morire , si coprì con forza il collo e nascose il viso nella mano libera. Arthur la sollevò nuovamente scappando rapidamente in camera da letto. L’italiana sbarrò gli occhi e l’inglese le fece cenno di stare tranquilla, non era il momento adatto, decisamente. La sua divisa militare se ne stava sul letto piegata e profumata , come al solito. Le propose di indossarla per avere qualcosa di comodo considerato che ormai la loro cena era stata rovinata. Arthur la lasciò andare, ma prima che potesse uscire Italia lo saluto con un bacio per poi spingerlo fuori chiudendo la porta. La divisa di Arthur le stava larga, soprattutto per le maniche ed il cavallo, ma cercò di arrangiarsi a modo suo. Quando scese Scozia, Galles e Irlanda se ne stavano seduti attorno ad un tavolo, al centro di esso se ne stava una grossa bottiglia ambrata di vetro. Arthur apparve dietro di lei e rimase un secondo a fissarla, la sollevò prendendola delicatamente per le ascelle e se la porta vicino al viso fino a sfiorarle il naso. Caterina non capiva cosa stesse facendo, ma alla fine se la caricò fra le braccia e la portò con se nella sala, dove già lo aspettavano i fratelli. Nathan fissò a sua volta l’italiana per alcuni secondi prima di ridere sguaiatamente. Arthur storse e le si avvicinò per sussurrarle qualcosa : “ spero che rimanga il tuo odore, almeno domani al meeting non potrò fare a meno di pensare a te”. Caterina arrossì nascondendosi dentro la camicia, fin troppo ampia per lei mentre Arthur le sorrideva dall’alto.

-          Devi smetterla di fare il pervertito Inghilterra..
-          Scozia… sei il fratello maggiore che mai qualcuno potrebbe desiderare..
-          Ma uno cosa deve pensare? La fai vestire con la tua divisa..
-          Parla quello che..  meglio non parlarne
-          Sei tu che sei rientrato a casa… se tu non lo avessi fatto non avresti beccato me e Cornovaglia nel bel mezzo dei nostri
-          BASTA…
-          Perché ti accendi così Arturino mio?
-          Ma fanculo….
-          Via parliamo con la piccola Caterina..
-          Non sono piccola..
-          Bevi con noi avanti
-          Non credo sia una buona idea cara…
-          Io reggo l’alcool cosa pensi Arthur?? Tsk..
-          Io farei a meno..
-          La ragazza insiste avanti Galles versa da bere a tutti..
-          Che.. cos’è..
-          Whisky cara…
-          A.. mai bevuto…

Al primo sorso Scozia la fissò divertito, così presa da quella prova, bevve tutto di un sorso. Arthur non bevve, ma la fissò sconvolto. Quando Caterina sollevò la testa era rossa in viso e rideva da sola. Scozia dall’altra parte preferì scolarsi tutta la bottiglia sotto lo sguardo sconvolto di Arthur. Quando l’inglese tornò su Caterina l vide sfilarsi la giacca militare con una strana espressione che lo spaventò. Si alzò per andarle incontro e quella prese a sganciarsi la camicia.

-          CATERINA!!
-          Fa… caldo…
-          NO NO FERMA – le strinse le mani mentre tentava di sbottonarsi e quella emise un urletto di dolore che fece ridere ancora una volta Nathan. Gli bastò tenerla ferma per pochi secondi per bloccarla del tutto. Italia sorrise malignamente e gli si lanciò addosso facendolo cadere a terra.
-          Ohi… Arthur…
-          D..d…dimmi
-          Mi trovi carina?
-          MA CHE DOMANDA E’??
-          RISPONDI uffi
-          Ti trovo… penso che tu sia… la ragazza più bella del mondo
-          Si però… però.. – gli prese la mano e la spinse contro il petto – GUARDI DI PIU’ IL SENO DI UCRAINA
-          MA NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO, MALEDIZIONE! – si staccò la mano e la prese con forza in collo.
-          Dove andate? Per una volta che Italia è divertente… dai lasciamela è così carina ah ah
-          SCOTLAND SHUT UP! Will ti prego portalo via

La tenne stretta e la portò in camera. Appena appoggiata sul letto l’italiana allungò le mani e lo spinse verso il basso. Aveva quei suoi occhi da bimba sperduta che lo tennero fermo a fissarla, restava sempre ammaliato da ogni sguardo della sua Italia. Le si sedette accanto , ma lei le fece cenno di distendersi. La bloccò un’ennesima volta fra le braccia.

-          Perché mi tieni ferma?
-          Non voglia che tu faccia niente di stupido ecco tutto…
-          Tipo…
-          Non lo so , ma stai ferma…
-          Mmmmm…
-          Caterina…
-          Eh?
-          Ti amo .. tanto..
-          Anche io
-          Fammi finire… spero che ti ricorderai di questo discorso..
-          Lo farò…
-          Non voglio.. che ti succeda più niente.. se Spagna ti toccasse di nuovo devi dirmelo
-          Ok… tanto baci meglio te.. lui è troppo volgare
-          A… beh… gli ubriachi dicono solo la verità
-          Già.. Romano ti ucciderà per quel segnetto
-          Ecco appunto..
-          Però io non lo permetterò perché ti amo taaanto vedi , ma proprio tanto..
-          Italia..
-          Oh?
-          Dormi….
-          Voglio il bacio della buonanotte
-          Va bene
-          E devi dormire con me…
-          A..a..d..d.f… ok..
Si strinse fra le braccia dell’inglese e gli sorrise ancora prima di farsi baciare.
-          Grazie
-          Grazie a te piccola italiana

 
Romano lovino Vargas 
Nel buio della stanza, si poteva vedere ben poco, la flebile luce della luna permetteva di vedere appena il rossore presente sui visi di entrambi
-          Hehehe, sei così carino quando arrossisci…
-          Z-zitto bastardo! – si sentirono dei rumori al piano inferiore
-          Sssh!
-          Eh?
-          Sento qualcosa… tu no? – il rumore si fece sempre più forte
-          Cazzo! È qualcuno che sta salendo le scale!
-          Scheiße
-          Non so che cazzo vuol dire ma concordo… - si spalancò la porta ed i due sbarrarono gli occhi, la loro situazione non era proprio delle migliori
-          So che sei sveglio, ho sentito la tua voce un attimo fa! Avanti, devo parlare con te! – accese la luce e si l’intruso ritrovò davanti i due che lo fissavano, Romano era nel panico mentre Prussia, non poteva essere più rilassato di così – AAAAAAAH! Oh Mami! – si coprì subito gli occhi facendo cadere la busta che aveva in mano - No he vistonada!Lo juro!

I due si allontanarono e si rivestirono velocemente intanto che lo spagnolo correva giù per le scale con gli occhi ancora coperti, a metà strada scivolò e fece il resto del tragitto di sedere e rimase lì, era più rosso di Romano quando gli si diceva che era carino…

-          Qué dolor! – fu raggiunto dagli altri due mentre si massaggiava il punto dolente
-          S-spagna...
-          Roma! N-non preoccuparti... m-me ne vado subito! – fece per alzarsi ma fu bloccato dall’albino
-          Aspetta!
-          D-davvero me ne vado, scusate se vi ho disturbati!
-          Spagna, aspetta – si voltarono entrambi verso Romano che tutto rosso, iniziò a parlare – a-anche noi dobbiamo dirti una... cosa anche se forse, l’hai già intuito...
Si sedettero tutti e tre al tavolo ed iniziarono il discorso di come si sono ritrovati a stare insieme e Spagna, una volta ripresosi dallo shock, ascoltò con attenzione sembrava molto felice per i due, fece anche qualche domanda alla quale risposero con un po’ di riluttanza ma allo spagnolo bastava
-          Qué hermoso! Sono davvero felice per voi! – era tornato raggiante
-          Danke freund! Kesesese!
-          Però se lo dici a qualcuno, specialmente al beone arrapato, ti ammazzo!
-          Secondo te lui – indicò lo spagnolo - riesce a mantenere un segreto?
-          Hey! – fece una faccia offesa e Romano sospirò
-          Hai ragione…
-          Anche tu Roma?!
-          Che cazzo volevi?
-          Oh si, volevo farti vedere il regalino che avevo preso a tua sorella!
-          A mia sorella? – scattò in piedi
-          È solo un piccolo pensierino per ricordarle il mio ardore per lei!
-          … Scusatemi un momento… - se ne andò sul retro e compose il numero dell’inglese che non rispose – Tsk! Mai fidarsi di quei fottuti damerini!


Decise di scrivergli un messaggio, almeno l’avrebbe avvertito del regalo “Senti damerino, se abbiamo deciso di contattarci quando l’asino spagnolo arriva da uno dei due, vedi di rispondere a quel tuo cellulare del cazzo! Il bastardo è qui e me ne sto occupando io, sappi però che ha un regalo per mia sorella e se lo conosco bene, cosa fottutamente ovvia, intende ripeterle la proposta quindi, vedi di stare attento! E fammi un favore, fottiti!” doveva pur insultarlo un po’ no? Altrimenti sembrava che parteggiasse per lui! Una volta inviato il messaggio, tornò dai due che intanto si erano messi a parlare di quanto fosse carino da piccolo e le cose quanto ci assomigliasse ancora nel carattere… Romano non la prese affatto bene.

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Capitolo 23
*** Follia italiana ***


Caterina Florentia Vargas
Caterina se ne stava arrotolata contro di lui, l’alcool non avrebbe fatto effetto per molto. Arthur però non riusciva a dormire, teneva la mano conficcata contro la fronte mentre con l’altra abbracciava l’italiana. Il problema di essere stato interrotto da Scozia era che ancora il suo desiderio non era stato placato. Italia borbottò il suo nome nel sonno e non poté fare a meno di tirarla a se. A quel punto sentì il telefono vibrare e scivolò rapidamente sul letto per leggere il contenuto del messaggio, era di Romano. Spagna… un regalo… Caterina. Inghilterra saltò in piedi e si caricò Caterina sulle spalle borbottando qualcosa come un “quell’asino avrà tante di quelle mazzate in quella pelosa capoccia che non avrà più una testa”. Scozia al piano di sotto lo fissò mentre rantolava sul tavolo mezzo morto seduto da Will con tanto di draghetto. Uscì dalla casa per entrare in macchina. Caterina, appoggiata delicatamente sul seggiolino, se ne stava in posizione fetale rannicchiata contro il suo braccio. Perché doveva essere così adorabile? Si domandò mentre metteva in moto la macchina. Quando vide la macchina di Romano rallentò e parcheggiò entrò subito in casa quasi correndo e alla vista di Spagna il suo sguardo si fece feroce. Caterina era rimasta in macchina, dopotutto era ancora un po’.. alticcia. Sollevò con forza lo spagnolo per il colletto della camicia e quello lo guardò con fare di sfida.

-          Che vuoi inglese?
-          Cosa voglio… preferisci l’elenco completo o quello ridotto?
-          Ridotto, non ho molto tempo, devo andare da Caterina..
-          Bene riassumendo voglio picchiarti, torturarti, smembrarti , bruciarti, decapitarti ed infine clonarti per ricominciare.
-          Che piano carino..
-          O non puoi capire quanto sarà divertente per me iniziare
-          Sembra di essere tornati ai vecchi tempi
-          Sto proteggendo qualcosa di molto più prezioso di un banale tesoro
-          E io sto conquistando qualcosa di più brillante di qualsiasi gemma
-          Stai? Ma fammi il favore stupido bastardo.
-          A-R-T-H-U-R!
-          Oddio… no… Caterina torna in macchina
-          Piccola Italia
-          NON E’ LA TUA PICCOLA ITALIA!!

Caterina era riuscita ad uscire dalla macchina e se ne stava all’entrata stringendosi nella giacca militare di Arthur. Quest’ultimo le venne incontro ed Italia sorrise allungando le braccia e saltellando verso di lui. Continuava ad essere troppo carina per i gusti di Arthur ed anche quelli di Spagna a giudicare da come la stava guardando. Inghilterra continuò a tenere Caterina portandole i piedi sui suoi così da poter camminare trascinandosela dietro senza troppa fatica. Si avvicinò alla borsa, ne estrasse un mattone, che portava sempre dietro e lo tirò in faccia alla spagnolo. Spagna schivò il colpo che però si piazzò sul suo piede e saltellò per il dolore. Prima il sedere ed ora pure il piede. Arthur sorrise in modo beffardo e Caterina gonfiò le guance furiosa con l’inglese. Scese dai suoi piedi e si piazzò davanti allo spagnolo che sorrise avvolgendosi di una luce propria, la cosa sembrava quasi impossibile…

-          Che vuoi?
-          Beh non c’è da domandarlo.. mi sembra ovvio..
-          Spain … se la risposta è ciò che penso ti ucciderò..
-          Quindi cos’è??
-          Semplice piccola Italia , te - detto questo la avvolse in un abbraccio che fece scattare qualcosa dentro Arthur
-          Hai… due secondi.. per lasciarla… poi ti stacco le mani e ci faccio un polpettone
-          Fusososo

Fece una piccola corsetta e tirò un pugno così forte ad Antonio da farlo cadere a terra. Si tenne stretta Caterina e quella si appollaiò sulla sua schiena mezza ubriaca. Inghilterra estrae la sua bacchetta e con un semplice toccò trasformò il povero Spagna in un cane. Centro fissò il cucciolo e poi gli saltò addosso tenendoselo stretto al petto. Il cane scodinzolò ed Arthur dietro di lei fece scrocchiare entrambi i pugni prima di poggiarle delicatamente la mano sulla spalla.

-          Che cosa vuoooi?
-          Il cane.. posalo….
-          NOO! È carino… però non quanto te..

Gli poggiò una mano sulla guancia e poi si alzò sulle punte per baciarlo. Il cane morse il collo di Inghilterra ed Arthur lo lanciò a terra facendolo tornare al vecchio Spagna. Antonio cercò di interporsi fra i due, ma Arthur così preso da quel bacio gli tirò un pugno in piena faccia facendolo cadere nuovamente a terra.

-          Io amo Arthur io amo Arthur IO AMO ARTHUR… YEEEEP!
-          Caterina…
-          Dimmi?
-          Oh.. cosa le hai fatto stupido inglese?
-          Sta zitto ammasso di letame spagnolo
-          Tu…
-          A cuccia cagnolino… non è carino quel cane? – Caterina tentò di abbracciare lo spagnolo rivedendo in lui la figura del cagnolino , ma Arthur la bloccò prima.
-          Non è carino…. È pieno di pulci
-          Davvero???
-          No, no sono amabile BAU
-          Taci cane lebbroso..
-          Allora vado dal fratellone.. R-O-M-A-N-O
-          Kessesese è ubriaca..
-          Colpa del tuo amico, nonché mio fratello SCOZIA
-          Romano lo sai che sei bello, bello? E che ti amo tanto tanto e che.. e che… ti voglio riempire di baci!
-          Ah ah ah kesesese, io invece?
-          Tu devi solo morire… nelle pene dell’inferno…
-          Caterina.. torna qui ADESSO
-          Dai Arthur non urlare sei cattivo con me… - da Romano , Caterina si spostò ad Arthur camminando piano e con un sorrisetto malizioso che ad Antonio non piacque mentre ad Arthur piacque fin troppo. Lasciò cadere la giacca verde ed Inghilterra cercò di nascondere il sorrisetto ebete in cui si era cristallizzata la sua faccia. Quando la vide tentare di sganciarsi la camicia le si lanciò contro , di nuovo.
-          Fermati!!
-          Perché? Vuoi farlo tu?
-          NO NO FERMA E BASTA
-          Perché non mi vuoi spogliare??
-          COSA… IN UN ALTRO MOMENTO CATERINA!!
-          Uffi…  - gli si lanciò contro e Spagna accanto a loro si distese a terra accanto ad Arthur per controllare Caterina da vicino..
-          Spain… sta fermo e non provare a toccarla.. capito?
-          Ti amo Arty…
-          I love you
-          Te amo
-          SPAGNOLO ASPETTA CHE SI ADDORMENTI POI TI PICCHIO, MA TE NE DO TANTE

 
Romano Lovino Vargas 
Quando l’inglese entrò in casa sua, Romano era a dietro a sbraitare contro i due che se la ridevano di gusto quindi, non gli dispiacque il fatto che se la prese con lo spagnolo, li sedette di fianco a Prussia per godersi la scena ma entrò in casa anche Caterina, era ubriaca.

-          Sorella?!

Sussurrò spalancando gli occhi, aveva pure addosso la divisa militare del damerino, “Perché cazzo ha i suoi vestiti, maledizione?!” si sentì una mano sulla spalla e si voltò a guardare il prussiano che sorrideva

-          Che vuoi?
-          Solo assicurarmi che tu non faccia niente, è troppo divertente la scena!
-          Ma ha addosso i SUOI vestiti!
-          Ricordi la scenata che hai fatto con Nord per lo stesso identico motivo? Ecco, evita di rifarla!
-          Tsk!
-          Non che non fossi carino, anzi però non mi va di portarti via di peso, non saprei dove andare.
-          Vaffanculo!
-          Ti devo rispondere? – ridacchiò
-          … Cretino…

La loro piccola conversazione, fu interrotta da un piccolo bagliore di luce, si voltarono entrambi e videro Caterina che si stringeva un cagnolino ed Inghilterra che le diceva di lasciarlo, poco dopo ce ne fu un altro ed il cane divenne Spagna

-          Ma che cazzo sta succede- fu interrotto dalla confessione di sua sorella – ci mancava solo questa!
-          Dai Sud non è poi così male! Hahaha! – l’arrabbiatura per essere stato interrotto era sparita completamente
-          Tu qui sei l’unico che si sta divertendo, te ne rendi conto?
-          La mia magnificenza mi permette di avere divertimento anche in casi come questi, lo ammetto si.
-          Che coglione…
-          Kesesese!
Ad un tratto, si sentì chiamare dalla sorella, non fece nemmeno in tempo a rispondere che se la ritrovò in braccio, gli avvolse le braccia intorno al collo e lo guardò fisso negli occhi.
-          Caterina? – arrossì leggermente ma ricambiò l’abbraccio, ci fu un commentino d’apprezzamento provenire dallo spagnolo e si scoprì che la causa dello stato della ragazza, era Scozia “E ti pareva!”
-          Awwww! Qué lindo! – Caterina iniziò a riempire di baci Romano ed insultare Prussia
-          Basta, smettila subito! – il rossore di Romano aumentava sempre di più – sorella!
Al richiamo del damerino, tornò da lui, ci fu uno scambio multi linguistico di parole d’amore poi, alla fine Romano esplose, non ne poteva più.
-          ADESSO BASTA! – si alzò di scatto dalla sedia facendola cadere – MI AVETE ROTTO LE PALLE TUTTI QUANTI! TU – indicò lo spagnolo – SPARISCI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA CASA! – senza nemmeno farlo reagire, lo prese e lo buttò fuori senza troppe cerimonie – TU – questa volta all’inglese – IN CASA MIA NON SONO PERMESSE QUELLE COSE SATANNICHE, SE TI AZZARDI A FARNE ANCORA UNA, TI BUTTO FUORI A CALCI IN CULO! – si mise in spalla la sorella e si rivolse a Prussia – TU, SE QUANDO TORNO IN CAMERA MIA NON TI TROVO LÌ, GIURO CHE TI AMMAZZO, CAPITO BASTARDO?! – se ne andò su per le scale portando la sorella in camera per farla dormire.
-          Kesesese! Sai Inghilterra, praticamente ti ha dato il permesso di passare la notte qui! Hahaha!
-          Davvero?
-          Certo, basta che non agiti la tua bella bacchettina e non gli rivolgi la parola fino a domani mattina, del resto me ne occupo io, non preoccuparti
Detto questo, Prussia fece una sonora risata e si alzò per andare in camera da letto, di certo non avrebbe disubbidito al suo incazzatissimo Italiano.

 
Caterina Florentia Vargas 
Caterina piegò di poco la testa mentre Romano se la caricava sulla spalla e non reagì. Si lasciò scuotere un poco mentre il fratello urlava come un pazzo verso i tre e poi saltò giù senza troppe cerimonie. Fissò l’inglese intensamente e poi cadde a terra perdendo l’equilibrio. Arthur sbatté con forza la mano sulla fronte e la raccolse da terra, ma quella gli si agganciò al collo.

-          Io voglio dormire con Arthur!!
-          Caterina…
-          Ma prima dormivamo bene… anche se tu eri agitato… scattavi..
-          Senti devi dormire in camera tua..
-          Uh… cos’è quello.. UN REGALO PER ME!!! – fece Caterina indicando il pacchetto rosa.
-          NO QUELLO NON E’ NIENTE
-          Uffi.. però… voglio dormire con te..
-          Oddio… avanti fai la brava
-          NO NO NO sei cattivo
-          Mi spiace Romano…
-          Ok… allora mi vendico.. – Caterina sgusciò via ed afferrò la bacchetta puntandogliela contro. L’inglese cercò di fermarla , ma quella mosse lo strumento imbrigliando l’altro in una luce abbagliante. Quando quella scomparve

Arthur si ritrovò ringiovanito di qualche secolo e con tanto di abiti da pirata. La sua adolescenza era passata così, fra un saccheggio e l’altro. Quando vide Caterina le prese la mano e gliela baciò delicatamente mentre si toglieva il cappello per educazione.

-          Tsk… sera Regno delle due Sicilie, dall’ultimo saccheggio è passato un bel po’ ne? – terminata la frase Arthur si ritrovò quello di prima e Caterina sorrise saltellando sul posto – Caterina.. finirai col farti del male torna qui
-          Siete carini kesese – Prussia dalla rampa delle scale li fissava divertito
-          Non ridere imbecille.
-          Voglio cantare…
-          Caterina devi dormire..
-          Allora vieni con me
-          NON POSSO DORMIRE CON TE
-          T…t.u…t.u…. – l’italiana lo fissò e scoppia a piangere ed Inghilterra non poté che avvicinare le braccia alla ragazza tentando di abbracciarla. Fece un passo indietro strofinando con forza gli occhi pieni di lacrime ed Arthur si sentì triste e sconsolato, non sopportava di vederla così – perché?
-          Caterina.. stai tranquilla… capito?
-          Non mi ami!
-          Si che ti amo… però ora calmati che Romano ti porta a dormire ne?
-          NO… uff… fa caldo
-          Si ricomincia… Caterina NO!!
-          Ok… però ho fame..
-          Eh?? – Inghilterra non ebbe il tempo di reagire che Caterina si era portata sui piedi davanti a lui. Lo fissò e poi gli leccò le labbra. Arthur spalancò gli occhi e rimase immobile mentre Caterina continuava a stringerlo , abbracciandolo per il collo.
-          Ora siamo pari… tu mi mordi e mi spingi contro i muri… in più ora ho questo… - Caterina indicò il segno rosso sul collo e ridacchiò mentre si accucciava contro il petto dell’inglese. – sei morbido….
-          Si è addormentata… meno male.. mi spiace Nathan è un idiota le ha versato un bicchiere e ha iniziato a dare di matto.. mi spiace non voglio che Caterina si senta male o roba simile… tornatene dal prussiano la porto io a dormire..

Arthur se la caricò fra le braccia e la cullò dolcemente mentre entrava in camera dell’italiana. Era una camera spaziosa di color giallo senape. La poggiò sul letto coprendola con la giacca verde militare e le si accomodò accanto togliendosi le scarpe per potersi distendere. Poggiò la testa fra le braccia dell’altra e quella se lo strinse al petto lasciandolo sonnecchiare in pace. Il rumore di sassolini alla porta lo destò immediatamente ed affacciandosi vide Spagna tutto rosso di rabbia.

-          Dalle il mio regalo
-          Vai a fanculo..
-          Se devo farle una serenata lo farò
-          …
-          Che hai ? paura?
-          Sono sconvolto dalla tua demenza.. addio.. – lanciò un libro in testa allo spagnolo e chiuse la finestra con forza. Tornò nella stessa posizione e fece finta di non sentire le urla dello spagnolo. – che melodia…

 
Romano Lovino Vargas 
Entrato in camera, il prussiano era lì sdraiato sul letto che lo aspettava, come sempre aveva un sorrisetto che si allargò non appena l’italiano chiuse la porta. Dopo essersi tolto i vestiti, lo raggiunse

-          Quando parli con le persone, dovresti essere più chiaro sai? Quel poveretto non ha capito cosa intendevi hehehe! – disse mentre lo avvolgeva con le braccia
-          Perché? Se non capisce è un cretino, sono anche stato fin troppo buono con lui! – ricambiò l’abbraccio
-          Penso che avrebbe capito di più se gli avessi detto “Puoi dormire con mia sorella ma vedi di far sparire quella bacchetta” – cercò di imitare la sua voce – Hahaha!
-          Tsk! – gli diede un pizzicotto
-          Ahi! Questo non è per niente fantastico!
-          Sai che me ne frega! – si sentirono dei rumori – che cazzo è?

Si alzarono entrambi ed andarono alla finestra, Spagna era lì a cantare in spagnolo, Prussia scoppiò a ridere, per lui quella giornata era stata magnificamente divertente mentre Romano, ringhiò fissando male lo spagnolo ed aprì la finestra per urlargli dietro qualche imprecazione

-          Micorazón está lleno de pasión y ardor justo para ti mi Catherine!
-          Ma vuoi darci un taglio fottuto bastardo?! Vattene subito se non vuoi che venga lì e te le suoni!
-          Voy a lucharpara ganar, a pesar de que mi pequeña Roma no aprueba!
-          Adesso basta! – Corse giu dalle scale e fuori di casa, i due si trovarono l’uno di fronte all’altro solo che quello in boxer, aveva in mano una pistola
-          Ay!
-          Puoi dirlo forte bastardo... – le risate di Prussia si sentivano fino a lì – inizia a correre...
-          Despidió! – in una manciata di secondi, era già sparito
-          Tsk! – se ne tornò in camera sperando di poter finalmente dormire, ultimamente la sua casa era diventata un caos
-          È andato?
-          Si, non romperà più per un pò – venne accolto nuovamente tra le braccia del suo amante ceh gli diede un bacio sulla fronte
-          Ti ho mai detto che sei fantastico quando ti incazzi?
-          Quasi tutte le volte – ridacchiò e lo strinse a sé
-          Beh lo penso davvero!
-          Ok adesso dormiamo, sono fottutamente stanco, maledizione!
-          Hehehe come vuoi, mein sexy italienische!

Dopo qualche bacio e morso, si addormentarono profondamente.

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Capitolo 24
*** The end ***


Il giorno seguente Caterina si svegliò trovando Arthur aggrappato a lei come fosse stato un bambino. Scese dal letto con calma e si guardò allo specchio confusa, aveva la divisa di Arthur addosso e non si ricordava perché. All’improvviso si ricordo del whisky e delle solite cazzate di Scozia, doveva esserci andata pesante per non ricordarsi più niente se non qualche flash. Arthur sopra il letto borbottò qualcosa , ma lo lasciò perdere. Si sfilò la divisa e la lasciò piegata sul letto. Si aggirò nella stanza alla ricerca di qualcosa di comodo da portare per casa e quando lo ebbe trovato si vestì rapidamente. Il borbottio si trasformò in uno squittio e quando si voltò vide Arthur ad occhi spalancati rosso come un pomodoro. Caterina gonfiò le guance furiosa e lo lanciò fuori facendolo sbattere a terra. Quando uscì fuori , indossando un paio di calzoncini e una vecchia t-shirt di Romano, Arthur la fissò furioso a sua volta per il trattamento subito.
  • PORCO!!
  • Io? È colpa tua ti sei spogliata davanti a me
  • Stavi dormendo!
  • Avresti dovuto controllare!!
  • Tsk gli occhi ce li avevi aperti..
  • Perché dovevo tenerli chiusi secondo te? Cioè…
  • A… - Caterina scoppiò a ridere mentre l’inglese si imbarazzava sempre di più mentre si mangiucchiava il pollice. – sei carino quando ti imbarazzi o ti arrabbi… scusa se ho riso… stavo scherzando dai, è come se mi avesti visto in costume dopo tutto..
  • Un costume di pizzo nero…
  • Hai pure notato di cosa era fatto
  • No..cioè..e…
  • Ho fame
  • ODDIO
  • Che c’è?? Quello che mangia il collo della gente sei te , mica io…
  • L… lunga storia … lascia perdere…
  • Ok… come vuoi, adesso andiamo?
  • Si.. ovvio…. – Caterina finse di tossire un paio di volte ad alta voce ed Arthur la osservò confuso – che c’è?
  • Voglio il bacio del buongiorno… - le scoccò un leggero bacio sulle labbra e l’italiana sorrise, non poteva che incominciare in modo eccellente quella giornata. – ora sono felice… forse è meglio se ti vai a fare una doccia dopotutto hai dormito con questi vestiti… Romano ti darà un suo cambio
  • No… oggi c’è il meeting … vorrà dire che indosserò la divisa militare..
  • Ma… puzza di me
  • Odora di te… te l’ho detto ieri sera no? Con il tuo odore sopra potrò pensarti per tutto il giorno..
  • A….. è una cosa stupida e poi Francia..
  • La rana può dire ciò che vuole… vado a lavarmi…
Caterina osservò Arthur allontanarsi e fece altrettanto. La cucina di Romano le sembrò un labirinto da quanto era agitata. Saltellò nelle più svariate direzioni e quando finalmente riuscì a trovare delle uova iniziò a cucinare. Non sapeva cosa preparare al crucco così optò per qualche salsiccia ben cotta, tanto per rimanere in tema cruccolandia. Preparò la tavola, canticchiando a bassa voce come suo solito, fino a quando non vide Arthur osservarla di soppiatto. La sua prima reazione fu quella di stritolare la pentola, ma l’altro sbucò fuori rosso in viso e quindi si limitò a stringere il manico. L’inglese, già vestito ma con i capelli sgocciolanti, la aiutò, contro il suo volere, a preparare i piatti.
  • Sei brava..
  • Eh?
  • A cantare dico..
  • A…n…non è vero..
  • Si invece… un bambino sarebbe felicissimo di sentire una tua ninna nanna… cioè.. ehm..
  • M..m.. grazie
  • Co..comunque grazie per la colazione… ti andrebbe di uscire dopo? Tanto io e Romano dobbiamo andare al meeting..
  • Già… vorrà dire che io uscirò con qualcuno
  • CHI?
  • Non Spagna tranquillo..
  • Nemmeno Francia… diciamo pure nessun uomo ok??
  • Ma… sei geloso?
  • You don’t say!!
  • Tsk… - gli altri due rientrarono e si accomodarono in cucina tranquillamente. Caterina sorrise a Romano per poi lanciare uno sguardo acido a Prussia e cominciò- allora come vi siete conosciuti? Sono curiosa..
  • Che domanda è? Si conoscevano di già…
  • Intendevo dire da quando e come vi siete messi insieme…
  • Poi rispondiamo pure noi come minimo..
  • Se vuoi..
  • NO
 
 
Si svegliarono entrambi richiamati dal profumo proveniente dal piano terra, il primo fu Prussia che aspettò pazientemente l’italiano anche perché era sopra di lui e se l’avesse svegliato, sarebbe morto sicuramente. Per sua fortuna, Romano aveva dormito bene ed il suo risveglio fu tranquillo, questo voleva dire solo una cosa: coccole.
Romano aprì gli occhi e si ritrovò davanti la faccia del suo amato, si allungò e gli diede un bacio mentre se lo stringeva a sé
  • Buongiorno… - sbadigliò
  • ‘giorno, dormito bene?
  • Si, sei fottutamente comodo… - gli diede degli altri baci sul collo
  • Hehehe andiamo? – chiese dopo qualche minuto, non andava pazzo per queste cose ma una volta ogni tanto piaceva anche a lui essere trattato bene
  • Ok… - si alzò e si diresse barcollando al bagno intanto che l’altro si vestiva.
Quando furono tutti e due pronti, scesero le scale e si unirono agli altri due, a Romano sembrava quasi che stessero discutendo ma probabilmente, pensò, si trattava del fatto che fosse ancora un po’ intontito, Caterina gli sorrise e lui ricambiò mentre si sedeva al suo posto
  • Ma quello che prova tua sorella verso di me, è un odio irreversibile o posso sperare che un giorno non mi guardi più come se volesse ammazzarmi? – sussurrò Prussia all’italiano accanto a lui
  • No, ti vorrebbe morto.
  • Ma anche noi una volta, io ti vole-
  • Quella era “tensione sessuale” come la chiama l’arrapato, lei ti vuole proprio sotto terr- venne interrotto dalla sorella che gli chiese come si fossero messi insieme ed arrossì di botto – e-emm… ecco… e…
  • Hai una faccia fantastica! Hahaha! – Romano lo fulminò con lo sguardo e fece un respiro profondo, guardò altrove e parlò
  • Estate… - fu l’unica cosa che riuscì a dire
  • Estate? Non era primavera? – si guardarono entrambi negli occhi
  • Davvero?
  • Credo di si… però forse hai ragione te – intervenne Inghilterra
  • Ma come?! Non sapete nemmeno quando vi siete messi insieme? Che idioti!
  • Però mi ricordo che siamo insieme da tre magnifici anni!
  • Non erano due?!
  • O forse quattro mmm… - si mise a pensare
  • Sono sicuro che non possono essere più di tre, ma che cazzo non possono essere così tanti! – pensò anche lui poi si guardarono negli occhi – Sinceramente Prussia, che cazzo ce ne frega?
  • Appunto
Scoppiarono a ridere entrambi sotto lo sguardo confuso e sconcertato degli altri due, da questa conversazione si poteva certo capire che i due non si facevano molti regali o cose simili ma che erano felici, indifferentemente da quanto tempo si erano messi insieme.
 
 
Caterina e Inghilterra si scambiarono uno sguardo di intesa, quei due erano strani. La loro conversazione era stata assurda, semplicemente senza senso, come potevano non ricordarsi di quando si erano messi insieme? Prussia e Romano erano una coppia perfetta , eccentrici e opposti. Inghilterra osservò l’italiana di sott’occhi , sembrava pensierosa.
  • Siete idioti
  • Concordo con Caterina
  • Insomma… non ve ne ricordate e poi un momento da anni? Perché non me ne hai parlato prima? Mi sento offesa…
  • Beh.. forse volevano tenere nascosta la cosa no?
  • Perché secondo te sarei andata a spifferarlo?
  • No… però..
  • Però cosa? Lasciamo perdere va….
  • Kesese siamo fatti così….
  • Cioè… siete assurdi…
  • Si inglese… insomma tu e Caterina?
  • Noi?
  • Voi?
  • Credo di essermi innamorato di Caterina nel periodo delle conquiste di Cesare… nei secoli avanti Cristo in breve.  Anzi non credo lo so… poi siete andati via, ma nel periodo adolescenziale ho avuto modo di incontrarla ancora.. persino di rapirla…
  • È stato un incidente quello
  • Un incidente divertente
  • Soprattutto grazie a Scozia che mi ha buttato in mare..
  • Dopo ti ho salvata…
  • Vero anche questo
  • Voglio sapere la storia RACCONTATE
  • NO , non sono affari tuoi stupido prussiano
  • Caterina dai…
  • Per te sono Italia del Centro… solo Arthur può chiamarmi Caterina e i fratelloni ovviamente
  • A… solo io posso?
  • Ovvio….
  • Voglio sapere la storia ehi Caterina
  • CENTRO ITALIA
  • Si senti Centro hai visto il regalo dello spagnolo?
  • Che regalo?
  • Quello di ieri sera…
  • Non ricordo niente di ieri sera…
  • Ah ah ah eri molto divertente
  • Non ascoltarlo Caterina…
  • Ma che ho fatto Arthur?
  • Hai spiegato la vostra serata a Romano
  • HO DETTO CHE SIAMO STATI BECCATI DA SCOZIA?
  • Questo mancava Caterina…
  • Oddio scusa Arthur…
  • Tranquilla
  • E poi era affamata dell’inglese…
  • Eh? Nella tua versione di fame Arthur?
  • M..a…… c..
  • Scusatemi , non volevo è colpa dell’imbecille scozzese
  • Ehi non parlare male del mio amico
  • Prussia quel coso è mio fratello e per me si potrebbe anche dargli fuoco..
  • È un coglione…
  • Non dire queste cose del povero Nathan…
  • Povero Nathan un corno
  • Solo perché ti ha rovinato la serata non puoi trattarlo così è il tuo fratellone…
  • Ritorniamo sul regalo..
  • È qualcosa per dimostrare il suo ardore per te
  • COSA HAI DETTO?
  • Arthur calmati..
  • Kesese è divertente vederlo così
  • Al meeting io lo ammazzo, te lo giuro lo pesto
  • Su Arty….
  • Dai Romano aprilo tu, dopotutto è tua sorella…
  • Ti ha pure fatto la serenata – continuò Inghilterra furioso
  • Pure? Che tristezza… ma un no non gli basta?
  • Kesese ti ama tanto
  • Ottimo ma la cosa non è ricambiata…
  • Voglio ucciderlo…
  • Arthur…
  • Inghilterra…
 
 
Rimase immerso nel suo mondo “Cazzo è già così tanto? Non è possibile!” fissò per un po’ il suo ragazzo che stuzzicava sua sorella chiamandola per nome “Com’è fottutamente possibile che sia riuscito a resistere così tanto?!” decise di lasciar perdere, non ne valeva certo la pena. Fu richiamato alla realtà e gli fu chiesto di aprire il regalo di Spagna quindi nel bel mezzo della loro conversazione, si alzò ed andò a prendere quel pacchetto, quando tornò si voltarono tutti verso di lui a fissare ciò che aveva in mano
  • Preferirei buttarlo via direttamente ma magari si può rivendere… - iniziò ad aprire il pacchetto
  • Ammettilo che sei solo curioso! Hahaha!
  • Fottiti!
Il pacchetto conteneva una collanina d’oro con un ciondolo a forma di toro, Romano l’estrasse e la fece penzolare dalla mano per farla vedere bene anche agli altri
  • Sembra costosa…
  • Kesesese! Deve aver lavorato come un matto per quella collana!
  • Gliela restituirò al meeting – la rimise dov’era appena prima che l’inglese l’afferrasse per distruggerla e sentì qualcosa – c’è dell’altro!
  • Che diavolo ha ancora?
  • È un biglietto in spagnolo…
  • Avanti Sud leggilo, sembra interessante! – Romano sospirò ed iniziò a leggere il foglietto evitando di fare commenti, tutti stavano aspettando con ansia ciò che avrebbe detto
  • Mia amata Caty, non posso lasciarti nelle mani di quel maniaco teppista – fece una piccola risata ed Inghilterra lo riprese – Tsk!... Sappi che ti salverò da lui, sono sicuro che ti abbia fatto un incantesimo ed un giorno, non molto lontano, il mio ardente… amore per te mi permetterà di sconfiggerlo… così da essere libera di potermi ricambiare… accetta questo ciondolo in segno della mia fedeltà a te… la prossima volta che ci vedremo, mi darai la risposta… - passò il foglietto all’inglese che gli avrebbe fatto fare una fine più che giusta – che si fotta quel maledetto spagnolo!
  • Sud non pensi di star esagerando un po’? è soltanto innamorato di tua sorella, chiunque si comporterebbe così… forse in modo meno idiota…
  • Se invece di Caterina se la prendesse con la patata-macho?! – la sua faccia disse tutto – appunto
Il telefono di Romano squillò, come vide il numero, gli venne un colpo ed estrasse l’aggeggio infernale dalla tasca
  • Come minimo è quell’asin- MA CHE CAZZO?!
  • Che c’è? – Prussia scattò subito verso Romano per vedere chi fosse – Francia?!
  • Rispondi tu! – l’italiano lanciò il cellulare al prussiano
  • Perché? – lo prese al volo
  • Perché è tuo amico!
  • Non frignare e rispondi, non ti può fare niente se è dall’altra parte del telefono!
  • Quel maledetto vinofilo è capace di tutto! – l’intervento di Inghilterra non aiutò molto
  • V-va bene… - rispose  - che cazzo vuoi?
  • Hohoho! Così adesso lo sa anche Spagna eh? Certo era meglio se lo scoprisse in un altro modo… anche se mi sarebbe piaciuto assistere hohoho!
  • Quindi te l’ha già detto… - la sua espressione era spaventosa, avrebbe tanto voluto ammazzare entrambi
  • Oui ma lo sapevo già~ - spalancò gli occhi
  • COSA?!
  • Cosa? Sud che ha detto?
  • Mon petit chéri, non penserai mica che non me ne fossi accorto? Così mi offendi!
  • Come cazzo hai fatto?
  • Semplice mon amour, la vostra tensione si è affievolita parecchio, ho solo tirato le somme~
  • Bastardo
  • Ora devo andare, ho un appuntamento galante, félicitations et profiter! Hohoho! – riattaccò e Romano disse semplicemente
  • Fottutissimo bastardo arrapato…
 
 
La catenina sembrava costosa, di certo aveva impiegato molto tempo per comprarla, sembrava di oro. Romano teneva la collanina fra le mani quasi a volerla allontanare da lei. Inghilterra sembrava turbato, quando si voltò lo trovò a fissarla pensieroso e cupo. Cosa stava passando in quel cervello bacato? Con il biglietto dello spagnolo fra le mani Arthur lo stritolò digrignando i denti con forza. Caterina gli sfiorò la mano e quello la strinse con forza. La porta suonò e Romano raggiunse il nuovo ospite assieme a Prussia. Caterina gemette a bassa voce iniziando a sentire male e l’altro la lasciò, ma non smise di stringere il pugno con violenza.
  • Arthur…
  • Non sono un buon fidanzato..
  • COSA?
  • Non ti ho fatto regali costosi.. non ti ho scritto bigliettini… i fiori che ti ho comprato li ho buttati perché non potevi uscire e non ti ho mai cantato niente..  – Caterina lo bloccò tenendogli il viso fra le mani.
  • Perché dici così?
  • Ho paura…
  • Ma di cosa?
  • Che tu alla fine sceglierai lui.. e non me…
  • Io amo te Arthur Kirkland. Ti ho amato da quel giorno in cui mi salvasti da un attacco francese, ricordi? Da allora ho sempre pensato a te… quando Romano mi propose di sposare qualcuno, ho pensato subito a te…
  • Avresti accettato la mia proposta?
  • Certo..
  • La accetteresti anche adesso…
  • Mi… stai…
  • Ora non è ben costruita la cosa, ci vuole l’atmosfera giusta…  io… ti comprerò dei fiori e una collana.
  • ARTHUR a me basti te… sei il regalo più grande e magnifico che avessi mai potuto desiderare…
  • E l’amor trionferà!! Nei sogni e nella realtà..
  • NO
  • LUI
  • NO
  • Ciao a tutti , eravate dolcissimi avanti continuate come prima.. mancano i cuoricini nello sfondo..
Scozia davanti a loro sogghignava contento di vedere il fratello felice come non mai. Sembrava in attesa di qualcosa , ma ne Caterina ne tanto meno Arthur riuscì a capire che cosa. Lo scozzese si accomodò delicatamente sulla sedia accendendosi un sigaro , a cui dette un paio di boccate , e poi spostò lo sguardo verso Caterina. Alla vista del collo dell’italiana scoppiò a ridere con maggior fragore buttandosi la cenere del sigaro sui pantaloni della divisa. Quell’uomo iniziava ad irritarla furiosamente. La fissò ancora una volta mentre si risistemava sulla sedia e riempì la stanza di fumo, tanto che Caterina, non abituata all’odore, fu costretta ad aprire le finestre.
  • Ehi Center…
  • Mm?
  • Tu hai una divisa militare vero?
  • Certo.. perché…
  • Così.. tanto per chiedere…
  • Ma che domande fai dude?
  • Shut up England! Comunque siete maledettamente carini , io l’ho sempre detto che dovevate stare insieme. Quante serate a macchinare intrighi per farvi trovare, ho dovuto persino lanciare Center in mare per farvi parlare di nuovo..
  • Era volontaria la cosa?
  • Ma non ha portato a niente.. Cristo santo siamo nel 21° secolo…
  • Si può sapere che vuoi?
  • Dare spettacolo mi sembra ovvio – Romano e Prussia entrarono nella stanza e Scozia sorrise un’ennesima volta. – voglio dire al piccolo italiano come ho trovato sua sorella insieme al mio fratellino..
  • COSA?? BROTHER.. – Caterina accanto ad Inghilterra si tenne all’armadietto a muro per non cadere…
  • Gli ho trovati distesi sul divano
  • SCOTLAND
  • Con tanto di mano morta di Inghilterra… if you know what i mean..
  • Penso di stare per svenire.
  • CATERINA..
  • Si stavano baciando , cioè lui lo stava facendo.. e mordendo… Caterina devi avere un ottimo sapore… le stava sfilando il vestito, ma sono intervenuto io.. Di un po’ puoi chiamarmi fratello adesso non credi..
  • YOU… - Arthur tentò di afferrare lo scozzese ma quello lo placcò prima
  • Per non parlare della bellissima discussione con tanto di palpeggiamento da ubriaca
  • Oddio.. me lo ricordo..
  • Te lo ricordi Center??
  • Oddio.. scusami Arthur.. mi spiace..
  • Ehm.. non ti devi scusare.. a lui non è dispiaciuto.. Insomma puoi chiamarmi fratellone Scozia o the bro, come preferisci.
Scozia si avvicinò a Romano e gli cinse i fianchi sorridendo. Caterina dall’altra parte del tavolo si nascose dietro la teiera mentre Arthur la fissava sconsolato.
  • Smetterò di bere.. lo giuro…
  • Mi ricorda qualcuno…
 
 
Il campanello suonò e Romano andò ad aprire seguito a ruota da Prussia, chiese chi fosse ma non ottenne alcuna risposta, la porta fu spalancata dalla persona misteriosa e si trovò davanti lo scozzese nella sua solita posa da bastardo
  • Ciao cicci!
  • Scozia?! Che ci fai qui?
  • Vattene subito da casa mia, brutto bastardo!
  • A cuccia piccoletto!
  • Tsk!
  • Hahaha! Dai, andiamo dagli altri – si avviarono ma Prussia fu fermato da Romano – uh?
  • L’hai invitato tu? – non riusciva a guardarlo in faccia, era furioso
  • No, la mia magnificenza non c’entra niente, perché?
  • Che cazzo ci fa qui?
  • Cosa vuoi che ne sappia?! Senti ti stai comportando in modo strano, che hai?
  • Non lo voglio in casa, tutto qui! – il prussiano fece un sorrisetto e lo spinse contro alla porta facendola chiudere
  • Sei geloso? Hehehe
  • M-ma che stronzate s-stai dicendo… p-perché dovrei esserlo?!
  • Non lo so, dimmelo tu~ - gli si avvicinò e lo baciò – non preoccuparti niedlich, non c’è nessuno abbastanza magnifico per starmi vicino, oltre a te! – questo fece arrossire furiosamente Romano
  • B-bastardo…
  • Kesesese! Torniamo di là, poco fa ho sentito delle urla
Raggiunti gli altri, Scozia iniziò a raccontare di cosa stavano facendo quando i due se ne erano andati ad aprire, ovviamente Romano non la prese affatto bene, sbiancò dalla rabbia e si irrigidì del tutto. Mentre Prussia gli accarezzava leggermente la schiena per cercare di calmarlo, Scozia si avvicinò e cinse per i fianchi Romano… “Il MIO Romano?! Ma non scherziamo!” prese per il braccio l’italiano e lanciando un’occhiataccia all’amico, se lo tirò bruscamente verso di sé
  • Hey! Che cazzo fai?
  • Già Prussia, che combini? – chiese mentre si riprendeva il povero Romano che ora si sentiva tanto una corda da “tiro alla fune”
  • Lui è mio! – rispose semplicemente in tono minaccioso il prussiano
  • Ah si?
  • Si.
Continuarono a tirare le braccia di Romano che si stava arrabbiando parecchio ed a fissarsi, uno con lo sguardo omicida, l’altro con un’espressione beffarda. Scozia si chinò su Romano e gli diede un bacio sul collo facendolo saltare e Prussia si infuriò, lasciò andare il braccio del suo ragazzo per spingere contro il muro lo scozzese che se la rideva sotto i baffi
  • Sei morto! – gli sussurrò con fare minaccioso, dai suoi occhi si poteva vedere tutta la sua rabbia e la voglia di uccidere.
 
 
Caterina si tuffò sulla sedia mentre Romano veniva sballottolato qua e là fra Prussia e Scozia. Si voltò verso l’inglese cercando il suo aiuto, ma quello si stava tranquillamente versando una tazza di tè. Gli tirò un pizzicotto e come se nulla fosse Arthur le allungò una tazzina chiedendole cortesemente quante zollette desiderasse. Girò un paio di volte il cucchiaino nella tazza , senza fare alcun rumore, e tornò a godersi lo spettacolino messo in scena da Prussia. Non le dispiaceva di vedere un po’ di lotta di prima mattina, solo che la frase Romano è MIO l’aveva innervosita e non poco. Si alzò elegantemente dalla sedia , appoggiando la tazzina in parte piena sul tavolo e si avvicinò a piccoli passi ai due combattenti. Una volta giuntagli davanti staccò Prussia da Scozia e con tutta la sua forza lo scaraventò contro il muro, Inghilterra piegò leggermente la testa per schivare una scarpa volante dell’albino senza scomporsi affatto. Scozia la fissò incuriosito dalla ragazza e quella gli tirò una testata così forte da farlo cadere per terra, aveva preso da Romano in questo tipo di cose. Arthur dietro di lei applaudì lentamente per poi tornare al suo tè. Non aveva alcuna intenzione di far toccare suo fratello da qualcuno.
  • Tu… Pippi calze lunghe come ti sei permesso di toccare mio fratello, per non parlare di te pupazzo di neve satanico..
  • Center… hai la testa dura..
  • Taci.. vediamo di mettere in chiaro la cosa.. mio fratello è proprietà privata…
  • Quindi concordi con me? – domandò il prussiano già in piedi.
  • No…
  • COSA?
  • Romano è di Romano, punto.
  • Quindi Center è di Center… sei un baricentro insomma…
  • Io non ti riguardo, la mia persona è proprietà privata
  • Concordo – aggiunse l’inglese mentre continuava a bere placidamente.
  • Non ho capito… tu puoi essere di Arthur, ma lui deve essere di se stesso?
  • Scotland… perché non torni a raccogliere margheritine o a fumare?
  • Ragazzina stai forse pensando di sfidarmi?
  • Sfidare te, Pippi? No … lo sto facendo
Lo scozzese dette una grossa boccata di sigaro prima di espirare una grossa nuvola in faccia a Caterina, quella si irrigidì mentre la rabbia cresceva e tornò a guardare Romano.  Sembrava scombussolato, poveretto era normale, dopotutto era stato mezzo rapito da uno scozzese arrapato come Nathan, anzi lo Scozzese con la s maiuscola. Prussia si sedette comodamente accanto all’inglese per gustarsi la scena, dopotutto sapeva che Caterina poteva essere spietata quando ne aveva voglia. Si ricordò di una battaglia combattuta fianco a fianco con l’italiana, niente di rilevante chiaramente, però ricordava ancora la sete di vittoria e la completa assenza di pietà nei suoi occhi. Scozia la fissò intensamente, se voleva una sfida di certo lui non si sarebbe tirato indietro. Si spostò verso Inghilterra e spense il sigaro ancora fumante nella tazzina mentre l’altro lo fissava sconsolato e Prussia ridacchiava. Le si avvicinò nuovamente sollevando Romano da terra in modo gentile, come fosse stato un suo amico. Inghilterra e Prussia dietro di lui si fissarono sconvolti, non andava bene. Il sorrisetto perfido di Nathan si allargò e i due italiani non ebbero il tempo di reagire che subito si ritrovarono bloccati fra le braccia dello scozzese. Inghilterra e Prussia scattarono sulla difensiva, portandosi davanti allo scozzese , ma quello indietreggiò divertito dalla situazione senza lasciare andare i due fratelli Vargas.
  • Adoro i negozi convenienti ed i saldi
  • EH? – proruppe Caterina
  • Prendi due paghi uno, questo è il sale della vita..
  • Non ho intenzione di farmi prendere da te..
  • Quanti doppi sensi
  • CHE???
  • Scotland lascia andare Caterina ORA
  • Che paura fratellino.
  • Natahan.. lascia andare Sud..
  • No la ragazzina mi ha sfidato
  • Stupido uomo carota lasciami andare!!!!
  • No!
  • Nathan!
  • Scotland!
  • Perché vi potete divertire tutti con questi due eccetto io?
  • Perché loro sono i nostri ragazzi!!! Idiota arancione!
  • Bah..
  • E poi te hai Cornovaglia
  • E una dozzina di amanti – aggiunse Arthur
  • Cosa? Ma che…
  • Tranquilla Caterina
  • SONO CENTER PER SCOZIA QUINDI PIANTALA!!
  • Bah… prima mi devo divertire.
Lo scozzese rise un’ennesima volta verso i due poveretti, Prussia ed Inghilterra e preparò la sua vendetta. Si piegò verso Romano e gli morse il collo per poi spostarsi verso Caterina e fare lo stesso con il lobo dell’orecchio.
  • Dovevo capire perché tutti siete ossessionati con i morsi… non siete nemmeno cannibali , ma li mordete continuamente..
  • YOU..
  • SIE
  • TO
  • STERBEN!
  • Si sono alleati contro di me…
  • Sei masochista brutto idiota, come ti sei permesso di mordermi eh??? Eh?? PIPPI!!!
  • … sei una peperonata proprio Center eh?
  • Caterina permettimi di ucciderlo ti prego..
  • Fai pure Arthur…
 
 
Scozia lo prese sollevandolo da terra facendogli fare un gridolino che fortunatamente, fu ignorato da tutti poi prese anche sua sorella ed indietreggiò subito non appena i due si alzarono dalle sedie e cercarono di prendere i propri compagni
  • Lasciala andare, brutto bastardo! – ringhiò Romano, non voleva che sua sorella venisse molestata dallo scozzese, si doveva ancora abituare alla relazione con l’inglese, figuriamoci come si sentiva in quella situazione!
  • Che fratello rompi palle che hai, Center!
Continuò a dimenarsi cercando di scappare ma lo scozzese sembrò non accorgersene nemmeno, osservò il prussiano furioso davanti a lui, non l’aveva mai visto così poi si sentì i denti di Scozia sul collo e spalancò gli occhi
  • C-CHE CAZZO FAI?! – raccolse tutte le forze per scappare ma ancora niente, per ogni spinta che dava, veniva stretto sempre di più, non sapeva più che fare e gli vennero le lacrime agli occhi – P-Pru…ssia… - disse con un filo di voce, a quel punto l’albino si mosse velocemente senza nemmeno lasciare il tempo all’inglese di intervenire, scattò in direzione dello scozzese che scappò dalla parte opposta delle stanza
  • No Gilbert, non si fa! – ridacchiò alla faccia infuriata dell’amico e si rivolse ai suoi ostaggi – che ne dite di andare a divertirci un po’ in camera? – si diresse verso le scale
  • Fottiti bastardo! Appena riuscirò a liberarmi, vedi come te le suono!
  • Nathan, ti do dieci secondi per metterli giù entrambi! – il rosso si fermò e si girò per guardare in faccia l’amico
  • Altrimenti che vuoi fare?
  • Zehn
  • Oh che paura! – scoppiò a ridere ed aspettò la fine del conto alla rovescia dell’altro dando qualche bacio ogni tanto ai due italiani che aveva ancora tra le braccia, continuando a fissare gli altri due
  • M-mettici subito giù maledetto beone in gonnella! – riprese a dimenarsi, Romano è un tipo parecchio energico quando serve.
  • Senti piccoletto, sta zitto un po’ e smettila di agitarti tanto – detto questo, con il braccio che usava per tenerselo stretto, gli prese il mento girandolo dalla sua parte e lentamente, si chinò su di lui con un sorrisetto divertito
  • Dreizweiein! – seguito dall’inglese, scattò nuovamente verso Scozia e questa volta riuscì a colpirlo in pieno volto e caddero entrambi in terra mentre l’altro, prendeva i due italiani.
Quello che seguì dopo fu una scazzottata tra i due amici, gli altri tre rimasero a guardare mentre Scozia e Prussia rotolavano sul pavimento e si insultavano a vicenda nelle proprie lingue madri, lo scontro durava ormai da parecchio tempo e nessuno dei due sembrava volesse cedere, erano entrambi molto forti e Romano decise di non intervenire, non voleva di certo andarci di mezzo e rompersi qualcosa!
 
 
Ora, gli inglesi sono persone tranquille, pacate, possono persino vedere un cadavere e continueranno comunque a leggere il giornale, ma provate a toccare la loro fidanzata e vedrete uscire una bestia. Inghilterra fissò il fratello in modo così feroce, che non fece alcun effetto sullo scozzese. Caterina era annoiata, diversamente da Romano, non era spaventata. Tuttavia quando lo vide morderle l’orecchio Arthur scattò , ma Prussia lo precedette. Se ne stavano a terra a rotolare l’uno sull’altro mentre Caterina si allontanava rapidamente. Temeva che Romano lo uccidesse considerate le confessioni di Scozia, ma decise comunque di prenderla in collo per appoggiarla ad una sedia. Le porse un bicchiere d’acqua e l’altra gli sorrise sorseggiandone un poco. A quel punto si voltò verso Scozia e riprese la sua bacchetta, di certo gli avrebbe combinato qualche scherzetto. Fermò Prussia e con un sorriso sadico formulò una breve formula magica. Scozia si trovò trasformato in un innocuo pinguino che lo fissava in modo arcigno. Caterina dietro di lui sorrise alla vista dell’animaletto che, incapace di volare, zampettava saltellando sul posto.
  • Scusami.. ma… dovevo farlo
  • Adoro i pinguini…
  • Non abbracciarlo!
  • La smetti di fare il geloso anche con i pinguini!!
  • È un maschio…
  • Che tristezza basta…
  • Prussia sta zitto…
Il pinguino borbottò qualcosa e becchettò le scarpe di Arthur, mentre quello se la rideva accanto a Caterina. Entrambi sentirono dei passi e poi lo videro, per l’ennesima volta. Spagna se ne stava sull’uscio con tanto di divisa militare inglese, Inghilterra sbiancò mentre Caterina si preparava già a bloccarlo. Antonio le sorrise e le ricambiò con un cenno della mano.
  • Ti vorrei chiedere che cosa diavolo stai facendo Antonio..
  • Oh… voglio dimostrarti che non è l’abito a fare il monaco
  • Che senso ha?
  • Non voglio che tu pensi che solo perché lui è inglese è meglio di me.. ecco tutto.
  • Non c’entra il fatto che Arthur è inglese… lui è Arthur fine del discorso.
  • Tutto questo non ha alcun senso logico come fai ad amare lui? Un teppista che non sa nemmeno che cos’è l’amore? Io invece sono la nazione della passione.
  • Io so cos’è l’amore.
  • Tsk non sapresti descriverlo, in più hai fatto un sortilegio a Caterina
  • Ridillo e ti gonfio…
  • È la verità, guardala! Come fa a stare con uno come te?
  • Me lo sono chiesto pure io… però ama me, fattene una ragione..
  • NO
  • Voi due.. piantatela per favore
  • Come puoi dire una cosa così Caterina? Non vedi che ti sta usando?
  • Usando? Ora cosa ti vuoi inventare stupido asino?
  • Lui non ti ama! È impossibile, Inghilterra è una nazione priva di cuore ecco tutto.
  • Ora mi hai rotto – a rispondere fu Caterina che si alzò per schiaffeggiarlo con forza. – non ti permetto di dire una cosa del genere ad Inghilterra!
  • Lo vedi TI STA CONTROLLANDO!
Il pugno che seguì fu quello di Arthur, non ne poteva più di quell’imbecille e delle sue cazzate. Lo buttò per terra e scoppiò una scazzottata, per l’ennesima volta. In quella casa non si poteva stare tranquilli. Prussia accanto a Romano dondolò la testa in segno di disappunto. Altri passi, chi era questa volta? Francis entrò con un gran sorriso mentre Caterina fissava sconvolta i due , come definirli, contendenti? Francia le si avvicinò e scosse anche lui la testa.
  • Io glielo avevo detto di non venire…
  • Non so che fare… ho paura di ferirli
  • Rinunciando ad uno dei due?
  • No mettendomi in mezzo, idiota, non mi importa niente di Spagna, lo odio!
  • Quanta crudeltà..
  • Non piangere..
  • Non posso farne a meno oh! Cos’è quel frugoletto!
  • Quello è Scozia versione pinguino
  • Scozia?
  • Già..
  • Oh oh finalmente ho la mia opportunità..
  • Di che parli? – lo scozzese scappò via mentre tornava alla normalità con indosso uno smoking.
  • Scozia, Nathaniuccio mio torna da me
 
 
Prussia venne fermato dall’inglese che teneva in mano la sua bacchetta, si tolse dall’amico e se ne andò da Romano che, cercando di sembrare indifferente, gli osservava il volto sporco di sangue
  • Che c’è Sud? – l’italiano arrossì e guardò altrove prima di rispondergli
  • S-stai bene?
  • Kesesese! Certo che sto bene, il tuo magnifico ragazzo è abituato a queste cose, non devi preoccuparti per me niedlich
  • N-non sono p-preoccupato, bastardo!
Inghilterra riprese a fare il geloso, questa volta di un pinguino ed i due piccioncini iniziarono una piccola discussione, l’albino trovava tutto questo ridicolo, il battibecco fu interrotto dall’entrata in scena di Spagna in divisa militare inglese, Romano si fece un’appunto mentale “Chiudere SEMPRE ogni tipo di possibile contatto con l’esterno” e vedendo lo spagnolo, non riuscì a trattenersi dal fare un piccolo commentino su quanto sembrasse più scemo del solito e ridacchiare mentre Prussia, approfittando del momento di distrazione di tutti, prese il mento dell’italiano e girandolo dalla sua parte lo baciò, in quel momento non gliene poteva fregar di meno delle pene amorose del suo amico spagnolo, aveva cose più importanti
  • M-ma che cazzo ti prende così all’improvviso?! – sussurrò Romano dopo averlo spinto via
  • Tu sei mio
  • Che diav-… Pru-… aspetta! – riprese a baciarlo, non riusciva a capire nemmeno lui il motivo della sua scenata ma aveva bisogno di sentire che Romano gli apparteneva, non doveva essere di nessun’altro
  • Sud… rispondimi – si fissarono negli occhi, l’italiano riusciva a vedere perfettamente tutto quello che provava il suo compagno – tu mi appartieni, vero?
  • M-ma che – guardò altrove, era troppo imbarazzato per riuscire a sopportare il suo sguardo così intenso – i-io…
  • Ascolta io non ho più niente, tutto ciò che mi apparteneva me l’hanno preso, mi rimani solo tu… è per questo che reagisco così. Ora rispondi, ti prego…
  • Prussia, io-
  • Hohoho! Ma guarda un po’ chi c’è qui, la coppia iperattiva! – Si girarono a guardare Francia che vedendoli, aveva smesso di inseguire lo scozzese e gli lanciarono entrambi un’occhiataccia
  • Francis, vattene…
  • Eeeeeh? E se non lo facessi? – si avvicinò al suo amico con un sorrisetto – ora che la cosa è diventata ufficiale, direi che posso intromettermi, oui?
  • Te lo dico ancora una volta: VATTENE
  • Ma come sei cattivo Gilbert!
Francia accarezzò il braccio a Prussia che per tutta risposta, gli diede un forte pugno sul naso facendolo cadere a terra, lo prese per un braccio e lo trascinò fuori di casa prima di ritornare da Romano e poter continuare così il loro discorso.
Intanto Spagna era alle prese con l’altra coppia…
  • Tu non ti meriti il suo amore, brutto teppistello beone!
  • Se è per questo nemmeno tu, jerk!
  • La merito molto più di te!
  • Che cazzo hai detto?! – ripresero a rotolare e colpirsi, sembravano ancora più energici degli altri due che si erano battuti poco prima – prova a ripeterlo! – Inghilterra teneva lo spagnolo per il collo della maglia e continuava a fargli sbattere la testa sul pavimento
  • bastrado maldita sea, ahora me hiciste enojar! – la situazione si capovolse, ora Spagna stava prendendo a pugni la faccia di Inghilterra con uno sguardo omicida
  • B-bloody Hell! – lo spagnolo si mise a ridere come un pazzo ma all’inglese venne in mente qualcosa, si mise a pronunciare delle strane parole e fluttuando in aria, venne avvolto da una strana luce – ora vedrai di cosa sono capace!
Quando il bagliore se ne andò, Spagna si ritrovò davanti il famosissimo “Angelo Britannico”.
 
 
Caterina si voltò verso Prussia e Romano cercando il loro aiuto , ma erano troppo presi dalla loro conversazione per notarla. Tornò su Arthur e lo vide a terra mentre si faceva prendere a pugni dallo spagnolo. Non sapeva più se essere arrabbiata o triste. Quando vide Arthur trasformarsi in angelo non resistette più. Si alzò dalla sedia facendola cadere a terra con un tonfo e sia Spagna che Inghilterra si voltarono nella sua direzione. Non le capitava spesso di essere così arrabbiata, ma in quel momento avrebbe solo voluto uccidere qualcuno. Così mentre Arthur se ne tornava nella sua forma normale, Caterina usciva dalla cucina con passo felpato circondata da grida. Non sopportava più tutto quel casino, era assurdo pensare che avesse causato tutto lei e senza nemmeno rendersene conto. Inghilterra le corse dietro afferrandole il braccio, aveva la faccia sporca di sangue e probabilmente il naso rotto. Quando lo vide gli tirò uno schiaffo che lo fece urlare dal dolore. Non gli dette il tempo di reagire, che già stava ripulendo il volto dell’inglese con un fazzolettino. Quando ebbe finito si voltò nuovamente facendo l’atto di andarsene, ma l’altro la bloccò di nuovo incapace di comprendere il comportamento dell’altra.
  • Dimmi almeno perché te ne vuoi andare, so di non aver vinto però..
  • Stupido..
  • Cosa?
  • Inghilterra sei uno stupido!
  • Ma….
  • Non voglio essere difesa, non voglio essere protetta, ho sempre fatto da sola e così farò per sempre. Tu non devi metterti in mezzo.
  • Senti io capisco che tu sia stata sempre indipendente però..
  • Quando uno è stupido non riesce a capire anche le cose più evidenti…
  • Smettila di offendermi!!
  • Io ti offendo quanto voglio capito?
  • Per niente
  • Va a fare nel culo capito?
  • Vacci pure tu allora
La lasciò andare mentre se ne tornava nella cucina per ritrovare Spagna tutto preso a ripulirsi il viso. Ghignò verso lo spagnolo, ma dopo poco quel sorrisetto sarcastico si trasformò in una smorfia di dolore al pensiero che Caterina fosse arrabbiata con lui. Non capiva dove avesse sbagliato, era stato un cavaliere , aveva difeso la dama in pericolo mentre viene attaccata dal drago con forza e vigore degno di un re. Si accomodò sulla sedia con la testa appoggiata pesantemente sulla mano, senza riuscire a collegare. Così mentre Spagna gli urlava in faccia qualcosa in spagnolo lui si limitò ad annuire sperando che fossero solo insulti. Se non riusciva a capire Caterina per una cosa così banale, come avrebbe mai potuto restare assieme a lei? Spagna se ne uscì dalla casa grugnendo , ma quando intravide la sagoma di Caterina la rincorse. Non si sarebbe scoraggiato così facilmente. Tuttavia quando tentò di prenderle la mano l’altra si voltò con uno sguardo che avrebbe scosso il più temerario fra i guerrieri. Antonio giurò che i suoi occhi fossero diventati rossi mentre lo faceva barcollare indietro. Si allontanò a piccoli passi mentre l’altra non perdeva il contatto visivo, come a volersi accertare che l’altro sparisse per sempre. Caterina lo osservò fino a quando non scomparve del tutto e rimase alcuni istanti a fissare il cielo nuvoloso, in quel momento avrebbe semplicemente voluto che la pioggia la trascinasse via, inabissarsi per sempre tanto era scossa. Era successa la stessa cosa, quando anni prima Veneziano si era permesso di difenderla in battaglia, non era orgoglio quella che l’aveva spinta ad urlare contro il fratello, era amore e questo chiunque, a parer suo, sarebbe stato in grado di comprenderlo. Così anche Arthur, si era permesso di mettere a rischio la sua incolumità per una futilità come quella. Non voleva un eroe, non voleva uno spadaccino ne un cavaliere. Se c’era una cosa che le guerre e le sconfitte le avevano insegnato era che l’eroe deve sempre sacrificarsi per essere considerato tale. Il fruscio alla sue spalle la fece voltare spaventata ed eccolo ancora lì, come il becchino che sorride davanti alla terra appena smossa così se ne stava lui, la sua ombra. Si voltò del tutto e l’altro sorrise di gusto nel vederla così scossa, le vesti imbevute dell’altrui sangue , lo sguardo vitreo. Era apparsa così ai suoi occhi molti secoli prima, il giorno in cui Caterina aveva ucciso Emilio. In realtà non avrebbe mai voluto farlo, rimaneva sempre una nazione e questo gli garantiva una certa incolumità. Tuttavia a sera, quando era rientrata a casa aveva trovato le candele spente ed un malsano odore di morte nella stanza. Aveva pensato di essersi portata dietro la puzza della morte dal campo di battaglia , però quando scivolando a terra aveva sentito il cuore, ancora pulsante, nelle mani si era spaventata. Quell’antica amica che da secoli si portava appresso come un cane randagio che rantola nelle strade l’aveva seguita fino a lì. La morte che da secoli conosceva e osservava con rispetto adesso era giunta nella sua vita. Lucca, persino la piccola Bologna se ne stavano a terra immersi nel sangue e nei resti delle proprie carni. L’urlo lacerante, che aveva spaccato in due Firenze quella sera , era stato il suo. Tuttavia il suo dolore, la sua rabbia non erano bastati a fermare Emilio, che era rimasto fermo ad osservarla, impugnando la spada ancora sporca di sangue. Le aveva puntato la lama contro macchiandola con uno schizzo di sangue e le aveva sorriso. Raggiungerai la tua famiglia, non ne sei felice, le aveva chiesto allora. Ricordava poco di quello che era successo, la vendetta e la voglia di sangue le avevano coperto gli occhi. Sapeva soltanto che al mattino la sua identità era stata quella di Italia del centro e le esistenze dei suoi cari erano svanite nel nulla. Le sorrideva anche adesso indossando una abito firmato con quella nauseante colonia di scarso prezzo.
  • Ciao.. Italia..
Inghilterra dentro la stanza continuava a grattarsi la testa preso dalla disperazione. Perché rincorrerla se lei era già fuggita via, forse aveva ragione Spagna, lui non la meritava affatto Caterina, dopotutto lui era solo una nazione sul tracollo finanziario con un passato burrascoso e violento. Scozia, che fino ad allora si era tenuto fuori dalla conversazione dell’italiana col fratello, lo prese per il colletto tirandolo a se.
  • Pensi che questa apatia ti aiuterà a cambiare le cose?
  • Non capisco nemmeno cosa stesse dicendo
  • Non voleva che tu soffrissi, non mi sembra tanto difficile.
  • Ma..
  • Italia non ha mai avuto un eroe, Arthur, e gli unici che ha visto erano morti sparsi sul campo di battaglia. Capisci adesso?
  • Caterina…
Quando lasciò andare il fratello minore, quello quasi si precipitò fuori dalla porta. Gli era sembrato di volare quasi e quando uscì non poté che domandarsi chi fosse l’uomo che fissava con fare così famelico Caterina. Le si avvicinò stringendole la mano e l’altro lo guardò confusa di rimando. Gli ci volle un po’ per rimettere assieme i pezzi , ma alla fine riconobbe Pisa nell’uomo bene vestito davanti a loro.
  • Tu..
  • Buongiorno Regno unito.. avete dei nomi così interessanti..
  • Come..
  • Come faccio ad essere vivo? Lunga storia un giorno te la spiegherò, beh entriamo no?
Emilio li lasciò dietro di se mentre entrava nella casa ed Arthur tornò sull’italiana che sembrava presa dal panico. Non ebbe il tempo di domandarle niente che già quella se ne stava contro il suo petto a piangere come una bimba spaventata dal buio. Le sollevò il viso e l’altra continuò, senza riuscire a fermarsi. Le sciugò le lacrime e l’altra sussurrò un ti amo a bassa voce prima di fuggire via. Non ci stava capendo niente. La seguì di corsa e la ritrovò impassibile ad osservare la sagoma di Pisa davanti a lei.
  • Non pensi che sia meravigliosa Arthur?
  • Che cosa?
  • La sua espressione dico, questo volto di Madonna contorto in una smorfia di dolore ricorda quello di una vergine appena deflorata ..
  • Che linguaggio è mai questo! Smettila di parlare così ADESSO
  • Così è lui.. il tuo amante Firenze?
  • Parla con me, lascia stare lei!
 
 
Il rumore della sedia di Caterina, attirò l’attenzione dei due che si girarono appena in tempo per vederla scappare fuori di casa, Romano scattò per seguirla ma fu preceduto dall’inglese e si risedette, sicuramente sarebbe stato di troppo, poco dopo l’inglese rientrò e sembrava parecchio abbattuto e nonostante la situazione in cui si trovava in quel momento, non riuscì a trattenere un sorrisetto alla vista del poveraccio che intanto, era preso a parole dallo spagnolo… Spagna, ora gli aveva davvero rotto le palle con la sua insistenza, non riusciva proprio ad arrendersi.
  • Estúpido gilipollas que eres! te mataré! Cómo te atreves a hablar en contra de mi bella Catherine?!
  • Cazzo Spagna, dacci un taglio e fammi un favore, và a farti fottere!
Romano era ancora furioso con lui e di certo, sentire costantemente la sua voce non aiutava affatto, il discorso del prussiano lo aveva buttato parecchio giù di morale, ora ci si metteva anche la preoccupazione per la sorella, tutte queste cose assieme non facevano che diminuire la sua già scarsa capacità di sopportazione. Lo spagnolo guardò per qualche secondo Romano per poi lanciare un’occhiataccia ad Inghilterra ed uscire di casa tutto furioso. Una volta uscito, l’italiano spostò il suo sguardo verso l’inglese che se ne stava lì a piangersi addosso, la rabbia aumentava sempre di più e non poteva fare niente, se non insultare un po’ il biondino e dirgli di muoversi ad andare da sua sorella e chiedergli scusa per quello che le aveva detto di qualunque cosa si trattasse, non gli importava voleva soltanto che Caterina stesse meglio. Aprì la bocca per parlare ma da chissà dove, sbucò lo scozzese che una specie di discorso motivante… non proprio motivante ma dopo, il damerino corse fuori per raggiungere nuovamente Caterina e questo, fece rilassare un po’ Romano, si rivolse a Prussia che se ne stava tutto zitto a guardare il vuoto con un’espressione triste sul volto
  • Prussia senti, perché non vai a farti un bagno e ti rilassi un po’? Mi sembri…
  • Sei preoccupato per me? Hehehe… - cercò di sembrare rilassato ma si vedeva lontano chilometri che c’era qualcosa che lo preoccupava, si alzò stancamente dalla sedia – va bene, devo anche togliermi tutto questo sangue di dosso, non mi fa certo sembrare più figo, no? Hahaha!
Prima di andarsene, diede un profondo bacio all’italiano, lo guardò dritto negli occhi e si avviò verso il bagno. Romano si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò pensando a cosa avrebbe potuto fare per farlo sentire meglio
  • Potresti sempre dirgli di amarlo una volta per tutte, non credi? – Scozia l’aveva raggiunto e si era seduto silenziosamente di fianco a lui
  • Che cazzo vuoi ancora, bastardo in gonnella! – gli lanciò un’occhiataccia che l’altro ricambiò più che volentieri mentre si fumava l’ennesima sigaretta
  • Senti ciccio, non voglio farti niente quindi datti una calmata.
  • Tsk!
  • Ecco bravo, voglio solo parlarti di Prussia – quando lo scozzese pronunciò il nome del suo amante, Romano arrossì e guardò l’altro incuriosito
  • Quindi?
  • Quindi mio bel pomodorino, vorrei che tu capissi quello che lui prova per te.
  • E che cazzo ne sai tu di quel-
  • Io sono un suo caro amico, se non quello più importante, usciamo spesso insieme a bere dovresti saperlo
  • Vai avanti…
  • Adesso sei interessato eh? Bene, da quello che ho visto dal mio piccolo test di prima-
  • Quello era un test?!
  • Certo, che credevi? Comunque una volta, quand’era ubriaco fradicio, mi ha detto di come fosse terrorizzato all’idea di perderti – fissò l’italiano per vedere la sua reazione che fu quella prevista, divenne ancora più rosso e si irrigidì tutto
  • M-ma… P… e… i… - Scozia si mise comodo, e si voltò completamente verso di lui
  • Ha anche detto di amarti
  • C-c-c…
  • Sta un po’ zitto! – Romano chiuse la bocca e rimase a fissare l’uomo che si ritrovava davanti, era parecchio scosso e non riusciva nemmeno a formulare un pensiero che fosse coerente – quello che sto cercando di dirti piccoletto, è che sarebbe meglio se gli dicessi ciò che provi per lui, così almeno la smette di farsi tanti problemi e di assillarmi con questa cazzo di storia, ok?
Aspettò invano una risposta da parte dell’italiano, dopo qualche secondo Romano aprì la bocca per rispondere allo scozzese ma fu interrotto dall’entrata nella stanza di Caterina, Inghilterra e… Pisa, lo riconobbe quasi subito nonostante fossero passati secoli dall’ultima volta che si erano visti “Ma dovrebbe essere morto!” pensò e continuò a fissarlo con un’espressione che mostrava il suo stupore nel trovarselo lì in piedi in mezzo alla stanza.
 
 
Pisa sembrava sicuro di se, con quella sua andatura rapida e costante. Caterina fissò Romano e poi sgattaiolò in bagno per serrarcisi dentro, ma Arthur fu più veloce di lei. Entrò nella stanza assieme all’italiana e la tenne stretta. Sembrava così piccola, così minuta e debole. L’altra lo fissò negli occhi e sorrise, con quel suo modo di fare dolce e spensierato. Si sentì le guance arrossire al tocco leggero di Caterina e spostò lo sguardo altrove perso nei suoi pensieri. Lei gli voltò il viso così da trovarselo davanti e quando ancora una volta lei sorrise Arthur giurò di essere diventato bordò. Non capiva perché , ma trovava quel sorriso unico al mondo, forse perché era stata  lei la prima persona a sorriderle aiutandolo ad alzarsi. Per la prima volta Caterina lo strette a se, quasi fosse stato un bambino nelle braccia della madre. Lo strette e Caterina respirò piano, quasi volendo bloccare il tempo per sempre, senza staccarsi più da Inghilterra. Quest’ultimo la sentiva tremare contro di se, ma non capiva il motivo di tutta quella agitazione.
  • Andiamo Arthur..
  • Dove..
  • Via.. insieme…
  • Cos’hai? Come fa quel tizio ad essere ancora vivo?
  • Non è più Pisa… con tutto quello che è successo da noi è nato lui, il simbolo delle nostre controversie .. ecco tutto..
  • Perché ti parla così?
  • È un tipo brusco… davvero
  • Allora perché sei così agitata..
  • Una strana sensazione, ecco tutto.
Le si staccò ed uscì dalla stanza, l’altro la seguì di fretta e la fermò tenendola stretta ancora una volta. Non si oppose e la cosa gli puzzò non poco. Quei sorrisi così allegri li aveva visti in poche, anzi rare occasioni.
  • Arthur…
  • Oh?
  • Ti ho mai detto perché mi sono innamorata di te?
  • ..
  • Beh.. quando tu sei con me riesco a sentire l’odore delle foreste, della caccia, della corsa.
  • Sono un buon deodorante..
  • Fammi finire dai.. scemo..
  • Mm..
  • Quando mi guardi mi sembra di cadere in un abisso di smeraldi e basta un tuo semplice tocco per farmi volare via, lontano da questo mondo di schiavi , lontano dalle grida. Così mi sono innamorata di te Regno Unito e mai in vita mia avrei pensato che proprio io , Italia del centro, sarei caduta in una rete simile. Ho sempre creduto che l’amore non esistesse, ma tu me l’hai fatto ricredere quindi ti ringrazio, perché mi hai fatto provare questo sentimento incredibile..
  • Beh.. perché me lo stai dicendo? Tu.. continuerai ad amarmi
  • Per sempre…
  • Si.. per sempre, come io farò con te… ma aspetta – l’altra si staccò dandogli la schiena e si incamminò nuovamente per le scale. – dammi il tempo di dirti perché ti amo…
  • Un altro giorno, Arthur… andrà bene un altro giorno…
  • Ma..
Così Inghilterra, fermò nel bel mezzo del corridoio rimase a fissarla mentre si allontanava. Caterina scese le scale rapidamente senza mai perdere il contatto fra la mano ed il corrimano, proprio come era abituata a fare da giovane e saltò l’ultimo scalino con un gran sorriso sul volto. Prussia dalla cima della rampa la fissò con fare apatico, sembrava perso in qualche pensiero, in uno di quelli tristi e cupi dove si vuole solo trovare una mano da stringere per scappare via. Emilio la fissò a sua volta ed il suo sorrisetto malefico si trasformò in un riso lieve. L’italiana fece un passo, un altro e si frappose fra la ex nazione e Romano.
  • Mi spiace.. – iniziò Caterina senza smettere di sorridere. – mi spiace di essere stata così sciocca da non capire, davvero, mi spiace. Tutti i vostri tentativi di esseri liberi, di essere voi stessi , io li ho sempre distrutti, i tuoi sogni e le tue speranze buttate via come fossero state cartaccia. Non ti ho mai guardato con gli stessi occhi con cui guardavo gli altri.
  • .. davvero sei riuscita a capirlo?
  • Beh.. con un po’ di ritardo
  • A… ah.. ah ah DAVVVERO?  Pensavi sarebbe bastato questo? – Emilio scoppiò a ridere , ma Caterina non si mosse, si aggiusto delicatamente il ciuffo e spostò lo sguardo verso Inghilterra che scendeva le scale.
Ci fu uno scricchiolio metallico, uno scintillio e poi un’esplosione. Arthur perse la presa scivolando per le scale, mentre Scozia si lanciava in avanti con ritardo. Mentre ancora la pistola di Pisa scricchiolava e fumava Caterina si reggeva in piedi a fatica. Non ricordava più quale odore il sangue potesse avere, ma adesso che lo risentiva poteva solo provare una strana sensazione di stanchezza e nostalgia. Si sentiva leggera e probabilmente era la sua lenta scomparsa a darle quella sensazione. Così mentre il suo corpo svaniva rapidamente si voltò verso Romano, sorridendo, per non dargli il tempo di piangersi addosso.
  • Scusami – sussurrò nell’abbracciarlo – non posso permettere che ti accada niente, sei il più grande, ma hai sempre avuto bisogno di un eroe, ed eccomi qui. Ti ho amato con tutta me stessa, mi spiace Romano, ci siamo divertiti no?
Avete mai visto un vetro frantumarsi in mille pezzi? Beh così accade ad una nazione appena scomparsa, così accadde a Caterina. Emilio grugnì infastidito dalla scenetta e si allontanò a lunghi passi.
  • Lavoro finito… siamo pari ora..
Ci fu solo silenzio, un interminabile silenzio fino a quando Inghilterra non tirò un pugno contro il muro, uno dopo l’altro fino a farsi sanguinare le mani.
  • Mi hai mentito, MI HAI MENTITO. Ora non potrò più dirtelo.. perché… ti odio.. IO TI ODIO
 
Fissò il ragazzo che stava di fronte a lui per un po’, non riusciva a credere ai suoi occhi
  • Pisa… sei tu? – gli si avvicinò, non aveva mai sentito parlare di regioni che una volta morte, tornavano in vita
  • Si e no – Romano fissò l’altro un po’ confuso – è vero, sono ancora Emilio ma non sono più Pisa, sono rinato dalle vostre divergenze
  • Le nostre… divergenze? Ma che cazzo vuol dire?
  • Semplicemente quello che ho detto, sei così stupido da non capire nemmeno quello che dico? – inutile dire che a Romano non piaceva molto quel tizio, lo aveva visto poche volte ma di lui, si fidava ancora meno che degli altri
  • E che cazzo vorresti?
  • Che cafone, sei e resterai sempre uno zoticone! – lo guardò con un’espressione sdegnosa
Proprio mentre Romano stava per ribattere, apparve Caterina tutta sorridente, si mise tra loro due e parlò con Emilio sembrava che tra i due, ci fosse stato un malinteso o cose simili, non ci capiva dentro molto anche perché un tempo, lui non aveva alcun contatto con i comuni presenti sul territorio.
Uno sparo e Caterina si voltò a guardare suo fratello che con gli occhi sbarrati, sbiancò e la prese appena prima di cadere a terra, ascoltò attentamente le parole della sorella che poi si frantumò nelle sue braccia, gli crollò il mondo addosso… Pisa se ne andò tutto soddisfatto mentre Inghilterra urlava, prendeva a pugni il muro e lentamente, scompariva anche lui
  • England! – si sentì la voce di Scozia che intanto correva dal fratello ma purtroppo, non poteva fare altro che guardarlo sparire, poi iniziò a tremare e si accasciò a terra, la sua corporatura cambiò leggermente e quando si rialzò, se prima sembrava un uomo sulla trentina, adesso sembrava aver guadagnato cinque anni, lo scozzese si guardò a lungo incredulo… era diventato Regno Unito.
  • Sorella… - continuava a sussurrare l’italiano “Ma che cazzo?! Perché l’hai fatto? Ti ho forse chiesto di fare l’eroe? No, non l’ho mai fatto e tra tutti, quello che doveva morire ero io, non tu! Che stupida che sei” la rabbia continuava a crescergli dentro, non ricordava di essersi mai sentito così
  • Sud… - Prussia era andato da Romano.
Il prussiano posò una mano sulla spalla all’italiano che se ne stava a terra guardandosi le mani vuote, poi scattò in camera sua a prendere la pistola, quando scese chiunque l’avesse guardato negli occhi, non avrebbe visto altro che rabbia e voglia di uccidere, aveva uno sguardo tale che anche Prussia si bloccò non appena lo vide, era impazzito.
Uscì di corsa da casa pronto ad ammazzare l’uomo che gli aveva appena portato via la sua amata sorella, non avrebbe avuto pietà, era deciso e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo, lo trovò poco distante da casa che se ne stava tranquillamente passeggiando come se non fosse successo niente
  • Tu, bastardo! – Emilio si girò per guardare con un’espressione scocciata Romano e notò la pistola che stringeva tra le mani
  • Cosa vorresti fare sentiamo, vendicarla? – rise – non ne avresti il coraggio, non fai più queste cose
  • Vuoi scommettere?
  • Prego – allargò le braccia in segno di sfida ma Romano non si mosse – come previsto.
  • Perché lei? Potevi benissimo uccidere me, PERCHE’ CAZZO HAI UCCISO LEI?!
  • Avevamo un conto in sospeso, cose che un’ ex regno come te non può capire – gli sorrise – sai, mi sono sempre immaginato il momento ma la realtà supera di gran lunga la fantasia! – rise di nuovo, a quel punto Romano non resistette più, gli si buttò addosso con tutta la forza che aveva ed iniziò a colpirlo violentemente sul viso, l’altro in un primo momento non reagì a causa della sorpresa ma dopo, cercò di spingerlo via – Tsk! Sei solo uno stupido e volgare contadino ignorato da tutti, persino dal proprio stesso popolo! – Romano lo prese per il colletto e lo alzò
  • Non me ne fotte un cazzo di quello che pensi di me e sai perché? Perché non sei altro che un cadavere che cammina. – sussurrò all’altro che in tutta risposta gli rise in faccia
  • Si, sei proprio rozzo senti, perché non mi molli e te ne troni nel tuo bel orticello? – lo lasciò andare e l’altro si girò per andarsene, come sentì il suono della pistola però si rigirò lentamente a guardarlo – ci provi ancora? – scoppiò di nuovo in quella risata che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque
  • Fammi un favore, và all’inferno e vedi di restarci! – sparò e l’altro cadde a terra morto, passò qualche secondo ed il corpo si frantumo proprio come quello di Caterina ed Inghilterra, ora finalmente Romano poteva piangere la sorella in pace, la sua vendetta era stata veloce ma era come se tutta la sua rabbia, fosse morta con l’uomo con il quale aveva appena parlato – Sorella… - le lacrime iniziarono a scorrergli sulle guance e non riusciva a fermarle – CATERINA!
 
Non capiva esattamente dove fosse, ne tantomeno perché continuasse a sentire la mano stretta in quella di un altro. quando riuscì finalmente a riaprire gli occhi Arthur era davanti a lei e le venne quasi da piangere all’idea di averlo perso per sempre, ma l’altro la precedette urlandole in faccia. Mi hai mentito continuava a dire con voce isterica, mi hai mentito e ti odio. Quando la strette Caterina capì che Arthur l’aveva seguita in quel viaggio e non capiva come fosse stato possibile. Poi si ricordò dell’alleanza, di quel primo bacio e lo spinse via con ferocia mentre lo strattonava e picchiava sul viso. Lo odiava anche lei, odiava che lui lo avesse fatto davvero, che fosse svanito assieme a lei. Alla fine si fermò e lasciò che l’altro la stringesse, con le guance rosse ancora brucenti.
  • Interessante.. non ho mai conquistata una inglese in vita mia..
  • Tu… - quando Caterina si voltò trovò suo Nonno a guardarla con un sorriso ebete stampato sul viso, lo stesso di suo fratello Veneziano..
  • Ciao Caterina sei diventata così bella , quasi mi emoziono. O ciao tu devi essere il nanetto biondo che mi lanciava frecce e dardi incendiari contro
  • Lei…
  • O su dammi del tu! – Inghilterra si ritrovò assalito dall’antico e prestigioso Impero Romano e non sapeva cosa fare. Gli portava rispetto poiché era stato una delle nazioni più potenti, ma adesso era una specie di parente considerata la sua relazione con Caterina.
  • Arthur..
  • MADRE???
  • Aaak! – l’urlo fu una specie di coretto dei due italiani che si guardarono esterrefatti. Per Caterina le cose iniziavano a complicarsi, non aveva mai visto la madre di Inghilterra prima. Una donna alta , i capelli rossi legati come una treccia si ergeva davanti a loro con fare nobile impugnando ancora il vecchio arco.
  • Uhhh Britannia è sempre un piacere vederti..
  • Così tu sei Etruria… Arthur mi ha parlato molto di te…
  • MADRE!
  • Taci figlio, sto parlando con questa giovane fanciulla..
  • A… si.. lo sono stata un tempo molto lontano…
  • Io e tuo nonno vi abbiamo sempre seguiti..
  • SEMPRE – irruppe Inghilterra con un urletto. La madre lo fissò storcendo il naso e gli lanciò un’occhiataccia.
  • Sempre figlio mio, devo ammettere che il tuo comportamento con questa giovane donna è stato fino ad ora inaccettabile ed inappropriato..   mi chiedo come ella possa resistere alle tue stranezze..
  • Lo amo.. – Caterina fece un piccolo passo avanti, ma allo sguardo dell’altra chinò il capo rossa in viso. L’antica nazione le accarezzò il viso e le sorrise con fare dolce.
  • Lo so e devo ammettere che il nostro piccolo inglese ha un modo tutto suo per dimostrare il proprio amore, ma avresti dovuto vederlo da piccolo come chiedeva consigli a Caledonia tentando di non dire il tuo nome.. ma era così scontato, eri l’unica nazione femminile sul nostro territorio, anche se ci hai tenuto compagnia per poco tempo.
  • Cesare doveva lavorare, adoravo quell’uomo così pieno di se , mi regalava sempre il migliore vino per non parlare delle donne
  • Romano ti pregherei di tacere mentre termino questa conversazione assieme a questi due innamorati
  • Ma io so tutto dell’amore..
  • Ancora una volta ti pregherei di tacere prima che il ferro della mia lama ti recida il capo.
  • Sempre così dolce… mi commuovo Britannia…
  • Voi due siete nati pe essere uniti , per essere insieme per sempre. Ora la vostra situazione vi ha trascinati in questa landa isolata, dimenticata da Dio, un limbo come voi potreste dire.
  • Non troverai Enea però qui mia dolce bambina..
  • Affatto potresti trovare il buio , ma se sarete accorti e vi terrete stretti l’uno all’altra potrete sopravvivere..
  • Come possiamo fare madre per tornare indietro?
  • Solo chi vive ancora può desiderare il vostro ritorno, anche se solo un grande cuore può formulare quella formula magica.
  • Capisco. – i quattro si allontanarono ed Arthur si avvicinò un’ennesima volta a Caterina – Caterina.. non ti lascerò mai ricordalo per sempre , che sia nel buio o nella piena luce continuerò a stringerti la mano.
  • Costasse l’uso di un intero flaconcino di attack tu mi resterai sempre appiccicato
Scozia se ne stava seduto per le scale. Prussia lo fissava terrorizzato , mentre Romano fuggiva. Sentì uno sparo, uno solo e questo lo fece arrabbiare. Non avrebbe dovuto limitarsi ad un colpo, gli avrebbe dovuto sparare alla femorale e poi lentamente alla testa , o lasciarlo lì a soffocare nel proprio sangue. Quando vide che l  ’italiano tardava a  rientrare la sua rabbia scoppiò improvvisamente senza che avesse il tempo materiale di dire qualcosa. Si alzò di scatto, ma fu subito fermato da Prussia. Non badò all’amico, se lo trascinò dietro quasi fosse stato un bambolotto di pezza. Lo calciò via non curante di quanto lo avesse ferito e si lanciò fisicamente su Romano. Strette le mani attorno al collo stringendole con forza mentre Prussia cercava di staccarlo urlando il suo nome.
  • Tu.. hai lasciato che morisse così in fretta.. non l’hai fatto soffrire.. non hai fatto NIENTE. La tua stupida sorella mi ha portato via… il.. mio fratellino e tu sei solo riuscito a sparargli un colpo UNO SOLO avresti dovuto lasciarlo a marcire da solo!
  • Sc… UK! Basta
  • Io.. NON SONO UK! Mio fratello è vivo , è vivo.. io lo.. so.. io sono Scozia quindi piantala! – lasciò andare Romano e si alzò per avviarsi alla macchina. Prussia dietro di lui controllava che Romano stesse bene e che non fosse ferito. – tu… Italia vieni con me… forse ho avuto un’idea , ma mi servi… quindi muoviti o vengo a prenderti io e la cosa non ti piacerà..
  • Scozia smettila di arrabbiarti con lui.. cosa c’entra?
  • Cosa c’entra? Già… mi ha tolto il piacere di ammazzare colui che ha ucciso mio fratello , ma cosa vuoi che sia…
  • Senti Nathan mi dispiace per la tua perdita ma..
  • Ti dispiace? E di cosa sentiamo? Del fatto che la SUA stupida sorella si è fatta ammazzare da un vecchio rottame di nazione senza opporsi? Ti dispiace del fatto che mio fratello , quello stupido minchione, si è innamorato di una imbecille capace solo di farsi piantare un proiettile nel cuore?
  • PIANTALA! Caterina non c’entra..
  • Cosa?  Lei è la causa di tutto questo se quella non si fosse comportata da bambina non sarebbe successo niente, se lei lo avesse detto ad Arthur fin dall’inizio lui avrebbe fatto qualcosa. Ora entrate in macchina e vediamo di andare a fare questo lavoro.
 
 
Scozia arrivò in fretta e furia scaraventandosi contro Romano che non si oppose, aveva ragione e se lo avesse strozzato lì ne avrebbe avuto  tutto il diritto. Prussia cercò di calmarlo ma chi l’avrebbe fatto dopo aver visto morire il proprio fratello ed inoltre chi ha vendicato le vittime, se l’è sbrigata con un solo colpo. Scozia si avviò verso la macchina dicendo di volerlo portare a casa sua per fare una specie di rito, ancora prima di alzarsi però, arrivò una macchina italiana che si fermò proprio davanti a loro e dalla quale, scese Veneziano tutto agitato e guardò il fratello che se ne stava a terra con le lacrime agli occhi
  • Fratello, cos’è successo? – probabilmente, aveva sentito anche lui l’orribile sensazione provata al momento della scomparsa della sorella – dov’è Caterina? – si guardò intorno tutto agitato
  • N-non c’è…
  • Romano dimmi tutto, ti prego! – Veneziano si avvicinò al fratello fissandolo dritto negli occhi, immaginava già cosa fosse successo ma non riusciva ad accettarlo, voleva sentirlo dire da Romano anche se la cosa gli avrebbe arrecato un dolore immenso
  • È… morta, l’hanno u-uccisa… – la voce di Romano rimbombò nella testa dell’italiano più piccolo, in una manciata di secondi si sentì crollare il mondo addosso, si infuriò come non mai e non fece nemmeno nessuno sforzo per trattenersi e senza nemmeno rendersene conto, lasciò scappare fuori il lato peggiore del suo carattere
  • UCCISA?! - si alzò di scatto con un’espressione terrificante
  • Si…
  • Dov’è andato? Giuro che lo ammazzo!
  • L’ho ucciso io…
  • Quel cretino ha usato solo un colpo di pistola! – Intervenne Scozia che era tornato sui suoi passi non appena comparve Feliciano
  • Fratello, come hai potuto lasciarlo morire così in fretta?! – Veneziano stava piangendo, era un pianto disperato e pieno di rabbia che concentrò tutta sul fratello, lo prese per il colletto ed iniziò a colpirlo e l’altro non reagiva, subiva silenziosamente – perché… - lo lasciò cadere a terra – perché l’hai lasciato andare così?
  • Avevo paura… - Scozia stava per ribattere ma fu preceduto dall’italiano
  • DI COSA CAZZO AVEVI PAURA, SPIEGAMELO!
  • Che mi sarebbe piaciuto… come in passato… - a quelle parole, Veneziano non poté far altro che fissare il fratello, anche Romano avrebbe voluto dargli una morte peggiore, lui sapeva essere spietato però aveva sempre quella paura di ricadere in quel vortice di violenza e morte
  • Fratello…
  • Andiamo.
Scozia si diresse nuovamente verso la sua macchina, Prussia si chinò a prendere Romano che sembrava un corpo inanimato, continuava semplicemente a fissare il vuoto, aveva pure smesso di piangere, Veneziano invece seguì gli altri tre senza chiedere nulla, era ancora troppo furioso per parlare e comunque, avrebbe scoperto tutto una volta arrivati a destinazione, in macchina non fiatava nessuno, c’era un silenzio insopportabile, ad un certo punto parlò Scozia
  • Arthur amava davvero vostra sorella, molto più di quanto possiate immaginare, l’ha aspettata per molti secoli e quando finalmente si sono rincontrati, ne era felicissimo – si ammutolì, continuava a guidare immerso nei suoi pensieri, questa volta a parlare fu Veneziano
  • Anche lei, me ne sono accorto subito che provava qualcosa per lui però, non ho mai detto niente perché mi avrebbe picchiato – ridacchiò
  • Tu piccoletto, non hai niente da dire? Nessuna lamentela?
  • Nathan lascialo stare, l’hai già trattato abbastanza male!
  • Davvero? Io dico di no! – Scozia guardò nello specchietto retrovisore per lanciare un’occhiataccia al suo amico che ricambiò molto volentieri
  • Smettila Prussia, ha ragione lui…
  • Sud-
  • È tutta colpa mia, avrei dovuto fare qualcosa o perlomeno dagli la giusta vendetta – si mise una mano a coprire il viso – se solo non fossi così debole… maledizione!
  • Fratello non dire così, non è affat-
  • Certo che è colpa tua, stupido moccioso frignone!
  • Scozia ora basta, mi sto arrabbiando! Non è colpa di Sud e lo sai benissimo, smettila di scaricare la tua rabbia su di lui.
Il silenzio cadde di nuovo e nessuno fiatò più per il resto della durata di quel viaggio, ognuno era immerso nei propri pensieri, c’erano rabbia, disprezzo, rassegnazione ma anche un barlume di speranza, per qualcuno non tutto era perduto.
 
 
Scozia rallentò fino a parcheggiare. I quattro uscirono trascinandosi tutto il peso del corpo dietro, Prussia era l’unico a mantenersi tranquillo, almeno esternamente. Entrarono nella casa e subito trovarono gli altri Kirkland con gli occhi rossi ed i visi pallidi, un vaso rotto giaceva sul pavimento. Galles fece un passo avanti e Scozia lo respinse con forza incamminandosi verso il sottosuolo. Tutti seguirono il rosso in modo meccanico, ma Patrick non riuscì a trattenersi e scoppiò a piangere contro Veneziano. Quest’ultimo se lo scrollò con forza di dosso e ci vollero sia Galles che Charles per impedire a Nathan di uccidere l’italiano. Veneziano si scusò con l’irlandese e quello annuì col capo lentamente. Quando Scozia iniziò a disegnare a terra dei cerchi magici Galles lo aiutò e quando terminarono imposero agli altri di disporsi attorno ai centri dei disegni. Nathan sussurrò qualche parola a bassa voce ed una nebbia sottile invase la stanza. Qualcuno tossì e due piccole ombre si fecero largo nella stanza. Il piccolo Inghilterra si fece largo nella nube, si guardò intorno e poi fece un gesto con la mano all’ombra dietro di lui, come ad indicarle di non passare. L’altra però non si fermò spuntò dal niente come un folletto ed il piccolo Arthur gonfiò le guance. Veneziano fece un passo indietro alla vista della sorellina. La bambina saltellò sfuggendo alla presa del bambino fino a trovarsi davanti a Romano.
  • Ci conosciamo , signore?
  • NO CHE NON CONOSCI QUESTO TIZIO..
  • Arthur.. – fece Scozia a bassa voce..
  • Tu chi sei? Che vuoi ? – il bambino puntò uno spadino contro lo scozzese e l’altro ridacchiò – io… io.. posso ucciderti..
  • Arty! Smettila di fare il bruto.. sei cattivo e noioso
  • EH? Io cerco di proteggerti cioè..
  • Ih…
  • Non fare quel risolino che odio
  • Ih ih
  • Smettila stupida ragazzina
  • Arty è scemo, Arty è scemo
  • Smettila
  • Arty è tutto rosso , Arty è tutto rosso. Lo sai una cosa?
  • Eh?
  • Sei carino così..
  • EEEEK?? – l’altro arrossì violentemente mentre la bambina tornava su Romano.
  • Lo sai che tu hai un ciuffo proprio come il mio fratellone? Eh? Si chiama Romano .. – si voltò verso Veneziano e trovando lo stesso ciuffo corse nella sua direzione – anche tu!! Tu hai il ciuffo di Veneziano.. anche io ne ho uno guarda!! – la bambina si arruffò i capelli da cui sbucò un ciuffetto tondeggiante – forse siamo parenti
  • Florentia smettila di parlare con gli sconosciuti..
  • Uffi!!
  • Non fare la bambina… potrebbero rapirti, questi tizzi non mi piacciono soprattutto quello rosso è brutto!
  • Eh??
  • A me piace ha una bella faccia
  • COSA DICI FLORENTIA???
  • Smettila di usare il mio secondo nome Arty, uffi…
  • Ca…. C… Caterina.. quel tizio è brutto
  • Arthur …
  • Come fai a conoscere il mio nome? Sei una spia di Francia? Guarda che ho un arco e delle frecce e..
  • Arty non fai paura
  • IO TI STO PROTEGGENDO
  • Ma i miei fratelloni servono a questo..
  • I tuoi fratelli non sono bravi come me… e poi io lo faccio per altri motivi
  • Che motivi..
  • A…
  • Tipo??
  • Non potresti capire sei femmina…
  • Uffi.. è tardi..
  • Si.. andiamo via..
  • No voglio restare a giocare con i signori, sembrano carini… dove sono Romano e Veneziano?
  • Per ora hai me ACCONTENTATI
  • Ok.. ma non urlare scemo..
I due bimbi si tennero mano nella mano mentre si allontanavano. Caterina salutò i due signori mentre Arthur faceva festi omicidi all’altro. Passarono pochi secondi e poi ricomparvero tutti e due, ma erano adulti, forse adolescenti. La prima con abiti medievali, la sua vecchia divisa medievale, un abito blu ricoperto da una solida armatura, e l’altro con la sua divisa militare rossa , quella dell’Indipendenza Americana. Entrambi piegati su se stessi , l’uno sul fucile l’altra sulla spada conficcata nel suolo. L’unica cosa che gli altri nella stanza riuscivano a sentire erano preghiere, sussurri contenenti i nomi dei fratelli di cui chiedevano l’aiuto. i due Vargas ed i rimanenti Kirkland si lanciarono in avanti , ma furono nuovamente avvolti da una luce. Adesso al centro c’erano Arthur e Caterina, quelli veri, quelli adulti con gli stessi abiti con cui se ne erano andati.
  • Sasso, carta o forbice?
  • Ma sei scemo?
  • Perché..
  • Se sapevo che dovevamo passare il tempo in un abisso senza svaghi mi sarei abbracciata un risiko prima di morire..
  • Torneremo a casa tranquilla
  • Abbi fiducia in loro…
  • Ehi.. senti qualcosa…
  • Tipo?
  • Tipo quella malsana sensazione intestinale che i tuoi scones comportano
  • EH??
  • Ma..
  • Che…
Le nazioni nella stanza furono sbalzate via e finalmente al centro apparvero l’inglese e l’italiana. Caterina strinse la mano di Arthur e questo contraccambiò con un lieve bacio sulla testa.
  • Che ti avevo detto?
 
 
La macchina si fermò e Romano, si trascinò in casa Kirkland  in modo quasi inconsapevole, il suo corpo si muoveva da solo al suo fianco, Prussia continuava a lanciargli occhiate come per controllare se stesse per crollare da un momento all’altro. In casa c’era un silenzio insopportabile, i proprietari sembravano delle anime dannate e tutto ciò che esprimevano i loro occhi, era disperazione nient’altro.
Seguirono lo scozzese nella cantina e questo, assieme ad uno dei suoi fratelli si mise a disegnare dei cerchi alchemici sul pavimento, non si vedeva bene a causa della poca illuminazione ma Romano riuscì a scorgere l’espressione seria e speranzosa di Scozia che velocemente ordinò a tutti di posizionarsi nei vari cerchi, l’unico che rimase fuori fu Prussia perché lui non aveva fratelli da rievocare “Poveraccio, questa cosa non servirà ad un cazzo, i morti non possono tornare in vita… ma Pisa c’è riuscito no? Perché Caterina non potrebbe? No, non va affatto bene, mi sto riempiendo di false speranze, tutte cazzate! Lei non ritornerà mai…” si coprì il volto con le mani e prese dei respiri profondi, non voleva piangere ancora tantomeno davanti a tutta quella gente praticamente estranea. Improvvisamente, Scozia si mise a parlare in un modo strano tenendo in mano un libro altrettanto strano, a Romano non piaceva la situazione ma non aveva nemmeno le forze per aprir bocca, la stanza si riempì di nebbia ed al centro del cerchio più grande, quello in mezzo agli altri, comparvero due figure di bambini che uscendo dal fumo, si scoprirono essere la sua piccola sorellina ed Inghilterra a quella visione, Romano si bloccò e continuò ad osservare la bambina che ora si trovava davanti a lui, gli sorrideva e chiedeva diverse cose come se conoscesse il suo fratellone di nome Romano o se fossero parenti, gli venne da sorridere davanti all’innocenza di quella piccola ed allegra Caterina che correva in continuazione da un fratello all’altro, poi se ne tornarono nell’ombra e Romano non riuscì a non allungare la mano per cercare di fermarla, avrebbe anche voluto dirle qualcosa ma ormai, era sparita.
Ricomparvero nella loro fase adolescenziale, nel momento più difficile e doloroso della loro vita, uno quando subì la sconfitta da colui che considerava il suo amato fratello minore e l’altra, probabilmente era colpita dalla sua guerra interna, quella tra Guelfi e Ghibellini entrambi provavano un’enorme sofferenza e pregavano chiedendo ai propri fratelli la forza per andare avanti, per essere abbastanza forti e poter continuare, a quella visione Romano non poté far altro che correre verso la sorella ma ci fu una luce accecante che lo bloccò, non appena riuscì a vedere attraverso quel bagliore, vide i due nella loro età attuale, portavano vestiti che indossavano quando erano ancora vivi, l’italiano continuava a fissarli incredulo ed ormai, non riusciva più a controllare i suoi pensieri “È viva, non sto sognando? È davvero lei, la mia amata sorella? Caterina…” si sentì scorrere le lacrime sulle guance ma non gli importava, voleva stringerla, baciarla e dirle quanto la amasse, non gli importava niente del proprio orgoglio o che qualcuno lo avesse considerato un debole, sentiva il dovere di dirglielo. Fece un passo in avanti verso i due ma fu scaraventato contro il muro e se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Prussia, probabilmente si sarebbe fatto molto male.
  • S-sorella – sussurrò continuando a fissare le due figure davanti a lui, si sentì una mano sulla spalla e si voltò a guardare il suo compagno che gli sorrideva, nei suoi occhi c’era quasi la stessa incredulità e gioia che provava lui
  • Lei è tornata e tu che fai? Te ne stai qui a fissarla come un coglione? Questo non è da te! Kesesese!
  • Ma lei è-
  • CATERINA! – Veneziano si mise a correre da lei in lacrime, gli saltò addosso e nell’abbraccio prese anche Inghilterra – sono così felice di rivedervi! – solo a quel punto, Romano si accorse che tutti si erano riuniti intorno ai due, erano felici e cercavano il contatto fisico con i fratelli che fino a qualche attimo fa erano morti
  • Vuoi muovere quel culo ed andare da loro? Sono un magnifico persuasore ma se non mi assecondi non posso fare molto! – guardò di nuovo il Prussiano
  • Questa frase non ha un cazzo di senso, te ne rendi conto? – si alzò ed andò verso il gruppetto – sorella… - i due si fissarono per qualche secondo poi il resto delle persone presente, strinse tutti in un’enorme abbraccio ma poi Scozia si mise ad urlare al prussiano che se ne stava contro il muro a godersi la scenetta
  • Hey Gilbert, come on! Facciamo un bell’abbraccio di famiglia!
  • Veeeh? – Veneziano sembrava molto confuso a riguardo poi esclamò – Ah giusto, vieni Prussia! Praticamente siamo parenti, lo sai che Germania ed io-
  • Veramente non era quello che intendevo North Italy… - a questo punto Romano si irrigidì e diede un’occhiataccia allo scozzese – che c’è piccoletto, vorresti tenerlo segreto per sempre? Io non te lo permetterò – rise e si rivolse all’italiano più piccolo – vedi, Romano sta insieme a Prussia da un paio d’anni
  • Eeeeeeh?! – per la sorpresa aprì gli occhi e fissò il fratello – Romano, è vero? – in tutta risposta, l’altro si rivolse allo scozzese
  • Sei un fottutissimo bastardo in gonnella…
  • Grazie nanerottolo – sorrise e si rivolse al prussiano – allora, vieni o no?
  • Kesesese! Quando la mia magnificenza è richiesta, rispondo sempre!
Si avvicinò al gruppetto ed ignorando le grida di Romano che intanto era diventato più rosso di un pomodoro, si strinsero tutti in un lungo abbraccio.
 
 
Inghilterra strizzò gli occhi accecato da tutta quella luce, ma non ebbe il tempo di realizzare che accanto a lui ci fosse ancora Caterina. Nell’abbraccio soffocante e puzzolente di Scozia Arthur si dimenò come fosse stato un’anguilla. Si sentiva il viso bagnato dalle lacrime, in parte di gioia ed in parte di tristezza. Voleva solo sentire Caterina stringergli la mano, non voleva altro. parlavano tutti, urlavano tutti, i suoi fratelli lo stringevano quasi fosse stato un pupazzo. Scalciò un paio di volte, ma la pressa che i fratelli avevano creato era indistruttibile, e se lei non ce l’avesse fatta? Se fosse rimasta sola in quel buio, in quell’oscurità. Il pensiero di Caterina abbandonata a se stessa lo fece rabbrividire e dimenare con maggiore vigore. Caterina continuava a stringere gli occhi, accecata com’era dalla luce. Romano se ne stava a pochi passi da lei, fra le braccia di Prussia ed accanto a loro ecco Veneziano. Il fratello le si lanciò contro avvinghiandola con forza e Caterina rise a bassa voce contro la testa arruffata dell’altro. l’italiano le baciò la guancia senza smettere di piangere contro il suo petto.
  • Ca… - fece a bassa voce Arthur senza riuscire a vederla.
  • Su ragazzi tutti insieme Arthur è deficiente
  • No , Nathan dobbiamo cantare come Caterina…
  • Vero Galles
  • Concordo con voi..
  • Anche Patrick si unisce… tutti insieme
  • CATERINA!
  • Arthur.. – la mano dell’italiana si allungò verso la sua intrecciandola , come fossero stati una cosa sola. – sono qui
L’inglese si voltò e si tuffò quasi contro di lei, nascondendo la testa fra le braccia dell’altra. Aveva il viso così rosso che Scozia non poté farne a meno di farlo notare con un risolino, però.. però Arthur si sentiva così felice che non poteva contenersi. In quel momento non gli importava più di niente, c’era Caterina e questo bastava. Veneziano continuava a stringere la sorella baciandola sulle guance, ma si bloccò con un sorrisetto strano alle parole dello scozzese.
  • Vee che cosa ridi Scozia?
  • .. sei inquietante North..
  • Vee se vuoi ti faccio il solletico..
  • …n….non… è.. non importa..
  • Ok.. Romano… dove sei?
Romano se ne stava nel gruppetto, ma in disparte, quasi fosse in imbarazzo. La sorella si voltò verso di lui e nei suoi occhi vide tristezza, amarezza , ma anche gioia. Un insieme di emozioni così diverse, così eterogenee.  Perché non era lì, con lei? Perché non la stava stringendo? Nord la strinse con maggiore forza , seguito a ruota da Arthur e Caterina si ritrovò per terra. Sembrava essere l’unica a sorridere in quel momento. Scozia si alzò per fissare la coppietta con nano italiano annesso e ridacchiò sotto i baffi. L’inglese lo fissò sollevando un angolo della bocca. Sembrava tutto alla rovescia, Scozia premuroso, lui che piangeva, che dire, gli mancava.
  • Oh oh … vedo una lacrima..
  • Eh? – Scozia lo pestò con forza e Galles gli scaraventò contro un libro. – io non piango
  • SCOZIA non picchiare Arthur..
  • Sai Caterina sei adorabile quando difendi mio fratello
  • Non è Caterina per te…
  • Rimani comunque adorabile, per non parlare di quando eri piccola… eh eh..
  • Nathan… sei un gran rompi…
  • Ripeto che dobbiamo festeggiare il nostro Romano, dopotutto ha detto ufficialmente di stare con Prussia
  • Brother.. you said that..
  • Concordo con Arthur, mio fratello non ha detto niente…. Hai fatto tutto da solo..
  • Dovevo rallegrare la serata … mi sembra ovvio..
Caterina si alzò frastornata con al fianco Inghilterra e Veneziano e si impose davanti a Romano. Gli sorrise e fece un saltello nella sua direzione per poi restare un’ennesima volta ferma davanti a lui. Arthur fu trascinato via dagli altri Kirkland ed in breve si ritrovò al centro di un triangolo, tutti a chiedergli che cosa avesse visto , se gli fosse piaciuto. Ho visto nostra madre, continuava a dire l’inglese fra un urlo e l’altro dei fratelli. Caterina continuava a guardare Romano pensando che fosse arrabbiato con lei. Fece un ennesimo passo in avanti e Veneziano la spinse da dietro sul fratello. Caterina si raggomitolò sul fratello maggiore e subito dietro si attaccò Veneziano. Quest’ultimo continuava a piangere rumorosamente, come solo lui sapeva fare mentre Caterina se ne stava col capo contro il petto di Romano, a caccia del suo odore.
  • Mi spiace… ti giuro.. mi spiace tanto.. non volevo sparire.. non lo farò più..
Arthur fu trascinato via nelle altre stanze , mentre Scozia complottava ad alta voce strepitando ed affermando che avrebbero organizzato una festa meravigliosa a base di scones. La porta si chiuse e Caterina poté finalmente restare con i suoi fratelli, poteva finalmente piangere in pace contro il petto caldo di Romano. Strinse i pugni contro la camicia dell’altro e Feliciano si staccò per poter stare al fianco di Romano e fissare la sorella.
  • Mi dispiace… tanto.. – non riusciva a trovare altre parole , ma solo a singhiozzare ad alta voce. Veneziano sorrise timidamente a Romano e si allontanò verso la porta. Caterina scattò indietro e allora anche Veneziano si voltò e nel vederla così impaurita tornò da lei. – Emilio..
  • È morto.. – rispose Veneziano con un sorriso.
  • Cosa??
  • L’ha ucciso Romano..
  • Ma… tu non vuoi più uccidere..
  • Sorellina mia , quando perdi un pezzo di cuore non puoi che cercare sangue per farlo battere ancora..
  • Io.. non volevo che Romano.. so che a te non piace uccidere fratello, ti ricorda la mafia.. mi dispiace… - Veneziano li lasciò soli e Caterina tornò ad frizionarsi il petto con forza. – però… non posso che dire.. grazie.. perché hai mantenuto la promessa.. hai ucciso il mio mostro.. ti amo Romano
 
 
Una volta liberato dall’abbraccio, Romano scattò indietro per evitarne altri, non era affatto un tipo da contatto fisico, tutto quello che voleva era stare da solo con la sua amata sorella e tornare alla vita di prima. Ora si ritrovava faccia a faccia con sua sorella, non riusciva a muoversi o a dire una parola, dentro di lui c’era un vortice di emozioni talmente forti che lo paralizzava, Veneziano spinse Caterina contro di lui che seguì a ruota, il contatto improvviso lo fece irrigidire in un primo momento ma poi, ascoltando le parole della sorella e sentendo il suo calore si sciolse e strinse a sé entrambi i fratelli, non riusciva ancora a crederci ma Caterina era lì tra le sue braccia e non sul punto di scomparire per sempre come l’ultima volta.
  • Sarà meglio per te! Giuro che se lo fai ancora, ti odierò per sempre… - rincominciò a piangere – sei una cretina… - intanto, i fratelli Kirkland se ne erano andati seguiti subito da Prussia che borbottava qualcosa del tipo che la sua magnificenza era necessaria altrove, Veneziano decise di imitare gli altri, gli fece un piccolo sorriso e si staccò dall’abbraccio e prima di andarsene, informò la sorella della morte di Pisa e questa la sconvolse un po’ – ti amo anche io Caterina, sappi che sarei pronto ad uccidere anche la nazione più potente mai esistita per te, ciò che conta è che tu sia al sicuro – le fece un piccolo sorriso e la strinse ancora più forte e si mise a cantare un pezzo preciso della canzone dedicata a lei, intanto che le accarezzava i capelli – Anche se sarò destinato alle fiamme dell’inferno non mi importerà perché saprò che tu sarai salva, non ho paura delle conseguenze, non mi importa gran ché della mia anima… - ricadde il silenzio e stettero lì abbracciati per molto tempo poi, la porta si aprì mostrando uno scozzese in grembiule e tutto sorridente
  • Allora cicci, cos’è questo mortorio? Su un po’ di allegria! – ficcò ad entrambi uno scones in bocca e rise – da parte di quel deficiente di Arthur! – era visibilmente di buon unore… fin troppo…
  • MA CHE CAZZO STAI FACENDO, CI VUOI AMMAZZARE?!
  • Calmati piccoletto – gli diede qualche pacca sulla testa – ho seguito tutto io, sono commestibili
  • Fottiti bastardo!
  • Adesso che hai? – sospira divertito – Sapevo che Prussia è un po’ strano però non pensavo che gli sarebbe piaciuto un tipo simile
  • Tsk!
  • Came on, let’s go!
Prese in braccio i due italiani che iniziarono a dimenarsi e se diresse al piano di sopra, ora la situazione che si presentava, era completamente diversa da prima niente più disperazione e dolore, solo gioia e voglia di festeggiare
  • Mettimi giù brutto beone assatanato in gonnella!
  • Se non la smetti, te la metto su io la gonnella! – questo fece tacere definitivamente Romano, l’ultima cosa che voleva era mettersi un Kilt
  • Tsk!
  • Hahaha! Nathan amico mio, hai già capito come fare a farlo stare zitto eh? – ed ecco che arriva ad infierire pure il prussiano – ora se non ti dispiace, il magnifico me si riprende il suo bell’italiano – risero entrambi e Prussia, dopo essersi fatto passare Romano, se lo mise in spalla e si diresse in cucina dove c’erano tutti gli altri, Veneziano gli andò in contro tutto felice
  • Veeh~ allora è vero che state insieme!
  • A te questo sembra stare insieme, idiota di un fratello?! Io direi che è un fottutissimo sequestro di persona!
  • Hahaha! Si Nord, per una volta Scozia ha detto la verità – Romano diede un ceffone al prussiano – però come vedi, è sempre manesco – si rimise a ridere mentre metteva giù l’italiano
  • Ma fratello, tu non odiavi-
  • FATTI I CAZZI TUOI, MALEDIZIONE!
  • Ma quel nanerottolo è sempre così? – apparse di nuovo Scozia e scaricò l’italiana tra le braccia del fratello, questo arrossì furiosamente ma se la strinse coprendola con il corpo, come se volesse difenderla dallo scozzese o da chiunque si sarebbe avvicinato troppo
  • No a volte diventa davvero tenero, devi vedere com’è carino~
  • B-brutto coglione che non sei altro, ti sembrano cose da dire?!
  • Ja – gli diede un bacio e scappò via – Kesesese!
  • Bastardo!
Divenne bordeaux e si mise ad inseguirlo bestemmiando e minacciandolo nei più svariati modi possibili mentre gli altri, si godevano la scena ridendo e mangiucchiandosi qualche stuzzichino preparato da Veneziano.
 
Lacrime.. lacrime di gioia , di tristezza cadevano copiose dagli occhi di Romano. Adesso era tornata non c’era alcun motivo di piangere. si conficcò nel suo piccolo spazio personale in ascolto delle parole del fratello. Amava la sua ninna nanna, la melodia che lui aveva composto per lei e non poteva che provare nostalgia. Nathan entrò trascinandosi dietro la puzza di scones e pesce fritto. Le ficcò qualcosa di commestibile in bocca e fu interdetta se sputarlo in faccia o meno allo scozzese, ma l’altro accennò ad Arthur e lo trangugiò del tutto. Si sentì sollevare ed ecco di nuovo quello stupido scozzese, tentò di difendersi, di scendere, ma l’altro sembrava troppo felice. Ci fu una breve discussione in cui come al solito Veneziano si era dimostrato un betolone imbecille.
  • Lascia andare Caterina stupido fratello!
  • Te la lascio sta tranquillo
  • Sarà meglio
Caterina restò fra le braccia di Arthur che la difese come se davanti a loro ci fosse stato un mostro.
  • Arthur…
  • Dimmi …
  • Non devi aver paura, nessuno mi porterà via da te..
  • Pensavo ad una cosa…
  • Dimmi tutto..
  • Ti andrebbe…
  • Si?
  • Cioè…
  • Arty… parla
  • Vuoi sposarmi?
  • ODDIO IL nostro piccolo Arthur l’ha chiesto, Patrick dammi le venti sterline
  • Cavolo Arthur non potevi farne a meno..
  • Veneziano… - Caterina fissò il fratello disteso a terra- è morto?
  • Chi se ne frega del maccherone Center ora saremo parenti e potrò entrare nella tua stanza
  • Eh?
  • Si dobbiamo condividere tutto!
  • Nathan.. mi stai spaventando…
  • Galles canta per noi
  • Marcia nuziale ?
  • Ovvio
  • Na n ana
  • Basta stupidi idioti…
  • Arthur stai calmo su, siamo i tuoi fratelloni – Nathan lo colpì in testa con forza e quello sveni fra le braccia di Caterina
  • Arty!! Cosa gli hai fatto stupido scozzese?
Arthur rinvenne dopo poco furioso come non mai. Prussia e Scozia si sedettero e lo scozzese si trascinò Arthur sulle gambe. Nathan giocherellò con la radio fino a farne uscire un suono melodioso che Caterina riconobbe subito come la voce di Pavarotti. Galles e Irlanda uscirono dalla stanza ingurgitando qualche scones ed i tre Vargas si ritrovarono soli con gli altri tre. Arthur sembrava agitato perché continuava a muoversi sulla sedia come un bimbo impaurito. Nathan sollevò una bacchetta, la stessa che Inghilterra aveva portato a casa di Romano. Prussia e Scozia si fissarono per un paio di secondi con un sorrisetto malsano stampato sulla bocca. La bacchetta si mosse rapidamente e i tre Vargas si ritrovarono vestiti da camerieri, cameriera nel caso di Caterina. Scozia era tornato lo stesso stronzo di prima.
  • Vee..
  • L’unico felice qui è Veneziano..
  • Ehi Nathan puoi far apparire bruder? Kesese
  • Sure…
  • NO IL PATATONE NO! – invece ecco pure Ludwig lì a fissare Veneziano con una faccia da beota. Caterina non poté che lanciargli contro una caffettiera che lo fece cadere a terra mezzo morto. Veneziano si gettò su di lui mentre Scozia e Prussia le lanciavano qualche sguardo impaurito. Arthur invece sembrava magnetizzato. Si sbatté la mano contro la fronte ed evitò di distruggere le teiere di casa Kirkland sulle testoline delle tre nazioni.
  • Kesesese bruder è mezzo morto..
  • Caterina perché??
  • Veneziano, dovevo farlo perdonami…
  • Un momento – Arthur sembrava essersi ripreso – perché state guardando Caterina?
  • Io non guardo lei kesese
  • A me piacciono le donne.. quindi
  • Quindi tappati gli occhi stupido fratello!
  • Devo bruciarti un sigaro addosso?
  • Non me ne frega niente tappati gli occhi malato pervertito scozzese
  • Arthur, non essere cattivo con il tuo fratello maggiore. Sono coccoloso
  • Oddio…
  • Non me ne frega Nathan – Arthur rosso in viso continuava a passare lo sguardo da Caterina a Scozia – falla tornare come prima!
  • È solo un vestito..

 
L’inseguimento di Romano durò poco e si ritrovò inspiegabilmente bloccato ad un angolo del soggiorno con Prussia che ridacchiava, la cosa non andava affatto bene
  • Lasciami andare, bastardo
  • Nein, dopo mi picchi~
  • Mi sembra fottutamente logico, brutto coglione!
  • Ti ho detto un milione di volte di rilassarti, non essere sempre così aggressivo, non piace alle ragazze! – detto questo, il prussiano si mise a baciare il suo ragazzo incurante delle proteste di quest’ultimo, si sentirono delle voci provenire dalla cucina che incuriosirono non poco Prussia – che sta succedendo di la?
  • E-e che cazzo vuoi che ne sappia io?
  • Aww Sud, sei così carino quando arrossisci in quel modo, Kesesese!
  • Tsk!
  • Andiamo, se si stanno divertendo, la nostra magnifica presenza è obbligatoria! – iniziò a trascinare Romano per il braccio
  • Parla per te, stupido crauto vivente! – arrivarono in cucina e si trovarono davanti un inglese furioso, il resto dei Kirkland che se la rideva ed i due Vargas rimasti in cucina che guardavano lo scozzese non molto divertiti
  • Hey ragazzi, che è successo qui? – Prussia si sedette vicino a Scozia lasciando andare Romano che corse dai suoi fratelli, lanciando un’occhiataccia ai due
  • Vieni amico mio, ora ci divertiamo un po’ – si lanciarono uno sguardo d’intesa ed una luce con tanto di fumo, avvolse i tre poveri italiani che si ritrovarono pochi secondi dopo, in abiti da camerieri
  • MA CHE CAZZO?! – Romano si guardò, poi spostò lo sguardo su sua sorella – C-C-Caterina?! – subito dopo ci fu un casino con l’apparizione del crucco biondo che venne subito messo a tacere da sua sorella… adorava quel lato di lei, stava per farle i complimenti per la mira quando fu distratto da ciò che disse il prussiano, si girò verso di lui e si accorse che lo stava fissando con uno sguardo strano – c-che minchia hai da guardare?!
  • Il tuo bel culo, ecco cosa – inclinò la testa per una miglior visuale
  • S-smettila, bastardo! – gli si avvicinò e gli diede un ceffone sulla testa – ora, se proprio volete fare questo fottutissimo gioco, va bene io non mi tiro certo indietro – superato l’imbarazzo dovuto a Prussia ed iniziò a sentirsi a suo agio in quei vestiti in fondo, all’insaputa di tutti, lavorava in un bar il fine settimana, giusto per racimolare qualche soldo in più
  • Was? – l’albino sembrava parecchio confuso, Romano arrossì ancora e gli rispose cercando di non sembrare troppo imbarazzato
  • Zitto e dimmi cosa vuoi che ti porti, stupido mangia patate numero due!
  • Du! – sembrava parecchio convinto della sua risposta ma Romano, decise di non farci caso e di ripiegare sulla sua solita scusa
  • Mi spiace ma non capisco la tua cazzo di lingua quindi, parla in modo comprensibile!
  • Veeh ha detto che vuole te, fratello~
  • LO SO ANCHE IO CHE CAZZO HA DETTO, DEFICIENTE! – gli urlò contro arrossendo
  • AAAK! M-ma hai appena detto-
  • Italia, lascia perdere – il tedesco iniziò ad accarezzare sulla tasta il povero Veneziano che aveva ormai le lacrime agli occhi
  • Germania…
  • Figuriamoci se il crucco non si impiccia, tsk! – tornò a rivolgersi al prussiano – allora, che cazzo vuoi? – a quella domanda, l’albino fece uno strano sorriso
  • Il tuo, schön! Hahaha!
  • E dillo prima che vuoi crepare, brutto coglione! – Romano iniziò a strozzarlo e prenderlo a testate mentre la presunta vittima, continuava a ridere di gusto.
 
Caterina si voltò verso Romano e non poté che titubare prima di rispondere, considerata l’affermazione del prussiano. Si ammutolì di colpo e cercò di non badare ai due maggiori dei Kirkland che si rotolavano a terra prendendosi a pugni, l’uno sorridendo divertito e l’altro furioso come un toro. Afferrò una padella e, per il semplice piacere di rilassarsi, la lanciò contro il tedesco, che stranamente la schivò. Quando Ludwig si voltò verso di lei sembrava avvolto da un’aura oscura, ma la cosa non la toccò, semplicemente se ne tornò ai due Kirkland. Arthur teneva la testa di Scozia stretta in una morsa da vero lottatore, ma l’altro sembrava contento. Pensò che fosse dovuto alla prematura scomparsa di Arthur o qualcosa di simile. La bacchetta se ne stava sul pavimento e Caterina ci pensò un po’ prima di sollevarla. A quel punto sia Arthur che Nathan le si lanciarono addosso , ma alla fine se ne uscì con gli stessi abiti che portava prima dello scherzetto dello scozzese.
  • Scozia smettila di schiacciarmi!
  • Sorry Center..
  • Shut the fuck up i hate you Scotland
  • So lovely…
  • Ragazzi perché non vi togliete di dosso?
  • Io sto comodo
  • Scozia togliti prima che ti uccida..
  • Arthur perché mi dici queste cose?
  • Perché voglio trasformarti in un coniglio per fare di te la vittima dei mie cani…
  • Ok.. mi sposto.. – Scozia si sollevò trascinandosi dietro Caterina che lo fissò inviperita
  • Il concetto è che devi lasciare Caterina..
  • Nope..
  • Ok ora mi sto ufficialmente arrabbiando
  • Ragazzi non è che potreste arrabbiarvi fra di voi.. noi Vargas dobbiamo andare
  • Vee.. davvero?
  • STAI ZITTO IDIOTA
  • EEEK!
  • Quanto adoro questo lato malvagio di Italy..
  • Oh grazie Arthur..
  • Prego…
  • Ragazzi con tutte queste smancerie finirete col farmi venire il diabete
  • Almeno creperai stupido fratello
  • Tsk.. ci vuole molto di pe.. – Nathan non ebbe il tempo di concludere la frase che Caterina lo aveva già colpito con una teiera
  • Tanto era di Nathan quella – commentò Galles masticando uno scone
  • Tu..Veneziano andiamo avanti…
  • Te ne vai di già?
  • Non fare il broncio Arthur
  • Vee.. siete carini.. vee Inghilterra
  • Eh?
  • Se le fai del male ti uccido
  • ….
  • Veneziano, torna normale.. il tuo lato spaventoso mi inquieta..
  • Scusa sorellina – le prese la mano afferrando con l’altra Romano e tirandolo verso di se – siamo al completo possiamo andare…
  • Bye Italy..
  • Ci vediamo al meeting Arthur.. – Inghilterra le venne incontro per baciarle dolcemente la fronte mentre dietro di lui Scozia starnazzava come un’anatra, contorto su se stesso per le risate. – I love you..
  • A.. – Caterina si guardò intorno e Veneziano le sorrise aggiungendo un che carino per il suo rossore che comportò un’immediata capocciata sulla testa del fratello maggiore – anche.. io..
Veneziano la spinse divertito mentre l’altra continuava a restare rossa. Quando varcarono la soglia Caterina notò come Romano se ne stesse dietro di loro osservando i passanti cosa a cui non riusciva a dare una spiegazione logica, dopotutto erano tornati normali no? Veneziano accanto a lei sembrava in procinto di dire qualcosa o comunque nel bel mezzo di un qualche piano malefico in vero stile Feliciano. Non sapeva perché, ma aveva una strana sensazione. Un bambino dai capelli color grano le passò correndo fra le gambe e non poté che soffermarsi su di lui.
  • Ti piacerebbe avere un piccolo Arturo? – domandò Veneziano sorridendole
  • Eh? – Caterina non riusciva a capire..
  • Il bambino.. ha i capelli come Inghilterra..
  • A.. non.. l’avevo notato..
  • In realtà si.. eh eh
  • TACI
  • Nah, non posso fare a meno di parlare di queste cose..
  • Sei tu il romanticone di casa, non io..
  • Veee non essere così, solo perché è stata scelta la mia terra come culla della triste vicenda amorosa di Giulietta e Romeo..
  • Tsk.. che c’entra? Io ho pur sempre Paolo e Francesca…
  • Sono stati uccisi.. dal marito di lei.. e sono pure finiti all’Inferno..
  • Che c’entra? Meglio dei tuoi mammalucchi che si sono ammazzati per sbaglio..
  • Tanto lo so che sotto quel guscio di roccia c’è un cuore palpitante
  • Grazie al cavolo, sarei morta altrimenti..
  • Peccato che ormai tu lo abbia donato ad Arthur, come Inghilterra ha regalato il suo a te
  • E.. – Caterina arrossì con tanta violenza da lasciare Veneziano di stucco. Si voltò da una parte per non trovare lo sguardo del fratello e cercò di parlare – non ce l’ha tutto.. è diviso fra voi tre…
  • Che cosa dolce!!! VEEE – le si lanciò contro abbracciandola con forza mentre Caterina scalciava..
  • Ro..Rom..Romano salvami
  • No Romano vieni anche tu guarda com’è carina quando è rossa!!
 
 
Finalmente erano usciti da quella casa di matti, la città in cui si trovavano era piena di vita, la gente continuava a passare senza nemmeno notarli e Romano era immerso nei suoi pensieri, a come i suoi fratelli si relazionavano con il proprio compagno ed a quello che gli aveva detto Scozia poco prima della scomparsa di sua sorella: “mi ha detto di come fosse terrorizzato all’idea di perderti” questa frase continuava a ronzargli in testa. Suonava strano ma lo scozzese pervertito aveva ragione, doveva fare qualcosa per sbloccare la situazione, non poteva permettere che il suo ragazzo avesse dei dubbi, doveva farlo sentire sicuro della loro relazione altrimenti, Romano sarebbe stato considerato l’amante peggiore del mondo e questo non poteva permetterselo, in fondo era italiano! “Che cazzo potrei fare…” continuava a pensare a qualcosa quando gli venne un’idea, la cosa difficile era riuscire a realizzarla e per realizzarla, intendeva riuscire a trovare il coraggio di farlo. Le urla di Caterina, lo riportarono alla realtà e si ritrovò davanti i due fratelli avvinghiati che lo guardavano, Caterina sembrava chiedergli soccorso mentre Veneziano, era tutto allegro e sorridente come suo solito quindi, sicuramente era in torto lui, si avvicinò ai due e prese la sorella per un braccio tirandosela a sé e con la mano libera, diede un ceffone al fratello
  • V-vee fratello, perché? – lasciò andare la sorella, le fece un piccolo sorriso e tornò a guardare Veneziano con un’espressione seria
  • Te lo meriti!
  • Ma non ho fatto niente! – aveva già le lacrime agli occhi
  • Le sei saltato addosso, direi che questo è più che un buon motivo per picchiarti, idiota di un fratello!
  • N-non stavi nemmeno ascoltando! – Romano si fermò e guardò altrove
  • Certo che stavo ascoltando, che cazzo credi?
  • Vee~ allora che stavamo dicendo? – l’unica cosa che aveva capito, era la parte delle varie storie d’amore raccontate nelle opere, quindi ne sparò una a caso
  • Di Renzo e Lucia? – Veneziano sospirò e scosse la testa
  • Fratello, perché non ci dici che ti prende?
  • Perché non ho niente, non rompere le palle!
I tre fratelli, arrivarono a casa del maggiore in tempo per la cena, si misero a prepararla tutti insieme e mangiarono, la cena fu molto tranquilla a causa delle varie cose successe nell’arco di così poco tempo, erano tutti molto stanchi e non vedevano l’ora di andare a riposarsi in’oltre, il giorno dopo ci sarebbe stato un meeting dove dovevano partecipare tutti, non venivano accettate scuse perché l’argomento era troppo importante poi Romano doveva parlare con Prussia, doveva assolutamente mettere le cose in chiaro.
Finita la cena, i tre si misero a rilassarsi un po’ sul divano, era da molto che non se ne stavano una sera tutti assieme e nonostante la stanchezza, non volevano separarsi così presto
  • Fratello, mi dici perché sei così pensieroso? Mi fai preoccupare così – si guardarono negli occhi poi Romano prese Toma e se lo mise sulle gambe per poterlo accarezzare
  • Non è niente, stavo solo pensando al meeting…
  • Vee ti conosco fin troppo bene, sei preoccupato per qualcosa! – adesso, sia Veneziano che Caterina lo stavano fissando, si erano impuntati e lui non poteva più scappare, sospirò ed iniziò a parlare
  • Sono un po’ preoccupato per la mia relazione con il coglione… - Veneziano inclinò la testa di lato, sembrava confuso
  • Prussia?
  • No, il pomodoro che ho raccolto questa mattina! Ma certo che sto parlando di Prussia, idiota di un fratello!
  • V-veee
  • Tsk! – fece un altro respiro profondo e riprese a parlare – credo che sia un po’ incerto dei miei sentimenti… - arrossì furiosamente
  • Perché, non gli hai mai detto di amarlo?
  • A-AMARLO?!
  • Non lo ami forse? – a quella domanda non riuscì a rispondere, si sentiva troppo imbarazzato a parlare di quelle cose, specialmente con i suoi fratelli. L’unica cosa che riuscì a fare fu coprirsi la faccia con una mano e guardare altrove mentre le sue guance andavano in fiamme – fratello tu-
  • N-non sono cazzi tuoi! B-buona notte! – detto questo, corse su per le scale e dritto in camera sua a nascondersi sotto le coperte, aveva gli occhi lucidi ed il ciuffo aveva preso nuovamente quella sua imbarazzante forma a cuore – maledettissimo ciuffo! – si addormentò quasi subito per la stanchezza. Il giorno dopo si ritrovò nel letto Veneziano e Caterina, non si era nemmeno accorto che erano entrati in camera sua “Che cazzo ci fanno qui?” guardò l’orario e si accorse che mancava qualche minuto al suono dell’allarme, decise di andare a farsi una doccia calda e preparare la colazione, intanto si sarebbe preparato il discorso che avrebbe fatto quello stesso giorno.
Al meeting si sedette al suo solito posto di fianco a Veneziano e Spagna, era molto teso e continuava a scattare per ogni singolo movimento, fece molta fatica a stare attento ma finalmente, il crucco biondo decise che era arrivata l’ora della pausa, si stavano già alzando tutti e così fece anche Romano
  • Scusate un minuto, avrei una cosa da dire – tutti si misero a fissarlo, sembravano parecchio scocciati dall’interruzione, decise di non farci caso ed arrossì mentre volse lo sguardo verso il prussiano – i-io e… e Prussia stiamo insieme da un po’… - ci fu un attimo di silenzio poi tutte le nazioni, a parte quelle che lo sapevano già ovviamente, parlarono contemporaneamente
  • CHEEEEE?! – si risedettero tutti
  • Q-questo è tutto, ciao – fece per andarsene ma fu fermato dal prussiano
  • Sud, che ti è preso?
  • N-niente volevo solo dirlo, mi ero rotto le palle a tenerlo segreto, tutto qui – guardò altrove mentre sul viso dell’altro apparve un ampio sorriso
  • Ma come… quando... bruder?! – Germania sembrava il più sorpreso
  • Kesesese! Si West io e Sud siamo insieme, sorpreso eh? Non siamo una coppia magnifica? – rise ancora prendendo sotto braccio l’italiano che stava andando a fuoco
  • Da quanto tempo? – ora la sua sorpresa aveva lasciato spazio alla curiosità
  • Non te ne può fottere un-
  • Vee anche a me interessa!
  • HAHAHA! Came on dude, lo vogliono sapere tutti!
  • Hohoho! Calmati America, ora ce lo diranno~ oui?
  • Ma perché cazzo non ve ne andate a mangiare, io quello che dovevo dire l’ho detto!
  • Visto che i due piccioncini non lo sanno, ci penso io – tutti si girarono verso Scozia che si era alzato anche lui dal suo posto, stava tenendo in mano un blocco per appunti e mostrava uno dei suoi sorrisetti – stanno insieme da due anni e mezzo circa – si sorpresero tutti, anche i due interessati
  • Scusa amico ma… come fai a sapere da quanto stiamo insieme?
  • Perché è da tutto questo tempo che quando ti ubriachi, ti sento parlare del tuo “piccolo italiano sexy” – arrossirono entrambi e guardarono altrove – e se gli altri leggessero la mia rivista, lo saprebbero già da un po’! – l’attenzione fu spostata di nuovo su Scozia
  • Vero, io la prendo sempre e di fatti, sono il più informato~ est un magazine fantastique! – Francia si rivolse a Scozia – a proposito mon ami, devo ancora acquistare quella di questo mese
  • Niente paura Francia, te l’ho tenuta da parte! – estrasse dalla sua borsa una rivista chiamata “hump sheep” – in prima pagina c’è “Dopo secoli, finalmente i due imbranati si sono rivelati!” con tutte le varie scoperte e foto scandalistiche, in più la rubrica “Come picchiare…” è tornata!
  • Davvero? Merveilleux! – Francia sembrava molto eccitato all’idea
  • Il soggetto, questa volta è my little brother Arthur!
  • What the Hell?! – Inghilterra si alzò di scatto dalla sedia sbattendo le mani sul tavolo e fissò il fratello con sguardo omicida, lo scozzese lo ignorò semplicemente e passò una copia al francese che se la rideva
  • Hey dude danne una copia anche a me! HAHAHA!
Ormai Scozia aveva manipolato il resto della pausa pranzo ed anche della riunione che finì come sempre, tra urla, azzuffate e minacce. Nel tornare a casa Romano e Prussia, decisero di fermarsi a parlare per qualche minuto.
  • Veneziano, io devo fare una cosa quindi tu e Caterina potete andare, non so quanto cazzo di tempo ci metterò quindi, non state qui ad aspettarmi capito?
  • Veee~ va bene fratellone, ciao! – Veneziano si incamminò e Romano tornò dal prussiano che lo stava aspettando all’entrata della sala conferenze
  • Ti va di andare in un bar? Ne conosco una Magnifico!
  • Però paghi tu!
  • Va bene, niedlich – gli mise un braccio intorno alla spalla e si diressero verso il bar, era situato in un posto tranquillo e carino, entrarono e si sedettero l’uno di fronte all’altro – ti piace il posto?
  • Ne ho visti di migliori – Prussia scosse la testa ridacchiando e Romano non fece in tempo ad aprir bocca che arrivò una cameriera, ordinarono qualcosa da bere ed aspettarono di essere serviti prima di cominciare a parlare
  • Adesso posso sapere perché hai fatto una cosa simile?
  • Sud!
  • E va bene, l’ho detto perché fai il cretino!
  • Ich? – Prussia era molto sorpreso da questa affermazione
  • Si tu con quelle fottutissime scenate di gelosia, sono inutili e senza senso quindi, spero che adesso la smetterai!
  • Scusa Sud, sono magnifico ma non riesco a seguirti… - l’italiano sospirò ed arrossì leggermante mentre riprendeva a parlare
  • L’ho fatto p-perché anche a me i-importa della nostra relazione… - arrossì ancora di più – e v-volevo fartelo capire i-in un qualche mod- non riuscì a finire la frase perché il prussiano, l’aveva già preso per la cravatta e tirato verso di sé per poterlo baciare
  • Kesesese! Ho proprio un magnifico ragazzo! – una volta usciti dal bar, Prussia riaccompagnò Romano a casa che fu accolto da Toma con un trionfo di fusa.

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